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Document 52008DC0763

    Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo e al Consiglio - L'Unione europea e la regione artica

    /* COM/2008/0763 def. */

    52008DC0763

    Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo e al Consiglio - L'Unione europea e la regione artica /* COM/2008/0763 def. */


    [pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE |

    Bruxelles, 20.11.2008

    COM(2008) 763 definitivo

    COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO

    L'UNIONE EUROPEA E LA REGIONE ARTICA

    COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO

    L'UNIONE EUROPEA E LA REGIONE ARTICA

    1. Introduzione

    L'Unione europea è strettamente legata alla regione artica[1] (in appresso denominata "l'Artico") da una combinazione unica di fattori storici, geografici, economici e scientifici. Tre Stati membri — Danimarca (Groenlandia), Finlandia e Svezia — hanno territori nell'Artico, mentre altri due Stati artici — Islanda e Norvegia — sono membri dello Spazio economico europeo[2]. Il Canada, la Russia e gli Stati Uniti sono partner strategici dell'UE. Le zone europee dell'Artico sono una priorità della politica della dimensione settentrionale[3]. Oltre alle zone soggette alla giurisdizione dei singoli Stati, il Mar Glaciale Artico contiene zone d'alto mare che fanno parte dei fondali marini gestiti dall'Autorità internazionale dei fondali marini.

    I vasti spazi marini e terrestri della regione artica sono componenti vitali e vulnerabili del sistema ambientale e climatico del nostro pianeta. Nell'Artico, le temperature dell'aria sono aumentate in misura due volte superiore alla media mondiale[4]. La rapida diminuzione della banchisa, del manto nevoso e del permafrost ha scatenato forti meccanismi di feed-back (retroeffetti) che accelerano il riscaldamento globale. Lo scioglimento accelerato della crosta ghiacciata della Groenlandia provocherebbe un forte e rapido aumento del livello del mare.

    Malgrado le condizioni estremamente difficili, lo scioglimento dei ghiacci e le nuove tecnologie agevoleranno progressivamente l'accesso alle risorse biologiche e non biologiche dell'Artico, come pure alle nuove rotte di navigazione. Pur rimanendo una delle zone più incontaminate della terra, l'Artico sarà sempre più minacciato dall'effetto combinato dei cambiamenti climatici e della più intensa attività umana.

    Le politiche europee in settori come l'ambiente, i cambiamenti climatici, l'energia, la ricerca, i trasporti e la pesca hanno un'incidenza diretta sull'Artico. Il carattere unico di ciascuna regione marittima e la necessità di esaminarla singolarmente per equilibrarne le attività in modo sostenibile sono presupposti fondamentali della politica marittima integrata dell'Unione.

    Considerato l'effetto di "moltiplicatore dei rischi" dei cambiamenti climatici, la Commissione e l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune hanno insistito sul fatto che i cambiamenti ambientali stanno alterando la dinamica geostrategica dell'Artico con potenziali ripercussioni sulla stabilità internazionale e sugli interessi europei in materia di sicurezza, caldeggiando l'elaborazione di una politica dell'UE per l'Artico[5]. Nel complesso, le problematiche e le opportunità legate all'Artico avranno notevoli ripercussioni sulla vita delle prossime generazioni di cittadini europei. L'Unione europea deve assolutamente gestirle in modo coordinato e sistematico, collaborando con gli Stati, i territori e le altre parti interessate dell'Artico. La presente comunicazione definisce gli interessi dell'UE e propone agli Stati membri e alle istituzioni dell'UE interventi imperniati su tre obiettivi strategici principali:

    - tutelare e preservare l'Artico di concerto con la sua popolazione

    - promuovere l'uso sostenibile delle risorse

    - contribuire a una migliore governance multilaterale nell'Artico.

    2. Tutelare e preservare l'Artico di concerto con la sua popolazione

    2.1. Ambiente e cambiamenti climatici

    Le attività svolte negli Stati membri dell'UE, come del resto nella maggior parte degli altri paesi, lasciano un'impronta ambientale nell'Artico. Per affrontare le cause di fondo dei cambiamenti nell'Artico occorre una risposta globale. L'impatto dei cambiamenti climatici rappresenta una sfida cruciale per la regione, sia ora che per il futuro. L'UE svolge un ruolo di primo piano nella lotta ai cambiamenti climatici e nella promozione dello sviluppo sostenibile. Gli Stati membri dell'UE e la Comunità europea hanno aderito alla maggior parte degli accordi ambientali multilaterali di fondamentale importanza per l'Artico. Le industrie europee sono ai primi posti per lo sviluppo di tecnologie atte a consentire operazioni sicure e sostenibili in condizioni difficili a terra, nelle zone costiere e in mare aperto.

