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Document 52010IP0376

Crisi finanziaria, economica e sociale, raccomandazioni sulle misure e le iniziative da adottare (relazione intermedia) Risoluzione del Parlamento europeo del 20 ottobre 2010 sulla crisi finanziaria, economica e sociale: raccomandazioni sulle misure e le iniziative da adottare (relazione intermedia) (2009/2182(INI))

GU C 70E del 8.3.2012, p. 19–41 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

8.3.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

CE 70/19


Mercoledì 20 ottobre 2010
Crisi finanziaria, economica e sociale, raccomandazioni sulle misure e le iniziative da adottare (relazione intermedia)

P7_TA(2010)0376

Risoluzione del Parlamento europeo del 20 ottobre 2010 sulla crisi finanziaria, economica e sociale: raccomandazioni sulle misure e le iniziative da adottare (relazione intermedia) (2009/2182(INI))

2012/C 70 E/03

Il Parlamento europeo,

vista la propria decisione del 7 ottobre 2009 sulla costituzione, le attribuzioni, la composizione numerica e la durata del mandato della commissione speciale sulla crisi finanziaria, economica e sociale (1), adottata a norma dell'articolo 184 del suo regolamento,

visto l'articolo 48 del suo regolamento,

vista la relazione della commissione speciale sulla crisi finanziaria, economica e sociale (A7-0267/2010),

Cause

1.

rileva che le cause dell'attuale crisi sono molteplici e che i suoi effetti sono sia immediati che a lungo termine, che diversi segnali negativi sono stati trascurati e che la portata della crisi così come il suo impatto e i suoi effetti diffusivi (spillover) sono stati sottovalutati;

2.

rileva che la crisi, che ha avuto inizio negli Stati Uniti con la bolla dei subprime, ha origini che vanno molto indietro nel tempo;

3.

osserva che gli squilibri globali, la governance regolamentare (regolamentazione e vigilanza) e la politica monetaria - insieme a fattori specifici inerenti al sistema finanziario, quali la complessità e l'opacità dei prodotti finanziari, sistemi di remunerazione a breve termine e modelli imprenditoriali inadeguati - sono i principali fattori che contribuiscono all'attuale crisi finanziaria;

4.

ritiene che il moltiplicarsi dei conflitti d'interesse nel settore finanziario, degli interessi acquisiti e dei casi di operatori «troppo vicini per parlare» (too close to talk) abbia contribuito in alcuni casi ad aggravare la crisi;

5.

rileva che la politica monetaria espansionistica degli Stati Uniti ha favorito un eccesso di liquidità alla ricerca di rendimenti elevati e lo sviluppo di una domanda interna fondata sul credito al consumo e quindi sull'indebitamento delle famiglie, come pure elevate spese pubbliche finanziate tramite un accesso poco costoso al capitale;

6.

osserva che i mercati finanziari sono stati caratterizzati da un atteggiamento speculativo che ha portato alcuni investitori ad assumere rischi estremamente elevati, e che tale fenomeno è stato aggravato dall'oligopolio delle agenzie di valutazione dei crediti (rating); fa notare che qualunque economia di mercato funziona al meglio se suffragata da norme trasparenti, a più livelli e concordate democraticamente, accompagnate da un'etica e valori morali solidi in grado di favorire l'instaurazione di sistemi economici e finanziari sani e quindi di evitare danni all'economia reale;

7.

rileva che la proliferazione di complessi prodotti fuori bilancio (SPV, CDO, CDS, ecc) e meccanismi di cartolarizzazione derivanti da un sistema bancario parallelo non regolamentato hanno aumentato, e non diminuito, i rischi sistemici; rileva che gli istituti che si concentrano sui risparmiatori e il finanziamento per le PMI hanno dimostrato di essere validi;

8.

ritiene che l'assenza di un modello più sostenibile di produzione, distribuzione e consumo di fronte ai cambiamenti climatici, alla perdita di biodiversità e all'esaurimento delle risorse naturali alimenti le cause fondamentali della crisi;

9.

ritiene che le strutture in materia di governance economica e finanziaria esistenti allo scoppio della crisi – a livello planetario, negli Stati Uniti o in seno all'Unione europea – mancassero di coerenza nel separare la vigilanza macroprudenziale da quella microprudenziale e fossero eccessivamente concentrate sulla vigilanza microprudenziale dal basso verso l'alto degli istituti finanziari e sul monitoraggio a livello nazionale degli indicatori macroeconomici, trascurando la visione sistemica degli sviluppi finanziari e macroeconomici che richiederebbero il controllo dell'interconnessione tra istituti finanziari e tra paesi;

10.

rileva che la globalizzazione si è sviluppata senza la contemporanea nascita o evoluzione di strutture di governance mondiale che accompagnassero l'integrazione dei mercati, in particolare per quanto concerne gli equilibri o squilibri mondiali e i mercati finanziari, e ritiene che il processo del G20 costituisca un passo nella giusta direzione, ma sottolinea che è necessaria una rappresentanza efficace dalla posizione dell'UE in seno al G20;

11.

constata che l'Unione europea ha riconosciuto la libera circolazione dei capitali come prevista dai trattati dell'UE nel luglio 1990, il che ha contribuito allo sviluppo economico; rileva, tuttavia, che la libera circolazione dei capitali non è stata accompagnata da un'armonizzazione delle imposte sul risparmio né da un'adeguata regolamentazione o vigilanza transfrontaliera a livello europeo;

12.

condanna il fatto che i principi dell'SGP non sempre sono stati rispettati in passato e osserva che si sono verificati squilibri sostanziali tra le economie della zona euro;

13.

osserva che la mancanza di una regolamentazione adeguata e di una rigorosa vigilanza nonché la completa assenza di strumenti di gestione congiunturale nel caso di una crisi bancaria hanno evidenziato ulteriormente che l'Unione europea deve predisporre meccanismi per affrontare le sfide politiche associate al fatto di avere un mercato interno e un sistema finanziario integrato; osserva in particolare la mancanza di un meccanismo relativo ai fallimenti transfrontalieri;

Effetti

14.

constata che il deficit pubblico nell'Unione europea è passato dal 2,3 % del PIL nel 2008 al 7,5 % nel 2010, e nella zona euro dal 2 % al 6,3 % secondo Eurostat, mentre il rapporto fra debito pubblico e PIL è passato dal 61,6 % del 2008 al 79,6 % del 2010 nell'Unione europea, e dal 69,4 % all'84,7 % nella zona euro, spazzando via in due anni tutti gli sforzi di risanamento di bilancio compiuti in quasi due decenni da alcuni Stati membri; deplora questo regresso in quanto renderà molto più difficile affrontare le sfide demografiche e della disoccupazione;

15.

reputa che la situazione delle finanze pubbliche dell'Europa fosse già difficile prima della crisi: dagli anni '70, il livello del debito pubblico degli Stati membri è aumentato poco a poco in conseguenza dei vari periodi di rallentamento economico verificatisi nell'UE; rileva che il costo dei piani di rilancio, il calo delle entrate fiscali e le elevate spese di protezione sociale hanno provocato l'aggravarsi del debito pubblico e della sua incidenza sul PIL in tutti gli Stati membri, anche se in misura diversa;

16.

ritiene che la crisi non abbia ancora prodotto tutti i suoi effetti e che una ricaduta, come in una doppia recessione, non possa essere esclusa, specialmente per quanto riguarda il livello della disoccupazione;

17.

osserva che la crisi ha avuto un impatto sull'occupazione in tutta l'UE, anche se il tasso di disoccupazione è aumentato in media solo dell'1,9 % nei 27 Stati membri dell'UE, e che l'impatto negativo sull'occupazione continuerà a causa del ritardo abituale con cui le tendenze economiche si riflettono nel mercato del lavoro; sottolinea che, secondo le stime della Commissione, il tasso di disoccupazione nell'UE sarà prossimo all'11 % nel 2010, il che avrà conseguenze pesanti sulla forza lavoro UE;

18.

rileva che gli effetti sociali della crisi sono molto diversi a seconda degli Stati membri: mentre il tasso di disoccupazione è del 10 % in media, in alcuni paesi raggiunge il 20 %, arrivando a oltre il 40 % nel caso dei giovani, il che mette in evidenza l'entità dei miglioramenti strutturali necessari in alcuni paesi;

19.

ritiene che, mentre una politica di riduzione del debito sia importante, un rapido consolidamento delle finanze pubbliche non dovrebbe avvenire a scapito dei sistemi di protezione sociale e dei servizi pubblici, dal momento che il loro ruolo di stabilizzatori automatici e di ammortizzatori della crisi è stato giustamente riconosciuto; è del parere che promuovere l'efficienza nella protezione sociale e nei servizi pubblici possa al contempo migliorare l'efficienza economica e la qualità dei servizi; riconosce che, se non si trova il giusto equilibrio, si rischia una crescita fiacca per un lungo periodo, accompagnata da una disoccupazione persistente, e quindi l'inesorabile erosione della competitività globale dell'Europa;

20.

rileva che gli elevati livelli di disoccupazione comportano non solo costi sociali ma anche elevati costi economici in quanto i disoccupati non possono contribuire molto alla domanda interna e pagano meno tasse e contributi previdenziali; rileva che ciò aumenta l'onere per i lavoratori, sotto forma di tasse più elevate, e per le generazioni future attraverso un livello di indebitamento più elevato;

21.

constata che, sulla base dei dati del 2007 che sono gli ultimi disponibili e risalgono quindi a prima della crisi, il numero di lavoratori poveri era pari a 30 milioni, che, secondo dati recenti, 79 milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà nell'Unione europea mentre da allora tale cifra è verosimilmente aumentata;

22.

rileva che, al di là della disoccupazione, la crisi ha avuto un impatto sociale multiforme, compresa in particolare una certa erosione delle condizioni di lavoro, aumentando le difficoltà per alcune persone di soddisfare i bisogni di base e accedere ai servizi, accrescendo il numero dei senzatetto, il sovraindebitamento e l'esclusione finanziaria;

23.

rileva che, come qualsiasi crisi, quella attuale sta avendo effetti negativi sulla crescita e l'occupazione, colpendo innanzitutto le categorie più vulnerabili, compresi i giovani, i bambini e le donne, così come le minoranze etniche e i migranti;

24.

condivide le preoccupazioni riguardanti gli aspetti prociclici delle normative regolamentari, prudenziali, contabili e fiscali che amplificano le fluttuazioni inerenti al funzionamento dell'economia di mercato;

Risposta

25.

rileva che il salvataggio del settore bancario da parte dei governi rappresenta solo parte dei costi imposti alla società dalla crisi finanziaria, mentre i costi della recessione e l'aumento del debito pubblico saranno considerevoli, visto che, a livello mondiale, si sono persi circa 60 trilioni di dollari USA;

26.

segnala che la crisi ha portato a una sensazionale crescita degli aiuti di Stato in seguito all'adozione del quadro transitorio per gli aiuti di Stato, e deplora gli effetti pregiudizievoli che ciò può aver avuto sul mantenimento di condizioni di parità in Europa; invita la Commissione ad assumere un ruolo forte nella lotta contro il protezionismo e contro le distorsioni della concorrenza;

27.

approva le misure non convenzionali applicate dalla BCE e dalle banche centrali nazionali negli ultimi due anni per il salvataggio di banche negli Stati membri a rischio di fallimento a causa dei livelli inusuali di titoli spazzatura; accoglie con particolare favore il fatto che ai clienti di dette banche siano state fornite garanzie sui depositi, ma segnala la necessità di sopprimere gradualmente dette misure non convenzionali al fine di prevenire la concorrenza sleale nel settore bancario;

28.

