ISSN 1977-0944 |
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Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289 |
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Edizione in lingua italiana |
Comunicazioni e informazioni |
59° anno |
Numero d'informazione |
Sommario |
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I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri |
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RISOLUZIONI |
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Parlamento europeo |
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Martedì 25 novembre 2014 |
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2016/C 289/01 |
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2016/C 289/02 |
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2016/C 289/03 |
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Mercoledì 26 novembre 2014 |
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2016/C 289/04 |
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Giovedì 27 novembre 2014 |
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2016/C 289/05 |
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2016/C 289/06 |
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2016/C 289/07 |
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2016/C 289/08 |
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2016/C 289/09 |
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2016/C 289/10 |
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2016/C 289/11 |
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2016/C 289/12 |
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III Atti preparatori |
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PARLAMENTO EUROPEO |
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Martedì 25 novembre 2014 |
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2016/C 289/13 |
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2016/C 289/14 |
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2016/C 289/15 |
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2016/C 289/16 |
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Mercoledì 26 novembre 2014 |
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2016/C 289/17 |
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2016/C 289/18 |
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Giovedì 27 novembre 2014 |
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2016/C 289/19 |
Significato dei simboli utilizzati
(La procedura indicata dipende dalla base giuridica proposta nel progetto di atto) Emendamenti del Parlamento: Il testo nuovo è evidenziato in corsivo grassetto . Le parti di testo soppresse sono indicate con il simbolo ▌ o sono barrate. Le sostituzioni sono segnalate evidenziando in corsivo grassetto il testo nuovo ed eliminando o barrando il testo sostituito. |
IT |
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9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/1 |
PARLAMENTO EUROPEO
SESSIONE 2014-2015
Sedute dal 24 al 27 novembre 2014
Il processo verbale delle sessioni è stato pubblicato nella GU C 42 del 4.2.2016 .
TESTI APPROVATI
I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri
RISOLUZIONI
Parlamento europeo
Martedì 25 novembre 2014
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/2 |
P8_TA(2014)0058
Richiesta di un parere della Corte di giustizia sulla compatibilità con i trattati dell'accordo tra il Canada e l'Unione europea sul trasferimento e sul trattamento dei dati del codice di prenotazione (PNR)
Risoluzione del Parlamento europeo del 25 novembre 2014 sulla richiesta di un parere della Corte di giustizia circa la compatibilità con i trattati dell'accordo tra il Canada e l'Unione europea sul trasferimento e sul trattamento dei dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record, PNR) (2014/2966(RSP))
(2016/C 289/01)
Il Parlamento europeo,
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visto l'articolo 218 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), in particolare i paragrafi 6 e 11, |
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visto il progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione, dell'accordo tra il Canada e l'Unione europea sul trasferimento e sul trattamento dei dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record — PNR) (12652/2013), |
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visto l'accordo tra il Canada e l'Unione europea sul trasferimento e sul trattamento dei dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record – PNR) (12657/2013), |
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vista la comunicazione della Commissione sull'approccio globale al trasferimento dei dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record, PNR) verso paesi terzi (COM(2010)0492), |
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viste le sue risoluzioni del 5 maggio 2010 sull'avvio dei negoziati per la conclusione di accordi sui dati del codice di prenotazione (PNR) con gli Stati Uniti, l'Australia e il Canada (1) e dell'11 novembre 2010 sull'approccio globale al trasferimento dei dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record, PNR) verso paesi terzi (2), |
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visto il parere del Garante europeo della protezione dei dati, del 19 ottobre 2010, sulla comunicazione della Commissione sull'approccio globale al trasferimento dei dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record, PNR) verso paesi terzi (3), |
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visto il parere del Garante europeo della protezione dei dati, del 30 settembre 2013, sulle proposte di decisioni del Consiglio relative alla conclusione e alla firma dell'accordo tra il Canada e l'Unione europea sul trasferimento e sul trattamento dei dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record — PNR) (4), |
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visto il parere 7/2010 del gruppo di lavoro articolo 29 per la protezione dei dati, adottato il 12 novembre 2010, sulla comunicazione della Commissione sull'approccio globale al trasferimento dei dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record, PNR) verso paesi terzi, |
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visti l'articolo 16 TFUE nonché gli articoli 7 e 8 e l'articolo 52, paragrafo 1, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, |
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vista la sentenza della Corte di giustizia del 9 marzo 2010 nella causa C-518/07, Commissione europea/Repubblica federale di Germania, |
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vista la sentenza della Corte di giustizia dell'8 aprile 2014 nelle cause riunite C-293/12 e C-594/12 in cui la direttiva riguardante la conservazione dei dati è dichiarata invalida, |
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visto l'articolo 108, paragrafo 6, del suo regolamento, |
A. |
considerando che nel 2005 l'Unione europea ha concluso un accordo con il Canada sul trattamento dei dati delle pratiche passeggeri (Passenger Name Record, PNR) sulla base di una serie di impegni da parte dell'agenzia canadese per i servizi transfrontalieri (CBSA) in relazione all'attuazione del suo programma PNR; che, con lo scadere della pertinente decisione della Commissione il 22 settembre 2009, la base giuridica europea per la trasmissione di dati PNR alla CBSA è venuta meno; |
B. |
considerando che la CBSA ha unilateralmente provveduto a garantire all'UE che gli impegni sarebbero rimasti validi sino a che non fosse stato applicato un nuovo accordo e che ciò è stato comunicato a tutti gli Stati membri e alle rispettive autorità di protezione dei dati; |
C. |
considerando che, a seguito dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona il 1o dicembre 2009, per la conclusione di nuovi accordi PNR è necessario che il Parlamento europeo dia la sua approvazione prima che questi siano adottati dal Consiglio; |
D. |
considerando che il 2 dicembre 2010 il Consiglio ha adottato una decisione, con relative direttive di negoziato, che autorizza la Commissione ad avviare negoziati a nome dell'UE in vista di un accordo con il Canada sul trasferimento e sul trattamento dei dati del codice di prenotazione; |
E. |
considerando che il 18 luglio 2013 la Commissione ha proposto al Consiglio di prendere una decisione sulla conclusione dell'accordo; |
F. |
considerando che il 30 settembre 2013 il Garante europeo della protezione dei dati ha espresso parere sull'accordo, mettendo in dubbio la necessità e la proporzionalità dei sistemi PNR e dei trasferimenti in massa dei dati PNR a paesi terzi, e contestando la scelta della base giuridica; |
G. |
considerando che il 5 dicembre 2013 il Consiglio ha deciso di chiedere al Parlamento di dare la sua approvazione alla conclusione dell'accordo; |
H. |
considerando che l'accordo è stato firmato il 25 giugno 2014; |
I. |
considerando che il 7 luglio 2014 il Consiglio ha richiesto l'approvazione del Parlamento per la conclusione dell'accordo; |
J. |
considerando che l'8 aprile 2014 la Corte di giustizia, nelle cause riunite C-293/12 e C-594/12, ha dichiarato invalida la direttiva riguardante la conservazione dei dati; |
K. |
considerando che lo scopo dell'accordo, quale esposto all'articolo 1 dello stesso, è di definire le condizioni alle quali i dati PNR possono essere trasferiti e usati, nonché di stabilire i mezzi con cui tali dati devono essere protetti; |
1. |
ritiene che vi sia incertezza giuridica quanto alla compatibilità del progetto di accordo con le disposizioni dei trattati (articolo 16 TFUE) e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (articoli 7 e 8, e articolo 52, paragrafo 1) relativamente al diritto degli individui alla protezione dei dati di carattere personale; mette inoltre in dubbio la scelta della base giuridica, vale a dire dell'articolo 82, paragrafo 1, secondo comma, lettera d), e l'articolo 87, paragrafo 2, lettera a), TFUE (cooperazione di polizia e giudiziaria) anziché dell'articolo 16 TFUE (protezione dei dati); |
2. |
decide di chiedere il parere della Corte di giustizia sulla compatibilità dell'accordo con i trattati; |
3. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione, per conoscenza, al Consiglio e alla Commissione, e di prendere le disposizioni necessarie ai fini dell'ottenimento di tale parere. |
(1) GU C 81 E del 15.3.2011, pag. 70.
(2) GU C 74 E del 13.3.2012, pag. 8.
(3) GU C 357 del 30.12.2010, pag. 7.
(4) GU C 51 del 22.2.2014, pag. 12.
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/5 |
P8_TA(2014)0059
L'UE e il quadro di sviluppo globale dopo il 2015
Risoluzione del Parlamento europeo del 25 novembre 2014 sull'UE e sul quadro di sviluppo globale post 2015 (2014/2143(INI))
(2016/C 289/02)
Il Parlamento europeo,
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vista la dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite dell'8 settembre 2000, |
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vista la relazione adottata nel luglio 2014 dal gruppo di lavoro aperto delle Nazioni Unite sugli obiettivi di sviluppo sostenibile, |
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vista la relazione adottata in data 8 agosto 2014 dal comitato intergovernativo di esperti sul finanziamento dello sviluppo sostenibile, |
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vista la dichiarazione ministeriale rilasciata nel luglio 2014 dal Forum politico di alto livello sullo sviluppo sostenibile, |
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vista la relazione delle Nazioni Unite sugli obiettivi di sviluppo del Millennio per il 2014, |
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visto il documento finale della riunione ad alto livello del partenariato globale per un'efficace cooperazione allo sviluppo (GPEDC) tenutasi in Messico nell'aprile 2014, |
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visti la dichiarazione e la piattaforma d'azione di Pechino, approvate in occasione della quarta Conferenza mondiale sulle donne svoltasi nel settembre 1995, e i successivi documenti finali, |
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visti il programma d'azione della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (ICPD), adottato al Cairo nel 1994, e la successiva revisione + 20, |
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vista la Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW) del 18 dicembre 1979, |
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vista la relazione «Gender Chart 2012» delle Nazioni Unite, che misura il miglioramento degli aspetti relativi alla parità di genere negli otto obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM), |
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visti l'esito della Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e sullo sviluppo del 1992 e la relazione della successiva Conferenza sullo sviluppo sostenibile, svoltasi a Rio de Janeiro, Brasile, dal 20 al 22 giugno 2012, |
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vista la relazione sullo sviluppo umano 2014 del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) dal titolo «Sustaining Human Progress: Reducing Vulnerabilities and Building Resilience» (Sostegno del progresso umano: riduzione delle vulnerabilità e costruzione della resilienza), |
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vista la relazione pubblicata nel maggio 2013 dal gruppo di personalità ad alto livello delle Nazioni Unite sull'agenda di sviluppo post 2015, |
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vista la relazione della Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile svoltasi a Rio de Janeiro, Brasile, dal 20 al 22 giugno 2012, |
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vista la relazione al Segretario generale delle Nazioni Unite pubblicata nel giugno 2012 dall'Unità operativa delle Nazioni Unite sull'agenda di sviluppo post 2015, dal titolo «Realising the future we want for all» (Realizzare il futuro che vogliamo per tutti), |
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vista la risoluzione dal titolo «Keeping the promise: united to achieve the Millennium Development Goals» (Mantenere la promessa: uniti per realizzare gli obiettivi di sviluppo del Millennio) adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite in occasione della sua riunione plenaria di alto livello sugli obiettivi di sviluppo del Millennio, tenutasi durante la sua 65a sessione nel 2010, |
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visto il programma d'azione di Istanbul per i paesi meno sviluppati per il decennio 2011-2020, |
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vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, |
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vista la relazione della FAO sullo stato dell'insicurezza alimentare, |
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visti la dichiarazione e il piano d'azione adottati al forum di alto livello sull'efficacia degli aiuti svoltosi a Busan nel dicembre 2011, |
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vista la relazione dell'UNDP dal titolo «Beyond the Midpoint: Achieving the Millennium Development Goals» (Intraprendere la seconda metà del percorso: realizzazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio), pubblicata nel gennaio 2010, |
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visti la dichiarazione universale dei diritti umani e il quadro giuridico in materia di diritti umani, |
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vista l'attività svolta dall'Unità operativa delle Nazioni Unite sull'agenda di sviluppo post 2015, sotto la guida congiunta del dipartimento Economia e affari sociali delle Nazioni Unite (UN DESA) e dell'UNDP, con il sostegno di tutte le agenzie delle Nazioni Unite e in consultazione con le parti interessate, |
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visti la Strategia mondiale e il piano d'azione per la sanità pubblica, l'innovazione e la proprietà intellettuale dell'OMS del 24 maggio 2008, |
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visti la dichiarazione di Parigi sull'efficacia degli aiuti e il programma d'azione di Accra, |
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vista la dichiarazione del 1986 sul diritto allo sviluppo, |
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visto il codice di condotta dell'Unione europea in materia di complementarità e divisione dei compiti nell'ambito della politica di sviluppo (1), |
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visto l'articolo 7 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), che ribadisce che «l'Unione assicura la coerenza tra le sue varie politiche e azioni, tenendo conto dell'insieme dei suoi obiettivi», |
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visto l'articolo 208 TFUE, che sancisce che «l'Unione tiene conto degli obiettivi della cooperazione allo sviluppo nell'attuazione delle politiche che possono avere incidenze sui paesi in via di sviluppo», |
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vista la comunicazione della Commissione del 2 giugno 2014 dal titolo «Un'esistenza dignitosa per tutti: dalla visione all'azione collettiva» (COM(2014)0335), |
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vista la comunicazione della Commissione del 13 maggio 2014 dal titolo «Un ruolo più incisivo del settore privato nella crescita inclusiva e sostenibile dei paesi in via di sviluppo» (COM(2014)0263), |
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visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione del 30 aprile 2014 dal titolo «Tool-box: A Rights-Based Approach, encompassing all human rights for EU Development Cooperation» (Strumenti per la promozione di un approccio basato sui diritti che includa tutti i diritti umani nella cooperazione allo sviluppo dell'UE, SWD(2014)0152), |
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vista la comunicazione della Commissione del 27 febbraio 2013 dal titolo «Un'esistenza dignitosa per tutti: sconfiggere la povertà e offrire al mondo un futuro sostenibile» (COM(2013)0092), |
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vista la comunicazione della Commissione del 12 settembre 2012 dal titolo «Le radici della democrazia e dello sviluppo sostenibile: l'impegno dell'Europa verso la società civile nell'ambito delle relazioni esterne» (COM(2012)0492), |
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viste le consultazioni pubbliche della Commissione sulla preparazione di una posizione dell'UE dal titolo «Verso un quadro di sviluppo post 2015», svoltesi dal 15 giugno al 15 settembre 2012, |
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vista la dichiarazione comune del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla politica di sviluppo dell'Unione europea, intitolata «Il consenso europeo» (2), |
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viste la comunicazione della Commissione del 12 aprile 2005 dal titolo «Coerenza delle politiche per lo sviluppo» (COM(2005)0134) e le conclusioni della 3166a sessione del Consiglio «Affari esteri», del 14 maggio 2012, dal titolo «Potenziare l'impatto della politica di sviluppo dell'Unione europea: un programma di cambiamento», |
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visto il regolamento (UE) n. 233/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2014, che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo per il periodo 2014-2020 (3), |
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vista la sua raccomandazione al Consiglio del 2 aprile 2014 sulla 69a sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (4), |
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vista la sua posizione del 2 aprile 2014 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'anno europeo dello sviluppo (2015) (5), |
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vista la sua risoluzione del 13 giugno 2013 sugli obiettivi di sviluppo del Millennio — elaborazione del quadro post 2015 (6), |
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viste le conclusioni del Consiglio «Affari esteri» del 19 maggio 2014 relative a un approccio alla cooperazione allo sviluppo basato sui diritti che includa tutti i diritti umani, |
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viste le conclusioni del Consiglio «Affari esteri» del 12 dicembre 2013 relative al finanziamento dell'eliminazione della povertà e dello sviluppo sostenibile oltre il 2015, |
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vista la dichiarazione congiunta ACP-UE del 20 giugno 2014 sull'agenda di sviluppo post 2015, |
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viste le conclusioni del Consiglio «Affari generali» del 25 giugno 2013 su un'agenda globale post 2015, |
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visto l'articolo 52 del suo regolamento, |
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visti la relazione della commissione per lo sviluppo e il parere della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A8-0037/2014), |
A. |
considerando che nel 2000 tutte le parti interessate si sono riunite per definire gli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM), impegnandosi a raggiungere obiettivi concreti in materia di sviluppo ed eliminazione della povertà entro il 2015; |
B. |
considerando che gli OSM hanno sensibilizzato in merito alla necessità di porre fine alla povertà globale quale sfida urgente e priorità d'azione a livello mondiale; che il livello di realizzazione degli OSM è variabile e che si registrano effetti positivi tangibili sulla riduzione della povertà estrema, sulla lotta contro la malaria e la tubercolosi, sul miglioramento dell'accesso all'acqua potabile e sulla riduzione delle disparità nelle iscrizioni alla scuola primaria; che è necessario affrontare appieno alcune lacune in relazione agli OSM nella definizione del quadro post 2015; |
C. |
considerando che le valutazioni dei progressi compiuti nella realizzazione degli attuali OSM hanno indicato che nel nuovo quadro sarà essenziale stabilire una forte connessione tra l'eliminazione della povertà, la lotta contro le disuguaglianze e la promozione dello sviluppo sostenibile, nonché un insieme unico e universale di obiettivi con approcci differenziati; |
D. |
considerando che, secondo le previsioni, la popolazione urbana aumenterà dagli attuali 3,6 miliardi di persone a oltre 6 miliardi e che le città più grandi si trasformeranno in megalopoli con oltre 100 milioni di abitanti; che un'eccessiva urbanizzazione mina la sostenibilità dello sviluppo in tutte le sue dimensioni; |
E. |
considerando che la Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo, tenutasi al Cairo nel 1994, ha esortato a garantire l'accesso ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva, inclusa la pianificazione familiare; che nel 2013, secondo le stime, 289 000 donne sono morte durante la gravidanza e il parto; che vanno ricordati l'OSM 5 e la necessità che le donne abbiano accesso a un metodo efficace di contraccezione e alla pianificazione familiare al fine di ridurre di quasi un terzo la mortalità materna; |
F. |
considerando che la riduzione della povertà è disomogenea e le disuguaglianze tra i paesi e al loro interno, che sono aumentate sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, rappresentano un'importante sfida per lo sviluppo, soprattutto nei paesi a basso reddito e in quelli a medio reddito; che 1,5 miliardi di persone vivono in povertà, con molteplici privazioni in materia di salute, istruzione e tenore di vita, soprattutto negli Stati fragili e interessati da conflitti; |
G. |
considerando che i conflitti violenti e le crisi umanitarie continuano a incidere negativamente sugli sforzi in materia di sviluppo; che le donne subiscono maggiormente le conseguenze dei conflitti militari e delle crisi; |
H. |
considerando che sono ancora necessari sforzi ulteriori per dimezzare la percentuale di persone che soffrono la fame, dal momento che 162 milioni di bambini sono a rischio di malnutrizione; che la fame nascosta può essere definita come carenza di micronutrienti, che può causare effetti irreversibili sulla salute nonché conseguenze socioeconomiche legate alla riduzione della produttività delle persone; |
I. |
considerando che il 2014 è l'Anno internazionale dell'agricoltura familiare; |
J. |
considerando che la dichiarazione sul diritto allo sviluppo del 1986 sancisce che lo sviluppo è un diritto umano fondamentale; che tale dichiarazione impegna all'adozione di un approccio «basato sui diritti umani», caratterizzato dalla realizzazione di tutti i diritti umani (economici, sociali, culturali, civili e politici); che la dichiarazione impegna altresì al rafforzamento della cooperazione internazionale; |
K. |
considerando che i cambiamenti climatici e il degrado ambientale mettono a rischio la riduzione della povertà amplificando le vulnerabilità esistenti, laddove molti paesi in via di sviluppo continuano a dipendere dall'agricoltura e da risorse naturali sensibili al clima e non dispongono delle capacità per gestire i rischi climatici; che è urgentemente necessario ridurre le emissioni globali di gas a effetto serra e conseguire una gestione e una governance delle risorse naturali più eque e sostenibili; |
L. |
considerando che i progressi compiuti ai fini del raggiungimento degli OSM in materia di salute sono dovuti in gran parte agli investimenti in R&S realizzati negli anni precedenti; che i diritti di proprietà intellettuale non dovrebbero impedire l'accesso a farmaci a prezzi contenuti; |
M. |
considerando che l'accesso allo sviluppo della prima infanzia, a un'istruzione e a una formazione del livello qualitativo più elevato per tutti i bambini, i giovani e gli adulti costituisce un requisito essenziale per mettere fine al circolo vizioso della povertà e della disuguaglianza intergenerazionale; |
N. |
considerando che i progressi realizzati finora per quanto riguarda la parità di genere e l'emancipazione femminile sono scarsi; che le donne sono spesso vittime di discriminazioni e violenza; |
O. |
considerando che, a livello globale, le donne e le ragazze costituiscono la maggioranza di coloro che vivono in condizioni di estrema povertà e che la parità di genere e i diritti delle donne sono una condizione necessaria per il successo del quadro di sviluppo globale post 2015; che ogni giorno circa 800 donne nel mondo muoiono a causa di complicanze durante la gravidanza o il parto; che la Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo, tenutasi al Cairo nel 1994, ha esortato a garantire l'accesso alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, elemento che può permettere di salvare vite umane; |
P. |
considerando che le donne rappresentano più della metà dei migranti; |
Q. |
considerando che l'Africa esporta molti più capitali nel mondo attraverso flussi finanziari illeciti rispetto a quanto riceva in termini di aiuti internazionali e rimesse; |
R. |
considerando che il nuovo quadro di sviluppo sostenibile offre l'opportunità di garantire un'ampia partecipazione delle organizzazioni della società civile, delle autorità locali e dei parlamenti nazionali; |
S. |
considerando che è necessario creare più posti di lavoro nuovi e dignitosi al fine di far fronte alla crescita demografica su scala globale; che il settore privato è un'importante fonte di posti di lavoro, sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, e può pertanto costituire un partner essenziale nella lotta contro la povertà, qualora esistano meccanismi di responsabilità chiari e siano rispettate le normative internazionali in materia di protezione sociale; |
T. |
considerando che gli aiuti continuano a svolgere un ruolo fondamentale nella riduzione della povertà e a rappresentare un fattore di svolta nei paesi in via di sviluppo; |
U. |
considerando che la mobilitazione delle risorse interne costituisce un elemento importante nella lotta contro la povertà e la disuguaglianza; |
V. |
considerando che l'UE e gli Stati membri sono i principali donatori di aiuti allo sviluppo e che, pertanto, dovrebbero continuare a rappresentare la forza trainante durante la prossima fase di negoziati in seno alle Nazioni Unite, promuovendo in particolare un approccio basato sui diritti umani, fondato sull'uguaglianza, sulla non discriminazione, sulla partecipazione e sull'inclusione nella progettazione e attuazione del quadro; |
W. |
considerando che nelle sue conclusioni del dicembre 2014 il Consiglio definirà una serie coerente di principi nonché le principali direttive della strategia negoziale; |
X. |
considerando che l'articolo 208 TFUE sancisce che l'eliminazione della povertà costituisce l'obiettivo principale della politica dell'UE in materia di sviluppo e stabilisce la coerenza delle politiche per lo sviluppo; |
I. Obiettivi di sviluppo del Millennio: valutazione e nuove sfide
1. |
sottolinea che il panorama globale è cambiato negli ultimi anni, anche con spostamenti negli equilibri economici e politici, e che alcune economie emergenti e in via di sviluppo, pur avendo registrato un'importante crescita economica, si trovano ancora ad affrontare livelli di disuguaglianza elevati e crescenti; ritiene necessario un nuovo approccio che comprenda la governance globale, con un forte accento sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo e sulla fornitura di beni pubblici globali; |
2. |
ricorda che gli OSM, malgrado la loro vantaggiosa semplicità, non hanno affrontato i fattori strutturali che stanno alla base della povertà e delle disuguaglianze; sottolinea che il quadro di sviluppo sostenibile globale post 2015 dovrebbe essere in grado di indurre cambiamenti affrontando le cause profonde della povertà e della disuguaglianza, portando in tal modo a termine il lavoro rimasto incompiuto nell'ambito degli attuali OSM; |
3. |
sottolinea che gli OSM definiti nel 2000 hanno portato al conseguimento di importanti risultati nei paesi a medio reddito e nei paesi in via di sviluppo ma che tuttavia tali progressi sono stati caratterizzati da squilibri, sia tra i paesi che al loro interno, pertanto è necessario analizzare correttamente tali risultati e trarre gli opportuni insegnamenti, definendo nel contempo il quadro di sviluppo globale post 2015; |
4. |
ricorda che, sebbene gli OSM abbiano consentito cambiamenti decisivi nella vita delle persone, questioni di primo piano come le violazioni dei diritti umani, le disuguaglianze, anche di genere, i conflitti armati e il terrorismo, i cambiamenti climatici, l'insicurezza alimentare, la mancanza di diritti di proprietà e di diritti fondiari, la migrazione, l'accesso limitato ai servizi sanitari e all'istruzione, i cambiamenti demografici, la limitata disponibilità di risorse, la perdita di biodiversità, la corruzione, la frode e l'elusione fiscale, la crescita non sostenibile, la disoccupazione e le crisi economiche e finanziarie continuano a rappresentare sfide estremamente complesse e correlate per i prossimi decenni, rendendo necessaria la ricerca di nuovi percorsi di sviluppo che possano condurre a uno sviluppo inclusivo e sostenibile per tutti; |
5. |
sottolinea che la sostenibilità ambientale è una sfida primaria, il cui fallimento rischia di minacciare tutte le dimensioni dello sviluppo umano; ricorda, in particolare, che il degrado ambientale rappresenta un ostacolo enorme al raggiungimento dell'obiettivo dell'eliminazione della povertà estrema e della fame; rammenta, ad esempio, che le persistenti disuguaglianze e le lotte in relazione alla scarsità delle risorse sono fra le principali cause di conflitto, fame, insicurezza e violenza, fattori che, a loro volta, rallentano lo sviluppo umano e gli sforzi volti a raggiungere uno sviluppo sostenibile; |
6. |
sottolinea che il nuovo quadro dovrebbe fornire una risposta efficace a tali sfide e affrontare importanti questioni quali il rispetto della dignità di ogni essere umano, la giustizia, l'uguaglianza, il buon governo, la democrazia, lo Stato di diritto, la pace e la sicurezza, i cambiamenti climatici, la riduzione del rischio di catastrofi e la costruzione di resilienza, la conservazione della biodiversità, lo sviluppo inclusivo e sostenibile, i diritti di proprietà, i diritti fondiari, la sanità e la protezione sociale, l'istruzione, la ricerca e l'innovazione nonché i diritti delle donne, dei bambini, dei giovani e delle minoranze; |
7. |
pone l'accento sul fatto che il nuovo quadro di sviluppo deve avere carattere universale ed essere applicabile a tutti i paesi, compresi gli Stati membri dell'UE, e deve essere quindi pertinente ed equo sia per i paesi sviluppati sia per quelli in via di sviluppo, tenendo conto delle diverse circostanze, capacità, politiche e priorità a livello nazionale; sottolinea che le nuove responsabilità e gli oneri che ne derivano devono essere distribuiti equamente, ma in modo giusto, fra tutti i paesi; invita l'UE a suggerire quali azioni e impegni concreti si possano adottare per osservare a livello nazionale e internazionale il principio dell'universalità; |
8. |
sottolinea che la responsabilità reciproca e la trasparenza a tutti i livelli dovrebbero costituire il fulcro del nuovo quadro di sviluppo e che è importante che i governi nazionali e gli altri attori, tra cui il settore privato, siano tenuti a rendere conto dell'attuazione del quadro; |
9. |
invita l'UE a guidare attivamente il processo per la definizione di un quadro unico, completo e integrato di sviluppo globale post 2015 e accoglie con favore il consenso raggiunto in merito alla necessità che la nuova agenda globale di sviluppo rafforzi i mezzi di attuazione e rinnovi il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile; |
II. Necessità di un rinnovato partenariato globale e di una posizione dell'UE forte e coesa
10. |
chiede che l'UE svolga un ruolo attivo nella definizione di un nuovo partenariato globale che mobiliti azioni da parte di tutti i paesi, comprese le economie emergenti, e di tutte le parti interessate, tra cui il settore privato, le organizzazioni della società civile, le autorità locali e i parlamenti nazionali; |
11. |
invita l'UE ad adottare una posizione forte, coesa e unificata nell'ambito dei prossimi negoziati intergovernativi, tenendo conto delle priorità evidenziate nella presente risoluzione; |
12. |
appoggia le conclusioni del gruppo di lavoro aperto delle Nazioni Unite; ritiene, tuttavia, che il quadro individuato in tali conclusioni possa essere riorganizzato, mantenendo comunque un equilibrio tra l'eliminazione della povertà, la lotta contro le disuguaglianze e le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, senza compromettere l'approccio basato sui diritti né obiettivi più ambiziosi e innovativi; |
13. |
sottolinea che il nuovo quadro globale dovrebbe includere l'architettura istituzionale idonea, per occuparsi dei principali obiettivi di eliminazione della povertà, lotta contro le disuguaglianze e promozione dello sviluppo sostenibile, unitamente a orientamenti chiari per la vigilanza sulla sua attuazione, e che tale architettura dovrebbe occuparsi altresì delle complessità e dei collegamenti tra le diverse parti del quadro futuro; |
14. |
ritiene che la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile sia uno strumento essenziale per l'attuazione del quadro post 2015; invita l'UE, a tal fine, a garantire che gli orientamenti necessari, le valutazioni d'impatto e i meccanismi di monitoraggio e notifica rendano concreta la coerenza delle politiche per lo sviluppo nell'ambito di tale quadro; |
15. |
sottolinea che il carattere universale dell'agenda di sviluppo globale post 2015 comporta impegni più sostanziali per l'UE e i suoi Stati membri; sottolinea che i nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile nell'ambito del quadro globale dovranno trovare riscontro sia nelle politiche esterne che in quelle interne dell'UE; |
III. Settori prioritari
16. |
rammenta che l'eliminazione della povertà deve continuare a rappresentare la priorità principale dell'agenda di sviluppo globale post 2015, unitamente alla gestione dei pilastri interconnessi della sostenibilità economica, ecologica e sociale e al partenariato mondiale rafforzato; |
Eliminazione della povertà, lotta contro le disuguaglianze e sviluppo sostenibile
17. |
sottolinea che l'eliminazione della povertà e la lotta contro le disuguaglianze, unitamente allo sviluppo sostenibile, dovrebbero costituire i principi di fondo del quadro di sviluppo globale post 2015; pone l'accento sulla necessità che il quadro sia incentrato sulle persone e si occupi della mancanza di giustizia applicando un approccio basato sui diritti, allo scopo di ridurre le disuguaglianze, tra i paesi e al loro interno, in quanto una delle priorità fondamentali del nuovo quadro; |
18. |
osserva che le disuguaglianze ostacolano gli sforzi finalizzati allo sviluppo e alla riduzione della povertà; ribadisce che l'eliminazione della povertà, l'uguaglianza e lo sviluppo sostenibile sono possibili soltanto se si tiene conto di tutti i gruppi vulnerabili e se sono promossi un accesso equo e un uso sostenibile delle risorse nonché il buon governo; invita l'UE e i suoi Stati membri a sostenere gli obiettivi di sviluppo sostenibile SDG 10 proposti dal gruppo di lavoro aperto delle Nazioni Unite, in quanto obiettivi autonomi nel nuovo quadro; |
19. |
sottolinea la necessità di un obiettivo sull'eliminazione della povertà estrema al di sotto della soglia dei 2 dollari al giorno, affinché il quadro possa essere realmente trasformativo; |
20. |
pone l'accento sul fatto che il futuro quadro dovrebbe affrontare gli aspetti pluridimensionali della povertà e della disuguaglianza, che non si limitano alla mancanza di reddito ma interessano la persona umana nella sua dignità e in tutte le sue dimensioni, inclusa la dimensione sociale; sottolinea che la povertà non dovrebbe essere valutata solo a seconda del reddito ma anche sulla base di indicatori di benessere oltre che sul PIL; |
21. |
raccomanda di sostenere il consolidamento dello Stato attraverso un aumento degli aiuti generali e/o settoriali, subordinati a criteri di buon governo; |
22. |
sottolinea che in un'economia ampiamente globalizzata il potere contrattuale dei lavoratori si è ridotto a causa della liberalizzazione, cosa che a sua volta pregiudica l'esercizio dei diritti sanciti dalla dichiarazione universale dei diritti umani e dall'agenda per il lavoro dignitoso; invita pertanto l'UE a definire la sua strategia in materia di politica commerciale in modo tale da mantenere e tutelare norme sociali e ambientali elevate, scoraggiando nel contempo qualsiasi forma di dumping sociale e ambientale; |
23. |
evidenzia l'importante nesso esistente tra il buon governo, lo sviluppo sostenibile, la crescita e la riduzione delle disuguaglianze sociali; sottolinea l'importanza di promuovere la parità di opportunità e di diritti, come pure il dialogo sociale; chiede una più vasta definizione di povertà rispetto a quella basata sul solo PIL, includendo misure più ampie di progresso e benessere; |
24. |
mette in evidenza il determinante ruolo economico e sociale di una classe media forte e stabile; sottolinea la necessità di un maggiore coinvolgimento della classe media nel processo politico a favore di una crescita inclusiva; |
25. |
chiede la promozione di uno sviluppo ecologicamente sostenibile in tutti i paesi, sia sviluppati sia in via di sviluppo, mediante l'uso sostenibile delle risorse naturali rinnovabili e la protezione dell'ambiente; |
26. |
sottolinea la necessità di promuovere lo sviluppo sostenibile bilanciando lo sviluppo regionale, mediante la promozione delle città più piccole e la prevenzione di una crescita eccessiva delle grandi città; |
Approccio basato sui diritti umani
27. |
accoglie con favore il fatto che la promozione di un approccio basato sui diritti umani e incentrato sulle persone sia stata inclusa tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile proposti dal gruppo di lavoro aperto delle Nazioni Unite; esprime tuttavia preoccupazione per la mancata adozione, allo stato attuale, di un approccio più ambizioso e sottolinea che si tratta di un requisito fondamentale per far fronte alle cause profonde della povertà, dell'esclusione sociale e della disuguaglianza; |
28. |
sottolinea l'universalità, l'indivisibilità e l'interdipendenza di tutti i diritti umani di tutte le persone senza alcun tipo di discriminazione, a partire dal diritto fondamentale alla dignità di tutti gli esseri umani, con particolare attenzione ai diritti umani delle donne e delle ragazze, compresa la promozione dell'accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, nonché la tutela e il rispetto dei diritti dei migranti e delle minoranze, comprese le persone LGBTI e le persone affette da HIV; pone l'accento sull'importanza di tutelare e promuovere i diritti delle persone con disabilità nel nuovo quadro; |
29. |
invita l'UE a porre l'accento sull'importanza di conferire priorità, nell'agenda post 2015, all'adozione e all'attuazione di un quadro giuridico adeguato nonché sulla necessità che le politiche nazionali e locali contrastino la corruzione e l'impunità, assicurando un accesso equo a istituzioni giudiziarie imparziali e indipendenti e mezzi di ricorso efficaci contro le violazioni dei diritti umani, in particolare dei gruppi emarginati, nonché alla protezione dei difensori dei diritti umani; sottolinea che il quadro di sviluppo globale post 2015 deve inoltre garantire il buon governo, la democrazia e lo Stato di diritto; |
30. |
invita l'UE a raddoppiare gli sforzi volti a garantire, durante i prossimi negoziati intergovernativi, che l'approccio basato sui diritti umani e il diritto allo sviluppo diventino i concetti principali su cui si fonda il quadro di sviluppo globale post 2015 e a includere pertanto i principi chiave dell'universalità, indivisibilità, non discriminazione e uguaglianza, responsabilità e Stato di diritto, partecipazione e inclusione nella definizione, attuazione e controllo del quadro di sviluppo post 2015; sottolinea l'importanza di mantenere l'obiettivo di sviluppo sostenibile 16 proposto dal gruppo di lavoro aperto delle Nazioni Unite quale obiettivo autonomo nel nuovo quadro di sviluppo globale; |
Prevenzione dei conflitti, ripresa postbellica, costruzione della pace e promozione di una pace duratura
31. |
ritiene che il quadro di sviluppo globale post 2015 debba debitamente riflettere il «New Deal» per l'impegno negli Stati fragili e gli obiettivi di costruzione della pace e di consolidamento dello Stato concordati a Busan; sottolinea che nel nuovo quadro occorre rivolgere particolare attenzione agli Stati fragili; accoglie favorevolmente il fatto che la promozione di società pacifiche sia una delle priorità dell'UE e stia diventando un elemento importante del nuovo quadro; reputa imperativo intraprendere partenariati strutturali, intensi e a lungo termine che diano priorità alla riforma del settore della sicurezza e alla creazione dello Stato di diritto e di istituzioni democratiche; |
32. |
sottolinea che il nuovo quadro deve affrontare le cause soggiacenti dei conflitti e della fragilità; chiede alle istituzioni europee di porre in essere procedure più reattive nelle situazioni di post-conflitto e di adottare una strategia che consenta all'aiuto allo sviluppo di contribuire al meglio agli obiettivi in materia di sicurezza; |
33. |
condanna vigorosamente la mancanza di azioni penali e sanzioni nelle zone di conflitto, soprattutto per quanto riguarda la violenza sessuale nei confronti di donne e ragazze; sottolinea la necessità di raddoppiare gli sforzi per la protezione dei civili colpiti dai conflitti armati, di migliorare l'accesso al sostegno psicologico, in particolare per le donne e i bambini e di rafforzare il collegamento tra aiuto di emergenza, risanamento e sviluppo nel nuovo quadro globale; |
34. |
riconosce l'importante contributo delle donne alla prevenzione dei conflitti e agli sforzi di costruzione della pace e chiede pertanto la promozione della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite al fine di garantire la partecipazione delle donne alla risoluzione dei conflitti e la costruzione della democrazia; |
Mitigazione dei cambiamenti climatici, protezione dell'ambiente e riduzione del rischio di catastrofi
35. |
ritiene che la mitigazione dei cambiamenti climatici e l'adattamento a essi debbano essere integrati efficacemente nel quadro di sviluppo globale post 2015 come questione trasversale, in modo visibile e ambizioso; sostiene l'ampia gamma di misure volte ad affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici e a garantire un futuro migliore alla nuova generazione, tra l'altro eliminando progressivamente le sovvenzioni dannose per l'ambiente; sottolinea che occorre rivolgere particolare attenzione all'energia rinnovabile, determinante ai fini della mitigazione dei cambiamenti climatici; |
36. |
sottolinea che il processo d'integrazione non dovrebbe portare a distogliere gli aiuti pubblici allo sviluppo verso politiche climatiche che non conseguono una diretta riduzione della povertà; |
37. |
ritiene che molte comunità povere subiscano già con le conseguenze dei cambiamenti climatici, pur essendone responsabili solo in minima parte; ribadisce l'urgente necessità di agire per ridurre le emissioni, ponendo l'accento sulle strategie senza emissioni di carbonio; sottolinea che la transizione verso un'economia efficiente dal punto di vista energetico e basata su energie rinnovabili può condurre a enormi progressi nell'eliminazione della povertà; ritiene che l'UE debba sostenere l'accesso universale a servizi energetici rinnovabili, affidabili ed economicamente accessibili; |
38. |
accoglie con favore il fatto che la mitigazione dei cambiamenti climatici e lo sfruttamento sostenibile delle risorse naturali siano nettamente presenti e integrati nel documento conclusivo del gruppo di lavoro aperto, compresi gli obiettivi previsti in materia di conservazione di oceani e mari, nonché di conservazione di biodiversità e foreste; |
39. |
pone l'accento sull'importanza di includere nel nuovo quadro misure di assistenza umanitaria, di sviluppo delle capacità, di prevenzione e di partecipazione dal basso che consentano di ridurre efficacemente il rischio di catastrofi e di rafforzare la resilienza; sottolinea la necessità di rafforzare l'assistenza, il coordinamento e le risorse internazionali per la risposta di emergenza, la ripresa e la ricostruzione nelle situazioni post-calamità; |
40. |
riconosce il peculiare ruolo delle donne nel contribuire alla sostenibilità; chiede pertanto l'integrazione della prospettiva di genere nelle politiche ambientali e dei cambiamenti climatici, per garantire una riduzione delle disparità di genere per quanto riguarda l'accesso alle risorse per l'adattamento ai cambiamenti climatici e il controllo di tali risorse; |
Sicurezza alimentare, nutrizione, agricoltura sostenibile, lotta al degrado del suolo, approvvigionamento idrico e servizi igienico-sanitari
41. |
plaude al fatto che la sicurezza alimentare e nutrizionale sia emersa quale settore prioritario del nuovo quadro di sviluppo globale; accoglie positivamente l'inclusione dell'obiettivo autonomo di porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare e una migliore nutrizione e promuovere l'agricoltura sostenibile nel documento conclusivo del gruppo di lavoro aperto; riconosce le esigenze specifiche delle donne impiegate nell'agricoltura per quanto riguarda la sicurezza alimentare; ritiene che tali esigenze debbano essere tenute in considerazione nell'elaborazione del nuovo quadro di sviluppo; |
