ISSN 1977-0944

doi:10.3000/19770944.C_2013.062.ita

Gazzetta ufficiale

dell'Unione europea

C 62

European flag  

Edizione in lingua italiana

Comunicazioni e informazioni

56o anno
2 marzo 2013


Numero d'informazione

Sommario

pagina

 

I   Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

 

RISOLUZIONI

 

Comitato delle regioni

 

99a sessione plenaria del 31 gennaio e 1o febbraio 2013

2013/C 062/01

Risoluzione del Comitato delle regioni Pacchetto legislativo sulla politica di coesione post 2013

1

2013/C 062/02

Risoluzione del Comitato delle regioni Un futuro sostenibile per l'unione economica e monetaria (UEM)

8

2013/C 062/03

Risoluzione del Comitato delle regioni Una garanzia per i giovani

11

 

PARERI

 

Comitato delle regioni

 

99a sessione plenaria del 31 gennaio e 1o febbraio 2013

2013/C 062/04

Parere del Comitato delle regioni Spazio europeo della ricerca

14

2013/C 062/05

Parere del Comitato delle regioni La strategia dell'UE per l'eradicazione della tratta degli esseri umani (2012-2016)

22

2013/C 062/06

Parere del Comitato delle regioni Rafforzare la cittadinanza dell'UE: promuovere i diritti elettorali dei cittadini europei

26

2013/C 062/07

Parere del Comitato delle regioni Creare maggiori sinergie tra il bilancio dell'UE e i bilanci nazionali e subnazionali

32

2013/C 062/08

Parere del Comitato delle regioni Una governance migliore per il mercato unico

39

2013/C 062/09

Parere del Comitato delle regioni Conoscenze oceanografiche 2020

44

2013/C 062/10

Parere del Comitato delle regioni Crescita blu: prospettive per una crescita sostenibile nei settori marino e marittimo

47

2013/C 062/11

Parere del Comitato delle regioni Energie rinnovabili: un ruolo di primo piano nel mercato energetico europeo

51

2013/C 062/12

Parere del Comitato delle regioni Orientamenti in materia di aiuti di stato a finalità regionale per il periodo 2014-2020

57

2013/C 062/13

Parere del Comitato delle regioni Le regioni ultraperiferiche dell'UE alla luce della strategia Europa 2020

64

2013/C 062/14

Parere del Comitato delle regioni Il ruolo delle autorità locali e regionali nel promuovere la crescita e rafforzare la creazione di posti di lavoro

70

 

III   Atti preparatori

 

COMITATO DELLE REGIONI

 

99a sessione plenaria del 31 gennaio e 1o febbraio 2013

2013/C 062/15

Parere del Comitato delle regioni Statuto e finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee

77

IT

 


I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

RISOLUZIONI

Comitato delle regioni

99a sessione plenaria del 31 gennaio e 1o febbraio 2013

2.3.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 62/1


Risoluzione del Comitato delle regioni «Pacchetto legislativo sulla politica di coesione post 2013»

2013/C 62/01

IL COMITATO DELLE REGIONI

alla luce dei negoziati sul quadro finanziario pluriennale (QFP) attualmente in corso, è fermamente convinto che la politica di coesione necessita di una gestione efficace della spesa e di una robusta dotazione di bilancio; invita pertanto gli Stati membri a riconsiderare tali restrizioni di bilancio e a mantenere almeno l'attuale livello di finanziamento;

esprime il suo pieno appoggio all'équipe negoziale della commissione REGI nel dialogo a tre; ricorda in particolare la comunanza di idee con il PE su aspetti quali le "regioni in transizione", l'equilibrio tra la strategia Europa 2020 e gli obiettivi dei Trattati, un effettivo coinvolgimento degli enti locali e regionali, l'opposizione alla condizionalità macroeconomica e alla riserva di efficacia; spera quindi che tali aspetti potranno trovare posto nel pacchetto finale;

invoca la piena applicazione del principio della governance multilivello e una maggiore partecipazione degli enti locali e regionali alla definizione dei futuri accordi di partenariato e programmi operativi; sostiene la proposta della Commissione europea di elaborare un codice di condotta europeo in materia di partenariati; deplora quindi fortemente la decisione del Consiglio di opporsi a un tale strumento e invita gli Stati membri riluttanti a riconsiderare la loro posizione, poiché quella attuale trasmette un segnale negativo rispetto alla loro volontà di cooperare con i partner legittimi;

è favorevole a una più forte responsabilità democratica e ritiene che il Consiglio dovrebbe affrontare diverse questioni finanziarie – come il metodo di assegnazione dei fondi a livello nazionale e regionale, il tasso massimo, la rete di sicurezza, ecc. – nel quadro dei negoziati riguardanti il pacchetto legislativo sulla politica di coesione e non nell'ambito del QFP, in modo che il Parlamento europeo possa partecipare pienamente a queste discussioni e il CdR abbia la possibilità di pronunciarsi;

deplora ancora una volta che il PIL e l'RNL (e in misura minore il numero dei disoccupati) siano gli unici criteri utilizzati per determinare il livello di assegnazione di fondi strutturali in una determinata regione, e sottolinea la necessità di avvalersi di indicatori supplementari per poter meglio valutare le esigenze e le sfide di carattere sociale e ambientale.

Relatore

:

Marek WOŹNIAK (PL/PPE), presidente della regione Wielkopolska

Risoluzione del Comitato delle regioni -Pacchetto legislativo sulla politica di coesione post 2013

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Introduzione

1.

adotta la presente risoluzione politica riguardante i negoziati interistituzionali in corso sul pacchetto legislativo sulla politica di coesione post 2013, tenendo conto delle posizioni precedentemente adottate tra febbraio e luglio 2012 e in risposta ai recenti dibattiti e alle prese di posizione del Parlamento europeo e del Consiglio;

2.

alla luce dei negoziati sul quadro finanziario pluriennale (QFP) attualmente in corso, è fermamente convinto che la politica di coesione sia una politica di investimenti e necessiti di una gestione efficace della spesa e di una robusta dotazione di bilancio, che non può essere ridotta se si vuole stimolare la crescita e l'occupazione, aumentare la competitività e attenuare le disparità territoriali tra le regioni dell'UE, in particolare nei periodi di crisi; considerando l'importanza fondamentale che riveste nella lotta alla crisi economica e nel far fronte alle sfide della strategia Europa 2020, la politica di coesione non può essere ridotta di 19 miliardi (rispetto alla proposta della Commissione europea) nello stesso momento in cui altre politiche dell'UE vedono mantenute o addirittura aumentate le loro dotazioni, come si propone nel progetto di conclusioni del Consiglio del 22 novembre 2012;

3.

esprime piena soddisfazione riguardo ai mandati adottati dalla commissione REGI del Parlamento europeo l'11 e 12 luglio 2012, che fanno proprie molte delle richieste degli enti locali e regionali formulate nei pareri adottati dal CdR; deplora tuttavia che il progetto di relazione adottato dalla commissione EMPL il 5 luglio 2012 non abbia tenuto conto di alcuni aspetti fondamentali relativi al progetto di regolamento sull'FSE;

4.

si rallegra degli sviluppi positivi in direzione di una maggiore semplificazione proposti dalla Commissione nel progetto di pacchetto legislativo, nonché delle disposizioni contenute nelle regole finanziarie adottate di recente e applicabili al bilancio generale dell'UE, riguardanti, tra l'altro, l'uso di tassi fissi, importi forfettari e scadenze più brevi per i pagamenti; insiste sulla necessità che gli Stati membri si pongano obiettivi più ambiziosi per quanto riguarda la semplificazione dell'accesso alle procedure per i finanziamenti UE, delle regole dell'Unione e nazionali in materia di appalti, e dei meccanismi di rendicontazione e di controllo;

5.

esprime il suo pieno appoggio all'équipe negoziale della commissione REGI nel dialogo a tre; ricorda in particolare la comunanza di idee con il PE circa i seguenti aspetti fondamentali, che spera potranno trovare posto nel pacchetto finale:

il sostegno a una politica di coesione che comprenda tutte le regioni e che sia al tempo stesso concentrata sulle regioni meno sviluppate dell'UE;

il sostegno a una nuova categoria di "regioni in transizione" e alla rete di sicurezza di due terzi della dotazione attuale per le regioni che non rientrano più a pieno titolo nell'obiettivo Convergenza;

la necessità di trovare un equilibrio nella definizione delle priorità tra la strategia Europa 2020 e gli obiettivi dei Trattati, e l'esigenza di una maggiore flessibilità nell'applicazione della concentrazione tematica;

un effettivo coinvolgimento degli enti locali e regionali nell'elaborazione dei contratti di partenariato e programmi operativi, conformemente al principio della governance multilivello;

il forte sostegno all'inclusione di un codice di condotta europeo in materia di partenariati nell'articolo 5 del regolamento "disposizioni comuni";

la ferma opposizione alla condizionalità macroeconomica;

la necessità di introdurre condizionalità ex ante direttamente collegate all'attuazione della politica di coesione;

l'opposizione a una riserva di efficacia ed efficienza;

il trasferimento degli stanziamenti del Fondo di coesione al nuovo meccanismo per collegare l'Europa, accompagnato da una rigorosa applicazione delle regole del Fondo e dal pieno rispetto dei contingenti nazionali;

il sostegno all'approccio integrato allo sviluppo territoriale raccomandato dalla Commissione europea, come pure all'adozione di nuovi strumenti e metodi di governance quali gli investimenti territoriali integrati (ITI) e lo sviluppo locale di tipo partecipativo per le realtà urbane;

l'opposizione alla piattaforma per lo sviluppo urbano, con la richiesta invece di mantenere il programma di reti per lo sviluppo urbano Urbact;

6.

sottolinea la necessità di adottare il pacchetto legislativo quanto prima, non appena sarà stato adottato il quadro finanziario pluriennale (QFP); richiama l'attenzione sulla gravità della crisi economica e sociale che colpisce l'UE e rende particolarmente urgente dare il via all'attuazione dei contratti di partenariato e dei programmi operativi nel 2014; sarà questo l'unico modo, infatti, di rendere disponibili fondi europei che sono essenziali per gli investimenti e per le riforme strutturali negli Stati membri, nelle regioni e nelle città;

7.

ricorda che la discussione circa il progetto di regolamento sul GECT va distinta da quella sul pacchetto legislativo complessivo sulla politica di coesione e insiste sull'importanza di adottare al più presto detto regolamento specifico, che è privo di implicazioni particolari per il bilancio dell'UE, senza attendere l'adozione dell'intero pacchetto. Il regolamento potrebbe così entrare in vigore in tempi rapidi, imprimendo un nuovo slancio alla messa a punto di nuovi progetti GECT in un quadro giuridico dotato di maggiore certezza.

Per un bilancio ambizioso da assegnare alla politica di coesione dopo il 2013

8.

sottolinea che gli enti locali e regionali sono pienamente consapevoli della necessità che la politica di coesione dia risultati migliori, attraverso una più corretta programmazione e utilizzazione dei fondi strutturali, in particolare nell'attuale contesto di crisi economica e ristrettezze finanziarie;

9.

giudica inaccettabile un quadro finanziario pluriennale con una dotazione inferiore a quella proposta dalla Commissione europea, in quanto determinerebbe un indebolimento dell'economia e della competitività dell'UE, oltre che del mercato unico nel suo insieme, nel momento stesso in cui è più che mai necessaria la sua forza. Pertanto, come affermato nella risoluzione del Comitato delle regioni I negoziati in corso sul quadro finanziario pluriennale  (1), ribadisce la sua richiesta di un bilancio pluriennale dell'UE credibile quale strumento d'investimento a beneficio di tutti gli Stati membri e le regioni dell'UE e almeno della stessa entità, in termini di stanziamenti di impegno in percentuale dell'RNL, di quello approvato per l'attuale periodo di programmazione 2007-2013;

10.

considera tuttavia inaccettabile la riduzione del bilancio assegnato alla politica di coesione dopo il 2013 proposta dalla presidenza cipriota il 29 ottobre. Invita pertanto gli Stati membri a riconsiderare tali restrizioni di bilancio e a mantenere almeno l'attuale livello di finanziamento;

11.

riafferma la necessità di mantenere una politica di coesione forte e ambiziosa a livello di UE, per poter conseguire gli obiettivi dei Trattati in materia di coesione economica, sociale e territoriale e rispettare l'impegno assunto collettivamente rispetto agli obiettivi della strategia Europa 2020; una riduzione di oltre 10 miliardi di euro – come ha proposto la presidenza del Consiglio – contribuirebbe ad ampliare il divario tra le regioni e i territori meno sviluppati e quelli più sviluppati, nonché ad accrescere le disparità di reddito tra i cittadini;

12.

insiste sul fatto che i tagli ai finanziamenti della politica di coesione avrebbero effetti negativi per lo sviluppo del mercato unico e per la capacità di investimento degli enti locali e regionali in ambiti cruciali per il futuro dell'Europa, come la ricerca, l'innovazione, l'istruzione, il sostegno alle PMI, l'economia verde e le infrastrutture, che sono altrettante componenti essenziali della creazione di posti di lavoro in prospettiva futura; ritiene che nell'attuale periodo di crisi economica e sociale i tagli di bilancio metterebbero a repentaglio gli investimenti a lungo termine, la futura crescita sostenibile dell'Europa e il suo ruolo sulla scena mondiale.

Una più forte responsabilità democratica: il rispetto della procedura di codecisione

13.

ricorda che per la prima volta, in conformità con le disposizioni del Trattato di Lisbona, tutti i testi normativi che disciplinano la politica di coesione saranno adottati attraverso la procedura legislativa di codecisione, che pone sullo stesso piano gli Stati membri e il Parlamento europeo;

14.

ritiene pertanto che il Consiglio dovrebbe affrontare diverse questioni finanziarie – come il metodo di assegnazione dei fondi a livello nazionale e regionale, il tasso massimo, la rete di sicurezza, ecc. – nel quadro dei negoziati riguardanti il pacchetto legislativo sulla politica di coesione e non nell'ambito del QFP; come già indicato nel parere in merito al nuovo QFP post 2013 (2), disapprova il fatto che le suddette questioni siano incluse nello schema di negoziato del Consiglio e ritiene che, trattandosi di ambiti di codecisione, dovrebbero essere oggetto di dibattito in sede di Consiglio Affari generali. Il Parlamento europeo dovrebbe inoltre partecipare pienamente a queste discussioni a fianco del Consiglio e, al fine di garantire un'effettiva responsabilità democratica, dovrebbe essere consultato anche il Comitato delle regioni; si riserva inoltre la facoltà di adire la Corte di giustizia dell'Unione europea qualora la Commissione non dovesse presentare una proposta legislativa su cui il CdR abbia la possibilità di pronunciarsi.

Il metodo di assegnazione dei fondi strutturali

15.

deplora ancora una volta che il PIL e l'RNL (e in misura minore il numero dei disoccupati) siano gli unici criteri utilizzati per determinare il livello di assegnazione di fondi strutturali in una determinata regione; sostiene pertanto la proposta di aumentare la rilevanza del numero dei disoccupati nelle regioni meno sviluppate e nelle regioni in transizione, formulata nel progetto di conclusioni del Consiglio (versione del 22 novembre 2012), al fine di compensare il peso del PIL nell'ambito del metodo di assegnazione e tenere conto più adeguatamente della dimensione sociale della coesione; al tempo stesso, suggerisce che, nell'assegnazione dei fondi strutturali, si tenga conto anche di altri indici demografici, quali ad esempio il tasso di dipendenza demografica al livello degli Stati membri;

16.

come già in un precedente parere (3), sottolinea la necessità di avvalersi di indicatori supplementari per poter meglio valutare le esigenze e le sfide di carattere sociale e ambientale (come l'accessibilità dei servizi pubblici, la salute, il reddito pro capite, la mobilità e un ambiente sano). Si potrebbe integrare la distribuzione di questi indicatori al livello subregionale (indicatore GINI) nel metodo di assegnazione dei fondi, al fine di valutare meglio le sfide della coesione territoriale;

17.

ritiene che, per poter tenere conto delle tendenze dello sviluppo regionale, nel futuro metodo di assegnazione dei fondi si dovrebbe integrare l'evoluzione del PIL pro capite durante il periodo di riferimento (sulla base dei dati disponibili a livello di UE relativi agli ultimi 3 anni); in tal modo, con un approccio più flessibile, sarebbe possibile offrire un sostegno anche alle regioni colpite da recessione economica;

18.

chiede di includere "gli svantaggi naturali o demografici gravi e permanenti" tra i criteri utilizzati dagli Stati membri per l'assegnazione delle risorse; ricorda in particolare che i criteri demografici, quali la dispersione della popolazione, lo spopolamento di talune aree delle regioni o l'invecchiamento demografico, hanno importanti conseguenze sullo sviluppo economico e sul costo dei servizi pubblici; si rallegra di avere l'appoggio del Parlamento europeo su questa questione e chiede al Consiglio di allinearsi alla posizione del PE;

19.

indipendentemente dal metodo scelto, riafferma i seguenti principi:

i fondi strutturali e il fondo di coesione dovrebbero concentrarsi sulle regioni meno sviluppate, rispettando al contempo la ripartizione tra tipi diversi di regioni proposta dalla Commissione europea;

le "regioni in transizione" dovrebbero essere trattate in modo equo, evitando di creare troppe differenze tra quelle che non rientrano più nell'obiettivo Convergenza e gli altri tipi di regioni in transizione;

occorre sostenere anche le regioni più sviluppate, poiché in molte di esse si riscontrano significativi problemi sociali, sacche di povertà nella maggior parte delle aree urbane e difficoltà connesse all'ambiente e alla competitività economica;

20.

ritiene che il principio di addizionalità sia fondamentale per l'efficacia della politica di coesione, e che senza di esso tutti gli sforzi compiuti per la politica regionale europea rischiano di risultare inutili;

21.

nutre particolare preoccupazione per la decisione della presidenza del Consiglio di mantenere, come periodo di analisi per le sue proposte riguardanti le regioni, il triennio 2007-2009. In un periodo di crisi come quello attuale, i calcoli sulla ricchezza relativa delle regioni realizzati su quel periodo falsano la realtà, perché si basano ancora su anni di crescita economica, a scapito soprattutto delle regioni più colpite dalla crisi. In quest'ottica, accoglie con favore l'introduzione della clausola di revisione nel 2016, ma propone anche un sostegno speciale, oltre alla rete di sicurezza, per compensare le regioni che, per effetto del deterioramento della loro ricchezza relativa dovuto alla crisi, si trovino a partire da posizioni sfavorevoli rispetto alle altre regioni della stessa categoria;

Il tasso massimo

22.

appoggia il tasso massimo proposto nello schema di negoziato sul QFP del 18 settembre 2012 (2,5 %), che tiene conto del recupero dei paesi dell'UE-12 e delle difficoltà di assorbimento che devono affrontare alcuni Stati membri durante l'attuale periodo di programmazione; è contrario, quindi, alla riduzione proposta nel progetto di conclusioni del Consiglio del 22 novembre 2012; prevede tuttavia per gli Stati membri che hanno aderito all'Unione prima del 2013 e nei quali la crescita media del PIL reale nel periodo 2008-2010 è stata inferiore al – 1 %, la garanzia di un tasso massimo tale da consentire un livello di impegno analogo a quello dell'attuale periodo 2007-2013.

La rete di sicurezza

23.

sostiene la proposta della Commissione riguardante una "rete di sicurezza" pari ad almeno due terzi dell'attuale dotazione per le regioni che non rientreranno più nell'obiettivo Convergenza; deplora pertanto le ultime proposte della presidenza del Consiglio europeo per quanto riguarda la riduzione di detta rete di sicurezza al di sotto della suddetta dotazione.

Il premio urbano

24.

si compiace del fatto che nei più recenti documenti della presidenza del Consiglio riguardanti lo schema di negoziato sul QFP non figuri più la proposta di un "premio urbano", che prevedeva di assegnare 4 euro per abitante alle città con almeno 250 000 abitanti. Detto premio avrebbe conferito un vantaggio finanziario alle regioni più urbanizzate, quando invece il divario di sviluppo tra le aree rurali e urbane è ancora molto ampio.

Il bilancio della cooperazione territoriale

25.

esprime il suo pieno sostegno alla proposta della Commissione di incrementare la dotazione della cooperazione territoriale europea (CTE) a 11,8 miliardi di euro contro gli 8,7 miliardi dell'attuale periodo di programmazione; ricorda il valore aggiunto che la CTE apporta all'integrazione e alla coesione territoriale europea mediante la riduzione al minimo degli effetti negativi dei confini nazionali, l'aumento dell'efficienza delle politiche, il miglioramento della qualità della vita, il rafforzamento della costruzione di capacità e la promozione della fiducia e della comprensione reciproca; deplora pertanto la riduzione di 3 miliardi di euro proposta nel progetto di conclusioni del Consiglio europeo del 22 novembre, nonché la reintroduzione del requisito dei 150 km per la cooperazione transfrontaliera nel caso delle frontiere marittime; si compiace tuttavia del fatto che il progetto di conclusioni del Consiglio si associ alla richiesta del CdR e alla posizione del PE relativa alla necessità di aumentare il tasso di cofinanziamento dei programmi CTE portandolo all'85 %.

L'opposizione alla condizionalità macroeconomica e a sanzioni o premi finanziari

26.

torna a esprimere la sua ferma opposizione alla condizionalità macroeconomica, e in particolare a qualsiasi sospensione o cancellazione dei fondi del quadro strategico comune (QSC) legata agli obblighi del Patto di stabilità e di crescita, in quanto rischia di penalizzare fortemente gli enti regionali e locali che non sono responsabili del mancato rispetto di tali obblighi da parte degli Stati membri;

27.

si rallegra del sostegno del Parlamento europeo su questo aspetto e auspica che l'équipe negoziale, nel contesto del dialogo a tre, riesca a convincere gli Stati membri a ritirare dal regolamento "disposizioni comuni" tutte le misure connesse alla condizionalità macroeconomica;

28.

riafferma il suo sostegno per un collegamento parziale dei fondi del QSC alla nuova governance economica dell'UE, da realizzare rendendo possibile la modifica dei contratti di partenariato e dei programmi operativi sulla base delle raccomandazioni specifiche per paese formulate nell'ambito del semestre europeo, ma rifiuta fermamente l'ipotesi di una sospensione parziale o totale dei pagamenti;

29.

torna a esprimere la propria opposizione ai premi che la riserva di efficacia ed efficienza assegnerebbe alle regioni più virtuose, poiché questo meccanismo rischia di incentivare i responsabili politici a stabilire obiettivi modesti e facili da conseguire al fine di ottenere risorse addizionali, di promuovere lo sviluppo di progetti poco ambiziosi e di scoraggiare l'innovazione; appoggia pertanto la posizione del Parlamento europeo e auspica che il Consiglio modifichi la sua posizione in merito; richiama la propria proposta di una "riserva di flessibilità" costituita dalle risorse del disimpegno automatico e utilizzata per finanziare iniziative sperimentali, proposta che potrebbe costituire un compromesso tra i due colegislatori;

30.

è pienamente d'accordo con il requisito di una gestione orientata ai risultati previsto per il nuovo quadro e, di conseguenza, con l'importanza attribuita alla misurazione delle performance. Ritiene però necessaria una regolamentazione flessibile, che consenta di contestualizzare i risultati rispetto alla situazione economica specifica di ciascuna regione; reitera inoltre la propria opposizione a qualsiasi sanzione finanziaria legata al quadro di performance.

Per un partenariato efficace con gli enti locali e regionali

31.

invoca la piena applicazione del principio della governance multilivello e una maggiore partecipazione degli enti locali e regionali alla preparazione, negoziazione e attuazione della politica di coesione durante il prossimo periodo di programmazione;

32.

è favorevole alla proposta del Parlamento europeo di conferire agli enti locali e regionali lo stesso status dei governi nazionali nell'elaborazione dei contratti di partenariato e dei programmi operativi, nel dovuto rispetto del principio di sussidiarietà;

33.

si attende che gli enti locali e regionali siano pienamente coinvolti nella concezione dei contratti di partenariato, al fine di rispondere alle esigenze di un approccio "dal basso verso l'alto" e integrato alle strategie di sviluppo regionale; invita gli Stati membri a dare il via al lavoro di pianificazione strategica della politica di coesione per essere pronti a cominciare la programmazione dei fondi del QSC il 1o gennaio 2014; a tal fine, chiede alla Commissione europea di monitorare attentamente l'elaborazione dei suddetti contratti per evitare un approccio "dall'alto verso il basso" e settoriale alla programmazione;

34.

sostiene pertanto la proposta della Commissione europea di elaborare, per la prima volta, un codice di condotta europeo in materia di partenariati; deplora fortemente la decisione del Consiglio di opporsi a un tale strumento, che ha il fine di migliorare la qualità dei partenariati in tutti gli Stati membri, e invita gli Stati membri riluttanti a riconsiderare la loro posizione in merito al codice di condotta, poiché quella attuale trasmette un segnale negativo rispetto alla loro volontà di cooperare con i partner legittimi.

Un'architettura che tenga conto delle disparità territoriali

35.

riafferma il suo pieno sostegno alla nuova categoria delle "regioni in transizione" e appoggia il Parlamento europeo nei negoziati interistituzionali attualmente in corso; invita la presidenza del Consiglio a mantenere la propria posizione sulla questione fino alla conclusione dei negoziati, poiché questa nuova categoria consente di rispondere parzialmente all'obiettivo della coesione territoriale offrendo un sostegno più equo a tutte le regioni;

36.

accoglie con favore la proposta del Parlamento europeo di creare un'altra rete di sicurezza pari ai 4/5 della dotazione 2007-2013 per gli "Stati insulari monoregione ammissibili al fondo di coesione nel 2013" e per le "regioni ultraperiferiche" che dopo il 2013 non rientreranno più nella categoria "regioni meno sviluppate";

37.

ricorda le esigenze e le difficoltà delle regioni ultraperiferiche e di quelle scarsamente popolate e chiede che a esse siano assegnate risorse di bilancio sufficienti e proporzionate al fine di conseguire l'obiettivo della coesione economica, sociale e territoriale, nonché quello di una loro miglior integrazione nel mercato unico; si rallegra pertanto dell'aumento nell'intensità dell'aiuto alle regioni ultraperiferiche (da 20 a 30 di euro per abitante) proposto nel progetto di conclusioni del Consiglio europeo del 22 novembre 2012;

38.

insiste sul fatto che il Trattato di Lisbona ha aggiunto la coesione territoriale all'obiettivo della politica di coesione economica e sociale, e s'interroga sull'assenza di un riferimento a questa dimensione territoriale, nonché alle regioni in fase di trasformazione industriale e alle regioni insulari, alle zone scarsamente popolate, alle regioni montagnose e ultraperiferiche, nella relazione della commissione EMPL del PE sul progetto di regolamento sull'FSE.

La concentrazione tematica: verso una maggiore flessibilità

39.

accoglie favorevolmente l'approccio più flessibile alla concentrazione tematica nella strategia Europa 2020 adottato nei testi di compromesso tra Parlamento europeo e Consiglio; ricorda gli obiettivi politici principali del Trattato (coesione economica, sociale e territoriale) e la necessità di tenere in maggiore considerazione le disparità e le sfide nazionali e regionali che hanno il sostegno di entrambi i legislatori;

40.

si rallegra dell'estensione degli obiettivi tematici e delle priorità d'investimento proposta nei testi di mandato del Parlamento europeo riguardanti i progetti di regolamento sul FESR e sulla CTE, nonché nei testi di compromesso adottati dalla presidenza del Consiglio sul blocco "concentrazione tematica"; ciò nondimeno segnala l’importanza di mantenere la massima attenzione sui tematismi relativi alla valorizzazione del patrimonio culturale e del turismo; si rammarica invece che la relazione della commissione EMPL sull'FSE non proponga alcuna riduzione nelle percentuali di concentrazione proposte dalla Commissione europea, al contrario di quanto suggerito dal CdR;

41.

accoglie con particolare favore la posizione del Parlamento europeo in merito all'estensione del campo delle TIC alle infrastrutture di base per tutte le regioni, ma deplora il silenzio del Consiglio su questo tema; invita pertanto gli Stati membri a riconsiderare la loro posizione in merito, perché le reti TIC ad alta velocità sono ancora assenti da molte aree rurali remote, anche nelle regioni più sviluppate;

42.

si compiace per la soppressione da parte del Consiglio della concentrazione tematica imposta dalla Commissione europea nella dotazione specifica per le regioni ultraperiferiche nel regolamento FESR e spera che il Parlamento europeo modifichi il suo mandato negoziale su questo punto, allineandosi alla posizione del Consiglio, per quanto riguarda gli attuali negoziati interistituzionali.

Fondo sociale europeo

43.

ribadisce che gli enti locali e regionali sono, e devono continuare a essere, soggetti chiave nella pianificazione e nell'attuazione dei programmi operativi dell'FSE; rigetta pertanto le considerazioni formulate nella relazione della commissione EMPL secondo le quali gli Stati membri devono rimanere i "principali intermediari" per tutte le politiche dell'FSE data l'importanza delle politiche nazionali in materia di occupazione;

44.

reitera la propria richiesta di inserire nel regolamento sull'FSE un riferimento alle zone che presentano svantaggi naturali o demografici, in analogia con quanto figura all'articolo 10 della proposta di regolamento sul FESR, oltre che alle regioni ultraperiferiche e sottolinea la necessità di estendere la cooperazione territoriale nell'ambito dell'FSE dalla cooperazione transnazionale alla cooperazione transfrontaliera e interregionale;

45.

si rammarica della riduzione (da 2,5 a 2,1 miliardi di euro) del bilancio del Programma europeo di aiuto alimentare agli indigenti proposta nelle conclusioni del Consiglio europeo del 22 e 23 novembre; invoca una chiara distinzione di tale programma rispetto all'FSE e insiste sull'assegnazione di risorse adeguate stornandole dalla rubrica 2 del QFP (PAC).

Verso un "Consiglio per la politica di coesione" formale

46.

accoglie con favore e sostiene la proposta della presidenza cipriota di creare un "Consiglio per la politica di coesione" formale, "composto dai ministri responsabili della politica di coesione"; il CdR chiede da tempo l'istituzione di una riunione formale di questo tenore, che darebbe maggior visibilità alla politica di coesione e assicurerebbe la continuità del relativo dibattito politico; auspica di poter partecipare attivamente alle discussioni politiche del suddetto Consiglio formale, poiché esse riguarderanno gli interessi degli enti locali e regionali dell'UE, direttamente impegnati e coinvolti nell'attuazione della politica di coesione sul terreno;

47.

deplora che si continui ad imporre lo sforzo di prefinanziamento degli investimenti alle autorità nazionali o regionali con un'autorità di gestione. Ciò implica un impegno finanziario difficile da assumere nelle attuali condizioni restrittive dei mercati finanziari. Se si impone il principio di prefinanziamento degli investimenti, l'Unione europea sprecherebbe un'opportunità unica di iniettare risorse finanziarie destinate direttamente al rilancio economico e al cambiamento strutturale, mettendo a disposizione anticipi più rilevanti tali da permettere il finanziamento con la regolarità necessaria per cominciare a ottenere i rimborsi;

Gestione finanziaria dei programmi operativi

48.

per quanto riguarda la regolamentazione sulla gestione e il controllo, non è d'accordo sul trattamento previsto per l'imposta sul valore aggiunto, dato che si limita la sua ammissibilità, come costo delle operazioni, a casi molto specifici, cosa che nella maggior parte delle regioni renderebbe impossibile la sua certificazione come costo sovvenzionabile. Ciò comporta, agli effetti pratici, una diminuzione reale del tasso di cofinanziamento dei fondi che può giungere fino al 21 %;

49.

è a favore del mantenimento della regola N+3 nel quadro del periodo di programmazione 2014-2020;

50.

sostiene l'ammissibilità dell'IVA per tutte le categorie di spese, nel caso in cui tale imposta non possa essere recuperata dai beneficiari.

Bruxelles, 1o febbraio 2013

Il presidente del Comitato delle regioni

Ramón Luis VALCÁRCEL SISO


(1)  Cfr. CdR 2263/2012 fin.

(2)  Cfr. CdR 1777/2012 fin (elaborato da Bresso (IT/PSE))

(3)  Cfr. il parere del CdR Misurare il progresso non solo con il PIL, CdR 163/2010 fin (elaborato da Álvarez Areces, ES/PSE)).


2.3.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 62/8


Risoluzione del Comitato delle regioni «Un futuro sostenibile per l'unione economica e monetaria (UEM)»

2013/C 62/02

IL COMITATO DELLE REGIONI (CdR)

viste le conclusioni del Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre 2012;

vista la relazione Verso un'autentica Unione economica e monetaria preparata dal Presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, in collaborazione con i Presidenti della Commissione europea, della Banca centrale europea e dell'Eurogruppo (5 dicembre 2012);

vista la comunicazione della Commissione Un piano per un'Unione economica e monetaria autentica e approfondita (COM(2012) 777 final/2 - 28 novembre 2012);

vista la risoluzione del Parlamento europeo del 20 novembre 2012 recante raccomandazioni alla Commissione in merito alla relazione dei Presidenti del Consiglio europeo, della Commissione europea, della Banca centrale europea e dell'Eurogruppo Verso un'autentica Unione economica e monetaria;

vista la Risoluzione del Parlamento europeo del 16 gennaio 2013 sulle finanze pubbliche nell'UEM – 2011 e 2012;

1.

sottolinea che il rafforzamento, negli Stati membri, dell'Unione economica e monetaria (UEM) è essenziale per garantire una crescita sostenibile, il progresso sociale e una maggiore integrazione politica nell'UE;

2.

si rammarica del fatto che una serie di questioni di politica di bilancio e di politica economica poste in evidenza nel Piano per un'Unione economica e monetaria autentica e approfondita della Commissione europea e nella relazione preparata dal Presidente del Consiglio europeo in collaborazione con i Presidenti della Commissione europea, della Banca centrale europea e dell'Eurogruppo, non siano state prese in considerazione nelle conclusioni del Consiglio europeo e siano state rinviate al Consiglio europeo di giugno 2013;

3.

chiede che gli enti regionali e locali siano coinvolti nel processo del semestre europeo, a livello degli Stati membri, e che il CdR lo sia a livello delle istituzioni UE, perché la governance di bilancio comporta anche una governance economica a livello locale e regionale. Affinché la governance di bilancio sia efficace, la ripartizione della responsabilità tra l'UE, gli Stati membri e il livello locale e regionale deve essere chiara e inequivocabile;

4.

sottolinea che le decisioni europee relative all'UEM incidono in maniera considerevole non solo sulle finanze nazionali, ma anche su quelle a livello subnazionale; in questo contesto, evidenzia che l'autonomia di bilancio a livello subnazionale è garantita inter alia dall'articolo 4 del Trattato sull'Unione europea; invoca pertanto maggiori sinergie tra il bilancio dell'UE e i bilanci nazionali e subnazionali;

5.

rammenta in questo contesto la richiesta, rivolta dal Parlamento europeo alla Commissione (1), di "affrontare […] pienamente", in occasione della sua prossima analisi annuale della crescita, "il ruolo del bilancio dell'Unione nel processo del semestre europeo fornendo dati fattuali e concreti sull'effetto scatenante, catalitico, sinergico e complementare che esso esercita sulla spesa pubblica globale su scala locale, regionale e nazionale";

6.

ribadisce il suo appoggio all'invito rivolto dal Parlamento europeo agli Stati membri, affinché essi prendano in considerazione l'opportunità di concludere un "Patto per gli investimenti sociali" sul modello del "Patto Euro Plus". Ciò consentirebbe di definire degli obiettivi per gli investimenti sociali che gli Stati membri dovrebbero effettuare al fine di conseguire gli obiettivi occupazionali, sociali e di istruzione della strategia Europa 2020;

7.

sottolinea che gli sforzi tesi a superare la crisi economica dovrebbero ora essere concentrati sulla messa a punto dei nuovi meccanismi che sono già stati approvati, sulla necessità di garantirne il buon funzionamento e di tenere conto del livello locale e regionale nel semestre europeo;

8.

si compiace del fatto che le conclusioni del Consiglio europeo (2) sottolineino che "le possibilità offerte dal quadro di bilancio esistente dell'UE per equilibrare la necessità di investimenti pubblici produttivi con gli obiettivi della disciplina di bilancio potranno essere sfruttate nel braccio preventivo del patto [di stabilità e crescita] stesso". Tale obiettivo diventa ancora più attuale alla luce dei recenti dati del Fondo monetario internazionale secondo cui i cosiddetti "moltiplicatori di bilancio", che misurano l'impatto negativo del risanamento di bilancio sulla crescita, sono "sostanzialmente più elevati" di quanto previsto dagli analisti durante la crisi del debito. Si attende, pertanto, che il tema venga trattato più a fondo nell'annunciata comunicazione della Commissione sulla qualità della spesa pubblica che dovrebbe, tra l'altro, tenere conto della questione di separare la spesa corrente dagli investimenti nel calcolo del disavanzo di bilancio, per evitare di ostacolare gli investimenti che apportano benefici netti a lungo termine;

Quadro finanziario integrato

9.

sottolinea che la debolezza del settore bancario in diversi Stati membri e nell'Unione nel suo complesso minaccia le finanze pubbliche, producendo un impatto particolare a livello regionale e locale, e si rammarica del fatto che i costi legati alla gestione della crisi bancaria ricadano principalmente sui contribuenti e danneggino la crescita dell'economia reale;

10.

sottolinea che le misure adottate nel quadro dell'Unione bancaria dovrebbero essere accompagnate da un miglioramento della trasparenza e dell'assunzione di responsabilità, in quanto tali misure potrebbero avere profondi effetti sulle finanze pubbliche, sia a livello nazionale, regionale e locale, che per le banche e i cittadini;

11.

accoglie con favore l'accordo concluso tra il Consiglio e il Parlamento europeo e riguardante un Meccanismo di vigilanza unico quale quadro normativo per le banche nell'Unione europea, e sottolinea in questo contesto il ruolo delle banche regionali nel fornire capitali alle PMI e per i progetti di investimenti pubblici orientati allo sviluppo locale e regionale;

12.

appoggia la "proposta di direttiva sul risanamento e la risoluzione delle crisi bancarie" e la "proposta di direttiva sul sistema di garanzia dei depositi", e concorda sulla necessità che la loro adozione abbia priorità; segnala tuttavia la necessità di garantire la proporzionalità delle norme introdotte con questa legislazione, e segnatamente del sistema di monitoraggio e di controllo;

13.

ritiene che l'obiettivo a lungo termine di creare un quadro unico europeo di garanzia dei depositi necessiti di requisiti uniformi, comuni e rigorosi, che tengano conto in maniera adeguata delle specifiche situazioni nazionali nel settore finanziario;

14.

chiede alla Commissione europea di presentare, in tempi brevi, un documento legislativo che dia seguito alla relazione Liikanen (3) sulla separazione giuridica all'interno di un gruppo bancario tra determinate attività finanziarie particolarmente rischiose e le banche di deposito;

15.

chiede alla Commissione per quale ragione abbia rimandato alla fine del 2016 l'impegno di presentare una relazione sull'istituzione di un'agenzia di rating europea indipendente.

Quadro di bilancio integrato

16.

è d'accordo sulla necessità che all'UEM si accompagnino norme di politica di bilancio adeguate e, in questo senso, è favorevole alla rapida adozione del secondo pacchetto sulla governance economica (two-pack) per completare il primo pacchetto (six-pack) e il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance (Patto di bilancio), entrato in vigore all'inizio del 2013;

17.

sostiene l'invito rivolto dal Parlamento europeo agli "Stati membri a chiarire la responsabilità, il ruolo, i trasferimenti di bilancio e le fonti delle entrate dei diversi livelli di amministrazione (nazionale, regionale e locale) nel garantire un quadro delle finanze pubbliche solido e sostenibile, tenendo conto in particolare dell'impatto sull'autonomia di bilancio a livello locale e regionale del Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell'Unione economica monetaria". Raccomanda pertanto di coinvolgere in maniera adeguata gli enti locali e regionali nel futuro sviluppo e nell'attuazione di tali norme, conformemente allo spirito della governance multilivello;

18.

si rammarica del fatto che le conclusioni del Consiglio europeo non facciano riferimento alla necessità di disporre di una capacità di bilancio volta a sostenere le riforme economiche nazionali e ad assorbire gli shock asimmetrici. Il CdR è convinto che tale capacità di bilancio sia essenziale per realizzare un'Unione economica e monetaria autentica e approfondita;

19.

ritiene opportuno sottoporre tale capacità di bilancio, nel caso in cui venga introdotta, a un processo decisionale e a un'attuazione congiunti a livello dell'UEM, ma nel contempo è del parere di aprirla anche alla partecipazione, su base volontaria, degli Stati membri non appartenenti all'area dell'euro;

20.

condivide l'invito rivolto dal Parlamento europeo alla Commissione a presentare quanto prima una tabella di marcia per l'emissione congiunta di strumenti di debito pubblico;

21.

ritiene che tale capacità di bilancio dell'UEM, nel caso di una sua introduzione, debba essere trattata separatamente dal QFP nel breve periodo, e come una procedura di bilancio separata specifica dell'UEM nel lungo periodo, ma esclusivamente nel rispetto delle procedure del Trattato, in modo da salvaguardare la trasparenza e il controllo democratico.

Quadro integrato di politica economica

22.

ritiene che la strategia Europa 2020 sia essenziale per rafforzare il braccio economico dell'UEM, mentre invece, negli scorsi anni, l'accento è stato messo principalmente sull'aspetto monetario;

23.

mette in evidenza l'importanza del potenziale di crescita derivante dall'applicazione delle disposizioni del mercato unico, a condizione che quest'ultimo operi efficacemente e si concentri sui settori chiave dove vi è spazio per l'innovazione e la creazione di posti di lavoro di qualità;

24.

accoglie con favore l'istituzione di un meccanismo volto a rafforzare il coordinamento, la convergenza e l'applicazione di politiche strutturali basate su intese di natura contrattuale tra gli Stati membri e le istituzioni dell'UE, purché non venga elusa l'assunzione di responsabilità democratica. Concorda sul fatto che tali intese dovrebbero essere concluse caso per caso ed è favorevole a che esse beneficino di un sostegno finanziario temporaneo, mirato e flessibile. Sottolinea in questo contesto il ruolo specifico del finanziamento locale e regionale degli investimenti e chiede pertanto che gli enti locali e regionali siano coinvolti nell'elaborazione degli accordi contrattuali, nel rispetto delle legislazioni nazionali;

25.

concorda pienamente sul fatto che le politiche economiche debbano essere finalizzate a promuovere una crescita economica forte, sostenibile e inclusiva, a rafforzare la competitività e a potenziare l'occupazione per permettere all'Europa di rimanere un'economia sociale di mercato con grande capacità di attrazione e per salvaguardare il modello sociale europeo. Sottolinea che gli strumenti principali con cui conseguire questo obiettivo sono la strategia Europa 2020 e l'Analisi annuale della crescita;

26.

apprezza la proposta di discutere ex ante tutte le principali riforme di politica economica che gli Stati membri intendono intraprendere e, se del caso, coordinarle tra gli Stati membri stessi; sottolinea che, a livello europeo, tali discussioni dovrebbero coinvolgere le istituzioni e gli organi consultivi dell'UE mentre, a livello degli Stati membri, dovrebbero parteciparvi gli enti locali e regionali, così come altre parti interessate;

27.

esprime apprezzamento per il fatto che la Commissione, nella sua relazione sulle finanze pubbliche nell'UEM relativa al 2012, dedica un capitolo alle finanze pubbliche locali e regionali, e chiede che la Commissione mantenga la sua capacità di analisi del decentramento di bilancio nelle sue relazioni future;

28.

si compiace della proposta avanzata nell'Analisi annuale della crescita di mantenere le cinque priorità stabilite a marzo 2012 e sostiene l'introduzione dei seguenti elementi:

l'aggiunta di una dimensione regionale nell'Analisi annuale della crescita, che metta in rilievo la dimensione locale e regionale della strategia Europa 2020, nonché il rispetto del principio di sussidiarietà e della divisione dei poteri all'interno di ogni Stato membro – sia per le raccomandazioni specifiche per paese, sia per l'elaborazione dei programmi nazionali di riforma;

il coinvolgimento dei rappresentanti degli enti locali e regionali nel dialogo permanente tra la Commissione europea e gli Stati membri, in particolare sulle questioni direttamente collegate alle competenze locali e regionali.