ricorda che nell'ottobre 2008, l'Unione europea ha adottato il piano europeo di ripresa economica con una dotazione pari all'1,6 % del suo PIL, rispetto al 5 % della Cina e al 6,55 % degli Stati Uniti;

29.

accoglie con favore l'adozione da parte del Consiglio Ecofin, il 10 maggio 2010, del piano di stabilizzazione di 750 miliardi di euro, piano che ha definito un meccanismo finanziario di stabilità per affrontare i rischi di insolvenza dei mutuatari sovrani, parzialmente utilizzando l'articolo 122 del TFUE come base giuridica; segnala il deficit democratico strutturale e il vuoto di responsabilità del pacchetto di decisioni per uscire dalla crisi elaborate dal Consiglio, che non prevedono la consultazione del Parlamento europeo; chiede di essere coinvolto, in qualità di colegislatore, nelle prossime decisioni e proposte per uscire dalla crisi;

Piani nazionali di rilancio

30.

deplora il basso livello di coordinamento tra i diversi piani nazionali di rilancio, dato che l'effetto moltiplicatore e il potenziale di leva del coordinamento a livello UE avrebbe molto probabilmente conseguito effetti ben più estesi di quelli che si possono ottenere attraverso una pianificazione realizzata prevalentemente a livello nazionale che rischia di contraddirsi; sollecita un potenziamento in direzione della dimensione europea dei futuri piani di rilancio e degli investimenti su larga scala;

31.

chiede alla Commissione di fornire una relazione estremamente precisa sull'efficacia dei pacchetti nazionali di salvataggio delle banche e dei piani nazionali ed europei di rilancio, decisi nell'autunno-inverno 2008-2009 in relazione agli obiettivi a lungo e breve termine dell'Unione, compresa un'analisi approfondita delle conseguenze dei meccanismi riveduti per gli aiuti di Stato adottati per rispondere alla crisi e per quanto riguarda la concorrenza e il mantenimento di condizioni di parità all'interno dell'UE, la riforma finanziaria e la creazione di posti di lavoro;

32.

osserva che taluni Stati membri, in particolare quelli che hanno ricevuto l'assistenza della bilancia dei pagamenti CE, non hanno attualmente la possibilità di istituire concreti piani nazionali di rilancio con elementi che consentano di stimolare la crescita e l'occupazione, dato che fino al 2012 le uniche opzioni sono limitate a tagli alle spese pubbliche, aumenti dell'imposizione fiscale e riduzione del debito pubblico lordo;

Il futuro - un'Europa del valore aggiunto

33.

ritiene inaccettabile che l'Unione sia l'unico spazio integrato nel quale la questione dell'energia, soprattutto del mix energetico, non venga considerata una questione strategica sia a livello interno che nel contesto delle relazioni con i paesi partner; ritiene che le iniziative dell'UE sul fabbisogno energetico debbano essere adottate in stretto coordinamento tra la Commissione, gli Stati membri e i settori industriali interessati al fine di garantire l'approvvigionamento di fonti di energia (come il petrolio ed il gas) ai suoi Stati membri attraverso una rete diversificata di pipeline dell'energia, in particolare negoziando i contratti di forniture e organizzando le capacità di stoccaggio nonché finanziando e coordinando la ricerca e lo sviluppo di nuove fonti energetiche in quanto elementi costitutivi di qualunque programma attinente, ad esempio il Settimo programma per la ricerca 2007-2013 e le successive revisioni;

34.

propone alla Commissione di assumersi la piena responsabilità del pilotaggio e del finanziamento dei progetti, in particolare nei seguenti settori:

nuovi investimenti in ricerca e sviluppo e nella diffusione delle fonti di energia rinnovabile, nell'efficienza energetica, in particolare nel parco immobiliare europeo, così come nell'uso efficiente delle risorse più in generale;

potenziamento della rete energetica europea attraverso l'interconnessione di reti nazionali e la distribuzione di energia da importanti centri di produzione di energia rinnovabile ai consumatori, nonché l'introduzione di nuove forme di immagazzinamento dell'energia e della corrente continua ad alta tensione (HVDC) europea «super rete»;

promozione delle infrastrutture UE basate nello spazio nel settore della radionavigazione e dell'osservazione terrestre al fine di incrementare la fornitura di nuovi servizi UE e lo sviluppo di applicazioni innovative nonché di agevolare l'attuazione della legislazione e delle politiche dell'UE;

sviluppo di un servizio ferroviario pubblico ad alta velocità che colleghi l'Unione da est a ovest e da nord a sud, unitamente a piani volti ad agevolare gli investimenti nelle sue infrastrutture e nelle infrastrutture critiche di proprietà pubblica;

fornitura di un accesso veloce ad Internet in tutta l'Unione, esecuzione rapida dell'agenda digitale dell'UE e fornitura a tutti i cittadini di un accesso affidabile e libero;

potenziamento del ruolo guida dell'UE nel settore della sanità elettronica;

completamento dello sviluppo della mobilità elettrica e definizione di standard comuni ad essa applicabili;

35.

ritiene che, esistendo un accordo su questi elementi di governance e di azione dell'Unione europea in termini di competenze condivise e di iniziative complementari, l'Unione si debba dotare dei mezzi per perseguire questa strategia, in particolare di risorse finanziarie;

Regolamentazione e vigilanza finanziaria

36.

ricorda che la finalità ultima del sistema finanziario è di fornire strumenti appropriati al risparmio e di destinare quest'ultimo a investimenti che forniscano sostegno all'economia reale, promuovano l'efficienza economica assumendosi parte del rischio delle imprese e dei nuclei domestici, ottimizzino le condizioni di finanziamento degli investimenti a lungo termine delle pensioni e creino posti di lavoro, come è stato fatto, ad esempio, dalle banche al dettaglio regionali e locali; rileva che questa funzione è particolarmente importante in un contesto che richiede nuove modalità di crescita e che esige investimenti sostanziali nelle tecnologie pulite;

37.

sottolinea che lo sviluppo finanziario deve anche essere posto al servizio dell'equità estendendo, in adeguate condizioni di sicurezza, l'accesso al credito e alle assicurazioni delle fasce della popolazione che ne sono escluse; insiste sul fatto che la riforma regolamentare nel settore finanziario non deve essere attuata al solo scopo di garantire la stabilità finanziaria, ma deve anche riflettere gli obiettivi di sviluppo sostenibile;

38.

rileva che questa crisi evidenzia i limiti di un sistema di autoregolamentazione e di un'eccessiva fiducia nella capacità dei partecipanti ai mercati del settore finanziario e delle agenzie di rating di valutare e gestire sempre correttamente i rischi e di evitare l'azzardo morale;

39.

accoglie con favore le attuali proposte presentate dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (BCBS) e il ruolo svolto dall'istituzione in quanto tale, pur tenendo presente che un approccio comune non giova agli istituti finanziari dell'UE; ritiene che la regolamentazione dovrebbe essere pianificata e proposta alla luce di approfondite valutazioni del suo impatto sulla misura in cui gli istituti finanziari servono l'economia reale e la società; condivide le preoccupazioni espresse in merito al giusto livello di requisiti patrimoniali e alla durata dei periodi di transizione;

40.

rileva che la trasparenza dei rendiconti finanziari, sia delle imprese sia degli Stati membri, è necessaria per ripristinare la fiducia; invita quindi la Commissione a indagare sul ricorso a operazioni fuori bilancio, a impegni senza copertura e al proliferare di SPV e SPE e a valutare la possibilità di limitare tale ricorso o introdurre l'obbligo di dichiarazioni da allegare ai rendiconti pubblicati;

41.

segnala che la crisi ha messo in evidenza una grave lacuna nel sistema di vigilanza; chiede che le opportunità di arbitraggio regolamentare siano ridotte al minimo in ambito mondiale attraverso un fermo accordo a livello di G20 e all'interno dell'Unione europea, e, ove possibile, che siano soppresse mediante l'applicazione di un libro di regole comuni per i servizi finanziari;

42.

ritiene che si debba porre rimedio alle lacune nella regolamentazione che hanno consentito a filiali di servizi finanziari stranieri di svolgere attività significative nell'UE senza essere sottoposte ad alcuna regola;

43.

constata che l'attuale normativa internazionale in materia di gestione delle crisi nel settore finanziario è insufficiente; invita la Commissione ad avanzare proposte concrete per un quadro UE di gestione delle crisi transfrontaliere nel settore finanziario, tenendo conto delle iniziative prese dagli organismi internazionali, come il G20 e l'FMI, al fine di garantire condizioni di parità a livello globale;

44.

rileva che le norme, in particolare quando si utilizza il valore equo, sono pro-cicliche quanto al loro impatto sul processo decisionale, in particolare degli istituti finanziari che hanno fatto eccessivo affidamento su di loro; segnala che questo difetto può essere rilevato anche in alcune norme di regolamentazione, prudenziali e fiscali;

45.

è a conoscenza dei problemi specifici connessi con la notevole parte dei settori bancario ed assicurativo detenuta da istituti stranieri in molti dei nuovi Stati membri;

46.

rileva che è necessario raggiungere un equilibrio tra l'esigenza di compiere passi che aiutino a salvaguardare la stabilità finanziaria e la necessità di mantenere la capacità delle banche di fornire credito all'economia; reputa importante che il sistema bancario sia in grado di adempiere ai suoi compiti fondamentali in tempi normali così come in tempi di crisi;

47.

rileva che la dimensione degli istituti finanziari e dei loro rispettivi bilanci hanno introdotto il concetto di «troppo grandi per fallire»; esorta pertanto la Commissione ad imporre alle banche l'obbligo di redigere un «testamento biologico» per stabilire nei dettagli la loro liquidazione regolare in caso di crisi;

48.

apprezza il ruolo forte della Banca centrale europea (BCE) nel quadro del Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS), che le ha consentito di apportare un importante contributo alla stabilità finanziaria dell'Unione europea;

49.

sottolinea la necessità di introdurre nuovi standard per i dati statistici relativi al settore finanziario, rafforzando la capacità di monitoraggio dei rischi e di vigilanza della Commissione europea;

50.

desidera incoraggiare l'innovazione finanziaria a condizione che consenta la messa a punto di strumenti trasparenti che permettano di finanziare un'utile innovazione tecnologica, investimenti a lungo termine, fondi pensioni, posti di lavoro e l'economia verde; attende ulteriori azioni dell'UE in materia di finanziamento innovativo con l'obiettivo di mobilitare il risparmio a lungo termine a favore di investimenti sostenibili e strategici a lungo termine e di ampliare l'accesso ai servizi finanziari;

51.

ribadisce l'importanza fondamentale di un sistema di vigilanza e regolamentazione che non consenta di omettere dai libri contabili alcuna transazione finanziaria e alcuno strumento finanziario; insiste sul fatto che per i fondi speculativi (hedge funds) devono valere le stesse regole che si applicano a qualsiasi altro fondo d'investimento; sottolinea che la vigilanza e la regolamentazione devono concentrarsi sui movimenti speculativi nei mercati finanziari per poter frenare e controllare la speculazione ai danni di paesi, valute ed economie;

52.

ritiene che il governo societario debole degli istituti finanziari abbia contribuito alla crisi e che questo aspetto debba essere affrontato al fine di garantire che i comitati di rischio siano operativi ed efficaci, i membri del comitato esecutivo siano sufficientemente consapevoli dei prodotti offerti dall'istituto e gli amministratori delegati e i direttori non esecutivi si assumano la responsabilità di allineare gli interessi degli investitori e dei dipendenti in termini di politiche compensative;

53.

rileva una mancanza di valori e di etica quanto al comportamento di alcuni attori nei mercati e istituti finanziari; sottolinea che i mercati e gli istituti finanziari devono tener conto, nell'ambito della loro responsabilità sociale d'impresa, degli interessi di tutte le parti interessate, come i loro clienti, azionisti e dipendenti;

