ISSN 1725-258X

doi:10.3000/1725258X.L_2011.078.ita

Gazzetta ufficiale

dell'Unione europea

L 78

European flag  

Edizione in lingua italiana

Legislazione

54o anno
24 marzo 2011


Sommario

 

II   Atti non legislativi

pagina

 

 

REGOLAMENTI

 

*

Regolamento di esecuzione (UE) n. 287/2011 del Consiglio, del 21 marzo 2011, che istituisce un dazio antidumping definitivo sulle importazioni di carburo di tungsteno, di carburo di tungsteno semplicemente miscelato a polvere metallica e di carburo di tungsteno fuso originari della Repubblica popolare cinese in seguito a un riesame in previsione della scadenza a norma dell’articolo 11, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1225/2009

1

 

*

Regolamento di esecuzione (UE) n. 288/2011 del Consiglio, del 23 marzo 2011, che attua l’articolo 16, paragrafi 1 e 2, del regolamento (UE) n. 204/2011 concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia

13

 

*

Regolamento (UE) n. 289/2011 della Commissione, del 23 marzo 2011, che corregge il testo ungherese del regolamento (UE) n. 1272/2009 recante modalità comuni di applicazione del regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio, per quanto riguarda l’acquisto e la vendita di prodotti agricoli all’intervento pubblico

21

 

 

Regolamento di esecuzione (UE) n. 290/2011 della Commissione, del 23 marzo 2011, recante fissazione dei valori forfettari all’importazione ai fini della determinazione del prezzo di entrata di taluni ortofrutticoli

22

 

 

DECISIONI

 

*

Decisione 2011/178/PESC del Consiglio, del 23 marzo 2011, che modifica la decisione 2011/137/PESC concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia

24

 

 

2011/179/UE

 

*

Decisione della Commissione, del 14 dicembre 2010, relativa all’aiuto di Stato C 39/96 (ex NN 127/92) cui la Francia ha dato esecuzione a favore della Coopérative d’exportation du livre français (CELF) [notificata con il numero C(2010) 8938]  ( 1 )

37

 

 

2011/180/UE

 

*

Decisione della Commissione, del 23 marzo 2011, che stabilisce le modalità d'applicazione della direttiva 2002/55/CE del Consiglio per quanto riguarda le condizioni alle quali è autorizzata la commercializzazione di piccoli imballaggi di miscugli di sementi standard di più varietà della stessa specie [notificata con il numero C(2011) 1760]  ( 1 )

55

 

 

III   Altri atti

 

 

SPAZIO ECONOMICO EUROPEO

 

*

Decisione del Comitato permanente degli Stati EFTA n. 5/2010/SC, del 9 dicembre 2010, recante modifica della decisione del Comitato permanente degli Stati EFTA n. 4/2004/SC che istituisce un comitato per il meccanismo finanziario

57

 

*

Decisione del Comitato permanente degli Stati EFTA n. 6/2010/SC, del 9 dicembre 2010, relativa all’ampliamento dei compiti dell’ufficio per il meccanismo finanziario del SEE e il meccanismo finanziario norvegese

58

 

 

IV   Atti adottati prima del 1o dicembre 2009, in applicazione del trattato CE, del trattato UE e del trattato Euratom

 

*

Decisione dell’Autorità di vigilanza EFTA n. 290/09/COL, del 1o luglio 2009, sugli aiuti concessi al settore della formazione dei piloti di linea nella contea di Troms (Norvegia)

59

 

 

Rettifiche

 

*

Rettifica del regolamento (UE) n. 61/2011 della Commissione, del 24 gennaio 2011, che modifica il regolamento (CEE) n. 2568/91 relativo alle caratteristiche degli oli d’oliva e degli oli di sansa d’oliva nonché ai metodi di analisi ad essi attinenti (GU L 23 del 27.1.2011)

69

 


 

(1)   Testo rilevante ai fini del SEE

IT

Gli atti i cui titoli sono stampati in caratteri chiari appartengono alla gestione corrente. Essi sono adottati nel quadro della politica agricola ed hanno generalmente una durata di validità limitata.

I titoli degli altri atti sono stampati in grassetto e preceduti da un asterisco.


II Atti non legislativi

REGOLAMENTI

24.3.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

L 78/1


REGOLAMENTO DI ESECUZIONE (UE) N. 287/2011 DEL CONSIGLIO

del 21 marzo 2011

che istituisce un dazio antidumping definitivo sulle importazioni di carburo di tungsteno, di carburo di tungsteno semplicemente miscelato a polvere metallica e di carburo di tungsteno fuso originari della Repubblica popolare cinese in seguito a un riesame in previsione della scadenza a norma dell’articolo 11, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1225/2009

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea,

visto il regolamento (CE) n. 1225/2009 del Consiglio, del 30 novembre 2009, relativo alla difesa contro le importazioni oggetto di dumping da parte di paesi non membri della Comunità europea (1) (di seguito «regolamento di base»), in particolare gli articoli 9, paragrafo 4, e 11, paragrafo 2, 5 e 6,

vista la proposta presentata dalla Commissione europea (la «Commissione»), dopo aver sentito il comitato consultivo,

considerando quanto segue:

A.   PROCEDURA

1.   Misure in vigore

(1)

Con il regolamento (CEE) n. 2737/90 (2) il Consiglio ha istituito un dazio antidumping definitivo del 33 % sulle importazioni di carburo di tungsteno e carburo di tungsteno fuso originari della Repubblica popolare cinese («RPC»). Con la decisione 90/480/CEE (3) la Commissione ha accettato gli impegni offerti da due importanti esportatori in merito al prodotto oggetto delle misure.

(2)

In seguito al ritiro degli impegni da parte dei due esportatori cinesi, la Commissione, con il regolamento (CE) n. 2286/94 (4), ha istituito un dazio antidumping provvisorio sulle importazioni del prodotto in esame.

(3)

Con il regolamento (CE) n. 610/95 (5) il Consiglio ha modificato il regolamento (CEE) n. 2737/90 ed ha istituito un dazio definitivo del 33 % sulle importazioni di carburo di tungsteno e carburo di tungsteno fuso. In seguito a un riesame avviato conformemente all’articolo 11, paragrafo 2, del regolamento di base («la precedente inchiesta di riesame»), con il regolamento (CE) n. 771/98del Consiglio (6) le misure sono state prorogate di altri cinque anni.

(4)

Con il regolamento (CE) n. 2268/2004 (7), in seguito a un riesame in previsione della scadenza, il Consiglio ha istituito un dazio antidumping del 33 % sulle importazioni di carburo di tungsteno e carburo di tungsteno fuso originari della Repubblica popolare cinese («RPC»).

(5)

Con il regolamento (CE) n. 1275/2005 (8) il Consiglio ha modificato la definizione del prodotto che rientrava nell’ambito di applicazione delle misure per includervi anche il carburo di tungsteno semplicemente miscelato a polvere metallica.

2.   Richiesta di riesame

(6)

In seguito alla pubblicazione di un avviso di imminente scadenza (9) delle misure antidumping definitive in vigore, il 30 settembre 2009 la Commissione ha ricevuto una domanda di apertura di un riesame delle misure in conformità all’articolo 11, paragrafo 2, del regolamento di base. La domanda è stata presentata dalla European Association of Metals (Eurometaux) («i richiedenti») per conto dei produttori dell’Unione che rappresentano una quota rilevante, in questo caso più dell’85 %, della produzione totale UE di carburo di tungsteno, carburo di tungsteno semplicemente miscelato a polvere metallica e carburo di tungsteno fuso.

(7)

La domanda era motivata dal fatto che la scadenza delle misure potrebbe comportare il persistere o la reiterazione del dumping e la reiterazione del pregiudizio nei confronti dell’industria dell’Unione.

3.   Apertura

(8)

Avendo stabilito, previa consultazione del comitato consultivo, che esistevano elementi di prova sufficienti per l’apertura di un riesame in previsione della scadenza, il 30 dicembre 2009 la Commissione ha annunciato, con un avviso pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea  (10) («l’avviso di apertura»), l’apertura di un riesame in previsione della scadenza, in conformità all’articolo 11, paragrafo 2, del regolamento di base.

4.   Inchiesta

4.1.   Periodo dell’inchiesta

(9)

L’inchiesta sulla persistenza o reiterazione del dumping ha riguardato il periodo tra il 1o gennaio 2009 e il 31 dicembre 2009 («periodo dell’inchiesta di riesame» o «PIR»). L’analisi delle tendenze utili per la valutazione della probabilità del persistere o della reiterazione del pregiudizio ha riguardato il periodo compreso tra il 1o gennaio 2006 e la fine del PIR («periodo considerato»).

4.2.   Parti interessate dall’inchiesta

(10)

La Commissione ha ufficialmente informato dell’apertura del riesame in previsione della scadenza il richiedente, altri produttori dell’Unione noti, i produttori esportatori, gli importatori, gli utilizzatori notoriamente interessati, i produttori del paese di riferimento e i rappresentanti della RPC. Le parti interessate hanno avuto la possibilità di comunicare le loro osservazioni per iscritto e di chiedere un’audizione entro il termine fissato nell’avviso di apertura.

(11)

Sono state sentite tutte le parti interessate che ne hanno fatto richiesta, dimostrando di avere particolari motivi per chiedere un’audizione.

(12)

La Commissione ha inviato questionari a tutte le parti notoriamente interessate e a quelle che si sono manifestate entro i termini stabiliti nell’avviso di apertura. Sono pervenute le risposte di sette produttori dell’Unione, un produttore esportatore della RPC, un produttore esportatore del paese di riferimento e tre utilizzatori.

(13)

Nessun importatore ha risposto al questionario per il campionamento né ha fornito informazioni alla Commissione o si è manifestato nel corso dell’inchiesta. Poiché soltanto un produttore esportatore della RPC ha presentato le informazioni richieste, non è stato necessario selezionare un campione.

(14)

La Commissione ha raccolto e verificato tutte le informazioni ritenute necessarie per valutare il rischio del persistere o della reiterazione del dumping e il conseguente pregiudizio, nonché l’interesse dell’Unione. Si è inoltre proceduto a verifiche presso le sedi delle seguenti società:

a)

Produttori dell’Unione

Wolfram Bergbau und Hütten-GmbH Nfg.KG., St Peter, Austria

H. C. Starck GmbH & Co. KG, Goslar, Germania

Eurotungstène Poudres SA, Grenoble, Francia

Global Tungsten & Powders spol. s r.o, Brutal, Repubblica ceca

Treibacher Industrie AG, Althofen, Austria

b)

Paese di riferimento

Global Tungsten & Powders Corp., Stati Uniti

c)

Utilizzatore

Sandvik Hard Materials, Epinouze, Francia.

B.   PRODOTTO IN ESAME E PRODOTTO SIMILE

(15)

Il prodotto oggetto del presente riesame è costituito da carburo di tungsteno, carburo di tungsteno semplicemente miscelato a polvere metallica e carburo di tungsteno fuso originari della RPC e attualmente classificati ai codici NC 2849 90 30 ed ex 3824 30 00.

(16)

Il carburo di tungsteno, il carburo di tungsteno semplicemente miscelato a polvere metallica e il carburo di tungsteno fuso sono composti di tungsteno e di carbonio prodotti mediante trattamento termico (carburazione nel primo caso e fusione nel terzo). Si tratta di prodotti intermedi utilizzati per la fabbricazione di pezzi in metalli duri: utensili da taglio in carburo cementato e pezzi di usura, rivestimenti resistenti all’abrasione, punte per la trivellazione petrolifera e l’estrazione di minerali, cuscinetti e punte per la trafilatura e la fucinatura dei metalli.

(17)

L’attuale inchiesta ha confermato che il prodotto in esame fabbricato e venduto dal produttore esportatore nell’Unione è identico per quanto concerne le caratteristiche fisiche e chimiche e gli usi al prodotto fabbricato dai produttori dell’Unione e venduto sul mercato UE o a quello fabbricato e venduto nel paese di riferimento; detti prodotti sono pertanto considerati prodotti simili ai sensi dell’articolo 1, paragrafo 4, del regolamento di base.

C.   PROBABILITÀ DEL PERSISTERE O DELLA REITERAZIONE DEL DUMPING

1.   Osservazioni preliminari

(18)

Conformemente all’articolo 11, paragrafo 2, del regolamento di base, è stato esaminato se erano in atto pratiche di dumping e, in caso affermativo, se la scadenza delle misure in vigore possa comportare il rischio del persistere o della reiterazione del dumping. Si ricorda che, nel quadro dell’inchiesta di cui al detto articolo, non si riesamina la concessione del trattamento riservato alle società operanti in condizioni di economia di mercato («TEM»).

(19)

Come indicato sopra, non è stato necessario effettuare un campionamento dei produttori esportatori della RPC.

(20)

Nella fase del campionamento l’unico produttore esportatore cinese disposto a collaborare sembrava rappresentare meno del 5 % del totale delle esportazioni cinesi nell’Unione. Le autorità cinesi e le altre parti interessate sono state informate della possibilità di applicazione dell’articolo 18 del regolamento di base a causa della scarsa collaborazione da parte dei produttori esportatori. La Commissione non ha ricevuto risposte a tale comunicazione.

(21)

Nel corso dell’inchiesta il produttore esportatore che ha collaborato rispondendo al questionario ha tuttavia corretto un errore nell’indicazione delle sue vendite all’esportazione nell’Unione e ha rivisto al rialzo il volume delle sue esportazioni nell’Unione. Parallelamente i volumi del prodotto in esame esportati nell’Unione dalla RPC sono stati ulteriormente esaminati sulla base dei dati forniti da Eurostat. Dopo aver verificato anche la risposta al questionario, si è quindi constatato che il volume delle esportazioni del produttore esportatore che ha collaborato era molto elevato (11). Alla luce di tali risultati si è concluso che il livello della collaborazione era elevato.

2.   Importazioni oggetto di dumping durante il PIR

2.1.   Paese di riferimento

(22)

Poiché a nessun produttore esportatore della RPC è stato concesso il TEM durante le inchieste precedenti, il valore normale per la Cina è stato stabilito conformemente all’articolo 2, paragrafo 7, lettera a), del regolamento di base.

(23)

Nell’avviso di apertura la Commissione aveva proposto gli Stati Uniti come paese di riferimento appropriato ai fini della determinazione del valore normale per la RPC. Le parti interessate sono state invitate a pronunciarsi su tale scelta, ma non hanno formulato osservazioni od obiezioni a tale riguardo. Gli Stati Uniti sono stati utilizzati come paese di riferimento anche nell’inchiesta iniziale, rispetto alla quale non sembravano essere intervenute circostanze nuove o diverse tali da giustificare un’altra scelta, né alcuna circostanza di tale tipo è stata comunicata alla Commissione. Gli Stati Uniti sono stati ritenuti rappresentativi come mercato di riferimento, in particolare per l’apertura e la competitività propria del loro mercato interno. Un produttore degli Stati Uniti ha inoltre accettato di collaborare all’attuale riesame.

(24)

Di conseguenza gli Stati Uniti sono stati scelti quale paese di riferimento ad economia di mercato ai fini del presente riesame.

2.2.   Valore normale

(25)

Conformemente all’articolo 2, paragrafo 7, del regolamento di base, il valore normale è stato stabilito sulla base delle informazioni verificate, ricevute dal produttore statunitense che ha collaborato, cioè sulla base dei prezzi pagati o pagabili sul mercato interno degli Stati Uniti per i tipi di prodotto che risultavano essere venduti nel corso di normali operazioni commerciali.

(26)

Il valore normale è stato quindi calcolato come la media ponderata dei prezzi delle vendite effettuate sul mercato interno ad acquirenti indipendenti dal produttore statunitense che ha collaborato.

(27)

È stato innanzitutto stabilito se il volume complessivo delle vendite interne del prodotto simile ad acquirenti indipendenti da parte del produttore statunitense che ha collaborato fosse rappresentativo ai sensi dell’articolo 2, paragrafo 2, del regolamento di base, cioè se corrispondesse ad almeno il 5 % del volume complessivo delle vendite del prodotto in esame esportato nell’Unione. Le vendite sul mercato interno del produttore statunitense che ha collaborato sono risultate sufficientemente rappresentative durante il periodo dell’inchiesta di riesame.

(28)

Si è poi esaminato se le vendite sul mercato interno del prodotto simile potessero essere considerate come avvenute nell’ambito di normali operazioni commerciali a norma dell’articolo 2, paragrafo 4, del regolamento di base. A questo scopo è stata determinata per il prodotto simile venduto sul mercato statunitense la percentuale di vendite remunerative effettuate ad acquirenti indipendenti durante il PIR.

(29)

Poiché il volume delle vendite remunerative del prodotto simile rappresentava meno dell’80 % del volume complessivo delle vendite del prodotto simile, il valore normale è stato determinato sulla base del prezzo effettivo sul mercato interno, calcolato come media ponderata dei prezzi delle vendite remunerative.

2.3.   Prezzo all’esportazione

(30)

Come indicato sopra, poiché il produttore esportatore che ha collaborato rappresentava più del 90 % del totale delle importazioni cinesi nell’Unione, il prezzo all’esportazione è stato esaminato sulla base dei dati forniti da detto produttore esportatore, vale a dire il prezzo, debitamente adeguato, effettivamente pagato o pagabile per il prodotto in esame venduto all’esportazione nell’Unione.

2.4.   Confronto

(31)

La media ponderata del valore normale è stata confrontata alla media ponderata del prezzo all’esportazione per ciascun tipo di prodotto in esame, allo stadio franco fabbrica, nella stessa fase commerciale e allo stesso livello di tassazione. In conformità all’articolo 2, paragrafo 10, del regolamento di base e al fine di garantire un confronto equo, si è tenuto conto delle differenze tra i fattori che, secondo quanto affermato e dimostrato, influiscono sui prezzi e sulla loro comparabilità. Sono stati effettuati adeguamenti per i costi relativi a trasporto marittimo e interno, assicurazione, spese bancarie e di imballaggio. Sono stati inoltre effettuati un adeguamento del 5 % sul prezzo all’esportazione per la tassa all’esportazione nonché l’adeguamento sul valore normale per l’imposta sul valore aggiunto (IVA).