Una governance rafforzata: legittimità e responsabilità democratiche

29.

sottolinea la necessità di garantire democrazia e legittimità nello sviluppo dell'UEM. Il CdR accoglie pertanto con favore il ruolo chiave che spetterà al Parlamento europeo, nonché il coinvolgimento dei parlamenti nazionali, e chiede che a questo processo partecipino i livelli locale e regionale, e in particolare le regioni con poteri legislativi e i loro parlamenti;

30.

auspica che vi sia una maggiore assunzione di responsabilità democratica da parte della Troika per mezzo di audizioni dei suoi membri da parte del Parlamento europeo;

31.

osserva che la discussione sull'UEM è fortemente collegata al dibattito generale sul futuro dell'UE, a cui il CdR desidera contribuire attivamente al fine di rappresentare i punti di vista degli enti locali e regionali dell'UE;

32.

incarica il Presidente del Comitato delle regioni di trasmettere la presente risoluzione al Presidente del Parlamento europeo, al Presidente del Consiglio europeo, al Presidente della Commissione europea, alla presidenza irlandese del Consiglio dell'UE e alla prossima presidenza lituana.

Bruxelles, 1o febbraio 2013

Il presidente del Comitato delle regioni

Ramón Luis VALCÁRCEL SISO


(1)  Risoluzione del Parlamento europeo Semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: attuazione delle priorità per il 2012.

(2)  Conclusioni del Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre 2012, I. Politica economica, punto 2.

(3)  http://ec.europa.eu/internal_market/bank/docs/high-level_expert_group/report_en.pdf.


2.3.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 62/11


Risoluzione del Comitato delle regioni «Una garanzia per i giovani»

2013/C 62/03

IL COMITATO DELLE REGIONI

vista la proposta della Commissione europea del 5 dicembre 2012, riguardante una raccomandazione del Consiglio sull'istituzione di una garanzia per i giovani (COM(2012) 729 final),

vista la risoluzione del Parlamento europeo del 16 gennaio 2013 su una garanzia per i giovani (2012/2901(RSP)),

vista la comunicazione della Commissione Youth on the Move (COM(2010) 477 final),

visto il parere in materia del Comitato delle regioni (CdR 292/2010 fin),

Considerando quanto segue:

la crisi economica ha fatto aumentare i tassi di disoccupazione nell'UE fino a livelli inaccettabilmente elevati, con 5,7 milioni di giovani disoccupati;

i giovani che non hanno un lavoro e non seguono un percorso scolastico o formativo (NEET), ormai arrivati a 7,5 milioni, comportano costi pari all'1,2 % del PIL dell'UE (1);

una garanzia per i giovani faciliterebbe il conseguimento di tre dei cinque obiettivi principali della strategia Europa 2020, contribuendo a diminuire il numero di abbandoni scolastici e di persone a rischio di povertà e di esclusione sociale, e ad aumentare il numero di quanti hanno completato il livello terziario di istruzione;

il costo di una garanzia per i giovani valida per tutta la zona euro non supererebbe i 21 miliardi di euro, ossia circa lo 0,45 % della spesa pubblica di tale zona (2);

molti Stati membri non hanno dato seguito alle raccomandazioni della Commissione europea e del Consiglio europeo di istituire una garanzia per i giovani al fine di aumentare l'occupazione giovanile;

la garanzia per i giovani è una componente chiave del pacchetto della Commissione europea a favore dell'occupazione giovanile;

1.

accoglie con favore la decisione della Commissione europea di dare nuovo slancio alle azioni contro la disoccupazione giovanile, un problema complesso e urgente che richiede uno sforzo politico ampio e coordinato; a questo proposito sostiene la proposta della Commissione europea riguardante una raccomandazione del Consiglio sull'istituzione di una garanzia per i giovani, che rappresenterebbe uno strumento chiave nella lotta contro la disoccupazione giovanile;

2.

ricorda di aver fermamente sostenuto nel suo parere in materia (3) l'obiettivo di offrire a tutti i giovani, entro quattro mesi dall'uscita dalla scuola, una possibile occupazione, una formazione professionale o un corso di studi, come previsto dall'iniziativa faro Gioventù in movimento (Youth on the move) della strategia Europa 2020;

3.

suggerisce di estendere i sistemi di garanzia per i giovani, e più in particolare le loro componenti occupazione, apprendistato e tirocinio, ai neolaureati fino a 30 anni di età;

4.

sottolinea l'importante ruolo degli enti regionali e locali nelle politiche in materia di occupazione, formazione e istruzione, come confermato in occasione del convegno dedicato all'iniziativa faro Gioventù in movimento della strategia Europa 2020, organizzato dal CdR il 13 dicembre 2012;

5.

accoglie con favore l'accento posto dalla Commissione sulle strategie basate sulla partnership per l'istituzione e l'attuazione dei sistemi di garanzia per i giovani. Insiste tuttavia affinché tali partnership siano sviluppate fin dall'inizio della definizione delle politiche e coinvolgano tutte le parti direttamente interessate, in particolare gli enti locali e regionali. Questi ultimi finora sono stati ampiamente esclusi dal processo collegato alla strategia Europa 2020 e dal semestre europeo, a grave scapito della legittimità democratica e anche dell'efficacia delle misure adottate;

6.

concorda con la Commissione europea sulla necessità di garantire un tempestivo intervento e una pronta attivazione per quanto riguarda l'occupazione dei giovani e condivide l'idea che il principio dell'obbligo reciproco debba essere applicato fin dall'inizio;

7.

ribadisce che le misure di sostegno per l'integrazione nel mercato del lavoro definite nel quadro di una garanzia per i giovani dovrebbero assolutamente comprendere le competenze linguistiche nonché la pratica professionale, in modo da migliorare l'occupabilità e favorire la mobilità del lavoro all'interno dell'UE;

8.

sottolinea l'importanza di collegare i sistemi di garanzia per i giovani con la mobilità giovanile tra gli Stati membri, rafforzando a questo proposito il ruolo dell'iniziativa faro Gioventù in movimento e degli enti regionali e locali. Questi ultimi si trovano spesso ad attuare programmi di mobilità a livello locale, e il sostegno dell'UE per una migliore cooperazione interregionale potrebbe garantire risultati migliori;

9.

al riguardo, accoglie con favore la proposta della Commissione europea di introdurre una tessera professionale europea finalizzata a semplificare le procedure per il riconoscimento delle qualifiche professionali; insiste in questo contesto sul fatto che i tirocini che fanno parte della formazione di una professione regolamentata, che siano remunerati oppure no, dovrebbero venire riconosciuti in tutta l'UE ed essere oggetto di un contratto; si tratta di un elemento importante per i giovani europei, che sono colpiti da un tasso di disoccupazione preoccupante e per i quali la mobilità professionale costituisce un modo realistico di entrare o rientrare nel mercato del lavoro;

10.

mette l'accento sull'importanza di sensibilizzare maggiormente i giovani circa le possibilità di trascorrere un periodo di tempo in altri Stati membri per studio, formazione o lavoro, esperienze che possono svolgere un ruolo fondamentale nell'accrescere lo spirito di indipendenza e il senso di responsabilità di un individuo, contribuendo al tempo stesso allo sviluppo di idee nuove e innovative;

11.

osserva che l'UE dovrebbe assicurare che i programmi di mobilità siano accessibili, a parità di condizioni, a tutti i giovani, e raccomanda pertanto che venga offerto sostegno alle regioni con caratteristiche geografiche specifiche, come le aree rurali e scarsamente popolate, e in particolare le regioni insulari e ultraperiferiche;

12.

attira d'altro canto l'attenzione sul fatto che la maniera principale di aumentare il tasso di occupazione dei giovani consiste nell'incoraggiare la creazione di nuovi posti di lavoro a tutti i livelli di qualificazione, e non soltanto nei settori che necessitano di qualifiche di livello elevato;

13.

sottolinea che uno degli strumenti più importanti è la creazione di sistemi di formazione in alternanza e il sostegno a questi sistemi nei quali, fin dall'inizio degli studi, si stabilisce un rapporto fra lo studente e il suo futuro datore di lavoro;

14.

sottolinea la necessità di concentrarsi sulle misure in grado di migliorare le capacità e le competenze per affrontare gli squilibri esistenti tra le capacità professionali e le esigenze del mercato del lavoro; a tal fine il proseguimento degli studi, l'apprendistato e il tirocinio devono essere saldamente ancorati all'obiettivo occupazionale; inoltre i datori di lavoro, nell'ambito dei sistemi di garanzia per i giovani, svolgono un ruolo importante nel fornire le necessarie opportunità di sviluppo della carriera;

15.

ricorda, a proposito del miglioramento delle capacità nel quadro dei sistemi di garanzia per i giovani, che il Comitato delle regioni ha istituito un concorso per l'assegnazione del marchio Regione imprenditoriale europea (EER), uno dei cui obiettivi principali è promuovere lo spirito imprenditoriale e l'attuazione di politiche favorevoli alle imprese al fine di creare occupazione. Le regioni EER hanno rivolto particolare attenzione alle politiche volte ad incoraggiare i giovani a diventare imprenditori;

16.

esprime apprezzamento per l'attenzione rivolta dalla Commissione europea ai lavori qualitativamente validi e raccomanda agli Stati membri di assicurare che i loro sistemi di garanzia per i giovani prevedano un'offerta qualitativamente buona di occupazione; precisa inoltre che la crisi economica in atto non può essere addotta a pretesto per allentare le norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro; sottolinea che deve essere garantito un grado minimo di tutela per i lavoratori, ma che è a livello nazionale che le parti sociali concludono accordi sulle questioni di diritto del lavoro; le parti sociali dovrebbero essere coinvolte a pieno titolo nell'elaborazione di un quadro di qualità per l'occupazione offerta nell'ambito dei sistemi di garanzia per i giovani; fa osservare il significativo aumento del livello di esposizione dei giovani alla povertà, come conferma l'edizione 2012 della Rassegna annuale sull'occupazione e gli sviluppi sociali in Europa della Commissione europea (4);

17.

sollecita gli Stati membri a coinvolgere direttamente i datori di lavoro, anche del settore privato, nell'attuazione della garanzia per i giovani, allo scopo di offrire quante più opportunità possibili ai giovani;

18.

fa osservare che la disoccupazione giovanile è particolarmente elevata negli Stati membri attualmente soggetti a forti vincoli di bilancio. Approva quindi l'idea di fornire un sostegno continuo e mirato a tali Stati, se necessario con misure finanziarie aggiuntive, per aiutarli a superare le difficoltà legate all'introduzione e attuazione dei sistemi di garanzia per i giovani a livello nazionale, come previsto ad esempio dal patto di crescita del giugno 2012;

19.

condivide l'idea per cui, in assenza di finanziamenti specifici previsti dalla Commissione europea per i sistemi di garanzia per i giovani, l'iniziativa dovrebbe essere cofinanziata ricorrendo agli strumenti di finanziamento offerti dalla politica di coesione, in particolare il Fondo sociale europeo (FSE); mette quindi in guardia dai tagli al bilancio della politica di coesione nell'ambito del quadro finanziario pluriennale 2014-2020;

20.

invita la Commissione europea e gli Stati membri ad assicurare che i futuri accordi di partenariato sulla politica di coesione affrontino in particolare il problema della disoccupazione giovanile in modo adeguato e che, nel quadro dei sistemi di garanzia per i giovani, possano essere utilizzati gli stanziamenti del Fondo sociale europeo per attuare le buone pratiche e le strategie innovative già esistenti in alcuni Stati;

21.

esorta gli Stati membri e gli enti locali e regionali a istituire il coordinamento necessario fra le amministrazioni competenti per i servizi occupazionali e quelli educativi, affinché i giovani che hanno lasciato il sistema educativo e si ritrovano disoccupati possano beneficiare dei fondi europei connessi con le azioni politiche relative alla formazione e alla gioventù, in particolare per promuoverne la qualificazione mediante iniziative di formazione che diano loro una seconda opportunità;

22.

invita gli Stati membri a presentare nel 2013 piani nazionali per l'occupazione che prevedano anche progressi verso l'introduzione e l'attuazione dei sistemi di garanzia per i giovani;

23.

sollecita l'introduzione e l'attuazione dei sistemi di garanzia per i giovani al più tardi entro il gennaio 2014;

24.

riconosce che garantire un'offerta qualitativamente buona di occupazione ai giovani è impossibile senza un miglioramento della situazione economica generale. Pertanto invita gli Stati membri a adottare politiche finalizzate a stimolare la crescita e l'occupazione in generale, nonché la qualificazione dei giovani disoccupati che hanno lasciato il sistema educativo senza acquisire alcun titolo, parallelamente alle misure collegate con la garanzia per i giovani; in questo contesto plaude all'integrazione di tale iniziativa nell'ambito del semestre europeo;

25.

invita gli Stati membri a dare seguito alle raccomandazioni della Commissione, per assicurare la massima informazione possibile sui nuovi servizi e sulle nuove misure di sostegno disponibili nell'ambito dei sistemi di garanzia per i giovani, un settore in cui la partecipazione degli enti regionali e locali è essenziale per via del loro ruolo attivo nell'attuazione di tali sistemi;

26.

chiede alla Commissione europea di creare un meccanismo efficace per assistere gli Stati membri nell'attuazione della garanzia per i giovani, compreso lo scambio di buone pratiche e conoscenze, e sollecita il coinvolgimento del CdR in questo processo;

27.

raccomanda alla Commissione europea di inserire la proposta di istituire una garanzia per i giovani tra le sue priorità in materia di comunicazione per il 2013 e di fare ampio uso dei media sociali per tale scopo;

28.

incarica il proprio Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Presidente del Parlamento europeo, al Presidente del Consiglio europeo, al Presidente della Commissione europea, alla presidenza irlandese del Consiglio dell'UE e alla prossima presidenza lituana.

Bruxelles, 1o febbraio 2013

Il presidente del Comitato delle regioni

Ramón Luis VALCÁRCEL SISO


(1)  Cfr. relazione Eurofound NEETs- Young people not in employment, education or training: Characteristics, costs and policy responses in Europe ("NEET, i giovani che non hanno un lavoro e non seguono un percorso scolastico o formativo: caratteristiche, costi e risposte politiche in Europa") http://www.eurofound.europa.eu/pubdocs/2012/54/en/1/EF1254EN.pdf.

(2)  Studio dell'Istituto internazionale di studi sociali dell'OIL EuroZone job crisis: trends and policy responses. ("La crisi occupazionale nella zona euro: tendenze e risposte politiche"), 2012 - http://www.ilo.org/global/research/publications/WCMS_184965/lang–en/index.htm.

(3)  CdR 292/2010 fin.

(4)  http://europa.eu/rapid/press-release_IP-13-5_en.htm?locale=en.


PARERI

Comitato delle regioni

99a sessione plenaria del 31 gennaio e 1o febbraio 2013

2.3.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 62/14


Parere del Comitato delle regioni «Spazio europeo della ricerca»

2013/C 62/04

IL COMITATO DELLE REGIONI

plaude all'iniziativa della Commissione che, accogliendo la richiesta del Consiglio, fornisce un quadro atto a incentivare l'azione in vista del completamento dello Spazio europeo della ricerca (SER) entro il 2014;

conviene con la Commissione che la conoscenza è la valuta della nuova economia, e che pertanto, per ottenere una ripresa economica duratura e assicurare che l'Europa svolga un ruolo di primo piano su scala globale, è fondamentale disporre di una capacità di ricerca e innovazione di livello mondiale fondata su una base scientifica pubblica solida;

insiste sulla necessità di completare il SER per ovviare alla frammentazione del settore della ricerca in Europa e agli ostacoli sia nazionali che istituzionali. È indubbio che questa frammentazione impedisce all'Europa di realizzare il suo potenziale nel campo della ricerca e innovazione e comporta costi elevatissimi per tutti noi in quanto contribuenti, consumatori e cittadini europei. Oggi dobbiamo quindi intensificare l'azione e renderla più mirata per rimediare a questa carenza;

invita la Commissione a promuovere la cooperazione interregionale nell'ambito di Orizzonte 2020 mettendo a punto strumenti e incentivi efficaci. Gli enti locali e regionali potrebbero svolgere in tale contesto un ruolo di sostegno e coordinamento (tramite la creazione di reti della ricerca e dell'innovazione e la fornitura di assistenza tecnica e amministrativa nonché di incentivi all'erogazione di finanziamenti da parte del settore privato) al fine di promuovere la ricerca e sfruttare i risultati delle conoscenze e l'innovazione.

Relatore

Grigorios ZAFEIROPOULOS (EL/PPE), consigliere della regione Attica

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Un partenariato rafforzato per lo Spazio europeo della ricerca a favore dell'eccellenza e della crescita

COM(2012) 392 final

Parere del Comitato delle regioni - Spazio europeo della ricerca

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

A.    Messaggi principali

1.

plaude all'iniziativa della Commissione che, accogliendo la richiesta del Consiglio, fornisce un quadro atto a incentivare l'azione in vista del completamento dello Spazio europeo della ricerca (SER) entro il 2014;

2.

concorda con le conclusioni del Consiglio europeo del febbraio 2011 e del marzo 2012 sull'urgente necessità di realizzare senza indugi il SER entro tale data;

3.

ritiene che la legislazione finalizzata al completamento del SER potrebbe risultare utile anche in settori specifici (ad esempio, il coordinamento delle politiche nazionali e dell'Unione ai sensi dell'articolo 181 del TFUE, e la promozione di azioni di diffusione dei risultati delle attività di ricerca ai sensi dell'articolo 180 in combinato disposto con l'articolo 182, paragrafo 5, del TFUE);

4.

ritiene che, nell'attuale contesto di crisi economica, il completamento di un SER, strumento specificamente dedicato alla ricerca e all'innovazione basata sulla ricerca, sia essenziale per sostenere la crescita economica, l'occupazione, l'eccellenza scientifica e la coesione tra regioni e Stati membri;

5.

conviene con la Commissione che la conoscenza è la valuta della nuova economia, e che pertanto, per ottenere una ripresa economica duratura e assicurare che l'Europa svolga un ruolo di primo piano su scala globale, è fondamentale disporre di una capacità di ricerca e innovazione di livello mondiale fondata su una base scientifica pubblica solida;

6.

sottolinea che nell'attuare sia il programma Orizzonte 2020 sia il SER occorre mettere maggiormente l'accento sulle pratiche concretamente attuate e avere su di esse un impatto più incisivo (1): in altre parole, il livello locale e regionale deve impegnarsi nel conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 e venire pienamente coinvolto in tale processo;

7.

rileva che il SER migliorerà la vita dei cittadini europei ponendo l'UE all'avanguardia nel campo della ricerca scientifica, dello sviluppo tecnologico e dell'innovazione, settori che tratteranno i principali problemi del nostro tempo; ritiene inoltre che per promuovere la creazione di valore basata sulla conoscenza occorra intensificare la cooperazione tra il mondo scientifico, l'industria e i poteri pubblici;

8.

concorda con l'esigenza di sfruttare il potenziale di eccellenza di tutte le regioni, come pure di adottare nuovi approcci per aiutare le regioni e gli Stati membri dai risultati insoddisfacenti a conseguire l'eccellenza e specializzazioni regionali intelligenti;

9.

insiste sulla necessità di completare il SER per ovviare alla frammentazione del settore della ricerca in Europa e agli ostacoli sia nazionali che istituzionali. È indubbio che questa frammentazione impedisce all'Europa di realizzare il suo potenziale nel campo della ricerca e innovazione e comporta costi elevatissimi per tutti noi in quanto contribuenti, consumatori e cittadini europei. Oggi dobbiamo quindi intensificare l'azione e renderla più mirata per rimediare a questa carenza;

10.

concorda che le misure dovrebbero servire a rafforzare la concorrenza tra ricercatori ed enti di ricerca e a valorizzare le sinergie a livello transfrontaliero tra sistemi di ricerca nazionali e regionali, agevolando le carriere e la mobilità dei ricercatori e promuovendo la libera circolazione della conoscenza;

11.

è fermamente convinto che uno degli obiettivi chiave del SER debba consistere nel limitare la fuga dei cervelli, segnatamente dalle regioni in ritardo nel campo della ricerca, e nel ridurre le ampie disparità regionali dei risultati della ricerca e dell'innovazione, puntando a un livello di eccellenza in tutta l'Unione che tenga conto del potenziale di innovazione. In questo senso, è importante che vi sia un coordinamento tra la programmazione UE in materia di ricerca e innovazione e le strategie nazionali e regionali a favore dell'innovazione;

12.

plaude all'intenzione, dichiarata dal Consiglio europeo, di migliorare le condizioni di realizzazione della ricerca e sviluppo e di aumentare sino al 3 % del PIL dell'UE il totale degli investimenti privati e pubblici in tale settore. Va tuttavia riconosciuto che, per quanto riguarda lo sfruttamento commerciale delle conoscenze d'eccellenza, l'Europa è ancora in ritardo rispetto ad altre regioni del mondo. Non si insiste quindi abbastanza sul ruolo delle PMI in quanto motore di innovazione;

13.

è persuaso che gli strumenti di coesione possano rafforzare lo sviluppo dell'eccellenza e la costruzione di capacità con incentivi alle politiche di ricerca e innovazione a livello regionale; questo aprirà una strada per la creazione dell'eccellenza, consentendo alle regioni in questione di partecipare appieno al SER e avvalersi delle fonti di finanziamento del quadro strategico comune;

14.

sollecita la Commissione, come pure il Consiglio e il Parlamento europeo, ad assicurare l'attuazione reale ed efficiente di Orizzonte 2020 semplificando al massimo le norme e procedure che i beneficiari devono osservare;

15.

riconosce che nella comunicazione vengono definite priorità chiare per il SER e che la loro completa realizzazione migliorerebbe i risultati e l'efficienza delle attività di ricerca in Europa entro il 2014. Tuttavia, dovrebbe essere assicurato il pieno e attivo coinvolgimento di tutti i soggetti del partenariato rafforzato – gli Stati membri, gli operatori della ricerca e le loro organizzazioni europee, nonché la Commissione – per garantire che il completamento del SER faccia emergere l'eccellenza presente in Europa promuovendo l'efficienza, la qualità e le nuove opportunità di cui l'Unione ha bisogno;

16.

chiede alla Commissione di assicurare sinergie e complementarità tra Orizzonte 2020 e i fondi strutturali e offrire opportunità per lo sviluppo dell'eccellenza ai paesi e regioni che registrano risultati insufficienti e sono più vulnerabili sul piano economico e sociale, sfruttandone i punti di forza, con l'obiettivo di aumentarne in misura sostanziale la capacità di ricerca e innovazione e di colmare il divario nel campo dell'innovazione in Europa;

17.

invita la Commissione a promuovere la cooperazione interregionale nell'ambito di Orizzonte 2020 mettendo a punto strumenti e incentivi efficaci. Gli enti locali e regionali potrebbero svolgere in tale contesto un ruolo di sostegno e coordinamento (tramite la creazione di reti della ricerca e dell'innovazione e la fornitura di assistenza tecnica e amministrativa nonché di incentivi all'erogazione di finanziamenti da parte del settore privato) al fine di promuovere la ricerca e sfruttare i risultati delle conoscenze e l'innovazione;

18.

sottolinea che le stesse regioni dovrebbero essere meglio preparate a beneficiare dei risultati della ricerca: le competenze, le pratiche e gli strumenti così sviluppati grazie a questa migliore preparazione dovrebbero quindi servire a garantire un impatto dei risultati della ricerca a livello europeo. Questo può essere ottenuto solo intensificando le sinergie nell'utilizzo di tutti gli strumenti di finanziamento europei, ad esempio i fondi nell'ambito del programma Orizzonte 2020 e della politica di coesione, ma anche le risorse nazionali, regionali e locali (2). L'impiego congiunto delle risorse non è tuttavia sufficiente: è infatti richiesto anche un cambiamento della cultura operativa e delle prassi amministrative;

19.

invita gli enti locali e regionali a rafforzare la cooperazione tra organizzazioni di portata europea, regionale e nazionale intese a promuovere la ricerca e l'innovazione, a introdurre miglioramenti che favoriscano l'allineamento delle politiche, l'efficienza e l'efficacia nella gestione e l'armonizzazione delle procedure, potenziando sistemi comuni di gestione volti a favorire l'accesso dei cittadini alle politiche e ad accrescere l'impatto socio-economico di queste ultime;

20.

è convinto che gli enti locali e regionali possano e debbano svolgere un ruolo importante per lo sviluppo di prodotti e servizi innovativi promuovendo i partenariati pubblico-privati, uno strumento che si propone di incrementare la crescita e l'occupazione sul piano locale e/o regionale e, nel contempo, di migliorare la capacità operativa e l'efficienza del settore pubblico e di quello privato;

21.

accoglie con favore le iniziative della DG RTD (Ricerca e innovazione) e della DG REGIO (Politica regionale) per agevolare la creazione di reti regionali della ricerca e dell'innovazione capaci di ricevere un sostegno da università, istituzioni, autorità pubbliche e settore privato;

22.

constata che la Commissione e gli Stati membri hanno realizzato a partire dal 2000 dei passi avanti verso la realizzazione di uno Spazio europeo della ricerca, ma evidenzia come tali progressi siano stati diseguali nei vari paesi e a seconda delle diverse dimensioni del SER;

23.

incoraggia la partecipazione, laddove opportuno, di organizzazioni regionali e di operatori della ricerca nel quadro del SER;

24.

mette l'accento sul ruolo importante ricoperto dal settore pubblico in generale e dagli enti locali e regionali in particolare nell'avvicinare tra loro imprese, università/centri di ricerca e istituzioni pubbliche (secondo il modello "a tripla elica") allo scopo di sviluppare e realizzare concretamente il SER, e osserva che la comunicazione della Commissione non prende adeguatamente in considerazione tale ruolo;

25.

esorta la Commissione, gli Stati membri e gli operatori della ricerca a creare e attuare le condizioni idonee per rafforzare l'efficienza dei sistemi di ricerca europei, misurandosi con questioni fondamentali quali la cooperazione e la concorrenza transnazionali, il mercato del lavoro dei ricercatori, la parità di genere e il trasferimento delle conoscenze scientifiche. Le condizioni stabilite dalla Commissione appaiono sufficienti per conseguire gli obiettivi.

B.    Sistemi di ricerca nazionali più efficienti

26.

riconosce che la scarsa concorrenza tra i sistemi nazionali di ricerca non determina le condizioni adeguate per migliorare la qualità scientifica. Sotto questo aspetto, una concorrenza limitata tra enti di ricerca e università comporta una specializzazione insufficiente;

27.

considera indispensabile migliorare i risultati della ricerca libera e fondamentale in Europa per conseguire le innovazioni e le scoperte necessarie ad affrontare le sfide di vasta portata. L'UE deve realizzare investimenti mirati e strategici nella ricerca di base tenendo presente come principale criterio di selezione quello dell'eccellenza scientifica, la quale crea i presupposti per costruire e sviluppare in modo sostenibile le competenze e il potenziale di conoscenze locali e regionali;

28.

concorda con l'idea che gli Stati membri e le regioni dovrebbero sostenere un finanziamento competitivo, mediante inviti a presentare proposte e valutazioni inter pares istituzionali, come una delle principali modalità di assegnazione dei fondi nazionali e regionali a favore della ricerca e innovazione; in determinati casi, tuttavia, per la distribuzione di fondi a favore della ricerca, dello sviluppo e dell'innovazione ad organismi regionali, una valutazione inter pares non si considera necessaria;

29.

accoglie con favore l'obiettivo indicato nel Libro verde della Commissione del 2011 di pervenire ad un buon equilibrio tra finanziamento istituzionale e competitivo. Conformemente alle sue prese di posizione precedenti, il CdR esorta a proseguire il dibattito sull'equilibrio più adeguato tra le due modalità di finanziamento: l'impostazione adottata per ottenere tale equilibrio è molto importante per le dinamiche del sistema e la capacità di funzionamento dei vari enti di ricerca;

30.

sottolinea che grazie a un rafforzamento della quota di finanziamento di base e alla specializzazione intelligente si possono finanziare anche comunità di ricerca di piccole dimensioni ma di grande vitalità. Sottolinea che accanto alle grandi imprese e ai grandi programmi tecnologici diretti dall'alto verso il basso, in grado di raggiungere la cosiddetta massa critica, anche piccole entità attive nel settore della didattica e della ricerca possono essere importanti creatrici di competitività e di innovazione, quando cooperano efficacemente e creano reti nel quadro di politecnici, di centri di ricerca multidisciplinari e di città universitarie nel luogo in cui hanno sede e a livello internazionale;

31.

sottolinea che occorrerebbe rafforzare il finanziamento di base degli istituti di ricerca. Per tale ragione invita la Commissione e gli Stati membri a prendere nota di ciò e a concepire un modello di finanziamento dell'infrastruttura della ricerca che tenga conto anche della complementarità delle risorse offerte dai fondi strutturali. Il rafforzamento del finanziamento di base rappresenta, per le comunità di ricerca, la possibilità di avviare progetti di ricerca dal basso verso l'alto in funzione delle proprie esigenze strategiche, e di partecipare al tempo stesso a un vivace dialogo con la regione e la città in cui sono insediate;

32.

sottolinea che nell'assegnare i fondi alle attività di ricerca e innovazione occorrerebbe considerare l'eccellenza scientifica come criterio guida di selezione e applicare i principi fondamentali della valutazione inter pares internazionale;

33.

riconosce che i modelli per lo sviluppo e l'innovazione che hanno avuto successo in determinate regioni non possono essere semplicemente "copiati" e trasposti in altre regioni. Ciò non toglie che essi possano offrire utili esempi per elaborare modelli appropriati in altre regioni, anche quelle in cui si registrano risultati più modesti, sempre prestando la dovuta attenzione alle peculiarità strutturali, sociali e culturali di ciascun territorio;

34.

ribadisce il proprio sostegno ad un coordinamento dei programmi e delle priorità di ricerca regionali, nazionali ed europei, richiama l'attenzione sulle responsabilità che incombono agli Stati membri e agli enti regionali e locali in tema di ricerca e innovazione, e continua a respingere la centralizzazione dei programmi e delle priorità di ricerca a livello UE;

35.

invita la Commissione a favorire l'apprendimento reciproco e lo scambio di buone pratiche ed esperienze tra gli Stati membri e le organizzazioni delle parti interessate sull'eliminazione di ostacoli giuridici e/o impedimenti di altro tipo nei singoli paesi all'istituzione del SER per quanto concerne le priorità definite nella comunicazione; sarebbe altresì opportuno promuovere orientamenti in materia di politica scientifica comuni a tutta l'UE, al fine di sostenere e agevolare le azioni comuni;

36.

chiede alla Commissione di aiutare gli Stati membri e le regioni ad avvalersi dei fondi strutturali per sviluppare capacità di ricerca, strategie di innovazione mirate basate su competenze regionali e strategie di specializzazione intelligente, anche mediante un sostegno a programmi di ricerca comuni, in linea con gli obiettivi della politica di coesione;

37.

riconosce, a questo proposito, l'importanza di individuare i settori più promettenti in termini di vantaggi comparati, i quali fungeranno da base per definire strategie di specializzazione regionale intelligente (3). L'UE deve incoraggiare le regioni a fungere da pionieri della creatività nei settori di loro scelta e al tempo stesso a creare reti di cooperazione con altre regioni. Attira l'attenzione su qualunque sforzo volto a dare la priorità - tramite la "specializzazione intelligente" - a regioni o enti locali che sono già leader, trascurando o offrendo invece scarso sostegno ad altre aree. Si deve pertanto disporre di una mappa europea che indichi il livello di innovazione raggiunto dalle diverse regioni e il loro settore di specializzazione: questa mappatura potrà così servire a promuovere la cooperazione tra regioni e a mettere a punto strumenti di sostegno specifici per le regioni in ritardo, mediante lo stanziamento di fondi ad hoc che contribuiscano alla convergenza di queste ultime con le regioni più innovative;

38.

è favorevole ad introdurre un sistema di indicatori e obiettivi più preciso, che oltre alla percentuale di investimenti in R&S da parte delle imprese possa includere anche aspetti correlati al miglioramento della competitività e della produttività: ossia, un sistema di portata globale in grado di misurare l'efficienza dei sistemi di R&S e la produttività dell'innovazione (4).

C.    Una cooperazione e una concorrenza transnazionali ottimali

39.

insiste sulla necessità che l'Unione agisca rapidamente e in modo coerente per fornire l'impegno e conseguire i risultati necessari per affrontare le grandi sfide con i finanziamenti pubblici limitati disponibili per la ricerca;

40.

ribadisce la propria convinzione che un coordinamento e una cooperazione più stretti fra gli Stati membri e le regioni, come pure all'interno di questi due livelli di governo, possano creare effetti sinergici e conferire così un valore aggiunto al SER. I gruppi europei di cooperazione territoriale (GECT) costituiscono uno strumento prezioso per attuare con successo la cooperazione territoriale anche nel campo della ricerca e innovazione, e rafforzare quindi la competitività dell'UE sul mercato mondiale della conoscenza;

41.

sottolinea che occorre attirare efficacemente l'attenzione sulla produzione, la diffusione e l'utilizzo della conoscenza tenendo presenti gli interessi strategici dei soggetti sia pubblici che privati e facendoli partecipare all'elaborazione dei programmi strategici. Questo richiede l'ausilio di reti costituite a livello internazionale affinché i ricercatori migliori avviino una collaborazione reciproca per trovare delle soluzioni a problemi di vasta portata;

42.

evidenzia la necessità di un coordinamento migliore e una maggiore sinergia tra le strategie transfrontaliere di ricerca e innovazione a livello locale, regionale, nazionale ed europeo, nel rispetto delle specificità dei diversi contesti e aumentando nel contempo le possibilità di complementarità e cooperazione tra dette strategie;

43.

riafferma l'esigenza di un coordinamento più stretto fra la ricerca e l'industria, per registrare progressi nella specializzazione intelligente delle regioni nel campo delle tecnologie abilitanti fondamentali (come la nanotecnologia, la micro e la nanoelettronica, la biotecnologia industriale, la fotonica, i materiali avanzati e le tecnologie avanzate di fabbricazione), nonché per promuovere la creazione di reti transnazionali e rafforzare la cooperazione a livello regionale, nazionale ed europeo (5); questo inoltre faciliterebbe la creazione di posti di lavoro stabili e altamente qualificati;

44.

conviene sulla necessità che gli Stati membri e le regioni promuovano e attuino programmi di ricerca comuni che affrontino sfide di vasta portata, con scambi di informazioni e di buone pratiche in aree prioritarie selezionate, e garantiscano lo stanziamento di adeguati finanziamenti nazionali e regionali strategicamente allineati in tali aree;

45.

ritiene necessario eliminare gli ostacoli giuridici e burocratici che si frappongono all'interoperabilità transfrontaliera dei programmi nazionali e internazionali, per consentire il finanziamento congiunto di progetti e infrastrutture nazionali, regionali o internazionali nel campo della ricerca;

46.

invita la Commissione a fornire un sostegno reale ed efficace agli Stati membri, alle regioni e alle organizzazioni di finanziamento della ricerca nell'attuazione di valutazioni congiunte inter pares internazionali e nella definizione di norme comuni di finanziamento;

47.

pone l'accento sul fatto che l'eccellenza nella ricerca dipende da impianti e infrastrutture di ricerca di livello mondiale, tra cui anche infrastrutture digitali ("e-infrastrutture"). Tali infrastrutture di ricerca rivestono grande importanza per l'Europa, poiché possono attirare talenti e incentivare l'innovazione e le opportunità commerciali, contribuendo al tempo stesso alla creazione di posti di lavoro;

48.

apprezza il ruolo chiave delle infrastrutture di ricerca nei sistemi di innovazione basati sulla conoscenza, condivide a questo proposito il nuovo concetto di strutture regionali partner e il partenariato tra infrastrutture di ricerca, e ne riconosce il potenziale per contribuire a uno sviluppo più equilibrato del SER coinvolgendo paesi e regioni più piccoli o con minore esperienza nella ricerca competitiva e nei risultati in materia di innovazione (6);

49.

ritiene che il programma Orizzonte 2020 debba essere orientato, attraverso misure efficaci, alle riforme necessarie per l'Europa. A tal fine riveste particolare importanza il pilastro relativo alle sfide per la società, nel cui contesto occorrerebbe concentrarsi sull'unione delle migliori competenze europee per elaborare progetti di creazione comune di ampio respiro, consentendo così di realizzare importanti riforme strutturali a livello di sistema che vadano ben al di là delle tradizionali frontiere dell'UE. La ricerca unidisciplinare non è sufficiente a creare conoscenze utili per trovare soluzioni alle grandi sfide della società. L'accento andrebbe quindi posto sulle attività multidisciplinari di ricerca, sviluppo e innovazione (RSI) che apportano i concetti e le componenti necessarie per queste riforme strutturali del sistema. La sperimentazione e i progetti pilota sono al centro della ricerca. Un buon esempio in tale contesto è l'ambito operativo di ampio respiro dell'iniziativa Smart City (città intelligente). Una componente essenziale di questo processo è la modulabilità dei risultati a fronte di diverse condizioni su tutto il territorio europeo (7);

50.

approva l'impegno stabilito dall'iniziativa faro L'Unione dell'innovazione, secondo il quale gli Stati membri, insieme alla Commissione, dovranno completare o avviare la realizzazione entro il 2015 del 60 % delle infrastrutture prioritarie europee previste dalla tabella di marcia del Forum strategico europeo sulle infrastrutture di ricerca (ESFRI);

51.

raccomanda ai paesi dell'UE di garantire gli impegni finanziari per la costruzione e il funzionamento delle infrastrutture di ricerca indicate dall'ESFRI, oltre che per promuovere lo sviluppo delle strutture regionali partner, in particolare in sede di elaborazione delle tabelle di marcia nazionali e dei programmi operativi per il prossimo periodo di programmazione;

52.

invita la Commissione a sostenere efficacemente, nell'ambito di Orizzonte 2020, l'accesso alle infrastrutture di ricerca e il processo di integrazione complessivo, attualmente in corso, delle infrastrutture di ricerca di interesse paneuropeo, e non soltanto di quelle che hanno ottenuto lo statuto ERIC (consorzio europeo per un'infrastruttura di ricerca);

53.

propone alla Commissione di farsi carico, possibilmente, dei costi di funzionamento delle infrastrutture di ricerca, tramite risorse finanziarie come quelle dei fondi strutturali;

54.

chiede alle autorità nazionali e agli enti regionali di collegare le tabelle di marcia per le infrastrutture di ricerca con quella dell'ESFRI e con le strategie di specializzazione intelligente previste nei programmi di ricerca e innovazione cofinanziati dai fondi strutturali, rafforzando la capacità delle regioni svantaggiate di ospitare infrastrutture di ricerca di interesse sia paneuropeo che internazionale e di partecipare alle loro attività;

55.

ritiene che la Commissione dovrebbe collaborare con l'ESFRI per stabilire le priorità per l'attuazione della tabella di marcia, e fornire consulenza e orientamenti agli Stati membri su come superare gli ostacoli giuridici, finanziari e tecnici a tale attuazione.