54.

considera necessario utilizzare una serie sufficientemente ampia di criteri per quanto concerne i rischi sistemici ai fini della classificazione degli istituti finanziari, in particolare in seno all'Unione europea; ritiene che l'uso di questi criteri porti a osservare in quanti Stati membri gli istituti operano nonché la loro dimensione e, aspetto ancora più importante, ad accertare la capacità di questo o quell'istituto di perturbare il funzionamento del mercato interno, tanto più che questa crisi ha mostrato che l'ampiezza delle dimensioni ha rappresentato soltanto uno dei diversi fattori che hanno comportato un rischio sistemico;

55.

reputa essenziale che l'Unione europea tenga conto, nel definire nuove norme, della necessità di mantenere e sviluppare la diversità strutturale del suo settore finanziario, e ritiene che l'economia europea necessiti di una solida rete di banche regionali e locali, come le casse di risparmio e le banche cooperative, riconoscendo che banche diverse hanno diverse aree di competenza e conoscenze di base; rileva che la pluralità si è dimostrata utile nella crisi finanziaria e ha apportato stabilità, e che l'uniformità può condurre ad una fragilità sistemica;

56.

chiede che si torni al ruolo del direttore di banca tradizionale che, conoscendo il carattere, i precedenti e il piano d'impresa dei singoli richiedenti i prestiti, è in grado di assumere un rischio calcolato sulla base di conoscenze personali, in conformità con la normativa UE, come la direttiva MIFID e le direttive sul credito al consumo che prevedono l'informazione e la protezione dei consumatori;

57.

sottolinea che, al fine di rivitalizzare e di sbloccare il flusso di credito ad imprese e singoli individui, è fondamentale cercare soluzioni a lungo termine relativamente alle difficoltà legate all'enorme quantità di debito privato sia delle famiglie che delle imprese;

58.

chiede una maggiore trasparenza nelle relazioni tra gli Stati membri e tra questi e i principali istituti finanziari;

59.

si compiace della proposta della Commissione del 2 giugno 2010 e ritiene che il modello aziendale delle agenzie di valutazione dei crediti possa portare a conflitti di interesse, dato che le agenzie sono chiamate a misurare la forza finanziaria delle imprese che le pagano, e che il modello non consente loro di valutare gli elementi macroeconomici delle decisioni; si rende conto che le agenzie di valutazione dei crediti hanno contribuito alla crisi in quanto i loro incentivi sono stati configurati in modo dannoso derivando in ampia misura da una mancanza di concorrenza; propone che si effettuino ricerche sull'affidabilità di un sistema in cui gli investitori ed i risparmiatori pagano per l'accesso alle informazioni di cui hanno bisogno;

60.

chiede alla Commissione di avviare uno studio di fattibilità e d'impatto sull'istituzione di un'agenzia europea di valutazione dei crediti pubblica e indipendente e ritiene che le Corti dei conti, in quanto organi indipendenti, dovrebbero fornire un contributo attivo alla valutazione del debito sovrano; reputa che una tale evoluzione porterebbe a un'auspicabile pluralità delle norme; ritiene che una maggiore concorrenza sul mercato della valutazione dei crediti potrebbe migliorare la qualità delle valutazioni;

61.

invita la Commissione a esaminare proposte relative ai diritti di voto degli azionisti nella prospettiva di fornire una maggiore trasparenza quanto alle identità e alle strategie degli azionisti stessi e di favorire gli investimenti a lungo termine;

EU governance

62.

ritiene che, in epoca di crisi economica e sociale, i cittadini europei si attendono che responsabilità e solidarietà siano i principi guida alla base del processo decisionale dell'Europa;

63.

osserva che, per decenni prima della crisi, molti paesi europei hanno registrato una scarsa crescita economica e un'elevata disoccupazione a causa della mancanza di capacità di taluni Stati membri di riformare le rispettive economie verso un'economia guidata dalla conoscenza e di ripristinare la propria competitività sui mercati internazionali, nonché di una domanda interna modesta; nota che l'Europa ha bisogno di mercati finanziari più trasparenti ed efficienti e di una maggiore crescita economica che porti ad un'occupazione di qualità elevata e all'inclusione sociale;

64.

rileva che l'Unione europea ha maggiori difficoltà a uscire dalla crisi rispetto ad altre regioni del mondo, in gran parte a causa di risposte politiche alla crisi inadeguate, troppo modeste e tardive e della debolezza strutturale della sua capacità di governance, e che la crisi rischia di indebolire seriamente e in modo duraturo la sua posizione economica, e quindi politica, a livello mondiale che forse sarà riconquistata soltanto nel lungo termine e se l'UE sarà in grado di considerare il concetto del «modo di vita europeo» senza minarne i valori fondamentali;

65.

ritiene che per l'Unione sarà necessario conseguire maggiore coerenza nelle procedure politiche per rispondere alla sfida cui è confrontata; ritiene quindi essenziale che le politiche attuate siano coerenti; ritiene al riguardo determinante l'azione delle istituzioni dell'UE;

66.

prende altresì atto delle strutture deficitarie di governance economica dell'Unione europea per cui tale frammentazione nuoce alla capacità dell'Unione di essere influente nei dibattiti sui grandi squilibri macroeconomici, in particolare rispetto agli Stati Uniti e alla Cina;

67.

ritiene che la crisi abbia rivelato una tendenza nelle politiche economiche degli ultimi anni che ha lasciato molti paesi, sia all'interno che all'esterno dell'area euro, con un allarmante tasso di indebitamento pubblico;

68.

sottolinea che la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche è essenziale per la stabilità e la crescita; si compiace delle proposte della Commissione volte a rafforzare la gestione dell'area euro a medio e lungo termine, il cui fine è di evitare il ripetersi dell'attuale crisi monetaria, e ne condivide la tesi secondo cui il patto di stabilità e di crescita richiede meccanismi di incentivazione e sanzionamento più efficaci;

69.

sottolinea che, al fine di ripristinare tassi di crescita sani e pervenire all'obiettivo dello sviluppo e della coesione economica e sociale sostenibili, occorre attribuire priorità alla lotta ai persistenti e significativi squilibri macroeconomici e ai divari di competitività; plaude al riconoscimento di tale necessità da parte della Commissione nella sua Comunicazione sul coordinamento delle politiche economiche;

70.

rileva che la crisi ha evidenziato le debolezze strutturali di taluni Stati membri e segnala che i problemi registrati da alcuni Stati membri nel finanziamento del debito sui mercati possono essere attribuiti ad una governance inadeguata e, come riferito dal FMI, ai falsi allarmi lanciati dai mercati finanziari internazionali;

71.

ritiene che la crisi finanziaria in Grecia e in altri paesi all'interno dell'area euro costituiscano una sfida per l'area euro nel suo complesso e che essa rispecchi le debolezze dell'area euro nel far fronte alle ricadute provocate dal settore finanziario globale;

72.

ritiene che qualsiasi modello di sviluppo basato sul non-ritorno allo status quo, al quale tutti dicono di aspirare, debba essere improntato alla sostenibilità e alla solidarietà; propone che la futura strategia dell'Unione sia sostenibile per quanto riguarda mercati finanziari, economia, spesa pubblica, dinamica economica e sociale, clima e ambiente;

73.

è favorevole all'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie i cui proventi migliorerebbero il funzionamento del mercato riducendo la speculazione e contribuendo a finanziare i beni pubblici mondiali e a ridurre i deficit pubblici; ritiene che tale tassa dovrebbe essere fissata sulla base più ampia possibile o, se così non fosse, che la tassa sulle transazioni finanziarie dovrebbe essere introdotta come primo passo a livello UE; invita la Commissione a elaborare rapidamente uno studio di fattibilità tenendo conto della parità di condizioni a livello globale e ad avanzare proposte legislative concrete;

74.

ritiene che, al fine di evitare il rischio di effetti collaterali strutturali, il criterio guida per operare le scelte politiche dovrebbe essere una strategia di uscita focalizzata sulla crescita sostenibile a lungo termine; che, in tale prospettiva, il contenuto dei pacchetti fiscali sia essenziale; che le scelte politiche dovrebbero essere compiute nel rispetto degli obiettivi a medio-lungo termine e che gli investimenti pubblici debbano essere adeguatamente mirati e concentrarsi in via prioritaria sull'innovazione, la ricerca, l'istruzione, l'efficienza energetica e le nuove tecnologie;

75.

ricorda che i maggiori dell'Unione sono nati dalla realizzazione di progetti concreti e dall'attuazione di politiche di contenuti, come il mercato interno, la politica commerciale comune (PCC), l'euro, il lancio delle riforme strutturali e il programma Erasmus, per i quali l'azione della Commissione svolge un ruolo di primo piano;

76.

ritiene che la solidarietà tra generazioni significhi che né i giovani né gli anziani dovrebbero essere oberati dal debito contratto in passato;

77.

rileva che il grande crack ha gettato una nuova luce sulla sfida demografica e su quella relativa al finanziamento delle pensioni; ritiene che il finanziamento delle pensioni non possa essere totalmente lasciato al settore pubblico, ma che occorra fare affidamento a sistemi tripartiti che comprendano regimi pensionistici pubblici, professionali e privati debitamente garantiti da una normativa e da una sorveglianza specifiche al fine di tutelare gli investitori; ritiene che le pensioni dovranno essere soggette a riforme a livello europeo per contribuire a finanziare la solidarietà intergenerazionale; ritiene che l'allungamento della speranza di vita sollevi questioni trasversali in termini di organizzazione della società, che non sono state anticipate;

78.

ritiene che ciò di cui l'Europa ha bisogno è di un'Unione più unita ed efficiente e meno burocratica e non solo di un maggior coordinamento; è del parere che la Commissione, responsabile della definizione e della tutela dell'interesse generale europeo, debba, in via prioritaria e nel quadro del suo diritto di iniziativa, impegnarsi ad agire per conto dell'Unione nei settori in cui dispone di competenze condivise o della competenza di coordinare l'intervento degli Stati membri, attuando nel contempo politiche comuni e fissando confini per l'azione del mercato o degli attori statali che ostacolerebbero il mercato interno; giudica essenziale che la Commissione scelga come base giuridica i regolamenti anziché le direttive in modo da favorire l'uniformità della normativa in tutta l'UE e prevenire le distorsioni;

79.

invita la Commissione ad organizzare, se necessario, tavole rotonde settoriali per giungere a un lavoro in comune da parte dei diversi attori del mercato, promuovere il rilancio di una vera politica industriale europea, nonché stimolare l'innovazione e la creazione di posti di lavoro; ricorda che in tale sforzo occorre tenere presenti gli impegni assunti in relazione al cambiamento climatico e al potenziale di talune tecnologie verdi; ritiene che il bilancio dell'UE debba essere utilizzato in maniera più efficiente in modo che possa trasformarsi in un vero e proprio catalizzatore di tutti gli sforzi profusi a livello nazionale nei settori ricerca e sviluppo, innovazione e creazione di nuove imprese e posti di lavoro; invita inoltre la Commissione a presentare proposte concrete sulle possibili soluzioni per incrementare la cooperazione tra aziende e ricerca e per promuovere i cluster e a sostenere tale strategia con risorse finanziarie adeguate; sottolinea che uno dei motori fondamentali dello sviluppo di qualsiasi mercato è rappresentato da una concorrenza libera e leale che consenta ai nuovi operatori di inserirsi facilmente, senza privilegi distorsivi del mercato stesso;

80.

