EUR-Lex Access to European Union law

Back to EUR-Lex homepage

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52006IP0242

Risoluzione del Parlamento europeo su commercio e povertà: definire politiche commerciali per massimizzare il contributo del commercio alla riduzione della povertà (2006/2031(INI))

GU C 298E del 8.12.2006, p. 261–272 (ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)

52006IP0242

Risoluzione del Parlamento europeo su commercio e povertà: definire politiche commerciali per massimizzare il contributo del commercio alla riduzione della povertà (2006/2031(INI))

Gazzetta ufficiale n. 298 E del 08/12/2006 pag. 0261 - 0272


P6_TA(2006)0242

Commercio e povertà

Risoluzione del Parlamento europeo su commercio e povertà: definire politiche commerciali per massimizzare il contributo del commercio alla riduzione della povertà (2006/2031(INI))

Il Parlamento europeo,

- viste le sue risoluzioni del 25 ottobre 2001 sull'apertura e la democrazia nel commercio internazionale [1], del 13 dicembre 2001 sulla riunione dell'OMC in Qatar [2], del 3 settembre 2002 sul commercio e lo sviluppo ai fini dell'eliminazione della povertà [3], del 30 gennaio 2003 sulla fame nel mondo e l'eliminazione delle barriere agli scambi con i paesi più poveri [4], del 12 febbraio 2003 sui negoziati agricoli in sede OMC [5], del 15 maggio 2003 sul rafforzamento delle capacità nei paesi in via di sviluppo [6], del 3 luglio 2003 sui preparativi per la quinta Conferenza ministeriale dell'Organizzazione mondiale del commercio (Cancún, Messico, 10- 14 settembre 2003) [7], del 4 settembre 2003 sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo su "Commercio e sviluppo — Aiutare i paesi in via di sviluppo a beneficiare degli scambi" [8], del 25 settembre 2003 sulla quinta Conferenza ministeriale dell'OMC di Cancún [9], del 24 febbraio 2005 sull'azione contro la fame e la povertà [10], del 12 maggio 2005 sulla valutazione del ciclo di negoziati di Doha a seguito della decisione del Consiglio generale dell'OMC del 1o agosto 2004 [11], del 6 luglio 2005 sull'appello mondiale alla lotta contro la povertà: fare della povertà un elemento del passato [12], e del 1o dicembre 2005 sulla preparazione della sesta Conferenza ministeriale dell'OMC di Hong Kong [13],

- viste le sue posizioni del 9 marzo 2005 sulla proposta di regolamento del Consiglio relativo all'applicazione di un sistema di preferenze tariffarie generalizzate [14] e del 1o dicembre 2005 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla concessione di licenze obbligatorie per brevetti relativi alla fabbricazione di prodotti farmaceutici destinati all'esportazione verso paesi con problemi di sanità pubblica [15],

- visto il regolamento (CE) n. 980/2005 del Consiglio, del 27 giugno 2005, relativo all'applicazione di un sistema di preferenze tariffarie generalizzate [16],

- viste le comunicazioni della Commissione "Accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio — Il contributo dell'Unione europea" (COM(2005)0132), "Accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio — Finanziamento dello sviluppo e efficacia degli aiuti" (COM(2005)0133) e "Coerenza delle politiche per lo sviluppo — Accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio" (COM(2005)0134),

- viste le dichiarazioni finali delle conferenze parlamentari sull'OMC del 24- 26 novembre 2004 e del 12 e 15 dicembre 2005,

- vista la dichiarazione ministeriale della sesta sessione della Conferenza ministeriale dell'OMC, adottata a Hong Kong il 18 dicembre 2005,

- vista la decisione adottata il 1o agosto 2004 dal Consiglio generale dell'OMC,

- vista la dichiarazione ministeriale della quarta sessione della Conferenza ministeriale dell'OMC, adottata a Doha il 14 novembre 2001,

- visto il rapporto Sutherland sul futuro dell'OMC,

- vista la dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite dell' 8 settembre 2000, che stabilisce gli obiettivi di sviluppo del millennio (OSM) quali criteri stabiliti collettivamente dalla comunità internazionale per l'eliminazione della povertà,

- vista la relazione 2005 delle Nazioni Unite sugli obiettivi di sviluppo del Millennio,

- visti i risultati del Vertice mondiale 2005 delle Nazioni Unite,

- vista la relazione della task force del Progetto del millennio delle Nazioni Unite, guidata dal Professor Jeffrey Sachs, dal titolo "Investire nello sviluppo: piano pratico per realizzare gli obiettivi di sviluppo del Millennio",

- viste le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite: A/RES/46/121, A/RES/47/134, A/RES/49/179, A/RES/47/196 e A/RES/50/107,

- vista la Convenzione per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW), adottata nel 1979 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, e il suo protocollo opzionale,

- visto il comunicato di Gleneagles, emesso l' 8 luglio 2005 dal Gruppo degli Otto (G8) a Gleneagles,

- vista la relazione della Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (UNCTAD) "Relazione 2002 sui paesi meno sviluppati: sfuggire alla trappola della povertà",

- vista la relazione economica 2004 sull'Africa, dal titolo "Sbloccare il potenziale commerciale dell'Africa", della Commissione economica per l'Africa delle Nazioni Unite,

- visto il "Quintetto contro la fame", costituito al Vertice mondiale per la lotta alla fame, che ha portato all'Appello mondiale all'azione contro la povertà lanciato dal Presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva in occasione del Forum sociale mondiale del gennaio 2005,

- vista la dichiarazione di New York sull'azione contro la fame e la povertà del 20 settembre 2004, sottoscritta da 111 governi nazionali fra cui quelli di tutti gli Stati membri dell'UE,

- visto l'impegno assunto nel 1996 al Vertice mondiale sull'alimentazione di ridurre della metà entro il 2015 il numero delle persone che soffrono la fame,

- visto l'articolo 45 del suo regolamento,

- visti la relazione della commissione per il commercio internazionale e i pareri della commissione per lo sviluppo e della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A6-0179/2006),

A. ricordando che la lotta alla miseria costituisce una priorità assoluta,

B. considerando che il legame tra il commercio, da un lato, e lo svilupp e l'eliminazione della povertà, dall'altro, è estremamente complesso e dipende da circostanze particolari che spesso sono riconducibili a molti fattori, come le dimensioni del mercato nazionale, le risorse naturali disponibili, le distanze e le condizioni fisiche, ma in particolare alla capacità delle politiche nazionali di interagire correttamente con il commercio esterno,