D.    Un mercato del lavoro aperto per i ricercatori

56.

riconosce che le barriere tra i diversi mercati del lavoro nazionali per i ricercatori sono dovute prevalentemente ai differenti metodi di assunzione, all'autonomia istituzionale, alle disparità di concezione delle strategie relative alle risorse umane e alla promozione della mobilità della ricerca, nonché a condizioni di lavoro poco attraenti per i ricercatori giovani o provenienti da paesi terzi;

57.

rammenta che sono già migliaia i lavoratori degli Stati membri che hanno perso il loro posto di lavoro durante l'attuale crisi economica (8), tra cui persino ricercatori altamente qualificati impiegati principalmente nei dipartimenti di R&S delle industrie. Questo fenomeno è ulteriormente aggravato dall'emergere di nuovi mercati e dal trasferimento di imprese verso paesi con costi di produzione inferiori. Di qui l'assoluta necessità di potenziare le competenze professionali di tutti i lavoratori e di renderle più rispondenti alle esigenze del mercato del lavoro (9);

58.

considera di fondamentale importanza eliminare gli ostacoli giuridici e di altro tipo all'adozione di procedure di assunzione dei ricercatori aperte, trasparenti e basate sul merito, come pure quelli che impediscono l'accesso transfrontaliero alle sovvenzioni nazionali e la trasferibilità di tali sussidi;

59.

concorda con la proposta secondo cui gli enti di ricerca dovrebbero pubblicizzare tutti i posti vacanti servendosi dei profili comuni definiti nel Quadro europeo per le carriere nel settore della ricerca, e assegnare i posti di ricercatore in base a procedure di assunzione aperte e trasparenti, dando la possibilità di concorrere anche ai cittadini di paesi terzi. I posti vacanti di ricercatore dovrebbero essere pubblicati anche sul portale della rete EurAxess (http://ec.europa.eu/euraxess/index.cfm/lobs/index);

60.

esorta a riservare un'attenzione particolare alla mobilità dei ricercatori in Europa e invoca l'attuazione di misure concrete intese ad eliminare gli ostacoli alla mobilità (come la trasferibilità dei diritti a pensione e la garanzia di una protezione sociale, il reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali e provvedimenti intesi a conciliare vita professionale e familiare) per agevolare la mobilità dei ricercatori europei e rendere più interessante la prospettiva di una carriera nel settore della ricerca UE;

61.

plaude alle iniziative previste dalla Commissione per superare gli ostacoli in materia di previdenza sociale per i ricercatori nell'Unione e agevolare ulteriormente l'ingresso di ricercatori provenienti da paesi terzi;

62.

riafferma la necessità di attirare ricercatori di vaglia dai paesi extraeuropei e insiste quindi sull'importanza dei programmi dell'UE a favore della mobilità (ad es. il programma Marie Curie) e delle misure già introdotte, o che saranno varate in futuro, in talune regioni per incoraggiare il rientro di ricercatori e scienziati;

63.

esorta gli enti locali e regionali ad adottare provvedimenti atti a migliorare la mobilità in tutti gli ambiti, soprattutto fra il settore scientifico accademico e l'industria. È molto importante avviare una stretta cooperazione su scala europea fra imprese, istituti universitari ed enti di ricerca, coinvolgendo anche responsabili politici chiave e amministrazioni di livello locale, regionale e nazionale, seguendo il cosiddetto modello di cooperazione "a tripla elica";

64.

pone l'accento sull'esigenza di incoraggiare i giovani a intraprendere una carriera professionale nel campo della ricerca e innovazione, nonché sulla necessità di offrire un sostegno ai giovani imprenditori che contribuiscono ad attività di ricerca, sviluppo e innovazione e sfruttano i risultati del loro lavoro nelle comunità locali e regionali alle quali appartengono;

65.

sottolinea l'urgenza di formare adeguatamente e qualificare le persone e di creare condizioni favorevoli e interessanti perché possano essere occupate nell'industria della conoscenza, visti i problemi esistenti per coprire posti di lavoro in settori strategici per il futuro, come la ricerca e la scienza, l'ingegneria, la salute o le scienze matematiche (10). Le competenze, capacità e conoscenze dei lavoratori dovrebbero essere aggiornate in permanenza tramite attività di formazione orientate alle domande dei nuovi settori e delle nuove tecnologie, non solo nell'interesse dell'industria, ma anche per aiutare i lavoratori che perdono il lavoro a riadattarsi rapidamente a questi nuovi settori e/o nuove tecnologie;

66.

sottolinea la necessità che, oltre a promuovere l'eccellenza e prestazioni di alta qualità, alle popolazioni di tutte le regioni venga offerto un buon livello d'istruzione e di formazione come fondamento del benessere dei singoli e della collettività nonché della capacità innovativa delle regioni (11);

67.

raccomanda alla Commissione europea la creazione di un portale online per lo scambio di buone pratiche a livello regionale e locale in materia di integrazione dei giovani nel mercato del lavoro (12), anche nel campo della ricerca e innovazione.

E.    Parità di genere e integrazione della questione di genere nella ricerca

68.

riconosce che sino ad oggi si sono registrati solo modesti progressi in materia di parità di genere, e osserva che solamente pochi Stati membri ed enti di ricerca mettono in campo strategie per avvalersi dei talenti di scienziate e ricercatrici e trarre profitto dall'inserimento della dimensione di genere nei contenuti della ricerca. Allo stesso modo, anche l'integrazione della dimensione di genere nella progettazione, la valutazione e l'attuazione delle attività di ricerca appare ancora limitata;

69.

mette l'accento sull'esigenza di eliminare le barriere all'assunzione, alla permanenza e all'avanzamento di carriera delle ricercatrici, come pure sulla necessità di rimediare agli squilibri uomo-donna e di promuovere la dimensione di genere nei programmi di ricerca;

70.

è favorevole all'integrazione della dimensione di genere fin dalle fasi iniziali di tutti i programmi e progetti di Orizzonte 2020;

71.

accoglie con favore l'iniziativa della Commissione di proporre nel 2013 una raccomandazione agli Stati membri contenente orientamenti comuni in tema di cambiamenti istituzionali per promuovere la parità di genere nelle università e negli istituti di ricerca;

72.

invita la Commissione a istituire un comitato trasversale incaricato di monitorare e fornire consulenza sulla rappresentanza delle ricercatrici nel quadro delle attività del SER e del programma Orizzonte 2020.

F.    Diffusione, accesso e trasferimento ottimali delle conoscenze scientifiche

73.

rileva che non tutti gli Stati membri sono allo stesso punto nel promuovere politiche di accesso aperto che potrebbero servire a ridurre le asimmetrie nell'informazione. Inoltre, il livello di trasferimento delle conoscenze tra enti pubblici di ricerca e il settore privato è tuttora insufficiente e incide sulla qualità scientifica e sulle ricadute economiche delle attività di R&S;

74.

sottolinea che l'accesso alle conoscenze e il loro trasferimento all'interno degli enti di ricerca, delle università e dell'industria e tra questi settori svolgono un ruolo centrale per la ricerca fondamentale e l'innovazione, e andrebbero fortemente incentivati;

75.

pone l'accento sul fatto che un approccio basato sul libero accesso ai risultati e ai dati della ricerca finanziata con fondi pubblici è un fattore essenziale per realizzare il SER, per garantire che i ricercatori possano avvalersi delle conoscenze già acquisite, valutare le nuove scoperte ed evitare ricerche già compiute;

76.

insiste sull'importanza di coordinare e armonizzare le politiche in materia di accesso e di conservazione delle informazioni scientifiche, assicurando nel contempo che la ricerca pubblica promuova mediante strategie nazionali il trasferimento delle conoscenze tra il settore pubblico e privato;

77.

evidenzia la necessità di un'interazione, collegamenti e partenariati strategici ottimali tra il mondo accademico e l'industria, anche per definire programmi congiunti di ricerca collaborativa volti a ottimizzare l'impiego e l'impatto dei risultati della ricerca nel campo dell'innovazione e per affrontare sfide di vasta portata;

78.

condivide l'idea che il libero accesso alle pubblicazioni scientifiche divenga un principio generale per tutti i progetti finanziati dall'UE nell'ambito di Orizzonte 2020, e che la Commissione debba continuare a finanziare progetti relativi a tale accesso aperto. Al tempo stesso, occorre garantire che si tenga pienamente conto delle preoccupazioni degli scienziati e delle imprese in materia di tutela della proprietà intellettuale e dei relativi diritti d'uso;

79.

propone di avviare delle attività di sensibilizzazione delle parti interessate alle tematiche dell'accesso aperto e dell'e-scienza. La Commissione dovrebbe collaborare strettamente con le parti interessate per mettere a punto una serie di accordi modello per consorzi intesi a migliorare il trasferimento delle conoscenze.

G.    MIsure da adottare per conseguire con successo il completamento dello Spazio europeo della ricerca

80.

mette l'accento sull'esigenza che gli Stati membri e le regioni provvedano alle necessarie riforme a livello nazionale e regionale e realizzino le condizioni richieste per completare il SER. Essi devono inoltre sostenere l'attuazione di tali riforme agevolando le azioni la cui responsabilità spetta alle organizzazioni di finanziamento e di esecuzione delle attività di ricerca;

81.

raccomanda la creazione nelle regioni di reti di partenariati "a tripla elica" in grado di collaborare al coordinamento delle azioni, e sottolinea l'importanza degli scambi di buone pratiche, anche in materia di strategie di specializzazione intelligente, mediante l'istituzione di "cattedre SER" nell'ambito dei sistemi regionali di ricerca e innovazione e tramite il sostegno a reti internazionali collegate alle competenze disponibili a livello regionale;

82.

insiste perché gli Stati membri, la Commissione e gli operatori della ricerca svolgano un monitoraggio e una valutazione dei progressi compiuti nel realizzare le azioni individuate dalla comunicazione per il SER, e accoglie positivamente, al riguardo, lo sviluppo da parte della Commissione dell'annunciato meccanismo di monitoraggio del SER; invita la Commissione ad assicurare, con la partecipazione degli Stati membri, la trasparenza del processo di sviluppo dell'annunciato meccanismo di monitoraggio del SER e della procedura di selezione degli indicatori. La scelta e il numero di indicatori dovrebbero limitarsi al minimo necessario per valutare i progressi compiuti verso il completamento del SER. Per selezionare i dati forniti da organismi di ricerca e università si dovrebbe far ricorso a procedure consolidate di cooperazione con Eurostat, con gli istituti nazionali di statistica e con le autorità nazionali (ad esempio i ministeri);

83.

apprezza gli sforzi di semplificazione delle procedure e la pubblicazione della "Guida pratica" alle opportunità di finanziamento UE (13); accoglie con particolare soddisfazione le iniziative in corso volte a permettere a tutta una serie di programmi di finanziare diverse fasi dei progetti in una prospettiva di continuità; infine, sarebbe lieto se detta "Guida pratica" potesse diventare un portale digitale completo, ma facilmente accessibile, in cui trovare informazioni e risorse sui pertinenti programmi di ricerca e innovazione (14);

84.

chiede alla Commissione di garantire che il programma Orizzonte 2020 contribuisca a consolidare il completamento e il funzionamento del SER, mediante un sostegno alle azioni in materia di carriere e mobilità dei ricercatori, infrastrutture di ricerca, parità di genere, cooperazione transfrontaliera, accesso aperto e trasferimento delle conoscenze;

85.

plaude all'intenzione della Commissione di trasmettere con cadenza annuale al Consiglio e al Parlamento europeo, a partire dal 2014, una relazione di valutazione completa dei progressi compiuti nel SER;

86.

chiede di ricevere dalla Commissione copia di tale relazione annuale sui progressi compiuti nel SER.

Bruxelles, 31 gennaio 2013

Il presidente del Comitato delle regioni

Ramón Luis VALCÁRCEL SISO


(1)  CdR 402/2011 fin.

(2)  CdR 402/2011 fin.

(3)  CdR 373/2010 fin.

(4)  CdR 374/2010 fin.

(5)  CdR 374/2010 fin.

(6)  CdR 373/2010 fin.

(7)  CdR 402/2011 fin.

(8)  CdR 85/2009 fin e CdR 373/2010 fin.

(9)  CdR 85/2009 fin e CdR 373/2010 fin.

(10)  CdR 374/2010 fin.

(11)  CdR 83/2007 fin.

(12)  CdR 292/2010 fin.

(13)  CdR 67/2011 fin; CdR 373/2010 fin; CdR 230/2010 fin.

(14)  CdR 373/2010 fin.


2.3.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 62/22


Parere del Comitato delle regioni «La strategia dell'UE per l'eradicazione della tratta degli esseri umani (2012-2016)»

2013/C 62/05

IL COMITATO DELLE REGIONI

concorda sul fatto che per l'applicazione della strategia sarà necessario un approccio coerente e pluridisciplinare che presuppone la partecipazione dei soggetti più diversi, fra cui diversi livelli di governo, le autorità incaricate dell'applicazione della legge, i funzionari delle amministrazioni pubbliche, la società civile e le organizzazioni di volontariato. La vicinanza geografica di alcune città e regioni rispetto ai punti di arrivo delle vittime della tratta degli esseri umani e/o ai luoghi in cui si verifica lo sfruttamento accresce le possibilità di individuare e sostenere le vittime e di adottare iniziative d'informazione in stretto contatto con la società civile, il che a sua volta può arrecare un beneficio diretto alle vittime e alla società nel suo complesso;

osserva che la Commissione dovrebbe in futuro stabilire più chiaramente le priorità ed estendere le diverse misure in vigore per lottare contro la domanda e insiste con la Commissione perché essa operi una distinzione più netta tra la domanda per lo 1) sfruttamento della forza lavoro; 2) lo sfruttamento sessuale; e 3) lo sfruttamento sessuale dei minori;

è convinto che gli enti locali e regionali presentino più ancora delle autorità centrali / nazionali i requisiti per riconoscere i segni rivelatori del fatto che una persona è vittima della tratta degli esseri umani. Il Comitato delle regioni potrebbe utilmente contribuire quindi all'elaborazione di orientamenti per il riconoscimento delle vittime della tratta e per la protezione dei minori;

sottolinea che l'efficacia dell'approccio pluridisciplinare previsto dalla Commissione per attuare la strategia dipende in modo decisivo dalla partecipazione attiva dei soggetti a livello locale e regionale;

vorrebbe partecipare, nella sua qualità di rappresentante degli enti locali e regionali, alla piattaforma della società civile e alla piattaforma per il settore privato e i datori di lavoro proposte dalla strategia;

si compiace per la proposta di sviluppare le conoscenze sulla dimensione specifica di genere della tratta di esseri umani, ma allo stesso tempo invita la Commissione non soltanto a concentrarsi sulla dimensione specifica di genere delle vittime, ma anche a considerare l'esistenza di sensibili differenze uomo-donna per quanto riguarda la domanda.

Relatrice

Jelena DRENJANIN (SE/PPE), membro dell'Assemblea comunale di Huddinge

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - La strategia dell'UE per l'eradicazione della tratta degli esseri umani (2012-2016)

COM(2012) 286 final

Parere del Comitato delle regioni - La strategia dell'UE per l'eradicazione della tratta degli esseri umani (2012-2016)

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Osservazioni generali

1.

accoglie con favore la comunicazione della Commissione e gli sforzi intrapresi dalla neonominata coordinatrice dell'UE per la lotta contro la tratta degli esseri umani;

2.

prende atto con soddisfazione che nella strategia la Commissione ha accolto la sua richiesta di elaborare piani d'azione specifici per la lotta contro la tratta degli esseri umani e di inserire le azioni relative nel quadro delle relazioni coi paesi terzi;

3.

considera l'attuazione della direttiva 2011/36/UE concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, il Protocollo di Palermo delle Nazioni Unite sulla tratta delle persone e la Convenzione del Consiglio d'Europa sull'azione contro la tratta degli esseri umani altrettanti passi decisivi nello sforzo volto a realizzare una più forte cooperazione internazionale in questo settore. Invita pertanto la Commissione a intervenire ulteriormente presso gli Stati membri ai fini di un'attuazione e di una ratifica tempestive di questi importanti documenti internazionali;

4.

concorda sul fatto che per l'applicazione della strategia sarà necessario un approccio coerente e pluridisciplinare che presuppone la partecipazione dei soggetti più diversi, fra cui diversi livelli di governo, le autorità incaricate dell'applicazione della legge, i funzionari delle amministrazioni pubbliche, la società civile e le organizzazioni di volontariato. La comunicazione però non valorizza particolarmente gli enti locali e regionali, nonostante la grande importanza che hanno già e l'ulteriore contributo che possono apportare per la prevenzione e la lotta contro la tratta degli esseri umani, nonché per il sostegno e la protezione delle vittime. Essi sono i soggetti che meglio possono rispondere alle preoccupazioni dei cittadini e delle altre persone presenti sul territorio, e possono individuare soluzioni e definire strategie specifiche adeguate alle circostanze locali. Per quanto riguarda l'individuazione delle vittime, la segnalazione degli abusi e la realizzazione di attività di sensibilizzazione, il contributo degli enti locali e regionali potrebbe aumentare sensibilmente l'efficacia delle azioni previste. La vicinanza geografica di alcune città e regioni rispetto ai punti di arrivo delle vittime della tratta degli esseri umani e/o ai luoghi in cui si verifica lo sfruttamento accresce le possibilità di individuare e sostenere le vittime e di adottare iniziative d'informazione in stretto contatto con la società civile, il che a sua volta può arrecare un beneficio diretto alle vittime e alla società nel suo complesso;

5.

rileva con preoccupazione che in vari passi della strategia non si opera alcuna distinzione fra le diverse forme della tratta degli esseri umani. È vero che le cause nei paesi di provenienza (povertà, emarginazione, mancanza d'istruzione, ecc.) e la necessità di programmi d'aiuto sono spesso analoghe ma, se si vogliono intraprendere azioni per ridurre la domanda nei paesi d'arrivo, occorre distinguere fra la tratta a fini di sfruttamento della forza lavoro, la tratta a fini di sfruttamento sessuale e la tratta a fini di sfruttamento sessuale dei minori. La tratta degli esseri umani a fini di sfruttamento sessuale, che secondo la Commissione rappresenta la forma più diffusa, presenta una dimensione specifica di genere riconducibile in buona sostanza alla mancanza di parità fra i sessi. Occorre tenere conto anche dell'aumento della tratta degli esseri umani finalizzata allo sfruttamento della forza lavoro. Il Comitato delle regioni esorta la Commissione a dare maggiore evidenza a queste differenze e ad adeguare di conseguenza le contromisure proposte (cfr. punto 13 qui sotto).

Posizioni del CdR sulle cinque priorità della comunicazione

a.   Individuare, proteggere e assistere le vittime della tratta

6.

rileva che gli enti locali e regionali sono spesso coinvolti nei meccanismi di riferimento per le vittime della tratta quando questa si svolge in uno Stato membro (in misura diversa, a seconda della ripartizione delle competenze vigente nel paese). Quest'aspetto dovrebbe essere rispecchiato in modo più ampio dalla strategia, la quale dovrebbe indicare esplicitamente che tali meccanismi vanno concepiti di concerto con gli enti locali e regionali competenti dello Stato membro interessato. La formulazione attuale, secondo cui "Tali meccanismi […] dovrebbero coinvolgere tutte le autorità pubbliche competenti e la società civile", non è abbastanza esplicita;

7.

nei casi in cui la competenza relativa ai meccanismi di riferimento appartiene agli enti locali e regionali, ricorda agli Stati membri che il livello locale deve essere dotato di risorse finanziarie adeguate;

8.

apprezza il progetto della Commissione di elaborare un modello per un meccanismo di riferimento transnazionale a livello UE e ritiene che potrebbe essere utilmente coinvolto nelle consultazioni relative al suddetto meccanismo incoraggiando lo scambio di buone pratiche e basandosi, ove appropriato, sull'esperienza delle reti di cooperazione esistenti;

9.

è convinto che gli enti locali e regionali presentino più ancora delle autorità centrali / nazionali i requisiti per riconoscere i segni rivelatori del fatto che una persona è vittima della tratta degli esseri umani. Sarebbe quindi utile coinvolgere il Comitato delle regioni nell'elaborazione di orientamenti per il riconoscimento delle vittime della tratta e per la protezione dei minori. Occorre rivolgere un'attenzione particolare ai sistemi sanitari, poiché a volte sono i primi a entrare in contatto con le vittime;

10.

ritiene che gli enti locali e regionali potrebbero svolgere un'opera attiva ed efficace d'informazione sui diritti delle vittime. Nelle città e nelle regioni dell'UE si sono svolti numerosi progetti che sono riusciti a mostrare come la diffusione delle informazioni a livello locale possa essere molto efficace, ad esempio mediante la distribuzione di opuscoli e l'organizzazione di campagne di sensibilizzazione. Il Comitato delle regioni chiede quindi alla Commissione di tener conto di quanto precede, e auspica che la prospettiva locale sia messa in risalto nella strategia, ad esempio per quanto riguarda l'azione 4 della priorità A.

b.   Intensificare la prevenzione della tratta di esseri umani

11.

ricorda che la direttiva 2011/36/UE concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime contiene una disposizione secondo cui gli Stati membri devono adottare misure che scoraggino e riducano la domanda, fonte di tutte le forme di sfruttamento. In questo contesto si dovrebbe considerare la possibilità di introdurre misure per sanzionare il ricorso ai servizi di persone di cui sia nota la condizione di vittime della tratta. Al riguardo, nel prosieguo dei lavori la Commissione dovrebbe esporre l'ordine di priorità e estendere con maggiore chiarezza le diverse misure a disposizione per arginare la domanda. A tal fine può ricorrere a misure di ricerca, formazione e informazione allo scopo di sensibilizzare maggiormente il pubblico circa i fattori che possono contribuire ai diversi tipi di tratta degli esseri umani. Per quanto riguarda la lotta allo sfruttamento della forza lavoro, un buon esempio è la campagna IOM per la responsabilità dell'acquirente ("Buy Responsibly"). Un'altra misura che alcuni Stati membri hanno applicato o stanno pensando di introdurre è il divieto di acquistare prestazioni sessuali, fra l'altro per eliminare un incentivo alla tratta degli esseri umani a fini di prostituzione;

12.

deplora che il riferimento, contenuto nell'azione 1 della priorità B, "Comprendere e ridurre la domanda", alla campagna IOM per la responsabilità dell'acquirente ("Buy Responsibly") sia alquanto infelice e possa essere frainteso nel senso che le donne e i minori sarebbero una merce da acquistare in modo responsabile: poiché è impensabile che l'intenzione fosse questa, il testo dovrebbe essere riformulato;

13.

'invita la Commissione ad operare una distinzione più chiara per quanto riguarda la domanda, che può consistere in: 1) sfruttamento della forza lavoro; 2) sfruttamento sessuale; 3) sfruttamento sessuale dei minori. Ad esempio, si potrebbe suddividere l'azione 1 della priorità B in parti distinte e adeguare di conseguenza le azioni per la riduzione della domanda;

14.

invita gli enti locali e regionali a sviluppare le proprie competenze circa l'individuazione e il sostegno delle vittime della tratta degli esseri umani, affinché essi possano assumere un ruolo ancor più incisivo nel lavoro di sostegno delle vittime;

15.

suggerisce che gli enti locali e regionali attirino l'attenzione sul problema della tratta degli esseri umani sul territorio, contribuendo a una sensibilizzazione a livello locale mediante materiale informativo, iniziative apposite, campagne di sensibilizzazione rivolte alla popolazione del posto e ai servizi sociali locali, ecc. Le organizzazioni locali e della società civile potrebbero collaborare con le forze di polizia locali, con gli enti territoriali e con altri soggetti interessati al fine di indagare sulle caratteristiche assunte dalla tratta degli esseri umani nella loro zona e di elaborare piani d'azione locali per la prevenzione e l'eradicazione di questa forma di sfruttamento. Nella strategia, la Commissione dovrebbe rivolgere un invito chiaro agli Stati membri affinché promuovano tale collaborazione;

16.

sottolinea che le iniziative locali e regionali per la promozione della crescita e dell'occupazione nei paesi di provenienza possono contribuire alla lotta contro la tratta degli esseri umani: un motivo in più per considerare gli enti locali e regionali come soggetti importanti nel prosieguo dei lavori;

17.

chiede di contribuire alla valutazione delle iniziative di prevenzione in corso e all'elaborazione di ulteriori orientamenti dell'UE per le azioni di prevenzione future e per campagne informative orientate alle specificità di genere;

18.

nella concezione delle ulteriori misure di sensibilizzazione a livello dell'UE, incoraggia la Commissione europea a tener conto delle competenze in materia di numerosi enti territoriali e associazioni di volontariato locali, e pertanto a coinvolgere tali enti ed associazioni.

c.   Potenziare l'azione penale nei confronti dei trafficanti

19.

sottolinea che la polizia locale conosce al meglio la situazione sul campo e può quindi contribuire notevolmente a portare alla luce la tratta di esseri umani, a chiarire le circostanze di tali reati e così via.; invita gli Stati membri, nel rispetto del principio di sussidiarietà, a considerare la possibilità di dare alle autorità locali incaricate dell'applicazione accesso alle banche dati e a misure di formazione relative all'individuazione di questo tipo di attività illecite e di dotarle delle prerogative necessarie;

20.

invita gli Stati membri a non trasferire tutte le competenze e i poteri alle unità speciali nazionali: in conformità della direttiva 2011/36/UE concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, le conoscenze sui reati connessi alla tratta degli esseri umani e il riconoscimento dei segni relativi a tali traffici dovrebbero essere presenti fino all'ultimo livello delle forze di polizia o di altri rappresentanti dei poteri pubblici, cioè coloro che entrano direttamente in contatto con le vittime. Ciò naturalmente non impedisce di istituire in parallelo unità nazionali e pluridisciplinari di lotta contro la tratta di esseri umani;

21.

suggerisce che l'azione 1 della priorità C proposta dalla Commissione europea e relativa all'istituzione di unità nazionali multidisciplinari di contrasto della criminalità inviti gli Stati membri a far partecipare rappresentanti degli enti locali e regionali alle unità nazionali pluridisciplinari di lotta contro la tratta di esseri umani che verranno istituite nel quadro della strategia. Chiede anche di rafforzare la cooperazione fra le parti interessate a livello locale e tra le forze regionali di polizia dei diversi Stati membri, per formare gli agenti della polizia locale nella segnalazione e nella lotta ai casi di tratta degli esseri umani, in particolare nelle regioni in cui il fenomeno è frequente. Sarebbe opportuno coinvolgere attivamente gli enti locali e regionali o le loro organizzazioni a livello nazionale (o regionale) nelle consultazioni intraprese prima di istituire tali unità, dal momento che ciò comporterà fra l'altro anche canali di comunicazione fra il livello locale, regionale e nazionale;

22.

al fine di evitare una sovrapposizione degli sforzi, rimanda ai lavori del comitato permanente per la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna (COSI), secondo cui la tratta degli esseri umani è una delle otto priorità che gli Stati membri dell'UE devono affrontare congiuntamente, mediante una procedura specifica con obiettivi chiari, modalità di attuazione concrete e criteri di controllo e verifica (1). Nella misura 1 della priorità C si fa un breve cenno alla questione, ma non risulta in modo chiaro quale sia il rapporto fra la strategia della Commissione e i lavori del COSI.

d.   Migliorare il coordinamento e la cooperazione tra i principali soggetti interessati e la coerenza delle politiche

23.

sottolinea che l'efficacia dell'approccio pluridisciplinare previsto dalla Commissione per attuare la strategia dipende in modo decisivo dalla partecipazione attiva dei soggetti a livello locale e regionale;

24.

desidera contribuire all'integrazione della lotta contro la tratta degli esseri umani nelle attività di politica esterna dell'UE. La tratta degli esseri umani è un tema importante nel quadro della politica di allargamento e di vicinato dell'Unione europea, e per questo il Comitato potrebbe impegnarsi a far sì che i problemi del settore siano discussi in seno ai comitati consultivi misti e nei gruppi di lavoro organizzati coi paesi candidati all'adesione, nonché nel quadro dell'ARLEM e della Corleap;

25.

vorrebbe partecipare, nella sua qualità di rappresentante degli enti locali e regionali, alla piattaforma della società civile e alla piattaforma per il settore privato e i datori di lavoro proposte dalla strategia.

e.   Aumentare la conoscenza delle problematiche emergenti relative alla tratta di esseri umani e dare una risposta efficace

26.

si compiace per la proposta di sviluppare le conoscenze sulla dimensione specifica di genere della tratta di esseri umani e in seno alle categorie vulnerabili. Tali conoscenze sarebbero di grande aiuto per gli enti locali e regionali, dal momento che questi ultimi sono spesso i primi ad entrare in contatto col fenomeno della tratta e a doversi occupare delle sue vittime;

27.

invita la Commissione non soltanto a concentrarsi sulla dimensione specifica di genere delle vittime, ma anche a considerare l'esistenza di sensibili differenze uomo-donna per quanto riguarda la domanda. Le prestazioni sessuali, che costituiscono di gran lunga il principale incentivo per la tratta di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale, sono richieste principalmente da uomini. Questa disparità uomo-donna deve essere considerata negli sforzi intrapresi per sviluppare le conoscenze sulla dimensione specifica di genere della tratta di esseri umani.

Bruxelles, 31 gennaio 2013

Il presidente del Comitato delle regioni

Ramón Luis VALCÁRCEL SISO


(1)  Ciclo programmatico dell’UE per contrastare la criminalità organizzata e le forme gravi di criminalità internazionale.


2.3.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 62/26


Parere del Comitato delle regioni «Rafforzare la cittadinanza dell'UE: promuovere i diritti elettorali dei cittadini europei»

2013/C 62/06

IL COMITATO DELLE REGIONI

sottolinea l'importanza della partecipazione dei cittadini dell'Unione alla vita democratica dell'Unione e soprattutto a quella del loro paese di residenza. Attraverso il coinvolgimento dei cittadini nel processo di integrazione europea e nella vita politica del paese di residenza, la cittadinanza dell'Unione contribuisce alla realizzazione della democrazia in Europa;

fa osservare che il sentimento di inclusione contribuisce in modo considerevole a fare dell'UE qualcosa di tangibile per i cittadini, pertanto è importante rafforzare tale sentimento e il senso di responsabilità dei cittadini, e operare costantemente per avvicinare i cittadini all'UE con tutti gli strumenti e gli interventi disponibili;

sottolinea che gli enti locali e regionali, in qualità di soggetti più prossimi ai cittadini dell'Unione, svolgono un ruolo importante ai fini della promozione e del rafforzamento della comprensione della cittadinanza dell'Unione e dei diritti che ne risultano, innanzi tutto grazie al contributo che possono apportare al rafforzamento della democrazia partecipativa e a una migliore comprensione dei vantaggi derivanti dall'integrazione europea;

sottolinea che, in previsione delle elezioni europee del 2014, è importante creare sensibilizzazione in merito ai diritti di tutti i cittadini dell'Unione e ai diritti elettorali che spettano loro nello Stato membro di residenza, e facilitare l'esercizio di tali diritti;

chiede agli Stati membri di garantire, nel rispetto del principio di sussidiarietà, la possibilità di partecipare non soltanto alle elezioni comunali, ma anche a quelle regionali, nel quadro dell'esercizio del diritto di voto dei cittadini europei;

raccomanda agli Stati membri di intervenire, conformemente al principio di sussidiarietà per consentire di legare il calendario delle elezioni degli enti locali a quello delle elezioni europee; ritiene che ciò potrebbe contribuire a sensibilizzare i cittadini europei in merito all'impatto delle elezioni locali e regionali sulla loro vita quotidiana.

Relatore

György GÉMESI (HU/PPE), sindaco di Gödöllő

Testo di riferimento

 

Parere del Comitato delle regioni - Rafforzare la cittadinanza dell'UE: promuovere i diritti elettorali dei cittadini europei

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Cittadinanza dell'Unione e diritto elettorale

1.

si impegna a promuovere uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia e l'attuazione della cittadinanza dell'Unione;

2.

si compiace del fatto che l'Anno europeo dei cittadini 2013, incentrato sulla cittadinanza dell'Unione, offra fra l'altro reali possibilità di incoraggiare gli sforzi volti ad aumentare la partecipazione alle elezioni ai diversi livelli, grazie al coinvolgimento degli enti locali e regionali, degli organi nazionali interessati e dei principali soggetti che danno forma alla vita politica degli Stati membri e dei loro cittadini;

3.

condivide l'opinione che il ventesimo anniversario dell'introduzione della cittadinanza dell'Unione attraverso il Trattato di Maastricht, e l'Anno europeo dei cittadini offrano una tempestiva opportunità di richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sui diritti e i doveri connessi alla cittadinanza dell'Unione e di chiedere un'applicazione completa ed eventualmente un'estensione dei diritti civili, compreso il diritto di voto;

4.

considera importante contribuire al sostegno della cittadinanza dell'Unione e dei diritti civili, alla promozione e alla piena attuazione del diritto elettorale attivo e passivo riconosciuto ai cittadini europei dal Trattato di Lisbona, e al rafforzamento della partecipazione elettorale attraverso la garanzia e l'esercizio dei diritti dei cittadini dell'Unione;

5.

ricorda che lo strumento dell'iniziativa dei cittadini europei, introdotto dal Trattato di Lisbona, crea un nuovo diritto di partecipazione democratica a livello dell'UE, che dovrebbe svolgere un ruolo importante nel dare vitalità alla cittadinanza europea; invita pertanto la Commissione europea ad intraprendere tutte le azioni necessarie per promuovere tale strumento;

6.

sottolinea l'importanza della partecipazione dei cittadini dell'Unione alla vita democratica dell'Unione e soprattutto a quella del loro paese di residenza. Attraverso il coinvolgimento dei cittadini nel processo di integrazione europea e nella vita politica del paese di residenza, la cittadinanza dell'Unione contribuisce alla realizzazione della democrazia in Europa (1);

7.

fa osservare che il sentimento di inclusione contribuisce in modo considerevole a fare dell'UE qualcosa di tangibile per i cittadini, pertanto è importante rafforzare tale sentimento e il senso di responsabilità dei cittadini, e operare costantemente per avvicinare i cittadini all'UE con tutti gli strumenti e gli interventi disponibili;

8.

segnala l'importanza di collaborare costantemente con la Commissione europea, il Parlamento europeo e gli enti locali e regionali di tutti gli Stati membri al fine di promuovere la cittadinanza dell'UE;

9.

ribadisce che in un mondo caratterizzato da una sempre maggiore mobilità è particolarmente importante realizzare un autentico spazio di libertà, sicurezza e giustizia al servizio dei cittadini (2) e il diritto alla libera circolazione in questo spazio è un aspetto fondamentale della cittadinanza europea;

10.

sottolinea che il cittadino dell'Unione ha il diritto di votare e di essere eletto alle elezioni comunali ed europee nello Stato membro in cui risiede, alle stesse condizioni dei cittadini di detto Stato (3).

11.

rammenta che nella pratica quotidiana il pieno esercizio dei diritti elettorali è tuttora ostacolato da vari fattori, malgrado l'avvenuta armonizzazione delle disposizioni elettorali degli Stati membri mediante direttive dell'UE (4). Tale situazione viene sottolineata dalla Commissione nelle relazioni sull'applicazione delle direttive 94/80/CE e 93/109/CE (5);

12.

accoglie con favore le iniziative della Commissione europea rivolte a rimuovere gli ostacoli all'esercizio dei diritti associati alla cittadinanza dell'Unione; si rammarica in tale contesto del fatto che alcuni cittadini dell'UE non possano esercitare pienamente i diritti derivanti dalla cittadinanza a causa della legislazione vigente in taluni Stati membri, che negano i diritti elettorali ai cittadini che vivano o abbiano vissuto fuori del paese di cui sono cittadini; invita la Commissione a incoraggiare gli Stati membri del'UE ad assicurare che questo diritto democratico fondamentale sia garantito a tutti i cittadini dell'UE;

13.

offre e raccomanda la propria cooperazione alla preparazione della relazione 2013 sulla cittadinanza dell'Unione, documento che la Commissione presenterà in occasione dell'Anno europeo dei cittadini e in cui saranno esposti i progressi compiuti a partire dalla presentazione della relazione 2010 sulla cittadinanza dell'Unione e le ulteriori misure proposte;

14.

sottolinea che gli enti locali e regionali, in qualità di soggetti più prossimi ai cittadini dell'Unione, svolgono un ruolo importante ai fini della promozione e del rafforzamento della comprensione della cittadinanza dell'Unione e dei diritti che ne risultano, innanzi tutto grazie al contributo che possono apportare al rafforzamento della democrazia partecipativa e a una migliore comprensione dei vantaggi derivanti dall'integrazione europea, da accompagnarsi con specifiche attività informative ed educative;

15.

fa notare che la democrazia locale e regionale deve offrire un solido fondamento allo sviluppo di una cultura democratica forte e durevole a differenti livelli, e pertanto riveste grande importanza affinché i cittadini, nell'esercizio del proprio diritto di voto, partecipino ampiamente alle elezioni locali e regionali; è inoltre cruciale che l'educazione civica e democratica venga promossa dagli enti locali e regionali nell'ambito delle loro competenze e che tale educazione sia basata sull'esperienza quotidiana ed effettiva dei processi democratici vissuta dai cittadini e su una cultura della governance democratica;

16.

incoraggia la partecipazione dei cittadini dell'Unione alla vita locale e politica e l'esercizio del loro diritto di voto, ferma restando la loro libertà di decidere autonomamente se partecipare o no alle elezioni comunali e del Parlamento europeo nello Stato membro di residenza; affinché i cittadini dell'Unione siano messi in condizione di prendere decisioni motivate in tal senso, è importante che siano adeguatamente informati, nei contesti transfrontalieri, dei diritti che spettano loro nello Stato membro di residenza;

17.

si compiace del fatto che anche il Programma di Stoccolma (6) definisca come priorità l'applicazione del diritto fondamentale alla libera circolazione e, in tale contesto, la promozione e il rafforzamento del diritto di voto dei cittadini e l'aumento della partecipazione alle elezioni; condivide il giudizio secondo cui non basta sancire i diritti, ma occorre anche fare in modo che i titolari di tali diritti possano fruirne senza difficoltà; inoltre, nella risoluzione sulle proprie priorità politiche per il 2012, il Comitato delle regioni "conferma il proprio impegno a contribuire ad una completa realizzazione degli obiettivi del Programma di Stoccolma e del relativo piano d'azione" (7);

18.

si compiace del proposito della Commissione europea di istituire con il Comitato delle regioni, gli enti locali e regionali e le loro associazioni una piattaforma informale per il dialogo diretto in merito all'attuazione del diritto di voto, il cui obiettivo è facilitare e promuovere il dibattito e la discussione sulla cittadinanza dell'Unione, definire le questioni in gioco e le difficoltà e promuovere lo scambio di esperienze e di buone pratiche;

19.

segnala che in occasione dell'Anno europeo 2013 il Comitato delle regioni ha programmato numerose attività intese a promuovere la conoscenza e l'esercizio dei diritti elettorali dei cittadini dell'Unione (8);

20.

ricorda che nel quadro dell'Anno europeo dei cittadini 2013 realizzerà, in stretta collaborazione con le altre istituzioni dell'UE, e in particolare con la Commissione, numerose attività. Tra tali attività figurerà la diffusione di informazioni, nonché presentazioni e visite di scuole e università da parte di membri del CdR; si svolgeranno inoltre seminari, tavole rotonde, riunioni nei municipi, attività mediatiche con la partecipazione di giornalisti locali in merito al diritto alla libera circolazione, al diritto di voto e al ruolo degli enti locali e regionali in tale campo; verranno inoltre diffuse online informazioni sulle suddette attività, come pure informazioni in tutte le lingue ufficiali riguardante il passaporto UE del CdR; inoltre, nel quadro di una Conferenza annuale europea sulla comunicazione pubblica (EuroPCom), saranno presentate le migliori prassi in materia di comunicazione decentrata sull'UE.

Elezioni locali e del Parlamento europeo

21.

fa presente che in base alla comunicazione della Commissione in materia (9), i cittadini residenti in uno Stato membro diverso da quello di origine partecipano mediamente in misura maggiore alle elezioni comunali che a quelle europee (10), e ciò rappresenta un dato importante che meriterebbe un'indagine scientifica più approfondita; in ogni caso, esso mostra che le questioni locali stanno veramente a cuore ai cittadini e spingono alcuni di loro a interessarsi. È importante sfruttare tale slancio e cercare di esplorare quali fattori potrebbero spingere i cittadini a interessarsi anche alle questioni politiche dell'UE e alle elezioni europee;

22.

fa osservare che anche accrescere la quota di votanti alle elezioni comunali, grazie alla piena partecipazione dei cittadini dell'UE aventi diritto, continua a costituire una sfida.

23.

ritiene che si potrebbe adottare un approccio rivolto alle differenti generazioni, comprendente progetti intesi a sensibilizzare gli elettori alla partecipazione alle elezioni comunali e del Parlamento europeo, nonché a suscitare un senso di appartenenza alla comunità e a far conoscere i vantaggi che ne possono derivare. Tali progetti potrebbero prevedere la simulazione di situazioni elettorali, lo scambio di esperienze, l'uso di diversi canali di informazione e la messa in rilievo dell'importanza delle decisioni prese a livello locale ed europeo per la vita quotidiana dei cittadini in una data città o regione. In tal modo essi contribuirebbero significativamente a rispondere alla domanda: perché è mio interesse partecipare?

24.

sottolinea che saranno necessari a tutti i livelli della governance multilivello ulteriori interventi intesi a promuovere la partecipazione e l'aumento del numero di cittadini iscritti nelle liste elettorali, a rimediare alla mancanza di informazioni sui diritti e sulle procedure di voto, a far fronte alle complessità della registrazione e a sormontare le barriere linguistiche;

25.

raccomanda di semplificare le procedure amministrative e invita gli Stati membri a introdurre servizi elettronici adeguati per consentire l'esercizio del diritto di voto dei cittadini dell'UE, con particolare attenzione per l'iscrizione nei registri elettorali, e sostiene lo scambio di buone prassi a tal fine;

26.

condivide l'idea e il proposito della Commissione europea di introdurre un'iscrizione automatica all'atto della registrazione del luogo di residenza; una semplificazione della procedura di iscrizione nelle liste elettorali contribuirebbe infatti più efficacemente all'integrazione e sarebbe un fattore di incoraggiamento dei cittadini ad utilizzare attivamente il loro diritto di voto;

27.

invita gli Stati membri a contribuire allo scambio e alla diffusione delle esperienze, grazie alla collaborazione con gli enti locali e regionali e all'elaborazione di relazioni di valutazione concernenti l'efficacia del recepimento e dell'applicazione dei diritti elettorali dell'UE, da mettere a disposizione dei cittadini attraverso appositi sistemi informativi e di pubblicità;

28.

considera essenziale che venga realizzata negli Stati membri, secondo i principi della governance multilivello, una cooperazione efficace tra i vari livelli di governance, intesa a dare una soluzione giuridica ai problemi eventualmente causati dall'applicazione di regolamentazioni nazionali in materia di condizioni di esercizio dei diritti elettorali e a prendere in considerazione delle proposte tecniche;

29.

invita inoltre gli Stati membri ad eliminare gli ostacoli al diritto di eleggibilità, consentendo a tutti i cittadini dell'UE che hanno una cittadinanza differente da quella dello Stato membro di residenza di candidarsi e di assumere un ruolo politico;

30.

raccomanda agli Stati membri di creare dei punti di contatto per favorire la raccolta e la valutazione periodica di dati sulla partecipazione dei cittadini di Stati membri diversi da quello di residenza che sono stati candidati o eletti, cosa che potrebbe facilitare anche lo scambio di esperienze tra gli Stati membri e le istituzioni dell'UE;

31.

fa osservare che, per quanto riguarda le elezioni del Parlamento europeo, il meccanismo previsto dalla direttiva europea per evitare il doppio voto e la doppia candidatura non risulta sempre soddisfacente; apprezza quindi l'intento della Commissione di preparare una nuova proposta intesa ad affrontare meglio il problema e a garantire al tempo stesso che le norme che ne derivano non creino nuovi ostacoli amministrativi ai cittadini dell'UE nell'esercizio del loro diritto a candidarsi alle elezioni del Parlamento europeo nel paese di residenza;

32.

sottolinea che, in previsione delle elezioni europee del 2014, è importante creare sensibilizzazione in merito ai diritti di tutti i cittadini dell'Unione e ai diritti elettorali che spettano loro nello Stato membro di residenza, e facilitare l'esercizio di tali diritti;

33.

ritiene che i partiti politici europei siano elementi essenziali di una coscienza politica europea e dell'espressione della volontà politica dei cittadini dell'Unione, che debbano costituire un ponte tra le politiche nazionali e quelle europee, che esprimano il punto di vista dei cittadini e che permettano lo svolgimento di discussioni aperte sulle questioni europee, sostenendo gli scambi tra i vari livelli del sistema di governance multilivello dell'UE; invita pertanto i partiti politici europei a intensificare la loro attività e a sviluppare nuovi mezzi per creare consapevolezza politica, ad esempio indicando candidati di riferimento per le funzioni guida a livello europeo o presentando liste transnazionali per le elezioni del Parlamento europeo.

