IT

Comitato economico e sociale europeo

TEN/664

Iniziativa intesa a rispondere alle sfide poste

dalla disinformazione sulle piattaforme online

PARERE

Sezione specializzata Trasporti, energia, infrastrutture, società dell'informazione
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio,

al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni –

Contrastare la disinformazione online: un approccio europeo 

[COM(2018) 236 final]

Amministratrice

Maja RADMAN

Data del documento

13/09/2018

Relatore: Martin SIECKER

Consultazione

Commissione europea, 18/06/2018

Base giuridica

Articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea

Sezione competente

Trasporti, energia, infrastrutture, società dell'informazione

Adozione in sezione

06/09/2018

Adozione in sessione plenaria

Sessione plenaria n.

Esito della votazione
(favorevoli/contrari/astenuti)



1.Conclusioni e raccomandazioni

1.1La libertà di informazione e di espressione costituisce un diritto inviolabile nell'UE. Tuttavia, tale libertà viene utilizzata per negare i principi che ne sono alla base, in modo da rendere impossibili il dibattito e la riflessione critica, e non come strumento d'informazione e persuasione, bensì come arma. La disinformazione è utilizzata come una forma estrema di abuso dei mezzi di comunicazione che mira a influenzare i processi politici e sociali ed è particolarmente efficace quando è sponsorizzata dai governi e utilizzata nelle relazioni internazionali. In casi più gravi sono (tra gli altri) è la disinformazione di Stato finanziata dalla Russia, la campagna Brexit che può essere classificata solo come un attacco frontale contro l'UE e l'ingerenza nell'elezione presidenziale degli Stati Uniti. Tutte queste azioni di destabilizzazione sollevano gravi preoccupazioni per la società civile europea.

1.2Attualmente tutta una gamma di metodi e di strumenti viene impiegata per minare i valori europei e le azioni esterne dell'UE, nonché suscitare e sviluppare atteggiamenti nazionalistici e separatisti, manipolare l'opinione pubblica e interferire nella politica interna di paesi sovrani e dell'UE nel suo insieme. Inoltre, si osserva una crescente influenza delle capacità di offensiva informatica e del maggiore utilizzo delle tecnologie come armi per conseguire obiettivi politici. L'impatto di tali azioni viene spesso sottovalutato 1 .

1.3Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) concorda con la Commissione europea riguardo all'invito a una maggiore responsabilità da parte delle piattaforme dei social media. Tuttavia, nonostante i numerosi studi e documenti orientativi elaborati sull'argomento in questi ultimi anni da esperti europei, la comunicazione in esame non propone alcuna misura pratica obbligatoria da intraprendere a tal fine.

1.4Sulla base delle ricerche disponibili 2 , l'UE dovrebbe garantire che si continui a studiare costantemente l'impatto della disinformazione in Europa, anche mediante il monitoraggio, nelle future indagini Eurobarometro, della resilienza degli europei nei confronti di tale fenomeno. Detti sondaggi, oltre a includere dati generici circa le notizie false, dovrebbero anche rilevare lo "stato di salute" effettivo del "sistema immunitario" degli europei nei confronti della disinformazione. La Commissione, per mancanza di urgenza e di ambizione, non affronta una serie di questioni fondamentali: ad esempio, adottare misure di sostegno ai media tradizionali affinché sia garantito il diritto fondamentale dei cittadini a un'informazione affidabile e di qualità, valutare la possibilità di costituire partenariati pubblico-privati per creare piattaforme online a pagamento che offrano servizi online sicuri e a prezzi accessibili, esplorare opportunità di garantire una maggiore trasparenza e un maggiore controllo riguardo agli algoritmi sottesi a tali sistemi online e di un maggiore controllo di tali algoritmi e studiare la possibilità di smantellare i monopoli per ristabilire condizioni di concorrenza equa al fine di prevenire la crescente corruzione della società.

1.5Il CESE si rammarica che sia la comunicazione della Commissione sia la relazione del gruppo di esperti ad alto livello non menzionino la Russia quale importante fonte di disinformazione ostile nei confronti dell'UE. Eppure, il primo passo verso la risoluzione di qualsiasi problema è quello di ammetterne l'esistenza.

1.6Prendendo spunto dalla risoluzione del Parlamento europeo del 15 giugno 2017 sulle piattaforme online e il mercato unico digitale 3 , la Commissione fa riferimento agli inviti formulati dal CESE ad applicare adeguatamente la legislazione esistente in materia di piattaforme online. Il CESE invita inoltre la Commissione a portare a termine la discussione sul regime di responsabilità giuridica per le piattaforme online e ad applicare una regolamentazione mirata alle piattaforme online per quanto riguarda la loro definizione e le loro caratteristiche. Le piattaforme online e i social network dovrebbero impegnarsi a favore di tali misure in modo da garantire la trasparenza, spiegando in che modo gli algoritmi selezionano le notizie portate in primo piano, ed essere incoraggiati ad adottare misure efficaci per migliorare la visibilità delle notizie attendibili e degne di fede e facilitare l'accesso degli utenti ad esse.