42. |
sottolinea l'importanza di tenere conto dei nessi esistenti con una migliorata produttività dell'agricoltura e della pesca sostenibile per la riduzione della perdita e dello spreco degli alimenti, la gestione trasparente delle risorse naturali e l'adattamento ai cambiamenti climatici; |
43. |
sottolinea che la sicurezza del regime di proprietà per i produttori su piccola scala, piccoli proprietari, che tiene conto dei diritti tradizionali di uso delle terre, stimola le economie locali e incrementa la sicurezza alimentare; |
44. |
sottolinea la necessità di andare oltre la sicurezza alimentare, per considerare il cibo come un diritto umano fondamentale, al fine di poter definire un obiettivo chiaro di «Fame zero» e porre fine allo scandalo della fame entro il 2025; sottolinea che gli sforzi tesi a porre fine alla fame e alla malnutrizione, nonché al fenomeno della «fame nascosta», dovrebbero concentrarsi particolarmente sui bambini e le donne che allattano; |
45. |
pone l'accento sull'importanza di mettere in atto, gli impegni di Rio + 20 in materia di degrado del suolo in tutti i paesi, così come le linee guida della FAO sul diritto all'alimentazione e sulla proprietà fondiaria; sottolinea l'importanza del buon governo a livello globale per lottare contro l'accaparramento di terreni; |
46. |
pone l'accento sulla necessità di rafforzare il buon governo nel settore fondiario e di preservare i terreni dal sempre crescente rischio di accaparramento da parte di gruppi economici; |
47. |
sottolinea l'importanza di considerare l'accesso universale all'acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari come pure la gestione integrata delle risorse idriche; sottolinea l'esigenza di agire per ridurre l'utilizzo di sostanza chimiche pericolose e per prevenire l'inquinamento; |
Sanità e istruzione
48. |
ritiene che il settore sanitario sia fondamentale ai fini dello sviluppo economico e sociale delle società; invita pertanto l'UE a concentrarsi sulla promozione di una tutela equa, universale e sostenibile della salute nel nuovo quadro globale, con un'enfasi particolare su terapie e assistenza sanitaria a prezzi accessibili per i bambini e le madri e l'obiettivo ambizioso di eliminare i decessi prevenibili di puerpere, neonati e bambini e di porre fine alle epidemie di AIDS, tubercolosi, malaria e altre malattie contagiose; |
49. |
riconosce che la salute è un diritto dell'uomo; sottolinea l'importanza di migliorare l'accesso universale a servizi igienici e a terapie e assistenza sanitaria di alta qualità, compresi i servizi di salute sessuale e riproduttiva; invita l'UE a mettere particolarmente l'accento sulla prevenzione dell'esclusione e della discriminazione dei gruppi più vulnerabili per quanto riguarda i sistemi sanitari; |
50. |
sottolinea l'enorme importanza di continuare a lavorare per migliorare l'accesso all'acqua e ai servizi igienico-sanitari in quanto tema trasversale che condiziona il raggiungimento di altri obiettivi dell'agenda post 2015, comprese la salute, l'istruzione e la parità di genere; |
51. |
sottolinea che l'istruzione è essenziale per lo sviluppo di società autosufficienti; insiste affinché l'accesso a un'istruzione di qualità a tutti i livelli si rifletta nel nuovo quadro di sviluppo globale e che talo quadro affronti anche la problematica dell'accesso all'istruzione in situazioni di emergenza e di crisi; sottolinea l'esigenza di promuovere la cittadinanza partecipativa attraverso il pieno esercizio dei diritti civili e politici e di creare società basate sulla conoscenza e innovative; |
52. |
sollecita la Commissione a promuovere in via prioritaria l'eliminazione delle disuguaglianze nell'accesso alla salute e all'istruzione nel quadro post 2015 e a includere misure specifiche per raggiungere gli individui e i gruppi svantaggiati che sono a rischio di discriminazione; |
Ruolo centrale delle donne nel quadro di sviluppo globale post 2015
53. |
plaude al fatto che l'emancipazione delle donne e delle ragazze e l'importanza della parità di genere siano state riconosciute quali priorità nel documento conclusivo del gruppo di lavoro aperto, tenendo conto del ruolo centrale delle donne nel nuovo quadro di sviluppo globale; invita l'UE e i suoi Stati membri a sostenere l'appello del gruppo di lavoro aperto di un obiettivo autonomo in materia di parità di genere, ad assicurare l'integrazione trasversale delle problematiche di genere in tutti gli obiettivi e a promuovere l'inclusione di obiettivi ambiziosi riguardo ai diritti di donne e ragazze e una migliorata attuazione di tali obiettivi; |
54. |
ribadisce l'importanza di eliminare tutte le forme di discriminazione e violenza contro donne e ragazze nel nuovo quadro; sottolinea l'importanza di eliminare tutte le normative e prassi discriminatorie; esorta l'UE a far sì che l'eliminazione di tutte le forme di violenza, tra cui la violenza domestica, la tratta, lo sfruttamento e le molestie sessuali, e di tutte le pratiche pregiudizievoli, tra cui i matrimoni forzati, precoci o di minori e la mutilazione genitale femminile, divengano una delle massime priorità del nuovo quadro globale nell'ambito dei diritti umani; |
55. |
ritiene che l'agenda globale post 2015 debba trasmettere un messaggio chiaro in merito alla partecipazione delle donne ai processi decisionali; |
56. |
sottolinea l'importanza di garantire a donne e uomini un accesso equo all'occupazione, nonché la parità di retribuzione per lavori di pari valore ovunque; riconosce la necessità di tutelare il diritto delle donne di avere figli e continuare al tempo stesso a lavorare; |
57. |
sottolinea l'importanza di rafforzare l'accesso delle ragazze all'istruzione a tutti i livelli e di rimuovere le barriere di genere all'apprendimento; |
58. |
sottolinea l'importanza di assicurare l'accesso universale a servizi sanitari quali la pianificazione familiare, compresi i diritti alla salute sessuale e riproduttiva; |
59. |
insiste sulla necessità di introdurre meccanismi specifici ed efficaci di protezione delle donne migranti; riconosce l'importanza del diritto delle donne a migrare ed ad integrarsi in una nuova cultura; |
Crescita inclusiva e sostenibile, occupazione e creazione di posti di lavoro dignitosi
60. |
sottolinea che la crescita economica inclusiva e sostenibile, accompagnata dalla creazione di posti di lavoro dignitosi e dall'efficienza nell'uso delle risorse volti a progredire verso un modello di consumo e di produzione più sostenibile e a mitigare i cambiamenti climatici, è fondamentale per il successo dell'agenda post 2015; ritiene che sarà fondamentale definire indicatori qualitativi per controllare sia quanto i progressi registrati nello sviluppo siano inclusivi e sostenibili, sia in che misura le esigenze dei gruppi più indigenti e vulnerabili siano affrontate; |
61. |
sottolinea che è essenziale controllare in che misura lo sviluppo economico beneficia i gruppi più indigenti e vulnerabili e i salari rimangono allineati agli aumenti di produttività; ricorda che è responsabilità dello Stato fornire servizi sociali di base ai propri cittadini, contribuendo così a eliminare la povertà; considera essenziale l'istituzione nei paesi in via di sviluppo di piattaforme definite a livello nazionale in materia di tutela sociale e di regolamentazione del salario minimo; |
62. |
invita l'UE a promuovere un ambiente favorevole per l'imprenditorialità, gli scambi commerciali, gli investimenti e l'innovazione, in quanto ciò favorirà la riduzione delle disuguaglianze e permetterà di rafforzare la giustizia sociale; |
63. |
sottolinea l'esigenza di eliminare progressivamente il lavoro minorile nel nuovo quadro di sviluppo globale; |
64. |
chiede un nuovo quadro globale che crei un regime di scambi commerciali più equo e sostenibile, basato sul dialogo, la trasparenza e il rispetto, che favorisca una maggiore equità nell'ambito del commercio internazionale; ritiene che il commercio equo e solidale costituisca un esempio di partenariato efficace che, riunendo molte parti interessate in tutto il mondo e a livelli diversi nella filiera di approvvigionamento, assicura l'accesso al mercato per i produttori svantaggiati, in particolare donne, garantisce mezzi di sussistenza sostenibili, rispetta le norme in materia di lavoro, elimina progressivamente il lavoro minorile e promuove pratiche agricole e produttive ecologicamente sostenibili; |
65. |
riconosce la necessità che il nuovo quadro globale promuova un sistema di scambi commerciali multilaterali universale, trasparente, basato su norme, aperto, non discriminatorio ed equo nel quadro dell'OMC; invita l'UE a riesaminare la propria strategia in materia di politiche dello sviluppo sostenibile, compreso il commercio equo e solidale; |
66. |
chiede che sia sostenuto lo sviluppo di ecoincentivi, ad esempio la creazione di posti di lavoro verdi; |
67. |
pone l'accento sull'importanza di affrontare la disoccupazione giovanile nel nuovo quadro globale; |
Settore privato
68. |
sottolinea che il settore privato può fungere da motore essenziale della crescita inclusiva e sostenibile quando tiene conto dei principi più importanti dello sviluppo quali i diritti umani, i diritti lavorativi, la responsabilità delle imprese e i meccanismi di trasparenza, il dialogo sociale e gli impegni in materia di ambiente; esorta l'UE a sostenere la creazione di sistemi normativi che riducano la burocrazia eccessiva, promuovano il buon governo, lottino contro la corruzione e promuovano la creazione di posti di lavoro; insiste sull'esigenza di migliorare la responsabilità sociale delle imprese multinazionali attraverso norme giuridicamente vincolanti; in queste circostanze, reputa che il settore privato dovrebbe fungere da motore essenziale dello sviluppo inclusivo e sostenibile; |
69. |
chiede norme trasparenti ed eque per l'accesso ai mercati locali e internazionali, che concedano pari opportunità a tutte le parti interessate; |
70. |
sottolinea che la responsabilità sociale delle imprese dovrebbe costituire un importante elemento del nuovo quadro; |
71. |
invita l'UE a garantire che tutti i flussi di aiuti per il settore privato seguano i principi di efficacia dello sviluppo e assicurino che il settore privato nei paesi in via di sviluppo sia orientato ad aiutare le persone a riscattarsi dalla povertà; |
72. |
accoglie con favore la raccomandazione del Consiglio intesa a porre maggiore enfasi sul sostegno alle PMI creando un ambiente favorevole ai piccoli imprenditori e facilitando l'accesso a finanziamenti e formazione; |
73. |
appoggia in particolare l'ulteriore sviluppo dell'iniziativa per l'imprenditoria sociale nel campo della cooperazione allo sviluppo; chiede di creare nuovi strumenti che contribuiscano a migliorare la cooperazione tra piccole e medie imprese sia nel mondo industrializzato sia nei paesi in via di sviluppo; |
74. |
esorta l'UE a dare la priorità alla giustizia fiscale e alla mobilizzazione di risorse interne nell'agenda post 2015, dato che ciò dovrebbe svolgere un ruolo importante nella trasformazione della società, nell'eliminazione della povertà e nella riduzione delle disuguaglianze; |
Società civile
75. |
riconosce la necessità di un approccio partecipativo al nuovo quadro di sviluppo, che punti a coinvolgere i soggetti a tutti i livelli, sottolinei il ruolo determinante delle organizzazioni della società civile e delle organizzazioni femminili per quanto riguarda il ruolo centrale delle donne nello sviluppo globale, favorisca lo sviluppo e si faccia promotore di universalità, equità, inclusività, responsabilità e trasparenza; sottolinea l'importanza di avviare un dialogo con le organizzazioni presenti sul campo e di facilitare la partecipazione diretta di cittadini e comunità; |
76. |
sottolinea la particolare importanza delle organizzazioni della società civile nel promuovere lo Stato di diritto, la giustizia, i diritti umani e i principi democratici, in particolare nei paesi nei quali la creazione dell'apparato statale è ancora nelle fasi iniziali e le capacità dello Stato e del governo sono limitate; |
Autorità locali e parlamenti nazionali
77. |
pone l'accento sull'importanza di includere le autorità locali e i parlamenti nazionali nella pianificazione e nell'attuazione dello sviluppo e nei flussi di aiuti finanziari; sottolinea che ciò necessita un processo realmente partecipativo sin dall'inizio della fase di sviluppo e che, in questa ottica, occorre riconoscere e rafforzare l'aiuto pubblico decentrato; |
IV. Mobilitazione delle risorse finanziarie
78. |
sollecita gli Stati membri a tenere fede al proprio impegno di stanziare almeno lo 0,7 % del RNL in aiuti pubblici allo sviluppo, compreso almeno lo 0,2 % del RNL ai paesi meno sviluppati e ad altri Stati fortemente vulnerabili; invita l'UE ad adottare un approccio internazionale coerente e completo per i finanziamenti post 2015; ribadisce la necessità di continuare ad adoperarsi in stretta collaborazione con altri donatori per mettere a punto ulteriori meccanismi di finanziamento innovativi, come l'imposta sulle transazioni finanziarie; |
79. |
ricorda l'importanza di rispettare il principio di appropriazione locale nel contesto dello sviluppo; ribadisce la necessità di rafforzare il dialogo politico tra i donatori e i paesi partner; |
80. |
ricorda alla Commissione e agli Stati membri che l'aiuto pubblico allo sviluppo deve rimanere la spina dorsale della politica europea di cooperazione allo sviluppo intesa a eliminare la povertà; |
81. |
sollecita l'UE a valutare i meccanismi di combinazione in modo da assicurare che essi siano trasparenti, includano garanzie di rendicontabilità e abbiano una chiara incidenza sullo sviluppo sostenibile; invita la Commissione a pubblicare orientamenti basati su strategie armonizzate di riduzione della povertà; |
82. |
ribadisce la sua richiesta di iscrivere come priorità principale del finanziamento per lo sviluppo la lotta alla corruzione, al riciclaggio di denaro, all'evasione ed elusione fiscale, ai paradisi fiscali, ai flussi illeciti di capitali e ai regimi fiscali controproducenti; ricorda che secondo le stime i paesi in via di sviluppo hanno perso quasi 6 000 miliardi di dollari a causa dei flussi finanziari illeciti, una cifra notevolmente superiore ai flussi di aiuti pubblici allo sviluppo di tale periodo; sottolinea pertanto l'importanza di rafforzare la trasparenza e il buon governo globali; |
83. |
invita l'UE ad agevolare i partenariati pubblico-privato ove possibile e ad attribuire la priorità all'impiego dell'esperienza, della competenza e dei sistemi di gestione del settore privato, in partenariato con risorse pubbliche; |
84. |
invita l'UE a continuare a sostenere i paesi in via di sviluppo nei loro sforzi per aumentare la mobilitazione di risorse nazionali pubbliche e private e ad aiutarli a istituire sistemi fiscali giusti, sostenibili ed equi, che portino a ridurre la povertà e la dipendenza dagli aiuti; |
V. Indicatori e responsabilità
85. |
pone l'accento sulla cruciale importanza di disporre di dati accessibili e disaggregati per definire politiche appropriate in relazione al nuovo quadro e garantire che i governi e la comunità internazionale siano chiamati a rispondere delle loro azioni; |
86. |
sottolinea la necessità di robusti meccanismi di responsabilità per garantire che sia i paesi sviluppati, sia quelli in via di sviluppo, adempiano i propri impegni e affrontino efficacemente le sfide della povertà e della sostenibilità che saranno oggetto del quadro post 2015; sottolinea che il quadro deve essere basato su prove e includere obiettivi finanziari e un solido controllo, nonché meccanismi di responsabilità a tutti i livelli; ricorda che i meccanismi di controllo dovrebbero includere un processo di revisione basato sull'apertura e la trasparenza; |
o
o o
87. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Segretario generale delle Nazioni Unite e al presidente del gruppo di lavoro aperto sugli obiettivi di sviluppo sostenibile. |
(1) Conclusioni del Consiglio 9558/07 del 15.5.2007.
(2) GU C 46 del 24.2.2006, pag. 1.
(3) GU L 77 del 15.3.2014, pag. 44.
(4) Testi approvati, P7_TA(2014)0259.
(5) Testi approvati, P7_TA(2014)0269.
(6) Testi approvati, P7_TA(2013)0283.
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/19 |
P8_TA(2014)0060
Aspetti occupazionali e sociali della strategia UE 2020
Risoluzione del Parlamento europeo del 25 novembre 2014 sugli aspetti occupazionali e sociali della strategia Europa 2020 (2014/2779(RSP))
(2016/C 289/03)
Il Parlamento europeo,
— |
visti gli articoli 2 e 9 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, |
— |
vista la comunicazione della Commissione del 19 marzo 2014 dal titolo «Bilancio della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva» (COM(2014)0130), |
— |
viste le conclusioni del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2014, |
— |
vista la sua risoluzione del 16 giugno 2010 sulla strategia Europa 2020 (1), |
— |
vista la relazione della Commissione del 13 novembre 2013 intitolata «Un mercato unico per la crescita e l'occupazione: analisi dei progressi compiuti e degli ostacoli ancora esistenti negli Stati membri — Contributo all'analisi annuale della crescita 2014» (COM(2013)0785), |
— |
vista la sua risoluzione del 15 novembre 2011 sulla piattaforma europea contro la povertà e l'esclusione sociale (2), |
— |
vista la sua risoluzione del 17 luglio 2014 sull'occupazione giovanile (3), |
— |
viste le interrogazioni al Consiglio e alla Commissione sugli aspetti occupazionali e sociali della strategia Europa 2020 (O-000076/2014 — B8-0035/2014, O-000077/2014 — B8-0036/2014), |
— |
vista la proposta di risoluzione della commissione per l'occupazione e gli affari sociali, |
— |
visti l'articolo 128, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento, |
A. |
considerando che l'approccio integrato della strategia Europa 2020 sottolinea il principio secondo cui non è possibile realizzare una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva se non si raggiungono i cinque obiettivi principali; |
B. |
considerando che, nonostante la natura integrata della strategia Europa 2020, l'impatto sociale delle misure di risanamento di bilancio e la necessità di preservare un livello adeguato di investimento sociale in quanto fattore di sviluppo e di crescita non sono stati sufficientemente riconosciuti in altri ambiti strategici; |
C. |
considerando che l'UE è lungi dall'aver conseguito gli obiettivi principali della strategia Europa 2020 relativi all'occupazione e alla riduzione della povertà; |
D. |
considerando che, dal lancio nel 2010 della strategia Europa 2020, in alcuni Stati membri i livelli di disoccupazione hanno continuato ad aumentare e che il tasso di disoccupazione nell'UE-28 ha raggiunto nel 2014 la cifra allarmante del 10,1 %, con 24,6 milioni di disoccupati in Europa e un numero in crescita di lavoratori poveri; che nelle regioni ultraperiferiche si registrano livelli ancora peggiori, in quanto il tasso medio di disoccupazione si attesta al 24 % mentre quello tra i giovani al 51 % (4); |
E. |
considerando che dal 2008 il numero di persone a rischio di povertà o esclusione sociale è aumentato di 10 milioni fino a superare i 122,6 milioni, interessando un cittadino su quattro; che le differenze tra gli Stati membri sono altresì in aumento; che il tasso medio di rischio di povertà nell'UE è pari al 24,8 % mentre, nel caso dei minori (fino ai 18 anni), al 28 %, e che tali cifre sono aumentate da quando, nel 2010, è stata attuata la strategia Europa 2020; |
F. |
considerando che il tasso di povertà delle persone con disabilità è superiore del 70 % alla media, in parte a causa dell'accesso limitato all'occupazione; |
G. |
considerando che è necessario garantire un lavoro ad altri 16 milioni di cittadini per raggiungere l'obiettivo di un tasso di occupazione pari al 75 % nel 2020; |
H. |
considerando che, secondo le ultime previsioni della Commissione, nel 2015 il tasso di disoccupazione nell'UE dovrebbe scendere solo al 10,4 %, una diminuzione alquanto trascurabile; |
I. |
considerando che gli elevati tassi di disoccupazione nell'Unione europea sono legati alla contrazione della base produttiva industriale e manifatturiera; |
J. |
considerando che è necessario portare avanti le riforme per rispondere alle richieste sociali e occupazionali dei cittadini; |
K. |
considerando che il divario tra i tassi di occupazione dei vari Stati membri e delle varie regioni sta aumentando, con una conseguente polarizzazione dell'UE tra zone centrali e periferiche e il potenziale rischio di creare maggiori squilibri sociali nel lungo termine; |
L. |
considerando che l'articolo 174 del TFUE stabilisce che l'Unione sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economica, sociale e territoriale, anche nelle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici; |
M. |
considerando che, per far fronte alla crisi, alcuni Stati membri hanno imposto forti tagli alla spesa pubblica nel momento stesso in cui, a causa dell'aumento del numero di disoccupati, è cresciuta la domanda di protezione sociale; che i bilanci nazionali destinati alla sicurezza sociale sono stati ulteriormente ridotti a causa della diminuzione dei contributi a seguito della perdita ingente di posti di lavoro o alla riduzione dei salari, mettendo così a serio rischio il modello sociale europeo; |
N. |
considerando che le regioni che presentano gravi svantaggi naturali o demografici registrano spesso livelli di occupazione più bassi e maggiori difficoltà di accesso a servizi pubblici come l'istruzione o l'assistenza sanitaria; |
O. |
considerando che i livelli di disoccupazione giovanile continuano a destare sempre più preoccupazione, giacché hanno raggiunto il tasso allarmante del 23,3 % (media UE nel 2013), e che oltre il 40 % dei giovani ha contratti a tempo determinato e circa il 25 % lavora a tempo parziale; |
P. |
considerando che la disoccupazione e la disoccupazione giovanile sono altresì legate alla mancanza di misure efficaci volte a stimolare gli investimenti pubblici nell'ambito dell'innovazione, della ricerca e dello sviluppo, delle qualifiche e delle competenze professionali, che sono uno stimolo alla crescita economica e alla creazione di economie di scala; |
Q. |
considerando che nel febbraio del 2013 la Commissione ha adottato il pacchetto di investimenti sociali; |
R. |
considerando che, nel quadro della strategia Europa 2020, tredici Stati membri hanno ricevuto raccomandazioni specifiche per paese intese a promuovere l'occupazione femminile; |
S. |
considerando che in taluni Stati membri l'aumento del tasso di occupazione femminile è principalmente imputabile all'aumento del lavoro a tempo parziale; che, in termini di unità equivalenti a tempo pieno, solo il 53,5 % della forza lavoro femminile dell'UE risulta impiegata; che il tasso di occupazione a tempo parziale delle donne nel 2102 era del 32,9 %, rispetto all'8,4 % riferito agli uomini; |
T. |
considerando che il Fondo sociale europeo sostiene gli sforzi volti al conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 mediante misure di lotta alla disoccupazione, in particolare quella giovanile; che il pacchetto di investimenti di 300 miliardi di EUR promesso da Jean-Claude Juncker dovrebbe essere utilizzato per centrare gli obiettivi della strategia Europa 2020; che è necessario accordare particolare attenzione alla riduzione della povertà e alla creazione di posti di lavoro di qualità; |
U. |
considerando che il Consiglio europeo, nelle conclusioni del 27 giugno 2014, ha sottolineato che l'attuale tasso di disoccupazione dell'UE è inaccettabilmente elevato e ha quindi stabilito un'agenda strategica nettamente incentrata sull'occupazione, sulla crescita e sulla competitività; |
V. |
considerando che, nonostante l'Unione europea sia in linea con i suoi obiettivi in materia di abbandono scolastico, esistono tuttora notevoli differenze tra gli Stati membri a tale riguardo; che una riduzione dei tassi di abbandono scolastico migliorerà l'occupabilità dei giovani; |
W. |
considerando che le disparità di reddito sono aumentate e che nel 2012 il 20 % dei più ricchi ha guadagnato 5,1 volte di più del 20 % dei più poveri, il che costituisce un altro indicatore delle crescenti differenze sociali negli Stati membri e tra gli stessi; che un simile inasprimento delle disuguaglianze rischia di destabilizzare le società europee e, in quanto tale, va contrastato adottando misure volte a stimolare la crescita nell'ambito dell'occupazione e dell'accesso alla conoscenza pubblica, nonché creando posti di lavoro di qualità; |
X. |
considerando che occorre prestare particolare attenzione tanto all'integrazione della dimensione di genere, quanto alla definizione di politiche a favore delle donne al fine di conseguire gli obiettivi principali della strategia Europa 2020 relativi all'occupazione e alla riduzione della povertà e di colmare il persistente divario di genere a livello di disoccupazione e povertà; |
Y. |
considerando che le sfide demografiche e l'invecchiamento della popolazione continueranno ad avere ripercussioni sulla capacità degli Stati membri di conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020; |
Z. |
considerando che la Commissione segnala la presenza di squilibri macroeconomici e disparità nell'andamento del mercato del lavoro degli Stati membri, in particolare per quanto riguarda la disoccupazione giovanile; |
AA. |
considerando che una maggiore crescita economica non garantisce di per sé posti di lavoro più dignitosi né la riduzione della povertà o delle disuguaglianze sociali e che sono invece necessarie scelte politiche adeguate per realizzare tali obiettivi; |
AB. |
considerando che, malgrado le politiche sociali, occupazionali, fiscali ed economiche siano strettamente interdipendenti, il comitato per la protezione sociale (CPS), quello per l'occupazione (EMCO), quello di politica economica (CPE) e quello economico e finanziario (CEF) continuano ad affrontare tali questioni in maniera relativamente isolata, impedendo così l'elaborazione di politiche integrate; |
1. |
deplora che le politiche attuali rimangano unicamente concentrate sulla crescita economica e non riconoscano la necessità di un approccio inclusivo, sostenibile e basato sui diritti; sottolinea che, affinché la crescita sia sostenibile, i suoi benefici devono estendersi a tutta la società; |
2. |
deplora che le analisi annuali della crescita e le raccomandazioni specifiche per paese adottate ad oggi nel quadro dei cicli annuali del semestre europeo non siano state allineate in modo sufficiente agli obiettivi relativi all'occupazione, alla riduzione della povertà e all'istruzione della strategia Europa 2020; deplora che non si tenga sufficientemente conto dell'importanza dei sistemi di sicurezza sociale quali strumenti chiave per stabilizzare l'economia e la società e per ridurre la povertà; chiede un impegno più deciso per orientare e coordinare le politiche dell'Unione, in modo da contribuire a rafforzare il mercato unico onde affrontare gli ostacoli alla sua attuazione e sfruttarne le potenzialità per promuovere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e creare posti di lavoro; invita la Commissione a garantire che le future raccomandazioni specifiche per paese accordino la priorità alla realizzazione degli obiettivi della strategia Europa 2020; |
3. |
prende atto del lavoro in corso sul tema «Oltre la crescita», come dimostrato dagli sforzi della Presidenza italiana, e ritiene che ciò dovrebbe contribuire alla revisione della strategia Europa 2020; ribadisce la sua posizione espressa nella risoluzione dell'8 giugno 2011 su «Non solo PIL — Misurare il progresso in un mondo in cambiamento» (5); |
4. |
chiede di includere nella strategia Europa 2020 un principio obbligatorio di apprendimento comparativo nelle politiche degli Stati membri, specialmente per quanto riguarda il mercato del lavoro europeo; ritiene che ciò consentirebbe l'attuazione di un monitoraggio efficace e la registrazione delle migliori pratiche per quanto concerne modelli e metodi in Europa, concentrandosi sulla riduzione dei tassi di disoccupazione, soprattutto giovanile, il che dovrebbe tradursi in un'analisi comparativa e in una classificazione degli esempi nazionali pertinenti, garantendo che i risultati portino a concrete conseguenze politiche in tutti gli Stati membri; |
5. |
invita gli Stati membri ad adottare un approccio più ambizioso e concreto nel tradurre gli obiettivi dell'UE nei propri obiettivi a livello nazionale; chiede, in particolare, che gli obiettivi relativi all'occupazione, alla riduzione della povertà e all'istruzione siano ripartiti per età e genere al fine di facilitare l'analisi comparativa; |
6. |
ritiene che il conseguimento degli obiettivi di reindustrializzazione sia fondamentale per la competitività dell'Unione e che il rilancio di un'autentica politica industriale europea potrebbe promuovere la crescita e creare nuovi posti di lavoro di qualità; |
7. |
chiede l'introduzione di un sistema di istruzione duale, operativo a livello nazionale o regionale in una forma flessibile, e la creazione di un servizio per l'impiego efficace, strettamente collegato alla rete europea; chiede inoltre l'applicazione di progetti di autentico apprendimento permanente e la realizzazione di rilevazioni sul mercato del lavoro, al fine di migliorare sensibilmente le qualifiche dei lavoratori più anziani; |
8. |
ricorda l'importanza delle parti sociali per quanto concerne le politiche del mercato del lavoro e sottolinea che le consultazioni con le parti sociali dovrebbero costituire parte integrante del processo; invita pertanto il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri ad aumentare la partecipazione delle parti sociali per garantire un'efficace attuazione della strategia Europa 2020; |
9. |
chiede una piattaforma delle parti sociali che coniughi gli interessi dei datori di lavoro e quelli dei lavoratori; |
10. |
esorta la Commissione e gli Stati membri a garantire che ogni aumento del tasso di occupazione sia il risultato della creazione di posti di lavoro di qualità nell'economia europea; |
11. |
deplora che gli aumenti dei tassi di occupazione siano in parte il risultato di forme di occupazione precaria, come i contratti a zero ore, il falso lavoro autonomo e il lavoro a tempo parziale imposto; è preoccupato che tali posti di lavoro non garantiscano ai lavoratori condizioni di vita dignitose e diritti del lavoro adeguati; |
12. |
sottolinea che la qualità dell'occupazione è importante per accrescere il numero degli occupati e per consentire loro di lavorare più a lungo e, di conseguenza, costituisce una condizione indispensabile per conseguire l'obiettivo relativo all'occupazione della strategia Europa 2020; sottolinea pertanto la necessità che gli indicatori dell'occupazione si concentrino non solo sul numero di persone che trovano un lavoro ma anche sulla qualità del lavoro stesso, per fornire un quadro completo dei mercati nazionali del lavoro; |
13. |
ritiene che tutti gli Stati membri dovrebbero presentare relazioni nazionali sui progressi annuali compiuti verso il conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020; invita inoltre la Commissione a presentare una relazione annuale sui progressi compiuti nell'attuazione della strategia Europa 2020 e dei suoi principali obiettivi; |
14. |
accoglie con favore il fatto che il quadro di valutazione degli indicatori occupazionali e sociali principali sia stato usato per la prima volta nel ciclo di questo anno; invita a includere indicatori aggiuntivi, ad esempio riguardo ai livelli di povertà infantile, all'accesso alla sanità e alla mancanza di fissa dimora; chiede che si aggiunga l'analisi delle caratteristiche delle sottopopolazioni degli Stati membri in condizioni di povertà per concentrare maggiormente gli sforzi politici; invita gli Stati membri e l'UE a utilizzare il quadro di valutazione come meccanismo di allerta rapida al fine di elaborare politiche adeguate; |
15. |
invita a riequilibrare, nell'ambito della strategia, le priorità finanziarie ed economiche rispetto a quelle sociali, rafforzando queste ultime, al fine di assicurare che le politiche sociali possano essere realizzate; sottolinea che le considerazioni di natura occupazionale e sociale devono essere considerate alla stregua di quelle macroeconomiche nella procedura del semestre europeo; chiede inoltre che siano organizzate riunioni congiunte delle formazioni EPSCO e ECOFIN del Consiglio per stabilire una posizione coerente; |
16. |
ritiene che l'obiettivo di creare un'occupazione di qualità e posti di lavoro di qualità, nonché di garantire l'efficienza delle risorse, debba essere reso più efficace e visibile nel quadro delle iniziative faro della strategia Europa 2020, in particolare un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse, l'Unione dell'innovazione, l'Agenda digitale e le iniziative in tema di politica industriale, anche introducendo indicatori dell'occupazione quantificabili nei relativi quadri di valutazione; |
17. |
ritiene inoltre importante che, negli esercizi futuri, gli indicatori occupazionali e sociali essenziali inclusi nel quadro di valutazione operino sistematicamente una distinzione per sesso; |
18. |
invita il Consiglio europeo a portare rapidamente a termine con urgenza la riforma dell'Unione economica e monetaria (UEM), in particolare mediante il coordinamento ex-ante dei principali piani futuri di riforma economica, della relativa valutazione dell'impatto sociale nonché dei correlati meccanismi di solidarietà; auspica che tale coordinamento sia sostenuto da un'ampia e completa valutazione dell'impatto sociale e di genere ex-ante ed ex-post; |
19. |
ricorda che, secondo Eurofound, nell'UE il costo dei giovani disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione (NEET) — in termini di perdita di reddito, perdita di entrate fiscali e maggiori contributi sociali — è aumentato passando da 153 miliardi nel 2011 a 162 miliardi nel 2012 e che, secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), per contribuire a risolvere il problema della disoccupazione giovanile nell'area dell'euro occorre un totale di 21 miliardi di EUR; ritiene pertanto necessario aumentare il finanziamento dell'UE per conseguire l'obiettivo della strategia Europa 2020 relativo al tasso di occupazione del 75 %; sottolinea che gli anticipi non costituiscono nuove risorse e comportano il rischio di concentrare il finanziamento nella fase iniziale quando il tasso di assorbimento è limitato e di aver esaurito le risorse per le fasi di assorbimento elevato, il che rende più difficile e imprevedibile l'attività dei beneficiari del progetto sul campo; ritiene inoltre necessario che la Commissione stabilisca completi e precisi orientamenti destinati agli Stati membri e ai relativi servizi pubblici per l'occupazione in merito all'ammissibilità dei loro programmi all'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile; |
20. |
ritiene che gli Stati membri debbano essere più ricettivi nei confronti delle esigenze del mercato del lavoro, in particolare garantendo forti legami tra il mondo dell'istruzione e il mondo del lavoro; |
21. |
invita la Commissione ad allineare in modo preciso il Fondo sociale europeo e altri Fondi strutturali e di investimento europei alle priorità politiche della strategia Europa 2020 al fine di rafforzare il loro ruolo quali pilastri finanziari della strategia; |
22. |
sottolinea che l'attuazione della garanzia per i giovani deve essere monitorata affinché gli Stati membri rispondano degli impegni assunti nell'ambito della raccomandazione relativa alla garanzia per i giovani; |
23. |
incoraggia gli Stati membri, al fine di conseguire gli obiettivi relativi a un tasso di occupazione pari al 75 %, a migliorare le capacità di leadership, gestione e imprenditorialità tra i giovani per consentire alle nuove imprese e alle start-up di trarre vantaggio dai nuovi mercati e per realizzare il loro potenziale di crescita, in modo che i giovani diventino datori di lavoro e non solo lavoratori dipendenti; |
24. |
accoglie con favore l'adozione dei programmi relativi all'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile di alcuni Stati membri; sottolinea che 6 miliardi di EUR non sono sufficienti a risolvere il problema della disoccupazione giovanile nell'Unione; invita pertanto la Commissione a risolvere la questione dei finanziamenti dopo il periodo 2014-2015; |
25. |
accoglie con favore la dichiarazione del Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker relativa a un programma globale di investimento per lottare contro la disoccupazione; sottolinea la necessità di maggiori investimenti (in settori quali infrastrutture, ricerca e sviluppo, lavori verdi, innovazione e completamento del mercato digitale interno) finalizzati al mantenimento e alla creazione di posti di lavoro conformemente alla strategia Europa 2020, che vadano oltre i semplici contributi e tengano conto dei reali risultati delle politiche; sottolinea che tali investimenti potrebbero essere destinati, al fine di ottenere vantaggi a più lungo termine, alla creazione di infrastrutture per l'istruzione formale e non formale di elevata qualità, nonché all'eliminazione degli ostacoli alla parità di accesso; incoraggia a collegare tali investimenti a obiettivi concreti in materia di occupazione e povertà, poiché anche gli investimenti in settori quali i servizi pubblici di elevata qualità sono importanti per conseguire gli obiettivi di inclusione sociale; |
26. |
invita la Commissione e gli Stati membri a tenere conto, in particolare, delle regioni ultraperiferiche, i cui svantaggi naturali, tra cui l'isolamento, la discontinuità geografica, la fragilità dell'economia e gli ostacoli naturali, accentuano le disuguaglianze nell'accesso alle opportunità di lavoro, tirocinio e formazione per la popolazione; sottolinea che tali regioni richiedono pertanto meccanismi rafforzati specifici per attuare programmi di investimento volti a conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020 e a sfruttare le loro potenzialità in termini di sviluppo economico e sociale; |
27. |
invita gli Stati membri a concentrarsi su settori con elevate potenzialità di crescita e creazione di posti di lavoro, ad esempio il settore verde, il settore bianco e le TIC; |
28. |
raccomanda, nel contesto di un nuovo programma di investimento volto a combattere la disoccupazione, di concentrare l'attenzione sulla lotta alla disoccupazione giovanile che oggi costituisce uno dei problemi più gravi nell'UE; ritiene necessario, a tal fine, assegnare nuovi fondi al programma «Erasmus per giovani imprenditori», allo scopo di sostenere più efficacemente l'imprenditorialità e la mobilità dei giovani quale mezzo efficace per combattere la disoccupazione giovanile, la povertà e l'esclusione sociale; |
29. |
invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a integrare la dimensione di genere nel quadro della strategia Europa 2020 per misurare i progressi nella riduzione del divario occupazionale di genere e per far sì che le misure strategiche dell'analisi annuale della crescita si traducano in raccomandazioni specifiche per paese; |
30. |
ribadisce il suo invito ad attuare il pacchetto sugli investimenti sociali, che comprende la comunicazione «Investire nel settore sociale a favore della crescita e della coesione», la raccomandazione «Investire nell'infanzia — Spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale», nonché i documenti di lavoro dei servizi della Commissione relativi alle tendenze demografiche e sociali, al coinvolgimento attivo delle persone escluse dal mercato del lavoro, ai servizi sociali di interesse generale, all'assistenza a lungo termine nelle società che invecchiano, alla lotta contro il problema dei senzatetto nell'Unione europea, agli investimenti nella salute e agli investimenti nel settore sociale attraverso il Fondo sociale europeo; |
31. |
osserva che il calendario e le procedure del semestre europeo si sono evoluti con modalità che non conferiscono al Parlamento un ruolo formale nel ciclo né gli garantiscono un tempo sufficiente per adottare decisioni prima del Consiglio europeo di primavera; |
32. |
invita gli Stati membri a eliminare gli oneri amministrativi e la formalità burocratiche superflui a carico dei lavoratori autonomi, delle microimprese e delle PMI e ad agevolare le condizioni per l'avvio di nuove imprese; |
33. |
sottolinea che occorre spostare l'onere fiscale dal lavoro verso altre forme di tassazione sostenibile per promuovere la crescita e la creazione di occupazione; |
34. |
invita gli Stati membri e la Commissione a promuovere e migliorare i meccanismi di mobilità dei lavoratori, in particolare il portale europeo della mobilità professionale EURES e i servizi pubblici per l'impiego, al fine di aumentare l'occupazione, anche dei giovani; |
35. |
osserva che gli obiettivi della strategia Europa 2020 devono ancora essere conseguiti e ritiene che a tal fine dovrebbero essere predisposte misure più incisive per colmare le attuali lacune; invita pertanto la Commissione ad avviare una procedura di consultazione pubblica per rivedere il semestre europeo al fine di migliorarne l'efficacia e la legittimità, nell'ambito della revisione intermedia, dal momento che il processo del semestre europeo dovrebbe coadiuvare la riuscita della strategia Europa 2020; |
36. |
deplora che il Consiglio europeo non abbia adottato una decisione in merito all'obiettivo principale di riduzione della povertà in occasione delle discussioni preliminari sulla valutazione della strategia Europa 2020 tenutesi il 20 e 21 marzo 2014; |
37. |
chiede alla Commissione di elaborare una strategia che sostenga gli Stati membri nel far fronte al fenomeno dei senzatetto attraverso politiche integrate e investimenti sociali adeguati; |
38. |
sottolinea che un aumento delle disuguaglianze come quello verificatosi nell'UE e documentato dalle relazioni per paese nell'ambito del semestre comporta gravi rischi per la democrazia; mette in evidenza gli avvertimenti dell'FMI e dell'OIL, secondo cui un ulteriore aumento delle disuguaglianze nell'UE potrebbe destabilizzare le nostre società; ribadisce la richiesta di stabilire obiettivi più ambiziosi e metodi di misurazione più precisi e obiettivi per la riduzione della disuguaglianza, della povertà e dell'esclusione sociale, sia all'interno degli Stati membri che tra di essi, in particolare alla luce delle crescenti divergenze sociali in alcuni Stati membri; |
39. |
invita gli Stati membri ad adottare misure urgenti per invertire la tendenza di un crescente tasso di rischio di povertà e di esclusione sociale, al fine di conseguire l'obiettivo principale della strategia Europa 2020 di ridurre di almeno 20 milioni il numero delle persone a rischio di povertà e di esclusione sociale; |
40. |
invita gli Stati membri a garantire l'accesso al mercato del lavoro e un'adeguata sicurezza sociale ai soggetti più vulnerabili della società; |
41. |
invita la Commissione ad adottare nuove misure concrete nel settore delle politiche per l'istruzione e l'innovazione al fine di rafforzare la complementarietà tra la crescita e la lotta contro la disuguaglianza; |
42. |
invita a introdurre un sotto-obiettivo relativo alla riduzione della povertà infantile nel quadro della revisione intermedia della strategia Europa 2020; |
43. |
chiede pertanto che siano utilizzati indicatori di «povertà» obiettivi nel calcolo dei tassi di povertà degli Stati membri per contribuire a individuare le persone a rischio di esclusione; |
44. |
ricorda tuttavia che un indicatore di povertà non fornisce alcuna prova diretta della situazione di esclusione sociale e invita pertanto a migliorare il calcolo dell'esclusione sociale percepita al fine di comprendere meglio le ragioni dell'esclusione sociale e quali gruppi sono particolarmente interessati dal problema; |
45. |
riconosce che gli Stati membri sono responsabili del conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020, conformemente al principio di sussidiarietà, e che l'UE li sostiene nelle loro azioni; ritiene che il processo, mediante valutazioni inter pares e lo scambio delle migliori pratiche, possa aiutare gli Stati membri ad attuare le necessarie riforme strutturali, ad aumentare la flessibilità del mercato del lavoro e a creare le condizioni necessarie per permettere alle imprese di creare posti di lavoro; sottolinea tuttavia l'importanza di un intervento tempestivo degli Stati membri, poiché un mancato intervento avrebbe gravi conseguenze in tutta l'UE; chiede di coinvolgere i parlamenti nazionali e le autorità regionali e locali nella definizione e nell'attuazione dei programmi nazionali di riforma, anche mediante sistemi di governance multilivello; |
46. |
si rammarica che il quadro finanziario pluriennale (QFP) approvato per il periodo 2014-2020 abbia uno stanziamento di bilancio pari a 960 miliardi di EUR, che rappresenta la prima riduzione netta al bilancio dell'UE; ritiene che il QFP non sia sufficiente per contribuire al conseguimento degli obiettivi occupazionali e sociali della strategia Europa 2020; considera pertanto di fondamentale importanza la revisione intermedia del QFP per ridefinire l'orientamento strategico della spesa dell'UE a favore di una ripresa economica che generi occupazione; |
47. |
ricorda il ruolo della commissione per l'occupazione e gli affari sociali nel monitorare la spesa effettiva a titolo del Fondo sociale europeo (FSE), non da ultimo il 20 % destinato all'inclusione sociale, e le modalità con cui gli Stati membri hanno impiegato efficacemente tali risorse di investimento per conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020; |
48. |
sottolinea la necessità di monitorare in modo più puntuale gli obiettivi relativi all'occupazione, alla riduzione della povertà e all'istruzione, nonché di elaborare in modo più tempestivo statistiche comparabili; chiede pertanto dati in tempo reale sulla disoccupazione e indicatori del rischio di povertà ed esclusione sociale, specialmente a livello NUTS 3, per valutare la situazione attuale dei mercati nazionali del lavoro; |
49. |
chiede alla Commissione di stabilire un obiettivo specifico riguardante l'occupazione giovanile e/o orientamenti specifici integrati in materia in occasione della revisione intermedia della strategia Europa 2020; |
50. |
chiede che consultazioni significative con la società civile, oltre che con le parti sociali, divengano un elemento sistematico della strategia Europa 2020 in tutte le fasi del processo; invita la Commissione a elaborare orientamenti per tale procedura; |
51. |
sottolinea che una vera consultazione con i soggetti interessati della società civile non solo aumenterebbe la legittimità democratica del processo e la probabilità che le riforme siano accettate dai cittadini e attuate con successo, ma potrebbe anche rafforzare la base di conoscenze per la valutazione delle riforme; ritiene che, a tal fine, il convegno annuale contro la povertà e l'esclusione sociale debba essere più strettamente allineato al semestre europeo; |
52. |
invita la Commissione a tenere conto dei risultati della consultazione pubblica in corso prima di pubblicare proposte concrete per la revisione intermedia della strategia; insiste altresì sul fatto che il Parlamento deve essere consultato prima dell'adozione delle decisioni finali; |
53. |
auspica una forte ambizione nel conseguire gli obiettivi in materia di cambiamento climatico e sostenibilità energetica, dal momento che questi sono parte integrante di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva; |
54. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione e al Consiglio nonché ai parlamenti nazionali e al Consiglio europeo. |
(1) GU C 236 E del 12.8.2011, pag. 57.
