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Document 52004DC0590

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO, AL PARLAMENTO EUROPEO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE E AL COMITATO DELLE REGIONI Ricerca in materia di sicurezza: le tappe future

52004DC0590




Bruxelles, 7.9.2004

COM(2004) 590 definitivo

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COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO, AL PARLAMENTO EUROPEO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE E AL COMITATO DELLE REGIONI

Ricerca in materia di sicurezza: le tappe future

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RICERCA IN MATERIA DI SICUREZZA – LE TAPPE FUTURE

Nell’ottobre 2003, i commissari UE Busquin e Liikanen hanno istituito un “Gruppo di personalità nel campo della ricerca in materia di sicurezza” provenienti dai governi, dalle università e dall’industria europei. La missione fondamentale del gruppo era “proporre principi e priorità per un programma europeo di ricerca in materia di sicurezza (PERS) coerente con gli obiettivi strategici della politica estera, di sicurezza e di difesa dell’Unione europea e la sua ambizione di costruire un’area di libertà, sicurezza e giustizia”.

Il 15 marzo 2004 il gruppo ha presentato al presidente Prodi il suo rapporto “Ricerca per un’Europa sicura” che descrive gli elementi fondamentali di un PERS e il contributo che potrebbe apportare per affrontare le nuove sfide in materia di sicurezza in un mondo in costante evoluzione. Qui di seguito viene riportata una breve analisi contenente le future tappe che la Commissione intende percorrere nel campo della ricerca in materia di sicurezza. In allegato sono riportate le conclusioni e le raccomandazioni del rapporto elaborato dal gruppo di personalità.

La Commissione accoglie con favore il rapporto del gruppo di personalità e condivide l’impostazione generale delle raccomandazioni e degli orientamenti. In collaborazione con i soggetti interessati, realizzerà le azioni necessarie come stabilito al capitolo 4 – Le tappe future.

La Commissione invita il Consiglio e il Parlamento europeo ad approvare gli orientamenti del rapporto del gruppo di personalità nel campo della ricerca in materia di sicurezza e a sostenere la proposta contenuta nella presente comunicazione e nel suo allegato.

1. Introdu ZIONE

Gli sviluppi politici, sociali e tecnologici hanno contribuito a creare una situazione confusa in materia di sicurezza, in cui i rischi e i punti deboli sono più diversificati e meno visibili. Si sono profilate nuove minacce che oltrepassano le frontiere nazionali e mirano interessi europei sia all’interno delle frontiere sia altrove.

Avvenimenti come l’attacco alla stazione di Madrid nel marzo 2004 evidenziano la necessità di rafforzare la sicurezza dei cittadini nell’intero territorio europeo. L’allargamento ad un Europa con 25 paesi, inoltre, richiede un impegno supplementare per garantire un elevato livello di sicurezza nell’intero territorio dell’Unione le cui nuove frontiere si sono estese verso est e verso sud.

Per far fronte alle sfide in materia di sicurezza, sempre più diversificate e crescenti, l’Europa deve valorizzare i punti di forza, combinati e non pienamente sfruttati, del settore industriale pertinente e coordinare la comunità di ricerca per affrontare in modo efficace ed innovativo le sfide attuali e future in materia di sicurezza, rafforzare la protezione dei cittadini e svolgere un ruolo efficiente nelle attività destinate al mantenimento della pace. L’attuale minaccia alla sicurezza può essere affrontata adeguatamente solo su scala europea.

