Choose the experimental features you want to try

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52012AE2054

    Parere del Comitato economico e sociale europeo «Comunicazione congiunta al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Verso un partenariato rinnovato per lo sviluppo UE-Pacifico» JOIN(2012) 6 final

    GU C 76 del 14.3.2013, p. 66–72 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    14.3.2013   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 76/66


    Parere del Comitato economico e sociale europeo «Comunicazione congiunta al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Verso un partenariato rinnovato per lo sviluppo UE-Pacifico»

    JOIN(2012) 6 final

    2013/C 76/12

    Relatore: CEDRONE

    La Commissione europea e l'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, in data 21 marzo 2012, hanno deciso, conformemente al disposto dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

    Comunicazione congiunta al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Verso un partenariato rinnovato per lo sviluppo UE-Pacifico

    JOIN(2012) 6 final.

    La sezione specializzata Relazioni esterne, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 19 dicembre 2012.

    Alla sua 486a sessione plenaria, dei giorni 16 e 17 gennaio 2013 (seduta del 17 gennaio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 139 voti favorevoli, 13 voti contrari e 14 astensioni.

    1.   Conclusioni e proposte

    1.1

    Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) considera ambiziosi e di ampio respiro gli obiettivi che la UE ha posto alla base del nuovo partenariato per lo sviluppo UE-Pacifico, ma ritiene poco chiare le modalità di attuazione, che sono rivolte prevalentemente alla tutela ambientale e salvaguardia della biodiversità nella regione. Condivide la necessità di affrontare in modo sinergico con altre organizzazioni l'impatto dei cambiamenti climatici, che condizionano in modo trasversale tutte le politiche di sviluppo nazionali e multilaterali e hanno ripercussioni non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale. Le problematiche legate all'impatto dei cambiamenti climatici, inoltre, dovrebbero far parte in modo organico delle politiche ambientali dell'area, così da indirizzare comportamenti e interventi coerenti.

    1.2

    Il CESE considera, però, che per raggiungere questo obiettivo sia necessario arrivare ad azioni e ad attività integrate di sviluppo sostenibile nei paesi coinvolti, al fine di massimizzare gli effetti degli aiuti, utilizzare in modo sinergico tutti gli interventi, coinvolgendo attivamente anche gli attori locali con un approccio programmatico di medio-lungo periodo.

    1.3

    Il CESE ritiene importante che nella Comunicazione ci sia un riferimento al riconoscimento che il pieno godimento dei diritti e la stabilità della democrazia sono essenziali per lo sviluppo economico di un paese. Purtroppo la trattazione della situazione a Figi, dove permane un sistema dittatoriale che continua a privare i propri cittadini dei diritti fondamentali, è solo accennata, mentre meriterebbe una presa di posizione più determinata e coerente da parte europea.

    1.4

    Si dovrebbe sfruttare l'opportunità della definizione del nuovo partenariato di sviluppo, per indicare principi e condizionalità, che dovrebbero costituire una linea di indirizzo della UE verso tutti i paesi beneficiari degli aiuti comunitari, a partire dalla piena applicazione dell'Accordo di Cotonou. Va garantito, inoltre, l'esercizio effettivo della democrazia in tutti i paesi, attraverso il pieno godimento dei diritti fondamentali e del lavoro e la partecipazione alla vita democratica.

    1.5

    Particolare attenzione deve essere rivolta alla drammatica e preoccupante condizione delle donne in tutti i paesi dell'area, private dei più fondamentali diritti. I diritti e la protezione delle donne dovrebbero svolgere un ruolo importante in tutte le questioni collegate alle relazioni UE-Pacifico. L'elevato livello di violenza legata al genere e il basso grado di coinvolgimento delle donne nei processi decisionali, come anche la loro scarsa presenza nelle posizioni elevate, sono fonte di preoccupazione per il CESE e i suoi partner e dovrebbero rivestire maggiore importanza nel documento e nelle attività future della Commissione.

