ISSN 1725-2466

Gazzetta ufficiale

dell'Unione europea

C 172

European flag  

Edizione in lingua italiana

Comunicazioni e informazioni

51o anno
5 luglio 2008


Numero d'informazione

Sommario

pagina

 

III   Atti preparatori

 

COMITATO DELLE REGIONI

 

74a sessione pleniaria del 9 e del 10 aprile 2008

2008/C 172/01

Parere d'iniziativa del Comitato delle regioni Riformare il bilancio, cambiare l'Europa

1

2008/C 172/02

Parere del Comitato delle regioni Strategia per le regioni ultraperiferiche: realizzazioni e prospettive

7

2008/C 172/03

Parere del Comitato delle regioni L'e-inclusione

12

2008/C 172/04

Parere del Comitato delle regioni Libro verde sui trasporti urbani

17

2008/C 172/05

Parere del Comitato delle regioni Il futuro regime comune europeo in materia di asilo

24

2008/C 172/06

Parere del Comitato delle regioni Politica europea dei porti

29

2008/C 172/07

Parere del Comitato delle regioni Una politica marittima integrata per l'Unione europea

34

2008/C 172/08

Parere del Comitato delle regioni Libro bianco — Un impegno comune per la salute: approccio strategico dell'UE per il periodo 2008-2013

41

2008/C 172/09

Parere del Comitato delle regioni Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2007-2008 — I paesi candidati

45

2008/C 172/10

Parere del Comitato delle regioni Affrontare il problema della carenza idrica e della siccità nell'Unione europea

49

2008/C 172/11

Parere del Comitato delle regioni I mercati europei dell'elettricità e del gas: terzo pacchetto legislativo

55

2008/C 172/12

Parere del Comitato delle regioni Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2007-2008 — I paesi potenziali candidati

60

2008/C 172/13

Parere del Comitato delle regioni Favorire il pieno coinvolgimento dei giovani nella società

65

IT

 


III Atti preparatori

COMITATO DELLE REGIONI

74a sessione pleniaria del 9 e del 10 aprile 2008

5.7.2008   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 172/1


Parere d'iniziativa del Comitato delle regioni «Riformare il bilancio, cambiare l'Europa»

(2008/C 172/01)

IL COMITATO DELLE REGIONI

ritiene indispensabile preservare un quadro politico ed economico forte, dotato delle risorse sufficienti per il medio-lungo periodo, al fine di esprimere una volontà collettiva attraverso politiche comuni,

ritiene che il futuro bilancio comunitario dovrà basarsi sulle competenze dell'UE definite nel Trattato di Lisbona e sul principio di sussidiarietà, e dovrà tener conto dell'aggiunta di nuove basi giuridiche nel Trattato; respinge l'ipotesi di un antagonismo tra, da un lato, le politiche vigenti, e, dall'altro, i nuovi settori di intervento dell'UE o le nuove politiche determinate dalle recenti sfide di portata mondiale,

invita a considerare l'andamento del bilancio comunitario secondo una dinamica di integrazione progressiva, prevedendo iniziative comunitarie di natura sperimentale, e ad invertire la tendenza attualmente imposta alla dimensione del bilancio comunitario,

chiede che l'obiettivo di sfruttare appieno le potenzialità insite nella governance multilivello sia al centro della strategia di riforma del bilancio comunitario; ricorda che gli enti locali e regionali possono apportare un notevole contributo all'elaborazione, alla programmazione, al cofinanziamento e all'attuazione delle politiche comunitarie,

esprime particolare preoccupazione quanto al fatto che l'eventuale rinazionalizzazione delle politiche finanziate dall'Unione possa solo determinare risposte insufficienti e inefficaci, prive di coerenza a livello dell'UE, o la perdita dell'effetto leva prodotto dagli interventi dell'UE,

ribadisce che un quadro finanziario pluriennale stabile — che vada ben oltre cinque anni — è una condizione imprescindibile per garantire l'efficacia dell'azione dell'Unione europea; propone pertanto di prolungare a dieci anni il periodo di programmazione del quadro finanziario pluriennale, assegnando la totalità delle dotazioni finanziarie solo per il quinquennio iniziale, e, riassegnando gli importi in riserva sulla base di una revisione intermedia, per una quota, ad esempio, del 25 %; tale soluzione permetterebbe inoltre di mantenere la coerenza con le scadenze democratiche europee,

ritiene che il nuovo sistema di finanziamento del bilancio comunitario debba essere fondato sulla trasparenza e su risorse proprie che garantiscano il rispetto dei principi di equità, solidarietà, stabilità, visibilità, chiarezza, precisione e semplicità, e che non debba prevedere, per quanto possibile, esenzioni.

Relatori

:

Michel DELEBARRE (FR/PSE) — sindaco di Dunkerque

Luc VAN DEN BRANDE (BE/PPE) — membro del Parlamento fiammingo

Testo di riferimento

SEC(2007) 1188 def. — Comunicazione della Commissione — Riformare il bilancio, cambiare l'Europa — Documento di consultazione pubblica nella prospettiva della revisione del bilancio 2008/2009

Raccomandazioni politiche

IL COMITATO DELLE REGIONI

Riformare il bilancio dell'UE, rafforzare l'Europa

1.

ritiene che, per fornire una risposta ambiziosa alle aspettative dei cittadini europei, la riforma del bilancio comunitario debba prefiggersi in via prioritaria di consolidare il patto democratico di fiducia che li lega all'Unione e, di conseguenza, di imprimere un nuovo slancio al partenariato tra le istituzioni responsabili delle politiche nei diversi ambiti territoriali;

2.

ribadisce che l'Unione europea ambisce a essere un modello di riferimento mondiale per la prosperità e la coesione, all'interno del quale il progetto politico europeo si concilia con la salvaguardia delle identità e la promozione della partecipazione e della democrazia a livello locale e regionale;

3.

esprime la convinzione che il valore aggiunto dell'Unione europea risieda nella pace, nella protezione e nella stabilità che garantisce ai suoi cittadini; nelle opportunità che offre loro per realizzare il loro pieno potenziale di individui al di là delle frontiere nazionali e su scala europea; nella costruzione di una coscienza europea e di una solidarietà tra cittadini di diversi paesi e culture, attraverso la promozione della coesione economica, sociale e territoriale; nella creazione di uno spazio per gli scambi tra gli europei nell'ambito di un mercato unico e nel perseguimento di approcci comuni per affrontare le sfide del XXI secolo;

4.

osserva che la sfida della revisione del bilancio consiste proprio nel perfezionare questo modello economico e sociale, evitando di smantellarne le fondamenta e cercando di sfruttare al meglio la ricchezza territoriale dell'Europa e la sua diversità, specie culturale, al fine di rafforzarne la coesione;

5.

ritiene indispensabile preservare un quadro politico ed economico forte, dotato delle risorse sufficienti per il medio-lungo periodo, per il tramite delle politiche comuni, al fine di esprimere una volontà collettiva di realizzare gli obiettivi stabiliti;

6.

ribadisce tutta l'importanza del bilancio comunitario, che — sulla base dei principi di solidarietà, di stabilità del suo quadro finanziario pluriennale e di condizionalità legata ai benefici che apporta — rappresenta un elemento essenziale per garantire l'efficacia e la continuità spazio-temporale dell'azione di tutta l'Unione europea;

7.

ritiene che il quadro finanziario pluriennale del bilancio dell'UE garantisca la continuità di indirizzo strategico dei grandi orientamenti delle politiche europee, oltre che la sicurezza per gli investimenti decentrati;

8.

ribadisce pertanto il proprio sostegno al nuovo Trattato, il quale rappresenta un'ulteriore tappa del processo di integrazione europea in quanto prevede il rafforzamento, l'aggiornamento e, in alcuni casi, la ridefinizione delle politiche già al centro della costruzione europea e la «comunitarizzazione» di altre importanti politiche;

9.

ritiene che il futuro bilancio comunitario dovrà basarsi sulle competenze dell'UE definite nel Trattato di Lisbona e sul principio di sussidiarietà, e tener conto, nella misura del necessario, dell'aggiunta di nuove basi giuridiche nel Trattato e respinge l'ipotesi di un antagonismo tra le politiche vigenti — i cui obiettivi rimangono validi -, da un lato, e i nuovi settori di intervento dell'UE o le nuove politiche determinate dalle recenti sfide di portata mondiale, dall'altro;

10.

invita a considerare l'andamento del bilancio anche secondo una dinamica di integrazione progressiva, basata sull'attuazione di misure che promuovano la coesione sociale, economica e territoriale;

11.

auspica quindi che il futuro bilancio dell'UE sia in grado di coprire la realizzazione di iniziative comunitarie di natura sperimentale;

12.

esprime la ferma convinzione che, in un contesto generale di restrizioni di bilancio, a livello europeo e nazionale, nonché a livello degli enti locali e regionali, sia necessario adottare una visione globale degli interventi e delle finanze nel settore pubblico: tale visione dovrebbe quindi contemplare, oltre alle sovvenzioni, altre modalità di finanziamento — senza escludere il settore della fiscalità — così come dovrebbe tenere conto degli interventi di altri partner finanziari, ad esempio la Banca europea per gli investimenti;

13.

ritiene che l'obiettivo della riforma del bilancio dell'UE sia chiaro: dotare l'Unione di strumenti finanziari all'altezza dei compiti e delle prospettive che i Trattati le conferiscono in campo politico, economico, sociale e territoriale, nonché di un sistema semplice e trasparente che permetta ai cittadini un'agevole comprensione del valore aggiunto del progetto europeo;

14.

reputa che l'Europa debba cogliere questa occasione per diventare un'entità politica dotata di maggiore coesione, a cui i nostri concittadini saranno fieri di appartenere e che darà loro fiducia nell'avvenire e nei loro rapporti con il resto del mondo.

IL COMITATO DELLE REGIONI

Gli enti locali e regionali: partner per cambiare l'Europa sul terreno

15.

pone l'accento sul fatto che il nuovo Trattato segna un notevole progresso in termini di governance europea multilivello, dal momento che estende l'applicazione del principio di sussidiarietà ai livelli locale e regionale e menziona la dimensione territoriale della coesione. Questa prospettiva rafforza il legame tra i cittadini europei e l'Unione e consente di realizzare dei passi in avanti nel rispetto delle identità e delle diversità;

16.

sottolinea che il partenariato tra le istituzioni europee, gli Stati membri e gli enti locali e regionali costituisce in effetti un modello di governance più consono alla nostra epoca, nella quale le opportunità e le sfide, pur essendo spesso concentrate in territori precisi, hanno ripercussioni che interessano aree ben più vaste;

17.

ricorda che gli enti locali e regionali possono apportare un notevole contributo — in particolare grazie alla loro esperienza in campo transnazionale, interistituzionale e intersettoriale — all'elaborazione, alla programmazione, al cofinanziamento e all'attuazione delle politiche comunitarie;

18.

chiede perciò l'adozione di un bilancio comunitario credibile, che consenta di realizzare i grandi obiettivi dell'Unione adattandoli alle specifiche esigenze dei diversi ambiti territoriali;

19.

richiama pertanto l'attenzione sul fatto che gli enti locali e regionali hanno assunto — in misura sempre maggiore, per via di una generale tendenza alla devoluzione o al decentramento osservabile in diversi Stati membri — competenze o compiti essenziali che consentono loro di intervenire nei settori maggiormente interessati dalle grandi sfide con cui l'Europa deve cimentarsi;

20.

fa osservare inoltre che gli enti locali e regionali sono ormai diventati degli operatori di prim'ordine nel settore delle finanze pubbliche (già nel 2004 controllavano oltre il 60 % del totale degli investimenti pubblici nell'Unione allargata), sulla cui azione il bilancio dell'UE può avere un notevole effetto moltiplicatore, sul piano sia quantitativo che qualitativo;

21.

condivide l'osservazione, formulata dalla Commissione nella Quarta relazione sulla coesione economica e sociale, secondo cui in parecchi Stati membri la responsabilità degli investimenti pubblici spetta agli enti locali e regionali almeno nella stessa misura in cui spetta al governo centrale. Questi enti sono egualmente competenti in materia di investimenti nei settori dell'istruzione, dell'edilizia abitativa, della ricerca e sviluppo, dei trasporti, delle infrastrutture di uso collettivo e della tutela ambientale: si tratta di una tendenza che si è accentuata nell'ultimo decennio;

22.

fa osservare che, in risposta alla domanda di un'attuazione integrata e flessibile delle politiche europee, gli enti locali e regionali possono tradurre gli orientamenti strategici concordati a livello comunitario in iniziative concrete, in collaborazione con le istituzioni europee e nazionali;

23.

osserva che spesso sono gli enti locali e regionali ad avere le responsabilità di rendere coerenti le diverse politiche europee e nazionali, modulando l'intera gamma delle politiche settoriali a livello regionale e urbano;

24.

insiste sulla necessità di conseguire l'obiettivo della coesione sociale, economica e territoriale, destinandovi le risorse finanziarie del caso, basandosi sui principi di solidarietà, di integrazione, di governance multilivello e di cooperazione territoriale già messi in pratica in Europa e valorizzando il capitale di esperienze già accumulato in materia di partenariato istituzionale allargato;

25.

ritiene che il nuovo obiettivo del Trattato in materia di coesione territoriale imprima un nuovo slancio che aiuta a concepire e realizzare tutte le politiche dell'Unione europea su base territoriale, spingendoci certo a valorizzare l'eterogeneità delle nostre regioni, ma anche a cercare soluzioni intese a ridurre le disparità che persistono a diversi livelli di governance all'interno dell'UE;

26.

chiede che l'obiettivo di sfruttare appieno le potenzialità insite nella governance multilivello e nel contributo degli enti locali e regionali sia al centro della strategia di riforma del bilancio comunitario.

IL COMITATO DELLE REGIONI

L'effetto leva del bilancio comunitario

27.

osserva che, nel suo ruolo di comunità allargata e in corso di allargamento e di attore di primo piano sulla scena mondiale, l'Unione europea non solo sta attraversando una fase di profonde trasformazioni socioeconomiche, ma si trova inoltre a dover far fronte ad importanti sfide in materia di ambiente, energia, sviluppo demografico, tecnologia e sicurezza;

28.

constata che gli Stati membri, presi singolarmente, non sono sempre in grado di dare risposte adeguate a queste trasformazioni e a queste sfide;

29.

osserva che nella maggior parte dei settori il «metodo di coordinamento aperto» non si è ancora dimostrato in grado di rimediare a queste carenze, neppure a titolo complementare;

30.

ricorda che le politiche comuni o comunitarie e il «metodo comunitario» rappresentano uno strumento efficace per perseguire una volontà politica collettiva;

31.

esprime particolare preoccupazione quanto al fatto che un'eventuale rinazionalizzazione — totale o parziale — delle politiche finanziate dall'Unione determini unicamente risposte insufficienti e inefficaci, prive di coerenza a livello dell'UE, o comunque tardive rispetto all'esigenza di conciliare i mutamenti a livello planetario con gli sviluppi nei singoli ambiti locali;

32.

sottolinea inoltre che la rinazionalizzazione delle politiche comunitarie comporterebbe la perdita dell'effetto leva che produce l'intervento finanziario dell'Unione, il quale amplifica l'impatto positivo sul finanziamento delle azioni concretamente attuate;

33.

ricorda, infine, che la rinazionalizzazione renderebbe più difficile lo sviluppo coerente e sostenibile delle azioni transfrontaliere;

34.

ribadisce che l'effetto leva dell'intervento finanziario dell'Unione va ben al di là della semplice moltiplicazione dei finanziamenti, tradizionalmente alimentata dai sistemi di cofinanziamento pubblico, ma si manifesta altresì — dal punto di vista operativo e finanziario — nell'incentivare i partenariati pubblico-privati;

35.

evidenzia, inoltre, come tale effetto leva del finanziamento comunitario serva a sostenere l'orientamento strategico delle altre politiche in materia di investimenti pubblici attuate nei singoli territori. Non solo, ma esso contribuisce a migliorare in misura significativa le capacità di programmazione e di gestione delle amministrazioni pubbliche e degli operatori privati e rappresenta una componente essenziale del processo di integrazione comunitaria e della visibilità di tale processo per i cittadini europei;

36.

raccomanda un'analisi del valore aggiunto dell'Unione europea che tenga ben presenti i diversi livelli di governance: europeo, nazionale, regionale e locale;

37.

prende atto del fatto che il valore aggiunto dell'intervento finanziario dell'Unione può anche derivare da azioni non necessariamente pertinenti né prioritarie ai livelli nazionale o subnazionale (si pensi ad esempio alla cooperazione transfrontaliera);

38.

ritiene che tale valore aggiunto sia strettamente legato all'applicazione del principio di addizionalità, in base al quale l'intervento comunitario non deve servire da pretesto per il disimpegno in ambito nazionale: la politica di coesione ne è un esempio;

39.

invita, infine, ad apprezzare il valore incentivante globale dell'intervento del bilancio comunitario, intervento che, incoraggiando i paesi o le regioni caratterizzate dai maggiori ritardi a mettersi alla pari con gli altri e a modernizzarsi, comporta un vantaggio per l'intero sistema socioeconomico europeo.

IL COMITATO DELLE REGIONI

Un bilancio che sia in grado di rispecchiare i valori dell'Europa, rispondere alle sfide più importanti e garantire la coesione territoriale

40.

riconosce che l'Unione europea deve cimentarsi con problematiche di grande rilievo, quali la coesione e la competitività di fronte alle sfide dell'innovazione, il miglioramento della qualità e del livello delle risorse umane e dell'occupazione, il cambiamento climatico, la modernizzazione del modello energetico europeo, gli squilibri demografici e la pressione dei flussi migratori e, infine, la sicurezza sia nel continente europeo che su scala planetaria;

41.

sottolinea però che la missione dell'Unione europea non può esaurirsi nel rispondere a queste nuove sfide, ma che essa deve ugualmente perseguire un obiettivo — che le è proprio — di integrazione;

42.

considera quindi di primaria importanza che l'UE continui a perseguire il completamento del mercato interno in una logica di sviluppo sostenibile, equità e inclusione, sfruttando al meglio la ricchezza territoriale dell'Europa e la sua diversità culturale;

43.

chiede che l'Unione, al fine di promuovere i suoi valori e conseguire gli obiettivi politici che si è prefissa, si adoperi per l'approfondimento democratico della sua vita politica, incentivando lo sviluppo tanto delle autonomie locali e regionali quanto della società civile;

44.

osserva che le nuove sfide, nel loro complesso, richiedono da un lato il controllo della globalizzazione e, dall'altro, lo sforzo di garantire la coesione territoriale sia all'interno dell'Unione che alle sue frontiere;

45.

insiste sul fatto che gli enti locali e regionali d'Europa, al di là delle loro disparità socioeconomiche, sono chiamate a far fronte a difficoltà analoghe, pur nelle forme specifiche che queste assumono in ciascun territorio;

46.

riconosce che nell'ambito di tale processo — che dovrebbe essere ispirato a un sistema di governance multilivello — gli enti locali e regionali possono anche cogliere l'occasione per valorizzare le loro potenzialità ancora inutilizzate;

47.

ritiene che il prossimo quadro di bilancio dell'UE debba essere in grado di offrire le seguenti garanzie:

a.

le regioni europee meno avanzate e gli insiemi territoriali con handicap geografici permanenti devono poter consolidare il loro percorso di convergenza, specie migliorando la loro competitività e assicurando così a tutta l'Unione uno sviluppo economico, sociale e territoriale più equilibrato;

b.

per le regioni che non rientrano più nei criteri di ammissibilità al sostegno occorre prevedere norme transitorie adeguate ed eque, così da evitare di rimettere in discussione i risultati conseguiti grazie alla politica europea di coesione. In tale ambito bisogna garantire la parità di trattamento a livello europeo per i paesi e le regioni in questione, indipendentemente dallo Stato membro di cui fanno parte;

c.

occorre assicurare un sostegno mirato allo sviluppo delle competenze, in particolare nel campo dell'innovazione, per quelle regioni che già attualmente danno un notevole contributo alla competitività dell'UE in un contesto di globalizzazione;

d.

occorre rendere prioritaria una politica europea a favore di una crescita e di una competitività regionali sostenibili, alla quale partecipino tutte le regioni europee. Una politica di questo genere permetterà a tutti gli enti locali e regionali d'Europa di stabilire gli orientamenti strategici idonei e le risorse finanziarie adeguate per realizzare gli investimenti nell'innovazione necessari per aiutare le loro comunità ad adattarsi ai mutamenti strutturali in campo economico, sociale e tecnologico, come pure per valorizzare le condizioni e le potenzialità specifiche dei loro territori nel contesto globale, in particolare il sistema delle PMI, spina dorsale dell'economia europea;

e.

occorre realizzare una politica di solidarietà che garantisca pari diritti per tutti i cittadini nell'accesso alle infrastrutture e ai servizi del settore dell'istruzione e della formazione professionale, e che consenta a tutti i «cervelli» europei di approfittare delle opportunità di ricerca più avanzate. È necessario che le autorità — sia locali e regionali che nazionali ed europee — riescano a unire i loro sforzi per agevolare l'incontro «sul campo» tra i mondi dell'università, della ricerca e delle imprese, nonché per incoraggiarli a costituire delle reti di dimensioni europee e mondiali;

f.

si deve imprimere un nuovo slancio alle «libertà di circolazione» che sono alla base del progetto di integrazione europea, intensificando gli investimenti nelle reti transeuropee di trasporto. Le politiche devono promuovere i trasporti sostenibili, l'intermodalità dei sistemi di trasporto e soprattutto una rete ferroviaria transeuropea interconnessa, che riduca al minimo sia le emissioni di CO2 che i tempi e i costi di trasporto per i passeggeri e le merci. Occorre inoltre promuovere il trasporto marittimo sostenibile;

g.

occorre che tutti i territori dell'Unione affrontino il problema del cambiamento climatico su un piano di parità e che, quindi, dispongano in ugual misura di strumenti utili per prevenirne le cause e adattarsi alle conseguenze, segnatamente nel caso delle popolazioni e degli operatori economici più interessati dal fenomeno. È necessario investire in modelli di sviluppo sostenibile che tengano in debito conto tanto le potenzialità quanto i vincoli a livello locale;

h.

l'Unione europea deve disporre di una politica energetica che sia fondata sulla solidarietà tra Stati membri, la sicurezza dell'approvvigionamento e la sostenibilità dei modelli di produzione, trasporto e consumo dell'energia, e che rispetti la libertà di scelta delle fonti energetiche da parte degli Stati membri. Il livello locale e regionale è quello che ha le maggiori possibilità di garantire l'innovazione e un cambiamento sistematico dei comportamenti dei consumatori;

i.

occorre dare una risposta in ambito comunitario al problema della gestione dei flussi migratori, mettendo a profitto le migliori soluzioni già adottate a livello locale e regionale: è indispensabile che chi affronta quotidianamente situazioni di emergenza sul campo possa fare affidamento sulla solidarietà e la cooperazione dell'UE;

j.

è necessario riconoscere il ruolo centrale che svolgono gli enti locali e regionali nell'attuare misure di adeguamento alle ripercussioni del cambiamento demografico;

k.

l'Unione deve poter fare affidamento su un'agricoltura moderna, competitiva, diversificata e sostenibile, in grado di garantire la sicurezza e la preferenza per i prodotti alimentari europei e di mantenere la sua presenza nel commercio mondiale, senza rinunciare al concetto di preferenza comunitaria: occorre fornirle il sostegno necessario affinché divenga uno strumento utile per migliorare la nostra qualità di vita, preservare quella delle generazioni future e contribuire alla lotta contro il riscaldamento climatico e alla tutela dell'ambiente, della biodiversità e del paesaggio;

l.

l'Unione deve continuare a perseguire la sua politica di vicinato e collaborare alla realizzazione di progetti comuni con i suoi partner più lontani. È necessario, infatti, che le relazioni esterne dell'UE possano avvalersi, in misura sempre maggiore, del contributo delle attività di cooperazione transfrontaliera e decentrata degli enti locali e regionali. Va posto l'accento sulla cooperazione transfrontaliera, data la sua importanza in quanto strumento in grado di consolidare la pace, individuare e stabilire obiettivi e valori comuni, nonché promuovere la coesione territoriale.

IL COMITATO DELLE REGIONI

Un bilancio capace di rispondere alle sfide, efficace, efficiente e trasparente

48.

ritiene che, con l'adozione del Trattato di Lisbona, l'UE disporrà potenzialmente di un meccanismo decisionale più efficace per determinare la struttura del bilancio;

49.

ribadisce che un quadro finanziario pluriennale stabile — che vada ben oltre cinque anni — è una condizione imprescindibile per garantire l'efficacia dell'azione dell'Unione europea e per consentire agli operatori la programmazione a lungo termine degli investimenti e l'attuazione con risultati positivi di progetti di sviluppo territoriale;

50.

propone pertanto di prolungare a dieci anni il periodo di programmazione del quadro finanziario pluriennale, senza ripartire le dotazioni finanziarie nella loro totalità fin dall'inizio. Per permettere di garantire la coerenza con le scadenze democratiche europee e per ottenere migliori risultati, il periodo di programmazione andrebbe diviso in due: gli importi verrebbero interamente stanziati per il quinquennio iniziale e, in un secondo momento, una revisione intermedia permetterebbe di riassegnare gli importi in riserva — per una quota, ad esempio, del 25 % — a nuove spese, al fine di lanciare nuove iniziative o di rafforzare le politiche là dove ciò sia necessario;

51.

reputa che la flessibilità offra in effetti prospettive interessanti in quanto consente di ottimizzare l'impatto della spesa comunitaria e di adattarsi all'evolvere del contesto, ma presenti altresì il rischio — se non viene attuata in un quadro ben definito — di aprire la strada a un'Europa «a più velocità»;

52.

ritiene che meccanismi di selezione mirata, del tipo già sperimentato nel quadro della politica di coesione 2007-2013, possano facilitare una migliore articolazione dei principali obiettivi politici attraverso le diverse linee di bilancio;

53.

chiede che nel futuro bilancio dell'UE sia stanziata una percentuale per il sostegno alla sperimentazione, distinta rispetto alla quota destinata alle risorse per l'accompagnamento delle misure di carattere generale;

54.

auspica meccanismi di controllo più chiari e un'applicazione più diretta ed efficace delle sanzioni previste;

55.

ribadisce la necessità di dare concreta attuazione al principio di partenariato, sia nella fase di elaborazione che in quella di esecuzione del bilancio comunitario;

56.

ricorda che la Commissione europea ha lanciato e sviluppato l'idea dei contratti e delle convenzioni tripartite di obiettivi, ribadisce la propria proposta di revisione di tali strumenti e, forte dell'esperienza maturata nella fase sperimentale avviata dalla Commissione per le convenzioni tripartite, propone l'istituzione di Patti territoriali europei;

57.

insiste sul fatto che non può esservi un vero partenariato senza un contributo finanziario di ciascuna delle parti dell'accordo; propone che la riflessione sul tema del finanziamento dei Patti territoriali europei si articoli intorno alle possibili sinergie — e al valore aggiunto che ne risulta — tra due elementi: da un lato, per il livello comunitario, le linee di bilancio esistenti nei settori interessati e i fondi strutturali, dall'altro, per i livelli locali, regionali e nazionali, le linee di bilancio disponibili. Questo dovrà avvenire senza creare uno strumento finanziario aggiuntivo nel quadro della politica regionale comunitaria o sollecitare ulteriori risorse finanziarie a questo scopo;

58.

ritiene che il bilancio dell'UE potrebbe essere reso più trasparente potenziando il partenariato sul campo e intensificando le azioni di comunicazione a livello sia locale e regionale che comunitario.

IL COMITATO DELLE REGIONI

Un nuovo sistema di finanziamento del bilancio comunitario

59.

concorda con quanti sostengono che l'Unione europea deve ridefinire il quadro della sua azione politica e delle sue risorse finanziarie proiettandolo in un orizzonte temporale sufficientemente lungo, compreso cioè tra il 2020 e il 2030;

60.

fa osservare che il massimale concordato per le risorse proprie è fissato attualmente all'1,24 % del reddito nazionale lordo dell'Unione;

61.

rileva che il bilancio comunitario:

a.

ha registrato una forte tendenza alla riduzione, nel corso sia dell'ultimo periodo di programmazione sia di quello attuale;

b.

comporta una diminuzione, al termine del periodo di programmazione 2007-2013, al di sotto della soglia dell'1 % del reddito nazionale lordo dell'Unione;

62.

deplora che vada sempre più allargandosi il divario tra le risorse effettivamente iscritte in bilancio e il massimale concordato per le risorse proprie;

63.

attira l'attenzione sul fatto che i calcoli basati sul principio della «giusta contropartita» hanno imprigionato gli Stati membri in una logica che è ormai molto lontana dall'ideale europeo e dagli interessi dei cittadini;

64.

respinge il ricorso esasperato a questo tipo di ragionamenti, a nome dei rappresentanti degli enti locali e regionali che costituiscono la forza propulsiva della produzione di ricchezza nei singoli Stati membri e, in molti casi, anche gli attori istituzionali che partecipano direttamente alla definizione dei regimi fiscali nazionali;

65.

ritiene ormai assolutamente necessario un salto qualitativo del sistema di finanziamento del bilancio comunitario, per fare in modo che l'insieme delle istituzioni interessate concordi su una visione innovativa del bilancio;

66.

ritiene che il nuovo sistema di finanziamento del bilancio comunitario debba essere fondato su risorse proprie che garantiscano il rispetto dei principi di pubblicità, equità, solidarietà, stabilità, visibilità, chiarezza, precisione e semplicità;

67.

chiede alle istituzioni con competenze in materia di bilancio di elaborare e utilizzare una nuova formula di finanziamento che non preveda, per quanto possibile, esenzioni e che sia diretta a conseguire gli obiettivi di promozione del modello economico e sociale;

68.

dichiara di voler continuare a prendere attivamente parte alla riflessione e al dibattito in ambito comunitario sulla riforma del bilancio, segnatamente nel quadro dell'esame della proposta di revisione presentata dalla Commissione europea;

69.

ritiene che la riforma del bilancio comunitario e delle sue fonti di finanziamento debba essere accompagnata da una politica di comunicazione efficace e trasparente, destinata tanto all'opinione pubblica in generale quanto agli attori istituzionali e socioeconomici più direttamente interessati: tale campagna servirebbe a informare meglio i cittadini europei su come viene speso il loro denaro, avvicinandoli così alle istituzioni responsabili della gestione dei programmi e progetti comunitari. Il Comitato è disposto a impegnarsi, a fianco delle altre istituzioni, in questa iniziativa democratica.

Bruxelles, 9 aprile 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


5.7.2008   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 172/7


Parere del Comitato delle regioni «Strategia per le regioni ultraperiferiche: realizzazioni e prospettive»

(2008/C 172/02)

IL COMITATO DELLE REGIONI

ritiene che la strategia per le RUP rimanga della massima attualità e che, lungi dall'aver esaurito la sua funzione, debba essere portata avanti, approfondita e aggiornata,

osserva che i temi (cambiamenti climatici, evoluzione demografica e gestione dei flussi migratori, politica marittima e agricoltura) che la Commissione ha definito come sfide per il futuro sia dell'UE che delle RUP costituiscono questioni di grande importanza, prioritarie per l'agenda europea e mondiale e con impatto significativo sui vari territori dell'UE,

ricorda tuttavia che la strategia comunitaria per le RUP definita dalla Commissione nella sua comunicazione del maggio 2004 si basava su un approccio globale e coerente, destinato a integrare in tutte le politiche comunitarie i tre obiettivi di detta strategia: il miglioramento dell'accessibilità interna ed esterna, il rafforzamento della competitività del tessuto economico locale e l'inserimento delle regioni nel loro spazio geografico prossimo,

chiede alla Commissione di tenere conto delle specificità delle RUP nell'ambito dell'imminente verifica dello stato di salute della PAC, nonché nel quadro delle future riforme della stessa, mantenendo sia le eccezioni esistenti nell'applicazione del disaccoppiamento e della modulazione, sia il livello adeguato di dotazione di bilancio per l'appoggio al settore agricolo di queste regioni,

invita la Commissione ad adottare con urgenza misure destinate a compensare gli effetti negativi dell'inclusione del trasporto aereo nel sistema di scambio di emissioni, al fine di tenere conto della specifica situazione delle RUP.

Relatore

:

Paulino RIVERO BAUTE, presidente del governo della Comunità autonoma delle Canarie (ES/ALDE)

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Strategia per le regioni ultraperiferiche: realizzazioni e prospettive

COM(2007) 507 def.

Raccomandazioni politiche

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

Le sette regioni ultraperiferiche (Azzorre, Canarie, Guadalupa, Guyana, Madera, Martinica, Riunione), pur formando parte a tutti gli effetti dell'Unione europea, sono caratterizzate da una realtà unica e originale diversa da quella degli altri territori comunitari;

2.

detta realtà è contraddistinta dall'accumularsi di una serie di fattori permanenti, in particolare la lontananza, la superficie ridotta e una scarsa differenziazione del tessuto produttivo, che causano l'isolamento e la vulnerabilità di cui soffrono queste regioni. È quanto riconosce l'articolo 299, paragrafo 2, del Trattato CE;

3.

questo comporta costi supplementari e crea particolari difficoltà al processo di crescita, convergenza e sostenibilità economica di tali regioni, impedendo loro di partecipare pienamente alla dinamica del mercato interno, limitando le opportunità dei cittadini che vi risiedono e diminuendo la competitività delle imprese;

4.

le regioni ultraperiferiche costituiscono altresì un vantaggio per l'Unione europea. Data la loro posizione geografica, possono diventare piattaforme strategiche per lo sviluppo del ruolo che essa ambisce a recitare sulla scena mondiale;

5.

tali caratteristiche giustificano pienamente la concessione di un trattamento speciale in sede di applicazione delle politiche comunitarie, al fine di rispondere alle esigenze specifiche di queste regioni e di potenziarne le capacità di sviluppo endogeno;

6.

è dunque opportuno sostenere la causa delle regioni ultraperiferiche e delle autorità nazionali interessate, ai fini del consolidamento, dell'arricchimento, dell'approfondimento e dell'aggiornamento della strategia globale e coerente per le RUP, affinché essa si traduca in una reale politica comunitaria a favore delle regioni ultraperiferiche.

Osservazioni del Comitato delle regioni

Il trattamento specifico delle regioni ultraperiferiche — una strategia di sviluppo globale e coerente — un bilancio sostanzialmente positivo, ma molto resta ancora da fare

7.

È lieto che dal 1986 la Commissione europea abbia preso l'iniziativa di stabilire un quadro appropriato per l'applicazione a queste regioni del diritto comunitario e delle politiche comuni, sulla base dei programmi di soluzioni specifiche per ovviare alla lontananza e all'insularità (POSEI);

8.

ricorda che l'inserimento di un articolo specifico del Trattato (l'articolo 299, paragrafo 2), adeguato alle realtà regionali più isolate dell'Unione, ha risposto a una serie di obiettivi concreti, in particolare:

definire il carattere specifico delle RUP e la necessità di integrare questo concetto in tutte le politiche dell'Unione, in particolare mantenendo il sostegno prioritario concesso nel quadro della politica strutturale di coesione economica e sociale,

adeguare le politiche comunitarie alla realtà di queste regioni, applicando misure specifiche e formulando condizioni particolari per l'applicazione del Trattato qualora risultino necessarie per il loro lo sviluppo,

tener conto dell'ambiente geografico specifico delle RUP nel quadro delle relazioni dell'Unione europea con i paesi terzi ad esse limitrofi;

9.

ricorda a tale proposito la soddisfazione espressa dal Comitato per l'approvazione della relazione della Commissione europea del 14 marzo 2000 sulle misure destinate ad applicare l'articolo 299, paragrafo 2, del Trattato. Tale relazione voleva rappresentare «un salto di qualità» nell'approccio comunitario per le RUP e costituire il principio di una nuova fase decisiva per la definizione di una strategia globale e coerente volta allo sviluppo sostenibile delle RUP;

10.

rammenta che nelle conclusioni del Consiglio europeo di Siviglia del giugno 2002 si è stabilita la necessità di approfondire l'attuazione dell'articolo 299, paragrafo 2, del Trattato e di presentare proposte adeguate per tener conto delle esigenze specifiche delle RUP attraverso le varie politiche comuni, in particolare quella dei trasporti, e in sede di riforma di talune politiche, in special modo la politica regionale; mette altresì in rilievo, in tale contesto, l'impegno assunto dalla Commissione di presentare una nuova relazione su queste regioni, basata su un approccio globale e coerente alla loro situazione particolare e ai mezzi per farvi fronte;

11.

ricorda dunque la sua soddisfazione per l'approvazione della comunicazione della Commissione Un partenariato più forte per le regioni ultraperiferiche del 26 maggio 2004 e della relazione della Commissione Un partenariato più forte per le regioni ultraperiferichebilancio e prospettive del 6 agosto 2004. Constata il riconoscimento della situazione unica delle RUP, che giustifica pienamente un trattamento particolare nell'ambito delle varie politiche comunitarie, ma offre una risposta solo parziale e, di conseguenza, insufficiente al mandato del Consiglio europeo di Siviglia e alle esigenze espresse dalle regioni e dai loro Stati;

12.

esprime quindi apprezzamento per la disponibilità della Commissione a presentare il bilancio della sua strategia a favore delle regioni ultraperiferiche, e le sue prospettive per l'avvenire della stessa, nella comunicazione Strategia per le regioni ultraperifericherealizzazioni e prospettive (COM(2007) 507 def.) e nel documento di lavoro allegato Evoluzione e bilancio della strategia per le regioni ultraperiferiche (SEC(2007) 1112);

13.

ritiene che detta strategia continui a mantenere tutta la sua attualità e che, lungi dall'aver esaurito la sua funzione, debba essere portata avanti, approfondita e aggiornata, come dimostra il consolidamento dell'articolo 299 nel Trattato di Lisbona recentemente adottato.

