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Document 52002AE0871

    Parere del Comitato economico e sociale in merito alla "Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni 2002 — Revisione della strategia per il mercato interno Mantenere l'impegno preso" (COM(2002) 171 def.)

    GU C 241 del 7.10.2002, p. 180–190 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

    52002AE0871

    Parere del Comitato economico e sociale in merito alla "Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni 2002 — Revisione della strategia per il mercato interno Mantenere l'impegno preso" (COM(2002) 171 def.)

    Gazzetta ufficiale n. C 241 del 07/10/2002 pag. 0180 - 0190


    Parere del Comitato economico e sociale in merito alla "Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni 2002 - Revisione della strategia per il mercato interno Mantenere l'impegno preso"

    (COM(2002) 171 def.)

    (2002/C 241/34)

    La Commissione europea, in data 11 aprile 2002, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 262 del trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale in merito alla comunicazione di cui sopra.

    La sezione Mercato unico, produzione e consumo, incaricata di preparare i lavori in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo del relatore Walker, in data 26 giugno 2002.

    Il Comitato economico e sociale ha adottato il 18 luglio 2002, nel corso della 392a sessione plenaria, con 32 voti favorevoli e 6 voti contrari, il seguente parere.

    1. Introduzione

    1.1. Il Comitato ha già pubblicato pareri in merito alla comunicazione della Commissione del 24 novembre 1999, che illustra la strategia per il mercato interno(1), nonché sulla prima(2) e sulla seconda(3) revisione annuale della strategia da parte della Commissione. Il presente parere ha come oggetto la terza revisione annuale della Commissione.

    1.2. La terza revisione annuale della strategia per il mercato interno, elaborata dalla Commissione, riunisce in un unico documento i diversi indirizzi della politica perseguita in tema di mercato interno e "fornisce ai responsabili del processo decisionale una traccia del cammino da seguire nei prossimi diciotto mesi". La comunicazione in esame è fondata su un'analisi esauriente, riconducibile in primo luogo al rapporto "Cardiff"(4), dei settori in cui occorre migliorare ulteriormente il funzionamento del mercato interno, e contempla una serie di interventi ad hoc destinati a colmare le lacune esistenti.

    1.3. La presente comunicazione passa inoltre in rassegna i progressi compiuti dopo la revisione dell'anno scorso. Il bilancio globale è deludente: il tasso di successo nel portare a termine le azioni mirate risulta di poco superiore al 50 %, cioè sostanzialmente immutato rispetto allo scorso anno. Nonostante alcuni risultati di rilievo, in termini globali i progressi compiuti risultano troppo lenti.

    1.4. Il nuovo impulso dato dal Consiglio europeo di Barcellona fornisce l'occasione di accelerare il passo nel tradurre in risultati concreti gli impegni presi. L'esigenza di continuità e di risultati costituisce il messaggio principale della presente comunicazione, incentrata sugli stessi obiettivi generali della revisione dell'anno scorso, vale a dire:

    - perseverare nella realizzazione delle riforme economiche concordate a Lisbona e ribadite a Barcellona,

    - darsi la possibilità di sfruttare le occasioni che verranno presto offerte da un mercato interno allargato,

    - garantire che il mercato interno apporti vantaggi tangibili ai cittadini, specialmente in quanto consumatori, ed alle imprese, in particolare alle PMI,

    - continuare a dare risalto agli "aspetti fondamentali", vale a dire un'adeguata armonizzazione delle normative, il reciproco riconoscimento, il recepimento della legislazione comunitaria nelle legislazioni nazionali, il rispetto delle disposizioni ed i dispositivi atti a garantirlo, la soluzione dei problemi e la normalizzazione: tutti aspetti che rivestono un'importanza fondamentale per garantire che il mercato interno funzioni nella pratica e non soltanto in teoria.

    1.5. Il Comitato non intende riformulare in questo parere le osservazioni già espresse circa le precedenti revisioni del mercato interno. Si limiterà invece a occuparsi di questioni che riguardano il futuro orientamento del mercato interno e l'eliminazione delle lacune esistenti.

    2. Monitoraggio dei progressi conseguiti

    2.1. Sono passati dieci anni da quando, per la prima volta, è stata fissata la scadenza del 1o gennaio 1993 per l'introduzione del mercato unico. Da allora l'Europa ha percorso molta strada, ma molto resta ancora da fare. L'euro e l'allargamento daranno avvio ad una nuova dinamica, e Lisbona ha aggiunto un nuovo slancio.

    2.2. La riforma strutturale è importante, e rappresenta la chiave della sostenibilità, nel lungo periodo, del modello sociale europeo. La riforma strutturale è necessaria perché la capacità dell'Europa di ottenere una crescita sostenibile e posti di lavoro di migliore qualità dipende dal vigore della sua economia. Inoltre, dopo l'introduzione dell'euro è ancora più importante che i sistemi economici siano forti e flessibili, per far fronte agli shock esogeni. Un'economia vigorosa consentirà all'Europa di sostenere il proprio modello sociale, unico nel suo genere, di trarre profitto dalla diversità e di godere di un'elevata qualità di vita.

    2.2.1. È necessario resistere alla tentazione di posporre il cambiamento. Le riforme però possono risultare difficili da realizzare nella pratica e scomode nel breve termine. Esse si scontrano spesso con la resistenza di chi persegue interessi settoriali ristretti. Nell'attuale clima economico può manifestarsi la tentazione di rallentare il ritmo delle riforme e di resistere al cambiamento: già ne sono stati constatati alcuni esempi. Sarebbe tuttavia un errore rinviare le riforme: in tal modo l'Unione verrebbe lasciata in una posizione sfavorevole per trarre benefici dalla ripresa globale, i cui primi segni cominciano ad apparire. Gli eventuali ritardi ridurrebbero la capacità delle imprese europee d'innovare e rafforzarsi, e renderebbero meno probabile l'avvio di nuove attività.

    2.2.2. Il successo dipenderà dalla volontà politica: gli impegni all'azione dovranno essere mantenuti. L'Europa ha dimostrato di poter operare in modo coordinato ed agire se c'è la volontà politica di farlo. Ci si offre ora l'occasione di mettere a frutto questi risultati positivi. La nostra capacità di farlo dipenderà dall'esistenza di una volontà politica sufficiente a tradurre in iniziative concrete gli impegni presi a Barcellona.

    2.3. Passando in rassegna i progressi compiuti rispetto all'anno scorso, la Commissione rileva che, in genere, la cadenza con la quale gli impegni presi si traducono in risultati concreti risulta ancora troppo lenta. La responsabilità di questi ritardi è condivisa da Commissione, Parlamento e Consiglio. La Commissione non ha rispettato alcuni termini (ad esempio quelli relativi al piano d'azione per una migliore regolamentazione e alla strategia per i servizi), ma, nella maggior parte dei casi, i ritardi sono riconducibili al Parlamento ed al Consiglio, come nel caso del brevetto comunitario, del pacchetto legislativo sugli appalti pubblici e della direttiva sulle offerte pubbliche d'acquisizione delle imprese.

