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Document 52008DC0164

Comunicazione della Commissione al Parlamento e al Consiglio - Attuazione della politica europea di vicinato nel 2007 {SEC(2008) 391} {SEC(2008) 392} {SEC(2008) 393} {SEC(2008) 394} {SEC(2008) 395} {SEC(2008) 396} {SEC(2008) 397} {SEC(2008) 398} {SEC(2008) 399} {SEC(2008) 400} {SEC(2008) 401} {SEC(2008) 402} {SEC(2008) 403}

/* COM/2008/0164 def. */

52008DC0164

Comunicazione della Commissione al Parlamento e al Consiglio - Attuazione della politica europea di vicinato nel 2007 {SEC(2008) 391} {SEC(2008) 392} {SEC(2008) 393} {SEC(2008) 394} {SEC(2008) 395} {SEC(2008) 396} {SEC(2008) 397} {SEC(2008) 398} {SEC(2008) 399} {SEC(2008) 400} {SEC(2008) 401} {SEC(2008) 402} {SEC(2008) 403} /* COM/2008/0164 def. */


[pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE |

Bruxelles, 3.4.2008

COM(2008) 164 definitivo

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO E AL CONSIGLIO

Attuazione della politica europea di vicinato nel 2007 {SEC(2008) 391} {SEC(2008) 392} {SEC(2008) 393} {SEC(2008) 394} {SEC(2008) 395} {SEC(2008) 396} {SEC(2008) 397} {SEC(2008) 398} {SEC(2008) 399} {SEC(2008) 400} {SEC(2008) 401} {SEC(2008) 402} {SEC(2008) 403}

1. CONTESTO

Negli ultimi anni, la politica europea di vicinato (PEV) ha consentito all’UE e ai suoi partner di compiere evidenti progressi nell’intensificare la cooperazione tra le parti, adeguandola meglio alle esigenze e alle ambizioni dei partner. La PEV si sta progressivamente confermando quale partenariato reciprocamente vantaggioso per le riforme e lo sviluppo, contribuendo ad avvicinare i paesi limitrofi all’UE, recando nuovi vantaggi ai cittadini di entrambe le parti e promuovendo l’integrazione regionale oltre i confini dell’Unione . La presente comunicazione offre una panoramica dell’evoluzione delle relazioni tra l’UE e i paesi limitrofi interessati dalla PEV[1]. Essa riguarda il periodo che decorre dal novembre 2006[2]. La comunicazione della Commissione del dicembre 2007[3] ha individuato i settori che richiedono un maggiore impegno dell’UE, segnatamente l’integrazione commerciale ed economica, la mobilità o la ricerca di soluzioni ai conflitti regionali.

Le strutture e i dispositivi che costituiscono il quadro del dialogo e della cooperazione sono ormai ben sviluppati e vengono discussi al punto 2. In particolare, le relazioni tra l’UE e i suoi partner si intensificano sempre più e sostengono un ampio programma per l’adozione e l’attuazione di riforme ispirate all’Unione in numerosi paesi e in una vasta gamma di settori. Il punto 3 presenta una sintesi dei notevoli progressi compiuti dai paesi partner, nonché i settori che richiedono un maggiore impegno. Informazioni più dettagliate figurano nelle relazioni riguardanti i singoli paesi e nella relazione sui progressi compiuti nei diversi settori, allegate quale documento di lavoro. Tenuto conto della diversità politica, economica, sociale e culturale dei partner della PEV, e dato che lo scadenzario e l’ordine di priorità delle loro riforme variano, tali relazioni non sono direttamente confrontabili. La decisione relativa agli stanziamenti 2008 del Fondo per la governance poggerà sull’analisi dei progressi in materia di governance contenuta nella presente comunicazione e nei suoi allegati. Il punto 4 tratta gli sviluppi multilaterali riguardanti l’UE e i suoi partner. Le conclusioni relative all’ulteriore sviluppo delle relazioni bilaterali tra l’UE e i paesi partner figurano al punto 5.

2. IL QUADRO ISTITUZIONALE

Relazioni contrattuali. Sono stati conclusi accordi di partenariato e cooperazione (ad Est) e accordi di associazione (a Sud) con i paesi contemplati dalla PEV, escluse Bielorussia, Libia e Siria.