I capi di Stato e di governo, in varie occasioni, hanno sottolineato l’esigenza di affrontare la nuova situazione sul piano della sicurezza e l’importanza di una base industriale e tecnologica forte:

- il Consiglio europeo di Colonia che ha evidenziato la necessità di sostenere una base di difesa e industriale competitiva e dinamica;

- l’incentivazione del Consiglio di Lisbona a favore di una società della conoscenza competitiva;

- il Consiglio di Barcellona che invitava a proseguire gli sforzi per promuovere la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione nell’Unione;

- la decisione del Consiglio di Salonicco di realizzare progressi concreti in materia di difesa;

- l’adozione da parte del Consiglio di una strategia comunitaria in materia di sicurezza “Un’Europa sicura in un mondo migliore”[1];

- la discussione al Consiglio europeo di Bruxelles del 25 e 26 marzo 2004 che è sfociata in una “Dichiarazione sulla lotta al terrorismo”.

2. LE ESIGENZE DI RICERCA E TECNOLOGIA NEL CAMPO DELLA SICUREZZA

La tecnologia svolge un ruolo chiave quando si tratta di affrontare le nuove sfide in materia di sicurezza. L’Europa possiede delle potenzialità per svolgere ricerche, sviluppare e attuare un’ampia gamma di tecnologie nel campo della sicurezza. Tuttavia, nell’affrontare le nuove minacce diversificate, l’Europa deve colmare le attuali carenze strutturali e funzionali riducendo la frammentazione e l’inutile duplicazione delle azioni, rafforzando la cooperazione e attuando la standardizzazione e l’interoperabilità.

In Europa, per molto tempo è esistita una netta separazione fra la ricerca in campo civile e quella nel settore della difesa. Oggi molte tecnologie sono “a duplice uso": gli sviluppi in campo civile contribuiscono alle capacità di difesa e sviluppi ottenuti nel settore della difesa determinano innovazioni e vantaggi considerevoli per la vita quotidiana dei cittadini. Inoltre, il terrorismo rende più problematica la distinzione tra sicurezza interna (orientata alle politiche) ed esterna (militare). Detta separazione deve pertanto essere superata.

Nella sua comunicazione[2] del marzo 2003 concernente una politica comunitaria in materia di attrezzature militari, la Commissione ha sottolineato la necessità di una base industriale competitiva a sostegno della politica europea di sicurezza e difesa (PESD): ciò implica un miglior coordinamento a livello europeo, in cui possa realizzarsi il consolidamento delle azioni politiche, economiche, industriali e regolamentari. Analogamente, la politica estera e di sicurezza comune dell’Unione (PESC), sostenendo azioni umanitarie e interventi a nome dell’Unione europea, richiede, sia adesso che in futuro, la disponibilità di tecnologie di punta per ottimizzare l’efficacia delle azioni intraprese.

Un programma coerente di ricerca in materia di sicurezza a livello dell’Unione europea può apportare un valore aggiunto determinante all’uso ottimale di un’industria estremamente competente. Tale ricerca dovrebbe basarsi sulle capacità, mirare allo sviluppo di sistemi, prodotti e servizi interoperativi utili per la protezione dei cittadini, del territorio e delle infrastrutture critiche europei, nonché per la realizzazione di attività di mantenimento della pace. La sicurezza è inoltre un requisito indispensabile per l'adeguato funzionamento dei servizi europei di base, quali i trasporti e l’approvvigionamento energetico; la ricerca svolge un ruolo fondamentale nel garantire un elevato livello di protezione.

In un’iniziativa europea sulla ricerca in materia di sicurezza, occorre rispettare i valori dell’Unione europea in materia di diritti individuali, ideali democratici, etica e libertà. Occorre raggiungere un equilibrio tra vigilanza e controllo destinati a minimizzare il potenziale impatto di un’azione terroristica, ed il rispetto dei diritti umani, della privacy, della coesione sociale e comunitaria e l’adeguata integrazione delle minoranze. I progressi tecnologici dovrebbero procedere di pari passo con il processo politico ed una forte politica comunitaria in materia di sviluppo tecnologico a favore della sicurezza può contribuire alla qualità della legislazione e di altre iniziative strategiche.

