This document is an excerpt from the EUR-Lex website
Document 52002DC0124
Communication from the Commission to the European Council - Review of the introduction of Euro notes and coins
Comunicazione della Commissione al Consiglio europeo - Bilancio delle operazioni di introduzione dell'euro fiduciario
Comunicazione della Commissione al Consiglio europeo - Bilancio delle operazioni di introduzione dell'euro fiduciario
/* COM/2002/0124 def. */
Comunicazione della Commissione al Consiglio europeo - Bilancio delle operazioni di introduzione dell'euro fiduciario /* COM/2002/0124 def. */
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO EUROPEO - Bilancio delle operazioni di introduzione dell'euro fiduciario Indice 1. Introduzione. Il passaggio all'euro: un grande successo 2. Lo svolgimento delle operazioni 2.1. Bilancio delle operazioni di prealimentazione e di sub-prealimentazione 2.1.1. La prealimentazione delle banche 2.1.2. La sub-prealimentazione degli esercizi commerciali 2.1.3. La prealimentazione dei cittadini in monete metalliche 2.1.4. Bilancio complessivo delle operazioni di prealimentazione 2.2. La diffusione delle banconote e delle monete metalliche nel gennaio 2002 2.2.1. L'approvvigionamento di banconote presso gli ATM 2.2.2. Il prelievo o il cambio di contante presso gli sportelli degli istituti finanziari 2.2.3. Il resto negli esercizi commerciali 2.3. L'utilizzo dell'euro nei pagamenti in contanti 2.4. Il recupero delle vecchie unità monetarie nazionali 3. Altre questioni connesse con l'introduzione dell'euro fiduciario 3.1. La stabilità dei prezzi in occasione del passaggio all'euro 3.2. La sicurezza delle operazioni 3.3. La qualità della produzione delle banconote e delle monete metalliche 3.4. La contraffazione 3.5. L'adeguamento dei distributori automatici 3.6. L'introduzione fisica dell'euro nei paesi terzi 4. Le reazioni dei cittadini di fronte all'euro 4.1. Il giudizio sull'efficacia della fase preparatoria dell'introduzione dell'euro 4.2. La confidenza dei cittadini nel maneggiare l'euro 4.3. Il giudizio complessivo dei cittadini sul passaggio all'euro 5. L'adeguamento all'euro delle PMI 5.1. Il livello di preparazione delle PMI al 1° gennaio 2002 5.2. Le difficoltà pratiche incontrate in occasione del passaggio all'euro 5.3. Il giudizio globale delle imprese sul loro passaggio all'euro 6. Allegato 1. Introduzione. Il passaggio all'euro: un grande successo L'introduzione dell'euro fiduciario è stata la più grande operazione di cambio di moneta della storia. L'Europa si è dimostrata all'altezza della sfida e ha vinto la difficile scommessa di una transizione senza problemi. Gli Stati partecipanti hanno prodotto 15 miliardi di banconote e 51 miliardi di monete metalliche; nelle prime settimane del 2002 hanno quindi proceduto all'introduzione di circa 8 miliardi di banconote e 38 miliardi di monete metalliche presso 218 000 sportelli bancari e postali, 2,8 milioni di esercizi commerciali e 302 milioni di cittadini in dodici paesi diversi. Hanno inoltre dovuto ritirare dalla circolazione in poche settimane gran parte dei 9 miliardi di banconote e 107 miliardi di monete metalliche nazionali. Questo grande successo è da ascrivere alla qualità e alla meticolosità dei preparativi messi in opera dagli Stati membri, dalle istituzioni europee (BCE e Commissione europea), dalle banche centrali nazionali, dagli istituti finanziari, dagli esercenti, dalle forze dell'ordine, dai portavalori e alla partecipazione attiva e all'entusiasmo dei cittadini, senza i quali la riuscita dell'operazione e la diffusione rapida dell'euro non sarebbero stati possibili. I cittadini europei hanno rapidamente accettato la nuova moneta, accogliendola con entusiasmo, acquistando in massa i mini kit di monete metalliche prima del 1° gennaio e rifornendosi molto rapidamente di banconote presso i distributori automatici e gli sportelli bancari. Dalla formazione del personale di cassa, ai programmi speciali in favore dei cittadini più vulnerabili, tutti gli aspetti sono stati oggetto di preparativi sistematici. I ministeri delle finanze hanno svolto un ruolo chiave nel fornire guida e stimolo agli operatori economici. La Banca centrale europea ha coordinato efficacemente l'azione delle banche centrali nazionali. La Commissione, da parte sua, ha svolto nel corso di tutta l'operazione un importante ruolo di stimolo e di coordinamento dell'azione degli Stati partecipanti, orientandone i preparativi con le sue raccomandazioni e con le sue proposte (soprattutto la raccomandazione dell'11 ottobre 2000 e le comunicazioni del 3 aprile e del 10 ottobre 2001) [1] e organizzando i lavori delle reti dei capi delle task force delle amministrazioni pubbliche e dei direttori della comunicazione dei ministeri delle finanze. Nel corso di tutta la fase di transizione la Commissione ha inoltre operato come centrale informativa, valendosi della rete europea di informazione rapida da essa creata. [1] Rispettivamente: C(2000) 2985, COM (2001) 190 e COM (2001) 561. In preparazione e a sostegno dell'operazione, sono state condotte campagne d'informazione eccezionali per durata e ampiezza. Per le compagne nazionali d'informazione, cofinanziate in parte dalla Commissione europea, nel periodo 1996-2001 sono stati spesi nel complesso 321 milioni di euro (ossia 1,05 euro per abitante). L'Eurosistema ha anch'esso condotto una vasta campagna, per la quale sono stati stanziati 80 milioni di euro. Sommando anche i mezzi impegnati dalle banche e dalle associazioni di categoria, l'importo destinato in totale all'informazione dei cittadini e degli operatori economici si porta a oltre mezzo miliardo di euro. L'impegno considerevole di tutti i soggetti economici e istituzionali ha dato i suoi frutti: il passaggio all'euro si è svolto senza problemi. Il cambiamento di moneta si è svolto ad una velocità maggiore di quanto inizialmente previsto (nel 1999 il Consiglio si era dato l'obiettivo di effettuare il grosso delle operazioni in 15 giorni), ma in linea con le previsioni formulate dalla Commissione nella comunicazione dell'ottobre 2001: già a