2.5.   Margine di dumping

(32)

In conformità all’articolo 2, paragrafo 11, del regolamento di base, il margine di dumping è stato calcolato per ciascun tipo di prodotto in base a un confronto tra la media ponderata dei valori normali e la media ponderata dei prezzi all’esportazione, allo stesso stadio commerciale. Tale confronto ha dimostrato l’esistenza di dumping durante il PIR, pari a più dell’80 %, pertanto a un livello sensibilmente superiore rispetto a quello stabilito nell’ultima inchiesta di riesame (31 %). Il livello preciso del margine di dumping non può essere reso noto per ragioni di riservatezza. I calcoli si sono basati sui dati forniti da un produttore esportatore della RPC e un produttore del paese di riferimento. La pubblicazione del margine di dumping consentirebbe sia al produttore esportatore della RPC, sia al produttore del paese di riferimento di dedurre rispettivamente il valore normale e il prezzo all’esportazione dell’altro, il che significherebbe una chiara violazione del diritto alla riservatezza di entrambe le parti.

3.   Andamento delle importazioni in caso di abrogazione delle misure

3.1.   Osservazione preliminare

(33)

I dati inclusi nella presente sezione sono il risultato dell’esame dei dati forniti dal produttore esportatore che ha collaborato, da Eurostat e dalla domanda di riesame.

3.2.   Capacità produttiva inutilizzata dei produttori esportatori cinesi

(34)

I dati sulla capacità produttiva inutilizzata del produttore esportatore cinese che ha collaborato sono stati presentati maggiorati o ridotti del 20 % per tutelare la riservatezza. La capacità produttiva nella RPC era pari a circa 21 000 t nel 2006 e nel 2007 ed è aumentata significativamente, passando a circa 35 000 t nel 2008 e durante il PIR, un aumento superiore all’80 % durante il periodo considerato. Tali dati possono essere considerati prudenti poiché la domanda di riesame indicava una capacità produttiva prossima a 50 000 t.

(35)

Il produttore esportatore che ha collaborato ha inoltre indicato un sostanziale aumento della capacità produttiva durante il periodo considerato.

(36)

Sulla base delle informazioni raccolte durante l’inchiesta la capacità produttiva cinese complessiva superava sensibilmente l’effettiva produzione cinese (almeno di 20 000 t nel 2008 e nel PIR).

(37)

Durante il PIR la RPC disponeva di una capacità produttiva inutilizzata pari a sei volte il consumo dell’Unione (25 000 t rispetto a 3 800 t di consumo nell’Unione).

(38)

Alla luce di quanto precede, è evidente che gran parte della capacità inutilizzata di cui la RPC dispone potrebbe essere utilizzata per aumentare le esportazioni verso l’Unione in assenza di misure antidumping.

(39)

Dalle informazioni presentate durante l’inchiesta sono emerse notevoli distorsioni nel mercato delle materie prime utilizzate per fabbricare il prodotto in esame. In primo luogo le materie prime sono soggette a contingenti concessi dalle autorità cinesi. In secondo luogo le autorità cinesi limitano l’accesso alle materie prime mediante l’imposizione di tasse all’esportazione e politiche di riduzione dell’IVA che, come indicato al considerando 31, erano applicate anche al prodotto in esame. Tali fattori costituiscono ulteriori elementi che nella fattispecie indicano la probabilità del persistere del dumping.

3.3.   Attrattiva del mercato dell’Unione e prezzi all’esportazione nei paesi terzi

(40)

Le informazioni sui prezzi fornite dall’esportatore che ha collaborato, che non possono essere rese note per ragioni di riservatezza, indicano che l’Unione costituisce effettivamente un mercato interessante per i produttori esportatori cinesi. In tutto il periodo considerato i prezzi praticati in altri mercati dei paesi terzi erano inferiori (tranne nel 2007) a quelli praticati nell’Unione (del 10-20 % circa a seconda degli anni del periodo considerato).

(41)

Per tali ragioni si può concludere che a livello dei prezzi praticabili il mercato UE è decisamente un’alternativa interessante per gli esportatori cinesi.

(42)

Di conseguenza, i produttori esportatori cinesi avranno buoni motivi per indirizzare le loro esportazioni verso il mercato dell’Unione qualora le misure venissero abrogate. I prezzi elevati praticati sul mercato dell’Unione consentirebbero ai produttori esportatori cinesi di ottenere margini di profitto maggiori.

3.4.   Elusione delle misure

(43)

Nel 2005 le misure sono state estese a un ulteriore codice NC, poiché si è constatato che gli esportatori cinesi eludevano le misure aggiungendo piccole quantità di un’altra polvere metallica (in genere cobalto) alla polvere di carburo di tungsteno (12). Tale pratica confermata di elusione è un ulteriore elemento a favore della conclusione sulla probabilità del persistere del dumping. Si tratta di un chiaro elemento di prova del fatto che il mercato europeo continua ad essere interessante per i produttori esportatori cinesi, che con ogni probabilità indirizzerebbero volumi più elevati di carburo di tungsteno verso l’UE in assenza di misure antidumping.

3.5.   Conclusioni sulla probabilità del persistere del dumping

(44)

L’analisi di cui sopra dimostra che le importazioni cinesi hanno continuato ad entrare nel mercato dell’Unione a prezzi di dumping, con margini di dumping molto alti. Data in particolare l’analisi dei livelli dei prezzi nel mercato UE e in quelli di altri paesi terzi, nonché le capacità disponibili nella RPC, è possibile concludere che esiste la probabilità del persistere del dumping se le misure vengono abrogate.

D.   SITUAZIONE DEL MERCATO DELL’UNIONE

1.   Definizione dell’industria dell’Unione

(45)

All’interno dell’Unione il prodotto simile è fabbricato da sette società o gruppi di società.

(46)

Si considera perciò che essi costituiscano l’industria dell’Unione ai sensi dell’articolo 4, paragrafo 1, e dell’articolo 5, paragrafo 4, del regolamento di base e di seguito saranno denominati «l’industria dell’Unione».

2.   Osservazione preliminare

(47)

I dati relativi alle importazioni nell’Unione del prodotto in esame originario della RPC hanno dovuto essere indicizzati al fine di tutelare la riservatezza in conformità all’articolo 19 del regolamento di base.

(48)

Per quanto riguarda i volumi delle importazioni che rientrano nel codice TARIC 3824300010, dato che nei dati di Eurostat relativi alle importazioni disponibili a livello dei codici NC (codice NC 3824 30 00) sono stati inclusi prodotti diversi dal prodotto in esame, la seguente analisi è stata effettuata in base ai dati relativi alle importazioni a livello dei codici TARIC, completati da dati raccolti in conformità all’articolo 14, paragrafo 6, del regolamento di base. I dati TARIC sono ritenuti riservati poiché offrono un grado di precisione che consente l’identificazione delle parti. Per questo motivo alcuni dati sono presentati in intervalli.

(49)

I dati relativi all’industria dell’Unione sono stati ricavati dalle risposte ai questionari da parte dei sette produttori dell’Unione.

3.   Consumo sul mercato dell’Unione

(50)

Il consumo dell’Unione è stato calcolato sommando ai volumi delle vendite dell’industria dell’Unione sul mercato UE i dati sulle importazioni forniti da Eurostat.

(51)

Tra il 2006 e il PIR il consumo dell’Unione è calato del 62 % e il calo maggiore è stato registrato tra il 2008 e il PIR. Nel PIR il consumo è diminuito del 63 % rispetto al 2008.

Tabella 1

Consumo

 

2006

2007

2008

PIR

Volume (t)

 

 

 

 

+

Totale delle importazioni

1 766

1 885

2 303

755

+

Produzione UE venduta sul mercato UE

8 281

8 334

7 981

3 024

=

Consumo

10 047

10 218

10 284

3 779

Aumento su base annua

 

2 %

1 %

–63 %

4.   Volume, quota di mercato e prezzi delle importazioni oggetto di dumping dalla Repubblica popolare cinese

(52)

I volumi, le quote di mercato e i prezzi medi delle importazioni oggetto di dumping originarie della RPC hanno seguito l’andamento delineato di seguito. Le tendenze relative a quantità e prezzi si basano su dati di Eurostat.

Tabella 2

Importazioni dalla PRC

 

2006

2007

2008

PIR

Volume delle importazioni dal paese interessato (t)

Più di 700

Più di 700

Più di 400

Più di 60

Indice (2006 = 100)

100

104

60

11

Quota di mercato delle importazioni dal paese interessato

7,1 %

7,3 %

4,2 %

2,1 %

Prezzo delle importazioni dal paese interessato (EUR/t)

25 622

21 883

22 434

22 110

Indice (2006 = 100)

100

85

88

86

(53)

Il volume delle importazioni oggetto di dumping del prodotto in esame originario della RPC è diminuito dell’89 % nel periodo considerato, raggiungendo un livello di circa 80 t durante il PIR. Anche la loro quota di mercato è diminuita, passando dal 7,1 % nel 2006 al 2,1 % nel PIR.

(54)

Una possibile spiegazione di tale calo è il notevole aumento del consumo interno della RPC nel corso del periodo considerato. Attraverso un sistema di contingenti e tariffe di esportazione le autorità cinesi sembrano inoltre perseguire una politica di conservazione delle risorse di tungsteno della RPC.

(55)

I prezzi delle importazioni cinesi sono diminuiti del 14 % durante il periodo considerato. Tale evoluzione riflette l’andamento generale osservato anche per i prezzi dell’industria dell’Unione.

(56)

Il confronto ha inoltre mostrato che le importazioni dalla RPC erano effettuate a prezzi inferiori di oltre il 10 % a quelli dell’industria dell’Unione al netto del dazio antidumping in vigore. Tali risultati coincidono con quelli dell’ultima inchiesta di riesame (13).

5.   Importazioni da altri paesi

(57)

L’evoluzione del volume delle importazioni da altri paesi durante il periodo considerato è presentata nella tabella che segue. Le tendenze relative a quantità e prezzi si basano su dati di Eurostat.

Tabella 3

Importazioni da altri paesi

 

2006

2007

2008

PIR

Importazioni da altri paesi (t)

1 050

1 138

1 873

675

Indice (2006 = 100)

100

108

178

64

Quota di mercato delle importazioni da altri paesi

10,5 %

11,1 %

18,2 %

17,9 %

Prezzo medio (EUR/t)

27 309,1

26 626,0

21 607,5

24 867,4

Indice (2006 = 100)

100

97

79

91

Quota del mercato statunitense

4,2 %

3,9 %

3,9 %

3,6 %

Prezzo medio (EUR/t)

32 948,1

32 356,0

29 353,3

32 054,4

Quota di mercato della Corea del Sud

2,2 %

2,4 %

2,6 %

4,4 %

Prezzo medio (EUR/t)

33 733,8

29 969,5

25 789,0

24 503,7

(58)

Le importazioni dai paesi terzi interessati sono diminuite del 36 % nel corso del periodo considerato. In tal modo hanno seguito un andamento generale del mercato dovuto al calo dei consumi (del 62 %), anche se non alla stessa velocità. La quota di mercato di queste importazioni è quindi aumentata, passando dal 10,5 % al 17,9 %. L’impatto di tali importazioni sull’industria dell’Unione non può essere considerato negativo, come è dimostrato nei considerando da 85 a 88.

(59)

Va osservato che la quota di mercato della Repubblica di Corea («Corea») è raddoppiata nel periodo considerato, giungendo al 4,4 %. I prezzi medi delle importazioni coreane sono diminuiti nel periodo considerato, rimanendo tuttavia costantemente più alti dei prezzi medi di vendita delle esportazioni cinesi.

6.   Situazione economica dell’industria dell’Unione

(60)

In conformità all’articolo 3, paragrafo 5, del regolamento di base la Commissione ha esaminato tutti i fattori e gli indici economici pertinenti che influiscono sulla situazione dell’industria dell’Unione.

6.1.   Produzione

(61)

La produzione dell’industria dell’Unione è inizialmente aumentata, rispetto al 2006, del 5,8 % nel 2007 e dell’11,6 % nel 2008, per poi calare bruscamente del 56 % rispetto al 2008 durante il PIR.

Tabella 4

Produzione totale dell’Unione

 

2006

2007

2008

PIR

Volume (t)

 

 

 

 

Produzione

10 094

10 679

11 268

4 861

Indice (2006 = 100)

100

106

112

48

6.2.   Capacità e indici di utilizzo degli impianti

(62)

Tra il 2006 e il PIR la capacità produttiva ha registrato un aumento del 10,8 %. Con il calo della produzione, in particolare durante il PIR, l’utilizzo degli impianti ha registrato di conseguenza un calo complessivo del 57 % tra il 2006 e il PIR, giungendo al 39 % durante il PIR.

Tabella 5

Capacità di produzione e utilizzo degli impianti

 

2006

2007

2008

PIR

Volume (t)

 

 

 

 

Capacità produttiva

11 110

11 610

12 230

12 310

Indice (2006 = 100)

100

105

110

111

Utilizzo degli impianti

91 %

92 %

92 %

39 %

Indice (2006 = 100)

100

101

101

43

6.3.   Scorte

(63)

Il livello delle scorte finali dell’industria dell’Unione è aumentato del 20 % nel 2008 rispetto al 2006, per poi calare del 26 % durante il PIR.

Tabella 6

Scorte

 

2006

2007

2008

PIR

Volume (t)

 

 

 

 

Scorte finali

1 714

1 808

2 054

1 514

Indice (2006 = 100)

100

106

120

88

6.4.   Volume delle vendite

(64)

Le vendite dell’industria dell’Unione sul mercato dell’Unione ad acquirenti indipendenti sono lievemente aumentate tra il 2006 e il 2008 per poi calare del 61 % tra il 2008 e il PIR. I volumi delle vendite sono aumentati nel 2007 e 2008, ma sono poi calati bruscamente durante il PIR. Questo sviluppo coincide con la tendenza generale al calo dei consumi sul mercato dell’Unione.

Tabella 7

Vendite ad acquirenti indipendenti

 

2006

2007

2008

PIR

Volume (t)

5 594

5 630

5 874

2 292

Indice (2006 = 100)

100

101

105

41

6.5.   Quota di mercato

(65)

La quota di mercato dell’industria dell’Unione è stata piuttosto stabile tra il 2006 e il 2008, per aumentare poi di 4 punti percentuali tra il 2008 e il PIR. Nel complesso si è registrato un aumento di 5 punti percentuali durante il periodo considerato.

Tabella 8

Quota di mercato dell’UE

 

2006

2007

2008

PIR

Quota di mercato dell’UE

56 %

55 %

57 %

61 %

Indice (2006 = 100)

100

99

103

109

6.6.   Crescita

(66)

L’industria dell’Unione ha potuto accrescere in parte la quota di mercato, poiché il calo delle vendite è stato lievemente inferiore a quello dei consumi.

6.7.   Occupazione

(67)

Tra il 2006 e il PIR l’occupazione nell’industria dell’Unione è diminuita del 17 %. L’occupazione è calata anche nel periodo 2006-2008, quando la produzione è lievemente aumentata, il che dimostra gli sforzi fatti dall’industria dell’Unione per migliorare la sua produttività. Durante il PIR il brusco calo della produzione ha tuttavia comportato un forte deterioramento dell’occupazione.

Tabella 9

Occupazione

 

2006

2007

2008

PIR

Durata media (periodo considerato)

 

 

 

 

Totale dipendenti

674

667

653

557

Indice (2006 = 100)

100

99

97

83

6.8.   Produttività

(68)

La produttività della manodopera dell’industria dell’Unione, in termini di produzione annua per dipendente, rispetto al 2006 è aumentata del 7 % nel 2007 e del 15 % nel 2008, per poi calare del 49 % tra il 2008 e il PIR.

Tabella 10

Produttività

 

2006

2007

2008

PIR

Produttività (t all’anno/dipendente)

15

16

17

9

Indice (2006 = 100)

100

107

115

58

6.9.   Prezzi di vendita

(69)

Nel periodo considerato i prezzi medi di vendita franco fabbrica dell’industria dell’Unione ad acquirenti indipendenti nell’Unione sono calati. Nel complesso l’industria dell’Unione ha dovuto diminuire i suoi prezzi del 15,4 % tra il 2006 e il PIR.

(70)

Come spiegato nei considerando 55 e 56, i prezzi delle importazioni oggetto di dumping dalla RPC hanno seguito un andamento simile a quello dei prezzi dell’industria dell’Unione, ma sono rimasti costantemente inferiori ai prezzi dell’industria dell’Unione. Durante il PIR i prezzi della RPC erano inferiori di più del 10 % a quelli dell’industria dell’Unione.

Tabella 11

Prezzo unitario sul mercato UE

 

2006

2007

2008

PIR

Prezzi unitari delle vendite dell’Unione (EUR/t)

31 030

29 995

29 072

26 241

Indice (2006 = 100)

100

97

94

85

6.10.   Salari

(71)

Tra il 2006 e il PIR il salario medio per dipendente è aumentato del 4,8 %.

Tabella 12

Costo del lavoro

 

2006

2007

2008

PIR

Costo del lavoro annuo per dipendente

53 614

54 613

56 564

56 221

Indice (2006 = 100)

100

102

106

105

6.11.   Investimenti e capacità di reperire capitali

(72)

Tra il 2006 e il 2008 il flusso annuo di investimenti effettuati nel prodotto in esame dall’industria dell’Unione è aumentato del 18 %. Tra il 2007 e il 2008 gli investimenti sono aumentati del 103 %. Durante il PIR gli investimenti sono tuttavia diminuiti del 65 % rispetto al 2008.

(73)

Gli investimenti sono stati effettuati principalmente nella costruzione di nuovi impianti per la produzione di materiali in tungsteno a partire da materiali usati e rottami. Gli investimenti hanno dovuto essere ridotti a causa: i) del calo del livello generale della produzione nel mercato dell’Unione; ii) delle distorsioni che hanno interessato le materie prime (cfr. il considerando 39); e iii) della crisi economica.

