Comitato economico e sociale europeo
NAT/771
Populismo e diritti fondamentali: le aree suburbane e rurali
PARERE
Comitato economico e sociale europeo
Populismo e diritti fondamentali: le aree suburbane e rurali
(parere d'iniziativa)
Relatrice: Karolina DRESZER-SMALEC
Correlatore: Jukka AHTELA
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Decisione dell'Assemblea plenaria
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20/02/2019
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Base giuridica
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Articolo 32, paragrafo 2, del Regolamento interno
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Parere d'iniziativa
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Sezione competente
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Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente
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Adozione in sezione
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27/11/2019
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Adozione in sessione plenaria
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11/12/2019
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Sessione plenaria n.
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548
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Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti)
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145/3/6
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1.Conclusioni e raccomandazioni
1.1Alle elezioni europee del 2019 i partiti populisti hanno visto aumentare significativamente i consensi da loro ottenuti. Il populismo ha l'effetto di minare la stabilità delle istituzioni politiche, di frammentare e polarizzare ulteriormente le collettività e di creare un contesto sempre più rischioso per le decisioni di investimento delle imprese.
1.2Le cause alla base del successo dei movimenti e partiti populisti sono molteplici. In termini molto generali, tale successo è alimentato da processi di globalizzazione che interessano ogni tipo di paese sviluppato. Più nello specifico, il populismo può essere spiegato facendo riferimento sia a fattori culturali e identitari che a sviluppi socioeconomici. Infine, la minaccia populista è particolarmente pronunciata nei "luoghi che non contano", indipendentemente dal fatto che essi si trovino alla periferia o al centro stesso dell'Unione europea.
1.3Occorre operare una distinzione netta tra le paure, l'inquietudine e la rabbia che spingono le persone nell'abbraccio dei partiti populisti, da un lato, e i politicanti che cercano deliberatamente di trasformare tali paure in consenso politico, dall'altro. Il malcontento dei cittadini, che spesso si fonda su motivi razionali, deve essere preso sul serio, a differenza di quanto fanno i leader populisti, i quali con la loro retorica cercano di volgerlo a loro vantaggio.
1.4La geografia del malcontento combina le dicotomie continentali nord-sud ed est-ovest all'interno dell'Unione europea con la dicotomia nazionale centro-periferia all'interno di ogni singolo Stato membro. A seconda della posizione geografica, il malcontento nasce da forme di disagio e di difficoltà diverse. Per essere efficaci, le strategie di contrasto devono tenere conto di tali complessità. Il CESE ritiene che la creazione di alleanze tra gli enti locali, le organizzazioni della società civile, le parti sociali ed altri attori (ad esempio, i leader locali e i movimenti sociali) sia essenziale per intervenire sulle cause profonde del populismo.
1.5Quanto meno le persone traggono vantaggio dal successo dei poli di crescita del proprio paese, tanto più tende ad essere marcato il loro atteggiamento negativo nei confronti delle élite al potere, dei sistemi partitici e degli stili di vita postmoderni. Gli attivisti della società civile vengono spesso classificati come appartenenti a tali élite, il che rafforza ulteriormente l'atteggiamento negativo nei loro confronti.
1.6Per la società civile, la situazione diviene particolarmente grave laddove i populisti sono saliti al potere e sono in grado di influire pesantemente sui programmi di governo, scivolando verso l'autoritarismo. Le organizzazioni della società civile (OSC) sono fortemente minacciate non solo dal restringersi degli spazi disponibili per le loro attività, ma anche da intimidazioni personali e atti persecutori.
1.7Secondo il CESE, per far fronte a tali sviluppi dovrebbe essere rafforzata l'educazione civica sui principi della democrazia, sui diritti fondamentali e sullo Stato di diritto; e in tal senso si riallaccia alle raccomandazioni che ha rivolto nel parere sul tema "Rafforzare lo Stato di diritto nell'Unione": agli Stati membri, affinché integrino questi temi nei programmi d'istruzione scolastica e universitaria, e alla Commissione europea, affinché proponga un'ambiziosa strategia di comunicazione, istruzione e sensibilizzazione rivolta al pubblico in materia di diritti fondamentali, Stato di diritto, democrazia e ruolo dei mezzi d'informazione indipendenti.
1.8Considerato che la popolazione chiede visioni politiche ambiziose ed efficaci, il CESE è convinto che l'Unione europea debba proporre un'esposizione argomentata su un futuro desiderabile e ridare slancio ai principi chiave che hanno svolto un ruolo di primo piano nel progetto europeo, come il principio di partenariato e quello di sussidiarietà.