Sulla base dei notevoli progressi compiuti in precedenza, nel marzo 2007 l’UE e l’Ucraina hanno avviato i negoziati di un nuovo accordo ampliato, volto ad avvicinare significativamente il paese all’Unione, sostenendo nuove riforme interne, integrando progressivamente l’economia ucraina nel mercato interno e spingendosi ove possibile oltre l’accordo di partenariato e cooperazione e il piano d’azione UE-Ucraina. Da allora si sono svolte sette tornate negoziali ed entrambe le parti sono profondamente impegnate nell’elaborazione di un quadro ambizioso per le loro sempre più strette relazioni. In seguito al completamento del processo di adesione dell’Ucraina all’OMC nel febbraio 2008, lo stesso mese sono stati avviati i negoziati relativi all’istituzione di una zona di libero scambio ampia e generalizzata quale elemento principale del nuovo accordo ampliato.

Nell’ottobre 2007, il Consiglio ha adottato nuove conclusioni sulla Libia, invitando la Commissione a presentare un progetto di direttive di negoziato in vista di un futuro accordo quadro UE-Libia. La Commissione le ha presentate nel febbraio 2008. L’UE propone un partenariato a pieno titolo con la Bielorussia, purché il paese compia passi concreti e convincenti verso la democratizzazione, il rispetto dei diritti umani e lo Stato di diritto. Le iniziative delle autorità bielorusse intese a colmare le lacune del paese in materia di governance democratica restano limitate, e finora non è stato possibile compiere progressi verso un siffatto partenariato. Nel contempo, vengono incoraggiati contatti a livello tecnico su questioni di interesse reciproco. Le relazioni tra l’UE e la Siria sono disciplinate da un accordo di cooperazione del 1977 in attesa della firma del progetto di accordo di associazione.

Piani d’azione. In seguito all’adozione dei piani d’azione con l’Armenia (novembre 2006), l’Azerbaigian (novembre 2006), la Georgia (novembre 2006), il Libano (gennaio 2007) e l’Egitto (marzo 2007), sono ormai 12 in tutto i paesi che hanno scelto di sviluppare le relazioni con l’UE ricorrendo a tale strumento per accompagnare le riforme interne e il consolidamento della cooperazione bilaterale e regionale. Per quanto riguarda l’Algeria, è stato instaurato un dialogo politico in numerosi gruppi di lavoro e sottocomitati sulla base dell’accordo di associazione. Nel corso della riunione del consiglio di associazione del marzo 2008, si è deciso di realizzare un programma di lavoro congiunto per stabilire le priorità in materia di attuazione dell’accordo di associazione.

I primi piani d’azione sono entrati in vigore all’inizio del 2005. Per tre di essi (Ucraina, Repubblica di Moldova e Israele) era stato inizialmente previsto un termine di tre anni. Dato che tali paesi hanno compiuto progressi significativi e poiché le loro relazioni con l’UE vengono attualmente esaminate nell’ottica di un sostanziale approfondimento, la cooperazione prosegue per ora, e per motivi pragmatici, sulla base di detti piani d’azione.

3. IL PROGRAMMA NAZIONALE DI RIFORME NEI PAESI PARTNER

Dialogo politico e riforma

I processi di riforma politica, pur condividendo importanti principi fondamentali, variano tra i diversi paesi interessati dalla PEV in funzione degli impegni assunti al riguardo. Ad Est, tutti i partner della PEV che hanno convenuto piani d’azione sono membri dell’OSCE e del Consiglio d’Europa, un fatto che consente di elaborare un particolare programma di riforma a favore di un maggiore avvicinamento alle norme fondamentali dell’UE. Nella maggior parte dei paesi della regione, inoltre, le riforme sono state realizzate in un contesto di crescita economica e di relativa stabilità. A Sud, il programma di riforme poggia sui valori concordati sanciti nella dichiarazione di Barcellona e fa riferimento a tali valori e agli impegni delle Nazioni Unite. In numerosi paesi che devono ancora conformarsi pienamente a tali standard, le riforma politica procede a rilento. Nel caso del Libano e dei Territori palestinesi occupati, il contesto politico non ha ancora consentito di perseguire in maniera significativa gli obiettivi del piano d’azione, nonostante il chiaro impegno profuso. Più in generale, il programma dei paesi partner della PEV in materia di dialogo politico e di riforma varia notevolmente da un paese all’altro, e occorre tener conto delle osservazioni seguenti per quanto riguarda i piani d’azione e le relazioni sui progressi compiuti da ogni singolo partner.