invita la Commissione ad applicare pienamente la lettera e lo spirito dell'accordo quadro riguardo al partenariato speciale con il Parlamento europeo, affinché le priorità dell'agenda europea siano stabilite nell'interesse di tutti i cittadini; chiede un dialogo più intenso con i parlamenti nazionali, soprattutto in materia di questioni di bilancio e finanziarie; ammonisce contro ogni tentativo di creare istituzioni separate aventi base intergovernativa, il che escluderebbe alcuni paesi dal processo decisionale e impedirebbe di dare pari importanza ai punti di vista di tutti gli Stati membri;

81.

ritiene che un'efficace governance economica comporti il conferimento alla Commissione di un'effettiva e maggiore responsabilità gestionale, che le consenta di avvalersi degli strumenti esistenti e di quelli recentemente introdotti dal trattato di Lisbona, come gli articoli 121, 122, 136, 172, 173 e 194, che affidano alla Commissione il compito di coordinare i piani e gli interventi di riforma e di definire una strategia comune;

82.

ritiene che il rafforzamento della governance economica debba andare di pari passo con il rafforzamento della legittimità democratica della governance europea, da conseguire tramite una più stretta e tempestiva partecipazione del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali lungo l'intero processo;

83.

propone che il responsabile delle questioni economiche e monetarie in seno alla Commissione europea sia uno dei vicepresidenti della Commissione stessa; propone che tale persona vegli alla coerenza dell'azione economica dell'Unione, che le siano attribuiti, in seno alla Commissione, i compiti che incombono a quest'ultima nel settore economico, monetario e dei mercati finanziari, nonché il coordinamento degli altri aspetti dell'azione economica dell'Unione, suggerisce inoltre che partecipi ai lavori del Consiglio europeo, presieda il Consiglio Ecofin e l'Eurogruppo e rappresenti l'Unione nelle sedi internazionali pertinenti;

84.

ritiene che le difficoltà di bilancio in cui attualmente versano gli Stati membri e la necessità di investimenti considerevoli per raggiungere gli obiettivi strategici dell’Unione entro il 2020, richiedano nuovi modelli di finanziamento che coinvolgano fondi sia pubblici che privati;

85.

esorta gli Stati membri e la Commissione ad accelerare la creazione di condizioni affinché il settore pubblico e il settore privato cooperino strettamente anche sotto forma di partenariati pubblico-privato, al fine di raccogliere la sfida degli investimenti a lungo termine a livello nazionale ed europeo che portino ad una crescita sostenibile, inclusiva e competitiva;

Unione economica e monetaria

86.

conferma il suo impegno a favore dell'euro; riconosce la funzione e l'importanza di una valuta comune in termini strategici; sottolinea la trasparenza e i benefici economici che l'euro ha portato all'area euro; ritiene che l'euro debba prima di tutto essere un pilastro della stabilità dell'economia europea;

87.

rileva che l'obiettivo prioritario della politica monetaria della BCE è il mantenimento della stabilità dei prezzi; evidenzia che l'obiettivo della stabilità dei prezzi può essere conseguito con efficacia solo se si affrontano alla radice le cause dell'inflazione; ricorda che l'articolo 127 del TFUE affida alla BCE anche il compito di sostenere le politiche economiche generali della Comunità; ritiene essenziale che gli Stati membri dell'area euro e quelli con uno status speciale rispettino rigorosamente gli obblighi assunti e non lascino dubbi circa gli obiettivi comuni di stabilità dei prezzi, indipendenza della BCE e disciplina di bilancio e il loro impegno nella promozione della crescita, dell'occupazione e della competitività;

88.

plaude all'impegno della BCE finalizzato a controllare l'inflazione, ma sollecita la BCE a svolgere un ruolo maggiore in termini di controllo dell'inflazione degli attivi;

89.

constata che l'Unione monetaria richiede un forte coordinamento delle politiche economiche per riprendersi dalla recessione economica; deplora che nell'Unione economica e monetaria l'attenzione sia stata perlopiù incentrata sul termine «monetaria»;

90.

concorda con l'FMI nel ritenere che la gestione della crisi non rappresenta un'alternativa alle azioni politiche correttive e alle riforme fondamentali necessarie per rafforzare le fondamenta dell'Unione monetaria europea;

91.

sottolinea la necessità per l'area euro di aumentare la propria capacità di ripresa completando un assetto istituzionale parimenti basato su sanzioni e incentivi volti a intraprendere le azioni necessarie;

92.

ribadisce che il patto di stabilità e crescita è l'unico strumento regolamentare esistente che può fornire un quadro normativo fondamentale alle politiche macroeconomiche e alle finanze pubbliche nell'UE;

93.

osserva che il passaggio all'euro ha altresì evidenziato – come dimostra il bilancio dei primi dieci anni dell'euro – un aggravamento delle divergenze di competitività tra le economie dell'area, che ha acuito le conseguenze della crisi per i paesi economicamente più deboli e ha determinato considerevoli squilibri commerciali all'interno dell'area euro; rileva tuttavia che i benefici dell'euro per l'Unione nel complesso, ad esempio in termini di stabilità economica relativa, stabilità dei prezzi e bassa inflazione, sono stati considerevoli;

94.

sottolinea la necessità che molti paesi rimettano ordine nei propri bilanci e riducano in modo significativo i propri livelli di disavanzo e debito; conviene con il Consiglio sulla necessità di assicurare la sostenibilità fiscale e una maggiore crescita economica ed occupazione in tutti gli Stati membri, e riconosce pertanto la necessità di definire e attuare di conseguenza i piani di risanamento dei conti pubblici e le riforme strutturali;

95.

rileva che ciò potrebbe portare a strategie di consolidamento finanziario che limiteranno notevolmente la capacità dei governi di agire; avverte nel contempo che questi pacchetti di austerità non dovrebbero condurre a misure che potrebbero rallentare la ripresa economica, la creazione di posti di lavoro e la coesione sociale;

96.

ritiene che il patto di stabilità e crescita sia uno strumento importante per far pressione sulla sostenibilità delle finanze pubbliche che ha contribuito alla responsabilità economica all'interno dell'area euro; riconosce tuttavia che è stato ostacolato dalla sua stessa scarsa applicazione, e che non ha rappresentato un coadiuvante sufficiente ad ottimizzare la politica economica di ciascuno degli Stati membri e dell'area euro nel suo insieme; ritiene che questo strumento di politica economica non sia stato concepito per essere impiegato come una procedura correttiva sostenibile per compensare gli squilibri attuali e gestire i periodi di crisi o di crescita molto debole; ritiene che gli Stati membri, oltre ad applicare le norme esistenti, debbano adottare politiche interne volte a incoraggiare la crescita, l'innovazione, la competitività e l'obiettivo qualitativo per cui il deficit pubblico non deve superare determinati parametri;

97.

ritiene che il patto di stabilità e crescita non tenga conto di altri squilibri come quelli del debito privato e delle partite correnti che hanno altresì un impatto sull'unione monetaria;

98.

rileva che, anche quando è risultato evidente che in taluni casi l'accuratezza dei dati statistici comunicati da alcuni Stati membri poteva essere messa in discussione, durante la precedente legislatura, al momento della revisione della direttiva su Eurostat, il Consiglio si è opposto a che gli fossero affidati poteri di verifica concreti in loco come raccomandato dal Parlamento europeo;

99.

ritiene che gli autori del trattato di Maastricht si attendessero una convergenza di competitività tra gli Stati membri dell'area euro e non avessero anticipato l'elevato livello di divergenze nel rispetto del patto di stabilità e di crescita, che hanno portato in ultima istanza ad un aumento degli scarti, in quanto i timori concernenti la solvibilità di taluni Stati membri hanno incrementato il loro premio di rischio;

100.

rileva che questi ultimi mesi hanno visto una serie di eccezioni temporanee all’applicazione delle norme europee sugli aiuti di Stato, grazie alle quali gli Stati membri hanno avuto l'opportunità di limitare l'impatto della crisi; rileva che la fase di crescita, verso la quale ci dirigiamo, richiede solide fondamenta ed è in tale contesto che abbiamo bisogno di tornare gradualmente al normale regime di aiuti di Stato, assicurando così parità di condizioni in Europa;

101.

sollecita il rafforzamento delle disposizioni del atto di stabilità e crescita, in particolare del suo «braccio preventivo», nell'ambito del quale i mezzi di pressione reciproca costituiscono lo strumento più efficace attualmente disponibile per far sì che gli Stati membri si attengano alle raccomandazioni del Consiglio; sollecita altresì un maggiore rigore delle misure di vigilanza economica della Commissione; ritiene opportuno prendere in considerazione la possibilità di creare incentivi per il risanamento dei conti pubblici;

102.

propone l'istituzione di un meccanismo più efficace di incentivazione e sanzionamento da applicare all'attuazione del patto di stabilità e crescita che contribuirebbe a prevenire un peggioramento dell'attuale crisi e a garantire la prevenzione di una nuova crisi in futuro;

103.

ritiene che la sorveglianza multilaterale e le domande di adeguamento debbano riguardare sia le situazioni di deficit che le situazioni di eccedenza, tenendo conto delle situazioni specifiche di ciascuno Stato, ad esempio in termini di demografia, nonché integrare i livelli di indebitamento privato, l'evoluzione dei salari rispetto alla produttività, l'occupazione – in particolare l'occupazione dei giovani – e la bilancia delle partite correnti; ritiene che questi fattori debbano essere utilizzati come indicatori di allerta, quando non possano essere utilizzati come i criteri attualmente previsti dal patto di stabilità; ritiene che sia necessaria maggiore trasparenza per quanto riguarda i dati delle finanze pubbliche e si compiace della proposta della Commissione sulla qualità dei dati statistici;

104.

esorta la Commissione a introdurre, nell'ambito dell'area euro, un meccanismo obbligatorio europeo di sanzioni che rientri chiaramente nell'ambito della sua competenza, onde obbligare gli Stati membri ad attenersi alle regole del patto di stabilità e di crescita;

105.

ritiene che il patto di stabilità e di crescita non si sia dimostrato sufficientemente efficace nel coordinare le politiche fiscali, che il fatto che si fondi sulle politiche dei singoli paesi sia stato causa di problemi in termini di applicazione del patto stesso e di equità delle informazioni e che esso non sia riuscito a fare il collegamento tra livelli occupazionali e creazione di posti di lavoro in modo da ottenere un mix adeguatamente equilibrato di politiche economiche e che non sia riuscito inoltre ad affrontare le questioni della convergenza reale, della competitività e della creazione di sinergie nell'area euro; ritiene pertanto necessario un ulteriore coordinamento tra gli Stati membri e, in particolare, tra le economie dell'area euro, per rafforzare l'equilibrio economico dell'area euro;

106.

ritiene che gli indirizzi di massima per le politiche economiche per la stabilità e per la crescita codecisi con il Parlamento europeo dovrebbero servire da quadro a un dibattito e a una valutazione dei bilanci degli Stati membri prima della loro presentazione dinanzi ai parlamenti nazionali competenti;

107.

ritiene che, oltre a disporre di una moneta unica, i paesi membri dell'area euro dovrebbero passare a una fase ulteriore che consentirebbe l'emissione mutua di una parte del debito sovrano degli Stati membri, gestita gettando le basi di una sorveglianza multilaterale più elaborata, con l'assistenza del FME e del SESF, al fine di garantire una più grande attrattività del mercato di tutta l'area euro, nonché una gestione comune del debito;

108.

ritiene che l’attuazione delle riforme strutturali, specialmente l'adeguamento e la ristrutturazione dei sistemi di distribuzione sociale nei nuovi Stati membri, richieda un forte sostegno e solidarietà da parte dell'Unione; sottolinea che, indipendentemente da qualsiasi situazione di crisi globale finanziaria, economica e sociale, l'area euro e l'ERM II devono essere ulteriormente ampliate dai nuovi Stati membri che abbiano soddisfatto i criteri di Maastricht; che una simile decisione comproverebbe, fra l'altro, la stabilità e la sostenibilità della stessa area euro;

