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Document 52006DC0033
Communication from the Commission to the Council, the European Parliament, the European Economic and Social committee and the Committee of the Regions - Implementing the Community Lisbon Programme: Fostering entrepreneurial mindsets through education and learning
Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Attuazione del programma comunitario di Lisbona : stimolare lo spirito imprenditoriale attraverso l’istruzione e l’apprendimento
Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Attuazione del programma comunitario di Lisbona : stimolare lo spirito imprenditoriale attraverso l’istruzione e l’apprendimento
/* COM/2006/0033 def. */
Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Attuazione del programma comunitario di Lisbona : stimolare lo spirito imprenditoriale attraverso l’istruzione e l’apprendimento /* COM/2006/0033 def. */
[pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE | Bruxelles, 13.2.2006 COM(2006) 33 definitivo COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO, AL PARLAMENTO EUROPEO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Attuazione del programma comunitario di Lisbona:stimolare lo spirito imprenditoriale attraverso l’istruzione e l’apprendimento INDICE 1. Introduzione 3 1.1. L’imprenditorialità costituisce una competenza fondamentale per la crescita, l’occupazione e la realizzazione personale. 4 2. L’imprenditorialità nell’insegnamento scolastico 5 2.1. L’imprenditorialità nei programmi quadro di studi delle scuole 5 2.2. L’imprenditorialità nell’insegnamento primario (alunni di età inferiore a 14 anni) 6 2.3. L’imprenditorialità nell’insegnamento secondario(a partire da 14 anni) 7 2.4. Misure destinate a sostenere le scuole e gli insegnanti 8 3. L’imprenditorialità nell’insegnamento superiore 10 4. La via da seguire 12 4.1. Un quadro coerente 12 4.2. Sostegno alle scuole e agli insegnanti 12 4.3. Partecipazione di attori esterni e di imprese 12 4.4. Stimolare l’imprenditorialità nell’insegnamento superiore 12 1. INTRODUZIONE Nel febbraio 2005, la Commissione ha proposto di dare un nuovo slancio alla strategia di Lisbona incentrando gli sforzi dell’Unione europea su due compiti principali – garantire una crescita più forte e durevole, da un lato, e creare posti di lavoro più numerosi di migliore qualità, dall’altro. Il nuovo partnerariato per la crescita e l’occupazione sottolinea l’importanza che rivestono la promozione di una cultura più imprenditoriale e la creazione di un ambiente più favorevole alle PMI. Affinché un’economia possa essere competitiva e possa garantire la crescita, è importante equilibrare lo stock di imprese incoraggiando la creazione di imprese e gestendo il trasferimento di imprese. Le ricerche effettuate fanno pensare che esista una correlazione positiva tra lo spirito imprenditoriale e la crescita economica , in particolare nei paesi ad alto reddito[1], anche se la crescita del PIL è influenzata da numerosi altri fattori. Una crescita durevole fondata sull’innovazione e sull’eccellenza esige un aumento del numero di nuove imprese, che sono probabilmente in grado di creare posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità. I paesi nei quali lo spirito imprenditoriale si sviluppa maggiormente sono spesso quelli nei quali in seguito diminuiscono i tassi di disoccupazione[2].Inoltre, i sistemi sociali sono soggetti ad una pressione crescente a causa della contrazione della manodopera. Se l’Europa vuole mantenere il suo modello sociale, le saranno indispensabili una maggiore crescita economica, una maggiore creazione di imprese, più imprenditori disposti a lanciarsi in progetti innovativi e più PMI a forte tasso di crescita . L’imprenditorialità può inoltre favorire la coesione sociale delle regioni meno sviluppate e la messa al lavoro dei disoccupati e delle persone svantaggiate. Può inoltre contribuire a liberare il potenziale imprenditoriale delle donne , che non è ancora sufficientemente sfruttato. È necessario creare un clima sociale più favorevole allo spirito imprenditoriale, sulla base di una politica integrata che deve mirare non solo a trasformare le mentalità, ma anche a migliorare le qualifiche degli europei e a eliminare gli ostacoli che frenano la costituzione, il trasferimento e la crescita delle imprese. Gli ostacoli regolamentari, di bilancio e finanziari sono stati ricordati in precedenti documenti della