C. considerando che il commercio è uno strumento per lo sviluppo e l'eliminazione della povertà, ma che nel mondo oltre un miliardo di persone, per lo più concentrate nei paesi meno sviluppati, affrontano tuttora l'esistenza in condizioni di estrema povertà, con un reddito inferiore a un dollaro USA al giorno, mentre un numero di persone compreso tra 1,5 e 3 miliardi vive al di sotto della soglia di povertà di due dollari USA al giorno sebbene la crescita economica in Cina e India abbia prodotto una drastica diminuzione del numero dei poveri, di modo che dal 1981 la quota delle persone che vivono in condizioni di estrema povertà, con meno di un dollaro USA al giorno, si è ridotta di quasi la metà, passando dal 40 al 21% della popolazione globale;

D. considerando che l'eradicazione della povertà richiede partecipazione democratica e cambiamenti nelle strutture economiche al fine di garantire una più giusta distribuzione della ricchezza,

E. considerando che la povertà è stata definita "una condizione umana caratterizzata in maniera duratura o cronica dalla privazione di risorse, capacità, scelte, sicurezza e potere necessari a godere di un livello di vita sufficiente e di altri diritti civili, culturali, economici, politici e sociali",

F. considerando che il prodotto interno lordo (PIL) pro capite in tutti i paesi in via di sviluppo (PVS) è aumentato del 30 % nel corso degli ultimi 25 anni ma il divario tra il reddito pro capite dei paesi più poveri del mondo e quello dei paesi più ricchi è più che raddoppiato nello stesso periodo,

G. considerando che gli elevati tassi di crescita demografica nei PVS implicano che in molti casi i tassi di crescita economica raggiunti non bastano per produrre tassi di crescita del PIL pro capite in grado di erodere significativamente la povertà in numerosi paesi meno sviluppati (PMS),

H. considerando che la pace civile è una condizione necessaria per una buona relazione tra commercio e povertà e che per la pace civile è essenziale una buona governance, compresa una buona gestione del gettito derivante dalle risorse naturali; considerando che l'esportazione specializzata in taluni prodotti, in particolare diamanti, petrolio, legname e piante stupefacenti, è associata ad un maggior rischio di conflitti e che, nel corso degli ultimi 15 anni, nel 60 % dei PMS si sono registrati conflitti civili di varia intensità e durata che, nella maggioranza dei casi, sono scoppiati dopo un periodo di stagnazione e di regresso economici, che hanno comportato conseguenze negative a lungo termine per la crescita economica nazionale e regionale,

I. considerando che la quota del commercio mondiale detenuta dai paesi più poveri ha conosciuto un regresso nell'ultimo decennio, mentre è aumentata la loro dipendenza da prodotti a basso valore aggiunto con intense oscillazioni di prezzo,

J. considerando che vi è la necessità di un sistema commerciale multilaterale equo, volto all'eradicazione della povertà, alla piena occupazione, al rafforzamento della democrazia e alla promozione dello sviluppo sostenibile; considerando che tale sistema deve basarsi su regole equilibrate e ben mirate, indispensabili per permettere un migliore inserimento dei paesi più poveri nel commercio internazionale, garantire la loro diversificazione economica, raccogliere le sfide della globalizzazione e assicurare una ripartizione equa dei benefici da essa risultanti,

K. considerando che i cosiddetti paesi "in via di sviluppo" formano un insieme eterogeneo di Stati, le cui situazioni socioeconomiche, strutture di produzione e capacità di esportazione sono estremamente differenti; considerando che, in un contesto liberalizzato, la capacità dei PVS di conquistare nuovi mercati su scala mondiale è pertanto sbilanciata a vantaggio delle potenze emergenti e a danno dei paesi più fragili, in particolare quelli dell'Africa subsahariana,

L. considerando che la politica commerciale europea nei confronti dei paesi terzi, che privilegia un approccio differenziato degli scambi attraverso il sistema delle preferenze commerciali, permette ai paesi più poveri di beneficiare di condizioni di esportazione specifiche e vantaggiose (dazi doganali inferiori alla norma, contingenti d'esportazione a dazi zero o ridotti, ecc.);

M. considerando che, secondo un rapporto della Banca mondiale, del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente e del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo "Risorse mondiali 2005: la ricchezza dei poveri: gestire gli ecosistemi per combattere la povertà", nel mondo tre quarti dei poveri vivono nelle zone rurali, e l'ambiente in cui vivono è l'unica risorsa su cui possono fare affidamento,

N. considerando che l'agricoltura offre occupazione e sostentamento a più del 60 % della forza lavoro nei PMS, pur essendo al contempo il settore maggiormente soggetto a distorsioni, e che l'accesso al mercato dei prodotti agricoli è una delle questioni chiave per la riduzione della povertà,

O. considerando che per i poveri è difficile accedere a risorse naturali come l'acqua, la terra e l'energia, a servizi di base come le cure mediche e sanitarie e l'istruzione, e a beni essenziali come i medicinali,

P. considerando che nei PVS negli ultimi 30 anni la fame cronica e il lavoro infantile si sono dimezzati, l'aspettativa di vita è aumentata da 46 a 64 anni e il tasso di mortalità infantile è diminuito dal 18% all'8 %; che oggi il 70 % della popolazione ha accesso all'acqua potabile, contro il 45 % del 1980,

Q. considerando che la vita e i mezzi di sussistenza della maggioranza della popolazione di gran parte dei PMS non sono direttamente legati all'economia internazionale e che esiste una forte probabilità che la crescita trainata dalle esportazioni possa portare ad una crescita tributaria di un solo prodotto nei paesi che esportano prodotti finiti, minerali e petrolio, il che è particolarmente evidente nei PMS che esportano prodotti agricoli, dove i benefici del commercio di prodotti di base e di prodotti agricoli diminuiscono per i produttori, mentre aumentano per i dettaglianti; considerando che ai fini della crescita economica non basta semplicemente aumentare le esportazioni ma è necessaria anche un'espansione delle opportunità di reddito inclusiva, che abbracci tutta l'economia, in particolare rafforzando i legami tra attività agricole e non agricole nell'ottica dello sviluppo,