(74)

Durante il PIR non sono stati effettuati investimenti significativi. Questo può essere spiegato in gran parte con la crisi economica iniziata nel 2008, che ha raggiunto il punto più critico durante il PIR, quando l’accesso a nuovi capitali era particolarmente difficile.

Tabella 13

Investimenti

 

2006

2007

2008

PIR

Investimenti netti (migliaia di EUR)

18 403

10 711

21 756

7 568

Indice (2006 = 100)

100

58

118

41

6.12.   Redditività e utile sul capitale investito

(75)

Grazie in parte alle misure antidumping in vigore, in parte agli sforzi compiuti dall’industria dell’Unione per diversificare le fonti di materie prime, l’industria dell’Unione tra il 2006 e il 2008 è riuscita a mantenere un livello positivo di redditività, che è comunque diminuito del 26 % in tale periodo. Durante il PIR l’industria dell’Unione ha tuttavia ottenuto risultati molto meno favorevoli, rivelando una certa vulnerabilità in tale contesto.

(76)

L’utile sul capitale investito ha seguito nel complesso l’andamento della redditività durante tutto il periodo considerato.

Tabella 14

Redditività e utile sul capitale investito

 

2006

2007

2008

PIR

Redditività netta delle vendite UE ad acquirenti indipendenti (in % sulle vendite nette)

10,3 %

5,8 %

7,6 %

–19,5 %

Utile sul capitale investito (in % del valore contabile netto degli investimenti)

34,8 %

22,1 %

28,8 %

–28,6 %

6.13.   Flusso di cassa

(77)

L’andamento del flusso di cassa, che rappresenta la capacità dell’industria di autofinanziare le sue attività, è rimasto positivo durante il periodo dell’inchiesta, tuttavia è calato del 35 % circa tra il 2006 e il PIR.

Tabella 15

Flusso di cassa

 

2006

2007

2008

PIR

Flusso di cassa (migliaia di EUR)

36 125

39 868

44 102

23 540

Indice (2006 = 100)

100

110

122

65

6.14.   Entità del margine di dumping

(78)

Le pratiche di dumping della RPC sono continuate durante il PIR a un livello notevolmente superiore a quello delle misure in vigore. Inoltre, tenuto conto delle distorsioni che hanno interessato le materie prime, della capacità inutilizzata e dei prezzi delle importazioni dalla RPC, l’impatto dei margini di dumping effettivi sull’industria dell’Unione non può essere considerato trascurabile.

6.15.   Ripresa dagli effetti di precedenti pratiche di dumping

(79)

È stato esaminato se l’industria dell’Unione si sia ripresa dagli effetti di precedenti pratiche di dumping. Si è concluso che la ripresa da tali effetti era in gran parte riuscita, poiché le misure antidumping in vigore si sono dimostrate efficaci. La crisi economica ha tuttavia bloccato questo processo accentuando le difficoltà dell’industria dell’Unione.

7.   Impatto delle importazioni oggetto di dumping e di altri fattori

7.1.   Impatto delle importazioni oggetto di dumping

(80)

Parallelamente al calo dei consumi nell’Unione la quota di mercato delle importazioni cinesi è diminuita, passando dal 7,1 % al 2,1 % (cfr. il considerando 52). Le informazioni disponibili indicano che queste importazioni sono state effettuate a prezzi inferiori a quelli dell’industria dell’Unione e a quelli delle importazioni originarie di altri paesi terzi. Come indicato nel considerando 56, in base a un calcolo che non tiene conto del dazio antidumping i prezzi delle importazioni cinesi erano inferiori del 10,7 % a quelli dell’industria dell’Unione durante il PIR. Si ricorda che l’aliquota del dazio è pari al 33 %. Di conseguenza, il livello di undercutting dimostra da un lato l’efficacia dei dazi in vigore e dall’altro la necessità di mantenere le misure. Tale conclusione è confermata dal fatto che l’undercutting riscontrato era allo stesso livello constatato nel corso dell’ultima inchiesta di riesame. L’impatto dei prezzi delle importazioni oggetto di dumping dalla RPC sull’industria dell’Unione è quindi rimasto immutato e, in assenza di elementi di prova di segno contrario, probabilmente non cambierà.

7.2.   Impatto della crisi economica

(81)

A causa delle condizioni economiche estremamente negative che durante il PIR hanno caratterizzato il settore a valle del tungsteno, segnatamente il settore dell’acciaio e dei carburi cementati, che costituisce il principale consumatore di tungsteno dell’Unione, l’industria dell’Unione ha drasticamente ridotto la produzione e le vendite del prodotto in esame.

(82)

Prima delle crisi le società che operavano nel settore a valle disponevano di un elevato livello di scorte di tungsteno non costituite durante il PIR, e questo ha pregiudicato ulteriormente la produzione dell’industria dell’Unione.

(83)

Poiché la produzione è calata e l’industria dell’Unione è ad alta intensità di capitale, e deve quindi produrre determinati volumi per contenere il costo fisso unitario, la redditività è stata gravemente compromessa.

(84)

L’esame dell’industria dell’Unione prima della crisi dimostra tuttavia l’efficacia delle misure antidumping in vigore. L’inchiesta ha mostrato che i maggiori produttori dell’Unione stavano effettuando notevoli investimenti per evitare le distorsioni a livello di materie prime, mentre nel contempo erano in grado di competere sul mercato mantenendo una posizione salda.

7.3.   Importazioni da altri paesi

(85)

Si stima che il volume delle importazioni da altri paesi terzi sia diminuito del 36 %, passando da 1 500 t nel 2006 a 675 t nel PIR. La quota di mercato delle importazioni provenienti dagli altri paesi è aumentata passando dal 10,5 % nel 2006 al 17,9 % nel PIR. Il prezzo medio di queste importazioni è calato dell’8,9 % tra il 2006 e il PIR. I principali paesi importatori sono stati la Corea del Sud e gli Stati Uniti.

(86)

Nel periodo considerato la quota di mercato delle importazioni dalla Corea del Sud è raddoppiata (dal 2,2 % al 4,4 %). Le informazioni disponibili indicano tuttavia che durante il PIR tali importazioni sono state effettuate a prezzi solo lievemente inferiori (del 6,6 %) a quelli dell’industria dell’Unione, ma superiori (del 9,8 %) a quelli delle importazioni originarie della RPC.

(87)

La quota di mercato delle importazioni dagli Stati Uniti è diminuita di 15,1 punti percentuali nel periodo considerato (da 4,2 % a 3,6 %). In base alle informazioni disponibili durante il PIR tali importazioni sono state effettuate a prezzi superiori a quelli dell’industria dell’Unione e quindi anche notevolmente superiori (del 31 %) a quelli delle importazioni originarie della RPC.

(88)

In conclusione, tra i maggiori importatori di carburo di tungsteno nell’UE, le importazioni dalla Corea del Sud e dagli Stati Uniti non possono aver avuto un impatto negativo sulla situazione dell’industria dell’Unione principalmente a causa dei loro prezzi (simili o persino superiori a quelli dell’industria dell’Unione) e nel caso degli Stati Uniti anche a causa della riduzione della loro quota di mercato.

8.   Conclusione

(89)

Grazie agli efficaci dazi antidumping in vigore l’industria dell’Unione è riuscita a riprendersi in qualche misura dagli effetti del precedente dumping pregiudizievole.

(90)

Non si può tuttavia concludere che la situazione dell’industria dell’Unione sia sicura. Sebbene quasi tutti gli indicatori del pregiudizio relativi al rendimento finanziario dei produttori dell’Unione, quali redditività, utile sui capitali investiti e flusso di cassa, siano migliorati nei primi anni del periodo considerato, l’inchiesta ha anche mostrato che durante il PIR tutti gli indicatori del pregiudizio sono peggiorati.

(91)

Sebbene il calo della domanda durante il PIR possa essere in parte attribuito alla crisi economica, l’inchiesta ha attentamente esaminato l’impatto delle esportazioni a basso prezzo dalla RPC sulla situazione dell’industria dell’Unione.

(92)

Come indicato nel considerando 52 i volumi delle importazioni dalla RPC sono effettivamente diminuiti tra il 2006 e il PIR. Nello stesso periodo i prezzi di tali importazioni sono diminuiti del 14 %, un calo che analizzato nel contesto dei quattro anni del periodo considerato riflette lo sviluppo dei prezzi dell’industria dell’Unione. Va tuttavia osservato che il notevole calo (del 15 %) dei prezzi delle importazioni cinesi oggetto di dumping si è verificato tra il 2006 e il 2007, vale a dire molto prima della crisi economica, nel periodo in cui l’industria dell’Unione era in fase di ripresa. I prezzi delle importazioni oggetto di dumping dalla RPC si sono in seguito stabilizzati e il calo connesso alla crisi finanziaria sembra essere ridotto. Il momento (prima della crisi) in cui gli esportatori cinesi hanno considerevolmente ridotto i prezzi potrebbe indicare che essi abbiano messo in atto una strategia più mirata e rigorosa per ottenere prezzi notevolmente inferiori a quelli dell’industria dell’Unione. La differenza tra i prezzi delle esportazioni cinesi e quelli dell’industria dell’Unione era rispettivamente pari al 27 % nel 2007 e al 22,8 % nel 2008.

(93)

Nel 2008 i prezzi delle esportazioni della RPC erano inferiori del 22,8 % a quelli dell’industria dell’Unione. Durante il PIR il divario si è ridotto, passando al 15,7 %. Con il brusco calo dei consumi i produttori dell’Unione hanno dovuto ridurre i loro prezzi al fine di mantenere la quota di mercato.

(94)

Come indicato nel considerando 57, il volume delle importazioni da altri paesi terzi è diminuito del 36 %, parallelamente al calo nei consumi. Nonostante l’aumento della quota di mercato, l’impatto di tali importazioni sulla situazione dell’industria dell’Unione non può essere considerato negativo, come è stato dimostrato nel considerando 88.

(95)

Per quanto riguarda la sostenibilità dell’industria dell’Unione, va osservato che gli elementi di prova raccolti durante l’inchiesta hanno mostrato che essa è riuscita a competere in normali condizioni di mercato con le importazioni di paesi terzi e, anche quando i prezzi erano inferiori a quelli dei produttori dell’Unione, il divario era meno significativo rispetto a quello con i prezzi cinesi, come è stato dimostrato nei considerando da 85 a 88.

(96)

In seguito al miglioramento della situazione dell’industria dell’Unione negli anni precedenti il PIR, l’industria ha investito in nuove tecnologie di punta per fabbricare il prodotto in esame a partire da rottami, aggirando così in parte le distorsioni a livello di materie prime.

(97)

Tenendo conto della situazione complessiva dell’industria dell’Unione, nonché delle importazioni dalla RPC nel periodo dal 2006 al PIR e dati gli sviluppi positivi di alcuni indicatori relativi all’industria dell’Unione, si ritiene in conclusione che l’industria dell’Unione non abbia subito un pregiudizio notevole nel periodo considerato. Si è pertanto esaminato se una reiterazione del pregiudizio sia probabile in caso di scadenza delle misure.

E.   PROBABILITÀ DI REITERAZIONE DEL PREGIUDIZIO

1.   Osservazioni preliminari

(98)

Come descritto nei considerando da 89 a 97, l’istituzione di misure antidumping ha permesso all’industria dell’Unione di riprendersi solo in certa misura dal pregiudizio subito. In effetti, quando nel PIR sono sensibilmente calati gli eccezionali livelli di consumo dell’Unione registrati nella maggior parte del periodo considerato, l’industria dell’Unione si è ritrovata in una situazione precaria e vulnerabile, ancora esposta all’effetto pregiudizievole delle importazioni oggetto di dumping originarie della RPC.

(99)

A norma dell’articolo 11, paragrafo 2, del regolamento di base, le importazioni dal paese in questione sono state valutate per stabilire la probabilità della reiterazione del pregiudizio.

2.   Volumi e prezzi delle esportazioni cinesi nei paesi terzi

(100)

Si è constatato che i prezzi all’esportazione delle vendite cinesi in altri paesi terzi erano inferiori anche a quelli praticati nell’UE (approssimativamente del 10-20 % nei diversi anni del periodo considerato, ad eccezione del 2007). Le vendite degli esportatori cinesi nei paesi non UE sono state effettuate in quantità significative, corrispondenti a più dell’80 % di tutte le vendite all’esportazione. Si è quindi ritenuto che in caso di scadenza delle misure i produttori esportatori cinesi avrebbero buoni motivi per riorientare percentuali significative di esportazioni da altri paesi terzi verso il mercato dell’Unione, che risulta più interessante.

3.   Capacità produttiva inutilizzata nel mercato della RPC

(101)

Come descritto nei considerando da 34 a 42, dai dati raccolti durante l’inchiesta emerge che la RPC dispone di consistenti capacità inutilizzate. Sono stati trovati chiari indizi a favore della conclusione che gran parte di tale capacità inutilizzata potrebbe essere utilizzata per aumentare le esportazioni nell’Unione in assenza delle misure antidumping. Tale conclusione è confermata in particolare dall’assenza di indicazioni del fatto che i mercati dei paesi terzi o il mercato interno cinese possano assorbire una produzione supplementare della RPC.

4.   Conclusione

(102)

L’industria dell’Unione ha subito per vari anni gli effetti delle importazioni cinesi oggetto di dumping e la sua situazione economica attuale è ancora precaria.

(103)

Come indicato in precedenza l’industria dell’Unione è riuscita a riprendersi dalle pratiche di dumping cinesi grazie alle misure antidumping in vigore. Durante il PIR essa si è tuttavia trovata in una difficile situazione economica principalmente a causa della crisi economica. In tale contesto, se l’industria dell’Unione si trovasse esposta a un aumento delle importazioni a basso prezzo dal paese interessato, le vendite, la quota di mercato e i prezzi di vendita con ogni probabilità peggiorerebbero ulteriormente, e con essi la situazione finanziaria in generale dell’industria dell’Unione.

(104)

Inoltre, come indicato al considerando 56, si è constatato anche che il fatto che i prezzi di vendita dei produttori cinesi fossero inferiori in media quasi dell’11 % a quelli dell’industria dell’Unione, sembra indicare che in assenza delle misure i produttori esportatori cinesi con ogni probabilità esporterebbero il prodotto in esame nel mercato dell’Unione a prezzi notevolmente inferiori a quelli dell’industria dell’Unione.

(105)

Alla luce di quanto constatato nel corso dell’inchiesta — vale a dire la capacità inutilizzata nella RPC, le distorsioni riscontrate nel mercato delle materie prime, la possibilità che i produttori esportatori del paese interessato aumentino o riorientino i volumi delle loro esportazioni verso il mercato dell’Unione, la strategia dei prezzi cinese in altri paesi terzi e l’attrattiva del più vantaggioso mercato dell’Unione — l’abrogazione delle misure comporterebbe la probabilità di reiterazione del pregiudizio, che risulterebbe ancor più grave tenendo conto dell’attuale crisi economica.

F.   INTERESSE DELL’UNIONE

1.   Introduzione

(106)

A norma dell’articolo 21 del regolamento di base, si è esaminato se il mantenimento delle misure antidumping attualmente in vigore fosse contrario all’interesse generale dell’Unione. La determinazione dell’interesse dell’Unione si è basata su una valutazione dei diversi interessi coinvolti, vale a dire quelli dell’industria dell’Unione, degli importatori e degli utilizzatori.

(107)

Va ricordato che nelle precedenti inchieste si era ritenuto che l’adozione di misure non fosse contraria all’interesse dell’Unione. Inoltre, il fatto che la presente inchiesta si svolga nel quadro di un riesame e analizzi pertanto una situazione in cui sono già state applicate misure antidumping, consente di individuare qualsiasi effetto negativo indebito delle misure antidumping in vigore sulle parti interessate.

(108)

Su tali basi si è esaminato se, nonostante le conclusioni sulla probabilità del persistere del dumping e della reiterazione del pregiudizio, esistono ragioni valide per concludere che, in questo caso particolare, il mantenimento delle misure non è nell’interesse dell’Unione.

2.   Interesse dell’industria dell’Unione

(109)

Tenuto conto delle conclusioni sulla situazione dell’industria dell’Unione esposte nei considerando da 89 a 97 e degli argomenti relativi all’analisi della probabilità della reiterazione del pregiudizio presentati nei considerando da 102 a 105, si può inoltre ritenere probabile che l’industria dell’Unione in caso di scadenza dei dazi antidumping subirebbe un serio deterioramento della sua situazione finanziaria.

(110)

Si ritiene che il mantenimento delle misure andrebbe a vantaggio dell’industria dell’Unione, che dovrebbe così essere in grado di aumentare i volumi di vendita e probabilmente anche i prezzi di vendita, generando in tal modo il livello di utile necessario a consentirle la prosecuzione degli investimenti in nuove tecnologie per i suoi impianti di produzione. Al contrario, l’abrogazione delle misure bloccherebbe la ripresa dell’industria dell’Unione, minacciando gravemente la sua sostenibilità e mettendo quindi a rischio la sua stessa esistenza, riducendo così l’offerta e la competizione sul mercato.

3.   Interesse degli importatori/utilizzatori

(111)

Un utilizzatore si è manifestato e ha risposto al questionario. L’utilizzatore che ha collaborato ha sostenuto che il mantenimento delle misure non avrebbe un impatto negativo sulla concorrenza nel mercato dell’Unione, ma al contrario, consentirebbe all’industria a valle di disporre di una gamma più ampia di fornitori che operano in concorrenza, a prezzi di mercato.

(112)

Si ricorda che dalle precedenti inchieste è emerso che l’istituzione delle misure non avrebbe avuto un impatto significativo per gli utilizzatori (14). Nonostante le misure in vigore gli importatori/utilizzatori dell’Unione hanno potuto continuare ad approvvigionarsi anche nella RPC. Non è stata comunque fornita alcuna indicazione su eventuali difficoltà a reperire altre fonti di approvvigionamento. Si conclude quindi che il mantenimento delle misure antidumping con ogni probabilità non avrà un effetto significativo sugli importatori/utilizzatori dell’Unione.