Commissione[3]. Nel febbraio 2004, la Commissione ha adottato un piano d’azione a favore dello spirito imprenditoriale[4] , che proponeva misure orizzontali destinate a creare un quadro favorevole alla politica dell’imprenditorialità. Il mese di novembre 2005 ha visto il lancio di una politica integrata delle PMI[5]. Se è vero che lo spirito imprenditoriale è influenzato da vari fattori, è importante tenere conto degli aspetti culturali. Gli europei esitano a cogliere le opportunità offerte dalle attività indipendenti e imprenditoriali[6]. Alcune ricerche sembrano indicare che esiste un collegamento positivo tra il sostegno culturale (ad esempio attraverso programmi di insegnamento, campagne di promozione, etc.) e l’intensità dell’attività imprenditoriale nell’Unione europea.[7] La promozione dello spirito imprenditoriale nei giovani costituisce un elemento fondamentale del Patto europeo per la gioventù che è stato adottato dal Consiglio europeo nel marzo 2005. 1.1. L’imprenditorialità costituisce una competenza fondamentale per la crescita, l’occupazione e la realizzazione personale. L’imprenditorialità concerne la capacità di una persona di tradurre le idee in azione. In ciò rientra la creatività, l’innovazione e l’assunzione di rischi come anche la capacità di pianificare e di gestire progetti per raggiungere obiettivi. È una competenza utile a tutti nella vita quotidiana, nella sfera domestica e nella società, serve ai lavoratori per avere consapevolezza del contesto in cui operano e per poter cogliere le opportunità che si offrono ed è un punto di partenza per le attività o le conoscenze più specifiche di cui hanno bisogno gli imprenditori che avviano un’attività sociale o commerciale[8]. Lo sviluppo delle qualità o qualifiche generiche che costituiscono le basi dello spirito imprenditoriale è completato dall’acquisizione di conoscenze più specifiche sull’attività commerciale in funzione del livello d’insegnamento. L’accento posto sulla nozione di “imprenditorialità responsabile” contribuirà a rafforzare l'attrattiva che presenta una carriera imprenditoriale. Non tutti i giovani che dimostrano competenze imprenditoriali diventeranno capi di impresa, ma si constata che circa il 20% di coloro che partecipano ad attività del tipo “mini impresa” nel corso dell’insegnamento secondario creano la propria impresa al termine dei loro studi [9]. La formazione all’imprenditorialità rafforza le possibilità di successo delle imprese di nuova creazione e dell’attività indipendente, ed inoltre aumenta la ricompensa economica e la soddisfazione che ne trae il beneficiario. Inoltre, per una PMI dinamica e desiderosa di svilupparsi, la presenza di giovani che hanno acquisito una mentalità e qualifiche imprenditoriali costituisce un indubbio vantaggio. Tuttavia, l’interesse della formazione all’imprenditorialità non si limita all’aumento delle nuove imprese, al lancio di progetti innovativi e alla creazione di posti di lavoro. L’imprenditorialità è una competenza fondamentale per tutti: aiuta i giovani ad essere più creativi e ad acquisire una maggiore sicurezza in tutte le attività che intraprendono, incitandoli ad agire in modo socialmente responsabile. Il programma di lavoro “istruzione e formazione” 2010 ha inserito lo spirito imprenditoriale in un quadro di riferimento di otto competenze fondamentali per l’apprendimento permanente , necessarie alla realizzazione personale, all’integrazione sociale, alla cittadinanza attiva e all’occupabilità. Questi elementi hanno costituito la base di una recente proposta della Commissione relativa a una raccomandazione al Parlamento europeo e al Consiglio[10]. Tradizionalmente, l’istruzione formale in Europa non ha favorito l’accesso all’imprenditorialità e all’attività indipendente. Tuttavia, dal momento che i comportamenti e i riferimenti culturali si formano sin dalla più tenera età, i sistemi di insegnamento possono notevolmente contribuire alla riuscita della sfida imprenditoriale nell’Unione europea. In tal modo, pur riconoscendo che la competenza imprenditoriale deve essere acquisita attraverso l’apprendimento permanente , la presente comunicazione pone l’accento sull’insegnamento che va dalla scuola primaria sino all’università, compreso l’insegnamento professionale di livello secondario (formazione professionale iniziale) e quello fornito da istituti d’insegnamento tecnico di livello superiore. Le iniziative già adottate a favore della formazione all’imprenditorialità sono numerose, ma non si iscrivono sempre in un contesto coerente. Sulla base degli insegnamenti ricavati dal programma comunitario MAP[11], la presente comunicazione intende sostenere gli Stati membri nell’elaborazione di una strategia più sistematica a favore della formazione all’imprenditorialità. Esempi di migliori prassi esistono in Europa ma si tratta ora di diffondere quanto più possibile gli esempi positivi esistenti. 