(2) GU C 153 E del 31.5.2013, pag. 57.
(3) Testi approvati, P8_TA(2014)0010.
(4) Eurostat, Rivista trimestrale sull'occupazione e la situazione sociale nell'UE, settembre 2014.
(5) GU C 380 E dell'11.12.2012, pag. 81.
Mercoledì 26 novembre 2014
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/27 |
P8_TA(2014)0063
Conferenza 2014 delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici — COP 20, Lima, Perú (1-12 dicembre 2014)
Risoluzione del Parlamento europeo del 26 novembre 2014 sulla conferenza delle Nazioni Unite (COP 20) sui cambiamenti climatici, Lima (Perù), 1-12 dicembre 2014 (2014/2777(RSP))
(2016/C 289/04)
Il Parlamento europeo,
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visti la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e il protocollo di Kyoto ad essa allegato, |
— |
viste la tredicesima sessione della conferenza delle Parti (COP 13) dell'UNFCCC e la terza sessione della conferenza delle Parti che funge da riunione delle Parti del protocollo di Kyoto (CMP3), tenutesi a Bali nel 2007, e visto il piano di azione di Bali (decisione 1/COP 13), |
— |
viste la quindicesima sessione della conferenza delle Parti (COP 15) dell'UNFCCC e la quinta sessione della conferenza delle Parti che funge da riunione delle Parti del protocollo di Kyoto (CMP5), tenutesi a Copenaghen (Danimarca) dal 7 al 18 dicembre 2009, e visto l'accordo di Copenaghen, |
— |
viste la sedicesima sessione della conferenza delle Parti (COP 16) dell'UNFCCC e la sesta sessione della conferenza delle Parti che funge da riunione delle Parti del protocollo di Kyoto (CMP 6), tenutesi a Cancún (Messico) dal 29 novembre al 10 dicembre 2010, e visti gli accordi di Cancún, |
— |
viste la diciassettesima sessione della conferenza delle Parti (COP 17) dell'UNFCCC e la settima sessione della conferenza delle Parti che funge da riunione delle Parti del protocollo di Kyoto (CMP7), tenutesi a Durban (Sudafrica) dal 28 novembre al 9 dicembre 2011, e in particolare le decisioni comprendenti la piattaforma di Durban per un'azione rafforzata, |
— |
viste la diciottesima conferenza delle Parti (COP 18) dell'UNFCCC e l'ottava sessione della conferenza delle Parti che funge da riunione delle Parti del protocollo di Kyoto (CMP8), tenutesi a Doha (Qatar) dal 26 novembre all'8 dicembre 2012, nonché l'adozione del «Doha Climate Gateway», |
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viste la diciannovesima sessione della conferenza delle Parti (COP 19) dell'UNFCCC e la nona sessione della conferenza delle Parti che funge da riunione delle Parti del protocollo di Kyoto (CMP9), tenutesi a Varsavia (Polonia) dall'11 al 23 novembre 2013, nonché l'istituzione del meccanismo internazionale di Varsavia sulle perdite e i danni, |
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viste la ventesima sessione della conferenza delle Parti (COP 20) dell'UNFCCC e la decima sessione della conferenza delle Parti che funge da riunione delle Parti del protocollo di Kyoto (CMP10), che si terranno a Lima (Perù) dal 1o al 12 dicembre 2014, |
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visto il pacchetto dell'UE sul clima e l'energia del dicembre 2008, |
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visto il Libro verde della Commissione del 27 marzo 2013 dal titolo «Un quadro per le politiche dell'energia e del clima all'orizzonte 2030» (COM(2013)0169), |
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vista la direttiva 2008/101/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, che modifica la direttiva 2003/87/CE al fine di includere le attività di trasporto aereo nel sistema comunitario di scambio delle quote di emissioni dei gas a effetto serra (1), |
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viste le sue risoluzioni del 25 novembre 2009 sulla strategia dell'Unione europea per la conferenza di Copenaghen sui cambiamenti climatici (COP 15) (2), del 10 febbraio 2010 sull'esito della conferenza di Copenaghen sui cambiamenti climatici (COP 15) (3), del 25 novembre 2010 sulla conferenza sul cambiamento climatico di Cancún (COP 16) (4), del 16 novembre 2011 sulla conferenza di Durban sul cambiamento climatico (COP 17) (5), del 22 novembre 2012 sulla conferenza di Doha (Qatar) sul cambiamento climatico (COP 18) (6) e del 23 ottobre 2013 sulla conferenza di Varsavia (Polonia) sul cambiamento climatico (COP 19) (7), |
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viste le sue risoluzioni del 4 febbraio 2009 su «2050: il futuro inizia oggi — raccomandazioni per una futura politica integrata dell'Unione europea sul cambiamento climatico» (8), del 15 marzo 2012 su una tabella di marcia verso un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050 (9) e del 5 febbraio 2014 su un quadro per le politiche dell'energia e del clima all'orizzonte 2030 (10), |
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vista la comunicazione consultiva della Commissione del 26 marzo 2013 dal titolo: «L'accordo internazionale del 2015 sui cambiamenti climatici: definizione della politica internazionale in materia di clima dopo il 2020» (SWD(2013)0097), |
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viste le conclusioni del Consiglio del 9 marzo 2012 sul seguito alla COP17/CMP7, del 15 maggio 2012 sui «finanziamenti per il clima — finanziamento rapido» («fast start finance»), del 18 luglio 2011 e del 24 giugno 2013 sulla diplomazia climatica dell'UE e del 15 ottobre 2013 sull'impegno dell'UE e degli Stati membri ad aumentare gradualmente la mobilitazione dei finanziamenti per il clima, |
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visti la strategia dell'UE di adattamento ai cambiamenti climatici dell'aprile 2013 e il relativo documento di lavoro dei servizi della Commissione, |
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vista la relazione di sintesi del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) del novembre 2012 intitolata «The Emissions Gap Report 2012» (Relazione 2012 sul divario delle emissioni), |
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viste le relazioni della Banca mondiale dal titolo «Turn Down the Heat: Why a 4 oC Warmer World Must be Avoided» (Spegnere il riscaldamento: perché è necessario evitare un pianeta più caldo di 4 gradi), «Turn Down the Heat: Climate Extremes, Regional Impacts, and the Case for Resilience» (Spegnere il riscaldamento: estremi climatici, impatti regionali e le ragioni per la resilienza) e «Climate Smart Development: Adding up the Benefits of Climate Action» (Sviluppo intelligente dal punto di vista climatico: aggiungere i benefici dell'azione per il clima), |
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visto il rapporto della Commissione mondiale per l'economia e il clima intitolato «Better Growth, Better Climate: The New Climate Economy Report» (Crescita migliore, clima migliore: il rapporto sulla nuova economia per il clima), |
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viste le relazioni dei tre gruppi di lavoro per il quinto rapporto di valutazione del gruppo di esperti intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) e la relativa relazione di sintesi, |
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visto l'invito del Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ai capi di Stato affinché partecipino al vertice sul clima che si terrà a settembre 2014, allo scopo di fissare impegni chiari per le prossime azioni in materia di cambiamenti climatici, |
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visti il bollettino n. 10 sui gas a effetto serra pubblicato il 9 settembre 2014 dall'Organizzazione meteorologica mondiale e l'esito della pre-COP sociale sui cambiamenti climatici in programma dal 4 al 7 novembre 2014 in Venezuela, |
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visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento, |
A. |
considerando che i cambiamenti climatici rappresentano una minaccia urgente e potenzialmente irreversibile per le società umane, la biodiversità e il pianeta e che pertanto tutte le Parti devono farvi fronte insieme a livello internazionale; |
B. |
considerando che i cambiamenti climatici pongono minacce senza precedenti per la biosfera, la disponibilità e l'approvvigionamento di alimenti e di acqua, in particolare per le fasce povere nelle maggior parte dei continenti, e per la salute, le condizioni di vita e lo sviluppo economico in tutto il pianeta; che gli sviluppi connessi ai cambiamenti climatici possono destabilizzare comunità e società, costituire il movente di flussi migratori problematici e contribuire a provocare o alimentare tensioni o conflitti; |
C. |
considerando che, negli ultimi decenni, i cambiamenti climatici hanno avuto ripercussioni sui sistemi naturali e umani di tutti i continenti e gli oceani; che in molte regioni la modifica delle precipitazioni o lo scioglimento delle nevi e dei ghiacci alterano i sistemi idrogeologici, con conseguente impatto sulla quantità e la qualità delle risorse idriche; che a causa dei cambiamenti climatici i ghiacciai continuano a ritirarsi praticamente in tutto il mondo, con ripercussioni sul deflusso delle acque e le risorse idriche a valle; |
D. |
considerando che gli effetti dei cambiamenti climatici influenzano anche la flora e la fauna del pianeta; che in risposta ai cambiamenti climatici in atto molte specie terrestri, marine e di acqua dolce hanno modificato la loro distribuzione geografica, il comportamento stagionale, i modelli migratori, le dimensioni della popolazione e l'interazione con altre specie; |
E. |
considerando che secondo le prove scientifiche presentate nelle relazioni del 2014 dei gruppi di lavoro per il quinto rapporto di valutazione dell'IPCC, il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile; che i cambiamenti climatici sono una realtà attuale e le attività umane sono la causa predominante del riscaldamento osservato sin dalla metà del XX secolo; che l'impatto diffuso e imponente dei cambiamenti climatici è già chiaramente osservabile nei sistemi naturali e umani in tutti i continenti e gli oceani; che le continue emissioni di gas a effetto serra provocheranno un ulteriore riscaldamento e cambiamenti del suolo, dell'atmosfera e degli oceani in tutte le regioni del globo; che tutti i paesi, indipendentemente dalla loro ricchezza, saranno interessati dall'impatto dei cambiamenti climatici; che le emissioni mondiali dei gas a effetto serra nel decennio dal 2000 al 2010 sono state le più alte nell'intera storia dell'umanità; che, senza un deciso intervento globale di mitigazione volto a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, è probabile che l'aumento della temperatura media mondiale raggiunga i 5o C entro la fine del secolo; che, secondo le conclusioni dell'IPCC, alcuni rischi dovuti ai cambiamenti climatici sono significativi e aumentano sproporzionatamente con un aumento della temperatura compreso tra 1o C e 2o C; |
F. |
considerando che, secondo le conclusioni del quinto rapporto di valutazione dell'IPCC, il bilancio globale del carbonio disponibile dopo il 2011 in grado di offrire buone probabilità di mantenere l'aumento della temperatura media mondiale al di sotto dei 2o C è pari a 1 010 Gt di CO2; che il livello attuale delle emissioni mondiali annue ammonta a circa 36 Gt di CO2 all'anno e che quindi il bilancio globale del carbonio compatibile all'obiettivo dei 2o C si esaurirà tra 28 anni se le emissioni resteranno al livello attuale; |
G. |
considerando che l'obiettivo, adottato a livello internazionale, di mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia dei 2o C continua ad essere di grande importanza; che il quinto rapporto dell'IPPC sostiene chiaramente la necessità di portare avanti una politica di mitigazione «aggressiva» entro il 2050 per evitare che l'aumento della temperatura mondiale superi i 2o C; che il Parlamento ha chiesto che l'accordo del 2015 punti a eliminare progressivamente le emissioni di carbonio entro il 2050; che è di conseguenza necessario che le emissioni di gas a effetto serra raggiungano un picco e diminuiscano poi a un passo costante; che tale picco non è ancora in vista, mentre nel 2013 la concentrazione dei gas a effetto serra nell'atmosfera è aumentata più rapidamente di qualunque altro anno dal 1984; |
H. |
considerando che l'UE ha ridotto le sue emissioni del 19 % nel 2012 rispetto al 1990 nell'ambito del protocollo di Kyoto, registrando nel contempo una crescita del PIL superiore al 45 %, e che quindi ha quasi dimezzato l'intensità media delle emissioni tra il 1990 e il 2012 e ridotto le emissioni pro capite del 25 %, fino a un valore di 9 tCO2e (compresi tutti i gas e tutte le fonti di emissione tranne i pozzi); che si dovrebbe tenere conto di ciò sia nelle discussioni sulle ambizioni in materia di clima pre-2020 sia nella preparazione di obiettivi ambiziosi per il 2030; |
I. |
considerando che molti paesi stanno predisponendo azioni per realizzare un'economia più verde nei settori dell'industria e dell'energia, includendo tra i vari motivi la protezione del clima, la scarsità e l'efficienza delle risorse, la sicurezza energetica, l'innovazione e la competitività; che, secondo l'Agenzia internazionale per l'energia (AIE), le emissioni mondiali di CO2 hanno tuttavia raggiunto un livello record nel 2012 e, secondo l'IPCCC, la temperatura di superficie media mondiale e il livello dei mari continuano a salire; |
J. |
considerando che, secondo le proiezioni dell'International Energy Outlook 2014, la domanda energetica mondiale dovrebbe aumentare del 56 % tra il 2010 e il 2040 (11) e che soddisfare tale domanda implicherebbe un considerevole aumento delle emissioni di CO2; che la parte più consistente dell'aumento della domanda e delle emissioni si verificherà nelle economie emergenti; che, stando ai dati del FMI, le sovvenzioni per i combustibili fossili hanno raggiunto a livello mondiale un valore di 1 900 miliardi di dollari statunitensi e che gli USA, la Cina e la Russia sono tra i principali sovvenzionatori e rappresentano circa la metà di tali sovvenzioni (12); |
K. |
considerando che tra il 1970 e il 2010 le emissioni totali di gas a effetto serra di origine antropica hanno continuato ad aumentare e che verso la fine di tale periodo si sono registrati gli incrementi decennali maggiori in termini assoluti; che le emissioni di CO2 riconducibili ai combustibili fossili e ai processi industriali hanno contribuito per il 78 % circa all'aumento delle emissioni totali di gas a effetto serra tra il 1970 e il 2010 e che nel periodo 2000-2010 la loro incidenza percentuale è rimasta simile; |
L. |
considerando che i due maggiori produttori di gas a effetto serra, la Cina e gli USA, hanno recentemente potenziato le proprie politiche in materia climatica e cominciato a discutere su una progressiva eliminazione dei combustibili fossili; che l'UE si è impegnata a rispettare una tabella di marcia che di qui al 2050 porterebbe a una riduzione delle emissioni di gas serra di almeno l'80 %; |
M. |
considerando che nella convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) non è ancora riconosciuto il ruolo cruciale della riforma delle sovvenzioni per i combustibili fossili, malgrado gli importanti benefici per il clima che deriverebbero dalla soppressione di tali sovvenzioni, in termini di riduzione del costo mondiale della stabilizzazione delle concentrazioni delle emissioni di gas a effetto serra e di riorientamento delle economie con l'abbandono delle attività ad alta intensità di carbonio; che ciò potrebbe comportare anche considerevoli benefici per l'ambiente e la salute, come la riduzione dell'inquinamento atmosferico locale, della congestione del traffico, degli incidenti e dei danni arrecati alle strade, e fornire ulteriori incentivi a investire nell'efficienza energetica e nelle energie rinnovabili nonché incoraggiare una gestione sostenibile delle risorse; |
N. |
considerando che, secondo la Banca mondiale (13), la lotta ai cambiamenti climatici potrebbe portare a una crescita aggiuntiva del PIL fino a un massimo di 2 600 miliardi di dollari USA (USD) (1 900 miliardi di euro) l'anno fino al 2030; che l'applicazione delle innovazioni inerenti al clima nel settore energetico e industriale, in particolare nell'ambito dell'efficienza energetica, costituirebbe un vantaggio per l'Europa, ponendo il continente all'avanguardia nel crescente mercato globale dei beni e dei servizi correlati all'energia, creando posti di lavoro, stimolando la crescita economica, aumentando l'indipendenza e la sicurezza energetiche, garantendo prezzi dell'energia accessibili a tutti e, nel contempo, facendo fronte alla povertà energetica, mitigando i cambiamenti climatici e compiendo progressi verso un'economia sostenibile; |
O. |
considerando che il contributo che il riutilizzo e il riciclaggio dei materiali possono dare alla riduzione dei gas a effetto serra favorisce anche un'economia circolare competitiva; |
P. |
considerando che gli obiettivi delle politiche in materia di cambiamenti climatici potranno essere raggiunti solo orientando lo sviluppo in generale verso la sostenibilità ecologica, sia nei paesi sviluppati che nei paesi in via di sviluppo; |
Q. |
considerando che il sostegno ai paesi in via di sviluppo per consentire i loro sforzi di adattamento e mitigazione deve essere parte integrante dello sforzo mondiale; |
R. |
considerando che le sfide finanziarie legate ai cambiamenti climatici sono inestricabilmente connesse alle sfide più generali poste dal finanziamento di uno sviluppo mondiale sostenibile; |
S. |
considerando che è necessario conseguire risultati di rilievo nella lotta contro la sfida climatica per poter perseguire numerosi obiettivi delle politiche dell'UE in materia ambientale, di sviluppo, di aiuti umanitari e riduzione dei rischi di catastrofi, economica, estera e di sicurezza e dei diritti umani, così come per le prospettive più a lungo termine di flussi migratori gestibili verso l'Unione europea; |
T. |
considerando che l'agenda per lo sviluppo post-2015 pone l'accento sulla sostenibilità quale strumento per affrontare problemi mondiali come la povertà, la disuguaglianza nonché la sicurezza sanitaria, alimentare e idrica; |
U. |
considerando che, secondo le stime, nel corso del XXI secolo i cambiamenti climatici intensificheranno i movimenti di popolazioni; che il rischio di tali movimenti aumenta se alle popolazioni vengono a mancare le terre, i generi alimentari di prima necessità o gli alloggi; che, secondo le previsioni, l'impatto dei cambiamenti climatici sulle infrastrutture critiche e sull'integrità territoriale di molti Stati inciderà sulle politiche di sicurezza nazionale e sull'integrità territoriale degli Stati insulari di piccole dimensioni e degli Stati con grande sviluppo costiero; che i movimenti di popolazioni dovuti ai cambiamenti climatici possono indirettamente accrescere i rischi di conflitti violenti sotto forma di guerre civili e scontri intercomunitari; |
V. |
considerando che, in base ad alcune stime, per tutto il XXI secolo l'impatto dei cambiamenti climatici rallenterà la crescita economica, renderà più difficile ridurre la povertà, eroderà ulteriormente la sicurezza alimentare, manterrà in essere le attuali trappole della povertà e ne creerà di nuove; che, secondo le previsioni, tale impatto esacerberà la povertà nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo e creerà nuove sacche di povertà nei paesi con crescenti disuguaglianze, siano essi sviluppati o in via di sviluppo; |
W. |
considerando che il pianeta deve reagire con urgenza all'enorme e complessa sfida posta dai cambiamenti climatici, modificando il passo degli sforzi di mitigazione e adeguamento, tra l'altro:
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Necessità di agire con urgenza
1. |
riconosce la portata e la gravità straordinarie delle minacce costituite dai cambiamenti climatici ed esprime profonda preoccupazione per la persistente debolezza della risposta internazionale a tali minacce; esprime massima preoccupazione per il fatto che il pianeta è ben lontano dal limitare il riscaldamento globale a un aumento inferiore ai 2o C ed esorta i governi ad adottare senza indugi misure concrete per contrastare i cambiamenti climatici e far sì che a Parigi nel 2015 si raggiunga un accordo globale per assicurare tale obiettivo; |
2. |
osserva che, in linea con le conclusioni del quinto rapporto di valutazione dell'IPCC, il bilancio globale del carbonio disponibile dopo il 2011, se vogliamo garantire buone probabilità di mantenere l'aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2o C, è pari a 1 010 Gt di CO2; sottolinea che tutti i paesi devono contribuire e che un'azione dilatoria farà aumentare i costi e ridurrà le opzioni; |
3. |
prende atto con preoccupazione dei recenti dati scientifici del Centro Tyndall per la ricerca sui cambiamenti climatici secondo i quali le emissioni di CO2 potrebbero raggiungere un nuovo record di 40 miliardi di tonnellate (annue) nel 2014 e ricorda che le emissioni totali future di CO2 non possono superare 1 200 miliardi di tonnellate per avere una probabilità del 66 % di mantenere l'aumento della temperatura media mondiale al di sotto dei 2o C; |
4. |
sottolinea che l'accordo del 2015 deve rispettare l'obiettivo della riduzione delle emissioni globali fino a un livello compatibile con un bilancio del carbonio che consenta di rispettare l'obiettivo dei 2o C, puntando alla progressiva eliminazione delle emissioni globali di carbonio entro il 2050; |
5. |
rammenta che il processo dell'UNFCCC esaminerà la possibilità di potenziare l'obiettivo a lungo termine relativo all'aumento della temperatura portandolo a 1,5o C; |
6. |
sottolinea le conclusioni del rapporto sulla nuova economia per il clima intitolato «Better growth, better climate», secondo cui i paesi di tutti i livelli di reddito hanno l'opportunità di costruire una crescita economia duratura e contemporaneamente ridurre gli enormi rischi dei cambiamenti climatici; |
7. |
si aspetta che la Commissione assuma un ruolo dinamico nell'affrontare la crisi climatica globale, anche per quanto riguarda i finanziamenti aggiuntivi per il clima; esorta la Commissione a chiarire che la sfida climatica è una delle sue principali priorità strategiche e a organizzarsi in modo da riflettere tale situazione a tutti i livelli e, trasversalmente, in tutti i settori delle politiche e delle azioni interne ed esterne, tra l'altro investendo nell'agricoltura sostenibile, in linea con le raccomandazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto all'alimentazione, e nei trasporti sostenibili; |
8. |
sottolinea che le politiche mondiali in materia di cambiamenti climatici sono fondate sulla conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo (UNCED) del 1992 e costituiscono una parte integrante degli sforzi globali volti a promuovere lo sviluppo sostenibile in tutto il mondo; sottolinea che le politiche in materia di cambiamenti climatici devono essere considerate in tale contesto più ampio e in correlazione al seguito dato alla conferenza di Rio, agli Obiettivi di sviluppo del Millennio e all'agenda post 2015; |
Avanzamento della piattaforma di Durban
9. |
rammenta che la sintesi del Segretario generale delle Nazioni Unite relativa al vertice dell'ONU sul clima sottolinea che numerosi leader, rappresentanti tutte le regioni del mondo e tutti i livelli di sviluppo economico, si sono espressi a favore del raggiungimento del picco delle emissioni di gas a effetto serra prima del 2020, seguito da una drastica riduzione delle emissioni e dal conseguimento della neutralità climatica entro la seconda metà del secolo; |
10. |
si attende che l'Unione europea e i suoi Stati membri svolgano ruoli importanti e costruttivi nella COP 20 di Lima per creare le condizioni necessarie al raggiungimento di un accordo globale in materia climatica vincolante e pienamente soddisfacente a Parigi nel 2015; sottolinea che i governi a livello mondiale hanno la responsabilità collettiva, anche nei confronti delle generazioni future, di attuare azioni adeguate in campo climatico; |
11. |
ricorda che a Varsavia tutte le Parti hanno accettato la decisione 1/CP.19 dell'UNFCCC contenente un invito ad avviare o intensificare la preparazione, a livello interno, dei contributi previsti stabiliti a livello nazionale e a comunicarli con largo anticipo rispetto alla COP 21 (entro il primo trimestre del 2015 per le Parti pronte ad agire in tale senso) in un modo che ne faciliti la chiarezza, la trasparenza e la comprensione e ne consenta la quantificazione; invita le Parti a garantire che i rispettivi contributi previsti stabiliti a livello nazionale siano in linea con un bilancio del carbonio coerente con l'obiettivo che limita l'aumento della temperatura a 2 oC e che il picco delle emissioni globali sia raggiunto il prima possibile; |
12. |
esorta la Conferenza di Lima a concordare requisiti in materia di informazioni iniziali affinché i contributi previsti stabiliti a livello nazionale siano trasparenti, quantificabili e confrontabili, nonché differenziati a seconda del tipo di contributo; invita inoltre la Conferenza di Lima a stabilire una fase di valutazione prima della COP di Parigi per esaminare se i contributi previsti stabiliti a livello nazionale presentati sono, nel complesso, sufficienti ai fini dell'obiettivo di un aumento inferiore ai 2o C e, singolarmente, equi; |
13. |
sottolinea che i paesi già impegnati a favore di un obiettivo di riduzione delle emissioni in tutti i settori dell'economia dovrebbero continuare a ridurre le emissioni in modo ancora più incisivo mentre gli altri, in particolare i maggiori responsabili delle emissioni e quelli con responsabilità e capacità maggiori, dovrebbero anch'essi prefiggersi obiettivi comprendenti tutti i settori economici che fissino i limiti di emissione e riducano l'intensità dei gas a effetto serra; |
14. |
chiede che la politica unionale in materia climatica sia generalmente rinvigorita e che si raggiunga rapidamente un accordo su obiettivi ambiziosi e vincolanti di riduzione delle emissioni, di efficienza energetica e uso delle fonti energetiche rinnovabili, esclusi i biocombustibili dannosi sul piano sociale e ambientale, entro il 2030, in quanto tali obiettivi contribuirebbero a dare un impulso alle discussioni in materia climatica sul piano internazionale, oltre a essere in linea con l'impegno dell'UE di ridurre le sue emissioni di gas serra dell'80-95 % rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050; |
15. |
ribadisce che un quadro ambizioso per il clima e l'energia per il 2030 permetterà all'Unione di mantenere la propria posizione di precursore e potrebbe incoraggiare i partner internazionali a puntare di conseguenza su politiche più ambiziose; |
16. |
sottolinea di aver invitato la Commissione e gli Stati membri a fissare per l'UE entro il 2030 un obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni interne di gas a effetto serra di almeno il 40 % rispetto ai livelli del 1990, un obiettivo vincolante di efficienza energetica del 40 %, in linea con gli studi sul potenziale di risparmio energetico efficace in termini di costi, e un obiettivo vincolante che preveda la produzione di almeno il 30 % del consumo finale complessivo di energia da fonti rinnovabili; esorta gli Stati membri a tenere conto di tali obiettivi nelle discussioni in corso; |
Aspetti dell'accordo del 2015
17. |
sottolinea la necessità che l'accordo del 2015 sia ambizioso fin dal momento della sua adozione a Parigi affinché il mondo resti sulla buona strada per conseguire l'obiettivo di restare al di sotto dei 2o C e invita l'UE a collaborare con i suoi partner internazionali in tale ottica; |
18. |
è del parere che la conferenza di Lima dovrebbe fissare gli aspetti principali dell'accordo del 2015, basandosi sui progressi conseguiti nel corso del 2014 nell'ambito della piattaforma di Durban e ribadisce che l'attenuazione, l'adattamento, i finanziamenti per il clima e gli strumenti di attuazione costituiranno tutti elementi essenziali dell'accordo del 2015; |
19. |
invita l'UE a coinvolgere tutte le parti nel suo lavoro per il conseguimento di un accordo ambizioso ed equo nel 2015, che sia non solo conforme ai più recenti sviluppi della scienza ma anche reattivo ai nuovi dati scientifici e alle mutevoli circostanze, affinché permanga adatto allo scopo e resti valido per molti anni al di là del 2020; sottolinea pertanto la necessità di un meccanismo che preveda un riesame periodico degli impegni di attenuazione, in modo che le Parti possano ritoccare al rialzo i propri impegni, alla luce dell'obiettivo di restare al di sotto dei 2o C, senza la necessità di rinegoziare l'accordo; |
20. |
sottolinea la necessità che l'accordo del 2015 preveda un efficace regime di conformità applicabile a tutte le Parti; mette in evidenza l'esigenza che l'accordo in parola promuova la trasparenza e la rendicontabilità mediante un regime comune basato sulle regole, tra cui norme di contabilizzazione, nonché diposizioni in materia di monitoraggio, notifica e verifica; sottolinea che le norme dovrebbero essere differenziate in funzione del tipo di impegno che le Parti decidono di scegliere, basandosi sulle lezioni apprese con la convenzione e il protocollo di Kyoto; |
21. |
ritiene che la condivisione degli sforzi debba essere fondata su principi di equità, incentrandosi in particolare sulle emissioni di gas a effetto serra presenti e accumulate in passato e sulle capacità, valutandole ad esempio con l'ausilio di dati relativi al PIL pro capite, degli indici di sviluppo umano e di povertà, nonché di dati che forniscano un quadro del livello di difficoltà con il quale le emissioni possono essere ridotte o contenute; rileva l'importanza dei progressi in materia di finanziamenti per il clima al fine di avanzare a livello generale verso il conseguimento di un nuovo accordo sul clima; |
Ambizioni pre-2020 e protocollo di Kyoto
22. |
sottolinea, in particolare, l'urgenza di progredire verso l'eliminazione del «gigatonne gap» esistente tra i dati scientifici e gli attuali impegni delle Parti per il periodo fino al 2020; invita le Parti che non hanno ancora assunto un impegno a farlo; sottolinea il ruolo importante di altre misure di intervento, tra cui l'efficienza energetica, risparmi energetici consistenti, l'energia rinnovabile, l'efficienza delle risorse e la progressiva riduzione degli idrofluorocarburi (HFC), l'eliminazione graduale delle sovvenzioni ai combustibili fossili e il rafforzamento del ruolo di una tariffazione generalizzata del carbonio per contribuire a colmare il «gigatonne gap»; |
23. |
invita tutte le Parti, le organizzazioni internazionali, gli attori subnazionali e le organizzazioni non governative a elaborare, potenziare e attuare con urgenza politiche nazionali e iniziative di cooperazione internazionale per colmare il «gigatonne gap» , in particolare basandosi sulle iniziative delineate al vertice delle Nazioni Unite sul clima (quali la coalizione per la qualità dell'aria e per il clima) e sui dialoghi di politica che individuano opportunità di grande impatto per il clima, lo sviluppo e la crescita, svolti a livello politico e tecnico nel quadro dell'UNFCCC; |
24. |
chiede all'Unione e agli Stati membri — tenuto conto delle significative eccedenze di unità di conformità del protocollo di Kyoto (AAU, CER e ERU) che saranno trasferite sui loro conti nel secondo periodo di impegno del predetto protocollo, e conformemente alla decisione 1/CMP.8, che impone alle Parti di rivedere entro il 2014 i rispettivi impegni di riduzione per il secondo periodo di impegno — di eliminare alcune unità ai fini dell'allineamento con le emissioni reali previste e con una strategia di riduzione delle emissioni interne efficace in termini di costi e finalizzata al conseguimento dell'obiettivo climatico dell'Unione per il 2015; |
25. |
auspica che l'UE e diversi dei suoi Stati membri, nonché altre Parti, procedano, in occasione della conferenza di Lima, a una valutazione multilaterale dei progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi di riduzione per il 2020, nell'ambito del processo di valutazione e riesame internazionali; ritiene che una trasparenza di questo tipo sia necessaria per aiutare a comprendere l'impegno reciproco e costruire un clima di fiducia tra tutte le Parti; |
26. |
osserva che l'UE è sulla buona strada per realizzare una riduzione delle emissioni ben oltre l'attuale obiettivo del 20 % e ribadisce che l'UE si è offerta di incrementare il suo obiettivo di riduzione delle emissioni fino al 30 % entro il 2020 se altri paesi tra i maggiori responsabili delle emissioni si impegnano a fissare obiettivi di riduzione analoghi; |
27. |
precisa che, sebbene il secondo periodo di impegno del protocollo di Kyoto avrà una durata limitata, esso va considerato una tappa intermedia estremamente importante e invita quindi le Parti, compresi gli Stati membri dell'UE, a ratificare prontamente il secondo periodo di impegno; |
28. |
sottolinea il ruolo svolto dal riutilizzo e dal riciclaggio nella riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, dato che l'impiego di materie prime costituisce un'importante fonte di produzione di tali gas; ribadisce l'importanza del passaggio a un'economia circolare con tassi di riciclaggio più elevati; |
29. |
rileva la necessità che l'UE svolga il proprio ruolo essenziale nella riduzione delle emissioni, adottando politiche intese a bloccare lo sviluppo di combustibili fossili non convenzionali ad alta intensità di gas a effetto serra, come le sabbie bituminose; |
30. |
constata che numerosi paesi danno fin d'ora il buon esempio, dimostrando che le strategie di sviluppo a basse emissioni di carbonio e la crescita economica vanno di pari passo; sottolinea che un solido accordo internazionale incoraggerà ulteriori iniziative ambiziose a livello nazionale; |
Finanziamenti per il clima
31. |
ricorda l'impegno assunto dall'UE e dai suoi Stati membri di incrementare progressivamente la mobilitazione dei finanziamenti per il clima, per dare il proprio contributo all'impegno previsto dall'accordo di Copenaghen di finanziare il Fondo verde per il clima e di mobilitare congiuntamente, entro il 2020, 100 miliardi di USD all'anno attingendo ad un ampia varietà di fonti pubbliche e private, bilaterali e multilaterali, incluse le fonti alternative di finanziamento; invita gli altri paesi donatori a contribuire a tale processo al fine di promuovere una maggiore mobilitazione di finanziamenti per il clima; |
32. |
chiede all'UE di concordare una tabella di marcia per incrementare le risorse prevedibili, nuove e aggiuntive, in linea con gli impegni attuali, affinché rappresentino una quota opportuna dei 100 miliardi di USD all'anno entro il 2020 e di porre in essere un meccanismo volto ad agevolare la rendicontabilità e il monitoraggio; plaude ai recenti impegni assunti per contribuire al finanziamento del Fondo verde per il clima ed esorta altri paesi a contribuirvi opportunamente, prevedendo che i paesi sviluppati forniscano nel corso del prossimo triennio un importo di 15 miliardi di USD a favore del Fondo in oggetto; |
33. |
invita gli Stati membri a stanziare i loro contributi finanziari con largo anticipo rispetto alle conferenze e a coordinare meglio con l'UE le loro dichiarazioni sui finanziamenti per il clima, al fine di facilitare la comunicazione con le parti terze sul contributo globale dell'UE e incidere nel modo più positivo possibile sui negoziati; sottolinea che gli impegni finanziari assunti al vertice convocato da Ban Ki-moon hanno rappresentato un segnale promettente e hanno avuto ricadute positive per l'immagine dell'Unione in vista dei negoziati di Lima; |