Diversi paesi, in particolare la Repubblica di Moldova e l’Armenia, stanno realizzando riforme volte a consolidare le proprie istituzioni democratiche . Si tratta, nella Repubblica di Moldova, di misure legislative legate alla riforma parlamentare e all’autonomia locale e, in Armenia, della separazione dei poteri, compresi il conferimento di maggiori poteri all’Assemblea nazionale e il miglioramento dell’autonomia locale. Il Marocco ha aderito alla Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa e ha compiuto progressi in materia di responsabilità giudiziaria dei membri del governo e di riforma dell’autonomia locale. L’Egitto ha apportato una serie di modifiche costituzionali per porre fine, tra l’altro, allo stato d’emergenza entro il luglio 2008. La Giordania ha adottato un nuova legge sui comuni che prevede l’elezione diretta di consiglieri comunali e sindaci (ad eccezione di Amman) e ha quindi continuato con successo a promuovere la democrazia locale. Le relazioni tra i parlamenti possono contribuire sensibilmente a dare un ulteriore impulso alla cultura parlamentare. Le intenzioni del Parlamento europeo di potenziare la cooperazione con i parlamenti dei paesi partner, espresse nella sua relazione del novembre 2007 sulla PEV, saranno decisive a tal fine.

In diversi paesi partner si sono svolte elezioni , presidenziali, legislative o locali, che hanno inviato importanti segnali di sviluppo democratico. Nella Repubblica di Moldova, le elezioni locali del giugno 2007 sono state generalmente ben gestite ed hanno offerto agli elettori una scelta reale, benché in alcuni casi si siano riscontrate carenze, soprattutto per quanto riguarda la parità di accesso ai media per tutti i candidati. In seguito alle elezioni della camera alta in Egitto, la presidenza dell’UE ha rilasciato una dichiarazione esprimendo preoccupazione in merito al loro svolgimento. In occasione delle elezioni legislative del settembre 2007, il Marocco ha compiuto progressi per quanto riguarda la trasparenza del processo elettorale e la concessione dell’accesso ai media ai candidati politici. In Ucraina , nonostante la controversia sul ricorso ad elezioni politiche anticipate, nel 2007 il paese è riuscito a consolidare il suo processo democratico. Dalle valutazioni emerge che, nel complesso, le elezioni si sono svolte in conformità degli standard internazionali in materia di elezioni democratiche. Le elezioni politiche organizzate in Giordania nel novembre 2007 si sono svolte in conformità di una legislazione che non rispetta alcune norme internazionali. Il paese ha rifiutato la presenza di osservatori elettorali internazionali. In Georgia, la proposta di rinviare all’autunno 2008 le elezioni presidenziali ha provocato disordini civili e l’imposizione dello stato di emergenza. Per placare i timori suscitati da tali avvenimenti, nel gennaio 2008 si sono svolte elezioni presidenziali che hanno messo in luce una serie di carenze del processo elettorale, compresi una copertura mediatica non equilibrata dei candidati, l’impiego di fondi pubblici per la campagna elettorale, atti intimidatori nei confronti degli elettori e irregolarità nello spoglio delle schede. La Georgia dovrà ovviare a tali problemi se intende conseguire gli obiettivi del piano d’azione nel settore delle riforme politiche. In Armenia, le elezioni presidenziali del febbraio 2008 si sono svolte in generale nel rispetto delle norme internazionali. Tuttavia, la mancanza di una chiara separazione tra le funzioni dello Stato e quelle dei partiti, nonché la necessità di garantire ai candidati il medesimo accesso ai media, figurano tra i problemi da risolvere. Anche l’instaurazione dello stato d’emergenza all’indomani delle elezioni ha destato preoccupazione.

In alcuni casi, l’afflusso alle urne può fornire un’indicazione dell’influenza che i cittadini ritengono di poter esercitare attraverso il voto. Nel corso delle elezioni sopra citate si è registrato il seguente tasso di partecipazione: Repubblica di Moldova – 52%, Egitto – 31%, Ucraina – 63%, Marocco – 37%, Giordania – 54%, Georgia – 56% e Armenia – 69%.

Diversi paesi (in particolare Armenia, Georgia, Repubblica di Moldova e Marocco) hanno adottato misure intese a potenziare l’indipendenza e la trasparenza del sistema giudiziario , un elemento chiave della riforma politica. Il livello generale di corruzione resta preoccupante nella maggior parte dei paesi partner. La Georgia, la Repubblica di Moldova, il Marocco e l’Ucraina hanno adottato contromisure quali l’analisi della legislazione, prima dell’adozione, sotto il profilo della lotta contro la corruzione, la presentazione obbligatoria di una dichiarazione patrimoniale da parte degli alti funzionari o campagne di sensibilizzazione. Armenia, Azerbaigian, Georgia, Giordania, Libano, Territori palestinesi occupati e Ucraina hanno assunto scarse iniziative a favore di un’amministrazione pubblica trasparente, responsabile ed efficace.

