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Document 52007DC0601

Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni su una nuova strategia comunitaria per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata

/* COM/2007/0601 def. */

52007DC0601




[pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE |

Bruxelles, 17.10.2007

COM(2007) 601 definitivo

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI

su una nuova strategia comunitaria per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI

su una nuova strategia comunitaria per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata

In tutto il mondo la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) costituisce una grave minaccia alla gestione sostenibile delle risorse marine.

Secondo stime recenti, il "fatturato" globale della pesca INN sarebbe superiore a 10 miliardi di euro, il che rende questa attività il secondo più grande produttore di pesce al mondo, per valore, dopo la Cina.

La pesca INN è un problema mondiale, ma è anche un problema in cui l'Unione europea è chiamata a svolgere un ruolo guida. L'UE dispone infatti di una delle più grandi flotte da pesca, rappresenta la terza potenza in termini di catture ed è il più grande mercato e il maggiore importatore di prodotti della pesca al mondo. Le importazioni di prodotti della pesca illegali nell'UE sono state stimate per difetto a 1,1 miliardi di euro all'anno.

Ma non si tratta di una perdita puramente economica: in molti casi la pesca INN comporta un elevato costo ecologico. Mentre il 75% degli stock ittici mondiali sono sfruttati al massimo o sovrasfruttati dalle attività di pesca legali , la pesca INN rappresenta la forza nascosta che minaccia di aggravare una situazione già preoccupante. Tale minaccia si estende anche agli ecosistemi marini vulnerabili in un momento in cui la comunità internazionale si è impegnata a proteggerli da pratiche alieutiche distruttive.

A livello internazionale un ampio consenso sulla necessità di un'azione ferma contro la pesca INN è stato espresso in particolare dalla FAO, dall'Assemblea generale dell'ONU e dall'OCSE. L'UE è da tempo attiva nella lotta contro la pesca INN, sia sul piano interno che a livello internazionale. Questo impegno si è concretizzato, nel 2002, nel piano d'azione comunitario volto a eradicare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata[1].

La Commissione ritiene che sia giunto il momento di portare la lotta alla pesca INN ad un nuovo livello. Il modo migliore di porre fine a questa attività lucrativa consiste nello scoraggiare tali pratiche criminose rendendo estremamente difficile, se non impossibile, commercializzare con profitto i prodotti della pesca INN.

L'esigenza di uno slancio rinnovato nella lotta alla pesca INN è stata di recente evidenziata dal Parlamento europeo[2].

La presente comunicazione descrive le principali caratteristiche del fenomeno della pesca INN e delinea gli elementi essenziali di una nuova strategia volta ad assicurare che, in futuro, il crimine legato alla pesca non paghi più.

L'approccio integrato all'utilizzazione sostenibile degli oceani che sostiene tale iniziativa è comune alla strategia europea sulla tutela dell'ambiente marino e va inoltre considerato un progresso verso l'attuazione della politica marittima integrata dell'Unione europea, definita nella Comunicazione pubblicata dalla Commissione il 10 ottobre 2007 (COM(2007) 575 – il "Libro blu").

1. CARATTERISTICHE E PORTATA DELLA PESCA INN

1.1. Campo di applicazione

L'unica definizione di "pesca INN" concordata a livello internazionale è contenuta nel piano d'azione contro la pesca INN della FAO. In linea con questa definizione e per motivi di chiarezza la Commissione ritiene che il campo di applicazione della politica europea intesa a prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca INN debba comprendere:

- le violazioni delle norme sulla gestione e la conservazione delle risorse alieutiche in acque nazionali e internazionali;

- le attività di pesca svolte in zone di alto mare coperte da un'organizzazione regionale per la gestione della pesca (ORGP) da navi prive di nazionalità o immatricolate in un paese non appartenente all'ORGP in questione e in modi non conformi alle norme stabilite dalla stessa;

- le attività di pesca effettuate in zone di alto mare non coperte da una ORGPF in modi non conformi con le responsabilità dello Stato in materia di conservazione delle risorse di pesca ai sensi del diritto internazionale.