1.7Uno dei problemi della disinformazione è costituito dal fatto che è impossibile verificare l'identità delle fonti che diffondono queste notizie attraverso Internet. Nel ciberspazio è fin troppo facile agire sotto falsa identità, e ed è proprio quel che fanno in genere le persone che operano online con intento doloso. La Commissione presenta al riguardo numerose proposte, enunciate nella comunicazione congiunta sulla cibersicurezza pubblicata nel settembre 2017. Il problema è che tali proposte non sono vincolanti. Se si vuole veramente lasciare un segno nella lotta alla disinformazione, potrebbero essere necessarie misure più rigorose in materia di identificazione delle persone che utilizzano Internet in modo proattivo. È così, del resto, che operano i mezzi di informazione di qualità, conformemente al "codice d'onore internazionale del giornalista", elaborato dalla Federazione internazionale dei giornalisti a Bordeaux nel 1954, il quale stabilisce principi molto chiari e rigorosi su come lavorare con le fonti. Nomi e indirizzi delle fonti devono sempre essere noti ai membri della redazione.

1.8Il CESE concorda con la Commissione sul fatto che i membri della comunità dei verificatori di fatti dovrebbe lavorare insieme a stretto contatto tra loro. Reti di questo tipo esistono già, compresa una che opera nell'ambito della task force East StratCom. Il problema è costituito dal fatto che esse mancano di un finanziamento adeguato, attualmente non disponibile. Il CESE invita la Commissione e gli Stati membri a sostenere senza esitazione gli sforzi della task force East StratCom, A tal fine andrebbe prevista non soltanto una dotazione adeguata, ma anche la partecipazione attiva di tutti gli Stati membri alle sue attività, basata sul distacco di esperti presso la task force e sulla creazione di punti di contatto. Il sito web che illustra i risultati conseguiti da questa task force 4 dovrebbe essere pubblicizzato in modo più proattivo al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica nell'UE alla presenza di minacce.

2.Sintesi del documento della Commissione

2.1Per un sano dibattito democratico è indispensabile un ecosistema dell'informazione ben funzionante, libero e pluralistico, basato su standard professionali elevati. La Commissione europea considera con attenzione le minacce che la disinformazione pone per le nostre società aperte e democratiche.

2.2La Commissione intende presentare un approccio globale che mira a rispondere a tali minacce promuovendo ecosistemi digitali fondati sulla trasparenza e che privilegiano l'informazione di elevata qualità, offrendo ai cittadini gli strumenti per riconoscere la disinformazione e proteggendo le nostre democrazie e i nostri processi di definizione delle politiche.

2.3La Commissione invita tutti i soggetti interessati a intensificare notevolmente gli sforzi per affrontare in modo adeguato il problema della disinformazione. A suo avviso, le azioni proposte, se attuate in modo efficace, contribuiranno concretamente a contrastare la disinformazione online.

2.4La Commissione individua tre principali cause del problema (creazione di disinformazione, amplificazione tramite i social media e altri mezzi di informazione online, diffusione da parte degli utenti delle piattaforme online) e presenta una serie di proposte per farvi fronte, in cinque settori d'intervento diversi:

·creazione di un ecosistema online più trasparente, affidabile e responsabile;

·garanzia di processi elettorali sicuri e solidi;

·promozione dell'istruzione e alfabetizzazione mediatica;

·sostegno al giornalismo di qualità come elemento essenziale di una società democratica;

·contrasto delle minacce interne ed esterne poste dalla disinformazione grazie a una comunicazione strategica.

3.Osservazioni generali

3.1Il fenomeno crescente della diffusione organizzata di notizie false provenienti da svariate fonti statali e non statali costituisce una vera e propria minaccia per la democrazia. Tra queste forze destabilizzanti figurano i governi di nazioni più grandi di qualunque Stato membro dell'UE. L'UE è il partner più appropriato per agire contro tale minaccia: a differenza di ogni singolo Stato membro, infatti, essa dispone di una massa critica e di risorse tali da collocarla in una posizione ideale per elaborare e attuare strategie e politiche al fine di fronteggiare questo complesso problema.

3.2Affinché una democrazia funzioni correttamente, occorre che i cittadini siano bene informati, in grado di effettuare scelte consapevoli basate su fatti attendibili e su opinioni degne di fiducia. Perché ciò accada, è fondamentale un sistema di imprese mediatiche indipendenti, affidabili e trasparenti, che riservi una posizione speciale alle emittenti pubbliche e impieghi personale professionale in numero considerevole per raccogliere, controllare, valutare, analizzare e interpretare le fonti di informazione al fine di garantire un certo livello di qualità e di solidità alle storie pubblicate.

3.3Tra la diffusione di notizie false e la disinformazione vi è una differenza. Le notizie false sono sempre esistite nella storia dell'umanità: si tratta di un termine generale che comprende le voci incontrollate, la propaganda di guerra, l'incitamento all'odio, il sensazionalismo, le notizie menzognere, l'utilizzo selettivo dei fatti ed altro ancora. L'invenzione della stampa nel XV secolo ha reso possibile la diffusione di notizie (false) su più vasta scala, e la loro portata geografica si è ulteriormente ampliata con l'introduzione del francobollo nel 1840. La tecnologia digitale e Internet hanno abbattuto gli ultimi ostacoli alla diffusione illimitata.