1.9Il CESE appoggia la risoluzione del Parlamento europeo intitolata "Affrontare le esigenze specifiche delle zone rurali, montane e periferiche" (2018/2720 (RSP)), intesa a "promuovere lo sviluppo socioeconomico, la crescita e la diversificazione economica, il benessere sociale, la protezione della natura e la cooperazione e l'interconnessione con le aree urbane al fine di promuovere la coesione e prevenire il rischio di frammentazione territoriale". Il Comitato si associa quindi al PE nel raccomandare la conclusione di un "Patto per i piccoli comuni intelligenti" che coinvolga tutti i livelli di governo, nel rispetto del principio di sussidiarietà.
1.10Il CESE reitera la raccomandazione formulata nel suo parere sul tema "Una democrazia resiliente grazie a una società civile forte e pluralistica", in cui propone "l'istituzione di un quadro di valutazione della democrazia che rifletta, tra l'altro, le condizioni quadro per l'attività della società civile e conduca a raccomandazioni specifiche di riforma".
1.11Sul piano delle politiche, le autorità dovrebbero seguire un approccio basato sui diritti umani - in particolare, esse dovrebbero adottare politiche di riforma economica basate su sistematiche valutazioni dell'impatto su tali diritti. Ciò dovrebbe costituire un presupposto per lo svolgimento di dibattiti nazionali informati e inclusivi, l'adeguamento delle scelte politiche e un'attuazione agevole delle riforme.
1.12Il CESE chiede che si presti maggiore attenzione alle nuove attività economiche emergenti nei territori rurali, molte delle quali si basano sui principi del mutualismo e dell'assistenza. Il Comitato appoggia le misure volte a migliorare il sostegno a tali iniziative e la loro interconnessione, in modo che queste possano evolversi da misure isolate e sperimentali ad alleanze politiche e sociali di emancipazione.
1.13Il CESE invita l'UE e i suoi Stati membri a rafforzare le infrastrutture a livello infranazionale. L'interruzione di collegamenti di trasporto pubblico e la chiusura di scuole e servizi sanitari sono chiaramente alcuni dei motivi della protesta populista in Europa.
1.14Le istituzioni dell'Unione dovrebbero rafforzare lo sviluppo delle capacità delle organizzazioni della società civile a livello europeo, nazionale e locale, e dotare tali organizzazioni di risorse che le aiutino ad accrescere il raggio d'azione e la qualità delle loro attività. Queste organizzazioni svolgono un ruolo importante ai fini dell'individuazione dei bisogni delle collettività e delle risposte da dare per soddisfarli, e risentono in modo particolarmente pesante del deterioramento dello Stato di diritto, dei diritti fondamentali e della democrazia.
2.Osservazioni generali
2.1Alle elezioni europee del 2019 i partiti populisti hanno visto aumentare significativamente i consensi da loro ottenuti. Il CESE è profondamente preoccupato da tali sviluppi e chiede che si prendano iniziative di peso per farvi fronte, iniziando con lo sforzarsi di comprenderne meglio le cause di fondo.
2.2Il CESE ritiene opportuno prestare un'attenzione specifica alla situazione delle organizzazioni della società civile, che risentono in modo particolarmente acuto del deterioramento dello Stato di diritto, dei diritti fondamentali e della democrazia. In molti paesi, tali organizzazioni vedono oggi restringersi gli spazi disponibili per le proprie attività. L'ulteriore ascesa del populismo comporterà probabilmente anche una minore stabilità economica e una maggiore inefficienza della governance e delle politiche, con un effetto negativo sugli investimenti.
2.3Il CESE si è già detto profondamente preoccupato "dal deteriorarsi della situazione dei diritti umani, dalla sempre più marcata deriva populista e autoritaria e dal rischio che questa comporta per la qualità della democrazia e la salvaguardia dei diritti fondamentali", e ha invitato le istituzioni europee ad adottare, nelle loro attività politiche, "un approccio proattivo e preventivo allo scopo di anticipare ed evitare i problemi".
2.4Nel suo parere d'iniziativa sul tema Una democrazia resiliente grazie a una società civile forte e pluralistica, il CESE ha sottolineato che, a suo avviso, la società civile svolge un ruolo fondamentale "nel salvaguardare la democrazia liberale in Europa" e che "solo una società civile forte e pluralistica può difendere la democrazia e la libertà e preservare l'Europa dalle tentazioni dell'autoritarismo".
