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Document 52014DC0222
REPORT FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT AND THE COUNCIL on the State of the Union Road Transport Market
RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO sullo stato del mercato europeo del trasporto stradale
RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO sullo stato del mercato europeo del trasporto stradale
/* COM/2014/0222 final */
RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO sullo stato del mercato europeo del trasporto stradale /* COM/2014/0222 final */
RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO
EUROPEO E AL CONSIGLIO sullo stato del mercato europeo del trasporto
stradale
1.
Introduzione
A norma dell'articolo
17, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 1072/2009 sull'accesso al mercato
internazionale del trasporto di merci su strada[1]: "entro la
fine del 2013 la Commissione redige una relazione sullo stato del mercato
comunitario del trasporto stradale. La relazione contiene un'analisi della
situazione del mercato, compresa una valutazione dell'efficacia dei controlli e
dell'evoluzione delle condizioni di impiego nel settore, e valuta se l'armonizzazione
delle norme in materia, tra l'altro, di attuazione, di oneri relativi all'uso
delle strade nonché di legislazione sociale e di sicurezza abbia fatto
registrare progressi tali da poter prendere in considerazione l'ulteriore
apertura dei mercati nazionali del trasporto su strada, incluso il cabotaggio".
La presente relazione risponde al
dettato di tale articolo. In essa confluiscono i dati oggettivi raccolti in diversi
studi[2]
e i dati statistici Eurostat sul trasporto di merci su strada[3],
nonché informazioni sull'attuazione delle norme sociali[4]
nel settore del trasporto di merci su strada raccolte dagli Stati membri. Essa
si riallaccia inoltre alla relazione del gruppo ad alto livello sullo sviluppo
del mercato UE del trasporto di merci su strada del 19 giugno 2012[5]
e tiene conto dei risultati dell'ampia consultazione condotta presso le parti
interessate prima dell'elaborazione di tale relazione, come anche dell'indicazione
della Commissione circa la necessità di una revisione dei regolamenti (CE) n. 1071/2009
e (CE) n. 1072/2009 nell'ambito del programma REFIT[6].
2.
Sviluppo del mercato del trasporto merci su strada
2.1.
Attività di trasporto merci su strada
Il trasporto di merci su strada (in
breve "autotrasporto") è la principale modalità di trasporto via
terra nell'UE e rappresenta oltre il 70% del totale dei trasporti via terra,
come risulta dalla figura 1. La quota del trasporto su strada rispetto al
totale del trasporto merci via terra si è mantenuta relativamente stabile nell'ultimo
decennio. Figure
1 e 2: ripartizione modale nel trasporto merci via terra nell'UE-27 nel 2012
(a sinistra); trasporto merci su strada nell'UE-27 nel 2012 per tipo di
trasporto (a destra). Fonte: Eurostat, DG MOVE. Nel 2012, il
trasporto stradale nell'UE-27 ha generato quasi 1 700 miliardi di
tonnellate-chilometri, con una riduzione di circa il 4% rispetto al 2004 e di circa
il 13% rispetto al picco raggiunto nel 2007. I trasporti
nazionali effettuati da veicoli immatricolati nello stesso Stato rappresentano
circa i due terzi del totale delle attività di trasporto. I trasporti nazionali
effettuati da veicoli immatricolati in un altro Stato membro (cabotaggio)
rappresentano poco più dell'1% del totale delle attività di trasporto. La quota
dei trasporti internazionali è aumentata nell'ultimo decennio, passando dal 30%
del totale delle attività di trasporto merci su strada nel 2004 al 33% nel 2012.
Tale andamento è indicativo della crescente integrazione del mercato
unico UE. I quattro quinti del totale dei trasporti internazionali sono
effettuati da veicoli immatricolati nello Stato membro in cui avviene il carico
oppure nello Stato membro in cui avviene lo scarico delle merci; un quinto
viene effettuato da veicoli immatricolati in un paese terzo (cross-trade,
ovvero spedizioni estero su estero), in aumento rispetto a un ottavo registrato
nel 2004. La quota del cross-trade rispetto al totale delle attività di
autotrasporto è cresciuta dal 4 al 7% tra il 2004 e il 2012 (cfr. anche figura 2
precedente). Con una crescita
superiore all'80% tra il 2004 e il 2012, il cross-trade è il segmento in
maggiore espansione del mercato dell'autotrasporto e beneficia della completa
liberalizzazione delle attività di trasporto internazionale all'interno dell'UE.
Anche i trasporti di cabotaggio, che ai sensi del regolamento (CE) n. 1072/99
sono "trasporti nazionali di merci effettuati per conto terzi, a titolo
temporaneo, in uno Stato membro ospitante" e sono ammessi nel numero
massimo di tre entro i sette giorni successivi a un trasporto internazionale,
hanno fatto registrare un aumento (di circa il 50%) ma sono ancora a un livello
relativamente modesto. Il forte aumento delle attività di cabotaggio è dovuto
in parte alla revoca, nel 2009 e 2012, delle speciali restrizioni transitorie
imposte agli autotrasportatori della maggior parte dei paesi entrati a far
parte dell'UE rispettivamente nel 2004 e 2007. Come risulta
dalle figure 3 e 4, in termini assoluti, la maggior parte delle attività di
cabotaggio (51%) è tuttora effettuata dai trasportatori dell'UE-15[7],
prevalentemente negli Stati membri confinanti con lo Stato membro di
immatricolazione dei rispettivi veicoli. I mercati più importanti per il
cabotaggio sono i grandi mercati dei trasporti situati in posizione
centrale (Germania, Francia). In sette dei dieci principali Stati membri
ospitanti per il cabotaggio, la maggior parte dei trasporti di cabotaggio è
effettuata da veicoli immatricolati in un paese UE-15. Gli
autotrasportatori UE-12 tendono a svolgere una percentuale relativamente
maggiore delle attività di trasporto fuori dai rispettivi mercati nazionali, a
causa delle dimensioni piuttosto modeste dei mercati nazionali dell'autotrasporto
dei loro paesi. La Francia da sola ha attività nazionali di trasporto
merci su strada superiori a quelle di tutti e 12 gli Stati membri entrati nell'UE
nel 2004 e 2007 messi insieme. Figure
3 e 4: cabotaggio nell'UE nel 2012 in base all'origine del veicolo (a sinistra)
e al paese ospitante (a destra). Fonte: Eurostat, DG MOVE. Nel 2012, circa
il 15% dell'attività totale di autotrasporto è stato effettuato in conto
proprio; l'85% rimanente è stato effettuato per conto terzi. Le attività di
trasporto per conto terzi sono quelle effettuate dal settore dell'autotrasporto
di merci nell'UE così come è definito nelle statistiche sulle attività
economiche, mentre il trasporto in conto proprio è effettuato da altri settori
economici per proprie finalità. I trasporti in conto proprio sono più diffusi
nei trasporti nazionali che in quelli internazionali. In linea di
massima, le attività in conto proprio non sono esercitabili dagli operatori
attivi nel trasporto di cabotaggio o nel cross-trade: nel contesto di
tali attività , hanno rilevanza solo i trasporti effettuati per conto terzi. Ne
consegue che il tasso di penetrazione del cabotaggio tiene conto unicamente del
segmento del mercato rappresentato dal trasporto per conto terzi. I dati
Eurostat indicano che nel 2012 i veicoli esteri rappresentavano in media il 2,5%
del mercato totale dei trasporti nazionali per conto terzi nell'UE-27; il 97,5%
rimanente era rappresentato da veicoli nazionali. Si è ipotizzato
che i dati Eurostat sottostimino i livelli effettivi del cabotaggio; le relazioni
degli Stati membri sui controlli riguardanti il rispetto delle norme non
evidenziano però livelli elevati di attività di cabotaggio sommerse (cfr. punto
4.2). Inoltre, le statistiche Eurostat sono le più complete e le più
confrontabili, perché sono il risultato di rilevazioni ufficiali eseguite dagli
uffici statistici nazionali e trasmesse a Eurostat in conformità a criteri
prestabiliti.
2.2.
Struttura delle imprese e occupazione
Il settore dell'autotrasporto
nell'UE è formato da circa 600 000 imprese, prevalentemente piccole, in
media con quattro dipendenti ciascuna. Questo numero è rimasto stabile negli
ultimi anni e l'80% delle imprese ha meno di 10 dipendenti, mentre il 99% ne ha
meno di 50. Il settore dell'autotrasporto impiegava circa 3 milioni di persone
nel 2011. Occorre precisare, a questo riguardo, che questi dati si riferiscono
esclusivamente alle imprese e alle persone attive nell'autotrasporto per conto
terzi e non includono le imprese e le persone attive nell'autotrasporto in
conto proprio. Una tendenza a lungo termine indica che gli spedizionieri e gli
integratori (vale a dire le persone o società che organizzano spedizioni per
terzi) hanno un ruolo sempre più importante nell'organizzazione di tali
movimenti. Durante la crisi
economica, i margini di profitto hanno segnato una contrazione sia nel settore
della logistica, sia in quello dell'autotrasporto. Le attività meno redditizie
sono state subappaltate in misura crescente a piccole imprese, il che ha
determinato un allungamento della catena logistica[8].
Molte imprese di trasporto sono considerate vulnerabili dal punto di vista
della situazione finanziaria (fino a un terzo delle società francesi di
autotrasporto, secondo Banque de France[9]). Tuttavia, per
effetto delle barriere all'ingresso relativamente basse che si applicano all'avvio
di un'impresa di trasporto, le imprese che escono dal mercato vi rientrano
regolarmente o sono sostituite da nuove imprese. Malgrado il clima economico
negativo, il numero di licenze comunitarie rilasciate in Spagna, ad esempio, è
aumentato tra il 2010 e il 2012 (da poco meno di 26 000 alla fine del 2010
a più di 27 000 alla fine del 2012). Tale andamento è indicativo della
buona tenuta del settore, che sembra in grado di adattarsi velocemente ai
cambiamenti e all'evoluzione economica. Alcune parti
interessate[10]
hanno denunciato la perdita di posti di lavoro dovuta alla concorrenza
esercitata dagli autotrasportatori di Stati membri con una base di costi
inferiore che operano sui mercati nazionali svolgendo attività di cabotaggio.