La politica dell'UE contro la pesca INN comprende pertanto attività di pesca che hanno luogo sia nelle acque comunitarie che al di fuori di esse. Tale politica deve mirare a scoraggiare e punire le infrazioni più gravi.

1.2. Impatto della pesca INN

La necessità di rafforzare l'azione dell'UE trova una spiegazione diretta nei molteplici impatti negativi dovuti alla pesca INN.

1.2.1. Danni ambientali

L'impatto più evidente della pesca INN è costituito dai danni, spesso disastrosi, causati alla biodiversità marina.

- La pesca INN è praticata in tutti gli oceani, dove danneggia gravemente la sostenibilità delle attività di pesca . Le catture non dichiarate o dichiarate erroneamente contribuiscono infatti al sovrasfruttamento, mentre attività di pesca che mirano al novellame, in violazione delle norme sulle dimensioni minime, o che si svolgono in periodi o in zone di divieto mettono in pericolo il rinnovamento degli stock ittici interessati. Tale impatto negativo è aggravato quando gli stock bersaglio si trovano già oltre i limiti di sicurezza biologici.

- Le conseguenze ambientali della pesca INN si estendono ben oltre il danno diretto causato agli stock ittici. Tali pratiche rappresentano infatti una grave minaccia agli habitat marini . In particolare, la pesca effettuata con metodi vietati può comportare la cattura di una percentuale elevata di specie non desiderate (catture accessorie), che vengono quindi rigettate in mare. Tali catture accessorie comprendono non solo specie ittiche, ma anche uccelli marini e tartarughe, la grande maggioranza dei quali non sopravviverà. La pesca nelle zone protette può anche essere la causa diretta di danni irreversibili agli habitat marini vulnerabili, come le barriere coralline.

1.2.2. Conseguenze socioeconomiche

La pesca INN non soltanto danneggia l'ambiente marino, ma priva di risorse di pesca comuni i pescatori che rispettano la legge e causa loro perdite considerevoli. Naturalmente è difficile ottenere stime accurate della portata effettiva di tali pratiche illecite. Ciononostante, il valore della pesca INN a livello mondiale è stato valutato a 10 miliardi di euro. A titolo di confronto, il valore degli sbarchi effettuati dalla flotta UE nel 2004 ammontava a 6,8 miliardi di euro.

- Il settore comunitario della pesca deve far fronte all'agguerrita concorrenza degli operatori della pesca INN, che non rispettano nessuno degli obblighi a cui si attengono invece gli operatori legali quando operano nelle stesse zone di pesca, catturano le stesse specie o mirano agli stessi mercati finali (ad es., merluzzo bianco, scorfano, pesce spada, austromerluzzo, tonno). I pescatori comunitari che operano legalmente sono così vittime delle pratiche sleali dei pescatori INN, con conseguente perdita di quote di mercato per l'industria UE della pesca. Negli ultimi anni il problema si è aggravato con la globalizzazione del settore della pesca, che ha portato a un incremento dei flussi commerciali di prodotti della pesca la cui legalità è difficile da accertare.

- La pesca INN ha conseguenze gravi anche per le comunità costiere dei paesi in via di sviluppo , per i quali le risorse di pesca possono svolgere un ruolo essenziale nell'ambito della sicurezza alimentare e della lotta alla povertà. Spesso, infatti, i paesi costieri in via di sviluppo non dispongono né dei mezzi né della capacità per gestire e controllare adeguatamente le acque marittime soggette alla loro giurisdizione. Gli operatori illegali, privi di scrupoli, traggono vantaggio da queste carenze per praticare la pesca senza l'autorizzazione degli Stati costieri, saccheggiando risorse di importanza vitale per i pescatori locali. Si tratta di un problema particolarmente preoccupante nell'Africa subsahariana, in cui le perdite dovute alla pesca INN sono state stimate a 800 milioni di euro all'anno.

