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Document 52016IP0290

Risoluzione del Parlamento europeo del 23 giugno 2016 sui massacri nel Congo orientale (2016/2770(RSP))

GU C 91 del 9.3.2018, p. 2–5 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

9.3.2018   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 91/2


P8_TA(2016)0290

Massacri nel Congo orientale

Risoluzione del Parlamento europeo del 23 giugno 2016 sui massacri nel Congo orientale (2016/2770(RSP))

(2018/C 091/01)

Il Parlamento europeo,

viste le sue precedenti risoluzioni sulla Repubblica democratica del Congo (RDC), in particolare quelle del 10 marzo 2016 (1) e del 9 luglio 2015 (2),

vista la risoluzione dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE del 15 giugno 2016 sulla situazione pre-elettorale e di sicurezza nella RDC,

viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) e del suo portavoce in merito alla situazione nella Repubblica democratica del Congo,

viste le dichiarazioni rilasciate dalla delegazione dell'UE nella Repubblica democratica del Congo sulla situazione dei diritti umani nel paese,

viste le conclusioni del Consiglio, del 23 maggio 2016, sulla Repubblica democratica del Congo,

vista la relazione annuale dell'Unione europea sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2014, adottata dal Consiglio il 22 giugno 2015,

vista la lettera aperta inviata il 14 maggio 2016 da gruppi della società civile nei territori di Beni, Butembo e Lubero al Presidente della Repubblica democratica del Congo,

viste le dichiarazioni di Nairobi del dicembre 2013,

visto l'accordo quadro per la pace, la sicurezza e la cooperazione della RDC e della regione, firmato ad Addis Abeba nel febbraio 2013,

viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla RDC, in particolare la risoluzione 2198 (2015), che rinnova il regime di sanzioni nei confronti della RDC e il mandato del Gruppo di esperti, e la risoluzione 2277 (2016), che rinnova per un anno il mandato della Missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione della Repubblica democratica del Congo (MONUSCO),

vista la relazione del Gruppo di esperti delle Nazioni Unite sulla RDC, del 23 maggio 2016,

vista la relazione annuale dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, del 27 luglio 2015, sulla situazione dei diritti umani e le attività dell'Ufficio comune delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo nella RDC,

viste le decisioni e le ordinanze emanate dalla Corte internazionale di giustizia,

visto il comunicato stampa congiunto del gruppo di inviati e rappresentanti internazionali per la regione dei Grandi Laghi in Africa, rilasciato il 2 settembre 2015, sulle elezioni nella RDC,

vista la dichiarazione sulla situazione nella RDC rilasciata il 9 novembre 2015 dal Presidente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite,

viste le relazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite del 9 marzo 2016 sulla Missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione della RDC e sull'attuazione dell'accordo quadro per la pace, la sicurezza e la cooperazione della RDC e della regione,

visto l'accordo di partenariato di Cotonou rivisto,

vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli del giugno 1981,

vista la Carta africana sulla democrazia, le elezioni e il buon governo,

vista la Costituzione della Repubblica democratica del Congo del 18 febbraio 2006,

visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

A.

considerando che la situazione relativa alla sicurezza nella Repubblica democratica del Congo continua a peggiorare nella parte nordorientale del paese, dove decine di gruppi armati rimangono attivi, e che vengono denunciati numerosi massacri, episodi di reclutamento e impiego di minori da parte di gruppi armati nonché diffuse violenze sessuali e di genere;

B.

considerando che tra ottobre 2014 e maggio 2016, nei territori di Beni, Lubero e Butembo, oltre 1 160 persone sono state barbaramente uccise, più di 1 470 persone sono scomparse, molte case, centri sanitari e scuole sono stati dati alle fiamme e molti uomini, donne e bambini hanno subito violenze sessuali;

C.

considerando che molti villaggi in questi territori sono attualmente occupati da gruppi armati;

D.

considerando il crescente malcontento espresso conto l'inerzia e il silenzio del governo della RDC di fronte a queste atrocità che sarebbero state perpetrate sia dai gruppi armati ribelli che dalle forze armate statali;

E.

considerando che sono state perpetrate uccisioni di eccezionale violenza, in alcuni casi in prossimità delle postazioni dell'esercito nazionale (FARDC) e delle basi della missione di mantenimento della pace dell'ONU nella RDC (MONUSCO);

F.

considerando che di fronte a tali massacri si sono constatati l'indifferenza della comunità internazionale e il silenzio dei media;