Tale denuncia non è suffragata dai dati disponibili circa l'occupazione nel
settore. L'occupazione nel settore dell'autotrasporto è cresciuta tra il 2005 e
il 2011, con un andamento parzialmente negativo dal 2009 al 2010. Per stabilire
l'entità del calo occupazionale nei singoli Stati membri saranno necessari
ulteriori approfondimenti; tuttavia, una prima conclusione sembra indicare che
le riduzioni registrate sono riconducibili all'effetto combinato della crisi
economica e dell'elevata età media dei conducenti. Nel 2011, i dati sull'occupazione
nel settore dell'autotrasporto nell'UE-27 sono tornati ai livelli pre-crisi.
Pertanto, non vi sono elementi oggettivi che avvalorino la tesi secondo cui le
attività di cabotaggio, che rappresentano una percentuale molto modesta dei
trasporti nazionali, avrebbero avuto un impatto significativo sui livelli
occupazionali degli autotrasportatori.
2.3.
Sviluppi riguardanti la produttività
2.3.1.
Produttività del lavoro
Come si evince
dalla tabella 1, la produttività del lavoro nel settore dei trasporti via terra
è inferiore alla media riferita all'insieme dei settori economici ed è la più
bassa registrata tra tutte le modalità di trasporto. I trasporti via terra,
inoltre, sono l'unica modalità di trasporto in cui la produttività del lavoro è
in calo. Sarebbero necessari dati più dettagliati circa i livelli di
produttività nel settore del trasporto merci su strada, nonché ulteriori
approfondimenti per stabilire l'impatto della concorrenza sui livelli di
produttività del lavoro nell'autotrasporto. Gli studi effettuati in vari
settori indicano che, nel contesto economico generale, la produttività del
lavoro è più alta nei segmenti aperti alla concorrenza (in questo caso, il
segmento dei trasporti internazionali) rispetto a quelli in cui si osserva una
sostanziale chiusura nei confronti della concorrenza internazionale (in questo
caso, il segmento dei trasporti nazionali). I livelli di produttività possono
essere fino al 15% più bassi nei settori non aperti alla concorrenza internazionale[11].
Dall'apertura dei mercati nazionali dell'autotrasporto alla concorrenza
internazionale si possono quindi attendere analoghi miglioramenti della
produttività. Nella maggior
parte degli Stati membri si è registrato un calo della produttività per effetto
della crisi economica. Tale andamento è coerente con l'evoluzione dell'economia
UE nello stesso periodo. In una fase economica recessiva, la produzione
economica diminuisce più rapidamente dell'occupazione e quindi la produttività
si riduce. Nel periodo 2008-11, l'economia UE nel suo complesso ha registrato
un aumento molto limitato della produttività, pari allo 0,6%[12].
Differenze marcate continuano a caratterizzare i livelli di produttività del
lavoro nei diversi Stati membri, e parallelamente anche i livelli dei prezzi. || || Trasporto terrestre || Trasporto sull'acqua || Trasporto aereo || Magazzinaggio, attività di supporto || Settore dei trasporti || Totale economia Produttività del lavoro, 2010 || EUR per persona occupata || 45 000 || 144 000 || 63 000 || 67 000 || 55 000 || 49 000 Crescita media annua della produttività del lavoro, 2001-2010 || % || −0,2 || +7,5 || +3,2 || +1,2 || +1,0 || +0,9 Tabella
1: produttività del lavoro nel settore dei trasporti e nell'economia in
generale. Fonte: Eurostat, contabilità nazionali e statistiche strutturali
sulle imprese.
2.3.2.
Produttività dei veicoli
A causa degli
squilibri che si osservano nei flussi di trasporto e nei processi logistici, i
viaggi a vuoto sono una componente inevitabile del trasporto di merci su
strada, ma poiché pesano sui consumi di carburante, sulle emissioni di CO2
e sui costi, essi vanno ridotti il più possibile. I viaggi a vuoto sono
leggermente diminuiti negli ultimi anni grazie al lento miglioramento dell'efficienza
nell'organizzazione delle attività di trasporto; ciò nonostante, nel 2012 quasi
un quarto (23,2%) del totale dei veicoli-km dei veicoli commerciali pesanti
nell'UE è stato percorso senza carico[13].
Sebbene non vi siano dati statistici attendibili sul livello di carico degli
altri veicoli, è lecito presumere che siano numerosi anche i veicoli che
viaggiano con un carico parziale. La percentuale
di viaggi a vuoto rimane alta nei trasporti nazionali: per gli
autotrasportatori nazionali che effettuano trasporti all'interno dei confini
del proprio Stato è di poco superiore al 25%. Per gli autocarri esteri che
effettuano viaggi nazionali in uno Stato membro diverso da quello di
immatricolazione, questa percentuale sale a quasi il 50%. I veicoli speciali
(ad esempio i veicoli refrigerati per il trasporto di merci a bassa
temperatura, le autocisterne per il trasporto di liquidi o i veicoli adibiti
alla raccolta dei rifiuti) spesso viaggiano a vuoto o con carichi parziali,
perché per le spedizioni speciali è difficile trovare un carico per il viaggio
di ritorno. In genere, però, i viaggi di cabotaggio si effettuano con merci del
tipo general cargo caricate su rimorchi telonati o container; la
percentuale elevata di viaggi a vuoto, quindi, con ogni probabilità non è
dovuta tanto alla difficoltà di trovare carichi di ritorno, che nel caso del
trasporto generale non è così elevata, quanto alle restrizioni che si applicano
alle attività di cabotaggio e all'apparente incapacità, da parte degli
operatori di trasporto, di organizzare i trasporti in modo efficiente. L'analisi delle
percentuali di viaggi a vuoto nei diversi segmenti di mercato indica che i
segmenti esposti alla concorrenza, in particolare i trasporti internazionali (cross-trade
e trasporti internazionali bilaterali) hanno percentuali di viaggi a vuoto
decisamente minori[14]
rispetto ai segmenti di mercato ancora soggetti a restrizioni operative, come
risulta dalla figura 5. Figura
5: quota di veicoli-km a vuoto rispetto ai veicoli-km totali per tipologia di
trasporto nel 2012, sulla base dei dati riferiti da 21 dei 27 paesi dell'UE nel
2012 (dati non disponibili per BE, IT, CY, MT, RO e UK). Fonte: Eurostat,
DG MOVE. L'impatto
positivo dell'apertura del mercato sui livelli di carico è dimostrato anche
dall'effetto dell'eliminazione delle restrizioni all'accesso per gli
autotrasportatori degli Stati membri entrati nell'UE nel 2004 e 2007. Quando le
restrizioni all'esercizio di attività di cabotaggio imposte a tali
autotrasportatori sono state soppresse nel 2009 e 2012, la loro quota di
veicoli-km a vuoto nel cabotaggio è sensibilmente diminuita (cfr. figura 6). Il
regolamento (CE) n. 1072/2009 non sembra tuttavia avere avuto un impatto
positivo sulle percentuali complessive di viaggi a vuoto nel cabotaggio. Prima
dell'adozione di tale regolamento, in diversi Stati membri vigevano
disposizioni più permissive[15].
Successivamente all'entrata in vigore delle disposizioni in materia di
cabotaggio contenute nel regolamento (CE) n. 1072/2009, nel maggio 2010,
la percentuale complessiva della percorrenza a vuoto nei viaggi all'interno del
territorio di paesi esteri è diminuita molto più lentamente che in precedenza e
rimane quasi doppia rispetto a quella registrata dai veicoli nazionali nei
trasporti nazionali. Sebbene su tale andamento abbiano pesato anche altri
fattori, tra cui la crisi economica, questo potrebbe indicare che le attuali
restrizioni alle attività di cabotaggio frenano l'ulteriore miglioramento dell'efficienza
da parte degli autotrasportatori. È ragionevole quindi attendersi che un'ulteriore
apertura del mercato possa ridurre i viaggi a vuoto nei trasporti nazionali. Il
potenziale di riduzione dei livelli di viaggi a vuoto tuttavia deve essere
valutato rispetto al rischio di domanda indotta di trasporto su gomma, che può
sorgere se l'incremento dell'offerta di trasporto su gomma provoca un calo
significativo dei prezzi del trasporto su gomma[16].
In questi casi, il settore dei trasporti degli Stati membri con i livelli di
costo più elevati può essere colpito in misura maggiore, anche attraverso un
eventuale cambiamento della modalità di trasporto. Nondimeno va osservato che
un calo dei prezzi del trasporto su gomma favorirebbe gli utilizzatori di
servizi di trasporto e i consumatori[17]. Altri fattori
possono contribuire a ridurre le emissioni complessive di CO2
e migliorare l'efficienza energetica dei veicoli, incluso lo sviluppo di
metodologie di misurazione della CO2
e del consumo di carburante, come quella che dovrà essere presentata dalla
Commissione nella prossima comunicazione su una strategia per ridurre il
consumo di carburante dei veicoli pesanti e le emissioni di CO2. Figura 6:
evoluzione della percentuale di veicoli-km a vuoto in viaggi entro il
territorio di paesi esteri tra il 2007 e 2012 per gruppo di Stati membri di
immatricolazione del veicolo, sulla base dei dati riferiti da 20 dei 27 paesi
dell'UE nel 2012 (dati non disponibili per BE, IT, CY, LU, MT, RO e UK). Fonte:
Eurostat, DG MOVE.
3.
Evoluzione della struttura dei costi nel settore
dell'autotrasporto
3.1.
Determinanti di costo: panoramica generale
Il livello dei
costi non è che uno dei fattori determinanti da cui dipende la competitività
nel settore dell'autotrasporto; altri fattori sono la specializzazione e la
qualità dei servizi. Alcuni di questi costi sono strettamente correlati
allo Stato membro di stabilimento (in particolare i costi di
immatricolazione e manutenzione del veicolo, la tassazione sull'impresa, il
costo del capitale); altri invece, sono variabili e dipendono dallo Stato
membro in cui l'impresa opera (oneri relativi all'uso delle strade e imposte
sui carburanti). Stante l'esistenza di indennità basate sulla distanza e di
norme nazionali che in alcuni casi possono determinare l'allineamento delle
retribuzioni ai livelli minimi vigenti nello Stato membro in cui viene svolta l'attività[18],
anche i costi del lavoro possono in qualche misura essere annoverati in questa
categoria. Insieme al carburante, il lavoro è una delle due determinanti di
costo principali nel settore dell'autotrasporto. Per stabilire l'incidenza di
una possibile ulteriore apertura del mercato sulla struttura del settore dell'autotrasporto,
è utile comparare la struttura dei costi industriali in tutta l'UE. L'armonizzazione
delle strutture e dei livelli dei costi non è un obiettivo delle politiche dell'UE,
né rientra nelle competenze dell'UE; tuttavia, si è denunciato che l'apertura
del mercato potrebbe produrre risultati inopportuni nei casi in cui la
pressione concorrenziale dovesse indurre a non rispettare le norme sociali, ad
esempio in materia di tempo di guida e periodi di riposo, con conseguenti
rischi per la sicurezza stradale. Questo tipo di sviluppo sarebbe in contrasto
con le finalità della politica UE dei trasporti. Le
strutture dei costi sono sempre più simili in tutto il settore dell'autotrasporto.
