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Document 52005DC0352

Comunicazione della Commissione al Consiglio relativa al meccanismo di monitoraggio e di valutazione dei paesi terzi nel settore della lotta all’immigrazione clandestina

/* COM/2005/0352 def. */

52005DC0352

Comunicazione della Commissione al Consiglio relativa al meccanismo di monitoraggio e di valutazione dei paesi terzi nel settore della lotta all’immigrazione clandestina /* COM/2005/0352 def. */


[pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE |

Bruxelles, 28.7.2005

COM(2005) 352 definitivo

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO

relativa al meccanismo di monitoraggio e di valutazione dei paesi terzi nel settore della lotta all’immigrazione clandestina

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO

relativa al meccanismo di monitoraggio e di valutazione dei paesi terzi nel settore della lotta all’immigrazione clandestina

RELAZIONE DI MONITORAGGIO E VALUTAZIONE (RELAZIONE PILOTA 2004)

Introduzione

Secondo il Consiglio europeo il dialogo e le azioni dell’UE in cooperazione con i paesi terzi nel campo dell’immigrazione vanno inseriti in un quadro globale organico ed equilibrato. Nel luglio 2003 il Consiglio ha inoltre sottolineato che è importante sviluppare un meccanismo di valutazione per monitorare le relazioni con i paesi terzi. Secondo le conclusioni del Consiglio adottate nel dicembre 2003, l’obiettivo di detto meccanismo è monitorare la situazione migratoria nei paesi terzi interessati e la loro capacità amministrativa e istituzionale a gestire l’asilo e la migrazione, nonché le azioni svolte per lottare contro l’immigrazione clandestina. La Commissione è stata inoltre invitata a presentare una relazione annuale su specifici paesi terzi. La presente relazione, che è la prima relazione sul meccanismo di monitoraggio e di valutazione della cooperazione con i paesi terzi contro l’immigrazione clandestina, riguarda un numero limitato di paesi[1]: Albania, Cina, Libia, Marocco, Russia, Serbia e Montenegro, Tunisia e Ucraina .

La relazione contiene una breve sintesi dell’analisi svolta dalla Commissione sulle attuali relazioni con ciascun paese nel campo dell’immigrazione e, come richiesto dal Consiglio, offre alcune raccomandazioni politiche che delineano le possibili modalità con cui l’Unione europea e i suoi Stati membri potrebbero aiutare i singoli paesi a gestire i flussi migratori. Poiché si tratta della prima relazione del genere, vi sono state inserite anche raccomandazioni tecniche per migliorare il meccanismo. L’allegato presenta un’analisi più approfondita della cooperazione dell’Unione europea con i paesi interessati e fornisce informazioni pratiche più dettagliate su ogni paese, con particolare attenzione ai principali settori di interesse indicati dal Consiglio. Le informazioni presentate nella relazione e negli allegati sono state raccolte dai servizi della Commissione e dalle delegazioni nei paesi terzi interessati. La relazione contiene informazioni fornite dagli Stati membri e/o raccolte direttamente nei paesi terzi, talvolta con l’assistenza degli Stati membri, delle organizzazioni internazionali e dei rappresentanti nella regione e comprende dati raccolti grazie a contatti diretti con le autorità dei paesi terzi. La relazione tratta i principali sviluppi fino al 20 dicembre 2004.

Attualmente il livello di cooperazione con la Comunità varia sensibilmente da un paese all’altro e va dalla totale assenza di relazioni con la Comunità ad una cooperazione molto stretta e a un monitoraggio sistematico delle problematiche relative all’immigrazione. Di conseguenza variano molti non solo i dati disponibili, ma anche le conclusioni e le possibilità di accrescere la cooperazione. Si auspica che la presente relazione sia utile al Consiglio per conoscere il livello di cooperazione con ciascun paese nel campo della lotta contro l’immigrazione clandestina, come stabilito nelle conclusioni di Siviglia del 2002.

