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Document 52010IP0232

Valutazione dei risultati della tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010 e raccomandazioni future Risoluzione del Parlamento europeo del 17 giugno 2010 sulla valutazione dei risultati della tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010 e raccomandazioni per il futuro (2009/2242(INI))

GU C 236E del 12.8.2011, p. 87–99 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

12.8.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

CE 236/87


Giovedì 17 giugno 2010
Valutazione dei risultati della tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010 e raccomandazioni future

P7_TA(2010)0232

Risoluzione del Parlamento europeo del 17 giugno 2010 sulla valutazione dei risultati della tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010 e raccomandazioni per il futuro (2009/2242(INI))

2011/C 236 E/13

Il Parlamento europeo,

visti l'articolo 2 e l'articolo 3, paragrafo 3, comma due, del trattato sull'Unione europea (TUE) e l'articolo 157 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),

visto l'articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

vista la comunicazione della Commissione dal titolo «Una tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006–2010» (COM(2006)0092),

vista la comunicazione della Commissione del 26 novembre 2008 dal titolo:«Relazione intermedia sullo stato d'avanzamento della tabella di marcia per la parità tra donne e uomini (2006–2010)» (COM(2008)0760),

vista la relazione della Commissione del 18 dicembre 2009 dal titolo «Parità tra donne e uomini – 2010» (COM(2009)0694),

vista la comunicazione della Commissione del 7 giugno 2000 dal titolo «Verso una strategia quadro comunitaria per la parità tra donne e uomini (2001–2005)» (COM(2000)0335) e le relazioni annuali della Commissione sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea 2000, 2001, 2002, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008 e 2009 (rispettivamente COM(2001)0179, COM(2002)0258, COM(2003)0098, COM(2004)0115, COM(2005)0044, COM(2006)0071, COM(2007)0049, COM(2008)0010) e (COM(2009)0077),

visti gli strumenti giuridici delle Nazioni Unite nel campo dei diritti umani e segnatamente dei diritti delle donne, in particolare la convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne, nonché gli altri strumenti delle Nazioni Unite in materia di violenza contro le donne, come la dichiarazione e il programma d'azione di Vienna, approvati alla conferenza mondiale sui diritti umani, le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite 48/104 del 20 dicembre 1993 sull'eliminazione della violenza nei confronti delle donne, 58/147 del 19 febbraio 2004 sull'eliminazione della violenza familiare nei confronti delle donne, 57/179 del 30 gennaio 2003 sulle misure da adottare per eliminare i delitti d'onore commessi contro le donne, 52/86 del 2 febbraio 1998 sulle misure in materia di prevenzione del crimine e di giustizia penale per eliminare la violenza contro le donne,

visto il programma d'azione adottato nel corso della quarta conferenza mondiale sulle donne organizzata a Pechino dal 4 al 15 settembre 1995 nonché le sue risoluzioni del 18 maggio 2000 sul seguito del programma d'azione di Pechino (1) e del 10 marzo 2005 sul seguito del programma d'azione della quarta conferenza mondiale sulle donne (Pechino+10) (2),

vista la relazione del Segretario generale delle Nazioni Unite del 9 ottobre 2006 su «tutte le forme di violenza nei confronti delle donne»,

vista la relazione finale del marzo 2005 della 49a sessione della commissione sullo status delle donne dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite,

visto il protocollo relativo ai diritti delle donne in Africa, noto anche come «protocollo di Maputo», entrato in vigore il 26 ottobre 2005, il quale fa riferimento esplicito al divieto di ogni forma di mutilazione genitale,

vista la risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 31 ottobre 2000 su «le donne, la pace e la sicurezza», in cui si prevede una più ampia partecipazione delle donne alla prevenzione dei conflitti armati e alla costruzione della pace,

visti i lavori del Consiglio d'Europa in questo settore, in particolare la Carta sociale europea rivista,

vista la risoluzione del Consiglio d’Europa relativa alla conferenza dei ministri per le pari opportunità sul tema «Colmare il divario fra l’uguaglianza de jure e quella de facto al fine di conseguire un’ effettiva uguaglianza di genere» (2010),

visti il documento del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa «Identità di genere e diritti umani» (2009), la raccomandazione CM/Rec(2010)5 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa agli Stati membri su misure per combattere la discriminazione basata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere nonché la risoluzione 1728 (2010) e la raccomandazione 1915 (2010) dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa sulla discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l'identità di genere,

vista la direttiva 2006/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego (rifusione) (3),

vista la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull'applicazione del principio della parità di trattamento fra gli uomini e le donne che esercitano un'attività autonoma, che abroga la direttiva 86/613/CEE (COM(2008)0636), presentata dalla Commissione il 3 ottobre 2008,

vista la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 92/85/CEE del Consiglio concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento (COM(2008)0637), presentata dalla Commissione il 3 ottobre 2008,

vista la relazione della Commissione del 3 ottobre 2008 dal titolo «Realizzazione degli obiettivi di Barcellona riguardanti le strutture di custodia per i bambini in età prescolastica» (COM(2008)0638),

vista la relazione del maggio 2003 del comitato consultivo sulle pari opportunità tra donne e uomini della Commissione in merito all'inserimento della dimensione della parità uomini-donne nei bilanci nazionali,

visto il comitato consultivo delle pari opportunità tra donne e uomini e il suo parere sui divari retributivi tra le donne e gli uomini, approvato il 22 marzo 2007,

vista la sua risoluzione del 17 gennaio 2006 sulle strategie di prevenzione della tratta di donne e bambini, vulnerabili allo sfruttamento sessuale (4),

vista la sua risoluzione del 24 ottobre 2006 sull'immigrazione femminile: ruolo e condizione delle donne immigrate nell'Unione europea (5),