    1.6

    Per il CESE resta fondamentale la crescita delle parti sociali e della società civile nel suo insieme, in questa regione come nelle altre interessate agli accordi stipulati con l'UE. A questo fine è fondamentale che vengano promossi ed attuati strumenti idonei che consentano praticamente il raggiungimento di tale obiettivo. Pur consapevole delle difficoltà legate alla collocazione geografica che limitano anche relazioni bilaterali strutturate, il CESE ritiene utile in particolare la creazione di una rete e di un comitato misto a livello territoriale, di singolo paese e auspicabilmente dell'intera area. Questi strumenti di partecipazione dovrebbero agevolare il coinvolgimento attivo delle parti sociali e della società civile in tutte le fasi relative alla definizione, alla messa in opera e al monitoraggio degli accordi. Questo dovrebbe diventare un vero e proprio principio. È auspicabile un'iniziativa diretta a favorire la nascita di un vero e proprio CES della regione anche per favorire il rafforzamento del dialogo sociale e civile e migliorare lo sviluppo di capacità (capacity building) di tutti gli attori locali prevedendo dei finanziamenti specifici.

    1.7

    Il CESE ritiene prioritario un coordinamento tra le diverse azioni dell'UE attraverso le differenti direzioni della CE coinvolte nei programmi e il SEAE, come anche il coinvolgimento dell'OMC nella regione. Tale coordinamento è essenziale, viste le ridotte dimensioni delle amministrazioni pubbliche dei paesi interessati. Questo orientamento può rappresentare un'opportunità per l'azione decisiva del SEAE nella speranza che l'UE rafforzi la sua azione di politica estera a partire da un maggior coordinamento tra i paesi UE.

    1.8

    Nella sua comunicazione la Commissione insiste in particolare misura sul clima. Il CESE rileva tuttavia che lo sviluppo economico è essenziale per far fronte alla sfida climatica. Ai fini di assicurare una crescita inclusiva, sostenibile e integrata a favore dello sviluppo nella regione, il CESE ritiene fondamentale che venga garantita la coerenza tra le politiche di sviluppo e gli interventi per la tutela ambientale, così come in altri settori, quali commercio, pesca, agricoltura, sicurezza alimentare, ricerca e sostegno ai diritti umani e alla democrazia. I criteri di erogazione degli aiuti devono basarsi su indicatori ben definiti e prestabiliti, anche per il successivo monitoraggio dei programmi e attraverso un coordinamento dei diversi soggetti donatori.

    1.9

    Il CESE condivide l'indicazione di differenziare gli interventi tra paesi ACP e Paesi d'Oltremare tenendo conto delle diverse situazioni istituzionali e di sviluppo dei singoli paesi ai fini di ottimizzare le opportunità d'integrazione nella regione. Va valutato anche lo stato dei Territori d'Oltremare, che hanno uno sviluppo più avanzato rispetto agli altri paesi e che già beneficiano del Fondo europeo di sviluppo e di aiuti bilaterali. Tali interventi andrebbero coordinati con i programmi destinati agli altri paesi della regione. Questi Territori potrebbero costituire un riferimento importante «per diffondere i diritti, i valori e le buone pratiche delle politiche europee centrate sulla crescita inclusiva».

    1.10

    Per quanto riguarda gli accordi commerciali sarebbe opportuno, pur considerando le difficoltà attuali, indirizzarsi verso un accordo di area superando gli accordi bilaterali, tenendo conto, comunque, che, ad eccezione della pesca, si tratta di piccole entità economiche in termini relativi di scambi.

    1.11

    Il CESE ritiene inoltre opportuno che l'UE segua con attenzione, presso l'apposita commissione dell'ONU, i negoziati sui diritti marittimi legati alla PIATTAFORMA CONTINENTALE, in particolare per quanto riguarda l'area oggetto del presente parere.

    2.   Introduzione

    2.1

    Com'è noto, l'UE ha concluso diversi partenariati con l'area del Pacifico; questo nuovo partenariato riguarda 15 paesi insulari indipendenti (1), 4 paesi e territori d'oltremare (PTOM) (2), il Forum delle Isole del Pacifico (PIF), l'Australia e la Nuova Zelanda – quali principali membri del Forum nonché partner che condividono i medesimi principi. Dopo la strategia del 2006, lo scopo è quello di consolidare il proprio ruolo nell'area, sia perché la UE è il 2o donatore dopo l'Australia, sia per contribuire allo sviluppo economico e sociale di tutta la regione, riconoscendo la necessità di assicurare anche il pieno rispetto dei diritti e il consolidamento di istituzioni democratiche.