ALBANIA

Sintesi

Per quanto riguarda le questioni legate all’immigrazione l’Unione europea interagisce con l’Albania a vari livelli, utilizzati di volta in volta a seconda delle necessità[2]. Il futuro accordo di stabilizzazione e di associazione stabilisce che le questioni legate all’immigrazione verranno trattate nell’ambito di uno dei sottocomitati. Le questioni relative a libertà, sicurezza e giustizia vengono anch’esse dibattute secondo le circostanze nell’ambito dell’ attuazione dei programmi UE di assistenza all’Albania.[3] L’Albania ha compiuto progressi nel controllo dell’immigrazione clandestina e del traffico illegale attraverso il Mare Adriatico e lo Ionio, ma è necessario intensificare e mantenere l’impegno in tal senso. Il quadro normativo necessario in materia di immigrazione e asilo è stato adottato, ma manca ancora una parte delle disposizioni necessarie per la sua attuazione. Il progresso dell’Albania è ostacolato dalla ridotta capacità amministrativa e finanziaria del paese, che ostacola l’attuazione della legislazione vigente. L’esito favorevole dei negoziati dell’accordo in materia di riammissione a livello comunitario (destinato ad entrare in vigore nel 2005) costituisce uno sviluppo positivo nella politica migratoria dell’Albania, poiché indica una volontà di assumersi delle responsabilità sul piano internazionale.

Raccomandazioni

L’Albania ha cooperato positivamente con la Commissione in materia di immigrazione e va incoraggiata ad adottare le misure necessarie per garantire l’attuazione e la verifica dell’applicazione effettiva della normativa vigente nel campo della migrazione e dell’asilo e dei settori connessi (ad esempio, la normativa penale contro il crimine organizzato e la tratta degli esseri umani).

Occorre incoraggiare l’Albania e, ove necessario, appoggiarla in sede diplomatica perché concluda accordi di riammissione non solo con i paesi vicini della regione ma anche con i paesi di origine dei migranti che transitano per l’Albania.

Infine, nel contesto più ampio dell’inserimento delle questioni migratorie nelle politiche a favore dello sviluppo, è importante completare l’opera che sta svolgendo la Comunità, nell’intento di facilitare il trasferimento delle rimesse, che attualmente rivestono un’importanza fondamentale per la stabilità macroeconomica dell’Albania. A tal fine bisognerebbe sviluppare ulteriormente il settore finanziario albanese e migliorare la cooperazione con gli organismi bancari internazionali, non solo per agevolare il trasferimento delle rimesse ma anche per ridurre progressivamente il volume di contanti in circolazione nel paese e di conseguenza anche la possibilità di riciclaggio di denaro sporco e di evasione fiscale.

CINA

Sintesi

Uno scambio di lettere del 1994 aveva confermato il vasto dialogo politico tra l’UE e la Cina, sviluppatosi sulla base della cooperazione commerciale ed economica degli anni Ottanta. Tuttavia, il dialogo specifico con la Cina nel campo dell’immigrazione è nato dopo la tragedia di Dover del giugno 2000, in cui hanno perso la vita 58 cinesi che tentavano di immigrare clandestinamente nel paese, e da allora tra l’UE e la Cina si sono svolte cinque sessioni di consultazione ad alto livello sulla lotta contro la migrazione clandestina e la tratta di esseri umani.

Nel 2002 nel bilancio comunitario sono stati stanziati 10 milioni di euro a favore di un progetto di cooperazione con la Cina per la lotta contro la migrazione clandestina, ma purtroppo è risultato impossibile sviluppare tale progetto in collaborazione con le autorità cinesi. Tuttavia le consultazioni ad alto livello hanno certamente facilitato un dialogo costruttivo su temi di interesse comune.[4] Nel febbraio 2004 la Cina e la Comunità europea hanno firmato un accordo SDA (Status di destinazione autorizzata), che consente a gruppi di turisti cinesi di visitare i paesi dell’Unione europea e contiene l’obbligo per l’amministrazione cinese di riammettere i turisti che rimangono oltre il periodo di validità del visto. Recentemente si sono svolti colloqui esplorativi per arrivare alla conclusione di un accordo di riammissione tra l’UE e la Cina. In tale contesto e sulla base di un interesse espresso da entrambe le parti, l’UE ha accettato di discutere le questioni relative alla semplificazione delle formalità di concessione dei visti ad alcune categorie di personale cinese. Il vertice del dicembre 2004 si è concluso con una dichiarazione comune in cui si esprimeva la speranza di avviare negoziati in materia, non appena tecnicamente e giuridicamente possibile.