Per un consolidamento sul lungo periodo della strategia globale e coerente di sviluppo per le regioni ultraperiferiche: approfondimento e aggiornamento

14.

Si congratula con la Commissione in primo luogo perché la sua nuova comunicazione conferma la sensibilità nei confronti delle RUP, sottolinea la necessità di riconoscere la specificità delle stesse e punta sulla continuità di un'attenzione specifica per il futuro;

15.

esprime apprezzamento per la Commissione, la quale ammette la necessità che le varie politiche comunitarie tengano conto delle specificità delle RUP, ma riconosce al tempo stesso il valore aggiunto e le opportunità che queste regioni offrono all'UE nel contesto mondiale;

16.

constata che il bilancio delle misure volte all'attuazione della strategia del 2004 è positivo e che le politiche chiave per lo sviluppo delle RUP sono state rivedute e ridefinite in modo complessivamente soddisfacente;

17.

insiste sul fatto che gli svantaggi di cui soffrono le RUP sono permanenti e comuni a tutte loro, indipendentemente dal livello di reddito, e ricorda che la problematica delle regioni ultraperiferiche non si riduce esclusivamente a una questione di reddito, ma costituisce una situazione strutturale complessa che tocca profondamente i cittadini e la competitività delle imprese;

18.

si congratula con la Commissione per il suo auspicio di approfondire ciascuno degli assi della strategia comunitaria a favore di queste regioni, realizzando azioni complementari, e di aggiornare e arricchire detta strategia, adeguandola alle future sfide globali. Invita fin d'ora la Commissione a garantire la necessaria coerenza nello sviluppo delle sue proposte in questi ambiti;

19.

ritiene che le misure che la Commissione propone di mettere a punto nel breve periodo, finalizzate alla riduzione del deficit di accessibilità e al miglioramento della competitività delle RUP, siano, in generale, piuttosto vaghe, o si limitino a dare orientamenti per un utilizzo più efficace delle risorse attribuite alle RUP;

20.

constata che dette misure sono più concrete e interessanti per quanto riguarda l'inserimento regionale, pur risultando insufficienti. Esse dovrebbero poter essere integrate da altre che contribuiscano al conseguimento effettivo dell'obiettivo di inserimento regionale delle RUP nel loro contesto geografico;

21.

ricorda che le RUP devono far fronte alla duplice sfida dell'integrazione nel mercato interno da un lato e nell'ambiente geografico circostante dall'altro. La loro posizione geostrategica costituisce inoltre un potenziale enorme per l'UE e ne fa piattaforme privilegiate per la proiezione dell'azione esterna dell'Unione in queste zone;

22.

si congratula con la Commissione per aver avviato i lavori volti a dare un contenuto al piano di azione Grande vicinato, lanciato nella sua comunicazione del 2004. Constata tuttavia l'opportunità di continuare gli sforzi, in special modo per quanto riguarda il miglior coordinamento del FESR con il FSE, per consentire di realizzare effettivamente l'obiettivo dell'inserimento regionale delle RUP nel loro contesto geografico;

23.

si congratula con la Commissione per le informazioni fornite alle RUP nel quadro della preparazione degli accordi di associazione economica dell'UE con i paesi ACP. Constata tuttavia che i detti accordi, allo stato attuale dei negoziati, comportano minacce immediate per le RUP, mentre le opportunità che offrono si manifesteranno a lungo termine e sono, per di più, incerte;

24.

si rammarica che la Commissione non abbia presentato, come essa stessa aveva annunciato, proposte concrete di azioni volte a favorire gli investimenti all'estero delle PMI delle RUP, iniziativa che contribuirebbe a un miglior inserimento di queste regioni nel loro contesto geografico;

25.

osserva che i temi (cambiamenti climatici, evoluzione demografica e gestione dei flussi migratori, politica marittima e agricoltura) che la Commissione ha definito come sfide per il futuro sia dell'UE che delle RUP, e sui quali ha aperto un dibattito con la sua comunicazione, costituiscono questioni di grande importanza, prioritarie per l'agenda europea e mondiale e con impatto significativo sui vari territori dell'UE;

26.

sottolinea che tale impatto può diventare ancora più importante nelle RUP che, per le loro caratteristiche, presentano una particolare fragilità e vulnerabilità;

27.

ricorda tuttavia che la strategia comunitaria per le RUP definita dalla Commissione nella sua comunicazione del maggio 2004 si basava su un approccio globale e coerente, destinato a integrare in tutte le politiche comunitarie i tre obiettivi di detta strategia: il miglioramento dell'accessibilità interna ed esterna, il rafforzamento della competitività del tessuto economico locale e l'inserimento delle regioni nel loro spazio geografico prossimo;

28.

accoglie molto favorevolmente e sottoscrive la constatazione della Commissione secondo cui l'intervento comunitario riguardante le RUP tende verso un'impostazione sempre più orizzontale della strategia, e che il contributo di tutte le politiche comunitarie è necessario allo sviluppo di dette regioni e al loro inserimento nel mercato interno;

29.

insiste sulla rilevanza e l'attualità dei tre suddetti obiettivi strategici, che continuano a essere gli assi principali della strategia comunitaria a favore delle RUP, e sul fatto che l'evoluzione delle varie politiche comunitarie deve integrare la presente congiuntura e adattarvisi;

30.

ritiene che la comparsa di queste nuove sfide e priorità nell'agenda europea e la revisione di politiche chiave, come la politica agricola comune, obblighino a una valutazione dell'impatto che esse potranno avere sui tre assi della strategia comunitaria a favore delle RUP, al fine di disporre di un'analisi mirata che consenta di integrare la specificità delle RUP nella riflessione globale sulla risposta che l'UE dovrà dare a queste sfide;

31.

sottolinea la necessità che la Commissione utilizzi detto metodo di valutazione dell'impatto sui tre assi della strategia in relazione alle quattro tematiche. Si rammarica, per esempio, che la Commissione non abbia tenuto sufficientemente in considerazione questo impatto in un ambito essenziale e indispensabile per le RUP com'è il trasporto aereo e che non abbia previsto un trattamento più specifico per queste regioni nel quadro della sua proposta di direttiva sull'inclusione del trasporto aereo nel sistema di scambio di emissioni;

32.

ritiene che le RUP abbiano un grande contributo da offrire in questi quattro ambiti, che data la loro realtà specifica le riguardano in modo particolare;

33.

ricorda che le RUP hanno una dimensione marittima eccezionale, che offre all'UE opportunità ineguagliabili nell'ambito dell'innovazione, della ricerca, dell'ambiente e della biodiversità;

34.

sottolinea ancora una volta la necessità di affrontare in modo globale l'incremento del fenomeno migratorio, che interessa particolarmente le RUP in quanto frontiere attive dell'Unione europea. Ricorda a questo proposito le conclusioni della conferenza Il ruolo delle regioni e delle città nella gestione dei flussi migratori, tenutasi il 30 ottobre 2007 ad Adeje (Tenerife, Spagna), e in special modo la necessità di un maggior coinvolgimento delle autorità nazionali ed europee nella gestione del fenomeno, nella ripartizione degli oneri finanziari e nella valutazione del suo impatto sulla coesione economica e sociale delle RUP;

35.

per quanto riguarda la gestione dei flussi migratori, è convinto che consolidare il dialogo e la cooperazione con i paesi di origine e di transito sia di primaria importanza. Ricorda al tempo stesso che gli enti regionali e locali delle RUP hanno un ruolo fondamentale da svolgere nella promozione di tale cooperazione, per la loro capacità di agire da piattaforme di cooperazione nei confronti dei paesi terzi vicini utilizzando i programmi della Commissione europea. A tale proposito, si rallegra dell'iniziativa pilota di programmazione concertata per la cooperazione territoriale tra le regioni ultraperiferiche e i paesi terzi vicini;

36.

ritiene che sia necessario intervenire sulle cause dell'immigrazione illegale attraverso la messa a punto di una politica efficace di immigrazione legale, la lotta all'economia irregolare e la gestione all'origine del flusso di migranti minori non accompagnati mediante la promozione dell'istruzione e dell'inserimento professionale;

37.

concorda con la Commissione sulla necessità di affrontare le enormi sfide poste dalla pressione demografica su territori esigui e frammentati, e sottolinea la necessità di promuovere quanto prima studi che ne analizzino le conseguenze per l'assetto del territorio, il mercato del lavoro, le esigenze di istruzione e formazione e i servizi pubblici di queste regioni, proponendo, se del caso, misure opportune;

38.

condivide il punto di vista della Commissione secondo cui la lotta contro i cambiamenti climatici e l'adeguamento ai loro effetti rappresentano una sfida importante per le RUP, data la loro situazione geografica e la loro fragilità, e la invita a far sì che le misure specifiche che si deciderà di adottare in quest'ambito per evitare un impatto negativo sull'accessibilità, l'economia e i cittadini delle RUP siano reali ed efficaci;

39.

concorda con la Commissione sul fatto che l'agricoltura è un fattore essenziale dell'economia delle RUP, frenate da svantaggi geografici e climatici. Ritiene pertanto che sia essenziale mettere a punto una strategia futura per lo sviluppo del settore agricolo in queste regioni, che in questo modo potranno affrontare le sfide di una più grande concorrenza a livello mondiale;

40.

ritiene che, tenuto conto che la politica di coesione economica e sociale è lo strumento principale su cui si basa la strategia comunitaria a favore delle RUP, sia particolarmente importante valutare se i temi aperti al dibattito possano avere un impatto sulla coesione economica e sociale di queste regioni;

41.

vede nei risultati di detta valutazione un possibile contributo al processo di revisione della politica comunitaria di coesione dopo il 2013. Allo stesso modo, tali risultati potranno contribuire all'elaborazione del Libro verde sulla coesione territoriale che la Commissione intende pubblicare nel 2008;

42.

ritiene pertanto che la nuova fase nello sviluppo della strategia comunitaria a favore delle RUP, che la Commissione avvierà una volta concluse le consultazioni, non dovrebbe limitarsi ai temi oggetto di dibattito, ma fare in modo che essi siano integrati nella strategia stessa per darle continuità, arricchirla e aggiornarla;

43.

ritiene che il partenariato tra le RUP, i rispettivi Stati e la Commissione debba continuare a recitare un ruolo essenziale nello sviluppo della strategia comunitaria di lungo periodo a favore di queste regioni;

44.

si dichiara fermamente convinto del fatto che le RUP necessitino tuttora dell'appoggio di tutte le politiche comunitarie per migliorare la loro competitività e proseguire il loro processo di convergenza in termini di sviluppo economico e di pari opportunità tra i loro cittadini e quelli delle altre regioni europee;

45.

esprime infine il proprio sostegno al Consiglio europeo, quando esso rinnova l'impegno politico al più alto livello a favore delle RUP e riafferma la necessità di avanzare rapidamente nell'elaborazione della strategia comunitaria a favore di queste regioni.

Conclusioni e raccomandazioni

46.

Invita la Commissione a continuare ad approfondire la strategia del 2004 a favore delle RUP, mettendo in pratica le misura annunciate nella sua comunicazione e favorendo una maggior coerenza e un miglior coordinamento tra le diverse politiche comunitarie, affinché nella nuova fase detta strategia sia effettivamente globale e coerente;

47.

sollecita la Commissione a realizzare una revisione intermedia che consenta di misurare, da un lato, l'impatto sullo sviluppo economico delle RUP che hanno abbandonato l'obiettivo di «convergenza» e, dall'altro, l'impatto dell'applicazione dei fondi europei sul processo di convergenza reale delle altre RUP;

48.

invita la Commissione, dopo la valutazione d'impatto sulle riforme del POSEI prevista per il 2009, a proporre le misure opportune per garantire un appoggio adeguato ai settori tradizionali delle RUP, essenziali per l'economia di queste regioni;

49.

chiede alla Commissione di tenere conto delle specificità delle RUP nell'ambito dell'imminente verifica dello stato di salute della PAC, nonché nel quadro delle future riforme della stessa, mantenendo sia le eccezioni esistenti nell'applicazione del disaccoppiamento e della modulazione, sia il livello adeguato di dotazione di bilancio per l'appoggio al settore agricolo di queste regioni;

50.

esorta la Commissione a garantire una maggiore protezione ai prodotti agricoli delle regioni ultraperiferiche contro le gravi minacce dovute alla progressiva liberalizzazione delle importazioni nell'Unione europea, mediante l'adozione di misure adeguate che prevengano la destabilizzazione dell'agricoltura di queste regioni provocata dalla maggiore apertura del mercato comunitario;

51.

invita la Commissione a definire, nei prossimi periodi di programmazione, politiche di sviluppo rurale specifiche per le RUP e dotate di risorse di bilancio adeguate;

52.

chiede alla Commissione di tenere conto fin d'ora delle specificità delle RUP nelle iniziative in corso relativamente ai quattro temi che essa ha sottoposto al dibattito;

53.

ricorda che le regioni ultraperiferiche conferiscono all'Unione europea una chiara dimensione marittima mondiale e costituiscono al tempo stesso autentici laboratori naturali per lo studio delle scienze marine. Per questi motivi, ritiene che in queste regioni debbano essere attuate quanto prima azioni prioritarie destinate a proteggere e a valorizzare questo potenziale;

54.

invita la Commissione ad adottare con urgenza misure destinate a compensare gli effetti negativi dell'inclusione del trasporto aereo nel sistema di scambio di emissioni, al fine di tenere conto della specifica situazione delle RUP;

55.

insiste sul fatto che le RUP, data la mancanza di alternative, dipendono completamente dal trasporto aereo, sia per i collegamenti con l'esterno sia per quelli tra le varie isole, e che il valore totale delle emissioni di CO2 sulle rotte che le interessano rappresenta una frazione marginale del totale delle emissioni dell'Unione;

56.

chiede alla Commissione di trattare separatamente la problematica dell'evoluzione demografica e quella della gestione dei flussi migratori. Sottolinea che si tratta di due problematiche diverse e complesse che interessano le RUP in modo particolarmente intenso e che pertanto necessitano entrambe della massima attenzione;

57.

sollecita a intervenire con urgenza e in modo mirato per porre rimedio alla tragica situazione che si sta verificando con l'arrivo di migranti minori non accompagnati. Chiede quindi alle autorità nazionali ed europee di assumersi le loro responsabilità per la gestione di questo fenomeno e per la condivisione degli oneri finanziari che ne conseguono;

58.

richiede alla Commissione una valutazione d'impatto relativa ai citati quattro temi oggetto di dibattito nell'ambito dei tre assi della strategia comunitaria a favore delle RUP;

59.

invita la Commissione a valutare se i suddetti quattro temi possano avere un impatto sulla coesione economica e sociale delle RUP, tenendo presente che la politica di coesione economica e sociale è lo strumento principale su cui si basa la strategia comunitaria a favore delle RUP.

Bruxelles, 9 aprile 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


5.7.2008   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 172/12


Parere del Comitato delle regioni «L'e-inclusione»

(2008/C 172/03)

IL COMITATO DELLE REGIONI

esprime il convincimento che un divario digitale persistente dia origine a fenomeni di esclusione sociale ed economica. Il conseguimento delle pari opportunità in campo digitale è necessario sotto il profilo sociale e al tempo stesso nasconde anche un enorme potenziale economico ancora da sfruttare. È importante impiegare le TIC come nuovo «strumento sociale», stabilendo un legame tra le strategie in materia e la politica sociale comunitaria,

esorta gli Stati membri a intensificare l'impegno nel campo della e-inclusione e a elaborare programmi concreti, delimitati nel tempo e di agevole valutazione. Pone l'accento sulla partecipazione del livello locale e del livello regionale alle iniziative nazionali e comunitarie in favore dell'e-inclusione e ritiene importante sottolineare la necessità che gli enti locali e regionali elaborino piani specifici per promuovere la società dell'informazione a livello locale,

sostiene gli sforzi volti a sensibilizzare l'opinione pubblica, promuovere lo scambio di informazioni tra le parti interessate e assicurare un'attiva cooperazione a livello locale e regionale, tra il settore delle TIC, i poteri pubblici, i fornitori di servizi pubblici e privati e le organizzazioni di utenti finali, in modo da garantire la maggiore efficacia possibile,

sottolinea il ruolo chiave e la responsabilità degli enti territoriali nel concorrere a garantire un accesso all'alta velocità a prezzi ragionevoli nelle regioni in cui i meccanismi di mercato si rivelano insufficienti a tal fine, nel realizzare progetti pilota volti a colmare il divario in materia di e-accessibilità e nello sviluppare nuove soluzioni per i servizi on-line incentrati sull'utente,

sottolinea la necessità di adattare i corsi di formazione e l'insegnamento ai bisogni derivanti dalla continua evoluzione digitale della società nel complesso, con particolare considerazione per i gruppi svantaggiati quali gli anziani, le persone economicamente inattive, quelle poco qualificate e quelle che non hanno acquisito le conoscenze digitali necessarie per la vita lavorativa,

esorta la Commissione a utilizzare indicatori relativi alla diffusione e all'utilizzo delle TIC su scala regionale, in modo che di volta in volta se ne possano trarre conclusioni utili e necessarie per adottare misure di convergenza sia socioeconomica che tecnologica tra le regioni.

Relatore

:

András SZALAY (HU/ALDE), consigliere comunale di Veszprém

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione — Iniziativa europea i2010 sull'e-inclusione — Partecipare alla società dell'informazione

(COM(2007) 694 def.)

Raccomandazioni politiche

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

visto il proprio impegno nel promuovere e realizzare una coesione socioeconomica regionale sostenibile, accoglie con favore la comunicazione della Commissione Iniziativa europea i2010 sull'e-inclusionePartecipare alla società dell'informazione, che rilancia e dà impulso all'e-inclusione. La mancanza di tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) — così come, peraltro, la loro applicazione e il loro impiego e sviluppo — si accompagna a un effetto di traino (spillover effect) che accresce e approfondisce sempre più il divario digitale;

2.

apprezza lo spirito di sintesi e chiarezza che caratterizza l'analisi sviluppata nella comunicazione della Commissione e il quadro strategico d'azione ispirato da quest'ultima. Approva la volontà di optare per un approccio europeo alla questione (1);

3.

fa propria l'osservazione secondo cui l'e-inclusione svolge un ruolo cruciale nella realizzazione degli obiettivi dell'iniziativa i2010Una società europea dell'informazione per la crescita e l'occupazione  (2) e, per questa via, anche nella realizzazione degli obiettivi di sviluppo economico e sociale della strategia di Lisbona;

4.

condivide il punto di vista secondo cui gli investimenti nelle TIC rappresentano uno strumento essenziale per i soggetti regionali e locali e per i comuni, in quanto contribuiscono a risolvere i problemi di pari opportunità ai quali tali soggetti sono confrontati in diversi ambiti. Richiama l'attenzione anche sulla necessità di coinvolgere attivamente le regioni e gli enti locali e regionali nell'elaborazione delle strategie e dei programmi relativi all'allocazione e all'impiego delle risorse comunitarie. In effetti, trovandosi al livello istituzionale più vicino ai cittadini, le regioni sono a diretto contatto con le necessità locali e percepiscono i bisogni futuri;

5.

approva il fatto che la comunicazione citata impegni i diversi soggetti interessati dall'e-inclusione — singoli utenti, industria delle TIC, fornitori di servizi, autorità e ONG — a prendere energici provvedimenti in merito ad alcuni punti e che assegni loro compiti concreti in questo ambito;

6.

rileva che l'iniziativa corrobora le raccomandazioni formulate in precedenti pareri del CdR in merito a misure concrete volte a favorire la creazione di una società dell'informazione equa, soprattutto per quanto riguarda l'invecchiamento nell'ambito della società dell'informazione (3), l'e-government e la generalizzazione della banda larga (4), il futuro demografico dell'Europa (5), la ricerca nel settore delle TIC (6) e la situazione delle persone con disabilità (7);

7.

riconosce che gli indicatori attuali non consentono di dare per certa la realizzazione degli obiettivi di Riga entro il 2010. Il lavoro svolto da ciascuno Stato membro rimane frammentario e la collaborazione è scarsa. Il Comitato richiama perciò l'attenzione degli Stati membri sulla necessità di intensificare il loro impegno e di elaborare, negli anni a venire, programmi concreti, delimitati nel tempo e di agevole valutazione;

8.

ritiene indispensabile porre l'accento sulla partecipazione del livello locale e del livello regionale alle iniziative nazionali e comunitarie in favore dell'e-inclusione. È a questi livelli, infatti, che una società digitale aperta a tutti potrà vedere la luce grazie a misure il più possibile innovative e mirate;

9.

considera essenziale insistere sull'importanza che gli enti locali e regionali elaborino piani specifici per promuovere la società dell'informazione, come pure lo sviluppo digitale a livello locale, attraverso la realizzazione delle «agende digitali locali»; chiede alla Commissione europea di essere pienamente coinvolto nelle iniziative finalizzate alla revisione della strategia, una volta che essa sia stata adottata e messa in atto;

10.

desidera essere informato in tempo utile sui risultati e sulle conclusioni del rapporto di valutazione a medio termine sull'attuazione della strategia i2010, e aver modo di pronunciarsi in merito;

11.

si compiace della campagna e-Inclusion, be part of it! (e-inclusione, partecipa anche tu!), che la Commissione condurrà nel 2008 e che ha ricevuto un significativo contributo iniziale dal seminario Promuovere la e-inclusione a livello locale e regionale nell'UE, organizzato dal CdR a Lahti (Finlandia) nel dicembre 2007;

12.

esprime il desiderio di collaborare alla campagna del 2008 e di appoggiare la più ampia partecipazione possibile alla consultazione pubblica. In questo contesto, sottolinea la propria funzione promozionale nell'ambito dell'elaborazione delle campagne, delle strategie e dei programmi di livello locale e regionale;

13.

si compiace della decisione di tenere, alla fine del 2008, una conferenza ministeriale sull'e-inclusione, durante la quale verrà consegnato il premio europeo per la e-inclusione. Formula l'auspicio di poter partecipare attivamente all'organizzazione di tale conferenza e specialmente alla selezione dei candidati al premio;

14.

esprime il convincimento che un divario digitale persistente ostacola lo sviluppo e il mantenimento della coesione sociale e della prosperità e dà origine a fenomeni di esclusione sociale ed economica. L'iniziativa i2010 contribuirà a migliorare la qualità della vita dei cittadini e, più in generale, la società;

15.

condivide la valutazione secondo cui il conseguimento delle pari opportunità in campo digitale è necessario sotto il profilo sociale, ma ritiene al tempo stesso che ciò nasconda anche un enorme potenziale economico ancora da sfruttare.

Colmare il divario in materia di banda larga

16.

Invita la Commissione a riservare un'attenzione particolare alle regioni in ritardo di sviluppo, affinché possano trarre vantaggio dalle possibilità offerte dalle TIC per conseguire un'effettiva convergenza ed evitare il rischio di esclusione;

17.

conferma l'intenzione di impegnarsi per l'inserimento degli obiettivi di una società dell'informazione inclusiva nei piani di sviluppo regionale e di partecipare effettivamente alle reti costituite nel quadro dell'iniziativa Regioni per il cambiamento economico  (8); ribadisce il suo impegno in tal senso;

18.

concorda con l'affermazione della Commissione europea secondo cui, soprattutto nelle zone isolate e rurali, i fondi strutturali e per lo sviluppo rurale dell'UE contribuiscono allo sviluppo delle infrastrutture a banda larga e a quello dei servizi e delle applicazioni on line, attenuando così il divario di sviluppo tra città e campagna;

19.

ritiene che la disponibilità di connessioni a banda larga a un prezzo accessibile sull'intero territorio dell'Unione rappresenti un fattore essenziale per garantire la qualità dei servizi ai cittadini, promuovere la competitività e la produttività delle regioni interessate e permettere alla società dell'informazione e della conoscenza di svilupparsi su larga scala;

20.

sottolinea il ruolo chiave e la responsabilità che derivano per gli enti territoriali dalla loro funzione di garanti dei diversi servizi e delle diverse possibilità in materia di istruzione, oltre che dalla loro vicinanza ai cittadini. Essi, infatti, possono concorrere a garantire un accesso all'alta velocità a prezzi ragionevoli nelle regioni in cui i meccanismi di mercato si rivelano insufficienti a tal fine. Contribuendo a sviluppare l'alfabetizzazione digitale e un contesto favorevole alle imprese del settore delle TIC e alla ricerca in materia, gli interventi dei poteri pubblici possono essere un esempio di soluzioni di e-government incentrate sull'utente;

21.

sottolinea che uno dei fili conduttori dell'obiettivo di modernizzazione economica della politica europea di coesione per il periodo 2007-2013 consiste nell'accrescere l'attrattività degli Stati membri, delle regioni e delle città, garantendo che siano accessibili e che dispongano di servizi di qualità e di livello adeguati. Il CdR ritiene che questa impostazione favorisca lo sviluppo dei servizi pubblici on line e la crescita dell'economia della conoscenza mobilitando le capacità di ricerca e di innovazione;

22.

ricorda che le TIC rappresentano un fattore essenziale per migliorare il coordinamento e la cooperazione, nei vari settori, tra amministrazioni locali, regionali, nazionali e comunitarie, e tra queste e i cittadini europei.

Colmare il divario in materia di e-accessibilità

23.

Con riferimento al Trattato di Amsterdam, che vieta qualsiasi discriminazione fondata sull'invalidità, rivendica l'esigenza che i siti pubblici siano accessibili e sottolinea che, stando ai dati attuali, il cammino per raggiungere tale obiettivo è ancora lungo. Richiama inoltre l'attenzione sul fatto che le regioni e i comuni possono contribuire a ovviare a questa situazione non solo acquistando, sviluppando e offrendo i prodotti e i servizi necessari, ma anche stimolando la nascita di un contesto economico che offra alle imprese maggiori opportunità di accesso ai mercati; per gli enti locali e regionali può quindi rivelarsi necessario investire nello sviluppo delle TIC e delle infrastrutture anche negli agglomerati urbani;

24.

ritiene, al pari della Commissione, che anche gli enti locali e regionali dovrebbero realizzare progetti pilota;

25.

condivide il punto di vista secondo cui, per attuare le misure contenute nel piano d'azione, occorre prevedere nuovi programmi di sviluppo delle competenze pratiche anche per chi è responsabile dello sviluppo e della gestione dei servizi pubblici.

Affrontare il divario nelle competenze digitali

26.

Ritiene che il divario in materia di competenze digitali sia ancora considerevole. I gruppi a rischio sono gli anziani, le persone economicamente inattive, quelle poco qualificate e quelle che non hanno acquisito le conoscenze necessarie per sviluppare appieno le proprie capacità digitali nella vita lavorativa;

27.

accoglie con favore il progetto della Commissione per il 2008 consistente nel realizzare uno studio paneuropeo sulle competenze digitali e nel formulare indirizzi, entro la fine dell'anno, sulla politica in materia di competenze digitali per i gruppi più vulnerabili;

28.

sottolinea la necessità di adattare i corsi di formazione e l'insegnamento ai bisogni derivanti dalla continua evoluzione digitale della società nel complesso, con particolare considerazione per i gruppi svantaggiati;

29.

condivide il parere della Commissione secondo cui agli enti di tutti i livelli istituzionali spettano un ruolo e una responsabilità di primo piano in materia di garanzia delle competenze digitali. Appoggia anche la partecipazione e la collaborazione attiva dell'industria e delle organizzazioni sociali alla realizzazione dell'obiettivo perseguito.

Servizi on-line moderni

30.

Dato che le TIC presentano considerevoli potenzialità per migliorare la qualità dei servizi pubblici, concorda nel ritenere che lo sviluppo e la diffusione delle TIC rappresentino un'occasione per le città europee di ribadire il proprio ruolo di motori dello sviluppo, di poli di conoscenza e di vere e proprie incubatrici per la produzione di servizi innovativi e delle relative conoscenze;

31.

è del parere che, per coniugare pienamente lo sviluppo delle TIC e il potenziamento del ruolo delle città europee, occorra anzitutto consolidare la posizione delle pubbliche amministrazioni locali e regionali affinché perseguano strategie per la salvaguardia e il rilancio della competitività;

32.

sottolinea la necessità di passare a un nuovo approccio che permetta di incentrare i servizi pubblici on line sul cittadino, e mette in evidenza il ruolo degli enti locali e regionali responsabili dell'elaborazione di tale approccio. Ciò riveste un interesse particolare per le regioni periferiche, ultraperiferiche e rurali, nonché per quelle insulari. In questi territori, infatti, i vantaggi socioeconomici offerti dallo sviluppo delle TIC sono indispensabili alla coesione e possono produrre un notevole valore aggiunto;

33.

riconosce che la promozione dell'e-inclusione a livello locale e regionale può migliorare la qualità della vita dei cittadini, accrescere la partecipazione alla vita comunitaria locale, avere un effetto di stimolo sulla competitività, sulla creazione di nuove imprese e sullo sviluppo di servizi pubblici e privati migliori, più efficaci e più personalizzati;

34.

esorta a rafforzare e a rilanciare gli interventi volti a prevenire, affrontare e risolvere tempestivamente i problemi di sicurezza delle reti e dell'informazione, un compito — questo — di competenza dell'Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell'informazione (ENISA).

Soluzioni TIC per le persone socialmente svantaggiate e i gruppi a rischio di esclusione

35.

In previsione dei cambiamenti demografici, ritiene auspicabile e necessario creare e sviluppare i presupposti per il monitoraggio della salute a distanza (9), che contribuirà a migliorare il livello dei servizi sanitari, come pure a promuovere l'autonomia degli anziani, a migliorarne la qualità di vita e a rafforzarne l'inserimento nella società. Gli anziani potranno così mettere al servizio dello sviluppo della società l'esperienza e le conoscenze accumulate. Un impiego più intensivo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, inoltre, potrebbe aiutare a migliorare i sistemi sanitari basati sulle TIC esistenti. Nuovi prodotti e servizi fondati su queste tecnologie potrebbero vedere la luce e aiutare a promuovere il livello di salute della popolazione, a facilitare l'accesso ai servizi sanitari pubblici e a diminuire in modo duraturo la spesa per i servizi sociali;

36.

sottolinea che occorre creare e rendere accessibili, tenendo conto degli interessi di mercato, prodotti e servizi adatti ai reali bisogni degli interessati. Riguardo a ciò che precede, insiste sulla necessità di avvicinare i diversi sistemi normativi e, dal punto di vista delle tecnologie, di optare in questo ambito per soluzioni che siano in sintonia con la tendenza principale;

37.

raccomanda di attribuire maggiore peso ai servizi TIC destinati alle persone anziane nell'ambito dell'iniziativa Regioni per il cambiamento economico;

38.

si compiace del fatto che i programmi di ricerca (Settimo programma quadro, programma di sostegno alla politica per le TIC) riservino ampio spazio all'e-inclusione come strumento per agire sulle problematiche dell'invecchiamento e della disabilità;

39.

segnala con decisione la necessità di garantire il rispetto della diversità culturale e linguistica;

40.

rileva che il patrimonio scritto europeo dovrà essere digitalizzato se si vuole preservarlo a uso delle generazioni future, operazione — questa — che va eseguita per la totalità delle lingue, delle regioni e dei paesi d'Europa (10).

Integrare le azioni a favore dell'e-inclusione al fine di ottimizzarne gli impatti a lungo termine

41.

Mette un accento particolare sulla necessità di una stretta cooperazione professionale e partnership tra le parti interessate;

42.

ribadisce la necessità di portare a termine, in modo concertato e coerente, la soppressione dei fattori di carattere normativo, tecnico e di altro tipo che ostacolano la realizzazione dell'e-inclusione, in modo da garantire a quest'ultima la massima sostenibilità ed efficacia;

43.

sottolinea che gli enti territoriali vanno coinvolti non solo nella fase di attuazione, ma anche in quella di concezione della strategia. Ciò permetterebbe di intensificare i rapporti e la comunicazione tra le parti interessate e di accrescere l'efficacia dei programmi;

44.

offre un vigoroso sostegno all'impostazione raccomandata dalla Commissione europea per aumentare il volume e la qualità della ricerca condotta sulle TIC in Europa. Oltre che sullo sviluppo della ricerca, l'accento va posto sui meccanismi che favoriscono il trasferimento dei risultati della ricerca all'industria europea nel suo complesso;

45.

si compiace dello spazio che i programmi di ricerca riservano alla ricchezza dei contenuti digitali, all'interoperabilità e alla sicurezza dello scambio di informazioni;

46.

concorda con la Commissione in merito all'importanza che riveste l'impiego delle TIC come nuovo «strumento sociale». A questo fine, è d'obbligo stabilire un legame tra le strategie in materia e la politica sociale comunitaria;

47.

sottolinea la necessità di realizzare interventi basilari che rispondano a priorità orizzontali e favoriscano le pari opportunità (per esempio, garantire l'accessibilità dei siti pubblici per tutti o predisporre infrastrutture per la banda larga). L'intervento dei poteri pubblici, a questo fine, è indispensabile;

48.

riconosce il potenziale valore aggiunto insito in una politica europea sull'e-inclusione (coordinamento, cooperazione, sede di dibattito, partnership, offerta di finanziamenti), e concorda in merito alla necessità di accrescere la trasparenza in materia e di sensibilizzare maggiormente all'importanza della responsabilità sociale;

49.

è favorevole a uno scambio di informazioni ampio e continuo nonché alla condivisione delle migliori pratiche e allo scambio di esperienze tra le parti interessate, alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica e a un'attiva cooperazione, a livello locale e regionale, tra il settore delle TIC, i poteri pubblici, i fornitori di servizi pubblici e privati e le organizzazioni di utenti finali, in modo da garantire la maggiore efficacia possibile;

50.

ritiene inoltre essenziale che si crei una rete di regioni su scala europea finalizzata ad accrescere e migliorare le possibilità delle regioni di prendere parte a progetti di cooperazione. Una società dell'informazione inclusiva apre notevoli sbocchi commerciali al settore delle TIC;

51.

richiama l'attenzione sul triplice vantaggio che verrebbe a crearsi, visto che ne trarrebbero beneficio il settore delle TIC, gli utenti e la società nel suo complesso;

52.

raccomanda alla Commissione europea di impegnarsi per la concezione e l'impiego di indicatori che forniscano un'immagine e una valutazione comparata della diffusione e dell'utilizzo delle TIC nelle regioni, in modo che di volta in volta se ne possano trarre le conclusioni utili che si impongono per adottare misure di convergenza sia socioeconomica che tecnologica tra le regioni.

Bruxelles, 9 aprile 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


(1)  CdR 252/2005 fin

(2)  COM(2005) 229 def.

(3)  CdR 84/2007 fin

(4)  CdR 272/2006 fin

(5)  CdR 341/2006 fin

(6)  CdR 155/2005 e CdR 150/2005 fin

(7)  CdR 312/2003 fin

(8)  COM(2006) 675 def.

(9)  CdR 256/2004 fin

(10)  CdR 32/2006 fin


5.7.2008   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 172/17


Parere del Comitato delle regioni «Libro verde sui trasporti urbani»

(2008/C 172/04)

IL COMITATO DELLE REGIONI

chiede un'azione coordinata per affrontare in modo efficace i problemi di congestione del traffico e inquinamento cui devono far fronte tutte le città europee, un'azione fondata su un approccio integrato a tali problemi in cui l'UE abbia un ruolo importante da svolgere, lasciando però agli enti locali e regionali la scelta delle soluzioni concrete da adottare,

invita l'UE a incoraggiare gli enti territoriali a sviluppare programmi di mobilità di lungo periodo basati su un partenariato tra le città e le rispettive conurbazioni, al fine di trovare soluzioni adeguate alle esigenze locali (parcheggi all'ingresso delle città, sviluppo di modi di trasporto meno inquinanti, ottimizzazione dei trasporti pubblici, ecc.). Tali piani di mobilità potrebbero prevedere inoltre la creazione di «zone urbane pulite a traffico limitato», dando la priorità agli investimenti ad esse destinati,

consapevole dell'entità dei finanziamenti necessari, propone che per tali piani di mobilità sia possibile costituire larghi partenariati, comprendenti in particolare il settore privato, e invita l'UE a sviluppare, in collaborazione con la BEI, strumenti di finanziamento innovativi, in grado di finanziare le infrastrutture necessarie e tecnologie più pulite,

chiede che venga istituito un meccanismo a livello UE per riferire sui progressi realizzati, iniziando da uno studio comparativo finanziato dall'UE che esamini la situazione delle città europee e gli approcci da queste adottati per rispondere alle sfide che devono affrontare.

Relatore

:

Albert BORE, membro del Consiglio comunale di Birmingham (UK/PSE)

Testo di riferimento

Libro verde — Verso una nuova cultura della mobilità urbana

COM(2007) 551 def.