visto il patto europeo per la parità tra gli uomini e le donne adottato dal Consiglio europeo del 23 e 24 marzo 2006,

vista la sua risoluzione del 13 marzo 2007 su una tabella di marcia per la parità tra donne e uomini (2006–2010) (6),

vista la sua risoluzione del 17 gennaio 2008 sul ruolo delle donne nell'industria (7),

vista la sua risoluzione del 13 marzo 2008 sulla parità di genere e l'emancipazione femminile nella cooperazione allo sviluppo (8),

vista la sua risoluzione del 3 settembre 2008 sulla parità tra le donne e gli uomini – 2008 (9),

vista la sua risoluzione del 18 novembre 2008 recante raccomandazioni alla Commissione sull'applicazione del principio della parità retributiva tra donne e uomini (10),

viste le sue risoluzioni del 24 febbraio 1994 (11) e del 13 ottobre 2005 (12) su donne e povertà in Europa e la sua risoluzione del 3 febbraio 2009 sulla non discriminazione in base al sesso e solidarietà tra generazioni (13),

vista la sua risoluzione del 19 febbraio 2009 sull'economia sociale (14),

vista la sua risoluzione del 26 novembre 2009 sull'eliminazione della violenza contro le donne (15),

vista la sua risoluzione del 10 febbraio 2010 sulla prevenzione della tratta di esseri umani (16),

vista la sua risoluzione del 10 febbraio 2010 sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea – 2009 (17),

visto l'articolo 48 del suo regolamento,

vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A7–0156/2010),

A.

considerando che, sebbene la parità tra le donne e gli uomini rappresenti un requisito necessario per il pieno godimento dei nostri diritti umani universali e un principio fondamentale dell'Unione europea, riconosciuto da tempo nei trattati, sussistono ancora disparità notevoli nella realtà politica e nella vita delle donne,

B.

considerando che le politiche basate su un approccio integrato della parità di genere costituiscono uno strumento di sviluppo economico e coesione sociale,

C.

considerando che la parità di genere deve essere un elemento caratterizzante dell'identità culturale e politica europea,

D.

considerando che la violenza contro le donne costituisce un grave ostacolo alla parità di genere, rappresenta una delle più diffuse violazioni dei diritti umani e non conosce limiti geografici, economici o sociali; considerando che il numero delle donne vittime di violenze è allarmante,

E.

considerando che non possiamo continuare ad essere ancorati a modelli economici desueti, ecologicamente insostenibili e basati su una ripartizione del lavoro in base al genere che è obsoleta e superata dall'ingresso della donna nel mercato del lavoro; considerando che abbiamo bisogno di un modello nuovo e socialmente sostenibile basato sulla conoscenza e sull'innovazione, che inglobi la gamma completa delle competenze femminili nell'economia, ripristini l'equilibrio delle responsabilità tra uomini e donne nella sfera pubblica e privata e concili la vita personale con quella professionale,

F.

considerando che sebbene la tabella di marcia per la parità 2006–2010 abbia evidenziato lacune nella realizzazione della piena parità di genere ed abbia, in taluni casi, trainato il programma relativo a tale questione, i progressi generali sono stati insufficienti,

G.

considerando che devono essere intensificati gli sforzi volti ad integrare la prospettiva di genere nelle politiche pubbliche,

H.

considerando che mentre è ancora difficile valutare appieno l'impatto della crisi finanziaria, è chiaro che l'attuale crisi economica e sociale comporta conseguenze particolarmente gravi per le donne e il futuro a lungo termine del progresso delle politiche intese a conseguire la parità tra donne e uomini, aggravando le disparità e le discriminazioni,

I.

considerando che la parità di genere ha un impatto positivo sulla produttività e la crescita economica e che la partecipazione delle donne al mercato del lavoro comporta una serie di benefici sociali ed economici,

J.

considerando che nella nostra società che invecchia, le donne saranno indispensabili nel mercato del lavoro, e che, al contempo, la domanda di assistenza agli anziani aumenterà, determinando probabilmente il rischio di un doppio onere per le donne,

K.

considerando che la maggioranza degli oltre 85 milioni di persone in stato di povertà nell'Unione europea è costituita da donne, a causa di fattori come la disoccupazione, il lavoro precario, le retribuzioni basse, le pensioni a un livello inferiore al reddito minimo di sussistenza e le difficoltà di accesso a servizi pubblici di qualità nei più diversi settori; considerando inoltre che, negli ultimi dieci anni, il numero di donne in stato di povertà è aumentato in modo sproporzionato rispetto al numero di uomini,

L.

considerando che il divario tra i livelli retributivi medi delle donne e degli uomini supera il 17 %, e che esso dà luogo a un divario tra le pensioni e alla femminilizzazione della povertà in età avanzata, e considerando che forme indirette di discriminazione tendono a intensificarsi con l'aumento della disoccupazione, colpendo donne e ragazze,

M.

considerando il persistere del divario di genere in termini di assistenza che vede le donne fornire dal doppio a più del triplo del numero di ore di assistenza gratuita ai bambini e ad altre persone dipendenti rispetto agli uomini,

N.

considerando che le donne sono spesso esposte a discriminazioni multiple a causa del loro sesso, della loro età (specie nel caso delle donne più anziane), della disabilità, dell'origine etnica/razziale, della religione, dell'origine nazionale, dello status di immigrate, dello status socio-economico, ivi comprese le donne dei nuclei familiari monoparentali, dell'orientamento sessuale e/o dell'identità di genere, e considerando che la discriminazione composta crea molteplici ostacoli all'emancipazione e alla promozione sociale delle donne,

O.

considerando che è fondamentale garantire la parità di accesso alle risorse, ai diritti e al potere, il che implica cambiamenti sociali e culturali, l'eliminazione degli stereotipi e la promozione della parità,