Raccomandazioni

Tra l’UE e la Cina si sta sviluppando un dialogo apprezzabile sulla gestione della migrazione. Si deve inoltre riconoscere l’importanza che ha per la Cina la migrazione legale, visto il gran numero di professionisti e di studenti che sono attratti dall’idea di studiare e lavorare nell’UE. L’UE potrebbe proporre un dibattito autentico sui flussi nei due sensi, ampliando la portata delle consultazioni ad alto livello.

Dato il costo elevato in termini di vite umane che accompagna spesso la migrazione clandestina, bisognerebbe ottenere un impegno permanente da parte cinese a ridurre l’immigrazione clandestina proveniente dalla Cina. A tal fine si potrebbe promuovere la cooperazione e lo scambio di conoscenze tra le amministrazioni della Cina e degli Stati membri, anche grazie alle opportunità offerte dal programma Aeneas. La Commissione si avvarrà dei risultati del vertice tra UE e Cina per cercare in particolare di avviare negoziati su un futuro accordo bilaterale di riammissione tra la Comunità europea e la Cina e discussioni parallele con questo paese per la semplificazione delle formalità di concessione dei visti ad alcune categorie di personale.

LIBIA

Sintesi

L’Unione europea non ha relazioni ufficiali con la Libia, che non partecipa al processo di Barcellona. Di conseguenza, tra l’UE e la Libia attualmente non ci sono possibilità di avviare un dialogo formale sulla gestione della migrazione. Tuttavia, come ha sottolineato il Consiglio Affari generali dell’11 ottobre 2004, la Libia ha compiuto progressi significativi verso la reintegrazione nella comunità internazionale.

Dopo una missione esplorativa nel maggio 2003, tra il 27 novembre e il 6 dicembre 2004 si è svolta in Libia una missione tecnica sull’immigrazione clandestina diretta dalla Commissione e con la partecipazione di esperti degli Stati membri. È incontestabile che la pressione migratoria sulla Libia è destinata ad aumentare. La Libia è uno degli obiettivi prioritari per un intervento della Commissione ed un’azione di sostegno nell’ambito del programma Aeneas per il periodo 2004-2006, ma sarà il Consiglio, in base ai risultati della missione tecnica, a decidere se questo paese debba beneficiare del sostegno comunitario nella lotta all’immigrazione clandestina e in quale forma, direttamente o tramite politiche regionali. La relazione della missione in Libia è stata presentata al COREPER nell’aprile 2005 e sarà discussa al Consiglio di giugno.

Raccomandazioni

La Commissione raccomanda di incoraggiare la Libia a rispondere positivamente alla politica di impegno dell’UE e ribadisce che l’obiettivo finale della cooperazione con la Libia è comunque la piena integrazione del paese nel processo di Barcellona. Il dialogo e la cooperazione con la Libia in settori come il rafforzamento delle istituzioni, le attività di formazione e la creazione di un sistema di gestione dell’asilo richiedono un impegno di lungo periodo da parte dell’Unione europea e degli Stati membri. La Commissione sottolinea che per reperire soluzioni durature è necessario tener conto della dimensione regionale delle sfide legate alla migrazione a cui si trovano a far fronte la Libia ed altri paesi africani. La Commissione studierà le possibilità esistenti per rafforzare il dialogo sulla problematica della migrazione con le organizzazioni regionali africane.

