ISSN 1977-0944

Gazzetta ufficiale

dell’Unione europea

C 37

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Edizione in lingua italiana

Comunicazioni e informazioni

64° anno
2 febbraio 2021


Sommario

pagina

 

I   Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

 

RISOLUZIONI

 

Comitato delle regioni

 

Interactio — Riunione a distanza — 141a sessione plenaria del CdR, 8.12.2020 - 10.12.2020

2021/C 37/01

Risoluzione del Comitato europeo delle regioni sul programma di lavoro della Commissione europea per il 2021

1

 

PARERI

 

Comitato delle regioni

 

Interactio — Riunione a distanza — 141a sessione plenaria del CdR, 8.12.2020 - 10.12.2020

2021/C 37/02

Parere del Comitato europeo delle regioni — Verso un turismo più sostenibile per le città e le regioni dell’UE

8

2021/C 37/03

Parere del Comitato europeo delle regioni — Strategia dell’UE per rivitalizzare le comunità rurali

16

2021/C 37/04

Parere del Comitato europeo delle regioni — Dal produttore al consumatore (dai campi alla tavola): la dimensione locale e regionale

22

2021/C 37/05

Parere del Comitato europeo delle regioni — Riesame della governance economica

28

2021/C 37/06

Parere del Comitato europeo delle regioni — Opportunità e sinergie di un adattamento precauzionale ai cambiamenti climatici per promuovere la sostenibilità e la qualità della vita nelle regioni e nei comuni: quali condizioni quadro sono necessarie a tal fine?

33

2021/C 37/07

Parere del Comitato europeo delle regioni — Impatto dei cambiamenti climatici sulle regioni/valutazione del Green Deal europeo

40

2021/C 37/08

Parere del Comitato europeo delle regioni sul tema Rafforzare la governance locale e la democrazia rappresentativa attraverso i nuovi strumenti tecnologici digitali

47

2021/C 37/09

Parere del Comitato europeo delle regioni sul tema Sfide per i trasporti pubblici nelle città e nelle regioni metropolitane

51

2021/C 37/10

Parere del Comitato europeo delle regioni — Relazione della Commissione europea sull’attuazione di un partenariato strategico rinnovato con le regioni ultraperiferiche dell’UE

57


IT

 


I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

RISOLUZIONI

Comitato delle regioni

Interactio — Riunione a distanza — 141a sessione plenaria del CdR, 8.12.2020 - 10.12.2020

2.2.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 37/1


Risoluzione del Comitato europeo delle regioni sul programma di lavoro della Commissione europea per il 2021

(2021/C 37/01)

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI (CdR)

visti:

il programma di lavoro della Commissione europea per il 2021 (1),

il protocollo di cooperazione con la Commissione europea del febbraio 2012,

la sua risoluzione sulle proprie priorità per il periodo 2020-2025 (2),

la sua risoluzione sulle proprie proposte in vista del programma di lavoro della Commissione europea per il 2021 (3),

1.

sottolinea l'assoluta urgenza di attenuare gli effetti della pandemia globale, dal momento che la crisi indotta dalla pandemia da coronavirus sta ampliando le disparità sociali, economiche e territoriali esistenti, come rilevato dal primo Eurobarometro annuale locale e regionale del CdR;

2.

insiste sulla necessità che gli enti locali e regionali siano al centro dell'elaborazione e dell'attuazione dell'agenda per la ripresa socioeconomica post-COVID-19, sostiene l'obiettivo dell'UE di assumere un ruolo guida nelle transizioni verde e digitale e si impegna a collaborare strettamente con le parti interessate pertinenti per valutare gli insegnamenti che già adesso si possono trarre dalla gestione della crisi della COVID-19 e fare in modo di essere preparati per il futuro;

3.

esorta la Commissione europea ad avviare una procedura rapida volta a trovare una soluzione soddisfacente e permanente al problema della crisi umanitaria nel Mediterraneo, concentrandosi in primo luogo sulla protezione delle vite dei migranti, ma anche sulla garanzia del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali; e a tal fine offre la propria disponibilità e quella degli enti locali e regionali alla più approfondita cooperazione;

4.

sostiene pertanto l'approccio della Commissione volto a definire le priorità politiche dell'UE attraverso la relazione annuale in materia di previsione strategica, alla quale il CdR contribuirà con dati forniti da enti locali e regionali di tutta l'UE;

5.

condivide l'opinione secondo cui la Conferenza sul futuro dell'Europa deve essere avviata quanto prima. Il pieno coinvolgimento del CdR, in quanto portavoce degli enti locali e regionali, in tutti gli organi della Conferenza consentirebbe al progetto di essere più vicino ai cittadini europei e di condurre una riflessione più approfondita sui cambiamenti che occorre apportare alle politiche, ai processi e al quadro istituzionale dell'UE. Il CdR insiste sul fatto che in tutte le consultazioni pubbliche collegate alla Conferenza deve essere garantito il massimo pluralismo;

6.

invita le altre istituzioni europee a cooperare con il CdR per mettere a punto un modello pilota per un dialogo permanente e strutturato con i cittadini attraverso gli enti locali e regionali; tale meccanismo potrebbe servire anche a migliorare il processo decisionale dell'UE;

7.

ribadisce la necessità di coinvolgere gli enti locali e regionali nell'elaborazione e nell'attuazione delle politiche dell'UE, non da ultimo nei settori in cui tali enti svolgono un ruolo guida, in particolare attraverso la corretta applicazione della sussidiarietà attiva e l'integrazione dei principi della governance multilivello. Il CdR accoglie con favore la decisione della Commissione di rafforzare la partecipazione del CdR alla piattaforma «Fit for Future» e si impegna a contribuire agli obiettivi della piattaforma attraverso il gruppo governativo e l'apposito sottogruppo RegHub. Sottolinea la necessità di una prospettiva locale e regionale più marcata nella revisione REFIT;

8.

ribadisce l'invito rivolto alla Commissione a monitorare attentamente l'applicazione del codice di condotta sul partenariato nella preparazione degli accordi e dei programmi di partenariato per il periodo 2021-2027 e a far sì che il coinvolgimento degli enti locali e regionali costituisca un partenariato a pieno titolo. La governance del semestre europeo dovrebbe essere maggiormente improntata ai principi di partenariato e governance multilivello, in particolare perché il semestre fornisce orientamenti per i programmi della politica di coesione 2021-2027 e per il dispositivo per la ripresa e la resilienza;

9.

valuterà attentamente le proposte legislative relative alle nuove risorse proprie, in particolare per quanto riguarda il loro impatto potenziale sulle finanze locali e regionali e sui cittadini;

10.

sottolinea la necessità di chiarire le interazioni tra il dispositivo per la ripresa e la resilienza e i finanziamenti della politica di coesione a livello locale e regionale e, per quanto riguarda il dispositivo e gli Stati membri in particolare, chiede che i prossimi piani nazionali di riforma e investimenti siano sviluppati sia orizzontalmente che dal basso verso l'alto; inoltre, incoraggia un'ampia gamma di partecipanti istituzionali e soggetti interessati dell'UE a partecipare al Forum del dispositivo nell'ottobre 2021;

11.

accoglie con favore l'impegno della Commissione a utilizzare l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile, nonché l'accordo di Parigi del 2015, come basi per la creazione di un quadro strategico per una ripresa sostenibile nell'UE;

12.

accoglie con favore il pacchetto «Pronti per il 55 %» della Commissione, ma reputa, in linea con la posizione del Parlamento europeo, che sia necessario e fattibile prefiggersi un obiettivo più ambizioso in materia di emissioni per il 2030; e in quest'ottica invita la Commissione a presentare, nel suddetto pacchetto, un'ambiziosa strategia di adattamento dell'UE che ponga chiaramente l'accento sul ruolo centrale degli enti locali e regionali nell'adattamento ai cambiamenti climatici;

13.

è disposto a preparare una tabella di marcia congiunta «COP 26» in vista della 26a Conferenza delle parti della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) di Glasgow, con l'obiettivo di illustrare l'impegno dell'UE a tutti i livelli e di promuovere il ruolo e i contributi dei governi subnazionali all'accordo di Parigi e nell'UNFCCC. In tal modo il CdR metterà l'accento sul ruolo delle città e delle regioni nell'attuare e accelerare le misure relative al clima grazie a una collaborazione concreta con le industrie, le università, i cittadini e le diverse comunità;

14.

sottolinea che l'annunciata proposta di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere è strettamente collegata alla revisione del sistema di scambio delle quote di emissione, e, onde evitare discriminazioni tra imprese di paesi terzi ed imprese dell'UE, chiede un'attenta valutazione del modo in cui l'eliminazione graduale delle quote gratuite inciderà sui settori ad alta intensità energetica dell'UE;

15.

seguirà attentamente l'attuazione del meccanismo per una transizione giusta, e propone di organizzare un Forum per una transizione giusta nel secondo semestre del 2021 al fine di trarre le prime conclusioni politiche dalla sua attuazione;

16.

ritiene che i dialoghi multilivello in materia di energia e clima debbano essere ulteriormente promossi ed estesi a tutti i settori del Green Deal; sollecita un pieno riconoscimento del ruolo delle città e delle regioni nell'attuazione delle politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, chiede un quadro efficace di governance multilivello attraverso il patto europeo per il clima, e, in quest'ottica, accoglie con favore l'impegno della Commissione a presentare un piano d'azione comune per l'attuazione del Green Deal, che potrebbe includere un quadro di valutazione regionale europeo inteso a monitorare i progressi compiuti in tale attuazione a livello subnazionale;

17.

fa rilevare l'urgenza di attuare la strategia «Ondata di ristrutturazioni» e di predisporre meccanismi per adattare tale parte della transizione alle caratteristiche e alle circostanze locali e porre rimedio alle carenze esistenti in termini di risorse finanziarie e capacità tecniche; in relazione a tale iniziativa, come pure ad altre misure, chiede di offrire alle regioni, alle città e ai comuni ampie possibilità di accesso diretto ai fondi europei;

18.

accoglie con favore l'ambizione della Commissione di lanciare un piano d'azione per l'inquinamento zero per l'acqua, l'aria e il suolo quale parte essenziale del piano per una ripresa verde. Il piano e i conseguenti atti legislativi dovranno basarsi sui principi fondamentali dell'approccio precauzionale, del contrasto all'inquinamento alla fonte e «chi inquina paga». Il piano d'azione dovrebbe essere elaborato e attuato in collaborazione con gli enti locali e regionali attraverso iniziative quali il Green City Accord e mirare a definire un quadro ambizioso, riconoscendo nel contempo le differenze e la diversità di condizioni tra gli Stati membri dell'UE e consentendo adattamenti a livello nazionale e locale. L'approccio basato sul rischio deve essere al centro del piano, in modo da garantire che le azioni siano intraprese là dove sono più opportune;

19.

chiede di fissare obiettivi specifici, nell'attuazione del nuovo piano d'azione per l'economia circolare, che tengano conto delle differenze regionali, in particolare per quanto riguarda la prevenzione dei rifiuti, gli appalti pubblici e i partenariati pubblico-privato, poiché obiettivi siffatti stimolerebbero le tecnologie innovative e la loro diffusione sul mercato, e invita a riconoscere l'importante ruolo degli enti locali e regionali in una società più circolare;

20.

si impegna a sostenere l'attuazione della strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030, valutando la possibilità che gli enti locali e regionali contribuiscano a contrastare il declino degli impollinatori e ad affrontare la pericolosa pressione cui è sottoposto l'ambiente marino; sottolinea il ruolo delle pratiche agricole e fondiarie nonché della gestione sostenibile delle foreste nel ripristino degli habitat, come pure ai fini dell'aumento della resilienza e del rafforzamento di tutti gli ecosistemi e zone naturali d'Europa; e si associa all'invito rivolto dal Parlamento europeo alla Commissione affinché questa proponga un quadro giuridico che preveda un obbligo di diligenza nelle catene di approvvigionamento relativamente all'immissione sul mercato UE dei prodotti forestali e agricoli e di quelli che presentano un rischio per gli ecosistemi e, nel contempo, non imponga ai fornitori di bioprodotti oneri amministrativi indebiti rispetto a quelli che gravano sui prodotti sintetici e di origine fossile;

21.

chiede il pieno coinvolgimento delle regioni europee nell'attuazione e nel monitoraggio della strategia «Dal produttore al consumatore» dell'UE, e invita la Commissione ad ancorare efficacemente gli obiettivi del Green Deal, e in particolare la strategia per la biodiversità e quella «Dal produttore al consumatore», alla futura politica agricola comune (PAC) e alla sua attuazione;

22.

esorta le istituzioni dell'UE a tradurre la nuova visione a lungo termine per le zone rurali in un'agenda rurale dell'UE, la quale dovrebbe garantire che il principio dell'equilibrio tra zone rurali e urbane venga sancito in tutte le politiche dell'UE, in linea con gli obiettivi della coesione territoriale, e rafforzare il ruolo dei livelli locale e regionale nella governance delle politiche rurali;

23.

deplora la mancanza di ambizione del programma di lavoro nel settore marittimo e sottolinea l'importanza geopolitica strategica che rivestono industrie marittime all'avanguardia e regioni costiere e marittime forti. A tale proposito invita la Commissione a mettere a punto un'agenda globale a sostegno delle industrie blu e delle regioni marittime;

24.

si impegna a dare il suo contributo all'iniziativa legislativa relativa a una «norma UE per le obbligazioni verdi», ritenendo che ciò sarebbe estremamente importante per convogliare investimenti pubblici e privati sostenibili a livello locale e regionale;

25.

sottolinea la necessità di affrontare il problema dei collegamenti mancanti nelle infrastrutture di trasporto transfrontaliere nell'ambito della revisione del regolamento sulla rete transeuropea dei trasporti (TEN-T) e di migliorare la connettività con le regioni periferiche e con quelle più remote o ultraperiferiche;

26.

accoglie con favore l'impegno della Commissione a presentare una proposta legislativa per migliorare le condizioni di lavoro di coloro che forniscono servizi tramite piattaforme; si aspetta inoltre che la legge sui servizi digitali affronti la questione delle norme minime a garanzia di un telelavoro equo e dei diritti digitali sul luogo di lavoro;

27.

deplora che, per il 2021, non sia prevista alcuna proposta di regolamentazione dell'intelligenza artificiale che faccia seguito al Libro bianco recentemente adottato sul tema;

28.

definirà degli indicatori per la trasformazione digitale a livello locale e regionale allo scopo di fissare, per il decennio digitale 2030, una serie di obiettivi, accelerare la creazione di piattaforme digitali e istituire un meccanismo di monitoraggio con l'obiettivo di affrontare le disuguaglianze e prevenire il divario digitale;

29.

invoca un approccio globale dell'UE alla sicurezza e alla resilienza delle reti 5G, considerata l'importanza ormai fondamentale di garantire la connettività a banda larga e la diffusione della rete 5G a livello locale e regionale sia nelle zone urbane che in quelle rurali, come pure nelle zone montane e isolate e nelle regioni meno sviluppate;

30.

invita la Commissione a rafforzare la dimensione locale della strategia industriale dell'UE, espandendone l'ambito settoriale e rafforzandone il coordinamento politico a livello UE, in particolare coinvolgendo il CdR e gli enti regionali nel Forum industriale e nell'Alleanza europea per le materie prime, in modo che le regioni e le città possano assumere la titolarità della duplice transizione — verde e digitale — delle loro industrie al fine di trarre vantaggio dal potenziale di diversificazione economica della suddetta strategia, anche tramite la partecipazione delle industrie stesse ai sistemi di istruzione e formazione professionali per sviluppare insiemi appropriati di competenze e garantire così nuove possibilità di occupazione;

31.

insieme alle città e alle regioni interessate a partecipare, mostrerà in che modo i poli dello spazio europeo della ricerca (i poli SER, anche detti ERA Hubs) possano contribuire a sviluppare ecosistemi regionali dell'innovazione basati sul territorio e, attraverso la loro collaborazione su scala europea, contribuire ad accelerare la crescita sostenibile intelligente e a colmare il divario esistente in termini di innovazione in Europa;

32.

considerando che le ripercussioni economiche della pandemia di COVID-19 hanno colpito duramente le PMI in tutte le regioni dell'UE e stanno esacerbando problemi cronici quali l'accesso insoddisfacente ai finanziamenti e i ritardi nei pagamenti, e tenuto conto delle diverse strutture ed esigenze delle PMI e delle differenti condizioni economiche e istituzionali in Europa, suggerisce alla Commissione di rafforzare la governance locale e regionale della strategia per le PMI; da parte sua, si impegna a cooperare con la Commissione e la comunità imprenditoriale all'ulteriore sviluppo e applicazione di un «test PMI» adeguato allo scopo, in particolare attraverso la rete Regione imprenditoriale europea (EER);

33.

invita la Commissione a tenere conto delle difficoltà incontrate dalle parti interessate locali e regionali che impediscono loro di sfruttare appieno i vantaggi del mercato unico, e attende con interesse la relazione aggiornata sugli ostacoli al mercato unico e le misure che la Commissione intende adottare per garantire la piena applicazione della direttiva sui servizi; chiede inoltre alla Commissione di presentare una nuova proposta migliorata riguardo al passaporto per i servizi;

34.

accoglie con favore l'accento posto dalla Commissione su un pacchetto Economia equa, e attende con interesse il piano d'azione sul pilastro europeo dei diritti sociali, che dovrebbe basarsi su un maggiore utilizzo empirico e politico dello strumento costituito dal quadro di valutazione della situazione sociale; da parte sua, sosterrà la dimensione locale e regionale del pilastro svolgendo un ruolo attivo nella Conferenza in vista del vertice sociale che si terrà a Oporto nel 2021, e inoltre collaborerà con la Commissione per sviluppare l'iniziativa Fiere dell'occupazione locale;

35.

attende con interesse il nuovo quadro per una strategia in materia di salute e sicurezza sul lavoro, e a tale proposito invita la Commissione ad accelerare il ritmo dei lavori nel 2021, al fine di raggiungere infine l'obiettivo di stabilire 50 valori limite di esposizione professionale (OEL), originariamente previsto per il 2020;

36.

sottolinea la necessità di coinvolgere gli enti locali e regionali nello sviluppo del piano d'azione per l'economia sociale, con la sua forte dimensione regionale e locale;

37.

si rallegra che la Commissione abbia fatto eco all'appello del CdR per una garanzia per l'infanzia, che rafforzerebbe l'inclusione sociale e il benessere dei minori nonché la promozione dei loro diritti;

38.

si aspetta che la strategia a favore delle persone con disabilità definisca obiettivi ambiziosi e misurabili e comprenda tutti gli ambiti d'intervento delle politiche; esprime il proprio impegno a favore degli obiettivi della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e auspica che la Commissione europea ne sostenga l'attuazione a livello locale e regionale;

39.

osserva che il programma di lavoro per il 2021 prevede la revisione delle disposizioni in materia di aiuti di Stato in nove settori diversi che rivestono un'importanza fondamentale per gli enti locali e regionali; si impegna pertanto a partecipare attivamente a tale revisione, e, tal fine, si baserà sulla consultazione della rete di hub regionali per il riesame dell'attuazione delle politiche, che sta già analizzando il quadro vigente nei settori dei servizi di interesse economico generale e degli aiuti regionali;

40.

accoglie con favore la flessibilità concessa mediante l'attivazione della clausola di salvaguardia generale del patto di stabilità e crescita per consentire l'adozione di misure di coordinamento delle politiche che si applichino in modo rapido e deciso; e sottolinea che tale sospensione è importante fintanto che le autorità pubbliche dovranno sostenere costi straordinari per affrontare la pandemia e finché non sarà possibile trarre i dovuti insegnamenti dall'attuale crisi COVID-19 in modo da essere ben preparati alle crisi future;

41.

deplora che, nel programma di lavoro, non figurino misure a sostegno di una ripresa sostenibile dell'industria del turismo, un settore economico, duramente colpito dalla crisi, che riveste un'importanza vitale per le regioni e garantisce mezzi di sussistenza a livello locale in tutta Europa; ribadisce l'importanza di stanziare risorse finanziarie sufficienti e di definire un approccio regionale coordinato per salvare il settore, nonché di mettere a punto una politica europea di lungo termine in materia di turismo;

42.

chiede una definizione chiara delle varie tappe, e lo stanziamento di risorse conseguenti, per completare lo spazio europeo dell'istruzione entro il 2025; appoggia gli sforzi della Commissione volti a creare una cultura dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e ad agevolare le transizioni professionali nell'UE, e invoca «qualifiche e competenze minime garantite» per i giovani, riconosciute e convalidate in tutti gli Stati membri, da conseguire nel quadro dei futuri conti individuali di apprendimento e di un approccio europeo alle microcredenziali (tenendo presente che il concetto di corso di studi è, e deve continuare ad essere, il principio fondamentale su cui basare l'organizzazione dell'istruzione superiore);

43.

attende con impazienza di sfruttare appieno le opportunità offerte dalla piattaforma di scambio delle conoscenze con la Commissione per promuovere la specializzazione intelligente e sostenibile e sostenere l'innovazione sociale, l'inclusione e gli ecosistemi dell'innovazione a livello locale e regionale; e raccomanda di condurre, insieme alla Commissione, le attività di tale piattaforma e dell'iniziativa «La scienza incontra le regioni» anche a livello di macroregioni, al fine di promuovere la politica dell'innovazione e la specializzazione intelligente;

44.

sottolinea la necessità di sostenere gli enti locali e regionali nei paesi candidati all'adesione all'UE e nei paesi partner del vicinato dell'UE, per aiutarli a perseguire le priorità strategiche dell'UE ed evitare che il divario si approfondisca, con l'obiettivo ultimo di ricostruire meglio dopo la pandemia di COVID-19 e rafforzare la resilienza a livello di comunità;

45.

accoglie con favore l'intenzione della Commissione di elaborare una comunicazione su un partenariato rinnovato con il vicinato meridionale dell'UE, ed evidenzia, in occasione del 25o anniversario del processo di Barcellona, la necessità di rafforzare le alleanze tra le sponde settentrionale e meridionale del Mediterraneo; ricorda, in tale contesto, l'importanza della politica europea di vicinato quale strumento fondamentale per affrontare le sfide comuni, e sottolinea che il successo di tale politica dipenderà da un adeguato coinvolgimento degli enti regionali e locali;

46.

sostiene con forza l'impegno della Commissione a mantenere il suo ruolo guida nel rafforzamento del multilateralismo basato sulle regole e a porre gli obiettivi di sviluppo sostenibile al centro della riforma dell'OMC; e reputa che tale iniziativa, combinata con una migliore applicazione dei capitoli sul commercio e lo sviluppo sostenibile, dovrebbe contribuire a migliorare le norme in materia sociale, ambientale e climatica nei paesi terzi;

47.

comprende l'incertezza che circonda i negoziati in corso con il Regno Unito, ma esprime profondo rammarico per la totale assenza di riferimenti, nel programma di lavoro 2021, alle future relazioni tra l'UE e l'ex Stato membro, tenuto conto dell'impatto diretto e drammatico della Brexit su molti enti locali e regionali dell'UE; attende pertanto la proposta della Commissione sulla riserva di adeguamento per la Brexit, e insiste affinché tale riserva sia concepita in modo tale da consentire non solo di affrontare le carenze economiche a livello di Stati membri, ma anche di tenere conto della dimensione territoriale della Brexit;

48.

accoglie con favore l'accento posto dalla Commissione sulla necessità di proteggere le imprese dell'UE e il mercato unico dalle pratiche commerciali e di concorrenza sleali, in particolare attraverso le iniziative legislative annunciate in materia di condizioni di parità, appalti pubblici e governance societaria sostenibile; invita il Parlamento europeo ed il Consiglio a portare avanti i negoziati sul regolamento di esecuzione, sulla proposta relativa alle esportazioni di prodotti a duplice uso e sullo strumento internazionale in materia di appalti pubblici collegato all'accordo multilaterale dell'OMC sugli appalti pubblici;

49.

suggerisce alla Commissione di migliorare e rafforzare, in relazione ai criteri giuridici, il rapporto tra la politica di coesione e il settore della politica di concorrenza relativo agli aiuti di Stato, onde evitare barriere tecniche e strozzature che ostacolino la corretta attuazione dei rispettivi elementi di tali politiche e, in particolare, le azioni cofinanziate dal Fondo sociale europeo, dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dal Fondo di coesione che sono interessate dalle norme in materia di aiuti di Stato;

50.

ribadisce la necessità di coinvolgere gli enti locali e regionali nella definizione di un'Unione sanitaria, dal momento che nella maggior parte degli Stati membri a tali enti spettano importanti responsabilità nel settore della sanità pubblica; si rallegra, in quest'ottica, dell'intenzione della Commissione di rafforzare il quadro dell'UE per individuare e rispondere alle gravi minacce per la salute di carattere transfrontaliero, compreso il potenziamento del ruolo delle agenzie esistenti e l'istituzione di un'agenzia biomedica di ricerca e sviluppo avanzati; a tale proposito, accoglie con favore il pacchetto «Unione europea della sanità», che mira a rafforzare il coordinamento nazionale all'interno dell'Unione europea e le strutture e i meccanismi esistenti per migliorare, a livello UE, la protezione, la prevenzione, la preparazione e la risposta ai rischi per la salute umana; ribadisce la necessità di includere i fornitori di assistenza sanitaria a livello regionale e locale in questi nuovi meccanismi, che dovrebbero anche sostenere la fornitura di medicinali e di attrezzature mediche e ospedaliere; e appoggia inoltre con forza la proposta — che fa eco alla propria di un meccanismo europeo per le emergenze sanitarie — di accordare all'UE la possibilità di dichiarare una situazione di emergenza a livello dell'UE che inneschi un maggiore coordinamento e consenta di sviluppare, acquisire e costituire scorte di prodotti critici per affrontare la crisi;

51.

invita la Commissione a vigilare sulle pratiche sleali in materia di aiuti di Stato adottate da diversi attori che approfittano del quadro temporaneo europeo per le misure di aiuto di Stato, finché vi è il rischio reale che tali pratiche incidano negativamente sul corretto funzionamento del mercato unico, e a porre in essere azioni correttive;

52.

accoglie con favore la proposta della Commissione relativa a uno spazio europeo dei dati sanitari, ma chiede una valutazione d'impatto approfondita della proposta a livello locale e regionale per garantire l'interoperabilità dei sistemi e, al tempo stesso, ridurre al minimo gli oneri amministrativi e finanziari;

53.

invita la Commissione ad avviare un dialogo con il CdR e con le regioni interessate alla prossima valutazione della direttiva concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera;

54.

ribadisce la necessità di garantire che le future proposte nell'ambito del nuovo patto sulla migrazione e l'asilo rispettino il principio di sussidiarietà e siano fondate sulla solidarietà, in particolare nei confronti delle regioni che si trovano in prima linea di fronte alla pressione migratoria; osserva che tale patto dovrebbe anche riconoscere il ruolo essenziale che gli enti locali e regionali svolgono nell'accoglienza e nell'integrazione dei migranti e mettere a disposizione un aiuto europeo diretto per sostenerli in tali compiti; sottolinea inoltre che è di cruciale importanza affrontare le cause profonde della migrazione e combattere la tratta di esseri umani, in cooperazione con i paesi di origine e di transito, e si dichiara pronto a cooperare in questo senso fornendo dati provenienti da enti locali e regionali e creando canali permanenti per lo scambio politico fra tali enti e la Commissione;

55.

ribadisce l'intenzione di lavorare insieme alla Commissione europea su un progetto congiunto volto a promuovere l'impegno dell'Europa a tutela dei valori, delle identità e della cittadinanza europei attraverso l'istruzione e la cultura a livello regionale e locale; e, sulla base delle proprie priorità per il periodo 2020-2025, rinnova l'invito alla Commissione ad attuare le proposte dell'iniziativa dei cittadini europei — che ha avuto esito positivo — per una maggiore tutela delle minoranze nell'UE (MSPI);

56.

chiede che la libera circolazione nello spazio Schengen sia salvaguardata rafforzando il coordinamento tra tutti gli Stati membri e le regioni coinvolti nella gestione delle frontiere, e ricorda che i cittadini dell'UE attribuiscono un grande valore alla libertà di circolazione, in particolare alla luce delle restrizioni recentemente imposte loro durante la crisi COVID-19 e considerato che tale libertà, oltre a formare parte integrante della cittadinanza dell'Unione, rappresenta un elemento cruciale per costruire un'identità europea;

57.

sostiene con forza i settori culturali e creativi, gravemente colpiti dalla crisi indotta dalla pandemia di COVID-19, invoca una cultura della solidarietà nella fase della ripresa e chiede che una solida dimensione del patrimonio culturale sia integrata nel nuovo Bauhaus europeo, annunciato dalla Presidente von der Leyen e incluso nell'iniziativa «Ondata di ristrutturazioni», con l'obiettivo di combinare efficienza e inventiva;

58.

si aspetta ancora che la Commissione presenti una proposta di direttiva volta a rafforzare il principio della parità di retribuzione tra donne e uomini attraverso la trasparenza salariale, e ribadisce l'invito rivolto alla Commissione a proporre al Consiglio l'adozione di una decisione che, dando seguito alla strategia per la parità di genere 2020-2025, annoveri tutte le forme di violenza di genere tra le sfere di criminalità particolarmente grave di cui all'articolo 83, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea; invita inoltre la Commissione a promuovere l'adesione dell'UE alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul del 2011), e accoglie con favore le dichiarazioni in tal senso formulate dalla Commissione nel suo programma di lavoro per il 2021;

59.

allo stesso modo, accoglie con grande favore l'intenzione della Commissione di presentare un'iniziativa volta ad ampliare il catalogo degli «euroreati» per includervi tutte le forme di reati generati dall'odio e di incitamento all'odio nei confronti di gruppi vulnerabili di persone, in particolare allo scopo di prevenire e combattere il razzismo, l'antisemitismo e la discriminazione delle persone LGBTI+;

60.

esorta le istituzioni europee a concludere i negoziati, e ad adottare la proposta di regolamento, sul meccanismo per eliminare gli ostacoli giuridici e amministrativi in ambito transfrontaliero, che avrà un impatto duraturo, significativo e positivo sul futuro della cooperazione transfrontaliera; sottolinea inoltre la necessità — ulteriormente evidenziata dalla crisi in atto — di un adeguato quadro giuridico dell'UE per la messa in opera e la gestione efficienti dei servizi pubblici transfrontalieri, considerato che i quadri giuridici attuali comportano spesso oneri e costi amministrativi esorbitanti, il che induce molti enti locali e regionali ad abbandonare i loro piani relativi a tali servizi, lasciando in una posizione svantaggiata i cittadini europei che vivono in queste regioni;

61.

considerato che l'UE ha già riconosciuto, a livello politico e giuridico, l'unicità delle caratteristiche delle regioni ultraperiferiche, invita la Commissione europea ad adottare la buona pratica di includere, nei suoi futuri programmi di lavoro annuali, un allegato recante le proposte specifiche che intende presentare nell'anno in questione riguardo all'estrema periferia dell'UE; tale allegato dovrebbe indicare le proposte legislative che contengano disposizioni specifiche per le regioni ultraperiferiche, quale che sia la base giuridica di tali proposte — l'articolo 349 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, una doppia base giuridica oppure soltanto una base giuridica settoriale generale, nel qual caso, però, la proposta dovrebbe prevedere una differenziazione di fatto per le regioni ultraperiferiche — nonché gli altri atti (comunicazioni, relazioni) che la Commissione europea intende dedicare a tali regioni nell'anno cui il programma si riferisce;

62.

ribadisce la necessità che, data la grande fragilità delle regioni ultraperiferiche dell'UE di fronte alla pandemia di COVID-19, la Commissione europea aggiorni, all'inizio del 2021, la strategia delineata nella comunicazione del 2017 intitolata Un partenariato strategico rinnovato e rafforzato con le regioni ultraperiferiche dell'UE [COM(2017) 623 final del 24.10.2017], presentando nuove misure efficaci di sostegno a queste regioni in campo sociale, economico, territoriale e culturale;

63.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione europea, al Parlamento europeo, alle presidenze tedesca, portoghese e slovena del Consiglio dell'UE e al Presidente del Consiglio europeo.

Bruxelles, 10 dicembre 2020.

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  COM(2020) 690 final.

(2)  COR-2020-01392-00-00-RES-TRA (GU C 324 dell’1.10.2020, pag. 8).

(3)  COR-2020-02622-00-00-RES-TRA (GU C 324 dell’1.10.2020, pag. 16).