P.

considerando che gli stereotipi che ancora esistono per quanto riguarda le possibilità formative e professionali a disposizione delle donne contribuiscono a perpetuare le disuguaglianze,

Q.

considerando che la segregazione settoriale e professionale basata sul genere non sta diminuendo, ma in realtà aumentando in alcuni paesi,

R.

considerando che il diritto di famiglia (segnatamente in materia di matrimonio e divorzio) pone spesso le donne in una posizione giuridica e finanziaria più debole e che, talvolta, i tribunali contribuiscono ad accrescere le disuguaglianze tra uomini e donne applicando il diritto di famiglia sulla base di modelli tradizionali, piuttosto che di pari diritti,

S.

considerando che il diritto all'obiezione di coscienza viene spesso sfruttato da gruppi (religiosi) per limitare i diritti delle donne in settori come l'assistenza sanitaria e il diritto di famiglia,

T.

considerando che la partecipazione delle donne al processo decisionale costituisce un indicatore determinante in materia di parità di genere, che la presenza di donne nei posti dirigenziali delle imprese e delle università continua ad essere scarsa e che il numero di donne in politica o nella ricerca aumenta ad un ritmo molto lento,

U.

considerando che le sfide in atto e l'esperienza acquisita hanno dimostrato che la mancanza di coerenza politica tra i vari settori ha impedito di realizzare l'uguaglianza tra donne e uomini nel passato e che devono essere destinate risorse adeguate alla necessità reale di maggior coordinamento, diffusione e promozione dei diritti delle donne, alla luce delle diverse realtà,

V.

considerando che le azioni positive a favore delle donne si sono rivelate essenziali per la loro piena integrazione nel mercato del lavoro e nella società in generale,

W.

considerando le risoluzioni adottate nel contesto delle commemorazioni dei 15 anni della piattaforma di Pechino e il cammino che resta da percorrere per la sua realizzazione,

X.

considerando che i dati disaggregati per genere costituiscono uno strumento essenziale per realizzare un reale progresso e valutare efficacemente i risultati,

Y.

considerando che il 2010 è l'Anno europeo della lotta contro la povertà e l'esclusione sociale, e che ciò deve tradursi in politiche e azioni concertate che contribuiscano realmente a migliorare la situazione attuale,

Z.

considerando le commemorazioni per il centesimo anniversario della proclamazione dell'8 marzo come giornata internazionale della donna e l'importanza di coinvolgere le donne e le loro organizzazioni nella promozione della parità e nella lotta contro le discriminazioni e le disparità,

AA.

considerando che il modo di conciliare la loro vita professionale, familiare e privata resta una questione irrisolta sia per le donne che gli uomini,

AB.

considerando che l'accesso ai servizi di assistenza all'infanzia e agli anziani, nonché ad altre persone non autonome è essenziale per conseguire una partecipazione equivalente delle donne e degli uomini al mercato del lavoro, all'istruzione e alla formazione,

AC.

considerando che, nella maggior parte degli Stati membri, i regimi di sicurezza sociale non tengono sufficientemente conto delle circostanze specifiche delle donne che vivono in condizioni di povertà; considerando che il pericolo di ritrovarsi nella miseria è molto maggiore per le donne; considerando che la condivisione delle responsabilità familiari e domestiche tra uomini e donne, in particolare attraverso un ricorso paritario al congedo parentale da parte di entrambi i genitori, congiuntamente al congedo di paternità, è un presupposto indispensabile per promuovere e realizzare l'uguaglianza di genere; e considerando che il mancato calcolo dei congedi di maternità e dei congedi parentali nel tempo di lavoro globale è discriminatorio e sfavorevole per le donne sul mercato del lavoro,

Valutazione della tabella di marcia 2006–2010

1.

nota che nel settore della pari indipendenza economica per donne e uomini, il tasso di occupazione tra le donne ha quasi raggiunto il 60 % come stabilito dagli obiettivi di Lisbona sull’occupazione; si rammarica tuttavia dell’assenza di misure vincolanti per affrontare i divari retributivi persistenti tra donne e uomini e insiste sulla necessità di adottare misure urgenti per migliorare la situazione delle donne che lavorano in condizioni precarie, in particolar modo le donne migranti o appartenenti a minoranze etniche, categorie sempre più vulnerabili nel contesto della crisi sociale ed economica; chiede inoltre la riduzione delle disparità di genere nei sistemi pubblici sanitari e la garanzia di un pari accesso ad essi;

2.

accoglie con favore le proposte legislative della Commissione che mirano ad una migliore conciliazione tra vita professionale, personale e familiare; rileva tuttavia che la questione dei congedi di paternità, adozione e congedo filiale non è stata affrontata e si rammarica di notare che solo una minoranza di Stati membri ha raggiunto gli obiettivi di Barcellona per garantire strutture di custodia per i bambini, accessibili e di qualità; invita quindi gli Stati membri a rinnovare i loro impegni nel raggiungimento di tale obiettivo;

3.

si rammarica che le donne continuino a non essere rappresentate adeguatamente nelle posizioni relative ai processi decisionali economici e politici nella maggior parte degli Stati membri; invita la Commissione a continuare a portare avanti ulteriori misure concrete per la promozione di una partecipazione equa delle donne e degli uomini nei processi decisionali;

4.

prende atto delle azioni sviluppate dal programma Daphne III per la prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne; ribadisce tuttavia la necessità di adottare misure legislative a livello europeo per eliminare definitivamente la violenza di genere;

5.