Raccomandazioni politiche

IL COMITATO DELLE REGIONI

Messaggi essenziali

1.

apprezza l'impegno assunto dall'UE a continuare il lavoro inteso a rafforzare la competitività dell'economia europea e ad affrontare le questioni della sostenibilità e del cambiamento climatico. Si tratta di questioni fondamentali che, così come sono state formalizzate nell'agenda di Lisbona, nell'accordo di Göteborg e nel piano d'azione sul cambiamento climatico, sono vitali per il futuro dell'Unione. Nelle proprie priorità politiche il CdR riconosce l'importanza essenziale della competitività ai fini della crescita economica, in particolare dei centri urbani — come enunciato negli obiettivi di Lisbona — e il suo contributo alla coesione territoriale;

2.

osserva che la ripartizione delle competenze tra le autorità locali, regionali e nazionali varia considerevolmente da uno Stato membro all'altro. È importante che gli interventi previsti dalla Commissione nel prossimo piano d'azione non impongano determinate soluzioni organizzative;

3.

sottolinea che le città si trovano quotidianamente a fare i conti con le questioni della crescita e dell'ambiente. Tuttavia, l'aggravarsi dei problemi ambientali ostacolerà la crescita. Le città e le aree urbane hanno il potenziale per far aumentare la competitività e per affrontare il cambiamento climatico. Per far ciò esse devono prendere misure per migliorare la loro accessibilità nonché risolvere i problemi ambientali. La possibilità di giungere a disaccoppiare in misura significativa la crescita dagli effetti negativi sul clima si può realizzare in primis nelle regioni urbane, perché è soprattutto nelle aree urbane densamente popolate che modalità di trasporto alternative diventano rapidamente realizzabili;

4.

chiede un'azione coordinata per affrontare in modo efficace i grandi problemi della congestione del traffico e i problemi ambientali di cui soffrono le città per arrivare a una decarbonizzazione del trasporto stradale entro il 2050. In alcune città le misure adottate hanno dato risultati positivi. È necessaria una strategia più completa, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità;

5.

riconosce la funzione fondamentale che gli enti locali e regionali svolgono nella pianificazione e nella realizzazione della politica dei trasporti urbani e conviene con la Commissione sul fatto che ripensare la mobilità urbana significhi organizzare la «co-modalità» tra tutti i modi di trasporto pubblici e privati, al fine di operare uno spostamento verso modi di trasporto rispettosi dell'ambiente;

6.

l'UE dovrebbe condurre una politica integrata imperniata sull'ambiente, sulla pianificazione territoriale e sulla mobilità per la quale risultano essenziali le seguenti azioni a livello comunitario:

1.

per migliorare la qualità atmosferica e ridurre l'inquinamento acustico l'UE deve condurre una politica più rigorosa per risolvere i problemi delle fonti d'inquinamento nel settore dei trasporti. Tecniche perfezionate e carburanti più puliti che permetteranno di produrre veicoli più puliti, meno rumorosi e a basso consumo;

2.

l'UE deve incoraggiare i progressi nelle tecniche costruttive degli autoveicoli per promuovere la sicurezza del traffico;

3.

l'UE deve favorire lo sviluppo delle tecnologie necessarie per sostenere le politiche riguardanti la tariffazione a livello regionale e locale;

4.

l'UE deve promuovere il collegamento delle zone urbane alle linee ferroviarie ad alta velocità, alle linee tramviarie e alle reti corrispondenti;

5.

l'UE deve incentivare l'armonizzazione della segnaletica stradale per le zone ambientali, pur lasciando alle città la maggiore autonomia possibile nella creazione di tali zone;

6.

l'UE dovrebbe incentivare la costruzione di vie per il traffico non motorizzato. In tal modo si realizzano i presupposti per spostamenti sicuri a piedi o in bicicletta o per l'uso di altri mezzi di trasporto alternativi e compatibili con l'ambiente;

7.

chiede all'UE di incoraggiare le regioni, e in special modo le città, ad affrontare i problemi elaborando ampi piani per la mobilità a lungo termine con l'obiettivo di risolvere il problema della congestione del traffico e contenere i cambiamenti climatici, sviluppando metodi alternativi di trasporto e offrendo un ventaglio di scelte agli utenti dei trasporti, con l'obiettivo di riequilibrare l'uso delle modalità di trasporto verso modi più sostenibili. Nel quadro di questi piani dovrebbe essere incoraggiata la creazione di zone urbane pulite a traffico limitato, vale a dire zone di nuova definizione con bassi livelli di inquinamento e di congestione del traffico (distinte dalle «zone urbane pulite», che sono così definite solo in base al basso livello di inquinamento) con l'attribuzione dello statuto di «zona pulita a traffico limitato» e si dovrebbe dare la priorità agli investimenti ad esse destinati;

8.

riconosce che accedere agli ingenti finanziamenti necessari per sostenere tali zone pulite a traffico limitato potrebbe rappresentare una sfida per alcuni Stati membri. L'UE ha un ruolo da svolgere in questo contesto, operando in stretta collaborazione con la Banca europea per gli investimenti per sviluppare strumenti innovativi che consentano di finanziare le infrastrutture necessarie per una mobilità sostenibile e di investire negli autoveicoli a bassa emissione di carbonio. Un'iniziativa di questo tipo potrebbe essere sviluppata sotto forma di estensione del programma Civitas oppure, una volta concluso il programma Civitas nel 2009, essere inglobata nel programma comunitario che subentrerà a quest'ultimo;

9.

chiede che sia istituito un meccanismo a livello UE per riferire sui progressi realizzati nel campo dei trasporti urbani nonché sulle procedure verificate e collaudate che possono servire da esempio agli altri. Questo processo dovrebbe essere avviato con uno studio comparativo finanziato dall'UE che esamini diverse città in tutta l'UE e il loro approccio alla riduzione della congestione del traffico, al miglioramento dell'ambiente e alla messa a disposizione di modi di trasporto più sostenibili. La relazione annuale sui progressi della strategia di Lisbona presentata annualmente al Consiglio di primavera dovrebbe offrire un calendario adeguato per una relazione sui progressi nel campo dei trasporti urbani;

10.

raccomanda che la Commissione consideri come elemento di base per promuovere la co-modalità la pubblicazione di orientamenti sotto forma di standard comuni relativi alle metodologie da impiegare per calcolare i costi e i benefici complessivi dei modi di trasporto (ivi comprese esternalità quali la congestione, il danno ambientale, l'inclusione sociale e gli effetti sull'occupazione e la vitalità sociale dei centri cittadini); raccomanda inoltre di definire standard ambientali per i veicoli che rispecchino i costi ambientali complessivi per tutta la durata di vita del veicolo e che risultino facilmente comprensibili per i consumatori;

11.

insiste con la Commissione perché sostenga e premi le reti di buone pratiche (cui dovrebbe essere associato anche il CdR) in modo che esse siano adottate in campi quali i pacchetti integrati che offrono un'alternativa alla proprietà di un'automobile e al suo utilizzo attivo e attraverso l'espansione di iniziative come le «città modello», che hanno introdotto meccanismi di tariffazione innovativi, e l'istituzione di «zone pulite a traffico limitato»;

12.

incoraggia la Commissione a capitalizzare i risultati dei meccanismi di concorso nei casi in cui si riconosce la necessità di finanziare la diffusione delle competenze acquisite, utilizzando tali concorsi come strumento di marketing per le regioni urbane interessate e come obiettivo da perseguire per altre regioni urbane;

13.

chiede che, attraverso le iniziative Città con buone pratiche esemplari e Città modello, l'Unione europea illustri, in Europa e nel mondo, gli sforzi che compie per ricercare e realizzare soluzioni innovative e complesse per fronteggiare i problemi e cogliere le opportunità attuali; chiede che le regioni urbane elaborino piani volontari per la mobilità su un orizzonte temporale di almeno 20 anni. Tali piani potrebbero coprire il fabbisogno di finanziamenti, le nuove tecnologie da esplorare e sperimentare, i bisogni in infrastrutture, le modalità di appalto innovative per stimolare l'innovazione, ecc. Con un approccio orientato alla pianificazione applicato a tutte le città dell'UE e con la selezione di città esemplari e città modello, attraverso un'espansione significativa dell'iniziativa Civitas o eventualmente attraverso un nuovo programma, l'UE potrebbe fornire un'illustrazione in ambito europeo e anche a livello mondiale di come stia cercando e applicando soluzioni innovative e audaci ai nostri attuali problemi e alle nostre attuali opportunità;

14.

invita le amministrazioni di tutti i livelli a incoraggiare azioni che rendano più agevoli gli appalti congiunti (tra enti del settore pubblico o tra settore pubblico e privato) per zone pulite a traffico limitato (laddove la realizzazione di appalti di questo tipo non sia contraria all'interesse pubblico generale). Gli appalti congiunti permettono di creare un mercato per il settore manifatturiero che investe in nuove tecnologie e di stimolare l'innovazione. L'UE potrebbe appoggiare quest'azione promuovendo la creazione di reti di buone pratiche per gli appalti verdi e per l'incentivazione dell'innovazione nel settore della tecnologia dei trasporti; tali buone pratiche devono essere tratte dall'esperienza delle regioni e delle zone che partecipano attivamente alla produzione, alla ricerca e al sostegno degli sviluppi nel campo delle tecnologie di trasporto. Queste due linee di azione stimolerebbero sia la domanda sia l'offerta delle nuove tecnologie a vantaggio delle città;

15.

sottolinea che occorre comprendere meglio il ruolo del settore privato nella futura offerta di modi alternativi di trasporto e nel fare in modo che il miglioramento dell'accessibilità non si traduca in un parallelo aumento dei chilometri percorsi per veicolo; per questa ragione, come parte dello studio comparativo a livello UE summenzionato, si dovrebbe esaminare il ruolo del finanziamento di fonte privata e delle imprese private nelle attuali soluzioni innovative e quali incentivi possano essere concessi per massimizzare il loro ruolo effettivo;

16.

fa osservare che il Libro verde giunge al momento opportuno, in quanto per affrontare il problema saranno necessarie risorse addizionali a tutti i livelli. L'UE spende già un volume di risorse significativo per le questioni legate alla mobilità e ai trasporti nel quadro delle RTE-T e anche, in misura sostanziale, per le aree urbane nell'ambito delle regioni della convergenza attraverso i fondi strutturali. Le città sono componenti importanti e integranti delle reti di trasporto, poiché rappresentano dei centri di smistamento del traffico (hub) in cui convergono diversi modi di trasporto e in cui, di solito, costituiscono il punto di partenza e di arrivo. Per questo motivo bisogna prestare al trasporto urbano la stessa attenzione che si rivolge alle reti di trasporto. È necessario avere un approccio lungimirante e rispettare i piani concepiti. Gli enti regionali e locali non possono attendere che i problemi «esplodano», ma devono adottare un approccio proattivo. Ne consegue che, a tutti i livelli, nell'allocazione delle risorse occorre non soltanto mirare a risolvere i problemi già esistenti, ma anche destinare risorse supplementari alle regioni e città che affrontano per tempo i problemi potenziali;

17.

mette in rilievo l'importanza di incoraggiare iniziative di mobilità urbana nel quadro dei nuovi programmi operativi per le regioni della convergenza. Dove questi sono in corso, le città e le regioni interessate dovranno dimostrare che le iniziative da loro avviate con i fondi dell'UE si sforzano di affrontare le questioni essenziali.

Per un traffico scorrevole nelle città

Domanda 1 — Sarebbe opportuno introdurre una sorta di «marchio» per attestare lo sforzo delle città pioniere nella lotta alla congestione e nell'impegno per migliorare le condizioni di vita?

18.

L'UE potrebbe combinare l'introduzione di un marchio, sull'esempio delle «bandiere blu» europee, rilasciato sulla base di specifici indicatori, con l'introduzione di un «piano zone pulite a traffico limitato» — vale a dire, aree con bassi livelli di inquinamento e di congestione del traffico. Potrebbero essere finanziati progetti in «città modello» che coprano una vasta gamma di realtà urbane in termini di livelli di popolazione e patrimonio storico, eventualmente collegando tali progetti all'estensione dell'iniziativa Civitas Plus ad azioni di più ampia portata (cfr. domanda 21);

19.

la relazione annuale sui progressi relativi agli obiettivi urbani presentata ogni anno al Consiglio europeo di primavera potrebbe essere accompagnata da una relazione annuale sulle buone pratiche.

Domanda 2 — Quali provvedimenti si potrebbero prendere per incoraggiare gli abitanti delle città a spostarsi a piedi e in bicicletta come alternativa all'automobile?

20.

L'unico modo per far sì che gli spostamenti a piedi e in bicicletta diventino una reale alternativa all'utilizzo dell'automobile è creare e ampliare sistematicamente le reti di vie pedonali e piste ciclabili, che dovranno essere capillari, in ottimo stato e assicurare un transito veramente scorrevole, sotto la responsabilità degli enti locali, per contribuire a diffondere l'uso della bicicletta come mezzo di trasporto nell'UE molto più di quanto non avvenga attualmente. Il modo migliore per far ciò è mettere in pratica il concetto di «città compatta». Un approccio funzionale alla pianificazione di nuovi insediamenti può contribuire a limitare la lunghezza dei tragitti per i pedoni e i ciclisti. Lo sviluppo di zone urbane pulite, che includa misure severe per dare soluzione ai problemi della congestione del traffico e dell'inquinamento atmosferico, migliorerebbe in misura significativa l'ambiente per gli spostamenti a piedi e in bicicletta. Vi sono già molti esempi di buone pratiche relative a campagne promozionali nelle scuole e nelle comunità locali e l'Ue può svolgere un ruolo nel sostenere le reti degli operatori, evidenziando i casi esemplari ed esaltando le iniziative di successo. Essa dovrebbe sfruttare il successo del programma Tapestry (1).

Domanda 3 — Cosa si può fare per promuovere un cambio modale verso modi di trasporto sostenibili in città?

21.

Realizzare uno spostamento modale esige un approccio integrato volto a migliorare le condizioni di viaggio nei modi di trasporto sostenibili, rendendo questi ultimi più attraenti e meno attraenti invece i modi di trasporto non sostenibili. Questo approccio integrato va applicato anche nella programmazione di provvedimenti nel quadro dei piani d'azione contro l'inquinamento atmosferico e acustico e in materia di (sviluppo dei) trasporti. Le prossime revisioni delle pertinenti direttive dell'Unione europea dovranno incorporare il principio di sussidiarietà e prendere in considerazione un approccio integrato alla programmazione, dando così certezza giuridica agli enti locali che praticano questo approccio. L'applicazione monolitica della legislazione comunitaria, in particolare per gli aiuti di Stato e gli appalti pubblici, ha prodotto spesso effetti indesiderati e imprevedibili. Anche per l'avvenire la scelta della modalità di prestazione dei servizi di trasporto (servizio gestito direttamente dall'ente locale o fornito in concessione) dovrà rimanere di competenza degli enti regionali e locali.

Domanda 4 — In che modo si potrebbe incrementare ulteriormente l'uso di tecnologie pulite e a basso consumo energetico nel trasporto urbano?

22.

Il Comitato approva le proposte presentate nel Libro verde per continuare a fissare degli obiettivi flessibili adottando norme sempre più restrittive in materia di emissioni e incoraggiando la creazione su ampia scala di «zone urbane pulite» basate su standard comuni. Si potrebbero anche stabilire degli obiettivi europei che, ad esempio, prevedano una riduzione dei contributi legata alla percentuale di appalti pubblici conformi ad un «indice ecologico» concordato. Ricorrendo alle diverse reti di imprese dell'UE, è anche possibile incoraggiare i grandi soggetti del settore privato a privilegiare gli appalti ecologici.

Domanda 6 — Si dovrebbero stabilire criteri e orientamenti in merito alle «zone urbane pulite» e alle misure restrittive in esse vigenti? Qual è il modo migliore per garantire che non ostacolino la libertà di circolazione? Sarebbe auspicabile l'applicazione transfrontaliera delle norme locali che regolamentano le «zone urbane pulite»?

23.

L'esistenza di orientamenti (e non linee direttrici) dell'UE sulla definizione di zone urbane pulite darebbe un utile contributo in termini di chiarezza e di coerenza, specie per l'istituzione di categorie di veicoli generalmente riconosciute basate sul consumo di energia e sulla classificazione delle emissioni. È forse necessario un sito web a livello europeo che riunisca i dati relativi alle città europee in un formato standard e segnali le informazioni specifiche per le aree urbane interessate. Il fatto di contrassegnare in modo uniforme i veicoli che entrano nelle zone pulite per indicarne i livelli di emissioni inquinanti faciliterebbe sia i conducenti dei veicoli che gli addetti all'applicazione del sistema, purché gli elementi di identificazione siano gli stessi per tutti i veicoli in tutta l'UE;

24.

sono necessari orientamenti europei sulle questioni relative al codice della strada che riguardano l'ambiente e gli utenti più deboli. Gli Stati membri dovrebbero essere incoraggiati a inserire tali orientamenti nei rispettivi codici della strada, in modo da garantire una maggiore chiarezza e uniformità in tutta l'Unione;

25.

attualmente numerosi enti regionali e locali applicano propri sistemi di suddivisione in «zone pulite» con una segnaletica stradale propria. Per non ingenerare confusione nei trasportatori internazionali e nei turisti è opportuno che l'UE sviluppi una segnaletica uniforme. Per quando riguarda invece la suddivisione in «zone pulite» gli enti regionali e locali dovrebbero avere la massima libertà possibile;

26.

un'applicazione transfrontaliera delle norme locali è già possibile allo stato attuale (cfr. decisione quadro 2005/214/GAI del Consiglio, del 24 febbraio 2005, relativa all'applicazione del principio del reciproco riconoscimento alle sanzioni pecuniarie);

27.

il Comitato esprime preoccupazione per il fatto che in dicembre, la Commissione europea — senza attendere il risultato della consultazione — ha presentato una proposta di direttiva completamente riveduta per quanto riguarda la promozione di veicoli puliti e a basso consumo energetico nel trasporto su strada (COM(2007) 817 def.).

Domanda 5 — Come si possono promuovere gli appalti verdi congiunti?

28.

Si potrebbero ottenere ulteriori benefici grazie al programma STEER (2), collegando la promozione degli appalti verdi congiunti a nuovi standard ecologici europei fondati sui principi, delineati nel Libro verde, dei costi sociali per l'intero arco di vita utile dei veicoli. A livello dell'UE, si potrebbe incentivare una collaborazione in partenariato con i fornitori intesa a diffondere il concetto di tali costi di lungo periodo tramite la rete dei fornitori stessi, oltre a promuovere standard e test di collaudo comuni e a incoraggiare la concreta trasformazione delle ricerche scientifiche in questo settore in prodotti innovativi e commercialmente validi.

Domanda 7 — Come si può promuovere la «guida ecologica»?

29.

Il valore sociale e i vantaggi finanziari della guida ecologica potrebbero essere promossi e inseriti nei corsi di scuola guida. Il problema è quello di modificare i comportamenti e gli stili di guida. La verifica di tali capacità di guida potrebbe essere incorporata negli esami di guida nazionali, stabilendo norme di buona condotta e di prudenza. L'UE potrebbe svolgere un ruolo nella condivisione delle buone pratiche relative ai messaggi delle campagne promozionali e al mix degli strumenti di marketing, sull'esempio dell'iniziativa Tapestry, che si è dimostrata un successo. Un altro modo per incoraggiare una guida ecologica è quello di promuovere l'installazione di strumenti per la misurazione del consumo di carburante nelle automobili.

Per un trasporto urbano più intelligente

Domanda 8 — Occorre creare e promuovere migliori servizi d'informazione per i passeggeri?

30.

Dal miglioramento dei servizi d'informazione ai passeggeri sia prima che durante il viaggio può venire un contributo significativo alla sostenibilità. Nelle città europee vi sono già molti esempi di buone pratiche. Vi è un ruolo da svolgere, a livello europeo, nell'incoraggiare l'espansione e l'intercompatibilità dei sistemi esistenti attraverso l'istituzione di sistemi e simboli comuni. Un altro ruolo consiste nella promozione di sistemi esemplari. A questo proposito il sistema di navigazione satellitare Galileo risulta fondamentale;

31.

si dovrebbero sviluppare e migliorare i servizi di informazione destinati agli utenti dei mezzi di trasporto pubblico. Fornire informazioni in tempo reale e segnalazioni di eventuali disguidi o rallentamenti mediante Internet e i telefoni cellulari, anche in modo personalizzato in funzione delle esigenze individuali, dovrebbe contribuire ad aumentare sensibilmente l'attrattiva e la competitività dei mezzi di trasporto pubblici rispetto a modi di trasporto meno sostenibili. Il sistema di navigazione Galileo svolgerà un ruolo determinante per l'offerta di nuovi sistemi informativi, per cui è importante che l'UE faccia in modo che tale sistema venga sviluppato il più rapidamente possibile;

32.

occorre sostenere in via prioritaria i progetti di creazione di servizi di informazione atti a rafforzare l'«effetto di rete» dei trasporti pubblici. Si tratta di sistemi informativi che forniscono dati completi sui collegamenti e sulla situazione dell'intera rete di un sistema integrato di trasporti, in un agglomerato urbano e su più vasta scala (regioni, distretti, Stati).

Domanda 9 — Sono necessari ulteriori interventi per assicurare la standardizzazione delle interfacce e l'interoperabilità delle applicazioni STI nelle città? Quali applicazioni si considerano prioritarie per attivare simili interventi?

33.

Le azioni condotte fino a questo momento per garantire l'interoperabilità sono state utili ai fini della creazione di standard tecnici e l'UE ha ancora un ruolo da svolgere in questo campo. Si potrebbe fare di più per quanto riguarda l'incoraggiamento di approcci comuni da parte di gruppi di città e degli Stati membri, ad esempio adottando sistemi di monitoraggio e informazione on-line per impedire gravi congestioni del traffico;

34.

oltre che per l'informazione all'utenza, vanno sviluppati il più possibile sistemi omogenei a livello europeo al fine di disporre, ad esempio, di sistemi di monitoraggio BACT (3) a fini statistici di studio e pianificazione.

Per un trasporto urbano accessibile

Domanda 11 — In che modo può essere migliorata la qualità del trasporto collettivo nelle città europee?

35.

L'UE dovrebbe favorire lo sviluppo di attrezzature e infrastrutture rispondenti a standard comuni, basato su attività di ricerca e sviluppo finalizzate al miglioramento costante della qualità del servizio. La reattività della domanda potrebbe essere incentivata collegando il finanziamento pubblico al miglioramento del grado di soddisfazione degli utenti;

36.

a questo proposito saranno utili anche misure che rispecchino i costi diretti e indiretti, in quanto ciò metterà in equilibrio i fattori che entrano nella decisione sulla scelta del modo di trasporto.

Domanda 12 — Va incoraggiato l'allestimento di corsie riservate ai mezzi di trasporto collettivo?

37.

Si ritiene che l'uso di corsie riservate ai trasporti pubblici vada incoraggiato in collegamento con gli STI. L'UE ha una funzione da esercitare nel sostenere progetti per realizzare corsie riservate o esclusivamente ad autobus e filobus o anche a linee tranviarie, oppure integrate in strutture percorribili separate destinate a percorsi pedonali e piste ciclabili, nonché nello sviluppare una segnaletica e designazioni comuni. Con l'allestimento di corsie riservate ai mezzi pubblici si può migliorare la circolazione di tale tipo di trasporto. Se per creare tali corsie, viene ridotto il numero di quelle destinate al traffico automobilistico, ciò può limitare la circolazione di auto in quelle corsie, ma al tempo stesso aumenta la densità del restante traffico automobilistico. Talvolta può essere difficile far accettare questo tipo di misure e attuarle. In tale contesto l'UE e il livello nazionale possono sostenere i responsabili decisionali locali mediante informazioni e misure di sensibilizzazione. Si possono anche sviluppare servizi Internet per l'uso condiviso di automobili private (car-pooling) e modelli per permettere alle auto che praticano il car-pooling e trasportano almeno tre passeggeri di utilizzare in determinate fasce orarie le corsie preferenziali destinate ai mezzi pubblici.

Domanda 13 — Si avverte la necessità di adottare uno statuto europeo dei diritti e doveri degli utenti dei servizi di trasporto collettivo?

38.

Si ritiene utile l'inserimento nella Carta dei diritti fondamentali dei diritti e degli obblighi degli utenti dei trasporti pubblici per migliorare l'accessibilità di questi ultimi, in particolare per le persone con mobilità ridotta.

Domanda 14 — Quali misure sarebbero utili per meglio integrare il trasporto di persone e di merci nelle attività di ricerca e nella pianificazione della mobilità urbana?

39.

Si potrebbe incentivare l'integrazione attraverso criteri di finanziamento per progetti di ricerca e dimostrazione, in particolare progetti riguardanti l'adozione di veicoli adatti all'ambiente urbano, efficienti dal punto di vista energetico e compatibili con l'ambiente. Si potrebbe prendere in considerazione la definizione di criteri specifici di riduzione delle emissioni urbane, in collegamento con il marchio menzionato al punto 18.

Domanda 15 — Come si può conseguire un migliore coordinamento tra pianificazione urbanistica e trasporto urbano e interurbano? Che tipo di struttura organizzativa è ritenuto idoneo?

40.

Si appoggia l'idea di piani per la mobilità elaborati su base volontaria. che comprendano agglomerati metropolitani più vasti. È importante che siano adottate misure appropriate per deviare il traffico pesante fuori dai centri cittadini. Non vi è un'unica soluzione ottimale e gli agglomerati urbani dovrebbero piuttosto sviluppare soluzioni locali dirette a produrre i risultati definiti e incentivati dall'UE. Tali piani potrebbero costituire la base di accordi contrattuali per la mobilità tra le principali parti interessate;

41.

il CdR ritiene che per decongestionare le vie d'accesso alle grandi città, nei punti d'ingresso nelle aree urbane vadano costruiti, in coordinamento con le amministrazioni dei comuni delle periferie e, se del caso, con le autorità metropolitane di trasporto, grandi poli di scambio in cui vi sia un numero sufficiente di posti di parcheggio disponibili — parcheggi di interscambio -, in modo che i cittadini che si recano in città in automobile possano parcheggiarvi i propri veicoli e utilizzare quindi i mezzi pubblici, senza perdite di tempo significative. Si ritiene opportuno incoraggiare la creazione di sistemi di trasporto integrati che rispettino i confini naturali degli agglomerati urbani e gli spostamenti effettuati dagli abitanti e promuovere la formazione di consorzi di enti locali o organismi analoghi cui affidarne la gestione;

42.

occorre che la pianificazione urbanistica a tutti i livelli — comunale e sovracomunale — e quella della mobilità siano contestuali e collegate al fine di ottimizzare, sotto il profilo ambientale, energetico e funzionale, entrambi i campi di azione, poiché essi sono strettamente e reciprocamente connessi.

Per un trasporto urbano sicuro

Domanda 16 — Quali ulteriori misure si dovrebbero prendere perché nelle città sia garantito un massimo di sicurezza per tutti gli utenti della strada e del trasporto urbano?

43.

Nelle aree urbane i pedoni e i ciclisti sono particolarmente vulnerabili e sono assolutamente indispensabili miglioramenti continui della sicurezza stradale se si vogliono incoraggiare le relative modalità di spostamento. Altre iniziative potrebbero includere l'incoraggiamento di progetti di dimostrazione che presentino modi innovativi di dare priorità ai pedoni e ai ciclisti rispetto ai trasporti motorizzati e l'incentivazione di una rapida adozione della tecnologia che aumenta la sicurezza. Gli enti locali andrebbero incoraggiati ad avviare una cooperazione volontaria con il settore privato allo scopo di risolvere i problemi citati. In tale campo esistono già molteplici esempi di buone pratiche.

Domanda 17 — Come informare meglio operatori e cittadini delle possibilità offerte dalle tecnologie avanzate per la sicurezza delle infrastrutture e dei veicoli?

44.

Si ritiene che progetti di dimostrazione adeguatamente promossi costituiscano il meccanismo migliore per illustrare il potenziale di questi sviluppi tecnologici. È da lodare il lavoro dell'Osservatorio europeo della sicurezza stradale nel pubblicizzare i nuovi sviluppi in questo campo e gli esempi di buone pratiche riscontrabili nelle regioni europee.

Domanda 18 — È opportuno promuovere l'introduzione di radar automatici adatti all'ambiente urbano?

45.

L'UE dovrebbe promuovere lo sviluppo di nuove tecnologie. Essa potrebbe svolgere un ruolo efficace favorendo ulteriori test in tutta Europa per ottenere una maggiore comprensione dei costi e dei benefici connessi.

Per una nuova cultura della mobilità urbana

Domanda 20 — L'affiorare di una nuova cultura della mobilità urbana in Europa deve essere il frutto della collaborazione tra tutti gli attori? A sostegno di tale collaborazione, può essere utile creare un osservatorio europeo sulla mobilità urbana, basato sul modello dell'Osservatorio europeo della sicurezza stradale?

46.

Si considera l'Osservatorio europeo della sicurezza stradale un modello valido da seguire, dati i successi ottenuti dall'Europa nella riduzione del tasso di incidenti. L'istituzione di un osservatorio europeo sulla mobilità urbana va però sostenuta solo se offre un autentico valore aggiunto. Si ritiene anche che il modello di obiettivi a cascata collegati al finanziamento abbia contribuito in modo significativo ai progressi ottenuti nella diminuzione del numero di incidenti. Un osservatorio europeo sulla mobilità urbana potrebbe essere d'ausilio nella promozione delle buone pratiche, nell'attribuzione dello statuto di «zona pulita a traffico limitato» e nell'applicazione di un meccanismo di rendicontazione annuale su scala europea collegato al Consiglio europeo di primavera.

Risorse finanziarie

Domanda 21 — Come si potrebbero utilizzare meglio e in modo più coerente gli strumenti finanziari esistenti — in particolare fondi strutturali e di coesione — per incentivare un trasporto urbano integrato e sostenibile?

47.

Si spendono già risorse significative per le azioni a favore della mobilità attraverso diversi programmi, più in particolare con il programma RTE-T, con i fondi strutturali nel quadro dei programmi per le regioni che rientrano nell'obiettivo Convergenza e attraverso Civitas. È chiaro che sarebbe logico aspettarsi che nelle regioni della «Convergenza» in cui le risorse dell'UE vengono impiegate in un contesto urbano, tali programmi si conformassero agli obiettivi del Libro verde. Le azioni finanziate nel quadro dei programmi di Convergenza dovrebbero cercare di creare un approccio orientato all'equilibrio tra le modalità di trasporto tenendo conto dell'inquinamento e dell'impatto climatico di ciascuna di esse. Queste risorse della Convergenza e quelle disponibili nel quadro degli altri programmi non sono sufficienti a stimolare il cambiamento radicale di cui si sente l'urgente bisogno in Europa. Inoltre, tali fondi non sono concentrati in generale nelle aree che ne hanno vera necessità, cioè quelle grandi aree urbane che subiscono la pressione della crescita e in cui la competitività è ostacolata dai problemi ambientali. Il Libro verde illustra la necessità di agire. Vi è un ruolo per l'UE, nel quadro di una strategia Civitas Plus, significativamente ampliata o nell'ambito di un programma totalmente nuovo; in ogni caso l'attenzione dovrebbe concentrarsi sulle iniziative che possono stimolare la realizzazione di questo cambiamento radicale. Questi fondi dovrebbero sostenere lo sviluppo e il finanziamento di zone urbane pulite e uno spostamento verso un approccio più orientato all'equilibrio delle modalità di trasporto, come affermato nel parere. Essi contribuirebbero anche ad attirare fondi dal settore privato e dai programmi nazionali.

Domanda 23 — Quali attività di ricerca mirate potrebbero contribuire ad integrare vincoli urbanistici e sviluppo del traffico cittadino?

48.

Gli elementi cruciali sono i sistemi di gestione del traffico e di controllo dell'attività, insieme allo sviluppo di insediamenti residenziali lungo corridoi di trasporto pubblico strategici. Occorre soprattutto sviluppare una concezione dello sviluppo urbano che si integri e si armonizzi col sistema delle infrastrutture di comunicazione ed altri sistemi infrastrutturali, in modo da evitare di dover rincorrere questo obiettivo a posteriori. Il risultato principale sarà la creazione della soglia critica di domanda per il raggiungimento e la gestione di trasporti collettivi.

Domanda 24 — Si dovrebbero incoraggiare le amministrazioni cittadine ad instaurare il pedaggio urbano? Occorre una disciplina generale e/o orientamenti specifici per il pedaggio urbano? I proventi del pedaggio urbano dovrebbero essere utilizzati per migliorare il trasporto collettivo? È opportuno internalizzare i costi esterni?

49.

Il pedaggio urbano potrebbe essere uno strumento a disposizione delle autorità cittadine. Sarebbe utile se l'UE incoraggiasse lo sviluppo di modelli di buone pratiche e aiutasse a far tesoro dell'esperienza di meccanismi già esistenti. Potrebbe rivelarsi utile un quadro di riferimento generale e/o un orientamento. La standardizzazione sarebbe auspicabile, ma essa è difficile da realizzare. Per poter risolvere i problemi di congestione e quelli di carattere ambientale è necessario che gli enti locali e regionali dispongano di strumenti efficaci. La «tassa sul traffico» può costituire uno strumento molto efficace. Per questo è importante che gli enti locali e regionali abbiano la possibilità di decidere autonomamente se introdurre o no tale tassa e quale destinazione dare alle entrate che ne risultano. Tuttavia, in molti Stati membri gli enti locali e regionali non possono farlo perché le questioni di questo tipo sono definite a livello nazionale. Sarebbe utile che l'UE incoraggiasse lo sviluppo di modelli di buone pratiche e aiutasse a far tesoro dell'esperienza dei meccanismi già esistenti. Inoltre, secondo il CdR, la Commissione ha un ruolo importante da svolgere in materia di informazione e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica e può agevolare l'introduzione della «tassa sul traffico» da parte degli enti locali e regionali.

Domanda 25 — Quale sarebbe, a lungo termine, il valore aggiunto di un contributo finanziario mirato dell'UE a favore di un trasporto urbano pulito e a basso consumo energetico?

50.

Un sostegno mirato potrebbe tradursi in risultati migliori in termini di riduzione delle emissioni di carbonio, di applicazione più rapida delle nuove tecnologie e di diffusione e assorbimento più ampi delle buone pratiche. A sua volta ciò potrebbe ridurre i costi economici della congestione del traffico per l'UE e darle la leadership nel mercato globale per le tecnologie e le metodologie dello sviluppo sostenibile nonché nella conciliazione di crescita economica e trasporti urbani sostenibili;

51.

l'UE potrebbe generare maggiore valore aggiunto utilizzando gli accordi per la mobilità per favorire la formazione di solide alleanze tra le parti direttamente interessate, in grado di assumere i rischi associati agli elevati livelli di prestito commerciale necessari per realizzare infrastrutture per un trasporto sostenibile su vasta scala. Per ottenere questo risultato è necessaria una stretta collaborazione con la BEI.

Bruxelles, 9 aprile 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


(1)  Tapestry (Travel Awareness, Publicity and Education Supporting a Sustainable Transport Strategy in Europe), progetto triennale di ricerca e dimostrazione finanziato dalla Commissione europea (DG Energia e trasporti) nell'ambito del Quinto programma quadro di RST.

(2)  STEER è l'azione verticale del programma Energia intelligente per l'Europa incentrata sui veicoli e carburanti alternativi, misure di politica per l'uso efficiente dell'energia nei trasporti e il rafforzamento delle competenze delle agenzie energetiche locali nel settore dei trasporti.

(3)  Best Available Control Technology (Migliore tecnologia di controllo disponibile).


5.7.2008   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 172/24


Parere del Comitato delle regioni «Il futuro regime comune europeo in materia di asilo»

(2008/C 172/05)

IL COMITATO DELLE REGIONI

sottolinea che le autorità locali e regionali saranno le prime a implementare la legislazione europea del sistema comune europeo di asilo e fa notare che un regime comune di asilo che obblighi ciascuno Stato membro ad assumersi le proprie responsabilità, in uno spirito di sostegno reciproco, agevolerà il compito degli enti locali e regionali,

raccomanda che, in caso di bisogno, a livello nazionale sia istituito un meccanismo di concertazione tra le istituzioni centrali, regionali e locali, così da realizzare una governance integrata e multilivello,

raccomanda di prevedere l'adozione di un regolamento europeo che disciplini tra gli Stati membri: il mutuo riconoscimento della protezione accordata, le procedure per il trasferimento e un'uniformità di status tra il rifugiato e il titolare di protezione sussidiaria,

ritiene che l'estensione delle disposizioni della direttiva 2003/109/CE a coloro che godono di una forma di protezione internazionale sia un provvedimento essenziale per la rimozione di eventuali rischi di discriminazione, nonché uno strumento che completa lo stesso processo comunitario di armonizzazione in materia di asilo,

raccomanda di predisporre linee guida comuni per realizzare, con l'ampio coinvolgimento degli enti locali, interventi che agevolino a richiedenti asilo e rifugiati l'accesso ai servizi sociosanitari e alla casa, prevedendo misure per sviluppare programmi di partecipazione alle comunità locali. Raccomanda inoltre di definire norme certe e puntuali per il riconoscimento dei titoli di studio, la riqualificazione professionale e la certificazione delle competenze, nonché di prevedere risorse economiche per supportare le potenzialità lavorative e/o imprenditoriali dei rifugiati,

ritiene necessario, per una riuscita integrazione dei rifugiati, che essi si sentano partecipi delle vicende dei quartieri, delle città e degli Stati in cui risiedono e dell'Unione europea nel suo complesso. La partecipazione alla vita politica dei territori, a partire dal diritto di elettorato attivo e passivo alle elezioni locali, ha un valore concreto, oltre che simbolico, molto forte,

raccomanda che si pianifichino linee di finanziamento e si programmino bandi di gara per rafforzare le competenze degli attori nazionali e locali, con particolare riguardo alla dimensione psicosociale dell'individuazione e della gestione dei casi di vulnerabilità.