    L'ambiente dell'Artico è particolarmente vulnerabile, ma la scarsa densità di popolazione e di infrastrutture rende estremamente difficile gestire le risposte alle emergenze.

    Obiettivi strategici

    L'obiettivo principale deve essere quello di prevenire e attenuare l'impatto negativo dei cambiamenti climatici e di agevolare l'adattamento agli inevitabili cambiamenti. L'azione di prevenzione e di attenuazione deve riguardare anche altri processi mondiali e transfrontalieri con ripercussioni negative nell'Artico, come il trasporto di inquinanti su lunghe distanze. Al tempo stesso, occorre sviluppare una gestione globale e sostenibile delle attività umane che sia basata sull'ecosistema e integri le considerazioni ambientali a tutti i livelli. La gestione delle risposte alle emergenze deve essere migliorata.

    Proposte di intervento :

    - valutare l'efficacia delle politiche dell'UE e degli accordi ambientali multilaterali nell'affrontare le problematiche ambientali proprie dell'Artico.

    - Intensificare le iniziative internazionali volte ad attenuare i cambiamenti climatici e individuare i settori in cui occorre agevolare l'adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici, compresa la gestione adattativa della biodiversità.

    - Promuovere un dialogo permanente con le ONG sullo stato dell'ambiente nella regione artica.

    - Coordinare gli interventi con gli Stati, i territori e le altre parti interessate dell'Artico che promuovono standard ambientali elevati. Migliorare la gestione marina basata sull'ecosistema nel Mar Glaciale Artico condividendo l'esperienza dell'UE con gli Stati artici.

    - Tener conto dell'impatto ambientale prima di prendere decisioni relative a strategie e progetti dell'UE che interessino l'Artico. Promuovere l'uso delle valutazioni d'impatto di progetti, piani e programmi che interessino l'ambiente artico, comprese le valutazioni ambientali strategiche, e condividere l'esperienza con gli Stati artici.

    - Promuovere lo screening e il monitoraggio dei prodotti chimici nell'Artico. Moltiplicare gli sforzi per ridurre l'inquinamento dell'Artico causato da inquinanti organici persistenti, metalli pesanti e altri contaminanti, compresi quelli provenienti da fonti terrestri. Continuare a sostenere la distruzione delle scorte di prodotti chimici dannosi e la riduzione del rischio di fuoriuscite radioattive nell'Artico.

    - Continuare a collaborare per quanto riguarda la prevenzione, la preparazione e la risposta alle catastrofi. Il Centro di monitoraggio e informazione della Commissione può contribuire a migliorare la capacità di risposta dell'UE alle catastrofi nell'Artico. La Commissione sosterrà la conclusione di un accordo sulla prevenzione e sulla risposta alle emergenze nel Consiglio euroartico di Barents (BEAC)[6].

    - Intensificare la cooperazione per promuovere ulteriormente il risparmio di energia primaria, l'efficienza energetica e l'uso di energie rinnovabili nell'Artico.

    - Contribuire a valutare l'impatto sui mammiferi marini del rumore prodotto da attività umane.

    2.2. Sostegno alle popolazioni indigene e locali

    Circa un terzo dei 4 milioni di persone che vivono nell'Artico è composto da indigeni, particolarmente vulnerabili alle pressioni sempre più forti esercitate dai cambiamenti climatici e dalla globalizzazione.

    Obiettivi strategici

    Le popolazioni indigene della zona artica che appartiene all'UE sono tutelate da disposizioni speciali del diritto della Comunità europea[7]. Fra i principi fondamentali della dichiarazione congiunta sulla politica di sviluppo dell’UE[8] figurano la piena partecipazione e il consenso libero, con cognizione di causa, dei popoli indigeni. Anche la politica regionale e i programmi transfrontalieri dell'UE comportano vantaggi per i popoli indigeni, le cui organizzazioni fanno parte della dimensione settentrionale. I diritti delle popolazioni indigene sono una priorità tematica dell'iniziativa europea per la democrazia e i diritti umani.