- Alcune imprese che praticano la pesca illegale, fra cui anche operatori UE, utilizzano inoltre navi fuori norma battenti bandiera di Stati che applicano norme di protezione sociale estremamente ridotte o inesistenti. Gli equipaggi devono di conseguenza sopportare condizioni di vita e di lavoro inaccettabili . Questo, a sua volta, pregiudica gli sforzi intesi a un miglioramento a livello internazionale delle norme sociali applicabili ai pescatori, definite nella convenzione consolidata sul lavoro nel settore della pesca adottata dall'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) nel giugno 2007.

1.2.3. La pesca INN mina gli sforzi per una migliore governance degli oceani

La persistenza delle pratiche illecite compromette la legittimità delle norme della politica comune della pesca (PCP) agli occhi dei pescatori dell'Unione europea.

La pesca INN rappresenta quindi una grave minaccia non solo per il futuro delle risorse comuni dei nostri oceani, ma anche per qualsiasi tentativo di migliorare il regime con cui sono gestite. Essa mette in pericolo il fondamento stesso della politica comunitaria, che è intesa ad assicurare la gestione sostenibile di tali risorse nelle acque dell'Unione e al di fuori di esse.

1.3. Fattori che inducono a praticare la pesca INN

I più importanti fattori che inducono a continuare la pratica della pesca INN sono descritti brevemente di seguito.

1.3.1. La pesca INN rimane un'attività redditizia

La pesca INN continuerà ad attirare operatori finché resterà un'attività redditizia.

- Gli operatori che praticano la pesca INN sono in grado di mantenere bassi i costi operativi e realizzano utili considerevoli . I costi operativi delle imprese che esercitano la pesca illegale sono infatti generalmente inferiori rispetto a quelli di un'impresa media che opera legalmente. I costi derivanti dagli oneri sociali e tributari possono essere ridotti al minimo, o essere addirittura nulli, per le flotte che praticano la pesca INN sotto copertura di società offshore o di bandiere d'inadempimento ( FONC – Flags of Non-Compliance ). Anche il mancato rispetto delle norme di pesca e la commercializzazione delle catture al di fuori dei canali ufficiali consentono di ridurre le spese. Se i costi sono bassi, i profitti che possono derivare da questa attività sono invece generalmente elevati, soprattutto perché gli operatori illegali tendono a concentrarsi su specie pregiate i cui prezzi di mercato sono più alti (ad esempio, l'austromerluzzo, il tonno rosso o il merluzzo bianco).

- In alcuni tipi di pesca anche la sovraccapacità delle flotte rispetto alle possibilità di pesca disponibili è causa di attività di pesca illegali: alcune navi, infatti, superano i limiti di cattura loro imposti per garantire un livello di catture atto a mantenere redditizia la loro attività.

In un contesto di aumento costante del consumo mondiale di prodotti della pesca, per gli operatori continuerà ad essere interessante rifornire i mercati finali di prodotti illegali finché essi potranno trarre profitto da tali attività.

1.3.2. Gli operatori della pesca INN possono esercitare le loro attività senza ostacoli rilevanti

La persistenza delle pratiche di pesca INN è in larga misura dovuta alla facilità con cui gli operatori illegali possono esercitare le loro attività a tutti i livelli della catena di fornitura senza essere ostacolati da nessun tipo di obbligo o limitazione che possa interferire con le loro pratiche.

- Gli operatori della pesca INN approfittano dei vantaggi offerti da alcuni sistemi nazionali di immatricolazione delle navi.