    2.4. Nell'allegato 2 figura una sintesi degli obiettivi raggiunti e di quelli mancati.

    2.5. Il rinnovato slancio scaturito dal Consiglio europeo di Barcellona ci offre l'occasione di accelerare la realizzazione degli impegni presi. È un'occasione che non possiamo permetterci di perdere. A tutt'oggi gli impegni assunti nell'ambito dei consigli europei spesso si sono tradotti in un nulla di fatto a livello di incontri ministeriali nell'ambito dei Consigli di vario tipo. Occorre ora chiudere questo divario tra gli impegni presi e quelli mantenuti, per evitare che la credibilità globale della strategia di Lisbona venga messa in discussione.

    2.5.1. Il valore aggiunto della strategia per il mercato interno consiste nel fatto che, nel suo insieme, essa ha un peso maggiore della somma delle sue parti. Molti degli interventi proposti si rafforzeranno a vicenda, in quanto avvieranno simultaneamente tutta una serie di cambiamenti. Se gli interventi previsti saranno realizzati solo in parte, questo effetto "moltiplicatore" risulterà seriamente compromesso.

    3. I prossimi 18 mesi: Il piano d'azione della Commissione

    3.1. Visti i deludenti progressi sinora compiuti occorre un impegno continuo per garantire che tutti gli interventi mirati vengano finalmente portati a termine. In questa fase non occorre un'ondata di nuove idee, né un cambiamento di direzione. Il lavoro intrapreso è stato infatti realizzato solo in parte. Le tre priorità sono la riforma economica, la preparazione del mercato interno all'allargamento ed il suo migliore funzionamento nella pratica.

    3.2. Sono solo sette gli Stati membri che hanno raggiunto l'obiettivo stabilito dal Consiglio europeo di Stoccolma circa la trasposizione delle direttive nelle legislazioni nazionali. È stato quindi stabilito un nuovo traguardo da raggiungere: prima del Consiglio europeo di primavera del 2003 gli Stati membri dovranno aver raggiunto tassi di recepimento pari ad almeno il 98,5 %, e tutte le direttive per le quali il termine di recepimento sia scaduto da due anni dovranno essere state trasposte nelle legislazioni nazionali.

    3.2.1. Il semplice recepimento delle norme comunitarie nelle legislazioni nazionali, tuttavia, non è sufficiente. È infatti anche necessario che la legge venga correttamente applicata nella pratica. In realtà accade troppo spesso che cittadini o imprese che cerchino di esercitare i propri diritti nell'ambito del mercato interno incontrino problemi pratici, come ad esempio difficoltà nell'ottenere il riconoscimento delle qualifiche professionali o ritiro dei loro prodotti dal commercio senza motivi validi. In risposta a questo tipo di problemi la Commissione può avviare procedimenti formali per infrazione. Questo modo di risolvere i contenziosi può però richiedere diversi anni: due nella maggioranza dei casi e molti di più in caso di dibattito in tribunale(5). Sarebbe quindi opportuno, qualora fosse possibile risolvere i problemi in maniera pragmatica, evitare di ricorrere a procedimenti legali formali. Da ciò deriva l'importanza di sviluppare ulteriormente la rete Solvit, dedicata alla soluzione dei problemi(6), e di rilanciare il servizio di orientamento per i cittadini "Citizens' Signpost Service". La Commissione ha inoltre stabilito l'obiettivo in base al quale gli Stati membri dovranno ridurre di almeno il 10 % le infrazioni derivanti da un'applicazione non corretta della legislazione comunitaria entro il giugno 2003.

    3.3. Gli interventi mirati per i prossimi diciotto mesi sono stati prescelti in funzione del loro potenziale contributo al conseguimento degli obiettivi prioritari. Il numero di tali interventi è stato drasticamente ridotto dai quasi 80 dell'anno scorso a circa 30 di quest'anno, cosa che garantirà un'attenzione politica più concentrata. Gli interventi mirati sono stati raggruppati nei seguenti quattro punti, individuati nella comunicazione originaria sulla strategia per il mercato interno(7):

    - modernizzare i mercati,

    - migliorare le condizioni in cui operano le imprese,

    - soddisfare i bisogni dei cittadini,

    - anticipare l'ampliamento.

    3.3.1. La modernizzazione dei mercati è un obiettivo fondamentale. Alcuni importanti settori dell'economia europea non sono ancora abbastanza competitivi, e diversi settori d'importanza cruciale del mercato interno continuano ad essere frammentari ed eccessivamente protetti dalla concorrenza. Il Consiglio europeo di Barcellona ha dato particolare rilievo all'integrazione delle industrie organizzate in reti ed al settore finanziario, che costituiscono la spina dorsale di un mercato interno pienamente funzionante. Occorre accelerare la velocità d'attuazione del piano d'azione nel campo dei servizi finanziari. Per ottenere una maggiore integrazione dei mercati dei servizi sono necessarie iniziative coraggiose. Una politica degli appalti pubblici più aperta e concorrenziale potrà fruttare enormi risparmi. Occorre rendere operativo il reciproco riconoscimento delle qualifiche, delle omologazioni e dei servizi finanziari: solo nell'anno 2000, gli scambi risultati impossibili nell'UE per problemi legati al reciproco riconoscimento hanno toccato la quota di 150 miliardi EUR. Non esistono soluzioni immediate e valide in tutti i casi. Occorre recuperare il ritardo nella normalizzazione: per quanto l'attività in tal senso sia stata intensificata, concordare una norma europea può ancora richiedere fino ad otto anni.

    3.3.2. Un'altra priorità è il miglioramento delle condizioni in cui operano le imprese. Gli interventi volti ad integrare i mercati eliminando gli ostacoli agli scambi produrranno pienamente i loro effetti soltanto se l'Europa sosterrà imprese creative e dinamiche in un ambiente che promuove l'imprenditorialità e l'innovazione. Occorre realizzare ulteriori progressi su diversi fronti. Gli aiuti di stato vanno ridotti e riorientati: il Consiglio europeo di Barcellona ha invitato gli Stati membri a persistere nella riduzione degli aiuti di stato, riorientandoli al tempo stesso verso obiettivi di natura più orizzontale. In tutta l'Unione è inoltre importante migliorare la fiscalità per le imprese eliminando ostacoli e distorsioni di natura fiscale. Infatti le imprese, soprattutto le PMI, vedono la loro competitività compromessa proprio dagli adempimenti cui sono soggette. Nonostante tutto ciò che è stato detto circa la necessità di una migliore regolamentazione, la maggior parte delle imprese non riscontra ancora alcun effetto tangibile sulla propria attività quotidiana. La Commissione ha presentato al Consiglio europeo di Siviglia un piano d'azione per una migliore regolamentazione. Presentare un piano d'azione non è tuttavia sufficiente: occorre farlo funzionare in pratica, e gli Stati membri devono svolgere in pieno il proprio ruolo. Uno dei modi in cui gli Stati membri possono promuovere l'imprenditorialità consisterebbe nel rendere più agevole ed economica la creazione di una nuova impresa. Se l'Europa è pienamente convinta di quanto affermato circa il significato dell'attività di ricerca e sviluppo, è necessario sbloccare la proposta di brevetto comunitario: in assenza di una tutela sui brevetti forte e realizzabile, l'Europa non potrà che perdere terreno nei confronti degli Stati Uniti.