    La caccia ai mammiferi marini è indispensabile fin dalla preistoria per la sussistenza delle popolazioni artiche, il cui diritto a mantenere la loro fonte tradizionale di sussistenza è esplicitamente riconosciuto. Le attività umane moderne, tuttavia, hanno messo in pericolo alcune di queste specie e il benessere degli animali desta sempre più preoccupazione nell'UE. Le politiche dell'Unione devono continuare a tener conto di tutti i fattori, puntando a instaurare un dialogo aperto con le comunità interessate.

    Proposte di intervento :

    - avviare un dialogo regolare con le popolazioni indigene dell'Artico.

    - Creare opportunità per uno sviluppo autogestito e per la protezione del loro stile di vita.

    - Sostenere in particolare le organizzazioni e le attività dei Saami e degli altri popoli dell'Artico europeo, anche nell'ambito dei programmi regionali e transfrontalieri. Promuovere il know-how dell'Europa settentrionale per quanto riguarda l'allevamento delle renne.

    - Continuare a impegnarsi per garantire una protezione efficace delle balene, specialmente nell'ambito della Commissione baleniera internazionale (IWC), anche nel contesto artico. Sostenere le proposte relative alla gestione da parte delle popolazioni indigene della caccia alla balena di sussistenza, purché non sia compromessa la conservazione della specie, le operazioni di caccia siano debitamente regolamentate e le catture non superino il fabbisogno di sussistenza documentato e riconosciuto.

    - Condurre dialoghi con i popoli indigeni e con le altre comunità locali che si dedicano tradizionalmente alla caccia alla foca.

    - La Comunità sta prendendo in considerazione la possibilità di vietare l'immissione sul mercato, l'importazione, il transito e l'esportazione di prodotti derivati dalla foca. Questo, però, non deve ledere gli interessi socioeconomici fondamentali delle comunità indigene che si dedicano tradizionalmente alla caccia alla foca. Ai sensi della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul commercio dei prodotti derivati dalla foca[9], tale divieto non si applica ai prodotti derivati dalla foca provenienti dalla caccia tradizionalmente praticata dalle comunità Inuit e che contribuiscono al loro sostentamento. La proposta prevede anche che in altri casi il commercio di detti prodotti sia autorizzato se vengono rispettate determinate condizioni riguardanti il modo e il metodo di uccisione e di scuoiatura delle foche. Il dialogo della Commissione con le comunità indigene interessate punterà a facilitare l'applicazione pratica di queste disposizioni.

    2.3. Ricerca, monitoraggio e valutazioni

    Le risposte politiche devono basarsi su valutazioni eseguite utilizzando la migliore conoscenza e la migliore comprensione dei processi che riguardano l'Artico. Il Consiglio artico[10] attua vasti programmi di ricerca e pubblica valutazioni di grande utilità.

    Gli Stati membri dell'UE e la Comunità europea contribuiscono in misura considerevole alla ricerca nell'Artico[11]. Il Settimo programma quadro della Comunità, attualmente in corso, riguarda nuovi progetti e impegni internazionali di vasta portata sulla ricerca connessa all'Artico. Il Consiglio polare europeo cerca di armonizzare e di massimizzare l'impatto della ricerca polare europea. L'Agenzia europea dell'ambiente ha eseguito una serie di valutazioni basate sui lavori del Consiglio artico.

    Il monitoraggio a lungo termine, il coordinamento e l'attendibilità dei dati rimangono però insufficienti ai fini della ricerca nell'Artico.

    Obiettivi strategici

    La Comunità europea deve continuare a considerare l'Artico un settore prioritario della ricerca onde colmare le lacune in termini di conoscenza e valutare i futuri effetti antropogenici, specialmente in materia di cambiamenti climatici. Deve inoltre rafforzare la cooperazione e l'interoperabilità a livello internazionale e contribuire a definire misure concrete di prevenzione, attenuazione e adattamento.

    Proposte di intervento :

    - sviluppare altri programmi di ricerca riguardanti l'aumento del livello del mare, la diminuzione della banchisa, lo scioglimento del permafrost e i retroeffetti connessi che accelerano il riscaldamento e provocano altri effetti antropogenici sugli ecosistemi dell'Artico.

    - Valutare lo stato e l'evoluzione dell'ambiente artico per contribuire alla definizione di opportune politiche dell'UE.

    - Creare nuove infrastrutture di ricerca e potenziare le capacità di monitoraggio e di sorveglianza. Contribuire al progetto relativo al rompighiaccio di ricerca Aurora Borealis.

    - Coordinare le iniziative nei vari settori di ricerca connessi all'Artico, come l'ambiente, i trasporti, la sanità e l'energia, e sviluppare le tecnologie relative all'Artico.