    2.2

    Partendo dall'accordo di Cotonou (UE-ACP), l'UE si propone con la presente comunicazione di concentrare la sua azione nel Pacifico in quanto regione su alcuni obiettivi fondamentali conformemente al proprio Programma di cambiamento (3):

    promuovere la coerenza tra le politiche in materia di sviluppo e di azione per la tutela ambientale e altre politiche dell'UE in settori quali il commercio, l'ambiente, la pesca e la ricerca, da un lato, e il sostegno al riconoscimento e pieno godimento dei diritti umani e della democrazia, dall'altro;

    adeguare e razionalizzare i metodi di erogazione di aiuti pubblici allo sviluppo (APS) dell'UE prevedendo maggiori finanziamenti destinati alla lotta contro i rischi dei cambiamenti climatici nella regione del Pacifico, al fine di aumentare complessivamente valore aggiunto, risultati, impatto ed efficacia degli aiuti;

    stimolare la riuscita dell'integrazione regionale dei PTOM del Pacifico potenziandone la capacità di promuovere i valori dell'UE e diventare catalizzatori di crescita inclusiva e sostenibile a favore dello sviluppo umano della regione;

    definire con i paesi del Pacifico un programma costruttivo di punti di interesse comune nell'ambito delle Nazioni Unite e di altri consessi internazionali;

    unire le forze con partner che condividono gli stessi principi per affrontare questioni fondamentali in materia di diritti dell'uomo e contribuire al consolidamento del processo democratico in tutta la regione.

    Riconosciuta dai partner e interlocutori locali come leader nella lotta al cambiamento climatico e al suo impatto, l'UE intende consolidare la sua presenza nella regione in modo responsabile.

    2.3

    La maggior parte degli Stati e territori insulari costituisce comunque un'area piccola come popolazione interessata ma ampia come estensione ed eterogenea, che pone non pochi problemi a causa della particolare collocazione geografica della regione, facendone un insieme fragile e delicato, unito però non solo dall'ecosistema marino, che pure rimane un valore unico meritevole di attenzione e di difesa.

    2.4

    Non si tratta di un obiettivo facile da raggiungere, non solo per le ragioni indicate nella comunicazione, ma anche per i limiti imposti dalla crisi economica alla politica esterna dell'Unione, che potrebbero condizionare anche il futuro accordo di Cotonou, dopo il 2020. La collocazione di questi paesi, invece, ne fa un'area geostrategica anche per la UE, vista la vicinanza con paesi come la Cina ed il Giappone. Sarebbe molto utile a questo fine un maggiore coinvolgimento e un migliore utilizzo dei PTOM per la diffusione delle politiche, dell'implementazione dei programmi e della cultura giuridica dell'UE, con indubbi vantaggi reciproci.

    3.   Aspetti positivi

    3.1

    Attenzione all'impatto dei cambiamenti climatici e alle gravi ripercussioni in tutta l'area sia sulla stabilità dell'ecosistema, fino al punto di minacciarne l'esistenza, che sui rischi di una sempre più squilibrata crescita sostenibile dei paesi coinvolti, dal punto di vista strettamente economico e di bilancio, ma anche politico e sociale, con un effetto moltiplicatore dei rischi, che limita anche il conseguimento degli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite;

    3.2

    Attenzione alla necessità di azioni integrate dei vari attori internazionali impegnati negli aiuti, sia bilaterali che multilaterali, oggi troppo frammentate, che ne impediscono la piena efficacia. Valorizzazione degli strumenti finanziari adottati e dell'impatto degli aiuti stessi;

    3.3

    La necessità di un coordinamento con le istituzioni internazionali; la comunicazione della Commissione fa riferimento soprattutto alle Nazioni Unite per l'impatto dei cambiamenti climatici;

    3.4

    Attenzione alla cooperazione regionale e alla necessità di potenziare (se non costruire) programmi settoriali e piani di sviluppo sostenuti dalle organizzazioni regionali per favorire un approccio integrato degli aiuti e della loro gestione oltre che delle stesse strategie di sviluppo dell'area;

    3.5

    Importanza del dialogo con gli attori istituzionali locali per definire i programmi di aiuto e per condividere le responsabilità della loro attuazione;

    3.6

    Attenzione a potenziare l'efficacia degli interventi mettendo in evidenza la necessità di predisporre con i paesi riceventi meccanismi condivisi di monitoraggio, gestione e implementazione degli stessi. A questo riguardo sarebbe necessaria una maggiore informazione specifica.