Per far fronte all'esigenza di una ricerca in materia di sicurezza più forte e adeguatamente coordinata, la Commissione ha avviato due azioni concrete. Innanzi tutto ha varato un’azione preparatoria nel campo della ricerca in materia di sicurezza[3], e, in secondo luogo, ha istituito un gruppo di personalità di alto livello con funzioni consultive per quanto concerne una strategia di lungo termine per la ricerca in materia di sicurezza nell’Unione europea. L’azione preparatoria è stata avviata e il primo invito a presentare proposte scade il 23 giugno, mentre il rapporto del gruppo di personalità è stato presentato nel mese di marzo[4].

3. RAPPORTO DEL GRUPPO DI PERSONALITÀ

Il rapporto del gruppo di personalità evidenzia il ruolo del coordinamento e dello sviluppo di tecnologie avanzate a livello europeo nel monitoraggio e nel controllo delle minacce percepite, nella prevenzione di incidenti gravi quali gli attacchi terroristici, nella gestione delle situazioni di crisi e nelle operazioni umanitarie. Menziona il forte effetto leva di un programma europeo nel campo della ricerca in materia di sicurezza (PERS) e il contributo che potrebbe apportare per affrontare le nuove sfide in materia di sicurezza di un mondo in continua evoluzione.

Le raccomandazioni contenute nel rapporto comprendono:

- l’elaborazione di un PERS incentrato soprattutto sulle questioni di sicurezza interna, dal 2007 in poi, con un finanziamento pari ad almeno 1 miliardo di euro l’anno. Tale finanziamento andrà ad aggiungersi ai finanziamenti garantiti attualmente dal programma quadro di ricerca comunitario, da fonti nazionali o intergovernative di altro tipo;

- istituzione di un “Comitato consultivo per la ricerca in materia di sicurezza” incaricato di stabilire le linee strategiche di azione, le modalità di coinvolgimento degli utilizzatori ed i meccanismi di attuazione di un’agenda strategica di ricerca per il PERS;

- visti gli sviluppi politici attuali e le numerose iniziative in corso, l’esigenza di una cooperazione tra istituzioni europee e tra tutti gli altri soggetti interessati.

4. LE TAPPE FUTURE

La Commissione accoglie con favore il rapporto del gruppo di personalità e condivide l’impostazione generale delle raccomandazioni e degli orientamenti. In collaborazione con i soggetti interessati, realizzerà le azioni necessarie, che possono essere suddivise in quattro settori.

a) Consultazione e cooperazione con i soggetti interessati

La Commissione istituirà nell’autunno 2004 un “Comitato consultivo per la ricerca in materia di sicurezza” incaricato di fornire consulenze sul contenuto del PERS e sulla sua attuazione, tenendo in debito conto le proposte del gruppo di personalità. Di tale comitato dovrebbero far parte esperti dei gruppi interessati: utilizzatori, industria e organismi di ricerca. Esso dovrà definire le esigenze degli utilizzatori e incoraggiare la cooperazione tra Stati membri in materia di scambio di diritti di proprietà intellettuale e informazioni riservate, e di protezione delle informazioni.

La Commissione garantirà l’adeguato coordinamento del PERS con le proprie capacità interne di ricerca e con altre attività europee di ricerca, finanziate a livello comunitario, nazionale o intergovernativo. Tale coordinamento riguarda anche le attività svolte in seno alle organizzazioni internazionali quali le Nazioni Unite, l'OCSE e la NATO e le attività di organizzazioni europee quali l'Agenzia spaziale europea (ESA).

b) Un programma europeo di ricerca in materia di sicurezza

Accogliendo con favore la raccomandazione circa l’istituzione di un programma europeo di ricerca in materia di sicurezza (PERS) a partire dal 2007, la Commissione avvierà un dibattito interistituzionale per ottenere il consenso su tale programma, basandosi sul lavoro svolto per l’azione preparatoria nel campo della ricerca in materia di sicurezza che proseguirà fino alla fine del 2006[5]. La ricerca in materia di sicurezza è stata inclusa nella comunicazione concernente la prospettive finanziarie dell'Unione 2007-2013[6].