    3.3.3. Il mercato interno dovrebbe rispondere ai bisogni dei cittadini. La concorrenza è il migliore alleato del consumatore, e non ne ha compromesso la sicurezza. Le norme sulla protezione dei consumatori dovrebbero promuovere la concorrenza e la libertà di circolazione. Benché nel corso dell'ultimo decennio le differenze di prezzo si siano ridotte, la convergenza sta adesso attraversando una fase di rallentamento. La cosiddetta "relazione di Cardiff" ed il Libro verde sulla protezione dei consumatori(8) avanzano l'ipotesi che questo fenomeno possa essere in parte imputabile alle discrepanze tra le regolamentazioni. Per soddisfare le esigenze dei cittadini occorre inoltre integrare ulteriormente gli aspetti dello sviluppo sostenibile, della protezione dell'ambiente(9) e della politica sociale nelle politiche per la realizzazione del mercato interno e nell'attuazione del piano d'azione della Commissione per le competenze e la mobilità(10), che mira a creare un ambiente più favorevole, in grado di rendere più aperti e più accessibili i mercati europei del lavoro entro il 2005.

    3.3.4. Il mercato interno è uno di quei settori di cruciale importanza e di elevata visibilità, in cui risulterà immediatamente evidente se i nuovi Stati membri siano pienamente preparati tanto in teoria quanto in pratica. In vista dell'allargamento, i paesi candidati all'adesione devono continuare a rafforzare le proprie capacità amministrative, soprattutto in settori d'importanza fondamentale quali i diritti di proprietà intellettuale ed industriale, il reciproco riconoscimento (soprattutto delle qualifiche professionali), gli appalti pubblici ed il riciclaggio dei capitali. Benché l'Unione sostenga gli sforzi di questi paesi, è importante integrare quanto prima i nuovi Stati membri nella rete di soluzione dei problemi Solvit.

    3.4. Le azioni mirate della Commissione figurano nell'allegato 3. Il Comitato condivide, in linea di massima, tali obiettivi, e invita il Consiglio, il Parlamento europeo e gli Stati membri a fare quanto in loro potere per conseguirli.

    3.5. È difficile misurare i risultati delle politiche condotte dai pubblici poteri: alcuni sono impossibili da quantificare, mentre per altri ciò comporterebbe spese talmente ingenti da rendere tale operazione poco conveniente. Piuttosto che restare nella totale assenza di riferimenti è tuttavia preferibile effettuare qualche misurazione. È più importante misurare i risultati ottenuti piuttosto che i fattori che hanno contribuito al loro conseguimento: ciò che conta, infatti, non è il numero di azioni mirate realizzate, bensì l'impatto che esse hanno avuto. Le azioni dovrebbero essere accompagnate da indicatori: nella prossima revisione della strategia per il mercato interno la Commissione cercherà di rendere espliciti gli indicatori da utilizzare per misurare i progressi compiuti.

    4. Osservazioni di carattere generale sulla revisione della strategia per il mercato interno effettuata dalla Commissione

    4.1. Al Consiglio europeo di Lisbona, svoltosi nel 2000, l'UE ha dichiarato la propria missione, quella cioè di diventare, entro dieci anni, "l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro, e una maggiore coesione sociale". A due anni da questa dichiarazione l'Europa si trova dietro agli Stati Uniti per quanto riguarda molti degli indicatori significativi che misurano il dinamismo e la competitività economica.

    4.2. Una delle ragioni principali di tale situazione è l'assenza di progressi verso il completamento del mercato interno. Come accade anche negli Stati Uniti, nell'UE gli scambi si svolgono per la maggior parte a livello interno: gli scambi intracomunitari rappresentano circa il 63 % del totale(11). Come conferma la comunicazione della Commissione, i problemi legati al reciproco riconoscimento provocati dalla mancata modernizzazione dei mercati europei stanno limitando la crescita commerciale di circa 150 miliardi EUR all'anno. Il mercato interno è talmente lontano dal completamento che per le imprese europee è spesso più semplice effettuare scambi al di fuori dell'Europa piuttosto che al suo interno. Per compiere la sua missione, l'UE deve rendere più agevoli gli scambi tra gli Stati membri. Il Comitato concorda quindi con la Commissione sul fatto che modernizzare i mercati europei costituisce un obiettivo prioritario.

    4.3. Il documento della Commissione non presenta novità di rilievo. Da tutti i documenti prodotti dalla Commissione su questo argomento emergono molti degli stessi imperativi, obiettivi, esortazioni, la stessa deludente mancanza di progressi. La Commissione ha raccomandato gli stessi interventi e stabilito gli stessi obiettivi con coerenza ammirevole, ma i risultati attesi non si sono concretizzati. Il Comitato rileva che la stessa Commissione ammette di non aver rispettato i termini stabiliti, incluso quello previsto per il piano d'azione per una migliore regolamentazione, che il Comitato aveva già fatto presente in un parere precedente(12). Ciononostante il Comitato concorda con la Commissione nel ritenere che quest'assenza di progressi sia prevalentemente imputabile agli Stati membri, al Parlamento europeo e al Consiglio.

    4.4. Il Comitato concorda con la Commissione sulla necessità di una riforma strutturale. Nonostante gli impegni sottoscritti a Lisbona e confermati a Barcellona, la liberalizzazione dei mercati dell'energia procede con grande lentezza: benché alcuni Stati membri si dichiarino favorevoli all'idea, nella pratica essi sembrano riluttanti a passare all'azione. In alcuni settori si rileva ancora una forte resistenza al cambiamento, soprattutto a livello di Stati membri. Come ha dichiarato la Commissione(13), per ovviare a questa situazione sarà necessario inculcare nuove abitudini, formulare nuovi metodi di lavoro e sviluppare una nuova cultura amministrativa e politica: ciò richiederà un approccio che coinvolga diverse unità amministrative, sotto la guida della Commissione.

