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Document 52012AE1701
Opinion of the European Economic and Social Committee on the ‘Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions on “Unleashing the Potential of Cloud Computing in Europe” ’ COM(2012) 529 final
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Sfruttare il potenziale del cloud computing in Europa» COM(2012) 529 final
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Sfruttare il potenziale del cloud computing in Europa» COM(2012) 529 final
GU C 76 del 14.3.2013, p. 59–65
(BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)
14.3.2013 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 76/59 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Sfruttare il potenziale del cloud computing in Europa»
COM(2012) 529 final
2013/C 76/11
Relatore: PIGAL
La Commissione europea, in data 14 agosto 2012, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 114 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Sfruttare il potenziale del cloud computing in Europa
COM(2012) 529 final.
La sezione specializzata Trasporti, energia, infrastrutture, società dell'informazione, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 18 dicembre 2012.
Alla sua 486a sessione plenaria, dei giorni 16 e 17 gennaio 2013 (seduta del 16 gennaio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 158 voti favorevoli, 2 voti contrari e 7 astensioni.
1. Conclusioni e raccomandazioni
1.1 |
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ritiene che il cloud computing (CC) rappresenti per l'Europa un'opportunità di crescita e di competitività, e, con il presente parere, intende proporre una visione diversa e complementare rispetto a quella espressa dalla Commissione nella sua comunicazione. Il Comitato esorta vivamente la Commissione a esaminare con attenzione questa proposta e ad adeguare in funzione di essa la sua strategia in materia di CC. |
1.2 |
Il Comitato conviene con la Commissione sulla necessità di promuovere l'utilizzo del CC o «nuvola informatica» (risorse informatiche distribuite in remoto) in Europa al fine di rendere più agile, efficiente e innovativa l'economia dell'Unione. Appoggia quindi le tre azioni proposte dalla Commissione:
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1.3 |
L'impiego del CC rafforza la necessità di proteggere i cittadini, i loro dati personali e la vita privata. È per questo motivo che il CESE incoraggia la Commissione a continuare su questa via, in particolare tramite la cooperazione internazionale e il rafforzamento di un quadro regolamentare per:
Il Comitato rammenta altresì che questi sforzi di protezione avranno un'efficacia massima per i dati immagazzinati da fornitori di CC con sede sul territorio europeo. |
1.4 |
Il Comitato raccomanda alla Commissione di adoperarsi, in maniera parallela e complementare alle misure volte ad agevolare l'utilizzo del CC e ispirandosi al successo che questa architettura informatica sta riscuotendo negli USA, per favorire la creazione di una produzione europea di «energia digitale», ossia l'emergere e l'affermarsi di gestori europei di infrastrutture di CC (IaaS: Infrastructure as a Service). Per realizzare questo obiettivo la Commissione può:
Lo scopo è quello di trarre vantaggio da condizioni favorevoli (forte protezione dei dati in Europa, timori degli utenti nei confronti di provider troppo lontani, bisogno di solide garanzie di sicurezza ecc.), per consentire la comparsa di fornitori di servizi di CC europei, che siano locali, nazionali (cloud nazionale) o transfrontalieri (consorzi operanti in diversi Stati membri). |
1.5 |
Le ristrutturazioni legate alla distribuzione in remoto (cloudification) dei servizi informatici, la perdita di posti di lavoro, le delocalizzazioni, la «virtualizzazione» e la sempre maggiore distanza tra utenti e informatici sono altri aspetti negativi di cui occorre tenere conto. Questo impatto sociale, tuttavia, nella comunicazione della Commissione non viene menzionato. La Commissione si basa anzi sulle prospettive elaborate da una società di ricerche per annunciare che il CC dovrebbe condurre alla creazione di 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro. Il Comitato si chiede se tali cifre non siano irraggiungibili e sconnesse dalla realtà del settore informatico. |
