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Document 52008DC0706

    COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE Dalla crisi finanziaria alla ripresa - Un quadro d’azione europeo

    /* COM/2008/0706 def. */

    52008DC0706




    [pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE |

    Bruxelles, 29.10.2008

    COM(2008) 706 definitivo

    COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE

    Dalla crisi finanziaria alla ripresa - Un quadro d’azione europeo

    COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE

    Dalla crisi finanziaria alla ripresa - Un quadro d’azione europeo

    Un’azione coordinata a livello di UE

    La crisi senza precedenti scoppiata sui mercati finanziari internazionali ha messo l’UE di fronte ad importanti sfide. Un’azione coordinata dei 27 Stati membri a livello di UE ha permesso di stabilizzare il sistema bancario europeo. Le misure vanno attuate rapidamente per garantire un nuovo, indispensabile afflusso di liquidità nel sistema finanziario. La crisi finanziaria non è ancora superata, ma sta già provocando una grave recessione che colpisce l’intera economia, con ripercussioni per le famiglie, le imprese e l’occupazione. Si prevede che le turbolenze che stanno interessando l’economia europea determineranno una riduzione del tasso di crescita potenziale a medio termine e un forte rallentamento della crescita effettiva nel 2009 e nel 2010. La sempre maggiore riluttanza degli investitori a correre rischi eserciterà una pressione al ribasso sulla produttività e potrebbe nuocere all’innovazione.

    I punti di forza dell’Europa sono la solidarietà e la capacità di agire all’unisono. La crisi colpirà tutti gli Stati membri, anche se in modo diverso e in varia misura, e comporterà probabilmente un aumento della disoccupazione, un calo della domanda e un deterioramento delle finanze pubbliche. Agire di concerto significa dare una risposta più efficace e credibile. Se invece gli Stati membri agiranno separatamente, non solo i loro sforzi sono destinati a fallire, ma potrebbero esservi ricadute negative per gli altri Stati membri.

    Il fatto che l’UE abbia potuto realizzare un’azione collettiva in un momento di massima pressione sui mercati finanziari ha dato un contributo determinante alla stabilizzazione del settore bancario. Coordinare gli interventi nazionali secondo una serie di principi chiari a livello di UE e integrarli con un’azione diretta dell’Unione si è dimostrata la strategia migliore. Questa strategia è stata sostenuta da un’azione decisa, efficace e coordinata a livello di UE, da parte della presidenza francese del Consiglio, della Commissione e della Banca centrale europea, e a livello nazionale da parte degli Stati membri, con il pieno sostegno e la totale collaborazione del Parlamento europeo.

    Forte di questo successo, l’UE dovrebbe decidere di affrontare le prossime fasi della crisi all’insegna dell’unione e del coordinamento, trasformando queste sfide in opportunità e aggiungendo misure selezionate a breve termine alla strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione. Il presente documento definisce una strategia in tre parti, destinata a diventare un piano d’azione o un quadro globale per la ripresa dell’UE:

    - una nuova architettura dei mercati finanziari a livello dell’UE

    - misure volte ad attenuare gli effetti sull’economia reale

    - una risposta globale alla crisi finanziaria

    La presente comunicazione è un contributo della Commissione al dibattito in corso all’interno dell’UE e con i nostri partner internazionali sul modo migliore di reagire alla crisi attuale e alle sue conseguenze. Il 26 novembre la Commissione proporrà, nell’ambito della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione, un quadro più dettagliato per la ripresa dell’UE che comprenderà una serie di iniziative mirate a breve termine volte a controbilanciare le ripercussioni negative sull’economia nel suo insieme e adeguerà le misure a medio-lungo termine della strategia di Lisbona per tener conto della crisi.

