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Document 52012AE2363

Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 98/70/CE relativa alla qualità della benzina e del combustibile diesel e la direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili» COM(2012) 595 final — 2012/0288 (COD)

GU C 198 del 10.7.2013, p. 56–66 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

10.7.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 198/56


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 98/70/CE relativa alla qualità della benzina e del combustibile diesel e la direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili»

COM(2012) 595 final — 2012/0288 (COD)

2013/C 198/09

Relatore: RIBBE

Il Parlamento europeo e il Consiglio, in data 19 novembre 2012, hanno deciso, conformemente al disposto dell'articolo 114 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 98/70/CE relativa alla qualità della benzina e del combustibile diesel e la direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili

COM(2012) 595 final – 2012/0288 (COD).

La sezione specializzata Trasporti, energia, infrastrutture, società dell'informazione, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 3 aprile 2013.

Alla sua 489a sessione plenaria, dei giorni 17 e 18 aprile 2013 (seduta del 17 aprile), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 147 voti favorevoli, 26 voti contrari e 23 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) si è sempre espresso in favore di un aumento del ricorso alle energie rinnovabili, anche sotto forma di bioenergie. Tuttavia, già nel parere in merito alla direttiva sulle energie rinnovabili, aveva espresso una posizione critica nei confronti dell'impiego di agrocarburanti nel settore della mobilità. Si compiace pertanto del fatto che la Commissione intenda ora limitare al 5 % l'uso dei "biocarburanti convenzionali".

1.2

La Commissione intende adesso promuovere in misura maggiore l'utilizzazione energetica dei residui, dei sottoprodotti e degli scarti per la produzione di carburanti. Il CESE si compiace in linea di principio di questo proposito, ma sottolinea che bisogna tenere attentamente conto dell'esigenza di attuare una politica coerente e di non generare nuovi problemi. Ma proprio sotto questo aspetto, il CESE ravvisa dei rischi nella proposta della Commissione.

1.3

La biomassa è rinnovabile, ma le aree su cui viene prodotta hanno un'estensione limitata. È opportuno pertanto includere nelle riflessioni politico-strategiche i cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni, nella misura in cui comportano una concorrenza per l'uso dei suoli. Tuttavia tali cambiamenti o situazioni di concorrenza si verificano solo quando una preesistente produzione di derrate alimentari o mangimi viene sostituita, ad esempio da una produzione di bioenergia, e non già in caso di semplici spostamenti regionali delle coltivazioni.

1.4

L'approccio scelto dalla Commissione, basato sui cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni, fa parte di una valutazione comparativa delle fonti energetiche fossili e biogeniche, orientata esclusivamente al bilancio dei gas a effetto serra. Questioni come la sicurezza di approvvigionamento o il carattere finito delle materie prime fossili non trovano posto in questo schema matematico e vengono trascurate. In tal modo l'approccio basato sui cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni perde di vista l'obiettivo della sostenibilità.

1.5

L'approccio scelto dalla Commissione, basato sui cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni, è opinabile anche perché sarà applicato alle fonti energetiche liquide, ma non a quelle gassose o solide. Il CESE non è d'accordo.

1.6

La proposta in esame mette tuttavia in discussione la produzione europea di proteine e quindi l'impiego energetico diretto degli oli vegetali, estremamente utile in determinati settori, perché la Commissione applica agli oli vegetali il fattore del cambiamento indiretto della destinazione dei terreni e pertanto li assoggetta a delle limitazioni. Ciò non è giustificato, perché gli oli vegetali non sono "prodotti primari", bensì vengono generati come sottoprodotti di una auspicabile coltivazione di piante proteiche in Europa. Nel quadro delle pratiche agricole sostenibili bisognerebbe favorire, anziché limitare, la coltivazione di oleaginose in Europa, perché esse forniscono al tempo stesso mangimi proteici e oli vegetali, rimpiazzando in tal modo le importazioni di soia.

1.7

Per i biocarburanti definiti "avanzati", che la Commissione vuole adesso promuovere, il CESE ravvisa il rischio che dei pozzi di assorbimento del carbonio potenzialmente preziosi, (come il legno, la paglia e il fogliame), debbano adesso essere impiegati come base per la produzione di carburanti, cosa che condurrebbe a un aumento della concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera (cfr. il capitolo 4).

1.8

Il CESE non ravvisa nella proposta di modifica della direttiva sulle energie rinnovabili una base promettente per una strategia effettivamente capace di ridurre al minimo l'impiego di combustibili fossili, di accrescere la sicurezza di approvvigionamento dell'Europa e di contribuire alla prevenzione dei cambiamenti climatici.

1.9

I biocarburanti di ogni genere non costituiscono un rimedio duraturo al diffondersi di un consumo eccessivo di energia. Essi non potranno sostituire, non fosse altro che per ragioni di disponibilità, i carburanti di origine fossile. Pertanto, specie nel settore dell'autotrazione, in cui si cominciano a individuare alternative ai carburanti liquidi, i biocarburanti possono costituire al massimo una soluzione temporanea, soggetta per di più a gravi effetti indesiderati. Non va dimenticato in alcun caso il fatto che, indipendentemente dalle singole fonti energetiche, una riduzione del nostro fabbisogno energetico è di per sé indispensabile.

1.10

Il CESE è consapevole del fatto che in alcuni settori della mobilità, nonché nell'agricoltura e nella silvicoltura, non sono attualmente disponibili alternative praticabili al ricorso ai combustibili liquidi. In tali settori gli oli vegetali puri possono costituire un'alternativa pratica, ma anche la loro produzione è limitata, ragion per cui bisogna fare una pianificazione strategica del loro campo di applicazione.

1.11

Anche la comunicazione della Commissione Energia pulita per i trasporti: una strategia europea in materia di combustibili alternativi  (1), strategicamente collegata alla politica dei biocarburanti, non offre approcci sufficienti (2).