34. |
rammenta che potrebbe essere necessario ricorrere a fonti di finanziamento innovative per garantire il conseguimento dell'obiettivo dell'importo annuo di 100 miliardi di USD entro il 2020 e al di là di tale data, e invita i vari paesi a esaminare le opzioni in materia a Lima; |
35. |
rinnova l'invito a destinare il gettito degli strumenti di mercato intesi alla riduzione delle emissioni mondiali del settore dei trasporti aerei e marittimi, al finanziamento delle politiche climatiche a livello internazionale dopo il 2020 e del Fondo verde per il clima; ritiene che l'UE debba formulare proposte di finanziamenti sufficienti e prevedibili per le politiche climatiche internazionali in vista dell'accordo del 2015; |
36. |
esorta gli Stati membri a utilizzare parte del gettito ottenuto dai mercati del CO2 per contribuire ai finanziamenti per il clima e agli aiuti allo sviluppo nei paesi in via di sviluppo, pur sottolineando nel contempo le gravi difficoltà in cui versa tale meccanismo in ragione del crollo del prezzo globale del CO2 e conseguentemente del relativo gettito; ritiene, in tale contesto, che debbano essere prese misure per rendere assai più efficiente il sistema di scambio delle emissioni (ETS) dell'UE, ai fini dell'allineamento con le emissioni reali previste e con una strategia di riduzione delle emissioni interne efficace in termini di costi e finalizzata al conseguimento dell'obiettivo climatico dell'Unione per il 2050, il che potrà allora generare risorse rilevanti che dovrebbero contribuire al finanziamento delle misure di attenuazione e adeguamento dei paesi in via di sviluppo; |
37. |
invita l'UE e i suoi Stati membri a definire con chiarezza il ruolo dei finanziamenti privati nel contesto di una leva aggiuntiva per mobilitare fondi, riconoscendo nel contempo che tale aspetto non può sostituirsi alla necessità di finanziamenti pubblici, in particolare per l'adattamento, a evidenziare la necessità di trasparenza in termini di informativa e rendicontabilità riguardo a tali finanziamenti e a garantire l'attuazione delle garanzie sociali e ambientali del caso; |
Adattamento: perdite e danni
38. |
invita le principali economie sviluppate ad avvalersi delle proprie infrastrutture avanzate per promuovere, potenziare e sviluppare la crescita sostenibile, impegnandosi ad aiutare i paesi in via di sviluppo a rafforzare le loro capacità, onde garantire che, ovunque nel mondo, la crescita economica avvenga in futuro senza penalizzare ulteriormente l'ambiente; |
39. |
pone in evidenza che gli interventi di adattamento sono una necessità ineluttabile e devono svolgere un ruolo fondamentale nell'ambito del nuovo accordo; sottolinea che agire adesso per ridurre le emissioni di gas a effetto serra risulterà meno oneroso per l'economia mondiale e le economie nazionali e ridurrebbe il costo degli interventi di adattamento; esorta tutti i paesi ad adottare le opportune misure per prevedere, adattarsi e reagire agli effetti dei cambiamenti climatici, onde proteggere le popolazioni, le società, le economie e l'ambiente e realizzare uno sviluppo sostenibile in grado di resistere ai cambiamenti climatici; osserva che rispondere ai rischi connessi ai cambiamenti climatici presuppone l'adozione di decisioni in un contesto in mutamento, caratterizzato da una costante incertezza riguardo alla gravità e alla tempistica delle incidenze dei cambiamenti climatici e da limiti all'efficacia degli sforzi di adattamento; |
40. |
ricorda che i paesi in via di sviluppo, in particolare quelli meno sviluppati e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo, pur avendo contribuito in minima parte alla crescente concentrazione di gas a effetto serra nell'atmosfera, sono i più vulnerabili agli effetti avversi dei cambiamenti climatici e presentano le minori capacità di adattamento; invita tutti i paesi in grado di farlo a sostenere quelli che sono più vulnerabili nei loro sforzi di adattamento e di risposta agli effetti dei cambiamenti climatici, onde realizzare uno sviluppo sostenibile in grado di resistere a tali cambiamenti e a puntare su accordi sul potenziamento dei processi nazionali di pianificazione dell'adattamento, sui finanziamenti per il clima, sul trasferimento di tecnologie e sul rafforzamento delle capacità; |
41. |
riconosce l'attenzione prestata nelle ultime due COP alla necessità di affrontare il problema delle perdite e dei danni associati alle incidenze dei cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo e in quelli meno sviluppati che sono particolarmente vulnerabili agli effetti nocivi di tali cambiamenti; rileva la necessità di dare piena attuazione alle decisioni adottate a Varsavia e di trattare ulteriormente della questione a Lima; |
42. |
sottolinea la necessità di garantire la prevedibilità dei finanziamenti per il clima destinati ai paesi in via di sviluppo onde assisterli nei loro sforzi di adattamento ai cambiamenti climatici e di attenuazione degli stessi; sottolinea, in tale contesto, che i paesi che contribuiscono al Fondo verde per il clima dovranno precisare di quali fonti di finanziamento si avvarranno e le modalità di raccolta dei fondi in questione, poiché tali informazioni garantirebbero la prevedibilità del gettito per i paesi in via di sviluppo; |
43. |
è consapevole della difficoltà di tenere separate le azioni in materia di clima e sviluppo e le loro numerose sinergie a livello nazionale, ma insiste sul fatto che è a tutt'oggi possibile valutare in maniera credibile e trasparente il rispetto del principio di addizionalità; |
44. |
deplora che, sebbene la spesa per le azioni di attenuazione e adattamento stia aumentando, essa venga nettamente relativizzata dal fatto che la maggior parte dei governi, tra cui quelli dei paesi sviluppati, continua a sovvenzionare attivamente la produzione e il consumo di combustibili fossili; |
45. |
sottolinea la necessità di improntare gli interventi in materia di clima a strategie partecipative, equilibrate dal punto di vista del genere e basate sui diritti, come pure di far fronte agli effetti climatici allo scopo, in particolare, di garantire un sostegno alle popolazioni e alle comunità povere ed emarginate; |
Uso del suolo
46. |
sottolinea che, secondo le conclusioni dell'IPCC, l'uso del suolo (agricoltura, silvicoltura e altre destinazioni d'uso) rappresenta uno dei segmenti più esposti e vulnerabili delle nostre economie, pur offrendo nel contempo, in termini di efficacia dei costi, notevoli potenzialità di mitigazione e di rafforzamento della resilienza; rileva quanto sia importante che tutte le parti includano nei rispettivi contributi nazionali una componente dedicata al suolo, con adeguati parametri di misura comuni per monitorare, notificare e verificare i progressi quantificabili conseguiti nella realizzazione di svariati obiettivi interconnessi (ad esempio mitigazione, produttività e resilienza); sottolinea che l'accordo dovrebbe definire un quadro globale per la contabilizzazione delle emissioni e degli assorbimenti risultanti da attività connesse all'uso del suolo; |
47. |
richiama l'attenzione sulla necessità di prestare un'attenzione particolare alla garanzia della sicurezza alimentare e nutrizionale delle popolazioni vulnerabili di fronte ai cambiamenti climatici; |
Trasporti aerei e marittimi internazionali
48. |
ribadisce l'importanza dei trasporti marittimi e aerei per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, nonché la necessità di compiere rapidamente progressi e di adottare un approccio ambizioso per raggiungere risultati soddisfacenti e tempestivi per quanto riguarda sia l'Organizzazione marittima internazionale che l'Organizzazione per l'aviazione civile internazionale, date la portata e l'urgenza della sfida climatica; |
Diplomazia climatica
49. |
sottolinea, in questo contesto, quanto sia importante che alla Conferenza l'Unione europea, essendo uno dei principali protagonisti, parli «con una sola voce» ricercando progressi per il conseguimento di un accordo internazionale e rimanendo unita a questo riguardo; invita gli Stati membri a coordinare efficacemente le loro posizioni con quella dell'UE; sottolinea la necessità che l'UE faccia pressione sulle Parti che seguono percorsi non compatibili con l'obiettivo dei 2 oC; invita la delegazione dell'UE a porre l'accento sugli impegni assunti da altri governi con la firma del protocollo di Kyoto; |
50. |
invita gli Stati membri a instaurare intensi contatti diplomatici con i paesi partner dell'Unione onde promuovere le posizioni negoziali di quest'ultima, in coordinamento con il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) e la Commissione, anche mediante la rete della «diplomazia verde»; |
51. |
plaude al vertice sul clima promosso dal Segretario generale delle Nazioni Unite e svoltosi il 23 settembre 2014 a New York in cui, per la prima volta dopo Copenaghen, si è discusso di cambiamenti climatici e che ha visto riuniti più di 130 Capi di Stato e di governo, oltre a numerosi attori della società civile e del mondo delle imprese; plaude, in particolare, alle azioni concrete annunciate dai leader per ridurre le emissioni, investire nelle energie pulite e in una crescita a basso tenore di carbonio, promuovere la fissazione del prezzo del CO2 e contribuire al finanziamento degli interventi a favore del clima; sottolinea che il seguito dato agli impegni assunti dai leader a New York sarà di fondamentale importanza per mantenere lo slancio in vista delle conferenze di Lima e di Parigi; |
52. |
ritiene che la credibilità dell'UE nell'ambito dei negoziati sul clima dipenda dal livello di ambizione delle misure adottate al suo interno; |
53. |
sottolinea che l'agenda generale post-2015 dovrebbe prevedere il rafforzamento dell'impegno della comunità internazionale a favore dello sviluppo sostenibile, nonché sostenere gli impegni e gli obiettivi internazionali, anche in materia di cambiamenti climatici; |
54. |
sottolinea che la conferenza COP 21 costituisce un'opportunità unica per affrontare i cambiamenti climatici e creare un collegamento con i lavori delle Nazioni Unite sull'agenda di sviluppo post-2015 e con i preparativi della conferenza del marzo 2015 sul quadro di Hyogo per la riduzione dei rischi di catastrofi naturali; chiede che la diplomazia climatica dell'UE si dimostri più attiva così da collegare questi processi, perseguendo obiettivi di sviluppo sostenibile in modo coerente e ambizioso; |
Industria e competitività
55. |
esprime preoccupazione per il fatto che, stando ai dati dell'Agenzia internazionale per l'energia (AIE), le emissioni globali di CO2 sono aumentate nel 2013 nonostante il calo delle emissioni in Europa e negli Stati Uniti; propone pertanto di prendere in considerazione la possibilità di prevedere responsabilità differenziate, affinché ciascun paese contribuisca agli sforzi globali nel campo della politica industriale ed energetica; chiede un migliore utilizzo di tecnologie quali i satelliti spaziali ai fini della raccolta di dati accurati sulle emissioni e sulla temperatura, così come una cooperazione trasparente e lo scambio di informazioni tra paesi; |
56. |
sottolinea che l'Europa dovrebbe incrementare ulteriormente la penetrazione di mercato delle tecnologie ecocompatibili, segnatamente nel campo delle TIC, delle energie rinnovabili, delle tecnologie a basse emissioni innovative ed efficienti e, in particolare, delle tecnologie in materia di efficienza energetica; pone l'accento sul fatto che un quadro giuridico internazionale stabile incoraggerebbe gli investimenti per la riduzione del carbonio, l'efficienza energetica e le energie rinnovabili, oltre a offrire opportunità alle imprese dell'Unione che sono leader in tali settori; rileva che gli investimenti innovativi sostenibili possono generare crescita e occupazione; |
57. |
ritiene che un accordo internazionale ambizioso e giuridicamente vincolante contribuirebbe a dissipare i timori relativi alla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e alla competitività dei settori in questione, in particolare il settore ad elevata intensità energetica; |
Ricerca e innovazione
58. |
sottolinea che lo sviluppo e l'impiego di tecnologie d'avanguardia sostenibili sono essenziali per contrastare i cambiamenti climatici e, allo stesso tempo, convincere i partner dell'Unione in tutto il mondo che è possibile ridurre le emissioni accrescendo nel contempo la competitività e l'occupazione; |
59. |
chiede un impegno internazionale per potenziare gli investimenti di ricerca e sviluppo (R&S) a favore di tecnologie d'avanguardia sostenibili nei settori interessati; ritiene essenziale che l'Unione europea dia l'esempio, indirizzando la spesa per la ricerca verso attività di dimostrazione concernenti tecnologie innovative rispettose del clima ed efficienti sul piano energetico, e che sviluppi una stretta cooperazione scientifica in questo campo con i suoi partner internazionali, quali i paesi BRIC e gli USA; |
Politica energetica
60. |
valuta positivamente i recenti segnali lanciati dai governi statunitense e cinese riguardo all'azione per il clima e la loro disponibilità a svolgere un ruolo più significativo nel contesto degli sforzi mondiali per fare fronte ai cambiamenti climatici; deplora il fatto che alcuni paesi sviluppati continuino ad aumentare le loro emissioni pro capite; |
61. |
osserva che i prezzi delle diverse fonti di energia svolgono un ruolo importante nel determinare il comportamento degli operatori di mercato, tra cui le imprese e i consumatori, e che l'incapacità dell'attuale quadro politico internazionale di internalizzare integralmente i costi esterni perpetua modelli di consumo non sostenibili; ribadisce inoltre che un mercato globale del carbonio in cui il prezzo di scambio fosse sufficientemente elevato costituirebbe una solida base per ottenere sia riduzioni sostanziali delle emissioni che pari condizioni concorrenziali per le industrie; invita l'Unione europea e i suoi partner a trovare, nell'immediato futuro, il modo più efficace per promuovere i collegamenti tra il regime ETS dell'UE e altri regimi di scambio con l'obiettivo di puntare alla creazione di un mercato mondiale del carbonio, garantendo maggiore varietà quanto alle opzioni di riduzione, migliorando le dimensioni e la liquidità del mercato, accrescendo la trasparenza e, in ultima analisi, assicurando una più efficiente ripartizione delle risorse per il settore energetico e l'industria; |
62. |
chiede un maggiore coordinamento tra il Consiglio, la Commissione e il SEAE per consentire all'Unione di esprimersi in modo coordinato nei confronti di organizzazioni internazionali quali l'Agenzia internazionale per l'energia (AIE), l'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA), il Partenariato internazionale per la cooperazione in materia di efficienza energetica (IPEEC) e l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA), svolgendo così un ruolo più attivo e influente, in particolare insistendo su politiche che promuovano la sostenibilità energetica, l'efficienza energetica e la sicurezza energetica; |
63. |
invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare rapidamente, sotto la guida della Commissione, misure concrete per eliminare gradualmente, da qui al 2020, tutte le sovvenzioni dannose per l'ambiente, comprese quelle per i combustibili fossili, ricorrendo a un approccio pragmatico e al monitoraggio mediante il semestre europeo; chiede inoltre che si dia attuazione in modo coordinato, a livello internazionale, all'obiettivo concordato in occasione del vertice del G-20 a Pittsburgh di abolire gradualmente le sovvenzioni per i combustibili fossili, che, su scala mondiale, nel 2012 sono risultate pari a 544 miliardi USD (dati AIE), poiché ciò ridurrebbe in misura significativa le emissioni di CO2 e contribuirebbe altresì a ridurre il debito pubblico di molti paesi; plaude all'intenzione espressa dal G-20 di San Pietroburgo di istituire un sistema di revisione tra pari per la graduale abolizione delle sovvenzioni a favore dei combustibili fossili; deplora la mancanza di progressi quanto all'adozione di misure concrete per il conseguimento di tale obiettivo; sollecita una revisione del meccanismo di sviluppo pulito (CDM), prestando un'attenzione particolare ad evitare che i progetti CDM abbiano un impatto negativo sui diritti umani, la sicurezza alimentare e l'ambiente; |
64. |
considera deplorevole che il potenziale di risparmio energetico non venga adeguatamente valorizzato, né a livello internazionale né a livello di Unione europea; sottolinea che il risparmio energetico permette di creare posti di lavoro, ridurre i costi, garantire sicurezza energetica, migliorare la competitività e incrementare i tagli alle emissioni, oltre ad essere fondamentale per dissociare le emissioni dalla crescita economica; invita l'Unione europea a insistere affinché, in sede di negoziati internazionali, sia prestata maggiore attenzione al risparmio energetico e siano promosse maggiori iniziative in materia, sia nelle discussioni sul trasferimento di tecnologia, sia in quelle sui programmi di sviluppo per i paesi in via di sviluppo o sull'assistenza finanziaria; sottolinea inoltre che, per essere credibili, l'Unione europea e i suoi Stati membri devono darsi obiettivi ambiziosi in materia di efficienza energetica e raggiungerli; sottolinea l'importanza di ridurre gli sprechi energetici nel settore dell'edilizia e dei trasporti, degli impianti elettrici delle abitazioni e degli elettrodomestici, al fine di massimizzare i livelli di risparmio energetico e l'efficienza energetica; |
65. |
sottolinea la necessità di introdurre e implementare sistemi di trasporto a basso consumo energetico e alimentati a idrogeno; |
Idrofluorocarburi e protocollo di Montreal
66. |
invita le Parti a considerare i meccanismi di votazione e decisione, il diverso approccio alle responsabilità, nonché i meccanismi di applicazione e sanzione e di finanziamento del protocollo di Montreal un esempio di successo che potrebbe essere seguito anche nel quadro dell'UNFCCC; invita l'UE a intensificare gli sforzi per regolamentare la graduale riduzione degli idrofluorocarburi (HCF) a livello mondiale ai sensi del protocollo di Montreal; |
67. |
ricorda che l'Unione europea ha adottato una legislazione ambiziosa al fine di ridurre gradualmente del 79 % gli idrofluorocarburi da qui al 2030, data l'ampia disponibilità di alternative ecocompatibili il cui potenziale dovrebbe venir sfruttato pienamente; rileva che la graduale riduzione dell'uso degli HFC rappresenta un'opportunità facile da cogliere per gli interventi di mitigazione, sia all'interno che all'esterno dell'Unione, e invita quest'ultima a impegnarsi attivamente a favore dell'adozione di misure sugli HFC a livello mondiale; |
68. |
accoglie con favore il documento di riflessione dell'UE presentato alle Parti del protocollo di Montreal dal tema «Consentire una riduzione graduale degli HFC a livello mondiale» e, in tale contesto, invita la Commissione e gli Stati membri a presentare una proposta formale di modifica da esaminare in occasione della 27o riunione delle Parti del protocollo di Montreal, che si terrà nel 2015; |
Delegazione del Parlamento europeo
69. |
ritiene che la delegazione dell'UE svolga un ruolo essenziale nei negoziati sui cambiamenti climatici e reputa quindi inaccettabile che i deputati al Parlamento europeo non abbiano potuto partecipare alle riunioni di coordinamento dell'UE in occasione delle precedenti conferenze delle Parti; si attende che quanto meno il presidente della delegazione del Parlamento europeo possa partecipare alle riunioni di coordinamento dell'UE a Lima; |
o
o o
70. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al Segretariato dell'UNFCCC, con richiesta di distribuirla a tutte le Parti contraenti esterne all'UE. |
(1) GU L 8 del 13.1.2009, pag. 3.
(2) GU C 285 E del 21.10.2010, pag. 1.
(3) GU C 341 E del 16.12.2010, pag. 25.
(4) GU C 99 E del 3.4.2012, pag. 77.
(5) GU C 153 E del 31.5.2013, pag. 83.
(6) Testi approvati, P7_TA(2012)0452.
(7) Testi approvati, P7_TA(2013)0443.
(8) GU C 67 E del 18.3.2010, pag. 44.
(9) GU C 251 E del 31.8.2013, pag. 75.
(10) Testi approvati, P7_TA(2014)0094.
(11) http://www.eia.gov/forecasts/ieo/?src=Analysis-b2
(12) http://www.imf.org/external/pubs/ft/survey/so/2013/int032713a.htm
(13) http://documents.worldbank.org/curated/en/2014/06/19703432/climate-smart-development-adding-up-benefits-actions-help-build-prosperity-end-poverty-combat-climate-change-vol-1-2-main-report
Giovedì 27 novembre 2014
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/40 |
P8_TA(2014)0064
Pakistan: leggi sulla blasfemia
Risoluzione del Parlamento europeo del 27 novembre 2014 sul Pakistan: leggi sulla blasfemia (2014/2969(RSP))
(2016/C 289/05)
Il Parlamento europeo,
— |
viste le sue precedenti risoluzioni sul Pakistan, |
— |
visti l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 e l'articolo 18 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1966, |
— |
vista la Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1981 sull'eliminazione di tutte le forme d'intolleranza e di discriminazione fondate sulla religione o sul credo, |
— |
viste le relazioni del Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione o di credo, |
— |
vista la relazione del 4 aprile 2013 del Relatore speciale delle Nazioni Unite sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati, Gabriela Knaul, redatta a seguito della sua missione in Pakistan dal 19 al 29 maggio 2012, |
— |
vista la propria risoluzione dell'11 dicembre 2013 sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2012 e sulla politica dell'Unione europea in materia (1), che condanna la persecuzione dei cristiani e di altre minoranze religiose, |
— |
visti gli orientamenti dell'UE sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo (2), |
— |
visti il piano d'impegno quinquennale UE-Pakistan del marzo 2012, che prevede priorità tra cui il buon governo e il dialogo sui diritti umani, nonché il secondo dialogo strategico UE-Pakistan, strettamente correlato, del 25 marzo 2014, |
— |
viste le conclusioni del Consiglio sul Pakistan dell'11 marzo 2013 (3), in cui si ribadiscono le aspettative dell'UE riguardo alla promozione e al rispetto dei diritti umani e si condannano tutti gli atti di violenza, tra cui quelli contro le minoranze religiose, |
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vista la dichiarazione del 18 ottobre 2014 del portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) sulla decisione dell'Alta corte di Lahore di confermare la condanna di Asia Bibi in Pakistan, |
— |
visto il comunicato stampa emesso il 29 ottobre 2014 dalla delegazione dell'Unione europea in Pakistan, in occasione della visita in Pakistan, dal 26 al 29 ottobre 2014, del rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani, |
— |
vista la risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2014 sul ruolo regionale e le relazioni politiche del Pakistan con l'UE (4), |
— |
visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento, |
A. |
considerando che Asia Bibi, una donna cristiana del Punjab, è stata arresta nel 2009 e condannata a morte nel 2010 per blasfemia a norma dell'articolo 295-C del Codice penale pakistano; che il 16 ottobre 2014 l'Alta corte di Lahore ha respinto l'appello di Asia Bibi e ha confermato il verdetto; che il 24 novembre 2014 l'imputata ha presentato appello dinanzi alla Corte suprema, procedura che può durare anni; che il Presidente del Pakistan, con provvedimento presidenziale di grazia, può ancora ribaltare la decisione dell'Alta corte di Lahore e concedere ad Asia Bibi il condono della pena; |
B. |
considerando che il 7 novembre 2014 una coppia di cristiani, Shama Bibi e Shahbaz Masih, è stata percossa da una folla che li accusava di aver bruciato pagine del corano nel Pakistan orientale; che i corpi delle due persone sono stati inceneriti in una fornace per mattoni, e che secondo alcune voci esse sarebbero state gettate nella fornace ancora vive; |
C. |
considerando che recentemente sono state inflitte a cittadini pakistani diverse condanne a morte per aver violato le leggi sulla blasfemia; fra essi Sawan Masih, un cristiano accusato di aver insultato il profeta Maometto in una conversazione, e una coppia di cristiani, Shafqat Emmanuel e Shagufta Kausar, accusati di aver insultato il Profeta in un sms; |
D. |
considerando che il 7 maggio 2014 è stato assassinato l'avvocato Rashid Rehman, attivista dei diritti umani, il quale qualche settimana prima era stato minacciato per aver difeso un conferenziere incriminato in base alla legge pakistana sulla blasfemia; |
E. |
considerando che ad ottobre 2014 Mohammad Asghar, cittadino britannico di origine pakistana, a cui nel Regno Unito era stata diagnosticata una malattia mentale ma che ciononostante era stato imprigionato per blasfemia, è stato ferito da un colpo d'arma da fuoco sparato da una guardia carceraria; che il suo aggressore è stato arrestato e accusato di tentato omicidio dalle autorità provinciali, mentre altre otto guardie carcerarie sono state sospese dalle loro funzioni; |
F. |
considerando che il 5 novembre 2014 uno sciita 45enne, Tufail Haider, è stato ucciso da un agente di polizia che lo stava interrogando, il quale ha successivamente sostenuto che il signor Haider aveva formulato osservazioni spregiative nei confronti di «compagni del profeta Maometto»; |
G. |
considerando che si ha notizia che dal 1987 all'ottobre 2014 in Pakistan siano state accusate di blasfemia 1 438 persone, tra cui 633 musulmani, 494 ahmadi, 187 cristiani e 21 induisti; che dal 1990 sono almeno 60 le persone uccise dalla violenza della folla in vicende legate alla blasfemia; |
H. |
considerando che varie decine di persone, tra cui musulmani, induisti, cristiani e altri, sono attualmente detenute con imputazioni di blasfemia; che fino ad oggi non sono state eseguite condanne a morte per reati di blasfemia, ma che varie persone accusate di blasfemia sono state uccise da folle violente; che la magistratura pakistana è sottoposta a enormi pressioni da parte di taluni leader religiosi affinché siano confermate ed eseguite le condanne a morte, generalmente decise da giudici di grado inferiore; che i procedimenti giudiziari durano spesso molti anni, con effetti devastanti per cittadini pakistani innocenti, le loro famiglie e le comunità di cui fanno parte; |
I. |
considerando che la legislazione pakistana sulla blasfemia fa sì che per le minoranze religiose sia pericoloso esprimersi liberamente o praticare apertamente il proprio culto; che è ben documentato il diffuso uso improprio di queste leggi; che, anziché proteggere le comunità religiose, tali leggi hanno immerso la società pakistana in un clima di paura; che ogni tentativo di riformare le leggi stesse o la loro applicazione è stato soffocato mediante minacce ed omicidi; che i tentativi di discutere tali problemi nei media, online o offline, sono spesso fatti bersaglio di minacce e vessazioni, anche da parte del governo; |
J. |
considerando che il Pakistan svolge un ruolo importante nel promuovere la stabilità nell'Asia meridionale, e ci si potrebbe aspettare che fungesse da esempio nel rafforzamento dello Stato di diritto e dei diritti umani; |
K. |
considerando che il Pakistan ha recentemente ratificato sette dei nove principali strumenti internazionali in materia di diritti dell'uomo, tra cui il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR) e la Convenzione della Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, strumenti che comprendono numerose disposizioni riguardanti l'amministrazione della giustizia, il diritto a un processo equo, l'uguaglianza davanti alla legge e il divieto di discriminazione; |
L. |
considerando che attraverso i dispositivi delle Nazioni Unite in materia di diritti umani il Pakistan è stato invitato ad abrogare le leggi sulla blasfemia o, come minimo, a porre in essere immediate salvaguardie per impedire l'uso improprio delle leggi al fine di vittimizzare dei cittadini, spesso membri di comunità religiose minoritarie; |
M. |
considerando che l'UE e il Pakistan hanno approfondito e ampliato i loro legami bilaterali, come testimoniato dal piano d'impegno quinquennale, lanciato nel febbraio 2012, e dal secondo dialogo strategico UE-Pakistan, tenutosi nel marzo 2014; che l'obiettivo del piano d'impegno quinquennale UE-Pakistan è di instaurare una relazione strategica e creare un partenariato per la pace e lo sviluppo fondato su valori e principi condivisi; |
N. |
considerando che il Pakistan ha aderito al sistema di preferenze generalizzate SPG+ solo il 1o gennaio 2014; che tale regime dovrebbe fornire un forte incentivo a rispettare i diritti fondamentali dell'uomo e dei lavoratori, l'ambiente e i principi di buon governo; |
1. |
si dichiara profondamente preoccupato e rattristato per la decisione dell'Alta corte di Lahore del 16 ottobre 2014 di confermare la condanna a morte di Asia Bibi per blasfemia; invita la Corte suprema ad avviare il procedimento relativo alla causa rapidamente e senza indugio e a difendere nella propria sentenza lo Stato di diritto e il pieno rispetto dei diritti umani; |
2. |
invita i tribunali pakistani inoltre a procedere rapidamente alla revisione delle condanne a morte nei confronti di Sawan Masih, Mohammad Asgar e Shafqat Emmanuel e sua moglie Shagufta Kausar, così come quelle di tutti gli altri cittadini attualmente nel braccio della morte con l'accusa di aver violato le leggi sulla blasfemia; |
3. |
condanna con fermezza gli omicidi di Shama Bibi e Shahbaz Masih e porge le proprie condoglianze alle loro famiglie, nonché alle famiglie di tutte le vittime innocenti uccise a causa delle leggi sulla blasfemia in Pakistan; fa appello affinché i colpevoli di tali atti vengano consegnati alla giustizia; prende atto della decisione del governo del Punjab di istituire una commissione per accelerare le indagini sulle uccisioni di Shama Bibi e Shahbaz Masih e di ordinare che i quartieri cristiani della provincia vengano posti sotto un regime di protezione aggiuntiva da parte delle forze di polizia; sottolinea tuttavia la necessità di porre fine al clima di impunità e di mettere in atto riforme più ampie per affrontare la questione della violenza contro le minoranze religiose, che rimane capillarmente diffusa in Pakistan; |
4. |
esprime profonda preoccupazione per il fatto che le controverse leggi sulla blasfemia si prestano a utilizzi impropri che possono avere conseguenze per i fedeli di tutte le religioni in Pakistan; esprime particolare preoccupazione per il fatto che in Pakistan si registra un crescente ricorso alle leggi sulla blasfemia per colpire minoranze vulnerabili, tra cui ahmadi e cristiani, leggi cui si erano pubblicamente opposti i defunti Shahbaz Bhatti e Salman Taseer (rispettivamente ex ministro ed ex governatore), uccisi per il loro impegno a favore della tolleranza religiosa; |
5. |
invita il governo pakistano a riesaminare attentamente, con finalità abrogative, le leggi sulla blasfemia e la loro applicazione attuale, con particolare riferimento alle sezioni 295 B e C del codice penale, che prescrivono l'ergastolo obbligatorio (295 B e C) o addirittura la pena di morte (295 C) per presunti atti di blasfemia; invita il governo del Pakistan ad abolire la pena di morte, anche per i casi di blasfemia o apostasia, e di mettere in atto misure di salvaguardia per prevenire l'abuso di disposizioni di legge in materia di blasfemia o apostasia; |
6. |
fa appello alle autorità pakistane affinché garantiscano l'indipendenza dei tribunali, lo Stato di diritto e il giusto processo, in linea con gli standard internazionali in materia di procedimenti giudiziari, tenendo conto anche delle recenti raccomandazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati; invita inoltre le autorità pakistane a offrire protezione sufficiente a tutte le persone coinvolte in cause per blasfemia, ad esempio tutelando i giudici dalle pressioni esterne, proteggendo gli accusati e le loro famiglie e comunità dalla violenza delle masse e offrendo soluzioni a coloro che, pur essendo assolti, non possono tornare ai loro luoghi di origine; |
7. |
ricorda che la costituzione pakistana garantisce la libertà di religione e i diritti delle minoranze; plaude alle misure adottate dal governo pakistano fin dal novembre del 2008 nell'interesse delle minoranze religiose, quali l'assegnazione alle minoranze di una quota del 5 % dei posti di lavoro nel settore pubblico federale, il riconoscimento di festività non musulmane e la proclamazione di una Giornata nazionale delle minoranze; |
8. |
esorta il governo pakistano, tuttavia, a incrementare gli sforzi finalizzati a una maggiore comprensione tra le religioni, ad affrontare attivamente l'ostilità di matrice religiosa da parte di attori della società, a combattere l'intolleranza religiosa, gli atti di violenza e di intimidazione nonché a contrastare l'impunità, reale o percepita che sia; |
9. |
condanna fermamente qualunque atto di violenza nei confronti di comunità religiose nonché tutti i tipi di discriminazione e intolleranza fondati sulla religione o sulle convinzioni personali; pone l'accento sul diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione in quanto diritto umano fondamentale; sottolinea inoltre che tutti i pakistani, indipendentemente dalla loro fede e religione, meritano uguale rispetto e la promozione e protezione dei loro diritti umani; |
10. |
invita il SEAE e la Commissione a utilizzare qualsiasi strumento a loro disposizione, come formulato tra l'altro negli orientamenti dell'UE sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo, per aiutare le comunità religiose e per esercitare pressioni sul governo pakistano affinché si adoperi maggiormente per la protezione delle minoranze religiose; apprezza a tale riguardo la recente visita del rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani in Pakistan e le discussioni che vi ha tenuto; |
11. |
sottolinea che la concessione dello status SPG+ sottostà a delle condizioni ed è soggetta, tra l'altro, alla ratifica e all'attuazione di 27 convenzioni internazionali, come indicato nell'allegato VIII del nuovo regolamento di base SPG, la maggior parte delle quali in materia di diritti umani, e che l'Unione europea può decidere di ritirare le preferenze SPG+ se un paese non rispetta gli impegni assunti; |
12. |
esorta il SEAE e la Commissione a verificare rigorosamente il rispetto da parte del Pakistan degli impegni da esso assunti nel quadro dell'SPG+, nonché a promuovere e difendere i diritti umani nel paese; |
13. |
invita il SEAE e la Commissione a lavorare con le autorità pakistane per riformare il modo in cui vengono utilizzate le leggi sulla blasfemia, anche attuando le misure suggerite nel precedente paragrafo 6; |
14. |
incoraggia il governo del Pakistan a lavorare con gli organismi delle Nazioni Unite, tra cui il relatore speciale sulla libertà di religione o di credo, per affrontare le giustificate preoccupazioni in materia di diritti umani; |
15. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, nonché al governo e al parlamento del Pakistan. |
(1) Testi approvati, P7_TA(2013)0575.
(2) http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_Data/docs/pressdata/EN/foraff/137585.pdf
(3) http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_data/docs/pressdata/EN/foraff/135946.pdf
(4) Testi approvati, P7_TA(2014)0208.