3.4Per disinformazione, invece, si intende un'informazione rivelatasi falsa o fuorviante, che è concepita, presentata e diffusa a scopo di lucro o con l'intenzione di ingannare il pubblico, può arrecare pregiudizio ai processi politici democratici e influenzare le elezioni, e costituisce una grave minaccia per la società 5 .

3.5Alla catena della disinformazione partecipano molteplici attori che, rispettivamente, creano o consumano tali notizie, nonché piattaforme online che svolgono un ruolo generale nell'intero processo agevolando la diffusione di tali informazioni.

Chi crea la disinformazione (ad esempio governi, istituzioni religiose, gruppi di imprese, partiti politici, organizzazioni ideologiche, ecc.) è mosso da motivi diversi (influenzare e manipolare l'opinione pubblica, confermare la propria presunta superiorità, ricavare dei vantaggi od ottenerne di più, acquisire potere, instillare l'odio, giustificare l'esclusione, ecc.).

Chi la diffonde (in particolare le piattaforme online, ma anche i media tradizionali) è mosso da motivi diversi, tra cui i benefici finanziari o la manipolazione intenzionale.

Chi la consuma (utente di Internet) spesso non è sufficientemente critico nel farlo ed è quindi manipolato intenzionalmente dalle piattaforme online. Le aziende tecnologiche intermediarie, come Twitter, Google e Facebook (per citarne solo alcune), facilitano la condivisione illimitata e incontrollata di contenuti sulle piattaforme online e, in cambio, raccolgono dati privati che consentono a tali piattaforme di creare enormi profitti tramite una pubblicità accuratamente mirata che produce messaggi promozionali su misura per gruppi di destinatari individuati con estrema precisione. L'indifferenza dei consumatori rispetto al pensiero critico e alla protezione digitale dei propri dati contribuisce ad aggravare il problema.

3.6Le aziende tecnologiche interessate sono tra i principali responsabili, in quanto svolgono un ruolo globale in questo processo. Esse non ritengono di pubblicare del materiale, ma di essere "soltanto" piattaforme online che diffondono informazioni e altri contenuti creati da mezzi di informazione ufficialmente riconosciuti, senza dover sostenere i costi derivanti dalla creazione di contenuti da parte di una redazione vera e propria. I contenuti provenienti da altre fonti vengono distribuiti senza controllare, valutare, analizzare o interpretare il materiale che viene pubblicato. Google non è "soltanto" una piattaforma, perché inquadra, modella e distorce il nostro modo di vedere il mondo. È questa una delle conclusioni a cui giunge l'articolo The great Brexit robbery: how our democracy was hijacked ["La grande rapina della Brexit: come la nostra democrazia è stata hackerata"] pubblicato sul quotidiano britannico The Guardian. Nell'articolo si analizza in che modo l'esito del referendum sul recesso del Regno Unito dall'UE sia stato influenzato da un'operazione dai lati oscuri e condotta su scala globale dalle forze di diversa natura che hanno animato la campagna a favore della Brexit 6 . Dal momento che la disinformazione e le notizie attendibili sono presentate senza distinzione, gli utenti hanno a loro volta difficoltà a scindere le une dalle altre. Le aziende tecnologiche dovrebbero dunque porsi la priorità di diventare trasparenti riguardo alle regole e ai dati. In proposito assume particolare rilievo la trasparenza dei rapporti tra le politiche in materia di entrate pubblicitarie delle piattaforme e la diffusione della disinformazione. (In tale contesto andrebbero seguiti da vicino i negoziati in corso sul codice di buone pratiche dell'UE sulla disinformazione, che avrebbe dovuto essere pubblicato entro la fine di luglio 2018).

4.Osservazioni specifiche

4.1Al di là della diversità dei messaggi, dei canali, degli strumenti, dei livelli, delle ambizioni e degli obiettivi tattici delle sue campagne, nonché della sua capacità di adattarsi ai cambiamenti, la disinformazione persegue l'obiettivo strategico di minare le basi della democrazia liberale e di seminare e amplificare la sfiducia verso le fonti attendibili di informazione, l'orientamento geopolitico assunto da un paese e l'attività delle organizzazioni intergovernative. La disinformazione è utilizzata per sfruttare e approfondire le divisioni tra i diversi gruppi socioeconomici basate sull'appartenenza nazionale, l'origine etnica, il reddito, l'età, l'istruzione e l'occupazione. Oltre che in forme ormai ben conosciute come gli organi di "informazione", l'uso delle piattaforme online, l'invio di email di massa ecc., essa opera anche attraverso varie altre forme: ad esempio agenzie di pubbliche relazioni, lobbisti, think tank, organizzazioni non governative, gruppi di influenza, partiti politici, comunità di esperti, attività culturali e movimenti europei di estrema destra e di estrema sinistra, che ricevono finanziamenti tramite vari fondi fiduciari pubblici "indipendenti", conti offshore o altri canali.