1.12

Nell'insieme, il CESE riscontra tra i vari approcci della Commissione considerevoli incoerenze, che andrebbero eliminate con urgenza. Il CESE invita la Commissione a riconsiderare nell'insieme la sua politica in materia di bioenergie, specie per quanto riguarda i trasporti. Nel far ciò occorrerà tenere conto del carattere finito della risorsa "superfici" (e quindi della biomassa), del bilancio energetico e dell'efficienza energetica delle varie bioenergie (e quindi dei differenti potenziali di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra) e dell'economicità. Occorrerebbe tenere conto in misura molto maggiore delle perdite di energia nei processi di conversione, sviluppare e promuovere alternative ai motori a combustione nel settore dei trasporti (ad esempio energia elettrica, tecnologia dell'idrogeno), promuovere l'impiego dell'elettricità per la mobilità ed elaborare una strategia europea autonoma per una produzione europea sostenibile di proteine e oli vegetali e per la loro utilizzazione.

2.   Introduzione: contesto politico e presentazione delle proposte della Commissione

2.1

La direttiva 2009/28/CE ("direttiva sulle energie rinnovabili") fissa obiettivi vincolanti per la promozione dell'uso di energia da fonti rinnovabili, la cui quota sul consumo energetico dovrà raggiungere il 20 % entro il 2020. Agli Stati membri è stato lasciato un ampio margine di discrezionalità nell'applicazione, poiché sono essi stessi a stabilire in quale settore (elettricità, calore / freddo, trasporti) vogliono attivarsi in maniera principale.

2.2

Tale flessibilità non vale tuttavia nel settore dei trasporti, dove almeno il 10 % dell'energia impiegata dovrà provenire da fonti rinnovabili. Inizialmente era previsto che tale contributo delle fonti rinnovabili prendesse la forma di biocarburanti (3), tuttavia, in seguito alle critiche avanzate dal CESE e dal Parlamento europeo, si è convenuto di considerare anche altre forme di energia rinnovabile, ad esempio elettricità da fonti rinnovabili per la propulsione di automobili e mezzi su rotaia, biogas, ecc.

2.3

Le proposte di modifica che vengono adesso presentate fanno seguito alla relazione pubblicata dalla Commissione nel 2010 sul cambiamento indiretto di destinazione dei terreni correlato ai biocarburanti e ai bioliquidi (4), in cui si giungeva alla costatazione che si deve "affrontare la questione del cambiamento indiretto della destinazione dei terreni correlato ai biocarburanti".

2.4

In linea di principio è mantenuto l'approccio, criticato dal CESE, che consiste nel ricorrere a carburanti derivati da materiale vegetale per il settore dei trasporti, tuttavia adesso viene introdotta una limitazione dell'uso di "agrocarburanti convenzionali" e si passa ai cosiddetti biocarburanti "avanzati", che non dovrebbero comportare rischi di cambiamenti indiretti di destinazione dei terreni. Questi biocarburanti, che la Commissione definisce "avanzati", sono carburanti liquidi prodotti ad esempio a partire da rifiuti e residui biogenici o da alghe. A giudizio della Commissione bisogna promuovere la loro produzione, poiché attualmente non sono disponibili commercialmente in grandi quantità. Saranno pertanto introdotti degli incentivi per fare aumentare la ponderazione dei biocarburanti avanzati rispetto agli agrocarburanti convenzionali in vista del conseguimento dell'obiettivo del 10 % dell'energia impiegata nei trasporti di cui alla direttiva 2009/28/CE.

2.5

Nell'insieme la Commissione, con le sue proposte, persegue i seguenti obiettivi:

limitazione del contributo dei biocarburanti convenzionali al raggiungimento dell'obiettivo di cui alla direttiva sulle energie rinnovabili entro un massimo del 5 % del consumo energetico complessivo del settore dei trasporti, vale a dire metà dell'obiettivo del 10 %;

promozione dei cosiddetti biocarburanti avanzati (che provocano cambiamenti indiretti minimi o nulli nella destinazione dei terreni); in tale contesto sarà consentito tra l'altro calcolare il contributo di detti carburanti al raggiungimento degli obiettivi della direttiva sulle energie rinnovabili in base a un fattore più elevato rispetto a quello relativo agli agrocarburanti convenzionali;

miglioramento del bilancio dei gas a effetto serra nel quadro dei processi di produzione di biocarburanti (riduzione delle emissioni associate) grazie all'obbligo di realizzare nei nuovi impianti maggiori riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra;

miglioramento della notifica delle emissioni di gas a effetto serra grazie all'obbligo, per gli Stati membri e i fornitori di carburanti, di comunicare le emissioni derivanti da cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni connessi alla produzione di biocarburanti.

3.   Osservazioni generali

3.1

Nel parere (5) sulla precedente proposta di direttiva in materia di energie rinnovabili, il CESE aveva espresso compiacimento e sostegno per l'orientamento generale della direttiva, ma aveva valutato in modo critico il ricorso alle bioenergie nel settore dei trasporti.

3.2

L'Europa deve estendere in modo coerente il ricorso alle energie rinnovabili, ma parallelamente deve perseguire con la stessa coerenza il risparmio energetico, un miglioramento effettivo e a vasto raggio dell'efficienza energetica e modifiche strutturali in vari settori (ad esempio quello della politica dei trasporti).

3.3

Il CESE aveva tuttavia respinto il trattamento speciale del settore dei trasporti e la particolare attenzione dedicata in tale settore agli agrocarburanti, tra l'altro perché "la scelta strategica di sostituire in parte il gasolio per autotrazione o la benzina con agrocarburanti costituisce inoltre una delle misure meno efficaci e più costose per la prevenzione dei cambiamenti climatici, e comporta un'allocazione estremamente erronea delle risorse. Il Comitato non comprende perché proprio le misure più dispendiose debbano essere anche quelle che ricevono il massimo sostegno politico, tanto più che una lunga serie di domande di natura non solo economica ma anche ecologica e sociale rimane senza alcuna risposta. Respinge pertanto l'obiettivo specifico del 10 % per gli agrocarburanti" (6). Questa posizione del CESE rimane immutata.

3.4

La Commissione non dovrebbe tuttavia concentrarsi tanto sull'obiettivo, fissato a livello politico, di una quota del 10 %, quanto piuttosto sulla definizione di una politica intesa possibilmente a consentire nel lungo periodo la sostituzione del 100 % dei carburanti fossili attualmente impiegati.