All’inizio del 2005 verrà presentata una proposta di programma riguardante il contenuto, il piano finanziario pluriennale e il quadro istituzionale del PERS, nell'ambito del Settimo programma quadro di ricerca della Comunità[7]. Il PERS dovrebbe essere attuato sotto forma di un programma specifico di ricerca con procedure (per quanto riguarda i requisiti di riservatezza, ad esempio), regole di partecipazione, contratti e modalità di finanziamento propri.

La Commissione prende nota della raccomandazione del gruppo di personalità circa l’attribuzione al programma PERS di un adeguato livello di risorse e condivide il parere che il finanziamento del PERS dovrebbe aggiungersi ai finanziamenti concessi attualmente in applicazione del programma quadro di ricerca comunitario o provenienti da fonti nazionali o intergovernative. Questa posizione è in linea con l'obiettivo dell'Unione europea di incrementare gli investimenti nel campo della ricerca fino al 3% del PIL. Inoltre occorrerà individuare le complementarità con altri strumenti politici e altri stanziamenti di bilancio al fine di garantire l’attuazione dei risultati della ricerca.

c) Un quadro istituzionale adeguato

Nell’attuazione della ricerca in materia di sicurezza, la Commissione garantirà il pieno rispetto dei requisiti della strategia di sicurezza europea, della politica estera e di sicurezza comune (PESC), della politica europea in materia di sicurezza e di difesa (PESD) e di altre politiche comunitarie associate alla sicurezza interna.

Inoltre è intenzionata a sviluppare la cooperazione e le sinergie tra la ricerca comunitaria in materia di sicurezza e gli aspetti pertinenti dell’attività dell’Agenzia europea per la difesa (EDA). La partecipazione della Commissione al consiglio direttivo dell’Agenzia e uno stretto rapporto di lavoro contribuiranno al conseguimento degli obiettivi di complementarità con le attività dell’EDA e, qualora opportuno, di reciproca utilizzazione dei risultati della ricerca. Si incoraggeranno gli Stati membri a collaborare con la Commissione ai fini di un coordinamento ed un’ottimizzazione migliori dell’uso dei risultati della ricerca e della tecnologia in applicazioni civili, di sicurezza e di difesa.

d) Una struttura di gestione che soddisfi le esigenze di urgenza e la tipologia delle attività

La Commissione, in collaborazione con gli Stati membri e altri soggetti interessati e sulla base dell’esperienza maturata con la gestione del programma di RST, stabilirà i meccanismi più adeguati per garantire una gestione efficace del PERS.

Predisporrà meccanismi di contrattazione, partecipazione e finanziamento efficaci e flessibili – che consentiranno, ad esempio, il cofinanziamento di nuove tecnologie da parte di enti pubblici, garantendo in questo modo un grado elevato di complementarità e sinergia -, previa consultazione dei soggetti interessati e sulla base dell’esperienza acquisita in materia di norme e procedure nel corso dell’elaborazione dell'azione preparatoria.

5. CONCLUSIONI

La strategia illustrata consentirà alla ricerca in materia di sicurezza, svolta nell'ambito del quadro comunitario, di apportare un considerevole valore aggiunto:

riconoscendo che la disponibilità di nuove tecnologie costituisce un elemento chiave nella lotta contro il terrorismo; che manca un programma di ricerca in materia di sicurezza forte e strutturato a livello europeo che contribuisca a proteggere i cittadini e l'economia europei;

riducendo la frammentazione, evitando le inutili duplicazioni, rafforzando la cooperazione (anche tra Stati membri) in materia di standardizzazione e interoperatività, realizzando valutazioni comparative ( benchmarking ) dell’eccellenza ed eliminando l’attuale dispersione, col risultato di agevolare lo sviluppo di un vero mercato europeo in questo campo;

affrontando le sfide e le opportunità di un’Unione allargata con una popolazione di 455 milioni in 25 Stati membri;

riconoscendo che la sicurezza è un problema comune a tutti gli Stati membri e a tutti i cittadini, per il quale andrebbero individuate soluzioni condivise o comuni, nel pieno rispetto dei valori etici ed umani europei;

basandosi sull’esperienza acquisita dalla Comunità nella gestione di programmi congiunti di ricerca e sull’esistenza di un quadro giuridico accettato e conosciuto per la cooperazione tra settore pubblico e settore privato mediante la RST.