4.2Il governo russo sta impiegando un'ampia gamma di strumenti e meccanismi nelle sue campagne di disinformazione, come hanno già rilevato il Parlamento europeo 7 , la Commissione europea 8 e il Consiglio europeo 9 . Queste campagne di disinformazione dovrebbero essere prese con la massima serietà. Esse formano parte integrante della dottrina militare russa e sono bene accette all'alta dirigenza dei più importanti media russi di proprietà statale. Queste campagne sono direttamente intese a ledere la democrazia liberale, lo Stato di diritto e i diritti umani e a tacitare le istituzioni, le organizzazioni intergovernative, gli esponenti politici e le altre persone che difendono tali diritti e tali valori 10 .

4.3Viviamo in un'epoca caratterizzata da relazioni politiche e democratiche fortemente polarizzate. A quanto affermano gruppi di riflessione come Freedom House, l'unità Intelligence del settimanale britannico The Economist ed altri ancora, la democrazia è soggetta a pressioni crescenti fin dalla crisi economica mondiale del 2008. Uno dei risultati di tale fenomeno è la presenza di un nuovo tipo di leadership politica con un profilo che segna una rottura con la tradizione democratica che abbiamo costruito in Europa negli ultimi 70 anni. Invece di una leadership liberale scelta secondo criteri democratici, siamo in presenza di un numero sempre più elevato di "uomini forti", la cui elezione è permeata da interrogativi insistenti sulla correttezza delle relative procedure. Eravamo abituati a vedere questo tipo di leader al di fuori della sfera d'influenza dell'UE, ad esempio in Russia e in Cina. Di fronte a rappresentanti del genere di Trump e Erdoğan e alla presenza di "democratici illiberali" negli Stati membri dell'UE - tutti divenuti celebri per la loro preferenza per la disinformazione, il loro disprezzo per la democrazia e il loro difficile rapporto con lo Stato di diritto - il fenomeno sta assumendo toni molto forti e comincia a interessarci incredibilmente da vicino.

4.4Affinché una democrazia funzioni correttamente, occorre che i cittadini siano ben informati ed effettuino scelte consapevoli basate su fatti attendibili e su opinioni degne di fiducia, ma nella nostra società di oggi l'"affidabilità" e la "fiducia" non sono più concetti scontati. In questo tipo di clima sociale fortemente polarizzato e in presenza di un eccesso di informazioni, la gente è molto vulnerabile alla disinformazione, e diventa così relativamente facile manipolarne il comportamento. A queste operazioni di destabilizzazione ampiamente riuscite abbiamo già assistito in occasione delle elezioni politiche in diversi Stati membri, ed anche nel corso di eventi diversi, come la campagna per la Brexit, le campagne di disinformazione relative agli attacchi perpetrati contro la Crimea e l'Ucraina e l'abbattimento del volo MH17 della compagnia aerea Malaysia Airlines, colpito da un missile antiaereo Buk delle milizie russe, che ha provocato la morte di tutte le 298 persone presenti a bordo. La Commissione è incoraggiata a cercare modi più proattivi per istruire il pubblico riguardo alle minacce poste dalle campagne di disinformazione, dagli attacchi informatici e dall'impatto complessivo delle influenze straniere sulla società - magari traendo spunto dagli sviluppi osservati di recente in altri paesi - informazioni accessibili e attraenti su problemi della cibersicurezza, dando loro consigli pratici e suggerendo loro buone pratiche sui modi migliori di proteggere, nella vita di ogni giorno, l'ambiente digitale che li circonda.

4.5Il CESE conviene con la Commissione sul fatto che, data la complessità della materia e la sua rapida evoluzione nel contesto digitale, qualunque risposta politica debba essere globale, valutare costantemente il fenomeno della disinformazione e adeguare gli obiettivi politici alla luce di tale evoluzione. Non esiste una soluzione unica che possa far fronte a tutti i problemi, ma l'inazione non è un'opzione praticabile. Le proposte della Commissione rappresentano un passo nella direzione giusta, ma occorre fare di più e meglio. La trasparenza, la diversità, la credibilità e l'inclusività dovrebbero orientare l'azione volta a contrastare la disinformazione, tutelando al contempo la libertà di parola e altri diritti fondamentali.

4.6La Russia sembra particolarmente attiva nel campo della disinformazione e della guerra ibrida condotta contro l'Occidente e in particolare l'UE. Per contrastare tale fenomeno, occorre al più presto un ecosistema online più trasparente, affidabile e responsabile. Il CESE raccomanda di utilizzare il Prague Manual (manuale di Praga), uno studio finanziato dal ministero degli Affari esteri dei Paesi Bassi e dal Fondo internazionale di Visegrad che fornisce un quadro chiaro dell'opera sovversiva condotta dalla Russia nell'UE a fini ostili e della minaccia che essa rappresenta per la democrazia. Pur essendovi ancora alcuni Stati membri che mettono in dubbio l'esistenza stessa di questa forma di minaccia o che addirittura contribuiscono alla sua diffusione, lo studio è molto chiaro nel concludere che l'UE deve assolutamente prendere provvedimenti. Esso presenta alcune proposte concrete su come progettare e attuare strategie per contrastare le influenze ostili e sovversive.