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/44 |
P8_TA(2014)0065
Serbia: il caso Vojislav Šešelj, accusato di crimini di guerra
Risoluzione del Parlamento europeo del 27 novembre 2014 sulla Serbia: il caso Vojislav Šešelj, accusato di crimini di guerra (2014/2970(RSP))
(2016/C 289/06)
Il Parlamento europeo,
— |
viste le sue precedenti risoluzioni sulla Serbia, |
— |
visto l'accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Serbia, dall'altra, entrato in vigore il 1o settembre 2013, |
— |
vista la relazione 2014 della Commissione sui progressi compiuti dalla Serbia (SWD(2014)0302) dell'8 ottobre 2014, |
— |
visto lo statuto del Tribunale penale internazionale incaricato di giudicare i presunti responsabili di violazioni gravi del diritto umanitario internazionale commesse sul territorio dell'ex Jugoslavia dal 1991, |
— |
visto l'articolo 65 del regolamento di procedura e di prova del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia, |
— |
visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento, |
A. |
considerando che Vojislav Šešelj, presidente del Partito radicale serbo, è accusato dinanzi al Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia di persecuzioni per motivi politici, razziali o religiosi, deportazione, atti disumani (trasferimento forzato) (crimini contro l'umanità), nonché di omicidio, tortura, trattamenti crudeli, atti di vandalismo a danno di villaggi o devastazione non giustificata da necessità militari, distruzione o danneggiamento premeditato di istituti religiosi o di istruzione, saccheggio di proprietà pubbliche o private (violazioni delle leggi e delle consuetudini di guerra) in Croazia, Bosnia-Erzegovina e parti della Vojvodina (Serbia) tra il 1991 e il 1993; |
B. |
considerando che il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia è stato istituito nel 1993 dalle Nazioni Unite per trattare i casi di crimini di guerra che ebbero luogo negli anni Novanta del secolo scorso, gettando le basi per una risoluzione del conflitto e uno sviluppo postbellico nella regione; |
C. |
considerando il 6 novembre 2014, dopo oltre undici anni di detenzione e in una fase in cui il processo a suo carico è tuttora in corso, la camera di primo grado del Tribunale ha disposto d'ufficio il rilascio in libertà provvisoria di Šešelj in ragione del deterioramento delle sue condizioni di salute, a condizione che: i) non eserciti un'influenza sui testimoni o sulle vittime e ii) si presenti dinanzi alla camera non appena questa disponga in tal senso; che, sin dall'avvio del processo, Šešelj ha mostrato un atteggiamento ostile nei confronti del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia, interrompendo e perturbando in maniera ripetuta il procedimento giudiziario dinanzi al Tribunale, nonché ritrattando le proprie dichiarazioni, e che, in tre occasioni distinte, è stato accusato di oltraggio al tribunale per intimidazione dei testimoni; |
D. |
considerando che, a seguito del suo ritorno in Serbia, Šešelj ha tenuto diversi interventi pubblici a Belgrado, nei quali ha sottolineato che non intende ripresentarsi di sua spontanea volontà dinanzi al tribunale, ove vi sia una richiesta in tal senso, annunciando pertanto la sua intenzione di violare una delle due condizioni che ne hanno permesso il rilascio; |
E. |
considerando che nelle sue dichiarazioni pubbliche Šešelj ha ripetutamente fatto appello alla creazione della «Grande Serbia», avanzando pubblicamente rivendicazioni sui paesi limitrofi, tra cui la Croazia, Stato membro dell'UE, e incitando all'odio nei confronti delle popolazioni non serbe; che in un comunicato stampa si è congratulato con i cetnici serbi per la «liberazione» di Vukovar, in occasione del 23o anniversario che commemora la caduta della città croata nel 1991 per mano delle milizie paramilitari serbe e dell'esercito jugoslavo e le atrocità commesse, violando in tal modo la condizione di non influenzare le vittime; che il gruppo pacifista serbo «Women in Black» (Donne in nero) si è riunito a Belgrado per commemorare le vittime dell'assedio in uno spettacolo intitolato «We will never forget the crimes of Vukovar» (Non dimenticheremo mai i crimini di Vukovar); |
1. |
condanna duramente la propaganda bellica di Šešelj, il suo incitamento all'odio e l'incoraggiamento di rivendicazioni territoriali nonché il suo tentativo di ostacolare il percorso europeo della Serbia; deplora le sue attività provocatorie in pubblico e la sua retorica guerrafondaia dal suo rilascio in libertà provvisoria, che hanno riaperto le ferite psicologiche delle vittime causate dalla guerra e dalle atrocità dei primi anni '90; sottolinea che le recenti dichiarazioni di Šešelj potrebbero compromettere i progressi compiuti nell'ambito della cooperazione regionale e della riconciliazione, minando gli sforzi degli ultimi anni; |
2. |
ricorda alle autorità serbe i loro obblighi nel quadro della cooperazione con il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia e gli obblighi della Serbia in quanto paese candidato all'UE; osserva con preoccupazione che l'assenza di una reazione politica e di una risposta giuridica adeguate da parte delle autorità serbe in merito al comportamento di Šešelj compromette la fiducia delle vittime nel procedimento giudiziario; incoraggia le autorità serbe e i partiti democratici a condannare ogni manifestazione pubblica di incitamento all'odio o di retorica guerrafondaia e a promuovere la protezione dei diritti delle minoranze e dei diritti culturali; chiede alle autorità serbe di accertare se Šešelj abbia violato la legge serba e di rafforzare e applicare pienamente la legislazione che vieta l'incitamento all'odio, la discriminazione e l'istigazione alla violenza; sostiene tutti i partiti politici, le ONG e i cittadini serbi nella loro lotta contro l'incitamento all'odio; |
3. |
invita il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia e la sua procura ad adottare misure per riesaminare la sussistenza dei requisiti per la libertà provvisoria in nuove circostanze; osserva che l'esistenza di norme diverse per quanto riguarda le prassi del Tribunale in materia di libertà provvisoria non contribuirebbe al conseguimento degli obiettivi dello stesso; incoraggia il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia ad agire con fermezza per ripristinare la fiducia che è stata indebolita dalle dichiarazioni pubbliche deprecabili e inammissibili di Šešelj, anche adottando tutte le misure necessarie per accelerare il completamento di tutti i processi e gli appelli di cui è investito; ricorda che assicurare alla giustizia i responsabili dei crimini di guerra è una condizione indispensabile per un processo di riconciliazione autentico e duraturo; |
4. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al presidente, al governo e all'Assemblea nazionale della Repubblica di Serbia, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e al presidente del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia. |
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/46 |
P8_TA(2014)0066
Iraq: rapimento e maltrattamento delle donne
Risoluzione del Parlamento europeo del 27 novembre 2014 sul rapimento e sul maltrattamento delle donne in Iraq (2014/2971(RSP))
(2016/C 289/07)
Il Parlamento europeo,
— |
viste le sue precedenti risoluzioni sull'Iraq, |
— |
viste le conclusioni del Consiglio «Affari esteri» sulla crisi dovuta all'ISIL in Siria e in Iraq del 20 ottobre 2014, |
— |
vista la risoluzione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani S-22/1, del 1o settembre 2014, sulla situazione dei diritti umani in Iraq alla luce degli abusi commessi dal cosiddetto «Stato Islamico dell'Iraq e del Levante» e dai gruppi a esso associati, |
— |
vista la relazione ONU della commissione d'inchiesta internazionale indipendente sulla Repubblica araba siriana, del 14 novembre 2014, dal titolo «Rule of Terror: Living under ISIS in Syria» (Stato di terrore: vivere nella Siria dell'ISIS), |
— |
visti l'accordo di partenariato e cooperazione (APC) tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica dell'Iraq, dall'altra, e la sua risoluzione del 17 gennaio 2013 sull'accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e l'Iraq (1), |
— |
vista la risoluzione n. 2106 (2013) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, del 24 giugno 2013, sulla violenza sessuale nei conflitti armati e in situazioni postbelliche, |
— |
vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, |
— |
visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1966, di cui l'Iraq è parte, |
— |
viste la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW), di cui l'Iraq è firmatario, e la risoluzione n. 1325 (2000) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, |
— |
visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento, |
A. |
considerando che il cosiddetto Stato islamico (IS) ha commesso numerose atrocità che equivalgono a crimini contro l'umanità, tra cui uccisioni di massa, esecuzioni ordinate da tribunali dell'IS autoproclamati, l'imposizione di un'interpretazione rigida della Sharia, violenze sessuali nei confronti di donne e bambini, schiavitù, stupri, matrimoni forzati, tratta di esseri umani, sfollamenti e rapimenti, che hanno causato una crisi umanitaria catastrofica e lo sfollamento di numerose persone dalle zone sotto il suo controllo; |
B. |
considerando che, nell'agosto 2014, combattenti dell'IS sono avanzati nell'Iraq settentrionale, schiacciando le forze dei Peshmerga kurdi che si erano insediate nelle aree abbandonate dall'esercito iracheno; che la città di Sinjar è stata occupata e che la diga di Mosul, di importanza strategica e che fornisce acqua ed elettricità ad ampie parti dell'Iraq, è anch'essa stata presa; che i combattenti dell'IS si sono spinti sino a 40 km da Irbil, la capitale del Kurdistan iracheno; che molte donne curde stanno combattendo a Kobane, tra loro anche militanti e dirigenti delle truppe del PKK; |
C. |
considerando che membri di minoranze etniche e religiose, in particolare cristiani e yazidi, turcomanni, shabak, kakai, sabei e le comunità sciite, nonché molti arabi e musulmani sunniti, sono stati presi di mira dall'IS a Mosul e nelle zone circostanti, comprese Sinjar e Tal Afar; |
D. |
considerando che, secondo le stime di Human Rights Watch, 3 133 yazidi sarebbero stati rapiti e uccisi dall'IS o risulterebbero scomparsi in seguito all'offensiva dell'IS di inizio agosto; che tale elenco comprende 2 305 persone che sarebbero state rapite, tra cui 412 bambini; che l'IS sta indottrinando i bambini yazidi sequestrati; |
E. |
considerando che nell'ottobre 2014 i ricercatori delle Nazioni Unite hanno stimato che tra le 5 000 e le 7 000 donne sarebbero state recluse in centri di detenzione improvvisati, da cui sarebbero state portate via e vendute come schiave o consegnate agli jihadisti come concubine; che si ritiene che solo nella città di Tal Afar siano detenuti in cinque centri circa 3 500 donne e bambini; |
F. |
considerando che l'IS e altri estremisti jihadisti in Iraq e in Siria hanno provocato flussi di profughi che vanno ad affollare i campi in Turchia, in Libano e in Giordania, dove le donne e le ragazze, in particolare, si trovano ad affrontare dure condizioni umanitarie e sono estremamente esposte a molestie, violenze sessuali, matrimoni forzati e altri abusi; |
G. |
considerando che il carattere transnazionale dell'IS e dei gruppi terroristici a esso associati desta preoccupazione in tutto il mondo; |
H. |
considerando che l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) è profondamente preoccupata per la capacità della comunità internazionale di far fronte alle urgenti necessità legate al periodo invernale in Iraq, con particolare riferimento alle persone sfollate a seguito dei recenti eventi; |
I. |
considerando che l'unità, la sovranità e l'integrità territoriale dell'Iraq sono essenziali ai fini della stabilità e dello sviluppo economico del paese e della regione; |
1. |
condanna con la massima fermezza le violazioni e gli abusi sistematici dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale derivanti dalle azioni dell'IS e dei gruppi terroristici associati, che costituiscono crimini di guerra e crimini contro l'umanità; condanna con fermezza, in particolare, ogni forma di violenza contro le persone per motivi religiosi o di appartenenza etnica e la violenza perpetrata nei confronti di donne e bambini; |
2. |
condanna con fermezza le numerose atrocità compiute dall'IS e dirette soprattutto contro le donne, che costituiscono crimini contro l'umanità, come ad esempio il rapimento, lo stupro e altre forme di violenza sessuale, la riduzione in schiavitù nonché le conversioni e i matrimoni forzati; sottolinea la necessità che i responsabili di tali violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale siano chiamati a rispondere delle loro azioni; |
3. |
pone l'accento sulla necessità di riunire quanto prima i minori con le loro famiglie, di porre fine ai matrimoni forzati e agli abusi sessuali e di rilasciare immediatamente tutti i detenuti civili, in particolare le donne, imprigionati dall'IS; |
4. |
invita il governo iracheno a ratificare lo Statuto di Roma che istituisce la Corte penale internazionale per consentire a quest'ultima di perseguire i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità perpetrati dall'IS; |
5. |
chiede al governo dell'Iraq di promuovere e tutelare i diritti umani coinvolgendo tutte le componenti della società irachena in uno spirito di unità e riconciliazione nazionale, e di rispettare il diritto internazionale umanitario e in materia di diritti umani nei tentativi di contrastare l'IS; offre sostegno al governo per aiutarlo a costruire una società più equa e inclusiva, che protegga e promuova i diritti delle donne; |
6. |
plaude agli sforzi profusi dalla comunità internazionale, in particolare dagli Stati Uniti, per sostenere le autorità irachene nazionali e locali nella lotta contro l'IS, per fermare l'avanzata di quest'ultimo e per agevolare l'accesso al sostegno umanitario; sostiene la coalizione globale contro l'IS e i suoi sforzi volti a combatterlo, anche con mezzi militari; esorta la comunità internazionale a fornire l'assistenza di primo soccorso necessaria alle persone in Iraq durante l'inverno, anche alle famiglie di yazidi che sono rimaste sul monte Sinjar a difendere i loro templi dalle distruzioni operate dall'IS; |
7. |
invita tutte le parti interessate presenti nella regione ad adoperarsi al massimo per porre fine a tutte le attività di organismi ufficiali o privati volte a diffondere nelle parole e nei fatti le ideologie islamiche estremiste; invita la comunità internazionale, in particolare l'UE, ad agevolare un dialogo regionale sui problemi del Medio Oriente e ad associarvi tutti gli attori più rilevanti, in particolare l'Iran e l'Arabia Saudita; |
8. |
esorta le Nazioni Unite, in particolare il relatore speciale sulla violenza contro le donne, Rashida Manjoo, a fare tutto il possibile per rintracciare le vittime, per condurre le indagini e per accertare i fatti e le circostanze relativi a tali abusi e violazioni nei confronti delle ragazze e delle donne perpetrati dall'IS e dai gruppi terroristici associati in Iraq e in Siria, allo scopo di impedire l'impunità e assicurare una piena assunzione di responsabilità; sostiene l'operato del rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i crimini sessuali in situazioni di conflitto, Zainab Hawa Bangura; |
9. |
invita le agenzie umanitarie internazionali attive in Iraq, comprese le agenzie delle Nazioni Unite, ad aumentare i servizi medici e di consulenza per gli sfollati che sono fuggiti dinanzi all'avanzata dell'IS, prestando particolare attenzione alle esigenze delle vittime di violenza sessuale e dei minori; |
10. |
ribadisce il suo invito alla Commissione, al Servizio europeo per l'azione esterna e agli Stati membri ad adottare misure specifiche per affrontare la situazione delle donne in Iraq e garantire la loro libertà e il rispetto dei loro diritti fondamentali, nonché ad adottare misure volte a impedire lo sfruttamento, l'abuso e la violenza contro le donne e i bambini; esprime particolare preoccupazione per l'aumento di tutte le forme di violenza contro le donne yazidi, che vengono detenute, violentate, sottoposte ad abusi sessuali e vendute dai membri dell'IS; invita in particolare gli Stati membri a migliorare le politiche in modo da soddisfare le esigenze dei sopravvissuti e istituire un meccanismo che consenta alle donne traumatizzate provenienti dalla Siria e dall'Iraq, segnatamente le donne yazidi, di ricevere una speciale consulenza post-trauma personalizzata; |
11. |
è convinto che la protezione e l'assistenza umanitaria immediate vadano completate con strategie a lungo termine a sostegno dei diritti socioeconomici e dei mezzi di sussistenza delle donne rimpatriate, sfollate internamente e rifugiate, nonché a favore di una maggiore leadership e partecipazione, al fine di conferire loro la facoltà di scegliere soluzioni durature che ripecchino le loro necessità; ritiene che vi sia la necessità di far fronte ai rischi specifici e alle necessità particolari di diversi gruppi di donne, soggette a molteplici e interdipendenti forme di discriminazione; |
12. |
condanna il fatto che, con l'avanzare dell'IS, gli atti di violenza e gli omicidi perpetrati contro le persone LGBT irachene rimangono completamente impuniti; osserva che, sebbene le persone LGBT irachene non siano il solo gruppo a rischio nell'attuale contesto di crisi e conflitto, esse si trovano in una situazione di particolare vulnerabilità poiché possono contare su una limitata protezione del governo e su un limitato sostegno da parte della famiglia e della comunità; osserva che le persone LGBT irachene rimangono emarginate e a rischio nelle comunità di rifugiati o in determinate società ospitanti; invita il governo dell'Iraq a fornire protezione alle persone LGBT irachene; |
13. |
si rammarica che, come conseguenza degli anni di dittatura e conflitto, la vita delle donne irachene si sia significativamente deteriorata; invita a promuovere e ad attuare la risoluzione 1325 (2000) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza, al fine di garantire la partecipazione delle donne alla risoluzione dei conflitti e alla costruzione della democrazia; insiste sul fatto che, senza la partecipazione delle donne al processo decisionale, non sarà possibile garantire una reale protezione né una vera sicurezza per le donne in Iraq; |
14. |
invita a compiere uno sforzo concertato a livello internazionale, in stretta collaborazione con le comunità, le organizzazioni e i paesi musulmani, per opporsi all'ideologia radicale salafita/wahhabita che costituisce la base e l'ispirazione per l'azione dell'IS e le organizzazioni terroristiche associate e sta diventando una crescente minaccia alla sicurezza degli Stati membri; invita il SEAE e gli Stati membri, nell'ambito del loro dialogo con i paesi del Golfo, a sollevare le gravi preoccupazioni in merito agli sforzi di indottrinamento all'ideologia salafita/wahhabita in corso in molti paesi a maggioranza musulmana e comunità musulmane in tutto il mondo da parte di soggetti di tali paesi; |
15. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, al rappresentante speciale dell'UE per i diritti umani, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo e al Consiglio dei rappresentanti dell'Iraq, al governo regionale del Kurdistan, al Segretario generale delle Nazioni Unite e al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. |
(1) Testi approvati, P7_TA(2013)0022.
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/50 |
P8_TA(2014)0068
Ritardi nell'avvio della politica di coesione per il periodo 2014-2020
Risoluzione del Parlamento europeo del 27 novembre 2014 sui ritardi nell'avvio della politica di coesione per il periodo 2014-2020 (2014/2946(RSP))
(2016/C 289/08)
Il Parlamento europeo,
— |
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare gli articoli 4, 162 e da 174 a 178, |
— |
visto il regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (1), |
— |
visto il regolamento (UE, Euratom) n. 1311/2013 del Consiglio, del 2 dicembre 2013, che stabilisce il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020 (2), |
— |
visto il regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione e che abroga il regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 (3) del Consiglio, |
— |
visto il progetto di bilancio rettificativo n. 3 al bilancio generale 2014 (COM(2014)0329), |
— |
visti l'articolo 128, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento, |
A. |
considerando che la politica di coesione rappresenta la principale politica d'investimento nell'economia reale a livello di UE ed è un collaudato catalizzatore di crescita e occupazione nell'Unione, con una dotazione di oltre 350 miliardi di euro fino al 2020; che tale politica costituisce una componente primaria della strategia dell'UE per correggere gli squilibri e le disparità regionali, favorire la diversificazione e l'adeguamento alle trasformazioni industriali e realizzare la coesione economica, sociale e territoriale; che in alcuni Stati membri essa costituisce la principale fonte di investimenti pubblici; |
B. |
considerando che, grazie alla concentrazione tematica, queste risorse sono mirate verso un numero limitato di obiettivi strategici che presentano un potenziale di stimolo della crescita, quali l'innovazione e la ricerca, l'agenda digitale, il sostegno alle piccole e medie imprese (PMI), l'economia a basse emissioni di carbonio, la formazione, l'istruzione e le infrastrutture; |
C. |
considerando che gli accordi di partenariato e i programmi operativi sono strumenti strategici per guidare gli investimenti negli Stati membri e nelle regioni, in linea con l'obiettivo generale di Europa 2020 di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva; |
D. |
considerando che gli articoli 14, 16 e 29 del regolamento (UE) n. 1303/2013 definiscono il calendario per la presentazione e l'adozione degli accordi di partenariato e dei programmi operativi, secondo il quale gli accordi di partenariato avrebbero dovuto essere adottati entro la fine di agosto 2014 e i programmi operativi entro la fine di gennaio 2015; |
E. |
considerando che vi è un evidente ritardo nel processo di programmazione, con un numero limitato di programmi operativi (poco più di 100) di cui si prevede l'adozione entro la fine del 2014; |
F. |
considerando che, su richiesta degli Stati membri, la Commissione ha preparato un documento informale sul trattamento degli impegni 2014 nell'ambito dei programmi cofinanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale, dal Fondo sociale europeo e dal Fondo di coesione che non saranno stati adottati dalla Commissione al 31 dicembre 2014; |
G. |
considerando che per l'adozione dei programmi operativi sono previsti due scenari, che comportano entrambi ulteriori ritardi per l'avvio dell'attuazione, e cioè: (i) la procedura di riporto per i programmi considerati «pronti per l'adozione» entro il 31 dicembre 2014, e (ii) la reiscrizione in bilancio dell'assegnazione 2014 non utilizzata per i Fondi strutturali e d'investimento europei — la quale comporta una revisione tecnica del quadro finanziario pluriennale (QFP) — per quelli considerati «non pronti per l'adozione» entro la fine del 2014; |
H. |
considerando che, secondo il calendario presentato dalla Commissione, con la procedura di riporto i programmi operativi potrebbero essere adottati fra il 15 febbraio e il 31 marzo 2015, mentre con quella di reiscrizione in bilancio dopo il 1o maggio 2015; |
I. |
considerando che, oltre al ritardo nell'attuazione per il periodo di programmazione 2014-2020, la politica di coesione soffre anche di un arretrato nei pagamenti pari a circa 23 miliardi di euro per il periodo di programmazione 2007-2013, il che ne mina ulteriormente la credibilità, l'efficacia e la sostenibilità; |
J. |
considerando che il Presidente della Commissione ha fatto sapere che intende lanciare un pacchetto di investimenti per 315 miliardi di euro; |
1. |
esprime viva preoccupazione per il notevole ritardo nell'attuazione della politica di coesione per il periodo 2014-2020, pur riconoscendo l'importanza di adottare programmi operativi di alta qualità all'inizio del periodo di programmazione in modo da evitare una riprogrammazione in fasi successive; |
2. |
sottolinea che gli attuali ritardi mettono alla prova la capacità delle autorità nazionali, regionali e locali di pianificare e attuare in modo efficace i Fondi strutturali e di investimento europei nel periodo 2014-2020; |
3. |
ricorda che la politica di coesione, insieme al cofinanziamento assicurato dagli Stati membri, rappresenta nell'UE una quota rilevante della spesa pubblica connessa alla crescita; sottolinea che è quindi indispensabile avviare quanto prima l'attuazione dei nuovi programmi al fine di massimizzare i risultati degli investimenti, stimolare la creazione di posti di lavoro e rafforzare la crescita della produttività; |
4. |
sollecita la Commissione e gli Stati membri a dimostrare senso di responsabilità e a fare quanto in loro potere per accelerare l'adozione del massimo numero di programmi operativi nel 2014, nonché per garantire che quanti più programmi possibile siano «pronti per l'adozione» entro il 31 dicembre 2014, affinché possano beneficiare della procedura di riporto a norma dell'articolo 13, paragrafo 2, lettera a), del regolamento finanziario e dell'articolo 4 delle relative modalità di applicazione; |
5. |
chiede che la Commissione — sempre mantenendo focalizzata l'attenzione sulla qualità e sulla necessità di non abbassare la guardia nella lotta alle frodi — esamini tutte le modalità possibili di razionalizzazione delle sue procedure interne onde assicurare che anche i programmi operativi ripresentati dopo il termine del 24 novembre 2014 siano presi in considerazione al fine di concludere la consultazione interservizi entro la fine dell'anno e siano trattati come pronti per l'adozione se soddisfano i requisiti di qualità; |
6. |
è consapevole che il secondo dei summenzionati scenari, applicabile ai programmi operativi non pronti per l'adozione entro la fine del 2014, vale a dire la reiscrizione in bilancio nel 2015 degli importi non impegnati relativi al 2014, conformemente all'articolo 19 del regolamento sul QFP, implica una revisione del QFP entro il 1o maggio 2015, la quale, anche se tecnica, deve rispettare la procedura di bilancio pluriennale; invita perciò la Commissione a intraprendere al più presto le discussioni con il Parlamento e il Consiglio al fine di tracciare una tabella di marcia credibile che garantisca l'adozione della revisione del QFP quanto prima nel 2015; |
7. |
sottolinea inoltre che, ai fini dell'adozione dei programmi operativi, deve essere approvato anche un corrispondente progetto di bilancio rettificativo che copra i rispettivi stanziamenti d'impegno per il 2015, il che comporta, nel migliore dei casi, uno slittamento alla metà del 2015 dell'effettivo avvio dell'attuazione di tali programmi; |
8. |
invita la Commissione, in considerazione di quanto sopra, a presentare al Parlamento le misure che intende adottare per facilitare al più presto l'attuazione dei programmi operativi, unitamente al calendario da essa previsto; |
9. |
esprime allarmata preoccupazione per la situazione dell'arretrato dei pagamenti nell'ambito della politica di coesione per i programmi operativi 2007-2013; sottolinea l'importanza e l'urgenza di raggiungere un accordo in merito, sulla base delle nuove proposte della Commissione, entro la fine del 2014; |
10. |
invita la Commissione a illustrare l'impatto di questi ritardi nei pagamenti sull'avvio dell'attuazione dei nuovi programmi operativi e a proporre soluzioni per contenere al minimo i danni; chiede inoltre che la Commissione, nel contesto della relazione sul risultato dei negoziati di cui all'articolo 16, paragrafo 3, del regolamento recante disposizioni comuni, analizzi il potenziale impatto del ritardi nell'avvio della politica di coesione per il periodo 2014-2020 sulla crescita e l'occupazione, e formuli raccomandazioni basate sull'insegnamento tratto; |
11. |
chiede che il pacchetto di investimenti per 315 miliardi di euro che sarà annunciato dalla Commissione sia pienamente complementare alla politica di coesione 2014-2020; |
12. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, al Comitato delle regioni, al Comitato economico e sociale europeo e alle altre istituzioni competenti. |
(1) GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320.
(2) GU L 347 del 20.12.2013, pag. 884.
(3) GU L 298 del 26.10.2012, pag. 1.
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/53 |
P8_TA(2014)0069
Orientamenti della Commissione in materia di valutazione d'impatto
Risoluzione del Parlamento europeo del 27 novembre 2014 sulla revisione degli orientamenti della Commissione in materia di valutazione d'impatto e sul ruolo del «test PMI» (2014/2967(RSP))
(2016/C 289/09)
Il Parlamento europeo,
— |
visti la recente consultazione pubblica sulla revisione degli orientamenti per le valutazioni d'impatto (VI) della Commissione e il corrispondente progetto di orientamenti riveduti in materia di valutazione d'impatto, |
— |
vista la sua risoluzione dell'8 giugno 2011 su come garantire valutazioni d'impatto indipendenti (1), |
— |
visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento, |
A. |
considerando che le valutazioni di impatto, in quanto strumento attivato nella fase iniziale dell'elaborazione della normativa, svolgono un ruolo chiave nell'ambito del programma della Commissione per una normativa intelligente, con l'obiettivo di fornire dati trasparenti, esaustivi ed equilibrati circa gli effetti economici, sociali e ambientali, il valore aggiunto di un intervento dell'UE, gli oneri regolamentari e amministrativi previsti nonché i costi e i benefici di soluzioni alternative per tutti i soggetti interessati; |
B. |
considerando che gli attuali orientamenti per le valutazioni d'impatto conferiscono un ruolo centrale al Segretariato generale della Commissione e al comitato per la valutazione d'impatto (IAB — Impact Assessment Board) nel decidere se per una determinata iniziativa sia necessaria o meno una valutazione d'impatto; |
C. |
considerando che lo IAB svolge un ruolo rilevante quale istanza centrale di controllo della qualità delle valutazioni di impatto; |
D. |
considerando che i trattati contengono clausole sociali e ambientali orizzontali — unitamente all'obbligo di rispettare i principi di sussidiarietà e proporzionalità — che devono essere prese in considerazione in sede di definizione e attuazione delle politiche e azioni dell'Unione e che richiedono un'analisi approfondita dell'impatto della legislazione proposta; |
E. |
considerando che, secondo un gruppo di esperti della Commissione, la conformità con una determinata normativa può avere per le PMI un costo dieci volte superiore a quello sostenuto dalle imprese di dimensioni più grandi; che, pertanto, una valutazione d'impatto appropriata e indipendente è particolarmente importante per le PMI, che spesso incontrano maggiori difficoltà, rispetto alle grandi imprese, ad adeguarsi ai nuovi obblighi giuridici e amministrativi e che, date le loro dimensioni, hanno minori capacità di anticipare tempestivamente i cambiamenti normativi; |
F. |
considerando che il principio «Pensare anzitutto in piccolo» è il fondamento dello Small Business Act per l'Europa del 2008; che esso figura negli orientamenti per la valutazione d'impatto dal 2009 e in altri testi della Commissione dal 2005; che tale principio mira a tener conto degli interessi delle PMI già nelle primissime fasi del processo di elaborazione delle politiche per rendere la legislazione più consona alle loro esigenze; che è disponibile tutta una serie di strumenti tesi a garantire l'efficace applicazione di tale principio, inclusa l'esecuzione di un test PMI sulle future proposte legislative; |
G. |
considerando che gli attuali orientamenti in materia di valutazione d'impatto forniscono indicazioni specifiche che assumono la forma di un test PMI, incluse eventuali misure di attenuazione; che nel progetto di orientamenti riveduti non figura alcuna disposizione sul test PMI; |
H. |
considerando che un'opportuna valutazione delle proprie modifiche di fondo alla proposta originaria della Commissione presenta un notevole valore aggiunto a sostegno della posizione del Parlamento nei negoziati di trilogo; |
Ambito di applicazione
1. |
accoglie con favore l'impegno della Commissione di rivedere periodicamente gli orientamenti per la valutazione d'impatto al fine di migliorare le procedure in materia; |
2. |
sottolinea che la Commissione dovrebbe garantire che gli aspetti economici, sociali, amministrativi e ambientali siano tutti valutati con la stessa accuratezza; |
3. |
è tuttavia preoccupato per il fatto che il progetto di orientamenti riveduti risulti molto meno specifico degli orientamenti in vigore quanto all'ambito delle valutazioni d'impatto e lasci un margine di interpretazione nettamente maggiore alla Direzione generale competente nel decidere se una valutazione d'impatto sia necessaria o meno; è del parere che la prassi esistente di coinvolgere lo IAB nel processo decisionale debba essere mantenuta; |
4. |
ritiene che la Commissione dovrebbe continuare a seguire l'approccio attuale, che prevede la realizzazione di una valutazione d'impatto per tutte le iniziative che rispondono ad almeno uno dei criteri seguenti:
|
5. |
osserva che le valutazioni d'impatto devono essere rigorose ed esaustive, basate sulle informazioni più precise, oggettive e complete disponibili, con un'analisi che sia proporzionata e incentrata sulla finalità e sull'obiettivo della proposta, onde permettere l'adozione di una decisione politica con cognizione di causa; |
6. |
è convinto che le valutazioni d'impatto siano un importante strumento di supporto del processo decisionale in tutte le istituzioni dell'Unione, oltre che un elemento importante delle procedure a garanzia della qualità della legislazione; riconosce tuttavia che le valutazioni d'impatto non possono sostituirsi alla valutazione e alle decisioni politiche; |
7. |
sottolinea l'importanza di consultare tutti i soggetti interessati in una fase precoce del processo di valutazione d'impatto, di modo che i loro contributi possano essere presi in considerazione in sede di elaborazione delle valutazioni d'impatto e prima della loro pubblicazione; |
8. |
rileva che la portata di una valutazione d'impatto può non corrispondere alle proposte adottate nel caso in cui queste ultime vengano modificate dopo essere state sottoposte all'approvazione del Collegio dei commissari; chiede che il progetto di orientamenti riveduti preveda l'aggiornamento della valutazione d'impatto onde garantire la continuità tra le questioni da essa prese in esame e le eventuali proposte infine adottate dalla Commissione; |
Comitato per la valutazione d'impatto (IAB)
9. |
esprime profonda preoccupazione per il fatto che il progetto di orientamenti riveduti non definisca con maggiore chiarezza il ruolo dello IAB nel quadro del processo di valutazione d'impatto; insiste fermamente sulla necessità che, nel reagire alla presente risoluzione, la Commissione riconsideri tale omissione e definisca più chiaramente le procedure relative allo IAB in un nuovo progetto di orientamenti riveduti; |
10. |
ritiene che tali nuove procedure debbano stabilire in modo chiaro, comprensibile e trasparente il processo di presentazione, revisione e approvazione finale delle valutazioni d'impatto presentate allo IAB; |
11. |
ribadisce la propria posizione, secondo la quale le proposte non dovrebbero essere adottate dalla Commissione se non accompagnate da un parere approvato dallo IAB; |
12. |
ricorda inoltre alla Commissione di aver chiesto che l'indipendenza dell'IAB sia rafforzata, e in particolare che i membri di tale comitato non siano soggetti a controllo politico; ritiene che lo IAB debba essere composto unicamente da persone altamente qualificate, che dispongano delle competenze per valutare l'analisi presentata per quanto concerne l'impatto economico, sociale e ambientale; |
13. |
attende chiarimenti dalla nuova Commissione sul modo in cui intende procedere per quanto riguarda gli aspetti sollevati nella presente risoluzione, per poter tenere meglio conto di tale approccio nell'elaborazione della propria posizione sulla recente comunicazione REFIT della Commissione, senza pregiudizio per la posizione del Parlamento in proposito; |
Test PMI
14. |
rammenta che la Commissione, nel suo riesame dello Small Business Act del 2011, deplorava il fatto che soltanto otto Stati membri avessero integrato il test PMI nei rispettivi processi decisionali nazionali; invita la Commissione a collaborare con gli Stati membri per una migliore diffusione dei principi del test PMI nel contesto delle procedure nazionali, a sostegno della politica a favore delle PMI; |
15. |
si compiace del fatto che, nell'ambito di tale riesame, la Commissione avesse assunto il chiaro impegno di rafforzare ulteriormente il test PMI; si rammarica tuttavia che, contrariamente agli annunci, il test PMI non sia nemmeno menzionato nel progetto di orientamenti riveduti in materia di valutazione d'impatto; |
16. |
rammenta che, nello Small Business Act, la Commissione si è impegnata ad applicare il principio «Pensare anzitutto in piccolo» all'elaborazione delle sue politiche e che ciò include il test PMI per valutare l'impatto della futura normativa e delle future iniziative amministrative sulle piccole e medie imprese; sottolinea l'assoluta necessità di garantire che il test in questione sia eseguito correttamente e ritiene che vi sia a tutt'oggi un ampio margine di miglioramento al riguardo; |
17. |
insiste sulla necessità di mantenere il test PMI così come definito nell'allegato 8 degli orientamenti, onde evitare che le PMI siano toccate o svantaggiate da un'iniziativa della Commissione in maniera sproporzionata rispetto alle imprese di grandi dimensioni; |
18. |
sottolinea che, in tali casi, la valutazione d'impatto dovrebbe includere opzioni che prevedano meccanismi alternativi e/o forme di flessibilità al fine di aiutare le PMI a conformarsi all'iniziativa (come previsto nell'allegato 8.4); accoglie con favore, a tale riguardo, l'esclusione a priori delle microimprese dall'ambito di applicazione di una proposta legislativa, quale possibile linea di condotta contemplata dal progetto di orientamenti riveduti; ritiene, tuttavia, che l'esclusione automatica delle microimprese potrebbe non essere sempre l'approccio migliore e che essa deve essere pertanto valutata in modo puntuale per ciascuna proposta, al fine di tener conto della politica dell'inversione dell'onere della prova, il che significa che le microimprese dovrebbero rimanere escluse dal campo d'applicazione delle proposte salvo venga dimostrato che dovrebbero esservi incluse; è favorevole a prendere in considerazione soluzioni mirate e regimi agevolati per le PMI nelle valutazioni d'impatto, ove ciò non limiti in misura inopportuna l'efficacia della legislazione; |
Applicazione e controllo
19. |
osserva che un atto legislativo può differire significativamente, nella sua forma definitiva, dalla proposta adottata dalla Commissione; ritiene che sarebbe utile approntare una sintesi dei benefici e dei costi stimati degli atti legislativi adottati, aggiornandola per tener conto dei cambiamenti intervenuti rispetto all'analisi contenuta nella valutazione d'impatto a seguito delle modifiche apportate nel corso dell'iter legislativo; ritiene che tale esercizio semplificherebbe il controllo e la valutazione dell'impatto delle proposte; |
Istituzione di un organo consultivo per la qualità della legislazione
20. |
si compiace del lavoro e della relazione finale del gruppo di alto livello sugli oneri amministrativi istituito dalla Commissione; ricorda l'intenzione della Commissione, come indicato nella sua ultima comunicazione sull'adeguatezza e l'efficacia della regolamentazione (REFIT) del giugno 2014, di istituire un nuovo gruppo di alto livello per la qualità della legislazione, composto da rappresentanti dei soggetti interessati e da esperti nazionali; |
21. |
propone che la Commissione istituisca quanto prima un siffatto organo consultivo di alto livello per la qualità della legislazione che si avvalga dell'apporto di soggetti interessati ed esperti nazionali; propone che tale organo, che dovrebbe integrare il lavoro della Commissione in materia di valutazioni d'impatto, sia dotato di un mandato consultivo forte e indipendente; ritiene che le competenze specialistiche di tale organo, anche in tema di sussidiarietà e proporzionalità, potrebbero costituire un valore aggiunto per la procedura di valutazione d'impatto e per altre iniziative relative alla qualità della legislazione; chiede che il Parlamento e il Consiglio siano coinvolti nella procedura di nomina degli esperti; raccomanda che si tenga conto delle migliori pratiche e delle esperienze acquisite dagli organi per la qualità della legislazione esistenti (come quelli di Svezia, Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Regno Unito e Germania); |
22. |
invita la Commissione a presentare un nuovo progetto di orientamenti riveduti in materia di valutazione d'impatto che tenga conto delle questioni poste in evidenza nella presente risoluzione e della nuova struttura della Commissione, in particolare del ruolo del nuovo vicepresidente competente per la qualità della legislazione; |
Le valutazioni d'impatto in seno al Parlamento
23. |
chiede di poter esaminare in maniera sistematica e tempestiva le valutazioni d'impatto della Commissione, in particolare a livello delle commissioni; |
24. |
rammenta la sua risoluzione dell'8 giugno 2011 su come garantire valutazioni d'impatto indipendenti, nella quale chiedeva che si facesse un uso più sistematico della valutazione d'impatto parlamentare, che è uno strumento già disponibile; rammenta che per la realizzazione delle valutazioni d'impatto esistono una linea di bilancio specifica e servizi specializzati; ritiene che il ricorso a una valutazione d'impatto parlamentare sia particolarmente necessario quando la proposta iniziale della Commissione è oggetto di modifiche sostanziali; |
Le valutazioni d'impatto in seno al Consiglio europeo
25. |
si attende che il Consiglio onori l'impegno assunto e valuti sistematicamente l'impatto delle proprie modifiche sostanziali; |
o
o o
26. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione e al Consiglio. |
(1) GU C 380 E dell'11.12.2012, pag. 31.
