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Document 52005DC0311

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO, AL PARLAMENTO EUROPEO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE E AL COMITATO DELLE REGIONI Proposta di DICHIARAZIONE CONGIUNTA DEL CONSIGLIO, DEL PARLAMENTO EUROPEO E DELLA COMMISSIONE La politica di sviluppo dell'Unione europea "Il consenso europeo" {SEC(2005) 929 }

52005DC0311




[pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE |

Bruxelles, 13.7.2005

COM(2005) 311 definitivo

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO, AL PARLAMENTO EUROPEO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE E AL COMITATO DELLE REGIONI

Proposta diDICHIARAZIONE CONGIUNTADEL CONSIGLIO, DEL PARLAMENTO EUROPEO E DELLA COMMISSIONELa politica di sviluppo dell'Unione europea"Il consenso europeo"{SEC(2005) 929 }

INDICE

Introduzione 4

Prima parte: La strategia dell'Unione europea per lo sviluppo 6

1. Un approccio comune allo sviluppo 6

1.1. La portata della politica di sviluppo 6

1.2. Valori comuni dell'Unione 6

1.3. La riduzione della povertà: un obiettivo inserito nell'agenda internazionale 6

1.4. Gli altri obiettivi dell'Unione nel campo dello sviluppo 7

1.5. Lo sviluppo, strategia per una globalizzazione equa 8

1.5.1. I legami tra sviluppo e sicurezza 8

1.5.2. .... tra sviluppo e migrazioni 8

1.5.3. .... tra sviluppo e commercio 8

1.5.4. .... tra sviluppo ed ambiente 9

1.5.5. .... tra sviluppo e dimensione sociale della globalizzazione 9

2. Principi condivisi 9

2.1. Un sostegno al rendimento 9

2.2. La partecipazione della società civile 9

2.3. Un dialogo politico approfondito 10

2.4. Un impegno verso gli Stati fragili 10

3. Azioni incentrate su un quadro tematico comune 11

4. Traduzione operativa della strategia comune 12

4.1. Aumentare le risorse finanziarie 12

4.2. Rafforzare l'efficacia dell'aiuto 12

4.2.1. Agire in comune per potenziare il coordinamento, l’ armonizzazione el’allineamento 12

4.2.2. Aumentare la qualità dell'aiuto, anche con meccanismi innovativi e flessibili 13

4.3. Garantire la coerenza delle politiche a favore dello sviluppo 13

Seconda parte: Orientamenti per la realizzazione dellapolitica di sviluppo da parte della comunità 14

ALLEGATO - Seconda Parte: orientamenti per la realizzazione della politica di sviluppo da parte della comunità 15

1. Il ruolo specifico della Commissione 15

2. Un approccio differenziato secondo i contesti e le necessità 15

2.1. La differenziazione nell’attuazione della cooperazione allo sviluppo 15

2.2. Criteri trasparenti per l’allocazione delle risorse 17

3. Priorità scelte in accordo con i paesi partner 17

3.1. Il principio della concentrazione preservando la flessibilità 17

3.2. Il contributo della Comunità all’attuazione del quadro tematico comune 17

3.3. Un rafforzamento dell’approccio di ”mainstreaming” 24

3.4. Il sostegno alle iniziative globali ed ai fondi mondiali 24

4. Una gamma di modalità secondo le necessità e i rendimenti 24

La politica di sviluppo dell'Unione europea "Il consenso europeo "

INTRODUZIONE

1. LA SFIDA PRINCIPALE CUI DEVE FAR FRONTE ATTUALMENTE LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE È DI TRASFORMARE LA globalizzazione in una componente positiva per tutta l’umanità. Se la globalizzazione offre infatti rilevanti opportunità, attualmente i benefici che essa procura e gli oneri che impone non sono ripartiti in maniera equa. L’'azione dell'UE nel campo dello sviluppo si inserisce pertanto in una logica di migliore controllo della globalizzazione e mira ad un’ottimizzazione di tali benefici e ad una ripartizione più equa, in una prospettiva di pace e di stabilità globale. Parallelamente all'elaborazione di un’agenda internazionale per lo sviluppo[1] si è potuto constatare un aumento del terrorismo internazionale e dei conflitti nei paesi più poveri, un’intensificazione dei flussi migratori, tra cui quelli dei rifugiati e dei profughi, nonché una moltiplicazione dei traffici illeciti e delle minacce ambientali globali.

2. L'azione esterna dell'Unione riflette la sua identità come attore e partner mondiale e mira a promuovere i suoi obiettivi e i suoi valori, intesi a consolidare la democrazia, lo stato di diritto, il rispetto dei diritti dell'uomo, i principi del diritto internazionale, a salvaguardare la pace e a prevenire i conflitti, ad appoggiare lo sviluppo sostenibile nonché a promuovere un buon governo a livello mondiale.

Questa azione mira inoltre ad integrare la dimensione esterna delle politiche interne dell'Unione ed a rappresentare, pertanto, il modello europeo. La coerenza e la sinergia tra queste due dimensioni, interna ed esterna, diventano condizioni sine qua non per fare progredire l'agenda prioritaria dell'Unione: la prosperità, la sicurezza e la solidarietà nel quadro di uno sviluppo sostenibile.

3. La politica di sviluppo è al centro dell'azione esterna dell'UE. Concentrandosi sull'obiettivo principale della riduzione della povertà, essa contribuisce a conseguire gli obiettivi sociali, ambientali e di sicurezza dell'Unione e a dominare meglio la globalizzazione. Iscrivendosi nel quadro di una strategia internazionale, lo sviluppo è, oltre alla sicurezza, al commercio e all'ambiente, uno dei settori in cui l'impegno dell'Unione per il multilateralismo è il più operativo[2]. Impegnandosi in altri aspetti dell'azione esterna dell'UE, quali la politica di vicinato ed i partenariati strategici a livello mondiale, la politica di sviluppo garantisce un'azione esterna coerente ed efficace.

4. Dimezzare la povertà nel mondo entro il 2015, costituisce la grande sfida del futuro. L'UE fornisce il 55% dell'aiuto mondiale allo sviluppo[3]. Nel 2002 a Monterrey e, più recentemente, in previsione del vertice delle NU di New York nel settembre 2005, essa ha ribadito la sua ferma intenzione di contribuire al conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, e si è impegnata ad intensificare gli aiuti dello 0,56% del RNL nel 2010, nella prospettiva di raggiungere lo 0,7% nel 2015. L'Unione è anche il partner commerciale più aperto verso i paesi meno progrediti e gli altri paesi a basso reddito.

5. I principi di partenariato e di rispetto delle responsabilità proprie dei paesi partner ai fini dello sviluppo, i valori fondamentali ed il quadro di obiettivi determinato a livello multilaterale impegnano sia gli Stati membri che la Comunità. L'efficacia dell'aiuto europeo può e deve essere potenziato mediante uno sforzo rinnovato di coordinamento e di armonizzazione. Basandosi su questi elementi, il "consenso europeo" definisce, per la prima volta in cinquant’anni di cooperazione, principi comuni, nel cui quadro l'Unione ed i suoi venticinque Stati membri realizzeranno ciascuno le rispettive politiche di sviluppo in uno spirito di complementarità.

Questo quadro comune costituisce l’oggetto della prima parte della dichiarazione proposta nella presente comunicazione; la seconda parte della dichiarazione fornisce orientamenti tesi a permettere alla Comunità di attuare questo quadro comune a livello della politica comunitaria.

6. La Commissione invita il Consiglio ed il Parlamento ad associarsi a questo approccio comune allo sviluppo, considerando che una dichiarazione tripartita contribuirà in maniera essenziale a conseguire gli obiettivi di coerenza e di efficacia ricercati nel settore dell'azione esterna dell'Unione.

PRIMA PARTE LA STRATEGIA DELL'UNIONE EUROPEA PER LO SVILUPPO

La prima parte della dichiarazione precisa gli obiettivi ed i principi rispetto ai quali gli Stati membri e la Comunità si impegnano in base a un approccio comune.

UN APPROCCIO COMUNE ALLO SVILUPPO

L'UE è un attore di rilievo sulla scena internazionale; essa ha l'ambizione di essere una forza propulsiva al cambiamento, contribuendo ad un migliore dominio della globalizzazione e ad una più equa ripartizione delle opportunità e delle ricchezze che essa genera. La sua azione appoggia gli sforzi che compiono i paesi in via di sviluppo.

La portata della politica di sviluppo

La politica di sviluppo dell'Unione interessa tutti i paesi in via di sviluppo che beneficiano dell'aiuto pubblico allo sviluppo, sulla base della lista elaborata dal Comitato per gliaiuti allo sviluppo (CAS) dell'OCSE[4].