3.5

Con l'attuale volume dei trasporti, gli agrocarburanti possono contribuire solo in misura molto marginale alla realizzazione di questo obiettivo. La FAO ha calcolato che per coprire con agrocarburanti il fabbisogno energetico mondiale del settore trasporti occorrerebbe adibire alla loro produzione i due terzi della superficie agricola attualmente disponibile nel mondo.

3.6

Le conseguenze di una tale politica in termini di cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni sono evidenti.

3.7

I biocarburanti di ogni genere non costituiscono pertanto un rimedio duraturo al diffondersi di un consumo eccessivo di energia. Essi potranno sostituire solo in misura molto modesta, non fosse altro che per ragioni di disponibilità, i carburanti di origine fossile. Pertanto, specie nel settore dell'autotrazione, in cui si cominciano a individuare alternative ai carburanti liquidi, i biocarburanti possono costituire al massimo una soluzione temporanea, soggetta per di più a gravi effetti indesiderati. Non va dimenticato in alcun caso che, indipendentemente dalle singole fonti energetiche, una riduzione del nostro fabbisogno è di per sé indispensabile.

3.8

Un motivo che ha indotto il CESE a distanziarsi e ad assumere un atteggiamento critico nei confronti della proposta della Commissione del 2008 era la questione dei cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni. Il CESE apprezza pertanto l'approccio odierno, inteso a limitare l'impiego di agrocarburanti convenzionali.

L'approccio basato sui cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni è comprensibile, ma presenta gravi lacune

3.9

L'approccio della Commissione alla questione dei cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni è comprensibile: ogni volta che un terreno agricolo adibito alla produzione di derrate alimentari o mangimi viene destinato a nuovi campi di applicazione (come agrocarburanti, piante da utilizzare come materiali, ecc.), la produzione di derrate o mangimi deve avvenire su altri terreni, cosa che potrebbe avere conseguenze ecologiche e sociali negative.

3.10

Per tale ragione è da condividere il proposito di includere i cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni nelle riflessioni politico-strategiche.

3.11

Uno studio eseguito su incarico della Commissione stima che il solo aumento, nell'intera UE, del ricorso agli agrocarburanti dall'attuale quota inferiore al 5 %, al 10 % previsto, porterebbe a 1,4 milioni di ettari la superficie interessata da cambiamenti indiretti della destinazione.

3.12

Il CESE fa presente alla Commissione, al Parlamento europeo e al Consiglio che i cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni non si verificano solo con i carburanti liquidi, ma sono piuttosto connessi all'utilizzazione della biomassa, ogni qual volta quest'ultima non consista di residui.

3.13

Ciò significherebbe che un approccio analogo a quello in vigore adesso per i carburanti liquidi andrebbe applicato, coerentemente, anche per le fonti energetiche gassose e solide. Per esempio in Germania, nel 2011, oltre a 1,2 milioni di ettari adibiti a colture finalizzate alla produzione di agrocarburanti convenzionali, circa un altro milione di ettari era usato per coltivare piante (principalmente mais) destinate alla produzione di biogas. Il fattore dei cambiamenti indiretti nella destinazione dei terreni viene calcolato se dalle piante si ricavano carburanti, ma non se esse sono usate per generare elettricità. Ciò non risulta né logico né coerente.

3.14

Il CESE considera opportuno che per approvvigionare il settore dei trasporti si ricorra a fonti come la biomassa, che richiedono l'uso di superfici separate, solo qualora non vi siano alternative praticabili. La biomassa è rinnovabile ma, data l'esigenza di dedicare superfici alla sua produzione, non è disponibile in quantità illimitata.

3.15

Spesso sono disponibili o possono essere sviluppate delle alternative, ad esempio l'impiego nei trasporti dell'elettricità, che può essere generata grazie al vento e al sole con un grande risparmio di superfici. Ad esempio, per produrre 10 GWh all'anno serve una superficie di 400 ettari coltivati a mais, ma solo 8 ettari di impianti fotovoltaici, o 0,3 ettari di impianti eolici. In altri termini, là dove un impiego dell'elettricità nei trasporti è concepibile, giustificato in termini economici e applicabile nella pratica, occorrerebbe continuare a sviluppare e a utilizzare questa soluzione, al fine di evitare per quanto possibile, o di ridurre al minimo, la concorrenza per la destinazione dei terreni.

3.16

Il CESE non trova nell'attuale documento della Commissione un piano generale convincente, né in materia di bioenergie, né per la risoluzione dei problemi più volte individuati dalla stessa Commissione nel settore dei trasporti, vale a dire del fatto che in tale settore:

a)

la dipendenza dalle importazioni energetiche è estremamente elevata, e

b)

le emissioni di gas a effetto serra sono particolarmente fuori controllo.

Il nuovo approccio non migliora in misura significativa la prevenzione dei cambiamenti climatici e la sicurezza di approvvigionamento

3.17

La Commissione è consapevole del fatto che i cosiddetti biocarburanti "avanzati", prodotti da residui o alghe, avranno un costo sensibilmente più elevato rispetto agli agrocarburanti convenzionali, provenienti da coltivazioni alimentari. Poiché la Commissione ritiene che tali carburanti avanzati siano indispensabili per il raggiungimento dell'obiettivo del 10 %, si ricorre a un espediente contabile per il raggiungimento di tale quota. Ogni litro di carburanti avanzati prodotto a partire da materie prime menzionate nell'allegato IX, parte A, del progetto di direttiva (quindi ad esempio paglia, concime animale, fanghi di depurazione, gusci, corteccia, schegge, segatura o fogliame) viene computato in base al fattore 4, vale a dire equiparato a 4 litri di agrocarburanti convenzionali. Nel caso di combustibili prodotti ad esempio a partire da olio da cucina usato, grassi animali, materie cellulosiche di origine non alimentare (allegato IX, parte B), sarà applicato un fattore moltiplicatore pari a 2.

3.18

Pertanto, con una quota del 2,5 % di "carburanti avanzati", rivalutata in base al fattore 4, si potrà considerare come realizzato l'obiettivo del 10 %. Ipotizzando che detti carburanti avanzati, rispetto ai carburanti fossili, garantiscano una riduzione del 60 % delle emissioni di gas a effetto serra, la quota di tali emissioni a carico del settore dei trasporti diminuirebbe di circa l'1,5 %. Poiché nell'UE le emissioni di gas a effetto serra generate dal settore dei trasporti ammontano a circa il 25 % del totale, ne risulterebbe una riduzione teorica complessiva delle emissioni dell'UE inferiore a 0,5 %.

