Choose the experimental features you want to try

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52010AR0163

    Parere del Comitato delle regioni «Misurare il progresso non solo con il PIL»

    GU C 15 del 18.1.2011, p. 17–22 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    18.1.2011   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 15/17


    Parere del Comitato delle regioni «Misurare il progresso non solo con il PIL»

    2011/C 15/04

    IL COMITATO DELLE REGIONI

    rileva che il PIL non è una misura precisa della capacità di una società di affrontare questioni quali i cambiamenti climatici, l'uso efficiente delle risorse, la qualità della vita o l'inclusione sociale. Per questo motivo propone che gli indicatori selezionati per guidare l'elaborazione e la progettazione di politiche e strategie pubbliche siano in linea con le priorità della strategia Europa 2020,

    constata che le cinque azioni esaminate nella comunicazione per valutare i risultati economici e il progresso sociale - a) completare il PIL con indicatori ambientali e sociali, b) informazioni quasi in tempo reale a sostegno del processo decisionale, c) informazioni più precise su distribuzione e disuguaglianze, d) elaborare una tabella europea di valutazione dello sviluppo sostenibile, e) estendere i conti nazionali alle questioni ambientali e sociali - sono adeguate e servono da base per le proposte avanzate nella strategia Europa 2020. Queste azioni non devono essere soltanto degli strumenti di valutazione ex post, ma devono anche essere utili per prendere delle decisioni,

    ritiene necessario migliorare la metodologia per disporre tempestivamente di informazioni più complete e aderenti alla realtà che permettano di fare assegnamento su indicatori che agevolino il processo di adozione delle decisioni. Sottolinea che gli indici che potrebbero essere utilizzati dagli enti locali, regionali, nazionali ed europei devono essere omogenei e facilitare la creazione e la diffusione delle innovazioni societali e la coerenza nell'adozione delle decisioni,

    reputa che Eurostat debba tenere conto delle proposte avanzate nella comunicazione della Commissione, ma dovrebbe includere le statistiche regionali quando tratta degli aspetti più ampi relativi alla qualità della vita, alla sostenibilità e alla distribuzione dei redditi e del patrimonio,

    sottolinea che l'azione dei fondi strutturali, compreso il Fondo di coesione, dopo il 2013 non può / non deve basarsi unicamente sul PIL pro capite,

    appoggia i contenuti della comunicazione della Commissione e concorda con la Commissione di considerare il PIL un indicatore importante per misurare la crescita economica e il benessere dell'Europa e delle sue regioni. Per prendere decisioni sulle politiche dell'UE e per valutare tali politiche, è tuttavia auspicabile la messa a punto di indicatori complementari, che misurino con maggior precisione il progresso compiuto nella realizzazione sostenibile degli obiettivi sociali, economici e ambientali.

    Relatore

    :

    Vicente ÁLVAREZ ARECES (ES/PSE), presidente della Comunità autonoma del Principato delle Asturie

    Testo di riferimento

    :

    Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - Non solo PIL:misurare il progresso in un mondo in cambiamento

    COM(2009) 433 definitivo

    I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

    IL COMITATO DELLE REGIONI

    A.   Osservazioni generali

    1.

    accoglie con soddisfazione la comunicazione in esame, la quale offre al Comitato delle regioni (CdR) l'opportunità di continuare il dibattito sul futuro dell'Unione in un mondo in cambiamento. Individuare gli indicatori che ci mostrino con esattezza la realtà sulla quale poter agire in modo efficace è una necessità assoluta per lavorare alla creazione di un nuovo modello di crescita;

    2.

    ricorda che il CdR ha affrontato in varie occasioni argomenti affini al tema trattato nella comunicazione in esame. Nel dibattito sulla strategia di Lisbona post 2010 il CdR ha chiesto recentemente (CdR 25/2009 fin) che la prossima strategia abbia come obiettivo generale esplicito quello di raggiungere «livelli elevati di qualità della vita e di benessere per tutti i cittadini dell'UE» e ha ribadito che la lotta alla povertà e alle disuguaglianze di reddito richiede un approccio territoriale in un ampio ventaglio di settori politici. Allo stesso tempo, il CdR ha messo in rilievo «un'insoddisfazione crescente riguardo all'uso del PIL come principale indicatore per misurare i risultati economici e invita a mettere a punto nuovi indicatori che permettano una misurazione più precisa della prosperità, del benessere e della qualità della vita in Europa»;