A LLEGATO

Ricerca per un’Europa sicura

Gruppo di personalità nel campo della ricerca in materia di sicurezza

Sintesi e raccomandazioni

SINTESI

Nella società globale attuale, l’Unione europea beneficia di nuove opportunità, ma affronta anche nuovi pericoli. Gli sviluppi politici, sociali e tecnologici hanno contribuito a creare una situazione confusa a livello di sicurezza in cui i rischi e le debolezze sono più diversificati e meno visibili. Sono emerse nuove minacce che oltrepassano le frontiere nazionali e mirano ad interessi europei nel territorio comunitario e altrove. Il Consiglio europeo ha preso atto di queste minacce nel dicembre 2003 con l’adozione della strategia di sicurezza comunitaria “ Un’Europa sicura in un mondo migliore ”.

Queste minacce richiedono delle risposte a livello europeo e una strategia globale che riguardi la sicurezza interna e la sicurezza esterna e associ mezzi civili e militari. Più l’Unione europea rafforzerà la sua cooperazione con le Nazioni Unite, l’OSCE, la NATO e tutti i suoi partner internazionali, più il suo contributo alla sicurezza internazionale sarà efficace. In particolare, l’UE deve rafforzare le capacità di proteggere i suoi cittadini nel loro territorio e destinare risorse considerevoli per garantire attività di mantenimento della pace, aiuto umanitario e rafforzamento delle istituzioni all’estero.

Per conseguire questi obiettivi, l’Europa deve sfruttare i suoi punti di forza sul piano tecnologico. La tecnologia non può da sola garantire la sicurezza, ma la sicurezza senza tecnologia non può esistere. Ci fornisce informazioni sulle minacce, ci aiuta a proteggercene in modo efficace e, se necessario, ci consente di neutralizzarle. Inoltre le nuove tendenze tecnologiche ci offrono nuove opportunità. Sempre più le applicazioni civili, di sicurezza e di difesa sfruttano la stessa base tecnologica, creando nuove sinergie tra i vari settori di ricerca.

L’utilizzo della tecnologia come “elemento di rafforzamento” a favore di un’Europa sicura richiede industrie di punta, una forte infrastruttura della conoscenza, mezzi finanziari adeguati ed un’utilizzazione ottimale delle risorse. L’Europa vanta istituti di ricerca di ottima qualità e possiede una base industriale importante e diversificata che le consentono di rispondere alle esigenze tecnologiche nel campo della sicurezza. Tuttavia, delle carenze strutturali a livello istituzionale e politico impediscono all’Europa di valorizzare il suo potenziale scientifico, tecnologico ed industriale. La linea di demarcazione tra la ricerca in campo civile e nel settore della difesa, l’assenza di quadri di riferimento specifici in materia di sicurezza a livello dell’Unione europea, il grado ridotto di cooperazione tra gli Stati membri e l’assenza di coordinamento tra le attività nazionali ed europee – tutti questi elementi contribuiscono ad aggravare la carenza di finanziamenti pubblici a favore della ricerca e costituiscono ostacoli importanti all’elaborazione di soluzioni efficaci in termini di costi.