4.   Conclusione

(113)

Gli effetti del mantenimento delle misure prevedibilmente aiuteranno l’industria dell’Unione, con un conseguente effetto positivo sulla concorrenza del mercato dell’Unione e una riduzione della minaccia di chiusura di impianti e riduzioni dei posti di lavoro.

(114)

Il mantenimento delle misure può inoltre avvantaggiare gli utilizzatori/importatori, mantenendo un’ampia gamma di fornitori nel mercato dell’Unione.

(115)

Alla luce di quanto precede si conclude che il mantenimento delle misure non è contrario all’interesse dell’Unione.

G.   MISURE ANTIDUMPING

(116)

Tutte le parti sono state informate dei fatti e delle considerazioni essenziali in base ai quali si intendeva raccomandare il mantenimento delle misure attualmente in vigore. È stato inoltre concesso loro un periodo di tempo entro il quale potevano presentare osservazioni al riguardo. Si è tenuto conto di tutte le comunicazioni e di tutte le osservazioni debitamente motivate.

(117)

Alla luce di quanto precede si conclude, conformemente all’articolo 11, paragrafo 2, del regolamento di base, che è opportuno mantenere le misure antidumping sulle importazioni di carburo di tungsteno, di carburo di tungsteno semplicemente miscelato a polvere metallica e di carburo di tungsteno fuso originari della RPC. Si ricorda che queste misure consistono in dazi ad valorem,

HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:

Articolo 1

1.   È istituito un dazio antidumping definitivo sulle importazioni di carburo di tungsteno, di carburo di tungsteno semplicemente miscelato a polvere metallica e di carburo di tungsteno fuso, attualmente classificabili ai codici NC 2849 90 30 e ex 3824 30 00 (15) (codice TARIC 3824300010), originari della Repubblica popolare cinese.

2.   L’aliquota del dazio applicabile al prezzo netto franco frontiera dell’Unione, dazio non corrisposto, dei prodotti di cui al paragrafo 1 è del 33 %.

3.   Salvo disposizioni contrarie, si applicano le norme vigenti in materia di dazi doganali.

Articolo 2

Il presente regolamento entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.

Fatto a Bruxelles, addì 21 marzo 2011.

Per il Consiglio

Il presidente

MARTONYI J.


(1)  GU L 343 del 22.12.2009, pag. 51.

(2)  GU L 264 del 27.9.1990, pag. 7.

(3)  GU L 264 del 27.9.1990, pag. 59.

(4)  GU L 248 del 23.9.1994, pag. 8.

(5)  GU L 64 del 22.3.1995, pag. 1.

(6)  GU L 111 del 9.4.1998, pag. 1.

(7)  GU L 395 del 31.12.2004, pag. 56.

(8)  GU L 202 del 3.8.2005, pag. 1.

(9)  GU C 115 del 20.5.2009, pag. 18.

(10)  GU C 322 del 30.12.2009, pag. 23.

(11)  Il livello preciso del margine di dumping non può essere reso noto per ragioni di riservatezza.

(12)  Regolamento (CE) n. 1275/2005 del Consiglio, del 26 luglio 2005, che modifica il regolamento (CE) n. 2268/2004 che istituisce un dazio antidumping definitivo sulle importazioni di carburo di tungsteno e di carburo di tungsteno fuso originarie della Repubblica popolare cinese (GU L 202 del 3.8.2005, pag. 1).

(13)  Cfr. il considerando 65 del regolamento (CE) n. 2268/2004.

(14)  Cfr. il considerando 101 del regolamento (CE) n. 2268/2004.

(15)  Le particelle sono irregolari e non scorrono liberamente a differenza delle particelle delle polveri pronte per la pressatura, che sono sferiche o di forma granulare, omogenee e in libero scorrimento. La mancanza di fluidità può essere misurata e determinata utilizzando un imbuto calibrato, quale l’apparecchio di Hall, conformemente alla norma ISO 4490.


24.3.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

L 78/13


REGOLAMENTO DI ESECUZIONE (UE) N. 288/2011 DEL CONSIGLIO

del 23 marzo 2011

che attua l’articolo 16, paragrafi 1 e 2, del regolamento (UE) n. 204/2011 concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea,

visto il regolamento (UE) n. 204/2011 del Consiglio, del 2 marzo 2011, concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia (1), in particolare l’articolo 16, paragrafi 1 e 2,

considerando quanto segue:

(1)

In data 2 marzo 2011 il Consiglio ha adottato il regolamento (UE) n. 204/2011 concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia.

(2)

In data 17 marzo 2011 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 1973 (2011), che ha ampliato la portata delle misure restrittive imposte dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1970 (2011) e ha introdotto misure restrittive aggiuntive nei confronti della Libia.

(3)

È opportuno modificare di conseguenza gli elenchi delle persone e delle entità soggette a misure restrittive riportati negli allegati II e III del regolamento (UE) n. 204/2011,

HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:

Articolo 1

Gli allegati II e III del regolamento (UE) n. 204/2011 sono sostituiti dal testo riportato rispettivamente negli allegati I e II del presente regolamento.

Articolo 2

Il presente regolamento entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.

Fatto a Bruxelles, addì 23 marzo 2011.

Per il Consiglio

Il presidente

MARTONYI J.


(1)  GU L 58 del 3.3.2011, pag. 1.


ALLEGATO I

«ALLEGATO II

Elenco delle persone fisiche e giuridiche, delle entità o degli organismi di cui all’articolo 6, paragrafo 1

1.

GHEDDAFI, Aisha Muammar

Data di nascita: 1978. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Figlia di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

2.

GHEDDAFI, Hannibal Muammar

Numero di passaporto: B/002210. Data di nascita: 20.9.1975. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

3.

GHEDDAFI, Khamis Muammar

Data di nascita: 1978. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime. Comando di unità militari coinvolte nella repressione delle manifestazioni.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

4.

GHEDDAFI, Muammar Mohammed Abu Minyar

Data di nascita: 1942. Luogo di nascita: Sirte, Libia.

Leader della Rivoluzione, comandante supremo delle forze armate. Responsabile di aver ordinato la repressione delle manifestazioni e di violazioni dei diritti umani.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

5.

GHEDDAFI, Mutassim

Data di nascita: 1976. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Consigliere per la sicurezza nazionale. Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

6.

GHEDDAFI, Saif al-Islam

Direttore, Fondazione Gheddafi. Numero di passaporto: B014995. Data di nascita: 25.6.1972. Luogo di nascita: Tripoli, Libia. Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime. Dichiarazioni pubbliche incendiarie che incitano alla violenza contro i manifestanti.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

7.

DORDA, Abu Zayd Umar

Direttore, Organizzazione per la sicurezza esterna. Fedele al regime. Capo dell’agenzia di intelligence esterna.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 28.2.2011)

8.

JABIR, Maggiore Generale Abu Bakr Yunis

Data di nascita: 1952. Luogo di nascita: Jalo, Libia.

Ministro della Difesa. Responsabile di tutte le azioni delle forze armate.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 28.2.2011)

9.

MATUQ, Matuq Mohammed

Data di nascita: 1956. Luogo di nascita: Khoms.

Segretario per i servizi. Membro di alto livello del regime. Coinvolgimento nei comitati rivoluzionari. In passato è stato coinvolto nella repressione del dissenso e della violenza.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 28.2.2011)

10.

GHEDDAFI, Mohammed Muammar

Data di nascita: 1970. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 28.2.2011)

11.

GHEDDAFI, Saadi

Numero di passaporto: 014797. Data di nascita: 25/05/1973. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Comandante delle forze speciali. Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime. Comando di unità militari coinvolte nella repressione delle manifestazioni.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 28.2.2011)

12.

GHEDDAFI, Saif al-Arab

Data di nascita: 1982. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 28.2.2011)

13.

AL-SENUSSI, Colonello Abdullah

Data di nascita: 1949. Luogo di nascita: Sudan.

Direttore dell’intelligence militare. Coinvolgimento dell’intelligence militare nella repressione delle manifestazioni. Sospettato in passato di coinvolgimento nel massacro della prigione di Abu Selim. Condannato in contumacia per l’attentato dinamitardo al volo UTA. Cognato di Muammar GHEDDAFI.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 28.2.2011)

Entità

1.

Banca centrale della Libia

Controllata da Muammar Gheddafi e famiglia e potenziale fonte di finanziamento del suo regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 10.3.2011)

2.

Libyan Investment Authority

Controllata da Muammar Gheddafi e famiglia e potenziale fonte di finanziamento del suo regime.

Altrimenti detta: Libyan Arab Foreign Investment Company (LAFICO) 1 Fateh Tower Office No. 99, 22nd Floor, Borgaida Street, Tripoli, 1103 Libia

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 10.3.2011)

3.

Libyan Foreign Bank

Controllata da Muammar Gheddafi e famiglia e potenziale fonte di finanziamento del suo regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 10.3.2011)

4.

Libya Africa Investment Portfolio

Controllata da Muammar Gheddafi e famiglia e potenziale fonte di finanziamento del suo regime.

Jamahiriya Street, LAP Building, PO Box 91330, Tripoli, Libia

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 10.3.2011)

5.

Libyan National Oil Corporation

Controllata da Muammar Gheddafi e famiglia e potenziale fonte di finanziamento del suo regime.

Bashir Saadwi Street, Tripoli, Tarabulus, Libia

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011».


ALLEGATO II

«ALLEGATO III

Elenco delle persone fisiche e giuridiche, delle entità o degli organismi di cui all'articolo 6, paragrafo 2

 

Nome

Informazioni identificative

Motivi

Data di inserimento nell'elenco

1.

ABDULHAFIZ, Colonnello Mas'ud

Posizione: Comandante delle forze armate

No 3 nella linea di comando delle forze armate. Ruolo significativo nell'Intelligence militare.

28.2.2011

2.

ABDUSSALAM, Abdussalam Mohammed

Posizione: Capo dell'antiterrorismo, Organizzazione per la sicurezza esterna

Data di nascita: 1952

Luogo di nascita: Tripoli, Libia

Membro di spicco del Comitato rivoluzionario. Stretto collaboratore di Muammar GHEDDAFI.

28.2.2011

3.

ABU SHAARIYA

Posizione: Vicecapo della Organizzazione per la sicurezza esterna

Importante membro del regime. Cognato di Muammar GHEDDAFI.

28.2.2011

4.

ASHKAL, Al-Barrani

Posizione: Vicedirettore, Intelligence militare

Membro di alto livello del regime.

28.2.2011

5.

ASHKAL, Omar

Posizione: Capo del movimento dei comitati rivoluzionari.

Luogo di nascita: Sirte, Libia

Comitati rivoluzionari coinvolti nelle violenze contro i dimostranti.

28.2.2011

6.

AL-BAGHDADI, Dr Abdulqader Mohammed

Posizione: Capo dell'Ufficio di collegamento dei comitati rivoluzionari

Numero di passaporto B010574

Data di nascita: 1.7.1950

Comitati rivoluzionari coinvolti nelle violenze contro i dimostranti.

28.2.2011

7.

DIBRI, Abdulqader Yusef

Posizione: Capo della sicurezza personale di Muammar GHEDDAFI.

Data di nascita: 1946

Luogo di nascita: Houn, Libia

Responsabile della sicurezza del regime. In passato ha diretto azioni violente contro dissidenti.

28.2.2011

8.

QADHAF AL-DAM, Ahmed Mohammed

Data di nascita: 1952

Luogo di nascita: Egitto

Cugino di Muammar GHEDDAFI. Si ritiene che dal 1995 sia al comando di un battaglione d'élite dell'esercito incaricato della sicurezza personale di Gheddafi e che svolga un ruolo chiave nell'Organizzazione per la sicurezza esterna. È stato coinvolto nella pianificazione delle operazioni contro i dissidenti libici all'estero ed è stato direttamente coinvolto in attività terroristiche.

28.2.2011

9.

QADHAF AL-DAM, Sayyid Mohammed

Data di nascita: 1948

Luogo di nascita: Sirte, Libia

Cugino di Muammar GHEDDAFI. Negli anni '80, Sayyid è stato coinvolto in una campagna di uccisioni di dissidenti e ritenuto responsabile di diverse morti in Europa. È stato inoltre sospettato di essere stato coinvolto nello approvvigionamento di armi.

28.2.2011

10.

AL-BARASSI, Safia Farkash

Data di nascita: 1952

Luogo di nascita: Al Bayda, Libia

Moglie di Muammar GHEDDAFI.

Associazione stretta con il regime.

28.2.2011

11.

SALEH, Bachir

Data di nascita: 1946

Luogo di nascita: Traghen

Capo del gabinetto del Leader.

Associazione stretta con il regime.

28.2.2011

12.

Generale TOHAMI, Khaled

Data di nascita: 1946

Luogo di nascita: Genzur

Direttore dell'Ufficio per la sicurezza interna.

Associazione stretta con il regime.

28.2.2011

13.

FARKASH, Mohammed Boucharaya

Data di nascita: 1.7.1949

Luogo di nascita: Al-Bayda

Direttore dell'intelligence nell'Ufficio per la sicurezza esterna.

Associazione stretta con il regime.

28.2.2011

14.

ZARTI, Mustafa

Data di nascita 29.3.1970, cittadinanza: austriaca (n. di passaporto P1362998, validità dal 6.11.2006 al 5.11.2016)

Associazione stretta con il regime; vice capo esecutivo della “Libyan Investment Authority”, membro del consiglio della National Oil Corporation e vicepresidente della First Energy Bank in Bahrain.

10.3.2011

15.

EL-KASSIM ZOUAI, Mohamed Abou

 

Segretario generale del Congresso generale del popolo; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

16.

AL-MAHMOUDI, Baghdadi

 

Primo ministro del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

17.

HIJAZI, Mohamad Mahmoud

 

Ministro della sanità e dell'ambiente del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

18.

ZLITNI, Abdelhaziz

Data di nascita: 1935

Ministro della programmazione e delle finanze del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

19.

HOUEJ, Mohamad Ali

Data di nascita: 1949

Luogo di nascita: Al-Azizia (nei pressi di Tripoli)

Ministro dell'industria, dell'economia e del commercio del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

20.

AL-GAOUD, Abdelmajid

 

Ministro dell'agricoltura e delle risorse animali e marittime del governo del colonnello Gheddafi.

21.3.2011

21.

AL-CHARIF,Ibrahim Zarroug

 

Ministro degli affari sociali del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

22.

FAKHIRI, Abdelkebir Mohamad

 

Ministro dell'istruzione, dell'insegnamento superiore e della ricerca del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

23.

ZIDANE, Mohamad Ali

 

Ministro dei trasporti del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

24.

KOUSSA, Moussa Mohamad

 

Ministro degli affari esteri del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

25.

MANSOUR, Abdallah

 

Stretto collaboratore del colonnello Gheddafi, ruolo di primo piano nei servizi di sicurezza ed ex direttore della Radio-Televisione; coinvolto nella repressione dei manifestanti

21.3.2011


Entità

 

Nome

Informazioni identificative

Motivi

Data di inserimento nell'elenco

1.

Libyan Housing and Infrastructure Board (HIB)

Tajora, Tripoli, Libia

Atto legislativo numero 60/2006 del Comitato popolare generale libico

Tel: +218 21 369 1840,

Fax: +218 21 369 6447

http://www.hib.org.ly

Sotto il controllo di Muammar Gheddafi e famiglia e fonte potenziale di finanziamento del suo regime.

10.3.2011

2.

Economic and Social Development Fund (ESDF)

Qaser Bin Ghasher road Salaheddine Cross - P.O.Box: 93599 Libia-Tripoli

Tel.: +218 21 490 8893 –

Fax: +218 21 491 8893 –

E-mail: info@esdf.ly

Sotto il controllo del regime di Muammar Gheddafi e fonte potenziale di finanziamento per quest'ultimo.

21.3.2011

3.

Libyan Arab African Investment Company (LAAICO)

Sito web: http://www.laaico.com

Società creata nel 1981

76351 Janzour-Libia. 81370 Tripoli-Libia

Tél: +218 21 4890146 – 4890586 - 4892613

Fax: +218 21 4893800 - 4891867

E-mail: info@laaico.com

Sotto il controllo del regime di Muammar Gheddafi e fonte potenziale di finanziamento per quest'ultimo.

21.3.2011

4.

Gaddafi International charity and development Foundation

Recapito dell'amministrazione: Hay Alandalus – Jian St. – Tripoli – P.O.Box: 1101 – Libia

Tel: +218 214778301 -

Fax: +218 214778766;

E-mail: info@gicdf.org

Sotto il controllo del regime di Muammar Gheddafi e fonte potenziale di finanziamento per quest'ultimo.

21.3.2011

5.

Fondazione Waatassimou

Sede a Tripoli.

Sotto il controllo del regime di Muammar Gheddafi e fonte potenziale di finanziamento per quest'ultimo.

21.3.2011

6.

Libyan Jamahiriya Broadcasting Corporation

Recapito:

Tel.: +218 21 444 59 26; +218 21 444 59;

Fax: +218 21 340 21 07

http://www.ljbc.net;

E-mail: info@ljbc.net

Istigazione pubblica all'odio e alla violenza mediante la partecipazione a campagne di disinformazione relative alla repressione dei manifestanti.

21.3.2011

7.

Corpo delle guardie rivoluzionarie

 

Coinvolte nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

8.

National Commercial Bank

Orouba Street

AlBayda,

Libia

Tel: +218 21-361-2429

Fax: +218 21-446-705

www.ncb.ly

Banca commerciale libica, fondata nel 1970 e con sede a AlBayda, Libia. Ha uffici a Tripoli e AlBayda, con filiali in tutta la Libia. Di proprietà dello Stato al 100% e fonte potenziale di finanziamento del regime.