    4.4.1. Nel piano d'azione dell'anno scorso, relativo ad un periodo di 18 mesi, la Commissione aveva ridotto il numero di azioni mirate da 130 a 78. Adesso le ha limitate ulteriormente, portandole da 78 a circa 30. In entrambi gli ultimi due anni il tasso di successo del completamento delle azioni si è attestato intorno al 50 %. Benché sia ragionevolmente certo che la Commissione abbia visto giusto nel ritenere che quest'ulteriore sfoltimento del numero delle azioni consentirà una più forte e più efficace concentrazione politica sui singoli obiettivi, non sembra che il progressivo restringimento delle prospettive abbia consentito di migliorare in alcun modo il tasso di successo. La Commissione sembra aspettarsi che un'ulteriore riduzione del numero delle azioni mirate comporti una proporzione più elevata di obiettivi raggiunti, ma l'esperienza suggerisce che questa teoria di causalità non sempre è valida. Si direbbe una questione di volontà politica piuttosto che di energia politica.

    4.4.1.1. In democrazia la volontà politica si fonda sulla volontà della maggioranza. Il completamento del mercato interno potrà diventare una realtà soltanto se la grande maggioranza dei cittadini europei ne riconoscerà i benefici.

    4.4.2. Come dichiarato dalla Commissione, "per inquadrare in modo efficace sotto il profilo giuridico il mercato interno si deve partire dal recepimento di determinate direttive nelle rispettive legislazioni nazionali da parte degli Stati membri". Il Comitato concorda con la Commissione sull'importanza che essa attribuisce al corretto recepimento delle direttive comunitarie nelle legislazioni nazionali entro i termini stabiliti. Al momento, il recepimento e l'attuazione delle direttive negli Stati membri sono fonte di ulteriori difficoltà, divergenze e ritardi. Per evitare distorsioni di concorrenza e la creazione di regimi legislativi differenziati, che ostacolano e scoraggiano gli scambi intracomunitari, è necessario un elevato livello di armonizzazione tra gli strumenti legislativi in vigore nei vari Stati membri. Ciò non è possibile quando così tanti Stati membri sono in ritardo nel recepire la legislazione comunitaria e quando la trasposizione viene distorta da interpretazioni nazionali differenti nonché dal diffuso ricorso a deroghe e ad esenzioni. È semplicemente inaccettabile che agli Stati membri continui ad essere consentito di rimandare sine die il processo di recepimento.

    4.4.3. Un tipico esempio di ritardo è rappresentato dalla direttiva sulle garanzie dei beni di consumo(14), finora recepita solo da quattro Stati membri. La Commissione ha stabilito l'obiettivo di conseguire un tasso di recepimento del 98,5 % (e del 100 % per tutte le direttive la cui trasposizione è in ritardo di oltre due anni), ma, a priori, tale risultato sembra irraggiungibile.

    4.4.4. Tuttavia, non si tratta neanche di una semplice questione di recepimento. Il completamento del processo d'integrazione della legislazione europea nei sistemi nazionali in modo tale da produrre quel livello di armonia necessario a fare del mercato interno una realtà richiede il soddisfacimento di una serie di condizioni distinte.Tra le principali figurano:

    - il recepimento della legislazione in maniera uniforme e tempestiva;

    - la creazione della necessaria capacità amministrativa per consentire un'efficace attuazione;

    - l'esercizio della volontà politica per garantire l'applicazione.

    4.5. Il Comitato concorda con la Commissione nel ritenere che le azioni proposte si rinforzeranno a vicenda e produrranno un effetto moltiplicatore: tale effetto risulterebbe seriamente compromesso se esse fossero attuate solo in parte.

    4.6. Il Comitato condivide la valutazione della Commissione, secondo la quale in questa fase non sono necessarie né nuove idee né un cambiamento di direzione. Da un punto di vista politico, non sarebbe opportuno, a questo stadio, cercare di riorientare il processo. Rileva tuttavia un urgente bisogno di progressi più decisi verso il conseguimento degli obiettivi stabiliti dalla Commissione. Il tempo è d'importanza fondamentale. Il Comitato approva in linea di massima tali obiettivi e le priorità loro assegnate dalla Commissione.

    5. Osservazioni sugli interventi mirati della Commissione

    5.1. Modernizzare i mercati

    5.1.1. Il Comitato concorda con la Commissione sull'urgente necessità che gli Stati membri mantengano gli impegni presi a Barcellona, cioè di garantire entro il 2004 la libera scelta del fornitore di energia elettrica e gas a tutti gli utenti europei diversi dalle famiglie. Il Comitato ritiene che il conseguimento dell'obiettivo costituirebbe un notevole passo avanti nella liberalizzazione dei servizi, pur lasciando agli Stati membri la facoltà di restringere la libertà di scelta delle utenze familiari, e trascurando molti altri servizi essenziali. Pur trattandosi di un obiettivo tutt'altro che ambizioso, esso si colloca probabilmente al limite della fattibilità politica.

    5.1.2. Come la Commissione stessa afferma, "I servizi finanziari costituiscono il lubrificante del motore economico europeo". Com'è stato suggerito nell'ambito della revisione intermedia d'alto livello del piano d'azione sui servizi finanziari (FSAP - Financial Services Action Plan)(15), un settore finanziario maggiormente integrato potrebbe incrementare il PIL dell'Unione di 43 miliardi EUR all'anno, ed a ricavarne i principali vantaggi sarebbero i consumatori. Il Consiglio di Barcellona ha ribadito il ruolo del piano d'azione sui servizi finanziari quale indicazione del cammino da seguire per arrivare a tale traguardo. Il Consiglio e il Parlamento europeo sono stati esortati ad adottare quest'anno gli otto provvedimenti legislativi attualmente in discussione. Il Comitato condivide tale richiesta.

    5.1.3. La Commissione stima che una maggiore concorrenza nel settore dei servizi destinati alle imprese potrebbe da sola incrementare di 350 miliardi EUR il PIL dell'Unione(16). Alla fine degli anni '90, il terziario ha rappresentato il fattore di crescita occupazionale di gran lunga più importante di tutta la Comunità: ora esso offre il maggiore potenziale per un'ulteriore crescita dell'occupazione. Il divario occupazionale tra UE e USA nel settore dei servizi è del 14 %, l'equivalente cioè di 36 milioni di posti di lavoro(17). Il Comitato concorda con la Commissione sul fatto che per sfruttare tale potenziale è imprescindibile eliminare dal mercato interno gli ostacoli che ancora si frappongono alla prestazione transfrontaliera di servizi da parte delle imprese, alla fruizione dei servizi da parte dei consumatori ed alla libertà di stabilimento.

    5.1.3.1. Il Comitato riterrebbe utile effettuare una valutazione dei costi che si ripercuotono sul contribuente europeo nei casi in cui i consumatori non possono avvalersi di servizi affidabili universalmente accessibili e per i quali possono scegliere il fornitore da un ampio ventaglio di offerte. È necessario introdurre una legislazione e/o codici di condotta adeguati che disciplinino l'operato delle società fornitrici di tali servizi. Inoltre, per migliorare il funzionamento del mercato interno, evitare distorsioni di concorrenza e garantire che questi servizi siano offerti in via permanente e con un elevato livello di qualità, queste regole dovrebbero essere armonizzate in tutta la Comunità. Sarebbe anche utile una valutazione dell'impatto dell'attuale situazione sull'impiego nel settore dei servizi. Queste valutazioni rivestirebbero particolare interesse nel contesto dell'allargamento.