Per colmare queste carenze, l’Europa deve incrementare i suoi finanziamenti e rafforzare la coerenza delle sue attività. Ciò presuppone (a) un coordinamento efficace tra attività di ricerca nazionali ed europee (b) un’analisi sistematica delle esigenze, in termini di capacità, nel campo della sicurezza, in settori che spaziano dalla sicurezza civile alla difesa, (c) una piena valorizzazione delle sinergie tra le attività di ricerca svolte nel campo della difesa, della sicurezza e delle applicazioni civili, (d) condizioni giuridiche e strumenti di finanziamento specifici per la ricerca in materia di sicurezza a livello europeo, ed (e) disposizioni istituzionali sufficientemente efficaci e flessibili per combinare le attività degli Stati membri e della Comunità e coinvolgere altri partner interessati.

Alcune recenti iniziative dimostrano una crescente consapevolezza sulla necessità di agire. In questo contesto, l’istituzione dell’“Agenzia nel campo dello sviluppo delle capacità di difesa, della ricerca, delle acquisizioni e dell’armamento” e l’azione preparatoria della Commissione nel campo della ricerca in materia di sicurezza sono due elementi particolarmente importanti. La sfida consisterà nel portare avanti queste iniziative e farle evolvere verso una strategia coerente. L’istituzione di un programma europeo di ricerca in materia di sicurezza (PERS), a partire dal 2007, costituirà un contributo importante per il conseguimento di questo obiettivo.

Un programma di questo tipo dovrebbe trarre vantaggio dalla dualità delle tecnologie e dalle sovrapposizioni sempre più consistenti tra le funzioni di sicurezza, al fine di colmare il divario tra la ricerca in campo civile e la ricerca nel settore della difesa. A sostegno di una strategia globale in materia di sicurezza dovrebbe finanziare azioni di ricerca destinate a mettere a punto sistemi e prodotti utili:

- in particolare per proteggere il territorio, la sovranità, la popolazione e le infrastrutture critiche degli Stati membri contro le minacce esterne, e

- per le missioni dell’UE “al suo esterno per garantire il mantenimento della pace, la prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza internazionale, conformemente ai principi della Carta delle Nazioni Unite”.

Un siffatto programma dovrebbe trarre il massimo profitto dalla multifunzionalità delle tecnologie. Per incentivare le sinergie, dovrebbe tenere conto delle “sovrapposizioni” tra le applicazioni civili e le applicazioni di difesa e favorire la trasformazione e l’integrazione transettoriale delle tecnologie. Dovrebbe incentrarsi sull’interoperabilità e la connettività in quanto elementi chiave della cooperazione transnazionale e interservizi. In una fase iniziale si dovrebbe elaborare un insieme comune di regole e norme di concezione strutturale.

Un programma europeo di ricerca in materia di sicurezza dovrebbe integrare, da una parte, i programmi comunitari e, dall’altra, le azioni di ricerca in materia di sicurezza e di difesa svolti a livello nazionale o intergovernativo. Per garantire la coerenza delle attività è necessario un coordinamento efficace tra un programma di questo tipo e le altre attività di ricerca.

Inoltre, detto programma dovrebbe tenere conto degli aspetti specifici del mercato della sicurezza. Ciò presuppone la creazione di nuovi strumenti di finanziamento e nuove regole per il trasferimento tecnologico. Nel contempo, per evitare che la ricerca risulti sconnessa dalla realtà dei mercati occorre coinvolgere i clienti nell’intero processo.

Un programma europeo di ricerca in materia di sicurezza così concepito presenta un elevato interesse sociale e può offrire un valor aggiunto importante. Contribuirebbe a rafforzare la sicurezza in Europa, rafforzamento che costituisce un requisito indispensabile per molte politiche comunitarie (trasporti, energia, telecomunicazioni ecc.). Favorirebbe la cooperazione transfrontaliera, aumenterebbe la competitività delle industrie europee e rafforzerebbe la base di ricerca in Europa. Soprattutto, contribuirebbe in modo considerevole alla realizzazione dalle politica comunitaria in materia di crescita e di competitività definita a Lisbona e Barcellona.