PARERI

Comitato delle regioni

Interactio — Riunione a distanza — 141a sessione plenaria del CdR, 8.12.2020 - 10.12.2020

2.2.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 37/8


Parere del Comitato europeo delle regioni — Verso un turismo più sostenibile per le città e le regioni dell’UE

(2021/C 37/02)

Relatore:

Manuel Alejandro CARDENETE FLORES, viceassessore al Turismo, alla riqualificazione, alla giustizia e all’amministrazione locale della regione Andalusia

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Osservazioni preliminari

1.

sottolinea che il turismo è un settore strategico, uno strumento di integrazione e un fattore essenziale di ripresa sociale ed economica, che contribuisce per oltre il 10 % al prodotto interno lordo dell’UE, dà lavoro a 26 milioni di persone e rappresenta il 6 % delle esportazioni totali dell’UE;

2.

sottolinea l’importanza del trasporto e della mobilità come fattori chiave della coesione sociale, economica e territoriale dell’UE, e mette in rilievo l’esigenza di adottare soluzioni di mobilità intelligenti e sostenibili, in particolare nelle regioni il cui sviluppo economico risente in misura maggiore della totale dipendenza dai trasporti aerei e marittimi;

3.

rileva che un ampio spettro di viaggiatori, sia dal punto di vista sociale e culturale sia in termini di età e di reddito, offre un’ampia gamma di opportunità commerciali a numerosi imprenditori, che spaziano dalle società multinazionali fino alle microimprese. L’ecosistema del turismo comprende settori quali l’alloggio, i trasporti, la gastronomia, la cultura, lo sport e le attività ricreative, nonché i servizi degli operatori turistici. Vi operano circa 2,4 milioni di imprese, di cui oltre il 90 % sono PMI;

4.

sostiene le raccomandazioni e le indicazioni dell’Organizzazione mondiale del turismo (OMT), la visione One Planet per la ripresa sostenibile del turismo e la proiezione dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite in rapporto agli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) per i settori del turismo e dei trasporti;

5.

sottoscrive la definizione del turismo sostenibile formulata dall’OMT, secondo cui esso è «un turismo che tiene pienamente conto dei suoi effetti economici, sociali e ambientali presenti e futuri per rispondere alle esigenze dei visitatori, dell’industria, dell’ambiente e delle comunità ospitanti»;

6.

sottolinea che la crisi provocata dalla SARS-CoV-2 ha comportato cambiamenti drammatici, con costi incommensurabili in termini di vite umane e conseguenze economiche devastanti che hanno colpito duramente l’Europa, causando perdite personali, gravi difficoltà finanziarie e il fallimento di numerose imprese, specialmente nei settori del turismo e dei trasporti;

7.

riconosce che le difficoltà sono aggravate nel caso delle regioni ultraperiferiche dell’UE, che dipendono fortemente dal settore del turismo e le cui prospettive di ripresa economica sono notevolmente compromesse a causa della loro dipendenza quasi totale dal trasporto aereo, dato che è impossibile utilizzare altri modi di trasporto;

8.

sottolinea la necessità di promuovere servizi turistici sostenibili, che tengano conto del ricco patrimonio storico e culturale dell’Europa, nonché del suo patrimonio naturale unico;

9.

ricorda il carattere trasversale del turismo, che questa crisi ha messo in luce, posto che un calo dell’attività turistica non solo interessa settori quali la ricettività, la ristorazione o i trasporti, ma anche numerosi ambiti dell’economia con un elevato valore;

10.

osserva che l’Europa dovrebbe mantenere un atteggiamento proattivo ed esercitare un ruolo guida nella crisi attuale e nelle eventuali crisi future, adottando per tempo le misure necessarie per evitare il crollo del settore turistico;

11.

constata che l’attuale crisi sanitaria causata dalla COVID-19 ha messo in risalto la particolare vulnerabilità del turismo nei territori insulari, che dispongono di risorse limitate;

12.

ricorda agli Stati membri e alle istituzioni dell’UE l’importanza di impegnare risorse finanziarie sufficienti per salvare il settore e di sviluppare una politica turistica europea a lungo termine, a favore di un settore turistico sostenibile e di qualità, basata sul rispetto dell’ambiente e sulla lotta ai cambiamenti climatici;

13.

sostiene che occorre passare all’azione e valutare come migliorare gli attuali modelli di turismo e trasporto, garantendo la loro piena sostenibilità sociale, economica e ambientale e avvalendosi di questa crisi come stimolo per una riflessione che getti le basi della resilienza e della sostenibilità future dei settori del turismo e dei trasporti.

Sulle ripercussioni della COVID-19 nei settori del turismo e dei trasporti in Europa e sulla risposta di ripresa e resilienza dell’UE a breve e medio termine: il pacchetto turismo e trasporti

14.

rileva che, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale del turismo, nei primi cinque mesi del 2020 le perdite provocate dalla pandemia nell’industria turistica mondiale erano già più di tre volte superiori a quelle registrate durante la crisi finanziaria internazionale del 2009 (1);

15.

auspica un maggior coordinamento fra gli Stati membri nell’imposizione di divieti e misure di confinamento, allo scopo di agevolare la ripartenza del settore, ridurre la confusione tra i turisti e incentivare i viaggi; accoglie con favore gli sforzi compiuti dalla Commissione europea e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie al fine di fornire informazioni obiettive e precise sull’evoluzione della pandemia;

16.

sottolinea l’importanza, per la ripresa del turismo, dell’adozione di una strategia comune sulla mobilità delle persone all’interno dell’UE che favorisca una maggiore fiducia nella sicurezza dei viaggi, in particolare attraverso la realizzazione di test per la COVID-19 nei paesi di origine, cioè prima dell’inizio del viaggio, aumentando quindi la sicurezza degli spostamenti ed evitando l’imposizione di periodi di quarantena;

17.

valuta favorevolmente la rapida risposta dell’UE per salvare il turismo e i trasporti e in particolare la comunicazione della Commissione europea dal titolo Turismo e trasporti nel 2020 e oltre nonché le raccomandazioni e le indicazioni che la corredano, ossia il pacchetto turismo e trasporti, di cui gli Stati membri si sono avvalsi per ripristinare una libera circolazione sicura e senza restrizioni e per riaprire le frontiere interne, affrontando la crisi di liquidità e ristabilendo la fiducia dei consumatori;

18.

valuta altresì positivamente l’approvazione del quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato (2), che ha consentito agli Stati membri di fornire un maggior sostegno alle imprese, del nuovo strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza (3) (SURE), volto a sostenere i redditi delle famiglie e a preservare la capacità produttiva, il capitale umano delle imprese e l’economia; l’iniziativa REACT-EU (4), che permette alle autorità di gestione di modificare la destinazione dei finanziamenti a titolo dei Fondi strutturali e d’investimento europei al fine di affrontare gli effetti più urgenti della crisi e il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, che sostiene i lavoratori del settore turistico licenziati a causa della crisi, nonché progetti come la piattaforma web Re-open EU (5), che offre informazioni aggiornate sulle restrizioni di viaggio in Europa, sulla salute pubblica e sulle misure di sicurezza;

19.

apprezza gli sforzi compiuti dalla Commissione europea per agevolare la fluidità di maggiori volumi di aiuti statali al fine di salvare le imprese europee e propone che alcune delle norme (fra cui la norma de minimis modificata) rimangano in vigore per tutto il tempo necessario nelle regioni particolarmente colpite dalla crisi;

20.

invita tutti gli Stati membri a utilizzare tutte le tipologie di aiuti temporaneamente concesse in virtù del suddetto quadro per far fronte ai fabbisogni urgenti di liquidità e coprire le necessità immediate di capitale circolante e investimento nonché, in questa situazione critica, per salvare le imprese che sono cadute in una crisi profonda a causa dell’epidemia di COVID-19 (6), dando loro la possibilità di procedere a una riconversione e di sviluppare ulteriormente le loro attività;

21.

si rallegra delle misure concordate dagli Stati membri dell’UE che costituiscono, citando le parole del Presidente del Comitato delle regioni, «un esempio di solidarietà» e osserva che è fondamentale che il bilancio dell’UE e il piano di ripresa siano messi rapidamente a disposizione dei cittadini e delle imprese di tutti i paesi, le città e le regioni d’Europa per far fronte a questa crisi senza precedenti;

22.

esorta a lavorare all’accordo per raggiungere un vero coinvolgimento di tutti i livelli di governance, favorendo la responsabilità condivisa ed evitando una centralizzazione eccessiva;

23.

invita la Commissione europea ad adottare, in cooperazione con gli Stati membri, un insieme di orientamenti e liste di controllo specifici per l’UE, destinati agli enti locali e regionali, che fungano da istruzioni nei primi giorni delle catastrofi, ancora prima dell’avvio di misure nazionali e a livello dell’UE; osserva che gli orientamenti contenuti nel pacchetto turismo e trasporti costituiscono già un ottimo esempio di riferimento;

24.

ritiene che le misure del pacchetto turismo e trasporti siano un primo passo importante, destinato a migliorare la capacità di risposta delle destinazioni turistiche locali di fronte a nuove ondate della pandemia o ad altre possibili catastrofi che potrebbero mettere alla prova la capacità di ripresa del settore;

25.

ritiene che, a causa della pandemia, sia urgente adottare nuove strategie che sostengano il settore dell’ospitalità e della ristorazione e lo sviluppo di attività turistiche a livello locale, come il turismo rurale, la gastronomia locale o le tradizioni locali. Su scala mondiale le tendenze sono cambiate e le località turistiche più piccole, le destinazioni isolate, in cui le famiglie e i gruppi più piccoli possono viaggiare in condizioni di sicurezza, adesso esercitano un richiamo maggiore. Affinché il turismo sopravviva nei prossimi due-tre anni, dobbiamo dirigere i nostri turisti verso le nostre destinazioni;

26.

sottolinea che i costi derivanti dalle misure precauzionali legate alla COVID-19 nei trasporti pubblici potrebbero essere inclusi nei contratti di servizio pubblico, evitando in tal modo di gravare le autorità dei trasporti, che sono spesso enti locali e regionali, di elevati oneri finanziari aggiuntivi;

27.

esprime il suo sostegno all’introduzione progressiva dell’esenzione dal visto nel lungo termine, per stimolare gli arrivi dei visitatori dei paesi terzi e incoraggiare i turisti a tornare in Europa;

28.

spera che in futuro tutte le decisioni delle autorità nazionali in merito ai divieti di viaggio e alle chiusure temporanee delle frontiere siano comunicate in anticipo alle autorità europee e alle regioni di frontiera per ottenere un miglior coordinamento e garantire l’accesso alle informazioni in tempo utile;

29.

sostiene con decisione il piano per la ripresa europea, il cui obiettivo è contribuire a porre rimedio ai danni economici e sociali causati dalla pandemia di COVID-19, avviare la ripresa europea e creare e mantenere posti di lavoro.

Sulla necessità di intraprendere azioni per rendere il turismo più sostenibile

30.

osserva che il turismo è stato uno dei settori che hanno registrato negli ultimi anni la crescita più rapida, e che tale crescita ha messo in luce le difficoltà di realizzare uno sviluppo equilibrato in termini di sostenibilità economica, ambientale e sociale;

31.

apprezza le comunicazioni della Commissione L’Europa, prima destinazione turistica mondiale: un nuovo quadro politico per il turismo europeo (2010) e Strategia europea per una maggiore crescita e occupazione nel turismo costiero e marittimo (2014);

32.

osserva che il turismo si trova ora a far fronte a nuove sfide di grande impatto alle quali dovrà dare una risposta, quali i cambiamenti climatici, l’aumento della congestione, l’eccessiva pressione sulle infrastrutture e il consumo di acqua ed energia, il degrado ambientale, che deve essere affrontato con urgenza e in via prioritaria, la perdita di identità e il rispetto dell’autenticità delle comunità locali;

33.

afferma che il turismo può essere un’attività modello nella transizione ecologica sostenibile annunciata nel Green Deal, e ritiene che l’Europa possa divenire il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, attraverso processi di adattamento economico all’era digitale e grazie alla promozione dell’uguaglianza e dell’inclusione sociale; incoraggia pertanto vivamente le istituzioni e gli Stati membri dell’UE ad adottare le misure necessarie per conseguire questi obiettivi;

34.

riconosce che tali obiettivi saranno raggiunti soltanto se si fonderanno su una base solida, che definisca con precisione la portata, gli obblighi e le implicazioni della realizzazione di un autentico sviluppo sostenibile di questa attività, con un forte impegno a garantirne l’attuazione.

Sui modi di trasporto per i viaggi

35.

ricorda che il turismo è una catena del valore complessa, costituita da molti portatori di interessi che hanno un legame diretto con le attività di trasporto dei passeggeri;

36.

ricorda che è necessario compiere progressi nel settore del turismo per fare in modo che l’economia circolare diventi una realtà in questo settore;

37.

osserva che, secondo le previsioni dell’Organizzazione mondiale del turismo e del Forum internazionale dei trasporti, da qui al 2030 le emissioni di carbonio derivanti dai trasporti legati al turismo aumenteranno di circa il 25 %;

38.

riconosce, alla luce di tutto ciò, la necessità di studiare e rendere possibile o realizzare una migliore connettività delle città e delle regioni europee, di favorire le opzioni meno inquinanti e di valutare miglioramenti dell’intermodalità in linea con l’obiettivo finale del Green Deal; accoglie con soddisfazione l’avvio da parte della Commissione europea nel 2020 di una strategia per la mobilità sostenibile e intelligente;

39.

incoraggia vivamente gli Stati membri dell’UE a unire i loro sforzi per far fronte urgentemente alla mancanza di alternative di trasporto sostenibile e a investire nello sviluppo e nella valorizzazione delle tratte ferroviarie a lunga percorrenza, anche per quanto riguarda i treni notturni, rendendo i viaggi a basse emissioni di carbonio un’opzione più attraente;

40.

è favorevole a vincolare gli aiuti pubblici alle compagnie aeree a impegni da parte delle stesse a conseguire obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti;

41.

afferma che questo stesso impegno dovrebbe essere promosso nei vari modi di trasporto, compreso quello su strada e marittimo, dedicando particolare attenzione alle navi da crociera per il loro elevato impatto ambientale;

42.

si rammarica del fatto che il trasporto ferroviario e a mezzo pullman (modi di trasporto fondamentali a livello locale e regionale) riceva un sostegno minore rispetto al trasporto aereo, e che quindi il finanziamento delle modalità di trasporto più sostenibili sia soggetto a una pressione maggiore; chiede un impegno più forte per un progressivo aumento delle opportunità di mobilità sostenibile in tutta Europa, e ribadisce che uno degli obiettivi stabiliti dalla Commissione europea per il 2021 è migliorare il contributo del settore ferroviario al turismo sostenibile nell’UE;

43.

richiama l’attenzione su quanto sia importante, in rapporto all’attuazione delle future misure relative alle emissioni di CO2 nel trasporto aereo e marittimo che sono previste nel quadro del Green Deal europeo e della nuova strategia per una mobilità sostenibile, che venga realizzata una valutazione dell’impatto di tali misure sulle regioni ultraperiferiche dell’UE, la cui coesione economica e sociale, in termini sia di mobilità degli abitanti di questi territori che di sviluppo dell’attività economica locale, dipende fortemente dai trasporti aerei e marittimi;

44.

sottolinea la necessità di un sostegno finanziario affinché gli operatori del trasporto pubblico, che hanno subito un calo drammatico dei redditi, possano sviluppare una flotta di trasporti più sostenibile, con veicoli a zero e a basse emissioni;

45.

manifesta il suo interesse a lavorare a iniziative che leghino i viaggi in treno alla scoperta culturale e al turismo nel contesto post-crisi, a sviluppare l’iniziativa #DiscoverEU e a lavorare in stretta collaborazione con i rappresentanti delle regioni dell’UE per promuovere opportunità per il turismo ferroviario durante e oltre l’Anno europeo delle ferrovie (EYR 2021);

46.

sottolinea l’importanza di riconoscere EuroVelo (7) come ulteriore RTE-T (rete transeuropea di trasporto) in aggiunta alle reti esistenti di strade, ferrovie o vie navigabili interne; ciò renderà l’infrastruttura ciclabile più sicura, diretta, coerente e meglio collegata, a beneficio di tutte le categorie di ciclisti, e darà un ulteriore impulso significativo al cicloturismo.

Sulle ripercussioni sull’ambiente naturale

47.

esprime preoccupazione per il fatto che il riscaldamento globale possa ridurre l’attrattività o persino minacciare i mezzi di sussistenza di determinate destinazioni turistiche e ribadisce la sua determinazione a combattere i cambiamenti climatici in modo tempestivo, sulla base dei dati scientifici più recenti, avvalendosi del ventaglio di iniziative e misure politiche enunciate nei pareri del Comitato europeo delle regioni;

48.

ricorda che questa lotta sarà fondamentale per il destino di molte regioni costiere e insulari, a causa dell’aumento del livello del mare, delle stazioni sciistiche interessate dalla mancanza di neve e delle regioni colpite da incendi boschivi, inondazioni e tempeste (8);

49.

ritiene che il turismo possa contribuire in maniera significativa all’ambizione europea di un’economia circolare e insiste sul fatto che le regioni e le città dovrebbero partecipare al dibattito su come promuovere l’agenda nel territorio;

50.

raccomanda che l’industria turistica e quella dei trasporti potenzino l’offerta di prodotti climaticamente neutri mediante l’uso di energie pulite, una riduzione delle sostanze chimiche dannose e della plastica, il ricorso a processi di riutilizzo delle acque piovane e delle acque reflue domestiche (9) che riducano in maniera considerevole la domanda di acqua potabile delle reti di fornitura, e mediante il riciclaggio dei rifiuti, e che si ricorra a tali sistemi in maniera più sistematica;

51.

segnala la necessità di un maggior sostegno al cicloturismo, che apporta benefici alle economie locali poiché si concentra su zone generalmente escluse dalle rotte turistiche convenzionali e si avvale di imprese e di servizi locali; osserva inoltre che l’infrastruttura necessaria a tale scopo apporta benefici anche ai residenti delle aree interessate, offrendo una maggiore connettività che contribuisce a garantire la sostenibilità delle comunità locali nel lungo termine;

52.

sostiene il mantenimento del gruppo di lavoro DG Mare-European Boat Industry sulla fine della vita utile delle barche, nell’ottica di sviluppare una tabella di marcia comune dell’UE in materia di ricerca e innovazione, onde aumentare il riciclaggio dei materiali impiegati nella costruzione delle barche;

53.

sottolinea l’importanza di promuovere un turismo marittimo costiero sostenibile, in cui siano potenziate le attività di osservazione e conservazione dell’ambiente marino. Vede inoltre nella navigazione, negli sport che sfruttano il vento e le onde, nelle attività subacquee e, in generale, negli sport acquatici un grande potenziale per la scienza, la sensibilizzazione alle tematiche ambientali, la cartografia degli oceani e la ricerca sulle questioni ambientali;

54.

sottolinea l’importanza del turismo ai fini dello sviluppo rurale, che non dovrebbe più essere interpretato esclusivamente in termini di sviluppo agricolo, bensì come volano per il progresso di zone rurali meno sviluppate, con terreni agricoli marginali a bassa produttività, ma primarie per valore ambientale, paesaggistico e per la tutela della biodiversità; per questa ragione le istituzioni europee dovrebbero integrare adeguatamente il turismo e le sue opportunità nella strategia sulla biodiversità, nella strategia Dal produttore al consumatore, nella nuova politica agricola comune, nella Rete Natura 2000 e nella visione a lungo termine per le zone rurali;

55.

ritiene importante promuovere un turismo più sostenibile, con un valore aggiunto maggiore per i territori, integrando nell’offerta turistica prodotti a chilometro zero, e sottolinea la necessità di valorizzare le aree naturali e protette e le potenzialità offerte dalla volta celeste come risorsa turistica (astroturismo);

56.

sottolinea l’importanza di utilizzare le tecnologie digitali basate sul 5G, sull’internet degli oggetti, sull’IA e sui megadati per fornire servizi turistici intelligenti, innovativi, sostenibili e scalabili ad alto valore aggiunto, in grado di promuovere modelli di turismo nuovi, più efficienti, accessibili e inclusivi, applicabili a tutte le regioni, e in particolare alle zone rurali, e di disporre in tali zone di tecnologie di telecomunicazione che offrano una connettività adeguata.

Sulle ripercussioni sociali ed economiche e sulla necessità di evitare che il turismo sia percepito come un problema

57.

ricorda che il turismo, e in particolare il turismo eccessivo (superamento dei limiti di capacità fisica, ecologica, sociale, economica, psicologica e/o politica delle destinazioni (10)), come tutte le attività umane, determina un impatto sull’ambiente sociale in cui si svolge l’attività;

58.

sottolinea la necessità di evitare gli effetti negativi del turismo eccessivo, che comportano un aumento della congestione, pressioni sulle infrastrutture, l’aumento della domanda di energia e acqua, il degrado ambientale, danni a siti e monumenti storici, la perdita di identità e autenticità, l’aumento del costo della vita per i cittadini del luogo e crescenti disuguaglianze fra di essi; ritiene che le istituzioni e gli Stati membri dell’UE debbano urgentemente prendere in considerazione misure e iniziative tese a evitare l’impatto negativo del turismo eccessivo;

59.

la promozione e lo sviluppo del turismo nelle zone rurali possono concorrere allo sviluppo economico e alla creazione di ricchezza, in modo da contribuire ad attrarre nuovi abitanti o ad arrestare il calo demografico nelle zone colpite dallo spopolamento;

60.

raccomanda l’attuazione di politiche volte a stimolare e sviluppare le capacità delle donne. Le donne sono fondamentali per mantenere l’attività economica nel settore turistico, dato che sono i principali attori della lotta contro lo spopolamento. Garantirne l’occupabilità significa garantire che la popolazione rimanga nel territorio. Bisogna quindi valutare le loro esigenze e fornire loro strumenti per sviluppare le capacità e stimolare la competitività attraverso una formazione mirata;

61.

osserva che alcuni modelli di turismo basati sull’uso intensivo di mezzi di trasporto a basso costo e sui trasporti passeggeri di massa favoriscono il turismo eccessivo e che, allo stesso tempo, i social media e le piattaforme di condivisione fra pari possono pubblicizzare in maniera esagerata le destinazioni; invita pertanto a svolgere dibattiti sul tema della crescita e della qualità del turismo;

62.

ritiene che la dichiarazione di Barcellona della rete NECSTouR «Posti migliori per vivere, posti migliori da visitare» costituisca un punto di riferimento per dimostrare che i settori del turismo e del patrimonio culturale, materiale e immateriale, possono lavorare in stretta collaborazione a beneficio dei cittadini europei e del patrimonio culturale;

63.

osserva che il turismo deve essere visto come parte della soluzione e non come il problema e segnala pertanto la necessità di formulare proposte di nuove azioni, diverse da quelle già in corso, e di dare un impulso più decisivo a quelle attuali; sottolinea a tale scopo la necessità di regolamentare le nuove modalità di offerta turistica e le piattaforme dell’economia collaborativa conformemente ai criteri di concorrenza leale, di potenziare i sistemi di controllo e ispezione e garantire la qualità e la legalità dei servizi prestati in un quadro comune di libera concorrenza imprenditoriale, preservando al contempo il patrimonio, la cultura, l’identità e la qualità di vita dei residenti;

64.

sottolinea, in tal senso, i vantaggi legati alla diffusione di buone pratiche, strategie e metodologie relative al turismo sostenibile sviluppate nei diversi programmi europei come PANORAMED, MED Horizontal projects, MITOMED+ o WINTERMED, per promuoverne la capitalizzazione e la replicabilità;

65.

raccomanda, di conseguenza, che si continui ad assegnare il premio di capitale europea del turismo intelligente.

Sulla digitalizzazione e i dati e i loro vantaggi per stabilire un sistema di monitoraggio e tracciabilità delle azioni

66.

evidenzia gli importanti cambiamenti nei canali di distribuzione e nel modo di consumare il turismo che hanno permesso a molte imprese di raggiungere direttamente i loro clienti, opportunità che non è stata sfruttata a sufficienza dalle piccole imprese;

67.

sottolinea che l’informazione è la materia prima fondamentale per il turismo, e che essa è utilizzata dalle iniziative più innovative nel settore;

68.

segnala l’importanza dell’iniziativa dell’Organizzazione mondiale del turismo sul tema Verso un quadro statistico per la misurazione del turismo sostenibile (11), comprese le dimensioni economica, sociale e ambientale;

69.

sottolinea che il livello di dettaglio dei dati, la loro qualità, la loro interpretazione e il loro corretto uso avranno un impatto diretto sull’efficacia delle azioni politiche volte a far fronte alla crisi della COVID-19, nonché nel quadro degli sforzi volti a rendere l’Europa climaticamente neutra;

70.

esprime preoccupazione per la mancanza di armonizzazione e la frammentazione dei dati relativi alle ripercussioni del turismo sul piano economico, situazione che pregiudica l’adozione di decisioni sistemiche per sostenere il settore turistico e dei trasporti;

71.

sottolinea che i dati ufficiali non sono in grado di produrre informazioni in maniera sufficientemente rapida da poter far fronte alla situazione attuale, motivo per il quale le regioni e le città hanno dovuto mettere in atto altri meccanismi di misurazione che ancora non sono integrati nei dati ufficiali;

72.

si rallegra del fatto che nel marzo 2020 la Commissione europea sia giunta a un accordo con le piattaforme dell’economia collaborativa (12) per pubblicare dati fondamentali sulla ricettività turistica ed esorta la Commissione europea a valutare congiuntamente indicatori per definire strategie di ripresa che apportino benefici al settore turistico;

73.

ricorda che le piattaforme dell’economia collaborativa stanno facendo aumentare i costi degli alloggi, che passano a essere utilizzati dai viaggiatori invece che dagli abitanti del luogo. Le piattaforme dell’economia collaborativa non sono un semplice fornitore di informazioni, anche se la Corte di giustizia dell’Unione europea si è pronunciata in tal senso. Invita pertanto la Commissione europea a legiferare per dare agli enti regionali e locali la possibilità di regolamentare le attività di tali piattaforme nei loro territori, al fine di assicurare che rispettino le stesse norme amministrative sui contratti di locazione nel periodo estivo a cui sono soggette le parti interessate più tradizionali;

74.

segnala la necessità di predisporre strumenti standardizzati, che possano guidare le città, le regioni e il mondo imprenditoriale nella loro ricerca di politiche più sostenibili, integrate nel nuovo programma statistico europeo e che rafforzino il monitoraggio economico, sociale e ambientale del turismo; sottolinea altresì la necessità di facilitare l’accesso ai dati, migliorarne l’aggiornamento e l’interconnessione e offrire un sistema di mappatura armonizzato;

75.

raccomanda di definire un quadro giuridico per la produzione e la pubblicazione di conti satellite del turismo in ciascuno degli Stati membri dell’UE;

76.

chiede una migliore raccolta di dati, a livello delle zone NUTS 3, in merito al numero di turisti ed escursionisti, a ulteriori nuove tipologie di strutture ricettive e al tipo di trasporto, scorporando i dati delle statistiche sulla ricettività a livello regionale e delle principali destinazioni locali;

77.

raccomanda di introdurre un sistema di misurazione per monitorare il consumo di acqua e la generazione di emissioni da parte del settore turistico, compresi l’industria turistica e i suoi prodotti caratteristici, nelle contabilità statistiche dell’acqua, dell’aria e dell’energia;

78.

invita Eurostat a valutare ulteriormente l’uso dei megadati come fonte di informazioni per le statistiche sul turismo, tenendo conto delle sfide legate al rilevamento, all’indipendenza, all’affidabilità, all’accesso, alla qualità e alla disponibilità nel corso del tempo di detti dati;

79.

chiede che il problema del turismo eccessivo venga analizzato mediante l’inclusione di dati qualitativi in merito all’atteggiamento dei residenti rispetto al turismo negli studi sui redditi e le condizioni di vita, nelle stime flash sull’impatto del turismo e nella relazione sul tema Qualità di vita nelle città europee elaborata dalla Commissione europea;

80.

raccomanda di continuare a promuovere azioni che sfruttino e ottimizzino il grande lavoro compiuto negli ultimi anni dalla Commissione europea, come il sistema di indicatori ETIS, la piattaforma S3 per la digitalizzazione e la sicurezza per il turismo (13) e il Tourism of Tomorrow Lab;

81.

invita la Commissione europea e il Parlamento europeo a includere nel prossimo programma statistico europeo sistemi e strumenti di monitoraggio più orientati a soddisfare le necessità specifiche delle regioni e delle città, che consentano l’adeguata tracciabilità delle politiche turistiche messe in atto.

Sulla necessità di un nuovo riconoscimento del turismo come politica fondamentale dell’UE conformemente al suo contributo e al suo potenziale di crescita e con un maggiore impegno a favore dello sviluppo sostenibile

82.

auspica che la crisi attuale sia un campanello d’allarme per la Commissione europea e la incoraggi a praticare una politica turistica più ambiziosa per l’Europa sul piano ambientale, economico e sociale;

83.

accoglie con soddisfazione l’iniziativa della Commissione europea di organizzare una convenzione europea sul turismo al fine di elaborare una tabella di marcia per il 2050 verso un ecosistema turistico europeo sostenibile, innovativo e resiliente (Agenda europea per il turismo 2050) che veda la partecipazione attiva delle regioni;

84.

manifesta la sua disponibilità a organizzare una conferenza delle parti alla quale partecipino organismi pubblici e privati per condividere esperienze in relazione ai percorsi di ripresa scelti dalle diverse destinazioni e alla forma che il turismo dell’UE assumerà in futuro;

85.

confida che la commissione per i trasporti e il turismo del Parlamento europeo unisca i suoi sforzi a quelli compiuti dal Comitato delle regioni nella ricerca di una solida politica turistica nell’UE;

86.

propone una sessione congiunta della commissione per i trasporti e il turismo del Parlamento europeo e della commissione NAT del CdR per discutere il futuro della politica turistica dell’UE dopo la crisi della COVID-19 e in relazione ai dibattiti sul quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027;

87.

esprime il proprio interesse per il mantenimento di una stretta collaborazione con il gruppo sul turismo del Parlamento europeo e chiede di essere coinvolto pienamente in tale gruppo per far sentire la voce dei livelli locali e regionali nei suoi dibattiti;

88.

ribadisce l’importanza che gli Stati membri e le loro autorità regionali includano le priorità del turismo nei loro programmi operativi per il periodo successivo al 2020, al fine di agevolare l’accesso al finanziamento europeo per sovvenzionare i progetti turistici;

89.

osserva che l’attuale meccanismo di finanziamento è difficilmente accessibile per le PMI e le destinazioni e propone la creazione di strumenti concreti (sportello unico o strumento online), legati alle autorità di gestione dei fondi europei, che facilitino la richiesta e le pratiche;

90.

raccomanda una maggiore cooperazione fra il Comitato europeo delle regioni e l’Organizzazione mondiale del turismo mediante un memorandum di intesa e lo sviluppo di piani d’azione congiunti;

91.

chiede al Consiglio di tenere in considerazione il Comitato europeo delle regioni e gli enti locali e regionali nei gruppi di lavoro e nelle riunioni del Consiglio legati al tema del turismo;

92.

propone l’elaborazione di un nuovo quadro europeo del turismo sostenibile, in linea con il Green Deal e l’agenda 2030 delle Nazioni Unite, che segua le strategie messe in atto in tal senso nelle regioni e integri le diverse politiche elaborate dall’UE e che compia progressi in tale ambito, quali il sostegno alla digitalizzazione del settore, la promozione delle destinazioni turistiche intelligenti, la decarbonizzazione dell’attività, la promozione dell’economia circolare, l’incentivazione del turismo inclusivo e accessibile, il rallentamento dello spopolamento delle zone rurali, il miglioramento della governance partecipativa e la collaborazione pubblico-privato;

93.

invita la Commissione europea a valutare la creazione di una direzione generale dedicata esclusivamente al turismo sostenibile e invita parimenti il Parlamento europeo a prendere in considerazione la creazione di una commissione parlamentare per il turismo sostenibile.

Bruxelles, 10 dicembre 2020.

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  https://www.e-unwto.org/doi/epdf/10.18111/wtobarometereng.2020.18.1.4

(2)  https://ec.europa.eu/competition/state_aid/what_is_new/sa_covid19_temporary-framework.pdf

(3)  https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX%3A52020PC0139

(4)  https://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/factsheet/2020_mff_reacteu_en.pdf

(5)  https://reopen.europa.eu/it

(6)  https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?qid=1587137448000&uri=CELEX:52020DC0112

(7)  Rete europea di 17 piste ciclabili a lunga percorrenza che attraversano e collegano tutto il continente.