109.

ritiene che il riassorbimento degli importanti scarti di competitività esistenti nell'area euro, ottenuto mantenendo gli aumenti retributivi in linea con i guadagni della produttività locale e con le aspettative inflazionistiche, sia fondamentale per evitare la comparsa di divergenze nell'area euro;

110.

chiede un sostanziale miglioramento del dialogo sociale in materia macroeconomica, che non può consistere solo nella comunicazione alle parti sociali degli orientamenti proposti o accolti;

111.

chiede alla Commissione e al Consiglio di definire indirizzi di massima comuni perché l'UE attui un'economia di mercato sostenibile; ritiene che tali indirizzi dovrebbero essere definiti ogni anno sulla base di una valutazione che comprenda l'andamento dei salari e della produttività a livello nazionale ed europeo attraverso un opportuno dialogo sociale;

Politica di bilancio

112.

chiede una strategia di bilancio comune al fine di ripristinare e salvaguardare l'UE in quanto zona di crescita economica a lungo termine;

113.

ritiene che una spesa pubblica ben utilizzata con un occhio al futuro (in materia di istruzione, formazione, infrastrutture, ricerca, ambiente ecc.) possa avere un effetto stabilizzante sull’economia sostenendo una crescita forte e sostenuta nel tempo; ritiene che una spesa pubblica di qualità gestita in modo responsabile, combinata con un rafforzamento del potenziale imprenditoriale e di innovazione del settore privato, possa rappresentare un motore del progresso economico e sociale;

114.

sottolinea l'importanza di stabilire un più forte legame tra il patto di stabilità e crescita, gli strumenti macroeconomici e i programmi di riforma nel quadro di Europa 2020, presentandoli in maniera coerente ed assicurando quindi una migliore comparabilità dei bilanci nazionali per quanto riguarda le diverse categorie di spesa; ritiene che gli Stati membri dovrebbero vedere le rispettive politiche economiche non solo in un’ottica di interesse nazionale, ma anche in una prospettiva di interesse comune, e dovrebbero formulare le proprie politiche in modo conseguente; rammenta agli Stati membri il ruolo accresciuto degli indirizzi di massima per le politiche economiche;

115.

insiste sul fatto che, ai fini della credibilità della strategia Europa 2020, occorrono una maggiore compatibilità e complementarità tra i bilanci nazionali dei 27 Stati membri e il bilancio dell'UE; sottolinea la maggiore importanza che il bilancio UE dovrebbe rivestire in quanto strumento in grado di mettere risorse in comune;

116.

ritiene che gli investimenti pubblici, mirati in modo intelligente, possano avere un effetto leva fondamentale sugli investimenti a lungo termine; propone di estendere il mandato della BEI affinché possa emettere eurobond per investire in grandi progetti strutturali in linea con le priorità strategiche UE;

117.

sottolinea che la moneta comune può funzionare soltanto se gli Stati membri coordinano le loro politiche di bilancio mettendo a reciproca disposizione i propri libri contabili; riconosce che tale processo necessita di una stretta collaborazione con i parlamenti nazionali;

118.

invita la Commissione e il Consiglio, con il sostegno di Eurostat, a rafforzare la comparabilità della spesa dei bilanci nazionali, per identificare il carattere complementare e convergente delle politiche attuate;

119.

ritiene che l'Unione e gli Stati membri debbano adoperarsi per introdurre principi di fiscalità che smettano di favorire l'indebitamento nei settori pubblico e privato e le remunerazioni a breve termine nel settore privato e che potrebbero eventualmente comportare meccanismi di bonus-malus in funzione dei criteri relativi ad un lavoro dignitoso e all'ambiente;

120.

rileva che il recupero dalla crisi finanziaria, economica e sociale e l'uscita dalla crisi del debito sovrano richiederanno un processo a lungo termine che deve essere ben concepito e garantire uno sviluppo equilibrato e sostenibile; riconosce la possibilità di compromessi tra crescita, equità e stabilità finanziaria e che detti compromessi devono essere oggetto di una decisione politica; invita la Commissione europea a presentare proposte di sviluppo finanziario che tengano conto di questi obiettivi, in particolare nel quadro della strategia UE 2020, e a indicare quali tipi di compromesso possano essere oggetto di scelte politiche; auspica che l'Unione europea possa organizzare su questa base uno spazio di dibattito e confronto politico, previa consultazione dell'insieme delle parti interessate alla riforma dei mercati finanziari (banche, investitori, risparmiatori e parti sociali); chiede inoltre alla Commissione di coinvolgere maggiormente il Parlamento europeo in tale processo, segnatamente quando metterà a punto e poi attuerà la strategia UE 2020;

121.

esorta l'Unione a dotarsi di migliori strumenti controciclici di gestione delle politiche economiche;

122.

ritiene che il trattato di Lisbona metta a disposizione tutti gli strumenti necessari in questa fase per dar vita a una effettiva governance economica dell'Unione, nonché per garantire un miglior controllo dello stato delle finanze pubbliche degli Stati membri;

Mercato interno

123.

mette in evidenza gli inviti, contenuti nel rapporto di Mario Monti e in quello di Louis Grech, approvati dal Parlamento europeo il 20 maggio 2010, ad adottare un approccio più olistico al mercato interno sia in termini di strategia che di percezione, al fine di renderlo più efficace e di ristabilirne la percezione pubblica; sottolinea l'importanza dell'iniziativa «atto sul mercato unico» riguardo alle proposte legislative e non legislative per rafforzare e aggiornare il mercato interno, completare il mercato interno digitale e affrontare e infrangere i rimanenti ostacoli;

124.

ritiene essenziale che l'iniziativa «atto sul mercato unico» comprenda un'agenda ambiziosa in materia di protezione sociale e dei consumatori tramite l'inserimento di una clausola sociale in tutta la legislazione attinente al mercato interno, una legislazione relativa ai servizi di interesse economico generale, un programma legislativo per rafforzare i diritti dei lavoratori, un pacchetto legislativo di ampio aggio per la protezione dei consumatori tale da incidere nella vita quotidiana dei cittadini e un migliore coordinamento fiscale tramite l'armonizzazione della base imponibile dell'imposta sulle società e le aliquote dell'IVA;

125.

rileva che il mercato interno richiede il sostegno di tutti in quanto pietra angolare del progetto europeo e fondamento della creazione di ricchezza sostenibile nell'UE;

126.

segnala che il mercato unico europeo è uno dei principali motori della crescita europea; sottolinea che la strategia UE 2020 dovrebbe servire come programma concreto di crescita e occupazione per far fronte alla crisi economica e rafforzare il mercato interno;

127.

ritiene che le iniziative dei singoli Stati membri non possano risultare efficaci in assenza di azione coordinata a livello dell'UE, cosicché è fondamentale che l'Unione europea si esprima con un'unica voce autorevole e attui azioni comuni; rileva che la solidarietà su cui si basa il modello europeo di economia sociale e il coordinamento delle risposte nazionali sono stati elementi indispensabili per evitare misure protezionistiche di breve durata da parte di singoli Stati membri; esprime la propria preoccupazione perché il riemergere del protezionismo economico a livello nazionale potrebbe con tutta probabilità comportare una frammentazione del mercato interno e una riduzione della competitività, che vanno pertanto evitate; è preoccupato del fatto che l'attuale crisi economica e finanziaria potrebbe essere sfruttata per giustificare il riaccendersi di misure protezionistiche in vari Stati membri mentre la recessione impone invece meccanismi comuni di salvaguardia;

128.

ritiene che i progressi nel mercato interno non dovrebbero essere basati sul minimo comune denominatore; invita pertanto la Commissione a prendere l'iniziativa e a presentare proposte audaci; esorta gli Stati membri a utilizzare il metodo della cooperazione rafforzata negli ambiti in cui il processo di ricerca di un accordo a 27 non è fattibile, ferma restando la possibilità per altri paesi di aderire a queste iniziative di punta in una fase successiva;

129.

mette in guardia dall'idea secondo la quale l'economia europea potrebbe in qualche modo svilupparsi e crescere senza scambi liberi ed equi con gli altri paesi nel mondo, compresi i nostri principali partner commerciali odierni, gli USA e le economie emergenti come Cina, India e Brasile; ritiene che l'Unione europea debba contare anche sulle proprie forze valorizzando meglio il proprio mercato interno, visto che la sua crescita è essenzialmente legata anche alla sua domanda interna;

130.

sottolinea la necessità di liberare il potenziale del mercato interno per le imprese nell'epoca della globalizzazione, per incrementare la creazione di posti di lavoro e l'innovazione nel settore delle nuove tecnologie in Europa;

131.

ritiene che, per conseguire un mercato interno efficace, la Commissione debba presentare una serie di priorità politiche chiare adottando un «atto sul mercato unico», che dovrebbe includere iniziative sia legislative sia non legislative, intese a creare un'economia sociale di mercato altamente competitiva;

132.

riconosce che all'interno dell'Unione europea la costruzione del mercato interno senza qualche forma di armonizzazione fiscale, segnatamente per quanto riguarda l'imposta sulle società e la definizione degli elementi della previdenza sociale, ha portato, in certa misura, a fare entrare eccessivamente in concorrenza fra loro gli Stati membri che cercano di attirare i contribuenti di altri Stati membri; osserva tuttavia che uno dei vantaggi più importanti del mercato interno è stata la rimozione delle barriere alla mobilità e l'armonizzazione delle normative istituzionali, fattori i quali hanno promosso la comprensione culturale, l'integrazione, la crescita economica e la solidarietà europea;

133.

raccomanda che la Commissione realizzi un'analisi indipendente per individuare i venti principali motivi di insoddisfazione e frustrazione legati al mercato interno con i quali i cittadini si scontrano quotidianamente, in particolare in relazione al commercio elettronico, all'assistenza medica transfrontaliera e al reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali;

134.

invita gli Stati membri ad accettare finalmente le tavole di concordanza per quanto riguarda l'attuazione della legislazione, al fine di rendere più trasparenti i deficit normativi;

135.

sottolinea che per il mercato interno è fondamentale il corretto funzionamento del mercato degli appalti; è tuttavia preoccupato in quanto le autorità pubbliche incontrano ancora notevoli problemi per raggiungere i loro obiettivi strategici in un contesto contraddistinto da una complessa serie di norme, nonché per garantire l'accesso delle PMI ai mercati degli appalti pubblici;

136.

esorta la Commissione a presentare una proposta per introdurre una clausola di attivazione che assicuri che le disposizioni relative al mercato interno dell'UE entrino automaticamente in vigore in un dato momento anche se gli Stati membri non le hanno recepite in tempo utile;

137.

ritiene che dotare uno spazio economico di un quadro normativo incisivo ed efficace, dopo una crisi di ampia scala come quella che abbiamo sperimentato, rappresenti un contributo rilevante alla competitività; ritiene che le autorità europee abbiano una responsabilità particolare nel mantenimento di questa agenda di riforma, anche nei confronti delle autorità politiche nazionali;

138.

ritiene che l'Europa debba tornare a essere una meta interessante per gli investimenti e la produzione e quindi diventare il termine di paragone a livello mondiale per l'innovazione e la crescita; è del parere che gli istituti di credito, pubblici e privati, debbano impegnarsi al massimo per garantire che i mercati finanziari operino a beneficio dell'economia reale e delle piccole e medie imprese;

139.

chiede alla Commissione di procedere ogni anno alla valutazione dei bisogni di investimenti pubblici/privati e il modo in cui sono o dovrebbero essere soddisfatti;

Regime fiscale

140.