I programmi finanziari dell'UE al servizio della cittadinanza dell'Unione

34.

considera importante sensibilizzare maggiormente i cittadini dell'Unione sul loro status giuridico (11), migliorare la loro conoscenza dei diritti e dei doveri derivanti dalla cittadinanza europea, integrare le possibilità offerte dai progetti e dagli strumenti finanziari dell'UE destinati alla diffusione delle informazioni mediante conferenze, seminari, attività di formazione, scambi di buone pratiche e attività di collaborazione, riservando un'attenzione particolare ai programmi Diritti fondamentali e cittadinanza e L'Europa per i cittadini; invita gli enti locali e regionali a partecipare attivamente a progetti transfrontalieri e di gemellaggi tra città;

35.

ritiene che i programmi europei che servono la cittadinanza dell'UE siano quelli che mirano nel complesso a sostenere negli Stati membri le attività di promozione della conoscenza e dell'attuazione del diritto europeo e delle politiche europee, a stimolare la cooperazione transfrontaliera e a rafforzare le conoscenze provenienti dai differenti settori di azione;

36.

ribadisce l'opportunità di sostenere forme differenti di cooperazione territoriale per attuare progetti ed azioni che mirano a fare della cittadinanza europea una realtà tangibile e contribuiscono a ridurre gli oneri e gli ostacoli amministrativi;

37.

sottolinea che sarebbe utile adottare un approccio più semplice ed efficace in materia di finanziamento dei programmi sulla cittadinanza dell'UE, perseguire priorità meglio definite, coordinate con le priorità politiche, ed essere attenti alla diffusione dei risultati dei progetti per accrescerne la visibilità; considera necessario, al fine di raggiungere gli obiettivi strategici e politici, sostenere la formazione e la sensibilizzazione, rafforzare le reti e facilitare la cooperazione transfrontaliera; ribadisce inoltre l'importanza di rendere più attraenti i programmi in favore della cittadinanza europea migliorando la pubblicità attraverso presentazioni negli Stati membri.

Il ruolo dell'insegnamento e della gioventù in una cittadinanza europea attiva

38.

sottolinea che nel quadro del rafforzamento delle attività di sensibilizzazione e dello sfruttamento dei progetti europei occorre dedicare un'attenzione rafforzata alla gioventù, coinvolgendo le scuole e gli istituti di istruzione superiore. In un parere d'iniziativa, il CdR ha dato particolare rilievo alla promozione della cittadinanza attiva dei giovani attraverso l'istruzione (12);

39.

richiama l'attenzione sul ruolo essenziale svolto dalla politica dell'istruzione nell'informazione dei cittadini europei, e in special modo dei giovani, per quanto riguarda il concetto di cittadinanza europea e i diritti che vi sono legati, e sottolinea che il contributo di tale politica alla promozione del multilinguismo e della mobilità degli studenti e degli insegnanti dovrebbe essere chiaramente superiore;

40.

considera importante che i giovani siano ampiamente informati allo scopo di divenire cittadini elettori consapevoli, e ritiene ancor più necessario spiegare loro la sostanza e la finalità del voto espresso nelle elezioni;

41.

richiama l'attenzione sulla grande esperienza che vanta il Consiglio d'Europa nel campo dell'istruzione, favorendo lo sviluppo di reti, e auspica che vi sia una collaborazione e uno scambio di esperienze anche sulla base dei lavori eseguiti dal Consiglio in questo settore;

42.

è convinto che le campagne di informazione siano in grado di accrescere la conoscenza dei diritti derivanti dalla cittadinanza europea e il numero di cittadini europei che si recano a votare, e che la collaborazione di partenariato con le scuole e gli istituti di istruzione superiore e altri soggetti del settore della formazione rivestano un ruolo importante in questo contesto; fa osservare che studenti di altri Stati membri frequentano spesso scuole superiori e università nel quadro dei programmi di scambio e che l'esercizio del loro diritto di voto potrebbe essere stimolato in questo modo.

Proposte miranti ad accrescere la partecipazione alle elezioni

43.

fa osservare che, come risulta dall'esperienza, quando le elezioni politiche e quelle degli enti locali e regionali si tengono contemporaneamente, il tasso di partecipazione può aumentare (13);

44.

ricorda che il proprio parere sul Piano d'azione per l'attuazione del programma di Stoccolma (14) invita tutti i soggetti coinvolti a studiare i mezzi per estendere la possibilità dei cittadini dell'Unione di partecipare alle elezioni che si svolgono nello Stato membro di residenza;

45.

tenendo conto del fatto che, specie per quanto riguarda la regolamentazione in materia di partecipazione alle elezioni locali ed europee, la legislazione europea in vigore non comporta una completa armonizzazione dei regimi elettorali degli Stati membri, il CdR chiede agli Stati membri di garantire, nel rispetto del principio di sussidiarietà, la possibilità di partecipare non soltanto alle elezioni comunali, ma anche a quelle regionali, nel quadro dell'esercizio del diritto di voto dei cittadini europei;

46.

esprime il proposito di sostenere attivamente gli sviluppi dell'iniziativa dei cittadini europei Let me vote;

47.

suggerisce che gli Stati membri esplorino misure che consentano, nel rispetto del principio di sussidiarietà, di legare il calendario delle elezioni degli enti locali a quello delle elezioni europee; ritiene che ciò potrebbe contribuire a sensibilizzare i cittadini europei in merito all'impatto delle elezioni locali e regionali sulla loro vita quotidiana;

48.

riconosce la differenza di struttura che caratterizza gli enti locali dei differenti Stati membri e il fatto che tali enti costituiscono il riflesso di tradizioni giuridiche e amministrative differenti;

49.

concorda con il Parlamento europeo nel ritenere che le elezioni europee dovrebbero essere spostate da giugno a maggio ed è dell'avviso che ciò possa influire positivamente sulla partecipazione elettorale;

50.

considera importante sensibilizzare maggiormente i cittadini europei al processo elettorale e rafforzare il loro interesse e la loro motivazione in tale contesto, e raccomanda agli Stati membri, di valutare a lungo termine, nel rispetto del principio di sussidiarietà e allo scopo di accrescere la partecipazione elettorale, la possibilità di rendere più accessibile il processo elettorale, ad esempio ricorrendo al voto anticipato, al voto elettronico o alle urne mobili; vanno inoltre rispettate le disposizioni della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che prevedono espressamente un accesso completo e senza ostacoli anche per quanto riguarda le elezioni;

51.

prende atto del fatto che, nonostante le misure mirate intese ad informare i cittadini dell'UE in merito ai loro diritti elettorali, si constatano divergenze significative in termini di partecipazione elettorale; il CdR raccomanda pertanto, allo scopo di promuovere il diritto di voto, di favorire e di approfondire lo scambio di esperienze tra gli enti regionali e locali per quanto concerne le buone pratiche;

52.

fa osservare che stabilire un collegamento tra il concetto di cittadinanza europea e le prospettive locali e regionali, e attirare l'attenzione dei cittadini sull'importanza del ruolo degli enti territoriali nel processo decisionale europeo contribuirà a farli andare alle urne;

53.

considera importante, in linea con il proprio parere in merito alla relazione sulla cittadinanza UE 2010, rafforzare anche i diritti politici dei cittadini di paesi terzi. In molti Stati membri dell'UE essi hanno il diritto di votare e di candidarsi alle elezioni locali e regionali. Probabilmente ciò contribuisce ad accrescere l'interesse di tutti i cittadini stranieri per le elezioni, il che a sua volta comporta un aumento della domanda di materiale informativo in diverse lingue;

54.

raccomanda di sforzarsi di creare un'ampia cooperazione tra le istituzioni europee, i loro rappresentanti, i centri Europe Direct, gli enti locali e regionali, le organizzazioni della società civile e gli interlocutori economici e sociali, per fare in modo che tutti i cittadini dell'UE che hanno raggiunto l'età del voto acquisiscano una conoscenza responsabile dei loro diritti e delle relative modalità di esercizio;

55.

sottolinea l'importanza di utilizzare nelle campagne di sensibilizzazione, di informazione e di educazione sviluppate insieme, nel quadro dell'Anno europeo dei cittadini, dagli enti locali e regionali, gli organi governativi, le organizzazioni della società civile e i mezzi di informazione, un linguaggio semplice e vicino ai cittadini; le pubblicazioni e i documenti informativi destinati al pubblico dovranno essere disponibili in tutte le lingue ufficiali dell'UE;

56.

considera importante che le istituzioni europee, gli Stati membri e gli enti territoriali collaborino maggiormente con i mezzi di informazione. Il Comitato delle regioni potrebbe bandire un concorso per premiare gli articoli e i reportage dei mezzi di comunicazione sulle elezioni, l'esercizio dei diritti elettorali e le varie tappe del processo elettorale considerati migliori e più attenti alle necessità dei cittadini.

Bruxelles, 31 gennaio 2013

Il presidente del Comitato delle regioni

Ramón Luis VALCÁRCEL SISO


(1)  CdR 355/2010.

(2)  CdR 201/2009.

(3)  Artt. 39 e 40 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (GU C 83, del 30.3.2010) e art. 20, paragrafo 2, lettera b) del Trattato sul funzionamento dell'UE (TFUE).

(4)  Direttive 94/80/CE e 109/93/CE.

(5)  COM(2012) 99 final e COM(2010) 605 final

(6)  Documento del Consiglio 17024/09, adottato dal Consiglio europeo il 10 e 11 dicembre 2009.

(7)  CdR 361/2011 fin.

(8)  R/CdR 1030/2012 punto 7.

(9)  COM(2012) 99 final.

(10)  A eccezione di alcune capitali - Atene, Budapest, Copenaghen e Riga - per quanto riguarda le ultime elezioni.

(11)  CdR 355/2010.

(12)  CdR 173/2007.

(13)  Ad esempio a Berlino, che è anche una regione, a Roma nel 2008, a Coblenza nel 2009, nel Regno Unito nel 2010.

(14)  CdR 170/2010


2.3.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 62/32


Parere del Comitato delle regioni «Creare maggiori sinergie tra il bilancio dell'UE e i bilanci nazionali e subnazionali»

2013/C 62/07

IL COMITATO DELLE REGIONI

sottolinea che gli enti locali e regionali sono responsabili di una quota sostanziale della spesa pubblica in Europa, che gli investimenti pubblici subnazionali tendono a concentrarsi in una serie di settori chiave prioritari che sono fondamentali per il successo della strategia Europa 2020 e chiede pertanto che si attribuisca una più forte priorità politica alla creazione di sinergie tra il bilancio dell'UE e quello degli Stati membri e dei soggetti substatali (enti locali e regionali);

osserva che il bilancio dell'UE, nonostante le dimensioni relativamente ridotte, e la Banca europea per gli investimenti (BEI) svolgono un ruolo chiave per stimolare gli investimenti sul territorio dell'UE;

accoglie con favore i dibattiti in corso a livello europeo su come completare l'unione economica e monetaria (UEM) esistente con l'introduzione di un quadro di bilancio integrato per l'UE e ritiene che l'elevato grado di dipendenza e interconnessione tra le economie della zona euro e le politiche di bilancio renda essenziale lo sviluppo di una capacità di bilancio che consenta di adeguarsi facilmente agli shock economici;

esprime tuttavia preoccupazione per la tendenza a un maggiore accentramento dei poteri e delle decisioni senza un efficace coinvolgimento degli enti substatali nel dibattito e osserva che non può esistere un'autentica unione fiscale senza una definizione dei diritti e delle responsabilità dei diversi livelli di governo (federalismo fiscale), un legame più esplicito tra l'allineamento politico e il processo decisionale relativo al bilancio e una visione ambiziosa su come potenziare le sinergie verticali tra il bilancio dell'UE e i bilanci nazionali e locali/regionali, mediante opportuni meccanismi di coordinamento;

accoglie con favore il fatto che, per la prima volta, nella relazione 2012 della Commissione europea sulle finanze pubbliche nell'UEM sia stato inserito un capitolo specifico sul decentramento fiscale nell'UE e invita la Commissione europea a includere un analogo capitolo sulle finanze pubbliche substatali nelle prossime relazioni annuali;

chiede alla Commissione europea di considerare i meriti e gli aspetti pratici (nonché possibili sfide/costi amministrativi) del fatto di passare a una maggiore armonizzazione dei cicli di bilancio in seno all'UE, e di promuovere e incoraggiare l'utilizzo, a livello substatale, di quadri di bilancio a medio termine;

chiede alla Commissione europea di pubblicare, nella prima metà del 2013, un Libro verde che affronti tali tematiche.

Relatore

Rhodri Glyn THOMAS (UK/AE), membro dell'Assemblea nazionale del Galles

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Introduzione

1.

sottolinea che gli enti locali e regionali sono responsabili di una quota sostanziale della spesa pubblica in Europa: nel 2011 la spesa del settore pubblico subnazionale è stata pari al 16,7 % del PIL e al 34 % di tutta la spesa pubblica europea (rispettivamente 11,9 % (272,2 miliardi di EUR) e 24,3 % per il solo settore pubblico locale), rappresentando altresì circa i due terzi degli investimenti diretti realizzati in Europa nel 2011 (1);

2.

osserva che gli investimenti pubblici subnazionali tendono a concentrarsi in una serie di settori chiave prioritari che sono fondamentali per il successo della strategia Europa 2020, come l'economia, l'istruzione, l'ambiente, l'edilizia abitativa e i servizi alla comunità. Ciò significa che l'impatto delle misure di austerità (26 % nel Regno Unito, oltre il 30 % in Spagna) avrà ripercussioni sul conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 (in Galles, ad esempio, il bilancio per gli investimenti patrimoniali è stato ridotto del 42 %);

3.

chiede pertanto che si attribuisca una più forte priorità politica alla creazione di sinergie tra il bilancio dell'UE e quello degli Stati membri e dei soggetti substatali (enti locali e regionali) allo scopo precipuo di realizzare le priorità dell'UE concordate, in particolare la strategia Europa 2020, ribadendo in questa sede quanto emerso dallo studio condotto dal Parlamento europeo nel 2010, vale a dire che "la sinergia globale tra gli obiettivi politici strategici dell'UE e le politiche di bilancio è carente" e che "i bilanci nazionali contengono raramente riferimenti a un contributo all'attuazione degli obiettivi di questa [Europa 2020] o di altre strategie dell'Unione" (2);

4.

sottolinea che, nel contesto della crisi attuale, il prevalere dei tagli quali misure di austerità a livello statale e substatale, nonché la pressione enorme che esercitano sulla spesa pubblica, fanno dell'aumento del binomio "'efficacia ed efficienza" un importante obiettivo politico;

5.

si compiace del fatto che nelle conclusioni del Consiglio europeo si sottolinei che "le possibilità offerte dal quadro di bilancio esistente dell'UE per equilibrare la necessità di investimenti pubblici produttivi con gli obiettivi della disciplina di bilancio" dovrebbero "essere sfruttate" nel braccio preventivo del patto di stabilità e di crescita. Questo obiettivo diventa ancora più attuale alla luce delle recenti conclusioni formulate dal Fondo monetario internazionale, secondo il quale i cosiddetti moltiplicatori fiscali, che valutano l'impatto del consolidamento del bilancio sulla crescita, sarebbero "notevolmente superiori" a quanto preannunciato dagli analisti durante la crisi del debito pubblico. Si attende pertanto dalla Commissione un esame più approfondito di questa questione nell'ambito della preannunciata comunicazione sulla qualità della spesa pubblica, che dovrebbe considerare, tra l'altro, il fatto di separare la spesa corrente dagli investimenti nel calcolo del deficit di bilancio, per evitare di considerare voci negative gli investimenti pubblici che apportano benefici netti a lungo termine;

6.

sottolinea che i dibattiti sulle "sinergie" non devono in alcun modo servire da "specchietto per le allodole", come pretesto per ridimensionare il quadro finanziario pluriennale (QFP) proposto, né per "rinazionalizzare" il finanziamento di alcune sezioni del bilancio dell'UE (ad esempio, i fondi strutturali nei cosiddetti Stati membri "più ricchi") o per legittimare la condizionalità macroeconomica.

Sinergie tra il bilancio dell'UE e i bilanci locali/regionali

7.

ribadisce che il bilancio dell'UE costituisce una quota esigua (circa il 2 %) della spesa pubblica complessiva nell'UE e che da solo non basta per assicurare i 1 800 miliardi di EUR di investimenti diretti orientati al futuro, necessari per i progetti faro della strategia Europa 2020 (come descritto nella relazione del Parlamento europeo sulle proposte relative al QFP); ciò significa che il raggiungimento degli obiettivi globali della strategia Europa 2020 richiede un'efficace mobilitazione delle finanze pubbliche e private a livello statale e substatale, anche mediante il finanziamento dei prestiti e la promozione dei partenariati pubblico-privati;

8.

osserva che il bilancio dell'UE, nonostante le dimensioni relativamente ridotte, e la Banca europea per gli investimenti (BEI) svolgono un ruolo chiave per stimolare gli investimenti sul territorio dell'UE, in particolare (ma non esclusivamente) attraverso i fondi del "quadro strategico comune" (QSC) erogati e utilizzati a livello territoriale (in molti casi dagli enti locali e regionali), che generano un importante effetto "moltiplicatore" per l'economia;

9.

sottolinea che, durante la crisi economica, i finanziamenti dell'UE, in particolare quelli provenienti dai fondi del QSC, hanno fornito risorse stabili e sicure agli enti locali e regionali, rappresentando in molti casi gli unici finanziamenti disponibili per sostenere investimenti pubblici e iniziative chiave laddove i bilanci locali, regionali e nazionali sono stati decurtati e, nel caso dei finanziamenti BEI, essi hanno contribuito a colmare una grave lacuna nei finanziamenti di credito come conseguenza dell'impatto della crisi finanziaria; sottolinea il potenziale impatto negativo delle condizionalità macroeconomiche proposte sulla percezione che i finanziamenti del QSC siano stabili;

10.

sottolinea l'effetto leva e moltiplicatore che questi investimenti hanno in termini di benefici diretti e indiretti per l'economia locale e allargata:

secondo le stime della Commissione europea, nel periodo programmatico 2000-2006, i fondi strutturali europei hanno avuto un effetto leva medio di 2,1 EUR per euro erogato;

per il 2014-2020, la Commissione ha fissato un obiettivo di 4,2 EUR per euro investito mediante la politica di coesione;

la DG Politica regionale stima che l'effetto "moltiplicatore" misurato in punti percentuali del PIL per il periodo 2007-2013 sarà pari all'1 % in Spagna, al 3 % in Polonia, Slovacchia e Romania, e ad oltre il 5 % negli Stati baltici;

altre stime attestano l'incremento del PIL a circa 8,5 % per l'Irlanda e 19,6 % per la Spagna nel periodo 1999-2010, anche se poi l'impatto della crisi produrrà una riduzione di queste cifre. È inoltre opportuno osservare che il calcolo degli effetti moltiplicatori presenta difficoltà metodologiche;

11.

ribadisce che gli effetti leva dei fondi del QSC non sono solo finanziari, ma vanno anche considerati in una prospettiva "politica", nel senso di un allineamento delle priorità strategiche locali e regionali su quelle fissate a livello dell'UE e di altri effetti benefici, quali il rafforzamento dei partenariati e la partecipazione ad attività di cooperazione transnazionali, con innumerevoli esempi di buone pratiche in Europa; sottolinea inoltre il valore del sostegno offerto dalla BEI, tramite i diversi strumenti finanziari di credito, nella creazione di capacità a livello locale e regionale al fine di gestire e realizzare progetti nuovi e innovativi;

12.

riconosce, tuttavia, che gli esigui tassi di assorbimento in alcune zone dell'Europa sono indice della presenza di "ostacoli" nell'attuazione pratica del Fondo di coesione e dei fondi strutturali. Osserva, in particolare, i punti deboli evidenziati in un recente studio dell'OCSE (3) a livello di disposizioni amministrative, capacità e quadri regolamentari in alcuni Stati membri ed enti substatali, nonché la necessità di intervenire per affrontarli;

13.

accoglie con favore gli sforzi della Commissione europea per snellire e semplificare le regole di gestione, attuazione e rendicontazione dei progetti sostenuti dai fondi del QSC, che dovrebbero in parte contribuire a migliorare i tassi di assorbimento. Riconosce la necessità di raggiungere un equilibrio tra controlli efficaci e flessibilità sufficiente per rimuovere gli oneri normativi inutili e, pertanto, accoglie con favore qualsiasi passo verso un approccio all'audit maggiormente basato sul rischio;

14.

deplora che si continui ad imporre lo sforzo di prefinanziamento degli investimenti alle autorità nazionali o regionali che rientrano nella categoria delle autorità di gestione dei programmi europei. Ciò implica un impegno finanziario difficile da assumere nelle attuali condizioni restrittive dei mercati finanziari. Se si impone il principio di prefinanziamento degli investimenti, l'Unione europea sprecherebbe un'opportunità unica di iniettare risorse finanziarie destinate direttamente al rilancio economico e al cambiamento strutturale, mettendo a disposizione anticipi più rilevanti che consentirebbero di effettuare i finanziamenti con la regolarità giusta per cominciare a ottenere i rimborsi;

15.

giudica inaccettabile un QFP con una dotazione di fondi del QSC inferiore a quella proposta dalla Commissione europea per il periodo 2014-2020, in quanto determinerebbe un indebolimento dell'UE nel momento stesso in cui è più che mai necessaria la sua forza;

16.

chiede maggiore trasparenza nelle procedure di bilancio locali e regionali per riconoscere esplicitamente il contributo dei fondi del QSC alle strategie d'investimento della regione e dimostrare nei progetti di bilancio annuali in che modo è pianificato il finanziamento UE nel ciclo di bilancio. Chiede agli enti locali e regionali di presentare esempi di buone pratiche riguardanti questo tipo di approccio nella pianificazione di bilancio;

17.

sottolinea le preoccupazioni degli enti locali di tutta l'UE sul ruolo che possono avere i governi degli Stati membri (e quelli regionali) nell'impedire il pieno utilizzo degli strumenti giuridici nell'ambito dei regolamenti sui fondi strutturali, che consentono la sottodelega di parti dell'attuazione e dell'applicazione del programma; chiede che a ciò si ponga rimedio nei programmi 2014-2020, al fine di ottimizzare l'utilizzo dei nuovi strumenti (quali gli investimenti territoriali integrati, le operazioni integrate, i piani d'azione congiunti e lo sviluppo locale di tipo partecipativo) previsti nella proposta di regolamento recante disposizioni comuni sui fondi del QSC;

18.

a tale proposito, accoglie con favore la relazione d'iniziativa adottata il 15 gennaio 2013 dal Parlamento europeo, sulle sinergie in seno al bilancio dell'UE, che si incentra in particolare sui fondi del QSC; osserva con interesse gli esempi di iniziative sul campo che mirano a semplificare l'attuazione dei programmi di finanziamento per i beneficiari;

19.

appoggia risolutamente la richiesta, che il Parlamento europeo ha rivolto alla Commissione nella sua risoluzione intitolata Semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: attuazione delle priorità per il 2012, di affrontare "in occasione della sua prossima analisi annuale della crescita […] pienamente il ruolo del bilancio dell'Unione nel processo del semestre europeo fornendo dati fattuali e concreti sull'effetto scatenante, catalitico, sinergico e complementare che esso esercita sulla spesa pubblica globale su scala locale, regionale e nazionale";

20.

accoglie con favore un'ulteriore discussione sulle possibilità di snellire e semplificare, all'interno del quadro legislativo dell'UE, l'attuazione dei programmi sul campo, concentrando le energie sul sostegno a progetti e iniziative che apportano un "cambiamento trasformazionale". Si potrebbe tra l'altro esaminare la possibilità di creare "fondi unici d'investimento territoriali" (che uniscano i vari fondi dell'UE, degli Stati membri e substatali) o introdurre uno "sportello unico" per accedere ai fondi sulla base di regole armonizzate, informazioni complete e chiare, e di una maggiore attenzione per il raggiungimento di risultati sostenibili, grazie ai quali i fondi raggiungono gli utilizzatori finali più rapidamente e con risultati strategici più soddisfacenti sul campo. Questo tipo di programmazione e attuazione congiunta per tutti i fondi assicurerà un miglior coordinamento e ridurrà i doppioni;

21.

è del parere che un dibattito sulle sinergie tra i bilanci dell'UE, degli Stati membri e substatali deve riguardare anche le sinergie in seno al bilancio dell'UE, ivi compresi programmi tematici quali Orizzonte 2020, Erasmus per tutti, il Programma per il cambiamento e l'innovazione sociale, il meccanismo per collegare l'Europa, COSME e altri, con rilevanza e impatto diretti a "livello territoriale" e un chiaro nesso con le priorità, quali la R&S e l'innovazione, l'istruzione e la formazione, la competitività delle PMI nell'ambito dei fondi del QSC;

22.

accoglie quindi con favore gli sforzi intrapresi per migliorare il quadro legislativo relativo al periodo 2014-2020 al fine di favorire le sinergie, ad esempio tramite l'inclusione dell'articolo 55, paragrafo 8, del regolamento relativo ai fondi del QSC, e chiede una più ampia pubblicità per progetti/iniziative messi a punto utilizzando tali nuove disposizioni, onde sensibilizzare sul modo in cui tali sinergie possono essere raggiunte concretamente;

23.

invita la Commissione a chiarire dettagliatamente in che modo la legislazione sulla governance economica dell'UE e su altri aspetti delle finanze pubbliche influenzerà le possibilità del livello locale e regionale di stabilire il contenuto dei propri bilanci;

24.

si rammarica che l'attuale dibattito sul rafforzamento dell'unione economica, monetaria e politica all'interno dell'unione economica e monetaria (UEM) e nel resto dell'UE si limiti alle principali istituzioni dell'UE e ai governi degli Stati membri, senza tener conto - se non, eventualmente, in parte - del livello substatale, malgrado l'impatto che il maggiore accentramento dei controlli a livello dell'UE potrebbe avere sui diritti e sulle responsabilità di bilancio a livello substatale e sul decentramento fiscale;

25.

si rammarica altresì per la continua impossibilità, evidenziata anche nella terza relazione di monitoraggio della strategia Europa 2020, pubblicata dal CdR nel mese di ottobre, di assicurare un efficace e significativo coinvolgimento degli enti locali e regionali dell'UE nel semestre europeo, e ribadisce che non è possibile raggiungere sinergie tra le procedure di bilancio senza sinergie nel processo decisionale e di monitoraggio.

Verso un'unione fiscale: una governance economica e politica in mutamento

26.

accoglie con favore i dibattiti in corso a livello europeo su come completare l'unione economica e monetaria (UEM) esistente con l'introduzione di un quadro di bilancio integrato per l'UE in grado di garantire la sostenibilità delle politiche di bilancio negli Stati membri;

27.

osserva che si tratta di un dibattito in evoluzione e potrebbe avere conseguenze significative sul modo in cui le questioni di sinergie tra il bilancio dell'UE, degli Stati membri e quello substatale saranno trattate in futuro;

28.

esprime preoccupazione per la tendenza a un maggiore accentramento dei poteri e delle decisioni senza un efficace coinvolgimento degli enti substatali nel dibattito; osserva altresì che la relazione 2012 della Commissione europea sulle finanze pubbliche nell'UEM sottolinea la solidità di un modello fiscale federalista che devolve l'imposizione e le responsabilità di spesa agli enti substatali;

29.

osserva che i cambiamenti alla governance economica dell'UE (introdotti con il semestre europeo, il pacchetto sulla governance economica (six-pack), il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance (Fiscal Compact) e le proposte del secondo pacchetto sulla governance economica (two-pack)) sono sfociati nello sviluppo di regole più rigorose per il controllo delle finanze pubbliche locali e regionali a livello di Stati membri (mediante il recepimento della cosiddetta golden rule dal livello statale a quello substatale in diversi paesi);

30.

esprime preoccupazione poiché le norme incluse nelle iniziative intergovernative, quale il Fiscal Compact, sono state recepite nella costituzione o nel diritto nazionale senza un'adeguata consultazione preliminare del CdR riguardo alla dimensione regionale e locale delle questioni in gioco; sottolinea l'importanza di attenersi al metodo comunitario nei futuri passi verso un'unione fiscale;

31.

chiede con una certa urgenza un coinvolgimento più trasparente ed efficace degli enti substatali con poteri di bilancio nei dibattiti in corso su tali tematiche, nonché un coinvolgimento formale del CdR nelle successive modifiche al Trattato eventualmente necessarie;

32.

osserva una totale differenza di approccio tra la storia del federalismo fiscale statunitense e i primi passi verso un'unione fiscale europea. Gli Stati Uniti, in realtà, hanno scelto un approccio in base al quale il governo federale non impone né applica norme sul pareggio di bilancio agli Stati federati (lo stesso dicasi per gli Stati nei confronti dei comuni). Essi hanno adottato le norme autonomamente, attuandole in modo indipendente dal governo federale, dopo che questo aveva specificato che avrebbe applicato la clausola di "non salvataggio finanziario" (no-bail-out). Il risultato è la completa responsabilizzazione del livello governativo interessato, come conseguenza dell'aspetto endogeno del processo. Nell'UE, al contrario, i freni al debito sono imposti centralmente e attuati dalla Corte di giustizia, mentre l'eventualità del fallimento di uno Stato membro (o perfino di un comune di uno Stato membro) sembra esclusa a priori;

33.

ritiene pertanto che l'elevato grado di dipendenza e interconnessione tra le economie della zona euro e le politiche di bilancio renda essenziale lo sviluppo di una capacità di bilancio che consenta di adeguarsi facilmente agli shock economici, all'interno di un quadro di bilancio integrato per l'UE;

34.

a titolo di approccio per sviluppare una capacità di bilancio all'interno di tale quadro di bilancio integrato per l'UE, sostiene l'opportunità di valutare più a fondo l'idea di una "riserva di flessibilità" nel bilancio dell'UE. Uno strumento del genere potrebbe, nel rispetto dei principi di annualità e trasparenza, consentire "sottoutilizzazioni" a titolo di alcune voci di bilancio, da stornare per sostenere altre azioni, piuttosto che prevedere una restituzione automatica agli Stati membri, in linea con le risoluzioni sul QFP adottate dal Parlamento europeo il 13 giugno e il 23 ottobre 2012;

35.

osserva, tuttavia, che non può esistere un'autentica unione fiscale senza una definizione dei diritti e delle responsabilità dei diversi livelli di governo (federalismo fiscale), un legame più esplicito tra l'allineamento politico e il processo decisionale relativo al bilancio e una visione ambiziosa su come potenziare le sinergie verticali tra il bilancio dell'UE e i bilanci nazionali e locali/regionali, mediante opportuni meccanismi di coordinamento;

36.

chiede alla Commissione europea di pubblicare, nella prima metà del 2013, un Libro verde che affronti tali tematiche e i punti indicati qui di seguito.

Definizione di alcuni principi di base da rispettare per accrescere le sinergie

37.

chiede che sia definita e rispettata una serie di principi fondamentali nello sforzo volto ad accrescere le sinergie di bilancio, più precisamente:

autonomia fiscale: chiarire i ruoli e le responsabilità delle diverse autorità di bilancio a livello dell'UE, statale e substatale, nonché il ruolo e le motivazioni della politica dell'UE e dei suoi interventi di finanziamento, rispettare la sussidiarietà e i diritti degli enti locali e regionali in materia di bilancio (il loro ruolo nel processo decisionale e di controllo), ossia la loro responsabilità democratica nei confronti delle collettività da cui sono eletti, come pure garantire autonomia a ciascun livello di governance nel definire le priorità e la spesa;

trasparenza: assicurare la trasparenza delle procedure di bilancio a tutti i livelli di governance (ivi compresa l'individuazione esplicita delle fonti di finanziamento dell'UE nei bilanci nazionali e substatali), nonché garantire la disponibilità di dati a livello dell'UE sui profili di spesa dei programmi di finanziamento UE a livello regionale (ove possibile);

snellimento delle procedure: chiarire come le priorità e i finanziamenti sono tra loro allineati a livello dell'UE, statale e substatale per il raggiungimento delle priorità fissate a livello dell'UE, impegnarsi nel superamento di "ostacoli" (semplificazione amministrativa, normativa e politica) al fine di accrescere le sinergie tra bilanci e tra politiche ed evitare la creazione di ulteriori oneri amministrativi;

partenariato: impegnarsi in un approccio "basato sul partenariato", partendo dalla premessa di un partenariato in condizioni di parità tra diversi livelli di governo (UE, Stati membri, soggetti substatali) e sostenuto da meccanismi formali e informali che promuovano la cooperazione, ivi compreso ad esempio l'ampliamento del dialogo attuale tra il Parlamento europeo e i parlamenti degli Stati membri, coinvolgendo rappresentanti delle istanze substatali;

38.

comprende che il ruolo (attuale) del bilancio dell'UE è principalmente quello di: (i) finanziare le politiche comuni fondamentali dell'UE, quali l'agricoltura e la pesca, (ii) contribuire a sostenere altri obiettivi politici stabiliti dall'UE nell'ambito delle competenze condivise con gli Stati membri, tra cui la politica di coesione, mediante investimenti incentrati sul medio/lungo periodo. Simili interventi si fondano inoltre sulle nozioni ormai consolidate di (a) valore aggiunto dell'intervento dell'UE, (b) addizionalità nelle azioni sostenute, e (c) effetti leva e moltiplicatore dell'intervento dell'UE;

39.

accoglie con favore l'idea di proseguire le discussioni e di apportare ulteriori chiarimenti, nell'ambito degli sviluppi dei dibattiti sul rafforzamento dell'unione economica, monetaria e fiscale, riguardo alle potenziali conseguenze che tali sviluppi potrebbero avere sul ruolo e sulle motivazioni stesse degli interventi dell'UE e sul loro rapporto con le procedure di bilancio degli Stati membri e degli enti substatali;

40.

è del parere che un maggiore coordinamento verticale delle politiche di bilancio accrescerà le sinergie, pur rispettando e consolidando la sussidiarietà, l'addizionalità, il valore aggiunto europeo e i vantaggi delle economie di scala (4). In sé, esso sarà perciò del tutto compatibile con il principio di sussidiarietà sancito dai Trattati dell'UE.

Ostacoli al raggiungimento di maggiori sinergie verticali

41.

sottolinea l'importanza di disporre, a livello dell'UE, di dati e analisi precisi e affidabili sulle finanze pubbliche e le procedure di bilancio, che includano anche il livello substatale;

42.

osserva quanto sia complessa la sfida che consiste nel generare sinergie, data la "eterogeneità" delle strutture substatali in seno all'UE;

43.

accoglie con favore il fatto che, per la prima volta, nella relazione 2012 della Commissione europea sulle finanze pubbliche nell'UEM sia stato inserito un capitolo specifico sul decentramento fiscale nell'UE e invita la Commissione europea a includere un analogo capitolo sulle finanze pubbliche substatali nelle prossime relazioni annuali;

44.

accoglie con favore le altre indagini condotte sulle finanze pubbliche, la capacità di investimento pubblico e l'impatto della crisi sociale, economica e fiscale a livello substatale, in particolare il rapporto DEXIA Crédit Local (DCL)/CEMR e gli studi dell'OCSE;

45.

prende tuttavia atto della relativa scarsità di informazioni sulle finanze pubbliche locali e regionali nell'UE e, più in generale, dei pochi dati disponibili sulle sinergie tra le finanze dell'UE, degli Stati membri e degli enti substatali;

46.

invita la Commissione europea a impegnarsi ulteriormente per rimediare a questa carenza e propone la creazione di una rete europea di ricerca universitaria per sviluppare conoscenze specialistiche in questo importante settore di lavoro; chiede altresì alla Commissione di sostenere gli scambi di esperienze a progetto tra i diversi enti locali e regionali incoraggiando la promozione delle migliori pratiche in fatto di sinergie tra i livelli subnazionale e nazionale negli Stati membri dell'UE;

47.

riconosce la presenza di una serie di ostacoli ulteriori per quanto riguarda le procedure e i cicli di bilancio in seno all'UE, che sono esacerbati dalla "eterogeneità" delle procedure di bilancio substatali. I cicli di bilancio degli Stati membri e degli enti substatali non sono armonizzati con quello adottato dall'UE (basato sugli anni civili); per giunta, le procedure di bilancio locali e regionali si fondano prevalentemente su cicli annuali e non su una pianificazione pluriennale (che caratterizza invece il quadro di bilancio dell'UE);

48.

chiede alla Commissione europea di considerare i meriti e gli aspetti pratici (nonché possibili sfide/costi amministrativi) del fatto di passare a una maggiore armonizzazione dei cicli di bilancio in seno all'UE e di promuovere e incoraggiare l'utilizzo, a livello substatale, di quadri di bilancio a medio termine (in linea con le misure introdotte nel six pack), ivi compresi alcuni chiarimenti su come ciò potrebbe funzionare nell'ambito dei cicli annuali del semestre europeo;

49.

prende atto dei negoziati in corso sulle proposte relative al Sistema europeo dei conti nazionali e regionali nell'Unione europea (COM(2010) 774 final) e si rammarica per l'impossibilità di raffrontare (in termini di strutture, leggibilità e contenuto) i bilanci locali e regionali nell'UE, nonché per la mancanza di armonizzazione a tale livello, che rende difficile realizzare raffronti e analisi significativi;

50.

osserva che l'articolo 3 della direttiva 2011/85/UE (parte del six pack) impone agli Stati membri di applicare le norme SEC 95 nei propri sistemi nazionali di contabilità pubblica e di assicurare "che i dati di bilancio di tutti i sottosettori dell'amministrazione pubblica siano disponibili al pubblico tempestivamente e regolarmente"; deplora che un'ampia maggioranza di Stati membri abbia respinto la proposta di Eurostat di inserire, quali nuove voci, numerosi indicatori sugli investimenti pubblici al livello regionale NUTS 2;

51.

accoglie con favore il fatto che attualmente Eurostat stia valutando l'opportunità di ricorrere a norme di contabilità pubblica armonizzate in tutta l'UE per i diversi livelli di governo al fine di migliorare le sinergie tra il bilancio dell'UE e i bilanci nazionali e subnazionali;

52.

sottolinea la necessità di apportare possibili miglioramenti alle norme SEC 95 per gli enti locali e regionali relativamente alla questione dei costi dei prestiti. Il metodo di contabilità SEC 95, in realtà, tratta in modo diverso le operazioni finanziarie (e quindi i prestiti) e penalizza gli enti locali e regionali che intendono realizzare investimenti nell'ambito dei loro sforzi di portare i bilanci in pareggio. Le norme SEC 95 prendono in considerazione solo le operazioni dell'esercizio finanziario in corso, il che non consente agli enti locali e regionali di compensare un disavanzo temporaneo, legato agli investimenti, ricorrendo alle riserve o agli utili riportati. Per raggiungere risultati equivalenti nei loro quadri contabili, tali enti sarebbero costretti a finanziare per intero gli investimenti utilizzando fondi propri;

53.

osserva che gli Stati membri che hanno integrato formalmente gli enti locali e regionali nella procedura di bilancio (Patto di stabilità interno, ad esempio in Belgio, Spagna e Austria) hanno in generale messo a punto meccanismi che rendono le norme SEC 95 più flessibili, in modo da lasciare un margine per gli investimenti. Tali meccanismi possono consistere, ad esempio, in adeguamenti pluriennali degli obiettivi di bilancio o sistemi che consentano esenzioni parziali dagli obiettivi di spesa per gli investimenti, al fine di tenere conto del ciclo d'investimento;

54.

chiede pertanto che questa questione sia risolta a livello dell'UE, mediante un'armonizzazione delle regole atta a rendere le norme SEC 95 più flessibili in modo da permettere agli enti locali e regionali di realizzare in tal modo gli investimenti, pur nel rispetto dei requisiti del patto di stabilità e di crescita per una sana gestione delle finanze pubbliche;

55.

chiede che siano utilizzati maggiormente nuovi meccanismi di finanziamento, quali i prestiti e altri "fondi di credito rotativo" e rileva le opportunità offerte dai partenariati pubblico-privati e dalla BEI per stimolare investimenti creativi e innovativi a livello territoriale; accoglie inoltre con favore l'adozione di misure nell'ambito del periodo programmatico 2014-2020, ivi compresi i fondi del QSC, che promuovono ulteriormente tali attività;

56.

osserva che l'accesso ai mercati finanziari varia notevolmente nell'UE e, in alcune parti d'Europa, non è molto ben sviluppato per gli enti locali e regionali; tale questione va quindi affrontata a livello dell'UE;

57.

auspica ulteriori dibattiti sulle potenzialità che hanno altri strumenti innovativi a livello dell'UE, comprese le euro-obbligazioni e le obbligazioni europee a progetto, di stimolare gli investimenti e di sostenere la solidarietà allo scopo di aiutare l'Europa a uscire dalla crisi.

Bruxelles, 31 gennaio 2013

Il presidente del Comitato delle regioni

Ramón Luis VALCÁRCEL SISO


(1)  Dexia Crédit local e CEMR (2012), Subnational public finance in the European Union, luglio 2012.

(2)  Parlamento europeo, Creare maggiore sinergia tra il bilancio europeo e i bilanci nazionali 2010 (a cura di Deloitte Consulting su richiesta della commissione per i Bilanci), citazione tratta dalla pagina 2 della Sintesi.

(3)  Regulatory Capacities at Sub-National Level for the Implementation of Public Investment Strategies related to the Absorption of EU Structural Funds di Allio-Rodrigo Consulting per l'OCSE, giugno 2012.

(4)  Parlamento europeo, Creare maggiore sinergia tra il bilancio europeo e i bilanci nazionali, 2010.


2.3.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 62/39


Parere del Comitato delle regioni «Una governance migliore per il mercato unico»

2013/C 62/08

IL COMITATO DELLE REGIONI

In base al principio di sussidiarietà il mercato unico dovrebbe essere disciplinato da una legislazione emanata a livello dell'Unione solo nella misura del necessario. Ignorare il principio di sussidiarietà potrebbe comportare problemi nella fase di attuazione, quando non è più disponibile il margine di manovra nazionale, e potrebbe di conseguenza mettere a repentaglio lo sviluppo economico nazionale.

Nell'elaborare la normativa è importante ricordare l'importante ruolo delle amministrazioni locali e regionali. In particolare il concetto di "pensare anzitutto in piccolo" evidenzia l'importanza dell'attività locale e delle condizioni economiche create a questo livello. A livello europeo vengono create le condizioni generali, ma è a quello locale che hanno origine i fattori decisivi per il nostro benessere e l'attività economica. Nello sviluppo della normativa sul mercato unico è importante tenere conto di tale fattore, perché solo in questo modo si possono conciliare le attività di portata europea e l'aspetto locale.

Gli enti locali e regionali applicano gran parte della normativa sul mercato unico. Per evitare l'insorgere di problemi nel momento dell'attuazione pratica della normativa, è essenziale che il CdR e gli enti locali e regionali svolgano un ruolo nell'elaborazione della normativa a livello dell'Unione.