21.3.2011

9.

Gumhouria Bank

Gumhouria Bank Building

Omar Al Mukhtar Avenue

Giaddal Omer Al Moukhtar

P.O.Box 685

Tarabulus

Tripoli

Libia

Tel: +218 21-333-4035 +218 21-444-2541 +218 21-444-2544 +218 21-333-4031

Fax: +218 21-444-2476 +218 21-333-2505

E-mail: info@gumhouria-bank.com.ly

Sito web: www.gumhouria-bank.com.ly

Banca commerciale libica. Creata nel 2008 dalla fusione delle banche Al Ummah e Gumhouria. Di proprietà dello Stato al 100% e fonte potenziale di finanziamento del regime.

21.3.2011

10.

Sahara Bank

Sahara Bank Building

First of September Street

P.O.Box 270

Tarabulus

Tripoli

Libia

Tel: +218 21-379-0022

Fax: +218 21-333-7922

E-mail: info@saharabank.com.ly

Sito web: www.saharabank.com.ly

Banca commerciale libica. Di proprietà dello Stato all'81% e fonte potenziale di finanziamento del regime.

21.3.2011

11.

Azzawia (Azawiya) Refining

P.O. Box 6451

Tripoli

Libia

+218 023 7976 26778

http://www.arc.com.ly

Sotto il controllo di Muammar Gheddafi e fonte potenziale di finanziamento del suo regime.

23.3.2011

12.

Ras Lanuf Oil and Gas Processing Company (RASCO)

Ras Lanuf Oil and Gas Processing Company Building

Ras Lanuf City

P.O. Box 2323

Libia

Tel: +218 21-360-5171 +218 21-360-5177 +218 21-360-5182

Fax: +218 21-360-5174

Email: info@raslanuf.ly

Website: www.raslanuf.ly

Sotto il controllo di Muammar Gheddafi e fonte potenziale di finanziamento del suo regime.

23.3.2011

13.

Brega

Sede: Azzawia / coast road

P.O. Box Azzawia 16649

Tel: 2 – 625021-023 / 3611222

Fax: 3610818

Telex: 30460 / 30461 / 30462

Sotto il controllo di Muammar Gheddafi e fonte potenziale di finanziamento del suo regime.

23.3.2011

14.

Sirte Oil Company

Sirte Oil Company Building

Marsa Al Brega Area

P.O. Box 385

Tarabulus

Tripoli

Libia

Tel: +218 21-361-0376 +218 21-361-0390

Fax: +218 21-361-0604 +218 21-360-5118

Email: info@soc.com.ly

Website: www.soc.com.ly

Sotto il controllo di Muammar Gheddafi e fonte potenziale di finanziamento del suo regime.

23.3.2011

15.

Waha Oil Company

Waha Oil Company

Ufficio: Off Airport Road

Tripoli

Tarabulus

Libia

Recapito postale: P.O. Box 395

Tripoli

Libia

Tel: +218 21-3331116

Fax: +218 21-3337169

Telex: 21058

Sotto il controllo di Muammar Gheddafi e fonte potenziale di finanziamento del suo regime.

23.3.2011»


24.3.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

L 78/21


REGOLAMENTO (UE) N. 289/2011 DELLA COMMISSIONE

del 23 marzo 2011

che corregge il testo ungherese del regolamento (UE) n. 1272/2009 recante modalità comuni di applicazione del regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio, per quanto riguarda l’acquisto e la vendita di prodotti agricoli all’intervento pubblico

LA COMMISSIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea,

visto il regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio, del 22 ottobre 2007, recante organizzazione comune dei mercati agricoli e disposizioni specifiche per taluni prodotti agricoli (regolamento unico OCM) (1), in particolare l’articolo 43, lettere a), a bis), c), d), f), j), k) e l), in combinato disposto con l’articolo 4,

considerando quanto segue:

(1)

Il testo in lingua ungherese del regolamento (UE) n. 1272/2009 della Commissione (2) contiene due errori che vanno corretti con effetto a partire dalla data di applicazione del regolamento (UE) n. 1272/2009.

(2)

I provvedimenti di cui al presente regolamento risultano conformi al parere del comitato di gestione per l’organizzazione comune dei mercati agricoli,

HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:

Articolo 1

(Riguarda solamente la versione ungherese.)

Articolo 2

Il presente regolamento entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

Esso si applica a decorrere dal 1o marzo 2010.

Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.

Fatto a Bruxelles, il 23 marzo 2011.

Per la Commissione

Il presidente

José Manuel BARROSO


(1)  GU L 299 del 16.11.2007, pag. 1.

(2)  GU L 349 del 29.12.2009, pag. 1.


24.3.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

L 78/22


REGOLAMENTO DI ESECUZIONE (UE) N. 290/2011 DELLA COMMISSIONE

del 23 marzo 2011

recante fissazione dei valori forfettari all’importazione ai fini della determinazione del prezzo di entrata di taluni ortofrutticoli

LA COMMISSIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea,

visto il regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio, del 22 ottobre 2007, recante organizzazione comune dei mercati agricoli e disposizioni specifiche per taluni prodotti agricoli (regolamento unico OCM) (1),

visto il regolamento (CE) n. 1580/2007 della Commissione, del 21 dicembre 2007, recante modalità di applicazione dei regolamenti (CE) n. 2200/96, (CE) n. 2201/96 e (CE) n. 1182/2007 nel settore degli ortofrutticoli (2), in particolare l’articolo 138, paragrafo 1,

considerando quanto segue:

Il regolamento (CE) n. 1580/2007 prevede, in applicazione dei risultati dei negoziati commerciali multilaterali dell’Uruguay round, i criteri per la fissazione da parte della Commissione dei valori forfettari all’importazione dai paesi terzi, per i prodotti e i periodi indicati nell’allegato XV, parte A, del medesimo regolamento,

HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:

Articolo 1

I valori forfettari all’importazione di cui all’articolo 138 del regolamento (CE) n. 1580/2007 sono quelli fissati nell’allegato del presente regolamento.

Articolo 2

Il presente regolamento entra in vigore il 24 marzo 2011.

Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.

Fatto a Bruxelles, il 23 marzo 2011.

Per la Commissione, a nome del presidente,

José Manuel SILVA RODRÍGUEZ

Direttore generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale


(1)  GU L 299 del 16.11.2007, pag. 1.

(2)  GU L 350 del 31.12.2007, pag. 1.


ALLEGATO

Valori forfettari all’importazione ai fini della determinazione del prezzo di entrata di taluni ortofrutticoli

(EUR/100 kg)

Codice NC

Codice paesi terzi (1)

Valore forfettario all'importazione

0702 00 00

ET

73,9

IL

82,8

MA

53,7

TN

115,9

TR

81,7

ZZ

81,6

0707 00 05

EG

170,1

TR

147,0

ZZ

158,6

0709 90 70

MA

39,2

TR

109,9

ZZ

74,6

0805 10 20

EG

54,1

IL

78,1

MA

53,8

TN

51,1

TR

74,0

ZZ

62,2

0805 50 10

EG

66,4

MA

45,2

TR

53,6

ZZ

55,1

0808 10 80

AR

91,7

BR

88,0

CA

88,7

CL

99,7

CN

84,0

MK

50,2

US

143,1

UY

66,1

ZA

98,4

ZZ

90,0

0808 20 50

AR

92,8

CL

83,9

CN

56,3

US

79,9

ZA

97,0

ZZ

82,0


(1)  Nomenclatura dei paesi stabilita dal regolamento (CE) n. 1833/2006 della Commissione (GU L 354 del 14.12.2006, pag. 19). Il codice «ZZ» rappresenta le «altre origini».


DECISIONI

24.3.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

L 78/24


DECISIONE 2011/178/PESC DEL CONSIGLIO

del 23 marzo 2011

che modifica la decisione 2011/137/PESC concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sull’Unione europea, in particolare l’articolo 29,

considerando quanto segue:

(1)

In data 28 febbraio 2011 il Consiglio ha adottato la decisione 2011/137/PESC concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Libia (1), che attua la risoluzione 1970 (2011) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSCR).

(2)

In data 17 marzo 2011 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato l’UNSCR 1973 (2011), che ha ampliato la portata delle misure restrittive imposte dall’UNSCR 1970 (2011) e ha introdotto misure restrittive aggiuntive nei confronti della Libia.

(3)

È opportuno pertanto modificare di conseguenza la decisione 2011/137/PESC.

(4)

È necessaria un’ulteriore azione dell’Unione per attuare determinate misure,

HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:

Articolo 1

La decisione 2011/137/PESC è così modificata:

1)

è inserito il seguente articolo:

«Articolo 3 bis

1.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie per impedire i voli di aeromobili sotto la loro giurisdizione nello spazio aereo della Libia, in considerazione della necessità di contribuire a proteggere i civili.

2.   Il paragrafo 1 non si applica ai voli effettuati esclusivamente per scopi umanitari, quali la prestazione o l’agevolazione della prestazione di assistenza, inclusi forniture mediche, alimenti, operatori umanitari e relativa assistenza, o l’evacuazione di cittadini stranieri dalla Libia, né si applica ai voli autorizzati dal punto 4 o 8 dell’UNSCR 1973 (2011), né ad altri voli che gli Stati membri considerano, agendo sulla base dell’autorizzazione conferita dal punto 8 dell’UNSCR 1973 (2011), necessari per l’interesse del popolo libico.»;

2)

l’articolo 4, paragrafo 1, è sostituito dal testo seguente:

«1.   Gli Stati membri, in accordo con le rispettive autorità e legislazione nazionali e nel rispetto del diritto internazionale, in particolare il diritto del mare e i pertinenti accordi per l’aviazione civile internazionale, ispezionano nel proprio territorio, inclusi i loro porti e aeroporti, nonché in alto mare, le navi e gli aeromobili diretti in Libia o provenienti da tale paese, se hanno fondati motivi di ritenere, in base alle informazioni di cui dispongono, che il carico di tali navi o aeromobili contenga prodotti la cui fornitura, vendita, trasferimento o esportazione sono vietati a norma della presente decisione.»;

3)

è inserito il seguente articolo:

«Articolo 4 bis

1.   Gi Stati membri negano a qualsiasi aeromobile registrato in Libia oppure posseduto o gestito da cittadini o compagnie libici il permesso di decollare, atterrare o sorvolare il rispettivo territorio, salvo che il volo specifico non sia stato previamente approvato dal comitato delle sanzioni, ovvero in caso di atterraggio di emergenza.

2.   Gli Stati membri negano a qualsiasi aeromobile il permesso di decollare, atterrare o sorvolare il rispettivo territorio, se hanno fondati motivi di ritenere, in base alle informazioni di cui dispongono, che l’aeromobile contenga prodotti la cui fornitura, vendita, trasferimento o esportazione sono vietati a norma della presente decisione, compresa la fornitura di personale armato mercenario, eccetto in caso di atterraggio di emergenza.»;

4)

l’articolo 5, paragrafo 1, è sostituito dal testo seguente:

«1.   Gli Stati membri adottano le misure necessarie per impedire l’ingresso o il transito nel rispettivo territorio:

a)

alle persone elencate nell’allegato I dell’UNSCR 1970 (2011) e alle altre persone indicate dal Consiglio di sicurezza o dal comitato conformemente al punto 22 dell’UNSCR 1970 (2011) e al punto 23 dell’UNSCR 1973 (2011), elencate nell’allegato I della presente decisione;

b)

alle persone non contemplate dall’allegato I della presente decisione, che sono coinvolte o complici nell’ordinare, controllare o dirigere in altro modo la commissione di gravi violazioni dei diritti umani contro persone in Libia e che sono, tra l’altro, coinvolte o complici nella pianificazione, nel controllo, nel comando o nella condotta di attacchi, in violazione del diritto internazionale, fra cui bombardamenti aerei su civili e infrastrutture, ovvero alle persone che agiscono per loro, o per loro conto o sotto la loro direzione, elencate nell’allegato II della presente decisione.»;

5)

l’articolo 6, paragrafo 1, è sostituito dal testo seguente:

«1.   Tutti i fondi, le attività finanziarie e risorse economiche di altro tipo posseduti o controllati direttamente o indirettamente:

a)

dalle persone ed entità elencate nell’allegato II dell’UNSCR 1970 (2011), nonché dalle altre persone ed entità indicate dal Consiglio di sicurezza o dal comitato conformemente al punto 22 dell’UNSCR 1970 (2011) e ai punti 19 e 23 dell’UNSCR 1973 (2011), elencate nell’allegato III della presente decisione;

b)

dalle persone ed entità non contemplate dall’allegato III della presente decisione, che sono coinvolte o complici nell’ordinare, controllare o dirigere in altro modo la commissione di gravi violazioni dei diritti umani contro persone in Libia e che sono, tra l’altro, coinvolte o complici nella pianificazione, nel controllo, nel comando o nella condotta di attacchi, in violazione del diritto internazionale, fra cui bombardamenti aerei su civili e infrastrutture, o dalle autorità libiche, o dalle persone ed entità che hanno violato o hanno contribuito a violare le disposizioni dell’UNSCR 1970 (2011) o della presente decisione, o dalle persone o entità che agiscono per loro, per loro conto o sotto la loro direzione, ovvero da entità da esse possedute o controllate o dalle persone ed entità elencate nell’allegato III, che sono elencate nell’allegato IV della presente decisione,

sono congelati.»;

6)

all’articolo 6 è aggiunto il seguente paragrafo:

«4 bis.   Riguardo alle persone ed entità elencate nell’allegato IV della presente decisione, sono altresì ammesse deroghe per i fondi e le risorse economiche che sono necessari per scopi umanitari, quali la prestazione o l’agevolazione della prestazione di assistenza, inclusi forniture mediche, alimenti, la fornitura di elettricità, operatori umanitari e relativa assistenza, o l’evacuazione di cittadini stranieri dalla Libia.»;

7)

è inserito il seguente articolo:

«Articolo 6 bis

Gli Stati membri impongono ai propri cittadini, alle persone soggette alla loro giurisdizione e alle imprese costituite nei loro territori o soggette alla loro giurisdizione di esercitare vigilanza nelle relazioni commerciali con entità costituite in Libia o soggette alla giurisdizione della Libia e con qualsiasi persona ed entità che agisce per loro conto o sotto la loro direzione e con entità da esse possedute o controllate, al fine di impedire relazioni commerciali che potrebbero contribuire alla violenza e all’uso della forza nei confronti dei civili.»

Articolo 2

Gli allegati I, II, III e IV della decisione 2011/137/PESC sono sostituiti dal testo riportato rispettivamente negli allegati I, II, III e IV della presente decisione.

Articolo 3

La presente decisione entra in vigore alla data di adozione.

Fatto a Bruxelles, addì 23 marzo 2011.

Per il Consiglio

Il presidente

MARTONYI J.


(1)  GU L 58 del 3.3.2011, pag. 53.


ALLEGATO I

«ALLEGATO I

Elenco delle persone di cui all’articolo 5, paragrafo 1, lettera a)

1.

AL-BAGHDADI, Dr Abdulqader Mohammed

Numero di passaporto: B010574. Data di nascita: 1.7.1950.

Responsabile dell’ufficio di collegamento dei comitati rivoluzionari. I comitati rivoluzionari sono coinvolti in atti di violenza contro i dimostranti.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

2.

DIBRI, Abdulqader Yusef

Data di nascita: 1946. Luogo di nascita: Houn, Libia.

Capo della sicurezza personale di Muammar GHEDDAFI. Responsabile della sicurezza del regime. Ha diretto in passato atti di violenza contro i dissidenti.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

3.

DORDA, Abu Zayd Umar

Direttore, Organizzazione per la sicurezza esterna. Fedele al regime. Capo dell’agenzia di intelligence esterna.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

4.

JABIR, Maggiore Generale Abu Bakr Yunis

Data di nascita: 1952. Luogo di nascita: Jalo, Libia.

Ministro della Difesa. Responsabile di tutte le azioni delle forze armate.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

5.

MATUQ, Matuq Mohammed

Data di nascita: 1956. Luogo di nascita: Khoms.

Segretario per i servizi. Membro di alto livello del regime. Coinvolgimento nei comitati rivoluzionari. In passato è stato coinvolto nella repressione del dissenso e della violenza.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

6.

QADHAF AL-DAM, Sayyid Mohammed

Data di nascita: 1948. Luogo di nascita: Sirte, Libia.

Cugino di Muammar GHEDDAFI. Negli anni ’80, Sayyid è stato coinvolto in una campagna di uccisioni di dissidenti e ritenuto responsabile di diverse morti in Europa. È stato inoltre sospettato di essere stato coinvolto nell’approvvigionamento di armi.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

7.

GHEDDAFI, Aisha Muammar

Data di nascita: 1978. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Figlia di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

8.

GHEDDAFI, Hannibal Muammar

Numero di passaporto: B/002210. Data di nascita: 20.9.1975. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

9.

GHEDDAFI, Khamis Muammar

Data di nascita: 1978. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime. Comando di unità militari coinvolte nella repressione delle manifestazioni.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

10.

GHEDDAFI, Mohammed Muammar

Data di nascita: 1970. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

11.

GHEDDAFI, Muammar Mohammed Abu Minyar

Data di nascita: 1942. Luogo di nascita: Sirte, Libia.

Leader della rivoluzione, comandante supremo delle forze armate. Responsabile di aver ordinato la repressione delle manifestazioni e di violazioni dei diritti umani.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

12.

GHEDDAFI, Mutassim

Data di nascita: 1976. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Consigliere della sicurezza nazionale. Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

13.

GHEDDAFI, Saadi

Numero di passaporto: 014797. Data di nascita: 25.5.1973. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Comandante delle forze speciali. Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime. Comando di unità militari coinvolte nella repressione delle manifestazioni.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

14.

GHEDDAFI, Saif al-Arab

Data di nascita: 1982. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

15.