accoglie con favore l’integrazione dell’uguaglianza di genere come priorità nei programmi comunitari sull’istruzione e formazione con l’obiettivo di ridurre gli stereotipi presenti nella società; si rammarica, tuttavia, che gli stereotipi sul genere tuttora persistenti fungano ancora da base per molte disparità; invita quindi la Commissione e gli Stati membri ad avviare campagne di sensibilizzazione per infrangere gli stereotipi e i ruoli tradizionali legati ai generi, in particolar modo campagne rivolte agli uomini per sottolineare la necessità di condividere le responsabilità familiari;

6.

accoglie positivamente l’impegno della Commissione in favore dei principi della dichiarazione di sviluppo del Millennio e della piattaforma d'azione di Pechino nell’ambito della promozione dell’uguaglianza di genere al di fuori dell’Unione europea; invita a proseguire e consolidare la dimensione della parità di genere nelle politiche di sviluppo, esterna e del commercio estero dell’UE;

A livello istituzionale

7.

propone che la nuova strategia per la parità tra donne e uomini nell'Unione europea costituisca un programma d'azione e un impegno politico basato sulla piattaforma d'azione di Pechino e i suoi progressi, considerando che i diritti umani delle donne e delle ragazze rappresentano una parte inalienabile, integrale e indivisibile dei diritti umani universali;

8.

sottolinea come sia essenziale continuare a perseguire i sei settori di azione prioritari della tabella di marcia attuale, e invita la Commissione ad introdurre ulteriori misure concrete per assicurare che i punti di forza dell'attuale tabella di marcia possano essere ulteriormente sviluppati e quindi influenzare visibilmente gli strumenti a livello nazionale e regionale, realizzando la parità e l'emancipazione delle donne;

9.

propone che alla nuova strategia per la parità tra donne e uomini siano concessi fondi europei al fine di agevolare la sua esecuzione a livello europeo;

10.

segnala l'importanza che il Consiglio adotti la nuova proposta della Commissione sulla strategia per la parità, previo parere del Parlamento europeo, onde conferirle maggiore peso politico e imprimere un nuovo impulso alla politica per la parità;

11.

deplora che, nella strategia UE 2020 presentata dalla Commissione, la prospettiva di genere non sia stata inserita in modo soddisfacente, e chiede pertanto al Consiglio e alla Commissione di provvedere a che la dimensione della parità di genere figuri sistematicamente nella strategia UE 2020, la quale dovrebbe comprendere un capitolo specifico sul genere, meccanismi relativi all'integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche e obiettivi per l'occupazione femminile associati a indicatori di indipendenza economica, tenendo conto sia degli effetti dell'attuale crisi economica e sociale sulle donne sia del ruolo delle donne in una società che invecchia;

12.

propone la convocazione ogni anno di una riunione tripartita tra Consiglio, Commissione e Parlamento europeo sui progressi della strategia per la parità di genere nell'Unione europea;

13.

sottolinea l'importanza di realizzare una conferenza annuale sulla parità di genere, con la partecipazione di organizzazioni di donne, di organizzazioni che operano a favore dell'eguaglianza di genere come le associazioni LGBT, di organizzazioni sindacali di diversi Stati membri, di membri del Parlamento europeo, della Commissione e del Consiglio, nonché di deputati nazionali, dedicando in ogni edizione annuale un'attenzione particolare e una tematica definita previamente;

14.

insiste sulla necessità di un dialogo strutturato con la società civile al fine di garantire il principio della parità tra donne e uomini;

15.

suggerisce di non limitare la cooperazione istituzionale in questo settore alle sole associazioni femminili, ma di cercare attivamente la collaborazione con le associazioni che rappresentano gli uomini e le donne e che si adoperano a favore dell'uguaglianza di genere;

16.

chiede l'avvio immediato e con prerogative piene delle attività dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere e l'elaborazione di tutti gli indicatori di genere necessari per monitorare le problematiche legate alla parità in tutti i settori; insiste su un aggiornamento regolare di tali indicatori per consentire un allineamento degli obiettivi stabiliti e dei risultati effettivamente ottenuti;

17.

ritiene che, qualora le proposte politiche della Commissione e del Consiglio diano luogo a una valutazione dell'impatto sociale, essa deve comprendere una valutazione della parità tra donne e uomini;

18.

insiste sul fatto che la Commissione dovrebbe iniziare a praticare il metodo «gender mainstreaming» nella preparazione di tutte le sue proposte;

19.

invita la Commissione a migliorare e ad aggiornare regolarmente la sua pagina web sulla parità di genere e il Gruppo sulle pari opportunità a dedicare, ogni anno, almeno un'intera riunione alla parità di genere e a creare un servizio informazioni per le donne;

20.

sottolinea la necessità che le direzioni generali della Commissione introducano nel loro funzionamento interno un meccanismo di coordinamento per realizzare un monitoraggio continuo delle politiche di parità di diritti e opportunità tra uomini e donne nei più diversi settori; chiede che la relazione annuale sulla parità comprenda un capitolo elaborato da ciascuna Direzione generale, in cui viene illustrata la situazione in materia nel proprio ambito di competenza;

21.

invita l'Alto rappresentante a garantire l'equilibrio di genere nella creazione del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) e ad elaborare un piano d'azione per perseguire l'equilibrio di genere nelle delegazioni dell'UE, anche al più alto livello; invita il Consiglio e la Commissione a istituire il posto di rappresentante europeo delle donne, come richiesto dal Parlamento europeo nel marzo 2008, al fine di riservare un'attenzione specifica alla posizione delle donne nell'ambito delle politiche esterne dell'UE e a inserire organicamente l'integrazione della dimensione di genere nel SEAE; invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a promuovere e sostenere attivamente l'emancipazione femminile con la partecipazione delle donne nelle loro relazioni bilaterali e multilaterali con Stati e organizzazioni al di fuori dell'Unione;

22.

