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Document 52007AE1712

Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Quarta relazione sulla coesione economica e sociale COM(2007) 273 def.

GU C 120 del 16.5.2008, p. 73–81 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

16.5.2008   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 120/73


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Quarta relazione sulla coesione economica e sociale

COM(2007) 273 def.

(2008/C 120/17)

La Commissione, in data 30 maggio 2007, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

Quarta relazione sulla coesione economica e sociale

La sezione specializzata Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale, incaricata di preparare i lavori in materia, ha formulato il proprio parere in data 8 novembre 2007, sulla base del progetto predisposto dal relatore DERRUINE.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 13 dicembre 2007, nel corso della 440a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 88 voti favorevoli, nessun voto contrario e nessuna astensione.

1.   Introduzione

1.1.

Ai sensi dell'articolo 159 del Trattato che istituisce la Comunità europea, la Commissione è tenuta a presentare ogni tre anni una relazione sui progressi compiuti nella realizzazione della coesione economica e sociale.

1.2.

Dal momento che la relazione viene pubblicata nell'anno che precede la revisione degli orientamenti integrati della strategia di Lisbona, il CESE spera che, come ha già richiesto, si tenga conto delle sue riflessioni non soltanto nella prossima generazione di politiche regionali, ma anche nell'elaborazione di questi nuovi orientamenti integrati (OI) (1).

1.3.

Il nuovo Trattato di Lisbona presenta una novità in quanto inserisce tra gli obiettivi generali dell'UE la coesione territoriale (articolo 3), un elemento, questo, che mancava e che è stato aggiunto dalla Convenzione sul futuro dell'Europa e confermato dalla Conferenza intergovernativa (CIG) del 2007.

2.   Osservazioni generali

2.1.

La comunicazione che accompagna la relazione avvia un dibattito sul futuro della politica strutturale formulando una serie di domande. A giudizio del CESE, tra queste domande sono state omesse due questioni di grande interesse che richiedono una risposta concreta:

appare un esercizio inutile esaminare la politica di coesione, che rappresenta circa un terzo del bilancio europeo, se al contempo non si discute dei mezzi disponibili per attuarla. Il CESE tiene a ricordare che il bilancio europeo approvato nell'accordo sulle prospettive finanziarie è di per sé insufficiente a perseguire gli obiettivi ambiziosi attribuiti all'Europa. Tale constatazione vale anche per la politica strutturale: lo 0,36 % del PIL non basta da solo a garantire la coesione economica, sociale e territoriale in Europa (2),

il ruolo delle parti sociali e della società civile organizzata: un gruppo di domande affronta sì la questione della governance, ma la limita alla dimensione politica in senso stretto. Malauguratamente non si parla del ruolo delle parti sociali e di quello della società civile organizzata, mentre essi, da un lato, sono indispensabili per garantire l'adeguatezza dei progetti ai bisogni locali e un ampio sostegno pubblico a questi stessi progetti e, dall'altro, contribuiscono alla trasparenza nell'uso delle risorse.

2.2.

Le cifre presentate nella relazione possono risultare fuorvianti per il lettore attento in quanto non è sempre chiaro se esse riguardino l'UE a 15, 25 o 27. Inoltre, quando si considerano situazioni evolutive, le date di riferimento possono suscitare qualche perplessità. Spesso, ad esempio, la relazione parla della coesione nell'UE a 27 prendendo come riferimento il 1996, anno in cui gli Stati membri erano appena diventati 15. Ne deriva che le tendenze descritte non riguardano soltanto l'UE, ma comprendono anche paesi che (visto l'orientamento dei loro scambi commerciali) non erano affatto — o solo in parte — interessati dalle politiche settoriali europee (mercato interno, concorrenza, politica regionale). In altri termini, ciò offusca le conclusioni che si possono trarre sul contributo specifico delle politiche strutturali alla realizzazione di una maggiore coesione, quando invece il loro apporto è incontestabile (3).

2.3.

Il criterio del 75 % del PIL pro capite per stabilire se una regione è in ritardo di sviluppo o meno è stato falsato dal fatto che, dopo l'allargamento, il PIL pro capite si è ridotto in seguito alla presenza di paesi molto meno ricchi dei precedenti (effetto statistico). Lo stesso è avvenuto con l'adesione della Bulgaria e della Romania. Di conseguenza, non si può effettuare un confronto diretto tra la situazione in materia di coesione prima del 2004 e quella attuale. Occorre relativizzare le prestazioni delle dodici regioni che sono riuscite a superare questa soglia, perché niente garantisce che ciò non sia imputabile all'effetto statistico.

2.4.

La relazione annuncia che, all'inizio del prossimo periodo di programmazione, 9 dei 12 Stati membri che hanno aderito nel 2004 e nel 2007 avranno superato la soglia del 75 % del PIL europeo pro capite. Di conseguenza, questo criterio di riferimento perderà rilevanza, un aspetto sul quale sarebbe opportuno riflettere fin da ora.

2.5.

Benché la relazione sia molto ricca e densa di informazioni, ci si rammarica che queste non vengano sempre incrociate tra loro.

Ad esempio, da una lettura congiunta dei punti 2.1.3, 3.2, 2.2.4 (in particolare il grafico) e 2.2.6 dell'allegato I, emerge la difficoltà di combinare crescita economica e sviluppo armonioso (in questo caso, creazione di posti di lavoro a vantaggio di tutte le regioni). Eppure si tratta di una sfida reale, specialmente per alcuni tra i nuovi Stati membri (Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria e Repubblica ceca).

Se è vero che l'Irlanda, la Grecia e la Spagna, in passato beneficiari per eccellenza della politica di coesione, hanno riassorbito in tutto o in parte il loro ritardo, che ne è della sostenibilità della loro crescita? Come mantenere un certo ottimismo riguardo alle evoluzioni future quando la produttività oraria è in costante calo da 10 anni a questa parte rispetto alla media europea o quando la crescita si basa per lo più sul settore immobiliare (Spagna)? Come spiegare il fatto che in Irlanda, nonostante la forte crescita che ha proiettato questo paese al 2o posto della classifica del PIL reale pro capite e gli ha consentito di avvicinarsi nuovamente alla piena occupazione, quasi un uomo e una donna su cinque siano a rischio povertà?

La dimensione della qualità dell'occupazione, che era stata riconosciuta nel 2000 come un obiettivo centrale della strategia di Lisbona, brilla per la propria assenza in questa ampia relazione (4). Il CESE è dell'avviso che ciascuno Stato membro debba verificare con esattezza se i posti di lavoro sostenuti o creati grazie ai fondi strutturali abbiano consentito un inserimento di persone nel mercato del lavoro, ed offerto condizioni di vita dignitose e un salario adeguato.

2.6.

Il CESE richiama altresì l'attenzione sull'assenza di un riferimento all'economia sociale, in cui opera il 10 % delle imprese europee, e al suo ruolo ai fini della coesione (in particolare l'aiuto offerto ai soggetti più vulnerabili nel mercato del lavoro). Questo settore genera occupazione di qualità e contribuisce a uno sviluppo sostenibile nel senso che ancora l'occupazione al territorio, dinamizza le zone rurali, crea capitale sociale e prevede processi di ristrutturazione settoriale e territoriale. A questo titolo, per migliorare la nostra comprensione del settore sarebbe auspicabile disporre di statistiche comparabili in termini di quantità e qualità tra gli Stati membri.

2.7.

Il CESE ritiene opportuno approfondire ed esaminare diversi aspetti specifici della coesione economica, sociale e territoriale, in particolare le pari opportunità sul mercato del lavoro.

2.8.

Se mai fosse ancora necessario convincere dell'utilità della politica di coesione, la relazione fornisce al proposito alcuni elementi nuovi:

le forze di mercato privilegiano le capitali, verso le quali convergono i flussi di lavoratori e di disoccupati, quando invece l'eldorado che esse lasciano intravedere è spesso ingannevole. Questo elemento non va sottovalutato nei dibattiti intesi a promuovere la mobilità come strumento di lotta contro la disoccupazione,

del resto le capitali sono spesso gli unici motori di crescita. Solo in tre paesi esistono poli di sviluppo secondari dotati di una proiezione internazionale e di una sostenibilità economica. Ciò spiega in parte come mai il tasso di crescita medio a livello regionale vari dallo 0 % all'8,6 % (1997-2004),

se un paese nel suo insieme, trascinato dalla capitale, raggiunge la soglia critica del 75 %, numerose regioni impiegheranno molto più tempo per arrivare a tale livello.

Era quindi urgente che la coesione territoriale, che sembra affermarsi in misura crescente quale fondamento stesso della coesione economica e sociale, venisse pienamente riconosciuta come obiettivo generale dell'UE.

2.9.

Il CESE si compiace della nuova luce che la relazione proietta sulla coesione in Europa, grazie ai confronti con la situazione dei suoi concorrenti a livello mondiale e alle osservazioni riguardanti il ruolo delle capitali e le implicazioni in termini di sostenibilità dello sviluppo (in particolare sviluppo squilibrato e pressioni ambientali), nonché le ripercussioni del cambiamento climatico a livello regionale.

2.10.

Il CESE sostiene l'obiettivo dell'UE di assumere il ruolo di leader nella lotta contro il cambiamento climatico. Tuttavia, se i paesi terzi non seguono questa strada, ciò rischia di compromettere la competitività e la politica di coesione dell'UE. La distorsione della concorrenza che ne deriverà avrà l'effetto di favorire la delocalizzazione verso paesi che non sono attivi nella lotta al cambiamento climatico.

2.11.

Il CESE si compiace altresì della nuova attenzione riservata alla dimensione territoriale della coesione che, nonostante l'adozione dello schema di sviluppo dello spazio comunitario (nel 1999), era restata finora marginale: strategia tematica sull'ambiente urbano, agenda territoriale, Carta di Lipsia contenente una serie di grandi principi di sviluppo urbano e le aree metropolitane evidenziate dal CESE, cluster nel quadro della politica industriale e d'innovazione.

2.12.

L'ultimo capitolo della relazione, che illustra il collegamento tra le politiche comunitarie e la coesione è il meno convincente: esso enumera le azioni condotte nel quadro della strategia di Lisbona senza evidenziare davvero il loro impatto concreto e sicuro sulla coesione.

3.   Raccomandazioni

3.1.

Senza voler precorrere il parere d'iniziativa ancora da elaborare in risposta alla consultazione pubblica della Commissione sul futuro bilancio europeo, il CESE ricorda alcune delle sue precedenti raccomandazioni.

3.1.1.

Attualmente i fondi strutturali si limitano in sostanza alla concessione di sovvenzioni. In un precedente parere (5), il CESE aveva suggerito di rinnovare la loro ingegneria finanziaria per ottenere un effetto moltiplicatore con il contributo del Fondo europeo per gli investimenti (FEI) e della Banca europea per gli investimenti (BEI). Esso proponeva di convertire le sovvenzioni in prodotti finanziari in modo da creare un effetto leva: un euro versato per garantire un prestito in capitale di rischio avrebbe consentito, ad esempio, di finanziare dai 5 ai 10 euro di investimenti di una PMI. L'esempio di Jeremie andrebbe applicato più diffusamente (6).

3.1.2.

Si potrebbero anche mobilizzare risorse, senza per questo aumentare il contributo degli Stati membri, da destinare a progetti che presentino un valore aggiunto europeo (soprattutto per i collegamenti mancanti delle reti transeuropee (RTE) e per il Fondo europeo d'adeguamento alla globalizzazione (FEG)).

3.1.2.1.

In diverse occasioni il CESE ha criticato il sistema dell'IVA che alimenta il bilancio europeo, a motivo dei costi eccessivamente elevati di riscossione, di amministrazione e di controllo (7). Tali costi devono essere ridotti, mobilizzando così risorse da destinare a progetti comuni.

3.1.2.2.

Si dovrebbe porre fine alla pratica di restituire agli Stati membri gli stanziamenti non eseguiti del già esiguo bilancio europeo. Questi stanziamenti costituiscono una percentuale molto limitata del bilancio annuale. Eppure, sul periodo 2000-2005, ammontavano a un totale di circa 45 miliardi che avrebbero potuto essere utilizzati in modo produttivo (8).

3.1.2.3.

In un momento in cui tutti gli Stati membri sono interessati dall'invecchiamento demografico, con conseguente aumento delle spese sociali, ma il Patto di stabilità impone loro restrizioni di bilancio, i partenariati pubblico-privati potrebbero offrire una soluzione alternativa, sempre che le amministrazioni pubbliche (in particolare a livello subnazionale) siano in grado di negoziare accordi equilibrati con il settore privato, il che presuppone un rafforzamento delle loro capacità amministrative.

3.2.

Gli orientamenti strategici che orchestrano la politica regionale sono conformi alla strategia di Lisbona. Il CESE propone che la politica regionale tenga conto in modo più equilibrato della strategia per lo sviluppo sostenibile che punta soprattutto alla coesione in tutti i suoi aspetti, dal momento che la strategia di Lisbona, ad essa complementare, è incentrata sulla competitività (9).

 

LISBONA

SVILUPPO SOSTENIBILE

Orizzonte

2010

Nessuna scadenza, a lungo termine

Spazio

Unione europea

Trascende l'ambito europeo grazie alla sua dimensione esterna

Priorità (10)

Migliorare la crescita e l'occupazione, garantire il dinamismo e il funzionamento regolare della zona euro, trasformare l'Europa in un luogo più attraente per gli investitori e i lavoratori, mettere la conoscenza e l'innovazione al servizio della crescita, attrarre e trattenere un maggior numero di persone sul mercato del lavoro e modernizzare i sistemi di protezione sociale, incrementare la capacità di adattamento dei lavoratori e delle imprese ed accrescere la flessibilità dei mercati del lavoro, investire maggiormente nel capitale umano migliorandone l'istruzione e le competenze

Reagire al cambiamento climatico, promuovere una sanità di qualità/salute pubblica, lottare contro l'esclusione sociale e reagire ai cambiamenti demografici, gestire meglio le risorse naturali, rendere il trasporto più sostenibile, lottare contro la povertà nel mondo, promuovere lo sviluppo

3.2.1.

Le cartine che seguono, realizzate da ORATE (Osservatorio in rete dell'assetto del territorio europeo), mettono in evidenza la polarizzazione e la metropolizzazione crescente previste nel 2030 che derivano da un approfondimento della strategia di Lisbona nel suo orientamento attuale. Uno scenario incentrato piuttosto sulla coesione permetterebbe di allargare l'hub economico e soprattutto di fare emergere altri poli di sviluppo (regioni del Mar Baltico, quadrato orientale delimitato da Vienna, Berlino, Varsavia e Budapest, Sud della Francia e Catalogna).

3.2.2.

A tale riguardo, il CESE ricorda (11) l'importanza di sviluppare e di attuare un policentrismo a due livelli nel quadro di uno sviluppo armonioso, onde evitare gli effetti nefasti della polarizzazione (12): il primo livello favorisce l'emergere di poli di sviluppo distribuiti nello spazio europeo per diffondere crescita ed occupazione al di fuori dell'hub economico (il pentagono), il secondo livello consolida invece i legami e le sinergie tra i grandi centri urbani e le zone (peri)rurali al fine di evitare in particolare le fratture territoriali all'interno dei NUTS (Classificazione comune delle unità territoriali per la statistica).

3.3.

In considerazione della crescente preponderanza delle capitali quali luoghi di creazione di ricchezza, di attività e di occupazione, soprattutto in alcuni nuovi Stati membri (13) e della forte correlazione tra il tasso di crescita del PIL e l'inflazione, i governi e la società civile dei paesi sul punto di adottare l'euro dovrebbero considerare con particolare attenzione l'impatto del passaggio alla moneta unica sulla loro coesione interna. Questa può essere messa a dura prova nel caso in cui le regioni di uno stesso paese presentino dinamiche diverse. Come conseguenza, e senza dimenticare i vantaggi prodotti dall'euro (14), la politica del tasso d'interesse unico non solo potrebbe non rispondere alle esigenze specifiche della loro economia nazionale, ma sarà anche percepita in modo diverso dai grandi centri di attività (tra cui la capitale) e dalle altre regioni. In modo complementare, dovrà essere potenziato il coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri al fine di attenuare questo fenomeno (15).

3.4.

Nella relazione si ribadisce l'importanza dei servizi d'interesse generale (SIG). Sulla scia del nuovo protocollo sui SIG messo a punto dalla CIG nel 2007, il CESE ribadisce la propria richiesta di «definire a livello comunitario riferimenti e norme comuni che valgano per tutti i servizi di interesse generale (siano essi di tipo economico o non economico), compresi quelli sociali, e inserirli in una direttiva quadro, da adottarsi in codecisione, che introduca una disciplina comunitaria adatta alle loro specificità» (16).

3.5.

Secondo il CESE (la cui posizione è stata ripresa dal Parlamento europeo in alcune relazioni elaborate di recente), «la coesione non può essere misurata solo attraverso indicatori relativi al PIL. Il CESE ha auspicato l'elaborazione di un indicatore più rappresentativo della coesione che comprenda oltre al PIL parametri come il tasso di occupazione e di disoccupazione, il grado di protezione sociale, il livello di accesso ai servizi di interesse generale, ecc.» (17). Questi indicatori dovrebbero essere inoltre completati da indicatori relativi alle disuguaglianze di reddito (coefficiente di Gini o rapporto interquintile) e alle emissioni di CO2 (pro capite o relativamente all'evoluzione dal 1990 in poi). In linea generale, è fondamentale consolidare gli strumenti statistici europei, in particolare a livello dei NUTS, e rafforzare i legami tra Eurostat e gli istituti di statistica nazionali per disporre al più presto di dati il più possibile completi e precisi (18).

3.6.

Il CESE invita a valutare se non sarebbe più pertinente, al momento della prossima assegnazione dei fondi strutturali, utilizzare come indicatore economico il reddito nazionale lordo (RNL) piuttosto che il PIL, come avviene già per il Fondo di coesione. Sarebbe così possibile tener conto sia del pendolarismo, le cui ripercussioni economiche contribuiscono ad aumentare le disparità — come si sottolinea in un riquadro della relazione — mentre la mobilità viene incoraggiata a tutti i livelli, sia dei flussi d'investimento diretti all'estero (IDE), di cui una parte dei ricavi ritorna nei paesi d'origine. Contrariamente al PIL, infatti, l'RNL prende in considerazione questi flussi in entrata e in uscita. La differenza può essere notevole per alcuni paesi (Lussemburgo, Irlanda, Repubblica ceca, Estonia, Cipro, Ungheria e, in misura minore, Polonia e Romania), il che può comportare una ripartizione a volte subottimale dei fondi strutturali. Va altresì rilevato che tali dati non sono disponibili a livello di NUTS, lacuna per quanto possibile da colmare.

4.   Risposte ad alcune delle domande della consultazione

4.1.   Come potrebbero le regioni reagire alle pressioni esercitate da concorrenti dinamici in settori debolmente o mediamente tecnici?

4.1.1.

Per quanto riguarda il posizionamento delle imprese europee nella fascia qualitativamente alta del mercato, la logica del Settimo programma quadro di ricerca e sviluppo (7PQ) e del Programma interuniversitario di cooperazione (PIC) che mirano entrambi a stimolare le PMI e le regioni della conoscenza resta ancora troppo top-down. È opportuno invece promuovere «l'inserimento in reti di centri d'eccellenza scientifico-tecnologica, i parchi industriali e le passerelle strutturate mondo accademico-industria-governo». Ciò detto, occorre però far attenzione in quanto l'imperativo dell'innovazione rischia di sfociare in una nuova frammentazione se non si creano nuove competenze per orientare i cittadini verso il cambiamento (19). Ciò significa affrontare più seriamente la dimensione qualitativa dell'occupazione poiché «il miglioramento della qualità della vita professionale è un fattore chiave per promuovere la crescita della produttività e la capacità innovativa delle imprese; altrettanto importante è un incremento degli investimenti per la ricerca e sviluppo, degli investimenti di carattere generale, nonché di quelli nella formazione generale e professionale e nella formazione permanente, necessario per far fronte alle esigenze della società della conoscenza e dell'informazione. Ciò è comprovato da vari studi scientifici condotti sul rapporto che intercorre tra qualità della vita professionale e produttività e sull'importanza che il concetto di “buon lavoro” riveste per i lavoratori interessati in termini di motivazione e di disponibilità ad impegnarsi» (20).

4.1.2.

Quanto alla politica industriale, «l'individuazione di sinergie e (…) [il] coinvolgimento di tutti gli interessati per realizzare con successo le trasformazioni strutturali (…) [possono] assicurare la compatibilità sociale delle trasformazioni industriali purché si garantiscano il coinvolgimento e la partecipazione sistematici delle parti sociali e si persegua il duplice obiettivo della competitività delle imprese e della minimizzazione delle conseguenze sociali» (21).

4.1.3.

Nelle regioni transfrontaliere, le trasformazioni industriali potrebbero essere agevolate «concretizzando il quadro transnazionale opzionale per i negoziati collettivi, come annunciato nell'Agenda sociale 2005-2010» (22).

4.1.4.

Il Comitato appoggia la domanda formulata dal Parlamento europeo relativa ad una valutazione delle delocalizzazioni e al loro monitoraggio a livello territoriale (posti di lavoro soppressi/creati, tipo di occupazione, impatto sulla coesione economica, sociale e territoriale) e alla formulazione di proposte concrete sotto forma di relazioni periodiche (23).

4.1.5.

Una parte degli stanziamenti non eseguiti potrebbe andare a rimpinguare il FEG, questo nuovo strumento che fornisce un sostegno temporaneo in tempi rapidi ai lavoratori licenziati perché «vittime dell'evoluzione delle strutture del commercio internazionale». Al tempo stesso sarebbe opportuno rivedere i criteri di ammissibilità abbassando il numero di lavoratori licenziati richiesto perché intervenga il fondo, dato che le PMI rappresentano il 99,8 % delle imprese (le microimprese il 91,5 %) e il 67,1 % dell'occupazione complessiva.

4.1.6.

Come già previsto dalle disposizioni generali sui fondi strutturali, occorre conservare il requisito del periodo di 7 anni durante il quale un'impresa che abbia ricevuto aiuti deve impegnarsi a mantenere la localizzazione del suo investimento.

4.1.7.

Quanto all'iniziativa Jeremie, essa sarebbe troppo concentrata, secondo una prima valutazione, sui settori di punta e sosterrebbe in misura insufficiente le PMI non attive in questi settori.

4.1.8.

Non tutte le regioni europee saranno in grado di mantenere una posizione di punta nell'economia della conoscenza per mancanza di infrastrutture o di capitale umano, o per le loro dimensioni che non consentono di operare economie di scala. Esse dovranno guadagnarsi una posizione rispetto alle aree metropolitane vicine, sviluppando l'economia «residenziale» o specializzandosi in settori in cui gli effetti di agglomerazione sono meno importanti o in cui la massa critica richiesta è meno elevata. Il CESE respinge l'idea di assimilare le zone rurali a zone agricole, senza altre prospettive.

4.1.9.

Una delle alternative è data invece dal settore turistico e dai suoi derivati. Ciò significa che «in ambito rurale si possono creare per esempio le seguenti attività: commercio specializzato in prodotti locali, artigianato alimentare e tradizionale, servizi sportivi e per il tempo libero nell'ambiente, aule audiovisive e virtuali, promozione culturale, asili e nidi d'infanzia, campi e ostelli per la gioventù, medicina naturale, cosmesi ed estetica, edilizia tradizionale e recupero di antichi mestieri, punti Internet, promozione immobiliare locale, consulenza per le nuove attività, produzione di beni e servizi di largo consumo nelle abitazioni, assistenza specializzata agli anziani» (24). È necessario accordare il massimo dell'attenzione e del sostegno all'ecoturismo, che si basa su una gestione biologica; il suo compito è quello di educare la società allo sviluppo sostenibile rispettoso dell'ambiente che non altera l'equilibrio naturale. Il Fondo sociale europeo ed il FEASR possono fornire un contributo in tal senso.

4.1.10.

Il turismo culturale può offrire spunti interessanti a un grande numero di regioni. A tale riguardo, «l'Unione europea potrebbe promuovere le migliori pratiche nella gestione dei servizi turistico-culturali utilizzando sistemi competitivi e premiali nei propri programmi, a cominciare dal programma Capitali europee della cultura e dal futuro programma Destinazioni europee di eccellenza. L'UE potrebbe inoltre fornire la sua consulenza alle città e ai territori che decidono di candidarsi a questi due programmi e fornire loro un contributo finanziario più consistente dell'attuale, e magari una corsia preferenziale nell'utilizzo dei fondi strutturali» (25).

4.2.   I cambiamenti climatici costituiscono una sfida per la politica di coesione?

4.2.1.

Il CESE condivide il parere di ORATE (26) secondo cui le conseguenze dei cambiamenti climatici varieranno a seconda delle regioni e richiederanno risposte differenziate. Nell'hub economico l'obiettivo sarà quello di mantenere la produttività economica contenendo gli effetti negativi delle economie di agglomerazione (inquinamento atmosferico ed emissioni di CO2), ricorrendo a sistemi di trasporto collettivo innovativi ed efficaci e a una migliore gestione delle aree fondiarie. Nelle regioni dell'Europa meridionale, ma anche nelle zone montane, la principale sfida sarà quella di limitare l'utilizzo caotico dello spazio fondiario e l'espansione edilizia. Nelle aree più remote saranno necessarie soluzioni innovative per migliorare la loro accessibilità adottando misure prive di effetti negativi a lungo termine.

4.2.2.

Il CESE suggerisce di rafforzare dal punto di vista della dotazione di bilancio e di perfezionare il fondo di solidarietà che fornisce attualmente un aiuto urgente in caso di catastrofe naturale. Per testimoniare la preoccupazione dell'UE per i cambiamenti climatici, che esigono misure più a lungo termine, il CESE propone che d'ora in poi il fondo di solidarietà cofinanzi anche progetti riguardanti la gestione preventiva dei rischi.

4.2.3.

Per il finanziamento dei progetti a titolo dei vari programmi e delle diverse voci di bilancio bisogna basarsi su criteri di ammissibilità chiari e allo stesso tempo trasparenti. Questi criteri dovrebbero riguardare in particolare lo sviluppo sostenibile e prendere in considerazione le conseguenze del progetto sull'ambiente, la salute, l'occupazione e la competitività europea (27).

4.3.   Come potrebbe la politica di coesione promuovere ulteriormente uno sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile tenendo conto della diversità dei territori all'interno dell'UE, come le regioni, le isole e le zone rurali e costiere, ma anche le città più sfavorite, le regioni industriali in declino, altre regioni con particolari specificità geografiche?

4.4.

Il CESE si è pronunciato in varie occasioni a favore del policentrismo sul territorio europeo. La Quarta relazione mette in evidenza la preponderanza dell'hub economico («pentagono») e l'importanza crescente delle capitali, ma anche i relativi costi sociali ed ambientali. Il CESE sostiene anche la formazione di poli di sviluppo secondari, di aree metropolitane con un consolidamento delle sinergie e delle complementarità tra i centri urbani e le regioni più remote (28). Una relazione periodica potrebbe fornire un quadro aggiornato della situazione socioeconomica delle aree metropolitane; a tal fine sarebbe necessario mettere a punto un apposito strumento statistico di verifica (29). Il CESE ritiene peraltro che in questo senso potrebbero rivelarsi utili dei patti territoriali per lo sviluppo nel quadro della globalizzazione, soprattutto se inseriti in un intervento lungimirante volto a contribuire allo sviluppo culturale della società e a coinvolgere tutte le parti in causa (30).

4.4.1.

Soprattutto nel contesto dell'ambiente urbano, il CESE giudica necessario applicare il modello del «territorio socialmente responsabile», cioè di un territorio che, come enunciato nell'accordo di Bristol (31) (dicembre 2005), imperni il proprio sviluppo sui principi di sostenibilità arricchendo le proprie dinamiche di una dimensione economica, sociale ed ambientale, e tenendo conto dell'impatto socioeconomico dell'invecchiamento demografico. A tale riguardo, occorre obbligatoriamente mantenere e sostenere il coinvolgimento degli attori della società civile nella definizione comune degli orientamenti da seguire, incoraggiato dal 6PQ. Il 7PQ prevede attività specifiche nel settore dello sviluppo umano e dell'invecchiamento (32).

4.4.2.

Poiché le aree creatrici d'occupazione e di attività possono andare oltre il quadro nazionale, sarebbe opportuno dotare l'iniziativa Interreg di mezzi più consistenti per promuovere le iniziative di cooperazione transfrontaliera (33).

4.4.3.

Per quanto riguarda le regioni ultraperiferiche, «il CESE accoglie favorevolmente l'intenzione della Commissione di stabilire, nel quadro della Convergenza, un meccanismo specifico per compensare tutti i punti deboli delle regioni ultraperiferiche e delle regioni che presentano handicap strutturali permanenti» (34). «Nel constatare che più del 50 % dei fondi destinati alla R&S si concentra in un numero estremamente ridotto di regioni dell'UE, il CESE insiste (…) [per] rafforzare gli incentivi al trasferimento di tecnologie tra le regioni». Il CESE considera che «una politica europea destinata alle regioni gravate da handicap permanenti deve basarsi su tre grandi principi» vale a dire 1) la «permanenza» (dal momento che la nozione di «recupero» non è pertinente per queste regioni), 2) la «discriminazione positiva», volta ad instaurare un'autentica parità tra le regioni, e 3) la «proporzionalità», in modo da tener conto della diversità delle loro «reali caratteristiche geografiche, demografiche, ambientali» e dei «vincoli che queste ultime comportano». Per rimediare a situazioni di disuguaglianza, risultano necessari interventi di carattere sociale, ad esempio «aiuti diretti a talune attività commerciali o fornitori di servizi, tariffe preferenziali per i residenti sui trasporti marittimi o aerei, servizi pubblici di qualità, ecc.» (35).

4.4.3.1.

La Commissione ha ragione quando afferma che i vincoli di accessibilità delle isole possono tradursi nel fatto che «ai tempi di viaggio in automobile o in treno si vanno ad aggiungere quelli della traversata via mare». L'accessibilità è un «problema particolare» che le isole devono affrontare. La Commissione ha ragione anche quando sottolinea il problema delle ridotte dimensioni della loro popolazione: in realtà la maggior parte delle isole non può fare affidamento sul mercato interno. Tuttavia, anche altri problemi determinano le loro «prospettive di sviluppo a lungo termine», per esempio la limitazione delle risorse, i rischi naturali e l'ambiente fragile.

4.4.3.2.

A norma dell'articolo 16 del Trattato che istituisce la Comunità europea, «gli Stati membri, secondo le rispettive competenze e nell'ambito del campo di applicazione del presente Trattato, provvedono affinché tali servizi funzionino in base a principi e condizioni che consentano loro di assolvere i loro compiti».

4.4.3.3.

Tra i vari strumenti si può menzionare un modello unificato di servizio universale per i settori dei servizi pubblici, la cui applicazione in tali settori è prevista dai documenti politici e dagli atti normativi dell'UE. Tale strumento viene messo in evidenza nel Libro verde sui servizi di interesse generale (36).

4.4.4.

Il CESE ricorda ancora una volta l'importanza di applicare sanzioni alle imprese che, pur beneficiando di sovvenzioni europee, effettuano operazioni di delocalizzazione entro 7 anni. Il denaro pubblico non può essere sprecato concedendo aiuti a chi sopprime posti di lavoro.

4.5.   Quale impatto hanno le sfide individuate dalla presente relazione sugli elementi chiave della coesione sociale quali l'inclusione, l'integrazione, le opportunità per tutti? Sono necessari nuovi sforzi per anticipare e minimizzare tali effetti?

4.5.1.

La parità uomo-donna figura espressamente nei regolamenti dei fondi strutturali quale dimensione trasversale. Tuttavia, sembra che questo principio sia stato considerato quasi esclusivamente in relazione a questioni legate al mercato del lavoro. Gli Stati membri vanno pertanto spinti ad adottare un approccio integrato (eventualmente tramite gli orientamenti integrati di Lisbona, abbinati, se necessario, a raccomandazioni individuali). Per una valutazione dei programmi operativi, è indispensabile disporre di dati ripartiti in base al sesso.

4.5.2.

Per permettere alle coppie di avere il numero di figli desiderato, gli Stati membri dovrebbero dispiegare misure di natura diversa come «prestazioni finanziarie dirette, (…) adeguamento del carico impositivo ed (…) offerta di attrezzature pubbliche o private (varie forme di asili infantili, compresi quelli aziendali o interaziendali, ecc.), di scuole a tempo pieno e di servizi finanziariamente sostenibili; quel che conta, in questo caso, non è soltanto la quantità, ma anche la qualità delle attrezzature offerte» (37). Il CESE ricorda inoltre che al Consiglio europeo di Barcellona (giugno 2002) gli Stati membri avevano concordato di fornire «entro il 2010, un'assistenza all'infanzia per almeno il 90 % dei bambini di età compresa fra i 3 anni e l'età dell'obbligo scolastico e per almeno il 33 % dei bambini di età inferiore ai 3 anni». Occorre altresì «fissare un importo minimo per gli stanziamenti pubblici destinati alla famiglia e ai figli, e quindi agli investimenti per il futuro, onde evitare che essi possano essere eventualmente intaccati dai costi complessivi della gerontocrescita, che rischiano di essere considerati prioritari da un elettorato che invecchia» (38). A tale proposito, sarebbe interessante riflettere sulla possibilità di istituire un fondo demografico. L'obiettivo sarebbe quello di sostenere gli sforzi nazionali che mirano a favorire la natalità e la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, permettendo un più elevato finanziamento comunitario delle strutture d'accoglienza dei bambini e degli anziani, come pure investimenti per il rinnovo/ammodernamento delle strutture scolastiche, specialmente nelle zone rurali.

4.5.3.

Oltre al sostegno demografico, «occorre mantenere e migliorare la salute e la sicurezza dei bambini, offrire a tutti un'educazione di qualità elevata, proporre sistemi di assistenza e di sostegno ai genitori perché possano far fronte ai loro bisogni e alle loro difficoltà. Particolare attenzione andrebbe riservata alle famiglie e ai bambini che vivono in condizioni di grande povertà, a chi ha bisogno di un sostegno specifico o è cresciuto in un contesto di immigrazione. Il CESE, pur prendendo atto dell'invecchiamento della popolazione europea e pensando che il ricambio generazionale sia indispensabile per la sopravvivenza del continente, ricorda che il riassorbimento della disoccupazione di massa, l'accesso all'occupazione durevole per la fascia d'età compresa tra i 25 e i 35 anni, e la garanzia reale dei percorsi professionali in generale dovrebbero agevolare il finanziamento del periodo della pensione — attivo o meno che sia» (39). Il Fondo sociale europeo deve fornire un importante contributo in questo senso.

4.5.4.

Il CESE è anche dell'avviso che vadano fissati «a livello europeo, da un lato, una serie di obiettivi comuni sull'accesso a un alloggio e, dall'altro, degli standard minimi di qualità abitativa che consentano di definire il concetto di alloggio dignitoso» (40).

4.5.5.

«Le istituzioni finanziarie europee (…) [dovrebbero destinare] delle risorse, a tassi molto bassi, per programmi di edilizia integrati per giovani, [famiglie con bambini,] immigrati, anziani e portatori di handicap, [gruppi sociali a rischio, ecc.,] favorendo la mobilità dei lavoratori, l'eterogeneità sociale e la sostenibilità dei costi per gli occupanti. (…) Il CESE osserva che lo strumento “Jessica” fornirà gli elementi necessari per la creazione di un fondo di garanzia per i progetti di edilizia popolare di maggiore portata e chiede che tale questione sia analizzata nel quadro della valutazione intermedia dei fondi strutturali» (41).

4.6.   Quali sono le future qualifiche essenziali che i nostri cittadini devono possedere per far fronte alle nuove sfide?

4.6.1.

I patti territoriali per lo sviluppo (menzionati nella risposta alla domanda 2.1) offrono un approccio interessante per rispondere a questa domanda dal momento che la diversità delle situazioni e delle sfide concrete impone la mobilizzazione di strumenti e di competenze diversi (cfr. punto 1.1). Le parti sociali che dal 2002 presentano al Consiglio europeo di primavera una relazione sul loro coinvolgimento nell'apprendimento permanente devono partecipare attivamente.

4.6.2.

Il CESE tiene a ricordare che «nelle zone rurali e nei piccoli centri urbani in modo particolare l'applicazione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione alla formazione permanente è subordinata al sostegno dell'UE e dei governi degli Stati membri alla creazione di connessioni a Internet ad alta velocità (42) che consentano di accedere ai sistemi di apprendimento elettronico. (…) In questo contesto il CESE si rivolge alla Commissione europea chiedendo che venga riconosciuto il fatto che la questione dell'accesso alla connessione ad alta velocità va inserita in una strategia più ampia mirante a conferire all'accesso ai servizi elettronici lo statuto di servizio di pubblica utilità». Il CESE ritiene che «si debba fare particolare attenzione al pericolo della comparsa di un divario generazionale» (43).

4.7.   Considerando la necessità di una gestione efficace dei programmi della politica di coesione, quale sarebbe la ripartizione ottimale delle responsabilità tra i livelli comunitario, nazionale e regionale in un sistema di governance a più livelli?

4.7.1.

Il CESE tiene a ribadire la propria opposizione a qualunque tentativo di rinazionalizzare la politica di coesione che fornisce innegabilmente un valore aggiunto europeo in termini di solidarietà, di crescita e di occupazione e i cui risultati concreti sono ben visibili agli occhi dei cittadini europei.

4.7.2.

Il CESE ricorda che, ai sensi del Trattato (articoli 2, 158 e 159), tutte le politiche — comunitarie, nazionali, trasversali e settoriali — devono contribuire all'obiettivo della coesione. Di qui l'importanza di tener conto della coesione — e in particolare della sua dimensione territoriale — negli orientamenti integrati e nelle analisi d'impatto (44).

4.7.3.

Il CESE accoglie con favore l'inserimento da parte della CIG della coesione territoriale tra gli obiettivi dell'UE e il progetto della Commissione di dotare la DG REGIO di una nuova unità Coesione territoriale, con il compito di garantire che le politiche settoriali mirino tutte all'obiettivo di coesione. In particolare, il CESE ritiene opportuno avviare una riflessione in merito agli orientamenti di bilancio definiti dal Patto di stabilità e di crescita e alle loro conseguenze sul finanziamento delle reti transeuropee, in particolare in merito agli anelli mancanti, nella misura in cui i progetti ammissibili agli aiuti europei devono essere cofinanziati dalle autorità nazionali.

Va ricordato un certo numero di orientamenti generali. Alcuni figurano già nei Trattati, altri sono stati introdotti a seguito della Conferenza intergovernativa del 2007. Essi dispongono che nella definizione e nell'attuazione delle sue politiche e azioni:

l'Unione tiene conto delle esigenze connesse con la promozione di un livello di occupazione elevato, la garanzia di una protezione sociale adeguata, la lotta contro l'esclusione sociale e un livello elevato di istruzione, formazione e tutela della salute umana (nuovo articolo 5 bis del Trattato sul funzionamento dell'UE),

l'Unione mira a combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale (nuovo articolo 5 ter del Trattato sul funzionamento dell'UE),

le esigenze connesse con la tutela dell'ambiente devono essere integrate nella definizione e nell'attuazione delle politiche e azioni comunitarie di cui all'articolo 3, in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile (articolo 6 del TCE, mantenuto nel nuovo Trattato).

Anche le disposizioni della Carta dei diritti fondamentali riconosciuta dal Trattato sull'UE (articolo 6) devono essere prese in considerazione nella definizione delle politiche strutturali e nella loro attuazione.

4.7.4.