    3.7

    Analisi delle modalità di erogazione degli aiuti da parte di donatori multilaterali e bilaterali, esprimendo l'impegno ad adattare le modalità di erogazione degli aiuti in modo da rispondere alle difficoltà incontrate dalle piccole amministrazioni degli Stati e territori insulari del Pacifico; attenzione alle difficoltà dei paesi riceventi di inserire gli aiuti in programmi nazionali di sviluppo, che presuppongono interventi mirati per migliorare lo sviluppo di capacità (capacity building) delle istituzioni nazionali;

    3.8

    Preoccupazione espressa per la situazione delle violazioni dei diritti fondamentali a Figi, che la Commissione intende seguire, ma senza fare riferimento specifico a eventuali ulteriori condizionalità poste per l'erogazione degli aiuti.

    4.   Criticità

    4.1

    La comunicazione della Commissione essenzialmente non è chiara su come l'UE intende ricercare e potenziare gli interventi oltre gli obiettivi di breve periodo, importanti, ma parziali se intendiamo incidere sulla sostenibilità futura dell'area. Si tratta di una regione specifica, ampia, che coinvolge un numero elevato di piccoli e piccolissimi paesi per numero di abitanti, ma estesi in termini geografici; paesi che hanno approcci diversi, comprensione diversa della necessità di interventi che mirino ad uno sviluppo sostenibile nel lungo periodo, visione diversa delle regole da applicare a livello nazionale e nelle acque territoriali ed internazionali che delimitano i confini tra i paesi.

    4.2

    Il CESE ritiene necessario un approccio integrato e di lungo periodo, con responsabilità condivise tra tutti gli attori che operano nell'area, siano essi attori istituzionali internazionali, altri paesi e attori locali. La proposta di partenariato della Commissione dovrà tener conto del negoziato per la revisione del nuovo bilancio comunitario, delle nuove priorità che saranno indicate negli Obiettivi del Millennio dopo il 2015 e del processo che sarà avviato per il nuovo negoziato dell'Accordo di Cotonou.

    4.3

    Negli obiettivi indicati sarebbe utile porre maggiore attenzione allo sviluppo integrato dell'area del Pacifico, alle politiche di sviluppo e ai settori di intervento; ad es. l'agricoltura e la sicurezza alimentare sono solo menzionati nel contesto di implicazioni relative al cambiamento climatico nella regione. L'agricoltura è la base della vitalità delle aree rurali. Anche se l'agricoltura è prevalentemente di sussistenza - solo la produzione di canna da zucchero e olio di palma rappresentano un'esportazione di un certo rilievo - esiste un problema di gestione delle risorse naturali e di un uso sostenibile della terra e dell'agricoltura. A questo riguardo viene fatto osservare che in seguito alla riforma della politica saccarifera europea del 2006 alcuni dei paesi interessati hanno perso la loro posizione privilegiata, con una conseguente perdita di posti di lavoro.

    4.4

    Il focus della comunicazione riguarda principalmente i rischi dei cambiamenti climatici, questione vitale per la sopravvivenza di alcuni paesi e dell'eco sistema (innalzamento del livello dell'acqua, la scomparsa delle foreste, le falde acquifere salate, aumento della temperatura del mare, ecc.). Perciò la Commissione propone l'allocazione delle risorse principalmente in questo settore; andrebbero potenziati, invece, programmi integrati e coerenti di sviluppo sostenibile e crescita, con impegni definiti da parte dei paesi riceventi. A questo fine sarebbe auspicabile anche il coinvolgimento del settore privato, in particolare per le PMI.