L'importanza relativa delle due principali determinanti di costo (costo del
lavoro e costo del carburante) ha ormai raggiunto livelli analoghi in tutta l'UE.
Il costo del lavoro, che nel 2004 rappresentava tra il 10% e il 30% dei costi
totali negli Stati membri entrati nell'UE nello stesso anno, è aumentato e oggi
rappresenta tra il 20% e il 40% del totale dei costi in tali Stati membri.
In termini assoluti, il costo del lavoro negli Stati membri che hanno
aderito all'Unione nel 2004 e 2007 rimane più basso che negli Stati membri
UE-15, ma il divario va costantemente assottigliandosi. I costi relativi al
carburante variano fra il 24% e il 38% dei costi totali. Figura
7: ripartizione dei costi sostenuti dagli autotrasportatori di alcuni Stati
membri. Fonte:
Collection and Analysis of Data on the Structure of the Road Haulage Sector in
the European Union, AECOM 2013. Inoltre, l'armonizzazione
è proseguita in altri campi di competenza UE che incidono sui costi di
esercizio delle imprese di autotrasporto, ad esempio nel campo degli oneri per
l'utilizzo delle strade. Tali sviluppi sono trattati in modo più
particolareggiato nella sezione 6 del presente documento.
3.2.
Sviluppi riguardanti i costi del lavoro
Nel settore dell'autotrasporto,
la remunerazione è normalmente suddivisa in diverse componenti di costo. Le
retribuzioni mensili sono fissate facendo riferimento ai salari minimi o ai
contratti collettivi[19].
I livelli retributivi medi variano in base al tipo di trasporto effettuato
(nazionale o internazionale), e sono più elevati per i trasporti internazionali
che per i trasporti nazionali. Oltre a ciò, concorrono alla retribuzione anche
altre forme di remunerazione, tra cui le più comuni sono le indennità
giornaliere (diarie) e quelle basate sulla distanza[20].
Visto il peso del costo del lavoro nella struttura dei costi di esercizio degli
autotrasportatori, le differenze tra i livelli retributivi possono influenzare
le prassi delle imprese del settore, spingendole a delocalizzare le loro
attività verso Stati membri con costi del lavoro più bassi. Se effettuata nel
rispetto del requisito di stabilimento di cui al regolamento (CE) n. 1071/2009,
la delocalizzazione può contribuire ai flussi di investimenti transfrontalieri
e rafforzare l'integrazione del mercato dei trasporti UE. Tuttavia, alcuni casi
di delocalizzazione (ad esempio quelli in cui l'attività viene svolta
esclusivamente in uno Stato membro diverso da quello di registrazione) possono
denotare una deliberata elusione dei tributi e degli oneri legati al lavoro. Sebbene la
situazione dei singoli mercati debba essere esaminata più nei dettagli, alcuni
segnali indicano che le differenze retributive si stanno riducendo a un livello
tale da ridurre il rischio di comportamenti illeciti[21].
Nondimeno devono continuare gli sforzi per migliorare il rispetto delle norme.
Mentre permangono delle disparità, i livelli assoluti dei costi del lavoro
stanno crescendo più rapidamente negli Stati membri che hanno aderito all'UE
nel 2004 e 2007. Tenendo conto di tutti gli elementi che concorrono a formare
la remunerazione, le retribuzioni dei conducenti romeni impiegati nei trasporti
internazionali sembrano avviate a raggiungere livelli simili a quelli degli
autotrasportatori spagnoli (4-5 euro/ora)[22].
Questa evoluzione è in linea con la convergenza dei livelli retributivi
medi nell'UE illustrata nella figura 8. Di conseguenza, le differenze retributive
nel settore dell'autotrasporto sono equiparabili alle differenze tra le
retribuzioni medie nell'UE e in tutta l'economia. Il grafico seguente indica l'aumento
relativo della retribuzione dei lavoratori dell'UE-12, rispetto a quelli dell'UE-15. Figura
8: evoluzione dell'indice del costo del lavoro dell'economia delle imprese
negli Stati membri UE-15 e UE-12 dal 2004. Fonte: Eurostat, DG MOVE. Come risulta evidente, le
differenze retributive nel settore dell'autotrasporto rimangono simili alle
differenze retributive medie che si registrano nell'insieme dei settori
economici degli Stati membri. Occorre sottolineare però che, stante la natura
mobile delle attività di autotrasporto, tali differenze potrebbero avere un
impatto maggiore sulla concorrenza in questo settore. Contrariamente a quanto
avviene in altri settori, i servizi di trasporto possono essere forniti
temporaneamente in altri Stati membri pur mantenendo in parte le condizioni
retributive dello Stato membro di residenza. Esistono tuttavia norme
legislative UE che in qualche caso potrebbero accrescere la tutela dei
lavoratori non residenti che forniscono temporaneamente servizi in altri Stati
membri. La direttiva 96/71/CE relativa al distacco dei lavoratori[23]
si applica ai conducenti, nei casi in cui essi rientrano nel campo di applicazione
della direttiva. Il regolamento (CE) n. 593/2008 sulle obbligazioni
contrattuali[24]
stabilisce criteri generali per la determinazione della legge applicabile alle
obbligazioni contrattuali. In alcuni casi, la legge che sarebbe normalmente
applicabile al contratto può essere sostituita dalle norme cogenti ai sensi del
diritto internazionale privato che si applicano nel luogo in cui il lavoro
viene svolto abitualmente (articolo 8).
3.3.
Sviluppi riguardanti il costo del carburante
Il costo del
carburante nell'UE ha seguito l'andamento delle quotazioni del greggio sui
mercati internazionali e non mostra variazioni rilevanti. Ciò è in parte
riconducibile alla progressiva armonizzazione della tassazione dei prodotti
energetici e dell'elettricità nell'Unione europea, disciplinata dalla direttiva
2003/96/CE del Consiglio (la "direttiva sulla tassazione dell'energia")[25].
La struttura delle accise sui carburanti è armonizzata (la direttiva stabilisce
tra l'altro livelli minimi di tassazione sui prodotti energetici usati come
carburanti per autotrazione), ma gli Stati membri sono liberi di fissare a
propria discrezione le aliquote nazionali d'imposta, che quindi variano nei
diversi Stati membri. Il costo più basso dei carburanti si registra in Lussemburgo,
quello più alto nel Regno Unito. Figura
9: costo tipico di 1 000 litri di gasolio nei diversi Stati membri
(gennaio 2014).
Fonte:
Bollettino sul petrolio dell'Osservatorio del mercato dell'energia, 2014,
Commissione europea, DG Energia.
3.4.
Altre determinanti di costo
Oltre alle due
principali categorie di costi già viste, le imprese di autotrasporto sostengono
anche altri oneri, tra cui: –
costi non ricorrenti relativi allo stabilimento
dell'impresa (inclusi i costi per l'acquisto e l'immatricolazione dei veicoli); –
tasse periodiche di proprietà o circolazione dei
veicoli; –
tributi derivanti dall'uso dei veicoli (imposte sul
reddito, pedaggi stradali a tempo o sulla distanza percorsa). Il livello
relativo di tali oneri può influenzare il comportamento delle imprese, e
differenze rilevanti potrebbero incoraggiare casi di delocalizzazione illecita,
a detrimento delle imprese che operano nel rispetto delle norme. Sebbene i
livelli dei tributi e degli oneri di altro genere continuino a essere diversi
nei vari Stati membri, vi sono segnali che indicano un ravvicinamento dell'importo
netto corrisposto per ogni veicolo in tutta l'UE. Continuano a
esistere differenze nei livelli dei diritti riscossi per lo stabilimento, l'immatricolazione
dei veicoli e la circolazione degli stessi. I diritti di stabilimento variano
da un importo una tantum di circa 40 EUR nella Repubblica ceca a
oltre 1 000 EUR in Bulgaria[26].
Anche le tasse automobilistiche (immatricolazione o proprietà) variano nei
diversi Stati membri; la variazione non riflette però la suddivisione tra UE-12
e UE-15 che si osserva per i costi del lavoro. Le tasse automobilistiche annue,
ad esempio, variano in proporzione da 1 a 10, come si evince dalla figura 10.
Tra i 10 Stati membri in cui le tasse automobilistiche annue sono più elevate,
tre sono paesi UE-12 (Repubblica ceca, Ungheria e Bulgaria). Figura
10: tassa automobilistica annua (EUR) per un autoarticolato standard composto
da trattore stradale e semirimorchio (2012). Fonte: ACEA Tax Guide 2012. Senza addentrarsi in un'analisi
dettagliata delle differenze che si osservano per ciascuna componente di costo,
è interessante notare che, malgrado le differenze, il livello medio dei tributi
e degli oneri sulle strade nazionali non sembra variare in modo significativo
tra i diversi Stati membri. In base a dati OCSE rappresentati nella figura 10,
l'importo netto degli oneri corrisposti per veicolo-km è in media di 0,18 EUR,
con variazioni relativamente modeste tra i diversi Stati membri. Nell'UE, gli
oneri più elevati si registrano in Germania (0,34 EUR/vkm), quelli più bassi in
Bulgaria, Lussemburgo, Lettonia, Lituania e Romania (0,11 EUR/vkm). Figura 11:
importo netto degli oneri versati per veicoli-km (autotrasporto
nazionale, 2012). Fonte: Road Haulage Charges and Taxes. Summary
analysis and data tables 1998-2012, OCSE 2013. Ciò può essere
dovuto in parte alla crescente imposizione, da parte degli Stati membri, di
diritti territoriali per l'uso delle strade (vignette o pedaggi). Dall'adozione
e successiva revisione della direttiva 1999/62/CE relativa alla tassazione a
carico di autoveicoli pesanti adibiti al trasporto di merci su strada[27],
un numero crescente di Stati membri ha introdotto diritti per l'uso delle
strade. Con la graduale convergenza delle strutture dei costi, gli
autotrasportatori UE saranno sempre più indotti a migliorare la propria
efficienza e la qualità dei servizi offerti; tale miglioramento andrebbe a
vantaggio dei clienti del settore dell'autotrasporto, in particolare degli
spedizionieri e del settore delle vendite al dettaglio, e tramite loro
migliorerebbe l'efficienza e la competitività dell'economia UE nel suo
complesso.