    5.1.4. Un altro campo in cui urge realizzare progressi è quello degli appalti pubblici. La percentuale di appalti oggetto di bandi pubblici è aumentata, ma corrisponde tuttora solo al 15 %. Al tempo stesso la percentuale di contratti assegnati a fornitori di altri Stati membri rimane di gran lunga inferiore al 2 %, mentre nel settore privato raggiunge il 20 %. La Commissione ha calcolato che per il contribuente europeo procedure d'appalto più aperte potrebbero comportare risparmi superiori a 50 miliardi EUR all'anno. Non si può che concludere che si tratta di un'ulteriore manifestazione di protezionismo da parte degli Stati membri e, in quanto tale, essa non si dimostra conforme allo spirito europeo né al raggiungimento della missione che l'Europa si è prefissata. Il Comitato concorda con la Commissione sull'importanza dei progressi realizzati circa il pacchetto legislativo proposto, e sulla necessità di opporsi fermamente a qualsiasi tentativo di diminuire l'efficacia, ad esempio aumentando i valori di soglia.

    5.1.5. Il Comitato condivide il punto di vista della Commissione sulla necessità di una più estesa applicazione del principio del riconoscimento reciproco. La Commissione afferma che "In molti settori questo principio funziona ragionevolmente bene ed evita il ricorso ad un'inutile regolamentazione". Purtroppo ciò non si applica a tutti i settori.

    5.1.6. Il Comitato deplora che possano ancora occorrere fino ad otto anni per concordare una norma europea, e giudica urgente trovare un modo per semplificare la procedura. Non può accettare che il problema venga considerato insolubile. Il Comitato conviene con la Commissione sul fatto che la situazione in alcuni settori industriali d'importanza cruciale, quali i prodotti per l'edilizia e le macchine, resta preoccupante. Come afferma la Commissione "in questi settori non esiste ancora un effettivo mercato interno".

    5.2. Migliorare le condizioni in cui operano le imprese

    5.2.1. Il Comitato condivide l'idea della Commissione secondo la quale l'Unione deve favorire le imprese dinamiche e innovative. Ciò richiede la creazione di una cultura che permetta alle imprese di prosperare, libere da eccessivi vincoli burocratici. La legislazione deve facilitare l'attività imprenditoriale, non certo ostacolarla. Il Comitato ritiene che questa sia una conditio sine qua non per il conseguimento di una crescita economica sostenibile.

    5.2.2. Uno dei vincoli più pregiudizievoli è quello dell'onere imposto alle imprese dalla regolamentazione, che, secondo la Commissione, deve essere ridotto. Di recente il Comitato ha pubblicato due pareri(18), rispettivamente sulla semplificazione e sul miglioramento della regolamentazione. In tali pareri si richiama l'attenzione sull'esigenza di una normativa di migliore qualità, il che implica necessariamente una riduzione del suo volume. Secondo il Comitato ciò non equivale ad una deregolamentazione. La maniera frammentaria in cui la normativa europea è andata evolvendosi ha prodotto testi legislativi contorti e oscuri, conducendo alla chiara necessità di una riformulazione su vasta scala al fine di ottenere documenti concisi e coerenti, che sostituiscano l'attuale coacervo di testi. Il Comitato sottolinea che la semplificazione richiede una maggiore armonizzazione della legislazione nell'UE e auspica un uso più generalizzato dei regolamenti invece che delle direttive, in modo da porre gli Stati membri di fronte al fatto compiuto, piuttosto che offrire loro un'opportunità di aumentare l'eterogeneità.

    5.2.2.1. Nel secondo parere citato il Comitato accenna al fatto che l'inadeguatezza normativa costa attualmente alle imprese europee circa 330 miliardi EUR all'anno. Se a questo si aggiungono i costi sostenuti dalle amministrazioni pubbliche e le inefficienze economiche che ne conseguono, il costo totale per la società si aggira intorno al 10 % del PIL. In tale parere il Comitato propone un piano d'azione per migliorare l'ambiente normativo ed esorta tutte le parti interessate ad assumere appieno il proprio ruolo nella sua attuazione. Nel presente parere il Comitato tiene a ribadire tale appello. I dettagli del piano d'azione proposto dal Comitato figurano nell'allegato 4.

    5.2.3. Il Comitato ha accolto con interesse la pubblicazione del piano d'azione che la Commissione presenterà al Consiglio europeo di Siviglia. Il Comitato, che sta attualmente elaborando un parere su questo documento, confida che il Consiglio, il Parlamento europeo e gli Stati membri agiranno con prontezza e decisione nel realizzare le proposte della Commissione. Quest'ultima ha riconosciuto: "vogliamo che le nostre imprese siano concorrenziali ma allo stesso tempo leghiamo loro le mani". Il Comitato esorta la Commissione a guidare con slancio questo processo, del quale essa è uno dei maggiori responsabili, benché il completamento del progetto debba dipendere da altri. La Commissione esercita infatti un'influenza che va oltre l'ambito formale delle sue competenze. Il mantenimento dello status quo non è un'alternativa possibile.

    5.2.3.1. Il Comitato prende nota del fatto che la Commissione prevede di istituire insieme agli Stati membri uno "Standing European Business Test Panel" (gruppo permanente di prova delle imprese europee) comprendente circa 4000 società per aiutare a valutare l'impatto potenziale delle proposte chiave di regolamentazione per le imprese di ogni dimensione e per ottenere un "feedback" tempestivo e rappresentativo. Il Comitato vede positivamente l'iniziativa ma auspica che funzioni meglio rispetto ai precedenti tentativi in materia.

    5.2.4. Il Comitato ha spesso fatto presente come le differenze tra i regimi tributari dei vari Stati membri frammentino il mercato unico. In nessun caso è più evidente che in quello dell'IVA, in cui un testo oscuro e contorto impone adempimenti complessi ed onerosi, che differiscono sostanzialmente da un paese all'altro, e che costituiscono un grave disincentivo per gli scambi internazionali, specie per le PMI. La pluralità delle regole e la mancanza di uniformità nelle metodologie di applicazione portano ad una situazione in cui il mercato unico risulta di fatto segmentato in quindici diverse aree tributarie. Finché l'IVA sarà riscossa da quindici diverse autorità tributarie con tradizioni legali e normative differenti, e con interpretazioni, procedure, sistemi, linguaggi, abitudini, pratiche e metodi di lavoro diversi, non si può pretendere che le transazioni transfrontaliere possano essere trattate in modo identico a quelle nazionali, cosa che invece costituirebbe la caratteristica distintiva del mercato unico. A giudicare dalla prospettiva attuale, sembra che si tratti di un desiderio irrealizzabile. Di fatto gli attuali accordi sull'IVA non sono compatibili con i principi del mercato interno. In un precedente parere(19) il Comitato ha segnalato che il fatto stesso che le transazioni all'interno della Comunità vengano trattate come "importazioni" ed "esportazioni" è un anacronismo contrario allo stesso obiettivo del mercato unico. Considerazioni simili si applicano a molti altri aspetti della tassazione. Il Comitato sta attualmente elaborando un parere sull'argomento.