partire dalla prima settimana di gennaio venivano effettuati in euro la maggioranza dei pagamenti in contanti; alla fine della seconda settimana la circolazione delle valute nazionali era ormai solo residuale. A distanza di dieci anni dalla firma del trattato di Maastricht, l'euro ha fatto con successo il suo ingresso nella vita quotidiana dei cittadini. Il successo del passaggio all'euro illustra la capacità delle istituzioni di portare a buon fine un progetto complesso e fornisce un segnale di ottimismo per la continuazione della costruzione europea. Costituisce inoltre una fonte preziosa di insegnamenti per i futuri Stati partecipanti, Stati in cui è stato dato nuovo impulso al dibatto sulla partecipazione all'euro. Scopo della presente comunicazione è tracciare un bilancio dettagliato delle operazioni di introduzione fisica dell'euro e di riassumere i risultati dei sondaggi dell'Eurobarometro su come i cittadini e le imprese hanno percepito il cambiamento di moneta. Saranno analizzati in successione: - lo svolgimento dell'introduzione delle banconote e delle monete metalliche; - le questioni connesse all'introduzione dell'euro fiduciario (stabilità dei prezzi, contraffazione, qualità della produzione, sicurezza delle operazioni e adeguamento dei distributori automatici); - le reazioni dei cittadini di fronte alle monete e alle banconote in euro; - l'esperienza delle PMI nell'organizzazione del passaggio alla nuova moneta. 2. Lo svolgimento delle operazioni Quattro aspetti meritano particolare attenzione: - le operazioni di prealimentazione e di sub-prealimentazione; - la velocità e i canali di diffusione della nuova moneta nei primi giorni del 2002; - il diffondersi dell'utilizzazione dell'euro nei pagamenti in contanti; - le operazioni di ritiro delle vecchie monete nazionali. 2.1. Bilancio delle operazioni di prealimentazione e di sub-prealimentazione Le norme fissate a livello europeo autorizzavano la prealimentazione delle banche e la sub-prealimentazione degli esercizi commerciali a partire del mese di settembre 2001, e la prealimentazione in monete dei consumatori a partire da metà dicembre. Ogni Stato membro era tuttavia libero di decidere, entro tale quadro temporale, la data di inizio delle operazioni. 2.1.1. La prealimentazione delle banche Le operazioni di prealimentazione delle banche si sono svolte senza difficoltà. Il volume di prealimentazione raggiunto è stato nel complesso in linea con le previsioni. In Belgio, Irlanda, Francia, Italia e Portogallo, le banche commerciali (e a volte le poste) hanno ricevuto monete metalliche in euro a partire da settembre. In Germania, Spagna, Lussemburgo, Austria e Finlandia hanno ricevuto banconote e monete metalliche a partire dalla stessa data. Le banche portoghesi hanno ricevuto le banconote già a partire dal mese d'ottobre, periodo scelto anche dalla Grecia per la distribuzione delle monete e delle banconote. Le banche belghe, spagnole, irlandesi e italiane hanno ricevuto le banconote a partire dal mese di novembre; le banche francesi e olandesi [2] in dicembre. [2] Le banche olandesi potevano comunque richiederle in anticipo presentando apposita domanda. Di uguale trattamento ponevano beneficiare in Francia le banche e la grande distribuzione. Secondo la Banca centrale europea, al 31 dicembre le banche avevano ricevuto un totale di 132,1 miliardi di euro in banconote, equivalenti al 21% della produzione totale e al 67% del valore delle banconote in circolazione [3]. Si tratta tuttavia di valori medi che nascondono una situazione molto diversificata: come mostrano i due grafici sotto riportati, le ordinazioni delle banche sono state molto consistenti in alcuni paesi (ad es. Grecia, Irlanda, Austria...), e più modeste in altri (ad es. Francia, Spagna, Paesi Bassi...). Le consegne delle banconote hanno permesso di soddisfare la quasi totalità delle ordinazioni. [3] In percentuale del valore delle banconote in euro in circolazione al 15 gennaio 2002. >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> Rispetto alla prealimentazione in banconote, la prealimentazione delle banche in monete metalliche è stata proporzionalmente molto più consistente: tra settembre e dicembre gli istituti finanziari hanno ricevuto l'equivalente del 73% della produzione totale (in volume) [4] e del 96,3% delle monete metalliche in circolazione a metà gennaio. Meno marcate sono state anche le differenze fra gli Stati. Le ordinazioni delle banche sono state generalmente soddisfatte senza difficoltà. [4] Fonte: BCE. >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> 2.1.2. La sub-prealimentazione degli esercizi commerciali >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> La sub-prealimentazione in banconote degli esercizi commerciali è cominciata in settembre in Germania, in Lussemburgo e in Austria, in novembre in Irlanda e in dicembre negli altri paesi (le monete metalliche erano tuttavia disponibili fin da settembre in Irlanda, da ottobre in Italia e da novembre in Grecia). La possibilità offerta dalla BCE alle imprese di rifornirsi sin dal mese di settembre di limitate quantità da destinare alla formazione del personale di cassa non ha avuto molto seguito, probabilmente a causa della scarsa pubblicità data all'iniziativa. Come già illustrato dalla Commissione nella comunicazione del 10 ottobre 2001 [5], la partecipazione dei 2,8 milioni di esercizi commerciali dell'area dell'euro è stata nel complesso molto diseguale. Le ragioni sono da ricercare sostanzialmente nella frequente mancanza di misure di incoraggiamento e nella previsione, in alcuni paesi, di sanzioni sproporzionate in caso di perdita o di messa in circolazione anticipata di banconote. In media, le banche hanno distribuito solo il 9% (in valore) delle banconote ricevute [6]. È interessante constatare che, a parte il Lussemburgo, i risultati migliori sono stati ottenuti dagli Stati che hanno messo in atto misure di incoraggiamento e/o di riduzione degli oneri logistici (ad es. Germania, Paesi Bassi, Austria) [7]. Il numero complessivo di commercianti prealimentati varia fortemente a