G.

considerando che, a norma della Costituzione, il presidente della RDC è garante dell'integrità nazionale, dell'indipendenza nazionale, della sicurezza della popolazione e dei beni e del corretto funzionamento delle istituzioni del paese, oltre a essere il comandante in capo delle forze armate del paese;

H.

considerando che nella RDC le tensioni politiche sono intense in quanto il presidente Kabila, in carica dal 2001, è costituzionalmente tenuto a dimettersi il 20 dicembre 2016 ma non ha ancora annunciato l'intenzione di procedere in tal senso;

I.

considerando che l'esercito congolese e la MONUSCO sono presenti nella regione al fine di mantenere la stabilità, lottare contro i gruppi armati e proteggere i civili;

J.

considerando che il mandato della MONUSCO è stato rinnovato e rafforzato;

K.

considerando che l'incapacità generalizzata di assicurare alla giustizia i responsabili delle violazioni dei diritti umani ha incoraggiato l'instaurarsi di un clima di impunità e la commissione di ulteriori crimini;

L.

considerando che un importante ostacolo alla pace sono stati gli sforzi deboli della RDC di smobilitare migliaia di combattenti ribelli incorporandoli nell'esercito nazionale o agevolandone la transizione nella vita civile;

M.

considerando che gli operatori umanitari stimano che 7,5 milioni di persone necessitano attualmente di assistenza; che il conflitto e le operazioni militari in corso hanno altresì causato lo sfollamento interno di 1,5 milioni di persone e hanno costretto più di 400 000 persone a fuggire dal paese;

N.

considerando che l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) ha segnalato l'aumento dei sequestri e delle aggressioni contro gli operatori e i convogli umanitari, il che ha costretto le organizzazioni umanitarie a ritardare la consegna degli aiuti e a sospendere le loro attività;

O.

considerando che i massacri nel Congo orientale sono il risultato di una serie di interrelazioni tra la politica regionale e nazionale, la strumentalizzazione delle tensioni etniche e lo sfruttamento delle risorse;

1.

esprime profonda preoccupazione per l'intensificarsi delle violenze e l'allarmante deterioramento della situazione umanitaria nella RDC, segnatamente a causa dei conflitti armati nelle province orientali, che si protraggono ormai da più di 20 anni; deplora la perdita di vite umane ed esprime la sua solidarietà al popolo della RDC;

2.

rinnova il proprio invito a tutte le parti coinvolte nel conflitto a porre immediatamente fine alla violenza, a deporre le armi, a rilasciare tutti i minori arruolati e a promuovere il dialogo per giungere a una soluzione pacifica e duratura del conflitto; chiede, nello specifico, di riprendere rapidamente e attivamente la collaborazione tra la MONUSCO e le forze armate della RDC (FARDC), sulla scorta dell'accordo di cooperazione militare firmato il 28 gennaio 2016 a Kinshasa, al fine di ripristinare e consolidare la pace e la sicurezza nella parte orientale e nell'intero paese;

3.

ricorda che la neutralizzazione di tutti i gruppi armati nella regione contribuirà notevolmente alla pace e alla stabilità e invita il governo della RDC ad accordare la priorità a tale questione e a ripristinare la sicurezza per tutti i suoi cittadini e la stabilità nei territori di Beni, Lubero e Butembo;

4.

chiede che la comunità internazionale avvii con urgenza un'indagine approfondita, indipendente e trasparente sui massacri, con la piena collaborazione del governo della RDC e della MONUSCO; chiede una riunione di emergenza del gruppo di inviati e rappresentanti internazionali per la regione dei Grandi Laghi in Africa sulle elezioni nella RDC, nell'ottica di prendere gli opportuni provvedimenti in tale direzione, come ad esempio la mobilitazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;

5.

ribadisce che tale situazione non dovrebbe impedire lo svolgimento delle elezioni previste dalla Costituzione; sottolinea che lo svolgimento regolare e tempestivo delle elezioni sarà cruciale per la stabilità e lo sviluppo a lungo termine del paese;

6.

invita il procuratore della Corte penale internazionale (CPI) a raccogliere informazioni ed esaminare gli abusi al fine di accertare se è opportuna un'indagine della CPI sui presunti crimini nella regione di Beni;

7.

