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Document 52003DC0649

    Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo , al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Il futuro del settore tessile e dell'abbigliamento nell'Unione europea allargata

    /* COM/2003/0649 def. */

    52003DC0649

    Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo , al Comitato Economico e Sociale europeo e al Comitato delle Regioni - Il futuro del settore tessile e dell'abbigliamento nell'Unione europea allargata /* COM/2003/0649 def. */


    COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO, AL PARLAMENTO EUROPEO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI - Il futuro del settore tessile e dell'abbigliamento nell'Unione europea allargata

    INDICE

    SINTESI

    1. Introduzione

    2. Sintesi dell'analisi economica del settore tessile e dell'abbigliamento

    3. Le principali sfide e le iniziative politiche in corso

    3.1. Allargamento

    3.1.1. L'impatto dell'allargamento sulle imprese tessili e dell'abbigliamento dell'attuale Unione europea composta da 15 Stati membri

    3.1.2. L'impatto dell'allargamento sulle imprese tessili e dell'abbigliamento dei futuri Stati membri

    3.2. Questioni commerciali

    3.2.1. L'abolizione delle restrizioni quantitative dal 1° gennaio 2005 e il conseguente impatto sull'industria comunitaria e sui paesi più poveri

    3.2.2. Accesso ai mercati dei paesi terzi

    3.2.3. L'impatto dell'Agenda di sviluppo di Doha (Doha Development Agenda - DDA)

    3.2.4. Impatto delle importazioni provenienti dai principali fornitori

    3.3. Questioni di competitività

    3.3.1. Iniziative nel campo della ricerca e sviluppo

    3.3.2. Innovazione

    3.3.3. Tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni

    3.3.4. Formazione professionale

    3.3.5. Occupazione

    3.3.5.1. Pari opportunità

    3.3.5.2. Gestire il cambiamento

    3.3.5.3. Dialogo sociale settoriale a livello europeo

    3.3.6. Ambiente

    3.3.7. Sostanze chimiche

    3.3.8. Salute pubblica e politica dei consumatori

    3.3.9. Responsabilità sociale delle imprese (RSI)

    3.3.10. Diritti di proprietà intellettuale

    3.3.11. Aspetti regionali

    3.3.12. Questioni relative alla politica della concorrenza, agli aiuti di Stato e al mercato interno

    4. Proposte per rafforzare la competitività sostenibile dell'industria tessile e dell'abbigliamento nell'UE

    4.1. Azioni a livello dell'UE

    4.1.1. Politica commerciale

    4.1.1.1. Migliorare le condizioni di accesso ai mercati nei paesi terzi - L'agenda di sviluppo di Doha

    4.1.1.2. Realizzare la zona euromediterranea

    4.1.1.3. Vulnerabilità di taluni produttori di tessili e di abbigliamento

    4.1.1.4. Affrontare i problemi riguardanti la sostenibilità

    4.1.1.5. Protezione dei diritti di proprietà intellettuale

    4.1.1.6. Aumento della concorrenza internazionale e possibili rimedi

    4.1.2. Iniziative nel campo della ricerca e sviluppo

    4.1.3. Politica dell'innovazione

    4.1.4. Politica dell'istruzione e della formazione

    4.1.5. Politica regionale e di coesione

    4.1.6. Cooperazione industriale

    4.1.7. Altre misure - tutela dei consumatori

    4.2. Azioni a livello di Stati membri

    4.3. Azioni a livello delle parti interessate

    5. Conclusioni operative

    Allegato:Esempi di azioni concrete a livello UE per l'industria tessile e dell'abbigliamento

    1. Allargamento

    2. Ricerca e innovazione

    3. Società dell'informazione

    4. Formazione professionale

    5. Ambiente

    6. Sostanze chimiche

    7. Consumatori e salute pubblica

    SINTESI

    Il settore europeo del tessile e dell'abbigliamento, che rappresenta circa il 4% della produzione manifatturiera complessiva dell'UE e il 7% dell'occupazione manifatturiera totale, si trova oggi a dover affrontare una serie di sfide senza precedenti.

    Queste difficoltà sono legate soprattutto agli sviluppi del contesto internazionale, e in particolare: all'eliminazione dei contingenti all'importazione a partire dal 1° gennaio 2005 e alle sfide e opportunità offerte da un nuovo ciclo di negoziati multilaterali; all'evoluzione dei fattori di competitività, sempre più strettamente associati all'innovazione, alla ricerca, alle competenze, alla qualità e alla creatività; ai preparativi per l'adesione sia negli attuali che nei futuri Stati membri; ai processi di permanente ristrutturazione e modernizzazione.

    Per di più questi cambiamenti si verificano in un periodo di accentuato rallentamento dell'attività economica nell'Unione europea e in alcuni dei suoi maggiori mercati di esportazione, il che aggrava una situazione già complessa con i problemi determinati da una domanda stagnante.

    Per la prima volta da quasi quarant'anni, con l'eliminazione dei contingenti all'importazione dal 1° gennaio 2005 in conformità delle norme dell'OMC, il settore tessile e dell'abbigliamento dell'UE sarà assoggettato alle stesse regole commerciali e d'importazione valide per qualsiasi altro settore industriale. Ciò avverrà soltanto pochi mesi dopo la crescita di quasi un terzo della forza lavoro di quest'industria europea in seguito all'allargamento, un aumento che porterà i lavoratori del settore a oltre 2,5 milioni. Il processo iniziato con l'eliminazione definitiva dei contingenti, negoziata al termine dell'Uruguay Round dieci anni fa, e il processo di adeguamento a una situazione in evoluzione sono coincisi con altri mutamenti strutturali dell'industria dovuti alle condizioni del mercato, alla situazione economica complessiva e al cambiamento tecnologico.

    Spetta in primo luogo alle imprese far fronte a queste sfide, poiché il ruolo delle autorità pubbliche consiste, e consisterà, nel creare condizioni quadro favorevoli, grazie alle quali l'industria tessile e dell'abbigliamento, così come altri settori, possa svilupparsi e beneficiare di opportunità per competere ad armi pari, tanto sul mercato interno dell'UE come su quello mondiale.

    Oltre all'importanza dovuta alle sue dimensioni (un fatturato annuo di 200 miliardi di euro e più di 177 000 imprese nell'UE dei 15, la maggior parte delle quali sono PMI), il settore ricopre un ruolo economicamente assai rilevante in talune regioni dell'Unione - e più ancora nei nuovi paesi in via di adesione. L'industria tessile e dell'abbigliamento europea si è affermata come leader mondiale in numerosi segmenti di mercato, dimostrando grandi doti di innovazione che sono il risultato di una tradizione secolare, nonché delle sue caratteristiche di qualità, creatività e capacità nel comparto della moda.

    La presente comunicazione è incentrata sulle modalità migliori per offrire all'industria tessile e dell'abbigliamento europea l'opportunità di essere concorrenziale nel nuovo scenario delineato in precedenza. Per quanto in alcuni casi possa essere giustificato avanzare proposte di natura specificamente settoriale, la Commissione non chiede sovvenzioni da destinare a questo settore né un trattamento privilegiato, e neppure altre forme di protezione che sostituiscano i contingenti all'importazione.

    La presente comunicazione costituisce l'applicazione settoriale delle politiche industriale e commerciale dell'UE all'industria tessile e dell'abbigliamento, tenendo conto delle caratteristiche specifiche del settore. In previsione delle sfide che quest'ultimo dovrà affrontare negli anni a venire, la Commissione ha passato in rassegna le politiche e gli strumenti disponibili per tale industria, allo scopo di identificare misure o linee d'azione che possano migliorarne la posizione concorrenziale. Considerate nel loro insieme, esse si prefiggono di fornire al settore e a quanti vi lavorano un quadro chiaro, prevedibile e coerente che consenta loro una più agevole pianificazione delle strategie e degli investimenti a medio termine.

    Quella dei prodotti tessili e dell'abbigliamento è inoltre un'industria particolarmente importante per i paesi in via di sviluppo. Molti di questi (tra cui alcuni paesi meno sviluppati e i piccoli esportatori di prodotti di abbigliamento), come pure molti dei paesi limitrofi dell'Unione del Sud e dell'Est del Mediterraneo, beneficiano di un accesso preferenziale al mercato dell'UE (inclusa l'assenza di contingenti) e dipendono in larga misura dalle loro esportazioni di prodotti tessili e dell'abbigliamento. Essi possono quindi dimostrarsi particolarmente vulnerabili ai cambiamenti del sistema commerciale internazionale. Dal momento che l'eliminazione dei contingenti, cui potrebbe accompagnarsi un ulteriore processo di liberalizzazione multilaterale, ridurrà notevolmente il trattamento preferenziale di cui essi godono, la presente comunicazione presenta anche una serie di proposte affinché questi paesi siano meglio preparati ad affrontare la concorrenza sul mercato comunitario con i principali paesi esportatori di prodotti tessili e dell'abbigliamento a livello mondiale.

    Le idee e i suggerimenti contenuti nella presente comunicazione sono stati elaborati tenendo presente la complessità della situazione attuale e l'intera gamma dei diversi interessi prevalenti nel settore. Tali idee e proposte corrispondono all'obiettivo di migliorare le condizioni di concorrenza dell'industria tessile e dell'abbigliamento dell'UE e di far sì che il processo di globalizzazione vada a beneficio di tutti. La Commissione intende perciò istituire un gruppo ad alto livello per il periodo 2004-2006 con il compito di stimolare il dibattito e di consultarsi con le parti interessate prima di tradurre idee e proposte in iniziative concrete.

    1. INTRODUZIONE

    Nella sua comunicazione del dicembre 2002 sulla politica industriale in un'Europa allargata [1], la Commissione ha nuovamente inserito la politica industriale nel programma politico di lavoro dell'Unione europea. La finalità di tale documento consisteva nel dimostrare la necessità di adeguare la politica industriale dell'UE alle mutate condizioni dovute al processo di globalizzazione, al cambiamento tecnologico, alle crescenti aspettative da parte della società e in ultimo, benché non meno importante, all'imminente allargamento.

    [1] Comunicazione dell'11.12.2002, COM(2002) 714 def.

    La comunicazione ribadiva l'impegno della Commissione ad attuare una politica industriale orizzontale. La politica industriale cerca di migliorare le condizioni quadro per tutte le imprese. Lo sforzo della Commissione è rivolto anzitutto a coordinare l'impatto dei diversi provvedimenti di ordine politico e legislativo sull'industria. Molte delle politiche adottate nei diversi settori hanno un'incidenza sul contesto economico e, quindi, sulla competitività dell'industria. Per questo motivo la Commissione attualmente esamina le modalità adeguate a far sì che altre politiche comunitarie possano contribuire a una migliore competitività industriale, al fine di beneficiare di sinergie tra tutte le politiche che incidono su tale tipo di competitività. La politica industriale è inoltre considerata nel quadro più vasto dell'obiettivo comunitario globale dello sviluppo sostenibile, così come definito nella strategia sullo sviluppo sostenibile, il che implica la ricerca di un giusto equilibrio tra le dimensioni economica, sociale e ambientale di tale strategia.

    Oltre agli aspetti orizzontali, la politica industriale deve anche tener conto delle caratteristiche specifiche che sono alla base della competitività dei singoli settori industriali. I quadri, le istituzioni e gli strumenti entro i quali e con i quali operano le imprese presentano un'elevata specificità settoriale. I responsabili delle politiche devono quindi considerare i complessi meccanismi sottesi alla competitività di ogni singolo settore. Le azioni possono perciò essere adattate alle esigenze specifiche di un dato settore o sottoposte a verifica rispetto ai suoi particolari requisiti.

    La presente comunicazione costituisce l'applicazione settoriale tanto della politica industriale come di quella commerciale all'industria tessile e dell'abbigliamento, e si basa su un metodo articolato in tre fasi: analisi, discussione e azione. La Commissione ha svolto un monitoraggio sistematico e un'analisi approfondita del settore tessile e dell'abbigliamento, con un'attenzione particolare alle implicazioni in materia di politica commerciale, giacché queste ultime hanno un'importanza strategica in un settore a tal punto globalizzato. Quest'analisi è stata poi completata dalle discussioni con le parti interessate: oltre a mantenere contatti permanenti con i rappresentanti dell'industria e dei sindacati, infatti, la Commissione ha organizzato due conferenze nel corso del primo semestre del 2003 [2].

    [2] La conferenza "Il futuro dell'industria tessile e dell'abbigliamento in un'Europa allargata", 20 marzo 2003, per ulteriori informazioni consultare il seguente sito Internet:

    La presente comunicazione, situata com'è nel contesto dell'applicazione settoriale sia della politica industriale che di quella commerciale, evidenzia le maggiori difficoltà cui deve far fronte l'industria tessile e dell'abbigliamento nell'UE, tenendo conto al tempo stesso delle ripercussioni sui paesi partner dell'Unione che fruiscono di un accesso preferenziale ai mercati europei, e avanza una serie di proposte destinate a rafforzarne la competitività. Sebbene il futuro del settore dipenda in primo luogo dalle stesse imprese e dalla loro capacità di risposta e di adattamento a una situazione in continua evoluzione, spetta alle autorità pubbliche- a livello dell'Unione nelle aree di competenza comunitaria come il commercio estero, ma anche a livello di singoli Stati membri o persino a livello locale - approntare il quadro normativo e altre condizioni che consentano al settore di prosperare, salvaguardando al tempo stesso gli interessi di consumatori e importatori. La presente comunicazione rappresenta il contributo della Commissione sotto forma di un quadro di politiche destinato a sostenere i continui sforzi dell'industria volti a definire una strategia vincente nel lungo periodo sul mercato mondiale. Essa dovrebbe portare all'adozione di misure specifiche dopo averne discusso con gli Stati membri e averne dibattuto in sede di Parlamento europeo e con le parti interessate.

    2. SINTESI DELL'ANALISI ECONOMICA DEL SETTORE TESSILE E DELL'ABBIGLIAMENTO

    Il settore tessile e dell'abbigliamento rappresenta una parte importante dell'industria manifatturiera europea, con un fatturato di 200 miliardi di EUR prodotto da circa 177.000 imprese in cui lavorano oltre 2 milioni di persone - cifra destinata ad aumentare fino a 2,7 milioni di lavoratori in seguito all'allargamento nel 2004. La quota dei prodotti tessili e dell'abbigliamento sul valore aggiunto totale dell'industria manifatturiera dell'Unione europea equivale all'incirca al 4%, mentre la loro percentuale dell'occupazione manifatturiera totale ammonta al 7% circa.

    Il biennio 2001-2002 è stato assai difficile per il settore tessile e dell'abbigliamento, dal momento che si è osservato un notevole calo della produzione (-8,7%) e del livello occupazionale (-8,4%). Nel 2002 il deficit commerciale ammontava a 26,2 miliardi di EUR, con gli scambi in prodotti tessili che registravano un'eccedenza di 7,9 miliardi di EUR e un disavanzo in prodotti dell'abbigliamento pari a 34,1 miliardi di EUR.

    Quanto ai risultati nel campo del commercio estero di tessili e abbigliamento, nonostante un accesso limitato a numerosi mercati terzi oltre il 20% (23% nel caso dei tessili) della produzione comunitaria in valore viene venduto sul mercato estero. Permangono tuttavia notevoli ostacoli al commercio di prodotti tessili e dell'abbigliamento, in particolare per quanto riguarda alcuni dei più importanti e competitivi paesi esportatori nel settore: l'industria europea potrebbe quindi incrementare la produzione e le esportazioni dirette a queste parti del mercato mondiale una volta eliminati tali ostacoli al libero scambio. Occorre sottolineare che, rispetto all'industria manifatturiera considerata nel suo complesso, i mercati esteri rivestono un'importanza maggiore per il settore tessile e dell'abbigliamento, il quale registra al tempo stesso una quota di penetrazione delle importazioni notevolmente più elevata, con particolare riguardo ai prodotti dell'abbigliamento (41%).

    Il settore tessile e dell'abbigliamento in Europa ha subito negli ultimi anni una serie di trasformazioni radicali, dovute all'effetto combinato dei cambiamenti tecnologici, dell'andamento dei diversi costi di produzione e dell'emergere di concorrenti importanti a livello internazionale. Con tutta probabilità la situazione continuerà a registrare simili mutamenti anche nel prossimo, prevedibile futuro, e la definitiva eliminazione a partire dal 1° gennaio 2005 del sistema dei contingenti all'importazione, rimasto in vigore negli ultimi quarant'anni, comporterà un ulteriore aumento della concorrenza dai paesi terzi.

    In risposta alle precedenti sfide competitive, l'industria europea tessile e dell'abbigliamento ha intrapreso un lungo processo di ristrutturazione, di modernizzazione e di innovazione tecnologica. Le imprese hanno migliorato la loro competitività riducendo in misura sostanziale o cessando del tutto la produzione in serie e di pronto moda semplice per concentrarsi piuttosto su un'ampia gamma di prodotti con un maggiore valore aggiunto. Inoltre, i produttori europei sono leader mondiali nei mercati dei tessili tecnici/industriali e dei non tessuti (ad esempio filtri industriali, geotessili, prodotti per l'igiene e prodotti per le industrie automobilistica e medica), nonché nel settore degli indumenti di alta qualità con un elevato contenuto di design.

    Il settore ha potuto conservare il suo livello di competitività anche grazie al ricorso al subappalto o al trasferimento di impianti di produzione, per le attività ad alta intensità di manodopera come il confezionamento di abiti, verso imprese di paesi con costi del lavoro più bassi, principalmente quelli della zona euromediterranea, compresi i futuri Stati membri dell'UE e i paesi candidati all'adesione. I vantaggi competitivi del settore tessile e dell'abbigliamento dell'Unione europea risiedono oggi in primo luogo nella particolare attenzione alla qualità e al design, all'innovazione e alle tecnologie, come pure ai prodotti ad elevato valore aggiunto.

    Nel contempo, tuttavia, il processo di globalizzazione e il progresso tecnologico comportano la necessità di riorientare la strategia di raggruppamento delle imprese di questo settore. Sebbene continui a svolgere tuttora una funzione importante per talune attività, la cooperazione a livello locale, provinciale o regionale si sta dimostrando sempre meno adeguata al compito di mantenere la catena di produzione geograficamente quanto più vicina possibile al mercato europeo. Di conseguenza, il raggruppamento delle attività di quest'industria, così variamente diversificate, è oggi affidato a una base geografica più ampia, cioè all'intera zona euromediterranea.

