NAT/886
Quadro strategico in materia di plastiche a base biologica,
biodegradabili e compostabili
PARERE
Sezione Agricoltura, sviluppo rurale e ambiente
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Quadro strategico dell'UE sulle plastiche a base biologica, biodegradabili e compostabili
[COM(2022) 682 final]
E-mail di contatto
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nat@eesc.europa.eu
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Amministratrice
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Caroline VERHELST
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Data del documento
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18/04/2023
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Relatore: András EDELÉNYI
Correlatore: Alessandro MOSTACCIO
Consultazione
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Commissione europea, 08/02/2023
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Base giuridica
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Articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea
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Sezione competente
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Agricoltura, sviluppo rurale e ambiente
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Adozione in sezione
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13/04/2023
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Esito della votazione
(favorevoli/contrari/astenuti)
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50/0/1
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Adozione in sessione plenaria
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DD/MM/YYYY
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Sessione plenaria n.
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…
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Esito della votazione
(favorevoli/contrari/astenuti)
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…/…/…
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1.Conclusioni e raccomandazioni
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE):
1.1accoglie con favore la tempestiva comunicazione sul quadro strategico dell'UE in materia di plastiche a base biologica, biodegradabili e compostabili: un settore, questo, nel quale inizia a profilarsi tutta una serie di opzioni utili per avvicinarsi agli obiettivi della sostenibilità e della circolarità. Se regolamentate in modo appropriato, le bioplastiche possono essere uno strumento per lo sviluppo "verde" (diminuzione del consumo di risorse fossili e dell'inquinamento da plastica, aumento della raccolta differenziata dei rifiuti);
1.2sottolinea il fatto che l'Europa è, fortunatamente, pioniera nel campo dello sviluppo delle bioplastiche e delle plastiche biodegradabili e, tra il 2007 e il 2020, ha finanziato più di 130 progetti di ricerca in questo campo, per un importo complessivo di circa 1 miliardo di euro. L'Unione europea è il secondo maggior produttore di bioplastiche al mondo, e dovrebbe rafforzare la sua posizione globale concentrandosi sui prodotti a più elevato valore aggiunto, vale a dire quelli a base biologica, biodegradabili e compostabili (la produzione asiatica si limita perlopiù ai prodotti compostabili ma non rinnovabili);
1.3ritiene che l'UE riuscirà ad alzare l'asticella nella concorrenza globale, ottenendo i massimi benefici sul piano ambientale, se il nuovo quadro normativo saprà selezionare le applicazioni industriali con il massimo valore aggiunto per l'ambiente e se ogni nuovo prodotto immesso sul mercato recherà informazioni chiare e veritiere, mettendo così i consumatori in condizione di essere proattivi nella transizione verso l'economia circolare;
1.4incoraggia la Commissione a trarre conclusioni sulla base di un'analisi comparativa dei benefici della plastica a base biologica, biodegradabile e compostabile rispetto alla plastica a base fossile. Alcune raccomandazioni non comparative eccessivamente prudenti potrebbero non fornire orientamenti sufficienti per la ricerca, l'innovazione e l'avvio di attività di investimento, e ciò potrebbe ostacolare ulteriori progressi e vanificare il vantaggio competitivo dell'UE;
1.5raccomanda di procedere, sulla scorta delle più recenti acquisizioni scientifiche, a un riesame sistematico di tutte le misure che incidono direttamente e indirettamente sull'ambiente legislativo e normativo circostante. Ciò potrebbe diminuire la confusione e tutelare gli utenti;
1.6invita ad applicare il sistema della gerarchia delle priorità (priorità a cascata) nella valutazione dei materiali, dei prodotti e dei processi, compresi gli aspetti relativi alla circolarità e alla sostenibilità. Ciò vale tanto per le materie prime, la biomassa e le catene alimentari quanto per le cascate del riciclaggio. Le misure di attuazione della direttiva sulle energie rinnovabili (RED III) definiranno ulteriormente la sequenza secondo cui al riuso/riciclaggio del materiale (materiale rinnovabile) viene data priorità rispetto al riuso a fini energetici (energia rinnovabile);