    5.2.5. Il Comitato concorda con la Commissione sul fatto che per promuovere l'imprenditorialità è essenziale rendere più agevole ed economica la creazione di nuove imprese, ed approva pienamente l'intenzione della stessa Commissione di fissare specifici obiettivi quantitativi per altri aspetti dell'imprenditorialità prima della fine dell'anno.

    5.2.6. Il Comitato appoggia, ancora una volta, l'esortazione rivolta dalla Commissione agli Stati membri affinché questi riducano gli aiuti di Stato, che sono fonte di distorsioni della concorrenza. Una situazione nella quale queste esortazioni continuassero ad essere ignorate sarebbe insostenibile.

    5.3. Soddisfare i bisogni dei cittadini

    5.3.1. Il Comitato condivide l'affermazione della Commissione secondo cui i vantaggi derivanti da una maggiore scelta, da un miglior servizio e da prezzi più concorrenziali non hanno in genere compromesso né la sicurezza né il benessere dei consumatori. Nota inoltre che la Strategia della politica dei consumatori 2002-2006 in via di elaborazione svilupperà ulteriormente i piani della Commissione su questo argomento, ed auspica di essere consultato su tale documento quando verrà pubblicato.

    5.3.2. Al di fuori delle industrie organizzate in reti, non soggette a legislazione comunitaria, gli Stati membri stabiliscono le modalità da seguire per adempiere agli obblighi in tema di servizio pubblico e la Commissione si limita a garantirne la compatibilità con la disciplina della concorrenza e del mercato interno. Questo contrasta con i casi in cui vige la legislazione comunitaria. Il Comitato non reputa complementari le due situazioni e si compiace che la Commissione abbia annunciato(20) iniziative concrete miranti a garantire una maggiore certezza del diritto e prevedibilità nell'applicazione di queste norme.

    5.3.3. Il Comitato concorda con la Commissione nel ritenere inadeguate le attuali modalità informali di cooperazione tra le autorità pubbliche responsabili del rispetto delle norme in tema di protezione dei consumatori. Il Comitato conviene altresì sulla necessità di assicurare la libera circolazione e l'assenza di ostacoli, per evitare situazioni in cui le imprese decidono di non avvalersi della possibilità di vendere in tutta l'Unione poiché trovano troppo oneroso uniformarsi a quattordici serie diverse di prescrizioni regolamentari. Come afferma la Commissione "quando ciò accade il perdente è in ultima analisi il consumatore". La presenza nell'UE di ambienti di regolamentazione eterogenei sta frenando il commercio intracomunitario. Questa situazione si aggraverà qualora, a seguito del processo di allargamento, dieci nuovi sistemi normativi vadano a sommarsi a quelli già esistenti.

    5.3.4. Il Comitato si unisce alla Commissione nell'assegnare un grado elevato di priorità allo sviluppo di meccanismi transfrontalieri alternativi per la composizione delle controversie(21). Non si tratta di un problema secondario: è anzi un aspetto che costituisce parte integrante del funzionamento efficace del mercato interno.

    5.3.5. Nel parere(22) sulla comunicazione della Commissione del 24 novembre 1999, che delineava una proposta di strategia per il mercato interno per il quinquennio successivo, il Comitato formula le seguenti osservazioni sull'obiettivo "migliorare la qualità della vita dei cittadini": "Il mercato unico di per sé non può mantenere una promessa del genere in quanto, anche nel caso in cui se ne presentassero le opportunità, i cittadini potrebbero sempre scegliere di non coglierle". Il parere prosegue mettendo in dubbio che un siffatto obiettivo possa mai permettere la definizione di un traguardo misurabile. Il Comitato nota che ora detto obiettivo è stato modificato in "soddisfare i bisogni dei cittadini". Ritiene che si tratti di un miglioramento rispetto alla drastica formulazione originale, ma nutre dubbi anche sull'effettiva misurabilità dell'obiettivo così modificato. Non c'è consenso su ciò che s'intende con l'espressione "i bisogni dei cittadini": essi sono infatti spesso in conflitto tra di loro e la valutazione sul loro soddisfacimento è spesso ampiamente soggettiva.

    5.3.5.1. Il Comitato condivide il principio di migliorare la vita dei cittadini, ma fa presente che essi non sono un gruppo omogeneo, e che i loro bisogni sono differenziati. Oltre ad essere scaglionati nel tempo in maniera eterogenea, i costi ed i benefici legati al completamento del mercato interno si distribuiscono in maniera differenziata tra i singoli gruppi di cittadini (imprenditori, lavoratori, consumatori ecc.), nonché sulle regioni e sui settori economici. I cittadini sono inoltre in grado di assumere più ruoli contemporaneamente. Sarebbe quindi opportuno valutare i risultati sulla base dell'impatto sui singoli gruppi di cittadini. È facilmente prevedibile che i singoli gruppi si esprimano in maniera fortemente differenziata, d'altro canto sembra improbabile poter riunire risultati misurabili per la totalità dei cittadini europei.

    5.4. Anticipare l'ampliamento

    5.4.1. Commentando la strategia per il mercato interno della Commissione(23) il Comitato affermava: "La principale critica che il Comitato muove alla strategia complessiva riguarda l'aspetto dell'ampliamento, a suo giudizio non sviluppato a sufficienza. Far sì che il mercato interno contribuisca al successo dell'ampliamento è un obiettivo valido ma insufficiente". Sarebbe la soluzione ideale, ma purtroppo non corrisponde alla realtà. Il Comitato proseguiva indicando che l'esigenza più pressante era che i paesi candidati fossero in grado di adottare le regole del mercato unico prima dell'adesione. Due anni dopo questo rappresenta tuttora un obiettivo da conseguire. La Commissione afferma infatti che "La capacità amministrativa dei paesi candidati rimane piuttosto debole, anche per quanto riguarda il recepimento delle norme e il loro rispetto (sic)". Ad allargamento avvenuto, il mercato interno risulterà sì ampliato, ma sarà ancora "interno"? In altre parole: continuerà ad essere un vero mercato unico, anche se solo nella forma attuale, cioè un po' diluita?