R. considerando che, per tentare di rivaleggiare con i prezzi agricoli mondiali, i paesi più poveri del pianeta sono indotti a concentrare la loro produzione su un numero ristretto di prodotti, esclusivamente destinati all'esportazione; considerando che lo sviluppo di monocolture che ne risulta è accompagnato da un abbandono delle coltivazioni di prodotti alimentari tradizionali necessari all'alimentazione delle popolazioni locali e da una dipendenza crescente dalle importazioni di prodotti di base e dalle incontrollabili fluttuazioni dei mercati mondiali,

S. considerando che, secondo uno studio basato sui dati della Banca mondiale, del Fondo monetario internazionale (FMI) e delle Nazioni Unite, la liberalizzazione degli scambi è costata all'Africa subsahariana 272 miliardi di dollari USA negli ultimi 20 anni; considerando che la povertà di massa rafforza la tendenza alla stagnazione economica, che molti paesi della regione stanno portando avanti riforme economiche molto ambiziose per uscire dalla povertà e che a tal fine sono essenziali l'esperienza e l'assistenza della comunità internazionale,

T. considerando che per realizzare gli OSM e per lottare contro la povertà globale occorrono un ambiente commerciale che garantisca davvero ai PVS libero accesso ai mercati dei paesi sviluppati, pratiche commerciali più eque, regole forti e rispettate per la protezione dell'ambiente e dei diritti sociali, un effettivo alleggerimento del debito insostenibile e un aumento non tanto degli importi quanto dell'efficacia degli aiuti da parte di tutti i donatori, collegandoli con programmi di riforma delle strutture economiche e sociali e di miglioramento della governance democratica,

U. considerando che l'aumento del livello di esportazione dei paesi poveri è una condizione necessaria ma non sufficiente al loro sviluppo; che, se esso contribuisce ad aumentare il livello di ricchezza prodotta, non garantisce automaticamente un miglioramento delle condizioni sociali in cui vivono le popolazioni locali attive nel settore produttivo,

V. considerando che il commercio esterno può essere uno strumento importante per lo sviluppo sociale ed economico quando i paesi sono in grado di proteggere i loro mercati in una prima fase e di aprirli gradualmente in quella successiva, quando hanno un forte quadro istituzionale e chiare regole sociali e ambientali; considerando che i PMS africani hanno posto in atto una liberalizzazione più profonda e rapida rispetto ai PMS asiatici e che questi ultimi hanno registrato generalmente risultati migliori in termini di riduzione della povertà ed hanno anche saputo incrementare esportazioni di prodotti manifatturieri più rispondenti alle dinamiche di mercato, in parte tramite legami basati sul commercio regionale e gli investimenti, nonché grazie al loro più solido quadro istituzionale,

W. considerando che il commercio esterno costituisce uno strumento importante per lo sviluppo sociale ed economico e che studi basati su dati di fonti quali l'FMI, la Banca mondiale e l'ONU confermano che esiste una diretta correlazione tra libertà economica e prosperità di un paese,

X. considerando che la liberalizzazione riduce o elimina le distorsioni esistenti e fornisce un incentivo all'incremento degli investimenti, al trasferimento di tecnologia e, con l'aumento della concorrenza, all'efficienza economica; che l'abolizione delle barriere commerciali può costituire uno stimolo importante per i PVS a sostituire le produzioni per beneficiare dei vantaggi comparativi che derivano dal basso costo della manodopera e dalle risorse naturali,

Y. considerando che il commercio esterno può rappresentare un'opportunità ai fini della riduzione della povertà, a condizione che le politiche commerciali siano attuate con attenzione, parallelamente a politiche complementari nazionali e internazionali,

Z. Z considerando che nel periodo 1999-2001 esportazioni e importazioni di beni e servizi rappresentavano, in media, il 51% del PIL dei PMS, una percentuale superiore a quella dei paesi OCSE ad alto reddito che, per lo stesso periodo, era pari al 43 %; che, tuttavia, per essere sostenibili, i vantaggi del commercio internazionale devono essere accompagnati da investimenti in capitale fisico, umano, sociale e istituzionale ed integrati da imprenditorialità, innovazione e progresso tecnologico, il che dipende dalla fornitura prolungata, efficiente ed efficace di assistenza internazionale e da una riduzione delle obbligazioni a titolo di servizio del debito,

AA. considerando che l'inclusione dei PVS e in particolare dei PMS nel commercio mondiale costituisce uno degli obiettivi principali dell'Agenda di Doha per lo sviluppo,

BB. considerando che la promozione di un commercio libero e leale con norme ambientali e sociali all'interno del sistema commerciale multilaterale, l'equa integrazione dei PVS nel sistema commerciale mondiale e un'OMC che funzioni meglio devono rappresentare alcuni degli importanti obiettivi e responsabilità della politica commerciale dell'UE, che è il più grande blocco commerciale al mondo e il più importante partner commerciale dei PVS,

CC. considerando che, in base a recenti relazioni della Commissione, quasi il 70 % delle barriere tariffarie e non tariffarie a livello mondiale, in termini di volume, concernono gli scambi commerciali tra i PVS,

DD. considerando che i PVS hanno convenuto a Marrakech di avviare i negoziati sui servizi a condizione che sia garantita piena flessibilità riguardo all'inclusione o esclusione dai negoziati di un qualsiasi settore dei servizi,

EE. considerando che i paesi industrializzati detengono il 90 % di tutti i brevetti e che, nel caso dei farmaci, vi è spesso un legame tra tale situazione e la difficoltà di far fronte a problemi di sanità pubblica,

FF. considerando che un aumento degli scambi di servizi tra paesi sviluppati e PVS permette importanti trasferimenti di conoscenze, il che può contribuire anche al miglioramento dell'accesso ai servizi di base e delle comunicazioni e allo sviluppo di un settore bancario e assicurativo funzionante

GG. considerando che su 1,3 miliardi di persone che vivono in povertà il 70 % sono donne; considerando che un po' in tutto il mondo le donne si vedono negate le opportunità necessarie per migliorare la loro condizione economica e sociale, quali la proprietà o i diritti di eredità, o l'accesso all'istruzione o a un posto di lavoro, quando, parallelamente, proprio le donne devono assumersi l'ulteriore responsabilità dell'assistenza ai bambini e alla famiglia,

HH. considerando che nella maggior parte dei paesi le donne non hanno lo stesso accesso degli uomini all'istruzione, alla formazione, al credito, alla tecnologia e all'informazione, fattori necessari per permettere loro di cogliere le nuove opportunità economiche derivanti dall'espansione del commercio internazionale,