Per quanto riguarda i diritti umani e le libertà fondamentali , nel dicembre 2006 la Giordania ha aderito al protocollo opzionale sul traffico di bambini, sulla prostituzione infantile e sulla pornografia infantile della convenzione relativa ai diritti del fanciullo. L’Egitto e la Giordania, rispettivamente nel febbraio e nel maggio 2007, hanno aderito al protocollo opzionale della medesima convenzione riguardante il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati. Anche la Georgia, la Repubblica di Moldova, il Marocco e l’Ucraina hanno compiuto progressi per quanto concerne la ratifica di diverse convenzioni internazionali. Vari paesi hanno adottato misure intese a potenziare le istituzioni responsabili del controllo e della tutela dei diritti umani: in Armenia e in Azerbaigian è stato rafforzato il ruolo del mediatore; la Repubblica di Moldova predispone attualmente un meccanismo nazionale di prevenzione nel quadro del protocollo opzionale alla convenzione contro la tortura; in Egitto, il Consiglio nazionale per i diritti umani ha adottato un piano d’azione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani.

Nel luglio 2007, l’Ucraina ha aderito al secondo protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici (abolizione della pena di morte). Alcuni paesi hanno mantenuto una moratoria di fatto sulla pena capitale e la Giordania ha ridotto altresì il numero di reati passibili di pena di morte. Nella maggior parte dei paesi partner si continuano a denunciare casi di tortura e maltrattamento , benché la loro frequenza e la loro gravità siano estremamente diverse. Si verificano spesso incidenti durante la carcerazione preventiva o nelle carceri. Alcuni progressi in materia di prevenzione della tortura e dei maltrattamenti si sono registrati, ad esempio, in Georgia, nella Repubblica di Moldova e in Ucraina. Tunisia e Marocco hanno compiuto lievi progressi per quanto riguarda l’azione penale nei confronti dei colpevoli di tali reati. L’indipendenza dei media e la libertà d’espressione in molti paesi partner della PEV continuano a destare preoccupazione. L’Armenia ha concesso maggiore libertà ai media. In diversi paesi si registrano progressi in materia di parità uomo-donna : in Egitto sono state ufficialmente proibite le mutilazioni genitali femminili; in Marocco, una modifica del codice della nazionalità permette ormai alle madri marocchine di trasmettere la nazionalità ai figli; in Tunisia, infine, è stata avviata la procedura di ratifica del protocollo opzionale alla convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne. La partecipazione delle donne alla vita politica registra progressi in Giordania, nella Repubblica di Moldova e in Marocco. Misure volte a migliorare le condizioni delle minoranze nazionali sono state adottate in Georgia mediante l’attuazione di un programma di integrazione civica, nella Repubblica di Moldova con l’adozione di un piano d’azione a sostegno della popolazione Rom e in Ucraina, che ha ratificato la convenzione europea sulla nazionalità. Quanto ai diritti fondamentali dei lavoratori , la ratifica e l’attuazione delle convenzioni dell’OIL restano problematiche in diversi paesi partner.

Per quanto attiene alla risoluzione dei conflitti regionali , l’UE mantiene aperto il dialogo con tutti i paesi partner. La Repubblica di Moldova e l’Ucraina hanno collaborato strettamente con l’UE su iniziative volte a risolvere il conflitto in Transdnestria. Il mandato della missione dell’UE di assistenza alla frontiera tra Moldova e Ucraina (EUBAM) è stato prorogato alla fine di novembre del 2009. Nei Territori palestinesi occupati è stata riattivata la missione EUPOL COPPS volta a formare le forze di polizia, e i ministri dell’Unione si sono dichiarati pronti a ridislocare la missione di controllo del valico di Rafah (EU BAM Rafah) non appena le condizioni lo consentiranno. Nell’autunno 2007 è stata avviata in Georgia l’attuazione di una serie di misure intese ad instaurare un clima di fiducia in Abkhazia e nell’Ossezia meridionale, ma la risoluzione di tali conflitti continua a registrare scarsissimi risultati. Anche i progressi compiuti per risolvere il conflitto nel Nagorno Karabakh restano limitati, nonostante una riunione informale tra i presidenti di Armenia e Azerbaigian svoltasi nel giugno 2007. Egitto e Giordania hanno svolto un importante ruolo nel rilancio dell’iniziativa araba di pace, grazie anche alla loro partecipazione al comitato di follow up della Lega araba e alla conferenza di Annapolis del novembre 2007. I negoziati sullo status del Sahara occidentale, riavviati di recente, hanno registrato finora scarsi progressi.