3.19

Indipendentemente dal fatto che l'obiettivo del 10 % venga raggiunto grazie all'impiego di un 2,5 % di biocarburanti "moderni" o a una miscela della quota massima del 5 % di carburanti convenzionali e, ad esempio, di un 1,25 % di biocarburanti avanzati, ciò non può essere considerato come un contributo sostanziale all'aumento della sicurezza di approvvigionamento dell'UE e alla lotta contro i cambiamenti climatici.

3.20

Nel lungo periodo è indispensabile che la quota di energie rinnovabili nel settore dei trasporti sia ben superiore all'obiettivo del 10 % previsto attualmente. La stessa Commissione prevede, all'orizzonte del 2050, una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra generate dal settore dei trasporti che va fino al 67 %. La proposta in esame non contiene alcun approccio di una strategia promettente, in grado di raggiungere tale obiettivo.

L'approccio della Commissione è in contraddizione con una strategia europea per le proteine

3.21

Il CESE sottolinea che un approccio basato sui cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni può essere preso in considerazione solo in caso di nuove forme di utilizzazione degli stessi, e non quando si verifica uno spostamento regionale di forme di utilizzazione preesistenti. Proprio a questo proposito, la proposta della Commissione contiene un errore concettuale decisivo.

3.22

Nel quadro dei calcoli relativi ai cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni, la Commissione afferma che la produzione di oli vegetali genera, come prodotto secondario, i cosiddetti panelli da pressatura, il cui "valore" tuttavia viene calcolato esclusivamente in termini di lotta ai cambiamenti climatici, includendone soltanto il valore energetico nei calcoli comparativi dei gas a effetto serra.

3.23

Però a nessuno, in Europa, verrebbe in mente di bruciare i pannelli da pressatura. Al contrario, la coltivazione di oleaginose sul continente riveste grandissima utilità. Ad esempio la colza, negli ultimi decenni, ha subito un processo di selezione inteso a promuoverne la coltivazione come pianta da foraggio, migliorando così il pessimo approvvigionamento europeo di proteine. Il CESE ha ripetutamente sottolineato l'assoluta necessità di ciò. Infatti attualmente occorre importare circa il 75 % dei mangimi proteici utilizzati. La coltivazione di piante proteiche in Europa consentirebbe di ridurre l'importazione di tali piante, tra cui la soia, limitando così anche le ripercussioni ecologiche e sociali negative che caratterizzano talvolta la coltivazione industriale di soia in altre regioni del mondo.

3.24

Pertanto l'olio vegetale non rappresenta l'obiettivo primario della coltivazione di oleaginose. La massa raccolta è costituita infatti per circa due terzi da panelli, e per solo un terzo da olio. Quest'ultimo costituisce quindi, insieme alla paglia ricavata da questa produzione (7), il prodotto secondario o di scarto.

3.25

La Commissione afferma l'intenzione di promuovere i prodotti secondari e di scarto, tuttavia, con la proposta in esame, viene messa in discussione la produzione europea di proteine e con essa l'utilizzazione diretta, estremamente opportuna, degli oli vegetali. Si tratta di una politica tutt'altro che coerente.

I cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni sono solo un criterio, le bioenergie sono qualcosa di più che una mera questione di esigenza di terreni e di emissioni di gas a effetto serra

3.26

Con le sue proposte la Commissione riduce il dibattito sulle bioenergie a una valutazione comparativa delle emissioni di gas serra derivanti da fonti energetiche fossili o rinnovabili. In base al suo approccio i combustibili biogenici possono essere computati ai fini dei requisiti della direttiva sulle energie rinnovabili solo se offrono un determinato grado di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra rispetto ai carburanti fossili.

3.27

Il CESE sottolinea che tale politica non va abbastanza lontano, perché esclude altre importanti questioni, come quella della sicurezza di approvvigionamento (compreso lo sviluppo di strutture regionali di approvvigionamento energetico). Non si tiene conto neanche della disponibilità limitata di energia e materie prime fossili, di aspetti sociali come l'allontanamento di piccoli coltivatori o di gruppi indigeni dalle zone di coltivazione oltremare, o dell'evoluzione dei prezzi alimentari. Infatti, a differenza dei cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni, tali questioni non possono essere ricondotte a un modello matematico basato sull'equivalente di emissioni di gas a effetto serra.

3.28

Nel valutare le rispettive emissioni di gas a effetto serra, inoltre, non si dedica la necessaria considerazione alle differenze tra una materia prima fossile e disponibile in quantità limitata come il petrolio (base per la benzina, il gasolio e il cherosene) e, ad esempio, gli oli vegetali (come prodotto di scarto di una strategia europea delle proteine), rinnovabili e soggetti a essere prodotti a tempo indeterminato. Per essere utilizzato adeguatamente, il fattore di calcolo delle emissioni di gas a effetto serra deve assolutamente tenere conto di tale differenza tra materie fossili e materie rinnovabili. In altri termini i derivati del petrolio, in funzione delle loro concrete ripercussioni, dovrebbero essere sostanzialmente penalizzati in via preliminare; inoltre occorre computare nel bilancio climatico delle fonti energetiche fossili le nuove e dannose (per il clima) tecniche di estrazione utilizzate per esempio per ricavare petrolio dalle sabbie bituminose o dagli scisti. In questo contesto la Commissione dovrebbe apportare delle modifiche.

3.29

Va inoltre osservato che nel caso di taluni carburanti biogenici sussistono differenze estreme. La combustione di biocarburanti comporta emissioni di gas a effetto serra derivanti: a) dalla modalità di coltivazione delle piante, b) dal consumo energetico connesso alla produzione tecnica dei biocarburanti, compreso il trasporto delle materie prime e dei prodotti finiti.