seconda degli Stati: la prealimentazione ha riguardato la quasi totalità degli esercenti irlandesi e circa il 90% degli olandesi, per i commercianti italiani invece il dato scende al di sotto del 10%. [5] COM (2001) 561 def. Seconda relazione sui preparativi per l'introduzione delle banconote e delle monete metalliche. [6] Fonte: BCE. NB: alcuni grandi distributori sono stati riforniti direttamente dalla banca centrale nazionale. [7] Mancano i dati dell'Eurosistema sulla sub-prealimentazione di banconote in Francia, e sulla sub-prealimentazione di monete metalliche in Francia, Spagna, Irlanda e Portogallo. >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> Nel complesso i risultati sono leggermente migliori per quanto riguarda le monete metalliche: la sub-prealimentazione in questo caso ha riguardato in media una parte consistente dei volumi detenuti, con differenze considerevoli a seconda degli Stati. 2.1.3. La prealimentazione dei cittadini in monete metalliche A metà dicembre tutti gli Stati hanno messo in vendita mini kit di monete metalliche per un valore medio di 10,71 euro (dai 3,88 euro della Finlandia ai 15,25 euro della Francia). I mini kit, primo contatto fisico dei cittadini con l'euro, hanno suscitato un grande entusiasmo in tutti gli Stati partecipanti. Nelle prime ore di apertura delle banche, degli uffici postali e degli altri punti vendita, l'afflusso è stato tale che in meno di una settimana sono stati venduti due terzi dei mini kit, e al termine delle 48 ore in alcuni Stati membri risultavano già in parte esauriti. >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> I cittadini europei hanno acquistato in totale 150 329 000 mini kit, contenenti 4 280 585 000 monete (ossia una media di 14 monete a persona), per un valore totale di 1,65 miliardi di euro. Il volume totale dei mini kit venduti equivale all'11% delle monete in euro circolanti alla fine di gennaio. In diversi paesi (Germania, Portogallo, Finlandia, Lussemburgo ...), la domanda è stata tale che le banche sono state autorizzate a confezionare mini kit o a vendere sfuse una parte delle monete in stock. Il bilancio delle vendite dei kit è quindi nel complesso molto positivo. In totale sono stati venduti 150 dei 192 milioni di mini kit previsti, cioè in media il 78%. È interessante osservare che, contrariamente ai timori espressi da alcuni operatori, i cittadini hanno pienamente rispettato il divieto di utilizzare le monete metalliche prima del 1° gennaio 2002, a parte qualche caso isolato di utilizzo nei distributori automatici. Prima del 1° gennaio 2002 si sono registrati solo 77 tentativi di utilizzo anticipato di banconote o di monete in euro, una cifra irrisoria rispetto ai miliardi di banconote e monete distribuite. 2.1.4. Bilancio complessivo delle operazioni di prealimentazione Secondo la BCE, le operazioni di prealimentazione hanno permesso di predistribuire in totale 6 miliardi di banconote (cioè il 40% delle banconote stampate) per un valore totale di più di 132 miliardi di euro, e 37,5 miliardi di monete metalliche (ossia il 73,5% delle monete coniate) per un valore totale di 12,4 miliardi di euro. Si tratta di risultati ancora più sorprendenti se li si raffronta con la quantità di euro in circolazione all'inizio del febbraio 2002: in media, l'80% delle banconote (in volume) e il 97% delle monete metalliche utilizzate a questa data erano state predistribuite prima del mese di gennaio. Il successo della prealimentazione ha dato un contributo decisivo al rapido avvio delle operazioni in euro all'inizio del 2002. 2.2. La diffusione delle banconote e delle monete metalliche nel gennaio 2002 La diffusione della nuova moneta è avvenuta principalmente attraverso tre canali [8]: [8] Tra gli altri canali si possono citare ad esempio il pagamento settimanale in contanti delle prestazioni sociali in Irlanda, ovvero il pagamento in contanti delle pensioni in Italia. - prelievi presso i distributori automatici di banconote (ATM); - prelievi agli sportelli degli istituti finanziari (banche e uffici postali) - consegna del resto negli esercizi commerciali. 2.2.1. L'approvvigionamento di banconote presso gli ATM In media l'80% degli apparecchi era stato adeguato all'euro già dal 1° gennaio. L'operazione non ha presentato problemi tecnici [9]. La progressione è stata rapida nell'insieme dell'area dell'euro: il tasso medio è salito al 90% il 2 gennaio e al 97% il 3 gennaio. Già il 4 gennaio la quasi totalità degli apparecchi distribuiva esclusivamente euro. Va fatto notare che nel corso dei primi giorni i distributori non adeguati hanno spesso continuato a distribuire le vecchie unità monetarie nazionali - in particolare in Italia e in Finlandia - contribuendo momentaneamente alle difficoltà di consegna del resto in euro nei negozi. [9] Si sono registrati due soli incidenti: il 2 gennaio un blocco di 90 minuti degli ATM in Austria, e nei primi giorni alcune difficoltà nella distribuzione delle banconote da 5 euro nel 10% degli ATM tedeschi. >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> Fonte: ministeri delle finanze Nel corso della prima settimana di gennaio il volume dei prelievi ai distributori automatici è rimasto sostenuto in ragione dell'entusiasmo e della curiosità per la nuova moneta dimostrati dai cittadini europei. I dati disponibili su sette paesi (Paesi Bassi, Italia, Francia, Germania, Austria, Portogallo e Belgio) indicano più di 25 milioni di prelievi in 48 ore. I dati sono eccezionali nei Paesi Bassi, dove il 1° e il 2 gennaio si è registrato un totale di più di 5 milioni di prelievi (ossia circa un prelievo a persona da parte di metà della popolazione di età superiore ai 15 anni). Nell'insieme dell'area dell'euro i volumi dei prelievi sono rimasti elevati fino a metà della seconda settimana di gennaio, quando hanno cominciato a diminuire per tornare quindi a livelli normali. La qualità dell'impegno logistico messo in atto dalle banche ha consentito di evitare problemi gravi di rifornimento dei distributori. 