1.6 |
A integrazione del partenariato europeo per il CC, la Commissione dovrebbe avviare al più presto l'elaborazione di una strategia di priorità al CC («politica Cloud First », sull'esempio di quelle adottate negli Stati Uniti o in Nuova Zelanda) per promuovere l'utilizzo del CC nelle amministrazioni europee e in quelle degli Stati membri. L'obiettivo è quello di abbattere le barriere culturali o i timori individuali e, naturalmente, di poter beneficiare della massima flessibilità dei servizi, ma anche della riduzione considerevole dei costi legati al CC. Naturalmente il Comitato esorta la Commissione a integrare in questa «politica Cloud First» delle misure di tutela per l'utilizzo del CC nel settore pubblico e in alcuni comparti sensibili di quello privato, al fine di controllare o addirittura evitare che tali servizi siano «ospitati» (hosted) da provider soggetti a regolamentazioni nazionali che comportano dei rischi per l'utente, per esempio il «Patriot Act» per i provider nordamericani, anche quando abbiano sede in Europa. |
1.7 |
Una delle principali difficoltà (e paure) degli utenti (cittadini o imprese) in relazione al CC è rappresentata dalla gestione delle controversie con un provider avente sede fuori dai confini nazionali. Sull'esempio del commercio elettronico, altrettanto internazionale e globalizzato come il CC, il Comitato, che ha formulato un parere al riguardo (1), propone che la Commissione preveda la risoluzione online delle controversie (ODR - Online Dispute Resolution) tra le possibili soluzioni per dirimere, grazie alla mediazione, la maggior parte delle controversie, in particolare quelle che coinvolgono più giurisdizioni. Tale mediazione, che deve essere indipendente e imparziale, potrebbe essere affidata a un'agenzia europea, già esistente o di nuova istituzione, con il compito di fungere da moderatore e negoziatore tra i provider e gli utenti di CC. Inoltre, questa attività di conciliazione consentirebbe di individuare le cause principali di controversia, le disfunzioni ricorrenti, le esigenze in termini di adeguamento delle pratiche o delle normative. |
1.8 |
Sebbene i rappresentanti della Commissione abbiano confermato in varie occasioni (convegni, comunicati stampa ecc.) la loro volontà di sostenere l'informazione, la sensibilizzazione e la formazione degli utenti potenziali del CC, nella comunicazione in esame non viene proposta alcuna misura concreta e quantificata in questo senso. Il Comitato si aspetta dunque che la Commissione completi la sua comunicazione con, in particolare, delle iniziative rivolte prioritariamente agli utenti meno consapevoli dei rischi legati al CC, vale a dire:
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1.9 |
Il Comitato propone che la Commissione aggiunga alla comunicazione l'elaborazione di norme sui consumi energetici dei centri di server dedicati al CC. |
1.10 |
Per quanto riguarda le azioni che la Commissione intende intraprendere, il Comitato suggerisce di definire un calendario dettagliato e di pianificare in maniera precisa ed esplicita una tabella di marcia e delle relazioni sullo stato di avanzamento per ciascuno degli ambiti previsti. |
2. La proposta della Commissione
2.1 |
Il CC può essere spiegato riprendendo la descrizione introduttiva della comunicazione: «Il cosiddetto CC (nuvola informatica) in sintesi, può essere inteso come l'archiviazione, l'elaborazione e l'uso di dati su computer remoti [senza conoscerne l'ubicazione precisa] e il relativo accesso via Internet». A completamento, nel 2012 il Comitato ha adottato un parere esclusivamente dedicato al CC (2). Sono inoltre molto interessanti anche i lavori svolti dall'organismo di normalizzazione statunitense National Institute of Standards and Technology (NIST), dal Parlamento europeo e dal Garante europeo della protezione dei dati. La Commissione ha pubblicato due documenti (ma la consultazione del Comitato riguarda solo il primo dei due):
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2.2 |
La Commissione propone tre «azioni strategiche» intese a promuovere l'utilizzo di questa architettura informatica in Europa:
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3. Osservazioni generali