(8)  https://www.europarl.europa.eu/thinktank/en/document.html?reference=EPRS_BRI(2017)603932

(9)  https://ec.europa.eu/environment/emas/takeagreenstep/pdf/BEMP-5.7-FINAL.pdf

(10)  Un recente studio del Parlamento europeo ha rilevato che 105 destinazioni dell'Unione europea correvano il rischio di subire il fenomeno del turismo eccessivo, cfr. https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2018/629184/IPOL_STU(2018)629184_EN.pdf

(11)  https://www.unwto.org/Measuring-Sustainability-Tourism

(12)  https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/IP_20_194

(13)  https://s3platform.jrc.ec.europa.eu/tourism


2.2.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 37/16


Parere del Comitato europeo delle regioni — Strategia dell’UE per rivitalizzare le comunità rurali

(2021/C 37/03)

Relatore:

Enda STENSON (IE/AE), consigliere della contea di Leitrim

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Osservazioni preliminari

1.

osserva che nell’Unione europea le zone rurali e intermedie costituiscono l’88 % del territorio, e in esse vive il 55 % della popolazione, si produce il 43 % del valore aggiunto lordo e si trova il 56 % dei posti di lavoro. Rileva inoltre che le zone rurali non sono omogenee, ma che alcune di esse devono affrontare importanti sfide demografiche (spopolamento, problemi legati all’invecchiamento della popolazione, ecc.) che ne ostacolano lo sviluppo economico e sociale. Lo sviluppo rurale è pertanto estremamente importante per il Comitato delle regioni e rappresenta uno strumento essenziale per raggiungere l’obiettivo della coesione territoriale sancito dal Trattato di Lisbona;

2.

sottolinea che la nuova visione a lungo termine per le zone rurali dovrebbe essere trasformata in un quadro strategico concreto, ossia l’agenda rurale. L’agenda rurale dovrebbe proporre una serie di politiche integrate che mettano le comunità rurali in condizione di trasformare le sfide in vantaggi e diano loro i mezzi per farlo; tali sfide comprendono la decarbonizzazione, i cambiamenti climatici, la digitalizzazione, la gestione attiva delle risorse naturali, la mobilità sostenibile, eque opportunità di lavoro e di reddito, il ricambio generazionale, l’integrazione di nuovi migranti e l’innovazione sociale;

3.

sottolinea che l’agenda rurale dovrebbe:

assicurare che i collegamenti reciprocamente vantaggiosi tra zone rurali e urbane siano integrati in tutte le politiche dell’UE, in linea con gli obiettivi della coesione territoriale, sfruttando al meglio le forti interdipendenze tra le zone rurali e urbane;

diversificare i punti di accesso e integrare le questioni relative alle zone rurali in tutte le politiche dell’UE. Le esigenze delle zone rurali vanno ben al di là di ciò che la politica di sviluppo rurale può conseguire, ma ciò che i fondi dell’UE attualmente offrono presenta carenze in termini sia di quantità che di qualità;

armonizzare i diversi regolamenti e reintegrare il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale nel regolamento recante disposizioni comuni, al fine di incoraggiare e agevolare i progetti plurifondo, non necessariamente legati all’agricoltura, nelle zone rurali;

monitorare la spesa dell’UE utilizzando un approccio improntato sulla verifica dell’impatto sulle zone rurali;

ripensare la tipologia urbana-rurale per migliorare l’orientamento del sostegno;

accrescere il ruolo dei livelli locale e regionale nello sviluppo e nella governance delle politiche rurali. Occorre rafforzare il coinvolgimento dei gruppi di azione locale nell’attuazione di questo tipo di governance, data la loro capacità di rappresentare il territorio e di attuare politiche di sviluppo adeguate alle richieste e alle esigenze delle zone spopolate o a rischio demografico, grazie all’impegno delle parti interessate e dei cittadini delle zone rurali attraverso iniziative dal basso come LEADER e lo sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD);

combattere lo spopolamento e l’esclusione sociale promuovendo, ad esempio, l’iniziativa «Piccoli comuni intelligenti», la bioeconomia e l’innovazione sociale, nonché colmando il divario digitale;

4.

pone in evidenza l’obiettivo della formulazione di una vera e propria agenda per la rinascita rurale che deve comprendere quanto segue: la promozione di comunità rurali sostenibili e dinamiche, il sostegno alle imprese, l’istruzione, la formazione, l’occupazione e la creazione di posti di lavoro, uno sviluppo urbanistico che tenga conto delle realtà demografiche locali, il miglioramento della connettività digitale, dei servizi pubblici (sanità, istruzione, giustizia, ecc.) e delle infrastrutture, la massimizzazione del potenziale del turismo rurale in un paesaggio naturale e agricolo sano e differenziato e la valorizzazione della creatività e del potenziale culturale delle zone rurali;

5.

sottolinea che la diversità culturale e quella biologica non sono solo strettamente legate tra loro in tutta Europa ma che insieme formano un’identità unica per le regioni, e che il rafforzamento di questo vincolo può contribuire in maniera significativa al conseguimento degli obiettivi di sostenibilità dell’Unione europea. È indispensabile una comprensione più profonda poiché le strategie di sviluppo rurale e le direttive sulla protezione della natura non tengono conto delle conoscenze ecologiche tradizionali. Essa è necessaria per rafforzare i legami tra l’uomo e la natura attraverso il concetto di diversità bioculturale, in quanto componente identitaria essenziale. Il ricco capitale naturale delle regioni europee è fondamentale per l’economia e contribuisce in modo significativo agli obiettivi dell’UE in materia di sviluppo sostenibile e biodiversità. Esistono molteplici legami tra le comunità locali e il loro territorio, le preziose conoscenze ecologiche tradizionali e le tecnologie rispettose dell’ambiente. Questi elementi, pur essendo tuttora presenti in tutta Europa, hanno bisogno di essere maggiormente collegati tra di loro e più ampiamente riconosciuti a tutti i livelli della società;

6.

sottolinea che l’attuale crisi pandemica ha evidenziato e aggravato le conseguenze di una serie di minacce cui le zone rurali sono esposte da tempo e ha reso ancora più urgente la rinascita rurale nelle regioni dell’Unione europea. Le zone rurali e le città e i piccoli comuni rurali hanno fortemente risentito, tra l’altro, della riduzione della domanda di prodotti agricoli a causa del blocco del settore ricettivo e del turismo, dell’impossibilità di reperire l’essenziale forza lavoro stagionale, di un evidente isolamento sociale e di una vulnerabilità relativamente più elevata alla pandemia a causa dei servizi limitati presenti nei piccoli ospedali regionali;

7.

osserva che, in una prospettiva a più lungo termine, la pandemia può cambiare i modelli di produzione e di consumo, le abitudini del lavoro a distanza, l’importanza della qualità della vita e le forme di mobilità, cosa che può offrire nuove opportunità di crescita sostenibile nelle regioni rurali, specialmente in quelle che si trovano vicino ai centri metropolitani e sono ben collegate a essi. Inoltre, un ripensamento della delocalizzazione delle catene di produzione potrebbe aprire nuove opportunità in alcune zone rurali;

8.

osserva che le regioni rurali dell’UE hanno notevoli potenzialità di fornire soluzioni alle sfide attuali ed emergenti. Rispondendo ai cambiamenti climatici, alla perdita di biodiversità e alla depressione economica, mettendo a disposizione misure per l’attenuazione e la cattura (assorbimento) dei gas a effetto serra, biotopi, e opportunità economiche attraverso la produzione alimentare sostenibile e le energie rinnovabili, le regioni rurali apportano contributi significativi al conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) e alla realizzazione del Green Deal europeo, quantunque sia chiaro che è nelle aree urbane che occorre porre maggiore enfasi sulla riduzione dell’inquinamento dovuto alle emissioni di gas a effetto serra;

9.

rammenta, nello spirito della coesione territoriale e dell’equilibrio tra zone rurali e urbane, l’importanza del fatto che tutte le politiche e le risorse europee garantiscano il rispetto dei principi definiti come le tre E:

equivalenza del tenore di vita tra le zone rurali e le zone urbane, che dovrebbe essere incluso come principio fondamentale in tutte le politiche europee;

eguaglianza di diritti per tutti i cittadini, a prescindere dal fatto che vivano in città o in zone rurali (cfr.la Carta dei diritti fondamentali);

equità di mezzi e di pratiche fra tutti i soggetti e tutti i territori, in particolare grazie allo sfruttamento di scambi e competenze condivise per compensare le esigenze specifiche dei territori rurali.

Finanziamento della politica di sviluppo rurale

10.

chiede che nel prossimo periodo di programmazione venga dedicata maggiore considerazione alle zone rurali, aumentando il livello del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e facendo in modo che tutte le politiche dell’UE riservino la pertinente attenzione allo sviluppo rurale in senso lato, invece di concentrarsi esclusivamente sulle questioni connesse all’agricoltura;

11.

chiede di aumentare il bilancio europeo destinato allo sviluppo rurale, data l’importanza delle zone rurali in Europa. In considerazione della preoccupante riduzione della dotazione prevista dal nuovo quadro finanziario pluriennale rispetto all’attuale periodo di programmazione, chiede di invertire tale situazione e di aumentare il finanziamento delle zone rurali, soprattutto per il periodo 2023-2027; allo stesso tempo chiede di utilizzare su grande scala i nuovi fondi e programmi per la ripresa e la resilienza a favore dello sviluppo rurale, dato che le zone rurali figurano tra quelle più vulnerabili;

12.

respinge l’idea di aumentare il cofinanziamento per il secondo pilastro della PAC poiché ciò penalizzerebbe maggiormente gli agricoltori più poveri, le regioni meno sviluppate e le zone rurali;

13.

propone di trasferire fino al 15 % dei fondi dal primo al secondo pilastro della PAC senza co-finanziamenti, unitamente a un ulteriore 15 % per le misure ambientali e climatiche e al 2 % per i giovani agricoltori;

14.

chiede di diversificare i punti di accesso e integrare le questioni relative alle zone rurali in tutte le politiche dell’UE. Tutte le politiche strutturali dovrebbero fare dello sviluppo rurale uno dei loro obiettivi prioritari, conformemente all’obiettivo della coesione territoriale sancito dal Trattato di Lisbona;

15.

chiede che, nel nuovo QFP, sia istituito un Fondo per lo sviluppo rurale specificamente dedicato alle zone rurali;

16.

chiede che gli strumenti finanziari siano ulteriormente sviluppati e adattati ai progetti su piccola scala, eventualmente attraverso la creazione di «banche di sviluppo rurale», che potrebbero fungere da intermediari tra le istituzioni di credito e i beneficiari dei prestiti;

17.

chiede una maggiore armonizzazione tra il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e altri fondi europei, come il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e Orizzonte Europa, per far fronte allo sviluppo sostenibile nelle zone rurali. Tali sinergie consentirebbero agli attori rurali di affrontare meglio le questioni trasversali, rafforzare la cooperazione e migliorare la qualità della vita nelle zone rurali;

18.

incoraggia la semplificazione dei Fondi strutturali e di investimento e chiede inoltre una semplificazione della notifica e del monitoraggio dei programmi, in particolare grazie alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Aumento del ruolo dei livelli locale e regionale nella governance delle politiche rurali

19.

osserva che la proposta legislativa sui piani strategici della PAC tende a emarginare o persino compromettere il ruolo e l’autonomia delle regioni europee nella gestione della PAC, affidando loro esclusivamente il compito di attuare le misure stabilite a livello nazionale;

20.

è a favore di una PAC futura che mantenga una relazione diretta con le zone del territorio rurale mediante il ruolo attivo delle regioni dell’UE, che svolgono un compito fondamentale per quanto riguarda la definizione e l’attuazione delle politiche di sviluppo rurale a livello locale;

21.

chiede flessibilità nelle norme in materia di aiuti di Stato e l’introduzione di regimi di rinnovamento rurale e dei piccoli comuni per consentire lo sviluppo delle zone rurali. Occorre inoltre che vi sia una maggiore consapevolezza in merito alle strategie locali e regionali di sviluppo rurale, e che tali strategie siano integrate nei quadri nazionali di pianificazione. Gli enti locali e regionali possono fungere da intermediari dell’innovazione nelle comunità locali.

Spopolamento

22.

prende atto della tendenza preoccupante allo spopolamento rurale che, con l’evolversi dell’agricoltura, concentra la creazione di posti di lavoro principalmente intorno ai centri urbani con un conseguente calo della fornitura di servizi nelle zone rurali;

23.

incoraggia la definizione di criteri per delimitare le zone rurali con problemi di spopolamento al di sotto della suddivisione NUTS3, al fine di affrontare il declino demografico di tali zone e di ridurre gli squilibri esistenti;

24.

suggerisce, tuttavia, che lo spopolamento richiede nuovi modi di concepire lo sviluppo rurale, che riconsiderino la contrazione, non come un onere, bensì come una possibile opportunità positiva;

25.

ritiene che accettare la contrazione possa contribuire a riorientare le politiche rurali e le decisioni di investimento verso una nuova crescita su una base più verde e più ristretta, offrire nuove opportunità di innovazione, e modernizzare la governance e i servizi pubblici tramite strategie più olistiche, proattive e basate sul territorio;

26.

incoraggia l’uso del telelavoro e della digitalizzazione, l’istruzione e la formazione digitali; ritiene che l’istruzione, la formazione e il lavoro in mobilità e a distanza nel corso dell’attuale pandemia mostrino il potenziale che potrebbe essere realizzato nelle zone rurali se i servizi fossero disponibili;

27.

ritiene che l’accettazione della tendenza allo spopolamento rurale e all’abbandono delle aziende agricole imponga l’elaborazione di politiche rurali e strategie volte ad aumentare la resilienza del territorio abbandonato agli effetti dei cambiamenti climatici, quali l’erosione, le inondazioni o i grandi incendi, a potenziare la riduzione dell’impronta di carbonio e a promuovere la conservazione della natura e del paesaggio; ritiene pertanto che la promozione del settore forestale e il sostegno alle comunità forestali offrano un grande potenziale;

28.

segnala la necessità di valorizzare lo stile di vita rurale e di contrastare l’egemonia culturale e sociale di quello urbano al fine di eliminare gli stereotipi e contribuire a migliorare l’immagine e la reputazione dei territori maggiormente colpiti dai rischi demografici generando empatia territoriale e incoraggia la commercializzazione territoriale: le zone rurali devono migliorare la loro immagine e promuovere la migliore qualità di vita delle persone che scelgono di viverci. Ciò può essere realizzato sviluppando la rappresentanza regionale e le politiche di accoglienza e migliorando la comunicazione in merito alle offerte di lavoro disponibili nella regione, ivi comprese le possibilità di lavoro e formazione a distanza;

29.

ritiene che sia opportuno prestare particolare attenzione alle esigenze dei giovani per incoraggiarli a rimanere nelle zone rurali, offrendo loro interessanti opzioni di istruzione, qualificazione/riqualificazione e formazione, attuate a livello locale, per evitare che sia necessario lasciare tali zone per proseguire gli studi (anche attraverso l’apprendimento a distanza quando necessario); occorre altresì introdurre misure che consentano loro, dopo la loro formazione, di ritornare al luogo di origine;

30.

esorta a rendere più moderna l’offerta di formazione professionale e di opportunità di qualificazione/riqualificazione nelle zone rurali e ad adeguarla alle condizioni della concorrenza globale e alle esigenze delle imprese locali, nonché a sviluppare ulteriormente i finanziamenti del FSE per la formazione professionale nelle zone rurali;

31.

rivolge nuovamente alla Commissione e agli Stati membri l’esortazione a dimostrarsi più proattivi nell’incoraggiare e favorire l’insediamento di donne nelle zone rurali, attraverso la promozione di attività che consentano loro di conciliare meglio vita professionale e vita privata (1), ampliando l’offerta di servizi di cura e assistenza ai minori e ai familiari a carico.

Crescita verde

32.

riconosce che le zone rurali devono cogliere le opportunità per sviluppare ecosistemi energetici e alimentari a livello locale e una più forte integrazione con le zone urbane;

33.

ritiene essenziale rafforzare la partecipazione e la leadership delle donne nei gruppi di azione locale e nelle reti di sviluppo rurale, riconoscendo il ruolo delle donne quale fattore chiave nella strutturazione territoriale, economica e sociale delle zone rurali;

34.

accoglie con favore il Green Deal europeo e la strategia «Dal produttore al consumatore» ed è del parere che essi possano creare posti di lavoro ed evitare un travaso economico dalle zone rurali. È necessario investire per trarre vantaggio da progetti partecipativi e sostenibili, che si orientano verso modelli di economia circolare che valorizzino le filiere produttive, creando posti di lavoro e riducendo l’impronta di carbonio;

35.

sostiene una PAC sostenibile sotto tre profili — economico, sociale e ambientale — che, grazie alle sue norme ambientali, rappresenti un ulteriore strumento per attuare la strategia «Dal produttore al consumatore» e la strategia per la biodiversità e per essere in grado di conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo;

36.

raccomanda che gli agricoltori, gli allevatori e i silvicoltori siano formati e finanziati per individuare opportunità nella gestione sostenibile dell’ambiente naturale e nelle opzioni di commercializzazione dei loro prodotti, integrando queste produzioni con quelle nei settori dell’energia, del turismo e dello stoccaggio del carbonio e negli ecosistemi locali. La creazione di cooperative per riunire i piccoli produttori in tutti i settori dovrebbe ricevere maggiore sostegno.

Connettività digitale

37.

osserva che gran parte di tali investimenti si è concentrata in aree ad alta densità, ma che occorre dare priorità agli investimenti nelle zone rurali, per garantire che queste ultime dispongano di un’adeguata infrastruttura per la connettività digitale, ad esempio poli digitali e dell’innovazione che facilitino l’istruzione e il lavoro a distanza, lo spazio imprenditoriale e la realizzazione di formazioni all’uso di nuove tecnologie che contribuiranno, ad esempio, alla promozione e alla commercializzazione dei prodotti legati al territorio;

38.

sottolinea che le reti di telecomunicazione ad alta velocità sono fondamentali per la competitività rurale e la crescita economica e che occorre profondere sforzi per garantire la stessa capacità per tutte le regioni, in conformità degli obiettivi fissati nel contesto dell’agenda digitale europea 2020;

39.

chiede che il dispositivo per la ripresa e la resilienza con un bilancio di 560 miliardi di EUR investa a favore dell’aumento e del miglioramento della connettività e si concentri sulla chiusura del divario digitale tra le zone rurali e urbane;

40.

chiede:

che l’accesso a Internet venga riconosciuto quale diritto pubblico a livello dell’UE e che venga preso atto della necessità di accelerare lo sviluppo dell’Internet ad alta velocità nelle zone rurali;

il sostegno per l’accesso ai finanziamenti a favore degli investimenti nelle reti a banda larga per i progetti su piccola scala;

che venga riconosciuta l’esigenza di digitalizzare i servizi pubblici, che vengano organizzate misure di formazione all’uso delle tecnologie digitali per le differenti fasce di età della popolazione e che in tale contesto l’insegnamento venga adattato al pubblico destinatario;

iniziative volte a rafforzare la formazione, la sensibilizzazione e lo sviluppo nel settore delle TIC per le PMI;

rendere più facile per le imprese di servizi Internet offrire una copertura completa del territorio.

Accesso ai servizi

41.

sottolinea che le comunità rurali hanno diritto a uno standard di base per i servizi, come i servizi sanitari (medicina generale), alla possibilità di accedere ai servizi postali, bancari e assicurativi nelle zone rurali, nonché all’accesso alla partecipazione politica, all’arte e alla cultura;

42.

prende atto della sovrapposizione tra l’assenza di disponibilità di infrastrutture digitali e la mancanza di accesso ai servizi e invita gli Stati membri ad assicurare un’armoniosa accessibilità per tutti i cittadini e per le imprese insediate nelle regioni rurali. Si possono sviluppare poli per un uso multifunzionale, ad esempio centri di istruzione e lavoro a distanza, di formazione, sanitari e di sanità elettronica, bar, uffici postali, spazi creativi, laboratori mobili di fabbricazione digitale e centri di comunità;

43.

prende atto della necessità di sistemi di trasporto sostenibili/innovativi che consentano l’accesso ai servizi essenziali, e considera detti mezzi di trasporto come un’estensione dei servizi pubblici di base dai comuni più popolosi ai comuni più piccoli dell’ambiente rurale.

Qualità della vita

44.

osserva che la crescita economica e la creazione di posti di lavoro sono importanti, ma devono essere integrate, tra l’altro, da un’offerta sufficiente di servizi di qualità, alloggi, istruzione, apprendimento lungo tutto l’arco della vita e sistemi sanitari, onde garantire che le zone rurali non siano soltanto sostenibili, ma anche luoghi attraenti in cui vivere;

45.

accoglie con favore la creazione di un’infrastruttura di dati interoperabile in linea con la strategia della Commissione europea in materia di dati del 19 febbraio 2020, con spazi di dati specializzati (ad esempio spazi di dati sulla mobilità, spazi di dati ambientali, agricoli, amministrativi, sanitari, energetici), infrastruttura basata sull’infrastruttura per i dati territoriali in Europa ai sensi della direttiva 2007/2/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (2) (INSPIRE) quale componente trasversale e che possa così garantire i servizi pubblici e privati nelle zone rurali in modo sostenibile ed efficiente;

46.

chiede un piano di azione innovativo, volto ad affrontare l’assenza di connettività dei trasporti alle regioni rurali, montane, insulari e ultraperiferiche; è favorevole a una mobilità sostenibile per tutti, grazie al sostegno dello sviluppo di nuovi modi di trasporto puliti e alternativi per le persone e le merci (veicoli elettrici o alimentati a idrogeno, car sharing e car pooling, nonché una combinazione di diversi tipi di servizi per la riduzione dei costi — trasporto su richiesta);

47.

promuove la cooperazione intercomunale, i cosiddetti «contratti di reciprocità tra città e campagna», che riconoscono la diversità delle zone rurali e cercano di promuovere i collegamenti tra zone rurali e urbane;

48.

sottolinea che questo tipo di approccio per l’assetto territoriale richiede strategie più ampie che riconoscano l’importanza di una rete urbana policentrica per lo sviluppo delle zone connesse a tali aree metropolitane, ivi comprese le città di piccole e medie dimensioni situate nelle vicinanze. L’obiettivo consiste nel colmare il divario tra zone urbane e rurali, promuovendo partenariati vantaggiosi per tutti in settori quali la transizione ambientale ed energetica, lo sviluppo economico, la qualità dei servizi e l’organizzazione amministrativa, nonché nel colmare il divario tra comunità urbane e rurali nei settori dell’istruzione e della formazione;

49.

accoglie con favore gli esiti del progetto SIMRA (3) (Innovazione sociale nelle aree rurali marginali), che ha dimostrato che l’innovazione sociale può essere un elemento essenziale per far fronte alle sfide rurali come l’emigrazione, la diversificazione delle imprese rurali, i cambiamenti climatici, il cambiamento degli stili di vita e la ristrutturazione delle economie rurali;

50.

accoglie con favore gli inviti mirati di Orizzonte 2020 in funzione della fase di sviluppo dell’innovazione sociale e chiede che tale miglioramento sia attuato per tutti i Fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE).

Zone rurali e piccoli comuni intelligenti

51.

accoglie con favore l’iniziativa della Commissione europea riguardante l’azione dell’UE per i piccoli comuni intelligenti, che rappresenta un primo passo verso il riconoscimento della necessità di azioni mirate per sostenere il rilancio delle zone rurali quali luoghi sostenibili in cui vivere, studiare e lavorare, sebbene ciò non sia sufficiente;

52.

osserva che nel parere sui piccoli comuni intelligenti il CdR invita a integrare tale agenda in tutte le politiche e le opportunità di finanziamento. Non si tratta soltanto di fornire la banda larga, ma anche di come trovare modalità intelligenti per sviluppare la fornitura di energia, i servizi alle comunità e una vera, nuova rivoluzione per quanto riguarda il modo di integrare le strutture nelle zone rurali;

53.

si compiace dell’insieme di misure di sviluppo rurale della rete europea per lo sviluppo rurale che gli Stati membri possono attuare per sostenere i piccoli comuni intelligenti, e di conseguenza l’innovazione sociale, e che comprendono: la cooperazione (in particolare LEADER), lo scambio di conoscenze, le reti della PAC, l’insediamento dei giovani imprenditori e l’avvio di nuove imprese e industrie rurali, gli investimenti, ecc. Ha sottolineato, tuttavia, che sono inoltre necessarie misure di sostegno più flessibili per l’innovazione in attività non agricole integrate e funzionali all’attività primaria che permettano di potenziare la bioeconomia e valorizzare il territorio; ne fanno parte, oltre all’incentivazione di nuove imprese rurali, anche la possibilità di favorire attività commerciali al di fuori del settore agricolo; ciò dovrebbe essere previsto nell’articolo 69 del regolamento PAC — piani strategici;

54.

chiede che le città rurali di medie dimensioni abbiano anch’esse accesso ai finanziamenti urbani; sottolinea che tali città sono fondamentali per le zone rurali e sono spesso escluse dai programmi a causa delle loro dimensioni;

55.

sottolinea il ruolo positivo del futuro programma LEADER, dello strumento plurifondo di sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD) e di altre iniziative dal basso verso l’alto;

56.

pone in evidenza che le questioni concernenti le zone rurali riguardano le persone e comunità che le abitano, nonché l’ambiente in cui esse vivono. Il CdR ritiene che, attraverso la verifica dell’impatto delle politiche dell’UE di gestione attiva e conservazione sulle zone rurali e un lavoro trasversale ai programmi e alle politiche, si possano ottenere maggiori risultati per garantire che le zone rurali siano luoghi ideali in cui vivere, lavorare, produrre e creare una famiglia.

Bruxelles, 10 dicembre 2020.

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  GU C 225 del 27.7.2012, pag. 174 e GU C 207 del 30.6.2017, pag. 57.

(2)  Direttiva 2007/2/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 marzo 2007, che istituisce un’Infrastruttura per l’informazione territoriale nella Comunità europea (Inspire) (GU L 108 del 25.4.2007, pag. 1).

(3)  http://www.simra-h2020.eu/.


2.2.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 37/22


Parere del Comitato europeo delle regioni — Dal produttore al consumatore (dai campi alla tavola): la dimensione locale e regionale

(2021/C 37/04)

Relatore:

Guido MILANA (IT/PSE), membro del Consiglio municipale di Olevano Romano (Roma)

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

accoglie con grande favore la Strategia «Dal produttore al consumatore» (di seguito la «Strategia») che, insieme alla «Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030» (1), è al centro del Green Deal europeo (2) e indispensabile per rendere l’Europa il primo continente climaticamente neutro entro il 2050; sottolinea che le due strategie devono tenersi perfettamente insieme al fine di limitare l’impatto dei sistemi alimentari su clima, ambiente sostenibile e biodiversità, favorendo la salute dei suoli, la salvaguardia degli impollinatori, l’uso delle risorse biologiche per la lotta integrata, le risorse idriche e gli ecosistemi, garantendo nel contempo la sicurezza e la salubrità degli alimenti. Devono inoltre contribuire ad affrontare il problema dello spopolamento delle zone rurali. Ritiene che l’autonomia alimentare sia altrettanto strategica e comporti il mantenimento della capacità di produzione, per cui è necessario un adeguato sostegno di bilancio da parte dell’UE;

2.

sottolinea la necessità di coerenza tra i diversi settori connessi ai prodotti alimentari, quali l’agricoltura, l’allevamento, la silvicoltura, la pesca e gli affari marittimi, e le politiche in materia di ambiente, energia e salute, consumatori, produzione, occupazione, sviluppo rurale e politiche forestali, attraverso un approccio di governance multilivello affinché le misure concertate a livello europeo possano aiutare l’implementazione della strategia verso obiettivi di riforma ambiziosi e condivisi. Il contributo delle comunità locali e di quelle rurali deve essere maggiormente riconosciuto e integrato nelle politiche. È essenziale ricollegare l’identità culturale delle regioni con gli ecosistemi;

3.

sottolinea che la pandemia di COVID-19 ci ha reso estremamente consapevoli delle interrelazioni tra la nostra salute, gli ecosistemi, le catene di approvvigionamento, i modelli di consumo e i limiti del pianeta. L’attuale pandemia è solo un esempio: l’aumento della frequenza di siccità, inondazioni, incendi boschivi e nuovi organismi nocivi ci ricorda costantemente che il nostro sistema alimentare è minacciato e deve diventare più sostenibile e resiliente, in grado di funzionare in qualsiasi circostanza e di assicurare ai cittadini un approvvigionamento sufficiente di alimenti sani, in quantità adeguata e a prezzi accessibili;

4.

fa osservare che l’agricoltura sostenibile non si può sviluppare se l’UE continua a importare prodotti agricoli che non rispettano le norme di produzione europee e a basso prezzo, in concorrenza sleale con le catene di produzione europee, e ad esportare le proprie eccedenze a prezzi inferiori ai costi di produzione europei; chiede che vengano introdotte urgentemente nuove norme multilaterali più eque e più solidali affinché non venga pregiudicata la sostenibilità delle aziende europee; auspica che tale nuovo approccio si diriga verso il rafforzamento della prospettiva economica dei produttori e dei legami tra produttori e consumatori, sostenga sistemi alimentari diversificati e alternativi o complementari ai sistemi di produzione convenzionali e punti ad una redistribuzione più equa del valore, che meglio remuneri i produttori che forniscono beni pubblici di qualità e servizi ecosistemici;

5.

invita la Commissione europea a utilizzare in maniera coerente gli indicatori esistenti (ad esempio quelli relativi agli OSS) per monitorare i progressi compiuti nel conseguimento dell’obiettivo di coniugare la produzione alimentare sostenibile, i servizi ecosistemici e prospettive economiche eque per gli agricoltori e i lavoratori in diverse politiche settoriali, mentre l’introduzione di nuovi indicatori dovrebbe essere prevista solo per gli aspetti ancora non sufficientemente rappresentati; ed auspica la partecipazione attiva di tutti gli attori del sistema alimentare al monitoraggio e alla valutazione dell’attuazione della Strategia;

6.

auspica che venga riconosciuto e sostenuto il ruolo delle regioni e delle città come attori importanti della transizione alimentare; tra le altre funzioni, il Comitato europeo delle regioni costituisce un bacino di conoscenza di pratiche di città e regioni europee, e può quindi costituire un importante intermediario per la comunicazione e l’apprendimento reciproco tra livelli di governo; nel quadro dell’attuazione e della definizione della futura PAC, è essenziale che le regioni europee possano continuare a svolgere il loro ruolo di autorità di gestione al fine di accompagnare le transizioni citate nella strategia «Dal produttore al consumatore» il più vicino possibile alle regioni e garantire che i futuri piani strategici rispondano alle esigenze locali. A tale riguardo, sarebbe essenziale regionalizzare il primo pilastro nei piani strategici, affinché i regimi ecologici possano essere gestiti come strumenti importanti per accompagnare l’attuazione della strategia, in modo corrispondente alle esigenze specifiche di ciascuna regione.