    1. UNA NUOVA ARCHITETTURA DEI MERCATI FINANZIARI A LIVELLO DELL’UE

    Guidare il settore finanziario europeo fuori dalla crisi

    Gli Stati membri e la Commissione, operando in stretta collaborazione, hanno concordato una serie di misure immediate per tutelare i risparmi dei cittadini dell’Unione europea e salvare le banche in difficoltà. La reazione iniziale ai diversi pacchetti di misure adottate sui mercati creditizi è stata positiva, ma è necessario che esse vengano attuate rapidamente e che i loro effetti vengano valutati in modo costante. La politica di concorrenza apporta un contributo essenziale ad una reazione coordinata, consentendo nel contempo agli Stati membri di intervenire ove necessario in funzione delle circostanze nazionali[1]. La Commissione continuerà a garantire parità di condizioni fra i beneficiari degli interventi pubblici e coloro che non godono di tale assistenza.

    Le condizioni del sistema finanziario mondiale rimangono tuttavia molto precarie e persiste il rischio di una grave contrazione del credito. Di conseguenza, l’attuazione della strategia necessaria per guidare il settore finanziario europeo fuori dalla crisi non lascia spazio all’autocompiacimento: l’Unione europea deve continuare ad agire in modo coordinato per massimizzare i risultati della propria strategia. In particolare sono necessari:

    - un forte e costante contributo al sistema finanziario da parte della BCE e delle altre banche centrali. Le banche centrali hanno dimostrato una flessibilità e un’ingegnosità impressionanti nel fornire al settore bancario liquidità sufficiente e nello scongiurare l’estendersi della crisi ad altre parti del sistema finanziario.

    - un’attuazione rapida e coerente dei piani di salvataggio delle banche elaborati dagli Stati membri. Questo è essenziale per ristabilire rapidamente la fiducia nel settore bancario dell’UE e limitare in questo modo i danni all’economia creando le condizioni per una ripresa forte e continua. La coerenza è necessaria per ottimizzare gli effetti complessivi dei piani di salvataggio in tutta l’UE, evitare una frammentazione del mercato interno e mantenere una parità di condizioni fra i beneficiari ed i non beneficiari del sostegno pubblico.

    - misure decise per limitare il diffondersi della crisi nei vari Stati membri. La crisi finanziaria ha iniziato a colpire alcuni paesi dell’Europa centrale e orientale che hanno aderito di recente all’UE. In risposta a questa situazione, l’Unione europea, in collaborazione con l’FMI, si tiene pronta a fornire un considerevole sostegno finanziario a medio termine agli Stati membri sottoposti a pressioni a livello di bilancia dei pagamenti o che corrono gravi rischi di stabilità finanziaria.

    Garantire il rafforzamento della regolamentazione e della vigilanza

    Parallelamente alla stabilizzazione della crisi, sarà necessario procedere alla ristrutturazione del settore bancario e, in una fase futura, alla reintegrazione delle banche nel settore privato. La Commissione collaborerà direttamente con gli Stati membri per garantire che la ristrutturazione di determinate parti del settore bancario avvenga in modo da garantire in futuro una concorrenza equa e sana nel settore. I privati e le imprese devono avere accesso ad un sistema bancario sano e stabile per poter finanziare i propri programmi di investimento e la società nel suo insieme trarrà beneficio dalle misure adottate per garantire la disponibilità del credito a condizioni ragionevoli.

    La Commissione ha presentato proposte sulle garanzie dei depositi e sui requisiti patrimoniali, nonché sulle modalità per contrastare il rischio di prociclicità degli effetti della regolamentazione e delle norme contabili, e presenterà a breve proposte sulle agenzie di rating del credito e sulle remunerazioni dei top manager. Sono stati inoltre avviati lavori sull’adeguatezza della vigilanza del mercato dei capitali e della gestione dei rischi, compresi derivati, hedge fund e private equity . La Commissione esorta il Consiglio ed il Parlamento europeo a dare priorità all’esame delle sue proposte in modo che una regolamentazione e una supervisione più forti possano essere attuate il prima possibile e possano svolgere il loro ruolo per ripristinare la fiducia nel sistema.