Per tutte queste ragioni, il programma europeo di ricerca in materia di sicurezza dovrebbe essere finanziato dalla Comunità e dotato di un bilancio annuale minimo di un miliardo di euro, che potrebbe aumentare progressivamente, qualora necessario. Conformemente all’obiettivo dell’Unione europea di investire 3% del PIL nella ricerca, il finanziamento di questo programma dovrebbe aggiungersi ai finanziamenti concessi attualmente in applicazione del programma quadro di ricerca comunitario o provenienti da fonti nazionali o intergovernative. Detto investimento costituirebbe un contributo importante alla realizzazione di un’Europa più sicura per i suoi cittadini.

CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI

Viste le grandi sfide che l’Unione allargata deve affrontare, il presente rapporto sottolinea la necessità di adeguare tempestivamente il finanziamento e l’organizzazione delle attività di ricerca europea alle nuove realtà sul piano della sicurezza e della tecnologia.

A tal fine, proponiamo di:

a) combinare, nel modo più efficace, le attività di ricerca nazionali, intergovernative e comunitarie in tutto il settore civile-militare;

b) elaborare un programma europeo di ricerca in materia di sicurezza (PERS).

Nello stesso tempo insistiamo sul fatto che il rispetto delle libertà civili e dei principi etici deve guidare tutte le attività di ricerca europee.

Un PERS può apportare un valore aggiunto al progetto europeo e presenta un interesse sociale considerevole. Offre i mezzi per incentivare la competitività industriale e rafforzare la base di ricerca europea. Favorirebbe la cooperazione transfrontaliera e contribuirebbe alla realizzazione della politica sulla crescita e la competitività dell’Unione europea stabilita a Lisbona e Barcellona. Soprattutto contribuirebbe a rafforzare la sicurezza dell’UE, che di per sé costituisce un requisito indispensabile per molte politiche comunitarie (trasporti, energia, telecomunicazioni ecc.). Per tutte queste ragioni, il programma europeo di ricerca in materia di sicurezza dovrebbe essere finanziato dalla Comunità.

Un PERS non deve sostituire né replicare le attività di ricerca degli Stati membri. Dovrebbe mirare a sostenere ed integrare dette attività, apportando loro una nuova coerenza.

In quest’ottica formuliamo le raccomandazioni seguenti:

1) Nel 2007 si dovrà avviare un PERS finanziato dalla Comunità che garantisca la partecipazione di tutti gli Stati membri. Si dovrà fissare un finanziamento minimo pari a 1 miliardo di euro l’anno, che andrà ad aggiungersi ai finanziamenti esistenti. Questo livello di spesa dovrà essere raggiunto rapidamente, con la possibilità di incrementarlo ulteriormente al fine di portare l’insieme degli investimenti dell’Unione europea nella ricerca in materia di sicurezza (spese comunitarie, nazionali ed intergovernative) ad un livello vicino a quello statunitense.

2) Il PERS dovrà finanziare, fino alla fase dei “dimostratori”, progetti di ricerca volti a rafforzare le capacità che presentano un’utilità particolare per la sicurezza interna dell’Unione europea e per le missioni da svolgere nell’ambito della PESC e della PESD.

3) Colmando il divario tra la ricerca in campo civile e quella nel settore della difesa, il PERS dovrà cercare di valorizzare al massimo i vantaggi presentati dagli aspetti multifunzionali della tecnologia. Per stimolare le sinergie esso dovrà incoraggiare la trasformazione, l’integrazione delle applicazioni e il trasferimento tecnologico da un settore all’altro.

4) Il PERS deve incentrarsi sull’interoperabilità e la connettività in quanto elementi chiave della cooperazione transnazionale e interservizi. Nelle fasi iniziali si dovrà elaborare un insieme comune di regole e norme di concezione strutturale.

5) Le norme che disciplinano il PERS devono essere adatte alle specificità della ricerca in materia di sicurezza. La Commissione deve elaborare le norme necessarie per i diritti di proprietà intellettuale (DPI) e il trasferimento tecnologico, previa consultazione con tutte le parti interessate.