Valori comuni dell'Unione

L'UE è fondata su valori comuni a tutti i suoi Stati membri, valori che essa ribadisce e promuove nelle sue relazioni con il resto del mondo. Questi valori includono il rispetto della dignità umana, la libertà, la democrazia, l'uguaglianza, lo stato di diritto, nonché il rispetto dei diritti dell'uomo. L'Unione cerca di costruire, sulla base di questi valori, partenariati con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali, regionali o mondiali che condividono i principi di universalità e di indivisibilità dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.

La politica dell'UE in materia di sviluppo si iscrive nel quadro dei principi e degli obiettivi della sua azione esterna. Essa favorisce il multilateralismo, come espressione della condivisione delle responsabilità delle nazioni del mondo in materia di gestione dello sviluppo e dei rischi che pesano sulla sicurezza a livello mondiale. Essa si inserisce nel quadro delle Nazioni Unite e promuove un sistema di norme, istituzioni e strumenti internazionali creati ed attuati dalla comunità internazionale, in particolare in materia di commercio, sistema finanziario internazionale, lavoro e ambiente.

La riduzione della povertà: un obiettivo inserito nell'agenda internazionale

L'agenda internazionale per lo sviluppo sintetizzata nella Dichiarazione del Millennio del settembre 2000 - incentrata sullo sviluppo sociale ed umano, i diritti dell'uomo, l'uguaglianza tra uomini e donne, la stretta relazione tra lo sviluppo e l'ambiente, i legami tra il commercio e lo sviluppo - definisce un ambito d'azione in cui l'Unione è interamente impegnata. Gli obiettivi del Millennio per lo sviluppo concretizzano gli impegni politici assunti da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, secondo un calendario che dovrà permettere una progressione sostanziale entro il 2015 in ciascun paese.

Gli otto obiettivi del Millennio per lo sviluppo () sono:

(1) eliminare la povertà estrema e la fame

(2) garantire un'istruzione primaria per tutti

(3) promuovere l'uguaglianza dei sessi e l’autonomia delle donne

(4) ridurre la mortalità infantile

(5) migliorare la salute materna

(6) combattere l’HIV/AIDS, la malaria e altre malattie

(7) garantire un ambiente sostenibile

(8) realizzare un partenariato mondiale per lo sviluppo

La conferenza di Monterrey per il finanziamento ed il vertice di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile hanno integrato questi impegni, ribadendo in particolare l'importanza del partenariato e della condivisione delle responsabilità tra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo, nonché dei progressi da realizzare in materia di buon governo e dell'equilibrio necessario tra i tre pilastri - economico, sociale ed ambientale - dello sviluppo sostenibile. La strategia per la riduzione della povertà deve essere fondata sugli impegni adottati in occasione dei vertici e delle grandi conferenze internazionali nei settori sociale, economico, ambientale e dei diritti dell'uomo.

Gli altri obiettivi dell'Unione nel campo dello sviluppo

L'Unione ritiene che l'obiettivo fondamentale di riduzione della povertà si fondi sugli obiettivi complementari di promozione del buon governo e del rispetto dei diritti umani che fanno parte integrante dello sviluppo a lungo termine.

Buon governo

- Il buon governo, che comprende la capacità degli Stati di garantire ai loro cittadini il rispetto dei loro diritti e libertà, nonché la democratizzazione

- La prevenzione dei conflitti e situazioni di fragilità degli Stati, che sono tra gli ostacoli maggiori per il raggiungimento degli obiettivi del Millennio

Diritti umani

- La promozione dei diritti dell'uomo, definiti nelle convenzioni internazionali o in altri strumenti internazionali, compresi i diritti civili e politici, i diritti economici, sociali e culturali, i diritti dei bambini, l'uguaglianza tra uomini e donne, i diritti sessuali e riproduttivi, nonché i diritti delle minoranze e delle popolazioni autoctone

- La coesione e la protezione sociale, anche mediante la promozione di un lavoro decoroso per tutti

- Il rispetto dei diritti fondamentali dei migranti, dei rifugiati e dei profughi

La politica di sviluppo dell'UE è una componente importante della sua strategia per lo sviluppo sostenibile. Lo sviluppo è anche fondamentale per gli obiettivi di prosperità e di solidarietà che guidano l'Unione. L'UE mira, sia nelle sue politiche interne che nella sua azione esterna, a garantire che la globalizzazione vada a beneficio di tutti ed integri una forte dimensione sociale. Ciò differenzia l'Europa da altri attori a livello mondiale.

Lo sviluppo, strategia per una globalizzazione equa

I legami tra sviluppo e sicurezza

La povertà comporta una mancanza di opportunità, di potere e di scelta. L’autonomia, la partecipazione, l'inclusione e la responsabilità sono quattro elementi importanti che dipendono nel contempo dalla sicurezza e dallo sviluppo.

Lo sviluppo è determinante per la sicurezza collettiva ed individuale a lungo termine. Si tratta di agende complementari, che non sono subordinate tra di loro. Non ci può essere uno sviluppo sostenibile senza pace e senza sicurezza, e lo sviluppo sostenibile è la migliore risposta strutturale alle cause profonde dei conflitti violenti e dell'aumento della criminalità organizzata internazionale nonché del terrorismo, spesso legati alla povertà, al malgoverno, al degrado ed all’impossibilità di accedere alle risorse naturali.

.... tra sviluppo e migrazioni

L'intensificazione dei flussi migratori è un elemento della globalizzazione. Lo sviluppo costituisce, a lunga scadenza, la risposta più efficace alle migrazioni forzate ed ai flussi migratori destabilizzanti, in quanto migliora le condizioni di vita e le prospettive d'occupazione nei paesi in via di sviluppo e contribuisce alla pace ed alla sicurezza. In coerenza con la cooperazione allo sviluppo si possono altresì trovare soluzioni sostenibili per i rifugiati e i profughi e contro la tratta di esseri umani ed il traffico illegale di migranti. A tale riguardo, la vulnerabilità delle donne e dei bambini nei confronti di questi fenomeni richiede sforzi specifici.

A sua volta, l'impatto positivo dei fenomeni migratori sullo sviluppo deve essere ottimizzato, in particolare tramite i trasferimenti di reddito dei lavoratori migranti e la circolazione delle persone qualificate. L'Unione intende sfruttare al massimo questi effetti positivi e limitare la "fuga dei cervelli", in particolare nei settori della sanità e della ricerca.

.... tra sviluppo e commercio

L'UE, in qualità di partner commerciale più aperto ai paesi in via di sviluppo, continuerà ad operare per un’apertura regolamentata dei mercati, sostenuta da un sistema commerciale multilaterale aperto, equo e disciplinato da regole, che include esplicitamente la protezione dei paesi più fragili nelle sue disposizioni e nel suo modus operandi. I regimi preferenziali bilaterali ed unilaterali resteranno strumenti importanti di sviluppo. I paesi in via di sviluppo, da parte loro, sono sempre più consapevoli della necessità di integrare sistematicamente il commercio nelle loro strategie di sviluppo e di riduzione della povertà, garantendo l'attuazione delle riforme interne necessarie, per trarre vantaggi da queste opportunità.

Riconoscendo la necessità, per i paesi in via di sviluppo, di un sostegno più importante per questo processo, spesso complesso, di apertura e di integrazione commerciale, l'Unione migliorerà ulteriormente e coordinerà in maniera più appropriata i programmi di assistenza vincolati al commercio e fornirà, in collaborazione con la comunità internazionale, un sostegno supplementare per l'adeguamento e l'inserimento nell'economia mondiale. Un'attenzione particolare sarà rivolta ai paesi meno progrediti ed ai paesi vulnerabili.

L'integrazione regionale ed il sistema commerciale multilaterale si rafforzano reciprocamente. La politica commerciale dei paesi in via di sviluppo si definisce sempre più in un contesto regionale. L'UE continuerà a promuovere l'integrazione regionale come strategia adeguata per un'integrazione armoniosa e progressiva dei paesi in via di sviluppo nell'economia mondiale, anche nel quadro degli accordi di partenariato economico.

.... tra sviluppo ed ambiente

La povertà è strettamente legata alle questioni ambientali. I più poveri sono nel contempo i più dipendenti dalle risorse naturali per la loro sopravvivenza, che sono spesso portati a sfruttare eccessivamente, e i più colpiti da un ambiente degradato. Lo sviluppo sostenibile mira anche a garantire l'equità tra le generazioni, con una gestione delle risorse che tiene conto delle generazioni future. Garantire una gestione sostenibile delle risorse naturali, combattere i cambiamenti climatici, la deforestazione e la desertificazione, bloccare la scomparsa di biodiversità è essenziale per conseguire gli obiettivi del Millennio .

La globalizzazione comporta sfide ambientali importanti. L'Unione intende incoraggiare un'evoluzione dei metodi di produzione e di consumo, allo scopo di limitare le conseguenze nocive della crescita sull’ambiente. Essa sosterrà l'inclusione della dimensione ambientale nelle strategie di riduzione della povertà e nelle strategie di sviluppo equivalenti.