Relatore

:

Savino Antonio SANTARELLA (IT/UEN-AE), sindaco di Candela

Testi di riferimento

Libro verde sul futuro regime comune europeo in materia di asilo

COM(2007) 301 def.

Proposta di direttiva del Consiglio che modifica la direttiva 2003/109/CE per estenderne il campo di applicazione ai beneficiari di protezione internazionale

COM(2007) 298 def.

Raccomandazioni politiche

IL COMITATO DELLE REGIONI

Il ruolo degli enti locali e regionali

1.

Sottolinea che le autorità locali e regionali saranno le prime a implementare la legislazione europea del sistema comune europeo di asilo. I territori accolgono ogni giorno flussi misti di migranti, fra cui vi sono richiedenti asilo, e spesso si trovano a dover fornire assistenza medica e psicologica a soggetti che hanno sofferto di abusi fisici e mentali che possono andare fino alla tortura. Tali servizi, che non sono sempre forniti a livello ordinario dalle autorità locali e regionali e dalle loro agenzie, necessitano di un supporto straordinario per l'attivazione di competenze e strutture adeguate;

2.

fa notare che un regime comune di asilo che obblighi ciascuno Stato membro ad assumersi le proprie responsabilità, in uno spirito di sostegno reciproco, agevolerà il compito degli enti locali e regionali. Attualmente, in alcuni Stati membri, tali enti sono gravati da troppe responsabilità, anche a causa del fatto che non esiste ancora un regime comune in materia di asilo;

3.

richiama l'attenzione sul fatto che anche i richiedenti asilo riconosciuti come tali, in mancanza di progetti di accoglienza e integrazione e di un'occupazione stabile, possono finire nelle maglie dello sfruttamento e della criminalità, creando una possibile fonte di disagio sul piano della sicurezza e della coesione sociale. Il rischio che i richiedenti asilo finiscano per trovarsi in tali situazioni e la loro disponibilità in tal senso possono essere ridotti offrendo loro la possibilità di lavorare dietro compenso durante il periodo di attesa della concessione dell'asilo;

4.

raccomanda di creare in ogni Stato membro un sistema di rete degli enti locali che garantisca interventi di coesione sociale per integrare in maniera consapevole i rifugiati, grazie alla realizzazione di progetti promossi dagli enti locali stessi. Nei paesi membri dove è stata già sperimentata, tale rete di servizi ha permesso, attraverso il lavoro delle commissioni territoriali, di accorciare i tempi di esame delle domande d'asilo e ha migliorato le condizioni di vita dei richiedenti favorendone l'integrazione nelle comunità locali di accoglienza, con notevoli vantaggi sul piano della sicurezza e della qualità della vita;

5.

raccomanda, pertanto, che le differenti risorse esistenti a livello europeo, nazionale, regionale e locale, si completino a vicenda e alimentino adeguatamente tale rete di servizi in ogni Stato membro, per rispondere alle problematiche dell'integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati;

6.

raccomanda che, in caso di bisogno, a livello nazionale sia istituito un meccanismo di concertazione tra le istituzioni centrali, regionali e locali, così da realizzare una governance integrata e multilivello;

7.

raccomanda che la partecipazione al sistema di rete avvenga su base volontaria e sottolinea l'opportunità di concludere dei partenariati per condividere decisioni e responsabilità tra i vari attori istituzionali, pubblici e privati a livello locale, così da permettere la programmazione di interventi per l'accoglienza e per l'integrazione, sviluppando le potenzialità esistenti sui territori. Tali partenariati possono portare ad uno sviluppo delle conoscenze e conseguentemente al coinvolgimento consapevole di soggetti fino a quel momento estranei alla problematica dell'asilo o esitanti ad assumersi responsabilità in questo settore;

8.

ribadisce come un tale sistema possa portare istituzioni, imprese, sindacati, associazioni del terzo settore, scuole di formazione, università e ovviamente enti locali e regioni a trovare un loro ruolo nel sistema, così da rendere visibile il fenomeno alla società nel suo insieme, e da permettere ad ogni attore di giocare il proprio ruolo, contribuendo naturalmente a smorzare o eliminare le eventuali tensioni.

Strumenti legislativi

Trattamento delle domande di asilo

9.

Ritiene che nell'applicare la procedura per il riconoscimento della protezione internazionale l'Unione europea si trovi a fronteggiare due differenti esigenze, da non gestire in contrapposizione:

l'effettiva protezione dei richiedenti asilo,

il controllo delle frontiere esterne;

10.

propone che le procedure di identificazione, di ammissione al territorio e di accesso alla procedura di asilo siano armonizzate a livello dell'UE;

11.

chiede di programmare e sperimentare procedure comuni per l'identificazione dei migranti, che possano essere applicate in tempi certi, con misure puntuali, nel rispetto dei diritti umani fondamentali e della dignità delle persone;

12.

considera essenziale, per quanto concerne le procedure di esame delle domande di protezione internazionale, individuare gli strumenti comuni in grado di garantire uniformità di valutazione all'interno dei singoli Stati membri consentendo un'applicazione operativa delle disposizioni previste dalle direttive europee (in particolare la direttiva 2005/85/CE);

13.

propone, inoltre, di prevedere periodiche occasioni di formazione, aggiornamento e controllo, nonché di incontro, scambio e confronto tra gli organi preposti all'esame delle domande di protezione internazionale;

14.

raccomanda di predisporre un programma di formazione e aggiornamento a livello europeo rivolto alle unità di difesa delle frontiere o alle forze di polizia di frontiera;

15.

raccomanda di prevedere e supportare l'applicazione, presso i valichi di frontiera (aeroportuali, marittimi e terrestri) e le aree di ingresso, di servizi di assistenza e orientamento in favore di cittadini stranieri che richiedono protezione internazionale.

Condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo

16.

Reputa che, in merito alla detenzione dei richiedenti asilo, sia bene riaffermare che questi non possono essere trattenuti al solo fine di esaminare la loro istanza. Le eventuali limitazioni della libertà di circolazione devono essere limitate alla durata delle procedure di identificazione, che deve essere oggetto di un'ulteriore armonizzazione;

17.

chiede che l'Unione europea si doti di una carta che disciplini la condizione dei richiedenti protezione internazionale sottoposti a limitazione della libertà di circolazione;

18.

considera che i movimenti secondari all'interno dell'Unione europea siano principalmente determinati dalla diversa situazione economica e dalle differenti risposte date dai singoli Stati membri nei confronti dei richiedenti asilo;

19.

ritiene, perciò, necessario elaborare uno studio che raccolga le esperienze realizzate in tutti i paesi membri nel corso degli ultimi anni, soprattutto per quanto concerne l'inserimento lavorativo, abitativo e sociale;

20.

si propone di allegare al presente parere un'appendice che raccolga le migliori pratiche messe in atto in questi campi, in collaborazione con gli enti locali e regionali europei;

21.

raccomanda, in relazione ai servizi messi in atto dagli enti locali e regionali, di superare il concetto di «assistenza materiale» in favore del concetto di «accoglienza integrata» (che comprende servizi di assistenza e orientamento alla persona e l'avvio di percorsi di inserimento socioeconomico).

Concessione della protezione

22.

Ricorda che il concetto di protezione internazionale è ancora molto legato alla stretta definizione di rifugiato sancita dall'articolo 1 della Convenzione di Ginevra, anche se, dal 1951 ad oggi, il contesto internazionale è profondamente cambiato e con esso anche il profilo di coloro che cercano protezione: questi, sempre di più, non fuggono da persecuzioni individuali ma da contesti di violenza generalizzata e conflitto armato. Inoltre, in questo campo, anche le condizioni ambientali e di vita svolgono un ruolo crescente;

23.

osserva che, alla luce di questi elementi, sono decisamente condivisibili le disposizioni contenute nella direttiva 2004/83/CE in cui si profila e si uniforma la protezione sussidiaria da riconoscere a quanti non possono rientrare nella definizione di rifugiato ai sensi della Convenzione di Ginevra. Tale protezione è da considerarsi come complementare allo status di rifugiato e non ad esso subalterna, inferiore o di secondo livello;

24.

apprezza, così, lo sforzo fatto dalla Commissione europea per delineare la condizione del titolare di protezione sussidiaria, andando a integrare e ampliare quanto disposto dalla stessa Convenzione di Ginevra;

25.

sottolinea che, con questa lettura dei dispositivi comunitari, è consentito delineare due forme di protezione internazionale (rifugiato e sussidiaria) per allargare la casistica dei destinatari della protezione stessa;

26.

insiste affinché le due tipologie di protezione internazionale concesse da uno Stato membro siano mutuamente riconosciute da tutti gli altri Stati dell'Unione europea;

27.

raccomanda di prevedere la possibilità di un trasferimento di responsabilità tra Stati membri, quando il titolare di protezione internazionale trasferisca la sua residenza da uno Stato all'altro, garantendo in tale modo una libera circolazione (anche direttamente controllata e monitorata) sul territorio dell'Unione europea;

28.

ritiene necessario che l'Unione europea si doti di strumenti (normativi e operativi) che le consentano di intervenire nei casi per i quali non è possibile procedere a un allontanamento dal territorio comunitario.

Questioni trasversali

Una risposta consona nei casi di vulnerabilità

29.

Ritiene che la vulnerabilità debba essere determinata in base alla specificità della persona e del suo vissuto; fatta eccezione per alcune tipologie di persone che necessitano di per sé di misure specifiche di accoglienza e tutela (minori non accompagnati, donne rifugiate o che accompagnano o raggiungono un rifugiato, disabili fisici o mentali) e la cui particolare situazione deve essere tenuta in debito conto nelle procedure e nelle decisioni adottate (ad esempio, in relazione al rispetto del diritto alla vita privata e familiare o al ricongiungimento familiare);

30.

richiama l'attenzione sul fatto che, soprattutto per quanto concerne le vittime di tortura, le misure di supporto e di riabilitazione possono essere inadeguate se:

non sono integrate da azioni specifiche volte a garantire accoglienza, protezione e inserimento socioeconomico,

sono prestate esclusivamente da strutture specifiche che non dialogano con i servizi di assistenza nazionali e locali né con altri programmi e servizi rivolti anche a richiedenti asilo e rifugiati;

31.

raccomanda, perciò, che nel processo per la costruzione di un sistema comune di asilo si preveda un ampio e articolato dibattito volto a delineare standard comuni per l'identificazione dei singoli casi di vulnerabilità;

32.

propone che, negli strumenti che l'Unione europea elaborerà per supportare il lavoro dei differenti attori coinvolti nel sistema di asilo (linee guida, manuale, programmi formativi, ecc.), siano inserite delle linee e degli indicatori specifici per facilitare l'emergere di situazioni di vulnerabilità e quindi agevolarne la gestione;

33.

ritiene essenziale, per riconoscere e prendere in carico la singola persona nei casi di vulnerabilità, prevedere un rafforzamento delle competenze dei servizi di assistenza locali. In questo senso raccomanda che l'Unione europea intervenga sia attraverso lo stanziamento di risorse per supportare programmi specifici di capacity building, sia con dei programmi di formazione e aggiornamento da promuovere presso gli Stati membri.

Integrazione

34.

Sottolinea che l'integrazione è un percorso, che ha come obiettivo primario il raggiungimento da parte del rifugiato di un proprio livello di autonomia. Il percorso dell'integrazione si snoda attraverso più livelli paralleli di inserimento (lavorativo, abitativo, sociale) e seguendo tappe differenti (conoscenza del territorio, accesso ai servizi, partecipazione);

35.

ritiene essenziale che, nel raccogliere l'esperienza dell'eventuale disagio vissuto nel quadro delle politiche di integrazione dai migranti di seconda generazione in diverse parti d'Europa, i rifugiati (nel caso specifico) non siano sempre considerati come «stranieri» o come «ospiti», e che partendo dal riconoscimento, dal rispetto dei valori del paese di destinazione, come pure delle leggi in esso vigenti, non si preveda il loro distacco dalle culture di provenienza;

36.

ritiene necessario, per una riuscita integrazione dei rifugiati, che essi si sentano partecipi delle vicende dei quartieri, delle città e degli Stati in cui risiedono e dell'Unione europea nel suo complesso. La partecipazione alla vita politica dei territori, a partire dal diritto di elettorato attivo e passivo alle elezioni locali, ha un valore concreto, oltre che simbolico, molto forte;

37.

reputa che lo sviluppo di questo senso di appartenenza nasca all'interno delle scuole, e che i programmi di accoglienza e inserimento di alunni e studenti rifugiati possano essere organicamente sviluppati in tutti i sistemi scolastici e universitari degli Stati membri;

38.

raccomanda:

di predisporre linee guida comuni per realizzare, con l'ampio coinvolgimento degli enti locali, interventi che agevolino a richiedenti asilo e rifugiati l'accesso ai servizi sociosanitari e alla casa, prevedendo misure per sviluppare programmi di partecipazione alle comunità locali,

di definire norme certe e puntuali per il riconoscimento dei titoli di studio, la riqualificazione professionale, la certificazione delle competenze,

di prevedere risorse economiche per supportare le potenzialità lavorative e/o imprenditoriali dei rifugiati anche favorendo la collaborazione con le attività produttive già presenti nel territorio.

Attuazione — misure di accompagnamento

39.

Propone di definire delle norme per le procedure comuni per l'identificazione di cittadini di paesi terzi richiedenti la protezione internazionale;

40.

propone l'elaborazione di programmi strutturati di formazione/aggiornamento rivolti alle unità di difesa delle frontiere e alle forze di polizia, alle ONG, agli organi preposti all'esame delle domande di asilo, ai servizi sanitari e del welfare locale, alle amministrazioni locali e ai dirigenti delle istituzioni nazionali;

41.

suggerisce la realizzazione di occasioni di incontro e scambio. Una conferenza europea «plenaria» sull'asilo, conferenze regionali e l'attivazione di un programma di scambio del personale, una sorta di Erasmus per gli operatori dell'asilo;

42.

invoca un migliore coordinamento tra gli Stati membri su determinate questioni riguardanti il diritto d'asilo;

43.

raccomanda di prevedere l'adozione di un regolamento europeo che disciplini tra gli Stati membri: il mutuo riconoscimento della protezione accordata; le procedure per il trasferimento e un'uniformità di status tra il rifugiato e il titolare di protezione sussidiaria;

44.

reputa essenziale che si amplino e sviluppino strumenti di consultazione dei differenti attori interlocutori chiave per l'attuazione di un comune sistema di asilo: istituzioni nazionali, amministrazioni locali, forze di polizia e ONG;

45.

raccomanda che si pianifichino linee di finanziamento e si programmino bandi di gara per rafforzare le competenze degli attori nazionali e locali, con particolare riguardo alla dimensione psicosociale dell'individuazione e della gestione dei casi di vulnerabilità.

Solidarietà e ripartizione degli oneri

Solidarietà finanziaria

46.

Accoglie con soddisfazione il Programma generale di solidarietà e gestione dei flussi migratori 2007-2013, presentato dalla Commissione europea: si tratta di un programma pluriennale che propone quattro pilastri, e relativi fondi, che affrontano in maniera articolata le diverse problematiche del fenomeno migratorio. Si compiace, in particolar modo, della nuova generazione del Fondo europeo per i rifugiati (FER) 2008-2013, e del Fondo di ritorno per i rifugiati, che rispondono proprio alle esigenze degli enti locali per quanto riguarda i richiedenti asilo e rifugiati;

47.

reputa che l'armonizzazione degli standard procedurali di accoglienza, di integrazione e di partecipazione alle comunità locali sia il primo deterrente ai movimenti secondari di richiedenti o titolari di protezione internazionale all'interno del territorio dell'Unione europea;

48.

sottolinea come il principale ostacolo da superare per raggiungere tale armonizzazione risieda nella realizzazione di un effettivo sistema d'asilo europeo, strumento principe per raggiungere una piena condivisione di responsabilità e competenze tra tutti gli Stati membri dell'Unione europea;

49.

ricorda che il raggiungimento di tale obiettivo è oneroso in termini di risorse economiche, umane e di tempo; lo ritiene, però, necessario per arrivare a un modello di intervento che possa risolvere le criticità che si incontrano in tutta l'Unione europea per la gestione dei flussi migratori misti;

50.

sottolinea che per la realizzazione degli interventi sopra indicati e per garantire la loro ricaduta a livello dei singoli Stati membri, è essenziale che le risorse destinate alle politiche europee dell'asilo prevedano una quota da gestire a livello comunitario e quote destinate ai singoli Stati membri;

51.

raccomanda, perciò, che gli Stati in cui le domande di asilo sono in ascesa o costanti nel tempo, così come gli Stati frontalieri, possano ricevere una dotazione finanziaria proporzionale agli interventi da realizzare. L'attuazione di un sistema di asilo comune necessiterà di molte risorse economiche: soprattutto per un primo quinquennio, dunque, sarà necessario derogare alla norma che vuole i finanziamenti europei complementari a quelli nazionali;

52.

chiede, in questa ottica, di prevedere una sana e articolata programmazione delle risorse finanziarie europee, secondo linee di finanziamento alle quali accedere per intervenire in modo operativo soprattutto in termini di formazione, scambio del personale e partecipazione degli interlocutori locali al processo di consultazione europea;

53.

raccomanda, allo stesso modo, di prevedere adeguate risorse per supportare i nuovi paesi membri e quelli con una storia più recente di gestione delle migrazioni, con finanziamenti aggiuntivi in modo da sopperire alle eventuali carenze strutturali a livello nazionale. In un contesto di tale tipo diventerebbe superfluo pensare a programmi di resettlement all'interno dell'Unione europea.

Estendere il campo di applicazione della direttiva 2003/109/CE ai beneficiari di protezione internazionale

54.

Accoglie con entusiasmo la proposta di direttiva del Consiglio volta a modificare la precedente direttiva 2003/109/CE, estendendone l'applicazione anche alle persone cui è stata riconosciuta una protezione internazionale (rifugiati o titolari di protezione sussidiaria);

55.

ritiene che l'estensione delle disposizioni della direttiva 2003/109/CE a coloro che godono di una forma di protezione internazionale sia un provvedimento essenziale per la rimozione di eventuali rischi di discriminazione, nonché uno strumento che completa lo stesso processo comunitario di armonizzazione in materia di asilo;

56.

considera fondamentale prevedere la possibilità, per il beneficiario di protezione internazionale, di ottenere lo status di soggiornante di lungo periodo nello Stato membro che ha riconosciuto la protezione e altresì di esercitare il diritto di soggiorno in un secondo Stato;

57.

sottolinea come la concessione di una forma di protezione internazionale sia da considerarsi elemento imprescindibile per una valutazione sulle conseguenze di un'eventuale cessazione dello status di soggiornante di lungo periodo;

58.

di conseguenza, accoglie con favore le misure della proposta di direttiva in oggetto che mettono l'accento sul rispetto del principio di non respingimento (principio che proibisce il rimpatrio forzato di una persona verso un paese nel quale la sua vita o la sua libertà sarebbero in pericolo) e sulla necessità di una sua piena attuazione nei fatti, in conformità con la stessa normativa comunitaria e internazionale. Il Comitato respinge tuttavia eventuali ulteriori limitazioni in materia di espulsione e di allontanamento;

59.

sempre in virtù del rispetto del principio di non respingimento, ritiene essenziale assicurare che le autorità del secondo Stato membro siano perfettamente a conoscenza del fatto che un soggiornante di lungo periodo — che chiede di soggiornare sul loro territorio — ha già ottenuto la protezione internazionale in un altro Stato membro. Tale disposizione è fondamentale per garantire la continuità di tutela nel caso del perdurare del bisogno di protezione internazionale;

60.

considera, infatti, indispensabile che — ove le autorità nazionali competenti per il riconoscimento e la revoca dello status di protezione internazionale siano diverse da quelle competenti per il riconoscimento e la revoca dello status di soggiornante di lungo periodo — si tenga nella debita considerazione la «situazione anteriore in materia di protezione»;

61.

accoglie con soddisfazione le disposizioni volte a garantire la piena applicazione, anche in favore dei titolari di protezione internazionale con status di soggiornante di lungo periodo, delle condizioni previste per l'esercizio del diritto di soggiornare in un secondo Stato membro;

62.

raccomanda, infine, che possa essere finalmente adottata in ambito comunitario una disciplina uniforme in materia di concessione di autorizzazione per i rifugiati e titolari di protezione sussidiaria a soggiornare in un secondo Stato membro (per lavoro o per motivi familiari) e, soprattutto, per consentire il trasferimento da uno Stato membro all'altro della responsabilità sulla protezione internazionale concessa.

Bruxelles, 9 aprile 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


5.7.2008   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 172/29


Parere del Comitato delle regioni «Politica europea dei porti»

(2008/C 172/06)

IL COMITATO DELLE REGIONI

evidenzia il ruolo fondamentale dei porti per lo sviluppo economico e sociale, la competitività e la prosperità non solo delle regioni costiere, ma dell'Europa nel suo insieme,

constata che il paesaggio portuale europeo è contrassegnato da una grande diversità ed esprime la convinzione che l'esistenza di strutture differenti rafforzi la concorrenza intesa ad individuare vie di trasporto più efficienti,

ribadisce che il livello regionale e locale è il più adeguato a gestire i porti e si compiace del fatto che la Commissione non intenda armonizzare le diverse strutture amministrative portuali dell'UE attraverso interventi esterni,

sottolinea che non solo i singoli porti sono in concorrenza tra loro, ma anche le intere catene di trasporto ad essi afferenti,

ritiene che gli orientamenti relativi agli aiuti di Stato previsti per il 2008 siano uno strumento idoneo a precisare le disposizioni del Trattato UE sui porti, con l'obiettivo di continuare a garantire una concorrenza leale ed efficace nel settore portuale,

prende atto del fatto che in Europa non esiste ancora un autentico mercato interno per il trasporto marittimo e accoglie favorevolmente la semplificazione delle procedure amministrative, i progressi fatti per modernizzare le formalità doganali e l'iniziativa della Commissione riguardante la creazione di uno spazio europeo del trasporto marittimo senza frontiere prevista per il 2008,

chiede che si continuino a sviluppare e promuovere i progetti Clean-Ship e Clean-Port e ritiene che gli sforzi volti a diminuire le emissioni di gas a effetto serra delle navi (ad esempio favorendo l'accesso alla rete elettrica terrestre) debbano essere intensificati innanzitutto a livello internazionale, in modo tale che i porti europei non siano svantaggiati rispetto alla concorrenza mondiale.

Relatore

:

Rolf HARLINGHAUSEN (DE/PPE), membro della commissione Affari europei del Parlamento di Amburgo

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione — Comunicazione su una politica europea dei porti

COM(2007) 616 def.

I.   Raccomandazioni politiche

IL COMITATO DELLE REGIONI

Aspetti fondamentali

1.

Ringrazia la Commissione per la sua comunicazione sulla futura politica europea dei porti, risultato di un ampio processo di riflessione e di consultazione svoltosi tra il maggio 2006 e il giugno 2007 con la partecipazione di tutte le parti interessate che, in sei seminari tematici, hanno trattato i diversi aspetti della politica europea dei porti;

2.

considera la comunicazione della Commissione un documento che sviluppa la precedente comunicazione al Parlamento europeo e al Consiglio Migliorare la qualità dei servizi nei porti marittimi, passaggio essenziale per il sistema dei trasporti in EuropaProposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull'accesso dei servizi portuali (COM(2001) 35 def.) e la Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull'accesso al mercato dei servizi portuali (COM(2004) 654 def.), su cui il Comitato delle regioni ha emesso un parere rispettivamente il 20 settembre 2001 (CdR 161/2001 fin) e il 13 aprile 2005 (CdR 485/2004 fin);

3.

ritiene che la comunicazione in oggetto sia strettamente collegata con altri temi pertinenti, in particolare con la politica marittima europea e la politica europea dei trasporti, e rimanda al proprio parere d'iniziativa del 12 ottobre 2005 sul tema La politica marittima dell'UE: una questione di sviluppo sostenibile per gli enti regionali e locali (CdR 84/2005 fin), al proprio parere del 13 febbraio 2007 sul tema Verso una politica marittima dell'Unione (CdR 258/2006 fin) e, infine, al proprio parere del 14 febbraio 2007 sul tema Il riesame intermedio del Libro bianco sui trasporti pubblicato nel 2001 dalla Commissione (CdR 119/2006 fin);

4.

sottolinea che la definizione e l'attuazione della politica europea dei porti dovranno fondarsi sui principi di sussidiarietà e di proporzionalità.

Considerazioni generali sulla comunicazione

5.

Evidenzia il ruolo fondamentale dei porti per lo sviluppo economico e sociale, la competitività e la prosperità non solo delle regioni costiere, ma dell'Europa nel suo insieme. I porti, il trasporto marittimo e la relativa logistica rappresentano uno dei comparti a più forte crescita in Europa. Il 90 % del commercio dell'Unione europea con i paesi terzi transita per i porti e all'interno dell'UE il 40 % del trasporto merci passa attraverso i porti. Nell'UE, inoltre, ogni anno più di 200 milioni di passeggeri utilizzano il trasporto via nave;

6.

è convinto che una politica europea dei porti debba tener conto di questi aspetti tanto quanto della crescente globalizzazione e del nuovo contesto dell'Unione allargata. In questo contesto, altri fattori che rivestono una grande importanza ai fini di una crescita sostenibile ed equilibrata e del successo delle regioni europee sono la protezione del clima e dell'ambiente nonché la salute dei cittadini;

7.

constata che il paesaggio portuale europeo è contrassegnato da una grande diversità ed esprime la convinzione che l'esistenza di strutture differenti rafforzi la concorrenza intesa ad individuare vie di trasporto più efficienti;

8.

valuta pertanto positivamente il fatto che, dopo la bocciatura da parte del Parlamento europeo delle due proposte di direttiva sull'accesso al mercato dei servizi portuali, rispetto alle quali anche il Comitato delle regioni aveva espresso delle riserve, la comunicazione e le future misure da essa annunciate non si configurino come nuove proposte legislative, ma prevedano prevalentemente disposizioni non vincolanti (soft law) che possono meglio tener conto delle diverse strutture esistenti;

9.

si compiace del fatto che la Commissione abbia colto l'occasione di porre la sua comunicazione in un contesto allargato che fa riferimento a numerosi aspetti, superando così l'approccio delle due precedenti proposte di direttiva che in sostanza si limitavano a trattare l'accesso al mercato dei servizi portuali;

10.

accoglie positivamente le misure proposte volte a precisare le norme comunitarie pertinenti. Tali misure devono concorrere a migliorare ulteriormente la concorrenza e il libero accesso al mercato e, a questo proposito, il Comitato delle regioni rileva che in molti territori dell'Unione esiste già una concorrenza vivace ed efficace sia tra i porti europei che all'interno degli stessi;

11.

sottolinea che non solo i singoli porti sono in concorrenza tra loro, ma anche le intere catene di trasporto ad essi afferenti, e ricorda che tutte le disposizioni riguardanti il settore portuale, in quanto hanno ripercussioni sulla catena logistica dell'entroterra nel suo complesso, dovrebbero tener conto di tale realtà;

12.

ritiene che le misure comunitarie che possono avere un effetto sui flussi di trasporto, quali ad esempio le reti transeuropee di trasporto o gli orientamenti relativi all'applicazione della legislazione comunitaria in materia di ambiente allo sviluppo del settore portuale, debbano fondarsi sulla necessità di preservare un clima stabile per gli investimenti ed un contesto sociale favorevole nei porti, nonché di garantire lo sviluppo sostenibile nei porti, l'applicazione uniforme delle disposizioni del Trattato e la concertazione con gli enti nazionali, regionali e locali.

Le prestazioni portuali e i collegamenti con l'entroterra

13.

Concorda sostanzialmente con l'analisi svolta dalla Commissione in merito al miglioramento delle prestazioni dei porti e approva la priorità data al miglioramento dell'efficienza rispetto all'ampliamento delle infrastrutture; chiede, tuttavia, che siano sviluppate strategie per incentivare l'intermodalità e la multimodalità che tengano conto delle diverse specificità regionali e sottolinea che una distribuzione più razionale dei flussi di traffico in Europa va realizzata attraverso il mercato ma nell'ambito di un quadro politico globale;

14.

desidera tuttavia segnalare che il concetto di «porto», vale a dire il collegamento tra il mare aperto e l'entroterra, dovrebbe comprendere anche l'accesso dal mare al porto stesso (ad esempio i servizi di rompighiaccio e dragaggio).

Aumentare la capacità nel rispetto dell'ambiente

15.

Ritiene che lo sviluppo dei porti debba rispettare l'ambiente come pure gli interessi e le esigenze di coloro che vivono nelle città portuali;

16.

sostiene pertanto l'intenzione della Commissione di pubblicare degli orientamenti relativi all'interpretazione e all'applicazione della normativa ambientale in materia di sviluppo dei porti; a tal fine è indispensabile una nuova, ampia, consultazione, non soltanto del settore portuale, ma anche degli enti regionali e locali il cui intervento è determinante per lo sviluppo portuale. Le misure di sviluppo portuale e quelle di tutela ambientale vanno coordinate ed equilibrate tra loro;

17.

accoglie favorevolmente le misure proposte per la gestione dei rifiuti e dei sedimenti e sostiene l'intenzione della Commissione di assicurare l'attuazione della normativa europea pertinente in tutti gli Stati membri;

18.

sostiene l'intenzione della Commissione di ridurre le emissioni nei porti, pur evidenziando il ruolo fondamentale che in questo campo spetta all'Organizzazione marittima internazionale (OMI), e invoca accordi internazionali e non misure adottate unilateralmente dall'Europa che indebolirebbero la competitività dell'UE a livello globale; ritiene tuttavia che l'UE debba agire di propria iniziativa se l'OMI non arriverà a risultati concreti in tempi accettabili.

Modernizzazione

19.

Prende atto del fatto che in Europa non esiste ancora un autentico mercato interno per il trasporto marittimo e accoglie favorevolmente la semplificazione delle procedure amministrative, i progressi fatti per modernizzare le formalità doganali e l'iniziativa della Commissione riguardante la creazione di uno spazio europeo del trasporto marittimo senza frontiere prevista per il 2008;

20.

attira tuttavia l'attenzione sui problemi pratici di attuazione del trasporto marittimo senza frontiere e raccomanda un'analisi accurata dello status quo prima di mettere in atto nuove misure.

Condizioni operative eque — chiarezza per gli investitori, gli operatori e gli utenti

21.

Ribadisce che il livello regionale e locale è il più adeguato a gestire i porti e si compiace del fatto che la Commissione non intenda armonizzare le diverse strutture amministrative portuali dell'UE attraverso interventi esterni;

22.

ritiene che gli orientamenti relativi agli aiuti di Stato nel settore portuale previsti per il 2008 siano uno strumento idoneo a precisare le disposizioni del Trattato UE sui porti, con l'obiettivo di continuare a garantire una concorrenza leale ed efficace;

23.

si compiace altresì in questo contesto dell'estensione a tutti i porti, indipendentemente dalle dimensioni e dal fatturato annuale, delle disposizioni sulla trasparenza contenute nella direttiva 2006/111/CE;

24.

prende atto del fatto che, secondo la Commissione, in materia di assegnazione di concessioni il diritto vigente è la giurisprudenza della Corte di giustizia e, in particolare, del fatto che alle concessioni non disciplinate dal diritto degli appalti va applicata una procedura di selezione trasparente; il Comitato delle regioni ritiene che su questo punto siano necessari ulteriori chiarimenti in merito al ruolo delle autorità portuali e alle competenze di cui dispongono per promuovere in modo adeguato gli interessi regionali e lo sviluppo dei porti;

25.

esprime la preoccupazione che una gestione poco flessibile delle misure proposte crei incertezza giuridica o riduca l'interesse a investire dei prestatori di servizi già presenti sul mercato, col rischio di indebolire la competitività dell'Europa;

26.

parte dal presupposto che i porti possano continuare a realizzare le misure di modernizzazione, di ampliamento e di adeguamento nel quadro di un efficace sviluppo portuale anche senza dover ricorrere a procedure di selezione;

27.

ritiene che si debbano definire meglio i diritti dei lavoratori in caso di cessione d'impresa, in particolare laddove non trova applicazione la direttiva 2001/23/CE menzionata nella comunicazione;

28.

prende atto del fatto che i servizi tecnici nautici (pilotaggio, rimorchio e ormeggio) sono considerati servizi di interesse economico generale e sono pertanto soggetti alle disposizioni degli articoli 86, 87 e 88 del Trattato che istituisce la Comunità europea. Conformemente a questi articoli e in linea con il principio di sussidiarietà, compete agli Stati membri designare i loro servizi di interesse economico generale conformemente alle condizioni precisate nella decisione del 28 novembre 2005. Se lo Stato membro decide che un'impresa è incaricata di un SIEG, essa può beneficiare di una compensazione di servizio pubblico nel caso in cui le entrate che riceve grazie all'uso del SIEG non siano sufficienti a coprire i costi. Questa compensazione non può superare i costi effettivamente sostenuti, ivi compreso un ragionevole profitto. Ricorda inoltre a questo proposito che il costo dei servizi tecnici nautici, indispensabili per garantire la sicurezza della navigazione nelle zone portuali, rappresenta una minima parte dei costi totali dei trasporti e quindi respinge l'idea di incoraggiare la diminuzione dei costi di questi servizi per rendere più attraente il trasporto marittimo;

29.

ritiene che per quanto riguarda il pilotaggio si debbano chiarire meglio le questioni attinenti la sicurezza che sono di responsabilità degli enti locali e regionali;

30.

concorda con la valutazione che la Commissione fa dei cosiddetti «uffici di collocamento portuali» e ne sottolinea l'importanza per l'assunzione e la formazione dei lavoratori portuali nel rispetto della normativa comunitaria vigente, in particolare di quella relativa alla libertà di stabilimento e alla libera prestazione di servizi;

31.

si compiace della definizione del concetto di «diritti portuali» e del fatto che essi siano limitati all'infrastruttura generale, e chiede in questo contesto che gli orientamenti precisino nello specifico tali diritti in modo da prevenire la pratica anticoncorrenziale delle sovvenzioni incrociate;

32.

fa osservare che esiste già una grande trasparenza nell'applicazione dei diritti portuali e ritiene pertanto superflue ulteriori disposizioni in questo campo;

33.

apprezza l'intenzione della Commissione di prestare maggiore attenzione alla questione della concorrenza fra porti comunitari e porti dei paesi terzi aiutando i porti interessati, dato che molti di essi sono svantaggiati non solo per la loro posizione geografica periferica, ma anche a causa della concorrenza sempre più agguerrita dei paesi terzi;

34.

esprime preoccupazione poiché la richiesta formulata nel quadro dello US-Safe-Port-Act (2006) e della House Resolution N. 1 (2007) di effettuare uno screening sul 100 % dei container marittimi diretti negli Stati Uniti è quasi impossibile da attuare per i porti europei e, inoltre, comporta costi considerevoli; invita pertanto la Commissione a negoziare con l'amministrazione americana al fine di trovare soluzioni praticabili.

Stabilire un dialogo strutturato tra i porti e le città

35.

Sostiene l'intenzione della Commissione di promuovere l'immagine dei porti e la loro integrazione nelle città. In molte regioni i porti rivestono un'importanza che va ben oltre il mero aspetto economico ed occupazionale, forgiando spesso l'immagine stessa delle città e contribuendo in larga misura allo sviluppo urbano e regionale;

36.

chiede pertanto che venga elaborato un approccio innovativo che tenga conto del potenziale culturale, turistico e ricreativo delle città portuali e propone di premiare i progetti di ricerca e di cooperazione territoriale che individuano al meglio tali sviluppi futuri;

37.

approva le misure di sensibilizzazione dell'opinione pubblica previste dalla Commissione, ma a questo proposito teme che possano insorgere delle difficoltà per quanto riguarda le norme vigenti relative alla sicurezza e alla protezione contro il terrorismo e la criminalità;

38.

ritiene necessario chiarire la questione della prevista carta di accesso multiuso e della sua funzione.

Il lavoro nei porti

39.

È dell'avviso che una politica europea dei porti debba tener conto anche della dimensione occupazionale al fine di creare e tutelare posti di lavoro qualificati;

40.

accoglie quindi con favore l'intenzione della Commissione di promuovere il dialogo sociale a livello europeo. Questo dovrebbe avvenire in stretta collaborazione con le parti sociali. Condizioni di lavoro buone e sicure e un miglioramento costante della formazione iniziale e continua dei lavoratori portuali, ad esempio mediante l'uso sistematico di simulatori, sono fattori determinanti per lo sviluppo positivo e sostenibile dei porti e delle loro regioni;

41.

sottolinea che l'Europa potrà sostenere la concorrenza globale solo se riuscirà ad essere straordinariamente innovativa e a fornire un livello qualitativo più alto rispetto ad altre regioni e ribadisce l'importanza fondamentale che a tal fine rivestono la formazione universitaria e quella professionale;

42.

esprime preoccupazione per il numero tuttora elevato di infortuni sul lavoro che si verificano sulle navi e nei porti. Il Comitato delle regioni ricorda che gli enti locali e regionali svolgono un ruolo importante per garantire nei porti l'osservanza e l'applicazione della normativa vigente in materia di salute e di sicurezza sul lavoro.

II.   Conclusioni e raccomandazioni

IL COMITATO DELLE REGIONI

43.