Il CESE deplora vivamente che questa consultazione non affronti il ruolo delle parti sociali e della società civile organizzata nella concezione, elaborazione e attuazione dei fondi strutturali. Il loro coinvolgimento è infatti indispensabile al fine di adattare i progetti cofinanziati alle realtà locali e alle loro esigenze nella misura in cui questi rientrano negli orientamenti strategici. «Il CESE auspica, per il futuro, l'elaborazione di indicatori relativi alle procedure di consultazione sui documenti strategici e di programmazione definiti all'interno degli Stati membri. (…) Gli Stati membri dovrebbero illustrare le modalità di feedback concernenti l'attuazione del principio di partenariato per quanto riguarda i comitati di monitoraggio. Il CESE è convinto che gli Stati membri e le autorità regionali dovrebbero sfruttare maggiormente le potenzialità delle organizzazioni della società civile, coinvolgere queste ultime nella elaborazione dei programmi di promozione e sostenere le iniziative che provengono dalla base, assegnando a tale scopo adeguati mezzi finanziari, disponibili per azioni di promozione e d'informazione concernenti i fondi strutturali. Nel caso dei programmi transfrontalieri o interregionali, sarebbe inoltre opportuno promuovere consultazioni congiunte e partenariati socioprofessionali anch'essi transfrontalieri o interregionali» (45).

4.7.5.

Sulla scia della manifestazione Open Days e dell'iniziativa Regioni per il cambiamento economico, il CESE sostiene con convinzione:

la creazione di un'agenzia europea del turismo, che eserciterebbe la funzione di osservatorio incaricato di fornire alla Comunità, agli Stati membri e alle regioni informazioni e dati affidabili e comparabili in materia di turismo (46),

l'istituzione di «premi europei per la città verde» allo scopo di «incentivare l'ottimizzazione degli sforzi e dei comportamenti delle collettività locali e dei soggetti pubblici e privati che le compongono» (47),

la creazione di un dispositivo di assistenza tecnica per progetti abitativi, in collaborazione con i rappresentanti e le reti di enti locali e regionali e con il sostegno della Commissione europea e degli Stati membri (tesaurizzazione di iniziative e metodi necessari per inserire al meglio i progetti abitativi nei programmi di risanamento urbano) (48).

L'accento andrebbe posto in particolare sulla diffusione delle esperienze e delle pratiche migliori.

4.8.   Quali sono le nuove possibilità di cooperazione tra le regioni, sia all'interno che all'esterno dell'UE?

4.8.1.

Il CESE ritiene che un forum di incontro tra le aree metropolitane e la Commissione potrebbe promuovere il policentrismo e migliorare la conoscenza di tali aree. In questo contesto si potrebbe costituire un gruppo di lavoro incaricato di individuare e diffondere le buone pratiche (49).

4.8.2.

Le entità giuridiche istituite nel quadro del regolamento GECT e degli altri fondi strutturali devono essere responsabili del coordinamento delle diverse fonti di finanziamento che offrono la possibilità di elaborare ed attuare un progetto realizzato con il contributo di questi fondi per sostenere una politica industriale nella regione interessata, essendo queste risorse accessibili ai rappresentanti delle diverse parti interessate a livello regionale. «La costituzione di persone giuridiche come queste (…) [contribuirà ad] incentivare la cooperazione transfrontaliera, dare alle regioni coinvolte un più forte senso di identità e rafforzare la loro intenzione di armonizzare le rispettive normative» (50).

4.8.3.

In tale contesto è opportuno promuovere consultazioni congiunte e partenariati socioprofessionali — anche a livello transfrontaliero o interregionale — e incoraggiare a questi livelli le iniziative di dialogo sociale, realizzando in particolare «il quadro transnazionale opzionale per i negoziati collettivi» come annunciato nell'Agenda sociale 2005-2010 (51).

4.8.4.

Un altro settore di collaborazione tra le regioni per favorire la coesione può essere quello energetico, vista la sua influenza sui costi di produzione, sulle famiglie e sullo sviluppo economico. Ciò può essere fatto attraverso forme di interscambio di energia tra le regioni che ne posseggono una maggior quantità e a costi più bassi, rispetto a quelle che ne sono più sprovviste. Oggi ciò è reso possibile utilizzando un sistema di reti regolato, ma più libero, e con l'attivazione della «borsa» elettrica.

Bruxelles, 13 dicembre 2007.

Il presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Dimitris DIMITRIADIS


(1)  Parere CESE sul tema L'impatto e le conseguenze delle politiche strutturali sulla coesione dell'Unione europea (GU C 93 del 27.4.2007, pag. 6, punto 1.4).

(2)  Senza voler anticipare il parere d'iniziativa che il CESE dedica a questo tema, si ritornerà più in là nel corso della trattazione su alcune proposte già formulate.

(3)  Parere CESE sul tema L'impatto e le conseguenze delle politiche strutturali sulla coesione dell'Unione (GU C 93 del 27.4.2007, pag. 6).

(4)  La relazione cita questo aspetto, ma le sole informazioni che essa fornisce al riguardo si riferiscono al livello d'istruzione/apprendimento, mentre il documento COM(2003) 728 def. individuava 10 dimensioni della qualità dell'occupazione e le analizzava tramite una batteria di indicatori.

(5)  Parere CESE in merito alla comunicazione della Commissione Politica di coesione a sostegno della crescita e dell'occupazione: linee guida della strategia comunitaria per il periodo 2007-2013 (GU C 185 dell'8.8.2006, pag. 52).

(6)  Ibidem.

(7)  Parere CESE in merito alla proposta di decisione del Consiglio relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità europee (GU C 267 del 27.10.2005, pag. 57).

(8)  Parere CESE sul tema L'impatto e le conseguenze delle politiche strutturali sulla coesione dell'Unione europea (GU C 93 del 27.4.2007, pag. 6).

(9)  In occasione del rilancio della strategia di Lisbona nel marzo 2005, il Consiglio europeo ha precisato che questa strategia si colloca nel contesto più ampio dello sviluppo sostenibile secondo cui occorre soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri. Il Consiglio europeo ribadisce il suo impegno a favore dello sviluppo sostenibile in quanto principio fondamentale che disciplina il complesso delle politiche e azioni dell'Unione. Conclusioni della presidenza, Consiglio europeo del giugno 2005.

(10)  Orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione (2005-2008) (COM(2005) 141 def.); Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sul riesame della strategia per lo sviluppo sostenibile — Una piattaforma d’azione (COM(2005) 658 def.).

(11)  Cfr. pareri CESE sui seguenti temi: Le aree metropolitane europee: implicazioni socioeconomiche per il futuro dell'Unione (GU C 168 del 20.7.2007, pag. 10); L'impatto e le conseguenze delle politiche strutturali sulla coesione dell'Unione europea (GU C 93 del 27.4.2007, pag. 6) e L'agenda territoriale (GU C 168 del 20.7.2007, pag. 16).

(12)  Cfr. a questo riguardo lo studio elaborato per la commissione REGI del Parlamento europeo dal titolo Les disparités régionales et la cohésion: quelles stratégies pour l'avenir? (Le disparità regionali e la coesione: quali strategie per l'avvenire?) (non disponibile in IT), maggio 2007.