    Queste misure risponderanno alle carenze individuate e contribuiranno a ristabilire la fiducia nel sistema nel suo insieme. Dobbiamo ridefinire il modello di regolamentazione e di vigilanza del settore finanziario dell’UE, in particolare per le grandi istituzioni finanziarie transfrontaliere. L’attuale organizzazione su base nazionale della vigilanza dell’UE limita la possibilità di un efficace controllo macro-prudenziale. La Commissione ha avviato lavori sul tipo di sistema di vigilanza necessario per il futuro tramite il gruppo De Larosière[2].

    2. MISURE VOLTE AD ATTENUARE GLI EFFETTI SULL’ECONOMIA REALE: UN QUADRO PER LA RIPRESA

    Gli effetti della contrazione del credito sull’economia del suo complesso determinerà un aumento dei livelli di disoccupazione e una riduzione della domanda di beni e servizi per le imprese di tutte le dimensioni. Sono soprattutto gli Stati membri a disporre degli strumenti politici per sostenere l’occupazione e stimolare la domanda. La dimensione comunitaria porta tuttavia un valore aggiunto alle azioni intraprese a livello nazionale. I risultati positivi della strategia di Lisbona hanno dimostrato che, quando gli Stati membri e la Commissione operano assieme per creare crescita e posti di lavoro, si possono ottenere considerevoli vantaggi aggiuntivi.

    Tuttavia, nell’attuale crisi, l’UE deve adattare le misure a medio e lungo termine della strategia di Lisbona per tenere conto della crisi. Nel suo programma di riforma strutturale l’Unione deve integrare azioni a breve termine, continuando ad investire nel futuro nei seguenti modi:

    - aumentando gli investimenti in R&S, innovazione e istruzione;

    - promuovendo la flessicurezza quale modo di proteggere e tutelare i lavoratori anziché i posti di lavoro specifici;

    - agevolando le imprese, in particolare le PMI, nello sviluppo dei mercati a livello sia nazionale che internazionale;

    - migliorando la competitività europea continuando ad rinnovare la nostra economia come modo per creare nuovi posti di lavoro e nuove tecnologie, superando le nostre limitazioni a livello energetico e raggiungendo i nostri scopi ambientali.

    Quanto più l’Europa riesce a coordinare i propri sforzi in maniera efficace, tanto più si moltiplicheranno gli effetti positivi di queste misure. Sulla scorta del metodo cooperativo che caratterizza la strategia di Lisbona, invitiamo gli Stati membri a concordare livelli più elevati di coordinamento per fronteggiare queste nuove sfide.

    Il Patto di stabilità e crescita

    Visto la crisi interessa l’UE nel suo insieme e che le pressioni inflazionistiche stanno ora diminuendo, la politica monetaria e di bilancio può contribuire a sostenere la domanda. È probabile che i bilanci statali peggiorino considerevolmente nei prossimi anni riflettendo il calo delle entrate. Mentre parte della diminuzione delle entrate è collegata al rallentamento dell’economia, la parte connessa all’adeguamento di alcuni settori come quello, sovradimensionato, dell’edilizia abitativa avrà conseguenze di natura più permanente per le entrate. Le previsioni suggeriscono, per l’UE nel suo complesso, un peggioramento di bilancio per l’anno prossimo superiore ad un punto percentuale del PIL, con notevoli variazioni da uno Stato membro all’altro. Questo potrebbe parzialmente attenuare a breve termine l’effetto del rallentamento ma a prezzo di un deterioramento di bilancio, anche prima che intervengano gli effetti dei piani di salvataggio finanziario. Tuttavia, e soprattutto grazie alla precedente applicazione del patto di stabilità e crescita, è attualmente previsto che il disavanzo dell’UE, ed in particolare quello dell’area dell’euro, rimanga sotto il 3% del PIL.

    Mentre la maggior parte delle misure annunciate a sostegno della stabilità finanziaria (garanzie) non avrà un effetto immediato sul disavanzo, verranno sostenuti costi reali di bilancio nella misura in cui le garanzie pubbliche saranno attivate. Al tempo stesso le misure adottate per ricapitalizzare le banche stanno già aumentando i livelli del debito. Oltre a dimostrare un deterioramento strutturale in corso degli equilibri di bilancio, questo può suscitare inquietudini sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche, in particolare nei paesi più esposti.