    In generale i prodotti europei sono caratterizzati da un surplus di qualità positivo. L'industria dell'UE ha ugualmente un ruolo di leader nello sviluppo di nuovi prodotti, ad esempio dei tessili tecnici. Se si vuole che l'industria tessile e dell'abbigliamento europea rimanga competitiva, occorre proseguire e anzi imprimere un ritmo accelerato a queste tendenze alla produzione di beni con maggiore valore aggiunto. Ciò risulta con evidenza dagli andamenti economici dell'ultimo biennio, dai quali si ricava che il settore tradizionale della filatura del cotone deve far fronte a crescenti difficoltà rispetto alla produzione dell'ultima generazione di fibre tecnologicamente più complesse, come quelle ad alta tenacità.

    Un'analisi approfondita dell'industria tessile e dell'abbigliamento dal punto di vista economico e della competitività viene pubblicata quale complemento alla presente comunicazione, corredata da un'analisi dei flussi di scambi con l'estero del settore [3]. Il primo studio giunge alla conclusione che l'industria europea tessile e dell'abbigliamento rimane competitiva a livello internazionale. Un confronto con i risultati commerciali di Stati Uniti e Giappone rivela che l'UE ha incrementato la sua competitività tanto nel settore tessile come in quello dell'abbigliamento. L'industria, tuttavia, subisce una crescente pressione concorrenziale da parte di altri paesi che figurano tra i maggiori produttori di prodotti tessili e dell'abbigliamento (Cina, India e Pakistan).

    [3] CFR. I DOCUMENTI DI LAVORO DEI SERVIZI DELLA COMMISSIONE ECONOMIC AND COMPETITIVENESS ANALYSIS OF THE EUROPEAN TEXTILE AND CLOTHING SECTOR ("ANALISI DEL SETTORE EUROPEO TESSILE E DELL'ABBIGLIAMENTO SOTTO IL PROFILO ECONOMICO E DELLA COMPETITIVITÀ") E EVOLUTION OF TRADE IN TEXTILE AND CLOTHING TRADE WORLDWIDE - TRADE FIGURES AND STRUCTURAL DATA ("ANDAMENTO DEGLI SCAMBI DI PRODOTTI TESSILI E DELL'ABBIGLIAMENTO SUL MERCATO MONDIALE - CIFRE E DATI STRUTTURALI RELATIVI AL COMMERCIO"), CONSULTABILI SUL SEGUENTE SITO INTERNET: HTTP://EUROPA.EU.INT/COMM/ENTERPRISE/ TEXTILE/COM2003.HTM

    3. LE PRINCIPALI SFIDE E LE INIZIATIVE POLITICHE IN CORSO

    Le principali sfide che dovranno affrontare nei prossimi anni i responsabili politici e le parti interessate del settore sono costituite dall'allargamento, da cambiamenti di grande rilievo nel contesto internazionale degli scambi e dagli sviluppi in aree di politica comunitaria collegate a specifici fattori di competitività dell'industria europea tessile e dell'abbigliamento.

    Occorre svolgere un adeguato monitoraggio sulle conseguenze dell'allargamento affinché le regioni degli attuali Stati membri in cui è presente l'industria tessile e dell'abbigliamento possano affrontare le difficoltà rappresentate dall'aumento delle attività in subappalto e dal trasferimento degli impianti di produzione. Al tempo stesso, nei paesi in via di adesione e nei paesi candidati si dovrebbe registrare una pressione sempre maggiore in direzione di processi di ristrutturazione e di ammodernamento del settore, per via dell'accesso sempre più agevole dei paesi terzi ai mercati tanto dell'UE quanto degli Stati che aderiranno il prossimo anno.

    Infine, tenendo presente che i vantaggi competitivi dell'industria europea tessile e dell'abbigliamento dipendono in larga misura dalla qualità e dalla creatività, dalla ricerca e sviluppo, dall'innovazione e dalla qualificazione del personale, è importante adottare iniziative e azioni tese a sostenere e moltiplicare gli sforzi in favore di questo settore.

    3.1. Allargamento

    3.1.1. L'impatto dell'allargamento sulle imprese tessili e dell'abbigliamento dell'attuale Unione europea composta da 15 Stati membri

    Le imprese che fabbricano prodotti tessili e dell'abbigliamento situate nell'UE collaborano da lungo tempo con le società loro omologhe dei paesi in via di adesione e dei paesi candidati. Tale cooperazione si basava all'origine sulle operazioni di perfezionamento passivo, le quali traevano vantaggio dai costi del lavoro più bassi disponibili al di fuori dell'Unione. Si è già conseguito un grado elevato di integrazione economica tra i futuri Stati membri e i paesi candidati. Una percentuale compresa tra il 75% e il 90% delle esportazioni di questi paesi (tra paesi candidati e paesi che aderiranno il prossimo anno) rimangono all'interno degli attuali e futuri Stati membri dell'Unione, mentre una quota compresa tra il 45% e il 75% delle importazioni dei suddetti paesi in via di adesione e paesi candidati provengono dalla futura UE allargata. Negli ultimi anni si è osservata una tendenza sempre più marcata al trasferimento degli impianti di produzione dall'attuale Unione europea dei 15 verso i futuri Stati membri e i paesi candidati. Una simile tendenza continuerà anche dopo l'allargamento, con una serie di ripercussioni sul livello occupazionale nel settore tessile e dell'abbigliamento degli attuali Stati membri.

    3.1.2. L'impatto dell'allargamento sulle imprese tessili e dell'abbigliamento dei futuri Stati membri

    In generale, il settore tessile e dell'abbigliamento ricopre un ruolo economicamente più importante per i futuri Stati membri e per i paesi candidati di quanto non avvenga per l'attuale UE dei 15. L'allargamento comporterà maggiori opportunità di investimento, giacché le imprese trasferiranno i loro impianti di produzione nei nuovi Stati membri e proseguiranno le loro attività di subappalto. È possibile che, nei primi anni successivi all'allargamento, la flessibilità e la vicinanza geografica al mercato contribuiscano a far sì che il settore rimanga competitivo nei nuovi Stati membri. Tuttavia, si assiste anche al trasferimento della produzione in serie verso i paesi terzi (ad esempio il bacino del Mediterraneo e l'Ucraina), fenomeno di cui occorre tener conto nell'analisi delle prospettive future del settore.

    Sebbene la situazione sia diversa da paese a paese, è probabile che le imprese tessili e dell'abbigliamento di alcuni dei futuri Stati membri dovranno far fronte a notevoli difficoltà e a costi supplementari per poter rispettare l'acquis comunitario in materia di protezione dell'ambiente, nonché per l'osservanza dei requisiti sanitari e di sicurezza. Nei negoziati con i futuri Stati membri si è tenuto conto, inoltre, dei maggiori costi che essi dovranno sostenere per garantire il rispetto della legislazione comunitaria in materia di protezione dell'ambiente. Sono stati quindi concessi, a seguito di richieste debitamente motivate avanzate da questi paesi, periodi transitori per l'attuazione di alcune direttive dell'UE. Per quanto riguarda l'industria tessile e dell'abbigliamento, è stato accordato un periodo transitorio per alcuni impianti di produzione di Polonia e Slovenia quanto all'attuazione della direttiva 96/61/CE ("direttiva IPPC") [4]. I rimanenti paesi in via di adesione non dovrebbero incontrare difficoltà di particolare rilievo quanto all'osservanza della "direttiva IPPC" nel settore tessile e dell'abbigliamento.

    [4] Direttiva 96/61/CE del Consiglio, del 24 settembre 1996, GU L 257 del 10.10.1996, pagg. 26-40.

    Il settore tessile e dell'abbigliamento dei nuovi Stati membri dovrà affrontare una particolare pressione concorrenziale dopo l'allargamento. Dal momento che si sono affidate ad attività date in subappalto, parecchie imprese del settore non dispongono delle competenze e informazioni adeguate per competere sul mercato mondiale, e sono inoltre svantaggiate dal fatto di non coprire l'intero segmento della produzione, compresa la fase di design dei modelli.

    In particolare, l'adozione dell'acquis comunitario in materia di politica commerciale al momento dell'adesione avrà un considerevole impatto sulle imprese del settore, poiché i loro mercati - protetti in precedenza da tariffe doganali più elevate - correranno il rischio di essere invasi da prodotti a basso prezzo importati dall'Asia e direttamente concorrenziali con la produzione del mercato interno. Inoltre, la concorrenza sul mercato interno allargato si intensificherà in conseguenza dello smantellamento delle restrizioni quantitative sulle importazioni previsto dal 1° gennaio 2005. In generale, l'Unione europea rappresenta il mercato più importante per i prodotti tessili e dell'abbigliamento dei futuri Stati membri, le cui esportazioni rientrano per oltre la metà nelle categorie più sensibili di prodotti tessili e dell'abbigliamento per i quali sono previsti contingenti. Le cifre relative alle esportazioni di prodotti simili realizzate da taluni concorrenti asiatici mostrano che questi contingenti vengono largamente utilizzati [5].

    [5] Nel 2002 le esportazioni di prodotti di cui alle categorie 1-9, 12, 13, 15, 16, 20, 26, 29, 31, 78, 83 e 163 rappresentavano oltre il 50% delle esportazioni totali dei dieci futuri Stati membri. Circa il 90% di queste esportazioni era destinato all'UE.

    Infine, nel settore si registra un forte divario di produttività tra l'UE dei 15, da un lato, e i dieci futuri Stati membri e i paesi candidati, dall'altro. Difatti nell'industria tessile e dell'abbigliamento questi paesi producono l'equivalente del 10% del valore aggiunto prodotto dall'UE dei 15, pur impiegando una forza lavoro pari al 60% di quella dell'attuale Unione europea nello stesso settore (dati non disponibili per la Turchia). Fino ad oggi l'industria dei nuovi Stati membri è stata in grado di compensare, almeno in parte, l'insufficiente livello di produttività con i costi relativamente bassi del lavoro. Questi vantaggi in termini di costo del lavoro dovrebbero venire gradualmente meno nel medio periodo, il che comporterà la necessità di monitorare l'incremento dei vantaggi competitivi associati, come nel caso dell'UE dei 15, alla qualità e alla creatività, alla ricerca e all'innovazione, nonché allo sviluppo di nuove competenze. Il settore tessile e dell'abbigliamento dei dieci nuovi Stati membri e dei paesi candidati dovrà quindi affrontare in futuro una serie di sfide di grande rilievo di ordine strutturale.

    3.2. Questioni commerciali

    3.2.1. L'abolizione delle restrizioni quantitative dal 1° gennaio 2005 e il conseguente impatto sull'industria comunitaria e sui paesi più poveri

    Un profondo mutamento cui deve prepararsi il settore tessile e dell'abbigliamento in tutto il mondo è l'eliminazione totale dal 1° gennaio 2005 delle rimanenti restrizioni quantitative a norma dell'accordo dell'OMC sui tessili e sull'abbigliamento ("ATA"), il quale limitava in precedenza le importazioni di taluni prodotti tessili e dell'abbigliamento a specifici contingenti. Quest'abolizione comporterà certamente un'accresciuta pressione concorrenziale sul mercato comunitario da parte dei principali produttori, in particolare la Cina, ma anche di altri importanti paesi produttori come l'India e il Pakistan.

    I servizi della Commissione hanno avviato uno studio per esaminare in maniera dettagliata l'impatto dell'eliminazione dei contingenti nell'Unione europea. Lo studio, a conclusione del quale verrà redatta una relazione definitiva nel gennaio del 2004, comporta un'analisi dei tipi specifici di prodotto maggiormente a rischio, delle ripercussioni derivanti dall'abolizione dei contingenti sulla produzione e sull'occupazione nell'UE allargata, e infine del probabile impatto su singole regioni dipendenti dall'industria tessile e dell'abbigliamento [6]. È plausibile che l'impatto sarà più forte in alcune regioni con un'elevatissima concentrazione di produzione di tessili e di abbigliamento, e che si potranno registrare ripercussioni negative tanto sulle regioni dell'Unione in cui è già in atto una crisi economica quanto sui lavoratori meno qualificati e sulla numerosa forza lavoro femminile occupata nella confezione di indumenti.

    [6] Nel 2002 nell'UE erano in vigore 278 contingenti bilaterali per i tessili e l'abbigliamento. Le importazioni contingentate di prodotti tessili e dell'abbigliamento rappresentavano nel 2002 il 21,3 % delle importazioni totali di prodotti tessili e dell'abbigliamento in valore e il 16,5 % in volume. Di questi contingenti, 91 erano largamente utilizzati (90 % o più, il che implica quindi un concreto effetto restrittivo sulle importazioni), e rappresentavano il 15,4 % delle importazioni dell'UE di prodotti tessili e dell'abbigliamento in valore e l'11,9 % in volume. Tuttavia, questi contingenti ad alto tasso di utilizzazione riguardano in larga misura prodotti estremamente sensibili e alcuni dei maggiori fornitori dell'Unione come la Cina o l'India.

    L'abolizione dei contingenti avrà inoltre un impatto su alcuni paesi in via di sviluppo, con particolare riguardo a taluni paesi meno sviluppati (PMS) le cui fragili economie sono caratterizzate da un'insufficiente diversificazione della produzione e delle esportazioni. Lo stesso vale per altri paesi che hanno accordi preferenziali con l'UE, come i paesi dell'area meridionale e orientale del Mediterraneo, alcuni paesi ACP e altri piccoli paesi esportatori. Alcuni di questi Stati dipendono in larghissima misura dai prodotti tessili e dell'abbigliamento per le loro entrate derivanti dalle esportazioni (il settore può arrivare a rappresentare fino al 90% delle loro esportazioni dell'industria manifatturiera) e per l'occupazione (fino al 60% della forza lavoro del settore manifatturiero), e in alcuni casi sono anche dipendenti da determinati mercati - principalmente l'UE e gli Stati Uniti (il 90% o più delle esportazioni di prodotti tessili e dell'abbigliamento di alcuni paesi mediterranei sono dirette al mercato dell'UE).

    La concorrenza più forte e difficile che risulterà dall'eliminazione dei contingenti eserciterà una maggiore pressione sulle risorse naturali e umane, al fine di incrementare la produttività dei fattori e ridurre i costi di produzione in alcuni paesi terzi che non applicano norme riconosciute a livello internazionale in materia di diritti sociali e di protezione dell'ambiente. Questo comporterà difficoltà in termini di sviluppo sostenibile e per quanto riguarda le condizioni per una concorrenza leale, incluso in particolare il rispetto dei diritti fondamentali del lavoro.

    3.2.2. Accesso ai mercati dei paesi terzi

    Le attuali norme dell'OMC stabiliscono l'eliminazione dei contingenti all'importazione nel 2005, ma non prevedono parimenti l'obbligo di eliminare altri ostacoli agli scambi e segnatamente di ridurre le tariffe doganali. Se la tariffa doganale media dell'UE sui prodotti tessili e dell'abbigliamento è del 9%, vi sono numerosi altri paesi - in particolare tra quelli in via di sviluppo, inclusi alcuni dei più importanti e competitivi paesi esportatori del settore - che proteggono la loro industria tessile e dell'abbigliamento applicando tariffe doganali superiori, in alcuni casi, al 30%, alle quali bisogna aggiungere talvolta altri dazi/imposte speciali nonché una nutrita serie di ostacoli non tariffari.

    Di conseguenza, qualora non si ponga rimedio a questa situazione, l'Unione europea, le cui tariffe doganali sono tra le più basse del mondo, si trasformerà in un mercato estremamente aperto senza tuttavia che le sue imprese siano in grado di espandersi verso i mercati di numerosi paesi nei quali le barriere alle importazioni rimangono assai elevate. Una simile situazione, che implicherebbe una concorrenza più forte e maggiormente concentrata sui mercati dei prodotti tessili e dell'abbigliamento in stagnazione dei paesi industrializzati, sarebbe insostenibile tanto sul piano politico che sotto il profilo dell'equità, in particolare se si considera che taluni paesi terzi con un elevato livello di protezione costituiscono (ad eccezione dei paesi meno sviluppati) vasti mercati potenziali per una fascia di prodotti di qualità dell'UE destinati a una clientela esclusiva.

    Attualmente l'UE, gli Stati Uniti e il Giappone rappresentano all'incirca l'80% delle importazioni mondiali di indumenti, una percentuale indicativa non solo del peso tuttora poco rilevante delle esportazioni dal Nord verso il Sud, ma anche della quota insufficiente di scambi Sud-Sud in questo settore. Vi è quindi un ampio margine per l'espansione dell'industria dell'UE verso altri mercati, alcuni dei quali sono in rapida crescita. Se un certo numero di paesi in via di sviluppo dispone in questo settore di vantaggi competitivi consistenti nella fabbricazione in serie di prodotti di qualità medio-bassa e a basso costo - vantaggi che potranno sfruttare appieno a partire dal 2005 - la forza concorrenziale dell'industria comunitaria consiste invece nella produzione di prodotti di qualità medio-alta, articoli all'ultima moda e tessili tecnici, che dovrebbe essere capace di far valere quale suo particolare vantaggio competitivo.

    3.2.3. L'impatto dell'Agenda di sviluppo di Doha (Doha Development Agenda - DDA)

    I negoziati sull'accesso ai mercati previsti nell'ambito dell'Agenda di sviluppo di Doha offrono anzitutto l'opportunità di conseguire un maggiore equilibrio nelle condizioni applicabili agli scambi nel settore a livello mondiale, garantendo in particolare che l'eliminazione dei contingenti all'importazione sia accompagnato da una reale convergenza delle condizioni di accesso ai mercati verso una diminuzione del livello dei dazi. Tuttavia, le esatte modalità di riduzione e armonizzazione delle tariffe doganali non sono ancora state definite, come pure la relazione che intercorre tra un'iniziativa di carattere settoriale che si prefigge di armonizzare i dazi sui prodotti tessili e dell'abbigliamento e lo schema generale di riduzione delle tariffe doganali applicabile a tutte le categorie di prodotti.