Nella determinazione dei settori chiave bisogna scegliere quelli che presentano buone opportunità di innovare e di creare posti di lavoro di qualità. Il buon funzionamento del mercato unico digitale e i servizi nel loro insieme costituiscono importanti settori fortemente prioritari.

Relatore

Markku MARKKULA (FI/PPE), consigliere comunale di Espoo

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione Una governance migliore per il mercato unico

COM(2012) 259 final

Parere del Comitato delle regioni - Una governance migliore per il mercato unico

I.   CONSIDERAZIONI GENERALI

1.

Il mercato unico è un elemento propulsivo essenziale della crescita economica europea. Per vent'anni l'elemento trainante del benessere e dell'economia in Europa è consistito nella libera circolazione di merci, servizi, capitali e lavoratori, grazie alla quale si può accelerare, anche attraverso un miglioramento della relativa gestione, l'uscita dalla crisi e creare le condizioni per realizzare in modo integrato su tutto il territorio dell'Unione europea un'economia sociale di mercato. La politica di coesione, da parte sua, svolge un ruolo complementare nel cammino verso il mercato unico in tutte le regioni dell'UE, soprattutto in quanto dà un forte impulso alla competitività delle PMI, rende l'economia più ecocompatibile e potenzia le conoscenze e l'innovazione soprattutto nelle regioni con svantaggi strutturali.

2.

Il CdR fa presente che gli Stati membri devono comunque poter scegliere da soli, in funzione delle esigenze e degli interessi reali delle rispettive economie, gli strumenti per il proprio rilancio economico.

LA COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE

3.

Nella comunicazione in esame la Commissione presenta il proprio programma di misure rivolte a sviluppare il mercato unico e a realizzare gli obiettivi della strategia Europa 2020.

4.

Secondo la comunicazione, nel febbraio 2012 il deficit medio di recepimento delle norme sul mercato unico era pari all'1,2 %. Il processo di recepimento, da parte sua, si è allungato sempre più. Oltretutto, anche quando sono state recepite nella legislazione nazionale, le norme non funzionano necessariamente bene nella pratica.

5.

Nella comunicazione la Commissione chiede un rinnovato impegno per un mercato unico effettivamente votato alla crescita. La proposta consiste di due componenti:

a.

una strategia che consenta di realizzare rapidi progressi nei settori chiave dal potenziale di crescita più elevato;

b.

misure concrete per migliorare la maniera in cui le norme sul mercato unico vengono concepite, attuate, applicate e poste in esecuzione.

OSSERVAZIONI DEL COMITATO DELLE REGIONI

6.

La preoccupazione della Commissione per lo sviluppo del mercato unico è giustificata. Tuttavia nella comunicazione vengono proposte misure generali, mentre l'attuazione può risultare particolarmente problematica solo per quanto riguarda la normativa di un particolare settore o in determinati Stati membri.

7.

Attraverso le misure menzionate nella comunicazione, la Commissione persegue un miglioramento del mercato interno; essa propone azioni intese a conseguire due obiettivi fondamentali: da un lato sviluppare rapidamente il mercato interno nei settori con un potenziale di crescita più elevato, dall'altro rafforzare il ciclo di governance del mercato interno. La Commissione prevede di utilizzare il semestre europeo per monitorare i progressi realizzati. Il CdR, da parte sua, considera appropriate queste linee di azione.

8.

La comunicazione si concentra in particolare sullo sviluppo dell'attuazione a livello nazionale e sul rafforzamento dell'impegno degli Stati membri.

9.

La lentezza del recepimento può dipendere in una certa misura da uno scarso impegno politico a livello degli Stati membri nell'attuare singole disposizioni. Solo la formazione e l'applicazione di una volontà politica possono dare una risposta a tale problema. Già in fase di elaborazione della normativa sul mercato unico occorre tenere conto delle differenze che intercorrono tra le varie culture legislative e amministrative.

10.

Il Comitato delle regioni concorda con la Commissione nel ritenere che la sovraregolamentazione (il cosiddetto goldplating) rappresenti un grave problema, in quanto comporta ulteriori oneri inutili per le imprese e per i cittadini.

11.

Le misure proposte dalla Commissione costituiscono in parte degli interventi ex post, e la comunicazione non dedica sufficiente attenzione alle cause della lentezza nell'applicazione della normativa.

II.   CONCENTRARE GLI SFORZI NEI SETTORI DAL POTENZIALE DI CRESCITA PIÙ ELEVATO

LA COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE

12.

Secondo la comunicazione, i settori che presentano il maggior potenziale di crescita sono il settore terziario (compresi il commercio all'ingrosso e al dettaglio, i servizi commerciali e l'edilizia), i servizi finanziari, i trasporti, l'economia digitale e il settore dell'energia.

13.

Per garantire un'applicazione efficace della normativa dell'UE sul mercato unico, la Commissione propone che gli Stati membri si impegnino maggiormente nell'applicazione della normativa sul mercato unico e nella cooperazione con la Commissione stessa nella fase di attuazione.

Gli Stati membri dovrebbero impegnarsi ad adottare un approccio di "tolleranza zero" in materia di recepimento delle direttive, ossia rispettare l'obiettivo dello 0 % in termini di deficit di recepimento e di conformità.

Gli Stati membri dovrebbero trasmettere informalmente all'attenzione della Commissione alcuni aspetti specifici, affinché essa possa fornire un sostegno efficace nel periodo di recepimento.

14.

Tra le priorità della Commissione figurano il recepimento della normativa dell'UE nella legislazione nazionale e la sua corretta attuazione. La Commissione redigerebbe una relazione annuale sull'integrazione del mercato unico, per monitorare le modalità pratiche di funzionamento di quest'ultimo e individuare le ulteriori azioni a livello unionale e nazionale. La Commissione avvierebbe azioni concrete per garantire un'attuazione puntuale, corretta ed efficiente nei settori chiave.

OSSERVAZIONI DEL COMITATO DELLE REGIONI

15.

L'obiettivo principale della comunicazione della Commissione è rendere più efficace il funzionamento del mercato interno. La scelta dei settori chiave è appropriata. Per lo sviluppo del mercato unico è necessario individuare le misure caratterizzate dalla maggiore efficacia.

16.

Nell'attuale situazione economica, il ruolo dei servizi di intermediazione finanziaria in quanto settore dall'elevato potenziale di crescita è importante, ma comporta anche problemi.

17.

Nella determinazione dei settori chiave bisogna scegliere quelli che presentano buone opportunità di innovare e di creare posti di lavoro di qualità. Dal punto di vista delle amministrazioni locali, la scelta dei settori prioritari si è dimostrata riuscita. Il buon funzionamento del mercato unico digitale e i servizi nel loro insieme costituiscono importanti settori fortemente prioritari.

18.

Gli Stati membri hanno ancora molto da fare per facilitare le attività del mercato digitale. Gli enti locali possono svolgere un ruolo in questo contesto, ad esempio tramite gli appalti pubblici. L'esecuzione elettronica degli appalti pubblici e il pieno utilizzo della fatturazione elettronica contribuirebbero in maniera significativa allo sviluppo del mercato digitale. Gli ostacoli e le sfide inerenti all'applicazione del commercio elettronico nel settore pubblico vanno al di là della funzionalità tecnica. Il sostegno dei quadri dirigenti di livello più elevato, l'adeguamento organizzativo e la formazione del personale sono fattori essenziali per il successo del mercato digitale a livello locale e regionale e per gli appalti pubblici elettronici che ne fanno parte.

19.

L'esecuzione elettronica degli appalti pubblici richiederà una serie di misure su scala nazionale e locale. Tuttavia a livello europeo devono essere presi provvedimenti per facilitare il passaggio all'ambiente elettronico. A questo stesso livello occorre anche diffondere più efficacemente le buone pratiche.

20.

La competenza in materia di elaborazione della normativa nazionale ricade sulle autorità degli Stati membri, il cui compito è attuare la normativa dell'Unione in maniera appropriata e conforme alle esigenze nazionali.

21.

Il CdR ritiene positivo il fatto che la direttiva sui ritardi di pagamento sia stata inserita nell'elenco dei principali atti legislativi di cui seguire da vicino l'attuazione. I ritardi nei pagamenti da parte delle autorità pubbliche rappresentano un grave problema per le piccole e medie imprese, che deve essere affrontato con urgenza.

22.

La proposta di monitorare l'attuazione negli Stati membri va sostenuta. La relazione da pubblicare annualmente offre agli Stati membri l'opportunità di comparare la propria situazione con quella degli altri Stati membri. In base alla relazione annuale e all'analisi, la Commissione stabilirà quali siano le principali sfide politiche e misure per l'anno seguente a livello nazionale e dell'UE. Nel contesto del semestre europeo la relazione annuale presenterà raccomandazioni specifiche per ciascuno Stato membro, elaborate sulla base di un'analisi più accurata dei rispettivi risultati.

III.   CONCEZIONE, ATTUAZIONE, APPLICAZIONE ED ESECUZIONE DELLA NORMATIVA SUL MERCATO UNICO

LA COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE

23.

La Commissione sottolinea che nell'elaborare le norme sul mercato unico si dovrebbe verificare a livello dell'UE che:

le norme siano chiare, di facile comprensione e univoche;

esse non comportino un carico amministrativo inutilmente gravoso per le imprese, i cittadini e le amministrazioni;

le necessarie procedure amministrative (autorizzazioni ecc.) possano essere espletate per via elettronica;

siano reperibili le necessarie informazioni e i cittadini dispongano di efficaci mezzi di ricorso.

24.

Al fine di rispettare questi principi occorrerebbe garantire la consultazione delle parti interessate prima dell'elaborazione della legislazione proposta.

25.

La Commissione propone di ricorrere, laddove opportuno, a regolamenti in luogo delle direttive, specie quando nell'attuazione delle norme dell'UE proposte non sia richiesta un'ulteriore discrezionalità.

OSSERVAZIONI DEL COMITATO DELLE REGIONI

26.

Gli obiettivi qualitativi indicati nella normativa sono facilmente condivisibili. La chiarezza e la comprensibilità della normativa sono obiettivi importanti a livello sia dell'UE che dei legislatori nazionali.

27.

Ritiene che il sistema d'informazione del mercato interno sia uno strumento essenziale e che gli enti regionali e locali debbano avere pieno accesso a tale sistema, ma anche che occorra mettere a disposizione del personale di tali enti una formazione che consenta loro di farne un uso efficiente.

28.

In base al principio di sussidiarietà il mercato unico dovrebbe essere disciplinato da una legislazione emanata a livello dell'Unione solo nella misura del necessario. Ignorare il principio di sussidiarietà potrebbe comportare problemi nella fase di attuazione, quando non è più disponibile il margine di manovra nazionale, e potrebbe di conseguenza mettere a repentaglio lo sviluppo economico nazionale.

29.

Evidenzia l'utilità dei centri SOLVIT per i cittadini e le piccole imprese, in particolare nelle regioni frontaliere, e invita la Commissione a promuoverne maggiormente l'attività e tutti gli Stati membri a dotarli di un organico e di risorse adeguate.

30.

Osserva che il procedimento europeo per la composizione delle controversie di modesta entità non è sufficientemente noto agli organi di giustizia competenti e viene ancora utilizzato raramente; un problema particolare per i cittadini che ricorrono a tale procedimento è la successiva esecuzione delle decisioni in un altro Stato membro.

31.

Il basso livello qualitativo della legislazione conduce a un'erosione dell'effettiva legittimità dell'Unione agli occhi dei cittadini e delle imprese. Ad esempio la normativa in materia di appalti pubblici ha limitato nella pratica la capacità degli Stati membri e delle amministrazioni locali di decidere in merito all'organizzazione della propria attività. Le norme sul mercato unico e il timore di infrangerle spingono verso un'organizzazione dei servizi il cui funzionamento non è sempre adeguato.

LA COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE

32.

La Commissione afferma che è necessario fare un uso più intelligente degli strumenti informatici per trasmettere le informazioni destinate alle imprese e ai cittadini. La Commissione sottolinea che anche gli Stati membri dovrebbero intensificare la divulgazione di informazioni di facile comprensione sul funzionamento del mercato unico.

33.

Le formalità amministrative dovrebbero poter essere espletate online (e-government), in particolare in un contesto transfrontaliero. La cooperazione tra amministrazioni dovrebbe essere coadiuvata tramite un sistema di scambio di informazioni.

34.

Secondo la comunicazione, per risolvere i problemi che le imprese e i cittadini si trovano ad affrontare occorrerebbe a livello nazionale un servizio di prima assistenza facilmente accessibile, cui sia le imprese che i cittadini possano rivolgersi.

35.

Gli Stati membri dovrebbero impegnarsi a garantire un rapido ed efficace ricorso giudiziario.

36.

Secondo la comunicazione, un'unica istanza dovrebbe essere responsabile della supervisione e del monitoraggio del funzionamento del mercato unico a livello nazionale. La Commissione raccomanda di ricorrere negli Stati membri ai "centri per il mercato unico", e intende istituire una rete europea di tali centri.

OSSERVAZIONI DEL COMITATO DELLE REGIONI

37.

L'individuazione e la condivisione delle migliori pratiche meritano naturalmente sostegno e dovrebbero rientrare sempre tra i compiti ordinari della Commissione in materia di sviluppo.

38.

Va sostenuto anche lo sviluppo della cooperazione istituzionale lungo le linee suggerite dalla Commissione. Per esempio, la costituzione di centri per il mercato unico può essere giustificata ai fini dello scambio di informazioni tra le autorità degli Stati membri e la Commissione. Le attività dei centri per il mercato unico devono essere in sintonia con altri aspetti dell'amministrazione degli Stati membri.

39.

Nell'elaborare la normativa è importante ricordare l'importante ruolo delle amministrazioni locali e regionali. In particolare il concetto di "pensare anzitutto in piccolo" evidenzia l'importanza dell'attività locale e delle condizioni economiche create a questo livello. A livello europeo vengono create le condizioni generali, ma è a quello locale che hanno origine i fattori decisivi per il nostro benessere e l'attività economica. Nello sviluppo della normativa sul mercato unico è importante tenere conto di tale fattore, perché solo in questo modo si possono conciliare le attività di portata europea e l'aspetto locale.

40.

Gli enti locali e regionali applicano gran parte della normativa sul mercato unico. Per evitare l'insorgere di problemi nel momento dell'attuazione pratica della normativa, è essenziale che il CdR e gli enti locali e regionali svolgano un ruolo nell'elaborazione della normativa a livello dell'Unione.

41.

Le innovazioni nascono a livello locale. Gli enti locali e regionali possono svolgere un ruolo essenziale nel sostenere e guidare le innovazioni. Allo scopo di sviluppare il mercato unico europeo occorrerebbe predisporre un modello in cui sia i soggetti locali che quelli europei abbiano il proprio ruolo naturale da svolgere. Ad esempio la Commissione potrebbe promuovere un approccio in cui gli sforzi congiunti delle varie direzioni generali sono orientati allo sviluppo dei settori con il massimo potenziale di crescita, mentre le migliori pratiche vengono sperimentate a livello locale.

42.

Tuttavia neanche le migliori pratiche possono essere disseminate senza una rete europea. La Commissione si trova nella posizione ideale per costituire tali reti. Nei settori di intervento e nelle regioni con il maggiore potenziale di innovazione, occorrerebbe lanciare progetti innovativi finanziati dall'UE, nel cui ambito la ricerca offre un sostegno efficace all'innovazione, all'insegnamento e all'apprendimento. Con l'appoggio della Commissione, tutti i soggetti locali dovrebbero avere accesso alle prassi sviluppate su tale base.

IV.   ULTERIORI MISURE NECESSARIE

43.

La Commissione europea ha portato a termine la sua comunicazione sull'Atto per il mercato unico II (COM(2012) 573 final), da cui risulta che l'impegno comune del Parlamento europeo, del Consiglio, del Comitato economico e sociale europeo, del Comitato delle regioni e di varie parti in causa ha condotto a una visione politica ampiamente condivisa per lo sviluppo ulteriore del mercato interno, e ha reso possibile concentrare l'attenzione politica. Il CdR concorda con la Commissione nel ritenere che, alla luce delle sfide derivanti dalla crisi economica, occorra adottare al più presto ulteriori misure.

44.

I motori proposti nella comunicazione sono:

1)

sviluppare reti pienamente integrate nel mercato unico

2)

promuovere la mobilità transfrontaliera dei cittadini e delle imprese

3)

sostenere l'economia digitale in tutta Europa

4)

rafforzare l'imprenditoria sociale, la coesione e la fiducia dei consumatori.

45.

Le reti sono la spina dorsale della modernizzazione dell'economia e l'obiettivo è creare un mercato unico in cui i cittadini e le aziende possano beneficiare di un mercato unico dei trasporti e dell'energia. Il settore digitale è indubbiamente uno dei principali motori della produttività e della creatività. L'imprenditorialità sociale comporta un'azione decisa rivolta a coinvolgere l'opinione pubblica e il terzo settore, nonché un rapido aumento di varie attività di partenariato. Il CdR attende misure pratiche intese a realizzare senza indugi le aspettative connesse a tali obiettivi.

46.

Oltre ai temi delineati più in alto, il funzionamento del mercato interno presenta vari altri aspetti e questioni che richiedono una riflessione a livello politico e che, alla luce dell'esperienza accumulata con la crisi economica, risulta necessario risolvere. Molti di essi sono stati già individuati nella strategia Europa 2020 e nelle iniziative faro, ma non è stato ancora possibile trovare una soluzione. Tali misure necessarie sono state considerate in vari pareri del CdR, e in questo contesto il CdR desidera sottolineare in particolare le misure che seguono.

47.

Nel precedente parere 330/2010, il CdR proponeva di istituire "dei patti territoriali nel cui ambito, grazie a un approccio regionale flessibile, gli enti locali e regionali concentrerebbero gli interventi e i finanziamenti sull'attuazione della strategia Europa 2020 e delle iniziative faro. Occorre dedicare un'attenzione particolare ai progetti che promuovono l'innovazione sociale nelle regioni interessate e che producono il maggiore impatto sulla società." Particolarmente significative sono le misure nei settori chiave individuati nella comunicazione della Commissione, come la piena utilizzazione delle possibilità digitali nel rinnovamento dei processi e delle strutture dei servizi.

48.

Nel summenzionato parere 330/2010 il CdR raccomanda ancora "alla Commissione di dare attuazione, nel quadro dell'Atto per il mercato unico, a tutti i progressi apportati dal Trattato di Lisbona, che possono contribuire a ripristinare la fiducia dei cittadini dell'UE nel mercato unico, in particolare l'articolo 3 TUE che fissa nuovi obiettivi sociali per l'Unione riguardanti la lotta all'esclusione sociale e alle discriminazioni, la promozione della giustizia e della protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore". Anche in questo caso si tratta di mettere a punto altre innovazioni sociali per far sì che l'Europa sviluppi progetti di avanguardia nel cui quadro il carattere innovativo di alcune aree e la cooperazione tra aree geografiche producano soluzioni di utilità universale.

Bruxelles, 31 gennaio 2013

Il presidente del Comitato delle regioni

Ramón Luis VALCÁRCEL SISO


2.3.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 62/44


Parere del Comitato delle regioni «Conoscenze oceanografiche 2020»

2013/C 62/09

IL COMITATO DELLE REGIONI

ritiene che le conoscenze oceanografiche siano cruciali in particolare per una crescita sostenibile, per ottenere oceani sani e produttivi e per migliorare la comprensione degli ecosistemi marini e delle conseguenze delle attività umane su di essi;

ritiene inoltre importante disporre di dati centralizzati sulle attività marittime al fine di conseguire una migliore comprensione e previsione delle potenziali interazioni;

evidenzia che, oltre ai bilanci nazionali per la rilevazione dei dati, gli Stati membri dovrebbero poter utilizzare fondi europei per la raccolta dei dati e la ricerca;

ritiene che occorra ancora superare alcune sfide, sebbene siano stati compiuti alcuni progressi - soprattutto il completamento della prima fase dell'EMODnet -, affinché la Commissione raggiunga gli obiettivi fissati nel 2010;

ritiene necessario elaborare procedure snelle ed efficaci di presentazione e di valutazione delle domande di licenze, affinché queste ultime possano essere trattare in maniera efficiente;

evidenzia l'importanza di proseguire i lavori già avviati, soprattutto quelli relativi a EMODnet, e di divulgare su larga scala i lavori relativi a questa rete quando essa diverrà operativa (nel 2014), in modo che possa attirare i contributi di cui ha bisogno e venga portata all'attenzione del pubblico destinatario (il settore pubblico, quello privato e il grande pubblico).

Relatore

Arnold HATCH (UK/NI), membro del consiglio comunale di Craigavon (Irlanda del Nord)

Testo di riferimento

Libro verde - Conoscenze oceanografiche 2020: dalla mappatura dei fondali marini alle previsioni oceanografiche

COM(2012) 473 final

Parere del Comitato delle regioni – Conoscenze oceanografiche 2020

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Introduzione

1.

ritiene che le conoscenze oceanografiche siano cruciali in particolare per una crescita sostenibile, per ottenere oceani sani e produttivi e per migliorare la comprensione degli ecosistemi marini e delle conseguenze delle attività umane su di essi. Rileva che i dati attualmente disponibili sono frammentati e immagazzinati in banche dati differenti di enti pubblici, di centri di ricerca e del settore privato e che tali dati trascendono i confini nazionali. Ritiene inoltre importante disporre di dati centralizzati sulle attività marittime al fine di conseguire una migliore comprensione e previsione delle potenziali interazioni: ad esempio la prospezione delle profondità marine (sfruttamento di giacimenti minerari, di petrolio e di gas) è un'attività particolarmente rischiosa, che attualmente viene gestita in modo totalmente separato dalle attività di pesca;

2.

reputa che la natura frammentata dei dati rappresenti un freno allo sviluppo economico e a quello sostenibile del settore marittimo e, pertanto, ritiene che l'obiettivo dovrebbe consistere nel migliorare l'accesso ai dati, nel diminuire i costi per gli utenti, nello stimolare l'innovazione e nel ridurre l'incertezza sulla natura dei nostri mari. Le banche dati devono essere di facile uso, prevedere punti di contatto locali per l'assistenza agli utenti ed essere collegate ad un sito web aperto che possa essere progettato in modo tale da incoraggiare il pubblico a partecipare ad indagini online su vasta scala;

3.

ricorda di aver già espresso il proprio punto di vista sul tema delle conoscenze oceanografiche in un parere del gennaio 2011 (1) che esaminava sia la comunicazione della Commissione su questo argomento (2) che una proposta di regolamento su una politica marittima integrata (3). Il Libro verde rappresenta una continuazione della suddetta comunicazione e alcuni punti importanti esposti nel parere del 2011 rimangono validi;

4.

ricorda che la comunicazione del 2010 sulle conoscenze oceanografiche era già essa stessa una risposta alla richiesta di un approccio più coordinato alla rilevazione e all'elaborazione di dati relativi all'ambiente marino che era contenuta nelle conclusioni del Consiglio sulla politica marittima integrata del 16 novembre 2009 (4). Le sfide individuate nei documenti della Commissione comprendono: la sostenibilità delle principali iniziative dell'UE in questo settore - specialmente la rete europea di osservazione e di dati dell'ambiente marino (EMODnet) e il programma europeo di monitoraggio della terra (GMES) - oltre il 2014, la crisi finanziaria e l'uso avveduto dei bilanci degli Stati membri in questo settore, nonché l'accesso ai dati sulla pesca;

5.

ritiene che occorra ancora superare alcune sfide, sebbene siano stati compiuti alcuni progressi - soprattutto il completamento della prima fase dell'EMODnet -, affinché la Commissione raggiunga gli obiettivi fissati nel 2010;

6.

accoglie pertanto favorevolmente il Libro verde della Commissione europea.

Osservazioni sul Libro verde

7.

richiama l'attenzione sul fatto che le conoscenze oceanografiche, comprese le conoscenze sugli ecosistemi marini, rappresentano una condizione imprescindibile per sviluppare il pieno potenziale della cosiddetta "economia blu", che rappresenta la dimensione marittima della strategia Europa 2020;

8.

sottolinea che l'economia blu deve essere sostenibile e deve creare posti di lavoro nel settore marino, in quello marittimo e in quello della pesca attraverso il miglioramento della competitività e dell'efficienza dell'industria, degli enti pubblici e del mondo della ricerca. Secondo le stime fornite dalla Commissione europea, i benefici derivanti dalla creazione di una rete integrata che sostituisca l'attuale sistema frammentato di osservazione dell'ambiente marino potrebbero arrivare a 300 milioni di euro l'anno;

9.

rinnova il proprio sostegno al concetto di una rete europea di osservazione e di dati dell'ambiente marino (EMODnet) e il proprio contributo alla creazione di una rete paneuropea più integrata per le conoscenze oceanografiche;

10.

evidenzia l'importanza di proseguire i lavori già avviati, soprattutto quelli relativi a EMODnet, e di divulgare su larga scala i lavori relativi a questa rete quando essa diverrà operativa (nel 2014), in modo che possa attirare i contributi di cui ha bisogno e venga portata all'attenzione del pubblico destinatario (il settore pubblico, quello privato e il grande pubblico). Pertanto il CdR appoggia l'introduzione di un processo continuo e integrato dopo il 2014;

11.

richiama l'attenzione sull'importanza di disporre d'informazioni e di dati più precisi sulla biodiversità dell'ambiente marino, sul funzionamento dei diversi ecosistemi marini e sull'interazione tra questi ultimi e le attività umane; inoltre ritiene necessario elaborare procedure snelle ed efficaci di presentazione e di valutazione delle domande di licenze, affinché queste ultime possano essere trattare in maniera efficiente;

12.

sottolinea che la conoscenza sulla situazione degli stock ittici è cruciale per definire una riforma ambiziosa e realistica della politica comune della pesca e rinnova la sua richiesta di riservare un finanziamento adeguato per la raccolta dei dati nel Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) attualmente in discussione;

13.

evidenzia che, oltre ai bilanci nazionali per la rilevazione dei dati, gli Stati membri dovrebbero poter utilizzare fondi europei per la raccolta dei dati e la ricerca, soprattutto nel quadro del FEAMP e del programma Orizzonte 2020;

14.

chiede che venga adottato un approccio più strutturato in materia di osservazioni oceanografiche, onde fornire alla piattaforma CLIMATE-ADAPT indicatori più precisi sui cambiamenti locali per quanto concerne parametri climatici quali l'innalzamento del livello del mare e l'acidificazione degli oceani, contribuendo in tal modo al processo di adattamento al riscaldamento del clima.

Sussidiarietà

15.

ricorda che, per motivi di sussidiarietà, la responsabilità della rilevazione dei dati ricade principalmente sugli Stati membri. Vista la necessità di assicurare la coerenza tra gli Stati membri e i differenti gruppi di utenti, l'UE potrebbe fornire un valore aggiunto nella fase di elaborazione dei dati. I dati nazionali non ci dicono tutto quello che abbiamo bisogno di sapere sui mari quale sistema globale collegato da venti variabili, correnti stagionali e specie migratorie. Inoltre queste variabili trascendono i confini nazionali e le informazioni raccolte devono quindi essere coordinate e collegate per ottenere i risultati desiderati;

16.

ritiene pertanto che un'analisi a livello europeo sia essenziale e che l'azione dell'UE sia pienamente giustificata in rapporto al principio di sussidiarietà;

17.

richiama tuttavia l'attenzione sulla necessità sia di rimanere conformi ai principi di sussidiarietà e proporzionalità quando in futuro verranno definite delle misure dopo questa consultazione, che di prendere in considerazione i potenziali oneri amministrativi o finanziari che potrebbero ricadere sui governi regionali e locali.

Bruxelles, 31 gennaio 2013

Il presidente del Comitato delle regioni

Ramón Luis VALCÁRCEL SISO


(1)  CdR 339/2010 fin Sviluppo di una politica marittima integrata e conoscenze oceanografiche 2020.

(2)  COM(2010) 461 final Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio - Conoscenze oceanografiche 2020: dati e osservazioni relativi all'ambiente marino per una crescita intelligente e sostenibile.

(3)  COM(2010) 494 final Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma di sostegno per l’ulteriore sviluppo di una politica marittima integrata.

(4)  Conclusioni del Consiglio sulla politica marittima integrata, 2 973a riunione del Consiglio Affari generali, Bruxelles, 16 novembre 2009.


2.3.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 62/47


Parere del Comitato delle regioni «Crescita blu: prospettive per una crescita sostenibile nei settori marino e marittimo»

2013/C 62/10

IL COMITATO DELLE REGIONI

richiama l'attenzione sul fatto che l'economia marittima, intesa in senso lato, non si limita alle regioni e ai soggetti che hanno accesso diretto ai mari e agli oceani, ma interessa in larga misura anche le regioni distanti dalle coste e dai porti, ad esempio in quanto produttrici di attrezzature per le navi e sotto il profilo dei trasporti, della logistica e della ricerca e sviluppo;

chiede che nello sviluppo dell'economia blu si tenga conto delle specificità regionali dei bacini marittimi europei e che se ne faccia uso ai fini dell'attuazione;

rileva la necessità di sostenere finanziariamente l'acquacoltura con i fondi UE e respinge le proposte intese a modificare geneticamente gli organismi acquatici per generare nuove specie più resistenti alle malattie e all'inquinamento ambientale;

richiama l'attenzione sulla questione dei relitti militari risalenti alle guerre mondiali e alla guerra fredda e delle scorie radioattive riversate in mare nel passato e ritiene necessario che a livello dell'Unione europea venga elaborata una metodologia e vengano garantite le risorse per rendere sicuri questi materiali pericolosi;

esorta a invitare sistematicamente il Comitato delle regioni, in quanto rappresentante degli enti regionali e locali, a partecipare ai futuri lavori sul concetto di crescita blu, compresa l'elaborazione e l'introduzione di strategie per i bacini marittimi, che ritiene essere uno strumento importante per l'attuazione di aspetti chiave della crescita blu.

Relatore:

Adam BANASZAK (PL/AE), consigliere regionale della Cuiavia-Pomerania

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Crescita blu - Opportunità per una crescita sostenibile dei settori marino e marittimo

COM(2012) 494 final

Parere del Comitato delle regioni - Crescita Blu Prospettive per una crescita sostenibile nei settori marino e marittimo

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

sottolinea che il concetto di crescita blu si basa sul presupposto che mari, coste e oceani possano svolgere un ruolo chiave nella soluzione di numerosi problemi attuali e che tale crescita dovrebbe fondarsi sui principi dello sviluppo sostenibile e di una "specializzazione intelligente";

2.

richiama l'attenzione sul fatto che l'economia marittima, intesa in senso lato, non si limita alle regioni e ai soggetti che hanno accesso diretto ai mari e agli oceani, ma interessa in larga misura anche le regioni distanti dalle coste e dai porti, ad esempio in quanto produttrici di attrezzature per le navi e sotto il profilo dei trasporti, della logistica e della ricerca e sviluppo;

3.

sottolinea l'importanza della crescita dell'economia blu, che può contribuire a migliorare la competitività dell'UE sulla scena internazionale;

4.

ritiene che la crescita blu debba basarsi sulla tutela della biodiversità, dell'ambiente marino e dei suoi ecosistemi, così da rafforzare le naturali funzioni svolte da ecosistemi marini e costieri sani e resistenti;

5.

appoggia le iniziative UE in corso e quelle previste per il periodo 2014-2020 per sostenere le attività degli Stati membri e degli enti locali e regionali a favore dello sviluppo dell'economia blu;

6.

sostiene gli sforzi per introdurre in tutta l'Unione europea un sistema comune di pianificazione dello spazio marittimo, che fornirà un importante strumento per bilanciare gli interessi dei diversi settori dell'economica blu e contribuirà a garantire un uso efficiente e sostenibile di preziose risorse marine;

7.

ritiene che in Europa manchi una politica marittima unificata. Fa osservare inoltre che la comunicazione in esame non tiene conto di alcuni settori dell'economia marittima quali i trasporti marittimi e l'industria navale.

Energia blu

8.

concorda nel ritenere che quello delle energie marine rinnovabili in senso lato sia un ramo importante dell'economia, in quanto assicura l'accesso all'energia elettrica, che ha un impatto marginale sull'ambiente e costituisce una leva per lo sviluppo di una data regione;

9.

evidenzia che uno strumento importante per infondere dinamismo a questo ramo dell'economia sono i fondi dell'UE per il finanziamento degli investimenti di questo tipo, le attività di ricerca e sviluppo e la formazione delle risorse umane;

10.

ricorda che occorre rivolgere un'attenzione particolare agli effetti ambientali delle strutture sorte in collegamento con la produzione di energia da fonti rinnovabili;

11.

richiama l'attenzione sul fatto che lo sviluppo delle energie marine rinnovabili può imprimere un impulso positivo allo sviluppo dei porti marittimi più piccoli, che consentiranno di soddisfare i bisogni logistici di questa parte dell'economia marittima;

12.

ritiene che alle future discussioni sul futuro delle energie marine rinnovabili si dovrebbero invitare anche i rappresentanti delle autorità marittime, gli enti portuali e le autorità regionali e locali;

13.

fa presente lo speciale ruolo che dovrà svolgere il settore pubblico nel sostenere le future iniziative in questo campo.

Acquacoltura e pesca

14.

è del parere che lo sviluppo dell'acquacoltura insieme alla crescita della produzione nel rispetto dell'ambiente naturale, dell'equilibrio ecologico e della biodiversità incideranno positivamente sull'aumento del consumo di pesce e di altri organismi acquatici. Ciò contribuirà a migliorare la salute pubblica, a rafforzare i soggetti economici che operano in questo settore, a diminuire la quota di sostituti di proteine di pesce consumati e ad aumentare l'occupazione in questo settore dell'economia blu;

15.

rileva la necessità di sostenere finanziariamente l'acquacoltura con i fondi UE, così da rafforzare l'importanza del settore e delle attività alieutiche per le regioni costiere;

16.

respinge le proposte intese a modificare geneticamente gli organismi acquatici per generare nuove specie più resistenti alle malattie e all'inquinamento ambientale;

17.

sostiene la sostituzione dei motori dei pescherecci e la commercializzazione di nuovi pescherecci più efficienti dal punto di vista energetico che assicurino catture selettive e migliorino la sicurezza e il comfort dei pescherecci;

18.

ricorda la posizione espressa nel proprio parere sulla riforma della politica comune della pesca, in cui si riconosce la necessità di nominare un comitato consultivo per l'acquacoltura che riunisca i rappresentanti dell'industria di trasformazione;

19.

sottolinea il ruolo del comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (STECF) in quanto organo scientifico coadiuvante la Commissione europea nel garantire una gestione sostenibile della pesca.

Turismo marittimo, costiero e di crociera

20.

ritiene che su molti abitanti dell'Unione europea, le vacanze al mare nei paesi dell'Unione europea esercitino un richiamo sempre maggiore. Questo aumento d'interesse è favorito anche dal livello sempre più elevato dei servizi forniti in tale sfera dell'economia;

21.

sostiene l'approccio strategico per quanto riguarda le infrastrutture dei porti marittimi, la capacità di ormeggio e il trasporto in senso lato ed evidenzia l'importanza di sostenere finanziariamente queste attività di investimento con i fondi provenienti dal Fondo di coesione, dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale e dal Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca;

22.

ritiene che le iniziative che coniugano azioni collegate alla protezione delle coste e attività turistiche rispettose dell'ambiente dovrebbero essere sostenute e promosse nel nuovo quadro finanziario pluriennale (2014-2020);

23.

sottolinea il ruolo svolto dalle aree marine protette nella conservazione e protezione degli ecosistemi marini e nello sviluppo delle attività turistiche di immersione subacquea sostenibile, in quanto strumento strategico di conoscenza e di sensibilizzazione dei cittadini nei confronti dell'ambiente marino;

24.

appoggia l'impegno mostrato finora dagli enti regionali e locali nel sostenere, promuovere e far conoscere la protezione dell'ambiente e le iniziative volte a rafforzare le strutture ricettive turistiche e a formare personale altamente qualificato in questo settore dell'economia;

25.

rileva la particolare importanza delle accademie nautiche e dei centri universitari di formazione del personale nel fornire all'economia marittima lavoratori con un diploma universitario ed elevate qualifiche professionali in questo campo. Vanno inoltre sostenute le attività delle piattaforme di cooperazione degli istituti d'istruzione superiore per la formazione del personale marittimo.

Risorse minerali marine

26.

conviene che, con l'aumento del fabbisogno di materie prime, potrebbe aumentare l'interesse per la ricerca di tale risorse sui fondali marittimi e oceanici, con pesanti conseguenze per l'equilibrio degli ecosistemi marini, alcuni dei quali sono ancora poco conosciuti, provocando fenomeni anche gravi di dissesto del territorio e dell'ambiente naturale ed antropico (subsidenza, erosione, ingressione marina, ecc.) laddove i fondali escavati siano in prossimità delle coste. Di conseguenza è opportuno, come ha suggerito il Comitato nei suoi pareri sullo sviluppo sostenibile, privilegiare il riutilizzo e il riciclaggio di queste materie prime al fine di ridurre la pressione economica;

27.

ritiene che le misure a sostegno delle attività di ricerca e sviluppo, il finanziamento dei centri universitari, le ricerche, i programmi scientifici e le borse di studio possano essere un motore di sviluppo di questa sfera economica;

28.

sottolinea l'importanza di sostenere i settori specializzati della cantieristica e della produzione di attrezzature per le navi e altri veicoli marittimi (compresi quelli per l'attività estrattiva) che contribuiscono allo sfruttamento dei giacimenti off-shore nel rispetto delle elevate norme di protezione dell'ambiente;

29.

richiama l'attenzione sulla questione - che potrebbe rivestire grande importanza per ciascuno degli ambiti di sviluppo dell'economia blu trattati nella comunicazione - dei relitti militari risalenti alle guerre mondiali e alla guerra fredda e delle scorie radioattive riversate in mare nel passato. A questo proposito, è necessario che a livello dell'Unione europea venga elaborata una metodologia e vengano garantite le risorse per rendere sicuri questi materiali pericolosi.

Biotecnologia blu

30.

conviene che l'intera sfera della biotecnologia basata sulle risorse marine è attualmente poco sviluppata. Gli esempi di buone pratiche presentati nella comunicazione, ovvero i farmaci prodotti a partire da organismi marini, lasciano sperare che le ricerche in questo settore possano aprire prospettive molto promettenti;

31.

ritiene che il monitoraggio delle ricerche scientifiche possa contribuire all'applicazione di tecnologie nuove e innovative che, se introdotte su scala industriale, potranno tradursi in un notevole sviluppo economico.

Conclusione

32.

sottolinea che lo sviluppo dell'economia blu deve basarsi sul rispetto dell'ambiente e dei principi dello sviluppo sostenibile. Tuttavia, è molto importante che in tale sviluppo si tenga conto anche delle questioni legate alla protezione dell'ambiente;

33.

ritiene che nelle questioni collegate alla crescita blu rivesta grande importanza lo sviluppo delle infrastrutture necessarie, in particolare porti marittimi, capacità di ormeggio e reti di trasporto. Pertanto, ogni forma di sostegno allo sviluppo dell'economia, e in particolare i programmi di ricerca e sviluppo, devono essere sottolineati e trattati in chiave strategica;

34.

chiede che nello sviluppo dell'economia blu si tenga conto delle specificità regionali dei bacini marittimi europei e che se ne faccia uso ai fini dell'attuazione;

35.

esorta a invitare sistematicamente il Comitato delle regioni, in quanto rappresentante degli enti regionali e locali, a partecipare ai futuri lavori sul concetto di crescita blu, compresa l'elaborazione e l'introduzione di strategie per i bacini marittimi, che ritiene essere uno strumento importante per l'attuazione di aspetti chiave della crescita blu.

Bruxelles, 31 gennaio 2013

Il presidente del Comitato delle regioni

Ramón Luis VALCÁRCEL SISO


2.3.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 62/51


Parere del Comitato delle regioni «Energie rinnovabili: un ruolo di primo piano nel mercato energetico europeo»

2013/C 62/11

IL COMITATO DELLE REGIONI

osserva che lo sviluppo non coordinato e più rapido del previsto che hanno avuto le FER in molti paesi ha creato tutta una serie di problemi politici, normativi e tecnici connessi con il funzionamento dei sistemi energetici. A questo proposito, è necessario un serio dibattito a livello UE sui meccanismi e gli strumenti appropriati per promuovere le FER in modo coordinato;

segnala che è necessario elaborare un sistema semplice ed efficace di sostegno allo sviluppo delle FER basato su una strategia europea comune. Vi è bisogno di una strategia comune per creare degli strumenti sia basati sui meccanismi del mercato che di tipo normativo, in grado di assicurare una transizione efficace e socialmente sostenibile verso una maggiore produzione di energia da FER;

ritiene che i futuri meccanismi di sovvenzionamento potrebbero essere basati su procedure già sperimentate nel quadro della politica di coesione per sostenere la produzione e la distribuzione delle energie rinnovabili nonché per promuovere una maggiore diffusione delle nuove tecnologie in questo campo;

è convinto che, per stabilizzare la situazione attuale e creare incentivi agli investimenti a lungo termine, sia necessaria una maggiore coerenza tra le decisioni dei singoli Stati membri. Un sistema paneuropeo di sostegno per le FER potrebbe essere uno strumento in grado di favorire questa coerenza;

ritiene che nelle regioni sia possibile combinare le diverse tecnologie per le FER con nuovi metodi di gestione della capacità di produzione e trasmissione grazie all'impiego della tecnologia delle "reti intelligenti" (smart networks), che consente di bilanciare fabbisogno e produzione di energia elettrica a livello locale, in modo da aumentare notevolmente la sicurezza energetica delle regioni e ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia da lunga distanza.