Un gran numero di pescherecci, in particolare quelli operanti al di fuori delle acque comunitarie, sono immatricolati in Stati che tengono registri aperti e/o in Stati che non vogliono o non possono esercitare un adeguato controllo sulla loro flotta peschereccia per assicurare che essa rispetti le misure di conservazione e di gestione. In tali Stati l'immatricolazione è in genere un'operazione molto semplice e poco costosa. Questa situazione incoraggia il flag-hopping , pratica in cui i pescherecci passano periodicamente da una bandiera all'altra per beneficiare del regime meno esigente e far sì che sia più difficile per i servizi di ispezione e di controllo seguire le loro tracce. Secondo il diritto del mare, il dovere di esercitare controllo su una nave spetta principalmente allo Stato di bandiera. Gli operatori illegali utilizzano deliberatamente la bandiera di Stati che non possono o non vogliono esercitare tale controllo. Sia gli Stati di approdo che gli Stati di commercializzazione dispongono di strumenti atti a ridurre significativamente l'interesse di queste bandiere d'inadempimento, ma finora non vi hanno fatto sufficiente ricorso. Di conseguenza, la grande maggioranza delle navi coinvolte in attività di pesca INN in diverse parti del mondo continua ad essere immatricolata in Stati conosciuti per le loro carenze in materia di controllo della flotta peschereccia.

- Questi problemi sono esacerbati dalla insufficiente cooperazione esistente, a livello internazionale ed europeo, fra Stati e organismi internazionali responsabili del monitoraggio, del controllo e della sorveglianza della pesca e delle attività ad essa correlate.

- Gli operatori della pesca INN tendono a praticare le loro catture in zone di pesca in cui le attività di controllo sono difficili da eseguire (ad esempio, in zone di alto mare remote) o in cui le capacità di controllo delle autorità pubbliche competenti non sono sufficienti da esercitare un effetto dissuasivo (soprattutto nelle acque marittime dei paesi in via di sviluppo).

- La pesca INN è essenzialmente un'attività internazionale. Il commercio internazionale dei prodotti della pesca ha conosciuto un incremento notevole nell'ambito della globalizzazione economica, offrendo così agli operatori illegali nuove e numerose possibilità di guadagno. Per dissimularne l'origine illegale, le catture seguono spesso percorsi tortuosi prima di raggiungere il mercato finale, venendo ad esempio trasbordate in mare, sbarcate in "porti di comodo" e trasformate in un paese diverso dallo Stato di bandiera e dallo Stato di commercializzazione. In alcuni casi queste attività presentano una complessità, una portata e metodi di lavoro tali da poter essere a buon diritto definite una forma di criminalità organizzata transfrontaliera.

- Inoltre, la scarsa probabilità che gli operatori illegali siano sanzionati e l'irrilevanza economica delle sanzioni che possono effettivamente essere irrogate non consentono di esercitare un reale effetto deterrente su coloro che intraprendono attività di pesca INN. Tali sanzioni vengono infatti considerate costi operativi trascurabili.

- La cooperazione a tutti i livelli (internazionale, regionale, europeo e nazionale) è d'importanza cruciale per individuare e indagare adeguatamente le attività di pesca INN. Nonostante alcuni progressi siano stati realizzati, i servizi responsabili dei vari aspetti della sorveglianza marittima e del controllo delle frontiere restano frammentati, mentre la mancanza di mezzi sufficienti per la raccolta di prove e lo scambio di informazioni fra di essi impedisce l'instaurarsi di meccanismi efficaci atti a dissuadere gli operatori della pesca INN dal proseguire le loro attività.

- Gli operatori illegali attivi nelle acque comunitarie approfittano inoltre della debolezza dei sistemi di controllo, ispezione ed esecuzione degli Stati membri per sviluppare le loro attività.

Il volume dei prodotti della pesca catturati in violazione delle norme comunitarie e quindi venduti al di fuori dei canali ufficiali sul mercato UE (il cosiddetto mercato nero del pesce) può raggiungere una proporzione molto elevata in alcuni tipi di pesca (ad esempio, si stima che il 35-45% del merluzzo bianco pescato nel Mar Baltico sia sbarcato senza essere dichiarato).