3.30

Occorrerebbe inoltre distinguere i biocarburanti prodotti grazie a tecniche di coltivazione a basso impatto sulla natura e sulle risorse, come ad esempio le colture ecologiche, da quelli ricavati ricorrendo a prodotti chimici, che peggiorano il bilancio delle emissioni di gas a effetto serra. Parimenti si dovrebbero distinguere i carburanti prodotti a livello locale da quelli derivanti da impianti centralizzati di grandi dimensioni, ecc. La Commissione non opera tali differenziazioni.

3.31

Invece i metodi di calcolo che essa propone stranamente privilegiano, nella contabilizzazione, i carburanti "avanzati", che vengono prodotti con un considerevole impegno in termini di energia e di trasporto, rispetto ad esempio a prodotti di base come gli oli vegetali puri, disponibili in natura quasi "a costo zero" (cfr. capitolo 4). Ciò, per il Comitato, è inaccettabile.

4.   Osservazioni specifiche

4.1   La Commissione asserisce che nel caso dei carburanti "avanzati" non dovrebbero sussistere rischi di cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni. Il CESE tiene a far presente che ciò non va assolutamente considerato alla stregua di una assenza di ripercussioni sul clima. Sulla base di quattro esempi concreti tratti dall'elenco di "residui" proposto dalla Commissione, il CESE intende chiarire la sua posizione critica nei confronti dell'approccio proposto.

4.2   Glicerina

4.2.1

Tra i biocarburanti "avanzati", la Commissione punta adesso sulla glicerina invece che sul biodiesel "convenzionale", di cui si vuole ora contenere l'uso. Ma proprio i produttori europei di biodiesel sono diventati negli ultimi anni i principali fornitori di glicerina in Europa. L'80 % della produzione europea di tale sostanza proviene dalla produzione di biodiesel (8). Il CESE si chiede da dove dovrà provenire in futuro la "materia prima glicerina", cui si dovrà fare un ricorso maggiore, dato che si vuole limitare la produzione del suo principale materiale di base (biodiesel). Siamo in presenza di una contraddizione.

4.2.2

La stessa Commissione ha affermato che, in termini energetici e di prevenzione dei cambiamenti climatici, sarebbe comunque meglio utilizzare direttamente gli oli vegetali allo stato naturale, invece di convertirli in biodiesel (cfr. l'allegato V, parte A, della direttiva 2009/28/CE). Tale procedimento, opportuno ai fini della prevenzione dei mutamenti climatici, non darebbe luogo alla produzione di glicerina. Tuttavia l'attuale proposta della Commissione conduce a una rilevante e fatale "distorsione della concorrenza" nella classificazione delle emissioni di gas a effetto serra. Al residuo industriale glicerina, derivante da un procedimento di produzione a elevata intensità energetica (conversione degli oli vegetali in biodiesel mediante transesterizzazione), viene riconosciuto, grazie al fattore 4 con cui viene calcolato il suo valore in quanto residuo, un potenziale di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra artificialmente maggiore di quello degli oli vegetali, che ne sono il prodotto di base. Questo vantaggio teorico in termini di risparmio di emissioni di gas a effetto serra non ha alcun riscontro nella realtà (cfr. il punto 4.4.3).

4.3   Legno (da biomassa a liquido)

4.3.1

Sotto il profilo tecnico è senz'altro possibile convertire la biomassa in liquido, come propone la Commissione, menzionando come esempio l'impiego di legno. Il relativo processo, denominato Fischer-Tropsch, è noto da decenni. Esso consiste nella scomposizione totale delle molecole di lignina presenti nel legno e nella riduzione del monossido di carbonio (CO) residuo, per lo più grazie all'introduzione di idrogeno (H2), in molecole di idrocarburi (CH).

4.3.2

Tale processo non può essere eseguito partendo da residui lignei o corteccia, bensì richiede legno della migliore qualità (concorrenza con il legno per mobili e per impiallacciature), perché le molecole estranee, presenti appunto nei residui lignei e nella corteccia, disturbano il processo Fischer-Tropsch.

4.3.3

Si tratta inoltre di un processo caratterizzato da un consumo energetico estremamente elevato. Esso consente di produrre 135 kg di carburante diesel a partire da una tonnellata di legno in tronchi di ottima qualità con un contenuto di sostanza organica pari al 60 % in peso. L'energia contenuta nel legno impiegato viene perduta per oltre l'85 % nel processo, e appena il 15 % è convertita in "biocarburante avanzato". In altri termini, da un bosco di 1 000 alberi, 850 sarebbero bruciati per fornire l'energia necessaria al processo, e meno di 150 sarebbero convertiti in carburante. Nel corso della successiva combustione nei motori delle automobili, tale carburante derivante dalla biomassa libererà l'intera anidride carbonica che i 1 000 alberi adibiti al processo avevano fissato mediante la fotosintesi.

4.3.4

In termini energetici si tratta di un grado di rendimento inaccettabile, ben lontano dall'efficienza energetica che la Commissione continua a invocare. Gli obiettivi di efficienza energetica richiedono investimenti in processi in grado di produrre un impatto accettabile in termini di sfruttamento dell'energia.

4.3.5

Nondimeno, nel quadro della politica dell'UE in materia di energie rinnovabili questo processo viene rappresentato come ampiamente neutro in termini di CO2, proprio perché si intende ricavare dal legno l'energia necessaria per il processo. Ma l'UE prevede, d'altro canto, di creare serbatoi di anidride carbonica. Cosa c'è di meglio che convertire l'anidride carbonica in legno e lasciarla fissata in tale forma a lungo termine, piuttosto che rimetterla subito in circolazione attraverso un processo di combustione finalizzato alla produzione di "carburanti avanzati"?

4.3.6

Il CESE sottolinea che è naturale che il legno prodotto mediante una silvicoltura sostenibile possa e debba essere anche impiegato per scopi energetici, ad esempio in sostituzione di fonti energetiche fossili come il petrolio o il carbone. Ma ha anche affermato (9) che occorre attenersi alle raccomandazioni del Centro comune di ricerca e dare priorità alle misure più efficaci in termini di politica del clima e più convenienti in termini economici. Tali misure consistono innanzi tutto nell'utilizzazione termica del legno (ad esempio in sistemi di teleriscaldamento, in via ottimale in impianti di cogenerazione di calore ed elettricità) e non in processi di conversione, ad alto dispendio energetico, del legno in carburante liquido per i trasporti (10).