4.7Il ruolo svolto dalle piattaforme online in termini di disinformazione è moralmente deplorevole. In tempi relativamente brevi queste piattaforme hanno acquisito in sostanza una sorta di funzione di servizio pubblico simile a quella svolta, in passato, dalle aziende di telefonia, dalle emittenti radiotelevisive e dai giornali. Per utilizzare "liberamente" i servizi offerti dalle piattaforme online, gli utenti pagano con dati personali che consentono a queste piattaforme di vendere un'enorme quantità di pubblicità estremamente mirata, come mostra la vicenda di Cambridge Analytica. Questo modello di guadagno distorto (in termini di privacy) è troppo redditizio perché tali piattaforme decidano di abolirlo su base volontaria. C'è chi ha suggerito che le piattaforme come Facebook dovrebbero anche offrire un servizio credibile e ben funzionante sulla falsariga di Facebook, per il quale gli utenti dovrebbero pagare un importo ragionevole in cambio della garanzia che la loro vita privata sarà tutelata. Vi è però da chiedersi se i potenziali utenti nutrano ancora un grado di fiducia sufficiente nella credibilità e nell'integrità di portali come Facebook, dopo aver visto come l'azienda che gestisce il portale ha giustificato il suo comportamento di fronte al Senato degli Stati Uniti. Per accrescere la fiducia del pubblico nelle piattaforme online e proteggere i cittadini contro questa forma di abuso, compresi il trattamento scorretto e la condivisione dei dati personali, tali piattaforme devono essere regolamentate, come precedentemente indicato, dal codice di condotta per contrastare i discorsi illeciti incitanti all'odio online del 2016, dal regolamento generale sulla protezione dei dati o dalla direttiva sulla sicurezza delle reti e dell'informazione (direttiva NIS). Tuttavia l'autoregolamentazione proposta dalla Commissione è solo un primo passo in questa direzione e dovrebbe essere accompagnata da ulteriori misure da parte di questa istituzione.

4.8Lo scrittore e imprenditore britannico Andrew Keen, noto come l'Anticristo di Silicon Valley, ha pubblicato quattro libri fortemente critici riguardo allo sviluppo di Internet 11 . Keen non si dice contrario a Internet o ai social media, ma ritiene che il vero problema siano le attività delle grandi aziende del settore tecnologico, che puntano a raccogliere informazioni sensibili sulle persone. La privacy è un bene molto prezioso, perché definisce la nostra identità. Il modello commerciale cosiddetto gratuito - in cui paghiamo non in denaro, ma rinunciando alla nostra vita privata - finirà per distruggere la nostra privacy. Keen traccia un parallelo con il XIX secolo, quando la rivoluzione industriale creò un cambiamento comparabile, per la sua portata, con il cambiamento che la rivoluzione digitale sta producendo in questo momento. Quando il cambiamento viene definito rivoluzionario, solitamente porta con sé problemi enormi. Nel XIX secolo l'uomo è riuscito a risolvere questi problemi con strumenti come l'innovazione, la regolamentazione, le scelte dei consumatori, l'azione civile e l'istruzione. Il messaggio di Keen è che l'intelligenza umana - non quella artificiale - può farcela di nuovo e che dobbiamo attingere a tutte le risorse già utilizzate per contenere la rivoluzione precedente, allo scopo - questa volta - di garantire il controllo della rivoluzione digitale e impedire che sia quest'ultima a dominarci.

4.9Sulla base delle ricerche disponibili 12 , l'UE dovrebbe garantire che si continui a studiare costantemente l'impatto della disinformazione in Europa, anche mediante il monitoraggio, nelle future indagini Eurobarometro, della resilienza degli europei nei confronti di tale fenomeno. Detti sondaggi, oltre a includere dati generici circa le notizie false, dovrebbero anche rilevare lo "stato di salute" effettivo del "sistema immunitario" degli europei nei confronti della disinformazione. La Commissione, per mancanza di urgenza e di ambizione, non affronta una serie di questioni fondamentali: ad esempio, adottare misure di sostegno ai media tradizionali affinché sia garantito il diritto fondamentale dei cittadini a un'informazione affidabile e di qualità, valutare la possibilità di costituire partenariati pubblico-privati per creare piattaforme online a pagamento che offrano servizi online sicuri e a prezzi accessibili, esplorare opportunità di garantire una maggiore trasparenza e un maggiore controllo riguardo agli algoritmi sottesi a tali sistemi online e di un maggiore controllo di tali algoritmi e studiare la possibilità di smantellare i monopoli per ristabilire condizioni di concorrenza equa al fine di prevenire la crescente corruzione della società.