2. PROPOSTA DI UNA NUOVA STRATEGIA UE PER PREVENIRE, SCORAGGIARE ED ELIMINARE LA PESCA INN

In linea con i suoi impegni internazionali e con l'obiettivo generale di migliorare la gestione e di evitare il sovrasfruttamento delle risorse naturali (definito nella strategia di sviluppo sostenibile adottata al Consiglio europeo del giugno 2006), l'UE ha il compito preciso di guidare gli sforzi internazionali nella lotta contro la pesca INN.

Negli ultimi anni l'UE si è dimostrata molto attiva a questo riguardo, promuovendo a livello europeo, regionale e internazionale l'attuazione di una politica ambiziosa per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca INN.

Anche se progressi significativi sono stati compiuti, soprattutto nell'ambito delle organizzazioni regionali di gestione della pesca, è indubbio che la pesca INN è lungi dall'essere eradicata. La Commissione ritiene che la persistenza di tali pratiche, nonostante l'azione comunitaria e internazionale, e le loro gravi conseguenze ambientali e socioeconomiche rendano necessaria una risposta ferma e tempestiva da parte dell'UE.

In passato la politica europea contro la pesca INN è stata guidata dalla necessità assoluta di elaborare norme internazionali e di istituire e consolidare organismi regionali responsabili della loro attuazione. In larga misura venivano considerati prioritari il monitoraggio, il controllo e la sorveglianza delle attività svolte in mare nonché l'identificazione degli operatori della pesca INN. La Commissione ritiene che sia ora giunto il momento di estendere questo quadro al resto della catena di fornitura e di migliorarne l'efficacia ponendo l'accento sulla necessità di una migliore applicazione delle norme e di sanzioni realmente dissuasive.

Le principali sfide cui l'UE deve far fronte nella sua politica di lotta alla pesca INN sono le seguenti. Come individuare, prevenire e sanzionare l'importazione nel mercato UE di prodotti della pesca INN provenienti da paesi terzi ? Come attuare misure più efficaci intese a individuare e sanzionare le navi e gli Stati che praticano o sostengono attività di pesca INN in alto mare o nelle acque di paesi in via di sviluppo? Come migliorare il rispetto delle norme della politica comune della pesca nelle acque comunitarie e/o da parte degli operatori dell'UE? Queste tre sfide possono essere considerate i problemi principali posti dalla pesca INN all'UE; per risolverli occorre elaborare una strategia adeguata. |

- L'approccio proposto dalla Commissione mira a comprendere tutte le attività di pesca e le attività ad esse associate relative alle pratiche di pesca INN (cattura, trasbordo, trasformazione, sbarco, commercializzazione, ecc.) e ad affrontare i problemi sollevati da tali attività a livello europeo, regionale e internazionale. Esso si fonderà sulle misure più avanzate attuate a livello regionale e internazionale e le svilupperà ulteriormente, sostenendo inoltre le azioni unilaterali dell'UE ove le iniziative multilaterali non consentano ancora di ottenere risultati soddisfacenti.

Gli aspetti essenziali della nuova strategia contro la pesca INN proposta dalla Commissione sono descritti di seguito[3]. Alcune delle misure sostenute dalla Commissione dovranno essere basate su uno strumento normativo; esse sono pertanto comprese nella proposta di regolamento del Consiglio[4] che è stata adottata dalla Commissione insieme alla presente comunicazione. Altre misure sono invece intese ad orientare la futura politica dell'UE nel contesto internazionale o in collaborazione con i suoi partner e non hanno pertanto natura normativa.