4.
Attuazione delle disposizioni relative all'accesso
al mercato dell'autotrasporto
I regolamenti
(CE) n. 1071/2009[28]
e (CE) n. 1072/2009 si prefiggono di garantire alle imprese un accesso equo al
mercato dell'autotrasporto internazionale, anche fissando criteri supplementari
utilizzabili dalle autorità competenti per i controlli volti ad accertare
rispetto di tali regolamenti. Una corretta applicazione di tali regolamenti è
necessaria per garantire che le imprese operanti sul mercato dell'autotrasporto
siano affidabili e competano alla pari; tuttavia, l'attuazione di alcune
disposizioni di tali regolamenti continua a essere problematica. Due aspetti
in particolare sono all'origine di difficoltà per gli autotrasportatori e le
autorità incaricate di garantire il rispetto della normativa: le disposizioni
relative alla sede effettiva e stabile nel caso del regolamento (CE) n. 1071/2009
e quelle relative al cabotaggio nel caso del regolamento (CE) n. 1072/2009.
4.1.
Attuazione del regolamento (CE) n. 1071/2009
Il regolamento
(CE) n. 1071/2009 sull'accesso alla professione di autotrasportatore ha
accorpato vari strumenti legislativi nell'intento di semplificarne e integrarne
l'attuazione. Tale regolamento ha altresì introdotto disposizioni
supplementari, in particolare l'obbligo per le imprese di autotrasporto di
avere una sede stabile ed effettiva, disposizioni riguardanti un formato unico
per le licenze comunitarie, prescrizioni specifiche per i gestori dei trasporti
e per una maggiore cooperazione tra Stati membri al fine di garantire il
rispetto delle norme (in particolare attraverso il sistema di
interconnessione dei registri nazionali delle imprese di autotrasporto, ERRU). Tali cambiamenti
hanno contribuito a una maggiore armonizzazione, in particolare per quanto
riguarda il formato delle licenze comunitarie. Tuttavia, occorre fare ulteriori
sforzi per completare l'applicazione del regolamento, in particolare attraverso
la completa interconnessione dell'ERRU. Relazioni particolareggiate indicano
anche che in alcuni Stati membri continuano ad esistere società di comodo,
le c.d. "letterbox companies", vale a dire società che ai fini
fiscali sono "stabilite" in uno Stato membro in cui però non svolgono
funzioni amministrative né esercitano attività commerciali, in violazione dell'articolo
5 del regolamento (CE) n. 1071/2009. Questa prassi è in contrasto con le
intenzioni del legislatore; è stata occasionalmente documentata[29],
ma essendo illegale rimane difficilmente quantificabile. Tali società di
comodo continuano ad esistere a causa dei diversi livelli di priorità e risorse
assegnati dai vari Stati membri all'attuazione del regolamento. Ciò può causare
difficoltà per gli altri Stati membri che segnalano le società di comodo ai
rispettivi Stati membri di registrazione, quando tali Stati membri non possono
contare su un sostegno forte da parte dei loro omologhi. Inoltre, le
disposizioni che disciplinano i controlli sull'applicazione del requisito della
"sede stabile" sono deboli[30].
Appaiono quindi opportune una maggiore cooperazione transfrontaliera in quest'area
e azioni più rigorose per garantire il rispetto delle disposizioni in materia.
4.2.
Regolamento (CE) n. 1072/2009: questioni
relative all'attuazione e sviluppi nazionali
Sia le autorità
incaricate di garantire il rispetto delle norme, sia gli autotrasportatori
segnalano differenze nei metodi utilizzati per l'attuazione del
regolamento (CE) n. 1072/2009. È possibile che tali differenze
abbiano l'effetto di dissuadere gli autotrasportatori dall'esercitare attività
nei mercati nazionali di paesi esteri. Malgrado gli sforzi compiuti per fare
chiarezza sul regolamento (CE) n. 1072/2009[31],
continuano a registrarsi differenze nell'attuazione di talune disposizioni. Ad
esempio, in Finlandia le consegne multiple (in cui un autotrasportatore
effettua consegne parziali di un singolo carico presso diversi destinatari, ad
esempio diverse controllate di una stessa impresa) sono considerate alla
stregua di operazioni di trasporto multiple, mentre in altri paesi le consegne
multiple sono considerate operazioni di trasporto singole. In Danimarca e
Finlandia, le autorità incaricate di garantire il rispetto delle norme esigono
che gli autotrasportatori siano in grado, in caso di controlli, di produrre sul
momento un documento che attesti le attività di cabotaggio (lettera di
vettura); in altri Stati membri, invece, le autorità concedono agli autotrasportatori
un lasso di tempo per raccogliere le informazioni richieste se queste non sono
subito disponibili, come avviene ad esempio quando la lettera di vettura non
viaggia insieme al carico. Inoltre, alcuni
Stati membri hanno mostrato la tendenza a stabilire restrizioni riguardo alle
condizioni alle quali gli autotrasportatori possono esercitare attività di
trasporto e cabotaggio; tali restrizioni sono imposte attraverso strumenti
normativi o prassi volte a garantire il rispetto delle norme. Tra gli esempi,
si segnalano la discriminazione operata dalle autorità incaricate di garantire
il rispetto delle norme nei confronti di veicoli appartenenti a controllate di
imprese locali stabilite in un altro Stato membro o l'applicazione di
disposizioni restrittive a tipologie di merci trasportate prevalentemente da
autotrasportatori non residenti. Anche iniziative private tollerate dalle
autorità contribuiscono alla discriminazione nei confronti dei conducenti
stranieri: in uno Stato membro, ad esempio, sta conoscendo un discreto successo
tra i conducenti locali un'applicazione per smartphone che offre un
servizio di tracciamento degli autocarri immatricolati all'estero. A lungo
andare, queste iniziative di regolamentazione e private rischiano di
compromettere l'acquis del mercato interno nel settore dei trasporti e
in particolare i miglioramenti dell'efficienza resi possibili dall'apertura del
mercato dei trasporti transfrontalieri. L'opportunità di
tali prassi appare ancora più discutibile se si considera il numero modesto di
violazioni documentate delle disposizioni in materia di cabotaggio. Malgrado le
preoccupazioni denunciate in merito ai trasporti di cabotaggio abusivi
(trasporti di cabotaggio in numero superiore ai tre autorizzati ai sensi del
regolamento (CE) n. 1072/2009, o non effettuati dopo un trasporto
internazionale, o effettuati più di sette giorni dopo il trasporto
internazionale), le autorità preposte all'attuazione di solito non sono state
in grado di confermare la fondatezza di tali segnalazioni. Negli Stati membri
in cui è stata effettuata un'intensa attività di controllo sul cabotaggio, la
percentuale di violazioni è risultata contenuta (1,7% del totale dei veicoli
controllati nel caso della Danimarca[32]).
Le autorità riscontrano molto più frequentemente altre violazioni, come ad
esempio la non osservanza dei tempi di guida, che hanno ripercussioni non
soltanto sulla concorrenza tra autotrasportatori, ma anche sulla sicurezza. In conclusione,
i regolamenti (CE) n. 1071/2009 e (CE) n. 1072/2009 sono interpretati e
applicati in modo diverso nei vari Stati membri, e di conseguenza gli operatori
si trovano di fronte a una situazione eterogenea, confusa e all'origine di
costi elevati, che il pacchetto del 2009 avrebbe dovuto risanare e
semplificare.
4.3.
Revisione dei regolamenti nell'ambito del programma
REFIT
Nella
comunicazione del dicembre 2012 sull'adeguatezza della regolamentazione dell'Unione europea[33], la Commissione ha presentato il Programma di controllo dell'adeguatezza
e dell'efficacia della regolamentazione (REFIT), inteso a rendere più chiara la
legislazione UE e a ridurre il peso degli adempimenti normativi. Passando al
vaglio la normativa alla luce della comunicazione, è stata individuata tra le
priorità la revisione dei regolamenti (CE) n. 1071/2009 e (CE) n. 1072/2009.
Una semplificazione dei regolamenti permetterebbe agli addetti ai controlli di
garantire un'attuazione più efficiente e uniforme delle relative disposizioni e
assicurerebbe agli autotrasportatori un'interpretazione uniforme dei
regolamenti e un contesto prevedibile in cui esercitare la propria attività. La
revisione sarebbe intesa da un lato a chiarire i termini problematici dei
regolamenti, in particolare la definizione di sede stabile ed effettiva di cui
al regolamento (CE) n. 1071/2009 e la definizione di cabotaggio di cui al
regolamento (CE) n. 1072/2009, e dall'altro a rafforzare ulteriormente le
possibilità di cooperazione tra gli Stati membri per garantire il rispetto del
regolamento (CE) n. 1071/2009. Infine, una revisione potrebbe consentire di
migliorare l'attuazione dei regolamenti, e l'introduzione di ulteriori
disposizioni prescrittive in merito alla frequenza e alle modalità dei
controlli potrebbe contribuire a ridurre le discrepanze che si riscontrano.
Le azioni volte a garantire il rispetto delle norme potrebbero anche
essere rese più efficienti da un migliore impiego delle nuove possibilità
esistenti nel campo dei controlli tecnici, ad esempio dai cronotachigrafi
digitali di nuova generazione.
5.
La dimensione sociale del settore dell'autotrasporto
La legislazione
UE prevede una disciplina generale e settoriale intesa a garantire la sicurezza
stradale, condizioni di lavoro adeguate e una concorrenza non falsata nel
settore dell'autotrasporto. Il regolamento (CE) n. 561/2006 sui periodi di
guida e di riposo[34]
e la direttiva 2002/15/CE sull'orario di lavoro dei lavoratori mobili[35]
rientrano
in tale disciplina. La corretta applicazione di tali norme è assicurata dalle
disposizioni sui livelli minimi di controllo contenute nella direttiva 2006/22/CE[36]
e dalle particolareggiate disposizioni tecniche e giuridiche riguardanti l'apparecchio
di controllo da utilizzare nel settore dei trasporti su strada contenute nel
regolamento (CEE) n. 3821/85[37].