3.1 |
Il Comitato propone una nuova visione del CC, illustrata dal concetto di «energia digitale», che si sta ormai diffondendo per indicare la capacità informatica (archiviazione, trattamento e trasferimento di dati) messa a disposizione dal CC. L'energia digitale viene erogata senza che i consumatori conoscano il modo in cui viene prodotta, ossia quali siano il centro dati, la sua ubicazione, le tecnologie impiegate ecc. Si produce così una nuova segmentazione del mercato: agli utenti e ai fornitori di servizi, si vengono ora ad aggiungere dei «produttori di energia digitale», in grado di effettuare ingenti investimenti (dell'ordine di miliardi di dollari USA) per la creazione di centri di CC. |
3.2 |
Come gli altri tipi di energia (fossile, elettrica ecc.), l'energia digitale assume un'importanza economica e strategica. Innanzitutto, il controllo di questa energia (sia in termini di produzione che di distribuzione), è alla base del potenziale di crescita e di creazione di posti di lavoro cui mira l'Agenda digitale. Inoltre, è necessario un ruolo attivo nella produzione di energia digitale per garantire all'Europa e ai suoi Stati membri l'indipendenza e l'autosufficienza strategiche (almeno parziali). |
3.3 |
L'evoluzione del CC in Europa richiederà quindi il controllo dell'intera catena di valore dell'energia digitale (utilizzo, servizi e produzione), come illustra la tabella seguente:
Questi ultimi decenni hanno dimostrato cosa significa per gli Stati membri, e per l'Europa nel suo complesso, dipendere dall'esterno per quanto riguarda le diverse fonti di energia: petrolio, gas, elettricità ecc. Se in futuro i dati dei cittadini, delle imprese e dei servizi pubblici europei dovessero essere «ospitati», gestiti e controllati da operatori extraeuropei di CC, sarebbe legittimo interrogarsi sugli effetti di una tale dipendenza:
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3.4 |
Ma l'Europa è già fortemente dipendente da soggetti extraeuropei per la fornitura di hardware, software e reti informatiche. I social network di maggior successo hanno sede negli Stati Uniti. I motori di ricerca più utilizzati sono controllati da società con sede negli Stati Uniti o in Cina. Lo sviluppo di sistemi informatici viene sempre più esternalizzato in India o in altri paesi a basso costo. Attualmente, la produzione di energia digitale viene quasi completamente controllata a livello mondiale da un oligopolio di soggetti. Il primo operatore europeo, secondo alcuni studi, è la società francese OVH (acronimo di «On Vous Héberge» (Vi ospitiamo) - www.ovh.com), che tuttavia non può vantare la stessa visibilità e influenza a livello mondiale. Alcune iniziative sono state intraprese da operatori di telecomunicazioni quali T-Systems, Telefonica Digital, Cloud Sigma, Numergy/SFR o Cloudwatt/Orange, i quali però non sono in grado di competere con i leader del mercato Amazon, Microsoft e Google. |
3.5 |
Attualmente, le normative dei diversi Stati membri, pur presentando tra loro alcune differenze, sono vicine ai testi, agli standard e alle direttive europee; da ciò scaturiscono i timori, talvolta legittimi, degli utenti per la delocalizzazione dei loro dati al di fuori dell'Europa, con conseguenti difficoltà e stalli giudiziari in caso di controversia. Inoltre, il maggior motivo di preoccupazione per gli utenti è rappresentato dal «Patriot Act». Questa legge federale statunitense, emanata nel quadro della lotta contro il terrorismo (dopo gli attentati alle Twin Towers), consente al governo degli Stati Uniti o a un giudice federale di accedere a qualsiasi informazione, indipendentemente dal fatto che ne sia proprietario un cittadino americano o meno; l'unico requisito è che tali dati siano ospitati e gestiti da una società americana, persino se sono fisicamente archiviati in un centro ubicato sul suolo europeo. Ciò che inquieta è soprattutto il fatto che il proprietario di tali dati non può essere informato della divulgazione dei dati ospitati da parte della società di hosting. |
3.6 |
Dal punto di vista economico, secondo la Commissione, il settore potrebbe creare 2,5 milioni di posti di lavoro nei prossimi otto anni in Europa e contribuire nella misura di 160 miliardi di euro l'anno al PIL dell'Unione europea (ossia per circa l'1 %). Il Comitato si interroga sulla pertinenza di questi obiettivi quantitativi. Infatti, da un'analisi dettagliata dell'impatto del CC sul terreno emerge che:
Tuttavia, nella comunicazione, l'impatto sociale di cui sopra non è menzionato né preso in considerazione; come neppure, del resto, le ristrutturazioni legate alla distribuzione in remoto dei servizi informatici, la perdita di posti di lavoro, le delocalizzazioni, la «virtualizzazione» e la sempre maggiore distanza tra utenti e informatici. |
3.7 |
Il semplice utilizzo del CC consente già di realizzare dei risparmi energetici per le apparecchiature informatiche. Nello stesso tempo, i grandi provider di CC (capacità di memoria e servizi associati) possiedono parchi di server dotati per lo più di processori con consumi di circa 100 W/h per unità, che potrebbero essere ridotti a un decimo a breve o medio termine. Alcuni produttori di microprocessori fabbricano processori a buon mercato, che generano meno calore (un vero e proprio problema per il condizionamento delle sale server) e consumano meno elettricità. |
4. Osservazioni particolari
4.1 |
La Commissione si concentra principalmente sul cloud pubblico, senza soffermarsi sul mercato del cloud privato. Eppure quest'ultimo è un approccio ritenuto affidabile e talvolta necessario per le informazioni critiche, da tenere in considerazione prima di riflettere a un concetto esclusivo di «cloud pubblico», il quale, si noti, è da intendere come «cloud pubblicamente disponibile» e non «cloud per i servizi pubblici». |
4.2 |
Nella sezione introduttiva, la Commissione afferma che la tecnologia del CC può comportare «ulteriori» rischi, il che non corrisponde necessariamente alla realtà: infatti, il cloud crea sicuramente nuovi rischi, ma ne elimina anche altri. |
4.3 |
Alcuni termini inglesi come «cloud-friendly» o «cloud-active» sono difficili da tradurre in altre lingue; in alcuni casi, le versioni tradotte della comunicazione hanno completamente distorto la finalità della versione originale. Ad esempio, ai punti 3.1 e 3.2, i concetti «cloud-friendly» e «cloud-active» vengono tradotti (in alcune lingue) in modo identico sebbene si riferiscano a obiettivi diversi. |
5. Analisi del Comitato economico e sociale europeo
5.1 |
Le proposte della Commissione per promuovere l'utilizzo del CC mirano a:
Tutte queste proposte sono concrete, realistiche e necessarie; di conseguenza, sono pienamente sostenute dal CESE. Il Comitato osserva, tuttavia, che le prime due proposte riguardano difficoltà che non sono proprie dell'Europa, e si sarebbe quindi aspettato che, nella sua comunicazione, la Commissione si fosse concentrata in primo luogo su difficoltà specificamente europee. |
5.2 |
Il Comitato rimane fedele agli obiettivi fondamentali dell'Agenda digitale, ossia:
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5.3 |
Per quanto riguarda la promozione dell'«utilizzo» del CC, nel punto 3.1 della comunicazione in esame viene menzionato due volte il concetto di « cloud-friendly » (nella versione italiana: «[politiche] a sostegno del cloud » e «[rendere l'Europa più] aperta ai servizi di cloud ») quale obiettivo da raggiungere. Ma, nei suoi numerosi interventi a sostegno del CC, la commissaria responsabile dell'Agenda digitale ha difeso l'obiettivo di rendere l'Europa « cloud-active », ossia attiva nella diffusione di questa tecnologia. La vicepresidente della Commissione europea Neelie Kroes ha affermato a Davos (il 27 gennaio 2011): «I want to make Europe not just cloud-friendly but cloud-active» (Non mi accontenterò che l'Europa sia soltanto favorevole al CC («cloud-friendly»), ma voglio che sia anche attiva in questo settore («cloud-active»)); e ha annunciato ufficialmente la pubblicazione della comunicazione in esame con un articolo intitolato «Making Europe cloud-active» (Rendere l'Europa attiva nel settore del CC), pubblicato sul suo blog (il 27 settembre 2012). Il livello di sviluppo sostenuto nei suoi interventi è dunque più ambizioso del semplice livello «cloud-friendly». Il Comitato si meraviglia quindi del divario tra gli obiettivi legittimamente difesi dalla vicepresidente della Commissione, da una parte, e le azioni che vengono in realtà proposte nella comunicazione, dall'altra. Inoltre, il CESE ricorda che, in un suo precedente parere (5), aveva invitato la Commissione a essere più ambiziosa non limitandosi a rendere l'Europa attiva sul fronte del CC (cloud-active), ma proponendole di puntare a essere « cloud-productive », ossia fornire essa stessa soluzioni di CC. |