2.5Per cogliere appieno il fenomeno del populismo, occorre prendere in considerazione diverse dimensioni. Quando si tratta di individuare la fonte di tale fenomeno, il pensiero di alcuni osservatori corre principalmente ai fattori culturali. Pur non trascurando l'importanza di tali fattori, altri sostengono che la causa primaria della diffusione del populismo sia di natura socioeconomica e sia radicata nelle complessità del processo di globalizzazione.
2.6Molte delle preoccupazioni alla base del malcontento delle persone sono fondate e richiedono soluzioni politiche. Tali preoccupazioni legittime devono essere distinte dai tentativi di alcuni politici opportunisti di volgere a loro vantaggio il malcontento e di servirsene a fini di successo elettorale mediante proposte demagogiche ma irragionevoli.
2.7Tra i fattori più importanti che spiegano la ricettività al populismo vi sono l'età (elevata), il livello di istruzione (basso), la ricchezza relativa (bassa), il tasso di disoccupazione (elevato) e il tipo di impiego (atipico, a tempo determinato). Tali fattori socioeconomici prevalgono maggiormente nelle aree rurali e fuori dalle grandi città.
2.8Il referendum sulla Brexit nel Regno Unito, il movimento dei gilet gialli in Francia e il successo dell'AfD nella Germania orientale, della Lega in Italia e del partito Diritto e giustizia in Polonia differiscono tra loro sotto molti aspetti. Tuttavia, tutti questi sviluppi hanno in comune il fatto di essere espressione del drastico calo della fiducia nelle istituzioni, nei politici e nei mezzi di informazione.
2.9Quanto meno le persone riescono a trarre vantaggio dal successo dei poli di crescita del proprio paese, tanto più tende ad essere marcato il loro atteggiamento negativo nei confronti delle élite al potere, dei sistemi partitici e degli stili di vita postmoderni. Gli attivisti delle società civile vengono spesso classificati come appartenenti a queste élite, il che rafforza ulteriormente l'atteggiamento negativo nei loro confronti, con conseguenze rilevanti per il funzionamento delle OSC.
3.Fattori generali e territoriali alla base del populismo
3.1L'ascesa del populismo può essere spiegata da due angolazioni principali. Una prima prospettiva pone l'accento su fattori culturali come la formazione dell'identità e i cambiamenti delle percezioni per effetto di tendenze insite nello sviluppo degli ultimi due o tre decenni. L'altra prospettiva sottolinea la rilevanza dei fattori socioeconomici quali cause principali in grado di spiegare il successo del populismo. Benché entrambe queste spiegazioni siano pertinenti, i fattori connessi alla politica economica assumono chiaramente un'importanza maggiore allorché si prende in considerazione il ruolo dello spazio e del territorio.
3.2Il populismo è una manifestazione specifica di ciò che viene chiamato un "cambiamento di era", un "cambiamento di epoca" o una "svolta epocale". Tutti i paesi sono interessati, a vari livelli, dalle implicazioni di tale cambiamento, indipendentemente dalla loro collocazione geografica. Tutte le dimensioni principali dell'ordine sociale tendono a essere soggette a tale cambiamento: lo Stato così come il mercato o la collettività, intesa come società civile.
3.3Indotto da processi di mercificazione delle relazioni sociali e politiche, il populismo tende a svilupparsi in primo luogo nella dimensione delle comunità. Le comunità cui si può scegliere di aderire (come i gruppi di interesse, i movimenti sociali e altre organizzazioni della società civile) sono sempre più soggette a un fenomeno di disaggregazione, facendo fatica a sopravvivere e a mantenere i propri membri. Anche le comunità cui si appartiene senza averlo scelto (come la famiglia, il vicinato e le comunità locali) sono soggette a frammentazione, perdita di solidarietà, alienazione e dissoluzione.
3.4In un mondo sempre più complesso, tale frammentazione sociale e politica tende a provocare insicurezza e inquietudine, e a indurre la ricerca di risposte univoche, che le comunità tradizionali spesso non sono più in grado di fornire. Indipendentemente dall'età e dalla classe sociale, molte persone cercano nuovi modi di appartenenza e identità stabili. I politicanti populisti sono specializzati nel fornire queste risposte semplicistiche, spesso legate a visioni arretrate di un passato glorioso che dovrebbe essere ripristinato.
3.5Una volta trasposte in programmi politici allettanti, tali risposte semplicistiche tornano a diffondersi nel corpo della politica e dello Stato, sistemi a loro volta affetti dalla frammentazione dei sistemi partitici e da un calo di fiducia nel sistema di governance.