Un livello insufficiente di osservanza di queste norme potrebbe avere
conseguenze negative, tra cui il peggioramento delle condizioni di lavoro per i
lavoratori dell'autotrasporto, un aumento dei rischi per la sicurezza stradale
e per gli altri utenti della strada, e uno svantaggio per le imprese che invece
operano nel rispetto delle norme. Si registra un
impegno continuo per migliorare ulteriormente l'applicazione di tali
disposizioni. A questo riguardo, si segnalano le note orientative e le note di
chiarimento elaborate dalla Commissione e a disposizione degli Stati membri e
delle parti interessate[38].
Le note orientative, tuttavia, non hanno valore vincolante e quindi la
Commissione non può irrogare sanzioni agli Stati membri che non vi si
attengono; inoltre, la loro elaborazione è un compito arduo: la nota sul "periodo
di 24 ore" per il calcolo dei periodi di guida e di riposo è in
discussione da oltre 4 anni e non si è ancora pervenuti a un testo definitivo.
Anche l'effettiva osservanza delle indicazioni da parte degli Stati membri che
applicano le note orientative discusse con gli stessi Stati nei comitati
competenti mostra notevoli discrepanze. Gli sforzi in
questo senso proseguono in cooperazione con le parti interessate. Il progetto
TRACE[39],
che ha creato un percorso formativo comune per i funzionari addetti ai
controlli stradali, è stato portato a termine e il libro bianco sui trasporti
del 2011[40]
ha individuato tra le priorità la promozione di posti e condizioni di lavoro di
qualità.
5.1.
Condizioni di lavoro
Le condizioni di
lavoro nell'autotrasporto sono difficili, come testimonia la scarsa attrattiva
esercitata da questo settore. Ciò è dovuto tra l'altro alla natura "mobile"
delle attività di autotrasporto e ai lunghi periodi di trasferta. Tra gli altri
fattori di rischio identificati dall'Agenzia europea per la sicurezza e la
salute sul lavoro si segnalano il fatto che i conducenti spesso lavorano da
soli, la gestione "just-in-time" e le richieste dei
clienti, che comportano una forte pressione sul lavoro, il lavoro in sedi
diverse dalla propria, la crescente diffusione di tecnologie complesse e dei
controlli a distanza, l'ergonomia del posto di lavoro, l'accessibilità delle
strutture e dei servizi (igienici, per la ristorazione, medici), il rischio di
malattie infettive, la violenza e le aggressioni, la necessità di rimanere a
lungo seduti e l'esposizione alle vibrazioni, i rischi di infortunio durante le
operazioni di carico e scarico e i rischi per la sicurezza associati al lavoro
svolto in mezzo al traffico stradale[41].
La stessa relazione individua inoltre nell'orario di lavoro atipico un fattore
che potrebbe avere effetti negativi sulla salute. Nel complesso, tuttavia, gli
incidenti che vedono coinvolti veicoli pesanti stanno diminuendo, e al
contrario il rispetto delle disposizioni sui tempi di guida e sui periodi di
riposo sta migliorando[42]. Il ricorso
crescente alla gestione "just-in-time", che si è sviluppata
grazie alle possibilità tecniche disponibili nel settore della logistica,
sottopone i conducenti a pressioni affinché rispettino i termini di consegna.
Si ritiene che la pressione sui lavoratori dell'autotrasporto sia aumentata
durante l'attuale crisi economica, e secondo le parti interessate tale
pressione è correlata a varie pratiche illegali come ad esempio il superamento
dei periodi di guida consentiti, l'agganciamento delle remunerazioni all'efficienza
a scapito della sicurezza stradale o il lavoro autonomo fittizio[43].
Nella tabella 2 sono indicati i principali problemi sociali che, a parere delle
parti interessate, richiedono un futuro intervento legislativo. Problema || Grado di importanza Regimi occupazionali illegali/iniqui che generano dumping sociale (comprese le società di comodo) || ***** Applicazione e controlli insufficienti || ***** L'armonizzazione sociale tra gli Stati membri dell'UE a 27 è lungi dall'esser raggiunta || **** Operazioni di cabotaggio illegali || **** Qualità del riposo e strutture dedicate || *** Tempi di guida e periodi di riposo || ** Tabella
2: problemi identificati dalle parti interessate come meritevoli di un futuro
intervento legislativo relativamente alle condizioni occupazionali e sociali
nel settore del trasporto merci su strada. Fonte: Condizioni sociali e di
lavoro degli autotrasportatori, Parlamento europeo, 2013. I problemi
sollevati dalle parti interessate e messi in luce nella tabella 2 sono
strettamente correlati all'attuazione dei regolamenti (CE) n. 1071/2009 e (CE)
n. 1072/2009, che però è di competenza degli Stati membri. L'attuazione inadeguata delle disposizioni in essi contenute è
riconducibile all'assenza, nei due regolamenti citati, di prescrizioni
vincolanti relativamente al numero e alla frequenza dei controlli. Tale assenza
crea anche difficoltà alla Commissione nei controlli relativi all'attuazione
dei due regolamenti, che quindi dovrà essere migliorata mediante l'introduzione
di prescrizioni vincolanti volte a garantire il rispetto delle norme. Il tempo di
guida e i periodi di riposo continuano a destare preoccupazione. Valutazioni
recenti indicano che il rispetto delle norme legislative in materia sta
migliorando[44],
sebbene continuino a esistere differenze nelle prassi volte a garantire il
rispetto delle norme nei diversi Stati membri[45].
Le percentuali dei controlli effettuati su strada o presso le sedi delle
imprese continuano a essere eterogenee, e anche le percentuali di giorni
lavorativi controllati rimangono diverse. Tali differenze rispecchiano la
diversità delle risorse destinate a garantire il rispetto delle norme nei
diversi Stati membri, come anche le differenze che si rilevano tra i vari
mercati dei trasporti (i controlli in sede sono efficaci negli Stati membri in
cui le imprese sono prevalentemente grandi, mentre i controlli su strada
possono essere più efficaci nei mercati in cui le imprese sono prevalentemente
piccole). Da recenti studi
pare emergere anche che i rischi legati alla concorrenza sul piano
previdenziale sono limitati, stanti il livellamento dei costi del lavoro
calcolati tenendo conto della produttività e l'armonizzazione di varie norme
sul lavoro. Inoltre, non risulta che negli Stati membri con basi di costi
inferiori l'applicazione delle norme sociali e sul lavoro sia garantita in
misura inferiore. La tesi secondo cui il mancato rispetto della legislazione
sul lavoro conferirebbe un vantaggio competitivo a tali Stati appare quindi
infondata[46].
Ciò premesso, occorre ancora impegnarsi su tutti i fronti per migliorare l'applicazione
e il rispetto della legislazione sociale intersettoriale nell'autotrasporto.
5.2.
L'evoluzione prevista
Il settore dell'autotrasporto
sta già vivendo rilevanti cambiamenti di lungo corso, primo fra tutti la
perdurante penuria di conducenti. I lavoratori dell'autotrasporto sono una
popolazione di età sempre più avanzata: nella sola Germania si prevede che nei
prossimi 10-15 anni andranno in pensione oltre 250 000 conducenti[47].
Questa tendenza, unita alla scarsità di conducenti qualificati identificata già
prima della crisi economica, peserà in misura rilevante sulle possibilità di
assunzione delle imprese di autotrasporto. I risultati di tale penuria si
avvertono già in alcuni Stati membri quali la Lettonia dove vengono assunti
conducenti di paesi terzi, anche se per il momento il fenomeno ha dimensioni
limitate. L'Agenzia
europea per la sicurezza e la salute sul lavoro sottolinea l'evoluzione delle
mansioni dei lavoratori del trasporto. La diffusione della tecnologia è un
fattore caratterizzante dei trasporti internazionali. I computer di bordo, i
cronotachigrafi digitali di nuova generazione e altre apparecchiature
telematiche hanno un ruolo sempre più importante nell'organizzazione dei
trasporti e nei controlli tesi ad accertare il rispetto della normativa
vigente. Altri miglioramenti tecnici (nuovi sistemi di propulsione, automazione
sulle autostrade) contribuiranno anch'essi a trasformare le mansioni dei
conducenti. Questa tendenza, unita al progressivo aumento dell'età media
dei conducenti, creerà nuove necessità di formazione per i conducenti. L'apprendimento
permanente dovrebbe essere considerato una priorità e anche i percorsi di
formazione dei futuri conducenti dovrebbero essere adattati al nuovo contesto. In previsione di
questi cambiamenti, la Commissione proseguirà il dialogo con gli Stati membri e
le parti interessate. Il comitato per il dialogo sociale settoriale è uno
strumento già esistente a cui si può ricorrere per affrontare in modo proattivo
le sfide future. Saranno apprezzati i contributi delle parti sociali in vista
dell'adozione del codice sociale per i lavoratori che effettuano operazioni
mobili di autotrasporto di cui all'iniziativa 8 del Libro bianco sui trasporti
del 2011. Come sottolineato nella comunicazione della Commissione "Una
politica industriale integrata per l'era della globalizzazione — Riconoscere il
ruolo centrale di concorrenzialità e sostenibilità"[48],
ai fini di una politica industriale concorrenziale ed
efficiente è essenziale affrontare le sfide del mercato del lavoro nel quadro
del dialogo sociale. In vista di una prossima penuria di conducenti, dovrebbero
essere incoraggiate anche misure tese a migliorare l'utilizzo dei veicoli (ad
esempio agevolando il consolidamento dei carichi e la pianificazione della
distribuzione). Anche l'apertura del mercato, che probabilmente dovrebbe
contribuire a un uso più efficiente dei veicoli, potrebbe essere utile per
rispondere a tale penuria.
6.
Altri sviluppi normativi
Successivamente
all'adozione del regolamento (CE) n. 1072/2009, il legislatore dell'Unione è
intervenuto per assicurare un'ulteriore armonizzazione del mercato interno dell'autotrasporto
adottando altre misure legislative, ricordate di seguito. Nel contesto dell'apertura
del mercato, tali sviluppi contribuiscono ad armonizzare le condizioni di
mercato che influiscono sulle attività degli autotrasportatori UE.
6.1.