    4.5

    Il CESE ritiene che serva un approccio integrato strategico degli aiuti, e la comunicazione rappresenta un buon inizio. Dovrebbe essere favorito il lavoro congiunto tra le diverse direzioni della Commissione, in particolare la DEVCO, la DG Affari Marittimi e Pesca, le DG Commercio, DG Sanco, Ricerca e SEAE, che oggi, nonostante i passi avanti compiuti, andrebbe maggiormente coordinato (4) per dare maggiore coerenza alle politiche dell'UE.

    4.6

    Soprattutto il settore della pesca, vitale per tutti i paesi del Pacifico, ma anche per l'UE in considerazione del livello importante di esportazione verso i paesi comunitari (in particolare del tonno), dovrebbe avere una considerazione maggiore negli interventi, nella necessità di mantenere oggi la sostenibilità della produzione e dell'ecosistema, impedendo lo sfruttamento eccessivo che potrebbe compromettere la pesca futura. Il CESE valuta positivamente l'azione intrapresa dall'UE nella lotta alla pesca illegale attraverso l'applicazione del regolamento UE inteso a prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN). Sulla base di tale regolamento la Commissione ha notificato due paesi nella regione (Vanuatu e Figi) della possibilità di essere identificati come paesi terzi non cooperanti nella lotta contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata.

    4.6.1

    Per queste ragioni l'Unione dovrebbe mantenere i regimi preferenziali ACP, come avvenuto di recente con alcuni paesi dell'area (5), anche se per l'Unione occorre tener conto del rischio della distorsione della concorrenza con gli altri operatori del settore.

    4.6.2

    Il CESE riconosce le difficoltà oggettive in questo settore, valuta positivamente i tre accordi (FPA) sottoscritti con Kiribati, le isole Salomone e gli stati federati della Micronesia, ma auspica che si possa arrivare ad un accordo complessivo con tutti i paesi coinvolti sulle regole da applicare nelle acque territoriali ed internazionali di quest'area.

    4.7

    Nel quadro del coordinamento dei vari interventi di aiuto al commercio, giustamente sottolineato nella Comunicazione, la Commissione non fa alcun riferimento all'attività dell'OMC nella regione, anche se 6 paesi tra le isole del Pacifico sono membri di questa organizzazione e godono di programmi e agevolazioni specifici.

    4.8

    Commercio (OMC): Figi, Papua Nuova Guinea, le Isole Salomone, Tonga, Samoa e Vanuatu sono paesi membri dell'OMC, che, con i diversi accordi di adesione, cerca di assicurare un sistema commerciale stabile e integrato a livello regionale al fine di capitalizzare i benefici, fare un uso più efficace delle risorse e delle economie di scala.

    4.8.1

    L'OMC si è adoperata per istituire nel 2004 un Ufficio di rappresentanza delle Isole del Pacifico (Pacific Islands Forum Representative Office) a Ginevra, con l'obiettivo di facilitare una maggiore integrazione dei sistemi burocratici e promuovere lo sviluppo di capacità (capacity building) sui temi del commercio e dell'agenda multilaterale, vitale per queste piccole economie.

    4.8.2

    Appare quanto mai utile che l'Unione europea, anche sulla base del rinnovato Accordo di Cotonou, stabilisca legami stretti e strutturati con l'Ufficio di Rappresentanza a Ginevra e con l'OMC. Un approccio coordinato è fondamentale soprattutto se si considerano le dimensioni ridotte delle amministrazioni pubbliche di numerosi paesi interessati. Tale approccio consentirebbe di coordinare le iniziative a sostegno di queste economie con programmi di assistenza tecnica già attivi e non coordinati a livello multilaterale. A tutto ciò si aggiunge una ridotta crescita economica non stabile e di lunga durata con differenze enormi tra i paesi – Papua Nuova Guinea e le Isole Salomone hanno beneficiato di un tasso di crescita più elevato dovuto ai prezzi delle commodities, mentre Figi e Samoa, economie già deboli, hanno dovuto affrontare le conseguenze di disastri naturali (6).