3.6I fattori generali alla base del populismo sono ulteriormente rafforzati dalla frammentazione territoriale che affligge le aree rurali e suburbane. Le loro popolazioni si sentono escluse dallo sviluppo economico e dalle infrastrutture pubbliche per quanto riguarda i trasporti, la sanità, l'assistenza agli anziani, l'istruzione e la sicurezza. Tutto ciò si traduce una profonda avversione per le élite e una forte diffusione dei pregiudizi nei confronti di quello che viene considerato uno stile di vita cosmopolita.
4.La globalizzazione e la crisi economica
4.1La globalizzazione ha generato sia opportunità che pericoli, ma questi ultimi incombono più minacciosi sulle aree rurali e suburbane. Ciò ha fatto sì che si disinvestisse in queste zone e che tra i loro abitanti si diffondesse una sensazione di insicurezza (giustificata dai rischi di delocalizzazione delle infrastrutture industriali e dei posti di lavoro) cui si accompagna un rifiuto delle politiche fiscali, generalmente considerate ingiuste o non abbastanza eque. Inoltre, determinati accordi commerciali (come quello concluso di recente con il Mercosur) hanno suscitato preoccupazione in alcuni Stati membri, nei quali sono percepiti come una minaccia per il sostentamento degli agricoltori europei e per il modello europeo di famiglia contadina.
4.2Questa "economia politica del populismo" è esaminata in una relazione elaborata dal gruppo Diversità Europa del CESE, secondo cui a livelli superiori di reddito disponibile, occupazione, spesa per le prestazioni sociali e PIL corrisponde una percentuale inferiore di voti populisti a livello regionale. La diminuzione del reddito disponibile si accompagna invece a un aumento del sostegno per i partiti populisti.
4.3Malgrado il fatto che, in Europa, in ambito occupazionale si registrino sviluppi complessivamente positivi, in molti Stati membri la disoccupazione, l'occupazione atipica e la marginalizzazione sociale ed economica sono particolarmente acute tra le fasce più giovani della popolazione. Le persone di età compresa tra i 20 e i 30 anni potrebbero essere la prima generazione, da quando esiste l'integrazione europea, a vivere in condizioni peggiori rispetto a quelle della generazione che li precede. I dati Eurostat mostrano che in Europa il 44 % dei lavoratori di età compresa tra i 19 e i 24 anni ha solo un contratto a tempo determinato, rispetto al 14 % della popolazione complessiva.
4.4Le aree rurali, suburbane e periferiche sono generalmente più esposte all'influenza del populismo, il quale propone un modello che mette in discussione gli stessi fattori su cui si è basata la recente crescita economica: mercati aperti, migrazione, integrazione economica e globalizzazione.
4.5Nel contesto di una crescita economica strutturalmente debole, gli Stati europei generalmente tendono ad avere minori entrate e maggiori spese. La pressione sulla spesa pubblica dipende da molteplici fattori, compresi l'invecchiamento della popolazione, il peso del debito e l'aumento dei costi per la pubblica sicurezza. Allo stesso tempo, la pressione sulle entrate dipende da fattori quali le scelte di politica economica, le politiche di austerità e l'evasione o elusione fiscale. Di conseguenza, la penuria di risorse pubbliche limita gli Stati nell'adempimento dei doveri che incombono loro in fatto di politiche ridistributive, che sono essenziali per l'attuazione dei diritti sociali ed economici. Gli investitori pubblici e privati si stanno ritirando dal tessuto industriale, in particolare nelle aree rurali e suburbane, e questa perdita di interesse genera, in alcuni segmenti della popolazione, una sensazione di marginalizzazione e abbandono da parte delle strutture statali e dei servizi pubblici.
4.6Il CESE invita le autorità europee e nazionali a considerare l'inclusività, l'accesso ai diritti e la salvaguardia dei tessuti economici e industriali e dei bacini d'occupazione come criteri fondamentali delle politiche economiche, di coesione e territoriali.
5.Il ruolo della migrazione
5.1Come la globalizzazione, la migrazione è un fenomeno che interessa tutti i paesi, sviluppati e meno sviluppati. È improbabile che tale fenomeno venga meno, anzi, esso aumenterà con il passare del tempo. La crescente pressione esercitata dai movimenti populisti rende complicato, ma non perciò meno doveroso, per gli Stati membri raggiungere un accordo su una quanto mai necessaria politica europea in materia di migrazione e asilo che sia equa, solidale e responsabile, nonché conforme al diritto internazionale sui diritti umani.
5.2La retorica populista non è orientata razionalmente agli aspetti regolatori propri delle politiche migratorie. Al contrario, essa stigmatizza direttamente i migranti come criminali, terroristi o invasori, creando un clima che incoraggia gli attacchi nei loro confronti.