    Il patto di stabilità e crescita fissa il quadro politico adeguato, compensando tra loro esigenze di stabilizzazione a breve termine e di riforma strutturale a lungo termine, in particolare sostenendo il processo di adeguamento. L’attuazione del patto dovrebbe garantire che qualsiasi peggioramento delle finanze pubbliche sia accompagnato da misure di riforma strutturale adeguate alla situazione, assicurando che vengano ripristinate posizioni sostenibili. Le politiche di bilancio dovrebbero avvalersi appieno del grado di flessibilità consentito dal trattato e dal patto rivisto di stabilità e crescita e dovrebbero tener conto dei seguenti principi:

    - la politica di bilancio dovrebbe essere mantenuta su una rotta sostenibile, confermando le aspettative di una risoluzione ordinata della crisi;

    - il margine di manovra a livello di bilancio dovrebbe tener conto delle differenze specifiche di ciascun paese, purché esistano istituzioni di bilancio nazionali e quadri di bilancio a medio termine forti e credibili;

    - il livello di ambizione del programma di riforma strutturale dovrebbe tener conto, in particolare, delle riforme che rafforzano la capacità di recupero e migliorano la sostenibilità a lungo termine;

    - le riforme a sostegno della domanda a breve termine dovrebbero essere tempestive, mirate e temporanee.

    La procedura di disavanzo eccessivo dovrebbe essere considerata come un sostegno a pari diritto per superare le attuali difficoltà e garantire la sostenibilità a lungo termine. Si farà una chiara distinzione tra le conseguenze di bilancio derivanti da errori di strategia e da effetti ciclici, compresi gli effetti del pacchetto finanziario di salvataggio di crisi. In particolare, nel processo di vigilanza si terrà conto degli aumenti dei livelli del debito causati dai piani di salvataggio.

    Accelerare la riforma e gli investimenti

    Si prevede che le turbolenze che stanno interessando l’economia europea determineranno una riduzione del tasso di crescita potenziale ed un aumento della disoccupazione, con una conseguente contrazione della domanda. Sono pertanto indispensabili riforme strutturali onde sostenere la domanda a medio termine, agevolare l’ingresso nel mercato del lavoro e la mobilità al suo interno a breve-medio termine e aumentare la crescita potenziale a lungo termine.

    Sarà particolarmente importante garantire un uso ottimale e mirato degli investimenti. Il sostegno pubblico fornito alle imprese dall’UE e dai governi nazionali dovrà quindi essere utilizzato con un duplice obiettivo: compensare il calo della domanda a breve termine, ma farlo in modo da contribuire alla riforma e alla modernizzazione a più lunga scadenza. Fra le priorità di riforma definite nell’ambito della strategia di Lisbona, gli Stati membri devono privilegiare nell’immediato le riforme chiave che promuovono gli investimenti a favore dell’innovazione e della produttività, le quali, oltre a contenere l’inflazione e a tutelare il reddito delle famiglie attraverso misure di protezione sociale, andranno a sostenere la domanda.

    Considerati inoltre il lungo processo di riduzione dell’effetto leva ( deleveraging ) in atto nel sistema finanziario e il probabile mutamento della propensione al rischio nel settore bancario, si deve affrontare il problema di come destinare fondi alle tecnologie innovative, tutelare la competitività internazionale dell’industria europea e finanziare le PMI. Occorrerà anche mantenere la pressione affinché i mercati dei paesi terzi si aprano alle imprese europee, compreso alle PMI.

    La Commissione esaminerà con gli Stati membri le seguenti misure:

    - dopo l’ECOFIN informale del mese scorso, il gruppo Banca europea per gli investimenti ha messo insieme un pacchetto complessivo di 30 miliardi di euro per prestiti alle piccole e medie imprese in Europa erogati attraverso le banche commerciali. Si tratta di un incremento considerevole del suo normale volume di prestiti in questo settore, che deve però essere attuato urgentemente.