Relatore

Witold STĘPIEŃ (PL/PPE), presidente della regione di Łódź

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni Energie rinnovabili: un ruolo di primo piano nel mercato energetico europeo

COM(2012) 271 final

Parere del Comitato delle regioni - Energie rinnovabili: un ruolo di primo piano nel mercato energetico europeo

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Introduzione

1.

concorda con la Commissione europea nel ritenere che le fonti di energia rinnovabili siano essenziali per diversificare gli approvvigionamenti energetici, rafforzare la competitività europea e creare posti di lavoro, e conseguire gli obiettivi dell'Unione europea in materia di cambiamento climatico; ritiene inoltre che le varie opzioni fondamentali per le energie rinnovabili dopo il 2020 siano essenziali per garantire che queste ultime facciano parte del mercato europeo dell'energia;

2.

reputa che una delle cause principali dei problemi incontrati nello sviluppo delle FER risieda nella mancanza, nella politica energetica dell'Unione, di una visione a lungo termine e di un coordinamento tra gli Stati, le regioni e le parti interessate conformemente al principio di sussidiarietà, e segnala altresì il ruolo essenziale che le misure di efficienza energetica rivestono per il conseguimento degli obiettivi. Concorda inoltre con la Commissione europea sull'opportunità che gli Stati membri si avvalgano degli strumenti esistenti per promuovere la cooperazione reciproca e lo scambio di energie rinnovabili, e sottolinea il ruolo particolare che possono svolgere in questo senso le regioni frontaliere in quanto laboratori della cooperazione;

3.

segnala che è necessario elaborare un sistema semplice ed efficace di sostegno allo sviluppo delle FER basato su una strategia europea comune. In linea con i principi di sussidiarietà e di proporzionalità, appare opportuno definire a livello europeo soltanto delle condizioni quadro, in particolare per quanto riguarda gli effetti transfrontalieri. I futuri meccanismi di sovvenzionamento potrebbero essere basati su procedure già sperimentate nel quadro della politica di coesione per sostenere la produzione e la distribuzione delle energie rinnovabili nonché per promuovere una maggiore diffusione delle nuove tecnologie in questo campo. Il CdR sottolinea il ruolo chiave che gli enti locali e regionali possono svolgere nello sviluppo e nella promozione delle soluzioni in materia di energie rinnovabili, che devono basarsi sulle esperienze e sui bisogni delle diverse regioni; esorta pertanto la Commissione europea e gli Stati membri a coinvolgere i rappresentanti dei livelli locale e regionale nella concezione degli strumenti politici a livello di UE e nella loro applicazione;

II.   LA COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA

4.

concorda con la Commissione sul fatto che, per accrescere sensibilmente la quota dell'energia da fonti rinnovabili, sarà indispensabile migliorare i sistemi di sostegno. In base all'analisi della Commissione, gli elevati costi amministrativi e di capitale fanno spesso lievitare i costi dei progetti nel campo delle FER, rischiando di comprometterne la competitività, in particolare nelle prime fasi. Nella comunicazione si fa presente la necessità di garantire la dovuta coerenza tra i sistemi nazionali di sostegno, contribuendo così a eliminare le distorsioni del mercato dell'energia. Il passaggio a sistemi che espongano progressivamente i produttori ai rischi connessi con i prezzi di mercato dovrebbe rafforzare la competitività delle tecnologie per le FER. In particolare, per ridurre, nel lungo periodo, la necessità di sovvenzioni per le tecnologie mature è fondamentale un mercato delle emissioni ben funzionante. Il sostegno rimarrà tuttavia necessario per le tecnologie nuove e meno mature. Al riguardo il CdR si rallegra dell'intenzione, manifestata dalla Commissione europea, di elaborare degli orientamenti basati sulle buone pratiche e sull'esperienza acquisita in questi campi;

5.

sottolinea la cruciale importanza, per realizzare un mercato interno e integrare le energie rinnovabili nei sistemi elettrici, dello sviluppo globale delle infrastrutture. Per migliorare le infrastrutture energetiche, si propone di:

investire nelle reti di distribuzione,

ammodernare le infrastrutture di trasmissione,

investire nelle interconnessioni, in particolare fra gli Stati membri e le loro regioni,

sviluppare reti intelligenti,

sostenere la generazione di energia decentrata/in impianti di piccole dimensioni;

6.

rileva che il finanziamento della R&S è di decisiva importanza ai fini del sostegno all'innovazione e allo sviluppo tecnologico; e al riguardo, concorda con la Commissione sul fatto che un ruolo importante è svolto in particolare dalla ricerca nel settore delle tecnologie per l'energia oceanica e per lo stoccaggio dell'energia e dei materiali avanzati nonché dallo sviluppo delle tecnologie per lo sfruttamento di tipi di biomassa finora inutilizzati per i bisogni delle energie rinnovabili. Il principale contributo dell'UE alla promozione dello sviluppo delle tecnologie energetiche chiave è rappresentato dal piano strategico per le tecnologie energetiche (SET Plan) e dall'imminente programma di ricerca Orizzonte 2020. Il Comitato sottolinea inoltre l'importante ruolo che possono svolgere gli enti locali e regionali nella cooperazione con l'infrastruttura di ricerca e nel sostegno alla stessa, nonché in quanto investitori pubblici; ricorda inoltre, a questo proposito, che l'importanza cruciale dei finanziamenti UE alla ricerca in quest'ambito dovrebbe trovare adeguato riscontro nel dibattito in corso sul quadro finanziario pluriennale dell'UE;

7.

prende atto dell'analisi svolta dalla Commissione sui diversi gradi di apertura e di integrazione dei diversi mercati dell'energia (riscaldamento e raffreddamento, trasporti, elettricità, ecc.); concorda sul fatto che l'integrazione dei mercati può agevolare l'accesso di nuovi soggetti, come le FER, sottolineando tuttavia che l'apertura dei mercati in sé non garantisce né l'incremento dell'efficienza né il calo dei prezzi, e che, per ottenere questi risultati, è necessaria un'adeguata regolamentazione e supervisione a livello europeo, trasparenza e informazione dei consumatori; attende pertanto con interesse il futuro dibattito sulle proposte della Commissione in merito al mercato interno dell'energia.

III.   SVILUPPO DELLE FONTI DI ENERGIA RINNOVABILI

La quota di consumo energetico costituita da energie rinnovabili

8.

fa notare che nell'UE, alla metà del 2012, la quota di consumo energetico costituita da energie rinnovabili era pari al 12,4 %, con un aumento dell'1,9 % rispetto al livello del 2008: ciò significa che attualmente l'UE sta rispettando la tabella di marcia verso una quota del 20 % entro il 2020, ma significa anche che dovrebbe essere più ambiziosa e prefiggersi una quota più elevata, o quanto meno stabilire l'obiettivo di una quota del 20 % per ciascuno Stato membro; saranno inoltre necessari nuovi sforzi dopo il 2020, e anche a questo proposito l'UE dovrebbe darsi quanto prima obiettivi ambiziosi, puntando alla possibilità di portare la quota di energie rinnovabili al 100 % entro il 2050.

Sovvenzioni per le FER

9.

chiede che al sistema UE di scambio delle quote di emissione di CO2 (EU ETS), che avrebbe dovuto costituire una forma di sostegno indiretto alle FER, siano date una struttura adeguata e obiettivi realistici.

Sistemi di sostegno e mercato dell'energia

10.

condivide l'idea della Commissione secondo cui occorre migliorare la competitività delle FER presenti sui mercati dell'energia. I sistemi di sovvenzionamento dovrebbero essere concepiti in modo tale da incoraggiare gli investitori a sviluppare le FER e da garantirne un funzionamento efficace in un mercato energetico competitivo. Inoltre, i sistemi di sostegno dovrebbero portare alla graduale sostituzione di altre forme di produzione energetica, in particolare di quelle dannose per l'ambiente;

11.

esprime preoccupazione per il rischio che alcuni sistemi di sostegno alle FER possano avere conseguenze indesiderate o che alcuni produttori di FER abusino di questi sistemi, con il risultato di far aumentare i costi per i consumatori dell'energia prodotta da FER. Per impedire tali abusi è necessaria una strategia coordinata a livello europeo, che si avvalga degli strumenti a disposizione della politica della concorrenza europea e nazionale;

12.

richiama l'attenzione sul fatto che non solo il sistema delle tariffe garantite ma anche quello dei certificati verdi elimina i rischi di mercato. Inoltre, in taluni paesi, il sistema dei certificati rischia di non funzionare in modo appropriato sotto tutti gli aspetti. Il rapido incremento dell'energia prodotta da FER fa sì che il numero dei certificati inizi a eccedere quello che i venditori di energia sono obbligati ad acquistare, determinando il crollo dei prezzi dei certificati stessi. Pertanto è necessario riesaminare gli obiettivi delle FER e adeguare di conseguenza il numero dei certificati;

13.

accoglie positivamente, in linea di massima, il nuovo sistema proposto, quello cioè della "garanzia d'origine" (guarantee of origin), una sorta di certificato verde europeo che renderà possibile lo scambio di certificati verdi in tutti i paesi dell'UE che applicano tale sistema; tuttavia, è necessario un monitoraggio per verificare se questo nuovo dispositivo sia sufficiente a correggere i difetti dei sistemi esistenti.

Reazioni allo sviluppo non coordinato delle FER

14.

osserva che lo sviluppo non coordinato e più rapido del previsto che hanno avuto le FER in molti paesi ha creato tutta una serie di problemi politici, normativi e tecnici connessi con il funzionamento dei sistemi energetici. A questo proposito, è necessario un serio dibattito a livello UE sui meccanismi e gli strumenti appropriati per promuovere le FER in modo coordinato. Vi è bisogno di una strategia comune per creare degli strumenti sia basati sui meccanismi del mercato sia di tipo normativo, in grado di assicurare una transizione efficace e socialmente sostenibile verso una maggiore produzione di energia da FER;

15.

osserva che il coordinamento dei flussi di energia elettrica tra differenti paesi e regioni deve essere migliorato ulteriormente. Una crescita considerevole della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili rispetto alla quantità complessiva di energia prodotta rende necessario un maggiore coordinamento nello sviluppo e nella gestione delle reti, nonché un'efficace regolazione locale dei sistemi di energia elettrica interconnessi, sia tra i diversi paesi e regioni sia fra il continente e le isole, nonché tra le isole stesse;

16.

fa presente che la produzione energetica da fonti rinnovabili può essere promossa in relazione a concetti energetici locali. I concetti energetici devono contenere misure per il risparmio di energie, l'aumento di energie rinnovabili e il risparmio di risorse con il massimo rispetto della sostenibilità.

Condizioni tecniche per il funzionamento delle FER

17.

richiama l'attenzione sul fatto che gli impianti di produzione elettrica da FER sono collegati a reti energetiche che non sono state costruite per tali fonti di energia. Per un più ampio impiego delle energie rinnovabili occorrerà investire tempo e risorse per migliorare tali reti, le cui condizioni attuali limitano la crescita delle FER. A questo si può ovviare tramite la realizzazione di reti intelligenti e un maggior grado di interconnessione elettrica tra gli Stati membri dell'UE nonché fra le regioni continentali e quelle insulari e tra le isole stesse. Inoltre, molte delle centrali elettriche che sfruttano FER, come quelle eoliche o fotovoltaiche, hanno una produzione molto discontinua, rendendo necessario mantenere una certa riserva di potenza nelle tradizionali centrali elettriche a carbone o a gas, sviluppare adeguate capacità di stoccaggio e incoraggiare la flessibilità tramite la gestione della domanda;

18.

osserva che l'uso di impianti di stoccaggio energetico su larga scala migliorerebbe significativamente le condizioni in cui i sistemi elettroenergetici funzionano con le FER; non è tuttavia tecnicamente possibile immagazzinare l'elettricità direttamente, e attualmente i sistemi di stoccaggio indiretto di energia, che trasformano l'energia elettrica in energia chimica, come le batterie elettriche, o in energia cinetica, come i sistemi di accumulazione per pompaggio, sono molto costosi, e le possibilità di impiegarli più ampiamente sono limitate. Le nuove tecnologie, in particolare i nuovi sistemi per immagazzinare l'energia, in grado di stoccare quantità di energia 2-3 volte superiori alle attuali a costi notevolmente più bassi, sono il presupposto per un'applicazione più vasta delle FER ai sistemi elettroenergetici. Le tecnologie che permettono di convertire l'elettricità eccedentaria in gas (power to gas) andrebbero sviluppate ulteriormente, dato che offrono numerosi vantaggi. Per il gas generato artificialmente è possibile utilizzare le infrastrutture di rete e di stoccaggio già esistenti. Il CdR ritiene che si debba intensificare la ricerca nel settore delle tecnologie di stoccaggio energetico, per facilitare l'applicazione generalizzata delle fonti rinnovabili per la generazione di energia;

19.

sottolinea che la mancanza di infrastrutture per utilizzare efficacemente le risorse energetiche rinnovabili nel continente europeo, come le grandi centrali eoliche nel Mare del Nord e le centrali solari attorno al Mediterraneo e in Nord Africa, rende necessario effettuare notevoli investimenti nelle cosiddette autostrade energetiche europee. Per l'ampliamento delle autostrade energetiche europee dovrebbero essere rispettati severi oneri ambientali e si dovrebbero obbligatoriamente coinvolgere le regioni interessate. Inoltre si dovrebbero scegliere metodi di dotazione poco invasivi e prendere in considerazione anche la possibilità di tracciati sotterranei. Occorre poi tener presente che l'attuale sistema elettrico europeo, gestito dalla Rete europea dei gestori dei sistemi di trasmissione di energia elettrica (ENTSO-E), esteso dal Portogallo al confine orientale polacco e dalla Danimarca ai paesi balcanici, deve essere potenziato per gestire le nuove domande derivanti da una maggiore integrazione energetica a livello europeo; il CdR sostiene pertanto la costruzione di nuovi elettrodotti a corrente continua, che potrebbero accrescere l'affidabilità operativa della rete europea e ridurre le perdite nel corso del trasporto;

Garantire la sostenibilità delle energie rinnovabili

20.

Segnala che il maggior ricorso alle energie rinnovabili deve avvenire in maniera pienamente sostenibile. Nello sviluppare gli attuali programmi rivolti a garantire la sostenibilità e nel crearne di nuovi occorre garantire che essi non introducano nuovi ostacoli allo sviluppo dei mercati dell'energia e dei combustibili. I procedimenti e i programmi esistenti vanno utilizzati pienamente. Nell'aumentare il ricorso alle energie rinnovabili è essenziale badare alla neutralità delle bioenergie in termini di carbonio.

IV.   UN NUOVO SISTEMA DI SOSTEGNO PER LE FER

21.

osserva che sarebbe opportuno che la Commissione europea eseguisse delle analisi finalizzate a delineare un nuovo regime di sostegno alle fonti energetiche rinnovabili che sia coordinato in tutta l'UE e tenga conto delle esperienze e delle buone pratiche degli Stati membri e delle regioni. Nel quadro di un tale approccio si potrebbero individuare degli obiettivi paneuropei e misure rivolte a realizzarli. Il nuovo regime dovrebbe coprire gli aspetti giuridici, economici, tecnici e sociali;

22.

segnala che il sistema europeo di sostegno allo sviluppo delle FER dovrà essere contrassegnato dai seguenti elementi:

istituzione di un fondo paneuropeo di sostegno alle FER;

coordinamento dei sistemi di sostegno alle FER a livello europeo, che devono essere resi compatibili tra loro;

rafforzamento del ruolo delle regioni nell'allocazione del sostegno alle FER e nella sensibilizzazione della società;

ottimizzazione dell'uso della tecnologia per le FER in funzione della disponibilità di queste nelle singole regioni;

intervento su più livelli: europeo per i grandi impianti, regionale per piccoli impianti e microimpianti;

concessione di sussidi e altre forme di sostegno agli investimenti a livelli che consentano alle FER di partecipare pienamente a mercati dell'energia basati sulla concorrenza;

sostegno agli sforzi per pervenire all'indipendenza energetica;

sostegno allo sviluppo di reti elettriche e di reti intelligenti che consentano una più ampia applicazione delle fonti rinnovabili;

miglioramento della gestione delle fonti energetiche rinnovabili in reti elettriche intelligenti, grazie al sostegno a pacchetti FER più stoccaggio dell'energia;

condivisione solidale, da parte della società europea, dei costi dello sviluppo delle FER fino al livello ottimale.

Un fondo paneuropeo di sostegno allo sviluppo delle FER

23.

osserva che alcuni Stati membri stanno introducendo restrizioni nel sostegno alle FER, nel tentativo di limitare il rapido aumento dei prezzi dell'energia elettrica, che, a loro avviso, in alcuni casi e in certa misura, è collegato al cattivo funzionamento dei sistemi di sostegno alle FER esistenti. Tali reazioni politiche a breve termine dimostrano come l'assenza di un quadro giuridico stabile e di una politica UE coordinata sulle energie rinnovabili, nonché il grave rischio normativo che ne deriva, possano avere delle ripercussioni molto negative sia sull'ambiente sia sul mercato dell'energia;

24.

è convinto che, per stabilizzare la situazione attuale e creare incentivi agli investimenti a lungo termine, sia necessaria una maggiore coerenza tra le decisioni dei singoli Stati membri. Un sistema paneuropeo di sostegno per le FER potrebbe essere uno strumento in grado di favorire questa coerenza. È inoltre di fondamentale importanza ridurre le sovvenzioni nazionali ai combustibili fossili e porre fine ad altre politiche che ostacolano gli investimenti nelle energie rinnovabili;

25.

sottolinea che, data la forte necessità di investimenti per realizzare la rivoluzione energetica (calcolati a 1 000 miliardi di euro necessari in tutta l'UE entro il 2030) e la diffusa avversione al rischio degli investitori - in particolare nell'attuale clima economico -, è necessario utilizzare tutte le risorse finanziarie esistenti (come i fondi di coesione dell'UE, le entrate derivanti da un sistema ETS riveduto, strumenti finanziari innovativi a differenti livelli e gli introiti degli impianti in funzione). Potrebbe inoltre essere necessario prevedere obbligazioni di progetto (project bond) per progetti in energie rinnovabili, allo scopo di fornire risorse finanziarie per la R&S e capitali d'investimento per le FER;

26.

osserva pertanto che è necessario coordinare i sussidi per le FER a livello dell'Unione europea e tra gli Stati membri, tenendo conto dell'esperienza e delle buone pratiche degli Stati membri e delle regioni, riducendo così il rischio d'investimento e creando nuovi incentivi per lo sviluppo delle FER.

Rafforzare il ruolo delle regioni nell'allocazione del sostegno alle FER

27.

sottolinea che alcuni sistemi di sostegno esistenti, attuati a livello di Stati membri, possono non rispecchiare sempre correttamente le specificità delle diverse regioni. In molti casi accade che le FER non siano situate vicino agli utenti finali dell'energia elettrica, cosicché si rende necessario sviluppare notevolmente le linee di trasmissione e distribuzione. La mancanza di un'infrastruttura di trasmissione sufficientemente sviluppata è uno degli ostacoli principali al rapido sviluppo delle FER;

28.

è in particolare convinto che rafforzare il ruolo delle regioni produca un effetto sinergico e nel contempo ottimizzi i costi dello sviluppo delle infrastrutture di rete. Ecco perché è così importante coinvolgere maggiormente le regioni nella promozione delle FER e destinare fondi per la promozione alle regioni così come ai produttori di energia da fonti rinnovabili. I sistemi di sostegno per le FER dovrebbero anche prevedere la condivisione delle conoscenze da parte delle varie regioni e incoraggiare la collaborazione interregionale.

Ottimizzare l'uso delle tecnologie per le FER in funzione della disponibilità di queste nelle singole regioni

29.

è nell'ambito delle regioni che si può individuare la combinazione (il "mix") ottimale di tecnologie per le FER, come ad esempio lo sviluppo delle centrali eoliche e fotovoltaiche coordinato con quello delle centrali a biogas e biomassa o geotermiche, e in particolare delle tecnologie che sfruttano il calore delle rocce terrestri per produrre elettricità; per queste ragioni si dovrebbe cercare - ove tecnicamente possibile - d'implementare un'alimentazione del biogas prodotto in reti di gas naturali già esistenti ed incentivare tale pratica;

30.

ritiene che nelle regioni sia possibile combinare le diverse tecnologie per le FER con nuovi metodi di gestione della capacità di produzione e trasmissione grazie all'impiego della tecnologia delle "reti intelligenti" (smart networks), che consente di bilanciare fabbisogno e produzione di energia elettrica a livello locale, in modo da aumentare notevolmente la sicurezza energetica delle regioni e ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia da lunga distanza;

31.

sottolinea il ruolo particolarmente importante svolto dalle regioni nel creare e sviluppare microimpianti per le FER e nel favorire l'emergere di "produttori-consumatori", i quali, oltre a consumare energia, la producono per uso proprio e dei loro vicini. Far emergere dei "produttori-consumatori" nel campo dell'energia potrebbe contribuire non solo a limitare i costi complessivi della produzione e della fornitura energetiche, ma anche a sviluppare nuovi modelli di consumo e produzione sostenibile di energia Il CdR sostiene con forza la produzione di energia a livello regionale per il settore pubblico e per quello privato, comprese le famiglie;

32.

fa notare che le regioni hanno un ruolo importante da svolgere anche nello sviluppo della cogenerazione. Tale tecnologia, che combina la produzione di energia elettrica e termica, consente di ottenere quasi il 90 % dell'energia primaria latente nel combustibile utilizzato. Qui il ruolo delle regioni può consistere nel coordinare lo sviluppo della cogenerazione tenendo conto delle reti termiche esistenti e dell'ubicazione dei nuovi investimenti nel loro territorio. L'Unione europea dovrebbe creare condizioni generali appropriate per la concessione di sovvenzioni volte a garantire la copertura dei costi di gestione di questi impianti ad alto rendimento.

Agire in modo coordinato a differenti livelli: un sistema di sostegno a livello dell'UE che consenta alle FER di diventare competitive e sviluppare soluzioni regionali rinnovabili

33.

fa notare che gli attuali sistemi di sovvenzionamento delle fonti di energia rinnovabili consentono solo una pianificazione limitata dell'ulteriore sviluppo di tali risorse, e che in molti casi non viene posto alcun requisito per i gestori;

34.

ritiene pertanto che un nuovo sistema di sussidi alle FER debba essere un sistema prevedibile, in cui l'entità delle risorse destinate a sovvenzionare le FER sia nota e prestabilita con molti anni di anticipo in linea con gli obiettivi perseguiti in questo settore. Il sistema dovrebbe adattarsi a ogni tecnologia, tenendo conto della sua sostenibilità e del suo grado di maturazione, nonché disporre della flessibilità necessaria per rispondere ai segnali lanciati dal mercato in ciascun paese;

35.

fa presente che occorre rafforzare il ruolo delle regioni e dei soggetti interessati locali mettendo a frutto le conoscenze locali per quantificare i costi d'investimento e il sostegno necessario, in modo che in una fase successiva i produttori di energia da FER siano in grado di operare sui mercati europei dell'energia;

36.

osserva che lo sviluppo di centri di sostegno per le FER nelle regioni genera nuova occupazione e promuove i diversi tipi di formazione necessari per gli investitori così come per le imprese coinvolte nella costruzione degli impianti e il loro allacciamento alla rete. Inoltre, lo sviluppo di un know-how locale si tradurrà anche in un aumento della ricerca sullo sviluppo regionale delle fonti rinnovabili. Una ricerca, questa, che potrebbe integrarsi con quella condotta anche a livello europeo e nazionale;

37.

richiama l'attenzione sul fatto che in molti casi lo sviluppo delle FER viene limitato dall'insufficiente sviluppo della rete di distribuzione, di trasporto e di interconnessione fra gli Stati membri, le regioni continentali e quelle insulari e tra le isole stesse. Per superare tali limitazioni occorre intervenire in due direzioni: sviluppo e ammodernamento della rete esistente e gestione moderna della rete e dei consumatori e produttori di elettricità a essa collegati. Inoltre, nel potenziare le reti, andrebbero integrate diverse tecnologie di stoccaggio, poiché i dispositivi di stoccaggio consentono di ridurre il fabbisogno di capacità di rete aggiuntiva e possono inoltre fornire energia di compensazione. Si dovrebbe inoltre considerare la variante che consiste nell'utilizzo della rete del gas grazie allo sviluppo degli impianti di conversione dell'elettricità in gas (power to gas);

38.

fa altresì notare che è necessario destinare una parte dei fondi allo sviluppo della rete di distribuzione, di trasporto e di interconnessione tra gli Stati membri dell'UE, fra le regioni continentali e quelle insulari, nonché tra le isole stesse. Il sistema di sostegno dovrebbe permettere di sostenere nel contempo e in modo coordinato sia lo sviluppo della rete che gli impianti per le FER. Ciò per consentire, da un lato, un impiego più efficace dei fondi di sostegno e, dall'altro, la cooperazione tra i gestori locali della rete e i produttori di energia da FER nonché i produttori-consumatori. Tale cooperazione tra gestori della rete e produttori di energia da FER, avviata dall'allocazione coordinata dei fondi di sostegno, eliminerà una delle carenze del sistema esistente, ossia appunto l'insufficiente cooperazione tra tali soggetti.

Limitare le fluttuazioni nella produzione delle FER con il sostegno ai pacchetti: FER + impianti di stoccaggio dell'energia

39.

osserva che la produzione di energia da tecnologie FER dipende da fattori esterni quali la forza del vento e il livello di irraggiamento solare. Questa dipendenza frena l'incremento della potenza degli impianti. Lo sfruttamento delle FER può essere migliorato creando dei cluster tra impianti che utilizzano varie tecnologie per FER, come l'eolico, il fotovoltaico, la biomassa e il biogas, ma anche il geotermico e le tecnologie di stoccaggio dell'energia, tramite l'impiego di reti intelligenti.

Condividere solidalmente nella società europea i costi dello sviluppo delle FER

40.

fa notare che lo sviluppo di sistemi di produzione di energia da FER non può costituire un obiettivo di singoli Stati membri isolati, in quanto esso è legato all'attuazione dei principi della politica in materia di clima, nonché alla promozione dello sviluppo di tecnologie moderne e al miglioramento della sicurezza energetica europea grazie al conseguimento dell'indipendenza da forniture esterne di energia. Questo obiettivo paneuropeo comune dovrebbe essere realizzato congiuntamente da tutti i livelli di governo insieme e in coordinamento tra loro. Al tempo stesso, è importante mantenere chiaramente in vista la transizione verso la possibilità di un 100 % di FER e assicurare che le fonti "non convenzionali" o altre forme di energia che possono apparire alternative, ma che non sono rinnovabili e - quindi - non sostenibili e non sostituiscono i combustibili fossili convenzionali, non distolgano l'attenzione e non sottraggano risorse per il necessario passaggio verso le FER;

41.

richiama l'attenzione sul fatto che la mancanza di coordinamento tra le azioni può produrre conseguenze indesiderate, come un calo della sicurezza degli approvvigionamenti e un aumento ingiustificato dei prezzi, che possono tradursi in un atteggiamento negativo da parte dei cittadini e nel venir meno del sostegno alle fonti rinnovabili. Questo può essere migliorato attraverso dibattiti pubblici e processi decisionali trasparenti, nonché mediante campagne per informare la popolazione circa la necessità di un utilizzo razionale dell'energia e l'esistenza di nuovi modelli di consumo e di produzione energetica sostenibili.

Bruxelles, 1o febbraio 2013

Il presidente del Comitato delle regioni

Ramón Luis VALCÁRCEL SISO


2.3.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 62/57


Parere del Comitato delle regioni «Orientamenti in materia di aiuti di stato a finalità regionale per il periodo 2014-2020»

2013/C 62/12

IL COMITATO DELLE REGIONI

reputa il dispositivo degli ASFR uno strumento indispensabile per la realizzazione degli obiettivi di coesione economica, sociale e territoriale;

invita la Commissione europea a inquadrare il suo processo di modernizzazione degli aiuti di Stato in una strategia europea più globale di crescita, coesione e occupazione;

ritiene che gli ASFR siano uno strumento a disposizione degli Stati per combattere gli effetti di lungo termine della crisi sostenendo le dinamiche economiche dei territori in difficoltà;

invita la Commissione europea a tener conto degli effetti della crisi aumentando, da un lato, i massimali dei tassi per gli aiuti e, dall'altro lato, la percentuale della popolazione interessata da questo tipo di aiuti;

ritiene che le nuove restrizioni apportate agli aiuti alle grandi imprese, intese in senso comunitario, non siano giustificate in periodo di crisi economica, e invita la Commissione europea ad ampliare l'attuale soglia della definizione delle piccole e medie imprese (PMI);

sollecita un miglior coordinamento delle norme in materia di aiuti di Stato con le altre politiche europee, in particolare la politica di coesione, e chiede che la riforma degli ASFR venga armonizzata con la creazione della nuova categoria delle "regioni in transizione";

suggerisce che la Commissione europea inserisca tra i criteri per la suddivisione in zone gli svantaggi naturali, geografici o demografici di alcune regioni.

Relatore

Jean-Paul DENANOT (FR/PSE), presidente del consiglio regionale del Limosino

Testo di riferimento

 

Parere del Comitato delle regioni - Orientamenti in materia di aiuti di Stato a finalità regionale per il periodo 2014-2020

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Osservazioni generali

1.

esprime apprezzamento per il fatto che la riforma degli orientamenti in materia di aiuti di stato a finalità regionale (ASFR) si inquadra in un contesto più generale di rifusione e semplificazione delle norme europee relative agli aiuti di Stato;

2.

sottolinea l'importanza per i contribuenti, di cui fanno parte gli enti locali e regionali, ma anche per i beneficiari, di potersi basare su principi chiari, leggibili e comprensibili e ribadisce, riallacciandosi al suo parere (ECOS-V-035) sulla comunicazione della Commissione Modernizzazione degli aiuti di Stato dell'UE  (1), l'invito rivolto alla Commissione europea ad andare oltre nel suo processo di modernizzazione e di semplificazione, concentrandosi sul controllo degli aiuti che incidono significativamente sul mercato interno;

3.

ritiene che, in questo scenario di crisi economica e sociale, gli investimenti pubblici siano indispensabili nel quadro di una strategia globale di crescita e che alle regioni debba essere garantita una sufficiente flessibilità nell'ambito del regime degli aiuti di Stato, per consentire loro di migliorare la propria competitività, creare posti di lavoro e uscire dalla crisi;

4.

sottolinea del resto il ruolo significativo che la Commissione europea svolge dal 2007 per contrastare gli effetti della crisi, dimostrando una grande capacità di reazione e di azione con l'introduzione di quadri temporanei. Il Comitato delle regioni invita la Commissione europea a non allentare gli sforzi, valutando la gravità della congiuntura economica nell'elaborazione dei suoi prossimi orientamenti in materia di ASFR, e sottolinea che il sostegno alle imprese - grandi imprese e PMI - è indispensabile per tutte le regioni in fase di ristrutturazione economica, comprese quelle di cui all'articolo 107, paragrafo 3, lettera c);

5.

osserva che, secondo le disposizioni del Trattato, gli ASFR sono giustificati quando sono destinati a talune regioni e mirano specificamente a favorire il loro sviluppo economico (2). L'obiettivo di questi aiuti specifici è, in parallelo con la politica di coesione, sostenere le regioni più fragili negli sforzi compiuti per raggiungere il livello economico delle altre regioni europee al fine di contribuire alla realizzazione dell'obiettivo di coesione economica, sociale e territoriale dell'Unione europea;

6.

sottolinea l'importanza degli ASFR in quanto fattore chiave nella costituzione, ubicazione e crescita delle imprese - anche di grandi dimensioni - nei territori svantaggiati, e pone l'accento sul fatto che detti aiuti sono indispensabili, quale complemento ad altri tipi di fondi (aiuti allo sviluppo e all'innovazione, alla tutela dell'ambiente, ecc.), per promuovere gli investimenti in tali regioni;

7.

sostiene la semplificazione delle norme già avviata dalla Commissione europea con la pubblicazione del regolamento generale di esenzione per categoria (3), il cui articolo 13 riguarda gli aiuti a finalità regionale;

8.

ribadisce la propria intenzione di veder aumentare le soglie de minimis, di cui al regolamento (CE) n. 1998/2006, da 200 000 a 500 000 euro su un periodo di tre esercizi finanziari; similmente, si ritiene necessario rivedere secondo la stessa proporzione anche le soglie de minimis nei settori agricolo e della pesca, unitamente al valore del tasso di insolvenza netto che viene considerato lo scenario peggiore per i regimi di garanzia nell'Unione;

9.

pone l'accento sul fatto che sarebbe una contraddizione includere nel calcolo dei massimali dell'intensità dell'aiuto regionale gli aiuti di Stato ai servizi di interesse economico generale (SIEG) che sono a priori considerati compatibili con il Trattato e al tempo stesso cofinanziabili tramite i fondi strutturali (4). Tale inclusione rischierebbe di dissuadere gli Stati membri dal finanziare aiuti di Stato a favore dei SIEG. Invita quindi la Commissione a considerare la possibilità di escludere gli aiuti di Stato ai SIEG dal calcolo dei massimali dell'intensità dell'aiuto regionale.

Gli ASFR al servizio della coesione, della crescita e dell'occupazione

10.

ritiene che gli aiuti di Stato, più correttamente mirati, dovrebbero perseguire quattro obiettivi precisi, ovvero:

contribuire a ridurre gli squilibri tra i territori;

compensare le carenze del mercato senza tuttavia falsare la concorrenza;

incentivare la competitività delle imprese nei territori;

sostenere gli investimenti nelle regioni colpite dalla crisi economica e finanziaria;

11.

constata che, concentrandosi sui territori svantaggiati e isolati, gli ASFR partecipano alla promozione di uno sviluppo armonioso e equilibrato del territorio dell'Unione europea, senza violare le regole della concorrenza;

12.

reputa il dispositivo degli ASFR uno strumento indispensabile per la realizzazione degli obiettivi di coesione economica, sociale e territoriale. Detto dispositivo partecipa allo sviluppo economico delle regioni in difficoltà, permettendo ai poteri pubblici di sostenere le imprese situate in questi territori e favorisce in tal modo il riequilibrio della distribuzione delle ricchezze e degli investimenti tra le diverse regioni europee;

13.

invita la Commissione europea a inquadrare il suo processo di modernizzazione degli aiuti di Stato in una strategia europea più globale di crescita, coesione e occupazione;

14.

in questo contesto desidera altresì richiamare l'attenzione sul fatto che le regioni dell'Unione europea sono spesso in concorrenza con i paesi terzi per gli investimenti esteri diretti (IED); pertanto ritiene che la revisione degli orientamenti in materia di ASFR debba riconoscere i benefici reali per l'economia dell'UE derivanti dalla facilitazione degli IED e rispondere in maniera adeguata alla concorrenza internazionale in materia di investimenti;

15.

sottolinea l'importanza di coordinare la riforma degli orientamenti in materia di ASFR con gli obiettivi della strategia Europa 2020. Il Comitato delle regioni prende atto, a questo proposito, dell'importanza accordata alla competitività delle imprese nell'ambito degli obiettivi tematici del quadro strategico comune; crede inoltre che sarebbe paradossale ridurre, da un lato, le capacità d'intervento pubblico sulle imprese e spronare, dall'altro lato, gli enti locali e regionali a sostenere i progetti di sviluppo di queste stesse imprese nell'ambito dell'utilizzo dei fondi strutturali;

16.

sollecita pertanto un miglior coordinamento delle norme in materia di aiuti di Stato con le altre politiche europee, in particolare la politica di coesione ma anche la politica industriale, di ricerca e di innovazione o quella relativa al mercato interno. Il Comitato delle regioni ricorda che, ai sensi del Trattato, l'attuazione del mercato interno e quindi la regolamentazione sugli aiuti di Stato deve tenere conto degli obiettivi di coesione nell'insieme del territorio dell'UE e concorrere alla loro realizzazione (5);

17.

pensa che alcuni settori come l'economia sociale e solidale, per via del loro contributo all'attività economica e al rafforzamento del legame sociale nelle zone svantaggiate, dovrebbero formare oggetto di un trattamento differenziato, indipendentemente dalle problematiche a livello di territori, e di un inquadramento specifico riallacciandosi alla futura Guida sull'innovazione sociale che deve proporre la Commissione europea.

Il ruolo degli enti regionali e locali in materia di ASFR

18.

constata che, se i Trattati attribuiscono una competenza esclusiva alla Commissione europea in materia di definizione delle norme relative alla compatibilità degli aiuti di Stato, gli ASFR, come indica il nome, sono strumenti al servizio dello sviluppo dei territori. Il Comitato delle regioni si rammarica di non essere stato consultato dalla Commissione europea in concomitanza con l'invio dei primi progetti agli Stati membri, e giudica essenziale esprimersi su argomenti aventi importanti ripercussioni a livello territoriale. Il CdR invita la Commissione a tenere conto delle raccomandazioni e delle preoccupazioni espresse nel presente parere, quando procederà all'elaborazione dei suoi futuri orientamenti;

19.

ricorda inoltre che la maggior parte degli enti territoriali, avendo competenze in materia di sviluppo economico attraverso politiche economiche e tramite la loro funzione di sostegno nei confronti delle imprese, è in grado di valutare l'impatto delle misure adottate a livello europeo attraverso la loro conoscenza del tessuto economico locale e la loro prossimità con gli attori economici e sociali. Nella misura in cui tali enti dispongono di pochi mezzi per contestare le decisioni adottate dalla Commissione europea in materia di aiuti di Stato, il Comitato delle regioni ritiene che essi dovrebbero essere coinvolti dalla Commissione fin dall'inizio del processo di elaborazione delle norme in materia di ASFR;

20.

esprime soddisfazione per la consultazione pubblica lanciata dalla Commissione europea il 14 gennaio 2013 per preparare la revisione dei nuovi orientamenti per il periodo 2014-2020. Tale consultazione dovrebbe in particolare rendere possibile la partecipazione degli enti locali e regionali in modo da assicurare che le norme in materia di aiuti di Stato corrispondano maggiormente alle necessità dei territori e delle regioni d'Europa, e divengano più trasparenti: di conseguenza, migliorerà la certezza giuridica dei contributori e dei beneficiari, nel rispetto del principio della governance multilivello;

21.

ritiene che debba essere trovato un equilibrio tra la fissazione di norme europee sulla concorrenza, necessarie per il funzionamento del mercato interno, e la valutazione dell'impatto effettivo, su questo stesso mercato interno, degli aiuti previsti a livello subnazionale;

22.

richiama inoltre l'attenzione della Commissione europea sul fatto che, durante la crisi, molti enti locali e regionali hanno adottato piani di rilancio o creato dispositivi di aiuto che, in un'ottica di efficienza economica, dovranno essere coordinati con gli aiuti di Stato autorizzati dalla Commissione europea e in particolare con gli ASFR, allo scopo di mantenere tutta la loro pertinenza;

23.

auspica che la definizione degli orientamenti in materia di ASFR avvenga a un livello pertinente e ritiene che il livello nazionale avrà interesse a basarsi su un partenariato territoriale che coinvolga tutte le autorità subnazionali per l'elaborazione e l'adattamento della suddivisione in zone.

Norme relative alle zone previste per gli ASFR

24.

ritiene che gli ASFR siano uno strumento a disposizione degli Stati per combattere gli effetti di lungo termine della crisi sostenendo le dinamiche economiche dei territori in difficoltà, e respinge pertanto fermamente la riduzione delle capacità d'intervento pubblico sulle imprese rispetto a quanto previsto dagli attuali orientamenti in materia di ASFR, intervento che rappresenta un vettore essenziale di sviluppo economico e di creazione di posti di lavoro sui territori;

25.

invita la Commissione europea a tener conto degli effetti della crisi aumentando, da un lato, i massimali dei tassi per gli aiuti e, dall'altro lato, la percentuale della popolazione interessata da questo tipo di aiuti, coerentemente alle stime che la stessa Commissione aveva enunciato nell'ambito degli orientamenti in materia di aiuti di Stato a finalità regionale 2007-2013 (45,5 % su base UE-27, cfr. nota 15, 2006/C 54/08);

26.

esprime il proprio sostegno a favore del mantenimento di una suddivisione in zone equilibrata per gli ASFR nel periodo 2014-2020, per evitare disparità eccessive tra le regioni dell'Unione europea, e in particolare le zone interessate rispettivamente dall'articolo 107, paragrafo 3, lettera a) e dall'articolo 107, paragrafo 3, lettera c), ed eliminare quindi i rischi di delocalizzazioni interne all'Unione europea;

27.

chiede alla Commissione europea di prevedere un dispositivo di transizione attraverso una rete di sicurezza, per evitare che i territori che potevano ricorrere a questo tipo di aiuti nel periodo precedente ma che non riusciranno a soddisfare i criteri dei prossimi orientamenti, vengano bruscamente esclusi dal sistema di suddivisione in zone; fa presente che negli orientamenti in materia di ASFR la Commissione europea dovrebbe prevedere disposizioni specifiche per gli Stati membri che versano in situazione di grave crisi economica e finanziaria e che beneficiano del sostegno del meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (MESF), in modo da assicurare la coerenza tra le diverse politiche economiche nazionali;

28.

plaude alla proposta della Commissione europea di consentire che vengano prese in considerazione le regioni contigue alle zone di cui all'articolo 107, paragrafo 3, lettera a) nella categoria delle zone di cui all'articolo 107, paragrafo 3, lettera c);

29.

constata che la suddivisione in zone per gli ASFR è collegata alla distinzione fatta in seno alla politica di coesione tra le regioni dell'obiettivo convergenza (PIL < 75 %) e le regioni dell'obiettivo competitività (PIL > 75 %). Per quanto riguarda le nuove proposte della Commissione europea relative alla politica di coesione e soprattutto alla creazione di una nuova categoria di regioni in transizione, con un PIL compreso tra 75 % e 90 %, il Comitato delle regioni chiede che la riforma degli ASFR venga armonizzata con la creazione di questa nuova categoria e propone un sistema semplificato in base al quale tutte le regioni in transizione possano rientrare tra le zone predefinite interessate dall'articolo 107, paragrafo 3, lettera c). Il Comitato si rammarica che nel progetto della Commissione presentato il 14 gennaio 2013 solo le regioni in transizione che cessano di figurare tra le zone di cui all'articolo 107, paragrafo 3, lettera a) siano considerate come zone predefinite interessate dall'articolo 107, paragrafo 3, lettera c). Esorta quindi la Commissione a rettificare il suo progetto in modo da assicurare che vi sia coerenza con il progetto di regolamento generale sui fondi strutturali e impedire qualsiasi disparità di trattamento tra regioni appartenenti alla stessa categoria e caratterizzate da difficoltà economiche analoghe;

30.

richiama l'attenzione della Commissione europea sulla situazione specifica riconosciuta nell'articolo 107, paragrafo 3, lettera a), nella quale si trovano le regioni ultraperiferiche e insiste sulla necessità di un approccio più flessibile e adatto alle loro caratteristiche. Il Comitato delle regioni ritiene che queste regioni, a causa della loro lontananza dal mercato interno dell'Unione europea e della loro prossimità con altri mercati, debbano poter continuare a concedere aiuti al funzionamento alle imprese non decrescenti né temporanei, e ad aspirare allo stesso livello di aiuti che era loro tradizionalmente concesso. Per quanto riguarda gli aiuti agli investimenti ritiene che la maggiorazione a favore delle RUP debba essere mantenuta inalterata dato che la situazione in cui si trovano e che ha portato al riconoscimento di tale maggiorazione è strutturale e permanente;

31.

suggerisce che la Commissione tenga altresì conto dell'elenco di regioni con "disposizioni speciali" che verrà redatto nell'ambito del QFP per assicurare una maggiore coerenza tra queste disposizioni di politica di coesione e gli orientamenti in materia di ASFR;

32.

si interroga sulla pertinenza degli indicatori scelti dalla Commissione europea per stabilire la suddivisione in zone per gli ASFR (PIL e tasso di disoccupazione) e propone di riflettere su altri metodi per autorizzare e controllare tali aiuti. Gli enti locali e regionali dovrebbero essere pienamente coinvolti in questa riflessione. Il Comitato delle regioni ha già avanzato alcune proposte nel suo parere Misurare il progresso non solo con il PIL;

33.

suggerisce in particolare che la Commissione europea inserisca tra i criteri per la suddivisione in zone gli svantaggi naturali, geografici o demografici di alcune regioni:

le zone rurali,

le zone interessate da transizione industriale,

le regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali:

le regioni con densità demografica bassa o molto bassa di cui all'articolo 111, paragrafo 4, della proposta modificata di regolamento sui fondi del quadro strategico comune,

le regioni insulari,

le regioni transfrontaliere,

le regioni di montagna,

le regioni caratterizzate da squilibri demografici tra popolazioni giovani e anziane e tra popolazione attiva e inattiva causati dall'emigrazione dei giovani e dall'invecchiamento della popolazione in generale, squilibri che ne limitano pertanto le possibilità di sviluppo;

34.

fa osservare che le condizioni della suddivisione in zone per gli ASFR relative alle dimensioni minime e alla continuità delle zone risultano inadeguate per le zone rurali. Queste ultime non beneficiano del trattamento specifico accordato alle zone con bassa densità ma non possono nemmeno soddisfare i criteri relativi al livello demografico previsti nei testi. Il Comitato delle regioni chiede che tali condizioni siano rese più flessibili per rispettare le caratteristiche specifiche dei territori rurali dell'Unione europea, fissando soglie demografiche più pertinenti oppure applicando alternativamente questi due criteri;

35.

desidera spingersi oltre e chiedere che i criteri della suddivisione in zone per gli ASFR possano formare oggetto di una nuova riflessione, promuovendo un approccio più regionale che consenta di concentrarsi più precisamente sulle specificità territoriali.