    - Garantire la continuità delle misurazioni spaziali tramite il GMES[12]. Sostenere le misurazioni a lungo termine e la comunicazione dei dati marini attraverso la rete europea di osservazione e dati sull'ambiente marino. Contribuire ad approntare la componente artica del Sistema dei sistemi per l'Osservazione Globale della Terra (GEOSS).

    - Sviluppare e intensificare un vasto scambio di informazioni a livello internazionale sui progetti di ricerca e agevolare il coordinamento dei programmi nazionali. L'UE dovrebbe contribuire in tal modo alla creazione della rete di osservazione costante nell'Artico.

    - Garantire il libero accesso alle informazioni fornite dal monitoraggio e dalla ricerca sull'Artico in base al principio del Sistema comune di informazioni ambientali. Facilitare e promuovere la diffusione presso il grande pubblico.

    3. Promuovere l'uso sostenibile delle risorse

    3.1. Idrocarburi

    L'Artico contiene notevoli riserve non sfruttate di idrocarburi[13]. Le risorse offshore conosciute si trovano all'interno della zona economica esclusiva degli Stati artici. Le risorse dell'Artico possono contribuire a rendere più sicuro l'approvvigionamento dell'UE per quanto riguarda l'energia e le materie prime in genere[14]. Lo sfruttamento, tuttavia, procederà lentamente, in quanto comporta notevoli problemi e costi elevati dovuti alle condizioni difficili e ai numerosissimi rischi ambientali.

    Obiettivi strategici

    Il sostegno allo sfruttamento delle riserve di idrocarburi dell'Artico deve essere fornito nel pieno rispetto di standard ambientali rigorosi, che tengano conto della particolare vulnerabilità della regione artica. La posizione privilegiata dell'UE per quanto riguarda le tecnologie atte a uno sfruttamento sostenibile delle risorse in condizioni polari deve essere mantenuta.

    Proposte di intervento :

    - adoperarsi per consolidare le basi di una cooperazione a lungo termine, segnatamente con la Norvegia e la Federazione russa, agevolando lo sfruttamento, l'estrazione e il trasporto sostenibili e ecocompatibili delle risorse di idrocarburi dell'Artico. Come sempre, si opererà in base ai principi della parità di condizioni e dell'accesso reciproco al mercato.

    - Promuovere l'osservanza di standard ambientali per quanto possibile rigorosi. Insistere affinché siano introdotti standard ambientali vincolanti, basandosi tra l'altro sugli orientamenti del Consiglio artico e dalle convenzioni internazionali pertinenti.

    - Promuovere ulteriormente la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie e delle infrastrutture offshore. Avvalersi dell'esperienza acquisita dall'industria europea nello sfruttamento offshore di gas e petrolio. Agevolare ulteriori attività di ricerca e innovazione a mano a mano che si interviene in condizioni climatiche più difficili e in acque più profonde.

    - Incoraggiare lo sviluppo di cluster marittimi nel cui ambito le università e i centri di ricerca possano mettere a disposizione di imprese più piccole personale qualificato e infrastrutture di ricerca. L'innovazione sarà incentivata per la maggior parte dalle piccole e medie imprese dei cluster regionali.

    - Vagliare la possibilità di sottoscrivere gli orientamenti elaborati dal Consiglio artico per quanto riguarda lo sfruttamento di gas e petrolio.

    3.2. Pesca

    Ora come ora, le uniche attività di pesca di un certo rilievo si svolgono nel Mare di Barents e nelle parti orientale e meridionale del Mare di Norvegia. I cambiamenti climatici potrebbero tuttavia comportare un aumento della produttività di determinati stock ittici e una ridistribuzione spaziale di altri. Il più ampio accesso dovuto alla riduzione della banchisa potrebbe rendere altre zone più attraenti per la pesca. La mancanza di un regime internazionale di conservazione e gestione per alcune zone di alto mare dell'Artico potrebbe dar luogo a una pesca non regolamentata.

    L'UE è uno dei principali consumatori del pesce dell'Artico, di cui solo una piccola parte è catturata da pescherecci comunitari. La Comunità europea fa parte della Commissione per la pesca nell'Atlantico nordorientale (NEAFC). Coopera pienamente con Stati che hanno sovranità o giurisdizione sulle acque dell'Artico, cercando di garantire non solo possibilità di pesca, ma anche la conservazione a lungo termine e l'uso ottimale delle risorse ittiche.