.... tra sviluppo e dimensione sociale della globalizzazione

L’UE intende sostenere il potenziamento della dimensione sociale della globalizzazione per contribuire ad estenderne i vantaggi a tutti. Essa cercherà di assicurare la coerenza delle politiche al servizio dello sviluppo, promuovendo politiche economiche, occupazionali, sociali ed ambientali, reciprocamente complementari a livello mondiale, regionale e nazionale. L’UE ha inoltre l’intenzione di sostenere un lavoro dignitoso per tutti, rafforzare il suo contributo al commercio equo e solidale e incoraggiare le imprese europee ad aderire al principio della responsabilità sociale delle imprese.

Principi condivisi

Un sostegno al rendimento

I paesi in via di sviluppo hanno la responsabilità principale di adottare politiche coerenti ed efficaci e mobilitare le loro risorse in materia di sviluppo. Riconoscendo il valore di vari metodi di sviluppo, l'UE sostiene le strategie di riduzione della povertà, sviluppo e riforma dei paesi partner, che sono coerenti ed imperniate sugli obiettivi del Millennio per lo sviluppo. I paesi in via di sviluppo e l'Unione condividono la responsabilità e l'obbligo di rendere conto dei loro sforzi congiunti e dei risultati ottenuti.

I principi di partenariato e di appropriazione delle strategie e dei programmi di cooperazione allo sviluppo da parte dei paesi partner e l’allineamento con tali strategie e procedure costituiscono la base delle politiche dell’Unione nei confronti dei paesi in via di sviluppo. L'UE incoraggia una maggiore implicazione delle istituzioni statali che rappresentano la società, in particolare le assemblee nazionali e i parlamenti, nonché le autorità locali.

La partecipazione della società civile

L'Unione favorisce la partecipazione della società civile e degli altri soggetti non statali dei paesi partner al processo di sviluppo, allo scopo di garantire la viabilità, l'efficacia e l'impatto delle strategie e dei programmi di sviluppo. Essa incoraggia in particolare l'emergenza degli attori economici e sociali, quali le organizzazioni sindacali, le organizzazioni di datori di lavoro ed il settore privato, in qualità di partner in materia di sviluppo, pur continuando a sostenere le organizzazioni della società civile specializzate nello sviluppo. Essa intende promuovere e facilitare il dialogo politico e sociale tra i vari attori e con le istituzioni comunitarie e i paesi partner.

Un dialogo politico approfondito

Sia a livello del dialogo politico che a livello delle modalità dell'aiuto, l'UE si orienta verso un approccio incentrato sui risultati e basato su indicatori di avanzamento.

Il rispetto dei diritti dell'uomo, dei principi democratici e dello stato di diritto sono oggetto di un dialogo politico regolare che mira a valutare le evoluzioni e ad identificare misure di sostegno. Tali misure sono intese a prevenire le situazioni di violazione di tali principi che sono considerati essenziali in tutti gli accordi di partenariato e di cooperazione dell'Unione. Questo dialogo regolare dovrà anche riguardare le questioni di buon governo, prestando un'attenzione particolare alla prevenzione e alla lotta contro la corruzione.

Un impegno verso gli Stati fragili

L'Unione intende rivolgere maggiore attenzione ai paesi meno efficienti, ai partenariati difficili[5] e agli Stati fragili[6] e in dissoluzione (“failing states”). Il trenta per cento della popolazione più povera[7] vive in Stati fragili. Nei confronti di questi paesi, i principi del partenariato e dell'appropriazione devono essere adeguati caso per caso.

Per ragioni di solidarietà con le popolazioni, di efficacia dell'aiuto a lungo termine e di sicurezza globale, è diventato indispensabile impedire il fallimento degli Stati. È su questa base che l'UE auspica di mantenere il proprio impegno, anche nei paesi in cui la situazione è più difficile. Ciò presuppone un dosaggio adeguato tra le priorità della politica estera e quelle dello sviluppo, nonché la ricerca di sinergie tra i vari strumenti attuati dall'UE e dai suoi Stati membri.

Nei contesti di transizione, l'UE si impegna a promuovere e ad applicare il principio secondo il quale ci deve essere un legame tra l'aiuto di emergenza, la riabilitazione e lo sviluppo a lungo termine, garantendo il coordinamento e la complementarità con altre organizzazioni multilaterali regionali e la società civile. Il processo di sviluppo in situazione post-crisi sarà guidato da strategie integrate di transizione che comportano allo stesso tempo risposte politiche ed appoggi finanziari adeguati all'evoluzione delle necessità. Queste strategie mirano a instaurare o a ristabilire le condizioni essenziali necessarie ad attuare programmi di sviluppo a lungo termine, e in particolare a ristabilire le capacità istituzionali, i servizi sociali essenziali, la sicurezza alimentare e le infrastrutture, nonché a offrire soluzioni sostenibili per i rifugiati e i profughi, e, in genere, in materia di sicurezza dei cittadini.

L'Unione europea ha anche una responsabilità storica verso i piccoli paesi in via di sviluppo, per esempio le isole, che sono particolarmente vulnerabili alle catastrofi naturali, ai cambiamenti climatici e agli shock economici esogeni. La sfida principale sarà di aumentare la loro resilienza di fronte a queste sfide.

Azioni incentrate su un quadro tematico comune

L'Unione deve avere la capacità di rispondere a un'ampia serie di situazioni e di necessità nei paesi partner. Un quadro tematico comune per le politiche di sviluppo dell'UE e degli Stati membri permetterà di articolare la dimensione economica, sociale, ambientale e politica dell'obiettivo in materia di riduzione della povertà e di garantirne il carattere multisettoriale. La definizione di questi temi permetterà inoltre una migliore coerenza tra la politica di sviluppo e le altre politiche interne ed esterne dell'Unione.

I temi d'azione per l'Unione

- Sviluppo dei diritti e delle capacità umane, accesso ai servizi essenziali (diritti dell'uomo, diritti del bambino, uguaglianza tra uomini e donne, diritti riproduttivi e sessuali, diritto all'alimentazione, salute, lotta contro le malattie generate dalla povertà, popolazione, migrazione, istruzione, formazione, cultura, diritti dei consumatori)

- Buon governo per lo sviluppo e la sicurezza (buon governo e processo di democratizzazione, riforma dello Stato, decentralizzazione, lotta contro la corruzione e l'evasione fiscale, rafforzamento della società civile, prevenzione dei conflitti, della fragilità degli Stati e delle catastrofi naturali, gestione della transizione tra urgenza e sviluppo)

- Ambiente e gestione sostenibile delle risorse naturali (gestione e protezione delle foreste, dell'acqua, delle risorse marine e della biodiversità, accesso alle energie sostenibili, cambiamenti climatici, desertificazione e degrado del suolo, gestione sostenibile dei prodotti chimici e dei rifiuti, metodi di produzione e di consumo sostenibili)

- Crescita economica e sviluppo del commercio, fattori dello sviluppo sostenibile (sostegno alle riforme, all'integrazione regionale, allo sviluppo dell'agricoltura, della pesca, del settore privato, redistribuzione dei redditi della crescita, responsabilità sociale delle imprese, cooperazione economica, ricerca per lo sviluppo, energia, tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni, reti, infrastrutture ed accesso ai trasporti)

- Sicurezza alimentare (disponibilità ed accessibilità dei prodotti alimentari, qualità nutrizionale, prevenzione delle crisi alimentari) e assetto del territorio (sviluppo rurale, urbano, sviluppo locale decentralizzato, gestione dell'equilibrio tra attività umane ed ecosistemi)

- Lotta contro le disuguaglianze e promozione della coesione sociale, compreso un lavoro dignitoso per tutti (protezione e inclusione sociale, impiego produttivo, sviluppo delle risorse umane, diritti sociali fondamentali fra cui la lotta contro il lavoro minorile, dialogo sociale)

Sulla base di questo quadro tematico, l'Unione potrà sviluppare orientamenti di politica comune.

TRADUZIONE OPERATIVA DELLA STRATEGIA COMUNE

Il trattato definisce un quadro molto chiaro e inscrive le azioni della Comunità e degli Stati membri nel quadro dei principi di coordinamento, complementarità e ripartizione delle competenze. L'Unione sarà particolarmente attenta all’obbligo di rendere conto ai cittadini europei, in maniera trasparente , dell'utilizzo dei contributi, in particolare quando si tratta di interventi nel quadro multilaterale.