    5.4.1.1. Il Comitato sarebbe preoccupato se si verificasse una situazione in cui il processo di allargamento provocasse ulteriori difformità nel mercato interno, creando ancora nuovi e diversi regimi regolamentari per effetto dei ritardi nel recepimento della legislazione comunitaria, della proliferazione delle interpretazioni nazionali e dell'imposizione di leggi, usi e costumi e pratiche commerciali nazionali nei nuovi Stati membri. Non sarebbe accettabile che il processo di allargamento avesse effetti negativi sul funzionamento del mercato interno. Per motivi di cautela, è fondamentale che le norme sul mercato interno già esistenti si applichino, mutatis mutandis, ai nuovi Stati membri.

    5.4.1.2. Il Comitato è tuttavia consapevole del fatto che in alcuni casi la trasposizione delle regole del mercato interno richiederà un certo periodo di tempo. Ciò è vero soprattutto per i paesi candidati, che per molti anni sono stati sotto il giogo di regimi repressivi e totalitari. In questi casi la prassi di concedere periodi transitori costituisce un'alternativa utile, sia per gli Stati membri attuali che per quelli futuri. I periodi transitori, tuttavia, restringono le quattro libertà fondamentali che caratterizzano il mercato interno. Benché siano indispensabili per assicurare un processo di allargamento accettabile sotto il profilo sociale ed economico, la loro durata dovrebbe essere limitata allo stretto necessario.

    5.4.1.3. Il Comitato ritiene che la semplificazione delle regolamentazioni sia una questione che riguarda anche l'allargamento. Nel parere sull'allargamento (Relatore: Vever)(24) affermava che "Il recepimento dell'acquis comunitario da parte dei paesi candidati è intralciato dalla grande complessità della regolamentazione comunitaria. Invece di semplificare la normativa, l'Unione europea continua anche oggi a emanare disposizioni troppo complesse per gli utilizzatori, troppo dispersive, se non contraddittorie, per formare un insieme veramente coerente, troppo appiattite sulle regolamentazioni nazionali vigenti per poterle effettivamente armonizzare". Il Comitato ribadisce la sua posizione e richiama l'attenzione sulla scarsità del tempo a disposizione per risolvere la situazione. Si tratta di una questione da affrontare con celerità.

    5.4.2. Il Comitato conviene sull'importanza che la Commissione annette all'integrazione quanto più sollecita possibile dei nuovi Stati membri nella rete per la soluzione dei problemi Solvit. Reputa inoltre opportuno incoraggiare i paesi candidati a partecipare alla banca dati PRISM (Progress Report in Initiatives in the Single Market)(25), creata su iniziativa dell'Osservatorio europeo del mercato unico (OMU) del Comitato. Alcuni già lo fanno.

    5.4.2.1. Il Comitato ritiene che un uso più esteso di Internet non possa che favorire l'integrazione del mercato interno. Per esempio, risulterebbe utile un sito web, che le imprese, ed in particolare le PMI, potessero usare come vademecum, per informarsi sui requisiti legali e sui regimi tributari di altri Stati membri. A livello europeo dovrebbero inoltre essere sviluppate su vasta scala anche le competenze intese a favorire la comunicazione tra l'amministrazione pubblica e le imprese (A2B), tra l'amministrazione e i consumatori (A2C) e viceversa tra le imprese e l'amministrazione (B2A) e i consumatori e l'amministrazione (C2A). Attualmente questo processo è ancora in fase embrionale.

    5.4.3. Il Comitato accoglie con favore la proposta delle "revisioni dei colleghi" (peer reviews), che prevedono visite nei paesi candidati da parte di esperti provenienti dalle corrispondenti autorità degli Stati membri e dalla Commissione, e concorda nel ritenere essenziale la cooperazione e la comprensione tra funzionari delle autorità competenti per poter estendere il mercato interno ai paesi candidati.

    5.5. Misurare i progressi compiuti

    5.5.1. Il Comitato conviene con la Commissione sul fatto che la disponibilità di qualche misurazione, per quanto imperfetta, è preferibile ad un'assenza totale di misurazioni, e che è quindi importante associare alla misurazione quantitativa delle valutazioni qualitative, senza però permettere che il processo diventi eccessivamente soggettivo. È difficile convincere i cittadini dell'esistenza di progressi concreti se questi non sono misurabili, e se le relative misurazioni devono essere in gran parte empiriche. Il Comitato riconosce che il fattore più importante è l'impatto sull'economia reale. Bisogna infatti porre rimedio alla situazione in cui "la maggior parte delle imprese (...) non riscontra ancora alcun effetto sensibile sulla propria attività quotidiana".

    5.5.2. Il Comitato si compiace del fatto che nella prossima revisione del mercato interno la Commissione intenda rendere espliciti gli indicatori da utilizzare per misurare i progressi compiuti. Affinché essi siano credibili, è fondamentale comprovarne la validità. Il Comitato accoglie inoltre con favore l'iniziativa sulla vigilanza del mercato interno, che valuterà regolarmente i prezzi di un paniere normalizzato di beni in tutti gli Stati membri.

    6. Conclusioni

    6.1. La conclusione da trarre dalla Revisione della strategia per il mercato interno 2002 della Commissione è che molto rimane da fare e che i progressi compiuti finora sono deludenti.

    6.2. Ed in questo campo il tempo non gioca a favore dell'Europa. Il periodo di 18 mesi considerato da questa revisione porterà l'Europa alla soglia dell'ampliamento e quasi a metà strada rispetto alla scadenza fissata a Lisbona. L'imminenza dell'allargamento conferisce un'urgenza aggiuntiva al progetto di completamento del mercato interno. Per la riuscita del processo di ampliamento bisogna, da un lato, migliorare il funzionamento del mercato unico per creare una piattaforma che consenta di accelerare la crescita economica attesa dall'ampliamento, e, dall'altro, sostenere i paesi candidati affinché siano in grado di adottare la normativa esistente sul mercato interno senza creare nuove distorsioni o inefficienze.

    6.3. Fondamentalmente, il fatto che l'Europa abbia, con ogni evidenza, fallito il tentativo di raggiungere un progresso più concreto verso quello che è generalmente riconosciuto come un obiettivo comune, non è da imputare alla Commissione, che ha agito in primo luogo da catalizzatore per il cambiamento, bensì alle altre istituzioni europee ed agli Stati membri. Senza un forte e concreto supporto politico da parte di tutti gli attori coinvolti, e soprattutto degli Stati membri, la visione di un vero mercato interno resterà una chimera e il raggiungimento degli obiettivi strategici europei rimarrà un sogno ben distante dalla realtà.

    6.4. Per ottenere questo appoggio politico, è assolutamente necessaria un'ampia accettazione politica dell'Unione europea da parte della popolazione. Questa, a sua volta, è realizzabile solo facendo comprendere meglio ai cittadini i vantaggi che il mercato interno presenta. È necessaria una campagna pubblicitaria concertata, per convincere i cittadini europei dei vantaggi legati al completamento del mercato unico, e per rassicurarli circa possibili conseguenze indesiderate.