Sostegno ai produttori, promozione di filiere corte e trasparenti

7.

raccomanda una più attenta vigilanza dei trend di concentrazione della terra a favore dell’agroindustria, dell’innalzamento del prezzo dei terreni, dell’abbandono di superfici in aree marginali e della conseguente perdita di terreni agricoli da parte dei piccoli-medi produttori e dei nuovi agricoltori; raccomanda quindi modifiche agli strumenti esistenti della politica agricola comune (PAC), come ad esempio un’eventuale limitazione dei pagamenti diretti per azienda, per facilitare l’accesso ai terreni agricoli da parte di un’agricoltura locale e di piccola-media taglia e da parte di nuovi agricoltori agroecologici in forme singole o associate evitando la riduzione degli agricoltori attivi; raccomanda di mantenere l’equilibrio tra economia ed ecologia nella PAC; incoraggia altresì l’utilizzo di acque depurate per l’irrigazione nelle zone deficitarie e la promozione dell’agrosilvicoltura;

8.

si compiace per il fatto che la Commissione abbia previsto il potenziamento dell’agricoltura biologica esprimendo la volontà di destinarle, previo uno studio preliminare di impatto, almeno il 25 % della superficie agricola dell’UE entro il 2030, come pure un aumento significativo dell’acquacoltura biologica; invita altresì la Commissione a valutare anche altri sistemi di coltivazione e di produzione che offrono benefici ambientali. A tal riguardo, raccomanda di considerare e supportare il ruolo delle politiche territoriali locali e regionali come mezzi per preservare ed aumentare le superfici destinate alla produzione biologica di precisione e integrata, attenta al risparmio delle risorse ambientali, con programmi quali le politiche locali sul cibo (inclusi biodistretti, ecoregioni, bioregioni (3)) e i processi di formazione; auspica che nella PAC la transizione sia coerente con l’evoluzione del consumo di prodotti ecologici; chiede inoltre misure volte ad accompagnare la strutturazione dell’intero settore biologico e non solo lo sviluppo della produzione, al fine di preservare il valore aggiunto legato a questo metodo di produzione e trasformazione in diverse realtà territoriali, inclusa l’incentivazione per la dotazione di reti idriche al fine di fornire ai coltivatori biologici un’acqua conforme alla normativa;

9.

invita a dare maggiore centralità alle filiere corte e a riconoscere la diversità dei sistemi produttivi europei, inclusi i sistemi produttivi alternativi, volti a valorizzare forme di produzione, trasformazione e commercializzazione locali/regionali, basati su qualità nutrizionale, benessere animale ed ambientale; invita ad istituire un quadro europeo per la promozione e il rafforzamento delle filiere corte, a partire da pratiche locali innovative e di successo; chiede di facilitare il sostegno a progetti territoriali collettivi che coinvolgono trasformatori, autorità locali, aziende agricole e forestali, commercianti e consumatori locali per sviluppare un’offerta alimentare locale; chiede inoltre il sostegno alla diversificazione della produzione e trasformazione locale-regionale, allo sviluppo di nuovi settori (ad esempio proteine vegetali, in particolare legumi e settori di qualità quali bacche, frutta a guscio ecc.), che prevedano anche la valorizzazione delle filiere secondarie dei flussi secondari e di scarto, al fine di creare valore aggiunto nei vari passaggi della filiera alimentare, valutando la possibilità di introdurre una certificazione che riguardi la produzione sostenibile e che includa la gestione delle risorse idriche e del suolo. In tale contesto, osserva che i concetti di «locale» e «regionale» vanno visti nella prospettiva del prodotto in questione. I principi di base devono essere una bassa impronta ecologica del prodotto, la prevenzione di inutili flussi di trasporto e una migliore relazione tra produttori e consumatori;

10.

riconosce che la produzione, la trasformazione, la vendita al dettaglio, l’imballaggio e il trasporto di prodotti alimentari contribuiscono all’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua e alle emissioni di gas a effetto serra, oltre ad avere un profondo impatto sulla biodiversità valorizzando flussi secondari verso un modello di economia circolare. Al pari della Commissione europea ritiene impellenti le seguenti misure:

a)

ridurre l’uso e il rischio complessivi dei pesticidi chimici del 50 % e l’uso dei pesticidi più pericolosi (4) del 50 % entro il 2030, garantendo che agli agricoltori siano offerte alternative reali, che non limitino la loro produttività, riguardo sia ai pesticidi che ai metodi di coltivazione, destinando maggiori risorse alla ricerca nel settore e accelerando l’accesso al mercato;

b)

ridurre almeno del 50 % le perdite di nutrienti, senza che ciò comporti un deterioramento della fertilità del suolo;

c)

ridurre almeno del 20 % l’uso di fertilizzanti entro il 2030;

d)

ridurre del 50 % le vendite di sostanze antimicrobiche per gli animali di allevamento e l’acquacoltura entro il 2030;

e)

continuare a ridurre le emissioni di gas a effetto serra prodotte dal settore agricolo e dall’uso dei suoli, in particolare quelle di protossido di azoto e di metano, quest’ultimo prodotto anche dal settore dell’allevamento, nonché lo sfruttamento agricolo delle zone umide, contribuendo adeguatamente al processo disegnato dalla Legge europea sul clima. A tal fine chiede alla Commissione di pubblicare il prima possibile un piano degli obiettivi climatici per il 2030, volto a modificare al rialzo l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra portandolo almeno al 55 % rispetto ai livelli del 1990 (5), attuando un piano coerente con impegni finanziari adeguati;

f)

accrescere la superficie a prato e la produzione di mangimi proteici in Europa, riducendo l’importazione di mangimi e di proteine non conformi ai requisiti europei in materia di clima e di ambiente;

11.

invita la Commissione a realizzare, nei suoi futuri lavori, delle analisi d’impatto relative alla definizione di obiettivi quantificati. È importante che i paesi con un elevato consumo di antibiotici, prodotti fitosanitari e fertilizzanti chimici siano incoraggiati a ridurre il loro consumo rispetto ai paesi che già utilizzano quantità limitate;

12.

suggerisce che siano poste in atto valutazioni d’impatto trasparenti e comunicabili, al fine di monitorare i target raggiunti a medio termine e rinegoziare gli aggiustamenti necessari in concertazione con Stati membri, enti locali e regionali, e attori dell’agro-industria;

13.

raccomanda di prevedere misure più stringenti contro l’impatto ambientale delle pratiche di allevamento industriale intensivo; chiede che l’etichettatura ufficialmente certificata relativa al benessere animale prevista dalla Strategia sia resa obbligatoria a livello UE; raccomanda di introdurre l’obbligo di un’etichetta chiara sul tipo di allevamento, che specifichi il ciclo di vita dell’animale, consentendo così ai produttori di far conoscere le pratiche impiegate e ai consumatori di scegliere prodotti in linea con i loro desiderata; suggerisce la riduzione progressiva e pianificata dell’allevamento in gabbia nell’intera Unione europea, anche attraverso limiti di densità dei capi allevati nell’azienda agricola interessata, e il sostegno ad allevamenti estensivi per l’acquacoltura; chiede che un massimale di densità degli animali nell’azienda costituisca una condizione per l’accesso ai pagamenti della PAC e che sia rafforzata la condizionalità della PAC sulle norme in materia di benessere degli animali;

14.

chiede che i nuovi regimi ecologici offrano un flusso di finanziamenti equo, obbligatorio, efficace e sempre più importante per promuovere le pratiche produttive sostenibili che migliorino significativamente, tra l’altro, il sequestro del carbonio (carbon farming) da parte di agricoltori e silvicoltori, come anche la biodiversità; ricorda, tuttavia, che le misure agro-climatico-ambientali del secondo pilastro della PAC si sono rivelate di gran lunga la misura più efficace di inverdimento della PAC, e che ciò è legato all’approccio dal basso verso l’alto utilizzato nella definizione di tali misure nel caso di una gestione regionalizzata; chiede pertanto di sfruttare le possibilità di riassegnazione dei fondi del primo pilastro al secondo pilastro della PAC e di associare le autorità regionali nella definizione dei regimi ecologici a livello sia europeo che nazionale, al fine di garantire una maggiore coerenza e complementarità tra tali regimi e le misure agro-climatico-ambientali, nonché una maggiore considerazione delle esigenze delle regioni; raccomanda inoltre il sostegno a pratiche di allevamento estensivo a minore impatto ecologico. In un equilibrio di sostenibilità ambientale, economica e sociale è necessario che gli agricoltori possano essere compensati con risorse europee e nazionali per i costi aggiuntivi connessi alla produzione agricola;

15.

parallelamente ai cambiamenti nel settore agricolo, ritiene necessario accelerare il passaggio a una produzione ittica sostenibile; raccomanda misure tese a proteggere e valorizzare i piccoli pescatori, come quelli che lavorano in modo sostenibile nelle regioni ultraperiferiche, e a lottare contro l’allevamento intensivo in gabbie, contro pratiche di pesca industriale illecita e di sovrapesca, inclusa l’introduzione di misure più adeguate nella revisione della politica comune della pesca (PCP) e negli accordi commerciali;

16.

auspica l’elaborazione di proposte tese a realizzare una pianificazione degli spazi marittimi e la creazione di una rete di aree nelle quali sia inibita ogni forma di pesca per un congruo lasso di tempo, al fine di conseguire con più efficacia gli obiettivi di equilibrio tra prelievo della risorsa ittica e capacità del mare di riprodurla; chiede altresì che gli sforzi si dirigano verso una maggiore efficacia nella predisposizione di piani di gestione della pesca nelle aree più sensibili dal punto di vista ambientale.

Ambiente alimentare, lotta all’obesità, promozione di un consumo responsabile e critico

17.

ribadisce l’importanza delle scelte e abitudini alimentari dei consumatori come fondamentale vettore di cambiamento del sistema alimentare; appoggia la Commissione nell’intenzione di agevolare il passaggio a regimi alimentari sani e sostenibili, in linea con l’obiettivo 12 dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile (6); invita pertanto la Commissione ad attuare un pacchetto di misure coerenti e mirate a promuovere la dieta mediterranea, che si è dimostrata essere una dieta sana, nonché regimi nutrizionali sani, con maggiore componente vegetale e un consumo adeguato e responsabile di grassi e zuccheri;

18.

invita la Commissione a definire schemi più adeguati sull’etichettatura nutrizionale dei prodotti, concertati a livello europeo e basati sui più aggiornati dati di ricerca scientifica; invita la Commissione a valutare la possibilità di creare una banca dati europea sui valori nutrizionali e di mettere in atto un programma europeo di etichettatura nutrizionale. Al fine di stimolare un consumo consapevole, l’obiettivo dovrebbe essere quello di fornire un’informazione trasparente, completa e chiara rispetto alla qualità nutrizionale, tenendo conto dell’origine dei prodotti, dell’impatto ambientale dei trasporti e delle modalità di produzione;

19.

sottolinea inoltre l’importanza di andare oltre misure di etichettatura informativa, attraverso azioni d’educazione, incentivo, e misure strutturali che orientino verso un consumo critico e responsabile e favoriscano ambienti alimentari sani ed accessibili per tutti; raccomanda quindi campagne informative e programmi educativi su alimentazione sana e diete ricche di componenti vegetali e fibre; supporta l’adozione di incentivi fiscali che incoraggino i consumatori ad optare per regimi alimentari sani e sostenibili; incoraggia, inoltre, misure tese a disincentivare l’industria agroalimentare a commercializzare e pubblicizzare alimenti altamente trasformati e non salutari, ricchi di zuccheri, sale e grassi saturi;

20.

supporta misure volte a garantire che il prezzo degli alimenti rifletta i reali costi ambientali e sociali e che i produttori primari ricevano un reddito equo per il loro lavoro; invita pertanto la Commissione a discutere con gli Stati membri misure volte a limitare il potere d’acquisto delle industrie di trasformazione e delle aziende di vendita al dettaglio e a rafforzare il potere contrattuale dei produttori primari, considerati i costi in termini ambientali e di salute pubblica, dimostrati a livello scientifico. Il CdR ritiene che sia accettabile che un prezzo equo per i prodotti comporti anche un prezzo più elevato per i consumatori (7);

21.

invita la Commissione a fare del diritto al cibo uno degli assi portanti nell’implementazione della Strategia; suggerisce pertanto di lavorare con gli Stati membri e gli enti locali e regionali nella direzione di misure di breve-medio termine (ad esempio tramite il sostegno economico) e di lungo termine (politiche sociali strutturali) volte a promuovere l’accesso delle fasce più vulnerabili ad un sistema alimentare più sostenibile e sano, aiutando la lotta contro l’obesità e la malnutrizione; invita a definire un piano d’azione europeo post-2020 contro l’obesità e la malnutrizione infantile; sottolinea che l’accessibilità economica di alimenti sani dovrebbe essere sostenuta piuttosto mediante politiche e misure sociali dirette, garantendo nel contempo prezzi equi dei prodotti per gli agricoltori e i dipendenti.

Acquisti pubblici sostenibili, Green Food Procurement, programmi educativi

22.

invita a dare maggiore centralità al ruolo degli acquisti pubblici verdi e del green food procurement come mezzo per sostenere regimi alimentari sani e sostenibili e per rafforzare e promuovere un’agricoltura locale e basata su specificità regionali, garantendo fette di mercato ai produttori locali e regionali (8);

23.

ritiene che debbano essere stabiliti criteri più flessibili per l’introduzione di prodotti locali e regionali nel settore degli acquisti pubblici, in particolare adottando il principio del chilometro zero nelle mense scolastiche; raccomanda inoltre di adottare un sistema efficace di consulenza o una guida europea semplificata, al fine di fornire agli enti pubblici indicazioni chiare su come introdurre criteri di maggiore sostenibilità;

24.

sostiene la Commissione nell’incoraggiare gli Stati membri e gli enti locali e regionali ad attuare programmi educativi su agricoltura, cibo, ambiente e clima nelle scuole; ritiene infatti essenziale incoraggiare il consumo critico ed infondere educazione all’agricoltura, cultura alimentare e consapevolezza ambientale tra le giovani generazioni e i gruppi più vulnerabili.

Riduzione e prevenzione degli sprechi, promozione di un’economia circolare

25.

esorta la Commissione a presentare normative ambiziose ed obiettivi vincolanti in tema di prevenzione e riduzione degli sprechi alimentari; auspica che la Commissione mantenga saldamente l’obiettivo vincolante teso a dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030, sulla base del lavoro svolto in collaborazione con la piattaforma dell’UE sulle perdite e gli sprechi alimentari ed esorta la Commissione a prestare molta attenzione e appoggio alle regioni ultraperiferiche, poiché è molto importante, ai fini della circolarità delle loro economie, il miglioramento della gestione, del riciclaggio e della valorizzazione dei residui e sottoprodotti dei settori agroalimentare e della pesca;

26.

raccomanda di tenere una visione d’insieme della catena alimentare, prevedendo misure sulla limitazione degli sprechi sia a monte (produzione primaria), nel processo di trasformazione, che durante i trasporti, la commercializzazione e il consumo di derrate alimentari, sia tra le mura domestiche che all’esterno; suggerisce di incentivare i supermercati ad uno stoccaggio più efficiente dei prodotti e di prevedere misure di tassazione dei supermercati per un uso inefficiente dei surplus; accoglie con favore l’iniziativa di alcuni Stati membri di rendere obbligatoria la donazione delle scorte eccedentarie;

27.

chiede più adeguate informazioni di scadenza nelle etichette dei prodotti alimentari attraverso una valutazione sia del consumo «preferibile» che della «non commestibilità», così come si ritengono importanti campagne di comunicazione e sensibilizzazione dei consumatori, volte a favorire comportamenti virtuosi in tema di limitazione degli sprechi alimentari; si raccomanda inoltre un approccio dal basso verso l’alto, volto alla conoscenza ed al rafforzamento d’innovazioni e buone pratiche che emergono in molte realtà urbane e regionali;

28.

supporta la previsione di misure mirate a promuovere la diffusione di modelli produttivi e di sviluppo territoriale basati su forme di «rifiuti zero», riuso ed economia circolare lungo l’intera filiera, anche nel settore della plastica; sottolinea che gli appalti pubblici rappresentano uno strumento potente attraverso il quale gli enti locali e regionali possono stabilire norme e orientare il mercato verso prodotti e servizi più sostenibili e locali; suggerisce un approccio dal basso verso l’alto, con programmi volti a supportare azioni virtuose di circolarità che coinvolgano realtà urbane, periurbane, rurali e ultraperiferiche (9).

Commercio internazionale, solidarietà e sviluppo sostenibile in paesi terzi

29.

considera necessario adottare un approccio globale nella transizione verso sistemi agroalimentari sostenibili attraverso la cooperazione con i paesi terzi e le politiche di commercio internazionale; sottolinea infatti che l’UE, primo importatore ed esportatore mondiale di alimenti, ha aumentato la propria dipendenza da paesi terzi e, ad oggi, ha sviluppato una politica commerciale in contraddizione con i propri obiettivi sociali e ambientali; esorta la Commissione a cercare attivamente soluzioni in materia, in particolare per quanto riguarda le regole del commercio internazionale agricolo, l’evoluzione dei prezzi sui mercati dell’UE e internazionali e un equilibrio sostenibile tra la domanda e la produzione nei settori della carne e dei prodotti lattiero-caseari;

30.

insiste sul fatto che gli accordi commerciali siano valutati tenendo conto dell’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e basati sul concetto di sviluppo sostenibile; chiede di rafforzare i capitoli sulla gestione sostenibile delle foreste e la lotta alla deforestazione, del benessere animale e contro la violazione dei diritti umani (10);

31.

ritiene che una politica commerciale che non garantisce il rispetto da parte dei mercati esterni degli elevati standard europei in materia di sostenibilità e di sicurezza alimentare può compromettere gravemente il mercato interno e mettere a rischio il settore agricolo; ritiene che gli accordi commerciali europei contribuiscano a garantire parità di condizioni tra il mercato interno e il mercato esterno, salvaguardando la competitività degli agricoltori europei e garantendo loro una retribuzione equa; chiede con insistenza che si negozi con i paesi terzi una rigorosa reciprocità delle norme di produzione (attraverso un’equiparazione delle normative sulla protezione delle coltivazioni e dell’ambiente e l’individuazione, ove opportuno, di prodotti locali di eccellenza) e di rinforzare il controllo sui prodotti all’entrata nel mercato comune europeo; sostiene una tassa sul carbonio alle frontiere, che impedisca alle imprese UE di trasferire la produzione in paesi in cui vigono norme ambientali meno rigorose.

Governance, implementazione, monitoraggio

32.

raccomanda il costante orientamento della futura PAC, della PCP, dei programmi operativi e dei piani strategici nazionali della PAC agli obiettivi delineati dal Green Deal europeo, in particolare nel quadro delle strategie «Dal produttore al consumatore» e «Biodiversità per il 2030»; a tale proposito chiede che nel regolamento sulla PAC figurino degli obiettivi europei comuni, quantificati e misurabili, per i piani strategici nazionali previsti dal regolamento stesso; suggerisce che si prevedano chiari indicatori d’impatto per impostare obiettivi e tenere traccia dei risultati; chiede che le regioni svolgano un ruolo preminente nella governance dei piani strategici, in particolare per il secondo pilastro; auspica che non vada perduta una logica territoriale e regionale nei piani di riforma della PAC;

33.

deplora il fatto che la quota del QFP 2021-2027 destinata alla PAC nella posizione adottata dal Consiglio europeo di luglio sia diminuita del 6,4 % rispetto al periodo attuale: obiettivi ambiziosi per attuare una transizione verde nella produzione agricola europea devono andare di pari passo con un budget ambizioso per la PAC, e in particolare per il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale; deplora inoltre che gli sforzi volti a trasformare la PAC in una politica più orientata al bene comune, più sostenibile e più protettiva delle risorse non trovino finora un riscontro ancora più netto nelle proposte di regolamento e che, a causa della lunghezza dei periodi transitori, gli approcci previsti produrranno effetti soltanto con notevole ritardo;

34.

accoglie con favore la volontà di coinvolgere tutti gli attori del sistema alimentare, senza dimenticare la società civile e i rappresentanti di entità locali e regionali, nell’implementazione e nel monitoraggio della Strategia; ritiene necessario che la Strategia metta in atto sistemi di governance orizzontali e multilivello, capaci di creare trasversalità tra le diverse direzioni generali della Commissione interessate; auspica che si prenda esempio da modelli partecipativi quali i consigli del cibo (food policy councils), messi in atto in numerose entità locali e regionali;

35.

suggerisce che la Commissione avvii una collaborazione stretta non solo con il Parlamento, ma anche con il Comitato europeo delle regioni e il Comitato economico e sociale europeo nell’implementazione e nel monitoraggio delle due Strategie.

Bruxelles, 10 dicembre 2020.

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  COM(2020) 380 final.

(2)  COM(2019) 640 final.

(3)  Un esempio è la BioRegio Bayern 2012, il cui obiettivo è raggiungere il 30 % di superfici biologiche entro il 2030 (Fonte: The Role of Local and Regional Authorities in making food systems more sustainable, studio commissionato dal CdR).

(4)  Si tratta di prodotti fitosanitari contenenti sostanze attive che soddisfano i criteri di esclusione di cui all’allegato II, punti da 3.6.2 a 3.6.5 e 3.8.2, del regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 309 del 24.11.2009, pag. 1) o che sono considerate candidate alla sostituzione conformemente ai criteri di cui al punto 4 del medesimo allegato.

(5)  La stessa richiesta è stata formulata nel parere Legge europea sul clima: istituire il quadro per il conseguimento della neutralità climatica [COR-2020/01361 — relatore: Juan Moreno Bonilla (PPE/ES)] (GU C 324 dell’1.10.2020, pag. 58).

(6)  L’OSS 12: consumo e produzione responsabili.

(7)  Si veda per esempio Willet, W., et al. (2019). Food in the Anthropocene: the EAT–Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems. The Lancet Commissions, 393 (1170), 447-492. Si veda anche Howard, P. et al. Global Meat: Social and Environmental Consequences of the Expanding Meat Industry. MIT Press, 2019.

(8)  Ricorda e ribadisce, in questo contesto, il punto 19 della risoluzione sull’alimentazione sostenibile (GU C 313 del 22.9.2015, pag. 5): «raccomanda che le varie parti interessate alla produzione sostenibile e al consumo responsabile […] siano informate sulla possibilità di inserire criteri in materia di sostenibilità nei loro bandi di gara […]», approvata in occasione della 113a sessione plenaria del luglio 2015.

(9)  Un esempio è il caso del comune di Maribor in Slovenia, in cui si trovano sinergie tra città ed ambiente rurale tramite la riconversione di rifiuti organici in fertilizzanti (Fonte: The Role of Local and Regional Authorities in making food systems more sustainable, studio commissionato dal CdR).

(10)  La stessa richiesta è stata formulata nel parere Intensificare l’azione dell’UE per proteggere e ripristinare le foreste del pianeta [COR-2019/04601 — relatore: Roby Biwer (PSE/LU)] (GU C 324 dell’1.10.2020, pag. 48).


2.2.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 37/28


Parere del Comitato europeo delle regioni — Riesame della governance economica

(2021/C 37/05)

Relatore:

Elio DI RUPO (BE/PSE), ministro-presidente della Vallonia

Testo di riferimento:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Riesame della governance economica

COM(2020) 55 final

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

accoglie con favore la presentazione della comunicazione della Commissione, avvenuta il 5 febbraio 2020, dal titolo Riesame della governance economica e l'apertura dimostrata con tale documento a una riforma delle regole economiche e di bilancio;

2.

accoglie con altrettanto favore la presentazione da parte della Commissione, il 20 marzo 2020, della sua proposta di ricorrere, per la prima volta nella storia della zona euro, alla clausola di salvaguardia generale già prevista dall'attuale patto di stabilità e crescita al fine di rafforzare le misure di bilancio urgenti in risposta alla pandemia di COVID-19;

3.

ritiene che tale clausola di salvaguardia debba continuare ad applicarsi fino a quando non si conosceranno del tutto le conseguenze finanziarie e di bilancio della crisi della COVID-19, sia in termini di disavanzo che di debito degli Stati membri. La stessa logica dovrebbe prevalere per l'eventuale graduale abolizione del quadro temporaneo degli aiuti di Stato a livello europeo, che può essere presa in considerazione solo in un contesto macroeconomico stabilizzato e come esito di un dibattito in contraddittorio tra la Commissione europea, il Consiglio dei ministri e il Parlamento europeo;

4.

sottolinea inoltre che, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, la pandemia potrebbe protrarsi per i prossimi due anni e che la messa a punto di vaccini o di farmaci efficaci non sembra verosimilmente possibile prima del 2021;

5.

osserva inoltre che, al di là dell'impatto socioeconomico della pandemia di COVID-19, il contesto economico e finanziario è cambiato profondamente dall'ultima riforma del patto di stabilità e crescita intervenuta nel 2013. Infatti, i tassi di interesse sono a un livello storicamente basso e il costo reale del debito pubblico è negativo in molti paesi, mentre all'inizio del decennio il suo livello in media nella zona euro era pari a circa il 3 %;

6.

ritiene pertanto che la Commissione debba procedere a un nuovo esame completo e approfondito della situazione in ciascuno Stato membro e rivedere il progetto di «riesame della governance economica»;

7.

pone l'accento sul fatto che il quadro europeo di governance economica genera effetti rilevanti a tutti i livelli di governo e più in particolare sugli enti locali e regionali, a cui sono riconducibili circa un terzo della spesa pubblica e oltre la metà degli investimenti pubblici nell'Unione europea nel suo insieme, con forti variazioni tra gli Stati membri (1);

8.

ritiene che il patto di stabilità e crescita e gli altri elementi del quadro europeo di governance economica siano attualmente caratterizzati da quattro grandi lacune: i) effetti prociclici: uno Stato membro in recessione può vedersi costretto a ridurre le proprie spese, con il rischio di aggravare ulteriormente la recessione in corso, malgrado la flessibilità relativa alle condizioni congiunturali presentata nella comunicazione interpretativa del 2015 (2), che è insufficiente. Tale prociclicità si è ripercossa in modo particolare sugli investimenti pubblici, che troppo spesso hanno svolto il ruolo di variabile di adeguamento delle politiche di austerità; ii) complessità: gli obiettivi multipli, la flessibilità, le eccezioni, le clausole di salvaguardia e l'eterogeneità delle situazioni di cui tenere conto hanno portato a un quadro eccessivamente complesso e tecnico, basato peraltro su indicatori non direttamente osservabili, quali il disavanzo strutturale e il divario tra prodotto effettivo e potenziale; iii) assenza di efficacia: se nel 2018 i disavanzi eccessivi erano quasi del tutto scomparsi, l'evoluzione del debito si è rivelata nettamente meno favorevole già prima dell'impatto fiscale della crisi del coronavirus nel 2020. Il numero di Stati membri che hanno superato la soglia limite del 60 % è passato da 9 nel 2008 a 14 nel 2018 (3) e l'applicazione delle sanzioni finanziarie non è credibile, in quanto sarebbe controproducente; iv) assenza di trasparenza e di legittimità: la complessità e il tecnicismo del quadro di governance economico lo rendono poco chiaro. Né il Parlamento europeo né gli enti locali e regionali, né tanto meno la società civile e gli altri portatori di interesse, sono realmente coinvolti. Inoltre, il quadro attuale non stabilisce alcuna correlazione tra le rispettive responsabilità dei livelli di governo nell'attuazione del patto di stabilità e crescita, e prevede unicamente una responsabilità collettiva nazionale indipendente dall'effettiva gestione di bilancio ai diversi livelli. Queste lacune strutturali del quadro vigente, legate ai suoi effetti indebiti e alla sua inefficacia, ne hanno gravemente pregiudicato la legittimità, soprattutto negli Stati maggiormente colpiti dalla crisi della zona euro e soggetti a misure di condizionalità, alimentando così un rifiuto dell'UE e una fuga verso gli estremismi politici;

9.

sottolinea, in linea con le conclusioni presentate dalla Commissione nella sua comunicazione, che le riforme introdotte dal six-pack e dal two-pack hanno portato a un più stretto coordinamento delle politiche di bilancio nella zona euro. Il quadro di sorveglianza rafforzato ha fornito agli Stati membri una base per consolidare le loro strutture di bilancio, sebbene l'Unione continuasse a soffrire, già prima dell'insorgere della pandemia di COVID-19, di notevoli disparità territoriali e sociali;

10.

si compiace per il successo delle obbligazioni sociali, emesse dalla Commissione il 17 ottobre 2020, destinate a finanziare lo strumento di sostegno temporaneo, del valore di 100 miliardi di EUR, teso ad attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza (SURE). Questo strumento sarà disponibile fino al 31 dicembre 2022 sotto forma di prestiti agli Stati membri che devono mobilitare risorse finanziarie considerevoli al fine di affrontare le conseguenze economiche e sociali negative della pandemia di COVID-19 sul loro territorio. Secondo il CdR, lo strumento SURE, se avrà un impatto positivo duraturo, potrebbe aprire la strada all'istituzione di un regime europeo di riassicurazione contro la disoccupazione.

Indicatori

11.

insiste affinché i governi nazionali, gli enti regionali e locali, nonché i cittadini possano comprendere chiaramente le regole da applicare. A tal fine, le norme applicabili dovrebbero essere basate su indicatori direttamente verificabili e comprendenti una stabilizzazione controciclica, depurata dalle variazioni congiunturali;

12.

ritiene altresì che la governance economica debba basarsi su un equilibrio tra indicatori relativi alla disciplina di bilancio e indicatori di altro tipo. Reputa che, nella continuità della procedura per gli squilibri macroeconomici (PSM), che include indicatori più variegati, tra cui il tasso di disoccupazione, una governance economica riformata debba tenere conto della necessità di aumentare gli investimenti e la spesa pubblica (4) necessari per accompagnare la transizione nei settori chiave della sanità, dell'alimentazione, dei trasporti, della ristrutturazione termica degli edifici, dell'energia e del settore digitale, una parte dei quali dovrà rimanere a carico dei bilanci nazionali a integrazione dei finanziamenti privati ed europei. A ciò si aggiungono le pressioni esercitate sulla spesa pubblica per adeguare l'economia ai cambiamenti climatici in corso o per compensare l'impatto sociale dell'aumento della tassazione del carbonio;

13.

condivide inoltre la critica relativa all'uso dell'indicatore «prodotto nozionale», vale a dire il potenziale di «produzione» realizzabile utilizzando completamente lo stock di capitale produttivo e l'offerta di lavoro, senza che insorgano pressioni inflazionistiche. Tale concetto infatti non tiene conto né dell'energia come fattore di produzione, compreso il rischio di un'obsolescenza accelerata del capitale produttivo a causa delle restrizioni all'uso dell'energia legate alle emissioni di carbonio, né dei limiti fisici allo sviluppo delle attività umane;

14.

chiede inoltre un riequilibrio in direzione di una considerazione più adeguata delle entrate. Infatti, limitazioni alla spesa nei settori dei servizi sociali, dell'istruzione e della sanità sono spesso considerate il modo più facile di ridurre il debito nel breve periodo. Tuttavia, politiche fiscali coordinate e misure contro la frode fiscale possono avere effetti positivi considerevoli sui bilanci pubblici. Per esempio, le strategie fraudolente di elusione dell'IVA rappresentano da sole una perdita di 147 miliardi di EUR (5) all'anno, mentre la somma dei disavanzi di tutti gli Stati membri dell'UE per il 2018 ammontava a 109 miliardi di EUR;

15.

sottolinea la necessità di un migliore coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri al fine di ridurre le discrepanze cicliche e il differenziale di convergenza. Sostiene pertanto anche l'intenzione della Commissione di eliminare gli squilibri tra gli Stati membri per quanto riguarda gli avanzi e i disavanzi. Gli Stati membri con avanzi delle partite correnti dovrebbero perseguire politiche più espansive per stimolare la domanda interna, mentre gli Stati membri con squilibri strutturali dovuti a bassi livelli di produttività e di competitività dovrebbero intensificare gli investimenti volti a modernizzare le loro attività produttive. Tutti gli Stati membri devono inoltre aumentare gli investimenti nella formazione e nell'attività di ricerca e sviluppo, che al momento sono ancora insufficienti a garantire la competitività dell'economia europea;

16.

suggerisce nuovamente che la procedura per gli squilibri macroeconomici comprenda anche indicatori complementari relativi alle disparità regionali; ritiene che detta procedura possa tenere maggiormente conto dei progressi compiuti nel perseguimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite, che prendono in considerazione non solo la protezione dell'ambiente ma anche criteri sociali, economici e di governance.

Investimenti pubblici e regola d'oro

17.

è dell'avviso che il quadro europeo di governance economica sia in parte responsabile della forte riduzione degli investimenti pubblici seguita alla crisi della zona euro. La ragione è che tale quadro non tiene sufficientemente conto della distinzione tra spese correnti e spese in conto capitale. Tra il 2009 e il 2018 gli investimenti pubblici in tutta l'Unione europea sono calati di quasi il 20 % (in percentuale del PIL). Gli investimenti realizzati dagli enti locali e regionali si sono ridotti di quasi il 25 % e del 40 % o più in diversi Stati membri tra quelli maggiormente colpiti dalla crisi (6);

18.

ricorda che il Comitato consultivo europeo per le finanze pubbliche ha stabilito che gli Stati membri con un elevato tasso d'investimento pubblico tendono a ridurlo in maniera significativa durante la procedura per i disavanzi eccessivi (7), e che la stessa Commissione ha constatato che il quadro di bilancio non ha impedito la riduzione degli investimenti né reso le finanze pubbliche più propizie alla crescita, e che né la «clausola sugli investimenti» del patto di stabilità e crescita né la disposizione del Trattato che prevede che la Commissione debba anche considerare se il disavanzo pubblico superi la spesa pubblica per gli investimenti, al fine di valutare se le condizioni per avviare la procedura per disavanzo eccessivo siano soddisfatte o meno (articolo 126, paragrafo 3, del TFUE) sembrano aver avuto un impatto significativo (8);

19.

sottolinea che, nel suo parere sulla comunicazione interpretativa del 2015 (9), il CdR aveva già affermato che l'attuale flessibilità nell'interpretazione del patto di stabilità e crescita era troppo restrittiva e limitata perché potesse produrre un effetto positivo reale sugli investimenti pubblici;

20.

ritiene che investimenti pubblici mirati e di elevata qualità, fondati su una valutazione di impatto territoriale e su una solida analisi economica in termini di costi-benefici della spesa pubblica, debbano essere anticiclici al fine di produrre vantaggi per le generazioni future. Nell'attuale contesto di fabbisogni di spesa pubblica straordinaria, scoraggiare il finanziamento degli investimenti pubblici mediante il disavanzo può creare un incentivo a investire in modo insufficiente, a detrimento delle generazioni future;

21.

ricorda che il CdR ha chiesto costantemente di non prendere in considerazione le spese pubbliche sostenute dagli Stati membri e dagli enti territoriali per il cofinanziamento dei fondi strutturali e di investimento tra le spese strutturali, pubbliche o assimilate, definite nel patto di stabilità. Di fatto, tali spese sono, per definizione, investimenti d'interesse generale europeo il cui effetto moltiplicatore in termini di crescita sostenibile è accertato;

22.

ritiene che l'introduzione, nel quadro europeo di governance economica, di una «regola d'oro in materia di investimenti pubblici» possa risultare uno strumento utile per porre termine agli effetti nefasti delle attuali regole di bilancio, escludendo alla fine gli investimenti pubblici netti dal computo del disavanzo nel patto di stabilità e crescita. Questo permetterebbe non solo di tutelarli in tempi di crisi ma anche di scoraggiare — penalizzandola — la forte carenza di investimenti (investimenti pubblici netti negativi) di cui soffrono determinati Stati membri. Tale misura potrebbe essere applicata in via prioritaria agli investimenti pubblici a favore di progetti volti a incoraggiare la transizione verso una società sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale, come definita negli obiettivi di sviluppo sostenibile e nel Green Deal europeo, dal momento che gli investimenti sono riconosciuti come particolarmente importanti non solo nel quadro della ripresa che seguirà alla crisi della COVID-19 ma anche per assicurare la prosperità e la qualità di vita delle generazioni future. Raccomanda altresì di investire nel capitale umano e nelle competenze per agevolare la transizione verso un'economia climaticamente neutra, efficiente nell'impiego delle risorse e competitiva, capace di raccogliere le sfide dell'era digitale;

23.

invita la Commissione a presentare, dopo che avrà riformulato le sue proposte tenendo conto dei danni economici e di bilancio della COVID-19, un libro bianco su una revisione della governance economica basata sull'eventuale introduzione di tale regola d'oro. Nella sua valutazione, la Commissione dovrebbe prendere in considerazione anche altri strumenti, come una regola di spesa (10) che, sulla base dell'andamento della crescita economica e del livello del debito, impone un limite alla crescita annua della spesa pubblica totale e può servire a salvaguardare la fiducia dei cittadini aumentando la trasparenza, riducendo gli oneri amministrativi e trovando un equilibrio tra la disciplina di bilancio e il mantenimento di una sufficiente capacità di investimento pubblico.

Semestre europeo

24.

ricorda che la governance economica, che nella pratica è attuata attraverso il ciclo di coordinamento del semestre europeo, soffre di una carenza di efficacia quanto all'applicazione delle riforme. Sottolinea altresì che il perimetro delle riforme considerate nel quadro del semestre europeo non è mai stato definito nei testi giuridici dell'Unione europea, specialmente in ordine alla loro pertinenza e al loro valore aggiunto per il livello europeo. Ritiene che l'assenza di tale definizione limiti le possibili interazioni tra le riforme intraprese a livello nazionale e le politiche dell'UE (legislazione e programmi finanziari) e generi problemi alla luce del principio di sussidiarietà; conviene con la Commissione europea sul fatto che, in linea con il Green Deal europeo, sia opportuno porre l'accento sulla dimensione ambientale delle politiche sociali, economiche, di bilancio e occupazionali degli Stati membri;

25.

ribadisce che una delle principali ragioni alla base di tale scarsa efficacia è l'insufficiente coinvolgimento degli enti locali e regionali in qualità di partner nella messa a punto e nell'attuazione delle riforme, sebbene il 36 % di tutte le raccomandazioni specifiche per paese sia direttamente rivolto agli enti territoriali e che l'83 % di tali raccomandazioni abbia una dimensione territoriale (11);

26.