Raccomandazioni per l'elaborazione dei prossimi orientamenti in materia di ASFR in un contesto di crisi

36.

tenuto conto dei diversi aspetti finora citati e in particolare del contesto di crisi economica e sociale, ritiene più che mai necessario il dispositivo degli ASFR, grazie ai suoi effetti positivi sulla creazione di posti di lavoro e sull'attività economica; si compiace che la Commissione intenda procedere nel 2016 a una revisione intermedia delle carte regionali;

37.

osserva che l'articolo 107, paragrafo 3, lettera a) del Trattato, nella sua attuale formulazione, fa riferimento alle regioni ove "si abbia una grave forma di sottoccupazione". Il Comitato delle regioni propone di prendere altresì in considerazione il criterio del tasso di disoccupazione nella definizione delle zone interessate da tale articolo, oltre al criterio del PIL, tenuto conto del peggioramento della situazione occupazionale in numerosi Stati membri;

38.

ritiene che il metodo di ripartizione per le zone di cui all'articolo 107, paragrafo 3, lettera c) debba essere basato sulla media europea per quanto riguarda il calcolo dei criteri di confronto del PIL e del tasso di disoccupazione. Tale metodo consente di riflettere meglio i divari di sviluppo tra Stati membri e, pertanto, di tener conto con maggiore precisione delle regioni più fragili nei paesi in cui si registrano un elevato tasso di disoccupazione e un PIL più basso;

39.

ritiene che le nuove restrizioni apportate nelle zone di cui all'articolo 107, paragrafo 3, lettera c) agli aiuti alle grandi imprese, intese in senso comunitario, non siano giustificate, soprattutto in periodo di crisi economica. Il Comitato delle regioni sottolinea che in questa categoria rientrano non solo le grandi imprese con capitali internazionalizzati, presenti sui mercati mondiali, ma anche un numero significativo di imprese locali e familiari, che a causa del fabbisogno di manodopera superano la fatidica soglia dei 250 dipendenti. A queste ultime si aggiungono anche alcune piccole imprese insediate tipicamente a livello locale che, per via delle norme europee sul consolidamento (6), possono oltrepassare la soglia "grande impresa". Eliminando qualsiasi possibilità di sostenere tali aziende nelle zone di cui all'articolo 107, paragrafo 3, lettera c), la Commissione europea mette a repentaglio l'occupazione e l'attività economica delle regioni maggiormente in difficoltà, che faticano a mantenere questo tipo di impresa sul loro territorio;

40.

fa inoltre osservare i rischi di delocalizzazione, sia all'interno che all'esterno dell'Unione europea, che incombono sui territori a causa del divieto di aiuti alle grandi imprese, le quali potrebbero in effetti decidere di trasferirsi dalle zone di cui all'articolo 107, paragrafo 3, lettera c) nelle zone di cui all'articolo 107, paragrafo 3, lettera a) o in paesi terzi, qualora dovessero diminuire il livello e il tasso degli aiuti;

41.

accoglie favorevolmente la clausola di salvaguardia presentata nella proposta della Commissione europea del 14 gennaio 2013, che prevede l'obbligo per le grandi imprese di mantenere gli investimenti e i posti di lavoro creati nel territorio in cui è stato concesso l'aiuto per una durata di 5 anni, ridotti a 3 per le PMI;

42.

suggerisce di aggiungere una clausola di recupero integrale degli aiuti sul modello dell'articolo 57 dell'attuale regolamento generale sui fondi strutturali. Il recupero verrebbe applicato nei cinque anni successivi alla concessione degli aiuti, qualora siano alterate la natura o le condizioni di attuazione dell'intervento cofinanziato, qualora quest'ultimo procuri un vantaggio indebito a un'impresa o a un ente pubblico, qualora venga modificata la natura della proprietà di un elemento infrastrutturale o qualora cessi un'attività produttiva. Gli Stati membri e la Commissione garantiscono che le imprese che sono o sono state oggetto di una procedura di recupero a seguito del trasferimento di un'attività produttiva all'interno di uno stesso Stato membro o verso un altro Stato membro non beneficino di un contributo dei fondi strutturali;

43.

invita la Commissione europea ad introdurre un meccanismo che tenga conto ex ante delle esternalità negative che gli ASFR possono comportare, in termini di perdita significativa di posti di lavoro in siti esistenti sul territorio dell'UE, non soltanto nell'ambito della valutazione comparativa che la Commissione svolge in sede di notifica e che oggi riserva soltanto ai grandi progetti di investimento (2009/C 223/02, pag. 54), ma anche nell'ambito del regolamento generale di esenzione;

44.

invita la Commissione europea ad ampliare l'attuale soglia della definizione delle piccole e medie imprese (PMI), per mantenere il dispositivo degli ASFR a favore delle imprese attivamente impegnate a sostegno della crescita e della creazione di posti di lavoro nei territori interessati, e per partecipare allo sviluppo di un'imprenditoria europea forte e strutturata, radicata nei territori e non delocalizzabile, in grado più di ogni altra di rispondere alle sfide della competitività, dell'innovazione e dell'internazionalizzazione, che rappresentano altrettanti obiettivi della strategia Europa 2020;

45.

invita la Commissione a creare, come ha già accettato di fare per le industrie agroalimentari, una nuova categoria di impresa di medie dimensioni con un organico compreso tra 250 e 750 unità e un fatturato inferiore a 200 milioni di euro, a metà strada tra una PMI e una grande impresa, allo scopo di favorire lo sviluppo delle nostre PMI. Il Comitato delle regioni raccomanda altresì di avviare una riflessione sull'opportunità di prendere in considerazione le imprese di dimensioni intermedie sviluppatesi da PMI in crescita, con un numero di dipendenti compreso tra 250 e 5 000. Propone quindi che le imprese di medie dimensioni e quelle di dimensioni intermedie possano beneficiare di tassi di sostegno adeguati, superiori a quelli delle grandi imprese e inferiori a quelli delle PMI;

46.

fa osservare che per tenere conto dell'aspetto principale del territorio nella concessione degli ASFR, le norme sul consolidamento (7) non dovrebbero essere applicate nei territori ammessi a beneficiare di questo tipo di aiuti. Il Comitato delle regioni ritiene che le imprese dovrebbero essere considerate come imprese autonome, ad eccezione delle imprese collegate o associate;

47.

rileva che i tassi di aiuto proposti per le zone ASFR nel periodo 2014-2020 si avvicinano ai tassi di aiuto alle PMI attualmente previsti dal regolamento generale di esenzione per categoria (8), con il rischio di annullare la specificità degli ASFR. Il Comitato delle regioni chiede pertanto almeno il mantenimento dei tassi di aiuto previsti dagli orientamenti in materia di ASFR per il periodo 2007-2013 e ritiene anzi che, in periodo di crisi economica, questi tassi dovrebbero essere aumentati;

48.

ritiene che dovrebbe essere previsto un tasso maggiorato per favorire il sostegno agli investimenti e all'occupazione nella nuova categoria delle regioni in transizione, tenuto conto della loro situazione di ritardo della crescita economica;

49.

segnala che le imprese ubicate nelle zone interessate dagli ASFR possono essere aiutate solo in una parte dell'investimento realizzato o dei posti di lavoro creati, corrispondente all'incremento delle attività dell'impresa per favorire la dinamica economica dei territori. Il Comitato delle regioni propone che la ripresa di attività cedute e la modernizzazione degli impianti di produzione, più diffuse in periodi di crisi, divengano ammissibili agli aiuti in forza degli orientamenti in materia di ASFR;

50.

si oppone all'introduzione di norme più severe per dimostrare la capacità di incentivazione degli ASFR concessi ai progetti di investimento, indipendentemente dalla loro importanza o dalla dimensione dell'impresa che li realizza. Il Comitato delle regioni sottolinea che nell'ambito delle regole in materia di ASFR la capacità di incentivazione dell'aiuto dipende dalla situazione di difficoltà dei territori assistiti nei quali gli investimenti non sarebbero altrimenti realizzati senza l'aiuto;

51.

sostiene la proposta della Commissione di rendere ammissibili gli aiuti alle imprese del settore della cantieristica, poiché la loro situazione non giustifica più l'esclusione che era stata decisa nel momento in cui tale settore attraversava una grave crisi di sovraccapacità; non concorda invece con la proposta della Commissione di considerare di fatto incompatibili con il mercato interno gli aiuti regionali alle imprese dei settori della siderurgia e delle fibre sintetiche, e insiste sul fatto che la loro situazione non giustifica più l'esclusione che era stata decisa al momento in cui questi settori attraversavano una grave crisi di sovraccapacità;

52.

raccomanda di creare un meccanismo più flessibile, in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti economici, al posto della semplice revisione effettuata attualmente ogni sette anni, che non permette di affrontare situazioni di crisi impreviste e con possibili effetti drammatici per il tessuto economico di una regione. Il Comitato delle regioni propone ad esempio che una "riserva di popolazione" venga costituita a livello regionale e riattribuita in funzione dei cambiamenti economici e di concerto con le autorità subnazionali;

53.

propone che venga realizzata durante il periodo in corso una valutazione complessiva del dispositivo degli ASFR a livello europeo, per verificare che non vi siano effetti inerziali e di delocalizzazione interni all'Unione europea. In tal caso, potrebbero essere contemplate sanzioni amministrative quali la restituzione dell'aiuto.

Bruxelles, 1o febbraio 2013

Il presidente del Comitato delle regioni

Ramón Luis VALCÁRCEL SISO


(1)  COM(2012) 209 final.

(2)  Articolo 107, paragrafo 3, lettere a) e c) del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.

(3)  Regolamento generale di esenzione per categoria della Commissione europea (CE) n. 800/2008 del 6 agosto 2008.

(4)  Conformemente alla decisione del 20 dicembre 2011 riguardante l'applicazione delle disposizioni dell'articolo 106, paragrafo 2 del TFUE agli aiuti di Stato sotto forma di compensazione degli obblighi di servizio pubblico concessi a determinate imprese incaricate della gestione di SIEG.

(5)  Articolo 175 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.

(6)  Articolo 3 dell'allegato I del regolamento generale di esenzione per categoria della Commissione europea (CE) n. 800/2008 del 6 agosto 2008.

(7)  Allegato I del regolamento generale di esenzione per categoria della Commissione europea (CE) n. 800/2008 del 6 agosto 2008.

(8)  Articolo 15 del regolamento generale di esenzione per categoria della Commissione europea (CE) n. 800/2008 del 6 agosto 2008.


2.3.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 62/64


Parere del Comitato delle regioni «Le regioni ultraperiferiche dell'UE alla luce della strategia Europa 2020»

2013/C 62/13

IL COMITATO DELLE REGIONI

accoglie favorevolmente il proposito della Commissione di continuare a lavorare in partenariato con le regioni ultraperiferiche (RU) applicando integralmente a tali regioni la strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e tenendo conto delle loro caratteristiche e vincoli specifici;

rileva che, in linea con i principi di sussidiarietà e di governance multilivello, occorre coinvolgere maggiormente gli enti regionali delle RU nella definizione e nell'attuazione dei programmi e delle politiche europee, al fine di garantire che le esigenze specifiche di tali regioni vengano prese in considerazione a tutti i livelli del processo decisionale;

pone in risalto l'occupazione come obiettivo ad elevata priorità e come parametro per tutti i futuri interventi chiave per una riuscita attuazione della strategia Europa 2020 nelle RU, e invita pertanto l'UE a definire, attraverso misure concrete, gli obiettivi del nuovo asse sociale introdotto con la comunicazione del 2012;

sottolinea che tutte le misure a favore della crescita intelligente, sostenibile e inclusiva delle RU devono essere realizzate in partenariato, e che gli Stati membri e gli enti regionali devono lavorare in stretta cooperazione per massimizzare il potenziale di crescita di tali regioni;

evidenzia l'importanza della cooperazione regionale per le RU data l'unicità della loro situazione geografica, e invita a potenziare le sinergie tra i finanziamenti della politica di coesione e il Fondo europeo di sviluppo, come pure ad abrogare il criterio dei 150 km per le frontiere marittime nella cooperazione transfrontaliera tra le RU e i paesi vicini.

Relatore

Malcolm MIFSUD (MT/PPE), sindaco di Pietà

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione - Regioni ultraperiferiche dell'Unione europea: verso una partnership per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva

COM(2012) 287 final

Parere del Comitato delle regioni - Le regioni ultraperiferiche dell'UE alla luce della strategia Europa 2020

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Introduzione

1.

accoglie favorevolmente il proposito della Commissione di continuare a lavorare in partenariato con le regioni ultraperiferiche (1) (RU) applicando integralmente a tali regioni la strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e tenendo conto delle loro caratteristiche e vincoli specifici, come sottolineato dal Consiglio (2), ma sottolinea che dovrebbero esservi dei meccanismi che consentano alle RU di partecipare a tale strategia, altrimenti queste ultime si troveranno nell'impossibilità di darle attuazione;

2.

sottolinea la necessità di trovare un equilibrio tra le misure volte a controbilanciare le limitazioni specifiche e permanenti delle regioni ultraperiferiche, da un lato, e quelle tese a promuoverne i vantaggi e le opportunità, dall'altro;

3.

richiama l'attenzione sulla necessità di adottare ulteriori misure specifiche volte a stabilire le condizioni di applicazione dei Trattati e delle politiche comuni a queste regioni, conformemente all'articolo 349 del TFUE;

4.

sostiene l'iniziativa della Commissione di attuare politiche volte ad agevolare gli sforzi compiuti dalle RU per acquisire maggiore autonomia e irrobustire le loro economie al fine di essere maggiormente in grado di creare occupazione sostenibile, capitalizzando sulle proprie caratteristiche specifiche e sul valore aggiunto che ciascuna di queste regioni apporta all'UE, ma l'aiuto deve tradursi necessariamente in misure concrete e originali da parte della Commissione europea, misure capaci di dispiegare tutto il potenziale insito nell'articolo 349 del TFUE, ad esempio mediante l'introduzione di strumenti ad hoc;

5.

alla luce di quanto sopra, appoggia l'obiettivo della Commissione di garantire che i suoi diversi servizi siano coinvolti nell'attuazione della strategia Europa 2020 nelle RU e lavorino a stretto contatto con la conferenza dei presidenti di tali regioni, con i gruppi di esperti e il gruppo interservizi specifico, al fine di attuare misure mirate creando strategie ad hoc, fra l'altro, per promuovere opportunità di lavoro sostenibili nelle RU;

6.

in relazione a quanto sopra, propone di dare la priorità all'istruzione, alla formazione e all'occupazione, poiché le risorse umane e le competenze locali sono i principali fattori potenziali di crescita delle RU;

7.

condivide la strategia della Commissione di mettere in risalto e riconoscere formalmente le opportunità geografiche e le potenzialità che le RU offrono all'UE nel suo complesso;

8.

sottolinea in particolare l'importanza di poter disporre, nelle RU, di frontiere attive di cooperazione e di ambasciatori dell'UE in grado di espandere la sfera d'influenza socioeconomica e culturale dell'UE stessa e di promuovere gli scambi commerciali e la condivisione delle conoscenze con le regioni vicine e con i paesi terzi cui sono legate da solidi vincoli storici e culturali;

9.

condivide sostanzialmente il punto di vista della Commissione sul fatto che l'UE trae vantaggio dalle assidue relazioni che le RU intrattengono con i paesi d'oltremare e i paesi terzi quali i principali paesi emergenti (ossia il Brasile o il Sud Africa).

SVILUPPI DELLA STRATEGIA EUROPEA PER LE REGIONI ULTRAPERIFERICHE

10.

condivide e richiama l'attenzione sul fatto che, al di là delle limitazioni geografiche ed economiche (lontananza, insularità, piccole dimensioni, ecc.) che accomunano tutte le regioni ultraperiferiche, ciascuna di esse è diversa in termini di opportunità, oltre che in termini di sfide che si trova ad affrontare (3);

11.

esprime con forza la propria disapprovazione verso ogni eventuale approccio volto a introdurre un obbligo di pluralismo, che potrebbe distorcere il concetto stesso di partenariato e ostacolare il dialogo indispensabile per ottenere un ampio consenso nelle varie tappe dell'attuazione dei programmi;

12.

sostiene la politica della Commissione volta a trovare un denominatore comune per l'attuazione della strategia Europa 2020 nelle RU in generale, distinguendo, però, al tempo stesso, le opportunità e i vincoli che presenta ogni singola RU;

13.

accoglie con favore l'intenzione della Commissione di adottare una strategia europea rinnovata a favore delle RU sulla base di una maggiore differenziazione e specializzazione dei prodotti quali fattori chiave per rafforzare i settori tradizionali (come l'agricoltura), nonché di individuare e sviluppare quelli emergenti in base alle caratteristiche specifiche di ogni RU;

14.

riconosce e sottolinea le azioni avviate dalle RU per modernizzare e diversificare le proprie economie, e richiama l'attenzione sulle competenze delle regioni nella definizione di obiettivi e strategie di sviluppo;

15.

conviene con la Commissione sull'importanza di situare le azioni riguardanti le RU nel contesto tradizionale basato sui tre assi  (4): migliorare l'accessibilità, rafforzare la competitività e promuovere l'integrazione regionale con le regioni vicine;

16.

deplora che la definizione degli assi non sia stata accompagnata da misure concrete e adeguate, in particolare per quanto riguarda l'asse dell'accessibilità, che forma parte integrante di una strategia di sviluppo delle RU e della loro integrazione nel mercato unico;

17.

apprezza altresì il fatto che la Commissione riconosca che le proposte per la futura crescita delle RU devono avere ricadute positive su tutti e cinque gli assi principali della strategia rinnovata (migliorare l'accessibilità; promuovere la competitività; rafforzare l'integrazione regionale; potenziare la dimensione sociale; integrare l'azione per il cambiamento climatico in tutte le politiche pertinenti);

18.

auspica che il nuovo asse sociale, che è trasversale agli altri assi, sia dotato di risorse finanziarie supplementari, nonché degli strumenti necessari che consentano di creare occupazione sostenibile nelle RU;

19.

osserva, tuttavia, che, in considerazione di quanto sopra, e in particolare in materia di competitività e di integrazione regionale, la Commissione dovrebbe incoraggiare anche attività territoriali specifiche volte a rafforzare l'integrazione europea delle RU affinché partecipino alle future strategie dell'UE;

20.

rileva che, in linea con i principi di sussidiarietà e di governance multilivello, occorre coinvolgere maggiormente gli enti regionali delle RU nella definizione e nell'attuazione dei programmi e delle politiche europee, al fine di garantire che le esigenze specifiche di tali regioni vengano prese in considerazione a tutti i livelli del processo decisionale;

21.

sottolinea l'importanza della cooperazione regionale per le RU data l'unicità della loro situazione geografica, e invita a potenziare le sinergie tra i finanziamenti della politica di coesione e il Fondo europeo di sviluppo, come pure ad abrogare il criterio dei 150 km per le frontiere marittime nella cooperazione transfrontaliera tra le RU e i paesi vicini;

22.

sostiene iniziative volte a creare dei marchi e dei logo combinati UE/RU, che favoriscano l'identificazione delle RU nella sfera socioeconomica e culturale dell'UE e contribuiscano a una maggiore integrazione con i paesi confinanti e nel mercato unico sotto l'egida dell'Unione.

PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA STRATEGIA RINNOVATA DELL'UE

23.

riconosce l'importanza attribuita dalla Commissione alla promozione dell'aggiornamento e dell'adeguamento del quadro della politica a favore delle RU alla luce della strategia Europa 2020;

24.

tuttavia, esprime preoccupazione poiché un certo numero di azioni necessarie in relazione ad alcuni dei principali assi (ad es. i trasporti e l'applicazione di nuove tecnologie per migliorare l'accessibilità) difficilmente possono avere costi ragionevoli per le RU e quindi, per essere realizzate con successo, potrebbero richiedere un sostegno a livello più elevato oppure un partenariato pubblico-privato, senza che tali costi elevati siano trasferiti ai servizi finali per i cittadini;

25.

raccomanda lo sviluppo e l'ottimizzazione degli aeroporti regionali esistenti tramite partenariati pubblici o privati, poiché queste strutture rappresentano uno degli strumenti fondamentali per lo sviluppo economico e sociale delle RU dell'Unione europea;

26.

condivide però l'idea che l'ammodernamento e la diversificazione delle economie delle RU, come pure gli investimenti e l'innovazione in settori ad alto potenziale di crescita, possono rafforzare le opportunità di queste regioni, se sostenuti dalle istituzioni dell'Unione europea, dai soggetti pubblici e privati e dalle parti interessate;

27.

sottolinea l'importanza dell'ammodernamento delle flotte da pesca e delle infrastrutture marittime nelle RU e incoraggia la Commissione ad adottare azioni specifiche per promuoverlo, dato che le risorse marittime e alieutiche costituiscono una delle risorse principali di tali regioni e contribuiscono alla differenziazione dei prodotti e all'integrazione delle RU nel mercato unico, promuovendo altresì la crescita e il commercio competitivo con i paesi vicini;

28.

propone che la Commissione promuova, nel quadro della strategia rinnovata Europa 2020 per la crescita delle RU, dei programmi e dei partenariati tra gli Stati membri e le RU, con la partecipazione di soggetti privati attivi nei settori pertinenti, per la realizzazione di attività volte a raggiungere contemporaneamente i molteplici obiettivi previsti nei diversi assi della strategia rinnovata e ad incoraggiare le RU a partecipare alle future strategie dell'UE;

29.

conviene in particolare, in considerazione di quanto sopra, sull'opportunità di introdurre e di creare le condizioni per lo sviluppo, nelle RU, dell'Internet ad alta velocità e delle nuove tecnologie di telecomunicazione in grado anche di migliorare l'accessibilità, modernizzare il settore del turismo, incrementare l'attività economica, potenziare la dimensione sociale, aumentare la competitività e rafforzare il collegamento tra le RU e il continente.

PROPOSTE PER IL FUTURO

Dimensione interna

30.

condivide il punto di vista della Commissione per cui la politica di coesione è il principale strumento che l'UE ha a disposizione per conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020, poiché fornisce la più alta concentrazione di fondi d'investimento UE per la creazione di occupazione e di crescita tramite strumenti permanenti che ridurranno le disparità tra le RU e il resto dell'UE, contribuendo alla convergenza delle RU con l'Unione;

31.

reputa importante garantire la disponibilità di finanziamenti significativi per assistere il settore delle PMI nella creazione e nel mantenimento di posti di lavoro sostenibili; sostenere l'innovazione nel senso più ampio; promuovere la modernizzazione e la diversificazione delle economie e dei punti di forza delle RU, sulla base delle opzioni strategiche di ognuna di queste regioni; favorire l'adattamento ai cambiamenti climatici e lo sviluppo di fonti di energia sostenibile;

32.

mette in risalto e sostiene la proposta della Commissione di offrire un trattamento speciale alle RU tramite un tasso di cofinanziamento dell'85 % a prescindere dal loro PIL, con l'obiettivo di aiutarle ad utilizzare nel modo migliore i fondi disponibili;

33.

raccomanda tuttavia, in linea con la risoluzione del Parlamento europeo del 18 aprile 2012 (5), di estendere il periodo di attuazione di questi finanziamenti nelle RU al fine di garantire una maggiore efficacia;

34.

sottolinea che tutte le misure a favore della crescita intelligente, sostenibile e inclusiva delle RU devono essere realizzate in partenariato, e che gli Stati membri e gli enti regionali devono lavorare in stretta cooperazione per massimizzare il potenziale di crescita di tali regioni;

35.

condivide l'appello della Commissione ad una piena partecipazione dei rappresentanti delle RU alla definizione e al monitoraggio degli accordi di partenariato che dovranno essere conclusi tra la Commissione stessa e ciascuno Stato membro per il prossimo periodo finanziario;

36.

suggerisce, tuttavia, che anche rappresentanti di altri territori (che presentino limitazioni e caratteristiche simili a quelli delle RU) potrebbero fornire assistenza, se richiesti, alla direzione generale Politica regionale della Commissione durante le analisi ex ante e le valutazioni ex post, evidenziando e confrontando in modo costruttivo pratiche, politiche e soluzioni analoghe, nonché producendo nuove idee sulla base delle buone pratiche attuate in territori non definibili come RU ma ad esse simili;

37.

propone di creare e di diffondere in tutta Europa delle reti volte a promuovere una ricerca di qualità a beneficio delle RU, in modo che la ricerca innovativa possa svilupparsi e rafforzare la partecipazione dei beneficiari in ogni campo scientifico pertinente: attirando, formando e mantenendo i professionisti della ricerca e gli operatori di RSTI (ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione) per migliorare l'ambiente della ricerca e offrire nuove opportunità di lavoro sostenibili nelle RU;

38.

propone di favorire la creazione di centri e laboratori ad hoc nelle RU e in tutta l'UE per diffondere i risultati della ricerca, le buone pratiche e gli esempi positivi legati alle RU, al fine di creare nuove fonti più ampie di idee e prassi e di instaurare una stretta cooperazione tra Stati membri e RU da un lato e il resto dell'UE dall'altro, offrendo così nuove opportunità di lavoro sostenibili nelle RU;

39.

raccomanda di attuare nelle RU progetti, programmi di mobilità e attività di coesione specifici per rafforzare il coinvolgimento di queste regioni e promuovere la formazione professionale delle risorse umane sull'importanza del processo di partecipazione presso i soggetti pubblici e privati della società civile delle RU, sottolineando che soltanto unendo le forze si riusciranno a conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020 in materia di crescita sostenibile e inclusiva delle RU;

40.

suggerisce che i risultati delle suddette formazioni diventino successivamente anche un'opportunità di lavoro nelle RU, contribuendo ad un'ulteriore diffusione e al lancio di campagne d'informazione in merito alla strategia rinnovata dell'UE verso una partnership intelligente di queste regioni e per l'attuazione dei relativi programmi;

41.

invita a intensificare la cooperazione tra gli Stati membri e i paesi terzi in materia di innovazione e di raggruppamenti di imprese (cluster), nonché a promuovere la cooperazione regionale al fine di accrescere gli investimenti e il turismo provenienti da paesi terzi. Tali misure potrebbero in effetti costituire un efficace passo avanti per realizzare gli obiettivi di Europa 2020;

42.

appoggia la proposta della Commissione di mantenere il programma di aiuto all'agricoltura POSEI, in quanto è equivalente al primo pilastro della PAC per queste regioni ed è pertanto uno strumento chiave per il mantenimento e lo sviluppo dell'agricoltura delle regioni ultraperiferiche. Approva inoltre la scelta di mantenere il cosiddetto POSEI pesca, in quanto questo regime di compensazione dei costi supplementari è uno strumento essenziale per poter commercializzare i prodotti della pesca e dell'acquacoltura al di fuori delle regioni ultraperiferiche;

43.

in tale contesto, sottolinea che è imprescindibile realizzare la valutazione d'impatto degli accordi internazionali che interessano le economie delle RU, onde evitare danni a economie già di per sé molto vulnerabili;

44.

sottolinea che occorre consolidare anche una politica marittima integrata, dato che le risorse marittime costituiscono uno dei principali pilastri per l'attuazione della strategia Europa 2020 nelle RU;

45.

evidenzia l'importanza delle risorse marittime e alieutiche delle RU, e incoraggia la Commissione a promuovere l'ammodernamento delle flotte da pesca - compresa la reintroduzione degli aiuti alla costruzione per il prossimo periodo 2014-2020 - e delle infrastrutture marittime di tali regioni;

46.

accoglie con favore l'incoraggiamento dato dalla Commissione alla crescita del settore del turismo sostenibile nelle RU, in particolare nei settori emergenti specializzati, e allo sviluppo dei fattori potenziali di crescita di tali regioni (in particolare, ma non solo, le risorse marine, il turismo sostenibile, la biodiversità e l'edilizia ecologica) attraverso strategie di RSTI (ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione), al fine di promuovere nuove opportunità per l'occupazione e le imprese, atte (tra l'altro) a ridurre il rischio di fuga dei cervelli, nonché a incrementare l'efficienza energetica e il ricorso alle energie rinnovabili;

47.

sottolinea la necessità di sostenere i sistemi di istruzione e formazione delle RU; esorta pertanto la Commissione ad assicurare che gli attuali programmi di istruzione e formazione dell'UE, specialmente quelli in materia di mobilità, tengano conto delle specificità delle RU;

48.

richiama l'attenzione sulla necessità che nella prossima revisione dei quadri europei relativi agli aiuti di Stato si tenga conto delle specificità delle RU; ritiene inoltre necessario promuovere una maggiore flessibilità, semplificazione e coerenza degli interventi a favore delle imprese delle RU;

49.

osserva che si dovrebbe dare la priorità al sostegno delle azioni volte a migliorare, modernizzare e ristrutturare il sistema sanitario e di istruzione delle RU attraverso la creazione di partenariati tra settore pubblico e settore privato.

Dimensione esterna

50.

concorda con la Commissione sul fatto che la posizione geografica delle RU rappresenta un vantaggio per l'UE nel suo insieme e che lo sviluppo del loro potenziale e la loro piena integrazione nel mercato unico offrono un'eccellente opportunità per fornire all'Unione il loro valore aggiunto; occorre inoltre garantire un trattamento differenziato, che rispetti i principi della parità di opportunità e della proporzionalità, e un equilibrio tra questa dimensione interna e una migliore integrazione nell'ambiente geografico cui appartengono;

51.

suggerisce di valutare i nuovi prodotti (sulla base della domanda specifica dei mercati e anche nel quadro dei paesi vicini) per i quali lo Stato membro interessato potrebbe incentivare la produzione nella relativa regione ultraperiferica, al fine di promuovere gli scambi commerciali e la condivisione di conoscenze con le regioni vicine e i paesi terzi, quali i principali paesi emergenti (ossia il Brasile o il Sud Africa), e per aumentare le opportunità di lavoro sostenibili;

52.

desidera porre in evidenza le opportunità che la proposta di cui sopra può fornire sia alle RU che all'Unione nel suo insieme: in termini di nuove possibilità di trasporto via mare e quindi di lavoro in questo comparto, di sviluppo del settore dei trasporti nei bacini marittimi e di ottimizzazione dei costi di trasporto e delle relazioni commerciali che l'UE intrattiene con i mercati internazionali dei paesi emergenti;

53.

conviene con la Commissione sulla necessità di trasformare le RU da piattaforme potenziali per le imprese e la cooperazione in veri e propri ambasciatori strategici dell'UE nell'Atlantico, nei Caraibi e nell'Oceano Indiano, mettendo a frutto, a vantaggio dell'Unione nel suo complesso, il loro effettivo potenziale e diffondendo l'influenza europea in tali aree; a tal fine invita l'UE ad adottare misure specifiche volte a promuovere una connettività adeguata tra le RU e i paesi terzi vicini;

54.

sottolinea i vantaggi derivanti dalla prossimità delle RU a paesi e territori terzi in termini di opportunità offerte dal commercio e dalla cooperazione regionale per sviluppare la dimensione esterna del mercato unico;

55.

incoraggia la Commissione a promuovere anche l'integrazione delle RU nelle loro rispettive aree geografiche per quanto riguarda il commercio, lo sviluppo dell'industria spaziale e gli altri punti di forza unici delle RU, nonché per modernizzare e diversificare le economie di tali regioni, incrementando al tempo stesso le opportunità di lavoro sostenibili;

56.

in considerazione di quanto sopra, sottolinea la necessità di incoraggiare nei futuri piani di azione della strategia riveduta per le RU i due seguenti approcci: da un lato, aumentare la loro accessibilità al mercato unico e, dall'altro, promuovere un mercato integrato regionale delle RU;

57.

accoglie con favore l'impegno assunto dalla Commissione di tenere conto e adeguare alle RU le azioni indicate nella comunicazione Piccole imprese, grande mondo  (6) per lo sviluppo delle PMI che operano a livello internazionale; ciò potrà avvenire, per esempio, attraverso l'adozione di misure specifiche nell'ambito del diritto della concorrenza, volte a promuovere l'internazionalizzazione delle PMI delle RU; riconosce il ruolo dei fondi strutturali dell'Unione europea quale fonte importante di finanziamento per le PMI in quanto tali e sostiene un accesso più facile di queste ultime alle procedure di appalto pubblico.

Conclusioni

58.

riconosce l'impegno profuso con successo da parte delle istituzioni dell'UE nei confronti della crescita sostenibile e inclusiva delle RU e insiste sulla necessità di rafforzare il partenariato tra le istituzioni UE, gli Stati membri e le RU, coinvolgendo tutti gli altri attori e soggetti chiave (sia pubblici che privati) che possano contribuire allo sviluppo sostenibile di queste regioni;

59.

pone in risalto l'occupazione come obiettivo ad elevata priorità e come parametro per tutti i futuri interventi chiave per una riuscita attuazione della strategia Europa 2020 nelle RU; invita pertanto l'UE a definire, attraverso misure concrete, gli obiettivi del nuovo asse sociale introdotto con la comunicazione del 2012: la Commissione, infatti, non sviluppa sufficientemente detto asse, e si limita a rinviare ai programmi generali di finanziamento senza tuttavia un'adeguata modulazione;

60.

in quest'ottica, appoggia l'iniziativa delle RU di elaborare un piano di crescita e occupazione specifico per queste regioni, da sottoporre successivamente a una valutazione di fattibilità e di attuazione;

61.

suggerisce e propone alcuni esempi concreti di azioni volte a rafforzare o a creare nuove opportunità occupazionali nelle RU;

62.

sottolinea altresì che occorre dare la priorità al sistema sanitario e di istruzione e formazione delle RU al fine di ottimizzare le risorse umane e le competenze a livello locale in quanto potenti fattori di crescita delle RU;

63.

tenuto conto dell'importanza della modernizzazione e della diversificazione delle economie delle RU, sottolinea il ruolo essenziale dell'ammodernamento delle flotte da pesca e delle infrastrutture marittime delle RU e incoraggia la Commissione ad adottare azioni specifiche volte a promuoverlo, dato che le risorse marittime e alieutiche costituiscono una delle risorse principali di tali regioni e contribuiscono alla differenziazione dei prodotti e all'integrazione delle RU nel mercato unico, promuovendo altresì la crescita e il commercio competitivo con i paesi vicini;

64.

pone in evidenza come tali interventi chiave possano offrire nuove opportunità sia alle RU che all'Unione, in termini di trasporti via mare e quindi di occupazione in questo comparto, di sviluppo del settore dei trasporti nei bacini marittimi e di ottimizzazione dei costi di trasporto e delle relazioni commerciali che l'UE intrattiene con i mercati internazionali dei paesi emergenti;

65.

concorda con il Parlamento europeo sulla necessità di stabilire un quadro ad hoc per i trasporti e le TIC, affinché le RU possano affrontare efficacemente il problema della discontinuità territoriale e del divario digitale di cui risentono;

66.

incoraggia la Commissione a promuovere anche l'integrazione delle RU nelle loro rispettive aree geografiche per quanto riguarda il commercio, e lo sviluppo dei punti di forza unici delle RU per modernizzare e diversificare le economie di tali regioni verso una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva;

67.

sottolinea l'importanza di abrogare il criterio dei 150 km per le frontiere marittime nella cooperazione transfrontaliera tra le RU e i paesi vicini, in modo da tenere conto del fatto che molte RU sono isole situate a più di 150 km dai paesi confinanti;

68.

sottolinea l'importanza, per le RU, della cooperazione regionale, che richiede non soltanto la prosecuzione dei programmi di cooperazione territoriale nel quadro del FESR, ma anche una migliore sinergia tra i finanziamenti della politica di coesione e il Fondo europeo di sviluppo;

69.

in considerazione di quanto sopra, sottolinea la necessità di incoraggiare nei futuri piani di azione della strategia riveduta per le RU i due seguenti approcci: da un lato, aumentare la loro accessibilità al mercato unico e, dall'altro, promuovere un mercato integrato regionale delle RU.

Bruxelles, 1o febbraio 2013

Il presidente del Comitato delle regioni

Ramón Luis VALCÁRCEL SISO


(1)  Articoli 349 e 355 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), modificato dalla decisione del Consiglio europeo del 29 ottobre 2010.

(2)  3023a riunione del Consiglio Affari esteri del 14 giugno 2010.

(3)  Come evidenziato da uno studio dal titolo Growth Factors in the OR ("Fattori di crescita nelle RU"), condotto nel 2009 da Ismeri Europa in collaborazione con ITD-EU, su incarico della Commissione, e presentato nel marzo 2011.

(4)  COM(2004) 343 final, del 26 maggio 2004, e COM(2004) 543 final, del 6 agosto 2004.

(5)  Risoluzione del Parlamento europeo del 18 aprile 2012 sul ruolo della politica di coesione nelle regioni ultraperiferiche dell'Unione europea nel contesto della strategia Europa 2020 (2011/2195(INI)).

(6)  COM(2011) 702 final, del 9 novembre 2011.


2.3.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 62/70


Parere del Comitato delle regioni «Il ruolo delle autorità locali e regionali nel promuovere la crescita e rafforzare la creazione di posti di lavoro»

2013/C 62/14

IL COMITATO DELLE REGIONI

ricorda alla Commissione europea che le autorità locali e regionali sono spesso responsabili di una larga parte dell'implementazione delle politiche riguardanti l'occupazione, l'educazione e la formazione. Per questo la dimensione territoriale di queste politiche è di vitale importanza, e si rammarica che la comunicazione della Commissione europea non contenga uno specifico riferimento alle competenze delle regioni e delle autorità locali;

accoglie con favore le misure indirizzate contenute nel "Patto per la crescita e l'occupazione". Insiste sul collegamento tra tale Patto e i programmi di promozione della crescita previsti dal quadro finanziario pluriennale (QFP) 2014-2020, a cominciare dalla rubrica 1 "Crescita sostenibile";

incoraggia gli Stati membri a tener conto delle indicazioni della Commissione europea nei loro piani nazionali di riforma, con particolare attenzione alla tematica della flessicurezza, vera sfida per il mercato del lavoro europeo;

considera importante incentivare forme di auto-impiego e auto imprenditorialità, con particolare attenzione alle start-up giovanili. Questo potrà permettere di utilizzare risorse altrimenti spese in modo improduttivo (costi di pre-pensionamento o sussidi di disoccupazione) con una maggiore efficienza;

propone di coinvolgere maggiormente le regioni e gli enti locali nella definizione delle politiche di incentivazione del "lavoro verde" all'interno dei piani nazionali per l'occupazione;

giudica positivamente la proposta di migliorare EURES, anche introducendo un servizio Match and Map che aiuti ad avere una chiara visualizzazione geografica delle proposte. A tale proposito ricorda il ruolo nazionale e regionale delle Borse lavoro e ne suggerisce una maggiore integrazione con la rete Enterprise Europe Network (EEN), le regioni e le camere di commercio.

Relatrice

Marialuisa COPPOLA (IT/PPE), consigliere regionale - assessore, regione Veneto

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Verso una ripresa fonte di occupazione

COM(2012) 173 final

Parere del Comitato delle regioni - Il ruolo delle autorità locali e regionali nel promuovere la crescita e rafforzare la creazione di posti di lavoro

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

accoglie con favore la comunicazione della Commissione europea Verso una ripresa fonte di occupazione ricordando che la piena occupazione e la coesione sociale sono obiettivi sanciti dal TFUE e che essi vanno perseguiti nel rispetto del principio di proporzionalità e sussidiarietà (artt. 3, 4, 5, 6 e 9 del TFUE); considera la comunicazione un atto politico al quale sarebbe opportuno facessero seguito iniziative legislative concrete da parte degli Stati membri e delle autorità locali e regionali;

2.

osserva che la Commissione insiste sulla necessità di riforme strutturali a livello di Stati membri, sostanzialmente allo scopo di liberalizzare i mercati dei servizi e del lavoro; è d'accordo sul fatto che queste riforme siano necessarie, ma avrebbe auspicato proposte più concrete relative a misure per promuovere l'occupazione nell'economia verde;

3.

rinnova la richiesta rivolta alla Commissione di integrare in tutte le sue proposte - e in particolare in quelle per dare attuazione alla sua comunicazione Verso una ripresa fonte di occupazione - l'articolo 9 del TFUE sulla promozione di un elevato livello di occupazione, la garanzia di un'adeguata protezione sociale e la lotta contro l'esclusione sociale;

4.

appoggia fortemente la strategia Europa 2020 e i suoi strumenti (come i programmi nazionali di riforma) e sostiene l'impegno a raggiungerne gli obiettivi occupazionali, invitando gli Stati membri a proseguire sul percorso di crescita e innovazione da essa definito;

5.

nondimeno, constata con preoccupazione che in questi anni il divario economico e sociale tra gli Stati membri (e tra le diverse regioni) invece di ridursi si sta allargando;

6.

sottolinea che, per raggiungere gli obiettivi delineati nella Strategia europea per l'occupazione, è auspicabile tenere conto della dimensione territoriale permettendo agli Stati membri e alle autorità regionali e locali di mantenere una flessibilità sufficiente per definire le proprie priorità e per elaborare le risposte politiche adeguate. Un contributo importante può anche venire da un corretto utilizzo dei fondi della politica di coesione. A tale fine un approccio di governance multilivello, rispettosa del principio di sussidiarietà, soprattutto nella stesura dei programmi nazionali di riforma, è sicuramente la prospettiva più adeguata per rispondere alle esigenze locali e per raggiungere più efficacemente gli obiettivi occupazionali;

7.

ritiene che le sfide attuali e future per l'occupazione siano rappresentate non solo dalla disoccupazione giovanile ma anche dalla disoccupazione degli over 55, dei disabili e degli immigrati, dalla disoccupazione femminile e dall'aumento dei disoccupati di lungo termine. Per questo invita la Commissione europea e gli Stati membri a prestare particolare attenzione a tali categorie, che costituiscono un capitale umano di valore ed esperienza;

8.

ricorda alla Commissione europea che le autorità locali e regionali sono spesso responsabili di una larga parte dell'implementazione delle politiche riguardanti l'occupazione, l'educazione e la formazione. Per questo la dimensione territoriale di queste politiche è di vitale importanza, e si rammarica che la comunicazione della Commissione europea non contenga uno specifico riferimento alle competenze delle regioni e delle autorità locali;

9.

invita la Commissione europea e gli Stati membri a mettere in atto le misure necessarie per combattere e sradicare la pratica dannosa del dumping sociale e del lavoro irregolare, anche legato a forme di sfruttamento dell'immigrazione clandestina;

10.

esorta la Commissione europea a favorire la competitività dell'industria e dei servizi europei, rafforzando la governance economica dell'Unione, per evitare il ritorno a politiche protezionistiche.