Deplora i ritardi verificatisi nel completamento delle infrastrutture della rete transeuropea (TEN) e invita la Commissione a informare meglio gli Stati membri, le regioni e le città circa le possibilità di finanziamento previste al fine di potenziare le capacità e le infrastrutture che consentono l'accesso ai porti dalla terra ferma (collegamenti con l'entroterra) e l'accesso dal mare (collegamenti tra il porto e le rotte marittime) e per sviluppare le reti logistiche di distribuzione;

44.

ritiene indispensabile che in futuro, nelle normative sulla concessione di aiuti finanziari per le autostrade del mare, si preveda formalmente la partecipazione delle regioni e auspica l'introduzione di una procedura complessivamente semplificata, che risponda meglio agli interessi delle imprese, contribuendo così a una più ampia diffusione e a una maggiore accettazione del trasporto marittimo rispettoso dell'ambiente;

45.

propone di fare maggiore ricorso, nella futura pianificazione degli accessi marittimi e terrestri, agli strumenti per l'assetto dello spazio e per la gestione integrata delle zone costiere;

46.

chiede che gli orientamenti in materia di aiuti siano tempestivamente pubblicati, previa consultazione con gli Stati membri, le regioni e le parti interessate;

47.

chiede l'introduzione di incentivi economici per garantire infrastrutture portuali appropriate e trasporti marittimi di livello adeguato nelle regioni insulari e costiere ultraperiferiche allo scopo di dare un impulso allo sviluppo sostenibile di tali regioni e ridurre i fattori che ostacolano l'attività imprenditoriale e la possibilità di un accesso equo ai grandi mercati europei;

48.

sottolinea che è indispensabile contrastare l'inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico coinvolgendo anche il settore portuale e il traffico marittimo, ad esempio passando in tempi brevi all'impiego di carburanti puliti per uso marittimo e mediante la rapida attuazione della normativa OMI per il trattamento delle acque di zavorra delle navi;

49.

chiede che si continuino a sviluppare e promuovere i progetti Clean-Ship e Clean-Port e ritiene che gli sforzi volti a diminuire le emissioni di gas a effetto serra delle navi (ad esempio favorendo l'accesso alla rete elettrica terrestre) debbano essere intensificati innanzitutto a livello internazionale, in modo tale che i porti europei non siano svantaggiati rispetto alla concorrenza mondiale, e sussidiariamente a livello europeo, in modo che la qualità della vita della popolazione delle zone portuali sia immediatamente migliorata;

50.

reputa necessario, con un'attività di comunicazione più efficace rispetto a quanto fatto finora, far conoscere al grande pubblico il ruolo fondamentale che i porti e il trasporto marittimo rivestono per la crescita dell'economia nel suo complesso e per la creazione di nuovi posti di lavoro in Europa; questo compito andrebbe lasciato in larga misura agli Stati membri, alle regioni e agli stessi porti;

51.

attende con vivo interesse le misure per la messa a punto di una politica marittima integrata che la Commissione presenterà nel 2008 e le relative modalità di coinvolgimento dei porti;

52.

nel rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità, riconosce la necessità di una serie di misure al livello dell'UE per affrontare adeguatamente tutti gli aspetti della politica dei porti. Il Comitato delle regioni teme tuttavia che non tutte le misure possano essere attuate nei tempi previsti e deplora pertanto che la comunicazione non ne definisca chiaramente il grado di priorità;

53.

propone che, al momento dell'adozione delle misure previste, la Commissione tenga conto anche dei piccoli porti di livello locale e regionale, le cui attività non hanno carattere prevalentemente commerciale ma rivestono un'importanza fondamentale per le comunità circostanti. Tali porti dispongono di risorse economiche e umane molto limitate per applicare le direttive e le disposizioni emanate dalle istituzioni europee. Propone inoltre che, in certi casi, i nuovi strumenti normativi comunitari siano valutati in funzione delle capacità e del volume di questi porti, per non pregiudicarne la redditività;

54.

chiede quindi la revisione della serie di misure proposta e il suo riordino secondo i seguenti criteri: il grado di priorità dei singoli obiettivi che si intendono raggiungere con le diverse misure, l'autorità competente in base al principio di sussidiarietà, i tempi di attuazione;

55.

offre la propria collaborazione e il proprio sostegno all'elaborazione di proposte per definire il grado di priorità delle misure summenzionate e per la futura politica europea dei porti e dichiara che vorrebbe essere informato periodicamente sugli sviluppi relativi a questo settore;

56.

raccomanda la creazione di una struttura che permetta di effettuare consultazioni periodiche di tutte le parti interessate al fine di integrarne i risultati nello sviluppo della politica europea dei porti, prevenire i conflitti e scambiare le pratiche consolidate; in questo contesto fa riferimento anche alla possibilità di sostenere e promuovere gli organismi locali e regionali al fine di garantire un alto grado di accettazione delle misure proposte;

57.

chiede alla Commissione di presentare entro il 31 dicembre 2009 una relazione intermedia sulla politica europea dei porti in cui vengano proposte delle misure volte ad eliminare le strozzature tra i porti e l'entroterra.

Bruxelles, 9 aprile 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


5.7.2008   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 172/34


Parere del Comitato delle regioni «Una politica marittima integrata per l'Unione europea»

(2008/C 172/07)

IL COMITATO DELLE REGIONI

deplora il fatto che non sia stata prestata attenzione ad aspetti fondamentali quali l'istruzione e la formazione marittima, la creazione di fondi europei per le zone costiere e la protezione del suolo marino,

si rammarica del fatto che la Commissione non abbia tenuto conto dello sfruttamento e della protezione del suolo marino e reputa che tale politica dovrebbe prevedere anche delle norme strategiche generali in materia di dispersione nell'ambiente e di installazione di condotte e cavi sul fondo marino e relativo utilizzo,

ribadisce la richiesta formulata nel proprio parere Verso una politica marittima dell'Unione di esaminare la possibilità di rivedere il sistema finanziario comunitario per creare un unico sistema semplificato con un fondo europeo per le zone costiere e le isole che copra la totalità, o la maggioranza, delle questioni marittime,

invita la Commissione a presentare una tabella di marcia contenente i principali obiettivi di medio e lungo periodo che la politica marittima europea deve raggiungere entro il 2015 e il 2020,

trova che manchino ancora dei legami chiari tra il Libro blu e la direttiva sulla strategia per l'ambiente marino; esorta quindi la Commissione a chiarire questi legami e a trattare le due tematiche in modo più approfondito,

sollecita nuovamente una piattaforma marittima europea che coinvolga gli enti locali e regionali e le parti interessate quale strumento per riunire le conoscenze specifiche e per lo scambio delle migliori pratiche.

Relatrice

:

KALEV (EE/UEN-AE), sindaco di Jõgeva

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Una politica marittima integrata per l'Unione europea

COM(2007) 575 def.

Raccomandazioni politiche

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

Accoglie con favore e approva la comunicazione della Commissione sul tema Una politica marittima integrata per l'Unione europea e si compiace che si tenti ora di trovare un approccio globale nei confronti di questo argomento fondamentale, che abbracci tutti gli aspetti dei rapporti tra l'uomo e il mare e gli oceani. In questo modo verrà creato un quadro politico coerente che consentirà di sviluppare in modo ottimale e sostenibile tutte le attività connesse al mare;

2.

prende atto della partecipazione di numerose parti interessate al processo di consultazione; teme tuttavia che non sia stata prestata attenzione ad aspetti fondamentali quali l'istruzione e la formazione marittima, la creazione di fondi europei per le zone costiere e la protezione del suolo marino;

3.

concorda nell'affermare che tutte le questioni relative agli oceani e ai mari sono collegate tra loro e vanno risolte in modo coordinato. Per ottenere i risultati auspicati è importante coordinare la fornitura delle informazioni sui progressi relativi a tutte le azioni (p. es. un sito web unico). Qualsiasi azione o regolamento vincolante deve basarsi su valutazioni e fatti scientifici che prendano in considerazione le variazioni locali a livello di ecosistemi e le differenze regionali nell'uso delle risorse marine da parte dell'uomo;

4.

è convinto che la politica marittima dell'UE possa diventare molto importante nel lungo periodo, dato che oltre il 50 % della superficie dell'UE è coperto dalle acque, con tutte le loro risorse biologiche, fisiche e geologiche;

5.

fa notare che una componente essenziale dell'ambiente marino, ossia la questione dello sfruttamento e della protezione del suolo marino, che è di competenza dei singoli Stati membri, non ha trovato spazio nella comunicazione su una politica marittima integrata; reputa che tale politica dovrebbe prevedere in particolare anche delle norme strategiche generali in materia di dispersione nell'ambiente e di installazione di condotte e cavi sul fondo marino e relativo utilizzo;

6.

sottolinea che la politica marittima trascende le frontiere nazionali e richiede un approccio articolato e un'amministrazione efficiente a più livelli;

7.

è favorevole all'approccio integrato e interdisciplinare, la cui attuazione richiede la cooperazione e il coordinamento di tutte le misure relative ai mari ai diversi livelli decisionali, fermo restando che è necessario trovare un equilibrio tra la competitività, la sostenibilità e la protezione dell'ambiente;

8.

reputa che gli enti locali e regionali svolgano un ruolo essenziale nella definizione e attuazione della politica e nella creazione di un quadro giuridico; ritiene altresì che essi abbiano un compito chiaro da svolgere nell'integrare le misure politiche settoriali al fine di informare i cittadini in merito alle potenzialità del mare e all'impatto delle attività umane sull'ambiente marino;

9.

fa notare che, al fine di attuare con successo la politica marittima integrata dell'UE, è indispensabile che gli enti locali e regionali siano disposti a continuare ad impegnarsi in questo campo e forniscano un contributo efficace al riguardo;

10.

concorda con la Commissione sul fatto di poter fornire un valore aggiunto a questo processo; vuole pertanto contribuire con una formula in grado di sostenere la partecipazione degli enti locali e regionali a questo processo e di promuovere un contributo efficace da parte loro;

11.

riflette su come si possano aiutare gli enti locali e regionali ad elaborare la strategia di attuazione e ad attuare le misure previste, tenendo conto delle diverse peculiarità degli Stati membri e delle regioni marittime specifiche per le quali è necessaria una maggiore cooperazione, e in particolare le isole, gli arcipelaghi e le regioni ultraperiferiche, nonché della dimensione internazionale;

12.

raccomanda di tener conto delle diverse capacità delle regioni, nonché dei punti di vista emersi nel corso del processo di consultazione;

13.

condivide quanto affermato nella comunicazione, e cioè che i cambiamenti dovuti alla politica marittima hanno un'incidenza soprattutto sulle zone costiere, i corsi d'acqua interni ad esse collegati e le foci dei fiumi;

14.

continua ad adoperarsi per rafforzare le capacità degli enti locali e regionali, per garantire in modo vincolante la disponibilità di risorse e per creare a tal fine un fondo per le zone costiere e le isole. Ribadisce la richiesta formulata nel proprio parere Verso una politica marittima dell'Unione di esaminare la possibilità di rivedere il sistema finanziario comunitario per creare un unico sistema semplificato con un fondo europeo per le zone costiere e le isole che copra la totalità, o la maggioranza, delle questioni marittime. Le risorse vanno utilizzate in modo da avere un impatto positivo sulla situazione ambientale ed ecologica dei mari;

15.

ribadisce ancora una volta la posizione espressa nel parere CdR 84/2005 fin, e cioè che è di importanza determinante promuovere l'innovazione e lo sviluppo delle imprese, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo di nuove tecnologie marine;

16.

concorda nell'affermare che una politica marittima integrata contribuirà a risolvere i problemi legati alla globalizzazione, alla competitività, al cambiamento climatico, alla minaccia di degrado dell'ambiente marino, alla sicurezza marittima, nonché alla sicurezza dell'approvvigionamento energetico e alla sostenibilità;

17.

reputa altresì necessario che una tale politica si basi sull'eccellenza nella ricerca, nella tecnologia e nell'innovazione nel campo delle scienze marine, sull'agenda di Lisbona per l'occupazione e su quella di Göteborg per lo sviluppo sostenibile;

18.

condivide la posizione della Commissione in merito alla questione del valore aggiunto sollevata nel parere CdR 258/2006 fin, in cui si era affermato che un approccio integrato contribuisce ad evitare divergenze di opinioni, a creare sinergie e a garantire uno scambio di informazioni oggettivo con i cittadini e le regioni limitrofe;

19.

riconosce l'impegno della Commissione di creare, con la comunicazione all'esame, le basi per il quadro decisionale e per gli strumenti intersettoriali necessari ai fini di una politica marittima integrata dell'UE, come pure di presentare le principali misure che la Commissione attualmente in carica ha intenzione di avviare nel corso del proprio mandato. Si compiace, in questo contesto, che la strategia politica annuale della Commissione europea per il 2009 (COM(2008) 72 def.) confermi che la politica marittima è una delle priorità politiche della Commissione; si duole tuttavia che in questo settore, nel 2009, sia previsto solo uno sforzo finanziario limitato tramite la ridistribuzione di 6 milioni di euro a partire da risorse disponibili nell'ambito della politica della pesca;

20.

si compiace che la Commissione, nel quadro di tali misure, intenda farsi guidare dai principi di sussidiarietà e di tutela della competitività, da un approccio orientato agli ecosistemi e dal principio del coinvolgimento delle parti interessate;

21.

per il motivo suddetto invita la Commissione a presentare una tabella di marcia contenente i principali obiettivi di medio e lungo periodo che la politica marittima europea deve raggiungere entro il 2015 e il 2020;

22.

reputa che un documento così importante come quello sulla politica marittima integrata dell'UE dovrebbe avere un orizzonte temporale decisamente più ampio e andare oltre la durata dell'attuale mandato della Commissione;

23.

reputa estremamente importante cooperare con i gruppi di lavoro e le organizzazioni regionali e settoriali che, nell'UE, sono attivi nelle regioni dell'Atlantico, del Mar Glaciale Artico, del Mediterraneo, del Mar Nero, del Baltico e del Mare del Nord, consultarli e appoggiare le loro attività. Chiede alla Commissione di organizzare l'attuazione della politica marittima integrata nelle suddette regioni;

24.

fa notare che le competenze relative all'approccio integrato sono delimitate chiaramente; l'UE deve quindi esercitare le competenze previste dal Trattato per le azioni nei pertinenti settori come l'ambiente, i trasporti, la pesca, la politica regionale e industriale, nel pieno rispetto della sussidiarietà;

25.

appoggia l'appello rivolto dalla Commissione agli Stati membri affinché elaborino orientamenti per le politiche marittime nazionali integrate in stretta cooperazione con le parti interessate, e in particolare con le regioni costiere, e attende con impazienza che la Commissione presenti, a questo proposito e in merito alla consultazione delle parti interessate, orientamenti che riconoscano le particolari competenze degli enti regionali e locali in materia di politica marittima integrata;

26.

ritiene fondamentale la decisione di proporre, nel 2008, una serie di orientamenti per la definizione di tali politiche marittime nazionali integrate e di presentare, a partire dal 2009, una relazione annuale sulle azioni degli Stati membri in questo campo;

27.

raccomanda di adottare orientamenti di sostegno anche per gli enti regionali e locali; chiede alla Commissione di inserire i seguenti elementi come principi fondamentali nelle linee guida per la buona governance a livello nazionale e regionale: proposte relative ai principali obiettivi marittimi, una metodologia per il conseguimento di tali obiettivi secondo un approccio integrato, scadenze raccomandate per gli obiettivi da raggiungere;

28.

reputa che il coordinamento previsto non garantisca l'integrazione, che gli ordinamenti potrebbero essere soggetti a diverse interpretazioni e che le strutture di consultazione siano ancora lungi dall'essere delle istanze decisionali;

29.

propone di mettere a punto, per le regioni, una sintesi ben strutturata e un elenco delle migliori pratiche;

30.

raccomanda di creare un sistema chiaro in grado di garantire che le regioni apportino costantemente un contributo efficace ed incisivo e che i possibili conflitti tra le regioni vengano risolti equamente;

31.

sottolinea che a tal fine è necessario elaborare una strategia regionale di attuazione;

32.

propone di accelerare i processi decisionali relativi alle questioni marittime nell'ambito di un dialogo con gli enti regionali e locali; sottolinea che anche gli Stati membri e gli enti regionali e locali devono partecipare direttamente all'elaborazione della strategia di attuazione. Gli obiettivi di tale strategia andrebbero definiti assieme a loro, ribadendo così che tutte le attività favoriscono un'integrazione trasversale. Allo stesso modo si potrebbero anche definire i compiti e affrontare le questioni relative alle risorse finanziarie;

33.

è favorevole a promuovere una migliore collaborazione tra le guardie costiere degli Stati membri e appoggia la decisione di prevedere misure per la realizzazione di un sistema di sorveglianza maggiormente integrato per riunire i sistemi di monitoraggio e di localizzazione esistenti che vengono attualmente utilizzati per garantire la sicurezza e la protezione in mare, la tutela dell'ambiente marino, la prevenzione dell'inquinamento marino, il controllo della pesca, il controllo delle frontiere esterne e altre attività relative all'applicazione della legge in mare; esorta la Commissione ad avviare a questo riguardo un primo progetto pilota nel Mediterraneo, da estendere poi a tutta l'Europa;

34.

si compiace della decisione della Commissione di redigere nel 2008 una tabella di marcia per facilitare lo sviluppo della pianificazione dello spazio marino da parte degli Stati membri;

35.

reputa necessario che la Commissione, nel 2008, adotti misure volte alla realizzazione di una rete europea di dati e osservazioni marine e valuti la necessità di una cartografia multidimensionale delle acque degli Stati membri al fine di migliorare l'accesso a dati di alta qualità; esorta la Commissione ad avviare, a questo proposito, un primo progetto pilota nel Mare del Nord, da estendere poi a tutta l'Europa.

Settori di intervento per una politica marittima integrata dell'UE

Incoraggiare al massimo lo sfruttamento sostenibile degli oceani e dei mari

36.

È d'accordo con la Commissione sul fatto che, al fine di migliorare l'efficienza del trasporto marittimo in Europa e di garantirne la concorrenzialità a lungo termine, è necessario creare uno spazio per il trasporto marittimo europeo senza barriere, in cooperazione con gli altri attori del sistema di trasporto;

37.

è favorevole all'elaborazione di una strategia globale per i trasporti marittimi per il periodo 2008-2018, che dovrebbe contemplare la promozione delle autostrade del mare e del trasporto marittimo a corto raggio. Questa strategia, oltre a tenere conto della rete di grandi porti europei connessa alle reti transeuropee dei trasporti, dovrebbe attribuire un'attenzione specifica ai porti piccoli e medi, che servono in modo efficiente le regioni periferiche e le isole e contribuiscono anche a evitare la congestione dei grandi porti e delle strade;

38.

esorta la Commissione e gli Stati membri ad incoraggiare la cooperazione tra i porti europei al fine di promuovere: a) il trasporto, nell'UE, del maggior volume possibile di merci via nave, essendo l'opzione più rispettosa dell'ambiente, anche per le importazioni, le esportazioni e il transito; b) l'efficienza rispetto ai costi e l'ecoefficienza del commercio marittimo, in particolare alla luce del previsto ulteriore aumento dei flussi di merci;

39.

prende atto della risposta ottenuta nel quadro del processo di consultazione alla domanda posta in passato circa le modalità di integrazione della strategia tematica per la protezione e la conservazione dell'ambiente marino (1) e della proposta di direttiva sulla strategia per l'ambiente marino (2) nella futura politica marittima comune, tanto più che la Commissione le considera una componente della strategia integrata;

40.

sottolinea che le summenzionate strategie costituiscono il pilastro ambientale della politica marittima integrata in quanto favoriscono un approccio orientato agli ecosistemi e volto ad affrontare in ugual misura le questioni ecologiche, sociali ed economiche. In tale contesto, la componente ecologica ha anche dei termini vincolanti (raggiungere un buono stato ecologico entro il 2020);

41.

osserva che, ai sensi della proposta di direttiva sulla strategia per l'ambiente marino, le regioni in cui le condizioni del mare sono critiche sono tenute a elaborare e attuare le misure necessarie con maggiore rapidità al fine di conseguire uno stato ecologico soddisfacente. In tali regioni è estremamente importante che la Commissione europea coordini i diversi settori interessati, i programmi e le strategie, e fornisca anche un sostegno finanziario sufficiente. Ai fini di una politica marittima davvero integrata è necessario tener conto anche delle attività svolte sulla terraferma come l'agricoltura, il trattamento delle acque reflue, i trasporti e la produzione di energia. Tali regioni possono fungere da zone pilota per una politica marittima vera e completamente integrata;

42.

trova che manchino ancora dei legami chiari tra il Libro blu e la direttiva sulla strategia per l'ambiente marino; esorta quindi la Commissione a chiarire questi legami e a trattare le due tematiche in modo più approfondito, evitando una duplicazione degli sforzi;

43.

esorta la Commissione a presentare una proposta su come collegare i singoli siti marini Natura 2000 nell'UE;

44.

reputa che la gestione integrata delle zone costiere (ICZM) si basi su un'impostazione ben ponderata, che può contribuire all'elaborazione della politica marittima con una serie di buone pratiche molto utili; propone di analizzare anche le esperienze fatte a livello locale e regionale nel campo dello sfruttamento integrato delle zone costiere — e in particolare i partenariati costieri locali esistenti che riuniscono enti locali e parti interessate per una gestione integrata delle zone costiere efficiente, economica e improntata a un approccio dal basso verso l'alto — e di stabilire in che modo si possano conciliare la ICZM e la politica marittima;

45.

raccomanda, per promuovere la cooperazione nel settore tecnico e in merito a questioni amministrative concernenti la gestione, di instaurare stretti contatti con gli enti regionali e locali che attuano le misure degli Stati membri in materia di politica delle acque. In tal modo entro il 2015 si dovrebbe raggiungere un buono stato delle acque superficiali nel raggio di un chilometro dalla costa (3);

46.

rinvia, per i dettagli relativi alla sua posizione sulla politica portuaria europea, al proprio parere CdR 237/2007 fin in merito alla comunicazione della Commissione su una politica europea dei porti (COM(2007) 616 def.);

47.

condivide l'intenzione di proporre una nuova politica per i porti che tenga conto dei molteplici ruoli di questi ultimi nel contesto più ampio della logistica europea;

48.

raccomanda di utilizzare le risorse dei fondi strutturali per favorire gli investimenti nelle strutture portuali regionali e in altri progetti pertinenti;

49.

approva la proposta di ridurre il livello delle emissioni provenienti dalle navi nei porti, in particolare eliminando gli svantaggi fiscali connessi all'utilizzo della rete elettrica terrestre, e di sviluppare e promuovere norme tecniche a livello europeo o mondiale per il trasferimento dell'elettricità dalla rete terrestre alle navi;

50.

reputa altresì necessario prevedere orientamenti relativi all'applicazione delle pertinenti norme ambientali comunitarie allo sviluppo dei porti;

51.

sottolinea inoltre la necessità di garantire, per il futuro, un approvvigionamento energetico sostenibile e invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere sistematicamente le energie marine pulite e rinnovabili come quelle ricavate dal vento, dalle onde, dalle maree e dalle correnti oceaniche, in particolare dando la priorità alla ricerca e allo sviluppo e appoggiandoli sistematicamente, nonché mediante approcci finanziari come l'applicazione di tariffe di immissione in rete adeguate. Inoltre andrebbero rimosse le barriere amministrative che ostacolano lo sviluppo delle energie rinnovabili marine;

52.

ritiene che i porti gestiti da enti senza scopo di lucro e di proprietà locale debbano essere protetti dal degrado, visto che i vantaggi sociali, ricreativi e turistici che essi comportano per le comunità circostanti vanno ben oltre la loro funzione economica originaria;

53.

si compiace dell'atteggiamento positivo della Commissione nei confronti della creazione di poli multisettoriali e centri regionali di eccellenza marittima, e della sua intenzione di promuovere una rete europea di poli marittimi;

54.

esorta, in questo contesto, a chiarire e illustrare la configurazione e la forma delle nuove strutture previste, specificando il contributo politico che ciascuna di esse dovrà apportare e il ruolo che spetterà alla Commissione e al Comitato delle regioni;

55.

approva la decisione di riesaminare, in stretta cooperazione con le parti sociali, le esenzioni applicate ai settori marittimi nel quadro del diritto del lavoro comunitario;

56.

reputa che, in materia di miglioramento della sicurezza per le professioni marittime, una responsabilità importante spetti agli Stati membri, in quanto sono tenuti a ratificare strumenti internazionali come la Convenzione consolidata dell'OIL sul lavoro marittimo, del febbraio 2006, o la Convenzione dell'OIL sul lavoro nel settore della pesca adottata nel giugno 2007;

57.

apprezza la decisione di promuovere un «certificato di eccellenza marittima»;

58.

raccomanda di attuare misure a favore del miglioramento della formazione marittima, in modo tale che la formazione professionale sia riconosciuta a livello internazionale e vi siano possibilità di perfezionamento, garantendo così la necessaria disponibilità di specialisti in possesso di qualifiche adeguate;

59.

è convinto che le regioni costiere siano le prime a soffrire dei cambiamenti climatici e raccomanda quindi di intraprendere azioni prioritarie quali la riduzione delle emissioni provenienti dalle navi, lo sviluppo e l'espansione delle energie rinnovabili marittime, il contrasto del declino della biodiversità marina e la protezione delle coste; di conseguenza, si compiace della decisione della Commissione di avviare azioni pilota al fine di ridurre l'impatto del cambiamento climatico sulle zone costiere e garantire l'adeguamento a tale cambiamento;

60.

invita la Commissione a spiegare come valuta la necessità di tali misure nelle regioni non costiere;

61.

condivide la posizione secondo cui occorre sostenere gli sforzi internazionali per ridurre l'inquinamento da petrolio causato dalle navi;

62.

condivide la decisione di appoggiare attivamente gli sforzi internazionali per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra prodotte dalle navi;

63.

chiede di modificare la direttiva sulla tassazione dell'energia al fine di prevedere il divieto, per gli Stati membri, di tassare l'elettricità fornita alle navi nei porti più del carburante per imbarcazioni, in quanto l'attuale sistema previsto dalla direttiva incentiva l'inquinamento atmosferico, che nelle città portuali è causato fino all'80 % dalle navi che utilizzano olio combustibile;

64.

accoglie con favore gli sforzi della Commissione e degli Stati membri per ridurre i livelli di SO2 e di NOx e le emissioni di particolato fine da parte delle navi nei mari dell'UE, e in particolare nei porti. Visto che nel lungo periodo queste misure non saranno sufficienti, chiede ulteriori riduzioni ed esorta quindi la Commissione e gli Stati membri a portare, al più tardi entro il 2030, le emissioni provenienti dalle navi allo stesso livello consentito alle automobili;

65.

chiede che le emissioni provenienti dalle navi siano integrate nel sistema comunitario di scambio delle quote di emissione;

66.

approva la decisione della Commissione di presentare proposte affinché lo smantellamento delle vecchie navi venga effettuato in modo efficiente, sicuro ed ecologicamente sostenibile, tenendo debitamente conto dei lavori avviati a livello internazionale;

67.

approva la decisione di intervenire con fermezza per porre fine ai rigetti in mare e alle pratiche di pesca distruttive come la pesca al traino in alto mare in habitat sensibili; in tale contesto è particolarmente importante esaminare con attenzione le interazioni tra i singoli paesi per quanto riguarda il sovrasfruttamento delle risorse ittiche;

68.

si compiace che si proceda con rigore contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata nelle regioni in cui i fatti concreti e la ricerca dimostrano che un tale intervento è necessario;

69.

riconosce la necessità di promuovere e incentivare le modalità di pesca artigianale, che vantano una lunga tradizione nei mari europei, sono più selettive e rispettose dell'ambiente;

70.

invita la Commissione a segnalare in che modo, in merito agli ultimi due aspetti menzionati, si possa attuare una politica integrata in modo più efficace di quanto avvenuto finora;

71.

esprime il proprio appoggio a portare avanti lo sviluppo di un settore dell'acquacoltura ecologicamente sicuro in Europa.

Creare una base di conoscenze e innovazione per la politica marittima

72.

Si compiace dell'intenzione di presentare, nel 2008, una strategia europea fondamentale per la ricerca marina e marittima;

73.

invita la Commissione a tener conto del concetto di rete di «Istituti europei di ricerca sugli oceani» nel quadro della nuova strategia per la ricerca marittima;

74.

reputa altresì necessario pubblicare inviti a presentare proposte congiunte nell'ambito del 7o programma quadro di ricerca per promuovere un approccio integrato e migliorare la comprensione degli aspetti trasversali delle questioni marittime, come l'impatto del cambiamento climatico, del conseguente aumento del livello dei mari e dei mutamenti delle condizioni meteorologiche sulla possibilità di sfruttare i porti e sui trasporti marittimi in generale;

75.

si compiace del sostegno alla ricerca volta a prevedere e attenuare gli effetti del cambiamento climatico sulle attività marittime, l'ambiente marino, le zone costiere e le isole e a favorire l'adattamento a tali effetti; esorta la Commissione ad elaborare una strategia europea per l'adeguamento all'impatto dei cambiamenti climatici nelle regioni costiere, che sia basata su una solida valutazione dei crescenti costi di tale adeguamento e aiuti ad evitare che essi diventino un ostacolo alla crescita economica delle zone costiere;

76.

approva la decisione di sostenere la creazione di un partenariato europeo relativo alle scienze marine per favorire un dialogo concertato tra la comunità scientifica, l'industria e i responsabili politici;

77.

si chiede in che modo e in che misura la Commissione sosterrà tale partenariato, che forma avrà tale sostegno, che legame avrà il partenariato con la struttura di consultazione proposta dalla Commissione e in che modo si differenzierà da essa;

78.

sottolinea l'importanza dei dati regionali e di analizzarli in una prospettiva interregionale;

79.

reputa necessario comparare le statistiche per promuovere la competitività settoriale e le attività di riforma (un aspetto, questo, menzionato nel parere CdR 258/2006 fin, ma non nel «Libro blu»);

80.

chiede di specificare fino a che punto le regioni possano avere un influsso sui progetti pilota e sui bandi relativi ai progetti di ricerca e sviluppo e ai progetti esemplari;

81.

sollecita nuovamente una piattaforma marittima europea che coinvolga gli enti locali e regionali e le parti interessate quale strumento per riunire le conoscenze specifiche e per lo scambio delle migliori pratiche; propone di mettere a punto quanto prima, per le regioni, una sintesi ben strutturata e un elenco costantemente aggiornato delle migliori pratiche, eventualmente sulla base di elenchi europei di migliori pratiche marittime regionali già esistenti, che riprendano in particolare esempi di: definizioni di obiettivi marittimi generali, buona governance, politiche settoriali e loro integrazione, piani d'azione marittimi regionali.

Offrire una migliore qualità di vita nelle regioni costiere

82.

Ritiene fondamentale promuovere, nell'ambito della futura iniziativa sul turismo, il turismo marittimo e costiero sostenibile;

83.

chiede chiarimenti sul modo in cui gli enti regionali e locali e le regioni costiere, secondo la Commissione, possono contribuire a garantire una migliore qualità di vita nelle regioni costiere, specificando quali sinergie potrebbero esserci ad esempio con altre politiche dell'UE;

84.

è favorevole al fatto che la Commissione realizzi con urgenza una base di dati comprendente tutti i progetti di politica regionale finanziati dall'UE che rientrano nell'ambito di applicazione della politica marittima, come base per diffondere le migliori pratiche; tale banca dati dovrebbe anche creare trasparenza sui finanziamenti comunitari disponibili per i progetti marittimi e le regioni costiere;

85.

appoggia la proposta di una strategia comunitaria per la prevenzione delle catastrofi che metta in evidenza in particolare i rischi cui sono esposte le regioni costiere e indichi fra l'altro i porti di rifugio nei quali possono approdare le petroliere e le navi con altri carichi pericolosi che si trovano in difficoltà. Le misure in materia di sicurezza marittima devono anche tenere conto degli aspetti particolari della navigazione marittima in condizioni climatiche invernali;

86.

giudica fondamentale la decisione della Commissione di promuovere, mediante misure di sostegno, lo sviluppo del potenziale delle isole e delle regioni ultraperiferiche. Bisogna trovare delle soluzioni ai problemi specifici delle isole e delle zone costiere ultraperiferiche mediante sforzi congiunti che comprendano azioni nel campo della politica marittima e in altri ambiti politici a livello dell'UE.

Promuovere il ruolo di guida dell'Europa negli affari marittimi internazionali

87.

Approva la decisione di adoperarsi a favore della cooperazione nell'ambito delle politiche di allargamento e di vicinato europeo, nonché della dimensione settentrionale;

88.

approva la decisione di proporre una strategia per la proiezione esterna della politica marittima dell'Unione attraverso un dialogo strutturato con i partner principali;

89.

chiede di spiegare come si possano utilizzare sistematicamente, nel migliore dei modi, le conoscenze specialistiche in un certo senso regionalizzate (p. es. la Commissione di Helsinki (Helcom) per la tutela del Mar Baltico) nelle relazioni esterne.

Migliorare la visibilità dell'Europa marittima

90.

Ritiene necessario, esattamente come la Commissione europea, iniziare a compilare un atlante europeo dei mari;

91.

appoggia la proposta di celebrare ogni anno, a partire dal 2008, una giornata marittima europea coinvolgendo fin dall'inizio gli enti regionali e locali e le parti interessate e avvalendosi della loro esperienza;

92.

propone di intensificare notevolmente e appoggiare le campagne di informazione in merito a tutte le questioni marittime attraverso il sistema di istruzione, i media, Internet e altri canali di informazione;

93.

ritiene che i parchi nazionali marini possano essere un modo di sensibilizzare l'opinione pubblica e al contempo proteggere zone marine sensibili;

94.

propone di elaborare un pacchetto di misure completo per sensibilizzare maggiormente sul tema di un'Europa marittima, tenendo conto in particolare del patrimonio marittimo.

Bruxelles, 9 aprile 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


(1)  COM(2005) 504 def.

(2)  COM(2005) 505 def.

(3)  Direttiva 2000/60/CE.


5.7.2008   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 172/41


Parere del Comitato delle regioni «Libro bianco — Un impegno comune per la salute: approccio strategico dell'UE per il periodo 2008-2013»

(2008/C 172/08)

IL COMITATO DELLE REGIONI

ritiene che un approccio comune ai problemi inerenti alla salute non dovrebbe comportare né un tentativo di armonizzazione, né la violazione del principio di sussidiarietà,

chiede alla Commissione di fare della riduzione delle disparità in materia di salute un obiettivo prioritario,

osserva che la strategia non affronta la questione dei prodotti farmaceutici, e raccomanda quindi di approfondirne l'esame,

è del parere che la prevenzione dei tumori rientri nei servizi sanitari, e quindi nelle competenze del livello nazionale. Di conseguenza, questo aspetto non dovrebbe essere incluso nella strategia sulla salute. La cooperazione e la condivisione delle migliori pratiche tra gli Stati membri dell'UE è comunque ben accetta,

ritiene che la partecipazione degli enti locali e regionali al nuovo meccanismo di cooperazione strutturata a livello UE potrebbe essere garantita riservando a rappresentanti locali e regionali alcuni posti dei nuovi comitati sanitari. Chiede tuttavia che tale meccanismo di cooperazione strutturata venga esaminato più a fondo, in maniera aperta e trasparente,

ritiene che la Commissione dovrebbe mettere a punto un prospetto delle organizzazioni e delle reti di cooperazione in materia di salute, e riunire gli attori interessati affinché sviluppino forme di cooperazione adeguate ed efficaci.

Relatore

:

Karsten Uno PETERSEN (DK/PSE), membro del Consiglio regionale della Danimarca meridionale

Testo di riferimento

Libro bianco — Un impegno comune per la salute: Approccio strategico dell'UE per il periodo 2008-2013

COM(2007) 630 def.

Raccomandazioni politiche

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

accoglie con favore il Libro bianco della Commissione, che definisce una strategia comunitaria per la salute fino al 2013, purché si ottemperi all'articolo 152 del Trattato, il quale stabilisce che la salute pubblica è fondamentalmente una questione di competenza nazionale, e purché si rispetti il principio di sussidiarietà;

2.

conviene che la salute ha una grandissima importanza per la vita delle persone, e deve essere favorita mediante politiche efficaci in tutti i settori, compresi provvedimenti a livello nazionale, europeo e globale. La Commissione dovrebbe continuare a dare priorità alla salute pubblica nel quadro delle competenze europee in questo ambito, nel quale è possibile conseguire grandi progressi per la salute dei cittadini;

3.

riconosce e condivide il crescente interesse per la salute a livello UE, riaffermato a Lisbona il 19 ottobre 2007 con il Trattato di riforma, che propone di conferire alla salute un maggior peso politico. Il Comitato delle regioni fa tuttavia osservare che un approccio comune sui problemi inerenti alla salute non dovrebbe comportare né un tentativo di armonizzazione, né la violazione del principio di sussidiarietà;

4.

riconosce i nuovi bisogni che giustificano la definizione di un approccio comunitario più strategico, tra cui l'invecchiamento demografico, le nuove minacce per la salute (pandemie, incidenti biologici, bioterrorismo e sfide legate al cambiamento climatico) e le nuove tecnologie; sottolinea tuttavia la necessità di dar prova di cautela, in modo da evitare che l'UE oltrepassi le competenze limitate conferitele dall'articolo 152 del Trattato CE in materia di salute;

5.

appoggia i valori e i principi esposti nel Libro bianco, tra cui la solidarietà, la partecipazione dei cittadini alla definizione delle politiche, la riduzione delle disparità in materia di salute, la promozione degli investimenti nel settore, l'integrazione della salute in tutte le politiche, e il rafforzamento dell'influenza dell'UE nella politica globale in materia di salute;

6.

appoggia i tre obiettivi principali del Libro bianco (promuovere un buono stato di salute in un'Europa che invecchia, proteggere i cittadini dalle minacce per la salute, promuovere sistemi sanitari dinamici e nuove tecnologie) e condivide le proposte di azione specifica in materia;

7.

osserva che l'apertura nei confronti del ruolo, degli interessi e delle esperienze dei partner locali e regionali è essenziale per poter concretare i valori, i principi e gli obiettivi del Libro bianco;

8.

chiede alla Commissione di fare della riduzione delle disparità in materia di salute un obiettivo prioritario e di concentrarsi sulle disparità tra i vari gruppi sociali. Al riguardo la invita inoltre ad aiutare in via prioritaria gli Stati membri che sono in ritardo nel mettere a punto misure in materia di salute pubblica e nel migliorare la salute dei cittadini, in modo da ridurre le disparità e gli squilibri esistenti nell'UE in materia di salute;

9.

accoglie con favore l'introduzione di un sistema di indicatori sanitari, a condizione che venga rispettata la responsabilità nazionale in materia di salute;

10.

osserva inoltre che la strategia non affronta la questione dei prodotti farmaceutici nonostante il forte impatto che questa avrebbe sui pazienti e sulla popolazione se le disposizioni in materia fossero viste solo come una componente della politica economica, e dunque avulse dalla tematica della salute. Il Comitato delle regioni raccomanda quindi di approfondire l'esame della problematica dei prodotti farmaceutici visto che in molti Stati membri dell'UE essa rientra nell'ambito della politica della salute e dell'assicurazione malattia;

11.

ritiene che la prevenzione dei tumori rientri nei servizi sanitari, e quindi nelle competenze del livello nazionale. Di conseguenza, questo aspetto non dovrebbe essere incluso nella strategia sulla salute.