4.4   Paglia

4.4.1

Sotto il profilo ecologico e della protezione del clima, il fatto che la Commissione classifichi la paglia semplicemente come residuo (nel senso di rifiuto inutilizzabile) è altamente problematico. Per secoli, la paglia è stata il materiale essenziale dell'economia agricola a ciclo chiuso. In un ettaro di terreno agricolo sano si trovano, sotto la superficie, circa 10 tonnellate di organismi viventi, che hanno bisogno di nutrirsi. Bisogna sapere che l'humus viene formato, nel corso di vari secoli, da organismi viventi nel suolo, proprio grazie alla paglia, al fogliame o a erba in decomposizione, ecc. L'humus garantisce la qualità del suolo, la sua fertilità e l'assorbimento dell'anidride carbonica.

4.4.2

Il CESE non comprende cosa voglia realmente la Commissione: costruire e sviluppare i pozzi di assorbimento dell'anidride carbonica, oppure, privilegiando l'impiego della paglia per la produzione di carburanti, sottrarre una fonte decisiva ai potenziali pozzi di assorbimento?

4.4.3

L'UE promuove quest'ultimo approccio nel momento in cui classifica la paglia come un "rifiuto", da cui ricavare, ad alto costo energetico, carburanti avanzati, con una valutazione quadrupla ai fini del raggiungimento degli obiettivi legati al clima nel settore dei trasporti. Non viene invece calcolata la perdita corrispondente in termini di assorbimento dell'anidride carbonica.

4.4.4

Un'altra circostanza, anch'essa non ben ponderata: se manca la paglia nel sistema suolo, a risentirne non sono solo la struttura del terreno e i microorganismi. Anche i nutrienti sottratti al terreno attraverso l'asportazione della paglia devono essere rimpiazzati mediante concimi minerali, la cui produzione richiede soldi e molta energia.

4.4.5

Una politica che fa della paglia un bene economico, per il quale gli agricoltori ricevono un pagamento, costituisce per essi una fonte di lucro. Gli agricoltori non ricevono invece alcun incentivo per la creazione di humus, lo stoccaggio di carbonio nel suolo e il risparmio energetico derivante dall'uso della paglia in un'economia a ciclo chiuso. In questo contesto vengono chiaramente creati incentivi di mercato sbagliati.

4.4.6

Il CESE rinvia al proprio parere del 19 settembre 2012 in merito alla decisione sulle norme di contabilizzazione e i piani di azione relativi alle emissioni e agli assorbimenti di gas a effetto serra risultanti da attività connesse all'uso del suolo, ai cambiamenti di uso del suolo e alla silvicoltura (11), in cui ha osservato che i previsti piani di azione, ad esempio per la creazione di serbatoi di anidride carbonica da parte del settore agricolo "devono essere obbligatoriamente accompagnati da altre misure politiche, o affiancati da quelle già esistenti, in modo da creare condizioni quadro che consentano ai proprietari dei terreni e ai coltivatori di attuare misure efficaci nel settore dell'uso del suolo, dei cambiamenti d'uso del suolo e della silvicoltura in modo economicamente sensato, senza derivarne unicamente degli oneri". Suscita rammarico il fatto che, neanche due mesi dopo che il CESE ha formulato questo principio, la Commissione, con la proposta in esame, si appresti a fare della paglia un combustibile "avanzato", lanciando in tal modo degli impulsi in direzione del tutto opposta.

4.5   Fogliame

4.5.1

Considerare il fogliame in maniera indiscriminata come "rifiuto" o materia prima per la produzione di carburanti "avanzati" è inaccettabile sotto il profilo ecologico. Le foglie svolgono un ruolo essenziale nel ciclo ecologico delle foreste, nonché per la loro produttività. L'asportazione di foglie da alcune foreste europee durante il medioevo, ad esempio, ha comportato un degrado duraturo di tali foreste. Sulla base dell'attuale proposta della Commissione sarebbe concepibile un impiego privilegiato del fogliame proveniente dalle foreste nella produzione di combustibili, un procedimento che è stato finalmente abolito con fatica alcuni decenni fa nell'interesse della salute delle foreste. Già considerazioni meramente economiche sconsigliano attualmente di dare attuazione alle proposte della Commissione.

5.   Proposte del CESE

5.1

Il CESE invita la Commissione a riconsiderare interamente la sua politica in materia di bioenergie, in particolare quella sui biocarburanti. Nel far ciò occorrerà tenere conto del carattere finito della risorsa "superfici" (e quindi della biomassa), del bilancio energetico e dell'efficienza energetica delle varie bioenergie (e quindi dei differenti potenziali di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra) e dell'economicità. Si raccomanda alla Commissione di tenere conto delle importanti osservazioni formulate dal Centro comune di ricerca, come pure delle tesi principali esposte nel documento dell'Ufficio federale tedesco per l'ambiente (12), presentato in un evento organizzato dal CESE a margine della conferenza sul clima di Durban.

5.2

Occorre dedicare molta più attenzione al dispendio energetico legato ai processi di conversione, che viene invece spesso sottovalutato. In molti settori (ad esempio nella produzione di medicinali) sono essenziali degli interventi sulla struttura molecolare dei prodotti di base, ma nel settore energetico non è così, e occorre invece perseguire la massima efficienza energetica, perché ciò che si vuole è ricavare energia. Tutti i prodotti energetici che derivano da una conversione chimica vanno ripensati ogni volta che siano disponibili delle alternative.

5.3

Invece di convertire il legno, con un elevato dispendio energetico, per poi usare come combustibile per auto il ricavato della conversione, occorrerebbe utilizzarlo come serbatoio di carbonio o bruciarlo direttamente, sostituendo fonti energetiche fossili nella produzione di calore.

5.4

La Commissione dovrebbe prevedere una strategia che, come nel caso della prevista strategia europea per le proteine, consenta di coniugare l'esigenza di produrre energia in maniera efficiente sotto il profilo energetico con processi naturali, ad esempio nel settore agricolo e in quello silvicolo. Ciò significa che nel quadro delle pratiche agricole sostenibili bisognerebbe favorire, anziché limitare, la coltivazione di oleaginose in Europa, perché esse forniscono al tempo stesso mangimi proteici e oli vegetali, rimpiazzando in tal modo le importazioni di soia.