2.2.2. Il prelievo o il cambio di contante presso gli sportelli degli istituti finanziari I distributori automatici assicurano di norma circa il 70% (in volume) del rifornimento in banconote dei consumatori per i quali il ritiro agli sportelli occupa un posto modesto. Non è stato così nel corso dei primi dieci giorni di gennaio: i consumatori si sono recati in massa presso i 218 000 sportelli bancari e postali per ritirare euro e cambiare le vecchie unità monetarie ancora in loro possesso, provocando così lunghe code. In numerosi paesi (ad esempio Germania, Spagna...) la fornitura di euro alla clientela privata agli sportelli è risultata più elevata in termini di volume rispetto all'approvvigionamento ai distributori automatici. L'afflusso ha avuto inizio già a partire dal 1° gennaio nei paesi in cui le banche erano aperte al pubblico (Germania, Spagna, Lussemburgo), cominciando a diminuire solo verso la fine della seconda settimana per tornare quindi ai livelli normali. Numerosi sono i consumatori che si sono recati agli sportelli per cambiare piccoli importi. Le lunghe code hanno spesso costretto alcune agenzie bancarie a riservare le operazioni di cambio alla sola clientela della banca. 2.2.3. Il resto negli esercizi commerciali La consegna del resto esclusivamente in euro ha determinato, nei primi giorni del 2002, un forte aumento del denaro giacente in cassa in quanto gli esercenti non potevano riutilizzare per il resto le banconote e le monete metalliche nazionali utilizzate dai consumatori per gli acquisti. Nel complesso gli esercenti, in particolare la grande distribuzione, hanno rispettato esattamente le raccomandazioni europee e nazionali di rendere il resto esclusivamente in euro; anche se a volte nei primi giorni i piccoli esercenti hanno avuto la tendenza a dare il resto nella stessa moneta utilizzata dal consumatore per il pagamento. Nel corso della prima settimana si sono avute difficoltà nell'approvvigionamento degli esercenti in banconote e monete metalliche, difficoltà riconducibili all'elevato numero di consumatori che pagavano con banconote di grosso taglio per acquisti di importo modesto, alla limitata capacità dei portavalori (per la grande distribuzione) e alle lunghe code agli sportelli delle banche (per i piccoli esercenti). I 7 585 furgoni portavalori in servizio nell'area dell'euro hanno quindi dovuto lavorare al massimo delle loro capacità per scongiurare un'interruzione nell'approvvigionamento di euro. Grazie agli sforzi delle istituzioni e di tutti gli operatori economici, la carenza di alcuni tagli di monete e di banconote è rimasta un fenomeno episodico che non ha sostanzialmente perturbato l'attività commerciale, determinando semplicemente una modifica provvisoria della composizione del resto. Alcuni Stati hanno peraltro messo in atto meccanismi per compensare la carenza di determinati tagli. La Banca del Portogallo ha così ricevuto 3 milioni di banconote da 10 euro e 30 milioni di banconote da 5 euro dalla riserva centrale dell'Eurosistema; la Banca di Spagna ha anch'essa ricevuto 37 milioni di banconote da 10 euro. La Francia ha acquisito dalla Spagna a metà dicembre cento milioni di monete metalliche da 50 centesimi. La combinazione dei tre canali (distributori automatici, sportelli degli istituti finanziari e resto nei negozi) ha permesso una distribuzione molto rapida del contante in euro a tutta la popolazione: già a partire dalla prima settimana di gennaio, la grande maggioranza dei cittadini disponeva di banconote e di monete metalliche. 2.3. L'utilizzo dell'euro nei pagamenti in contanti Nei primi giorni di gennaio si è verificato uno scarto temporaneo tra l'approvvigionamento in euro dei consumatori e il loro utilizzo nelle operazioni correnti. Prima di passare ad utilizzare l'euro, la maggior parte dei cittadini ha tentato innanzitutto di disfarsi delle unità monetarie nazionali di cui ancora disponeva. Fortunatamente si è trattato di un fenomeno passeggero, dato che i distributori automatici e gli sportelli rifornivano di euro i consumatori e che gli esercenti rendevano il resto in euro. Le vecchie unità monetarie nazionali sono così rapidamente uscite dal circuito economico, e in questo gli esercenti e gli sportelli bancari hanno svolto un ruolo di veri e propri "aspiratori". La quota dell'euro nei pagamenti in contanti si è attestata in media intorno al 20% al termine della giornata del 2 gennaio, al 40% al termine della giornata del 3 gennaio, al 55% al termine della giornata del 4 gennaio, al 66% al termine della giornata del 5 gennaio, al 75% al termine della giornata del 7 gennaio, all'85% al termine della giornata del 10 gennaio, al 92% al termine della giornata del 12 gennaio e al 95% al termine della giornata del 16 gennaio. Questa rapidissima progressione dell'euro nei pagamenti in contanti, congiunta alle misure eccezionali messe in atto dalla maggior parte delle grandi catene di distribuzione (aumento del numero delle casse aperte, impiego di personale di assistenza alle casse...), ha consentito di evitare un eccessivo allungarsi delle code nei negozi. Da questo punto di vista sabato 5 gennaio è stata una giornata chiave: il test è riuscito nell'insieme degli Stati partecipanti, le code sono rimaste nella norma. L'inizio dei saldi non ha modificato questa constatazione. Quota dei pagamenti in euro sul totale dei pagamenti in contanti >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> Fonte: ministeri delle finanze e grande distribuzione. I dati sono da considerare indicativi. La quota di pagamenti in contanti sul volume totale dei pagamenti è aumentata nella maggior parte degli Stati partecipanti nel corso delle prime due settimane di gennaio, in quanto i consumatori tentavano di disfarsi delle vecchie unità monetarie nazionali ancora in loro possesso e di prendere dimestichezza con l'euro. La situazione ha cominciato a tornare alla normalità nel corso della seconda metà del mese di gennaio. Infine, il passaggio all'euro scritturale non ha presentato problemi particolari: la conversione dei conti bancari, delle carte e dei terminali per i pagamenti elettronici si è svolta nel complesso in maniera soddisfacente. 