è convinto che la propria proposta relativa a un codice di condotta per il coinvolgimento degli enti locali e regionali nel semestre europeo (12) possa ancora porre rimedio a tale assenza di efficacia attraverso una maggiore attenzione per le realtà locali e regionali e che la sua attuazione resti necessaria, tanto più che dal 2019 il semestre europeo fornisce orientamenti alla politica di coesione la cui gestione è condivisa tra tutti i livelli di governo;

27.

incoraggia la Commissione a promuovere una riflessione sulla capacità amministrativa e il decentramento fiscale negli Stati membri al fine di verificare, nel rispetto delle costituzioni degli Stati membri e del principio di sussidiarietà, che i compiti attribuiti agli enti locali e regionali siano commisurati alle risorse umane, tecniche e finanziarie di cui dispongono.

Trasparenza e legittimità democratica

28.

ritiene che la legittimità democratica del sistema europeo di governance economica sia troppo debole e che ciò metta a rischio non solo la stessa governance economica ma anche il progetto europeo nel suo insieme;

29.

accoglie con favore l'inclusione della protezione del clima nel semestre europeo e si attende che ciò fornisca un monitoraggio chiaro e una valutazione dell'efficacia delle misure di protezione del clima, in modo che i progressi nazionali nella realizzazione degli obiettivi del semestre europeo diventino più tangibili;

30.

richiama l'attenzione della Commissione e dei colegislatori sul fatto che un migliore coinvolgimento degli enti locali e regionali nel semestre europeo attraverso un codice di condotta si tradurrebbe anche in una migliore rappresentatività delle decisioni e in una maggiore legittimità del semestre e, quindi, della governance economica a livello più generale;

31.

appoggia una riforma dell'Eurogruppo, il cui status deve essere formalizzato e aggiornato in vista dell'esercizio di una presidenza a pieno titolo, di una maggiore responsabilità nei confronti del Parlamento europeo e di una maggiore trasparenza dei suoi lavori, a cominciare dalla pubblicazione di tutti i processi verbali in maniera dettagliata;

32.

ricorda, nel contesto della conferenza sul futuro dell'Europa, il proprio convincimento secondo cui il problema relativo alla mancanza di legittimità democratica di cui soffre l'Unione (e più specificamente la sua governance economica) non potrà risolversi se i cittadini dell'UE non si convinceranno che quest'ultima tiene conto di tutte le loro grandi preoccupazioni. Le norme sociali, l'occupazione, la protezione dell'ambiente e gli aspetti di sostenibilità in linea con gli OSS delle Nazioni Unite o la lotta alle disuguaglianze non possono essere considerate questioni secondarie rispetto agli imperativi macroeconomici e di bilancio. Pertanto, il CdR sostiene che la Conferenza sul futuro dell'UE dovrebbe poter dibattere le modifiche alla governance economica iscritte nel Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;

33.

ritiene che si debba continuare a lavorare per risolvere le difficoltà della zona euro risanando le finanze pubbliche, creando un sistema bancario solido, compiendo passi avanti verso un'unione fiscale e promuovendo una crescita economica sostenibile.

Governance economica e crisi del coronavirus

34.

sottolinea che gli enti locali e regionali sono in prima linea nella lotta contro la pandemia di COVID-19 che colpisce duramente l'Europa, viste le loro rilevanti responsabilità nei settori della sanità, della protezione sociale e del sostegno all'economia. In Italia e in Spagna, due degli Stati membri maggiormente colpiti, agli enti locali e regionali è inoltre riconducibile oltre il 90 % delle spese sanitarie (13). In un momento in cui numerose voci di spesa subiscono forti aumenti, le entrate degli enti locali e regionali diminuiscono e risultano fortemente colpite dal rallentamento senza precedenti dell'attività economica. Ciò ha un impatto considerevole sull'equilibrio di bilancio delle città e delle regioni e, di conseguenza, sugli equilibri di bilancio degli Stati membri;

35.

ricorda che, in molti Stati membri, gli enti locali e regionali sono soggetti a rigide regole di bilancio nazionali che limitano l'incremento delle loro spese, li obbligano all'equilibrio o limitano il loro disavanzo e/o il loro indebitamento a livelli spesso troppo bassi rispetto a quelli degli Stati;

36.

esorta la Commissione, il Parlamento europeo e gli Stati membri a non sottovalutare il rischio che la crisi della COVID-19 aggravi ulteriormente le disparità regionali, e ciò per tre ragioni principali: i) l'impatto sanitario è fortemente territorializzato, determinate regioni o città sono interessate da un numero sproporzionato di casi e sono più o meno in grado di farvi fronte; ii) oltre all'impatto diretto dell'urgenza per le zone maggiormente colpite, le misure di prevenzione a più lungo termine o più rigorose esacerberanno il rallentamento economico e quindi le difficoltà finanziarie, oltre che degli enti locali e regionali, anche delle PMI e dei lavoratori autonomi, che costituiscono uno dei pilastri fondamentali di numerose economie regionali; iii) determinati settori economici (ad esempio il turismo) sono colpiti in modo sproporzionato, e l'impatto sulle finanze infranazionali dipenderà pertanto dalle specializzazioni settoriali locali e regionali e dalla partecipazione al ciclo produttivo delle catene globali del valore;

37.

chiede pertanto alla Commissione europea e agli Stati membri di definire una tabella di marcia chiara insieme agli enti territoriali per aiutare questi ultimi a tornare a bilanci in pareggio sostenibili, tenendo conto dell'impatto asimmetrico della pandemia in corso e del fatto che una ripresa sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale deve essere sostenibile anche sul piano economico;

38.

ritiene che la situazione attuale renda palese il vero costo delle politiche di austerità seguite alla crisi della zona euro, specialmente la carenza di investimenti in servizi pubblici fondamentali. L'austerità non può essere, ancora una volta, la risposta a questa nuova crisi. Le strategie per la ripresa dovrebbero comprendere piani ambiziosi d'investimento pubblico finalizzati ad avviare una ripresa sostenibile dal punto di vista ecologico e socioeconomico nelle regioni e nelle città dell'Unione europea;

39.

è convinto che, dopo la crisi del coronavirus, il quadro di bilancio dell'UE debba più che mai essere ripensato onde evitare di fare nuovamente degli investimenti pubblici e dei servizi pubblici la variabile di adeguamento dei futuri programmi di risanamento delle finanze pubbliche.

Bruxelles, 10 dicembre 2020.

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  Dati del 2018. Eurostat, codice dati: TEC00023 e TEC00022.

(2)  Commissione europea (2015) — Comunicazione: Sfruttare al meglio la flessibilità consentita dalle norme vigenti del patto di stabilità e crescita. Rif.: COM(2015) 12 final.

(3)  Eurostat, codice dati: TEINA225.

(4)  Secondo le stime della Commissione europea, 260 miliardi di EUR all'anno (circa l'1,7 % del PIL dell'UE).

(5)  COM(2019) 8 final sul tema Verso un processo decisionale più efficiente e democratico nella politica fiscale dell'UE, pag. 4.

(6)  Eurostat, codice dati: TEC00022.

(7)  Comitato consultivo europeo per le finanze pubbliche (2019) — Assessment of EU fiscal rules with a focus on the six and two-pack legislation (Valutazione delle norme di bilancio dell'UE incentrata in particolare sulla legislazione del six-pack e del two-pack), pag. 76.

(8)  COM(2020) 55 final, pag. 10.

(9)  CdR — Parere: Comunicazione: Sfruttare al meglio la flessibilità consentita dalle norme vigenti del patto di stabilità e crescita — Relatrice: Olga Zrihen (BE/PSE), adottato il 9/7/2015 (GU C 313 del 22.9.2015, pag. 22).

(10)  Benefits and drawbacks of an «expenditure rule», as well as of a «golden rule», in the EU fiscal framework (Vantaggi e svantaggi dell'applicazione della «regola di spesa» o della «regola d'oro» nel quadro di bilancio dell'UE). Studio del Parlamento europeo https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2020/645732/IPOL_STU(2020)645732_EN.pdf.

(11)  CdR — Territorial analysis of the Country-specific Recommendations 2018 (Analisi territoriale delle raccomandazioni specifiche per paese per il 2018).

(12)  CdR — Parere: Migliorare la governance del semestre europeo: un codice di condotta per il coinvolgimento degli enti locali e regionali — Relatore: Rob Jonkman (NL/ECR), adottato l'11 maggio 2017 (GU C 306 del 15.9.2017, pag. 24).

(13)  OCSE (2020) — Covid-19 and Inter-governmental Fiscal Relations: Early responses and main lessons from the financial crisis (COVID-19 e relazioni tributarie intergovernative: risposte precoci e principali insegnamenti tratti dalla crisi finanziaria). Rif.: COM-CTPA-ECO-GOV-CFE(2020)2.


2.2.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 37/33


Parere del Comitato europeo delle regioni — Opportunità e sinergie di un adattamento precauzionale ai cambiamenti climatici per promuovere la sostenibilità e la qualità della vita nelle regioni e nei comuni: quali condizioni quadro sono necessarie a tal fine?

(2021/C 37/06)

Relatore:

Markku MARKKULA (FI/PPE), consigliere comunale di Espoo

Testo di riferimento:

Consultazione da parte della presidenza (articolo 41, lettera b), punto i), del RI)

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Emergenza globale per accelerare l’azione

1.

sottolinea che i responsabili politici dovrebbero trattare i cambiamenti climatici come una situazione di emergenza e una minaccia globale che devono essere affrontate collettivamente con azioni e norme comuni, rimuovendo le compartimentazioni e gli ostacoli. L’UE dovrebbe assumere un ruolo guida attivo nella transizione verso un’economia climaticamente neutra e una società più resiliente, al fine di salvaguardare condizioni di vita favorevoli e garantire l’applicazione a livello globale di procedure chiare, credibili ed equivalenti per le imprese e le istituzioni pubbliche e private europee;

2.

sottolinea l’importanza che le città e le regioni svolgano un ruolo attivo, unendo le forze con l’industria sul piano locale e internazionale per adattarsi ai cambiamenti climatici e attenuarne gli effetti mediante l’adozione di obiettivi sempre più ambiziosi e realistici, e sottolinea che è essenziale accelerare le iniziative nel quadro di tutte le pertinenti politiche dell’UE, aumentare i finanziamenti a fini di adattamento, elaborare congiuntamente metodi e strumenti di adattamento adeguati, intensificare la cooperazione transfrontaliera e gli scambi di esperienze e migliori pratiche e rafforzare la resilienza e le capacità di adattamento, le soluzioni basate sulla natura e le opportunità per l’innovazione;

3.

constata che circa 800 governi regionali, in 17 Stati membri, hanno dichiarato lo stato di emergenza climatica, il che significa che quasi il 40 % dei cittadini dell’UE vive in enti locali o regionali i cui leader politici hanno anche sottolineato, riconosciuto e dichiarato ufficialmente la grave situazione di emergenza climatica globale; e sottolinea come tutto questo, ponendo l’accento su una prospettiva ascendente che parte dal territorio, rappresenti un forte sostegno a favore di un ruolo guida attivo nella realizzazione di un’Europa climaticamente neutra (1);

4.

sottolinea come la pandemia di COVID-19 abbia reso ancora più urgenti gli interventi rapidi e coordinati. L’esperienza maturata durante la pandemia ha evidenziato la necessità di migliorare la resilienza dei sistemi sociali ed economici per far fronte a perturbazioni su vasta scala, in quanto crisi impreviste creano rischi complessi, specie nelle economie eccessivamente concentrate su poche attività;

5.

sottolinea che le politiche dell’UE in materia di adattamento ai cambiamenti climatici e di mitigazione degli stessi devono essere meglio integrate nel settore sia pubblico che privato, nonché nelle attività dei cittadini nei settori della politica climatica dell’UE: il sistema di scambio delle quote di emissione (ETS), la decisione sulla condivisione degli sforzi (ESD) e l’uso del suolo, i cambiamenti di uso del suolo e la silvicoltura (LULUCF). Per conseguire la neutralità climatica entro il 2050, l’UE deve accelerare la decarbonizzazione delle attività in tutti i settori. Le città e le regioni, in partenariato con l’industria, sono responsabili in prima istanza della decisione sulla condivisione degli sforzi, in particolare in materia di riscaldamento, raffreddamento, uso del suolo e trasporti.

Collegamenti tra i governi subnazionali e gli OSS delle Nazioni Unite e l’UNFCCC

6.

ritiene che i governi subnazionali debbano svolgere un ruolo cruciale nel rafforzamento dell’ambizione climatica globale e che le politiche di adattamento debbano svolgere un ruolo fondamentale nella declinazione a livello locale degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite. L’UE deve creare incentivi affinché i comuni possano realizzare gli OSS;

7.

invita l’UNFCCC a riconoscere ufficialmente il ruolo del livello subnazionale e a promuovere attivamente la partecipazione delle amministrazioni subnazionali nelle politiche di adattamento e mitigazione e a proporre che le parti adottino obiettivi ambiziosi; richiama l’attenzione sui contributi locali presentati sotto forma di revisioni locali volontarie, che pongono in evidenza il fatto che le città sono il livello in cui hanno luogo le azioni decisive e in cui si valutano al meglio le sinergie e le interconnessioni tra i diversi OSS;

8.

ritiene che la COP-26 dell’UNFCCC costituisca una tappa cruciale per consolidare l’UE in prima linea nell’azione globale per il clima e sottolinea che le attività in corso e gli impegni assunti dalle regioni e dalle città dovrebbero svolgere un ruolo forte e visibile nella COP-26; è disposto a sostenere le istituzioni dell’UE nella cooperazione con l’UNFCCC al fine di rafforzare la visibilità e il riconoscimento dei governi subnazionali nella diplomazia e nelle attività a livello mondiale in materia di clima; a questo proposito, pone l’accento sulla collaborazione con comunità e organizzazioni di reti internazionali quali ICLEI, Under2Coalition, Regions4, Alleanza per il clima e CGLU (Città e governi locali uniti).

Verso una strategia di adattamento dell’UE più influente e fondata su nuove conoscenze, sull’apprendimento e sulle innovazioni

9.

accoglie con favore il piano per una strategia dell’UE in materia di adattamento ai cambiamenti climatici nuova e più ambiziosa, che accorda all’adattamento una posizione più prominente nelle ambizioni climatiche dell’UE per il 2030 e il 2050, migliorando le conoscenze, rafforzando la pianificazione, accelerando l’azione e riconoscendo la necessità di politiche di adattamento a livello regionale e locale; sottolinea, a tale proposito, la necessità di integrare efficacemente in tutte le politiche le questioni relative all’adattamento ai cambiamenti climatici; esorta la Commissione a elaborare la nuova strategia di adattamento dell’UE, con obiettivi e indicatori chiari, conformemente ai principi di sussidiarietà attiva e di proporzionalità;

10.

ritiene che, per sostenere i governi subnazionali affinché tengano conto degli OSS nelle loro misure, l’UE stessa debba dare l’esempio. Ciò significa anche cooperare con i potenziali partner al di fuori dell’UE sulla base dei valori dell’Unione europea;

11.

sottolinea la necessità di un sistema di adattamento di portata europea e di un’efficace struttura di governance multilivello dotata di responsabilità chiare che consentano di operare. È importante creare dei meccanismi di adattamento e mitigazione efficaci a livello regionale e locale ricorrendo a reti comuni ai settori pubblico, privato e terzo, e migliorando le conoscenze, le capacità e le risorse finanziarie;

12.

sottolinea l’importanza delle soluzioni basate sulla natura nell’adattamento ai cambiamenti climatici, in quanto la loro attuazione offre opportunità per affrontare crisi interconnesse in materia di clima, natura e salute, il che apporta benefici sia sul piano sociale che su quello ambientale, promuovendo nel contempo la sostenibilità e la resilienza. Le soluzioni basate sulla natura possono inoltre costituire uno strumento importante per conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) e le ambizioni della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), in particolare per quanto riguarda lo sfruttamento delle sinergie tra i diversi OSS e l’azione per il clima;

13.

sottolinea che l’adattamento ai cambiamenti climatici richiederà una trasformazione significativa e dovrà essere integrato come priorità trasversale nella pianificazione e nella gestione territoriale; le politiche di adattamento hanno conseguenze significative per la salute e la giustizia sociale;

14.

osserva che la preparazione a livello locale in materia di adattamento ai cambiamenti climatici varia a livello mondiale e anche in Europa. I rischi climatici non sono attualmente inclusi in maniera diffusa nella gestione generale dei rischi e nella pianificazione della preparazione dei comuni;

15.

sottolinea che, per andare a buon fine, tutte le azioni per il clima, compreso l’adattamento ai suoi cambiamenti, devono fondarsi sulle migliori conoscenze e innovazioni disponibili e dipendono pienamente dall’adesione dei cittadini; gli enti locali e regionali sono il livello di governo in cui si ripone il maggior grado di fiducia, in quanto sanno meglio di chiunque altro di che cosa vi è bisogno e come soddisfare efficacemente le esigenze e le aspettative dei cittadini europei;

16.

chiede alla Commissione europea e agli Stati membri di sostenere lo sviluppo:

a.

della sostenibilità come «nuova normalità» per ogni comunità, impresa e individuo;

b.

della sostenibilità, della neutralità carbonica, dell’economia circolare e della resilienza come principio guida in tutti i processi decisionali, pubblici e privati, incluse le procedure di bilancio;

c.

della pianificazione incentrata sulla sostenibilità e di azioni basate su collaborazione, conoscenza e buone pratiche;

d.

della ricerca sulla sostenibilità e delle attività congiunte, sia multidisciplinari che interdisciplinari, per migliorare e diversificare le competenze; e

e.

della connettività digitale per tutti i cittadini con competenze adeguate, quale elemento trasversale che garantisce la trasformazione verde e digitale;

f.

dei metodi per integrare tutti questi elementi in tutte le soluzioni di apprendimento nell’Unione europea; e

g.

dei finanziamenti destinati alle città e alle regioni per la riqualificazione e il miglioramento delle competenze della forza lavoro;

17.

raccomanda di ridurre l’impronta di carbonio riducendo al minimo l’impatto negativo di prodotti, servizi e organizzazioni; chiede inoltre che si ponga maggiormente l’accento sulle azioni positive in materia di carbonio, mostrando l’impatto positivo che tali prodotti, servizi o organizzazioni possono avere sul piano della sostenibilità;

18.

sostiene lo sviluppo di piattaforme scientifiche locali sul cambiamento climatico (che esistono già in varie regioni e che svolgono a livello locale il ruolo di gruppi intergovernativi sul cambiamento climatico) per incoraggiare la cooperazione con gli scienziati e sostenere il processo decisionale dei funzionari eletti a livello locale;

19.

sottolinea che lo sviluppo della resilienza sul piano personale, collettivo e regionale costituisce un fattore cruciale per l’adattamento ai cambiamenti climatici; sottolinea l’importanza della sensibilizzazione, dell’apprendimento, dello sviluppo delle capacità e dei concetti per rafforzare la cultura della collaborazione transregionale e transnazionale, al fine di poter intervenire su scala mondiale;

20.

invita la Commissione a istituire strumenti di collaborazione a livello europeo e a potenziare il loro utilizzo al fine di creare congiuntamente nuove soluzioni alle sfide climatiche, e chiede che siano create delle équipe digitali di coaching virtuale e tutoraggio tra pari allo scopo di sostenere forme nuove e innovative di sviluppo sostenibile a livello regionale e locale. Le regioni e le città sono disposte a fungere da banco di prova per elaborare nuove soluzioni che siano in grado di rispondere alle diverse esigenze dei territori dell’UE;

21.

sottolinea l’utilità della Rete dei Living Labs per colmare il divario in materia di adattamento ai cambiamenti climatici e mitigazione dei loro effetti e rafforzare l’innovazione per lo sviluppo sostenibile;

22.

sottolinea l’importanza dell’agricoltura e della silvicoltura (PAC) nella politica climatica globale, in quanto svolgono un ruolo importante nel rafforzamento della resilienza e della sostenibilità e nella promozione di soluzioni innovative nelle zone rurali; in tal senso, gli obiettivi del Green Deal, in particolare la strategia sulla biodiversità e la strategia «Dal produttore al consumatore», devono essere integrati nella PAC, ponendo fine al legame tra sovvenzioni e dimensioni dei terreni agricoli e collegando invece in modo coerente le sovvenzioni al rispetto di norme rigorose e vincolanti in materia di protezione del clima, biodiversità, uso dei pesticidi e benessere degli animali, filiere alimentari più corte e promozione di produzioni locali;

23.

sottolinea le sinergie positive tra le politiche di conservazione della biodiversità e le politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, pilastri fondamentali su cui si basa la lotta globale contro i cambiamenti climatici;

24.

sottolinea l’importanza di utilizzare sistemi di informazione preventivi come Galileo e Copernicus per valutare i pericoli e i rischi a livello locale. Questo richiede soluzioni più sistematiche e globali di estrazione e trattamento dei dati a livello locale e regionale, come l’utilizzo di satelliti e sensori dotati di strumenti supportati dal SIG per mappare le vulnerabilità associate ai diversi rischi legati al clima; incoraggia gli enti locali e regionali a utilizzare e a sfruttare i dati e i servizi disponibili, in particolare quelli offerti dal servizio relativo ai cambiamenti climatici di Copernicus (C3S);

25.

segnala l’esigenza di effettuare ulteriori investimenti nella pertinenza della tecnologia spaziale, giacché questa costituisce una componente essenziale dello sviluppo sostenibile e resiliente, fornendo informazioni pertinenti sui rischi climatici e sulle relative misure di adattamento: in questo campo è pronto a cooperare con la Commissione, il Centro comune di ricerca e l’Agenzia europea dell’ambiente per vagliare azioni volte ad avvicinare queste tecnologie agli enti locali e regionali;

26.

sottolinea che l’adattamento dovrebbe essere riconosciuto come un pilastro importante del Green Deal europeo in quanto nuova strategia di crescita dell’UE; accoglie con favore la proposta di una legge europea sul clima quale modo per fornire un quadro generale sia per la mitigazione dei cambiamenti climatici che per l’adattamento agli stessi.

Le città e le regioni dovrebbero svolgere un ruolo più incisivo nelle politiche di adattamento

27.

sottolinea che le città e le regioni sono innovatrici e pioniere nell’azione per il clima e nell’adattamento ai cambiamenti climatici e che spesso partecipano a progetti di ricerca e innovazione, come quelli nell’ambito dei programmi Orizzonte 2020 e Orizzonte Europa, il che permette loro di agire da ambasciatori sull’adattamento ai cambiamenti climatici in tutta Europa e di promuovere la cooperazione transfrontaliera tra i livelli subnazionali in materia di sfide climatiche;

28.

osserva che i governi locali sono responsabili di oltre 70 % della riduzione dei cambiamenti climatici e fino al 90 % dell’azione di adattamento a tali cambiamenti e che nessuna politica di adattamento funzionerà se non tiene conto delle esigenze, dei punti di vista e delle competenze delle regioni e delle città; sottolinea che, secondo le stime disponibili, in tutta l’UE circa il 40 % delle città con più di 150 000 abitanti ha adottato piani di adattamento (2);

29.

le applicazioni digitali possono svolgere un ruolo essenziale nell’aiutare gli enti locali e regionali ad attuare gli obiettivi in materia di sviluppo sostenibile e di clima o ad adattarsi ai cambiamenti climatici. Pertanto, ai fini della mitigazione dei cambiamenti climatici e dell’adattamento a essi, occorre considerare sempre le soluzioni digitali sostenibili; bisogna procedere a scambi di esempi di buone pratiche, controllando sempre nel contempo la reale efficacia delle soluzioni digitali;

30.

sottolinea che, a causa dei cambiamenti climatici, gli effetti più visibili in Europa e a livello mondiale sono dovuti a fenomeni meteorologici estremi quali ondate di calore, inondazioni, carenza idrica, incendi boschivi e malattie, che comportano ingenti perdite di vite umane, danni finanziari nonché il deterioramento della qualità della vita; osserva inoltre che lo spopolamento rurale, la perdita di accesso ai terreni fertili e la perdita di biodiversità stanno creando difficoltà sociali ed economiche che si stanno trasformando in un problema mondiale di dimensioni sempre più vaste con conseguenze pesantissime per l’Europa (3);

31.

sottolinea l’importanza cruciale delle due missioni incentrate sul clima, «un’Europa resiliente ai cambiamenti climatici» e «100 città climaticamente neutre entro il 2030»; è disposto a cooperare con la Commissione per incoraggiare le candidature e le nomine a livello di comunità, città e regioni, che rappresentano tutta la diversità geografica, sociale ed economica dei territori europei; è pronto a sviluppare, insieme alle missioni, al Patto dei sindaci e ad altri soggetti, un quadro di attuazione per conseguire l’obiettivo della neutralità climatica;

32.

raccomanda che l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), in collaborazione con diverse organizzazioni di esperti quali il Centro comune di ricerca, il partenariato per l’adattamento ai cambiamenti climatici dell’agenda urbana (4) e il Patto dei sindaci per il clima e l’energia (5), fornisca regolarmente informazioni aggiornate sulle conoscenze scientifiche e presenti progetti specifici relativi ai cambiamenti climatici, al loro impatto e alla vulnerabilità nelle principali regioni biogeografiche d’Europa;

33.

sottolinea la disomogeneità dell’impatto dei cambiamenti climatici e osserva che i fattori territoriali svolgono un ruolo cruciale nel determinare la scelta della politica più adatta. Le misure di adattamento più adeguate dipendono da vulnerabilità specifiche, ad esempio nel caso delle regioni ultraperiferiche, delle isole, delle regioni montane, delle zone costiere e della regione artica dell’UE;

34.

chiede misure urgenti nell’Artico, dove le temperature invernali sono già superiori di 2,5 oC rispetto alle temperature preindustriali, il che significa che il ghiaccio marino e la neve si fondono a un ritmo senza precedenti, come comprovato di recente dalla spedizione MOSAiC. La maggiore sensibilità dell’Artico, nota come «amplificazione polare», impone di dedicare a tale regione un’attenzione particolare;

35.

richiama l’attenzione sull’eccezionale ricchezza della natura mediterranea e sulla sua particolare vulnerabilità alle catastrofi naturali, ai cambiamenti climatici e allo sviluppo socioeconomico. Sono necessarie azioni specifiche per aumentare la sostenibilità delle risorse naturali, in particolare proteggendo la biodiversità;

36.

sottolinea che i cambiamenti climatici sono strettamente legati ai cambiamenti socioeconomici, come l’urbanizzazione; sottolinea che in Europa le aree urbane, in cui risiedono i tre quarti della popolazione, si trovano ad affrontare sfide climatiche che richiedono soluzioni e sostegno su misura da parte dell’UE e degli Stati membri (6); sottolinea inoltre l’importanza delle aree rurali e periurbane, dove talvolta è ancora più difficile ridurre le emissioni, e pertanto chiede soluzioni adeguate anche per tali zone;

37.

sottolinea che il dialogo multilivello sul clima e sull’energia potrebbe diventare uno strumento potente in grado di garantire un’integrazione verticale efficace nonché l’integrazione delle politiche di adattamento; tale dialogo dovrebbe essere esteso a tutto il Green Deal;

38.

sottolinea il ruolo cruciale del Patto dei sindaci per il clima e l’energia e di altre iniziative analoghe nell’avvicinare le politiche di adattamento alle città e alle regioni nonché il ruolo fondamentale dei firmatari del Patto nell’attuazione dei piani d’azione per l’energia sostenibile e il clima;

39.

sottolinea l’importanza di migliorare l’uso, l’estensione e l’adozione di tecnologie digitali innovative a vantaggio delle capacità di integrazione e della coesione, nel perseguimento di una strategia territoriale intelligente. La tecnologia 5G, l’Internet degli oggetti e l’analisi dei dati, come esempi di tali tecnologie, dovrebbero essere visti come fattori abilitanti per la trasformazione digitale ed ecologica delle regioni e delle città, e in particolare come una leva dirompente nella fornitura di servizi pubblici digitali, nell’efficienza energetica, nella promozione della cultura e del turismo e nella coesione sociale e territoriale;

40.

sottolinea l’importanza dei sistemi energetici per l’adattamento e le connessioni che li uniscono tra loro, come indicato nella comunicazione sulla strategia dell’UE per l’integrazione del sistema energetico (7), e invita la Commissione europea ad analizzare più a fondo tali legami nel quadro del seguito alla comunicazione;

41.

sottolinea l’importanza di rafforzare i partenariati europei tra regioni e città utilizzando i concetti della specializzazione intelligente; raccomanda di rafforzare il ruolo delle città e delle regioni nella piattaforma Climate ADAPT (8) e desidera approfondire la cooperazione, in particolare con l’Agenzia europea dell’ambiente, la comunità della conoscenza e dell’innovazione (CCI) Clima dell’EIT e il Centro comune di ricerca;

42.

segnala l’esigenza di migliorare le capacità di attuazione delle regioni e delle città e l’importanza di disporre di personale sufficiente, comprendente addetti qualificati. In particolare a livello comunale, occorre fornire sistematicamente la forza lavoro necessaria per il coordinamento dei numerosi settori di attività e dei settori di responsabilità associati all’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile e degli obiettivi dell’azione per il clima.

Finanziamento e norme globali

43.

esorta la Commissione ad accordare un’attenzione particolare al sistema di tariffazione delle emissioni di CO2. La trasformazione climatica richiede nuovi investimenti, in particolare nel settore privato, a fini di adattamento ai cambiamenti climatici e di mitigazione dei loro effetti. Per attrarre gli investimenti necessari, il prezzo della CO2 dovrebbe essere fissato a un livello prevedibile e adeguato. Tale sistema dovrebbe incoraggiare le imprese energetiche e non a contribuire in modo deciso e in misura importante al conseguimento degli obiettivi climatici e alla creazione di nuove soluzioni neutre in termini di emissioni di carbonio;

44.

sottolinea che è necessario un sistema più efficiente di tariffazione delle emissioni di CO2, che comprenda il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera, per rendere la CO2 un elemento trasparente del sistema economico e per promuovere la transizione verso la neutralità in termini di emissioni di carbonio; e osserva che ciò creerebbe nuove condizioni di parità per un’azione sostenibile, oltre ad essere uno strumento cruciale per rendere il sistema relativo alla CO2 trasparente a tutti i livelli e in tutti i settori;

45.

sostiene la richiesta del Parlamento europeo di stabilire un bilancio netto dei gas a effetto serra per l’UE-27 sulla base dei più recenti calcoli scientifici utilizzati dall’IPCC, che rappresenti la giusta quota dell’Unione nell’ambito delle restanti emissioni globali, in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi, e che guidi la definizione della traiettoria dell’Unione verso l’azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050;

46.

esorta l’UE ad assumere un forte ruolo guida a livello mondiale al fine di sviluppare i sistemi di fissazione del prezzo e contabilizzazione della CO2 necessari entro il 2030 e di negoziare elementi analoghi con i suoi partner commerciali mondiali;

47.

suggerisce di promuovere investimenti infrastrutturali a lungo termine in materia di adattamento che siano finanziati dall’UE; sottolinea l’importanza che tutti i livelli di governo dispongano di adeguate opportunità di finanziamento per l’adattamento ai cambiamenti climatici, e che si esaminino eventuali nuove opzioni per le strutture esistenti e si studino soluzioni nuove e innovative;

48.

raccomanda che l’UE e i governi nazionali garantiscano finanziamenti pubblici stabili e sistematici per l’adattamento ai cambiamenti climatici, ad esempio per i servizi pubblici, i servizi di emergenza e di soccorso e l’assistenza sanitaria. L’adattamento precauzionale richiede investimenti globali nelle infrastrutture e negli strumenti di salvataggio che integrino l’adattamento ai cambiamenti climatici e la mitigazione dei loro effetti nelle misure globali di sostenibilità;

49.

accoglie con favore l’annuncio delle obbligazioni verdi per finanziare l’azione per il clima; avverte che le risorse pubbliche potrebbero non essere sufficienti per far fronte a tutte le esigenze di adattamento e che il finanziamento privato degli sforzi di adattamento andrebbe incoraggiato. È importante che i criteri della tassonomia e la gestione di ciò che si considera sostenibile e non arreca pregiudizio siano concepiti in modo tale da non comportare oneri dal punto di vista amministrativo per coloro che intendono effettuare investimenti sostenibili, in particolare quando tali considerazioni vanno al di là della legislazione in vigore nell’UE e negli Stati membri;

50.

riconosce che il nuovo quadro 2021-2027 si concentrerà essenzialmente su un’Europa più intelligente attraverso l’innovazione e su un’Europa più verde e senza emissioni di carbonio; chiede che il CdR svolga un ruolo più incisivo nell’orientare l’utilizzo della combinazione di strumenti per gli investimenti regionali pubblico-privato nell’adattamento ai cambiamenti climatici e nella mitigazione dei loro effetti, incluso il sostegno a strategie gestite a livello locale e lo sviluppo delle capacità degli enti locali nella gestione dei fondi dell’UE, nazionali, regionali e locali; e fa constare la necessità che i programmi europei promuovano la creazione e la condivisione di valide soluzioni climatiche a beneficio di comuni di diverse dimensioni;

51.

sottolinea che gli enti locali e regionali conoscono meglio le esigenze e le sfide dei cittadini e sono responsabili dell’attuazione delle politiche dell’UE a livello locale e regionale. È pertanto necessario che gli Stati membri coinvolgano gli enti locali e regionali nel processo decisionale relativo alla legislazione dell’UE e a quella nazionale. Il CdR incoraggia inoltre gli Stati membri a delegare la gestione dei fondi e degli strumenti finanziari agli enti locali e regionali, sulla base del principio di sussidiarietà;

52.

sottolinea il nuovo livello di impegno della Banca europea per gli investimenti (BEI) orientato ad aumentare la quota dei finanziamenti destinati all’azione per il clima, alla sostenibilità ambientale entro il 2025 e all’elaborazione della sua tabella di marcia per il clima (9); accoglie con favore l’introduzione del sistema di valutazione dei rischi climatici (Climate Risk Assessment system — CRA) della BEI per la valutazione sistematica dei rischi fisici legati al clima;

53.

sottolinea la necessità di fondare l’elaborazione della nuova strategia di adattamento dell’UE sui principi stabiliti nel Green Deal europeo; esorta la Commissione a riconoscere le città e le regioni come partner a pieno titolo in tale quadro e a colmare più efficacemente il divario tra le strategie di adattamento locali, dal basso verso l’alto, e le strategie nazionali di adattamento.