II. considerando che l'impatto sulle donne delle politiche intese all'espansione del commercio dipende dalla posizione delle medesime nella loro economia locale, regionale e nazionale nonché dal loro ruolo nella riproduzione sociale dell'assistenza familiare e dei servizi di assistenza sociale, e considerando che l'occupazione femminile rimane la chiave per l'indipendenza economica e ha un impatto profondo sulla posizione delle donne nella società nel suo insieme,

JJ. considerando che in molti PVS le donne appartenenti alle classi inferiori della società traggono essenzialmente i propri redditi dalla piccola agricoltura o da un lavoro nell'industria tessile e dell'abbigliamento orientata all'esportazione,

KK. considerando che quando le donne hanno maggiore controllo sull'impiego del reddito familiare si investe proporzionalmente in misura maggiore nell'istruzione dei figli, nella cura della salute e dell'alimentazione, la qual cosa favorisce la lotta contro la povertà,

LL. considerando che la creazione di ricchezza è indispensabile al progresso sociale e che l'UE è il maggiore esportatore mondiale e il secondo maggiore importatore al mondo, e che la sua influenza all'interno dell'OMC e attraverso i suoi accordi bilaterali incide profondamente sulla politica e sulle regole degli scambi internazionali;

1. ammonisce che i costi globali della mancata eliminazione della povertà sono enormi in termini di umana sofferenza, instabilità, conflitti, emergenze ricorrenti, criminalità internazionale, commercio di droga, stagnazione economica, migrazione clandestina e morti premature;

2. ritiene che il commercio possa contribuire a creare opportunità concrete per i PVS ed in particolare per i PMS, ma che possa portare all'eliminazione della povertà e alla realizzazione dello sviluppo solo se accompagnato da una buona qualità delle politiche nazionali;

3. riconosce che il principio della libera circolazione di merci e servizi può costituire un mezzo efficace per aiutare i paesi poveri a svilupparsi, a condizione che i loro problemi e interessi siano tenuti in specifico conto;

4. invita la Commissione a considerare come priorità nella sua agenda internazionale l'applicazione delle regole commerciali e del diritto allo sviluppo, con particolare attenzione alle norme ambientali e sociali, onde contribuire allo sradicamento delle cause profonde della povertà;

5. invita a compiere una valutazione completa dell'impatto delle attuali politiche commerciali sull'ambiente, su settori sensibili come la silvicoltura e la pesca e sulla povertà nei PVS e nell'UE, nonché una valutazione d'impatto dei costi aggiuntivi che i consumatori europei devono sostenere a causa delle protezioni doganali e delle barriere commerciali risultanti dalle attuali politiche commerciali europee, come pure degli ostacoli allo sviluppo che tali protezioni e barriere comportano per le persone che vivono in povertà nei PVS;

6. ribadisce che il commercio equo può essere uno degli strumenti efficaci per ridurre la povertà; ritiene tuttavia che la lotta alla povertà richieda soprattutto il conseguimento di tutti e otto gli OSM dell'ONU debba essere visto come il compito prioritario nei negoziati in corso sul sistema commerciale mondiale e sugli accordi di partenariato economico (APE);

7. esorta i PVS a integrare il commercio nelle loro politiche nazionali di sviluppo e di riduzione della povertà; ritiene tuttavia che le misure relative al commercio debbano essere concepite in modo da non pregiudicare le strategie di sviluppo interno e di riduzione della povertà adottate dai PVS;

8. attira l'attenzione sulla comunicazione dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), del dicembre 2005, che mette in evidenza il ruolo potenziale della microfinanza nella lotta contro la povertà e la schiavitù per debiti, nonché come strumento che può contribuire all'eliminazione del lavoro infantile attraverso l'aumento del reddito familiare; chiede che vengano effettuati studi per misurare l'efficacia e il reale potenziale della microfinanza;

9. è fermamente convinto che il commercio, associato all'aiuto e all'alleggerimento del debito, sia essenziale per raggiungere gli OMS entro il 2015; ricorda, tuttavia, che l'aiuto pubblico allo sviluppo necessiterà di risorse considerevoli da qui al 2015 per realizzare tale ambizione comune; chiede, a tal fine, che vengano studiati e instaurati nuovi meccanismi di finanziamento sostenibili per permettere di raggiungere tali obiettivi;

10. accoglie positivamente l'annuncio del Presidente della Commissione, nell'ottobre 2005, di iniziative a favore delle vittime della globalizzazione nell'UE, con programmi specifici; ritiene che tali programmi debbano essere accompagnati da un rafforzamento delle norme sociali e ambientali nell'UE e da un maggiore controllo dei beni strumentali importati nell'Unione o dei servizi in essa forniti;

11. plaude all'accordo raggiunto al summenzionato Vertice del G8 su un piano finanziario ed economico globale per sostenere il progresso in Africa, dove si concentra la maggior parte della povertà estrema, e in particolare alla decisione presa di cancellare completamente il debito rimanente dei paesi poveri fortemente indebitati nei confronti dell'FMI, della Banca mondiale e del Fondo africano di sviluppo, quale mezzo per raggiungere gli OSM; sottolinea che tale iniziativa deve essere estesa a tutti i PVS che abbiano dimostrato nella pratica di lavorare per la riduzione della corruzione, l'aumento della trasparenza e l'uso delle risorse liberate dall'annullamento del debito in strategie per la riduzione della povertà;

12. plaude alla volontà del Commissario Mandelson, espressa nella sua dichiarazione del 9 febbraio 2006 nell'Isola di Maurizio, di differenziare i paesi poveri secondo il loro livello di sviluppo e di mantenere un sistema di preferenze tariffarie che tenga conto di tali disparità;

13. plaude alla natura asimmetrica dei legami commerciali tra l'Unione europea e i paesi poveri, a vantaggio di quest'ultimi; ritiene che tale tipo di relazioni debba fungere da base ad una regolazione degli scambi su scala mondiale; invita la Commissione a sostenere in seno all'OMC l'introduzione di vari coefficienti distinti per calcolare la riduzione dei dazi doganali in funzione delle situazioni dei gruppi di paesi interessati;