    3.

    fa notare che, nel suo parere di prospettiva sul tema Il futuro della politica di coesione (CdR 210/2009 fin), si è inoltre pronunciato a favore dell'«utilizzazione, secondo un approccio differenziato, di indicatori accuratamente scelti e significativi per la valutazione della politica di coesione, al fine di pervenire ad un impiego mirato delle risorse finanziarie e di poter descrivere in modo esauriente gli effetti della politica strutturale»;

    4.

    ritiene che il dibattito su degli indicatori che vadano oltre il PIL sia di natura politica e debba portarci a chiarire in cosa consista il benessere per le generazioni attuali e future e quali siano le politiche più adeguate per raggiungere tale benessere;

    5.

    rileva che la Commissione europea - in collaborazione con Eurostat -, la commissione sulla misurazione della performance economica e del progresso sociale (la cosiddetta commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi) e l'OCSE stanno lavorando nella stessa direzione;

    6.

    constata che le cinque azioni esaminate nella comunicazione per valutare i risultati economici e il progresso sociale - a) completare il PIL con indicatori ambientali e sociali, b) informazioni quasi in tempo reale a sostegno del processo decisionale, c) informazioni più precise su distribuzione e disuguaglianze, d) elaborare una tabella europea di valutazione dello sviluppo sostenibile, e) estendere i conti nazionali alle questioni ambientali e sociali - sono adeguate e servono da base per le proposte avanzate nella strategia Europa 2020. Queste azioni non devono essere soltanto degli strumenti di valutazione ex post, ma devono anche essere utili per prendere delle decisioni;

    7.

    ricorda che la pubblicazione di questa comunicazione coincide non solo con il lancio della strategia Europa 2020 e il dibattito politico che condizionerà lo sviluppo a medio e a lungo termine dell'Unione, ma anche con il dibattito sul quadro finanziario pluriennale oltre il 2013 che sicuramente influirà sugli orientamenti delle politiche di coesione e, quindi, sul relativo sostegno finanziario. Indicatori adeguati agevolano l'individuazione delle differenze di reddito, di livello d'istruzione (compresa l'educazione formale e quella informale), di disponibilità di servizi pubblici, di qualità dei servizi sanitari e d'offerta di risorse culturali che si osservano a livello regionale e locale nell'UE;

    8.

    in questo senso, si dovrebbe prendere in considerazione lo studio Regioni 2020 della DG Politica regionale, che si avvale di indicatori regionali per conoscere la situazione di ciascuna regione rispetto a diverse sfide, nonché la sua posizione relativa in rapporto ad altre regioni vicine;

    9.

    segnala che, sebbene il ruolo degli enti regionali e locali non venga sottolineato nella comunicazione della Commissione, i progetti di buone pratiche che hanno ottenuto risultati positivi inducono a pensare che gli enti regionali e locali potrebbero essere cruciali nell'adozione e diffusione di un criterio di misurazione più completo del progresso della società (in termini economici, ambientali e sociali), a condizione che dispongano delle capacità e delle risorse appropriate, compreso il sostegno finanziario fornito dall'UE o dallo Stato. Affinché siano pienamente accettati, gli indicatori utilizzati per misurare il benessere in senso lato devono poter essere scomposti a livello regionale e locale e ciò rende necessaria la collaborazione degli enti regionali e locali;

    10.