Attuazione della strategia

12.

Osserva che gli enti locali e regionali sono direttamente interessati dalla nuova strategia UE per la salute, dato che in molti Stati membri è proprio a loro che incombe la responsabilità della salute e delle cure mediche;

13.

ricorda che le regioni e gli attori locali sono spesso responsabili della pianificazione, gestione, operatività e sviluppo del settore sanitario, per il quale hanno spesso anche la responsabilità economica; essi sono inoltre vicini ai cittadini e hanno quindi una profonda conoscenza ed esperienza del settore sanitario;

14.

si compiace che il Libro bianco riconosca negli enti locali e regionali degli attori chiave in materia di prestazione di servizi sanitari: si aspetta quindi che, vista la loro responsabilità nel settore, essi partecipino pienamente all'attuazione della strategia. Questa sarà pienamente efficace se sarà appoggiata dagli enti locali e regionali in una fase quanto più precoce possibile: ciò agevolerebbe l'appropriazione della strategia a livello locale e regionale;

15.

pur compiacendosi dell'importanza accordata dal Libro bianco alla partecipazione degli enti locali e regionali a un nuovo meccanismo di cooperazione strutturata a livello UE, e del fatto che la Commissione lavorerà a livello intersettoriale per garantire coerenza con gli altri organismi che si occupano di questioni relative alla salute, chiede che un tale meccanismo di cooperazione strutturata venga discusso più a fondo, che esso sia aperto e trasparente e non ecceda in alcun modo il coordinamento menzionato all'articolo 152, paragrafo 2, secondo comma, del Trattato CE;

16.

osserva a questo proposito quanto sia importante che le istituzioni e le reti che rappresentano gli enti locali e regionali nel settore della salute siano coinvolte fin dall'inizio nel dibattito sulle future iniziative UE in materia di salute;

17.

appoggia la proposta della Commissione relativa a un nuovo meccanismo di cooperazione strutturata a livello UE, che assista la Commissione con una consulenza e promuova il coordinamento tra gli Stati membri, a condizione che, come propone la Commissione stessa, questo nuovo meccanismo garantisca un impegno adeguato a livello locale e regionale già in uno stadio precoce. Ciò vale anche per il contributo e la partecipazione degli enti locali e regionali alla nuova struttura prevista, nella quale gli Stati membri sostituiranno alcuni dei comitati esistenti;

18.

raccomanda che, concretamente, nel quadro della partecipazione degli enti locali e regionali al nuovo meccanismo di cooperazione strutturata a livello UE, alcuni posti dei nuovi comitati sanitari siano riservati non solo ai rappresentanti nazionali, ma anche ai rappresentanti locali e regionali, consentendo così una consultazione quanto più ampia possibile in materia di salute, e facilitando l'appropriazione delle iniziative UE a livello regionale;

19.

propone che i rappresentanti locali e regionali siano prescelti in seno al Comitato delle regioni, per un periodo determinato. I rappresentanti locali e regionali dei nuovi comitati sanitari UE potrebbero poi riferire allo stesso Comitato delle regioni;

20.

si compiace che la proposta della Commissione intesa a promuovere la cooperazione con gli attori UE possa conferire un valore aggiunto all'azione degli Stati membri, e ritiene essenziale che gli sforzi della Commissione a favore del lancio di partenariati con questi attori, nonché dello sviluppo — o della creazione — di forum o reti in materia di salute, coinvolgano i rappresentanti locali e regionali molto più di quanto non avvenga attualmente;

21.

in proposito invita alla collaborazione non solo, e in primo luogo, con il Comitato delle regioni, in quanto unico organo consultivo — ai sensi del Trattato — che rappresenta gli enti locali e regionali, ma anche con le numerose reti e organizzazioni che a livello europeo sintetizzano l'esperienza degli enti locali e regionali in materia sanitaria. È essenziale che nel selezionare queste reti la Commissione garantisca che esse abbiano un'ampia copertura locale e regionale, che siano accessibili per tutti gli enti locali e regionali, e che la partecipazione non sia ostacolata da barriere, come ad esempio quote di partecipazione eccessive;

22.

raccomanda alla Commissione di mettere a punto un prospetto delle reti di cooperazione e delle organizzazioni (formali e non formali) in materia di salute che soddisfano i suddetti criteri, e la invita a riunire gli attori interessati affinché sviluppino forme di cooperazione adeguate ed efficaci;

23.

riferendosi all'iniziativa della Commissione sulla trasparenza, raccomanda l'adozione di metodi di lavoro trasparenti, in virtù dei quali essa possa rendere noti gli attori con i quali sta collaborando e quelli che devono essere coinvolti già ad uno stadio precoce nei forum, nei comitati e negli organi che propone di istituire;

24.

invita gli Stati membri a stabilire procedure che consentano ai propri enti locali e regionali di prender parte alle questioni relative alla salute a livello UE sin da una fase precoce.

Strumenti finanziari

25.

Conviene con la Commissione che le azioni di questa strategia dovrebbero essere supportate dagli strumenti finanziari esistenti fino alla fine del periodo finanziario in corso (2013), senza ulteriori conseguenze sul bilancio, anche alla luce degli impegni dei partner locali e regionali;

26.

si compiace che la Commissione abbia fatto presente il legame tra la salute della popolazione e gli obiettivi di Lisbona per la crescita e l'occupazione, e al riguardo chiede che in avvenire la politica di coesione e la PAC prestino maggiore attenzione agli aspetti legati alla salute pubblica.

Raccomandazioni alla presidenza UE

27.

Invita la presidenza UE a includere il contenuto dei punti 7, 8, 15, 16, 19, 20 e 22-24 del presente parere nelle conclusioni del Consiglio sulla strategia UE per la salute, ossia:

27.1

l'apertura nei confronti del ruolo dei partner locali e regionali è un elemento essenziale a garanzia del rispetto dei valori, dei principi e degli obiettivi del Libro bianco (punto 7);

27.2

la Commissione deve fare della riduzione delle disparità in materia di salute un obiettivo prioritario, concentrarsi sulle disparità tra i vari gruppi sociali e aiutare in via prioritaria gli Stati membri in ritardo nella messa a punto di misure riguardanti la salute pubblica (punto 8);

27.3

la proposta della Commissione relativa alla definizione di un nuovo meccanismo di cooperazione strutturata a livello UE dovrebbe garantire un impegno adeguato a livello locale e regionale sin da uno stadio precoce. Il Comitato delle regioni ritiene che ciò valga anche per il contributo e la partecipazione degli enti locali e regionali alla nuova struttura prevista ma chiede che un tale meccanismo di cooperazione strutturata venga discusso più a fondo, che esso sia aperto e trasparente e non ecceda in alcun modo il coordinamento menzionato all'articolo 152, paragrafo 2, secondo comma, del Trattato CE (punto 15);

27.4

concretamente, la partecipazione degli enti locali e regionali al nuovo meccanismo di cooperazione strutturata a livello UE potrebbe essere garantita riservando a rappresentanti locali e regionali alcuni posti dei nuovi comitati sanitari (punto 16);

27.5

la collaborazione dovrebbe essere non solo, e in primo luogo, con il Comitato delle regioni, in quanto unico organo consultivo — ai sensi del Trattato — che rappresenta gli enti locali e regionali, ma anche con varie reti e organizzazioni che a livello europeo sintetizzano l'esperienza degli enti locali e regionali in materia sanitaria (punto 19);

27.6

si dovrebbe mettere a punto un prospetto delle organizzazioni e delle reti di cooperazione in materia di salute, e riunire gli attori interessati affinché sviluppino forme di cooperazione adeguate ed efficaci (punto 20);

27.7

gli Stati membri dovrebbero stabilire procedure che consentano ai propri enti locali e regionali di prender parte alle questioni relative alla salute a livello UE già in una fase precoce (punto 22);

27.8

le azioni della strategia dovrebbero essere supportate dagli strumenti finanziari esistenti fino alla fine del periodo finanziario in corso (2013), senza ulteriori conseguenze sul bilancio, anche alla luce degli impegni dei partner locali (punto 23);

27.9

in futuro la politica di coesione e la PAC dovrebbero prestare maggiore attenzione agli aspetti legati alla salute (punto 24).

Bruxelles, 9 aprile 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


5.7.2008   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 172/45


Parere del Comitato delle regioni «Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2007-2008 — I paesi candidati»

(2008/C 172/09)

IL COMITATO DELLE REGIONI

sottolinea l'esigenza che in materia di allargamento l'Unione prosegua la politica della «porta aperta», quale fondamento per la promozione delle riforme democratiche e dello sviluppo economico anche al di fuori dei suoi attuali confini,

ricorda che il rispetto dei criteri di Copenaghen e dei requisiti del processo di stabilizzazione e di associazione costituisce un obbligo fondamentale per gli Stati membri, e che al riguardo un accento particolare è posto sul principio dei meriti propri, considerato già un fattore essenziale nei precedenti allargamenti,

insiste sul fatto che è essenziale non interrompere il percorso europeo intrapreso dalla Turchia e sottolinea l'esigenza che l'UE rispetti gli impegni assunti al momento di decidere l'apertura dei negoziati; tuttavia, concorda con la Commissione sul fatto che i negoziati di adesione siano un processo aperto, i cui risultati non sono ipotecabili,

esprime apprezzamento per i positivi progressi compiuti dalla Croazia verso il pieno rispetto dei criteri politici ed economici di Copenaghen, l'allineamento della legislazione nazionale all'acquis comunitario e l'attuazione dell'accordo di stabilizzazione e di associazione,

ritiene che l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia abbia realizzato significativi progressi in vista del rispetto dei criteri politici di Copenaghen, così come di quelli economici e sottolinea i progressi fatti alla fine del 2007; invita quindi il Consiglio a prendere una decisione sull'apertura dei negoziati con l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia.

Relatore

:

Alin Adrian NICA (RO/ALDE) sindaco del comune di Dudeștii Noi

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio — Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2007-2008

COM(2007) 663 def.

Raccomandazioni politiche

IL COMITATO DELLE REGIONI

Raccomandazioni generali

1.

ribadisce la convinzione che il processo di allargamento dell'Unione europea rappresenta non solo uno dei più incisivi strumenti di influenza politica, ma anche un importante passo in avanti per assicurare la pace e la stabilità nel continente e, nel contempo, un'ulteriore opportunità per i cittadini dei paesi candidati di beneficiare non solo della prosperità che offre lo spazio economico comune ma anche dei valori comuni dell'UE, in primis libertà, democrazia e solidarietà;

2.

sottolinea l'esigenza che in materia di allargamento l'Unione prosegua la politica della «porta aperta», quale fondamento per la promozione delle riforme democratiche e dello sviluppo economico anche al di fuori dei suoi attuali confini;

3.

ricorda che il rispetto dei criteri di Copenaghen e dei requisiti del processo di stabilizzazione e di associazione costituisce un obbligo fondamentale per gli Stati membri, e che al riguardo un accento particolare è posto sul principio dei meriti propri, considerato già un fattore essenziale nei precedenti allargamenti;

4.

sottolinea che l'esito positivo del processo di integrazione dipende soprattutto da come il paese candidato si prepara all'adesione, dalla solidità delle sue riforme e dal rigore con cui vengono attuate;

5.

ricorda che il monitoraggio dei progressi realizzati e l'adattabilità della legislazione nazionale all'acquis comunitario sono altrettante garanzie di una integrazione riuscita;

6.

attira l'attenzione sul ruolo attivo spettante agli enti locali e regionali nel processo di integrazione, il quale, essendo per natura strutturale e democratico, non può essere realizzato esclusivamente a livello centrale senza l'attiva partecipazione di tutti gli altri livelli di governo e senza il pieno rispetto dei principi di sussidiarietà e di prossimità;

7.

ritiene importante consultare le strutture associative degli enti locali e regionali nei casi in cui l'amministrazione centrale proponga provvedimenti legislativi in settori che rientrano nelle loro competenze;

8.

pone l'accento sul fatto che lo sviluppo sostenibile di un paese è dovuto in larga misura al rispetto e all'applicazione del principio fondamentale del decentramento nelle sue diverse articolazioni: decisionale, amministrativa e finanziaria;

9.

sottolinea che le guerre combattute nella prima metà degli anni '90 hanno impresso profonde ferite nella coscienza collettiva delle popolazioni balcaniche, ed è quindi essenziale che tutti gli attori locali, regionali e nazionali della regione collaborino per risolvere l'insieme dei problemi che in passato hanno costituito motivi di conflitto;

10.

sottolinea l'importanza di sostenere, mediante politiche e programmi di preadesione, le iniziative e gli sforzi di cooperazione (in particolare l'Anno europeo del dialogo interculturale 2008) e gli scambi di esperienze e di buone pratiche (comprese le esperienze relative all'applicazione dei principi della Carta europea dell'autonomia locale) tra gli enti locali e regionali degli Stati membri e dei paesi candidati. In questo senso, il CdR ha un ruolo importante da svolgere attraverso la promozione di seminari di formazione mirati allo scambio di buone pratiche e alla condivisione delle esperienze maturate dagli enti regionali e locali dell'UE. Nel quadro di tale sostegno bisognerebbe tenere conto in modo specifico dell'esperienza dei nuovi Stati membri entrati nell'Unione nel 2004 e nel 2007, tanto più che alcuni di essi confinano con i tre nuovi paesi candidati.

Turchia

11.

sottolinea che è nell'interesse di tutti sostenere la Turchia nel lungo e difficile processo di riforma avviato dal paese. Un principio fondamentale del processo di adesione consiste nel fatto che il ritmo dei negoziati dipende dai progressi di tali riforme, al che contribuirà anche l'appoggio esterno dell'UE tramite i programmi di finanziamento. È quindi necessario che tanto la Turchia quanto l'Unione europea diano prova di pazienza e perseveranza nel quadro di questo processo;

12.

insiste sul fatto che è essenziale non interrompere il percorso europeo intrapreso dalla Turchia e sottolinea l'esigenza che l'UE rispetti gli impegni assunti al momento di decidere l'apertura dei negoziati; tuttavia, concorda con la Commissione sul fatto che i negoziati di adesione siano un processo aperto, i cui risultati non sono ipotecabili. Aggiunge che l'unico fattore per decidere l'adesione della Turchia all'UE deve essere l'adempimento delle condizioni stabilite dall'Unione, e che è inoltre molto importante che il paese si impegni a promuovere relazioni di buon vicinato, conformemente alle disposizioni illustrate nel quadro dei negoziati. A questo riguardo si aspetta che la Turchia ponga fine a qualunque embargo economico e blocco delle frontiere, e che si astenga da minacce o azioni militari nei confronti di paesi vicini;

13.

esprime apprezzamento per la corretta organizzazione delle scorse elezioni legislative e auspica che il nuovo esecutivo acceleri l'attuazione delle riforme necessarie a garantire il pieno rispetto dei criteri di adesione, registrando concreti passi avanti nei settori sensibili. Nel contempo, esprime preoccupazione per le ripetute ingerenze delle forze armate turche nel processo politico e sottolinea la necessità di intensificare gli sforzi volti a garantire il pieno ed efficace controllo politico dell'esercito;

14.

accoglie con favore le recenti proposte di modifica della Costituzione e ritiene che, se adottate, esse costituiranno un incentivo a procedere verso il pieno rispetto dei criteri politici di Copenaghen; ribadisce inoltre la necessità di modificare l'articolo 301 del codice penale turco, il quale punisce l'offesa contro la Turchia e la sua cultura, al fine di garantire una completa libertà di espressione;

15.

pone l'accento sull'esigenza che gli enti locali e regionali, cui spetta la responsabilità di attuare gran parte della legislazione comunitaria, svolgano un ruolo centrale e determinante sia nel processo di democratizzazione interna del paese che nel processo di integrazione europea, e raccomanda alla Commissione di valorizzare tale ruolo nell'intero arco dei negoziati con il governo turco;

16.

raccomanda una revisione della legge turca sui villaggi in vista di accrescere l'efficienza e i poteri delle amministrazioni pubbliche al livello più basso;

17.

propone di realizzare uno studio volto a individuare, sull'esempio degli Stati membri dell'Unione, diversi modelli di sviluppo regionale delle comunità territoriali turche; tali modelli potrebbero consentire l'elaborazione e l'attuazione di politiche e di strategie regionali, la definizione delle priorità in materia di sviluppo locale e regionale e persino l'esecuzione dei programmi finanziati in un primo tempo dai fondi europei di preadesione e in seguito dai fondi strutturali;

18.

riafferma la necessità di istituire un comitato consultivo misto (CCM) composto di rappresentanti del Comitato delle regioni e di rappresentanti degli enti locali e regionali turchi. Esorta quindi il governo turco a presentare una richiesta a tal fine e chiede alla Commissione europea di mettere l'accento sull'importanza di un tale comitato nell'ambito dei negoziati con la Turchia;

19.

sottolinea che la Turchia deve continuare ad adottare misure concrete verso il decentramento finanziario dell'amministrazione pubblica locale, al fine di rafforzare l'autonomia finanziaria degli enti locali e regionali e di ridurne l'attuale dipendenza dal bilancio centrale;

20.

fa osservare che, di pari passo con l'ampliamento delle competenze amministrative degli enti locali e regionali, occorre garantire le risorse finanziarie necessarie per l'esercizio di tali nuove responsabilità;

21.

constata che in Turchia è in corso un processo di riforma del settore pubblico che si prefigge di aumentare l'efficienza e migliorare le capacità amministrative degli enti pubblici, al fine di assicurare una gestione efficiente dei fondi sia nazionali che europei;

22.

richiama l'attenzione sul fatto che, sebbene il quadro normativo sia stato parzialmente allineato alla legislazione comunitaria in materia, nella pratica in Turchia le donne continuano a essere discriminate per quanto riguarda l'accesso alle cariche pubbliche nell'amministrazione e nel settore giudiziario. Non solo, ma la discriminazione persiste anche per quanto riguarda le loro possibilità di accesso all'istruzione: molte bambine infatti non proseguono gli studi dopo le scuole elementari per motivi legati al tradizionalismo religioso;

23.

pone l'accento sulle discriminazioni di cui sono vittime in Turchia i membri delle minoranze etniche, in particolare i curdi;

24.

attira l'attenzione sulle difficoltà cui sono confrontate le comunità religiose non musulmane in Turchia, in conseguenza del fatto di non avere personalità giuridica: i loro problemi riguardano lo svolgimento di attività di beneficenza, il diritto alla libertà di culto, la scelta dei loro leader e la formazione del clero. Rimarca, inoltre, il ripetersi di aggressioni e attentati ai danni di rappresentanti e fedeli di religione non islamica. La garanzia che ciò non si ripeterà deve essere data dallo Stato ospitante, che dovrà a tal fine impegnare i propri apparati per controllare le frange estremiste, contrastandone le azioni eversive.

Croazia

25.

esprime apprezzamento per i positivi progressi compiuti dalla Croazia verso il pieno rispetto dei criteri politici ed economici di Copenaghen, l'allineamento della legislazione nazionale all'acquis comunitario e l'attuazione dell'accordo di stabilizzazione e di associazione. L'esempio della Croazia mostra soprattutto ai paesi limitrofi i vantaggi che possono derivare dal fatto di essere saldamente ancorati, sul piano economico e politico, alle strutture e ai valori dell'UE; si compiace inoltre del fatto che nel 2007 ci sia stata una svolta concreta nei negoziati di adesione e invita il nuovo governo croato a moltiplicare gli sforzi per soddisfare le condizioni in vista dell'apertura dei capitoli ancora in sospeso;

26.

si compiace delle misure adottate dalla Croazia in materia di decentramento dell'amministrazione pubblica locale, incoraggia il paese a proseguire lungo questa strada e ritiene che in tale contesto l'accento sia da porre sul rispetto del principio di sussidiarietà, affinché le decisioni vengano adottate a un livello quanto più possibile vicino ai cittadini;

27.

ritiene che l'assiduo impegno della Croazia nelle iniziative regionali, che ha contribuito all'ulteriore miglioramento delle sue relazioni con i paesi vicini, vada incoraggiato e rafforzato; sottolinea l'importanza della cooperazione transfrontaliera tra gli enti locali delle zone di confine della Croazia e quelli dei paesi limitrofi (Bosnia-Erzegovina, Serbia, Slovenia e Montenegro);

28.

si compiace della piena cooperazione mostrata dalla Croazia con il Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia e sottolinea la necessità di ulteriori progressi nell'organizzazione dei procedimenti giudiziari per i crimini di guerra, anche per quanto concerne il rafforzamento dei programmi di protezione dei testimoni;

29.

si compiace del fatto che i primi ministri di Croazia e Slovenia siano pervenuti a un accordo di principio di natura informale per sottoporre la disputa sui confini alla decisione di un arbitro terzo. Esorta i governi croato e sloveno a cogliere qualsiasi opportunità si presenti per porre in atto tale accordo e si compiace della decisione del Parlamento croato per cui la Croazia non applicherà la Zona ecologica e di pesca protetta finché non sarà trovata una soluzione consensuale e amichevole nello spirito dell'UE;

30.

reputa che siano stati compiuti passi avanti con il miglioramento dell'attuazione della legge costituzionale croata sulle minoranze nazionali e che la situazione della minoranza rom in Croazia vada migliorando; tuttavia, ritiene che servano ulteriori progressi per consentire l'inclusione sociale delle minoranze etniche, segnatamente rom e rifugiati, facilitandone l'accesso ai servizi pubblici e all'insegnamento superiore;

31.

sottolinea l'importanza di creare strumenti di azione specifici in materia di buongoverno, con un'attenzione particolare alla lotta contro la corruzione; in questo contesto è da accogliere con favore l'estensione del mandato dell'Ufficio per la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata (USKOK) e il crescente numero di casi di corruzione perseguiti dalla giustizia croata; esorta il governo croato a intensificare ulteriormente gli sforzi nel quadro del programma nazionale per la lotta alla corruzione 2006-2008;

32.

accoglie con favore i progressi compiuti nella costruzione e nella ricostruzione di unità abitative e infrastrutture, nonché il programma di alloggi inteso a risolvere il problema degli ex titolari di diritti di locazione, ed esorta a proseguirne e ad accelerarne l'attuazione;

33.

accoglie con favore i recenti sviluppi nel campo della politica regionale e del coordinamento degli strumenti strutturali, ma richiama l'attenzione sull'esigenza di ulteriori misure per aumentare l'efficienza e migliorare le capacità amministrative degli enti pubblici ai fini di una gestione efficiente dei fondi europei;

34.

osserva che alcuni progressi sono stati compiuti nel campo della riforma dell'amministrazione pubblica locale, anche se l'attuazione diseguale del quadro normativo per la pubblica amministrazione è all'origine della sua inefficienza.

Ex Repubblica iugoslava di Macedonia

35.

ritiene che l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia abbia realizzato significativi progressi in vista del rispetto dei criteri politici di Copenaghen e di quelli economici, e sottolinea i passi avanti compiuti alla fine del 2007; invita quindi il Consiglio a prendere una decisione sull'apertura dei negoziati con l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia;

36.

esprime apprezzamento per l'attuazione di diverse disposizioni dell'accordo di stabilizzazione e di associazione;

37.

osserva che l'attuazione dell'accordo quadro di Ohrid ha comportato una trasformazione in profondità della società dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, in quanto ne ha riconosciuto pienamente il suo carattere multietnico e multiculturale, il che è un elemento cardine dei criteri politici per l'adesione all'UE; sottolinea ancora una volta che occorre garantire la piena osservanza del principio di Badinter e che tutte le parti devono collaborare e rispettarsi reciprocamente nell'ambito delle istituzioni democratiche che il paese è riuscito a creare con grandi sforzi; deplora, tuttavia, che l'integrazione delle minoranze etniche rimanga tuttora limitata;

38.

raccomanda al paese di trarre insegnamento dalle esperienze dell'Unione nel campo dell'amministrazione pubblica e dell'istruzione, in cui le differenze etniche e linguistiche sono tenute in debito conto; esorta a concludere accordi che permettano alle due principali comunità etniche e alle varie minoranze di poter convivere nell'uguaglianza e nell'armonia; a tale proposito, sollecita un'efficace attuazione delle disposizioni costituzionali volte a garantire un'equa rappresentanza delle comunità minoritarie nella pubblica amministrazione;

39.

osserva con rammarico che la corruzione è tuttora largamente diffusa nel paese e rappresenta a tutt'oggi un grave problema: raccomanda pertanto alle autorità di adottare i provvedimenti necessari per eliminare questa piaga;

40.

esprime apprezzamento per le iniziative di decentramento dell'amministrazione pubblica locale e per il tentativo di incrementarne l'efficienza consorziando più comuni in base a considerazioni economiche e di sviluppo. Richiama l'attenzione sull'esigenza di accelerare il processo di decentramento finanziario al fine di rafforzare l'autorità degli enti locali e regionali;

41.

si rammarica che non siano stati compiuti passi avanti sulla questione del nome del paese; accoglie con favore la ripresa dei negoziati sotto l'impulso dell'inviato speciale delle Nazioni Unite Matthew NIMETZ e invita l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia a intensificare i propri sforzi per contribuire a risolvere questo problema nel quadro delle risoluzioni 817/93 e 845/93 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, favorendo così il consolidamento dei rapporti di buon vicinato e lo sviluppo della cooperazione regionale;

42.

si compiace dell'impegno profuso dall'amministrazione per garantire ai cittadini l'accesso alle informazioni di pubblico dominio ai fini di una maggiore trasparenza, ma sottolinea che gli enti pubblici interessati non sono ancora pronti o non sono disposti a facilitare tale accesso;

43.

si compiace della decisione adottata il 4 marzo 2008 dal proprio Ufficio di presidenza di istituire un comitato consultivo misto (CCM) con l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia in seguito alla richiesta formale presentata dal governo di tale paese; sollecita l'espletamento di tutte le procedure amministrative necessarie affinché sia possibile convocare una prima riunione del CCM nel primo semestre del 2008.

Bruxelles, 9 aprile 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


5.7.2008   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 172/49


Parere del Comitato delle regioni «Affrontare il problema della carenza idrica e della siccità nell'Unione europea»

(2008/C 172/10)

IL COMITATO DELLE REGIONI

si fa portavoce delle preoccupazioni degli enti locali e regionali che, tanto nella zona del Mediterraneo quanto nell'Europa centrale e atlantica, hanno constatato problemi legati alla siccità e fenomeni quali annate eccezionalmente secche, depositi e bacini prosciugati, problemi concernenti le falde acquifere sotterranee, problemi di salinizzazione delle falde freatiche costiere, abbassamento dei livelli freatici, mutamenti nel regime idrologico dovuti a interventi umani inadeguatamente pianificati, cambiamenti nel regime abituale di precipitazioni o tensioni idriche dovute a cause naturali o all'azione dell'uomo che hanno comportato conseguenze già osservate dalla Commissione nei suoi lavori preparatori,

sottolinea l'importanza di una pianificazione idrologica coerente negli Stati membri e nelle regioni, in cui i fondi comunitari investiti nelle infrastrutture abbiano come obiettivo la conservazione delle risorse idriche, la salvaguardia delle zone montane e umide, il mantenimento delle masse arboree, il risparmio e l'efficienza idrica, la nuova ripartizione delle risorse idriche tra i vari usi, e anche la necessità di rimediare alle conseguenze di una grave siccità o della scarsità di risorse attraverso la creazione di infrastrutture supplementari per l'approvvigionamento idrico,

accoglie favorevolmente la comunicazione della Commissione sulla valutazione dello stato di salute della politica agricola comune, per quanto concerne l'inclusione della gestione idrica in quanto nuova sfida di tale politica. Appoggia le riflessioni della Commissione sull'opportunità di verificare se sia possibile integrare maggiormente le questioni di gestione delle risorse idriche nei programmi di sviluppo rurale e montano. Il Comitato invita a considerare e analizzare l'importanza delle zone coltivate e delle zone montane, ricche di risorse idriche e forestali nell'alimentare l'umidità atmosferica, nell'attirare le piogge e nel contenere il processo di desertificazione provocato dai cambiamenti climatici.

Relatore

:

Francisco CAMPS ORTIZ (ES/PPE), presidente del governo della Comunità valenziana (Spagna)

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio — Affrontare il problema della carenza idrica e della siccità nell'Unione europea

COM(2007) 414 def.

Raccomandazioni politiche

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

accoglie favorevolmente la comunicazione della Commissione sulla siccità e la carenza idrica in Europa e ritiene tale documento perfettamente coerente con la direttiva quadro in materia di acque 2000/60/CE, che deve costituire la base generale di qualsiasi politica dell'UE in materia di acque;

2.

approva la distinzione operata dalla Commissione tra «siccità» e «carenza idrica» definite nel seguente modo: «Mentre il termine» siccità «indica una diminuzione temporanea della disponibilità di acqua dovuta, ad esempio, a minori precipitazioni, si parla di» carenza idrica «quando la domanda di acqua è superiore alle risorse idriche utilizzabili in condizioni sostenibili»;

3.

rileva che la carenza idrica e la siccità sono fenomeni che interessano alcune parti del territorio dell'UE e che vanno contrastati tenendo conto delle circostanze locali e regionali;

4.

invita gli Stati membri, le regioni e gli enti locali europei ad operare per la conservazione e il risparmio di risorse idriche, per la riduzione delle perdite, nonché per una maggiore riutilizzazione dell'acqua; tali opzioni sono infatti assolutamente prioritarie e vanno preferite alle altre alternative nella lotta contro la carenza idrica e la siccità; al tempo stesso invita a prendere provvedimenti strutturali in grado di dare una soluzione sostenibile ai problemi di carenza idrica e siccità;

5.

sottolinea che per lottare contro la carenza idrica e la siccità è assolutamente prioritario orientarsi verso un'economia che preveda il risparmio e l'uso efficiente e sostenibile delle risorse idriche. Risparmiare acqua significa anche risparmiare energia. Proprio come l'energia, l'acqua è necessaria a tutte le attività umane, economiche e sociali;

6.

sottolinea la funzione degli enti locali e regionali nell'applicazione della direttiva quadro in materia di acque, nella pianificazione dell'uso del suolo e dell'acqua, nello sviluppo dei diversi settori economici, nella protezione ambientale e nella garanzia, per i cittadini, di un approvvigionamento sufficiente di acqua con un buon livello di qualità;

7.

fa presente che le regioni hanno molto da dire riguardo alle differenti misure proposte dalla Commissione, soprattutto per quanto concerne la garanzia che tutti i cittadini abbiano accesso a un'acqua di qualità, la protezione delle masse idriche (tanto quelle superficiali quanto quelle sotterranee), la pianificazione razionale degli usi dell'acqua, la prevenzione e correzione delle situazioni di scarsità nel breve, medio e lungo periodo, la definizione del prezzo finale dell'acqua, la ripartizione delle risorse idriche tra i diversi usi e le modifiche a questa ripartizione, il risparmio di acqua, la sua riutilizzazione e la gerarchizzazione delle opzioni idriche in tutti i settori economici, la flessibilità e mobilità dei corsi d'acqua tra i sistemi di sfruttamento interni ed esterni, lo sviluppo delle infrastrutture idriche e di bonifica del suolo, l'elaborazione di piani di lotta contro la siccità, l'approfondimento delle conoscenze e dell'informazione, il coinvolgimento dei settori economici, e infine la sensibilizzazione e partecipazione dei cittadini;

8.

sottolinea che in materia di risorse idriche si applicano in particolare il principio di sussidiarietà e la governance a vari livelli; spetta infatti sia all'Unione europea (nell'ambito delle sue competenze), sia allo Stato, sia alle regioni, sia infine agli enti locali prendere misure per rispondere alla siccità e alla carenza idrica attraverso meccanismi di cooperazione leale e solidale tra territori;

9.

fa inoltre notare che sebbene nell'Unione europea le condizioni climatiche e le situazioni di carenza idrica e di siccità differiscano da un luogo all'altro, le soluzioni devono essere omogenee e rispettare i principi di conservazione della politica europea in materia di acque; pertanto, conformemente al principio di sussidiarietà, occorre privilegiare le soluzioni locali e regionali;

10.

chiede la solidarietà all'interno di ciascuno degli Stati membri interessati e rivendica il principio di sussidiarietà nonché il ruolo da protagonisti delle regioni e degli enti locali nella risoluzione di un problema che tocca questa risorsa vitale e la sua conservazione;

11.

fa notare che per gli Stati membri, così come per gli enti regionali e locali, è prioritario perseguire gli obiettivi fissati dalla vigente direttiva quadro in materia di acque. La Commissione è dunque invitata a esigere con fermezza l'applicazione di detta direttiva.

Effetti della siccità e della carenza idrica

12.

Si fa portavoce delle preoccupazioni degli enti locali e regionali che, tanto nella zona del Mediterraneo quanto nell'Europa centrale e atlantica, hanno constatato problemi legati alla siccità e fenomeni quali annate eccezionalmente secche, depositi e bacini prosciugati, problemi concernenti le falde acquifere sotterranee, problemi di salinizzazione delle falde freatiche costiere, abbassamento dei livelli freatici, mutamenti nel regime idrologico dovuti a interventi umani inadeguatamente pianificati, cambiamenti nel regime abituale di precipitazioni o tensioni idriche dovute a cause naturali o all'azione dell'uomo che hanno comportato conseguenze già osservate dalla Commissione nei suoi lavori preparatori;

13.

approva l'impegno della Commissione a continuare ad affrontare la sfida della carenza idrica e della siccità a livello internazionale, in particolare nell'ambito della Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta contro la desertificazione e della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici;

14.

richiama l'attenzione sul documento di sintesi della quarta relazione elaborata dal gruppo intergovernativo dell'ONU sul cambiamento climatico, presentato a Valencia il 27 novembre 2007, il quale prevede, con un «elevato livello di attendibilità», che, in seguito a tale fenomeno, numerose zone semiaride del bacino del Mediterraneo subiranno una diminuzione delle loro risorse idriche;

15.

segnala che le regioni e i comuni sono, per la loro vicinanza agli utilizzatori finali, i primi a dover far fronte ai problemi legati alla siccità e alla carenza di risorse idriche, spesso con mezzi inadeguati. Sono anche coloro che sanno quali misure sono opportune nelle singole zone e che, in cooperazione con altre regioni e comuni, possono attuarle con l'appoggio degli organi nazionali ed europei.

Pianificazione e uso razionale dell'acqua

Prezzo dell'acqua

16.

Sottolinea che la tariffazione dell'acqua e delle acque reflue è una questione particolarmente sensibile e imprescindibile per le amministrazioni, le quali devono conciliare gli incentivi ad un uso efficiente delle risorse idriche da parte degli utenti con l'incidenza del prezzo dell'acqua sui bilanci degli utenti stessi, tenendo conto delle differenze naturali, climatiche e geografiche, delle differenti situazioni delle infrastrutture e delle varie modalità di organizzazione del servizio pubblico in ciascun territorio;

17.

fa presente che il principio del recupero dei costi e il principio «chi consuma paga», sanciti dalla direttiva quadro in materia di acque, non escludono che si tenga conto sia degli effetti sociali, ambientali ed economici del recupero stesso sia delle condizioni geografiche e climatiche della regione o delle regioni interessate. L'applicazione di tali principi spetta pertanto alle autorità più vicine ai cittadini;

18.

raccomanda che, nel determinare il prezzo dell'acqua, si tenga conto anche del principio «chi inquina paga», come secondo pilastro di una gestione integrata di questa risorsa. Tale principio indurrebbe tutti gli utenti a fare uso migliore dell'acqua e consentirebbe di ridistribuire le entrate in funzione dei diversi bisogni e dei diversi sforzi forniti;

19.

riconosce la necessità di generalizzare i sistemi di misurazione del consumo di acqua, al fine di promuoverne il risparmio e un uso efficiente e razionale;

20.

invita la Commissione a tener conto delle opinioni, delle preoccupazioni e delle esperienze degli enti regionali e locali nei suoi studi sulla tariffazione dell'acqua, soprattutto per questioni quali le conseguenze di una tariffazione rigorosa che circoscrive la disponibilità di tale risorsa ai soli settori dei servizi e dei consumatori, il quadro giuridico in materia di erogazione, il trattamento e la depurazione, l'impatto sociale ed economico della tariffazione dell'acqua e il calcolo dei costi ambientali della risorsa.