6) Dato che molti requisiti saranno stabiliti dagli enti pubblici, si dovranno creare nuovi strumenti finanziari per consentire, ove necessario, ai finanziamenti stanziati di coprire fino al 100% dei costi.

7) Occorrerà istituire un “Comitato consultivo per la ricerca in materia di sicurezza” che sarà incaricato di stabilire le linee d’azione del PERS e formulare pareri sui principi ed i meccanismi della sua attuazione. Dovrà inoltre determinare i settori tecnologici critici in cui l’Europa deve puntare a raggiungere una capacità competitiva propria. Il comitato dovrà essere composto da esperti di primo piano che rappresentino gli utilizzatori del settore pubblico e del settore privato, l’industria, gli organismi di ricerca e altre parti interessate.

8) La definizione delle esigenze degli utilizzatori sarà un elemento essenziale per l’adeguata attuazione del PERS. Si dovrà pertanto istituire, a livello dell’UE, un meccanismo volto ad individuare, attraverso consultazioni con i potenziali utilizzatori, le esigenze future in termini di capacità per le missioni di sicurezza interna.

9) Un coordinamento efficace deve assicurare che il PERS non duplichi, ma integri altre attività europee di ricerca (finanziate a livello dell’UE, degli Stati membri o intergovernativo).

10) La Commissione e il Consiglio devono garantire un collegamento efficace ed efficiente tra il PERS e la futura “Agenzia nel settore dello sviluppo delle capacità di difesa, della ricerca, dell’acquisizione e degli armamenti”.

11) Il PERS deve tenere conto degli sforzi di ricerca degli organismi internazionali che hanno responsabilità legate alle questioni di sicurezza mondiale o regionale e, ove necessario, deve coordinare tali sforzi.

12) Il PERS deve mirare a promuovere la competitività delle industrie europee che operano nel campo della sicurezza e stimolare lo sviluppo del mercato di prodotti e servizi di sicurezza pubblici e privati. L’attuazione delle proposte d’azione formulate nella comunicazione della Commissione “Verso un mercato europeo delle attrezzature militari” contribuirebbe significativamente a conseguire tale obiettivo e a massimizzare i benefici del PERS.

[1] “Un’Europa sicura in un mondo migliore”, presentata al Consiglio europeo di Salonicco il 19 e 20 giugno 2003 dall’Alto rappresentante Javier Solana, e approvata dal Consiglio europeo il 12 dicembre 2003.

[2] “Verso una politica comunitaria in materia di attrezzature militari”, COM(2003) 113.

[3] Comunicazione della Commissione concernete l’“Attuazione dell'azione preparatoria per il rafforzamento del potenziale industriale europeo nel campo della ricerca in materia di sicurezza - Verso un programma per lo sviluppo della sicurezza europea mediante la ricerca e la tecnologia”, COM(2004) 72 def. del 3.2.2004, e decisione 2004/213/CE pubblicata nella GU L 67 del 5.3.2004.

[4] “Ricerca per un'Europa sicura”, Rapporto del gruppo di personalità nel campo della ricerca in materia di sicurezza, ISBN 92-894-6611-1, Lussemburgo, Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee, 2004. Disponibile nel sito web della Commissione http://europa.eu.int/comm/research/security

[5] Le proposte pervenute per tale azione preparatoria,a seguito dell’invito del 2004, indicano una domanda 15 volte superiore allo stanziamento di bilancio disponibile.

[6] Comunicazione della Commissione “Costruire il nostro avvenire comune – Sfide e mezzi finanziari dell’Unione allargata” COM(2004) 101 del 10.2.2004.

[7] Comunicazione della Commissione “La scienza e la tecnologia, chiavi del futuro dell'Europa: Orientamenti per la politica di sostegno alla ricerca dell'Unione”. COM(2004) 353.

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