(13)  Nel 2008 è prevista l'elaborazione di un parere che affronterà tale questione in occasione del decimo anniversario dell'UEM.

(14)  Cfr. nota 12.

(15)  In occasione del rilancio della strategia di Lisbona nel marzo 2005, il Consiglio europeo ha precisato che questa strategia si colloca nel contesto più ampio dello sviluppo sostenibile secondo cui occorre soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri. Il Consiglio europeo ribadisce il suo impegno a favore dello sviluppo sostenibile in quanto principio fondamentale che disciplina il complesso delle politiche e azioni dell'Unione. Conclusioni della presidenza, Consiglio europeo del giugno 2005.

(16)  Parere CESE in merito alla comunicazione della Commissione Attuazione del programma comunitario di Lisbona: i servizi sociali d'interesse generale nell'Unione (GU C 161 del 13.7.2007, pag. 80).

(17)  Parere CESE sul tema L'impatto e le conseguenze delle politiche strutturali sulla coesione dell'Unione europea (GU C 93 del 27.4.2007, pag. 6, punto 1.3).

(18)  Cfr. nota 9.

(19)  Parere CESE sul tema La governance territoriale delle trasformazioni industriali: il ruolo delle parti sociali e il contributo del programma quadro per l'innovazione e la competitività (GU C 318, del 23.12.2006, pag. 12).

(20)  Parere CESE sul tema Qualità della vita professionale, produttività e occupazione di fronte alla globalizzazione ed alle sfide demografiche (GU C 318 del 23.12.2006, pag. 157).

(21)  Parere CESE sul tema Il dialogo sociale e il coinvolgimento dei lavoratori: fattori essenziali per anticipare e gestire le trasformazioni industriali, (GU C 24 del 31.1.2006, pag. 90).

(22)  Parere CESE in merito alla comunicazione della Commissione Politica di coesione a sostegno della crescita e dell'occupazione: linee guida della strategia comunitaria per il periodo 2007-2013 (GU C 185 dell'8.8.2006, pag. 52).

(23)  Relazione sulle delocalizzazioni nel contesto dello sviluppo regionale (relatore: HUTCHINSON, 30 gennaio 2006).

(24)  Parere CESE sul tema Il contributo del turismo al rilancio socioeconomico delle zone in declino (GU C 24 del 31.1.2006, pag. 1).

(25)  Parere CESE sul tema Turismo e cultura: due forze al servizio della crescita (GU C 110 del 9.5.2006, pag. 1).

(26)  ORATE, Scenarios on the territorial future of Europe, maggio 2007.

(27)  Parere CESE sul tema Il ruolo dello sviluppo sostenibile nelle prossime prospettive finanziarie (GU C 267 del 27.10.2005, pag. 22).

(28)  Parere CESE sul tema L'impatto e le conseguenze delle politiche strutturali sulla coesione dell'Unione europea (GU C 93 del 27.4.2007, pag. 6).

(29)  Cfr. i due pareri CESE sul tema Le aree metropolitane europee: implicazioni socioeconomiche per il futuro dell'Unione (GU C 302 del 7.12.2004, pag. 101, e GU C 168 del 20.7.2007, pag. 10).

(30)  Parere CESE sul tema La governance territoriale delle trasformazioni industriali: il ruolo delle parti sociali e il contributo del programma quadro per l'innovazione e la competitività (GU C 318, del 23.12.2006, pag. 12).

(31)  www.odpm.gov.uk

(32)  Parere CESE in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo relativa ad una strategia tematica sull'ambiente urbano (GU C 318 del 23.12.2006, pag. 86).

(33)  Parere CESE in merito alla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'istituzione di un gruppo europeo di cooperazione transfrontaliera (GECT) (GU C 255 del 14.10.2005, pag. 76).

(34)  Parere CESE in merito al Terzo rapporto sulla coesione economica e socialeUn nuovo partenariato per la coesione: convergenza, competitività e cooperazione (GU C 302 del 7.12.2004, pag. 60).

(35)  Parere CESE sul tema Verso una maggiore integrazione delle regioni gravate da svantaggi naturali e strutturali permanenti (GU C 221 dell'8.9.2005, pag. 141).

(36)  COM(2003) 270 def.

(37)  Parere esplorativo CESE sul tema La famiglia e l'evoluzione demografica (GU C 161 del 13.7.2007, pag. 66).

(38)  Ibidem.

(39)  Ibidem.

(40)  Parere CESE sul tema L'abitazione e la politica regionale (GU C 161 del 13.7.2007, pag. 17).

(41)  Ibidem.

(42)  Accesso a Internet ad alta velocità/a banda larga: canale di comunicazione ad alta velocità che consente un accesso flessibile e rapido alle fonti di informazione e ai progetti di e-learning

(fonte: www.elearningeuropa.info).

(43)  Parere CESE sul tema Il contributo della formazione permanente basata sulle tecnologie dell'informazione alla competitività europea, alle trasformazioni industriali e allo sviluppo del capitale sociale (GU C 318 del 23.12.2006, pag. 20).

(44)  Parere CESE sul tema L'impatto e le conseguenze delle politiche strutturali sulla coesione dell'Unione europea (GU C 93 del 27.4.2007, pag. 6).

(45)  Cfr. due pareri CESE in merito alla comunicazione della Commissione Politica di coesione a sostegno della crescita e dell'occupazione: linee guida della strategia comunitaria per il periodo 2007-2013 (GU C 185 dell'8.8.2006, pag. 52) e L'impatto e le conseguenze delle politiche strutturali sulla coesione dell'Unione europea (GU C 93 del 27.4.2007, pag. 6).

(46)  Parere CESE sul tema Turismo e cultura: due forze al servizio della crescita (GU C 110 del 9.5.2006, pag. 1).

(47)  Parere CESE in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo relativa ad una strategia tematica sull'ambiente urbano (GU C 318 del 23.12.2006, pag. 86).

(48)  Parere CESE sul tema L'abitazione e la politica regionale (GU C 161 del 13.7.2007, pag. 17).

(49)  Cfr. due pareri CESE sul tema Le aree metropolitane europee: implicazioni socioeconomiche per il futuro dell'Unione (GU C 302 del 7.12.2004, pag. 101, e GU C 168 del 20.7.2007, pag. 10).

(50)  Parere CESE sul tema La gestione delle trasformazioni industriali nelle regioni transfrontaliere dopo l'allargamento dell'UE (GU C 185 dell'8.8.2006, pag. 24).

(51)  Parere CESE in merito alla comunicazione della Commissione Politica di coesione a sostegno della crescita e dell'occupazione: linee guida della strategia comunitaria per il periodo 2007-2013 (GU C 185 dell'8.8.2006, pag. 52).


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