    4.8.3

    Inoltre un'attenzione specifica andrebbe posta allo sviluppo delle PMI, alla creazione di servizi di assistenza regionali alle PMI che andrebbero sollecitati e istituiti a livello multilaterale utilizzando le risorse ed i programmi già esistenti di OMC, FMI e Banca Mondiale, anche per quanto riguarda lo sviluppo rurale.

    4.9

    La Comunicazione della CE fa riferimento giustamente ai rischi sociali di uno scarso sviluppo economico di queste isole, ai tassi di emigrazione di manodopera qualificata che non trova opportunità di impiego in loco e alle conseguenze sociali dei cambiamenti climatici. Secondo i dati della Banca Mondiale, le Isole Salomone, Vanuatu, Samoa, Kiribati, Timor Est e Tuvalu sono inseriti nel gruppo dei Least Developed Countries («paesi meno avanzati», LDCs) con tassi di povertà diffusi. Nella stessa Papua Nuova Guinea, il paese più grande tra quelli del Pacifico, più del 40 % della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Questi dati condizionano il raggiungimento degli MDGs e sollecitano interventi coordinati a livello internazionale. La comunicazione, però, non fa riferimento al lavoro delle varie Agenzie delle NU a sostegno dello sviluppo economico e sociale.

    4.9.1

    I diversi programmi delle Agenzie delle Nazioni Unite sono indispensabili e andrebbero incoraggiati dalla Commissione, in quanto aiutano a creare quella necessaria consapevolezza e sviluppo di capacità (capacity building) per «assorbire» e potenziare gli aiuti dei diversi donatori, UE compresa. Inoltre vanno nella direzione dell'assunzione di maggiore responsabilità da parte di istituzioni e parti sociali e civili nazionali e stimolano la creazione di istituzioni democratiche partecipative.

    5.   Diritti, democrazia, libertà sindacali, situazione a Figi

    5.1

    Le isole del Pacifico sono considerate dalle Istituzioni Finanziarie Internazionali tra le più svantaggiate al mondo, isolate, poco popolate, con una forte spinta migratoria, modesti livelli di istruzione e formazione, enormi carenze di competenze specifiche nel commercio e nell'attività economica internazionale.

    5.1.1

    Soprattutto la condizione dei giovani appare quanto mai problematica, dovuta a vari fattori quali l'isolamento geografico, i limiti allo sviluppo economico (piccole economie poco integrate fra loro e mercati domestici limitati), dinamiche demografiche con rapida crescita della forza lavoro giovanile (7). L'Australia ha avviato un programma di aiuto al lavoro stagionale dai paesi del Pacifico più svantaggiati. Si tratta di un intervento nella stessa direzione, che andrebbe favorito e guidato anche verso altri paesi dell'area.

    5.1.2

    La condizione delle donne è drammatica e preoccupante per l'estensione del fenomeno di sfruttamento e degrado e per gli scarsissimi passi avanti nella ricerca di soluzioni efficaci. Le donne restano fortemente discriminate sia per una quasi inesistente partecipazione al lavoro regolare e alla vita politica, sia per la diffusa violazione dei diritti fondamentali con atti di violenza persistenti ed estesi in tutti i paesi. Non si tratta solo di una questione culturale, ma anche di offrire opportunità di lavoro, di integrazione e di partecipazione. Si dovrebbe fare esplicito riferimento al Piano d'azione dell'UE sulla parità di genere ed emancipazione femminile nello sviluppo 2010-2015 che, tra l'altro, sollecita l'utilizzo di indicatori precisi per la partecipazione delle donne nelle istituzioni nazionali.

    5.2

    Il rispetto dei diritti umani e della democrazia sono condizioni imprescindibili della politica di aiuti e cooperazione della UE. Tra questi ci sono i diritti sindacali, riconosciuti a livello internazionale a partire dalle 8 Convenzioni fondamentali dell'OIL.

    5.3

    Anche l'Accordo di Cotonou riconosce il valore fondante del rispetto dei diritti umani e di istituzioni democratiche per la creazione di un'economia stabile e prosperosa. Purtroppo la comunicazione, pur avendo come oggetto una strategia regionale, non indica con sufficiente attenzione la questione delle gravi violazioni in atto soprattutto a Figi, come noto la seconda isola della regione per estensione geografica e popolazione.