invita l'Alto rappresentante a garantire che una prospettiva di genere venga integrata in tutte le politiche, i programmi e i progetti di cooperazione allo sviluppo e sottolinea l'importanza dell'attuazione della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite (UNSCR) nell'ambito dell'azione esterna dell'UE;

23.

sottolinea l'importanza di politiche basate su un approccio integrato della parità di genere nei diversi settori, segnatamente in campo economico, finanziario, commerciale e sociale, nell'analisi di bilancio in termini di genere e di parità tra donne e uomini; invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere la divulgazione e lo scambio di buone prassi affinché se ne tenga conto nello sviluppo delle politiche;

24.

ritiene necessario che la Commissione e gli Stati membri sviluppino strumenti di formazione ed attuazione affinché tutte le parti interessate possano tenere debitamente conto, nei rispettivi ambiti di competenza, della prospettiva basata sulle pari opportunità tra uomini e donne, compresa la valutazione dell'impatto specifico delle politiche sulle donne e sugli uomini;

25.

ritiene importante, nell'ambito delle strategie e dei piani relativi alla ripresa economica, l'adozione di misure esemplari di filiera che sostengano percorsi di istruzione e di formazione specifici con inserimenti mirati nel mercato del lavoro per le ragazze e per le donne, nei settori strategici dello sviluppo e in ruoli e qualifiche ad alto livello tecnologico e scientifico;

26.

sottolinea l'importanza della definizione di indicatori quantitativi e qualitativi e di statistiche basate sul genere, che siano affidabili, comparabili e disponibili quando necessario, da utilizzare nel monitoraggio dell'applicazione della dimensione di genere in tutte le politiche;

27.

invita Eurostat a sviluppare indicatori per misurare la partecipazione delle donne e degli uomini in attività di volontariato al fine di evidenziare in che misura gli uomini e le donne contribuiscono alla coesione sociale;

28.

sottolinea che è necessario migliorare il coordinamento ai fini dello sviluppo degli obiettivi delle politiche di parità in tutte le istituzioni sia dell'UE che degli Stati membri e che sono necessari metodi concreti e omogenei di integrazione, come ad esempio i bilanci di genere o l'integrazione dell'analisi di genere nella progettazione, pianificazione, attuazione e monitoraggio delle politiche pubbliche;

29.

insiste presso la Commissione e gli Stati membri sulla necessità di ricorrere ad una duplice strategia, applicando un approccio integrato alla parità di genere e proseguendo con azioni specifiche, comprese quelle legislative, a livello di linee e stanziamenti di bilancio e di monitoraggio e controllo, puntando alla realizzazione effettiva; sottolinea che un programma d'azione dovrebbe comprendere obiettivi qualitativi e quantitativi a breve e a lungo termine, a livello sia europeo che nazionale;

30.

chiede alla Commissione, al Consiglio e agli Stati membri di adottare le misure necessarie per applicare l'integrazione della prospettiva di genere in tutte le politiche dell'Unione e di riesaminare la legislazione vigente onde assicurare la corretta applicazione della parità di genere e rendere possibile l'adozione delle misure di discriminazione positiva eventualmente necessarie;

31.

accoglie positivamente l’impegno della Commissione in favore dei principi della piattaforma d'azione di Pechino per quanto riguarda la promozione di bilanci attenti alle questioni di genere; chiede all'UE e agli Stati membri di impegnarsi al fine di riesaminare in modo sistematico le modalità con cui le donne beneficiano delle spese del settore pubblico, e di adeguare i bilanci per garantire la parità di accesso alle spese del settore pubblico, sia per migliorare la capacità produttiva che per soddisfare le esigenze sociali; chiede inoltre l'assegnazione di risorse sufficienti, tra cui le risorse per effettuare analisi dell'impatto di genere;

32.

chiede alla Commissione di accertare se gli Stati membri applicano le direttive sulla non discriminazione e le misure in materia di genere e di adottare misure attive, comprese procedure di infrazione in caso di inosservanza;

33.

chiede che sia modificato quanto prima il regolamento relativo al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), in modo analogo a quello per il Fondo sociale europeo (FSE), onde consentire la realizzazione di misure positive a favore delle donne nel prossimo periodo di programmazione 2014–2020, possibili nei precedenti periodi ma non in quello attuale, le quali avranno un impatto decisamente positivo sull'occupazione femminile nel mondo rurale;

34.

segnala la necessità di attribuire una rilevanza particolare alle questioni della parità, anche al Parlamento europeo, nelle diverse commissioni e delegazioni parlamentari, nonché di far sì che le donne siano adeguatamente rappresentate in funzioni di responsabilità all'interno di dette commissioni e delegazioni e segnala altresì il notevole lavoro realizzato dal gruppo di alto livello sulla parità nel Parlamento europeo;

35.

accoglie con favore in detto contesto le attuali attività dei deputati al Parlamento europeo responsabili per l'integrazione della prospettiva di genere, impegnati per assicurare che la prospettiva di genere sia considerata nell'elaborazione e nello sviluppo di tutte la politiche in seno alle rispettive commissioni;

36.

invita l'Ufficio di presidenza del Parlamento europeo e la Commissione a intensificare gli sforzi per incrementare il numero di donne con incarichi dirigenziali nell'organico; invita la Commissione a studiare un meccanismo volto ad assicurare la parità in seno al Collegio dei Commissari nella prossima legislatura;

37.

sottolinea che occorre evitare che l'attuale crisi finanziaria ed economica e le future problematiche economiche possano mettere in causa i progressi finora ottenuti a livello della parità di genere e che la recessione sia sfruttata, come già succede in alcuni Stati membri, come un argomento per ridimensionare le misure attinenti alla parità di genere, il che impedirebbe a lungo termine l'incremento del tasso di occupazione, la crescita economica dell'UE, l'aumento del gettito fiscale, l'incremento dei tassi di natalità e la promozione della parità di genere;