2.4. Il recupero delle vecchie unità monetarie nazionali La distribuzione delle monete metalliche e delle banconote in euro si è svolta nell'arco di tre mesi; al contrario il rientro della maggior parte del contante nelle monete nazionali è avvenuto in poche settimane, provocando pertanto gravi fenomeni di congestione nei depositi delle banche e dei portavalori e ritardi consistenti nella cernita e nel conteggio - soprattutto delle monete metalliche - e quindi nell'accredito delle relative somme sui conti degli esercenti presso le banche commerciali e sui conti di queste presso le banche centrali. Alla data dell'11 gennaio le banche centrali avevano recuperato più di un terzo (in valore) delle banconote in circolazione al 31 dicembre 2001. Dieci giorni più tardi, il 21 gennaio, è stata raggiunta la quota del 50%. All'8 febbraio erano state recuperate circa ¾ delle banconote. Il quantitativo di vecchie monete nazionali ancora effettivamente circolante era in realtà di molto inferiore a quanto risulta da questi dati, e questo per i ritardi significativi accumulati dalle banche centrali nel conteggio delle banconote, ritardi dovuti alla congestione dei depositi temporanei. D'altronde, a causa della conservazione per motivi "affettivi", della perdita, nonché del possesso all'estero da parte dei turisti, una parte delle banconote, e soprattutto delle monete metalliche, non verrà probabilmente mai recuperata. Va peraltro tenuto presente che il periodo di recupero del denaro contante denominato nelle vecchie monete nazionali è molto lungo; presso gli sportelli delle banche centrali per le banconote è persino illimitato nella maggior parte degli Stati partecipanti (cfr. tabella in allegato). Rientro delle banconote nazionali (in valore) in percentuale di quelle in circolazione al 31 dicembre [10] [10] Fonte: BCE. >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> Le operazioni di ritiro delle monete metalliche sono nel complesso più lente: al 22 febbraio 2002, solo il 27,9% (in valore) delle monete nazionali (il 13,5% in volume) era stato recuperato dalle banche centrali [11]. A quella data, gran parte delle monete metalliche era stata ritirata dalla circolazione effettiva, ed era stata immagazzina in attesa di essere cernita e contata. Le operazioni di raccolta di monete condotte dalle organizzazioni caritative sono peraltro ancora in corso. Merita rilevare che le operazioni di recupero delle monete metalliche custodite nei salvadanai, operazioni condotte in numerosi Stati partecipanti nel corso del 2001, hanno consentito di recuperare l'equivalente del 9% (in valore) delle monete in circolazione. [11] Peraltro una parte significativa di monete metalliche non verrà mai restituita. Monete metalliche nazionali in circolazione, in valore (milioni di euro) [12]. [12] Fonte: BCE. >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> Tasso di recupero in valore delle monete metalliche nazionali (%) >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> Per agevolare le operazioni di ritiro, numerose banche centrali hanno prolungato l'orario di apertura al fine di permettere ai portavalori di aumentare le loro consegne. 3. Altre questioni connesse con l'introduzione dell'euro fiduciario Tra queste figurano la stabilità dei prezzi, la sicurezza delle operazioni, la qualità della stampa delle banconote e del conio delle monete, la contraffazione e l'adeguamento dei distributori automatici. 3.1. La stabilità dei prezzi in occasione del passaggio all'euro La Commissione aveva espresso il timore che l'assenza di statistiche tempestive sull'andamento dei prezzi potesse contribuire a creare nei cittadini l'impressione di un aumento generalizzato dei prezzi legato all'introduzione dell'euro. Questo timore trova ampia conferma nei sondaggi effettuati presso le associazioni dei consumatori e le organizzazioni non governative della rete "euro facile", nonché nel sondaggio dell'Eurobarometro effettuato alla fine di gennaio [13]: il 67% dei cittadini ritiene che i prezzi sono stati il più delle volte arrotondati al rialzo, il 28% ritiene che gli aumenti e le diminuzioni si compensino, e l'1,9% che i prezzi sono stati il più delle volte arrotondati al ribasso. I più pessimisti sull'aumento dei prezzi sono i tedeschi e i francesi (76%), seguiti dagli olandesi (72%) e dagli irlandesi (71%). I portoghesi (49%) sono gli unici a non essere convinti in maggioranza dell'esistenza di un aumento dei prezzi legato all'introduzione dell'euro fiduciario. [13] Flash 121. «Euro attitudes - Euro zone» (Atteggiamenti verso l'euro nell'area dell'euro). Gennaio 2002. Le indicazioni pubblicate da Eurostat il 28 febbraio confermano l'assenza di una impennata generale dei prezzi legata al cambiamento di moneta: l'effetto del passaggio all'euro sull'andamento mensile dei prezzi è stimato tra lo 0% e lo 0,16%. I limitati casi di aumenti legati all'euro sono generalmente imputabili al settore dei servizi. Certo l'inflazione annua è passata dal 2% al 2,7% tra dicembre e gennaio, ma tale andamento è quasi interamente riconducibile all'incremento dei prezzi dei prodotti petroliferi, al rincaro dei prezzi di frutta e verdura (a causa delle cattive condizioni climatiche) e all'aumento di alcune imposte e tasse. Interpellate a metà febbraio nel quadro del sondaggio dell'Eurobarometro, il 61% delle PMI dichiara di aver convertito i prezzi in euro in maniera neutra, il 24% ha aumentato alcuni prezzi e diminuito altri. Il numero di imprese che dichiarano di aver convertito al ribasso (6%) è all'incirca equivalente a quello delle imprese che hanno convertito i prezzi al ribasso (8%). Gli accordi volontari sulla stabilità dei prezzi, soprattutto l'accordo europeo concluso sotto l'egida della Commissione nell'aprile 2001, sono stati nel complesso rispettati. 