    Obiettivo strategico

    L'obiettivo principale dell'UE è garantire che lo sfruttamento delle risorse di pesca dell'Artico avvenga a livelli sostenibili nel rispetto dei diritti delle comunità costiere locali.

    Proposte di intervento :

    - istituire, prima che si presentino nuove opportunità di pesca, un quadro normativo per le zone d'alto mare dell'Artico non ancora contemplate da un regime internazionale di conservazione e di gestione. Si impedirà così che la pesca si sviluppi in un vuoto normativo e si garantirà una sua gestione equa e trasparente in linea con il codice di condotta per una pesca responsabile. In linea di massima, è preferibile estendere il mandato delle organizzazioni di gestione esistenti, come la NEAFC, piuttosto che crearne di nuove. Fintanto che non esisterà un regime di conservazione e gestione per le zone non ancora contemplate da tale regime non dovrebbe iniziare nessuna nuova attività di pesca.

    3.3. Trasporti

    Gli Stati membri dell'UE possiedono la flotta mercantile più grande del mondo e molte di queste navi percorrono rotte transoceaniche. Lo scioglimento dei ghiacci marini sta aprendo gradualmente nuove possibilità di navigare su rotte che attraversano le acque dell'Artico. Questo potrebbe abbreviare notevolmente i viaggi dall'Europa al Pacifico, far risparmiare energia, promuovere gli scambi e ridurre la pressione sui principali canali di navigazione transcontinentali. Sussistono tuttavia ostacoli considerevoli come il ghiaccio galleggiante, la mancanza di infrastrutture, i rischi ambientali e le incertezze circa la struttura degli scambi futuri. Lo sviluppo della navigazione commerciale nell'Artico richiederà quindi tempo e impegno.

    Obiettivi strategici

    È nell'interesse dell'UE esplorare e migliorare le condizioni per una graduale introduzione della navigazione commerciale artica, promuovendo al tempo stesso standard ambientali e di sicurezza più rigorosi e scongiurando effetti nocivi.

    Gli Stati membri e la Comunità dovrebbero inoltre difendere il principio della libertà di navigazione e il diritto di passaggio inoffensivo lungo le rotte e nelle aree di recente apertura.

    Proposte di intervento:

    - promuovere l'osservanza totale degli obblighi esistenti per quanto riguarda il codice di navigazione, la sicurezza marittima, il sistema delle rotte e gli standard ambientali nell'Artico, in particolare quelli stabiliti dall'Organizzazione marittima internazionale (IMO).

    - Insistere sulla necessità di evitare che gli Stati costieri dell'Artico applichino pratiche discriminatorie (specialmente in termini di diritti, servizi obbligatori e regolamenti) nei confronti delle navi mercantili di paesi terzi.

    - Migliorare le capacità di sorveglianza marittima nell'estremo nord. La Commissione sta studiando, insieme all'Agenzia spaziale europea, un sistema satellitare in orbita polare in grado di raccogliere segnali da qualsiasi parte del globo che, se diventasse operativo, migliorerebbe la conoscenza del traffico navale e consentirebbe di reagire in modo più tempestivo alle emergenze. Anche il sistema di navigazione satellitare Galileo svolgerà un ruolo importante per consentire una navigazione più agevole e più sicura e migliorare sia la sorveglianza marittima che la risposta alle emergenze nell'Artico.

    - Compatibilmente con le norme applicabili del diritto in materia di concorrenza, mantenere il vantaggio concorrenziale dei cantieri navali europei nello sviluppo della tecnologia richiesta dalle condizioni dell'Artico[15]. La possibilità di fornire navi ecocompatibili appositamente progettate, compresi i rompighiaccio, è una prospettiva molto interessante per il futuro.

    - Valutare l'opportunità di appoggiare la designazione, su proposta di uno qualsiasi degli Stato costieri dell'Artico, di determinate rotte di navigazione artiche come zone marine particolarmente sensibili secondo le norme dell'IMO.

    - Sostenere qualsiasi ulteriore misura volta a rafforzare gli standard ambientali e di sicurezza dell'IMO applicabili alle acque artiche.

    L'obiettivo principale per quanto riguarda il trasporto terrestre e aereo nelle zone europee dell'Artico deve essere lo sviluppo delle infrastrutture di trasporto terrestre e aereo est-ovest. La creazione di un partenariato della dimensione settentrionale per il trasporto e la logistica darà un ulteriore sostegno al miglioramento dei collegamenti via terra fra l'UE e la Russia nordoccidentale, che sono importanti per l'ulteriore sviluppo della zona.