5.4 |
La comunicazione non propone la creazione di un soggetto europeo, un «super-cloud europeo», per la produzione di energia digitale. Data la missione della DG Connect e la difficoltà di creare un «colosso» di questo genere, il CESE comprende e sostiene questo punto di vista. Anche i diversi soggetti che operano nel settore (operatori di telecomunicazioni, editori di software, integratori di sistemi ecc.), consultati dal Comitato, sono unanimi nel sostenere questa posizione. Nondimeno, tra un irrealistico «colosso» europeo e dei «micro-cloud» europei relegati ai mercati di nicchia per effetto della potenza commerciale, finanziaria e in termini di marketing messa in campo dagli operatori mondiali e non europei, deve pur esistere una via di mezzo europea! La proposta del Comitato mira a favorire la nascita e il rafforzamento di grandi gestori europei di megacentri di CC: il futuro settore europeo del digitale. Questi operatori potranno essere locali, nazionali (cloud nazionale) o transfrontalieri (consorzi operanti in diversi Stati membri). |
5.5 |
Il Comitato fa inoltre notare che gli operatori europei di CC, pur non avendo le dimensioni dei leader del mercato, beneficiano di alcuni vantaggi competitivi:
Queste condizioni favorevoli alla comparsa di operatori europei, tuttavia, non dureranno a lungo. È quindi importante e urgente che la Commissione agisca per promuovere la nascita di soggetti europei in questo periodo ancora favorevole. |
5.6 |
Al punto 2 della comunicazione in esame si legge che «con gli sforzi individuali a livello nazionale è poco probabile che si raggiunga un livello ottimale di efficienza in termini di costi». Il Comitato invita la Commissione a riconsiderare la sua posizione nei confronti del cloud nazionale. In primo luogo, in nessun punto della comunicazione o della valutazione d'impatto tale affermazione viene suffragata dal benché minimo elemento concreto, il che è assai sorprendente vista la perentorietà dell'affermazione. In secondo luogo, visto che la comunicazione non propone alcuna soluzione alternativa, le critiche nei confronti dei cloud nazionali o locali appaiono severe e rischiano di pregiudicare qualsiasi soluzione credibile per creare un'offerta di CC solida, sostenibile e capace di competere con i «colossi» di altre aree geografiche (India, Cina o Stati Uniti). |
5.7 |
L'approccio proposto, attraverso il partenariato europeo per il CC, è in gran parte incentrato sul settore dei servizi pubblici (cfr. punto 3.5 della comunicazione in esame) che intende «promuovere una leadership comune del settore pubblico». Il Comitato riconosce e appoggia la posizione della Commissione circa l'importanza dei servizi pubblici nei modelli socioeconomici europei: essi possono infatti svolgere un ruolo nello sviluppo del CC. Tuttavia, per il Comitato è difficile immaginare che, in un contesto generale di restrizioni di bilancio, i servizi pubblici europei possano fungere da promotori dell'innovazione in materia di CC. Ricorda inoltre che gli artefici dei maggiori successi europei sono stati il settore privato tout court (ad esempio, la telefonia mobile e le smart card) o un settore privato che abbia beneficiato del sostegno pubblico (ad esempio, Airbus, Arianespace ecc.). Il Comitato raccomanda alla Commissione di precisare in maniera più esplicita il ruolo di «leadership» previsto per questo partenariato. |
5.8 |
L'approccio proposto dalla Commissione si inquadra in un modello «top-down» (dall'alto), volto cioè a promuovere l'utilizzo al fine di favorire il decollo di servizi e, possibilmente, della produzione di energia digitale. Il Comitato sosterrebbe pienamente questa espansione graduale guidata dalla domanda, in un contesto privo di operatori dominanti, o con un equilibrio tra gli operatori europei e quelli extraeuropei. Purtroppo questo contesto non esiste più: i principali operatori del CC sono extraeuropei e detengono una posizione di oligopolio. La promozione dell'utilizzo del CC potrebbe pertanto avere effetti controproducenti, andando a rinforzare ulteriormente la posizione di questi operatori leader. Il Comitato non è contrario a questo sviluppo, ma insiste affinché la Commissione preveda delle «misure di tutela» affinché le sue azioni rechino beneficio agli operatori europei e consentano loro di contrastare la posizione dominante di quelli extraeuropei. |