Infine, la maggior parte dei paesi partner della PEV si adopera sempre più per migliorare la gestione dei flussi migratori e intensificare la cooperazione con l’UE su questa importante politica.

Riforma socioeconomica

Sotto il profilo dell’ evoluzione macroeconomica , nel 2007 la maggior parte dei paesi partner della PEV ha registrato un’elevata crescita economica. Nella Repubblica di Moldova, la crescita ha subito un rallentamento dovuto in parte a una grave siccità. Anche in Marocco la produzione agricola ha sofferto della siccità. In Libano, l’instabilità politica ha danneggiato l’economia. I tassi di crescita più elevati si sono registrati nei paesi che ricavano utili consistenti dal settore energetico, in particolare l’Azerbaigian. Il disavanzo pubblico e l’indebitamento generale sono rimasti nel complesso gestibili. L’inflazione è cresciuta nella maggior parte dei paesi, essenzialmente a causa degli aumenti dei prezzi dei prodotti di base a livello mondiale, ma il tasso di espansione monetaria resta preoccupante in alcuni casi. Gli scambi bilaterali tra l’UE e i suoi partner della PEV sono nettamente aumentati, rafforzando così le relazioni tra le parti, mentre il disavanzo della bilancia commerciale e delle partite correnti è peggiorato nella maggior parte dei paesi partner. In alcuni casi, il disavanzo viene finanziato con investimenti esteri diretti sempre più cospicui. La bilancia commerciale ha registrato un miglioramento in Israele e in Giordania. Nel caso della Giordania, tuttavia, il notevole disavanzo commerciale con l’UE richiede costante attenzione. L’Azerbaigian e l’Algeria hanno registrato avanzi di bilancio e commerciali. Israele ha mantenuto un elevato tasso di crescita, ha notevolmente ridotto il debito pubblico e ha quasi pareggiato il disavanzo pubblico. La posizione dell’UE quale principale partner commerciale dei paesi oggetto della PEV si è ulteriormente consolidata nel 2007, grazie in particolare all’adesione di Bulgaria e Romania.

Armenia, Egitto, Georgia, Giordania e Tunisia hanno continuato a migliorare il contesto imprenditoriale attraverso misure quali la semplificazione delle procedure di registrazione delle società, la riduzione dei diritti di concessione delle licenze e l’introduzione di sportelli unici. Tale processo ha ricevuto un impulso dalla Carta euromediterranea per le imprese, alla quale ha aderito gran parte dei paesi partner meridionali. Non ne è ancora conseguito, però, un aumento degli investimenti esteri diretti in tutti i paesi, soprattutto in alcuni partner mediterranei della PEV. In Egitto, Georgia e Repubblica di Moldova, gli investimenti esteri diretti hanno raggiunto livelli record nel 2007.

Nella maggior parte dei paesi interessati dalla PEV si riscontra una notevole economia sommersa e occorre in generale migliorare la governance economica. Pur registrando tassi di crescita economica relativamente elevati, la maggior parte dei partner della PEV ha dovuto contrastare alti tassi di disoccupazione , soprattutto tra i giovani dei paesi mediterranei. In Israele e in Ucraina la disoccupazione è progressivamente diminuita. Tra le principali questioni da risolvere figura la promozione di condizioni di lavoro dignitose. Nonostante l’impegno dimostrato da alcuni paesi, il ruolo delle donne nella vita sociale ed economica non è migliorato in maniera significativa.

Nel giugno 2008 la Commissione pubblicherà la sua Analisi economica dei paesi vicini dell’UE .

Riforma settoriale

Una panoramica dei progressi compiuti in altri settori strategici dei piani d’azione PEV, unitamente ad alcuni indicatori economici e in materia di governance, figurano in allegato nella relazione sui progressi compiuti nei diversi settori. In generale, i paesi partner della PEV hanno continuato a trasformare le proprie politiche settoriali, adottando strategie e misure a favore delle riforme e della modernizzazione, nonché dell’integrazione nell’economia e nel mercato dell’UE. Essi hanno adottato nuove normative e consolidato le proprie capacità istituzionali. Le principali questioni ancora da risolvere riguardano il diritto derivato e la capacità amministrativa di attuare le riforme. La rapidità e l’entità dei progressi varia da un paese all’altro e tra i diversi settori. In numerosi paesi partner della PEV si riscontra un crescente impegno ad adeguare la legislazione nazionale al diritto comunitario, a diversi livelli e in funzione del settore interessato. Inoltre, l’assistenza finanziaria comunitaria è sempre più imperniata sulle politiche e sulle priorità di riforma convenute nei piani d’azione PEV.