    3.4. Turismo

    Il turismo nell'Artico, specialmente quello praticato con le navi da crociera, è in rapida espansione ma comporta determinati rischi, come dimostrano i numerosi incidenti verificatisi.

    Obiettivi strategici

    L'UE deve continuare a promuovere il turismo sostenibile nell'Artico, incoraggiando le misure prese per ridurne al massimo l'impatto ambientale. La tutela dell'ambiente e i vantaggi per le comunità costiere locali vanno tenuti nella massima considerazione.

    Proposte di intervento :

    - sostenere una maggiore sicurezza delle navi da crociera, una migliore navigazione e la restrizione dell'accesso alle zone molto vulnerabili.

    - Promuovere il turismo ecocompatibile, coinvolgendo le comunità locali.

    4. Contribuire a una migliore gestione multilaterale dell'Artico

    Non esiste un trattato specifico che definisca il regime applicato all'Artico. Nessun paese o gruppo di paesi ha sovranità sul Polo Nord o sul Mar Glaciale Artico che lo circonda. Esistono numerose frontiere marittime per le quali gli Stati costieri dell'Artico non hanno raggiunto un accordo sulla delimitazione delle zone economiche esclusive[16]. Le richieste presentate alla commissione ONU sui limiti della piattaforma continentale possono dar luogo a una sovrapposizione delle rivendicazioni[17]. Le condizioni per il passaggio delle navi in alcune acque dell'Artico vengono inoltre interpretate in modo diverso, specialmente nel passaggio a nord-ovest[18].

    Esiste già un quadro legislativo internazionale che si applica anche all'Artico. Le disposizioni della convenzione ONU sul diritto del mare (UNCLOS)[19] forniscono la base per la composizione delle controversie riguardanti, fra l'altro la delimitazione. L'UNCLOS contiene anche regole sull'uso delle risorse biologiche e non biologiche e sulla tutela dell'ambiente. Esistono inoltre numerosissimi accordi ambientali multilaterali che si applicano all'Artico, spesso senza contenere riferimenti specifici.

    Nel maggio 2008, cinque Stati costieri del Mar Glaciale Artico hanno adottato una dichiarazione[20] in cui ribadivano l'impegno ad applicare il quadro legislativo esistente e a gestire correttamente tutte le eventuali sovrapposizioni di rivendicazioni. Successivamente, molto di essi hanno annunciato misure volte a estendere o ad affermare la loro giurisdizione nazionale e a rafforzare la loro presenza nell'Artico.

    Il Consiglio artico ha conseguito il suo obiettivo di preparare valutazioni, sviluppare un'identità regionale e definire l'agenda per l'Artico. Partecipa alla dimensione settentrionale insieme al BEAC e al Consiglio dei ministri nordici[21].

    Il Parlamento europeo ha recentemente sottolineato l'importanza della governance artica e ha caldeggiato una politica specifica dell'UE per l'Artico, raccomandando alla Commissione di svolgere un ruolo dinamico nella regione[22]. La dimensione parlamentare della cooperazione artica è fondamentale per una maggiore sensibilizzazione e per un contributo più costruttivo alla definizione della politica in questo campo. Il Parlamento europeo ha svolto un ruolo importante al riguardo.

    Conformemente al suo mandato, la Banca europea per gli investimenti può sostenere gli investimenti in parti della regione artica, specie per quanto riguarda l'ambiente, i trasporti, l'energia e le infrastrutture di ricerca.

    Fra i principali problemi della governance artica figurano la frammentazione del quadro legislativo, la mancanza di strumenti efficaci, l'assenza di un processo globale per la definizione delle politiche e le lacune in termini di partecipazione, attuazione e portata geografica.

    Obiettivi strategici

    - L'UE deve sostenere l'ulteriore sviluppo di un sistema cooperativo di governance artica basato sull'UNCLOS e atto a garantire:

    - la sicurezza e la stabilità

    - una gestione ambientale rigorosa, compreso il rispetto del principio precauzionale

    - un uso sostenibile delle risorse, nonché un accesso equo e libero

    - Anziché proporre nuovi strumenti legislativi, occorre promuovere il pieno rispetto degli obblighi già esistenti, senza che ciò precluda la possibilità di sviluppare alcuni quadri per adeguarli alle nuove condizioni o alle specificità dell'Artico.