5.9 |
In maniera parallela e complementare all'approccio «top-down» di cui sopra, il Comitato incoraggia la Commissione a proporre azioni concrete che rientrino in modo esplicito in un approccio «bottom-up» (dal basso), vale a dire volte a favorire la nascita di produttori di CC a livello regionale, nazionale o transfrontaliero, per promuovere poi lo sviluppo dei servizi legati a questa tecnologia e il suo utilizzo. Altri settori, come quello automobilistico o della telefonia mobile, hanno dimostrato come una produzione industriale forte in Europa possa esercitare un effetto di traino sui livelli superiori (servizi e utilizzo). Gli incentivi a favore di questi settori potrebbero essere riutilizzati per la produzione di energia digitale. Un altro esempio da considerare è quello degli Stati Uniti, dove la promozione del CC ha seguito fin da subito un approccio «bottom-up», con il successo che sappiamo. Il Comitato propone quindi alla Commissione di trarre ispirazione da questo esempio riuscito di promozione, su vasta scala, del CC per contribuire a un successo analogo in Europa. |
5.10 |
La Commissione, come le altre istituzioni europee, fa un larghissimo uso di risorse informatiche, ma molto raramente le soluzioni sviluppate finora sono basate sul CC. Nel frattempo gli Stati Uniti hanno adottato il «Cloud First Act», che impone alle amministrazioni interessate di dare la priorità a un approccio basato sul CC. Sull'esempio di questo successo, il Comitato propone che la Commissione adotti una strategia per la priorità al CC («politica Cloud First »), da applicare a se stessa e alle altre istituzioni europee, consentendo in questo modo lo sviluppo di un indotto europeo specializzato in questa tecnologia e la realizzazione di risparmi considerevoli sul fronte dei costi operativi. |
5.11 |
In passato la Commissione aveva messo a punto e attuato delle azioni sul terreno, ad esempio per la rete a banda larga e la «modernizzazione informatica», che prevedevano in particolare:
Visto il successo di questi precedenti programmi, il Comitato invita la Commissione a pianificare e a iscrivere a bilancio un programma analogo specifico per il CC. Il CESE chiede che le basi di dati istituzionali e protette entrino a far parte in maniera regolamentata - e graduale, ma quanto più possibile tempestiva - dell'ambiente di cloud computing. Ciò consentirebbe ai cittadini di gestire più facilmente i dati critici (a norma delle disposizioni dell'UE e di quelle nazionali), accrescendo al tempo stesso la fiducia nel CC. |
5.12 |
La Commissione propone una serie di azioni per lo sviluppo del CC, per le quali la comunicazione non fornisce però un calendario preciso e serrato. Il Comitato sollecita pertanto la Commissione a pubblicare quanto prima una tabella di marcia in questo senso. L'evoluzione attorno alla tecnologia del CC è rapida, ed è quindi urgente e importante che tutti i soggetti possano accordare e allineare la propria strategia alle azioni della Commissione. |
Bruxelles, 16 gennaio 2013
Il presidente del Comitato economico e sociale europeo
Staffan NILSSON
(1) Pareri in merito alla direttiva sulla risoluzione alternativa delle controversie dei consumatori, GU C 181 del 21.6.2012, pag. 93, e in merito al regolamento relativo alla risoluzione delle controversie online dei consumatori, GU C 181 del 21.6.2012, pag. 99.
(2) Parere CESE sul tema Il cloud computing in Europa (parere d'iniziativa), GU C 24 del 28.1.2012, pag. 40.
(3) Questo livello di sviluppo è quello sostenuto dalla vicepresidente della Commissione Neelie Kroes, responsabile dell'Agenda digitale, in numerosi suoi interventi.
(4) Il CESE ha proposto questo obiettivo strategico più ambizioso nel suo precedente parere sul tema del CC (TEN/452).
(5) Parere CESE sul tema Il cloud computing in Europa (parere d'iniziativa), GU C 24 del 28.1.2012, pag. 40.