MAROCCO

Sintesi

Dopo l’entrata in vigore dell’accordo di associazione tra l’UE e il Marocco, il 1° marzo 2000, la relazione di fiducia tra l’UE e il Marocco si è andata rafforzando notevolmente. La creazione del gruppo di lavoro Migrazione e affari sociali rappresenta un progresso significativo, come pure l’approvazione del piano d’azione sulla politica europea di prossimità[5]. Il Marocco sta inoltre cooperando con la vicina Spagna per frenare il flusso della migrazione clandestina via mare e risolvere i problemi umanitari connessi. Il Marocco ha inoltre compiuto degli sforzi per avviare la cooperazione con i paesi terzi, in particolare con la Nigeria.

Malgrado numerosi tentativi la Comunità europea non è ancora riuscita ad accordarsi con il Marocco sul testo di un accordo di riammissione. I punti da risolvere sono per la maggior parte di modesta importanza, ma alcuni restano problematici, come la riammissione dei non cittadini e la forma delle prove da presentare.

Nel contesto della linea di bilancio MEDA è stata avviata una cooperazione concreta su progetti destinati a sviluppare la capacità del Marocco di gestire i flussi migratori. Il Marocco figura tra gli obiettivi di intervento del programma Aeneas per il 2004-2006, come parte della regione del Magreb.[6]

Raccomandazioni

Il Marocco dimostra un atteggiamento costruttivo nel dialogo con l’Unione europea. Vanno sottolineati i notevoli progressi compiuti nella gestione della migrazione e l’atteggiamento aperto verso la cooperazione regionale.

Al tempo stesso, tuttavia, è necessario insistere sull’importanza di compiere ulteriori sforzi per frenare il flusso di immigrati clandestini attraverso il Mediterraneo, con il grave bilancio umanitario ad esso legato. A tal fine sarebbe opportuno che il Marocco cooperasse strettamente con l’Unione europea per attuare il piano d’azione previsto nell’ambito della politica europea di prossimità e per arrivare in un futuro prossimo a concludere e ad adottare un accordo di riammissione con l’Unione europea.

Va incoraggiato lo sviluppo di un dialogo non solo tra il Marocco e i paesi vicini della regione, ma anche con i paesi vicini più a sud, che sono paesi di origine della migrazione, per trovare strategie regionali che consentano di gestire meglio il flusso migratorio.

RUSSIA

Sintesi

Le relazioni tra l’UE e la Russia si basano in particolare sull’accordo di partenariato e di cooperazione (APC) entrato in vigore il 1° dicembre 1997[7]. Sul piano politico i temi di libertà, sicurezza e giustizia vengono trattati regolarmente negli incontri semestrali UE-Russia. A livello pratico, l’UE ha sviluppato strumenti specifici per rafforzare la cooperazione nel settore della libertà, della sicurezza e della giustizia, come il piano d’azione comune sul crimine organizzato del 2000 e il suo strumento di attuazione, la rete UE di funzionari di collegamento.

In questi ultimi anni la Russia è diventata un paese di origine, transito e destinazione della migrazione. Nonostante siano state prese misure per rafforzare il controllo della frontiera russa con il Caucaso, la Russia ha dichiarato che la mancanza di risorse ha impedito progressi significativi lungo le frontiere meridionali ed orientali. Nell’ambito del programma TACIS, dall’avvio del programma a favore della Russia nel 1991[8] sono stati erogati oltre 2,6 miliardi di EUR e nel programma indicativo nazionale per il 2004-2006 è stato stanziato l’importo indicativo di 20 milioni di EUR per rafforzare il sistema di asilo russo, migliorare il coordinamento tra le autorità del servizio immigrazione e preparare la strada a un accordo di riammissione CE-Russia. La Russia è inoltre uno dei paesi considerati prioritari per l’intervento e l’assistenza nell’ambito del programma Aeneas.