1.7è convinto che l'analisi del ciclo di vita (Life Cycle Analysis - LCA) rappresenti uno strumento eccellente per valutare determinati aspetti di sostenibilità dei prodotti e contribuisca quindi a orientare la ricerca, l'innovazione e le attività di investimento, previste o in corso. Tuttavia, è necessario compiere ancora sforzi considerevoli per ridurre le carenze insite nei metodi attualmente impiegati al fine di limitare le incertezze legate al mancato riconoscimento del "credito" del carbonio biogenico e all'impatto sul capitale naturale;
1.8ritiene che la maggior parte degli attuali metodi di contabilità dei costi e di determinazione dei prezzi ometta di internalizzare e di riconoscere i costi e i benefici derivanti da componenti supplementari che, in virtù del riciclaggio, vengono reimmessi nel circuito di produzione. Un regime realistico di responsabilità estesa del produttore (EPR), basato sull'analisi del ciclo di vita e adattato alle esigenze specifiche, può riorientare e correggere l'attuale, dannosa, competitività in termini di prezzo dei prodotti biopolimerici;
1.9fa osservare che un insieme selezionato di ambiti d'intervento, che dovrebbe rientrare nelle competenze di un'Europa del valore aggiunto, può contribuire a individuare ed eliminare le strozzature che frenano i rapidi progressi necessari in questo campo. Ciò è particolarmente importante per i dati, il monitoraggio, la discussione e il sostegno alla ricerca e all'innovazione;
1.10raccomanda alla Commissione europea di continuare a riesaminare ciclicamente gli sviluppi di maggior rilievo nell'ecosistema dei biopolimeri. I metodi e gli strumenti di consultazione pubblica integrati sono un buon modo per coinvolgere tutte le parti interessate, in primo luogo garantendo la partecipazione della società civile organizzata attraverso le varie associazioni rappresentative;
1.11incoraggia gli Stati membri a introdurre percentuali obbligatorie di contenuto di plastica a base biologica sia per le plastiche a base biologica che per le plastiche compostabili. Si propone che tutti i tipi di materiali destinati all'esposizione (materiale promozionale, marchi ecc.) debbano essere basati su standard e norme definitivi. Per il tenore di carbonio biogenico certificato, il metodo da impiegare è quello del radiocarbonio (carbonio-14). Il metodo del bilancio di massa può essere accettabile per esprimere il tenore in biomassa di un riciclaggio più complesso, multiplo o di livello intermedio, ma i consumatori devono esserne informati;
1.12ritiene che la normativa non dovrebbe escludere una serie di prodotti e applicazioni della plastica che sono intrinsecamente monouso e non restituibili, ossia non possono essere riciclati meccanicamente. In questi casi va favorito l'uso della plastica a base biologica e/o della plastica compostabile;
1.13sottolinea che il riciclaggio meccanico (short loop) è in molti casi vantaggioso data la sua relativa semplicità, ma presenta altresì una serie di svantaggi, tra i quali il declassamento del materiale (downcycling) dovuto a un riciclaggio misto, i limiti di spessore, la resa inferiore e il maggior fabbisogno energetico. Da un complesso confronto in termini di sostenibilità può quindi risultare che convenga piuttosto utilizzare polimeri a base biologica oppure percorsi di riciclaggio diversi (ossia organici e/o chimici). L'opzione più adatta in questo caso può essere il ricorso a materie plastiche che sono sia a base biologica che compostabili. Per i fogli di plastica più sottili non sono ancora state sviluppate tecniche di separazione adatte;
1.14è dell'avviso che le plastiche biodegradabili certificate conformi alle norme dell'UE offrano una serie di opportunità per mitigare l'inquinamento da plastica, riducendo l'accumulo di rifiuti di micro- e nanoplastiche e quindi i danni che derivano da materiali non biodegradabili. Per il momento, tuttavia, soltanto poche, benché assai importanti, applicazioni sono disponibili per la biodegradazione controllata in specifici ambienti aperti naturali. Sono pertanto necessari maggiori sforzi per sviluppare metodi sistemici che combinino le proprietà e le condizioni dei materiali al fine di sfruttare le opzioni disponibili per la biodegradazione nel suolo e in altri specifici ambienti aperti.
1.15ritiene che il compostaggio industriale e il ricorso a plastica compostabile rappresenti un modo eccellente per migliorare la raccolta e l'uso dei rifiuti alimentari. Oltre a riportare carbonio nel suolo, queste tecniche consentono di smaltire e riciclare insieme i rifiuti alimentari e gli imballaggi (o altre applicazioni compostabili). Gli Stati membri dovrebbero essere incoraggiati e aiutati ad attuare la raccolta differenziata obbligatoria dei rifiuti organici a partire dal 2024. Occorre predisporre per questa fase la plastica compostabile, come quella dei sacchetti e delle altre applicazioni per alimenti, nonché le relative infrastrutture, organizzazioni e campagne di sensibilizzazione;
1.16chiede che la gamma di applicazioni della plastica compostabile non sia limitata a quelle elencate nella proposta della Commissione sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio. L'esperienza e le buone pratiche dimostrano infatti che la plastica compostabile può svolgere una funzione positiva in tutta una serie di ambiti, principalmente per quanto concerne i prodotti e i materiali destinati a venire a contatto con alimenti, o circolanti all'interno di circuiti chiusi, e i fogli sottili.