GHEDDAFI, Saif al-Islam

Numero di passaporto: B014995. Data di nascita: 25.6.1972. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Direttore, Fondazione Gheddafi. Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime. Dichiarazioni pubbliche incendiarie che incitano alla violenza contro i dimostranti.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

16.

AL-SENUSSI, Colonnello Abdullah

Data di nascita: 1949. Luogo di nascita: Sudan.

Direttore dell’intelligence militare. Coinvolgimento dell’intelligence militare nella repressione delle manifestazioni. Sospettato in passato di coinvolgimento nel massacro della prigione di Abu Selim. Condannato in contumacia per l’attentato dinamitardo al volo UTA. Cognato di Muammar GHEDDAFI.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

17.

AL QADHAFI, Quren Salih Quren

Ambasciatore libico in Ciad. Ha lasciato il Ciad per Sabha. Direttamente coinvolto nel reclutamento e coordinamento di mercenari per il regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011.

18.

AL KUNI, Colonnello Amid Husain

Governatore di Ghat (Libia meridionale). Direttamente coinvolto nel reclutamento di mercenari.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011.»


ALLEGATO II

«ALLEGATO II

Elenco delle persone di cui all’articolo 5, paragrafo 1, lettera b)

 

Nome

Informazioni identificative

Motivi

Data di inserimento nell'elenco

1.

ABDULHAFIZ, Colonnello Mas'ud

Posizione: Comandante delle forze armate

N. 3 nella linea di comando delle forze armate. Ruolo significativo nell'Intelligence militare.

28.2.2011

2.

ABDUSSALAM, Abdussalam Mohammed

Posizione: Capo dell'antiterrorismo, Organizzazione per la sicurezza esterna

Data di nascita: 1952

Luogo di nascita: Tripoli, Libia

Membro di spicco del Comitato rivoluzionario.

Stretto collaboratore di Muammar GHEDDAFI.

28.2.2011

3.

ABU SHAARIYA

Posizione: Vicecapo dell'Organizzazione per la sicurezza esterna

Importante membro del regime.

Cognato di Muammar GHEDDAFI.

28.2.2011

4.

ASHKAL, Al-Barrani

Posizione: Vicedirettore, Intelligence militare

Membro di alto livello del regime.

28.2.2011

5.

ASHKAL, Omar

Posizione: Capo del movimento dei comitati rivoluzionari.

Luogo di nascita: Sirte, Libia

Comitati rivoluzionari coinvolti nelle violenze contro i dimostranti.

28.2.2011

6.

QADHAF AL-DAM, Ahmed Mohammed

Data di nascita: 1952

Luogo di nascita: Egitto

Cugino di Muammar GHEDDAFI. Si ritiene che dal 1995 sia al comando di un battaglione d'élite dell'esercito incaricato della sicurezza personale di Gheddafi e che svolga un ruolo chiave nell'Organizzazione per la sicurezza esterna. È stato coinvolto nella pianificazione delle operazioni contro i dissidenti libici all'estero ed è stato direttamente coinvolto in attività terroristiche.

28.2.2011

7.

AL-BARASSI, Safia Farkash

Data di nascita: 1952

Luogo di nascita: Al Bayda, Libia

Moglie di Muammar GHEDDAFI.

Associazione stretta con il regime.

28.2.2011

8.

SALEH, Bachir

Data di nascita: 1946

Luogo di nascita: Traghen

Capo del gabinetto del Leader.

Associazione stretta con il regime.

28.2.2011

9.

Generale TOHAMI, Khaled

Data di nascita: 1946

Luogo di nascita: Genzur

Direttore dell'Ufficio per la sicurezza interna.

Associazione stretta con il regime.

28.2.2011

10.

FARKASH, Mohammed Boucharaya

Data di nascita: 1.7.1949

Luogo di nascita: Al-Bayda

Direttore dell'intelligence nell'Ufficio per la sicurezza esterna.

Associazione stretta con il regime.

28.2.2011

11.

EL-KASSIM ZOUAI, Mohamed Abou

 

Segretario generale del Congresso generale del popolo; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

12.

AL-MAHMOUDI, Baghdadi

 

Primo ministro del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

13.

HIJAZI, Mohamad Mahmoud

 

Ministro della sanità e dell'ambiente del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

14.

ZLITNI, Abdelhaziz

 

Ministro della programmazione e delle finanze del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

15.

HOUEJ, Mohamad Ali

Data di nascita: 1949

Luogo di nascita: Al-Azizia (nei pressi di Tripoli)

Ministro dell'industria, dell'economia e del commercio del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

16.

AL-GAOUD,Abdelmajid

 

Ministro dell'agricoltura e delle risorse animali e marittime del governo del colonnello Gheddafi.

21.3.2011

17.

AL-CHARIF,Ibrahim Zarroug

 

Ministro degli affari sociali del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

18.

FAKHIRI, Abdelkebir Mohamad

 

Ministro dell'istruzione, dell'insegnamento superiore e della ricerca del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

19.

ZIDANE, Mohamad Ali

 

Ministro dei trasporti del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

20.

KOUSSA, Moussa Mohamad

 

Ministro degli affari esteri del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

21.

MANSOUR, Abdallah

 

Stretto collaboratore del colonnello Gheddafi, ruolo di primo piano nei servizi di sicurezza ed ex direttore della Radio-Televisione; coinvolto nella repressione dei manifestanti

21.3.2011»


ALLEGATO III

«ALLEGATO III

Elenco delle persone e delle entità di cui all’articolo 6, paragrafo 1, lettera a)

1.

GHEDDAFI, Aisha Muammar

Data di nascita: 1978. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Figlia di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

2.

GHEDDAFI, Hannibal Muammar

Numero di passaporto: B/002210. Data di nascita: 20.9.1975. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

3.

GHEDDAFI, Khamis Muammar

Data di nascita: 1978. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime. Comando di unità militari coinvolte nella repressione delle manifestazioni.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

4.

GHEDDAFI, Muammar Mohammed Abu Minyar

Data di nascita: 1942. Luogo di nascita: Sirte, Libia.

Leader della rivoluzione, comandante supremo delle forze armate. Responsabile di aver ordinato la repressione delle manifestazioni e di violazioni dei diritti umani.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

5.

GHEDDAFI, Mutassim

Data di nascita: 1976. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Consigliere della sicurezza nazionale. Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

6.

GHEDDAFI, Saif al-Islam

Direttore, Fondazione Gheddafi. Numero di passaporto: B014995. Data di nascita: 25.6.1972. Luogo di nascita: Tripoli, Libia. Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime. Dichiarazioni pubbliche incendiarie che incitano alla violenza contro i dimostranti.

Data di designazione da parte dell’ONU: 26.2.2011.

7.

DORDA, Abu Zayd Umar

Direttore, Organizzazione per la sicurezza esterna. Fedele al regime. Capo dell’agenzia di intelligence esterna.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 28.2.2011).

8.

JABIR, Generale maggiore Abu Bakr Yunis

Data di nascita: 1952. Luogo di nascita: Jalo, Libia.

Ministro della Difesa. Responsabile di tutte le azioni delle forze armate.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 28.2.2011).

9.

MATUQ, Matuq Mohammed

Data di nascita: 1956. Luogo di nascita: Khoms.

Segretario per i servizi. Membro di alto livello del regime. Coinvolgimento nei comitati rivoluzionari. In passato è stato coinvolto nella repressione del dissenso e della violenza.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 28.2.2011).

10.

GHEDDAFI, Mohammed Muammar

Data di nascita: 1970. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 28.2.2011).

11.

GHEDDAFI, Saadi

Carica: comandante delle forze speciali.

Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime. Comando di unità militari coinvolte nella repressione delle manifestazioni.

Data di nascita: 25.5.1973. Luogo di nascita: Tripoli, Libia. Numero di passaporto: 014797.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 28.2.2011).

12.

GHEDDAFI, Saif al-Arab

Figlio di Muammar GHEDDAFI. Stretta associazione con il regime.

Data di nascita: 1982. Luogo di nascita: Tripoli, Libia.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 28.2.2011).

13.

AL-SENUSSI, Colonnello Abdullah

Data di nascita: 1949. Luogo di nascita: Sudan.

Direttore dell’intelligence militare. Coinvolgimento dell’intelligence militare nella repressione delle manifestazioni. Sospettato in passato di coinvolgimento nel massacro della prigione di Abu Selim. Condannato in contumacia per l’attentato dinamitardo al volo UTA. Cognato di Muammar GHEDDAFI.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 28.2.2011).

Entità

1.

Banca centrale della Libia

Controllata da Muammar GHEDDAFI e famiglia e potenziale fonte di finanziamento del suo regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 10.3.2011).

2.

Libyan Investment Authority

Controllata da Muammar GHEDDAFI e famiglia e potenziale fonte di finanziamento del suo regime.

Altrimenti detta: Libyan Arab Foreign Investment Company (LAFICO) 1 Fateh Tower Office No. 99, 22nd Floor, Borgaida Street, Tripoli, 1103 Libia.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 10.3.2011).

3.

Libyan Foreign Bank

Controllata da Muammar GHEDDAFI e famiglia e potenziale fonte di finanziamento del suo regime.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 10.3.2011).

4.

Libya Africa Investment Portfolio

Controllata da Muammar GHEDDAFI e famiglia e potenziale fonte di finanziamento del suo regime.

Jamahiriya Street, LAP Building, PO Box 91330, Tripoli, Libia.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011 (designazione da parte dell’UE: 10.3.2011).

5.

Libyan National Oil Corporation

Controllata da Muammar GHEDDAFI e famiglia e potenziale fonte di finanziamento del suo regime.

Bashir Saadwi Street, Tripoli, Tarabulus, Libia.

Data di designazione da parte dell’ONU: 17.3.2011.»


ALLEGATO IV

«ALLEGATO IV

Elenco delle persone di cui all'articolo 6, paragrafo 1, lettera b)

 

Nome

Informazioni identificative

Motivi

Data di inserimento nell'elenco

1.

ABDULHAFIZ, Colonnello Mas'ud

Posizione: Comandante delle forze armate

No 3 nella linea di comando delle forze armate. Ruolo significativo nell'Intelligence militare.

28.2.2011

2.

ABDUSSALAM, Abdussalam Mohammed

Posizione: Capo dell'antiterrorismo, Organizzazione per la sicurezza esterna

Data di nascita: 1952

Luogo di nascita: Tripoli, Libia

Membro di spicco del Comitato rivoluzionario. Stretto collaboratore di Muammar GHEDDAFI.

28.2.2011

3.

ABU SHAARIYA

Posizione: Vicecapo della Organizzazione per la sicurezza esterna

Importante membro del regime. Cognato di Muammar GHEDDAFI.

28.2.2011

4.

ASHKAL, Al-Barrani

Posizione: Vicedirettore, Intelligence militare

Membro di alto livello del regime.

28.2.2011

5.

ASHKAL, Omar

Posizione: Capo del movimento dei comitati rivoluzionari.

Luogo di nascita: Sirte, Libia

Comitati rivoluzionari coinvolti nelle violenze contro i dimostranti.

28.2.2011

6.

AL-BAGHDADI, Dr Abdulqader Mohammed

Posizione: Capo dell'Ufficio di collegamento dei comitati rivoluzionari

Numero di passaporto B010574

Data di nascita: 1.7.1950

Comitati rivoluzionari coinvolti nelle violenze contro i dimostranti.

28.2.2011

7.

DIBRI, Abdulqader Yusef

Posizione: Capo della sicurezza personale di Muammar GHEDDAFI.

Data di nascita: 1946

Luogo di nascita: Houn, Libia

Responsabile della sicurezza del regime. In passato ha diretto azioni violente contro dissidenti.

28.2.2011

8.

QADHAF AL-DAM, Ahmed Mohammed

Data di nascita: 1952

Luogo di nascita: Egitto

Cugino di Muammar GHEDDAFI. Si ritiene che dal 1995 sia al comando di un battaglione d'élite dell'esercito incaricato della sicurezza personale di Gheddafi e che svolga un ruolo chiave nell'Organizzazione per la sicurezza esterna. È stato coinvolto nella pianificazione delle operazioni contro i dissidenti libici all'estero ed è stato direttamente coinvolto in attività terroristiche.

28.2.2011

9.

QADHAF AL-DAM, Sayyid Mohammed

Data di nascita: 1948

Luogo di nascita: Sirte, Libia

Cugino di Muammar GHEDDAFI. Negli anni '80, Sayyid è stato coinvolto in una campagna di uccisioni di dissidenti e ritenuto responsabile di diverse morti in Europa. È stato inoltre sospettato di essere stato coinvolto nello approvvigionamento di armi.

28.2.2011

10.

AL-BARASSI, Safia Farkash

Data di nascita: 1952

Luogo di nascita: Al Bayda, Libia

Moglie di Muammar GHEDDAFI.

Associazione stretta con il regime.

28.2.2011

11.

SALEH, Bachir

Data di nascita: 1946

Luogo di nascita: Traghen

Capo del gabinetto del Leader.

Associazione stretta con il regime.

28.2.2011

12.

Generale TOHAMI, Khaled

Data di nascita: 1946

Luogo di nascita: Genzur

Direttore dell'Ufficio per la sicurezza interna.

Associazione stretta con il regime.

28.2.2011

13.

FARKASH, Mohammed Boucharaya

Data di nascita: 1.7.1949

Luogo di nascita: Al-Bayda

Direttore dell'intelligence nell'Ufficio per la sicurezza esterna.

Associazione stretta con il regime.

28.2.2011

14.

ZARTI, Mustafa

Data di nascita 29.3.1970, cittadinanza: austriaca (n. di passaporto P1362998, validità dal 6.11.2006 al 5.11.2016)

Associazione stretta con il regime; vice capo esecutivo della “Libyan Investment Authority”, membro del consiglio della National Oil Corporation e vicepresidente della First Energy Bank in Bahrain.

10.3.2011

15.

EL-KASSIM ZOUAI, Mohamed Abou

 

Segretario generale del Congresso generale del popolo; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

16.

AL-MAHMOUDI, Baghdadi

 

Primo ministro del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

17.

HIJAZI, Mohamad Mahmoud

 

Ministro della sanità e dell'ambiente del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

18.

ZLITNI, Abdelhaziz

Data di nascita: 1935

Ministro della programmazione e delle finanze del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

19.

HOUEJ, Mohamad Ali

Data di nascita: 1949

Luogo di nascita: Al-Azizia (nei pressi di Tripoli)

Ministro dell'industria, dell'economia e del commercio del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

20.

AL-GAOUD, Abdelmajid

 

Ministro dell'agricoltura e delle risorse animali e marittime del governo del colonnello Gheddafi.

21.3.2011

21.

AL-CHARIF, Ibrahim Zarroug

 

Ministro degli affari sociali del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

22.

FAKHIRI, Abdelkebir Mohamad

 

Ministro dell'istruzione, dell'insegnamento superiore e della ricerca del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

23.

ZIDANE, Mohamad Ali

 

Ministro dei trasporti del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

24.

KOUSSA, Moussa Mohamad

 

Ministro degli affari esteri del governo del colonnello Gheddafi; coinvolto nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

25.

MANSOUR, Abdallah

 

Stretto collaboratore del colonnello Gheddafi, ruolo di primo piano nei servizi di sicurezza ed ex direttore della Radio-Televisione; coinvolto nella repressione dei manifestanti

21.3.2011


Entità

 

Nome

Informazioni identificative

Motivi

Data di inserimento nell'elenco

1.

Libyan Housing and Infrastructure Board (HIB)

Tajora, Tripoli, Libia Atto legislativo numero 60/2006 del Comitato popolare generale libico

Tel: +218 21 369 1840,

Fax: +218 21 369 6447

http://www.hib.org.ly

Sotto il controllo di Muammar Gheddafi e famiglia e fonte potenziale di finanziamento del suo regime.

10.3.2011

2.

Economic and Social Development Fund (ESDF)

Qaser Bin Ghasher road Salaheddine Cross - P.O.Box: 93599 Libia-Tripoli

Tel.: +218 21 490 8893 –

Fax: +218 21 491 8893 –

E-mail: info@esdf.ly

Sotto il controllo del regime di Muammar Gheddafi e fonte potenziale di finanziamento per quest'ultimo.

21.3.2011

3.

Libyan Arab African Investment Company (LAAICO)

Sito web: http://www.laaico.com

Società creata nel 1981

76351 Janzour-Libia. 81370 Tripoli-Libia

Tél: +218 21 4890146 – 4890586 - 4892613

Fax: +218 21 4893800 - 4891867

E-mail: info@laaico.com

Sotto il controllo del regime di Muammar Gheddafi e fonte potenziale di finanziamento per quest'ultimo.

21.3.2011

4.

Gaddafi International charity and development Foundation

Recapito dell'amministrazione: Hay Alandalus – Jian St. – Tripoli – P.O.Box: 1101 – Libia

Tel: +218 214778301 -

Fax: +218 214778766;

E-mail: info@gicdf.org

Sotto il controllo del regime di Muammar Gheddafi e fonte potenziale di finanziamento per quest'ultimo.

21.3.2011

5.

Fondazione Waatassimou

Sede a Tripoli.

Sotto il controllo del regime di Muammar Gheddafi e fonte potenziale di finanziamento per quest'ultimo.

21.3.2011

6.

Libyan Jamahiriya Broadcasting Corporation

Recapito:

Tel.: +218 21 444 59 26; +218 21 444 59;

Fax: +218 21 340 21 07

http://www.ljbc.net;

E-mail: info@ljbc.net

Istigazione pubblica all'odio e alla violenza mediante la partecipazione a campagne di disinformazione relative alla repressione dei manifestanti.

21.3.2011

7.

Corpo delle guardie rivoluzionarie

 

Coinvolte nella repressione dei manifestanti.

21.3.2011

8.

National Commercial Bank

Orouba Street

AlBayda,

Libia

Tel: +218 21-361-2429

Fax: +218 21-446-705

www.ncb.ly

Banca commerciale libica, fondata nel 1970 e con sede a AlBayda, Libia. Ha uffici a Tripoli e AlBayda, con filiali in tutta la Libia. Di proprietà dello Stato al 100% e fonte potenziale di finanziamento del regime.