    - Collaborando strettamente con la Commissione, la BEI potrebbe accelerare il finanziamento di progetti relativi ai cambiamenti climatici, alla sicurezza energetica e alle infrastrutture, in particolare quelli di natura transfrontaliera. Potrebbe risultare necessario un rafforzamento dei fondi propri della BEI, anticipando ad esempio la data del prossimo aumento di capitale, attualmente previsto per il 2010.

    - La BERS ha dato un contributo fondamentale alla riforma del settore finanziario e al finanziamento del settore privato nei nuovi Stati membri. Nel contesto finanziario attuale, le sue attività in questi paesi potrebbero essere intensificate.

    - Avvalendosi di una dotazione finanziaria di oltre 350 miliardi di euro per il periodo 2007-2013, la politica di coesione fornisce un sostegno considerevole agli investimenti pubblici effettuati dagli Stati membri e dalle regioni dell’UE. La Commissione valuterà con gli Stati membri la possibilità di accelerare i progetti d’investimento e di anticipare i pagamenti agli Stati membri.

    - Reperire finanziamenti innovativi per una vasta gamma di progetti infrastrutturali riguardanti, fra l’altro, i trasporti, l’energia e le reti ad alta tecnologia, anche attraverso un uso migliore dei partenariati pubblico-privato.

    - Promuovere l’efficienza energetica e le tecnologie ecocompatibili, ad esempio negli edifici e nelle auto pulite, in modo da offrire nuovi sbocchi per l’economia, comprese le PMI, aiutando al tempo stesso l’UE a raggiungere i suoi obiettivi connessi ai cambiamenti climatici.

    - Aumentare la domanda di beni e servizi efficienti sotto il profilo energetico attraverso una riduzione delle imposte e altre misure fiscali mirate.

    - Mantenere le possibilità di esportazione per le imprese europee, comprese le PMI, e crearne di nuove attraverso un attivo programma di apertura del mercato, anche negoziando accordi commerciali e attuando la nostra strategia di accesso al mercato.

    - Utilizzare le politiche nazionali e dell’UE in materia di concorrenza e consumatori per migliorare il funzionamento dei mercati, far scendere i prezzi per i consumatori e sfruttare appieno i vantaggi del mercato unico.

    Un’azione concertata in uno spirito di partenariato e il coordinamento delle loro attività può permettere agli Stati membri e alle istituzioni europee di mobilitare fondi di notevole entità per accelerare gli indispensabili investimenti e far sì che l’UE esca più forte da questa crisi.

    Affrontare il problema dell’occupazione e dell’impatto sociale

    La recessione economica colpirà le famiglie e le fasce più vulnerabili della nostra società. I suoi effetti si fanno già sentire in termini di disoccupazione. L’UE deve adoperarsi con impegno per ridurne al massimo le ripercussioni in termini di occupazione, limitare la perdita di posti di lavoro e utilizzare gli strumenti disponibili per attenuare l’impatto sociale. Fermo restando che la responsabilità principale spetta agli Stati membri, un buon coordinamento fra azione comunitaria e interventi nazionali sarà di grande utilità. La Commissione collaborerà con le parti sociali per trovare la risposta migliore alla crisi. Occorre continuare a promuovere i settori in crescita, come i servizi personali, l’assistenza sanitaria e i servizi sociali, perché diventino una notevole fonte di occupazione e al tempo stesso un mezzo per migliorare l’accesso e le opportunità.