3.2. La sicurezza delle operazioni La sicurezza delle operazioni è stata garantita dall'inizio alla fine in maniera molto soddisfacente. Nonostante il numero senza precedenti dei trasporti di valori e il quasi raddoppio del numero di banconote e di monete metalliche distribuite agli operatori economici, il numero di incidenti è rimasto ampiamente inferiore alla norma, il che dimostra l'efficacia delle misure di sicurezza messe in atto (scorte...). Tra il settembre e il dicembre 2001, i furti di banconote in euro sono stati solo 27, quelli di monete metalliche 17 (di cui circa un terzo in Germania, dove la prealimentazione aveva avuto inizio già a partire dal mese di settembre). A titolo di paragone, nel corso dell'intero 2000 nell'area dell'euro si sono avute 5 184 rapine in banca [14] andate in porto. I risultati conseguiti sul versante della protezione dell'euro possono quindi considerarsi eccezionalmente buoni. [14] Fonte: Federazione bancaria europea. 3.3. La qualità della produzione delle banconote e delle monete metalliche Le regole in vigore sul controllo di qualità della stampa di banconote e del conio di monete in euro si sono dimostrate molto efficaci. Sono stati individuati solo alcuni rari casi di difetti di stampa, in Francia su alcune banconote da 5 euro, in Finlandia su banconote da 10, 20 e 500 euro, in Grecia e in Bulgaria su banconote da 100 euro (stampate nei Paesi Bassi) e difetti di conio in alcune monete da 1 cent in Italia, da 20 cent in Francia e da 2 euro in Austria. La probabilità di ricevere euro difettosi è inferiore a una su cinquecento milioni per le monete metalliche e a una su duecento milioni per le banconote. Uno studio tedesco ha sollevato il problema della possibile tossicità dei pigmenti utilizzati per la stampa delle banconote da 10 euro. I test realizzati su incarico della Banca centrale europea hanno concluso che il rischio per la salute sussiste solo nel caso di ingestione di più di 400 banconote. Diversi studi hanno criticato la presenza di nichel nelle monete da 1 e da 2 euro, denunciando possibili rischi di allergie. I lavori scientifici condotti in materia alcuni anni fa su incarico della Commissione europea avevano chiaramente dimostrato l'assenza di effetti allergenici legati all'utilizzazione del nichel nelle monete metalliche [15]. [15] Va ricordato che la composizione delle monete metalliche in euro è stata definita da un regolamento del Consiglio europeo del 1998 che ha fatto seguito ad un vasto dibattito. Il nichel è stato largamente utilizzato per la produzione delle monete nazionali in Europa. Per ragioni tecniche, l'uso del nichel era indispensabile nelle monete da 1 e da 2 euro in quanto gli altri metalli non consentono un livello di qualità equivalente. Il 92% delle monete in euro in circolazione sono prive di nichel, metallo contenuto invece nel 75% delle monete nazionali. 3.4. La contraffazione Le banconote e le monete metalliche in euro sono meglio protette dalla contraffazione di qualsiasi delle vecchie serie nazionali. Per quanto numerosi esperti avessero previsto l'apparizione di falsi euro a partire dal 1° gennaio, va preso atto che nel corso di tutto il mese di gennaio non è stato segnalato alcun caso di contraffazione. Nel mese di gennaio sono stati individuati solo una cinquanta di casi di falsificazione grossolana (utilizzazione di banconote fotocopiate, di banconote scannerizzate e successivamente stampate, ritagli di manifesti ...), una cifra eccezionalmente bassa (nel 2001 è stata scoperta giornalmente una media di 2000 banconote nazionali falsificate). Per quanto riguarda le monete metalliche il risultato è ugualmente molto soddisfacente: solo due falsi di cattiva qualità nel mese di gennaio. Nella maggior parte dei casi i falsi grossolani sono stati individuati prima che entrassero in circolazione. 3.5. L'adeguamento dei distributori automatici Nonostante i ripetuti avvertimenti della Commissione europea, numerosi gestori di distributori automatici hanno sottovalutato nei loro piani la velocità di diffusione della nuova moneta, prevedendo il superamento della quota del 50% dei pagamenti in contanti in euro solo nel corso della terza settimana di gennaio (tale livello è stato invece raggiunto già alla fine della prima settimana). Ciò ha determinato frequenti perdite di fatturato e l'accumularsi in alcuni casi di ritardi nell'adeguamento delle apparecchiature, ritardo che è risultato difficile recuperare rapidamente a causa della scarsa disponibilità di personale qualificato. >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> Fonte: ministeri delle finanze. I dati sono da considerare indicativi. Sono stati segnalati alcuni casi di non accettazione da parte dei distributori automatici di monete metalliche coniate in altri Stati partecipanti dell'area dell'euro. Si tratta di problemi dovuti ad una non corretta taratura dei distributori, che sono stati testati solo sulla serie nazionale e non tenendo conto dell'intervallo di tolleranza che copre tutte le serie coniate nell'area dell'euro. 3.6. L'introduzione fisica dell'euro nei paesi terzi Secondo la Banca centrale europea, nel dicembre 2001 le banche centrali dell'Eurosistema hanno prealimentato, per un valore di 4 miliardi di euro, 26 banche centrali o istituti specializzati [16] situati fuori dall'area dell'euro. Non sono purtroppo disponibili i dati sulla sub-prealimentazione effettuata da parte delle banche commerciali, verosimilmente il canale principale di approvvigionamento degli istituti finanziari situati nei paesi terzi. Secondo le informazioni trasmesse dalle delegazioni della Commissione in una quarantina di paesi, le banconote in euro erano disponibili ovunque già a partire dai primi giorni di gennaio. Soprattutto nei paesi candidati, numerosi consumatori, incuriositi dalla nuova moneta europea, hanno cercato di procurarsela. [16] Le banche attive sul mercato all'ingrosso delle banconote potevano essere prealimentate direttamente. Nei paesi dell'Europa centrale e orientale erano detenute o utilizzate numerose banconote nazionali degli Stati dell'area dell'euro. Il loro rientro è cominciato in maniera massiccia nel 2001, soprattutto per il tramite di depositi sui conti in valuta [17]. Le operazioni di cambio o di deposito sui conti sono rimaste molto sostenute anche nelle prime settimane del 2002. Secondo i dati raccolti dall'associazione europea delle