2.1. Completare il sistema UE di lotta contro la pesca INN integrandovi la dimensione commerciale

La natura transnazionale e la complessità del fenomeno della pesca INN rendono necessaria l'adozione di un approccio integrato che possa affrontare il problema a tutti i livelli della catena di fornitura (dalla rete al piatto). La principale carenza dell'attuale regime UE consiste precisamente nel fatto che esso non è sufficientemente globale. La dimensione commerciale del problema della pesca INN è per lo più lasciata da parte, nonostante l'UE rappresenti il più grande mercato e il maggior importatore di prodotti della pesca, con importazioni che nel 2005 hanno raggiunto un valore di quasi 14 miliardi di euro. Il quadro comunitario risulta particolarmente inadeguato quando si tratta di garantire che i prodotti della pesca importati nell'UE provenienti da paesi terzi siano stati catturati nel rispetto delle pertinenti norme di gestione e di conservazione. Questo spiega la grande quantità di prodotti illegali importati ogni anno nell'UE, stimata a circa 500 000 tonnellate per un valore di 1,1 miliardi di euro, senza escludere la possibilità di cifre ancora superiori.

L'UE deve colmare urgentemente queste lacune. A tal fine occorre rivedere il regime attuale introducendo cambiamenti sostanziali nelle modalità di controllo relative alla legalità dei prodotti della pesca che devono essere importati nel territorio dell'UE e all'accesso ai porti di pesca europei da parte delle navi di paesi terzi. Le misure proposte devono effettivamente chiudere le porte dell'UE ai prodotti della pesca e alle navi illegali, riducendo così l'interesse economico per gli operatori della pesca INN a catturare e commercializzare prodotti della pesca illegali.

Azione proposta dalla Commissione Istituzione di un nuovo regime di accesso al territorio comunitario applicabile ai pescherecci dei paesi terzi e ai prodotti della pesca importati. Questo regime deve essere fondato sul principio secondo cui solo i prodotti della pesca la cui cattura legale sia certificata dallo Stato di bandiera interessato sono autorizzati ad entrare nella Comunità. |

- 2.2. Trovare modi più efficaci per convincere gli Stati di bandiera che non vogliono o non possono esercitare un controllo adeguato sui loro pescherecci a garantire il rispetto delle norme

Per risolvere il problema delle "bandiere d'inadempimento" nel settore della pesca l'UE ha attuato o sostenuto una serie di iniziative a livello multilaterale. Pur riconoscendone l'importanza, la Commissione ritiene che tali iniziative non siano realmente efficaci.

Essa considera inaccettabile la situazione attuale, in cui gli organismi regionali e internazionali non sono in grado di adottare misure valide contro gli Stati, in particolare quelli che rilasciano bandiere d'inadempimento, che non ottemperano ai loro obblighi di diritto internazionale prendendo provvedimenti adeguati di lotta contro la pesca INN. L'assenza di azioni multilaterali non dovrebbe impedire all'UE di rispettare i propri impegni di lotta contro la pesca INN e di prendere le iniziative che ritiene necessarie. È opportuno che l'UE metta a punto unilateralmente un meccanismo trasparente ed equo atto a individuare gli Stati che si pongono ai margini dell'ordine giuridico internazionale, facilitando così le pratiche di pesca INN, e che applichi misure adeguate per incoraggiarli ad accertare che le loro navi rispettino le norme di gestione e di conservazione.

Azione proposta dalla Commissione Autorizzare la Comunità ad agire unilateralmente per individuare gli Stati che rilasciano bandiere d'inadempimento e le navi responsabili della pesca INN, porli su una lista nera e attuare misure commerciali nei loro confronti. |

- 2.3. Migliorare il rispetto delle norme internazionali e comunitarie da parte delle navi e degli operatori europei e, più in generale, nelle acque dell'UE

Per essere considerata credibile nella lotta alla pesca INN sulla scena internazionale, l'UE deve dimostrare di saper combattere adeguatamente contro la pesca illegale praticata nelle acque comunitarie e, più in generale, dalle navi e dagli operatori europei. Numerose indagini hanno dimostrato che l'applicazione delle disposizioni esistenti della politica comune della pesca (PCP) lascia molto a desiderare. Si ritiene inoltre che gli operatori UE costituiscano una percentuale significativa degli operatori che immatricolano i loro pescherecci negli Stati che rilasciano bandiere d'inadempimento. Occorre rimediare a questa situazione il più rapidamente possibile.