Pianificazione idrica

21.

Ritiene che la pianificazione territoriale orientata alla conservazione e alla sostenibilità, che rientra nella sfera di competenza degli enti locali e regionali, sia un elemento chiave per una corretta gestione delle risorse idriche e riconosce l'importanza di applicare in modo rigoroso la direttiva sulla valutazione ambientale strategica nonché di identificare i bacini europei soggetti a stress idrico o a carenza idrica strutturale;

22.

propone che l'Unione europea sostenga le regioni nelle loro iniziative di cooperazione e solidarietà in materia di risorse idriche;

23.

fa presente che, per assicurare un uso efficiente dell'acqua, occorre che questa risorsa possa essere ridistribuita fra i diversi usi, in funzione delle circostanze. Spetta agli Stati membri e alle regioni sviluppare le infrastrutture necessarie e i meccanismi legislativi e di governance che consentano di farlo, nel rispetto della sostenibilità sociale, economica e ambientale;

24.

accoglie favorevolmente la comunicazione della Commissione sulla valutazione dello stato di salute della politica agricola comune, per quanto concerne l'inclusione della gestione idrica in quanto nuova sfida di tale politica. Appoggia le riflessioni della Commissione sull'opportunità di verificare se sia possibile integrare maggiormente le questioni di gestione delle risorse idriche nei programmi di sviluppo rurale e montano. Il Comitato invita a considerare e analizzare l'importanza delle zone coltivate e delle zone montane, ricche di risorse idriche e forestali nell'alimentare l'umidità atmosferica, nell'attirare le piogge e nel contenere il processo di desertificazione provocato dai cambiamenti climatici;

25.

riconosce che la pianificazione idrologica è lo strumento più idoneo per valutare le risorse idriche disponibili per lo sviluppo sostenibile del territorio;

26.

invita ad includere le misure di protezione delle zone montane, delle zone umide e delle aree verdi al fine di rimediare alle conseguenze della siccità e delle inondazioni legate al cambiamento climatico, sapendo che un uso ecologico, sostenibile e oculato dell'acqua è indispensabile e irrinunciabile;

27.

riconosce, conformemente alla direttiva quadro in materia di acque, che i distretti idrografici sono l'ambito fondamentale di gestione della domanda e di pianificazione dell'uso delle risorse idriche in collaborazione con gli enti territoriali che ne fanno parte. Ritiene tuttavia che questo principio di base non debba indurre a considerare insolubili determinati problemi che superano i confini di una regione o di un distretto;

28.

sottolinea l'importanza di una pianificazione idrologica coerente negli Stati membri e nelle regioni, in cui i fondi comunitari investiti nelle infrastrutture abbiano come obiettivo la conservazione delle risorse idriche, la salvaguardia delle zone montane e umide, il mantenimento delle masse arboree, il risparmio e l'efficienza idrica, la nuova ripartizione delle risorse idriche tra i vari usi, e anche la necessità di rimediare alle conseguenze di una grave siccità o della scarsità di risorse attraverso la creazione di infrastrutture supplementari per l'approvvigionamento idrico (trasferimenti d'acqua, dighe, impianti di desalinizzazione) alle condizioni previste ai punti 37 e successivi;

29.

fa presente la necessità di una pianificazione specifica delle risorse idriche nelle isole e nei territori che si trovano in situazioni analoghe, dove, considerata la limitata disponibilità di acqua, l'approvvigionamento di base può effettuarsi ricorrendo alla dissalazione dell'acqua di mare. In questi casi, raccomanda innanzitutto di gestire in modo efficace le risorse idriche, e poi di ottimizzare il rendimento energetico, di utilizzare fonti energetiche rinnovabili e di assicurare l'accesso all'acqua mediante sistemi di immagazzinamento che garantiscano riserve adeguate, promovendo e recuperando al tempo stesso le infrastrutture tradizionali di raccolta e di stoccaggio delle acque piovane;

30.

la gestione integrata delle risorse idriche dovrebbe prevedere il ricorso strategico alle acque sotterranee in qualità di riserva da inserire nei piani di gestione della siccità e nei piani di approvvigionamento idrico di emergenza;

31.

invita a portare avanti la cooperazione transfrontaliera e la cooperazione interstatale nello scambio di buone pratiche e nel coordinamento delle politiche; nell'Europa meridionale, infatti, sono ben note le situazioni di carenza idrica rese ancor più gravi dal cambiamento climatico, mentre nell'Europa settentrionale i fenomeni alluvionali e di carenza idrica ora più frequenti rappresentano nuove sfide da affrontare.

I piani relativi al rischio siccità

32.

Giudica l'elaborazione di piani specifici contro la siccità un'iniziativa efficace per passare da una gestione delle crisi a una gestione del rischio siccità e ritiene che la direttiva quadro in materia di acque sia sufficientemente flessibile per consentire lo sviluppo di piani specifici di gestione della siccità nei bacini interessati;

33.

ribadisce che la strada da seguire è quella stabilita in precedenti pareri, vale a dire lo scambio di informazioni, l'elaborazione di un protocollo specifico per la siccità o, in ambito nazionale, la definizione di piani specifici di gestione. Riconosce il ruolo fondamentale degli enti locali e regionali nella definizione delle loro strategie di adeguamento mediante un approccio integrato e li esorta ad agire in partenariato con le altre parti interessate, compresi gli utilizzatori. In una situazione caratterizzata dal cambiamento climatico, sarà necessario disporre di piani e strumenti flessibili e facilitare lo scambio di conoscenze e di esperienze. Va sottolineato che non esiste comune o regione che possa svolgere questi compiti autonomamente. È quindi determinante, per un esito positivo, ricevere un sostegno sotto forma di risorse, competenze e dati. Tale sostegno può essere fornito dalle buone pratiche di altri comuni e altre regioni, ma gli Stati membri e l'UE dovrebbero essere disposti a contribuire per renderlo fruibile;

34.

invita ad approfondire gli orientamenti contenuti nei pareri sulle catastrofi naturali e sul cambiamento climatico, specie per quanto concerne le regioni quali «agenti di attuazione» delle politiche di adattamento al cambiamento climatico e dinanzi a sfide quali i flussi migratori, gli adeguamenti legislativi, il cambiamento di mentalità degli utenti e il potenziamento della cooperazione tra regioni raggruppate, per esempio, per bacino idrografico. Fa osservare in particolare che il cambiamento climatico modificherà la mappa europea della siccità, della carenza idrica e delle catastrofi ad esse collegate;

35.

propone, insieme all'allocazione di fondi europei ad investimenti nelle infrastrutture idriche, d'istituire un programma europeo specifico per le questioni idriche. Esso raccoglierebbe i finanziamenti dagli strumenti già esistenti nel bilancio comunitario e sarebbe destinato a sostenere in maniera visibile e coerente iniziative che promuovano l'accesso alle tecnologie più avanzate, l'attuazione delle buone pratiche, misure di comunicazione e una migliore governance, contribuendo così a forgiare una «cultura del risparmio idrico».

Uso dei fondi comunitari

36.

Insiste sull'applicazione del Fondo europeo di solidarietà alle situazioni di siccità catastrofiche e sull'inserimento di questo tipo di catastrofi nei programmi di lavoro predisposti dal Meccanismo europeo di protezione civile, attraverso l'elaborazione di protocolli specifici e lavorando in coordinamento con l'Osservatorio permanente grazie ad un sistema di allerta.

Eventuali infrastrutture supplementari per l'approvvigionamento idrico

37.

Considera le infrastrutture supplementari per l'approvvigionamento idrico (trasferimenti d'acqua, dighe, impianti di desalinizzazione) un mezzo possibile di prevenzione per le situazioni derivanti da una grave siccità, anche se ritiene che non possano sostituire la gestione responsabile delle risorse idriche;

38.

raccomanda che le misure di approvvigionamento idrico supplementare siano adottate solo dopo che siano state messe in atto tutte le misure preventive, rispettando la gerarchia delle misure e rimanendo nell'ambito di una pianificazione coerente. L'uso delle diverse infrastrutture deve assicurare l'equilibrio e la sostenibilità dello sviluppo ambientale, sociale ed economico;

39.

raccomanda di considerare il riutilizzo delle acque reflue, depurate attraverso infrastrutture adeguate di regolazione e distribuzione, come una misura di gestione della domanda; sottolinea la necessità di prendere tutte le misure del caso per impedire che le acque reflue depurate vengano utilizzate come acqua potabile, e di limitarne l'uso a scopi specifici accettabili sotto il profilo igienico e ambientale;

40.

attribuisce alla pianificazione idrologica nazionale, regionale o locale, elaborata alle condizioni previste dalla direttiva quadro in materia di acque, il compito di valutare i deficit idrici strutturali e le risorse ancora utilizzabili in modo sostenibile negli stessi territori, tenendo conto delle future potenzialità delle aree di pianificazione e delle restrizioni ambientali;

41.

giudica positivamente i trasferimenti di acqua in eccesso e gli altri scambi di risorse idriche tra i sistemi all'interno di ogni singolo Stato membro quale misura di solidarietà in materia di acqua, a condizione che vengano garantiti il miglioramento dell'ambiente, la qualità delle masse idriche, il recupero delle falde acquifere e la protezione degli ecosistemi fluviali;

42.

ritiene che nel contesto del cambiamento climatico, l'efficienza energetica e la sostenibilità siano fattori determinanti nella scelta tra i sistemi alternativi di apporto esterno di acque alle aree di pianificazione (trasferimenti o desalinizzazione). La desalinizzazione è un processo a forte intensità energetica e ha quindi un notevole impatto ambientale: è una soluzione da contemplare unicamente in situazioni in cui i benefici superano di gran lunga l'impatto previsto;

43.

è del parere che le decisioni sulla validità dell'apporto esterno e le caratteristiche di quest'ultimo debbano essere prese tenendo conto degli effetti ambientali, dell'efficienza energetica e dei costi economici delle infrastrutture supplementari per integrare le acque apportate nelle aree di pianificazione;

44.

ritiene, in conclusione, che l'informazione e il rispetto delle condizioni ambientali ed economiche favoriranno il consenso sociale sulla costruzione di infrastrutture supplementari per l'approvvigionamento idrico (trasferimenti, impianti di desalinizzazione). Nei bacini che ricevono apporti aggiuntivi l'acqua dovrà essere utilizzata con particolare coerenza e responsabilità;

45.

seguirà attentamente gli studi della Commissione europea in materia di infrastrutture supplementari di approvvigionamento idrico, specie per quanto attiene ai trasferimenti, alle dighe e alla desalinizzazione.

Uso di tecnologie e pratiche che consentono un uso razionale delle risorse idriche

46.

Approva la promozione della ricerca al fine di adeguare le attività economiche, i meccanismi decisionali e l'efficienza idrica alle sfide poste dalla carenza di risorse idriche e dalla siccità. Tra le soluzioni adeguate in tale contesto figurano: incitare i fabbricanti di impianti sanitari a costruire impianti più economici, che utilizzino meno acqua, punire gli sprechi ingiustificati, imporre sanzioni per le perforazioni e le estrazioni di acqua illegali, stabilire oneri e/o sgravi fiscali, promuovere l'efficienza idrica in tutti i settori, incentivare l'uso di tecnologie pulite nell'industria, stabilire regole chiare e durature per il trasferimento di diritti sull'uso dell'acqua tra utilizzatori e per la fissazione delle relative compensazioni, e infine concludere accordi volontari.

Cultura del risparmio idrico in Europa

47.

Invita gli enti locali e regionali ad elaborare campagne di comunicazione per informare, rendere consapevoli e sensibilizzare i cittadini al valore dell'acqua, e a inserire nei programmi di istruzione e formazione l'importanza di un comportamento che rispetti questa risorsa. Una particolare attenzione dovrà essere attribuita all'informazione e alla sensibilizzazione dei turisti e delle persone che si spostano da un territorio ad un altro;

48.

ritiene che la partecipazione dei cittadini all'attuazione della direttiva quadro in materia di acque e alla definizione della politica in questo campo debba costituire un'opportunità per sensibilizzare, informare e responsabilizzare la popolazione sull'uso di tale risorsa, specie per quanto concerne l'elaborazione dei piani di lotta alla siccità. Invita pertanto le autorità a promuovere questa partecipazione;

49.

propone di sviluppare i meccanismi di mercato, potenziando i criteri di risparmio idrico nel ciclo di vita dei prodotti e tenendo conto dei sistemi di qualità e certificazione quali l'EMAS nei processi produttivi, l'ecodesign e l'etichettatura water friendly o «uso efficiente dell'acqua» per i prodotti stessi, affinché i cittadini e gli appaltatori pubblici e privati possano conoscere l'impronta idrica dei loro consumi e modificare il loro comportamento di consumo;

50.

riconosce la necessità di promuovere l'efficienza ambientale nelle infrastrutture e negli impianti, attraverso i corrispondenti sistemi di qualità e certificazione. Gli enti locali e regionali possono promuovere il risparmio e il riciclaggio di acqua negli edifici e nelle infrastrutture urbane. Attraverso gli investimenti e l'adozione di norme complementari alla direttiva sull'edilizia, le regioni possono incentivare il recupero delle acque piovane e dell'acqua proveniente dai sistemi di aria condizionata negli edifici, nonché servirsi di reti complementari nelle città e negli edifici al fine di utilizzare l'acqua non potabile per la pulizia, l'irrigazione e usi sanitari. In particolare gli impianti turistici, inclusi i campi da golf, e le aziende agricole, devono essere indotti a riutilizzare e a riciclare l'acqua utilizzata;

51.

fa presente il ruolo fondamentale delle regioni e degli enti locali nella conclusione di partenariati con la società civile e gli operatori economici, sotto forma di accordi volontari, incentivi e aggravi per assicurare il risparmio di acqua e il miglioramento della efficienza;

52.

sottolinea che nell'ambito della cooperazione decentrata con i paesi terzi l'acqua rappresenta uno degli investimenti più importanti in termini di risorse finanziarie e di sforzi, per cui sono le regioni e i comuni a creare le reti di cooperazione più agili, più intense e più vicine ai cittadini. Invita pertanto le regioni cooperanti a collaborare e a portare avanti uno scambio di informazioni ed esperienze al fine di conseguire, con l'aiuto dell'Unione europea e dei suoi Stati membri, gli Obiettivi del Millennio fissati dalle Nazioni Unite;

53.

invita le regioni a scambiarsi buone pratiche e punti di vista sul problema delle risorse idriche, affinché vengano fatte conoscere le esperienze riconosciute valide in materia di corretta gestione dell'acqua.

Sistema d'informazione europeo

54.

Considera la piattaforma WISE (sistema di informazione sulle acque per l'Europa) e la gestione di indicatori come strumenti per conoscere in modo affidabile la portata, l'impatto e l'evoluzione del fenomeno siccità in Europa;

55.

sottolinea il ruolo degli enti locali e regionali nella raccolta di dati, nella promozione della ricerca di base e nel monitoraggio delle informazioni; incoraggia lo sviluppo di metodologie comuni e, laddove necessario, la creazione di sistemi di indicatori compatibili e comparabili; approva lo scambio di esperienze e di informazioni e reputa prioritario il potenziamento e il coordinamento delle amministrazioni al fine di disporre di dati completi su tutto il loro territorio. È favorevole alla costituzione di un osservatorio europeo della siccità e della desertificazione, incaricato di sorvegliare e di valutare la carenza idrica e di formulare previsioni in merito alla siccità in un contesto di cambiamento climatico.

Ricerca e sviluppo tecnologico

56.

Conviene sull'importanza di diffondere i risultati della ricerca scientifica sulla carenza idrica e la siccità e facilitarne l'uso e lo sfruttamento. Condivide inoltre la necessità di potenziare e incoraggiare le attività di ricerca e sviluppo tecnologico nell'ambito del Settimo programma quadro dell'Unione europea;

57.

sottolinea il ruolo delle regioni in quanto promotrici dell'innovazione tecnologica in materia di risorse idriche, dato che l'efficienza idrica rappresenterà sempre di più un fattore di competitività. Propone pertanto, da un punto di vista strategico, di promuovere la cooperazione interterritoriale, lo scambio di informazioni e il partenariato strategico con le piattaforme tecnologiche;

58.

afferma, in conclusione, che nel contesto del cambiamento climatico, le proposte presentate per far fronte alle sfide della carenza idrica e della siccità possono garantire buoni risultati a breve scadenza.

Bruxelles, 10 aprile 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


5.7.2008   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 172/55


Parere del Comitato delle regioni «I mercati europei dell'elettricità e del gas: terzo pacchetto legislativo»

(2008/C 172/11)

Il COMITATO DELLE REGIONI

fa presente che occorre mettere il consumatore al centro di tutte le riflessioni sulla liberalizzazione dell'energia,

è pertanto favorevole a misure supplementari in materia di disaggregazione a livello del trasporto dell'energia,

si compiace che il pacchetto legislativo proponga di completare il mercato interno dell'energia mediante misure legislative supplementari intese a garantire ai nuovi concorrenti un accesso non discriminatorio alle reti di trasporto — e quindi a favorire la concorrenza -, a instaurare un migliore coordinamento tra i regolatori e i gestori delle reti di trasporto, a favorire gli investimenti nella produzione di elettricità e nelle reti e ad accrescere la trasparenza di mercato,

chiede alla Commissione di evitare la concentrazione dei mercati e di favorire la pluralità degli operatori privati e pubblici con misure adeguate; gli Stati membri che lo desiderano possono decidere di non applicare le norme di disaggregazione giuridica dei gestori di rete di distribuzione alle imprese di elettricità integrate che riforniscono meno di 100.000 clienti allacciati o riforniscono piccole reti isolate,

auspica che si incoraggi la produzione di energia locale e regionale basata sulle fonti di energia rinnovabili — adeguate alle condizioni ambientali del territorio interessato — riducendo le spese di trasporto dell'energia e le emissioni in tutta l'UE. È quindi necessario promuovere piani energetici specifici a livello regionale, che dovranno essere debitamente coordinati e integrati nei quadri nazionale e comunitario.

Relatore

:

Michel LEBRUN (BE/PPE), deputato del Parlamento vallone

Testi di riferimento

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2003/54/CE relativa a norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica

COM(2007) 528 def. — 2007/0195 (COD)

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2003/55/CE relativa a norme comuni per il mercato interno del gas naturale

COM(2007) 529 def. — 2007/0196 (COD)

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un'Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia

COM(2007) 530 def. — 2007/0197 (COD)

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1228/2003 relativo alle condizioni di accesso alla rete per gli scambi transfrontalieri di energia elettrica

COM(2007) 531 def. — 2007/0198 (COD)

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1775/2005 relativo alle condizioni di accesso alle reti di trasporto del gas naturale

COM(2007) 532 def. — 2007/0199 (COD)

Raccomandazioni politiche

IL COMITATO DELLE REGIONI

Raccomandazioni generali

1.

Ricorda che gli enti locali e regionali contribuiscono in misura significativa al successo delle iniziative europee e svolgono un ruolo importante nella politica energetica europea;

2.

sottolinea che l'energia costituisce un bene essenziale sia per i cittadini che per la competitività delle imprese. Gli enti locali e regionali, in quanto organi prossimi ai cittadini, auspicano che i consumatori possano beneficiare di un approvvigionamento di elettricità e di gas senza interruzioni, a prezzi concorrenziali e con un elevato livello di servizi;

3.

fa presente che occorre mettere il consumatore al centro di tutte le riflessioni sulla liberalizzazione dell'energia;

4.

constata che in numerosi Stati membri la liberalizzazione dell'energia non ha ancora prodotto i risultati attesi e che non esiste un vero mercato unico dell'elettricità e del gas all'interno dell'UE;

5.

condivide l'analisi della Commissione europea sulle disfunzioni osservate sui mercati dell'elettricità e del gas: una forte concentrazione di mercato, un elevato grado di integrazione verticale delle imprese dell'energia, una frammentazione dei mercati, una mancanza di trasparenza e, a livello della formazione dei prezzi, una mancanza di coordinamento tra i gestori delle reti di trasporto (GRT);

6.

si compiace che il pacchetto legislativo proponga di completare il mercato interno dell'energia mediante misure legislative supplementari intese a garantire ai nuovi concorrenti un accesso non discriminatorio alle reti di trasporto — e quindi a favorire la concorrenza -, ad instaurare un migliore coordinamento tra i regolatori e i GRT, a favorire gli investimenti nella produzione di elettricità e nelle reti e ad accrescere la trasparenza di mercato;

7.

accoglie favorevolmente l'inclusione dello sviluppo dei mercati regionali nel pacchetto legislativo, in quanto la considera un passo fondamentale verso il mercato unico dell'elettricità e del gas all'interno dell'UE;

8.

apprezza che gli obiettivi di politica energetica europea perseguiti dalla Commissione europea siano la competitività, ma anche la sicurezza di approvvigionamento e la sostenibilità; osserva tuttavia che si tratta di obiettivi non necessariamente compatibili tra loro, per cui è necessario combinarli in modo equilibrato;

9.

riconosce che il terzo pacchetto legislativo proposto mira innanzitutto a migliorare il funzionamento dei mercati europei dell'elettricità e del gas, ma auspica anche che esso contribuisca a sostenere altri obiettivi delle politiche comunitarie, quali il miglioramento dell'efficienza energetica e l'attenuazione dei cambiamenti climatici. Occorre fare in modo che le fonti di energia rinnovabili diventino l'opzione più raccomandabile;

10.

rimanda ad un parere precedente del Comitato in cui si raccomandava l'internalizzazione dei costi ambientali nei prezzi al consumo (CdR 216/2005 fin). Una tale iniziativa richiederebbe l'introduzione di una normativa specifica a livello dell'UE, mentre il pacchetto legislativo non prevede nulla in tal senso; il Comitato invita quindi la Commissione a proporre un sistema di questo tipo. Nell'elaborare tale sistema, occorrerà tuttavia garantire che la sua attuazione non comporti un aumento spropositato dei prezzi dell'energia, tenuto conto delle ripercussioni sulla competitività dell'UE e sulla realizzazione degli obiettivi della strategia di Lisbona;

11.

considera che, nonostante l'analisi d'impatto globalmente positiva della Commissione sul terzo pacchetto legislativo in materia d'energia, è necessario continuare ad essere attenti alle ripercussioni sociali, economiche e ambientali che avranno le misure proposte, in particolare a livello regionale e locale.

Mercato interno dell'elettricità e del gas

La concorrenza

12.

Ricorda che la liberalizzazione dei mercati dell'elettricità e del gas doveva porre fine ai monopoli delle imprese del settore dell'energia negli Stati membri e favorire la concorrenza. Quest'ultima infatti può infatti realizzarsi solo a condizione che, a livello di offerta, parecchi produttori e fornitori si trovino in reale concorrenza fra loro;

13.

constata che attualmente, per quanto riguarda la produzione di elettricità, i mercati nazionali sono dominati da un monopolio di fatto o da un oligopolio. Per il settore del gas naturale, non solo il numero di produttori potenziali è limitato, ma oltre tutto i produttori esterni all'Unione europea — che assicurano la maggior parte dell'approvvigionamento — non sono soggetti alle norme dell'UE;

14.

chiede alla Commissione di evitare la concentrazione dei mercati e di favorire la pluralità degli operatori privati e pubblici con misure adeguate. Le imprese locali e regionali dell'energia hanno un ruolo chiave da svolgere in tale ambito; per questo motivo, gli Stati membri che lo desiderano possono decidere di non applicare le norme di disaggregazione giuridica dei gestori di rete di distribuzione alle imprese di elettricità integrate che riforniscono meno di 100.000 clienti allacciati o riforniscono piccole reti isolate;

15.

insiste perché i nuovi soggetti che entrano sul mercato possano investire in nuove capacità di produzione di elettricità e di importazione di gas in modo da sviluppare un level playing field propizio ad un mercato concorrenziale;

16.

fa osservare che un mercato concorrenziale permette anche ai produttori locali e regionali di elettricità a partire da energie rinnovabili di avere un accesso ai consumatori in condizioni di parità.

Esigenze in materia di disaggregazione

17.

Constata che la disaggregazione (unbundling) giuridica e funzionale a livello del trasporto, che è divenuta obbligatoria dal 1o luglio 2004, non è sufficiente a garantire il buon funzionamento del mercato, poiché non fa scomparire il conflitto d'interessi che deriva dall'integrazione verticale;

18.

condivide il parere secondo cui un'impresa verticalmente integrata tende a considerare le reti come attivi strategici al servizio dell'interesse commerciale della società integrata, anziché servire l'interesse dei clienti delle reti e, in particolare, a sottoinvestire in nuove reti, per il timore che tali investimenti possano aiutare i suoi concorrenti ad espandersi sul suo mercato nazionale;

19.

è pertanto favorevole a misure supplementari in materia di disaggregazione a livello del trasporto dell'energia;

20.

nota che la disaggregazione della proprietà raccomandata dalla Commissione non raccoglie l'unanimità degli Stati membri, anche se è un modo di garantire l'uguaglianza di accesso alle reti per tutti i fornitori e la neutralità della politica di investimento nelle reti di trasporto;

21.

ritiene pertanto che gli Stati membri che lo desiderano debbano avere la scelta di optare per l'approccio fondato su un gestore di rete indipendente (ISO), anche se questa opzione può comportare effetti collaterali indesiderati per gli azionisti (perdita di controllo, privatizzazione, ecc.). Si dovrebbe pertanto consentire agli Stati membri di optare anche per la «disaggregazione efficace ed efficiente» dei gestori delle reti di trasporto, che si basa da un lato sull'effettiva indipendenza dei gestori delle reti di trasporto e dall'altro su regole chiare per gli investimenti nelle reti;

22.

auspica che la disaggregazione giuridica e funzionale a livello della distribuzione, che è divenuta obbligatoria solo dal 1o luglio 2007, sia applicata non soltanto nella lettera, ma anche nello spirito; allo stesso tempo, per contrastare il più efficacemente possibile la concentrazione dei mercati, è necessaria anche una strategia di sostegno alle piccole e medie imprese attive nel settore dell'energia; il Comitato si compiace pertanto che l'esenzione attualmente in vigore per i piccoli gestori di rete di distribuzione (con meno di 100.000 clienti) venga mantenuta;

23.

ritiene che occorrerebbe incoraggiare gli enti locali e regionali a diventare azionisti attivi dei gestori della rete di trasporto e di distribuzione, veri cardini del mercato dell'energia.

I regolatori dell'energia

24.

Insiste sulla necessità di disporre di organismi di regolamentazione indipendenti, ma anche competenti ed efficaci, in un mercato in cui esistono operatori monopolistici e/o dominanti;

25.

si compiace di vedere il ruolo dei regolatori nazionali armonizzato e rafforzato. Occorre tuttavia che i regolatori non si concentrino solo sulle attività regolamentate, ma veglino anche al buon funzionamento generale del mercato tramite poteri discrezionali ex ante;

26.

nota che i regolatori hanno spesso una visione troppo a breve termine, che mira a ridurre le tariffe di rete dell'elettricità e del gas a tutti i costi, perdendo di vista gli obiettivi di lungo termine, e cioè lo sviluppo ottimale della rete e il miglioramento — o almeno il mantenimento — della qualità della rete e dei servizi; essi dovrebbero quindi essere indotti a passare a una visione integrata della loro funzione, che non deve consistere unicamente nella regolazione dei prezzi;

27.

sottolinea la necessità che i regolatori abbiano la competenza necessaria per impegnarsi a creare incentivi alla realizzazione degli investimenti necessari nelle reti, compresi quelli necessari per l'energia rinnovabile;

28.

chiede che le metodologie di benchmarking di tariffe e di costi di accesso alle reti di trasporto e di distribuzione, introdotte dai regolatori, comprendano non solo aspetti quantitativi (costi), ma anche qualitativi (per esempio criteri di affidabilità sulla qualità delle reti) in modo da mantenere il livello di qualità attuale delle reti.

Investimenti per garantire la sicurezza di approvvigionamento energetico

29.

Constata non solo che la sicurezza dell'approvvigionamento energetico è minacciata a causa della debolezza degli investimenti in nuove centrali elettriche, ma anche che per assicurare l'approvvigionamento è fondamentale sviluppare nuove reti di trasporto e distribuzione, ampliare e migliorare le reti esistenti e infine creare linee di interconnessione. Questo richiederà, oltre a notevoli sforzi di finanziamento, il superamento di importanti difficoltà di progettazione e realizzazione;

30.

insiste sull'importanza di un ambiente stabile e attraente per gli investimenti;

31.

sottolinea il ruolo rilevante che avrà la diversificazione delle fonti di energia per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento energetico;

32.

auspica che si incoraggi la produzione di energia locale e regionale basata sulle fonti di energia rinnovabili — adeguate alle condizioni ambientali del territorio interessato — riducendo le spese di trasporto dell'energia e le emissioni in tutta l'UE. È quindi necessario promuovere piani energetici specifici a livello regionale che dovranno essere coordinati e integrati nei quadri nazionale e comunitario;

33.

invita la Commissione ad adottare tutte le misure necessarie per incentivare i produttori, ma anche i gestori di reti, ad investire rispettivamente nella costruzione di impianti di produzione e in quella di infrastrutture per le reti, per permettere un accesso equo alla produzione locale di energia rinnovabile;

34.

richiama tuttavia l'attenzione della Commissione sul fatto che, in linea generale, le reti non sono attualmente concepite per accogliere una quota importante di energie rinnovabili: questo richiederà degli investimenti, e quindi mezzi finanziari supplementari, per adattarle allo sviluppo delle energie rinnovabili. Bisognerà anche esaminare le possibilità di stoccaggio dell'energia, il che richiederà investimenti supplementari non indifferenti;

35.

ribadisce che le politiche di utilizzo razionale dell'energia e di efficienza energetica rappresentano il migliore strumento per ridurre la tensione attuale tra l'offerta e la domanda di energia.

La protezione dei consumatori

36.

Ricorda che gli obblighi di servizio pubblico devono costituire un complemento necessario alla concorrenza e restare al centro del processo di apertura del mercato;

37.

raccomanda che la libertà di scelta dei consumatori di energia sia accompagnata da solide garanzie sui loro diritti. A tale riguardo, sarebbe auspicabile che le disposizioni della futura Carta europea dei diritti dei consumatori di energia avessero valore legale;

38.

accoglie favorevolmente la proposta di istituire un «forum per il dettaglio», in analogia con i forum di Firenze e di Madrid;

39.

chiede alla Commissione di sorvegliare maggiormente i mercati al dettaglio per valutare gli effetti della liberalizzazione sulle famiglie, rafforzare la fiducia dei consumatori nel mercato dell'energia e limitare i rischi di manipolazione del mercato;

40.

sottolinea l'importanza di una fatturazione più trasparente dell'elettricità e del gas per indurre i consumatori a modificare i loro comportamenti nel senso dei risparmi di energia e di un aumento dell'efficienza energetica;

41.

insiste sull'introduzione di sistemi informatici neutrali e indipendenti dai fornitori che permettano una gestione automatizzata dello switch;

42.

richiama l'attenzione della Commissione sulla necessità di sottoporre l'introduzione generalizzata dei contatori intelligenti a due condizioni preliminari: l'introduzione deve essere finanziariamente ragionevole e proporzionata, tenuto conto dei risparmi energetici realizzabili per i diversi tipi di clienti;

43.

raccomanda di aumentare in futuro la protezione dei consumatori vulnerabili per combattere il fenomeno della povertà energetica.

Agenzia di cooperazione dei regolatori dell'energia

44.

Riconosce, per quanto riguarda le questioni transfrontaliere, il regulatory gap e la necessità di migliorare le interconnessioni in alcuni segmenti del mercato;

45.

sostiene tuttavia l'opportunità di rafforzare il Gruppo dei regolatori europei per il gas e l'energia elettrica (ERGEG) invece di sostituirlo con una nuova agenzia. Piuttosto che istituire una nuova struttura, con le spese e gli oneri burocratici che ne derivano, sarebbe infatti possibile proseguire sulle basi attuali, con un ERGEG rafforzato, che avrebbe la competenza di decidere in merito alle problematiche transfrontaliere e al quale verrebbero affidati anche gli altri compiti che dovrebbe svolgere l'agenzia che si propone di creare. Qualora poi con tale intervento la concorrenza non risultasse sufficientemente aumentata, si giustificherebbe la costituzione di un'agenzia distinta.

Gli scambi transfrontalieri

46.

Apprezza che il terzo pacchetto legislativo rafforzi la cooperazione fra i GRT creando una rete europea dei GRT. Si incoraggiano così gli scambi transfrontalieri di elettricità e di gas, che sono una delle premesse irrinunciabili per il pieno funzionamento del mercato interno; un'elevata capacità di trasporto è una condizione tecnica essenziale sia per la sicurezza di approvvigionamento che per il funzionamento della concorrenza in un mercato comune dell'energia. Ciò vale soprattutto per gli Stati orientali dell'UE che stanno cercando di liberarsi dalla loro dipendenza energetica dagli Stati limitrofi orientali;

47.

ritiene che occorra cercare di evolvere progressivamente verso gestori di reti di trasporto regionali;

48.

fa osservare che le proposte della Commissione europea relative alla rete europea dei GRT dell'elettricità e del gas conferiscono ai GRT uno status quasi da organo di regolamentazione, mentre il ruolo dell'agenzia sembra limitarsi a quello di organo consultivo. Alcune regole, come quelle relative alla trasparenza o agli scambi, dipendono in maggior misura dalla competenza delle autorità di regolamentazione;

49.

accoglie favorevolmente l'obbligo imposto alla rete europea dei GRT dell'elettricità di pubblicare ogni due anni un piano decennale di investimento nelle reti a livello europeo;

50.

auspica che i nuovi soggetti che entrano nel mercato, in particolare le imprese locali e regionali di elettricità, possano disporre dello stesso livello di informazioni sui mercati degli operatori storici.

Rete di trasporto del gas

51.

Ritiene che la disponibilità limitata delle capacità di stoccaggio di gas, che sono spesso nelle mani degli operatori storici, incida sensibilmente sulla concorrenza nel settore del gas e indirettamente sul settore dell'elettricità a livello di produzione. Accoglie pertanto favorevolmente le proposte intese a migliorare l'accesso agli impianti di stoccaggio e a quelli di GNL;

52.

appoggia la creazione di un sistema di entrata/uscita, nel quale la capacità è assegnata ad una zona/regione e non a un gasdotto particolare, il che favorisce l'aumento della concorrenza.

Bruxelles, 10 aprile 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


5.7.2008   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 172/60


Parere del Comitato delle regioni «Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2007-2008 — I paesi potenziali candidati»

(2008/C 172/12)

IL COMITATO DELLE REGIONI

è convinto della necessità di trasmettere un messaggio più chiaro ai paesi potenziali candidati sulle modalità della loro adesione all'UE. Un'adesione individuale potrebbe ispirare i paesi e indurli ad accelerare il processo complessivo. Un fattore determinante per decidere il ritmo di adesione di un paese candidato dovrebbe essere il suo grado di rispetto dei parametri fissati dall'UE,

osserva che, nei paesi potenziali candidati, è necessario rafforzare ulteriormente le capacità degli enti locali e regionali e delle loro associazioni, dato che attualmente tali enti non sono coinvolti in maniera adeguata nel processo di adesione all'UE,

accoglie con favore la parafatura dell'accordo di stabilizzazione e di associazione tra l'UE e la Bosnia-Erzegovina ed esorta le autorità di questo paese a lavorare insieme per adempiere agli obblighi che ne deriveranno,

accoglie con favore la parafatura dell'accordo di stabilizzazione e di associazione tra l'UE e la Serbia ed esorta le autorità serbe a continuare ad adoperarsi per ottemperare ai loro obblighi nei confronti del Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia, in quanto il loro adempimento è tuttora una condizione per l'ulteriore avvicinamento all'UE,

accoglie con favore la firma dell'accordo di stabilizzazione e associazione tra l'UE e il Montenegro ed esorta le autorità montenegrine a continuare ad adoperarsi per ottemperare agli obblighi che ne derivano, conformemente alla bozza del piano d'azione per la sua esecuzione.

Relatore

:

Martin HEATLEY (UK/PPE), membro del Consiglio della contea del Warwickshire

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio — Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2007-2008

COM(2007) 663 def.

Raccomandazioni strategiche

IL COMITATO DELLE REGIONI

A.   Raccomandazioni generali

Andamento complessivo e calendario

1.

è convinto della necessità di trasmettere un messaggio più chiaro ai paesi potenziali candidati sulle modalità della loro adesione all'UE. Un'adesione individuale potrebbe ispirare i paesi e indurli ad accelerare il processo complessivo. Un fattore determinante per decidere il ritmo di adesione di un paese candidato dovrebbe essere il suo grado di rispetto dei parametri fissati dall'UE;

2.

ritiene che si debba trovare un sottile equilibrio tra il mantenimento dell'entusiasmo e della stabilità del paese potenziale candidato e una preparazione cauta e adeguata al processo di adesione;

3.