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/57 |
P8_TA(2014)0070
25o anniversario della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia
Risoluzione del Parlamento europeo del 27 novembre 2014 sul 25o anniversario della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia (2014/2919(RSP))
(2016/C 289/10)
Il Parlamento europeo,
— |
vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia adottata a New York il 20 novembre 1989, |
— |
vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità adottata a New York il 13 dicembre 2006, |
— |
visto l'articolo 3 del trattato sull'Unione europea, |
— |
visto l'articolo 24 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, |
— |
visti il programma di Stoccolma adottato nel 2009 e il relativo piano d'azione per il periodo 2010-2014, |
— |
vista l'Osservazione generale n. 14 (2013) del Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia relativa al diritto del minore a che il suo interesse superiore sia considerato preminente, |
— |
vista l'agenda dell'UE per i diritti dell'infanzia, adottata nel febbraio 2011, |
— |
visto il consenso europeo in materia di sviluppo, |
— |
visti la dichiarazione e il piano d'azione adottati al forum ad alto livello sull'efficacia degli aiuti svoltosi a Busan dal 29 novembre al 1o dicembre 2011, |
— |
vista la comunicazione della Commissione del 5 febbraio 2008 dal titolo «Riservare ai minori un posto speciale nella politica esterna dell'UE» (COM(2008)0055), |
— |
visti gli orientamenti dell'UE in materia di promozione e tutela dei diritti del bambino, |
— |
visti gli orientamenti dell'UE sui bambini e i conflitti armati, |
— |
visto il piano d'azione delle Nazioni Unite dal titolo «Un mondo a misura di bambino», |
— |
visti il quadro strategico e il piano di azione dell'UE per i diritti umani e la democrazia, |
— |
vista la direttiva 2011/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2011, concernente la prevenzione e la repressione della tratta degli esseri umani e la protezione delle vittime, e che sostituisce la decisione quadro 2002/629/GAI del Consiglio (1), |
— |
vista la direttiva 2011/93/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 dicembre 2011, relativa alla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile, e che sostituisce la decisione quadro 2004/68/GAI del Consiglio (2), |
— |
vista la strategia dell'UE per l'eradicazione della tratta degli esseri umani (2012-2016), in particolare le disposizioni relative al finanziamento dell'elaborazione di linee guida riguardanti i sistemi di tutela dei minori e lo scambio di migliori prassi, |
— |
vista la raccomandazione 2013/112/UE della Commissione, del 20 febbraio 2013, intitolata «Investire nell'infanzia: spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale» (3), |
— |
vista la sua risoluzione del 12 settembre 2013 sulla situazione dei minori non accompagnati nell'UE (4), |
— |
viste la Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW), adottata nel 1979, e la Piattaforma di azione di Pechino, |
— |
viste le sue risoluzioni del 25 febbraio 2014 recante raccomandazioni alla Commissione sulla lotta alla violenza contro le donne (5) e del 6 febbraio 2014 sulla comunicazione della Commissione dal titolo: «Verso l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili» (6), |
— |
viste le conclusioni del Consiglio del 5 giugno 2014 dal titolo «Prevenire e combattere tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze, compresa la mutilazione genitale femminile», |
— |
viste le conclusioni del Consiglio del 19 maggio 2014 relative a un approccio alla cooperazione allo sviluppo basato sui diritti che includa tutti i diritti umani, |
— |
visto l'articolo 7 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea che ribadisce che «l'Unione assicura la coerenza tra le sue varie politiche e azioni, tenendo conto dell'insieme dei suoi obiettivi», |
— |
vista la comunicazione della Commissione del 2 giugno 2014 dal titolo «Un'esistenza dignitosa per tutti: dalla visione all'azione collettiva» (COM(2014)0335), |
— |
viste la comunicazione della Commissione del 12 aprile 2005 dal titolo «Coerenza delle politiche per lo sviluppo» (COM(2005)0134) e le conclusioni della 3166a sessione del Consiglio «Affari esteri», del 14 maggio 2012, dal titolo «Potenziare l'impatto della politica di sviluppo dell'Unione europea: un programma di cambiamento», |
— |
visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento, |
A. |
considerando che la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e i relativi protocolli opzionali costituiscono un criterio guida nella promozione e nella tutela dei diritti dei minori e contengono un corpus organico di norme giuridiche internazionali per la protezione e il benessere dei minori; |
B. |
considerando che tutti gli Stati membri dell'UE hanno ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e hanno il chiaro obbligo giuridico di promuovere, proteggere e realizzare i diritti di tutti i minori nelle loro giurisdizioni; |
C. |
considerando che la promozione dei diritti dell'infanzia costituisce un obiettivo esplicito delle politiche dell'UE e che la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea impone che l'interesse superiore del minore sia considerato preminente in tutte le azioni dell'UE; |
D. |
considerando che la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e la Carta dei diritti fondamentali dell'UE rispettano il diritto dei minori di essere ascoltati e di veder prese in considerazione le loro opinioni sulle questioni che li riguardano in funzione della loro età e della loro maturità; |
E. |
considerando che i diritti del minore, cioè il principio dell'interesse superiore del minore, il suo diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo, il principio di non discriminazione e il rispetto del diritto del minore di esprimere un'opinione, riguardano tutte le politiche dell'UE; |
F. |
considerando che dall'adozione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia 25 anni fa sono stati compiuti progressi, ma che i diritti dei minori continuano a essere violati in molte parti del mondo, anche negli Stati membri dell'UE, a causa di violenze, abusi, sfruttamento, povertà, esclusione sociale e discriminazioni in base alla religione, la disabilità, il genere, l'identità sessuale, l'età, l'origine etnica e lo status di migrante o in materia di soggiorno; |
G. |
considerando che, affinché i diritti abbiano un senso, tutti i minori e le rispettive famiglie devono avere un accesso inclusivo alla giustizia e a mezzi di ricorso equi, tempestivi ed efficaci; |
H. |
considerando che nel 2012 sono morti, per lo più per cause evitabili, circa 6,6 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni e in tal modo è stato loro negato il diritto fondamentale alla sopravvivenza e allo sviluppo; che 168 milioni di bambini di età compresa tra i 5 e i 17 svolgono lavoro minorile, il che compromette il loro diritto di essere protetti dallo sfruttamento economico e viola il loro diritto di imparare e giocare; che l'11 % delle bambine si sposano prima di compiere 15 anni e ciò pregiudica i loro diritti alla sanità, all'istruzione e alla protezione; che nell'Africa sub-sahariana 1 bambino su 10 muore prima di compiere cinque anni; |
I. |
considerando che l'istruzione, più precisamente la scolarizzazione elementare gratuita per tutti i bambini, è un diritto fondamentale che i governi si sono impegnati a rispettare con la Convenzione delle Nazioni Unite del 1989 sui diritti dell'infanzia; che l'obiettivo per il 2015 è di garantire che tutti i bambini e le bambine completino un corso completo di istruzione elementare; che nonostante alcuni progressi nei paesi in via di sviluppo, tale obiettivo è ben lungi dall'essere raggiunto; |
J. |
considerando che un'educazione sessuale completa costituisce una parte integrante e importante del rafforzamento dei diritti dei ragazzi e delle ragazze al benessere e alla salute, della promozione dell'uguaglianza e della lotta contro gli stereotipi; |
K. |
considerando che le crisi umanitarie continuano ad avere effetti devastanti sui minori e che nel 2014 la vita di oltre 59 milioni di bambini ha subito l'impatto diretto di crisi prevalentemente legate a conflitti; considerando che si stima che al mondo vi siano oggi 250 000 bambini soldato, il 40 % dei quali sono bambine; |
L. |
considerando che solo nel 2012 quasi 95 000 bambini e adolescenti di età inferiore a 20 anni sono stati vittime di omicidio, quasi 1 miliardo di bambini di età compresa tra i 2 e i 14 anni è stato oggetto di punizioni corporali, un adolescente su tre di età compresa tra i 13 e i 15 anni ha subito atti di bullismo e circa 70 milioni di ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni sono state vittima di varie forme di violenza fisica e che 120 milioni di ragazze sono state vittima di rapporti sessuali forzati o altri atti sessuali forzati nel corso della vita; |
M. |
considerando che i minori costituiscono la metà della popolazione nei paesi in via di sviluppo e che nell'UE vivono circa 100 milioni di bambini; |
N. |
considerando che secondo l'ultima relazione del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (Unicef) sulla povertà infantile nei paesi ricchi, dal 2008 2,6 milioni di bambini sono scesi al di sotto della soglia della povertà nei paesi più ricchi portando il numero di bambini che vive in condizioni di povertà nel mondo sviluppato a un dato stimato a 76,5 milioni; che secondo il medesimo studio, 7,5 milioni di giovani nell'UE erano classificati come NEET (disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione) nel 2013; |
O. |
considerando che la violenza contro i minori assume forme diverse, comprese le violenze di carattere psicologico, fisico, sessuale, emotivo e verbale, l'incuria e la privazione, e si verifica in una moltitudine di contesti, tra cui a casa, a scuola, nei sistemi di assistenza sanitaria e nella giustizia, sul luogo di lavoro, nelle comunità e online; |
P. |
considerando che l'Agenda dell'UE per i diritti dei minori delinea un quadro d'azione chiaro per l'Unione europea e che la sua attuazione ha comportato progressi significativi in una serie di settori d'intervento e legislativi cruciali, tra cui la creazione di numeri di emergenza da utilizzare per denunciare casi di minori scomparsi, la promozione di una giustizia a misura di minore, il miglioramento della raccolta dei dati e l'integrazione dei diritti dei minori nell'azione esterna; |
Q. |
considerando che ciascun minore è innanzitutto un bambino i cui diritti devono essere rispettati senza alcuna discriminazione, indipendentemente dall'origine etnica, dalla nazionalità o ancora dallo status sociale e dallo status di migrante o di residente del minore o dei suoi genitori; |
R. |
considerando che le ragazze e i ragazzi hanno aspettative e sperimentano forme di socializzazione simili ma anche diverse e che la discriminazione subita dalle ragazze e dai ragazzi differisce a seconda dell'età; |
S. |
considerando che, sebbene siano stati compiuti notevoli progressi, in particolare nel settore della tratta di esseri umani, dello sfruttamento sessuale e dei diritti delle vittime, come pure in relazione ai minori non accompagnati richiedenti asilo, è necessario fare molto di più per garantire il pieno rispetto dei diritti dei minori migranti nell'intera Unione europea; considerando altresì che molti minori non accompagnati scompaiono o fuggono dopo il primo arrivo nell'Unione europea e sono particolarmente vulnerabili agli abusi; |
T. |
considerando che, visto il suo carattere internazionale, lo sfruttamento dei minori e lo sfruttamento sessuale dei minori online (inclusa la proliferazione di materiale concernente l'utilizzo sessuale dei minori su Internet e la predazione online) continuano ad essere motivo di grande preoccupazione per le autorità di contrasto, che devono fronteggiare reati che vanno dall'estorsione sessuale e l'adescamento di minori fino all'autoproduzione di materiale di carattere pedopornografico e la sua diffusione dal vivo mediante Internet, che pongono particolari difficoltà investigative a causa delle innovazioni tecnologiche che forniscono un accesso più facile e rapido al materiale ai colpevoli dei reati, inclusi i predatori informatici; |
U. |
considerando che i minori sono particolarmente colpiti dalla povertà e dai tagli ai sistemi di sicurezza sociale e alle prestazioni sociali fondamentali, quali gli assegni familiari, e che dal 2007 questi tagli sono aumentati nell'Unione europea; che, persino a seguito dei trasferimenti sociali, il tasso del rischio di povertà infantile continua a essere molto elevato nell'UE (20,3 % nel 2013); |
V. |
considerando che il quadro globale per lo sviluppo post 2015 rappresenterà un'opportunità per investire nei diritti di tutti i minori, ovunque nel mondo, indipendentemente dal genere, dall'appartenenza etnica, dalla razza, dalle condizioni economiche, dalla disabilità o da qualsiasi altra condizione del minore; |
1. |
ritiene che i diritti dei minori siano al centro delle politiche dell'Unione europea e che il 25o anniversario della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia rappresenti un'opportunità per assicurarne la piena attuazione nelle politiche e nella pratica e per adottare misure supplementari volte a garantire ovunque il rispetto dei diritti di ciascun minore, in particolare dei minori più vulnerabili; |
2. |
accoglie positivamente l'impegno assunto dall'Unione europea nell'ambito del programma di Stoccolma di sviluppare una strategia integrata dell'UE per promuovere e salvaguardare efficacemente i diritti dei minori nelle politiche interne ed esterne dell'Unione europea e per sostenere gli sforzi compiuti dagli Stati membri in questo settore; invita la Commissione a presentare una strategia e un piano d'azione ambiziosi e di ampia portata sui diritti dei minori per il prossimo quinquennio, basandosi sull'Agenda dell'UE per i diritti dei minori e sviluppandola ulteriormente; |
3. |
si compiace dell'impegno assunto dall'Unione europea di continuare a elaborare linee guida integrate sulla protezione dei minori, al fine di ridurre la frammentazione derivante da risposte settoriali a questioni specifiche relative alla protezione dei diritti dei minori, in modo tale da garantire che tutti i minori nell'Unione europea siano efficacemente protetti da qualsiasi forma di violenza; |
4. |
invita la Commissione a monitorare l'attuazione della sua raccomandazione dal titolo «Investire nell'infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale» negli Stati membri e a riferire in merito, nonché a garantire l'accesso a servizi di qualità e la partecipazione dei minori; invita gli Stati membri che presentano tassi di povertà infantile superiori alla media a fissare obiettivi nazionali e a stabilire un ordine di priorità negli investimenti finalizzati a ridurre la povertà e l'esclusione sociale dei minori e dei giovani; |
5. |
invita l'Unione europea e i suoi Stati membri a considerare gli Obiettivi di sviluppo del Millennio come la principale priorità delle loro politiche interne e nelle relazioni con i paesi terzi; sottolinea che questi obiettivi, in particolare l'eliminazione della povertà, l'accesso all'istruzione universale e l'uguaglianza di genere, saranno realizzati solamente mediante lo sviluppo di servizi pubblici accessibili a tutti; |
6. |
invita la Commissione e gli Stati membri a riservare un'esplicita attenzione ai minori e ai giovani nell'ambito del Semestre europeo, dell'Analisi annuale della crescita e della strategia Europa 2020 riveduta, ai fini di una migliore attuazione della raccomandazione della Commissione dal titolo «Investire nell'infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale»; |
7. |
invita la Commissione a garantire un maggiore coordinamento all'interno dei vari servizi, al fine di includere effettivamente i diritti dei minori in tutte le proposte legislative, le politiche e le decisioni finanziarie dell'Unione europea e di monitorare il loro pieno rispetto dell'acquis dell'Unione europea in materia di minori e degli obblighi derivanti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia; invita la Commissione a garantire che il mandato e le risorse a disposizione del coordinatore per i diritti dei minori rispecchino adeguatamente l'impegno dell'Unione europea a integrare in maniera sistematica ed effettiva i diritti dei minori nelle sue politiche; |
8. |
invita la Commissione a cogliere l'opportunità offerta dall'esame intermedio del quadro finanziario pluriennale per garantire che i fondi dell'Unione europea vadano a beneficio dei minori più vulnerabili e svantaggiati; |
9. |
invita gli Stati membri e la Commissione a considerare esplicitamente i minori come una priorità in sede di programmazione e di attuazione delle politiche regionali e di coesione, quali la Strategia europea sulla disabilità, il Quadro dell'UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom e la politica dell'Unione europea in materia di uguaglianza e non discriminazione; ribadisce l'importanza di proteggere e di promuovere la parità di accesso a tutti i diritti per i minori Rom; |
10. |
sottolinea che tutte le politiche in materia di diritti dei minori devono integrare una prospettiva di uguaglianza di genere e chiede che vengano adottate misure specifiche per rafforzare i diritti delle ragazze, inclusi i diritti all'istruzione e alla salute; |
11. |
invita gli Stati membri a garantire che il principio dell'interesse superiore del minore sia rispettato nell'intera legislazione, nelle decisioni adottate dai rappresentanti dei governi a tutti i livelli e in tutte le decisioni giudiziarie, e incoraggia gli Stati membri a condividere le migliori prassi, al fine di migliorare la corretta applicazione del principio all'interesse superiore del minore nell'Unione europea; |
12. |
invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare le misure necessarie per garantire che tutti i minori possano effettivamente avere accesso a sistemi giudiziari che tengano conto delle loro esigenze e dei loro diritti specifici, siano essi sospettati, autori di reati, vittime o parti in causa nei procedimenti; |
13. |
invita la Commissione a valutare l'impatto delle politiche in materia penitenziaria e dei sistemi di giustizia penale sui minori; sottolinea che la situazione dei minori che vivono in strutture di detenzione assieme ai loro genitori nell'Unione europea si ripercuote direttamente sui loro diritti; sottolinea che si stima che ogni anno nell'Unione europea 800 000 minori sono separati da un genitore detenuto in carcere, con molteplici conseguenze per i diritti dei minori; |
14. |
ritiene che i minori siano vulnerabili nel loro accesso ai beni e ai servizi; invita la comunità imprenditoriale e i soggetti interessati ad astenersi dall'uso di pubblicità aggressive e ingannevoli destinate ai minori, sia online che offline, segnatamente mediante l'applicazione dei codici di condotta vigenti e iniziative analoghe; è del parere che la pubblicità destinata ai minori riguardante alimenti con un elevato contenuto di grassi, sale o zucchero debba essere utilizzata in modo responsabile, tenendo conto dell'aumento dell'obesità e del diabete tra i minori; |
15. |
ritiene che sia necessario proteggere adeguatamente i dati personali dei minori online e informare i minori in modo accessibile e comprensibile sui rischi e le conseguenze dell'utilizzo dei loro dati personali online; sottolinea che occorre vietare la profilazione dei minori; ritiene che tutti i minori debbano godere del diritto a un ambiente sano e sicuro e del diritto al gioco; |
16. |
invita gli Stati membri ad attuare la direttiva 2011/36/UE concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani, visto che la maggior parte delle vittime sono giovani ragazze e ragazzi che subiscono lo sfruttamento lavorativo e sessuale e altri abusi; invita inoltre gli Stati membri e l'Unione europea a rafforzare la cooperazione di polizia e giudiziaria al fine di prevenire e perseguire tali crimini; invita gli Stati membri ad adottare provvedimenti per impedire gli spostamenti illeciti di bambini, a cooperare strettamente con i paesi terzi per far fronte al crescente problema del contrabbando e della tratta di minori e a perseguire i trafficanti applicando sanzioni appropriate; |
17. |
ritiene che sia necessario adottare misure per contrastare il ciberbullismo e che i minori, gli insegnanti e le organizzazioni per i giovani e i minori debbano svolgere un ruolo attivo di sensibilizzazione sul problema; |
18. |
invita l'Unione europea e i suoi Stati membri a investire nei servizi pubblici per i minori, incluse l'assistenza all'infanzia, l'istruzione e la salute e, in particolare, nell'ampliamento della rete pubblica di asili, asili nido e servizi di utilità generale che offrono attività ricreative per i bambini; |
19. |
invita gli Stati membri, considerato che i primi livelli d'istruzione non sempre garantiscono il necessario apprendimento di base, a garantire l'istruzione secondaria obbligatoria e gratuita per tutti, quale condizione fondamentale per l'esercizio del diritto alla parità di opportunità; |
20. |
esorta gli Stati membri ad adottare normative che tutelino e rafforzino i diritti di maternità e paternità, in modo da fornire un ambiente sano e stabile ai bambini nei primi mesi di vita; |
21. |
chiede agli Stati membri di attuare la direttiva 2011/93/UE relativa alla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile, come pure di rafforzare la capacità giuridica, le competenze tecniche e le risorse finanziarie delle autorità di contrasto per intensificare la cooperazione, anche con Europol, al fine di indagare nelle reti degli autori di reati sessuali contro i minori e smantellarle con maggiore efficacia, privilegiando nel contempo i diritti e la sicurezza dei minori coinvolti; |
22. |
chiede che sia adottato un approccio di collaborazione efficace e che avvenga uno scambio di informazioni fra gli organi di contrasto, le autorità giudiziarie, il settore delle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni (TIC), i fornitori di servizi Internet, il settore bancario e le organizzazioni non governative, tra cui quelle a favore dei giovani e dei minori, al fine di garantire i diritti e la protezione dei minori online e di considerarli, secondo la legge, persone vulnerabili; invita la Commissione a prendere l'iniziativa di chiedere a tutti gli Stati membri di adottare provvedimenti per contrastare tutte le forme di predazione e di bullismo online; |
23. |
ritiene che i minori non accompagnati siano particolarmente vulnerabili; invita la Commissione e gli Stati membri ad attuare la risoluzione del Parlamento del 12 settembre 2013 sulla situazione dei minori non accompagnati nell'UE; invita gli Stati membri a dare piena applicazione al pacchetto relativo al regime europeo comune di asilo, al fine di migliorare la situazione dei minori non accompagnati nell'UE; chiede agli Stati membri di adottare misure per porre fine alla detenzione dei minori migranti in tutta l'Unione; plaude alla sentenza della Corte di giustizia nelle cause C-648/11 MA, BT, DA contro Secretary of State for the Home Department, nella quale si afferma che lo Stato membro competente per l'esame di una domanda di asilo presentata in più di uno Stato membro da un minore non accompagnato è lo Stato membro nel quale si trova tale minore dopo avervi presentato una domanda di asilo; ricorda che un minore non accompagnato è innanzitutto un bambino potenzialmente in pericolo e che è la tutela dei minori, piuttosto che le politiche di immigrazione, a dover costituire il principio guida per gli Stati membri e per l'UE in tema di minori non accompagnati, rispettando così il principio fondamentale dell'interesse superiore del minore; |
24. |
invita tutti gli Stati membri ad attuare le norme enunciate nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia per i minori privati delle cure genitoriali, nonché negli orientamenti delle Nazioni Unite per l'assistenza alternativa a minori; chiede alla Commissione di usare i Fondi strutturali dell'UE per sostenere il passaggio dai servizi istituzionali ai servizi locali; invita la Commissione, visto il notevole numero di casi in cui le autorità pubbliche sono state accusate, in taluni Stati membri, di procedere ad adozioni forzate senza il consenso dei genitori, a proporre misure specifiche volte a garantire che le pratiche di adozione seguite negli Stati membri siano nell'interesse superiore del minore; |
25. |
invita tutti gli Stati membri ad agevolare il ricongiungimento familiare in uno spirito positivo e con umanità e diligenza, in linea con l'articolo 10 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia; |
26. |
sottolinea la necessità di un approccio più coordinato alla ricerca dei minori scomparsi nell'UE; invita gli Stati membri a intensificare la cooperazione di polizia e giudiziaria nei casi transfrontalieri che riguardano la scomparsa di minori e a istituire linee di assistenza telefonica per la ricerca dei minori scomparsi e per il sostegno alle vittime di violenza sui minori; chiede agli Stati membri di facilitare un'adesione agevole per il Marocco, Singapore, la Federazione russa, l'Albania, Andorra, le Seychelles, il Gabon e l'Armenia alla Convenzione dell'Aia sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori del 1980; |
27. |
invita la Commissione, in sede di revisione del regolamento (CE) n. 2201/2003 relativo alla competenza, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale, a prendere seriamente in considerazione l'interesse superiore del minore, viste le lacune giuridiche per quanto concerne l'attuazione e l'applicazione di tale regolamento negli Stati membri in materia di diritti genitoriali e di affidamento; |
28. |
condanna qualsiasi forma di violenza di tipo fisico, sessuale e verbale contro i minori, i matrimoni forzati, il lavoro e la prostituzione minorili, il traffico e la tortura di minori, il delitto d'onore, la mutilazione genitale femminile, l'uso di bambini soldato e di bambini come scudi umani, la privazione, l'incuria e la malnutrizione; ritiene che la tradizione, la cultura e la religione non vadano mai addotte a pretesto per giustificare la violenza contro i minori; invita gli Stati membri a onorare i loro obblighi e a lottare contro tutte le forme di violenza sui minori, anche vietando e sanzionando ufficialmente il ricorso alle punizioni corporali per i minori; chiede agli Stati membri di intensificare la cooperazione e il dialogo con i paesi terzi, di sensibilizzare ai diritti dei minori e di promuovere il loro rispetto ovunque nel mondo; |
29. |
condanna il ricorso ai minori per scopi o attività militari e terroristiche; ricorda l'importanza di fornire sostegno e assistenza sotto il profilo psicologico a tutti i minori che sono stati direttamente esposti a episodi di violenza o che sono vittime di guerra; plaude all'iniziativa dell'UE «Bambini della pace» e sottolinea l'importanza di garantire l'accesso all'istruzione per i minori coinvolti nei conflitti; invita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) a sostenere la campagna delle Nazioni Unite «Bambini, non soldati», volta a porre fine e a prevenire, entro il 2016, il reclutamento e l'utilizzo di bambini da parte delle forze armate governative; |
30. |
invita il VP/AR a rendere prioritari i diritti dei minori in tutta l'azione esterna dell'UE, in modo da assicurare l'effettiva integrazione di tali diritti anche nell'ambito dei dialoghi in materia di diritti umani, negli accordi commerciali, nel processo di adesione e nella politica europea di vicinato, nonché nelle relazioni con il gruppo di Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP) e, in particolare, con i paesi in conflitto; invita il VP/AR a riferire a cadenza annuale al Parlamento sui risultati conseguiti per quanto concerne l'azione esterna dell'UE nell'ottica dei minori; |
31. |
invita la Commissione a integrare i diritti dei minori nella cooperazione allo sviluppo e negli aiuti umanitari, in modo da garantire finanziamenti adeguati e aumentare il livello di tutela dei minori colpiti da emergenze o calamità naturali o causate dall'uomo, dei minori sfollati e dei minori rifugiati; sottolinea l'importanza di stabilire un legame tra aiuto, risanamento e sviluppo, soprattutto nelle crisi prolungate, e di integrare l'innovazione e le nuove tecnologie nelle politiche e nei programmi dell'UE per una migliore promozione dei diritti dei minori nelle situazioni di sviluppo e di emergenza; |
32. |
si compiace del fatto che il premio Nobel per la pace 2014 sia stato attribuito congiuntamente a Kailash Satyarthi e Malala Yousafzai per il loro impegno nella difesa dei diritti dei minori, in particolare del diritto di tutti i minori all'istruzione; elogia l'approvazione espressa pubblicamente dalla Rete del premio Sacharov nei confronti delle iniziative volte a sensibilizzare alla violenza sui minori; considera tali iniziative chiare manifestazioni del ruolo importante svolto dalla società civile e dalle organizzazioni internazionali nel sostegno, nella promozione e nella tutela dei diritti sanciti nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia; |
33. |
sottolinea il ruolo importante svolto dalle parti sociali e dalle autorità locali nella promozione dei diritti dei minori e invita il Comitato delle regioni e il Comitato economico e sociale europeo ad adottare iniziative e a formulare pareri affinché l'impegno per la promozione dei diritti dei minori entri a pieno titolo in tutte le politiche dell'UE; |
34. |
invita le istituzioni dell'UE, gli Stati membri, le autorità locali, le parti sociali e la società civile a unire le forze e a collaborare a tutti i livelli per migliorare la situazione dei minori nell'UE e nel resto del mondo; è favorevole e plaude al manifesto dei diritti dei minori stilato congiuntamente dall'Unicef e da 14 organizzazioni per i diritti dei minori e incoraggia i deputati al Parlamento europeo e i membri di parlamenti nazionali che non l'hanno ancora firmato a procedere in tal senso, diventando così «paladini dei diritti dei minori»; |
35. |
esprime l'intenzione di istituire all'interno del Parlamento europeo un intergruppo sui diritti e sul benessere dei minori basato sul manifesto dei diritti dei minori, quale organo permanente competente per la promozione dei diritti dei minori in tutte le politiche e le attività del Parlamento europeo, non solo nell'ambito degli affari interni ma anche di quelli esterni; sostiene, pertanto, l'iniziativa di designare «punti di contatto» per i diritti dei minori all'interno di tutte le commissioni parlamentari, in modo da garantire che i diritti dei minori siano integrati in tutte le politiche e in tutti i testi legislativi adottati; |
36. |
reputa importante aumentare la partecipazione dei minori alle sue attività parlamentari, in linea con le pratiche istituite dall'Unione interparlamentare e dall'Unicef; invita la Commissione, gli Stati membri e le autorità locali a esplorare modalità per coinvolgere maggiormente i bambini e gli adolescenti nel processo decisionale; incoraggia l'utilizzo delle nuove tecnologie e dell'innovazione per consultare i bambini e i giovani e per una maggiore partecipazione dei minori; |
37. |
invita gli Stati membri a ratificare senza indugio tutti i protocolli opzionali alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia; |
38. |
invita la Commissione e il VP/AR a esplorare modalità per consentire all'UE di aderire unilateralmente alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia; |
39. |
esorta gli Stati Uniti, la Somalia e il Sud Sudan a ratificare la Convenzione sui diritti dell'infanzia onde giungere alla ratifica universale della stessa; |
40. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Servizio europeo per l'azione esterna, al Comitato delle regioni, al Comitato economico e sociale europeo, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al presidente del Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e al direttore esecutivo dell'Unicef. |
(1) GU L 101 del 15.4.2011, pag. 1.
(2) GU L 335 del 17.12.2011, pag. 1.
(3) GU L 59 del 2.3.2013, pag. 5.
(4) Testi approvati, P7_TA(2013)0387.
(5) Testi approvati, P7_TA(2014)0126.
(6) Testi approvati, P7_TA(2014)0105.
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/65 |
P8_TA(2014)0071
Mercato unico digitale
Risoluzione del Parlamento europeo del 27 novembre 2014 sul sostegno ai diritti dei consumatori nel mercato unico digitale (2014/2973(RSP))
(2016/C 289/11)
Il Parlamento europeo,
— |
visti l'articolo 3, paragrafo 3, e l'articolo 6 del trattato sull'Unione europea, |
— |
visti gli articoli 9, 10, 12, 14, 16, 26, 36, l'articolo 114, paragrafo 3, e l'articolo 169, paragrafo 1, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, |
— |
vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare gli articoli 7, 8, 11, 21, 38 e 52, |
— |
vista la procedura di codecisione 2013/0309 concernente una proposta di regolamento che stabilisce misure riguardanti il mercato unico europeo delle comunicazioni elettroniche e per realizzare un continente connesso (COM(2013)0627), |
— |
visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione, del 23 aprile 2013, dal titolo «Piano d'azione sul commercio elettronico 2012-2015 — Stato di avanzamento dei lavori 2013» (SWD(2013)0153), |
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visto il quadro di valutazione del mercato interno n. 26 della Commissione del 18 febbraio 2013, |
— |
viste le relazioni della Commissione sul quadro di valutazione dell'agenda digitale per il 2014, |
— |
vista la comunicazione della Commissione, dell'11 gennaio 2012, dal titolo «Un quadro coerente per rafforzare la fiducia nel mercato unico digitale del commercio elettronico e dei servizi on-line» (COM(2011)0942), |
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vista la sua risoluzione dell'11 giugno 2013 su una nuova agenda per la politica europea dei consumatori (1), |
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vista la sua risoluzione del 4 febbraio 2014 sull'applicazione della direttiva 2005/29/CE sulle pratiche commerciali sleali (2), |
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vista la sua risoluzione del 10 dicembre 2013 sullo sfruttamento del potenziale del cloud computing in Europa (3), |
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vista la sua risoluzione del 4 luglio 2013 sul completamento del mercato unico digitale (4), |
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vista la sua risoluzione dell'11 dicembre 2012 sul completamento del mercato unico digitale (5), |
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vista la sua risoluzione del 22 maggio 2012 su una strategia per rafforzare i diritti dei consumatori vulnerabili (6), |
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vista la sua risoluzione del 20 aprile 2012 sull'eGovernment come elemento trainante di un mercato unico digitale competitivo (7), |
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vista la sua risoluzione del 15 novembre 2011 su una nuova strategia per la politica dei consumatori (8), |
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visto lo studio condotto nel 2013 dal suo dipartimento tematico A sul tema «How to build a ubiquitous EU Digital Society» (Come creare una società digitale onnipresente nell'Unione europea), |
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visto lo studio condotto nel 2013 dal suo dipartimento tematico A dal titolo «Entertainment x.0 to boost broadband deployment» (Intrattenimento x.0, fattore di estensione della banda larga), |
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vista la sua raccomandazione del 26 marzo 2009 destinata al Consiglio sul rafforzamento della sicurezza e delle libertà fondamentali su Internet (9), |
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vista la sua risoluzione del 12 marzo 2014 sul programma di sorveglianza dell'Agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, sugli organi di sorveglianza in diversi Stati membri e sul loro impatto sui diritti fondamentali dei cittadini dell'UE, e sulla cooperazione transatlantica nel campo della giustizia e degli affari interni (10), |
— |
visto lo studio condotto nel 2013 dal suo dipartimento tematico A sul tema «Discrimination of consumers in the digital single market» (Discriminazione dei consumatori nel mercato unico digitale), |
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vista la sentenza della Corte di giustizia dell'8 aprile 2014 nelle cause riunite C-293/12 e C-594/12, in cui la direttiva riguardante la conservazione dei dati è dichiarata invalida, |
— |
visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento, |
A. |
considerando che il mercato unico digitale costituisce uno dei settori in evoluzione che, pur comportando sfide, offre la possibilità di ottenere elevati incrementi d'efficienza che potrebbero ammontare a 260 miliardi di EUR l'anno, contribuendo pertanto alla ripresa dell'Europa dalla crisi; |
B. |
considerando che il completamento del mercato unico digitale europeo creerebbe milioni di posti di lavoro e potrebbe consentire all'Europa di accrescere il proprio PIL del 4 % entro il 2020; |
C. |
considerando che si prevede che la sola app economy triplichi il proprio fatturato tra il 2013 e il 2018, creando 3 milioni di posti di lavoro nello stesso periodo; |
D. |
considerando che il Parlamento ha commissionato uno studio per analizzare il costo della non-Europa nel mercato unico digitale, il quale evidenzia la necessità di vedere nelle soluzioni digitali un'opportunità per i consumatori, i cittadini e le imprese e non una minaccia; |
E. |
considerando che è necessario che l'Unione promuova l'adozione di massa del cloud computing in Europa, poiché rappresenta un potente fattore di crescita dell'economia europea; che lo studio dimostra che il suo rapido sviluppo consentirebbe di ottenere importanti benefici; |
F. |
considerando che gli ostacoli che impediscono ai consumatori di partecipare al mercato unico digitale sono legati a pratiche discriminatorie quali la limitazione a determinati paesi o territori per i fornitori di servizi, il semplice rifiuto di vendere, il reindirizzamento automatico e la diversificazione ingiustificata delle condizioni di vendita; |
G. |
considerando che pagamenti tramite dispositivi mobili e pagamenti elettronici sicuri, efficienti, competitivi e innovativi sono essenziali affinché i consumatori possano beneficiare appieno del mercato unico; |
H. |
considerando che la protezione dei dati personali e della vita privata, come pure la cibersicurezza e la sicurezza delle comunicazioni e delle reti elettroniche rappresentano una priorità del mercato unico digitale, in quanto presupposti essenziali per il suo funzionamento e per la fiducia dei cittadini e dei consumatori nello stesso; |
I. |
considerando che la disponibilità a livello transeuropeo di un accesso diffuso, ad alta velocità, sicuro e rapido a Internet e a servizi digitali di interesse pubblico è essenziale per la crescita sociale ed economica, la competitività, l'inclusione sociale e il mercato unico; |
J. |
considerando che la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione nell'economia digitale contribuiranno a far sì che l'Europa continui a essere competitiva a medio e lungo termine; |
K. |
considerando che una rapida diffusione delle reti a banda larga ad alta velocità è indispensabile per lo sviluppo della produttività europea e per la nascita di nuove e piccole imprese che possono essere leader in vari settori, ad esempio nel campo dell'assistenza sanitaria, della produzione industriale e dei servizi; |
L. |
considerando che il settore privato dovrebbe assumere un ruolo di guida per quanto riguarda la diffusione e la modernizzazione delle reti a banda larga, grazie al sostegno di un quadro normativo competitivo e favorevole agli investimenti; |
M. |
considerando che il mercato unico digitale è uno dei settori economici più innovativi e che, pertanto, svolge un ruolo fondamentale per la competitività dell'economia europea, oltre a contribuire alla crescita economica attraverso lo sviluppo del commercio elettronico, agevolando nel contempo la conformità amministrativa e finanziaria delle imprese e offrendo ai consumatori una scelta più ampia di beni e servizi; |
N. |
considerando che il mercato unico digitale non solo offre vantaggi economici ma genera anche un impatto profondo sulla vita politica, sociale e culturale di tutti i giorni dei consumatori e dei cittadini dell'Unione europea; |
O. |
considerando che un mercato unico digitale competitivo non può esistere senza reti a banda larga e reti di telecomunicazioni veloci e ad alta capacità in tutte le regioni dell'Unione, comprese quelle isolate; |
P. |
considerando che l'attuale divario digitale, in costante crescita, produce un impatto negativo diretto sullo sviluppo del mercato unico digitale, sia in termini di accesso a Internet che di competenze digitali; |
Q. |
considerando che la protezione dei dati personali e della vita privata e la sicurezza delle comunicazioni elettroniche e delle reti rappresentano una priorità del mercato unico digitale, in quanto presupposti essenziali per il suo funzionamento e per la fiducia dei cittadini e dei consumatori nello stesso; |
R. |
considerando che i mercati online devono essere flessibili e attenti ai consumatori per poter crescere ed espandersi; |
S. |
considerando che il commercio elettronico è un importante complemento al commercio offline nonché uno dei principali fattori determinanti per la scelta dei consumatori, la concorrenza e l'innovazione tecnologica, concorrendo pertanto alla convergenza dell'Unione europea verso un'economia fondata sulla conoscenza; |
T. |
considerando che una concorrenza senza ostacoli e condizioni di parità per le imprese, a promozione degli investimenti, sono di vitale importanza per questo settore economico, dal momento che ne assicureranno uno sviluppo sostenibile nel lungo termine a vantaggio degli utenti finali; che una concorrenza effettiva costituisce un fattore di stimolo per investimenti efficaci e può offrire ai consumatori vantaggi a livello di scelta, prezzo e qualità; |
U. |
considerando che in taluni ambiti del mercato unico digitale si riscontrano vulnerabilità causate da un'eccessiva concentrazione del mercato e da operatori in posizione dominante; |
V. |
considerando che la sfida posta dalla frammentazione del mercato e dall'assenza di interoperabilità in seno all'Unione europea costituisce un ostacolo al celere sviluppo di un mercato unico europeo; |
W. |
considerando che i posti di lavoro creati attraverso il mercato unico digitale sono, in media, altamente qualificati e remunerati e che, in quanto tali, rappresentano un importante contributo alla creazione di un'occupazione sostenibile e di qualità; |
X. |
considerando che la Commissione dovrebbe evitare che i comportamenti antitrust incidano sulla pluralità dell'informazione, in termini sia di diffusione che di proprietà dei contenuti, dal momento che l'accesso all'informazione è un elemento fondamentale di una democrazia fiorente; |
1. |
invita gli Stati membri e la Commissione a eliminare, attraverso sforzi costanti volti ad attuare le regolamentazioni in vigore e a garantirne il rispetto nel quadro di una strategia globale, tutti gli ostacoli esistenti che si frappongono allo sviluppo del mercato unico digitale, garantendo nel contempo che tutte le misure siano valutate sotto il profilo dell'impatto, siano valide per le esigenze future e adeguate ai fini dell'era digitale; ritiene che tali sforzi debbano essere al centro degli sforzi profusi dall'Unione europea per generare crescita economica e occupazione e rafforzare la sua competitività e resilienza all'interno dell'economia globale; |
2. |
sottolinea che eventuali proposte legislative relative al mercato unico digitale devono rispettare la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in modo tale da garantire la piena tutela dei diritti in essa sanciti nel settore digitale; |
3. |
rileva, in particolare, le potenzialità del commercio elettronico, che, stando alle stime, potrebbe comportare per i consumatori un risparmio di oltre 11,7 miliardi di EUR all'anno, se potessero scegliere tra una gamma completa di beni e servizi europei al momento di effettuare acquisti online; |
4. |
osserva, pur accogliendo con favore la crescita del commercio elettronico, la posizione dominante, in alcuni Stati membri, di pochi soggetti impegnati nella vendita diretta di beni fisici od organizzati in piattaforme di mercato per la vendita di beni fisici da parte di terzi; sottolinea la necessità di monitorare e impedire a livello europeo gli abusi derivanti da tali posizioni dominanti in termini di disponibilità dei beni per i consumatori e delle tariffe richieste alle PMI per utilizzare tali piattaforme di mercato; |
5. |
sottolinea la necessità di affrontare e combattere il divario digitale per sfruttare appieno il potenziale del mercato unico digitale e consentire l'inclusione di tutti i cittadini nella società dell'era digitale, indipendentemente dal reddito, dalla situazione sociale, dalla posizione geografica, dalle condizioni di salute o dall'età; |
6. |
osserva, in particolare, che occorre affrontare gli ostacoli ancora presenti per i consumatori e le imprese per quanto riguarda il commercio elettronico, ivi inclusi i servizi online, l'accesso ai contenuti digitali, la prevenzione delle frodi, le registrazioni di siti web, le promozioni delle vendite e l'etichettatura; |
7. |
invita la Commissione a garantire la rapida attuazione del mercato unico dei servizi e ad assicurare l'attuazione e il rispetto delle normative, come la direttiva sui diritti dei consumatori, la risoluzione alternativa delle controversie e la risoluzione delle controversie online, garantendo nel contempo la riduzione degli oneri amministrativi; |
8. |
chiede la rapida adozione del nuovo pacchetto aggiornato sulla protezione dei dati, al fine di garantire un giusto equilibrio tra, da un lato, un elevato livello di protezione dei dati personali, la sicurezza degli utenti e il controllo sui propri dati personali e, dall'altro, un ambiente normativo stabile e prevedibile in cui le imprese possano prosperare in un mercato unico rafforzato a beneficio degli utenti finali, condizioni paritarie che stimolino gli investimenti e un ambiente che contribuisca all'attrattiva dell'UE come destinazione per le imprese; invita la Commissione e gli Stati membri a stanziare le risorse necessarie per combattere la criminalità informatica mediante misure legislative e la cooperazione nel settore dell'attività di contrasto, a livello sia nazionale che unionale; |
9. |
sottolinea la necessità di garantire condizioni di parità per le imprese operanti nel mercato unico digitale per dare loro la possibilità di competere; chiede pertanto alla Commissione di applicare correttamente le norme sulla concorrenza dell'UE al fine di evitare un'eccessiva concentrazione del mercato e l'abuso di posizione dominante e di monitorare la concorrenza per quanto riguarda i contenuti e i servizi combinati; |
10. |
rileva che è necessario garantire parità di condizioni per le imprese nel mercato unico digitale per un'economia digitale dinamica dell'UE; sottolinea che l'applicazione completa delle norme europee in materia di concorrenza nel mercato unico digitale sarà determinante per la crescita del mercato, l'accesso e la scelta dei consumatori e la competitività a lungo termine; sottolinea l'importanza di fornire ai consumatori la stessa protezione online di cui godono nei loro mercati tradizionali; |
11. |
esorta il Consiglio a compiere rapidi progressi e ad avviare le negoziazioni con il Parlamento sulla proposta di regolamento che stabilisce misure riguardanti il mercato unico europeo delle comunicazioni elettroniche e per realizzare un continente connesso, in quanto ciò porrebbe concretamente fine alle tariffe di roaming all'interno dell'UE, garantirebbe maggiore certezza giuridica per quanto riguarda la neutralità della rete e migliorerebbe la protezione dei consumatori nel mercato unico digitale; ritiene che tale regolamento potrebbe costituire un passo fondamentale verso la realizzazione di un mercato unico europeo delle comunicazioni mobili; |
12. |
ritiene che la Commissione debba adoperarsi per creare e garantire un contesto legislativo caratterizzato da certezza giuridica atto a promuovere la creatività e l'innovazione per le start-up, le microimprese e le PMI; |
13. |
chiede alla Commissione di presentare un'iniziativa per l'imprenditorialità digitale, dal momento che è fondamentale per la creazione di nuovi posti di lavoro e per l'elaborazione di idee innovative, comprese misure tese a migliorare l'accesso ai finanziamenti per i nuovi imprenditori digitali (per esempio mediante il crowdsourcing) e a offrire una seconda possibilità agli imprenditori falliti; |
14. |
sottolinea che tutto il traffico Internet dovrebbe essere trattato allo stesso modo, senza discriminazioni, restrizioni o interferenze, indipendentemente dalla fonte, dalla destinazione, dal tipo, dai contenuti, dal dispositivo, dal servizio o dall'applicazione; |
15. |
osserva che il mercato dei motori di ricerca online è particolarmente importante per garantire condizioni concorrenziali all'interno del mercato unico digitale, data la potenziale evoluzione dei motori di ricerca in sistemi di filtro dei contenuti (gatekeeper) e la loro possibilità di commercializzare lo sfruttamento secondario delle informazioni ottenute; invita pertanto la Commissione ad applicare con fermezza le norme dell'UE in materia di concorrenza, sulla base del contributo di tutti i soggetti interessati e tenendo conto dell'intera struttura del mercato unico digitale, al fine di garantire mezzi di ricorso che vadano effettivamente a vantaggio dei consumatori, degli utenti di Internet e delle imprese online; invita inoltre la Commissione a prendere in considerazione proposte volte a separare i motori di ricerca da altri servizi commerciali quali strumenti potenziali a lungo termine per conseguire gli obiettivi summenzionati; |
16. |
invita inoltre la Commissione ad agire rapidamente nel valutare le potenziali soluzioni volte a garantire una struttura di ricerca online equilibrata, equa e aperta; |
17. |
sottolinea che, quando si gestiscono motori di ricerca per utenti, il processo e i risultati di ricerca dovrebbero essere imparziali, al fine di mantenere la ricerca in Internet non discriminatoria, garantire una maggiore concorrenza e una più ampia scelta per gli utenti e i consumatori, nonché salvaguardare la diversità delle fonti di informazione; osserva pertanto che l'indicizzazione, la valutazione, la presentazione e la classificazione effettuate dai motori di ricerca devono essere imparziali e trasparenti; invita la Commissione a impedire qualsiasi abuso nella commercializzazione di servizi interconnessi da parte dei gestori dei motori di ricerca; |
18. |
si compiace dell'annuncio di ulteriori indagini da parte della Commissione in merito alle prassi seguite dai motori di ricerca e al mercato digitale in generale; |
19. |
sottolinea l'importanza di garantire un quadro efficiente ed equilibrato per la tutela del diritto d'autore e dei diritti di proprietà intellettuale che sia orientato alla realtà dell'economia digitale; |
20. |
incoraggia una rapida adozione e attuazione di disposizioni internazionali che facilitino l'accesso degli utenti disabili ai contenuti digitali e alle pubblicazioni attraverso la loro digitalizzazione; |
21. |
accoglie con favore la conclusione del trattato di Marrakech, volto a facilitare l'accesso alle opere pubblicate per le persone non vedenti, con disabilità visive o con altre difficoltà nella lettura di testi a stampa, e incoraggia tutti i firmatari a ratificarlo; ritiene che il trattato di Marrakech rappresenti un buon passo in avanti, ma che vi sia ancora molto da fare per aprire l'accesso ai contenuti per le persone con disabilità, oltre che per le persone ipovedenti; sottolinea l'importanza di migliorare ulteriormente l'accessibilità in un ampio spettro di settori, tra i quali il diritto d'autore, i motori di ricerca e gli operatori di telecomunicazioni; |
22. |
invita la Commissione e gli Stati membri a sviluppare ulteriormente e ad attuare quadri normativi nazionali ed europei al fine di consentire la creazione di un mercato dei pagamenti elettronici e mediante dispositivi mobili che sia integrato e sicuro, garantendo nel contempo la protezione dei consumatori e dei dati dei clienti; sottolinea al riguardo la necessità di norme chiare e prevedibili, definite nella legislazione; |
23. |
ricorda che il cloud computing può diventare un potente strumento per lo sviluppo del mercato unico digitale e può offrire vantaggi economici, in particolare per le PMI, riducendo i costi per le infrastrutture informatiche e di altro tipo; sottolinea al riguardo che, se i servizi di cloud sono forniti solo da un numero limitato di fornitori di grandi dimensioni, una crescente quantità di informazioni si concentrerà nelle loro mani; rammenta inoltre che il cloud computing comporta anche rischi per gli utenti, in particolare per quanto riguarda i dati sensibili; chiede una corretta attuazione della strategia europea per garantire un cloud computing competitivo e sicuro; |
24. |
invita la Commissione ad assumere un ruolo di guida nella promozione di standard e specifiche internazionali per il cloud computing che garantiscano servizi rispettosi della vita privata, affidabili, accessibili, altamente interoperabili, sicuri ed efficienti nell'uso delle risorse nell'ambito della futura politica industriale dell'Unione; sottolinea che l'affidabilità, la sicurezza e la protezione dei dati sono necessarie per la fiducia dei consumatori e la competitività; |
25. |
sottolinea la necessità di garantire la sicurezza di Internet online, in particolare per i bambini, e di prevenire lo sfruttamento dei minori predisponendo mezzi atti a identificare ed eliminare immagini illegali di abusi su minori su Internet e a impedire che bambini e adolescenti abbiano accesso a contenuti riservati agli adulti; |
26. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione. |
(1) Testi approvati, P7_TA(2013)0239.