Dato che in diversi settori politici è possibile ottenere risultati soltanto a lungo termine, la relazione sui progressi compiuti indica periodicamente le misure in corso e i risultati conseguiti in termini di modernizzazione. In tutti i settori la CE e i paesi partner della PEV hanno continuato ad intensificare il dialogo politico.

Il dialogo sulle politiche settoriali è una piattaforma essenziale per il “partenariato per la riforma” alla base della PEV. Sostenendo la creazione di un’amministrazione pubblica che soddisfi le esigenze e rispetti i diritti dei cittadini (offrendo sportelli unici per la registrazione delle imprese, forze di polizia e servizi doganali non corrotti e all’ascolto dei cittadini, un’efficace gestione dei porti che agevoli il commercio e i trasporti o l’accesso a informazioni sull’ambiente, tanto per citare alcuni esempi) si può fornire un importante contributo politico alla buona governance e allo Stato di diritto.

4. SVILUPPI MULTILATERALI

Nel novembre 2005, il vertice di Barcellona ha adottato un programma di lavoro quinquennale e nel novembre 2006, durante la riunione ministeriale di Tampere, i partner euromediterranei hanno adottato un programma di lavoro per il 2007. Nel 2007 è stato svolto un lavoro considerevole nei quattro capitoli della cooperazione e il dialogo politico bilaterale condotto nel quadro della PEV ha continuato a promuovere l’avanzamento della cooperazione regionale in numerosi settori. La maggior parte delle 21 iniziative convenute a Tampere è stata realizzata entro il 2007. Una nuova serie di iniziative per il 2008 è stata concordata nel corso della riunione ministeriale euromediterranea svoltasi a Lisbona nel novembre 2007. Il dialogo politico e in materia di sicurezza si è concentrato sull’analisi periodica della situazione politica in Medio Oriente, sull’attuazione del codice di condotta antiterrorismo, sull’approfondimento del dialogo sulla PESD e sulle questioni di sicurezza, sull’instaurazione di un dialogo regionale sulla cooperazione comune in campo elettorale e su iniziative riguardanti la società civile, i diritti umani e la democrazia. Per quanto attiene alla cooperazione economica, si registrano progressi in materia di cooperazione finanziaria nel quadro del Fondo euromediterraneo di investimenti e partenariato (FEMIP), la creazione di una rete euromediterranea di esperti nel settore della finanza pubblica, negoziati sui servizi e sul diritto di stabilimento, nonché la costituzione di un gruppo di alti funzionari incaricati di proseguire i lavori per la creazione di una zona di libero scambio a partire dal 2010. Il dialogo ha riguardato altresì una vasta gamma di settori, comprese le questioni ambientali che i partner mediterranei sono chiamati a risolvere. Nel settore energetico, la riunione dei ministri euromediterranei dell’Energia del dicembre 2007 ha approvato un piano d’azione prioritario per il periodo 2008-2013. Quanto alla dimensione culturale e umana, è stata promossa una maggiore partecipazione della società civile. Il dialogo si è concentrato su questioni quali il ruolo della donna nella società, l’istruzione superiore e la ricerca scientifica, nonché la società dell’informazione. Il dialogo politico con i partner della PEV si è inoltre intensificato in seguito al vertice Africa-UE svoltosi a Lisbona nel dicembre 2007, nel corso del quale sono stati adottati una strategia comune Africa-UE e un primo piano d’azione, e che creerà nuove sinergie nelle relazioni tra l’UE e i paesi partner africani.

Nel marzo 2008, il Consiglio europeo ha approvato il principio di un’Unione per il Mediterraneo, che comprenderà gli Stati membri dell’UE e gli Stati costieri mediterranei non appartenenti all’UE. Esso ha invitato la Commissione a presentare al Consiglio le proposte necessarie per definire le modalità di quello che si chiamerà “Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo”, in vista del vertice che si terrà a Parigi il 13 luglio 2008. La Commissione presenterà tali proposte quanto prima e consulterà altresì i paesi limitrofi meridionali nel corso di tale processo.