Raccomandazioni

Lo spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia tra l’Unione europea e la Russia nell’ambito dell’APC costituirà il quadro principale per lo sviluppo e l’espansione della cooperazione globale dell’UE con la Russia nel settore della libertà, della sicurezza e della giustizia. La cooperazione con la Russia in materia di politica migratoria rappresenta un argomento di interesse comune e di importanza crescente. È indispensabile che l’UE inviti la Russia a impegnarsi in un dialogo globale nell’ambito del Consiglio permanente di cooperazione su tutti i temi legati all’immigrazione, in particolare l’asilo, la lotta contro la migrazione clandestina e la tratta degli esseri umani.

Sono apprezzabili i progressi nei negoziati in corso con la Russia in materia di riammissione e di semplificazione delle formalità di concessione dei visti e la Russia dovrebbe essere invitata a concludere contemporaneamente questi due accordi nel 2005. Occorre inoltre promuovere la conclusione di accordi di riammissione tra la Russia e i paesi di origine vicini. Al vertice di San Pietroburgo, l’UE e la Russia hanno deciso di esaminare, in una prospettiva a lungo termine, le condizioni per l’esenzione dai visti. Infine è necessario incoraggiare la Russia a portare a termine gli accordi di demarcazione dei confini con l’Estonia e la Lettonia e a continuare i negoziati con la Lituania.

L’ UE e la Russia devono cercare di arrivare a conciliare le esigenze della tutela della sicurezza con quelle della libertà e della giustizia. L’equilibrio raggiunto al riguardo deve garantire le condizioni indispensabili per una reale integrazione degli immigrati legali, in particolare mediante lo sviluppo di politiche coerenti sulla migrazione controllata dei lavoratori.

SERBIA E MONTENEGRO

Sintesi

A causa della lunga e complessa riforma istituzionale che il paese ha subito nel 2002 e nel 2003, la Serbia e Montenegro[9] deve tuttora affrontare alcune sfide specifiche legate all’effettiva suddivisione dei poteri tra l’Unione degli Stati e le due repubbliche che la costituiscono. Le autorità di Serbia e Montenegro hanno compiuto alcuni progressi nel campo dell’immigrazione e dell’asilo ma sono necessari ulteriori sforzi. Gli accordi di riammissione del paese con gli Stati membri e con i paesi vicini della regione sono già in fase di attuazione, ma la mancanza di risorse rende difficile il reinserimento di chi rientra nel paese.

Nell’ambito del programma CARDS[10] sono già stati avviati dei progetti pratici di cooperazione con la Serbia e Montenegro, sia a livello nazionale che regionale. L’elaborazione di politiche nazionali basate su un approccio uniforme all’immigrazione (da parte delle due autorità statali) è stato indicato dalla Commissione (in particolare nel programma Aeneas) come una priorità fondamentale per la Serbia e Montenegro. La Commissione ha inoltre suggerito di sviluppare strategie nazionali e regionali per impedire la tratta di esseri umani e per informare i potenziali migranti dei pericoli dell’immigrazione clandestina e delle alternative possibili.

Raccomandazioni

La Commissione osserva che le autorità della Serbia e Montenegro dimostrano un atteggiamento positivo nei confronti della collaborazione con la Comunità europea e con le istituzioni comunitarie. Tuttavia è opportuno spingere la Serbia e Montenegro a migliorare la cooperazione tra l’Unione degli Stati e le due repubbliche, in maniera che venga attuato efficacemente il partenariato europeo grazie al piano d’azione in materia. A tale scopo occorre incoraggiare la Serbia e Montenegro a creare dei meccanismi che consentano di verificare se le politiche elaborate dall’Unione degli Stati siano attuate in maniera coerente dalle due repubbliche.

Inoltre il Consiglio potrebbe promuovere o facilitare il dialogo tra Belgrado e Pristina, per regolare in modo più efficace il problema dei rientri in Kosovo, come previsto dal piano di partenariato europeo, e per contenere il transito di migranti clandestini attraverso il territorio.