    sottolinea che il principio delle pari opportunità deve tenere particolarmente conto degli abitanti delle aree rurali e isolate, delle zone interessate da transizione industriale e delle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, ultraperiferiche, transfrontaliere e di montagna, alle quali si deve prestare un'attenzione speciale nel quadro dell'obiettivo di riduzione delle disparità tra i territori dell'Unione. La fragilità di questi territori è dovuta a tensioni economiche, sociali, demografiche, geografiche, storiche, territoriali e ambientali. A esse va riservata un'attenzione particolare al momento di concepire una tabella di indicatori che metta in evidenza la dotazione di infrastrutture e servizi di interesse generale di queste aree e l'accessibilità a tali infrastrutture e servizi da parte degli abitanti. La tabella degli indicatori dovrà tenere conto degli impegni formulati nell'Agenda territoriale e nella Carta di Lipsia per stimolare il policentrismo e una nuova relazione strutturale tra le aree urbane e quelle rurali. È evidente che la natura di questa relazione condizionerà il quadro ambientale e aiuterà anche a migliorare la qualità delle politiche regionali e locali;

    11.

    reputa che Eurostat debba tenere conto delle proposte avanzate in questa comunicazione, ma dovrebbe includere le statistiche regionali quando tratta degli aspetti più ampi relativi alla qualità della vita, alla sostenibilità e alla distribuzione dei redditi e del patrimonio. L'annuario statistico regionale di Eurostat dovrebbe essere un documento oggetto di un dibattito politico annuale che serva a riprogrammare le politiche dell'UE.

    B.   L'insufficienza dell'indice di crescita del prodotto interno lordo ad orientare la politica del secolo XXI

    12.

    nota che nella comunicazione Non solo PIL: misurare il progresso in un mondo in cambiamento la Commissione riconosce espressamente i limiti dell'indicatore del PIL e, allo stesso tempo, propone di discutere su formule tese a completarlo con altri indicatori. La Commissione non rinuncia però ad affermare nelle conclusioni della comunicazione che il PIL, malgrado i suoi difetti, rimane la migliore unità di misura dell'efficacia del mercato. Tuttavia ciò è opinabile, in quanto la comunicazione verte sul progresso sociale e sul benessere, e in questo campo il PIL non è l'indicatore più pertinente;

    13.

    rileva che sono in corso dei negoziati internazionali per elaborare un accordo delle Nazioni Unite inteso a governare l'azione globale sui cambiamenti climatici dopo il 2012, quando scadrà il primo periodo d'impegno del Protocollo di Kyoto. Rileva anche che l'UE si è assunta un impegno unilaterale di ridurre le sue emissioni entro il 2020 di almeno il 20 % rispetto ai livelli del 1990 e che si offre di aumentare progressivamente questa riduzione fino al 30 %, purché altri principali responsabili delle emissioni nel mondo sviluppato e in quello in via di sviluppo si assumano la loro congrua parte dello sforzo di riduzione in base a un accordo globale. Prove scientifiche mostrano che ulteriori tagli delle emissioni di almeno il 50 % rispetto ai livelli del 1990 dovranno essere realizzati entro il 2050. Si tratta di obiettivi ambiziosi che richiederanno una transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio con metodi di produzione e modelli di consumo a minore intensità energetica e più efficienti sotto il profilo delle risorse. È essenziale che gli indicatori economici più importanti tengano conto di questa nuova direzione;

    14.

    ricorda che, come afferma l'OCSE, il PIL è un indicatore della produzione e non del benessere che la popolazione ottiene da questa produzione. In realtà, molte attività incluse nel PIL implicano una riduzione del benessere dei cittadini (ad esempio, gli alti costi dei trasporti causati dalla congestione dovuta alle lunghe distanze tra casa e luogo di lavoro oppure le azioni tese a correggere l'impatto ambientale negativo di determinate attività). Inoltre il benessere dei cittadini dipende dalle loro disponibilità di reddito o dalla disponibilità e dal costo di beni pubblici. Dello stesso tenore è il rapporto della commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi, secondo il quale «da molto tempo si è fatto strada il dubbio che il PIL sia uno strumento inadeguato per misurare il benessere, e anche l'attività di mercato» (1);

    15.

    va segnalato anche il fatto che il PIL non coglie l'effetto di fattori che influiscono sull'ambiente, come i problemi di scarsità delle risorse, l'emissione di CO2, l'impatto dei prodotti inquinanti, la qualità dell'acqua, la biodiversità, l'impatto della concentrazione urbana o lo spopolamento rurale. Il PIL non distingue neanche aspetti sociali di enorme importanza, come le disuguaglianze nella distribuzione personale e regionale del reddito, la povertà o lo stato di salute. Allo stesso modo, esso non valuta attività che non possono essere riconosciute nel mercato, come il lavoro irregolare, quello domestico, il volontariato o il tempo libero;

    16.

    parimenti avverte che mancano dati essenziali. Un paese può aumentare il PIL sfruttando in modo intensivo le proprie risorse naturali, ma il capitale del paese diminuirà lasciando alle generazioni future meno capitale disponibile. Mette al tempo stesso in guardia contro il rischio di contrapporre la crescita economica ad altri aspetti del benessere. L'esperienza mostra invece che il più delle volte un corretto sviluppo economico è la condizione che consente ad altri aspetti del benessere di essere presi in considerazione nell'ambito dell'elaborazione delle politiche;

    17.

    si fa portavoce presso le istituzioni dell'UE dell'idea che è necessario unificare e chiarire i messaggi che si vogliono trasmettere ai cittadini attraverso l'uso di indicatori legati al PIL e al PIL pro capite. C'è bisogno di una politica di comunicazione più trasparente;

    18.

    nota che in documenti ufficiali dell'Unione, inclusi i Trattati e alcuni regolamenti, si utilizzano accanto al PIL altri indicatori ad esso affini. Ad esempio, per definire e classificare le regioni dell'obiettivo «convergenza» (per il periodo 2007-2013), si impiega il PIL pro capite. Per determinare quali Stati potranno ricevere un cofinanziamento dal Fondo di coesione si utilizza il reddito nazionale lordo (RNL) pro capite. Si ricorre al RNL anche nelle prospettive finanziarie per stabilire il limite della spesa di bilancio. Inoltre, nel protocollo n. 28 sulla coesione economica, sociale e territoriale non sono né il PIL né il RNL, ma è il prodotto nazionale lordo (PNL) pro capite a servire da riferimento per decidere in quali Stati membri il Fondo di coesione potrà erogare dei contributi;

    19.

    sottolinea che l'azione dei fondi strutturali, compreso il Fondo di coesione, dopo il 2013 non può / non deve basarsi unicamente sul PIL pro capite.

    C.   Le azioni per valutare meglio il progresso in un mondo in cambiamento: commenti sugli indicatori presentati nella comunicazione

    20.

    condivide l'idea espressa nella comunicazione secondo cui la Commissione intende mettere a punto un indice ambientale globale e migliorare gli indicatori della qualità della vita. Per questo motivo appoggia con forza la preparazione di un progetto Pilota teso a elaborare un indice ambientale globale che consideri aspetti quali le emissioni di gas a effetto serra, la perdita di spazi naturali, l'inquinamento atmosferico, l'utilizzo dell'acqua e la produzione di rifiuti. Dato che già esistono le metodologie per la determinazione di questo indice composito, esorta la Commissione a rendere pubblico il lavoro di elaborazione e a presentarlo rapidamente per una discussione nell'anno in corso (2010), come previsto nella comunicazione. Come sottolinea la Commissione nella sua comunicazione, gli indicatori dovrebbero non solo fare riferimento ai cambiamenti positivi o negativi sull'ambiente ma anche misurare il livello di qualità ambientale. In proposito è importante evitare che gli indicatori ambientali incoraggino l'utilizzo non sostenibile delle risorse;

    21.

    fa presente che il motivo per cui il PIL non costituisce uno strumento di misura veramente completo sta nel fatto che, attualmente, i prezzi dei prodotti e delle prestazioni di servizi non rispecchiano integralmente i costi sociali e ambientali connessi. Il CdR esorta pertanto la Commissione e gli Stati membri ad adoperarsi affinché le future normative tengano conto degli effettivi costi economici dei prodotti;

    22.

    al tempo stesso questo indice, che valuterà i risultati degli sforzi di protezione dei territori dell'Unione e che nella sua dimensione quantitativa ci mostrerà i passi avanti o indietro in materia ambientale, deve considerare non solo gli Stati membri dell'Unione, ma anche le loro regioni. La Commissione dovrà introdurre nella sua metodologia gli elementi necessari per ampliare il campo di definizione dell'indice. D'altro canto, si dovranno concepire degli strumenti d'incentivazione europei per quei territori che raggiungano gli obiettivi fissati o li superino;

    23.

    ricorda che, durante il convegno dell'UE sul tema degli indicatori che vanno oltre il PIL, la presidenza portoghese aveva chiesto che il progresso potesse essere misurato in ambiti territoriali distinti in modo perfettamente comparabile e aveva avvertito che gli indicatori che escludono la possibilità di confronti tra regioni avrebbero avuto un valore limitato. Di conseguenza, il Consiglio di Lisbona ha raccomandato di stabile un legame più chiaro tra gli indicatori macroeconomici e la dimensione regionale;

    24.

    ritiene importante lo sviluppo di un indicatore della qualità ambientale (che non rimanga una semplice possibilità come indicato nella comunicazione) che non solo mostri il numero di cittadini europei che vivono in un ambiente sano, ma che riveli anche i territori in cui questa qualità viene generata, in modo da poter individuare le politiche che hanno reso possibile tale qualità. Pertanto, propone che l'analisi della qualità ambientale sia realizzata basandosi sui diversi territori dell'UE allo scopo di facilitare il confronto.

    A tal fine è importante che le mappe e gli indicatori prioritari elaborati dall'Agenzia europea dell'ambiente abbiano un ruolo importante nella definizione della natura di ciascuna delle regioni europee, in modo che si possa elaborare una politica più precisa in ogni territorio e una strategia di solidarietà con quelle regioni che, per motivi storici, hanno maggiori difficoltà nell'iniziare a migliorare la loro qualità ambientale. L'appoggio alla creazione di osservatori regionali sull'ambiente sarebbe una misura politica inestimabile per il monitoraggio e l'elaborazione di politiche dal basso verso l'alto, in cui ogni regione mostrerebbe sia la sua specificità che gli elementi in comune con il resto delle regioni europee. Ciò faciliterebbe l'esistenza di politiche flessibili e asimmetriche a livello europeo, oltre a stimolare legami che favoriscano la cooperazione interregionale;

    25.

    per quanto concerne la qualità della vita e il benessere, è importante disporre di indicatori dello sviluppo sostenibile e dell'innovazione sociale quali i servizi pubblici, la salute, il tempo libero, la ricchezza, la mobilità e un territorio pulito, che sono la testimonianza e le cause di un ambiente buono o cattivo. In sintesi, una società - o una regione - è sana in termini di sviluppo sostenibile se le sue dimensioni economiche (produzione, distribuzione e consumo) sono compatibili con fattori ambientali o sociali. Gli studi dell'OCSE sulla percezione del benessere da parte dei cittadini sono importanti per l'utilizzo di tali indicatori;

    26.

    appoggia l'idea che l'informazione venga fornita quasi in tempo reale per prendere delle decisioni, per quel che concerne sia gli indicatori ambientali che quelli sociali, e considera un grande passo avanti la presentazione, avvenuta l'anno scorso, del Sistema comune di informazioni ambientali (SEIS). Bisogna superare lo sfasamento relativo al ritardo di due o tre anni dei dati ambientali rispetto a quelli economici.

    Per quel che riguarda gli attuali indicatori sociali, ricorda che Eurostat ha realizzato un'indagine armonizzata - che non è stata pubblicata - per gli anni 2006, 2007, 2008 e 2009 i cui risultati si riferiscono alle condizioni di vita delle famiglie di tutti gli Stati membri. Pertanto già esiste una struttura di base che può essere adattata al livello regionale.

    Propone quindi che si proceda a elaborare un'indagine sociale armonizzata a livello europeo e per regione che rappresenti uno dei riferimenti per le politiche di coesione e per prendere decisioni in ambito regionale e locale;

    27.

    considera della massima importanza l'informazione sulla distribuzione dei redditi e sulle disuguaglianze e concorda con la valutazione della comunicazione nel punto in cui afferma che «La coesione sociale e quella economica sono obiettivi generali della Comunità. Lo scopo è ridurre le disuguaglianze tra regioni e gruppi sociali».

    Ciononostante, si rammarica per la mancanza di un riferimento espresso alla coesione territoriale, un punto di vista che è connesso in particolare ad aspetti ambientali e agli svantaggi naturali di cui soffrono alcuni territori e che rappresentano un handicap per il loro sviluppo. Questi aspetti vanno considerati quando occorre realizzare le analisi che servono di base per l'adozione di decisioni e, a questo scopo, è opportuno procedere alla quantificazione di tali aspetti e alla loro analisi comparativa ex post.

    La distribuzione della ricchezza è motivo di crescente preoccupazione, dato che anche con una crescita del PIL può aumentare il numero di persone a rischio di povertà. Per questo motivo è necessaria un'informazione più precisa su distribuzione e disuguaglianze, la quale permetterà di definire meglio le politiche di coesione sociale, economica e territoriale.

    Inoltre, il livello di studi raggiunto dalla forza lavoro di una regione, sia essa impiegata o disoccupata, costituisce un indicatore fondamentale, in quanto la comprensione delle disparità nei livelli di istruzione tra gruppi sociali può aiutare a elaborare risposte politiche appropriate.

    Infine, bisogna analizzare separatamente gli effetti diretti e indiretti della recente recessione e il suo impatto sul benessere delle singole regioni e dei vari gruppi sociali, al fine di conseguire le migliori conoscenze, poter formulare proposte e far fronte a eventuali casi futuri mediante azioni preventive;

    28.

    crede tuttavia, per quanto concerne gli indicatori sociali, che non sia necessario arrivare a situazioni di povertà per mettere in relazione i problemi di disuguaglianza regionali o personali con l'impatto sull'ambiente. Basti pensare che l'aumento della disuguaglianza, soprattutto se questa disuguaglianza implica una minore capacità di riscossione fiscale, comprometterà la possibilità di affrontare le riconversioni necessarie per un nuovo sviluppo sostenibile. Al tempo stesso, livelli minori di reddito limitano la capacità dei bilanci familiari di avviare i cambiamenti necessari nel modello di consumo che la crescita sostenibile implica. È pero indubbio, d'altro canto, che un modello di comportamento sostenibile generi nel medio e lungo termine un risparmio che compensa l'investimento iniziale.

    Pertanto gli indici relativi alle disuguaglianze di reddito e alle differenze regionali devono essere al centro dell'attenzione per prendere le decisioni strategiche del futuro;

    29.

    appoggia il progetto di elaborazione di una tabella di valutazione dello sviluppo sostenibile presentato nella comunicazione. La tabella dovrà sempre puntare alla massima utilità e dovrà discostarsi dallo schema di valutazione ex post di carattere accademico. Ciò significa che la tabella, che deve abbracciare tutti gli Stati membri e tutte le regioni rendendo compatibili i sistemi statistici di ciascun livello, deve essere uno strumento concepito per l'azione e l'elaborazione di orientamenti che servano a progettare le politiche settoriali e regionali dell'Unione europea, e deve permettere in tal modo sia di includere - in particolare - l'innovatività societale e - quindi - il fattore della sostenibilità in qualsiasi costruzione strategica, sia di intensificare la valutazione comparativa delle buone pratiche e accelerare la realizzazione degli obiettivi di sviluppo. Esorta la Commissione a presentare la versione Pilota annunciata nella comunicazione;

    30.

    i nuovi indicatori devono essere solidi, affidabili e ampiamente riconosciuti per misurare il progresso verso un'economia eco-efficiente, e devono costituire la base per l'elaborazione di un quadro di indicatori dello sviluppo sostenibile, ossia relativi agli ambiti sociale, economico e ambientale. Tra questi nuovi indicatori deve trovare posto la biodiversità;

    31.

    per quanto concerne una contabilità economica e ambientale integrata, incoraggia gli sforzi che si stanno compiendo per creare una «contabilità verde». Per alcuni aspetti si sono realizzati progressi significativi grazie al coordinamento degli sforzi tra Eurostat, gli istituti nazionali di statistica degli Stati membri e l'OCSE, ma è necessario estendere tali sforzi all'intera Unione europea, in modo che nel 2013 già si disponga di conti ambientali sul consumo di energia e sul trattamento dei rifiuti, nonché di conti monetari relativi alle sovvenzioni in materia ambientale, all'interno di un quadro giuridico comune.

    È altresì necessario che il sistema europeo dei conti completi la sua tabella di indicatori sociali, come il reddito disponibile delle famiglie o la cifra corretta del reddito disponibile, trasferendola a tutti gli Stati membri dell'UE e alle loro regioni per promuoverne l'uso, in quanto essa misura meglio il consumo e il risparmio rispetto all'attuale indicatore del PIL pro capite.

    D.   Sussidiarietà, proporzionalità e miglioramento normativo

    32.

    ritiene che le questioni trattate nella comunicazione corrispondano alla parte terza, titoli XVIII e XX del TFUE, che si occupano rispettivamente della coesione economica e sociale e dell'ambiente;

    33.

    reputa che i settori politici che la comunicazione prende in considerazione non siano di competenza esclusiva dell'Unione europea, in quanto è d'applicazione il principio di sussidiarietà. Tuttavia occorre affermare che esistono aspetti transnazionali che non possono essere regolati nel modo dovuto con azioni unilaterali degli Stati membri o degli enti regionali e locali. Per questo motivo gli obiettivi saranno raggiunti in modo più efficace attraverso politiche comuni o un'azione coordinata;

    34.

    ritiene che le azioni previste nella comunicazione siano in linea con il principio di proporzionalità, dato che non vanno oltre quanto necessario per raggiungere gli obiettivi fissati. In particolare, la Commissione intende sviluppare degli indicatori e altri strumenti di monitoraggio, come la tabella europea di valutazione dello sviluppo sostenibile;

    35.

    chiede alla Commissione europea, per quel che concerne il miglioramento normativo, di riconoscere in misura maggiore il ruolo degli enti regionali e locali, soprattutto in rapporto alla necessità di sostenere la loro partecipazione allo sviluppo di un nuovo approccio per misurare il progresso sociale e ambientale. La Commissione dovrebbe fornire assistenza e risorse per la creazione di banche dati statistiche a livello regionale e locale che prendano in considerazione tutta l'Unione europea. Queste anche dati serviranno a facilitare lo sviluppo di indicatori a livello dell'UE;

    36.

    ricorda che gli Stati membri e i loro enti regionali e locali hanno già definito un'ampia gamma di indicatori ambientali, economici, sociali e tecnologici - sia individuali che differenziati - che possono contribuire allo sviluppo di indicatori per l'UE che rispecchino la situazione degli Stati membri anche a livello regionale e locale, per permettere in questo modo i confronti tra regioni e zone di tutta l'UE.

    Oltre agli indicatori a livello dell'Unione europea, sarebbe opportuno disporre delle informazioni di altri paesi e di quelle elaborate dagli organismi internazionali.

    E.   Sintesi e conclusioni finali

    37.

    c'è una chiara necessità di completare il PIL con statistiche che abbraccino altri aspetti economici, sociali e ambientali dai quali dipende in modo cruciale il benessere dei cittadini.

    L'obiettivo del PIL non è quello di misurare con precisione, nel lungo termine, i progressi economici e sociali e, in particolare, la capacità di una società di affrontare questioni quali i cambiamenti climatici, l'uso efficiente delle risorse, la qualità della vita o l'inclusione sociale. Per questo motivo propone che gli indicatori selezionati per guidare l'elaborazione e la progettazione di politiche e strategie pubbliche siano in linea con le priorità della strategia Europa 2020;

    38.

    ritiene che il tradizionale indice del PIL vada migliorato e completato con fattori relativi all'ambiente e al benessere sociale. A questo riguardo giudica adeguate la creazione di un indice ambientale globale e la realizzazione di un'indagine sociale armonizzata a livello europeo, nazionale e regionale;

    39.

    ritiene necessario migliorare la metodologia per disporre tempestivamente di informazioni più complete e aderenti alla realtà che permettano di fare assegnamento su indicatori che agevolino il processo di adozione delle decisioni. Sottolinea che gli indici che potrebbero essere utilizzati dagli enti locali, regionali, nazionali ed europei devono essere omogenei e facilitare sia la creazione e la diffusione delle innovazioni societali che la coerenza nell'adozione delle decisioni. Occorre inoltre capire meglio il collegamento esistente tra i diversi indicatori del benessere, soprattutto considerando che i cambiamenti degli indicatori destinati a completare la misurazione basata sul PIL intervengono con una certa lentezza;

    40.

    chiede che la scelta degli indicatori e i loro contenuti siano frutto di un'ampia partecipazione, dal basso verso l'alto, degli enti locali, delle regioni, degli Stati membri e dell'Unione a un processo di discussione che, per aggregazione, renda possibile realizzare gli obiettivi e dare legittimità all'azione politica dell'UE attraverso una maggiore titolarità da parte dei cittadini degli sforzi tesi a uscire dalla crisi e a preservare l'ambiente e la qualità della vita;

    41.

    osserva che con l'allargamento del 1995 è stato introdotto un indicatore di densità demografica. Tale indicatore ha messo in luce gli ostacoli allo sviluppo delle zone scarsamente popolate del Nord Europa: tra questi, le grandi distanze, l'elevato costo della fornitura di servizi e infrastrutture e una base economica inadeguata alla creazione di imprese. In futuro bisognerebbe continuare a utilizzare semplici indicatori come questo, ad esempio nello stabilire l'orientamento della politica di coesione;

    42.

    invita l'Unione europea a continuare a lavorare in coordinamento con altre istituzioni internazionali - come l'OCSE, la Banca mondiale, l'Organizzazione internazionale del lavoro e gli istituti di statistica -, in modo che lo sforzo che dobbiamo compiere sia in sintonia con quello realizzato a livello mondiale da altri organismi internazionali;

    43.

    richiama l'attenzione sulla necessità di assicurare la conformità degli indicatori agli obiettivi principali della nuova strategia Europa 2020 e al quadro finanziario pluriennale a partire dal 2013. Le strategie dell'UE hanno un riflesso sui bilanci e devono essere basate su aspirazioni per il futuro tese a migliorare una realtà che può essere basata solo su due fonti di informazione - ossia le statistiche e l'opinione dei cittadini -, oltre all'esercizio del ruolo di guida delle nostre istituzioni democratiche in Europa;

    44.

    appoggia i contenuti della comunicazione e concorda con la Commissione di considerare il PIL un indicatore importante per misurare la crescita economica e il benessere dell'Europa e delle sue regioni. Per prendere decisioni sulle politiche dell'UE e per valutare tali politiche, è tuttavia auspicabile la messa a punto di indicatori complementari, che misurino con maggior precisione il progresso compiuto nella realizzazione sostenibile degli obiettivi sociali, economici e ambientali.

    Bruxelles, 5 ottobre 2010

    La presidente del Comitato delle regioni

    Mercedes BRESSO


    (1)  Stiglitz Joseph, Sen Amartya e Fittousi Jean Paul: Issues Paper of the Commission on the Measurement of the Economic Performance and Social Progress («Documento di discussione della commissione sulla misurazione della performance economica e del progresso sociale»), pubblicato il 25 luglio 2008.


    Top