2.Contesto del parere, glossario e situazione del settore
2.1Definizioni delle materie plastiche rinnovabili:
·"Bioplastiche" è un termine collettivo generico che non dovrebbe essere adoperato né per la commercializzazione delle materie plastiche né per le loro applicazioni, potendosi prestare a malintesi e/o ad abusi o potendo suscitare associazioni negative. Ai fini di questo parere, esso significa "plastiche a base biologica, biodegradabili e compostabili".
·Plastiche a base biologica (plastiche a base vegetale, BBP): plastiche ottenute a partire da materie prime rinnovabili non fossili. Le BBP possono essere biodegradabili oppure no. Le BBP drop-in sono chimicamente identiche alle loro omologhe a base fossile. Le plastiche "bio-attribuite" possono essere definite come plastiche cui è stato aggiunto un contenuto a base biologica.
·Plastiche biodegradabili (BDP): plastiche che, alla fine della loro vita funzionale, sono soggette a decomposizione ad opera di microrganismi, producendo così acqua, biomassa, sali minerali e biossido di carbonio (CO2) (oppure metano, in caso di digestione anaerobica). Possono essere costituite sia da materie prime a base biologica che da materie prime fossili.
·Plastiche compostabili (CP): sottoinsieme delle plastiche biodegradabili (il cui acronimo comune è BDCP) in cui il processo di biodegradazione si svolge in condizioni controllate, utilizzando microrganismi per produrre, in presenza di ossigeno, residui organici stabilizzati, acqua e CO2 o, in assenza di ossigeno, metano. Il compostaggio standardizzato e rigorosamente controllato ha luogo negli impianti di compostaggio (impianti di riciclaggio organico) conformemente ai requisiti della norma EN 13432. Il compostaggio domestico non è soggetto a condizioni così rigorose e non può quindi fornire un prodotto finale predefinito.
·Naturalmente, si ha la combinazione più vantaggiosa quando una plastica è sia a base biologica che biodegradabile, anche mediante compostaggio: è il caso, ad esempio, di un materiale di largo impiego come l'acido polilattico (PLA).
2.2Il settore della plastica
La produzione di plastica e/o bioplastica nel mondo
Dati 2021-2022 — Produzione globale di plastica e bioplastica
Anno
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Plastica fossile [Mt]
|
Bioplastica [Mt]
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BP
[%]
|
BBP
[Mt; (%)]
|
BDCP
[Mt; (%)]
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2021
|
367
|
1,80
|
0,49
|
0,74; (41,2)
|
1,05; (58,7)
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2022*
|
390
|
2,22
|
0,57
|
1,07; (48,2)
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1,14; (51,3)
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* Bilancio preliminare
Elaborazione sulla base di "European Bioplastics, Facts and Figures"
Le bioplastiche rappresentano attualmente circa l'1 % della produzione mondiale complessiva di materie plastiche.
Tuttavia, la produzione di bioplastica è in aumento, e si prevede che, entro il 2027, sarà passata dagli attuali 1,8 milioni a 6,2 milioni di tonnellate.
2.2.1La bioplastica nel mondo
L'Asia (e in particolare la Cina) è il principale polo di produzione della bioplastica (41,4 % della produzione mondiale nel 2022), seguita dall'UE (26,5 %) e dagli Stati Uniti (18,9 %).
Si prevede che, entro il 2027, la quota dell'Asia salga al 63 %, mentre, in assenza di misure di sostegno, la quota dell'UE dovrebbe ridursi in misura significativa.
2.2.2La domanda europea di bioplastica
Nell'UE la domanda di bioplastiche è aumentata da 210 000 tonnellate nel 2019 a circa 320 000 tonnellate nel 2021. Il tasso di crescita annuo è stato superiore al 23 %. Rispetto alla produzione mondiale di bioplastiche, la domanda europea rappresenta circa il 18 %. L'Europa svolge un ruolo guida in termini di bilancia commerciale con l'estero e di innovazione tecnica.