Aumentare le risorse finanziarie

L'UE ribadisce il suo impegno ad aumentare il bilancio in materia di aiuto (aiuto pubblico allo sviluppo) al fine di raggiungere lo 0,7% del prodotto interno lordo nel 2015, livello stimato necessario dagli esperti internazionali per realizzare gli obiettivi del Millennio e perseguire gli altri obiettivi della cooperazione allo sviluppo. A tal fine, l'Unione si è fissata un obiettivo collettivo intermedio dello 0,56% per il 2010 e obiettivi individuali allo 0,51% (UE 15) e volti allo 0,17% (UE 10) che tengono conto della situazione degli Stati membri che hanno aderito dopo il 2002. Essa invita gli altri paesi donatori ed i paesi emergenti a unirsi a questo sforzo indispensabile.

L’UE si è impegnata a esaminare le opzioni più promettenti per le fonti di finanziamento innovative destinate allo sviluppo, allo scopo di aumentare le risorse disponibili in maniera sostenibile e prevedibile.

Rafforzare l'efficacia dell'aiuto

Agire in comune per potenziare il coordinamento, l’ armonizzazione e l’allineamento

Per ridurre i costi di transazione dell'aiuto e rafforzare le capacità dei paesi partner, l'UE adotterà le misure necessarie per rispettare i suoi impegni internazionali in materia di armonizzazione e di efficacia dell'aiuto, fondati sull'appropriazione , l'allineamento con le strategie e le procedure dei paesi interessati, la gestione decentralizzata dei programmi, la gestione sulla base dei risultati e la responsabilità reciproca[8]. Essa intende utilizzare gli indicatori di avanzamento definiti in questo contesto e realizzare gli obiettivi previsti dalla dichiarazione di Parigi.

L'UE attuerà un piano di lavoro[9] che prevede azioni concrete, misurabili e provviste di un calendario. Nei prossimi anni questo piano tenderà in particolare a:

(i) migliorare la suddivisione del lavoro a livello dei paesi e delle regioni, per una migliore complementarità, in particolare tramite la definizione di un quadro comune di programmazione dell'UE,

(ii) sviluppare una tabella di marcia dell'UE in ciascun paese,

(iii) predisporre un formato d'accordo finanziario comune, per favorire l'armonizzazione delle procedure con quelle del paese partner,

(iv) assicurare un minimo di presenza dell'UE (Comunità o Stato membro) nei paesi ‘trascurati’, in particolare i paesi in crisi,

(v) promuovere ulteriori azioni comuni e utilizzare in maniera più intensiva i cofinanziamenti che permettono di avviare operazioni congiunte con e tra gli Stati membri, nonché valorizzare l'esperienza dei nuovi Stati membri e facilitare l'emergenza progressiva di questi paesi in qualità di nuovi finanziatori.

Questo sforzo non si svilupperà in maniera isolata. Questa iniziativa europea, rivolta all’insieme della comunità dello sviluppo, si inserisce nel movimento internazionale con lo scopo di renderlo più dinamico. L'UE metterà un accento particolare sulla cooperazione con gli altri partner di sviluppo bilaterali e attori multilaterali quali le Nazioni Unite e le istituzioni finanziarie internazionali.

Aumentare la qualità dell'aiuto, anche con meccanismi innovativi e flessibili

Per rafforzare l'appropriazione , garantire il finanziamento dei bilanci di funzionamento essenziali, promuovere una gestione sana e trasparente delle finanze pubbliche e allineare l'aiuto con le procedure nazionali dei partner, l'aiuto al bilancio pubblico di carattere generale o settoriale sarà sempre più importante nell'attuazione dell'aiuto europeo.

In previsione dell'aumento del bilancio in materia di aiuto e tenuto conto della necessità di garantire risorse stabili e prevedibili, l’Unione svilupperà un nuovo meccanismo di natura meno volatile, che permetta ai paesi che hanno sufficientemente avanzato nella riduzione della povertà di impegnarsi in misure a medio termine, in particolare per coprire i costi ricorrenti legati alle risorse umane necessarie per garantire l'accesso ai servizi di base e che assicuri una migliore attrazione per gli investimenti necessari ad un approccio sostenibile, i cui benefici possono talvolta apparire soltanto a lungo termine.

L’alleviamento del debito costituisce inoltre un mezzo per finanziare i bilanci degli Stati, in maniera prevedibile e coordinata. L'UE si è impegnata a trovare soluzioni sostenibili all'onere del debito, in particolare per quanto riguarda le iniziative miranti ad alleviare il debito multilaterale, i paesi vulnerabili agli shock esterni e i paesi che escono da un conflitto.

Lo slegamento dell'aiuto costituisce un altro elemento determinante negli sforzi volti ad aumentare l'efficacia dell'aiuto. L'Unione ribadisce al riguardo la sua intenzione di promuovere un grado di slegamento superiore a quello previsto negli accordi internazionali esistenti, in particolare in materia di aiuto alimentare, orientandolo verso gli acquisti locali e regionali.

Garantire la coerenza delle politiche a favore dello sviluppo

L'Unione ha assunto degli impegni in materia di coerenza delle politiche a favore dello sviluppo. L'Unione ha identificato vari campi di politiche diverse dalla cooperazione allo sviluppo, nei quali si intendono adottare misure per aiutare i paesi in via di sviluppo a raggiungere gli obiettivi del Millennio[10]. Ciò costituisce un ulteriore, sostanziale contributo dell'UE al conseguimento di questi obiettivi.

Per quanto riguarda l'attuazione, occorre ottenere progressi a tre livelli: (1) a livello degli Stati membri, rafforzando le procedure e gli strumenti relativi alla coerenza delle politiche, ispirandosi alle migliori pratiche elaborate da taluni Stati membri; (2) a livello del Consiglio, rafforzando l'integrazione effettiva delle questioni di sviluppo nei lavori dei gruppi settoriali del Consiglio; (3) a livello della Commissione, compreso il rafforzamento delle analisi d'impatto in una prospettiva di sviluppo.

* *

*

SECONDA PARTE ORIENTAMENTI PER LA REALIZZAZIONE DELLAPOLITICA DI SVILUPPO DA PARTE DELLA COMUNITÀ

La seconda parte della Dichiarazione presentata in allegato fornisce gli orientamenti per l'attuazione della politica di sviluppo a livello comunitario. Lo scopo è di chiarire il ruolo della Comunità e di definire delle priorità che si rifletteranno nei programmi di cooperazione allo sviluppo efficaci e coerenti a livello dei paesi e delle regioni.

ALLEGATO

SECONDA PARTE ORIENTAMENTI PER LA REALIZZAZIONE DELLA POLITICA DI SVILUPPO DA PARTE DELLA COMUNITÀ

IL RUOLO SPECIFICO DELLA COMMISSIONE

La Commissione, istituzione politica cui il trattato ha conferito specifiche responsabilità, ha un mandato notevolmente più ampio rispetto a un’agenzia di sviluppo. La Commissione deve imperativamente disporre di un ventaglio di politiche e di strumenti, per rispondere alle situazioni più disparate.

La Commissione,sostenuta da una vasta rete di delegazioni, è presente ed attiva nel mondo intero con una politica commerciale comune, un dialogo politico e programmi di cooperazione a favore di quasi tutti i paesi e le regioni in via di sviluppo.

Essa costituisce una forza motrice per fare avanzare l’agenda dell’armonizzazione e della complementarità nell’ambito dell’Unione e nei confronti degli altri donatori per promuovere gli approcci europei in materia di sviluppo nelle istanze internazionali e per animare il dibattito europeo sullo sviluppo.

Essa mira inoltre a migliorare la comprensione delle interdipendenze e a promuovere la solidarietà Nord-Sud sulla base dei valori che fondano l’Europa. In tal senso, essa presterà particolare attenzione alle attività di sensibilizzazione e di formazione in materia di sviluppo.

Un approccio differenziato secondo i contesti e le necessità

La differenziazione nell’attuazione della cooperazione allo sviluppo

L’attuazione della cooperazione comunitaria allo sviluppo è necessariamente specifica a un paese o a una regione ed è concepita su misura per ciascun paese o regione partner.

Se si tiene conto della diversità dei partner e delle sfide, la differenziazione risulta una necessità. Essa si applica sia alla politica generale che ai programmi di cooperazione. La politica comunitaria nei confronti di ciascun paese riflette di fatto un insieme di obiettivi combinati (sviluppo, commercio ed economia, sicurezza, stabilizzazione, ambiente, ecc.), fondato sulle necessità, le priorità e i vantaggi dei vari paesi. Essa è sostenuta da un dosaggio di modalità (aiuti di tipo progetto, aiuti al bilancio , assistenza umanitaria e in materia di prevenzione delle crisi, sostegno alla società civile e, tramite essa, convergenza di norme, standard e legislazioni, ecc.), specifica a ciascun paese.

Occorre fare una distinzione tra i paesi partner a basso reddito e i paesi a reddito medio. I paesi a basso reddito (LIC) e i paesi meno industrializzati devono affrontare enormi sfide nel conseguimento degli obiettivi del Millennio per lo sviluppo. Il sostegno ai paesi a basso reddito si fonderà su strategie intese a ridurre la povertà e presterà dovuta attenzione alla disponibilità dei servizi di base e all’accesso a tali servizi, alla diversificazione economica, alla sicurezza alimentare e ad un potenziamento del buon governo e delle istituzioni.