4.10Potrebbe essere utile valutare, ad esempio, l'opportunità di creare una piattaforma online basata su un partenariato pubblico-privato che garantisca la tutela della vita privata degli utenti. Una piattaforma europea di questo tipo, in cui la Commissione figurerebbe come partner pubblico co-finanziatore, potrebbe essere una proposta molto interessante e promettente in alternativa allo strumento di manipolazione di Mark Zuckerberg 13 e ad altri grandi monopoli privati e commerciali provenienti dagli Stati Uniti e dalla Cina. Una simile piattaforma dovrebbe garantire il rispetto della vita privata dei suoi utenti.

4.11In un'economia di mercato c'è sempre un prezzo da pagare per tutto, ma, grazie a questa alternativa, stavolta il mezzo di pagamento sarebbe il denaro e non la privacy. Gran parte della dotazione finanziaria necessaria per questo servizio semipubblico potrebbe essere finanziata con il denaro dei contribuenti, come avviene per tutti i servizi pubblici. Per coprire il resto delle spese, gli utenti pagherebbero un importo relativamente modesto per proteggere la loro vita privata dall'insaziabile fame di dati privati delle attuali piattaforme "sociali". Se l'UE e i governi nazionali degli Stati membri dichiarassero ufficialmente che tale piattaforma costituisce il loro partner di elezione, utilizzandola come alternativa agli attuali predatori di dati, si realizzerebbe l'economia di scala necessaria per avere una possibilità di competere con gli operatori del mercato attuale. L'UE potrebbe inoltre scegliere come partner di elezione i motori di ricerca che garantiscono attualmente assoluta riservatezza, installarli per impostazione predefinita su tutti i computer utilizzati dalle istituzioni dell'UE e raccomandarne l'installazione per impostazione predefinita negli uffici pubblici degli Stati membri. La Commissione potrebbe inoltre svolgere un ruolo più proattivo e valutare eventuali possibilità di regolamentazione in materia di algoritmi e smantellamento dei monopoli.

4.12Pur senza costituire la soluzione al problema, la verifica dei fatti riveste comunque una grande importanza. Essa costituisce il primo passo verso la comprensione, la denuncia e l'analisi della disinformazione, che è necessario prima di poter mettere a punto ulteriori contromisure. È inoltre richiesto un notevole sforzo per ottenere l'attenzione di un pubblico più ampio, dal momento che non tutti utilizzano le piattaforme dei social media o addirittura Internet. Gli abitanti delle regioni remote possono essere particolarmente difficili da raggiungere. La visibilità nei mezzi di comunicazione è importante. La televisione rimane la fonte di informazioni più diffusa tra i cittadini, e una trasmissione che, con cadenza periodica, tratti i casi di disinformazione nelle rispettive lingue nazionali può contribuire in modo significativo a sensibilizzare l'opinione pubblica al problema. È importante che il processo di verifica dei fatti sia effettuato da professionisti onde evitare gli errori che hanno segnato, di recente, il primo tentativo compiuto dalla Commissione. La cooperazione con gli editori e le organizzazioni dei media i cui giornalisti sono coinvolti nella verifica dei fatti può evitare questo genere di problemi.

4.13Uno dei problemi della disinformazione è costituito dal fatto che è impossibile verificare l'identità delle fonti che diffondono queste notizie attraverso Internet. Nel ciberspazio è fin troppo facile agire sotto falsa identità, e ed è proprio questo che fanno in genere le persone che operano online con intento doloso. La Commissione presenta al riguardo numerose proposte, enunciate nella comunicazione congiunta sulla cibersicurezza pubblicata nel settembre 2017. Il problema consiste nel fatto che queste proposte non sono vincolanti; ad esempio, l'utente potrebbe scegliere di aderire solo alle piattaforme online in cui gli altri interlocutori si sono registrati fornendo la loro identità; la Commissione, da parte sua, promuoverà il ricorso a sistemi online volontari che consentono di identificare la fonte delle informazioni, ecc. In questo caso, si configura, naturalmente, un potenziale conflitto di interessi tra il diritto alla privacy e il pieno controllo, e dovrebbe essere consentito mantenere l'anonimato quando si naviga su Internet da utente passivo. Tuttavia, se si vuole veramente lasciare un segno nella lotta alla disinformazione, potrebbero essere necessarie misure più rigorose in materia di identificazione delle persone che utilizzano Internet in modo proattivo. È così, del resto, che operano i mezzi di informazione di qualità, in conformità con il "codice d'onore internazionale del giornalista", elaborato dalla Federazione internazionale dei giornalisti a Bordeaux nel 1954, il quale stabilisce principi molto chiari e rigorosi su come lavorare con le fonti. A volte esistono valide ragioni per cui le agenzie di informazione di qualità tradizionali pubblicano storie fornite da fonti anonime, precisando però sempre che i membri della redazione conoscono il nome e l'indirizzo della fonte.