Oneri per l'uso delle strade
La direttiva 1999/62/CE,
modificata una prima volta dalla direttiva 2006/38/CE e ulteriormente
modificata dalla direttiva 2011/76/UE, stabilisce un quadro comune per l'istituzione,
negli Stati membri, di pedaggi basati sulla distanza e diritti d'utenza basati
sulla durata (vignette) per i veicoli commerciali pesanti (oltre 3,5
tonnellate) che utilizzano determinate infrastrutture. Con la modifica del 2011,
nella direttiva sono stati integrati elementi che rispecchiano in modo più
adeguato il principio "chi inquina paga", ad esempio la possibilità
per gli Stati membri di riscuotere diritti che tengano conto dell'impatto dei
veicoli sulla qualità dell'aria e sull'inquinamento acustico. Per il momento
nessuno Stato membro ha avviato l'internalizzazione dei costi esterni, ma
cresce il numero di quelli che utilizzano qualche forma di tariffazione delle
infrastrutture. • Sistemi di vignette già operativi:
Bulgaria, Romania, Ungheria e Lituania hanno sistemi nazionali di vignette per
gli autocarri; il Regno Unito introdurrà un proprio sistema il 1° aprile
2014. Svezia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo applicano un'eurovignetta
comune. • Sistemi di vignette in fase di sviluppo:
Lettonia. • Sistemi di telepedaggio su tutta la
rete, già operativi: Germania, Austria, Repubblica ceca, Ungheria,
Slovacchia, Polonia e Portogallo. • Sistemi di telepedaggio su tutta la
rete, in fase di sviluppo: Danimarca, Belgio e Francia. La Francia applicherà
il sistema solamente sulle strade statali e sulle autostrade di proprietà dello
Stato su cui attualmente non viene riscosso alcun pedaggio, quindi manterrà il
sistema attuale di pedaggi con barriere fisiche sulle autostrade in
concessione. • Pedaggi con barriere fisiche: tra gli
altri, Irlanda, Francia, Spagna, Italia, Slovenia e Grecia. Anche altri paesi
hanno sistemi di riscossione manuale dei pedaggi su un numero limitato di
strade, ma tali sistemi non hanno una diffusione significativa. Anche Polonia e
Portogallo hanno pedaggi con barriere fisiche su una parte della rete, ma sono
classificati nel gruppo di paesi con sistemi di telepedaggio su tutta la rete
perché questo sistema è quello prevalente. • Nessun
pedaggio: Lettonia, Finlandia, Estonia, Malta e Cipro. Inoltre,
proseguono i lavori per l'implementazione del servizio europeo di telepedaggio
(SET). Le specifiche tecniche di interoperabilità del SET sono contenute
nella direttiva 2004/52/CE[49],
mentre la decisione 2009/750/CE della Commissione[50],
in cui sono definite le specifiche relative al SET, è entrata in vigore nell'ottobre
2009. Gli sforzi ora si stanno concentrando su servizi di telepedaggio
nazionali, in attesa di una prossima estensione del sistema a tutta l'Unione.
6.2.
Specifiche relative ai veicoli
I criteri
applicabili ai veicoli utilizzati dagli autotrasportatori dell'UE si sono
modificati in maniera rilevante in seguito all'adozione del regolamento (CE) n.
1072/2009. L'entrata in vigore della norma sulla classe di emissioni Euro VI
nel gennaio 2013 (seguito all'entrata in vigore della norma sulla classe di
emissioni Euro V nel 2008) ha impresso un'accelerazione al rinnovo del parco
veicoli sia nell'UE-15, sia nell'UE-12, dove l'età media dei veicoli in
circolazione è più elevata[51].
Nel complesso, i veicoli moderni sono utilizzati più nei trasporti
internazionali che in quelli nazionali, in parte perché pagano pedaggi più
bassi e hanno consumi di carburante inferiori, e in parte perché i veicoli
impiegati per i trasporti internazionali raggiungono rapidamente chilometraggi
elevati e quindi vanno sostituiti periodicamente. Figura
12: distribuzione per età dei veicoli commerciali pesanti utilizzati dagli
autotrasportatori dell'UE-27 nel 2012 (% rispetto al totale di veicoli-km).
Fonte: Eurostat, DG MOVE. Oltre che con l'adozione
delle norme sulle classi di emissione Euro, le specifiche relative ai veicoli
saranno ulteriormente armonizzate con l'adozione delle prescrizioni europee
armonizzate sull'omologazione dei veicoli a motore pesanti e dei loro rimorchi,
entrate in vigore nel 2012[52].
6.3.
Sicurezza stradale
I dati sulla
sicurezza nell'UE, compresi quelli relativi ai veicoli commerciali pesanti
(VCP), sono in continuo miglioramento e non mostrano alcun impatto negativo in
seguito all'adozione delle nuove disposizioni relative all'accesso al mercato
dell'autotrasporto nel 2009. Come si evince dalla tabella seguente, gli
incidenti con decessi che hanno visto coinvolti VCP sono diminuiti in quasi
tutti gli Stati membri. 2008 || 2009 || 2010 || 2010 variazione rispetto al 2008 (VCP) VCP || Totale || VCP in % sul totale || VCP || Totale || VCP in % sul totale || VCP || Totale || VCP in % sul totale Belgio || 122 || 944 || 13% || 117 || 944 || 12% || 111 || 840 || 13% || −9,0% Repubblica ceca || 169 || 1076 || 16% || 163 || 901 || 18% || 175 || 802 || 22% || +3,6% Danimarca || 62 || 406 || 15% || 35 || 303 || 12% || 36 || 255 || 14% || −41,9% Germania || 625 || 4477 || 14% || 536 || 4152 || 13% || 534 || 3648 || 15% || −14,6% Irlanda || 44 || 280 || 16% || 22 || 238 || 9% || 13 || 212 || 6% || −70,4% Grecia || 138 || 1553 || 9% || 113 || 1456 || 8% || 127 || 1258 || 10% || −8,0% Spagna || 452 || 3099 || 15% || 353 || 2714 || 13% || 333 || 2479 || 13% || −26,3% Francia || 596 || 4275 || 14% || 502 || 4273 || 12% || 552 || 3992 || 14% || −7,4% Italia || 977 || 4725 || 21% || 785 || 4237 || 19% || 835 || 4090 || 20% || −14,5% Lussemburgo || 2 || 35 || 6% || 2 || 48 || 4% || 9 || 32 || 28% || +350,0% Paesi Bassi || 107 || 677 || 16% || 95 || 644 || 15% |||||||| Austria || 107 || 679 || 16% || 81 || 633 || 13% || 97 || 552 || 18% || −9,3% Polonia || 1155 || 5437 || 21% || 952 || 4572 || 21% || 947 || 3908 || 24% || −18,0% Portogallo || 112 || 885 || 13% || 120 || 840 || 14% || 95 || 937 || 10% || −15,2% Romania || 292 || 3061 || 10% || 252 || 2796 || 9% || 191 || 2377 || 8% || −34,6% Slovenia || 7 || 214 || 3% || 12 || 171 || 7% || 7 || 138 || 5% || 0,0% Finlandia || 106 || 344 || 31% || 70 || 279 || 25% || 92 || 272 || 34% || −13,2% Svezia || 72 || 397 || 18% || 45 || 358 || 13% |||||||| Regno Unito || 380 || 2645 || 14% || 287 || 2337 || 12% || 282 || 1965 || 14% || −25,8% Tabella
3: decessi in incidenti con VCP nei diversi Stati membri (2008 – 2010).
Fonte: Traffic Safety Basic Facts 2012, Heavy Goods Vehicles and Buses,
Osservatorio europeo della sicurezza stradale[53]. Tale decremento
è dovuto in parte alla riduzione dei volumi del traffico merci registrato tra
il 2008 e il 2010 (−7%), ma
probabilmente è riconducibile anche ad altri fattori, tra cui l'evoluzione
tecnica dei veicoli e i maggiori controlli sul rispetto delle norme sul
traffico. Un'iniziativa che si segnala a questo riguardo è l'adozione di
una norma volta a promuovere la cooperazione nell'applicazione delle sanzioni
per infrazioni stradali di vario tipo[54].
Il 7 novembre è scaduto il periodo fissato per il recepimento delle nuove
disposizioni; gli effetti della nuova norma si potranno probabilmente avvertire
già nei prossimi mesi. Questa tendenza
è verosimilmente destinata a continuare: sono infatti in preparazione diverse
proposte legislative che, una volta adottate, contribuiranno a migliorare la
manutenzione dei veicoli esistenti[55]
e ad assicurare che i veicoli immessi sul mercato siano più sicuri per gli
utenti vulnerabili della strada[56].
6.4.
Tassazione dei carburanti
I prodotti
energetici, ivi compresi i carburanti commerciali, sono soggetti alla già
citata direttiva 2003/96/CE relativa alla tassazione dei prodotti energetici e
dell'elettricità, che fissa tra l'altro i livelli minimi delle accise per i
carburanti. Il 13 aprile 2011, la Commissione ha adottato una proposta di
revisione di tale direttiva[57];
se sarà adottata, tale proposta assicurerà l'allineamento delle politiche in
materia di tassazione dell'energia e farà in modo che esse riflettano l'impatto
ambientale dei carburanti e degli altri prodotti energetici, creando in questo
modo un ulteriore incentivo all'impiego di veicoli meno inquinanti da parte
degli autotrasportatori.
7.
Conclusioni
7.1.
La situazione del mercato
I principali
sviluppi che hanno interessato il mercato dell'autotrasporto successivamente
all'adozione del regolamento (CE) n. 1072/2009 sono rappresentati da tendenze
generali quali la crisi economica e i successivi allargamenti dell'UE. Fino al 2011
il settore sembrava riprendersi lentamente dalla crisi economica; da allora,
però, i volumi dei trasporti sono tornati a diminuire, sull'onda dell'andamento
economico generale. Altre tendenze importanti già rilevabili prima della crisi
economica continuano ad influenzare in modo rilevante i movimenti di trasporto;
tra di esse, si segnala il ruolo crescente degli spedizionieri e dei fornitori
terzi di servizi di logistica nel consolidamento dei carichi e nei rapporti
contrattuali con gli autotrasportatori. L'adozione del
pacchetto sui trasporti stradali del 2009 ha contribuito a mettere a
disposizione di spedizionieri e autorità responsabili di garantire il rispetto
delle norme una serie di standard e criteri comuni in materia di accesso alla
professione e al mercato internazionale dell'autotrasporto. Tuttavia, alcune
disposizioni del regolamento (CE) n. 1072/2009 risultano di difficile
applicazione, in particolare quelle riguardanti il cabotaggio e la sede stabile
delle imprese di autotrasporto. Inoltre, l'insieme eterogeneo di disposizioni
legislative nazionali che la rifusione del 2009 avrebbe dovuto eliminare sta
riemergendo, con effetti negativi per il mercato europeo dei trasporti su
strada. Infine, nei
prossimi anni il settore dovrà affrontare una serie di sfide, e per vincerle
dovrà migliorare la propria efficienza. Pur attenuata dalla crisi, la penuria
di conducenti è motivo di preoccupazione, in particolare per i conducenti
specializzati. In futuro, ciò determinerà un aumento della domanda di
conducenti e qualifiche, anche a causa dell'invecchiamento della forza lavoro.