In una comunicazione dell’aprile 2007, la Commissione ha illustrato in dettaglio l’iniziativa riguardante la sinergia del Mar Nero, che dovrebbe permettere di sormontare le difficoltà legate al potenziamento della cooperazione regionale del Mar Nero e di cogliere le opportunità che essa presenta. Tale iniziativa, che beneficia dell’adesione all’UE di Bulgaria e Romania e del processo di adesione della Turchia, è complementare alle iniziative essenzialmente bilaterali realizzate nel quadro della PEV e alle altre politiche a favore della regione. Essa offre un nuovo quadro di cooperazione regionale che riunisce l’UE, la Turchia, tutti i partner orientali della PEV con i quali sono stati conclusi piani d’azione, nonché la Federazione russa. In seguito all’approvazione della sinergia del Mar Nero da parte del Consiglio, la Commissione ha avviato l’attuazione di una serie di misure concrete, essenzialmente nei settori dell’energia, dei trasporti, dell’ambiente, della pesca, della migrazione e dello sviluppo della società civile. Essa ha acquisito lo status di osservatore presso l’Organizzazione per la cooperazione economica del Mar Nero (BSEC), con la quale ha instaurato relazioni di lavoro. Una riunione dei ministri degli Esteri dell’UE e dei paesi partner interessati dalla sinergia del Mar Nero si è svolta a Kiev il 14 febbraio 2008. Nel corso della riunione è stata adottata una dichiarazione comune che vara la sinergia del Mar Nero quale impresa comune a lungo termine. Nel giugno 2008, la Commissione presenterà al Consiglio un bilancio del primo anno di attuazione della sinergia del Mar Nero.

5. EVOLUZIONE FUTURA DELLE RELAZIONI TRA L’UE E I PAESI PARTNER

Evoluzione dei piani d’azione

Nelle conclusioni del febbraio 2008, il Consiglio ha sottolineato il ruolo fondamentale dei piani d’azione nel perseguimento degli obiettivi della politica europea di vicinato. I progressi descritti nella presente comunicazione confermano ampiamente tale valutazione. I piani d’azione sono stati essenziali per concretare le relazioni contrattuali tra l’UE e i suoi partner e si stanno altresì dimostrando importanti punti di riferimento per la comunità dei donatori. Con l’intensificarsi di tali relazioni e il conseguimento di alcuni obiettivi e la definizione di altri, questi strumenti dovranno essere adeguati di conseguenza. Gli stessi piani d’azione prevedono un siffatto adeguamento, che permetterà di tener conto delle crescenti ambizioni delle parti in un documento che serva all’organizzazione del loro lavoro comune. La Commissione ritiene che tali strumenti, a prescindere dal nome che verrà dato loro, continueranno ad essere utili nell’ambito di nuovi accordi contrattuali da concludere con i partner della PEV.

Dall’esperienza finora acquisita nell’attuazione dei piani d’azione di prima generazione emerge che gli adeguamenti futuri dovrebbero comportare l’elaborazione di documenti più consoni alle ambizioni e alle capacità specifiche dei paesi partner, che rispecchino le relazioni differenziate tra l’Unione e i suoi partner favorendo al tempo stesso iniziative realistiche a favore di una convergenza normativa con la legislazione e le norme comunitarie. Tale differenziazione comporterà altresì una maggiore responsabilizzazione dei paesi partner.

Occorre preservare e migliorare le principali caratteristiche dei piani d’azione, ossia la loro relativa specificità e il fatto di essere limitati nel tempo e imperniati sull’azione. Risulterebbe utile, inoltre, uno scadenzario più chiaro delle misure adottate per conseguire gli obiettivi del piano d’azione. In generale, andrebbe confermato il campo d’applicazione dei piani d’azione (ossia il numero di settori contemplati), poiché esso rispecchia la ricchezza delle relazioni tra l’UE e i suoi partner. È inoltre opportuno effettuare un bilancio realistico dell’attuazione dei piani d’azione.

L’evoluzione delle relazioni con i partner

La PEV si conferma gradualmente come strumento ottimale per intensificare le relazioni tra l’UE e i suoi partner rendendole sempre più fruttuose. L’Unione deve continuare a 1) intensificare tale politica e la sua realizzazione per assicurare vantaggi più chiari; 2) perseguire un’impostazione progressiva, basata sui risultati e differenziata e 3) dimostrare la volontà di approfondire le relazioni con determinati partner qualora i paesi in questione lo giustifichino e lo richiedano.