38.

chiede alla Commissione, in collaborazione con gli Stati membri e le parti sociali, di avviare la revisione della politiche in materia di conciliazione tra vita familiare e vita professionale, onde garantire che i costi della maternità e della paternità siano non più a carico dell'impresa, bensì della collettività, onde porre fine a comportamenti discriminatori all'interno dell'impresa e sostenere il futuro demografico;

39.

rammenta alla Commissione e agli Stati membri la necessità di adottare misure positive a favore delle donne e degli uomini, segnatamente per facilitare il loro ritorno all'occupazione dopo un periodo dedicato alla famiglia (educazione dei figli e/o cure prestate a un parente malato o invalido), promuovendo politiche di (re)inserimento nel mercato del lavoro onde consentire loro di riacquistare un'indipendenza finanziaria;

40.

chiede alla Commissione di proseguire le iniziative intese a far emergere il settore dell'economia informale e quantificare il valore del fattore «economia della vita» secondo approcci specifici al genere, in conformità del progetto «oltre il PIL» lanciato dalla Commissione;

41.

invita gli Stati membri a garantire adeguata copertura sociale alle donne e agli uomini che si occupano di parenti malati, anziani o invalidi nonché alle donne anziane che percepiscono una pensione particolarmente esigua;

Settori tematici – obiettivi

42.

sottolinea l'importanza di basarsi sull'analisi della piattaforma di Pechino (Pechino+15) effettuata dalla Presidenza svedese, non solo per elaborare indicatori adeguati, ma anche per fissare obiettivi e adottare le politiche necessarie nei dodici settori previsti;

43.

invita la Commissione a pubblicare un'analisi dell'impatto delle conseguenze, segnatamente di bilancio, indotte dall'applicazione del processo di «integrazione della prospettiva di genere», onde consentire di valutarne la pertinenza, l'efficacia, la continuità e l'utilità in termini di rapporto costi/valore aggiunto, come di prassi per ogni altra politica europea;

44.

segnala la necessità di perfezionare i canali con cui le organizzazioni femminili e la società civile in generale collaborano e partecipano ai processi di integrazione della prospettiva di genere;

45.

ritiene che una delle priorità dovrebbe consistere nella lotta contro la povertà, rivedendo le politiche di tipo macroeconomico, monetario, sociale e del lavoro che sono alla sua origine, con l'obiettivo di garantire la giustizia economica e sociale per le donne, rettificando i criteri utilizzati per determinare il tasso di povertà, e sviluppando strategie intese a promuovere una suddivisione equa del reddito, a garantire redditi minimi, retribuzioni e pensioni dignitose, a creare maggiore occupazione femminile di qualità con diritti, ad assicurare l'accesso a servizi pubblici di qualità per tutte le donne e le giovani, a migliorare la protezione sociale e i rispettivi servizi di prossimità, segnatamente asili nido, giardini d'infanzia, scuole materne, centri diurni, centri comunitari per il tempo libero e la prestazione di servizi di sostegno alle famiglie e «centri intergenerazionali», rendendoli accessibili a tutte le donne, gli uomini, i bambini e gli anziani, con un'attenzione particolare all'assistenza alle donne anziane sole;

46.

sottolinea che le donne più povere devono essere gli interlocutori principali in fase di elaborazione, attuazione e valutazione delle politiche di pari opportunità; invita pertanto l'Unione a riservare una particolare attenzione alla programmazione e all'attuazione dell'Anno europeo contro la povertà, l'Anno europeo del volontariato e in generale alla strategia UE 2020 sotto tale profilo;

47.

evidenzia l'effetto positivo della parità di genere sulla crescita economica; segnala al riguardo che secondo le previsioni di alcuni studi, il PIL aumenterebbe fino al 30 % se i tassi di occupazione, di occupazione a orario ridotto e di produttività delle donne fossero simili a quelli degli uomini;

48.

invita gli Stati membri ad analizzare gli effetti delle misure anticrisi e delle future strategie di uscita dal punto di vista della parità di genere;

49.

invita la Commissione a eliminare i divari nei settori coperti onde assicurare contro le discriminazioni basate sul genere lo stesso livello di tutela giuridica praticato contro le discriminazioni per motivi razziali nonché a potenziare la tutela giuridica e l'accesso alle vie legali per le vittime di discriminazioni multiple;

50.

insiste sulla necessità di interventi urgenti di lotta alle discriminazioni retributive, sia tramite la revisione della direttiva vigente, sia con l'elaborazione di piani settoriali articolati in tappe, con traguardi precisi - per esempio formulando l'obiettivo di ridurre il divario retributivo di genere allo 0-5 % entro il 2020 - onde eliminare le discriminazioni dirette e indirette, o incentivando la contrattazione collettiva e la formazione di consulenti per la parità e impegnandosi sulla questione della suddivisione iniqua del lavoro non retribuito tra donne e uomini e l'elaborazione di piani per la parità nelle imprese e negli altri posti di lavoro; è del parere che una struttura retributiva trasparente dovrebbe diventare una prassi abituale, nell'ottica del rafforzamento della posizione negoziale delle lavoratrici;

51.

accoglie con favore il fatto che l'occupazione femminile nell'UE si avvicini all'obiettivo del 60 % entro il 2010, ma è fermamente convinto che occorra ora fissare un obiettivo più ambizioso del 75 % entro il 2020;

52.

esorta il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri dell'UE ad adottare misure specifiche per migliorare la situazione dei gruppi particolarmente vulnerabili, per esempio uno statuto distinto per le donne migranti esposte alla violenza domestica, un diritto individuale alla pensione e alle altre prestazioni previdenziali per le donne con nessuna o scarsa partecipazione al mercato del lavoro nonché una campagna di sensibilizzazione sulle discriminazioni delle persone transessuali e di miglioramento del loro accesso agli strumenti legali;