5.5

La Commissione dovrebbe strategicamente concentrare, in maniera chiara, le limitate possibilità offerte dai biocarburanti sui settori nei quali, a differenza di quello dell'autotrazione, non sono ancora prevedibili alternative promettenti e realmente risolutive ai combustibili fossili. Tra questi settori figurano per esempio l'aviazione e la navigazione, ma anche l'agricoltura e la silvicoltura (in altre parole, i settori non stradali).

5.6

Ma la Commissione dovrebbe anche prendere sul serio il principio da essa stessa formulato, secondo cui le bioenergie vanno impiegate là dove è possibile ottenere, con il minimo sforzo economico, i massimi risultati in termini energetici e di difesa del clima. È indubbiamente il caso dell'utilizzazione termica, ma non dei combustibili liquidi.

5.7

Il CESE ha già preso posizione in varie occasioni in merito all'impiego delle energie rinnovabili nell'agricoltura, segnalando tra l'altro che in tale settore sono disponibili alternative promettenti grazie all'utilizzazione degli oli vegetali puri. Ad esempio, l'Austria sta sfruttando i risultati di un progetto promosso dalla Commissione nel quadro del Settimo programma quadro di ricerca e sviluppo, riguardante l'utilizzazione di oli vegetali puri, non modificati chimicamente, e intende utilizzarli in misura maggiore nell'agricoltura. Suscita rammarico il fatto che la Commissione non formuli alcuna osservazione in materia e non assuma direttamente iniziative in questo campo.

5.8

Il CESE intende impegnarsi in futuro ancora più attivamente nel dibattito sociale in merito a temi come la destinazione dei terreni e la concorrenza per l'uso dei suoli, nonché del problema, sempre più grave, dell'impermeabilizzazione dei suoli.

Bruxelles, 17 aprile 2013

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Henri MALOSSE


(1)  COM(2013) 17 final.

(2)  Parere CESE "Energia pulita per il pacchetto trasporti" (non ancora adottato).

(3)  Nella proposta di direttiva viene usato ufficialmente il termine "biocarburanti". Il Comitato ha segnalato in numerosi pareri i problemi ecologici causati da questi "bio"carburanti e, dato che il prefisso "bio" induce a pensare che si tratti di prodotti ineccepibili sotto il profilo ecologico (si pensi all'agricoltura "bio"logica), nel proprio parere preferisce usare il termine "agrocarburanti".

(4)  COM(2010) 811 final del 22 dicembre 2010.

(5)  GU C 77 del 31.3.2009, pag. 43.

(6)  GU C 77 del 31.3.2009, pag. 43.

(7)  Nel caso della colza, la produzione di paglia ammonta pur sempre a circa 9 tonnellate per ettaro, ma il valore energetico di questa paglia viene stranamente ignorato nel computo dei gas a effetto serra.

(8)  Cfr. il resoconto d'attività 2009 dell'impresa ADM Hamburg:

http://www.oelag.de/images_beitraege/downloads/ADM%20GB%202009%20final.pdf.

(9)  GU C 77 del 31.3.2009, pag. 43.

(10)  Centro comune di ricerca della Commissione europea, Biofuels in the European Context: Facts, Uncertainties and Recommendations ("Biocarburanti nel contesto europeo: fatti, incertezze e raccomandazioni"), 2008, http://ec.europa.eu/dgs/jrc/downloads/jrc_biofuels_report.pdf.

(11)  GU C 351 del 15.11.2012, pag. 85.

(12)  Globale Landflächen und Biomasse nachhaltig und ressourcenschonend nutzen ("Utilizzare le superfici agricole globali e la biomassa in maniera sostenibile e preservando le risorse"), Umweltbundesamt, 2012; http://www.umweltbundesamt.de/uba-info-medien/4321.html.


ALLEGATO

al Parere del Comitato economico e sociale europeo

I seguenti emendamenti, pur avendo ricevuto almeno un quarto dei voti espressi, sono stati respinti nel corso delle deliberazioni:

Punto 3.16 (emendamento 8)

Modificare come segue:

Il CESE non trova nell'attuale documento della Commissione un piano generale convincente, né in materia di bioenergie, né per la risoluzione dei problemi più volte individuati dalla stessa Commissione nel settore dei trasporti, vale a dire del fatto che in tale settore:

a)

la dipendenza dalle importazioni energetiche è estremamente elevata, e

b)

le emissioni di gas a effetto serra sono particolarmente fuori controllo.

Del resto, si fa rilevare che l'obbligo, previsto dalla Commissione, di comunicare le emissioni derivanti da cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni è difficilmente realizzabile dal punto di vista pratico e tecnico, e comporterebbe in ogni caso notevoli oneri aggiuntivi per l'amministrazione e le imprese interessate.

Motivazione

È stata presentata a voce

Esito della votazione

Voti favorevoli

:

63

Voti contrari

:

79

Astensioni

:

34

Punto 4.3.1 (emendamento 11)

Modificare come segue:

Sotto il profilo tecnico è senz'altro possibile convertire la biomassa in liquido, come propone la Commissione, menzionando come esempio l'impiego di legno. Il relativo processo, denominato Fischer-Tropsch, è noto da decenni. Esso consiste nella scomposizione totale delle molecole di lignina presenti nel legno e nella riduzione del monossido di carbonio (CO) residuo, per lo più grazie all'introduzione di idrogeno (H2), in molecole di idrocarburi (CH). Sotto il profilo tecnico è possibile convertire la biomassa in liquido, come propone la Commissione, attraverso vari procedimenti. Per esempio il processo Fischer-Tropsch, che consiste nella scomposizione totale delle molecole di lignina presenti nel legno e nella riduzione del monossido di carbonio (CO) residuo, per lo più grazie all'introduzione di idrogeno (H2), in molecole di idrocarburi (CH), è utilizzato da decenni. Oltre a esso, sono stati sviluppati nuovi metodi.

Motivazione

Sebbene il processo Fischer-Tropsch sia ben noto, è fuorviante menzionarlo come unico esempio.