TUNISIA

Sintesi

L’accordo di associazione firmato nel 1995 e in vigore dal 1° marzo 1998 regola le relazioni bilaterali tra l’UE e la Tunisia e contiene disposizioni in materia di cooperazione sui temi della migrazione. L’inserimento delle questioni connesse alla libertà, alla sicurezza e alla giustizia nell’attività di cooperazione con la Tunisia è stato graduale ma rappresenta un progresso. Per l’UE la Tunisia è uno dei paesi prioritari per quanto riguarda la cooperazione nel settore dell’immigrazione. In tal senso l’istituzione di un gruppo di lavoro nell’ambito dell’accordo di associazione, con un mandato che comprende visti, immigrazione clandestina e migrazione di transito costituisce un progresso notevole confermato dal piano di azione previsto nell’ambito della politica europea di prossimità, che contiene un importante capitolo sulla libertà, la sicurezza e la giustizia. Durante le consultazioni relative alla politica di prossimità, la Tunisia ha espresso un interesse particolare per l’avvio di un dialogo sulla semplificazione delle formalità di concessione dei visti. Nel settore della migrazione meritano attenzione due aspetti molto rilevanti dal punto di vista pratico. Il primo è la dimensione della migrazione clandestina (principalmente migrazione di transito dalla regione subsahariana e da altri paesi del Magreb) e il secondo è l’assenza di un sistema di asilo funzionante. La Tunisia infatti attualmente non dispone di un sistema nazionale funzionante per l’esame delle domande di asilo e dipende dall’UNHCR.

Raccomandazioni

Da molto tempo la Tunisia dimostra un atteggiamento costruttivo nel dialogo con la Comunità europea e la cooperazione esistente è stata recentemente estesa al settore della libertà, della sicurezza e della giustizia, e in particolare alla gestione della migrazione. Va accolta con favore la recente adozione del piano d’azione promosso nell’ambito della politica europea di prossimità. Tuttavia, è opportuno che la Tunisia e l’Unione europea rafforzino il dialogo sulla migrazione e sugli affari sociali ed esaminino la questione dell’asilo e della semplificazione delle formalità di concessione dei visti per cercare di compiere ulteriori progressi al riguardo.

Poiché il flusso di migranti attraverso la Tunisia costituisce un fenomeno regionale, occorre sostenere gli sforzi compiuti da questo paese per elaborare delle strategie regionali per la gestione della migrazione. Si tratterebbe di attuare una cooperazione regionale nel settore del controllo delle frontiere, promuovere il dialogo e la cooperazione tra la Tunisia, paese di transito, e i paesi di origine, collaborare con il governo tunisino perché siano mantenuti i legami tra la diaspora e le comunità nazionali e facilitare il reinserimento di chi rientra nel paese.

UCRAINA

Sintesi

La base giuridica delle relazioni tra l’Unione europea e l’Ucraina è costituita dall’accordo di partenariato e di cooperazione in vigore dal 1998. Nel dicembre 2001 con l’Ucraina è stato firmato uno specifico piano d’azione comunitario relativo al settore della giustizia e degli affari interni, la cui attuazione è monitorata tramite un quadro di valutazione dettagliato. In materia di libertà, sicurezza e giustizia la cooperazione tra UE e Ucraina si è intensificata negli ultimi anni, in particolare dopo la firma del piano d’azione nel settore della giustizia e degli affari interni tra l’UE e l’Ucraina. Malgrado l’Ucraina abbia compiuto grandi progressi su alcune questioni relative all’asilo e alla migrazione, alla gestione delle frontiere e alla tratta di esseri umani, rimane ancora molto da fare. Nel 2004 con l’Ucraina si sono svolte consultazioni in merito a un piano d’azione da adottare nell’ambito della politica europea di prossimità che è stato adottato durante una speciale riunione del Consiglio Cooperazione nel febbraio 2005.

L’Ucraina ha largamente beneficiato dell’assistenza TACIS, che ha contribuito, tra le altre cose, al rafforzamento dei sistemi di gestione delle frontiere, dell’asilo e della migrazione. Fino ad oggi sono stati spesi circa 34 milioni di EUR per progetti in materia, e sono in corso di elaborazione altri progetti per un valore di 20,5 milioni di EUR. Il programma Aeneas completerà tali sforzi. Le misure di sostegno contribuiranno all’attuazione dell’accordo di riammissione tra l’UE e l’Ucraina, quando questo sarà firmato ed adottato. L’Ucraina partecipa attivamente alle iniziative regionali, quali il processo di Söderköping e il processo di Budapest.