è convinto dell'importanza dell'allargamento sia per l'UE che per i paesi candidati e potenziali candidati, perché tale processo crea opportunità di crescita economica e garantisce le rotte essenziali per i trasporti e per l'energia, oltre che per altre considerazioni strategiche, senza dimenticare i valori comuni dell'UE, come la libertà, la democrazia e la solidarietà. In particolare, la prospettiva dell'adesione è fondamentale per assicurare pace e stabilità nei Balcani occidentali. Esprime tuttavia preoccupazione per la «stanchezza da allargamento» che si manifesta in alcuni Stati membri e ritiene che vada promossa una maggiore consapevolezza pubblica delle opportunità e delle sfide derivanti dal proseguimento del processo;

4.

si compiace degli spiccati miglioramenti fatti registrare dai paesi potenziali candidati sul piano della crescita economica generale, della stabilità macroeconomica complessiva e dell'innalzamento del tenore di vita. Ritiene tuttavia che tali paesi si debbano impegnare di più per rafforzare lo Stato di diritto e modernizzare le strutture sociali e che tali miglioramenti macroeconomici vadano sfruttati per migliorare il tenore di vita dei cittadini di quei paesi. Nello specifico, chiede che in tutti i paesi potenziali candidati sia data la massima priorità alla concreta attuazione della legge, soprattutto mediante la riforma dell'ordinamento giudiziario, e alla lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, compresa la tratta di esseri umani;

5.

invita tutti i paesi potenziali candidati a mantenere buone relazioni di vicinato e a continuare a migliorarle, in quanto tali relazioni sono parte integrante del processo di avvicinamento all'Unione europea. Sottolinea inoltre la necessità che i paesi dei Balcani occidentali intensifichino gli sforzi per trovare soluzioni reciprocamente accettabili alle questioni in sospeso con i paesi vicini.

Comunicazione

6.

sottolinea che una comunicazione efficace è essenziale affinché la strategia di allargamento continui a dare buoni risultati. È necessario non solo informare meglio i cittadini sui benefici e sulle sfide del processo di allargamento in corso, ma anche far loro capire e accettare che si tratta di un processo graduale e gestito con prudenza. Tutte le sfere di governo dei paesi potenziali candidati andrebbero appoggiate nel loro tentativo di migliorare l'informazione sui valori europei, sui benefici che deriverebbero da un avvicinamento all'UE e sulle condizioni da soddisfare per l'adesione. A questo proposito, bisognerebbe garantire che le comunicazioni della Commissione europea relative all'allargamento fossero pubblicate nelle lingue usate nei paesi potenziali candidati, comprese quelle minoritarie;

7.

raccomanda di usare il nuovo strumento finanziario dell'UE, lo strumento di assistenza preadesione (Instrument for Pre-Accession Assistance — IPA), per sensibilizzare maggiormente i cittadini sull'integrazione europea, per favorire la cooperazione transfrontaliera, per accrescere le capacità delle associazioni rappresentative degli enti locali e regionali dei Balcani occidentali e per coinvolgerle nei processi di adesione;

8.

raccomanda di migliorare la comunicazione «verticale» tra, da una parte, gli organi delle amministrazioni centrali incaricati, nei rispettivi paesi, del processo di adesione all'UE e, dall'altra, gli enti locali e regionali e le loro associazioni.

Il rafforzamento delle capacità e la cooperazione transfrontaliera

9.

è convinto che le misure di sostegno che mettono in relazione i cittadini a livello locale e regionale e favoriscono la cooperazione tra l'UE e i paesi potenziali candidati siano strumenti preziosi per l'intesa culturale e politica, capaci di fugare ogni dubbio sulla capacità di integrazione; ricorda il ruolo importante svolto dal gemellaggio tra città e dalla collaborazione tra città partner dopo gli avvenimenti storici degli anni '90;

10.

chiede di affiancare ai meccanismi transfrontalieri esistenti ulteriori misure che promuovano la cooperazione interregionale e intercomunale tra gli Stati membri dell'UE e i paesi potenziali candidati, rivolte ad esempio a incoraggiare questi ultimi ad avvalersi dello strumento GECT (1);

11.

sottolinea che, per soddisfare pienamente i criteri di Copenaghen, è indispensabile un potenziamento della capacità amministrativa, in particolare a livello locale e regionale. Gli enti locali e regionali dei paesi interessati non sono sufficientemente informati e in genere non dispongono ancora delle capacità necessarie per assorbire il sostegno finanziario europeo. Il CdR deve svolgere un ruolo essenziale in tale contesto, promuovendo seminari di formazione che consentano la condivisione di buone pratiche e delle conoscenze acquisite dagli enti regionali e locali dell'UE;

12.

accoglie con favore l'accordo per la facilitazione dei visti concluso tra l'UE e i paesi potenziali candidati, un passo importante per agevolare i contatti interpersonali non solo dei popoli dei Balcani occidentali tra loro, ma anche tra i popoli dell'UE e quelli dei paesi potenziali candidati;

13.

osserva che, nei paesi potenziali candidati, è necessario rafforzare ulteriormente le capacità degli enti locali e regionali e delle loro associazioni, dato che attualmente tali enti non sono coinvolti in maniera adeguata nel processo di adesione all'UE;

14.

accoglie con favore i progetti che mettono in relazione enti locali degli Stati membri dell'UE e di paesi potenziali candidati, ad esempio il «Progetto di scambio» che ha coinvolto un terzo dei comuni serbi e ha permesso loro di confrontarsi con la prassi europea di gestione dei progetti, favorendo anche la creazione di legami tra enti locali della Serbia e dei paesi dell'UE;

15.

esorta i poteri centrali, regionali e locali dei paesi potenziali candidati a rafforzare le loro capacità al fine di allineare le rispettive politiche ambientali alle raccomandazioni dell'UE;

16.

osserva che nei paesi potenziali candidati la democrazia è giovane e fragile. Per sviluppare e rafforzare le istituzioni e le regole della democrazia rappresentativa, occorre adottare azioni risolute e durature. Questo vale in maniera particolare per gli enti locali e regionali, vista l'importanza fondamentale che rivestono per una società democratica stabile e aperta e per la buona governance.

Società civile e vita pubblica

17.

è convinto che il settore della società civile sia una componente fondamentale per la costruzione di una società democratica; esso necessita di un ulteriore sviluppo e di maggiori capacità per svolgere più agevolmente la sua rilevante funzione di accrescimento della trasparenza e promozione della democrazia. Il settore della società civile può svolgere un ruolo importante nell'informare i cittadini in merito all'UE e nel promuoverne il coinvolgimento nel processo di adesione;

18.

reclama ulteriori progressi in materia di diritti delle donne, dei minori e degli anziani. In particolare, occorre continuare a lavorare per migliorare le pari opportunità e la qualità dell'occupazione e per incoraggiare un coinvolgimento più attivo delle donne nella vita politica. Va poi rafforzata la tutela delle donne, dei minori e degli anziani contro ogni forma di violenza, compresa la tratta di essere umani;

19.

esorta a migliorare ulteriormente lo status delle persone disabili. Particolarmente importante è il miglioramento delle loro opportunità occupazionali, in quanto tappa essenziale sulla via della piena integrazione nella società;

20.

esorta a rafforzare ulteriormente i diritti delle minoranze e a creare le condizioni necessarie per l'espressione e lo sviluppo della loro cultura, ma anche a intervenire energicamente per migliorare l'atteggiamento nei confronti dei vari gruppi etnici e promuovere la tolleranza e la riconciliazione.

B.   Osservazioni specifiche per paese

Albania

21.

considera encomiabili i progressi compiuti in campo amministrativo, specie gli sviluppi relativi al miglioramento dei registri anagrafici e in materia di carte d'identità, come pure l'introduzione dei passaporti biometrici; auspica che ciò contribuisca a migliorare il processo elettorale: le ultime elezioni locali, infatti, non sono risultate conformi agli impegni e agli standard internazionali;

22.

si compiace per l'impostazione più strategica assunta dal governo nella lotta contro la corruzione. Osserva tuttavia che quest'ultima è ancora molto diffusa in Albania e costituisce un grave problema. Inoltre, l'ordinamento giudiziario, che pure ha fatto registrare alcuni miglioramenti, rimane fragile e necessita urgentemente di ulteriori riforme, soprattutto in termini di indipendenza, trasparenza ed efficienza. È quindi particolarmente importante che venga attuata e applicata con vigore la nuova strategia anticorruzione per il periodo 2007-2013, in linea con le raccomandazioni in materia del Gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO) istituito dal Consiglio d'Europa;

23.

prende atto del clima molto sereno che caratterizza i rapporti interreligiosi, in quanto rappresenta un esempio prezioso per la regione, ma sollecita a migliorare ulteriormente la tutela dei diritti dell'uomo e della libertà di espressione;

24.

esorta le autorità albanesi a proseguire nell'opera di miglioramento della condizione delle minoranze, in linea con le migliori prassi europee e la convenzione quadro del Consiglio d'Europa per la protezione delle minoranze nazionali. Il Comitato raccomanda caldamente di garantire la loro rappresentanza nel Parlamento albanese e l'estensione dell'insegnamento delle loro lingue a tutti i loro membri in tutto il paese;

25.

dà atto all'Albania degli sforzi compiuti per mantenere e sviluppare ulteriormente buone relazioni di vicinato con gli Stati membri e con gli altri paesi potenziali candidati;

26.

ritiene che, per dare positiva attuazione all'accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA), sia necessario affinare ulteriormente la capacità amministrativa. Le amministrazioni locali e l'Associazione dei comuni albanesi hanno bisogno di acquisire ulteriori capacità per poter assorbire i fondi IPA.

Bosnia-Erzegovina

27.

accoglie con favore la parafatura dell'accordo di stabilizzazione e di associazione con l'UE ed esorta le autorità della Bosnia-Erzegovina a lavorare insieme per adempiere agli obblighi che ne deriveranno;

28.

accoglie con favore la firma della dichiarazione sulla riforma delle forze di polizia in Bosnia-Erzegovina ed esorta tutti i firmatari ad adoperarsi per una riforma conforme ai principi dell'UE. La riforma delle forze di polizia, infatti, è necessaria per la firma dell'ASA con l'Unione europea;

29.

si compiace per la volontà delle strutture di governo locale della Bosnia-Erzegovina di allinearsi alle migliori prassi europee per migliorare la prestazione dei servizi, nonché per la disponibilità delle associazioni di enti locali di entrambe le entità federate a collaborare per migliorare la qualità dei servizi locali resi ai cittadini;

30.

si compiace che la riforma del governo locale stia proseguendo e rileva che la normativa adottata in materia da entrambe le entità federate è conforme alla Carta europea dell'autonomia locale;

31.

ritiene che, per dare positiva attuazione all'ASA, sia necessario affinare ulteriormente la capacità amministrativa. Le amministrazioni locali e le associazioni degli enti locali di entrambe le entità federate hanno bisogno di acquisire ulteriori capacità per poter assorbire i fondi IPA e beneficiarne appieno;

32.

si compiace dei progressi compiuti in materia di rientro dei profughi e degli sfollati, e incoraggia le organizzazioni e le agenzie interessate a continuare a lavorare per migliorare i presupposti per un rientro sostenibile;

33.

si compiace per il miglioramento della cooperazione con il Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia, la quale sembra aver raggiunto un livello generalmente soddisfacente, ma ricorda che per la firma dell'ASA sarà indispensabile la piena cooperazione.

Serbia

34.

invita la Serbia a proseguire sulla via di avvicinamento all'UE e a perseguire una convivenza pacifica con i paesi vicini;

35.

accoglie con favore la parafatura dell'accordo di stabilizzazione e di associazione con l'UE ed esorta la Serbia a continuare ad adoperarsi per ottemperare ai suoi obblighi nei confronti del Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia, in quanto il loro adempimento è tuttora una condizione per l'ulteriore avvicinamento all'UE;

36.

riconosce i progressi compiuti nella riforma della pubblica amministrazione, che è conforme agli standard europei, e prende nota della buona capacità amministrativa dimostrata dalla Serbia nel contesto dei negoziati sull'ASA;

37.

accoglie con favore l'iniziativa del ministero della Giustizia serbo di condurre un'analisi approfondita dell'ordinamento giudiziario, dato che il quadro giuridico previsto dalla nuova Costituzione non è ancora stato attuato. È necessario continuare a lavorare per garantire l'indipendenza, la responsabilità e l'efficienza dell'ordinamento giudiziario;

38.

si compiace che l'attuazione della strategia nazionale contro la corruzione stia proseguendo, ma fa osservare che il fenomeno è ancora diffuso e costituisce un problema grave nel paese;

39.

si rallegra dei progressi compiuti in materia di rispetto e tutela dei diritti delle minoranze, e incoraggia il governo a concentrare gli sforzi sul miglioramento dei diritti dei gruppi etnici, specialmente sotto il profilo dell'istruzione, della protezione sociale, dell'assistenza sanitaria, degli alloggi e dell'occupazione;

40.

esorta il Parlamento serbo a ratificare la Carta europea dell'autonomia locale;

41.

ritiene che, per dare positiva attuazione all'ASA, sia necessario affinare ulteriormente la capacità amministrativa. Le amministrazioni locali e la Conferenza permanente delle città e dei comuni della Serbia hanno bisogno di acquisire ulteriori capacità per poter assorbire i fondi IPA e beneficiarne appieno.

Kosovo (ai sensi della risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell'ONU)

42.

ritiene che occorra ormai tener conto della dichiarazione di indipendenza del Kosovo, del 17 febbraio 2008, e si compiace della decisione di avviare, nel quadro della politica europea di sicurezza e di difesa (PESD), la missione Eulex Kosovo per lo Stato di diritto e la stabilità: garantire queste due condizioni è infatti nell'interesse di tutti. Bisogna che i diversi gruppi etnici convivano pacificamente;

43.

si compiace che siano stati adottati una strategia e un piano d'azione relativi al periodo 2006-2011 per la riforma della pubblica amministrazione, in quanto quest'ultima è fragile e inefficiente e le riforme sono ancora nella fase iniziale;

44.

è convinto che, mentre si sono registrati alcuni progressi a livello di governo locale, la capacità amministrativa rimanga carente;

45.

si compiace che in Kosovo sia stata istituita un'Agenzia anticorruzione, ma ritiene che manchi una chiara volontà politica di combattere questo fenomeno, che rimane un grave problema; è necessario migliorare ulteriormente le capacità del personale dell'Agenzia e continuare il lavoro di sviluppo del quadro normativo e delle relative disposizioni di attuazione;

46.

si rammarica degli scarsi progressi conseguiti nel settore delle libertà e dei diritti civili e politici, ed esorta le autorità kosovare a svolgere ulteriori indagini sulle oltre 2.000 persone scomparse, il che costituirebbe un passo importante sulla via della riconciliazione;

47.

si rallegra del fatto che le elezioni del novembre 2007 si siano svolte in modo pacifico; invita le autorità kosovare e serbe a continuare ad adoperarsi per una effettiva normalizzazione della situazione politica. Esprime altresì la forte convinzione che non possa esserci spazio per la violenza nel Kosovo e che un Kosovo multietnico possa essere costruito solo attraverso la cooperazione di tutte le sue comunità.

Montenegro

48.

accoglie con favore la firma dell'accordo di stabilizzazione e associazione con l'UE ed esorta il governo montenegrino a continuare ad adoperarsi per ottemperare agli obblighi che ne derivano, conformemente alla bozza del piano d'azione per la sua esecuzione;

49.

accoglie con favore l'adozione della nuova Costituzione;

50.

dà atto al Montenegro dei risultati raggiunti dopo l'indipendenza nello stabilire buone relazioni bilaterali con gli altri paesi potenziali candidati e con gli Stati membri vicini, come pure dei notevoli progressi compiuti con l'adesione a iniziative regionali e al Consiglio d'Europa;

51.

si compiace dei provvedimenti varati dal governo per combattere la criminalità organizzata e la corruzione, ma, rilevando che questi fenomeni sono tuttora fonte di grande preoccupazione, lo esorta a proseguire su questa strada affinando i provvedimenti anticorruzione e impegnandosi maggiormente nella lotta al riciclaggio del denaro. Un accento particolare andrebbe posto sulla prosecuzione della riforma dell'ordinamento giudiziario;

52.

osserva che la riforma della pubblica amministrazione prosegue, e raccomanda di continuare a creare capacità, soprattutto in termini di trasparenza e rendicontabilità e nel settore degli appalti pubblici, oltre che nella gestione dei beni pubblici e nelle procedure di rilascio delle licenze;

53.

ritiene che, per dare positiva attuazione all'ASA, sia necessario affinare ulteriormente la capacità amministrativa. Le amministrazioni locali e l'Associazione dei governi locali montenegrini hanno bisogno di acquisire ulteriore capacità per poter assorbire i fondi IPA e beneficiarne appieno.

Bruxelles, 10 aprile 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


(1)  Gruppo europeo di cooperazione territoriale.


5.7.2008   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 172/65


Parere del Comitato delle regioni «Favorire il pieno coinvolgimento dei giovani nella società»

(2008/C 172/13)

IL COMITATO DELLE REGIONI

deplora il fatto che la Commissione nella sua comunicazione spiega sì la necessità di una cooperazione tra i responsabili politici e le parti interessate a livello europeo, nazionale, regionale e locale all'atto di definire la strategia per la gioventù, ma non descrive in modo particolareggiato il ruolo del livello regionale e locale nella politica della gioventù,

sottolinea che tale politica viene attuata soprattutto a livello regionale e locale. Le strategie regionali e locali contribuiscono in modo sostanziale all'adozione di misure particolarmente utili per una migliore formazione iniziale e continua, per una maggiore integrazione sociale e professionale e per un impegno civico attivo dei giovani,

concorda con la Commissione sul fatto che il compito dei sistemi nazionali o regionali di istruzione e formazione professionale dev'essere quello di fornire competenze di base che siano appropriate per il mercato del lavoro. Non va però dimenticato che una solida formazione di base di tipo generale e intesa a formare la personalità è importante anche ai fini di una partecipazione personale alla vita sociale,

reputa, a differenza della Commissione, che nei bambini in età prescolare vada messo in primo piano non tanto lo sviluppo di competenze chiave quanto quello dell'intera personalità,

ritiene esemplare ai fini dell'integrazione professionale del numero più alto possibile di giovani il sistema di formazione alternata utilizzato in parecchi Stati, vale a dire quello che combina la formazione a scuola e in azienda, e nota con rammarico che in molti paesi la formazione professionale ha problemi ad attirare i giovani e a farsi accettare come opzione valida.

Relatore

:

Gebhard HALDER (AT/PPE), presidente del Parlamento del Land Voralberg

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Favorire il pieno coinvolgimento dei giovani nell'istruzione, nell'occupazione e nella società

COM(2007) 498 def.

Raccomandazioni politiche

IL COMITATO DELLE REGIONI

Osservazioni generali sulla comunicazione della Commissione

1.

constata che i giovani sono il potenziale di sviluppo di una società. Il futuro dell'Unione europea, dei suoi Stati membri e degli enti regionali e locali dipende sempre più dalla capacità di riuscire a creare una società che rispetti i bambini e i giovani;

2.

sottolinea che i giovani costituiscono anche un fattore decisivo per il potenziale economico delle regioni e dei comuni europei e per la loro capacità di far fronte alla concorrenza globale. Inoltre, l'impegno dei cittadini dell'Unione è un pilastro importante per la coesione sociale e lo sviluppo pacifico e democratico dell'Europa e le basi di questo impegno devono essere poste già durante la giovinezza;

3.

rinvia al proprio parere sul futuro demografico dell'Europa (1), nel quale afferma che il tasso di natalità è troppo basso per mantenere il livello attuale di popolazione. Questo sta determinando profondi cambiamenti in termini di dimensioni e struttura di età della popolazione europea ed evidenzia la necessità di una politica sostenibile e adeguata alle diverse generazioni;

4.

riconosce pertanto che il patto per la gioventù (2) adottato dal Consiglio europeo nella primavera 2005, la comunicazione della Commissione sulle politiche europee concernenti la gioventù (3) e la comunicazione in esame affrontano una tematica estremamente importante;

5.

appoggia l'approccio di tipo trasversale proposto dalla Commissione. È importante tener conto sempre degli interessi dei giovani, in tutti i settori, garantendo in tal modo una maggiore concentrazione sulle loro necessità specifiche;

6.

fa notare che per tutti gli aspetti dell'istruzione e della formazione professionale della gioventù e dell'occupazione affrontati nella comunicazione, la responsabilità dell'adozione delle misure pertinenti è degli Stati membri o degli enti regionali e locali. Il livello europeo ha in questo campo una funzione di coordinamento, di sostegno e di integrazione;

7.

esorta in questo contesto la Commissione a valutare le misure proposte per stabilire se soddisfino il principio di sussidiarietà e proporzionalità rafforzato con il Trattato di riforma;

8.

osserva che la Commissione, nel quadro della comunicazione, non ha presentato alcuna valutazione d'impatto e si rammarica che non siano stati verificati gli ulteriori oneri amministrativi e finanziari che la sua attuazione comporta a livello regionale e locale.

Importanza per il livello regionale e locale

9.

deplora il fatto che la Commissione nella sua comunicazione spiega sì la necessità di una cooperazione tra i responsabili politici e le parti interessate a livello europeo, nazionale, regionale e locale all'atto di definire la strategia per la gioventù, ma non descrive in modo particolareggiato il ruolo del livello regionale e locale nella politica della gioventù;

10.

sottolinea che tale politica viene attuata soprattutto a livello regionale e locale. Le strategie regionali e locali contribuiscono in modo sostanziale all'adozione di misure particolarmente utili per una migliore formazione iniziale e continua, per una maggiore integrazione sociale e professionale e per un impegno civico attivo dei giovani. È proprio al livello regionale e locale che ci si può concentrare meglio sulle esigenze specifiche dei giovani e, quindi, si può intervenire in modo più mirato;

11.

esorta la Commissione a tener conto della diversità nazionale, regionale e locale nel settore dell'istruzione, della gioventù e dell'occupazione. Nella definizione e attuazione delle misure di coordinamento, sostegno e integrazione oltre al livello nazionale, vanno coinvolti quelli regionale e locale.

Un'istruzione migliore e più ricca per tutti i giovani

12.

sottolinea che i sistemi di istruzione e formazione professionale europei sono un fattore chiave per lo sviluppo del potenziale competitivo dell'UE a lungo termine; si compiace pertanto del contenuto del programma di lavoro Istruzione e formazione 2010  (4); al tempo stesso, sottolinea però che occorre tener presente la responsabilità degli Stati membri e del livello regionale e locale per il contenuto dell'insegnamento e l'organizzazione dei sistemi di istruzione, nonché per la loro diversità linguistica e culturale;

13.

concorda con la Commissione sul fatto che il compito dei sistemi nazionali o regionali di istruzione e formazione professionale dev'essere quello di fornire competenze di base che siano appropriate per il mercato del lavoro. Non va però dimenticato che una solida formazione di base di tipo generale e intesa a formare la personalità ha un'importanza più ampia soprattutto in relazione alla partecipazione personale alla vita sociale;

14.

reputa, a differenza della Commissione, che nei bambini in età prescolare vada messo in primo piano non tanto lo sviluppo di competenze chiave quanto quello dell'intera personalità. Così facendo, anche nei bambini più piccoli è possibile risvegliare in modo ludico, proponendo giochi basati sulla tecnica o sulle scienze naturali, potenzialità e interessi che possono essere molto importanti per il successivo orientamento professionale;

15.

sottolinea l'importanza di promuovere la formazione linguistica nel quadro dell'insegnamento nella prima infanzia. Questo aspetto è particolarmente importante per i figli degli immigrati. In tal modo vengono anche poste le basi per il successivo apprendimento di altre lingue;

16.

ritiene esemplare ai fini dell'integrazione professionale del numero più alto possibile di giovani il sistema di formazione alternata utilizzato in parecchi Stati, vale a dire quello che combina la formazione a scuola e in azienda, e nota con rammarico che in molti paesi la formazione professionale ha problemi ad attirare i giovani e a farsi accettare come opzione valida. Tale sistema, del resto, come anche tutti gli altri tipi di formazione, quelli post-diploma secondario o quelli universitari, è posto di fronte al fatto che oggi per molti posti di lavoro si richiedono qualifiche sempre più elevate. È inoltre necessario rendere questo sistema più attraente, in particolare migliorandone le possibilità di passaggio ad un altro sistema fino all'università;

17.

reputa pertanto che occorra migliorare il livello dell'istruzione in generale. A tal fine è fondamentale disporre di insegnanti e formatori altamente qualificati e motivati, i quali devono possedere competenze non solo specialistiche e didattiche, ma devono anche essere competenti in materia di integrazione sociale (5). È altresì necessario che le esigenze del mercato del lavoro trovino riscontro nei programmi di studio;

18.

si compiace del fatto che la Commissione abbia invitato gli Stati membri ad attuare il quadro europeo delle qualifiche e, in tale contesto, chiede che si tenga in debito conto la diversità nazionale e regionale nel campo dell'istruzione. Occorre ad esempio trovare soluzioni per integrare in tale quadro i moduli di formazione orientati all'attività professionale;

19.

sottolinea l'importanza del programma comunitario per l'apprendimento permanente e del programma Gioventù in azione. Tali programmi mettono in primo piano la mobilità transfrontaliera e l'apprendimento formale e informale ad essa collegato e costituiscono un prezioso completamento delle politiche dell'istruzione attuate a livello nazionale, regionale o locale;

20.

esorta la Commissione a tener conto maggiormente, sia nella comunicazione che nelle diverse misure attuate (p. es. nei programmi comunitari), della situazione dei giovani svantaggiati. Per offrire loro un'opportunità di realizzare il loro potenziale individuale e di inserirsi nel mercato del lavoro possono essere utili modelli come ad esempio quello della formazione professionale orientata all'integrazione. Tali modelli offrono infatti ai giovani svantaggiati la possibilità di portare a termine una formazione in un periodo più lungo o di ottenere una qualifica parziale. In questo contesto è importante anche offrire ai giovani un accompagnamento sociale attento e costante e un tutoraggio — un compito, questo, che può essere svolto solo a livello regionale e locale. Questi modelli possono anche aiutare a ridurre il tasso tuttora alto di dispersione scolastica.

I giovani e l'occupazione: una sfida per l'Europa

21.

constata che per i giovani il passaggio dalla scuola al lavoro si presenta sempre più difficile;

22.

in molte regioni europee si assiste già alla situazione paradossale per cui, accanto a una disoccupazione giovanile in certi casi elevata (6), si registra una mancanza di manodopera — soprattutto altamente qualificata — destinata, in futuro, ad aggravarsi ulteriormente;

23.

sottolinea che l'integrazione professionale e sociale dei giovani nelle zone urbane e rurali svantaggiate è particolarmente difficile e, in questo contesto, segnala l'importanza delle misure europee, nazionali, regionali e locali a favore della convergenza e del miglioramento della competitività regionale, che hanno anche lo scopo di creare le condizioni per permettere ai giovani qualificati di rimanere in tali regioni;

24.

concorda con la Commissione sul fatto che nei programmi nazionali di riforma per la crescita e l'occupazione vada prestata un'attenzione particolare all'occupazione giovanile ed esorta a coordinare in modo ottimale tali programmi con le misure previste nel quadro del programma Istruzione e formazione 2010;

25.

chiede che il processo di revisione inter pares, previsto nell'ambito della strategia di Lisbona per i governi degli Stati membri, venga esteso agli enti locali e regionali e ad altre parti interessate, in modo che essi possano avvalersi di scambi incrociati in tutta l'UE per esaminare iniziative locali e regionali intese ad affrontare il problema dei giovani che non lavorano né seguono un programma di istruzione o formazione;

26.

reputa che il continuo aumento dei rapporti di lavoro precari caratterizzati da una scarsa sicurezza del posto di lavoro costituisca un problema di fondo, soprattutto per i giovani lavoratori, i quali spesso per anni non riescono ad avere una situazione lavorativa e un reddito stabili e adeguati e, quindi, non possono nemmeno avere una vita indipendente;

27.

invita pertanto le istituzioni comunitarie, gli Stati membri e gli enti regionali e locali a prestare attenzione, se utilizzano l'approccio della flessicurezza, a un corretto equilibrio tra gli interessi dei datori di lavori e quelli dei lavoratori, ovvero tra flessibilità e sicurezza. Inoltre, si deve evitare di rendere più difficoltosa l'integrazione sociale dei giovani;

28.

reputa che la Commissione non affronti in misura adeguata il tema dell'occupazione dei giovani svantaggiati. Per l'integrazione dei giovani — e in particolare di quelli svantaggiati — nel mercato del lavoro, accanto alle misure preventive relative soprattutto alla formazione giovanile orientata al mondo del lavoro, sono necessarie azioni capillari di sostegno ad hoc, anche di tipo sociale. In tale contesto l'importante, come previsto anche dalla strategia europea per l'occupazione, è prendere in considerazione tutti i giovani senza alcuna eccezione e inserirli nel processo occupazionale nel periodo più breve possibile. A tal fine può essere necessario anche creare reti di sostegno per i giovani in cerca di lavoro e attuare programmi di qualificazione e occupazione specifici per i giovani, finanziati con fondi pubblici (7);

29.

ricorda che i fondi strutturali comunitari, e in particolare il Fondo sociale europeo (FSE), consentono di finanziare progetti di questo tipo e approva la richiesta formulata nella comunicazione della Commissione di orientare maggiormente il FSE verso l'occupazione giovanile, se lo richiedono le condizioni regionali, vale a dire un'elevata disoccupazione giovanile;

30.

reputa che un compito fondamentale del livello nazionale e regionale o locale consista nel migliorare l'occupabilità dei giovani e la loro disponibilità a lavorare. A tal fine è necessario fra l'altro promuovere l'informazione e l'orientamento professionale e formativo a livello individuale, nonché le attività di sensibilizzazione alle carriere professionali con buone prospettive future. In tal modo sarà possibile contribuire a raggiungere una presenza equilibrata di uomini e donne all'interno di diversi gruppi professionali;

31.

appoggia la carta europea della qualità dei tirocini proposta dalla Commissione a titolo di raccomandazione, tanto più che in certi casi i tirocinanti — che lavorano sempre più spesso a livello transfrontaliero — vengono sfruttati come «manodopera a buon mercato». I tirocini regolari, invece, offrono ai giovani un'occasione preziosa di fare le prime esperienze lavorative, che spesso rivestono un'importanza essenziale e decisiva nelle successive scelte professionali o di formazione; inoltre è necessario incentivare i giovani studenti a fare dei tirocini e ampliare l'offerta disponibile in questo campo;

32.

sottolinea che accanto alla formazione iniziale, acquista un'importanza sempre maggiore il perfezionamento professionale. Le conoscenze tecniche e le competenze richieste nell'organizzazione lavorativa cambiano rapidamente. La sfida consiste quindi nel migliorare l'apertura nei confronti del perfezionamento professionale, aumentarne l'attrattiva ed estendere la gamma degli strumenti proposti. Per i giovani che non possiedono una formazione adeguata è importante poter acquisire le conoscenze e le competenze di cui sono carenti (seconda opportunità) (8).

Utilizzare pienamente il potenziale di tutti

33.

osserva che proprio i bambini e i giovani provenienti da famiglie povere sono svantaggiati sotto molti punti di vista e in parte emarginati. Questo vale sia per le opportunità di formazione e occupazione sia per il loro stato di salute. Inoltre la povertà spesso viene «lasciata in eredità»: la povertà e l'esclusione sociale nell'età adulta sono una conseguenza di condizioni svantaggiate nell'infanzia e nella giovinezza;

34.

chiede pertanto che la lotta contro la povertà e l'esclusione sociale abbia la priorità. Si tratta di un compito anzitutto nazionale e/o regionale e locale che richiede interventi coordinati di politica economica, occupazionale, sociale e dell'istruzione e una considerazione trasversale degli aspetti relativi alla politica della gioventù;

35.

reputa che il punto di partenza debba essere anzitutto la riduzione del rischio di povertà delle famiglie con figli. In tale contesto occorre prestare un'attenzione particolare a fattori socioeconomici come la segregazione o la disoccupazione di lunga durata e il basso livello di istruzione dei genitori, al fine di evitare le trappole permanenti della povertà;

36.

rammenta che, molto spesso, sono gli enti locali e regionali a provvedere al mantenimento degli orfani e dei bambini provenienti da famiglie con problemi nonché alla loro istruzione, e che in questo modo essi creano i presupposti per consentire a questi bambini di avere una vita autonoma;

37.

ricorda che conoscere bene la lingua del paese in cui si vive costituisce un presupposto per un'integrazione rapida, per ottenere risultati migliori a scuola e per avere maggiori possibilità nel mercato del lavoro; è quindi anche un elemento fondamentale della lotta contro la povertà.

Giovani cittadini attivi

38.

sottolinea che la partecipazione dei giovani, il loro coinvolgimento nella vita sociale comune e il fatto di contribuire a plasmarla rendono più forti i bambini e i giovani, danno loro fiducia in sé stessi e promuovono la democrazia e un atteggiamento attivo;

39.

richiama l'attenzione sulla particolare importanza dei processi di partecipazione a livello regionale e locale. La partecipazione riveste un interesse particolarmente evidente per i giovani e si rivela costante laddove essi possono contribuire a plasmare il proprio ambiente di vita e sperimentare direttamente le conseguenze del processo partecipativo;

40.

osserva che è molto importante fare in modo che i bambini e i giovani si interessino ai processi del governo locale e regionale, familiarizzandoli con i compiti e le funzioni dei rappresentanti locali e regionali, con le responsabilità e con le possibilità che essi hanno di aiutare i cittadini a migliorare le loro condizioni di lavoro e vita;

41.

si compiace dello scambio di esperienze a livello europeo per potenziare le iniziative locali e regionali a favore della partecipazione e invita il livello nazionale e comunitario, come pure gli enti regionali e locali, a definire la politica della gioventù a livello intersettoriale e in stretta cooperazione con i giovani;

42.

esprime parere favorevole sulla proposta della Commissione relativa all'elaborazione, a scadenze regolari, di una relazione europea sulla gioventù. Tale relazione può contribuire ad analizzare le condizioni di vita dei giovani e ad illustrare le loro preoccupazioni, offrendo così una base per le politiche della gioventù intersettoriali a livello nazionale, regionale, locale e comunitario. In tale contesto occorre fare attenzione che non vengano creati nuovi obblighi in materia di presentazione di relazioni per gli Stati membri, le regioni o gli enti locali. Le numerose relazioni già ora disponibili, in cui si descrive anche la situazione dei giovani, contengono molte informazioni necessarie;

43.

sottolinea che le attività di volontariato sono un'importante opportunità per i giovani, da un lato, per impegnarsi attivamente nella società e, dall'altro, per fare già le prime esperienze di lavoro, che li aiuteranno a orientarsi meglio nelle loro scelte professionali;

44.

fa notare che le attività di volontariato consentono anche di acquisire conoscenze e competenze che possono essere importanti per un'attività professionale successiva. Il presupposto per rendere più attraenti tali attività agli occhi dei giovani è il riconoscimento delle qualifiche ottenute nel quadro di questo apprendimento non formale;

45.

approva, in questo contesto, l'Europass introdotto dalla Commissione nel quadro del programma comunitario Gioventù in azione e ricorda che si tratta di un attestato individuale relativo alla qualità della collaborazione dei giovani nell'ambito delle attività del programma; appoggia inoltre l'intenzione della Commissione di integrare il quadro comunitario unico per la trasparenza delle qualifiche e delle competenze (Europass) (9) aggiungendovi la descrizione delle qualifiche acquisite in modo non formale;

46.

chiede che, sia per quanto riguarda i processi di partecipazione che per le attività di volontariato, a tutti i livelli ci si adoperi maggiormente per garantire l'accesso anche ai gruppi svantaggiati.

Bruxelles, 10 aprile 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


(1)  Parere del Comitato delle regioni sul tema Il futuro demografico dell'Europa, CdR 341/2006 fin

(2)  Allegato I alle conclusioni della presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles del 22 e del 23 marzo 2005 (doc. 7619/1/05).

(3)  Comunicazione della Commissione al Consiglio sulle politiche europee concernenti la gioventù Rispondere alle preoccupazioni dei giovani in Europaattuare il patto europeo per la gioventù e promuovere la cittadinanza attiva, COM(2005) 206 def.

(4)  Programma di lavoro dettagliato sul follow-up circa gli obiettivi dei sistemi d'istruzione e formazione in Europa, GU C 142 del 14.6.2002, pag. 1.

(5)  Cfr. anche la comunicazione della Commissione Migliorare la qualità della formazione degli insegnanti, COM(2007) 392 def. e le conclusioni del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, del 15 novembre 2007, sul miglioramento della qualità della formazione degli insegnanti (GU C 300 del 12.12.2007, pag. 6).

(6)  Stando alla comunicazione in esame, la disoccupazione giovanile è pari mediamente al 17,4 %.

(7)  In alcuni casi, per i giovani che non hanno dimestichezza con le istituzioni e il mondo dell'istruzione, sarà necessario creare delle opportunità di più facile accesso per consentire loro di fare un'«esperienza professionale». Anche il fatto che i costi salariali vengano (in parte) coperti per un certo periodo può essere una motivazione per le imprese ad assumere persone che entrano nel mondo del lavoro. Gli studi effettuati dimostrano che, se si considerano le conseguenze sociali di un numero elevato di giovani disoccupati di lungo periodo, l'effetto di tali progetti sull'economia può essere decisamente positivo.

(8)  Queste attività di formazione, promosse anche dal FSE, sono un presupposto fondamentale per potersi affermare nel mercato del lavoro. A questo proposito vanno ricordati ad esempio i «corsi di alfabetizzazione» e quelli «di recupero» per il conseguimento della licenza di scuola dell'obbligo.

(9)  Cfr. decisione n. 2241/2004/CE.