Il Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2012, "Patto per la crescita e l'occupazione"

11.

si compiace che i temi relativi alla crescita e all'occupazione siano stati centrali nel corso del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2012 e che nel corso del vertice si sia riconosciuta la necessità di attivare strumenti e politiche a ogni livello di governo nell'Unione europea, per creare posti di lavoro e crescita;

12.

sottolinea che il consolidamento dei bilanci degli Stati membri non è fine a se stesso. Le autorità locali e regionali devono essere chiamate a contribuire in modo equilibrato, nel rispetto del principio di proporzionalità e senza compromettere la loro crescita economica e la coesione territoriale e sociale;

13.

accoglie con favore, in generale, le misure indirizzate agli Stati membri e le misure a livello di Unione europea contenute nel "Patto per la crescita e l'occupazione". Insiste sul collegamento tra tale Patto e i programmi di promozione della crescita previsti dal quadro finanziario pluriennale (QFP) 2014-2020, a cominciare dalla rubrica 1 "Crescita sostenibile". Gli Stati che hanno aderito al Patto devono ora adottare una posizione coerente nell'ambito dei negoziati sul QFP. Per quanto riguarda le misure europee concordate dalle conclusioni del Consiglio, il Comitato delle regioni pone l'accento in particolare sulla necessità di rafforzare il mercato unico, ridurre la complessità normativa, mobilitare la BEI e iniziare rapidamente la "fase pilota dell'iniziativa sui prestiti obbligazionari per il finanziamento di progetti" per finanziare misure rapide a favore della crescita. È fondamentale evitare che si verifichino distorsioni della concorrenza nella fase pilota e che i progetti non siano remunerativi sul piano commerciale. Lo strumento non dovrebbe sostituire il capitale proveniente dagli Stati membri, dagli enti regionali e locali o il capitale privato. La decisione di portare avanti il progetto dopo la fase pilota andrebbe presa soltanto dopo una valutazione indipendente. In questo tipo di valutazioni è importante stabilire se i progetti selezionati abbiano creato un valore aggiunto per l'Unione europea;

14.

richiama, a proposito dell'introduzione dell'iniziativa sui prestiti obbligazionari per il finanziamento di progetti con l'obiettivo di finanziare le infrastrutture strategiche, l'opinione già espressa sul "Meccanismo per collegare l'Europa" (1) raccomandando l'inclusione delle autorità locali e regionali nei progetti TEN, al fine di massimizzare i benefici per i cittadini;

15.

si rammarica, tuttavia, che le conclusioni del Consiglio non vengano poi seguite da rapide azioni da parte di tutti gli Stati membri e non siano state maggiormente incisive promuovendo ulteriori misure in favore della crescita.

Sostenere la creazione di posti di lavoro

16.

apprezza le proposte della Commissione europea per sostenere la creazione di posti di lavoro, in particolare in merito alla riduzione del carico fiscale per le imprese senza incidere sul budget, ma diminuendo il cuneo fiscale a favore di altre forme di entrate (ad es. tasse ambientali);

17.

ricorda l'importanza, in particolare alla luce della crisi economica, di concentrare gli sforzi non solo per creare nuovi posti di lavoro e promuovere i cambiamenti strutturali, ma soprattutto al fine di mantenere quelli esistenti;

18.

propone un migliore utilizzo, coordinamento e interoperabilità degli strumenti disponibili a livello europeo, nazionale, regionale e camerale (in particolare invitando a utilizzare non solo l'FSE ma anche il FESR) per sostenere il lavoro autonomo, le imprese sociali, l'alternanza formazione-lavoro e la creazione di nuove imprese. Un maggiore coordinamento farà sì che gli strumenti possano essere impiegati in modo più efficace;

19.

ritiene che un'agenda europea per la crescita che promuova impieghi duraturi e di qualità debba basarsi sull'ambizione di mettere in campo un'autentica strategia di rinnovamento industriale in Europa, che preveda il coinvolgimento attivo delle autorità pubbliche a tutti i livelli, nonché una forte politica industriale che favorisca la competitività delle PMI (che costituiscono la spina dorsale e la storia culturale e produttiva dell'economia europea) e del settore dei servizi. Il presupposto per una simile strategia di rinnovamento industriale è che la Commissione europea sfrutti appieno le potenzialità del Trattato di Lisbona in materia di politica industriale cogliendo l'opportunità di "prendere ogni iniziativa utile a promuovere il coordinamento [tra Stati membri in materia di politica industriale], in particolare iniziative finalizzate alla definizione di orientamenti e indicatori, all'organizzazione di scambi di migliori pratiche e alla preparazione di elementi necessari per il controllo e la valutazione periodici" (art. 173 TFUE). La strategia di rinnovamento industriale, che dovrebbe essere messa a punto al termine della revisione intermedia dell'iniziativa faro Una politica industriale per l'era della globalizzazione, dovrebbe vertere in particolare su un accesso più agevole al credito, la riduzione degli oneri amministrativi e la creazione di un clima migliore per l'imprenditorialità; su quest'ultimo punto il Comitato delle regioni offre il proprio modesto contributo organizzando, in collaborazione con la Commissione europea, il concorso "Regione imprenditoriale europea" (EER) con lo scopo di promuovere strategie imprenditoriali concrete e proiettate al futuro. Il CdR sottolinea anche l'importanza di un settore pubblico funzionale ed efficace, che costituisce un elemento essenziale per la crescita economica;

20.

ritiene che l'elemento chiave per la competitività delle imprese europee risieda nell'aumento della produttività attraverso l'efficienza di una gestione sostenibile delle risorse e anche attraverso la formazione di lungo termine, l'innovazione e la condivisione delle responsabilità; considera quindi importante valorizzare l'esperienza delle imprese attive nel campo della sostenibilità e riconoscibili anche attraverso l'uso delle certificazioni europee;

21.

sottolinea che, a proposito di valorizzazione della qualità della produzione europea, potrebbe avere effetti positivi sulle aziende anche l'introduzione di un marchio di origine UE, in aggiunta a quelli di origine e qualità utilizzati a livello nazionale, con le relative ricadute positive in termini di occupazione;

22.

rimanda al parere del CdR sul "Pacchetto Imprese responsabili" (relativo alle comunicazioni della Commissione europea COM(2011) 681 e 685 final), sottolineando come un atteggiamento di sostenibilità sociale e ambientale possa avere effetti positivi in termini di competitività di impresa, gestione del rischio, contenimento dei costi, relazioni durevoli con i clienti e capacità di innovazione;

23.

si esprime a favore delle misure volte a favorire la creazione di posti di lavoro nelle attività legate alla sostenibilità ambientale, alle professioni sanitarie e alle TIC (come anche evidenziato dalle conclusioni dell'Ufficio di presidenza del CdR del 22 e 23 marzo 2012); è importante, tra l'altro, ricordare che il mercato del lavoro europeo è ancora composto fortemente da lavoratori impiegati nei settori industriali e manifatturieri che hanno contribuito a fare la storia dello sviluppo europeo. Di conseguenza, chiede di valutare maggiormente questi posti di lavoro proponendo degli strumenti per la riqualificazione del capitale umano;

24.

ricorda che la transizione verso un'economia sostenibile e con basse emissioni porterà a una necessaria ristrutturazione dell'attuale mercato del lavoro che dovrà essere sostenuta, sotto tutti gli aspetti, da adeguate misure incentivanti;

25.

condivide la proposta di prorogare lo strumento Progress di micro finanza, poiché permette di finanziare piccole somme per funzioni socialmente utili e meritevoli;

26.

appoggia la proposta della Commissione europea di mantenere attivo il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG), dato il permanere di una situazione di crisi e incertezza per le imprese europee. Attende, tuttavia, di avere maggiore chiarezza sul futuro del programma, augurando che le nuove procedure per l'attivazione del fondo risultino più snelle, rapide e certe.

Ristabilire la dinamica dei mercati del lavoro

27.

incoraggia gli Stati membri a tener conto delle indicazioni della Commissione europea nei loro piani nazionali di riforma, con particolare attenzione alla tematica della flessicurezza, vera sfida per il mercato del lavoro europeo. Una politica che tenga conto della necessità di flessibilità lavorativa, ma che allo stesso tempo tuteli i cittadini, dovrà essere necessariamente concertata con le regioni e gli enti locali; deplora inoltre che, nonostante l'impegno politico assunto al Consiglio europeo di primavera del 2012 e gli orientamenti delineati dalla Commissione nella comunicazione, non tutti gli Stati membri abbiano presentato, nel quadro dei rispettivi programmi nazionali di riforma per il 2012, un piano nazionale per l'occupazione in cui figuri un ventaglio completo di misure per incentivare la creazione di posti di lavoro, in particolare di lavori "verdi";

28.

esprime preoccupazione per il livello di inoccupazione e disoccupazione giovanile nell'Unione europea e invita la Commissione europea e gli Stati membri a prendere tutte le misure necessarie per assicurare ai giovani un lavoro, qualificato e qualificante, che li renda economicamente indipendenti e stabili;

29.

prende atto che alcuni paesi più di altri hanno livelli critici di disoccupazione giovanile e pertanto invita la Commissione europea a seguire con particolare attenzione queste situazioni, anche prevedendo un maggiore controllo dei programmi attivati, proseguendo rapidamente nell'obiettivo di proposta di raccomandazione del Consiglio sugli strumenti di garanzia per i giovani;

30.

riconosce che in alcuni Stati membri esistono situazioni di abuso da parte dei datori di lavoro dello strumento del tirocinio e accoglie con favore la proposta di introdurre un quadro di qualità per i tirocini; raccomanda però di non creare rigidità eccessive che porterebbero con sé il rischio del mancato utilizzo dello strumento del tirocinio da parte delle imprese;

31.

invita gli Stati membri a fare in modo che entro il 2013 tutti i tirocinanti, attraverso la stipula di un contratto di tirocinio, possano avere una tutela adeguata e le informazioni necessarie sui propri diritti e doveri e su quelli del datore di lavoro;

32.

osserva che è necessario offrire buone possibilità di tirocini per gli studenti universitari nell'Unione europea, perché questo consente di avvicinarli al mondo del lavoro. Infatti, è fondamentale creare un ponte tra il mondo accademico e quello lavorativo, e ciò potrebbe avvenire anche con l'ausilio di programmi come il LLP o l'Erasmus per giovani imprenditori. In particolare quest'ultimo si sta rivelando uno strumento efficace per stimolare l'imprenditorialità, un valore importante per l'uscita dalla crisi;

33.

auspica che gli enti regionali possano avere un ruolo importante come ponte tra il mondo della formazione e il mondo produttivo, promuovendo accordi che comportino il riconoscimento da parte delle università delle attività svolte direttamente presso imprese, amministrazioni pubbliche o soggetti del terzo settore durante il percorso formativo. Questo può avvenire grazie ad accordi tra l'ufficio scolastico regionale o locale, le parti sociali, le rappresentanze delle imprese e l'Università;

34.

constata che, allo stato attuale, il tirocinio rappresenta per i giovani una delle principali forme di ingresso nel mercato del lavoro; tuttavia, rileva che nella pratica non sono isolati i casi in cui i giovani vengono rimbalzati da un tirocinio all'altro senza la possibilità di ottenere un vero contratto di lavoro che dia loro le dovute garanzie. Si rammarica, quindi, che tra le proposte della Commissione europea non ci sia un'indicazione per gli Stati membri su come regolamentare e superare nel modo migliore questa situazione tramite idonee politiche del lavoro, possibili misure di incentivazione fiscale e altre misure adeguate;

35.

ricorda che i giovani sono una risorsa fondamentale per la loro innata capacità di innovazione e di aggregazione e che dovrebbero essere considerati dalle aziende, organizzazioni o enti pubblici come tali. Il valore aggiunto di un tirocinio risiede là dove il tirocinante formato diventa una risorsa attiva per l'azienda, organizzazione o ente pubblico che ha quindi interesse a continuare a lavorare con lui;

36.

nutre la speranza che in un futuro non lontano gli Stati europei adegueranno il sistema d'istruzione alle condizioni e alla realtà in mutamento del mercato del lavoro globale. Il principale indicatore per la valutazione della formazione - il tasso di scolarizzazione - non svolge debitamente il suo ruolo. Il Comitato incoraggia pertanto a ricercare nuovi e più efficaci metodi di valutazione della politica dell'istruzione. È opportuno definire a monte gli obiettivi dell'istruzione superiore e adeguare il sistema di misurazione, controllo e finanziamento alle esigenze del mercato;

37.

concorda sul fatto che esiste una carenza di competenze adeguate alle esigenze del futuro mercato del lavoro e, quindi, valuta positivamente la proposta di una panoramica europea delle competenze che deve portare, nel più breve tempo possibile, ad una fase di completo riconoscimento delle qualifiche e delle competenze, passo necessario per garantire un vero mercato unico del lavoro nell'Unione europea;

38.

sottolinea che il futuro passaporto europeo delle competenze lavorative non dovrà essere uno strumento di riconoscimento di standard "al ribasso", ma dovrà permettere una reale valorizzazione delle abilità pratiche (manifatturiere, artigianali, ecc.) che rappresentano le eccellenze dei nostri territori e che, quindi, premi finalmente la meritocrazia;

39.

riconosce l'attuale carenza di interazione tra il mondo dell'istruzione e quello del lavoro, per questo propone di favorire l'alternanza scuola-lavoro grazie ai già citati tirocini, ma anche attraverso programmi di formazione, nelle scuole e nelle università, effettuati direttamente da esponenti attivi del mondo del lavoro;

40.

propone di creare programmi di scambio specifici tra funzionari della pubblica amministrazione e imprese per colmare il gap tra funzione pubblica e necessità imprenditoriali, permettendo la reciproca conoscenza e l'apprendimento di buone pratiche;

41.

suggerisce, inoltre, di favorire la formazione continua (grazie ad appositi programmi cofinanziati con i fondi europei) dei lavoratori;

42.

si considera importante incentivare forme di auto-impiego e auto imprenditorialità, con particolare attenzione alle start-up giovanili. Questo potrà permettere di utilizzare risorse altrimenti spese in modo improduttivo (costi di pre-pensionamento o sussidi di disoccupazione) con una maggiore efficienza;

43.

condivide la necessità di favorire misure che possano portare ad un mercato europeo del lavoro, facilitando la mobilità dei cittadini e dei lavoratori dell'Unione europea grazie all'eliminazione degli ostacoli fiscali, l'esportazione dell'indennità di disoccupazione e la trasferibilità dei diritti alla pensione;

44.

è convinto che il rispetto degli obblighi e la difesa dei diritti dei lavoratori mobili debbano continuare ad essere tra le priorità dell'UE, per favorire una corretta mobilità nel mercato interno. In quest'ottica il servizio di assistenza Solvit potrebbe essere integrato tra i servizi della rete Enterprise Europe Network (EEN), in modo da avvicinare datori di lavoro e dipendenti verso un servizio che rappresenti un punto di riferimento integrato sulle tematiche europee;

45.

giudica positivamente la proposta di migliorare EURES, anche introducendo un servizio Match and Map che aiuti ad avere una chiara visualizzazione geografica delle proposte. A tale proposito ricorda il ruolo nazionale e regionale delle Borse lavoro e ne suggerisce una maggiore integrazione con la rete Enterprise Europe Network (EEN), le regioni e le camere di commercio (che hanno il vantaggio di essere ben collegate al mondo dell'impresa e di conoscerne necessità e criticità);

46.

per evitare duplicazioni invita la Commissione europea a mappare le indagini esistenti che mettano assieme domanda e offerta nei mercati di lavoro nazionali. Uno scambio e coordinamento di questi dati potrebbe essere fondamentale per una buona mobilità interna all'UE. In quest'ottica si segnala l'indagine Excelsior condotta dal sistema camerale italiano;

47.

accoglie con favore l'apertura di una consultazione entro la fine del 2012 sul tema della migrazione economica e suggerisce di studiare con particolare attenzione il tema della migrazione circolare, favorendo un'armonizzazione delle norme nazionali.

Migliorare la governance dell'Unione

48.

vede con favore un maggiore coordinamento della governance europea, insistendo sul ruolo essenziale delle regioni e degli enti locali, nel rispetto del principio di sussidiarietà;

49.

condivide la proposta di presentare annualmente una pubblicazione contenente benchmark su indicatori di impiego: tale sistema dovrebbe rappresentare non solo i mercati del lavoro nazionali ma anche quelli delle regioni fino al livello NUTS2, per permettere soluzioni che meglio rispecchino le diverse realtà;

50.

esprime la speranza che il futuro Sistema europeo dei conti (SEC2010) possa arrivare a raccogliere un maggior numero di statistiche regionali a livello NUTS2, al fine di mettere a disposizione indicatori concreti per migliorare la governance dell'Unione europea e per responsabilizzare i livelli di governo;

51.

condivide la necessità di introdurre forme di monitoraggio dei progressi realizzati nell'attuazione dei piani nazionali per l'occupazione, purché esse non siano accompagnate da possibili sanzioni con ricadute regionali e locali.

Allegato - Serie di interventi chiave in materia di occupazione per l'economia verde

52.

ritiene indispensabile arrivare ad una definizione univoca di "posti di lavoro verdi", ovvero posti di lavoro ecocompatibili e sostenibili. Per ottenere questo è necessario sviluppare degli indicatori che devono rappresentare l'unico riferimento europeo per la misurazione;

53.

propone di coinvolgere maggiormente le regioni e gli enti locali nella definizione delle politiche di incentivazione del "lavoro verde" all'interno dei piani nazionali per l'occupazione;

54.

suggerisce di valutare la possibilità di sviluppare il concetto di "metadistretto" dell'ambiente per lo sviluppo sostenibile (ovvero un concetto di cluster non vincolato alla vicinanza fisica delle aziende, ma che grazie alle nuove tecnologie può comunque permettere la cooperazione e al tempo stesso la competizione alla base del successo dei distretti industriali), in modo da fornire una base istituzionale e un riconoscimento per le attività economiche green;

55.

ritiene necessario che tutti gli strumenti messi in campo (a livello europeo, nazionale e regionale) per fornire le necessarie informazioni sulle future competenze green richieste dal mercato siano tra loro coordinati e complementari, al fine di evitare inutili sprechi di risorse e duplicazioni;

56.

esprime apprezzamento per l'attività di informazione e disseminazione portata avanti da programmi come Intelligent Energy Europe;

57.

valuta in modo molto positivo la cooperazione con la BEI e in particolare si suggerisce di rafforzare il programma ELENA, per aiutare le regioni e gli enti locali a mobilitare le risorse finanziarie necessarie per i programmi dedicati all'energia sostenibile e alle fonti rinnovabili;

58.

esprime totale accordo sul fatto che i fondi FSE e FESR debbano essere i principali strumenti per favorire lo sviluppo di nuove competenze e per favorire lo sviluppo e l'occupazione;

59.

ritiene, nondimeno, che debba essere favorito un utilizzo innovativo di questi fondi, promuovendo una formazione che prenda in considerazione anche la mobilità internazionale affinché possa essere effettuata laddove vi sono riconosciute migliori pratiche in materia di sostenibilità ambientale;

60.

sebbene ritenga interessante la proposta di promuovere investimenti green nel quadro dello strumento Progress microfinanza, non capisce la necessità di promuovere un "forum delle parti";

61.

propone, invece, di fare in modo che gli intermediari finanziari che operano nel quadro del programma Progress siano economicamente incentivati a favorire i progetti eco-compatibili;

62.

riconosce l'importanza dei partenariati come strumento di concreta applicazione del principio di governance multilivello e ne incoraggia l'utilizzo;

63.

ritiene importante favorire un coordinamento strategico ad ampio livello tra i servizi per l'impiego, mirando a ridurre le differenze presenti tra i diversi Stati membri. Per questo si augura che lo strumento PARES possa essere adeguato a questo scopo;

64.

valuta positivamente lo scambio di buone pratiche, anche attraverso la pubblicazione di un manuale ad hoc, purché questi scambi vengano seguiti da azioni concrete.

Allegato - Un piano d'azione per il personale sanitario dell'UE

65.

esprime totale accordo con la proposta di migliorare la programmazione e la previsione del personale sanitario dell'Unione europea;

66.

auspica, tuttavia, che la piattaforma tra Stati membri arrivi velocemente ad equiparare i percorsi di studio, consentendo uno snellimento burocratico e una maggiore circolazione del personale sanitario all'interno dell'Unione europea;

67.

pertanto richiede di anticipare l'elaborazione di orientamenti sullo scambio di capacità di istruzione e formazione delle professioni sanitarie già nel 2013, in quanto il censimento delle capacità deve essere soltanto propedeutico all'elaborazione degli orientamenti;

68.

esprime dubbio nei confronti della proposta di creazione di un consiglio europeo sulle competenze per il settore infermieristico e di assistenza e sull'istituzione di un'alleanza pilota sulle competenze settoriali, in quanto non si capisce il valore aggiunto della proposta;

69.

ritiene che la proposta piattaforma europea tra gli Stati membri possa essere il meccanismo sufficiente e necessario per mappare le competenze presenti nei diversi Stati membri ed elaborare i requisiti minimi richiesti in materia di formazione del personale sanitario, compreso quello del settore infermieristico e di assistenza;

70.

valuta positivamente l'intenzione di conoscere le migliori prassi per l'assunzione e la fidelizzazione del personale, nondimeno ritiene che il processo debba essere assolutamente poco costoso. Per questo propone di agire in primo luogo tramite l'apertura di una consultazione ad hoc e valutare successivamente (sulla base dei risultati ottenuti) se predisporre altre forme di indagine;

71.

ricorda, nell'ambito dell'assunzione di operatori sanitari, la necessità di disincentivare il lavoro irregolare soprattutto per quanto riguarda il personale di assistenza che opera a domicilio;

72.

ritiene necessario che il codice di condotta dell'OMS sia applicato in maniera uniforme in tutta l'Unione europea, ma, data la natura non vincolante del codice, si chiedono maggiori informazioni su quali potrebbero essere le misure per fare in modo che esso venga applicato.

Allegato - Serie di interventi chiave a favore dell'occupazione nel settore delle TIC

73.

valuta con favore la proposta di istituire partenariati per coinvolgere gli attori del mercato TIC, le camere di commercio, gli enti pubblici e gli enti di ricerca per organizzare iniziative di formazione sulle competenze richieste dal mercato;

74.

tuttavia, ritiene che, oltre a sostenere una campagna di sensibilizzazione e promozione delle carriere in campo TIC per i giovani, sia anche necessario promuovere investimenti in questo settore in modo più ampio (dato che le analisi della Commissione europea dimostrano che questi investimenti aumentano la produttività), migliorandone la competitività attraverso metodi appropriati e rispettosi delle differenze esistenti tra i diversi Stati membri (un esempio potrebbero essere le aggregazioni d'impresa);

75.

consiglia di valutare azioni a favore delle start-up, per favorire l'impiego nel settore TIC. Esempi di queste azioni possono essere la creazione di incubatori presso i parchi scientifici e tecnologici (ove concentrare la presenza di nuove imprese high-tech grazie a condizioni favorevoli, creando un ambiente propizio e sinergico tra le aziende) e l'investimento diretto delle finanziarie regionali (che, entrando nel capitale di rischio di una start-up per i primi anni di attività, potrebbero renderne più semplice e sicuro il finanziamento, sopperendo all'assenza di venture capital privati);

76.

poiché il settore TIC è giovane ed in naturale espansione per le mutate richieste di mercato, suggerisce di destinare le attività di sostegno alla formazione anche ai lavoratori over 55, con particolare attenzione al settore pubblico, ove i blocchi di turn-over hanno innalzato di molto l'età media dei dipendenti, rallentando l'utilizzo di nuove tecnologie dell'informazione e della telecomunicazione a sostegno dei servizi svolti;

77.

esprime apprezzamento per l'elaborazione del quadro europeo delle competenze informatiche, insistendo su un coordinamento maggiore con altre iniziative similari (come l'ECDL) per evitare la duplicazione di iniziative;

78.

ritiene positiva la volontà di finanziare un progetto pilota per ottenere una mappatura delle certificazioni rilasciate, purché questo progetto sia utilizzato come primo passo verso una standardizzazione delle certificazioni;

79.

accetta la visione secondo cui l'FSE debba avere il ruolo di fondo preminente per l'attuazione di queste politiche, ma ricorda che se si vogliono ottenere dei risultati concreti è meglio adottare una concentrazione della spesa.

Bruxelles, 1o febbraio 2013

Il presidente del Comitato delle regioni

Ramón Luis VALCÁRCEL SISO


(1)  CdR 648/2012, COTER-V-24.


III Atti preparatori

COMITATO DELLE REGIONI

99a sessione plenaria del 31 gennaio e 1o febbraio 2013

2.3.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 62/77


Parere del Comitato delle regioni «Statuto e finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee»

2013/C 62/15

IL COMITATO DELLE REGIONI

esprime il convincimento che la proposta possa contribuire a facilitare un dialogo che oltrepassi i contesti nazionali e si estenda al livello europeo, e a sviluppare un'opinione pubblica europea;

conviene che l'ottenimento di uno status giuridico europeo sarà subordinato al rispetto di elevati standard in materia di governance, responsabilità e trasparenza;

si compiace del fatto che il regolamento preveda che, quando i partiti politici e le fondazioni ad essi collegate chiedono la propria registrazione al Parlamento europeo, nel conteggio dei rappresentanti figurino, oltre al livello europeo e a quello nazionale, anche quello dei parlamenti regionali;

chiede al Consiglio e al Parlamento europeo di coinvolgere il CdR nel controllo della conformità ai valori fondamentali dell'UE;

considera accettabile la prevista ripartizione degli stanziamenti dell'UE, ma invita a considerare ai fini di tale ripartizione anche le quote di membri del CdR;

invita a considerare se i fondi possano essere impiegati in caso di campagne referendarie di portata europea o di iniziative dei cittadini a livello europeo.

Relatore

István SÉRTŐ-RADICS (HU/ALDE), sindaco di Uszka

Testo di riferimento

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo allo statuto e al finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee

COM(2012) 499 final – 2012/0237 (COD)

Parere del Comitato delle regioni - Statuto e finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

accoglie con favore la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo allo statuto e al finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee, presentata dalla Commissione europea il 12 settembre 2012, che sostituisce e abroga il regolamento (CE) n. 2004/2003 applicato sinora a tali entità;

2.

il CdR, tenuto conto della propria suddivisione in gruppi politici, desidera fornire il proprio contributo all'elaborazione di questa proposta legislativa, che può tra l'altro richiamare una maggiore attenzione, a livello locale e regionale, sulle decisioni politiche adottate in ambito europeo nonché sulla partecipazione dei suoi membri all'elaborazione di tali decisioni;

3.

sottolinea il proprio impegno per la promozione della cittadinanza dell'Unione (1) e l'importanza della sensibilizzazione in un tale contesto (2), su cui si è espresso dettagliatamente nel recente passato nel quadro di vari pareri;

4.

ribadisce inoltre, in particolare, il proprio impegno per la promozione dei diritti connessi alla cittadinanza dell'UE e dei diritti civili dell'UE, compreso il diritto di voto. Le attività del CdR nel quadro dell'Anno europeo dei cittadini 2013, si concentreranno su tale tema (3);

5.

sottolinea l'importanza del fatto che, attraverso il coinvolgimento dei cittadini nel processo di integrazione europea, la cittadinanza dell'Unione contribuisce alla realizzazione della democrazia in Europa. È pertanto nell'interesse dei cittadini dell'Unione europea far prosperare una democrazia rappresentativa europea. Nel processo legislativo europeo i partiti e le fondazioni politiche veramente sovranazionali svolgono un ruolo essenziale nel dar voce alle opinioni dei cittadini a livello europeo;

6.

esprime il convincimento che la proposta possa contribuire a facilitare un dialogo che oltrepassi i contesti nazionali e si estenda al livello europeo, e a sviluppare un'opinione pubblica europea, ad accrescere l'interesse e la partecipazione dei cittadini nelle elezioni europee e a rafforzare la legittimazione democratica dell'UE;

7.

condivide l'obiettivo generale del regolamento, ossia accrescere la visibilità, il riconoscimento, l'efficacia, la trasparenza e la responsabilità delle fondazioni e dei partiti politici europei;

8.

considera assolutamente necessario un più stretto collegamento tra partiti politici europei e fondazioni politiche europee, e conviene che ciascun partito possa essere collegato istituzionalmente a una sola fondazione politica;

Registrazione e verifica

9.

ritiene che lo statuto unico europeo rappresenterebbe un passo in direzione di un'Europa unita politicamente, in quanto permette alle organizzazioni di registrarsi come partito politico europeo o fondazione politica europea e in tal modo di acquisire uno status giuridico basato sul diritto unionale, divenendo in tal modo indipendenti dalle varie e diverse forme giuridiche nazionali che ne hanno sinora definito i limiti; osserva però che la possibilità che la proposta di regolamento in esame adempia a tale funzione dipende da un'adeguata applicazione delle norme a livello di Stati membri;

10.

sottolinea che lo statuto di base raccomandato dalla Commissione si basa sulle esperienze derivanti dal funzionamento dei partiti, delle associazioni di partito e delle fondazioni attualmente esistenti, registrate a livello nazionale e dotate di un ampio riconoscimento, ma anche che la proposta nella sua forma attuale presenta alcuni limiti (soprattutto per quanto concerne lo status giuridico europeo indipendente) dai quali si evince che nell'elaborare il nuovo statuto non si è tenuto pienamente conto delle esperienze dei partiti politici europei dal 2004 in poi;

11.

sottolinea che per i partiti politici europei e per le fondazioni politiche ad essi collegate è di fondamentale importanza che si crei un vero e proprio status giuridico europeo, grazie alla possibilità di stabilire la propria sede in qualsiasi Stato membro a parità di condizioni, in funzione delle proprie specifiche caratteristiche e della propria entità politica;

12.

sottolinea pertanto l'importanza di tenere conto, nello statuto di base introdotto dalla proposta in esame, delle disposizioni giuridiche nazionali. Raccomanda inoltre alle istituzioni europee di prendere in considerazione, in avvenire, l'elaborazione di uno statuto europeo di portata generale;

13.

si compiace del fatto che l'ottenimento di uno status giuridico europeo sarà subordinato al rispetto di elevati standard in materia di governance, responsabilità e trasparenza;

14.

considera importante il fatto che tra le condizioni specifiche per l'acquisizione e, ancor più, il mantenimento dello status giuridico europeo sia annoverato il rigoroso rispetto dei valori su cui si fonda l'UE. Questo fattore ha costituito sinora un criterio di adesione per i paesi candidati, ma il regolamento in esame eleva i valori fondamentali dell'UE a criterio che può e deve essere verificato nel quadro del monitoraggio politico;

15.

si compiace del fatto che il regolamento preveda che, quando i partiti politici e le fondazioni ad essi collegate chiedono la propria registrazione al Parlamento europeo, nel conteggio dei rappresentanti figurino, oltre al livello europeo e a quello nazionale, anche quello dei parlamenti regionali. In tale contesto, date le differenze di struttura tra uno Stato membro e l'altro, è necessario precisare la natura del livello politico intermedio (provincia, regione, contea, distretto, circondario);

16.

è favorevole alla verifica annuale, da parte del Parlamento europeo, della conformità dei partiti e delle fondazioni politiche europei ai requisiti e alle condizioni di cui al regolamento, nonché al controllo, effettuato dal Parlamento europeo su richiesta, del fatto che un partito o una fondazione continui a rispettare i valori su cui si fonda l'UE;

17.

chiede al Consiglio e al Parlamento europeo di coinvolgere il CdR in tale controllo della conformità ai valori fondamentali dell'UE;

18.

propone di rendere obbligatorio il coinvolgimento del CdR nella verifica quanto meno nei casi in cui il partito oggetto della verifica sia rappresentato nel CdR;

Finanziamento

19.

ricorda di avere sottolineato, nel parere in merito al nuovo quadro finanziario pluriennale post 2013 (4), la necessità di dotarsi delle risorse adeguate per promuovere i diritti fondamentali, la democrazia e la partecipazione dei cittadini, al fine di costruire una cittadinanza europea. I partiti politici europei autenticamente transnazionali e le fondazioni politiche europee ad essi collegate hanno un ruolo fondamentale da svolgere nell'esprimere la voce dei cittadini a livello europeo, colmando la distanza tra la politica nazionale e quella dell'Unione;

20.

constata che la proposta della Commissione stabilisce una distinzione tra i criteri di ottenimento dello status giuridico e quelli di ammissione al finanziamento;

21.

apprezza la disposizione per cui il finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee sarà come in passato a carico del bilancio del Parlamento europeo;

22.

considera appropriato che una condizione essenziale per l'ammissione al finanziamento a carico del bilancio dell'UE sia il riconoscimento come partito politico europeo o fondazione politica europea, a sua volta subordinato al rispetto di specifiche condizioni e requisiti;

23.

considera accettabile la prevista ripartizione degli stanziamenti dell'UE (il 15 % in parti uguali, il rimanente 85 % in proporzione alle rispettive quote di deputati eletti al Parlamento europeo), ma invita a considerare ai fini di tale ripartizione anche le quote di membri del CdR;

24.

si compiace del fatto che, al fine di accrescere la capacità dei partiti e delle fondazioni di raccogliere risorse proprie, la proposta innalza da 12 000 a 25 000 euro all'anno il limite massimo di donazioni consentite da parte di un singolo donatore (persona fisica o giuridica);

25.

apprezza il principio e la pratica per cui i fondi provenienti dal bilancio dell'Unione non possono essere utilizzati per il finanziamento diretto o indiretto di elezioni nazionali, regionali o locali o di altri partiti politici e, in particolare, di partiti politici o di candidati nazionali, perché ciò sarebbe contrario allo spirito della sovranazionalità;

26.

non vede invece il motivo per cui i partiti politici e le fondazioni politiche europei non possano utilizzare le proprie entrate per sostenere i propri candidati alle elezioni nazionali, regionali o locali;

27.

comprende l'intento di evitare che i fondi provenienti dal bilancio dell'Unione europea possano essere utilizzati per finanziare campagne referendarie nazionali, regionali o locali (intese per esempio a modificare il Trattato), ma invita a considerare se tali fondi possano essere impiegati in caso di campagne referendarie o di iniziative dei cittadini a livello europeo;

Funzionamento pratico, prospettive locali e regionali

28.

è convinto che i partiti politi europei, nel quadro della loro attività, garantiranno in maniera sempre più efficace le cariche elettive a livello europeo e le altre funzioni rappresentative connesse all'espressione e alla trasmissione delle intenzioni manifestate dagli elettori, offrendo inoltre un legame diretto tra il livello politico europeo e quello locale e regionale;

29.

sottolinea che a titolo di condizione preliminare per una partecipazione politica attiva negli Stati membri occorre garantire ai cittadini dell'Unione un accesso completo alle informazioni, e invita i propri membri ad intraprendere azioni affinché gli Stati membri garantiscano l'accesso alle informazioni (5). La presenza di partiti politici europei autenticamente sovranazionali potrebbero svolgere un ruolo anche in questo campo;

30.

riconosce che grazie a partiti politici europei autenticamente sovranazionali sarebbe possibile in futuro che nelle liste elettorali locali e regionali figurassero candidati di un partito europeo invece che di un partito di portata nazionale o regionale; in tal modo i rapporti diretti tra la politica europea e quella locale e regionale diverrebbero più trasparenti;

31.

appoggia la volontà politica di far entrare in vigore lo statuto e la regolamentazione in materia di finanziamento ancora prima delle elezioni del Parlamento europeo del 2014, e di fare in modo che siano applicabili anche al sostegno fornito dai partiti politici europei e dalle fondazioni politiche europee alle campagne locali e regionali nel contesto dell'iniziativa dei cittadini europei;

Sussidiarietà, proporzionalità e miglioramento normativo

32.

riconosce che la proposta può essere considerata conforme al principio di sussidiarietà, poiché le norme concernenti lo statuto e il finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee possono essere stabilite solo a livello dell'Unione;

33.

segnala che una dimostrazione pratica della struttura multilivello del sistema democratico che si va costruendo nell'UE potrebbe consistere nel consentire regolarmente al CdR di partecipare alla verifica degli statuti dei partiti politici e delle fondazioni politiche, allorché viene valutata la conformità ai valori fondamentali dell'UE;

34.

riconosce che la proposta può essere considerata in linea generale come conforme al principio di proporzionalità, poiché la sua forma e il suo contenuto non vanno al di là di quanto è necessario per realizzare gli obiettivi europei;

35.

considera che vi sia una contraddizione nel fatto che la proposta mira a costituire una nuova forma giuridica europea per le due tipologie di soggetti (partiti e fondazioni), che continuerebbero comunque, sotto molti aspetti, a svolgere gran parte delle loro attività pratiche sulla base di una forma giuridica riconosciuta nell'ordinamento giuridico dello Stato membro nel quale hanno sede;

36.

constata la mancanza di una valutazione d'impatto relativa alla proposta;

37.

riconosce che la Commissione europea ha consultato le parti interessate e ha elaborato la proposta sulla base dei risultati di tale consultazione; tuttavia dal documento non emerge in modo univoco che anche il livello locale e regionale è stato coinvolto in tali consultazioni;

38.

invita il Parlamento europeo a coinvolgere il Comitato delle regioni nella valutazione dello statuto e del regime di finanziamento, che dovrebbe essere realizzata tre anni dopo le prossime elezioni per il Parlamento europeo.

II.   PROPOSTE DI EMENDAMENTO

Emendamento 1

Articolo 2, paragrafo 5

Definizioni

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

"parlamento regionale" o "assemblea regionale": un organismo i cui membri sono titolari di un mandato elettorale regionale o sono politicamente responsabili dinanzi ad un'assemblea elettiva,

"parlamento regionale" o "assemblea regionale": un organismo di livello intermedio tra quello comunale e quello statale, i cui membri sono titolari di un mandato elettorale regionale o sono politicamente responsabili dinanzi ad un'assemblea elettiva di livello subnazionale,

Motivazione

Il livello intermedio degli organi elettivi differisce da uno Stato membro all'altro. La denominazione di "parlamento regionale" e di "assemblea regionale" non vale dappertutto. A causa di tale differenza nelle strutture, risulta necessario precisare la natura del livello politico intermedio (provincia, regione, contea, distretto, circondario ecc.). L'emendamento propone per le elezioni locali un concetto più ampio ("livello intermedio") e applicabile a ogni Stato membro, ma che al tempo stesso consente una distinzione chiara rispetto a un mandato elettorale di livello comunale.

Emendamento 2

Articolo 7, paragrafo 2

Verifica della registrazione

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

Su richiesta di un quarto dei suoi membri, in rappresentanza di almeno tre gruppi politici al Parlamento europeo, il Parlamento europeo decide a maggioranza dei suoi membri, se continua ad essere soddisfatta la condizione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, lettera c) per un partito politico europeo e all'articolo 3, paragrafo 2, lettera c) per una fondazione politica europea.

Su richiesta di un quarto dei suoi membri, in rappresentanza di almeno tre gruppi politici al Parlamento europeo, il Parlamento europeo decide a maggioranza dei suoi membri, se continua ad essere soddisfatta la condizione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, lettera c) per un partito politico europeo e all'articolo 3, paragrafo 2, lettera c) per una fondazione politica europea.

Prima di pronunciarsi, il Parlamento europeo sente i rappresentanti del partito politico europeo interessato o della fondazione politica europea interessata e chiede ad un comitato di personalità indipendenti di esprimere un parere sull'argomento entro un lasso di tempo ragionevole.

Prima di pronunciarsi, il Parlamento europeo sente i rappresentanti del partito politico europeo interessato o della fondazione politica europea interessata e chiede ad un comitato di personalità indipendenti di esprimere un parere sull'argomento entro un lasso di tempo ragionevole. Nel corso della procedura, esso coinvolge il Comitato delle regioni, almeno nei casi in cui vengono sottoposti a verifica partiti politici europei che sono rappresentati anche nel Comitato delle regioni.

Detto comitato è composto da tre membri: il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione designano un membro ciascuno entro sei mesi dalla conclusione della prima sessione del Parlamento europeo dopo le elezioni di detta istituzione. Quest'ultima provvede alle funzioni di segreteria e al finanziamento del comitato.

Detto comitato è composto da tre membri: il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione designano un membro ciascuno entro sei mesi dalla conclusione della prima sessione del Parlamento europeo dopo le elezioni di detta istituzione. Quest'ultima provvede alle funzioni di segreteria e al finanziamento del comitato.

Motivazione

Tra i requisiti previsti per la registrazione figura anche la dimensione regionale, pertanto è logico che anche il Comitato delle regioni partecipi alla verifica del rispetto dei valori che stanno alla base dell'UE, quanto meno nei casi in cui il partito interessato sia rappresentato nel CdR.

Emendamento 3

Articolo 18, nuovo paragrafo 4

Divieto di finanziamento

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

 

Il divieto di finanziamento non si estende al sostegno fornito dai partiti politi europei e dalle fondazioni politiche europee alle campagne nel quadro dell'iniziativa dei cittadini europei.

Motivazione

Per i partiti politici europei e le fondazioni politiche europee è necessario essere presenti e comunicare con i cittadini dell'Unione non soltanto nel contesto delle campagne elettorali per il Parlamento europeo, ma anche, in difesa dei valori europei, nei periodi tra due campagne elettorali, ad esempio in occasione di iniziative dei cittadini europei.

Bruxelles, 31 gennaio 2013

Il presidente del Comitato delle regioni

Ramón Luis VALCÁRCEL SISO


(1)  CdR 355/2010.

(2)  CdR 120/2005.

(3)  R/CdR 1030/2012 punto 7.

(4)  CdR 283/2011.

(5)  CdR 170/2010, punto 17; cfr. anche CdR 355/2010, punto 37.