    L'UE deve prefiggersi la realizzazione di due obiettivi potenzialmente contraddittori: da un lato, un efficace processo di liberalizzazione mediante un'armonizzazione delle condizioni di accesso ai mercati nel settore, e, dall'altro, l'esigenza di tener conto della situazione di un numero significativo di paesi che beneficiano di un trattamento preferenziale nell'UE, ad esempio i paesi ACP ed i paesi euromediterranei. Lo sviluppo economico di alcuni di questi paesi euromediterranei è fortemente dipendente dalle loro esportazioni di prodotti tessili e dell'abbigliamento verso il mercato comunitario. Una parte considerevole dell'accesso preferenziale al mercato UE di cui beneficiano attualmente verrà meno nel 2005, quando cesserà la protezione di cui godono grazie al sistema dei contingenti. Si dovrà quindi affrontare la questione del livello delle preferenze tariffarie di cui questi paesi fruiranno in futuro, il che dipenderà dall'eventualità che l'Unione possa essere obbligata a ridurre i suoi dazi doganali in conseguenza dell'armonizzazione generale delle tariffe per tutti i paesi che potrebbe essere approvata nel quadro della DDA, e dipenderà inoltre dalle proporzioni che assumerà una tale riduzione. Si tratta di una questione che può essere considerata rilevante anche dal punto di vista della cooperazione allo sviluppo.

    3.2.4. Impatto delle importazioni provenienti dai principali fornitori

    Alcuni dei principali paesi esportatori di prodotti tessili e dell'abbigliamento vedono tuttora limitate le loro esportazioni da contingenti ad alto tasso di utilizzazione, la cui eliminazione potrebbe comportare un notevole incremento dei quantitativi esportati. Tra i maggiori fornitori dell'UE si segnala la Cina, il cui settore tessile e dell'abbigliamento dispone di enormi capacità produttive, associate a una manodopera estremamente abbondante e a costi del lavoro notevolmente inferiori rispetto sia ai costi dell'industria comunitaria che a quelli di gran parte degli altri suoi principali concorrenti.

    Dalla sua adesione all'OMC nel 2001 la Cina ha fruito dell'eliminazione progressiva dei contingenti conformemente all'accordo sui tessili e sull'abbigliamento. Nel 2002 le importazioni delle categorie di prodotti liberalizzate per la Cina nell'ambito della terza fase dell'ATA sono aumentate del 46% in termini di valore e del 192% in termini di volume, con una diminuzione del prezzo unitario medio del 50% [7].

    [7] Per tutte queste categorie di prodotti, le importazioni dell'UE da tutti gli altri paesi meno la Cina sono diminuite del 13 % in valore e dell'11 % in volume, con un calo dei prezzi unitari del 2 %, e un simile andamento è risultato più significativo per determinate categorie di prodotti. La quota rappresentata dalla Cina per questi prodotti è aumentata in termini di valore, passando dal 25% nel 2001 al 38% nel primo semestre del 2003; anche in termini di volume la quota della Cina ha registrato un aumento, da meno del 14% nel 2001 al 37 % nel primo semestre del 2003.

    Dato che quasi la metà delle importazioni di prodotti tessili e dell'abbigliamento dalla Cina è tuttora contingentata, e poiché 25 dei 42 contingenti riservati alla Cina che saranno eliminati nel 2005 vengono oggi largamente utilizzati (al 90 % o più), dopo il 2005 si potrebbe registrare una crescita eccezionale della quota di mercato dei prodotti cinesi. Ciò avrebbe delle ripercussioni non solo sulla produzione della nuova UE composta da 25 Stati membri, ma anche su quella di paesi terzi più piccoli e più poveri, alcuni dei quali rischiano di essere eliminati dai mercati in determinati segmenti.

    Al tempo stesso la Cina conosce oggi un rapido sviluppo economico che la rende un mercato potenzialmente assai interessante per le esportazioni di prodotti tessili e dell'abbigliamento dell'UE e di altri paesi terzi, soprattutto perché essa apre i suoi mercati e provvede ad attuare gli obblighi che le incombono a seguito dell'adesione all'OMC per quanto riguarda, tra l'altro, la liberalizzazione dei settori della vendita al dettaglio e della distribuzione.

    3.3. Questioni di competitività

    3.3.1. Iniziative nel campo della ricerca e sviluppo

    Sebbene il settore tessile e dell'abbigliamento non sia mai stato, tradizionalmente, un'industria all'origine di tecnologie innovative, negli ultimi anni la situazione è cambiata sotto questo aspetto. Le imprese che hanno investito in ricerca e in nuovi metodi di produzione hanno ottenuto buoni risultati e si sono dimostrate in grado di resistere alla concorrenza internazionale. Occorre quindi continuare a incoraggiare il settore ad investire in iniziative di ricerca e sviluppo che portino alla creazione di nuovi materiali intelligenti e a nuovi e più efficienti processi produttivi, oltre a consentire l'ingresso sul mercato di prodotti creativi a prezzi concorrenziali.

    È importante che, in aggiunta alla stessa industria, anche le autorità pubbliche adottino nuove iniziative di investimento nel settore della ricerca. Si deve ricordare in questo contesto le comunicazione della Commissione "Investire nella ricerca: un piano d'azione per l'Europa", adottata il 30 aprile 2003, che propone di incrementare gli investimenti nella R&S europea fino ad avvicinarsi al 3% del PIL entro il 2010. Per le azioni adottate a livello di Unione europea, si rimanda al capitolo 4 della presente comunicazione.

    Benché il settore tessile e dell'abbigliamento sia caratterizzato da un gran numero di piccole e medie imprese e da sviluppi in ambito locale, è essenziale che le iniziative di ricerca vengano realizzate su un piano di maggiore integrazione, in modo tale da raggiungere una massa critica e da risultare competitivi sul mercato mondiale. Bisogna puntare sul collegamento in rete e su progetti integrati di ricerca, iniziative mediante le quali centri di ricerca, industrie e università uniscano le forze in vista dello stesso obiettivo: incrementare la qualità e la competitività. Poiché la produzione industriale nell'Europa allargata, con il nuovo contesto commerciale che ne risulterà, diventerà sempre più difficile, l'industria europea tessile e dell'abbigliamento dovrebbe continuare a mettere a punto prodotti altamente specializzati. Questo avviene già, ad esempio, nel caso dei tessili biomedici realizzati con biomateriali, come pure dei tessili intelligenti e interattivi con i quali è possibile sviluppare sensori tessili e migliorare i metodi di test.

    Nel capitolo 4 della presente comunicazione vengono illustrate le iniziative intraprese a livello europeo per incoraggiare la realizzazione di progetti integrati e di collegamenti in rete, con una particolare attenzione rivolta alle piccole e medie imprese. I progetti integrati permettono la sinergia di diverse discipline e fattori necessari alla creazione di nuovi prodotti e metodi di produzione: tecnologie dell'informazione, nuovi materiali, personale qualificato e sensibilizzazione alla questione dei diritti di proprietà intellettuale.

    3.3.2. Innovazione

    L'innovazione in tutte le aree di attività dell'industria tessile e dell'abbigliamento è essenziale se si vuole che il settore rimanga competitivo. Le singole imprese del settore dedicano considerevoli sforzi e iniziative ad attività di innovazione e di creazione legate ai prodotti, alla qualità, ai processi produttivi e all'organizzazione della produzione. Nel contempo, enti come le università e gli istituti tecnologici dispongono di un enorme potenziale per attività analoghe. Tuttavia la comunicazione tra le attività di queste istituzioni e quelle delle imprese resta largamente carente, e iniziative volte a colmare tale divario potrebbero produrre sostanziali effetti moltiplicatori nello sviluppare e diffondere l'innovazione tra le PMI.

    Per l'industria tessile e dell'abbigliamento, inoltre, risulta difficile colmare il divario tra la ricerca pura, da un lato, e il lancio sul mercato di nuove tecnologie e nuovi prodotti o processi, dall'altro. Una linea d'azione per l'innovazione è contemplata attualmente dal Sesto programma quadro di ricerca e sviluppo. Tuttavia, le possibilità di ottenere finanziamenti a livello UE per attività di innovazione non tecnologica sono piuttosto limitate.

    3.3.3. Tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni

    Nel settore tessile e dell'abbigliamento un'efficace gestione delle informazioni è diventata un fattore essenziale per rimanere competitivi, ad esempio per migliorare la gestione della catena di approvvigionamento, scambiare informazioni, creare reti virtuali, movimentare partite di merci più maneggevoli e ridurre i tempi di consegna.

    Il commercio elettronico business-to-business (o "B2B") attualmente è limitato soprattutto alle grandi imprese del settore: questo tipo di attività costituisce visibilmente uno dei principali vantaggi delle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni ("TIC"). Per questo motivo occorre che le PMI ricorrano allo strumento del commercio elettronico business-to-business per consorziare le rispettive, frammentate attività e unirsi in una ricerca di fornitori e mercati a livello globale. È inoltre necessario sviluppare e applicare sistemi interoperativi che consentano alle PMI di sfruttare pienamente simili vantaggi.

    Alcuni progetti che hanno ottenuto risultati positivi sono stati finanziati a titolo del programma tematico "Società dell'informazione di facile uso" (programma TSI) nell'ambito del Quinto programma quadro di ricerca e sviluppo, in particolare il gruppo sorto intorno al progetto "E-Tailor" [8]. Non è stato possibile, tuttavia, dare spazio in tale ambito a numerose proposte orientate sugli utilizzatori. Dal momento che il settore tessile e dell'abbigliamento costituisce un utilizzatore di TIC piuttosto che un'industria creatrice di nuovi software, le proposte di progetti spesso presentavano un contenuto di ricerca tecnologica pura piuttosto basso, pur avendo al tempo stesso, potenzialmente, un forte impatto economico o fornendo nuovi modelli organizzativi.

    [8] Per maggiori informazioni sul progetto, cfr.: http://www.atc.gr/e-tailor/

    Anche il Sesto programma quadro di ricerca e sviluppo offre svariate opportunità al settore, e in particolare alle PMI, di avvantaggiarsi degli obiettivi strategici "Organizzazioni, imprese e amministrazioni collegate in rete", "Ingegneria dei prodotti e dei servizi nel 2010" e "Microsistemi e nanosistemi" [9].

    [9] Questi obiettivi strategici si riferiscono rispettivamente alle seguenti attività: lo sviluppo di TIC a sostegno della creazione di reti interoperative, dell'integrazione dei processi e della condivisione di risorse per consentire alle imprese collegate in rete di stabilire in tempi più brevi alleanze e partenariati più efficaci, nonché di riorganizzare e integrare i loro processi, sviluppare prodotti e servizi provvisti di valore aggiunto e condividere pratiche ed esperienze; lo sviluppo di nuove tecnologie dell'informazione allo scopo di ottimizzare i processi di creazione di valore nella fabbricazione dei prodotti e nei servizi estesi; e l'integrazione di microsistemi e nanosistemi in una più ampia gamma di produzione di nuovi prodotti intelligenti, come ad esempio i tessili intelligenti.

    Benché i dati disponibili sull'impiego delle TIC nel settore tessile e dell'abbigliamento siano largamente insufficienti [10], la situazione sembra essere simile a quella di altri settori manifatturieri nei quali pure le PMI si mostrano riluttanti ad investire nelle TIC. Occorre quindi incrementare le iniziative destinate ad informare le PMI dei vantaggi che possono trarre dalle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni.

    [10] Il recente inserimento dei prodotti tessili e dell'abbigliamento nell'elenco dei settori industriali che dovranno essere contemplati nella prossima fase dell'osservatorio di mercato "e-Business w@tch" permetterà di effettuare confronti degli indicatori di base nel campo del commercio elettronico tra i diversi settori e paesi. Cfr.: http://www.ebusiness-watch.org/ marketwatch/

    3.3.4. Formazione professionale

    La qualificazione della forza lavoro è diventata un fattore essenziale per la fabbricazione di prodotti e il ricorso a processi produttivi altamente specializzati. In passato il settore tessile e dell'abbigliamento era ostacolato nella ricerca di una forza lavoro adeguatamente qualificata dalla sua immagine di industria manifatturiera di tipo "tradizionale" e dai livelli salariali relativamente bassi. Parecchie imprese incontrano tuttora difficoltà nell'assumere personale provvisto di competenze specializzate, ad esempio di una base di conoscenze sui tessuti tradizionali, mentre particolarmente acuta è l'esigenza di disporre di competenze - che appaiono sempre più indispensabili - in materia di TIC e di commercio elettronico. I giovani neoassunti dell'industria necessitano di una formazione di alta qualità che sia pertinente con il nuovo profilo del settore. Non solo, ma dati i cambiamenti tecnologici verificatisi e la modernizzazione dei processi produttivi, è necessario che anche la manodopera esistente disponga di una migliore formazione che le consenta di aggiornare le sue qualifiche e competenze e di adattarsi al nuovo contesto o ambiente di lavoro. Occorrerebbe inoltre garantire una migliore corrispondenza a tutti i livelli tra offerta e domanda.

    A livello comunitario, il programma d'azione di formazione professionale "Leonardo da Vinci II" rappresenta per il periodo 2000-2006 il principale strumento incentrato sul sostegno a iniziative innovative a carattere transnazionale volte allo sviluppo delle conoscenze, delle abilità e delle competenze necessarie per un buon inserimento professionale. Questo strumento è già aperto alla partecipazione dei dieci futuri Stati membri e dei paesi candidati.

    I progetti nel campo dell'industria tessile finanziati a titolo del programma Leonardo hanno permesso di mettere a punto una serie di utili strumenti per il settore, ma non sono bastati a rimediare alle numerose carenze di tale industria in materia di qualifiche e di formazione. In generale, i programmi e i finanziamenti disponibili a livello sia comunitario che nazionale richiedono spesso iniziative che non sono alla portata delle singole PMI, le quali, a loro volta, non sono sufficientemente informate delle opportunità in questo campo.

    3.3.5. Occupazione

    Il settore tessile e dell'abbigliamento europeo ha perso quasi un milione di posti di lavoro nel decennio 1990-2000, e le sfide che si profilano all'orizzonte comporteranno con ogni probabilità ulteriori perdite. L'unica strategia sostenibile per il settore in Europa consiste nel concentrarsi sull'innovazione, la ricerca, il comparto moda e il design, la creatività e la qualità, come pure sull'impiego di nuove tecnologie, associando a questi aspetti relazioni industriali positive. In questo contesto, tuttavia, è importante comprendere che i nuovi processi produttivi non dovrebbero comportare tagli occupazionali, ma determinare una migliore occupazione in un ambiente di lavoro più gradevole e con metodi di lavoro differenti. È quindi fondamentale assicurare un buon livello di coordinamento tra istruzione/disponibilità delle competenze e organizzazione del mercato del lavoro.

    3.3.5.1. Pari opportunità

    Data la percentuale elevata di manodopera femminile nel settore, con punte del 74% nel sottosettore dell'abbigliamento, la promozione delle pari opportunità costituisce un fattore ancora più importante. Le parti sociali europee [11] del settore tessile e dell'abbigliamento studiano da alcuni anni la questione dell'occupazione della forza lavoro femminile. Nel quadro del dialogo sociale settoriale, e con un contributo finanziario della Commissione, essi hanno pubblicato di recente una guida, destinata ai datori di lavoro, ai rappresentanti dei lavoratori e alle rispettive organizzazioni di rappresentanza, in cui viene definita una serie di buone pratiche innovative nel campo delle pari opportunità.

    [11] Euratex ed EUTF:TCL.

    3.3.5.2. Gestire il cambiamento

    La capacità di anticipare il cambiamento, servirsene come leva e assorbirlo da parte di imprese e lavoratori è fondamentale per conseguire una maggiore crescita economica e livelli più elevati di occupazione e di coesione sociale. Il dialogo sociale e il partenariato sociale a tutti i livelli sono essenziali per anticipare e gestire positivamente il cambiamento in generale, e i processi di ristrutturazione in particolare.

    Al vertice sociale di Barcellona del 2002, su invito del Consiglio europeo, le parti sociali europee hanno deciso di avviare un dibattito volto ad esaminare le possibilità di un dialogo sociale sulla ristrutturazione. In seguito a tre seminari tenutisi nell'autunno del 2002 e nella primavera del 2003, incentrati su casi concreti di ristrutturazione di imprese, le parti sociali sono felicemente riuscite a redigere un testo comune intitolato "Orientamenti guida per la gestione del cambiamento e delle sue ripercussioni sociali".

    Il testo consiste in una serie di raccomandazioni con cui si ribadisce la necessità di un "clima di fiducia" e di "un atteggiamento positivo verso il cambiamento", come pure l'esigenza di evitare "incertezze ed eccessivi ritardi" nelle modalità e procedure di informazione e consultazione dei dipendenti. I datori di lavoro sono invitati a illustrare e motivare tempestivamente i cambiamenti e le loro potenziali ripercussioni ai dipendenti dell'impresa e/o ai loro rappresentanti. Viene evidenziata l'importanza di creare un partenariato tra datori di lavoro, lavoratori ed enti locali per affrontare la ristrutturazione, soprattutto quando le conseguenze di tale processo si estendono su un'intera regione; l'accento viene posto inoltre sulla necessità di preservare la capacità di reinserimento professionale dei lavoratori grazie al continuo sviluppo delle loro abilità e competenze, come pure sui problemi specifici delle PMI nel contesto della ristrutturazione.

    L'iniziativa delle parti sociali interprofessionali europee costituisce un primo e significativo passo verso la definizione e lo sviluppo di migliori pratiche volte ad anticipare e gestire la ristrutturazione: esse dovrebbero perciò adoperarsi per garantire la visibilità di tale iniziativa e una sua efficace attuazione a tutti i livelli. I partenariati sociali sono un fattore essenziale per il buon esito di un processo di ristrutturazione. In materia di informazione e consultazione dei lavoratori, le disposizioni comunitarie esistenti andrebbero applicate e ulteriormente sviluppate a tutti i livelli.

    3.3.5.3. Dialogo sociale settoriale a livello europeo

    Assicurare lo sviluppo sostenibile del settore tessile e dell'abbigliamento europeo richiederà l'impegno di tutti gli attori interessati- compresi i responsabili delle politiche e le parti sociali - a un costante miglioramento nella gestione delle risorse economiche, ambientali e sociali. Il dialogo sociale a livello europeo ha un ruolo essenziale non solo nel gestire i mutamenti nelle relazioni industriali, ma anche nel creare una piattaforma di consultazione in una vasta gamma di tematiche. L'industria tessile e dell'abbigliamento dell'UE è stato uno dei primi settori ad attuare un dialogo sociale di dimensione europea, offrendo così un esempio positivo del grande potenziale di sviluppo per il dialogo sociale settoriale a livello europeo. Tra le iniziative avviate dalle parti sociali in questo ambito occorre menzionare la firma di un codice comune di condotta e la stesura di una guida sugli appalti pubblici destinata al settore, come pure una serie di progetti di formazione professionale e finalizzati a preparare all'adesione all'UE le imprese dei dieci futuri Stati membri e dei paesi candidati.

    Tanto l'OIL quanto la Commissione hanno riconosciuto [12] che, per quanto nei futuri Stati membri e nei paesi candidati il dialogo sociale interprofessionale trilaterale stia realizzando dei progressi, è però necessario promuovere un dialogo sociale settoriale autonomo, ancora praticamente inesistente in questi paesi.

    [12] Cfr. la comunicazione della Commissione del 26 giugno 2002 "Il dialogo sociale europeo, una forza di modernizzazione e di cambiamento", COM(2002) 341 def.

    3.3.6. Ambiente

    L'UE è impegnata a garantire un livello elevato di protezione dell'ambiente. Due delle questioni fondamentali per l'industria tessile e dell'abbigliamento in questo campo sono l'esigenza di ridurre tanto la quantità di acque di scarico prodotte da una lunga serie di processi di fabbricazione quali la tintura o la finitura dei tessuti quanto il carico di sostanze chimiche in esse contenute. Al tempo stesso, all'industria si richiede di adottare un approccio che, nel valutare l'impatto ambientale dei prodotti di sua fabbricazione, tenga conto del loro ciclo di vita complessivo.

    Il principale atto legislativo comunitario di cui l'industria tessile e dell'abbigliamento deve tener conto è la direttiva del 1996 sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento ("direttiva IPPC") [13], che si prefigge di conseguire la prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento risultante da un'ampia gamma di attività industriali e agricole, ivi compresi il pretrattamento e la tintura di fibre o tessili [14].

    [13] Direttiva 96/61/CE del Consiglio, del 24 settembre 1996, GU L 257 del 10.10.1996, pagg. 26-40

    [14] Per informazioni sulle migliori tecniche disponibili (best available techniques - BAT) nel settore della finitura dei tessuti, cfr. il documento di riferimento sulle BAT (Commissione europea, luglio 2003) sul seguente sito: http:// eippcb.jrc.es.

    Nelle previsioni della Commissione, l'attuazione di tale direttiva contribuirà ad accelerare il processo di modernizzazione e porterà a una considerevole riduzione del livello di inquinamento prodotto dagli impianti interessati. Essa riconosce che l'applicazione delle norme in questione potrebbe avere notevoli ripercussioni di tipo socioeconomico ed è consapevole dei timori di numerose piccole imprese di trasformazione di tessuti di veder aumentare i loro costi fino a livelli insostenibili [15]. Le PMI costituiscono una quota significativa degli impianti "IPPC" in Europa [16]. Dal momento che la maggior parte delle PMI è "vulnerabilmente conforme" alle leggi e ai regolamenti esistenti in materia di ambiente [17], gli Stati membri dovranno forse fornire un'assistenza specifica agli operatori che non dispongono delle risorse necessarie per affrontare gli oneri amministrativi derivanti dall'applicazione della direttiva "IPPC", pur nel rispetto delle norme comunitarie sugli aiuti di Stato. Per parte sua, la Commissione intende esaminare le modalità di definizione dei criteri relativi alle soglie per il settore della finitura dei tessuti nonché verificare quali tipi di impianti debbano o no effettivamente rientrare nell'ambito di applicazione della direttiva. Al tempo stesso, nell'ambito del Quinto programma quadro di ricerca e sviluppo essa cofinanzia progetti di ricerca destinati a risolvere gli specifici problemi dell'industria tessile in campo ambientale [18].

    [15] Cfr. la comunicazione della Commissione del 19 giugno 2003 "Sulla via della produzione sostenibile - Progressi nell'attuazione della direttiva 96/61/CE del Consiglio sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento".

    [16] ibidem

    [17] Relazione "European SMEs and Social Environmental Responsibility" (Osservatorio europeo sulle PMI, 2002) consultabile sul sito :

    [18] Ad esempio, nell'ambito del Quinto programma quadro di ricerca e sviluppo, l'azione chiave "Gestione sostenibile e qualità dell'acqua" fornisce sostegno al progetto TOWEFO, che si prefigge di valutare gli effetti dell'applicazione delle norme IPPC sulla gestione sostenibile dei rifiuti negli impianti di produzione di tessili.

    L'industria dei tessili si trova confrontata a una serie di sfide paragonabili a quelle che devono affrontare anche altri settori, spesso ricorrendo a tecnologie assai simili. Ogni settore, tuttavia, ha i suoi propri gruppi di ricerca, i quali comunicano e collaborano pochissimo tra di loro. La Commissione sostiene pertanto, nell'ambito del Quinto programma quadro di ricerca e sviluppo, un'iniziativa [19] che si propone di promuovere lo scambio di informazioni tra le comunità di ricercatori delle industrie dei tessili, della concia delle pelli e della pasta di carta e della carta, per permettere loro di fornire risposte più efficaci alle esigenze di questi settori in campo ambientale.

    [19] Per maggiori informazioni, consultare il sito: http:// www.patantex.net

    Al tempo stesso, la strategia della Commissione di stimolare la produzione di prodotti più ecologici, così come è illustrata nella comunicazione sulla politica integrata dei prodotti [20], risulta pertinente anche nel settore tessile e dell'abbigliamento, giacché riguarda una serie di questioni quali le decisioni relative alle forniture, la durata di impiego o la gestione della catena di approvvigionamento. Dal punto di vista dell'industria tessile e dell'abbigliamento, è necessario che i diversi strumenti già esistenti - in particolare i sistemi di gestione ambientale, i programmi di etichettatura ecologica, nonché una maggiore disponibilità delle informazioni per tutte le parti interessate - siano più orientati sul prodotto e diventino di più facile uso per il settore. Inoltre, occorrono ulteriori iniziative da parte degli operatori dell'industria e delle autorità nazionali al fine di sfruttare l'utilità potenziale di questi strumenti per creare un vantaggio competitivo per il settore migliorando nel contempo le prestazioni ambientali delle imprese.

    [20] Comunicazione della Commissione del 18 giugno 2003 sulla "Politica integrata dei prodotti - Sviluppare il concetto di "ciclo di vita ambientale"", COM(2003) 302 def.

    3.3.7. Sostanze chimiche

    Un nuova sfida che si profila all'orizzonte per il settore tessile e dell'abbigliamento è rappresentata dalla nuova politica comunitaria relativa alle sostanze chimiche. I testi del progetto di regolamento sul sistema REACH [21], che fanno seguito al libro bianco del 2001 sulla strategia per una politica futura in materia di sostanze chimiche [22], elaborati dalle Direzioni generali per le Imprese e dell'Ambiente, stabiliscono che talune sostanze chimiche utilizzate o immesse sul mercato nell'UE in misura superiore a determinati volumi siano in futuro soggette a registrazione e - se necessario - anche a procedure di valutazione e di autorizzazione/restrizione.

    [21] Cfr.: http://europa.eu.int/comm/enterprise/ chemicals/chempol/whitepaper/reach.htm

    [22] COM(2001) 88 def., adottata il 27 febbraio 2001.

    Pur prefiggendosi di conseguire un equilibrio globale tra i tre pilastri dello sviluppo sostenibile (economico, sociale e ambientale), il pacchetto di misure del regolamento REACH avrà forse delle ripercussioni su alcuni fabbricanti/importatori di determinati settori. È possibile che si osservino aumenti di prezzo di alcune sostanze e preparati chimici, ed è inoltre prevedibile qualche ritiro di preparati di scarso valore.

    Nel corso della consultazione pubblica l'industria tessile e dell'abbigliamento ha insistito sul fatto che essa è un importante utilizzatore a valle di una vastissima gamma di preparati chimici. Ad esempio, una tipica "miscela" impiegata per tingere un tessuto contiene 5 preparati, ognuno dei quali è a sua volta composto da dieci sostanze chimiche, e un finitore di tessuti utilizza ogni anno centinaia di simili miscele. La Commissione ha tenuto conto delle opinioni espresse dall'industria tessile nel mettere a punto la proposta definitiva di regolamento REACH. La considerevole riduzione dei requisiti previsti per i test sulle sostanze prodotte in volumi modesti e il sostanziale alleggerimento degli oneri amministrativi sono serviti in larga misura ad evitare potenziali conseguenze negative, come ad esempio il ritiro di sostanze impiegate dall'industria tessile.

    3.3.8. Salute pubblica e politica dei consumatori

    Una certa percentuale di consumatori sta sviluppando una crescente consapevolezza riguardo ai potenziali effetti sulla salute dei prodotti che mangia o con i quali entra in contatto: si tratta di questioni che sono al centro delle preoccupazioni delle associazioni di consumatori di tutta Europa. Per quanto riguarda l'industria tessile, i problemi sono concentrati in primo luogo nel settore dell'abbigliamento, degli articoli casalinghi in tessili e, in misura minore, in quello dei tappeti. Sempre più i fabbricanti di indumenti provvedono ad approntare delle risposte, ad esempio analizzando le sostanze chimiche contenute negli abiti che rischiano di essere rilasciate durante il lavaggio o quando vengono indossati, in particolare in caso di contatto prolungato con l'epidermide. Quanto ai regolamenti nel campo della protezione dell'ambiente, essi non dovrebbero essere considerati una minaccia per il settore, ma piuttosto un'opportunità per i produttori comunitari di pubblicizzare l'elevato livello di difesa dei consumatori offerto dai loro prodotti.

    La pubblicità dei prodotti tessili non deve essere ingannevole, nel senso stabilito dalla direttiva 84/450/CEE, come modificata dalla direttiva 97/55/CE, e l'etichettatura dei prodotti tessili deve fornire informazioni chiare, precise e comprensibili in un linguaggio accessibile per il consumatore.

    3.3.9. Responsabilità sociale delle imprese (RSI)

    Tanto in seno alla comunità imprenditoriale quanto tra i consumatori si ha sempre più coscienza del fatto che le imprese possono contribuire - almeno in parte - allo sviluppo sostenibile integrando considerazioni di carattere ambientale e sociale sia nelle loro attività commerciali che nella loro interazione con le altre parti interessate. Viene inoltre riconosciuto che questo tipo di comportamento responsabile può promuovere buoni risultati commerciali sostenibili e può quindi contribuire a incrementare la competitività.

    Nella sua comunicazione sulla responsabilità sociale delle imprese [23], la Commissione sostiene la promozione di tale tipo di responsabilità quale importante contributo volontario delle imprese allo sviluppo sostenibile.

    [23] La responsabilità sociale delle imprese: un contributo delle imprese allo sviluppo sostenibile, COM(2002) 347 def., adottata il 2 luglio 2002.

    In questo contesto, la Commissione ha creato un Foro multilaterale sulla RSI al quale hanno apportato il loro contributo associazioni imprenditoriali, organizzazioni sindacali e ONG che operano nel settore tessile e dell'abbigliamento. Tra gli obiettivi prioritari della strategia della Commissione vi è anche la promozione della RSI tra le PMI, un tipo di azione assai importante se si vuole che il concetto di responsabilità sociale delle imprese venga accolto sempre più favorevolmente dal settore.

    Nel settore dei tessili l'impostazione basata sulla RSI viene promossa soprattutto da e per le grandi imprese multinazionali che operano nel commercio di prodotti dell'abbigliamento. Oggi e in futuro la spinta più forte affinché le PMI adottino pratiche di RSI e si impegnino a stilare relazioni e riferire in merito alla loro effettiva applicazione verrà probabilmente dalle grandi imprese loro clienti. Data la complessa catena di approvvigionamento dell'industria tessile e dell'abbigliamento, ormai estremamente globalizzata, la questione della RSI dovrebbe assumere un rilievo sempre maggiore per questo settore. Sul piano europeo, le parti sociali del settore hanno adottato nel 1997 una carta sulla responsabilità sociale delle imprese.

    Tuttavia, la scarsa consapevolezza del problema sembra essere un ostacolo notevole all'adozione di metodi di RSI tra le PMI del settore tessile e dell'abbigliamento. Le organizzazioni dei datori di lavoro e le associazioni sindacali hanno quindi un ruolo importante da svolgere nel sensibilizzare le imprese alla questione della RSI fornendo loro informazioni e strumenti di facile uso nonché provvedendo alla diffusione delle buone pratiche in materia. La stessa Commissione sta organizzando una campagna di sensibilizzazione sulla RSI, rivolta soprattutto alle PMI, che verrà lanciata in tutta l'UE, nei paesi in via di adesione e nei paesi candidati nel corso del 2004 e proseguirà per l'intero anno.

    Inoltre, tenuto conto delle specifiche difficoltà cui devono far fronte le PMI in termini di risorse, è essenziale che queste imprese siano in grado di valutare i potenziali vantaggi derivanti dall'adozione delle pratiche di RSI nonché di calcolare in che misura tali guadagni consentiranno loro di coprire i costi relativi alle attività di monitoraggio, stesura di relazioni e promozione di queste pratiche. Questo è vero soprattutto per il settore tessile e dell'abbigliamento, dato che quest'ultimo è caratterizzato da una catena di approvvigionamento assai complessa ed estremamente globalizzata.

    3.3.10. Diritti di proprietà intellettuale

    I vantaggi derivanti al settore europeo tessile e dell'abbigliamento dalla sua capacità di innovare e di creare nuovi prodotti sono minacciati dai prodotti contraffatti. Nonostante la protezione offerta dalla Comunità sia ai marchi di fabbrica che al design, marchi, design e modelli vengono sistematicamente copiati danneggiando i legittimi proprietari [24]. Numerose PMI hanno difficoltà nel contrastare tale minaccia, poiché spesso non dispongono delle risorse necessarie per potersi avvalere dei servizi di consulenti in materia di diritti di proprietà intellettuale né per avviare complesse azioni giudiziarie.

    [24] Ad esempio, nel 2001 le autorità doganali hanno sequestrato alle frontiere esterne dell'UE 4,7 milioni tra capi e accessori per l'abbigliamento, mentre metà dei procedimenti doganali comunitari nel 2001 (cioè 2628 procedimenti) riguardano prodotti tessili e dell'abbigliamento. Cfr. il sito:

    Recentemente la Commissione ha presentato due proposte che apporteranno un contributo sostanziale al rafforzamento della protezione dei diritti di proprietà intellettuale. La proposta di direttiva sul rispetto di tali diritti [25] si prefigge di armonizzare le disposizioni nazionali in materia. Un regolamento parallelo [26], che è stato adottato nel luglio 2003, riguarda l'intervento dell'autorità doganale nei confronti delle merci che violano i diritti di proprietà intellettuale. Benché costituiscano due strumenti essenziali per contrastare il fenomeno della contraffazione sul territorio comunitario e alle sue frontiere esterne, la proposta di direttiva e il regolamento suindicati non servono ad affrontarlo là dove si trova una delle cause principali del problema, e cioè nei paesi terzi che solitamente fabbricano questi prodotti. Questo è il motivo per cui saranno necessari ulteriori provvedimenti volti a migliorare il livello inadeguato di protezione e applicazione dei diritti di proprietà intellettuale in alcuni paesi terzi. Al tempo stesso, è importante fare in modo che le PMI del settore tessile e dell'abbigliamento siano sufficientemente informate dei loro diritti e dei mezzi di ricorso di cui dispongono. Infine, risulterà essenziale che le autorità nazionali dei singoli Stati membri provvedano a garantire l'effettivo rispetto di questi diritti.

    [25] Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle misure e alle procedure volte ad assicurare il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, del 30 gennaio 2003, COM(2003) 46 def.

    [26] Regolamento (CE) n. 1383/2003 del Consiglio, del 22 luglio 2003, relativo all'intervento dell'autorità doganale nei confronti di merci sospettate di violare taluni diritti di proprietà intellettuale e alle misure da adottare nei confronti di merci che violano tali diritti (GU L 196 del 2 agosto 2003).

    3.3.11. Aspetti regionali

    L'industria europea dei tessili e dell'abbigliamento si distingue per la concentrazione geografica di PMI in un certo numero di regioni che dipendono in larga misura dal settore in termini di occupazione e di coesione socioeconomica, anche perché spesso le alternative nel campo del lavoro in queste aree sono limitate. Le donne rappresentano inoltre una percentuale elevata della manodopera dell'industria, in particolare nel sottosettore della confezione di indumenti. Per questi motivi un'eventuale crisi economica del settore, con conseguente perdita di posti di lavoro, potrebbe avere effetti estremamente negativi su alcune regioni, tanto nell'attuale UE dei 15 come nei dieci futuri Stati membri.

    Una tale situazione richiede la capacità di anticipare le trasformazioni dell'industria e di attirare nuovi investimenti verso attività economiche diversificate. Inoltre, buona parte di quanti perderanno il posto di lavoro nel settore tessile e dell'abbigliamento non potranno più venire riassunti nello stesso settore. In futuro le opportunità disponibili saranno probabilmente destinate a lavoratori con un livello di istruzione superiore, ed è per questo che i programmi regionali di formazione devono essere incentrati su azioni di aggiornamento delle competenze e di riqualificazione per la riconversione professionale.

    I finanziamenti disponibili a titolo dei Fondi strutturali sono gestiti mediante programmi orizzontali pluriennali di sviluppo regionale che vengono proposti dalle regioni e approvati dalla Commissione.

    3.3.12. Questioni relative alla politica della concorrenza, agli aiuti di Stato e al mercato interno

    In un settore come quello tessile e dell'abbigliamento, che sta vivendo un costante processo di adattamento, in particolare sotto forma di chiusure e/o di ammodernamento degli impianti, la concessione di aiuti di Stato può risultare fonte di particolari perturbazioni. L'osservanza delle norme che disciplinano la concessione di aiuti di Stato al settore è quindi estremamente importante. Inoltre, tenendo conto del fatto che i livelli di investimenti richiesti da numerose attività dell'industria dei tessili e da gran parte dei tipi di produzione di quella dell'abbigliamento sono assai più modesti di quelli necessari in altri settori, proprio il settore tessile e dell'abbigliamento appare il candidato ideale per eventuali giri di vite nella concessione degli aiuti di Stato nel prossimo futuro.

    In un certo numero di settori, tuttavia, la concessione di aiuti di Stato può essere considerata sotto una luce più favorevole, poiché potrebbe avere ricadute complessivamente positive su tutta l'Unione europea. La Commissione ha adottato una serie di orientamenti e di quadri destinati a chiarire la politica degli aiuti di Stato in queste aree, comprese alcune estremamente importanti per l'industria tessile e dell'abbigliamento come la ricerca e sviluppo, l'occupazione e la formazione, le PMI, la protezione dell'ambiente e il salvataggio e la ristrutturazione di imprese in difficoltà.

    Qualsiasi iniziativa futura in questo settore, a livello sia nazionale che comunitario, dovrà essere pienamente conforme alle regole della concorrenza e prefiggersi di migliorare le prestazioni del mercato promuovendo l'integrazione e un'efficace ripartizione delle risorse di settori e regioni del mercato interno, tanto al loro interno quanto tra di essi, senza tuttavia introdurre fenomeni di distorsione della concorrenza.

    4. PROPOSTE PER RAFFORZARE LA COMPETITIVITÀ SOSTENIBILE DELL'INDUSTRIA TESSILE E DELL'ABBIGLIAMENTO NELL'UE

    Il rafforzamento della competitività sostenibile dell'industria tessile e dell'abbigliamento in un'Unione europea allargata è associato al potenziamento dei fattori legati agli attuali e ai futuri vantaggi competitivi dell'industria tessile e dell'abbigliamento dell'UE.

    Alle imprese spetta definire strategie adeguate e adattarsi ad un ambiente competitivo in continua evoluzione. Le autorità degli Stati membri e dell'Unione europea devono invece garantire una combinazione di politiche coerente e un'adeguata disponibilità di strumenti per accrescere la competitività dell'industria tessile e dell'abbigliamento dell'UE promuovendo delle trasformazioni positive nei seguenti settori: ricerca e innovazione, qualità, creatività e formazione.

    Nel luglio 2003 è entrata in vigore la strategia europea per l'occupazione, che definisce gli orientamenti per le politiche degli Stati membri in materia di occupazione. Nell'adottare tali orientamenti, gli Stati membri si sono impegnati, tra l'altro, a rafforzare lo sviluppo del capitale umano e la formazione permanente, a migliorare l'adattabilità nell'ambito del mercato del lavoro, a promuovere l'imprenditorialità e la creazione di posti di lavoro e a ridurre le disparità regionali dal punto di vista dell'occupazione. Molti di questi obiettivi sono particolarmente importanti per il settore tessile e dell'abbigliamento, considerando la priorità di garantire una transizione fluida dell'economia verso le nuove condizioni di mercato. Il miglioramento della governance e il rafforzamento dei partenariati mediante una stretta partecipazione degli organi parlamentari, delle parti sociali e degli altri attori interessati figurano tra gli obiettivi generali. Si richiama inoltre l'attenzione sulla necessità di creare un efficiente sistema di attuazione attraverso i servizi operativi, ivi compresi i servizi pubblici per l'occupazione.

    Nel contempo, il crescente accesso al mercato dell'Unione europea, che segnerà un ulteriore passo in avanti il 1° gennaio 2005 con la completa eliminazione delle restrizioni quantitative, deve essere accompagnato da un accesso equivalente delle esportazioni di prodotti tessili e di abbigliamento dell'UE ai mercati internazionali. Gli investimenti effettuati per far fronte al rapido cambiamento della combinazione di fattori di competitività nell'UE, il quale implica un processo di ristrutturazione e modernizzazione quasi permanente, necessitano di condizioni di gioco eque a livello internazionale per conferire un fondamento economico ai processi di ristrutturazione e modernizzazione spesso dolorosi.

    Alla luce della crescente liberalizzazione dell'accesso al mercato dell'UE, è anche importante concedere ai PMS e ai piccoli produttori dei margini preferenziali per evitare che essi vengano estromessi dal mercato.

    Infine, occorre prevedere i cambiamenti industriali nell'ambito degli strumenti di sviluppo regionale integrato quando tali cambiamenti superano le capacità di adeguamento di una determinata regione. Diversi settori dell'industria dell'UE allargata, ivi compresi il settore tessile e dell'abbigliamento, subiscono continuamente dei processi di ristrutturazione e modernizzazione che producono un impatto sull'occupazione, sulle imprese stesse e sulla situazione socioeconomica delle regioni interessate. È importante attirare investimenti in tali regioni, fornire corsi di formazione alle persone per aiutarle a trovare un'occupazione nei diversi settori economici e riqualificare i dipendenti all'interno degli stessi settori per far fronte alla richiesta di personale ancora più specializzato.

    4.1. Azioni a livello dell'UE

    4.1.1. Politica commerciale

    In questo settore l'UE persegue una serie di obiettivi non facilmente conciliabili: promuovere la propria industria di fronte all'aumento della concorrenza internazionale, tenere conto degli obiettivi di sviluppo, garantire il successo della DDA, trovare un equilibrio tra liberalizzazione multilaterale e trattamento preferenziale e promuovere lo sviluppo e le condizioni commerciali sostenibili. Gli strumenti della politica commerciale attualmente disponibili sono stati riesaminati per rispondere alle sfide legate alla liberalizzazione dei contingenti e alla crescente globalizzazione degli scambi e per elaborare per l'industria dell'UE e per le altre parti interessate un quadro chiaro, prevedibile e coerente nell'ambito del quale esse possano programmare le proprie strategie commerciali, di investimento e di formazione. Tale quadro potrebbe essere composto dai seguenti elementi:

    4.1.1.1. Migliorare le condizioni di accesso ai mercati nei paesi terzi - L'agenda di sviluppo di Doha

    Di fronte alla concorrenza mondiale, in particolare nel settore dei prodotti a basso prezzo, sarà essenziale per l'industria tessile e dell'abbigliamento dell'UE poter disporre di un reale accesso ai mercati dei paesi terzi per i propri prodotti. Ciò spiega perché, nell'ambito dei negoziati DDA, l'UE cerchi di ottenere delle condizioni di accesso ai mercati dei paesi terzi che siano eque e comparabili a livello internazionale. L'UE ritiene che l'eliminazione dei contingenti nel 2005 debba essere accompagnata da un accesso migliore e più paritario al mercato tessile e dell'abbigliamento degli altri paesi. In caso contrario, i risultanti squilibri in termini di accesso al mercato saranno difficilmente accettati, soprattutto se alcuni degli esportatori più potenti e più competitivi di prodotti tessili e di abbigliamento continueranno a mantenere barriere significative a difesa dei propri mercati. Desta preoccupazione il fatto che i segnali lanciati nell'ambito della DDA da alcuni dei principali paesi esportatori di prodotti tessili e di abbigliamento quanto alla loro disponibilità a rinunciare al livello di protezione della loro industria non siano stati, fino ad oggi, incoraggianti. Ci si può chiedere quindi se le imprese di questi paesi non possano servirsi dell'accesso protetto di cui dispongono ai rispettivi mercati interni per avviare una strategia più aggressiva di espansione sul mercato mondiale.

    L'attuale proposta dell'UE nell'ambito dei negoziati sull'accesso ai mercati esorta tutti i paesi membri dell'OMC - ad eccezione dei paesi meno sviluppati - a portare i propri dazi doganali ad un livello comune il più basso possibile ed eliminare gli ostacoli non tariffari. Ciò dovrebbe consentire all'industria dell'UE di competere in altri paesi a condizioni analoghe a quelle offerte dall'UE ai paesi terzi. Tutti i paesi dovrebbero dare il proprio contributo, ivi compresi ovviamente i paesi con esportazioni di prodotti tessili e di abbigliamento molto competitive. L'UE non ridurrà ulteriormente i propri dazi doganali già alquanto bassi se in cambio non potrà godere di un accesso equivalente sui mercati esterni. Per tener adeguatamente conto dei problemi di sviluppo dei paesi a regime preferenziale e non, segnalati dai paesi in via di sviluppo, e dell'impatto sull'industria dell'UE, è opportuno introdurre gradualmente nuovi livelli ancora più bassi, concedendo dei periodi di transizione al fine di permettere i necessari adeguamenti.

    Il persistere degli ostacoli non tariffari agli scambi - che l'UE intende eliminare, ma che interessa anche altri paesi - rappresenta un grave problema per l'industria europea. Nell'industria tessile e dell'abbigliamento gli ostacoli assumono prevalentemente le seguenti forme: imposte/dazi o altri oneri all'importazione, prezzi minimi all'importazione o procedure di determinazione del valore in dogana non basate sul prezzo pagato per la merce importata, prescrizioni onerose o de facto discriminatorie in materia di etichettatura o marcatura, regimi di autorizzazione delle importazioni, procedure di certificazione gravose, ecc. Per eliminare tale ostacoli è necessario superare una serie di difficoltà. In alcuni casi essi sono chiaramente in contrasto con le attuali norme OMC e, una volta fornite le prove necessarie, possono essere gestiti facendo ricorso al meccanismo di risoluzione delle controversie dell'OMC. Tuttavia, esistono numerosi casi in cui la compatibilità con gli obblighi OMC non è chiara e risulta inoltre difficile ottenere elementi di prova conclusivi - ad esempio quando gli ostacoli non tariffari riguardano le pratiche amministrative.

    I negoziati della DDA forniscono l'occasione di eseguire un'analisi globale dei presunti ostacoli non tariffari, ricorrendo eventualmente a procedure quali le notifiche incrociate e i negoziati basati su richieste ed offerte, il cui obiettivo è raggiungere un accordo per eliminare o non applicare tali misure. Tali negoziati potrebbero essere condotti su base bilaterale, anche se l'obiettivo è la conseguente multilateralizzazione degli impegni. Nei suoi recenti accordi bilaterali sui prodotti tessili l'UE ha incluso un elenco completo dei diversi tipi di ostacoli non tariffari, che potrebbe essere utilizzato come strumento di riferimento per l'impegno a non applicare tali ostacoli e per la valutazione degli stessi. La valutazione caso per caso degli ostacoli non tariffari richiede molto tempo e implica un contributo aggiuntivo da parte dell'industria per la compilazione degli elenchi relativi agli ostacoli documentati nei paesi prioritari.

    4.1.1.2. Realizzare la zona euromediterranea

    Nell'ambito del processo di Barcellona è attualmente in corso di creazione una zona di libero scambio che comprenderà l'UE e i paesi mediterranei. Una delle principali priorità per l'industria tessile e dell'abbigliamento in relazione alla creazione di tale zona è quella di estendere ai paesi mediterranei il sistema paneuropeo di cumulo diagonale dell'origine [27], attualmente già applicato all'UE, ai paesi EFTA, ai PECO e alla Turchia. Nella sua fase finale, la zona di cumulo dovrebbe comprendere anche i paesi balcanici.

    [27] Il cumulo diagonale nel contesto euromediterraneo riguarda le possibilità di cumulo nei casi in cui diversi paesi sono parti di un accordo o sono legati da una serie di accordi analoghi, sempre che sia permesso l'uso di materiali originari di uno dei paesi in questione. Si prenda ad esempio un tessuto originario della Comunità e utilizzato per la produzione di una maglietta in Polonia; la maglietta può essere esportata in Svizzera e beneficiare di un trattamento preferenziale. Ciò vale per tutti gli altri paesi che partecipano al sistema di cumulo paneuropeo.

    Nell'ambito della suddetta zona di libero scambio gli operatori economici potranno utilizzare liberamente i prodotti semilavorati provenienti dall'intera area. Ciò consentirà di sfruttare maggiormente i vantaggi competitivi delle diverse regioni e permetterà all'industria tessile e dell'abbigliamento di mantenere l'intera catena di produzione in un'area contigua al mercato europeo, garantendo in tal modo tre vantaggi: costi ragionevoli, qualità e prossimità. Inoltre, l'esistenza di una tale zona ridurrà in una certa misura gli effetti negativi dell'abolizione dei contingenti di importazione nel 2005. Pertanto, è essenziale che tale zona venga creata in tempi rapidi.

    In seguito all'accordo riguardante il protocollo sull'origine raggiunto a Palermo il 7 luglio 2003 dai ministri del Commercio della zona euromediterranea, l'ultima tappa fondamentale per la realizzazione del sistema di cumulo dell'origine consiste nella conclusione di accordi di libero scambio tra i paesi interessati [28]. La Commissione ritiene che i paesi interessati debbano realizzare ulteriori passi in avanti in questo campo. Per garantire il funzionamento del cumulo diagonale, tutte le parti devono applicare norme di origine identiche e partecipare ad un sistema concordato di cooperazione amministrativa. Entrambi sono descritti in dettaglio nel protocollo sull'origine relativo all'accordo di libero scambio. Dal momento che i prodotti tessili e di abbigliamento svolgono un ruolo cruciale nelle economie dei paesi del Mediterraneo orientale e meridionale, appare particolarmente urgente completare la zona entro il 2005 e individuare le modalità per accelerare l'effettiva introduzione del cumulo dell'origine all'interno della stessa. La Commissione esaminerà più attentamente, a fronte di eventuali richieste provenienti dalla regione o dall'industria, gli strumenti alternativi all'obbligo di firmare accordi di libero scambio tra questi paesi. La conclusione di accordi di questo tipo resta in ogni caso una priorità per la Commissione e si inscrive nell'obiettivo finale di realizzare una zona euromediterranea di libero scambio. Qualora vengano proposti, i suddetti strumenti alternativi dovrebbero dare risultati equivalenti a quelli degli accordi di libero scambio, e cioè la maggiore integrazione economica dell'area euromediterranea derivante, secondo le previsioni, dal sistema pan-euromediterraneo di cumulo, da un lato, e la determinazione, la prova e il controllo dell'origine dei prodotti che beneficiano del cumulo, dall'altro. A tal fine, questi strumenti dovrebbero garantire un quadro, norme effettivamente applicabili e metodi di cooperazione amministrativa pienamente compatibili con le regole dell'OMC.

    [28] A titolo di esempio, il Marocco potrà importare un tessuto dall'Egitto, trasformarlo in indumento ed esportarlo nell'UE in regime di franchigia doganale. Tuttavia, affinché possano beneficiare del cumulo diagonale, il Marocco e l'Egitto devono aver concluso tra di loro un accordo di libero scambio, in mancanza del quale l'indumento in questione sarebbe soggetto ad un dazio doganale nell'UE.

    In termini più generali, nel creare tale zona sarebbe opportuno riservare una particolare attenzione all'effettiva applicazione delle norme fondamentali del lavoro e delle norme ambientali, alla partecipazione delle parti sociali e alla promozione del dialogo sociale settoriale.

    4.1.1.3. Vulnerabilità di taluni produttori di tessili e di abbigliamento

    Alcuni paesi in via di sviluppo (in particolare certi PMS), i piccoli fornitori e i paesi euromediterranei saranno improvvisamente esposti, a decorrere dal 2005, a una concorrenza più feroce da parte dei paesi dai quali fino a quel momento si potevano difendere facendo ricorso ai contingenti. A partire dal 2005, il loro unico trattamento preferenziale consisterà nella differenziazione dei dazi doganali applicata dall'UE. A seconda dell'esito della DDA, questi ultimi potrebbero essere ulteriormente ridotti verso un livello armonizzato ancora da determinare. Nel contempo, essi si trovano una situazione in base alla quale, in parte a causa delle attuali norme di origine, una parte sostanziale delle loro esportazioni di prodotti di abbigliamento nell'UE non può godere di alcuna riduzione tariffaria - mentre i loro principali concorrenti nei paesi in via di sviluppo ottengono delle riduzioni tariffarie grazie alla maggiore integrazione della propria industria di prodotti tessili di abbigliamento e della conseguente ammissibilità dei loro prodotti a beneficiare di tale trattamento. Tale problema può essere risolto, sebbene soltanto in misura parziale, nei seguenti tre modi:

    a) Dazi doganali. L'UE è interessata a promuovere un livello di dazi comune il più basso possibile, ossia il livello più basso che tutti i membri dell'OMC sono disposti ad accettare e ad applicare. Qualora tali 'margini comuni' delle aliquote di dazio concordate nel quadro della DDA fossero inferiori agli attuali dazi dell'UE, i PMS e i paesi euromediterranei assisterebbero ad un'ulteriore riduzione dei propri margini preferenziali. Tale fenomeno aumenterebbe ancora di più con la progressiva diminuzione delle aliquote di dazio concordate. Per far fronte a questo potenziale problema (come dichiarato nella comunicazione all'OMC sull'accesso ai mercati non agricoli) potrebbe essere raggiunta una convergenza verso un 'margine comune' di aliquote di dazio dopo un periodo transitorio che concederebbe a tali paesi alcuni anni per adeguarsi.

    b) Concentrazione delle preferenze unilaterali dell'UE. Attualmente le preferenze unilaterali dell'UE - il sistema di preferenze generalizzate (SPG) - vengono generalmente concesse nel settore dei tessili e dell'abbigliamento a tutti i paesi in via di sviluppo attraverso una riduzione delle tariffe pari al 20% e ai PMS mediante un'esenzione dai dazi. Il paese che soddisfa una serie di criteri obiettivi, dimostrando di essere già molto competitivo in un determinato settore, può essere 'riclassificato' e perdere il trattamento preferenziale in tale settore. Considerando l'impatto dell'abolizione dei contingenti, in particolare per i PMS e i piccoli fornitori di prodotti tessili e di abbigliamento, sarà importante tener conto dell'esigenza di limitare in futuro le preferenze ai paesi più vulnerabili al momento di istituire un nuovo regime SPG da applicare dopo il 2006, rispettando nel contempo il principio della non discriminazione.

    c) Migliorare l'utilizzo delle preferenze - cumulo dell'origine. Attualmente molti dei paesi a regime preferenziale non utilizzano pienamente le preferenze concedesse dall'UE, in particolare le preferenze SPG e quelle accordate ai paesi ACP. Uno dei motivi di tale fenomeno è che le norme preferenziali UE in materia di origine richiedono un grado di trasformazione tale nel paese beneficiario da poter considerare il prodotto in questione come un prodotto di origine preferenziale [29]: obiettivo di tale norma è evitare che questi paesi diventino semplici piattaforme per la lavorazione di base delle merci provenienti da paesi non beneficiari, vanificando in tal modo lo scopo delle preferenze, ossia creare benefici per i paesi ammissibili e non per gli altri paesi. Dal momento che molti di questi paesi - soprattutto i paesi meno sviluppati e i piccoli esportatori di prodotti di abbigliamento - non dispongono di un'industria tessile nazionale competitiva, essi sono generalmente costretti a importare tessuti da altri paesi per poi trasformarli in capi di abbigliamento. Solitamente il prodotto finale non viene tuttavia più considerato come un prodotto di origine preferenziale e in quanto tale è interamente soggetto ai dazi dell'UE. Si tratta dunque di decidere come adeguare le norme di origine (compreso il cumulo dell'origine) in maniera tale da migliorare la posizione competitiva dei paesi più vulnerabili, contribuendo effettivamente al loro sviluppo grazie a un migliore utilizzo delle preferenze concesse dall'UE senza per questo aprire le porte dell'UE a importazioni il cui valore aggiunto nasce in gran parte nei paesi non preferenziali, e senza negare a tali paesi la possibilità di sviluppare un'industria tessile nazionale che non resisterebbe alla concorrenza dei maggiori paesi esportatori di tessili.

    [29] Ad esempio, affinché un indumento prodotto nei paesi in questione sia considerato come originario di tali paesi, generalmente esso deve essere stato sottoposto ad una 'doppia trasformazione', il che significa che i paesi in questione utilizzano del tessuto competitivo prodotto dall'industria locale (che in molti paesi spesso manca) o importato da paesi in cui è consentito il cumulo dell'origine.

    Se si modificassero in maniera sostanziale le norme di origine - abolendo ad esempio l'attuale norma sulla doppia trasformazione - i principali beneficiari di tale cambiamento potrebbero essere gli attuali paesi che non beneficiano di un trattamento preferenziale, mentre il valore aggiunto generato nel paese di produzione sarebbe troppo modesto. Ciò impedirebbe il raggiungimento dell'obiettivo di cui al precedente punto (b), ossia concentrare le preferenze sui paesi che ne hanno maggiormente bisogno. Nel valutare le misure basate sulla concessione ai paesi a regime preferenziale di una più vasta scelta in sede di ricerca dei prodotti semilavorati, una delle possibilità consisterebbe nel facilitare il cumulo dell'origine all'interno di gruppi di paesi a regime preferenziale dotati di sufficiente coesione dal punto di vista geografico ed economico. Un'altra opzione consisterebbe nel permettere il cumulo tra regioni limitrofe a regime preferenziale, sempre che le rispettive produzioni di prodotti tessili e dell'abbigliamento siano sufficientemente complementari. Per poter essere considerata accettabile, tuttavia, una simile opzione non dovrebbe andare a discapito dell'integrazione economica all'interno delle regioni interessate e deve prevedere un quadro, norme effettivamente applicabili e metodi di cooperazione amministrativa pienamente compatibili con le regole dell'OMC per la determinazione, la prova e il controllo dell'origine dei prodotti che beneficiano del cumulo.

    Nel prendere in considerazione tali misure, oltre a valutare il loro eventuale impatto sull'industria dei prodotti tessili e di abbigliamento dell'UE, sarà necessario tener conto dei loro effetti sullo sviluppo dell'intera catena dell'industria tessile e dell'abbigliamento in tali paesi.

    4.1.1.4. Affrontare i problemi riguardanti la sostenibilità

    L'aumento della concorrenza e la liberalizzazione degli scambi dovrebbero contribuire al conseguimento dell'obiettivo globale dello sviluppo sostenibile in tutte le sue dimensioni (economica, sociale e ambientale). Ciò crea una serie di problemi, ossia come evitare ad esempio una corsa alla conquista o alla difesa di quote di mercato, con il conseguente peggioramento delle - già precarie - condizioni di lavoro delle categorie più povere nei paesi meno sviluppati: una tale violazione dei diritti fondamentali del lavoro o il deterioramento delle norme ambientali non dovrebbero essere considerati come parte dei vantaggi comparati di un paese. Conciliando la liberalizzazione degli scambi con i principi dello sviluppo sostenibile si creano tuttavia anche delle opportunità per un'espansione delle vendite e/o per il miglioramento dei margini sui prodotti realizzati nell'UE o altrove in condizioni sostenibili, in quanto si potrebbero adottare delle misure per renderli più visibili e attraenti agli occhi dei consumatori e, nel caso dei prodotti importati, concedere loro delle condizioni preferenziali di accesso al mercato.

    La promozione dello sviluppo sostenibile dovrebbe essere realizzata, per quanto possibile, attraverso organismi internazionali specializzati eventualmente esistenti (come ad esempio l'OIL o il PNUA), mediante una cooperazione rafforzata tra l'UE e tali istituzioni, facendo ricorso agli incentivi e valutando la conformità con gli standard internazionali. L'attuale sistema SPG dell'UE già concede una serie di incentivi speciali per la protezione dei diritti del lavoro e fornisce vantaggi aggiuntivi ai paesi che rispettano i requisiti previsti. Esso prevede inoltre la possibilità di escludere dal SPG i paesi che, tra le varie pratiche, operano una violazione grave e sistematica della libertà di associazione e del diritto alla contrattazione collettiva o che fanno ricorso al lavoro minorile.

    Resta tuttavia ancora molto da fare, dal momento che in alcuni casi l'organizzazione del lavoro e delle relazioni sindacali non è conforme alle norme fondamentali del lavoro stabilite dall'OIL e agli obiettivi dell'OIL in materia di promozione del lavoro dignitoso. Pertanto, l'attuazione di tali norme internazionali e di tali obiettivi richiederà un impegno concreto da parte dei paesi interessati. L'UE potrà fornire il suo contributo a tale riguardo.

    Anche il mondo aziendale dovrebbe contribuire allo sviluppo sostenibile varando delle iniziative in materia di responsabilità sociale delle imprese (RSI), come ad esempio la promozione dei principi e degli orientamenti OIL e OCSE riguardanti le società multinazionali e l'intera catena di approvvigionamento.

    Potrebbero essere utilizzati anche i sistemi di etichettatura, per dare ai consumatori la possibilità di optare per i prodotti realizzati in maniera sostenibile. Affinché i consumatori utilizzino tali etichette, esse dovrebbero essere pertinenti, credibili e attendibili, ma anche orientate al mercato, non discriminatorie, proporzionali e trasparenti; potrebbero essere impiegate come un primo passo per concedere a tali prodotti, in conformità con le norme OMC, migliori condizioni di accesso al mercato nell'ambito del futuro SPG. Esse potrebbero basarsi su standard concordati a livello internazionale, laddove ve ne siano [30], e dovrebbero comprendere adeguati meccanismi di certificazione, nonché controlli sufficienti ed efficienti in termini di costi. Tali compiti potrebbero essere affidati agli attuali enti e organizzazioni di certificazione, previa verifica della loro capacità e con una certa forma di controllo ad opera delle autorità pubbliche nella misura in cui la certificazione abbia un riconoscimento pubblico.

    [30] Ad esempio, la dichiarazione dell'OIL del giugno 1998 sui principi e diritti fondamentali nel lavoro definisce le seguenti norme fondamentali del lavoro:

    L'etichettatura può contribuire a creare nicchie di mercato, non soltanto per l'UE ma anche per i produttori dei paesi terzi, ivi compresi quelli dei paesi in via di sviluppo, i quali potrebbero perdere una quota di mercato in seguito all'abolizione dei contingenti all'importazione nel 2005. È opportuno valutare l'ipotesi di fornire un'assistenza tecnica per facilitare la conformità con i sistemi di etichettatura descritti precedentemente. Esistono già dei sistemi di etichettatura riguardanti i metodi di produzione nel settore tessile e dell'abbigliamento e qualsiasi azione a livello UE dovrebbe tener pienamente conto chiaramente di tali sistemi.

    Inoltre, la Commissione è impegnata a collaborare con il Centro per l'innovazione e lo sviluppo sostenibile (STIC), che ha varato un'iniziativa del tipo II in occasione del vertice di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile. Lo STIC potrebbe svolgere un ruolo utile nel promuovere la produzione sostenibile, in particolare nei paesi in via di sviluppo, incoraggiando il trasferimento di tecnologie e fornendo assistenza tecnica attraverso la creazione di reti di collegamento tra le parti interessate, partenariati, o "accordi di gemellaggio" tra le società europee e quelle dei paesi in via di sviluppo. Inoltre, esso potrebbe contribuire a promuovere il commercio di prodotti rispettosi dell'ambiente originari dei paesi in via di sviluppo. Il settore tessile è stato identificato come un settore in cui la globalizzazione degli scambi giustifica un tale intervento a livello internazionale per conciliare lo sviluppo industriale con la protezione dell'ambiente.

    4.1.1.5. Protezione dei diritti di proprietà intellettuale

    Dal momento che l'innovazione, la differenziazione delle marche, la moda e il design rappresentano alcuni dei punti forti dell'industria tessile e dell'abbigliamento dell'UE, sarà importante moltiplicare gli sforzi per garantire una maggiore tutela ed un'effettiva applicazione dei diritti di proprietà intellettuale ("DPI") nei paesi terzi, con particolare riguardo al controllo del rispetto dell'accordo ADPIC dell'OMC, al fine di contrastare più efficacemente il commercio di merci contraffatte.

    Recentemente i servizi della Commissione hanno avviato un'indagine sui problemi di applicazione nel settore dei diritti di proprietà intellettuale al fine di valutare in maniera dettagliata l'attuale situazione nei paesi terzi ed individuare i settori della proprietà intellettuale e i paesi più problematici. L'indagine ha fornito uno strumento di diagnosi per permettere di intervenire con maggiore efficacia sviluppando una strategia chiara per far fronte ai crescenti problemi causati dalla violazione dei DPI e dalla carente applicazione di tali diritti nei paesi terzi. In quanto iniziative per così dire pionieristiche nel settore tessile e dell'abbigliamento, che anticipano le intenzioni della Commissione di incrementare le sue attività nel campo dell'effettiva osservanza dei DPI in modo più globale onde includere anche altri settori industriali chiave, si dovrebbe lavorare, tra l'altro, sulle seguenti azioni prioritarie:

    * utilizzo dei meccanismi relativi ai DPI contenuti negli accordi multilaterali (compreso l'accordo ADPIC) e bilaterali; avvio di un'iniziativa in sede di Consiglio ADPIC; sottoporre la questione ai Consigli bilaterali di associazione/cooperazione sottolineando che il problema va assumendo proporzioni crescenti; potenziare le clausole sull'effettiva applicazione dei DPI negli accordi bilaterali;

    * utilizzare attivamente i meccanismi sia d'incentivo che di sanzione; ricorrere agli strumenti esistenti come il Regolamento sugli ostacoli agli scambi ("ROS") e il sistema di risoluzione delle controversie dell'OMC, a seconda dei casi, e mettere a punto, se necessario, nuovi strumenti;

    * azioni di sensibilizzazione: sensibilizzare i titolari UE dei diritti che svolgono attività commerciali nei paesi "problematici" circa i rischi in cui incorrono. Mettere l'accento sul fatto che è possibile godere della protezione dei DPI solo dopo aver adempiuto alle necessarie procedure di registrazione dei diritti (soprattutto marchi di fabbrica, design e modelli); la maggior parte dei DPI sono effettivamente applicabili soltanto dopo che siano stati opportunamente protetti, cioè registrati, nel paese in cui avviene la violazione. È inoltre importante sensibilizzare l'opinione pubblica in generale circa gli effetti negativi e i pericoli della contraffazione (perdita di investimenti esteri e di trasferimenti di tecnologie, legami con la criminalità organizzata ecc.);

    * dialogo politico: sottolineare al più alto livello politico nel dialogo con i partner commerciali dell'UE l'importanza fondamentale di un'effettiva protezione dei DPI, pari quantomeno al livello previsto dall'accordo ADPIC;

    * cooperazione tecnica: fare in modo che l'effettiva applicazione dei diritti sia una componente essenziale sia degli attuali che dei nuovi programmi di cooperazione tecnica nel settore dei DPI; questi programmi dovrebbero contemplare i paesi più "problematici" e garantire un coordinamento più ampio possibile delle iniziative con altri maggiori fornitori di assistenza tecnica;

    * creazione di partenariati pubblico-privato: le imprese e associazioni estremamente attive nella lotta alla contraffazione costituiscono non solo una fonte inestimabile di informazioni, ma anche partner privilegiati per eventuali iniziative di sensibilizzazione. Dovrebbero essere previsti adeguati meccanismi di partenariato o, perlomeno, di scambio di informazioni (creazione di punti di contatto, riunioni periodiche ecc.).

    4.1.1.6. Aumento della concorrenza internazionale e possibili rimedi

    L'abolizione dei contingenti e il conseguente aumento della concorrenza determineranno probabilmente alcuni cambiamenti nella posizione dei fornitori dell'UE e di quelli esteri e una delle possibili conseguenze naturali sarà l'ulteriore riduzione dei prezzi. Laddove tale aumento della concorrenza è in conformità con le norme OMC in materia di pratiche commerciali leali, non sarà richiesto normalmente nessun intervento pubblico. Se invece le pressioni legate alla necessità di adeguarsi all'abolizione dei contingenti dovessero determinare delle pratiche commerciali sleali nel settore in questione, come ad esempio il dumping, le sovvenzioni o un aumento eccezionalmente marcato delle importazioni, l'industria - come è accaduto in passato - potrà avvalersi di tutti gli strumenti di difesa commerciale dell'UE che sono conformi alle norme OMC e che la Commissione intende applicare quando sono soddisfatte le condizioni del caso. In alcuni casi, in particolare quello della Cina, le clausole dell'adesione all'OMC prevedono una serie aggiuntiva di strumenti specifici e transitori per far fronte al problema dell'aumento della concorrenza e della perturbazione del mercato. Sebbene in passato essa non abbia specificamente richiesto l'attuazione di tali disposizioni, l'UE non può ignorarne l'esistenza in caso di reale necessità.

    Il caso della Cina è al centro del dibattito dell'UE. L'aumento delle esportazioni cinesi nelle categorie liberalizzate nella terza fase del periodo di integrazione ATA, unito all'enorme potenziale di produzione ed esportazione della Cina, desta preoccupazione nell'industria dell'UE e degli altri paesi che forniscono prodotti tessili e di abbigliamento all'UE. Le forti diminuzioni a livello di prezzo unitario e l'espansione della quota di mercato, che in alcune categorie ha conosciuto una crescita esponenziale con una riduzione del prezzo unitario medio pari ad anche il 75% [31], meritano un attento esame circa le condizioni nelle quali sono stati giunti tali risultati e creano il timore che una situazione analoga possa verificarsi nel 2005 nelle altre categorie di prodotti.

    [31] Ad esempio, nella categoria 161 (altri indumenti) le esportazioni cinesi nel 2002 sono cresciute del 360% rispetto al 2001 con una riduzione del prezzo unitario pari al 75% e nella categoria 21 (giacche a vento, giacconi) il volume delle esportazioni è aumentato del 291% e il prezzo medio unitario è calato del 48%.

    Tali timori non possono essere ignorati, sebbene un'eventuale risposta da parte dell'UE debba necessariamente collocarsi nell'ambito del quadro generale delle relazioni commerciali tra l'UE e la Cina, il cui sviluppo armonioso è nell'interesse dell'UE. Pertanto, è opportuno dare priorità al dialogo e al confronto nell'affrontare i potenziali problemi in campo commerciale e garantire che la Cina continui ad aprire i suoi mercati in forte espansione ai prodotti dell'UE e dei paesi in via di sviluppo in maniera tale da creare opportunità concrete per le loro esportazioni.

    Dal momento che la Cina rappresenta un potenziale mercato importante per l'industria tessile e dell'abbigliamento dell'UE, è opportuno garantire un rigoroso monitoraggio del rispetto degli obblighi OMC da parte della Cina. I problemi relativi al rispetto degli obblighi OMC possono essere sollevati sia a livello bilaterale nell'ambito delle riunioni periodiche tra i servizi della Commissione e le autorità cinesi sia in ambito multilaterale, attraverso il meccanismo transitorio di verifica istituito in seno all'OMC [32]. A tal fine, è essenziale che l'industria trasmetta il più presto possibile le informazioni pertinenti ai servizi della Commissione responsabili del controllo dell'adempimento degli obblighi OMC da parte della Cina. La Commissione svolgerà quindi un costante monitoraggio della situazione, con la partecipazione dell'industria e degli esportatori, concentrandosi sulle barriere che impediscono l'accesso al mercato e sulle altre pratiche commerciali nell'industria tessile e dell'abbigliamento cinese, verificando la loro compatibilità con gli obblighi OMC della Cina e valutando la possibilità di nuove iniziative a sostegno dell'industria UE in questo settore.

    [32] Un meccanismo previsto nell'ambito dell'OMC in relazione all'adesione della Cina, al fine di esaminare ogni anno l'attuazione degli obblighi OMC da parte della Cina. La verifica avviene ogni anno per i primi 8 anni di adesione della Cina all'OMC e al 10° anno di adesione.

    In seguito a tali preparativi, la Commissione avvierà un intenso dialogo politico con le autorità cinesi, concentrandosi sia sugli straordinari risultati registrati dalle esportazioni cinesi di prodotti tessili e di abbigliamento in alcune categorie di prodotti a partire dal 2002 che sull'interesse dell'UE ad aumentare le proprie vendite sul mercato cinese in rapida espansione.

    4.1.2. Iniziative nel campo della ricerca e sviluppo

    Il Sesto programma quadro dell'UE per la ricerca e sviluppo [33], adottato alla fine del 2002, offre parecchie importanti opportunità di finanziamento per il settore tessile e dell'abbigliamento. In primo luogo, si deve porre l'accento sulla priorità tematica 3 relativa "Nanotecnologie e nanoscienze, Materiali multifunzionali basati sulla conoscenza e nuovi Processi e dispositivi di produzione" ("NMP"): tutte queste attività sono pertinenti e importanti per l'obiettivo di rafforzare la competitività del settore. Vi sono poi l'area prioritaria 2 relativa alla società e alle tecnologie dell'informazione, pertinente per il settore tessile, nonché l'area prioritaria 6 relativa allo sviluppo sostenibile. Tali priorità dovrebbero consentire al settore di concentrarsi sulle aree di ricerca che possono contribuire alla sua modernizzazione, ad esempio:

    [33] Cfr.: http://fp6.cordis.lu/fp6/ home.cfm

    - introduzione delle TIC nell'intera catena di attività dell'industria tessile e dell'abbigliamento, dalla produzione alla distribuzione;

    - sviluppo di nuovi materiali (compresi i tessili tecnici) per far fronte in particolare alle sfide legate alla lotta contro la contraffazione, creare prodotti più rispettosi dell'ambiente e sviluppare materiali intelligenti;

    - sviluppo di nuovi processi di produzione, compresa la personalizzazione di massa, e innovazioni tecnologiche per il settore dell'abbigliamento;

    - infine, sviluppo di tecnologie pulite per contribuire allo sviluppo sostenibile e rafforzare la fiducia nel settore, essendo esso uno dei principali consumatori di grandi quantità di acqua e di preparati chimici.

    È necessario promuovere maggiori interventi per coordinare tali priorità e creare sinergie tra le stesse e incoraggiare le iniziative volte a sensibilizzare gli attori a livello nazionale e locale ai risultati della ricerca, in maniera tale da permetterne la rapida divulgazione. Ecco il motivo per cui il Sesto programma quadro è concepito per sostenere le iniziative di ricerca sotto forma di progetti integrati e reti di eccellenza. È importante sottolineare che, nel quadro ad esempio della priorità tematica 3, il programma offre inoltre varie opportunità di realizzare progetti integrati con un accento particolare sulle PMI, per incoraggiare la transizione dai settori caratterizzati da una minore attività di RST verso attività a più elevato valore aggiunto. Nel contempo, verrà facilitata la ricerca a lungo termine mediante progetti specifici mirati nel campo della ricerca.

    Nell'ambito di iniziative di tipo più orizzontale contemplate dal Sesto programma quadro, le azioni destinate a sostenere le PMI in aree tradizionali o in nuovi settori, per stimolarne le competenze tecnologiche e la capacità per operare a livello europeo o persino mondiale, possono consentire all'industria tessile e dell'abbigliamento di collegarsi in rete con altri partner industriali. Le attività realizzate nell'ambito dei progetti cooperativi o collettivi di ricerca dedicati alle PMI dovrebbero quindi continuare a creare nuove opportunità per il settore tessile e dell'abbigliamento. Il programma speciale per le risorse umane e la mobilità dovrebbe contribuire, assieme ad altri programmi comunitari, a soddisfare le esigenze di formazione del settore.

    Il Sesto programma quadro prevede inoltre la possibilità di creare un piano ERA-NET, cioè uno strumento destinato a potenziare la cooperazione e il coordinamento delle attività di ricerca svolte a livello nazionale o regionale negli Stati membri e nei paesi associati, mediante il collegamento in rete di tali attività a carattere nazionale o regionale e la reciproca apertura alla partecipazione ai programmi di ricerca nazionali, i quali entrano così a far parte delle attività di collegamento in rete. Una simile iniziativa potrebbe aiutare il settore tessile e dell'abbigliamento a concentrare le sue attività di ricerca su fabbisogni tecnologici attentamente identificati e mirati [34].

    [34] Per maggiori informazioni consultare il documento di riferimento intitolato "Disposizioni per l'attuazione del piano ERA-NET", che può essere scaricato dal seguente sito:

    Potrebbe essere anche considerata l'ipotesi di creare una piattaforma tecnologica per il settore al fine di promuovere mercati per la cooperazione tra le parti interessate, elaborare un piano strategico di lungo termine per la RST nel settore tessile e dell'abbigliamento e garantire una sinergia tra autorità pubbliche, utenti, organi normativi, industria, consumatori e centri di eccellenza.

    4.1.3. Politica dell'innovazione

    Nell'ambito degli attuali programmi si potrebbe esaminare la possibilità di creare un riferimento specifico all'innovazione non tecnologica, ad esempio nel campo della creatività e della moda. Potrebbero inoltre essere promosse delle iniziative di sensibilizzazione alle attività innovative all'interno del settore. La Commissione potrebbe valutare la fattibilità di estendere le modalità simili a quelle disponibili nel settore TSI per permettere alle PMI di mettere a punto prototipi commerciabili e di creare opportunità commerciali per lo sviluppo di una più ampia gamma di prodotti e processi.

    4.1.4. Politica dell'istruzione e della formazione

    Sono necessari degli interventi per fornire sostegno alle imprese in quei settori industriali, come ad esempio l'industria tessile e dell'abbigliamento, che richiedono nuove competenze e programmi di formazione. La Commissione sta elaborando delle strategie per sensibilizzare le parti interessate alle opportunità già offerte dal programma Leonardo da Vinci II per i progetti settoriali. Essa punta inoltre a migliorare l'accesso delle PMI alle attuali fonti di finanziamento e valuterà la fattibilità di semplificare ulteriormente le procedure di presentazione delle richieste. Verrà promossa la divulgazione delle informazioni alle PMI e verrà studiata l'ipotesi di produrre un opuscolo informativo per il settore. Sarà necessario valutare la partecipazione del settore tessile e dell'abbigliamento al programma Leonardo da Vinci II al fine di tener conto di tutte le eventuali difficoltà in sede di revisione del programma dopo il 2006. La Commissione incoraggerà inoltre le parti interessate ad istituire un approccio paneuropeo alla formazione nel settore tessile e dell'abbigliamento al fine di individuare le migliori pratiche e coordinare i futuri interventi in maniera tale da evitare duplicazioni.

    4.1.5. Politica regionale e di coesione

    Occorre anticipare i mutamenti industriali che avranno luogo nell'Europa allargata affinché si possano creare nuove opportunità di occupazione nelle regioni che dipendono dal settore tessile e dell'abbigliamento ed elaborare programmi di riqualificazione e di reimpiego per coloro che non sono in grado di trovare lavoro in tali settori. Questi obiettivi, già previsti nell'ambito dei programmi regionali dei Fondi strutturali, potrebbero essere realizzati attraverso programmi regionali integrati multisettoriali e mediante iniziative per regioni particolarmente dipendenti da determinati settori in corso di trasformazione industriale. Sarebbe opportuno tener conto di questi aspetti nell'ambito delle discussioni sul futuro dei Fondi strutturali in seguito all'allargamento e dopo il 2007, quando verrà eseguita una revisione dei Fondi nel quadro delle nuove prospettive finanziarie 2007-2013.

    Si propone di incoraggiare interventi specifici a livello regionale, come ad esempio il rafforzamento degli attuali raggruppamenti e delle reti regionali di imprese promuovendo la creazione di reti e piattaforme di comunicazione virtuali (on-line). Potrebbe essere fornito sostegno all'impiego delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), in particolare da parte delle PMI. Una particolare attenzione verrà riservata alle opportunità già offerte dall'obiettivo 3 dei Fondi strutturali e dal Fondo sociale europeo per la modernizzazione e l'adeguamento dei sistemi di istruzione nazionali e dei programmi per l'occupazione e la formazione al fine di fornire corsi di (ri-)qualificazione alle persone colpite dai mutamenti in campo industriale, in collaborazione con le parti sociali.

    Inoltre, la Commissione sta valutando, nel quadro delle nuove prospettive finanziarie (2007), le modalità con cui i Fondi strutturali potrebbero essere utilizzati per rispondere in maniera mirata alle gravi crisi capaci di influenzare la situazione socioeconomica di una determinata regione. L'obiettivo consisterebbe nel facilitare il reinserimento dei lavoratori nel mercato del lavoro e nel fornire principalmente assistenza tecnica alle società costrette a subire una ristrutturazione in seguito ad una grave crisi settoriale causata dall'attuazione di un accordo internazionale. Resta poi da affrontare la questione se siano o meno ipotizzabili interventi adeguati per facilitare la transizione verso la nuova situazione economica risultante dall'appuntamento del 2005, nella misura in cui ciò sia compatibile con l'attuale quadro dei Fondi strutturali e con le richieste di concessione dei fondi presentate dagli Stati membri.

    4.1.6. Cooperazione industriale

    Recentemente la Commissione ha avviato un dialogo con la Cina sulla politica industriale. Nell'ambito di tale dialogo essa ha istituito un gruppo di lavoro sui tessili. L'obiettivo principale è promuovere la sensibilizzazione e la comprensione della legislazione in materia di sicurezza dei prodotti tessili. Verrà valutata l'ipotesi di estendere questo dialogo ai temi principali riguardanti la competitività industriale dell'industria tessile e dell'abbigliamento.

    I servizi della Commissione esamineranno inoltre la fattibilità di promuovere iniziative di cooperazione industriale tra le imprese dell'UE e quelle degli altri principali paesi produttori di prodotti tessili e di abbigliamento al fine di contribuire allo sviluppo di relazioni armoniose e sostenibili nel settore tessile. Tali iniziative dovrebbero tener conto della competitività industriale e delle questioni di importanza sociale per il settore tessile e dell'abbigliamento.

    4.1.7. Altre misure - tutela dei consumatori

    Una parte importante della produzione dell'UE appartiene al segmento 'moda' e 'alta qualità' dell'industria tessile e dell'abbigliamento, un segmento in cui l'UE possiede un vantaggio comparato in quanto leader mondiale. Grazie alla loro lunga tradizione, alla diversità dei prodotti e alla costante innovazione, i prodotti tessili e di abbigliamento europei sono spesso associati nella mente dell'opinione pubblica al concetto di eccellenza ed eleganza del design.

    L'introduzione di un'etichetta "Made in Europe" potrebbe contribuire a convincere i consumatori che, quando acquistano un indumento, pagano un prezzo che corrisponde ai massimi standard di produzione e di stile applicati dall'industria europea.

    Come accade in alcuni dei principali partner commerciali dell'UE, come ad esempio gli Stati Uniti, il Giappone o la Cina, nell'ambito della sua politica finalizzata a migliorare la qualità e la quantità delle informazioni fornite ai consumatori, l'UE potrebbe valutare l'ipotesi di introdurre un'etichetta di origine per i prodotti tessili e di abbigliamento commercializzati all'interno del suo mercato. Tale approccio dovrebbe essere attuato in maniera non discriminatoria e nel rispetto delle norme OMC, in conformità con i principi del mercato interno e in maniera non onerosa ed efficiente dal punto di vista dei costi. La Commissione intende valutare tali ipotesi in maniera più approfondita.

    4.2. Azioni a livello di Stati membri

    Sarebbe opportuno valutare in quale misura un migliore coordinamento delle attività a livello di Stati membri e dell'UE possa creare un valore aggiunto per il settore tessile e dell'abbigliamento. Ciò vale in particolare per l'innovazione, la ricerca e l'istruzione/formazione, dove il settore non dispone di una visione generale delle azioni già intraprese a livello regionale, nazionale e comunitario e delle opportunità disponibili.

    Un'informazione più sistematica da parte dei servizi della Commissione in relazione alle iniziative specifiche per l'industria tessile e dell'abbigliamento favorirebbe la divulgazione delle migliori pratiche e aiuterebbe le parti interessate e le amministrazioni pubbliche a valutare la possibilità di istituire o sviluppare reti in settori di interesse per l'industria, in maniera tale da evitare duplicazioni.

    Si potrebbero sviluppare nuovi corsi di formazione per rispondere adeguatamente alle nuove esigenze del settore tessile e dell'abbigliamento e promuovere la formazione permanente tra i lavoratori. Ciò contribuirebbe a colmare il divario tra il livello potenzialmente elevato di esuberi da una parte e la mancanza di personale qualificato dall'altra. Si potrebbero creare centri di eccellenza per l'industria tessile e dell'abbigliamento in aree in cui tale industria vanta una forte presenza al fine di combinare la formazione di elevata qualità con le opportunità di occupazione. Sarebbe altresì importante garantire che tali iniziative vengano promosse nel quadro della cooperazione con gli altri Stati membri e dei programmi a livello dell'UE, allo scopo di coordinare gli interventi ed evitare duplicazioni.

    Nel settore della ricerca, gli enti di ricerca nazionali o regionali potrebbero avvalersi del piano ERA-NET [35] nell'ambito del Sesto programma quadro per istituire reti di cooperazione e coordinamento delle attività di ricerca per l'industria tessile e dell'abbigliamento.

    [35] Per ulteriori informazioni si consulti il sito http://www.cordis.lu/coordination/ home.html

    Nei sottosettori minori, la creazione di un centro di eccellenza europeo per ogni sottosettore contribuirebbe alla creazione di una massa critica e di importanti sinergie.

    Sul fronte della protezione dei diritti di proprietà intellettuale ("DPI") si assiste alla progressiva introduzione di disposizioni a livello dell'UE. Le legislazioni degli Stati membri sono attualmente caratterizzate da forti discrepanze in materia di applicazione dei DPI. Tali discrepanze hanno favorito le attività di contraffazione e di pirateria. Al fine di garantire la realizzazione dei previsti obiettivi a livello UE, è opportuno che venga adottata rapidamente la 'proposta di direttiva relativa alle misure e alle procedure volte ad assicurare il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale' [36] e che vengano applicate in maniera rapida ed efficace le relative disposizioni giuridiche. La proposta di direttiva si basa sulle migliori pratiche esistenti negli Stati membri. Essa intende anche inviare un segnale politico per incoraggiare i tribunali nazionali ad applicare con maggiore determinazione le sanzioni e le misure di rimedio.

    [36] Cfr. nota 25

    Pochi Stati membri hanno sviluppato sistemi di garanzia reciproca per le PMI, sistemi di microcredito e misure per il finanziamento delle nuove imprese. Negli ultimi anni si sono acutizzati i problemi finanziari delle PMI a seguito del deterioramento della situazione economica e della riorganizzazione del settore bancario. Nonostante i progressi compiuti in termini di miglioramento della disponibilità di finanziamenti e crediti per le PMI, si avverte l'esigenza di intensificare gli sforzi in questo settore. Le PMI lamentano infatti le difficoltà incontrate nel presentare le garanzie richieste e alcune banche hanno ritirati i loro crediti agevolati a favore delle PMI.

    A livello di Stati membri è necessario riservare una particolare attenzione alle regioni fortemente dipendenti dal settore tessile e dell'abbigliamento, promuovendo ad esempio iniziative regionali specifiche per limitare le conseguenze socioeconomiche della trasformazione industriale.

    Anche i sistemi di promozione dell'esportazione degli Stati membri potrebbero tenere in maggiore considerazione le esigenze delle PMI del settore tessile, in particolare nei piccoli sottosettori come il ricamo o i tessuti per arredamento. Tali sistemi potrebbero essere applicati in via prioritaria ai mercati importanti nei paesi terzi come ad esempio la Cina e l'India. A tale riguardo si potrebbe prendere in considerazione un'azione comune con la partecipazione di diversi Stati membri.

    4.3. Azioni a livello delle parti interessate

    La modernizzazione delle imprese tessili e di abbigliamento dell'UE è stata attuata concentrandosi sui prodotti e servizi ad elevato valore aggiunto. Tale approccio dovrebbe essere mantenuto e intensificato, promuovendo ulteriormente i seguenti aspetti: costituzione di raggruppamenti, innovazione, tecnologia, qualità, flessibilità, varietà nell'offerta di prodotti. È opportuno continuare a sviluppare e migliorare il contenuto tecnologico della produzione, in particolare nel settore dell'abbigliamento, e intensificare la partecipazione ai programmi nazionali ed europei di ricerca e innovazione.

    Allo stesso tempo, l'attuale struttura frammentata del settore rischia di pregiudicarne lo sviluppo sostenibile. In particolare, le PMI dovrebbero essere incoraggiate ad unirsi o a creare reti, a investire in attività di cooperazione e joint ventures, o ad avviare fusioni al fine di ottenere una massa critica.

    È inoltre necessario continuare a sviluppare, a livello internazionale e dell'UE, le migliori pratiche in materia di responsabilità sociale delle imprese. L'etichettatura sociale rappresenta uno degli strumenti di responsabilità sociale delle imprese che le imprese tessili e di abbigliamento potrebbero considerare più attentamente [37], possibilmente nel quadro del dialogo sociale settoriale. È opportuno coinvolgere un maggior numero di PMI del settore mediante una stretta collaborazione con le grandi società attraverso le catene di distribuzione. Occorre inoltre avviare delle attività di promozione per sensibilizzare i consumatori agli aspetti qualitativi delle loro abitudini di acquisto, rafforzando in tal modo la domanda di prodotti compatibili con le norme sociali e ambientali.

    [37] Cfr. il verbale sintetico della tavola rotonda del 30-31 maggio 2002 sui problemi riguardanti l'etichettatura nel settore tessile e dell'abbigliamento, disponibile in versione inglese al seguente indirizzo:

    Per migliorare la protezione dei DPI nel settore tessile e dell'abbigliamento, è opportuno attuare interventi di sensibilizzazione riguardo all'importanza dei DPI per l'industria tessile e dell'abbigliamento. Inoltre, la creazione di una base dati europea on-line con informazioni riguardanti i DPI potrebbe rappresentare uno strumento particolarmente utile per le PMI del settore.

    È essenziale che le ditte valutino tutti i sistemi di finanziamento disponibili negli Stati membri e all'interno dell'UE, ivi compresi quelli offerti dalla Banca europea per gli investimenti. I cambiamenti nel mondo della finanza richiedono una maggiore flessibilità da parte delle PMI. Queste ultime devono mostrare una maggiore apertura e trasparenza nel fornire informazioni alle banche e agli istituti finanziari. Alcune forme di finanziamento prevedono che questi ultimi possano partecipare, volendo, al processo decisionale della società. Questi cambiamenti significativi nel comportamento delle imprese devono essere integrati nelle strategie aziendali.

    Anche il crescente sviluppo dei partenariati, dei raggruppamenti di imprese e delle reti, cui partecipano i diversi operatori del settore, potrebbe giocare a favore della competitività dell'industria tessile e dell'abbigliamento. In particolare, già da molto tempo i commercianti e i distributori di prodotti tessili e di abbigliamento svolgono un ruolo sempre più importante nelle relazioni all'interno del comparto e nei confronti dei consumatori. Si potrebbe valutare l'ipotesi di avviare partenariati in questo settore.