5.3Per quanto riguarda la migrazione, le distinzioni più importanti in termini geografici hanno a che fare con differenze nei sistemi di benessere sociale (welfare) e nei mercati del lavoro, sistemi che in alcuni paesi possono essere relativamente aperti ai migranti, ma in altri possono essere chiusi e fautori di esclusione. Con l'arrivo di un numero maggiore di migranti, le reazioni delle fasce marginalizzate, o che temono di esserlo, della popolazione locale differiscono a seconda dei tipi di politica economica.
5.4In alcuni paesi, e in determinate zone di tali paesi, vi è il timore che i sistemi di welfare verranno sovraccaricati, mentre in altri i migranti sono percepiti come concorrenti sul mercato del lavoro. A livello soggettivo, i migranti possono rappresentare una sfida per quanto riguarda la stabilità lavorativa o la fruizione di prestazioni sociali. Timori di questo tipo possono essere particolarmente marcati tra coloro che vivono nelle aree rurali e suburbane.
5.5Esiste dunque un gran numero di cause potenziali della crescita dei movimenti populisti, delle quali i governi nazionali, le istituzioni dell'UE e le organizzazioni della società civile dovrebbero tenere conto nel definire le opportune strategie di contrasto sul piano politico e/o economico. Altrettanto importante è il fatto che, in varie parti dell'UE, le sensazioni di declino sociale e di marginalizzazione economica non dipendano dall'immigrazione, bensì dall'emigrazione. Soprattutto in alcune regioni dell'Europa orientale, l'esodo di professionisti altamente qualificati ha assunto proporzioni drammatiche, alterando il tessuto socioeconomico di tali paesi.
5.6Il CESE contesta l'idea secondo cui migranti e popolazioni locali si contendano le risorse pubbliche. Esso chiede alle organizzazioni della società civile di intensificare le attività volte ad affrontare i timori e le inquietudini presenti in alcuni settori della popolazione. Chiede altresì l'introduzione di programmi didattici e sociali che affrontino tutta la serie di motivazioni alla base dell'insorgere del populismo, soprattutto nei territori remoti dell'UE. Andrebbero sostenute maggiormente le piattaforme e le reti nazionali ed europee della società civile, così da permettere un'analisi più dettagliata del fenomeno e incoraggiare la diffusione di informazioni affidabili e di attività didattiche rivolte a una sua migliore comprensione.
6.La geografia del malcontento
6.1I partiti populisti hanno ottenuto un successo superiore alla media nelle aree periferiche rurali e postindustriali dell'UE. È quanto avvenuto con il referendum sulla Brexit nel Regno Unito, come anche in Austria, dove il candidato del FPÖ ha ottenuto il 62 % dei voti nelle zone rurali alle elezioni presidenziali del maggio 2018.
6.2La geografia del malcontento combina le dicotomie continentali tra nord e sud e tra est e ovest all'interno dell'Unione europea con la dicotomia nazionale centro-periferia all'interno di ogni singolo Stato membro. Il populismo è cresciuto nel corso degli anni nel quadro di questa frammentazione multipla delle società e dei territori. Le infrastrutture e le politiche dei trasporti sono pertanto particolarmente importanti poiché garantiscono continuità territoriale e rappresentano un presupposto materiale per l'esercizio dei diritti civili, politici, economici e sociali da parte dei cittadini.
6.3Il CESE raccomanda che le autorità europee e nazionali considerino le politiche in materia di trasporti, infrastrutture e connettività a Internet come uno strumento per far fronte al populismo. Le autorità dovrebbero configurare tali politiche, come anche le politiche sociali, di coesione e di riduzione della povertà, secondo un approccio basato sui diritti umani. Esse dovrebbero inoltre assicurarsi che le politiche, e in particolare quelle di riforma economica, si basino su valutazioni sistematiche (sia ex ante che ex post) dell'impatto sui diritti umani, così da agevolare lo svolgimento di dibattiti nazionali informati e inclusivi in merito al bilanciamento e adeguamento delle scelte politiche.
6.4Una delle conseguenze della frammentazione sociale, economica e territoriale è, in concreto, la crescente disaffezione politica di un'ampia parte della popolazione nelle aree suburbane e rurali, che assume la forma di alti tassi di astensionismo, del rifiuto della democrazia rappresentativa e dei "corpi intermedi" (tra cui i partiti politici e le organizzazioni sindacali) e del sostegno ai movimenti populisti radicali. Il CESE reputa che, per far fronte a tali sviluppi, dovrebbe essere rafforzata l'educazione civica sui principi della democrazia, sui diritti fondamentali e sullo Stato di diritto; e in tal senso si riallaccia alle raccomandazioni che ha rivolto nel parere sul tema "Rafforzare lo Stato di diritto nell'Unione": agli Stati membri, affinché integrino questi temi nei programmi d'istruzione scolastica e universitaria, e alla Commissione europea, affinché proponga un'ambiziosa strategia di comunicazione, istruzione e sensibilizzazione rivolta al pubblico in materia di diritti fondamentali, di Stato di diritto e di democrazia.