riconosce che per sviluppare ulteriormente il mercato interno dell'Unione è necessario adottare un approccio coordinato sia a livello nazionale che a livello UE per valorizzare le migliori prassi nella lotta alla frode e all'evasione fiscale, definendo al contempo incentivi adeguati che inducano i contribuenti a versare le imposte dovute e le autorità tributarie degli Stati membri ad adottare misure preventive efficaci contro qualsiasi illecito fiscale;

141.

ritiene che la riduzione del livello della frode fiscale contribuirebbe a ridurre i disavanzi pubblici senza aumenti delle imposte e senza riduzione della spesa sociale; è preoccupato per la distorsione determinata nel mercato interno dai diversi livelli di frode fiscale negli Stati membri; chiede alla Commissione di elaborare una valutazione d'impatto per valutare i diversi problemi provocati dall'evasione fiscale e dall'economia sommersa in tutti gli Stati membri;

142.

sottolinea che la sostenibilità delle finanze pubbliche richiede non soltanto una spesa responsabile, ma anche una tassazione adeguata ed improntata ad equità, un più efficace processo di prelievo delle imposte da parte delle competenti autorità fiscali e una più intensa lotta all'evasione; invita a tal proposito la Commissione a proporre una serie di misure per aiutare gli Stati membri a ripristinare l'equilibrio dei conti pubblici e a finanziare gli investimenti pubblici attingendo a fonti finanziarie innovative;

143.

prende atto, facendo eco ai lavori svolti da Mario Monti, del fatto che gli aumenti delle entrate pubbliche, legati ad una buona congiuntura si sono spesso tradotti in diminuzioni d'imposta; rileva che l'imposizione sul lavoro va ridotta al fine di aumentare la competitività europea; sostiene le proposte di Mario Monti tese a istituire un gruppo per la politica fiscale, che riunisca rappresentanti degli Stati membri, quale passo importante per incoraggiare il dialogo tra i paesi europei; invita il gruppo politico a discutere in via prioritaria il quadro per un regime fiscale calibrato al raggiungimento degli obiettivi ambientali e al sostegno dell'uso efficace delle risorse; accoglie con favore la proposta di direttiva su una base imponibile consolidata comune dell'imposta sulle società presente nel programma di lavoro della Commissione;

144.

riconosce che un'importante forza trainante del miglioramento istituzionale e della crescita economica negli Stati membri è la loro sovranità nel scegliere le modalità dell'imposizione fiscale; ritiene essenziale alleggerire la fiscalità che pesa sul lavoro, in modo da permettere ai meno fortunati e alle classi medie di condurre una vita dignitosa grazie al frutto del loro lavoro;

145.

chiede una fiscalità che consenta di alleggerire gli oneri sul lavoro e promuova e predisponga incentivi mirati a occupazione, innovazione e investimenti a lungo termine;

Coesione regionale, economica e sociale

146.

ritiene che la politica di coesione sia da considerare uno dei pilastri della politica economica dell'Unione, in quanto elemento della strategia a lungo termine dell'UE in materia di investimenti;

147.

osserva che la politica di coesione è diventata un elemento essenziale del piano europeo di ripresa economica in quanto politica pubblica che può essere orientata contro la crisi e si fa carico a breve termine degli stimoli alla domanda investendo contestualmente nella crescita e nella competitività a lungo termine;

148.

ritiene che la forza della politica di coesione nel collegare la ripresa alla crescita a lungo termine provenga dalle sue tre caratteristiche di base: delinea orientamenti strategici come premessa per il trasferimento delle risorse e vincolanti per gli Stati membri e le regioni; lascia agli Stati membri e alle regioni lo spazio per poter calibrare gli interventi alle specificità locali; infine è in grado di monitorare e sostenere gli obiettivi da conseguire;

149.

sottolinea che l'impatto ineguale della crisi nel territorio dell'Unione europea rispecchia le diverse situazioni iniziali in termini di competitività nonché i vari gradi di ricorso alle misure anticrisi e implica diverse prospettive a lungo termine; segnala che se non si interviene con politiche in grado di affrontare i problemi specifici in maniera differenziata, gli effetti della crisi potrebbero causare un indebolimento della coesione territoriale; osserva che in alcuni paesi più colpiti dalla crisi la politica di coesione rappresentava la quota maggiore degli investimenti pubblici complessivi;

150.

ritiene che la strategia dopo la crisi sarà più efficace se nella sua attuazione saranno coinvolte regioni e città; la governance multilivello offre più ampio spazio alle politiche, consentendo di promuovere con maggiore efficacia la ripresa economica nell'UE, dato che livelli regionali e locali di governance europea hanno la capacità di convertire gli obiettivi strategici generali europei nelle loro specificità territoriali e sono in grado di sfruttare gli strumenti politici di cui dispongono, nonché l'entusiasmo di tutti i partner – imprese, università e società civile;

151.

rileva che oggi molti sono gli strumenti politici a livello di governance locale e regionale; osserva che sia per l'innovazione, la quale può generare incremento di produttività, sia per una svolta verde, la quale può creare nuova domanda e nuovi mercati, sono necessari un'attenzione prioritaria per il livello locale e regionale e un approccio integrato e basato sul territorio per quanto riguarda le politiche di investimento e di crescita; una regione, una città, un centro abitato, una zona rurale possono essere il luogo in cui riunire tutti i partner e tutti gli elementi necessari per giungere a una soluzione;

152.

esprime pertanto preoccupazione per l'assenza di progressi nel conferimento di poteri alle comunità, dato che le comunità locali e rurali offrono opportunità in termini di economia, occupazione e sviluppo comunitario e fornire sostegno a queste comunità significa anche ridurre l'esclusione per mezzo del rafforzamento del tessuto comunitario e aumentare la sua capacità di assorbimento;

153.

sottolinea che le regioni continueranno ad assumere sempre maggiore importanza nel definire le priorità economiche dell'UE, il sistema dei prestiti locali deve essere mantenuto o addirittura rafforzato e le banche regionali possono offrire uno stimolo in tal senso; rileva che la regolamentazione del settore dei servizi finanziari deve considerare la necessità di stimolare l'imprenditorialità e i finanziamenti destinati alle PMI e che il supporto finanziario alle PMI previsto dalla politica di coesione deve tendere al finanziamento del capitale di rischio, in quanto ciò consentirebbe un maggiore coinvolgimento del settore bancario e un uso più efficiente dei fondi strutturali;

154.

chiede che la prossima riforma dell'attuale politica di coesione consenta l'erogazione più spedita ed efficiente dei fondi agli Stati membri, alle regioni e alle città; evidenzia che occorre maggiore flessibilità e che la Commissione deve tenerne conto nell'elaborazione della futura politica di coesione;

155.

ritiene indispensabile che qualsiasi strategia di investimento a lungo termine dell'UE sostenuta dalla politica di coesione sia connessa a risultati in termini di competitività, innovazione, creazione di posti di lavoro, crescita «verde» nonché miglioramenti nella coesione economica, sociale e territoriale a livello europeo, soprattutto tra i nuovi e i vecchi Stati membri;

EU 2020

156.

chiede che la strategia UE 2020 persegua un concetto politico di ampio respiro riguardo al futuro dell'UE in quanto Unione competitiva, sociale e sostenibile, che pone le persone e la tutela dell'ambiente al centro della formulazione delle politiche;

157.

ritiene che per conseguire detti obiettivi sia giunto il momento di coordinare strettamente le nostre politiche macroeconomiche, puntando in via prioritaria a incrementare il potenziale di crescita dell'Unione e concentrandosi su un modello di sviluppo inclusivo e sostenibile, senza il quale nessuno dei nostri problemi può essere risolto; reputa che la futura strategia «UE 2020» dovrebbe essere finalizzata a detto obiettivo;

158.

riconosce che, per evitare che le risposte alla crisi dell'euro si traducano in un lungo periodo di stagnazione economica, l'Unione dovrebbe, contemporaneamente, attuare una strategia per accelerare la crescita economica sostenibile, parallelamente a riforme miranti a ripristinare e migliorare la competitività;

159.

prende atto dei cinque obiettivi principali concordati dal Consiglio europeo sul tasso di occupazione, la ricerca e lo sviluppo, le emissioni di gas serra, i livelli di istruzione e l'inclusione sociale; sottolinea che questi obiettivi principali dovrebbero essere formulati nel quadro di una strategia di sviluppo omogenea e coerente che combini i programmi delle politiche economiche, sociali e ambientali;

160.

ritiene che l'istruzione debba essere posta al centro della strategia economica dell'Unione, con l'obiettivo di migliorare la qualità globale di tutti i livelli di istruzione e formazione nell'Unione europea, combinando l'eccellenza e l'equità e riformando il sistema educativo tradizionale; ritiene che per l'Unione europea l'educazione dovrà costituire un bene comune, con investimenti in tutti gli aspetti del sistema educativo, nella qualità dell'istruzione e nel numero di persone che hanno accesso all'insegnamento superiore; propone che sia creato un sistema permanente inclusivo di apprendimento lungo tutto il corso della vita su scala europea, che includa la generalizzazione dei programmi Erasmus e Leonardo per la mobilità nell'apprendimento e nella formazione; rileva la necessità di aumentare d'urgenza il volume degli investimenti nel settore della R&S, in particolare in vista della valutazione intermedia del 7o programma quadro e delle prossime prospettive finanziarie dell'Unione europea;

161.

osserva che la lotta contro la disoccupazione giovanile e la promozione di una reale corrispondenza tra competenze e domanda di mercato dovrebbero essere punti centrali; ritiene che occorra sviluppare i partenariati pubblico-privato nel settore dell'istruzione e che la mobilità transfrontaliera per studenti e ricercatori nel quadro di scambi e tirocini dovrebbe contribuire a rafforzare l'attrattività internazionale degli istituti europei di istruzione superiore, nel contempo conferma che l'obiettivo di destinare il 3 % del PIL alla R&S stimolerà l'innovazione attraverso la ricerca e l'istruzione superiore,

162.

ritiene che la strategia UE 2020 proposta dalla Commissione dovrebbe concentrarsi sull'impegno per rendere il mercato interno meno burocratico, riducendo gli oneri amministrativi gravanti sulle imprese del 25 % entro il 2012 ed essere più orientata all'efficienza, utilizzando Internet come spina dorsale di un «mercato elettronico» a livello UE che generi nuovi servizi e posti di lavoro;

163.

ritiene che la struttura di governance della strategia Europa 2020 dovrebbe essere rafforzata per garantire che essa raggiunga il proprio obiettivo; è del parere che un più ampio ricorso a misure vincolanti sia necessario per portare al successo la nuova strategia, anziché continuare ad usare il metodo aperto di coordinamento nel settore della politica economica; esorta il Consiglio e la Commissione a proporre una strategia economica per la ripresa economica basata soprattutto sugli strumenti UE e non sostanzialmente su iniziative intergovernative;

164.

è consapevole che una buona governance o un governo economico, da soli, non saranno sufficienti a garantire all'Unione europea la strategia di crescita necessaria per rispondere alla crisi e far fronte alla concorrenza mondiale; è tuttavia convinto che dieci anni di UEM ne abbiano dimostrato, nel quadro specifico dell'euro, il carattere indispensabile di detta strategia;

165.

insiste che la strategia UE 2020 dovrebbe includere l'obiettivo di dimezzare la povertà nell'UE e sottolinea che la maggioranza degli europei che attualmente vivono in stato di povertà, o a rischio di povertà, è costituita da donne, in particolare anziane, migranti, madri single e donne impegnate nell'assistenza dei familiari; osserva inoltre che dovrebbe essere introdotto un approccio che consideri tutto l'arco della vita, in quanto la povertà dei genitori ha un impatto diretto sulla vita, lo sviluppo e il futuro dei figli;

166.

chiede che sia definita un'ambiziosa strategia a lungo termine contro la povertà, allo scopo di ridurre le diseguaglianze e l'esclusione sociale, con obiettivi di vasta portata in termini di riduzione della povertà e della povertà dei lavoratori; propone a tale riguardo una politica quadro dell'UE per programmi relativi a un reddito minimo, nel rispetto della sussidiarietà, delle diverse prassi, della contrattazione collettiva e della legislazione nazionale degli Stati membri, secondo norme europee che tengano conto del tenore di vita di ogni Stato membro; chiede altresì la creazione di un assegno per i figli per contribuire, come summenzionato, a ridurre la povertà, le diseguaglianze e l'esclusione sociale;

167.

ritiene che gli Stati membri dovrebbero organizzare un dibattito in seno ai rispettivi parlamenti prima dell'adozione del loro programma di stabilità e di crescita (UE 2020);

Innovazione

168.

osserva che la tabella di marcia dell'innovazione della Commissione mostra che l'Europa è ancora molto indietro rispetto al Giappone e agli Stati Uniti per quanto riguarda la ricerca e l'innovazione;

169.

