CCMI/239
Reindustrializzazione dell'Europa nel contesto della crisi del carovita
PARERE
Commissione consultiva per le trasformazioni industriali
Reindustrializzazione dell'Europa - Opportunità per le imprese, i lavoratori e i cittadini
nel contesto della crisi del carovita
(parere d'iniziativa)
Relatore: Andrés BARCELÓ DELGADO (ES-I)
Correlatrice: Monika SITÁROVÁ (SK - cat. 2)
Consiglieri
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Vega GIL OYAREGUI (per il relatore del I gr.)
Juan José LUIS DELGADO (per la correlatrice della cat. 2)
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Decisione dell'Assemblea plenaria
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3/12/2024
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Base regolamentare
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Articolo 52, paragrafo 2, del Regolamento interno
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Organo competente
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Commissione consultiva per le trasformazioni industriali (CCMI)
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Adozione in CCMI
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4/6/2025
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Esito della votazione
(favorevoli/contrari/astenuti)
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36/1/3
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Adozione in sessione plenaria
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D/M/YYYY
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Sessione plenaria n.
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…
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Esito della votazione
(favorevoli/contrari/astenuti)
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…/…/…
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PREAMBOLO
Il presente parere fa parte di un più ampio pacchetto di pareri del CESE incentrati sulla crisi del costo della vita. In questo pacchetto il CESE esamina i diversi aspetti della sfida strategica rappresentata dalla questione del costo della vita e presenta una serie di raccomandazioni complete e di vasta portata rivolte ai responsabili politici sia europei che nazionali, alle organizzazioni della società civile e ad altri portatori di interessi. Il pacchetto comprende sette "pareri settoriali", ognuno dei quali è dedicato a temi riguardanti uno specifico settore d'intervento. Inoltre, in un "parere quadro" a parte vengono presentate le raccomandazioni politiche generali utili per affrontare la crisi del costo della vita nel suo complesso e sviluppare la resilienza contro le crisi future.
1.Conclusioni e raccomandazioni
1.1Il CESE accoglie con favore l'iniziativa della Commissione denominata "bussola per la competitività", incentrata sul miglioramento della competitività economica dell'UE al fine di colmare il divario con gli Stati Uniti e l'Asia. Il suo sviluppo deve comprendere parametri di prestazione chiari che consentano alle istituzioni dell'UE e ai portatori di interessi di monitorare la realizzazione delle attività incluse nella bussola. Per migliorare la competitività dell'UE sono necessari anche maggiori investimenti pubblici e privati.
1.2Il programma di lavoro della Commissione per il 2025 comprende un piano d'azione per un'energia a prezzi accessibili. Il CESE chiede alla Commissione di garantire che il piano assicuri non solo la sicurezza dell'approvvigionamento di energia elettrica, ma anche prezzi stabili, competitivi e prevedibili. Il piano dovrebbe anche comprendere l'energia a basse emissioni di carbonio prodotta a partire da combustibili rinnovabili di origine non biologica (RFNBO).
1.3Il processo di reindustrializzazione deve essere imperniato sull'autonomia strategica aperta, garantendo l'accesso alle materie prime, diversificando le fonti e rafforzando la resilienza economica dell'UE. Per incoraggiare le imprese a riportare la produzione nell'UE, il CESE raccomanda di adottare una politica industriale fondata su un approccio basato sulla catena del valore, che valorizzi allo stesso modo sia le attività a monte che quelle a valle nel processo di transizione. Un risultato che può essere conseguito aumentando il numero di partenariati con i paesi terzi e snellendo le procedure di autorizzazione, garantendo al tempo stesso il rispetto delle norme sociali, ambientali e del lavoro, al fine di sostenere la crescita delle industrie estrattive nell'UE.
1.4I legislatori dell'UE devono sfruttare l'annunciato atto legislativo sull'accelerazione della decarbonizzazione industriale per assicurare la sostenibilità dei modelli imprenditoriali dell'economia alternativa e circolare garantendo procedure di autorizzazione accelerate, un sostegno finanziario e un appoggio politico ai soggetti che si adoperano per la transizione. Il proposto atto legislativo sull'economia circolare dovrebbe inviare un chiaro messaggio di sostegno alle imprese del settore, rassicurando gli investitori sul fatto che l'UE offre l'ambiente ideale per lo sviluppo di soluzioni pulite.