casse di risparmio, presso gli istituti finanziari membri dell'associazione situati in Europa centrale o orientale sono rientrate banconote nazionali degli Stati dell'area dell'euro per un valore complessivo equivalente a 333 milioni di euro. Va notato che nella Repubblica Ceca, in Ungheria, in Lettonia e in Lituania il pubblico ha acquistato euro per un valore superiore alla moneta nazionale restituita. In Polonia, in Albania, in Bulgaria e in Slovacchia, sono stati invece acquistati meno euro rispetto alle vecchie unità monetarie nazionali restituite; non è stato però possibile stabilire se il cambio ha privilegiato la valuta locale o il dollaro. [17] A titolo d'esempio, secondo le banche centrali dei paesi interessati, nel secondo semestre 2001 i depositi sui conti in valuta hanno raggiunto l'equivalente di 400 milioni di euro in Kosovo (corrispondente al 25% del PIL nominale kossovaro) e 3 miliardi in Croazia (corrispondente al 15% del PIL nominale croato). 4. Le reazioni dei cittadini di fronte all'euro Il sondaggio flash dell'Eurobarometro della Commissione (effettuato tra il 21 e il 31 gennaio 2002) illustra le reazioni dei cittadini di fronte all'euro e mette in evidenza eventuali differenze nazionali. I risultati possono essere raggruppati in quattro categorie: 4.1. Il giudizio sull'efficacia della fase preparatoria dell'introduzione dell'euro >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> In media, tre quarti dei cittadini ritengono buona o molto buona la preparazione alla data del 1° gennaio 2002 (26% molto buona, 48% buona). I più fiduciosi sono gli olandesi (90%), i belgi (85%) e i francesi (80%); i meno fiduciosi i portoghesi (62%), gli spagnoli (67%), gli italiani (67%) e i greci (67%). I liberi professionisti e gli impiegati (81%) si ritengono meglio preparati degli operai (76%) o degli inattivi (66%). Il giudizio sulle misure di sensibilizzazione all'euro è molto positivo. Circa il 58% dei cittadini ritiene che la conversione anticipata in euro dei conti bancari ha contribuito a far acquisire loro familiarità con la nuova moneta, il 59% esprime lo stesso giudizio sulla conversione anticipata delle bollette dei servizi pubblici e il 77% sulla doppia indicazione dei prezzi. 4.2. La confidenza dei cittadini nel maneggiare l'euro Alla fine di gennaio, il passaggio all'euro crea ancora alcune difficoltà ad un cittadino su cinque e molte difficoltà ad un cittadino su trentacinque (2,8%). In otto paesi (D, SP, IT, L, NL, A, P e FIN), la maggioranza degli intervistati dichiara di non avere alcuna difficoltà. I due paesi dove la popolazione afferma di incontrare maggiori difficoltà sono la Francia (38%) e la Spagna (25%). I Paesi Bassi si distinguono per la quasi assenza di difficoltà da parte della popolazione (3,2%), un risultato probabilmente attribuibile ai grandi sforzi di informazione [18]. Le donne hanno in media più difficoltà degli uomini (25% contro 18%). Nel complesso questi risultati possono considerarsi eccellenti nell'insieme dei paesi partecipanti. [18] Il costo della campagna di informazione del governo olandese per il periodo 1996-2001 ammonta a 67,7 milioni di euro, vale a dire circa 4,40 euro per abitante. In confronto, il costo medio delle campagne d'informazione dell'area dell'euro si aggira intorno a 1,05 euro per abitante. Domanda: oggi il passaggio all'euro Le crea ancora molte difficoltà, alcune difficoltà, poche difficoltà, nessuna difficoltà- >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> La maggioranza dei cittadini (57%) non ha problemi a riconoscere le diverse monete in euro o a servirsene (66%). Solo gli irlandesi affermano in maggioranza (55%) di avere problemi ad utilizzarle. Gli ultra cinquantacinquenni (44%) hanno in media più difficoltà a distinguerle dei giovani di età inferiore ai 24 anni (30%). Le banconote creano nel complesso molte meno difficoltà delle monete: il 93% dei cittadini non ha problemi a distinguerle e il 91% non ha problemi a servirsene. Più di ¾ dei cittadini (77%) non ritengono che il passaggio all'euro abbia comportato un cambiamento nelle loro abitudini d'acquisto; una persona su sette (15%) pensa di aver effettuato meno acquisti, una su quattordici di aver acquistato di più. L'Irlanda si distingue per la quota elevata di consumatori (37%) che dichiarano di aver modificato il volume dei loro acquisti. In media le donne sono più numerose degli uomini ad ammettere un cambiamento nelle abitudini d'acquisto (24% contro 19%), essenzialmente per prudenza (il 17,5% afferma di aver acquistato meno). Non vi sono differenze significative in funzione dell'età o del livello d'istruzione. Spesso i consumatori hanno ancora alcune difficoltà a memorizzare i prezzi in euro e a giudicare sulla base della nuova scala di valori. È per questo che al momento degli acquisti essi continuano in maggioranza (45%) a contare mentalmente nella moneta nazionale, contro il 35% che conta sia in euro che nella moneta nazionale, e il 18% che conta solo in euro. L'Irlanda e il Portogallo sono i due soli paesi dove i cittadini dichiarano in maggioranza di contare più in euro che nella vecchia moneta nazionale. Gli uomini tendono più spesso delle donne a contare mentalmente in euro (21% contro 15%) e gli ultra cinquantacinquenni (23%) più spesso dei giovani al di sotto dei 24 anni (16%). >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> I cittadini fanno un uso modesto delle calcolatrici e dei convertitori: il 41% non li utilizza mai, il 34% li utilizza a volte, il 15% spesso, e il 10% sempre. I francesi (41%), i greci (35%) e gli irlandesi (34%) si distinguono per essere i più numerosi a farne un uso frequente o sistematico, a causa probabilmente della complessità dei tassi di conversione. Intervistati sulla continuazione della doppia indicazione dei prezzi, la maggioranza dei cittadini (54%) auspica che gli esercenti cessino di praticarla alla fine del periodo di doppia circolazione, che le banche cessino di indicare il controvalore in moneta nazionale (59%) e che il controvalore in moneta nazionale cessi di figurare sulle fatture (58%). I risultati variano comunque sensibilmente da un paese all'altro. I francesi (64%), gli irlandesi (56%), i finlandesi (56%) e gli spagnoli (50%) per esempio auspicano in maggioranza la continuazione della doppia indicazione dei prezzi negli esercizi commerciali, mentre la grande maggioranza dei tedeschi (65%), degli olandesi (64%), dei lussemburghesi (64%) e degli italiani (60%) si dicono contrari. Non vi sono differenze significative nelle risposte in funzione dell'età o del livello d'istruzione. 