2.3Le sfide ambientali per il settore della plastica
2.3.1L'impatto sul clima
Se confrontata ad altre catene del valore, come quelle dell'energia, delle sostanze chimiche e di alcuni altri materiali, la catena del valore della plastica contribuisce in misura limitata alle emissioni di gas a effetto serra. Nell'UE le emissioni totali di gas a effetto serra prodotte dalla catena del valore della plastica sono stimate in 208 milioni di tonnellate di biossido di carbonio equivalente (CO2-eq). La maggior parte di tali emissioni (il 63 %) è causata dalla produzione di polimeri plastici. La conversione di questi polimeri in prodotti rappresenta un altro 22 %, e il trattamento dei rifiuti di plastica alla fine del ciclo di vita aggiunge un ulteriore 15 %, dovuto principalmente all'incenerimento.
2.3.2L'impatto sul capitale naturale
Al suddetto impatto sul clima si aggiunge il fatto che il tasso di riciclaggio della plastica è ancora troppo basso. Tutto ciò incide anche sull'ambiente e sul capitale naturale del pianeta (la cosiddetta impronta ambientale), sfruttando il limitato patrimonio di risorse naturali e danneggiando gli ecosistemi del pianeta, come il suolo, la terra, l'aria, l'acqua, gli organismi viventi e, in ultima analisi, la salute e il benessere umani. Un problema specifico è rappresentato dall'accumulo di particelle di microplastica nei corpi d'acqua dolce e nell'acqua marina.
2.3.3Gli sforzi per attenuare il problema
La catena del valore della bioplastica è potenzialmente in grado di ridurre le emissioni di CO2 dovute a CO2 biogenico o sequestrato, a condizione però che l'uso della bioplastica aumenti significativamente e che i rifiuti di BBP siano riciclati anziché inceneriti. La plastica ottenuta a partire dalla biomassa e/o biodegradabile in determinati ambienti presenta una serie di vantaggi rispetto alla plastica convenzionale – benefici che occorre riconoscere e prendere in considerazione. Una stima effettuata nella relazione Eionet (ETC/WMGE 2021/3) sulla base di uno scenario in cui nell'UE tutte le plastiche a base fossile sono sostituite da quelle a base biologica ha calcolato emissioni totali annue di gas a effetto serra pari a 146 milioni di tonnellate di CO2-eq per la plastica a base biologica, ossia il 30 % in meno rispetto ai 208 milioni di tonnellate di CO2-eq provenienti dalla catena del valore basata sulle risorse fossili.
3.Osservazioni generali
3.1Caratteristica comune delle bioplastiche è il fatto di avere un grande potenziale al fine di migliorare il ciclo del carbonio e mantenerlo sostenibile ed equilibrato. Di conseguenza, esse contribuiscono ad azzerare l'impatto netto sul clima e sul capitale naturale. Detto ciò, le due categorie principali di bioplastica vanno considerate separatamente: la plastica a base biologica (BBP), fabbricata a partire dalle piante, favorisce il passaggio da un'economia della plastica basata su risorse fossili ad una basata sulla biomassa; la plastica biodegradabile e compostabile (BDCP), d'altro canto, presenta vantaggi peculiari in termini di gestione dei prodotti alla fine del ciclo di vita e ai fini degli obiettivi del Green Deal (riduzione degli sprechi alimentari, produzione e consumo sostenibili ecc.).
Il ricorso a materie plastiche che siano sia a base biologica che compostabili è senz'altro utile al fine di ridurre il saldo netto dei gas a effetto serra grazie alla quantità di CO2 sequestrata e dunque sottratta all'ambiente.
3.2La comunicazione della Commissione europea fornisce un'analisi ampia e approfondita del settore delle plastiche a base biologica, biodegradabili e compostabili, sulla base di un esame dei dati disponibili. Su alcuni punti, tuttavia, le conclusioni e le raccomandazioni sono eccessivamente caute e rischiano perciò di scoraggiare l'innovazione e gli investimenti in alcuni settori chiave. L'analisi dovrebbe essere comparativa, basandosi sul confronto tra le plastiche a base biologica, biodegradabili e compostabili e le attuali plastiche a base fossile.
3.3Per quanto riguarda la percezione generale da parte della società, l'accettazione dei materiali e prodotti sostenibili e del loro uso è piuttosto elevata, situandosi generalmente, secondo i sondaggi d'opinione, tra l'80 e il 90 %. Il 25 % dei consumatori che hanno risposto ai sondaggi sarebbe disposto a pagare un prezzo più alto del 20 % rispetto a quello dei prodotti equivalenti in plastica a base fossile, e il 4 % pagherebbe il 50 % in più per i prodotti biopolimerici sostenibili.