6.5Proprio per via delle interconnessioni tra le politiche in materia di identità, appartenenza, riconoscimento e ridistribuzione, occorre tenere conto del fatto che la religione, le dinamiche di genere e l'identità territoriale e culturale sono importanti, come lo sono gli interessi di classe e le disuguaglianze. Mettere in campo alternative alla facile captatio benevolentiae delle forze politiche regressive non è semplice. Occorrono nuove campagne di comunicazione e nuove esposizioni argomentate. Un modo particolarmente importante per riuscirvi consiste nel prendere in considerazione le molte nuove attività economiche emergenti nelle zone rurali, basate sui principi della comunità, del mutualismo e dell'assistenza. Il compito consiste quindi nello stabilire collegamenti con tali attività facendole uscire dall'isolamento e dalla mera sperimentazione per collegarle tra loro, oltre che ad alleanze politiche di emancipazione.
7.In che modo la società civile al di fuori delle grandi città è influenzata dal populismo
7.1La società civile è profondamente influenzata dall'ascesa dei movimenti e partiti populisti, in tutta Europa e a diversi livelli territoriali. Se in molte parti d'Europa gli spazi della politica sono sempre più invasi da propaganda autoritaria, atteggiamenti xenofobi e razzisti e violenze fasciste, a subirne direttamente le conseguenze sono (senza distinzione) i movimenti sociali, le organizzazioni sindacali e le associazioni di imprenditori.
7.2Per la società civile, la situazione è divenuta particolarmente grave laddove i populisti sono saliti al potere e sono in grado di influire pesantemente sui programmi di governo. Quando occupano posizioni chiave nel parlamento e nell'esecutivo, i partiti populisti tendono a spingere società un tempo liberali verso regimi autoritari. Le organizzazioni della società civile sono fortemente minacciate dal restringersi degli spazi disponibili per le loro attività. Nel contempo, alcune pseudo-ONG o false ONG, create dall'alto e spesso mascherate da organizzazioni radicalmente democratiche, complicano ulteriormente il libero svolgimento delle attività delle OSC esistenti.
7.3In che misura la società civile sia influenzata dal populismo nelle aree rurali e suburbane è una questione complessa. Nelle aree rurali gli attivisti spesso non dispongono delle risorse essenziali per creare il tipo di alleanze che sono invece più comuni nelle aree metropolitane. Ciò vale anche per le alleanze, ad esempio, con i movimenti dei consumatori e gli attivisti nel settore dell'alimentazione che operano nelle aree urbane, i quali sono spesso più avanzati per quanto riguarda la politica dell'alimentazione sostenibile. L'assenza di movimenti sociali e partiti politici influenti in grado di rappresentare gli interessi degli abitanti delle aree rurali spiega in parte il successo elettorale dei partiti populisti di destra nell'Europa rurale.
8.Opportunità per contrastare il populismo
8.1Come strumenti per combattere il populismo, si raccomandano qui due tipi di politiche. Il primo tipo concerne la minaccia populista in generale e gli strumenti che l'Unione europea potrebbe e dovrebbe impiegare, mentre il secondo riguarda più direttamente specifiche regioni e aree rurali e suburbane.
8.2Per intervenire sulle cause alla radice del populismo, possono essere opportune diverse strategie. La prima riguarda il modo in cui i politici e le istituzioni si rivolgono a (ed entrano in contatto con) coloro che devono effettivamente far fronte a difficoltà socioeconomiche. Le complessità sociali, economiche e politiche sono tali che nessuna istituzione (nemmeno l'UE) può trovare da sola risposte facili e univoche per ridurre tale complessità, ripristinando uno status quo socioeconomico idealizzato. Concentrandosi sulle cause alla base del populismo, i politici e le istituzioni dovrebbero smontare la retorica che sostiene di proporre soluzioni immediate e infallibili a problemi complessi.
8.3La seconda di queste strategie è legata direttamente all'immagine e al destino dell'Unione europea. Tra le tante frustrazioni percepite da coloro che sono più ricettivi alla propaganda populista, vi è l'assenza di progetti politici veramente allettanti che offrano una speranza credibile in un futuro migliore o azioni volte a migliorare le condizioni di vita di tutti i giorni. I populisti hanno sfruttato tale frustrazione per proporre una visione che guarda a un passato apparentemente glorioso. Per sopravvivere, l'Unione europea non ha altra scelta che riaccendere il desiderio nutrito dai popoli verso il progetto europeo.