21.3.2011

9.

Gumhouria Bank

Gumhouria Bank Building

Omar Al Mukhtar Avenue

Giaddal Omer Al Moukhtar

P.O.Box 685

Tarabulus

Tripoli

Libia

Tel: +218 21-333-4035 +218 21-444-2541 +218 21-444-2544 +218 21-333-4031

Fax: +218 21-444-2476 +218 21-333-2505

E-mail: info@gumhouria-bank.com.ly

Sito web: www.gumhouria-bank.com.ly

Banca commerciale libica. Creata nel 2008 dalla fusione delle banche Al Ummah e Gumhouria. Di proprietà dello Stato al 100% e fonte potenziale di finanziamento del regime.

21.3.2011

10.

Sahara Bank

Sahara Bank Building

First of September Street

P.O.Box 270

Tarabulus

Tripoli

Libia

Tel: +218 21-379-0022

Fax: +218 21-333-7922

E-mail: info@saharabank.com.ly

Sito web: www.saharabank.com.ly

Banca commerciale libica. Di proprietà dello Stato all'81 % e fonte potenziale di finanziamento del regime.

21.3.2011

11.

Azzawia (Azawiya) Refining

P.O. Box 6451

Tripoli

Libia

+218 023 7976 26778

http://www.arc.com.ly

Sotto il controllo di Muammar Gheddafi e fonte potenziale di finanziamento del suo regime.

23.3.2011

12.

Ras Lanuf Oil and Gas Processing Company (RASCO)

Ras Lanuf Oil and Gas Processing Company Building

Ras Lanuf City

P.O. Box 2323

Libia

Tel: +218 21-360-5171 +218 21-360-5177 +218 21-360-5182

Fax: +218 21-360-5174

Email: info@raslanuf.ly

Website: www.raslanuf.ly

Sotto il controllo di Muammar Gheddafi e fonte potenziale di finanziamento del suo regime.

23.3.2011

13.

Brega

Sede: Azzawia / coast road

P.O. Box Azzawia 16649

Tel: 2 – 625021-023 / 3611222

Fax: 3610818

Telex: 30460 / 30461 / 30462

Sotto il controllo di Muammar Gheddafi e fonte potenziale di finanziamento del suo regime.

23.3.2011

14.

Sirte Oil Company

Sirte Oil Company Building

Marsa Al Brega Area

P.O. Box 385

Tarabulus

Tripoli

Libia

Tel: +218 21-361-0376 +218 21-361-0390

Fax: +218 21-361-0604 +218 21-360-5118

Email: info@soc.com.ly

Website: www.soc.com.ly

Sotto il controllo di Muammar Gheddafi e fonte potenziale di finanziamento del suo regime.

23.3.2011

15.

Waha Oil Company

Waha Oil Company

Ufficio: Off Airport Road

Tripoli

Tarabulus

Libia

Recapito postale: P.O. Box 395

Tripoli

Libia

Tel: +218 21-3331116

Fax: +218 21-3337169

Telex: 21058

Sotto il controllo di Muammar Gheddafi e fonte potenziale di finanziamento del suo regime.

23.3.2011»


24.3.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

L 78/37


DECISIONE DELLA COMMISSIONE

del 14 dicembre 2010

relativa all’aiuto di Stato C 39/96 (ex NN 127/92) cui la Francia ha dato esecuzione a favore della Coopérative d’exportation du livre français (CELF)

[notificata con il numero C(2010) 8938]

(Il testo in lingua francese è il solo facente fede)

(Testo rilevante ai fini del SEE)

(2011/179/UE)

LA COMMISSIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 108, paragrafo 2, primo comma (1),

dopo aver invitato gli interessati a presentare osservazioni conformemente al suddetto articolo (2) e viste le osservazioni trasmesse,

considerando quanto segue:

1.   PROCEDIMENTO

(1)

Con sentenza del 15 aprile 2008 (3) il Tribunale dell’Unione europea ha annullato la decisione 2005/262/CE della Commissione del 20 aprile 2004 (4), relativa all’aiuto cui la Francia ha dato esecuzione a favore della Coopérative d’exportation du livre français (qui di seguito «CELF») (5).

(2)

In seguito alla sentenza del Tribunale la Commissione deve adottare una nuova decisione.

(3)

Detta sentenza concludeva un lungo procedimento di cui qui di seguito si ripercorrono le fasi principali.

A.   Prima fase

(4)

Con lettera del 20 marzo 1992, la Société internationale de diffusion et d’édition («SIDE») ha richiamato l’attenzione della Commissione su misure di aiuto alla promozione, al trasporto e alla commercializzazione concesse dalle autorità francesi al CELF, aiuti che non avrebbero formato oggetto di notifica preventiva ai servizi della Commissione.

(5)

Con lettera del 2 aprile 1992 la Commissione, dopo aver ricordato alle autorità francesi che ogni progetto finalizzato alla concessione di un nuovo aiuto o alla modifica di un aiuto esistente deve essere preventivamente notificato, ha invitato dette autorità a informarla sulla natura e sull’oggetto delle misure segnalate dalla SIDE.

(6)

Con lettera del 29 giugno 1992, le autorità francesi hanno confermato alla Commissione l’esistenza di sovvenzioni a favore del CELF, precisando che tali misure erano volte a far conoscere la letteratura e la lingua francesi in paesi non francofoni, e che al CELF era stata peraltro affidata la gestione di tre sistemi specifici di aiuti, intesi a loro volta ad agevolare l’accesso ai libri francesi per lettori remoti.

(7)

Con lettera del 7 agosto 1992, la Commissione ha confermato alla SIDE l’esistenza degli aiuti a favore del CELF, informandola della finalità dei medesimi e della loro mancata notifica. Essa precisava tuttavia che gli aiuti contestati non sembravano tali da alterare gli scambi intracomunitari, e invitava la SIDE a presentare le proprie osservazioni.

(8)

Con lettera del 7 settembre 1992, la SIDE comunicava alla Commissione la propria intenzione di denunciare il carattere discriminatorio delle misure e le conseguenze per gli scambi intracomunitari, senza tuttavia contestare la finalità culturale perseguita dal ministero della Cultura nell’intento di promuovere la diffusione della lingua e della letteratura francesi.

(9)

Con decisione del 18 maggio 1993 (6), la Commissione ha considerato che, tenuto conto delle particolari situazioni di concorrenza nel settore del libro e dell’intento culturale del regime di aiuti in questione, la deroga prevista dall’ex-articolo 92, paragrafo 3, lettera c) del trattato poteva essere applicata al caso di specie.

(10)

Con istanza del 2 agosto 1993, la SIDE ha presentato al Tribunale un ricorso in annullamento avverso la decisione della Commissione. Con sentenza del 18 settembre 1995 (7), il Tribunale ha parzialmente accolto la richiesta della SIDE, dichiarando nulla la decisione della Commissione del 18 maggio 1993, ma soltanto per quel che riguarda alcune misure relative alla gestione di piccoli ordinativi.

(11)

Il Tribunale ha giudicato che la Commissione fosse in grado di adottare una decisione favorevole nei confronti dei tre regimi d’aiuto seguenti, gestiti dal CELF per conto dello Stato francese:

a)

gli aiuti al trasporto aereo ovvero alla spedizione postale per via aerea;

b)

il programma «Page à Page» (8) (aiuto alla diffusione di libri in lingua francese nei paesi dell’Europa centrale e orientale);

c)

il «Programme Plus» (manuali universitari in lingua francese per gli studenti dell’Africa subsahariana).

(12)

Il Tribunale ha ritenuto che la Commissione disponesse di elementi sufficienti per dichiarare trascurabile l’incidenza dei tre programmi d’aiuto sul funzionamento delle regole di concorrenza. Il Tribunale ha inoltre statuito: «Per quanto attiene alle finalità culturali degli aiuti contestati, è pacifico tra le parti che l’obiettivo perseguito dal governo francese consistesse nella diffusione della lingua e della letteratura francese». Il Tribunale ha ritenuto che fosse d’uopo concludere che la valutazione dell’obiettivo culturale degli aiuti contestati non creava difficoltà particolari per la Commissione, rendendo superflue ulteriori informazioni per riconoscere questo carattere culturale.

(13)

Il Tribunale ha invece ritenuto che, relativamente alle compensazioni accordate esclusivamente al CELF per i piccoli ordinativi, la Commissione avrebbe dovuto valutare in maniera approfondita le condizioni della concorrenza nel settore in questione prima di pronunciarsi sulla compatibilità delle misure con il mercato interno.

(14)

Il Tribunale ha concluso (punto 76 della sentenza) che la Commissione avrebbe dovuto avviare la procedura di cui all’articolo 93, paragrafo 2, CE (attuale articolo 108, paragrafo 2, TFUE) e che quindi fosse giustificato annullare la decisione della Commissione del 18 maggio 1993«nella parte riguardante l’aiuto concesso esclusivamente al CELF a titolo di compensazione dei maggiori costi derivanti dal disbrigo di piccoli ordinativi di libri in lingua francese provenienti da librerie con sede all’estero».

B.   Seconda fase

(15)

In conformità della sentenza 18 settembre 1995 del Tribunale, la Commissione ha deciso, in data 30 luglio 1996, di avviare il procedimento formale di esame. Su invito della Commissione, i terzi interessati hanno inviato le proprie osservazioni nel dicembre 1996 e nel gennaio 1997.

(16)

Al termine della fase istruttoria, la Commissione ha adottato il 10 giugno 1998 la decisione 1999/133/CE (9). Essa ha ribadito la finalità culturale degli aiuti relativi ai piccoli ordinativi e ha reputato, sulla scorta dell’ex articolo 87, paragrafo 3, lettera d), CE che detti aiuti non erano tali da alterare le condizioni degli scambi e della concorrenza all’interno dell’Unione, sul mercato dell’esportazione di libri in lingua francese, in misura contraria all’interesse comune.

(17)

Con sentenza del 28 febbraio 2002 (10), il Tribunale ha pronunciato la nullità dell’articolo 1, ultima frase, di detta decisione. Esso ha infatti considerato che la Commissione avrebbe dovuto procedere alle necessarie modifiche per acquisire dati pertinenti, onde distinguere il mercato dell’intermediazione per l’esportazione da quello dell’esportazione in generale di libri in lingua francese.

(18)

Il Tribunale ha giudicato che la Commissione, astenendosi da tale verifica, avesse commesso un evidente errore di valutazione, considerando come mercato di riferimento quello dell’esportazione di libri in lingua francese in generale, mentre era palese che l’aiuto contestato riguardava soltanto le imprese di intermediazione per l’esportazione.

(19)

Per contro, nella sua sentenza del 22 giugno 2000 (11), la Corte di giustizia ha respinto, senza entrare nel merito della causa, il ricorso delle autorità francesi avverso la decisione della Commissione del 10 giugno 1998 e ha ribadito che, quand’anche un aiuto potesse ritenersi compatibile col mercato interno, tale circostanza era ininfluente sull’obbligo di notifica, e che l’assenza di notifica preventiva rendeva obbligatoria la sospensione dell’aiuto.

C.   Terza fase

(20)

In seguito al parziale annullamento della decisione 1999/133/CE del 10 giugno 1998, la Commissione, con lettere del 14 giugno 2002, ha domandato alle autorità francesi e alla ricorrente di esprimersi sui motivi di annullamento della decisione e in particolare sugli elementi relativi al mercato in questione.

(21)

Le autorità francesi sono state invitate a illustrare in modo più preciso le peculiarità dell’offerta del CELF rispetto a quelle di altri operatori del mercato, fra cui la SIDE. La SIDE è stata invitata a illustrare più specificamente la nozione di «piccolo ordinativo» e a segnalare l’eventuale peculiarità della sua offerta rispetto a quella del CELF e di altri operatori sul mercato.

(22)

La SIDE ha risposto alla Commissione con lettera del 12 agosto 2002. Le autorità francesi hanno risposto con lettera del 17 settembre 2002.

(23)

Dopo aver chiesto alla SIDE, con lettera del 19 settembre 2002, se la sua risposta contenesse informazioni riservate e avendo ottenuto una risposta negativa in data 30 settembre 2002, con lettera del 17 ottobre 2002, la Commissione ha inviato alle autorità francesi, affinché potessero commentarla, la risposta della SIDE corredata degli allegati. Contestualmente, ha posto una serie di quesiti ulteriori.

(24)

Con lettera del 30 ottobre 2002, la Commissione ha rivolto anche alla SIDE una serie di quesiti ulteriori, ai quali è stata data risposta per iscritto il 31 ottobre 2002 e il 9 dicembre 2002. A seguito della richiesta della Commissione del 16 dicembre 2002, la SIDE ha comunicato con lettera del 23 dicembre 2002 che le sue risposte non contenevano alcuna informazione riservata e potevano essere trasmesse alle autorità francesi affinché queste potessero commentarle.

(25)

Nel frattempo, poiché le autorità francesi non avevano risposto nei termini prescritti, la Commissione ha inviato un sollecito con lettera del 27 novembre 2002. Con lettera del 19 dicembre 2002 le autorità francesi hanno rivolto alla Commissione una nuova richiesta di proroga dei termini per la risposta.

(26)

Il 9 gennaio 2003 la Commissione ha inviato alle autorità francesi la risposta della SIDE del 23 dicembre 2002. Con lettera del 17 gennaio 2003 le autorità francesi hanno risposto ai quesiti della Commissione del 17 ottobre 2002.

(27)

Con lettera del 4 febbraio 2003 le autorità francesi hanno chiesto alla Commissione una nuova proroga dei termini per le osservazioni sulla seconda risposta della SIDE, del 23 dicembre 2002. La Commissione ha accordato in parte la proroga richiesta con lettera dell’11 febbraio 2003. Con lettera dell’11 marzo 2003 le autorità francesi hanno inviato la loro risposta alla Commissione.

(28)

Nel frattempo, su sua richiesta, la SIDE è stata ricevuta dai servizi della Commissione e, nel corso di una riunione svoltasi il 4 marzo 2003, ha potuto esporre il proprio punto di vista sulla vicenda fin dalla sua origine.

(29)

Al termine di questo procedimento, la Commissione europea ha adottato la decisione 2005/262/CE, con cui considerava l’aiuto contestato compatibile in base all’ex-articolo 87, paragrafo 3, lettera d), CE, dopo aver segnatamente accertato che gli aiuti non rischiassero di determinare una sovracompensazione dei costi occasionati dal disbrigo di piccoli ordinativi.

D.   Quarta fase

(30)

Il Tribunale, con sentenza del 15 aprile 2008, ha annullato la decisione della Commissione del 20 aprile 2004.

(31)

Esso ha giudicato che la Commissione fosse incorsa in un errore di diritto, in ordine alla parte dell’aiuto erogata al CELF anteriormente al 1o novembre 1993, data di entrata in vigore del trattato sull’Unione europea, nel considerare che l’aiuto controverso fosse compatibile col mercato interno ai sensi dell’ex-articolo 87, paragrafo 3, lettera d), mentre si sarebbero dovute applicare le norme sostanziali vigenti anteriormente a quella data. Il Tribunale ha in particolare tenuto conto del fatto che il trattato UE non comportava disposizioni transitorie in merito all’applicazione dell’ex-articolo 87, paragrafo 3, lettera d), e che il principio di certezza del diritto ostava, salvo circostanze eccezionali, a che l’inizio dell’applicazione nel tempo di un atto comunitario venisse fissato a un data anteriore a quella della sua pubblicazione.

(32)

Inoltre, il Tribunale ha considerato che la Commissione avesse commesso un palese errore di valutazione in sede di esame della compatibilità dell’aiuto controverso, sopravvalutando i costi realmente sostenuti dal CELF per il disbrigo di piccoli ordinativi. Nella sua decisione del 20 aprile 2004, infatti, la Commissione non ha preso in considerazione i costi effettivi del disbrigo di piccoli ordinativi, ma ha proceduto a una stima di tali costi sulla scorta dei costi complessivi sostenuti dal CELF (assegnando ai piccoli ordinativi una parte dei costi totali in funzione di un criterio di ripartizione diverso per ciascuna categoria di costo). A determinate categorie di costi sono stati applicati fattori moltiplicatori per tener conto delle difficoltà supplementari che il disbrigo di piccoli ordinativi comporterebbe rispetto alle altre attività del CELF. Il Tribunale ha invece considerato che tali difficoltà potessero essere risolte grazie alla trasmissione telematica per due terzi dei piccoli ordinativi. Esso ha quindi ritenuto che la Commissione avesse commesso un errore di valutazione nell’applicare coefficienti moltiplicatori a determinati costi (e, in ogni caso, agli ordinativi telematici), giungendo alla conclusione che, in assenza di detti coefficienti, i costi inerenti al disbrigo di piccoli ordinativi sarebbero stati ridotti e che il risultato d’esercizio relativo ai piccoli ordinativi sarebbe stato positivo (600 000 FRF, pari a 91 469 EUR). A giudizio del Tribunale, pertanto, la Commissione non ha dimostrato che non vi è stata sovracompensazione.

E.   Quinta fase

(33)

In seguito alla sentenza del Tribunale del 15 aprile 2008, il procedimento di esame avviato dalla Commissione con la decisione del 30 luglio 1996 resta quindi aperto e la Commissione deve adottare una nuova decisione.

(34)

Viste le motivazioni della sentenza del Tribunale del 15 aprile 2008 e tenuto conto del fatto che la decisione di avvio è del 30 luglio 1996, la Commissione ha voluto invitare nuovamente la Repubblica francese e gli interessati a presentare le loro osservazioni.

(35)

La Commissione ha pertanto adottato l’8 aprile 2009 una decisione volta a prorogare il procedimento [«decisione di estensione» C(2009) 2481]. (12) Tale decisione di estensione, pur prevedendo un nuovo termine per presentare le osservazioni, completa la decisione del 30 luglio 1996 di avvio del procedimento. La decisione di estensione precisa che entrambe le decisioni vanno viste come inscindibili, che sfoceranno in un unico e medesimo procedimento formale di esame, e che ove la descrizione dei fatti e del diritto o la valutazione preliminare ad opera della Commissione nella decisione di estensione del procedimento si discosti dalla decisione di avvio del 30 luglio 1996, si debba tener conto esclusivamente della decisione di estensione.