    6.5. Il conseguimento degli obiettivi che si prefigge l'Unione dipende dall'impegno totale di tutti i soggetti interessati. Il Comitato invita la Commissione a riflettere su un'agenda a lungo termine per il mercato interno in modo da poter apportare il suo pieno contributo al raggiungimento del traguardo fissato. Esso ritiene inoltre che le competenze del quadro di valutazione del mercato interno dovrebbero essere estese a fattori su cui attualmente non riferisce, concentrandosi particolarmente su certi elementi che continuano ad ostacolare il completamento del mercato unico.

    6.6. La Commissione ha ragione nell'affermare che, per dimostrarsi efficace, la strategia per il mercato interno deve rappresentare un "calendario degli impegni" condiviso dalla Commissione, dal Consiglio, dal Parlamento europeo e dagli Stati membri e che "la dirigenza collettiva dell'Europa deve mantenere l'impegno preso".

    Bruxelles, 18 luglio 2002.

    Il Presidente

    del Comitato economico e sociale

    Göke Frerichs

    (1) GU C 140 del 18.5.2000.

    (2) GU C 14 del 16.1.2001.

    (3) GU C 221 del 7.8.2001.

    (4) COM(2001) 736 def. del 7 dicembre 2001.

    (5) Quadro di valutazione del mercato interno n. 9, 9 novembre 2001.

    (6) COM(2001) 702 def., 27 novembre 2001.

    (7) COM(1999) 624 def., 24 novembre 1999.

    (8) COM(2001) 531, 2 ottobre 2001.

    (9) Strategia del Consiglio relativa all'integrazione della protezione dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile nelle politiche per la realizzazione del mercato interno (8970/01).

    (10) COM(2002) 72, 13 febbraio 2002.

    (11) Commissione europea, febbraio 2002.

    (12) GU C 125 del 27.5.2002.

    (13) COM(2001) 726 def., 5 dicembre 2001.

    (14) Direttiva 1999/44/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 maggio 1999, su taluni aspetti della vendita e delle garanzie dei beni di consumo, GU L 171 del 7.7.1999.

    (15) Svoltasi a Bruxelles il 22 febbraio 2002.

    (16) COM(2000) 78, 1o marzo 2000.

    (17) COM(2000) 78, 1o marzo 2000.

    (18) GU C 48 del 21.2.2002 e GU C 125 del 27.5.2002.

    (19) GU C 193 del 10.7.2001.

    (20) Relazione al Consiglio europeo di Laeken, COM(2001) 598, 17 ottobre 2001.

    (21) COM(2002) 196 def. del 19 aprile 2002.

    (22) GU C 140 del 18.5.2000.

    (23) GU C 140 del 18.5.2000.

    (24) GU C 193 del 10.7.2001.

    (25) www.esc.eu.int/omu_smo/prism.

    ALLEGATO

    al parere del Comitato economico e sociale

    I seguenti emendamenti, che hanno ottenuto un numero di voti favorevoli pari ad almeno un quarto dei voti espressi, sono stati respinti nel corso del dibattito:

    Punto 4.4

    Dopo la prima frase, modificare come segue: "Il Comitato concorda con la Commissione sulla necessità di una riforma strutturale. >S>Nonostante gli impegni sottoscritti a Lisbona e confermati a Barcellona, la liberalizzazione dei mercati dell'energia procede con grande lentezza: a parole alcuni Stati membri si dichiarano favorevoli all'idea, ma nella pratica sembrano riluttanti a passare all'azione. In alcuni settori si rileva ancora una forte resistenza al cambiamento, soprattutto a livello di Stati membri.>/S> Ai vertici di Lisbona e Barcellona sono stati sottoscritti impegni in merito alla liberalizzazione dei mercati dell'energia. Alcuni Stati membri si sono assunti il preciso impegno, per il 2004, di aprire i propri mercati tenendo conto delle peculiarità dei servizi d'interesse generale. Come ha dichiarato la Commissione, >S>per ovviare a questa situazione>/S> affinché le riforme abbiano successo sarà necessario inculcare nuove abitudini, formulare nuovi metodi di lavoro e sviluppare una nuova cultura amministrativa e politica: ciò richiederà un approccio che coinvolga diverse unità amministrative, sotto la guida della Commissione."

    Motivazione

    Stigmatizzare i singoli Stati membri non contribuisce né al dibattito politico né all'ulteriore sviluppo dei mercati per i servizi d'interesse generale, tanto più che è lungi dall'essersi concluso il dibattito sulle peculiarità dei servizi d'interesse generale, sulla loro importanza per lo sviluppo economico e per le condizioni di vita dei cittadini e sulle pressioni che ne risultano sui mercati nei quali questi servizi vengono prestati. Inoltre, le prime esperienze di diversi paesi dimostrano che intervenire con eccessiva fretta e in maniera eccessivamente unilaterale sulle forze della libera concorrenza porta spesso a risultati indesiderati.

    Esito della votazione

    Voti favorevoli: 8, voti contrari: 19, astensioni: 1.

    Punto 5.1.1

    A partire dalla seconda frase, modificare come segue: "... Il Comitato ritiene che il conseguimento dell'obiettivo costituirebbe un notevole passo avanti nella liberalizzazione dei servizi, >S>pur lasciando agli Stati membri la facoltà di restringere la libertà di scelta delle utenze familiari, e trascurando molti altri servizi essenziali. Pur trattandosi di un obiettivo tutt'altro che ambizioso, esso si trova probabilmente al limite della fattibilità politica>/S> a condizione di tener conto delle peculiarità dei servizi d'interesse generale."

    Motivazione

    V. punto 4.4.

    Esito della votazione

    Voti favorevoli:10, voti contrari: 26, astensioni: 0.

    Punto 6.4

    Sostituire la terza frase con quanto segue: "Al tempo stesso sarà però indispensabile prendere seriamente in considerazione le preoccupazioni e i rilievi espressi nel contesto di una concorrenza in larga misura illimitata, soprattutto per quanto riguarda i servizi d'interesse generale. Non si devono liquidare le manifestazioni di scontento dei cittadini come 'reazioni emotive' ingiustificate. Spesso, infatti, esse scaturiscono da svantaggi concreti che possono essere effettivamente associati ad una liberalizzazione dell'economia. Sotto questo profilo il completamento del mercato interno può avere successo solo se oltre alla creazione di quest'ultimo si attribuisce pari importanza anche allo sviluppo dell'UE in un'Unione sociale e vi si profonde pari energia."

    Motivazione

    Il motivo della proposta è evidente. Occorre inoltre tener presenti le esperienze fatte in numerosi paesi con la liberalizzazione dei servizi d'interesse generale.

    Esito della votazione

    Voti favorevoli: 16, voti contrari: 21, astensioni: 0.

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