    In passato, l’Europa ha risentito dell’assenza di misure attive per il mercato del lavoro che aiutassero le persone a riqualificarsi per il futuro, a trovare un nuovo lavoro e a creare occupazione. Ora è più che mai indispensabile agevolare l’ingresso nel mercato del lavoro e la mobilità al suo interno e far corrispondere l’offerta di manodopera con la domanda, aumentando la produttività del lavoro. Questo comporta l’applicazione delle misure caldeggiate dalla strategia di Lisbona, in particolare:

    controbilanciare gli effetti della disoccupazione offrendo agli Stati membri la possibilità di riprogrammare i fondi nell’ambito del Fondo sociale europeo per sostenere le misure volte al rapido reinserimento dei disoccupati nel mercato del lavoro;

    - riesaminare l’efficacia del Fondo di adeguamento alla globalizzazione;

    - aiutare i disoccupati ad avviare rapidamente, e senza costi eccessivi, una nuova attività;

    - monitorare gli effetti della crisi sui vari settori interessati dagli adeguamenti strutturali e avvalersi del margine di manovra offerto dal regime degli aiuti di Stato per autorizzare all’occorrenza un sostegno tempestivo, mirato e temporaneo;

    - promuovere la flessicurezza, in particolare le misure proprie di una politica attiva per il mercato del lavoro, la riforma fiscale e previdenziale e una maggiore corrispondenza fra qualifiche e posti di lavoro. Poiché la fascia inferiore del mercato del lavoro sarà probabilmente la più colpita, è particolarmente importante cercare di rendere meno gravosa l’inevitabile ristrutturazione assicurando un sostegno al reddito e una protezione sociale mirata.

    3. UNA RISPOSTA GLOBALE ALLA CRISI FINANZIARIA

    La crisi ha colpito tutte le regioni del mondo e nessuna di esse potrà affrontarne gli effetti da sola. È evidente che la crisi si sta estendendo ai mercati emergenti e che accentuerà ulteriormente le pressioni subite dai paesi in via di sviluppo. È indispensabile arginare l’epidemia e l’FMI dovrebbe tenersi pronto a intervenire, se del caso, con finanziamenti di emergenza. L’Europa collaborerà con l’FMI e si avvarrà del suo strumento di assistenza macrofinanziaria, specialmente per venire in aiuto ai paesi vicini. L’Europa è e rimarrà una protagonista attiva nella risposta coordinata a livello globale.

    L’attuale crisi finanziaria ha reso più che mai evidente l’interazione fra politiche macroeconomiche e mercati finanziari su scala mondiale. Per affrontarla, quindi, sarà necessario ovviare alle carenze in termini di normativa e di vigilanza, come pure agli squilibri macroeconomici e dei tassi di cambio che hanno contribuito a scatenare la crisi.

    La crisi finanziaria ha sollevato questioni attinenti alla governance globale che vanno al di là del settore finanziario propriamente detto. La questione degli squilibri globali, ora al centro dell’attenzione, deve essere correlata anche alla necessità di mantenere l’impegno dell’UE in favore dell’apertura dei mercati per il commercio e i servizi e di una più intensa cooperazione multilaterale, contrastando le tendenze protezionistiche e adoperandosi per un esito positivo del ciclo di Doha dell’OMC. Bisogna inoltre condividere i benefici della crescita sostenibile con i paesi in via di sviluppo, specie se si considera l’attuale volatilità dei prezzi delle materie prime, e affrontare problematiche come i cambiamenti climatici, la prosperità mondiale e la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio.

    In seguito a un’iniziativa dell’UE in cui la Commissione ha svolto pienamente il suo ruolo, il 15 novembre gli Stati Uniti accoglieranno il primo vertice internazionale sulla crisi finanziaria, che dovrà fra l’altro cominciare a migliorare il coordinamento a livello mondiale, riesaminare il ruolo delle istituzioni internazionali nella vigilanza dei mercati finanziari e adeguare le strutture di governance globale in previsione del futuro. La Commissione ha sostenuto attivamente le iniziative internazionali volte a creare un quadro coerente per affrontare le questioni inerenti agli investimenti a livello mondiale, anche per quanto riguarda i principi e le prassi generali concordati per i fondi sovrani dell’FMI.