14. invita la Commissione a sostenere una politica tariffaria coerente che consenta una politica commerciale differenziata, conformemente alle aspettative dei paesi più fragili; la esorta, in tale prospettiva, a far sì che venga mantenuto un livello ragionevole di protezione doganale generale onde preservare i vantaggi comparativi di cui beneficiano tali paesi nell'ambito del sistema di preferenze generalizzate (SPG), che permette loro di disporre delle risorse necessarie alla modernizzazione delle loro strutture di produzione;

15. ricorda l'impegno assunto dall'UE, conformemente all'Accordo di partenariato di Cotonou, di promuovere lo sviluppo sostenibile e l'eradicazione della povertà nel gruppo di Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP); ritiene che l'UE, in quanto importante attore commerciale in seno alle istituzioni multilaterali, potrebbe contribuire al rafforzamento della posizione dei PVS delineando una politica più coerente e organica, conformemente all'articolo 178 del trattato CE; sottolinea, tuttavia, l'apporto significativo di altri donatori internazionali;

16. sottolinea l'importanza dello sgravio del debito mediante la cancellazione graduale dei debiti di quei PMS i cui governi rispettano i diritti umani e il principio del buon governo e danno priorità all'eradicazione della povertà e allo sviluppo economico;

17. invita l'UE a prendere l'iniziativa di sviluppare e aiutare a realizzare progetti miranti a porre fine all'onere del debito per conseguire gli OSM;

18. rileva che, secondo l'UNCTAD, nel 2004 i 50 PMS — comprendenti più di un terzo dei paesi ACP — con una popolazione pari a più dell'11% della popolazione mondiale (742 milioni), hanno registrato un PIL pari a solo lo 0,6 di quello mondiale;

19. ritiene che sia essenziale tener conto del diritto allo sviluppo dei cittadini dei paesi poveri e non solo degli interessi dei regimi di questi paesi, e che i paesi poveri debbano decidere e dirigere le proprie strategie di sviluppo e le proprie politiche economiche; ritiene che il diritto all'industrializzazione sia uno dei diritti dello sviluppo e ritiene pertanto che ogni paese, e in particolare i PVS in cui lo sviluppo dell'industria si trova in una fase iniziale, abbia il diritto di regolamentare la propria industria per agire contro il dumping sociale o ambientale; ritiene tuttavia che questo non dovrebbe indurre tali paesi a violare unilateralmente i loro obblighi derivanti da contratti e trattati internazionali;

20. prende atto dei recenti studi dell'UNCTAD e di altre istituzioni che dimostrano che l'ampia liberalizzazione commerciale nei PMS non si è sufficientemente tradotta in una riduzione sostenuta e sostanziale della povertà e ha contribuito a un peggioramento delle ragioni di scambio dei PVS, in particolare dei paesi africani; segnala con allarme le conseguenze che avrebbe la soppressione totale del gettito dei dazi doganali per i PMS, sottolinea il diritto di tali paesi di determinare da soli il ritmo dell'apertura dei loro mercati in tutti i settori;

21. ritiene che nel corso della sesta Conferenza ministeriale dell'OMC si sia compiuto qualche progresso in merito ai prodotti speciali, al meccanismo speciale di salvaguardia (SSM) e al trattamento speciale e differenziato (SDT), tenendo conto dei timori dei PVS circa l'impatto della liberalizzazione degli scambi e della reciprocità, ma mette in rilievo che molto resta ancora da fare; sottolinea che l'SDT deve trovare pieno riscontro nei negoziati sulle modalità delle riduzioni delle tariffe negli scambi di prodotti agricoli e industriali, al fine di concedere ai PVS più poveri il tempo sufficiente a consolidare i loro sforzi di industrializzazione;

22. invita i governi dei PVS a formulare ed attuare strategie di sviluppo nazionali che integrino il commercio al loro interno sostenendo con efficacia la riduzione della povertà; rileva che tali sforzi devono essere sostenuti da partner internazionali dello sviluppo, attraverso assistenza tecnica e finanziaria, per costruire capacità commerciali sia pubbliche che private;

23. invita i PMS a promuovere una progressiva transizione economica nell'ambito della quale una crescita economica sostenuta sia fondata in misura crescente sulla mobilizzazione delle risorse nazionali, sulla capacità di attirare gli investimenti diretti esteri e sul ricorso ai mercati finanziari, nonché ad assicurare che le importazioni siano pagate in misura crescente col ricavato delle esportazioni, anziché essere coperte dal flusso degli aiuti; rileva che ciò sarà verosimilmente realizzato se l'assistenza internazionale, la riduzione del debito, le preferenze commerciali e le misure volte ad agevolare gli investimenti diretti esteri e il trasferimento di tecnologia coopereranno per promuovere lo sviluppo e la riduzione della povertà;

24. invita i governi dei PVS, in particolare dei PMS che esportano prodotti agricoli, a contrastare la pressione crescente della popolazione sui terreni e l'impoverimento ambientale, dove le dimensioni delle aziende e le rese agricole sono troppo basse per sostenere le famiglie, attraverso lo sviluppo di beni e servizi scambiabili non agricoli ad alta intensità occupazionale e l'innovazione tecnologica in attività orientate alla sussistenza; rileva che ciò potrebbe essere associato all'individuazione di una risposta al problema delle "isole di crescita" mediante lo sviluppo di un'infrastruttura commerciale, come comunicazioni e trasporti interni, la crescente integrazione del mercato nazionale e lo sviluppo di nuove esportazioni, compresi prodotti finiti e turismo;

25. sottolinea la necessità che l'UE si impegni ulteriormente in iniziative concernenti la responsabilità sociale delle imprese per giungere alla definizione di regole vincolanti e responsabili per le imprese UE che commerciano e producono in paesi terzi nel rispetto dei diritti umani e delle norme dell'OIL;

26. invita l'UE ad inserire in particolare le conseguenze del commercio dei rifiuti nelle sue valutazioni d'impatto per la sostenibilità degli accordi commerciali in vista della definizione di norme contro i rifiuti nocivi;

27. reputa che sia necessario sviluppare le relazioni commerciali tra i PVS, rafforzare la dimensione interregionale "Sud-Sud", creare mercati locali e aumentare l'accesso delle popolazioni a beni e servizi, ma soprattutto garantire l'accesso a servizi essenziali come l'approvvigionamento di acqua potabile, la sanità, l'energia, i trasporti e l'istruzione, grazie a programmi di investimenti pubblici in linea con gli OSM;