Inoltre, nel settore dell'autotrasporto le condizioni di lavoro restano
difficili e i rapporti contrattuali restano caratterizzati da livelli elevati
di lavoro autonomo. Con la riduzione del numero di conducenti disponibili, le
imprese sono obbligate a ridurre i viaggi a vuoto, che rappresentano una
percentuale elevata, così da poter impiegare meglio il personale. Il
miglioramento dell'efficienza del settore dell'autotrasporto contribuirà alla
competitività dell'economia UE nel suo complesso.
7.2.
Convergenza degli indicatori di mercato
Come in altri
settori dell'economia, nell'autotrasporto si registrano strutture dei costi
diverse a seconda degli Stati membri. Difficilmente tali differenze potranno
scomparire del tutto, ma il divario si va costantemente assottigliando. Gli
autotrasportatori che effettuano trasporti internazionali devono sostenere
costi, legati ad esempio al carburante e all'uso delle strade, che si applicano
indipendentemente dallo Stato membro di registrazione. Inoltre, la
partecipazione dei conducenti ai trasporti internazionali, in cui le
remunerazioni sono tradizionalmente più elevate, ha determinato un aumento dei
livelli retributivi in particolare negli Stati membri che hanno aderito all'Unione
europea nel 2004 e 2007. La graduale convergenza dei livelli dei costi spinge
gli autotrasportatori a competere puntando sull'efficienza e sulla qualità dei
servizi, con conseguenti vantaggi per gli utenti dei trasporti in tutta l'economia
dell'UE. Non spetta tuttavia all'UE, né è un obiettivo del mercato unico,
livellare i costi. Inoltre, alcuni
degli sviluppi intervenuti in campo legislativo stanno portando a un'ulteriore
armonizzazione del contesto generale per il settore dell'autotrasporto. Tra
tali sviluppi, si ricordano l'utilizzo crescente di sistemi di tariffazione
stradale, l'estensione dell'armonizzazione tecnica e il miglioramento della
sicurezza dei veicoli adibiti al trasporto su strada, nonché l'intensificazione
della cooperazione tra gli Stati membri dell'UE nel contrasto alle infrazioni
stradali. Tali sviluppi limitano il rischio che un aumento della pressione
concorrenziale potrebbe comportare per la sicurezza stradale, soprattutto nel
caso di un'ulteriore apertura del mercato. Esistono dei
margini per un'ulteriore armonizzazione dell'applicazione delle disposizioni
riguardanti l'accesso al mercato dell'autotrasporto, che continua a presentare
differenze tra i vari Stati membri. In particolare, le disposizioni del
regolamento (CE) n. 1072/2009 riguardanti il cabotaggio e quelle del
regolamento (CE) n. 1071/2009 riguardanti la sede stabile ed effettiva non
sembrano applicate in maniera uniforme. Questo impedisce agli autotrasportatori
di operare in condizioni di parità e crea difficoltà alle autorità incaricate
di garantire l'applicazione di tali norme. Colmando queste carenze si potrà
circoscrivere il fenomeno della delocalizzazione illegale, che incide
negativamente sulla concorrenza e sulle condizioni di lavoro.
7.3.
I prossimi passi
Da quanto detto
emerge l'opportunità di valutare l'opportunità di un'ulteriore riforma volta a
chiarire le disposizioni che disciplinano l'accesso al mercato dell'autotrasporto
nell'UE. Una riforma equilibrata, che comprenda disposizioni volte a
garantire un'applicazione uniforme delle norme in materia di accesso al
mercato, permetterebbe di fare chiarezza sulle disposizioni giuridiche che gli
Stati membri e il settore interpretano e applicano in modo diverso. Norme più
chiare favorirebbero una cultura di rispetto delle norme e ridurrebbero le
possibilità di frode (sia in ambito fiscale che sociale). Questo elemento è una
condizione imprescindibile per migliorare l'uniformità nell'applicazione
delle norme che ci si attende da uno spazio unico europeo dei trasporti. La
prevista revisione dei regolamenti (CE) n. 1071/2009 e (CE) n. 1072/2009
nell'ambito del programma REFIT segnerà un primo passo in questa direzione. Sulla base di
opportune misure di attuazione sembra appropriata una graduale revisione di
alcune restrizioni obsolete ancora esistenti in materia di accesso al mercato. Se
si considera che i mercati nazionali rappresentano circa i due terzi del totale
dei trasporti su strada, le condizioni imposte per i trasporti di cabotaggio
limitano i mercati accessibili agli autotrasportatori dell'UE. La graduale
soppressione di tali restrizioni potrebbe contribuire a ridurre il peso degli
adempimenti amministrativi imposti dalle attuali norme, complesse e poco
chiare; inoltre, permetterebbe di fare incontrare in modo più efficiente l'offerta
e la domanda. Come emerge dagli studi effettuati, l'allentamento delle
restrizioni riguardanti il cabotaggio potrebbe contribuire a rendere il settore
dei trasporti più efficiente, sia dal punto di vista economico che da quello
dell'impiego delle risorse, in quanto potrebbe assicurare una riduzione dei
viaggi a vuoto e contribuirebbe all'efficienza economica e dei consumi di
carburante del settore. A quest'ultimo aspetto contribuiranno anche altre iniziative
tra cui la futura comunicazione riguardante una strategia per la riduzione del
consumo di carburante e delle emissioni di CO2 dei veicoli pesanti. Per fare in modo
che la dimensione economica e quella sociale procedano di pari passo, sarà
necessario elaborare misure dirette a restituire attrattiva alla professione e
a migliorare le condizioni di lavoro dei conducenti, tra cui misure relative
all'applicazione delle norme, ai controlli e al contrasto alle frodi fiscali e
sociali, nonché al miglioramento dei livelli di formazione e competenze. Tali
misure andrebbero a beneficio dell'intera economia e migliorerebbero l'attrattiva
della professione. Mettendo a disposizione del settore una forza lavoro in
possesso di una formazione elevata e disponibile in numero sufficiente, si
aiuterebbe anche a rispondere alla penuria incombente di conducenti. Inoltre, è
opportuno continuare a impegnarsi per migliorare l'applicazione delle norme
sociali dell'UE nel campo dell'autotrasporto, ivi comprese le norme relative al
tempo di guida e ai periodi di riposo. In tutti i casi
in cui le misure e gli strumenti attuali e previsti menzionati nella presente
relazione comportano il trattamento di dati personali, tale trattamento dovrà
essere effettuato in conformità alla direttiva 95/46/C relativa alla protezione
dei dati personali[58],
nonché alle norme nazionali di attuazione. Come ha
sottolineato il presidente Barroso nel discorso sullo stato dell'Unione
pronunciato l'11 settembre 2013, "il mercato unico delle merci
funziona alla perfezione, e se ne vedono i benefici economici. La stessa
ricetta va ora applicata alla mobilità, alle comunicazioni, all'energia, alle
finanze, al commercio elettronico e ancora ad altri settori. Dobbiamo rimuovere
gli ostacoli che frenano il dinamismo dei cittadini e delle imprese. Dobbiamo
completare l'interconnessione dell'Europa.". [1] Regolamento (CE) n. 1072/2009 del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, che fissa norme comuni per l'accesso
al mercato internazionale del trasporto merci su strada, GU L 300 del 14.11.2009,
pagg. 72-87. [2] In particolare "Collection and Analysis of Data on
the Structure of the Road Haulage Sector in the European Union" (AECOM 2013);
"Sviluppo e attuazione del cabotaggio stradale nell'UE"
(Parlamento europeo 2013); "Road Haulage Charges and Taxes. Summary
analysis and data tables 1998-2012" (OCSE 2013); "Condizioni
sociali e di lavoro degli autotrasportatori" (Parlamento europeo 2013). [3] Per motivi legati alla disponibilità dei dati, questa
relazione esamina gli sviluppi nel mercato UE del trasporto di merci su strada
solo fino al 2012; pertanto, in essa si fa sempre riferimento all'UE-27. [4] Regolamento (CE) n. 561/2006 sui tempi di guida, sulle
interruzioni e sui periodi di riposo dei conducenti professionali; direttiva 2006/22/CE
sulle norme minime per l'applicazione di tali disposizioni; regolamento (CEE)
n. 3821/85 sull'apparecchio
di controllo e direttiva 2002/15/CE sull'orario di lavoro dei lavoratori
mobili. [5] Relazione del gruppo ad
alto livello sullo sviluppo del mercato del trasporto di merci su strada, presieduto dal Prof. Bayliss, giugno 2012. [6] Adeguatezza ed efficacia della regolamentazione (REFIT):
risultati e prossime tappe, COM(2013) 685 def. [7] "UE-15" si riferisce agli Stati membri che
fanno parte dell'UE da prima del 1° maggio 2004; "UE-12" si riferisce
agli Stati membri che hanno aderito all'UE nel 2004 e 2007. [8] Collection and Analysis of Data on the Structure of
the Road Haulage Sector in the European Union, AECOM 2013. [9] Panorama économique et financier du transport routier en
France, Banque de France, 2012. [10] Tra cui ETF (Federazione europea dei trasporti), DTL
(Associazione danese dei trasporti e della logistica) e FNTR (Federazione
nazionale francese per il trasporto su strada). [11] Danmarks Produktivitet –
Hvor er problemerne?, Produktivitets
Komissionen, 2013. [12] Employment and Social Developments in Europe 2012,
Commissione europea. [13] Questa sezione utilizza dati raccolti da Eurostat;
tuttavia, le misure dei fattori di carico dei veicoli stradali possono variare
in funzione del tipo di carico trasportato. I fattori di carico sono limitati
anche da fattori esterni quali le masse e dimensioni massime dei veicoli. Cfr. anche Beladingsgraad van gewicht en volume. Het vergelijken van
lood met veren, Transport en Logistiek Nederlands, 2013. [14] Cabotage en CO2-reductie, Notitie met een eerste
verkenning naar de potentiële reductie van CO2 door cabotage, Kennisinstituut
voor Mobiliteitsbeleid (2010). [15] L'Italia permetteva agli autotrasportatori di esercitare
attività di cabotaggio sul proprio territorio per un massimo di 15 giorni al
mese, per non più di cinque giorni consecutivi per volta. Il Regno Unito
aveva adottato un'interpretazione in base alla quale per cabotaggio si
intendeva un'attività "temporanea" e l'autotrasportatore doveva
essere in grado di provare che il proprio veicolo era uscito dal territorio
britannico almeno una volta al mese. Nel 1998 la Grecia aveva fissato per il
cabotaggio un limite temporale di due mesi all'anno; tale disposizione era
stata sostituita nel 2000 da una circolare che sopprimeva ogni limite temporale
per tale attività, basandosi invece su una definizione che identificava il
cabotaggio come un'attività non permanente, frequente, regolare o continua.