8.4Il mito fondativo dell'UE non è più sufficiente a richiamare i cittadini europei. L'Unione europea dovrebbe proporre un'esposizione argomentata relativa a un futuro desiderabile e ridare slancio ai principi chiave che hanno svolto un ruolo di primo piano nel progetto europeo, come il principio di partenariato e quello di sussidiarietà.
8.5Il CESE chiede pertanto all'UE, agli Stati membri e a tutte le parti interessate pertinenti di rilanciare i principi di sussidiarietà e partenariato. Come indicato nella raccomandazione del gruppo Diversità Europa sul tema "Riconquistare la fiducia dei cittadini nell'UE", il CESE ritiene che vadano compiuti sforzi per chiarire ai cittadini il principio di sussidiarietà e spiegare che l'UE rispetta sia la diversità culturale che le tradizioni locali. La sussidiarietà funzionale consisterebbe in un maggior coinvolgimento delle organizzazioni della società civile sia nella pianificazione regionale che nelle politiche regionali dell'UE, nonché nella difesa della democrazia, della giustizia e della parità di trattamento di tutti gli abitanti nelle aree rurali e periferiche. La sussidiarietà territoriale consentirebbe inoltre agli enti regionali e locali di assumere la responsabilità congiunta della concezione, dell'attuazione e della valutazione delle politiche strutturali.
8.6Il CESE raccomanda di potenziare uno strumento attuato nel contesto della politica di coesione europea, ossia lo sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD). Così facendo, gli attori locali e i cittadini avrebbero la possibilità di prendere decisioni in merito a problemi che li riguardano direttamente, contribuendo così in maniera sostanziale a migliorare la qualità di vita dei cittadini stessi.
8.7Il partenariato è essenziale per quanto riguarda non solo la comunicazione, ma anche la solidarietà e l'assistenza reciproca tra organizzazioni della società civile di paesi diversi. È tuttavia altrettanto importante per la creazione di alleanze tra le autorità pubbliche e i gruppi della società civile a livello locale.
8.8L'UE e gli Stati membri devono migliorare la loro risposta alle violazioni dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto causate dall'azione dei movimenti populisti, compresi quelli al potere. Il CESE richiama qui la raccomandazione formulata nel suo parere sul tema "Una democrazia resiliente grazie a una società civile forte e pluralistica", in cui auspica "l'istituzione di un quadro di valutazione della democrazia che rifletta, tra l'altro, le condizioni quadro per l'attività della società civile e conduca a raccomandazioni specifiche di riforma", nonché alle raccomandazioni contenute nel suo parere sul tema "Rafforzare lo Stato di diritto".
8.9Il CESE raccomanda di integrare le considerazioni espresse nel presente parere nel suddetto quadro di valutazione della democrazia e in un futuro meccanismo di monitoraggio dello Stato di diritto. Una comunicazione attenta dovrebbe chiarire che la risposta dell'UE e degli Stati membri punta a reagire alle violazioni dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto causate con talune politiche dai partiti populisti, e non a prendere di mira i loro elettori, alle cui preoccupazioni legittime si deve dare risposta attraverso politiche eque, non discriminatorie ed efficaci.
9.Sostenere la risposta dal basso al populismo
9.1Il problema cui è posta di fronte la società civile nelle zone rurali non è necessariamente quello del "restringersi degli spazi" per la sua azione: il problema è che tali spazi devono ancora essere creati. Una risposta all'ascesa del populismo dovrebbe intervenire sulle cause alla radice del malcontento e provenire dal livello più basso possibile. Il CESE incoraggia un'azione che generi, nei vari gruppi di produttori e consumatori di alimenti, la sensazione di avere interessi comuni e obiettivi condivisi, a prescindere dalle distinzioni generazionali, di genere o di classe e dalla dicotomia tra zone urbane e rurali. La sovranità alimentare e le molteplici questioni che ruotano intorno al diritto all'alimentazione e al concetto di ambiente sano sono altrettanti esempi di sfide specifiche che verrebbero affrontate meglio rafforzando la solidarietà, l'identità collettiva e la partecipazione politica nell'Europa rurale.