è del parere che, oltre a finanziare le piccole e medie imprese, l'Unione europea debba adottare un approccio dinamico e coordinato nei confronti dei finanziamenti per la ricerca e l'innovazione, impegnandosi altresì in prima linea per promuovere i nuovi settori di occupazione e attirare gli investimenti privati;

170.

osserva che la transizione verso un'economia efficiente sotto il profilo energetico come mezzo per migliorare la sicurezza energetica dell'UE dovrebbe costituire una delle priorità della Commissione europea e degli Stati membri; ritiene che l'UE dovrebbe incoraggiare l'innovazione nel campo della generazione di energia da fonti rinnovabili, con particolare attenzione per le fonti locali a basso contenuto di carbonio;

171.

ritiene che le interconnessioni tra reti energetiche siano essenziali per il funzionamento del mercato interno nel settore dell'energia, nonché per una più ampia generazione di energia da fonti rinnovabili; sottolinea l'importanza dello sviluppo della rete intelligente («smart grid»);

172.

rileva che le PMI dovrebbero costituire la spina dorsale dello sviluppo di tecnologie basate sulle energie rinnovabili e sull'efficienza energetica; osserva che la creazione di strumenti finanziari volti a incoraggiare l'efficienza energetica e l'innovazione nell'utilizzo delle energie rinnovabili è essenziale;

173.

ritiene che gli investimenti nel rinnovo del parco immobiliare e il trasporto collettivo debbano costituire una priorità per ridurre la fattura e la povertà energetica e avviare un circolo virtuoso;

174.

auspica una transizione giusta ed equa verso un'economia verde; ritiene che la disoccupazione risultante dalla transizione debba essere anticipata accrescendo la formazione e le competenze dei lavoratori in materia di nuove tecnologie; osserva che la povertà di combustibile resta una preoccupazione grave e crescente;

175.

invita la Commissione a elaborare e a proporre un meccanismo mediante il quale offrire alle PMI e ad altri innovatori un finanziamento per attenuare il rischio nel quadro del partenariato pubblico-privato, con i fondi di private equity, dove il denaro proveniente dalla Banca europea degli investimenti, con denaro pubblico da parte degli Stati membri e con il sostegno del meccanismo di garanzia dei rischi da parte del Fondo europeo d'investimento, distribuiti tramite il Fondo di private equity, consentirebbe ai progetti di dar luogo a investimenti privati fino all'80 %;

176.

è favorevole alla creazione di istituti finanziari preposti a finanziare in tutta l'Unione i progetti nel settore dell'innovazione che sono fondamentali per una futura crescita sostenibile;

177.

sollecita la Commissione a intervenire per sopprimere gli ostacoli amministrativi e migliorare le condizioni per l'innovazione, per esempio istituendo un brevetto unico dell'UE; rileva che i programmi positivi, volti a dare impulso alla competitività e alla definizione di un'economia sostenibile, non funzionano correttamente in quanto le PMI, le università e le multinazionali non sono incoraggiate a partecipare ai programmi europei;

178.

osserva che le politiche fiscali e monetarie non sono un sostituto delle riforme strutturali, le quali devono affrontare le debolezze alla base dell'economia europea, ossia i debiti e i deficit in netto aumento, l'invecchiamento della popolazione, la probabilità di un'ondata inflattiva o di un processo di deflazione, i rischi che le politiche in materia di cambiamento climatico generano per le industrie, in particolare a causa dell'incertezza in merito ai nuovi obiettivi e standard, la produttività ridotta e la mancanza di competitività; chiede che il denaro pubblico sia utilizzato con maggiore efficienza, sia a livello europeo che nazionale; è del parere che in sede di adozione di politiche e obiettivi coordinati sia necessario tenere conto delle differenze in termini di tempistiche e di intensità della crisi tra i vari Stati membri nonché delle relative posizioni ex ante a livello fiscale e monetario; ritiene che detti sforzi dovrebbero portare più rapidamente a una reale convergenza tra le economie nazionali;

179.

ritiene che una strategia europea di successo debba basarsi su accorte politiche fiscali tali da promuovere l'innovazione, l'istruzione e l'occupabilità della manodopera – unico modo per incrementare la produttività, l'occupazione e la crescita nel rispetto della sostenibilità;

180.

sottolinea che vanno affrontate questioni come il cambiamento climatico, la scarsità delle risorse e l'arresto della perdita di biodiversità, le quali sono le condizioni quadro per la futura crescita economica dell'Europa; rileva che tale crescita deve quindi basarsi sullo sganciamento della crescita economica dall'utilizzo delle risorse, le innovazioni verdi e il progresso economico ecologicamente sostenibile;

181.

si compiace della strategia adottata nel marzo 2007 dal Consiglio europeo, mirante ad accrescere l'indipendenza energetica dell'Unione europea e a definire impegni precisi per la lotta al riscaldamento climatico; ritiene che la crisi abbia ulteriormente evidenziato la pertinenza di questa strategia; ritiene tuttavia che perché questa strategia abbia successo, oltre agli elementi di regolamentazione del mercato interno, essa debba tradursi in azioni più ambiziose dell'Unione;

Occupazione

182.

ritiene che una delle grandi sfide dell'Unione europea sia quella di salvaguardare la propria competitività, rafforzando la propria crescita e di combattere l'elevata disoccupazione;

183.

ribadisce che un'occupazione di elevata qualità dovrebbe costituire una priorità chiave della strategia UE 2020 e che è essenziale concentrarsi maggiormente sul buon funzionamento dei mercati del lavoro e sulle condizioni sociali per migliorare i risultati in materia di occupazione; chiede pertanto che sia fissata una nuova agenda per promuovere il lavoro dignitoso, garantire i diritti dei lavoratori in tutta l'Europa e migliorare le condizioni di lavoro;

184.

ritiene che la nuova strategia debba porre maggiormente l'accento sul lavoro dignitoso, compresa la lotta al lavoro sommerso, e assicurare che le persone attualmente escluse dal mercato del lavoro possano accedervi;

185.

ritiene che la nuova strategia dovrebbe incoraggiare i mercati del lavoro che migliorano gli incentivi e le condizioni delle persone sul luogo di lavoro, aumentando al contempo gli incentivi per i datori di lavoro che assumono o mantengono personale;

186.

pone l'accento sull'importanza di concentrarsi sul problema della sempre minor competitività dell'Europa sulla scena mondiale; osserva che, tenendo conto della scarsità di forza lavoro prevista a lungo termine, è importante guardare oltre la crisi e studiare soluzioni europee atte a consentire la migrazione delle conoscenze e a prevenire la «fuga dei cervelli» europei;

187.

ritiene che un'azione volontarista forte per l'occupazione è assolutamente necessaria visto che l'Unione corre il rischio di una ripresa senza creazione di posti di lavoro sostenibili;

188.

invita l'Unione ad associare la sua iniziativa a favore dell'occupazione a misure di lotta contro la povertà e l'esclusione sociale, unitamente a un mercato interno che funzioni efficacemente per i lavoratori all'interno dell'UE, per evitare che la crisi scavi ancora maggiori ineguaglianze;

189.

invita gli Stati membri e la Commissione a conseguire entro il 2020 un tasso di occupazione maschile e femminile del 75 %, riducendo la segmentazione del mercato del lavoro e intensificando gli sforzi volti a facilitare l'equilibrio tra attività professionale, responsabilità di assistenza e vita familiare;

190.

ritiene che gli sforzi volti a sostenere la creazione di posti di lavoro dovrebbero concentrarsi sull'offerta di un impiego ai giovani, che a sua volta necessita una maggiore fornitura di programmi che tengano conto delle questioni di genere, miranti a dotare i giovani delle competenze necessarie nell'economia reale;

191.

sottolinea la necessità di creare mercati del lavoro inclusivi e competitivi, che forniscano una maggiore flessibilità per i datori di lavoro, garantendo al contempo sussidi di disoccupazione affiancati da un sostegno attivo ai fini al reinserimento professionale in caso di perdita del posto di lavoro;

192.

ritiene che, mentre l’educazione dovrà continuare a rimanere di competenza degli Stati membri, gli investimenti dell’Unione europea e il riconoscimento a livello europeo delle qualifiche sono necessari in tutti gli aspetti del sistema educativo, nella qualità dell'istruzione o nel numero di persone che hanno accesso all'insegnamento superiore; propone che sia creato un sistema permanente e inclusivo di orientamenti di apprendimento lungo tutto il corso della vita su scala europea, che includa la generalizzazione dei programmi dell'UE Erasmus e Leonardo per la mobilità nell'apprendimento e la formazione;

193.

ricorda che l’occupazione è uno dei motori determinanti dell'economia, in quanto contribuisce al potere d'acquisto; ritiene che l'UE debba perseguire l'obiettivo della piena occupazione di qualità e che il funzionamento duraturo del mercato interno è condizionato da un mercato del lavoro dignitoso e favorevole all'innovazione;

194.

esorta gli Stati membri ad affrontare, attraverso misure politiche connesse con il mercato del lavoro, sia la dimensione ciclica che quella a lungo termine della disoccupazione;

195.

ritiene che l’Europa necessiti di una crescita solida per sostenere il proprio sistema sociale, che contribuisce alla competitività dell'economia sociale di mercato europea;

196.

osserva che è importante agevolare la mobilità, il che peraltro rende più facile per le imprese trovare le competenze di cui necessitano e agevola un miglior funzionamento del mercato unico, anche in una crisi; ricorda che la mobilità dei lavoratori deve essere accompagnata da un miglioramento delle condizioni di lavoro;

Creazione di nuovi posti di lavoro attraverso la promozione delle PMI

197.

osserva che le PMI e gli imprenditori svolgono un ruolo significativo in tutte le economie, sono i principali fattori che generano occupazione e reddito e sono all'avanguardia dell'innovazione e della crescita; è convinto che le PMI siano essenziali per lo sviluppo futuro, la crescita e il benessere nell'UE e che la competitività dell'UE a livello mondiale possa essere rafforzata accordando priorità alle PMI;

198.

ritiene sia giunto il momento di guardare al futuro e apprendere dal passato, realizzando nel tempo quei cambiamenti strutturali che renderanno le nostre PMI più competitive e capaci di affrontare le ulteriori pressioni cui saranno sottoposte da parte del contesto globalizzato e dalla capacità dei nostri concorrenti di accedere a mercati sempre più innovativi e, in tal modo, potenzialmente garantendo posti di lavoro per molti tra i membri più vulnerabili della forza lavoro e le loro famiglie;

199.

riconosce la necessità di riesaminare l'attuale definizione di PMI nell'UE e di ridurre i criteri relativi al numero di dipendenti, al fine di consentire l'attuazione di politiche più mirate rivolte alle PMI;

200.

constata che l'ambizioso obiettivo di guidare l'industria e le PMI verso l'innovazione non sarà raggiunto soltanto migliorando l'accesso al capitale in generale, ma che occorre anche puntare alla diversificazione delle fonti di finanziamento;

201.

ritiene che, nel contesto della ripresa, dovrebbe essere prestata un’attenzione particolare al ruolo delle PMI in termini di produttività e creazione di nuove attività e che dovrebbero pertanto essere applicati meccanismi volti a impedire l'uscita delle PMI dal mercato, causa di ulteriore disoccupazione e di estensione della fragilità economica. ritiene che dovrebbe essere inoltre garantita una distribuzione efficace delle risorse del Fondo sociale europeo;

202.

reputa che le PMI debbano essere considerate un motore per investimenti minori, finanziati dai fondi di coesione; ritiene che a tale riguardo i finanziamenti alle università e la promozione di partenariati con le PMI siano determinanti;

203.