4.14Le tecnologie non sono né buone né cattive. Sono neutre. Possono essere utilizzate bene o male, a seconda delle scelte effettuate da chi le usa. Le nuove tecnologie emergenti, come quelle attualmente utilizzate nell'arte della disinformazione, hanno anche il potenziale per svolgere un ruolo centrale nella lotta alla disinformazione stessa. Il CESE accoglie pertanto con favore l'intenzione della Commissione di trarre pieno vantaggio dal programma di lavoro di Orizzonte 2020 e dal suo successore Orizzonte Europa per mobilitare la ricerca e tecnologie come l'intelligenza artificiale, la catena di blocchi (blockchain) e gli algoritmi, al fine di individuare meglio le fonti, verificare l'affidabilità delle informazioni e valutare la qualità e l'accuratezza delle fonti di dati in futuro. Tuttavia, reputa di cruciale importanza analizzare in dettaglio altre possibilità di finanziare le misure di contrasto alla disinformazione, considerato che la maggior parte delle iniziative in tal senso non è ammissibile ai programmi Orizzonte.

4.15Processi elettorali sicuri e solidi sono alla base della democrazia nell'UE, ma questi due attributi non sono più garantiti. Negli ultimi anni sono state scoperte tattiche di manipolazione e di disinformazione online, in un contesto elettorale, in almeno 18 paesi, e le tattiche di disinformazione hanno contribuito per il settimo anno consecutivo a un declino generale della libertà in Internet. Il CESE accoglie con favore le iniziative adottate dalla Commissione per individuare le migliori pratiche in materia di identificazione, mitigazione e gestione dei rischi che gli attacchi informatici e la disinformazione comportano per il processo elettorale, in vista delle elezioni del Parlamento europeo nel 2019.

4.16Le competenze mediatiche e digitali e l'educazione civica sono elementi fondamentali per accrescere la resilienza della società, considerato in particolare che i giovani, fortemente presenti sulle piattaforme online, sono molto sensibili alla disinformazione. La politica in materia di istruzione rappresenta una responsabilità dei governi e, di conseguenza, l'organizzazione di iniziative in tal senso a tutti i livelli dei sistemi di istruzione nazionali e la formazione degli insegnanti in materia rientrano tra i compiti dei governi nazionali. Spesso, purtroppo, questi ultimi dimenticano di attribuire una posizione di primo piano, nei loro programmi politici, ai corsi di alfabetizzazione mediatica e informatica nei sistemi di istruzione nazionali. Prima di tutto bisognerebbe rimediare a tale situazione, anche se l'alfabetizzazione mediatica e informatica va anche al di là dei sistemi di istruzione. Essa va promossa e migliorata tra tutti i gruppi della società, indipendentemente dalla fascia d'età. In questi campi le organizzazioni non governative (ONG) dovrebbero svolgere una funzione ben precisa. Molte ONG sono già attive su tutto il territorio europeo, ma per lo più operano su scala ridotta e non garantiscono la copertura necessaria. Iniziative di cooperazione nazionale tra le ONG e i governi nazionali potrebbero colmare questa lacuna.

4.17Mezzi di informazione di qualità e un giornalismo affidabile svolgono un ruolo essenziale nel fornire al pubblico informazioni solide e diversificate. Questi mezzi di informazione tradizionali attraversano attualmente problemi finanziari, in quanto le piattaforme diffondono contenuti prodotti dai media tradizionali senza rimborsarli delle spese da questi sostenute e poi sottraggono loro gli introiti derivanti dalla vendita di pubblicità. Per migliorare la posizione degli editori e garantire ai titolari dei diritti una compensazione per il loro lavoro se il frutto di tale lavoro viene sfruttato da altri a fini commerciali, sarebbe auspicabile un accordo, in tempi brevi, sulla riforma del diritto d'autore dell'UE. Inoltre, si raccomanda di cercare soluzioni per ampliare l'iniziativa, annunciata nel settembre 2018 dal Parlamento europeo, relativa a un fondo europeo specificamente rivolto a sostenere il giornalismo investigativo nell'UE. Una stampa forte e affidabile conduce a una democrazia resiliente e facile da difendere, dove rimangono saldi i valori della verità e della responsabilità. Un sostegno finanziario è particolarmente importante per i piccoli organi di informazione, che devono spesso affrontare azioni legali e cause vessatorie intese a costringerli alla chiusura.

4.18Per contrastare le minacce interne ed esterne di disinformazione, nel 2015 la Commissione ha istituito la task force East StratCom con il compito di puntare a una comunicazione strategica proattiva sulle politiche dell'UE, al fine di contrastare i tentativi di destabilizzazione da parte della Russia. Il CESE sarebbe lieto se la Commissione riuscisse a mostrarsi maggiormente proattiva nel diffondere il lavoro della task force presso il grande pubblico, rimandandolo alle informazioni fornite dall'apposito sito web al fine di sensibilizzarlo maggiormente alle minacce per la democrazia europea e di accrescere la sua resistenza a tali minacce. È inoltre necessario aumentare la dotazione finanziaria della task force. Il Parlamento europeo aveva approvato nell'ottobre 2017 uno stanziamento di 1 milione di euro, che regge a stento il confronto con le risorse finanziarie investite da altri interlocutori, ad esempio la Federazione russa. (Secondo le stime del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, la sofisticata campagna condotta dal Cremlino per esercitare la propria influenza prevede uno strumento di propaganda interna ed esterna del valore di 1,4 miliardi di dollari l'anno, che sostiene di poter raggiungere circa 600 milioni di persone in 130 paesi e in 30 lingue).