Il compito è ancora più complicato nelle situazioni di partenariato difficile, nonché nei paesi in conflitto.

Il sostegno ai paesi a reddito medio resta anch’esso importante per conseguire gli obiettivi del Millennio. Gran parte dei poveri nel mondo vive in questi paesi che spesso si confrontano con disuguaglianze palesi e con malgoverno, il che minaccia la sostenibilità del loro stesso processo di sviluppo. La Comunità continua pertanto a fornire un’assistenza finalizzata a ridurre la povertà e a conseguire altri obiettivi chiave. Vari paesi a reddito medio sono attori strategici che svolgono un ruolo rilevante in materia di politica, sicurezza e commercio, a livello mondiale, producono beni pubblici globali e fungono da paesi di riferimento, a livello regionale.

La politica europea di vicinato mira inoltre a creare un partenariato privilegiato con i paesi limitrofi, ravvicinandoli all’Unione e offrendo loro di partecipare al mercato interno comunitario, continuando a sostenere il dialogo, le riforme e lo sviluppo socio-economico.

Nelle situazioni di partenariato difficile, di Stati fragili o in dissoluzione, le priorità immediate della Comunità saranno di offrire servizi di base e soddisfare fabbisogni specifici, essenzialmente in forma di progetti, tramite una collaborazione con la società civile e le organizzazioni delle Nazioni Unite. La concezione prioritaria dell’impegno comunitario è di aiutare i paesi partner a creare istituzioni statali legittime, efficaci e stabili nonché a promuovere una società civile attiva ed organizzata. Per migliorare il suo contributo in materia, la Commissione, in cooperazione con i suoi partner internazionali, definisce principi per l’impegno internazionale negli Stati fragili. Questi principi tengono conto degli insegnamenti in materia di efficacia degli aiuti e coprono aspetti quali la coerenza, la prevenzione della fragilità dello Stato e dei conflitti, l’armonizzazione e l’allineamento sulle loro strategie e procedure.

Le politiche della Comunità, in particolare in materia di sviluppo, devono pertanto tenere conto di aspetti strategici più vasti, intesi a mettere in piena luce la diversità degli obiettivi. La differenziazione e la complessità del dosaggio delle politiche richiedono naturalmente una serie differenziata di approcci e di temi nell’ambito della politica di sviluppo. Risulta del resto sempre più necessario assicurare la coerenza tra le politiche.

I documenti di strategia per paese, regione e tematica costituiscono gli strumenti comunitari di programmazione che, nel contempo, definiscono questo dosaggio mirato di politiche e strumenti e ne assicurano la reciproca coerenza. La nuova configurazione degli strumenti geografici e d’urgenza[11] per l’aiuto comunitario offre il quadro adeguato ai vari contesti e alle condizioni del caso. In questo ambito, i programmi tematici sono sussidiari, complementari e definiti in funzione del loro valore aggiunto specifico rispetto ai programmi geografici.

Criteri trasparenti per l’allocazione delle risorse

La dotazione finanziaria globale è assegnata secondo criteri geografici o tematici. All’interno di ciascuna dotazione geografica, l’allocazione delle risorse e il loro utilizzo sono esaminati secondo i principi del fabbisogno, della capacità e prestazione del paese, eventualmente da adeguare in funzione della specificità dei vari programmi. In questo contesto si terrà conto delle sfide in materia di sviluppo sostenibile. I criteri relativi ai fabbisogni includono la popolazione, l’estensione della povertà e il livello di sviluppo sociale; i criteri di efficacia includono i progressi a livello politico, economico e sociale e l’assorbimento dell’aiuto, in particolare il modo in cui un paese sfrutta delle risorse limitate ai fini dello sviluppo, cominciando dalle proprie.

Questo approccio promuove lo sviluppo e il conseguimento degli obiettivi del Millennio, senza trascurare le priorità politiche della Comunità. Esso è inoltre sufficientemente flessibile per tenere conto delle situazioni specifiche dei paesi beneficiari, quali le piccole isole o gli Stati privi di sbocco sul mare, i paesi particolarmente estesi e popolati o esposti alle catastrofi naturali.

PRIORITÀ SCELTE IN ACCORDO CON I PAESI PARTNER

Il principio della concentrazione preservando la flessibilità

Per assicurare l’efficacia dell’aiuto, la Comunità applicherà uno dei principi più importanti e cioè il principio della concentrazione. Ciò comporta la selezione, nel quadro del processo di programmazione dell’aiuto comunitario di un numero limitato di settori di azione, evitando di disperdere gli sforzi in settori troppo numerosi. La selezione sarà effettuata a livello dei paesi e delle regioni, per rispettare gli impegni presi in materia di partenariato, appropriazione e allineamento.

Le priorità saranno identificate attraverso un dialogo trasparente e approfondito con i vari attori, in base a un’analisi comune e in funzione delle complementarità tra finanziatori. Una sufficiente flessibilità nella programmazione permetterà inoltre di rispondere rapidamente a bisogni imprevisti.

L’agenda dell’armonizzazione richiede che i donatori collaborino a sostegno delle politiche generali e settoriali dei paesi partner. La Comunità è pronta ad assumere le proprie responsabilità in tale ambito. Le strategie intese a ridurre la povertà, che mirano al conseguimento degli obiettivi del Millennio per lo sviluppo, o le strategie nazionali equivalenti devono costituire il punto di partenza di questo sforzo.

Il contributo della Comunità all’attuazione del quadro tematico comune

A partire dal quadro tematico comune definito per l’Unione e sulla base di un’analisi congiunta dei fabbisogni e dell’efficacia dei paesi partner, la Commissione, nel suo dialogo di programmazione con tali paesi, terrà conto della differenziazione, della complementarità e delle proprie capacità, al fine di identificare i settori di concentrazione della cooperazione comunitaria.

La Commissione ha sviluppato un’esperienza e intende potenziare le proprie capacità in vari settori della cooperazione allo sviluppo:

- il buon governo e il sostegno alle riforme economiche ed istituzionali

Per quanto riguarda il buon governo, la Comunità intende assegnare una priorità specifica ai diritti dell’uomo, comprendenti anche l’uguaglianza uomo/donna, e alla democratizzazione, promuovendo un impegno politico di alto livello, sostenendo le riforme necessarie alla prevenzione e alla lotta contro la corruzione, sostenendo la decentralizzazione e le autorità locali e rafforzando il ruolo dei parlamenti.

Essa mirerà inoltre a promuovere il buon governo in materia ambientale e sociale, rafforzando la partecipazione effettiva degli attori istituzionali incaricati di tali questioni, al processo politico decisionale e potenziando il ruolo degli attori non governativi. In questo contesto, la Comunità perseguirà l’attuazione del piano d’azione dell’Unione per il rafforzamento delle politiche del buon governo e del commercio forestale.

La Comunità sostiene le riforme in base ad una serie di modalità che dipendono dal contesto specifico. Gli aiuti al bilancio pubblico saranno esaminati, se del caso in quanto modalità di aiuto particolarmente utili nel quadro di una strategia incentrata sul miglioramento del funzionamento del governo, nel senso che essi offriranno alla Comunità un ruolo importante nel miglioramento della gestione delle finanze pubbliche e del bilancio nel suo insieme, il che è essenziale per lottare contro l’inefficacia e la corruzione ed aumentare l’incidenza delle spese pubbliche, nel loro insieme, sulla povertà.

La Comunità promuoverà i principi di buon governo nei settori finanziario, fiscale e giudiziario, in particolare tramite una maggiore trasparenza, uno scambio d'informazioni ed una cooperazione tra le autorità competenti. La lotta contro la frode delle società e la frode finanziaria, il riciclaggio di capitali, il finanziamento del terrorismo, la frode e l’evasione fiscali, la corruzione e altre pratiche finanziarie irregolari, in particolare delle società, ne saranno a loro volta facilitate.

In materia di sostegno alle riforme economiche ed istituzionali, comprese le strategie di riduzione della povertà, la Comunità continuerà ad essere un attore essenziale, al fianco delle Istituzioni di Bretton Woods, continuando a dialogare attivamente con i paesi sul contenuto delle riforme ed appoggiando finanziariamente i governi impegnati in questi programmi. Nel suo dialogo con i paesi, la Comunità manterrà la sua attenzione sull’impatto delle riforme, in termini di crescita, di miglioramento del clima degli affari, di stabilità macroeconomica e di effetti sulla riduzione della povertà. Essa sosterrà i paesi nell’appropriazione delle riforme, facendo convergere il dialogo sull’attenzione ai risultati. La Comunità si concentrerà in particolare sulla questione del miglioramento della gestione delle finanze pubbliche, elemento fondamentale per combattere la corruzione e rafforzare l’efficacia delle spese. Da un punto di vista finanziario privilegerà gli aiuti al bilancio pubblico, ogni volta che le condizioni lo permetteranno, per appoggiare questi programmi. Essa interverrà rispettando gli orientamenti forniti dalla buona pratica del CAS/OCSE sugli aiuti al bilancio pubblico, in particolare in termini di allineamento, coordinamento e condizioni. Sostegni complementari potranno essere forniti nel settore dello sviluppo delle capacità in forma di progetti classici.