(2) Testi approvati, P7_TA(2014)0063.
(3) Testi approvati, P7_TA(2013)0535.
(4) Testi approvati, P7_TA(2013)0327.
(5) Testi approvati, P7_TA(2012)0468.
(6) GU C 264 E del 13.9.2013, pag. 11.
(7) GU C 258 E del 7.9.2013, pag. 64.
(8) GU C 153 E del 31.5.2013, pag. 25.
(9) GU C 117 E del 6.5.2010, pag. 206.
(10) Testi approvati, P7_TA(2014)0230.
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/71 |
P8_TA(2014)0072
Malnutrizione infantile nei paesi in via di sviluppo
Risoluzione del Parlamento europeo del 27 novembre 2014 sulla denutrizione e la malnutrizione infantile nei paesi in via di sviluppo (2014/2853(RSP))
(2016/C 289/12)
Il Parlamento europeo,
— |
vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, in particolare l'articolo 25, che riconosce il diritto all'alimentazione come parte integrante del diritto ad un livello di vita adeguato, |
— |
visto il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, in particolare l'articolo 11, che riconosce il diritto a un tenore di vita adeguato, compresa un'alimentazione adeguata, nonché il diritto fondamentale di essere liberi dalla fame, |
— |
visto il Protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, adottato nel 2008, che fa del diritto all'alimentazione un diritto applicabile a livello internazionale; |
— |
vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, in particolare gli articoli 24, paragrafo 2, lettera c), e 27, paragrafo 3, |
— |
vista la Dichiarazione sulla sicurezza alimentare nel mondo, adottata in occasione del Vertice mondiale sull'alimentazione, convocato dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) a Roma nel 1996, |
— |
visti gli Orientamenti sul diritto all'alimentazione, adottati dalla FAO nel 2004, che forniscono agli Stati una guida su come attuare i propri obblighi in materia di diritto all'alimentazione, |
— |
visti gli Obiettivi di sviluppo del Millennio, in particolare l'obiettivo 1 (eliminare la povertà estrema e la fame entro il 2015), e l'obiettivo 4 (ridurre la mortalità infantile), |
— |
vista la Convenzione sull'assistenza alimentare, adottata nel 2012, |
— |
vista la relazione generale e la relazione di sintesi dell'International Assessment of Agricultural Knowledge, Science and Technology for Development (Valutazione internazionale delle conoscenze, delle scienze e delle tecnologie agricole al servizio dello sviluppo) delle Nazioni Unite, pubblicate nel 2009 (1), |
— |
visto il rapporto 2009 del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF) sulle carenze alimentari dell'infanzia nel mondo, |
— |
vista la relazione del relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto all'alimentazione, dal titolo «Agroecology and the Right to Food» (Agroecologia e diritto all'alimentazione), presentata l'8 marzo 2011 alla 16a sessione del Consiglio dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, |
— |
visto il tema di Expo Milano 2015 «Nutrire il pianeta, energia per la vita», |
— |
vista la comunicazione della Commissione del 31 marzo 2010 dal titolo «L'assistenza alimentare umanitaria» (COM(2010)0126), |
— |
vista la comunicazione della Commissione del 31 marzo 2010 dal titolo «Un quadro strategico dell'UE per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare i problemi della sicurezza alimentare» (COM(2010)0127), |
— |
vista la comunicazione della Commissione del 3 ottobre 2012 dal titolo «L'approccio dell'Unione alla resilienza: imparare dalle crisi della sicurezza alimentare» (COM(2012)0586), |
— |
vista la comunicazione della Commissione del 12 marzo 2013 dal titolo «Migliorare l'alimentazione materna e infantile nell'assistenza esterna: un quadro strategico dell'Unione» (COM(2013)0141), |
— |
vista la sua risoluzione del 27 settembre 2011 su un quadro strategico dell'Unione europea per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare i problemi della sicurezza alimentare (2), |
— |
vista la sua risoluzione dell'11 dicembre 2013 sull'approccio dell'UE alla resilienza e la riduzione del rischio di catastrofi nei paesi in via di sviluppo: imparare dalle crisi della sicurezza alimentare (3), |
— |
vista l'interrogazione alla Commissione sulla malnutrizione infantile nei paesi in via di sviluppo (O-000083/2014 — B8-0041/2014), |
— |
vista la proposta di risoluzione della commissione per lo sviluppo, |
— |
visti l'articolo 128, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento, |
A. |
considerando che quasi un miliardo di persone soffrono ancora la fame e che, nel mondo, almeno 225 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni soffrono di denutrizione acuta e cronica, o di ritardi nella crescita come conseguenza della denutrizione cronica infantile e materna, di cui si stima che 2,6 milioni muoiano ogni anno nei paesi in via di sviluppo; |
B. |
considerando che, secondo gli indici e le mappe globali della fame nascosta (4), circa due miliardi di persone nel mondo, ovvero una persona su tre nei paesi in via di sviluppo, soffrono di una carenza cronica di vitamine e minerali essenziali (micronutrienti), condizione nota come «fame nascosta», che aumenta notevolmente la loro predisposizione a malformazioni congenite, infezioni e compromissione dello sviluppo; |
C. |
considerando che, stando all'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), la denutrizione è di gran lunga la principale causa di mortalità infantile ed è all'origine del 35 % del carico di morbilità dei bambini di età inferiore ai cinque anni; |
D. |
considerando che quasi 20 milioni di bambini continuano a essere vittime di malnutrizione acuta grave, sia in presenza che in assenza di situazioni di emergenza, e che soltanto il 10 % di essi ha accesso alle cure; |
E. |
considerando che la nutrizione dei bambini di età pari o inferiore ai cinque anni dipende in ampia misura dal livello di nutrizione delle loro madri durante la gravidanza e l'allattamento; |
F. |
considerando che la denutrizione è anche una causa di morbilità e perdita di produttività e ostacola lo sviluppo sociale ed economico nei paesi in via di sviluppo; |
G. |
considerando che coloro che sopravvivono alla denutrizione spesso presentano lungo l'arco della vita deficit fisici e cognitivi, che limitano le loro capacità di apprendimento e di inserimento nel mondo del lavoro e che essi rimangono intrappolati in un ciclo intergenerazionale di malattia e povertà; |
H. |
considerando che, a causa degli effetti dei cambiamenti climatici sulla produzione agricola — e quindi sulla nutrizione — è previsto un incremento del numero di bambini denutriti; |
I. |
considerando che una causa importante della fame nei paesi in via di sviluppo è la gravissima povertà rurale e urbana, aggravata dalla migrazione rurale, che è determinata dal fatto che, per molti, l'agricoltura su piccola scala non è una soluzione praticabile; |
J. |
considerando che, a 25 anni dall'adozione della Convenzione sui diritti del fanciullo, alcuni Stati parti della Convenzione non sono stati in grado di creare un ambiente favorevole a garantire l'accesso dei bambini ad un'alimentazione adeguata; |
K. |
considerando che, sebbene i governi del Vertice mondiale dell'alimentazione del 1996 abbiano riaffermato il diritto all'alimentazione e si siano impegnati a dimezzare il numero di affamati e malnutriti da 840 a 420 milioni entro il 2015, il numero di persone affamate e malnutrite, in particolare i bambini, è aumentato negli ultimi anni, principalmente a causa delle crisi alimentari del 2008 e del 2011; |
L. |
considerando che diversi strumenti giuridici internazionali collegano il diritto all'alimentazione con altri diritti umani, tra cui il diritto alla vita, il diritto alla sussistenza, il diritto alla salute, il diritto alla proprietà, il diritto all'istruzione e il diritto all'acqua; |
M. |
considerando che il diritto all'alimentazione e a una buona nutrizione per tutti è fondamentale ai fini del conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM); e che l'alimentazione è collegata alla maggior parte, se non a tutti, gli OSM che, a loro volta, sono strettamente interconnessi; |
N. |
considerando che le organizzazioni internazionali confermano che la produzione alimentare è sufficiente a sfamare tutta la popolazione mondiale e che la denutrizione infantile è legata all'insicurezza alimentare e alla povertà delle famiglie, all'esclusione, a cure e pratiche di alimentazione inadeguate, a un ambiente domestico malsano e a servizi sanitari carenti; |
O. |
considerando che il diritto al cibo e ad una buona alimentazione è essenziale al fine di costruire famiglie e comunità resilienti, potenziando la loro capacità di ridurre i lunghi periodi di recupero dopo un'emergenza, in un contesto caratterizzato dall'aumento del numero e dell'entità delle catastrofi; |
P. |
considerando che uno stato nutrizionale ottimale si ha quando i bambini hanno accesso ad alimenti diversificati e ricchi di sostanze nutritive a prezzi abbordabili, nonché a cure materne e infantili appropriate, a servizi sanitari adeguati e ad un ambiente sano, con acqua potabile, servizi igienico-sanitari e buone prassi in materia di igiene; |
1. |
sottolinea che le cause della denutrizione infantile sono numerose, e, per la maggior parte, di origine antropica e quindi evitabili, e comprendono strutture economiche inefficienti, la distribuzione ineguale delle risorse e/o il loro utilizzo non sostenibile, una governance carente, l'eccessivo affidamento a una singola coltura e a pratiche monocolturali, la discriminazione nei confronti di donne e bambini, i problemi di salute causati da sistemi sanitari carenti, insieme alla mancanza di istruzione, in particolare delle madri; |
2. |
insiste sul fatto che le autorità pubbliche debbono garantire le tre dimensioni del diritto all'alimentazione e ad una corretta nutrizione: la disponibilità, vale a dire la possibilità di nutrirsi direttamente da terreni produttivi o altre risorse naturali, oppure di istituire sistemi di distribuzione, lavorazione e commercializzazione ben funzionanti; l'accessibilità, vale a dire il fatto che viene garantito l'accesso sia economico che materiale agli alimenti; e l'adeguatezza, vale a dire il fatto che gli alimenti devono essere sicuri e rispondere al fabbisogno nutrizionale di ciascun individuo, tenendo conto di fattori quali l'età, le condizioni di vita, la salute, l'occupazione, il sesso, la cultura e la religione; |
3. |
sottolinea che, sotto il profilo del ciclo vitale, il momento più cruciale per soddisfare le esigenze nutrizionali di un bambino è nei primi 1 000 giorni di vita, compreso il periodo della gravidanza, in quanto in questo periodo il bambino presenta esigenze nutrizionali maggiori onde sostenere una crescita e uno sviluppo rapidi, è più soggetto alle infezioni ed è completamente dipendente dagli altri per la nutrizione, la cura e le interazioni sociali; |
4. |
ribadisce che, per affrontare il problema della denutrizione infantile e materna, sono necessari un approccio integrato e un'azione coordinata in numerosi settori che condizionano tale fenomeno, quali la sanità, l'istruzione, l'agricoltura, le risorse idriche, l'accesso all'energia e le infrastrutture sanitarie, nonché il responsabile coinvolgimento di tutte le parti interessate e invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare strategie di sviluppo coerenti a lungo termine nonché a compiere sforzi volti a ridurre la denutrizione, anche nel contesto delle situazioni di emergenza e dell'intervento umanitario; |
5. |
invita l'UE a incrementare il sostegno fornito dai suoi programmi di aiuto allo sviluppo a favore della produzione agricola sostenibile ad opera delle realtà familiari e delle aziende di piccole e medie dimensioni, orientata principalmente al consumo locale, e a investire nei progetti a partecipazione nazionale da attuare a livello locale in cooperazione con gli agricoltori e i loro rappresentanti, le autorità locali e regionali e le organizzazioni della società civile; |
6. |
si compiace dei miglioramenti realizzati negli ultimi anni nella lotta contro la denutrizione infantile, come dimostrato dagli indicatori relativi ai progressi compiuti nel raggiungimento dell'OSM 1; ritiene tuttavia che il numero di bambini che muoiono o soffrono di denutrizione rimanga intollerabilmente elevato e contribuisca a mantenere il circolo vizioso della povertà e della fame; |
7. |
sottolinea pertanto che la lotta contro la denutrizione infantile e la fornitura di un accesso universale a un'alimentazione adeguata e nutriente dovrebbero continuare ad essere tra le finalità più importanti dell'agenda post 2015 nell'ambito dell'obiettivo di eliminazione della fame, facendo appello, nello specifico, alla necessità di porre fine a tutte le forme di malnutrizione entro il 2030 e di raggiungere entro il 2025 gli obiettivi concordati a livello internazionale in materia di ritardo nella crescita e deperimento nei bambini al di sotto dei cinque anni; |
8. |
ritiene che la riduzione dei fondi destinati all'agricoltura a titolo del 10o Fondo europeo di sviluppo (FES) rispetto al 9o sia un errore; esorta pertanto il Consiglio a riesaminare la questione e a intraprendere azioni correttive in prospettiva dell'11o FES; |
9. |
sottolinea l'importanza della volontà politica di affrontare la denutrizione; accoglie con favore la tabella di marcia per l'iniziativa di aumento graduale della nutrizione (Scaling Up Nutrition (SUN)), messa a punto dal Comitato permanente delle Nazioni Unite sulla nutrizione (UNSCN) onde accelerare il miglioramento della nutrizione, in particolare nei paesi gravemente colpiti dal fenomeno, con la partecipazione dei vari soggetti interessati, comprese le agenzie delle Nazioni Unite competenti per la nutrizione; invita la Commissione e gli Stati membri ad attuare i principi delineati nella tabella di marcia SUN; esorta la Commissione a incentivare e coordinare la partecipazione all'iniziativa SUN da parte della società civile e delle organizzazioni di base che sono direttamente in contatto con i piccoli agricoltori e le loro famiglie; |
10. |
accoglie con favore l'impegno della Commissione a investire 3,5 miliardi di EUR nel periodo 2014-2020 per migliorare la nutrizione in alcuni dei paesi più poveri del mondo e invita la Commissione a intensificare i suoi impegni in materia di interventi specifici a favore della nutrizione, al fine di raggiungere entro il 2025 l'obiettivo di ridurre di sette milioni il numero di bambini di età inferiore ai cinque anni affetti da un ritardo della crescita; |
11. |
sottolinea che le donne svolgono un ruolo fondamentale nella nutrizione infantile e nella sicurezza alimentare mediante l'allattamento al seno, la produzione, l'acquisto, la preparazione e la distribuzione di alimenti per la famiglia, la cura dei bambini e dei malati e la garanzia di un'igiene appropriata; sottolinea che, sebbene il 60 % dei casi di fame cronica interessi donne e bambine, le donne producono il 60-80 % del cibo nei paesi in via di sviluppo; |
12. |
sottolinea che le donne, pur rappresentando circa l'80 % dei coltivatori africani, formalmente possiedono appena il 2 % dei terreni; rileva inoltre che dai recenti programmi condotti in India, Kenya, Honduras, Ghana, Nicaragua e Nepal è emerso che i nuclei familiari con capofamiglia di sesso femminile presentano un livello superiore di sicurezza alimentare e di cure sanitarie, nonché una maggiore attenzione all'istruzione rispetto ai nuclei con capofamiglia di sesso maschile; |
13. |
sottolinea che esiste una stretta correlazione tra il livello di istruzione di una donna e lo stato nutrizionale della sua famiglia; esorta pertanto a eliminare le barriere di genere all'istruzione e all'alfabetizzazione al fine di assicurare alle donne un maggiore accesso all'istruzione; |
14. |
chiede pertanto l'inclusione della dimensione di genere e della promozione dell'emancipazione femminile in tutte le politiche volte a contrastare la denutrizione infantile; |
15. |
sottolinea che la denutrizione tra le gestanti comporta conseguenze devastanti per i neonati, e può compromettere in maniera irreversibile il futuro sviluppo del bambino; chiede pertanto che sia dedicata un'attenzione particolare alla tutela della salute e dei diritti delle donne e che la formazione nel campo dell'alimentazione costituisca parte integrante dei programmi educativi e didattici destinati alle ragazze; |
16. |
ribadisce l'importanza dell'alfabetizzazione quale efficace strumento per combattere la povertà e aumentare lo sviluppo economico; sottolinea pertanto l'importanza di sostenere l'istruzione femminile, poiché investire nelle ragazze offre sia a loro che ai loro futuri figli maggiori possibilità di vivere una vita più sana e produttiva; |
17. |
sottolinea che la denutrizione infantile si registra prevalentemente nei paesi in via di sviluppo, non soltanto tra le popolazioni rurali ma anche in ambiente urbano; ritiene pertanto che uno dei vettori principali dell'eradicazione della denutrizione dei bambini risieda nelle politiche agricole e nelle riforme volte a consentire ai piccoli agricoltori di produrre in modo più efficiente e più sostenibile per garantire un'alimentazione sufficiente per se stessi e per le proprie famiglie; |
18. |
sottolinea che la mancata risoluzione tempestiva del problema della denutrizione infantile, attraverso sia la cooperazione allo sviluppo che gli interventi umanitari, rischia di mettere a repentaglio tutte le dimensioni dello sviluppo umano, minare i programmi educativi nazionali, gravare sulle spese sanitarie nazionali e ostacolare lo sviluppo socioeconomico dei paesi in via di sviluppo, causando perdite economiche stimate tra il 2 % e l'8 % del PIL di questi paesi; |
19. |
ricorda che la carenza di micronutrienti, che rappresenta circa il 7 % del carico globale di morbilità, ha gravi ripercussioni sullo sviluppo fisico e cognitivo dei neonati e dei bambini piccoli; sottolinea che nei primi 20 paesi figuranti nell'indice della fame nascosta (18 dei quali si trovano nell'Africa subsahariana e due, India e Afghanistan, sono in Asia), i ritardi nella crescita, l'anemia sideropenica e la carenza di vitamina A sono molto diffusi tra i bambini in età prescolare; |
20. |
evidenzia che la denutrizione infantile non deriva soltanto dalla carenza di cibo e di infrastrutture, ma anche da problemi di distribuzione degli alimenti, da un accesso inadeguato ai medesimi e dalla mancanza di potere d'acquisto, segnatamente in situazioni caratterizzate da prezzi alimentari elevati, aggravate dalla speculazione sulle materie prime; rileva che la mancanza di potere d'acquisto colpisce soprattutto i poveri urbani, che non sono in grado di produrre il proprio cibo; ritiene importante, in tale contesto, tutelare i piccoli agricoltori e le pratiche agricole tradizionali; |
21. |
chiede alla Commissione di coinvolgere gli Stati che hanno aderito a Expo 2015 per avviare un'iniziativa congiunta che, partendo dal tema «Nutrire il pianeta, energia per la vita», produca impegni e obiettivi vincolanti per combattere la fame e la denutrizione con strategie diversificate, dall'agricoltura alla cooperazione; |
22. |
riconosce che il miglioramento della nutrizione infantile e materna, e della sicurezza alimentare in generale, richiederà un'azione efficace e coordinata nell'ambito di numerosi settori e politiche, tra cui: politiche di sviluppo rurale, di pianificazione territoriale e di utilizzo delle risorse idriche efficaci e sostenibili; servizi sanitari adeguati, risorse idriche sicure e servizi igienico-sanitari; cure materne e infantili appropriate; la protezione della vita marina, di altri ecosistemi e della biodiversità; la riduzione della deforestazione e la mitigazione dei cambiamenti climatici; l'adattamento e la riduzione del rischio di catastrofi; la produzione e il consumo sostenibili, l'accesso sicuro e sostenibile all'energia; il commercio; la pesca; l'inclusione sociale e il lavoro dignitoso; |
23. |
invita la Commissione e gli Stati membri a integrare la nutrizione, la sicurezza alimentare e l'agricoltura sostenibile in tutte le loro politiche di sviluppo, al fine di tutelare e promuovere la nutrizione nonché garantire un approccio globale, dal livello locale a quello mondiale; invita il Consiglio e la Commissione, se del caso, a dare priorità alla nutrizione quale obiettivo cruciale di sviluppo nell'ambito degli strumenti di cooperazione allo sviluppo, in particolare l'11o FES e il nuovo strumento di cooperazione allo sviluppo (DCI); |
24. |
sottolinea che, per essere più efficaci, i programmi di sviluppo e di emergenza devono essere strettamente collegati, al fine di anticipare e prevenire le crisi alimentari, contribuire a ridurre i danni causati e facilitare la ripresa; |
25. |
invita i governi dei paesi in via di sviluppo a creare un ambiente favorevole a una migliore nutrizione infantile potenziando le politiche, il coordinamento tra i piani e le strategie nazionali in materia di nutrizione e i programmi dei donatori, la governance e la responsabilità nei confronti dei cittadini; chiede una maggiore trasparenza nei bilanci dei paesi in via di sviluppo, ad esempio attraverso il monitoraggio di bilancio, in modo da poter valutare meglio il numero e la qualità dei progetti volti ad affrontare la denutrizione; |
26. |
sottolinea la necessità di dati migliori e coordinati sulla denutrizione e la carenza di micronutrienti, al fine di prestare una maggiore assistenza ai programmi di intervento e offrire un sostegno mirato e informato ai paesi interessati; |
27. |
chiede alla Commissione e agli Stati membri di mobilitare risorse e investimenti finanziari di lungo termine per la nutrizione, in collaborazione con attori quali le agenzie delle Nazioni Unite, il G8/G20, i paesi emergenti, le organizzazioni internazionali e non governative, le istituzioni accademiche, le organizzazioni della società civile e il settore privato, nonché di identificare la nutrizione come una priorità del finanziamento innovativo; |
28. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al Comitato permanente sulla nutrizione delle Nazioni Unite. |
(1) http://www.unep.org/dewa/Assessments/Ecosystems/IAASTD/tabid/105853/Default.aspx
(2) GU C 56 E del 26.2.2013, pag. 75.
(3) Testi approvati, P7_TA(2013)0578.
(4) Global Hidden Hunger Indices and Maps: An Advocacy Tool for Action.
III Atti preparatori
PARLAMENTO EUROPEO
Martedì 25 novembre 2014
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/77 |
P8_TA(2014)0054
Protocollo riguardante alcuni aspetti inerenti al materiale rotabile ferroviario ***
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 25 novembre 2014 sul progetto di decisione del Consiglio relativa all'approvazione, a nome dell'Unione europea, del protocollo riguardante alcuni aspetti inerenti al materiale rotabile ferroviario, annesso alla convenzione relativa alle garanzie internazionali su beni mobili strumentali, adottato a Lussemburgo il 23 febbraio 2007 (15113/2013 — C8-0004/2014 — 2013/0184(NLE))
(Approvazione)
(2016/C 289/13)
Il Parlamento europeo,
— |
visto il progetto di decisione del Consiglio (15113/2013), |
— |
visto il protocollo riguardante alcuni aspetti inerenti al materiale rotabile ferroviario, annesso alla convenzione relativa alle garanzie internazionali su beni mobili strumentali, adottato a Lussemburgo il 23 febbraio 2007 (1), |
— |
vista la richiesta di approvazione presentata dal Consiglio a norma dell'articolo 81, paragrafo 2, e dell'articolo 218, paragrafo 6, secondo comma, lettera a), punto v), del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (C8-0004/2014), |
— |
visti l'articolo 99, paragrafo 1, primo e terzo comma, e paragrafo 2, nonché l'articolo 108, paragrafo 7, del suo regolamento, |
— |
vista la raccomandazione della commissione giuridica (A8-0030/2014), |
1. |
dà la sua approvazione all'approvazione del protocollo; |
2. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri. |
(1) GU L 331 del 16.12.2009, pag. 5.
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/78 |
P8_TA(2014)0055
Convenzione dell'Aia del 30 giugno 2005 sugli accordi di scelta del foro ***
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 25 novembre 2014 sul progetto di decisione del Consiglio relativa all'approvazione, a nome dell'Unione europea, della convenzione dell'Aia del 30 giugno 2005 sugli accordi di scelta del foro (12052/2014 — C8-0222/2014 — 2014/0021(NLE))
(Approvazione)
(2016/C 289/14)
Il Parlamento europeo,
— |
visto il progetto di decisione del Consiglio (12052/2014), |
— |
vista la convenzione dell'Aia del 30 giugno 2005 sugli accordi di scelta del foro (1), |
— |
vista la richiesta di approvazione presentata dal Consiglio a norma dell'articolo 81, paragrafo 2, e dell'articolo 218, paragrafo 6, secondo comma, lettera a), punto v), del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (C8-0222/2014), |
— |
visti l'articolo 99, paragrafo 1, primo e terzo comma, e paragrafo 2, nonché l'articolo 108, paragrafo 7, del suo regolamento, |
— |
vista la raccomandazione della commissione giuridica (A8-0034/2014), |
1. |
dà la sua approvazione all'approvazione dell'accordo; |
2. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e all'Ufficio permanente della conferenza dell'Aia di diritto internazionale privato. |
(1) GU L 133 del 29.5.2009, pag. 3.
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/79 |
P8_TA(2014)0056
Mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione: domanda EGF/2014/008 FI/STX Rauma — Finlandia
Risoluzione del Parlamento europeo del 25 novembre 2014 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale, del 2 dicembre 2013, tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2014/008 FI/STX Rauma, presentata dalla Finlandia) (COM(2014)0630 — C8-0214/2014 — 2014/2137(BUD))
(2016/C 289/15)
Il Parlamento europeo,
— |
vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2014)0630 — C8-0214/2014), |
— |
visto il regolamento (UE) n. 1309/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, sul Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (2014-2020) e che abroga il regolamento (CE) n. 1927/2006 (1) (regolamento FEG), |
— |
visto il regolamento (UE, Euratom) n. 1311/2013 del Consiglio, del 2 dicembre 2013, che stabilisce il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020 (2), in particolare l'articolo 12, |
— |
visto l'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (3) (AII del 2 dicembre 2013), in particolare il punto 13, |
— |
vista la procedura di trilogo prevista al punto 13 dell'AII del 2 dicembre 2013, |
— |
vista la lettera della commissione per l'occupazione e gli affari sociali, |
— |
vista la lettera della commissione per lo sviluppo regionale, |
— |
vista la relazione della commissione per i bilanci (A8-0043/2014), |
A. |
considerando che l'Unione ha predisposto strumenti legislativi e di bilancio per fornire un sostegno supplementare ai lavoratori che risentono delle conseguenze dei rilevanti cambiamenti nella struttura del commercio mondiale e per agevolare il loro reinserimento nel mercato del lavoro; |
B. |
considerando che il sostegno finanziario dell'Unione ai lavoratori in esubero dovrebbe essere dinamico e reso disponibile nel modo più rapido ed efficiente possibile, in conformità della dichiarazione comune del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione adottata durante la riunione di concertazione del 17 luglio 2008, e nel debito rispetto dell'AII del 2 dicembre 2013 con riferimento all'adozione di decisioni di mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG); |
C. |
considerando che l'adozione del regolamento FEG riflette l'accordo raggiunto tra il Parlamento europeo e il Consiglio concernente la reintroduzione del criterio di mobilizzazione a seguito della crisi, l'aumento del contributo finanziario dell'Unione al 60 % dei costi totali stimati delle misure proposte, l'incremento dell'efficienza del trattamento delle domande d'intervento del FEG in seno alla Commissione e da parte del Parlamento europeo e del Consiglio ottenuto con la riduzione dei tempi per la valutazione e l'approvazione, l'estensione della gamma delle azioni e dei beneficiari ammissibili ai lavoratori autonomi e ai giovani, nonché il finanziamento di incentivi per la creazione di imprese proprie; |
D. |
considerando che le autorità finlandesi hanno presentato la domanda EGF/2014/008 FI/STX Rauma il 27 maggio 2014, a seguito del licenziamento di 577 lavoratori presso STX Finland Oy, impresa che opera nel settore economico classificato alla divisione 30 della NACE Rev. 2 («Fabbricazione di altri mezzi di trasporto»); |
E. |
considerando che la domanda di assistenza soddisfa le condizioni di ammissibilità stabilite dal regolamento FEG; |
1. |
osserva che le autorità finlandesi hanno presentato la domanda in base al criterio di intervento di cui all'articolo 4, paragrafo 1, lettera a), del regolamento FEG, che prevede il collocamento in esubero di almeno 500 lavoratori o la cessazione dell'attività di lavoratori autonomi, nell'arco di un periodo di riferimento di quattro mesi, in un'impresa di uno Stato membro, compresi i lavoratori collocati in esubero presso i fornitori e i produttori a valle e/o i lavoratori autonomi la cui attività sia cessata; |
2. |
rileva che le autorità finlandesi hanno presentato la domanda relativa al contributo finanziario del FEG il 27 maggio 2014 e che la valutazione della Commissione è stata resa disponibile il 14 ottobre 2014; si compiace della rapidità della valutazione, che è durata meno di cinque mesi; |
3. |
rileva che, secondo le autorità finlandesi, l'industria marittima mondiale è cambiata drasticamente negli ultimi anni e che, nell'ambito di questa tendenza, la quota di mercato dell'UE (4) è crollata dal 13 % nel 2007 al 5 % nei primi tre trimestri del 2013, mentre la quota corrispondente di Cina, Corea del Sud e Giappone messi insieme è aumentata, passando dal 77 % nel 2007 all'86 % nei primi tre trimestri del 2013; osserva che, a causa di questa notevole espansione dell'Asia nel mercato della costruzione navale, a cui si aggiunge una riduzione degli ordini in ragione della crisi economica, il settore europeo è caratterizzato da una sovraccapacità globale che ha portato a una forte concorrenza; |
4. |
conviene sul fatto che i fattori summenzionati siano legati a trasformazioni rilevanti della struttura del commercio mondiale dovute alla globalizzazione, che i criteri d'intervento di cui all'articolo 4, paragrafo 1, lettera a), del regolamento FEG sono soddisfatti e che, di conseguenza, la Finlandia ha diritto a un contributo finanziario a norma del regolamento in parola; |
5. |
osserva che a tutt'oggi il settore della costruzione navale in termini generali è stato oggetto di sei domande di contributo del FEG, una delle quali correlata alla globalizzazione degli scambi commerciali, le altre cinque alla crisi economica e finanziaria mondiale; ritiene che la ristrutturazione del settore potrebbe attenuare le difficoltà e che la definizione di linee guida in una prospettiva europea potrebbe aiutare il settore della costruzione navale nei vari Stati membri; |
6. |
rileva che gli esuberi in questione aggraveranno ulteriormente il problema della disoccupazione nella Finlandia sudoccidentale, dato il basso livello di istruzione della maggior parte dei lavoratori in esubero in combinazione con l'età relativamente avanzata, circostanza che potrebbe aumentare il rischio di disoccupazione prolungata; è ancora più preoccupato per gli effetti che la chiusura di STX potrebbe avere sulla regione, dal momento che il settore navale e quello metallurgico costituiscono attività economiche essenziali, oltre a vantare una tradizione storica, il che rende la transizione a nuove attività economiche ancora più difficile; |
7. |
osserva che, oltre ai 577 lavoratori collocati in esubero nel periodo di riferimento, i beneficiari ammissibili comprendono 57 lavoratori collocati in esubero dopo il periodo di riferimento di quattro mesi, il che porta il numero totale a 634 persone; di cui il numero di beneficiari interessati dalle misure del FEG è pari a 565; |
8. |
rileva che il bilancio complessivo per la domanda in esame è pari a 2 378 000 EUR, di cui 113 000 EUR sono destinati all'esecuzione, e che il contributo finanziario del FEG ammonta a 1 426 800 EUR, ovvero il 60 % dei costi totali; |
9. |
valuta positivamente il fatto che, al fine di fornire un'assistenza tempestiva ai lavoratori, le autorità finlandesi abbiano deciso di erogare i servizi personalizzati ai lavoratori interessati già il 15 gennaio 2014, in anticipo rispetto alla decisione definitiva in merito alla concessione del sostegno del FEG al pacchetto coordinato proposto e persino rispetto alla domanda di contributo finanziario a titolo del FEG; |
10. |
osserva che le autorità finlandesi hanno indicato che il pacchetto coordinato di servizi personalizzati è stato elaborato in consultazione con le parti sociali interessate e con vari altri soggetti interessati e si compiace che tale consultazione continui sotto forma di un gruppo di lavoro convocato dal ministero del Lavoro e dell'economia per affrontare in modo specifico gli esuberi presso STX Finland; |
11. |
rileva che i servizi personalizzati da erogare prevedono tre tipi di misure a favore dei lavoratori in esubero coperti dalla domanda in esame: i) aiuto a trovare un lavoro, ii) aiuto ad avviare un'attività propria, iii) proposta di una formazione; |
12. |
accoglie con favore, tra le azioni proposte, la creazione dei Service Point; si compiace del fatto che i Service Point dovrebbero fornire un servizio molto più personalizzato e approfondito rispetto a un ufficio pubblico di collocamento; |
13. |
rileva che un'alta percentuale (41,42 %) dei lavoratori licenziati è di età compresa tra i 55 e i 64 anni; osserva inoltre che questa fascia d'età è esposta a un più elevato rischio di disoccupazione di lunga durata e di esclusione dal mercato del lavoro; ritiene pertanto che questi lavoratori potrebbero avere esigenze particolari in termini di servizi personalizzati; |
14. |
plaude in particolare alla misura «Indagine sulle imprese», un'indagine sui posti di lavoro nella regione di Rauma che sarà effettuata in collaborazione con le imprese e le industrie a Rauma al fine di ottenere informazioni aggiornate sulle esigenze di personale delle imprese, di orientare la ricerca di occupazione dei lavoratori interessati nella giusta direzione e di fornire a questi ultimi la formazione necessaria; |
15. |
accoglie con favore l'idea che quanti intendono avviare un'attività possano «testare» l'imprenditorialità mediante un tirocinio in un'impresa esistente; prende atto del potenziale valore aggiunto dell'avvio di un'attività dopo un collocamento in esubero per le persone interessate e per la società in generale; |
16. |
osserva che l'obiettivo dei sussidi all'assunzione è di garantire che i lavoratori interessati che sono assunti da nuovi datori di lavoro non siano svantaggiati nel primo periodo della nuova occupazione; ritiene che tale misura potrebbe incentivare i lavoratori a cercare e ad assumere un'occupazione in un più ampio spettro di lavori nuovi e poco conosciuti; |
17. |
ricorda che, in conformità dell'articolo 7 del regolamento FEG, l'elaborazione del pacchetto coordinato di servizi personalizzati dovrebbe tener conto delle prospettive future del mercato del lavoro e delle competenze richieste ed essere compatibile con il passaggio a un'economia sostenibile ed efficiente sotto il profilo delle risorse; |
18. |
chiede che le misure del Fondo sociale europeo (FSE) previste nel suo nuovo periodo di programmazione vadano a integrare le misure proposte e agevolino il reinserimento dei lavoratori in settori economici sostenibili e orientati al futuro; |
19. |
rammenta che l'occupabilità dipende anche dal livello di integrazione nella società e chiede pertanto che venga prestata un'attenzione particolare al sostegno sociale per i lavoratori più anziani e meno qualificati; |
20. |
accoglie con favore il fatto che saranno rispettati i principi di uguaglianza di trattamento e di non discriminazione per quanto riguarda l'accesso alle azioni proposte e la loro attuazione; |
21. |
approva la decisione allegata alla presente risoluzione; |
22. |
incarica il suo Presidente di firmare tale decisione congiuntamente al Presidente del Consiglio e di provvedere alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea; |
23. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione, compreso l'allegato, al Consiglio e alla Commissione. |
(1) GU L 347 del 20.12.2013, pag. 855.