    5.4

    La situazione di Figi, infatti, è inaccettabile: il governo, guidato da una giunta militare sin dal colpo di Stato del 2006, ha lanciato una campagna aggressiva nel 2011 per smantellare il movimento sindacale e privare i lavoratori di Figi dei loro diritti fondamentali, violando le Convenzioni OIL 87 e 98, ratificate dal governo; l'eliminazione della libertà di espressione, di associazione e di riunione, la tortura ed i maltrattamenti, la violenza contro le donne e i minori, la soppressione dei diritti più elementari dei lavoratori, ne fanno un caso emblematico per la UE, che non può essere più tollerato. Nonostante sia stato applicato l'art. 96 di Cotonou, il CESE ritiene necessario un intervento più fermo su Figi, anche in vista delle elezioni del 2014 e del processo di definizione della nuova Costituzione.

    5.5

    La situazione a Figi è stata nuovamente discussa al GB OIL di novembre 2012, che ha approvato una risoluzione specifica, anche alla luce della recente decisione del governo di Figi di respingere la delegazione OIL in missione su mandato del GB (8). L'UE non può non affrontare la questione in modo coerente con gli stessi Stati membri che ne hanno condiviso la condanna in sede OIL.

    5.6

    Le condizioni di agibilità della società civile in questo caso sono difficili, quasi inesistenti. Anzi, i più elementari diritti della società civile vengono palesemente violati, in contraddizione con qualunque principio di democrazia, e il CESE non può accettare il procrastinarsi di tali situazioni di violazioni. Il CESE si deve fare portatore presso le altre istituzioni comunitarie di questa sua posizione ed agire di conseguenza (9).

    5.7

    Occorre intervenire con più fermezza sia direttamente sia a livello bilaterale nella definizione delle condizionalità necessarie per l'erogazione degli aiuti comunitari, nella affermazione che sui diritti la UE ha una posizione condivisa tra gli Stati membri e coerente con i principi fondanti dell'Unione, non negoziabile.

    6.   Ruolo delle parti sociali e della società civile

    6.1

    Per il CESE, il coinvolgimento della società civile organizzata è la base intorno a cui sviluppare le diverse forme di partenariato per raggiungere gli obiettivi della coesione economica e sociale. Un ruolo ancor più importante sul fronte dei diritti e della democrazia, il cui rispetto è condizione per usufruire della politica di assistenza e cooperazione dell'UE.

    6.2

    La partecipazione della società civile organizzata rappresenta un obiettivo prioritario anche in quest'area, nonostante almeno due limiti oggettivi; il primo, la particolare configurazione geografica, la vulnerabilità delle isole e la dispersione della popolazione, che di fatto rende molto difficile l'esercizio di questo diritto; il secondo, relativo all'esercizio della democrazia e alla partecipazione attiva della società civile organizzata alla vita delle istituzioni.

    6.3

    Il CESE comunque chiede che si faccia il possibile per coinvolgere le rappresentanze delle comunità locali nell'individuazione, realizzazione e monitoraggio dei progetti comunitari, in particolare quelli legati alla tutela ambientale, al dialogo sociale e civile, allo sviluppo e alla difesa dei diritti e della democrazia.

    6.4

    Il CESE chiede che si arrivi in tempi rapidi alla creazione di un partenariato UE-Pacifico, con la presenza della società civile organizzata, per affrontare con più efficacia l'insieme dei problemi dell'area (10), prevedendo la costituzione di un apposito comitato di monitoraggio dei programmi, come elemento fondamentale di partecipazione.

    7.   Azioni raccomandate nella comunicazione: osservazioni

    7.1

    Le azioni raccomandate dall'UE, con il problema dei rischi dei cambiamenti climatici come priorità nell'area del Pacifico, sono solo parzialmente condivisibili, in quanto mancano di un approccio integrato dello sviluppo sostenibile dell'area.

    7.2

    Occorre favorire e ricercare un migliore approccio coordinato tra il SEAE e le diverse DG della Commissione per individuare programmi coerenti e strategici che indirizzino le risorse disponibili verso la tutela ambientale e della pesca, ma anche verso programmi integrati di sviluppo sostenibile e sviluppo rurale.