Esito della votazione

Voti favorevoli

:

53

Voti contrari

:

89

Astensioni

:

30

Punto 4.3.2 (emendamento 12)

Modificare come segue:

Tale processo non può essere eseguito partendo da residui lignei o corteccia, bensì richiede legno della migliore qualità (concorrenza con il legno per mobili e per impiallacciature), perché le molecole estranee, presenti appunto nei residui lignei e nella corteccia, disturbano il processo Fischer-Tropsch. Conformemente al principio dell'impiego efficiente delle risorse, questi processi possono essere applicati ai residui del taglio del legno, ai flussi di sottoprodotti industriali e ai residui derivanti dai lavori forestali. Ciò dà luogo a un impiego più efficiente del legno e comporta l'uso energetico di legname di qualità elevata.

Motivazione

La formulazione originaria è inaccurata. Il processo in questione consente un impiego più efficiente del legno.

Esito della votazione

Voti favorevoli

:

54

Voti contrari

:

96

Astensioni

:

27

Punto 4.3.3 (emendamento 13)

Modificare come segue:

Si tratta inoltre di un processo caratterizzato da un consumo energetico estremamente elevato. Esso consente di produrre 135 kg di carburante diesel a partire da una tonnellata di legno in tronchi di ottima qualità con un contenuto di sostanza organica pari al 60 % in peso. L'energia contenuta nel legno impiegato viene perduta per oltre l'85 % nel processo, e appena il 15 % è convertita in "biocarburante avanzato". In altri termini, da un bosco di 1 000 alberi, 850 sarebbero bruciati per fornire l'energia necessaria al processo, e meno di 150 sarebbero convertiti in carburante. Nel corso della successiva combustione nei motori delle automobili, tale carburante derivante dalla biomassa libererà l'intera anidride carbonica che i 1 000 alberi adibiti al processo avevano fissato mediante la fotosintesi. Se eseguito adeguatamente, questo processo è estremamente efficiente in termini di energia e di risorse. Il legname di migliore qualità continua ad essere impiegato per la produzione di tavole e di altro materiale, mentre i sottoprodotti, quali la corteccia, la segatura e i residui forestali vengono lavorati per ricavarne carburanti per i trasporti, elettricità e calore. Da una tonnellata di legname secco si possono ricavare 526 kg di metanolo o 205 kg di diesel Fischer-Tropsch. Ciò significa che circa l'energia contenuta nel legno può essere convertita in metanolo nella misura del 60 %, oppure carburante diesel nella misura del 50 %, attraverso tecnologie che sono già sperimentate a livello industriale. Sono in corso di sviluppo processi attraverso i quali sarà possibile accrescere l'efficienza di un ulteriore 5 %. Se la produzione di carburanti verrà integrata nell'industria del legno o in altre industrie che consumano calore, sarà possibile sfruttare il calore ottenuto come sottoprodotto dei relativi processi, portando il livello complessivo di efficienza del legno al 70-80 %.

Motivazione

L'affermazione non è corretta e dà un'idea completamente sbagliata dell'attuale produzione di biocarburanti.

Motivazione

È stata presentata a voce

Esito della votazione

Voti favorevoli

:

66

Voti contrari

:

99

Astensioni

:

24

Punto 4.3.5 (emendamento 15)

Modificare come segue:

Nondimeno, nel quadro della politica dell'UE in materia di energie rinnovabili questo processo viene rappresentato come ampiamente neutro in termini di CO2, proprio perché si intende ricavare dal legno l'energia necessaria per il processo. Ma l'UE prevede, d'altro canto, di creare serbatoi di anidride carbonica. Cosa c'è di meglio che convertire l'anidride carbonica in legno e lasciarla fissata in tale forma a lungo termine, piuttosto che rimetterla subito in circolazione attraverso un processo di combustione finalizzato alla produzione di "carburanti avanzati"? Il legno è considerato una fonte energetica di comprovata neutralità in termini di carbonio, tenendo conto del periodo di tempo in cui gli alberi crescono. L'uso della biomassa ha dimostrato di avere effetti positivi sul clima attraverso il miglioramento della capacità di crescita delle foreste e un aumento del sequestro di carbonio, e perché sostituisce i combustibili fossili e altri materiali non rinnovabili.

Motivazione

La silvicoltura sostenibile e un aumento del ricorso al legno accrescono in maniera dimostrabile la capacità del legno di fissare il carbonio e offrono un sostituto all'impiego di materiali non rinnovabili. È fuorviante dire che le foreste costituirebbero un pozzo di assorbimento del carbonio più efficiente se si evitasse di sfruttarle.

Esito della votazione

Voti favorevoli

:

60

Voti contrari

:

96

Astensioni

:

25

Punto 1.5 (emendamento 1)

Sopprimere:

L'approccio scelto dalla Commissione, basato sui cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni, è opinabile anche perché sarà applicato alle fonti energetiche liquide, ma non a quelle gassose o solide. Il CESE non è d'accordo.

Motivazione

Poiché l'approccio basato sui cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni appare nel complesso problematico, non si dovrebbe al tempo stesso chiederne l'estensione ad altre fonti energetiche. Per le fonti gassose o solide sono in corso di elaborazione dei criteri specifici di sostenibilità. Prima di raccomandare ulteriormente l'approccio basato sui cambiamenti indiretti della destinazione dei terreni, andrebbero chiariti gli aspetti critici menzionati nel parere.

Esito della votazione

Voti favorevoli

:

56

Voti contrari

:

93

Astensioni

:

36

Punto 1.7 (emendamento 9)

Modificare come segue:

Per i biocarburanti definiti "avanzati", che la Commissione vuole adesso promuovere, il CESE ravvisa il rischio che dei pozzi di assorbimento del carbonio potenzialmente preziosi, (come il legno, la paglia e il fogliame), debbano adesso essere impiegati come base per la produzione di carburanti, cosa che condurrebbe a un aumento della concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera (cfr. il capitolo 4).

Motivazione

Il proposito è quello produrre biocarburanti avanzati utilizzando non già le foreste europee di latifoglie o di conifere, bensì i residui dei diradamenti e altri frammenti lignei. Con le tecniche attuali i biocarburanti sono più efficienti di quanto risulti dal testo originale, vedere l'emendamento proposto al punto 4.3.3.

Esito della votazione

Voti favorevoli

:

47

Voti contrari

:

121

Astensioni

:

18


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