28. ritiene che la mancanza di integrazione economica e le elevate barriere tariffarie e non tariffarie agli scambi commerciali tra i PVS rappresentino un freno per tutti i potenziali fattori di sviluppo in tali paesi; ritiene che una maggiore apertura del commercio tra i paesi del Sud produrrebbe benefici per i PVS; rileva, tuttavia, che i PMS possono essere marginalizzati negli scambi Sud-Sud e quindi incoraggia gli investimenti diretti esteri regionali, il trasferimento di tecnologia e finanziamenti meno onerosi dai PVS più avanzati verso i PMS, nonché relazioni triangolari con i paesi sviluppati e disposizioni speciali nell'ambito degli accordi regionali; segnala l'importanza della creazione di mercati regionali; ritiene che i paesi più avanzati dovrebbero dare il buon esempio abolendo le barriere commerciali al fine di favorire gli scambi tra paesi poveri;

29. plaude all'attuazione dell'iniziativa "Tutto tranne le armi" (TTA) da parte dell'Unione europea, che permette ai PMS di esportare la totalità della loro produzione sul mercato europeo senza dazi doganali né quote; incoraggia fortemente tutti i paesi sviluppati e tutti i PVS avanzati a seguire tale modello; plaude all'accordo raggiunto in tal senso in occasione dei recenti negoziati dell'OMC a Hong Kong; si rammarica, tuttavia, che continui a esistere la possibilità di mantenere restrizioni rispetto a prodotti di importanza cruciale per i PMS;

30. mette in guardia davanti ai rischi obiettivi di distorsione fraudolenta dell'iniziativa TTA attraverso forme irregolari di commercio triangolare che contribuirebbero a perturbare pericolosamente l'equilibrio dei mercati e il carattere remunerativo dei prezzi, senza alcun reale guadagno per le popolazioni locali attive nel settore produttivo dei paesi poveri;

31. esorta la Commissione a sostenere l'apertura dei mercati instaurando meccanismi adeguati di regolamentazione degli scambi per porre rimedio a tali rischi; suggerisce pertanto di completare l'iniziativa TTA con una clausola di salvaguardia che vincoli il livello massimo di esportazione dei paesi interessati alle loro capacità reali di produzione; esorta inoltre la Commissione a procedere rapidamente a un miglioramento qualitativo sostanziale degli strumenti di controllo delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine;

32. invita la Commissione ad operare per una maggiore trasparenza dei negoziati sul commercio internazionale e a prendere atto delle preoccupazioni di quei PVS che non hanno la capacità di gestire contemporaneamente numerosi negoziati commerciali, e la esorta a continuare ad accrescere la sua assistenza tecnica a tali paesi, per consentire loro di migliorare la propria competenza ed efficienza nei negoziati commerciali;

33. ritiene che, ai fini della riduzione della povertà, siano fondamentali politiche commerciali adeguate, concordate a livello multilaterale, e che le scelte politiche chiave per ridurre la povertà possano essere raggruppate intorno a tre questioni di fondo:

- norme sull'accesso al mercato e il riequilibrio del sostegno interno e all'esportazione,

- riconoscimento, operatività e attuazione del trattamento speciale e differenziato (S&D) e delle flessibilità per lo sviluppo,

- integrazione della "dimensione sviluppo" in una gamma più ampia di politiche che non siano i "classici strumenti commerciali";

34. sottolinea l'importanza dei programmi d'assistenza tecnica e di rafforzamento delle capacità dotati di un finanziamento sostenibile, in particolare per aiutare i PVS a formulare i loro interessi commerciali e ad impegnarsi nei negoziati commerciali; plaude, in tale contesto, al miglioramento dell'organizzazione e alla maggiore fiducia dei PVS, in particolare di quelli meno sviluppati;

35. sottolinea l'importanza del rafforzamento delle capacità per il commercio, per permettere ai paesi ACP di individuare meglio bisogni e strategie, di negoziare e sostenere l'integrazione regionale e di coadiuvare tale processo, in particolare allo scopo di favorire la diversificazione, sostenere l'integrazione regionale e potenziare le capacità di produzione, di approvvigionamento e di commercializzazione, compensando i costi dell'adeguamento e accrescendo la capacità di tali paesi di attirare investimenti, proteggendo nel contempo le nascenti industrie locali;

36. si compiace dell'estensione del campo di applicazione del programma "Aid For Trade" che non è stato riservato ai soli PMS, bensì esteso ad altri PVS; deplora tuttavia che tali aiuti precedentemente concordati siano ora subordinati a ulteriori concessioni commerciali da parte dei paesi beneficiari; sottolinea che tale aiuto deve essere finanziato con nuove risorse e non prevedere lo spostamento di risorse già destinate ad altre iniziative di sviluppo, come gli OSM;

37. sollecita la Commissione ad intraprendere un programma speciale per aiutare i paesi subsahariani in settori quali l'accesso all'acqua, l'accesso ai medicinali, i servizi pubblici, l'agricoltura e il trasferimento di know-how con vari mezzi tra cui l'aumento degli scambi di servizi;

38. plaude alla nuova strategia di sviluppo per l'Africa della Commissione, che va al di là del tradizionale aiuto umanitario e mira alla ristrutturazione economica e sociale, e invita la Commissione e gli Stati membri a collaborare strettamente per la sua attuazione;

39. sottolinea l'importanza di un'assistenza tecnica adeguata per aiutare i PVS; evidenzia altresì la necessità di incoraggiare le economie deboli e vulnerabili ad integrare il commercio nelle politiche nazionali di sviluppo e nelle strategie per la riduzione della povertà;

40. chiede maggiore flessibilità per i periodi transitori accordati ai PVS all'atto dell'assunzione di impegni nel quadro di accordi regionali all'interno del GATT;

41. osserva che l'agricoltura continua ad essere la principale fonte di reddito e di occupazione nella maggior parte dei PVS, specialmente per i più poveri, e sottolinea pertanto l'importanza dell'offerta dell'UE di abrogare entro il 2013 le sue sovvenzioni all'esportazione; sostiene fermamente la necessità di un passo analogo da parte di altri membri dell'OMC; invita l'UE a continuare a propugnare l'abbandono delle altre forme di sostegno alle esportazioni, talvolta camuffate (crediti all'esportazione, aiuto alimentare, imprese di Stato, ecc.) onde porre rimedio agli attuali squilibri commerciali tra il Nord e il Sud e rendere più redditizia l'agricoltura dei paesi poveri;