53.

sottolinea l'importanza della negoziazione e della contrattazione collettiva nella lotta contro le discriminazioni a danno delle donne, segnatamente in materia di accesso all'occupazione, retribuzioni, condizioni di lavoro, avanzamento nella carriera e formazione professionale;

54.

invita gli enti pubblici e privati a introdurre nei propri regolamenti interni detti piani per la parità, integrandoli con obiettivi precisi a breve, medio e lungo termine, nonché a procedere su base annuale a valutazioni della realizzazione effettiva degli obiettivi previsti;

55.

deplora la bassa rappresentanza delle donne a livello decisionale sia nel mondo imprenditoriale che negli organi decisionali democratici e insiste sulla necessità di misure più ambiziose per promuovere la partecipazione femminile nei consigli di amministrazione delle imprese e negli organi pubblici locali, regionali, nazionali ed europei;

56.

chiede maggiori interventi, azioni di sensibilizzazione e controlli nei posti di lavoro al fine di garantire migliori condizioni di lavoro per le donne, riservando attenzione al carico di orario, al rispetto dei diritti alla maternità e alla paternità, alla conciliazione tra vita professionale e familiare, sollecitando una più ampia diffusione del congedo di maternità, l'introduzione di un congedo parentale e di un congedo retribuito di paternità, l'introduzione di un congedo familiare retribuito destinato, tra l'altro, all'assistenza di parenti in stato di dipendenza, misure per combattere gli stereotipi sessisti nella divisione del lavoro e dei compiti di assistenza, e la lotta contro le decisioni che mettono in questione tali diritti;

57.

sottolinea, a tale scopo, l'importanza di misurare, certificare e premiare la cosiddetta «responsabilità sociale dell'impresa» in cui sia considerata a pieno titolo, tra gli elementi richiesti, la parità di genere; ritiene che quest'ultima vada realizzata mediante l'adozione di modelli organizzativi flessibili, basati sul lavoro per obiettivi non legato alla presenza, in cui per tutti i lavoratori, indipendentemente dal sesso, sia possibile sviluppare il proprio percorso professionale, retributivo, di carriera, secondo capacità e competenze, tenendo conto delle necessità sociali derivanti dalla cura dei figli e della famiglia, anche con servizi e organizzazione del lavoro «calibrata alla famiglia»;

58.

insiste sulla necessità di conciliare la vita personale, familiare e professionale attuando misure destinate in via paritaria a uomini e donne, intese a promuovere la pari divisione dei compiti e tenendo conto del fatto che finora gli uomini si sono dimostrati meno propensi a utilizzare i congedi o gli incentivi parentali;

59.

insiste sulla necessità di promuovere iniziative mirate a contribuire allo sviluppo e all'applicazione nelle imprese di azioni positive e politiche di risorse umane intese a promuovere la parità di genere, anche perfezionando metodi di sensibilizzazione e formazione più idonei a favorire la promozione, la divulgazione e l'implementazione delle prassi migliori nelle organizzazioni e nelle imprese;

60.

ritiene importante approfondire la questione dell'elaborazione di una metodologia per analizzare le funzioni atta a garantire i diritti in materia di pari retribuzione tra uomini e donne, valorizzare le persone e i profili professionali e nel contempo assegnare al lavoro maggiore dignità in quanto elemento basilare, al fine di aumentare la produttività, la competitività e la qualità delle imprese nonché migliorare la vita dei lavoratori e delle lavoratrici;

61.

insiste sulla necessità di migliorare la disponibilità, la qualità e l'accessibilità ai servizi di assistenza all'infanzia e alle persone in stato di dipendenza, provvedendo a che detti servizi siano disponibili e compatibili con gli orari di lavoro a tempo pieno degli uomini e delle donne;

62.

segnala che i servizi di assistenza e cura di minori e persone in stato di dipendenza rappresentano un'importante fonte di posti di lavoro per le donne più anziane, il cui tasso di occupazione è a un livello assai basso;

63.

ritiene necessario assicurare servizi di assistenza di qualità a prezzi accessibili per almeno il 50 % dei bambini di età inferiore a 3 anni, nonché rendere universale la scolarizzazione dei bambini tra i tre anni e l'età della scuola dell'obbligo;

64.

sostiene politiche e azioni intese a eliminare la violenza contro le donne in tutti i campi, promuovendo i diritti umani delle donne, combattendo gli stereotipi di genere e tutte le discriminazioni nella società e nella famiglia, comprese quelle nell'istruzione, nella formazione, nei mezzi di informazione e nella vita politica; insiste sul fatto che vanno sviluppate politiche specifiche intese a promuovere la parità di genere, l'emancipazione delle donne e un migliore livello di istruzione individuale - anche mediante campagne di sensibilizzazione - nonché strategie di apprendimento permanente e misure destinate specificamente alle donne;

65.

sostiene le conclusioni del Consiglio Occupazione e affari sociali sull'eliminazione della violenza contro le donne ed evidenzia l'importanza dell'impegno assunto dalla Commissione di perseguire una politica più attiva nella prevenzione della violenza contro le donne; chiede alla Commissione di avviare una procedura di consultazione su una direttiva per combattere la violenza contro le donne in cui figureranno, tra gli altri aspetti, gli sforzi che gli Stati membri sono tenuti a compiere per combattere la violenza contro le donne;

66.

segnala la necessità di un ampio sondaggio da realizzare in tutti i paesi europei sulla base di una metodologia comune per accertare la dimensione effettiva del problema; sottolinea l'importante lavoro che sarà realizzato in questo campo dall'Osservatorio europeo della violenza di genere, il quale fornirà dati statistici di elevata qualità a sostegno delle misure politiche di lotta contro questo flagello sociale;