4.3. Il giudizio complessivo dei cittadini sul passaggio all'euro Circa il 60% dei cittadini ritiene che il passaggio all'euro porterà loro più vantaggi che svantaggi. La percentuale è particolarmente elevata in Lussemburgo (79%), in Irlanda (75,8%) e in Portogallo (71,1%). È invece molto inferiore alla media in due paesi: Germania (49%) e Austria (45%). Gli ultra cinquantacinquenni (52%) sono nettamente meno ottimisti dei giovani di età inferiore ai 24 anni (71%). Più di due terzi dei cittadini (64%) dicono di sentirsi più europei grazie all'euro. Il giudizio sulle operazioni di introduzione dell'euro fiduciario è estremamente positivo: più dell'80% dei cittadini ritiene che si siano svolte bene o molto bene. Domanda: ritiene che nel Suo paese le operazioni di passaggio all'euro si siano svolte molto bene, abbastanza bene, abbastanza male o molto male- >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> Infine, più dei due terzi dei cittadini dell'area dell'euro si dicono contenti o molto contenti di avere l'euro come nuova moneta, un risultato eccezionalmente positivo che conferma l'adesione entusiasta degli europei alla loro moneta. La Germania, la Grecia e l'Austria si distinguono per una percentuale di scontenti superiore alla media, mentre la soddisfazione è particolarmente elevata in Irlanda (85%), Belgio (83%), Italia (82%) e Lussemburgo (81%). Gli uomini (73%) sono in media più soddisfatti delle donne (61%) del cambiamento di moneta e i giovani di età inferiore ai 24 anni (78%) più degli ultra cinquantacinquenni (61%). Domanda: nel complesso, Lei è molto contento, abbastanza contento, abbastanza scontento o molto scontento di avere l'euro come nuova moneta- >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> Le campagne d'informazione condotte dagli Stati partecipanti, cofinanziate dalla Commissione, proseguiranno ancora per alcuni mesi al fine di aiutare i cittadini a familiarizzarsi con la nuova moneta. 5. L'adeguamento all'euro delle PMI Nel complesso, i timori dettati da una possibile inadeguata preparazione delle PMI si sono rivelati infondati. I notevoli sforzi compiuti dalle amministrazioni nazionali, dalle banche e dalle associazioni di categoria per sensibilizzare le imprese hanno alla fine dato i loro frutti. Il sondaggio dell'Eurobarometro, realizzato a metà febbraio 2002, fornisce un quadro molto positivo che contrasta con i sondaggi precedenti: numerose PMI sembrano essere riuscite a compiere "all'ultimo minuto" il passaggio all'euro. Le risposte possono essere raggruppate in tre categorie: - il livello di preparazione delle PMI al 1° gennaio 2002 - le difficoltà incontrate - il giudizio complessivo delle imprese sul passaggio all'euro. 5.1. Il livello di preparazione delle PMI al 1° gennaio 2002 I risultati sono nel complesso molto positivi: il 95% delle PMI tiene la contabilità in euro, il 96% fissa i prezzi in euro e il 97% fattura in euro. Si riscontrano poche differenze tra gli Stati membri. I risultati tendono a migliorare leggermente con il crescere delle dimensioni dell'impresa. L'84% circa di quelle poche imprese che non hanno ancora convertito la loro contabilità in euro si ripropone di farlo prima della fine del mese di febbraio. L'81% delle stesse si ripropone altrettanto per la fissazione dei prezzi in euro e l'87% per la fatturazione. >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> Meno del 9% delle imprese ha ricevuto nel 2002 documenti (listini, fatture...) privi dell'indicazione del valore in euro. La non menzione del valore in euro è soprattutto rara in Portogallo (4,2%) e in Belgio (5,3%). È molto più frequente in Irlanda (12,7%) e soprattutto nei Paesi Bassi (20,8%). Si tratta in generale di fatture (68% dei casi), di offerte commerciali (35%), di pagamenti (18%) e molto più raramente di documenti fiscali (6%) e sociali (6%). I documenti non eurocompatibili sono inviati in gran parte dai fornitori. 5.2. Le difficoltà pratiche incontrate in occasione del passaggio all'euro Più dell'85% delle PMI dice di non aver avuto difficoltà pratiche in occasione del loro passaggio all'euro. Il risultato è particolarmente soddisfacente per l'insieme degli Stati partecipanti. Le imprese con meno di 10 occupati hanno avuto nel complesso meno difficoltà (14%) di quelle che impiegano più di 50 persone (21%). >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> I rari problemi riscontrati riguardavano in generale i sistemi informatici (36%), la fissazione o l'indicazione dei prezzi (25%) o la fatturazione (19%). In risposta alla domanda su chi le abbia maggiormente aiutate nella loro preparazione, le PMI menzionano al primo posto le banche (31%), seguite dagli esperti contabili e dai centri di gestione (29%) e dalle camere di commercio o dalle associazioni di categoria (9%). Lo Stato viene menzionato solo dal 4% delle imprese, con l'importante eccezione dell'Irlanda (26%). Domanda: chi l'ha aiutata di più nel prepararsi al passaggio all'euro- >RIFERIMENTO A UN GRAFICO> 5.3. Il giudizio globale delle imprese sul loro passaggio all'euro Le PMI non hanno avuto "cattive sorprese" in occasione del loro passaggio all'euro: circa il 60% delle imprese ritiene che il passaggio si sia svolto come previsto, mentre il 35% ritiene che sia stato più semplice del previsto. Circa 2/3 delle imprese ritengono che il passaggio all'euro non avrà alcun impatto sulla loro attività, un po' più di un'impresa su cinque prevede un impatto positivo. 6. Allegato Disposizioni principali sulla fine del periodo di doppia circolazione e sul cambio della moneta nazionale >SPAZIO PER TABELLA>