    - L'UE deve promuovere un vasto dialogo e soluzioni negoziate e non sostenere intese che escludano uno qualsiasi degli Stati artici membri dell'UE o dei paesi SEE-EFTA artici.

    - Le considerazioni artiche devono essere integrate nelle politiche generali e nei negoziati dell'UE.

    Proposte di intervento:

    - valutare l'efficacia degli accordi multilaterali inerenti all'Artico per stabilire se occorrano iniziative o misure supplementari. Seguire con attenzione i processi di delimitazione marittima e di definizione dei limiti esterni delle piattaforme continentali per valutarne l'incidenza sugli interessi dell'UE.

    - Vagliare la possibilità di creare nuovi quadri multisettoriali per la gestione integrata dell'ecosistema. Questo potrebbe comprendere la creazione di una rete di zone marine protette, l'adozione di misure relative alla navigazione e la definizione di norme atte a garantire lo sfruttamento sostenibile dei minerali.

    - Aumentare il contributo al Consiglio artico compatibilmente con il ruolo e il potenziale della Comunità. Per prima cosa, la Commissione chiederà lo status di osservatore permanente nel Consiglio artico.

    - Proporre che i partner della dimensione settentrionale si riuniscano regolarmente per discutere delle questioni inerenti all'Artico e valutino i possibili progetti da attuare nell'ambito del partenariato ambientale della dimensione settentrionale per coprire zone più estese dell'Artico europeo. Gli sforzi prodigati a favore dell'efficienza energetica e nell'ambito dei nuovi partenariati della dimensione settentrionale avranno grande importanza per la cooperazione artica.

    - Avviare una riflessione sulle possibilità di sviluppare ulteriormente la cooperazione transfrontaliera relativa all'Artico e sui programmi regionali volti a intensificare la cooperazione con gli Stati artici.

    - Esaminare tutte le possibilità a livello internazionale di promuovere misure volte a tutelare la biodiversità marina nelle zone non soggette alla giurisdizione nazionale, anche puntando alla conclusione di un accordo di attuazione dell'UNCLOS.

    - Adoperarsi per il buon esito dei negoziati internazionali sulle zone protette di alto mare.

    - Esaminare con la Norvegia e l'Islanda il modo in cui la direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino sarà integrata nell'accordo SEE e si applicherà quindi a una parte del Mar Glaciale Artico.

    - Inserire le questioni relative all'Artico nelle future riunioni del dialogo ad alto livello sugli affari marittimi.

    - Inserire nel sito web dedicato agli affari marittimi un riepilogo di tutte le attività dell'UE connesse all'Artico e promuovere il dialogo con le parti interessate su queste attività.

    - Vagliare insieme ai paesi nordici le possibilità di creare un centro europeo di informazione sull'Artico.

    - Intensificare i contatti con le reti didattiche dell'Artico.

    Groenlandia

    In quanto parte della Danimarca, la Groenlandia è uno dei paesi e territori d'oltremare (PTOM) associati alla Comunità. La Comunità fornisce alla Groenlandia un'assistenza finanziaria consistente attraverso i programmi d'azione annuali[23] .

    Proposte di intervento:

    - intensificare la cooperazione con la Groenlandia per quanto riguarda l'Artico. Si deve cercare di fare di più affinché l'UE svolga un ruolo ancora più importante nell'aiutare la Groenlandia a gestire il suo ambiente fragile e le sfide a cui deve far fronte la sua popolazione[24].

    5. Conclusioni

    I suggerimenti contenuti nella presente comunicazione intendono gettare le basi per una riflessione più approfondita che risulterà utile per l'attuazione delle iniziative strategiche dell'UE, tra cui la politica marittima integrata. Dalla presente comunicazione dovrebbe inoltre scaturire un approccio più strutturato e coordinato alle questioni artiche, primo passo verso una politica dell'Unione europea per l'Artico. Questo aprirà nuove prospettive di cooperazione con gli Stati artici, aiutando tutti noi ad aumentare la stabilità e a trovare un giusto equilibrio fra l'obiettivo prioritario che consiste nel preservare l'ambiente artico e la necessità di usare le risorse in modo sostenibile.

    [1] Nella presente comunicazione, per "regione artica" s'intende la zona circostante al Polo Nord nella parte settentrionale del circolo polare artico. Questa zona comprende il Mar Glaciale Artico e i territori degli otto Stati artici: Canada, Danimarca (compresa la Groenlandia), Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Regno Unito.