Con quattro paesi, l’attività comune per attuare i piani d’azione si è intensificata in maniera tale da giustificare un consolidamento delle relazioni con l’UE. Tale lavoro proseguirà in maniera adeguata alle circostanze specifiche di ciascun paese, coerentemente con la filosofia generale della PEV, anche per quanto riguarda il principio dei parametri concordati. I negoziati di un nuovo accordo ampliato con l’ Ucraina , che avanzano rapidamente e comprenderanno disposizioni relative a una zona di libero scambio ampia e generalizzata, consentono di porre in essere un nuovo quadro ambizioso per tale partenariato. La Repubblica di Moldova ha registrato notevoli progressi nell’attuazione del suo piano d’azione PEV e ha dimostrato una forte volontà politica di continuare in tal senso. Secondo le conclusioni del Consiglio del febbraio 2008, l’UE è pronta, sulla base di progressi sostenuti, ad avviare le riflessioni su un nuovo accordo adeguato agli interessi del paese che vada oltre l’APC. Proseguono in maniera soddisfacente anche le discussioni con il Marocco sui mezzi concreti per conseguire uno “status avanzato”, che potrebbero consistere in un ampio pacchetto comprendente misure significative in materia di mobilità delle persone parallelamente a progressi nel campo della riammissione. Nel caso di Israele , un gruppo di riflessione sta esaminando settori in cui le relazioni con l’UE potrebbero ottenere uno status speciale. Si tratterebbe di approfondire il dialogo politico e di favorire un maggior coinvolgimento di Israele nell’economia e nel mercato dell’Unione, nonché in numerose politiche comunitarie fondamentali.

Proseguiranno le iniziative comuni avviate in un’ampia gamma di politiche settoriali con Giordania e Tunisia a sostegno dei rispettivi programmi di riforma.

In altri paesi, l’attuazione dei piani d’azione PEV è iniziata soltanto di recente. Armenia , Egitto e Georgia potranno contare sull’avvio promettente registrato, tenendo conto in ciascun caso delle circostanze e delle ambizioni specifiche di ogni paese. Proseguono altresì i lavori con l’ Azerbaigian in numerosi settori, compresa la cooperazione in campo energetico.

Per quanto riguarda il Libano e i Territori palestinesi occupati, i piani d’azione PEV costituiranno un solido punto d’appoggio per le riforme non appena le condizioni permetteranno di compiere ulteriori progressi. Nel frattempo, proseguono i contatti a diversi livelli per instaurare un clima di fiducia e potenziare le capacità. Una riunione del comitato misto con l’Autorità palestinese, prevista per il secondo trimestre del 2008, dovrebbe rilanciare l’attuazione congiunta del piano d’azione.

Quattro paesi interessati dalla PEV non hanno concordato alcun piano d’azione, ma in diversi casi ciò non ha impedito un avanzamento delle relazioni. Nel caso dell’ Algeria , l’attuazione dell’accordo di associazione è sulla buona strada. Si registra un rapido approfondimento delle relazioni in diversi settori, dall’energia alla migrazione. Le relazioni con la Libia sono nettamente migliorate. La Commissione propone di negoziare un ambizioso accordo di vasta portata con questo importante paese. Le relazioni con la Siria potrebbero venire potenziate sulla base del progetto di accordo d’associazione quando le circostanze politiche lo consentiranno. Benché le relazioni a livello ministeriale con la Bielorussia restino limitate a causa della situazione interna del paese, si sviluppano contatti a livello tecnico. L’apertura di una delegazione della Commissione europea a Minsk permetterà di consolidare tali contatti, nonché i legami con la società civile bielorussa.

Una politica più visibile

Nella comunicazione della Commissione del dicembre 2006 si sottolineava l’esigenza di conferire maggiore visibilità alla politica europea di vicinato per promuovere la responsabilità comune del processo di riforma e consolidare il sostegno dell’UE ai paesi vicini nel loro cammino verso l’Unione . Oltre alla conferenza svoltasi a Bruxelles nel mese di settembre, alla quale hanno partecipato ministri e rappresentanti della società civile dell’UE e dei paesi partner, nel 2007 si è constatata in numerosi paesi partner una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica agli impegni assunti nel quadro dei piani d’azione. Inoltre, le organizzazioni della società civile hanno ulteriormente concentrato le proprie attività sulla PEV. All’interno dell’UE, l’importanza del consolidamento delle relazioni con i nostri vicini occupa ormai un posto di rilievo nel dibattito politico. La Commissione farà tesoro di tali risultati, in collaborazione con le altre istituzioni, gli Stati membri e i paesi partner.

[1] Algeria, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Egitto, Georgia, Israele, Giordania, Libia, Libano, Repubblica di Moldova, Marocco, Territori palestinesi occupati, Siria, Tunisia e Ucraina. Per motivi di brevità, il termine “paesi partner” comprende in seguito anche i Territori palestinesi occupati.

[2] COM(2006) 726.

[3] COM(2007) 774.

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