Infine, la Comunità resterà attiva per quanto riguarda il debito, realizzando i suoi impegni e partecipando attivamente al dibattito internazionale sulla questione.

- il commercio e l’integrazione regionale

Il commercio è una risorsa chiave per la crescita economica. L’apertura dei mercati e l’accesso preferenziale offrono ai paesi in via di sviluppo opportunità di crescita. Il fatto che i medesimi non dispongano di una capacità di offerta limita spesso le loro possibilità di approfittare di questo potenziale. In materia di scambi e di integrazione regionale, la Comunità mira ad una crescita sostenibile e ad un’integrazione dolce e progressiva nell’economia mondiale. Le priorità in questo settore sono il rafforzamento delle istituzioni e delle capacità, per concepire ed applicare in maniera efficace politiche commerciali e di integrazione sane, e il sostegno al settore pubblico e privato, per trarre profitto dalle nuove possibilità di scambi sul mercato regionale e mondiale e facilitare l’adattamento. Ciò include il miglioramento dell’offerta in termini di quadro legale e regolamentare, il che permette un clima più favorevole agli investimenti e la disponibilità dei servizi di sostegno di base (per es. acqua, elettricità, telecomunicazioni, finanze, ecc.), integrando quanto realizzato in materia di infrastrutture e di trasporti. I sostegni al settore privato resteranno un importante campo d’intervento della Comunità. Oltre al miglioramento del menzionato clima degli affari, ciò comprenderà sostegni finalizzati a rafforzare le capacità e a rendere più agevole l’accesso del settore privato dei paesi in via di sviluppo ai servizi finanziari, in particolare attraverso la Banca europea per gli investimenti. I sostegni alla microfinanza continueranno ad aumentare. L’accesso delle popolazioni povere ai servizi finanziari costituisce uno strumento importante per aiutarli a lottare contro la povertà.

Particolare attenzione è rivolta ai settori legati al commercio, per esempio alla facilitazione degli scambi, ai servizi, alla conformità con le misure sanitarie e fitosanitarie, alle norme tecniche e di qualità e alla proprietà intellettuale. Un’altra priorità consiste nel facilitare la ristrutturazione del regime fiscale, per sostituire i dazi all’importazione con regimi fiscali più equilibrati.

Le azioni specifiche dipenderanno ampiamente dalle caratteristiche dei paesi partner. I paesi di piccole dimensioni, privi di sbocco sul mare o insulari e i paesi meno sviluppati chiedono che si esamini con particolare attenzione l’offerta e l’aumento della competitività del settore privato. In questi paesi, gli aiuti al bilancio pubblico nel periodo di transizione sono importanti per facilitare il processo di adattamento fiscale e prevenire qualsiasi tipo di cambiamento politico.

Gli ostacoli al commercio risultano spesso più rilevanti tra paesi in via di sviluppo. L’integrazione regionale può ridurre tali ostacoli, aumentare la dimensione dei mercati e permettere in tal modo economie di scala nella produzione, nonché rendere i mercati più attraenti per gli investimenti. Gran parte del sostegno legato al commercio, in particolare nell’ambito degli ACP, è fornito nel quadro di programmi regionali destinati a sostenere il consolidamento dell’integrazione economica e a preparare gli accordi di partenariato economico (APE). L’armonizzazione della regolamentazione del mercato unico comunitario va a vantaggio di vari paesi, ed in particolare di quelli che hanno l’UE come principale partner di scambi e di investimenti.

- le infrastrutture e i trasporti

La CE promuove un approccio settoriale sostenibile dei trasporti. Rispondere ai fabbisogni delle parti interessate, garantire la sicurezza, il carattere di accessibilità e di efficacia dei trasporti e ridurre al minimo gli effetti negativi sull’ambiente sono i principi chiave di questo orientamento. La strategia applicata per la fornitura dei trasporti è sostenibile a livello economico, finanziario ed istituzionale. Questa concezione è condivisa dai partner in via di sviluppo.

La risposta della Commissione alla crescente domanda dei paesi africani di aumentare il finanziamento delle infrastrutture da parte dei finanziatori si traduce in un partenariato per le infrastrutture. Questo partenariato funzionerà a vari livelli, continentale, regionale e nazionale. Esso comprenderà un equilibrio una dose ottimale di misure ‘leggere’ (armonizzazione del quadro regolamentare, sviluppo delle istituzioni, rafforzamento delle capacità) e di misure ‘pesanti’ (fondi supplementari per investimenti nelle infrastrutture).

- l’acqua e l’energia

Il quadro politico e comunitario di gestione integrata delle risorse idriche mira a garantire un approvvigionamento sufficiente in acqua potabile di buona qualità, condizioni sanitarie e di igiene adeguate per tutti, e soprattutto per i più poveri, conformemente agli obiettivi del Millennio, allo scopo di dimezzare, entro il 2015, la proporzione di persone sprovviste di accesso durevole ad un’acqua potabile sicura e ad installazioni sanitarie di base.

L’iniziativa europea per l’acqua contribuisce a conseguire questi obiettivi politici. Gli elementi chiave sono i seguenti: rafforzare l’impegno politico ad agire e mettere in evidenza le questioni dell’acqua e dei servizi igienico sanitari nel contesto degli sforzi intesi a ridurre la povertà; promuovere migliori formule di gestione delle risorse idriche; sostenere la cooperazione regionale e locale sulla gestione dell’acqua e catalizzare i finanziamenti supplementari. L’iniziativa è incentrata geograficamente sull’Africa; questa esperienza contribuirà ad instaurare una relazione altrettanto forte con l’Europa dell’Est, il Caucaso, l’Asia centrale, la regione mediterranea e l’America latina.

Intere porzioni della popolazione dei paesi a basso reddito non hanno accesso all’elettricità e dipendono da sistemi costosi di approvvigionamento di energia per uso domestico. La politica comunitaria mira pertanto essenzialmente a favorire un ambiente istituzionale e finanziario sano, a sensibilizzare e a sviluppare le capacità, per migliorare l’accesso ai servizi energetici moderni tramite l’Iniziativa europea per l’energia e la Coalizione di Johannesburg per l’energia rinnovabile. Un aiuto sarà anche fornito per attuare l'infrastruttura necessaria all'interconnessione dei paesi e delle regioni, realizzare economie di scala e giungere ad un utilizzo più redditizio e sostenibile delle risorse. La Comunità sostiene anche lo sviluppo di meccanismi finanziari innovativi che associno il settore pubblico e quello privato.

Nei paesi a reddito medio, il sostegno fornito dalla politica comunitaria è principalmente incentrato sulla sostituzione progressiva della produzione di elettricità a partire dai combustibili fossili con fonti di energia sostenibili dal punto di vista ambientale, nonché sul miglioramento del rendimento energetico.

- la coesione sociale e l’occupazione

La Comunità promuove un approccio socio-economico integrato che considera l’economia, l’occupazione e la coesione sociale come elementi interdipendenti per lottare contro le disuguaglianze. Le priorità saranno determinate in funzione dei fabbisogni dei paesi e delle regioni partner, con particolare attenzione rivolta alle politiche sociali e fiscali, a fini di equità. Le azioni prioritarie comprenderanno il sostegno alle riforme della sicurezza sociale (per es. estensione della sicurezza sociale alle persone che non sono coperte dai sistemi esistenti, meccanismi di protezione sociale sostenibili ed adeguati) e alle riforme fiscali, mirate alla redistribuzione dei redditi, la crescita a favore dei poveri e l’occupazione.

L’occupazione è un fattore essenziale per giungere ad un livello elevato di coesione sociale. La Comunità promuoverà gli investimenti che generano posti di lavoro e sostengono lo sviluppo delle risorse umane. La CE promuoverà in questo senso un lavoro dignitoso per tutti, conformemente all’agenda dell’OIL. Particolare attenzione sarà rivolta all’integrazione progressiva del settore informale nell’economia formale, al dialogo sociale ed alla responsabilità sociale delle imprese.

- lo sviluppo umano e sociale

Il quadro politico comunitario in materia di sviluppo umano e sociale persegue un miglioramento della vita delle persone, conformemente agli obiettivi del Millennio per lo sviluppo , mediante un’azione a livello globale e dei singoli paesi.