Migliorare la coerenza e le operazioni in tutta Europa

54.

sottolinea che gli obiettivi del patto per il clima si basano sulla sussidiarietà attiva e sulla governance multilivello: il CdR è pronto a fornire il proprio sostegno politico all’attuazione di tale patto (10) e a portarlo in tutte le città e regioni d’Europa. In tale contesto, invita la Commissione a includere le azioni di adattamento tra gli interventi di questa importante iniziativa;

55.

sottolinea il potenziale del patto europeo per il clima in quanto, da un lato, uno strumento innovativo di governance che potenzia la cooperazione tra gli enti locali e regionali e le istituzioni europee e, dall’altro, un’iniziativa generale volta a stimolare la creazione di patti locali per il clima in tutta l’UE e a facilitare l’uso delle migliori pratiche, anche in materia di adattamento ai cambiamenti climatici;

56.

ribadisce l’importanza di integrare le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici nelle infrastrutture territoriali e nella pianificazione e gestione del paesaggio (11): le città e le regioni dovrebbero compiere uno sforzo significativo in tal senso;

57.

accoglie con favore la proposta relativa a un piano degli obiettivi climatici 2030 ambizioso e invita la Commissione a includervi anche misure e obiettivi di adattamento;

58.

sottolinea che diverse iniziative, quali i dialoghi con i cittadini, le valutazioni d’impatto territoriale, i dialoghi multilivello sull’energia e il clima e la rete RegHub, come pure l’iniziativa urbana europea della politica di coesione post 2020, possono sostenere sia la valutazione dell’azione di adattamento che la definizione di un’agenda strategica, coinvolgendo i soggetti direttamente colpiti dai cambiamenti climatici e dalle misure di adattamento;

59.

si compiace del lancio dell’iniziativa «ondata di ristrutturazioni», che guarda al futuro e intensifica gli sforzi dell’UE in uno dei settori più importanti per il raggiungimento dei nostri obiettivi climatici: in tale contesto invita la Commissione a sviluppare ulteriormente il ruolo delle ristrutturazioni edilizie nel promuovere gli obiettivi di adattamento e nel rendere più resiliente l’ambiente edificato;

60.

sottolinea che l’impatto dei cambiamenti climatici sui cittadini varia in funzione della vulnerabilità sociale ed economica, dell’età e del genere; nella nuova strategia dell’UE si dovrebbe pertanto tenere conto in particolare dell’aspetto sociale delle politiche di adattamento, sulla base del lavoro svolto dall’Agenzia europea dell’ambiente in questo ambito (12);

61.

sottolinea che gli Stati membri stanno attualmente elaborando diversi piani e strategie, come le strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, i piani nazionali per l’energia e il clima, le strategie nazionali a lungo termine, le strategie di sviluppo sostenibile e altre politiche settoriali, come quelle in materia di biodiversità, silvicoltura, agricoltura e assetto territoriale; sottolinea che questo rischia di creare confusione tra le città e le regioni e invita la Commissione europea a riconsiderare il quadro generale a favore di un approccio più integrato;

62.

invita la Commissione a raccomandare vivamente che gli Stati membri coinvolgano i governi subnazionali nell’elaborazione delle loro strategie di adattamento e nella promozione della definizione di strategie regionali e locali, nonché di una ripartizione regionale delle strategie nazionali. A tal fine è disposto a organizzare dei dialoghi multilivello sull’energia e sul clima.

Bruxelles, 10 dicembre 2020.

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  https://climateemergencydeclaration.org/climate-emergency-declarations-cover-15-million-citizens/.

(2)  Relazione sull’attuazione della strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici [COM(2018) 738 final].

(3)  https://www.eea.europa.eu/themes/climate-change-adaptation.

(4)  https://ec.europa.eu/futurium/en/climate-adaptation.

(5)  https://www.eumayors.eu/.

(6)  https://www.pattodeisindaci.eu/it/.

(7)  COM(2020) 299 final.

(8)  https://climate-adapt.eea.europa.eu/.

(9)  https://www.eib.org/en/about/partners/cso/consultations/item/cb-roadmap-stakeholder-engagement.htm.

(10)  Cfr. il parere CdR 1360/2020 sul tema «Il patto europeo per il clima», (GU C 440 del 18.12.2020, pag. 99) relatore: Rafał Trzaskowski (PL/PPE), disponibile all’indirizzo https://cor.europa.eu/IT/our-work/Pages/OpinionTimeline.aspx?opId=CDR-1360-2020.

(11)  https://ec.europa.eu/clima/sites/clima/files/adaptation/what/docs/swd_2013_137_en.pdf.

(12)  https://www.eea.europa.eu/publications/unequal-exposure-and-unequal-impacts.


2.2.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 37/40


Parere del Comitato europeo delle regioni — Impatto dei cambiamenti climatici sulle regioni/valutazione del Green Deal europeo

(2021/C 37/07)

Relatore:

Andries GRYFFROY (BE/AE), membro del Parlamento fiammingo

Testo di riferimento:

Consultazione da parte della presidenza [articolo 41, lettera b), punto i), del RI]

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Progettare l’attuazione del Green Deal a tutti i livelli come strumento chiave per una ripresa verde verso un’Europa climaticamente neutra

1.

rileva che, secondo le stime del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (PNUS), oltre il 70 % delle misure di mitigazione dei cambiamenti climatici e fino al 90 % delle misure di adattamento agli stessi sono adottate dagli enti locali e regionali, e ricorda che questi ultimi attuano il 70 % di tutta la legislazione dell’UE oltre a essere responsabili di un terzo della spesa pubblica e di due terzi degli investimenti pubblici. Di conseguenza, l’obiettivo di conseguire la neutralità climatica entro il 2050, come pure quello di aumentare la resilienza dei territori, deve essere perseguito in collaborazione con gli enti locali e regionali e con il loro sostegno;

2.

sottolinea come il Green Deal sia uno strumento fondamentale per permettere all’UE di conseguire gli obiettivi dell’accordo di Parigi, attuare pienamente l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) e offrire un contributo ambizioso al quadro globale per la biodiversità post-2020 (1); mette in risalto l’importanza di adottare obiettivi rinnovati per il 2030 per mantenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 oC rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per mantenere tale aumento ad un livello ancora più basso, pari a 1,5 oC, come stabilito nell’accordo di Parigi; sottolinea che gli obiettivi da raggiungere dovrebbero tenere conto della prerogativa di ciascuno Stato membro di determinare il proprio mix energetico nel rispetto delle sue specificità e del suo contesto e in linea con il principio della neutralità tecnologica; ricorda che i cambiamenti climatici interessano tutte le regioni europee e che le loro vaste conseguenze sulla salute, sull’ambiente e sulle economie, che possono variare tra loro, richiedono un’azione urgente e uno sforzo trasformativo affinché le sfide poste si convertano in opportunità;

3.

sottolinea che il Green Deal offre opportunità preziose per promuovere soluzioni sostenibili, efficienti sotto il profilo delle risorse e innovative per lo sviluppo sostenibile a livello locale e regionale. Esso può inoltre contribuire a garantire un’economia più sostenibile, più competitiva e più resiliente in Europa e offrire una fonte di ispirazione, una leadership e un modello globale per conseguire la neutralità climatica e la ripresa verde;

4.

ritiene che, al fine di garantire un’attuazione efficace del Green Deal, gli sforzi da compiere debbano essere determinati secondo un approccio dal basso verso l’alto ed essere equamente condivisi tra i territori dell’UE nel rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità, consentendo nel contempo la flessibilità necessaria per garantirne l’efficacia in termini di costi;

5.

rileva che la crisi della COVID-19 ha dimostrato la vulnerabilità delle nostre società e la necessità di rafforzarne la resilienza agli shock economici, sociali e ambientali; riafferma il ruolo centrale del nuovo strumento dell’UE per la ripresa nel sostenere il rilancio aprendo nel contempo la strada a una transizione più verde e giusta e a un futuro più sostenibile;

6.

chiede il riconoscimento della governance multilivello per collegare efficacemente gli obiettivi del Green Deal a una ripresa verde per l’Europa; sottolinea come l’ampio spettro di temi abbracciato dal Green Deal offre un terreno fertile per l’integrazione dei piani nuovi ed esistenti in tutti i settori, al fine di elaborare e promuovere misure in grado di valorizzare le esigenze e il valore aggiunto del contesto locale e di integrare le iniziative nazionali, in linea con il principio di sussidiarietà;

7.

ricorda che i piani nazionali per la ripresa e la resilienza rappresentano un’opportunità preziosa per far fruttare la governance multilivello. Queste azioni devono essere sostenute da quadri normativi e risorse adeguati, coinvolgendo pienamente gli enti locali e regionali nella definizione e nell’attuazione dei piani e garantendo loro l’accesso diretto ai fondi dell’UE;

8.

ricorda l’analisi dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) che dimostra come l’attuazione non ottimale della legislazione ambientale dell’UE sia il più delle volte il risultato di un coordinamento inefficiente tra enti locali e regionali e autorità nazionali, aggravato dalla mancanza di capacità amministrativa e da finanziamenti insufficienti, dalla scarsità di conoscenze e di dati, da meccanismi insufficienti per l’assicurazione della conformità e dalla mancata integrazione delle politiche; chiede pertanto un rafforzamento sistematico dell’integrazione verticale per affrontare le carenze in materia di ambizione, allineare le tempistiche di attuazione e le priorità per gli investimenti, limitare la duplicazione delle misure e i processi contraddittori o scollegati, nonché colmare le lacune nelle politiche e nella legislazione esistenti (2);

9.

sottolinea che, sebbene nel regolamento sulla governance dell’Unione dell’energia sia fortemente incoraggiato un dialogo continuo tra gli Stati membri e gli enti locali e regionali, esperienze come i piani nazionali per l’energia e il clima (PNEC) hanno dimostrato che un processo strutturato di dialogo e consultazione a tutti i livelli di governo può essere difficile da ottenere (3); ritiene che tale dialogo multilivello sul clima e sull’energia dovrebbe essere ulteriormente promosso ed esteso a tutti gli ambiti di intervento del Green Deal al fine di garantire il livello di coerenza necessario per mobilitare in modo adeguato risorse, impegni e piani; seguendo l’esempio dei dialoghi multilivello sul clima e sull’energia del CdR, ribadisce la propria disponibilità a istituire una piattaforma multilivello permanente per un dialogo multilivello sul Green Deal; sottolinea la necessità di prevedere un approccio dal basso verso l’alto e consultazioni obbligatorie con gli enti locali e regionali nell’elaborazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza, al fine di garantire l’integrazione coordinata ed efficace delle politiche del Green Deal (4); invita la Commissione europea a prendere spunto dall’esperienza di attuazione acquisita anche attraverso la rete di hub regionali del CdR;

10.

segnala che il contributo strategico fornito dagli enti locali e regionali è fondamentale per garantire l’integrazione del principio del «non nuocere» per rendere il Green Deal un motore per la creazione di occupazione sostenibile e giusto in linea con le esigenze locali e regionali; accoglie positivamente il progetto della nuova Carta di Lipsia, che mette in risalto il potere di trasformazione degli enti locali e regionali sollecitando l’adozione di processi di pianificazione urbana integrata, coordinati attraverso approcci integrati, basati sul territorio, multilivello e partecipativi, come gli investimenti territoriali integrati; invita la Commissione europea a mostrare un maggiore impegno a favore dell’agenda urbana per l’UE e a integrarla nel Green Deal e nelle iniziative digitali (5);

11.

sottolinea che gli enti locali e regionali sono nella posizione migliore per coinvolgere le loro comunità, attrarre gli investitori privati e attuare azioni ambiziose e tempestive, agendo non solo in qualità di amministratori, ma anche di prestatori di servizi. Tali enti possono adottare Green Deal locali olistici tenendo conto delle diverse situazioni economiche, sociali, geografiche e ambientali locali;

12.

invita la Commissione europea e gli Stati membri a consentire agli enti locali e regionali di agire in qualità di partner chiave nel percorso dell’UE verso la neutralità climatica, sostenendo l’impegno locale e regionale a sviluppare i Green Deal locali, come quelli annunciati nel messaggio di Mannheim, e di attuare contratti per il clima basati sul territorio e patti per il clima (6) concepiti in cooperazione con i cittadini e le principali parti interessate, compresi i settori delle imprese, dell’industria, della ricerca e dell’innovazione;

13.

propone di collaborare con la Commissione europea per lanciare un quadro di valutazione regionale europeo che includa indicatori chiari, mirati, di facile impiego per misurare e monitorare l’impatto del Green Deal al livello delle regioni (NUTS 2), in coordinamento con il sistema di monitoraggio previsto nell’8o programma d’azione per l’ambiente. Poiché le regioni dell’UE hanno punti di partenza e traiettorie di sviluppo molto diversi, il quadro di valutazione consentirebbe di dimostrare i progressi compiuti nell’attuazione del Green Deal, individuare eventuali ostacoli, proporre soluzioni per i territori in ritardo di sviluppo e condividere le migliori pratiche di quelli all’avanguardia. Il Centro comune di ricerca potrebbe fornire alla Commissione europea e al Comitato europeo delle regioni il sostegno metodologico per la messa a punto di tale quadro di valutazione in linea con le agenzie e le istituzioni pertinenti, come l’Agenzia europea dell’ambiente;

14.

accoglie con favore la proposta della Commissione di istituire il patto europeo per il clima, volto a coinvolgere i cittadini e le loro comunità nell’elaborazione di azioni concrete sul campo in materia di clima e ambiente; ribadisce che gli enti locali e regionali sono pronti a lavorare in partenariato con le istituzioni dell’UE, gli Stati membri e tutte le pertinenti parti interessate nel quadro del patto per il clima al fine di perseguire congiuntamente gli obiettivi della neutralità climatica e l’attuazione degli OSS delle Nazioni Unite (7); osserva che agli strumenti di finanziamento si dovrebbero collegare attività di sviluppo delle capacità, al fine di garantire che i piani e le azioni elaborati dalle città e dalle regioni possano essere attuati;

Offrire soluzioni globali attuando il Green Deal a livello locale e regionale

15.

sottolinea che il Green Deal riuscirà a creare un’Europa più forte, più sostenibile e inclusiva solo se garantirà l’integrazione orizzontale e verticale a tutti i livelli di governo e se i cittadini svolgeranno un ruolo attivo nella transizione energetica; invita la Commissione e gli Stati membri a riconoscere il ruolo degli enti locali e regionali quali loro alleati più vicini in questo processo, non solo come partner di attuazione, ma anche attraverso l’iter di definizione dei nostri quadri normativi, fiscali e finanziari a tutti i livelli, conformemente a un (vero) sistema di governance multilivello;

16.

segnala che gli enti locali e regionali si trovano nella posizione privilegiata di lavorare a diretto contatto con i cittadini e di poter favorire un cambiamento dei loro comportamenti in direzione di abitudini di consumo più sostenibili, il che consente loro di trovare soluzioni praticabili e di fungere da laboratori viventi per nuove idee e conoscenze (8), e di promuovere l’adozione di obiettivi ambiziosi ma realistici, integrandoli nelle misure, nei servizi e nelle priorità della comunità che rappresentano; mette in risalto la responsabilità degli enti locali e regionali nell’attuazione dell’azione per il clima e la necessità di rafforzare la comunicazione e l’educazione in materia di clima quali strumenti necessari affinché i cittadini possano diventare attori consapevoli e responsabilizzati in tali sforzi; sottolinea che l’aumento dell’obiettivo per il 2030 non dovrebbe diventare un deterrente, bensì essere il facilitatore di un’azione incisiva per il clima;

17.

in preparazione della COP26, invita la Commissione a mettere in risalto il ruolo esplicito e l’apporto dei contributi stabiliti a livello regionale e locale all’interno dei contributi stabiliti a livello nazionale (NDC) dell’UE riveduti nel quadro dell’accordo di Parigi e, più in generale, a promuovere attivamente il riconoscimento continuo e la partecipazione diretta dei governi subnazionali nell’attuazione dell’accordo di Parigi e nei processi dell’UNFCCC;

18.

rileva che gli enti locali e regionali sono fondamentali per migliorare la conformità agli OSS, in particolare agli obiettivi 11 e 17; ricorda che la relazione del 2019 sullo sviluppo sostenibile in Europa (9) ha individuato nel clima, nella biodiversità, nell’economia circolare e nella convergenza del tenore di vita tra paesi e regioni le maggiori sfide poste all’UE nel conseguimento degli OSS; raccomanda vivamente di garantire un quadro armonizzato e, nell’attuazione degli OSS, invita l’UE ad intraprendere i passi necessari per dare prova di leadership a livello sia europeo che globale;

19.

insiste sull’importanza di un impegno costante degli enti locali e regionali in ogni fase del processo di pianificazione della ripresa e della resilienza: determinazione delle priorità, elaborazione dei piani, assegnazione delle risorse e definizione degli investimenti; invita le istituzioni europee a basarsi costantemente sul sostegno e sulle conoscenze del Comitato delle regioni e del gruppo di lavoro Green Deal a livello locale del CdR per promuovere l’attuazione del Green Deal e una ripresa efficace;

Collegare e cercare sinergie per accelerare l’attuazione attraverso approcci sistematici

20.

esorta la Commissione ad accordare un’attenzione particolare al sistema di tariffazione delle emissioni di CO2. La trasformazione climatica richiede nuovi investimenti, in particolare nel settore privato, a fini di adattamento ai cambiamenti climatici e di mitigazione dei loro effetti. Per attrarre gli investimenti necessari, il prezzo della CO2 dovrebbe essere fissato a un livello prevedibile e adeguato. Tale sistema dovrebbe incoraggiare le imprese energetiche e non a contribuire in modo deciso e in misura importante al conseguimento degli obiettivi climatici e alla creazione di nuove soluzioni neutre in termini di emissioni di carbonio; sottolinea che è necessario un sistema più efficiente di tariffazione delle emissioni di CO2, che comprenda il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, per rendere la CO2 un elemento trasparente del sistema economico e per promuovere la transizione verso la neutralità in termini di emissioni di carbonio; tale sistema dovrebbe essere concepito in modo da incoraggiare le imprese energetiche e non a creare nuove soluzioni neutre in termini di emissioni di carbonio. Ciò creerebbe nuove condizioni di parità per le azioni sostenibili, e costituisce uno strumento fondamentale per fare delle emissioni di CO2 un elemento trasparente della transizione a tutti i livelli e in tutti i settori; esorta l’UE ad assumere un forte ruolo guida a livello mondiale al fine di sviluppare i sistemi di fissazione del prezzo e contabilizzazione della CO2 necessari entro il 2030 e di negoziare elementi analoghi con i suoi partner commerciali mondiali;

21.

sostiene la richiesta del Parlamento europeo di stabilire un bilancio netto dei gas a effetto serra per l’UE-27 sulla base dei più recenti calcoli scientifici utilizzati dall’IPCC, che rappresenti la giusta quota dell’Unione nell’ambito delle restanti emissioni globali, in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi, e che guidi la definizione della traiettoria dell’Unione verso l’azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050;

22.

ritiene che gli enti locali e regionali siano in prima linea nella ripresa a livello locale verde; sottolinea che detti enti stanno già integrando gli OSS nei loro piani locali e nelle loro strategie regionali (10), che possono fungere da punto di partenza essenziale per un’attuazione efficiente sotto il profilo dei costi dei Green Deal a livello locale e a livello regionale che colleghi molteplici piani e strategie settoriali e sviluppi indicatori adeguati per il monitoraggio e la valutazione dell’impatto;

23.

sottolinea la necessità di razionalizzare e collegare le numerose iniziative esistenti finanziate dall’UE, destinate al livello locale e che contribuiscono all’attuazione degli OSS e dell’accordo di Parigi concentrandosi su uno o più settori (quali il Patto dei sindaci, il Green City Accord, la rete delle Capitali verdi europee, il partenariato europeo per l’innovazione Città e comunità intelligenti, le 100 città neutrali per il clima e la sfida città intelligenti, nonché altre iniziative non direttamente finanziate dall’UE, come la «Under2 Coalition»); invita poi la Commissione a contribuire alla definizione di un quadro generale chiaro degli ambiti di applicazione e delle caratteristiche delle iniziative finanziate dall’UE attualmente esistenti connesse al Green Deal e destinate agli enti locali e regionali, al fine di guidarli meglio nel loro impegno;

24.

ritiene che l’attuazione del Green Deal richiederà soluzioni flessibili e innovative e nuovi modelli imprenditoriali per trasformare le infrastrutture e gli ecosistemi locali e regionali di servizi in vista di una società post-carbonio, comprese la tecnologia digitale intelligente e le infrastrutture verdi e blu, per migliorare la qualità dei nostri spazi pubblici, sostenere l’adattamento ai cambiamenti climatici, rafforzare la biodiversità e sostenere la salute e la qualità della vita dei cittadini; accoglie con favore le priorità individuate, ma sottolinea la necessità di rafforzare le interconnessioni tra di esse, migliorare la diversificazione produttiva e l’efficienza in termini di costi e dare priorità a quelle che presentano maggiori potenzialità di creazione di posti di lavoro affinché il Green Deal stimoli la ripresa, tra le quali figurano:

un’ondata di ristrutturazioni per gli edifici, pubblici e privati, nonché la decarbonizzazione del riscaldamento e del raffreddamento;

mobilità e trasporti puliti;

l’economia circolare e un sistema agroalimentare sostenibile;

la biodiversità e la gestione degli ecosistemi;

soluzioni basate sulla natura e l’inverdimento urbano;

gli obiettivi dell’UE per l’azzeramento dell’inquinamento;

la digitalizzazione;

le politiche sanitarie e ambientali;

una politica di resilienza che integri le politiche di coesione, sviluppo rurale, salute e ambiente;

la promozione del recepimento tempestivo e coerente del pacchetto Energia pulita, nonché una rapida adozione della legge europea su clima per adeguare le disposizioni dell’UE in materia di clima ed energia al nuovo obiettivo per il 2030, reso più ambizioso in vista del conseguimento della neutralità climatica nel 2050;

la transizione verso un’economia blu sostenibile;

una transizione energetica sostenibile e giusta che promuova la proprietà diretta e l’accesso dei cittadini a un’energia sicura e a prezzi accessibili per tutti;

25.

segnala che il Green Deal offre l’opportunità di adottare un approccio più sistematico per accelerare l’integrazione del sistema energetico, l’accoppiamento settoriale e l’attuazione dell’integrazione settoriale e della specializzazione intelligenti, rafforzando nel contempo la sicurezza energetica, proteggendo la salute e l’ambiente e promuovendo la crescita, l’innovazione e la leadership industriale globale; sottolinea in tal senso che l’attuazione della transizione energetica richiederà un approccio globale, che affronti le questioni energetiche insieme a quelle sociali, industriali, territoriali, ambientali e culturali, e che tenga conto della specificità di ciascuna regione, in particolare di quelle più vulnerabili come le regioni ad alta intensità di carbone e carbonio, le isole e le regioni ultraperiferiche;

26.

ricorda che occorre prestare particolare attenzione alle regioni con sistemi energetici isolati, con un elevato potenziale di risorse rinnovabili e per le quali non sono ancora disponibili soluzioni tecnologiche innovative che consentano l’interconnessione;

27.

ribadisce che, sebbene l’innovazione abbia un ruolo fondamentale nello sviluppo di un’UE più sostenibile e resiliente, sul mercato è già disponibile un’ampia gamma di soluzioni tecniche per un’Europa efficiente in termini di costi e climaticamente neutra che dovrebbero essere utilizzate; ad esempio, studi dimostrano che, con le tecnologie attuali, in un sistema energetico interconnesso le emissioni di CO2 possono essere ridotte fino all’86 % (11); chiede che siano proseguite le attività di ricerca e sviluppo in questo settore; sottolinea che il patto per il clima dovrebbe consentire agli enti locali e regionali di accedere facilmente a queste soluzioni e buone pratiche, al fine di promuovere l’apprendimento tra pari e la cooperazione in tutta l’UE;

28.

sottolinea che gli enti locali e regionali devono affrontare diversi ostacoli legati alla mancanza di risorse finanziarie e umane, nonché alle politiche, ai regolamenti e alle strutture organizzative esistenti. Quadri normativi coerenti, stabili e prevedibili, la semplificazione dei meccanismi relativi alla preparazione dei progetti, lo sviluppo di capacità e l’assistenza tecnica su misura aiuterebbero i suddetti enti a ottenere investimenti per progetti ambiziosi e a sviluppare progetti finanziabili;

Accelerare la ripresa verde dell’Europa attribuendo mandati e finanziamenti adeguati per attuare il Green Deal sul terreno

29.

ritiene che la ripresa post-COVID-19 costituisca una sfida che deve essere affrontata con una strategia sistematica tesa a investire, sostenere e promuovere un percorso più sostenibile per l’Europa, e in particolare con un’azione coraggiosa degli enti locali e regionali volta a mitigare gli effetti socioeconomici negativi della crisi; è convinto che lo strumento per la ripresa Next Generation EU (12), e in particolare l’assegnazione del 37 % del suo bilancio di 750 miliardi di EUR al conseguimento degli obiettivi del Green Deal, e l’obiettivo più ambizioso del QFP per l’azione in materia di clima, metteranno l’UE sulla buona strada per conseguire i suoi obiettivi in materia di clima;

30.

accoglie con favore la possibilità che il Fondo per una transizione giusta sostenga la riqualificazione dei lavoratori ampliando l’offerta di istruzione e di istruzione e formazione professionale (IFP), contribuendo a creare nuove opportunità economiche, promuovendo nel contempo l’equità sociale e la resilienza, in particolare nelle regioni vulnerabili, ivi comprese quelle che presentano una struttura produttiva scarsamente diversificata; sottolinea l’importanza di promuovere competenze dei lavoratori rilevanti ai fini del Green Deal nel quadro dell’agenda per le competenze per l’Europa per la competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza, utilizzando il patto dell’UE per le competenze e i partenariati europei per le competenze e rafforzando l’educazione e la sensibilizzazione del pubblico per promuovere un cambiamento dei comportamenti in direzione di abitudini più sostenibili che riducano gli impatti ambientali;

31.

chiede che i finanziamenti siano abbinati alla politica di coesione 2021-2027 per rafforzare i programmi operativi e rendere più ecologiche tali economie; sottolinea l’importanza del FESR e del nuovo strumento per la ripresa al fine di promuovere la mobilità sostenibile, la produzione di energia da fonti rinnovabili e le fonti di energia alternative;

32.

invita le istituzioni dell’UE ad applicare i principi del partenariato e della governance multilivello, una forte dimensione locale e regionale e l’introduzione di una partecipazione obbligatoria degli enti locali e regionali allo sviluppo dei piani di ripresa e resilienza (13), agevolando contemporaneamente un processo improntato all’integrazione, all’accessibilità e alla trasparenza a tutti i livelli;

33.

invita le istituzioni e gli Stati membri a introdurre quadri fiscali migliori e a porre fine con urgenza alle sovvenzioni ai combustibili fossili allo scopo di creare condizioni di parità per le energie rinnovabili, incoraggiare un cambiamento comportamentale e generare le risorse per sostenere una transizione giusta; sottolinea l’importanza di garantire una transizione sostenibile, in grado di promuovere la coesione sociale ed economica;

34.

ritiene che gli enti locali e regionali, pur disponendo di una capacità limitata di generare entrate per il proprio bilancio attraverso imposte e tasse locali, siano responsabili del 65 % degli investimenti pubblici connessi al clima e all’ambiente; al tempo stesso, essi continueranno a subire nei prossimi anni un forte impatto sulla loro situazione finanziaria e sul loro funzionamento a seguito della crisi della COVID-19. Chiede pertanto un accesso diretto ai finanziamenti a livello europeo e programmi coordinati a tutti i livelli di governo e, in particolare, piani di investimento a sostegno del Green Deal e piani per la resilienza e la ripresa;

35.

rilancia il suo invito a ridurre la burocrazia e a semplificare i meccanismi relativi alla preparazione dei progetti e alla partecipazione ad iniziative sullo sviluppo di capacità negli enti locali e regionali e accoglie con favore l’impegno della Commissione a migliorare gli orientamenti normativi per affrontare le questioni relative alla sostenibilità e all’innovazione;

36.

riconosce che il ricorso al «bilancio verde» (14) è uno strumento efficace dell’elaborazione delle politiche di bilancio per contribuire a valutare e promuovere miglioramenti nell’allineamento delle spese nazionali e subnazionali (15), dei processi di riscossione e dell’assegnazione delle risorse agli obiettivi connessi all’ambiente e allo sviluppo sostenibile;

37.

sottolinea l’importanza di coinvolgere gli enti locali e regionali nella definizione della tassonomia dell’UE per individuare meglio gli investimenti rispettosi del clima e compatibili con la sostenibilità; i criteri e la gestione della tassonomia dovrebbero accrescere la sostenibilità degli investimenti senza aumentare gli oneri amministrativi e scoraggiare gli investimenti stessi. Gli enti locali e regionali incontrano ancora notevoli ostacoli nell’acquisizione delle competenze necessarie per lo sviluppo di progetti finanziabili e nell’accesso agli investimenti di medie e grandi dimensioni (16);

38.

accoglie con favore il graduale aumento dei finanziamenti destinati all’azione per il clima e alla sostenibilità ambientale da parte della Banca europea per gli investimenti (BEI) in quanto «banca per il clima» dell’UE; ribadisce la richiesta di proseguire l’attuazione di un’assistenza tecnica su misura per aiutare gli enti locali e regionali; invita la BEI e la Commissione europea a rafforzare l’accesso degli enti locali e regionali ai programmi e al sostegno allo sviluppo di progetti finanziabili, compresi quelli su scala ridotta, accorpando questi ultimi al fine di ottenere le necessarie economie di scala;

39.

mette in risalto la necessità di rafforzare la capacità degli enti locali e regionali di attrarre e mobilitare finanziamenti privati attraverso strumenti quali le obbligazioni verdi, i fondi azionari e i meccanismi per mettere in comune i finanziamenti tesi a stimolare la ripresa verde; accoglie con favore la missione dello strumento European City Facility di creare una riserva consistente di progetti di investimento nel settore dell’energia sostenibile e di sviluppare la capacità degli enti locali e regionali di accedere a strumenti quali i fondi strutturali e di investimento europei e l’assistenza allo sviluppo dei progetti Orizzonte 2020; incoraggia l’espansione e la riproduzione di iniziative di «sportello unico» in grado di fornire valutazioni tecniche, sostegno alle procedure di appalto e informazioni sulle opzioni di finanziamento per gli enti locali e regionali; incoraggia i partenariati pubblico-privati e l’ulteriore combinazione tra i fondi SIE e altri programmi, come Orizzonte Europa;

40.

sottolinea la necessità di indirizzare il sostegno finanziario verso la ricerca e l’innovazione, in risposta alle esigenze locali individuate, e accoglie con favore il recente bando «Green Deal europeo» nell’ambito di Orizzonte 2020, teso a fornire sostegno alle città e alle regioni; sottolinea la necessità di innovazione e tecnologia che forniscano le informazioni necessarie e pertinenti per migliorare la pianificazione, il processo decisionale e la gestione; mette in rilievo l’importanza delle pratiche in materia di appalti pubblici verdi nell’integrazione dell’innovazione, delle tecnologie e dei servizi sostenibili;

Valutazione dell’impatto e monitoraggio dei risultati per rafforzare l’azione futura a tutti i livelli

41.

sottolinea la necessità di stabilire una serie di indicatori per valutare e monitorare i progressi del Green Deal in termini di legislazione, politiche e finanziamenti a livello regionale, metropolitano e locale; propone di sviluppare un quadro di valutazione regionale europeo che includa indicatori chiari, mirati, di facile impiego per misurare e monitorare l’impatto del Green Deal, quale strumento per la ripresa e la resilienza, definire chiaramente indicatori socioeconomici e ambientali per misurare gli impatti dei numerosi accordi verdi locali emergenti, fornire una panoramica delle politiche e delle misure complementari, tracciare l’accesso ai flussi di finanziamento e ai flussi finanziari a livello regionale e subnazionale e contribuire a rivalutare, prendere decisioni informate e valutare l’impatto delle misure adottate per conseguire gli obiettivi della ripresa verde, della neutralità climatica e dello sviluppo socioeconomico;

42.

sottolinea che un monitoraggio efficace e significativo dei progressi attraverso un quadro di valutazione regionale europeo dipende da mandati adeguati e da un contributo continuo e coerente degli enti locali e regionali allo sviluppo, all’introduzione e all’attuazione di tali piani, consentendo un approccio realmente efficiente sotto il profilo dei costi per azioni complementari a tutti i livelli; sottolinea che gli enti locali e regionali devono ancora affrontare sfide sostanziali in materia di raccolta dei dati, tra cui quadri normativi incoerenti e la mancanza di mandati, capacità e risorse; ritiene pertanto essenziale allineare, collegare e razionalizzare i quadri di monitoraggio e gli indicatori delle iniziative esistenti per evitare i doppioni e beneficiare delle metodologie e degli approcci già seguiti;

43.

chiede una base di riferimento coerente per il monitoraggio degli impatti delle azioni e delle misure, fondata su dati scientifici affidabili e orientata a monitorare i progressi compiuti nell’attuazione degli OSS e dell’accordo di Parigi; sottolinea come le norme internazionali come la TC 268 nelle città e comunità sostenibili e i dati raccolti grazie alle tecnologie spaziali possano contribuire a monitorare le prestazioni e ispirare tale quadro di valutazione regionale;

44.

segnala che il quadro di valutazione regionale europeo fungerà da strumento di conoscenza e contribuirà a rappresentare la diversità delle esigenze e dei contesti per gli enti locali e regionali in tutta Europa, sostenendo l’individuazione e la riproduzione delle migliori pratiche secondo criteri comuni e trasparenti, comprese azioni pilota pronte al finanziamento a livello locale e subnazionale;

45.

rileva che il quadro di valutazione regionale europeo dovrebbe altresì sostenere il monitoraggio dei piani di ripresa nelle zone vulnerabili quali le regioni montane, insulari e ultraperiferiche, nonché nelle regioni meno sviluppate o con una più bassa diversificazione produttiva; rilancia l’invito a istituire un Osservatorio europeo sulla neutralità climatica per contribuire all’adempimento degli obblighi nazionali in materia di comunicazione nell’ambito della governance dell’Unione dell’energia e contribuire alla mappatura e al monitoraggio di tali vulnerabilità, unitamente a un aggiornamento delle competenze nell’ambito dell’«EU Skills Panorama». L’obiettivo è quello di allineare l’introduzione di politiche sostenibili alla crescita delle competenze per posti di lavoro di qualità adeguati alle esigenze future nelle regioni più vulnerabili e in quelle meno sviluppate o meno diversificate dal punto di vista della struttura produttiva di facilitare un efficace scambio delle migliori pratiche, anche sulla base degli indicatori compositi esistenti e di qualsiasi altro indicatore che possa essere individuato (17).