Raccomandazioni

La cooperazione con l’Ucraina in materia di politica dell’immigrazione rappresenta una questione di interesse comune e di importanza crescente. Un approccio cooperativo può produrre risultati tangibili. La Commissione gode di un buon rapporto di cooperazione con l’Ucraina in materia di libertà, sicurezza e giustizia. Va accolta con favore l’adozione del piano d’azione promosso nell’ambito della politica europea di prossimità tra l’UE e l’Ucraina. Il piano d’azione offre il quadro principale di riferimento per l’elaborazione e l’espansione di una cooperazione generale su una vasta serie di questioni nel settore della libertà, della sicurezza e della giustizia.

La Commissione e l’Ucraina intendono impegnarsi, nel contesto del piano d’azione adottato nell’ambito della politica europea di prossimità, per avviare un dialogo costruttivo per la semplificazione delle formalità di concessione dei visti, nella prospettiva di preparare dei negoziati per un accordo formale in materia e tenuto conto della necessità di far progredire in parallelo i negoziati in corso su un accordo di riammissione tra l’UE e l’Ucraina. La rapida conclusione di un accordo di riammissione con l’Ucraina resta una grande priorità. Occorre incoraggiare il nuovo governo ucraino a mantenere l’attuale dialogo globale con l’UE su tutte le questioni legate alla migrazione, e in particolare sulla lotta all’immigrazione clandestina, sull’asilo e sulla tratta di esseri umani.

RACCOMANDAZIONI GENERALI

Raccomandazioni politiche

Punti forti e punti deboli di questa prima relazione

La presente relazione mira a offrire al Consiglio le informazioni necessarie per valutare gli attuali livelli di cooperazione di ciascun paese nella lotta alla migrazione clandestina. Essa è destinata in particolare a fornire dei criteri di riferimento rispetto ai quali sarà facile misurare in futuro i progressi compiuti da un determinato paese nel settore della cooperazione. Tuttavia emergono già alcuni orientamenti utili per il futuro delle relazioni comunitarie con i paesi in questione.

Mancano informazioni affidabili e complete sulla gestione della migrazione e sui flussi migratori. Inoltre, il Consiglio sicuramente non ignora che molti paesi terzi considerano impossibile scindere la discussione sull’immigrazione clandestina da problematiche più vaste relative alla gestione della migrazione come la semplificazione delle formalità di concessione dei visti o l’eliminazione dei visti, i canali legali della migrazione, la fornitura di finanziamenti e di attrezzature per il controllo delle frontiere (o legami più stretti con l’UE in generale).

La prossima relazione: altri paesi supplementari?

La Commissione è stata invitata[11] a prendere in considerazione la possibilità di inserire nella relazione i paesi per i quali è stato concesso un mandato per concludere un accordo di riammissione. Nella prossima relazione verrebbero quindi inseriti Algeria, Hong Kong, Macao, il Pakistan e lo Sri Lanka . La Commissione è favorevole all’inserimento dell’Algeria e del Pakistan, poiché per i negoziati di riammissione potrebbe essere utile disporre di informazioni più dettagliate sulle difficoltà a cui devono far fronte tali paesi nel campo della migrazione e sulla loro capacità di cooperare con l’Unione europea. La Commissione suggerisce che nella prossima relazione annuale venga riesaminato l’inserimento di Hong Kong e Macao, poiché ciò consentirà ai comitati misti di riammissione (costituiti nel settembre 2004 sia a Macao che a Hong Kong e riunitisi nella primavera 2005) di compiere ulteriori progressi. L’inserimento dello Sri Lanka va riesaminato a tempo debito, quando diminuiranno i problemi immediati che gravano su questo paese in seguito alla catastrofe umanitaria provocata dallo tsunami.