La Comunità sosterrà interventi per la salute, potenziando i sistemi sanitari, prestando particolare attenzione alle risorse umane e lavorando più frequentemente con approcci settoriali e gli aiuti al bilancio pubblico di carattere settoriale. In merito, la CE migliorerà le sue capacità di dialogo politico a livello nazionale ovvero controllerà la condivisione delle conoscenze con gli Stati membri dell’UE. La Comunità svilupperà una tabella di marcia per azioni congiunte dell’UE, finalizzate a lottare contro l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi a livello dei paesi e a livello globale, sulla base del suo quadro politico e del Programma di azione europeo. Strategie comunitarie sosterranno la prevenzione, il trattamento e le cure, anche tramite il Fondo globale per la lotta contro l’AIDS, la tubercolosi e la malaria. Le azioni includeranno misure intese a proteggere gli orfani e i bambini fragili, ad esaminare la questione dell’uguaglianza dei sessi nei confronti delle tre malattie e a superare la stigmatizzazione e la discriminazione. Si provvederà ad esaminare con la dovuta attenzione i legami e le sinergie con le strategie intese a promuovere la salute e i diritti sessuali e riproduttivi. La Comunità proporrà anche agli Stati membri e al NEPAD approcci congiunti per rispondere alla straordinaria crisi in materia di risorse umane presso i prestatori di cure sanitarie.

Le priorità della Comunità nel settore educativo sono le seguenti: un’istruzione primaria di qualità e la formazione professionale. Si cercherà di far fronte alle principali disuguaglianze. Si presterà particolare attenzione alla promozione dell’istruzione delle bambine e alla loro sicurezza in ambiente scolastico. L'elaborazione di piani settoriali, il finanziamento di spese ricorrenti e la partecipazione ad iniziative tematiche regionali e globali nel settore educativo saranno considerati, se e quando tali misure apporteranno un valore aggiunto ai risultati ottenuti nel settore educativo, alla definizione di norme o agli sforzi riguardanti i controlli.

Il quadro comunitario della politica di sviluppo sociale promuove la protezione delle persone, in particolare delle donne e dei bambini, contro il traffico degli esseri umani, le peggiori forme del lavoro minorile e di discriminazione, in particolare per quanto riguarda l’uguaglianza dei sessi e l’invalidità.

Il sostegno finanziario andrà essenzialmente ai paesi più poveri. Negli Stati fragili, la Comunità lavorerà con le ONG e le organizzazioni delle Nazioni Unite, per fornire i servizi di base e rispondere ai fabbisogni specifici, soprattutto mediante progetti. Oltre al lavoro a livello dei paesi, la Comunità ha una capacità a livello globale, intervenendo con autorità a livello europeo su una serie di questioni chiave, in particolare i diritti delle donne, la salute e i diritti sessuali e riproduttivi, nonché la promozione di prodotti farmaceutici sicuri e a prezzi accessibili.

- Lo sviluppo rurale e la pianificazione del territorio, l’agricoltura, la sicurezza alimentare

Negli ultimi anni si è prestata insufficiente attenzione allo sviluppo rurale e all’agricoltura, tenuto conto del loro ruolo nella crescita e nella lotta contro la povertà. Per rilanciare gli investimenti in questi settori la Comunità sosterrà l’attuazione di approcci territoriali multisettoriali miranti la pianificazione del territorio e accentuerà il potenziamento dei poteri locali e la partecipazione degli attori sia all’identificazione delle priorità d’investimento che alla gestione delle risorse, per sostenere l’emergenza di veri poli di sviluppo locale.

La Comunità continuerà a rappresentare una forza motrice per la sicurezza alimentare sia a livello internazionale che regionale e nazionale, sostenendo approcci strategici nei paesi che vivono in un’insicurezza alimentare cronica, comprendenti tra l’altro azioni di prevenzione, che includono anche sistemi di allarme preventivo, lo sviluppo di reti di sicurezza, il miglioramento dell’accesso alle risorse, la qualità nutritiva e lo sviluppo delle capacità per la definizione di strategie. Particolare attenzione sarà rivolta alle situazioni di transizione e di passaggio dall’aiuto d’urgenza all’aiuto allo sviluppo.

Nel settore agricolo la Comunità sosterrà l’accesso alle risorse (terra, acqua, finanze) e alle nuove opportunità (mercati, tecnologie), in particolare per le donne. In funzione dei vincoli e del livello di sviluppo del paese, le priorità comunitarie potranno riguardare l’intensificazione sostenibile della produzione (paesi a basso reddito), la competitività sui mercati internazionali e la gestione dei rischi (paesi dipendenti dai prodotti di base). Particolare attenzione sarà dedicata ai meccanismi di risposta agli shock. Nelle situazioni di transizione, si mirerà al recupero dei sistemi produttivi. Affinché lo sviluppo tecnologico sia favorevole ai paesi in via di sviluppo, la CE potenzierà il suo sostegno alla ricerca agricola a livello globale.

- l’ambiente e la gestione sostenibile delle risorse naturali

La Comunità sosterrà gli sforzi e potenzierà le capacità dei paesi partner (governi e società civile), per integrare la dimensione ambientale nello sviluppo, compresa l’attuazione degli accordi multilaterali ambientali[12].

Essa potenzierà le iniziative per la preservazione delle risorse naturali e la loro gestione sostenibile, in particolare quale fonte di reddito (foreste, pesca...). Questo sostegno potrà concretizzarsi mediante azioni nell’ambito delle strategie nazionali e regionali, ma anche mediante partecipazione/contributo ad iniziative/organizzazioni europee o globali. I mezzi finanziari destinati alla ricerca per lo sviluppo nell’ambito del 7° Programma quadro saranno anch’essi aumentati.

Particolare attenzione sarà prestata al controllo della gestione sostenibile delle risorse forestali, nonché alla preservazione e all’aumento dei posti di lavoro, delle fonti di redditi rurali e dei beni e servizi ambientali collegati alla foresta, anche mediante promozione di una gestione forestale da parte delle comunità locali, e miglioramento della gestione delle risorse forestali. La gestione sostenibile della biodiversità, che include anche i sistemi di zone protette, l’equa distribuzione dei benefici che ne derivano e i problemi in ambito domestico di biosicurezza, sarà realizzata sostenendo più decisamente l’attuazione dell’UNCBD[13].

Per quanto riguarda il cambiamento climatico, la Comunità si concentrerà sull’attuazione del piano d’azione dell’UE sui cambiamenti climatici e lo sviluppo, in stretta collaborazione con gli Stati membri. Il sostegno della CE ai paesi meno sviluppati e ai piccoli Stati insulari in via di sviluppo s’incentrerà sull’adattamento agli effetti negativi dei cambiamenti climatici. Per il controllo della desertificazione e la gestione sostenibile delle terre, la Comunità si concentrerà sull’attuazione della CCD[14] mediante l’integrazione efficace delle questioni di gestione sostenibile delle terre nelle strategie dei paesi in via di sviluppo.

- la prevenzione dei conflitti e della fragilità degli Stati

La CE è impegnata a prevenire l’emergenza di partenariati difficili e di Stati fragili. Essa sostiene le riforma dell’amministrazione pubblica e un approccio globale di prevenzione. Essa promuove una cultura di prevenzione a lungo termine della fragilità degli Stati, dei conflitti, delle catastrofi naturali e di altri tipi di crisi, invece di una politica di reazione.

La Comunità manterrà il proprio sostegno alla prevenzione e alla risoluzione dei conflitti e all’instaurazione della pace, esaminando le cause principali dei conflitti violenti, in particolare la povertà, il degrado, lo sfruttamento e le disuguaglianze in materia di suddivisione e di accesso delle terre e delle risorse naturali, un governo debole, le violazioni dei diritti dell’uomo e la disuguaglianza dei sessi. Essa promuoverà anche il dialogo, la partecipazione e la riconciliazione, allo scopo di favorire la pace e prevenire le ondate di violenza.

La Comunità intensificherà il suo sostegno agli sforzi dei paesi partner e delle organizzazioni regionali per potenziare i sistemi di allarme preventivo e le capacità gestionali/istituzionali, in modo da permettere loro di impegnarsi in maniera efficace in un approccio preventivo. La CE svilupperà anche le sue capacità a riconoscere i segni precoci di fragilità di uno Stato, migliorando l’analisi e il monitoraggio congiunti nonché la valutazione degli Stati difficili, fragili e in dissoluzione nei confronti di altri donatori.

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Nel quadro di una politica innovativa la Commissione è inoltre portata a sviluppare nuovi approcci in settori quali le migrazioni e lo sviluppo, la sicurezza e lo sviluppo o le reti e interconnessioni.

La sua esperienza è inoltre riconosciuta per quanto riguarda le modalità dell'aiuto, soprattutto gli aiuti al bilancio pubblico di carattere generale e settoriale, che implica anche un dialogo approfondito, sia settoriale che in materia di gestione delle finanze pubbliche, la trasparenza, l’obbligo di rendere conto dell’operato e la problematica della corruzione.