L'attuale quadro UE prevede già un sistema completo di controllo, ispezione ed esecuzione delle norme in materia di pesca. L'applicazione di tali disposizioni è di competenza degli Stati membri. Per migliorare il rispetto del diritto comunitario occorre quindi in primo luogo rendere più efficaci le azioni di lotta degli Stati membri contro la pesca illegale praticata nelle loro acque o dalle loro navi o da loro cittadini al di fuori delle acque comunitarie.

Occorre inoltre perfezionare il quadro attuale al fine di colmare le lacune che restano e di cui gli operatori illegali possono avvantaggiarsi. A tal fine nel 2008 la Commissione intende proporre una semplificazione e un aggiornamento del sistema comunitario di controllo, ispezione ed esecuzione.

Essa, tuttavia, è anche del parere che il livello insufficiente delle sanzioni irrogate per infrazioni gravi della normativa sulla pesca nonché l'ampio grado di impunità di cui godono i cittadini comunitari che praticano o sostengono attività di pesca illecite al di fuori dell'UE costituiscano carenze palesi che incoraggiano la continuazione della pesca INN. È necessario che l'UE vi ponga rimedio con la massima urgenza.

Azione proposta dalla Commissione Utilizzare tutti i mezzi disponibili per incoraggiare gli Stati membri e i cittadini della Comunità ad assicurare un'adeguata applicazione della PCP attuale. Ravvicinare, a livello UE, i massimali delle sanzioni irrogate per violazioni gravi delle norme della PCP. Rafforzare le misure di controllo e di esecuzione nei confronti dei cittadini comunitari colpevoli di attività di pesca INN al di fuori delle acque comunitarie. |

- 2.4. Migliorare la cooperazione nelle indagini sulla pesca INN

Come indicato nella sezione 1.3, per indagare efficacemente sulla pesca INN sono necessari una maggiore cooperazione e uno scambio periodico di informazioni fra i vari servizi incaricati della sorveglianza marittima e del controllo delle frontiere nonché la messa a punto di nuovi mezzi per scoraggiare tali attività. La Commissione desidera rafforzare la politica e la pratica dell'UE a questo riguardo.

L'Agenzia comunitaria di controllo della pesca[5] svolgerà un ruolo fondamentale in tale campo:

- all'interno dell'UE, raccogliendo e diffondendo informazioni e coordinando le attività delle autorità di controllo nazionali, della Commissione e delle altre agenzie;

- fra l'UE e i paesi terzi, promuovendo una più efficace cooperazione a livello internazionale al fine di migliorare le capacità operative di monitoraggio, controllo e sorveglianza delle autorità competenti per l'individuazione delle attività di pesca INN transfrontaliere.

Azione proposta dalla Commissione A livello internazionale la Commissione propone che l'UE contribuisca sostanzialmente agli sforzi multilaterali attuati, soprattutto in seno alla FAO, per istituire un registro globale delle navi da pesca e una rete internazionale dedicata alle attività di monitoraggio, controllo e sorveglianza nonché per promuovere l'assistenza reciproca con i paesi terzi nella lotta alla pesca INN. A livello comunitario occorre migliorare il coordinamento fra le autorità di controllo degli Stati membri e all'interno delle stesse mediante le attività dell'Agenzia comunitaria di controllo della pesca. |

- 2.5. Intensificare la politica dell'UE in materia di lotta alla pesca INN in alto mare e nell'ambito delle relazioni con i paesi in via di sviluppo

La Commissione ritiene che il livello regionale sia quello più idoneo per risolvere, sotto il profilo operativo, il problema della lotta alla pesca INN in alto mare. Per questo la Commissione intende proporre che l'UE intensifichi la sua politica nell'ambito delle ORGP al fine di prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca INN.