4.19Accanto alle altre iniziative, la Commissione dovrebbe prestare attenzione al fatto che, negli Stati membri, le istituzioni e le normative nazionali che si occupano della sicurezza dell'informazione sono spesso poco sviluppate. Il contesto normativo è obsoleto, il che impedisce agli organi competenti di effettuare i dovuti controlli sul rispetto delle norme di legge da parte dei canali di disinformazione. La cooperazione tra le istituzioni è insufficiente e vi è un'evidente carenza di strategie nazionali a lungo termine per contrastare le campagne di disinformazione orchestrate da paesi terzi e produrre narrazioni coerenti rivolte ai settori della popolazione più vulnerabili. Una revisione approfondita della direttiva UE sui servizi di media audiovisivi, che attualmente permette a un'impresa di mezzi di informazione di stabilire la sua sede in qualsiasi Stato membro a condizione che uno dei membri del consiglio di amministrazione dell'impresa risieda in tale paese, è altrettanto cruciale, perché oggi tale normativa consente di raggiungere il pubblico nei paesi europei sfruttando le lacune nella legislazione dell'UE.

Bruxelles, 6 settembre 2018

Pierre Jean COULONPresidente della sezione specializzata Trasporti, energia, infrastrutture, società dell'informazione

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NB: segue allegato.

ALLEGATO

al parere della sezione

Il seguente emendamento, pur avendo ricevuto almeno un quarto dei voti espressi, è stato respinto nel corso delle deliberazioni:

Punto 4.14

Le competenze mediatiche e digitali e l'educazione civica sono elementi fondamentali per accrescere la resilienza della società, considerato in particolare che i giovani, fortemente presenti sulle piattaforme online, sono molto sensibili alla disinformazione. La politica in materia di istruzione rappresenta una responsabilità dei governi e, di conseguenza, l'organizzazione di iniziative in tal senso a tutti i livelli dei sistemi di istruzione nazionali e la formazione degli insegnanti in materia rientrano tra i compiti dei governi nazionali. Spesso, purtroppo, questi ultimi dimenticano di attribuire una posizione di primo piano, nei loro programmi politici, ai corsi di alfabetizzazione mediatica e informatica nei sistemi di istruzione nazionali. Prima di tutto bisognerebbe rimediare a tale situazione, anche se l'alfabetizzazione mediatica e informatica va anche al di là dei sistemi di istruzione. Essa va promossa e migliorata tra tutti i gruppi della società, indipendentemente dalla fascia d'età. In questi campi le organizzazioni non governative (ONG) dovrebbero svolgere una funzione ben precisa. Molte ONG sono già attive su tutto il territorio europeo, ma per lo più operano su scala ridotta e non garantiscono la copertura necessaria. Iniziative di cooperazione nazionale tra le ONG e i governi nazionali potrebbero colmare questa lacuna.

Esito della votazione

Voti favorevoli:    25

Voti contrari:    26

Astensioni:    6

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(1)      Cfr. REX/432 – L'uso dei media per influenzare i processi politici e sociali nell'UE e nei paesi del vicinato orientale.
(2)      Si vedano ad esempio l'"Indice di resilienza alla disinformazione nell'Europa centrale e orientale" 2018 elaborato dall'istituto di ricerca Prisma ucraino e il manuale Countering Information Influence Activities ["Contrastare le attività volte a influenzare l'informazione"] a cura dell'Agenzia svedese per le emergenze civili (MSB) e dell'Università di Lund.
(3)      2016/2276(INI).
(4)       https://euvsdisinfo.eu .
(5)      Comunicazione della Commissione COM(2018) 236 final.
(6)      Articolo a firma di Carole Cadwalladr, The Guardian, 7 maggio 2017.
(7)       http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//NONSGML+TA+P8-TA-2017-0272+0+DOC+PDF+V0//IT .
(8)       http://ec.europa.eu/newsroom/dae/document.cfm?doc_id=50271 http://ec.europa.eu/newsroom/dae/document.cfm?doc_id=50271 .
(9)       http://www.consilium.europa.eu/en/meetings/european-council/2015/03/19-20/ ; http://www.consilium.europa.eu/media/33457/22-euco-final-conclusions-en.pdf ; https://www.consilium.europa.eu/media/35936/28-euco-final-conclusions-en.pdf .
(10)      EEAS, The Strategy and Tactics of the Pro-Kremlin Disinformation Campaign ["La strategia e la tattica della campagna di disinformazione a favore del Cremlino"].
(11)      Dilettanti.com, Vertigine digitale, Internet non è la risposta, How to fix the future.
(12)      Cfr. la nota 2.
(13)      Jarn Lanier, "Click 'Delete' to Save Your Soul"["Premi Cancella per salvarti l'anima"], New York Times, 13 giugno 2018.