Bruxelles, 10 dicembre 2020.

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  Città e regioni improntate alla biodiversità oltre il 2020 alla COP 15 della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica e nella prossima strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030 (COR-2020-00539) (GU C 440 del 18.12.2020, pag. 20).

(2)  Verso un 8o Programma d’azione in materia di ambiente (COR 2018-01672) (GU C 168 del 16.5.2019, pag. 27).

(3)  Valutazione a livello dell'Unione dei piani nazionali per l'energia e il clima.

(4)  Attuare il pacchetto Energia pulita: i piani nazionali per l’energia e il clima come strumento per un approccio di governance locale e territoriale in materia di clima e di energia attiva e passiva (COR-2019-00618) (GU C 39 del 5.2.2020, pag. 33).

(5)  Il rinnovo della Carta di Lipsia sulle città europee sostenibili (COR-2019-04829) (GU C 440 del 18.12.2020, pag. 119).

(6)  Il patto europeo per il clima (COR-2020-01360) (GU C 440 del 18.12.2020, pag. 99).

(7)  Il patto europeo per il clima (COR-2020-01360) (GU C 440 del 18.12.2020, pag. 99).

(8)  Verso un 8o Programma d’azione in materia di ambiente (COR 2018-01672) (GU C 168 del 16.5.2019, pag. 27).

(9)  https://www.sustainabledevelopment.report/

(10)  Tra gli esempi di tali strategie figurano Malmö, Mannheim e la regione Vallonia.

(11)  Heat Roadmap Europe 2050 scenario compared to 1990 («Heat Roadmap Europe — Scenario per il 2050 rispetto al 1990»), Quantifying the Impact of Low-carbon Heating and Cooling Roadmaps («Quantificare l’impatto delle tabelle di marcia sul riscaldamento e raffreddamento a basse emissioni»).

(12)  https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/ip_20_940

(13)  Piano di ripresa per l’Europa a fronte della pandemia di COVID-19: dispositivo per la ripresa e la resilienza e strumento di sostegno tecnico (COR-2020-03381) (GU C 440 del 18.12.2020, pag. 160).

(14)  http://www.oecd.org/environment/green-budgeting/OECD-Green-Budgeting-Framework-Highlights.pdf

(15)  EcoBudget

(16)  Attuare l’accordo di Parigi attraverso una transizione energetica innovativa e sostenibile a livello regionale e locale (COR-2019-00617) (GU C 39 del 5.2.2020, pag. 72).

(17)  Un pianeta pulito per tutti — Visione strategica europea a lungo termine per un’economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra (COR-2018-05736) (GU C 404 del 29.11.2019, pag. 58).


2.2.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 37/47


Parere del Comitato europeo delle regioni sul tema «Rafforzare la governance locale e la democrazia rappresentativa attraverso i nuovi strumenti tecnologici digitali»

(2021/C 37/08)

Relatore:

Rait PIHELGAS (EE/Renew Europe), presidente del consiglio comunale di Järva

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

prende atto che i governi e le autorità pubbliche a tutti i livelli devono far fronte a sfide sempre più complesse e senza precedenti, che vanno dalla globalizzazione, dallo sviluppo economico, dall’impatto delle tecnologie, passando per i cambiamenti climatici e demografici, alla sicurezza, alla disinformazione, alle questioni sanitarie e alla radicalizzazione;

2.

accoglie con favore il fatto che la Commissione abbia indicato tra le sue priorità politiche la creazione di «un’Europa pronta per l’era digitale» e l’appello della presidente von der Leyen per una transizione verso un nuovo mondo digitale fondato sui punti di forza e i valori dell’Europa; sostiene la priorità politica «Un nuovo slancio per la democrazia europea» e l’impegno della presidente della Commissione ad adoperarsi per più partecipazione democratica e maggiore trasparenza nel processo decisionale dell’UE;

3.

accoglie con favore l’impegno della Commissione europea a sostenere le transizioni verde e digitale, rispecchiato nella sua nuova proposta per il quadro finanziario pluriennale 2021-2027, e dalla dotazione di 8,2 miliardi di euro per il programma Europa digitale (1);

4.

sostiene la proposta formulata dal Parlamento europeo nella sua posizione sulla Conferenza sul futuro dell’Europa, adottata il 15 gennaio 2020, di inserire la «trasformazione digitale» tra le priorità politiche della Conferenza; concorda con la posizione del Parlamento secondo cui la partecipazione dei cittadini al processo e alle consultazioni della Conferenza dovrebbe essere organizzata «avvalendosi delle piattaforme più efficienti, innovative e appropriate, tra cui strumenti online, onde garantire che ogni cittadino possa esprimersi durante i lavori della Conferenza»; sottolinea che la Conferenza dovrebbe costituire un banco di prova per sviluppare una forma di dialogo strutturato e permanente con i cittadini sulle questioni relative all’UE, che dovrà fare affidamento in misura sostanziale su mezzi digitali e processi innovativi, anche alla luce delle restrizioni imposte dalla pandemia di COVID-19;

5.

ribadisce le pertinenti posizioni espresse in questo contesto nei suoi precedenti pareri:

parere sul tema «Promuovere l’innovazione nel settore pubblico mediante soluzioni digitali: la prospettiva locale e regionale», adottato nella sessione plenaria del Comitato europeo delle regioni (CdR) del 30 novembre 2017 (2). Il CdR ritiene che la digitalizzazione dell’amministrazione sia un mezzo per fornire servizi di migliore qualità ai cittadini e afferma il ruolo chiave che devono svolgere gli enti locali e regionali nella modernizzazione del settore pubblico. Esorta il settore pubblico a impegnarsi a favore di un’innovazione incentrata sulle esigenze degli utenti e a offrire un accesso senza discriminazioni ai servizi digitali a tutte le persone e a tutte le imprese, sottolineando inoltre la necessità della cooperazione e dello scambio di buone pratiche innovative tra le amministrazioni e attraverso le frontiere;

parere sul tema «Piano d’azione per l’eGovernment 2016-2020», adottato nella sessione plenaria del CdR dell’11 ottobre 2016 (3). Il CdR approva il principio del «digitale» come opzione predefinita per la fornitura di servizi pubblici da parte delle pubbliche amministrazioni e sottolinea la necessità di un impegno di lungo periodo per aumentare l’inclusione digitale in modo da consentire a un maggior numero di persone di accedere alle infrastrutture e di acquisire le competenze necessarie a sfruttare le opportunità offerte dalla digitalizzazione. Il CdR concorda sul fatto che un’amministrazione trasparente che assicuri una gestione aperta e sicura di dati e servizi sia importante per migliorare la trasparenza e l’efficacia. Sottolinea al contempo che taluni tipi di informazioni e di dati personali necessitano di un elevato livello di protezione. Inoltre, il CdR sostiene il principio dell’offerta transfrontaliera di servizi pubblici digitali da parte delle pubbliche amministrazioni come opzione predefinita e sottolinea che gli enti locali e regionali nelle regioni transfrontaliere possono svolgere un ruolo cruciale nell’individuazione e nello sviluppo di servizi transfrontalieri pertinenti, efficaci e senza soluzione di continuità;

parere sul tema «Una nuova agenda per le competenze per l’Europa», adottato nella sessione plenaria del CdR del 7 dicembre 2016 (4). Il CdR invita a investire nelle competenze digitali e nella formazione e ritiene che la digitalizzazione sia un’opportunità per far fronte ad alcune delle sfide che si prospettano nel campo dell’istruzione;

6.

sottolinea che ciò che deve motivare la trasformazione digitale non deve essere la tecnologia, ma il fatto che i cambiamenti devono basarsi sulle esigenze e sulle aspettative dei cittadini, in relazione alle quali è necessario sviluppare le risposte più trasparenti, inclusive, facili da usare, sicure ed economiche. Questo significa che le nuove sfide richiedono cambiamenti anche a livello locale e regionale, la cui attuazione dipende non da ultimo dalla capacità dei responsabili di riconoscere tali bisogni e dalla volontà di realizzare i cambiamenti più opportuni. In una democrazia moderna non basta che l’esercizio della democrazia rappresentativa avvenga periodicamente: il coinvolgimento dei membri della comunità, dei gruppi di interesse e delle organizzazioni deve essere costante. L’inclusione e la partecipazione portano a decisioni migliori e rafforzano la democrazia, il sentimento delle persone di far parte di una comunità e la loro volontà di fare la loro parte per lo sviluppo della regione;

7.

osserva che, mentre i vincoli tradizionali tra i cittadini e i politici stanno cambiando in modo significativo, è emersa una nuova arena politica digitale in cui i nuovi strumenti tecnologici digitali possono aiutare a trovare nuove soluzioni e risposte alle sfide, promuovere l’innovazione e la crescita economica, migliorare l’erogazione dei servizi pubblici, aumentare la partecipazione dei cittadini in modi nuovi e diversi, migliorare la governance locale e integrare e rafforzare la democrazia;

8.

ritiene opportuno che i processi democratici si evolvano e si adattino ai cambiamenti cogliendo le opportunità associate alle nuove tecnologie digitali e agli strumenti TIC, che sono potenzialmente in grado di migliorare la qualità del processo decisionale, di promuovere la partecipazione, la comunicazione e il dialogo, di favorire la cittadinanza attiva e il coinvolgimento nella vita politica, di aumentare la trasparenza e la rendicontabilità e di rafforzare la legittimità del nostro sistema democratico;

9.

ritiene che il passaggio al digitale negli enti locali e regionali rappresenti un’eccellente opportunità per fornire in modo efficiente servizi pubblici di elevata qualità ai cittadini. Già l’uso di moduli elettronici comporta un risparmio di tempo per i cittadini e le pubbliche amministrazioni, permettendo così ai dipendenti pubblici di dedicare più tempo e attenzione ad altri compiti amministrativi. Inoltre, le diverse applicazioni digitali consentono ai membri della comunità di partecipare ai processi decisionali e di seguire in tempo reale l’attività amministrativa del loro ente locale;

10.

ritiene che le amministrazioni locali e regionali costituiscano il livello più idoneo per applicare la «trasformazione digitale»; ribadisce che l’uso dei nuovi strumenti delle tecnologie digitali offre l’opportunità per creare un nuovo ambiente favorevole alla consultazione e alla partecipazione, fornire informazioni di alta qualità, analizzare la risposta pubblica, estendere gli interventi alle aree periferiche, raggiungere i cittadini più svantaggiati, integrare le competenze, conoscenze ed esperienze dei cittadini e collaborare con essi per elaborare politiche che tengano conto delle loro esigenze ed aspettative;

11.

incoraggia gli enti locali e regionali a «passare al digitale» e a cogliere pienamente i vantaggi offerti dalla tecnologia digitale per agevolare ulteriormente la partecipazione dei cittadini alle politiche e al processo decisionale. A tal fine, si dovrebbero usare nuove tecnologie digitali per accrescere la trasparenza, l’inclusività e la reattività dei processi decisionali e si dovrebbero sviluppare il dialogo e la fiducia, che sono essenziali per la buona governance; è essenziale che ciò sia accompagnato dall’insegnamento delle competenze digitali;

12.

ribadisce l’importanza di integrare i contributi dei cittadini nel processo decisionale e di garantire che vi si dia seguito; sottolinea che la mancanza di reattività da parte dei responsabili politici provoca delusione e sfiducia; e rileva che, per una democrazia funzionante, la fiducia dei cittadini nelle autorità pubbliche è fondamentale;

13.

sottolinea che la partecipazione dei cittadini dovrebbe essere fondata su un accesso effettivo e non discriminatorio alle informazioni e alle conoscenze; sottolinea la necessità di ridurre il divario digitale emancipando i cittadini attraverso l’istruzione e la formazione (anche in materia di competenze digitali e alfabetizzazione mediatica), dando priorità ai programmi di formazione digitale per tutti i gruppi demografici, con un’attenzione particolare alle persone anziane e ad altri gruppi vulnerabili o emarginati, ed estendendo la formazione e l’istruzione alle aree rurali e periferiche;

14.

sottolinea la necessità di coinvolgere i giovani nella vita pubblica; osserva che la nuova generazione di nativi digitali possiede le competenze in termini di tecnologia e alfabetizzazione mediatica; ritiene che l’utilizzo di nuovi approcci di tecnologia digitale ai processi politici e decisionali possa costituire uno strumento efficace per rafforzare il loro impegno e la loro partecipazione;

15.

osserva che la trasformazione digitale è un processo dispendioso in termini di risorse; invita tutti i livelli di governo a destinare risorse finanziarie, umane e di formazione adeguate a tali obiettivi e a garantire infrastrutture digitali ad alta velocità e a prezzi accessibili, in particolare nelle regioni periferiche e nelle zone rurali ed economicamente meno sviluppate, e ad assicurare che tali infrastrutture siano accessibili a tutti, anche alle persone anziane e con disabilità. In quest’ottica ribadisce che l’espressione «coesione digitale» costituisce «un’importante dimensione aggiuntiva del tradizionale concetto di coesione economica, sociale e territoriale, sancito dal trattato UE» (5);

16.

sottolinea che l’uso della tecnologia digitale si fonda sull’utilizzo dei dati, che è a sua volta reso possibile dalla raccolta e dalla generazione di dati; invita, a tal fine, a rispettare il diritto alla vita privata e alla protezione dei dati, a chiedere e utilizzare i dati personali minimi pertinenti e necessari per conseguire gli obiettivi stabiliti, a promuovere un ambiente Internet e servizi digitali sicuri e a fornire ai cittadini informazioni adeguate circa l’utilizzo dei loro dati e le relative misure di sicurezza nonché strumenti di ricorso efficaci in caso di violazione di tali diritti, tra cui un quadro giuridico europeo solido, al fine di evitare la loro diffidenza e insoddisfazione. Sottolinea in quest’ottica la necessità di valorizzare l’intelligenza artificiale in maniera che rimanga incentrata sulla persona e che sia utilizzata in modo da promuovere la cittadinanza intelligente e il governo aperto, rafforzando così la democrazia;

17.

avverte che le piattaforme dei social media facilitano la diffusione della disinformazione, dell’informazione distorta e di discorsi di incitamento all’odio, che possono minare la democrazia e la fiducia nelle istituzioni pubbliche; chiede un maggiore impegno a favore dell’insegnamento delle competenze digitali e incoraggia i responsabili politici a livello locale a utilizzare gli strumenti digitali esistenti, le piattaforme e i media online per comunicare e coinvolgere positivamente i cittadini e le altre parti interessate;

18.

ritiene importante che gli enti locali e regionali utilizzino loro canali digitali adeguati per comunicare con i cittadini in maniera più interattiva e più rapida, al fine di garantire che le informazioni rese disponibili siano affidabili e pertinenti per le esigenze locali e regionali;

19.

ritiene che, al di là dei profondi effetti della digitalizzazione sulla vita sociale dei cittadini e sul mondo del lavoro, sull’istruzione o sulla cultura, per citare solo alcuni esempi, la crisi provocata dalla pandemia di COVID-19 abbia messo in luce l’importanza di disporre di informazioni aggiornate e basate sui fatti nonché l’importanza dei canali di comunicazione che le diffondono. Inoltre, appare chiaro che gli enti locali e regionali e i cittadini devono avere la possibilità di interagire tra loro e che devono essere disponibili strumenti digitali adeguati per contrastare la disinformazione e l’informazione distorta. Tali strumenti devono sempre rispettare la capacità delle persone di esercitare pienamente la loro libertà di espressione;

20.

desidera richiamare l’attenzione sull’accesso equo e senza impedimenti ai servizi digitali;

21.

osserva che la generazione dei giovani «nativi digitali» costituisce uno dei gruppi maggiormente esposti alla disinformazione e all’incitamento all’odio; ritiene che il suo uso particolarmente intenso dei social media, la mancanza di un’alfabetizzazione mediatica critica soprattutto tra le persone con bassi livelli di istruzione, unitamente alla creazione di bolle di opinione omogenee (camere dell’eco) generate dai social media possano rendere i giovani ancora più vulnerabili alle manipolazioni politiche; sottolinea la necessità di utilizzare strumenti tecnologici digitali non solo di facile utilizzo ma anche comprensibili e interessanti, in termini sia di contenuto che di progettazione, e in linea con le competenze sociali e digitali dei giovani, al fine di rafforzare la loro consapevolezza critica dei rischi e delle opportunità delle nuove tecnologie digitali e dei nuovi media;

22.

ritiene che la crisi provocata dalla pandemia di COVID-19 abbia chiaramente mostrato l’importanza che può assumere il telelavoro; incoraggia gli enti locali e regionali a riflettere sulle possibilità di estendere le proprie regolamentazioni in materia di telelavoro;

23.

ribadisce la richiesta di un’intensa cooperazione e condivisione delle buone pratiche tra tutti i livelli di governo, per permettere di utilizzare meglio e di potenziare ulteriormente la trasformazione digitale delle città e delle comunità; riconosce che molti casi nazionali, regionali e locali possono essere considerati dei validi esempi di come gli strumenti tecnologici digitali possano essere utilizzati a beneficio della democrazia partecipativa;

24.

osserva che l’introduzione di nuove soluzioni tecnologiche è ulteriormente ostacolata dalla mancanza delle conoscenze e competenze necessarie a livello delle autorità pubbliche, che potrebbero trarre beneficio dall’utilizzo di strumenti digitali. È quindi utile fare dapprima un bilancio delle competenze digitali disponibili negli enti locali e regionali e poi individuare le lacune tecnologiche all’interno degli enti locali e regionali e nelle loro relazioni, e definire le relative esigenze operando una distinzione tra il processo e la soluzione tecnica. È inoltre necessario garantire la compatibilità (interoperabilità) tra le diverse serie di dati e le diverse banche dati;

25.

sottolinea l’importanza degli strumenti online per agevolare i partenariati tra gli enti locali e regionali dell’UE, nonché tra questi ultimi e i paesi partner; ritiene che un portale europeo online rinnovato per la cooperazione decentrata presenterebbe un notevole valore aggiunto in quanto favorirebbe i contatti tra le parti interessate e lo scambio di buone pratiche; afferma la propria disponibilità a collaborare con la Commissione europea per lo sviluppo di uno strumento digitale di questo genere;

26.

auspica che l’introduzione di diverse soluzioni digitali da parte degli enti locali e regionali, che potrebbe creare un fabbisogno d’investimenti significativo e concentrato, sia parte delle considerazioni generali del nuovo bilancio dell’UE nel quadro della trasformazione digitale;

27.

rimanda al documento di sintesi elaborato dall’Associazione Civic Tech Europe (ACTE) nel marzo 2020, in cui si afferma che la diversità dei modelli aziendali delle tecnologie civiche costituisce la chiave per fornire soluzioni rapide, incentrate sui cittadini e su scala adeguata, condividendo la preoccupazione per il fatto che gli enti locali e regionali di tutta l’Unione europea non sempre hanno facile accesso a tali strumenti, dal momento che spesso si tratta di piattaforme sviluppate come Software as a service — SaaS (software come servizio) (6), accessibili mediante abbonamento;

28.

propone di elaborare nel suo seno misure intese a motivare gli enti locali e regionali e a riconoscerne il lavoro, al fine di rafforzare il loro impegno a favore dei principi di una governance aperta e inclusiva. In futuro questo potrebbe permettere di definire un nuovo criterio di qualità per misurare il grado di democrazia nelle comunità locali e procedere allo scambio delle buone pratiche;

29.

chiede che in tutta Europa siano resi disponibili finanziamenti per migliorare l’alfabetizzazione digitale e mediatica dei cittadini attraverso programmi di istruzione e formazione per le scuole di ogni ordine e grado, nonché per il personale e i titolari di mandati degli enti locali e regionali, al fine di migliorare le loro competenze e conoscenze riguardo alle possibilità di utilizzare e applicare soluzioni digitali aggiornate;

30.

raccomanda che gli enti locali e regionali diano priorità all’introduzione di strumenti digitali in tutti i fondi e programmi;

31.

chiede finanziamenti per strumenti e attrezzature digitali a scopo didattico, al fine di garantire la parità di accesso, su scala UE, all’apprendimento e all’insegnamento di qualità in ambito digitale;

32.

raccomanda, se necessario, di rivedere i criteri di ammissibilità affinché gli enti locali e regionali possano introdurre nuove soluzioni e piattaforme digitali in modo più semplice e meno costoso, uno dei quali è rappresentato dall’accesso ai finanziamenti dell’UE per le piattaforme SaaS.

Bruxelles, 10 dicembre 2020.

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  Il bilancio dell’UE come motore del piano per la ripresa europea [COM(2020) 442 final].

(2)  COR-2017-03529-00-00-AC-TRA (GU C 164 dell'8.5.2018, pag. 34).

(3)  COR-2016-02882-00-01-AC-TRA (GU C 88 del 21.3.2017, pag. 54).

(4)  COR-2016-04094-00-01-AC-TRA (GU C 185 del 9.6.2017, pag. 29).

(5)  Parere del CdR sul tema «L’Europa digitale per tutti: soluzioni intelligenti e inclusive sul terreno» (COR-2019-03332) (GU C 39 del 5.2.2020, pag. 83).

(6)  Documento di sintesi, Association Civic Tech Europe (ACTE), marzo 2020.


2.2.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 37/51


Parere del Comitato europeo delle regioni sul tema «Sfide per i trasporti pubblici nelle città e nelle regioni metropolitane»

(2021/C 37/09)

Relatore:

Adam STRUZIK (PL/PPE), presidente della regione Masovia

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

segnala la necessità di ridurre i costi esterni dei trasporti allo scopo di favorire la decarbonizzazione della mobilità. Nell’UE circa un quarto delle emissioni di gas a effetto serra è imputabile ai trasporti. In particolare alcuni modi di trasporto hanno un impatto negativo sulla qualità della vita e sulla salute umane poiché provocano inquinamento atmosferico, congestione, rumore, incidenti e un uso subottimale degli spazi;

2.

sottolinea che, per garantire un’elevata qualità della vita nelle città e rendere le città stesse più accessibili, pulite e competitive, è necessario realizzare un cambiamento modale: il passaggio a modi di trasporto sostenibili;

3.

osserva che la dispersione delle funzioni urbane sotto forma di suburbanizzazione e di espansione urbana incontrollata costituisce una grave minaccia per lo sviluppo sostenibile delle città e delle regioni. Queste tendenze, infatti, portano non solo al degrado del territorio e alla riduzione degli spazi agricoli, verdi e aperti, ma anche a un aumento dei costi esterni dell’uso del suolo a fini residenziali e a una crescita dei relativi flussi di traffico, cui devono far fronte principalmente gli enti locali e regionali.

Sfide relative alla mobilità nelle città — da considerare nella strategia per una mobilità sostenibile e intelligente (1)

4.

fa osservare che la crescente densità del traffico automobilistico nelle città e nelle aree metropolitane determina un aumento dei costi esterni, in termini di inquinamento atmosferico e di dispendio di tempo, con conseguenze negative anche per l’equilibrio tra vita privata e lavoro. Il trasporto pubblico locale deve pertanto diventare una delle componenti principali della mobilità urbana. Nel contempo, per rendere più sostenibile la mobilità urbana, dovrebbero essere promosse varie forme di mobilità attiva, come gli spostamenti in bicicletta e a piedi;

5.

richiama l’attenzione sulle sfide che le regioni metropolitane in senso lato devono affrontare, e sottolinea che la natura stessa di queste regioni costringe i cittadini a un intenso pendolarismo per recarsi nei centri urbani, facendo dell’accesso a trasporti pubblici rispettosi dell’ambiente ed efficienti sotto il profilo dei costi una delle sfide principali per i territori interessati (2);

6.

rileva che il sistema dei trasporti dovrebbe essere trattato come un sistema integrato. La crescente importanza della mobilità come servizio (Mobility as a Service, MaaS) e la necessità di introdurre forme innovative di gestione e organizzazione dei trasporti dovrebbero incoraggiare gli enti locali e regionali a puntare, nei loro piani di assetto territoriale e di trasporto, su una combinazione di trasporti pubblici e individuali (e, tra questi ultimi, in particolare sugli spostamenti a piedi e in bicicletta e sulle nuove forme di trasporto con veicoli elettrici);

7.

osserva che gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 fissati dal Green Deal europeo e l’obiettivo dell’UE di conseguire la neutralità climatica entro il 2050 sono traguardi ambiziosi ma indispensabili. Affinché le città e le regioni metropolitane possano raggiungere tali traguardi, devono essere assunte decisioni politiche sulla base di sforzi concettuali e organizzativi e di un’opera di educazione e sensibilizzazione e devono essere rese disponibili le risorse finanziarie necessarie;

8.

raccomanda di raccogliere dati che dimostrino i flussi di mobilità nelle regioni metropolitane, in modo da ottenere un quadro completo della situazione del traffico che consenta di elaborare misure più mirate, di sviluppare PMUS basati su dati fattuali e di convogliare in modo più mirato gli investimenti provenienti dai fondi della politica di coesione e da altre fonti;

9.

fa osservare che una delle cause dei problemi di mobilità urbana consiste nel finanziamento insufficiente delle infrastrutture per i trasporti pubblici urbani e la mobilità non motorizzata. Gli enti locali e regionali e le loro aziende di trasporti necessitano di risorse aggiuntive, che vanno utilizzate in modo coerente per accrescere, nella ripartizione modale del traffico, la quota delle soluzioni di trasporto alternative e sostenibili rispetto a quella dei trasporti motorizzati individuali;

10.

fa presente che la politica in materia di trasporti pubblici deve diventare parte integrante di una più ampia politica sociale. Occorre evitare che i costi esterni dei trasporti pubblici (rumore, inquinamento, espropriazioni, opere infrastrutturali ecc.) ricadano in modo sproporzionato sulle persone socialmente più vulnerabili. Inoltre, si deve garantire a tutti un accesso equo in termini di prezzo o di connettività, in modo da consentire a ciascuno di fruire di una migliore qualità della vita.

Promuovere una reale possibilità di scelta, dando la preferenza ai mezzi di trasporto sostenibili, nello spirito del Green Deal europeo

11.

segnala che attualmente, nella pianificazione e nei finanziamenti, risulta favorito il trasporto mediante veicoli privati, e che è necessario che le condizioni stabilite cambino in modo da contribuire a promuovere modi di trasporto più sostenibili ed efficienti. D’altro canto, le abitudini attuali dipendono dalla disponibilità e dall’attrattiva delle diverse forme di trasporto, e al riguardo la maggioranza delle persone è flessibile nelle proprie scelte. Rendendo il trasporto pubblico più attraente in termini di prezzo, disponibilità, frequenza e continuità dei collegamenti, si produrrà la vera alternativa alla mobilità individuale in automobile;

12.

sottolinea l’importanza di realizzare un partenariato pubblico-privato nelle città e nelle regioni per mobilitare gli investimenti privati e sviluppare soluzioni innovative nei trasporti pubblici; e invoca, a tale proposito, un quadro normativo favorevole alle imprese, che incentivi la crescita di nuovi modelli commerciali e crei un mercato competitivo;

13.

mette l’accento sull’importanza di fornire trasporti pubblici efficienti e sostenibili al di là dei confini amministrativi delle città, in particolare per i pendolari, gli anziani e i giovani, osservando che, per far ciò, è fondamentale che, a livello metropolitano, i diversi enti pubblici amministrino e cooperino insieme in maniera efficace;

14.

fa osservare che un cambiamento delle abitudini sociali in direzione di un maggiore ricorso a modi di trasporto meno inquinanti presuppone una precisa consapevolezza, e soprattutto una reale possibilità di scelta, da parte degli utenti;

15.

osserva che il passo successivo è costituito dalla scelta consapevole di modi di trasporto rispettosi dell’ambiente. È necessario creare zone adeguate all’uso pedonale e ciclabile e, per quanto riguarda gli spazi, dare priorità alla «mobilità dolce» e ai trasporti pubblici in termini di accessibilità e attrattiva degli itinerari e di organizzazione del traffico. Tuttavia, tale cambiamento richiede il coordinamento delle politiche territoriali, urbane e dei trasporti e una cooperazione multilivello che travalichi i confini amministrativi al fine di dare spazio alle alternative al traffico automobilistico;

16.

invita la Commissione europea a formulare in maniera più precisa, in stretta cooperazione con gli Stati membri, gli obiettivi di investimento per lo sviluppo dei trasporti pubblici; e al riguardo osserva che vi è una tendenza nociva ad abbinare gli investimenti nei trasporti pubblici all’espansione e all’aumento di capacità della rete stradale, quando invece occorrerebbe accordare una chiara priorità al trasporto pubblico e collettivo in tutte le sue forme. Ogni qualvolta un sistema di trasporto su rotaia non sia realizzabile, si dovrebbe dare priorità ai sistemi di trasporto rapido con autobus (Bus Rapid Transit, BRT) e alle corsie per veicoli di grandi dimensioni (High Occupancy Vehicle, HOV). Occorrerebbe limitare le pratiche contrarie agli obiettivi della politica dei trasporti sostenibili introducendo controlli e normative adeguati;

17.

fa notare che i modi di trasporto realmente rispettosi dell’ambiente non soltanto riducono le emissioni, ma fanno anche risparmiare spazi, tempo ed energia. Oltre agli spostamenti a piedi e in bicicletta, anche il trasporto su rotaia o i BRT e le HOV rispondono a tali requisiti. Pertanto le ferrovie suburbane, le metropolitane, i tram, gli autobus a basse emissioni e in particolare il BRT dovrebbero costituire la spina dorsale dei trasporti pubblici nelle aree metropolitane e nelle città più grandi.

La mobilità e i trasporti pubblici come competenze essenziali degli enti locali e regionali

18.

osserva che una parte significativa del traffico si deve al fatto che le persone non possono soddisfare tutte le esigenze nel proprio luogo di residenza. L’obiettivo delle politiche dovrebbe pertanto essere quello di garantire l’accessibilità di tutti i beni e servizi, in particolare nei campi della sanità, dell’istruzione, dello sport, della cultura e del sostegno sociale, e non già la mobilità come fine a sé stante; sottolinea, al contempo, che i cambiamenti nell’uso degli spazi hanno luogo a lungo termine e che occorre promuovere collegamenti urbano-rurali ben funzionanti, che evitino lo spopolamento delle zone rurali, ma anche che nel sistema dei trasporti è necessario adottare misure correttive ad hoc;

19.