42. plaude alla decisione di abolire le sovvenzioni all'esportazione in agricoltura entro il 2013 e insiste nuovamente a favore di un'applicazione nettamente anticipata delle decisioni deliberate; tuttavia, poiché tali sovvenzioni rappresentano solo il 3,5 % del sostegno complessivo dell'UE all'agricoltura, esorta vivamente la Commissione a portare avanti le discussioni sulla messa a punto delle modalità con le quali in tutti i paesi industrializzati possono essere ridotte le sovvenzioni nazionali all'agricoltura e le tariffe agricole;

43. sottolinea l'importanza di prodotti di base come lo zucchero, le banane e il cotone per i PVS; invita l'UE ad offrire ai PVS l'assistenza necessaria per riformare i loro settori dello zucchero; deplora l'assenza di una soluzione efficace al problema del cotone a Hong Kong;

44. ricorda che la conservazione della biodiversità è un fattore chiave per poter salvaguardare la natura e combattere le malattie della flora e della fauna e che di conseguenza un approccio precauzionale agli organismi geneticamente modificati (OGM), ivi compresa la possibilità di rifiutare la loro introduzione e il libero impiego delle sementi e delle conoscenze tradizionali in agricoltura da parte di paesi o regioni è una scelta legittima;

45. invita la Commissione ad assicurare maggiore coerenza tra le sue politiche commerciali e di cooperazione, a fornire assistenza mirata per costruire la capacità commerciale al fine di assicurare che la crescita delle esportazioni e delle importazioni aumenti e si mantenga equilibrata, onde evitare in futuro una nuova crisi del debito, e ad aiutare i governi dei PVS:

- a mantenere e sviluppare i servizi pubblici al fine di porre rimedio alle grandi piaghe legate alla povertà, come le epidemie, l'analfabetismo, la penuria di acqua potabile e l'assenza di trattamento delle acque luride,

- a promuovere le condizioni necessarie alla creazione di ricchezza, quali l'accesso all'energia e lo sviluppo delle infrastrutture, in particolare le tecnologie dell'informazione e della comunicazione;

46. ritiene che sia opportuno operare una distinzione tra servizi commerciali e servizi pubblici; insite sulla necessità di mantenere i servizi pubblici al di fuori del GATS, in particolare quelli che contribuiscono all'accesso delle popolazioni ai beni pubblici essenziali quali la sanità, l'istruzione, l'acqua potabile e l'energia, come pure quelli che svolgono un ruolo primario nell'identità culturale, quali i servizi audiovisivi;

47. sottolinea l'importanza, anche per i PVS, di promuovere l'accesso al mercato per i fornitori di servizi, pur salvaguardando per tutti i membri dell'OMC la possibilità di regolamentare i propri settori dei servizi in conformità del GATS, compresa la possibilità di escludere settori di base come la sanità, l'istruzione e i servizi audiovisivi; si rammarica che sinora non sia stato istituito, nell'ambito dei negoziati OMC, un quadro specifico sui servizi, segnatamente in settori che rivestono interesse per le possibilità di esportazione dei PVS; chiede progressi sostanziali in tale settore;

48. invita la Commissione a garantire piena flessibilità nel settore dei servizi e a lasciare a ciascun paese la libertà di includere o escludere qualsiasi settore dei servizi dall'elenco dei servizi da liberalizzare;

49. invita la Commissione a porre in atto una politica commerciale per i servizi che sostenga il movimento delle persone nei PVS e contribuisca a rendere disponibili quei tipi di servizi che sono in grado di promuovere lo sviluppo e contribuire alla riduzione della povertà;

50. sottolinea la necessità di lasciare ai PVS più poveri un margine per quanto riguarda il grado di reciprocità nell'apertura dei mercati, onde proteggere i paesi più vulnerabili permettendo loro di decidere da sé il ritmo della liberalizzazione;

51. sottolinea che vi è bisogno della disponibilità di medicinali a prezzi accessibili per i PVS, pur tenendo conto, nel contempo, delle preoccupazioni dei produttori;

52. mette in evidenza che la povertà è un fenomeno in gran parte femminile ("femminilizzazione della povertà") e sottolinea l'esigenza di rivedere l'impatto di genere delle politiche commerciali al fine di definire politiche che mettano fine e ribaltino gli effetti emarginanti, come la concentrazione della proprietà fondiaria nelle mani degli uomini, la migrazione maschile verso le aree urbane e l'aumento della povertà rurale, la distruzione dei mercati locali, la concentrazione di posti di lavoro femminili mal pagati e scarsamente qualificati nelle zone di trasformazione per l'esportazione, ecc., introducendo incentivi e misure di discriminazione positiva destinati ai governi e alle imprese di proprietà europea;

53. chiede che si proceda ad un'analisi sistematica della dimensione di genere nell'espansione del commercio, che esamini le varie tendenze e tenga conto della complessità delle problematiche e dei fattori in causa, quali l'accesso delle donne alle risorse economiche e tecniche, la loro partecipazione al mercato del lavoro, le percentuali e i modelli di discriminazione e di segregazione sul mercato del lavoro, l'accesso delle donne all'istruzione e il loro livello d'istruzione nonché il loro accesso alle cure sanitarie e alle risorse socioculturali;

54. constata che le donne traggono minor vantaggio, in proporzione, dalle opportunità offerte dalla liberalizzazione del commercio e dalla globalizzazione, mentre ne subiscono piuttosto le conseguenze negative, e chiede pertanto che l'UE nei suoi programmi di assistenza nell'ambito del commercio dedichi un'attenzione specifica all'ampliamento delle opportunità per le donne di partecipare al commercio, particolarmente al commercio internazionale;

55. constata che, nei negoziati commerciali bilaterali e multilaterali che la Commissione conduce a nome degli Stati membri, essa analizza ben poco o non analizza affatto l'impatto in termini di dimensione di genere dei futuri accordi commerciali; invita la Commissione a procedere sistematicamente ad un'analisi di tale dimensione di genere per quanto concerne l'impatto delle proposte europee nei negoziati commerciali ai livelli macro e microeconomico;

56. chiede alle istituzioni economiche internazionali e alla Commissione di preparare misure e programmi intesi a promuovere il ruolo delle donne nella vita economica dei PVS, specialmente mediante l'incoraggiamento dello spirito imprenditoriale attraverso l'istruzione e la concessione di un'assistenza finanziaria, compresi i microcrediti;