67.

insiste sulla necessità di attribuire la necessaria attenzione alla situazione delle donne che lavorano con il coniuge nei settori dell'agricoltura, dell'artigianato, del commercio e della pesca nonché nelle piccole imprese a conduzione familiare, in cui la situazione delle donne è più vulnerabile di quella degli uomini, puntando a nuove misure intese a proteggere la maternità, eliminare la discriminazione indiretta, garantire la protezione e la sicurezza sociale nonché gli altri diritti delle donne, compresi quelli delle donne che praticano il lavoro autonomo; segnala al riguardo l'importanza di sviluppare l'istituto giuridico della proprietà condivisa al fine di assicurare che i diritti delle donne nel settore agricolo siano pienamente riconosciuti, che esse dispongano di un'adeguata protezione previdenziale e che il loro lavoro venga riconosciuto;

68.

sottolinea l'importanza della lotta contro gli stereotipi in tutti gli ambiti e in tutte le fasi della vita, in quanto essi sono una delle cause più radicate della disparità tra uomini e donne poiché condizionano le scelte a livello di istruzione, formazione e occupazione, la suddivisione dei compiti domestici e familiari, la partecipazione alla vita pubblica e la partecipazione e rappresentazione nelle funzioni decisionali, nonché le scelte a livello professionale;

69.

invita le istituzioni europee e gli Stati membri a concentrarsi maggiormente sulla lotta contro la discriminazione multipla, la povertà e l'esclusione sociale e le disuguaglianze sanitarie;

70.

ritiene necessario rivedere i regimi fiscali e previdenziali al fine di individualizzare i diritti, garantire pari diritti alla pensione e sopprimere gli incentivi che condizionano negativamente la partecipazione professionale e sociale delle donne, come l'imposizione congiunta e le sovvenzioni per l'assistenza a persone in stato di dipendenza collegate a situazioni di inattività delle donne nel mercato del lavoro;

71.

ricorda la sua risoluzione del 10 febbraio 2010 e sottolinea l’importanza di garantire a tutte le donne il controllo dei propri diritti sessuali e riproduttivi;

72.

insiste sull'importanza di misure preventive onde tutelare la salute sessuale e riproduttiva delle donne;

73.

sottolinea la necessità di rendere accessibili ai transessuali le procedure per cambiare la propria identità sessuale e garantirne il rimborso da parte dei regimi di assicurazione sanitaria pubblici;

74.

sottolinea la necessità di riservare particolare attenzione alla situazione delle donne appartenenti a minoranze etniche, comprese le donne migranti, e di introdurre misure appropriate per fornire loro sostegno in materia di parità di genere;

75.

ribadisce che la Commissione deve consultare il Parlamento, segnatamente la commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere, in merito all'elaborazione della futura Carta europea dei diritti della donna;

76.

ritiene necessario riservare una particolare attenzione allo sviluppo, alla pace e alla solidarietà con le donne di tutto il mondo, soprattutto alle vittime di ingiustizie, discriminazioni, fame, miseria, tratta e ogni tipo di violenza; osserva che la costante consultazione delle organizzazioni femminili e più in generale della società civile, nonché la cooperazione con organizzazioni non governative su questioni politiche con incidenza diretta sulla parità di genere costituiscono altrettante garanzie di un più esteso consenso sociale;

77.

insiste sulla necessità di integrare la prospettiva di genere e la lotta contro la violenza di genere nella politica esterna e di cooperazione allo sviluppo dell'Unione europea;

78.

sottolinea che la nuova strategia dell'UE in materia di parità di genere e i meccanismi istituzionali di monitoraggio devono essere legati strettamente all'azione globale per i diritti della donna; rileva che ciò implica l'avvio di contatti con la nuova entità delle Nazioni Unite sulla parità di genere e il sostegno a detta entità, la quale dovrebbe riunire attività strategiche e operative, e invita l'UE e provvedere a che a detta nuova entità siano destinate congrue risorse umane e materiali, per consentirle di operare in loco sotto la direzione del segretario generale aggiunto delle Nazioni Unite incaricato della parità di genere;

79.

aggiunge che la nuova strategia per la parità di genere nell'UE e i relativi meccanismi istituzionali devono trattare esplicitamente l'identità di genere e la lotta alla discriminazione basata sul cambiamento di genere;

80.

insiste sul rispetto delle sue recenti risoluzioni del 10 febbraio 2010 sulla prevenzione della tratta di esseri umani e sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea;

*

* *

81.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi degli Stati membri.


(1)  GU C 59 del 23.2.2001, pag. 258.

(2)  GU C 320 E del 15.12.2005, pag. 247.

(3)  GU L 204 del 26.7.2006, pag. 23.

(4)  GU C 287 E del 24.11.2006, pag. 75.

(5)  GU C 313 E del 20.12.2006, pag. 118.

(6)  GU C 301 E del 13.12.2007, pag. 56.

(7)  GU C 41 E del 19.2.2009, pag. 73.

(8)  GU C 66 E del 20.3.2009, pag. 57.

(9)  GU C 295 E del 04.12.2009, pag. 35.

(10)  GU C 16 E del 22.1.2010, pag. 21.

(11)  GU C 77 del 14.3.1994, pag. 43.

(12)  GU C 233 E del 28.9.2006, pag. 130.

(13)  GU C 67 E del 18.3.2010, pag. 31.

(14)  GU C 76 E del 25.3.2010, pag. 16.

(15)  Testi approvati, P7_TA(2009)0098.

(16)  Testi approvati, P7_TA(2010)0018.

(17)  Testi approvati, P7_TA(2010)0021.


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