3.4Per definire ed attuare un quadro strategico realistico, è necessario:
·adottare definizioni e classificazioni chiare e inequivocabili dei tipi di biopolimeri, delle rispettive caratteristiche e dei loro ambiti di applicazione di elezione;
·assicurarsi che i cittadini sappiano che l'espressione "a base biologica" si riferisce solo all'origine della base delle materie prime, mentre gli aggettivi "biodegradabile" e "riciclabile" indicano proprietà sistemiche che dipendono dal materiale e dall'ambiente e/o dalle condizioni di fine vita funzionale;
·riesaminare in modo sistematico e procedere a un allineamento del corpus normativo che disciplina la progettazione, la fabbricazione, l'uso e il ricircolo, vale a dire l'intero ciclo di vita dei prodotti in plastica;
·riallineare l'insieme delle norme adiacenti al suddetto corpus normativo, come pure le correlate etichettature, tenendo conto delle recenti acquisizioni della ricerca, dell'evoluzione tecnologica e delle innovazioni;
·fornire ai consumatori conoscenze fondate su solide basi scientifiche e realizzare infrastrutture efficaci – che li mettano in condizione di partecipare al processo di conseguimento degli obiettivi di sostenibilità concordati – nonché continuare a studiare gli impatti sanitari e ambientali delle bioplastiche.
3.5In ogni parte del quadro in esame deve trovare applicazione un sistema di priorità disposte in ordine gerarchico ("priorità a cascata"). Tale sistema deve essere applicato alla catena del valore ed essere conforme ai principi di conservazione, riuso, riciclaggio e recupero al fine di mantenere le diverse componenti all'interno del circuito. Per quanto possibile, l'intero stock, flusso e ciclo del carbonio dev'essere controllato: compresi, quindi, il carbonio concentrato nelle materie prime (carbone, petrolio, gas), quello prodotto, trattato, sequestrato (sotto forma di biossido), raccolto (come rifiuto) e riciclato, e quello disperso contenuto nei prodotti utilizzati, nel suolo e nell'aria. Per quanto riguarda il riciclaggio, è possibile optare per percorsi, ottimizzati ai fini della sostenibilità, a ciclo corto (meccanico), medio (fisico/chimico e/o chimico) o completo (biochimico), a seconda del modo in cui le varie sostanze possono essere reintrodotte nel circuito.
3.6I requisiti di cui è detto sopra pongono un nuovo e ampio ventaglio di sfide all'ingegneria della progettazione ecocompatibile. Oltre a dover soddisfare i tradizionali requisiti di funzionalità, fattibilità ed estetica, gli ingegneri di progettazione ecocompatibile devono ora tener conto della disponibilità, della durabilità, delle previsioni di fine vita, della circolarità e dell'ottimizzazione della sostenibilità delle materie prime.
3.7La questione dell'approvvigionamento delle materie prime merita una particolare attenzione. Attualmente la produzione delle BBP, che hanno una quota di mercato delle materie plastiche pari all'1 %, impegna lo 0,02 % dei terreni coltivabili. Per sostituire il 100 % della plastica di origine fossile con le BBP – un'ipotesi teoricamente possibile, ma non realistica – sarebbe necessario utilizzare il 4-5 % dei seminativi. Le colture alimentari (zucchero, amido, oli) rappresentano attualmente due terzi delle fonti di materia prima, mentre il restante terzo è costituito da prodotti non commestibili (legno, olio di ricino). Nonostante il basso utilizzo dei terreni, occorrerà puntare a spostare l'approvvigionamento verso livelli inferiori delle cascate di alimenti e biomassa, ossia verso i sottoprodotti (ad esempio paglia, rifiuti di legno) e i rifiuti riciclabili (lignocellulosa organica, carboidrogeno e rifiuti carboidrati) prima del recupero di energia. Lo stesso vale per le iniziative riguardanti nuove materie prime, come i rifiuti di alghe.
3.8Le tecnologie di fabbricazione sono per lo più consolidate e le tecnologie per la plastica a base fossile possono essere applicate alla trasformazione. Per quanto riguarda la catena circolare, tuttavia, devono essere aggiunte ulteriori fasi a entrambe le estremità del processo lineare: produzione di materie prime e bioraffineria nonché raccolta e trattamento dei rifiuti seguiti da riciclaggio o recupero. Ciò comporta maggiori flussi di materiali dispersi nell'ambiente. Ove necessario e fattibile, si dovrebbe ricorrere a processi centralizzati per la cattura del CO2.