1.5Il dialogo sociale, compresa la contrattazione collettiva, deve essere integrato nel processo di reindustrializzazione per rafforzare l'aspetto sociale del mercato unico.
1.6La reindustrializzazione impone un programma d'innovazione ad hoc comprendente obiettivi specifici che riguardino tanto le industrie esistenti quanto i nuovi sviluppi e che siano basati sul dialogo sociale. Un programma di questo tipo richiede investimenti pubblici, che devono essere accompagnati da condizionalità sociali, come indicato nel patto per l'industria pulita.
1.7Il CESE propone che l'UE favorisca i programmi di partenariato tra pubblico e privato al fine di stimolare gli investimenti industriali, inserendo un apposito capitolo per la promozione dell'imprenditoria giovanile nel settore manifatturiero. Il programma dovrebbe incoraggiare la collaborazione tra istituzioni pubbliche e imprese private allo scopo di accelerare l'innovazione e la commercializzazione di nuove tecnologie.
1.8Il CESE chiede che la proposta che la Commissione si accinge a presentare sull'Unione delle competenze stabilisca che le competenze dei lavoratori riconosciute dalle autorità pubbliche di uno Stato membro siano direttamente riconosciute e convalidate in tutta l'UE, in modo da ridurre gli oneri burocratici. La Commissione deve varare un programma a livello dell'Unione europea per promuovere, nei settori industriali e tra le giovani generazioni, apprendistati equamente retribuiti, a sostegno di una maggiore resilienza della forza lavoro. Dovrebbe inoltre fornire strumenti per anticipare e gestire il cambiamento offrendo un percorso specifico per una transizione giusta che, nel quadro del dialogo sociale, comprenda il miglioramento delle competenze e la riqualificazione della forza lavoro.
1.9Il sistema per appalti pubblici puliti rappresenta un'opportunità per promuovere e riconoscere in modo non discriminatorio gli sforzi a favore della sostenibilità compiuti da imprese dell'UE.
1.10Per rafforzare la competitività, nonché per mantenere e sviluppare la produzione industriale nell'UE, il CESE auspica che i pacchetti omnibus garantiscano la coerenza normativa e la certezza del diritto a imprese e lavoratori, razionalizzino l'iter per il rilascio delle autorizzazioni rendendolo più chiaro, più celere e più prevedibile, riducano i flussi di lavoro in materia di comunicazione ed evitino la rendicontazione ridondante. L'armonizzazione delle norme in materia di tecnologie pulite in tutta l'UE può anche facilitare l'accesso al mercato e la conformità da parte delle imprese.
2.Osservazioni generali
2.1Sebbene alcuni indicatori macroeconomici facciano pensare che l'economia dell'UE sta ottenendo risultati discreti, con un'inflazione in calo, un tasso di disoccupazione molto basso e costi dell'energia più contenuti rispetto alla crisi energetica del 2022, l'indagine Eurobarometro dell'autunno 2022 della Commissione europea ha rilevato che l'aumento del costo della vita rappresentava la preoccupazione più pressante per il 93 % dei cittadini dell'UE
. Questa percezione si è mantenuta: il costo della vita (42 %) e la situazione economica (41 %) sono stati i temi principali che hanno condizionato le scelte dei cittadini europei nelle ultime elezioni europee del giugno dello scorso anno
. Inoltre, secondo l'ultima indagine su larga scala condotta da Eurofound nel 2024, un numero maggiore di interpellati ha segnalato difficoltà ad arrivare a fine mese rispetto all'anno precedente, con il 30 % degli interpellati che ha indicato che si tratta di un'impresa difficile – se non molto difficile – rispetto al 22 % del 2023.
2.2L'Europa è attualmente alle prese con la duplice sfida di affrontare la crisi del carovita e di invertire gli effetti a lungo termine della deindustrializzazione. Le due questioni sono strettamente intrecciate e presentano implicazioni significative per le imprese, i lavoratori e i cittadini in tutta l'Unione.
2.3I fattori principali alla base della crisi del carovita sono i seguenti:
2.3.1L'inflazione è aumentata nel 2021, alimentata dalla veloce ripresa economica dopo la COVID‑19, raggiungendo il 2,9 %. Nel 2022 la guerra in Ucraina e la crisi energetica hanno spinto il tasso di inflazione al 9,2 %. Dopo un lieve calo al 6,4 %, nel 2024 esso si è attestato al 2,6 %. La percezione dell'inflazione è tuttavia molto forte, in quanto i beni di largo consumo compresi nel paniere degli acquisti delle famiglie hanno costantemente mostrato una tendenza al rialzo
. L'inflazione ha eroso il potere d'acquisto in misura significativa, esercitando una pressione finanziaria enorme sulle famiglie con redditi nella media o bassi.
2.3.2I prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica e del gas, sebbene diminuiti in modo significativo dalla fine del 2022, rimangono all'incirca il doppio rispetto ai loro livelli storici, con fluttuazioni influenzate dagli interventi normativi, dalle condizioni di mercato e dalle tensioni geopolitiche in corso. La recente riforma del mercato dell'energia elettrica non ha prodotto il risultato auspicato, in quanto l'ordine di merito (il sistema di fissazione del prezzo marginale) impedisce ai consumatori di beneficiare pienamente della diffusione delle energie rinnovabili. Il rapporto Draghi mostra il grande divario tra l'UE e gli Stati Uniti per quanto riguarda i prezzi dell'elettricità e del gas
. I costi dell'energia continuano a destare forti preoccupazioni non solo per l'industria, che assieme ai trasporti figura tra i settori che più consumano energia, ma anche per le famiglie più vulnerabili.
2.3.3L'impatto delle disparità economiche è stato vario e multiforme, in quanto ha interessato gli aspetti riguardanti il reddito, l'accesso alla sanità e l'istruzione. Secondo le previsioni, per il 2024 i salari reali dovrebbero essere ancora inferiori dell'1,1 % rispetto al livello del 2019 nell'UE. Molte famiglie a reddito basso e medio-basso continuano a sentire gli effetti negativi del periodo di alta inflazione sul loro potere d'acquisto. In particolare, la deprivazione materiale e sociale e le difficoltà finanziarie dei lavoratori rimangono elevate rispetto ai livelli precedenti al 2022. Allo stesso tempo, alcuni gruppi sociali ne hanno risentito più di altri; a soffrirne di più sono stati i lavoratori poco qualificati, le donne e i giovani. Gli effetti nel lungo termine sono ancora da studiare
.
2.3.4La crisi del carovita, l'impennata dei prezzi dell'energia e l'impatto della pandemia di COVID-19 hanno aggravato i problemi legati all'accessibilità economica delle abitazioni. Inoltre, fattori strutturali come l'urbanizzazione, i cambiamenti demografici e gli investimenti speculativi nel settore immobiliare hanno determinato un aumento dei costi abitativi, che se diventano eccessivi si fanno sentire non solo dalle famiglie a basso reddito, ma anche da quelle con redditi nella media e dai giovani. L'accessibilità economica delle abitazioni rappresenta probabilmente la sfida principale per i giovani, in quanto impedisce loro di iniziare una vita indipendente. Anche se alla fine del 2023 la situazione del mercato del lavoro per i giovani era più favorevole rispetto agli ultimi anni, sono tuttavia molti gli ostacoli rimasti lungo il percorso verso l'indipendenza, come l'aumento del costo della vita e l'impossibilità economica a lasciare la casa dei genitori
.
2.4Deindustrializzazione in Europa
Negli ultimi decenni l'Europa ha attraversato un processo di deindustrializzazione, peraltro ancora in corso, che è caratterizzato da un calo costante del contributo dell'industria manifatturiera all'economia in generale. In anni recenti la percentuale del PIL riconducibile all'industria è scesa dal 21,0 % del 2005 al 18,5 % del 2022. Dal 2008 i posti di lavoro nel settore manifatturiero hanno continuato a diminuire in tutto il continente a un ritmo inarrestabile, e le conseguenze di tale calo non riguardano solo i lavoratori poco qualificati, ma anche i professionisti altamente qualificati. Tale andamento è stato determinato da vari fattori:
2.4.1Globalizzazione – In passato, le imprese hanno esternalizzato le catene di approvvigionamento e la loro capacità di produzione per ridurre i costi. Il trasferimento della produzione in regioni con un costo del lavoro inferiore ha determinato la delocalizzazione della produzione, con la conseguente chiusura di fabbriche e la perdita di posti di lavoro in Europa.
2.4.2Ritardi nell'adattamento tecnologico e carenza di investimenti nell'innovazione – I progressi nell'automazione e nella digitalizzazione hanno ridotto la domanda di posti di lavoro tradizionali nel settore industriale, creando uno squilibrio tra le competenze della forza lavoro e i fabbisogni delle industrie moderne.
2.4.3Attenzione strategica rivolta ai servizi – Molte economie europee hanno sempre più dato la priorità ai settori orientati ai servizi, un'attenzione che in alcuni casi ha portato a un minore interesse per l'industria manifatturiera tradizionale. Questo spostamento dell'attenzione ha contribuito al declino delle attività industriali, mettendo in evidenza la necessità di un approccio strategico più equilibrato.
2.4.4Sui processi di deindustrializzazione hanno anche largamente influito le politiche commerciali, industriali e ambientali dell'UE, gli interventi normativi, i cambiamenti demografici, le carenze di manodopera, la mancanza di investimenti adeguati e il calo della competitività.
2.4.5Le conseguenze della deindustrializzazione sono state di ampia portata. Regioni che un tempo derivavano la loro prosperità dal settore manifatturiero sono state colpite dalla stagnazione economica, dalla crescita dei tassi di disoccupazione e da un aumento delle disparità rispetto ad altri territori. La perdita di capacità industriale ha inoltre aumentato la dipendenza dell'Europa dalle importazioni, esponendo il continente a vulnerabilità nelle catene di approvvigionamento mondiali e nei mercati dell'energia, come ha dimostrato l'esperienza della pandemia di COVID‑19.
2.5L'industria è di nuovo tra i temi dell'agenda politica
La reindustrializzazione sarebbe la scelta migliore e offrirebbe un percorso strategico per:
2.5.1Rafforzare la resilienza economica – L'aumento del costo totale di proprietà, i rialzi salariali (anche nei paesi terzi), l'incremento dei costi di trasporto, il rincaro dei dazi all'importazione e dei costi connessi, nonché le potenziali interruzioni dell'approvvigionamento sono tutti fattori che stanno erodendo il consueto vantaggio in termini di costi derivante dall'esternalizzazione delle catene di approvvigionamento. Aumentando la produzione locale e riducendo la dipendenza da forniture altalenanti a livello mondiale, l'Europa può rafforzare la sua stabilità economica e la sua autonomia strategica.
2.5.2Favorire l'innovazione – L'industria è il principale motore dell'innovazione nei prodotti, nei processi e nei servizi. Le nuove sfide collegate alla digitalizzazione e all'intelligenza artificiale, alla robotica e all'economia circolare rappresentano un'opportunità fondamentale per l'UE. L'industria 5.0 sta attualmente modellando e delineando la reindustrializzazione. L'obiettivo è quello di creare una base industriale moderna, competitiva e sostenibile.
2.5.3Promuovere la sostenibilità – L'integrazione delle pratiche sostenibili e dell'economia circolare nelle attività industriali può aiutare l'UE a conseguire gli ambiziosi obiettivi climatici che si è posta, riducendo nel contempo la dipendenza dalle materie prime e creando nuove opportunità di mercato.
2.5.4Offrire posti di lavoro sicuri e di qualità, accompagnati da un dialogo sociale permanente – L'industria stimola l'occupazione e assicura integrazione sociale e stabilità.
2.5.5In alcuni paesi l'adozione della metodologia del cooperative workers' buyout (ossia, quando l'azienda viene rilevata dai dipendenti che la trasformano in cooperativa) si è dimostrata un'esperienza riuscita che potrebbe essere estesa anche ad altri Stati membri dell'UE. Con una ristrutturazione aziendale adeguata, questa metodologia può salvare posti di lavoro e preservare gli impianti di produzione.
2.6Contesto politico strategico
Attraverso iniziative politiche in linea con la relazione Draghi sulla competitività dell'UE e le pertinenti proposte della Commissione, l'industria dell'UE deve colmare il divario che la separa dai suoi partner commerciali principali, come gli Stati Uniti e la Cina.
2.6.1Il patto per l'industria pulita propone un percorso chiaro per concentrare gli sforzi sulla decarbonizzazione, sulle tecnologie pulite e sull'incentivazione degli investimenti. La Commissione contribuirà a creare un quadro normativo favorevole alla crescita che preveda non solo il sostegno all'industria nei suoi sforzi per innovare, espandersi, fabbricare prodotti e fornire servizi, ma anche la collaborazione con tutte le parti interessate per garantire soluzioni mirate per ciascuna catena del valore.
2.6.2La "bussola per la competitività", basata sulle raccomandazioni formulate nella relazione di Mario Draghi sul futuro della competitività europea, individua tre settori d'intervento principali (innovazione, decarbonizzazione e competitività, sicurezza e resilienza) e cinque attività trasversali (semplificare, ridurre gli ostacoli al mercato unico, finanziare la competitività, promuovere le competenze e posti di lavoro di qualità, e armonizzare e coordinare le politiche a livello nazionale e dell'UE). Ne deriverà una riduzione "senza precedenti" degli adempimenti burocratici, con un'attenzione particolare riservata alle PMI europee, e sarà messo a punto uno strumento di coordinamento della competitività per aiutare gli Stati membri a cooperare su progetti di interesse strategico comune.
3.Osservazioni particolari
3.1Affrontando le cause profonde della deindustrializzazione e della crisi del carovita, l'Europa può cogliere l'occasione per rilanciare la sua economia, potenziare la sua forza lavoro e migliorare la qualità di vita dei suoi cittadini. Tra gli aspetti e le opportunità principali si segnalano:
per le imprese:
3.1.1la reindustrializzazione offre un'opportunità per sfruttare le tecnologie avanzate, promuovendo l'innovazione e rafforzando la competitività sulla scena mondiale. Le industrie europee possono diventare leader nella duplice trasformazione verde e digitale;
3.1.2stimolando una ripresa della produzione manifatturiera e rilocalizzando la produzione nell'UE, le imprese possono attenuare i rischi derivanti dalle interruzioni delle catene di approvvigionamento a livello mondiale e stabilizzare i costi;
3.1.3l'adozione di pratiche sostenibili conformi agli obiettivi climatici dell'UE può sbloccare nuovi mercati per prodotti e servizi rispettosi dell'ambiente;
per i lavoratori:
3.1.4una rinnovata attenzione all'industria può garantire posti di lavoro stabili e ben retribuiti in vari settori, affrontando i problemi generati dalla disoccupazione e aggravati dalla deindustrializzazione;
3.1.5gli investimenti nell'istruzione e nella formazione professionale garantiscono una forza lavoro in grado di soddisfare i fabbisogni delle industrie moderne;
3.1.6le industrie rilocalizzate e resilienti offrono opportunità di lavoro più stabili, riducendo la dipendenza dai mercati mondiali volatili;
3.1.7grazie all'accento posto su pratiche sostenibili ed etiche, i lavoratori possono beneficiare di condizioni di lavoro migliori e di posti di lavoro più stabili;
per i cittadini:
3.1.8un settore industriale prospero favorisce la stabilità economica generale, migliorando il tenore di vita e riducendo la povertà;
3.1.9l'industria offre un'occupazione di qualità che, assieme al gettito fiscale generato dalle attività industriali, garantisce investimenti pubblici in infrastrutture e servizi;
3.1.10il rilancio delle aree industriali può portare a infrastrutture migliori, a servizi pubblici potenziati e a economie locali dinamiche.
3.2Nel complesso, la reindustrializzazione può apportare notevoli benefici di lungo termine, ma presenta anche sfide che richiedono sforzi coordinati a livello sia dell'UE che degli Stati membri e che vanno gestite attraverso una pianificazione politica e strategica attenta.
3.2.1Una delle sfide più complesse consiste nell'attrarre e trattenere i lavoratori qualificati. L'industria è in concorrenza con altre attività economiche per attrarre e trattenere i talenti migliori, e a questo scopo bisogna offrire posti di lavoro stabili, salari competitivi e una progressione di carriera. La tabella di marcia per posti di lavoro di qualità è un'iniziativa positiva della Commissione europea, dato che per attrarre i lavoratori sono essenziali posti di lavoro di buona qualità e condizioni di impiego dignitose. Andrebbero altresì attuate politiche volte ad attivare e formare determinati segmenti della popolazione che si trovano al di fuori del mercato del lavoro e a fornire loro le competenze necessarie, in particolare per quanto riguarda le donne, i giovani, i migranti e altri gruppi vulnerabili. Gli Stati membri devono inoltre essere pronti ad accogliere lavoratori qualificati provenienti da paesi terzi mettendo in atto procedure snelle e non burocratiche. Questo significa anche accelerare l'iter per i permessi di lavoro, riconoscere le qualifiche professionali estere e garantire parità di trattamento. L'UE dovrebbe adoperarsi per essere considerata la destinazione preferita dai lavoratori qualificati di tutto il mondo.
3.2.2Offrire ai lavoratori corsi di formazione e sviluppo delle competenze sia tecniche che trasversali, nonché un percorso di carriera chiaro e prospettive di sviluppo professionale: con la trasformazione delle industrie, si avverte la costante necessità di formare e riqualificare la forza lavoro per garantire una buona corrispondenza tra competenze offerte e domanda del mercato del lavoro. Disporre di una forza lavoro qualificata e resiliente è particolarmente cruciale nei settori che si trovano ad affrontare la duplice transizione. Il CESE accoglie inoltre con favore l'invito della Commissione a modificare le norme in materia di aiuti di Stato e a stabilire condizionalità sociali legate agli investimenti pubblici, per migliorare gli incentivi all'industria affinché investa per assicurare l'aggiornamento e la riqualificazione delle competenze, un'occupazione di qualità e l'assunzione di lavoratori per una transizione giusta. I lavori relativi all'Unione delle competenze e al piano strategico per l'istruzione in ambito scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico (STEM) dovrebbero puntare a conseguire tale obiettivo. Questi tipi di formazione dovrebbero consentire che le competenze dei lavoratori riconosciute dalle autorità pubbliche di uno Stato membro siano direttamente riconosciute e convalidate in tutta l'UE, in modo da ridurre gli oneri burocratici.
3.2.3La velocità dei progressi tecnologici impone che le industrie si adattino e innovino costantemente. L'industria deve mettersi al passo della trasformazione digitale, e questo significa anche utilizzare nuove tecnologie, prestando particolare attenzione alla solidità dell'approccio in materia di cibersicurezza per garantire l'integrità dei dati e il pieno rispetto dei diritti della persona.
3.2.4La concomitanza della reindustrializzazione e della decarbonizzazione costituisce una sfida. Le industrie devono trovare un equilibrio tra crescita e sostenibilità, sul piano sia ambientale che sociale. È essenziale integrare pratiche sostenibili nei processi industriali al fine di conformarsi alle normative ambientali e alle aspettative dei consumatori. Ciò comporta l'adozione di tecnologie verdi, la riduzione dell'impronta di carbonio e la promozione dei principi dell'economia circolare. È necessario incoraggiare con incentivi i prodotti e i modelli imprenditoriali innovativi basati sulla circolarità, per permettere ai modelli circolari di rimanere competitivi rispetto a quelli tradizionali di comprovata redditività e per rendere economicamente accessibili i prodotti e i servizi "verdi" e "puliti".
3.2.5Oneri normativi e amministrativi e questioni transfrontaliere: il contesto normativo dell'UE e gli iter amministrativi per il rilascio delle autorizzazioni sono spesso considerati complessi e onerosi, dato che il 32 % delle imprese dell'UE ravvisa nella regolamentazione un "grave ostacolo" alle loro attività di investimento
. Le aziende si trovano ad affrontare costi di conformità rilevanti e ritardi amministrativi nell'ottenere permessi e autorizzazioni, e questa situazione può scoraggiare gli investimenti e l'innovazione. A dispetto del mercato unico, le differenze tra le regolamentazioni, gli standard e le procedure nazionali creano ostacoli all'ingresso nel mercato e fanno aumentare i costi per le imprese che operano in più Stati membri. Semplificare non significa deregolamentare. L'obiettivo non consiste nello smantellare il Green Deal o le salvaguardie sociali essenziali, né nel rendere l'Europa più simile agli Stati Uniti, bensì nel ridurre gli adempimenti burocratici che non giovano a nessuno.
3.2.6
La reindustrializzazione, pur potendo creare nuovi posti di lavoro, potrebbe anche condurre al rimpiazzo tecnologico, ossia a sostituire la manodopera in certi tipi di lavoro con l'automazione e le tecnologie avanzate
. Per affrontare questo problema saranno necessari programmi di riqualificazione ad hoc e politiche sociali specifiche.
3.2.7Man mano che le industrie diventano più competitive, i concorrenti a livello mondiale potrebbero esercitare una pressione maggiore.
Il mantenimento di un vantaggio competitivo richiederà sforzi continui sul piano dell'innovazione e degli investimenti
.
3.2.8Per assicurare un approccio partecipativo, il dialogo sociale, compresa la contrattazione collettiva, deve essere parte integrante del processo di reindustrializzazione. I datori di lavoro e i lavoratori dovrebbero impegnarsi a creare e ad attuare programmi di formazione competitivi che favoriscano la coesione industriale, sociale e territoriale attraverso la contrattazione collettiva e la partecipazione dei lavoratori a livello aziendale. Un nuovo contratto sociale dovrebbe inoltre tenere conto della società civile organizzata, della voce dei giovani e, in particolare, delle regioni maggiormente interessate dalle transizioni.
3.3Il ruolo dell'industria quale motore dell'innovazione e dei servizi a valore aggiunto
3.3.1L'industria è fondamentale per la reindustrializzazione dell'Europa, in quanto promuove la crescita economica, l'innovazione e la sostenibilità. Favorisce lo sviluppo di servizi ad alto valore, attenua la crisi del carovita e contrasta la deindustrializzazione stimolando un approfondimento dell'innovazione, rilanciando le economie locali, creando posti di lavoro e incoraggiando la popolazione a rimanere nelle aree industriali.
3.3.2L'industria è un motore fondamentale dell'innovazione, spesso all'avanguardia nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie e nuovi processi. L'innovazione può generare effetti di ricaduta su altri settori, promuovendo una cultura del miglioramento e del progresso tecnologico continui.
3.3.3L'industria spesso promuove servizi a valore aggiunto che migliorano l'intera catena del valore – in tutti i suoi anelli, dalle tecniche di fabbricazione avanzate ai servizi post-vendita – contribuendo a ridurre i costi di produzione, migliorando la qualità dei prodotti e aumentando il grado di soddisfazione dei clienti.
3.3.4I posti di lavoro nell'industria, in particolare nei settori manifatturieri avanzati e ad alta tecnologia, tendono ad avere salari superiori rispetto a molti posti di lavoro nel settore terziario. Ciò può contribuire a migliorare il tenore di vita e a ridurre le disparità di reddito.
3.3.5Il settore industriale offre notevoli opportunità di crescita professionale e di avanzamento di carriera. I lavoratori possono beneficiare di un apprendimento continuo, dello sviluppo delle competenze e della possibilità di passare a posizioni di livello superiore.
Bruxelles, 5 giugno 2025
Il presidente della commissione consultiva per le trasformazioni industriali
Pietro Francesco DE LOTTO
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