Oltre a dover rispettare altre condizioni, i veicoli dovevano uscire dal
territorio greco almeno una volta al mese. Il tentativo della Francia nel 2002
di limitare le attività di cabotaggio a una settimana per volta era stato
respinto dalla Commissione, che lo aveva ritenuto sproporzionato. [16] Factsheet No 4/1, ASSIST – Assessing the social and
economic impacts of past and future sustainable transport policy in Europe. [17] Onderzoek naar de gevolgen voor Nederland van het verder
vrijgeven van cabotage, Policy Research Corporation in opdracht van Ministerie
van Infrastructuur en Milieu, 2013. [18] Direttiva 96/71/CE del Parlamento europeo e del Consiglio,
del 16 dicembre 1996, relativa al distacco dei lavoratori nell'ambito di una
prestazione di servizi, GU L 18 del 21.1.1997, pagg. 1-6; regolamento (CE)
n. 593/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 giugno 2008, sulla
legge applicabile alle obbligazioni contrattuali (Roma I) GU L 177 del 4.7.2008,
pagg. 6-16. [19] Nel luglio 2013, in 21 dei 28 Stati membri dell'UE (tutti
eccetto Danimarca, Germania, Italia, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia)
vigevano norme legislative nazionali che fissavano un salario minimo per legge
o in virtù di accordi intersettoriali nazionali. Negli Stati membri in cui non
è fissato un salario minimo vigono contratti collettivi; tuttavia, tali
contratti possono applicarsi unicamente a talune imprese (ad esempio quelle
iscritte alle Camere di commercio) e possono variare da regione a regione all'interno
di uno stesso Stato membro. [20] A norma del regolamento (CE) n. 561/2006, le indennità
basate sulla distanza sono illegali se sono di natura tale da mettere in
pericolo la sicurezza stradale. [21] Auch zu Hause wird gut verdient - Deutscher Arbeitsmarkt
für bulgarische und rumänische LKW-Fahrer wenig attraktiv, Deutsche
Verkehrszeitung, 28 gennaio 2014. [22] Collection and Analysis of Data on the Structure of the
Road Haulage Sector in the European Union, AECOM 2013. [23] Direttiva 96/71/CE del Parlamento europeo e del Consiglio,
del 16 dicembre 1996, relativa al distacco dei lavoratori nell'ambito di una
prestazione di servizi, GU L 18 del 21.1.1997, pag. 1. [24] Regolamento (CE) n. 593/2008 del Parlamento europeo e
del Consiglio, del 17 giugno 2008, sulla legge applicabile alle obbligazioni
contrattuali (Roma I), GU L 177 del 4.7.2008, pag. 6. [25] Direttiva 2003/96/CE del Consiglio, del 27 ottobre 2003,
che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici
e dell'elettricità, GU L 283 del 31.10.2003, pag. 51. [26] Collection and Analysis of Data on the Structure of the
Road Haulage Sector in the European Union, AECOM 2013. [27] Direttiva 1999/62/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 17 giugno 1999, relativa alla tassazione a carico di autoveicoli
pesanti adibiti al trasporto di merci su strada per l'uso di alcune infrastrutture,
modificata dalla direttiva 2006/38/CE e dalla direttiva 2011/76/CE. [28] Regolamento (CE) n.1071/2009 del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 21 ottobre 2009, che stabilisce norme comuni sulle condizioni da
rispettare per esercitare l'attività di trasportatore su strada e abroga
la direttiva 96/26/CE del Consiglio, GU L 300 del 14.11.2009, pag. 51. [29] L'attività ispettiva nell'ambito del distacco
transnazionale dei lavoratori nel trasporto stradale: una guida per le autorità
di controllo. Relazione finale del progetto TRANSPO, marzo 2012 www.tagliacarne.it/download/228.html [30] Ai sensi dell'articolo 12, paragrafo 2, del
regolamento (CE) n. 1071/2009, "fino al 31 dicembre 2014 gli
Stati membri eseguono controlli almeno ogni cinque anni per verificare [il
rispetto dei requisiti fissati per l'esercizio dell'attività di
autotrasportatore]". [31] The new cabotage regime under Regulation (EC) No 1072/2009,
Questions & Answers. Commissione europea, 2011 http://ec.europa.eu/transport/modes/road/haulage/doc/qa_the_new_cabotage_regime_2011.pdf [32] http://ekstrabladet.dk/112/article2107804.ece; per maggiori informazioni, cfr. http://www.ft.dk/samling/20121/almdel/TRU/spm/464/svar/1050069/1244171/index.htm?/samling/20121/almdel/TRU/spm/464/svar/1050069/1244171/index.htm [33] Adeguatezza della regolamentazione dell'Unione europea,
COM(2012)746. [34] Regolamento (CE) n. 561/2006 del Parlamento europeo
e del Consiglio, del 15 marzo 2006, relativo all'armonizzazione di alcune
disposizioni in materia sociale nel settore dei trasporti su strada e che
modifica i regolamenti del Consiglio (CEE) n. 3821/85 e (CE) n. 2135/98
e abroga il regolamento (CEE) n. 3820/85 del Consiglio, GU L 102 dell'11.4.2006,
pag. 1. [35] Direttiva 2002/15/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, dell'11 marzo 2002, concernente l'organizzazione dell'orario di
lavoro delle persone che effettuano operazioni mobili di autotrasporto, GU L 80
del 23.3.2002, pag. 35. [36] Direttiva 2006/22/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 15 marzo 2006, sulle norme minime per l'applicazione dei
regolamenti (CEE) n. 3820/85 e (CEE) n. 3821/85 del Consiglio relativi a
disposizioni in materia sociale nel settore dei trasporti su strada e che
abroga la direttiva 88/599/CEE del Consiglio, GU L 102 dell'11.4.2006, pag. 35. [37] Regolamento (CEE) n. 3821/85 del Consiglio del 20 dicembre
1985 relativo all'apparecchio di controllo nel settore dei trasporti su strada,
GU L 370 del 31.12.1985, pag. 8. [38] http://ec.europa.eu/transport/modes/road/social_provisions/driving_time/guidance_notes_en.htm [39] http://www.traceproject.eu [40] Libro bianco "Tabella di marcia verso uno spazio
unico europeo dei trasporti — Per una politica dei trasporti competitiva e
sostenibile", COM(2011)144 def. [41] OSH in figures:
Occupational safety and health in the transport sector – An overview, Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, 2011. [42] Panoramica e valutazione
dell'applicazione della legislazione sociale dell'UE per il settore professionale
del trasporto stradale, Parlamento europeo 2012.
[43] Condizioni sociali e di lavoro degli autotrasportatori,
Parlamento europeo, 2013. [44] Report on the implementation in 2009-2010 of Regulation
(EC) No 561/2006 on the harmonisation of certain social legislation relating to
road transport and of Directive 2002/15/EC on the organisation of the working
time of persons performing mobile road transport activities, SWD(2012)270 final
(documento di lavoro interno). [45] Panoramica e valutazione
dell'applicazione della legislazione sociale dell'UE per il settore
professionale del trasporto stradale,
Parlamento europeo 2012. [46] Social Competition in the EU: Myths and Realities, Notre
Europe – Jacques Delors Institute, 2013. [47] ZF-Zukunftsstudie Fernfahrer. Der
Mensch im Transport- und Logistikmarkt, Institut für Nachhaltigkeit in Verkehr
und Logistik, Stoccarda 2012. [48] COM(2010)614 def. [49] Direttiva 2004/52/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 29 aprile 2004, concernente l'interoperabilità dei sistemi di
telepedaggio stradale nella Comunità, GU L 166 del 30.4.2004, pag. 124. [50] Decisione 2009/750/CE della Commissione, del 6 ottobre 2009,
sulla definizione del servizio europeo di telepedaggio e dei relativi elementi
tecnici, GU L 268 del 13.10.2009, pagg. 11-29. [51] In media, la metà dei veicoli-km percorsi dagli
autotrasportatori dell'UE-15 si riferisce a veicoli di età non superiore a 5
anni. Nel caso degli autotrasportatori dell'UE-12, tale percentuale scende a
poco meno di un terzo (32%). I veicoli utilizzati per i trasporti
internazionali in genere sono molto più recenti di quelli utilizzati per i
trasporti nazionali. Non vi sono differenze rilevanti tra i diversi Stati
membri per quanto riguarda l'età media dei veicoli adibiti a trasporti
internazionali. [52] Regolamento (UE) n. 1230/2012 della Commissione, del 12
dicembre 2012, che attua il regolamento (CE) n. 661/2009 del Parlamento
europeo e del Consiglio per quanto riguarda i requisiti di omologazione per le
masse e le dimensioni dei veicoli a motore e dei loro rimorchi e che modifica
la direttiva 2007/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, GU L 353 del 21.12.2012,
pagg. 31-79. [53] Alcuni Stati membri (Bulgaria, Ungheria, Estonia,
Lettonia, Lituania, Slovacchia, Malta e Cipro) non hanno presentato dati
confrontabili e quindi non compaiono nella tabella. Svezia e Paesi Bassi
non hanno presentato dati per il 2010. [54] Direttiva 2011/82/UE del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 25 ottobre 2011, intesa ad agevolare lo scambio transfrontaliero
di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale, GU L 288
del 5.11.2011, pagg. 1-15. [55] Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del
Consiglio sul controllo tecnico dei veicoli a motore e dei loro rimorchi e che
abroga la direttiva 2009/40/CE, COM(2012) 380 def. [56] Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del
Consiglio che modifica la direttiva 96/53/CE, del 25 luglio 1996, che
stabilisce, per taluni veicoli stradali che circolano nella Comunità, le
dimensioni massime autorizzate nel traffico nazionale e internazionale e i pesi
massimi autorizzati nel traffico internazionale, COM(2013)195 def. [57] Proposta di direttiva del Consiglio recante modifica della
direttiva 2003/96/CE che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione
dei prodotti energetici e dell'elettricità, COM(2011)169/3. [58] Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio,
del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al
trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati,
GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31.