Occorre inoltre valutare la possibilità di inserire nella relazione un maggior numero di paesi che aderiscono alla politica europea di prossimità .

Raccomandazioni tecniche

Migliorare le informazioni statistiche

Una delle difficoltà principali incontrate nel fornire un’immagine accurata della situazione migratoria di ciascun paese è rappresentata dalla mancanza di informazioni e di statistiche accurate e comparabili sulla migrazione. Ciò è dovuto innanzitutto al fatto che i paesi in questione non raccolgono sistematicamente nemmeno i dati fondamentali in materia o se li raccolgono ricorrono a metodologie molto diverse da quelle impiegate nell’Unione europea. Per tutti i paesi esiste la necessità urgente di migliorare la raccolta e la capacità di trattamento dei dati e di creare metodi e strutture adeguati per confrontare e scambiare tali informazioni, e la Commissione continuerà ad impegnarsi per elaborare basi statistiche adeguate.

Un uso migliore dei meccanismi esistenti di relazione

Occorre chiarire il rapporto tra la presente relazione ed altre relazioni (come ad esempio le relazioni periodiche sulla politica europea di prossimità[12], le relazioni dei comitati degli accordi di associazione o la relazione prevista dal programma dell’Aia sullo stato di avanzamento e sui risultati conseguiti in materia di asilo e di migrazione nell’ambito della politica europea di prossimità (2005)) ed evitare possibili doppioni . In futuro la Commissione intende inoltre consultare ove opportuno le reti dei funzionari di collegamento nel settore dell’immigrazione e utilizzare le loro relazioni periodiche sulle questioni legate all’immigrazione clandestina nei paesi terzi.

Mantenere la flessibilità del meccanismo di relazione

La Commissione è favorevole alla presentazione di una relazione annuale di monitoraggio sulla cooperazione con i paesi terzi in materia di immigrazione clandestina e suggerisce che ogni relazione contempli non più di dieci paesi. La Commissione ritiene inoltre che la relazione vada presentata ad intervalli regolari, in modo che sia possibile monitorare i progressi di un dato paese. La Commissione tuttavia raccomanda che le relazioni su ogni singolo paese abbiano periodicità al massimo biennale, così da lasciare al paese tempo sufficiente per modificare la normativa nazionale se necessario o per rafforzare le proprie capacità amministrative o operative. Ogni relazione annuale potrebbe quindi riguardare un gruppo diverso di paesi.

[1] Tali paesi sono stati dichiarati priorità geografiche nelle conclusioni del Consiglio del novembre 2002 e del marzo 2003. La Turchia non è stata inserita nella presente relazione pilota malgrado la proposta iniziale in tal senso, poiché attualmente è un paese candidato.

[2] Cfr. paragrafo 1.2 dell’allegato

[3] Cfr. paragrafo 1.2 dell’allegato

[4] Cfr. paragrafo 2.3 dell’allegato

[5] Cfr. paragrafi 4.2-4.3 dell’allegato

[6] Cfr. paragrafo 4.4 dell’allegato

[7] Tale accordo ha una durata iniziale di dieci anni ma verrà esteso automaticamente a meno che una delle parti non dichiari volontà contraria.

[8] Cfr. paragrafo 5.4 dell’allegato

[9] A norma della risoluzione 1244 del 1999 del Consiglio di sicurezza ONU il Kosovo è ancora amministrato separatamente dall’amministrazione provvisoria ONU e quindi non può rientrare nella presente relazione.

[10] Cfr. paragrafo 6.4 dell’allegato

[11] Progetto di conclusioni del Consiglio sulle priorità da rispettare per garantire il successo di una politica comune in materia di riammissione-13758/04 del 27 ottobre 2004.

[12] Le relazioni sull’attuazione della prima serie di piani d’azione sulla politica europea di prossimità (che comprendono tutti i settori, ad eccezione dell’asilo e della migrazione) sono previste per la fine del 2006 (a 2 anni dall’adozione).

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