57. ritiene che lo sviluppo sociale sia una pietra angolare della politica commerciale e invita le pertinenti organizzazioni internazionali e i governi ad eliminare ogni forma di discriminazione, incluse le disuguaglianze e le barriere di genere e le discriminazioni salariali, a riconoscere il diritto al congedo di maternità retribuito e ad introdurre un salario minimo; invita ad includere nel processo di consultazione le organizzazioni che rappresentano le lavoratrici;

58. fa appello alla responsabilità sociale degli attori del commercio internazionale e chiede alle istituzioni competenti di adottare misure specifiche per garantire alle persone che si trovano in ambienti svantaggiati un accesso equo ai sistemi sanitari, a un alloggio decente, all'acqua, alla giustizia, all'istruzione, alla formazione, all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, allo sport e alla cultura, per evitare che tali persone abbandonino la scuola prematuramente e per consentire il passaggio senza ostacoli dalla scuola al mercato del lavoro;

59. ritiene che gli accordi commerciali debbano rispettare gli accordi internazionali vigenti in materia di diritti umani e di diritti delle donne, la sostenibilità ecologica e il diritto allo sviluppo nonché l'eradicazione della povertà;

60. ricorda che un sistema commerciale internazionale al servizio dello sviluppo e della riduzione della povertà costituisce altresì al progresso sociale e al lavoro decente; che le regole commerciali non devono ledere le norme sociali stabilite dall'OIL; che la lotta contro tutte le forme di sfruttamento sul lavoro (in particolare, divieto del lavoro forzato e del lavoro infantile), come pure il rispetto delle libertà sindacali sono essenziali all'organizzazione di un sistema di scambi equo nell'interesse di tutti; ribadisce la necessità di esaminare l'interazione tra il commercio e le questioni sociali;

61. invita la Commissione ad introdurre la presa in considerazione di criteri non commerciali nei futuri negoziati su qualsiasi apertura ulteriore dei mercati, affinché la crescita degli scambi non avvenga a danno delle condizioni lavorative delle popolazioni locali; invita, al contempo, i membri dell'OIL ad accordarsi su regole comuni per i PVS, la cui natura e il cui calendario d'applicazione specifici dovranno essere definiti in concertazione con questi ultimi;

62. insiste sulla necessità che l'OMC rispetti le decisioni dell'OIL in questo campo; suggerisce che, in tale quadro, quando l'OIL decide sanzioni gli Stati abbiano la possibilità di ricorrere a strumenti commerciali quali l'applicazione delle clausole di salvaguardia, la rivalutazione temporanea delle tariffe doganali o, ancora, l'adozione di misure antidumping;

63. sottolinea che la riduzione della povertà e la promozione dello sviluppo sostenibile devono essere tra gli assi portanti dei negoziati per gli APE;

64. sottolinea l'importanza di mantenere e rafforzare i quadri commerciali multilaterali; ricorda che nell'ambito dell'OMC, inteso come sede per l'elaborazione di un sistema del commercio internazionale equo e regolamentato, occorre porre un accento particolare sul potenziamento delle capacità negoziali dei PVS onde permettere loro di rappresentare meglio i loro interessi commerciali e integrarli nell'economia globale;

65. sottolinea l'esigenza di un'urgente e ampia riforma dell'OMC che permetta di conseguire maggiore responsabilità democratica, trasparenza e maggiore credibilità, in modo da integrare più efficacemente tale organizzazione nel quadro generale della governance mondiale; chiede maggiore coordinamento e coerenza tra le varie istituzioni internazionali attive nel campo del commercio, dello sviluppo e del suo finanziamento, compresi gli organismi delle Nazioni Unite che si occupano di sviluppo umano, salute, lavoro e ambiente, al fine di realizzare gli OSM e consolidare gli sforzi volti ad eliminare la povertà e ad offrire opportunità a tutti;

66. chiede che il Parlamento europeo, rappresentante legittimo dei cittadini dell'Unione europea, sia associato agli accordi relativi al commercio internazionale;

67. sottolinea che la lotta contro la povertà è strettamente legata alla protezione dei diritti umani, all'instaurazione di istituzioni democratiche e alla governance democratica;

68. plaude alla dichiarazione fatta a New York il 14 settembre 2005 in occasione del Vertice delle Nazioni Unite sulla realizzazione degli OSM, in cui si propone di riflettere sull'introduzione di contributi internazionali di solidarietà per la lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria, il che permetterebbe alla comunità internazionale di rispettare i suoi impegni nei confronti dei paesi più poveri, ma anche di contribuire all'equa ridistribuzione delle nuove ricchezze derivanti dalla mondializzazione;

69. ritiene che non soltanto il commercio, ma soprattutto lo sviluppo economico e gli investimenti nelle piccole e medie imprese che forniscono beni e servizi, possano avere un impatto sul futuro incremento della ricchezza; sollecita in particolare la Banca europea per gli investimenti a sviluppare ulteriormente programmi per questi gruppi di destinatari;

70. sottolinea l'importanza di coadiuvare i PMS nell'eliminazione degli intralci burocratici al fine di stimolare l'iniziativa interna e di trovare mercati all'estero, in particolare mediante la partecipazione delle comunità locali, dei parlamenti e della società civile dei PVS ai processi democratici;

71. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

[1] GU C 112 E del 9.5.2002, pag. 326.

[2] GU C 177 E del 25.7.2002, pag. 290.

[3] GU C 272 E del 13.11.2003, pag. 277.

[4] GU C 39 E del 13.2.2004, pag. 79.

[5] GU C 43 E del 19.2.2004, pag. 248.

[6] GU C 67 E del 17.3.2004, pag. 255.

[7] GU C 74 E del 24.3.2004, pag. 861.

[8] GU C 76 E del 25.3.2004, pag. 435.

[9] GU C 77 E del 26.3.2004, pag. 393.

[10] GU C 304 E dell'1.12.2005, pag. 277.

[11] GU C 92 E del 20.4.2006, pag. 397.

[12] Testi approvati, P6_TA(2005)0289.

[13] Testi approvati, P6_TA(2005)0461.

[14] GU C 320 E del 15.12.2005, pag. 145.

[15] Testi approvati, P6_TA(2005)0454.

[16] GU L 169 del 30.6.2005, pag. 1.

--------------------------------------------------

Top