ISSN 1977-0944

Gazzetta ufficiale

dell’Unione europea

C 261

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Edizione in lingua italiana

Comunicazioni e informazioni

60° anno
9 agosto 2017


Numero d'informazione

Sommario

pagina

 

I   Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

 

RACCOMANDAZIONI

 

Consiglio

2017/C 261/01

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 del Belgio e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 del Belgio

1

2017/C 261/02

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 della Bulgaria e che formula un parere del Consiglio sul programma di convergenza 2017 della Bulgaria

7

2017/C 261/03

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 della Repubblica ceca e che formula un parere del Consiglio sul programma di convergenza 2017 della Repubblica ceca

12

2017/C 261/04

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 della Danimarca e che formula un parere del Consiglio sul programma di convergenza 2017 della Danimarca

16

2017/C 261/05

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 della Germania e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 della Germania

18

2017/C 261/06

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 dell’Estonia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 dell’Estonia

23

2017/C 261/07

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 dell’Irlanda e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 dell’Irlanda

26

2017/C 261/08

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 della Spagna e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 della Spagna

31

2017/C 261/09

Raccomandazione del Consiglio, dell’11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 della Francia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 della Francia

36

2017/C 261/10

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 della Croazia e che formula un parere del Consiglio sul programma di convergenza 2017 della Croazia

41

2017/C 261/11

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 dell’Italia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 dell’Italia

46

2017/C 261/12

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 di Cipro e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 di Cipro

53

2017/C 261/13

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 della Lettonia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 della Lettonia

58

2017/C 261/14

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 della Lituania e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 della Lituania

62

2017/C 261/15

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 del Lussemburgo e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 del Lussemburgo

67

2017/C 261/16

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 dell’Ungheria e che formula un parere del Consiglio sul programma di convergenza 2017 dell’Ungheria

71

2017/C 261/17

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 di Malta e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 di Malta

75

2017/C 261/18

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 dei Paesi Bassi e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 dei Paesi Bassi

79

2017/C 261/19

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 dell’Austria e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 dell’Austria

83

2017/C 261/20

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 della Polonia e che formula un parere del Consiglio sul programma di convergenza 2017 della Polonia

88

2017/C 261/21

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 del Portogallo e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 del Portogallo

92

2017/C 261/22

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 della Romania e che formula un parere del Consiglio sul programma di convergenza 2017 della Romania

98

2017/C 261/23

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 della Slovenia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 della Slovenia

105

2017/C 261/24

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 della Slovacchia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 della Slovacchia

110

2017/C 261/25

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 della Finlandia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 della Finlandia

114

2017/C 261/26

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 della Svezia e che formula un parere del Consiglio sul programma di convergenza 2017 della Svezia

119

2017/C 261/27

Raccomandazione del Consiglio, dell'11 luglio 2017, sul programma nazionale di riforma 2017 del Regno Unito e che formula un parere del Consiglio sul programma di convergenza 2017 del Regno Unito

122


IT

 


I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

RACCOMANDAZIONI

Consiglio

9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/1


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 del Belgio e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 del Belgio

(2017/C 261/01)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), la relazione sul meccanismo di allerta, in cui il Belgio non è stato annoverato tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, il Belgio dovrebbe assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nelle raccomandazioni di cui ai punti da 1 a 2.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese 2017 relativa al Belgio. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dal Belgio nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020.

(4)

Il 28 aprile 2017 il Belgio ha presentato il suo programma nazionale di riforma 2017 e il suo programma di stabilità 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(5)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(6)

Il Belgio è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita ed è soggetto alla regola del debito. Nel suo programma di stabilità 2017 il governo prevede un graduale miglioramento del saldo nominale che passa da un disavanzo pari al 2,6 % del PIL nel 2016 al -0,1 % del PIL nel 2020. L’obiettivo di bilancio a medio termine, fissato a una posizione di bilancio in pareggio in termini strutturali, dovrebbe essere raggiunto entro il 2019. Tuttavia, il saldo strutturale ricalcolato (5) continua a indicare un disavanzo pari allo 0,3 % nel 2019. Secondo il programma di stabilità 2017, dopo aver raggiunto il picco di quasi il 107 % del PIL nel 2014 ed essere sceso a circa il 106 % del PIL nel 2015 e nel 2016, il rapporto tra debito pubblico e PIL dovrebbe diminuire per attestarsi al 99 % entro il 2020. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è plausibile. Allo stesso tempo, non sono state illustrate in modo dettagliato le misure necessarie per sostenere gli obiettivi di disavanzo pianificati a partire dal 2018; secondo le previsioni di primavera 2017 della Commissione questo fattore contribuisce, a politiche invariate, al previsto deterioramento del saldo strutturale nel 2018.

(7)

Il 22 maggio 2017 la Commissione ha pubblicato una relazione a norma dell’articolo 126, paragrafo 3, del TFUE, perché nel 2016 il Belgio non ha compiuto progressi sufficienti verso la conformità con il parametro per la riduzione del debito. La relazione traeva la conclusione, in esito alla valutazione di tutti i fattori significativi, che il criterio del debito doveva ora essere considerato soddisfatto. Allo stesso tempo, nel 2017 dovevano essere prese ulteriori misure di bilancio per garantire la sostanziale conformità con il percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio a medio termine nel periodo 2016-2017.

(8)

Il programma di stabilità 2017 indica che l’impatto sul bilancio dell’afflusso eccezionale di rifugiati e delle relative misure di sicurezza nel 2016 e nel 2017 è considerevole e fornisce elementi adeguati a dimostrazione dell’entità e della natura di questi costi aggiuntivi per il bilancio. Secondo la Commissione, le spese aggiuntive ammissibili ammontano nel 2016 allo 0,08 % del PIL per l’afflusso eccezionale di rifugiati e allo 0,05 % del PIL per le relative misure di sicurezza. L’impatto aggiuntivo del 2017 rispetto al 2016 delle misure inerenti alla sicurezza è attualmente stimato pari allo 0,01 % del PIL. Questa spesa aggiuntiva rientra nell’ambito di applicazione delle disposizioni dell’articolo 5, paragrafo 1, e dell’articolo 6, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 1466/97, dato che l’afflusso di rifugiati e la gravità della minaccia terroristica sono eventi inconsueti che hanno rilevanti ripercussioni sulle finanze pubbliche del Belgio e visto che la sostenibilità non sarebbe compromessa se si consentisse una deviazione temporanea dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio a medio termine. Pertanto, per il 2016 l’aggiustamento richiesto verso l’obiettivo di bilancio a medio termine è stato ridotto per tener conto dei costi aggiuntivi per i rifugiati e per la sicurezza. Per quanto riguarda il 2017, la valutazione finale, che verterà anche sugli importi ammissibili, sarà effettuata nella primavera del 2018 sulla base dei dati osservati forniti dalle autorità belghe.

(9)

Il 12 luglio 2016 il Consiglio ha raccomandato al Belgio di realizzare nel 2017 un aggiustamento annuo verso l’obiettivo di bilancio a medio termine di almeno lo 0,6 % del PIL. Sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, vi è il rischio di una qualche deviazione da tale requisito nel 2017. Tuttavia, permane il rischio di una deviazione significativa dal percorso di aggiustamento raccomandato nell’insieme del periodo 2016-2017. Questa conclusione non cambierebbe anche se da tale requisito venisse scalato l’impatto sul bilancio dell’eccezionale afflusso di rifugiati e delle misure di sicurezza.

(10)

Nel 2018, alla luce della sua situazione di bilancio e in particolare del livello del debito, il Belgio dovrebbe continuare l’aggiustamento verso il suo obiettivo di bilancio a medio termine pari ad una posizione in pareggio in termini strutturali. Secondo la matrice comune di aggiustamento concordata nel quadro del patto di stabilità e crescita, il predetto aggiustamento si traduce in un requisito pari ad un tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta (6) non superiore all’1,6 % nel 2018, il che corrisponderebbe ad un aggiustamento strutturale annuo pari almeno allo 0,6 % del PIL. A politiche invariate, vi è il rischio di una deviazione significativa da tale requisito nel 2018. Non si prevede, prima facie, che nel 2017 e nel 2018 il Belgio rispetti la regola del debito. In generale, il Consiglio è del parere che a decorrere dal 2017 saranno necessarie ulteriori misure per ottemperare alle disposizioni del patto di stabilità e crescita. Tuttavia, come previsto dal regolamento (CE) n. 1466/97, la valutazione del programma di bilancio e dei relativi risultati dovrebbe tener conto del saldo di bilancio dello Stato membro alla luce delle condizioni del ciclo. Come ricordato nella comunicazione della Commissione sul semestre europeo 2017 che accompagna le presenti raccomandazioni per paese, la valutazione del documento programmatico di bilancio 2018 e la successiva valutazione 2018 dei risultati di bilancio dovranno tenere debitamente conto dell’obiettivo di conseguire una situazione di bilancio che contribuisca sia a rafforzare la ripresa in corso sia ad assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche del Belgio. In tale contesto, il Consiglio prende atto che la Commissione intende effettuare una valutazione complessiva in linea con il regolamento (CE) n. 1466/97, in particolare alla luce della situazione del ciclo del Belgio.

(11)

Il coordinamento efficace del bilancio è fondamentale in uno Stato membro a struttura federale come il Belgio, dove gran parte delle competenze di spesa è stata devoluta alle amministrazioni subnazionali. Nel tentativo di migliorare il coordinamento interno e di recepire il trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’Unione economica e monetaria (il «patto di bilancio»), nel 2013 il governo federale ha concluso con le regioni e le comunità un accordo di cooperazione, con l’obiettivo di definire su base pluriennale percorsi di bilancio generali e individuali, sorvegliati dal Consiglio superiore delle finanze. Questo processo non è tuttavia sfociato in un accordo formale sulle tendenze di bilancio, né ha istituito sufficienti garanzie per quanto concerne il ruolo di controllo del Consiglio superiore delle finanze. Tale mancanza di coordinamento sulla condivisione dell’impegno compromette la sostenibilità della traiettoria generale del paese verso l’obiettivo a medio termine fissato nel programma di stabilità 2017.

(12)

Nonostante il loro potenziale di stimolo della crescita sul lungo periodo, gli investimenti pubblici sono molto bassi rispetto agli standard europei, in particolare in rapporto alla spesa pubblica totale. Non solo è limitato lo stock di capitale pubblico, è stata erosa anche la qualità delle infrastrutture pubbliche. Dati i rigidissimi vincoli di bilancio imposti a tutti i livelli di governo, per mantenere un sufficiente margine per gli investimenti è necessario ristrutturare la composizione della spesa pubblica complessiva migliorando l’efficienza dei servizi pubblici e delle politiche e frenando il rapido aumento di talune voci di spesa.

(13)

Il Belgio ha conseguito notevoli progressi nella riforma del sistema di fissazione dei salari. La revisione della legge del 1996 che disciplina la contrattazione salariale mira a salvaguardare gli incrementi di competitività di costo realizzati a seguito del recente sforzo di moderazione salariale. Le proiezioni di riferimento più prudenti e gli adeguamenti già incorporati nel calcolo della norma salariale fanno sì che il quadro riformato dia un contributo significativo al miglioramento della competitività di costo del Belgio rispetto ai principali partner commerciali della zona euro. Inoltre, la riforma dà maggiori garanzie che le misure adottate dal governo per ridurre i costi non salariali del lavoro vadano effettivamente a beneficio della competitività di costo, e amplia il ruolo statale nell’evitare tendenze dannose per la competitività di costo a causa dell’eccessiva inflazione. Il quadro della contrattazione collettiva prevede l’attento monitoraggio, a opera delle organizzazioni delle parti sociali rappresentate nel Consiglio centrale dell’economia, dell’andamento dei salari e della produttività e delle altre determinanti della competitività di costo e non di costo. Poiché la prassi di collegare l’evoluzione salariale all’inflazione è ancora diffusa in molti settori, e nel contesto del crescente divario di inflazione tra il Belgio e i paesi limitrofi, le variazioni dei costi unitari del lavoro continueranno a essere oggetto di attento monitoraggio nell’ambito del semestre europeo.

(14)

Sono stati compiuti alcuni progressi riguardo al funzionamento del mercato del lavoro. L’innalzamento dell’età pensionabile e altri limiti al prepensionamento incoraggiano le persone più anziane a rimanere al lavoro o a ritornarvi. Le progressive riduzioni del cuneo fiscale hanno contribuito a stimolare i tassi di occupazione. La creazione di posti di lavoro è stata forte, alimentata dalla crescita economica e dal miglioramento della competitività di costo, anche in conseguenza della riduzione del carico fiscale sul lavoro e della moderazione salariale, che hanno migliorato la competitività in termini di costo del lavoro delle imprese belghe. Permane tuttavia una serie di carenze strutturali. I tassi di transizione dalla disoccupazione/inattività all’occupazione sono bassi, e il tasso di occupazione complessivo è mantenuto basso dalle prestazioni insoddisfacenti di gruppi specifici: i lavoratori poco qualificati, i giovani, i lavoratori più anziani e le persone provenienti da un contesto migratorio, come ad esempio i lavoratori nati al di fuori dell’UE, ma anche i migranti di seconda generazione. I risultati occupazionali delle persone provenienti da un contesto migratorio, anche al netto di altre caratteristiche individuali, sono tra i peggiori dell’Unione. In particolare, il divario occupazionale dei nati al di fuori dell’UE è il più alto dell’Unione: per la fascia di età 20-64 anni, nel 2016 il tasso di occupazione di queste persone era del 49,1 %, a fronte del 70,2 % degli autoctoni, e ancora più basso (39,1 %) per le donne nate al di fuori dell’UE. Nel 2015 il rischio di povertà e di esclusione sociale era del 50,7 % per i residenti nati al di fuori dell’UE, a fronte del 17 % per gli autoctoni. Queste notevoli differenze in termini di occupazione tra gruppi specifici della popolazione continuano a determinare una sottoutilizzazione cronica della manodopera. Nonostante le riforme in corso a livello regionale dei regimi di incentivazione dell’occupazione finalizzate a razionalizzare e specificare il sistema, occorre sottoporre a monitoraggio periodico il rapporto costo/efficacia delle scelte politiche compiute. Alcuni elementi delle politiche progettate per gruppi specifici potrebbero generare vantaggi indebiti e avere effetti distorsivi. Affinché le politiche specifiche siano efficaci sono inoltre fondamentali il coordinamento e la comunicazione tra i diversi livelli della politica e al loro interno. Le imposte, compresi i contributi sociali sui salari più bassi e la revoca delle prestazioni sociali in concomitanza dell’ingresso nel mercato del lavoro o dell’aumento delle ore lavorate, possono determinare inattività e bassi salari.

(15)

Sono stati compiuti alcuni progressi in materia di riforme dell’istruzione e della formazione finalizzate a migliorare l’equità, le competenze chiave e la qualità dell’istruzione. Tuttavia, nonostante i buoni risultati medi se raffrontati a livello internazionale, è diminuita la percentuale di studenti quindicenni che si colloca nella fascia di prestazione più alta, mentre è aumentata quella degli alunni con risultati scadenti. Inoltre, le disuguaglianze nell’istruzione legate al contesto socio-economico sono sopra la media dell’Unione e dell’OCSE. È notevole anche il divario di prestazioni riconducibile alla provenienza da un contesto migratorio e la seconda generazione ha risultati appena migliori della prima, pur tenendo conto del contesto socioeconomico. Per risolvere le disuguaglianze nell’istruzione sarà pertanto necessaria una risposta politica di ampio respiro che vada al di là del sistema educativo. La forte crescita della popolazione scolastica, soprattutto tra gli alunni provenienti da un contesto migratorio (la cui percentuale è passata dal 15,1 % del 2012 al 17,7 % del 2015), inasprisce la sfida per l’equità. Inoltre, il Belgio si trova di fronte a una carenza emergente di insegnanti, i quali non sono sempre adeguatamente preparati o sostenuti per far fronte alla crescente eterogeneità della popolazione scolastica. Ciò è dovuto principalmente alla difficoltà di attrarre gli studenti e i candidati più idonei alla professione, all’elevato tasso di uscita degli insegnanti all’inizio della carriera e all’indisponibilità all’insegnamento di una quota di insegnanti. Va considerato anche che il corso di formazione iniziale degli insegnanti in Belgio ha durata relativamente ridotta (attualmente 3 anni). Le riforme dell’istruzione e della formazione sono fondamentali per migliorare la partecipazione al mercato del lavoro dei giovani poco qualificati e per sostenere il passaggio a un’economia basata sulla conoscenza.

(16)

È tuttora necessario migliorare la dimensione non di costo della competitività. A tal fine sono essenziali maggiori incrementi della produttività e più ampi investimenti nel capitale basato sulla conoscenza, in particolare per adottare le tecnologie digitali. Nonostante la qualità elevata del sistema pubblico della ricerca, per avere prestazioni migliori in termini di innovazione è necessaria una maggiore diffusione delle conoscenze nei settori meno produttivi. Tutte le entità federate riconoscono questa esigenza e negli ultimi anni hanno adottato varie strategie e misure per promuovere l’innovazione. Tuttavia, per incoraggiare tali sviluppi, si potrebbe fare di più per migliorare le condizioni quadro per l’innovazione. Inoltre, in Belgio sembra esistere un certo margine di miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia del sostegno pubblico alla ricerca e all’innovazione, in particolare per quanto riguarda la valutazione degli eventuali effetti di spiazzamento e l’ulteriore semplificazione del sistema nel suo complesso.

(17)

Sono stati compiuti progressi limitati nell’eliminazione delle restrizioni operative e di stabilimento gravanti sul commercio al dettaglio. A seguito della sesta riforma dello Stato, che ha trasferito alle regioni le competenze in materia di stabilimento dei punti vendita al dettaglio, sono state adottate nuove leggi regionali che semplificano la procedura amministrativa di autorizzazione. Tuttavia, esiste un ampio margine di interpretazione di talune disposizioni, che rischia di determinare barriere ingiustificate all’ingresso nel mercato. I prezzi al consumo continuano a essere più alti che negli Stati membri limitrofi, e si collocano oltre il livello che potrebbe essere giustificato dai maggiori costi del lavoro. Sarebbe necessaria una strategia globale che affronti tali questioni, affinché i consumatori possano trarre vantaggio da un mercato competitivo e da prezzi più bassi.

(18)

L’elevata regolamentazione nelle industrie di rete e in alcuni servizi professionali sta limitando la concorrenza in Belgio, in particolare per gli agenti immobiliari, gli architetti e i contabili. Tra gli ostacoli si annoverano le restrizioni in materia di partecipazione e forma societaria per gli architetti, oltre ad altri requisiti, il regime di incompatibilità che vieta l’esercizio simultaneo di qualsiasi altra attività economica per tutti i tipi di professioni contabili, le limitazioni dell’accesso alla professione di agente immobiliare e le restrizioni in materia di partecipazione azionaria e diritti di voto. La riduzione di tali ostacoli potrebbe determinare un rafforzamento della concorrenza, e di conseguenza permettere a un numero maggiore di imprese di entrare sul mercato e ai consumatori di avvantaggiarsi di prezzi più bassi. La Commissione ha presentato nel gennaio 2017 un pacchetto di misure volte ad affrontare gli ostacoli nei mercati dei servizi. Il pacchetto comprende varie raccomandazioni di riforma rivolte al Belgio per affrontare queste sfide.

(19)

La rete di trasporto è uno dei settori in cui è più urgente colmare la carenza di investimenti. Va acuendosi il problema della congestione del traffico nelle ore di punta, il che rende il paese meno attraente per gli investitori stranieri e causa notevoli costi economici e ambientali. Inoltre, il Belgio presenta gravi problemi di inquinamento atmosferico e si prevede che non raggiungerà l’obiettivo di ridurre le emissioni non ETS del 15 % nel 2020 rispetto al 2005, sebbene vi sia l’elevata probabilità che rispetti gli impegni nell’ambito della legislazione in materia di clima dell’Unione ricorrendo alle esistenti disposizioni in materia di flessibilità. Le sfide più urgenti riguardano l’ammodernamento delle infrastrutture di base del trasporto ferroviario e stradale e la realizzazione dei collegamenti mancanti tra i principali centri economici. Al contempo è importante affrontare il problema della congestione nelle ore di punta migliorando i servizi di trasporto pubblico, ottimizzando la gestione del traffico nonché eliminando le distorsioni del mercato e gli incentivi fiscali controproducenti, quali il trattamento favorevole riservato ai veicoli aziendali. Un’altra sfida riguarda l’adeguatezza della produzione interna di energia elettrica e la sicurezza dell’approvvigionamento in generale. Le interruzioni impreviste di vari impianti nucleari avevano suscitato preoccupazioni quanto all’equilibrio da trovare tra domanda e offerta di energia elettrica, mentre la revisione ripetuta del calendario per la progressiva eliminazione del parco nucleare continua a creare un clima poco propizio all’adozione di decisioni di investimento a lungo termine. Anche se i rischi per l’approvvigionamento a breve termine sono stati ridotti, in particolare grazie all’aumento della riserva strategica, e sono stati compiuti alcuni progressi riguardo all’aumento delle interconnessioni, rimane un notevole fabbisogno di investimenti a più lungo termine. Oltre a ulteriori aumenti delle interconnessioni, occorre mettere a punto reti intelligenti per sviluppare la gestione della domanda. Tenuto conto dei tempi lunghi necessari per realizzare progetti nel settore dell’energia e dell’elevato fabbisogno di capacità di sostituzione nel prossimo decennio, sarà necessaria un’azione rapida, in particolare per istituire un idoneo quadro giuridico che promuova anche lo sviluppo di capacità flessibili (ossia di produzione, stoccaggio e gestione della domanda).

(20)

Il Belgio ha realizzato qualche progresso nella riforma del sistema fiscale, in particolare trasferendo l’imposizione fiscale dal lavoro ad altre basi imponibili, il che ridurrà gradualmente il cuneo fiscale che grava sul lavoro. Il carico fiscale sul lavoro, compresi i contributi sociali, sono in corso di riduzione in varie tappe tra il 2016 e il 2020. Gli effetti della riforma fiscale in atto cominciano a concretizzarsi. Tuttavia, il sistema tributario resta complesso, con basi imponibili erose da specifiche esenzioni, detrazioni e aliquote ridotte, il che comporta in alcuni casi perdite di entrate, distorsioni economiche e un pesante onere amministrativo. Il trasferimento dell’onere fiscale non sembra essere neutro dal punto di vista del bilancio poiché il taglio delle tasse sul lavoro è stato solo in parte compensato dall’aumento delle altre imposte, comprese le imposte sui consumi. Rimane un ampio margine per migliorare l’impostazione del sistema fiscale mediante l’ulteriore ampliamento delle basi imponibili, permettendo così di ridurre sia le aliquote previste per legge che le distorsioni. Vi è inoltre un grande potenziale per un trasferimento favorevole all’ambiente del carico fiscale derivante, tra l’altro, del trattamento fiscale favorevole riservato ai veicoli aziendali e alle carte carburante, che impedisce di compiere ulteriori progressi nell’affrontare le problematiche della congestione, dell’inquinamento atmosferico e delle emissioni di gas a effetto serra. Il governo prevede modifiche del regime dei veicoli aziendali, ma il beneficio ambientale apportato da questa riforma sarà probabilmente limitato.

(21)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica del Belgio, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte al Belgio negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica del Belgio, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(22)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 e il suo parere (7) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1,

RACCOMANDA che il Belgio adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

perseguire un consistente sforzo di bilancio nel 2018, in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, tenendo conto della necessità di rafforzare la ripresa in corso e di assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche del Belgio, sfruttare le entrate straordinarie, ad esempio i proventi della vendita di attivi, per accelerare la riduzione del rapporto debito pubblico/PIL, concordare una distribuzione degli obiettivi di bilancio tra i vari livelli di governo, con forza esecutiva, garantire il monitoraggio indipendente dei conti pubblici, abolire le agevolazioni fiscali distorsive e migliorare la composizione della spesa pubblica per creare un margine per gli investimenti infrastrutturali, comprese le infrastrutture di trasporto;

2.

garantire ai gruppi più svantaggiati, comprese le persone provenienti da un contesto migratorio, pari opportunità di partecipazione a un’istruzione di qualità, alla formazione professionale e al mercato del lavoro;

3.

promuovere gli investimenti nel capitale basato sulla conoscenza, in particolare con misure volte ad aumentare l’adozione di tecnologie digitali e la diffusione dell’innovazione, aumentare la concorrenza nei mercati dei servizi professionali e del commercio al dettaglio, nonché potenziare i meccanismi di mercato nelle industrie di rete.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  Regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25).

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(5)  Saldo corretto per il ciclo al netto delle misure una tantum e temporanee, ricalcolato dalla Commissione utilizzando la metodologia concordata.

(6)  La spesa pubblica netta si compone della spesa pubblica totale al netto della spesa per interessi, della spesa relativa a programmi dell’Unione interamente coperta da entrate provenienti da fondi dell’Unione e delle modifiche non discrezionali nella spesa per le indennità di disoccupazione. Gli investimenti fissi lordi finanziati a livello nazionale sono spalmati su un periodo di 4 anni. Rientrano nel calcolo le misure discrezionali in materia di entrate o gli aumenti delle entrate obbligatori per legge, mentre sono escluse le misure una tantum sia per quanto riguarda le entrate che per quanto riguarda la spesa.

(7)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/7


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 della Bulgaria e che formula un parere del Consiglio sul programma di convergenza 2017 della Bulgaria

(2017/C 261/02)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 9, paragrafo 2,

visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (2), in particolare l’articolo 6, paragrafo 1,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011, la relazione sul meccanismo di allerta, in cui la Bulgaria è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito.

(2)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa alla Bulgaria 2017, nella quale sono stati valutati i progressi compiuti dalla Bulgaria nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020. La relazione per paese comprende altresì i risultati dell’esame approfondito a norma dell’articolo 5 del regolamento (UE) n. 1176/2011, che sono stati pubblicati il 22 febbraio 2017. L’analisi ha portato la Commissione a concludere che la Bulgaria presenta squilibri macroeconomici eccessivi. In particolare, il paese continua a presentare squilibri connessi a fragilità tuttora esistenti nel settore finanziario e un elevato indebitamento delle imprese in un contesto di elevata disoccupazione di lunga durata.

(3)

La Bulgaria ha presentato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di convergenza 2017 il 17 maggio 2017, dopo la scadenza del termine previsto.

(4)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (3), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(5)

La Bulgaria è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita. Nel suo programma di convergenza 2017 il governo, partendo da una posizione di pareggio di bilancio nel 2016, ha programmato un disavanzo nominale dello 0,6 % del PIL nel 2017. È previsto un leggero miglioramento del disavanzo nominale su un valore dello 0,5 % del PIL nel 2018, che dovrebbe divenire un modesto avanzo successivamente. Si prevede il raggiungimento con un margine dell’obiettivo di bilancio a medio termine, ossia un disavanzo strutturale pari all’1 % del PIL, durante l’intero periodo di riferimento del programma. Sempre sulla base del programma di convergenza 2017, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe diminuire progressivamente dal 29,5 % del PIL nel 2016 al 23,8 % nel 2020. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è plausibile.

(6)

Il 12 luglio 2016, per il 2017 il Consiglio ha raccomandato alla Bulgaria di realizzare un aggiustamento annuo verso l’obiettivo di bilancio a medio termine dello 0,5 % del PIL. I dati sui risultati indicano che la Bulgaria ha già superato il suo obiettivo di bilancio a medio termine nel 2016. Secondo le previsioni di primavera 2017 della Commissione, il saldo strutturale dovrebbe invertirsi, passando da un avanzo dello 0,1 % del PIL nel 2016 a un disavanzo dello 0,4 % del PIL nel 2017 e dello 0,3 % del PIL nel 2018 nell’ipotesi di politiche invariate. Nonostante tale peggioramento, il saldo strutturale dovrebbe restare al di sopra dell’obiettivo di bilancio a medio termine in entrambi gli anni. In generale, il Consiglio ritiene che la Bulgaria riuscirà a rispettare le disposizioni del patto di stabilità e crescita nel 2017 e nel 2018.

(7)

Il paese sta compiendo sforzi per migliorare la riscossione delle imposte. Nonostante i miglioramenti, l’adempimento degli obblighi tributari resta problematico. L’economia sommersa e il lavoro non dichiarato presentano ancora livelli elevati. Gli oneri amministrativi di natura fiscale sono stati ridotti ma sono ancora significativi. Le misure volte a ridurre gli oneri burocratici finora sembrano aver prodotto risultati limitati e non vi sono segni di importanti miglioramenti in termini di rispetto volontario degli obblighi fiscali. In tali circostanze, far rispettare le norme sembra essere fondamentale non solo per l’esecuzione dei controlli ma anche per rafforzare la prevenzione dell’inosservanza degli obblighi fiscali. Il piano d’azione della strategia nazionale unica 2015-2017 per migliorare la riscossione delle imposte, combattere l’economia sommersa e ridurre i costi di adeguamento alla normativa sembra essere uno strumento utile, in particolare per valutare e migliorare il coordinamento e l’efficienza di una serie di organi amministrativi che operano nel settore fiscale. Un’analisi ex post dell’impatto delle misure specifiche potrebbe contribuire a una valutazione, una programmazione e un orientamento corretti delle future misure finalizzate a garantire l’osservanza degli obblighi fiscali, le quali saranno incluse in un’unica strategia nazionale globale che sostituirà l’attuale strategia, in scadenza alla fine del 2017.

(8)

Le autorità bulgare, in consultazione e cooperazione con gli organismi europei competenti, hanno condotto valutazioni della qualità degli attivi e prove di stress del settore bancario e assicurativo e una verifica degli attivi dei fondi pensione privati. Sebbene i risultati abbiano confermato la solidità dei settori a livello aggregato, sono ancora presenti sacche di vulnerabilità, anche in alcuni enti di importanza sistemica. Poiché le misure di follow-up non sono state ancora pienamente attuate, permangono le cause di vulnerabilità. Inoltre, le tre valutazioni non affrontato pienamente alcune questioni, tra cui la valutazione degli attivi e degli strumenti finanziari illiquidi come pure l’esposizione delle parti collegate. Le autorità di vigilanza potrebbero affrontare tali questioni adottando un approccio più prudente. Le questioni in sospeso nel settore assicurativo comprendono anche il trattamento di alcuni contratti di riassicurazione, alcuni crediti assicurativi e la vigilanza a livello di gruppo.

(9)

Per evitare che squilibri analoghi si ripresentino, è necessario finalizzare le misure volte a migliorare la vigilanza bancaria e compiere ulteriori sforzi per migliorare la vigilanza nel settore non bancario. Far fronte ai problemi degli attivi difficili da valutare e delle pratiche commerciali incaute, compresi i prestiti erogati a parti collegate e le operazioni di prestito connesse, resta una grande sfida per le autorità. La Banca nazionale bulgara ha varato un piano per riformare e sviluppare la vigilanza bancaria, che si basa anche sulle conclusioni della Banca mondiale e dell’FMI. Tale piano è in fase di attuazione, ma potrebbe essere necessario modificarlo alla luce dei risultati del programma di valutazione del settore finanziario. Le carenze dei controlli messe in luce dalle valutazioni dei fondi di assicurazione e dei fondi pensione evidenziano la necessità per la commissione di vigilanza finanziaria di elaborare e attuare un piano globale per rafforzare la vigilanza, anche migliorando la governance e il funzionamento interni. Per garantire la piena credibilità, tale piano dovrebbe basarsi sulle migliori prassi internazionali in materia ed essere elaborato e attuato in stretta cooperazione con i pertinenti organi europei, se necessario con il contributo di terzi fornitori di servizi.

(10)

L’indebitamento delle imprese, ancora elevato (e ben al di sopra di quello di altri paesi comparabili), grava sui bilanci delle imprese e rischia di limitare la domanda di credito e gli investimenti a medio termine. Per ridurre il livello ancora elevato dei prestiti alle imprese deteriorati, le autorità bulgare dovrebbero agevolare il processo di rinegoziazione per le banche ricorrendo a una serie completa di strumenti. Ad esempio, l’accelerazione della riforma del regime di insolvenza migliorerebbe il contesto giuridico per la gestione delle sofferenze e offrirebbe opportunità di ristrutturazione extragiudiziale. Oltre al regime di insolvenza, il pacchetto di strumenti potrebbe comprendere orientamenti in materia di vigilanza per le banche con livelli particolarmente elevati di crediti in sofferenza, compresi eventualmente provvedimenti per aumentare la trasparenza dei dati sulla qualità degli attivi allo scopo di contribuire all’ispessimento del mercato secondario per i crediti deteriorati.

(11)

I recenti sviluppi del mercato del lavoro sono stati positivi, ma permangono problemi strutturali. La forza lavoro continua a diminuire a causa dell’effetto combinato dell’invecchiamento della popolazione e dell’emigrazione. Dato che l’economia sta attraversando una fase di cambiamenti strutturali, è essenziale attingere al potenziale di manodopera inutilizzato. Attualmente il mercato del lavoro è caratterizzato da una percentuale elevata di disoccupazione di lungo periodo rispetto al tasso di disoccupazione totale e da un tasso elevato di inattività, da una scarsa partecipazione dei giovani al mercato del lavoro, dalla carenza di competenze e da squilibri tra domanda e offerta di competenze. Anche se il tasso di disoccupazione è sceso al di sotto della media dell’Unione nel 2015, la percentuale di disoccupazione di lunga durata, la percentuale di giovani non occupati né inseriti in un percorso di istruzione o formazione (giovani NEET) e il basso tasso di occupazione tra le persone meno qualificate restano sfide importanti. Di fronte a queste sfide le politiche attive del mercato del lavoro non sono sufficientemente mirate per rispondere alle esigenze dei gruppi svantaggiati, il che ostacola la loro occupabilità. Inoltre, l’insufficiente integrazione dei servizi per l’impiego e sociali per i beneficiari di prestazioni sociali può limitare la loro partecipazione al mercato del lavoro.

(12)

Il miglioramento dei risultati scolastici e il potenziamento dell’offerta di un’istruzione inclusiva di qualità nel sistema scolastico generale continuano a rappresentare un nodo irrisolto, con potenziali conseguenze in termini di povertà. Sebbene sia leggermente diminuito, il rischio di povertà o di esclusione sociale per i bambini resta uno dei più elevati dell’Unione ed è fortemente correlato al livello di istruzione dei genitori. Secondo l’indagine OCSE Programme for International Student Assessment (PISA) 2015, per quanto riguarda l’acquisizione delle competenze di base, la percentuale di studenti con risultati insufficienti in lettura, matematica e scienze resta tra le più alte dell’Unione. Non è stato ancora sviluppato il metodo previsto per migliorare il finanziamento delle scuole, inteso a favorire risultati più equi grazie a un sostegno supplementare alle scuole che registrano risultati scarsi. I bambini provenienti da famiglie con una situazione socioeconomica svantaggiata, in particolare le famiglie Rom, di fatto non godono di pari opportunità scolastiche, nemmeno nella prima infanzia. È in corso la riforma dell’istruzione e della formazione professionale, la cui qualità è però ancora insufficiente, al pari della cooperazione con le imprese e le parti sociali. La diffusione dell’istruzione duale prosegue. Per quanto riguarda l’istruzione superiore, i finanziamenti concessi sulla base dei risultati intendono migliorare la qualità e la pertinenza rispetto al mercato del lavoro.

(13)

Il sistema sanitario si trova ancora di fronte a sfide critiche, quali la limitata accessibilità, la carenza di finanziamenti, l’emigrazione dei professionisti e lo scarso miglioramento delle condizioni sanitarie. Alcune persone hanno difficoltà ad accedere all’assistenza sanitaria a causa della copertura assicurativa limitata, che prevede una copertura pubblica ridotta per i servizi medici ambulatoriali e pagamenti non rimborsabili elevati. Se attuate integralmente, le misure di recente adozione — come i contratti selettivi per i servizi ospedalieri basati sulla mappa sanitaria nazionale — hanno il potenziale per migliorare l’accesso all’assistenza sanitaria e l’equità.

(14)

Il livello del salario minimo in Bulgaria, sebbene resti tra i più bassi dell’Unione, è aumentato notevolmente dal 2011. Sono stati compiuti progressi limitati nell’istituzione di un meccanismo obiettivo, nonostante datori di lavoro e sindacati siano d’accordo sui criteri. L’assenza di un meccanismo trasparente, che tenga conto di criteri sociali ed economici, delle condizioni del mercato del lavoro e dell’aspetto istituzionale della loro applicazione, può impedire di trovare il giusto equilibrio tra sostegno all’occupazione e alla competitività e salvaguardia dei redditi da lavoro. Nonostante alcune tensioni tra le parti sociali durante il fallimento delle trattative sulla soglia minima per la copertura previdenziale nel 2017, il dialogo sociale nel paese è stato preservato.

(15)

L’elevata percentuale di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale resta una grande sfida economica e sociale. La Bulgaria è ancora il più povero tra gli Stati membri dell’Unione e i gruppi svantaggiati — come i Rom, i bambini, gli anziani e le persone che vivono nelle zone rurali — sono colpiti in misura sproporzionata. Dopo vari anni di costanti miglioramenti, il tasso di anziani a rischio di povertà è notevolmente aumentato. Le donne anziane sono particolarmente a rischio di povertà o di esclusione sociale, dato che possono far valere un periodo di contribuzione generalmente più breve. La povertà relativa tra i bambini si è ridotta, ma i livelli di povertà all’interno di questo gruppo sono tuttora molto elevati. La deistituzionalizzazione dei minori ha conservato il suo slancio con l’adozione del nuovo piano d’azione, ma il processo presenta ancora ritardi per gli adulti e le persone con disabilità. La disuguaglianza nella distribuzione del reddito rappresenta un problema significativo e sempre più sentito. Tra le famiglie, il rapporto tra il reddito del 20 % più ricco e il reddito del 20 % più povero è passato da 6:1 nel 2012 a 7:1 nel 2015 e il divario è tra i più alti dell’Unione. In Bulgaria la differenza tra la disparità di reddito al lordo e al netto dell’imposta e i trasferimenti sociali è tra le più ridotte nell’Unione. Il sistema di protezione sociale, compreso il regime di reddito minimo generale, non fornisce livelli adeguati di sostegno. La copertura delle persone che beneficiano di prestazioni sociali resta bassa e i requisiti di ammissione sono molto restrittivi. Il livello del reddito minimo, che non è aggiornato dal 2009, resta basso e non esiste un meccanismo di correzione trasparente.

(16)

Sono state messe in atto misure per migliorare il sistema degli appalti pubblici, ma il loro valore aggiunto concreto resta da verificare. È necessario assicurare un’attuazione adeguata ed efficiente del nuovo sistema di controllo ex ante basato sul rischio. L’attuazione delle raccomandazioni formulate nell’ambito del riesame del sistema di ricorso resta un problema in quanto la disponibilità di mezzi di ricorso efficienti è fondamentale per realizzare progetti importanti. Una volta valutata, la capacità amministrativa dell’agenzia per gli appalti pubblici dovrebbe essere adeguata alle sue funzioni. Inoltre, la capacità amministrativa delle amministrazioni aggiudicatrici dovrebbe essere rafforzata, anche facendo leva sul sostegno metodologico fornito dall’agenzia per gli appalti pubblici e sulle attività di committenza centralizzate e/o ausiliarie fornite dalle centrali di committenza per l’amministrazione centrale, i comuni e il settore sanitario. Ancora non è stato portato a termine il processo per introdurre gli appalti elettronici al fine di incrementare la trasparenza degli appalti pubblici. Continuano a destare forte preoccupazione la salvaguardia dell’imparzialità degli appalti pubblici e la prevenzione degli eventuali conflitti di interesse. Nonostante le recenti riforme volte a modernizzare la pubblica amministrazione, l’efficacia e l’efficienza delle istituzioni pubbliche restano limitate. Nel 2016 sono state completate diverse modifiche legislative al fine di attuare un adeguato quadro giuridico, ma applicarle e attuarle in modo efficiente e sistematico è difficile.

(17)

Nel 2016 la Bulgaria ha adottato importanti riforme per far fronte alle persistenti preoccupazioni circa l’indipendenza e la qualità del sistema giudiziario. Tuttavia, considerata la recente adozione, è ancora troppo presto per valutarne l’impatto. Sono necessari ulteriori interventi in svariati settori. Anche la corruzione resta un problema serio in Bulgaria e continua a pesare sugli investimenti, a livello sia nazionale che locale. Nel 2015 le autorità hanno presentato un’ambiziosa strategia di lotta contro la corruzione, la cui attuazione è tuttavia ancora in una fase iniziale. La politica anticorruzione della Bulgaria è tuttora ostacolata dalla debolezza e della frammentazione delle istituzioni, dagli scarsi risultati ottenuti in passato nel perseguire i casi di corruzione ad alto livello e dal vacillante sostegno parlamentare alla riforma. Nell’ambito del meccanismo di cooperazione e verifica (4) vengono rivolte alla Bulgaria raccomandazioni relative alla riforma giudiziaria e alla lotta contro la corruzione, per cui questi ambiti non sono contemplati dalle raccomandazioni specifiche per paese indirizzate alla Bulgaria.

(18)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica della Bulgaria, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il seguito dato alle raccomandazioni rivolte alla Bulgaria negli anni precedenti.

(19)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio è del parere che la Bulgaria rispetterà il patto di stabilità e crescita.

(20)

Alla luce dell’analisi approfondita della Commissione e della citata valutazione, le raccomandazioni del Consiglio a norma dell’articolo 6 del regolamento (UE) n. 1176/2011 trovano riscontro nelle raccomandazioni di cui ai punti 2 e 3,

RACCOMANDA che la Bulgaria adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

migliorare ulteriormente la riscossione delle imposte e l’osservanza degli obblighi fiscali, anche attraverso una serie completa di misure per il periodo successivo al 2017; accelerare l’applicazione delle misure volte a ridurre le dimensioni dell’economia informale, in particolare del lavoro non dichiarato;

2.

adottare misure di follow-up per la revisione del settore finanziario, in particolare per quanto riguarda i contratti di riassicurazione, la vigilanza a livello di gruppo, gli attivi difficili da valutare e l’esposizione delle parti collegate; migliorare la vigilanza nel settore bancario e in quello non bancario attraverso l’attuazione di piani d’azione globali, in stretta cooperazione con le istituzioni e le agenzie europee; agevolare la riduzione del livello ancora elevato dei prestiti alle imprese deteriorati ricorrendo a una serie completa di strumenti, tra cui l’accelerazione della riforma del regime di insolvenza e la promozione di un mercato secondario funzionante per i crediti deteriorati;

3.

rendere più mirate le politiche attive del mercato del lavoro e l’integrazione tra servizi per l’impiego e servizi sociali per i gruppi svantaggiati; aumentare l’offerta di istruzione di qualità nell’ambito del sistema scolastico generale, in particolare per i Rom; estendere la copertura assicurativa sanitaria, ridurre i pagamenti non rimborsabili e far fronte al problema della carenza di operatori sanitari; istituire, in consultazione con le parti sociali, un meccanismo trasparente per la determinazione del salario minimo; migliorare la copertura e l’adeguatezza del reddito minimo;

4.

garantire un’efficiente attuazione della strategia nazionale 2014-2020 in materia di appalti pubblici.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25.

(3)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(4)  Decisione 2006/929/CE della Commissione, del 13 dicembre 2006, che istituisce un meccanismo di cooperazione e verifica dei progressi compiuti dalla Bulgaria per rispettare i parametri di riferimento in materia di riforma giudiziaria e di lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata (GU L 354 del 14.12.2006, pag. 58).


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/12


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 della Repubblica ceca e che formula un parere del Consiglio sul programma di convergenza 2017 della Repubblica ceca

(2017/C 261/03)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 9, paragrafo 2,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), la relazione sul meccanismo di allerta, in cui la Repubblica ceca non è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito.

(2)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa alla Repubblica ceca 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dalla Repubblica ceca nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020. L’analisi ha portato la Commissione a concludere che la Repubblica ceca non presenta squilibri macroeconomici.

(3)

La Repubblica ceca ha presentato il suo programma nazionale di riforma 2017 il 25 aprile 2017 e il suo programma di convergenza 2017 il 28 aprile 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(4)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (3), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(5)

La Repubblica ceca è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita. Nel suo programma di convergenza 2017 il governo prevede un avanzo di bilancio in termini nominali nel periodo 2016-2020. L’obiettivo di bilancio a medio termine, ossia un disavanzo strutturale dell’1,0 % del PIL, continuerà ad essere rispettato con un margine durante l’intero periodo di riferimento del programma. Secondo il programma di convergenza 2017 il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe diminuire progressivamente fino a scendere al 32,7 % nel 2020. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è plausibile. Se da un lato i rischi che gravano sul conseguimento degli obiettivi di bilancio sembrano sostanzialmente equilibrati, la pronunciata contrazione degli investimenti pubblici nel 2016 — collegata all’avvio di un nuovo ciclo di fondi dell’Unione — potrebbe determinare nel 2017 un aumento superiore al previsto degli investimenti pubblici. Secondo le previsioni di primavera 2017 della Commissione, il saldo strutturale dovrebbe diminuire per attestarsi a circa lo 0 % nel 2017 e a -0,2 % del PIL nel 2018, restando al di sopra dell’obiettivo di bilancio a medio termine. Globalmente il Consiglio ritiene che la Repubblica ceca dovrebbe rispettare le disposizioni del patto di stabilità e crescita nel 2017 e 2018.

(6)

A lungo termine la Repubblica ceca continua a evidenziare rischi medi per la sostenibilità di bilancio, che derivano principalmente dall’impatto previsto della spesa pubblica legata all’invecchiamento della popolazione, in particolare nei settori sanitario e pensionistico. Per quanto riguarda la sanità, il previsto aumento della spesa a lungo termine è fonte di preoccupazione, in termini sia di governance sia di rapporto costi-efficacia del sistema sanitario, nel quale è massiccio il ricorso ai ricoveri ospedalieri, più costosi. Le misure si trovano attualmente in fasi diverse di attuazione, non si hanno però ancora risultati tangibili. Le misure previste o adottate di recente per modificare il sistema pensionistico, se attuate, potrebbero indurre un deterioramento delle finanze pubbliche a lungo termine. In primo luogo, il parlamento ha adottato norme che consentono al governo di adeguare il meccanismo di indicizzazione delle pensioni in modo più flessibile. Il parlamento sta inoltre discutendo proposte per fissare l’età massima pensionabile legale a 65 anni e istituire un meccanismo periodico di revisione dell’età pensionabile. Altri cambiamenti, quali una formula più generosa di indicizzazione delle pensioni e aliquote differenziate di assicurazione sociale in funzione del numero di figli, sono attualmente all’esame.

(7)

La legge sulla responsabilità di bilancio, adottata dal parlamento nel gennaio 2017, mira a correggere le principali lacune del quadro di bilancio della Repubblica ceca, uno dei più deboli dell’Unione secondo una recente valutazione. Deve tuttavia ancora essere nominato il consiglio di bilancio indipendente con il compito di monitorare l’attuazione delle norme. Inoltre, l’attuazione delle misure di recente adozione sarà fondamentale per rendere il quadro di bilancio più efficace e stabile.

(8)

La Repubblica ceca deve fare fronte a problemi di prevenzione della corruzione come pure a inefficienze nel settore degli appalti pubblici. Benché sia stata già attuata una serie di misure del programma anticorruzione del governo, e altre riforme siano in via di adozione, nella pratica la corruzione non è perseguita in modo sistematico. In generale, il sistema ceco degli appalti pubblici manca di sufficiente concorrenza, come si evince dall’elevato numero di gare a offerta unica e di assegnazioni dirette, soprattutto nel settore delle tecnologie dell’informazione. Il sostegno inefficiente alla formazione e l’assenza di strutture di acquisto aggregate e di centri di competenza ostacolano la professionalizzazione e rendono più difficile ottenere un buon rapporto qualità/prezzo negli appalti pubblici. Sintomatico al riguardo è l’uso estremamente limitato della qualità come criterio di aggiudicazione. Il passaggio agli appalti elettronici incontra tuttora notevoli problemi, tra i quali la necessità di migliorare la piattaforma per gli appalti elettronici (lo «Strumento elettronico nazionale» — NEN) di proprietà dello Stato e di chiarire le condizioni per continuare a utilizzare le piattaforme private già attive sul mercato ceco degli appalti elettronici.

(9)

Il contesto imprenditoriale nella Repubblica ceca è gravato da pesanti oneri regolamentari e numerosi ostacoli amministrativi, in particolare per quanto riguarda le procedure di autorizzazione e la regolamentazione in materia fiscale. Nel settembre 2016 il governo ha presentato una modifica alla legge sull’edilizia e alla legislazione correlata, con l’obiettivo di accelerare e razionalizzare la procedura di rilascio del permesso di costruire, integrandovi la valutazione dell’impatto ambientale, che è attualmente all’esame del parlamento. I costi di adempimento degli obblighi fiscali continuano ad essere al di sopra della media dell’Unione e tra gli aspetti negativi vanno annoverate le frequenti modifiche al codice tributario. Affrontare il problema del mancato rispetto degli obblighi fiscali resta una priorità per le autorità ceche, benché esse non attribuiscano grande importanza alla semplificazione. Una legge sull’imposta sul reddito, che non è stata ancora presentata, e il cui progetto non è ancora disponibile, mira a semplificare il codice tributario.

(10)

L’uso dei servizi di amministrazione digitale nella Repubblica ceca, benché in aumento dal 2015, resta uno dei più bassi nell’Unione. Le autorità ceche hanno adottato iniziative per migliorare la disponibilità dei servizi di amministrazione digitale, molte delle quali sono ancora in fase di attuazione, mentre alcune singole misure non sono state ancora avviate. La responsabilità per lo sviluppo dei servizi è ripartita tra diversi ministeri e agli occhi dei portatori di interessi vi è una limitata cooperazione intersettoriale.

(11)

L’intensità di R&S è aumentata significativamente negli ultimi anni, senza che però ciò si sia tradotto in un miglioramento della qualità dei risultati. Riforme della governance del sistema di R&S sono in corso ma non sono state ancora pienamente attuate. Nel febbraio 2017 il governo ha approvato una nuova metodologia di valutazione (Metodika 17+), intesa a rafforzare il meccanismo per l’assegnazione dei fondi per la ricerca di base e applicata. È in corso di adozione una serie di misure per rafforzare i legami tra università e imprese avvalendosi dell’effetto strutturante delle piattaforme nazionali dell’innovazione.

(12)

Benché i risultati scolastici siano generalmente buoni, si registra un peggioramento delle competenze di base. I risultati sono fortemente influenzati dal retroterra socioeconomico degli studenti. Gli scarsi risultati scolastici dei gruppi svantaggiati, in particolare della comunità rom, destano serie preoccupazioni. Secondo le stime una percentuale molto alta di bambini rom abbandona precocemente la scuola. È stato adottato un numero significativo di misure legislative e amministrative mirate a promuovere l’istruzione inclusiva che cominciano ora a essere attuate e intendono contribuire a colmare il divario nel successo e nei risultati scolastici tra i bambini rom e non rom. Nel marzo 2016 il parlamento ha adottato le modifiche della legge sull’istruzione che hanno esteso l’obbligo scolastico fino all’ultimo anno di istruzione prescolastica e hanno garantito un posto all’asilo nido per i bambini più piccoli. Tuttavia, le disuguaglianze nel sistema dell’istruzione rappresentano un ostacolo al miglioramento della qualità del capitale umano e limitano anche i risultati nel mondo del lavoro nelle fasi successive della vita. L’attrattiva della professione di insegnante rimane un problema a causa di un aumento degli adempimenti imposti agli insegnanti e dell’invecchiamento del corpo docente. Ciò è dovuto in parte a un salario che resta comparativamente basso, nonostante gli aumenti degli ultimi anni. Dopo diversi rinvii, il governo ha approvato un nuovo sistema di carriera degli insegnanti e del personale pedagogico, elaborato per migliorare l’attrattiva della professione. Con il significativo sostegno dei fondi dell’Unione sono in via di elaborazione opportunità per la formazione continua degli insegnanti, in particolare attività di sviluppo professionale relative all’insegnamento a gruppi misti e all’istruzione inclusiva. È necessario monitorare i risultati della riforma dell’istruzione superiore adottata dal parlamento nel gennaio 2016. È inoltre prevista una riforma del sistema di finanziamento degli istituti di istruzione superiore.

(13)

Il tasso di disoccupazione nella Repubblica ceca è in costante diminuzione. L’inasprimento delle condizioni sul mercato del lavoro rende più difficile l’assunzione di personale da parte dei datori di lavoro. Vi sono però ancora possibilità di compensare tali lacune mobilitando i gruppi sottorappresentati, quali le donne con bambini piccoli, i lavoratori poco qualificati e i membri della comunità rom. Aumentare le capacità di sensibilizzazione e di attivazione dei servizi pubblici per l’impiego, insieme a politiche attive del mercato del lavoro adeguate e ben mirate e a servizi individualizzati, aiuterebbe ad aumentare la partecipazione dei gruppi sottoutilizzati. La partecipazione al mercato del lavoro delle donne con bambini piccoli è frenata da una persistente mancanza di servizi per l’infanzia accessibili e di qualità, in particolare per i bambini fino a tre anni, dalla lunga durata dei congedi parentali, dal limitato ricorso all’orario di lavoro flessibile da parte di entrambi i genitori e dallo scarso utilizzo del congedo parentale da parte dei padri. Negli ultimi anni sono state adottate alcune misure per affrontare i problemi menzionati. Tuttavia, i risultati sul mercato del lavoro per i lavoratori poco qualificati sono decisamente più scarsi che per tutti gli altri gruppi. Il parlamento sta esaminando attualmente il quadro legislativo per l’edilizia popolare, che dovrebbe fissare norme e gruppi di destinatari a livello nazionale.

(14)

Nell’ambito del semestre europeo 2017 la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica della Repubblica ceca, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di convergenza 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte alla Repubblica ceca negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica della Repubblica ceca, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(15)

Alla luce di questa valutazione, il Consiglio ha esaminato il programma di convergenza 2017 e ritiene (4) che la Repubblica ceca dovrebbe rispettare le disposizioni del patto di stabilità e crescita,

RACCOMANDA che la Repubblica ceca adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

Assicurare la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche, alla luce dell’invecchiamento della popolazione. Aumentare l’efficacia della spesa pubblica, in particolare contrastando la corruzione e le pratiche inefficienti negli appalti pubblici;

2.

rimuovere gli ostacoli alla crescita, in particolare razionalizzando le procedure di rilascio dei permessi di costruire e riducendo ulteriormente gli oneri amministrativi a carico delle imprese, attuando i principali servizi di amministrazione digitale, migliorando la qualità delle attività di R&S e promuovendo l’occupazione dei gruppi sottorappresentati.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  Regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25).

(3)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(4)  A norma dell’articolo 9, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/16


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 della Danimarca e che formula un parere del Consiglio sul programma di convergenza 2017 della Danimarca

(2017/C 261/04)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 9, paragrafo 2,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), la relazione sul meccanismo di allerta, in cui la Danimarca non è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito.

(2)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa alla Danimarca 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dalla Danimarca nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020.

(3)

La Danimarca ha presentato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di convergenza 2017 il 28 aprile 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(4)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (3), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(5)

La Danimarca è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita. Nel programma di convergenza 2017 il governo prevede di raggiungere un disavanzo nominale pari all’1,9 % del PIL nel 2017 e di continuare a soddisfare l’obiettivo di bilancio a medio termine — ossia un disavanzo strutturale pari allo 0,5 % del PIL — durante tutto il periodo di riferimento del programma fino al 2020. Secondo il programma di convergenza 2017, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe ridursi al 37,0 % nel 2017 e continuare a diminuire fino a raggiungere il 33,9 % nel 2020. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è plausibile nell’arco di riferimento del programma. Sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, il saldo strutturale dovrebbe raggiungere un disavanzo pari allo 0,4 % del PIL nel 2017 e allo 0,1 % del PIL nel 2018; questi valori sono grossomodo in linea con l’obiettivo fissato dal programma di convergenza 2017 e al di sopra dell’obiettivo di bilancio a medio termine. In generale, stando alle proiezioni il Consiglio ritiene che nel 2017 e nel 2018 la Danimarca riuscirà a rispettare le disposizioni del patto di stabilità e crescita.

(6)

La garanzia della disponibilità di manodopera in concomitanza della sfida demografica è un prerequisito per la crescita sostenibile in Danimarca. La serie di riforme fondamentali del mercato del lavoro attuate negli ultimi anni mira in particolare ad aumentare gli incentivi al lavoro e a migliorare l’efficacia delle politiche attive del mercato del lavoro. Tali riforme potrebbero aiutare la Danimarca a conseguire l’obiettivo nazionale per l’occupazione previsto nel quadro della strategia Europa 2020, contribuire alla sostenibilità del modello di protezione sociale danese e permettere di affrontare l’incipiente penuria di determinate qualifiche professionali. Le riforme volte ad aumentare i tassi di partecipazione e di completamento della formazione professionale, insieme a un accordo tripartito per incrementare gli apprendistati, determineranno probabilmente una maggiore offerta di lavoratori specializzati. L’obiettivo nazionale di Europa 2020 per l’inclusione sociale, che prevede la riduzione del numero di persone che vivono in famiglie a bassissima intensità di lavoro, è invece lungi dall’essere raggiunto. L’inclusione nel mercato del lavoro e l’aumento dell’occupabilità dei gruppi svantaggiati restano sfide aperte che interessano soprattutto le persone provenienti da un contesto migratorio al di fuori dell’UE (comprese quelle che risiedono in Danimarca da lungo tempo), in parte a causa dei loro risultati scolastici mediamente inferiori a quelli delle persone autoctone. Il divario persiste nella seconda generazione. Le misure di inserimento nel mondo del lavoro convenute nel quadro delle negoziazioni tripartite del 2016 potrebbero migliorare la situazione dei rifugiati appena arrivati, la cui situazione dovrà essere attentamente monitorata in futuro. Dovranno tuttavia essere adottate ulteriori misure per inserire più efficacemente nel mercato del lavoro altri gruppi emarginati, ad esempio i giovani con un basso livello di istruzione e i lavoratori ultrasessantenni.

(7)

Per sostenere la crescita economica, mantenere il livello di protezione sociale relativamente alto della Danimarca e garantire la competitività a lungo termine del paese è fondamentale l’elevata crescita della produttività. Benché la produttività della Danimarca sia elevata rispetto agli altri Stati membri, la crescita della produttività registra da tempo un andamento in discesa. I servizi orientati al mercato interno, in particolare, sono stati caratterizzati dal ristagno della produttività. Negli ultimi anni la Danimarca ha attuato diverse riforme, ma la crescita della produttività rimane bassa a fronte del permanere di una situazione di concorrenza debole in alcuni settori dei servizi. Le restrizioni specifiche vigenti in determinati settori, ad esempio quelli del commercio all’ingrosso e dei trasporti, ostacolano la concorrenza.

(8)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica della Danimarca, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di convergenza 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte alla Danimarca negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica della Danimarca, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(9)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di convergenza 2017 ed è del parere che la Danimarca dovrebbe rispettare il patto di stabilità e crescita,

RACCOMANDA che la Danimarca adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

promuovere la concorrenza nel settore dei servizi orientati al mercato interno.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  Regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25).

(3)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/18


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 della Germania e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 della Germania

(2017/C 261/05)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (2), in particolare l’articolo 6, paragrafo 1,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011, la relazione sul meccanismo di allerta, in cui la Germania è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, la Germania dovrebbe assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nelle raccomandazioni di cui ai punti da 1 a 2.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa alla Germania 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dalla Germania nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020. La relazione per paese comprende altresì l’esame approfondito a norma dell’articolo 5 del regolamento (UE) n. 1176/2011, i cui risultati sono stati pubblicati il 22 febbraio 2017. L’analisi ha portato la Commissione a concludere che la Germania presenta squilibri macroeconomici. In particolare, l’elevato e persistente avanzo delle partite correnti ha rilevanza transfrontaliera e — oltre a esser l’indice della forte integrazione e grande performance di un’industria altamente competitiva nella divisione internazionale del lavoro — riflette un eccesso di risparmio e investimenti modesti sia nel settore privato che in quello pubblico. L’avanzo delle partite correnti, aumentato ulteriormente nel 2015, è rimasto sostanzialmente invariato nel 2016 e dovrebbe rimanere a un livello elevato. Un intervento sull’avanzo può avere implicazioni per le prospettive di riequilibrio del resto della zona euro e dell’Unione, poiché una domanda interna più dinamica in Germania può attenuare la necessità di ridurre il debito negli Stati membri fortemente indebitati. Nonostante i bassi tassi d’interesse, che creano condizioni di finanziamento favorevoli, gli investimenti delle imprese in percentuale del PIL rimangono modesti. A fronte di un’ulteriore ripresa dei consumi privati, i risparmi delle famiglie hanno raggiunto livelli record nell’Unione. È di particolare importanza intervenire per ridurre il rischio di ripercussioni negative sull’economia tedesca e, considerate le sue dimensioni e la sua rilevanza transfrontaliera, sull’Unione economica e monetaria.

(4)

La Germania ha presentato il programma di stabilità 2017 il 13 aprile 2017 e il programma nazionale di riforma 2017 il 28 aprile 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(5)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(6)

La Germania è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita ed è soggetta alla regola del debito. Nel suo programma di stabilità 2017 il governo prevede un avanzo di bilancio tra ¼ e ½% del PIL per il periodo 2017-2021. L’obiettivo di bilancio a medio termine, ossia un disavanzo strutturale pari allo 0,5 % del PIL, continuerà a essere rispettato con un margine durante l’intero periodo di riferimento del programma. Secondo il programma di stabilità, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe diminuire progressivamente fino a raggiungere il 57 % nel 2021. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio, che non è stato convalidato da un ente indipendente, è plausibile.

(7)

Secondo le previsioni di primavera 2017 della Commissione, il saldo strutturale dovrebbe registrare un avanzo pari allo 0,6 % del PIL nel 2017 e allo 0,3 % del PIL nel 2018, superando l’obiettivo di bilancio a medio termine. Il debito pubblico dovrebbe continuare a registrare una decisa tendenza al ribasso, oltrepassando quanto richiesto dalla regola del debito. Nell’insieme il Consiglio ritiene che la Germania dovrebbe essere in linea con le disposizioni del patto di stabilità e crescita nel 2017 e nel 2018. Allo stesso tempo, vi è ancora margine per sostenere la domanda interna attraverso la politica di bilancio, in particolare al fine di conseguire una tendenza duratura all’aumento per gli investimenti e creando le condizioni per una maggiore crescita dei salari reali.

(8)

La quota degli investimenti pubblici rispetto al PIL è rimasta generalmente costante ed è inferiore alla media della zona euro. Nonostante le misure adottate negli ultimi anni e il forte aumento degli investimenti pubblici a livello delle amministrazioni pubbliche nel 2015 e nel 2016, persiste una carenza di investimenti soprattutto a livello comunale, dove l’investimento netto è rimasto negativo nel 2016. Nel 2016 sono state adottate misure aggiuntive che dovrebbero aumentare la portata degli investimenti pubblici anche a livello federale, statale e comunale. Tra queste misure figura una riforma delle relazioni fiscali tra livello federale e Länder che, una volta adottata, entrerà in vigore nel 2020. Inoltre, l’estensione dei servizi di consulenza sulla pianificazione degli investimenti infrastrutturali, allo scopo di coinvolgere anche i comuni, dovrebbe migliorare la pianificazione e l’attuazione degli investimenti nelle infrastrutture a livello comunale. Ciò appare particolarmente importante dato che, a livello dei Länder e dei comuni, i progetti d’investimento nelle infrastrutture sono realizzati solo in misura limitata e sottostanno a vincoli di capacità e di pianificazione. In generale, la favorevole situazione di bilancio indica che esiste un margine di bilancio, utilizzabile ad esempio per stanziare fondi supplementari al fine di aumentare gli investimenti pubblici a tutti i livelli di governo.

(9)

La spesa complessiva, pubblica e privata, per l’istruzione e la ricerca è rimasta piuttosto stabile in relazione al PIL negli ultimi anni, ma rimane inferiore alla media dell’Unione per quanto riguarda l’istruzione. Nel 2015 la spesa totale combinata per l’istruzione e la ricerca si è attestata al 9,1 % e quindi al di sotto dell’obiettivo nazionale del 10 % del PIL. Maggiori investimenti nell’istruzione, nella ricerca e nell’innovazione sono fondamentali per assicurare il successo economico della Germania in futuro e in particolare per integrare efficacemente i richiedenti asilo, i rifugiati e i migranti arrivati di recente. Per questi ultimi la Germania ha intrapreso notevoli sforzi, in particolare nel settore dell’istruzione e della formazione professionale. Nei prossimi anni si dovranno proseguire gli sforzi nell’intero settore dell’istruzione.

(10)

Il sistema fiscale tedesco resta complesso, i costi dell’amministrazione fiscale sono elevati e diverse disposizioni sulla tassazione delle imprese possono ostacolare gli investimenti privati. Nonostante riduzioni significative, i costi del capitale societario in Germania sono ancora fra i più elevati dell’UE-28. Contabilizzando l’imposta locale sul commercio (Gewerbesteuer) e la maggiorazione di solidarietà, l’aliquota fiscale (nominale) massima sul reddito delle società fissata per legge ha raggiunto il 30,2 % nel 2016, un valore decisamente al di sopra della media non ponderata dell’Unione pari al 22,8 %. L’aliquota fiscale media effettiva è pari al 28,2 %, a fronte di una media non ponderata dell’Unione del 21,1 %. La distorsione a favore del debito nella tassazione delle società era al settimo posto nell’Unione nel 2016. A livello degli azionisti, la portata della distorsione a favore del debito è simile. Ciò è di rilievo soprattutto per le PMI, che tendono ad avere azionisti nazionali. La riduzione dei costi del capitale proprio potrebbe favorire gli investimenti privati e il mercato tedesco dei capitali di rischio che rimane poco sviluppato. Altre caratteristiche del sistema fiscale che potrebbero falsare le decisioni di finanziamento e di investimento sono: l’inclusione nella base imponibile dell’imposta locale sul commercio di elementi diversi dagli utili, alcune limitazioni nei riporti delle perdite e distorsioni di origine fiscale nella scelta della forma giuridica. Ulteriori disposizioni del sistema fiscale che potrebbero limitare gli investimenti comprendono: il regime di ammortamento, il tasso d’interesse utilizzato per calcolare la deduzione degli accantonamenti per le prestazioni pensionistiche, la tassazione delle plusvalenze e la contabilità di cassa ai fini dell’imposta sul valore aggiunto. Se attuate effettivamente, le direttive federali aggiuntive per questioni generali e informatiche da applicare alle amministrazioni fiscali dei Länder, concordate nell’ambito della riforma delle relazioni fiscali tra livello federale e Länder, potrebbero contribuire ad accelerare la modernizzazione dell’amministrazione fiscale.

(11)

Gli investimenti in capitale di rischio sono aumentati in Germania, ma il mercato è ancora poco sviluppato rispetto agli standard internazionali. Nel 2015 gli investimenti in capitale di rischio rappresentavano circa lo 0,03 % del PIL, un valore leggermente al di sopra della media dell’Unione ma ancora inferiore a Stati membri quali la Finlandia, la Svezia, il Regno Unito, l’Irlanda e la Francia, e ben al di sotto di Stati non appartenenti all’Unione come Israele e gli Stati Uniti. In particolare, sembra che il mercato del capitale di rischio in Germania non riesca a fornire investimenti maggiori a imprese che si trovano in fase avanzata di sviluppo. Il governo federale ha adottato una serie di misure per sostenere gli investimenti in capitale di rischio: ad esempio, ha semplificato la tassazione dei fondi di investimento, migliorato i riporti delle perdite nel quadro del sistema di tassazione del reddito delle società ed esteso il programma INVEST per i business angels.

(12)

La transizione verso le energie rinnovabili richiede ingenti investimenti nelle reti di trasmissione e di distribuzione dell’elettricità. Tuttavia, la programmazione di investimenti nell’infrastruttura elettrica nazionale è notevolmente in ritardo. Solo circa il 35 % dei progetti di reti elettriche di massima tensione individuati nel 2009 nel quadro della legge per l’espansione della rete energetica (Energieleitungsausbaugesetz) era stato attuato alla fine del 2016, principalmente a causa dell’opposizione pubblica. Su un totale di 6 100 km di linee elettriche, la cui realizzazione era stata prevista nel periodo fino al 2024-2025 in conformità della legge federale sulla pianificazione dei bisogni energetici (Bundesbedarfsplangesetz), solo il 6 % è stato approvato e solo l’1 % realizzato.

(13)

Sussistono ostacoli per cogliere appieno i vantaggi della digitalizzazione. La Germania, per esempio, non sta ottenendo buoni risultati per quanto riguarda la disponibilità di collegamenti a banda larga ad alta e altissima velocità, soprattutto nelle zone rurali e semiurbane. L’utilizzo del computer da parte dei giovani tedeschi è relativamente basso e molte scuole non hanno accesso alla banda larga. Anche le prestazioni offerte dai servizi pubblici digitali sono al di sotto della media dell’Unione. In particolare, le PMI devono recuperare terreno per quanto riguarda la digitalizzazione. Solo un’impresa su cinque dispone di una strategia digitale. È stata creata una rete di centri di eccellenza per le PMI allo scopo di rafforzare e accelerare la digitalizzazione delle PMI e tutti i portatori di interesse possono accedere alla piattaforma «Industrie 4.0». Gli investimenti in R&S sono in crescita e la Germania è prossima a realizzare il suo obiettivo di intensità delle attività di R&S previsto nel quadro di Europa 2020, ma gli investimenti si concentrano sempre più sulle grandi imprese mentre la quota delle PMI è in declino. Anche l’invecchiamento della popolazione può inoltre incidere sull’attività imprenditoriale nei prossimi anni.

(14)

Permangono forti ostacoli normativi nel settore dei servizi alle imprese e delle professioni regolamentate. Il livello di restrizione è superiore alla media dell’Unione, in particolare per architetti, ingegneri, avvocati e revisori dei conti/consulenti fiscali. Inoltre, il tasso di abbandono per queste professioni è assai inferiore alla media dell’Unione, il che sembra indicare una concorrenza e un dinamismo relativamente scarsi nel settore dei servizi professionali in Germania. Tra gli ostacoli figurano restrizioni riguardanti la forma societaria e la partecipazione al capitale per architetti e ingegneri e restrizioni multidisciplinari per architetti, ingegneri e avvocati. La riduzione di questi ostacoli potrebbe rafforzare la concorrenza e favorire l’entrata sul mercato di un maggior numero di imprese, generando benefici per i consumatori in termini di prezzi più bassi e maggior scelta. Nel gennaio 2017 la Commissione ha presentato raccomandazioni per la riforma della regolamentazione dei servizi professionali come parte di un pacchetto di misure intese a rimuovere gli ostacoli nei mercati dei servizi.

(15)

L’occupazione ha continuato a crescere e la disoccupazione è scesa ai minimi storici. Tuttavia, l’aumento dell’occupazione è in parte dovuto all’aumento del lavoro a tempo parziale, in particolare tra le donne, e trova solo limitatamente riscontro nella crescita aggregata dei salari reali che ha subito un rallentamento nel 2016. I disincentivi al lavoro per le persone che costituiscono la seconda fonte di reddito familiare e la diffusione del lavoro a tempo parziale non consentono di sfruttare appieno il potenziale del mercato del lavoro. Un fattore cruciale per aumentare la partecipazione delle donne alla forza lavoro è il rafforzamento dell’offerta di servizi per l’infanzia a tempo pieno, di qualità e a prezzi accessibili, di scuole a tempo pieno e di servizi di assistenza di lunga durata, riformati di recente. Il cumulo fiscale dei redditi delle coppie sposate e la copertura sanitaria gratuita per il coniuge che non lavora scoraggiano il secondo percettore di reddito di una famiglia, in molti casi la donna, dall’accettare un impiego o dall’aumentare l’orario di lavoro. Il minore coinvolgimento nel mercato del lavoro è inoltre combinato con un elevato divario retributivo di genere, pari al 22 % rispetto alla media dell’Unione del 16,3 % nel 2015.

(16)

Benché in lieve calo, i mini-job restano diffusi, con circa 4,8 milioni di persone aventi come unica attività lavorativa un mini-job nel settembre 2016. Il numero dei lavoratori occupati tramite agenzia interinale è triplicato dal 2005 e nel giugno 2016 si è attestato a circa 1 milione (quasi il 3 % dell’occupazione totale). Si prevede un miglioramento della protezione contro i potenziali abusi relativamente al lavoro interinale e ai contratti di lavoro, ma occorre continuare a sorvegliare l’evoluzione della situazione. In aggiunta, i contratti a tempo determinato mostrano un elevato differenziale retributivo grezzo rispetto ai contratti a tempo indeterminato.

(17)

Il cuneo fiscale per i lavoratori a basso reddito è elevato rispetto ad altri Stati membri, penalizzando così gli incentivi al lavoro, la retribuzione netta e le possibilità di consumo. La Germania ha aumentato la quota di reddito delle persone fisiche non imponibile e le detrazioni per figli a carico e ha corretto gli scaglioni dell’imposta sul reddito. Queste misure sono intese a vantaggio dei gruppi a basso e medio reddito, ma il loro impatto globale sul cuneo fiscale è limitato. Nonostante i recenti considerevoli aumenti del reddito reale disponibile, le retribuzioni e la produttività si sono evoluti in direzioni opposte per un lungo periodo e il divario accumulato è notevole. Una maggior crescita dei salari reali contribuirebbe anche a ridurre gli elevati squilibri esterni.

(18)

La Germania ha compiuto notevoli sforzi per accogliere i richiedenti asilo e integrare i rifugiati e altri migranti. Sono possibili ulteriori miglioramenti, poiché nel 2016 la quota di rifugiati in cerca di lavoro è salita a circa il 9 % del totale delle persone in cerca di lavoro. L’integrazione nel mercato del lavoro delle persone provenienti da un contesto migratorio, in particolare le donne, rimane una sfida importante che riguarda anche i bambini nati in Germania con genitori nati al di fuori dell’Unione, estendendosi così al sistema dell’istruzione.

(19)

Non tutti i membri della società hanno beneficiato in egual misura dell’evoluzione generale positiva che ha caratterizzato la situazione economica e il mercato del lavoro negli ultimi anni. Dopo essere aumentate per un certo periodo, le disparità di reddito si sono attenuate solo di recente, mentre la distribuzione ineguale della ricchezza resta tra le più elevate della zona euro. A ciò si aggiunge che il buon funzionamento del mercato del lavoro non ha contribuito a ridurre il rischio di povertà. Il tasso di rischio di povertà in età avanzata è superiore alla media dell’Unione ed è probabile che nei prossimi anni vi sia un aumento del numero di anziani a rischio di povertà. Si prevede un’ulteriore contrazione del tasso di sostituzione del regime pensionistico legale. Al tempo stesso, i tassi d’iscrizione a regimi pensionistici del secondo o terzo pilastro sono troppo bassi per compensare la diminuzione del tasso di sostituzione del primo pilastro per tutti. Se non compensata, l’adeguatezza delle pensioni è destinata a peggiorare. Resta da vedere con quale efficacia le recenti riforme volte a offrire maggiori incentivi per il pensionamento posticipato (Flexi-Rente) potranno contrastare gli incentivi al prepensionamento introdotti nel 2014.

(20)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica della Germania, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte alla Germania negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica della Germania, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(21)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 ed è del parere (5) che la Germania dovrebbe rispettare il patto di stabilità e crescita.

(22)

Alla luce dell’esame approfondito della Commissione e della citata valutazione, il Consiglio ha esaminato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di stabilità 2017. Le sue raccomandazioni formulate a norma dell’articolo 6 del regolamento (UE) n. 1176/2011 trovano riscontro nelle raccomandazioni 1 e 2,

RACCOMANDA che la Germania adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

rispettando nel contempo l’obiettivo a medio termine, utilizzare le politiche di bilancio e strutturali per sostenere la crescita potenziale e la domanda interna e conseguire una tendenza duratura all’aumento degli investimenti; accelerare gli investimenti pubblici a tutti i livelli di governo, in particolare nel campo dell’istruzione, della ricerca e dell’innovazione, ed eliminare i vincoli di capacità e pianificazione per gli investimenti infrastrutturali; migliorare ulteriormente l’efficienza e la capacità di attirare investimenti del sistema fiscale; stimolare la concorrenza nei settori dei servizi alle imprese e delle professioni regolamentate;

2.

ridurre i disincentivi al lavoro per le persone che costituiscono la seconda fonte di reddito familiare e favorire il passaggio a posti di lavoro regolari; ridurre il considerevole cuneo fiscale per i lavoratori a basso reddito; creare le condizioni per promuovere una maggiore crescita dei salari reali nel rispetto del ruolo delle parti sociali.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25.

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(5)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/23


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 dell’Estonia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 dell’Estonia

(2017/C 261/06)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), la relazione sul meccanismo di allerta, in cui l’Estonia non è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, l’Estonia dovrebbe assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nella raccomandazione di cui al punto 1.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa all’Estonia 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dall’Estonia nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020.

(4)

L’Estonia ha presentato il suo programma di stabilità 2017 il 28 aprile 2017 e il suo programma nazionale di riforma 2017 il 4 maggio 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(5)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(6)

L’Estonia è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita. Nel suo programma di stabilità 2017, il governo ha ridotto il proprio obiettivo di bilancio a medio termine passando da un saldo strutturale a un disavanzo dello 0,5 % del PIL. Il governo prevede che il saldo di bilancio delle amministrazioni pubbliche passi da un avanzo dello 0,3 % del PIL nel 2016 a un disavanzo dello 0,5 % del PIL nel 2017 e dello 0,8 % del PIL nel 2018. Secondo le previsioni del programma di stabilità 2017, ciò corrisponde a un avanzo strutturale dello 0,2 % del PIL nel 2017 e a un disavanzo dello 0,5 % del PIL nel 2018, nel rispetto dell’obiettivo di bilancio a medio termine. Tuttavia, in base al saldo strutturale ricalcolato (5), le proiezioni indicano un disavanzo pari allo 0,1 % del PIL nel 2017 e allo 0,9 % del PIL nel 2018, al di sotto del nuovo obiettivo di bilancio a medio termine. Secondo il programma di stabilità 2017, le proiezioni per il rapporto debito pubblico/PIL rimarrebbero al di sotto del 10 % del PIL nel 2017 e nel 2018. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è plausibile per il 2017 e il 2018, ma è favorevole per gli anni successivi del programma. Ciò detto, vi sono rischi legati alle entrate previste dovuti alle diverse nuove misure fiscali i cui effetti decorrono dal 2018.

(7)

Secondo le previsioni di primavera 2017 della Commissione, il saldo strutturale di bilancio dovrebbe registrare un disavanzo pari allo 0,3 % del PIL nel 2017, rimanendo al di sopra dell’obiettivo di bilancio a medio termine. Per il 2018 si raccomanda all’Estonia di attenersi all’obiettivo di bilancio a medio termine. A politiche invariate, vi è il rischio di una qualche deviazione da tale requisito. Nel complesso, il Consiglio è del parere che l’Estonia debba essere pronta ad adottare ulteriori misure per garantire la conformità nel 2018.

(8)

L’Estonia ha adottato misure per garantire l’offerta e l’accessibilità di servizi di elevata qualità, compresi servizi sociali a livello locale nell’ambito della riforma del governo locale. In particolare, l’Estonia ha adottato una legge di riforma del sistema amministrativo al fine di agevolare la creazione di amministrazioni locali sostenibili in grado di finanziare le proprie attività, pianificare sviluppo e crescita, nonché offrire servizi di qualità. Il paese ha portato a termine con successo la fase di fusione su base volontaria delle amministrazioni locali e sta dando applicazione alla legge sull’assistenza sociale. Non sono state ancora adottate alcune misure fondamentali per portare a compimento la riforma dell’amministrazione locale. La revisione del regime di finanziamento per le amministrazioni locali è ancora in sospeso. Sono ancora in fase di elaborazione ulteriori atti legislativi sulla responsabilità e la divisione dei compiti tra governo centrale e amministrazioni locali. L’adozione di queste proposte è cruciale per garantire l’offerta di servizi pubblici di qualità in settori quali l’istruzione, il lavoro giovanile, la promozione della salute e i trasporti.

(9)

Il divario retributivo di genere in Estonia è sceso dal 28,3 % del 2014 al 26,9 % del 2015, ma è ancora tra i più alti dell’Unione: il governo sta adottando misure per ridurlo. In particolare è stato adottato il piano sociale 2016-2023, tramite la cui attuazione ci si prefigge di combattere la segregazione di genere sul mercato del lavoro e di lottare contro gli stereotipi. Deve ancora essere adottata la modifica della legge sulla parità di genere che propone che gli ispettorati del lavoro monitorino più da vicino l’uguaglianza di genere nel settore privato. Si sta inoltre considerando la revisione del sistema di congedo parentale per consentire una maggiore flessibilità nel suo utilizzo. Il cambiamento legislativo non è ancora stato adottato.

(10)

La disparità di reddito in Estonia è significativa. Il rapporto tra i redditi del 20 % delle famiglie più abbienti e quelli del 20 % delle più povere è salito da 5,4 nel 2012 a 6,2 nel 2015, ed è ora il settimo più alto dell’Unione. Il fattore determinante è l’elevata dispersione dei salari dovuta alla forte crescita del reddito tra i salariati più qualificati. In termini assoluti, il tasso di crescita dei redditi del 10 % delle famiglie più povere ha perso terreno rispetto al tasso di crescita dei redditi mediani, con conseguenti problemi di adeguatezza della rete di protezione sociale. A ciò contribuisce il fatto che le prestazioni sociali (soprattutto le pensioni e l’assistenza sociale) non tengono il passo con la crescita dei redditi di mercato. In conseguenza si è assistito anche a un graduale aumento del tasso di popolazione a rischio di povertà (che è passato dal 15,8 % nel 2010 al 21,6 % nel 2015). Notevoli sforzi sono stati compiuti per rendere il sistema fiscale più progressivo a partire dal 2018, in particolare per i lavoratori a basso reddito, aumentando le indennità di base nel sistema di imposta sul reddito delle persone fisiche.

(11)

Nel 2015 le spese delle imprese a favore di ricerca, tecnologia e innovazione sono salite allo 0,69 %, ma a livello complessivo rimangono al di sotto della media dell’Unione dell’1,3 %. La quota rappresentata dalle imprese ad alta tecnologia e ad alta intensità di conoscenza rimane limitata e il numero di quanti assolvono un dottorato di ricerca è basso. Negli ultimi anni la crescita salariale ha costantemente superato la crescita della produttività, incidendo sugli utili e facendo quindi diminuire la crescita degli investimenti. Investimenti modesti nel campo dello sviluppo tecnologico possono risultare in un aumento inferiore alle aspettative del valore aggiunto delle esportazioni, e rappresentare un rischio per la crescita della produzione. Nel 2015 il volume dei contratti di ricerca tra mondo accademico e imprese è aumentato. Tuttavia, la cooperazione tra i due settori è rimasta limitata nonostante le misure adottate dal governo. L’Estonia ha ulteriormente migliorato il suo contesto imprenditoriale, ma le lungaggini delle procedure di insolvenza e i tassi di recupero per i creditori garantiti continuano a essere d’ostacolo agli investimenti. Nel 2016 è stato avviato un progetto per migliorare il quadro normativo in materia di insolvenza al fine di rendere le procedure più rapide e più efficienti e migliorare il tasso di successo delle domande. Tuttavia, le modifiche del quadro legislativo non sono ancora state adottate.

(12)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica dell’Estonia, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte all’Estonia negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica dell’Estonia, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(13)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 e il suo parere (6) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1,

RACCOMANDA che l’Estonia adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

proseguire la politica di bilancio in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, vale a dire continuando a rispettare il suo obiettivo di bilancio a medio termine nel 2018, migliorare l’adeguatezza della rete di protezione sociale e adottare misure per ridurre il divario retributivo di genere, in particolare migliorando la trasparenza salariale e rivedendo il sistema di congedo parentale;

2.

promuovere gli investimenti privati in ricerca, tecnologia e innovazione, anche mediante l’attuazione di misure che rafforzano la cooperazione tra mondo accademico e imprese.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  Regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25).

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(5)  Saldo corretto per il ciclo al netto delle misure una tantum e temporanee, ricalcolato dalla Commissione utilizzando la metodologia concordata.

(6)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/26


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 dell’Irlanda e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 dell’Irlanda

(2017/C 261/07)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (2), in particolare l’articolo 6, paragrafo 1,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011, la relazione sul meccanismo di allerta, in cui l’Irlanda è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, l’Irlanda dovrebbe assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nelle raccomandazioni di cui ai punti da 1 a 3.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa all’Irlanda 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dall’Irlanda nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020. La relazione per paese comprende anche l’esame approfondito a norma dell’articolo 5 del regolamento (UE) n. 1176/2011, i cui risultati sono stati anch’essi pubblicati il 22 febbraio 2017.

(4)

L’analisi ha portato la Commissione a concludere che l’Irlanda presenta squilibri macroeconomici. Tali squilibri sono caratterizzati, in particolare, da un cospicuo debito estero, sia pubblico che privato (famiglie e società non finanziarie), che rende l’Irlanda vulnerabile agli shock negativi. Le banche sono ancora alle prese con un elevato livello di crediti deteriorati, ma sono ben capitalizzate e la loro redditività, benché ancora modesta, sta progressivamente migliorando. I prezzi delle abitazioni sono in aumento e l’offerta continua ad essere limitata. L’indebitamento delle società non finanziarie è diminuito nel 2015, pur rimanendo a livelli più elevati di quanto non fosse alla fine del 2014. L’indebitamento delle famiglie è diminuito nel 2015 e il debito pubblico segue una traiettoria nettamente discendente. La posizione patrimoniale netta sull’estero negativa dell’Irlanda, in rapido calo prima del 2015, ha poi registrato un’inversione di tendenza, in parte a seguito di una variazione di livello nel 2015. Tuttavia, la sostenibilità esterna del settore interno non sembra essere a rischio. L’entità dei crediti deteriorati è diminuita nel corso dell’ultimo anno ma questa riduzione ha subito un certo rallentamento verso la fine del 2016. I prezzi degli immobili hanno continuato ad aumentare nel 2015, ma finora non vi sono prove evidenti di sopravvalutazione. Negli ultimi anni sono state adottate misure politiche per risolvere tutti gli squilibri evidenziati, anche nel settore bancario (miglioramento del quadro regolamentare, misure per far fronte all’elevato livello di crediti deteriorati). Il governo ha adottato diverse misure pertinenti per affrontare la carenza nell’offerta di alloggi, ma ci vorrà tempo prima che possano produrre effetti.

(5)

L’Irlanda ha presentato il programma nazionale di riforma 2017 il 13 aprile 2017 e il programma di stabilità 2017 il 2 maggio 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(6)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(7)

L’Irlanda è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita ed è soggetta alla regola del debito transitoria. Nel programma di stabilità 2017 il governo prevede che il disavanzo nominale scenda leggermente allo 0,4 % del PIL nel 2017 e continui a diminuire gradualmente in seguito, per produrre quindi un avanzo dell’1,0 % del PIL nel 2021. L’obiettivo di bilancio a medio termine, ossia un disavanzo strutturale dello 0,5 % del PIL, dovrebbe essere conseguito dal 2018 in poi. Secondo il programma di stabilità, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe ridursi al 72,9 % nel 2017 e continuare a diminuire fino a raggiungere il 65,2 % nel 2020. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è plausibile. Allo stesso tempo, le misure a sostegno degli obiettivi di disavanzo pianificati a partire dal 2018 non sono state illustrate in modo sufficientemente dettagliato.

(8)

Il 12 luglio 2016 il Consiglio ha raccomandato all’Irlanda di realizzare nel 2017 un aggiustamento annuo verso l’obiettivo di bilancio a medio termine dello 0,6 % del PIL. Sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, nel periodo 2016-2017 vi è il rischio di una deviazione significativa dall’aggiustamento di bilancio raccomandato.

(9)

Nel 2018, alla luce della situazione di bilancio e in particolare del livello di debito, l’Irlanda dovrebbe continuare l’aggiustamento verso il suo obiettivo di bilancio a medio termine, ossia un disavanzo strutturale dello 0,5 % del PIL. Secondo la matrice comune di aggiustamento concordata nel quadro del patto di stabilità e crescita, il predetto aggiustamento si traduce in un requisito pari ad un tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta (5) non superiore al 2,4 % nel 2018, corrispondente a un aggiustamento strutturale annuo dello 0,6 % del PIL. Il parametro di riferimento per la spesa rispecchia l’aggiustamento apportato per correggere una distorsione del tasso di riferimento a 10 anni della crescita potenziale, dovuta all’aumento eccezionalmente elevato della crescita del PIL reale nel 2015. Seguendo l’approccio adottato dalle autorità irlandesi nei loro calcoli relativi al bilancio 2017, la Commissione ha preso in considerazione la media dei tassi potenziali di crescita nel 2014 e nel 2016. A politiche invariate, nel periodo 2017-2018 vi è il rischio di una qualche deviazione dal requisito. Allo stesso tempo, si prevede che il paese si conformi alla regola del debito transitoria nel 2017 e nel 2018. Nel complesso, il Consiglio è del parere che, in particolare nel 2017, saranno necessarie ulteriori misure per rispettare le regole del patto di stabilità e crescita. Alla luce delle attuali condizioni congiunturali e dei maggiori rischi esterni dell’Irlanda, l’impiego di eventuali entrate straordinarie per ridurre ulteriormente il rapporto debito pubblico/PIL rappresenterebbe una risposta prudente. Tuttavia, come previsto dal regolamento (CE) n. 1466/97, la valutazione del programma di bilancio e dei relativi risultati dovrebbe tener conto del saldo di bilancio dello Stato membro alla luce delle condizioni del ciclo. Come ricordato nella comunicazione della Commissione che accompagna le presenti raccomandazioni specifiche per paese, la valutazione del documento programmatico di bilancio 2018 e la successiva valutazione 2018 dei risultati di bilancio dovranno tenere debitamente conto dell’obiettivo di conseguire una situazione di bilancio che contribuisca sia a rafforzare la ripresa in corso sia ad assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche dell’Irlanda. In tale contesto, il Consiglio prende atto che la Commissione intende effettuare una valutazione complessiva in linea con il regolamento (CE) n. 1466/97, in particolare alla luce della situazione del ciclo dell’Irlanda.

(10)

Anche se la ripresa economica è solida e la produzione è destinata a crescere a un ritmo sostenuto nel corso dei prossimi anni, le prospettive sono diventate più incerte, con conseguenti rischi per le finanze pubbliche ancora fragili. Pertanto, occorre moltiplicare gli sforzi per rendere le entrate più resistenti alle fluttuazioni economiche e agli shock negativi. A tal fine, bisognerebbe portare avanti la proposta di introdurre un Rainy-day fund (fondo per le emergenze) e ridurre la dipendenza da fonti di reddito altamente concentrate e volatili. Una composizione equilibrata di diverse fonti di gettito e di basi imponibili più ampie migliora la stabilità delle entrate a fronte di una volatilità economica. Tuttavia, gli sforzi volti ad allargare la base imponibile sono stati limitati negli ultimi anni e le misure fiscali recenti si sono focalizzate su tagli e sgravi. Non è ancora stata effettuata la valutazione sistematica annunciata dei costi e dei benefici delle aliquote IVA ridotte, che si applicano a una gamma molto ampia di compravendite. L’imposizione patrimoniale ricorrente è considerata una delle fonti di entrate più favorevoli alla crescita. Tuttavia, in Irlanda le entrate provenienti da beni immobili hanno rappresentato solo l’1,0 % del PIL nel 2014, rispetto a una media dell’Unione dell’1,6 %. Una graduale indicizzazione dei valori immobiliari contribuirebbe a semplificare il profilo dell’imposta locale sugli immobili evitando un improvviso aumento dei debiti di imposta al momento della rivalutazione delle proprietà nel 2019. Le differenze di tassazione del gasolio e della benzina per gli utenti della strada sono ingiustificate dal punto di vista ambientale.

(11)

In passato, i riesami della spesa globale si sono incentrati principalmente sulla riduzione della spesa pubblica per rispettare gli obiettivi generali di bilancio. Gli scarsi progressi compiuti nella valutazione dell’efficacia e dell’efficienza dei programmi di spesa hanno finito, in definitiva, per indebolire l’affidabilità dei piani pluriennali di spesa. Una revisione della spesa adeguatamente concepita, in linea con i principi comuni dell’Eurogruppo, migliorerebbe il controllo della spesa e potrebbe liberare risorse per gli investimenti pubblici, così necessari al rilancio della crescita. La revisione della spesa dovrebbe riguardare in particolare l’efficacia in termini di costi del settore sanitario. L’Irlanda ha introdotto alcune importanti misure di efficienza, come un accordo per il contenimento dei costi con l’industria farmaceutica, un sistema di gestione finanziaria, la sanità elettronica e i finanziamenti basati sulle attività. Tuttavia, si potrebbe fare di più, ad esempio rafforzando il ruolo dell’assistenza primaria come forma di filtro per ovviare al sovraffollamento degli ospedali irlandesi. I progressi verso l’introduzione di un regime di assicurazione sanitaria ad un livello sono frammentari e privi di una visione d’insieme.

(12)

Occorre fare di più per promuovere una crescita sostenibile e inclusiva che comporti vantaggi per tutti i gruppi della società. Nell’aprile 2017 la disoccupazione era pari al 6,4 %, una percentuale inferiore alla media dell’Unione. Tuttavia, a causa della bassa intensità di lavoro di molte famiglie, alcune persone rischiano di non poter beneficiare della ripresa economica. Dal 2013 al 2015 la percentuale di cittadini che vive in famiglie a intensità di lavoro bassa o bassissima è scesa del 15 %; il tasso di disoccupazione complessivo nel corso dello stesso periodo è diminuito del 28 %. Nel complesso, il sistema previdenziale è riuscito a contenere la povertà e la disuguaglianza e l’Irlanda ha adottato misure volte a incentivare l’occupazione, riducendo gradualmente le indennità e i pagamenti supplementari. Tuttavia, permangono gli ostacoli a una crescita inclusiva. Le disparità tra i tassi di occupazione dei lavoratori poco, mediamente e altamente qualificati sono tra le più elevate dell’Unione. In alcuni ambiti si sono riscontrati squilibri tra domanda e offerta di competenze e una carenza di competenze, mentre le opportunità di miglioramento del livello delle competenze e di riconversione professionale si sono rivelate insufficienti. Le sfide sociali e del mercato del lavoro mettono in rilievo l’importanza di un approccio integrato alla formazione e all’attivazione del mercato del lavoro per le persone con minori possibilità di entrare su tale mercato. Inoltre, desta ancora preoccupazione la qualità delle disposizioni relative ai servizi per l’infanzia, in particolare quelli a tempo pieno. In Irlanda i costi netti dei servizi di accudimento dei bambini, in percentuale delle retribuzioni, sono tra i più alti dell’Unione. La disponibilità di servizi di assistenza all’infanzia a tempo pieno e i costi di tali servizi costituiscono un ostacolo per la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e compromettono gli sforzi per la riduzione della povertà infantile, che è in lieve calo, ma sempre superiore alla media dell’Unione.

(13)

Al fine di promuovere una crescita duratura ed equilibrata, è necessario far fronte alle esigenze in termini di infrastrutture. A seguito della crisi economica è cambiata la composizione della spesa pubblica, con una diminuzione della spesa per gli investimenti e un aumento delle spese correnti. Anni di drastica riduzione degli investimenti pubblici hanno avuto un impatto negativo sulla qualità e sull’adeguatezza delle infrastrutture. Il riorientamento della spesa pubblica ha inciso anche sul sostegno del settore pubblico alle attività di ricerca e sviluppo, con probabili ripercussioni sulla competitività delle PMI. In percentuale del PIL, l’Irlanda occupa il 25o posto nell’Unione per gli investimenti in ricerca e sviluppo. Le carenze infrastrutturali più gravi si registrano nel settore dei trasporti, dei servizi idrici e degli alloggi. Nelle principali aree urbane del paese la domanda di nuovi alloggi supera ampiamente l’offerta. Di conseguenza, i prezzi e gli affitti degli immobili residenziali continuano ad aumentare rapidamente, provocando il recente e significativo aggravarsi dell’esclusione abitativa e del fenomeno dei senzatetto. Attualmente non vi è alcuna prova di una sopravvalutazione, ma i vincoli che limitano l’offerta di alloggi, se non risolti, potrebbero generare rischi macrofinanziari. Attraverso un piano di gestione dello spazio coerente e tempestivo potrebbero essere costruite nuove abitazioni nelle zone adeguate.

(14)

L’economia del paese presenta una divisione tra imprese irlandesi per lo più di piccole e medie dimensioni e grandi società multinazionali che operano in Irlanda, con pochissimi contatti tra le due categorie. I risultati e i profili in termini di esportazioni sono molto diversi, con un divario di produttività sempre più accentuato. Le imprese a capitale irlandese presentano un profilo di esportazione più debole rispetto alle imprese multinazionali con sede in Irlanda; le loro esportazioni sono fortemente concentrate per settore e per destinazione, il che le rende più vulnerabili agli shock. Attraverso investimenti nell’innovazione si contribuirebbe a stimolare la produttività e il potenziale di esportazione delle imprese irlandesi, in un momento in cui la diversificazione delle esportazioni e delle destinazioni di esportazione potrebbe contribuire a stabilizzare i loro risultati. La spesa pubblica in ricerca e sviluppo rimane modesta. La piena attuazione delle misure pubbliche di incremento delle attività di ricerca e sviluppo, in particolare quelle volte a sostenere la capacità di innovazione delle PMI, dipende dal ritorno a una tendenza di investimenti costanti. Per stimolare l’innovazione da parte delle PMI, le politiche di innovazione potrebbero essere riequilibrate a favore di forme più dirette di finanziamento. Il sostegno del governo alle attività di ricerca e sviluppo da parte delle imprese si è basato in misura crescente sul sistema di crediti d’imposta per la ricerca e lo sviluppo. Una combinazione più mirata delle politiche, con maggiori finanziamenti diretti, può rispondere meglio alle necessità delle giovani imprese innovative irlandesi, sfruttando le possibilità offerte dal forte potere di investimento delle società multinazionali. Ciò permetterebbe di agevolare l’accesso alle catene globali del valore e di accelerare la diffusione delle conoscenze.

(15)

In un contesto di maggiore incertezza esterna, occorre compiere ulteriori progressi nella riduzione dei crediti deteriorati per garantire la stabilità del settore finanziario. Nonostante i risultati ottenuti, alte percentuali di crediti deteriorati continuano a rappresentare un freno alla redditività delle banche e un ostacolo alla piena ripresa economica delle famiglie e delle imprese. Sebbene in continuo calo, i livelli di indebitamento delle famiglie e delle imprese nazionali, pari al 276,8 % del PIL nel settembre 2016, rimangono tra i più alti dell’Unione. L’elevato indebitamento può impedire alle imprese di ottenere prestiti per gli investimenti e, di conseguenza, limita anche la capacità delle banche di migliorare la propria redditività.

(16)

Secondo la Banca centrale d’Irlanda, nel settembre 2016 la quota media di crediti deteriorati delle banche nazionali irlandesi era del 14,2 %, una percentuale notevolmente superiore alla media dell’Unione del 5,3 %. Nel settembre 2016 i crediti deteriorati delle banche nazionali irlandesi erano diminuiti di 12,7 miliardi di EUR (32,7 %) rispetto all’anno precedente. Il ritmo di ripianamento degli arretrati ha registrato un certo rallentamento, in quanto gli arretrati a lungo termine ancora in essere sono anche i più difficili da ristrutturare. Non bisogna perdere lo slancio: la ristrutturazione degli arretrati dovrebbe essere sostenibile nel lungo periodo e occorre prendere in considerazione diverse forme di riduzione del debito. Alla fine del settembre 2016 il 14 % dello stock dei crediti ipotecari aveva arretrati di pagamento, mentre gli arretrati superiori ai due anni ammontavano a quasi il 70 % del saldo del prestito ipotecario totale con arretrati superiori a 90 giorni. Anche i prestiti concernenti immobili commerciali detenuti dalle banche nazionali e i prestiti delle imprese continuano a destare preoccupazione, con una percentuale di crediti deteriorati pari rispettivamente al 32,6 % e all’11,8 % nel settembre 2016. Occorrerebbe incentivare maggiormente il ricorso, ancora marginale, alle procedure d’insolvenza per le persone fisiche, al fallimento, all’examinership e ai metodi extragiudiziali destinati a ripristinare la redditività delle famiglie e delle imprese. Dopo diversi ritardi, si prevede che il registro centrale dei crediti entri nella fase finale di attuazione. Occorre adoperarsi perché il registro sia ultimato, in quanto servirà come base per l’adeguata valutazione del rischio di credito dei mutuatari e garantirà una gestione prudente dei prestiti futuri.

(17)

L’attuazione della legge di regolamentazione dei servizi legali (Legal Services Regulation Act) del 2015 (la «legge del 2015») è iniziata alla fine del 2016. La piena attuazione della legge del 2015 sarà fondamentale per sostenere le iniziative messe a punto dall’Irlanda a favore di una maggiore concorrenza nel settore: consentirà infatti un accesso diretto alla professione di avvocato come pure la creazione di gruppi societari attraverso la multidisciplinarietà e l’introduzione in Irlanda di modelli d’impresa alternativi utilizzati in altri Stati membri. I servizi legali indipendenti costituiscono un fattore produttivo per tutti i settori dell’economia e il loro costo incide sulla competitività del paese. Pertanto, è fondamentale che, in fase di attuazione della legge del 2015, si introducano disposizioni volte a stimolare la concorrenza e a ridurre i costi a seguito di processi di consultazione pubblica, e che tali disposizioni siano integrate in regolamenti emessi dall’autorità di regolamentazione dei servizi legali onde stimolare la concorrenza e ridurre i costi.

(18)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica dell’Irlanda, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte all’Irlanda negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica dell’Irlanda, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(19)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 e il suo parere (6) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1.

(20)

Alla luce dell’esame approfondito della Commissione e della citata valutazione, il Consiglio ha esaminato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di stabilità 2017. Le sue raccomandazioni formulate a norma dell’articolo 6 del regolamento (UE) n. 1176/2011 trovano riscontro nelle raccomandazioni di cui ai punti 1 e 3,

RACCOMANDA che l’Irlanda adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

perseguire un consistente sforzo di bilancio nel 2018, in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita; utilizzare eventuali entrate straordinarie derivanti da condizioni economiche e finanziarie solide, inclusi i proventi della vendita di attivi, per accelerare la riduzione del rapporto debito pubblico/PIL; limitare l’entità e il numero delle agevolazioni fiscali e ampliare la base imponibile;

2.

orientare meglio la spesa pubblica, dando priorità agli investimenti pubblici nel settore dei trasporti, dei servizi idrici e dell’innovazione, in particolare a sostegno delle PMI; rafforzare le infrastrutture sociali, compresi gli alloggi sociali e i servizi di assistenza all’infanzia di qualità; varare un pacchetto integrato di politiche di attivazione per aumentare le prospettive occupazionali dei lavoratori scarsamente qualificati e ovviare alla bassa intensità di lavoro delle famiglie;

3.

incoraggiare una riduzione costante e più sostenibile dei crediti deteriorati tramite strategie di ripianamento che prevedano cancellazioni per le imprese vitali e per le famiglie, puntando in modo particolare al ripianamento degli arretrati a lungo termine.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25.

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(5)  La spesa pubblica netta si compone della spesa pubblica totale al netto della spesa per interessi, della spesa relativa a programmi dell’Unione interamente coperta da entrate provenienti da fondi dell’Unione e delle modifiche non discrezionali nella spesa per le indennità di disoccupazione. Gli investimenti fissi lordi finanziati a livello nazionale sono spalmati su un periodo di 4 anni. Rientrano nel calcolo le misure discrezionali in materia di entrate o gli aumenti delle entrate obbligatori per legge, mentre sono escluse le misure una tantum sia per quanto riguarda le entrate che per quanto riguarda la spesa.

(6)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/31


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 della Spagna e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 della Spagna

(2017/C 261/08)

Il CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (2), in particolare l’articolo 6, paragrafo 1,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011, la relazione sul meccanismo di allerta, in cui la Spagna è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, la Spagna dovrebbe assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nelle raccomandazioni di cui ai punti da 1 a 3.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa alla Spagna 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dalla Spagna nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020. La relazione per paese comprende un esame approfondito a norma dell’articolo 5 del regolamento (UE) n. 1176/2011, i cui risultati sono stati pubblicati il 22 febbraio 2017. L’analisi ha portato la Commissione a concludere che la Spagna presenta squilibri macroeconomici di rilevanza transfrontaliera. In particolare, gli avanzi delle partite correnti si stanno traducendo in una riduzione delle passività nette verso l’estero della Spagna, che rimangono tuttavia considerevoli ed espongono il paese ai mutamenti del clima di mercato. Il debito del settore privato è diminuito in misura significativa, soprattutto per le imprese, ma il debito delle famiglie resta elevato. La crescita economica è diventata il principale motore della riduzione del debito, ma rimangono elevati i rischi per la sostenibilità di bilancio nel medio termine. È di particolare importanza intervenire per ridurre il rischio che gli squilibri abbiano ripercussioni negative sull’economia spagnola e, considerate le dimensioni e la rilevanza transfrontaliera di quest’ultima, sull’Unione economica e monetaria. Il settore finanziario ha continuato a mostrare un alto livello di stabilità, sostenuta dalla ristrutturazione in corso, dai bassi costi di finanziamento e dalla ripresa economica. Negli ultimi anni la creazione di posti di lavoro si è consolidata e la disoccupazione si è ridotta velocemente, pur rimanendo molto elevata. Le riforme del mercato del lavoro e la moderazione salariale hanno contribuito in misura importante al consolidamento della creazione di posti di lavoro e all’incremento della competitività degli ultimi anni.

(4)

La Spagna ha presentato il programma nazionale di riforma 2017 il 28 aprile 2017 e il programma di stabilità 2017 il 29 aprile 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(5)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(6)

La Spagna è attualmente nel braccio correttivo del patto di stabilità e crescita. Nel programma di stabilità 2017 la Spagna prevede di correggere il disavanzo eccessivo entro il 2018, in linea con la decisione del Consiglio, dell’8 agosto 2016, che intima alla Spagna di adottare le misure per la riduzione del disavanzo ritenuta necessaria per correggere la situazione di disavanzo eccessivo («decisione del Consiglio dell’8 agosto 2016»). Il disavanzo nominale dovrebbe continuare a diminuire, arrivando allo 0,5 % del PIL nel 2020. Le proiezioni della spesa contenute nel programma di stabilità 2017 presuppongono la materializzazione di passività potenziali nel settore delle autostrade e in quello finanziario prossime allo 0,4 % e allo 0,2 % del PIL rispettivamente nel 2017 e nel 2018. Non si prevede di raggiungere l’obiettivo a medio termine di una posizione di bilancio in pareggio in termini strutturali nel periodo coperto dal programma di stabilità 2017. Il saldo strutturale ricalcolato (5) dovrebbe raggiungere il - 1,9 % del PIL nel 2020. Il programma di stabilità 2017 prevede una diminuzione del rapporto debito pubblico/PIL, che dovrebbe attestarsi al 98,8 % nel 2017, al 97,6 % nel 2018 e al 92,5 % nel 2020. Le ipotesi macroeconomiche del programma di stabilità 2017 sono plausibili fino al 2018 e leggermente ottimistiche per gli anni successivi. In generale, il previsto conseguimento degli obiettivi si basa sul presupposto che le prospettive economiche rimangano molto favorevoli, il che tuttavia comporta dei rischi. Altri rischi per il raggiungimento degli obiettivi di bilancio riguardano l’incertezza circa l’impatto delle recenti misure fiscali. Inoltre, tenuto conto dell’ipotesi che si materializzino passività potenziali (che non sono incluse nelle previsioni di primavera 2017 della Commissione), il programma di stabilità 2017 si basa su un contenimento della spesa notevolmente superiore a quanto stimato nelle previsioni della Commissione per il 2017 e il 2018. Infine, le misure a sostegno degli obiettivi di disavanzo pianificati per il 2018 non sono ancora state illustrate nel dettaglio.

(7)

L’8 agosto 2016 il Consiglio ha chiesto alla Spagna di porre fine alla situazione di disavanzo eccessivo entro il 2018 e, in particolare, di ridurre il disavanzo pubblico portandolo al 4,6 % del PIL nel 2016, al 3,1 % del PIL nel 2017 e al 2,2 % del PIL nel 2018. Tale miglioramento del saldo delle amministrazioni pubbliche è considerato coerente con un peggioramento del saldo strutturale dello 0,4 % del PIL nel 2016 e con un miglioramento dello 0,5 % del PIL sia nel 2017 che nel 2018, sulla base delle previsioni di primavera 2016 aggiornate della Commissione. La Spagna ha raggiunto un disavanzo nominale pari al 4,5 % del PIL nel 2016, al di sotto dell’obiettivo stabilito nella decisione del Consiglio dell’8 agosto 2016. Sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, il disavanzo nominale dovrebbe scendere al 3,2 % del PIL nel 2017 e al 2,6 % del PIL nel 2018, nell’ipotesi di politiche invariate, superando rispettivamente dello 0,1 % e dello 0,4 % del PIL gli obiettivi di disavanzo nominale fissati nel programma di stabilità 2017 e quelli stabiliti dal Consiglio. A differenza di quanto avviene nel programma di stabilità 2017, le previsioni non presuppongono la materializzazione delle suddette passività potenziali. L’aggiustamento di bilancio complessivo per il periodo 2016-2017 dovrebbe essere appena garantito; per il 2018 invece, nell’ipotesi di politiche invariate, si prevede un aggiustamento di bilancio inferiore a quanto richiesto nella decisione del Consiglio dell’8 agosto 2016. Inoltre, nell’agosto 2016, il Consiglio ha chiesto alla Spagna di adottare misure per migliorare il suo quadro di bilancio, ma il programma di stabilità 2017 non prevede piani per rafforzare il contributo della regola di spesa della legge di stabilità alla sostenibilità delle finanze pubbliche. Nel complesso, il Consiglio è del parere che saranno necessarie ulteriori misure, in particolare nel 2018, per rispettare le disposizioni del patto di stabilità e crescita e, in particolare, i termini previsti dalla decisione del Consiglio dell’8 agosto 2016.

(8)

La Spagna non dispone ancora un quadro chiaro e coerente in materia di appalti pubblici che assicuri la conformità giuridica, un elevato livello di concorrenza e di efficienza economica, in particolare attraverso efficaci meccanismi di controllo ex ante ed ex post, una maggiore trasparenza e un coordinamento rafforzato tra le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti a tutti i livelli di governo. Nel 2017 il governo ha presentato alcune misure volte a migliorare il sistema di vigilanza sugli appalti, che sono attualmente in attesa dell’approvazione parlamentare.

(9)

La Spagna ha compiuto progressi nella lotta contro la corruzione, in particolare per quanto riguarda la trasparenza del processo decisionale in ambito amministrativo e, più concretamente, per quanto concerne l’emanazione di norme sulla trasparenza del finanziamento dei partiti, sulla dichiarazione della situazione patrimoniale e sul conflitto di interessi. Adesso l’attenzione si concentra sull’attuazione di queste misure. Tuttavia, nonostante un aumento nelle indagini su casi di corruzione a livello locale e regionale, non sono state sviluppate strategie preventive mirate per mitigare i rischi di corruzione a questi livelli dell’amministrazione, e non esiste una strategia di prevenzione comune a tutti i livelli amministrativi. Altre carenze quali le lacune nella normativa a tutela degli informatori, il grado di indipendenza dell’Ufficio per i conflitti di interesse, di recente istituzione, e la mancanza di una regolamentazione delle attività di lobbismo non sono ancora state oggetto di una verifica specifica. Un’altra questione riguarda la durata eccessiva dei procedimenti giudiziari nei casi di corruzione. Il codice di procedura penale è stato modificato nel 2015 al fine di limitare il tempo a disposizione per le indagini e di ridurre i ritardi nei procedimenti penali; tuttavia ciò potrebbe aumentare il rischio che i termini procedurali previsti non siano sufficienti a trattare casi complessi di corruzione, nel caso in cui le disposizioni che consentono proroghe risultino troppo restrittive.

(10)

Nonostante un’aliquota IVA standard in linea con la media dell’Unione e un’evasione dell’IVA a bassi livelli e in diminuzione, la Spagna ha un gettito IVA relativamente basso. Ciò è dovuto principalmente al fatto che la Spagna applica estensivamente esenzioni o aliquote ridotte su vari prodotti e servizi. Di conseguenza, nel 2014 la Spagna ha registrato il maggior divario del gettito IVA dovuto all’applicazione di aliquote ridotte di tutta l’Unione (59 % rispetto alla media dell’Unione del 44 % circa). Similmente, il gettito della Spagna proveniente da imposte ambientali è tra i più bassi dell’Unione, nonostante negli ultimi anni siano state adottate alcune misure in tal senso, in particolare nel settore energetico. La tassazione dell’inquinamento e dell’uso delle risorse può far aumentare le entrate e apportare importanti benefici di carattere sociale e ambientale. Vi è inoltre una dispersione normativa che causa un approccio eterogeneo a determinate imposte a livello regionale. Per quanto concerne la spesa, il governo ha incaricato l’AIReF, l’autorità indipendente spagnola competente per il bilancio, di effettuare una revisione della spesa che interessi tutti i livelli della pubblica amministrazione. La revisione può aiutare a individuare gli ambiti in cui è possibile rispondere alle esigenze di spesa con un uso più efficiente delle risorse.

(11)

Negli ultimi anni la creazione di posti di lavoro si è consolidata, sostenuta dalle riforme del mercato del lavoro e dalla moderazione salariale. La disoccupazione è diminuita rapidamente ma rimane tra le più elevate dell’Unione, in particolare fra i giovani e i lavoratori scarsamente qualificati, e comporta il rischio di una mancata partecipazione al mercato del lavoro. Quasi la metà dei disoccupati è senza lavoro da più di un anno. La Spagna sta adottando misure volte a sostenere i giovani, in particolare ampliando i criteri di ammissibilità della garanzia per i giovani (6), e a rafforzare il sostegno individuale ai disoccupati di lunga durata. Tuttavia l’efficacia di queste misure dipende anche dall’efficienza dei servizi pubblici per l’impiego regionali. Vi sono margini di miglioramento per quanto concerne la cooperazione tra questi servizi per l’impiego e i servizi sociali, in modo da offrire un supporto migliore e più completo alle persone in cerca di lavoro, in particolare ai disoccupati di lungo periodo e ai beneficiari di sistemi di garanzia del reddito. Allo stesso tempo potrebbe essere migliorata la cooperazione tra i servizi pubblici per l’impiego e i datori di lavoro, in particolare aumentando la percentuale delle offerte di lavoro gestite dai servizi per l’impiego.

(12)

La Spagna registra una delle percentuali più elevate di impiego a tempo determinato nell’Unione, e molti contratti hanno una durata molto breve. I tassi di transizione dai contratti a tempo determinato a quelli a tempo indeterminato sono molto bassi rispetto alla media dell’Unione. Il diffuso utilizzo di contratti a tempo determinato è legato ad una crescita inferiore della produttività (anche in relazione a minori opportunità di formazione sul posto di lavoro), a condizioni di lavoro peggiori e a maggiori rischi di povertà. Le recenti riforme del mercato del lavoro sembrano avere un effetto leggermente positivo per quanto concerne la riduzione della segmentazione tra contratti a tempo determinato e indeterminato, e il rafforzamento in corso delle ispezioni sul lavoro sta dando risultati positivi nella lotta contro l’abuso dei contratti a tempo determinato. Tuttavia le assunzioni con contratti a tempo indeterminato possono ancora essere scoraggiate da alcune caratteristiche del mercato del lavoro spagnolo, tra cui l’incertezza delle controversie in caso di licenziamento e l’importo relativamente elevato delle indennità di licenziamento per i lavoratori con contratti a tempo indeterminato. Inoltre il sistema di incentivi all’assunzione rimane frammentario e non efficacemente mirato a promuovere l’occupazione a tempo indeterminato. Pur avendo istituito di recente un gruppo di lavoro sulla qualità dell’occupazione, la Spagna non ha ancora sviluppato un piano complessivo per la lotta contro la segmentazione del mercato del lavoro successivamente all’accordo del 2014 tra il governo e le parti sociali.

(13)

Permangono disparità nelle condizioni di ammissibilità previste per i sistemi di garanzia del reddito e nel legame tra l’attivazione e la tutela tra regioni e sistemi diversi. Alcuni gruppi vulnerabili sono esclusi dal sistema di garanzia del reddito. La scarsa efficacia di questi sistemi si spiega in parte con grandi disparità in termini di adeguatezza e di condizioni di accesso dei sistemi di reddito minimo regionali e con la frammentazione del sistema previdenziale nazionale in vari sistemi per diverse categorie di persone in cerca di un impiego, che sono gestiti da amministrazioni diverse. Questa frammentazione genera discontinuità nel sostegno fornito alle persone che ne hanno bisogno e ostacola l’erogazione di percorsi integrati. In risposta alle molteplici sfide che si pongono, è in corso uno studio che mira a valutare l’efficacia dei sistemi regionali e nazionali di sostegno al reddito. Le prestazioni familiari sono poco mirate. Inoltre, tenendo conto dell’impatto dei crediti d’imposta, il sistema fiscale e previdenziale è nel complesso leggermente regressivo. A ciò si aggiunge il fatto che il ricorso ai servizi di assistenza all’infanzia aumenta considerevolmente all’aumentare del reddito familiare, il che è indice di ostacoli all’accesso per i genitori a basso reddito. Migliora la fornitura di servizi di assistenza a lungo termine, pur essendo ancora carente rispetto alle necessità attuali e presentando disparità tra le regioni.

(14)

Gli scarsi risultati scolastici incidono negativamente sul potenziale a più lungo termine per la crescita della produttività in Spagna. Nonostante i notevoli miglioramenti realizzati negli ultimi anni, il tasso di abbandono scolastico rimane tra i più elevati dell’Unione. Vi sono ampie disparità regionali in materia di abbandono scolastico e di rendimento degli studenti, in particolare per quanto concerne le competenze di base. La formazione degli insegnanti e il sostegno individuale agli studenti sono tra i fattori determinanti del successo scolastico nelle regioni che registrano buoni risultati. La Spagna ha il secondo più alto tasso di ripetenti nell’Unione, il che aumenta il rischio di abbandono scolastico, riduce le aspettative di successo e incide sui costi dell’istruzione. L’occupabilità dei laureati rimane relativamente bassa. La scarsa mobilità degli studenti e del personale accademico, le limitate possibilità di svolgere tirocini, la mancanza di incentivi e la rigidità della governance universitaria continuano ad ostacolare la cooperazione con le imprese nel campo dell’istruzione e della ricerca.

(15)

La Spagna potrebbe rafforzare la produttività e la competitività promuovendo ulteriormente la ricerca e l’innovazione. Tuttavia, i risultati in materia di innovazione hanno subito un calo e sono attualmente inferiori a quelli del 2007, mentre il divario rispetto alla media dell’Unione è aumentato nel corso del tempo. Alla scarsa innovazione si accompagna un calo della spesa privata in ricerca e sviluppo, evidenziando carenze del quadro di governance dell’R&S. All’inizio del 2017 è diventata operativa l’Agenzia di Stato per la ricerca, che si occupa della gestione dei finanziamenti statali per la ricerca e l’innovazione. Ad oggi non esiste una pianificazione pluriennale sistematica dei bilanci dei programmi di sostegno. Inoltre manca una valutazione sistematica dell’efficacia dei programmi di sostegno per migliorarne la concezione e l’attuazione. A causa della mancanza di incentivi e della rigidità della governance universitaria anche la cooperazione tra pubblico e privato resta debole e la mobilità dei ricercatori tra il settore pubblico e quello privato è scarsa. Il coordinamento fra i diversi livelli dell’amministrazione non è ottimale e, di conseguenza, non vi è una piena sinergia tra le politiche nazionali e quelle regionali.

(16)

La produttività delle piccole imprese spagnole tende ad essere notevolmente inferiore rispetto a quella delle piccole imprese degli altri Stati membri. Poiché in Spagna le piccole imprese sono prevalenti, questo ha un impatto significativo sulla produttività dell’economia nel suo complesso. Ridurre le barriere che ostacolano la creazione, il funzionamento e la crescita delle imprese comporterebbe quindi un aumento degli investimenti e della produttività. Il governo spagnolo ha adottato negli ultimi anni una serie di misure volte a facilitare la creazione e la crescita delle imprese. Il consolidamento e la piena attuazione di queste riforme è essenziale al fine di coglierne appieno i benefici. La legge sull’unità del mercato, adottata nel 2013, ha contribuito ad affrontare la questione dei costi aggiuntivi che gli imprenditori devono sostenere a causa delle sostanziali differenze e sovrapposizioni nella regolamentazione delle attività economiche tra le regioni. Il crescente ricorso da parte delle imprese al meccanismo di denuncia previsto da tale legge in caso di ostacoli all’accesso al mercato sembra indicare la necessità di semplificare ulteriormente le procedure di rilascio delle licenze. Maggiori sforzi dovrebbero essere compiuti in materia di coordinamento tra le amministrazioni pubbliche interessate, anche a livello di conferenza di settore. Ciò è essenziale per garantire che la legislazione vigente e futura a tutti i livelli affronti efficacemente la questione degli ostacoli inutili all’ingresso sul mercato, anche per quanto concerne i nuovi modelli imprenditoriali nell’economia collaborativa. Nel settore del commercio, la necessità di una doppia autorizzazione per esercizi al dettaglio continua a limitare indebitamente l’ingresso sul mercato. I requisiti di accesso al mercato previsti dalla normativa regionale per quanto riguarda il settore dei servizi legati ai veicoli con conducente e quello dei servizi connessi agli affitti di immobili a breve termine potrebbero ostacolare inutilmente lo sviluppo equilibrato dell’economia collaborativa. Nei primi mesi del 2017 la Spagna ha preso alcuni provvedimenti per migliorare l’efficacia della legge sull’unità del mercato, tra cui la recente adozione di una guida per l’attuazione della legge e la pubblicazione di un catalogo di buone e cattive pratiche nella sua applicazione.

(17)

La regolamentazione dei servizi professionali rimane relativamente restrittiva. Ad alcuni prestatori di servizi viene concesso in maniera selettiva un diritto di natura protezionistica (le cosiddette «attività riservate»), escludendo altri prestatori di servizi con qualifiche simili. Per un numero elevato di professioni vige l’obbligo di iscrizione ad un’associazione professionale. Il grado di restrittività in Spagna è superiore alla media ponderata dell’Unione per gli ingegneri civili, gli architetti e le guide turistiche. È inferiore alla media dell’Unione per i consulenti in materia di brevetti e gli avvocati, benché l’accesso a quest’ultima professione sia più limitato rispetto a qualsiasi altra professione in Spagna.Il disegno di legge sui servizi professionali che prevede, tra l’altro, la razionalizzazione delle iscrizioni alle associazioni professionali, non è stato ancora adottato. Questa riforma mira inoltre ad aumentare la trasparenza e la rendicontabilità degli ordini professionali, liberalizzando attività indebitamente riservate e salvaguardando l’unità del mercato per quanto riguarda l’accesso ai servizi professionali e il loro esercizio in Spagna.

(18)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica della Spagna, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte alla Spagna negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica della Spagna, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(19)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 e il suo parere (7) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1.

(20)

Alla luce dell’esame approfondito della Commissione e della citata valutazione, il Consiglio ha esaminato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di stabilità 2017. Le sue raccomandazioni formulate a norma dell’articolo 6 del regolamento (UE) n. 1176/2011 trovano riscontro nelle raccomandazioni da 1 a 3,

RACCOMANDA che la Spagna adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

garantire la conformità con la decisione del Consiglio dell’8 agosto 2016, anche per quanto riguarda l’adozione di misure volte a rafforzare il quadro di bilancio e degli appalti pubblici, e avviare una revisione completa della spesa per individuare possibili ambiti di intervento per migliorare l’efficienza della spesa;

2.

rafforzare il coordinamento tra i servizi per l’impiego regionali, i servizi sociali e i datori di lavoro, per rispondere meglio alle esigenze sia di chi cerca che di chi offre lavoro; adottare misure per promuovere le assunzioni con contratti a tempo indeterminato; affrontare le disparità regionali e la frammentazione per quanto concerne i sistemi di garanzia del reddito e migliorare l’assistenza alle famiglie, anche attraverso l’accesso a servizi per l’infanzia di qualità; adeguare maggiormente l’istruzione superiore alle esigenze del mercato del lavoro; affrontare le disparità regionali per quanto concerne i risultati scolastici, in particolare puntando maggiormente sulla formazione degli insegnanti e sul sostegno a singoli studenti;

3.

garantire investimenti adeguati e significativi nella ricerca e nell’innovazione e rafforzare la governance a tutti i livelli della pubblica amministrazione; garantire un’attuazione completa e tempestiva della legge sull’unità del mercato per la legislazione vigente e futura.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25.

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(5)  Saldo corretto per il ciclo al netto delle misure una tantum e temporanee, ricalcolato dalla Commissione utilizzando la metodologia concordata.

(6)  Raccomandazione del Consiglio, del 22 aprile 2013, che istituisce una garanzia per i giovani (GU C 120 del 26.4.2013, pag. 1).

(7)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/36


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell’11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 della Francia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 della Francia

(2017/C 261/09)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (2), in particolare l’articolo 6, paragrafo 1,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011, la relazione sul meccanismo di allerta, in cui la Francia è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, la Francia dovrebbe assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nelle raccomandazioni di cui ai punti da 1 a 4.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese 2017 relativa alla Francia. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dalla Francia nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020. La relazione per paese comprende anche l’esame approfondito ai sensi dell’articolo 5 del regolamento (UE) n. 1176/2011, i cui risultati sono stati anch’essi pubblicati il 22 febbraio 2017. L’analisi ha portato la Commissione a concludere che la Francia presenta squilibri macroeconomici eccessivi. In particolare, la Francia è caratterizzata da una scarsa competitività e da un debito pubblico elevato e in aumento, in un contesto di bassa crescita della competitività. Risulta particolarmente importante la necessità di agire per ridurre il rischio di ripercussioni negative sull’economia francese e, date le sue dimensioni e la sua rilevanza transfrontaliera, di ricadute negative sull’Unione economica e monetaria.

(4)

Il 28 aprile 2017 la Francia ha presentato il suo programma nazionale di riforma 2017 e il suo programma di stabilità 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(5)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(6)

La Francia è attualmente nel braccio correttivo del patto di stabilità e crescita. Nel programma di stabilità 2017 il governo prevede di correggere il disavanzo eccessivo entro il 2017, in linea con la raccomandazione del Consiglio del 10 marzo 2015 nell’ambito della procedura per i disavanzi eccessivi, portando il disavanzo nominale al 2,8 % del PIL. Il disavanzo nominale dovrebbe in seguito diminuire ulteriormente, arrivando all’1,3 % del PIL nel 2020. L’obiettivo di bilancio a medio termine, ossia un disavanzo strutturale dello 0,4 % del PIL, dovrebbe essere raggiunto entro il 2019. Tuttavia, poiché si prevede che il saldo strutturale ricalcolato (5) si attesterà a -1,2 % del PIL nel 2020, l’obiettivo a medio termine non dovrebbe essere conseguito entro il periodo di riferimento. Secondo il programma di stabilità 2017, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe diminuire passando da 95,9 % del PIL nel 2018 a 93,1 % del PIL nel 2020. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è plausibile. Tuttavia, le misure necessarie per sostenere gli obiettivi di disavanzo pianificati a partire dal 2018 non sono state illustrate in modo sufficientemente dettagliato.

(7)

Il 10 marzo 2015 il Consiglio ha raccomandato alla Francia di mettere fine alla situazione di disavanzo eccessivo entro il 2017 e di raggiungere un disavanzo pubblico del 2,8 % del PIL, in linea con un miglioramento del saldo strutturale dello 0,9 % del PIL nel 2017. Secondo le previsioni di primavera 2017 della Commissione, il disavanzo nominale dovrebbe raggiungere il 3,0 % del PIL nel 2017, in linea con il valore di riferimento stabilito dal trattato ma al di sopra dell’obiettivo di disavanzo raccomandato dal Consiglio. Nel 2018, a politiche invariate, il disavanzo nominale dovrebbe raggiungere il 3,2 % del PIL, superando il valore di riferimento previsto dal trattato e mettendo a rischio la correzione duratura del disavanzo eccessivo. Inoltre, si prevede che lo sforzo di bilancio raccomandato non verrà conseguito nel periodo interessato dalla procedura per i disavanzi eccessivi, poiché la strategia di risanamento perseguita dalla Francia si basa principalmente sul miglioramento delle condizioni del ciclo e sul mantenimento del contesto di bassi tassi di interesse, aspetti che esulano dal controllo delle autorità.

(8)

Nel 2018, qualora dovesse infine realizzare una correzione tempestiva e duratura, la Francia sarebbe sottoposta al braccio preventivo del patto di stabilità e crescita e alla regola transitoria sul debito. Alla luce della situazione di bilancio e in particolare del livello del debito, la Francia dovrebbe continuare l’aggiustamento verso il suo obiettivo di bilancio a medio termine, ossia un disavanzo strutturale dello 0,4 % del PIL. Secondo la matrice comune di aggiustamento concordata nel quadro del patto di stabilità e crescita, il predetto aggiustamento si traduce in un requisito pari ad un tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta (6) non superiore all’1,2 % nel 2018, corrispondente a un aggiustamento strutturale annuo dello 0,6 % del PIL. A politiche invariate sussiste il rischio di una deviazione significativa da tale requisito nel 2018. Vi è inoltre il rischio che nel 2018 la Francia non rispetti la regola transitoria sul debito, in quanto il saldo strutturale dovrebbe peggiorare dello 0,5 % del PIL, non permettendo di conseguire quindi l’aggiustamento lineare strutturale minimo dello 0,4 % del PIL. Globalmente il Consiglio ritiene che la Francia debba essere pronta ad adottare ulteriori misure per garantire il rispetto degli obiettivi nel 2017 e che ulteriori misure saranno necessarie a partire dal 2018 per rispettare le disposizioni del patto di stabilità e crescita. Tuttavia, come previsto dal regolamento (CE) n. 1466/97, la valutazione dei documenti programmatici e dei risultati di bilancio dovrebbe tenere conto del saldo di bilancio dello Stato membro alla luce delle condizioni cicliche. Come ricordato nella comunicazione della Commissione sul semestre europeo 2017 che accompagna le presenti raccomandazioni per paese, la valutazione del documento programmatico di bilancio 2018 e la successiva valutazione 2018 dei risultati di bilancio dovranno tenere debitamente conto dell’obiettivo di conseguire una situazione di bilancio che contribuisca sia a rafforzare la ripresa in corso sia ad assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche della Francia. In tale contesto, il Consiglio prende atto che la Commissione intende effettuare una valutazione complessiva in linea con il regolamento (CE) n. 1466/97, in particolare alla luce della situazione del ciclo della Francia.

(9)

Il rapporto debito pubblico/PIL in Francia è uno dei più alti dell’Unione. Il rapporto spesa/PIL dovrebbe attestarsi al 56,2 % nel 2017, ovvero 9,7 punti percentuali al di sopra della media dell’Unione. La Francia ha perseguito una strategia di risanamento incentrata sulla spesa e basata soprattutto sul calo dei tassi di interesse e la riduzione degli investimenti pubblici. Tuttavia, è improbabile che il contesto caratterizzato da bassi tassi di interesse continui anche nel medio termine e la riduzione degli investimenti pubblici produttivi potrebbe compromettere il potenziale economico futuro. Al contrario l’esercizio di revisione della spesa ha messo in luce una serie di possibili interventi per migliorare l’efficienza che non sono stati ancora attuati. L’esercizio di revisione della spesa ha individuato una frazione — meno del 2 % — dei risparmi di spesa di 50 miliardi di EUR globalmente previsti nel periodo 2015-2017. Tuttavia, soltanto una parte di essi è stata tradotta in misure concrete nel bilancio 2016, mentre le misure previste dalla legge di bilancio per il 2017 si basano su quelle già individuate dall’esercizio di revisione della spesa del 2015. I risparmi ottenuti a seguito degli esercizi di revisione della spesa potrebbero essere incrementati significativamente ampliando i settori di spesa oggetto di revisione e attuando una strategia pluriennale per tradurre pienamente in concrete misure di bilancio i risparmi individuati.

(10)

Gli elevati contributi sociali combinati con gli alti livelli di imposizione che gravano sulle società possono scoraggiare gli investimenti privati e frenare la crescita delle imprese e le nuove assunzioni. Misure di riduzione del costo del lavoro sono state costantemente attuate e nell’aprile 2016 è stata avviata la seconda fase di riduzione dei contributi sociali a carico dei datori di lavoro programmata nel contesto del patto di responsabilità e solidarietà. Inoltre, nel 2017 il governo ha aumentato dal 6 % al 7 % il credito d’imposta a favore della competitività e dell’occupazione (CICE). Tali misure finalizzate a ridurre il cuneo fiscale sul lavoro hanno migliorato a partire dal 2013 la competitività della Francia ma le perdite accumulate in passato non sono state ancora recuperate. In termini di retribuzione media la Francia presentava nel 2015 il livello più elevato — per quanto in calo — dei contributi sociali a carico dei datori di lavoro nell’Unione in percentuale sui costi del lavoro totali versati dai datori di lavoro. Recenti valutazioni di queste misure ne hanno messo in luce l’impatto positivo sull’occupazione e sui margini delle imprese ma sono necessarie ulteriori valutazioni per verificarne appieno l’impatto sulle retribuzioni, gli investimenti, l’occupazione e i margini delle imprese. Valutazioni recenti suggeriscono inoltre che il consolidamento dei regimi di riduzione del costo del lavoro e la loro trasformazione in riduzioni permanenti dei contributi sociali consentirebbero di ottimizzarne gli effetti sull’occupazione e gli investimenti.

(11)

L’aliquota d’imposta sul reddito delle società media effettiva — 38,4 % dal 1o luglio 2016 — era la più alta dell’Unione e anche altre imposte sulla produzione sono particolarmente elevate. Tuttavia la Francia ha adottato misure per ridurre l’aliquota di legge sul reddito delle società al 28 % nel 2020. Allo stesso tempo la pressione fiscale sui consumi continua a essere inferiore a quella di altri Stati membri. Nel 2014 la Francia era al 27o posto nell’Unione in relazione al gettito fiscale dalle imposte sui consumi in percentuale sul gettito fiscale complessivo. Il sistema dell’IVA è caratterizzato da un’aliquota standard di livello intermedio e da basse aliquote ridotte applicate a una larga base. La complessità del sistema fiscale può ostacolare il corretto funzionamento del contesto imprenditoriale. La Francia presenta un’elevata pressione fiscale associata a molti sgravi fiscali, aliquote ridotte e un gran numero di regimi fiscali che si traducono in un aumento dei costi di conformità e in una situazione di incertezza, in particolare per le imprese. In Francia le agevolazioni fiscali totali, pari a oltre il del 3 % del PIL, sono rilevanti. Anche i costi amministrativi sostenuti dalle autorità fiscali per la riscossione delle imposte sono elevati e al di sopra della media dell’Unione.

(12)

Nel 2016 il tasso di disoccupazione è sceso al 10,1 %. La disoccupazione è più elevata tra i giovani, le persone meno qualificate e le persone nate al di fuori dell’Unione. Le riforme della governance in corso sono fondamentali per allineare le opportunità di formazione alle prospettive occupazionali e le necessità economiche. Parallelamente, le persone in cerca di un lavoro, i lavoratori meno qualificati e gli addetti delle PMI incontrano difficoltà persistenti di accesso alla formazione. Per garantirne la partecipazione e la qualità della formazione offerta potrebbero essere necessari un rafforzamento delle misure in vigore e un riequilibrio delle risorse. I giovani, e tra loro i meno qualificati, continuano ad avere difficoltà di accesso al mercato del lavoro. In questo contesto le misure adottate a sostegno dell’apprendistato hanno garantito fin qui risultati positivi. L’offerta di istruzione e formazione professionale iniziale, più nello specifico quella impartita a livello scolastico e in alcuni settori del terziario, non è sufficientemente collegata alle opportunità occupazionali. Inoltre, gli alunni che provengono da contesti svantaggiati sono più spesso indirizzati verso l’istruzione professionale iniziale, dove si conta la maggior parte degli abbandoni scolastici precoci, contribuendo a una situazione di elevata disuguaglianza nel campo dell’istruzione. L’impatto della situazione socioeconomica sul rendimento degli studenti è il più elevato nell’OCSE.

(13)

Nel 2016 aveva un lavoro soltanto il 54,5 % delle persone in età lavorativa nate al di fuori dell’Unione. Il tasso di occupazione delle donne nate al di fuori dell’UE (45,4 %) era uno dei più bassi dell’Unione. Il divario occupazionale tra le persone nate al di fuori dell’UE e quelle nate in Francia è aumentato nel 2016 a 17,5 punti percentuali (23,7 punti percentuali per le donne). Tale situazione negativa delle persone nate al di fuori dell’UE spinge al ribasso il tasso di occupazione globale e rappresenta una sottoutilizzazione cronica del lavoro. Anche gli immigrati di seconda generazione presentano livelli occupazionali sfavorevoli che non si spiegano con le differenze di età, istruzione e competenze. In più, il divario a livello di risultati scolastici è persistente e colmato solo in parte dagli immigrati di seconda generazione. Per affrontare questi problemi è necessaria una strategia organica, comprendente in particolare misure specifiche in materia di abilità linguistiche, riqualificazione e formazione, orientamento professionale e altre attività mirate alle politiche del mercato del lavoro. Un effettivo accesso ai servizi è fondamentale per favorire la partecipazione al mercato del lavoro come lo sono gli interventi contro le pratiche discriminatorie che incidono sulle assunzioni delle persone nate al di fuori dell’UE e degli immigrati di seconda generazione.

(14)

Dal 2013 il salario minimo in Francia ha avuto un’evoluzione conforme alle norme in materia di indicizzazione. In un contesto di bassa inflazione e di rallentamento della crescita dei salari, la crescita del salario minimo è risultata inferiore a quella dei salari di riferimento. Mentre il salario minimo è alto rispetto a quello mediano, il costo del lavoro a salario minimo è stato ridotto grazie alle esenzioni dai contributi sociali. L’aumento del salario minimo comporta aumenti salariali per la maggioranza delle categorie di lavoratori e il rischio di creare una compressione salariale verso l’alto. Se, da un lato, l’indicizzazione del salario minimo è importante per preservare il potere d’acquisto dei lavoratori, l’attuale meccanismo di indicizzazione potrebbe, dall’altro, rallentare il necessario processo di adeguamento generale delle retribuzioni. Inoltre, nell’attuale situazione di elevata disoccupazione sussiste il rischio che il costo del lavoro a salario minimo riduca le opportunità occupazionali per i lavoratori scarsamente qualificati. Il gruppo di esperti indipendenti effettua con cadenza annuale una valutazione del salario minimo in Francia e formula pareri non vincolanti sull’evoluzione dello stesso. Il parere del gruppo sugli aumenti ad hoc è stato finora sempre rispettato e svolge un ruolo importante nel controllare l’utilizzo di tali aumenti.

(15)

Con la legge dell’agosto 2016 in materia di lavoro, dialogo sociale e percorsi professionali, la Francia ha introdotto misure finalizzate a migliorare la capacità delle imprese di adattarsi ai cicli economici e di ridurre la segmentazione. La legge chiarisce le norme in materia di licenziamento per motivi economici, estende l’ambito di applicazione della maggioranza degli accordi raggiunti a livello di impresa e aumenta l’efficacia della contrattazione collettiva. Il persistente elevato livello di disoccupazione ha messo a dura prova la sostenibilità del sistema delle indennità di disoccupazione. Per questo nel marzo 2017 le parti sociali hanno raggiunto un accordo su una nuova convenzione in materia di indennità di disoccupazione, approvata dal governo, che si prefigge di ridurre di 1,2 miliardi di EUR il disavanzo annuo.

(16)

Benché la Francia abbia migliorato in generale l’efficacia della regolamentazione, il contesto imprenditoriale continua ad essere di livello medio in rapporto a quello dei principali concorrenti. In particolare, nonostante i continui interventi di semplificazione, le imprese devono tuttora fare i conti con elevati oneri regolamentari e una legislazione in rapido cambiamento, di fatto uno degli ostacoli principali agli investimenti privati. Con il programma di semplificazione la Francia ha adottato misure per ridurre gli adempimenti amministrativi per le imprese anche se a maggio 2017 un quinto delle misure adottate prima del 2016 non era stato ancora attuato. Allo stesso tempo gli effetti di soglia continuano a incidere negativamente sullo sviluppo delle imprese con implicazioni sulla loro efficacia economica e di mercato. L’aumento degli obblighi sociali e fiscali applicabili alle imprese con un numero di addetti superiore a una certa soglia può fungere da deterrente a una loro espansione verso dimensioni che consentirebbero loro di esportare e innovare. Gli effetti di soglia possono a loro volta incidere negativamente sulla produttività, la competitività e l’internazionalizzazione delle imprese. In effetti, sulla base di dati empirici si constata che le soglie di 10 e 50 addetti sono particolarmente onerose per i datori di lavoro mentre la Francia è caratterizzata da una percentuale sproporzionatamente bassa di imprese al di sopra di tali soglie, il che fa pensare che vi sia un collegamento tra questi due fenomeni.

(17)

La concorrenza nei servizi ha registrato miglioramenti in un certo numero di settori ma alcuni di essi, significativi sul piano economico, quali contabilità, architettura, servizi di assistenza a domicilio, servizi di alloggio e ristorazione, servizi di taxi e di noleggio di autovetture private, sono tuttora caratterizzati da una scarsa concorrenza e/o da ostacoli regolamentari. Per tali servizi continuano a sussistere ostacoli, in particolare requisiti regolamentari eccessivi, che ne scoraggiano l’accesso o limitano un’effettiva concorrenza. Una riduzione di tali ostacoli potrebbe consentire alle imprese esistenti o nuove, che si avvalgono dei nuovi sviluppi in campo tecnologico e digitale, di migliorare la propria competitività e/o accedere ai mercati con benefici per i consumatori in termini di riduzione dei prezzi e servizi di migliore qualità. A tal fine, nell’ambito di un pacchetto di misure finalizzato a rimuovere gli ostacoli nei mercati dei servizi, nel gennaio 2017 la Commissione ha avviato un esercizio di valutazione reciproca, invitando gli Stati membri a effettuare una valutazione sui rispettivi ostacoli che limitano l’accesso a determinate professioni.

(18)

L’innovazione in Francia non è a livello di quella dei leader europei in questo ambito. Permane infatti un elevato livello di complessità e il coordinamento generale resta problematico. La discrepanza tra l’ammontare degli aiuti pubblici concessi in Francia e le non brillanti prestazioni del paese in materia di innovazione solleva interrogativi quanto all’efficienza dei meccanismi di sostegno pubblico. In particolare, la cooperazione tra la ricerca pubblica e le imprese è tutto fuorché ottimale e incide negativamente sui risultati economici del sistema dell’innovazione.

(19)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica della Francia, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte alla Francia negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica della Francia, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(20)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 e il suo parere (7) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1.

(21)

Alla luce dell’esame approfondito della Commissione e della citata valutazione, il Consiglio ha esaminato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di stabilità 2017. Le sue raccomandazioni formulate a norma dell’articolo 6 del regolamento (UE) n. 1176/2011 trovano riscontro nelle raccomandazioni da 1 a 4,

RACCOMANDA che la Francia adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

garantire il rispetto della raccomandazione del Consiglio del 10 marzo 2015 nell’ambito della procedura per i disavanzi eccessivi, perseguire un consistente sforzo di bilancio nel 2018, in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, tenendo conto della necessità di rafforzare la ripresa in corso e di assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche della Francia e riesaminare in modo organico le voci di spesa con l’obiettivo di realizzare guadagni di efficienza che si traducano in una riduzione della spesa;

2.

consolidare le misure finalizzate a ridurre il costo del lavoro per massimizzarne l’efficienza con effetti neutri sul bilancio e aumentarne gli effetti sull’occupazione e gli investimenti; allargare la base imponibile generale e intervenire ulteriormente per attuare la prevista riduzione dell’aliquota di legge sul reddito delle società;

3.

migliorare l’accesso al mercato del lavoro per le persone in cerca di un impiego, in particolare per i lavoratori meno qualificati e le persone provenienti da un contesto migratorio, anche mediante una revisione del sistema di istruzione e formazione professionale, e assicurare che il salario minimo segua un’evoluzione in linea con la creazione di posti di lavoro e la competitività;

4.

ridurre ulteriormente gli oneri regolamentari per le imprese attuando, tra l’altro, il programma di semplificazione, continuare a rimuovere gli ostacoli alla concorrenza nel settore dei servizi, inclusi il settore dei servizi alle imprese e delle professioni regolamentate, e semplificare e migliorare l’efficienza dei sistemi pubblici di sostegno all’innovazione.

Fatto a Bruxelles, l’11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25.

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(5)  Saldo corretto per il ciclo al netto delle misure temporanee e una tantum, ricalcolato dalla Commissione secondo la metodologia concordata.

(6)  La spesa pubblica netta si compone della spesa pubblica totale al netto della spesa per interessi, della spesa relativa a programmi dell’Unione interamente coperta da entrate provenienti da fondi dell’Unione e delle modifiche non discrezionali nella spesa per le indennità di disoccupazione. Gli investimenti fissi lordi finanziati a livello nazionale sono spalmati su un periodo di 4 anni. Rientrano nel calcolo le misure discrezionali in materia di entrate o gli aumenti delle entrate obbligatori per legge, mentre sono escluse le misure una tantum sia per quanto riguarda le entrate che per quanto riguarda la spesa.

(7)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/41


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 della Croazia e che formula un parere del Consiglio sul programma di convergenza 2017 della Croazia

(2017/C 261/10)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 9, paragrafo 2,

visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (2), in particolare l’articolo 6, paragrafo 1,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011, la relazione sul meccanismo di allerta, in cui la Croazia è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito.

(2)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa alla Croazia 2017, nella quale sono stati valutati i progressi compiuti dal paese nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020. La relazione per paese comprende altresì un esame approfondito a norma dell’articolo 5 del regolamento (UE) n. 1176/2011, i cui risultati sono stati pubblicati il 22 febbraio 2017. L’analisi ha portato la Commissione a concludere che la Croazia presenta squilibri macroeconomici eccessivi. In particolare, nel 2016 si è assistito a una riduzione del rapporto debito pubblico/PIL, ma il debito pubblico è esposto al rischio di cambio e i rischi per la sostenibilità di bilancio rimangono elevati nel medio termine. Il debito del settore privato, benché in calo, rimane elevato, specialmente nel settore delle imprese, ed è fortemente esposto al rischio di cambio. Il settore finanziario dovrebbe poter sostenere la ripresa, ma rimane esposto al rischio di credito dovuto ai cambi e la quota di crediti deteriorati rimane elevata. Il tasso di disoccupazione è in rapida diminuzione a seguito di una modesta crescita occupazionale e a una contrazione della forza lavoro. Infine, la complessità del contesto imprenditoriale deprime gli investimenti produttivi e la crescita della produttività.

(3)

Il 27 aprile 2017 la Croazia ha presentato il suo programma nazionale di riforma 2017 e il suo programma di convergenza 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente per tener conto delle loro correlazioni.

(4)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (3), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(5)

A seguito dell’abrogazione della procedura per i disavanzi eccessivi, la Croazia è nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita ed è soggetta alla regola del debito. Nel programma di convergenza 2017 il governo prevede un miglioramento graduale del saldo delle amministrazioni pubbliche, che dovrebbe passare da - 0,8 % del PIL nel 2016 a 0,5 % del PIL nel 2020. L’obiettivo di bilancio a medio termine, fissato a - 1,75 % del PIL in termini strutturali, è stato rispettato con un ampio margine nel 2016 e il saldo strutturale (ricalcolato (4)) dovrebbe corrispondere all’obiettivo di bilancio a medio termine nel 2017 e nel 2018, ma senza alcun margine. In seguito dovrebbe nuovamente registrare un leggero miglioramento. Secondo il programma di convergenza, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe continuare a diminuire fino a raggiungere il 72,1 % nel 2020, dopo il picco dell’86,7 % del PIL registrato nel 2015. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è favorevole, soprattutto alla luce delle ripercussioni negative delle difficoltà finanziarie di Agrokor, la principale società privata della Croazia, di cui non tengono conto le proiezioni del programma. La crisi di Agrokor comporta altresì rischi diretti per le proiezioni di bilancio. Inoltre, le misure a sostegno degli obiettivi di disavanzo programmati a partire dal 2017 non sono ancora state pienamente precisate.

(6)

Il 12 luglio 2016 il Consiglio ha raccomandato alla Croazia di conseguire un aggiustamento annuo di bilancio pari almeno allo 0,6 % del PIL verso l’obiettivo di bilancio a medio termine nel 2017. I dati sui risultati, che mostrano un significativo miglioramento del saldo nominale per il 2016, indicano che la Croazia ha già raggiunto il suo obiettivo di bilancio a medio termine nel corso di tale esercizio. Secondo le previsioni di primavera 2017 della Commissione, il saldo strutturale dovrebbe rimanere al di sopra dell’obiettivo di bilancio a medio termine nel 2017, nonostante sia sceso da - 0,3 % del PIL nel 2016 a - 1,7 % del PIL nel 2017. Per il 2018 si raccomanda alla Croazia di attenersi all’obiettivo di bilancio a medio termine. Secondo le previsioni di primavera 2017 della Commissione, il saldo strutturale dovrebbe ulteriormente scendere a - 2,1 % del PIL, il che indica il rischio di una qualche deviazione dall’obiettivo di bilancio a medio termine. Si prevede che la Croazia si conformi alla regola del debito nel 2017 e nel 2018. Nel complesso, il Consiglio è del parere che la Croazia deve essere pronta ad adottare ulteriori misure nel 2018 per garantire il rispetto delle disposizioni del patto di stabilità e crescita.

(7)

Il quadro della governance di bilancio della Croazia presenta una serie di carenze. La nuova legge sulla responsabilità di bilancio, che dovrebbe rafforzare il quadro di bilancio nonché l’indipendenza e il mandato della commissione per la politica di bilancio, non è ancora stata adottata. La modifica della legge di bilancio, volta a rafforzare il quadro di bilancio a medio termine e ad affrontare le revisioni dei programmi di bilancio sia a livello centrale che a livello locale, ha subito dei ritardi. Le proiezioni su cui si basano i documenti programmatici di bilancio sono scarsamente affidabili.

(8)

In Croazia il gettito derivante dall’imposta ricorrente sui beni immobili è relativamente basso. La riscossione è effettuata dagli enti locali che applicano prelievi sugli immobili, ma con notevoli variazioni in termini di calcolo e di copertura. Inoltre il sistema di imposizione delle cessioni di immobili è poco efficiente. Per dare seguito alle reiterate raccomandazioni specifiche per paese, nell’ambito della riforma fiscale di fine 2016 alcune imposte e tasse locali saranno sostituite, a partire dal 2018, da un’imposta ricorrente sugli immobili calcolata sulla base di cinque parametri che consentono di determinare il valore dell’immobile per approssimazione. Si tratta di un primo passo verso l’istituzione di una vera e propria imposta ricorrente sugli immobili basata sul valore.

(9)

Il fabbisogno finanziario del settore sovrano della Croazia e l’esposizione del debito sovrano al rischio di cambio dimostrano l’importanza di disporre di fonti di finanziamento affidabili e di una gestione prudente del rischio. In risposta a una raccomandazione specifica per paese, all’inizio del 2017 è stata adottata una strategia per la gestione del debito dell’amministrazione centrale per il periodo 2017-2019. Ciò è avvenuto tre anni dopo la scadenza della strategia precedente. Il sistema istituzionale di gestione del debito pubblico risulta carente, segnatamente per quanto riguarda la comunicazione con i mercati, la gestione del rischio e l’aggiornamento periodico della strategia. Si presta inoltre insufficiente attenzione alle operazioni fuori bilancio che possono incidere sul debito.

(10)

Nonostante la recente ripresa del mercato del lavoro la disoccupazione rimane elevata, con un’elevata percentuale di disoccupati di lungo periodo. Come dimostra anche il livello sempre più modesto di attività, esiste un ingente potenziale di forza lavoro inutilizzato. Nel 2016 l’attività ha subito una flessione particolarmente marcata tra i lavoratori scarsamente qualificati nella prima età adulta, determinata da un calo della popolazione in età lavorativa per effetto dell’invecchiamento e dell’emigrazione, due fenomeni in progressivo aumento.

(11)

L’inattività è relativamente elevata tra le coorti di popolazione ammissibili al pensionamento anticipato. Periodi contributivi limitati compromettono l’adeguatezza attuale e futura delle pensioni e comportano un rischio di povertà in età avanzata. Esistono numerose possibilità di accesso al pensionamento anticipato a partire da cinque anni interi prima dell’età pensionabile stabilita per legge. Gli incentivi finanziari a lavorare fino a tale età sono scarsi. Le misure annunciate per promuovere il prolungamento della vita attiva non sono state attuate. Le responsabilità familiari contribuiscono a ridurre la partecipazione al mercato del lavoro, in particolare delle donne nella fascia più alta della prima età adulta. Il settore dell’assistenza formale all’infanzia è carente e presenta notevoli disparità regionali, e i contratti di lavoro offrono scarsa flessibilità per conciliare lavoro e assistenza. Attualmente l’età pensionabile legale è fissata a 61 anni e 9 mesi per le donne e a 65 anni per gli uomini. Il processo di convergenza e innalzamento dell’età pensionabile legale è lento: per entrambi i sessi tale età dovrebbe raggiungere i 67 anni nel 2038. Si sta esaminando la possibilità di accelerare questo processo, ma non è stata ancora adottata una misura in tal senso. Il sistema pensionistico conferisce il diritto a godere di un trattamento più favorevole a specifiche categorie di lavoratori che esercitano professioni definite gravose e pericolose in settori specifici. Le autorità croate hanno completato l’esame delle professioni gravose o pericolose, ma le norme non sono ancora state semplificate.

(12)

Secondo i dati più recenti, nel 2015 quasi il 30 % della popolazione era a rischio di povertà o di esclusione sociale. Il sistema di protezione sociale presenta carenze in termini di efficacia e di equità a causa di incongruenze nei criteri di ammissibilità, di una copertura geografica frammentaria, della mancanza di coordinamento tra autorità responsabili e di una scarsa trasparenza. Nel 2016 alla spesa per il regime di reddito minimo destinato alle famiglie più povere è stato destinato solo lo 0,6 % del PIL. I piani di riforma, in particolare la riassegnazione delle responsabilità a livello istituzionale e l’armonizzazione dei criteri di ammissibilità, hanno subito una battuta d’arresto.

(13)

L’acquisizione delle competenze richieste dal mercato del lavoro è una condizione importante per l’occupabilità. La partecipazione a corsi di istruzione per adulti è estremamente limitata, al pari della spesa e della copertura delle politiche attive del mercato del lavoro, delle misure di riqualificazione e dell’apprendimento permanente. La formazione non è sufficientemente incentrata sui lavoratori più anziani e poco qualificati e sui disoccupati di lunga durata, che tendono ad avere particolari problemi di occupabilità. L’elaborazione di norme volte a migliorare la qualità degli istituti, dei programmi e dell’insegnamento per gli adulti è stata rinviata.

(14)

Per trovare e conservare posti di lavoro stabili e partecipare con successo alla vita economica e sociale è essenziale che le persone dispongano di competenze di base sufficienti. I dati ricavati da studi internazionali evidenziano gravi carenze nelle competenze di base, nelle scienze applicate e in matematica tra gli studenti croati di 15 anni. Nel 2015, nel quadro dell’attuazione della strategia per l’istruzione, le scienze e la tecnologia, è stata avviata una riforma dei programmi scolastici intesa a migliorare il contenuto e l’insegnamento di competenze trasferibili. Reazioni contrastanti delle parti interessate hanno portato a una revisione della riforma ritardandone notevolmente l’attuazione. Il processo deve ora proseguire in linea con gli obiettivi originali. La Croazia ha recentemente adottato una strategia per l’istruzione e la formazione professionale (IFP) che dovrebbe consentire di aggiornare i programmi IFP, rafforzare il ruolo dell’apprendimento basato sul lavoro e migliorare la qualità dell’insegnamento nel settore dell’IFP. L’introduzione del sistema di riconoscimento e convalida dell’apprendimento non formale e informale è ancora in sospeso.

(15)

La frammentazione territoriale e funzionale della pubblica amministrazione incide negativamente sull’erogazione dei servizi e sull’efficienza della spesa pubblica. Le attuali competenze e relazioni in materia di bilancio tra i livelli di governo non contribuiscono all’erogazione equa ed efficiente di servizi pubblici, in particolare nei settori della sanità, dell’istruzione e dell’assistenza sociale. Si registrano ritardi nella riforma globale della pubblica amministrazione. L’elaborazione di norme volte a ridistribuire i compiti tra autorità centrali e locali è ancora in corso, analogamente alla razionalizzazione del sistema delle agenzie di Stato. All’inizio del 2017 le autorità croate hanno annunciato l’istituzione di una task force incaricata di elaborare una legislazione sul finanziamento delle amministrazioni subnazionali.

(16)

La frammentazione nella fissazione dei salari nella pubblica amministrazione continua a ostacolare la trasparenza delle retribuzioni e la parità di trattamento, nonché il controllo della spesa retributiva del settore pubblico da parte del governo, con il conseguente rischio di ricadute negative sull’economia in generale. Nel febbraio 2017 il governo ha adottato orientamenti comuni per la negoziazione e il controllo dei contratti collettivi nel settore pubblico, ma la semplificazione dei quadri per la determinazione dei salari è stata rinviata al 2018.

(17)

Le imprese statali sono mediamente meno produttive delle aziende private, il che potrebbe indicare carenze nella governance. Esse incidono negativamente sull’efficienza allocativa e contribuiscono alla bassa crescita della produttività dell’economia. L’anno scorso si sono compiuti passi modesti per aprire le imprese di Stato al controllo privato. Un migliore monitoraggio delle loro prestazioni e delle responsabilità dei loro consigli d’amministrazione, anche per quanto riguarda le imprese di proprietà di enti locali, potrebbe migliorarne la gestione.

(18)

La Banca croata per la ricostruzione e lo sviluppo (HBOR) svolge un ruolo decisivo nell’attuazione degli strumenti finanziari dell’Unione e in particolare del piano di investimenti per l’Europa. Per assolvere appieno tale funzione essa è tenuta a rispettare elevati standard di trasparenza e di responsabilità. Le autorità croate hanno in programma una revisione indipendente della qualità degli attivi del suo portafoglio crediti. Sulla base dei risultati di tale revisione, che dovrà essere realizzata da revisori indipendenti entro la fine del 2017, si procederà a un riesame del quadro normativo e delle strutture di governance della HBOR.

(19)

Sulle imprese gravano elevati oneri normativi e il contesto in cui esse operano è complicato da numerosi prelievi parafiscali, molti dei quali sono statisticamente trattati come imposte. In risposta a una raccomandazione specifica per paese, nell’estate 2016 il governo ha deciso di abolire 13 prelievi parafiscali e di ridurne altri 11, ma l’attuazione di tale misura è stata lenta. Gli oneri amministrativi per le imprese rimangono elevati. È stato adottato un piano d’azione per la riduzione degli oneri amministrativi che interessa otto ambiti normativi, rimasto per ora inattuato.

(20)

Dopo la netta contrazione subita durante la crisi, gli investimenti hanno ripreso a crescere nel 2016. Tuttavia, nonostante condizioni macroeconomiche e di finanziamento favorevoli, gravi strozzature non consentono una ripresa più sostenuta degli investimenti. Le carenze della pubblica amministrazione, la complessità del contesto imprenditoriale, la lentezza nell’attuazione della strategia anticorruzione, la regolamentazione restrittiva di settori infrastrutturali chiave e la forte presenza dello Stato nell’economia gravano sul clima imprenditoriale.

(21)

La modernizzazione della regolamentazione delle professioni potrebbe promuovere la mobilità dei lavoratori e contribuire a ridurre i prezzi dei servizi professionali, aumentando in tal modo il potenziale di crescita. La disciplina croata applicabile ai prestatori di servizi e alle professioni regolamentate era restrittiva, in particolare per gli avvocati. Nell’estate del 2016 il governo ha adottato un piano d’azione inteso a sostituire e modernizzare la regolamentazione inidonea, la cui portata e il cui livello di dettaglio erano però limitati.

(22)

La qualità e l’efficienza del sistema giudiziario svolgono un ruolo determinante per il contesto imprenditoriale. Nonostante l’arretrato ridotto, i procedimenti di primo grado si protraggono a lungo nel contenzioso commerciale, civile e penale. Un sistema elettronico di deposito e di rilascio dei documenti giudiziari potrebbe migliorare in misura significativa il sistema giudiziario, ma non è ancora stato realizzato. I giudici commerciali non hanno accesso a registri online, cosa che incide negativamente sull’efficienza delle procedure di insolvenza. Soltanto in rari casi le sentenze sono disponibili online e vi sono margini per migliorare i processi commerciali nei tribunali di commercio di primo grado.

(23)

Il settore bancario continua ad essere ben capitalizzato e la sua redditività ha segnato una ripresa nel 2016 a seguito della conversione in euro dei prestiti in franchi svizzeri nel 2015. Il rapporto tra crediti deteriorati e crediti lordi rimane elevato, in particolare tra le imprese non finanziarie, nonostante una recente flessione che sembra riconducibile alle vendite e agli obblighi di accantonamento graduale e automatico introdotti nel 2013. In risposta ad una raccomandazione specifica per paese, nell’ambito della recente riforma fiscale il governo ha inoltre introdotto un nuovo trattamento tributario delle cancellazioni dei crediti deteriorati, i cui effetti dovranno essere attentamente monitorati. Un attento monitoraggio dovrà essere riservato anche all’efficienza della recente riforma del quadro in materia di insolvenza nell’agevolare la risoluzione dei crediti deteriorati.

(24)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica della Croazia, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di convergenza 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte alla Croazia negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica della Croazia, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(25)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di convergenza 2017 e il suo parere (5) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1.

(26)

Alla luce dell’esame approfondito della Commissione e della citata valutazione, il Consiglio ha esaminato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di convergenza 2017. Le sue raccomandazioni formulate a norma dell’articolo 6 del regolamento (UE) n. 1176/2011 trovano riscontro nelle raccomandazioni da 1 a 5,

RACCOMANDA che la Croazia adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

proseguire la politica di bilancio in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, vale a dire continuando a rispettare il suo obiettivo di bilancio a medio termine nel 2018; entro settembre 2017, rafforzare la programmazione di bilancio e il quadro di bilancio pluriennale, anche consolidando l’indipendenza e il mandato della commissione per la politica di bilancio; adottare le misure necessarie per l’introduzione di un’imposta sugli immobili basata sul valore e rafforzare il quadro in materia di gestione del debito pubblico, anche garantendo l’aggiornamento annuale della strategia di gestione del debito;

2.

scoraggiare il prepensionamento, accelerare la transizione verso un’età pensionabile legale più elevata e allineare alle norme del regime generale le prestazioni pensionistiche applicabili a specifiche categorie; migliorare il coordinamento e la trasparenza delle prestazioni sociali;

3.

migliorare l’istruzione in età adulta, in particolare per i lavoratori più anziani, i lavoratori scarsamente qualificati e i disoccupati di lunga durata, e accelerare la riforma del sistema dell’istruzione;

4.

ridurre la frammentazione e migliorare la distribuzione funzionale delle competenze nella pubblica amministrazione, accrescendo nel contempo l’efficienza e riducendo le disparità territoriali nell’erogazione dei servizi pubblici; in consultazione con le parti sociali, armonizzare i quadri in materia di fissazione delle retribuzioni in tutta la pubblica amministrazione e nei servizi pubblici;

5.

accelerare la cessione di imprese pubbliche e di altri beni dello Stato e migliorare la governance societaria nel settore delle imprese statali, ridurre in modo significativo l’onere per le imprese derivante dai costi della regolamentazione e dagli oneri amministrativi, eliminare le restrizioni normative che ostacolano l’accesso alle professioni regolamentate e ai servizi professionali e alle imprese e il loro esercizio, migliorare la qualità e l’efficienza del sistema giudiziario, in particolare riducendo la durata dei procedimenti civili e commerciali.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25.

(3)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(4)  Saldo corretto per il ciclo al netto delle misure una tantum e temporanee, ricalcolato dalla Commissione utilizzando la metodologia concordata.

(5)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/46


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 dell’Italia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 dell’Italia

(2017/C 261/11)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (2), in particolare l’articolo 6, paragrafo 1,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011, la relazione sul meccanismo di allerta, in cui l’Italia è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, l’Italia dovrebbe assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nelle raccomandazioni di cui ai punti da 1 a 4.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa all’Italia 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dall’Italia nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020. La relazione per paese comprende anche l’esame approfondito ai sensi dell’articolo 5 del regolamento (UE) n. 1176/2011, i cui risultati sono stati anch’essi pubblicati il 22 febbraio 2017. L’analisi ha portato la Commissione a concludere che l’Italia presenta squilibri macroeconomici eccessivi. L’elevato debito pubblico e la dinamica ancora debole della produttività comportano rischi con rilevanza transfrontaliera nel contesto dell’elevato volume di crediti deteriorati e della disoccupazione. Risulta particolarmente importante la necessità di agire per ridurre il rischio di ripercussioni negative sull’economia italiana e, date le sue dimensioni e la sua rilevanza transfrontaliera, di ricadute negative sull’Unione economica e monetaria.

(4)

L’Italia ha presentato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di stabilità 2017 il 27 aprile 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni. Il programma nazionale di riforma 2017 dell’Italia contiene impegni sia per il breve che per il medio termine. A breve termine sono previste l’adozione definitiva delle leggi in attesa di adozione in materia di concorrenza e di riforma del processo penale e della prescrizione, l’attuazione della legge contro la povertà nonché dei provvedimenti relativi alla contrattazione di secondo livello, al trasferimento del carico fiscale e alle privatizzazioni. A medio termine sono previste misure sulle finanze pubbliche, la tassazione, il mercato del lavoro, il sistema bancario e creditizio, la concorrenza, la pubblica amministrazione e la giustizia, e gli investimenti. Il programma nazionale di riforma 2017 affronta anche le sfide indicate nella relazione per paese del 2017 e nella raccomandazione sulla zona euro, tra cui l’esigenza di rilanciare gli investimenti e di assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche. Se pienamente attuate entro i tempi indicati, queste misure contribuirebbero a superare gli squilibri macroeconomici dell’Italia e a dare seguito alle raccomandazioni specifiche per paese. Sulla base della valutazione degli impegni politici dell’Italia, la Commissione conferma la sua precedente valutazione, ossia che in questa fase non sono necessari altri interventi nel quadro della procedura per gli squilibri macroeconomici di cui al regolamento (UE) n. 1176/2011 e al regolamento (UE) n. 1174/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (4). L’attuazione del programma di riforme sarà seguita attentamente mediante un monitoraggio specifico.

(5)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (5), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(6)

L’Italia è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita ed è soggetta alla regola del debito. Nel programma di stabilità 2017 il governo ha programmato un miglioramento del disavanzo nominale che, dal 2,4 % del PIL registrato nel 2016, dovrebbe passare al 2,1 % nel 2017 e all’1,2 % nel 2018, per poi raggiungere un sostanziale pareggio di bilancio nel 2019. Secondo il programma, l’obiettivo di bilancio a medio termine, ossia il pareggio di bilancio in termini strutturali, dovrebbe essere raggiunto entro il 2019 e mantenuto nel 2020, mentre il saldo strutturale ricalcolato (6) indica un leggero disavanzo strutturale (0,3 % del PIL) in entrambi gli anni. Secondo il programma di stabilità 2017, dopo l’ulteriore aumento registrato nel 2016 (al 132,6 % del PIL dal 132,1 % nel 2015) il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe sostanzialmente stabilizzarsi nel 2017 e diminuire dal 2018, per attestarsi al 125,7 % nel 2020. Le incertezze sulla composizione e sull’attuazione della strategia di bilancio a medio termine prevista nel programma di stabilità 2017 comportano rischi di revisione al ribasso sia per le proiezioni di crescita che il conseguimento degli obiettivi di bilancio. In particolare, le previsioni di primavera 2017 della Commissione, pur prevedendo un disavanzo notevolmente più elevato, indicano per il 2018 gli stessi tassi di crescita del PIL previsti nel programma di stabilità 2017. Infatti, le previsioni della Commissione non includono l’aumento dell’IVA (0,9 % del PIL) deciso come «clausola di salvaguardia» del conseguimento degli obiettivi di bilancio per il 2018, anche perché il programma di stabilità 2017 conferma l’intenzione di non farvi ricorso senza fornire dettagli su misure compensative alternative. Inoltre, il programma di stabilità 2017 indica l’intenzione di trovare ulteriori margini di riduzione del carico fiscale.

(7)

Il programma di stabilità 2017 indica che l’impatto complessivo sul bilancio dell’afflusso eccezionale di rifugiati e delle relative misure di sicurezza nel 2016 e nel 2017 è considerevole e fornisce elementi adeguati a dimostrazione dell’entità e della natura di questi costi aggiuntivi per il bilancio. Secondo la Commissione, le spese aggiuntive ammissibili ammontano nel 2016 allo 0,06 % del PIL per l’afflusso eccezionale di rifugiati e allo 0,06 % del PIL per le relative misure di sicurezza. Secondo stime preliminari, per il 2017 le spese ammissibili per l’afflusso eccezionale di rifugiati sarebbero pari allo 0,16 % del PIL (7). Inoltre, per il 2017 le autorità italiane hanno invocato la clausola sugli eventi inconsueti per gli eventi sismici eccezionali. Secondo stime preliminari, per il 2017 le spese ammissibili per gli eventi sismici eccezionali sarebbero pari allo 0,18 % del PIL (8). Questa spesa aggiuntiva rientra nell’ambito di applicazione delle disposizioni dell’articolo 5, paragrafo 1, e dell’articolo 6, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 1466/97, dato che l’afflusso di rifugiati, la gravità della minaccia terroristica e gli eventi sismici eccezionali sono eventi inconsueti che hanno rilevanti ripercussioni sulle finanze pubbliche dell’Italia e visto che la sostenibilità non sarebbe compromessa se si consentisse una deviazione temporanea dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio a medio termine. Pertanto, per il 2016 l’aggiustamento richiesto verso l’obiettivo di bilancio a medio termine è stato ridotto dello 0,12 % del PIL per tener conto dei costi aggiuntivi per i rifugiati e per la sicurezza. Per quanto riguarda il 2017, la valutazione finale, che verterà anche sugli importi ammissibili, sarà effettuata nella primavera del 2018 sulla base dei dati osservati forniti dalle autorità italiane.

(8)

Per il 2016 all’Italia è stata concessa una deviazione temporanea dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio a medio termine pari allo 0,5 % del PIL per tener conto di importanti riforme strutturali con un impatto positivo sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche e di un ulteriore 0,25 % del PIL per tener conto delle spese nazionali per investimenti in progetti cofinanziati dall’Unione. Per quanto riguarda la clausola sugli investimenti, uno dei criteri di ammissibilità è l’aumento degli investimenti pubblici. I dati relativi ai risultati del 2016 indicano una diminuzione degli investimenti pubblici nel 2016 rispetto al 2015 (di 1,6 miliardi di EUR). Tuttavia, il Consiglio riconosce che lo scorso anno taluni fattori specifici hanno limitato gli investimenti pubblici. Tra di essi l’incertezza associata all’introduzione del nuovo codice degli appalti e delle concessioni, che è stato rivisto in linea con le raccomandazioni per paese del 2016. Inoltre, fatto questo ancora più importante, nel 2016 si è avuto un netto calo degli investimenti finanziati dai fondi dell’Unione, in esito all’avvio del nuovo periodo di programmazione, mentre gli investimenti finanziati da risorse nazionali sono aumentati marginalmente (di 1,1 miliardi di EUR). Pertanto, dato che gli investimenti finanziati da risorse nazionali sono aumentati nel 2016 e che la spesa connessa alla clausola sugli investimenti non ha compensato l’aumento, all’Italia può essere concessa una deviazione temporanea in relazione alla clausola sugli investimenti dello 0,21 % del PIL, corrispondente alla spesa nazionale ammissibile al cofinanziamento quale indicata nel programma di stabilità 2017. Se si considera la flessibilità aggiuntiva complessiva dello 0,83 % del PIL in applicazione delle clausole sugli eventi inconsueti, sulle riforme strutturali e sugli investimenti, le previsioni di primavera 2017 della Commissione indicano una deviazione dal percorso di aggiustamento raccomandato verso l’obiettivo a medio termine nel 2016.

(9)

Il 12 luglio 2016 il Consiglio ha raccomandato all’Italia di realizzare nel 2017 un aggiustamento annuo verso l’obiettivo di bilancio a medio termine dello 0,6 % o oltre del PIL. Sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, vi è il rischio di una deviazione significativa dal percorso di aggiustamento raccomandato per il 2017 e, nel loro complesso, per il 2016 e il 2017. Tuttavia, se invece dal requisito per il 2017 si deduce la tolleranza temporanea per la clausola sugli eventi inconsueti relativa all’afflusso eccezionale di rifugiati e al piano di investimenti a fini di prevenzione per la tutela del territorio nazionale contro i rischi sismici (secondo stime preliminari, complessivamente pari allo 0,34 % del PIL), vi è il rischio di una qualche deviazione.

(10)

Nel 2018, alla luce della situazione di bilancio e in particolare del livello del debito, l’Italia dovrebbe continuare l’aggiustamento verso il suo obiettivo di bilancio a medio termine pari ad una posizione in pareggio in termini strutturali. Secondo la matrice comune di aggiustamento concordata nel quadro del patto di stabilità e crescita, il predetto aggiustamento si traduce in un requisito pari ad un tasso nominale di riduzione della spesa pubblica primaria netta di almeno lo 0,2 % nel 2018, corrispondente ad un aggiustamento strutturale annuo di almeno lo 0,6 % del PIL. A politiche invariate, nel 2018 vi è il rischio di una deviazione significativa dal requisito. Ad una prima analisi si prevede che l’Italia non soddisferà la regola del debito nel 2017 e nel 2018. Nel complesso, il Consiglio è del parere che l’Italia deve essere pronta ad adottare ulteriori provvedimenti per assicurare la conformità nel 2017, e che nel 2018 saranno necessarie ulteriori misure per rispettare le regole del patto di stabilità e crescita. Tuttavia, come previsto dal regolamento (CE) n. 1466/97, la valutazione del programma di bilancio e dei relativi risultati dovrebbe tener conto del saldo di bilancio dello Stato membro alla luce delle condizioni del ciclo. Come ricordato nella comunicazione della Commissione sul semestre europeo 2017 che accompagna le presenti raccomandazioni per paese, la valutazione del documento programmatico di bilancio 2018 e la successiva valutazione 2018 dei risultati di bilancio dovranno tenere debitamente conto dell’obiettivo di conseguire una situazione di bilancio che contribuisca sia a rafforzare la ripresa in corso sia ad assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche dell’Italia. In tale contesto, il Consiglio prende atto che la Commissione intende effettuare una valutazione complessiva in linea con il regolamento (CE) n. 1466/97, in particolare alla luce della situazione del ciclo dell’Italia.

(11)

A causa della non conformità alla regola del debito nel 2015, come evidenziata da una prima analisi, il 22 febbraio 2017 la Commissione ha pubblicato una relazione ai sensi dell’articolo 126, paragrafo 3, TFUE, in cui concludeva che «[s]e le misure strutturali aggiuntive, equivalenti ad almeno lo 0,2 % del PIL, che il governo si è impegnato ad adottare entro aprile 2017 non verranno attuate in modo credibile entro tale termine, al fine di ridurre il divario della conformità al braccio preventivo nel 2017 (e quindi nel 2016), la presente analisi suggerisce che il criterio del debito stabilito dal trattato e dal regolamento (CE) n. 1467/97 al momento deve essere ritenuto non soddisfatto. Tuttavia, una decisione in merito all’opportunità di raccomandare l’avvio di una procedura per i disavanzi eccessivi sarebbe adottata solo sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, tenendo conto dei dati preliminari per il 2016 e dell’applicazione degli impegni di bilancio assunti dalle autorità italiane nel febbraio 2017.» Nell’aprile 2017 il governo ha adottato le misure aggiuntive di risanamento richieste. Pertanto, in questa fase non si ritengono necessari ulteriori provvedimenti per la conformità al criterio del debito nel 2015. La Commissione valuterà nuovamente la conformità dell’Italia al criterio del debito nell’autunno 2017 sulla base dei dati trasmessi per il 2016 e delle previsioni di autunno 2017 della Commissione, che includeranno nuove informazioni sull’esecuzione del bilancio nel 2017 e il programma di bilancio effettivo per il 2018.

(12)

L’elevato rapporto debito pubblico/PIL dell’Italia è destinato a stabilizzarsi, ma non a diminuire, a causa del peggioramento del saldo primario strutturale e delle attuali condizioni macroeconomiche. Il livello di oltre il 130 % del PIL implica che ingenti risorse devono essere destinate a coprire il servizio del debito, a scapito di voci aventi un maggiore effetto di stimolo della crescita, tra cui l’istruzione, l’innovazione e le infrastrutture.

(13)

Il sistema fiscale dell’Italia non favorisce la crescita e l’efficienza dell’economia per diversi motivi. Malgrado la recente modesta riduzione, il carico fiscale sui fattori produttivi rimane tra i più elevati dell’Unione. Vi sono margini per operare un ulteriore trasferimento verso imposte meno penalizzanti per la crescita, con esiti neutri in termini di bilancio. L’abolizione nel 2015 dell’imposta sulla prima casa ha rappresentato un passo indietro nel perseguimento di una struttura fiscale più efficiente. Nonostante la legislazione nazionale la imponga a cadenza annuale, la tanto attesa revisione delle agevolazioni fiscali, in particolare per quanto riguarda le aliquote ridotte dell’imposta sul valore aggiunto, è stata ulteriormente rinviata. Non è stata ancora realizzata la riforma degli obsoleti valori catastali in linea con gli attuali valori di mercato. Lo scarso rispetto dell’obbligo tributario e la complessità del codice fiscale aumentano gli oneri gravanti sulle imprese e le famiglie in regola. Le misure adottate di recente, come la fatturazione elettronica obbligatoria e la scissione dei pagamenti per gli acquisti delle pubbliche amministrazioni, vanno nella giusta direzione. Tuttavia, la fatturazione elettronica non è obbligatoria per le operazioni tra privati e le soglie per l’uso del contante sono state recentemente aumentate, per cui l’uso dei pagamenti elettronici rimane ben al di sotto della media dell’Unione, a scapito del rispetto dell’obbligo fiscale.

(14)

Per quanto riguarda la procedura di bilancio, nel 2016 è stata varata una vasta riforma. La Commissione continuerà a monitorare l’attuazione della riforma, grazie alla quale la revisione della spesa pubblica diventerà sempre più parte integrante della procedura di bilancio.

(15)

Le condizioni quadro dell’Italia, la pubblica amministrazione e il contesto imprenditoriale presentano ancora una serie di inefficienze strutturali. Inefficienze che continuano a rallentare l’attuazione delle riforme, scoraggiano gli investimenti, creano incertezza e favoriscono la ricerca di posizioni di rendita. Le riforme della giustizia civile adottate negli ultimi anni per accrescere l’efficienza del sistema giudiziario, migliorare la gestione dei processi e la disciplina processuale, iniziano solo ora, lentamente, a dare risultati. La durata dei procedimenti civili rimane un grave problema. Sebbene in leggera diminuzione nei gradi inferiori di giudizio, sia la durata dei processi civili e commerciali che l’arretrato continuano ad essere tra i più elevati dell’Unione in tutte le istanze. La riforma in discussione del processo civile prevede un ulteriore inasprimento dei criteri di ricevibilità dei ricorsi, la razionalizzazione del processo civile in tutti i gradi di giudizio e disincentivi ai contenziosi vessatori.

(16)

Diversi indicatori confermano che la corruzione è ancora un grave problema in Italia, nonostante le riforme adottate finora. La riforma da tempo attesa dell’istituto della prescrizione per intensificare la lotta contro la corruzione è in sospeso dal 2014. Nella sua forma attuale, la prescrizione è all’origine dell’elevata percentuale di casi prescritti dopo la condanna di primo grado. Inoltre, l’Autorità nazionale anticorruzione dispone di risorse finanziarie e umane insufficienti per esercitare i poteri che le sono stati conferiti, e il quadro di prevenzione rimane frammentario.

(17)

Nel 2015 è stata adottata un’ampia legge delega di riforma della pubblica amministrazione, che potrebbe contribuire a migliorare l’efficienza e l’efficacia. Tuttavia, a seguito della sentenza della Corte costituzionale del novembre 2016, che ha dichiarato l’incostituzionalità della procedura seguita per l’adozione di alcuni decreti legislativi attuativi, è stata sospesa l’attuazione di parti essenziali della riforma. In particolare, la sentenza riguarda tre settori chiave della riforma: i servizi pubblici locali, il pubblico impiego e le imprese pubbliche. Occorrono nuove iniziative legislative per riformare i servizi pubblici locali e il pubblico impiego a livello dirigenziale, dato che i termini per l’adozione dei decreti è scaduto nel novembre 2016. Per quanto riguarda le imprese pubbliche, il decreto adottato prima della sentenza deve essere modificato. La riforma mira a ridurre il numero delle imprese pubbliche, a migliorarne l’efficienza e ad assicurare che operino nel rispetto delle stesse norme delle imprese private. L’attuazione delle operazioni programmate di privatizzazione contribuirebbe anch’essa alla razionalizzazione delle imprese pubbliche.

(18)

Le condizioni quadro della concorrenza rimangono anch’esse sfavorevoli. In particolare, la legge annuale sulla concorrenza 2015 non è ancora stata adottata. Permangono ostacoli rilevanti alla concorrenza in alcuni settori, quali le professioni regolamentate, le concessioni, gli appalti pubblici e il sistema delle autorizzazioni e i servizi pubblici locali, compresi i trasporti. In particolare, sono ancora molto limitati i progressi nella promozione di un mercato del trasporto pubblico efficiente, trasparente e competitivo, in particolare per il trasporto ferroviario in regime di concessione pubblica. Secondo il nuovo indicatore elaborato dalla Commissione, per la maggior parte delle professioni analizzate il grado di restrittività è più elevato in Italia rispetto alla media ponderata dell’Unione. Come parte del pacchetto di misure intese a rimuovere gli ostacoli nei mercati dei servizi, nel gennaio 2017 nella comunicazione sulle raccomandazioni di riforma della regolamentazione dei servizi professionali la Commissione ha formulato specifici orientamenti per ogni professione per affrontare questo problema.

(19)

Lo stock elevato dei crediti deteriorati del settore bancario fa ancora da freno agli utili delle banche e alla loro capacità di generare capitale internamente. Ciò grava sull’erogazione del credito, in particolare alle piccole imprese. I provvedimenti politici adottati finora non hanno consentito una riduzione significativa del volume dei crediti deteriorati. Gli orientamenti di vigilanza sulla gestione dei crediti deteriorati a livello nazionale non sono ancora sufficientemente sviluppati. Le banche di piccole e medie dimensioni continuano a essere più vulnerabili rispetto ai grandi enti creditizi. Pertanto, la Commissione seguirà l’attuazione della riforma della governance societaria delle maggiori banche popolari e delle piccole banche cooperative, che è fondamentale per il consolidamento del sistema bancario. Sono state recentemente adottate misure di riforma, ma il quadro in materia di insolvenza e di escussione delle garanzie continua a non essere sufficientemente favorevole alla rinegoziazione e ristrutturazione rapide dei crediti deteriorati, in particolare per le piccole imprese e le microimprese. Un disegno di legge delega di riforma e razionalizzazione in materia di insolvenza e relativi strumenti attuativi, attualmente all’esame del Parlamento, potrebbe consentire di superare le attuali inefficienze e contribuire allo sviluppo in Italia di un mercato secondario dei debiti in sofferenza.

(20)

Nonostante il graduale miglioramento del mercato del lavoro, grazie alle riforme, la disoccupazione di lungo periodo e quella giovanile rimangono elevate (rispettivamente al 6,7 % e al 38 % nel 2016) e più di 1,2 milioni di giovani non studiano, non frequentano corsi di formazione né lavorano. Nonostante i notevoli progressi registrati, l’attuazione piena ed effettiva della garanzia per i giovani (9) stenta ancora a realizzarsi. La percentuale dei beneficiari della garanzia per i giovani che sono ancora impiegati, impegnati negli studi, che svolgono un apprendistato o un tirocinio sei mesi dopo l’uscita è superiore alla media dell’Unione. Tuttavia il grado di sensibilizzazione della popolazione destinataria rimane basso e vi sono ancora significative differenze regionali nei risultati. La riforma delle politiche attive del mercato del lavoro, in particolare per quanto riguarda il relativo sistema di governance, è ancora nella fase iniziale e i servizi dell’occupazione rimangono deboli e con ampie disparità regionali. La formazione degli adulti non è sufficientemente sviluppata, il che rischia di pesare sui risultati ottenuti sul mercato del lavoro dalle persone poco qualificate.

(21)

La partecipazione delle donne al mercato del lavoro e il loro potenziale come forza lavoro rimangono in gran parte sottoutilizzati. Il tasso di occupazione femminile è fra i più bassi dell’Unione. Alcune caratteristiche del sistema fiscale continuano a scoraggiare la partecipazione alla forza lavoro del secondo percettore di reddito, mentre l’accesso a servizi di assistenza a prezzi accessibili (per i bambini e gli anziani) resta limitato, con ampie disparità regionali. Il congedo di paternità è tra i più bassi dell’Unione.

(22)

La contrattazione di secondo livello non è ampiamente utilizzata. Ciò ostacola l’allocazione efficiente delle risorse e la reattività delle retribuzioni alle condizioni economiche locali. Ciò è dovuto anche al quadro normativo e alle prassi vigenti in materia di contrattazione collettiva, che lasciano poco margine per la contrattazione a livello locale. Gli accordi siglati dalle parti sociali sin dal gennaio 2014 che stabiliscono procedure e criteri per la misurazione della rappresentatività sindacale, i quali ridurrebbero l’incertezza nelle relazioni industriali, non sono ancora stati attuati. Le misure di defiscalizzazione degli aumenti salariali legati alla produttività si sono rivelate inefficaci nell’estendere in modo significativo l’uso della contrattazione di secondo livello.

(23)

Il tasso di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale è di gran lunga superiore alla media dell’Unione, in particolare per i bambini e le persone provenienti da un contesto migratorio. Vi sono inoltre notevoli disparità regionali. Alcuni progressi sono stati compiuti per quanto riguarda la strategia nazionale di lotta contro la povertà. Il reddito di inclusione sociale di recente adozione è un primo passo positivo verso l’istituzione di un unico sistema complessivo contro la povertà. La sua efficacia dipenderà dalla sua corretta attuazione grazie alla mobilitazione di adeguate risorse (anche attraverso la razionalizzazione delle varie prestazioni assistenziali), all’idonea individuazione dei beneficiari, mediante accertamento delle condizioni di reddito e priorità nell’assegnazione alle famiglie con figli, e a procedure efficaci sul terreno per quanto riguarda sia l’offerta di sostegno al reddito che la fornitura di servizi integrati. In questa fase, non è chiaro se le risorse finanziarie saranno sufficienti per affrontare la sfida della povertà in Italia. Fornire ulteriori risorse nel rispetto degli obiettivi di bilancio, ridurre la frammentazione del sistema di previdenza sociale, razionalizzare la spesa sociale, superando l’attuale preponderanza della spesa pensionistica, restano tra le sfide fondamentali da affrontare.

(24)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica dell’Italia, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte all’Italia negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica dell’Italia, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(25)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 e il suo parere (10) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1.

(26)

Alla luce dell’esame approfondito della Commissione e della citata valutazione, il Consiglio ha esaminato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di stabilità 2017. Le sue raccomandazioni formulate a norma dell’articolo 6 del regolamento (UE) n. 1176/2011 trovano riscontro nelle raccomandazioni da 1 a 4,

RACCOMANDA che l’Italia adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

Perseguire un consistente sforzo di bilancio nel 2018, in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, tenendo conto della necessità di rafforzare la ripresa in corso e di assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche dell’Italia. Provvedere a una tempestiva attuazione del programma di privatizzazioni e utilizzare le entrate straordinarie per accelerare la riduzione del rapporto debito pubblico/PIL. Trasferire il carico fiscale gravante sui fattori produttivi verso imposte meno penalizzanti per la crescita, con esiti neutri per il bilancio, con un’azione decisa per ridurre il numero e l’entità delle agevolazioni fiscali, con la riforma dell’obsoleto sistema catastale e con la reintroduzione dell’imposta sulla prima casa a carico delle famiglie con reddito elevato. Ampliare l’uso obbligatorio dei sistemi elettronici di fatturazione e pagamento.

2.

Ridurre la durata del processo civile mediante una gestione efficiente dei procedimenti e norme per assicurare la disciplina processuale. Potenziare la lotta contro la corruzione, in particolare riformando l’istituto della prescrizione. Completare la riforma del pubblico impiego e migliorare l’efficienza delle imprese pubbliche. Adottare e attuare rapidamente la legge sulla concorrenza rimasta in sospeso e rimuovere le rimanenti restrizioni alla concorrenza.

3.

Accelerare la riduzione dello stock dei crediti deteriorati e rafforzare gli incentivi alla ristrutturazione e al risanamento dei bilanci, in particolare nel segmento delle banche soggette alla vigilanza nazionale. Adottare la revisione complessiva del quadro normativo in materia di insolvenza e di escussione delle garanzie.

4.

Con il coinvolgimento delle parti sociali, rafforzare il quadro della contrattazione collettiva, al fine di permettere contratti collettivi che tengano maggiormente conto delle condizioni locali. Assicurare efficaci politiche attive del mercato del lavoro. Incentivare il lavoro dei secondi percettori di reddito. Razionalizzare la spesa sociale e migliorarne la composizione.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25.

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1174/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulle misure esecutive per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nella zona euro (GU L 306 del 23.11.2011, pag. 8).

(5)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(6)  Saldo corretto per il ciclo al netto delle misure una tantum e temporanee, ricalcolato dalla Commissione utilizzando la metodologia concordata.

(7)  Questo importo si basa sul costo complessivo di bilancio dello 0,25 % del PIL stimato nel programma di stabilità 2017, da cui sono state dedotte le deviazioni temporanee dello 0,03 % e dello 0,06 % del PIL già concesse nel 2015 e nel 2016. Nel parere sul documento programmatico di bilancio 2017 per l’Italia la Commissione si è detta disposta a prendere in considerazione un’ulteriore deviazione per tener conto del continuo eccezionale afflusso di rifugiati verso l’Italia, anche alla luce del fatto che il Consiglio europeo dell’ottobre 2016 ha riconosciuto il «considerevole contributo, anche di natura finanziaria, apportato negli ultimi anni dagli Stati membri in prima linea».

(8)  Nel parere sul documento programmatico di bilancio 2017 per l’Italia la Commissione ha ritenuto che le spese relative alla gestione delle emergenze e al piano di investimenti a fini di prevenzione per la tutela del territorio nazionale contro i rischi sismici possono essere considerate di natura complementare. Per gli anni successivi solo le modifiche incrementali positive delle risorse stanziate a questo fine sarebbero considerate idonee a beneficiare di altre eventuali deviazioni temporanee.

(9)  Raccomandazione del Consiglio, del 22 aprile 2013, che istituisce una garanzia per i giovani (GU C 120 del 26.4.2013, pag. 1).

(10)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/53


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 di Cipro e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 di Cipro

(2017/C 261/12)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (2), in particolare l’articolo 6, paragrafo 1,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011, la relazione sul meccanismo di allerta, in cui Cipro è stato annoverato tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, Cipro dovrebbe assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nelle raccomandazioni di cui ai punti da 1 a 5.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa a Cipro 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti da Cipro nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020. La relazione per paese comprende anche l’esame approfondito ai sensi dell’articolo 5 del regolamento (UE) n. 1176/2011, i cui risultati sono stati anch’essi pubblicati il 22 febbraio 2017. L’analisi ha portato la Commissione a concludere che Cipro presenta squilibri macroeconomici eccessivi. In particolare, è fondamentale che il paese affronti i grossi squilibri di stock sotto forma di un eccessivo debito privato, pubblico ed estero e l’elevato livello dei crediti deteriorati.

(4)

Cipro ha presentato il programma di stabilità 2017 il 27 aprile 2017 e il programma nazionale di riforma 2017 il 28 aprile 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni. Il programma nazionale di riforma di Cipro contiene impegni sia per il breve che per il medio termine. Comprende in particolare misure volte a ridurre l’indebitamento del settore privato, a migliorare il contesto imprenditoriale, a facilitare l’accesso ai finanziamenti e a riformare il settore sanitario; con esso Cipro si impegna inoltre a realizzare riforme del settore pubblico e del sistema giudiziario. Il programma nazionale di riforma affronta anche le sfide individuate nella relazione per paese 2017 e nella raccomandazione per la zona euro, compresa la necessità di rilanciare gli investimenti e di assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche. Se pienamente attuate entro i tempi indicati, queste misure contribuirebbero a superare gli squilibri macroeconomici di Cipro e a dare seguito alle raccomandazioni specifiche per paese. Sulla base della valutazione degli impegni politici di Cipro, la Commissione conferma la sua precedente valutazione, ossia che in questa fase non sono necessari altri interventi nel quadro della procedura per gli squilibri macroeconomici di cui al regolamento (UE) n. 1176/2011 e al regolamento (UE) n. 1174/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (4). L’attuazione del programma di riforme sarà seguita attentamente mediante un monitoraggio specifico.

(5)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (5), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(6)

Cipro è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita ed è soggetto alla regola del debito. Nel programma di stabilità 2017 il governo prevede un avanzo di bilancio in termini nominali per il periodo 2016-2020 (saldo nominale pari a circa lo 0,4 % del PIL nel periodo di riferimento del programma). L’obiettivo di bilancio a medio termine, fissato a una posizione di bilancio in pareggio in termini strutturali, dovrebbe essere raggiunto nel 2017. Secondo le proiezioni il saldo strutturale ricalcolato (6) dovrebbe progressivamente allontanarsi dall’obiettivo di medio termine negli anni successivi, il che non è in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita. Il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe aver raggiunto il 107,8 % nel 2016, per poi scendere al 99,7 % nel 2018 e all’88,8 % entro il 2020. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è plausibile. Alle ipotesi macroeconomiche contenute nel programma di stabilità sono associati rischi di revisione al ribasso, legati principalmente all’elevato livello di crediti deteriorati e a un possibile deterioramento dell’ambiente esterno.

(7)

Il 12 luglio 2016, a seguito della correzione del disavanzo eccessivo, il Consiglio ha raccomandato a Cipro di rispettare l’obiettivo di bilancio a medio termine nel 2016 e nel 2017. In base alle previsioni di primavera 2017 della Commissione e in seguito a una valutazione globale, Cipro è conforme a tale requisito nel 2017. Per il 2018 si raccomanda a Cipro di attenersi all’obiettivo di bilancio a medio termine. Sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, ciò è in linea con un tasso massimo di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta (7) dello 0,3 %, corrispondente ad un aggiustamento strutturale dello 0,2 % del PIL. A politiche invariate, secondo una valutazione complessiva vi sarebbe il rischio di una qualche deviazione da tale requisito nel 2018. Si prevede che Cipro soddisferà la regola del debito nel 2017 e nel 2018. Nel complesso, il Consiglio è del parere che Cipro debba essere pronto ad adottare ulteriori misure per garantire la conformità nel 2018.

(8)

Il debito pubblico segue una traiettoria discendente, ma la sua sostenibilità resta soggetta a rischi. Alcune recenti misure di bilancio, unite ai ritardi nell’attuazione di riforme strutturali chiave, dovrebbero comportare un deterioramento del saldo strutturale e rischiano di ridurre la portata degli investimenti pubblici a sostegno della crescita.

(9)

Il settore pubblico cipriota ha retribuzioni tra le più elevate della zona euro (in percentuale del PIL) e continua ad essere caratterizzato da inefficienze. Nell’ambito del programma di adeguamento macroeconomico, sono state ideate e concordate con le parti sociali riforme volte ad affrontare tale problema. Tra di esse vi sono l’introduzione di un meccanismo permanente e vincolante che limiti la crescita dei salari dei dipendenti pubblici e una riforma complessiva della pubblica amministrazione. Tuttavia, ad eccezione della riforma della legge sulla mobilità dei dipendenti pubblici, adottata di recente, l’adozione di queste riforme legislative incontra alcuni ostacoli, in particolare dopo un voto negativo della Camera dei rappresentanti nel dicembre 2016. In attesa che sia adottato in forma vincolante, il meccanismo che limita l’aumento delle retribuzioni nel settore pubblico viene attuato secondo gli accordi di contrattazione collettiva e si applica fino al 2018.

(10)

Sono state avviate alcune riforme per combattere la corruzione. Tra gli sviluppi recenti vi sono riforme per professionalizzare gli appalti pubblici a livello locale e una legge sul finanziamento dei partiti politici adottata nel dicembre 2015. Nel 2016 è stata adottata una modifica costituzionale che consente la divulgazione della situazione patrimoniale dei funzionari pubblici. Tuttavia, l’organismo di coordinamento contro la corruzione non dispone di un organico adeguato e le carenze nel regime disciplinare per i dipendenti pubblici rimangono irrisolte.

(11)

Cipro ha adottato misure per rafforzare il sistema giudiziario, ma continua ad affrontare gravi sfide riguardanti la loro efficacia. Procedure giudiziarie inefficienti e una capacità limitata hanno causato seri ritardi nel trattamento delle cause, pregiudicando il contesto imprenditoriale e in particolare il funzionamento dei nuovi quadri normativi in materia di esecuzione forzata e insolvenza. Questi ultimi sono stati introdotti per contribuire a ridurre un debito privato insostenibile incentivando le banche e i debitori ad accordarsi su soluzioni di ristrutturazione. Tuttavia, l’efficacia di questi strumenti è compromessa da una serie di fattori, tra cui le succitate inefficienze del sistema giudiziario, la scarsa capacità amministrativa e un basso livello di conoscenza delle procedure tra i debitori. Anche gli arretrati e i ritardi nell’emissione e nel trasferimento di titoli di proprietà rimangono importanti, contribuendo a indebolire gli sforzi di riduzione del debito e gravando sulla ripresa del mercato immobiliare.

(12)

Il livello dei crediti deteriorati è in calo, ma rimane molto elevato e pertanto ostacola il corretto funzionamento del settore bancario e incide sull’offerta di credito all’economia reale. Le banche non hanno raggiunto gli obiettivi di ristrutturazione del credito concordati con la Banca centrale di Cipro, il che evidenzia la necessità di ampliare il sistema di selezione degli obiettivi e di renderlo più efficiente e vincolante, in particolare attraverso la fissazione di obiettivi ambiziosi per la riduzione dei crediti deteriorati, in linea con le strategie di riduzione dei crediti deteriorati delle banche. I tassi di nuovo default rimangono elevati ed evidenziano le potenziali carenze delle soluzioni di ristrutturazione del credito. I livelli di accantonamento contro i rischi, pur essendo aumentati, rimangono al di sotto della media della zona euro, sottolineando la necessità di assicurare che le valutazioni delle garanzie reali siano affidabili e fungano da base per un adeguato accantonamento contro i rischi. L’assenza di un mercato secondario per i prestiti e di un quadro di cartolarizzazione dei prestiti limita la possibilità di accelerare la riduzione della leva finanziaria e la cancellazione dei crediti deteriorati dai bilanci delle banche, il che richiede ulteriori interventi sul piano regolamentare e normativo per completare gli strumenti necessari ad agevolare la gestione dei bilanci delle banche. Inoltre, la governance e la capacità amministrativa in materia di vigilanza dei fondi assicurativi e pensionistici continuano ad essere deboli, rappresentando pertanto un rischio per la stabilità finanziaria.

(13)

La ripresa economica di Cipro continua, ma il suo potenziale di crescita rimane debole, limitato da una scarsa attuazione delle riforme strutturali, da strozzature agli investimenti e da carenze del contesto imprenditoriale. Le iniziative di stimolo alla crescita presentate nel piano d’azione per la crescita sono in fase di attuazione, anche se procedono piuttosto a rilento. Una proposta legislativa volta ad attirare e agevolare gli investimenti strategici si trova ancora in fase di progetto. Il governo si sta adoperando per migliorare l’accesso ai finanziamenti per le medie e le piccole imprese. Al fine di risolvere questo problema urgente, sono state avviate alcune nuove iniziative mirate, come indicato nel programma nazionale di riforma. Tuttavia, la maggior parte delle nuove iniziative in materia di accesso ai finanziamenti è ancora in una fase preliminare. Gli sforzi di privatizzazione, volti ad attirare investimenti stranieri in grado di rilanciare la produttività, si scontrano con un’opposizione politica e procedono con lentezza. Anche la riforma del settore energetico può essere un importante motore per la competitività, ma vi sono stati ritardi nella sua attuazione, in particolare riguardo alla separazione dell’Autorità per l’energia elettrica di Cipro e alla creazione del nuovo mercato dell’energia elettrica, che dipende ancora dalla garanzia di un’effettiva indipendenza del gestore del sistema di trasmissione.

(14)

La disoccupazione, pur essendo in calo, rimane elevata, in particolare per quanto riguarda i giovani e i disoccupati di lunga durata. I piani per aumentare il numero di consulenti nei servizi pubblici per l’impiego e migliorarne la specializzazione non sono ancora stati attuati. È inoltre probabile che le assunzioni avvengano con contratti a tempo determinato e pertanto il problema non viene affrontato in termini strutturali. Di conseguenza, non vi è ancora una capacità sufficiente per soddisfare le esigenze di chi cerca di lavoro, in particolare di coloro che hanno maggiori difficoltà a integrarsi nel mercato del lavoro, e per mettere a punto misure di sensibilizzazione per la loro attivazione. L’impatto dei programmi attivi per il mercato del lavoro e dei sistemi di sostegno al reddito continua a essere limitato dalla scarsità delle misure di valutazione della qualità e di follow-up.

(15)

Il livello di spesa nel settore dell’istruzione di Cipro continua a essere superiore alla media dell’Unione. Tuttavia, i risultati scolastici sono scarsi e addirittura in calo rispetto agli anni precedenti. In base ai risultati del programma per la valutazione internazionale degli studenti del 2015, Cipro si colloca ai posti più bassi nell’Unione sul fronte delle competenze di base in matematica, scienze e lettura. Se è vero che le misure correttive di recente introduzione, quali un sistema migliore di nomina degli insegnanti e la modernizzazione dei programmi scolastici, sono primi passi nella giusta direzione, ulteriori interventi per portare a termine le riforme programmate, compresa quella relativa alla valutazione degli insegnanti, potrebbero contribuire in modo significativo a migliorare la situazione.

(16)

Lo squilibrio tra domanda e offerta di competenze sul mercato del lavoro è ancora in gran parte irrisolto e pregiudica le prospettive di crescita sostenibile a lungo termine. La scarsa partecipazione all’istruzione e alla formazione professionale secondaria superiore e la limitata adeguatezza dell’istruzione superiore alle esigenze del mercato del lavoro fanno sì che un’elevata percentuale di laureati del ciclo d’istruzione terziario svolga occupazioni che non richiedono necessariamente un titolo di studio universitario.

(17)

Il settore sanitario cipriota è tuttora caratterizzato dalla mancanza di una copertura universale e da inefficienze a vari livelli, il che limita l’accesso a un’assistenza adeguata ed efficace. La legislazione che mira a creare un sistema sanitario nazionale e far sì che gli ospedali pubblici godano di una maggiore autonomia è fondamentale per migliorare la capacità e l’efficacia in termini di costi del settore sanitario, ma è ancora in attesa di adozione da parte del parlamento.

(18)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica di Cipro, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte a Cipro negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica di Cipro, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(19)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 e il suo parere (8) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1.

(20)

Alla luce dell’esame approfondito della Commissione e della citata valutazione, il Consiglio ha esaminato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di stabilità 2017. Le sue raccomandazioni a norma dell’articolo 6 del regolamento (UE) n. 1176/2011 trovano riscontro nelle raccomandazioni da 1 a 4,

RACCOMANDA che Cipro adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1)

proseguire la politica di bilancio in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, vale a dire continuando a rispettare il suo obiettivo di bilancio a medio termine nel 2018, sfruttare le entrate straordinarie per accelerare la riduzione del rapporto debito pubblico/PIL e adottare riforme legislative essenziali volte a migliorare l’efficienza nel settore pubblico, in particolare per quanto riguarda il funzionamento della pubblica amministrazione, la governance degli enti pubblici e le amministrazioni locali, entro la fine del 2017;

2)

migliorare l’efficienza del sistema giudiziario attraverso la modernizzazione della procedura civile, l’attuazione di sistemi d’informazione adeguati e una maggiore della specializzazione dei tribunali, adottare ulteriori misure per eliminare gli ostacoli alla piena attuazione dei quadri normativi in materia di esecuzione forzata e insolvenza e garantire sistemi affidabili e veloci per l’emissione di titoli di proprietà e il trasferimento dei diritti immobiliari;

3)

accelerare la riduzione dei crediti deteriorati, fissando obiettivi quantitativi e scadenze precise per le banche e garantendo un’accurata valutazione delle garanzie reali ai fini dell’accantonamento, creare le condizioni per un mercato secondario funzionale per i crediti deteriorati e integrare e rafforzare la vigilanza delle imprese di assicurazione e dei fondi pensione;

4)

ridurre i tempi per l’attuazione del piano d’azione per la crescita, concentrandosi in particolare sull’accelerazione degli investimenti strategici e sul miglioramento dell’accesso ai finanziamenti, e, entro la fine del 2017, riprendere l’attuazione del piano di privatizzazione; prendere misure decisive per la separazione proprietaria dell’Autorità per l’energia elettrica di Cipro e, in particolare, procede alla separazione funzionale e contabile entro la fine del 2017;

5)

accelerare le riforme volte ad aumentare la capacità dei servizi pubblici per l’impiego e a migliorare la qualità delle politiche attive per il mercato del lavoro, completare la riforma del sistema dell’istruzione, anche in tema di valutazione degli insegnanti, per renderlo più adeguato e funzionale al mercato del lavoro e adottare una normativa per la riforma del settore ospedaliero e la copertura sanitaria universale entro la fine del 2017.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25.

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1174/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulle misure esecutive per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nella zona euro (GU L 306 del 23.11.2011, pag. 8).

(5)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(6)  Saldo corretto per il ciclo al netto delle misure una tantum e temporanee, ricalcolato dalla Commissione utilizzando la metodologia concordata.

(7)  La spesa pubblica netta si compone della spesa pubblica totale al netto della spesa per interessi, della spesa relativa a programmi dell’Unione interamente coperta da entrate provenienti da fondi dell’Unione e delle modifiche non discrezionali nella spesa per le indennità di disoccupazione. Gli investimenti fissi lordi finanziati a livello nazionale sono spalmati su un periodo di 4 anni. Rientrano nel calcolo le misure discrezionali in materia di entrate o gli aumenti delle entrate obbligatori per legge, mentre sono escluse le misure una tantum sia per quanto riguarda le entrate che per quanto riguarda la spesa.

(8)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/58


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 della Lettonia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 della Lettonia

(2017/C 261/13)

Il CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), la relazione sul meccanismo di allerta, in cui la Lettonia non è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, la Lettonia dovrebbe assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nelle raccomandazioni di cui ai punti da 1 a 2.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa alla Lettonia 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dalla Lettonia nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020.

(4)

La Lettonia ha presentato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di stabilità 2017 il 20 aprile 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(5)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(6)

La Lettonia è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita. Nel programma di stabilità 2017 il governo prevede un deterioramento del saldo nominale da una posizione di pareggio nel 2016 a un disavanzo dello 0,8 % e dell’1,6 % del PIL, rispettivamente nel 2017 e nel 2018, come conseguenza di un’importante riforma fiscale, seguito da un miglioramento che porterà ad un disavanzo dello 0,5 % del PIL nel 2020. Secondo il programma di stabilità 2017, il saldo strutturale dovrebbe deteriorarsi, passando dallo 0,2 % del PIL nel 2016 al - 1,7 % e al - 0,8 % del PIL, rispettivamente nel 2018 nel 2020. Questa tendenza è coerente con l’obiettivo di bilancio a medio termine di un disavanzo strutturale dell’1 % del PIL e con gli scostamenti consentiti in virtù della riforma delle pensioni e della clausola relativa alla riforma strutturale del settore sanitario. Il saldo strutturale ricalcolato (5) dovrebbe aumentare, passando dal - 1,9 % del PIL nel 2017 al - 2,3 % del PIL nel 2018, per poi scendere al - 0,2 % del PIL nel 2020. Secondo il programma di stabilità 2017, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe attestarsi intorno al 40 % del PIL nel 2017. Le proiezioni di crescita del PIL contenute nel programma sono sostanzialmente in linea con le previsioni della Commissione per il 2017, ma appaiono alquanto ottimistiche per il 2018.

(7)

Il 12 luglio 2016 il Consiglio ha raccomandato alla Lettonia di limitare lo scostamento dall’obiettivo di bilancio a medio termine nel 2017 alle misure autorizzate per la riforma sistemica del sistema pensionistico e per la significativa riforma strutturale nel settore sanitario. Tenendo conto di tali scostamenti, sarebbe consentito un deterioramento del saldo strutturale non superiore all’1,0 % del PIL nel 2017. Sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, la Lettonia dovrebbe conformarsi a tale obbligo nel 2017. Nel 2018 il paese dovrebbe raggiungere l’obiettivo di bilancio a medio termine, tenendo conto dello scostamento dovuto all’attuazione della riforma sistemica del sistema pensionistico autorizzato per il 2016 e di quello relativo alla riforma strutturale autorizzato per il 2017, dal momento che gli scostamenti temporanei sono riportati per un periodo di tre anni. Sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, ciò equivale a un tasso massimo di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta (6) pari al 6,0 % nel 2018, corrispondente a un deterioramento del saldo strutturale pari allo 0,3 % del PIL. A politiche invariate, per la Lettonia vi è il rischio di una deviazione significativa dal requisito. Nel complesso, il Consiglio è del parere che nel 2018 saranno necessarie ulteriori misure per rispettare le disposizioni del patto di stabilità e crescita.

(8)

In Lettonia vi sono forti disparità di reddito. Nel 2015 il rapporto tra i redditi del 20 % dei nuclei familiari più ricchi e del 20 % di quelli più poveri si attestava su un valore pari a 6,5, tra i più elevati dell’UE, anche se nel 2016 si è registrata una lieve diminuzione. La differenza tra le disparità di reddito al lordo e al netto delle imposte e dei trasferimenti sociali è tra le più esigue dell’Unione. Il regime fiscale lettone è meno progressivo che in altri Stati membri e contribuisce pertanto alle forti disuguaglianze e alla povertà lavorativa. Il cuneo fiscale sui lavoratori a basso reddito è ancora tra i più elevati dell’Unione, mentre il potenziale delle imposte meno penalizzanti per la crescita in termini di creazione di gettito è sottoutilizzato. L’apporto modesto del gettito fiscale al PIL limita le risorse destinate all’erogazione sostenibile di servizi pubblici. Nonostante alcuni progressi nella lotta all’evasione, il rispetto dell’obbligo tributario continua ad essere un grave problema. Il programma di stabilità 2017 ha annunciato l’introduzione di una riforma fiscale, le cui principali misure includono una riduzione dal 23 % al 20 % dell’aliquota dell’imposta sul reddito delle persone fisiche per i redditi fino a 45 000 EUR all’anno, un aumento dell’assegno minimo differenziato in base al reddito, l’introduzione di un’aliquota di imposta sulle società pari allo 0 % per gli utili reinvestiti e un allineamento delle aliquote dell’imposta sul capitale pari al 20 %. La riforma tiene conto delle raccomandazioni specifiche per paese in quanto riduce il cuneo fiscale per i lavoratori a basso reddito. Essa tuttavia risulta carente per quanto riguarda lo spostamento dell’imposizione fiscale verso fonti con minor incidenza negativa sulla crescita e il raggiungimento dell’obiettivo strategico mirante a incrementare la quota di gettito fiscale nel PIL.

(9)

Le carenze in materia di reti di sicurezza sociale di base sono uno dei fattori alla base del livello di povertà elevato e delle disuguaglianze, anche per gli anziani e le persone con disabilità. Tra queste ultime il tasso di povertà è uno dei più alti d’Europa. La scarsa adeguatezza delle prestazioni di assistenza sociale, che non registra miglioramenti dal 2009, e delle pensioni non garantisce una protezione efficace contro la povertà e l’esclusione sociale. L’assenza di una riforma dei livelli minimi di reddito, annunciata nel 2014 ma mai attuata, incide negativamente sulle famiglie più povere, sebbene esistano piani a medio termine in materia di sostegno al reddito minimo.

(10)

A fronte di una progressiva contrazione della forza lavoro, la crescita dell’occupazione è stata modesta, mentre la disoccupazione è calata lentamente. Le prospettive occupazionali sono migliori nei centri di attività economica e per i lavoratori altamente qualificati, mentre la disoccupazione è più diffusa tra i lavoratori scarsamente qualificati e quelli che vivono nelle zone rurali. In simile contesto, il miglioramento delle competenze della forza lavoro contribuirà a risolvere tali problemi. Tuttavia, sebbene l’interesse per l’istruzione professionale sia cresciuto, la riforma dei curricula scolastici, per allinearli alle competenze richieste dal mondo contemporaneo, ha compiuto progressi limitati. Per quanto riguarda la formazione sul lavoro è stato istituito un apposito quadro normativo per la cui attuazione è garantita la partecipazione attiva delle parti sociali e delle imprese. La partecipazione dei disoccupati alle misure di politica attiva del mercato del lavoro è inoltre inferiore rispetto alla maggior parte degli altri Stati membri; tuttavia, per migliorare la situazione sono state adottate misure che meritano di essere proseguite. La partecipazione alla formazione lungo tutto l’arco della vita resta limitata.

(11)

Sebbene le autorità lettoni abbiano avviato con successo riforme pertinenti del sistema sanitario, l’importo elevato dei pagamenti effettuati direttamente dai pazienti, le lunghe liste di attesa, il basso livello della spesa pubblica e un’allocazione inefficiente dei servizi limitano l’accesso all’assistenza. Il contingentamento della spesa pubblica determina ritardi nella somministrazione delle cure necessarie, con pazienti costretti a lunghe attese o a pagare di tasca propria le prestazioni richieste, con il risultato che una parte della popolazione non riesce a fare fonte alle proprie necessità di assistenza. I primi passi verso la riforma del sistema di garanzia della qualità sono stati compiuti e i progressi realizzati dovrebbero continuare a migliorare i risultati per i pazienti e per la popolazione. Pur riscontrando qualche progresso per quanto riguarda l’efficienza del sistema sanitario, sono necessari un’ulteriore razionalizzazione del settore ospedaliero, un miglior accesso alle cure ambulatoriali e all’assistenza sanitaria di base e un più efficace collegamento tra l’assegnazione delle risorse e la qualità e i costi del servizio.

(12)

Anche se le autorità lettoni si avvalgono di norma di procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici per gli acquisti nel settore sanitario, ulteriori miglioramenti in termini di efficienza potrebbero derivare dal ricorso sistematico agli appalti elettronici e ad acquisti centralizzati, che renderebbero più trasparente ed efficiente la spesa pubblica.

(13)

Le carenze qualitative a livello di regolamentazione e la scarsa efficacia ed efficienza della pubblica amministrazione hanno un impatto negativo sul contesto imprenditoriale. Nel 2016, per rendere più snello e professionale il settore pubblico, il governo ha presentato un piano di riforma ambizioso mirante a migliorare l’efficienza, riducendo il personale, centralizzando le funzioni di supporto, sviluppando il ricorso al sistema delle retribuzioni in funzione dei risultati e migliorando la trasparenza. Il piano si limita all’amministrazione centrale, ma notevoli incrementi di efficienza possono essere ottenuti anche a livello comunale.

(14)

In Lettonia, la corruzione continua a ostacolare il contesto imprenditoriale e il sistema di prevenzione dei conflitti di interesse rimane rigido e formale, con verifiche insufficienti. Sebbene la riforma del sistema di insolvenza sia stata in gran parte completata, occorre monitorarne l’effettiva attuazione per affrontare il problema dell’esiguo numero di casi di ristrutturazione e del modesto tasso di recupero degli attivi.

(15)

Negli ultimi tre anni sono state avviate riforme su vasta scala dell’istruzione universitaria e della ricerca pubblica ai fini di un potenziamento degli istituti di ricerca e di un aumento della qualità e della pertinenza dei loro risultati. Tuttavia, la gestione e la struttura organizzativa del finanziamento della ricerca pubblica sono ancora poco efficienti, con funzioni attribuite in maniera dispersiva a più istituzioni. L’inefficienza delle modalità di finanziamento della ricerca pubblica è una concausa del bassissimo livello dell’attività scientifica in termini di risultati, della carenza di risorse umane qualificate nel settore sia pubblico che privato e della scarsa collaborazione pubblico-privato. L’intensità delle attività di ricerca e sviluppo (R&S) nelle imprese lettoni continua ad essere una delle più basse dell’Unione.

(16)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica della Lettonia, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte alla Lettonia negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica della Lettonia, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(17)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 e il suo parere (7) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1.

RACCOMANDA che la Lettonia adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

attuare la politica di bilancio in linea con quanto prescritto dal braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, il che implica il raggiungimento del suo obiettivo di bilancio a medio termine nel 2018, tenuto conto degli scostamenti temporanei autorizzati relativi all’attuazione della riforma del sistema pensionistico e delle riforme strutturali; ridurre l’imposizione fiscale per i lavoratori a basso reddito, spostandola verso altre fonti con una minor incidenza negativa sulla crescita e migliorando il rispetto degli obblighi tributari;

2.

migliorare l’adeguatezza delle reti di sicurezza sociale e accrescere le competenze della forza lavoro mediante un’accelerazione della riforma dei programmi di formazione professionale; aumentare l’accesso all’assistenza sanitaria e la sua efficacia in termini di costi, anche riducendo i pagamenti diretti e i lunghi tempi di attesa;

3.

aumentare l’efficienza e la responsabilità del settore pubblico, in particolare semplificando le procedure amministrative e rafforzando il sistema di prevenzione dei conflitti di interesse, anche per i curatori fallimentari.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  Regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25).

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(5)  Saldo corretto per il ciclo al netto delle misure una tantum e temporanee, ricalcolato dalla Commissione utilizzando la metodologia concordata.

(6)  La spesa pubblica netta si compone della spesa pubblica totale al netto della spesa per interessi, della spesa relativa a programmi dell’Unione interamente coperta da entrate provenienti da fondi dell’Unione e delle modifiche non discrezionali nella spesa per le indennità di disoccupazione. Gli investimenti fissi lordi finanziati a livello nazionale sono spalmati su un periodo di 4 anni. Rientrano nel calcolo le misure discrezionali in materia di entrate o gli aumenti delle entrate obbligatori per legge, mentre sono escluse le misure una tantum sia per quanto riguarda le entrate che per quanto riguarda la spesa.

(7)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/62


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 della Lituania e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 della Lituania

(2017/C 261/14)

Il CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), la relazione sul meccanismo di allerta, in cui la Lituania non è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, la Lituania dovrebbe assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nella raccomandazione di cui al punto 2.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese 2017 relativa alla Lituania. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dalla Lituania nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020.

(4)

La Lituania ha presentato il programma nazionale di riforma 2017 il 27 aprile 2017 e il programma di stabilità 2017 il 28 aprile 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(5)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(6)

La Lituania è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita. Nel suo programma di stabilità 2017 il governo prevede un miglioramento del saldo nominale che passa da un disavanzo dello 0,4 % del PIL nel 2017 a un avanzo dell’1,3 % del PIL nel 2020. L’obiettivo di bilancio a medio termine (un disavanzo dell’1 % del PIL in termini strutturali) dovrebbe essere raggiunto con un margine per l’intero periodo di programmazione. Il percorso di aggiustamento approvato comprende la riforma sistemica delle pensioni a partire dal 2016 e ulteriori importanti riforme strutturali del mercato del lavoro e delle pensioni nel 2017. Secondo il programma di stabilità 2017, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe scendere dal 40,2 % del PIL nel 2016 al 33,8 % nel 2020. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è plausibile. Al tempo stesso, le misure necessarie al conseguimento degli obiettivi fissati in termini di avanzo a partire dal 2018 non sono state illustrate in modo sufficientemente dettagliato.

(7)

Nel suo programma di stabilità 2017 la Lituania ha chiesto di potersi avvalere della deviazione temporanea dello 0,5 % del PIL nell’ambito del braccio preventivo ai sensi della «Posizione comune sulla flessibilità nel patto di stabilità e crescita» approvata dal Consiglio Ecofin nel febbraio 2016 in considerazione della prevista attuazione di importanti riforme strutturali con un impatto positivo sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche. Si tratta, in particolare, di aumentare la sostenibilità del sistema pensionistico attraverso un rafforzamento dell’indicizzazione e il graduale aumento degli anni di contribuzione. Tuttavia le riforme non sono arrivate a stabilire un collegamento automatico tra l’età pensionabile e la speranza di vita. Inoltre, le riforme ammodernano le relazioni di lavoro introducendo nuovi tipi di contratti di lavoro, termini di preavviso più brevi, una diminuzione delle indennità di licenziamento e orari di lavoro più flessibili. Le riforme rafforzano altresì la copertura e l’adeguatezza dei sussidi di disoccupazione e delle prestazioni di previdenza sociale, ampliano la portata delle politiche attive del mercato del lavoro e riducono il livello di occupazione illegale e privo di copertura assicurativa. Le autorità ritengono che le riforme stiano avendo effetti positivi sulla sostenibilità delle finanze pubbliche, generando una riduzione della spesa media annua per le pensioni fino al 3,8 % del PIL a lungo termine, mentre la parte della riforma relativa al mercato del lavoro potrebbe far aumentare in misura fino al 10 % il numero medio annuo degli occupati, un’ipotesi globalmente plausibile. Pertanto, se attuata integralmente e tempestivamente, questa riforma avrà un impatto positivo sulla sostenibilità delle finanze pubbliche. Su tale base, si può attualmente considerare che la Lituania rispetti le condizioni per beneficiare della deviazione temporanea richiesta nel 2017, a condizione che dia adeguata attuazione alle riforme concordate, che saranno monitorate nell’ambito del semestre europeo. Tuttavia, tenuto conto della necessità di garantire che continui ad essere rispettato il parametro di riferimento minimo (ossia un disavanzo strutturale dell’1,5 % del PIL) e della tolleranza precedentemente concessa a titolo della clausola relativa alla riforma sistemica delle pensioni (0,1 % del PIL), la Lituania può attualmente essere considerata ammessa a beneficiare di un’ulteriore deviazione temporanea pari allo 0,4 % del PIL nel 2017, il che è leggermente al di sotto della percentuale richiesta dello 0,5 % del PIL.

(8)

Il 12 luglio 2016 il Consiglio ha raccomandato alla Lituania di garantire, per il 2017, che la deviazione dall’obiettivo di bilancio a medio termine sia limitata alla tolleranza connessa alla riforma sistemica delle pensioni (5). Tenendo conto delle tolleranze connesse alla riforma delle pensioni accordate per il 2016 e della deviazione temporanea legata all’attuazione delle riforme strutturali accordata per il 2017, verrebbe autorizzato un deterioramento del saldo strutturale dell’1,3 % del PIL nel 2017. Sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, la Lituania dovrebbe soddisfare tale requisito nel 2017. Nel 2018 la Lituania dovrebbe raggiungere il suo obiettivo a medio termine, tenuto conto delle tolleranze connesse all’attuazione della riforma sistemica delle pensioni accordate per il 2016 e di quelle connesse alla riforma strutturale accordate per il 2017, poiché le deviazioni temporanee vengono riportate di anno in anno su un periodo di tre anni. Sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, ciò è in linea con un tasso di crescita nominale massima della spesa primaria netta (6) del 6,4 % nel 2018, il che corrisponde a un deterioramento del saldo strutturale di - 0,6 % del PIL. Nell’ipotesi di politiche invariate, la Lituania dovrebbe soddisfare tale requisito nel 2018. Globalmente, il Consiglio ritiene che la Lituania dovrebbe rispettare le disposizioni del patto di stabilità e crescita nel 2017 e nel 2018.

(9)

In seguito all’ultimo aumento del salario minimo non imponibile, l’onere fiscale gravante sui lavoratori a basso reddito è diminuito considerevolmente negli ultimi anni ed è ormai prossimo alla media dell’Unione. Al tempo stesso, gli aumenti compensativi delle imposte sono stati limitati e, di conseguenza, il gettito fiscale in percentuale del PIL rimane tra i più bassi dell’Unione, il che limita la capacità della Lituania di porre mano alle sue problematiche sociali. Il gettito fiscale basso è dovuto alla quota relativamente importante dell’economia sommersa e all’importo relativamente modesto delle entrate derivanti dalla tassazione ambientale e patrimoniale.

(10)

Sebbene negli ultimi anni abbia compiuto progressi per migliorare la riscossione dell’IVA, la Lituania presenta un divario dell’IVA tra i più elevati dell’Unione. Il fenomeno della dichiarazione di retribuzioni inferiori si somma al problema del basso tasso di riscossione delle imposte. Un miglioramento dell’adempimento fiscale permetterebbe di aumentare le entrate di bilancio e di migliorare l’equità del sistema fiscale e l’efficienza dell’economia.

(11)

L’aumento del tasso di dipendenza degli anziani è destinato ad intensificarsi e, secondo le attuali norme in materia di pensioni, la spesa per le pensioni in percentuale del PIL dovrebbe aumentare all’incirca del 50 % entro la fine degli anni 2030. È fondamentale creare un nesso tra prestazioni pensionistiche e speranza di vita per allentare la pressione che la spesa pensionistica eserciterà sulle finanze pubbliche.

(12)

La Lituania ha rinviato l’entrata in vigore del suo nuovo codice del lavoro e di altri testi legislativi relativi al suo nuovo modello sociale, cosa che le permette di garantire un buon equilibrio tra flessibilità e sicurezza nelle relazioni di lavoro. L’elevata percentuale di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale, unitamente alle crescenti disparità di reddito, restano per la Lituania problemi gravi da affrontare. Il rapporto tra i redditi del 20 % dei nuclei familiari più ricchi e del 20 % dei nuclei familiari più poveri è aumentato, passando da 5,3 nel 2012 a 7,5 nel 2015 ed è il secondo più elevato dell’Unione. Questa situazione ha effetti nefasti per la crescita economica, la stabilità macroeconomica e lo sviluppo di una società inclusiva. Attualmente, la rete di protezione sociale non affronta efficacemente questo problema a causa del basso livello di spesa per la protezione sociale. Inoltre, lo scarto tra le disparità di reddito al lordo e al netto d’imposta e dei trasferimenti sociali è tra i più bassi dell’Unione. Tuttavia, il governo ha posto la lotta alla povertà e all’esclusione sociale tra le priorità del suo programma. La normativa concernente il nuovo modello sociale punta a migliorare l’adeguatezza e la copertura delle indennità di disoccupazione; sono inoltre in corso discussioni sul miglioramento dell’adeguatezza dell’assistenza sociale. Tali importanti decisioni devono ancora essere adottate e attuate. Per affrontare il problema della povertà tra gli anziani, nel 2016 la Lituania ha aggiunto alla sua legislazione in materia di pensioni un meccanismo di indicizzazione che può essere usato per migliorare l’adeguatezza delle pensioni.

(13)

È importante che la Lituania affronti le sue carenze in termini di competenze e gli effetti negativi della contrazione della popolazione in età lavorativa. La quota di alunni con competenze di base insufficienti rimane elevata. Nonostante gli elevati tassi d’istruzione terziaria, l’istruzione superiore è intaccata dagli standard qualitativi mediocri e dagli incentivi finanziari che favoriscono il sovradimensionamento e l’inefficienza anziché il rendimento. Dovrebbero essere proseguiti gli sforzi per assicurare un’elevata qualità dell’insegnamento a tutti i livelli di istruzione (anche mediante una riforma delle carriere e delle condizioni di lavoro). Ciò è essenziale per far fronte allo scarso rendimento scolastico degli alunni e alle carenze sul piano educativo e per garantire la qualità nell’istruzione superiore (anche mediante l’introduzione di finanziamenti basati sui risultati e il consolidamento degli istituti di istruzione superiore). In Lituania il persistere di esigui tassi di partecipazione all’istruzione degli adulti ostacola l’efficacia delle riforme del mercato del lavoro e l’emergere di una forza lavoro meglio qualificata. La Lituania ha concentrato i suoi sforzi sull’aumento dell’offerta e sulla pertinenza delle opportunità di apprendimento messe a disposizione dallo Stato, senza che ciò abbia prodotto sinora risultati tangibili. Per ottenere un aumento dei tassi di partecipazione alla formazione degli adulti, la Lituania deve anche incoraggiare i singoli a intraprendere una formazione e incentivare i datori di lavoro a offrire opportunità di apprendimento ai loro dipendenti.

(14)

Il tasso di disoccupazione tra le persone con qualifiche basse e medie è tuttora al di sopra della media dell’Unione. Le persone con disabilità hanno un elevato tasso di povertà, in parte a causa della loro insufficiente integrazione nel mercato del lavoro. Attualmente, le politiche attive del mercato del lavoro contribuiscono solo marginalmente ad aiutare le persone a reinserirsi nel mercato del lavoro in Lituania. La Lituania può fare ancora molto per rendere il mercato del lavoro più inclusivo, anche offrendo maggiori misure di sostegno alle persone con disabilità. Ciò comporta, ad esempio, aumentare l’occupazione assistita, potenziare il programma di riabilitazione professionale e stanziare maggiori risorse a tal fine. La legge sull’occupazione recentemente adottata potrebbe migliorare l’offerta di misure nel quadro delle politiche attive del mercato del lavoro.

(15)

Negli ultimi anni la Lituania ha compiuto progressi nel miglioramento del dialogo sociale. Le parti sociali vengono coinvolte attivamente nei dibattiti sul nuovo codice del lavoro e sul nuovo modello sociale, e il governo ha messo in atto il piano d’azione per il rafforzamento del dialogo sociale. Esso punta a sviluppare le capacità delle parti sociali, promuovere la contrattazione collettiva e migliorare il dialogo sociale a tutti i livelli.

(16)

In Lituania le condizioni sanitarie continuano a incidere in maniera molto negativa sulla manodopera potenzialmente disponibile e sulla produttività del lavoro. Sebbene siano in atto sforzi per far convergere i pazienti verso tipi di cure sanitarie con un miglior rapporto costi-benefici, l’efficacia del sistema sanitario continua ad essere minata da un elevato ricorso ai ricoveri ospedalieri e dal basso livello di spesa per la prevenzione e la sanità pubblica. Le prestazioni non rimborsabili sono estremamente elevate, in particolare per i medicinali.

(17)

Gli sviluppi demografici sfavorevoli si tradurranno in una dipendenza sempre maggiore della crescita dalla produttività del lavoro. Nel periodo 2000-2015 la Lituania aveva uno dei tassi di crescita della produttività del lavoro più elevati tra gli Stati membri, ma ultimamente i tassi di crescita hanno subito un rallentamento. Gli investimenti pubblici della Lituania risentono di una pianificazione scadente e di un collegamento carente con gli obiettivi strategici del paese. L’intensità di R&S nel settore pubblico è salita a un valore leggermente superiore alla media dell’Unione nel 2015, mentre l’intensità di R&S delle imprese arranca. Gli orientamenti relativi alla riforma della politica in materia di scienza e innovazione della Lituania, adottati nel 2016, puntano a risolvere le persistenti difficoltà nel campo della ricerca e dell’innovazione. A tal fine indicano la necessità di procedere ad una riforma dei finanziamenti di R&S istituzionali, al consolidamento degli istituti di ricerca e di istruzione superiore e dei parchi scientifici e tecnologici e al miglioramento del coordinamento, del monitoraggio e della valutazione. La Lituania ha compiuto alcuni progressi nel sostenere mezzi di finanziamento alternativi. Essa ha contribuito a creare una serie di fondi di capitale di rischio e di strumenti di capitale di avviamento. Inoltre, il parlamento ha recentemente approvato una legge sul finanziamento collettivo (crowdfunding).

(18)

Negli ultimi anni il numero di casi di corruzione portati dinanzi ai tribunali è aumentato costantemente, il che dimostra che la Lituania ha intensificato i suoi sforzi per combattere la corruzione. Tuttavia, in alcuni settori importanti come l’assistenza sanitaria e gli appalti pubblici le disposizioni per contrastare la corruzione su piccola e grande scala non vengono sempre attuate nella pratica. Il settore sanitario risente della prassi frequente dei pagamenti informali ai medici. Non vi è sufficiente trasparenza negli appalti pubblici, in particolare a livello comunale. Inoltre, la debolezza delle disposizioni riguardanti coloro che denunciano irregolarità scoraggia le segnalazioni relative a potenziali irregolarità nei settori pubblico e privato. Il governo ha posto la lotta alla corruzione nel settore sanitario in cima al suo programma contro la corruzione. Inoltre, per ridurre i rischi di corruzione e i conflitti d’interesse negli appalti di modesto valore, il governo ha obbligato le amministrazioni aggiudicatrici a pubblicare informazioni online sulle gare indette, sugli aggiudicatari e sugli appalti aggiudicati. Tuttavia, è necessaria una vigilanza costante per garantire l’attuazione di queste politiche.

(19)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica della Lituania, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte alla Lituania negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica della Lituania, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(20)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 e il suo parere (7) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1,

RACCOMANDA che la Lituania adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

proseguire la sua politica di bilancio conformemente ai requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, vale a dire continuando a rispettare il suo obiettivo di bilancio a medio termine nel 2018, tenuto conto delle tolleranze concesse in relazione alla riforma sistemica delle pensioni e alle riforme strutturali per le quali è concessa una deviazione temporanea; migliorare il rispetto della normativa tributaria e ampliare la base imponibile con fonti meno dannose per la crescita; intervenire per risolvere le sfide in materia di sostenibilità di bilancio a medio termine in relazione alle pensioni;

2.

ovviare alle carenze di competenze attraverso efficaci misure nel quadro delle politiche attive del mercato del lavoro e l’apprendimento degli adulti e migliorare i risultati dell’istruzione premiando la qualità nell’insegnamento e nell’istruzione superiore; migliorare le prestazioni del sistema sanitario potenziando le cure ambulatoriali, la prevenzione delle malattie e l’accessibilità economica delle cure; migliorare l’adeguatezza della rete di sicurezza sociale;

3.

adottare misure volte a rafforzare la produttività migliorando l’efficienza degli investimenti pubblici e rafforzando il collegamento tra questi ultimi e gli obiettivi strategici del paese.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  Regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25).

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(5)  La Lituania è autorizzata a deviare dal suo obiettivo di bilancio a medio termine nel 2017 e nel 2018 grazie alla tolleranza accordata per il 2016 a titolo della clausola connessa alla riforma sistemica delle pensioni, poiché le deviazioni temporanee vengono riportate di anno in anno su un periodo di tre anni.

(6)  La spesa pubblica netta si compone della spesa pubblica totale al netto della spesa per interessi, della spesa relativa a programmi dell’Unione interamente coperta da entrate provenienti da fondi dell’Unione e delle modifiche non discrezionali nella spesa per le indennità di disoccupazione. Gli investimenti fissi lordi finanziati a livello nazionale sono spalmati su un periodo di 4 anni. Rientrano nel calcolo le misure discrezionali in materia di entrate o gli aumenti delle entrate obbligatori per legge, mentre sono escluse le misure una tantum sia per quanto riguarda le entrate che per quanto riguarda la spesa.

(7)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/67


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 del Lussemburgo e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 del Lussemburgo

(2017/C 261/15)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), la relazione sul meccanismo di allerta, in cui il Lussemburgo non è stato annoverato tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, il Lussemburgo dovrebbe assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nella raccomandazione di cui al punto 2.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa al Lussemburgo 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dal Lussemburgo nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020.

(4)

Il 28 aprile 2017 il Lussemburgo ha presentato il suo programma nazionale di riforma 2017 e il suo programma di stabilità 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(5)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(6)

Il Lussemburgo è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita. Nel suo programma di stabilità 2017 il governo prevede un calo del saldo nominale dall’1,6 % del PIL nel 2016 allo 0,2 % del PIL nel 2017, seguito da un costante aumento, per raggiungere un avanzo pari all’1,2 % del PIL nel 2021. L’obiettivo di bilancio a medio termine, ossia un disavanzo strutturale pari allo 0,5 % del PIL, continuerà ad essere rispettato con un margine durante l’intero periodo programmatico. Secondo il programma di stabilità 2017, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe rimanere nettamente al di sotto del valore di riferimento del 60 % del PIL stabilito dal trattato. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è plausibile, fatta eccezione per il 2018, in cui è nettamente favorevole, e per il 2021, in cui è nettamente prudente. Sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, il saldo strutturale dovrebbe registrare un avanzo pari allo 0,4 % del PIL nel 2017 e allo 0,1 % del PIL nel 2018, sostanzialmente in linea con il programma di stabilità 2017 e al di sopra dell’obiettivo di bilancio a medio termine. Nel complesso il Consiglio ritiene che il Lussemburgo rispetterà le disposizioni del patto di stabilità e crescita nel 2017 e nel 2018.

(7)

Permangono le preoccupazioni circa la sostenibilità delle finanze pubbliche a lungo termine, dato il previsto aumento dei costi dell’invecchiamento. Nell’ambito della riforma delle pensioni del 2012, ogni cinque anni dall’adozione della riforma si dovrebbe procedere a un esercizio di monitoraggio e valutazione della sostenibilità del sistema pensionistico. Il governo ha anticipato la prima valutazione al 2016. Sebbene il riesame abbia concluso che il sistema pensionistico registra ancora un avanzo ricorrente che ha consentito di accumulare importanti riserve pensionistiche, il sistema pensionistico dovrebbe registrare un saldo operativo negativo dal 2023 in termini di spesa per le prestazioni in relazione ai contributi. Secondo la recente revisione delle proiezioni demografiche dell’Eurostat, l’aumento di popolazione stimato sarà meno significativo di quanto previsto in precedenza, il che inciderà sull’indice di dipendenza, che aumenterà più velocemente di quanto previsto in precedenza, traducendosi in un maggiore aumento della spesa pensionistica. Non si sono registrati progressi nel collegamento dell’età pensionale stabilita per legge alla speranza di vita, come raccomandato in precedenza dal Consiglio nel 2016. Il Lussemburgo si distingue come l’unico Stato membro che non ha previsto di innalzare l’età pensionabile stabilita per legge per il periodo 2013-2060. Il Lussemburgo presenta l’aumento previsto più elevato dell’Unione della quota di popolazione dipendente entro il 2060. Il Lussemburgo ha compiuto progressi limitati in materia di prepensionamento. Nel luglio 2015 è stato presentato al Parlamento, dove giace in attesa di approvazione, un progetto di legge che modifica i regimi di prepensionamento. Nel complesso, il prepensionamento resta molto diffuso e gli incentivi a lavorare più a lungo sono limitati. In seguito alla revisione delle proiezioni demografiche, il Lussemburgo si trova ad affrontare ulteriori rischi connessi alla spesa per le cure di lunga durata. Si tratta già di uno dei livelli più elevati fra gli Stati membri in termini di quota del PIL e dovrebbe aumentare dall’1,5 % al 3,2 % del PIL entro il 2060, il che rappresenta più del doppio del livello attuale. In sede parlamentare è in fase di discussione un progetto di riforma dell’assicurazione per le cure di lunga durata.

(8)

Le autorità lussemburghesi hanno adottato un’ampia riforma fiscale, entrata in vigore nel gennaio 2017. La riforma ha introdotto modifiche principalmente nel settore della tassazione diretta, sia per le persone fisiche che per le società, volta a ridurre gradualmente l’aliquota dell’imposta sul reddito delle società (con l’obiettivo di aumentare la competitività) e ad aumentare la progressività dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (con l’obiettivo di aumentare l’equità). Nel contempo, l’aumento di alcune agevolazioni fiscali comporta il rischio di restringere la base imponibile. Per migliorare la prevedibilità del gettito fiscale, esiste un margine di ulteriore ampliamento della base imponibile, in particolare rivedendo l’attuale basso livello di tassazione degli alloggi e ricorrendo maggiormente a fonti alternative, fra cui una maggiore coerenza fra la tassazione ambientale e la diversificazione degli obiettivi economici.

(9)

Da diversi decenni le autorità lussemburghesi si impegnano attivamente per diversificare l’economia, riconoscendo i rischi associati alla forte dipendenza dal settore finanziario. Ridurre la dipendenza dell’economia del settore finanziario resta una sfida fondamentale a lungo termine. A tal fine l’analisi di diversificazione deve tradursi in misure specifiche con un calendario ben definito. Tenuto conto dell’elevato costo del lavoro nel paese, le attività a maggior valore aggiunto hanno il potenziale di sbloccare fonti di crescita alternative. Il successo della diversificazione dell’economia nazionale dipende quindi in gran parte dai settori meno sensibili ai livelli del costo del lavoro. Essi si fondano largamente sulla ricerca e l’innovazione che tendono a presentare un’elevata intensità di tecnologia e conoscenze. La riduzione o l’eliminazione delle barriere agli investimenti e all’innovazione che limitano lo sviluppo economico consentirebbe di sbloccare il potenziale innovante e stimolerebbe la diversificazione. Mentre gli investimenti pubblici sono superiori alla media della zona euro, gli investimenti privati sono invece inferiori alla media. Sostenere un elevato livello di investimenti è essenziale per mantenere le prospettive di crescita.

(10)

Un’ulteriore espansione del settore dei servizi non finanziari, che già conosce un gran successo, potrebbe anch’essa contribuire a diversificare l’economia. Restano elevati gli ostacoli regolamentari nel settore dei servizi alle imprese, in particolare per gli esperti contabili, gli architetti, gli ingegneri e gli avvocati. Per queste professioni, il tasso di fatturato delle imprese è inferiore sia alla media dell’Unione, sia al tasso medio dell’economia nel suo insieme. Le restrizioni a tali professioni possono quindi pregiudicare la competitività delle imprese in Lussemburgo. Tali ostacoli comprendono l’ampia portata delle attività riservate agli architetti, i compiti semplici quali le attività di gestione del libro paga o la preparazione di dichiarazioni fiscali riservate a professionisti altamente qualificati, le consulenze giuridiche di esclusiva competenza degli avvocati e la forma giuridica nonché i requisiti in materia di partecipazioni, le norme sull’incompatibilità e le restrizioni multidisciplinari per gli avvocati, che possono essere sproporzionati rispetto ai principi fondamentali, come l’indipendenza della professione, e le corrispondenti disposizioni di supervisione.

(11)

Per evitare impatti negativi, sono necessari politiche attive del mercato del lavoro e programmi di apprendimento permanente mirati in particolare al sostegno dei lavoratori più anziani, il cui tasso di occupazione rimane tra i più bassi dell’Unione. Sono state adottate misure per migliorarne l’occupabilità e il collegamento con il mercato del lavoro. Dal 1o gennaio 2016 è entrata in vigore la legge sulla riclassificazione dei lavoratori con disabilità lavorative, affinché questi possano restare più a lungo sul mercato del lavoro. Deve tuttavia ancora essere presentata una strategia globale, a seguito di consultazioni con le parti sociali. Il «patto delle età», un progetto di legge inteso a incoraggiare le imprese con più di 150 dipendenti a mantenere in attività i lavoratori più anziani, presentato al Parlamento nell’aprile 2014, non è stato ancora adottato. Le opportunità di sviluppo delle competenze mediante politiche attive del mercato del lavoro e programmi di apprendimento permanente mirati a sostenere i lavoratori più anziani continueranno a costituire elementi importanti per il buon esito di tali politiche. Investire nelle competenze è fondamentale per sfruttare appieno i vantaggi della digitalizzazione e mantenere la competitività.

(12)

Per affrontare l’offerta carente di immobili è stato adottato un consistente pacchetto di misure, ma il suo impatto reale non è ancora visibile. L’incapacità di accedere ai terreni edificabili, per la maggior parte di proprietà di privati cittadini, sembra essere uno degli ostacoli principali all’aumento dell’offerta di alloggi. L’offerta limitata di alloggi residenziali, abbinata a una forte domanda, si è tradotta in un incremento costante dei prezzi delle abitazioni, che contribuisce a spiegare la tendenza all’aumento dell’indebitamento delle famiglie, principalmente connesso ai mutui. Inoltre, nonostante i notevoli investimenti nelle infrastrutture di trasporto, la lotta contro la congestione del traffico resta una sfida. Ciò è tanto più vero in quanto le moderne prassi di lavoro, come il telelavoro, nel caso dei lavoratori frontalieri sono scoraggiate dalle politiche di bilancio dei paesi vicini. Gli alloggi e la mobilità costituiscono sfide in grado di incidere sugli sforzi per diversificare l’economia e aumentare la competitività e potrebbero inoltre fungere da ostacoli al mercato del lavoro nell’attirare lavoratori altamente qualificati.

(13)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica del Lussemburgo, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte al Lussemburgo negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica del Lussemburgo, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(14)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 ed è del parere (5) che il Lussemburgo dovrebbe rispettare il patto di stabilità e crescita,

RACCOMANDA che il Lussemburgo adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

rafforzare la diversificazione dell’economia, anche mediante la rimozione degli ostacoli agli investimenti e all’innovazione; sopprimere le restrizioni regolamentari nel settore dei servizi alle imprese;

2.

garantire la sostenibilità del sistema pensionistico sul lungo termine, limitare i prepensionamenti e aumentare il tasso di occupazione dei lavoratori più anziani.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  Regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25).

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(5)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/71


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 dell’Ungheria e che formula un parere del Consiglio sul programma di convergenza 2017 dell’Ungheria

(2017/C 261/16)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 9, paragrafo 2,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), la relazione sul meccanismo di allerta, in cui l’Ungheria non è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito.

(2)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese 2017 relativa all’Ungheria, nella quale sono stati valutati i progressi compiuti dall’Ungheria nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020.

(3)

Il 2 maggio 2017 l’Ungheria ha presentato il suo programma nazionale di riforma 2017 e il suo programma di convergenza 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(4)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (3), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(5)

L’Ungheria è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita ed è soggetta alla regola del debito. Nel programma di convergenza 2017 il governo prevede un peggioramento del disavanzo nominale dall’1,8 % nel 2016 al 2,4 % sia nel 2017 sia nel 2018 e un suo successivo miglioramento graduale fino a raggiungere l’1,2 % del PIL nel 2021. L’obiettivo di bilancio a medio termine — ossia un disavanzo strutturale dell’1,7 % del PIL fino al 2016, rivisto all’1,5 % del PIL a decorrere dal 2017 — dovrebbe essere raggiunto entro il 2020. Tuttavia, sulla base del saldo strutturale ricalcolato (4), l’obiettivo di bilancio a medio termine non verrebbe raggiunto durante il periodo di riferimento. Secondo il programma di convergenza, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe diminuire gradualmente per attestarsi a circa il 61 % entro la fine del 2021. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è favorevole, il che presenta rischi per il conseguimento degli obiettivi in materia di disavanzo.

(6)

Il programma di convergenza 2017 indica un significativo impatto sul bilancio dell’eccezionale afflusso di rifugiati e delle misure relative alla sicurezza nel 2016 e 2017 e fornisce elementi di prova adeguati in merito alla portata e alla natura di tali costi di bilancio aggiuntivi. Secondo la Commissione la spesa supplementare ammissibile a causa dell’eccezionale afflusso di rifugiati è stata pari allo 0,04 % del PIL nel 2015, mentre non si registrano spese supplementari ammissibili dovute all’afflusso di rifugiati nel 2016. La spesa supplementare ammissibile per le misure relative alla sicurezza è stata pari allo 0,04 % del PIL nel 2016. Nel 2017 non si prevedono ulteriori aumenti della spesa a causa dell’eccezionale afflusso di rifugiati, mentre l’impatto supplementare sul bilancio delle misure relative alla sicurezza è attualmente stimato allo 0,14 % del PIL. Questa spesa aggiuntiva rientra nell’ambito di applicazione delle disposizioni di cui all’articolo 5, paragrafo 1, e all’articolo 6, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 1466/97, dato che l’afflusso dei rifugiati e la gravità della minaccia terroristica sono eventi inconsueti che hanno rilevanti ripercussioni sulle finanze pubbliche dell’Ungheria e visto che la sostenibilità non sarebbe compromessa se si consentisse una deviazione temporanea dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio a medio termine. L’aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio a medio termine richiesto per il 2016 è stato pertanto ridotto per tener conto dei costi supplementari dovuti alle misure relative alla sicurezza. Per quanto riguarda il 2017, la valutazione finale, che verterà anche sugli importi ammissibili, sarà effettuata nella primavera del 2018 sulla base dei dati osservati forniti dalle autorità ungheresi.

(7)

Il 12 luglio 2016 il Consiglio ha raccomandato all’Ungheria di realizzare nel 2017 un aggiustamento annuo verso l’obiettivo di bilancio a medio termine dello 0,6 % del PIL. Le previsioni di primavera 2017 della Commissione indicano un rischio di deviazione significativa da tale requisito nel 2017.

(8)

Nel 2018, alla luce della situazione di bilancio e in particolare del livello del debito, l’Ungheria dovrebbe continuare l’aggiustamento verso il suo obiettivo di bilancio a medio termine, ossia un disavanzo strutturale dell’1,5 % del PIL. Secondo la matrice comune di aggiustamento concordata nel quadro del patto di stabilità e crescita, il predetto aggiustamento si traduce in un requisito pari ad un tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria (5) netta non superiore al 2,8 % nel 2018, corrispondente a un aggiustamento strutturale dell’1,0 % del PIL. A politiche invariate sussiste il rischio di una deviazione significativa da tale requisito nel 2018. Nel contempo si prevede che l’Ungheria rispetterà la regola del debito nel 2017 e nel 2018. Globalmente, il Consiglio ritiene che a partire dal 2017 saranno necessarie ulteriori misure per conformarsi alle disposizioni del patto di stabilità e crescita. Tuttavia, come previsto dal regolamento (CE) n. 1466/97, la valutazione del programma di bilancio e dei relativi risultati dovrebbe tenere conto del saldo di bilancio dello Stato membro alla luce delle condizioni del ciclo. Come ricordato nella comunicazione della Commissione che accompagna le raccomandazioni specifiche per paese, la valutazione dei risultati di bilancio nel 2018 dovrà tenere debitamente conto dell’obiettivo di conseguire una situazione di bilancio che contribuisca sia a rafforzare la ripresa in corso sia ad assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche dell’Ungheria. In tale contesto, il Consiglio prende atto che la Commissione intende effettuare una valutazione complessiva in linea con il regolamento (CE) n. 1466/97, in particolare alla luce della situazione del ciclo dell’Ungheria.

(9)

La competitività e il potenziale di crescita dell’Ungheria sono frenati dagli scarsi investimenti privati e dalla bassa produttività. I fattori che incidono negativamente sul contesto imprenditoriale e sugli investimenti delle imprese sono legati in particolare alle lacune a livello di efficienza e governance istituzionali. Le frequenti modifiche del contesto regolamentare e fiscale costituiscono uno dei principali ostacoli all’attività imprenditoriale in Ungheria, dove sono inoltre insufficienti la partecipazione dei portatori di interessi e l’elaborazione delle politiche basata su dati fattuali. Anche le barriere regolamentari nel settore dei servizi tendono a frenare le dinamiche di mercato e a ostacolare gli investimenti. Regolamentazioni restrittive, anche nel settore del commercio al dettaglio, limitano la concorrenza nel settore dei servizi e pesano sul clima imprenditoriale.

(10)

In Ungheria il rapporto gettito fiscale totale/PIL rimane ben al di sopra di quello dei paesi della regione e nel sistema tributario permangono aspetti problematici. Nel 2017 il governo ha diminuito di 5 punti percentuali i contributi sociali a carico dei datori di lavoro e un’ulteriore riduzione di 2 punti percentuali è prevista nel 2018. Questa misura ha ridotto significativamente il cuneo fiscale per i lavoratori a basso reddito, che tuttavia permane elevato, soprattutto nel caso dei lavoratori a basso reddito senza figli, per i quali è tuttora tra i più alti dell’Unione. Il sistema tributario rimane complesso. Nonostante siano in calo dal 2013, le imposte settoriali specifiche — alcune delle quali continuano ad avere pesanti effetti distortivi — contribuiscono tuttora alla complessità del sistema tributario, indebolendo la fiducia degli investitori. La complessità e le incertezze del sistema tributario, associate a costi di conformità e oneri amministrativi elevati, continuano a pesare sulla fiducia degli investitori in Ungheria.

(11)

Le lacune nell’efficienza istituzionale pesano sul clima imprenditoriale e riducono il potenziale di crescita dell’economia. In particolare, nonostante i recenti miglioramenti e la modifica della legge sugli appalti pubblici, il rafforzamento della trasparenza e della concorrenza negli appalti pubblici evidenzia tuttora progressi limitati. L’attuale strategia per gli appalti elettronici costituisce una solida base per migliorare la trasparenza ma è necessario monitorarne l’attuazione e l’impatto sull’efficienza e sulla trasparenza. I rischi di corruzione restano elevati e hanno un impatto negativo sul clima imprenditoriale mentre le misure adottate per affrontare questo problema evidenziano chiare lacune. L’Ungheria è inoltre in ritardo nell’attuazione della sua strategia per gli appalti elettronici, cosa che frena una tempestiva introduzione degli appalti elettronici in Ungheria, elemento fondamentale per rafforzare la trasparenza e aumentare la concorrenza.

(12)

La situazione nel settore dei servizi, compreso quello del commercio al dettaglio, rimane particolarmente problematica in Ungheria. Nell’ultimo anno il governo ha continuato a intervenire in mercati che in precedenza erano aperti alla concorrenza e ha adottato requisiti più rigorosi per i servizi di trasporto di passeggeri gestiti da centri di controllo indipendenti. Il governo non ha adottato misure sostanziali per alleggerire il contesto regolamentare nel settore dei servizi, in particolare per quanto riguarda il commercio al dettaglio, i servizi pubblici di gestione dei rifiuti, la pubblicazione e la distribuzione di testi scolastici o i sistemi di pagamento mobile. Nel settore del commercio al dettaglio mancano orientamenti chiari sul rilascio delle licenze per aprire nuovi negozi di superficie superiore a 400 m2, aumentando ulteriormente la mancanza di trasparenza e prevedibilità nel settore. La persistenza di ostacoli regolamentari nel settore dei servizi, compreso il commercio al dettaglio, frena le dinamiche di mercato e ostacola gli investimenti, generando al contempo incertezza per gli investitori, in particolare quelli internazionali.

(13)

Per sostenere nel medio termine la competitività e la crescita potenziale dell’Ungheria saranno fondamentali riforme strutturali per promuovere gli investimenti nel capitale umano, in particolare nell’istruzione e nella sanità, e per continuare a migliorare il funzionamento del mercato del lavoro. Anche un miglioramento dell’equità sociale sarà essenziale per conseguire una crescita più inclusiva.

(14)

La capacità di impartire le abilità di base rimane insufficiente in rapporto agli standard internazionali. L’indagine OCSE «Programme for International Student Assessment» (PISA) 2015 sui sistemi di istruzione ha evidenziato un sensibile peggioramento dei risultati e l’impatto della situazione socioeconomica degli alunni sui risultati scolastici è uno dei più elevati nell’Unione. Molto significativo è l’impatto sui risultati scolastici esercitato dal tipo di scuola. La riduzione delle ore di insegnamento delle materie scientifiche negli istituiti superiori professionali a partire dal 2016 aumenterà con ogni probabilità il ritardo dell’Ungheria nelle abilità scientifiche. Il tasso di abbandono scolastico, rimasto stazionario negli ultimi 5 anni, è particolarmente elevato tra i rom. La distribuzione degli alunni svantaggiati tra le scuole è disomogenea e i bambini rom tendono sempre più a frequentare scuole e classi a maggioranza rom. Sono state adottate misure per sostenere la formazione dei docenti, l’istruzione prescolastica e il rendimento scolastico e per contrastare il fenomeno dell’abbandono scolastico tra i rom. Sebbene siano stati adottati provvedimenti per contrastare la segregazione, questi non sono sufficientemente organici e sistematici per affrontare la questione. Alla domanda crescente di manodopera altamente qualificata non corrisponde un numero sufficientemente elevato di iscrizioni nell’istruzione terziaria e adeguati tassi di completamento. La modifica della legge sull’istruzione superiore, adottata nel 2017, potrebbe provocare un ulteriore peggioramento della situazione.

(15)

Il mercato del lavoro ha registrato un andamento positivo negli ultimi anni e la disoccupazione è ritornata ai livelli precedenti la crisi. L’occupazione ha raggiunto livelli storicamente elevati grazie alla creazione di posti di lavoro nel settore privato e al programma di lavori pubblici, che, con oltre 200 000 partecipanti, rappresenta tuttora la principale politica attiva per il mercato del lavoro in Ungheria. Negli ultimi anni è stata adottata una serie di misure atte a facilitare la transizione dal programma di lavori pubblici al mercato del lavoro primario. Il programma, tuttavia, non è ancora sufficientemente mirato e la sua efficacia nel reintegrare i partecipanti nel mercato del lavoro aperto continua a essere limitata. Allo stesso tempo in alcuni settori si registra una crescente penuria di manodopera. Benché altre politiche attive del mercato del lavoro siano attualmente oggetto di migliorie, in parte con il sostegno di fondi dell’Unione, sono necessari ulteriori sforzi per facilitare un’effettiva transizione al mercato del lavoro primario. Il sistema di profilazione per i disoccupati è operativo ma non ancora pienamente effettivo. Il divario occupazionale di genere è ulteriormente cresciuto negli ultimi anni e l’impatto della maternità sull’occupazione femminile è uno dei più elevati dell’Unione. La partecipazione al mercato del lavoro è influenzata negativamente dagli scarsi risultati in campo sanitario e dalle disparità di accesso all’assistenza sanitaria. La partecipazione delle parti sociali alla definizione delle politiche è limitata.

(16)

Alcuni indicatori di povertà, benché rientrati ai livelli pre-crisi, restano al di sopra della media dell’Unione. La povertà rimane particolarmente elevata, anche se in declino, tra i bambini e i rom. Una percentuale significativa dei rom occupati partecipa al programma di lavori pubblici e l’effettiva integrazione di queste persone nel mercato del lavoro aperto rimane tuttora limitata.

(17)

L’adeguatezza e la copertura dell’assistenza sociale e delle indennità di disoccupazione sono limitate. La durata delle indennità di disoccupazione — 3 mesi — è tuttora la più bassa dell’Unione e al di sotto dei tempi medi necessari per trovare un lavoro. La riforma dell’assistenza sociale del 2015, pur avendo razionalizzato il sistema delle indennità, non sembra aver garantito alle persone bisognose un tenore di vita minimo uniforme e adeguato. Per quanto riguarda le indennità erogate dai comuni, esiste un elevato margine di discrezionalità quanto ai criteri di ammissibilità e ai livelli delle prestazioni, che è fonte di incertezza per i beneficiari. Il sussidio di reddito minimo rimane fermo a un livello basso, anche se le autorità ungheresi progettano di aumentare gradualmente il livello delle prestazioni in denaro specifiche nei prossimi anni. Già nel 2017 sono state leggermente aumentate tre di tali prestazioni. Ulteriori misure specifiche contribuirebbero ad alleviare le privazioni materiali dei gruppi più svantaggiati, in particolare i bambini e i rom.

(18)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica dell’Ungheria, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di convergenza 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte all’Ungheria negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica dell’Ungheria, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(19)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di convergenza 2017 e il suo parere (6) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1,

RACCOMANDA che l’Ungheria adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

perseguire un consistente sforzo di bilancio nel 2018, in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, tenendo conto della necessità di rafforzare la ripresa in corso e di assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche dell’Ungheria;

2.

completare la riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori a basso reddito e semplificare la struttura fiscale, in particolare riducendo le imposte specifiche per settore con effetti maggiormente distorsivi; rafforzare la trasparenza e la concorrenza negli appalti pubblici, attuando un sistema organico ed efficiente di appalti pubblici elettronici e potenziare il quadro anticorruzione; migliorare la prevedibilità regolamentare, la trasparenza e la concorrenza soprattutto nel settore dei servizi, in particolare nel commercio al dettaglio;

3.

rendere più mirato il programma di lavori pubblici, estendendolo alle persone più lontane dal mercato del lavoro e fornire un effettivo sostegno alle persone in cerca di lavoro per agevolarne la transizione verso il mercato del lavoro, anche potenziando le politiche attive del mercato del lavoro; adottare misure per migliorare i risultati scolastici e incrementare la partecipazione dei gruppi svantaggiati, in particolare dei rom, all’istruzione ordinaria inclusiva; migliorare l’adeguatezza e la copertura dell’assistenza sociale e la durata delle indennità di disoccupazione.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  Regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25).

(3)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(4)  Saldo strutturale ricalcolato dalla Commissione in base alle informazioni contenute nel programma di convergenza, secondo la metodologia concordata.

(5)  La spesa pubblica netta si compone della spesa pubblica totale al netto della spesa per interessi, della spesa relativa a programmi dell’Unione interamente coperta da entrate provenienti da fondi dell’Unione e delle modifiche non discrezionali nella spesa per le indennità di disoccupazione. Gli investimenti fissi lordi finanziati a livello nazionale sono spalmati su un periodo di 4 anni. Rientrano nel calcolo le misure discrezionali in materia di entrate o gli aumenti delle entrate obbligatori per legge, mentre sono escluse le misure una tantum sia per quanto riguarda le entrate che per quanto riguarda la spesa.

(6)  A norma dell’articolo 9, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/75


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 di Malta e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 di Malta

(2017/C 261/17)

Il CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), la relazione sul meccanismo di allerta, in cui Malta non è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, Malta dovrebbe assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nella raccomandazione di cui al punto 2.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa a Malta 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti da Malta nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020.

(4)

Malta ha presentato il programma nazionale di riforma 2017 il 18 aprile 2017 e il programma di stabilità 2017 il 2 maggio 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(5)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(6)

Malta è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita. Nel suo programma di stabilità 2017 il governo prevede di mantenere una posizione di bilancio in attivo in termini nominali nel periodo 2017-2020. L’obiettivo di bilancio a medio termine, ossia una posizione di bilancio in pareggio in termini di PIL, continua ad essere rispettato con un margine positivo durante l’intero periodo di riferimento del programma. Secondo il programma di stabilità, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe rimanere al di sotto del valore di riferimento del 60 % del PIL stabilito dal trattato e diminuire gradualmente passando dal 58,3 % del PIL nel 2016 al 47,6 % nel 2020. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è plausibile per il 2017 e cauto per il biennio 2018-2020. Al tempo stesso, sussistono possibili rischi di attuazione relativi all’esecuzione del bilancio.

(7)

Il 12 luglio 2016, per il 2017 il Consiglio ha raccomandato a Malta di realizzare un aggiustamento annuo dello 0,6 % del PIL verso l’obiettivo di bilancio a medio termine. I dati sui risultati indicano che Malta ha già raggiunto l’obiettivo di bilancio a medio termine nel 2016. Secondo le previsioni di primavera 2017 della Commissione, il saldo strutturale dovrebbe aumentare passando da un avanzo pari allo 0,4 % del PIL nel 2017 a un avanzo dello 0,7 % del PIL nel 2018, mantenendosi al di sopra dell’obiettivo di bilancio a medio termine. In generale, il Consiglio ritiene che Malta dovrebbe rispettare le disposizioni del patto di stabilità e crescita nel 2017 e nel 2018.

(8)

Nonostante l’obiettivo di medio termine sia stato raggiunto con tre anni di anticipo, l’aumento della spesa è stato superiore alla crescita del prodotto potenziale. Se questa tendenza persisterà, il rischio è che la sostenibilità delle finanze pubbliche risulti compromessa, soprattutto in caso di shock imprevisti a livello di entrate. Le autorità maltesi hanno effettuato revisioni della spesa in alcuni settori della spesa pubblica particolarmente rilevanti in termini di sostenibilità — assistenza sanitaria, istruzione e formazione e previdenza sociale. L’attuazione tempestiva ed efficace delle raccomandazioni connesse ne determinerà l’efficacia nel raggiungere l’obiettivo. Inoltre, la sostenibilità delle finanze pubbliche maltesi continua ad essere soggetta a rischi sul lungo termine a causa delle spese previste connesse all’invecchiamento della popolazione, quali i costi dell’assistenza sanitaria, dell’assistenza a lungo termine e delle pensioni. Il forte aumento della spesa legata all’invecchiamento della popolazione previsto è dovuto soprattutto alla spesa per le pensioni che, secondo la relazione 2015 sull’invecchiamento demografico, dovrebbe aumentare di 3,2 punti percentuali del PIL entro il 2060. Alcune delle misure di recente introduzione sono suscettibili di generare risparmi. Tuttavia, tali risparmi saranno probabilmente insufficienti a compensare le crescenti pressioni sulla spesa e a migliorare in modo decisivo la sostenibilità a lungo termine e potrebbero pertanto rendersi necessarie ulteriori misure.

(9)

Malta ha proposto diverse misure per affrontare la duplice sfida posta dal sistema pensionistico: la sostenibilità, da un lato, e la garanzia di redditi pensionistici adeguati, dall’altro. Le misure introdotte nel bilancio 2017 dovrebbero ridurre moderatamente il rischio di povertà per gli anziani e migliorare leggermente il tasso di sostituzione netto della pensione minima garantita. Nel complesso, gli indicatori relativi all’adeguatezza delle pensioni evidenziano ancora un ampio margine di miglioramento, anche nella riduzione dell’elevata disparità di genere nella copertura.

(10)

La congestione del traffico stradale è diventata un ostacolo per le imprese, i costi esterni (di ordine economico e ambientale) sono stati stimati a 274 milioni di EUR l’anno e se ne prevede l’aumento. Inoltre, continua la crescita delle emissioni di gas a effetto serra dovute al traffico e Malta rischia di non riuscire a raggiungere gli obiettivi 2020 in materia di emissioni. Il paese ha adottato un’ambiziosa strategia nazionale e un piano generale operativo per i trasporti da realizzare rispettivamente entro il 2050 e il 2025. Essi comprendono una serie variegata di misure volte a razionalizzare l’uso delle automobili private, a promuovere soluzioni alternative di mobilità e a usare in modo più efficiente i sistemi di trasporto multimodali e di trasporto collettivo. Sebbene siano previsti miglioramenti significativi grazie a tali misure, si prevede un ulteriore aumento del traffico e solo una leggera riduzione delle emissioni di gas a effetto serra derivanti dai trasporti fino al 2030.

(11)

Il sistema finanziario è caratterizzato da un numero considerevole di enti stranieri attratti, fra l’altro, dal contesto fiscale favorevole. Malta è l’unico Stato membro ad utilizzare il sistema di imputazione integrale della tassazione delle imprese e offre un regime di credito d’imposta rimborsabile. Ha sviluppato un’ampia rete di convenzioni in materia di doppia imposizione e prevede un allettante status di residenza fiscale per le persone fisiche. La vigilanza delle attività a orientamento internazionale, tuttavia, presenta difficoltà. Il settore finanziario opera principalmente al di fuori di Malta. In tale contesto Malta ha invitato l’FMI e la Banca mondiale a condurre un programma di valutazione del settore finanziario entro la fine del 2018. Inoltre, Malta è parte della decisione dell’EIOPA del gennaio 2017 sulla collaborazione delle autorità di vigilanza assicurativa. La BCE, sulla base della propria valutazione e del progetto di decisione dell’autorità maltese per i servizi finanziari, ha recentemente deciso di ritirare l’autorizzazione bancaria di un piccolo fornitore di servizi bancari via Internet che raccoglie depositi anche al di fuori di Malta.

(12)

Nonostante i progressi compiuti, continua ad essere necessario un ulteriore miglioramento dell’efficienza del sistema giudiziario. Sebbene il governo abbia proposto nuove misure in materia di seconda opportunità e insolvenza, le lunghe procedure di insolvenza e ripianamento pregiudicano la qualità del contesto imprenditoriale a Malta. Inoltre, il quadro relativo all’esdebitazione non prevede un limite temporale e manca pertanto di certezza giuridica. Per ovviare alle carenze, una modifica della legge sulle società ha introdotto importanti modifiche del quadro giuridico in materia di insolvenza, come la possibilità di mediazione. L’impatto di questi cambiamenti deve ancora essere analizzato.

(13)

Sta emergendo la carenza di forza lavoro nell’intera gamma di qualifiche e le competenze offerte sul mercato del lavoro non si sono ancora adeguate alle necessità di quest’ultimo. Una parte importante della forza lavoro maltese è ancora poco qualificata. Sebbene il livello di istruzione sia in aumento, il tasso di abbandono scolastico precoce rimane elevato e l’acquisizione delle competenze di base tra i giovani è ancora debole. L’accesso e la partecipazione all’apprendimento permanente — con il coinvolgimento dei datori di lavoro — stanno migliorando anche per le persone poco qualificate, ma considerata l’entità della sfida occorre perseverare nello sforzo. Gli ingenti investimenti nel sistema di istruzione e formazione dovrebbero dare i loro frutti, soprattutto se le misure verranno mantenute e migliorate in futuro. I tassi di occupazione sono in costante miglioramento e quello di disoccupazione è sceso al di sotto del 5 %. Tuttavia, la partecipazione al mercato del lavoro è ancora tra le più basse dell’Unione, in particolare per quanto riguarda le donne meno giovani e poco qualificate; tali dati indicano il persistere dei rischi di esclusione sociale per coloro che non sono in grado di adattarsi a un’economia in rapida trasformazione. Pertanto, è opportuno mantenere gli investimenti attuali, in particolare attraverso il Consiglio nazionale delle competenze di recente istituzione, e monitorare attentamente gli sviluppi futuri.

(14)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica di Malta, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte a Malta negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica di Malta, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(15)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 e il suo parere (5) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1,

RACCOMANDA che Malta adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

estendere l’ambito di applicazione delle attuali revisioni della spesa al settore pubblico in senso lato e introdurre una spesa pubblica basata sui risultati;

2.

assicurare l’efficace vigilanza nazionale delle attività a orientamento internazionale degli enti finanziari autorizzati a Malta, rafforzando la cooperazione con le autorità di vigilanza dei paesi in cui operano.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  Regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25).

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(5)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/79


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 dei Paesi Bassi e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 dei Paesi Bassi

(2017/C 261/18)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (2), in particolare l’articolo 6, paragrafo 1,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011, la relazione sul meccanismo di allerta, in cui i Paesi Bassi sono stati annoverati tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, i Paesi Bassi dovrebbero assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nelle raccomandazioni di cui ai punti 1 e 2.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa ai Paesi Bassi 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dai Paesi Bassi nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020. La relazione per paese comprende anche l’esame approfondito ai sensi dell’articolo 5 del regolamento (UE) n. 1176/2011, i cui risultati sono stati anch’essi pubblicati il 22 febbraio 2017. L’analisi ha portato la Commissione a concludere che i Paesi Bassi presentano squilibri macroeconomici. I Paesi Bassi presentano il più elevato avanzo delle partite correnti (in media triennale) in rapporto al PIL di tutti gli Stati membri della zona euro, che indica una ripartizione subottimale delle risorse e offre opportunità per incrementare la crescita e il benessere. Il reddito disponibile delle famiglie è limitato dall’elevato cuneo fiscale. Il debito del settore privato, e più specificamente lo stock del debito ipotecario delle famiglie, è elevato. La situazione debitoria delle famiglie accresce la vulnerabilità agli shock finanziari. Risulta particolarmente importante la necessità agire per ridurre il rischio di ripercussioni negative sull’economia dei Paesi Bassi e, date le sue dimensioni e la sua rilevanza transfrontaliera, di ricadute negative sull’Unione economica e monetaria.

(4)

Il 26 aprile 2017 i Paesi Bassi hanno presentato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di stabilità 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(5)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(6)

I Paesi Bassi sono attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita e sono soggetti alla regola del debito. Nel programma di stabilità 2017 il governo prevede un aumento dell’avanzo delle amministrazioni pubbliche dallo 0,5 % del PIL nel 2017 all’1,3 % del PIL nel 2020. L’obiettivo di bilancio a medio termine, ossia un disavanzo strutturale pari allo 0,5 % del PIL, continuerà ad essere rispettato con un margine durante l’intero periodo di riferimento del programma. Secondo il programma di stabilità 2017, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe ridursi al 58,5 % nel 2017, al di sotto del valore di riferimento del 60 % del PIL stabilito dal trattato. Il governo prevede un’ulteriore diminuzione del rapporto debito pubblico/PIL, che dovrebbe attestarsi al 49,3 % del PIL nel 2020. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è plausibile. In base alle previsioni di primavera 2017 della Commissione, il saldo strutturale dovrebbe aumentare da un avanzo dello 0,2 % del PIL nel 2017 allo 0,4 % del PIL nel 2018, al di sopra dell’obiettivo di bilancio a medio termine. Il debito delle amministrazioni pubbliche dovrebbe continuare a registrare una decisa tendenza al ribasso, al di là dei requisiti della regola del debito. Nel complesso il Consiglio è del parere che i Paesi Bassi dovrebbero rispettare le disposizioni del patto di stabilità e crescita nel 2017 e 2018. Peraltro, rispettando nel contempo l’obiettivo a medio termine, esiste un margine di manovra per sostenere la crescita potenziale e la domanda interna utilizzando le politiche di bilancio e strutturali, compresi gli investimenti in ricerca e sviluppo, e creando le condizioni per aumentare la crescita dei salari reali anche in un contesto di persistenti squilibri esterni.

(7)

Il recente aumento dell’occupazione può essere largamente ascrivibile all’aumento del numero di persone assunte con contratti a tempo determinato e dei lavoratori autonomi. La percentuale elevata, e in aumento, dei contratti a tempo determinato, come pure il rapido incremento del lavoro autonomo senza dipendenti, si collocano in un contesto di grandi differenze delle norme applicabili al lavoro, di protezione del lavoro e di differenze nella legislazione fiscale e della sicurezza sociale. Benché siano state adottate alcune misure in questo ambito, taluni dei fattori menzionati continuano a garantire ai lavoratori incentivi finanziari tali da indurli ad iniziare a lavorare come autonomi o ne favoriscono l’assunzione con contratti a tempo determinato. Tale situazione, che può avere effetti particolarmente distortivi sui margini del mercato del lavoro, ha contribuito alla crescita modesta dei salari reali aggregati. I lavoratori autonomi sono spesso sottoassicurati per l’invalidità, la disoccupazione e la vecchiaia, il che potrebbe incidere sulla sostenibilità a lungo termine del sistema di previdenza sociale. L’applicazione delle misure per contrastare il lavoro autonomo fittizio è sospesa fino al 2018. La situazione occupazionale delle persone provenienti da un contesto migratorio continua a costituire un problema di rilievo. Il tasso di occupazione dei migranti nati al di fuori dell’UE è di 20 punti percentuali inferiore a quello delle persone nate nei Paesi bassi e tale dato si spiega solo in minima parte con le differenze di età e livello di istruzione.

(8)

L’aumento del tasso di risparmio delle famiglie negli ultimi anni è dovuto in parte a un aumento dei risparmi nel secondo pilastro del sistema pensionistico (regimi complementari privati obbligatori), al quale ha contribuito il contesto regolamentare. Un’adeguata distribuzione intra- e intergenerazionale dei costi e dei rischi in aggiunta alle norme già adottate sull’indicizzazione e sulle riserve finanziarie (quadro di valutazione finanziario) aiuterebbe le famiglie a destinare le loro risorse economiche in modo più favorevole alla crescita. Il governo ha annunciato l’intenzione di riformare in misura considerevole il secondo pilastro pensionistico al fine di migliorare la copertura e creare un sistema più trasparente, flessibile ed equo sotto il profilo attuariale.

(9)

Le rigidità e gli incentivi distorsivi che si sono accumulati nel corso dei decenni hanno condizionato le modalità di finanziamento degli immobili residenziali e i comportamenti di risparmio del settore. La tendenza delle famiglie a contrarre mutui ipotecari lordi dando come garanzia il patrimonio immobiliare è dovuta a incentivi fiscali di vecchia data, in particolare la piena deducibilità fiscale degli interessi sui mutui ipotecari. Nonostante il rafforzamento della ripresa economica, dal 2012 non è stata adottata alcuna misura per affrontare tale problema.

(10)

Durante la crisi vi è stato un sensibile calo degli investimenti, al quale ha fatto seguito un recupero solo parziale. La debolezza degli investimenti in tutti i settori dell’economia, imputabile a un ridimensionamento del mercato immobiliare e alle scelte in materia di risanamento di bilancio, sembra avere una forte connotazione ciclica. Se, da un lato, gli ostacoli agli investimenti appaiono di entità ridotta, dall’altro le procedure di rilascio delle concessioni edilizie sono relativamente lunghe. Il basso livello di investimenti nelle energie rinnovabili sembra legato a dinamiche di mercato del passato, all’incertezza che pesa sui mercati e a fattori regolamentari. La spesa pubblica e privata in R&S — se rapportata a quella degli Stati membri più all’avanguardia in questo ambito — risulta modesta in considerazione del livello di istruzione, di formazione accademica e di sviluppo economico. La spesa pubblica in ricerca e sviluppo è in calo dal 2014, mentre quella del settore privato resta limitata. Non sono stati compiuti progressi rispetto alla relativa raccomandazione del Consiglio del 2016.

(11)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica dei Paesi Bassi, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte ai Paesi Bassi negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica dei Paesi Bassi, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(12)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 ed è del parere (5) che i Paesi Bassi dovrebbero rispettare il patto di stabilità e crescita.

(13)

Alla luce dell’esame approfondito della Commissione e della citata valutazione, il Consiglio ha esaminato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di stabilità 2017. Le sue raccomandazioni formulate a norma dell’articolo 6 del regolamento (UE) n. 1176/2011 trovano riscontro nelle raccomandazioni ai Paesi Bassi di cui ai punti 1 e 2,

RACCOMANDA che i Paesi Bassi adottino provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

rispettando nel contempo l’obiettivo a medio termine, utilizzare le politiche di bilancio e strutturali per sostenere la crescita potenziale e la domanda interna, compresi gli investimenti in ricerca e sviluppo; adottare misure volte a ridurre le restanti distorsioni nel mercato dell’edilizia abitativa e la propensione all’indebitamento delle famiglie, in particolare attraverso la riduzione della deducibilità fiscale degli interessi sui mutui ipotecari;

2.

sormontare i restanti ostacoli all’assunzione di personale con contratto di lavoro a tempo indeterminato, affrontare la questione del forte aumento dei lavoratori autonomi senza dipendenti, anche riducendo le distorsioni fiscali a favore del lavoro autonomo, senza compromettere l’imprenditorialità e favorendo l’accesso dei lavoratori autonomi a una protezione sociale dai costi accessibili e, sulla base dell’ampio processo preparatorio già avviato, rendere il secondo pilastro del sistema pensionistico più trasparente, più equo dal punto di vista intergenerazionale e più resiliente agli shock; creare le condizioni per promuovere un aumento della crescita dei salari reali, rispettando il ruolo delle parti sociali.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25.

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(5)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/83


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 dell’Austria e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 dell’Austria

(2017/C 261/19)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), la relazione sul meccanismo di allerta, in cui l’Austria non è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, l’Austria dovrebbe assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nella raccomandazione di cui al punto 1.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa all’Austria 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dall’Austria nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020.

(4)

L’Austria ha presentato il programma nazionale di riforma 2017 il 21 aprile 2017 e il programma di stabilità 2017 il 2 maggio 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(5)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(6)

L’Austria è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita ed è soggetta alla regola del debito. Nel suo programma di stabilità 2017, il governo austriaco prevede di migliorare il disavanzo nominale che passerà all’1,0 % del PIL nel 2017, per giungere allo 0,3 % del PIL nel 2021. L’obiettivo di bilancio a medio termine — un disavanzo strutturale dello 0,45 % del PIL fino al 2016 e dello 0,5 % del PIL successivamente — dovrebbe essere conseguito nel 2019. Secondo il programma di stabilità, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe diminuire progressivamente fino a scendere al 71,0 % nel 2021 rispetto all’84,6 % nel 2016. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è favorevole e parte dall’ipotesi di una forte crescita delle esportazioni e degli investimenti nel 2017 e nel 2018.

(7)

Il programma di stabilità indica che l’afflusso eccezionale di rifugiati e le misure correlate alla sicurezza hanno un impatto significativo sul bilancio e fornisce elementi di prova sufficienti della portata e della natura di tali costi di bilancio supplementari. Secondo la Commissione, le spese aggiuntive ammissibili ammontano nel 2016 allo 0,25 % del PIL per l’afflusso eccezionale di rifugiati e allo 0,04 % del PIL per le misure correlate alla sicurezza. L’impatto supplementare delle misure connesse alla sicurezza nel 2017 rispetto al 2016 è attualmente stimato allo 0,01 % del PIL. Questa spesa aggiuntiva rientra nell’ambito di applicazione delle disposizioni di cui all’articolo 5, paragrafo 1, e all’articolo 6, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 1466/97, dato che l’afflusso di rifugiati e la gravità della minaccia terroristica sono eventi inconsueti che hanno rilevanti ripercussioni sulle finanze pubbliche austriache e visto che la sostenibilità non sarebbe compromessa se si consentisse una deviazione temporanea dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio a medio termine. Pertanto, per il 2016 l’aggiustamento richiesto verso l’obiettivo di bilancio a medio termine è stato ridotto per tener conto dei costi aggiuntivi per i rifugiati e per la sicurezza. Per quanto riguarda il 2017, la valutazione finale, che verterà anche sugli importi ammissibili, sarà effettuata nella primavera del 2018 sulla base dei dati osservati forniti dalle autorità austriache.

(8)

Il 12 luglio 2016 il Consiglio ha raccomandato all’Austria di assicurare che lo scostamento dall’obiettivo di bilancio a medio termine sia limitato all’importo ammissibile legato all’impatto sul bilancio dell’eccezionale afflusso di rifugiati (5) e, pertanto, di realizzare un aggiustamento annuo di bilancio pari allo 0,3 % del PIL nel 2017, a meno che l’obiettivo di bilancio a medio termine sia rispettato con uno sforzo minore. Sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione e tenendo conto degli importi ammissibili accordati, il saldo strutturale deve rimanere stabile nel 2017. Le previsioni della Commissione indicano il rischio di una certa deviazione da questo requisito nel 2017. Nel 2018, sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, l’Austria dovrebbe assicurare che il tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta (6) non superi il 2,2 %, il che corrisponde a un miglioramento del saldo strutturale dello 0,3 % del PIL (7). A politiche invariate, l’Austria sarebbe a rischio di una qualche deviazione da questo requisito nel 2018. Allo stesso tempo, si prevede che l’Austria rispetterà la regola del debito nel 2017 e nel 2018. Nel complesso, il Consiglio è del parere che l’Austria debba essere pronta ad adottare misure supplementari per garantire la conformità nel 2017 e nel 2018.

(9)

La spesa per le pensioni e l’assistenza sanitaria presenta un rischio medio per la sostenibilità delle finanze pubbliche a medio e lungo termine a causa del rapido invecchiamento della popolazione. La spesa pubblica per le pensioni in Austria è relativamente alta rispetto agli altri Stati membri e dovrebbe aumentare di 0,5 punti percentuali del PIL entro il 2060, mentre nello stesso periodo la media dell’Unione dovrebbe diminuire di 0,2 punti percentuali del PIL. L’età pensionabile effettiva rimane bassa nonostante le recenti riforme e rappresenta una delle principali cause dell’aumento delle spese pensionistiche. Espressa in termini di età media di uscita dal mercato del lavoro, essa corrisponde attualmente a 62 anni e 6 mesi per gli uomini e a 61 anni per le donne, al di sotto della media dell’Unione, ossia 63 anni e 7 mesi per gli uomini e 62 anni e 7 mesi per le donne (2014). Inoltre, l’età pensionabile prevista per legge di 60 anni per le donne è fra le più basse dell’Unione e comincerà a essere armonizzata con quella degli uomini solo nel 2024. Collegare l’età pensionabile prevista per legge all’andamento della speranza di vita aiuterebbe a garantire la sostenibilità del sistema pensionistico in un contesto di invecchiamento demografico, anche contribuendo a innalzare l’età pensionabile effettiva.

(10)

Nel settore dell’assistenza sanitaria, la spesa pubblica, già elevata, dovrebbe crescere significativamente a medio e lungo termine in quanto entro il 2060 si prevede un aumento di 1,3 punti percentuali del PIL, a fronte di una media dell’Unione di 0,9 punti percentuali. L’elevato livello della spesa sanitaria è principalmente imputabile all’importante settore ospedaliero, mentre le meno costose cure ambulatoriali sono sottoutilizzate. L’incidenza della spesa ospedaliera sull’insieme dei costi sanitari è una delle più elevate dell’Unione. Le recenti iniziative volte a rafforzare l’offerta di assistenza primaria devono pertanto essere pienamente attuate, anche incoraggiando la conclusione di nuovi accordi finanziari tra i prestatori di assistenza sanitaria e i fondi di previdenza sociale. Inoltre, il settore ospedaliero austriaco ricorre in maniera insufficiente a procedure di appalti pubblici efficaci, come le gare d’appalto a livello dell’Unione (0,23 % del PIL rispetto allo 0,62 % della media dell’Unione), l’aggregazione degli appalti pubblici e i criteri di aggiudicazione non basati sul prezzo.

(11)

La legge di perequazione finanziaria del 2017 ha contribuito a semplificare le relazioni finanziarie tra i diversi livelli di governo in Austria. Il quadro di bilancio in Austria resta tuttavia eccessivamente complesso in termini di competenze e disposizioni finanziarie e soffre ancora dei disallineamenti tra poteri di imposizione fiscale limitati e le più ampie competenze di spesa degli enti locali e degli Stati federati.

(12)

La riforma fiscale del 2016 ha ridotto il cuneo fiscale dal 49,5 % al 46,7 %, che però resta relativamente elevato rispetto alla media dell’Unione del 40,6 % (le cifre si riferiscono a un percettore di reddito medio, non coniugato e senza figli). In mancanza di un’indicizzazione degli scaglioni fiscali in base all’inflazione, il cuneo fiscale tornerà ad aumentare progressivamente per effetto del drenaggio fiscale annuale. Per contro, fonti di entrate più propizie alla crescita, quali le imposte patrimoniali ricorrenti, sono sottoutilizzate, soprattutto perché la base imponibile è obsoleta. Il gettito delle imposte patrimoniali ricorrenti in Austria è molto basso, pari allo 0,2 % del PIL, rispetto alla media dell’Unione dell’1,6 % del PIL nel 2014. Analogamente, l’aliquota fiscale implicita sull’energia in Austria è piuttosto bassa, il che è indice di un potenziale non sfruttato in materia di imposte ambientali, ivi inclusi gli incentivi comportamentali positivi.

(13)

Sebbene il mercato del lavoro registri risultati migliori in Austria rispetto alla maggior parte degli Stati membri, permangono alcune sfide. In particolare, il potenziale delle donne sul mercato del lavoro è attualmente sottoutilizzato, come dimostra l’elevato divario retributivo di genere, derivante tra l’altro da un alto tasso di lavoro a tempo parziale. Nel 2015 il divario retributivo di genere è stato del 21,7 %, rispetto ad una media dell’Unione del 16,3 %. L’elevato tasso, superiore alla media, di donne che lavorano a tempo parziale è in gran parte dovuto alle responsabilità che esse assumono nell’assistenza ai bambini e agli anziani. Nel 2015 il numero di posti nelle strutture per la prima infanzia per bambini al di sotto dei 3 anni era del 25,5 %, ancora nettamente inferiore all’obiettivo di Barcellona del 33 %.

(14)

L’Austria ha già superato i suoi obiettivi nazionali di Europa 2020 per quanto riguarda l’istruzione. La riuscita scolastica dipende tuttavia in misura considerevole dal contesto socioeconomico, come confermato dai risultati dell’indagine OCSE Programme for International Student Assessment (PISA) nel 2015. Inoltre, i risultati scolastici degli alunni provenienti da un contesto migratorio sono nettamente peggiori di quelli degli altri alunni. Nel 2016 la probabilità di abbandonare gli studi prima di aver completato l’istruzione secondaria superiore era 2,7 volte maggiore per uno studente nato all’estero. Il problema dell’integrazione colpisce anche i figli nati in Austria degli immigrati. L’Austria deve inoltre affrontare la sfida di integrare nel suo sistema d’istruzione un gran numero di richiedenti asilo e di rifugiati.

(15)

L’evoluzione del settore bancario va nella direzione di un costante benché lento miglioramento. La capitalizzazione delle banche austriache resta inferiore a quella di banche analoghe dell’Unione e la capacità degli istituti di credito di generare profitti sul mercato interno è sotto pressione. Per quanto riguarda le attività internazionali, la qualità degli attivi e la redditività hanno continuato a migliorare in diversi mercati dell’Europa centrale, orientale e sudorientale, ma rimangono sacche di vulnerabilità. Nel frattempo, l’aumento dei prezzi degli immobili e la ripresa dei prestiti ipotecari evidenziano l’importanza di misure macroprudenziali.

(16)

Gli investimenti sono tornati a crescere in Austria nel 2016, anche se persistono carenze negli investimenti operati dalle PMI e nel settore dei servizi. L’Austria ha riconosciuto il ruolo che la creazione di imprese e la crescita delle imprese riveste per i nuovi investimenti (ovvero quelli che vanno oltre gli investimenti di sostituzione) e per la corrispondente creazione di posti di lavoro. Il paese si è quindi prefissato obiettivi ambiziosi per facilitare la trasformazione digitale e combattere i tassi tradizionalmente bassi di creazione di imprese (7,4 % rispetto al 10,8 % della media dell’Unione) e di crescita delle imprese (una percentuale del 7,3 % di imprese a forte crescita rispetto al 9,2 % della media dell’Unione). Sono già state annunciate alcune misure specifiche che combinano la riduzione degli ostacoli agli investimenti con migliori condizioni quadro per il finanziamento di capitale proprio, la promozione dell’imprenditorialità e incentivi fiscali.

(17)

Il settore dei servizi alle imprese e delle professioni regolamentate continua a registrare notevoli ostacoli normativi con un livello di restrizione superiore alla media dell’Unione, in particolare per gli architetti e gli ingegneri. Inoltre, per queste professioni, come anche per gli avvocati, i contabili/consulenti fiscali, i consulenti in materia di brevetti, gli agenti immobiliari e le guide turistiche, il tasso di abbandono è assai inferiore alla media dell’Unione, il che sembra indicare una concorrenza e un dinamismo relativamente scarsi nel settore dei servizi professionali in Austria. Tra gli ostacoli figurano: 1) restrizioni riguardanti la partecipazione e la forma societaria per architetti, ingegneri e consulenti in materia di brevetti; 2) restrizioni multidisciplinari per architetti e ingegneri; 3) attività riservate in molti ambiti per architetti, ingegneri e guide turistiche. La riduzione di questi ostacoli potrebbe rafforzare la concorrenza e favorire l’entrata sul mercato di un maggior numero di imprese, generando benefici per i consumatori in termini di prezzi più bassi. Alcune raccomandazioni per affrontare il problema sono state espresse nel gennaio 2017 in una comunicazione della Commissione che rientra in un pacchetto di misure intese a rimuovere gli ostacoli nei mercati dei servizi.

(18)

L’Austria ha compiuto notevoli sforzi per accogliere i richiedenti asilo e integrare i rifugiati e gli altri immigrati. L’integrazione nel mercato del lavoro delle persone provenienti da un contesto migratorio, in particolare le donne nate al di fuori dell’Unione e i rifugiati in cerca di lavoro, rimane tuttavia una sfida.

(19)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica dell’Austria, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte all’Austria negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica dell’Austria, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(20)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 e il suo parere (8) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1,

RACCOMANDA che l’Austria adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

attuare la sua politica di bilancio in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, il che implica il conseguimento dell’obiettivo di bilancio a medio termine nel 2018, tenuto conto degli importi ammissibili legati ad eventi inconsueti; garantire la sostenibilità del sistema di assistenza sanitaria e del sistema pensionistico; razionalizzare e riorganizzare le competenze tra i vari livelli di governo e allineare le competenze di finanziamento e di spesa;

2.

migliorare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro anche offrendo servizi di assistenza a tempo pieno; migliorare il livello di istruzione dei giovani svantaggiati, in particolare quelli provenienti da un contesto migratorio; promuovere gli investimenti nel settore dei servizi riducendo le barriere amministrative e regolamentari e facilitando l’ingresso sul mercato e la crescita delle imprese.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  Regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25).

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(5)  L’Austria è autorizzata a discostarsi dal suo obiettivo di bilancio a medio termine fino al 2017 e al 2018 in misura corrispondente all’impatto di bilancio supplementare connesso all’eccezionale afflusso di rifugiati e alle misure connesse alla sicurezza, sostenuto rispettivamente nel 2015 e 2016, poiché le deviazioni temporanee sono riportate in ciascun caso per un periodo complessivo di tre anni.

(6)  La spesa pubblica netta si compone della spesa pubblica totale al netto della spesa per interessi, della spesa relativa a programmi dell’Unione interamente coperta da entrate provenienti da fondi dell’Unione e delle modifiche non discrezionali nella spesa per le indennità di disoccupazione. Gli investimenti fissi lordi finanziati a livello nazionale sono spalmati su un periodo di 4 anni. Rientrano nel calcolo le misure discrezionali in materia di entrate o gli aumenti delle entrate obbligatori per legge, mentre sono escluse le misure una tantum sia per quanto riguarda le entrate che per quanto riguarda la spesa.

(7)  Il suo requisito di aggiustamento dell’Austria nel 2018 tiene conto degli importi ammissibili concessi per gli eventi inconsueti nel 2016 poiché le deviazioni temporanee sono riportate per un periodo di tre anni.

(8)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/88


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 della Polonia e che formula un parere del Consiglio sul programma di convergenza 2017 della Polonia

(2017/C 261/20)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 9, paragrafo 2,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), la relazione sul meccanismo di allerta, in cui la Polonia non è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito.

(2)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa alla Polonia 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dalla Polonia nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti, nonché i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020.

(3)

Il 28 aprile 2017 la Polonia ha presentato il suo programma nazionale di riforma 2017 e il suo programma di convergenza 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(4)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (3), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(5)

La Polonia è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita. Nel suo programma di convergenza 2017 il governo prevede un graduale miglioramento del saldo nominale da un disavanzo del 2,4 % del PIL nel 2016 all’1,2 % del PIL nel 2020. L’obiettivo di bilancio a medio termine, un disavanzo dell’1 % del PIL in termini strutturali, probabilmente non verrà raggiunto entro il 2020, ossia nel periodo di riferimento del programma. Secondo il programma di convergenza 2017, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe aumentare, passando dal 54,4 % del PIL nel 2016 al 55,3 % del PIL nel 2017, per poi scendere al 52,1 % entro il 2020. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è favorevole.

(6)

Il 12 luglio 2016, per il 2017, il Consiglio ha raccomandato alla Polonia di realizzare un aggiustamento annuo verso l’obiettivo di bilancio a medio termine dello 0,5 % del PIL. Secondo le previsioni della primavera 2017 della Commissione vi è il rischio di una qualche deviazione dall’aggiustamento raccomandato nel 2017.

(7)

Nel 2018, alla luce della situazione di bilancio, la Polonia dovrebbe continuare l’aggiustamento verso il suo obiettivo di bilancio a medio termine, ossia un disavanzo strutturale dell’1 % del PIL. Secondo la matrice di aggiustamento concordata nell’ambito del patto di stabilità e crescita, tale aggiustamento si traduce nell’obbligo di avere un tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta (4) non superiore al 3,7 % nel 2018, il che corrisponderebbe a un aggiustamento strutturale dello 0,5 % del PIL. A politiche invariate, vi è il rischio di una deviazione significativa da tale requisito nel 2018. Nel complesso, il Consiglio è del parere che la Polonia deve tenersi pronta ad adottare ulteriori provvedimenti nel 2017 e che nel 2018 saranno necessarie ulteriori misure per rispettare le regole del patto di stabilità e crescita. Tuttavia, come previsto dal regolamento (CE) n. 1466/97, la valutazione del programma di bilancio e dei relativi risultati dovrebbe tener conto del saldo di bilancio dello Stato membro alla luce delle condizioni del ciclo. Come ricordato nella comunicazione della Commissione sul semestre europeo 2017 che accompagna le raccomandazioni specifiche per paese, la valutazione dei risultati di bilancio del 2018 dovrà tenere debitamente conto dell’obiettivo di conseguire una situazione di bilancio che contribuisca sia a rafforzare la ripresa in corso sia ad assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche polacche. In tale contesto, il Consiglio prende atto che la Commissione intende effettuare una valutazione complessiva in linea con il regolamento (CE) n. 1466/97, in particolare alla luce della situazione del ciclo della Polonia.

(8)

La relazione per paese 2017 constata che sono stati compiuti alcuni progressi nel migliorare la riscossione delle imposte, in quanto la Polonia ha avviato una serie di riforme volte a rendere più rigoroso il sistema fiscale. Dovrebbero essere monitorati attentamente tutti gli effetti di tali riforme sulla riscossione delle imposte e sui costi del rispetto degli obblighi tributari. Per contro, la Polonia non ha compiuto progressi nel limitare l’ampio ricorso ad aliquote IVA ridotte, che incidono negativamente sul gettito IVA e non rappresentano un efficace strumento di politica sociale.

(9)

In Polonia si registrano pressioni sulla spesa in vari ambiti, in particolare quelli correlati all’invecchiamento della popolazione, il che rende necessario predisporre meccanismi per valutare l’efficienza e l’efficacia della spesa pubblica al fine di consentire la ridistribuzione delle risorse. In quest’ottica, il governo ha annunciato l’intenzione di rafforzare la procedura di bilancio, in particolare per quanto riguarda il quadro di bilancio a medio termine e l’introduzione di esercizi di revisione della spesa nella procedura di bilancio. La Polonia è l’unico Stato membro che non dispone di un consiglio di bilancio pienamente indipendente e che non prevede di istituirne uno, nonostante disponga di istituzioni di bilancio indipendenti che svolgono alcune delle sue funzioni.

(10)

La diminuzione della popolazione in età lavorativa in Polonia dovrebbe limitare il potenziale di crescita nei decenni a venire. Negli ultimi anni il mercato del lavoro polacco ha registrato una forte performance. I tassi di occupazione hanno continuato ad aumentare, ma diverse misure recentemente adottate potrebbero ridurre la partecipazione alla forza lavoro, soprattutto per quanto riguarda le donne, le persone poco qualificate e quelle più anziane. L’abbassamento, alla fine del 2017, dell’età pensionabile prevista per legge dovrebbe incentivare alcuni lavoratori anziani a uscire dalla forza lavoro. Gli incentivi a lavorare offerti dal sistema polacco di protezione sociale sono limitati. La nuova prestazione per figli a carico dovrebbe ridurre la povertà e le disuguaglianze, ma potrebbe avere anche un effetto negativo sulla partecipazione dei genitori, soprattutto delle mamme, al mercato del lavoro. L’entità dell’assegno per figli a carico e gli strumenti limitati di accertamento delle condizioni economiche controbilanciano gli incentivi al lavoro offerti da altre prestazioni sociali. Dal settembre 2016 è stato abolito l’obbligo di frequentare la scuola materna per i bambini di cinque anni, e il numero di bambini di età inferiore a tre anni inseriti in strutture formali di assistenza all’infanzia resta tra i più bassi dell’Unione. Nonostante le misure adottate, la segmentazione del mercato del lavoro continua ad essere elevata, con effetti negativi sulla produttività e sull’accumulazione del capitale umano. Permangono ostacoli a un utilizzo più esteso dei contratti a tempo indeterminato. Il comitato di codificazione sta preparando nuovi progetti di codice del lavoro per i contratti individuali e collettivi. Si tratta di un’opportunità da cogliere per rimuovere questi ostacoli.

(11)

Negli ultimi anni l’età media effettiva di pensionamento si è innalzata, ma resta troppo bassa. L’innalzamento dell’età effettiva di pensionamento è fondamentale per la crescita economica, l’adeguatezza delle pensioni future e la sostenibilità di bilancio del sistema pensionistico. Tuttavia, la recente decisione di abbassare a 60 anni per le donne e a 65 per gli uomini l’età pensionabile prevista per legge va nella direzione opposta e può incidere negativamente sull’età effettiva di pensionamento. Il costoso sistema di previdenza sociale speciale per gli agricoltori (KRUS) contribuisce alla scarsa mobilità dei lavoratori e alla disoccupazione sommersa nel settore agricolo.

(12)

Il sistema scolastico è notevolmente migliorato negli ultimi due decenni: le competenze di base dei quindicenni sono ben al di sopra della media dell’Unione e il paese presenta uno dei più bassi tassi di abbandono scolastico dell’Unione. Tuttavia, vi sono ancora margini di miglioramento per quanto riguarda l’acquisizione da parte degli studenti di competenze adeguate a un mercato del lavoro in rapida evoluzione. Gli imminenti cambiamenti che interesseranno l’istruzione primaria e secondaria porranno importanti sfide sul piano organizzativo e accorceranno la durata del ciclo di istruzione generale, il che potrebbe ripercuotersi negativamente sull’uguaglianza educativa. Sono state altresì annunciate ulteriori modifiche per adeguare l’istruzione e la formazione professionale alle esigenze del mercato del lavoro, ma resta da verificare se riusciranno a colmare le attuali carenze. Il governo ha avviato consultazioni sulla riforma dell’istruzione superiore per migliorare i risultati del settore e la sua pertinenza per il mercato del lavoro. In Polonia la partecipazione degli adulti all’apprendimento è insufficiente e il livello medio delle competenze di base degli adulti più anziani è basso, il che ostacola la loro occupabilità.

(13)

Le carenze in materia di pianificazione territoriale determinano l’aumento degli oneri amministrativi connessi alla necessità di ottenere licenze edilizie. I piani regolatori coprono una parte limitata del territorio polacco e sono spesso di scarsa qualità. Nelle zone in cui non è previsto un piano regolatore, le licenze edilizie sono concesse sulla base di decisioni amministrative una tantum in materia di sviluppo territoriale, che comportano rischi e incertezze per gli investitori. Il progetto di codice edilizio intende consolidare i processi di pianificazione territoriale e alleggerire gli oneri amministrativi per gli investitori. La riforma offre l’opportunità di migliorare la situazione, in funzione di quella che sarà la versione finale della legge e di come verrà applicata.

(14)

Il contesto imprenditoriale è complessivamente favorevole. Tuttavia, nel 2016 l’attività di investimento è diminuita notevolmente a causa del minore utilizzo dei fondi strutturali dell’Unione, conseguente tra l’altro alla transizione tra i periodi di programmazione e al diffondersi dell’incertezza tra gli investitori privati. Inoltre, la fiducia delle imprese è stata minata dall’aumento del numero di modifiche normative e dalla portata limitata delle consultazioni pubbliche su diverse leggi fondamentali. La certezza giuridica, nonché la fiducia nella qualità e nella prevedibilità delle politiche e delle istituzioni a livello normativo, fiscale e in altri settori sono fattori importanti che potrebbero consentire un aumento del tasso di investimento. In tale contesto sono essenziali anche lo stato di diritto e l’indipendenza del sistema giudiziario. Affrontare le gravi preoccupazioni relative allo stato di diritto aiuterà a migliorare la certezza giuridica.Dal momento che il governo intende rafforzare il suo ruolo nell’economia, sarà importante assicurare la sostenibilità economica delle decisioni di investimento. In diversi settori persistono notevoli oneri regolamentari.

(15)

La rete stradale si è sviluppata rapidamente grazie ai finanziamenti dell’Unione, ma il tasso di mortalità stradale è ancora fra i più alti dell’Unione, con conseguenti elevati costi sociali. Nonostante la disponibilità di ingenti fondi dell’Unione, la realizzazione dei progetti nel settore ferroviario continua ad essere interessata da forti strozzature. Permane inoltre la sfida di assicurare la lunga durata degli asset ferroviari, dato che manca un programma pluriennale di manutenzione delle infrastrutture ferroviarie.

(16)

In Polonia circa il 60 % della capacità installata in termini di combustibili fossili ha più di 30 anni. Saranno necessari pertanto notevoli investimenti nei prossimi anni. Nel 2016 il livello di interconnessione elettrica era tra i più bassi dell’UE. Tutto ciò, insieme alle ingenti capacità da dismettere e all’aumento della domanda di energia elettrica, contribuisce a prospettare uno scenario insoddisfacente in termini di garanzia dell’adeguatezza della produzione energetica. Il conseguimento dell’obiettivo nazionale vincolante per il 2020 in materia di energia rinnovabile è a rischio. In seguito al varo del terminale per il gas naturale liquefatto, in Polonia la sicurezza dell’approvvigionamento di gas è migliorata notevolmente. Il paese ha inoltre sviluppato la sua rete nazionale di trasporto e distribuzione del gas. Tuttavia, i lavori per gli interconnettori di gas di importanza regionale non sono progrediti secondo il calendario previsto.

(17)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica della Polonia, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di convergenza 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte alla Polonia negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica della Polonia, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(18)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di convergenza 2017 e il suo parere (5) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1,

RACCOMANDA che la Polonia adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

perseguire un consistente sforzo di bilancio nel 2018, in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, tenendo conto della necessità di rafforzare la ripresa in corso e di assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche della Polonia; adottare misure volte a migliorare l’efficienza della spesa pubblica e limitare il ricorso ad aliquote IVA ridotte;

2.

adottare misure volte ad aumentare la partecipazione al mercato del lavoro, in particolare per le donne, le persone meno qualificate e quelle più anziane, anche promuovendo l’acquisizione di competenze adeguate e rimuovendo gli ostacoli a forme di occupazione più stabili; garantire la sostenibilità e l’adeguatezza del sistema pensionistico adottando misure volte ad innalzare l’età pensionabile effettiva e avviando la riforma degli accordi previdenziali preferenziali;

3.

adottare misure volte a rimuovere gli ostacoli agli investimenti, in particolare nel settore dei trasporti.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  Regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25).

(3)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(4)  La spesa pubblica netta si compone della spesa pubblica totale al netto della spesa per interessi, della spesa relativa a programmi dell’Unione interamente coperta da entrate provenienti da fondi dell’Unione e delle modifiche non discrezionali nella spesa per le indennità di disoccupazione. Gli investimenti fissi lordi finanziati a livello nazionale sono spalmati su un periodo di 4 anni. Rientrano nel calcolo le misure discrezionali in materia di entrate o gli aumenti delle entrate obbligatori per legge, mentre sono escluse le misure una tantum sia per quanto riguarda le entrate che per quanto riguarda la spesa.

(5)  A norma dell’articolo 9, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/92


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 del Portogallo e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 del Portogallo

(2017/C 261/21)

Il CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (2), in particolare l’articolo 6, paragrafo 1,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011, la relazione sul meccanismo di allerta, in cui il Portogallo è stato annoverato tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, il Portogallo dovrebbe assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nelle raccomandazioni di cui ai punti da 1 a 4.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa al Portogallo 2017, nella quale sono stati valutati i progressi compiuti dal Portogallo nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020. La relazione per paese comprende altresì i risultati dell’esame approfondito a norma dell’articolo 5 del regolamento (UE) n. 1176/2011, che sono stati pubblicati il 22 febbraio 2017. L’analisi ha portato la Commissione a concludere che il Portogallo presenta squilibri macroeconomici eccessivi. In particolare, l’ingente stock delle passività nette verso l’estero, il debito pubblico e privato e l’elevata percentuale di crediti deteriorati rappresentano punti di vulnerabilità in un contesto di disoccupazione elevata ma in calo e di lenta crescita della produttività. La crescita potenziale è al di sotto del livello pre-crisi, frenata dal persistere di strozzature e rigidità nei mercati del prodotto e del lavoro, a cui si aggiungono squilibri esterni. Il saldo delle partite correnti evidenzia alcuni miglioramenti, ma occorrono sforzi aggiuntivi per un aggiustamento significativo delle passività nette verso l’estero. A seguito di un aggiustamento sostanziale negli ultimi anni, il costo del lavoro per unità di prodotto ha cominciato a salire a causa di una crescita fiacca della produttività e dell’aumento dei salari. Il debito privato è in calo e il debito pubblico si è stabilizzato in un contesto di persistente necessità di ridurre l’indebitamento. Lo stock dei crediti deteriorati resta elevato e, associato alla bassa redditività e alla relativa esiguità delle riserve di capitale, pone rischi per i bilanci delle banche. Le condizioni del mercato del lavoro sono migliorate, ma la disoccupazione giovanile e a lungo termine, nonché la percentuale di lavoratori con contratto a tempo determinato restano ancora consistenti.

(4)

Il 28 aprile 2017 il Portogallo ha presentato il suo programma nazionale di riforma 2017 e il suo programma di stabilità 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni. Il programma nazionale di riforma 2017 del Portogallo contempla impegni sia a breve che a medio termine, tra i quali, in particolare, misure volte a migliorare la gestione delle finanze pubbliche e il contesto in cui operano le imprese, nonché ad affrontare il problema del debito delle imprese. Il programma impegna il paese ad attuare ambiziose riforme per modernizzare la pubblica amministrazione, per rafforzare la protezione sociale, migliorare il livello di competenze della forza lavoro e la governance delle imprese di proprietà dello Stato. Il documento prende anche in esame le sfide individuate nella relazione per paese 2017 e nella raccomandazione per la zona euro, in particolare la necessità di rilanciare gli investimenti e di assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche. Se attuate integralmente entro i termini indicati, queste misure dovrebbero contribuire a correggere gli squilibri macroeconomici del Portogallo e a dare seguito alle raccomandazioni specifiche per paese. In base alla valutazione degli impegni politici del Portogallo, la Commissione conferma le sue precedenti conclusioni, vale a dire che in questa fase non sono giustificate ulteriori iniziative nel quadro della procedura per gli squilibri macroeconomici. L’attuazione del programma di riforme politiche sarà seguita da vicino con l’ausilio di strumenti di controllo ad hoc.

(5)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(6)

A seguito dell’abrogazione della procedura per i disavanzi eccessivi, il Portogallo è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita ed è soggetto alla regola del debito transitoria. Nel suo programma di stabilità 2017 il Portogallo prevede di conseguire un disavanzo nominale dell’1,5 % e dell’1,0 % del PIL rispettivamente nel 2017 e nel 2018, e un ulteriore miglioramento che dovrebbe far registrare un avanzo dello 0,4 % del PIL nel 2020. Tali previsioni non comprendono il potenziale impatto a incremento del disavanzo derivante da misure di sostegno alle banche. L’obiettivo di bilancio a medio termine, ossia un avanzo strutturale dello 0,25 % del PIL, dovrebbe essere raggiunto entro il 2021. Secondo il programma di stabilità 2017, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe arrivare al 127,9 % nel 2017 e al 124,2 % nel 2018, per poi attestarsi al 117,6 % nel 2020. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è plausibile per il 2017, ma favorevole per gli anni successivi, mentre le misure a sostegno degli obiettivi di disavanzo pianificati a partire dal 2017 non sono state illustrate in modo sufficientemente dettagliato.

(7)

Il 12 luglio 2016 il Consiglio ha raccomandato al Portogallo di conseguire nel 2017 un aggiustamento di bilancio annuo verso l’obiettivo di bilancio a medio termine pari almeno allo 0,6 % del PIL. Sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, nel 2017 vi è il rischio di una deviazione significativa dall’aggiustamento raccomandato.

(8)

Nel 2018, alla luce della situazione di bilancio e in particolare del livello di debito, il Portogallo dovrebbe continuare l’aggiustamento verso il suo obiettivo di bilancio a medio termine, corrispondente ad un avanzo strutturale dello 0,25 % del PIL. Conformemente alla matrice comune di aggiustamento concordata nel quadro del patto di stabilità e crescita, tale aggiustamento si traduce in un tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta (5) che non superi lo 0,1 % del PIL nel 2018, corrispondente a un aggiustamento strutturale di almeno lo 0,6 % del PIL. A politiche invariate, nel 2018 vi è il rischio di una deviazione significativa da tale requisito. A prima vista, non si prevede che il paese si conformi alla regola del debito transitoria nel 2017 e nel 2018. Nel complesso, il Consiglio è del parere che nel 2017 saranno necessarie ulteriori misure per rispettare le regole del patto di stabilità e crescita. Tuttavia, come previsto dal regolamento (CE) n. 1466/97, la valutazione del programma di bilancio e dei relativi risultati dovrebbe tener conto del saldo di bilancio dello Stato membro alla luce delle condizioni del ciclo. Come ricordato nella comunicazione della Commissione sul semestre europeo 2017 che accompagna le presenti raccomandazioni per paese, la valutazione del documento programmatico di bilancio 2018 e la successiva valutazione 2018 dei risultati di bilancio dovranno tenere debitamente conto dell’obiettivo di conseguire una situazione di bilancio che contribuisca sia a rafforzare la ripresa in corso sia ad assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche del Portogallo. In tale contesto, il Consiglio prende atto che la Commissione intende effettuare una valutazione complessiva in linea con il regolamento (CE) n. 1466/97, in particolare alla luce della situazione del ciclo del Portogallo.

(9)

Un solido risanamento di bilancio si basa sull’attuazione tempestiva e rigorosa della nuova legge quadro di bilancio, sulla revisione e sulla razionalizzazione della spesa pubblica e sul miglioramento della riscossione delle imposte. Il Portogallo ha avviato un esercizio di revisione della spesa principalmente basato su misure di efficienza che coinvolgono i ministeri competenti per sanità e istruzione, le imprese di proprietà dello Stato, nonché gli appalti pubblici e la gestione di beni immobili (centralizzati). Tuttavia, tale revisione della spesa non ha ancora un’ampia portata, dal momento che riguarda solo l’amministrazione centrale e si concentra solo su risparmi in termini di efficienza derivanti dalla razionalizzazione dei servizi. Nel settore della sanità il governo ha adottato misure volte a promuovere la prevenzione delle malattie e politiche in materia di sanità pubblica. Inoltre, sono stati adottati vari provvedimenti per rendere il settore sanitario più efficiente e sostenibile, ad esempio mediante la centralizzazione delle procedure di appalto o un più ampio utilizzo dei medicinali generici. Al tempo stesso, mentre prosegue la riforma del settore ospedaliero, la pianificazione e l’esecuzione del bilancio nei nosocomi resta un problema importante. I pagamenti tardivi (arretrati) continuano ad aumentare, il che denota carenze nei meccanismi di controllo contabile e nelle prassi gestionali. Previsioni di bilancio accurate ed equilibrate, il rafforzamento dei controlli e l’effettiva applicazione della legge sul controllo degli impegni potrebbero contribuire a ridurre gli arretrati e a migliorare l’efficienza e la qualità in questo settore. I costi dell’invecchiamento, elevati e in aumento, continuano a costituire un rischio per la sostenibilità di bilancio. Nel medio periodo maggiori rischi di bilancio dovrebbero essere connessi in gran parte ai costi di finanziamento delle pensioni. In Portogallo i rischi di bilancio a lungo termine sono considerati bassi, principalmente in virtù delle riforme delle pensioni e nell’ipotesi di uno scenario a politiche invariate; inoltre, si è ulteriormente ridotta la dipendenza del sistema pensionistico dagli storni di bilancio. La ristrutturazione delle imprese di proprietà statale finalizzata a renderle sostenibili sul piano finanziario non è ancora stata pienamente attuata. Le imprese di proprietà dello Stato sotto il controllo dell’unità di monitoraggio del ministero delle Finanze erano complessivamente indebitate per 32 miliardi di EUR nel secondo trimestre del 2016. Un quadro con obiettivi definiti volto a garantire la sostenibilità finanziaria delle imprese di proprietà dello Stato potrebbe contribuire a diminuire la loro dipendenza dai trasferimenti dal bilancio pubblico e a ridurre l’ingente stock del debito.

(10)

La ripresa del mercato portoghese del lavoro è continuata nel 2016, con un costante miglioramento degli indicatori del mercato del lavoro e, in particolare, un calo del tasso di disoccupazione. Una quota significativa dei nuovi posti di lavoro creati è a tempo indeterminato, anche se il numero di contratti a tempo determinato si è mantenuto stabile su livelli elevati. La fitta segmentazione del mercato del lavoro influisce negativamente sulle prospettive di carriera e di reddito, in particolare per i giovani. Nel gennaio 2017 il Portogallo ha rielaborato il programma di sostegno all’occupazione per promuovere le assunzioni con contratti a tempo indeterminato. Tuttavia, l’incidenza attesa sulla riduzione della segmentazione appare limitata, dato il numero relativamente esiguo dei potenziali beneficiari di tale programma. Sebbene le recenti riforme del mercato del lavoro abbiano migliorato gli incentivi per la creazione di nuova occupazione, alcuni aspetti del quadro giuridico potrebbero ancora scoraggiare le imprese dall’assumere lavoratori con contratti a tempo indeterminato. In particolare, i datori di lavoro devono far fronte all’incertezza dei costi nel caso in cui il licenziamento individuale di un lavoratore a tempo indeterminato sia considerato abusivo. Ciò è dovuto in parte alla possibilità che il lavoratore sia reintegrato se il licenziamento è considerato abusivo e all’inefficienza dei procedimenti giudiziari.

(11)

Con la riduzione della disoccupazione a partire dal 2014, in termini assoluti è diminuito anche il numero dei disoccupati di lunga durata. Tuttavia, oltre la metà dei disoccupati è senza lavoro da più di un anno, e questa percentuale non accenna a diminuire con la ripresa. Un livello elevato di disoccupazione di lunga durata e giovanile aumenta il rischio che le persone senza lavoro si sgancino dal mercato del lavoro, perdendo gradualmente competenze e occupabilità e incidendo quindi negativamente anche sulla crescita potenziale. La disoccupazione giovanile, sebbene ancora rilevante, sta diminuendo grazie a una serie di misure adottate negli anni scorsi, in particolare mediante misure di sensibilizzazione nell’ambito della garanzia per i giovani (6), il che potrebbe in parte spiegare perché la percentuale di giovani che non studiano, non frequentano corsi di formazione e non lavorano (NEET) è inferiore alla media dell’Unione. Il Portogallo si sta altresì adoperando per razionalizzare le politiche attive del mercato del lavoro e affrontare il problema della disoccupazione giovanile con l’introduzione nell’aprile 2017 di incentivi all’occupazione (sotto forma di sconti sugli oneri previdenziali), finalizzati all’assunzione di giovani e di disoccupati di lunga durata con contratto a tempo indeterminato. Tuttavia, al fine di garantire l’effettiva attivazione dei disoccupati di lunga durata, è fondamentale che i servizi pubblici per l’impiego collaborino in modo proficuo con i servizi sociali per individuare meglio le esigenze di questo gruppo di persone e dare una risposta efficace. Un passo importante in questa direzione potrebbe essere la creazione degli annunciati sportelli unici per l’impiego.

(12)

Seguendo la tabella di marcia annunciata, nel 2017 il governo ha aumentato il salario minimo per il terzo anno consecutivo. L’ultimo aumento, superiore all’aumento previsto dell’inflazione e della produttività media, dovrebbe rendere il salario minimo sempre più vincolante, dato che la percentuale di lavoratori che ne beneficiano ammontava già a un quinto del totale nel 2016. Gli aumenti del salario minimo contribuiscono a ridurre il numero elevato di lavoratori poveri e potrebbero avere un’incidenza positiva sulla domanda aggregata, anche se, per le persone poco qualificate, potrebbero comportare rischi relativi all’occupazione che non si sono manifestati nell’attuale contesto di ripresa, ma restano un problema. Il governo sta monitorando l’impatto dell’andamento dei salari minimi con relazioni trimestrali che sono pubblicate e discusse con le parti sociali.

(13)

Il Portogallo ha compiuto notevoli progressi in relazione ai risultati nel campo dell’istruzione, come dimostrato dai più recenti risultati dell’indagine OCSE Programme for International Student Assessment (PISA). Il paese, tuttavia, rimane tra i paesi OCSE con il più alto tasso di ripetenti, un fattore che — com’è dimostrato — aumenta il rischio di abbandono scolastico e incide in misura significativa sui costi dell’istruzione. Il livello complessivo delle competenze della forza lavoro rimane tra i più bassi in Europa e frena il potenziale di innovazione e la competitività del paese. Inoltre, le scarse competenze digitali rimangono un ostacolo al miglioramento delle competenze della forza lavoro. Circa il 22 % delle persone che compongono la forza lavoro portoghese non ha competenze digitali (principalmente perché non usa Internet regolarmente), una percentuale pari a circa il doppio della media dell’Unione. Il governo ha adottato misure per promuovere l’istruzione e le competenze digitali degli adulti, segnatamente con l’istituzione del programma «Qualifica» e di un’iniziativa nazionale per le competenze digitali (iniziativa INCoDe2030). Affinché siano efficaci, è indispensabile che questi strumenti offrano valide opportunità per il miglioramento delle competenze e la riconversione professionale dei lavoratori, in linea con le esigenze del mercato del lavoro. Inoltre, il governo ha adottato una serie di misure per sostenere la cooperazione tra gli istituti di istruzione superiore e le imprese, in particolare per quanto riguarda i risultati e le attività in materia di ricerca. Tuttavia, per favorire tale cooperazione sarebbe necessario un adeguamento delle strutture universitarie.

(14)

Sebbene la situazione sia in fase di miglioramento, gli ingenti stock di crediti alle imprese deteriorati insieme alla modesta redditività, all’esposizione ai rischi del debito sovrano e alla debolezza delle riserve di capitale continuano a rappresentare una sfida per il settore bancario. Il deterioramento della qualità degli attivi, in particolare nel settore societario, grava sulla redditività del comparto bancario. Si tratta di uno degli elementi, assieme alle scarse riserve di capitale, che impedisce l’allocazione produttiva dei crediti e degli investimenti. Sebbene il livello dei crediti deteriorati sia in diminuzione, la loro incidenza rimane elevata (19,5 % contro il 19,6 % alla fine del 2015) ed è ancora in aumento per alcuni settori dell’economia, in particolare per le imprese che operano nell’edilizia e nel settore immobiliare. Nonostante siano state adottate iniziative per far fronte alla grande quantità di crediti deteriorati, manca ancora una strategia globale volta a garantire una sensibile diminuzione dello stock di debito che ha subito una riduzione di valore, anche incoraggiando lo sviluppo di mercati secondari per consentire alle banche di vendere quote dei loro portafogli in sofferenza.

(15)

Le condizioni di credito sono in graduale miglioramento sia sul lato della domanda che su quello dell’offerta, ma occorre ancora migliorare l’accesso delle PMI ai finanziamenti. La percentuale di PMI portoghesi che non è riuscita ad ottenere la totalità dell’importo del prestito chiesto è salita dal 34 % al 42 %, a fronte di una media dell’Unione in calo che nel 2016 ha raggiunto il 30 %. Le imprese competitive e innovative con forte potenziale di crescita potrebbero trarre beneficio da un migliore accesso al capitale, il che ridurrebbe la loro dipendenza dal finanziamento tramite ricorso al debito migliorandone l’accesso al credito e aiutando le imprese a crescere e a internazionalizzarsi. Nel 2016 la differenza nel costo del capitale tra gli investimenti finanziati tramite debito e quelli finanziati tramite capitale di rischio si è collocata al quinto posto tra le più elevate dell’Unione e ben al di sopra della media dell’Unione. Benché le modifiche al regime fiscale abbiano ridotto gli incentivi al finanziamento tramite ricorso al debito, è ancora troppo presto per rilevare, nella tassazione delle imprese, un’eventuale incidenza sulla propensione relativamente alta per il finanziamento tramite ricorso al debito. Nel luglio 2016 le autorità hanno avviato il programma Capitalizar che, elaborato con il principale obiettivo di incoraggiare gli investimenti privati, definisce nuove linee di credito per le PMI, creando fondi specializzati per partecipazioni negli investimenti privati e introducendo modifiche al regime fiscale a sostegno degli investimenti. Parallelamente, il governo ha messo in atto un altro programma (Programa semente) per finanziare le start-up e le piccole imprese nelle fasi iniziali («seed capital») che le aiuta a raccogliere finanziamenti di capitale di rischio offrendo sgravi fiscali, per un periodo di massimo tre anni, ai singoli investitori che acquistano nuove quote di tali imprese. Entrambi i programmi dovrebbero migliorare il finanziamento delle imprese in Portogallo, a condizione che siano attuati in modo rapido e completo.

(16)

Nel gennaio 2017, nel quadro del pacchetto di misure per ridurre le barrire nei mercati dei servizi, la Commissione ha fornito orientamenti a tutti gli Stati membri concernenti esigenze nazionali di riforma nazionali per regolamentare i servizi professionali con elevato potenziale per la crescita e la creazione di posti di lavoro. Le raccomandazioni di riforma riguardano un ampio ventaglio di requisiti fondati su un’analisi comparativa effettuata nel rispetto dei principi e del lavoro svolto nell’ambito dell’esercizio di valutazione reciproca con gli Stati membri nel corso degli ultimi tre anni. Il Portogallo, che ha partecipato attivamente a tale esercizio, spiega nel suo piano d’azione nazionale che, poiché dal 2011 sono state attuate importanti riforme e un riesame delle professioni regolamentate, non prevede modifiche sostanziali negli anni a venire. Gli orientamenti predisposti dalla Commissione integrano le valutazioni del semestre europeo 2017, trattando in modo specifico i requisiti applicabili a tali professioni. Notevoli ostacoli normativi e amministrativi si frappongono all’accesso ai servizi in diversi settori. Concordate durante il programma di assistenza finanziaria, alcune riforme del settore edile e dei servizi alle aziende più restrittivi, comprese le professioni regolamentate, sono state o sospese o annullate. I regolamenti interni che disciplinano determinate professioni sono meno ambiziosi della legge quadro in termini di apertura di tali professioni alla concorrenza e sollevano anche preoccupazioni per quanto riguarda l’effetto diretto o indiretto di limitare la concorrenza nel mercato dei servizi professionali.

(17)

Nella pubblica amministrazione portoghese persiste un basso livello di efficienza e trasparenza. La concorrenza negli appalti pubblici resta limitata e, nonostante i progressi compiuti, vi sono ancora carenze per quanto riguarda la trasparenza e l’affidabilità dei dati e delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici. La trasparenza dei contratti di concessione e dei partenariati pubblico-privato è ancora inficiata dalla mancanza delle competenze necessarie, da parte delle amministrazioni aggiudicatrici, nella gestione di contratti complessi. Resta diffuso l’uso di aggiudicare direttamente gli appalti pubblici. Di recente è stata introdotta una revisione del codice degli appalti, la cui attuazione sarà seguita con attenzione dalla Commissione. Gli oneri amministrativi e la mancanza di prassi di attuazione uniformi nel paese stanno ritardando la riforma delle procedure. Nonostante i progressi compiuti, vi sono stati ritardi nella semplificazione delle procedure amministrative locali e centrali, con uno scarso coordinamento tra i vari livelli dell’amministrazione pubblica. Le autorità portoghesi hanno approvato un nuovo programma di semplificazione, denominato «Simplex+», che contempla un pacchetto piuttosto ambizioso di misure per i cittadini e le imprese. Le misure sono promettenti ed è necessario garantire un’attuazione tempestiva del pacchetto «Simplex+» in modo che il programma possa cominciare a produrre un impatto concreto. Attualmente è stata avviata l’attuazione della maggior parte delle misure incluse nel pacchetto di pertinenza per le imprese. L’efficienza del sistema giudiziario portoghese è ancora al di sotto della media dell’Unione, come registrato dai modesti risultati degli indicatori di efficienza per le controversie in ambito civile, commerciale e tributario, con un impatto negativo sulla dinamicità delle imprese e sulla capacità di attirare investimenti esteri diretti. L’efficienza degli organi giurisdizionali amministrativi e tributari rimane problematica in termini di tassi di risoluzione e i procedimenti sono ancora troppo lunghi. Sono ancora necessari fino a 40 mesi per concludere un procedimento dinanzi al giudice fallimentare, facendo sorgere dubbi circa l’efficacia dei quadri SIREVE.

(18)

Il Portogallo sta compiendo progressi con una maggiore trasparenza e lottando contro la corruzione nella pubblica amministrazione, ma non dispone di una strategia globale. Il contrasto alla corruzione sembra essere diventato un’autentica priorità per le procure nazionali e sono state messe in atto procedure di gestione dei casi e delle risorse più efficienti. Resta però da vedere se ciò troverà riscontro in un miglioramento dei tassi di condanna definitiva per la corruzione ad alto livello e nell’applicazione di pene che fungano da deterrenti maggiormente dissuasivi. Sul fronte della prevenzione, finora i piani di prevenzione della corruzione istituiti in ogni ente pubblico sono stati soprattutto pro forma, in quanto non del tutto adatti a ciascuna organizzazione, né associati a meccanismi di controllo adeguati.

(19)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica del Portogallo, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte al Portogallo negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica del Portogallo, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(20)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 e il suo parere (7) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1.

(21)

Alla luce dell’esame approfondito della Commissione e della citata valutazione, il Consiglio ha esaminato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di stabilità 2017. Le sue raccomandazioni formulate a norma dell’articolo 6 del regolamento (UE) n. 1176/2011 trovano riscontro nelle raccomandazioni da 1 a 4,

RACCOMANDA che il Portogallo adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

assicurare una correzione del disavanzo eccessivo duratura; perseguire un consistente sforzo di bilancio nel 2018, in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, tenendo conto della necessità di rafforzare la ripresa in corso e di assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche del Portogallo; utilizzare le entrate straordinarie per accelerare la riduzione del rapporto debito pubblico/PIL; intensificare gli sforzi per ampliare la revisione della spesa di modo da coprire una quota significativa della spesa pubblica in numerosi settori strategici; rafforzare il controllo della spesa, l’efficacia in termini di costi e una programmazione adeguata di bilancio, in particolare nel settore della sanità, con un accento particolare sulla riduzione degli arretrati negli ospedali, e garantire la sostenibilità del sistema pensionistico; migliorare la sostenibilità finanziaria delle imprese di proprietà statale, fissare obiettivi settoriali di efficienza in tempo utile per il bilancio 2018, aumentando l’utile netto complessivo delle imprese di proprietà dello Stato e riducendo gli oneri a carico del bilancio pubblico;

2.

promuovere le assunzioni con contratti a tempo indeterminato, in particolare mediante una revisione della disciplina giuridica; garantire l’attivazione efficace dei disoccupati di lunga durata e, insieme alle parti sociali, assicurare che l’andamento dei salari minimi non pregiudichi l’occupazione delle persone scarsamente qualificate;

3.

intensificare gli sforzi per risanare i bilanci degli enti creditizi mediante l’attuazione di una strategia globale per affrontare la questione dei crediti deteriorati, anche rafforzando il mercato secondario per le attività in sofferenza; migliorare l’accesso al capitale, in particolare per le start-up e le piccole e medie imprese;

4.

attuare una tabella di marcia per ridurre ulteriormente gli oneri amministrativi e per ovviare agli ostacoli normativi nel settore dell’edilizia e dei servizi alle imprese entro la fine del 2017; migliorare l’efficienza delle procedure di insolvenza e del contenzioso tributario.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25.

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(5)  La spesa pubblica netta si compone della spesa pubblica totale al netto della spesa per interessi, della spesa relativa a programmi dell’Unione interamente coperta da entrate provenienti da fondi dell’Unione e delle modifiche non discrezionali nella spesa per le indennità di disoccupazione. Gli investimenti fissi lordi finanziati a livello nazionale sono spalmati su un periodo di 4 anni. Rientrano nel calcolo le misure discrezionali in materia di entrate o gli aumenti delle entrate obbligatori per legge, mentre sono escluse le misure una tantum sia per quanto riguarda le entrate che per quanto riguarda la spesa.

(6)  Raccomandazione del Consiglio, del 22 aprile 2013, che istituisce una garanzia per i giovani (GU C 120 del 26.4.2013, pag. 1).

(7)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/98


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 della Romania e che formula un parere del Consiglio sul programma di convergenza 2017 della Romania

(2017/C 261/22)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 9, paragrafo 2,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), la relazione sul meccanismo di allerta, in cui la Romania non è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito.

(2)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa alla Romania 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dalla Romania nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020.

(3)

Il 5 maggio 2017 la Romania ha presentato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di convergenza 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(4)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (3), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(5)

Tra il 2009 e il 2015 la Romania ha beneficiato di tre programmi di assistenza alla bilancia dei pagamenti, gestiti congiuntamente dalla Commissione e dal Fondo monetario internazionale e sostenuti dalla Banca mondiale. I pagamenti sono stati effettuati soltanto nell’ambito del primo programma nel periodo 2009-2011, mentre i programmi per i periodi 2011-2013 e 2013-2015 avevano solo carattere precauzionale. La sorveglianza post-programma per conto della Commissione al fine di monitorare la capacità della Romania di ripagare i prestiti ricevuti nell’ambito del primo programma è iniziata a ottobre 2015 e continuerà fino a quando non sarà stato rimborsato almeno il 70 % del prestito, che scadrà nella primavera 2018.

(6)

La Romania è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita. Nel programma di convergenza 2017 il governo prevede un disavanzo nominale del 2,9 % del PIL per il 2017 e per il 2018 destinato a ridursi progressivamente in seguito fino a raggiungere il 2,0 % del PIL nel 2020. L’obiettivo di bilancio a medio termine, ossia un disavanzo strutturale dell’1 % del PIL, non dovrebbe essere raggiunto entro il 2020, l’orizzonte temporale del programma. Il saldo strutturale ricalcolato (4) dovrebbe raggiungere il -2,6 % entro il 2020. In base al programma di convergenza il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe aumentare, passando dal 37,6 % del PIL nel 2016 al 38,3 % del PIL nel 2018 e poi scendere al 37,6 % del PIL nel 2020. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è favorevole. Il principale rischio al ribasso per le prospettive macroeconomiche deriva da una minore incidenza delle misure strutturali e di bilancio sulle prospettive di crescita a breve e medio termine. Nel contempo le misure a sostegno degli obiettivi di disavanzo pianificati non sono state illustrate in modo sufficientemente dettagliato. Inoltre la proposta di legge di retribuzione unificata costituisce un notevole rischio al ribasso per le previsioni di bilancio.

(7)

Il 12 luglio 2016 il Consiglio ha raccomandato alla Romania di limitare la deviazione rispetto all’obiettivo di bilancio a medio termine nel 2016 e di conseguire un aggiustamento di bilancio annuo dello 0,5 % del PIL nel 2017, a meno che l’obiettivo di bilancio a medio termine non sia rispettato con uno sforzo minore. Sulla base dei dati relativi ai risultati di bilancio 2016, si è rilevato che la Romania presentava una notevole deviazione dall’obiettivo di bilancio a medio termine. In conformità all’articolo 121, paragrafo 4, del TFUE e all’articolo 10, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97, il 22 maggio 2017 la Commissione ha rivolto un avvertimento alla Romania, data la deviazione significativa dall’obiettivo di bilancio a medio termine osservata nel 2016. Il 16 giugno 2017 il Consiglio ha adottato la relativa raccomandazione (5) che conferma che la Romania deve adottare le misure necessarie a garantire che il tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta (6) non superi il 3,3 % nel 2017, corrispondente a un aggiustamento strutturale annuo dello 0,5 % del PIL. Le previsioni di primavera 2017 della Commissione indicano un rischio di deviazione significativa dall’aggiustamento raccomandato nel 2017.

(8)

Nel 2018, alla luce della sua situazione di bilancio, la Romania dovrebbe introdurre ulteriori aggiustamenti per raggiungere l’obiettivo di bilancio a medio termine di un disavanzo strutturale dell’1 % del PIL. Secondo la matrice comune di aggiustamento concordata nel quadro del patto di stabilità e crescita, il predetto aggiustamento si traduce in un requisito pari a un tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta non superiore al 4,3 %, corrispondente a un aggiustamento strutturale dello 0,5 % del PIL. A politiche invariate sussiste un rischio di deviazione significativa da tale obbligo nel 2018. Le previsioni di primavera 2017 della Commissione prospettavano inoltre un disavanzo pubblico pari al 3,5 % del PIL per il 2017 e al 3,7 % per il 2018, superiore al valore di riferimento del 3 % del PIL stabilito dal trattato. Nel complesso il Consiglio ritiene che, alla luce delle prospettive di bilancio in forte deterioramento, siano necessarie, a partire dal 2017, ulteriori significative misure per ottemperare alle disposizioni del patto di stabilità e crescita, in linea con la raccomandazione rivolta alla Romania il 16 giugno 2017 al fine di correggere la deviazione significativa dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio a medio termine.

(9)

Il quadro di bilancio della Romania è solido, ma non viene interamente applicato. In violazione della regola del disavanzo in esso contenuta, il bilancio 2016 ha segnato una sostanziale deviazione dall’obiettivo a medio termine di un disavanzo strutturale dell’1 % del PIL. Il bilancio 2017 si allontana ulteriormente dal quadro di bilancio nazionale. Come negli anni precedenti, nel 2016 le autorità rumene non hanno inviato al parlamento l’aggiornamento della strategia fiscale entro agosto, come invece previsto per legge. Di conseguenza la strategia di bilancio a medio termine non ha guidato il processo di bilancio annuale.

(10)

Sostenuta da buone riserve di capitale e da un aumento della redditività, la salute del settore bancario ha continuato a migliorare nel 2016. Le autorità rumene si sono impegnate a effettuare un esame completo della qualità delle attività e una prova di stress del settore bancario nel 2018. La legge sull’esdebitazione è entrata in vigore a maggio 2016, ma i rischi per il settore bancario sono stati in larga parte attenuati da una sentenza della Corte costituzionale che stabilisce che i giudici dovranno valutare se i mutuatari rispettino le disposizioni di legge sulla sopravvenuta eccessiva onerosità. La legge sulla conversione dei prestiti denominati in CHF adottata dal Parlamento a ottobre 2016 è stata recentemente giudicata incostituzionale. Tuttavia le iniziative legislative ricorrenti continuano a minacciare la prevedibilità giuridica, con effetti potenzialmente negativi sulla fiducia degli investitori.

(11)

L’evasione fiscale è ampiamente diffusa in Romania, causando una riduzione delle entrate fiscali e dell’equità fiscale e creando distorsioni dell’economia. La Romania ha compiuto progressi limitati nel dar seguito alla raccomandazione specifica per paese di rafforzare il rispetto dell’obbligo tributario e la riscossione dei tributi. Nel 2016 le procedure di registrazione e rimborso dell’IVA sono state modificate ed è in corso l’introduzione progressiva a livello nazionale di registratori di cassa collegati all’autorità fiscale. Dal 2017 un regime speciale si applica a vari settori, tra cui quello alberghiero, la ristorazione e ad altri settori collegati, in cui i tributi sono stabiliti senza tenere conto delle fasce di reddito. Sono state inoltre adottate limitazioni relative al lavoro autonomo e alle imprese a conduzione familiare per scoraggiare l’elusione fiscale. Nel 2016 è stato osservato un miglioramento dell’adempimento delle dichiarazioni e dei versamenti delle imposte, ma le ispezioni e le verifiche congiunte dell’amministrazione fiscale e dell’ispettorato del lavoro non sono riuscite a migliorare i risultati. Inoltre la soglia del volume di affari del regime fiscale per le microimprese è stata notevolmente aumentata mentre l’aliquota è stata ridotta, consentendo l’adempimento fiscale a danno delle entrate di bilancio. Gli approcci per settore e categoria all’imposizione fiscale rischiano di imporre un onere amministrativo sulle imprese e sull’autorità fiscale senza portare a un miglioramento della riscossione dei tributi.

(12)

La distribuzione del reddito reale disponibile (tenendo conto delle dimensioni delle famiglie) è particolarmente iniqua in Romania, tanto da comprometterne il potenziale per una crescita sostenibile e inclusiva. Il 20 % più ricco della popolazione ha un reddito superiore di oltre otto volte a quello del 20 % più povero, un rapporto notevolmente superiore alla media dell’Unione. Le disuguaglianze sono in larga misura determinate dalla disparità di accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione, ai servizi e al mercato del lavoro. Inoltre la differenza tra la disparità di reddito prima e dopo le imposte e i trasferimenti sociali è tra le più basse dell’Unione. L’indice di riferimento sociale alla base delle principali prestazioni sociali non è stato aggiornato dalla sua introduzione nel 2008. Il lavoro non dichiarato, compreso il «fuori busta», resta ampiamente diffuso e continua a pesare sul gettito fiscale, a distorcere l’economia e a compromettere l’equità e l’efficacia del sistema fiscale e delle prestazioni sociali. Nell’ambito di un progetto pilota l’amministrazione fiscale e gli ispettorati del lavoro hanno avviato ispezioni congiunte a livello nazionale, senza però riuscire finora ad avere un impatto sistemico. Le risorse non si concentrano sui settori a più alto rischio di evasione fiscale, si dà poca importanza al «fuori busta» e le misure coercitive prevalgono su quelle preventive.

(13)

I risultati del mercato del lavoro sono migliorati nel 2016, quando il tasso di disoccupazione ha raggiunto il minimo pre-crisi. La forza lavoro continua a diminuire in quanto la popolazione sta invecchiando e l’emigrazione resta elevata. La bassa disoccupazione è accompagnata da uno dei tassi di inattività più elevati dell’Unione. I tassi di occupazione e di attività per i giovani, le donne, le persone poco qualificate, i disabili e i rom sono in particolare ben al disotto della media dell’Unione. Il numero di giovani non occupati né inseriti in un percorso di istruzione o formazione resta molto elevato.

(14)

Sebbene in calo, il rischio di povertà o di esclusione sociale è ancora molto elevato, in particolare per le famiglie con bambini, i disabili, i rom e la popolazione rurale. Nel 2016 è stato adottato un pacchetto globale di lotta alla povertà nell’ambito di un cambio di politiche verso il potenziamento dei servizi rivolti a gruppi specifici della popolazione. Esso prevede un progetto pilota per la creazione di servizi integrati nelle comunità emarginate la cui attuazione progressiva a livello nazionale migliorerebbe notevolmente l’attuale scarsa fornitura di servizi integrati. Per dare seguito alle ripetute raccomandazioni specifiche per paese, è stata adottata la legge sul reddito minimo di inclusione che entrerà in vigore nel 2018. Tale reddito aumenta l’adeguatezza e la copertura dell’assistenza sociale. Esso unisce il sostegno passivo e le misure attive per il mercato del lavoro obbligatorie e le ispezioni. Il suo potenziale di attivazione resta tuttavia modesto, in quanto l’obiettivo è di raggiungere il 25 % dei beneficiari con misure attive per il mercato del lavoro entro il 2021.

(15)

Le politiche di inserimento sono state rafforzate nel contesto del processo di riforma dell’agenzia nazionale per l’occupazione. Le riforme includono un sostegno e servizi integrati più mirati per le persone in cerca di lavoro e i datori di lavoro. Il coinvolgimento e i servizi offerti ai giovani non occupati né inseriti in un percorso di istruzione o formazione sono in via di miglioramento. Tuttavia le politiche di inserimento offerte ai gruppi più lontani dal mercato del lavoro restano limitate e le misure di attivazione recentemente proposte non si concentrano più su questi gruppi specifici. La portata di tali misure e il loro collegamento ai servizi sociali risultano in particolare insufficienti a migliorare notevolmente la partecipazione al mercato del lavoro di questi gruppi.

(16)

L’adeguatezza delle pensioni e la povertà in età avanzata hanno dimensioni di genere notevoli, in quanto l’età pensionabile inferiore delle donne, a parità di condizioni, ne riduce i diritti pensionistici. La Romania è tra i pochissimi Stati membri che non prevede la convergenza delle pensioni per uomini e donne. La legge sulla parificazione delle età pensionabili per gli uomini e le donne è stata presentata al Parlamento nel 2013. Ad oggi è stata adottata soltanto dal Senato.

(17)

Tenuto conto degli sviluppi della produttività, della convergenza dei redditi e della competitività della Romania, gli aumenti delle retribuzioni del settore pubblico e privato meritano un’attenzione particolare. Gli aumenti delle retribuzioni nel settore pubblico possono estendersi a quello privato, con ripercussioni sulla competitività del paese. Il livello salariale minimo della Romania, sebbene ancora tra i più bassi dell’Unione, è aumentato notevolmente negli ultimi anni. Aumenti del minimo salariale ad hoc hanno recentemente innalzato la quota dei lavoratori che percepiscono la retribuzione minima e portato a una forte compressione della parte inferiore della distribuzione salariale. Per dare seguito a una raccomandazione specifica per paese, all’inizio del 2016 è stato creato un gruppo di lavoro tripartito per istituire un meccanismo di fissazione dei salari minimi sulla base di oggettivi criteri economici, sociali e del mercato del lavoro, ma i lavori hanno subito ritardi notevoli e devono essere adeguatamente ripresi. Il dialogo sociale rimane caratterizzato da bassi livelli di contrattazione e da una debolezza istituzionale che limita l’efficacia delle riforme.

(18)

Competenze di base sufficienti sono fondamentali per trovare e mantenere posti di lavoro buoni e stabili e per partecipare con successo alla vita economica e sociale. Le indagini internazionali evidenziano gravi lacune nelle competenze di base degli adolescenti rumeni. Alti tassi di abbandono scolastico, pochi diplomati dell’istruzione superiore e l’elevata emigrazione sono responsabili della carenza di manodopera qualificata. L’accesso a un’istruzione ordinaria di qualità è limitato nelle aree rurali e in particolare per i bambini rom. La difficoltà di attirare buoni insegnanti nelle aree rurali e nelle scuole a maggioranza rom, unita alla segregazione e ad atteggiamenti spesso discriminatori, porta a un minor rendimento scolastico dei bambini rom. In risposta alle ripetute raccomandazioni specifiche per paese, la Romania ha adottato e ha iniziato ad attuare una strategia contro l’abbandono scolastico. Le misure recentemente adottate comprendono interventi integrati, un programma pilota per pasti caldi, un miglioramento del rimborso delle spese di spostamento dei pendolari e buoni sociali per incoraggiare l’istruzione prescolastica dei bambini poveri. Misure basate su progetti finanziati dall’Unione per migliorare la qualità dell’insegnamento nelle scuole svantaggiate sono in programma per l’autunno 2017 e la modernizzazione dei programmi scolastici, per quanto incompleta, è attualmente in corso. La normativa antisegregazione è stata migliorata, compreso il rafforzamento del mandato degli ispettori scolastici in questo settore. Tuttavia, manca ancora una metodologia di monitoraggio. Sono necessarie ulteriori misure per conseguire un progresso duraturo nella lotta contro le disparità socioeconomiche in materia di istruzione. Al momento la garanzia per i giovani ha raggiunto solo in parte i giovani che abbandonano prematuramente la scuola e i programmi per la «seconda opportunità» non sono facilmente disponibili. Il sistema di istruzione e formazione professionale non è sufficientemente allineato alle esigenze del mercato del lavoro e la partecipazione degli adulti all’apprendimento è molto bassa.

(19)

La popolazione della Romania soffre dei risultati mediocri del settore sanitario. L’accessibilità all’assistenza sanitaria di qualità è compromessa dalla carenza di professionisti del settore sanitario, dal sottofinanziamento degli ospedali, dall’eccessivo affidamento su questo tipo di strutture e dalla corruzione che colpiscono in particolare le persone con basso reddito e nelle zone rurali. Oltre ai pagamenti informali ai professionisti del settore medico, la corruzione riguarda gli appalti pubblici degli ospedali, la frode assicurativa e le tangenti per ottenere certificati che danno diritto a benefici. Facendo seguito a una raccomandazione specifica per paese e nel contesto della condizionalità ex ante per il periodo di finanziamento dell’Unione 2014-2020, la Romania ha adottato alcune misure strategiche per passare dall’assistenza ospedaliera a quella ambulatoriale. Sono stati sviluppati programmi sanitari regionali per individuare il fabbisogno di infrastrutture e servizi e l’attuazione della strategia sanitaria nazionale è oggetto di monitoraggio. In conformità alla strategia nazionale anticorruzione 2016-2020, sono state adottate norme per rinnovare il sistema di feedback sui pagamenti informali e sono state aumentate le retribuzioni dei professionisti del settore sanitario. La strategia anticorruzione prevede misure globali nel settore dell’assistenza sanitaria, anche promuovendo la responsabilizzazione e l’assunzione trasparente dei dirigenti ospedalieri. Tuttavia il rafforzamento dell’assistenza di prossimità, di quella ambulatoriale e dei sistemi di riferimento è ancora in una fase iniziale; i pagamenti informali restano ampiamente diffusi; la trasparenza nella gestione ospedaliera deve ancora essere garantita e una strategia nazionale a favore dei lavoratori sanitari è in attesa di adozione.

(20)

La capacità amministrativa e di definizione delle politiche della Romania risente di procedure e processi decisionali poco trasparenti, procedure amministrative onerose, rari ricorsi a prove di qualità, scarso coordinamento tra le politiche settoriali e corruzione diffusa. I progressi delle riforme della pubblica amministrazione sono stati limitati. Le strutture organizzative restano instabili, il che pregiudica l’indipendenza e l’efficacia della pubblica amministrazione. Nel 2016 sono state avviate strategie per la funzione pubblica, ma il quadro legislativo non prevede ancora alcuni degli obiettivi principali, in particolare con riguardo ai criteri oggettivi per l’assunzione di personale, la valutazione e la valorizzazione dei risultati. Si propone di armonizzare in una certa misura i livelli di retribuzione, ma non vi è un nesso chiaro tra i risultati e la remunerazione, a livello centrale e locale. La capacità e l’autorevolezza dell’agenzia nazionale della funzione pubblica devono essere ancora rafforzate. Si è registrata un’inversione di tendenza per quanto riguarda alcune misure di trasparenza relative alla definizione delle politiche avviate nel 2016. Le valutazioni della pianificazione strategica e dell’impatto normativo non sono ben consolidate nella prassi amministrativa.

(21)

L’insufficienza qualitativa e quantitativa delle infrastrutture di trasporto è uno degli ostacoli principali allo sviluppo economico della Romania. Per affrontare le carenze connesse, la Romania, in risposta a una raccomandazione specifica per paese, ha adottato il piano generale per i trasporti nell’autunno 2016. Per accelerare gli investimenti nelle infrastrutture stradali, l’autorità responsabile dell’amministrazione delle infrastrutture non è più competente per la gestione degli investimenti infrastrutturali. Nel 2016 è stato istituito un organismo per riformare il sistema ferroviario che dovrà essere operativo entro la metà del 2017.

(22)

La Romania ha avuto ultimamente uno dei più alti tassi di investimento dell’Unione. Tuttavia, nel 2016 gli investimenti pubblici sono diminuiti, anche a causa dello scarso utilizzo dei fondi dell’Unione. L’assorbimento elevato e l’utilizzo efficiente dei finanziamenti dell’Unione sono di fondamentale importanza affinché la Romania possa sfruttare il proprio potenziale di sviluppo, specialmente in settori chiave come i trasporti o i rifiuti. La qualità degli investimenti pubblici è stata compromessa, tra l’altro, da carenze gestionali e cambiamenti di priorità. In risposta a una raccomandazione specifica per paese sono stati fatti progressi modesti per migliorare l’individuazione e la preparazione dei progetti prioritari negli investimenti pubblici. Dall’agosto 2016 ai ministeri è stato imposto di tenere conto delle priorità d’investimento nei piani di spesa, ma non sono state adottate altre misure per potenziare il ruolo del ministero delle Finanze nell’individuazione delle priorità d’investimento e per coordinare meglio la preparazione dei progetti di investimento pubblico tra i vari ministeri. L’adozione del piano nazionale di gestione dei rifiuti e del programma di prevenzione dei rifiuti, prevista per la fine del 2016, non è stata ancora ultimata. I piani sono inoltre necessari per migliorare la governance e l’applicazione della normativa, per canalizzare i fondi nazionali e dell’Unione e per avere norme ambientali a livello dell’Unione.

(23)

L’efficienza degli appalti pubblici è di fondamentale importanza affinché la Romania consegua gli obiettivi strategici e affronti le sfide politiche chiave, tra cui l’efficienza della spesa pubblica, la modernizzazione della pubblica amministrazione, la lotta contro la corruzione e la promozione dell’innovazione e della crescita sostenibile e inclusiva. Tale efficienza è inoltre strumentale per la fiducia dei cittadini nelle autorità pubbliche e nella democrazia. Di recente la Romania ha adottato misure per attuare la strategia e il piano d’azione in materia di appalti pubblici. Per dar seguito alla legge sugli appalti pubblici in vigore da maggio 2016, nel giugno 2016 è stata adottata la legislazione applicativa relativa agli appalti pubblici e agli appalti nei settori dei servizi di pubblica utilità, mentre gli atti di diritto derivato sui contratti di concessione sono stati adottati prima della fine del 2016, e il programma nazionale in materia di appalti pubblici prevede la prevenzione e il controllo della corruzione. Tuttavia varie misure chiave della strategia sono ancora in sospeso, tra cui il rafforzamento dei controlli e altre misure anticorruzione, la completa attuazione degli appalti elettronici e la formazione dei funzionari responsabili degli appalti pubblici.

(24)

Oltre il 45 % della popolazione della Romania vive in zone rurali che sono molto indietro rispetto alle aree urbane per quanto riguarda l’occupazione e l’istruzione, l’accesso ai servizi e alle infrastrutture e il benessere materiale. In risposta a una raccomandazione specifica per paese di migliorare l’accesso ai servizi pubblici integrati, estendere le infrastrutture di base e incentivare la diversificazione economica in particolare nelle zone rurali, nel 2016 la Romania ha adottato una serie completa di misure concernenti lo sviluppo rurale, la modernizzazione delle piccole aziende agricole, il sostegno alle PMI non agricole, l’investimento nelle infrastrutture, compresi i servizi sociali e l’istruzione, e la formalizzazione dell’occupazione. Il loro successo nel lungo periodo dipenderà dalla capacità di avviare azioni pilota su scala più ampia e di puntare sui finanziamenti dell’Unione disponibili e assorbirli.

(25)

Le imprese di Stato svolgono un ruolo importante nell’economia, in particolare nei settori delle infrastrutture chiave. Le carenze nella governance delle imprese di Stato si traducono in una bassa redditività rispetto alle loro controparti private, con un impatto negativo sulle finanze pubbliche. Per dar seguito a una raccomandazione specifica per paese, la Romania ha conseguito progressi notevoli nel miglioramento della governance societaria delle imprese di Stato. Gli statuti sociali a sostegno delle norme principali sulle imprese di Stato sono stati prontamente adottati nell’autunno 2016. Il quadro legislativo segue le buone pratiche internazionali sulla trasparenza per la nomina dei membri del consiglio di amministrazione e della direzione delle imprese di Stato e conferisce al ministero delle Finanze poteri specifici di controllo ed esecuzione. Sono state inoltre adottate misure per sensibilizzare le autorità locali nei confronti delle nuove norme e le informazioni di bilancio delle imprese di Stato sono state rese pubbliche. Tuttavia i ritardi nella nomina di direttori professionisti sollevano preoccupazioni relativamente alla sua ulteriore attuazione.

(26)

La competitività della Romania continua a registrare carenze per quanto riguarda la competitività non di costo e le barriere strutturali che ostacolano la transizione verso un’economia a maggiore valore aggiunto, quali ad esempio le complesse procedure amministrative. Per dar seguito a una raccomandazione specifica per paese nel 2016, la Romania ha adottato vari atti legislativi per semplificare le procedure amministrative e facilitare i rapporti tra i cittadini e la pubblica amministrazione, sebbene si sia limitata a un numero ridotto di procedure.

(27)

La corruzione è ancora diffusa a tutti i livelli e rimane un ostacolo per le imprese. La Romania ha compiuto progressi notevoli per quanto riguarda gran parte della riforma del sistema giudiziario e la lotta alla corruzione ad alto livello. Tuttavia devono ancora essere introdotte misure chiave per affrontare le preoccupazioni in questi settori di modo che le riforme siano sostenibili e irreversibili. Sono stati compiuti alcuni progressi nello sviluppo di ulteriori misure per prevenire e lottare contro la corruzione, in particolare all’interno delle amministrazioni locali, ma restano da risolvere notevoli problemi per quanto riguarda l’attuazione efficace della strategia nazionale anticorruzione adottata nel 2016. Sono necessari sforzi per quanto concerne il rispetto dell’indipendenza del potere giudiziario nella vita pubblica in Romania, per portare a termine le riforme del codice penale e di quello civile e per garantire l’efficacia dell’esecuzione delle decisioni giudiziarie. Nell’ambito del meccanismo di cooperazione e verifica vengono rivolte alla Romania raccomandazioni relative alla riforma giudiziaria e alla lotta contro la corruzione, per cui questi ambiti non sono contemplati dalle raccomandazioni specifiche per paese indirizzate alla Romania.

(28)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica della Romania, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di convergenza 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte alla Romania negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica della Romania, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(29)

Alla luce di tale valutazione, il Consiglio ha esaminato il programma di convergenza 2017 e il suo parere (7) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1,

RACCOMANDA che la Romania adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

garantire nel 2017 la conformità alla raccomandazione del Consiglio del 16 giugno 2017 al fine di correggere la deviazione significativa dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio a medio termine; perseguire un consistente sforzo di bilancio nel 2018, in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita; assicurare la completa attuazione del quadro di bilancio; rafforzare il rispetto dell’obbligo fiscale e la riscossione dei tributi; lottare contro il lavoro non dichiarato, anche garantendo un uso sistematico dei controlli integrati;

2.

rafforzare le politiche di inserimento integrato e i servizi pubblici integrati, concentrandosi sulle persone più lontane dal mercato del lavoro; adottare norme di parificazione dell’età pensionabile per gli uomini e le donne; stabilire un meccanismo trasparente di fissazione delle retribuzioni minime, in consultazione con le parti sociali; migliorare l’accesso all’istruzione ordinaria di qualità, in particolare per i rom e i bambini nelle zone rurali; passare nel settore dell’assistenza sanitaria alle cure ambulatoriali e porre un freno ai pagamenti informali;

3.

adottare una legislazione che assicuri una funzione pubblica professionale e indipendente, applicando criteri oggettivi; migliorare l’individuazione delle priorità e la preparazione nel settore degli investimenti pubblici; assicurare l’attuazione completa puntuale e sostenibile della strategia nazionale sugli appalti pubblici.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  Regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25).

(3)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(4)  Saldo corretto per il ciclo al netto delle misure una tantum e temporanee, ricalcolato dalla Commissione utilizzando la metodologia concordata.

(5)  Raccomandazione del Consiglio del 16 giugno 2017 al fine di correggere la deviazione significativa rilevata rispetto al percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio a medio termine della Romania (GU C 216 del 6.7.2017, pag. …).

(6)  La spesa pubblica netta si compone della spesa pubblica totale al netto della spesa per interessi, della spesa relativa a programmi dell’Unione interamente coperta da entrate provenienti da fondi dell’Unione e delle modifiche non discrezionali nella spesa per le indennità di disoccupazione. Gli investimenti fissi lordi finanziati a livello nazionale sono spalmati su un periodo di 4 anni. Rientrano nel calcolo le misure discrezionali in materia di entrate o gli aumenti delle entrate obbligatori per legge, mentre sono escluse le misure una tantum sia per quanto riguarda le entrate che per quanto riguarda la spesa.

(7)  A norma dell’articolo 9, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/105


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 della Slovenia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 della Slovenia

(2017/C 261/23)

Il CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (2), in particolare l’articolo 6, paragrafo 1,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011, la relazione sul meccanismo di allerta, in cui la Slovenia è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, la Slovenia dovrebbe assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nelle raccomandazioni di cui ai punti da 1 a 3.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa alla Slovenia 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dalla Slovenia nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020. La relazione per paese comprende anche l’esame approfondito a norma dell’articolo 5 del regolamento (UE) n. 1176/2011, i cui risultati sono stati anch’essi pubblicati il 22 febbraio 2017. L’analisi ha portato la Commissione a concludere che la Slovenia presenta squilibri macroeconomici eccessivi. I punti di vulnerabilità, in particolare, sono rappresentati dalle debolezze del settore bancario, dall’indebitamento delle imprese e dai rischi di bilancio. Gli squilibri di stock si stanno gradualmente riassorbendo grazie alla ripresa della crescita. L’indebitamento delle imprese si è notevolmente ridotto e gli investimenti privati sono ripresi, anche sotto forma di investimenti esteri diretti, sebbene lo stock di questi investimenti in entrata rimanga modesto rispetto agli altri paesi della regione. Quanto al debito pubblico, dopo il picco del 2015 si prevede un aggiustamento al ribasso nei prossimi anni. I progressi sul fronte della ristrutturazione del settore bancario sono coincisi con una rapida diminuzione della quota di crediti deteriorati, che dovrebbe continuare a ridursi. Il governo ha adottato misure significative per consolidare e ristrutturare il settore bancario e migliorare la governance delle imprese di Stato. Occorrono tuttavia ulteriori interventi per ridurre l’indebitamento delle imprese e ovviare alle carenze residue del settore finanziario, assicurare la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche e migliorare il contesto imprenditoriale.

(4)

La Slovenia ha presentato il suo programma di stabilità 2017 il 28 aprile 2017 e il suo programma nazionale di riforma 2017 il 3 maggio 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(5)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(6)

La Slovenia è attualmente sottoposta al braccio preventivo del patto di stabilità e crescita ed è soggetta alla regola del debito transitoria. Nel programma di stabilità 2017, il governo sloveno prevede di ridurre il disavanzo nominale allo 0,8 % del PIL nel 2017, per poi giungere ad un avanzo pari allo 0,4 % del PIL nel 2020. L’obiettivo di bilancio a medio termine, vale a dire un bilancio in pareggio in termini strutturali dovrebbe essere raggiunto entro il 2020, il che non rispetta i requisiti del patto di stabilità e crescita. In base al saldo strutturale ricalcolato (5), tuttavia, tale obiettivo non verrebbe raggiunto entro il periodo di riferimento del programma. Secondo il programma di stabilità 2017, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe scendere al 77,0 % del PIL nel 2017 e continuare a calare fino al 67,5 % del PIL nel 2020. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è plausibile. Al tempo stesso, le misure necessarie per sostenere gli obiettivi programmati a partire dal 2017 non sono state illustrate in modo sufficientemente dettagliato.

(7)

Il programma di stabilità 2017 indica, nel 2016 e nel 2017, un impatto significativo sul bilancio dell’afflusso eccezionale di rifugiati e documenta adeguatamente la portata e la natura dei costi di bilancio aggiuntivi. Secondo la Commissione, le spese supplementari ammissibili per l’eccezionale afflusso di rifugiati nel 2016 sono state pari allo 0,07 % del PIL. Tale percentuale risulta invariata rispetto al documento programmatico di bilancio 2017, che ha confermato le proiezioni del programma di stabilità per il 2016. Per il 2017 il programma di stabilità conteneva una richiesta dello 0,07 % del PIL, di cui la Commissione considererà un impatto aggiuntivo pari allo 0,01 % del PIL. Questa spesa aggiuntiva rientra nell’ambito di applicazione delle disposizioni dell’articolo 5, paragrafo 1, e dell’articolo 6, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 1466/97 dato che l’afflusso di rifugiati e le misure in materia di sicurezza sono connessi a eventi inconsueti che hanno rilevanti ripercussioni sulle finanze pubbliche della Slovenia e visto che la sostenibilità non sarebbe compromessa se si consentisse una deviazione temporanea dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio a medio termine. Per tener conto dei suddetti costi, l’aggiustamento richiesto verso l’obiettivo di bilancio a medio termine per il 2016 è stato pertanto ridotto per tenere conto di tali costi di bilancio aggiuntivi. Per quanto riguarda il 2017, la valutazione finale, che verterà anche sugli importi ammissibili, sarà effettuata nella primavera del 2018 sulla base dei dati osservati forniti dalle autorità slovene.

(8)

Il 12 luglio 2016 il Consiglio ha raccomandato alla Slovenia di realizzare nel 2017 un aggiustamento annuo verso l’obiettivo di bilancio a medio termine pari almeno allo 0,6 % del PIL. Sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, nel 2017 vi è il rischio di una qualche deviazione da tale requisito.

(9)

Nel 2018, alla luce della situazione di bilancio e, in particolare, del livello del debito, la Slovenia dovrebbe continuare l’aggiustamento verso un obiettivo di bilancio a medio termine appropriato. Secondo la matrice di aggiustamento concordata nel quadro del patto di stabilità e crescita, il predetto aggiustamento si traduce in un requisito pari a un tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta (6) non superiore allo 0,6 %, corrispondente a un aggiustamento strutturale dell’1 % del PIL. A politiche invariate, nel 2018 vi è il rischio di una deviazione significativa da tale requisito. Secondo le previsioni, la Slovenia dovrebbe rispettare la regola del debito sia nel 2017 che nel 2018. Nel complesso, il Consiglio è del parere che la Slovenia deve essere pronta ad adottare ulteriori provvedimenti nel 2017, e che nel 2018 saranno necessarie ulteriori misure per rispettare le regole del patto di stabilità e crescita. Tuttavia, come previsto dal regolamento (CE) n. 1466/97, la valutazione del programma di bilancio e dei relativi risultati dovrebbe tener conto del saldo di bilancio dello Stato membro alla luce delle condizioni del ciclo. Come ricordato nella comunicazione della Commissione sul semestre europeo 2017 che accompagna le presenti raccomandazioni per paese, la valutazione del documento programmatico di bilancio 2018 e la successiva valutazione 2018 dei risultati di bilancio dovranno tenere debitamente conto dell’obiettivo di conseguire una situazione di bilancio che contribuisca sia a rafforzare la ripresa in corso sia ad assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche della Slovenia. In tale contesto, il Consiglio prende atto che la Commissione intende effettuare una valutazione complessiva in linea con il regolamento (CE) n. 1466/97, in particolare alla luce della situazione del ciclo della Slovenia. Su tale situazione congiunturale, nel caso specifico della Slovenia, vi è peraltro una notevole incertezza a causa della contrazione particolarmente significativa dell’attività economica nel periodo 2008-2013 e delle profonde riforme strutturali e del settore finanziario in fase di attuazione.

(10)

La legge sulle regole di bilancio adottata nel luglio 2015 ha introdotto un quadro di bilancio a medio termine per le amministrazioni pubbliche. Affinché tale quadro sia operativo è necessario apportare alcune modifiche alla legge sulle finanze pubbliche. In un primo tempo il governo si era impegnato a garantire l’adozione della nuova legge sulle finanze pubbliche entro sei mesi dall’adozione della legge sulle regole di bilancio. Tale termine, tuttavia, è stato ripetutamente procrastinato e la nuova legge non è stata ancora sottoposta al vaglio del Parlamento. Si tratta di uno degli strumenti giuridici che recepiscono nella legislazione nazionale la direttiva 2011/85/UE (7) del Consiglio, ai quali gli Stati membri erano obbligati a conformarsi entro la fine del 2013. I membri del consiglio di bilancio sono stati nominati il 21 marzo 2017.

(11)

Il debito pubblico elevato, che nel 2016 si è attestato sul 79,7 % del PIL, rappresenta una fonte di vulnerabilità per le finanze pubbliche del paese. In Slovenia l’invecchiamento della popolazione è più rapido rispetto alla maggior parte degli Stati membri. Vi sono inoltre seri rischi quanto alla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche e l’indicatore di divario di sostenibilità a lungo temine è il più elevato di tutti gli Stati membri a causa dell’incremento previsto della spesa pubblica per pensioni, sanità e assistenza di lunga durata.

(12)

Il governo ha presentato alcune proposte di riforma del sistema sanitario. Il progetto di legge sulla sanità e l’assicurazione sanitaria, cardine della riforma, è stato sottoposto a consultazione pubblica nel febbraio 2017 e dovrebbe essere trasmesso all’Assemblea nazionale entro l’estate del 2017. Il rispetto dei tempi previsti è importante e dovrebbe consentire al progetto di diventare legge già nel 2017. Nel dicembre 2016 sono state presentate proposte di modifica della legge sui servizi sanitari e della legge sui diritti dei pazienti ed è stata adottata una nuova legge sulle farmacie. I problemi ancora irrisolti riguardano la gestione e l’efficienza degli ospedali, l’assistenza sanitaria di base come filtro prima del ricorso alle cure ospedaliere, i sistemi di pagamento degli ospedali, le valutazioni delle tecnologie sanitarie e i sistemi di informazione. I benefici della centralizzazione degli appalti pubblici per i prodotti e i servizi sanitari, inoltre, non sono ancora pienamente sfruttati, mentre una nuova centralizzazione degli appalti pubblici per i medicinali, che potrebbe rendere la procedura più trasparente ed efficiente sotto il profilo dei costi, è in fase di preparazione. Un’altra sfida importante consiste nel proseguire la riforma dell’assistenza di lunga durata. Poiché, ad oggi, la Slovenia non dispone ancora di un sistema integrato di assistenza di questo tipo, un progetto pilota per determinare le esigenze del settore è attualmente in fase di elaborazione.

(13)

Nell’aprile 2016 il governo ha adottato il Libro bianco sulle pensioni e ha avviato una consultazione pubblica sul futuro del sistema pensionistico. Continuano tuttavia a mancare proposte legislative concrete. Le sfide che si prospettano per il futuro consistono nell’assicurare la sostenibilità e l’adeguatezza a lungo termine del sistema, adeguando l’età pensionabile legale all’aumento dell’aspettativa di vita e promuovendo il pensionamento posticipato, incrementare la copertura dei regimi pensionistici complementari, affrontare adeguatamente il problema dei percorsi di carriera diversificati e ridurre i rischi di povertà in età avanzata.

(14)

Le tendenze a livello sociale e occupazionale hanno continuato a migliorare. È aumentata la creazione di posti di lavoro e la disoccupazione è in calo. La percentuale delle persone a rischio di povertà e di esclusione sociale si è ridotta, ma resta superiore alla media dell’Unione per quanto riguarda gli anziani. Il miglioramento del mercato del lavoro offre opportunità di occupazione ai lavoratori in età più avanzata, anche se per questa categoria di lavoratori il tasso di partecipazione è ancora basso. Andare in pensione mentre si sta usufruendo del regime di assicurazione contro la disoccupazione è diventato sempre più frequente negli ultimi anni. La disoccupazione di lunga durata, tuttora al di sopra dei livelli pre-crisi, interessa più della metà del totale dei disoccupati. Oltre il 40 % di tutti i disoccupati di lunga durata ha più di 50 anni e, di questi, quasi la metà è senza lavoro da due o più anni. Un’analisi e un piano d’azione mirante ad aumentare il tasso di occupazione dei lavoratori in età più avanzata sono stati predisposti e discussi con le parti sociali. L’attuazione tempestiva di tale piano può contribuire a migliorare il reinserimento dei lavoratori più anziani nel mondo del lavoro. Il tasso di occupazione dei lavoratori scarsamente qualificati è ancora basso e molto al di sotto sia del livello pre-crisi che della media dell’Unione. Il piano di attuazione delle politiche attive del mercato del lavoro, adottato nel gennaio 2016, mantiene l’impostazione attuale, mentre la spesa in questo settore resta limitata. Tra i beneficiari delle misure di politica attiva del mercato del lavoro i lavoratori poco qualificati e più anziani continuano ad essere sottorappresentati. Nonostante la riforma del 2013, la segmentazione del mercato del lavoro resta un problema.

(15)

Il livello dei crediti deteriorati, sebbene ancora elevato, è su un solido percorso discendente. Le misure messe in atto dalla Banca di Slovenia incentivano le banche a ridurre i crediti deteriorati in modo sostenibile. Se le pressioni per la riduzione del debito hanno iniziato ad attenuarsi, i flussi di credito alle imprese continuano invece a contrarsi. Per quanto concerne le singole imprese, i progressi nella riduzione del debito non sono stati uniformi. Dopo la fusione di tre istituti nel 2016, il consolidamento e la ristrutturazione del settore bancario proseguono. La Slovenia si è impegnata a vendere almeno il 50 % della sua partecipazione azionaria nella più grande banca di proprietà pubblica entro il 31 dicembre 2017 e un ulteriore 25 % meno un’azione entro il 31 dicembre 2018. Le modifiche del quadro normativo hanno ulteriormente rafforzato la capacità di ristrutturazione societaria della DUTB (società di gestione delle attività bancarie). I crediti deteriorati restano elevati tra le PMI. Per risolvere il problema, con il contributo della Banca mondiale è stata elaborata una strategia sistematica di ristrutturazione di tali crediti. Il governo ha inoltre adottato un progetto di legge riguardante la creazione di un registro centrale del credito, allo scopo di consentire una gestione più efficiente del rischio e a ridurre il rischio di indebitamento.

(16)

L’accesso delle imprese solvibili a fonti di finanziamento alternative è molto limitato. Il fondo sloveno di sostegno alle imprese e la Slovenska izvozna in razvojna banka hanno introdotto essenzialmente nuovi strumenti di debito per le PMI, che comprendono misure quali il microcredito. Nel 2016 il fondo sloveno per il sostegno delle imprese ha attivato uno strumento riguardante il capitale di avviamento, di cui hanno beneficiato meno di 50 PMI. Altri strumenti di finanziamento alternativi, compresi il venture capital e il capitale proprio associato all’utilizzo dei fondi SIE, potrebbero rappresentare un’importante fonte di finanziamento aggiuntiva, ma restano in gran parte non sfruttati.

(17)

La strategia 2015-2020 per lo sviluppo della pubblica amministrazione è in fase di attuazione e in questo settore sono stati compiuti alcuni progressi. Talune misure specifiche, quali l’adozione della legge sulla funzione pubblica, hanno tuttavia subito un ulteriore rinvio. Secondo le stime, il programma del governo per la riduzione degli oneri amministrativi ha generato un risparmio totale di 365 milioni di EUR tra il 2009 e il 2015 e circa il 60 % delle 318 misure volte a ridurre gli oneri amministrativi è stato attuato. Tuttavia, gli investimenti privati continuano a essere ostacolati da lungaggini e complessità amministrative, specialmente nei settori dell’edilizia e della pianificazione territoriale. Sebbene l’efficienza e la qualità del sistema giudiziario siano ulteriormente migliorate, per quanto riguarda le cause commerciali occorrono ancora tempi lunghi per calendarizzare le udienze preliminari e i ricorsi non possono essere presentati per via elettronica. Nonostante l’adozione di importanti riforme anticorruzione come il programma «Tolleranza zero della corruzione», la percezione del problema resta negativa e sembra condizionare le decisioni imprenditoriali. Per quanto riguarda la modernizzazione della regolamentazione delle professioni, le riforme, dopo i progressi iniziali, hanno subito un rallentamento. L’eliminazione delle barriere restrittive per quanto riguarda la regolamentazione delle professioni potrebbe agevolare la concorrenza sui relativi mercati.

(18)

La partecipazione dello Stato nell’economia resta elevata, nonostante il programma di privatizzazione avviato nel 2013. In Slovenia lo Stato è il principale datore di lavoro, gestore di attività e detentore di debiti societari. La forte presenza della proprietà statale, associata alla debolezza della governance societaria, ha avuto notevoli implicazioni economiche e di bilancio. Secondo le stime, nel periodo 2007-2014 tali implicazioni avrebbero avuto un’incidenza pari a 13 miliardi di EUR (circa un terzo del PIL), principalmente a causa delle misure di stabilizzazione del settore finanziario e del mancato guadagno delle imprese di proprietà statale rispetto alle loro omologhe private. L’efficienza delle imprese statali ha cominciato a migliorare, sostenuta da un nuovo sistema di governance societaria, ma i rischi permangono. Entro la fine del 2015 i risultati mostravano un miglioramento della redditività delle imprese gestite dalla holding sovrana slovena, seppur a livelli di poco inferiori all’obiettivo intermedio fissato nella strategia di gestione. Nel gennaio 2017 il governo ha approvato un piano di gestione degli attivi per il 2017, in cui ha quantificato gli indicatori di efficienza per ogni singola impresa statale e ha aggiornato l’elenco delle attività da cedere. Al tempo stesso, la revisione della strategia di gestione degli attivi, inizialmente approvata dal parlamento nel 2015, è ancora in sospeso e il governo ha rinviato una sua decisione al secondo semestre del 2017. Anche se il nuovo presidente del consiglio d’amministrazione è stato nominato alla fine del febbraio 2017, il consiglio di vigilanza nella sua interezza non si è ancora insediato.

(19)

Nell’ambito del semestre europeo 2017 la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica della Slovenia, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017 e il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte alla Slovenia negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica della Slovenia, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(20)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 e il suo parere (8) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1.

(21)

Alla luce dell’esame approfondito della Commissione e della citata valutazione, il Consiglio ha esaminato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di stabilità 2017. Le sue raccomandazioni formulate a norma dell’articolo 6 del regolamento (UE) n. 1176/2011 trovano riscontro nelle raccomandazioni da 1 a 3,

RACCOMANDA che la Slovenia adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

Perseguire un consistente sforzo di bilancio nel 2018, in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, tenendo conto della necessità di rafforzare la ripresa in corso e di assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche della Slovenia; adottare e attuare la riforma del sistema sanitario proposta e adottare la riforma dell’assistenza di lunga durata prevista, aumentando nel contempo l’efficienza in termini di costi, l’accessibilità e la qualità dell’assistenza; sfruttare appieno il potenziale delle procedure d’appalto centralizzate nel settore sanitario; adottare le misure necessarie per assicurare la sostenibilità e l’adeguatezza a lungo termine del sistema pensionistico;

2.

intensificare le iniziative volte ad aumentare l’occupabilità dei lavoratori scarsamente qualificati e in età più avanzata, in particolare mediante misure mirate di apprendimento permanente e di reinserimento nel mondo del lavoro;

3.

migliorare le condizioni di finanziamento, anche agevolando una soluzione durevole del problema dei crediti deteriorati e l’accesso a fonti di finanziamento alternative; assicurare la piena attuazione della strategia della società di gestione delle attività bancarie (DUTB); ridurre l’onere amministrativo gravante sulle imprese a causa delle norme in materia di pianificazione territoriale e di rilascio del permesso di costruire e garantire una buona gestione delle imprese statali.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25.

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(5)  Saldo corretto per il ciclo, al netto delle misure temporanee e una tantum, ricalcolato dai servizi della Commissione secondo la metodologia concordata.

(6)  La spesa pubblica netta si compone della spesa pubblica totale al netto della spesa per interessi, della spesa relativa a programmi dell’Unione interamente coperta da entrate provenienti da fondi dell’Unione e delle modifiche non discrezionali nella spesa per le indennità di disoccupazione. Gli investimenti fissi lordi finanziati a livello nazionale sono spalmati su un periodo di 4 anni. Rientrano nel calcolo le misure discrezionali in materia di entrate o gli aumenti delle entrate obbligatori per legge, mentre sono escluse le misure una tantum sia per quanto riguarda le entrate che per quanto riguarda la spesa.

(7)  Direttiva 2011/85/UE del Consiglio, dell’8 novembre 2011, relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri (GU L 306 del 23.11.2011, pag. 41).

(8)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/110


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 della Slovacchia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 della Slovacchia

(2017/C 261/24)

Il CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), la relazione sul meccanismo di allerta, in cui la Slovacchia non è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9-10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, la Slovacchia dovrebbe assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nelle raccomandazioni di cui ai punti da 1 a 2.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa alla Slovacchia 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dalla Slovacchia nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020.

(4)

Il 26 aprile 2017 la Slovacchia ha presentato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di stabilità 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(5)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(6)

La Slovacchia è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita. Nel quadro del programma di stabilità 2017 il governo prevede di migliorare il disavanzo nominale portandolo all’1,3 % del PIL nel 2017 e progressivamente fino allo 0 % del PIL nel 2019 e nel 2020. L’obiettivo di bilancio a medio termine, ossia un disavanzo strutturale dello 0,5 % del PIL, dovrebbe essere conseguito nel 2018. Secondo il programma di stabilità 2017, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe diminuire progressivamente fino al 46 % entro il 2020. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è plausibile.

(7)

Il 12 luglio 2016 il Consiglio ha raccomandato alla Slovacchia di conseguire un aggiustamento di bilancio dello 0,5 % del PIL verso l’obiettivo di bilancio a medio termine per il 2017. Stando alle previsioni di primavera 2017 della Commissione, nel 2017 vi è il rischio di una qualche deviazione dalla suddetta raccomandazione.

(8)

Nel 2018, alla luce della situazione di bilancio, la Slovacchia dovrebbe continuare l’aggiustamento verso il suo obiettivo di bilancio a medio termine pari ad un disavanzo strutturale dello 0,5 % del PIL. Secondo la matrice comune di aggiustamento concordata nel quadro del patto di stabilità e crescita, il predetto aggiustamento si traduce in un requisito pari ad un tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta (5) non superiore al 2,9 %, corrispondente ad un aggiustamento strutturale dello 0,5 % del PIL. A politiche invariate, vi è un rischio di deviazione significativa dal suddetto requisito nel periodo 2017-2018. Nel complesso, il Consiglio è del parere che la Slovacchia deve essere pronta ad adottare ulteriori provvedimenti per assicurare la conformità nel 2017, e che nel 2018 saranno necessarie ulteriori misure per rispettare le regole del patto di stabilità e crescita. Tuttavia, come previsto dal regolamento (CE) n. 1466/97, la valutazione del programma di bilancio e dei relativi risultati dovrebbe tener conto del saldo di bilancio dello Stato membro alla luce delle condizioni del ciclo. Come ricordato nella comunicazione della Commissione sul semestre europeo 2017 che accompagna le presenti raccomandazioni per paese, la valutazione del documento programmatico di bilancio 2018 e la successiva valutazione 2018 dei risultati di bilancio dovranno tenere debitamente conto dell’obiettivo di conseguire una situazione di bilancio che contribuisca sia a rafforzare la ripresa in corso sia ad assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche della Slovacchia. In tale contesto, il Consiglio prende atto che la Commissione intende effettuare una valutazione complessiva in linea con il regolamento (CE) n. 1466/97, in particolare alla luce della situazione del ciclo della Slovacchia.

(9)

Le finanze pubbliche della Slovacchia versano tuttora in situazione di rischio sul lungo termine. La spesa sanitaria costituisce tuttora un rischio per la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche, nella misura in cui l’aumento dell’efficienza dei costi dell’assistenza sanitaria resta una sfida. Sono state adottate alcune misure per razionalizzare e ridurre i costi delle cure ospedaliere, ma non si vedono ancora risultati concreti. La revisione della spesa 2016 ha individuato potenziali risparmi; tuttavia, i lavori per realizzare una riforma completa dell’assistenza e della spesa sanitaria si sono protratti e l’introduzione del sistema dei raggruppamenti omogenei per diagnosi per i pagamenti e l’avvio dei sistemi di sanità elettronica procedono a rilento. Peraltro, secondo le proiezioni il disavanzo del sistema pensionistico pubblico è destinato a raddoppiare nel lungo termine e l’età pensionabile in Slovacchia è tra le più basse dell’Unione: i recenti aggiustamenti del sistema sono stati in gran parte ad hoc e sul breve termine.

(10)

L’evasione e l’elusione fiscali sono calate e si sono compiuti sforzi per aumentare l’adempimento spontaneo. I miglioramenti nella riscossione delle imposte hanno notevolmente ridotto il divario, in passato elevato, dell’IVA. La lotta alle frodi nel settore dell’IVA sembra aver avuto ricadute positive anche sulla riscossione dell’imposta sul reddito delle società. L’amministrazione finanziaria dedica particolare attenzione a migliorare la conformità alle norme sull’IVA, soprattutto grazie alla revisione contabile, ma anche esplorando attività di altro genere volte a rafforzare l’adempimento spontaneo degli obblighi tributari.

(11)

Nonostante i miglioramenti osservati sul mercato del lavoro grazie alla robusta ripresa economica e alla consistente creazione di posti di lavoro, la disoccupazione di lunga durata resta un problema irrisolto, il cui tasso continua ad essere tra i più alti dell’Unione e grava soprattutto sui rom emarginati, i lavoratori poco qualificati e i giovani. Le categorie più colpite sono i rom emarginati, i lavoratori poco qualificati e i giovani. il tasso di disoccupazione nella Slovacchia orientale è ancora il doppio di quello di Bratislava. La partecipazione degli adulti all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita e all’istruzione della seconda opportunità rimane bassa. Nonostante le misure di stimolo al lavoro per i lavoratori a basso reddito e la riforma in corso dei servizi pubblici per l’impiego, persistono difficoltà nell’introdurre un sostegno personalizzato per i disoccupati di lunga durata e i gruppi vulnerabili dovute, fra l’altro, a un arretrato pesante. Il piano d’azione slovacco sull’integrazione dei disoccupati di lungo periodo, in gran parte finanziato dal Fondo sociale europeo, mira a porre rimedio a questa situazione attraverso un approccio globale a servizi personalizzati: consulenze specializzate, un nuovo sistema di profilazione, cooperazione con le agenzie private per l’impiego e programmi di formazione mirati, configurati dai datori di lavoro in base alle esigenze del mercato del lavoro regionale. La partecipazione dei rom al mercato del lavoro rimane bassissima, e lenti sono i progressi per alzare il loro tasso di occupazione: gli scarsi risultati sul mercato del lavoro sono dovuti, tra l’altro, al basso livello d’istruzione, alle scarse competenze e alla discriminazione. Il basso tasso di occupazione delle donne in età di procreare è riconducibile alla lunghezza del congedo parentale (fino a tre anni), di cui raramente fruiscono gli uomini, alle scarse strutture per l’infanzia, specialmente per i bambini di età inferiore a tre anni, e al lento diffondersi dell’orario di lavoro flessibile.

(12)

Il sistema d’istruzione non è concepito in modo da rafforzare il potenziale economico della Slovacchia: i risultati scolastici e il livello delle competenze di base continuano ad essere deludenti rispetto agli standard internazionali e hanno registrato un ulteriore deterioramento nel periodo 2012-2015. Persistono inoltre forti disparità regionali. Lo scarso rendimento è dovuto principalmente al forte impatto dell’origine socioeconomica ed etnica degli studenti, a questioni di equità, accesso e inclusività, nonché al poco interesse che solleva la professione di insegnante. Nonostante l’aumento in due fasi dello stipendio degli insegnanti nel 2016 (4 % in gennaio e 6 % in settembre), con ulteriori aumenti previsti sul periodo 2017-2020, l’esigua competitività delle condizioni salariali e i limiti della formazione permanente degli insegnanti contribuiscono a rendere decisamente poco appetibile la professione, in particolare per i potenziali giovani insegnanti e per i residenti nelle regioni più sviluppate del paese. La normativa antisegregazione di recente adozione sulla comunità rom emarginata non è ancora pienamente attuata per realizzare cambiamenti positivi e aumentare la partecipazione dei rom all’istruzione tradizionale inclusiva, con particolare riguardo all’istruzione e cura della prima infanzia e a quella prescolare.

(13)

In Slovacchia la pubblica amministrazione si sta ammodernando, ma la corruzione resta un problema. La percezione della corruzione resta elevata e costituisce un notevole ostacolo all’imprenditoria. I meccanismi di controllo e l’attuazione delle norme di lotta alla corruzione risultano tuttora insufficienti; le iniziative relative alle denunce di irregolarità e alle società di comodo potrebbero non bastare a risolvere il problema. Inoltre, in vari settori gli appalti pubblici non sono al livello delle migliori pratiche: sono in fase di sviluppo attività di formazione per attrezzare il personale a gestire un sistema di appalti più efficiente; tuttavia, conflitti di interesse, capitolati d’oneri «su misura», l’uso eccessivo di criteri di aggiudicazione basati sul prezzo più basso continuano a destare preoccupazione e frenano la concorrenza basata sulla qualità. Il persistere di carenze nel campo degli appalti pubblici incide sull’efficienza dell’allocazione delle risorse pubbliche.

(14)

Le frequenti modifiche apportate alla legislazione rendono la conformità difficile e costosa per le imprese; i processi normativi e regolamentari e i regimi di insolvenza sono spesso considerati poco favorevoli alle imprese. Recentemente è stato istituito un gruppo di lavoro interministeriale per l’attività imprenditoriale, guidato dal sottosegretario di Stato presso il ministero dell’Economia, che dovrebbe presentare entro giugno 2017 proposte di misure volte a migliorare il contesto imprenditoriale. Permangono seri ostacoli regolamentari nel settore dei servizi per le imprese: nel gennaio 2017 sono stati forniti orientamenti specifici per ciascuna professione, nella comunicazione della Commissione relativa alle raccomandazioni di riforma per la regolamentazione nei servizi professionali, nell’ambito di un pacchetto di misure intese a rimuovere gli ostacoli nei mercati dei servizi.

(15)

Migliorare l’efficienza, anche per quanto riguarda l’indipendenza del sistema giudiziario, rimane una sfida per la Slovacchia, nonostante gli sforzi compiuti per colmare le carenze riscontrate. Sussistono però preoccupazioni circa l’efficienza e l’indipendenza della magistratura. Inoltre, la pubblica amministrazione è tuttora gravata da inefficienze, capacità insufficienti e frammentarietà. L’adozione della strategia per la gestione delle risorse umane nell’ottobre 2015 e di recente la nuova legge sulla funzione pubblica sono sviluppi positivi. Il nuovo Consiglio della funzione pubblica, politicamente indipendente, è incaricato di monitorare l’attuazione dei principi della legge sulla funzione pubblica e del codice deontologico per i funzionari pubblici. Il quadro regolamentare, complesso e opaco, del mercato dell’energia complica i rapporti tra i portatori d’interesse. Le recenti modifiche nella fissazione delle tariffe di distribuzione indicano che continua il gioco d’influenze di politica e imprenditoria. L’indipendenza dell’autorità di regolamentazione dei prezzi dell’energia è destinata a diminuire in seguito all’adozione della legislazione che conferisce al governo il diritto esclusivo di nominarne il presidente, e ai ministeri dell’economia e dell’ambiente il diritto d’ingerenza nella procedura di fissazione dei prezzi.

(16)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica della Slovacchia, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte alla Slovacchia negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica della Slovacchia, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(17)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 e il suo parere (6) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1,

RACCOMANDA che la Slovacchia adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

perseguire un consistente sforzo di bilancio nel 2018, in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, tenendo conto della necessità di rafforzare la ripresa in corso e di assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche della Slovacchia; migliorare l’efficienza economica del sistema sanitario, anche attuando il progetto del rapporto qualità/prezzo;

2.

migliorare le misure di attivazione per i gruppi svantaggiati, anche mediante l’attuazione del piano d’azione per i disoccupati di lunga durata e offrendo servizi personalizzati e una formazione mirata; aumentare le opportunità di occupazione per le donne, in particolare ampliando l’offerta di servizi di assistenza all’infanzia di qualità a prezzi abbordabili; migliorare la qualità dell’istruzione e aumentare la partecipazione dei rom all’istruzione tradizionale inclusiva;

3.

migliorare la concorrenza e la trasparenza degli appalti pubblici e intensificare la lotta alla corruzione mediante una più rigorosa applicazione della legislazione vigente; adottare e attuare un piano globale per ridurre gli ostacoli amministrativi e regolamentari all’attività delle imprese; migliorare l’efficienza del sistema giudiziario e ridurre i tempi dei procedimenti civili e commerciali.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  Regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25).

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(5)  La spesa pubblica netta si compone della spesa pubblica totale al netto della spesa per interessi, della spesa relativa a programmi dell’Unione interamente coperta da entrate provenienti da fondi dell’Unione e delle modifiche non discrezionali nella spesa per le indennità di disoccupazione. Gli investimenti fissi lordi finanziati a livello nazionale sono spalmati su un periodo di 4 anni. Rientrano nel calcolo le misure discrezionali in materia di entrate o gli aumenti delle entrate obbligatori per legge, mentre sono escluse le misure una tantum sia per quanto riguarda le entrate che per quanto riguarda la spesa.

(6)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/114


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 della Finlandia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2017 della Finlandia

(2017/C 261/25)

Il CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (2), in particolare l’articolo 6, paragrafo 1,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011, la relazione sul meccanismo di allerta, in cui la Finlandia è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito. Lo stesso giorno la Commissione ha anche adottato una raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, che è stata approvata dal Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017. Il 21 marzo 2017 il Consiglio ha adottato la raccomandazione sulla politica economica della zona euro («raccomandazione per la zona euro») (3).

(2)

In quanto Stato membro la cui moneta è l’euro e considerate le strette correlazioni fra le economie nell’Unione economica e monetaria, la Finlandia dovrebbe assicurare l’attuazione piena e tempestiva della raccomandazione per la zona euro, come riflessa nelle raccomandazioni di cui ai punti da 1 a 2.

(3)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa alla Finlandia 2017, nella quale sono stati valutati i progressi compiuti dalla Finlandia nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020. La relazione per paese comprende anche l’esame approfondito ai sensi dell’articolo 5 del regolamento (UE) n. 1176/2011, i cui risultati sono stati anch’essi pubblicati il 22 febbraio 2017. L’analisi ha portato la Commissione a concludere che la Finlandia non presenta squilibri macroeconomici.

(4)

Il 28 aprile 2017 la Finlandia ha presentato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di stabilità 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(5)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(6)

La Finlandia è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita ed è soggetta alla regola del debito. Nel suo programma di stabilità 2017, il governo prevede un deterioramento del saldo nominale dal — 1,9 % del PIL nel 2016 al — 2,3 % nel 2017, cui farà seguito un miglioramento costante che lo porterà al livello di — 0,2 % nel 2020. L’obiettivo di bilancio a medio termine — pari ad un disavanzo dello 0,5 % del PIL in termini strutturali — dovrebbe essere raggiunto a partire dal 2019. Tuttavia, in base al saldo strutturale ricalcolato (5), l’obiettivo di bilancio a medio termine sarà raggiunto soltanto nel 2020. Secondo il programma di stabilità 2017, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe raggiungere un picco del 64,7 % nel 2017 per poi scendere al 62,7 % nel 2020. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio risulta quindi favorevole, soprattutto per quanto riguarda il 2018 e il 2019 e si basa sull’assunto che l’occupazione aumenti del 2 % circa all’anno nel biennio 2018-2019, una percentuale che si pone significativamente al di sopra dell’aumento anno medio degli ultimi 10 anni (+0,2 %).

(7)

Il 22 maggio 2017 la Commissione ha pubblicato una relazione a norma dell’articolo 126, paragrafo 3, del TFUE perché il debito pubblico della Finlandia aveva superato il valore di riferimento del 60 % del PIL. Sulla base dell’esame di tutti i fattori pertinenti, la relazione concludeva che il criterio del debito dovrebbe essere considerato rispettato.

(8)

Il programma di stabilità 2017 indica che l’eccezionale afflusso di rifugiati ha esercitato una significativa incidenza sul bilancio e fornisce elementi di prova adeguati in merito alla portata e alla natura di tali costi di bilancio supplementari. Secondo il programma di stabilità 2017, nel 2016 tali costi sono stati pari allo 0,34 % del PIL. La Commissione ritiene che la spesa supplementare ammissibile nel 2016 sia stata pari allo 0,17 % del PIL. Le disposizioni di cui all’articolo 5, paragrafo 1, e all’articolo 6, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 1466/97 tengono conto di questa spesa supplementare poiché l’afflusso di rifugiati è un evento inconsueto che ha rilevanti ripercussioni sulle finanze pubbliche della Finlandia e visto che la sostenibilità non sarebbe compromessa se si consentisse una deviazione temporanea dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio a medio termine. Pertanto, al fine di tenere conto di questi costi, l’aggiustamento richiesto verso l’obiettivo di bilancio a medio termine per il 2016 è stato ridotto. Secondo il programma di stabilità 2017, nello stesso anno i costi relativi all’afflusso eccezionale di rifugiati dovrebbero diminuire dello 0,15 % del PIL. La Commissione effettuerà una valutazione finale sul 2017, comprensiva degli importi ammissibili, nella primavera del 2018 sulla base dei dati osservati forniti dalle autorità finlandesi.

(9)

Nel documento programmatico di bilancio 2017 la Finlandia ha chiesto di potersi avvalere della flessibilità nell’ambito del braccio preventivo in base alla «Posizione comune sulla flessibilità nel patto di stabilità e crescita», approvata dal Consiglio Ecofin nel febbraio 2016, in considerazione della progettata attuazione di importanti riforme strutturali con ricadute positive sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche (richiesta di flessibilità pari allo 0,5 % del PIL) e delle spese nazionali destinate ai progetti cofinanziati dall’Unione nel quadro dei fondi SIE (richiesta di flessibilità pari allo 0,1 % del PIL).

(10)

La richiesta di flessibilità per le riforme strutturali si riferisce alle riforme del mercato del lavoro, in particolare il patto per la competitività e la riforma delle pensioni. Per oltre il 90 % dei dipendenti, il patto congela le retribuzioni per 12 mesi ed aumenta a titolo definitivo il tempo lavorativo annuo di 24 ore, senza compensazione. Inoltre, sulla base di un’altra disposizione definitiva prevista dal patto, i dipendenti parteciperanno in misura maggiore al pagamento dei contributi di previdenza sociale. A compensazione del congelamento dei salari e dell’aumento degli oneri a carico dei dipendenti, il governo ha introdotto una riduzione permanente delle imposte sui redditi da lavoro a partire dal 2017. La riforma delle pensioni porterà, entro il 2027, l’età minima di pensionamento dagli attuali 63 anni a 65 anni e successivamente essa sarà modificata in base alla speranza di vita. Entrambe le riforme sono entrate in vigore nel 2017. Grazie al patto per la competitività, il miglioramento della competitività di costo potrebbe generare un incremento dell’occupazione e una crescita del PIL reale pari a circa l’1,5 % — 2 %, in base al documento programmatico di bilancio 2017. Le stime dell’incidenza sull’occupazione o sul PIL non sono molto precise, data la natura del provvedimento, ma risultano nel complesso plausibili. Si può pertanto ritenere che le riforme avranno effetti positivi sulla sostenibilità delle finanze pubbliche. Inoltre, i risultati della valutazione approfondita della stima del divario tra prodotto effettivo e potenziale per il 2017, realizzata sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, indicano che nel 2017 la Finlandia rispetterà il parametro di riferimento minimo. Come garanzia supplementare relativa al rispetto del valore di riferimento del disavanzo pari al 3 % del PIL, il governo si è impegnato pubblicamente ad adottare nel 2017, se necessario, misure supplementari per garantire la conformità con le norme di bilancio, fra cui in particolare il rispetto del valore di riferimento del 3 % del PIL stabilito dal trattato. In base a quanto precede, si può ritenere che la Finlandia possa attualmente beneficiare della deviazione temporanea richiesta, pari allo 0,5 % del PIL nel 2017, a condizione che essa dia adeguata attuazione alle riforme concordate, aspetto che sarà monitorato nell’ambito del semestre europeo.

(11)

Per quanto riguarda la richiesta di flessibilità per investimenti supplementari, le informazioni fornite nel quadro del programma di stabilità 2017 paiono confermare che la deviazione temporanea della Finlandia dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di bilancio a medio termine del 2017 venga effettivamente usata per incrementare gli investimenti. Di conseguenza, tenendo anche conto degli elementi sopra indicati relativi al parametro di riferimento minimo e del fatto che la valutazione approfondita della stima del divario tra prodotto effettivo e potenziale conferma che il paese sta attraversando un periodo di congiuntura economica sfavorevole, la Finlandia può attualmente beneficiare di una deviazione temporanea dello 0,1 % del PIL nel 2017, per far fronte alle spese nazionali destinate agli investimenti in progetti cofinanziati dall’Unione. La Commissione effettuerà una valutazione ex post per verificare quale sia l’importo effettivo della spesa nazionale per progetti di investimento cofinanziati e della relativa tolleranza concessa.

(12)

Il 12 luglio 2016 il Consiglio ha raccomandato alla Finlandia di realizzare nel 2017 un aggiustamento annuo verso l’obiettivo di bilancio a medio termine pari almeno allo 0,6 % del PIL. Le previsioni di primavera 2017 della Commissione indicano che nel 2017 esiste un margine per un’ulteriore deviazione temporanea dello 0,6 % del PIL, in base alle clausole sulle riforme strutturali e sugli investimenti, fermo restando l’obbligo di rispettare il parametro di riferimento minimo (ovverosia un disavanzo strutturale dell’1,1 % del PIL). Pertanto, nel 2017 dovrebbe poter essere autorizzato un deterioramento del saldo strutturale pari allo 0,5 % del PIL. In base alle previsioni di primavera 2017 della Commissione, la Finlandia risulterebbe conforme ai requisiti del braccio preventivo. Anche tenendo conto dell’attuale stima aggiornata della diminuzione dell’incidenza sul bilancio 2017 dell’afflusso eccezionale di rifugiati, la conclusione complessiva della valutazione non cambierebbe. Per il 2018, la Finlandia dovrebbe raggiungere il suo obiettivo di bilancio a medio termine, tenendo in considerazione la tolleranza relativa agli eventi inconsueti (concessa per il 2016) e quella relativa all’attuazione delle riforme strutturali e degli investimenti (concessa per il 2017) (6). Sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, ciò è coerente con un tasso massimo di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta (7) dell’1,6 %, corrispondente a un aggiustamento strutturale annuo dello 0,1 % del PIL. A politiche invariate, la Finlandia risulterebbe conforme ai requisiti del braccio preventivo nel 2018. Anche tenendo conto dell’attuale stima aggiornata della diminuzione dell’incidenza sul bilancio 2017 dell’afflusso eccezionale di rifugiati, la conclusione complessiva della valutazione non cambierebbe. Nel contempo, la Finlandia non dovrebbe però conformarsi prima facie al parametro per la riduzione del debito né nel 2017 né nel 2018. Nel complesso, il Consiglio è del parere che la Finlandia debba essere pronta ad adottare ulteriori misure per garantire la conformità.

(13)

A causa dell’invecchiamento della popolazione e della contrazione della forza lavoro, la spesa per le pensioni, la sanità e l’assistenza a lungo termine dovrebbe aumentare, passando dal 23 % del PIL del 2013 al 27 % entro il 2030. Nel gennaio 2017 è entrata in vigore una riforma delle pensioni che prevede l’innalzamento, entro il 2027, dell’età minima di pensionamento dagli attuali 63 anni a 65 anni, età che sarà successivamente modificata in base all’evoluzione della speranza di vita. I costi dei servizi sociali e sanitari, attualmente di competenza dei comuni, ammontano al 10 % del PIL. In assenza di una riforma del sistema, nei prossimi anni la spesa dovrebbe subire un incremento del 4,4 % annuo in termini nominali e aumentare in percentuale del PIL. Tra i principali obiettivi delle riforme figura la riduzione del divario di sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche grazie a un miglior controllo dei costi. Tale obiettivo sarà conseguito attraverso l’integrazione dei servizi, il ricorso a entità di maggiori dimensioni per la fornitura dei servizi e la digitalizzazione. La prima serie di proposte legislative per le riforme dei servizi sociali e sanitari è stata presentata al parlamento nel marzo 2017. Tali norme definiranno il quadro giuridico in cui opereranno le 18 nuove regioni cui i comuni cederanno la responsabilità della fornitura dei servizi sociali e sanitari a partire dal 2019. Le proposte legislative che toccano gli aspetti più controversi della riforma, in particolare la libertà dei pazienti di scegliere il proprio fornitore di servizi, sono state presentate al Parlamento all’inizio di maggio 2017 e dovranno essere adottate per essere attuate a partire dal 2019, come previsto.

(14)

Negli ultimi anni gli aumenti salariali sono stati moderati. Nel periodo 2014-2016 l’aumento medio su base annua dei salari negoziati è stato pari allo 0,7 %. A causa della crescita moderata della produttività della manodopera, la competitività di costo è migliorata solo gradualmente. Nel 2016 le parti sociali hanno sottoscritto il patto per la competitività, volto a migliorare progressivamente la competitività di costo della Finlandia nel 2017. Per oltre il 90 % dei dipendenti, il patto per la competitività congela le retribuzioni per 12 mesi ed aumenta a titolo definitivo il tempo lavorativo annuo di 24 ore, senza compensazioni aggiuntive. Inoltre, sulla base di un’altra disposizione definitiva prevista dal patto, i dipendenti parteciperanno in misura maggiore al pagamento dei contributi di previdenza sociale. Le misure in questione sono finalizzate a sostenere l’espansione delle esportazioni e l’incremento dell’occupazione nei prossimi anni. La prossima tornata di negoziati salariali prevista per la seconda metà del 2017 sarà fondamentale per garantire l’efficacia degli effetti positivi attesi, in quanto il patto per la competitività non è riuscito a colmare completamente il divario di competitività di costo con le economie comparabili.

(15)

La situazione del mercato del lavoro ha cominciato a migliorare gradualmente nel 2016, ma le sfide da affrontare rimangono. Tra il 2008 e il 2015 l’occupazione nel settore manifatturiero è diminuita del 21 % ed altri settori, come quello edile, immobiliare e dell’assistenza sanitaria, manifestano sintomi di carenza di manodopera. Tale situazione conferma la necessità di adottare politiche mirate ed attive inerenti al mercato del lavoro e di continuare ad investire nell’istruzione degli adulti e nella formazione professionale al fine di agevolare la mobilità occupazionale. Nel 2016, il rapporto dei posti di lavoro disponibili rispetto ai posti di lavoro occupati ha raggiunto un livello quasi altrettanto elevato che nel 2007, mentre il tasso di disoccupazione è risultato più alto di due punti percentuali. Ciò è probabilmente indice di squilibri tra la domanda e l’offerta di manodopera, della scarsa attrattiva di alcuni posti di lavoro disponibili o dell’insufficienza degli incentivi ad accettare le proposte di lavoro. Affinché il mercato del lavoro possa evidenziare risultati migliori per quanto riguarda i lavoratori non attivi, in particolare quelli nella fascia di età 25-39 anni, i disoccupati di lunga durata e i lavoratori migranti, è necessario che l’impegno profuso non venga meno. Anche per garantire migliori risultati a livello di integrazione sociale ed inserimento nel mondo del lavoro delle persone provenienti da un contesto migratorio sarà necessario continuare ad investire nella loro istruzione.

(16)

In termini di attivazione, il complesso sistema previdenziale, caratterizzato da diversi tipi di indennità, può generare livelli significativi di inattività, salari bassi e problemi burocratici nei casi di ripristino delle indennità. Affrontare tali questioni è di cruciale importanza. Per aumentare gli incentivi ad accettare le offerte di lavoro, sono state adottate misure per rendere più vincolante l’obbligo per i disoccupati di accettare le offerte di lavoro e di partecipare ai programmi di attivazione. Inoltre, è stata ridotta la durata delle indennità di disoccupazione proporzionali agli stipendi e sono stati introdotti incentivi positivi, ad esempio la possibilità di utilizzare le indennità di disoccupazione di base come sussidi alla mobilità o come integrazioni salariali per attivare le persone in cerca di lavoro. Inoltre, gli incentivi ad accettare le offerte di lavoro potrebbero essere associati all’eliminazione alle attuali barriere burocratiche che ostacolano l’accesso al lavoro o la realizzazione di ambizioni imprenditoriali.

(17)

La competitività non di costo costituisce un freno alle esportazioni e può raffreddare l’interesse degli investitori stranieri per la Finlandia. Un cambiamento strutturale è in corso ma ha recentemente registrato un rallentamento. Sono già stati compiuti progressi nell’apertura alla concorrenza dei servizi in settori quali il commercio al dettaglio e i trasporti e sono state avanzate proposte per aumentare la concorrenza anche in altri settori di servizi nazionali. Se è vero che dai raffronti internazionali la Finlandia emerge tra i primi paesi del mondo in termini di contesto imprenditoriale e di capacità di attirare gli investimenti, l’attuale tasso di investimenti esteri in Finlandia è al di sotto della media dell’Unione, rispetto alle dimensioni dell’economia.

(18)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica della Finlandia, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte alla Finlandia negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della pertinenza dei programmi e delle misure di follow-up ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica della Finlandia, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(19)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità 2017 e il suo parere (8) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1,

RACCOMANDA che la Finlandia adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

perseguire la sua politica di bilancio conformemente ai requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, il che implica il raggiungimento dell’obiettivo di bilancio a medio termine nel 2018, tenendo conto della tolleranza relativa agli eventi inconsueti, dell’attuazione delle riforme strutturali e degli investimenti per cui è stata concessa una deviazione temporanea; assicurare l’adozione e l’attuazione tempestive della riforma amministrativa al fine di migliorare l’efficacia in termini di costi dei servizi sociali e sanitari;

2.

promuovere l’ulteriore allineamento dei salari all’andamento della produttività, nel pieno rispetto del ruolo delle parti sociali; adottare misure mirate inerenti alle politiche attive del mercato del lavoro per affrontare le sfide occupazionali e sociali e fornire incentivi che incoraggino ad accettare le proposte di lavoro e che promuovano l’imprenditorialità;

3.

continuare a migliorare il quadro normativo e a ridurre gli oneri amministrativi per aumentare la concorrenza nei servizi e per promuovere gli investimenti.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25.

(3)  GU C 92 del 24.3.2017, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(5)  Saldo corretto per il ciclo al netto delle misure una tantum e temporanee, ricalcolato dalla Commissione utilizzando la metodologia concordata.

(6)  La Finlandia è autorizzata a deviare dal suo obiettivo di bilancio a medio termine nel 2018, in quanto le deviazioni temporanee sono riportate per un periodo di tre anni.

(7)  La spesa pubblica netta si compone della spesa pubblica totale al netto della spesa per interessi, della spesa relativa a programmi dell’Unione interamente coperta da entrate provenienti da fondi dell’Unione e delle modifiche non discrezionali nella spesa per le indennità di disoccupazione. Gli investimenti fissi lordi finanziati a livello nazionale sono spalmati su un periodo di 4 anni. Rientrano nel calcolo le misure discrezionali in materia di entrate o gli aumenti delle entrate obbligatori per legge, mentre sono escluse le misure una tantum sia per quanto riguarda le entrate che per quanto riguarda la spesa.

(8)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/119


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 della Svezia e che formula un parere del Consiglio sul programma di convergenza 2017 della Svezia

(2017/C 261/26)

Il CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 9, paragrafo 2,

visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (2), in particolare l’articolo 6, paragrafo 1,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011, la relazione sul meccanismo di allerta, in cui la Svezia è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito.

(2)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa alla Svezia 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dalla Svezia nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020. La relazione per paese comprende anche l’esame approfondito ai sensi dell’articolo 5 del regolamento (UE) n. 1176/2011, i cui risultati sono stati anch’essi pubblicati il 22 febbraio 2017. L’analisi ha portato la Commissione a concludere che la Svezia presenta squilibri macroeconomici. In particolare, l’aumento persistente dei prezzi delle abitazioni, i cui livelli di partenza erano già sovrastimati, combinato con il costante aumento dell’indebitamento delle famiglie pone rischi di una correzione disordinata. Sebbene le banche siano considerate adeguatamente capitalizzate, una correzione disordinata potrebbe incidere anche sul settore finanziario, poiché le banche hanno un’esposizione sempre maggiore ai mutui ipotecari. In questo caso, potrebbero esservi effetti di ricaduta nei paesi vicini, dato che i gruppi bancari svedesi hanno un’importanza sistemica per la regione nordico-baltica. Le autorità svedesi sono ampiamente consapevoli dell’aumento dei rischi e negli ultimi anni sono stati presi provvedimenti per contenere la crescita dei mutui ipotecari e incentivare la costruzione di alloggi. Le misure adottate finora, tuttavia, non sono bastate a scongiurare il surriscaldamento del comparto abitativo. Nel complesso permangono lacune a livello di politiche per quanto riguarda la tassazione degli alloggi, il quadro macroprudenziale e l’eliminazione delle strozzature che frenano l’offerta di nuove abitazioni e degli ostacoli all’uso efficiente del parco abitativo esistente.

(3)

Il 28 aprile 2017 la Svezia ha presentato il suo programma nazionale di riforma 2017 e il suo programma di convergenza 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(4)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (3), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(5)

La Svezia è attualmente nel braccio preventivo del patto di stabilità e crescita. Stando al programma di convergenza 2017, il governo intende raggiungere un avanzo pari allo 0,3 % del PIL nel 2017 e continuare a conseguire l’obiettivo a medio termine, che corrisponde a un disavanzo strutturale dell’1 % del PIL, per l’intero periodo di riferimento del programma. In base al programma di convergenza 2017 il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe ridursi al 39,5 % nel 2017 e continuare a contrarsi gradualmente fino al 31,4 % nel 2020. Una vigorosa crescita economica e finanze pubbliche sane dovrebbero essere le principali determinanti della diminuzione del rapporto debito pubblico/PIL. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è plausibile. Secondo le previsioni di primavera 2017 della Commissione, il saldo strutturale dovrebbe registrare un avanzo dello 0,4 % del PIL nel 2017 e un avanzo dello 0,8 % del PIL nel 2018, superando l’obiettivo di bilancio a medio termine. In base alla valutazione del programma di convergenza 2017 e tenendo conto delle previsioni della primavera 2017 della Commissione, il Consiglio ritiene che la Svezia riuscirà a rispettare le disposizioni del patto di stabilità e crescita nel 2017 e nel 2018.

(6)

Partito da livelli già elevati, l’indebitamento delle famiglie ha continuato ad aumentare, crescendo del 7,1 % nel 2016 e avvicinandosi all’86 % del PIL e al 180 % circa del reddito disponibile, essenzialmente a causa di mutui ipotecari più alti dovuti al costante rincaro degli alloggi. La distribuzione dei livelli di debito è diventata sempre più disomogenea, con un’elevata percentuale di nuove famiglie con proprietà ipotecate (16,4 % nel 2016) e con mutui fino al 600 % del loro reddito disponibile. Il governo ha adottato alcune misure macroprudenziali pertinenti, compresa l’introduzione di un nuovo requisito di ammortamento dei mutui ipotecari nel 2016, ma non è ancora chiaro se esse avranno sufficiente incidenza a medio termine. Nel febbraio 2017 il governo ha avviato un processo legislativo volto a rafforzare il mandato giuridico dell’autorità macroprudenziale, onde garantire che, in futuro, l’autorità possa introdurre potenziali misure macroprudenziali in maniera tempestiva e utilizzare una gamma di strumenti più ampia. Le modifiche legislative dovrebbero entrare in vigore entro febbraio 2018. L’adeguamento degli incentivi fiscali, ad esempio limitando gradualmente la deducibilità fiscale dei pagamenti degli interessi sui mutui ipotecari o aumentando le imposte patrimoniali ricorrenti, contribuirebbe a frenare la crescita del debito delle famiglie, ma il governo non ha compiuto nessun progresso in merito.

(7)

La Svezia ha registrato un rapido e costante rincaro degli immobili residenziali sin dalla metà degli anni Novanta e i prezzi delle abitazioni hanno continuato ad aumentare a ritmo sostenuto e regolare, soprattutto nelle principali aree urbane. Tra i fattori determinanti si annoverano generosi sgravi fiscali per la casa di proprietà e i mutui ipotecari, condizioni di credito accomodanti con tassi di ammortamento dei mutui ipotecari relativamente bassi e la costante carenza di alloggi, quest’ultima connessa a inefficienze strutturali del mercato degli immobili residenziali. L’edilizia abitativa ha continuato a crescere, ma rimane nettamente inferiore all’esigenza di nuovi alloggi. Il piano del governo in 22 punti sul mercato immobiliare affronta alcuni fattori sottostanti alla carenza di alloggi, in particolare con misure volte ad aumentare la quantità di terreni edificabili, a ridurre i costi di costruzione e ad abbreviare i tempi del processo di pianificazione. Tuttavia, alcune altre inefficienze strutturali, tra cui la scarsa concorrenza nel settore edile, non ricevono un’attenzione adeguata. La penuria di alloggi è aggravata dalle barriere che ostacolano un uso efficiente del parco immobiliare esistente. La severa regolamentazione del mercato delle locazioni svedese ha l’effetto di vincolare la clientela o di generare disparità tra chi è già inserito nel mercato locativo e chi non lo è, ma non sono state adottate misure politiche significative per introdurre una maggiore flessibilità nella fissazione dei canoni. Nel mercato delle abitazioni di proprietà delle famiglie che vi risiedono, imposte sulle plusvalenze relativamente elevate riducono la mobilità dei proprietari di casa. È stata avviata una riforma temporanea delle regole per il differimento delle imposte sulle plusvalenze sulle operazioni immobiliari, i cui effetti saranno probabilmente limitati. La scarsità di alloggi a prezzi accessibili può anche ridurre la mobilità sul mercato del lavoro e l’effettiva integrazione dei migranti nello stesso, e contribuisce alla disparità tra le generazioni.

(8)

Nel 2016 la Svezia ha registrato uno dei tassi di occupazione più elevati dell’Unione (81,2 %), riportando uno dei tassi di disoccupazione a lungo termine più bassi. Permangono tuttavia problemi come l’inserimento nel mercato del lavoro di persone scarsamente qualificate e di migranti provenienti da paesi terzi e il notevole divario occupazionale per le donne non nate nell’UE. La Svezia ha compiuto sforzi considerevoli per l’accoglienza dei richiedenti asilo e l’integrazione dei rifugiati e di altri immigrati. Sono possibili ulteriori miglioramenti, poiché nel 2016, a 90 giorni dal completamento del programma di accoglienza, solo un terzo dei partecipanti lavorava o seguiva una formazione; inoltre mancano ancora un approccio e una governance coordinati e completi sul riconoscimento delle qualifiche.

(9)

Secondo l’indagine OCSE Programme for International Student Assessment (PISA) del 2015, le competenze di base dei quindicenni sono migliorate dopo anni di risultati in progressivo peggioramento, anche se la percentuale di studenti con risultati insufficienti è ancora intorno alla media dell’Unione e si è ampliato il divario legato al contesto socioeconomico degli studenti. Le misure adottate dal governo al fine di migliorare i risultati scolastici e l’equità necessitano di un attento monitoraggio, unitamente alle iniziative volte ad integrare gli alunni migranti appena entrati nel sistema scolastico.

(10)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica della Svezia, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di stabilità 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte alla Svezia negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica della Svezia, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(11)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di convergenza 2017 ed è del parere (4) che la Svezia rispetterà il patto di stabilità e crescita.

(12)

Alla luce dell’esame approfondito della Commissione e della citata valutazione, il Consiglio ha esaminato il programma nazionale di riforma 2017 e il programma di convergenza 2017. Le sue raccomandazioni a norma dell’articolo 6 del regolamento (UE) n. 1176/2011 trovano riscontro nella raccomandazione di cui al punto 1,

RACCOMANDA che la Svezia adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

affrontare i rischi connessi al debito delle famiglie, in particolare limitando gradualmente la deducibilità fiscale dei pagamenti degli interessi sui mutui ipotecari o aumentando le imposte patrimoniali ricorrenti, e contenendo i prestiti con un rapporto tra debito e reddito sproporzionato; promuovere gli investimenti nel settore dell’edilizia abitativa e migliorare l’efficienza del mercato degli immobili residenziali con l’introduzione di una maggiore flessibilità nella fissazione dei prezzi dei canoni di locazione e la revisione dell’assetto dell’imposta sulle plusvalenze.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25.

(3)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(4)  A norma dell’articolo 9, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.


9.8.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 261/122


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

dell'11 luglio 2017

sul programma nazionale di riforma 2017 del Regno Unito e che formula un parere del Consiglio sul programma di convergenza 2017 del Regno Unito

(2017/C 261/27)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche, (1) in particolare l’articolo 9, paragrafo 2,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del comitato per l’occupazione,

visto il parere del comitato economico e finanziario,

visto il parere del comitato per la protezione sociale,

visto il parere del comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche 2017. Il Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017 ha approvato le priorità indicate nell’analisi annuale della crescita. Il 16 novembre 2016 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio (2), la relazione sul meccanismo di allerta, in cui il Regno Unito non è stato annoverato tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito.

(2)

Il 22 febbraio 2017 è stata pubblicata la relazione per paese relativa al Regno Unito 2017. Nella relazione sono stati valutati i progressi compiuti dal Regno Unito nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio il 12 luglio 2016, il seguito dato alle raccomandazioni specifiche per paese adottate negli anni precedenti e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi nazionali di Europa 2020.

(3)

Il Regno Unito ha presentato il suo programma nazionale di riforma 2017 il 21 aprile 2017 e il suo programma di convergenza 2017 il 27 aprile 2017. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle relative correlazioni.

(4)

La programmazione dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per il periodo 2014-2020 ha tenuto conto delle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese. Come previsto dall’articolo 23 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (3), ove necessario per sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio, la Commissione può chiedere allo Stato membro di rivedere e proporre di modificare il suo contratto di partenariato e i programmi rilevanti. La Commissione ha precisato i modi in cui conta di valersi di tale possibilità negli orientamenti sull’applicazione delle misure per collegare l’efficacia dei fondi SIE a una sana gestione economica.

(5)

Il Regno Unito è attualmente nel braccio correttivo del patto di stabilità e crescita. Qualora sia stata realizzata una correzione tempestiva e duratura nel 2016-17, il Regno Unito sarà soggetto al braccio preventivo del patto di stabilità e crescita e alla regola del debito transitoria nel 2017-18. Nel programma di convergenza 2017 il governo prevede di correggere il disavanzo eccessivo entro l’esercizio 2016-17, in linea con la raccomandazione del Consiglio del 19 giugno 2015, con un disavanzo nominale del 2,7 % del PIL. Il disavanzo nominale dovrebbe lievemente aumentare fino al 2,8 % del PIL nel periodo 2017-18, per poi scendere all’1,9 % del PIL nel 2018-19. Il programma di convergenza non comprende un obiettivo di bilancio a medio termine. Secondo il programma di convergenza, il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe stabilizzarsi in linea di massima attorno all’87,5 % dal 2016-17 al 2018-19, per poi scendere all’84,8 % del PIL nel 2020-21. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano tali proiezioni di bilancio è favorevole. Benché le misure necessarie per sostenere gli obiettivi previsti in termini di disavanzo siano complessivamente ben specificate, i rischi al ribasso che gravano sulle previsioni macroeconomiche comportano un rischio per il conseguimento della riduzione del disavanzo programmata.

(6)

Il 12 luglio 2016 il Consiglio ha raccomandato al Regno Unito di porre fine alla situazione di disavanzo eccessivo entro il 2016-17 e, in seguito alla correzione del disavanzo eccessivo, di realizzare un aggiustamento di bilancio dello 0,6 % del PIL nel 2017-18 verso l’obiettivo di bilancio minimo a medio termine. Sulla base delle previsioni di primavera 2017 della Commissione, il disavanzo nominale dovrebbe attestarsi al 2,7 % del PIL nel 2016-17, in linea con l’obiettivo raccomandato dal Consiglio. Nel 2017-18 vi è il rischio di una qualche deviazione dal requisito del braccio preventivo.

(7)

Alla luce della situazione di bilancio e in particolare del livello di debito, il Regno Unito dovrebbe continuare l’aggiustamento verso un obiettivo di bilancio a medio termine appropriato. Secondo la matrice comune di aggiustamento concordata nel quadro del patto di stabilità e crescita, il predetto aggiustamento si traduce in un requisito pari ad un tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta (4) non superiore all’1,8 %, corrispondente ad un aggiustamento strutturale annuo dello 0,6 % del PIL. A politiche invariate vi è il rischio di una qualche deviazione rispetto a tale requisito nei periodi 2017-18 e 2018-19 considerati insieme. Al contempo, si prevede a prima vista che il Regno Unito non rispetterà la regola del debito transitoria nel 2017-18 ma che lo farà nel 2018-19. Nel complesso, il Consiglio ritiene il Regno Unito debba prepararsi ad adottare ulteriori misure nel 2017-18 per ottemperare alle disposizioni del patto di stabilità e crescita. Tuttavia, come stabilito nel regolamento (CE) n. 1466/97, la valutazione dei programmi di bilancio e dei risultati dovrebbe tenere conto del saldo di bilancio dello Stato membro alla luce delle condizioni del ciclo. Come ricordato nella comunicazione della Commissione che accompagna le presenti raccomandazioni specifiche per paese, la valutazione futura dovrà tenere debitamente conto dell’obiettivo di conseguire una situazione di bilancio che contribuisca sia a rafforzare la ripresa in corso sia ad assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche del Regno Unito. In tale contesto, il Consiglio prende atto che la Commissione intende effettuare una valutazione complessiva in linea con il regolamento (CE) n. 1466/97, in particolare alla luce della situazione del ciclo del Regno Unito.

(8)

L’investimento privato è stato sistematicamente ben al di sotto della media dell’Unione e gli investimenti pubblici appena al di sotto. La produttività è significativamente al di sotto della media del G7 e ristagna dal 2008. Il governo sta ponendo un forte accento sull’aumento degli investimenti per stimolare la crescita della produttività. Una sfida fondamentale consiste nell’affrontare le significative lacune nella capacità e nella qualità delle reti infrastrutturali del Regno Unito. La congestione del traffico stradale è elevata e la capacità ferroviaria è sempre più inadeguata in luoghi che affrontano una rapida crescita della domanda. Vi è anche una necessità sempre più urgente di aumentare gli investimenti in nuove capacità di generazione e fornitura dell’energia. Il piano nazionale per la realizzazione di infrastrutture presenta progetti ambiziosi per migliorare l’infrastruttura economica del Regno Unito e nel 2016 sono state adottate alcune decisioni di investimento relative a grandi progetti in materia di energia e di trasporti. Permangono tuttavia preoccupazioni circa il fatto che possano essere garantiti adeguati investimenti pubblici e privati per affrontare i ritardi infrastrutturali in modo tempestivo ed efficace sotto il profilo dei costi. Il Regno Unito deve affrontare l’importante sfida di aumentare l’offerta di alloggi. Una carenza cronica di alloggi contribuisce ad elevare e ad aumentare i prezzi immobiliari e comporta notevoli costi economici e sociali, in particolare intorno ai poli di crescita economica. La riforma del sistema di pianificazione e una serie di politiche complementari per gli alloggi sono leggermente più favorevoli all’aumento dell’edilizia residenziale. Tuttavia permangono alcuni vincoli all’offerta di alloggi, compresa una regolamentazione molto rigorosa e complessa del mercato fondiario e dell’edilizia residenziale, e la nuova offerta di alloggi non è ancora al passo con la crescita della domanda.

(9)

I dati principali del mercato del lavoro continuano a essere positivi, in generale con basso tasso di disoccupazione giovanile e di lunga durata. Tuttavia i livelli di inattività e di lavoro a tempo parziale e a basso reddito hanno ancora un margine di miglioramento. La crescita delle retribuzioni rimane modesta e collegata alla debole crescita della produttività. Permangono le preoccupazioni circa l’offerta, l’utilizzo e il miglioramento delle competenze. Vi sono stati notevoli sviluppi delle politiche che si concentrano sulle competenze e sullo sviluppo grazie alle riforme dell’istruzione e dell’apprendistato. La qualità dell’apprendistato dovrà concentrarsi sia sul livello delle qualifiche acquisite sia nei settori in cui esse sono conseguite. Altri percorsi finanziati per migliorare le competenze, in particolare per le persone con più di 25 anni, rivestono un importanza strategica. Essi dovrebbero ampliare l’offerta di competenze disponibili per lo Stato, le imprese e i singoli cittadini che desiderano un’evoluzione della propria carriera. Vi sono inoltre difficoltà per quanto riguarda l’offerta di servizi di assistenza all’infanzia e di assistenza sociale, che contribuiscono all’elevato tasso di occupazione femminile a tempo parziale. Finora le riforme dell’assistenza all’infanzia sono state continue ma graduali. È probabile un cambio di passo grazie alla piena attuazione di alcune iniziative in questo ambito nei prossimi due anni. L’inserimento dei bambini di età inferiore a tre anni in strutture formali di assistenza all’infanzia è relativamente basso. Sebbene le recenti misure migliorino in una certa misura la disponibilità e l’accessibilità economica dei servizi di assistenza all’infanzia per i bambini di età compresa fra 3 e 4 anni, esse non affrontano la questione dei servizi di assistenza per i bambini di età inferiore a 3 anni. A seguito delle riforme e dei tagli annunciati in precedenza, in particolare il sostegno sul luogo di lavoro, i risultati della politica sociale, tra cui la povertà infantile, possono essere messi a dura prova nel breve e medio termine, in particolare in un contesto di aumento dell’inflazione. Il numero di bambini in condizioni di povertà che vivono in nuclei familiari attivi costituisce una particolare fonte di preoccupazione.

(10)

Nell’ambito del semestre europeo 2017, la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica del Regno Unito, che ha pubblicato nella relazione per paese 2017. Ha altresì valutato il programma di convergenza 2017, il programma nazionale di riforma 2017, nonché il seguito dato alle raccomandazioni rivolte al Regno Unito negli anni precedenti. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della loro pertinenza ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica del Regno Unito, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti dell’Unione, alla luce della necessità di rafforzare la governance economica dell’Unione nel suo insieme offrendo un contributo a livello dell’Unione per le future decisioni nazionali.

(11)

Alla luce della valutazione di cui sopra, il Consiglio ha esaminato il programma di convergenza 2017 e il suo parere (5) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1,

RACCOMANDA che il Regno Unito adotti provvedimenti nel 2017 e nel 2018 al fine di:

1.

perseguire un consistente sforzo di bilancio nel periodo 2018-19, in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita, tenendo conto della necessità di rafforzare la ripresa in corso e di assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche del Regno Unito;

2.

intraprendere ulteriori azioni per aumentare l’offerta di alloggi, anche attraverso la riforma delle norme di pianificazione e la loro attuazione;

3.

ovviare allo squilibrio tra domanda e offerta di competenze e favorire lo sviluppo delle competenze, anche continuando a migliorare la qualità degli apprendistati e creando altri percorsi di sviluppo finanziati per l’istruzione continua.

Fatto a Bruxelles, l'11 luglio 2017

Per il Consiglio

Il presidente

T. TÕNISTE


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  Regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25).

(3)  Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320).

(4)  La spesa pubblica netta si compone della spesa pubblica totale al netto della spesa per interessi, della spesa relativa a programmi dell’Unione interamente coperta da entrate provenienti da fondi dell’Unione e delle modifiche non discrezionali nella spesa per le indennità di disoccupazione. Gli investimenti fissi lordi finanziati a livello nazionale sono spalmati su un periodo di 4 anni. Rientrano nel calcolo le misure discrezionali in materia di entrate o gli aumenti delle entrate obbligatori per legge, mentre sono escluse le misure una tantum sia per quanto riguarda le entrate che per quanto riguarda la spesa.

(5)  A norma dell’articolo 9, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.