    7.3

    Il CESE condivide la necessità espressa di rafforzare il dialogo con le istituzioni locali, ma occorre garantire il coinvolgimento più sistematico della società civile, costituendo un tavolo permanente di valutazione degli aiuti e di analisi dell'impatto degli stessi.

    7.4

    Il CESE ritiene che sia necessario dare continuità agli incontri tra tutti i soggetti donatori e i paesi beneficiari per assicurare quel coordinamento dei programmi sottolineato dalla Commissione. Resta fondamentale la destinazione e la valutazione dell'efficacia degli aiuti. Importante in questa direzione, oltre ad un'attività preventiva di informazione-formazione, è l'attività di monitoraggio attraverso un comitato misto che faccia perno sulle parti sociali e civili.

    7.5

    Andrebbero rafforzate, come già detto, le valutazioni in merito al rispetto dei diritti umani fondamentali, all'inaccettabile condizione delle donne nella regione, alle limitate opportunità di lavoro per i giovani, al ruolo della società civile in tutti i paesi, in particolare alla specifica situazione di Figi.

    Bruxelles, 17 gennaio 2013

    Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Staffan NILSSON


    (1)  Isole Cook (senza diritto di voto alle Nazioni Unite), Stati federati di Micronesia, Figi, Kiribati, Isole Marshall, Nauru, Niue (senza diritto di voto alle Nazioni Unite), Palau, Papua Nuova Guinea, Samoa, Isole Salomone, Timor Orientale, Tonga, Tuvalu e Vanuatu.

    (2)  Polinesia francese, Nuova Caledonia, Isole Pitcairn e Wallis e Futuna.

    (3)  Comunicazione della Commissione - Potenziare l'impatto della politica di sviluppo dell'Unione europea: un programma di cambiamento; COM(2011) 637 final del 13 ottobre 2011.

    (4)  Il totale degli aiuti allo sviluppo e assistenza per il cambiamento climatico ai paesi del Pacifico e gli PTOM per il periodo 2008-2013 è di circa EUR 785 milioni, di cui EUR 730 provenienti dal 10o FES e EUR 56 dal bilancio UE. Senza contare i programmi nazionali, la cooperazione regionale UE-Pacifico 2008-2013 comprende finanziamenti per circa EUR 95 iniziali complementari ai finanziamenti provenienti dai programma tematico dello strumento di cooperazione allo sviluppo. Il programma regionale UE-Pacifico mira a rafforzare le capacità di integrazione economica e commercio regionali (EUR 45 milioni), sostegno alla società civile e rafforzamento della capacità di gestione delle finanze pubbliche (EUR 10 milioni) e promozione della gestione sostenibile delle risorse naturali (40 milioni). La Commissione ha inoltre annunciato il prominente lancio della cosiddetta «Pacific Investment Facility» per potenziare investimenti in infrastrutture principali per rendere la regione più competitiva sui mercati globali e rilanciare la crescita economica, ridurre la povertà e finanziare strumenti verdi e per l'adattamento al cambiamento climatico.

    (5)  Vedere NAT/459, Situazione e sfide della flotta dell'Unione europea per la pesca del tonno tropicale, relatore: SARRÓ IPARRAGUIRRE, GU C 48 del 15.2.2011, pagg. 21–26.

    (6)  IMF: Regional Economic Outlook, Asia and the Pacific, Navigating an Uncertain Global Environment while building inclusive Growth (ottobre 2011).

    (7)  A Samoa su 4 000 giovani che chiedono di entrare nel mercato del lavoro, solo 500 trovano un lavoro, a Vanuatu il rapporto è 700 su 3 500, a Figi la disoccupazione giovanile è intorno al 46 %; vedi anche UNICEF: Investing in Youth Policy, UN Asia-Pacific Interagency Group on Youth (2011).

    (8)  Press Release Fiji Trade Union Congress del 19.9.2012 e successiva documentazione OIL in preparazione.

    (9)  Vedere lettera del Consiglio.

    (10)  Parere CESE sul tema Il ruolo della società civile nell'accordo commerciale multilaterale tra l'UE, la Colombia e il Perù, GU C 299 del 4.10.2012, pagg. 39–44.


    Top