I paesi costieri in via di sviluppo sono fra le principali vittime di questo tipo di pesca. La politica dell'UE pone la lotta alla pesca INN al centro delle sue relazioni con tali paesi. In particolare l'Unione contribuisce a rafforzare le loro capacità affinché essi possano assicurare una gestione e un controllo migliori delle attività di pesca. Questa politica va ribadita e rafforzata nelle relazioni bilaterali fra l'UE e tali paesi, sia nell'ambito degli accordi di partenariato nel settore della pesca che del dialogo politico sullo sviluppo. L'attuazione del regime comunitario per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca INN deve essere accompagnata da azioni e iniziative intese a potenziare la capacità e i mezzi di cui dispongono i paesi in via di sviluppo per istituire il sistema di certificazione proposto e attuare una migliore gestione e controllo delle attività di pesca. Questo obiettivo va perseguito anche a livello regionale mediante programmi ad hoc realizzati con i paesi costieri e le organizzazioni regionali sul modello del piano regionale per la sorveglianza della pesca nell'Oceano Indiano sudoccidentale convenuto nel gennaio 2007. Il contributo finanziario aiuterà in special modo gli Stati costieri in via di sviluppo a soddisfare i requisiti previsti dal sistema di certificazione comunitario che la Commissione intende proporre per le importazioni nell'UE di prodotti della pesca. In una fase successiva la Commissione valuterà le ripercussioni del regolamento sulla pesca INN nei paesi in via di sviluppo e la necessità di misure di accompagnamento. In particolare, l'UE organizzerà programmi di formazione nei paesi in via di sviluppo per assicurare una corretta applicazione del sistema ed evitare che esso ostacoli la commercializzazione di prodotti della pesca catturati legalmente.

Azione proposta dalla Commissione Consolidare, rendere più operative ed ampliare le misure contro la pesca INN nelle 13 ORGP di cui la Comunità fa parte nonché promuovere il coordinamento fra tali organizzazioni. Confermare ed incrementare il sostegno finanziario della Comunità a favore degli Stati costieri in via di sviluppo affinché essi possano migliorare la gestione e il controllo delle attività di pesca praticate nelle loro acque e dalle loro navi; valutare in una fase successiva le ripercussioni del regolamento sulla pesca INN nei paesi in via di sviluppo e la necessità e il costo di misure di accompagnamento. Promuovere una rapida e ampia ratifica della convezione consolidata dell'OIL sul lavoro nel settore della pesca nonché di convenzioni internazionali relative alla sicurezza delle navi da pesca, prendendo anche in considerazione la possibilità di integrare tali convenzioni nel diritto comunitario. |

- La Commissione intende presentare al Parlamento europeo e agli Stati membri la nuova strategia UE contro la pesca INN raccomandata nella presente Comunicazione e li inviterà ad adottarla.

[1] Comunicazione della Commissione europea: Piano d'azione comunitario volto a eradicare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata - COM(2002) 180, 28.5.2002 e conclusioni del Consiglio del 7.6.2002.

[2] Risoluzione del Parlamento europeo sull'attuazione del piano di azione dell'UE contro la pesca illegale non dichiarata e non regolamentata, adottata il 15 febbraio 2007 (2006/2225(INI)).

[3] Una presentazione più dettagliata delle proposte che compongono questa strategia nonché un quadro d'insieme del piano d'azione comunitario del 2002 figurano nel documento di lavoro dei servizi della Commissione adottato insieme alla presente Comunicazione.

[4] Proposta di regolamento del Consiglio che istituisce un regime comunitario per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata – COM(2007) 602, 17.10.2007.

[5] Cfr. regolamento (CE) n. 768/2005 del Consiglio, del 26 aprile 2005, che istituisce un'Agenzia comunitaria di controllo della pesca e modifica il regolamento (CEE) n. 2847/93 che istituisce un regime di controllo applicabile nell'ambito della politica comune della pesca.

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