è consapevole che il mercato interno dell'UE contribuisce a creare un contesto imprenditoriale fertile all'interno dell'Unione, offrendo al tempo stesso vantaggi ai consumatori; ciò nondimeno, è consapevole del fatto che le PMI devono affrontare numerose sfide per operare nel mercato interno, che spesso lo fanno senza raggiungere la scala dell'efficienza e che, a livello microeconomico in particolare, è necessario sostenere le PMI affinché possano essere attive su tutto il mercato interno ed è opportuno istituire piattaforme transeuropee che garantiscano alle PMI un accesso ampliato alle informazioni utili per cogliere nuove possibilità commerciali; solo così le PMI saranno in grado di esplorare nuove opportunità, di riconoscerne la complementarità e di trovare infine i mezzi per accedere ai mercati dell'Unione;

204.

ritiene che mantenere i cittadini attivi e produttivi dopo il pensionamento rientri fra gli interessi economici dell'Europa e che sia possibile mitigare la perdita della loro esperienza incoraggiando i cittadini senior in attività basate sull'impegno civile presso reti e strutture più informali e mettendoli in contatto con gli operatori economici e i centri accademici; ritiene che le PMI potrebbero beneficiare in massima misura dei servizi offerti da una tale rete di strutture informali, che potrebbe essere consultata, dal momento che i servizi di consulenza presenti sul mercato hanno in generale un costo difficilmente accessibile per la maggioranza di esse; fa notare che le conoscenze accumulate dai cittadini senior devono circolare a vantaggio di tutti e attraverso una rete a livello dell'UE;

205.

invita l'UE a sostenere la propria rete di PMI, fondamentale per la creazione di posti di lavoro nel suo interno, facilitandone l'accesso al credito, in particolare sostenendo i sistemi di cauzioni e la creazione di nuovi prodotti normalizzati, che consentirebbero di raggruppare i prestiti o i fondi propri per queste imprese; esorta l'Unione a creare un Fondo di garanzia dell'UE per le PMI; chiede altresì una valutazione dei sistemi di finanziamento esistenti, segnatamente il programma CIP, e sforzi particolari per rendere accessibili i prestiti garantiti dall'UE alle imprese in tutti gli Stati membri, nonché lo sviluppo di servizi alle PMI e di strutture di dialogo sociale;

206.

esorta l'Unione a mirare a una composizione maggiormente equilibrata del finanziamento delle PMI; osserva che è necessario incrementare la quota dei mercati dei capitali nel finanziamento delle PMI; considera necessario incrementare e stimolare la quota di finanziamento delle PMI attraverso i mercati di capitale, il capitale di rischio, gli investitori privati e i partenariati pubblico-privato; esorta la Commissione e gli Stati membri a ridurre in modo significativo la burocrazia per le PMI nell'ambito degli appalti pubblici e a tagliare gli oneri burocratici, un passo fondamentale per la vitalità delle PMI;

207.

esorta a creare borse valori specializzate, rivolte esclusivamente alle PMI e che abbiano limitate barriere di accesso al fine di facilitare il processo azionario; ritiene che le PMI debbano concentrarsi maggiormente sui titoli azionari e propone a tale riguardo la rimozione degli incentivi fiscali negativi per entrambe le componenti del mercato, gli investitori e il mercato stesso;

208.

esorta gli Stati membri dell'UE a impegnarsi al fine di coordinare la tassazione relativa alle PMI; ritiene che per promuovere la ripresa dell'UE sia necessario il completamento del mercato interno al fine di garantire finanziamenti transfrontalieri e opportunità commerciali per le PMI;

209.

sottolinea che un legame organico tra l'industria e l'innovazione, e di conseguenza l'istruzione, è fortemente auspicabile; i soggetti innovatori, incluse le PMI, devono essere in cima alla lista degli investimenti a livello europeo e nazionale; osserva che, dal momento che le PMI innovative in fase di avvio sono caratterizzate per definizione da un profilo ad alto rischio di fallimento, è necessario un completo ripensamento del loro finanziamento e delle attività connesse; sottolinea che, poiché tali nuove imprese di questo tipo si trovano nella posizione più difficile quando si tratta di ottenere finanziamenti attraverso il sistema bancario, è necessario realizzare dei sistemi di garanzia del credito specifici per questo segmento;

210.

propone che la Commissione metta a punto un progetto «One SME – One Job», creando un nuovo strumento finanziario a livello dell'UE che consenta di promuovere le attività delle PMI nell'Unione; ritiene che sia necessario raggiungere una composizione più equilibrata del finanziamento delle PMI;

211.

invita a riformare il documento Small Business Act, incluse le disposizioni vincolanti che devono essere applicate a tutti gli Stati membri, e a elaborare un nuovo Social Small Business Act, che fungerebbe da necessario rafforzamento dell'economia sociale di mercato europea nell'era post-crisi;

212.

raccomanda la creazione di uno sportello unico; gli sportelli unici sono necessari per tutte le questioni amministrative delle PMI; reputa di fondamentale importanza ridurre gli oneri amministrativi a carico delle PMI, nonché introdurre una componente sociale nella legislazione europea in materia di PMI; ritiene che l'Europa debba diventare la regione del mondo più a misura di PMI;

Sviluppo

213.

osserva che, sebbene alcuni dei paesi emergenti e in via di sviluppo sembrano essere stati risparmiati dagli effetti più gravi della crisi, il 40 % dei paesi in via di sviluppo è stato ciò nondimeno fortemente esposto all'impatto della crisi finanziaria e, secondo le stime, 90 milioni di persone precipiteranno di conseguenza in una condizione di povertà;

214.

chiede di riconfermare la promessa dello 0,7 % del RNL degli Stati membri a favore dell'aiuto allo sviluppo, e che siano esaminate ulteriori fonti di finanziamento innovative per colmare il deficit di finanziamento causato dalla contrazione delle economie nel mondo in via di sviluppo;

215.

chiede alle imprese europee, in particolare alle multinazionali, di garantire la responsabilità sociale delle rispettive imprese subappaltanti nelle catene di produzione;

Governance globale

216.

riconosce le debolezze e i problemi causati dalla mancanza di poteri giuridicamente vincolanti e di connessione tra gli istituti finanziari ed economici globali; accoglie pertanto con favore le iniziative volte a migliorare, mediante riforme, l'efficacia, la portata globale e la responsabilità del FMI e di altre istituzioni delle Nazioni Unite, al fine di dotarle del mandato di operare quali piattaforme per iniziative di coordinamento globale del settore economico e finanziario nonché, se del caso, dei poteri per fissare norme giuridicamente vincolanti nella forma di convenzioni internazionali;

217.

ritiene che le sfide globali dell'UE riguardino la capacità di far corrispondere la sua forza economica con la sua autorevolezza a livello mondiale parlando con un'unica voce; ritiene che uno dei progetti centrali della politica estera dell'UE debba essere il contributo alla riforma dell'ONU e delle istituzioni legate all'ONU, trasformandole in istituzioni globali con reali poteri politici moltiplicatori in merito a questioni di rilevanza internazionale come il cambiamento climatico, la vigilanza e la regolamentazione finanziaria, la riduzione della povertà e gli obiettivi di sviluppo del millennio;

218.

chiede al Consiglio europeo di convocare un vertice del G20 consacrato esclusivamente alla necessaria riforma della governance mondiale;

219.

condanna fermamente il ruolo svolto dai paradisi fiscali che incitano a praticare l’evasione fiscale, la frode fiscale e la fuga di capitali nonché a trarne profitto; invita quindi insistentemente gli Stati membri a rendere una loro priorità la lotta contro i paradisi fiscali, la frode fiscale e la fuga illecita di capitali; invita l’Unione europea a rafforzare la sua azione e ad adottare misure concrete ed immediate – quali sanzioni – contro i paradisi fiscali, l’evasione fiscale e la fuga illecita di capitali; chiede al Consiglio di rilanciare un piano che proponga l'eliminazione dei paradisi fiscali, nel quadro delle Nazioni Unite e di altri istanze internazionali di cui fanno parte l’Unione europea e i suoi Stati membri;

220.

raccomanda che, contemporaneamente al miglioramento della governance e del funzionamento del Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, ci si adoperi per rafforzare i regimi di governance internazionale per altri segmenti del mercato; propone che le norme del Comitato di Basilea entrino in vigore sotto forma di trattati internazionali;

221.

prende atto dei progressi compiuti sulla governance fiscale dall'OCSE e in seno al G20, ma auspica un'azione urgente ed energica in vista di un rafforzamento delle conseguenze giuridiche ed economiche dell'inserimento nella lista nera delle giurisdizioni non cooperative dell'OCSE; chiede un'azione concreta e rapida a favore di uno scambio di informazioni automatico e multilaterale come norma mondiale, al fine di rafforzare la trasparenza fiscale e la lotta contro la frode e l'evasione fiscale;

222.

propone che l'Unione europea, a seguito dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona, diventi firmataria diretta delle convenzioni dell'OIL e firmi l'insieme delle convenzioni sinora adottate dall'OIL;

Conclusione

223.

conclude che c'è bisogno di più Europa; ritiene che vi sia urgente necessità di una leadership politica e intellettuale per rilanciare il progetto europeo; ritiene che la Commissione debba fare pienamente ricorso ai suoi diritti di iniziativa nei settori di competenze condivise, in particolare nel campo delle politiche energetiche, affinché l'UE sia rafforzata dinanzi alle sfide del futuro; ritiene che il progetto del mercato interno ecologicamente e socialmente sostenibile che è alla base dell'Unione debba essere completato; ritiene necessario rafforzare i meccanismi di governance economica all'interno dell'Unione, in particolare ai fini di una migliore responsabilità, gestione delle crisi e un migliore coordinamento della politica economica e occupazionale; sostiene che il programma di riforme finanziarie e di vigilanza debba proseguire con rapidità, affrontando non solo le carenze emerse durante la crisi, ma anche la necessità di delineare un sistema finanziario che sostenga l'economia reale, conduca alla stabilità finanziaria e generi una crescita economica, investimenti a lungo termine, creazione di posti di lavoro, coesione sociale e lotta contro la povertà; considera necessario rielaborare i sistemi fiscali in modo equo, per scoraggiare la formazione di divari eccessivi e promuovere la giustizia sociale, lo spirito imprenditoriale e l'innovazione; chiede che siano rivitalizzati l'economia di mercato sociale sostenibile e i valori che essa implica;

224.

esprime il suo impegno, nel quadro della commissione speciale sulla crisi finanziaria, economica e sociale, a raggiungere gli obiettivi previsti nel suo mandato in stretta cooperazione con i parlamenti nazionali dell'UE, in vista dell'adozione di raccomandazioni comuni;

*

* *

225.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Presidente del Consiglio europeo, al Presidente dell'Eurogruppo, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale, al Comitato delle regioni, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e alle parti sociali.


(1)  GU C 230 E del 26.8.2010, pag. 11.


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