    5. CONCLUSIONI OPERATIVE

    L'industria tessile e dell'abbigliamento dell'UE ha già affrontato una lunga serie di sfide che hanno determinato a loro volta interventi di ristrutturazione e modernizzazione. Nel rispondere a tali sfide, il settore ha sviluppato i propri vantaggi competitivi migliorando la creazione e la qualità, la ricerca, l'innovazione e le competenze della manodopera, il contenuto tecnologico e il valore aggiunto, maturando un comportamento dinamico basato sulla creazione di raggruppamenti di imprese.

    Nell'ambito dell'attuazione settoriale degli orientamenti riguardanti la politica industriale orizzontale, una sfida per un settore basato sulle PMI consiste nel definire le modalità per tener conto delle proprie caratteristiche e per migliorare la propria partecipazione agli strumenti disponibili a livello europeo, nazionale e regionale.

    La politica commerciale dell'UE dovrebbe svolgere un ruolo importante offrendo all'industria tessile e dell'abbigliamento dell'UE un adeguato quadro normativo nell'ambito del quale essa si possa sviluppare. In un settore fortemente globalizzato come quello del tessile e dell'abbigliamento, la presenza di condizioni eque è essenziale per gli scambi internazionali. Un'adeguata risposta ai profondi cambiamenti che hanno interessato l'industria tessile e dell'abbigliamento europea e una maggiore apertura del mercato dell'UE possono essere assicurati soltanto operando un'equivalente apertura dei mercati mondiali alle esportazioni di tessili e di abbigliamento dell'UE e adottando misure adeguate per garantire che la concorrenza internazionale nel settore avvenga in condizioni di equità e nel pieno rispetto dei criteri di sviluppo sostenibile. Gli interventi finalizzati ad assicurare il rapido completamento della zona euromediterranea dovrebbero migliorare la posizione competitiva dell'industria tessile e dell'abbigliamento dell'UE.

    Il settore tessile e dell'abbigliamento rappresenta ancora una delle principali industrie manifatturiere dell'Europa. Tuttavia, la ristrutturazione e la modernizzazione hanno prodotto e stanno producendo ancora un forte impatto sull'occupazione nelle diverse regioni dell'UE. È essenziale anticipare i cambiamenti industriali che accompagnano tali processi. Appare opportuno valutare l'ipotesi, nel quadro delle iniziative di sviluppo regionale integrato, di attirare investimenti verso una più ampia gamma di attività economiche e di fornire corsi di formazione e riqualificazione alla forza lavoro.

    La Commissione continuerà ad adoperarsi per preservare la libera concorrenza all'interno dei diversi settori economici, come pure tra di essi, e il funzionamento delle regole che disciplinano il mercato interno nel settore tessile e dell'abbigliamento: si tratta infatti di un contributo importante che servirà a migliorare la competitività tanto dell'industria tessile quanto di altre attività economiche nell'Unione europea allargata.

    Il dialogo sociale è essenziale per il successo delle riforme economiche e sociali. La strategia di Lisbona sottolinea l'importanza di tale dialogo nell'affrontare le sfide dell'Europa, come ad esempio il miglioramento delle competenze e delle qualifiche, la modernizzazione dei sistemi di organizzazione del lavoro, la promozione delle pari opportunità e della diversità e lo sviluppo di politiche attive in materia di invecchiamento demografico. I negoziati tra le parti sociali rappresentano uno strumento idoneo per affrontare i problemi legati alla modernizzazione e per gestire i cambiamenti.

    Il dibattito sul futuro dell'industria tessile e dell'abbigliamento nell'Europa allargata non deve limitarsi alla Commissione. Tutte le istituzioni dell'UE, ma anche quelle degli Stati membri, dei paesi in via di adesione e dei paesi candidati, dovrebbero raccogliere questa sfida. Migliorare la politica dell'UE al fine di garantire che essa stimoli e aiuti la competitività di settori industriali come ad esempio il tessile e l'abbigliamento, è nell'interesse di tutti noi. A tal riguardo, la Commissione invita tutte le parti interessate a formulare le proprie osservazioni sui problemi sollevati nella presente comunicazione [38].

    [38] Le osservazioni dovrebbero essere inviate alla Commissione preferibilmente per posta elettronica all'indirizzo "entr-textile-COM2003@cec.eu.int", seguendo la procedura riportata nella seguente pagina web: http://europa.eu.int/comm/enterprise/ textile/COM2003.htm.

    Il neoistituito Consiglio "Competitività" svolgerà un ruolo chiave nel promuovere il processo avviato con la presente comunicazione in quanto può contribuire a garantire la coerenza tra le politiche a livello dell'UE e degli Stati membri e a migliorare l'interazione tra le stesse. Inoltre, esso si presta in maniera ideale ad analizzare la competitività dei singoli settori industriali.

    La Commissione intende istituire un gruppo settoriale ad alto livello per il periodo 2004-2006 per stimolare il dibattito sulle possibili iniziative tese a facilitare l'adeguamento del settore tessile e dell'abbigliamento alle principali sfide del futuro e a permetterne uno sviluppo sostenibile. Questo gruppo ad alto livello si riunirà due volte all'anno per fare il punto della situazione economica dell'industria tessile e dell'abbigliamento e per formulare raccomandazioni ai rappresentanti politici nazionali e dell'UE sui principali aspetti commerciali e concorrenziale riguardanti il settore.

    Nel contempo, nel corso dei prossimi mesi la Commissione continuerà a monitorare la situazione dell'industria tessile e dell'abbigliamento al fine di formulare ulteriori conclusioni. In particolare, all'inizio del 2004 verrà pubblicata un'analisi più dettagliata dell'impatto dell'eliminazione dei contingenti prevista per il 1° gennaio 2005. Entro la primavera del 2005 la Commissione riferirà sull'attuazione delle azioni proposte precedentemente e, prima della fine del 2006, potrebbe proporre ulteriori iniziative.

    Allegato Esempi di azioni concrete a livello UE per l'industria tessile e dell'abbigliamento

    1. ALLARGAMENTO

    Per preparare i paesi in via di adesione e i paesi candidati al nuovo quadro normativo introdotto in seguito all'allargamento, la Commissione ha fornito sostegno al foro socioeconomico organizzato dalle parti sociali del settore. L'evento ha avuto luogo nel 2002 in Polonia e vi hanno partecipato le imprese tessili e di abbigliamento, le associazioni di categoria e i rappresentanti sindacali. Un altro foro si terrà all'inizio del 2004 in Bulgaria.

    Nell'ambito del programma PHARE la Commissione finanzia attualmente il progetto PERFECT-LINK [39] per i settori tessile, abbigliamento e pelletteria nei paesi in via di adesione e nei paesi candidati dell'Europa centrale ed orientale. L'obiettivo è migliorare le capacità e le competenze delle organizzazioni di rappresentanza delle imprese a livello di acquisizione di informazioni sull'acquis dell'UE e di divulgazione delle stesse tra i propri membri. Ciò migliorerà il livello di preparazione delle imprese locali, consentendo loro di operare e competere con maggior successo in seguito all'adesione.

    [39] Per i dettagli del progetto cfr.: http://www.perfectlink.org/ perfect.htm

    La Commissione sta attualmente finanziando un progetto per la sensibilizzazione delle imprese alle tematiche ambientali, il cui obiettivo è fornire sostegno alle PMI nei paesi in via di adesione e nei paesi candidati per una maggiore comprensione della legislazione UE in campo ambientale. Il prodotto di tale iniziativa - un pacchetto formazione - fungerà da guida per le PMI di tali paesi alla legislazione ambientale dell'UE, con particolare riferimento alle direttive specifiche riguardanti l'industria e il settore privato in generale.

    2. RICERCA E INNOVAZIONE

    L'applicazione di tecnologie di altri settori dell'industria tessile e dell'abbigliamento finalizzata a sviluppare prodotti ad elevato valore aggiunto trova riscontro nei risultati del programma di trasferimento delle tecnologie dell'Agenzia spaziale europea. Tale programma ha consentito ad esempio di sviluppare dei capi di abbigliamento speciali che permettono di controllare il sonno del neonato e prevenire la sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS), dei completi per proteggere i bambini affetti dalla rara malattia genetica chiamata xeroderma pigmentosa, delle giacche superisolanti da indossare in condizioni artiche e degli indumenti intimi dotati di sistemi integrati di condizionamento, già usati da una celebre squadra di Formula 1. Inoltre, un progetto avviato recentemente nel quadro dello stesso programma punta ad applicare le attuali tecnologie dei bioreattori a membrana per lo sviluppo di sistemi di trattamento delle acque reflue economici ed altamente efficienti per le PMI operanti nel settore della finitura [40].

    [40] Per i dettagli del progetto cfr.: http://www.t4tech.com/space2tex/

    Il programma e-TEN (l'ex programma TEN-Telecom) [41] finanzia progetti riguardanti l'introduzione di servizi on-line in tutta l'UE. Esso si concentra in particolare sulla fase cruciale di convalida e lancio di servizi che rischierebbero altrimenti non essere avviati a causa delle difficoltà incontrate nella fase iniziale di investimento e di lancio. L'industria tessile e dell'abbigliamento ha già beneficiato dei finanziamenti per due progetti, uno dei quali riguardava la creazione di un servizio di informazione per le PMI operanti nel settore tessile [42] e l'altro l'istituzione di un servizio di fiere virtuali e di un servizio di scambio on-line per il settore della biancheria [43]. Il programma LIFE offre inoltre delle possibilità di finanziamento per l'innovazione in campo ambientale [44].

    [41] ANCHE IL PROGRAMMA LIFE OFFRE DELLE POSSIBILITÀ DI FINANZIAMENTO PER L'INNOVAZIONE IN CAMPO AMBIENTALE. PER ULTERIORI DETTAGLI CFR.: HTTP://EUROPA.EU.INT/COMM/ENVIRONMENT/ LIFE/LIFE/ENVIRONMENT.HTM

    [42] PROGETTO SOLEIL, PER ULTERIORI DETTAGLI CFR.: HTTP://WWW.TEN-TELECOM.ORG/EN/ PROJECT.ASP?LNK=SOLEIL

    [43] PROGETTO TES4TEX, PER ULTERIORI DETTAGLI CFR.: HTTP://WWW.TEN-TELECOM.ORG/EN/ PROJECT.ASP?LNK=TES4TEX

    [44] PER ULTERIORI DETTAGLI CFR.: HTTP://EUROPA.EU.INT/COMM/ENVIRONMENT/ LIFE/LIFE/ENVIRONMENT.HTM

    3. SOCIETÀ DELL'INFORMAZIONE

    Nel sottosettore dell'abbigliamento, le potenziali possibilità di una 'personalizzazione di massa' degli indumenti appaiono promettenti. I capi di abbigliamento personalizzati rispondono al desiderio del consumatore di un look più personalizzato e una migliore vestibilità, ma ad un costo inferiore rispetto agli articoli su misura, permettendo nel contempo ai produttori di sfruttare la propria competenza e il proprio know-how tecnologico e di creare valore aggiunto. Inoltre, tale fenomeno produce un effetto indotto positivo sui produttori di tessili e di abbigliamento in Europa, in quanto accresce la domanda di attività di tessitura e di confezionamento in prossimità del consumatore. Alcune società hanno già sviluppato una serie di strategie commerciali per produrre e commercializzare capi di abbigliamento personalizzati. I recenti progetti di ricerca E-Tailor [45], FashionMe [46], eT-Cluster [47] e FashionOnLine [48] - cofinanziati dalla Commissione nell'ambito della priorità TSI del Quinto programma quadro di ricerca e sviluppo - si sono concentrate sullo sviluppo delle tecnologie necessarie per promuovere l'efficienza e la redditività di tali attività.

    [45] Per ulteriori dettagli cfr.: http://www.atc.gr/e-tailor/

    [46] Per i dettagli del progetto cfr.: http://www.fashion-me.com/

    [47] Per i dettagli del progetto cfr.: http://www.atc.gr/eT-Cluster/ index.htm

    [48] Per i dettagli del progetto cfr.: http://www.atc.gr/Fol/

    Il progetto TEX-MAP [49], concluso recentemente, contribuisce alla realizzazione di una tabella di marcia per la ricerca nell'industria tessile e della moda in Europa. Obiettivo del progetto è sviluppare una tabella di marcia strategica per trasformare entro il 2010 la catena di distribuzione dei prodotti tessili e di abbigliamento in una rete commerciale intersettoriale, dinamica, innovativa, flessibilmente integrata e orientata al cliente. Le priorità di ricerca individuate consentiranno al settore di coordinare e concentrare i futuri interventi di ricerca in questo settore, fornendo in tal modo uno strumento estremamente utile.

    [49] PER I RELATIVI DETTAGLI CFR.: HTTP://WWW.ATC.GR/TEX-MAP/

    4. FORMAZIONE PROFESSIONALE

    Nell'ambito della seconda fase del programma Leonardo da Vinci, il settore tessile e dell'abbigliamento ha beneficiato finora di finanziamenti a favore di tre progetti settoriali [50]. Il progetto UP-SKILLS riguarda le esigenze di formazione dei dirigenti nelle PMI del settore tessile e dell'abbigliamento, con un particolare accento sulle competenze manageriali quali ad esempio l'analisi di mercato, la pianificazione strategica e la gestione delle risorse umane. Il secondo progetto, ADVOTTEX, ha creato un'interfaccia tra l'industria tessile e dell'abbigliamento e le università e gli istituti di formazione del settore (alcuni dei quali erano già stati riuniti nell'ambito della rete AUTEX [51]) al fine di definire le esigenze di formazione e le opportunità offerte dal settore in materia di tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC). Ci si augura che ciò permetta al settore di conciliare meglio le esigenze di formazione delle imprese nel campo delle TIC con i corsi di formazione disponibili. Il terzo progetto punta a sviluppare a standard un modello interattivo standard per corsi di formazione innovativi nel settore tessile, concentrandosi sulla riqualificazione dell'attuale forza lavoro.

    [50] PER I RELATIVI DETTAGLI CFR.: HTTP://LEONARDO.CEC.EU.INT/PDB/

    [51] ASSOCIATION OF UNIVERSITIES FOR TEXTILES. PER ULTERIORI DETTAGLI CFR.: HTTP://TEXTILES.RUG.AC.BE/AUTEX/ MENU.HTM

    5. AMBIENTE

    L'etichettatura ecologica rappresenta uno degli strumenti della politica integrata di prodotto ("PIP") per sensibilizzare i consumatori alle credenziali ecologiche dei prodotti. A livello UE, il marchio europeo di qualità ecologica [52] è un sistema su base volontaria per individuare i prodotti che raggiungono l'eccellenza ambientale nell'ambito di un'ampia gamma di categorie di prodotti. Sebbene il settore tessile vanti attualmente il maggior numero di prodotti recanti il suddetto marchio (46), questi ultimi rappresentano soltanto una piccola percentuale della vasta gamma di prodotti tessili presenti sul mercato. Molti produttori di tessili e di abbigliamento sono oggi dall'avviso che il marchio europeo di qualità ecologica non goda di un livello sufficiente di riconoscimento e di accettazione da parte dei consumatori per giustificare i costi supplementari legati alla registrazione e ai requisiti di conformità [53]. È pertanto necessaria una maggiore concertazione degli sforzi a livello nazionale e dell'UE per aumentare il riconoscimento del marchio da parte dei consumatori, rendendolo in tal modo più interessante agli occhi dei distributori e dei produttori.

    [52] Per ulteriori informazioni vedi : http://europa.eu.int/comm/environment/ ecolabel/index.htm

    [53] Cfr. il verbale sintetico della tavola rotonda del 30-31 maggio 2002 sui problemi riguardanti l'etichettatura nel settore tessile e dell'abbigliamento, disponibile in versione inglese al seguente indirizzo:

    Inoltre, a causa della frammentazione della catena di produzione di tessili l'onere ambientale spesso ricade sulle spalle dei produttori a monte, ad esempio i produttori di tessuti, mentre i benefici vengono spesso raccolti dai produttori finali, ad esempio i produttori di indumenti, o dai distributori. Un sistema basato su dichiarazioni ambientali sui prodotti da parte dei produttori a monte potrebbe contribuire a fornire informazioni nell'ambito della catena di produzione del settore tessile e dell'abbigliamento.

    6. SOSTANZE CHIMICHE

    Il sito web della Commissione già consente l'accesso a una serie di valutazioni di impatto in merito alle proposte relative al sistema REACH [54]. Inoltre, la Commissione - insieme alle parti interessate - sta effettuando uno studio sull'impatto della nuova politica relativa alle sostanze chimiche sull'industria tessile e dell'abbigliamento. Obiettivo dello studio è valutare i costi diretti di registrazione e sperimentazione per le principali sostanze utilizzate dal settore, l'impatto economico di tali costi sui produttori delle sostanze e sugli utenti a valle e gli effetti a lungo termine dell'attuazione del sistema REACH sull'innovazione nell'ambito dei processi chimici e dell'ingegneria dei prodotti dell'industria tessile. Il 22 settembre 2003 è stato organizzato a tal riguardo un seminario per le parti interessate. Ci si augura che i risultati del suddetto studio consentano al settore di anticipare meglio i potenziali problemi derivanti dall'attuazione del sistema REACH.

    [54] HTTP://EUROPA.EU.INT/COMM/ENTERPRISE/ CHEMICALS/CHEMPOL/BIA/INDEX.HTM

    7. CONSUMATORI E SALUTE PUBBLICA

    La Commissione sta attualmente portando avanti un progetto di ricerca intitolato 'EIS-chemrisks' per valutare l'esposizione dei consumatori alle sostanze chimiche contenute in una serie di prodotti, ivi compresi i tessili. Scopo del progetto è comparare e sviluppare i dati disponibili sulle emissioni di sostanze chimiche contenute nel prodotti e contribuire a definire delle norme europee per i metodi di sperimentazione e per valutare l'esposizione delle persone alle sostanze chimiche. Ciò consentirà ai rappresentanti politici di adottare le future decisioni relative al rischio di sostanze chimiche specifiche contenute nei prodotti sulla base di dati scientifici validi. Nel contempo, i produttori potranno avere accesso ad un ampio numero di informazioni sugli effetti per la salute umana delle sostanze emesse dai propri prodotti. Tale aspetto riveste una particolare importanza per l'industria tessile e dell'abbigliamento, dal momento che i dati attualmente disponibili in questo settore sono alquanto limitati, ed aiuterà i produttori a conformarsi alle eventuali disposizioni del sistema REACH.

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