(2) GU L 347 del 20.12.2013, pag. 884.
(3) GU C 373 del 20.12.2013, pag. 1.
(4) Misurata in base al volume di produzione.
ALLEGATO
DECISIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale, del 2 dicembre 2013, tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2014/008 FI/STX Rauma, presentata dalla Finlandia)
(Il testo dell'allegato non figura poiché esso corrisponde all'atto finale, la decisione 2014/878/UE.)
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/83 |
P8_TA(2014)0057
Mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione: domanda EGF/2014/005 FR/GAD — Francia
Risoluzione del Parlamento europeo del 25 novembre 2014 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2014/005 FR/GAD, presentata dalla Francia) (COM(2014)0662 — C8-0226/2014 — 2014/2166(BUD))
(2016/C 289/16)
Il Parlamento europeo,
— |
vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2014)0662 — C8-0226/2014), |
— |
visto il regolamento (UE) n. 1309/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, sul Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (2014-2020) e che abroga il regolamento (CE) n. 1927/2006 (1) (regolamento FEG), |
— |
visto il regolamento (UE, Euratom) n. 1311/2013 del Consiglio, del 2 dicembre 2013, che stabilisce il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020 (2), in particolare l'articolo 12, |
— |
visto l'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (3) (AII del 2 dicembre 2013), in particolare il punto 13, |
— |
vista la procedura di trilogo prevista al punto 13 dell'AII del 2 dicembre 2013, |
— |
vista la lettera della commissione per l'occupazione e gli affari sociali, |
— |
vista la lettera della commissione per lo sviluppo regionale, |
— |
vista la relazione della commissione per i bilanci (A8-0044/2014), |
A. |
considerando che l'Unione ha predisposto strumenti legislativi e di bilancio per fornire un sostegno supplementare ai lavoratori che risentono delle conseguenze dei grandi cambiamenti strutturali nei flussi commerciali mondiali o della crisi economica e finanziaria globale e per assisterli nel reinserimento nel mercato del lavoro; |
B. |
considerando che il sostegno finanziario dell'Unione ai lavoratori in esubero dovrebbe essere dinamico e reso disponibile nel modo più rapido ed efficiente possibile, in conformità della dichiarazione comune del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, adottata durante la riunione di concertazione del 17 luglio 2008, e nel rispetto dell'AII del 2 dicembre 2013 con riferimento all'adozione di decisioni di mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG); |
C. |
considerando che l'adozione del regolamento FEG riflette l'accordo raggiunto tra il Parlamento europeo e il Consiglio concernente la reintroduzione del criterio di mobilitazione a seguito della crisi, l'aumento del contributo finanziario dell'Unione al 60 % dei costi totali stimati delle misure proposte, l'incremento dell'efficienza del trattamento delle domande d'intervento del FEG in seno alla Commissione e da parte del Parlamento europeo e del Consiglio ottenuto con la riduzione dei tempi per la valutazione e l'approvazione, l'estensione della gamma delle azioni e dei beneficiari ammissibili ai lavoratori autonomi e ai giovani, nonché il finanziamento di incentivi per la creazione di imprese proprie; |
D. |
considerando che le autorità francesi hanno presentato la domanda EGF/2014/005 FR/GAD il 6 giugno 2014 a seguito del licenziamento di 744 lavoratori della GAD société anonyme simplifiée, società operante nel settore economico classificato alla divisione 10 della NACE Rev. 2 («Industrie alimentari»); |
E. |
considerando che la domanda soddisfa i criteri di ammissibilità stabiliti dal regolamento FEG; |
F. |
considerando che le autorità locali della Bretagna non sono state coinvolte nella creazione dei servizi personalizzati (cellule de reclassement) per i lavoratori interessati, pur essendo responsabili della formazione professionale; considerando che i rappresentanti sindacali locali dei principali siti interessati non sono stati coinvolti nella negoziazione delle misure; |
1. |
rileva che le autorità francesi hanno presentato la domanda a titolo del criterio di intervento di cui all'articolo 4, paragrafo 1, lettera a), del regolamento FEG, che prevede il collocamento in esubero di almeno 500 lavoratori o la cessazione dell'attività di lavoratori autonomi, nell'arco di un periodo di riferimento di quattro mesi, in un'impresa di uno Stato membro, compresi i lavoratori collocati in esubero e i lavoratori autonomi la cui attività sia cessata presso i fornitori o i produttori a valle dell'impresa in questione; |
2. |
conviene con la Commissione che i criteri d'intervento di cui all'articolo 4, paragrafo 1, lettera a), del regolamento FEG sono soddisfatti e che, di conseguenza, la Francia ha diritto a un contributo finanziario a norma del regolamento in parola; |
3. |
rileva che le autorità francesi hanno presentato la domanda relativa al contributo finanziario del FEG il 6 giugno 2014 e che la valutazione della Commissione è stata resa disponibile il 24 ottobre 2014; si compiace che la Commissione abbia rispettato il termine ravvicinato di dodici settimane previsto dal regolamento FEG; |
4. |
osserva che, secondo le autorità francesi, la GAD, operante nel settore della macellazione e della lavorazione di carni, è stata stretta nella morsa di una duplice pressione sui prezzi: quella degli agricoltori, in difficoltà nel fronteggiare l'aumento del prezzo dei mangimi, e quella dei consumatori, alle prese con un reddito ridotto; |
5. |
conviene sul fatto che il calo del consumo di carni suine a seguito dell'aumento dei prezzi e di un deterioramento del potere d'acquisto dei consumatori sia legato alla crisi finanziaria ed economica mondiale oggetto del regolamento (CE) n. 546/2009 (4); |
6. |
ritiene che l'aumento dei prezzi degli alimenti per suini, che l'Unione importa in buona parte da altri continenti colpiti di recente da siccità, possa essere imputabile alla globalizzazione; |
7. |
ritiene che vi siano stati altri fattori a influire in modo rilevante sulle difficoltà della società, come ad esempio una concorrenza sleale nel mercato interno da parte di concorrenti che hanno abusato della direttiva sul distacco dei lavoratori (5) e l'assenza di un salario minimo dignitoso in tutti gli Stati membri; |
8. |
invita la Commissione a garantire parità di condizioni nel mercato interno nonché la coerenza della relativa legislazione e dei relativi strumenti; |
9. |
conclude che i fattori all'origine delle difficoltà finanziarie della GAD sono svariati, ma concorda sul fatto che la Francia abbia diritto a un contributo finanziario a titolo del FEG; |
10. |
rileva che, a tutt'oggi, il settore delle «Industrie alimentari» è stato oggetto di un'altra domanda FEG (6), anch'essa collegata alla crisi finanziaria ed economica globale; |
11. |
osserva che detti esuberi aggraveranno il problema della disoccupazione in Bretagna, dal momento che l'occupazione di questa regione dipende dal settore agroindustriale in misura maggiore rispetto alla media registrata in Francia (11 % in Bretagna contro il 5 % in media in Francia); |
12. |
rileva che, oltre ai 744 lavoratori in esubero nel periodo di riferimento, il numero totale di beneficiari ammissibili comprende anche 16 lavoratori licenziati dopo il periodo di riferimento di quattro mesi, il che porta il numero complessivo a 760 persone, e che il numero di beneficiari delle misure del FEG ammonta anch'esso a 760; |
13. |
rileva che il costo totale stimato della domanda in esame è pari a 1 530 000 EUR, di cui 30 000 EUR sono destinati all'esecuzione, e che il contributo finanziario a valere sul FEG ammonta a 918 000 EUR, ovvero il 60 % dei costi totali; |
14. |
valuta positivamente il fatto che, al fine di fornire un'assistenza tempestiva ai lavoratori, le autorità francesi abbiano deciso di erogare i servizi personalizzati ai lavoratori interessati già il 3 gennaio 2014, in anticipo rispetto alla decisione definitiva in merito alla concessione del sostegno del FEG al pacchetto coordinato proposto e persino rispetto alla domanda di contributo finanziario a titolo del FEG; |
15. |
osserva che le autorità francesi hanno segnalato che il pacchetto coordinato di servizi personalizzati è stato elaborato dopo che il comitato aziendale centrale della GAD era stato informato, il 28 giugno 2013, che era previsto il taglio di 889 posti di lavoro nell'impresa; |
16. |
si rammarica, tuttavia, dell'insufficiente coinvolgimento delle autorità politiche e dei sindacati locali; propone che, nell'ambito di una futura revisione del regolamento FEG, sia inclusa una consultazione formale delle autorità politiche e dei sindacati locali nel fascicolo contenente la domanda di mobilitazione presentata dalle autorità nazionali alla Commissione; ritiene necessaria una maggiore integrazione del FEG nei programmi e nei processi di riconversione del tessuto economico locale; |
17. |
si compiace del fatto che i lavoratori sono già supportati mediante varie misure che li aiutano a trovare una nuova occupazione e che, al 20 maggio 2014, 108 lavoratori disponevano già di contratti di durata superiore ai sei mesi e altri 66 di contratti di durata inferiore ai sei mesi, mentre tre lavoratori avevano avviato un'attività in proprio e quasi tutti avevano scelto di rimanere nella regione; |
18. |
si rammarica che i servizi personalizzati da erogare consistano in un'unica azione che deve essere attuata da uno sportello unico (cellule de reclassement) che è gestito da due agenzie appaltatrici; rileva che la Francia chiede il finanziamento del FEG soltanto per lo sportello unico; esprime preoccupazione per l'importo contenuto dei fondi per lavoratore (circa 1 200 EUR); invita le autorità francesi a presentare un programma più ambizioso, che includa una più ampia gamma di misure, quali un centro di accoglienza e istruzione di pratiche, consulenza da parte di esperti esterni, seminari tematici, formazione, indennità di formazione e sovvenzioni per la creazione di imprese, nella domanda di mobilitazione del FEG che intendono presentare per gli altri siti della GAD di cui è prevista la chiusura; |
19. |
si attende che la Commissione e le autorità francesi seguano rigorosamente il principio secondo cui i pagamenti alle agenzie saranno effettuati a rate e in base ai risultati conseguiti; |
20. |
ritiene che il monitoraggio delle attività delle agenzie mediante relazioni scritte periodiche garantisca l'uso corretto dei fondi per offrire ai partecipanti un percorso professionale personalizzato, un numero sufficiente di proposte di lavoro e un orientamento per la creazione di imprese nell'ambito del sistema dello sportello unico; |
21. |
ricorda che i fondi devono essere destinati ad aiutare i lavoratori e in nessun caso a sostenere le agenzie; |
22. |
accoglie positivamente il fatto che le agenzie appaltatrici sono pagate secondo una scala definita in base ai risultati conseguiti; |
23. |
rileva che il 17,50 % dei lavoratori licenziati sono di età compresa tra i 55 e i 64 anni; osserva inoltre che questa fascia d'età è esposta a un più elevato rischio di disoccupazione di lunga durata e di esclusione dal mercato del lavoro; ritiene pertanto che questi lavoratori potrebbero avere esigenze particolari in termini di servizi personalizzati; |
24. |
accoglie positivamente il fatto che saranno rispettati i principi di parità di trattamento e di non discriminazione per quanto riguarda l'accesso alle azioni proposte e la loro attuazione; |
25. |
ricorda che, in conformità dell'articolo 7 del regolamento FEG, l'elaborazione del pacchetto coordinato di servizi personalizzati dovrebbe tener conto delle prospettive future del mercato del lavoro e delle competenze richieste ed essere compatibile con il passaggio a un'economia sostenibile ed efficiente sotto il profilo delle risorse; |
26. |
rileva che le autorità francesi non hanno chiesto fondi per le attività di preparazione, gestione, informazione e pubblicità; |
27. |
approva la decisione allegata alla presente risoluzione; |
28. |
incarica il suo Presidente di firmare tale decisione congiuntamente al Presidente del Consiglio e di provvedere alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea; |
29. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione, compreso l'allegato, al Consiglio e alla Commissione. |
(1) GU L 347 del 20.12.2013, pag. 855.
(2) GU L 347 del 20.12.2013, pag. 884.
(3) GU C 373 del 20.12.2013, pag. 1.
(4) Regolamento (CE) n. 546/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 giugno 2009, che modifica il regolamento (CE) n. 1927/2006 che istituisce un Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (GU L 167 del 29.6.2009, pag. 26).
(5) Direttiva 96/71/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16.12.1996, relativa al distacco dei lavoratori nell’ambito di una prestazione di servizi (GU L 18 del 21.1.1997, pag. 1).
(6) EGF/2014/001 EL/Nutriart, riferita a prodotti da forno.
ALLEGATO
DECISIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2014/005 FR/GAD, presentata dalla Francia)
(Il testo dell'allegato non figura poiché esso corrisponde all'atto finale, la decisione 2014/876/UE.)
Mercoledì 26 novembre 2014
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/87 |
P8_TA(2014)0061
Raccolta di informazioni statistiche da parte della Banca centrale europea *
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 26 novembre 2014 sul progetto di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 2533/98 sulla raccolta di informazioni statistiche da parte della Banca centrale europea (11200/2014 — C8-0109/2014 — 2014/0808(CNS))
(Consultazione)
(2016/C 289/17)
Il Parlamento europeo,
— |
vista la raccomandazione della Banca centrale europea (11200/2014 — ECB/2014/13), |
— |
visti l'articolo 129, paragrafo 4, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea e gli articoli 5.4 e 41 dello statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea, a norma dei quali è stato consultato dal Consiglio (C8-0109/2014), |
— |
visto il memorandum d'intesa sulla cooperazione tra i membri del sistema statistico europeo e i membri del sistema europeo delle banche centrali del 24 aprile 2013, |
— |
visto l'articolo 59 del suo regolamento, |
— |
vista la relazione della commissione per i problemi economici e monetari (A8-0027/2014), |
1. |
approva il progetto figurante nella raccomandazione della Banca centrale europea quale emendato; |
2. |
invita il Consiglio ad informarlo qualora intenda discostarsi dal testo approvato dal Parlamento; |
3. |
chiede al Consiglio di consultarlo nuovamente qualora intenda modificare sostanzialmente il progetto figurante nella raccomandazione della Banca centrale europea; |
4. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio, alla Banca centrale europea e alla Commissione. |
Emendamento 1
Progetto di regolamento
Articolo 1 — comma - 1 — punto 1 (nuovo)
Regolamento (CE) n. 2533/98
Articolo 3 — comma 1 — lettera c
Testo in vigore |
Emendamento |
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1. All'articolo 3, primo comma, la lettera c) è sostituita dalla seguente: |
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Emendamento 2
Progetto di regolamento
Articolo 1 — comma - 1 — punto 2 (nuovo)
Regolamento (CE) n. 2533/98
Articolo 3 — comma 1 — lettera d (nuova)
Progetto della Banca centrale europea |
Emendamento |
||
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2. All'articolo 3, primo comma, è aggiunta la lettera seguente: |
||
|
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Emendamento 3
Progetto di regolamento
Articolo 1 — comma - 1 — punto 3 (nuovo)
Regolamento (CE) n. 2533/98
Articolo 3 — comma 1 bis (nuovo)
Progetto della Banca centrale europea |
Emendamento |
|
3. All'articolo 3, dopo il primo comma è inserito il comma seguente: |
|
«Gli agenti economici sono autorizzati a trasmettere le informazioni mediante il loro consueto canale di comunicazione.» |
Emendamento 4
Progetto di regolamento
Articolo 1 — comma - 1 bis — punto 1(nuovo)
Regolamento (CE) n. 2533/98
Articolo 5 — paragrafo 1
Testo in vigore |
Emendamento |
|
1. L'articolo 5, paragrafo 1, è sostituito dal seguente: |
1. La BCE può adottare regolamenti per la definizione e l'imposizione degli obblighi di segnalazione statistica nei confronti degli operatori degli Stati membri partecipanti effettivamente soggetti a tali obblighi. |
«1. La BCE può adottare regolamenti per la definizione e l'imposizione degli obblighi di segnalazione statistica nei confronti degli operatori degli Stati membri partecipanti effettivamente soggetti a tali obblighi. La BCE rispetta il principio di proporzionalità nella definizione e nell'imposizione degli obblighi di segnalazione statistica.» |
Emendamento 5
Progetto di regolamento
Articolo 1 — comma — 1 ter — punto 1 (nuovo)
Regolamento (CE) n. 2533/98
Articolo 6 — paragrafo 1 — parte introduttiva
Testo in vigore |
Emendamento |
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1. All'articolo 6, paragrafo 1, la parte introduttiva è sostituita dalla seguente: |
1. Qualora un soggetto dichiarante residente in uno Stato membro partecipante sia sospettato di inadempienza agli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE ai sensi dell'articolo 7, paragrafo 2, quest'ultima e la banca centrale nazionale dello Stato membro partecipante interessato, conformemente all'articolo 5.2 dello statuto, hanno il diritto di verificare l'esattezza e la qualità delle informazioni statistiche e di effettuarne la raccolta obbligatoria. Tuttavia, nel caso in cui i dati in questione siano necessari per dimostrare il rispetto degli obblighi minimi di riserva, la verifica dovrà essere effettuata ai sensi dell'articolo 6 del regolamento (CE) n. 2531/98 del Consiglio, del 23 novembre 1998, sull'applicazione di riserve minime da parte della Banca centrale europea (10). Il diritto di verificare le informazioni statistiche o di effettuarne la raccolta obbligatoria comprende la facoltà di: |
«1. Qualora un soggetto dichiarante residente in uno Stato membro partecipante sia sospettato di inadempienza agli obblighi di segnalazione statistica previsti dalla BCE ai sensi dell'articolo 7, paragrafo 2, quest'ultima e la banca centrale nazionale dello Stato membro partecipante interessato, conformemente all'articolo 5.2 dello statuto, hanno il diritto di verificare l'esattezza e la qualità delle informazioni statistiche e di effettuarne la raccolta obbligatoria. Tuttavia, nel caso in cui i dati in questione siano necessari per dimostrare il rispetto degli obblighi minimi di riserva, la verifica dovrà essere effettuata ai sensi dell'articolo 6 del regolamento (CE) n. 2531/98 del Consiglio, del 23 novembre 1998, sull'applicazione di riserve minime da parte della Banca centrale europea (10). Il diritto di verificare le informazioni statistiche o di effettuarne la raccolta obbligatoria comprende in particolare la facoltà di:» |
Emendamento 6
Progetto di regolamento
Articolo 1 — comma - 1 ter — punto 2 (nuovo)
Regolamento (CE) n. 2533/98
Articolo 6 — paragrafo 1 — lettera b
Testo in vigore |
Emendamento |
||||
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2. All'articolo 6, paragrafo 1, la lettera b) è sostituita dalla seguente: |
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Emendamento 7
Progetto di regolamento
Articolo 1 — comma - 1 quater — punto 1 (nuovo)
Regolamento (CE) n. 2533/98
Articolo 7 — paragrafo 2 — lettera b
Testo in vigore |
Emendamento |
||||
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1. All'articolo 7, paragrafo 2, la lettera b) è sostituita dalla seguente: |
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Emendamento 8
Progetto di regolamento
Articolo 1 — comma - 1 quater — punto 2 (nuovo)
Regolamento (CE) n. 2533/98
Articolo 7 — paragrafo 3
Testo in vigore |
Emendamento |
|
2. L'articolo 7, paragrafo 3, è sostituito dal seguente: |
3. L'obbligo di consentire alla BCE o alle banche centrali nazionali di verificare l'esattezza e la qualità delle informazioni fornite dai soggetti dichiaranti alla BCE o alle banche centrali nazionali si considera violato ogniqualvolta il soggetto dichiarante ostacoli la suddetta verifica. Tale ostruzionismo consiste, tra l'altro, nell'occultare documenti e nell'impedire l'accesso ai propri locali alla BCE o alla banca centrale nazionale, accesso necessario per svolgere il loro compito di verifica o di raccolta obbligatoria delle informazioni statistiche. |
«3. L'obbligo di consentire alla BCE o alle banche centrali nazionali di verificare l'esattezza e la qualità delle informazioni fornite dai soggetti dichiaranti alla BCE o alle banche centrali nazionali si considera violato ogniqualvolta il soggetto dichiarante ostacoli la suddetta verifica. Tale ostruzionismo consiste, tra l'altro, nel falsificare e/o nell'occultare documenti e nell'impedire l'accesso ai propri locali alla BCE o alla banca centrale nazionale, accesso necessario per svolgere il loro compito di verifica o di raccolta obbligatoria delle informazioni statistiche.» |
Emendamento 9
Progetto di regolamento
Articolo 1 — comma - 1 quater — punto 3 (nuovo)
Regolamento (CE) n. 2533/98
Articolo 7 — paragrafo 6
Testo in vigore |
Emendamento |
|
3. L'articolo 7, paragrafo 6, è sostituito dal seguente: |
6. Nell'esercizio dei poteri definiti dal presente articolo, la BCE agisce conformemente ai principi e alle procedure di cui al regolamento (CE) n. 2532/98. |
«6. Nell'esercizio dei poteri definiti dal presente articolo, la BCE agisce conformemente ai principi e alle procedure di cui al regolamento (CE) n. 2532/98 e al regolamento (UE) n . 1024/2013.» |
Emendamento 10
Progetto di regolamento
Articolo 1 — punto 2
Regolamento (CE) n. 2533/98
Articolo 8 — paragrafo 4 — lettera a
Progetto della Banca centrale europea |
Emendamento |
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Emendamento 11
Progetto di regolamento
Articolo 1 — punto 3 bis (nuovo)
Regolamento (CE) n. 2533/98
Articolo 8 — paragrafo 4 ter (nuovo)
Progetto della Banca centrale europea |
Emendamento |
|
3 bis. È inserito il paragrafo seguente: |
|
«4 ter. Nell'ambito delle rispettive sfere di competenza, le autorità o gli organi degli Stati membri e dell'Unione responsabili della vigilanza di istituzioni, mercati e infrastrutture finanziarie o della stabilità del sistema finanziario ai sensi della legislazione nazionale o dell'Unione, ai quali sono trasmesse informazioni statistiche riservate a norma del paragrafo 4 bis, adottano tutte le misure regolamentari, amministrative, tecniche e operative per garantire la protezione fisica e logica delle informazioni statistiche riservate. Gli Stati membri si adoperano affinché tutte le informazioni statistiche riservate trasmesse al MES in conformità del paragrafo 4 bis siano soggette a tutte le misure regolamentari, amministrative, tecniche e operative necessarie a garantire la protezione fisica e logica delle informazioni statistiche riservate.» |
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/93 |
P8_TA(2014)0062
Potere della Banca centrale europea di irrogare sanzioni *
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 26 novembre 2014 sul progetto di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 2532/98 sul potere della Banca centrale europea di irrogare sanzioni (10896/2014 — C8-0090/2014 — 2014/0807(CNS))
(Consultazione)
(2016/C 289/18)
Il Parlamento europeo,
— |
vista la raccomandazione della Banca centrale europea (10896/2014 — BCE/2014/19), |
— |
visti gli articoli 129, paragrafo 4, e 132, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea e gli articoli 34.3 e 41 dello statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea, a noma dei quali è stato consultato dal Consiglio (C8-0090/2014), |
— |
visto l'articolo 59 del suo regolamento, |
— |
vista la relazione della commissione per i problemi economici e monetari (A8-0028/2014), |
1. |
approva il progetto figurante nella raccomandazione della Banca centrale europea quale emendato; |
2. |
invita il Consiglio ad informarlo qualora intenda discostarsi dal testo approvato dal Parlamento; |
3. |
chiede al Consiglio di consultarlo nuovamente qualora intenda modificare sostanzialmente il progetto figurante nella raccomandazione della Banca centrale europea; |
4. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio, alla Banca centrale europea e alla Commissione. |
Emendamento 1
Progetto di regolamento
Considerando 6
Progetto della Banca centrale europea |
Emendamento |
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Emendamento 2
Progetto di regolamento
Considerando 6 bis (nuovo)
Progetto della Banca centrale europea |
Emendamento |
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Emendamento 3
Progetto di regolamento
Considerando 9
Progetto della Banca centrale europea |
Emendamento |
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Emendamento 4
Progetto di regolamento
Considerando 10 bis (nuovo)
Progetto della Banca centrale europea |
Emendamento |
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Emendamento 5
Progetto di regolamento
Articolo 1 — punto 1 — lettera a
Regolamento (CE) n. 2532/98
Articolo 1 — punto 6
Progetto della Banca centrale europea |
Emendamento |
||
«penalità di mora periodica», somme di denaro che un’impresa è tenuta a pagare in caso di violazioni protratte a titolo di sanzione ovvero per indurre i soggetti interessati a conformarsi ai regolamenti o alle decisioni della BCE in materia di vigilanza. Le penalità di mora sono calcolate per ciascun giorno di protratta infrazione a) a decorrere dalla notifica all'impresa della decisione che impone la cessazione dell'infrazione conformemente alla procedura di cui all'articolo 3, paragrafo 1, secondo comma; ovvero b) in conformità alla procedura prevista dall'articolo 4 ter del presente regolamento, quando l’infrazione protratta ricade nell'ambito di applicazione dell’articolo 18, paragrafo 7, del Regolamento (UE) n. 1024/2013 del Consiglio, del 15 ottobre 2013, che attribuisce alla Banca centrale europea compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi (*); |
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Emendamento 6
Progetto di regolamento
Articolo 1 — punto 2
Regolamento (CE) n. 2532/98
Articolo 1 bis — paragrafo 3
Progetto della Banca centrale europea |
Emendamento |
3. La BCE può pubblicare le decisioni irroganti sanzioni amministrative pecuniarie nei confronti di un'impresa per violazioni del diritto dell'Unione direttamente applicabile e sanzioni per violazioni di regolamenti o decisioni della BCE, sia in materia di vigilanza sia in materie diverse, impugnate o meno . La BCE procede alla pubblicazione conformemente al pertinente diritto dell'Unione, a prescindere da leggi e regolamenti nazionali e, ove il pertinente diritto dell'Unione sia costituito da direttive, dalla normativa nazionale di recepimento."; |
3. Dopo aver informato l'impresa interessata, la BCE, conformemente a una procedura trasparente e a norme che renderà pubbliche, pubblica, come regola generale senza indebiti ritardi, le decisioni irroganti sanzioni amministrative pecuniarie nei confronti di un'impresa per violazioni del diritto dell'Unione direttamente applicabile e sanzioni per violazioni di regolamenti o decisioni della BCE, sia in materia di vigilanza sia in materie diverse, a condizione che siano stati esauriti tutti i mezzi di ricorso contro tali decisioni . Qualora la BCE ritenga che la pubblicazione immediata di una decisione porrebbe a rischio la stabilità dei mercati finanziari o risulterebbe sproporzionata in considerazione del livello di gravità della sanzione imposta nei confronti dell'impresa, ha facoltà di ritardarne fino a tre anni dopo la data in cui la decisione è stata adottata. Su richiesta la BCE procede a discussioni orali riservate e a porte chiuse con il presidente e i vicepresidenti della commissione competente del Parlamento europeo su tali casi. Essa indica le ragioni del ritardo in un allegato alla decisione pubblicata. La BCE procede alla pubblicazione nei casi e secondo le condizioni previsti nel pertinente diritto dell'Unione, a prescindere da leggi e regolamenti nazionali e, ove il pertinente diritto dell'Unione sia costituito da direttive, dalla normativa nazionale di recepimento. |
Emendamento 7
Progetto di regolamento
Articolo 1 — punto 2
Regolamento (CE) n. 2532/98
Articolo 1 bis — paragrafo 3 bis (nuovo)
Progetto della Banca centrale europea |
Emendamento |
|
3 bis. Ferme restando le loro altre competenze specifiche derivanti dal diritto nazionale, le autorità nazionali preposte mantengono la competenza a imporre sanzioni amministrative, ma possono irrogarle nei confronti di enti creditizi soggetti a vigilanza diretta da parte della BCE solo ove quest'ultima abbia richiesto loro di avviare procedimenti a tale effetto. |
Emendamento 15
Progetto di regolamento
Articolo 1 — punto 4 — lettera a bis (nuova)
Regolamento (CE) n. 2532/98
Articolo 3 — paragrafo 9
Testo in vigore |
Emendamento |
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9. Gli introiti provenienti da sanzioni inflitte dalla BCE appartengono alla BCE. |
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Emendamento 8
Progetto di regolamento
Articolo 1 — punto 4 — lettera b
Regolamento (CE) n. 2532/98
Articolo 3 — paragrafo 10
Progetto della Banca centrale europea |
Emendamento |
10. Nel caso in cui un'infrazione riguardi esclusivamente una funzione attribuita al SEBC o alla BCE in virtù del Trattato e dallo Statuto, una procedura per infrazione può essere avviata soltanto sulla base del presente regolamento, a prescindere dall'esistenza di leggi o regolamenti nazionali che prevedano una procedura distinta. Nel caso in cui un'infrazione riguardi anche una o più aree non di competenza del SEBC o della BCE, il diritto di avviare una procedura per infrazione ai sensi del presente regolamento è indipendente da ogni diritto che la competente autorità nazionale ha di avviare una distinta procedura in relazione a tali aree non di competenza del SEBC o della BCE. La presente disposizione non pregiudica l'applicazione del diritto penale e del diritto nazionale relativi alle competenze in materia di vigilanza prudenziale negli Stati membri partecipanti, conformemente al Regolamento (UE) n. 1024/2013 del Consiglio. |
10. Nel caso in cui un'infrazione riguardi esclusivamente una funzione attribuita al SEBC o alla BCE in virtù del trattato e dello statuto, una procedura per infrazione può essere avviata soltanto sulla base del presente regolamento, a prescindere dall'esistenza di leggi o regolamenti nazionali che prevedano una procedura distinta. Nel caso in cui un'infrazione riguardi anche una o più aree non di competenza del SEBC o della BCE, il diritto di avviare una procedura per infrazione ai sensi del presente regolamento è indipendente da ogni diritto che la competente autorità nazionale ha di avviare una distinta procedura in relazione a tali aree non di competenza del SEBC o della BCE. La presente disposizione non pregiudica l'applicazione del diritto penale e del diritto nazionale relativi alle competenze in materia di vigilanza prudenziale negli Stati membri partecipanti, conformemente al regolamento (UE) n. 1024/2013 del Consiglio. Inoltre, gli introiti delle sanzioni di cui all'articolo 2 del presente regolamento rimangono a disposizione della BCE, a condizione che essa specifichi per essi una finalità diversa dal finanziamento della spesa corrente e riferisca al Parlamento e alla Corte dei conti in merito al loro uso. |
Emendamento 9
Progetto di regolamento
Articolo 1 — punto 4 bis (nuovo)
Regolamento (CE) n. 2532/98
Articolo 4 — paragrafo 1
Testo in vigore |
Emendamento |
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1. Il potere di prendere la decisione di avviare una procedura per infrazione, previsto dal presente regolamento, si estingue allo scadere di un anno dalla data in cui la BCE o la banca centrale nazionale dello Stato membro nella cui giurisdizione si è verificata l'infrazione abbiano constatato per la prima volta l'infrazione e, in ogni caso, allo scadere di cinque anni dalla data in cui è stata commessa l' infrazione oppure, in caso di infrazione protratta, allo scadere di cinque anni dalla cessazione dell'infrazione. |
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Emendamento 10
Progetto di regolamento
Articolo 1 — punto 5
Regolamento (CE) n. 2532/98
Articolo 4 quater — paragrafo 1
Progetto della Banca centrale europea |
Emendamento |
1. In deroga all'articolo 4, il diritto di assumere una decisione di irrogazione di una sanzione amministrativa in relazione a infrazioni relative a pertinenti atti del diritto dell'Unione direttamente applicabili nonché a decisioni e regolamenti adottati dalla BCE nell'esercizio dei suoi compiti in materia di vigilanza si estingue allo scadere di cinque anni dalla data in cui è stata commessa l' infrazione ovvero, in caso di infrazione protratta, allo scadere di cinque anni dalla cessazione dell’infrazione. |
1. In deroga all'articolo 4, il diritto di assumere una decisione di irrogazione di una sanzione amministrativa in relazione a infrazioni relative a pertinenti atti del diritto dell'Unione direttamente applicabili nonché a decisioni e regolamenti adottati dalla BCE nell'esercizio dei suoi compiti in materia di vigilanza si estingue allo scadere di cinque anni dalla data in cui è stata presa la decisione di avviare una procedura per infrazione ovvero, in caso di infrazione protratta, allo scadere di cinque anni dalla cessazione dell'infrazione. |
Emendamento 11
Progetto di regolamento
Articolo 1 — punto 5
Regolamento (CE) n. 2532/98
Articolo 4 quater — paragrafo 2
Progetto della Banca centrale europea |
Emendamento |
2. Le azioni intraprese dalla BCE ai fini dell'indagine o dei procedimenti in relazione a un'infrazione determinano l'interruzione del limite temporale di cui al paragrafo 1. Il limite temporale è interrotto con effetto dalla data nella quale l'azione è notificata all'ente interessato soggetto a vigilanza. Per effetto dell'interruzione inizia il decorso di un nuovo limite temporale. Tuttavia, il limite temporale non può superare i dieci anni dalla data in cui l' infrazione è stata commessa ovvero, in caso di infrazione protratta, i dieci anni dalla data in cui l'infrazione è cessata. |
2. Le azioni intraprese dalla BCE ai fini dell'indagine o dei procedimenti in relazione a un'infrazione determinano l'interruzione del limite temporale di cui al paragrafo 1. Il limite temporale è interrotto con effetto dalla data nella quale l'azione è notificata all'ente interessato soggetto a vigilanza. Per effetto dell'interruzione inizia il decorso di un nuovo limite temporale. Tuttavia, il limite temporale non può superare i sette anni dalla data in cui è stata presa la decisione di avviare una procedura per infrazione ovvero, in caso di infrazione protratta, i sette anni dalla data in cui l'infrazione è cessata. |
Emendamento 12
Progetto di regolamento
Articolo 1 — punto 5
Regolamento (CE) n. 2532/98
Articolo 4 quater — paragrafo 4 bis (nuovo)
Progetto della Banca centrale europea |
Emendamento |
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4 bis. Fra gli atti che determinano l'interruzione del limite temporale rientrano in particolare: |
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Emendamento 13
Progetto di regolamento
Articolo 1 — punto 5 bis (nuovo)
Regolamento (CE) n. 2532/98
Articolo 5
Testo in vigore |
Emendamento |
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Articolo 5 |
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Mezzi di ricorso |
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La Corte di giustizia delle Comunità europee ha competenza giurisdizionale anche di merito ai sensi dell'articolo 172 del trattato per quanto riguarda le decisioni definitive che impongono una sanzione. |
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Emendamento 14
Progetto di regolamento
Articolo 1 — punto 5 ter (nuovo)
Regolamento (CE) n. 2532/98
Articolo 6 bis (nuovo)
Progetto della Banca centrale europea |
Emendamento |
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(*) GU L 287 del 29.10.2013, pag. 63.
(**) GU L 287 del 29.10.2013, pag. 63.
Giovedì 27 novembre 2014
9.8.2016 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 289/101 |
P8_TA(2014)0067
Decisione di non sollevare obiezioni a un atto delegato: sistema provvisorio di acconti sui contributi per coprire le spese amministrative del Comitato di risoluzione unico durante il periodo provvisorio
Decisione del Parlamento europeo del 27 novembre 2014 di non sollevare obiezioni al regolamento delegato della Commissione dell'8 ottobre 2014 relativo al sistema provvisorio di acconti sui contributi per coprire le spese amministrative del Comitato di risoluzione unico durante il periodo provvisorio (C(2014)7164 — 2014/2882(DEA))
(2016/C 289/19)
Il Parlamento europeo,
— |
visto il regolamento delegato della Commissione dell'8 ottobre 2014 (C(2014)7164), |
— |
vista la lettera in data 23 ottobre 2014 della Commissione con cui quest'ultima chiede al Parlamento di dichiarare che non solleverà obiezioni al regolamento delegato, |
— |
vista la lettera in data 4 novembre 2014 della commissione per i problemi economici e monetari al presidente della Conferenza dei presidenti di commissione, |
— |
visto l'articolo 290 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, |
— |
visto il regolamento (UE) n. 806/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 luglio 2014, che fissa norme e una procedura uniformi per la risoluzione degli enti creditizi e di talune imprese di investimento nel quadro del meccanismo di risoluzione unico e del Fondo di risoluzione unico e che modifica il regolamento (UE) n. 1093/2010 (1), in particolare l'articolo 65, paragrafo 5, lettere a), b) e c), |
— |
vista la raccomandazione di decisione della commissione per i problemi economici e monetari, |
— |
visto l'articolo 105, paragrafo 6, del suo regolamento, |
A. |
considerando che l'articolo 42 del regolamento (UE) n. 806/2014 (regolamento sul meccanismo di risoluzione unico) prevede l'istituzione, a decorrere dal 19 agosto 2014, di un Comitato di risoluzione unico (di seguito «Comitato») sotto forma di agenzia dell'Unione europea; |
B. |
considerando che l'articolo 98 del regolamento sul meccanismo di risoluzione unico prescrive che il Comitato sia pienamente operativo a partire dal 1o gennaio 2015; |
C. |
considerando che il Comitato deve disporre di un bilancio autonomo, che non faccia parte del bilancio dell'Unione e che sia finanziato tramite contributi del settore bancario, in particolare tramite contributi alle spese amministrative del Comitato che devono essere versati da enti creditizi, imprese madri, imprese d'investimento ed enti finanziari oggetto del regolamento sul meccanismo di risoluzione unico; |
D. |
considerando che l'articolo 65, paragrafo 5, del regolamento sul meccanismo di risoluzione unico conferisce alla Commissione il potere di adottare atti delegati sui contributi per determinarne il tipo e il calcolo e, in particolare, per determinare i contributi annuali necessari per coprire le spese amministrative del Comitato prima che diventi pienamente operativo; |
E. |
considerando che l'8 ottobre 2014 la Commissione ha adottato, in virtù dei summenzionati poteri conferiteli, il regolamento delegato della Commissione relativo al sistema provvisorio di acconti sui contributi per coprire le spese amministrative del Comitato di risoluzione unico durante il periodo provvisorio; |
F. |
considerando che predetto regolamento delegato potrebbe entrare in vigore alla fine del tempo di esame da parte del Parlamento e del Consiglio solo se né il Parlamento europeo né il Consiglio hanno sollevato obiezioni o se, prima della scadenza di tale termine, sia il Parlamento europeo che il Consiglio hanno informato la Commissione che non intendono sollevare obiezioni; che il tempo di esame è stato fissato, ai sensi dell'articolo 93, paragrafo 6, del regolamento sul meccanismo di risoluzione unico, a tre mesi dalla data di notifica, vale a dire fino all'8 gennaio 2015, e che può essere prorogato di altri tre mesi; |
G. |
considerando che, al fine di garantire un corretto funzionamento del Comitato a partire dal 1o gennaio 2015, quest'ultimo dovrà disporre quanto prima dei relativi meccanismi di finanziamento, e comunque prima del 1o gennaio 2015, in modo tale da poter coprire le prime spese amministrative (retribuzione del personale, spese infrastrutturali, amministrative e operative) tramite le risorse proprie; |
H. |
considerando che il regolamento delegato in parola dovrebbe pertanto entrare in vigore nel 2014, prima che termini il tempo di esame di cui al considerando F; |
1. |
dichiara di non sollevare obiezioni al regolamento delegato; |
2. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente decisione al Consiglio e alla Commissione. |
(1) GU L 225 del 30.7.2014, pag. 1.