    Per ridurre il rischio di altre future crisi finanziarie, sarebbe opportuno adottare una serie di misure volte a riformare l’architettura finanziaria mondiale, che punterebbero sostanzialmente a:

    - rafforzare la coerenza internazionale e la qualità degli standard normativi, anche attuando le riforme (come risulta dalle road map di ECOFIN e dalle raccomandazioni dell’FSF) ed estendendole a livello mondiale;

    - rafforzare il coordinamento internazionale fra gli organi di vigilanza finanziaria;

    - rafforzare la vigilanza macroeconomica e la prevenzione delle crisi riunendo gli aspetti macro e microprudenziali, aumentando la stabilità finanziaria e sviluppando sistemi di allarme rapido e

    - sviluppare ulteriormente la capacità di gestire la crisi finanziaria e di risolvere i problemi a livello nazionale, regionale e multilaterale.

    Per arrivare ad una stabilità finanziaria, infine, è indispensabile una revisione approfondita delle istituzioni competenti, in quanto solo così potremo consolidare stabilmente i risultati dei vari vertici mondiali sulla crisi finanziaria. Anche se la crisi attuale ha messo in luce determinate carenze del sistema normativo europeo, l’Europa è perfettamente in grado di contribuire attivamente alla definizione della nuova architettura mondiale e al suo buon funzionamento sulla base dei seguenti principi fondamentali:

    - efficienza: occorre conciliare la rapidità e la qualità delle decisioni, evitando interferenze eccessive;

    - trasparenza e responsabilità: le organizzazioni nuove o riformate devono essere sufficientemente responsabili onde aumentare gli incentivi per l’applicazione;

    - rappresentanza: i gruppi globali dovrebbero includere anche i principali paesi emergenti onde garantire la legittimità del processo decisionale. Occorre ovviare al problema della rappresentazione frammentata dei paesi europei e della zona euro per aumentare l’efficacia e l’influenza generali dell’Unione.

    Rischi e opportunità

    L’UE deve adottare misure efficaci per far fronte alla crisi. L’azione deve essere oculata e tale da far evolvere la nostra economia nel modo giusto, consentendoci così di uscire dalla crisi pronti a sfruttare appieno la ripresa non appena questa si presenterà. Il modo migliore di farlo è cogliere le opportunità di continuare a ristrutturare le nostre economie, di formare i nostri cittadini e di dotarli degli strumenti necessari per affrontare le nuove sfide occupandoci, al tempo stesso, delle fasce più vulnerabili della nostra società nello spirito dell’articolo 2 del trattato. L’esperienza ci insegna che il nostro successo presuppone l’abbandono dei nazionalismi economici e che per stimolare la crescita europea occorre abolire le barriere fra Stati membri, sfruttando al tempo stesso le dimensioni e la forza del nostro mercato interno.

    Nel corso della sua esistenza l’UE ha dovuto affrontare diversi tipi di crisi, da cui è sempre uscita più forte e più unita. Abbiamo già dimostrato che un’azione concertata fra i nostri 27 Stati membri e le istituzioni europee ci permette di ottenere risultati concreti a vantaggio dei nostri cittadini. La crisi attuale può anche costituire un’opportunità per l’Europa e gli interventi indicati nel presente documento dimostrano che possiamo lavorare insieme per avviare l’Unione sulla via della ripresa.

    [1] La Commissione ha adottato una comunicazione sull’applicazione delle regole in materia di aiuti di Stato alle misure adottate per le istituzioni finanziarie nel contesto dell’attuale crisi finanziaria mondiale (GU C 270 del 25.10.2008, pag. 8).

    [2] Il mandato del gruppo è quello di analizzare l’organizzazione di istituzioni finanziarie europee per garantire la solidità prudenziale, il funzionamento ordinato dei mercati e una cooperazione europea rafforzata in materia di controllo della stabilità finanziaria, di meccanismi di allerta rapida e di gestione delle crisi, compresa la gestione di rischi settoriali transfrontalieri e trasversali. Esaminerà inoltre la cooperazione tra l’UE e le altre principali giurisdizioni per contribuire a salvaguardare la stabilità finanziaria a livello mondiale. I membri del gruppo sono: Jacques de Larosière (presidente), Leszek Balcerowicz, Otmar Issing, Rainer Masera, Callum McCarthy, Lars Nyberg, José Perez Fernandez, Onno Ruding.

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