    [2] Le disposizioni dell'accordo SEE assicurano la piena partecipazione degli Stati SEE/EFTA al mercato interno e consentono la cooperazione in settori quali ambiente, ricerca, turismo e protezione civile, di grande importanza per l'Artico.

    [3] La dimensione settentrionale è una politica comune dei quattro partner (Unione europea, Islanda, Norvegia e Russia) volta a promuovere la stabilità, la prosperità e lo sviluppo sostenibile.

    [4] Dati rilevati dal Consiglio artico (2005) e confermati da misurazioni successive.

    [5] Cambiamenti climatici e sicurezza internazionale, documento strategico congiunto presentato al Consiglio europeo del 14 marzo 2008.

    [6] Forum di cooperazione intergovernativa nella regione di Barents.

    [7] Protocollo 3 dell'atto di adesione di Svezia e Finlandia.

    [8] adottata nel 2005 dal Consiglio, dal Parlamento e dalla Commissione.

    [9] COM(2008) 469 del 23.7.2008.

    [10] Il Consiglio artico è un forum intergovernativo che promuove la cooperazione fra gli Stati artici coinvolgendo le comunità indigene.

    [11] I precedenti programmi quadro comunitari (PQ5 e PQ6) hanno sostenuto oltre 50 progetti riguardanti la zona polare, tra cui DAMOCLES, il principale contributo all'anno polare internazionale. La dotazione per l'Artico nell'ambito del PQ6 è ammontata a 86 milioni di euro.

    [12] Il GMES (Sistema globale di osservazione per l'ambiente e la sicurezza) è un'iniziativa dell'UE volta a prestare servizi di informazione sostenibili e totalmente affidabili utilizzando le infrastrutture di osservazione spaziale.

    [13] Cfr. Wood Mackenzie e Fugro Robertson: “Future of the Arctic, A new dawn for exploration“ e valutazioni dell' U.S. Geological Survey. Va sottolineato che le stime si basano su indagini; per dati più precisi occorre una ricerca approfondita.

    [14] Il 4 novembre 2008, la Commissione ha adottato una comunicazione intitolata "L'iniziativa "materie prime" — rispondere ai nostri bisogni fondamentali per garantire la crescita e creare posti di lavoro in Europa" (COM(2008)699).

    [15] Costruzione, riparazione e trasformazione navale, design e equipaggiamento marittimo, come la straordinaria Double Acting Ship, che ha una prua ottimizzata per la navigazione in mare aperto e la cui poppa è disegnata per rompere il ghiaccio. Un altro settore è il dragaggio dei porti artici.

    [16] Sono state negoziate cinque delimitazioni bilaterali, mentre rimangono in sospeso le seguenti questioni: Russia contro Norvegia nel Mare di Barents, Stati Uniti contro Russia nello Stretto di Bering e Stati Uniti contro Canada nel Mare di Beaufort. Esiste una vertenza fra il Canada e la Danimarca per quanto riguarda l'isola di Hans. Inoltre, la Norvegia e vari altri paesi, tra cui gli Stati membri dell'UE, interpretano in modo diverso l'applicabilità del trattato delle Svalbard nella zona di 200 miglia nautiche che circonda l'arcipelago.

    [17] Nel 2001, la Russia ha rivendicato una zona molto vasta dell'Artico, che comprendeva anche il Polo Nord. Anche la Norvegia ha presentato una richiesta e la Danimarca e il Canada intendono fare altrettanto.

    [18] La vertenza riguarda sia la delimitazione delle acque interne del Canada, dove questo paese può regolamentare totalmente le infrazioni, che il diritto del Canada di adottare e applicare leggi contro l'inquinamento provocato dalle navi nelle acque ricoperte di ghiaccio.

    [19] Tutti gli Stati artici (tranne gli USA), tutti gli Stati membri e la Comunità sono parti dell'UNCLOS.

    [20] Dichiarazione di Ilulissat della conferenza artica del 28 maggio 2008.

    [21] Il Consiglio dei ministri nordici dà un contributo prezioso alla promozione della cooperazione artica.

    [22] Risoluzione del 9 ottobre 2008 sulla governance artica.

    [23] Nel periodo 2007-2013, i programmi d'azione annuali a sostegno dell'istruzione e della formazione professionale beneficiano di un'assistenza finanziaria che va fino a 25 milioni di euro all'anno a cui si aggiungono 15,8 milioni di euro all'anno, stanziati per la pesca.

    [24] Tenendo conto del libro verde della Commissione sulle future relazioni tra l’UE e i paesi e territori d’oltremare - COM(2008) 383.

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