ribadisce che non può esservi impunità per gli autori di violazioni dei diritti umani, di crimini di guerra, di crimini contro l'umanità e di violenze sessuali nei confronti di donne e ragazze e per i responsabili del reclutamento di bambini soldato; sottolinea che le persone responsabili di questi atti devono essere denunciate, identificate, processate e punite a norma del diritto penale nazionale e internazionale;

8.

chiede che venga elaborata e pubblicata una relazione di valutazione delle azioni della MONUSCO; accoglie con favore la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 2277 (2016), che ha rinnovato il mandato della MONUSCO e ne ha rafforzato le competenze in materia di protezione dei civili e dei diritti umani, incluse la violenza di genere e la violenza contro i bambini;

9.

esorta la MONUSCO ad avvalersi pienamente del proprio mandato per proteggere la popolazione civile grazie alla «trasformazione delle sue forze», in modo da garantire una maggiore capacità operativa per la protezione dei civili attraverso meccanismi di intervento rapido e la ricognizione aerea nel Congo orientale, anche con pattugliamenti e basi operative mobili;

10.

invita l'Unione africana e l'UE a garantire un dialogo politico permanente tra i paesi della regione dei Grandi Laghi onde prevenire qualsiasi ulteriore destabilizzazione; si rammarica del fatto che siano stati registrati scarsi progressi nell'attuazione dell'accordo quadro per la pace, la sicurezza e la cooperazione del febbraio 2013 e invita tutte le parti a contribuire attivamente agli sforzi di stabilizzazione;

11.

insiste sul fatto che la società civile debba essere coinvolta in tutte le azioni volte a proteggere i civili e risolvere i conflitti e che i difensori dei diritti umani debbano essere tutelati e avere a disposizione una piattaforma offerta dal governo della RDC e dalla comunità internazionale;

12.

riconosce gli sforzi compiuti dalle autorità congolesi nel contrastare l'impunità e nel prevenire la violenza sessuale e la violenza nei confronti dei minori, ma ritiene che i progressi siano ancora lenti;

13.

ricorda all'Unione europea che deve esserci coerenza tra le sue politiche, anche in relazione al commercio di armi e di materie prime, e che i negoziati per gli accordi nella regione devono promuovere la pace, la stabilità, lo sviluppo e i diritti umani;

14.

invita l'UE a valutare la possibilità di imporre sanzioni mirate, tra cui il divieto di viaggio e il congelamento dei beni, nei confronti dei responsabili dei massacri nel Congo orientale e della violenta repressione nella RDC, in modo da contribuire a evitare ulteriori violenze;

15.

invita l'UE e i suoi Stati membri a continuare a fornire assistenza a favore della popolazione della RDC onde migliorare le condizioni di vita delle fasce più vulnerabili, in particolare degli sfollati interni;

16.

condanna tutti gli attacchi contro gli operatori umanitari e le restrizioni all'accesso umanitario; esorta tutte le parti coinvolte nel conflitto a rispettare l'indipendenza, la neutralità e l'imparzialità degli operatori umanitari;

17.

ribadisce che le attività commerciali devono rispettare pienamente le norme internazionali in materia di diritti umani; invita pertanto gli Stati membri a garantire che le imprese soggette alla loro giurisdizione nazionale non si sottraggano al rispetto dei diritti umani e delle norme internazionali connesse alle loro attività nei paesi terzi;

18.

accoglie positivamente gli sforzi delle autorità congolesi finalizzati ad attuare la normativa che vieta il commercio e la lavorazione dei minerali nelle zone dedite allo sfruttamento illegale dei minerali, come le zone controllate da gruppi armati; invita le autorità congolesi a rafforzare l'attuazione della normativa e a consentire controlli più scrupolosi per quanto concerne gli accordi nel settore minerario e l'uso improprio dei redditi derivanti da attività estrattive; chiede all'UE di sostenere la RDC nei suoi sforzi in tal senso attraverso le politiche di cooperazione allo sviluppo; si compiace della recente intesa europea convenuta in materia di verifiche obbligatorie di due diligence presso i fornitori di minerali provenienti da zone di conflitto, in quanto si tratta di un primo passo per affrontare le responsabilità delle imprese europee in materia, ed esorta l'UE a tradurre tale intesa in un ambizioso atto legislativo da adottare rapidamente;

19.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, all'Unione africana, al Consiglio ACP-UE, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, nonché al Presidente, al Primo ministro e al Parlamento della RDC.


(1)  Testi approvati, P8_TA(2016)0085.

(2)  Testi approvati, P8_TA(2015)0278.


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