9.2Per quanto riguarda il rafforzamento della partecipazione dei cittadini, gli Stati membri che reputano opportuno rafforzare la democrazia diretta attraverso referendum locali dovrebbero acquisire maggiore consapevolezza del fatto che questo è esattamente lo strumento oggi caldeggiato dai partiti populisti in tutta Europa. La democrazia diretta può essere un'arma a doppio taglio. Gli enti locali e gli attori della società civile dovrebbero adottare misure adeguate per garantire che il ricorso alla democrazia diretta sia limitato alle situazioni in cui sia ragionevole prevedere che esso apporti un beneficio reale.
9.3Il CESE reputa che la creazione di alleanze tra gli enti locali, le organizzazioni della società civile, le parti sociali e altri attori (ad esempio, i leader locali e i movimenti sociali) sia essenziale per intervenire sulle cause profonde alla radice del populismo. Questa azione si inquadrerà negli sforzi volti a dare risposta alla sensazione di abbandono percepito dagli abitanti delle aree rurali e suburbane. Rafforzerà inoltre il ruolo delle parti sociali, che possono contribuire a ridurre le disparità, attrarre investimenti e favorire lo sviluppo economico attraverso la loro azione e il loro dialogo.
9.4Gli interessi e le preoccupazioni delle associazioni delle piccole imprese, degli artigiani e degli agricoltori sono altrettanto importanti. Gli operatori economici potrebbero esitare a effettuare investimenti laddove gruppi autoritari sono saliti al potere nei governi (locali). Inoltre, i migranti in cerca di occupazione potrebbero evitare tali territori, benché vi si trovino opportunità di lavoro. È quindi importante spezzare questo circolo vizioso nelle aree suburbane e rurali.
9.5L'approccio consistente nell'incoraggiare gli investimenti, sia privati che pubblici, nel potenziale inutilizzato delle regioni che vengono percepite come "lasciate indietro" è un metodo che merita di essere approfondito. L'accento posto sulle sovvenzioni o sul welfare dovrebbe essere integrato potenziando le opportunità per le regioni (tenuto conto del contesto locale), affrontando con decisione le strozzature e le inefficienze istituzionali e adottando misure che incentivino la formazione, l'imprenditorialità, l'assimilazione di conoscenze e l'innovazione.
9.6Per affrontare le cause profonde del populismo, accanto ai fattori socioeconomici devono essere presi maggiormente in considerazione fattori quali la religione, le dinamiche di genere, il luogo di residenza, l'identità culturale e il livello di istruzione. Mettere in campo alternative alle facili risposte fornite dalle forze politiche regressive non è semplice. Le risposte devono essere adeguate allo specifico mix in cui le difficoltà si manifestano in determinate situazioni locali.
9.7Nuove esposizioni argomentate potrebbero inoltre contribuire a contrastare il tipo di disinformazione alimentato dalle campagne, condotte sui social media, volte a minare i valori europei e quindi a sostenere la nascita di rivendicazioni e atteggiamenti separatisti e nazionalisti. È importante rafforzare il ruolo dei mezzi d'informazione tradizionali (televisione pubblica, giornali indipendenti) al fine di metterli in condizione di svolgere la loro funzione, che è quella di fornire informazioni imparziali. Sebbene la Commissione si sia già attivata in tal senso (cfr. il documento COM(2018) 236 final), sarebbe decisamente opportuno agire con un senso più acuto dell'urgenza della situazione.
9.8Il CESE chiede che si presti maggiore attenzione alle nuove attività economiche emergenti nei territori rurali, molte delle quali si basano sui principi del mutualismo e dell'assistenza. Il Comitato appoggia ogni azione volta a migliorare il sostegno e l'interconnessione di tali iniziative, in modo che esse possano evolversi da misure isolate e sperimentali ad alleanze politiche e sociali di emancipazione.
9.9Il CESE invita l'UE e i suoi Stati membri a rafforzare le infrastrutture a livello infranazionale. L'interruzione dei collegamenti di trasporto pubblico e la chiusura di scuole e servizi sanitari sono chiaramente tra le motivazioni della protesta populista in Europa. Vi è bisogno di assistenza finanziaria per migliorare le infrastrutture locali, sia materiali (trasporti e servizi pubblici) che immateriali (reti tra i vari tipi di località, istituzioni e organizzazioni).
9.10Il CESE, le organizzazioni di appartenenza dei suoi membri e le istituzioni dell'UE dovrebbero rafforzare lo sviluppo di capacità da parte delle OSC locali e dotarle di risorse che le aiutino ad accrescere il raggio d'azione e la qualità della loro attività. Le OSC e le loro reti europee dovrebbero ricevere più sostegno per la formazione dei loro membri a livello locale.
Bruxelles, 11 dicembre 2019
Luca JAHIERPresidente del Comitato economico e sociale europeo
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