è dell’avviso che l’obiettivo primario della politica in materia di assetto territoriale e di trasporti debba essere quello di garantire la massima possibilità di soddisfare le esigenze con la minima necessità di effettuare significativi spostamenti, e che il passo successivo debba consistere nel razionalizzare il volume del traffico, in particolare attraverso un’opportuna combinazione di modi di trasporto («mix modale»), al fine di ridurre al minimo i costi esterni dei trasporti a carico degli enti locali e regionali; inoltre, sottolinea che un maggiore ricorso al telelavoro, sperimentato durante la pandemia di COVID-19, potrebbe tradursi per le zone rurali in un’opportunità, dal momento che offre ai lavoratori una maggiore flessibilità nella scelta del luogo di residenza;

20.

prende atto della nuova tendenza a ridurre le esigenze quotidiane di mobilità a lungo raggio a causa dell’aumento del telelavoro durante la pandemia di COVID-19, e osserva che tale tendenza potrebbe essere duratura, combinandosi con la realizzazione di modelli come quello della «15 minutes city» (la città in cui tutto il necessario si trova a un quarto d’ora da casa);

21.

ricorda che le reti di trasporto pubblico dovrebbero tenere conto quanto prima delle nuove espansioni edilizie o dei modelli abitativi emergenti, garantendo fin dall’inizio l’accessibilità dei nuovi insediamenti: infatti, coloro che hanno già acquistato un’automobile tendono a utilizzarla, ragion per cui l’accesso ai trasporti pubblici va garantito già alla prima persona che si trasferisce in un nuovo complesso residenziale;

22.

richiama l’attenzione sulla necessità di limitare la suburbanizzazione, che sta progredendo rapidamente nelle aree urbane periferiche fino ad alcune decine di chilometri dal centro delle città — un problema, questo, tanto più grave quanto più grande è la zona interessata; e pertanto reputa importante che si ritorni a un modello di insediamento basato sulla densificazione e su una rete di centri abitati in cui le funzioni chiave siano ubicate in centri designati attraverso la pianificazione e opportunamente dimensionati, collegati a una rete di trasporto efficiente, e che i nuovi progetti di edilizia abitativa siano pianificati insieme con i nodi di trasporto pubblico;

23.

invita la Commissione europea a mettere a disposizione le risorse necessarie per effettuare investimenti non solo nella realizzazione di nuovi collegamenti urbani, ma anche nella conversione delle soluzioni di trasporto obsolete e inefficienti. Tali investimenti dovrebbero mirare principalmente all’ammodernamento dei sistemi ferroviari, alla sicurezza ferroviaria e alla digitalizzazione, creando così sistemi di trasporto più rapidi, sicuri e convenienti. Ma tra gli investimenti qui proposti potrebbero figurare anche, per esempio, percorsi urbani esenti da collisioni per le automobili, strade urbane adeguate che consentano un uso più efficiente degli spazi, la riduzione delle esigenze di trasporto, l’aumento, all’interno del mix modale, della quota dei modi di trasporto efficienti e la riduzione dei costi esterni dei trasporti. Misure di questo tipo, infatti, non solo promuovono la scelta del trasporto collettivo e dei modi di trasporto alternativi agli spostamenti individuali in automobile, ma riducono altresì l’illusione che spostarsi in automobile dalle periferie sia semplice ed economico dal momento che i relativi costi esterni sono di fatto sostenuti dagli abitanti della città.

Un mix modale adeguato e l’internalizzazione dei costi esterni con la garanzia di finanziamenti dell’UE nelle regioni

24.

ritiene necessario considerare le possibilità di stimolare gli investimenti nella mobilità sostenibile, ad esempio attraverso il meccanismo per collegare l’Europa, il Fondo per la modernizzazione e il dispositivo per la ripresa e la resilienza. Inoltre, è importante aumentare la mobilità investendo in infrastrutture che migliorino l’accesso ai nodi delle reti urbane e transeuropee dei trasporti e dando a questi nodi la priorità;

25.

sottolinea l’importanza cruciale della sfida che consiste nell’aumentare la quota di traffico costituita dagli spostamenti effettuati con modi di trasporto meno dannosi per l’ambiente, ossia con quelli che consumano meno energia e necessitano di minori spazi; ritiene pertanto che modelli di mobilità sostenibili e innovativi potrebbero formare parte integrante delle riforme presentate nell’ambito dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza, e che tutto ciò comporti la necessità di fare un uso appropriato dei diversi modi di trasporto al fine di massimizzare i benefici e ridurre al minimo i costi per la società, in linea con il principio «chi inquina paga»;

26.

esorta ad andare fino in fondo nel processo di internalizzazione dei costi esterni dei trasporti, cosicché, nello scegliere i modi di trasporto, gli utenti tengano conto anche dell’interesse della società. Ciò vale in particolare per la considerazione dei costi effettivi del trasporto su strada, che attualmente sono notevolmente sottovalutati. Un migliore equilibrio al riguardo contribuirà sensibilmente a incentivare il ricorso ai mezzi di trasporto con i minori costi esterni, come il trasporto su rotaia e il BRT, i quali dovrebbero costituire la base dei trasporti pubblici nelle aree metropolitane;

27.

segnala l’importanza di garantire la competitività dei costi del trasporto pubblico dal punto di vista dei passeggeri. Dato che il traffico automobilistico è la principale fonte di costi esterni, l’attrattiva del trasporto pubblico dovrebbe essere garantita da un livello sufficientemente elevato di sovvenzioni pubbliche, finanziate in parte dalle entrate derivanti dall’internalizzazione dei costi del trasporto motorizzato individuale;

28.

fa osservare che il trasporto su rotaia, che è la spina dorsale della mobilità regionale, contribuisce notevolmente alla coesione territoriale; e chiede di aumentare gli investimenti nei nodi ferroviari urbani, di integrarli meglio nella rete transeuropea dei trasporti, di migliorare i collegamenti transfrontalieri e di sviluppare l’infrastruttura dell’«ultimo miglio» per integrare meglio il trasporto su rotaia nelle catene di mobilità urbana e suburbana (3);

29.

sottolinea la necessità di promuovere anche altri modi di trasporto pubblico sostenibili, come gli autobus a basse emissioni, quale mezzo per decongestionare le città, ridurre le emissioni e conseguire gli obiettivi climatici del Green Deal europeo. A tal fine, è essenziale fornire incentivi economici per il rinnovo del parco veicoli, per l’adozione di tecnologie pulite e per investimenti in infrastrutture (ad esempio, HOV nelle aree metropolitane, punti di interscambio che contribuiscano a facilitare i trasferimenti, fermate per l’imbarco e lo sbarco, parcheggi dissuasivi ecc.);

30.

chiede di assicurare una quota maggiore di finanziamenti per i trasporti pubblici urbani a titolo del meccanismo per collegare l’Europa, del Fondo di coesione e del Fondo europeo di sviluppo regionale, nonché di far sì che tali finanziamenti siano utilizzati più rapidamente e abbiano un maggiore impatto a livello regionale e locale. Tali risorse saranno fondamentali per l’attuazione di soluzioni operative e tecniche a livello urbano e per garantire soluzioni sostenibili e rispettose dell’ambiente;

31.

chiede che il sostegno alla mobilità urbana, nonché al miglioramento dei suoi collegamenti con le parti periurbane e rurali delle regioni metropolitane grazie alla creazione di sistemi di trasporto pubblico integrati ben funzionanti, nel prossimo quadro finanziario 2021-2027 sia erogato principalmente attraverso le regioni e i loro programmi operativi. Per garantire un’azione coordinata, efficace ed efficiente, è essenziale avvalersi del patrimonio di esperienza, conoscenza e capacità delle regioni;

32.

al riguardo, chiede che i trasporti pubblici sostenibili e rispettosi dell’ambiente siano ammessi a beneficiare dei finanziamenti a titolo dell’obiettivo specifico «Un’Europa più verde e a basse emissioni di carbonio attraverso la promozione di una transizione verso un’energia pulita ed equa, di investimenti verdi e blu, dell’economia circolare, dell’adattamento ai cambiamenti climatici e della gestione e prevenzione dei rischi» (OS 2) di cui al regolamento unico relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e al Fondo di coesione proposto dalla Commissione [proposta COM (2018) 372 final, modificata da COM (2020) 452 final]. Ciò contribuirà a migliorare la qualità dell’aria e la riduzione del rumore e aiuterà in modo significativo le regioni metropolitane a conseguire gli obiettivi del Green Deal e la transizione verso la neutralità climatica.

Qualità del servizio dei trasporti pubblici, anticipazione delle situazioni di crisi e garanzia della sicurezza in caso di minacce, comprese le pandemie

33.

evidenzia la necessità di garantire standard elevati di qualità dei trasporti pubblici, in modo che questi possano competere con i trasporti motorizzati individuali. A tal fine sono decisivi fattori come l’accessibilità in termini di spazio, gli orari e la frequenza del servizio, la puntualità e l’affidabilità, la competitività in termini di tempi di percorrenza, la disponibilità di connessioni dirette o di possibilità di cambiare agevolmente mezzo di trasporto, il comfort e la sicurezza dei mezzi di trasporto;

34.

fa presente che, a causa della situazione critica causata dalla pandemia di COVID-19, nelle regioni metropolitane si potrebbe registrare un’inversione di tendenza rispetto al passaggio all’uso dei trasporti pubblici. I cittadini, infatti, sono tornati ad essere più propensi a utilizzare le automobili e, in molti casi, i pendolari sono tornati a spostarsi da soli. Nel contempo, le regioni metropolitane devono investire ingenti risorse finanziarie nell’applicazione di misure igieniche preventive nei veicoli adibiti al trasporto pubblico, ma questi investimenti non hanno fatto aumentare il numero dei passeggeri, cosicché tali regioni hanno perso una grossa quota del prezzo dei biglietti. Oltre a ciò, le regioni metropolitane devono far fronte a una sostanziale riduzione dei loro bilanci regionali dovuta alla carenza di finanziamenti nel settore pubblico causata dalla pandemia di COVID-19. Pertanto, è necessario che i disavanzi di bilancio delle regioni metropolitane vengano coperti, e occorre trarre insegnamenti da questa esperienza per sviluppare sistemi di trasporto pubblico resilienti, che possano costituire una scelta equa in un’eventuale prossima crisi;

35.

chiede di utilizzare il Fondo per una transizione giusta per sostenere le città e le aree metropolitane nella transizione verso trasporti pubblici senza emissioni di carbonio;

36.

suggerisce di indire gare d’appalto pubbliche congiunte a livello UE anche per minibus puliti, da utilizzare in particolare per il trasporto di persone che hanno bisogno di soluzioni più mirate, in particolare anziani, persone con disabilità e scolari. Tali minibus hanno un costo per passeggero/chilometro più elevato rispetto ai veicoli più grandi e hanno tempi di ammortamento più lunghi, ma sono altrettanto importanti ai fini di una rete di trasporti pubblici completamente puliti;

37.

mette in rilievo il fatto che l’integrazione spaziale, organizzativa e tariffaria dei trasporti pubblici è fondamentale per la loro efficienza. Ciò è particolarmente importante nelle aree metropolitane, nelle regioni delle capitali e negli agglomerati urbani più grandi, dove convergono gli spostamenti dei pendolari, i trasporti urbani, suburbani e locali, nonché i trasporti nazionali, ma anche nelle zone rurali, dove soprattutto assicurare una frequenza sufficiente dei trasporti pubblici può costituire un problema. Integrazione significa realizzare sistemi di tariffazione comuni e garantire una migliore interoperabilità tra le diverse aziende di trasporti pubblici (comprese quelle ferroviarie) operanti in una stessa area metropolitana; ma l’integrazione riguarda altresì la «mobilità dolce», la facilità di accesso alle fermate dei trasporti pubblici per coloro che non guidano e, nel caso delle stazioni ferroviarie nelle periferie a scarsa densità edilizia, anche per chi utilizza veicoli a motore individuali;

38.

sottolinea che è necessario anche migliorare le strutture delle stazioni ferroviarie e creare poli di mobilità intelligenti, costituiti da hub logistici ma anche da punti di incontro che creino un ambiente gradevole sia per il passaggio da un modo di trasporto all’altro che per le interazioni umane;

39.

richiama l’attenzione della Commissione sulla necessità di accelerare lo sviluppo di una cooperazione europea in materia di informazioni sui trasporti pubblici, in collaborazione con gli operatori di tali trasporti. Pianificare ed effettuare viaggi per mezzo di trasporti pubblici deve diventare più semplice, anche grazie all’utilizzo dei siti web dei singoli operatori di trasporto regionali;

40.

raccomanda alla Commissione europea di elaborare e adottare, in collaborazione con gli operatori di trasporto pubblico, un quadro di riferimento a livello UE che consenta un uso efficiente dei trasporti pubblici nelle città europee. Occorrerebbe valutare una serie di opzioni che siano sostenibili a lungo termine;

41.

richiama l’attenzione della Commissione sulla possibilità di elaborare, in cooperazione con gli operatori di trasporto pubblico, un quadro di riferimento a livello europeo per combinare i biglietti ferroviari con quelli dei trasporti urbani nelle città di partenza e di destinazione (ad esempio mediante un supplemento). Gli utenti trarrebbero grandi vantaggi da una piattaforma web o un’applicazione mobile unica e da un sistema di pagamento unico. Tali soluzioni sono già realtà in diversi Stati membri, e offrire tale possibilità nell’intera Unione europea renderebbe più agevole la pianificazione dei viaggi;

42.

chiede che venga risolto in maniera sistemica il problema delle tariffe ingiustificatamente elevate applicate dai gestori delle reti ferroviarie ai vettori, e quindi da questi ai passeggeri, per l’attraversamento delle frontiere nazionali all’interno dell’UE. Tali tariffe non dovrebbero essere superiori agli effettivi costi tecnici del cambio della rete, ove ve ne siano. In caso contrario, dovrebbero essere abolite. Si tratta di uno dei presupposti di base per ripristinare la competitività dei servizi ferroviari a lungo raggio, la quale a sua volta contribuirebbe ad aumentare il ricorso ai trasporti pubblici nelle città di destinazione;

43.

ribadisce la necessità di elaborare norme e principi europei in materia di prevenzione e individuazione di minacce specifiche, comprese le pandemie, e procedure europee per garantire la circolazione sicura delle persone in caso di minacce di questo tipo. Nei lavori in corso sulla strategia globale dell’UE per una mobilità sostenibile e intelligente (4), che sostituirà il libro bianco «Tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti — Per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile», è necessario avvalersi dell’esperienza e dell’esempio delle tante regioni e città dell’UE che hanno adottato misure di provata efficacia per contrastare gli effetti della pandemia di COVID-19.

Bruxelles, 10 dicembre 2020.

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  In linea con il pertinente piano d’azione, si è svolta una consultazione pubblica (conclusasi il 23.09.2020) sulla strategia per una mobilità sostenibile e intelligente [Rif. Ares(2020)3438177 — 01/07/2020]: https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/12438-Sustainable-and-Smart-Mobility-Strategy.

(2)  Cfr. il parere del CdR 1896/2019 (GU C 79 del 10.3.2020, pag. 8).

(3)  Cfr. il parere del CdR 2633/2020.

(4)  Cfr. la nota 1: https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/12438-Sustainable-and-Smart-Mobility-Strategy.


2.2.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 37/57


Parere del Comitato europeo delle regioni — Relazione della Commissione europea sull’attuazione di un partenariato strategico rinnovato con le regioni ultraperiferiche dell’UE

(2021/C 37/10)

Relatore:

Ángel Víctor TORRES PÉREZ (ES/PSE), presidente della regione Canarie

Testo di riferimento:

Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti relativa all’attuazione della comunicazione della Commissione Un partenariato strategico rinnovato e rafforzato con le regioni ultraperiferiche dell’UE

COM(2020) 104 final

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

ricorda che le regioni ultraperiferiche (RUP), costituite da otto isole e arcipelaghi distribuiti nei Caraibi, nell’Oceano Indiano e nell’Oceano Atlantico, nonché da un territorio isolato nella regione amazzonica, comprendono sei enti territoriali francesi d’oltremare (Guyana, Guadalupa, Martinica, Mayotte, Riunione e Saint Martin), due regioni autonome del Portogallo (Azzorre e Madera) e una regione autonoma della Spagna (Isole Canarie), che condividono una serie di limitazioni permanenti causate dalla grande distanza, dall’insularità e dalla superficie ridotta, le quali costituiscono un freno al loro sviluppo;

2.

si rallegra dell’impegno che l’Unione europea ha dimostrato nei confronti delle regioni ultraperiferiche, testimoniato dalla comunicazione della Commissione Un partenariato strategico rinnovato e rafforzato con le regioni ultraperiferiche dell’UE (nel prosieguo, la «comunicazione») presentata il 24 ottobre 2017 e accolta favorevolmente dal Consiglio Affari generali nelle sue conclusioni dell’aprile 2018, in cui si invita la Commissione a continuare ad adoperarsi affinché siano adottate misure specifiche per le RUP, conformemente all’articolo 349 del TFUE;

3.

esprime soddisfazione per la relazione intermedia (nel prosieguo, la «relazione»), presentata nel marzo 2020, che esamina i progressi compiuti nel dare attuazione alla comunicazione;

4.

deplora, tuttavia, che la relazione non contenga una valutazione approfondita della strategia pensata per queste regioni e, quindi, non offra l’occasione per porre rimedio all’assenza di alcune misure in politiche essenziali per il loro sviluppo, come la politica di coesione e, in particolare, il pilastro sociale dell’UE;

5.

riconosce che bisogna adattare questa strategia per tener conto delle pesanti ripercussioni della pandemia di COVID-19, i cui effetti sono amplificati in questi territori, che dipendono fortemente dal turismo e dalla connettività con l’esterno e la cui ripresa economica si prevede più lenta;

6.

sottolinea la necessità di sostenere il settore industriale delle regioni ultraperiferiche nelle attuali circostanze, e il ruolo fondamentale di un adeguato quadro europeo per gli aiuti di Stato e gli strumenti fiscali, al fine di rafforzare la competitività delle imprese e promuovere la creazione di posti di lavoro in tali regioni;

7.

ricorda che le questioni sociali sono sempre state al centro delle sfide affrontate dalle RUP, sfide che sono acuite dagli effetti devastanti dell’attuale crisi sui mercati del lavoro di questi territori; tale situazione rende ancor più necessario porre la crescita e l’occupazione al centro di qualsiasi strategia rivolta a queste regioni. Le RUP hanno bisogno di un nuovo approccio che comprenda una dimensione sociale rafforzata e l’individuazione di misure specifiche per far fronte al contesto attuale;

8.

apprezza l’impegno della Commissione europea a lavorare in partenariato con le RUP e sottolinea l’importanza di tale partenariato di fronte alle difficoltà di queste regioni nell’affrontare le conseguenze della pandemia di COVID-19;

9.

ricorda la vulnerabilità delle regioni ultraperiferiche, resa molto più grave dal contesto della pandemia, e sottolinea la necessità di garantire un trattamento adeguato di tali regioni nel quadro del piano dell’UE per la ripresa, in linea con le realtà e le esigenze regionali;

10.

sottolinea la necessità di tutelare gli interessi delle RUP nello sviluppo dell’azione esterna dell’UE e chiede che nel futuro accordo dell’UE con il Regno Unito si tenga conto dell’impatto negativo della Brexit sulle RUP, dato che queste regioni sono particolarmente vulnerabili;

11.

mette in evidenza che, nel quadro dell’iniziativa REACT-UE, i progetti finanziati nelle regioni ultraperiferiche dovrebbero riguardare le sfide per i settori maggiormente interessati dalla crisi della COVID-19, come per esempio il settore turistico, nonché il potenziamento degli investimenti nei settori legati alla connettività anche digitale, all’economia verde e blu, e gli investimenti in competenze e capacità che consentano la creazione di posti di lavoro e l’adattamento ai cambiamenti provocati dalla pandemia;

12.

accoglie con favore l’impegno esplicito della Commissione a prestare particolare attenzione alle RUP nel quadro del Green Deal europeo, tenendo conto non solo della loro vulnerabilità ai cambiamenti climatici e alle catastrofi naturali, ma anche delle loro risorse eccezionali, come la biodiversità e le fonti rinnovabili di energia, e si attende che vengano adottate misure specifiche in quest’ottica;

13.

raccomanda di mantenere l’equilibrio che deve esistere tra gli obiettivi ambientali e gli elevati costi sociali che potrebbero derivarne per le RUP e chiede che, nel quadro dei negoziati internazionali, la Commissione europea tenga conto della specificità delle regioni ultraperiferiche e faccia in modo che i voli tra le tali regioni e gli altri Stati membri dell’UE siano esclusi dal sistema di scambio delle quote di emissione; l’assenza di deroghe per tali regioni nei piani per ricomprendere i trasporti sia marittimi che aerei nel sistema di scambio di quote di emissione avrebbe un forte impatto negativo sulla loro situazione economica e sociale;

14.

si compiace del partenariato rafforzato tra la Commissione, gli Stati membri e la Conferenza dei presidenti delle RUP, che ha reso possibile un dialogo proficuo e costante attraverso piattaforme e gruppi di lavoro specifici che permettono di individuare problematiche, trovare soluzioni e pianificare strategie volte ad adattare le politiche europee alla realtà delle RUP;

15.

si rallegra che la governance multilivello abbia permesso che misure specifiche per le RUP siano incluse in gran parte delle proposte della Commissione per il periodo 2021-2027;

16.

osserva, alla luce dei risultati favorevoli ottenuti, che è necessario che il dialogo rafforzato e costante tra la Commissione europea e le RUP prosegua in futuro in rapporto all’elaborazione di politiche adeguate che tengano conto della realtà di queste regioni;

17.

ricorda l’importanza di applicare il trattamento su misura proposto dalla Commissione europea nella sua comunicazione del 2017, data la fragilità di tali territori in una serie di settori;

18.

ricorda la necessità che la conferenza sul futuro dell’Europa mantenga lo status giuridico distinto delle RUP, affinché queste regioni possano continuare a integrarsi in modo equo ed equilibrato nello sviluppo dell’UE.

Valorizzare le risorse delle regioni ultraperiferiche

Economia blu

19.

ricorda che lo spazio marittimo delle RUP rappresenta un vantaggio considerevole che giova all’occupazione, all’attività economica e allo sviluppo e, quindi, va protetto e valorizzato;

20.

esprime soddisfazione per lo studio della Commissione europea Realising the potential of the Outermost Regions for sustainable blue growth [Attuare le potenzialità delle RUP per una crescita blu sostenibile] e si compiace che le sue conclusioni siano state inglobate nella comunicazione;

21.

ricorda il suo parere adottato nel febbraio 2018, in cui sottolinea la necessità che l’UE fornisca alle regioni ultraperiferiche un maggiore sostegno finanziario per le azioni volte a sviluppare le loro risorse marine e marittime e per sviluppare investimenti ambiziosi, tenendo conto del potenziale di creazione di posti di lavoro e della protezione degli ecosistemi;

22.

ritiene che il rinnovo della flotta peschereccia delle RUP continui ad essere limitato dall’applicazione della normativa dell’UE, e reputa necessario adoperarsi in misura maggiore per assicurare una maggiore coerenza tra gli orientamenti riveduti sugli aiuti di Stato per la pesca e il FEAMP, affinché il rinnovo della flotta da pesca delle regioni ultraperiferiche sia ammissibile a beneficiare di quest’ultimo;

23.

ricorda che nelle conclusioni del 19 novembre 2019 sugli oceani e i mari, il Consiglio chiede che le regioni ultraperiferiche vengano protette, data la loro vulnerabilità ai cambiamenti climatici, e sottolinea l’importanza della politica marittima e della pesca per lo sviluppo di attività economiche sostenibili;

24.

deplora che non siano state prese in considerazione le richieste delle RUP relative ai piani di compensazione dei costi supplementari, e appoggia la loro richiesta di un’attuazione adeguata e flessibile degli importi e delle relative modalità di applicazione.

Agricoltura e sviluppo rurale

25.

ricorda che l’agricoltura rappresenta un settore vitale per l’economia e l’occupazione delle RUP, come riconosciuto dall’UE con l’istituzione di un trattamento specifico tramite il Programma di soluzioni specifiche per ovviare alla lontananza e all’insularità (POSEI), e mette in rilievo il contributo e il valore aggiunto che tale settore ha fornito durante la crisi della COVID-19, contribuendo a garantire l’autosufficienza alimentare, favorendo le filiere corte e rispondendo alla forte domanda della popolazione;

26.

raccomanda che il primo pilastro della PAC mantenga le deroghe specifiche per le RUP, ossia il disaccoppiamento e il sistema di riduzione degli aiuti;

27.

deplora tuttavia che, per quanto concerne il FEASR, il quadro finanziario pluriennale proposto abbia previsto una riduzione del cofinanziamento per le RUP;

28.

osserva che la crisi provocata dalla pandemia di COVID-19 ha comportato un grave problema per la distribuzione dei prodotti alimentari nelle regioni ultraperiferiche; respinge quindi l’idea che nel futuro QFP venga ridotta la dotazione finanziaria della PAC per queste regioni e chiede con forza il ripristino delle attuali dotazioni del POSEI;

29.

ricorda alla Commissione europea che negli accordi commerciali negoziati con paesi terzi bisogna inserire un capitolo specifico per tutte le questioni che presentano un interesse particolare per le RUP;

30.

appoggia la richiesta delle RUP sia di prorogare oltre il 2020 il meccanismo di stabilizzazione previsto dagli accordi bilaterali sull’importazione di banane conclusi con i paesi andini e dell’America centrale, che di renderne automatico il funzionamento quando uno di tali paesi superi la soglia assegnata.

Biodiversità

31.

si compiace che il Green Deal proposto dalla Commissione riconosca non solo il grande valore della biodiversità delle RUP, che è unica, ma anche il fatto che i rischi di cambiamento climatico rappresentano uno dei fattori principali di perdita della biodiversità;

32.

accoglie con favore il lancio di inviti per progetti specifici, nel quadro del programma LIFE 2014-2020, per la salvaguardia, la conservazione e la valorizzazione della biodiversità delle RUP e il loro adattamento ai cambiamenti climatici.

Economia circolare

33.

invita la Commissione a tener conto delle caratteristiche peculiari delle RUP nelle sue misure sull’economia circolare, dato che queste regioni sono caratterizzate dall’isolamento e dalla distanza e sono soggette a forte pressioni a causa dei loro modelli economici basati essenzialmente sul turismo;

34.

si attende che una piattaforma ad hoc consenta di sviluppare misure atte a controllare l’entrata e l’uscita dei rifiuti nelle RUP, contribuendo ad un’adeguata gestione dei rifiuti e concorrendo alla realizzazione dell’obiettivo di zero rifiuti a cui puntano queste regioni;

35.

riconosce che la gestione dei rifiuti nelle RUP è complessa e comporta costi elevati, e che è necessario appoggiare gli investimenti infrastrutturali anche tramite il FESR, facilitando la transizione verso un’economia circolare.

Cambiamenti climatici

36.

sostiene l’impegno delle RUP per la realizzazione degli obiettivi dell’UE in materia di neutralità climatica entro il 2050 e ricorda la vulnerabilità di tali regioni ai cambiamenti climatici;

37.

rileva che le ambizioni del Green Deal europeo sono allineate a quanto indicato nella comunicazione, si compiace che esso sia specificamente menzionato e si augura che questo riferimento rappresenti uno stimolo per la transizione giusta delle RUP verso un’economia climaticamente neutra;

38.

chiede che qualsiasi misura nel settore della riduzione delle emissioni di carbonio sia valutata e affrontata in modo globale, cercando un giusto equilibrio tra l’imperativo ambientale e le necessità dei cittadini in termini di accessibilità e di mantenimento della loro economia;

39.

sottolinea la necessità che i criteri di ammissibilità al Fondo per una transizione giusta siano meglio adattati e che si tenga conto della situazione concreta delle regioni ultraperiferiche nella visione strategica a lungo termine dell’UE per l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Transizione energetica

40.

si rallegra per le misure a favore delle RUP che sono incluse nella direttiva sulla promozione dell’energia da fonti rinnovabili e nell’iniziativa per l’energia pulita rivolta alle isole europee, e incoraggia la Commissione a continuare a lavorare in questa direzione;

41.

ricorda che le RUP sono le uniche regioni dipendenti dai combustibili fossili, con sistemi energetici isolati che non possono essere interconnessi alle reti europee, e si rammarica che il meccanismo per collegare l’Europa non sia adatto alla loro particolare situazione; ritiene che le RUP vadano incluse nel meccanismo per una transizione giusta e debbano beneficiare di misure a sostegno della loro transizione energetica verso combustibili puliti.

Ricerca e innovazione

42.

apprezza l’impegno della Commissione a favore delle RUP nel campo dell’innovazione, al fine di valorizzarne il potenziale quali laboratori per testare soluzioni innovative che conducono all’eccellenza, nonché per rafforzare le catene del valore;

43.

esprime compiacimento per l’attuazione di un intervento di coordinamento e sostegno rivolto specificamente alle RUP nel quadro dell’attuale programma Orizzonte 2020, e rileva la necessità di tenere conto delle conclusioni dell’azione preparatoria FORWARD nell’elaborazione dei futuri programmi quadro di RSI, come indicato nella comunicazione.

Affari sociali, occupazione, istruzione e formazione

44.

ritiene che la Commissione debba tener conto delle RUP nelle iniziative che essa presenterà nel quadro del piano d’azione per attuare il pilastro europeo dei diritti sociali, promuovendo le pari opportunità, l’accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque, nonché la protezione e l’inclusione sociale;

45.

mette in evidenza l’enorme impatto che la crisi generata dalla pandemia di COVID-19 ha sull’occupazione nelle RUP, nonché il rilevante incremento dei livelli di povertà dovuto alla perdita di attività economica e alla riduzione del giro d’affari in settori fondamentali, e sottolinea la necessità di proseguire il rafforzamento degli strumenti specifici di sostegno sia alla creazione di nuove nicchie di attività che al mantenimento dei posti di lavoro nei settori tradizionali;

46.

chiede che vengano adottate misure volte ad aumentare la partecipazione delle RUP in tutte le azioni del programma Erasmus + e che siano promossi gli scambi e la cooperazione tra le persone e le organizzazioni di tali regioni e quelle di paesi terzi, in particolare dei paesi vicini;

47.

si augura che il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione preveda la flessibilità necessaria per concedere aiuti qualora un importante evento di ristrutturazione abbia un impatto rilevante sull’economia di queste regioni.

Accessibilità ai fini della competitività, dell’imprenditorialità e dell’integrazione nel mercato unico

48.

richiama l’attenzione sull’enorme impatto dell’attuale crisi in termini di collegamenti aerei con questi territori isolati, e sulla necessità di mantenere i collegamenti ai livelli precedenti la crisi, dato che le RUP dipendono totalmente dai trasporti marittimi e aerei;

49.

esorta a tener conto della lontananza, dell’isolamento geografico e della dispersione territoriale delle RUP al momento di definire, adottare e attuare le politiche volte a ridurre il divario di accessibilità, sul piano fisico e digitale, con il mercato dell’UE e anche a livello intraregionale e interregionale;

50.

ricorda che i collegamenti per via aerea rappresentano anche un elemento essenziale per la competitività del settore turistico, che è il principale motore economico per molte di queste regioni e risente in modo particolare delle conseguenze della pandemia di COVID-19; esorta pertanto la Commissione a tener conto di questo aspetto al momento di definire le politiche volte a migliorare l’accessibilità fisica delle RUP;

51.

apprezza che sia stato realizzato uno studio sulle esigenze delle RUP in termini di connettività e che la Commissione abbia tenuto conto delle loro carenze e della dipendenza da porti e aeroporti e proposto apposite misure nell’ambito del FESR e del meccanismo per collegare l’Europa; reputa tuttavia che tali misure non siano sufficienti e che occorra adeguare la politica dei trasporti alla realtà delle regioni ultraperiferiche;

52.

sottolinea l’importanza degli investimenti volti a limitare la congestione nei nodi urbani e a facilitare modi di trasporto terrestri sostenibili;

53.

ritiene utile che il meccanismo per collegare l’Europa preveda aiuti per la realizzazione di reti dorsali, anche con cavi sottomarini, per la connessione delle RUP all’interno dei rispettivi Stati membri, con gli Stati membri, nonché tra l’Unione e i paesi terzi.

Integrazione regionale nei rispettivi spazi geografici

54.

ricorda alla Commissione che l’integrazione regionale delle RUP nei rispettivi spazi geografici rimane un obiettivo prioritario e che i programmi di cooperazione territoriale europea costituiscono uno strumento fondamentale per raggiungere tale obiettivo; ritiene pertanto essenziale mantenere la dotazione finanziaria stabilita per questi programmi, nonché assicurare lo sviluppo operativo della nuova componente relativa alle RUP, senza tuttavia limitare l’accesso di tali regioni alle altre componenti e alle relative dotazioni finanziarie;

55.

deplora la riduzione del tasso di cofinanziamento in Europa per le regioni ultraperiferiche nel quadro del regolamento Cooperazione territoriale europea (CTE-Interreg) per il periodo 2021-2027, in contraddizione con l’importanza strategica attribuita dalla Commissione europea, sin dal 2004, al rafforzamento dell’integrazione regionale delle regioni ultraperiferiche nel loro ambito geografico;

56.

esorta la Commissione a sostenere, nel quadro del programma Interreg, progetti strategici comuni di cooperazione che coinvolgano tutte le RUP;

57.

ricorda alla Commissione che si è assunta l’impegno di trovare una soluzione specifica, semplice e chiara che permetta una programmazione congiunta del FESR e degli strumenti finanziari dei paesi terzi vicini. Deplora che questa soluzione specifica non sia stata ancora trovata ed esorta la Commissione a risolvere definitivamente la questione nel periodo di programmazione 2021-2027.

Migrazione

58.

mette in risalto che le RUP, insieme ad altre regioni, sono in prima linea per quanto riguarda l’ingresso di migranti irregolari provenienti dai paesi vicini, e richiama l’attenzione sul grande impatto che la gestione dei flussi migratori ha su tutte le politiche pubbliche di queste regioni, in particolare per quanto riguarda la concreta attuazione delle misure di accoglienza o l’assistenza ai minori non accompagnati;

59.

ricorda che la Commissione si è assunta l’impegno di aiutare le RUP nella gestione sostenibile della problematica della migrazione e raccomanda che vengano previste misure specifiche attraverso il Fondo Asilo e migrazione per il periodo finanziario 2021-2027.

Conclusioni

60.

esorta la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio a tenere conto delle RUP nelle discussioni sul futuro dell’Europa e nello sviluppo delle future politiche europee, in modo da garantire la piena ed efficace attuazione dell’articolo 349 del TFUE.

Bruxelles, 10 dicembre 2020.

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS