ISSN 1977-0944

Gazzetta ufficiale

dell’Unione europea

C 17

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Edizione in lingua italiana

Comunicazioni e informazioni

60° anno
18 gennaio 2017


Numero d'informazione

Sommario

pagina

 

I   Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

 

RISOLUZIONI

 

Comitato delle regioni

 

118a sessione plenaria del 15 e 16 giugno 2016

2017/C 17/01

Risoluzione sul progetto di bilancio dell’UE per il 2017

1

2017/C 17/02

Risoluzione del Comitato europeo delle regioni — Contributo del Comitato europeo delle regioni al programma di lavoro della Commissione europea per il 2017

4

2017/C 17/03

Risoluzione sulla situazione dei centri d’informazione Europe Direct (EDIC)

11

 

PARERI

 

Comitato delle regioni

 

118a sessione plenaria del 15 e 16 giugno 2016

2017/C 17/04

Parere del Comitato europeo delle regioni — Acciaio: mantenere occupazione sostenibile e crescita in Europa

13

2017/C 17/05

Parere del Comitato europeo delle regioni — Revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale (QFP)

20

2017/C 17/06

Parere del Comitato europeo delle regioni — Sprechi alimentari

28

2017/C 17/07

Parere del Comitato europeo delle regioni — Combattere la radicalizzazione e l’estremismo violento: meccanismi di prevenzione a livello locale e regionale

33

2017/C 17/08

Parere del Comitato europeo delle regioni — La risposta dell’UE alla sfida demografica

40


 

III   Atti preparatori

 

COMITATO DELLE REGIONI

 

118a sessione plenaria del 15 e 16 giugno 2016

2017/C 17/09

Parere del Comitato europeo delle regioni — Proposte legislative che modificano le direttive sui rifiuti

46

2017/C 17/10

Parere del Comitato europeo delle regioni — Strategia di allargamento dell’UE 2015-2016

60


IT

 


I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

RISOLUZIONI

Comitato delle regioni

118a sessione plenaria del 15 e 16 giugno 2016

18.1.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 17/1


Risoluzione sul progetto di bilancio dell’UE per il 2017

(2017/C 017/01)

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI,

visti i propri pareri in merito al progetto di bilancio dell’UE per il 2014, il 2015 e il 2016;

visto il proprio parere sulla revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale (QFP);

considerando che la procedura di bilancio per il bilancio dell’UE per il 2017 coincide con il riesame/revisione intermedio/a del QFP di cui all’articolo 2 del regolamento (UE, Euratom) n. 1311/2013 del Consiglio, del 2 dicembre 2013, che stabilisce il QFP per il periodo 2014-2020,

1.

sottolinea l’importante ruolo del bilancio UE per il 2017 ai fini dello sviluppo e della realizzazione degli obiettivi e delle priorità dell’Unione europea, nell’ottica di stimolare la crescita, promuovere l’occupazione e creare nuovi posti di lavoro, rafforzando al tempo stesso un’effettiva coesione e la competitività dell’UE per far fronte a nuove sfide;

2.

richiama l’attenzione sul fatto che il bilancio annuale dell’UE deve far fronte a una serie di equivoci strutturali del QFP:

risorse limitate per l’intero QFP, ma specialmente per le rubriche 3 e 4,

il sistema delle risorse proprie, fondato essenzialmente su contributi nazionali legati al reddito nazionale lordo,

il maggiore ricorso a strumenti «satellite», cosa che per un verso aumenta la flessibilità del bilancio, ma che d’altro canto compromette l’unità del bilancio dell’UE e il controllo democratico del Parlamento europeo,

il disimpegno degli stanziamenti non spesi, che sono definitivamente perduti, anziché essere riportati all’anno successivo come riserva per necessità impreviste;

3.

ribadisce, sulla base dell’analisi annuale della crescita 2016 della Commissione, che il bilancio dell’UE deve contribuire alla ripresa economica e rimediare alla tuttora notevole carenza di investimenti che si registra nell’UE dopo la crisi e che nuoce alla competitività e minaccia la coesione economica, sociale e territoriale;

4.

mette in rilievo l’importanza dei fondi strutturali e d’investimento europei, del Fondo europeo per gli investimenti strategici, di Orizzonte 2020, di Erasmus +, dei programmi di finanziamento delle PMI e di altre politiche e programmi che stimolano lo sviluppo dell’economia dell’UE; invita la Commissione ad aumentare ulteriormente gli investimenti destinati alla ricerca, all’innovazione e alle infrastrutture;

5.

osserva che gli enti locali e regionali degli Stati membri sono spesso lasciati soli ad affrontare l’elevato numero di persone in fuga e nel gestire le politiche di integrazione, con un livello molto ridotto di finanziamenti e/o di coordinamento da parte delle autorità nazionali/europee. Occorre rendere direttamente disponibili per gli enti locali e regionali risorse finanziarie che consentano loro di far fronte ai loro obblighi in materia di migrazione e di integrazione e garantire che gli enti locali e regionali abbiano un rapido accesso ai fondi nazionali e dell’UE; propone anche di fornire agli Stati membri e agli enti locali e regionali orientamenti pratici sulle possibili fonti di finanziamento;

6.

nel far fronte ai flussi migratori, si dovrebbe inoltre fornire assistenza agli enti locali e regionali dei paesi di origine e delle regioni circostanti, comprese le aree di transito; senza il sostegno dell’UE, infatti, gli enti locali e regionali dei paesi partner non saranno in grado di offrire condizioni di vita dignitose e di gettare le basi dello sviluppo economico nei paesi di origine. In tal senso, una revisione responsabile del QFP dovrebbe prevedere — a fronte di accordi con paesi terzi per un efficace controllo delle frontiere, riduzione dei flussi migratori, cooperazione in materia di rimpatri, contrasto al traffico di esseri umani — un supporto finanziario e operativo rafforzato anche attraverso nuove e innovative fonti di finanziamento;

7.

chiede all’autorità di bilancio di considerare l’esigenza di risorse finanziarie direttamente accessibili per i produttori agricoli europei, specie del settore lattiero-caseario, di quello delle carni e di quello ortofrutticolo, colpiti, sin dall’inizio dell’attuale QFP, da varie crisi, come ad esempio la volatilità dei prezzi; sottolinea l’impatto di bilancio delle misure di emergenza adottate in risposta a tali crisi, per un totale di 500 milioni di EUR nel bilancio 2016 e di 300 milioni in quello 2015; richiama l’attenzione sull’attuale situazione di crisi nel settore agricolo di vari Stati membri;

8.

ricorda che la Commissione riesaminerà, nel 2016, le dotazioni complessive di tutti gli Stati membri nell’ambito dell’obiettivo di politica di coesione Investimenti a favore della crescita e dell’occupazione per il periodo 2017-2020 ed adeguerà le dotazioni complessive sulla base dei dati statistici più recenti, e sottolinea al tempo stesso la necessità di prevedere nel 2017 risorse di bilancio sufficienti per finanziare tali adeguamenti;

9.

invita la Commissione europea, gli Stati membri e le regioni a utilizzare tali adeguamenti come uno strumento flessibile per far fronte a nuove sfide nell’ambito della politica di coesione, considerando che secondo l’articolo 7 del regolamento QFP essi devono essere realizzati tenendo conto della situazione particolarmente difficile degli Stati membri colpiti dalla crisi;

10.

osserva che da analisi precoci emerge che gli impegni e l’attuazione dei progetti finanziati attraverso i programmi Orizzonte 2020 e Meccanismo per collegare l’Europa sono stati rapidi e che i tagli dei bilanci dei due programmi hanno avuto effetti negativi; invita l’autorità di bilancio a compensare, nel corso della procedura annuale di bilancio per il 2017, i tagli dei bilanci di Orizzonte 2020 e del Meccanismo per collegare l’Europa connessi alla creazione del Fondo europeo per gli investimenti strategici;

11.

ricorda che la procedura annuale di bilancio può rimediare solo temporaneamente alla mancanza di fondi e all’aumento del divario tra impegni e pagamenti e che tali questioni andrebbero affrontate nell’ambito di un’ampia revisione intermedia del QFP;

12.

deplora il taglio dei finanziamenti disponibili nel Meccanismo per collegare l’Europa per investimenti energetici, sottolineando che questa voce prioritaria del bilancio non dovrebbe subire lo storno di ulteriori importi a favore di altre voci. Raccomanda di garantire un migliore equilibrio geografico nell’attuazione del Meccanismo per collegare l’Europa nel settore energetico, affinché non solo le regioni sudorientali dell’UE e i suoi vicini, ma anche altre regioni possano avvalersi, in maniera geograficamente più equilibrata, del potenziamento delle interconnessioni, che sono fondamentali per un mercato interno dell’energia ben funzionante in tutta l’UE;

13.

considera l’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile come una priorità politica di primo piano, poiché, con il sostegno dei fondi strutturali e d’investimento europei, rappresenta un concreto strumento di sostegno per i giovani nell’accesso al mercato del lavoro; propone pertanto di prevedere per tale iniziativa, nel bilancio 2017, adeguati stanziamenti di impegno e di pagamento sul totale della linea di bilancio di 3,2 miliardi di EUR adottata per il periodo 2014-2020;

14.

fa osservare che l’attuazione dei fondi strutturali e di investimento europei, dopo alcuni ritardi iniziali, prende velocità, e chiede quindi un aumento degli stanziamenti di pagamento nel bilancio 2017, per evitare futuri arretrati dei pagamenti; invita la Commissione a monitorare regolarmente l’evoluzione degli importi da liquidare e a predisporre un meccanismo di allerta precoce;

15.

propone che il Parlamento europeo attui dei progetti pilota a titolo del bilancio 2017 per esaminare le esigenze e il potenziale di crescita derivanti dal completamento dei collegamenti mancanti nelle infrastrutture di trasporto nelle regioni transfrontaliere;

16.

sottolinea che se in futuro dovessero presentarsi esigenze di pagamento nuove e impreviste, occorrerebbe coprirle con nuovi stanziamenti di pagamento e non riassegnando le risorse disponibili;

17.

ricorda che il bilancio dell’UE dovrebbe essere orientato ai risultati e sostiene pertanto gli sforzi della Commissione per semplificare il regolamento finanziario, integrare più efficacemente i diversi strumenti di finanziamento dell’UE e assicurare condizioni uguali a tutti i programmi e a tutte le politiche dell’UE per quanto riguarda le norme sugli aiuti di Stato, gli appalti pubblici e gli obblighi di notifica; sottolinea l’esigenza che il bilancio dell’UE sia guidato da un approccio di governance multilivello basato sul territorio;

18.

sottolinea che il bilancio dell’UE deve essere guidato da un approccio di governance multilivello basato sul territorio, in modo che i fondi e le politiche dell’UE producano risultati migliori capitalizzando le specificità locali e regionali;

19.

ricorda che l’accordo del dicembre 2015 nel quadro della COP 21 impegna i paesi donatori a sostenere i paesi in via di sviluppo con 100 miliardi di USD all’anno, ma che prima della COP 22 di Marrakech dovrà essere decisa una metodologia comune per integrare i finanziamenti per il clima. Chiede in tale contesto che la Commissione presenti un quadro normativo consolidato dell’UE in materia di finanziamenti per il clima e lo integri nel suo progetto di bilancio 2017, tenendo conto del fatto che l’UE aveva inoltre convenuto che almeno il 20 % del quadro finanziario 2014-2020, vale a dire 180 miliardi di EUR, avrebbe dovuto essere destinato ad azioni connesse con il clima;

20.

osserva, infine, che molti enti locali e regionali hanno recentemente adottato politiche di gender budgeting (inserimento della dimensione di genere nel bilancio), e chiede alla Commissione europea di tenere conto dell’impatto di genere nel progetto di bilancio 2017;

21.

incarica il suo presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Parlamento europeo, al Consiglio e al presidente del Consiglio europeo.

Bruxelles, 15 giugno 2016

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Markku MARKKULA


18.1.2017   

IT

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C 17/4


Risoluzione del Comitato europeo delle regioni — Contributo del Comitato europeo delle regioni al programma di lavoro della Commissione europea per il 2017

(2017/C 017/02)

Presentato dai gruppi politici PSE, PPE, ALDE, AE ed ECR

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI,

viste le sue risoluzioni del 4 giugno 2015 sulle priorità del CdR per il periodo 2015-2020, e del 4 dicembre 2015 sul programma di lavoro della Commissione europea per il 2016, come anche il protocollo di cooperazione con la Commissione europea del febbraio 2012;

tenuto conto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità, ritiene importante che il lavoro della Commissione continui ad esprimere l’impegno per il rispetto di tali principi, attuando un approccio politico integrato e multilivello, e auspica un coinvolgimento sempre maggiore delle autorità locali e regionali nel processo decisionale europeo;

Occupazione, crescita, investimenti e politica di coesione

1.

invita la Commissione a presentare in tempi rapidi, sulla base della revisione intermedia della strategia Europa 2020 e dell’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, presenti delle proposte in merito a una nuova strategia a lungo termine per lo sviluppo sostenibile dell’UE (strategia europea di sostenibilità) nella prospettiva del 2030;

2.

mette in evidenza il ruolo svolto dagli enti locali e regionali nell’affrontare gli ostacoli agli investimenti, come sottolineato nelle relazioni e raccomandazioni specifiche per paese del 2016, e ricorda che tutti i livelli di governo devono lavorare in partenariato per individuare e superare tali ostacoli nei rispettivi paesi;

3.

esorta la Commissione e la Banca europea per gli investimenti (BEI) ad adottare ulteriori misure per assicurare la complementarità e l’addizionalità tra il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) e i fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE) e altri programmi finanziati dall’UE; ribadisce il suo appello ad essere coinvolto nell’attuazione, nel monitoraggio e nella valutazione del piano di investimenti, in particolare per quanto riguarda la promozione di piattaforme di investimento e l’analisi dell’impatto reale del FEIS nel rimediare alla carenza di investimenti a livello regionale e locale;

4.

sottolinea che la Commissione — in cooperazione con la Banca europea per gli investimenti — dovrebbe precisare il ruolo delle banche di promozione regionali e degli altri istituti finanziari nel sistema che porta alla creazione di piattaforme di investimento in quanto strumenti per attuare il piano di investimenti per l’Europa (1);

5.

sottolinea la necessità di semplificare le procedure al fine di rafforzare l’impatto dei programmi SIE e migliorarne l’impiego, e raccomanda di adottare in tempi brevi una serie di misure di semplificazione per il periodo di programmazione in corso; esorta al tempo stesso a intensificare i lavori per un riesame approfondito del sistema di attuazione della politica di coesione per il prossimo periodo di programmazione, potenziando le attività del gruppo ad alto livello sulla semplificazione e avviando un dialogo multilivello a 360 gradi, in particolare con gli enti locali e regionali;

6.

raccomanda di introdurre esenzioni più ampie della spesa a valere sui fondi strutturali dall’applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato;

7.

accoglie con favore l’«analisi a livello transfrontaliero» intesa a eliminare gli ostacoli giuridici e amministrativi alla cooperazione transfrontaliera e invita la Commissione a presentare, nel 2017, iniziative concrete volte a rimuovere tali ostacoli, tenendo conto anche della proposta della presidenza lussemburghese dell’UE per una «convenzione transfrontaliera europea in merito a disposizioni specifiche nelle regioni di confine»; chiede alla Commissione di monitorare attentamente l’attuazione della direttiva 2011/24/UE sull’assistenza sanitaria transfrontaliera al fine di colmare le eventuali lacune;

8.

si rammarica che le revisioni intermedie di vari programmi e iniziative dell’UE, la cui conclusione è prevista nel terzo trimestre del 2017, non siano in linea con il riesame/la revisione intermedi del quadro finanziario pluriennale (QFP) attuale; esorta pertanto la Commissione a concludere le revisioni entro il 1o luglio 2017 e a elaborare una proposta globale per il prossimo QFP, da presentare entro il 1o gennaio 2018; a tale riguardo auspica che i ritardi nella revisione di questi programmi non si ripercuotano sull’adozione delle proposte legislative per il prossimo QFP;

9.

richiama l’attenzione sull’importanza di attuare l’agenda urbana dell’UE, concordata dai capi di Stato e di governo, in partenariato con gli enti locali e regionali. Sottolinea che occorre garantire che tale agenda sia coerente con l’iniziativa Legiferare meglio dell’UE, chiede che sia inserita nel programma di lavoro annuale della Commissione per il 2017 e raccomanda di elaborare un Libro bianco sull’attuazione dell’agenda urbana dell’UE, da inserire nel programma di lavoro annuale del 2017;

10.

invita la Commissione a prevedere, nel quadro del suo programma di lavoro annuale del 2017, l’elaborazione della visione territoriale per il 2050. Sottolinea la necessità di una nuova visione territoriale dal momento che l’accordo del 1999 sullo Schema di sviluppo dello spazio europeo necessita un aggiornamento, come evidenziato nelle conclusioni della riunione del 27 novembre 2015 dei ministri responsabili della coesione territoriale e della politica urbana;

11.

invita la Commissione a concentrare gli sforzi per eliminare le strozzature nei trasporti e garantire collegamenti transfrontalieri adeguati, in particolare affrontando la questione dei collegamenti transfrontalieri mancanti a livello locale e regionale. Occorre stanziare finanziamenti adeguati in particolare per le infrastrutture di piccole dimensioni con rilevanza transfrontaliera; si aspetta inoltre che la Commissione presenti una proposta e un calendario concreti per l’introduzione di sistemi di pianificazione multimodale e transfrontaliera degli itinerari e di sistemi interoperabili e integrati di biglietteria per i trasporti;

12.

chiede nuovamente alla Commissione di pubblicare un Libro verde sulla mobilità nelle regioni con caratteristiche geografiche e demografiche problematiche;

13.

invita la Commissione a rilanciare il dibattito sul tema non solo PIL e a esaminare la necessità e la possibilità di mettere a punto indicatori complementari dei risultati economici, del benessere e dello sviluppo sostenibile;

14.

raccomanda alla Commissione di elaborare azioni in materia di «qualifiche e competenze minime garantite», riconosciute e convalidate in tutti gli Stati membri, senza pregiudicare la responsabilità degli Stati membri per quanto riguarda il contenuto dell’insegnamento e l’organizzazione del sistema d’istruzione di cui all’articolo 165 del TFUE, e auspica che le disposizioni sul riconoscimento dell’apprendimento non formale e informale siano operative entro il 2018; sottolinea che occorre adeguare le competenze alle esigenze del mercato del lavoro, tenendo in debito conto, nel quadro del programma di lavoro annuale della Commissione per il 2017, le necessità formative dei giovani disoccupati;

15.

invita la Commissione a elaborare una strategia UE in materia di sfide demografiche, a inserire nella revisione intermedia della strategia Europa 2020 un’iniziativa faro sulla situazione demografica e ad avviare tempestivamente un dialogo con il CdR sulla futura definizione delle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi demografici;

16.

si attende che la Commissione presenti, all’inizio del 2017, una proposta legislativa sul pilastro europeo dei diritti sociali al fine di ridurre l’asimmetria esistente tra libertà economiche e diritti sociali;

17.

esorta la Commissione a presentare un quadro giuridico che comprenda un corpus di definizioni comuni applicabili alle differenti forme dell’economia sociale in Europa (che definisca, ad esempio, uno statuto europeo delle società cooperative, delle fondazioni, delle mutue e delle associazioni), per permettere alle imprese dell’economia sociale di operare su un fondamento di certezza giuridica e poter così trarre profitto dai vantaggi offerti dal mercato interno e dalla libera circolazione;

18.

invita la Commissione a proporre una nuova strategia per l’uguaglianza di genere e i diritti della donna per il periodo 2016-2020 e a presentare una proposta legislativa per la revisione della direttiva 92/85/CEE del Consiglio concernente il congedo di maternità;

19.

invita la Commissione a presentare, in collaborazione con il CdR e con gli Stati membri, una seconda relazione sulla Strategia europea sulla disabilità 2010-2020, e a valutare la possibilità di un ulteriore sviluppo di tale strategia;

20.

invita la Commissione ad affrontare il fenomeno delle «società di comodo»;

21.

intende contribuire all’Anno europeo del patrimonio culturale 2018 diffondendo la conoscenza del patrimonio culturale presso una più vasta platea di cittadini;

22.

sottolinea la necessità di una rinnovata strategia europea in materia di turismo e ricorda che il CdR ha iniziato a elaborare un parere al riguardo (Il turismo come motore della cooperazione regionale nell’UE) e che presenterà proposte alla Commissione europea in merito a questa strategia europea rinnovata;

23.

chiede alla Commissione di tenere conto in maniera più sistematica della dimensione rurale di tutte le politiche UE e di presentare un Libro bianco sulle zone rurali che funga da punto di partenza per la politica di sviluppo rurale dopo il 2020;

24.

invita la Commissione a promuovere ulteriormente la crescita blu attraverso un nuovo piano globale per lo sviluppo dell’economia blu in Europa, basato in particolare su una strategia europea comune in materia di mappatura delle zone costiere e di dati sull’ambiente marino, al fine di contribuire a sviluppare l’economia blu grazie a una migliore disponibilità di dati, evitando la frammentazione e sfruttando le sinergie transfrontaliere. Chiede altresì di creare una Comunità della conoscenza e dell’innovazione per l’economia blu;

25.

chiede alla Commissione europea di integrare sistematicamente nelle sue politiche e nei suoi fondi il principio degli investimenti resilienti alle catastrofi; la invita inoltre a fornire orientamenti, in consultazione e in cooperazione con i governi locali, regionali e nazionali e con le parti interessate, sul significato che riveste per l’Europa il quadro di Sendai per la riduzione dei rischi di catastrofi e sul modo migliore per attuarlo;

Sviluppo sostenibile

26.

invita la Commissione a dare completa attuazione al piano d’azione in materia di economia circolare e a valutare la necessità di presentare, nel 2017, le necessarie proposte in tale senso corredate di una strategia ambiziosa sulla plastica nell’economia circolare, una normativa che stabilisca i requisiti qualitativi minimi da applicare alle acque riutilizzate, nonché nuove iniziative nel settore edilizio;

27.

chiede alla Commissione di realizzare valutazioni dell’impatto territoriale per tutti gli obiettivi vincolanti in vigore in materia di ambiente;

28.

esorta la Commissione a rivedere gli obiettivi climatici dell’UE e i mezzi necessari per conseguirli conformemente agli obiettivi mondiali adottati alla COP 21 di Parigi; rammenta alla Commissione la propria raccomandazione iniziale di una riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra del 50 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Ritiene che qualsiasi nuovo obiettivo introdotto debba formare oggetto di una valutazione dell’impatto territoriale e non debba limitare il diritto degli Stati membri di determinare il loro mix energetico;

29.

invita la Commissione a mettere in pratica il punto 15 del preambolo dell’accordo mondiale sul clima che riconosce l’importanza di un approccio basato sulla governance multilivello, comprendente non soltanto le città, ma anche le regioni;

30.

chiede di essere coinvolto nel forum UE delle infrastrutture energetiche per dar voce agli enti locali e regionali nel processo di elaborazione delle politiche in materia di investimenti nelle infrastrutture energetiche, in particolare nel settore della generazione decentrata di energia, comprese la microproduzione e la distribuzione;

31.

chiede di partecipare, sin dalle prime fasi del processo di pianificazione delle politiche, alla revisione delle direttive UE in materia di efficienza energetica, promozione dell’energia da fonti rinnovabili e assetto del mercato dell’energia elettrica;

32.

invita la Commissione a proporre iniziative maggiormente specifiche nel campo della produzione combinata di energia elettrica ed energia termica e delle reti di teleriscaldamento e teleraffreddamento al fine di ridurre ulteriormente le emissioni di CO2 e di aumentare la sicurezza energetica;

33.

reputa che la Commissione debba porsi obiettivi strategici più ambiziosi in materia di energie rinnovabili sostenendo, adeguando e diffondendo ulteriormente il modello del Patto dei sindaci all’interno e all’esterno dell’UE, e contribuendo a dare maggiore coerenza e sostenibilità alla governance urbana, all’azione per il clima e al coinvolgimento dei cittadini;

34.

chiede la piena attuazione del 7o programma d’azione per l’ambiente 2014-2020 ed esorta la Commissione a presentare una proposta per una direttiva europea che definisca le disposizioni relative all’assicurazione di conformità in relazione all’intero acquis dell’UE in materia di ambiente (2);

35.

esorta a dare piena attuazione alla strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2020 e sollecita pertanto la Commissione a presentare nel 2017 la sua iniziativa, attesa ormai da tempo, volta a garantire che non si verifichino perdite nette di biodiversità e di servizi ecosistemici; ribadisce inoltre la sua richiesta alla Commissione di non rivedere le direttive sulla protezione della natura, ma di presentare entro breve una comunicazione che preveda azioni concrete intese a favorire una loro migliore applicazione (3);

36.

invita la Commissione a presentare una comunicazione sull’alimentazione sostenibile che definisca un quadro politico coerente a livello UE per affrontare la sostenibilità dell’agricoltura, della produzione alimentare e della catena di approvvigionamento, come anche i relativi aspetti commerciali, e rinnova la sua richiesta alla Commissione di stabilire obiettivi più specifici per ridurre gli sprechi alimentari del 30 % entro il 2025 (4). Ribadisce inoltre il suo invito a introdurre un nuovo logo e a definire un simbolo comune e un sistema di identificazione per i prodotti locali;

37.

invita la Commissione a pubblicare una nuova strategia UE in materia di alcol per il periodo 2016-2025, basata sui più recenti dati disponibili, che tenga conto dei cambiamenti sociali e sostenga i programmi già avviati a livello nazionale, regionale e locale;

Mercato interno e concorrenza

38.

appoggia la richiesta del Parlamento europeo di includere il pilastro del mercato unico nell’ambito del semestre europeo, con un sistema di monitoraggio e valutazione periodici;

39.

accoglie con favore l’imminente pacchetto di semplificazione dell’IVA per le PMI e l’iniziativa a favore delle start-up quali misure concrete volte a ridurre gli oneri normativi e amministrativi a carico di queste imprese; sottolinea la necessità di semplificare ulteriormente la normativa, in particolare per quanto riguarda l’accesso delle PMI agli appalti pubblici e la loro partecipazione ai progetti finanziati dai fondi SIE;

40.

esprime apprezzamento per l’attenzione mostrata dalla Commissione verso l’economia della condivisione o collaborativa, ma ribadisce che qualsiasi misura di regolamentazione vincolante deve avere un approccio settoriale e considerare la portata dell’iniziativa come criterio per definire le linee normative;

41.

ritiene che la Commissione debba rispondere meglio alle notevoli sfide in materia di finanziamento dei servizi di interesse generale e la invita pertanto a valutare l’impatto territoriale della legislazione UE sulla fornitura di servizi di interesse generale, con specifico riferimento agli aiuti di Stato e alle norme in materia di appalti pubblici, e a utilizzare qualsiasi margine esistente di semplificazione, in particolare per quanto riguarda gli strumenti finanziari dell’UE; alla luce di queste considerazioni, si attende di venire opportunamente consultato in merito alla revisione, nel 2017, del «pacchetto Almunia» per quanto riguarda il finanziamento dei servizi d’interesse economico generale;

42.

raccomanda alla Commissione di far seguire la sua valutazione, tuttora non conclusa, della direttiva sulle procedure di ricorso in materia di appalti pubblici da una revisione della direttiva per ovviare alle carenze dal punto di vista degli enti locali e regionali;

Unione economica e monetaria (UEM) e semestre europeo

43.

rinnova l’invito rivolto alla Commissione e al Parlamento europeo a introdurre un codice di condotta che garantisca la partecipazione strutturata degli enti locali e regionali al semestre europeo; in tale contesto si impegna a intavolare un dialogo con la Commissione;

44.

chiede ancora una volta alla Commissione di valutare l’impatto delle nuove regole SEC 2010 sulla capacità d’investimento degli enti locali e regionali;

45.

esorta la Commissione a coinvolgerlo nell’elaborazione del Libro bianco sulla riforma dell’UEM, in cui dovrebbero essere affrontate le questioni della competitività e della dimensione sociale di tale unione;

Mercato unico digitale, ricerca e innovazione

46.

ritiene che la creazione di un’economia sostenibile dei dati rappresenti una delle sfide principali per il mercato unico digitale, anche nel contesto industriale («Industria 4.0»); raccomanda di creare le condizioni atte a consentire la copertura della banda larga in tutte le regioni e di cooperare con la Commissione e la BEI al fine di attingere ai programmi di finanziamento e di sostegno per le infrastrutture TIC, e invita la Commissione, nel quadro dell’attuazione del mercato unico digitale, a riferire periodicamente sui progressi compiuti nel ridurre il divario digitale, soprattutto a livello regionale e locale;

47.

invita la Commissione a presentare proposte volte a utilizzare meglio i programmi di ricerca finanziati dall’UE, sviluppando ulteriormente le sinergie tra i finanziamenti di Orizzonte 2020, dei fondi SIE e del FEIS, e rafforzando i collegamenti alle strategie di specializzazione intelligente a livello regionale; raccomanda di porre particolare attenzione all’impatto dei finanziamenti di Orizzonte 2020 sulla crescita e di affrontare il «divario in materia di innovazione» nel quadro della valutazione intermedia;

48.

raccomanda un suo stretto coinvolgimento nella revisione della strategia sulla bioeconomia in programma per il 2017;

49.

sottolinea che l’attuazione dei nuovi strumenti dell’UE, quali il consiglio europeo per l’innovazione, come anche le iniziative in materia di dati aperti e di innovazione aperta devono tenere conto della dimensione regionale e devono contribuire a ridurre il divario in materia di innovazione;

Politica commerciale dell’UE

50.

chiede alla Commissione che ogni iniziativa di rilievo nel settore della politica commerciale sia accompagnata da valutazioni di impatto territoriale e che i nuovi accordi commerciali non introducano nuove restrizioni a carico degli enti locali e regionali per quanto concerne la fornitura di servizi di interesse generale;

51.

invita la Commissione a effettuare in maniera sistematica valutazioni ex post volte a misurare l’impatto, sia positivo che negativo, degli accordi commerciali sul piano economico, ambientale, sociale e territoriale;

52.

chiede alla Commissione, allo scopo di affrontare i problemi di trasparenza nell’elaborazione delle politiche commerciali a livello degli Stati membri dell’UE, di presentare orientamenti sul modo in cui devono essere formulati gli obiettivi di politica commerciale prima che comincino i negoziati, vale a dire nella fase in cui i 28 Stati membri definiscono un mandato;

Giustizia, diritti fondamentali e migrazione

53.

con riferimento alla giustizia, esorta la Commissione a favorire forme di incentivazione che siano d’aiuto agli Stati a migliorare le condizioni carcerarie delle persone detenute e tali da promuovere la costruzione di percorsi di mediazione penale ed orientati ad una giustizia riparativa, alla valorizzazione di alternative alla detenzione e a percorsi formativi che favoriscano l’emersione da un contesto sociale fondato su illegalità e delinquenza;

54.

si compiace della volontà della Commissione di affrontare le sfide derivanti dall’afflusso di un numero senza precedenti di richiedenti asilo, profughi e migranti economici in Europa e ritiene le proposte di riforma del sistema di Dublino un importante passo avanti in questa direzione; si attende tuttavia che nel 2017 facciano seguito ulteriori proposte concrete per la definizione di una politica globale dell’UE in materia di migrazione e asilo, basata sul rispetto dei diritti fondamentali e l’osservanza degli obblighi internazionali, oltre che sul principio di solidarietà;

55.

invita la Commissione, in cooperazione con gli Stati membri, a proseguire gli sforzi per arrivare ad un consenso in merito ad un elenco comune europeo di paesi di origine sicuri, e a collaborare con i paesi di origine e di transito considerati sicuri onde attuare le politiche di rimpatrio con efficacia e rapidità, oltre che nel pieno rispetto dei diritti umani e degli obblighi internazionali;

56.

esorta la Commissione a proporre l’istituzione di meccanismi che consentano ai richiedenti asilo di presentare domanda di visto umanitario al di fuori dell’UE, in modo da renderne possibile l’ingresso legale nei paesi dell’Unione;

57.

riconosce l’importante contributo che i flussi migratori danno alla crescita dell’economia europea e chiede che il semestre europeo tenga conto di questa dimensione, in particolare per quanto riguarda la spesa per garantire l’integrazione dei migranti;

58.

ritiene più che mai importante preservare Schengen ed esorta la Commissione a fare tutto il possibile, in collaborazione con gli Stati membri, per ripristinare la stabilità necessaria al funzionamento del sistema; sottolinea che la sospensione dell’accordo di Schengen sulla libera circolazione alle frontiere ha gravi conseguenze in termini di controlli fisici e rischia di avere un serio impatto economico, senza peraltro riuscire a risolvere il problema della pressione migratoria;

59.

sollecita la Commissione ad aumentare i finanziamenti accordati agli enti locali e regionali affinché possano svolgere più efficacemente il loro importante ruolo nell’accoglienza e nell’integrazione dei richiedenti asilo, dei profughi e dei migranti;

60.

ritiene che una migliore allocazione dei fondi strutturali e d’investimento europei a livello regionale e locale costituisca una condizione necessaria al sostegno delle politiche d’integrazione. In quest’ottica, auspica che sia previsto un aumento delle risorse destinate al problema dei richiedenti asilo, dei profughi e della migrazione nei prossimi anni, e chiede inoltre che tali risorse siano meglio distribuite e utilizzate in modo più efficiente;

61.

esorta la Commissione a: 1) sostenere gli enti locali e regionali nello sviluppo delle strategie locali, regionali e nazionali di prevenzione per combattere la radicalizzazione; 2) continuare a raccogliere e a diffondere sotto forma di manuale le buone pratiche in materia di prevenzione della radicalizzazione; e 3) favorire la cooperazione tra le città per affrontare il fenomeno della radicalizzazione;

62.

segnala la preoccupazione per la difficoltà nel monitorare le presenze di minori non accompagnati ed il rischio di un loro coinvolgimento in dinamiche di tratta e di sfruttamento; esorta ad attuare programmi di inclusione e di formazione in particolare per i minori presenti sul territorio e ad attivare pratiche di accoglienza che coinvolgano le comunità di provenienza dei minori stessi già radicate sul terreno del paese di accoglienza, garantendo ai minori la possibilità di vivere in famiglia o in contesti di tipo familiare;

Stabilità e cooperazione al di fuori dell’Unione europea

63.

sottolinea la necessità, nell’attuazione della politica europea di vicinato (PEV) riveduta, di dare la massima priorità alle iniziative a sostegno dei processi di decentramento, ai gemellaggi e allo sviluppo delle capacità a livello subnazionale; sollecita la Commissione a rilanciare lo Strumento per l’amministrazione locale e a estenderlo a tutti i paesi vicini, e rinnova la sua proposta di applicare le metodologie, i concetti e gli strumenti della politica europea di coesione all’attuazione della PEV riveduta;

64.

esorta la Commissione, nel quadro delle relazioni annuali sull’avanzamento dell’allargamento, a esaminare in maggior dettaglio i processi di decentramento, nonché la situazione delle autonomie locali dei paesi candidati;

65.

insiste sulla necessità che gli enti locali e regionali dell’UE forniscano un contributo adeguato in relazione alla cooperazione allo sviluppo al fine di conseguire risultati sostenibili, in particolare nel quadro del seguito dato alla conferenza delle Nazioni Unite sugli insediamenti umani e lo sviluppo urbano sostenibile (Habitat III);

66.

invita la Commissione a rivolgere particolare attenzione alla protezione dei profughi nelle loro zone di origine, quale misura importante per far fronte al numero crescente di persone bisognose di protezione internazionale. In questo contesto, accoglie con favore la proposta della Commissione europea sulla creazione di un nuovo quadro di partenariato con i paesi terzi che accolgono un gran numero di profughi; questi paesi devono sviluppare capacità di accoglienza sostenibili e fornire prospettive durature, in prossimità dei luoghi di origine, a milioni di persone in fuga dalla guerra e dalle persecuzioni. A questo proposito, riconosce la necessità di un piano per gli investimenti esterni attuato mobilitando investimenti nei paesi terzi, e chiede che gli enti locali e regionali europei siano pienamente coinvolti in tale processo. Tali enti locali e regionali dovrebbero essere incoraggiati ad aiutare le loro controparti ospitanti al di fuori dell’UE, fornendo assistenza tecnica e chiedendo un approccio più strutturale alla protezione dei profughi;

Cittadinanza, governance e l’iniziativa Legiferare meglio

67.

rinnova il suo appello a semplificare e migliorare il quadro giuridico dell’iniziativa dei cittadini europei in quanto unico strumento di partecipazione diretta a livello dell’UE;

68.

richiama l’attenzione della Commissione sui buoni risultati ottenuti nell’organizzare attività decentrate di comunicazione sulle questioni relative all’UE in stretta collaborazione con i mezzi di informazione locali e regionali, la società civile e le istituzioni dell’UE, e sollecita la Commissione a intensificare i suoi sforzi in questo settore ben prima delle elezioni europee del 2019;

69.

invita la Commissione a elaborare una definizione standard a livello UE di gold-plating («sovraregolamentazione») per garantire la certezza del diritto nell’attuazione e applicazione delle norme europee e per ridurre l’eccesso di burocrazia;

70.

chiede di rafforzare la trasparenza, la cooperazione e l’efficienza tra le istituzioni dell’UE in seguito all’adozione del nuovo accordo interistituzionale Legiferare meglio, e sollecita il suo coinvolgimento in tutte le fasi del processo legislativo per sfruttarne appieno le potenzialità nel quadro dell’iter legislativo e delle relative consultazioni;

71.

mette in risalto la buona cooperazione con la Commissione in merito alla prova pilota di valutazione dell’impatto territoriale effettuata nel 2015 e nel 2016; sulla base di questa positiva collaborazione, chiede alla Commissione di applicare le valutazioni dell’impatto territoriale quale pratica comune nel quadro della valutazione dell’impatto della legislazione che potrebbe avere effetti territoriali asimmetrici e in quello più ampio dell’agenda Legiferare meglio;

72.

auspica una cooperazione sempre più intensa con la Commissione e il Parlamento europeo nel controllo della sussidiarietà, come anche nel contesto del suo convegno sul tema della sussidiarietà in programma per il 2017;

73.

incarica il suo presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Parlamento europeo, al Consiglio e al presidente del Consiglio europeo.

Bruxelles, 15 giugno 2016

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Markku MARKKULA


(1)  ECON-VI/007.

(2)  COR-2015-05660.

(3)  COR-2015-02624.

(4)  Risoluzione del CdR sull’alimentazione sostenibile.


18.1.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 17/11


Risoluzione sulla situazione dei centri d’informazione Europe Direct (EDIC)

(2017/C 017/03)

Presentata dai gruppi politici PSE, PPE, ALDE, AE e ECR

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI,

vista la sua risoluzione del 16 febbraio 2012 sui centri di informazione Europe Direct (EDIC) (CdR 84/2012),

visto il proprio parere sul tema Ricollegare l’Europa ai cittadini: rafforzare e migliorare la comunicazione a livello locale del 3 dicembre 2014 (CdR 4460/2014),

1.

constata che l’Unione europea si trova di fronte a importanti sfide politiche ed economiche. Il persistere di un deficit democratico e la crescente disaffezione nei confronti dell’UE mostrata dai cittadini rivelano la necessità di sforzi congiunti da parte di tutti i soggetti coinvolti nell’attività politica a livello europeo al fine di rafforzare l’impegno con i cittadini dell’UE nel progetto europeo e di rafforzare la legittimità delle politiche europee;

2.

sottolinea che gli enti regionali e locali sono in una posizione ideale per aiutare a meglio collegare i cittadini con i soggetti attivi sulla scena politica europea e per far conoscere direttamente ai leader europei le esigenze dei cittadini. Per questa ragione si dovrebbe annettere maggiore importanza alla comunicazione europea decentrata;

3.

si impegna a intensificare la cooperazione con gli EDIC nell’ambito della sua strategia di comunicazione per il periodo 2015-2020;

4.

ricorda che la rete Europe Direct, con i suoi 518 centri di informazione negli Stati membri, svolge un ruolo fondamentale nella strategia europea di comunicazione decentrata. Si tratta di uno degli strumenti più importanti della Commissione europea per informare i cittadini a livello locale e regionale sull’importanza concreta dei diversi temi di politica europea per la loro vita quotidiana;

5.

si compiace del processo di valutazione in corso del quadro della Commissione europea per il contenuto e gli aspetti tecnici degli EDIC in vista della preparazione del periodo di finanziamento 2018-2023 e della fissazione delle nuove condizioni quadro degli EDIC;

6.

considera fondamentale l’attività di networking svolta dagli EDIC con le istituzioni europee e le altre reti di informazione della Commissione europea ed il ruolo di collegamento con le istanze ed i bisogni dei territori, delle istituzioni locali e dei soggetti della società civile;

7.

osserva che, con riferimento all’attuale situazione di crisi, il lavoro degli EDIC è diventato sempre più importante e impegnativo. Considerando le numerose sfide che l’UE deve affrontare, l’obiettivo dovrebbe essere quello di utilizzare appieno il potenziale degli EDIC e di rafforzare ulteriormente il suo ruolo nell’ambito della comunicazione europea. È importante garantire una distribuzione geografica equilibrata e bisogna evitare che vi sia una riduzione del numero attuale di centri presenti nei singoli enti locali e regionali;

8.

ritiene che l’attività degli EDIC possa essere garantita in futuro attraverso un approfondimento della già intensa collaborazione e del finanziamento da parte dell’UE;

9.

propone che le risorse finanziarie assegnate agli EDIC per il prossimo periodo di finanziamento siano sostanzialmente accresciute nell’ambito dell’attuale quadro pluriennale. In particolare l’importo forfettario assegnato a ciascun EDIC per la sua offerta di base di informazioni dovrebbe essere raddoppiato e gli importi forfettari standard per il finanziamento dei diversi moduli dovrebbero essere aumentati, assicurando al tempo stesso che gli EDIC si impegnino ad aumentare la loro efficienza e a massimizzare il corretto impiego delle loro risorse. Infine, mettere maggiori risorse finanziarie a disposizione di moduli pilota consentirà di reagire alle situazioni di crisi. In tal modo si potrebbe assorbire un aumento dei costi, come ad esempio per i salari e i canoni di locazione;

10.

auspica che sia migliorato il finanziamento degli EDIC, in considerazione dell’accresciuto impegno che viene loro richiesto. L’importo del finanziamento accordato dovrebbe quindi essere aumentato in misura significativa;

11.

insiste sul fatto che, in virtù della pubblica utilità delle attività svolte dagli EDIC, queste debbano continuare a essere esentate dall’IVA;

12.

sottolinea l’opportunità di ridurre drasticamente gli oneri amministrativi;

13.

conferma che, in linea di principio, le misure della Commissione europea in materia di attività di comunicazione europea decentrata raggiungono i gruppi destinatari. Tuttavia, in tema di politiche europee, le priorità della Commissione europea corrispondono solo parzialmente alle esigenze dei cittadini. Quanto più il tema è astratto tanto meno sarà considerato dai cittadini come una questione politica rilevante. Per questo motivo, ci si dovrebbe impegnare in modo particolare ad affrontare le questioni politiche europee che toccano la vita quotidiana dei cittadini;

14.

reputa opportuno rafforzare la relazione degli EDIC con le reti associative istituite a livello locale e regionale e ciò al fine di individuare aree d’interesse per i cittadini in diversi ambiti e adattare in tal modo l’informazione europea alle loro domande, stabilendo un canale di comunicazione bidirezionale;

15.

osserva che il sistema a moduli è generalmente giudicato valido. Tuttavia, sono necessarie determinate modifiche, quali per esempio l’introduzione di maggiore flessibilità nei diversi moduli;

16.

esorta la Commissione europea a concedere agli EDIC la possibilità di adeguare le misure programmate in funzione sia delle preferenze di comunicazione della Commissione che delle esigenze locali. Se vogliamo dare un futuro al progetto europeo, i soggetti della politica europea devono comunicare con i cittadini in modo tale che questi ultimi vedano di nuovo l’Europa come una casa comune, come una comunità di valori e di pace, come forza trainante per il progresso sociale e culturale e la giustizia. Grazie ad un’offerta d’informazioni vicina ai suoi cittadini, gli EDIC possono creare un collegamento tra entrambe le parti e promuovere l’Europa in modo positivo tra i cittadini;

17.

propone di condurre, parallelamente all’inizio del nuovo periodo di finanziamento 2018-2023, una campagna d’informazione che metta l’accento sul valore aggiunto del marchio «Europe Direct» e faccia conoscere il lavoro quotidiano degli EDIC e le loro attività europee di ambito locale e regionale, al fine di completare l’informazione abituale sulle riunioni ad alto livello, che non offre ai cittadini un’immagine d’insieme del progetto europeo;

18.

propone che il sistema modulare sia esteso alle priorità regionali, a formati e a gruppi ancora non definiti come destinatari e che in particolare i moduli disponibili siano usati in modo flessibile, con l’obiettivo di adattare, per quanto possibile, la comunicazione alle esigenze locali; Il nuovo bando dovrebbe consentire la presentazione di progetti su scala regionale per adattare per quanto possibile la comunicazione alle esigenze locali. In tal modo si valorizzerebbe il partenariato fra diversi enti che concorrono a garantire la copertura del territorio con servizi al pubblico adeguati, strategie comunicative più curate e al passo con i tempi e relazioni con gli stakeholder e con le altre reti europee più strutturate. Sarebbe utile contemplare la possibilità di utilizzare in parte forme di partenariato che prevedono la collaborazione fra pubblico e privato, come del resto incentivato dalla stessa Commissione europea nella programmazione dei fondi europei 2014-2020. A tali progetti dovrebbe essere garantito un finanziamento adeguato sulla base della popolazione coperta e degli sportelli aperti al pubblico;

19.

chiede inoltre che si introduca la possibilità di finanziare azioni di collaborazione tra diversi centri d’informazione, sia per facilitare lo scambio di buone pratiche tra centri di zone differenti, sia per trarre vantaggio dalle sinergie, soprattutto quando il pubblico destinatario sia lo stesso, con caratteristiche ed esigenze simili;

20.

sottolinea in conclusione che il ruolo degli EDIC è fondamentale per gli enti regionali e locali, che conoscono meglio le parti interessate del livello locale e regionale, nonché i temi che rivestono un interesse per i cittadini. Essi hanno una competenza particolare nell’individuare quale tipo di informazioni e quale metodologia aiuteranno a raggiungere i cittadini e a interessarli. Il loro ruolo è pertanto fondamentale in materia di comunicazione europea e dovrebbe essere ulteriormente rafforzato, in particolare attraverso una più stretta collaborazione con le istituzioni europee;

21.

appoggia la richiesta del Parlamento europeo alla Commissione di fornire orientamenti adeguati e completi per gli organizzatori di Iniziative dei cittadini europei (1);

22.

propone che la Commissione europea rafforzi la collaborazione tra reti europee di diversa natura in modo da rendere possibile un’attività di informazione e comunicazione diretta ai cittadini più efficace, offrendo loro uno spettro più ampio di risposte alle loro domande.

Bruxelles, 16 giugno 2016

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Markku MARKKULA


(1)  Cfr. risoluzione del Parlamento europeo del 28 ottobre 2015 sull’Iniziativa dei cittadini europei [2014/2257(INI)].


PARERI

Comitato delle regioni

118a sessione plenaria del 15 e 16 giugno 2016

18.1.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 17/13


Parere del Comitato europeo delle regioni — Acciaio: mantenere occupazione sostenibile e crescita in Europa

(2017/C 017/04)

Relatrice:

Isolde RIES (DE/PSE), prima vicepresidente del Landtag del Saarland

Testo di riferimento:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti: «Acciaio: mantenere occupazione sostenibile e crescita in Europa»

COM(2016) 155 final

OSSERVAZIONI GENERALI

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI (CEdR),

Importanza e condizioni quadro del settore siderurgico nell’Unione europea

1.

evidenzia che il settore siderurgico dell’UE ha svolto e svolge tuttora un ruolo chiave nel processo di integrazione europea e costituisce una delle basi principali del benessere, della creazione di valore aggiunto, degli investimenti e dell’occupazione in Europa. Rappresenta un settore chiave e strategico dell’UE con 330 000 occupati e 500 stabilimenti di produzione in 23 Stati membri. Nel 2014, il settore ha generato circa 169 milioni di tonnellate di acciaio, pari al 10 % della produzione totale, e un fatturato complessivo di 166 miliardi di euro, equivalente all’1,3 % del prodotto interno lordo dell’UE;

2.

rileva che, nonostante la riduzione della produzione e dei posti di lavoro nel corso degli ultimi decenni, l’industria siderurgica resta un fattore essenziale per la reindustrializzazione dell’Europa. L’obiettivo stabilito nella comunicazione della Commissione del 22 gennaio 2014«Per una rinascita industriale europea», volto a innalzare il contributo dell’industria al PIL al 20 % entro il 2020, può essere raggiunto solo con un’industria siderurgica competitiva;

3.

ricorda gli stretti legami economici dell’industria siderurgica con le attività a monte e a valle. Insieme ai fornitori all’ingrosso come l’industria mineraria, l’economia energetica, le attività di trasporto e le società di servizi, e agli acquirenti, quali le industrie metallurgiche, della costruzione di veicoli, meccanica ed edile, l’industria siderurgica genera ampie reti di creazione di valore aggiunto e cluster;

4.

insiste sul fatto che lo sviluppo futuro dell’industria siderurgica avrà effetti diretti e indiretti sullo sviluppo regionale e locale e che un settore siderurgico competitivo e sostenibile rappresenta inoltre un presupposto per la ripresa e i processi di crescita economici in numerose regioni europee; osserva che il settore siderurgico è anche un’importante fonte di occupazione indiretta, in quanto svolge un ruolo importante per molti altri comparti industriali;

5.

segnala che l’industria siderurgica europea forma parte integrante dei mercati internazionali di sbocco, di approvvigionamento e delle materie prime e, in tale contesto, è vincolata a eque condizioni di concorrenza;

6.

sottolinea che le imprese dell’industria siderurgica sono di per sé a forte intensità energetica e che i costi dell’energia rappresentano il 40 % circa dei costi operativi. Il settore dipende pertanto necessariamente da un approvvigionamento energetico sicuro e conveniente;

7.

fa osservare che l’industria siderurgica può apportare un contributo all’evoluzione della transizione energetica e della protezione del clima. I prodotti siderurgici innovativi sono indispensabili, ad esempio, per la costruzione di centrali eoliche, centrali elettriche ad elevata efficienza e veicoli elettrici. Benché la produzione siderurgica sia un’importante fonte di CO2, gli acciai innovativi permettono di risparmiare una quantità di CO2 sei volte superiore a quella generata dalla loro produzione;

8.

ricorda che l’industria siderurgica è strategica per la creazione delle infrastrutture ferroviarie attraverso il continente europeo così come importante è il suo contributo alla creazione delle reti di trasporto locale su ferro, valida alternativa al decongestionamento del trasporto su gomma soprattutto in considerazione del miglioramento della qualità di vita e dell’ambiente nelle aree metropolitane;

9.

evidenzia che i produttori d’acciaio con sede in Europa devono realizzare la produzione nel modo più efficiente possibile sotto il profilo dei costi e delle risorse e mantenersi al passo con le più recenti tecnologie tramite continui investimenti. La competitività a lungo termine dipende anche dalla loro capacità di mettere a punto tecnologie d’avanguardia in settori come l’efficienza energetica. È altrettanto importante che l’UE e i suoi Stati membri tengano conto, in tutte le loro decisioni, dell’impatto sulla competitività nazionale e internazionale del settore siderurgico e delle conseguenze economiche a lungo termine;

10.

rileva che l’industria siderurgica, per garantire la propria esistenza, deve continuare a dimostrare di essere pronta a gestire le sfide future tramite le innovazioni e l’ecocompatibilità; a questo riguardo si annoverano, ad esempio, il contributo attivo alla tutela dell’ambiente e del clima, ma anche l’applicazione coerente delle norme tecniche nell’ambito della politica in materia di ambiente e cambiamenti climatici in caso di reinvestimenti;

11.

mette in risalto gli elevati standard sociali dell’industria siderurgica europea e gli sforzi da essa compiuti per la tutela del clima e dell’ambiente;

12.

osserva che il riciclaggio dell’acciaio permette di risparmiare materie prime, energia ed emissioni di gas serra e rafforza l’economia circolare. Va in particolare sottolineato che l’acciaio è un materiale riciclabile al 100 %. Occorre promuovere ulteriormente il riutilizzo e il riciclaggio dell’acciaio in vista dell’obiettivo di un’economia circolare competitiva e sostenibile e in considerazione della bilancia commerciale positiva dei rottami di ferro nell’UE. Inoltre lo sviluppo di nuovi tipi di acciaio, ferroleghe, tecniche di colata e fabbricazione, unito al crescente utilizzo di rottame, racchiude un enorme potenziale per il mercato;

13.

evidenzia che l’industria siderurgica europea, grazie alle sue tecnologie più all’avanguardia e alla forza lavoro altamente qualificata, costituisce l’eccellenza nel settore, collocandosi anche al centro di una ricerca e di uno sviluppo del prodotto orientati alle esigenze del cliente. Lo sviluppo di prodotti innovativi e di alta qualità concorre a garantire e a rafforzare la competitività delle imprese;

14.

ribadisce che la produzione siderurgica moderna dipende in modo significativo dalla continua creazione di una forza lavoro altamente qualificata, capace di trovare soluzioni che guardano al futuro; osserva che la nuova agenda per le competenze appoggerà gli investimenti continui nel capitale umano, sotto forma di politiche di riqualificazione e aggiornamento delle competenze; ciò andrà a beneficio di un’ampia gamma di settori economici, ivi compresa l’industria siderurgica;

15.

sostiene gli sforzi dell’industria siderurgica europea per garantire una maggiore parità di opportunità per tutti i lavoratori. La percentuale di donne nel settore siderurgico è per esempio aumentata negli ultimi dieci anni e attualmente oscilla tra il 6 % e il 25 %, in funzione della posizione occupata e dello Stato membro. Negli ultimi due anni, inoltre, le imprese del settore hanno avviato, nei diversi Stati membri, una serie di iniziative per attrarre le donne in questo comparto;

16.

osserva che l’industria siderurgica dell’UE è all’avanguardia in materia di salute e sicurezza e offre gli standard di igiene industriale sul luogo di lavoro più elevati al mondo. Lo scambio delle migliori pratiche in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro è oggetto di approfondite discussioni a livello UE. Inoltre, l’industria siderurgica europea opera in un dialogo sociale e intenso a livello UE;

17.

ribadisce che le capacità e le tecnologie digitali devono essere integrate maggiormente nell’istruzione e nella formazione professionale e soprattutto nei tirocini; evidenzia che la digitalizzazione dei processi di produzione richiede lavoratori meglio qualificati a causa della maggiore complessità dei compiti (1);

18.

evidenzia che la digitalizzazione dei processi di produzione richiede ai lavoratori una maggiore capacità di astrazione e risoluzione dei problemi a causa della maggiore complessità dei compiti. Inoltre, i dipendenti devono lavorare in modo autonomo e disporre di un elevato livello di competenza nell’approccio interdisciplinare e autoguidato, nonché nella comunicazione;

19.

constata che l’eccesso di capacità a livello mondiale, le fasi di depressione dei prezzi, i costi elevati dell’energia, le imposte e gli oneri sulle fonti energetiche, l’imminente riforma del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE, ma anche le pratiche distorsive di dumping praticate dai produttori d’acciaio al di fuori dell’UE mettono a dura prova il bacino siderurgico europeo. La produzione d’acciaio grezzo e le quote di mercato mondiale del settore siderurgico europeo sono in diminuzione e questo implica processi di adeguamento dal punto di vista aziendale e occupazionale;

20.

osserva con preoccupazione le conseguenze sociali ed economiche devastanti per le comunità locali e regionali a seguito della chiusura di impianti o della riduzione della produzione di ferro e acciaio, nonché le misure necessarie per sostenere queste comunità ai fini di un rinnovamento e di una crescita;

21.

giudica una strategia europea per il futuro dell’industria siderurgica ragionevole e mirata. È pertanto indispensabile coinvolgere gli enti regionali e locali nei processi decisionali e di concertazione tenendo conto delle relative condizioni locali e specializzazioni delle imprese;

22.

è a favore di una politica industriale nell’UE basata sui modelli di competitività dell’industria siderurgica e sulle condizioni quadro concorrenziali, che in prospettiva possa salvaguardare e potenziare le acciaierie e i posti di lavoro esistenti;

23.

concorda con la Commissione quando, nella Tabella di marcia per l’energia 2050, questa afferma che una riduzione delle emissioni di CO2 nel settore energetico e uno scenario con un’alta percentuale di energia ottenuta da fonti rinnovabili potrebbero essere, sul lungo periodo, più favorevoli in termini di costi rispetto al proseguimento dell’attuale politica, e quando sostiene che i costi per l’energia nucleare e per l’energia ottenuta da combustibili fossili aumenteranno ulteriormente nel corso del tempo, mentre i costi legati alle fonti di energia rinnovabile potrebbero diminuire; al tempo stesso riconosce in tale contesto gli sforzi compiuti dagli Stati membri per prevedere una compensazione adeguata degli oneri finanziari sproporzionati che il settore siderurgico esposto alla concorrenza internazionale è chiamato a sostenere a seguito dello sviluppo delle energie rinnovabili; chiede tuttavia al livello europeo di assicurare che i meccanismi nazionali di compensazione, soprattutto per quanto concerne gli aiuti, non portino ad alcuna distorsione della concorrenza nel mercato interno dell’UE;

24.

sottolinea la necessità di aiutare le comunità che dipendono fortemente dalla produzione locale di acciaio a diversificare maggiormente le loro economie prima di arrivare a misure di ristrutturazione; la diversificazione del tessuto economico locale dovrebbe puntare in particolare a creare sinergie tra industrie e servizi sostenibili, e potrebbe anche essere promossa tramite incentivi fiscali.

Riforma del sistema di scambio delle quote di emissione dell’UE

25.

accoglie favorevolmente gli sforzi compiuti dal Consiglio europeo nelle sue conclusioni del 23 e 24 ottobre 2014 per raggiungere un equilibrio tra gli obiettivi volti a ridurre le emissioni di gas serra da una parte e a garantire la competitività dell’industria europea dall’altra;

26.

segnala, tuttavia, che l’incremento del coefficiente di riduzione annuale per le emissioni massime consentite dell’industria, stabilito dal Consiglio europeo, dall’1,74 % nel terzo periodo di scambio 2013-2020 al 2,20 % nel quarto periodo 2021-2030, nonostante prosegua l’assegnazione gratuita di quote di emissioni come parametro di riferimento, può comportare notevoli deficit di certificati e pertanto oneri aggiuntivi per il settore siderurgico, che i concorrenti negli Stati senza scambio di quote di emissione non devono sostenere;

27.

ritiene essenziale stabilire un sistema di scambio delle emissioni a livello mondiale per garantire la competitività delle imprese europee ed evitare la delocalizzazione delle emissioni di carbonio, prevenendo ulteriori aumenti delle quote destinate ad essere messe all’asta. Altre garanzie potrebbero assumere la forma di meccanismi armonizzati di compensazione dei costi indiretti (come quelli dell’energia elettrica) o di parametri di riferimento basati su dati affidabili e aggiornati;

28.

osserva inoltre al riguardo che il parametro di riferimento per il ferro grezzo ai fini dell’assegnazione dei certificati nell’industria siderurgica si attesta già nel terzo periodo di scambio 2013-2020 a circa il 10 % al di sotto di quanto tecnicamente fattibile e fisicamente possibile. Inoltre il parametro di riferimento relativo alla sinterizzazione non è stato elaborato in modo adeguato, in quanto include gli impianti di pellettizzazione. L’assegnazione dei certificati deve fondarsi su condizioni reali, tenendo pienamente conto della produzione di elettricità da gas di scarico degli altiforni, ed essere modificata in funzione del progresso tecnologico. Al tempo stesso si rende necessaria un’assegnazione dinamica dei certificati lungo tutta la catena di produzione;

29.

accoglie con favore il fatto che la Commissione abbia presentato la «proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2003/87/CE per sostenere una riduzione delle emissioni più efficace sotto il profilo dei costi e promuovere investimenti a favore di tecnologie a basse emissioni di carbonio» in anticipo prima dell’inizio del quarto periodo di scambio del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE;

30.

auspica pertanto che possa essere fatta chiarezza quanto prima sulle future condizioni quadro del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE a tutti i partecipanti;

31.

riconosce al contempo la necessità di intensificare le concertazioni e i dibattiti sulla riforma di tale sistema con tutti i partecipanti;

32.

rileva parimenti con preoccupazione che la proposta di direttiva della Commissione non è sufficientemente all’altezza della richiesta espressa dal Consiglio europeo di garantire la competitività internazionale dell’industria, dal momento che incombono sul settore siderurgico europeo costi sostanziali che ne minacciano l’esistenza;

33.

chiede pertanto di riesaminare sostanzialmente la proposta di direttiva nel prosieguo dell’iter legislativo e, a garanzia dell’efficacia del sistema UE per lo scambio di emissioni e di un’adeguata ripartizione degli oneri tra tutti i settori economici, di integrare in particolare le seguenti misure:

rinuncia categorica all’imposizione di oneri nei confronti degli impianti più efficienti;

continui incentivi a favore dello sviluppo tecnologico e della riduzione del loro impatto ambientale tramite parametri realistici e raggiungibili sul piano tecnico ed economico sulla base del 10 % degli impianti più efficienti;

una piena considerazione delle emissioni derivanti dalla produzione di elettricità da gas di scarico degli altiforni in fase di determinazione dei parametri;

rinuncia alla riduzione forfettaria dei parametri e al fattore di correzione;

nessun peggioramento della compensazione dei prezzi dell’elettricità per i settori a forte consumo di energia e la possibilità di compensare i costi indiretti complessivi, prevedendo, a livello europeo, di introdurre almeno dei parametri di riferimento, al fine di evitare distorsioni della concorrenza all’interno del mercato unico europeo;

l’inserimento dei precursori dell’industria ad alta intensità energetica nelle normative volte a evitare la delocalizzazione all’estero; e

l’adeguamento delle quantità assegnate ai livelli di produzione mutevoli;

34.

ritiene indispensabile compensare integralmente i costi delle emissioni di gas serra, che si ripercuotono sul prezzo dell’energia elettrica, per contrastare una potenziale rilocalizzazione delle emissioni di carbonio. Poiché, come è accaduto finora, tale compensazione può avvenire in modo diverso nei singoli Stati membri, non si escludono eventuali distorsioni della concorrenza. La Commissione europea dovrebbe pertanto verificare se in futuro la compensazione debba essere uniformata o riconosciuta a livello di UE;

35.

si compiace vivamente del fatto che la comunità internazionale, nell’ambito della conferenza sui cambiamenti climatici di Parigi, si sia assunta per la prima volta l’impegno vincolante nel diritto internazionale di limitare il riscaldamento globale al di sotto della soglia dei due gradi centigradi e di intraprendere seri sforzi per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi centigradi. Il principio guida volto a raggiungere la neutralità internazionale rispetto ai gas a effetto serra nella seconda metà del secolo richiede ancora precisazioni in merito ai suoi effetti sullo sviluppo del settore manifatturiero. L’opzione ancora aperta intesa a elaborare e concordare meccanismi di mercato per un sistema di scambio di quote di emissione mondiale ed efficiente in termini di costi offre l’opportunità, in prospettiva, di ridurre o evitare distorsioni della concorrenza legate alla mitigazione dei cambiamenti climatici;

Commercio estero dell’UE

36.

individua nelle pratiche sleali attuate nel commercio estero dalle imprese e nell’iniqua politica commerciale estera adottata dagli Stati al di fuori dell’UE serie minacce per l’industria siderurgica europea prodotte dall’assenza di condizioni di parità;

37.

ritiene quindi che la politica dell’Unione in materia di commercio estero e i suoi strumenti di difesa commerciale siano indispensabili per garantire la competitività internazionale dell’industria siderurgica europea e approva la richiesta formulata dal Parlamento europeo di una riforma generale degli strumenti di difesa commerciale dell’UE al fine di eliminare dal sistema dell’UE i cosiddetti «elementi OMC+» e soprattutto garantire all’industria dell’UE parità di condizioni con la Cina (2);

38.

rileva con preoccupazione che l’industria siderurgica mondiale denuncia attualmente una sovraccapacità di 452 milioni di tonnellate e che l’eccesso di capacità dell’industria siderurgica cinese continua a tradursi in importazioni nell’Unione europea anche attraverso paesi terzi a prezzi di dumping, il che senza efficaci contromisure commerciali dell’Unione minaccia, sia direttamente che indirettamente, l’esistenza dell’industria siderurgica europea nel suo complesso e numerosi posti di lavoro;

39.

sollecita la creazione di un meccanismo, che possa operare nei paesi terzi, finalizzato a controllare il modo in cui operano gli impianti di trattamento delle materie prime secondarie (rottami) nei Paesi di destinazione, per evitare esportazioni in Paesi terzi che non trattano i rifiuti in maniera compatibile con l’ambiente;

40.

chiede alle istituzioni dell’UE di autorizzare la Commissione ad utilizzare una metodologia diversa da quelle standard nelle indagini antidumping e anti-sovvenzioni relative alle importazioni dalla Cina, conformemente alla sezione 15 del Protocollo di adesione della Cina all’OMC, fino a quando la Cina non avrà soddisfatto tutti e cinque i criteri necessari per ottenere lo status di economia di mercato. Inoltre osserva con grande preoccupazione che con l’eventuale riconoscimento dello status di economia di mercato alla Repubblica popolare cinese nel dicembre 2016 sarebbe pressoché impossibile adottare misure antidumping efficaci a causa di una metodologia di calcolo che verrebbe in tal caso rivista per quanto riguarda i margini di dumping. Al tempo stesso sottolinea che i membri dell’OMC non sono obbligati a concedere automaticamente alla Cina lo status di economia di mercato nel 2016;

41.

ricorda a tale proposito che la Cina soddisfa al momento solo uno dei cinque criteri dell’UE per essere riconosciuta come economia di mercato. Tra i criteri tecnici si annoverano le decisioni di ordine commerciale sulla base delle tendenze di mercato, una contabilità delle imprese in linea con le norme contabili internazionali, l’assenza di una significativa distorsione dei costi di produzione e della situazione finanziaria delle imprese a seguito del precedente sistema a economia non di mercato, norme in materia di proprietà e insolvenza che garantiscano la certezza del diritto e la stabilità per il governo societario, nonché conversioni valutarie effettuate ai tassi di mercato;

42.

esorta la Commissione, ai fini del suo studio sugli effetti economici e sociali di un riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina, ad attendere le posizioni dei settori di competenza interessati e a ricercare una stretta concertazione con altri importanti membri dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), come gli USA, prima di deliberare sullo status di economia di mercato;

43.

sollecita la creazione di strumenti efficaci ed equivalenti per la tutela di un commercio equo, qualora alla Cina venisse accordato lo status di economia di mercato; in tale contesto, andrebbe inoltre presa in considerazione una soluzione che non comporti in futuro l’esplicita menzione dei paesi ad economia non di mercato nel regolamento generale antidumping e che preveda invece l’inserimento di una norma di carattere generale per tali paesi, all’interno di questo stesso regolamento. Il metodo del paese analogo potrebbe essere sostituito con un altro metodo, continuando ad attribuire tuttavia l’onere della prova dell’esistenza di un’economia di mercato ai paesi ad economia non di mercato;

44.

sollecita la creazione di strumenti efficaci ed equivalenti per la tutela di un commercio equo, qualora alla Cina venisse accordato lo status di economia di mercato;

45.

accoglie con favore il fatto che la Commissione, nel febbraio 2016, abbia istituito dazi antidumping provvisori sulle importazioni di prodotti piatti di acciaio laminati a freddo provenienti dalla Russia e dalla Cina;

46.

si rammarica tuttavia che la Commissione abbia applicato la «regola del dazio inferiore» per i prodotti in acciaio cinesi e imposto così dazi antidumping provvisori minori rispetto ai margini di dumping individuati;

47.

ritiene che l’applicazione di tale regola tuteli molto poco la competitività dell’industria siderurgica europea;

48.

ricorda che le disposizioni OMC non impongono una tale regola e che altre regioni, quali gli USA, non la applicano;

49.

ritiene pertanto importante eliminare, specie nel caso sussistano capacità in eccesso, la «regola del dazio inferiore» a seguito di una riforma degli strumenti di difesa commerciale;

50.

approva il fatto che il 28 aprile 2016 la Commissione europea abbia deciso, come annunciato nel piano d’azione, di (re) introdurre un sistema di vigilanza preventiva sulle importazioni di prodotti siderurgici nell’UE, che esigerà una licenza d’importazione per tali prodotti, permetterà di anticipare gli sviluppi del mercato nel breve periodo e aiuterà la Commissione ad affrontare adeguatamente le importazioni sleali, con la possibilità di avviare un’azione in caso di importazioni che potrebbero arrecare un danno ai produttori dell’Unione;

51.

accoglie con favore la volontà di agire della Commissione, testimoniata nelle misure di difesa commerciale dell’UE già in vigore relative ai prodotti siderurgici, finalizzata ad agevolare l’attuazione delle regole per una concorrenza internazionale equa, fornendo così un contributo per garantire la competitività dell’industria siderurgica europea;

52.

ritiene, tuttavia, che i procedimenti antidumping dell’UE, rispetto ai procedimenti di altri membri dell’OMC, richiedano troppo tempo rendendo così meno efficace la tutela della competitività dell’industria siderurgica europea;

53.

chiede pertanto di prendere in esame, nel quadro di una riforma degli strumenti di difesa commerciale dell’UE, anche un’accelerazione dei procedimenti antidumping dell’Unione;

54.

appoggia l’intento della Commissione di portare avanti nell’ambito dei negoziati e del dialogo internazionali l’obiettivo di stabilire condizioni di concorrenza uniformi a livello mondiale;

55.

auspica che il Consiglio, includa in ciascun nuovo mandato negoziale per la conclusione di accordi di libero scambio capitoli concernenti l’energia e le materie prime;

56.

chiede alla Commissione di accogliere il CdR, in quanto rappresentante istituzionale degli enti locali e regionali europei, nel gruppo ad alto livello sulle industrie ad alta intensità energetica, esistente dal maggio 2015, al fine di garantire che le parti interessate in esso già rappresentate tengano conto degli interessi e delle potenzialità a livello regionale e locale;

Misure di accompagnamento per garantire la competitività del settore siderurgico dell’UE

57.

ribadisce che i vari programmi di sostegno dell’UE per gli investimenti effettuati in nuovi impianti, ricerca e sviluppo, nonché formazione e qualificazione, possono contribuire in modo significativo a salvaguardare la competitività, il rispetto delle norme di protezione del clima e dell’ambiente e i diritti dei lavoratori nel settore siderurgico;

58.

rivolge la propria attenzione agli obiettivi del Fondo di ricerca del carbone e dell'acciaio (RFCS) e dei fondi strutturali e di investimento europei (Fondi ESI) nonché del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), grazie ai quali si possono sostenere progetti di ricerca e innovazione nel settore siderurgico anche tramite una loro possibile sinergia e coordinamento di azione. Sottolinea tuttavia che il FEIS ha un impatto potenziale limitato sul settore siderurgico in quanto le condizioni del mercato non consentono di garantire, al basso livello attuale dei prezzi dell’acciaio, un adeguato rendimento agli investitori. Preziosi contributi possono anche essere forniti da cooperazioni degli enti regionali e locali con priorità legate all’acciaio, tenendo conto del rigoroso regime di aiuti dell’UE per il settore siderurgico;

59.

segnala l’importanza degli investimenti pubblici e delle risorse del programma Orizzonte 2020 a livello europeo per stimolare innovazioni proiettate al futuro nell’industria siderurgica e migliorare l’efficienza ambientale ed energetica del settore;

60.

auspica che, in considerazione della specificità del settore siderurgico che necessita sia di azioni di ricerca che di carattere strutturale, nella valutazione dei progetti di ricerca del Programma Horizon 2020 sia dato maggiore punteggio a quelli che prevedono un partenariato europeo includendo anche risorse derivanti dai fondi strutturali per assicurare una più efficace integrazione tra i diversi programmi europei;

61.

ribadisce l’obiettivo della qualificazione e della tenuta dei livelli occupazionali nel contesto di un’industria siderurgica della UE più competitiva, apprezzando, nei casi di ristrutturazione industriale l’importanza del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) per fornire sostegno sociale in caso di eventuali riduzioni di personale; nel caso in cui più di 500 lavoratori di un’unica impresa (compresi i fornitori e le imprese a valle) siano licenziati oppure qualora in una o più regioni confinanti numerosi lavoratori di un unico settore industriale perdano il loro posto di lavoro, si può infatti fare ricorso a questo fondo per coprire sino al 60 % dei costi relativi a progetti destinati ad aiutare i lavoratori licenziati a trovare un nuovo impiego o a creare la loro propria impresa; dubita tuttavia che il bilancio massimo annuale di 150 milioni di EUR previsto per il periodo 2014-2020 sia sufficiente per far fronte a tali sfide;

62.

evidenzia che la trasmissione delle esperienze e conoscenze alle nuove generazioni di dipendenti nell’industria siderurgica dell’UE riveste già un ruolo importante e che le competenze nonché il know-how industriale dei lavoratori dovrebbero essere rafforzati attraverso azioni mirate di istruzione e formazione;

63.

ravvisa la necessità di istituire e far progredire sistemi di economia circolare efficienti sul piano delle risorse in tutti i siti di produzione dell’industria siderurgica per poter migliorare la competitività degli impianti attraverso un maggiore uso di sottoprodotti e di acciaio riciclato nonché, in linea con quanto previsto in materia di «simbiosi industriale» dal Piano d’Azione della Commissione per l’Economia Circolare, incrementare le modalità di utilizzo delle scorie derivanti dalla lavorazione dell’acciaio.

Bruxelles, 15 giugno 2016

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Markku MARKKULA


(1)  Parere del CdR 1319/2014 in merito alla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Quadro UE per la qualità nell’anticipazione dei cambiamenti e delle ristrutturazioni.

(2)  Cfr. la risoluzione del Parlamento europeo del 12 maggio 2016 sullo status di economia di mercato della Cina [2016/2667(RSP)].


18.1.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 17/20


Parere del Comitato europeo delle regioni — Revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale (QFP)

(2017/C 017/05)

Relatore:

Luc VAN DEN BRANDE (BE/PPE),

presidente del consiglio di gestione dell’Ufficio di collegamento Fiandre-Europa (VLEVA)

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI,

Revisione del QFP: osservazioni generali

1.

è dell’avviso che il quadro finanziario pluriennale (QFP) sia innanzitutto uno strumento politico per l’individuazione e il perseguimento degli obiettivi strategici europei, e che la sua revisione richieda un dibattito prevalentemente politico e non tecnico, dato che il QFP fornisce i finanziamenti per il funzionamento dell’Unione europea;

2.

sottolinea l’importanza del quadro finanziario pluriennale per garantire che la spesa a lungo termine dell’UE sia prevedibile e in linea con le politiche comuni concordate. Tali principi generali sono fondamentali per gli enti regionali e locali e gli altri beneficiari di fondi dell’UE;

3.

rileva che il QFP è di particolare importanza per gli enti regionali e locali, dato che questi ultimi svolgono un ruolo cruciale nel raggiungimento degli obiettivi politici europei; sottolinea, in tale contesto, che gli enti locali e regionali sono coinvolti, direttamente e/o indirettamente, nella gestione o nella spesa del 75 % del bilancio dell’UE;

4.

si rammarica che i massimali dell’attuale QFP siano per la prima volta inferiori a quelli del periodo precedente, con la conseguenza che l’Unione europea è costretta ad assumersi maggiori responsabilità con minori risorse finanziarie; ribadisce le proprie preoccupazioni circa i massimali del QFP, come già indicato in pareri precedenti (1):

5.

ribadisce che l’efficacia della politica europea dipende da una corretta applicazione del principio della governance multilivello, considerato come un principio generale che disciplina i fondi strutturali (2), che spinge tutti i livelli di governo a collaborare in modo efficiente, ciascuno secondo le proprie competenze, per raggiungere gli obiettivi strategici; mette in guardia, a tale proposito, contro una riduzione della gestione concorrente dei programmi e contro i tentativi di centralizzare i fondi a livello europeo. Sottolinea che per l’efficacia delle politiche dell’UE è anche cruciale un approccio basato sul territorio, che implica che livelli di governo, settori e parti interessate differenti si impegnano in un processo improntato alla collaborazione per affrontare i problemi specifici di uno spazio geografico determinato;

6.

osserva che l’UE deve far fronte a un calo continuo del livello degli investimenti e alla conseguente situazione di scarsità di investimenti nell’UE, che secondo le stime della Commissione potrebbe raggiungere la cifra di 370 miliardi di euro al di sotto della norma storica. Sostiene lo sforzo della Commissione volto a contribuire a ridurre tale divario anche attraverso una collaborazione più stretta con il settore privato e uno stimolo alla mobilitazione di capitale privato, ossia il Piano di investimenti per l’Europa e il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS);

7.

accoglie con favore l’intenzione della Commissione di presentare nell’autunno 2016 una proposta legislativa su un FEIS rafforzato, per il periodo successivo al 2018, che dovrebbe in particolare sviluppare le sinergie tra i fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) e il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS). In questo contesto, invita la Commissione a definire criteri chiari per individuare l’addizionalità dei progetti del FEIS, e ad affrontare gli squilibri geografici di questi progetti, la mancanza di progetti transfrontalieri e la carenza di investimenti infrastrutturali sostenibili nella banda larga, nell’efficienza energetica e nei trasporti. Sottolinea inoltre che una revisione del QFP che comprenda un aumento delle linee di bilancio in grado di fornire la base finanziaria per un FEIS rafforzato (EFSI 2.0) rappresenta una conditio sine qua non;

8.

ritiene che occorra esaminare se sia possibile ottenere maggiori investimenti attraverso un adeguamento della clausola sugli investimenti, che consente agli Stati membri di derogare, a determinate condizioni, dal loro obiettivo di medio termine o dal percorso di risanamento di bilancio concordato nel quadro del patto di stabilità e crescita. Come investimenti sono ammissibili, tra gli altri, le spese nazionali per progetti cofinanziati dall’UE nel quadro della politica strutturale e di coesione (compresa l’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile) e del fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS);

9.

accoglie con favore gli sforzi volti sia a incoraggiare maggiori investimenti privati che ad associare questi investimenti a quelli pubblici, allo scopo di generare occupazione e crescita nelle regioni e negli enti locali d’Europa;

10.

fa notare che l’attuale QFP ha già raggiunto i suoi limiti, con la conseguenza di esaurire i massimali in alcuni settori e di utilizzare il maggior numero possibile di strumenti di flessibilità attualmente a disposizione;

11.

sottolinea la necessità di una revisione intermedia completa del QFP. È quanto mai necessaria una vera e propria revisione intermedia sia dei massimali del QFP che delle disposizioni specifiche del regolamento QFP. Occorre tener conto dei risultati della revisione e fornire all’UE un quadro di bilancio sostenibile che sia all’altezza delle priorità politiche e delle sfide;

12.

sottolinea che, qualora siano individuate nuove priorità, le istituzioni dovranno assumersi la responsabilità di assicurare il finanziamento dei nuovi compiti, indicando chiaramente i settori di intervento che non figureranno più tra le priorità dell’Unione oppure concordando una revisione al rialzo dei massimali del QFP;

13.

ricorda alle istituzioni che la scarsità delle risorse non dovrebbe portare a ridurre le priorità comuni dell’UE;

14.

invita le istituzioni a concludere la revisione del QFP il prima possibile, per dare alla Commissione il tempo sufficiente di preparare le sue proposte per il QFP post 2020 che dovrebbe essere presentato entro il 1o gennaio 2018;

Revisione del QFP: raccomandazioni specifiche

15.

segnala in via preliminare che, malgrado vi siano comprensibilmente necessità urgenti, il ricorso ad alcuni meccanismi di finanziamento e a fondi fiduciari non può servire da pretesto per mantenere le iniziative dell’Unione (parzialmente) al di fuori del bilancio dell’Unione, sottraendole quindi al controllo democratico del Parlamento europeo e lasciandone la gestione agli Stati membri;

Priorità politiche e sfide per la seconda metà del quadro finanziario pluriennale

16.

evidenza che nella seconda metà del periodo di riferimento del QFP bisognerebbe prestare attenzione alle priorità politiche e alle sfide qui elencate che hanno un impatto — diretto o indiretto — sul benessere dei cittadini europei:

promuovere l’occupazione, la crescita e la competitività: il fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) è stato creato senza rivedere i massimali del QFP, in quanto ci si è limitati a riorganizzare programmi esistenti (uno storno di 2,2 miliardi di euro dal programma Orizzonte 2020 e un altro storno di 2,8 miliardi di euro dal Meccanismo per collegare l’Europa). Una revisione del QFP dovrebbe controbilanciare i tagli operati, a beneficio del FEIS, nella dotazione finanziaria di questi programmi;

creare maggiori sinergie tra i programmi dell’UE a sostegno degli investimenti pubblici e privati nelle regioni e nelle città, in particolare in rapporto all’obiettivo dell’UE di coesione territoriale. Il Comitato rinnova l’invito a una visione territoriale globale delle zone urbane e di quelle rurali come spazi funzionali complementari;

lottare contro la disoccupazione, in particolare quella dei giovani: l’iniziativa a favore dell’occupazione giovanile deve pertanto essere proseguita almeno fino al 2020, con un’attenzione particolare all’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro;

integrare i disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro;

affrontare le cause della destabilizzazione e delle crisi esterne;

gestire la migrazione e la crisi dei profughi: le risorse disponibili nella rubrica 3 dell’attuale QFP sono insufficienti ad affrontare questo problema negli anni venturi. Il pertinente massimale utilizzabile stabilito dal QFP deve essere aumentato per poter garantire le attività di accoglienza e integrazione dei migranti, le quali sono organizzate principalmente dagli enti regionali e locali. Il nuovo QFP offre l’opportunità di aumentare le risorse destinate specificamente alla realizzazione delle priorità dell’agenda europea sulla migrazione;

garantire la sicurezza interna e la lotta al terrorismo: si potrebbe quindi prendere in considerazione un aumento dei massimali del QFP relativi alla rubrica 3;

promuovere la protezione sociale, in combinazione con l’obiettivo di attuare la dimensione sociale dell’UEM. La protezione sociale va considerata come condizione necessaria alla pace sociale e alla crescita economica dei singoli paesi;

affrontare la sfida demografica, in particolare attraverso una migliore tracciabilità delle spese connesse agli andamenti demografici nel quadro dei fondi SIE e del FEIS;

gestire le varie crisi che gli agricoltori europei hanno dovuto affrontare sin dall’inizio dell’attuale QFP;

Compensazione dei tagli di bilancio legati al FEIS

17.

osserva che il programma Orizzonte 2020 e il Meccanismo per collegare l’Europa (CEF) sono esempi sintomatici di un malfunzionamento del bilancio: esiste un notevole divario tra gli obiettivi e la dotazione finanziaria disponibile per l’intero periodo di programmazione 2014-2020, malgrado i tagli di bilancio a favore del nuovo Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS);

18.

rileva, d’altro canto, che i progetti finanziati dal programma Orizzonte 2020 e dal Meccanismo per collegare l’Europa hanno un valore aggiunto europeo rilevante;

19.

considera prematuro valutare se la creazione del FEIS abbia portato alla possibile perdita di finanziamenti generali per i progetti infrastrutturali e di ricerca europei;

20.

ribadisce la necessità di rafforzare il programma Orizzonte 2020 e il Meccanismo per collegare l’Europa attraverso la procedura annuale di bilancio, per compensare il più possibile i tagli concordati durante i negoziati sul FEIS e per consentire a tali iniziative di raggiungere i rispettivi obiettivi, stabiliti solo due anni fa;

Iniziativa a favore dell’occupazione giovanile (YEI)

21.

accoglie con favore le misure adottate dalla Commissione europea e dall’autorità di bilancio per mettere anticipatamente a disposizione l’intera dotazione finanziaria a favore dell’Iniziativa dell’occupazione giovanile già negli anni 2014 e 2015, dato che in questo modo è stato inviato un chiaro segnale circa l’importanza cruciale dell’iniziativa per i giovani delle regioni più colpite;

22.

chiede il proseguimento dell’Iniziativa per l’occupazione giovanile, dopo una valutazione completa dei suoi risultati e dei conseguenti aggiustamenti volti a superare gli attuali ostacoli in fase di attuazione, compresa la previsione di nuovi stanziamenti d’impegno a partire dal 2017;

23.

invita le istituzioni ad adempiere agli impegni assunti durante i negoziati sul bilancio dell’UE per il 2016 e invita la Commissione europea a trarre gli insegnamenti del caso dai risultati della valutazione della YEI e, ove opportuno, ad avanzare proposte per il proseguimento dell’iniziativa fino al 2020;

24.

chiede alla Commissione di adottare, nell’ambito della revisione del QFP, un’iniziativa straordinaria per favorire l’inserimento nel mercato del lavoro dei disoccupati di lungo periodo, sul modello di quella adottata a favore dell’occupazione giovanile;

Flessibilità

25.

è favorevole alla flessibilità nel QFP e nei bilanci annuali, per fornire una risposta ad avvenimenti inattesi o a nuove sfide, ma mette in guardia contro le aspettative eccessive in questo campo. L’aumento della flessibilità non rappresenta la soluzione per porre rimedio a risorse finanziarie insufficienti a realizzare gli obiettivi europei;

26.

invita la Commissione europea a valutare tutte le disposizioni del regolamento QFP in materia di flessibilità, allo scopo di eliminare eventuali ostacoli che possano impedirne il pieno utilizzo e di migliorare i risultati;

27.

ricorda alla Commissione europea e all’autorità di bilancio che esistono varie opzioni, diverse tra loro sul piano della complessità e della fattibilità, e che queste vanno adeguatamente discusse senza pregiudizi o diffidenza;

28.

afferma che, quando le opzioni per una maggiore flessibilità e prevedibilità saranno valutate, bisogna mantenere il principio della buona fede e della stabilità nelle condizioni quadro per gli Stati membri e gli operatori economici, tenendo conto al tempo stesso delle riassegnazioni precedentemente effettuate a partire dalle singole categorie;

29.

è dell’avviso che le suddette opzioni possano comprendere:

una maggiore flessibilità nella riassegnazione delle risorse, inizialmente tra gli strumenti e da una rubrica all’altra;

la semplificazione nell’utilizzo dello strumento di flessibilità, in riferimento al punto 12 dell’accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013, in quanto il suo uso è ostacolato dalle procedure decisionali;

una procedura semplificata per adeguare e aumentare il massimale di spesa, allo scopo di far fronte a circostanze impreviste o a un cambiamento nelle priorità politiche;

una revisione al rialzo dei massimali del QFP per gli stanziamenti sia di pagamento che d’impegno, in modo che tengano conto delle priorità politiche e di bilancio dell’UE;

un aumento del margine per imprevisti, quale ultima risorsa, dall’attuale 0,03 % del reddito nazionale lordo (RNL) a una percentuale più alta;

30.

fa notare al Consiglio che gli stanziamenti di pagamento per gli strumenti speciali (lo strumento di flessibilità, il Fondo di solidarietà dell’UE, il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione e la Riserva per gli aiuti d’urgenza) dovrebbero essere calcolati al di fuori dei massimali del QFP, come avviene per gli impegni;

31.

sottolinea che le dotazioni finanziarie della politica di coesione non sono adeguate per contrastare tangibilmente le crisi attuali con la necessaria flessibilità, e tre dei motivi di questa situazione sono la loro programmazione a lungo termine, il fatto che sono mirate agli investimenti strutturali e la concentrazione tematica; invita pertanto la Commissione a proporre soluzioni per risolvere questo problema al di fuori del bilancio della politica di coesione;

32.

anche se le dotazioni nazionali preassegnate, tra cui quelle della politica di coesione, non vanno ridotte a seguito della revisione intermedia, invita la Commissione a presentare, nell’ambito della sua proposta, un algoritmo che calcoli precisamente in che modo le dotazioni per la politica di coesione saranno adeguate quest’anno, in conformità dell’articolo 7 del regolamento QFP, e come questo influirà sui meccanismi di flessibilità esistenti (3);

Arretrato dei pagamenti

33.

rileva che, se i propri timori si avvereranno, il QFP 2014-2020 porterà a un’ulteriore ammanco nel bilancio europeo (4); a causa della mancanza di stanziamenti di pagamento, la Commissione non sarà in grado di onorare i suoi impegni. Si tratta di una tendenza particolarmente preoccupante (5);

34.

sottolinea il fatto che l’arretrato dei pagamenti ha effetti negativi sulle regioni e sulle varie parti interessate che sono beneficiarie degli stanziamenti di bilancio dell’UE (ad esempio, il rischio di perdere investimenti, una riduzione delle attività, l’abbandono di progetti, prestiti a breve termine e ritardi nell’attuazione dei programmi operativi); osserva inoltre che questa situazione, a causa della bassa stabilità dei finanziamenti, riduce l’interesse degli aventi diritto a ricorrere a questi aiuti;

35.

mette in guardia contro l’attuale arretrato di pagamenti e contro le ipotesi eccessivamente ottimistiche della Commissione europea relative a una diminuzione dell’arretrato alla fine del 2016;

36.

sottolinea che uno degli elementi che contribuiscono alla sua diminuzione è il tasso di assorbimento dei programmi della politica di coesione nel periodo di programmazione 2007-2013. Il tasso di assorbimento attuale è dell’88,9 % circa (richieste di pagamento finali escluse) e di certo non raggiungerà il 100 % dopo che tutte le richieste di pagamento finali saranno state soddisfatte. I fondi destinati a una parte importante dei programmi della politica di coesione saranno pertanto disimpegnati, e questo avrà a sua volta effetti negativi sulla coesione economica, territoriale e sociale dell’UE;

37.

teme che alcuni aspetti possano con ogni probabilità contribuire a un nuovo arretrato di pagamenti nella seconda metà del periodo di riferimento del QFP e, quindi, compromettere o ritardare i pagamenti a tutti i soggetti interessati. Tali aspetti comprendono i seguenti fattori: l’attuale massimale di pagamento sarà ulteriormente compresso a partire dal 2018 a causa della compensazione per la mobilizzazione del margine per imprevisti nel 2014; una parte degli stanziamenti di pagamento del 2014 e 2015 è attualmente usata per saldare l’arretrato di pagamento maturato in passato; l’erogazione anticipata, nel 2015 e 2016, di 2 miliardi di euro provenienti dai fondi SIE dati in pagamento alla Grecia, senza un aumento degli stanziamenti di pagamento, e la mancata previsione di un rafforzamento dei pagamenti nel quadro degli impegni supplementari per la migrazione;

38.

esprime preoccupazione per il ritardo nell’adozione dei programmi operativi finanziati con i fondi SIE e per il rischio che si accumuli un nuovo arretrato di fatture non pagate durante la seconda metà e soprattutto verso la fine del periodo di riferimento del QFP; invita pertanto la Commissione europea a presentare, entro la fine del periodo di programmazione 2014-2020, un piano di pagamento per la politica di coesione, per garantire che siano disponibili risorse sufficienti per l’esecuzione dei pagamenti agli Stati membri;

39.

chiede di abolire sia la restituzione delle eccedenze ai bilanci nazionali degli Stati membri che la deduzione applicata al contributo che lo Stato membro interessato versa al bilancio dell’UE l’anno successivo;

Bilancio incentrato sui risultati e sulla governance economica

40.

osserva che, durante i negoziati relativi all’attuale QFP, le istituzioni non hanno valutato correttamente le possibili conseguenze di crisi impreviste, e fa presente che esse avrebbero dovuto dotare il QFP di una flessibilità maggiore. Una delle soluzioni a questo problema potrebbe essere, oltre a una maggiore flessibilità, una programmazione di bilancio incentrata sui risultati e basata su prove concrete;

41.

accoglie con favore l’iniziativa della Commissione europea volta a presentare il «bilancio incentrato sui risultati», che riguarda i modi e i settori in cui viene speso il bilancio, i metodi di valutazione della spesa e le modalità per comunicare i risultati, anche al fine di prevedere criteri di premialità per gli Stati membri e le regioni più virtuose nella gestione delle risorse;

42.

invita la Commissione europea a migliorare la rendicontazione finanziaria. Questo significa, in particolare, pubblicare periodicamente rendiconti aggiornati in formato standardizzato sugli importi principali relativi a tutti gli strumenti e a tutte le rubriche del QFP;

43.

sostiene che la spesa dell’UE debba essere legata più strettamente alle sfide di politica economica degli Stati membri e al coordinamento della politica economica dell’UE; chiede alla Commissione europea di garantire un collegamento più efficace tra le risorse dell’Unione europea e il coordinamento della politica economica nell’UE, allo scopo di allineare in misura maggiore gli investimenti ai requisiti di politica economica, occupazionale e di bilancio. Questo approccio dovrebbe essere adeguatamente esaminato in via preliminare e in relazione ai suoi risultati nel quadro della politica di coesione, per evitare che le regioni e i loro cittadini risentano delle politiche macroeconomiche degli Stati membri e subiscano le conseguenze di azioni a livello nazionale;

Valore aggiunto europeo

44.

sottolinea che il concetto di valore aggiunto europeo deve essere ancora adeguatamente discusso, tenendo conto delle necessità e degli interessi specifici delle regioni e degli enti locali d’Europa;

45.

propone che vengano messi a punto standard di valutazione comuni, da utilizzare per misurare, sulla base dei risultati ottenuti, il valore aggiunto europeo di operazioni cofinanziate con risorse provenienti dal bilancio dell’UE. La sussidiarietà dovrebbe essere un chiaro criterio di valutazione di tale valore aggiunto, dato che ci sono investimenti dell’UE che, per le loro dimensioni, sarebbe meglio effettuare attraverso programmi di scala unionale, mentre altri avrebbero maggiori effetti se gestiti a livello locale o regionale. Questi standard, oltre a confrontare l’addizionalità dei differenti programmi europei, potrebbero costituire la base o la giustificazione per gli interventi futuri, per la ripartizione delle risorse finanziarie tra programmi e per l’elaborazione di politiche più mirate; raccomanda alla Commissione europea di consultare il Comitato delle regioni a questo proposito;

46.

osserva che nei negoziati per il prossimo QFP si riproporrà la battaglia senza fine tra gli Stati membri e la Commissione europea sulla gestione diretta o concorrente dei programmi. Anche se gli Stati membri propugnano fondamentalmente le pre-assegnazioni nazionali, in quanto sono più facili da gestire, bisognerà rispettare le necessità e le prerogative di intervento del livello locale e regionale, conformemente al principio di sussidiarietà. D’altro canto, soltanto la rigorosa applicazione del principio di addizionalità permetterà di conseguire un valore aggiunto europeo; afferma, infine, che i programmi a gestione concorrente si sono rivelati l’approccio giusto per combinare queste forze;

47.

propone che il peso dei tassi nazionali di cofinanziamento sia basato non solo sulle capacità di finanziamento degli Stati membri, ma anche sul livello di sviluppo economico della regione in questione e sul contributo che la spesa dell’UE dà agli obiettivi generali dell’Unione, oppure sul valore aggiunto europeo: tassi di cofinanziamento dell’UE più alti per le priorità europee, e tassi di cofinanziamento dell’UE più bassi per le priorità di livello principalmente nazionale;

48.

auspica la valorizzazione delle strategie macroregionali e della cooperazione territoriale europea, quale strumento di lavoro congiunto fra territori funzionalmente attivi che va al di là dei confini amministrativi e risponde alle esigenze concrete dei cittadini e delle imprese;

Il QFP dopo il 2020

Durata del QFP successivo

49.

rileva, in linea con i propri pareri sul QFP per il periodo 2014-2020, adottati nel 2011 (6) e 2012 (7), e sul bilancio dell’UE per l’esercizio 2014 (8), una forte preferenza per un periodo di bilancio della durata di dieci anni, con una tangibile revisione intermedia obbligatoria dopo i primi cinque anni;

50.

è dell’avviso che questa scelta sia la più idonea per la programmazione pluriennale, in quando da un lato offre più stabilità e prevedibilità, specie per programmi a gestione concorrente nel campo della politica di coesione e dello sviluppo rurale, mentre dall’altro lato garantisce una flessibilità sufficiente nel caso di una revisione intermedia;

51.

osserva che il periodo di 5 + 5 anni, che il CdR preferisce per il QFP, sarebbe perfettamente in linea con la durata del mandato del Parlamento europeo, della Commissione e del Comitato europeo delle regioni, con la conseguenza di rafforzare la legittimità democratica del QFP successivo e l’obbligo di rendere conto;

Risorse proprie

52.

ritiene che la riforma delle risorse proprie sia essenziale per una gestione democratica e responsabile dei fondi europei e si rammarica che non siano stati compiuti progressi significativi in questo campo;

53.

chiede l’introduzione di nuove risorse proprie nel prossimo QFP, in modo da rendere in gran parte superflui i contributi che gli Stati membri danno al bilancio dell’UE sulla base del rispettivo reddito nazionale lordo. Occorre rifletterci nel quadro della revisione del QFP, per preparare la strada all’avallo politico delle nuove iniziative sulle risorse proprie, in tempo utile affinché siano applicabili nel prossimo QFP;

54.

sottolinea l’importanza cruciale del gruppo ad alto livello sulle risorse proprie, e chiede un adeguato coinvolgimento dei parlamenti nazionali e degli enti locali e regionali nelle prossime discussioni sulle nuove risorse proprie dell’UE;

Unità del bilancio

55.

chiede che gli attuali strumenti speciali — come il Fondo europeo di sviluppo, la Riserva per gli aiuti d’urgenza, il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, il Fondo di solidarietà dell’Unione europea e lo Strumento di flessibilità — entrino a far parte del QFP, in modo da garantire la legittimità democratica del bilancio dell’Unione europea e l’obbligo di rendere conto;

56.

osserva che l’UE dovrebbe concentrare l’attenzione sulle sue esigenze reali e non sul massimale dell’1 % del reddito nazionale lordo (RNL), che rappresenta uno dei motivi principali che spingono gli Stati membri a creare strumenti «satellite» al di fuori del bilancio dell’UE — e quindi sottratti al controllo democratico del Parlamento europeo — per affrontare le sfide che non possono essere gestite con un bilancio così esiguo;

Strumenti finanziari

57.

chiede che, prima che la Commissione europea presenti la sua proposta per il prossimo QFP, venga realizzata un’analisi accurata dell’utilizzo degli strumenti finanziari nell’attuale QFP. Sebbene non si possa negare il loro ruolo senza pari nell’incentivare gli investimenti privati e nel creare crescita e occupazione, esistono vari settori in cui non sono impiegati in modo efficiente a causa della totale mancanza di opportunità di mercato;

58.

sottolinea la necessità di trovare il giusto equilibrio tra le sovvenzioni tradizionali e gli strumenti finanziari innovativi. Questo significa ricorrere in misura maggiore agli strumenti finanziari che si rivelano concretamente utili e proporre alternative in caso contrario. In generale, il ricorso a strumenti finanziari dovrebbe rimanere facoltativo per gli Stati membri, in particolare nel caso dei programmi della politica di coesione. Se si combinano in modo adeguato le sovvenzioni con tassi di cofinanziamento UE più bassi per le priorità prevalentemente nazionali e tassi di cofinanziamento più alti per le priorità a livello europeo o regionale, un maggiore ricorso a strumenti finanziari efficienti e un’attenzione particolare al valore aggiunto europeo, è possibile mettere a punto i rimedi che renderanno il bilancio dell’UE efficace, in grado di realizzare risultati maggiori con risorse minori;

Semplificazione delle procedure

59.

afferma infine che attualmente la sfida cruciale per l’UE non risiede nella mancanza di idee o soluzioni, ma nella lentezza e rigidità del processo decisionale. Una semplificazione delle procedure e una maggiore flessibilità devono pertanto essere i primi elementi che andranno decisi quando saranno avviati i negoziati per il prossimo QFP;

60.

accoglie con favore la consultazione pubblica sulla revisione del regolamento finanziario applicabile al bilancio generale dell’Unione ed è pronto a collaborare per avanzare proposte su come semplificare le procedure sulla base dei problemi individuati in questo ambito;

Punti specifici

61.

sottolinea la necessità di inserire misure integrative del PIL nella creazione della nuova generazione di fondi strutturali e di investimento europei per il prossimo periodo finanziario pluriennale, come sottolineato nel recente parere sul tema Indicatori dello sviluppo territoriale — non solo PIL;

62.

ritiene che nel prossimo QFP occorra prestare un’attenzione maggiore allo sviluppo rurale e locale, istituendo misure specifiche per le zone scarsamente popolate, dato che gli investimenti nei programmi locali e rurali mantengono vivo il tessuto economico e sociale e generano un comprovato effetto moltiplicatore. Ciò può avvenire attribuendo alle regioni coinvolte un ruolo fondamentale nella gestione degli investimenti. Anche se esistono prove che lasciano intendere che la redditività degli investimenti nelle regioni periferiche può essere maggiore rispetto alle regioni centrali, ricorda che i criteri di efficienza economica non sono di per loro sufficienti per adottare decisioni sulla ripartizione dei finanziamenti e che i criteri politici e sociali sono indispensabili. Anche i programmi di cooperazione territoriale andrebbero maggiormente valorizzati e meglio integrati nel complesso delle politiche di coesione, nella consapevolezza del loro valore aggiunto per la costruzione dell’identità comune europea;

63.

desidera richiamare l’attenzione sull’importanza dei programmi LIFE e del loro adeguato finanziamento nel nuovo QFP. Il programma LIFE costituisce uno strumento importante che contribuisce a finanziare e mobilitare, in materia di ambiente e clima, politiche e progetti di livello locale e regionale che hanno un valore aggiunto europeo. I progetti LIFE hanno dimostrato di essere catalizzatori preziosi e importanti per mobilitare altri fondi dell’UE;

64.

fa presente che occorre prestare maggiore attenzione alle conseguenze del cambiamento demografico nell’Unione europea. In tale contesto invita la Commissione ad approfittare del QFP post 2020 per affrontare le sfide demografiche, tenendo conto della situazione demografica locale e regionale e della sua evoluzione nella concezione di nuovi strumenti e nelle decisioni sulle politiche da applicare;

65.

ricorda, in proposito, che esistono almeno 20 diversi strumenti dell’Unione per finanziare lo sviluppo locale nel bilancio dell’UE. Le disposizioni in materia di sviluppo locale integrato e il quadro strategico comune degli attuali regolamenti sui fondi ESI sono chiaramente insufficienti per evitare sovrapposizioni e garantire davvero il finanziamento integrato tra i cinque fondi SIE. Occorre quindi valutare l’opportunità di:

introdurre uno strumento di finanziamento dell’UE più semplice e unificato che riguardi specificamente lo sviluppo locale e territoriale,

fornire alle comunità locali mezzi più adeguati per sviluppare i propri approcci basati sul territorio,

ridurre sia i livelli verticali di gestione dei fondi che le compartimentazioni orizzontali presso la Commissione e a livello ministeriale,

procedere verso la rendicontazione delle prestazioni basata sui risultati e un regime semplificato di revisione contabile.

Bruxelles, 15 giugno 2016

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Markku MARKKULA


(1)  CDR275-2013_00_00_TRA_AC (23-24).

(2)  Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca compresi nel quadro strategico comune e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio — SEC(2011) 1141 final e SEC(2011) 1142 final.

(3)  Secondo l’articolo 90(5) del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, la Commissione riesamina l’ammissibilità degli Stati membri al sostegno a titolo del Fondo di coesione sulla scorta dei dati dell’Unione relativi all’RNL per il periodo 2012-2014 per l’UE-27, e ricalcola di conseguenza le dotazioni nazionali, tenendo conto che l’effetto netto totale di tali adeguamenti non deve superare i 4 miliardi di euro (come indicato nel regolamento che stabilisce il QFP).

(4)  L’attuale QFP è iniziato con un «debito», maturato nel quadro precedente, pari a 23,4 miliardi di euro e alla fine del 2014 l’arretrato ha raggiunto il livello senza precedenti di 24,7 miliardi di euro per i programmi di coesione del periodo 2007-2013.

(5)  CDR275-2013_00_00_TRA_AC.

(6)  CdR 283/2011 fin.

(7)  CDR1777-2012_00_00_TRA_AC.

(8)  CDR275-2013_00_00_TRA_AC.


18.1.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 17/28


Parere del Comitato europeo delle regioni — Sprechi alimentari

(2017/C 017/06)

Relatore:

Ossi MARTIKAINEN (FI/ALDE)

Consigliere comunale di Lapinlahti

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI,

Introduzione: panoramica della situazione globale e terminologia

1.

considera gli sprechi alimentari e i rifiuti derivanti dalla produzione, trasformazione, distribuzione e consumo degli alimenti un grave problema a livello mondiale, che ostacola in modo significativo il conseguimento degli obiettivi di sviluppo economico, sociale e ambientale. Il problema potrà essere risolto soltanto con una cooperazione ampia e determinata che riunisca diversi livelli di governo e riguardi varie politiche pubbliche, e nell’attuazione delle misure adottate devono essere pienamente coinvolte la società civile e le imprese;

2.

reputa insostenibile la situazione attuale (1), in cui:

non meno di un terzo dei prodotti destinati al consumo umano va perduto in diverse fasi del processo di produzione, sotto forma di materie prime, semilavorati o prodotti finiti;

ogni anno il 28 % dei terreni destinati a coltura in tutto il mondo (1,4 miliardi di ettari) produce alimenti che vengono sprecati;

l’impatto climatico dei prodotti inutilizzati generati nelle diverse fasi del processo è pari a 3,6 Gt di CO2 equivalente (senza tenere conto delle emissioni derivanti dai cambiamenti d’uso dei terreni);

i modelli di produzione e consumo che comportano sprechi causano considerevoli perdite di risorse idriche globali e costituiscono una minaccia per la biodiversità sotto forma di terreni coltivabili dissodati inutilmente o improduttivi, impoverimento del suolo e spreco di altre risorse naturali limitate;

il grande volume di alimenti sprecati lungo la catena di produzione o allo stadio del prodotto finito svaluta la produzione agricola e alimentare e altera la distribuzione tra tutti i soggetti della catena del valore alimentare, consumatori compresi, rendendola iniqua; si stima che le perdite finanziarie annue dovute agli sprechi alimentari equivalgano a 1 000 miliardi di dollari USA, il costo ambientale a 700 miliardi e il costo sociale a 900 miliardi;

3.

ha elaborato il presente parere di iniziativa per sostenere e incoraggiare tutta la comunità internazionale, così come le Nazioni Unite e le sue agenzie specializzate, nei loro sforzi per migliorare l’attuale situazione, in particolare per quanto riguarda la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) 2 e 12 («Fame zero» e «Consumo e produzione responsabile») (2);

4.

ritiene che le iniziative della Commissione europea in materia di efficienza delle risorse ed economia circolare costituiranno a loro volta una buona occasione per sviluppare progetti e norme volti a migliorare la sostenibilità della produzione e del consumo di alimenti;

5.

invita la Commissione europea ad attivarsi per sviluppare definizioni e una terminologia uniforme in questo settore a livello europeo, e la esorta a partecipare, strutturandolo, al dialogo internazionale, nonché a garantire che l’azione dell’UE si fondi sulle osservazioni e raccomandazioni adottate a livello internazionale. In tal modo sarebbe più facile individuare i problemi e stabilire confronti, nonché tenere conto dei suddetti problemi nella legislazione dell’UE e nella cooperazione con i suoi partner commerciali e di sviluppo (3). L’UE è, tra l’altro, un mercato interno e ha una politica agricola comune; procedure e concetti comuni e indicatori comparabili sono quindi necessari. Ciò potrebbe costituire la base per l’adozione, a livello regionale e interregionale, di criteri comparabili per la riduzione e la prevenzione dei rifiuti alimentari.

Politiche dell’Unione europea

Il Comitato europeo delle regioni ritiene che le politiche dell’Unione europea e le politiche comuni con gli Stati membri siano potenzialmente molto utili per affrontare il problema degli sprechi alimentari;

6.

la proposta per la revisione della direttiva sui rifiuti (direttiva 2008/98/CE) indica un tentativo di ridurre ulteriormente la produzione di rifiuti, inclusi i rifiuti alimentari;

7.

per quanto riguarda la politica agricola comune, occorre compiere maggiori sforzi per garantire che la produzione alimentare efficiente sotto il profilo delle risorse e le misure per proteggere la natura e l’ambiente siano considerate ambiti di attività a pieno titolo. L’attività agricola indotta dalle sovvenzioni e la limitazione dello sforzo di produzione sono pratiche che portano a bassi rendimenti e al mancato raccolto delle colture, il che comporta un aumento dei rifiuti sul piano sia del risultato finale che dell’intero sforzo di produzione;

8.

sia nel mercato interno che negli scambi internazionali, le politiche del commercio e dei consumatori dovrebbero promuovere pratiche contrattuali e processi che contribuiscano a ridurre gli sprechi. Ad esempio, le dimensioni degli imballaggi utilizzate nel commercio al dettaglio e le norme applicabili alla forma e alle dimensioni dei prodotti alimentari causano un notevole spreco di alimenti commestibili; favorire la vendita di prodotti sfusi con l’utilizzo di contenitori domestici riciclabili, riducendone i costi per il consumatore, può contribuire ad educare all’acquisto di quanto serve e non di porzioni predisposte e spesso sovradimensionate o allettanti perché meno costose;

9.

le pratiche in materia di scadenza degli alimenti e di etichettatura concepite per promuovere la protezione dei consumatori e la salute pubblica non sono adatte allo scopo nel caso di tutti i prodotti, con la conseguenza che alimenti commestibili finiscono inutilmente nella spazzatura. Alla Commissione spetta il ruolo chiave di stabilire se sia possibile elaborare orientamenti per migliorare l’utilizzo delle risorse, ad esempio quelle in materia di donazione di prodotti alimentari ad associazioni di beneficienza e banche alimentari e l’impiego come mangimi di alimenti che hanno superato la data di scadenza, a condizione di rispettare i requisiti di sicurezza alimentare. È necessario educare tutte le parti interessate, i produttori, i commercianti al dettaglio e i consumatori per migliorare la comprensione delle etichette recanti la data di scadenza degli alimenti; è necessario, per esempio, fare maggiore chiarezza sul significato della dicitura «consumare preferibilmente entro la data» che non indica una tossicità degli alimenti dopo la data prevista;

10.

nella sua politica di sviluppo l’Unione europea deve cooperare con gli altri grandi donatori per la conclusione di accordi regionali di cooperazione economica e commerciale, e per investire in processi atti a migliorare il collegamento tra la produzione e i consumatori, nelle infrastrutture e nella tecnologia, e in particolare nello sviluppo sostenibile delle risorse naturali e dell’agricoltura. I programmi di commercio equo e solidale, tra cui quelli sostenuti dagli enti locali e regionali, possono rappresentare uno strumento importante a tal fine. È importante migliorare il funzionamento dei mercati locali e l’accesso agli stessi per i prodotti locali, anche mediante l’internalizzazione dei costi esterni (ad esempio il trasporto dei prodotti alimentari);

11.

le misure volte a offrire assistenza agli indigenti dovrebbero continuare a includere una componente di aiuto alimentare e dovrebbero migliorare il collegamento tra le organizzazioni di assistenza da un lato e i produttori locali, il settore del commercio al dettaglio e le imprese della ristorazione dall’altro, prevedendo anche la vendita diretta a prezzo «simbolico» di prodotti alimentari prossimi alla scadenza con modalità che garantiscano la dignità e la privacy di chi riceve o acquista con queste modalità. La collaborazione con il terzo settore dovrebbe orientarsi sulla prossimità della rete locale e delle donazioni o consegne a domicilio all’interno dei singoli comuni o reti di comuni ed evitare per quanto possibile l’immagazzinamento e la grande distribuzione su reti territoriali ampie dei beni donati. La quantità di alimenti che va sprecata sarà ridotta grazie alla diversificazione dei prodotti alimentari, tra l’altro includendo in tali programmi i prodotti locali e stagionali (4);

12.

la normativa in materia di appalti pubblici potrebbe contenere disposizioni volte a ridurre e prevenire gli sprechi alimentari.

Proposte di misure pratiche dal punto di vista degli enti locali e regionali

Il Comitato europeo delle regioni,

13.

ribadisce l’invito rivolto alla Commissione ad obiettivi più specifici per la riduzione degli sprechi alimentari entro il 2025 dovrebbe scendere al 30 % (5) e invita la Commissione a sviluppare metodi uniformi di misurazione per la valutazione degli obiettivi di riduzione in materia di sprechi alimentari;

14.

accoglie con favore l’impegno della Commissione europea a sostegno del conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile attraverso misure adeguate, la partecipazione dei portatori di interesse, la condivisione delle innovazioni valide e proficue e il raffronto dei risultati ottenuti (6);

15.

esorta la Commissione a valutare la possibilità di stabilire obiettivi di riduzione specifici per ciascuna fase della catena di produzione alimentare: produzione, trasformazione, vendita e distribuzione, servizi di ristorazione, famiglie e trattamento dei rifiuti alimentari. Si potrebbe fissare un obiettivo comune al livello dell’UE, da conseguire attraverso programmi e obiettivi specifici per paese, sulla base delle caratteristiche di ciascuno di essi in ognuna delle suddette fasi, come è stato fatto ad esempio con la politica in materia di cambiamenti climatici. Al fine di tenere pienamente conto del contesto tecnico, economico e ambientale, i programmi e piani specifici per ciascun paese dovrebbero essere elaborati con la collaborazione di tutti i livelli di governo;

16.

raccomanda che la Commissione istituisca un forum europeo cui partecipino i diversi livelli di governo e i soggetti interessati al fine di prevenire e ridurre gli sprechi alimentari e migliorare le modalità di gestione dei rifiuti alimentari; esprime interesse a partecipare ad attività di analisi comparativa delle misure pratiche e di promozione delle migliori pratiche;

17.

raccomanda alla Commissione europea di promuovere e incoraggiare l’istituzione di convenzioni tra il settore del commercio al dettaglio di generi alimentari e le associazioni di beneficienza negli Stati membri dell’UE (ad esempio, l’iniziativa recentemente adottata dalla Francia che ha approvato una legge che impedisce alla grande distribuzione di gettare prodotti alimentari di qualità vicini alla data di scadenza nonché di distruggere prodotti alimentari invenduti e idonei al consumo); sono necessari inoltre orientamenti in materia di doni alimentari per consentire alle industrie e alle associazioni di beneficienza di chiarire le responsabilità e per incoraggiare le aziende a integrare meccanismi di ridistribuzione nei processi della loro catena di approvvigionamento. Procedure analoghe dovrebbero altresì essere introdotte in altre parti del settore alimentare, come i servizi di ristorazione e quelli al turismo. In ciascun ambito di applicazione occorre tenere conto degli aspetti di sicurezza e salute pubblica, impiegando criteri adeguati agli ambiti stessi;

18.

invita gli enti locali e regionali a creare delle filiere di distribuzione secondaria efficaci per i prodotti alimentari ritirati o rimossi dalla distribuzione primaria (sul modello dei negozi di prodotti alimentari sociali e solidali) e a garantire che le persone svantaggiate abbiano accesso ai prodotti alimentari ancora idonei al consumo; raccomanda di accordare un sostegno finanziario alle associazioni di beneficienza e alle banche alimentari affinché possano rafforzare le loro capacità operative;

19.

richiama inoltre l’attenzione sui rigetti della pesca che costituiscono una delle principali fonti di sprechi alimentari; invita la Commissione europea a prevedere un piano globale (raccomandazioni/orientamenti) per la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti ittici derivanti dalle catture accessorie. Il piano potrebbe includere raccomandazioni sul possibile uso delle catture indesiderate adatte all’alimentazione umana;

20.

esorta gli enti locali e regionali che forniscono servizi di ristorazione a elaborare i propri programmi per prevenire la produzione di rifiuti alimentari e utilizzare in modo efficiente quelli che vengono prodotti. Il Comitato chiede altresì che le imprese incaricate di fornire servizi di ristorazione a enti istituzionali siano tenute ad applicare le stesse misure (7);

21.

sottolinea l’importanza di favorire lo scambio di buone pratiche su larga scala, che dovrebbero in primo luogo promuovere programmi che sviluppino il consumo locale dei prodotti commercializzati da produttori del territorio attraverso filiere commerciali corte, oltre che mediante donazioni. È possibile adottare misure adeguate, basate sull’esperienza maturata, con il metodo delle buone pratiche, attraverso cui si offrono informazioni sufficienti alle amministrazioni locali affinché attuino questo tipo di programmi e si fornisce un incoraggiamento a chi non ha compiuto alcun passo in questa direzione;

22.

raccomanda che, per quanto possibile, i prodotti locali e regionali e di stagione siano utilizzati come materie prime per i servizi di ristorazione (compresi quelli degli enti pubblici, delle strutture turistiche e delle pensioni, dei ristoranti e di altre strutture impegnate in attività simili) ed esorta a promuovere gli alimenti prodotti in loco per accorciare la catena di produzione e consumo, riducendo così il numero di fasi di trasformazione e quindi anche i rifiuti prodotti durante le varie fasi;

23.

raccomanda di attuare in imprese dei settori alimentare, della ristorazione e alberghiero codici di buone pratiche finalizzate all’uso ottimale dei prodotti, in modo che le eccedenze alimentari siano destinate a finalità sociali, attraverso reti di distribuzione efficaci e con tutte le garanzie del caso, e possano essere utilizzate da enti sociali e famiglie svantaggiate;

24.

incoraggia i comuni e gli enti locali che forniscono l’istruzione scolastica di base e altri servizi di formazione a includere nei programmi scolastici la questione degli sprechi alimentari e dell’attenuazione dei loro effetti, per esempio attraverso giornate a tema e visite di studio e spiegando agli studenti come vengono gestiti gli alimenti nel loro istituto, oppure coinvolgendo gli studenti e altri clienti dei servizi di ristorazione nello sviluppo dei servizi stessi. È importante che il maggior numero possibile di alunni e studenti si faccia un’idea generale, nel corso dei loro studi, del modo in cui le produzione e il consumo di alimenti incidono sull’economia e sull’ambiente e venga a conoscenza dei comportamenti socialmente ed eticamente sostenibili dei consumatori.

Occorre inoltre organizzare campagne di informazione e formazione sul consumo responsabile destinate ai consumatori in generale e non solo agli studenti e che rivolgano l’attenzione, in particolare, all’acquisto di prodotti in funzione dei bisogni reali e alla conservazione dei prodotti stessi;

25.

auspica inoltre che la riduzione e la prevenzione degli sprechi alimentari siano incluse nei programmi di formazione permanente, nell’ambito dei quali possono essere sviluppati metodi e approcci di apprendimento adatti ai diversi gruppi di età e alle diverse fasi della vita;

26.

invita i comuni e gli enti locali, in collaborazione con le organizzazioni della società civile, a lanciare campagne di sensibilizzazione riguardo all’importanza di una corretta pianificazione alimentare per le famiglie;

27.

sottolinea l’importante ruolo e impegno delle organizzazioni e dei soggetti della società civile dei vari territori regionali che si occupano della raccolta e della redistribuzione degli alimenti derivanti dagli sprechi alimentari. Ritiene necessaria, in un’ottica sussidiaria, una più stretta cooperazione tra le amministrazioni regionali e locali e le organizzazioni sociali incaricate della raccolta e della distribuzione degli alimenti derivanti dagli sprechi;

28.

raccomanda che gli enti locali e regionali responsabili della gestione dei rifiuti sviluppino sistemi di raccolta differenziata e riciclaggio, indichino più chiaramente la quota di rifiuti alimentari e consentano l’accesso universale ai dati raccolti, per contribuire ad aumentare il livello di riciclaggio dei rifiuti alimentari, come per esempio biogas e compost, con possibili effetti positivi anche per l’economia, l’occupazione e l’innovazione a livello locale;

29.

incoraggia tutti i membri del CdR a pubblicizzare gli obiettivi del presente parere e ad attuare programmi di prevenzione e riduzione dei rifiuti alimentari nei rispettivi enti locali o regionali. Si tratta di uno dei metodi più efficienti e rapidamente efficaci che tali enti possono applicare direttamente per contribuire a realizzare uno sviluppo sostenibile sul piano ambientale ed economico.

Bruxelles, 15 giugno 2016

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Markku MARKKULA


(1)  Le cifre utilizzate per descrivere la situazione si basano sulla relazione dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO) dal titolo Food wastage footprint — Impacts on natural resources («Impronta ecologica dello spreco alimentare — impatto sulle risorse naturali»), pubblicata nel 2013.

(2)  Gli OSS 12.3 (entro il 2030, dimezzare gli sprechi alimentari pro capite a livello di vendita al dettaglio e di consumatori e ridurre le perdite alimentari lungo le catene di approvvigionamento e di produzione) e 12.5 (entro il 2030, ridurre sostanzialmente la formazione di rifiuti attraverso prevenzione, riduzione, riciclaggio e riutilizzo) richiedono in particolare che i programmi e le misure siano elaborati congiuntamente dai diversi livelli di governo. L’OSS 2 (Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile) può essere perseguito da tutti gli enti locali e regionali a livello locale e internazionale.

(3)  Diverse definizioni e diversi metodi di calcolo possono portare a conclusioni diverse. Per la FAO, perdita alimentare si riferisce ad una diminuzione della quantità o della qualità del cibo che si riflette sul valore nutritivo ed economico o sulla sicurezza alimentare di tutti i prodotti destinati al consumo umano e non effettivamente utilizzati per l’alimentazione; lo spreco alimentare fa parte della perdita alimentare e si riferisce allo scarto o all’uso alternativo (non alimentare) di cibo sicuro e nutriente adatto al consumo umano lungo la catena di approvvigionamento alimentare. (FAO, 2014) http://www.fao.org/fileadmin/user_upload/save-food/PDF/FLW_Definition_and_Scope_2014.pdf FUSIONS (2014) definisce «rifiuto alimentare» (o «perdite alimentari») qualsiasi prodotto alimentare, ivi comprese le parti non commestibili, che venga rimosso senza essere utilizzato dalla catena di approvvigionamento alimentare.

(4)  Il CdR riafferma la sua posizione in merito al contenuto del regolamento FEAD.

(5)  Risoluzione del CdR sull’alimentazione sostenibile.

(6)  COM(2015) 614 final.

(7)  Ad esempio, il CESE e il CdR hanno le proprie norme di ecogestione e cooperano a livello pratico per riciclare le eccedenze alimentari con l’aiuto di organizzazioni locali.


18.1.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 17/33


Parere del Comitato europeo delle regioni — Combattere la radicalizzazione e l’estremismo violento: meccanismi di prevenzione a livello locale e regionale

(2017/C 017/07)

Relatore:

Bart SOMERS (ADLE, Belgio), sindaco di Malines e capogruppo dell’Open VLD al parlamento fiammingo

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI,

INTRODUZIONE

1.

accoglie con favore il progetto di risoluzione del Parlamento europeo (PE) sulla prevenzione della radicalizzazione violenta e del reclutamento di cittadini europei da parte di organizzazioni terroristiche, come anche i pareri delle commissioni del PE per gli Affari esteri, da un lato, e per la Cultura e l’istruzione, dall’altro;

2.

sottolinea che la lotta al terrorismo e la prevenzione della radicalizzazione violenta e del reclutamento di cittadini europei da parte di organizzazioni terroristiche continuano a rientrare essenzialmente tra le competenze degli Stati membri, ma anche la cooperazione a livello locale, europeo e internazionale in questo campo riveste un’importanza capitale ai fini di un approccio efficace; è sconcertato per i recenti attentati terroristici perpetrati da individui radicalizzati e senza scrupoli, ed esprime il suo profondo cordoglio alle vittime e ai loro familiari e amici; sottolinea che questi eventi dimostrano ancora una volta l’urgente necessità di cooperare a livello europeo e internazionale per combattere la radicalizzazione violenta e il terrorismo internazionale; è convinto che occorra intensificare molto di più lo scambio di intelligence e la cooperazione tra i servizi di ogni livello preposti alla sicurezza e all’applicazione della legge, ma anche tra le parti sociali, la società civile e i vari livelli di governance, al fine di difendere i valori di una società aperta, rispettosa, inclusiva e diversa, e di prevenire la violenza;

3.

sottolinea che qualsiasi modello parallelo di società che sia in contrasto con questi valori non può essere permesso o tollerato;

4.

esorta le autorità europee e nazionali a condividere il più possibile le informazioni di intelligence con gli enti locali, senza compromettere la sicurezza;

5.

ritiene necessario affrontare il fenomeno della radicalizzazione violenta, dal momento che costituisce una minaccia per i cittadini europei come anche per i valori universali dell’Europa, fondati sulle sue eredità culturali e umanistiche;

6.

sottolinea, a questo proposito, che la convivenza civile richiede sforzi educativi volti ad assicurare che i principi della democrazia, dello Stato di diritto e della dignità della persona umana siano condivisi dai membri delle comunità presenti nell’UE;

7.

sollecita la Commissione, gli Stati membri e gli enti locali e regionali, come pure la società civile e in special modo la comunità scientifica, a intensificare gli sforzi e, in particolare, la cooperazione transnazionale e intersettoriale al fine di analizzare le principali cause della radicalizzazione violenta, sulla sua evoluzione e sui fattori e le influenze di vario tipo che vi contribuiscono, in quanto ciò può condurre a sviluppare strumenti che consentano agli Stati membri e all’UE di attuare una politica basata sulle realtà concrete esistenti sul campo;

8.

fa osservare che la radicalizzazione violenta è un fenomeno internazionale, e che al riguardo è possibile trarre insegnamenti dalle esperienze maturate in molte altre parti del mondo; a tale proposito accoglie con favore la creazione di reti multidisciplinari, come la Rete delle città forti, e l’ampliamento di quelle già esistenti intese a collegare maggiormente città e altri enti locali sul piano internazionale al fine di promuovere approcci a livello locale volti a prevenire l’estremismo violento; sottolinea la necessità di sviluppare una rete europea per contribuire a rafforzare, in tutta l’UE, la cooperazione a livello locale e regionale in materia di lotta contro la radicalizzazione e l’estremismo violento e il terrorismo. Incoraggia la Rete europea di sensibilizzazione al problema della radicalizzazione (RSR) e la Rete per le comunicazioni strategiche affinché continuino a mettere a punto misure di prevenzione efficaci, in particolare migliorando l’individuazione precoce dei segnali di radicalizzazione a livello locale, contrastando la retorica settaria con strategie di comunicazione e sviluppando solidi programmi di riabilitazione;

9.

constata che l’Europa dispone già di un buon numero di strumenti per contrastare la radicalizzazione violenta dei suoi cittadini, e reputa che l’UE e i suoi Stati membri debbano utilizzarli appieno — e anzi sforzarsi di perfezionarli — per rispondere alle sfide con cui l’una e gli altri si trovano oggi a confrontarsi;

10.

sottolinea l’importanza di agire sulle cause, per far fronte al problema della radicalizzazione e del reclutamento con finalità terroristiche, rafforzando la prevenzione, segnatamente attraverso il monitoraggio di Internet e il dialogo con le comunità religiose e i relativi esponenti, nonché attraverso incontri, giornate a tema e azioni di sensibilizzazione rivolte in generale a tutta la società civile;

11.

insiste sull’importanza del ruolo svolto dalla RSR e dal centro di eccellenza in materia istituito di recente; accoglie inoltre con favore i progressi realizzati dalla presidenza neerlandese del Consiglio dell’Unione europea;

12.

sottolinea che la RSR dovrebbe compiere uno sforzo supplementare per raggiungere le città e le comunità di minori dimensioni, permettendo quindi anche alle piccole entità di entrare in contatto con essa.

Definizione della nozione di «radicalizzazione»

13.

rivolge un appello alla Commissione europea affinché si sforzi di raggiungere rapidamente un accordo su una definizione del concetto di radicalizzazione violenta che sia comune a tutta l’UE e funga da punto di partenza per un approccio più coordinato da parte dei vari paesi, anche con il contributo degli enti regionali e locali, tenendo altresì conto del fatto che l’esperienza di ogni Stato membro è profondamente modellata da un insieme di fattori specifici di natura politica, culturale e giuridica;

14.

in mancanza di una definizione comunemente accettata di «radicalismo violento», intende per «radicalizzazione» il fenomeno per cui alcune persone utilizzano la violenza e/o ne giudicano legittimo l’impiego per realizzare i loro obiettivi politici, volti a conculcare l’ordinamento giuridico democratico e i diritti fondamentali che ne sono alla base;

15.

vede nella radicalizzazione violenta una lotta ideologica in cui gli individui e i gruppi radicalizzati vogliono smantellare il modello europeo, che è basato sui diritti umani, sulla libertà di espressione, sulla libertà di religione o di convinzione, sullo Stato di diritto, sulla parità tra donne e uomini e sulla non discriminazione, per favorire le loro convinzioni che sono incompatibili con questi valori;

16.

sottolinea che la radicalizzazione violenta è un fenomeno complesso e dinamico, che ha alla base una serie di fattori globali, sociologici e politici e geopolitici ma anche individuali, e non può essere considerato indipendentemente da tali fattori; ravvisa il delinearsi di una tendenza preoccupante in cui non solo individui radicali di diverse convinzioni cercano di spingere un maggior numero di persone verso la violenza, ma anche alcuni gruppi cercano deliberatamente di reclutare al radicalismo individui con precedenti penali ed esperienza nell’uso della violenza;

17.

avverte che il reclutamento a fini di radicalismo violento avviene sempre più spesso a porte chiuse, in comunità/forum online in cui circola una molteplicità di messaggi persuasivi che veicolano ideologie violente e possono raggiungere individui vulnerabili ai loro contenuti;

18.

tiene a far notare che la radicalizzazione violenta non risponde a un profilo unico e contagia uomini, donne e — in particolare — giovani europei di estrazioni sociali diverse, spesso accomunati dal fatto di sentirsi estranei alla società a causa di conflitti di identità, di esperienze reali o presunte di ingiustizia, discriminazione o esclusione sociale;

19.

sottolinea che in molti casi si tratta di cittadini europei che sono nati e sono andati a scuola in Europa, ma che scelgono di aderire a idee radicali violente;

20.

avverte che il terrorismo e la radicalizzazione violenta inducono numerose rappresentazioni stereotipate delle religioni, che a loro volta sono utilizzate per giustificare una radicalizzazione di segno opposto, anche nell’ambito di movimenti neonazisti e neofascisti, con conseguenti ondate di discorsi e di crimini odiosi, frutto del razzismo, della xenofobia o di altre forme di intolleranza nei confronti di un’opinione, di una confessione o di una religione;

21.

constata che, malgrado il fatto che, sul piano della sicurezza, la principale preoccupazione manifestata dagli Stati membri dell’UE sia, a giusto titolo, il fenomeno degli integralisti che rientrano dopo essere stati nelle zone di conflitto, la radicalizzazione violenta non è circoscritta a un’ideologia o a una confessione specifiche, ma può svilupparsi in tutte le ideologie e nella visione distorta di qualsiasi confessione, e che, di conseguenza, la lotta condotta contro di essa non possa limitarsi a quella integralista di tipo islamico;

22.

sottolinea che l’impegno politico a tutti i livelli di governance è uno strumento fondamentale nella lotta contro la radicalizzazione violenta; questo implica anche la necessità di imparare sia dalle esperienze negative che da quelle positive del passato, nonché di dare la preminenza alla disponibilità a cooperare con tutte le forze sociali che possono essere di aiuto, invece che alle reciproche rivalità politiche;

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

I diritti umani e la diversità come punto di partenza

23.

è convinto che i diritti umani debbano essere posti al centro della politica che l’UE deve condurre per combattere il terrorismo e prevenire la radicalizzazione violenta;

24.

lancia un appello affinché, in tutte le misure adottate per evitare e combattere la radicalizzazione violenta, gli Stati membri e l’UE siano imperativamente tenuti a rispettare i diritti fondamentali e le libertà civili, e nella fattispecie il diritto al rispetto della vita privata e alla protezione dei dati, la presunzione di innocenza, il diritto a un processo equo e regolare e la libertà di espressione, di convinzione e di riunione;

25.

sottolinea che, al riguardo, un fattore essenziale è il fatto di vivere in una società che rispetta pienamente i diritti umani di tutti i gruppi che la compongono e si conforma alle norme internazionali e regionali, anche in materia di lotta contro la discriminazione, il razzismo e altre forme di intolleranza, nella prevenzione della radicalizzazione violenta e nella lotta contro di questo fenomeno;

26.

ritiene che i valori democratici dell’Unione europea siano un mezzo che garantisce la libertà dei cittadini europei;

27.

mette in evidenza l’importanza di eliminare tutti gli elementi che possono costituire terreno fertile per la radicalizzazione violenta, a cominciare dal razzismo e dalla discriminazione. Pur non essendovi un rapporto univoco tra razzismo, discriminazione e radicalizzazione violenta e non potendo essere il razzismo e la discriminazione una giustificazione della radicalizzazione violenta, una società cui ciascuno partecipa attivamente può essere instaurata soltanto se si attua una politica coerente di pari opportunità e di non discriminazione;

28.

esorta la Commissione a incoraggiare gli Stati membri e i rispettivi enti locali e regionali ad attuare politiche più attive e proattive di lotta contro la discriminazione, in particolare nell’istruzione e nel mercato del lavoro e dell’alloggio, anche prendendo spunto dalle politiche già avviate dalle regioni che hanno attuato misure di integrazione, quali l’accoglienza diffusa; per far fronte all’emergenza del radicalismo, infatti, risulta prioritario mirare a una reale integrazione sociale e culturale, che si fondi sul dialogo costruttivo tra le diversità e sull’educazione. Al tal fine occorre che tutti i soggetti della società civile le cui attività si concentrino su questo scopo, siano sostenuti, valorizzati e messi nelle condizioni di operare nel modo più efficace;

29.

mette l’accento sull’importanza di istituire, a partire dal livello direttivo (europeo, nazionale e regionale), come pure a livello delle comunità formate dai cittadini dello Stato membro considerato e degli altri paesi europei, dei codici, insiemi di azioni o modelli di buone pratiche intercomunitarie, interetniche, interreligiose, tra parti politiche ecc., che implichino una conoscenza reciproca più approfondita tra i potenziali protagonisti di un conflitto o tra soggetti esposti al radicalismo violento. Inizialmente concepiti solo sul piano teorico, questi codici, azioni o modelli potranno essere messi in pratica con il sostegno delle autorità regionali, nazionali ed europee;

30.

invita la Commissione a sostenere i movimenti avviati negli Stati membri e negli enti regionali e locali per recuperare il ritardo accumulato nel campo della diversità e nel mondo del lavoro in generale;

31.

insiste affinché gli Stati membri e i loro enti regionali e locali uniscano le forze con le istituzioni dell’UE per promuovere il modello europeo, in quanto esso fa della diversità una delle componenti essenziali della sua struttura sociale e un bene culturale essenziale. I diritti fondamentali dell’Unione europea, che sono i garanti di questa diversità, come la libertà di espressione, lo Stato di diritto e la separazione tra Stato e confessione religiosa, non possono ad alcun costo essere rimessi in discussione, né dall’ideologia totalitaria di gruppi radicali né nell’ottica delle misure da adottare per combattere la radicalizzazione violenta;

32.

chiede all’UE di adottare, in stretta cooperazione con gli Stati membri e con gli enti regionali e locali, iniziative volte ad affrontare con decisione la situazione esistente nei quartieri e nelle regioni in cui la criminalità organizzata prospera sotto diverse forme. Queste aree specifiche devono essere mappate in modo concertato e beneficiare di un’attenzione prioritaria e di un sostegno supplementare, sulla base di criteri quantitativi e qualitativi. Occorre condurre un’efficace azione di contrasto, sul piano politico e giudiziario, contro i canali illegali che consentono di riciclare il denaro sporco e che minano le basi dello Stato di diritto. Ciò impedirà il formarsi di «santuari» in cui lo Stato di diritto è assente e prevalgono l’illegalità e l’anomia, dove cioè, nella realtà sociale e nella vita quotidiana della gente, non sia più possibile scorgere chiaramente i fondamenti della legalità e della vita democratica. Questo vuoto offre alle reti estremiste piena libertà di raccogliere risorse finanziarie svolgendo attività illegali, nonché di reclutare militanti e indebolire la legittimità dello Stato di diritto democratico;

33.

esorta gli Stati membri e la Commissione a garantire il rispetto degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) e il conseguimento delle rispettive finalità, in particolare degli obiettivi 1, 4, 8, 11 e 16. Attraverso il conseguimento di questi obiettivi, rispetto al quale si sono già impegnati tutti i membri dell’UE, si potrebbero affrontare le principali cause della radicalizzazione e dell’estremismo in Europa e nel mondo. Rammenta che gli OSS hanno come ambito di applicazione, tra l’altro, il territorio dell’UE, e che lo sviluppo umano di tutti cittadini del mondo si fonda sulla dignità, l’inclusione, la resilienza e la sostenibilità. Questo cammino verso lo sviluppo umano sostenibile non è semplicemente una misura preventiva contro la radicalizzazione e l’estremismo, ma costituisce il percorso per il rispetto dei diritti umani di tutti gli abitanti di questo pianeta dalle risorse limitate;

34.

sottolinea l’importanza di evitare che si formino quartieri svantaggiati nei quali non vi sia alcuna diversità e predomini una determinata comunità etnico-culturale. La Commissione europea deve assistere gli Stati membri e gli enti regionali e locali nel promuovere la coesione e l’inclusione sociale nell’UE, in quanto essa offre una chiave efficace per prevenire la radicalizzazione violenta, e deve incoraggiare gli Stati membri a mettere a disposizione i mezzi necessari per operare in questo senso;

35.

invita la Commissione europea a fornire i mezzi finanziari che consentano agli enti locali di individuare e mettere in contatto tra loro i cittadini e le reti in grado di formulare contro-argomentazioni;

36.

ritiene che sia importante mettere a punto contro-argomentazioni all’interno della comunità islamica, nonché mobilitare quei musulmani che rigettano i tentativi degli estremisti di usare la religione come pretesto; invita i sindaci a collaborare con le comunità islamiche locali per mettere a punto queste contro-argomentazioni;

37.

chiede che siano offerte ai profughi e ai migranti arrivati di recente opportunità reali di muovere i primi passi nella nostra società, fornendo loro un orientamento riguardo all’offerta, in ciascun Stato membro, regione ed ente locale, di percorsi di integrazione civica «su misura», in cui la conoscenza della lingua rivesta un’importanza essenziale anche come veicolo di valori, saperi e di identità condivise e nel cui quadro si potrebbero promuovere in maniera più attiva, per mezzo di esempi concreti, questioni quali la parità tra donne e uomini, la separazione tra Stato e confessione religiosa, l’importanza della democrazia e della tolleranza, le norme giuridiche che vincolano ciascun cittadino, le regole di comportamento vigenti nei luoghi pubblici e le conseguenze che ne derivano per la società;

38.

esorta la Commissione ad attivarsi con decisione per combattere la disoccupazione e l’abbandono scolastico tra le minoranze etniche, in cooperazione con gli enti locali e regionali che sono particolarmente colpiti da questi fenomeni, in quanto tali problemi, e la conseguente mancanza di prospettive per i giovani, possono costituire un importante terreno fertile per la radicalizzazione violenta;

39.

incoraggia gli Stati membri e gli enti regionali e locali a sviluppare una strategia di intervento in cui gli strumenti di politica sociale, e in particolare quelli attinenti all’occupazione, all’istruzione e alla formazione o all’integrazione e alla lotta contro la discriminazione, nonché all’aiuto umanitario e ad altri settori d’intervento, siano combinati con misure specifiche volte a prevenire e combattere la radicalizzazione violenta.

Il ruolo degli enti locali e regionali

40.

fa notare che è essenziale che tutti gli attori — a livello europeo, nazionale, regionale e locale — siano consapevoli delle rispettive responsabilità nella prevenzione della radicalizzazione violenta e nella lotta contro di essa;

41.

pone l’accento sul fatto che gli enti locali e regionali svolgono un ruolo cruciale nel prevenire e combattere la radicalizzazione violenta, essendo loro i pubblici poteri più immediatamente e gravemente interessati da questa problematica ed essendo abilitati a cooperare con altri soggetti che assumono un ruolo importante nell’affrontare tale fenomeno;

42.

sottolinea che è importante assegnare i fondi europei con un accento specifico sulle città e le regioni d’Europa, come pure incoraggiare gli enti locali e regionali ad accedere a questi finanziamenti per la realizzazione di progetti o programmi di prevenzione del radicalismo violento, oltre che di campagne volte all’individuazione dei problemi alla radice dell’emergere dei conflitti e alla sensibilizzazione della popolazione;

43.

è consapevole che possono esistere notevoli disparità tra gli Stati membri riguardo alla portata del loro impegno nella lotta contro il rischio di radicalizzazione violenta e nella prevenzione del reclutamento da parte di organizzazioni terroristiche, e prende atto del fatto che alcuni Stati membri hanno già adottato misure efficaci, mentre altri sono in grave ritardo;

44.

concorda sulla necessità di intensificare la condivisione delle informazioni e la cooperazione operativa, di compiere progressi nel campo della lotta al traffico illecito di armi da fuoco e di combattere il finanziamento delle attività terroristiche. Riconosce inoltre la necessità di introdurre strumenti efficaci di controllo della «rete oscura» («deep web», «dark NET»), che sono spesso veicoli di diffusione di contenuti radicali, nonché di rafforzare i controlli alle frontiere esterne sulla base di indicatori di rischio;

45.

chiede alla Commissione di sostenere gli Stati membri nel coordinamento delle loro strategie, condividendo le informazioni e le esperienze acquisite dai loro enti locali e regionali, mettendo in comune le buone pratiche e le competenze, valutando le disposizioni che vengono prese oppure ancora partecipando all’elaborazione delle nuove misure da adottare nel campo della lotta contro la radicalizzazione violenta;

46.

esorta la Commissione a insistere sul ruolo importante che gli enti locali svolgono in materia di prevenzione della radicalizzazione violenta e dell’estremismo violento, e di sostenerli nell’esercizio di questa funzione di interfaccia accordando la priorità alla creazione di un quadro europeo d’azione per la lotta contro la radicalizzazione a livello locale, regionale e nazionale, che fornisca agli Stati membri raccomandazioni per sviluppare (o sviluppare ulteriormente) le loro politiche in materia;

47.

chiede alla Commissione di promuovere la raccolta e la condivisione delle buone pratiche nel quadro di un manuale di linee guida, come già fa tra l’altro il centro di eccellenza RSR, in modo da sostenere gli enti locali che spesso dispongono di capacità limitate nello sviluppo di un approccio locale in materia;

48.

reputa necessario che la Commissione appoggi gli enti locali e regionali nello sviluppo delle strategie locali e nazionali di prevenzione per combattere la radicalizzazione violenta, ad esempio mettendo a disposizione delle amministrazioni interessate degli esperti del centro di eccellenza RSR; sottolinea l’importanza che gli enti locali e regionali scambino le loro esperienze, quali le buone pratiche e gli insegnamenti tratti in materia;

49.

ritiene che una politica integrata di contrasto alla radicalizzazione violenta si debba articolare in tre livelli: prevenzione (soppressione, ad esempio, del terreno fertile per la radicalizzazione violenta), segnalazione, intervento (accompagnamento specializzato dei soggetti vulnerabili alla radicalizzazione violenta) e repressione (risposta giudiziaria risoluta al fenomeno della radicalizzazione violenta);

50.

giudica importante che le autorità nazionali, regionali e locali, piuttosto che limitarsi a una politica di repressione reattiva, investano in misure specifiche di prevenzione e di intervento per combattere la radicalizzazione violenta; reputa altresì importante finanziare programmi di ricerca per comprendere le origini del radicalismo e i modi in cui combatterlo;

51.

ritiene che alle organizzazioni della società civile e agli attori locali spetti un ruolo importante nello sviluppo di progetti di prevenzione e di lotta contro la radicalizzazione violenta che siano consoni alla loro comunità o alla loro organizzazione, e sottolinea la necessità di un approccio fondato sulla partecipazione e la consultazione, che riunisca più partner e più settori: una problematica multidisciplinare come la radicalizzazione violenta esige soluzioni multidisciplinari. Invita pertanto gli attori della società civile, a tutti i livelli d’intervento, a cooperare strettamente tra loro, ed esorta le parti attive sul terreno, come le associazioni e le organizzazioni non governative, a rafforzare la reciproca cooperazione;

52.

sottolinea la necessità di avviare un dialogo interculturale con le diverse comunità, nonché i rispettivi dirigenti e i relativi esperti, che miri principalmente a comprendere meglio la radicalizzazione violenta e, in questo modo, a migliorarne la prevenzione;

53.

ritiene che spetti alle organizzazioni della società civile e agli attori locali svolgere un ruolo importante nello sviluppo di progetti di prevenzione e di lotta contro la radicalizzazione violenta che siano consoni al loro comune o alla loro organizzazione;

54.

sottolinea, a tale proposito, che è assolutamente necessario introdurre programmi di formazione specializzata per i lavoratori in prima linea e gli operatori sul campo, che consentano loro di individuare le variazioni di comportamento preoccupanti e di adottare la condotta adeguata nell’accompagnamento dei giovani vulnerabili alla radicalizzazione;

55.

ritiene altresì che sia indispensabile introdurre delle formazioni specializzate per i decisori e i responsabili politici che operano ai diversi livelli di governo, al fine di sensibilizzarli all’importanza di un approccio preventivo efficace e alla necessità di una comunicazione collaborativa;

56.

chiede alla Commissione di sostenere gli Stati membri nella conduzione di campagne di informazione per sensibilizzare gli adolescenti e i giovani adulti riguardo alla problematica della radicalizzazione violenta e per stimolarli a esercitare senso critico;

57.

giudica necessario che ciascuno Stato membro istituisca le strutture necessarie per individuare i casi di radicalizzazione, per condurre una comunicazione strategica e sviluppare contro-argomentazioni adeguate alle realtà di ciascun paese e ai gruppi demografici ivi presenti, nonché per fornire assistenza e accompagnamento alle persone che rischiano di radicalizzarsi, offrire un punto di contatto per la segnalazione di possibili casi di radicalizzazione e dare alle famiglie, agli amici, agli insegnanti e ad altre persone di contatto degli orientamenti sul modo di reagire a tali situazioni. Tali strutture dovrebbero essere sviluppate in stretto coordinamento tra i livelli europeo, nazionale, regionale e locale;

58.

ritiene indispensabile che i programmi di accompagnamento individuale siano sufficientemente in sintonia con l’ambiente e il contesto sociale in cui vive la persona da accompagnare in questo percorso, ragion per cui è di cruciale importanza che gli enti locali e regionali, come pure le organizzazioni sociali che si occupano sul campo del problema, siano coinvolti nell’elaborazione di questi programmi; reputa, a tal riguardo, che le istituzioni sportive, culturali e scolastiche costituiscano un quadro che facilita l’integrazione;

59.

rileva che le associazioni e organizzazioni attive che operano in questo settore libere dall’intervento pubblico possano ottenere risultati estremamente positivi nel reintegrare nella società i cittadini in via di radicalizzazione;

60.

reputa necessari programmi educativi che promuovano lo spirito critico e l’apertura intellettuale, e trasmettano le conoscenze e i principi su cui si basa il nostro Stato di diritto democratico;

61.

è del parere che anche alle persone che, una volta scontata la pena cui sono state condannate, fanno ritorno nel paese d’origine dovrebbero essere offerte misure di accompagnamento al fine di reinserirle nella società; anche nel sistema carcerario è opportuno sviluppare una strategia efficace per individuare e combattere la radicalizzazione;

62.

fa notare che gli esperti in materia di prevenzione e contrasto alla radicalizzazione e nel trattamento dei detenuti radicalizzati devono agire conformemente alle misure nazionali di sicurezza di ciascun paese. In tale contesto, sottolinea l’urgenza di pervenire a uno spazio di intervento integrato e coordinato in cui chi opera per la prevenzione, chi agisce seguendo le strategie di lotta al terrorismo e il personale che lavora nelle carceri procedano in maniera coerente, in linea con i principi definiti da norme e modelli di sicurezza chiari;

63.

chiede alla Commissione di esaminare in che modo tali programmi di accompagnamento individuale possano essere convalidati in quanto mezzo di lotta contro la radicalizzazione violenta, così da garantire che si presti attenzione non solo a rilevare tale radicalizzazione ma anche a reinserire le persone interessate nella società;

64.

sottolinea la grande importanza di integrare i programmi individuali di deradicalizzazione con misure quali i partenariati con i responsabili delle comunità o l’investimento in progetti di portata sociale o a livello di quartiere, al fine di spezzare la marginalizzazione economica e geografica, oppure ancora con iniziative di accompagnamento destinate ai giovani isolati ed esclusi, che rischiano di essere attratti dalla radicalizzazione violenta;

65.

insiste sull’importanza del sostegno familiare nella lotta contro la radicalizzazione violenta. A giudizio di alcuni esperti, spesso si pone eccessiva attenzione sui singoli individui anziché lavorare con le famiglie. Queste, infatti, possono contribuire a evitare la radicalizzazione e aiutare a reintegrare le persone a rischio di radicalizzazione, comprese quelle che rientrano da zone di conflitto, riallaccino i rapporti con la società; esorta quindi gli Stati membri e i rispettivi enti locali e regionali a riconoscere l’importanza di tale sostegno e la necessità di assistere le famiglie che si trovano in questa situazione mettendo a punto programmi adeguati;

66.

sottolinea come recenti ricerche abbiano dimostrato che sono sempre più numerose le donne che si radicalizzano e vengono reclutate da organizzazioni terroristiche, e reputa che, nel formulare strategie per prevenire la radicalizzazione violenta, l’UE e gli Stati membri, in collaborazione con gli enti regionali e locali, debbano tener conto, almeno in una certa misura, della dimensione di genere; chiede alla Commissione e agli Stati membri di condurre una politica più risoluta e incisiva in materia di parità di genere, considerata la funzione di pietra angolare che essa svolge per il nostro modello europeo di società; invoca un’azione decisa di prevenzione e repressione contro l’intimidazione e le violenze a carattere sessuale;

67.

chiede alla Commissione di accordare il suo sostegno a programmi generali che offrano incentivi alle giovani donne impegnate a lottare per una maggiore parità;

68.

reputa fondamentale che ciascuno Stato membro, in collaborazione con gli enti regionali e locali, instauri un sistema di allerta per ottenere un’assistenza e un accompagnamento, cosicché gli amici o i familiari della persona interessate possano beneficiare di un aiuto o effettuare, in modo semplice e rapido, una segnalazione qualora constatino, in quella persona, un cambiamento di comportamento improvviso che potrebbe costituire indizio di una radicalizzazione violenta crescente oppure del fatto che tale persona aderisce a un’organizzazione terroristica;

69.

osserva, a tale proposito, che, se è vero che le linee telefoniche dirette si sono rivelate utili, occorre tuttavia distinguere tra i punti di segnalazione della radicalizzazione violenta (linee di denuncia) e il sostegno fornito agli amici e alla famiglia di una persona per gestire questa situazione destabilizzante (linee di assistenza);

70.

chiede alla Commissione di esaminare se sia possibile instaurare un tale sistema in tutti gli Stati membri dell’UE;

71.

tiene a osservare, infine, che queste misure potranno essere attuate soltanto mediante programmi di investimenti sociali a lungo termine; ed esorta la Commissione, gli Stati membri e gli enti regionali e locali ad adottare una tale prospettiva per elaborare una politica tesa a prevenire e combattere la radicalizzazione violenta, chiedendo al tempo stesso alla Commissione di mostrarsi attenta, nell’elaborare disposizioni contro la radicalizzazione violenta, agli effetti che tali misure possono avere a lungo termine per il futuro di una società europea multiculturale e inclusiva.

Bruxelles, 16 giugno 2016

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Markku MARKKULA


18.1.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 17/40


Parere del Comitato europeo delle regioni — La risposta dell’UE alla sfida demografica

(2017/C 017/08)

Relatore:

Juan Vicente HERRERA CAMPO (ES/PPE), presidente della giunta della Comunità autonoma di Castiglia e León

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI,

Le sfide demografiche cui fa fronte l’UE

1.

sottolinea che il mutamento demografico è una delle principali sfide che l’UE ha di fronte. Tra i fattori di tale mutamento figurano l’invecchiamento della popolazione, la diminuzione del numero di giovani e una riduzione del tasso di natalità. Di conseguenza la crescita demografica dipende, in grande misura, dai movimenti migratori, che sono molto differenti tra le varie zone dell’UE. Gli squilibri creano sfide differenti nelle aree che perdono popolazione e nelle grandi aree urbane che invece ne ricevono;

2.

valuta però che l’apporto derivante dal fenomeno migratorio non è che una soluzione di breve periodo e non sufficiente al problema del calo della natalità; se le migrazioni apportano forza lavoro aggiuntiva nell’imminente, esse aumentano anche le percentuali di popolazione adulta presente sui territori europei non risolvendo il problema della denatalità e dell’invecchiamento generale della popolazione stessa;

3.

fa osservare che, dal 2000 in qua, l’aumento della popolazione in Europa è stato molto modesto a paragone con quello dei 50 anni precedenti: circa lo 0,5 % all’anno. Nel 2014 la popolazione è stata in diminuzione in 12 Stati membri, mentre è aumentata in altri 16. Vi sono importanti differenze tra l’est e l’ovest dell’Europa, e differenze di minore entità tra il nord e il sud. Vi sono inoltre frequenti differenze regionali all’interno di uno stesso Stato, in particolare, nella maggior parte dei paesi europei, si constata una tendenza generale a una crescita maggiore nelle aree urbane che in quelle rurali. In tutto il continente le aree rurali remote fanno fronte a sfide demografiche. La recente crisi economica ha accentuato, a livello sia europeo che nazionale, la polarizzazione delle tendenze e le sfide della perdita di popolazione a livello regionale;

4.

fa presente l’esigenza di tenere conto delle proiezioni per il 2060 contenute nella relazione sull’invecchiamento (The 2015 Ageing Report). La dinamica della fertilità, dell’aspettativa di vita e delle migrazioni fa prevedere grandi mutamenti nella struttura delle età della popolazione dell’UE. Il rapporto tra persone in attività e persone dipendenti passerà da 4:1 a circa 2:1. Nel 2060 la popolazione europea sarà non solo invecchiata, ma anche distribuita in maniera molto diseguale. Le proiezioni indicano grandi differenze all’interno degli Stati membri e tra essi, con riduzioni della popolazione in una metà circa di essi, e aumenti nell’altra metà;

5.

richiama l’attenzione sull’enorme impatto economico, sociale, di bilancio ed ecologico, a livello sia nazionale che regionale e locale, del mutamento demografico. Quest’ultimo ha un impatto sulla sostenibilità dei sistemi pensionistici e sui servizi sanitari; determina l’evoluzione dello Stato del benessere, specie attraverso la pressione sui sistemi sanitari e i servizi sociali per gli anziani e le persone dipendenti; incide sullo sviluppo delle varie aree dell’UE e sul mantenimento degli ecosistemi tradizionali e delle infrastrutture. Il Comitato sottolinea il rischio di calo della popolazione in alcune aree dell’UE. Le regioni periferiche, ad esempio, devono far fronte a particolari difficoltà geografiche e demografiche a causa delle limitazioni della loro mobilità. Sebbene determinate zone o regioni, in funzione delle loro caratteristiche, siano destinate a risentire di tali mutamenti in un momento successivo, o in misura minore, è innegabile che le loro conseguenze saranno percepite in tutta l’UE;

6.

segnala l’opportunità di considerare questi fattori nel contesto dell’evoluzione demografica mondiale. A questo proposito apprezza in modo particolare il lavoro svolto dall’OCSE attraverso la raccolta di dati comparativi a livello locale e regionale riguardanti la popolazione, utili per comprendere il contesto delle sfide demografiche al di là della loro dimensione europea. Un valido aiuto per capire le sfide demografiche e per raccogliere informazioni sui cambiamenti in atto nella popolazione potrebbero fornirlo le mappe demografiche a livello UE, ossia strumenti digitali utilizzati per la raccolta dei dati e per la mappatura di indicatori demografici attraverso il cosiddetto «Sistema d’informazione geografica» (GIS);

La risposta delle regioni e delle città alla sfida demografica

7.

prende atto delle maniere differenti in cui le regioni e le città europee reagiscono alle sfide demografiche:

mediante misure di promozione dell’attività produttiva e dell’occupazione, indispensabili per far fronte sia all’aumento che al declino della popolazione,

attraverso politiche di sostegno delle famiglie e misure per la conciliazione di vita professionale e familiare, che possono agire in modo positivo e si riflettono in tassi di fertilità più elevati,

attraverso politiche destinate a mantenere gli istituti d’insegnamento nelle zone rurali isolate,

per mezzo di azioni rivolte a facilitare l’emancipazione e la permanenza dei giovani adeguando le qualifiche alle esigenze del mercato del lavoro,

avviando iniziative relative al rientro dei migranti e al recupero di talenti,

garantendo la parità di opportunità tra donne e uomini e migliorando l’integrazione della popolazione immigrante,

adeguando i servizi sanitari e sociali in funzione dell’invecchiamento della popolazione e rivolgendo particolare attenzione ad aspetti quali il sostegno della vita indipendente, il miglioramento della prevenzione o il coordinamento tra differenti dispositivi, in un contesto di riduzione delle risorse e di aumento della domanda,

adeguando le città per renderle maggiormente fruibili, specialmente da parte degli anziani e delle persone dipendenti,

adeguando le politiche dei trasporti e altre misure specifiche degli Stati membri per garantire la mobilità e aumentare l’interconnessione in tutte le regioni e tra esse, con approcci innovativi, come nel caso dei trasporti su richiesta;

8.

invita le città e le regioni europee a continuare ad affrontare questi problemi, e ad approfittare delle opportunità connesse al mutamento demografico, come quelle che la cosiddetta economia d’argento offre alle imprese e alle entità che concepiscono e offrono prodotti e servizi innovativi per anziani, anche perché tali opportunità vengono utilizzate soprattutto nelle regioni in cui il mutamento demografico risulta più sensibile. Le sfide costituiscono anche occasioni per maggiori investimenti in capitale umano e per utilizzare meglio le risorse locali, creare servizi pubblici più efficaci ed efficienti e attuare nuove formule per migliorare la qualità di vita di tutti i cittadini. L’obiettivo è quello di innalzare non solo la qualità della vita ma anche il benessere, inteso nella sua triplice dimensione di stato fisico, psicologico e sociale. Le opportunità offerte dal cambiamento demografico possono essere anche di tipo occupazionale legate ai servizi forniti agli anziani (fisici, digitali, stile di vita sano ecc.);

9.

sottolinea l’importanza di fare in modo che nelle zone che subiscono una perdita di popolazione si possano adeguare le strutture dei servizi indispensabili in maniera tale da assicurare a coloro che rimangono, spesso anziani, una disponibilità di servizi in linea con i loro diritti di base. Ciò presuppone che le modalità di offerta dei servizi vengano sviluppate attraverso la cooperazione e iniziative verticali tra differenti livelli, garantendo che il livello regionale e locale disponga delle risorse necessarie ai fini dell’adeguamento ai mutamenti demografici;

10.

si impegna a continuare a sostenere l’iniziativa europea Covenant on Demographic Change (Patto europeo sul mutamento demografico), promossa dalla piattaforma AGE Europa in stretta collaborazione con l’OMS-Europa sulla base del progetto AFE-Innovnet, piattaforma degli enti locali e regionali per promuovere la creazione di ambienti adatti agli anziani in contesti come la sanità, i servizi sociali, l’alloggio, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, l’urbanistica e la mobilità;

11.

sottolinea che è importante che i comuni e le regioni siano i protagonisti nell’attuazione di politiche europee volte a rispondere alle sfide demografiche, specie per quanto concerne la creazione di iniziative in grado di valorizzare la diversità e di promuovere una società interculturale. Inoltre è necessario lavorare all’elaborazione di strategie regionali e locali per sostenere il collegamento fra centri di ricerca e sviluppo, imprese e organismi pubblici, promuovere incubatori di imprese, favorire il turismo rurale ecc., al fine di generare occupazione e aumentare l’attrattiva per la popolazione in età lavorativa;

12.

sottolinea l’importanza della cooperazione orizzontale in relazione al mutamento demografico. I programmi di cooperazione territoriale si sono talvolta orientati verso questo obiettivo, specie per affrontare l’invecchiamento, il declino nelle zone rurali o, in misura molto minore, aspetti connessi con i tassi di natalità in relazione al mutamento demografico. Il CdR accoglie con favore quadri di riflessione e di scambio di buone pratiche in questo campo, come la Rete europea delle regioni sul mutamento demografico (Demographic Change Regions Network — DCRN), che ha reso possibile la creazione di spazi adeguati per generare iniziative comuni e risposte congiunte;

13.

ritiene che il mutamento demografico che interessa l’Europa sia di dimensioni tali da non poter essere affrontato senza solide iniziative di cooperazione verticale, in grado di rafforzare le azioni avviate in ambito regionale e locale mediante interventi concepiti a livello nazionale e sovranazionale;

L’attuale risposta dell’UE alle sfide demografiche

14.

constata che l’attuale risposta dell’UE alle sfide demografiche è parziale e poco sviluppata. Parziale perché si incentra quasi esclusivamente sull’invecchiamento, senza dedicare un’attenzione adeguata ad altri aspetti, quali la bassa natalità, la perdita di popolazione dovuta a ragioni socioeconomiche, o gli aspetti della mobilità, dei trasporti e dell’emigrazione. Poco sviluppata perché numerose politiche che potrebbero contribuire a far fronte alle sfide demografiche mancano di un approccio specifico a tale questione;

15.

fa osservare che la maggior parte delle iniziative per affrontare le sfide demografico, quasi sempre incentrate sull’invecchiamento, sono state promosse nel quadro delle politiche di innovazione e di ricerca. La strategia Europa 2020, nel quadro dell’iniziativa faro Unione dell’innovazione, ha lanciato un partenariato europeo per l’innovazione specificamente dedicato all’invecchiamento attivo e in buona salute. Il programma Orizzonte 2020 contempla, nel suo terzo pilastro, una sfida sociale relativa al mutamento demografico. Altri esempi sono l’iniziativa di programmazione congiunta Vivere di più, vivere meglio (More years, better lives) o la Comunità della conoscenza e dell’innovazione per un invecchiamento attivo e in buona salute, come pure il programma di domotica per categorie deboli (Ambient Assisted Living);

16.

mette in rilievo che la politica agricola comune (PAC) contribuisce a far fronte alle sfide demografiche attraverso il suo secondo pilastro, dedicato allo sviluppo rurale. Nel corso del periodo di programmazione 2014-2020 gli sforzi sono concentrati sulla promozione dello «sviluppo dei servizi e delle infrastrutture che generano inclusione sociale e sull’inversione delle tendenze al deterioramento sociale ed economico e allo spopolamento delle zone rurali». L’invecchiamento demografico costituisce un’importante preoccupazione nel mondo rurale, e por questa ragione la PAC promuove il ricambio generazionale e l’occupazione femminile;

17.

nota che la partecipazione della politica di coesione alla lotta contro le sfide demografiche dovrebbe essere più incisiva, conformemente all’esplicito mandato derivante dall’articolo 174 del TFUE. In base a tale articolo «un’attenzione particolare è rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna». L’articolo 175 del TFUE prevede inoltre che gli obiettivi di cui all’articolo precedente debbano essere presi in considerazione nell’elaborare e nell’attuare le politiche e le azioni dell’Unione, che la realizzazione di tali obiettivi debba essere sostenuta dai fondi strutturali, dalla BEI e da altri strumenti finanziari e infine che debbano essere adottate altre azioni specifiche. Sinora tuttavia tali disposizioni non hanno avuto un’attuazione sufficiente, e non sono state adottate misure di azione positiva basate sulla presenza di svantaggi demografici;

18.

si rammarica del fatto che molte delle politiche europee che potrebbero contribuire a far fronte alle sfide demografiche non contengono misure specifiche in favore delle zone interessate da tali sfide. Ciò vale per le politiche in materia di trasporti, società dell’informazione, occupazione e politica sociale, ambiente e clima, imprese ecc.;

19.

chiede una maggiore attenzione per i problemi demografici nel quadro del semestre europeo, che finora prende in considerazione unicamente l’impatto dell’invecchiamento sulla sostenibilità dei bilanci degli Stati membri. Auspica in particolare una maggiore sensibilità locale e regionale, sia nella diagnosi che nella definizione delle raccomandazioni per gli Stati membri;

L’auspicabile risposta dell’UE alle sfide demografiche

20.

ritiene che la risposta dell’UE al mutamento demografico dovrebbe essere caratterizzata da una visione ampia, coordinata e inclusiva, trattandosi di un tema trasversale. Occorre una strategia europea in materia di sfide demografiche, che accresca la sensibilità di tutte le politiche: coesione, innovazione, trasporti, salute, affari sociali e occupazione, tecnologie dell’informazione e della comunicazione, sviluppo rurale, emigrazione ecc. Tale strategia dovrebbe essere saldamente fondata sui valori comuni dell’UE, la parità di trattamento e i diritti umani. Inoltre l’approccio strategico dovrebbe comprendere l’analisi dei costi e le proiezioni a livello nazionale, regionale e locale;

21.

ricorda che il Parlamento europeo, nella risoluzione del 9 settembre 2015 concernente la relazione sull’attuazione, sui risultati e sulla valutazione globale dell’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni (2012) (1), «invita la Commissione ad adottare una strategia dell’UE sul cambiamento demografico per coordinare l’azione dell’Unione in vari settori, al fine di garantire sinergie e ottimizzare il loro impatto positivo sui cittadini, sull’economia e sulla creazione di occupazione europei, nonché di tutelare i diritti umani degli anziani in tutte le politiche dell’Unione europea»;

22.

è convinto che in tale strategia dovrebbe essere prioritaria la creazione di opportunità per sostenere e generare la vita, allo scopo di contribuire ad attrarre e trattenere la popolazione giovane in tutto il territorio per favorire una crescita equilibrata tra zone densamente popolate, zone caratterizzate da una perdita di popolazione e zone con un’elevata dispersione della stessa, promuovendo l’erogazione di servizi pubblici di qualità a tutti i cittadini. Essa dovrebbe inoltre incoraggiare politiche favorevoli alla famiglia, specie mediante misure che eliminino gli ostacoli che scoraggiano la genitorialità e che contribuiscano ad aumentare il tasso di natalità; includere la prospettiva di genere; promuovere la vita autonoma delle persone di età avanzata; innalzare le aspettative di vita sana e ridurre la dipendenza; contrastare l’esclusione sociale subita da alcune fasce della popolazione e promuovere nuovi sforzi volti a rafforzare il riconoscimento del lavoro domestico non retribuito e l’attuazione delle politiche di conciliazione della vita professionale e familiare

23.

fa osservare che una futura strategia europea dovrebbe integrare e coinvolgere l’intera società e dedicare la debita attenzione al ruolo degli enti locali e regionali nella lotta al cambiamento demografico, promuovere lo scambio di migliori prassi tra tali enti e favorire approcci incentrati sulla prevenzione e sull’intervento precoce

24.

si impegna a sottolineare l’importanza di una risposta su scala europea alle sfide demografiche attraverso il Sistema europeo di analisi strategica e politica (ESPAS), piattaforma di prospettiva politica tra le istituzioni e gli organi dell’UE; La piattaforma potrebbe avvalersi dell’esperienza di diverse reti a livello UE che si occupano delle questioni relative all’invecchiamento in buona salute, ad esempio l’apposita Task Force dell’OMS, la Rete delle città a misura di anziano, il Patto europeo sul mutamento demografico, AFE-INNOVNET, la Piattaforma AGE Europa;

25.

ribadisce che tutte le politiche e le azioni dell’UE dovrebbero tenere conto delle sfide demografiche e prevedere meccanismi per farvi fronte. L’UE dovrebbe cercare di integrare considerazioni demografiche in tutti i settori di intervento. L’UE dovrebbe anche considerare quanto precede nella definizione dei futuri piani finanziari pluriennali, includere nel proprio bilancio rubriche orientate a rendere possibile lo sviluppo di tali politiche e azioni, e istituire meccanismi di priorità per le regioni in cui le conseguenze del mutamento demografico sono particolarmente accentuate. Tali considerazioni dovrebbero basarsi sulla classificazione comune delle unità territoriali per la statistica NUTS 3;

26.

sottolinea che i mutamenti demografici si stanno ripercuotendo sulla mobilità nelle regioni che fanno fronte a sfide demografiche, in particolare le aree rurali prossime a grandi centri urbani verso i quali affluisce la popolazione, e ribadisce la sua richiesta di un Libro verde in materia (2);

27.

ritiene che l’UE debba sostenere le politiche di immigrazione, basate principalmente sull’occupazione, negli Stati membri, le quali possono attenuare le summenzionate tendenze demografiche negative, e sottolinea la necessità di una visione a lungo termine di integrazione degli immigrati, che contribuisca in tal modo allo sviluppo di una società interculturale che rispetti i valori fondamentali europei. In questo contesto, si sottolinea il ruolo importante degli enti regionali e locali i quali devono essere pienamente in grado di attuare con successo le politiche di integrazione sul campo, anche nei piccoli comuni rurali;

28.

osserva che l’invecchiamento demografico e la pressioni sui bilanci pubblici fanno sì che gli enti locali dovranno prepararsi per un invecchiamento della forza lavoro e per un gran numero di pensionamenti nei prossimi anni, e mettersi in condizione di attrarre un numero sufficiente di professionisti giovani e qualificati. Il compito di assumere e di trattenere personale giovane e meno giovane, come pure il ritorno degli emigranti, richiedono maggiore attenzione a tutti i livelli di governo

29.

ritiene che la politica di coesione dovrebbe orientarsi in modo deciso verso la risposta alla sfida demografica. Si tratta di un aspetto che va sottolineato nelle discussioni sul futuro di tale politica dopo il 2020, intervenendo sulla sua portata, sul suo orientamento e sui suoi futuri meccanismi di attuazione, in modo che essa contribuisca alla valorizzazione dei punti forti di ciascun territorio e al superamento dei fattori, anche demografici, che ostacolano uno sviluppo equilibrato di tali territori. Si rammarica del fatto che tale aspetto non sia stato adeguatamente sviluppato sinora, malgrado l’inserimento della dimensione territoriale nella politica di coesione, avvenuto con il trattato di Lisbona;

30.

ritiene che i servizi per l’alloggio e la programmazione a cura degli enti regionali e locali debbano tenere conto anche delle necessità abitative delle persone anziane, rispettando nei limiti del possibile il loro desiderio di restare nel loro ambiente più prossimo, intervenendo nella modifica o nell’adeguamento delle strutture esistenti, promuovendo lo sviluppo di una progettazione inclusiva nell’attività edilizia oppure realizzando anche progetti di edilizia sociale nel caso le risorse disponibili lo consentano;

31.

invita le istituzioni europee a definire in maniera precisa il concetto di gravi e permanenti svantaggi demografici, di cui all’articolo 174 del TFUE, e chiede che l’UE si dia indicatori statistici aventi la scala opportuna per concretizzare tale definizione;

32.

ricorda che nel parere Indicatori dello sviluppo territoriale — non solo PIL (3), il CdR segnala che il PIL non misura esattamente la capacità di una società di affrontare questioni che la riguardano, quali tra l’altro il mutamento demografico, e chiede che vengano definiti degli indici su scala internazionale, nazionale, locale e regionale per misurare il progresso al di là del PIL; In forza di questo, qualora si decidesse di considerare indicatori aggiuntivi rispetto al PIL, sarebbe opportuno esplorare anche l’introduzione di indicatori in grado di valutare la situazione demografica di un paese, di una regione o di un territorio specifico;

33.

chiede inoltre che nell’ambito della politica di coesione vengano previsti strumenti specifici per le zone maggiormente interessate dalle sfide demografiche, quali una maggiore ponderazione dei criteri demografici nel metodo di assegnazione dei fondi, o una maggiore flessibilità nella scelta degli obiettivi tematici o nei tassi di cofinanziamento. A tale proposito ribadisce quanto già affermato nel parere Il futuro demografico dell’Europa, ossia che il sostegno alle regioni maggiormente svantaggiate rappresenta «la possibilità di sviluppare strumenti appropriati per affrontare le sfide dei cambiamenti demografici nell’intera Europa» (4);

34.

sottolinea che il Fondo europeo di sviluppo regionale può contribuire a fare in modo che le zone con un indice elevato di invecchiamento, ruralità e esodo di popolazione possano, tra gli altri obiettivi, migliorare le loro infrastrutture di trasporto, telecomunicazione e turismo, ridurre il divario digitale, avere servizi pubblici migliori e puntare sull’adattamento degli alloggi e delle risorse residenziali;

35.

ritiene che il Fondo sociale europeo possa svolgere un compito molto importante promuovendo la formazione dei giovani, frenandone l’esodo e incoraggiandone il ritorno al luogo di origina. Esso può inoltre contribuire a favorire l’occupabilità delle donne, promuovere un maggiore equilibrio tra vita professionale e familiare e contrastare l’esclusione sociale degli anziani;

36.

ritiene necessario accrescere il grado di cooperazione tra soggetti regionali e locali nelle questioni relative al mutamento demografico. Raccomanda pertanto che il programma europeo di cooperazione territoriale colga l’opportunità di costituire, a livello transfrontaliero, transnazionale e interregionale, consorzi per la collaborazione in merito alle sfide demografiche;

37.

sottolinea che, per quanto riguarda la politica dei trasporti, è importante non lasciare isolate le zone meno attive sotto il profilo demografico e le zone caratterizzate da gravi svantaggi demografici e naturali, per evitare un’esclusione ancora maggiore di tali zone, spesso rappresentate da aree rurali, periferiche, montane e remote;

38.

osserva che il parere del CdR sul tema La mobilità nelle regioni con caratteristiche geografiche e demografiche problematiche  (5) ricorda che le regioni con caratteristiche problematiche svolgono compiti essenziali per lo sviluppo equilibrato dell’UE, in particolare attraverso l’accesso alle materie prime, l’agricoltura, la pesca, la protezione dell’ambiente, il turismo, le relazioni transfrontaliere e le opportunità di svago. Il miglioramento dei collegamenti di trasporto, tanto all’interno di queste regioni quanto tra esse e il resto dell’UE, dovrebbe pertanto costituire un elemento essenziale sia della politica di coesione sia delle politiche di mobilità dell’UE, e questo per quanto riguarda la mobilità non soltanto delle persone, ma anche delle merci. Promuovere una maggiore crescita economica nelle regioni con caratteristiche problematiche contribuirebbe al funzionamento efficace del mercato interno e alla coesione territoriale dell’Unione nel suo insieme;

39.

segnala il ruolo speciale che possono svolgere le tecnologie dell’informazione e della comunicazione e gli ambienti intelligenti nel miglioramento delle condizioni di vita delle zone maggiormente interessate dalle sfide demografiche. In tale contesto invita l’UE a tenere conto del divario digitale che caratterizza molte di queste zone;

40.

invita le istituzioni europee a riconoscere, nel quadro delle politiche ambientali e della lotta contro i cambiamenti climatici, il ruolo essenziale svolto da numerose zone rurali e poco popolate, nonché dalle zone con un’elevata dispersione della popolazione, nel mantenimento dell’ambiente rurale, della biodiversità e dei paesaggi;

41.

chiede che la PAC continui a prendere in considerazione misure destinate a favorire il ricambio generazionale nell’ambiente rurale, a favorire l’occupazione femminile e a promuovere la diversificazione economica; mette in risalto la necessità di migliorare il metodo Leader rendendo più partecipi i soggetti che vivono nell’ambiente rurale nonché di elaborare ed attuare strategie di sviluppo integrate;

42.

auspica che, nel quadro dell’iniziativa Legiferare meglio, si includa nella valutazione ex ante dell’impatto di ogni iniziativa legislativa europea la sua possibile incidenza in materia demografica;

43.

ritiene che il Fondo europeo di investimenti strategici (FEIS) abbia le potenzialità per essere un importante strumento per la promozione di investimenti in ambiti prioritari dell’UE, come l’energia, i trasporti, la logistica intermodale, il turismo, la cultura, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la ricerca e l’innovazione, le PMI, l’istruzione, la sanità, l’efficienza ambientale, le infrastrutture sociali e l’economia sociale e solidale, in linea con l’articolo 9 del Regolamento sul FEIS (6). È auspicabile che tale Fondo possa inoltre arrecare benefici alle zone meno dinamiche sul piano demografico, contribuendo in tal modo a evitare divari territoriali;

44.

auspica che la strategia Europa 2020 si sensibilizzi maggiormente alle sfide demografiche su scala regionale e locale, attraverso un’iniziativa faro in materia demografica. Si impegna a includere, nella sua piattaforma di monitoraggio della suddetta strategia, una menzione speciale sul trattamento delle questioni demografiche;

45.

sottolinea che tra il mutamento demografico e il semestre europeo deve intercorrere un legame, e ribadisce l’esigenza di una dimensione territoriale del semestre europeo stesso. Gli enti locali e regionali dovrebbero avere un ruolo di primo piano nelle misure adottate nel quadro del semestre europeo per far fronte alle sfide demografiche, e dovrebbero essere tenuti in considerazione nelle raccomandazioni rivolte agli Stati membri in relazione a tali sfide;

46.

ritiene che l’invecchiamento, pur costituendo indubbiamente una sfida, rappresenti anche un successo, dal momento che i progressi di tutti i tipi che la società europea ha realizzato offrono opportunità per la coesione, l’occupazione e il progresso;

47.

conclude osservando che, mentre l’UE avanza verso uno scenario come quello descritto, occorre continuare a sensibilizzare tutte le sedi pertinenti in merito all’importanza delle sfide demografiche, e proseguire nella direzione opportuna, sulla base degli strumenti esistenti.

Bruxelles, 16 giugno 2016

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Markku MARKKULA


(1)  2014/2255 (INI), punto 41.

(2)  CDR 1691/2014 La mobilità nelle regioni con caratteristiche geografiche e demografiche problematiche.

(3)  CDR-2015-04287.

(4)  CdR 341/2006 fin, punto 26.

(5)  CdR-2014-01691.

(6)  Regolamento (UE) 2015/1017 del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 giugno 2015 relativo al Fondo europeo per gli investimenti strategici, al polo europeo di consulenza sugli investimenti e al portale dei progetti di investimento europei e che modifica i regolamenti (UE) n. 1291/2013 e (UE) n. 1316/2013 — il Fondo europeo per gli investimenti strategici (GU L 169 dell’1.7.2015, pag. 1).


III Atti preparatori

COMITATO DELLE REGIONI

118a sessione plenaria del 15 e 16 giugno 2016

18.1.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 17/46


Parere del Comitato europeo delle regioni — Proposte legislative che modificano le direttive sui rifiuti

(2017/C 017/09)

Relatore:

Domenico GAMBACORTA (IT/PPE), presidente della provincia di Avellino

Testi di riferimento:

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica le direttive 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso, 2006/66/CE relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori e 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche

COM(2015) 593 final — 2015/0272 (COD)

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti

COM(2015) 594 final — 2015/0274 (COD)

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti

COM(2015) 595 final — 2015/0275 (COD)

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio

COM(2015) 596 final — 2015/0276 (COD)

PROPOSTE DI EMENDAMENTO

Emendamento 1

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica le direttive 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso, 2006/66/CE relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori e 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, COM(2015) 593 final — 2015/0272 (COD)

Articolo 2

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del CdR

Modifica della direttiva 2006/66/CE

Modifica della direttiva 2006/66/CE

La direttiva 2006/66/CE è così modificata:

La direttiva 2006/66/CE è così modificata:

 

1)

all’articolo 2 (Ambito di applicazione) è aggiunto il seguente paragrafo 3:

«3)     La presente direttiva non si applica alle pile e agli accumulatori che per l’accumulo di energia non contengono metalli o loro composti come materiali attivi o come materiali elettrodici e che non contengono inoltre sostanze pericolose.»

1)

l’articolo 22 è soppresso.

2)

l’articolo 22 è soppresso.

2)

l’articolo 23 è così modificato:

3)

l’articolo 23 è così modificato:

a)

il paragrafo 1 è sostituito dal seguente:

«Entro la fine del 2016 la Commissione elabora una relazione sull’attuazione della presente direttiva e sul suo impatto sull’ambiente e sul funzionamento del mercato interno.»;

a)

il paragrafo 1 è sostituito dal seguente:

«Entro la fine del 2016 la Commissione elabora una relazione sull’attuazione della presente direttiva e sul suo impatto sull’ambiente e sul funzionamento del mercato interno.»;

b)

al paragrafo 2, la frase introduttiva è sostituita dalla seguente:

«La relazione della Commissione contiene la valutazione dei seguenti aspetti della presente direttiva:».

b)

al paragrafo 2, la frase introduttiva è sostituita dalla seguente:

«La relazione della Commissione contiene la valutazione dei seguenti aspetti della presente direttiva:».

Motivazione

L’obiettivo primario della direttiva in esame è quello di ridurre al minimo l’impatto negativo delle pile e degli accumulatori sull’ambiente, evitando il rilascio di sostanze pericolose (metalli pesanti) nell’ambiente. Essa stabilisce norme per il collocamento sul mercato delle pile e degli accumulatori, nonché regole speciali per il loro smaltimento.

Gli Stati membri promuovono la ricerca in metodi di riciclaggio ecocompatibili ed efficienti sotto il profilo dei costi per tutti i tipi di pile e di accumulatori. Le pile organiche sono una nuova generazione di pile che non contengono sostanze pericolose. Le attività di ricerca e innovazione sono condotte in tutta Europa. Oltre ai componenti sicuri dal punto di vista ambientale, le pile hanno un enorme potenziale economico e un’ampia gamma di applicazioni.

Senza l’emendamento proposto, le pile organiche saranno soggette alle condizioni speciali di smaltimento previste per le pile convenzionali, sebbene esse siano ecocompatibili. Ciò costituirebbe un ostacolo all’innovazione tecnologica a sostegno degli obiettivi ambientali e non permetterebbe a questa innovazione di contribuire alla crescita e all’occupazione in Europa. È pertanto opportuno escludere le pile organiche dall’ambito di applicazione della direttiva in esame.

Emendamento 2

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti, COM(2015) 594 — final

Articolo 1, paragrafo 6

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del CdR

6)

L’articolo 15 è sostituito dal seguente:

6)

L’articolo 15 è sostituito dal seguente:

«Articolo 15

«Articolo 15

Comunicazione

Comunicazione

1.   Per ogni anno civile, gli Stati membri comunicano alla Commissione i dati relativi all’attuazione dell’articolo 5, paragrafi 2 e 5. I dati sono comunicati per via elettronica entro 18 mesi dalla fine dell’anno di riferimento per cui sono raccolti. I dati sono comunicati secondo il formato stabilito dalla Commissione in conformità del paragrafo 5. Il primo esercizio di comunicazione verte sul periodo compreso tra il 1o gennaio [inserire l’anno di entrata in vigore della presente direttiva + 1 anno] e il 31 dicembre [inserire l’anno di entrata in vigore della presente direttiva + 1 anno].

1.   Per ogni anno civile, gli Stati membri comunicano alla Commissione i dati relativi all’attuazione dell’articolo 5, paragrafi 2 e 5. I dati sono comunicati per via elettronica entro 18 mesi dalla fine dell’anno di riferimento per cui sono raccolti. I dati sono comunicati secondo il formato stabilito dalla Commissione in conformità del paragrafo 5. Il primo esercizio di comunicazione verte sul periodo compreso tra il 1o gennaio [inserire l’anno di entrata in vigore della presente direttiva + 1 anno] e il 31 dicembre [inserire l’anno di entrata in vigore della presente direttiva + 1 anno].

2.   Gli Stati membri comunicano i dati relativi all’attuazione degli obiettivi di cui all’articolo 5, paragrafo 2, fino al 1o gennaio 2025.

2.   Gli Stati membri comunicano i dati relativi all’attuazione degli obiettivi di cui all’articolo 5, paragrafo 2, fino al 1o gennaio 2025.

3.   I dati comunicati dallo Stato membro a norma del presente articolo sono accompagnati da una relazione di controllo della qualità.

3.   I dati comunicati dallo Stato membro a norma del presente articolo sono accompagnati da una relazione di controllo della qualità.

4.   La Commissione riesamina i dati comunicati a norma del presente articolo e pubblica una relazione sull’esito di tale esame. La relazione valuta l’organizzazione della raccolta dei dati, le fonti di dati e la metodologia utilizzata negli Stati membri nonché completezza, affidabilità, tempestività e coerenza dei dati. La valutazione può includere raccomandazioni specifiche di miglioramento. La relazione è elaborata ogni tre anni.

4.   La Commissione riesamina i dati comunicati a norma del presente articolo e pubblica una relazione sull’esito di tale esame. La relazione valuta l’organizzazione della raccolta dei dati, le fonti di dati e la metodologia utilizzata negli Stati membri nonché completezza, affidabilità, tempestività e coerenza dei dati. La valutazione può includere raccomandazioni specifiche di miglioramento.

5.   La Commissione adotta atti di esecuzione che stabiliscono il formato per la comunicazione dei dati a norma del paragrafo 1. Tali atti di esecuzione sono adottati in conformità della procedura di cui all’articolo 17, paragrafo 2, della presente direttiva.»

5.   La Commissione adotta atti di esecuzione che stabiliscono il formato per la comunicazione dei dati a norma del paragrafo 1. Tali atti di esecuzione sono adottati in conformità della procedura di cui all’articolo 17, paragrafo 2, della presente direttiva.

 

6.     Ogniqualvolta sia possibile, e in linea con il principio del “legiferare meglio”, è opportuno adempiere a qualsiasi obbligo addizionale di comunicazione derivante dalla presente direttiva mediante l’uso o il miglioramento degli attuali obblighi nazionali di comunicazione, a condizione di garantire la necessaria omogeneità delle informazioni fornite in materia di rifiuti. Solo in ultima istanza, in particolare per quanto riguarda gli enti locali e regionali, si dovrebbe contemplare la creazione di nuove linee di comunicazione esclusivamente per conformarsi alla presente direttiva. Gli Stati membri e la Commissione valutano congiuntamente le esigenze addizionali di comunicazione prima che gli Stati membri introducano norme di attuazione per conformarsi agli obblighi di comunicazione di cui alla presente direttiva. »

Motivazione

L’emendamento proposto è in linea con il pacchetto Legiferare meglio dell’UE e con il recente parere del CdR sul rispetto degli obblighi stabiliti dall’UE in materia di protezione dell’ambiente. Le informazioni devono essere omogenee affinché possano essere messe a confronto al momento dell’adozione di misure per migliorare la gestione dei rifiuti.

Emendamento 3

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, COM(2015) 595 final — 2015/0275 (COD)

Articolo 1, paragrafo 8)

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del CdR

8)

è inserito il seguente articolo 8 bis:

8)

è inserito il seguente articolo 8 bis:

«Articolo 8 bis

«Articolo 8 bis

Requisiti generali in materia di responsabilità estesa del produttore

Requisiti generali in materia di responsabilità estesa del produttore

[…]

[…]

2.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che i detentori di rifiuti interessati dai regimi di responsabilità estesa del produttore istituiti in conformità dell’articolo 8, paragrafo 1, siano informati circa i sistemi esistenti di raccolta dei rifiuti e la prevenzione del getto di piccoli rifiuti o rifiuti in piccole quantità in luoghi pubblici. Gli Stati membri adottano inoltre misure per incentivare i detentori di rifiuti a partecipare ai sistemi esistenti di raccolta differenziata, in particolare mediante norme o incentivi economici, se del caso.

2.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che i detentori di rifiuti interessati dai regimi di responsabilità estesa del produttore istituiti in conformità dell’articolo 8, paragrafo 1, siano informati circa i sistemi esistenti di ritiro, i centri di riutilizzo riconosciuti, la preparazione consentita per i centri di riutilizzo e i sistemi di raccolta dei rifiuti e circa la prevenzione della produzione di rifiuti e del getto di piccoli rifiuti o rifiuti in piccole quantità in luoghi pubblici. Gli Stati membri adottano inoltre misure per incentivare i detentori di rifiuti , i produttori e i dettaglianti a partecipare ai sistemi esistenti di raccolta differenziata, in particolare mediante norme o incentivi economici, se del caso.

3.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che le organizzazioni create per attuare, per conto del produttore di prodotti, gli obblighi derivanti dalla responsabilità estesa di quest’ultimo:

3.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che le organizzazioni create per attuare, per conto del produttore di prodotti, gli obblighi derivanti dalla responsabilità estesa di quest’ultimo:

a)

definiscano in modo chiaro la zona geografica, i prodotti e i materiali contemplati;

a)

definiscano in modo chiaro la zona geografica, i prodotti e i materiali contemplati;

b)

dispongano dei mezzi operativi e finanziari necessari a soddisfare gli obblighi derivanti dalla responsabilità estesa del produttore;

b)

dispongano dei mezzi operativi e finanziari necessari a soddisfare gli obblighi derivanti dalla responsabilità estesa del produttore;

c)

istituiscano un meccanismo adeguato di autosorveglianza, con verifiche regolari indipendenti per valutare:

c)

istituiscano un meccanismo adeguato di autosorveglianza e la definizione di requisiti minimi di valutazione della responsabilità estesa del produttore , con verifiche regolari indipendenti per valutare:

 

la gestione finanziaria dell’organizzazione, compreso il rispetto degli obblighi di cui al paragrafo 4, lettere a) e b),

la qualità dei dati raccolti e comunicati in conformità del paragrafo 1, terzo trattino, e delle disposizioni del regolamento (CE) n. 1013/2006;

 

la gestione finanziaria dell’organizzazione, compreso il rispetto degli obblighi di cui al paragrafo 4, lettere a) e b),

la qualità dei dati raccolti e comunicati in conformità del paragrafo 1, terzo trattino, e delle disposizioni del regolamento (CE) n. 1013/2006;

d)

rendano pubbliche le informazioni riguardanti:

d)

rendano pubbliche le informazioni riguardanti:

 

la proprietà e i membri,

i contributi finanziari versati dai produttori,

la procedura di selezione dei gestori di rifiuti.

 

la proprietà e i membri,

i contributi finanziari versati dai produttori,

la procedura di selezione dei gestori di rifiuti

4.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie ad assicurare che i contributi finanziari versati dai produttori in adempimento ai propri obblighi derivanti dalla responsabilità estesa del produttore:

4.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie ad assicurare che i contributi finanziari versati dai produttori in adempimento ai propri obblighi derivanti dalla responsabilità estesa del produttore:

a)

coprano la totalità dei costi di gestione dei rifiuti per i prodotti che sono immessi sul mercato dell’Unione, compresi i seguenti:

a)

coprano la totalità dei costi di gestione della fine del ciclo di vita e dei rifiuti per i prodotti che sono immessi sul mercato dell’Unione, compresi i seguenti:

 

costi della raccolta differenziata, delle operazioni di cernita e trattamento necessarie per raggiungere gli obiettivi in materia di gestione dei rifiuti di cui al paragrafo 1, secondo trattino, tenendo conto degli introiti ricavati dal riutilizzo o dalla vendita delle materie prime secondarie ottenute dai loro prodotti,

costi di una congrua informazione dei detentori di rifiuti a norma del paragrafo 2,

costi della raccolta e della comunicazione dei dati a norma del paragrafo 1, terzo trattino;

 

costi dei sistemi di ritiro dei prodotti usati,

costi dei sistemi di riutilizzo,

costi della raccolta differenziata e del trasporto agli impianti di conferimento e trattamento, compreso il trasporto dalle isole o dalle aree isolate, ogniqualvolta possibile , delle operazioni di cernita e trattamento necessarie per raggiungere gli obiettivi in materia di gestione dei rifiuti di cui al paragrafo 1, secondo trattino, tenendo conto degli introiti ricavati dal riutilizzo o dalla vendita delle materie prime secondarie ottenute dai loro prodotti,

costi di una congrua informazione dei detentori di rifiuti a norma del paragrafo 2,

costi della raccolta e del trattamento dei rifiuti indifferenziati provenienti dai prodotti che immette sul mercato dell’Unione, che vengono raccolti e trattati come parte del flusso di rifiuti residui o che finiscono sotto forma di rifiuti sparsi e vengono raccolti e trattati dalle autorità competenti,

eventuali costi accessori che devono essere sostenuti dai comuni o da altri enti pubblici che abbiano la responsabilità ultima della raccolta dei rifiuti, in particolare nel caso in cui i regimi di responsabilità estesa del produttore non svolgano le loro funzioni,

costi della raccolta e della comunicazione dei dati a norma del paragrafo 1, terzo trattino;

b)

siano modulati in funzione dei costi reali di fine vita dei singoli prodotti o gruppi di prodotti simili, in particolare tenendo conto della loro riutilizzabilità e riciclabilità;

b)

siano modulati in funzione dei costi reali di fine vita dei singoli prodotti o gruppi di prodotti simili, in particolare tenendo conto della loro riutilizzabilità e riciclabilità;

c)

si basino sul costo ottimizzato dei servizi forniti nel caso in cui i compiti operativi previsti dal regime di responsabilità estesa del produttore siano svolti da gestori pubblici di rifiuti.

c)

si basino sul costo ottimizzato dei servizi forniti nel caso in cui i compiti operativi previsti dal regime di responsabilità estesa del produttore siano svolti da gestori pubblici di rifiuti.

5.   Gli Stati membri istituiscono un adeguato quadro di controllo e garanzia dell’attuazione, al fine di assicurare che i produttori dei prodotti rispettino i loro obblighi in materia di responsabilità estesa, gli strumenti finanziari siano utilizzati correttamente e tutti i soggetti coinvolti nell’attuazione del regime comunichino dati affidabili.

5.   Gli Stati membri istituiscono un adeguato quadro di controllo e garanzia dell’attuazione, al fine di assicurare che i produttori dei prodotti rispettino i loro obblighi in materia di responsabilità estesa, gli strumenti finanziari siano utilizzati correttamente e tutti i soggetti coinvolti nell’attuazione del regime comunichino dati affidabili.

Se sul territorio di uno Stato membro vi sono varie organizzazioni che attuano gli obblighi in materia di responsabilità estesa del produttore per conto dei produttori, gli Stati membri istituiscono un’autorità indipendente incaricata di sorvegliare l’attuazione degli obblighi derivanti da tale regime.

Se sul territorio di uno Stato membro vi sono varie organizzazioni che attuano gli obblighi in materia di responsabilità estesa del produttore per conto dei produttori che fabbricano prodotti dello stesso tipo , gli Stati membri , o le autorità subnazionali competenti, istituiscono un’autorità indipendente (“camera di compensazione”) incaricata di sorvegliare l’attuazione degli obblighi derivanti da tale regime.

6.   Gli Stati membri istituiscono una piattaforma per assicurare un dialogo regolare tra i soggetti coinvolti nell’attuazione del regime di responsabilità estesa del produttore, ivi compresi i gestori pubblici o privati di rifiuti, le autorità locali e, se del caso, i gestori riconosciuti della preparazione per il riutilizzo.

[…]»

6.     Gli Stati membri provvedono affinché i regimi di responsabilità estesa del produttore contribuiscano alla prevenzione e alla raccolta dei rifiuti sparsi e sostengano le azioni di pulizia.

 

7.    Gli Stati membri istituiscono una piattaforma per assicurare un dialogo regolare tra i soggetti coinvolti nell’attuazione del regime di responsabilità estesa del produttore, ivi compresi i gestori pubblici o privati di rifiuti, le autorità locali e, se del caso, i gestori autorizzati del riutilizzo e della preparazione per il riutilizzo.

[…]»

Motivazione

Le norme dell’UE devono consentire la piena responsabilità del produttore rispetto ai rifiuti prodotti. Dato che il mercato ha dimensione europea, ciò deve essere garantito attraverso criteri minimi comuni. In linea con il principio di sussidiarietà, la responsabilità estesa del produttore dovrebbe essere definita a livello nazionale/locale.

Emendamento 4

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, COM(2015) 595 final — 2015/0275 (COD)

Articolo 1, paragrafo 9)

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del CdR

9)

l’articolo 9 è sostituito dal seguente:

9)

l’articolo 9 è sostituito dal seguente:

«Articolo 9

«Articolo 9

Prevenzione dei rifiuti

Prevenzione dei rifiuti

1.   […]

1.   […]

2.   Gli Stati membri controllano e valutano l’attuazione delle misure di prevenzione dei rifiuti. A tal fine, essi utilizzano idonei indicatori e obiettivi qualitativi o quantitativi, in particolare per quanto riguarda la quantità di rifiuti urbani pro capite che sono smaltiti o sottoposti a recupero di energia.

2.   Gli Stati membri controllano e valutano l’attuazione delle misure di prevenzione dei rifiuti. A tal fine, essi utilizzano idonei indicatori e obiettivi assoluti qualitativi o quantitativi, in particolare per quanto riguarda la quantità di rifiuti urbani pro capite che sono smaltiti o sottoposti a recupero di energia.

[…]»

[…]»

Motivazione

Gli indicatori dovrebbero essere basati sulla quantità di rifiuti prodotti, ad esempio 100 kg di rifiuti residui pro capite, per introdurre un obiettivo rappresentativo ed efficace, anche per i paesi con economie più piccole e/o che già ora producono meno rifiuti.

Emendamento 5

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, COM(2015) 595 final — 2015/0275 (COD)

Articolo 1, paragrafo 10), lettera a)

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del CdR

10)

l’articolo 11 è così modificato:

10)

l’articolo 11 è così modificato:

a)

al paragrafo 1, il primo e il secondo comma sono sostituiti dai seguenti:

a)

al paragrafo 1, il primo e il secondo comma sono sostituiti dai seguenti:

 

«1.   Gli Stati membri adottano misure volte a promuovere, se del caso, la preparazione per le attività di riutilizzo, in particolare incoraggiando la creazione e il sostegno di reti di riutilizzo e riparazione e facilitando l’accesso di tali reti ai punti di raccolta dei rifiuti e promuovendo l’uso di strumenti economici, criteri in materia di appalti, di obiettivi quantitativi o di altre misure.

 

«1.   Gli Stati membri adottano misure volte a promuovere, se del caso, la preparazione per le attività di riutilizzo, in particolare incoraggiando la creazione e il sostegno di reti di riutilizzo e riparazione e facilitando l’accesso di tali reti ai punti di raccolta dei rifiuti , oppure creando rifiuti predeterminati per i punti di raccolta a fini di riutilizzo, e promuovendo l’uso di strumenti economici, criteri in materia di appalti, di obiettivi quantitativi o di altre misure.

 

Gli Stati membri adottano misure intese a promuovere il riciclaggio di alta qualità e a tal fine istituiscono la raccolta differenziata dei rifiuti, ove essa sia fattibile sul piano tecnico, ambientale ed economico e adatta a soddisfare i necessari criteri qualitativi per i settori di riciclaggio pertinenti e a realizzare gli obiettivi di cui al paragrafo 2.»

 

Gli Stati membri adottano misure intese a promuovere il riciclaggio di alta qualità e a tal fine istituiscono la raccolta differenziata dei rifiuti, ove essa sia fattibile sul piano tecnico, ambientale ed economico e adatta a soddisfare i necessari criteri qualitativi per i settori di riciclaggio pertinenti e a realizzare gli obiettivi di cui al paragrafo 2.

 

 

In linea con i principi di sussidiarietà e proporzionalità e i principi di una migliore regolamentazione, gli Stati membri effettuano una valutazione, basata sulla valutazione d’impatto che accompagna la presente direttiva, dell’impatto degli obiettivi proposti dalla presente direttiva a livello locale e regionale, specialmente quando questi livelli di governo hanno la responsabilità in materia di gestione dei rifiuti. La Commissione utilizzerà i risultati a supporto dell’applicazione della segnalazione preventiva e della flessibilità nell’attuazione della presente direttiva, come previsto agli articoli 15 e 16 e al capo V.»

Motivazione

La nuova direttiva prevede una serie di meccanismi volti non solo ad affrontare il problema dell’insufficiente e mancata osservanza, ma anche a incoraggiare i progressi. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, nel cercare di raggiungere gli obiettivi europei si ottengono risultati inferiori alle aspettative perché a livello dell’UE non c’è una sufficiente comprensione delle responsabilità locali e regionali in materia di rifiuti.

Emendamento 6

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, COM(2015) 595 final — 2015/0275 (COD)

Articolo 1, paragrafo 10), lettera c)

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del CdR

c)

al paragrafo 2 la lettera b) è sostituita dalla seguente:

c)

al paragrafo 2 la lettera b) è sostituita dalla seguente:

 

«b)

entro il 2020 la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e il riempimento inerenti ai rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi, escluse le materie allo stato naturale di cui alla voce 17 05 04 dell’elenco dei rifiuti, saranno aumentati almeno al 70 % in termini di peso;»

 

«b)

entro il 2020 la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e il riempimento inerenti ai rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi, escluse le materie allo stato naturale di cui alla voce 17 05 04 dell’elenco dei rifiuti, saranno aumentati almeno al 70 % in termini di peso.

La Commissione valuta la gestione di questo flusso di rifiuti e l’opportunità di stabilire, entro il 2020, obiettivi di riciclaggio per materiali specifici da costruzione per il 2025 e il 2030

Motivazione

Si ritiene che le misure proposte per i rifiuti non pericolosi da costruzione e demolizione, rappresentando una quota consistente della totalità dei rifiuti, non risultino adeguatamente ambiziose a questo riguardo. Invece dell’attuale obiettivo combinato, relativo alla preparazione per il riutilizzo, al riciclaggio e al riempimento, si propone la definizione, quanto meno programmatica, di obiettivi specifici di riciclaggio per materiali specifici da costruzione, al fine di promuovere la realizzazione di un’economia circolare.

Emendamento 7

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, COM(2015) 595 final — 2015/0275 (COD)

Articolo 1, paragrafo 10), lettera d)

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del CdR

d)

al paragrafo 2 sono aggiunte le seguenti lettere c) e d):

d)

al paragrafo 2 sono aggiunte le seguenti lettere c) e d):

 

«c)

entro il 2025, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani saranno aumentati almeno al 60 % in peso;

d)

entro il 2030, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani saranno aumentati almeno al 65 % in peso.»

 

«c)

entro il 2025, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani saranno aumentati almeno al 60 % in peso;

d)

entro il 2030, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani saranno aumentati almeno al 70 % in peso.»

Motivazione

Si considera come una mancata opportunità quella di mantenere l’obiettivo del 70 %, come proposto lo scorso anno dalla stessa Commissione europea, dal momento che il riciclaggio crea nuovi posti di lavoro a livello locale e produce emissioni in quantità minori rispetto allo smaltimento in discarica o all’incenerimento. Il CdR ha avuto occasione di sottolineare che i buoni risultati raggiunti in alcuni Stati membri e in alcune regioni mostrano che è possibile realizzare obiettivi ambiziosi, o approssimarvisi, quando le condizioni generali sono quelle giuste e se la necessaria capacità amministrativa è stata sviluppata laddove prima non esisteva (1).

Emendamento 8

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, COM(2015) 595 final — 2015/0275 (COD)

Articolo 1, paragrafo 13

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del CdR

Articolo 1, paragrafo 13

Articolo 1, paragrafo 13

13)

l’articolo 22 è sostituito dal seguente:

13)

l’articolo 22 è sostituito dal seguente:

«Gli Stati membri assicurano la raccolta differenziata dei rifiuti organici, ove essa sia fattibile sul piano tecnico, ambientale ed economico e adatta a soddisfare i necessari criteri qualitativi per il compost e a realizzare gli obiettivi di cui all’articolo 11, paragrafo 2, lettere a), c) e d), e all’articolo 11, paragrafo 3.

«Gli Stati membri assicurano la raccolta differenziata dei rifiuti organici, a meno che non venga dimostrato che non sia fattibile sul piano tecnico, ambientale ed economico soddisfare i necessari criteri qualitativi per il compost e a realizzare gli obiettivi di cui all’articolo 11, paragrafo 2, lettere a), c) e d), e all’articolo 11, paragrafo 3.

Essi adottano, se del caso e a norma degli articoli 4 e 13, misure volte a incoraggiare:

Essi adottano, se del caso e a norma degli articoli 4 e 13, misure volte a incoraggiare:

a)

il riciclaggio, ivi compreso il compostaggio, e la digestione dei rifiuti organici;

a)

il riciclaggio, ivi compreso il compostaggio, e la digestione dei rifiuti organici;

b)

il trattamento dei rifiuti organici in modo da realizzare un livello elevato di protezione ambientale;

b)

il trattamento dei rifiuti organici in modo da realizzare un livello elevato di protezione ambientale;

c)

l’utilizzo delle materie sicure per l’ambiente ottenute dai rifiuti organici.»

c)

l’utilizzo delle materie sicure per l’ambiente ottenute dai rifiuti organici.

 

La Commissione, insieme con gli Stati membri, valuta, entro il 2018, l’opportunità di fissare criteri minimi di qualità per il compost e il digestato ottenuti dai rifiuti organici, al fine di garantire un livello elevato di protezione per la salute umana e l’ambiente. »

Motivazione

La modifica proposta è intesa a rendere obbligatoria la raccolta dei rifiuti organici. È opportuno precisare il punto a) legando il riciclaggio di rifiuti organici alla produzione di compost e digestato di alta qualità, onde evitare che essi finiscano in discarica anziché essere riciclati.

Emendamento 9

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, COM(2015) 595 final — 2015/0275 (COD)

Articolo 1, paragrafo 17

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del CdR

17)

l’articolo 29 è così modificato:

17)

l’articolo 29 è così modificato:

a)

al paragrafo 1, la prima frase è sostituita dalla seguente:

a)

al paragrafo 1, la prima frase è sostituita dalla seguente:

 

«1.   Gli Stati membri istituiscono programmi di prevenzione dei rifiuti che contemplino misure di prevenzione dei rifiuti in conformità degli articoli 1, 4 e 9.»;

 

«1.   Gli Stati membri istituiscono programmi di prevenzione dei rifiuti che contemplino misure di prevenzione dei rifiuti in conformità degli articoli 1, 4 e 9 , volte a ridurre del 10 % i rifiuti urbani prodotti nel 2025 rispetto ai livelli registrati nel 2015 e a ridurre i rifiuti alimentari di almeno il 30 % entro il 2025 e del 50 % entro il 2030 .»;

b)

i paragrafi 3 e 4 sono soppressi.

b)

i paragrafi 3 e 4 sono soppressi.

Motivazione

La prevenzione dei rifiuti urbani è in linea con gli obiettivi fissati dal 7o programma d’azione per l’ambiente e con il mandato della Commissione, conformemente all’articolo 9, lettera c), della direttiva quadro. Vari programmi nazionali di prevenzione dei rifiuti hanno già degli obiettivi quantitativi.

Emendamento 10

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, COM(2015) 596 final — 2015/0276 (COD)

Articolo 1, paragrafo 3), lettera b)

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del CdR

b)

al paragrafo 1 sono aggiunte le seguenti lettere, da f) ad i):

b)

al paragrafo 1 sono aggiunte le seguenti lettere, da f) ad i):

 

«f)

entro il 31 dicembre 2025 almeno il 65 % in peso di tutti i rifiuti di imballaggio sarà preparato per il riutilizzo e riciclato;

g)

entro il 31 dicembre 2025, saranno conseguiti i seguenti obiettivi minimi, in peso, di preparazione per il riutilizzo e di riciclaggio per quanto concerne i seguenti materiali specifici contenuti nei rifiuti di imballaggio:

55 % per la plastica;

60 % per il legno;

75 % per i metalli ferrosi;

75 % per l’alluminio;

75 % per il vetro;

75 % per la carta e il cartone;

h)

entro il 31 dicembre 2030 almeno il 75 % in peso di tutti i rifiuti di imballaggio sarà preparato per il riutilizzo e riciclato;

i)

entro il 31 dicembre 2030, saranno conseguiti i seguenti obiettivi minimi, in peso, di preparazione per il riutilizzo e di riciclaggio per quanto concerne i seguenti materiali specifici contenuti nei rifiuti di imballaggio:

75 % per il legno;

85 % per i metalli ferrosi;

85 % per l’alluminio;

85 % per il vetro;

85 % per la carta e il cartone.»

 

«f)

entro il 31 dicembre 2025 almeno il 65 % in peso di tutti i rifiuti di imballaggio sarà preparato per il riutilizzo e riciclato;

g)

entro il 31 dicembre 2025, saranno conseguiti i seguenti obiettivi minimi, in peso, di preparazione per il riutilizzo e di riciclaggio per quanto concerne i seguenti materiali specifici contenuti nei rifiuti di imballaggio:

55 % per la plastica;

60 % per il legno;

75 % per i metalli ferrosi;

75 % per l’alluminio;

75 % per il vetro;

75 % per la carta e il cartone;

h)

entro il 31 dicembre 2030 almeno il 75 % in peso di tutti i rifiuti di imballaggio sarà preparato per il riutilizzo e riciclato;

i)

entro il 31 dicembre 2030, saranno conseguiti i seguenti obiettivi minimi, in peso, di preparazione per il riutilizzo e di riciclaggio per quanto concerne i seguenti materiali specifici contenuti nei rifiuti di imballaggio:

75 % per il legno;

85 % per i metalli ferrosi;

85 % per l’alluminio;

85 % per il vetro;

85 % per la carta e il cartone.

La Commissione dovrà presentare entro alcuni anni un nuovo obiettivo in materia di imballaggi in plastica, basato su dati derivanti dalla ricerca, nel quadro della strategia sull’economia circolare. »

Motivazione

Si evidenzia che non è stato fissato un obiettivo per il 2030 relativo alla preparazione per il riutilizzo e al riciclaggio degli imballaggi in plastica. Dovrebbe essere previsto, come minimo, l’obbligo per la Commissione europea di presentare tale obiettivo entro alcuni anni.

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI,

Osservazioni generali

1.

accoglie con favore le proposte legislative volte a modificare le direttive sui rifiuti del nuovo pacchetto sull’economia circolare e richiama l’attenzione sui benefici che ne deriveranno per i consumatori, le imprese, l’ambiente e l’economia dell’UE;

2.

in tale contesto, sottolinea che la transizione verso un’economia circolare genererà nuovi posti di lavoro, accrescerà la competitività delle piccole, medie e grandi imprese dell’UE, promuoverà lo sviluppo di tecnologie pulite e ridurrà la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di materie prime e di energia.

Allineamento delle definizioni

3.

accoglie con favore l’insieme chiaro di definizioni armonizzate nelle diverse direttive in materia di rifiuti e invita la Commissione europea a proseguire affinché tutte le definizioni siano in linea con il catalogo europeo dei rifiuti, si evitino ambiguità e si disponga di dati comparativi sui progressi compiuti da Stati membri ed enti locali e regionali;

4.

raccomanda ai colegislatori di prevedere comunque una definizione di «getto di piccoli rifiuti in luoghi pubblici».

Controlli

5.

raccomanda un rafforzamento dei controlli sulle spedizioni illegali di rifiuti che tra l’altro riducono in modo sensibile la disponibilità sul territorio UE di una quantità sufficiente di rifiuti con cui alimentare l’economia circolare UE fondata sul valore del riciclo e del riutilizzo.

Etichettatura

6.

auspica l’introduzione dell’obbligo di etichettatura dei prodotti di consumo commercializzati nell’UE, atta a definire con chiarezza come differenziare il rifiuto, nelle macrocategorie di raccolta differenziata, per le frazioni per cui esiste una raccolta differenziata consolidata. Qualora il prodotto generi rifiuti rientranti in diverse categorie, deve essere indicato come suddividere le varie componenti nelle diverse categorie di materiale differenziato, qualora fosse ottenibile con semplici operazioni del consumatore.

Responsabilità estesa del produttore

7.

sottolinea che la proposta di armonizzare i requisiti minimi è essenziale per aumentare le prestazioni dei regimi di responsabilità estesa del produttore in tutti gli Stati membri;

8.

esorta i colegislatori a non indebolire tali requisiti e a mantenere disposizioni chiave come quelle volte a garantire trasparenza e piena copertura dei costi da parte dei produttori per gli enti locali e regionali in relazione a raccolta, gestione e trattamento dei flussi di rifiuti e informazione dei cittadini. Uno dei metodi principali per prevenire la produzione di rifiuti può consistere nel riacquisto degli imballaggi riutilizzabili (recipienti in vetro, PET ecc.) da parte delle grandi catene di negozi.

Prevenzione dei rifiuti

9.

evidenzia l’esigenza di maggiori specifiche riguardo ai «requisiti minimi di qualità» per gli alimenti e propone di definire una «procedura standard minima» per il recupero di alimenti a garanzia della sicurezza alimentare ed applicabile in modo uniforme negli Stati membri;

10.

esorta le autorità locali, regionali e nazionali a lanciare campagne di comunicazione e di educazione per sensibilizzare i cittadini alla prevenzione dei rifiuti.

Iniziative di pulizia dell’ambiente «Let’s do it!» e «Clean-up-day»

11.

esorta la Commissione, gli Stati membri e gli enti locali e regionali a sostenere, in tutti i loro aspetti, le diverse iniziative della società civile a favore di azioni locali e nazionali di pulizia dell’ambiente (come ad esempio la campagna a livello locale «Let’s do it» o la Giornata internazionale d’azione «Let’s clean up the World in just one day!» [Ripuliamo il mondo in un solo giorno!]).

Riutilizzo e riciclaggio

12.

ribadisce la richiesta di definire ulteriori obiettivi in materia di riutilizzo che siano vincolanti, indipendenti e per flussi specifici di rifiuti, in particolare per i mobili, i tessuti e i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). La preparazione per il riutilizzo è importante per la prevenzione dei rifiuti, figura, come il riciclaggio, ai livelli più alti nella gerarchia dei rifiuti ed è un sicuro potenziale per lo sviluppo dell’economia circolare (2);

13.

in tale contesto, invita la Commissione a fissare un obiettivo minimo del 70 % in termini di peso in riferimento alla preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio della plastica nei rifiuti di imballaggio, da raggiungere entro il 2030;

14.

mette in evidenza che la prevenzione e il riutilizzo sono legati ad attività che sono realizzate con sostanze e oggetti che non sono al momento qualificati come rifiuti, al contrario dei processi volti al riciclaggio e alla preparazione per il riutilizzo che impiegano materiali che hanno effettivamente la qualifica di rifiuti. Tenuto conto delle conseguenze sul piano legale che la qualifica di rifiuto ha per le imprese e le istituzioni, il CdR raccomanda di apportare ulteriori chiarimenti alla distinzione tra ciò che è rifiuto e ciò che non lo è;

15.

propone di definire (ad esempio, nel catalogo europeo dei rifiuti) il concetto di riciclaggio e quello di riutilizzo, dato che attualmente tali attività fanno riferimento a due gruppi di impianti differenti che presentano modalità ed esigenze speciali diverse. a) I rifiuti destinati al riciclaggio giungono sui nastri di selezione delle stazioni del sistema di raccolta differenziata, da dove, in seguito alla cernita, vengono raggruppati in funzione delle richieste dell’industria interessata. b) Nel caso dei rifiuti destinati al riutilizzo, è possibile che essi non entrino nel circuito del sistema di gestione dei rifiuti. È necessario proporre alle grandi catene di negozi la possibilità di riacquisto, e deve essere l’acquirente a decidere in che modo riutilizzare i rifiuti;

16.

esorta i co-legislatori a raccomandare agli Stati membri l’introduzione nei propri programmi di prevenzione dei rifiuti di incentivi finanziari per processi a minor produzione di rifiuto. Alla stessa stregua, invita gli enti locali e regionali ad adottare misure di incentivazione alla riduzione di rifiuti non inviati a riciclaggio;

17.

raccomanda alla Commissione europea di valutare l’inserimento nella direttiva quadro dell’obbligo agli Stati membri di riferire sui rifiuti industriali (non pericolosi) e all’Agenzia europea per l’ambiente di monitorare e raccogliere tali dati e di esaminare la situazione entro il 2020, valutando la definizione di obiettivi relativi alla preparazione per il riutilizzo e al riciclaggio per tale flusso di rifiuti (3);

18.

evidenzia che il passaggio da obiettivi relativi al riciclaggio a obiettivi combinati relativi alla preparazione per il riutilizzo e al riciclaggio: i) aggrava la misurazione separata del riciclaggio e della preparazione per il riutilizzo degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio; ii) richiede ulteriori chiarimenti;

19.

considera necessario individuare metodi armonizzati per il calcolo dei tassi di riciclaggio in tutta l’UE e individuare, per quanto attiene ai rifiuti alimentari e ai rifiuti inerti da costruzione e demolizione, una disciplina che definisca strumenti e soggetti deputati a monitorare i dati di riduzione della generazione di rifiuti lungo l’intera filiera di produzione, trasformazione e consumo;

20.

propone che la Commissione europea elabori degli indicatori sul valore ambientale dei differenti tipi di rifiuti. L’attuale legislazione e la proposta della Commissione europea non tengono conto delle differenze tra i vari tipi di rifiuti sul piano del valore ambientale. Verrà così chiarito a quali materiali bisogna dedicare un’attenzione speciale allo scopo di migliorare la gestione dei rifiuti e renderla più rispettosa dell’ambiente.

Recupero di energia e smaltimento in discarica

21.

in linea con la gerarchia dei rifiuti, invita gli Stati membri a promuovere la produzione altamente efficiente di energia dai rifiuti, nel quadro dell’iniziativa Waste to Energy («energia dai rifiuti») della Commissione europea; osserva che tali impianti di termovalorizzazione possono contribuire al progresso dell’Unione verso una minore dipendenza dalle importazioni di energia, conformemente all’Unione dell’energia;

22.

riconosce l’importanza di una progressiva introduzione di restrizioni allo smaltimento in discarica e sostiene il cambio di approccio della CE inteso a vietare lo smaltimento in discarica dei rifiuti oggetto di raccolta differenziata, inclusa anche quella dei rifiuti organici, tenendo in conto la comunicazione COM(2015) 614 sull’economia circolare che incoraggia l’uso a cascata delle risorse biologiche che possono creare competitività per il loro riutilizzo (4);

23.

raccomanda di continuare a privilegiare un approccio qualitativo e più ambizioso inteso a eliminare la messa in discarica dei rifiuti riciclabili e biodegradabili;

24.

invita la Commissione a esaminare la possibilità di non applicare il limite massimo del 10 % di smaltimento in discarica entro il 2030 soltanto ai rifiuti urbani e di estenderlo a tutti i tipi di rifiuti (5).

Deroghe per taluni Stati membri sugli obiettivi per i rifiuti urbani e per lo smaltimento in discarica

25.

giustifica le esenzioni accordate ai 7 Stati membri che hanno i livelli più bassi di gestione dei rifiuti ma insiste affinché si mantengano le disposizioni proposte secondo cui gli Stati membri che notificano l’esenzione devono presentare piani di attuazione con calendari dettagliati delle azioni necessarie per conseguire i loro obiettivi.

Obblighi di registrazione dei dati e di comunicazione

26.

sottolinea l’assenza di una disposizione, già proposta dalla Commissione europea nel 2014 nella direttiva quadro, secondo cui le imprese dell’industria e del commercio devono tenere un registro dei rifiuti non pericolosi che esse trattano e, su richiesta, devono mettere tali dati a disposizione delle autorità competenti.

Atti delegati

27.

esprime preoccupazione per l’ampio potere che le direttive proposte conferiscono alla Commissione europea di adottare atti delegati e invita i colegislatori a limitarne il ricorso poiché indeboliscono le proprie competenze di controllo ed esulano dal processo democratico e legislativo (6).

Patto dei Sindaci sulla gestione dei rifiuti

28.

propone, visto il grande successo del «patto dei sindaci per il clima e l’energia», di istituire una struttura analoga sulla gestione dei rifiuti; a tal riguardo mette in evidenza il ruolo che il CdR svolge, in quanto Assemblea dei rappresentanti regionali e locali dell’UE, nel mobilitare gli enti locali e regionali e nell’intensificare i loro sforzi verso una maggiore efficienza delle risorse, meno sprechi e più riciclaggio, riutilizzo e recupero dei rifiuti nelle città.

Sussidiarietà e proporzionalità

29.

rileva che gli proposti della Commissione europea non desta preoccupazioni sul rispetto della sussidiarietà ma suscita preoccupazioni sul rispetto della proporzionalità (7).

Bruxelles, 15 giugno 2016

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Markku MARKKULA


(1)  COM(2014) 397 final.

(2)  CdR 1617/2013.

(3)  CdR 1617/2013.

(4)  CdR 04083/2014, CdR 3751/2013, CdR 1617/2013.

(5)  CdR 1617/2013.

(6)  CdR 4083/2014; Consultazione del gruppo di esperti della sussidiarietà ed esame delle pertinenti decisioni del parlamenti nazionali e delle assemblee regionali in merito agli aspetti legati alla sussidiarietà e alla proporzionalità del pacchetto sull'economia circolare — sintesi e analisi, CdR 1521/2016.

(7)  Vedi anche Consultazione del gruppo di esperti della sussidiarietà ed esame delle pertinenti decisioni dei parlamenti nazionali e delle assemblee regionali in merito agli aspetti legati alla sussidiarietà e alla proporzionalità del pacchetto sull'economia circolare — sintesi e analisi, CdR 1521/2016.


18.1.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 17/60


Parere del Comitato europeo delle regioni — Strategia di allargamento dell’UE 2015-2016

(2017/C 017/10)

Relatrice:

Anna MAGYAR (HU/PPE), vicepresidente del consiglio provinciale di Csongrád

Documento di riferimento:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — La strategia di allargamento dell’UE COM(2015) 611 final

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI,

Osservazioni orizzontali

1.

ribadisce il proprio impegno nei confronti del processo di allargamento, che rappresenta un investimento nella stabilità e nella prosperità; fa osservare che i precedenti allargamenti hanno aiutato a superare le divisioni storiche dell’Europa e ne hanno incrementato la prosperità, dimostrando al tempo stesso di essere lo strumento di politica estera più potente dell’UE;

2.

osserva che la Commissione europea non prevede ulteriori allargamenti nel corso del presente mandato ma reputa che ciò non debba portare ad una situazione di stallo; riconosce che i preparativi richiedono del tempo e sottolinea che questo va sfruttato bene al fine di compiere passi avanti in questo processo attraverso una condizionalità rigorosa ma equa, registrando progressi costanti nei compiti che al riguardo ci aspettano e sulla base di una prospettiva europea credibile e realistica, onde evitare che l’impegno e la motivazione mostrati dai paesi candidati e potenziali candidati si esaurisca: non dimentichiamo infatti che le riforme e i progressi realizzati nei paesi candidati e potenziali candidati vanno non solo a loro vantaggio ma sono anche nell’interesse di ciascuno Stato membro dell’UE;

3.

sottolinea l’assoluta importanza di mantenere l’attuale configurazione dell’Unione europea mediante politiche trasparenti e adeguate, che assicurino e mantengano una coesione forte sul piano politico, economico e territoriale. Garantire il benessere e lo sviluppo degli Stati membri, nonché la sicurezza dei cittadini europei rispetto alle varie minacce, rappresenta il primo passo verso un’Unione europea ancora più prospera in modo quantificabile;

4.

ritiene che il pacchetto Allargamento illustrato nella comunicazione in esame e nelle relazioni per paese elaborate dalla Commissione nel 2015 presenti in generale una valutazione accurata e sostanzialmente positiva: ciascun paese candidato o potenziale candidato ha infatti realizzato progressi evidenti su determinate questioni, sebbene persistano lacune (o in alcuni casi passi indietro) importanti e siano necessari ulteriori sforzi per conseguire risultati sostenibili;

5.

esorta gli Stati membri, i paesi candidati e potenziali candidati e le istituzioni dell’UE a garantire il successo del processo di allargamento; ricorda ai paesi candidati e potenziali candidati che perché ciò avvenga occorre che facciano proprio tale processo e dimostrino il loro impegno a volerlo portare avanti;

6.

sottolinea che il processo di allargamento dovrebbe rappresentare un esercizio inclusivo e coinvolgere tutta la società; fa presente che il ruolo del livello locale e regionale è fondamentale in quanto esso costituisce il livello più vicino ai cittadini in termini di sussidiarietà, comunicazione, democrazia partecipativa, diversità e identità; gli enti locali e regionali inoltre svolgono una funzione chiave per lo sviluppo economico, la cooperazione transfrontaliera, l’assorbimento dei fondi UE e l’attuazione della legislazione europea;

7.

apprezza il riferimento della Commissione al ruolo essenziale degli enti locali e regionali; sottolinea tuttavia, come ha già fatto in passato in numerose occasioni, che le future comunicazioni e relazioni dovrebbero concentrarsi maggiormente e più accuratamente sulla governance locale e regionale, anche nei casi in cui non esista un apposito capitolo dell’acquis o un modello prestabilito a livello UE in materia di decentramento e di governance multilivello; ritiene tuttavia che garantire una governance locale e regionale forte, democratica ed efficace sia un elemento essenziale della preparazione all’adesione, considerando che l’attuazione delle riforme e risultati coerenti e credibili nell’ambito di queste ultime spesso si ottengono a livello locale; sottolinea infine l’importanza della sussidiarietà in quanto principio chiave dell’UE sancito dai trattati;

8.

mette in evidenza il ruolo degli enti locali sia per illustrare gli attuali benefici dell’appartenenza all’UE che per incoraggiare i cittadini europei a utilizzare gli strumenti che l’Unione mette a loro disposizione. Il godimento del diritto alla cittadinanza europea offre molte opportunità concrete a livello individuale; proprio per questo motivo è necessario promuovere l’UE facendo leva non solo sui vantaggi per la società, ma anche sui benefici per il singolo cittadino;

9.

sottolinea che il coinvolgimento degli enti regionali e locali è essenziale anche nel campo della comunicazione sull’allargamento onde garantire il sostegno pubblico al processo dimostrandone i vantaggi per i cittadini in generale; in tale contesto sottolinea l’importanza della cooperazione con la società civile;

10.

ritiene che il nuovo approccio, che prevede una strategia di allargamento quadriennale, offra una prospettiva più affidabile e coerente in termini di condizionalità; approva la metodologia più chiara, le scadenze armonizzate e la più efficace individuazione dei compiti come un’occasione di comparabilità ed è favorevole alla maggiore importanza attribuita alla situazione attuale nonché ai progressi realizzati nei diversi ambiti e alle misure giudicate necessarie per compiere ulteriori passi avanti;

11.

ritiene che nella comunicazione in esame e nelle sue relazioni la Commissione abbia in genere individuato correttamente gli aspetti fondamentali e i settori prioritari; invita nondimeno la Commissione a prendere in considerazione la possibilità di concentrarsi, tra i settori prioritari, anche su altre questioni orizzontali pertinenti che assumono importanza in ciascun paese candidato o potenziale candidato all’adesione (ad esempio la politica sociale, i gruppi vulnerabili/svantaggiati e le minoranze);

12.

sottolinea la necessità di adoperarsi affinché gli enti regionali e locali di ciascun paese candidato dispongano di risorse e di capacità adeguate alle loro competenze e chiede che vengano coinvolti nella definizione delle politiche al fine di garantirne un’attuazione efficace;

Stato di diritto e diritti fondamentali

13.

è d’accordo sul fatto che qualsiasi ulteriore progresso concernente lo Stato di diritto e i diritti fondamentali, compresa la protezione delle minoranze, sia di enorme importanza e rappresenti una sfida per tutti i paesi candidati e potenziali candidati; questa constatazione conferma inoltre la validità del «nuovo approccio» all’allargamento basato su una maggiore attenzione rivolta al sistema giudiziario e ai diritti fondamentali come pure alla giustizia, libertà e sicurezza; sottolinea l’importanza di una cooperazione all’interno e con il Consiglio d’Europa e il suo Congresso dei poteri locali e regionali per quanto concerne i diritti fondamentali, lo Stato di diritto e la democrazia locale;

14.

approva l’attenzione attribuita alla libertà d’espressione ma sostiene la necessità di concedere la stessa importanza al problema dei gruppi vulnerabili e svantaggiati e delle minoranze (incluse le minoranze nazionali, etniche, religiose e i Rom — gruppo, quest’ultimo, spesso plurisvantaggiato), problema che assume rilevanza anche in ciascuno dei paesi candidati e potenziali candidati, e di evitare le discriminazioni per motivi di orientamento sessuale o di genere, oppure nei confronti di disabili, minori, anziani sfollati interni e profughi; fa altresì osservare la necessità di garantire anche a livello locale e regionale la sensibilizzazione e la titolarità, e soprattutto un processo di attuazione accurato e credibile e il conseguimento di risultati concreti; in quest’ottica, occorre monitorare attentamente la situazione in questi paesi, in particolare per quanto concerne i gruppi vulnerabili;

15.

chiede che vengano portati avanti sforzi aggiuntivi per depoliticizzare la pubblica amministrazione e aumentare la trasparenza in tutti i paesi candidati e potenziali candidati, dato che le forti ingerenze politiche restano un problema e ostacolano la cooperazione tra i livelli di governo;

16.

mette l’accento sull’importanza della lotta contro la corruzione pubblica e privata a tutti i livelli di governo e della società, sottolineando che la credibilità dei risultati in questo settore di solito impone che si registrino progressi anche a livello locale;

17.

sottolinea la necessità di contrastare la radicalizzazione, l’estremismo, il terrorismo e il fenomeno dei «foreign fighters» («combattenti stranieri»), in particolare prevenendo la radicalizzazione dei giovani, in modo che il loro potenziale non vada perduto, ma che vengano anzi presentate loro prospettive credibili in termini di occupazione e d’istruzione, mediante il rafforzamento delle comunità locali nella loro diversità, compresi la protezione e il rispetto della loro identità, del patrimonio culturale e religioso, e quindi promuovendo anche i valori europei fondamentali radicati nella cultura cristiana; chiede pertanto alle comunità locali di sostenere l’educazione alla tolleranza e alla riconciliazione e invita i governi ad agevolare questo processo;

18.

condanna gli attacchi terroristici e il ricorso alla violenza sotto qualsiasi forma, comprese le minacce di ricorso alla violenza; sottolinea che l’uso della violenza è inaccettabile anche nell’ambito di qualsiasi dibattito politico;

Sviluppo economico e connettività

19.

sottolinea che lo sviluppo economico è un fattore essenziale per garantire la stabilità (ad esempio grazie ad opportunità occupazionali e all’inclusione sociale); accoglie pertanto favorevolmente i programmi di riforma economica e il rafforzamento della cooperazione e del coordinamento resi possibili dall’incontro sul dialogo economico e finanziario tra l’UE, i Balcani occidentali e la Turchia;

20.

raccomanda una gestione e una ripartizione più efficaci e trasparenti dei fondi europei di preadesione nei paesi candidati e candidati potenziali, anche a livello locale, al fine di evitare di perdere finanziamenti per mancanza di programmazione strategica, formazione, coordinamento e capacità di assorbimento efficaci a livello locale; insiste inoltre sull’importanza di coinvolgere le città, piccole e grandi, nei programmi di formazione e di sostegno;

21.

approva l’attenzione rivolta dall’UE all’agenda per la connettività e accoglie favorevolmente le iniziative regionali, che dovrebbero essere più inclusive (processo di Berlino ecc.), sottolineando la necessità di coinvolgere maggiormente gli enti locali e regionali e le autorità nazionali dei paesi candidati e potenziali candidati e anche degli Stati membri, e chiede di promuovere ulteriori investimenti (nei settori dei trasporti, dell’energia, delle telecomunicazioni digitali, dell’istruzione, della gioventù ecc.);

22.

sottolinea la necessità di portare a livelli UE il processo di smaltimento dei rifiuti e di limitare l’abbandono degli stessi a cielo aperto;

23.

incoraggia e accoglie con favore il lavoro svolto dai comitati nazionali per gli investimenti nei paesi beneficiari dei Balcani occidentali per creare una riserva unica di progetti, e chiede di coordinare gli strumenti strutturali;

24.

sottolinea il ruolo fondamentale della democrazia regionale e locale nel rafforzamento delle istituzioni democratiche e della loro capacità amministrativa; evidenzia il ruolo delle assemblee elettive locali e regionali quali luoghi di dialogo e di crescita della società civile, nel confronto tra decisori e parti interessate; ricorda che le autorità regionali e locali rivestono un ruolo importante nel sollecitare l’opinione pubblica sui temi della politica e dell’integrazione europee. Sottolinea inoltre come il rafforzamento della governance regionale e locale sostenga l’attuazione delle riforme amministrative e migliori l’erogazione dei servizi ai cittadini;

Cooperazione regionale tra i paesi dell’allargamento

25.

ribadisce che le relazioni di buon vicinato e la cooperazione regionale sono elementi essenziali del processo di allargamento, come pure del processo di stabilizzazione e di associazione; accoglie favorevolmente e promuove gli sviluppi globalmente positivi in ciascuno dei paesi candidati e potenziali candidati ed elogia gli sforzi compiuti; tuttavia chiede di fare passi avanti concreti relativamente alle questioni ancora in sospeso e invoca risultati sostenibili; invita infine le comunità locali e regionali a contribuire a questo processo;

26.

invita tutte le parti coinvolte a portare avanti questo slancio favorevole, promuovendo tra l’altro la riconciliazione a livello locale e di comunità, e a sostenere il dialogo tra le varie etnie, le varie religioni e le varie culture;

27.

invita i paesi candidati e potenziali candidati ad avvalersi dei gemellaggi o dei programmi TAIEX esistenti;

28.

fa osservare che il Comitato delle regioni, i suoi gruppi di lavoro e i suoi comitati consultivi misti (CCM) rappresentano un forum adeguato per allacciare contatti e per lo scambio di buone pratiche tra enti locali e regionali; esprime inoltre apprezzamento per i risultati positivi emersi dalle recenti riunioni di gruppi di lavoro e CCM, inclusa la riunione inaugurale del CCM con la Serbia; attende inoltre con interesse i risultati della Giornata dell’allargamento, nel corso della quale tutti questi organismi si riuniranno per esaminare le questioni di natura orizzontale e tematica che giudicano di rilevanza strategica;

Migrazione

29.

si compiace che la Commissione metta l’accento sulla questione della migrazione, poiché l’attuale situazione, che non ha precedenti, riguardante i profughi e i migranti economici interessa l’intera regione (in particolare la Turchia, ma anche l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia e la Serbia) nonché gli Stati membri situati lungo la rotta migratoria che la attraversa, e nessuna soluzione è possibile senza sforzi comuni, solidarietà e il reciproco rispetto degli impegni assunti; invita ad attuare le raccomandazioni della conferenza sul Mediterraneo orientale e la rotta dei Balcani occidentali, come pure le dichiarazioni UE-Turchia del 29 novembre 2015 e del 18 marzo 2016 e il piano d’azione congiunto;

30.

accoglie con favore gli sforzi compiuti dagli Stati membri e, in particolare, dai paesi candidati all’adesione per gestire la crisi e approva le risorse messe a disposizione da tali paesi, comprese le sfide da affrontare lungo la rotta migratoria che attraversa la Serbia e l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia e l’accoglienza, da parte della Turchia, di quello che ad oggi è il maggior numero di migranti e di profughi al mondo; sottolinea la necessità di una costante assistenza da parte dell’UE, assistenza che dovrebbe andare a beneficio degli enti locali e regionali, e di un incremento degli investimenti nella regione onde creare opportunità occupazionali e non sprecare le potenzialità sociali ed economiche dei migranti e dei profughi;

31.

mette in risalto il ruolo chiave delle comunità locali, e specialmente di quelle situate lungo la rotta migratoria in questione, che sono le prime ad essere interessate dal flusso in arrivo di migranti e di profughi; fa tuttavia osservare che le capacità locali sono limitate e disomogenee, il che significa che occorre fornire ulteriore assistenza al livello locale cooperando con gli enti locali e regionali; sottolinea la necessità di riservare una particolare attenzione alle esigenze, alle preoccupazioni e alla sicurezza delle comunità locali interessate dai flussi migratori misti, oltre che alle sfide cui tali comunità devono far fronte. Incoraggia la creazione di partenariati tra le comunità locali situate lungo la suddetta rotta migratoria al fine di assicurare uno scambio d’informazioni, di buone pratiche e di competenze, anche per quanto concerne l’integrazione, la formazione, l’istruzione, l’occupazione, il rimpatrio, l’asilo e la lotta contro il traffico e la tratta di esseri umani;

32.

facendo riferimento alle priorità e misure stabilite in recenti conclusioni del Consiglio europeo, sottolinea l’esigenza di garantire la prevenzione per quanto riguarda la situazione nelle regioni colpite dalla crisi, compresa l’attuazione di un’efficace politica di sviluppo, e di concentrare gli sforzi sui profughi che hanno legittimamente bisogno di protezione internazionale; per tale motivo mette in evidenza la necessità di assicurare un esame al tempo stesso rapido e approfondito delle richieste di asilo e di facilitare un rimpatrio effettivo conformemente alle norme comuni dell’UE applicabili nel caso in cui la richiesta di asilo sia stata respinta, sostenendo la proposta di elaborare un elenco UE dei paesi di origine sicuri;

33.

sottolinea che è necessario rivedere e, se necessario, riformare le logiche dell’aiuto tradizionale per contribuire a eliminare alla radice il fenomeno delle migrazioni economiche; sottolinea inoltre la necessità di coinvolgere i livelli locali e regionali sia degli Stati membri dell’UE che dei paesi candidati nelle decisioni strategiche sulla politica di sviluppo, decisioni anch’esse rivolte ad eliminare alla radice la fame, la miseria e le cause che spingono alla migrazione economica;

34.

sottolinea al tempo stesso la necessità di coinvolgere maggiormente l’UE nelle iniziative e nelle politiche concernenti i paesi e le regioni di origine dei migranti, tenendo presente l’obiettivo di ridurre sensibilmente il flusso di profughi costretti ad abbandonare i loro paesi e di migranti economici che intraprendono il pericoloso viaggio verso l’Europa; insiste inoltre sulla necessità di moltiplicare gli interventi diplomatici a favore del ristabilimento della pace nei paesi in conflitto;

Turchia

35.

sottolinea il partenariato e l’interdipendenza tra UE e Turchia in quanto elementi fondamentali e si dice favorevole ad una maggiore cooperazione sugli interessi comuni tra le due parti; accoglie con favore l’impegno della Turchia ad attuare riforme e ad aderire all’UE e chiede che questa dinamica rinnovata venga mantenuta nel quadro delle pertinenti conclusioni del Consiglio europeo e del Consiglio nonché delle dichiarazioni congiunte UE-Turchia; chiede la piena attuazione della tabella di marcia sulla liberalizzazione dei visti nei confronti di tutti gli Stati membri;

36.

dà atto che i negoziati di adesione hanno ricevuto un nuovo impulso in linea con recenti conclusioni del Consiglio, del Consiglio europeo e di vertici UE-Turchia, e incoraggia ulteriori passi avanti in linea con il quadro negoziale e le pertinenti conclusioni del Consiglio; fa osservare che il buon livello di preparazione in alcuni settori deve essere sostenuto superando determinate lacune — o, in alcuni casi, gravi problemi — in altri;

37.

ritiene che compiere progressi sulle questioni relative allo Stato di diritto e ai diritti fondamentali sia un passo avanti di cruciale importanza, e invita la Turchia a cooperare con la Commissione nei lavori preparatori per i capitoli 23 e 24, fatta salva la posizione degli Stati membri; sottolinea che si sarebbe dovuto fare di più in questi settori, specialmente per quanto riguarda la libertà di espressione e di pensiero, la libertà dei media, la libertà di coscienza e di religione nonché la libertà di riunione e associazione, insieme con il rispetto dei diritti umani, compresi quelli delle minoranze, la parità di genere e la lotta alla corruzione; è importantissimo ottenere risultati concreti e credibili in tale contesto e chiede un potenziamento degli sforzi, degli impegni e della titolarità nell’allineamento all’acquis dell’UE su tali aspetti, anche a livello locale; in quest’ottica, sottolinea la grande importanza del dialogo interreligioso e interculturale a tutti i livelli ai fini del consolidamento della società civile e del rafforzamento dei partenariati internazionali;

38.

accoglie con favore l’adozione della strategia nazionale di sviluppo regionale, in cui sono coinvolte le agenzie competenti per il settore e che prevede un meccanismo di coordinamento e una serie di piani d’azione; chiede che detta strategia venga attuata e incoraggia a migliorare la situazione riguardo alle disparità regionali; invita inoltre tutte le parti interessate a fare uno sforzo per facilitare il processo di pace e di riconciliazione sulla questione curda;

39.

sottolinea la necessità di lottare contro il terrorismo, condanna i recenti attacchi terroristici ed esprime solidarietà alle vittime; inoltre invoca un’azione di contrasto della radicalizzazione, anche promuovendo l’integrazione sul piano locale;

40.

fa osservare che il decentramento fiscale e le risorse a livello locale e regionale sono ancora limitati e sottolinea l’esigenza di andare oltre gli emendamenti alla legge sulle amministrazioni locali del 2012;

41.

incoraggia, sostiene e invoca una soluzione equa, globale e praticabile della questione cipriota, basata sulle risoluzioni pertinenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sul diritto internazionale e sui valori su cui si fonda l’Unione europea; accoglie favorevolmente lo slancio positivo e l’impegno a favore di una soluzione accettabile da entrambe le parti e invita la Turchia a sostenere attivamente gli sforzi intrapresi a questo scopo;

42.

invoca l’attuazione piena e non discriminatoria del protocollo aggiuntivo all’accordo di associazione UE-Turchia nei confronti di tutti gli Stati membri dell’UE, compresa la Repubblica di Cipro; invita la Turchia a mantenere relazioni di buon vicinato con tutti i paesi confinanti — un elemento fondamentale del processo di adesione; mette in risalto la necessità di rispettare la sovranità e i diritti sovrani di tutti gli Stati membri, conformemente ai principi dell’UE, alle risoluzioni dell’ONU e al diritto internazionale; invita la Turchia a iniziare a ritirare le sue forze dall’isola e a trasferire l’enclave di Famagosta alle Nazioni Unite, in linea con la risoluzione n. 550 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (1984); sottolinea che tali misure volte a creare fiducia aprirebbero un’opportunità di crescita economica, sociale e regionale per entrambe le comunità dell’isola; osserva che il dialogo tra le comunità locali e tra le rispettive società civili può favorire l’accordo;

43.

chiede ulteriori sforzi per trasformare il gruppo di lavoro CdR-Turchia in un comitato consultivo misto;

44.

ritiene essenziale una maggiore partecipazione della società civile degli Stati membri lungo tutto il processo;

Montenegro

45.

si compiace dell’impegno dimostrato e dei progressi compiuti dal Montenegro sulla strada dell’adesione all’UE e ritiene che l’invito ad aderire alla NATO costituisca un’opportunità per rafforzare la stabilità del paese;

46.

chiede a tutte le parti di rafforzare il dialogo politico tra tutti i partiti e invita tutti i livelli di governo a garantire che le prossime elezioni vengano organizzate tenendo conto dei più elevati standard di democrazia, conformemente alla nuova legge elettorale;

47.

sottolinea la necessità di assicurare risultati credibili in materia di Stato di diritto e diritti fondamentali, anche a livello locale; a tale proposito accoglie favorevolmente i piani d’azione locali tesi a prevenire la corruzione, elaborati dalla stragrande maggioranza dei comuni, insieme ai programmi locali d’inclusione sociale, e chiede che vengano adeguatamente attuati e monitorati;

48.

approva gli sforzi condotti a favore dello sviluppo professionale dei funzionari pubblici locali, tuttavia sottolinea la necessità di ulteriori passi avanti (ad esempio programmi di formazione e procedure di assunzione più trasparenti basate sul merito); approva le modifiche apportate alla legge sul finanziamento delle autonomie locali e incoraggia a realizzare altri sforzi per rendere queste ultime autosufficienti dal punto di vista finanziario;

49.

approva i programmi del ministero dell’Economia volti a sostenere i comuni meno sviluppati e a promuovere le esportazioni da parte di imprese locali e regionali;

Serbia

50.

accoglie favorevolmente la determinazione mostrata dalla Serbia nel cammino verso l’adesione all’UE, che ha già portato a risultati per quanto concerne il completamento in tempo utile della procedura di screening e l’apertura dei primi capitoli negoziali; incoraggia il paese a proseguire su questa strada (ad esempio portando a termine i vari documenti strategici) rispettando gli impegni assunti; invita in particolare le autorità a dare una connotazione duratura e sostenibile alle azioni da loro intraprese per combattere la corruzione;

51.

approva la presentazione dei piani d’azione per i capitoli 23 e 24 e si compiace che sia stato creato un contesto legislativo volto a garantire i diritti fondamentali ma mette in risalto la necessità di assicurare un’attuazione efficace e coerente in tutto il paese;

52.

approva l’adozione, da parte del governo, del piano d’azione specifico sulle minoranze nazionali, ne chiede l’adeguata attuazione e fa riferimento ai pareri del comitato consultivo del Consiglio d’Europa su questo argomento; si compiace dell’elevato livello di protezione delle minoranze nazionali ed etniche in Voivodina e chiede che tali diritti vengano garantiti anche a livello locale (per quanto concerne l’istruzione, l’accesso ai mezzi d’informazione e ai servizi religiosi, l’uso delle lingue minoritarie anche per le pratiche amministrative e il registro civile, e la rappresentanza proporzionale nel settore pubblico); si compiace delle relazioni generalmente buone fra i vari gruppi etnici e incoraggia a compiere ulteriori progressi in materia; accoglie con favore il linguaggio e i toni favorevoli alle minoranze etniche e di altro tipo che dominano i discorsi dei massimi esponenti del governo;

53.

giudica i consigli nazionali delle minoranze un esempio di buone pratiche e sottolinea l’esigenza di assicurare la compatibilità tra la legge relativa a tali consigli e la normativa settoriale, preservando al tempo stesso il livello di competenze e di diritti già acquisiti;

54.

fa osservare che la capacità locale è spesso debole e non uniforme e chiede di mettere a disposizione adeguate risorse a livello decentrato per l’espletamento dei compiti assegnati, creando inoltre dei collegamenti tra efficienza della spesa pubblica e successive entrate; puntualizza che la legge sul finanziamento della Voivodina deve ancora essere adottata;

55.

approva la strategia di riforma della pubblica amministrazione e la strategia di formazione per le autonomie locali, e chiede che vengano adeguatamente attuate e che venga adottata una legge sulla funzione pubblica per i dipendenti delle amministrazioni locali; giudica a tale proposito il lavoro svolto dalla Convenzione nazionale sull’integrazione europea e le consultazioni locali degli esempi positivi;

56.

chiede che vengano attuate le raccomandazioni dell’OSCE/ODIHR sulle elezioni comunali;

57.

accoglie e sostiene gli sviluppi positivi nel processo di normalizzazione e nel dialogo Belgrado-Pristina, che stanno dando risultati concreti per la popolazione, e incoraggia ulteriori progressi attraverso il rispetto degli impegni e l’attuazione degli accordi, che consentiranno così di rafforzare la cooperazione e la fiducia; invita le autorità a promuovere attivamente la normalizzazione;

Ex Repubblica iugoslava di Macedonia

58.

sottolinea che l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia è stato il primo paese a firmare un Accordo di stabilizzazione e associazione e, pertanto, esprime preoccupazione constatando che il processo di integrazione e la promozione del rispetto degli impegni e dell’attuazione delle riforme si trovano attualmente in una situazione di stallo. Chiede al paese di mostrare una rinnovata volontà politica e all’UE di confermare che l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia dispone di una credibile prospettiva di adesione all’UE in futuro, in modo da incoraggiare e rendere possibile il rispetto degli impegni assunti dal paese;

59.

chiede a tutte le parti interessate di assumersi le loro responsabilità nell’attuare in modo pieno e costruttivo l’accordo politico del giugno/luglio 2015 e nel dare attuazione alle priorità urgenti in materia di riforme; sottolinea la necessità di recuperare i passi indietro per quanto riguarda la libertà di espressione, nonché in particolare lo Stato di diritto, ivi compreso il sistema giudiziario, e per quanto attiene alla fiducia nel sistema politico; considerando che i risultati sinora raggiunti hanno permesso di conseguire un livello relativamente buono di allineamento all’acquis, esorta il paese a compiere ulteriori progressi sulla base di questi risultati credibili, anche a livello locale;

60.

tenuto conto di quanto precede, si aspetta che la raccomandazione della Commissione di aprire i negoziati di adesione con il paese conservi la sua validità, in linea con le conclusioni del Consiglio e con le condizioni stabilite;

61.

mette in risalto il fatto che proseguire l’attuazione dell’agenda per il decentramento è un aspetto essenziale; in tale contesto, accoglie positivamente il programma strategico 2015-2020 e chiede di attuare la seconda fase del decentramento fiscale;

62.

sottolinea che le relazioni di buon vicinato, compresa l’individuazione — sotto gli auspici delle Nazioni Unite — di una soluzione negoziata e accettabile da entrambe le parti al contenzioso con la Grecia a proposito del nome del paese, rimangono essenziali, e inoltre che gli enti regionali e locali svolgono un ruolo costruttivo al riguardo, in linea con l’impegno assunto in tal senso dai dirigenti dei principali partiti politici nell’accordo politico del giugno-luglio 2015; in tale spirito, andrebbero evitate iniziative e dichiarazioni che mettano a repentaglio le relazioni di buon vicinato;

Albania

63.

accoglie favorevolmente l’accento opportunamente posto dall’Albania sulle principali riforme prioritarie e i progressi costanti registrati in questo campo, specie per quanto riguarda il sistema giudiziario; esorta il paese ad accelerare il ritmo delle riforme, specialmente nel settore delle priorità fondamentali, rivolgendo una particolare attenzione allo Stato di diritto e alla depoliticizzazione dell’amministrazione pubblica, all’effettiva tutela dei diritti umani, compresi quelli delle persone appartenenti a minoranze in tutta l’Albania, ad applicare i diritti di proprietà, nonché a migliorare ulteriormente il contesto per le imprese e gli investimenti e ad affrontare il problema dell’elevato livello di economia sommersa, così da poter avviare i negoziati di adesione; rammenta che occorre garantire un’attuazione costante, completa e inclusiva delle priorità fondamentali; approva soprattutto la nuova legge che esclude dal Parlamento le persone condannate, sottolineando al tempo stesso la necessità di un’adeguata documentazione dei risultati; accoglie con favore anche la strategia e il piano d’azione contro la corruzione; sollecita a tale proposito ulteriori passi avanti quanto alle misure politiche e legislative e un’adeguata attuazione delle norme;

64.

si compiace che le elezioni locali del 2015 si siano svolte senza incidenti di rilievo ma invoca un grado più elevato di imparzialità e professionalità; inoltre approva l’istituzione da parte del Parlamento della commissione ad hoc sulla riforma elettorale e fa riferimento alle raccomandazioni dell’OSCE/ODIHR su questo tema così come a quelle formulate dal Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa e dai membri del CdR in missione di osservazione elettorale, i quali hanno chiesto di depoliticizzare la pubblica amministrazione e di garantire l’imparzialità;

65.

chiede che il processo delle riforme sia ampiamente inclusivo, coinvolgendo tutti i soggetti politici e della società civile, comprese l’opposizione e le parti interessate pertinenti, e plaude al lavoro svolto dal Consiglio nazionale per l’integrazione europea al riguardo, considerandolo un esempio positivo;

66.

approva la strategia nazionale di decentramento, che prevede priorità accuratamente definite, e l’assegnazione di un fondo transitorio; chiede ulteriori passi avanti nell’attuazione della riforma dell’amministrazione territoriale, da compiere in modo inclusivo, attraverso un dialogo serrato e costante con tutte le parti interessate, incluse le minoranze; accoglie con favore la nuova legge organica sulle autonomie locali — che stabilisce in maniera più precisa le competenze e migliora la cooperazione interistituzionale tra i diversi livelli di governo — e sottolinea nel contempo l’importanza della sua effettiva attuazione;

Bosnia-Erzegovina

67.

è lieto che la Bosnia-Erzegovina abbia ripreso il processo di integrazione, tenendo conto del fatto che la prospettiva di aderire all’UE rappresenta un incentivo fondamentale per il paese, e invita a conseguire maggiori risultati sull’attuazione del programma di riforme, ribadendo che l’entrata in vigore dell’Accordo di stabilizzazione e associazione mostra quanto l’impegno sia importante per realizzare dei risultati;

68.

di conseguenza, si compiace del fatto che il 15 febbraio 2016 la Bosnia-Erzegovina abbia presentato la candidatura all’adesione all’UE, cosa che rappresenta un incoraggiamento sia per il paese che per il processo di allargamento; sottolinea pertanto la necessità di mantenere vivo questo slancio onde poter realizzare quei significativi passi avanti nell’attuazione del programma delle riforme necessari per avanzare lungo questo percorso;

69.

chiede che l’Accordo di stabilizzazione e associazione venga pienamente adattato per tener conto dell’adesione della Croazia e raccomanda di fare passi avanti per garantire che la costituzione sia in linea con le disposizioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo;

70.

chiede un miglior coordinamento tra i livelli di governo al fine di eliminare gli ostacoli alla funzionalità dello Stato, ad un’efficace attuazione del programma di riforme, alla mobilità, agli investimenti e ai collegamenti in diversi settori d’intervento nonché alla creazione di una zona economica unica. Sottolinea che decentramento non significa frammentazione e che c’è bisogno anche di strategie quadro coordinate, data la necessità di fare passi avanti nelle riforme a tutti i livelli; incoraggia infine l’elaborazione di obiettivi comuni che siano compatibili ma che vadano al di là degli interessi individuali;

71.

al riguardo, sarà necessario garantire il corretto funzionamento di un meccanismo efficace di coordinamento sulle questioni relative all’Unione europea affinché il paese sia in grado di far fronte alle sfide che lo attendono nel percorso di adesione all’UE; i progressi compiuti spianeranno alla Bosnia-Erzegovina anche la strada che la porterà a beneficiare pienamente dei finanziamenti UE disponibili;

72.

ritiene che la legislazione a livello di entità sia ampiamente conforme alla Carta europea delle autonomie locali, ma chiede una più efficace ripartizione dei poteri tra le entità, i cantoni e i comuni;

Kosovo  (1)

73.

accoglie favorevolmente la firma e la ratifica dell’Accordo di stabilizzazione e associazione nonché la sua entrata in vigore, il 1o aprile 2016, che potrebbe segnare l’inizio di un nuovo capitolo nelle relazioni tra il Kosovo e l’UE; invita il Kosovo a proseguire nell’attuazione delle riforme legate all’UE (ad esempio adozione del pacchetto legislativo sui diritti umani) e a intraprendere altre azioni positive (ad esempio la creazione delle camere di esperti o l’attuazione di un processo di normalizzazione);

74.

sottolinea che è inaccettabile voler ostacolare il dibattito politico con mezzi violenti e chiede a tutte le parti interessate di ristabilire il dialogo e di riprendere le normali procedure;

75.

approva i risultati conseguiti nella liberalizzazione dei visti, sottolinea l’importanza di rispettare tutte le condizioni previste e incoraggia ulteriori passi avanti in tal senso;

76.

sottolinea la necessità di proseguire gli sforzi concernenti la protezione del patrimonio culturale e religioso, specie a livello locale;

77.

accoglie con favore e sostiene gli sviluppi positivi nel processo di normalizzazione e nel dialogo Belgrado-Pristina, che stanno dando risultati concreti per la popolazione, e incoraggia ulteriori progressi attraverso il rispetto degli impegni e l’attuazione degli accordi, che consentiranno così di rafforzare la cooperazione e la fiducia; invita le autorità a promuovere attivamente la normalizzazione.

Bruxelles, 16 giugno 2016

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Markku MARKKULA


(1)  Questa denominazione non pregiudica la posizione sullo status del paese ed è in linea con la risoluzione 1244/99 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con il parere della Corte internazionale di giustizia sulla dichiarazione d’indipendenza del Kosovo.