3.9La ricerca sui materiali e l'ingegneria dei materiali dovrebbero concentrarsi sull'ampliamento dello spettro delle applicazioni di nuovi biopolimeri o miscele con nuove combinazioni di proprietà fisiche, chimiche, funzionali e di biodegradabilità, sia per quanto riguarda le proprietà dei materiali che le condizioni pertinenti.
3.10Gli aspetti relativi al lavoro non sono ancora stati analizzati in maniera approfondita. Secondo le stime si prevede un aumento di 175 000 - 215 000 posti di lavoro entro il 2030 (nota 17). Le nuove tecnologie richiedono nuove competenze, specie per quanto riguarda il trattamento delle materie prime, il riciclaggio e l'ingegneria della progettazione ecocompatibile. Tali esigenze dovranno essere affrontate mediante piani di sviluppo e di investimento, unitamente a programmi di formazione, istruzione, riqualificazione e miglioramento del livello delle competenze. La gratificazione personale e il prestigio sociale del lavoro sono in aumento, ma è imperativo dedicare altrettanta attenzione a definire condizioni di lavoro decorose.
3.11La maggior parte degli attuali modelli di contabilità e di determinazione dei prezzi utilizza l'approccio tradizionale o lineare, "dalla culla al cancello". In una comparazione condotta con questo metodo, i biopolimeri risultano meno vantaggiosi, a causa degli elevati costi dei materiali, dell'accesso più frammentato alle materie prime, delle produzioni seriali più piccole e della curva di apprendimento. Tuttavia, adottando un paradigma "dalla culla al cancello" che internalizzi i costi di un ricircolo sostenibile, tale risultato potrebbe cambiare completamente. Se applicati correttamente, metodi modulari di responsabilità estesa del produttore (EPR) potrebbero infatti compensare i suddetti svantaggi.
3.12Per valutare l'impronta ambientale dei beni e dei materiali usati si ricorre ai metodi e ai calcoli dell'analisi del ciclo di vita. Sono stati compiuti notevoli sforzi per definire e quantificare tale impatto, espresso in termini di emissioni nette di gas a effetto serra in CO2 equivalente. Tuttavia, saranno necessarie ulteriori esperienze, ricerche e modellizzazioni per sviluppare i metodi di calcolo dell'impronta ambientale dei prodotti (Product Environment Footprint - PEF), in quanto i metodi attuali non sono sufficienti per determinare il "credito" del carbonio biogenico e quantificare gli effetti del cambiamento di destinazione dei terreni nonché quelli, difficili da prevedere, sul capitale naturale. Un'analisi del ciclo di vita realistica e generalmente accettata costituisce un prerequisito per un sistema di EPR credibile e modulare. Screening e previsioni basati su una tale LCA ridurrebbero i rischi orientando la ricerca precoce, l'innovazione e le decisioni di investimento.
3.13Dato che prassi e legislazione variano notevolmente da uno Stato all'altro, un'"Europa del valore aggiunto" dovrebbe concentrarsi sul sostegno ad attività quali la raccolta e la trasparenza dei dati, l'individuazione e la diffusione di buone pratiche e il monitoraggio del progresso scientifico, economico, finanziario e sociale, anche individuando e contribuendo a eliminare o risolvere le criticità al fine di preservare la buona competitività dell'UE nel settore in oggetto.
4.Osservazioni particolari
4.1Introduzione
4.1.1In una serie di casi, il riciclaggio meccanico non è fattibile, a causa della contaminazione degli imballaggi da parte degli alimenti o perché non è possibile e/o conveniente riciclare meccanicamente imballaggi piccoli e/o sottili. In questi casi, la plastica compostabile è una buona soluzione in quanto consente di smaltire e riciclare insieme i rifiuti alimentari e gli imballaggi.
4.2La plastica a base biologica
4.2.1Il quadro strategico dovrebbe stabilire, per le BBP, un contenuto minimo obbligatorio a base biologica e riciclato, prendendo le mosse dalla proposta della Commissione europea del 30 novembre 2022 sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio. Questo requisito delle BBP potrebbe sostituire o integrare il contenuto riciclato minimo. Esigenze di sicurezza alimentare impongono l'uso di materiale vergine o chimicamente riciclato nelle applicazioni a contatto con gli alimenti (posate, tazze, vassoi, pellicole per avvolgere); soltanto per le bottiglie e i vassoi in PET è consentito che vengano riciclati meccanicamente e ricondizionati per tornare plastica destinata al contatto diretto con gli alimenti.
4.2.2Esistono già sistemi di certificazione per il contenuto a base biologica, come i sistemi TÜV Austria OK
e DIN CERTCO
; ed esistono altresì norme specifiche europee e internazionali
, anche basate su un bilancio di massa certificato da terzi. Inoltre, alcuni Stati membri hanno stabilito livelli obbligatori sia per il contenuto riciclato che per quello a base biologica. Ai fini della certificazione, il tenore di carbonio biogenico dovrebbe essere determinato utilizzando la metodologia radiochimica del carbonio-14. Tuttavia, per i prodotti non omogenei riciclati più volte e per le BBP contenenti plastica, potrebbe essere accettabile anche il metodo del contenuto in massa.
4.2.3Alcuni metodi della catena di custodia consentono di utilizzare materie prime a base biologica in prodotti intermedi o in prodotti per i quali la complessità delle catene del valore o il livello di scala non consentono ancora la segregazione.
4.2.4Il quadro strategico fa riferimento al metodo "Plastics LCA" (Valutazione del ciclo di vita della plastica) del Centro comune di ricerca, che si basa sulla metodologia UE dell'impronta ambientale del prodotto (Product Environmental Footprint method - PEF) in quanto metodica più armonizzata disponibile. Tuttavia, la metodologia PEF si rivela insufficiente ai fini della corretta contabilizzazione del carbonio biogenico (ed è anzi persino in contraddizione con alcune norme comunemente accettate che tengono conto dell'assorbimento iniziale di tale carbonio nei prodotti e nelle plastiche a base biologica) e del cambiamento di destinazione dei terreni.
4.3La plastica biodegradabile e compostabile
La biodegradabilità e la compostabilità non sono caratteristiche negative, responsabili di un aumento della dispersione nell'ambiente. Non vi sono prove, studi o dimostrazioni che avvalorino l'ipotesi che la biodegradabilità possa avere un impatto negativo in termini di maggiore dispersione dei rifiuti nell'ambiente. La questione può essere affrontata con un sistema di etichettatura, come quello già introdotto in Italia. Nessun materiale dovrebbe essere disperso nell'ambiente: tutti i materiali devono essere raccolti, separati e riciclati.
4.3.1La plastica biodegradabile
La biodegradazione della plastica nell'ambiente aperto non è uno strumento di gestione dei rifiuti. Al contrario, e in linea con la direttiva 94/62
e con la norma EN 13432
, la plastica compostabile deve essere riciclata organicamente insieme con i rifiuti alimentari, oppure con stallatico e liquame, in impianti di compostaggio al fine di produrre compost organici utilizzabili come fertilizzante organico per il trattamento e il miglioramento del suolo. L'obiettivo è utilizzare questi materiali laddove essi si siano dimostrati vantaggiosi in termini di sostenibilità, come nel caso delle applicazioni per alimenti. Questo uso della plastica compostabile può contribuire sia ad aumentare i livelli di raccolta dei rifiuti organici sia a ridurre la contaminazione dei rifiuti organici causata dai materiali plastici tradizionali.
4.3.1.1È opportuno condurre ulteriori ricerche intensive sui materiali e sulle condizioni di biodegradazione controllata ottimizzati a livello sistemico in specifici ambienti naturali aperti. Validi esempi al riguardo sono gli intonaci biodegradabili in acqua o i rivestimenti polimerici biodegradabili nel suolo dei fertilizzanti a rilascio lento o controllato. Tuttavia, sono ancora necessari maggiori sforzi per sviluppare la biodegradazione, che racchiude un notevole potenziale ai fini nella prevenzione e della mitigazione dell'inquinamento da accumulo di micro- e nanoplastiche.
4.3.1.2Come riconosciuto nella comunicazione della Commissione europea, la plastica biodegradabile svolge un ruolo importante nell'agricoltura. In questo settore, infatti, essa rappresenta un'alternativa vantaggiosa in quanto si biodegrada nel suolo senza generare microplastiche. Inoltre, essa consente di evitare l'erosione del suolo che altrimenti deriverebbe dall'uso di pellicole tradizionali di pacciamatura in plastica molto sottili (<25 µm).
4.3.2La plastica compostabile industrialmente
4.3.2.1Il CESE sottolinea il ruolo fondamentale della plastica compostabile nella maggior parte dei formati degli imballaggi e non imballaggi specifici a contatto con gli alimenti, come nel caso – ma non solo – dei pochi formati menzionati dalla Commissione (adesivi per frutta e verdura, bustine da tè e cialde da caffè filtranti, nonché borse di plastica ultraleggere). Pertanto, l'uso di altri importanti formati di imballaggio e non imballaggio compostabili, quali posate, tazze, vassoi e pellicole per avvolgere (anche in eventi, impieghi ed ambiti a circuito chiuso), dovrebbe essere promosso – e non vietato – dall'articolo 22, in combinato disposto con l'allegato V della direttiva proposta in materia di imballaggi e rifiuti di imballaggio. Un tale divieto non sarebbe coerente con il fatto che, a partire dal 31 dicembre 2023, in tutta l'UE i rifiuti organici dovranno essere raccolti separatamente o riciclati alla fonte
. La plastica compostabile svolge un ruolo cruciale ai fini dell'innalzamento del tasso di cattura dei rifiuti organici, come anche della riduzione della contaminazione del compost da parte della plastica non biodegradabile.
Dato che alcune plastiche compostabili e a base biologica sono già presenti sul mercato, l'opzione più adatta sembra essere quella di esigere un contenuto minimo di origine biologica per la plastica compostabile, in linea con alcune normative nazionali (come quelle italiana e francese).
4.3.2.2La revisione della direttiva sui concimi ha evidenziato un evidente squilibrio nei modelli europei di uso dei fertilizzanti: un uso mediamente eccessivo di nutrienti azotati, fosforici e potassici sintetici può infatti provocare l'eutrofizzazione delle acque, mentre una carenza di fertilizzanti organici come il letame, il compost ricavato dai rifiuti, i fanghi di fognatura ecc. può far calare il tenore di carbonio dei suoli.
4.3.2.3La comunicazione della Commissione in esame ravvisa nel problema della contaminazione incrociata un argomento a favore della limitazione dell'uso delle materie plastiche compostabili. Tuttavia, la contaminazione incrociata riguarda non solo la plastica compostabile, ma anche altri materiali (ad esempio i metalli presenti nei flussi di plastica e la plastica non compostabile presente nei rifiuti organici). Esiste inoltre una contaminazione incrociata nei flussi di plastica, in quanto, se si vuole evitare il declassamento del materiale riciclato rispetto a quello vergine (downcycling), bisognerebbe separare i diversi polimeri prima di immetterli nella maggior parte dei processi di riciclaggio. In pratica, tuttavia, non è stata dimostrata alcuna contaminazione incrociata dei flussi di plastica da parte delle plastiche a base biologica: dati italiani, infatti, mostrano che, in tali flussi, la presenza di plastica compostabile è inferiore all'1 %. Ciò è dovuto al fatto che alcuni prodotti (borse di plastica monouso, posate, piatti) possono essere fatti solo di plastica compostabile, nonché all'esistenza di un chiaro sistema di etichettatura sia per la plastica compostabile che per quella tradizionale, che permette ai consumatori di distinguerle tra loro e quindi di indirizzarle, tramite la raccolta differenziata (la plastica compostabile va buttata tra i rifiuti organici, quella non compostabile tra le plastiche), al sistema di riciclaggio appropriato. Pertanto, non vi è contaminazione incrociata, né confusione tra i consumatori, nei paesi che hanno introdotto sistemi adeguati di gestione dei rifiuti per la plastica compostabile
. I quadri normativi, i sistemi di gestione dei rifiuti e i sistemi di etichettatura vigenti in questi paesi potrebbero costituire una buona pratica cui far riferimento in materia di plastiche a base biologica.
La norma EN 13432 può senz'altro essere aggiornata, ma nella comunicazione in esame la Commissione europea omette di riconoscere che gli impianti di compostaggio in cui sono applicate le pratiche e tecnologie migliori disponibili per i relativi processi, e in particolare si seguono i tempi di compostaggio appropriati, sono in grado di trattare e biodegradare completamente la plastica compostabile e i rifiuti alimentari, come dimostrano le interviste condotte in tali impianti dal consorzio Biorepack
. Non è colpa della bioplastica né della norma EN 13432 se in alcuni impianti di compostaggio, in particolare negli Stati membri dell'UE con sistemi di gestione dei rifiuti alimentari meno efficienti, non vengono applicati i processi e i tempi di compostaggio corretti. Tali impianti di compostaggio devono semplicemente essere ristrutturati.
Bruxelles, 13 aprile 2023
Peter SCHMIDT
Presidente della sezione Agricoltura, sviluppo rurale ed ambiente
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