2. L’IMPRENDITORIALITÀ NELL’INSEGNAMENTO SCOLASTICO 2.1. L’imprenditorialità nei programmi quadro di studi delle scuole[12] - L’inserimento di obiettivi espliciti nei programmi di studio, nonché di orientamenti relativi alla loro attuazione, fornisce una base più solida per la formazione all’imprenditorialità. In particolare nell’insegnamento secondario, esistono materie che possono servire – se le scuole e gli insegnanti prendono l’iniziativa – a garantire una formazione all’imprenditorialità. Spesso l’apprendimento si effettua tuttavia nel quadro di attività parascolastiche. Alcuni paesi hanno modificato o sono in procinto di modificare i programmi di studio nazionali al fine di riservare un posto all’acquisizione di competenze imprenditoriali. Solo in pochi casi le riforme adottate hanno riguardato in modo coerente i vari livelli e tipi d’insegnamento, ma taluni esempi positivi meritano di essere ricordati[13]. In Polonia , le “nozioni di base del funzionamento di un’impresa” costituiscono una materia obbligatoria nell’insieme delle scuole secondarie e professionali. Tra gli obiettivi perseguiti figurano l’acquisizione di comportamenti imprenditoriali e l’apprendimento dell’avvio di un’impresa. Lo spirito imprenditoriale e l’attività indipendente come obiettivi dell’apprendimento si trovano più spesso nell’insegnamento secondario professionale . In Austria , la formazione all’imprenditorialità è iscritta nel programma dei corsi di insegnamento tecnico e professionale del livello secondario, ad esempio sotto forma di un’impresa virtuale gestita da studenti. La competenza imprenditoriale è sviluppata in un contesto al tempo stesso formale e informale (ad esempio: attività che si rivolgono ai giovani e varie forme di partecipazione alla vita della società). È importante proseguire lo sviluppo di strumenti che consentano di riconoscere e di validare competenze collegate all’imprenditorialità nell’apprendimento non formale. 2.2. L’imprenditorialità nell’insegnamento primario (allievi di età inferiore a 14 anni)[14] - È opportuno sensibilizzare ai vantaggi che presenta l’acquisizione delle nozioni fondamentali dell’imprenditorialità per l’insieme della società e per gli stessi alunni, sin dai primi anni di scuola. Come per tutte le competenze che consentono all’individuo di gestire al meglio la propria vita, le basi si pongono nei primi anni d’insegnamento. A livello primario, lo sviluppo di qualità come la creatività e lo spirito d’iniziativa contribuisce a favorire i comportamenti imprenditoriali. Tale elemento è favorito da un apprendimento attivo fondato sulla naturale curiosità dei bambini. Inoltre, una migliore conoscenza della società deve passare anche attraverso una conoscenza e un contatto precoci con il mondo del lavoro e delle imprese, nonché attraverso la comprensione del ruolo che svolgono gli imprenditori nella collettività. In molti Stati membri, i piani di studio incoraggiano sin d’ora le scuole ad insegnare ai bimbi ad adottare iniziative e ad assumere responsabilità. Esistono tuttavia pochi esempi di una più esplicita formazione allo spirito imprenditoriale. In linea generale, le iniziative o i programmi coerenti, guidati dalle autorità pedagogiche, rimangono rari nell’insegnamento primario; più spesso, le attività sono dirette da soggetti esterni, come organismi senza fini di lucro, sostenuti dal settore privato. Esiste tuttavia un certo numero di buone prassi che dovrebbero essere diffuse tra le autorità pubbliche, le scuole, gli insegnanti e i genitori. In Lussemburgo , il programma francofono del sesto anno (che si rivolge ad alunni di 11 o 12 anni) comprende un elemento dedicato al lancio di un’impresa che si ispira al fumetto “ Boule et Bill créent une entreprise ”, utilizzato in tutte le scuole primarie. Questo fumetto è utilizzato anche nei corsi di matematica per fare acquisire agli alunni nozioni di analisi finanziaria. Tra gli strumenti posti in essere per promuovere una maggiore apertura nei confronti dello spirito imprenditoriale, è opportuno citare la realizzazione di progetti, giochi di ruolo, studi di casi semplici e visite ad imprese locali. Si tratta di attività che sostengono lo studio di un certo numero di altre materie e che rafforzano la motivazione di coloro che imparano attraverso la pratica. Soprattutto negli ultimi anni dell’insegnamento primario, i programmi di corso collegati all’imprenditorialità possono combinare con successo la creatività, l’innovazione e un concetto d’impresa semplice (ad esempio la vendita di prodotti in mercatini scolastici, etc.). Il “ concorso per giovani inventori ” è un programma che è proposto nell’insegnamento primario e nell’insegnamento secondario inferiore di numerosi paesi[15] e che si rivolge ad alunni dai 6 ai 16 anni. Il fine è di stimolare la creatività degli alunni, sviluppare le loro idee e metterle in concorrenza. Le migliori idee e invenzioni sono ricompensate da premi. 2.3. L’imprenditorialità nell’insegnamento secondario (a partire da 14 anni) [16] - L’insegnamento secondario deve sensibilizzare gli studenti alle prospettive di carriera che possono offrire loro l’attività indipendente e l’imprenditorialità. - L’apprendimento attraverso la pratica e l’esperienza dell’imprenditorialità, grazie alle attività e ai progetti concreti, costituiscono i migliori strumenti per promuovere una mentalità e qualifiche imprenditoriali. Nella maggior parte dei paesi europei, i piani di studio definiscono obiettivi generali e comprendono materie che consentirebbero l’apprendimento dell’imprenditorialità (ad esempio studi sociali ed economici, geografia, etc.), ma la loro attuazione dipende spesso dall’iniziativa delle scuole e degli insegnanti, nonché dal sostegno delle imprese locali. In alcuni Stati membri , un’esperienza pratica d’imprenditorialità è acquisita nel quadro dei piani di studio normali. In Irlanda , il piano di studi normale comprende programmi quali Transition Year, e il Leaving Certificate Vocational Programme e il Leaving Certificate Applied, che offrono agli studenti la possibilità d’acquisire un’esperienza pratica dell’imprenditorialità. I programmi possono essere incentrati più specificamente sull’apprendimento pratico del funzionamento di un’impresa, ad esempio nel caso di una mini impresa gestita dagli studenti. La creazione di mini imprese gestite da studenti nel contesto scolastico ha come obiettivo di far funzionare un’attività economica reale su piccola scala o di simulare in modo realistico il funzionamento di un’impresa. Gli studenti imparano a lavorare in gruppo ed acquisiscono sicurezza in se stessi. Secondo le stime, più di 200 000 studenti partecipano ogni anno a questo tipo di programmi nell’EU-25 e in Norvegia[17]. Nel contesto dell’insegnamento secondario professionale (formazione professionale iniziale) , una formazione specifica sul lancio di un’impresa può essere particolarmente efficace poiché gli studenti stanno per entrare nella vita attiva e un’attività indipendente può costituire per loro un’opzione interessante. Tuttavia, a parte alcune eccezioni che riguardano paesi in cui il sistema di tirocinio è ben sviluppato, nella maggior parte dei casi l’accento non è effettivamente posto sullo spirito imprenditoriale, poiché è la formazione di lavoratori qualificati ad essere considerata come obiettivo principale. Nel sistema tedesco di formazione professionale (il cosiddetto “sistema duale”) in cui la formazione avviene nella scuola e all’interno di un’impresa, nella fase “Master” viene insegnato ai giovani come creare la propria impresa. Questa formazione si propone di sviluppare non soltanto le necessarie competenze gestionali, ma anche le attitudini e le capacità imprenditoriali. Sembra[18] che i piani di studio dell’insegnamento secondario non motivino sufficientemente gli insegnanti e le scuole a sviluppare la formazione all’imprenditorialità. È quindi indispensabile offrire loro un sostegno e incentivi . 2.4. Misure destinate a sostenere le scuole e gli insegnanti - Le scuole dovrebbero concedere un sostegno e incentivi al fine d’incoraggiare la partecipazione ad attività e programmi in materia d’imprenditorialità, come dimostrano i numerosi esempi concreti già esistenti. - Le amministrazioni pubbliche dovrebbero prendere l’iniziativa e incoraggiare le scuole, i direttori di scuole e gli insegnanti a proporre una formazione all’imprenditorialità. - Il sostegno concesso alle azioni attuate da organismi specializzati costituisce un metodo efficace di diffusione dello spirito imprenditoriale nelle scuole e di promozione di partnership con il mondo delle imprese. Lo spirito imprenditoriale si sviluppa in un ambiente che incoraggia le forme attive d’apprendimento. A tal fine, è necessario un sostegno che suppone una formazione iniziale e ulteriore degli insegnanti, i quali devono disporre del tempo e delle risorse necessarie per pianificare, realizzare e valutare le attività; è importante inoltre mettere a disposizione materiale didattico e chiarire le responsabiliità. L’impegno dei direttori delle scuole e dei consigli di Istituto, oltre al coinvolgimento dei genitori, rivestono un’importanza fondamentale. Occorre che le amministrazioni pubbliche , e in particolare quelle che sono responsabili dell’insegnamento, dell’occupazione, dell’industria e delle imprese, promuovano attivamente la formazione all’imprenditorialità. A livello nazionale, una prima tappa importante consiste nell’ instaurare una cooperazione ufficiale tra i vari servizi dell’amministrazione , tenuto conto della natura orizzontale e interdisciplinare della formazione all’imprenditorialità. Tale cooperazione può sfociare sul lancio di una strategia o di un piano d’azione nazionali. In Finlandia è stato creato nel 2002 un gruppo direttivo dell’imprenditorialità, composto da rappresentanti di vari ministeri, organismi e amministrazioni del settore dell’insegnamento. Il gruppo ha come missione di sviluppare e coordinare la formazione all’imprenditorialità a vari livelli dell’insegnamento. Uno dei principali ostacoli risiede nella mancanza di motivazione e di formazione specifica degli insegnanti. Il lavoro che questi ultimi dedicano ad attività fondate sulla pratica, a volte anche al di fuori del loro normale orario di lavoro, deve essere riconosciuto come un compito scolastico ufficiale. Malgrado una presa di coscienza crescente delle amministrazioni pubbliche, le iniziative destinate agli insegnanti non hanno in generale un carattere sistematico. Dal punto di vista strategico, esistono più modi di progredire. Le misure di sostegno adottate dalle amministrazioni si presentano sotto diverse forme: promozione di partenariati tra scuole e imprese, sostegno ad organismi specializzati che propongono programmi concreti, finanziamento di progetti pilota nelle scuole e diffusione di buone prassi . Anche se le azioni di promozione sistematica rimangono limitate, esistono in Europa esempi positivi che meritano di essere ricordati. Nei Paesi Bassi, lo Stato ha finanziato la realizzazione di progetti pilota nelle scuole. L’aiuto è consistito nell’elaborazione di materiale didattico, nonché nell’organizzazione di seminari e di formazioni destinate agli insegnanti. Si tratta ora d’incoraggiare altre scuole ad ispirarsi a questi progetti presentando le buone prassi ai direttori delle scuole, agli insegnanti ed agli studenti. I soggetti privati (associazioni commerciali, imprese, capi d’impresa, consulenti d’impresa, etc.) sono sempre più coinvolti nell’insegnamento, sia patrocinando iniziative specifiche che partecipando direttamente alla formazione (ad esempio come tutori). Questo coinvolgimento deve essere considerato dalle imprese come un investimento a lungo termine e come un aspetto importante della loro responsabilità sociale . I partenariati privati-pubblici svolgono un ruolo essenziale nello sviluppo della formazione all’imprenditorialità. La creazione di collegamenti tra le scuole, le imprese e le collettività rappresentano un elemento fondamentale nella riuscita dei programmi. Tale processo deve essere ulteriormente incoraggiato. Attualmente, numerosi organismi [19] offrono una formazione all’imprenditorialità in tutta l’Europa attraverso partenariati con il mondo delle imprese con una certa assistenza da parte dei poteri pubblici. La loro azione è destinata a promuovere programmi fondati sull’apprendimento attraverso la pratica, ad esempio sotto forma di mini imprese gestite dagli studenti. In mancanza – o quale complemento – di una metodologia elaborata internamente dal sistema di istruzione, il loro contributo alla formazione all’imprenditorialità è notevole nella maggior parte dei paesi europei. Questi organismi propongono inoltre una formazione agli insegnanti e possono essere all’origine di un cambiamento delle politiche educative nazionali. In Norvegia , Young Enterprise Norway svolge un ruolo di partner del Governo nell’attuazione della strategia per la formazione all’imprenditorialità. Nel 2004, il 14% degli studenti che terminavano le scuole superiori aveva partecipato a un programma di gestione d’impresa da parte di studenti. 3. L’IMPRENDITORIALITÀ NELL’INSEGNAMENTO SUPERIORE - Le università e gli istituti d’insegnamento tecnico devono fare della formazione all’imprenditorialità un elemento importante dei loro programmi di studio, ripartito su più materie, e obbligare o incoraggiare gli studenti a partecipare a corsi in questo settore. - Combinando le mentalità e le competenze imprenditoriali con l’eccellenza nell’ambito degli studi scientifici e tecnici, dovrebbe essere possibile consentire agli studenti ed ai ricercatori di commercializzare meglio le loro idee e le nuove tecnologie elaborate. Negli studi universitari, la formazione all’imprenditorialità consente agli studenti di acquisire conoscenze specifiche sul modo di costituire e gestire un’impresa , e incoraggia e sostiene le idee commerciali degli studenti. Di solito l’insegnamento superiore è molto decentrato, ma esistono esempi di strategie nazionali e di promozione dello spirito imprenditoriale nell’insegnamento superiore, in particolare a seguito di una cooperazione tra l’amministrazione e le università. Nel Regno Unito , lo Science Enterprise Challenge ha lo scopo di creare all’interno delle università una rete di centri finanziati dai poteri pubblici e specializzati nel mettere in rapporto gli studi imprenditoriali, da un lato, e le scienze e le tecnologie, dall’altro. In Europa le cattedre d’imprenditorialità sono poco numerose[20], e il loro numero ha raggiunto appena un quarto di quello che si trova negli Stati Uniti[21]. Inoltre, la formazione all’imprenditorialità si rivolge principalmente agli studenti che frequentano corsi di economia e di commercio ; mentre gli studenti che scelgono altre specializzazioni hanno un’offerta limitata. La formazione all’imprenditorialità rimane essenzialmente facoltativa ed è spesso proposta come materia isolata. Le università devono integrare questa formazione in varie materie dei loro programmi di studio, poiché essa può recare un valore aggiunto all’insieme dei corsi. Inoltre, per rimediare alla penuria di professori specializzati, la formazione all’imprenditorialità dovrebbe godere di un riconoscimento più ampio quale settore di specializzazione in programmi di dottorato. Gli studi di casi concreti e altri metodi d’insegnamento interattivi sono sottoutilizzati[22], così come il coinvolgimento di membri del mondo degli affari nel processo di apprendimento. Affinché un comportamento imprenditoriale sia incoraggiato, è necessario un ambiente favorevole . Gli istituti d’insegnamento superiore che garantiscono una formazione allo spirito imprenditoriale aprono o facilitano l’accesso al capitale di rischio, allo sviluppo delle competenze in materia di gestione ed alla messa in rete. I concorsi di “Business plan” sono uno strumento efficace per porre a confronto gli studenti con gli investitori. L’esistenza di incubatori e di parchi scientifici rappresenta inoltre una prova indiscutibile dell’impegno delle università, che si concretizza nella fornitura pratica di servizi. Negli studi commerciali a livello universitario inferiore e superiore (compresi gli MBA), i corsi dovrebbero essere ulteriormente incentrati su aspetti quali la creazione di un’impresa, la gestione della fase di crescita di una PMI e l’innovazione permanente. Particolare attenzione dovrebbe essere dedicata all’integrazione sistematica della formazione allo spirito imprenditoriale negli studi scientifici e tecnici e nell’ambito degli istituti d’insegnamento tecnico (ad esempio le scuole politecniche), al fine di creare condizioni più favorevoli alle imprese nate dalla ricerca universitaria ed alle nuove imprese innovative, e al fine di aiutare i ricercatori ad acquisire competenze imprenditoriali. Le scuole di commercio e le facoltà tecniche e scientifiche dovrebbero collaborare ulteriormente, ad esempio creando gruppi interdisciplinari di studenti e di candidati al dottorato. L’accento deve essere posto con maggiore decisione sull’acquisizione delle qualifiche e delle competenze necessarie al pieno sfruttamento delle attività d’ innovazione e di trasferimento di conoscenze , in combinazione con la commercializzazione di nuove tecnologie [23]. Le università europee devono identificare chiaramente il ruolo strategico che l’innovazione e il trasferimento di conoscenze svolgono nel quadro delle missioni generali delle istituzioni. Le imprese nate dalla ricerca universitaria sono considerate sempre più come un mezzo importante per rafforzare lo sviluppo economico locale. Per poter svolgere il loro ruolo in questo nuovo contesto, gli scienziati e le università devono tuttavia acquisire competenze commerciali e gestionali . Esistono alcune barriere interne , ad esempio un sistema di carriera basato essenzialmente sul merito accademico, che non fanno sempre apparire una carriera imprenditoriale come un’opzione valida. Sembra inoltre che esistano problemi per quanto riguarda la mobilità della manodopera destinata alle università o da esse proveniente, nonché la capacità di reclutare in modo flessibile e strategico personale all’interno delle stesse università[24]. La mobilità intersettoriale di ricercatori in tutte le fasi della loro carriera (compreso il momento della formazione per il dottorato) dovrebbe diventare un aspetto normale dello svolgimento della carriera[25]. Questa mobilità dovrebbe anche contribuire a fare acquisire ai ricercatori le qualifiche e le competenze necessarie per rafforzare la cultura e i comportamenti imprenditoriali nelle università. È infine essenziale costituire una massa critica d’insegnanti che possono garantire una formazione all’imprenditorialità e rafforzare la cooperazione transfrontaliera. Approcci pedagogici innovativi della formazione all’imprenditorialità sono attualmente sperimentati in molte università in Europa, ma dovrebbe essere sviluppata la condivisione di queste prassi . 4. LA VIA DA SEGUIRE Le seguenti raccomandazioni di azione concreta sono basate sulle situazioni e le buone prassi osservate in Europa. La maggior parte di queste azioni devono situarsi a livello nazionale o locale. Il fine di queste proposte è di contribuire alla definizione di approcci più sistematici della formazione all’imprenditorialità e di rafforzare il ruolo dell’insegnamento nella creazione di una cultura maggiormente imprenditoriale nelle società europee . 4.1. Un quadro coerente - Le autorità nazionali e regionali devono instaurare una cooperazione tra vari dipartimenti , che deve favorire a sua volta l’elaborazione di una strategia dotata di obiettivi chiari e in grado di coprire tutte le tappe dell’insegnamento nel contesto dei programmi nazionali di Lisbona. - I corsi delle scuole di tutti i livelli devono esplicitamente comprendere l’imprenditorialità come un obiettivo dell’insegnamento e prevedere orientamenti per la realizzazione di questa formazione. 4.2. tegno alle scuole e agli insegnanti - Le scuole dovrebbero concedere un sostegno pratico e incentivi per incoraggiare la partecipazione degli alunni alle attività ed ai programmi imprenditoriali, utilizzando vari strumenti. - Particolare attenzione dovrebbe essere dedicata alla formazione degli insegnanti , mediante una formazione iniziale e continua, nonché all’esperienza pratica e alla sensibilizzazione dei direttori delle scuole e dei consigli di istituto. 4.3. cipazione di attori esterni e di imprese - È opportuno incoraggiare la cooperazione tra gli istituti di insegnamento e la collettività locale , e in particolare le imprese . Il coinvolgimento nell’insegnamento formale e informale deve essere considerato dalle imprese come un investimento e come un elemento della loro responsabilità sociale . - È opportuno promuovere meglio la creazione, nelle scuole, di mini imprese gestite dagli studenti. In questo contesto, l’attività di organizzazioni che incoraggiano questi programmi, come le ONG, dovrebbe essere riconosciuta e le loro iniziative dovrebbero essere sostenute in modo più sistematico. 4.4. Stimolare l’imprenditorialità nell’insegnamento superiore - Gli istituti d’insegnamento superiore devono integrare l’imprenditorialità in varie materie e in vari corsi, in particolare nel contesto degli studi scientifici e tecnici. - Il sostegno delle amministrazioni pubbliche è in particolare necessario per garantire una formazione di alto livello agli insegnanti e per creare reti in grado di consentire la condivisione delle buone prassi. - È importante incoraggiare la mobilità degli insegnanti tra il mondo universitario e il mondo delle imprese, promuovendo il coinvolgimento di membri del mondo delle imprese nell’insegnamento. La Commissione continuerà a sostenere le azioni degli Stati membri nel quadro di politiche più efficaci, attraverso attività di coordinamento e progetti specifici. Diffonderà le buone prassi e darà maggiore visibilità alla formazione all’imprenditorialità realizzando un vasto insieme di azioni, compreso il seguito da dare alla raccomandazione sulle competenze fondamentali. A partire dal 2006, i lavori relativi all’imprenditorialità nell’insegnamento superiore saranno intensificati. Dal 2007, il futuro programma comunitario integrato nel settore dell’istruzione e della formazione permanenti sosterrà i progetti innovativi di dimensioni europee, al fine di favorire le competenze e i comportamenti imprenditoriali e promuovere la creazione di collegamenti tra gli istituti d’insegnamento e le imprese. Il Fondo sociale europeo continuerà a sostenere iniziative a livello europeo, nazionale e locale. Le amministrazioni pubbliche degli Stati membri sono invitate a realizzare le azioni necessarie e ad accelerare il ritmo delle riforme, in funzione delle esigenze specifiche di ciascun paese. La presente comunicazione costituirà un riferimento per l’analisi dei progressi compiuti nell’elaborazione delle politiche, in particolare attraverso le relazioni di Lisbona che gli Stati membri presenteranno nell’ambito degli orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione ( Orientamento n 15 ). [1] Global Entrepreneurship Monitor 2004. [2] D. Audretsch, Entrepreneurship: A survey of the literature , ottobre 2002. [3] Vedi anche: http://europa.eu.int/comm/enterprise/entrepreneurship/index_en.htm [4] L’Agenda europea per l’imprenditorialità, Commissione europea, COM (2004) 70 def., dell’11.02.2004. [5] Una politica moderna a favore delle PMI per la crescita e l’occupazione, COM (2005)551 def., del 10.11.2005. [6] Eurobarometro flash 160, “Lo spirito imprenditoriale”, giugno 2004. [7] Global Entrepreneurship Monitor 2004. [8] Proposta di raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente COM(2005)548 def. [9] Progetto Procedura Best “mini imprese” nell’insegnamento secondario: relazione finale del gruppo di esperti, settembre 2005. [10] Proposta della Commissione relativa a una raccomandazione sulle competenze fondamentali per l’istruzione e la formazione permanenti [11] Decisione (2000/819/CE) del Consiglio, del 20 dicembre 2000, relativa a un programma pluriennale a favore dell’impresa e dell’imprenditorialità, in particolare delle piccole e medie imprese (PMI) (2000/819/CE). [12] I programmi quadro dell’insegnamento scolastico possono rientrare nell’ambito di competenze di autorità nazionali o regionali. Le idee esposte nella presente comunicazione devono pertanto essere adeguate al contesto specifico dei vari paesi. [13] Ad esempio in Spagna, Irlanda, Polonia, Finlandia e Regno Unito, ma anche in Norvegia. Progetto MAP “istruzione e formazione all’imprenditorialità”, relazione finale, marzo 2004 e relazione del 2005 sull’attuazione della Carta europea delle piccole imprese. [14] L’espressione “insegnamento primario” fa riferimento al livello 1 della nomenclatura CITE UNESCO (1977). È opportuno ricordare che le definizioni dell’insegnamento primario e secondario variano notevolmente nei diversi Stati membri dell’Unione europea. [15] Ad esempio in Finlandia, Regno Unito, Islanda e in Norvegia. [16] Nella CITE, l’insegnamento secondario inferiore corrisponde al livello 2, mentre l’insegnamento secondario superiore, che inizia dopo l’insegnamento obbligatorio, corrisponde al livello 3. [17] Mini imprese nell’insegnamento secondario, progetto “procedura best”: relazione finale del gruppo di esperti, settembre 2005. [18] Progetto MAP “istruzione e formazione allo spirito imprenditoriale”, relazione finale, marzo 2004. [19] Ad esempio, membri delle reti Junior Achievement-Young Enterprise Europe, EUROPEN e JADE. [20] Progetto “procedura Best: istruzione e formazione allo spirito imprenditoriale, novembre 2002. [21] Inchiesta sulla formazione all’imprenditorialità in Europa, EFER e EFMD, settembre 2004. J. A. Katz, Survey of Endowed Positions in Entrepreneurship and Related Fields in the United States, ottobre 2003. [22] Inchiesta sulla formazione all’imprenditorialità in Europa. [23] Vedi anche: Potenziare la ricerca e l’innovazione – Investire per la crescita e l’occupazione: Una strategia comune. COM (2005)488 def. [24] Nordic Innovation Centre, Entrepreneurial learning & academic spin-offs , Göteborg, gennaio 2005. [25] Carta europea dei ricercatori e Codice di condotta per il reclutamento dei ricercatori C(2005) 576 def., del 22 marzo 2005.