A complemento di tali capacità nel campo dello sviluppo, la Commissione potenzierà tutta la perizia tecnica che essa possiede in vari settori che non dipendono specificamente dall’azione esterna ma nell’ambito dei quali essa può condividere la sua esperienza, in particolare in materia di politiche del mercato interno, di commercio, di fiscalità, di concorrenza, di pesca, di ambiente, di coesione, di occupazione e di protezione sociale, di ricerca, di istruzione e di cultura.

Ciò costituisce l’offerta della Commissione per contribuire ad una suddivisione del lavoro basata sui vantaggi comparativi di ciascuno, allo scopo di potenziare l’efficacia dell’aiuto.

Un rafforzamento dell’approccio di ”mainstreaming”

Talune problematiche richiedono, oltre all’attuazione di azioni e di politiche specifiche, un approccio di tipo “mainstreaming”, poiché rappresentano anche dei principi generali applicabili a qualsiasi tipo di iniziativa che richieda uno sforzo multisettoriale.

Ciò riguarda la promozione dell’uguaglianza dei sessi, dei diritti dell’uomo in generale e dei bambini e dei popoli indigeni, in particolare, la dimensione ambientale e il potenziamento delle capacità, anche utilizzando maggiormente le tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

La Commissione rilancerà questo approccio utilizzando tutte le risorse di cui essa dispone in maniera sistematica e strategica[15], anche approfondendo il dialogo con i partner ed instaurando reti di competenza e di assistenza tecnica, intese ad associare le risorse degli Stati membri e dei paesi partner.

Il sostegno alle iniziative globali ed ai fondi mondiali

Le iniziative globali e i fondi mondiali sono uno strumento potente per avviare nuove azioni politiche o potenziare le azioni esistenti, quando la loro portata risulti insufficiente. Esse sono in grado di mobilitare l’attenzione e la volontà pubbliche più facilmente di quanto possono farlo le istituzioni di aiuto tradizionali.

Questo metodo di intervento non deve tuttavia minare il dialogo con i paesi, il processo di allineamento con le loro strategie e l’integrazione dei fondi nel ciclo di bilancio.

Occorrerà pertanto valutare caso per caso il valore aggiunto delle iniziative e dei fondi globali. La Commissione determinerà criteri che le permetteranno di decidere sulla partecipazione e il contributo della Comunità ai fondi mondiali. Essa darà la priorità alle iniziative che contribuiscono a conseguire gli obiettivi del Millennio per lo sviluppo e ad aumentare la disponibilità di beni pubblici globali.

Per quanto riguarda le iniziative che prevedono azioni a livello dei paesi in via di sviluppo, tale partecipazione sarà in funzione della possibilità di integrare tali azioni nelle politiche nazionali o regionali di sviluppo e del coordinamento con i programmi dei donatori.

La durata prevista di tali fondi e l’esistenza di strategie di risoluzione a medio termine costituiranno altrettanti elementi di scelta.

Una gamma di modalità secondo le necessità e I RENDIMENTI

La Comunità dispone di una vasta gamma di modalità di applicazione dell’aiuto allo sviluppo, che le permette di far fronte a differenti necessità in vari contesti. Questa varietà dell’offerta, ormai accessibile in tutti i programmi geografici e tematici secondo le proposte della Commissione, costituisce un vero e proprio valore aggiunto comunitario.

Gli aiuti al bilancio pubblico, a sostegno delle politiche di sviluppo generali o settoriali, avranno un’importanza crescente. Essi permettono agli Stati beneficiari di far fronte all’aumento dei bilanci di funzionamento, favoriscono l’armonizzazione e l’allineamento con le politiche nazionali, hanno costi di transazione ridotti e incoraggiano un approccio basato sui risultati. Il sostegno alle riforme settoriali e di buon governo può anche essere realizzato tramite altre forme di intervento in collaborazione con altri finanziatori.

Nei paesi con migliori prestazioni, si introdurranno sostegni più prevedibili e a medio termine, per aumentare la capacità di conseguire gli obiettivi del Millennio.

La Comunità si orienterà verso un approccio incentrato sui risultati e basato su indicatori di avanzamento. La condizionalità evolverà sempre più verso un concetto di “contratto” basato su impegni reciproci negoziati e formulati in termini di risultati.

L’assistenza di tipo progetto permetterà, in particolare, di fornire un sostegno in situazioni difficili o inadeguate agli aiuti al bilancio pubblico nonché sostegni alla società civile.

La riduzione del debito, assimilabile a un aiuto indiretto al bilancio pubblico, che presenta costi di transazione limitati e favorisce il coordinamento e l’armonizzazione dei finanziatori, potrebbe aiutare i paesi a ridurre la propria vulnerabilità nei confronti delle situazioni di shock esterni.

L’aiuto comunitario continuerà ad essere fornito essenzialmente in forma di doni, il che si adatta in particolare alla situazione dei paesi più poveri e a limitata capacità di rimborso.

La Banca europea per gli investimenti svolge tuttavia un ruolo sempre più importante nell’attuazione dell’aiuto comunitario, mediante investimenti nelle imprese private e pubbliche nei paesi in via di sviluppo. Alla BEI sono stati conferiti a tal fine vari mandati esterni negli ultimi anni. Questo ruolo crescente fa sorgere una riflessione sul modo migliore di prendere in considerazione la dimensione della lotta contro la povertà e dello sviluppo sostenibile nella gestione di tali mandati.

La Comunità coopererà altresì con le organizzazioni e agenzie internazionali rilevanti per le azioni in cui tale cooperazione offre un plusvalore.

La scelta delle modalità più adeguate dell’aiuto comunitario per ciascun paese si effettuerà nel quadro del ciclo di programmazione che deve essere sempre più allineato con i processi di preparazione delle politiche settoriali e di attuazione dei bilanci nazionali.

[1] Programmi di azione adottati nelle conferenze delle NU degli anni 1990 nel settore sociale, economico, ambientale e dei diritti dell'uomo. Dichiarazione ed obiettivi di sviluppo del Millennio (2000), Monterrey (2002), Johannesburg (2002), New York, in settembre (2005).

[2] Esempi di azioni a favore del multilateralismo in questi quattro settori: l'UE ha svolto un ruolo decisivo nell’insediamento della Corte internazionale di giustizia; nella ratifica del protocollo di Kyoto per l'ambiente; nell’adozione del programma di Doha per il commercio e lo sviluppo, nella piattaforma di azione di Pechino per l'uguaglianza di genere, nella conferenza di Bruxelles sui paesi meno progrediti e nell'elaborazione del consenso di Monterrey sul finanziamento dello sviluppo.

[3] L'UE contribuisce anche per il 55% all'IDA 14.

[4] Cioè attualmente 151 paesi (compresi i territori di cui all'elenco del CAS) per un totale di circa cinque miliardi di persone.

[5] I partenariati difficili si definiscono in funzione di uno degli elementi seguenti: assenza d'impegno da parte delle autorità per ridurre la povertà; malfunzionamento del governo; corruzione e/o repressione politica; istituzioni inadatte a garantire la sicurezza dei cittadini o le condizioni necessarie per vivere in pace e in libertà.

[6] Questo concetto comprende i partenariati difficili e le situazioni di crisi e post-crisi.

[7] La povertà estrema è definita da un livello di reddito inferiore ad 1 dollaro al giorno.

[8] Dichiarazione di Roma del febbraio 2003 e Dichiarazione di Parigi del marzo 2005.

[9] Conclusioni del Consiglio CAGRE del 22 e 23 novembre 2004; 14724/04, allegato 2, relazione del gruppo di lavoro sull'armonizzazione " Advancing coordination, harmonisation and alignment: The contribution of the EU "

[10] Il commercio, l'ambiente, il cambiamento climatico, la sicurezza, l'agricoltura, la pesca, la dimensione sociale della globalizzazione / l'occupazione e il lavoro dignitoso, le migrazioni, la ricerca e l'innovazione, la società dell'informazione, il trasporto, l'energia.

[11] La proposta della Commissione al Consiglio e al Parlamento si fonda su tre regolamenti geografici: per la politica di prossimità; la cooperazione allo sviluppo e la cooperazione economica; e la pre-adesione all’UE, da un lato, e tre strumenti di emergenza: per l’aiuto umanitario; la stabilità; e l’assistenza macrofinanziaria, dall’altro.

[12] Clima, biodiversità, desertificazione, rifiuti e prodotti chimici.

[13] Convenzione delle Nazioni Unite per la diversità biologica.

[14] Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta contro la desertificazione.

[15] Le valutazioni ambientali strategiche ed analisi di impatto in termini di uguaglianza uomo/donna saranno effettuate sistematicamente, anche nel quadro degli aiuti al bilancio generale (“greening the budget”) e settoriale.

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