(36)

La Commissione ha invitato gli interessati a presentare osservazioni in merito alle misure di cui trattasi.

(37)

Alla Commissione sono pervenute osservazioni delle autorità francesi in data 9 giugno 2009 e osservazioni della SIDE in data 23 luglio 2009. Essa ha provveduto a trasmettere le osservazioni della SIDE alle autorità francesi, il 24 agosto 2009, offrendo loro la possibilità di formulare al riguardo commenti, che le sono pervenuti il 24 settembre 2009.

(38)

Tuttavia, le autorità francesi non hanno fornito gli elementi circostanziati chiesti dalla Commissione nella sua decisione di estensione, e si sono limitati a rimandare, per quel che attiene alla proporzionalità dell’aiuto, agli elementi già forniti in data 17 settembre 2002, 17 gennaio 2003 e 11 marzo 2003, elementi che la Commissione non era non in grado di utilizzare in quanto tali, vista la sentenza del Tribunale del 15 aprile 2008.

(39)

Con lettera dell’8 ottobre 2009, i servizi della Commissione hanno pertanto rammentato alle autorità francesi la propria richiesta di trasmettere elementi sui punti precisi specificati, indicando nel contempo che ove tali informazioni non le fossero pervenuti entro 10 giorni lavorativi, avrebbero dovuto prendere una decisione definitiva sulla scorta delle informazioni in loro possesso, ai sensi dell’articolo 13, paragrafo 1, del regolamento di procedura, se del caso previa ingiunzione di fornire informazioni a norma dell’articolo 10, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 659/1999 del Consiglio, del 22 marzo 1999, recante modalità d’applicazione dell’articolo 93 del trattato CE (13).

(40)

Con lettera del 21 ottobre 2009 le autorità francesi hanno informato la Commissione che il CELF era stato posto in liquidazione giudiziaria con sentenza del tribunale commerciale di Parigi, in data 9 settembre 2009, e aveva cessato le proprie attività. Con riferimento inoltre agli elementi chiesti nella lettera della Commissione dell’8 ottobre 2009 le autorità francesi hanno dichiarato di non disporre di informazioni supplementari da fornire, rimandando alle osservazioni che avevano trasmesso il 9 giugno 2009.

(41)

Con decisione del 20 novembre 2009 [decisione C(2009) 9256, qui di seguito «decisione d’ingiunzione»] la Commissione ha pertanto deciso di ingiungere alla Francia di presentare le informazioni sollecitate, le quali a dispetto di reiterate richieste non erano state fornite.

(42)

Con lettera del 2 dicembre 2009, le autorità francesi hanno dichiarato di non avere informazioni ulteriori da fornire alla Commissione, rimandando a quelle trasmesse il 9 giugno 2009.

(43)

Va osservato che il 2 dicembre 2009 le autorità francesi hanno trasmesso altresì una lettera relativa al regime d’aiuto denominato «Programme de Livres Universitaires et Scientifiques» (programma di pubblicazioni universitarie e scientifiche), detto anche «Programme Plus». Questo regime esula dalla presente decisione.

(44)

Con lettera del 22 dicembre 2009 la Commissione ha chiesto alle autorità francesi informazioni sulla situazione del CELF e in merito alla procedura di liquidazione di cui l’impresa era oggetto. Le autorità francesi hanno risposto il 27 gennaio 2010, fornendo poi ulteriori precisazioni in data 9 marzo 2010 e 26 novembre 2010.

F.   Procedimento dinanzi ai giudici nazionali e richieste di pronuncia pregiudiziale

(45)

Va poi rilevato che in Francia sono in corso procedimenti giudiziari, i quali hanno portato ad adire la Corte di giustizia sulla base dell’articolo 267 TFUE (ex-articolo 234 CE). Le principali fasi di tali procedimenti vengono brevemente sintetizzate qui di seguito.

(46)

La SIDE ha adito i giudici nazionali facendo valere l’effetto diretto dell’ex-articolo 88, paragrafo 3, CE. Con una sentenza del 5 ottobre 2004, che confermava una sentenza del Tribunale amministrativo di Parigi in data 26 aprile 2001, la Corte d’appello amministrativa di Parigi ha ingiunto allo Stato francese di procedere al recupero degli aiuti versati al CELF.

(47)

Il Consiglio di Stato francese, dinanzi al quale era stato formato ricorso in cassazione, con sentenza del 29 marzo 2006 ha confermato determinati aspetti della decisione della Corte amministrativa d’appello, in particolare il fatto che gli aiuti in causa non avevano mero carattere compensatorio di obblighi di servizio pubblico (14), non potevano essere assimilati dal giudice nazionale ad aiuti vigenti, e che il CELF non poteva invocare la legittima fiducia.

(48)

Nondimeno, nella sua sentenza del 29 marzo 2006, il Consiglio di Stato ha deciso altresì di sospendere il procedimento fino a che la Corte di giustizia non si fosse pronunciata sulle richieste pregiudiziali che le sono state sottoposte in ordine agli obblighi del giudice nazionale nei confronti di un aiuto di Stato non notificato, ma dichiarato a posteriori compatibile col mercato interno da una decisione della Commissione.

(49)

Nella propria sentenza del 12 febbraio 2008 (15), la Corte di giustizia ha sancito quanto segue:

«L’articolo 88, paragrafo 3, ultima frase, CE deve essere interpretato nel senso che il giudice nazionale non è tenuto a ordinare il recupero di un aiuto versato in violazione di detta disposizione qualora la Commissione delle Comunità europee abbia adottato una decisione finale che dichiari la compatibilità di siffatto aiuto con il mercato comune ai sensi dell’articolo 87 CE. In forza del diritto comunitario, egli è tenuto a ordinare al beneficiario dell’aiuto il pagamento degli interessi per il periodo d’illegalità. Nell’ambito del suo diritto nazionale, all’occorrenza, può inoltre ordinare il recupero dell’aiuto illegittimo, fermo restando il diritto dello Stato membro di dare nuovamente esecuzione a quest’ultimo in un momento successivo. Egli può altresì essere indotto ad accogliere le domande di risarcimento dei danni causati a motivo dell’illegittimità dell’aiuto.

In una situazione processuale come quella ricorrente nella causa principale, l’obbligo derivante dall’articolo 88, paragrafo 3, ultima frase, CE di rimediare agli effetti dell’illegalità di un aiuto, ai fini del calcolo delle somme da versare da parte del beneficiario e salvo circostanze eccezionali, si estende parimenti al periodo intercorso tra una decisione della Commissione delle Comunità europee che dichiara la compatibilità di tali aiuto con il mercato comune e l’annullamento di detta decisione da parte del Giudice comunitario.»

(50)

Tenuto conto della sentenza della Corte di giustizia del 12 febbraio 2008 nonché della citata sentenza del Tribunale del 15 aprile 2008, il Consiglio di Stato, nella propria sentenza del 19 dicembre 2008, ha annullato gli articoli 2, 3 e 4 della suddetta sentenza del 5 ottobre 2004 della Corte amministrativa d’appello di Parigi e sancito quanto segue.

(51)

Anzitutto, si ingiunge al ministro della Cultura e della comunicazione di procedere al recupero degli interessi afferenti all’aiuto di Stato versato al CELF dal 1980 fino alla data della sentenza del Consiglio di Stato, calcolati a norma del regolamento (CE) n. 794/2004 della Commissione (16). Si ingiunge altresì al ministro di ordinare ulteriormente il recupero degli interessi dovuti fra la data della sentenza del Consiglio di Stato e la data in cui si sarà definitivamente constatata la compatibilità dell’aiuto col mercato comune, ovvero si sarà proceduto, in via definitiva, alla restituzione dell’aiuto.

(52)

Il Consiglio di Stato ha inoltre deciso di sospendere il procedimento fino a che la Corte di giustizia non si sarà pronunciata sulle seguenti richieste pregiudiziali:

«1.

Se il giudice nazionale si è legittimato a sospendere il procedimento sulla questione dell’obbligo di restituire un aiuto di Stato fino a che la Commissione delle Comunità europee non abbia pronunciato una decisione definitiva sulla compatibilità dell’aiuto con le regole del mercato comune, quando una decisione anteriore della medesima istituzione che dichiarava compatibile tale aiuto è stata annullata dal giudice comunitario.

2.

Se, considerando che in tre occasioni la Commissione, con altrettante decisioni, ha dichiarato l’aiuto in questione compatibile con il mercato comune prima che il Giudice comunitario annullasse detti provvedimenti, una situazione del genere possa costituire una circostanza eccezionale, tale da indurre il giudice nazionale a limitare l’obbligo di recupero dell’aiuto.»

(53)

L’11 marzo 2010 (17) la Corte, in ordine a dette richieste pregiudiziali, ha statuito:

«1.

Un giudice nazionale, adito ex articolo 88, paragrafo 3, CE di una domanda diretta alla restituzione di un aiuto di Stato illegittimo, non può sospendere la pronuncia su tale domanda fino a quando la Commissione delle Comunità europee non si sia pronunciata sulla compatibilità dell’aiuto con il mercato comune dopo l’annullamento di una precedente decisione positiva.

2.

L’adozione da parte della Commissione delle Comunità europee di tre decisioni successive che dichiarino un aiuto compatibile con il mercato comune, poi annullate dal giudice comunitario, non può, di per sé, costituire una circostanza eccezionale tale da giustificare una limitazione dell’obbligo del beneficiario di restituire detto aiuto, qualora quest’ultimo sia stato eseguito in violazione dell’articolo 88, paragrafo 3, CE.»

2.   DESCRIZIONE DELLA MISURA

(54)

Le autorità francesi hanno dichiarato alla Commissione che nel 1980, in conformità delle linee programmatiche del governo francese relative alla promozione del libro e della letteratura in lingua francese, il ministero della cultura ha deciso di elargire aiuti alle imprese di intermediazione per l’esportazione che accettassero qualsiasi tipo di ordinativo, indipendentemente dall’importo e dal ritorno economico. Tali misure erano state attuate per sopperire alle carenze del mercato e per promuovere il sostegno del settore «piccoli ordinativi non redditizi» all’interno del mercato dell’intermediazione per l’esportazione.

(55)

Le autorità francesi hanno chiarito che le piccole librerie, ubicate in regioni essenzialmente non francofone, talvolta di difficile accesso e/o remote, incontravano serie difficoltà ad approvvigionarsi tramite i circuiti di distribuzione tradizionali, poiché i quantitativi di copie richiesti o il prezzo unitario dei libri ordinati non erano sufficienti a rendere la prestazione remunerativa.

(56)

Secondo le autorità francesi, gli aiuti in questione si prefiggevano quindi di consentire alle imprese di intermediazione per l’esportazione di evadere tutti gli ordinativi di librerie con sede all’estero in paesi perlopiù non francofoni, indipendentemente dall’importo, dal ritorno economico e dalla destinazione. L’obiettivo era quello di garantire, nell’ambito della politica francese di sostegno alla diversità culturale, una distribuzione ottimale di testi in lingua francese e di poter quindi favorire la diffusione della letteratura francofona in tutto il mondo.

(57)

Il meccanismo d’aiuto previsto dalle autorità francesi, denominato «Programme petites commandes» (programma piccoli ordinativi), consisteva in un aiuto al funzionamento avente per oggetto la compensazione dei sovraccosti di gestione dei piccoli ordinativi di importo pari o inferiore a 500 FRF, ovvero a 76 EUR.

(58)

Stando alle autorità francesi, l’impresa beneficiaria degli aiuti doveva impegnarsi a inviare alla direzione del libro e della lettura presso il ministero della cultura tutti i dati relativi all’attività generale dell’impresa (fatturato totale, conti finanziari, bilanci di previsione, copie delle delibere di convalida dei dati, se del caso, relazione del revisore dei conti e quadro riepilogativo delle retribuzioni del personale), nonché tutti i documenti relativi all’attività da sovvenzionare, in particolare il resoconto relativo all’utilizzo degli aiuti a giustificazione dell’esecuzione delle prestazioni che avevano dato luogo alla sovvenzione erogata l’anno precedente.

(59)

In pratica, soltanto il CELF ha beneficiato del «Programme petites commandes». A sostegno della richiesta di sovvenzione per l’anno successivo, l’impresa era tenuta a giustificare ogni anno i sovraccosti derivanti dalla gestione dei piccoli ordinativi. In effetti, un quarto dell’aiuto accordato l’anno precedente veniva corrisposto all’inizio dell’anno, mentre il saldo era versato nell’autunno successivo, previo esame da parte delle autorità competenti del bilancio di previsione dell’impresa beneficiaria e delle fluttuazioni registrate nel corso della prima parte dell’esercizio. Era stato concordato che ove l’importo dell’aiuto non fosse stato interamente utilizzato, le somme rimanenti sarebbero state dedotte dalle sovvenzioni previste per l’anno successivo. Inoltre, il ministero della cultura assisteva in qualità di osservatore invitato ai consigli di amministrazione e alle assemblee generali del CELF.

(60)

Va precisato che l’aiuto in questione, avendo segnato una flessione costante dal 1997, nel 2002 è stato soppresso. Il CELF ha pertanto percepito ogni anno, dal 1980 fine al 2001, un aiuto che secondo le autorità francesi era destinato a ridurre il costo del disbrigo di piccoli ordinativi, provenienti dall’estero, di libri in lingua francese. Complessivamente, dal 1980 a fine 2001, il CELF ha percepito circa 4,8 milioni di EUR a titolo dell’aiuto in questione.

Tabella

Importi degli aiuti assegnati al CELF dal 1980 per il disbrigo di «piccoli ordinativi»

Elementi forniti dalle autorità francesi

(Importi in euro arrotondati)

Anno

Importo dell’aiuto

1980

91 469,41

1981

91 469,41

1982

205 806,17

1983

164 644,94

1984

137 204,12

1985

141 777,59

1986

248 491,90

1987

214 953,11

1988

213 428,62

1989

259 163,33

1990

304 898,03

1991

373 500,09

1992

422 283,78

1993

382 647,03

1994

304 898,03

1995

304 898,03

1996

304 898,03

1997

243 918,43

1998

182 938,82

1999

121 959,21

2000

60 979,61

2001

38 112,25

2002

0

3.   COMMENTI DELLA FRANCIA E OSSERVAZIONI DELLA SIDE IN SEGUITO ALL’ESTENSIONE DEL PROCEDIMENTO

(61)

Nella loro riposta del 9 giugno 2009 alla decisione di estensione del procedimento, le autorità francesi hanno formulato in particolare le osservazioni seguenti.

(62)

Anzitutto hanno dichiarato di condividere l’analisi della Commissione secondo cui l’aiuto al CELF costituiva aiuto di Stato e le deroghe previste dall’articolo 107, paragrafo 2, e dall’articolo 107, paragrafo 3, lettere a) e b), TFUE, non erano d’applicazione.

(63)

Nel quadro della valutazione degli aiuti ai sensi dell’articolo 107, paragrafo 3, lettere c) e d), TFUE, le autorità francesi non hanno fornito elementi nuovi in ordine alla proporzionalità degli aiuti.

(64)

Le autorità francesi hanno poi fatto sapere che a loro giudizio la missione assegnata al CELF costituiva un servizio d’interesse generale ai sensi dell’articolo 106, paragrafo 2, TFUE.

(65)

Le autorità francesi hanno infine e soprattutto fatto valere circostanze eccezionali che dovevano indurre la Commissione a non chiedere il recupero dell’aiuto.

(66)

Come illustrato in precedenza, le autorità francesi non hanno quindi fornito gli elementi circostanziati chiesti dalla Commissione nella sua decisione di estensione del procedimento, e si sono limitate a rimandare, per quel che attiene alla proporzionalità dell’aiuto, a elementi forniti nel 2002 e nel 2003 che la Commissione non poteva utilizzare allo stato, stante la sentenza del Tribunale del 15 aprile 2008. Dopo una lettera di sollecito in data 8 ottobre 2009, la Commissione ha pertanto deciso il 20 novembre 2009 di ingiungere alle autorità francesi di presentare le informazioni richieste, a norma dell’articolo 10, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 659/1999. Con lettera del 2 dicembre 2009, le autorità francesi hanno risposto che non avevano informazioni supplementari da fornire alla Commissione.

(67)

Nelle sue osservazioni del 23 luglio 2009, la SIDE ha formulato in particolare le osservazioni che seguono.

(68)

La SIDE ha rammentato che il CELF è stato l’unico beneficiario dell’aiuto, benché non fosse il solo a esercitare l’attività in questione, giacché il fatto di onorare ordinativi di qualsiasi dimensione, anche minimi, provenienti da librerie geograficamente disseminate, raggruppandoli per ordinare un volume più importante di pubblicazioni presso gli editori, costituirebbe per l’appunto, secondo la SIDE, la definizione medesima dell’attività di intermediazione per l’esportazione. La SIDE ha affermato altresì che il beneficio dell’aiuto non le sarebbe stato rifiutato per una presunta mancanza di trasparenza, ma per il suo status di impresa privata e non di cooperativa di editori.

(69)

La SIDE ha inoltre contestato in modo circostanziato il fatto che gli aiuti sarebbero risultati necessari. Al riguardo ha in particolare ritenuto che il concetto di «piccoli ordinativi» fosse arbitrario e ha confutato i dati presentati dalle autorità francesi.

(70)

Secondo la SIDE l’aiuto non potrebbe poi essere giustificato in base all’articolo 106, paragrafo 2, TFUE, in particolare alla luce delle sentenze pronunciate dai tribunali nazionali in merito all’attività del CELF.

(71)

Da ultimo, la SIDE ha dichiarato che a suo parere nella fattispecie non sussisteva alcuna circostanza eccezionale tale da limitare l’obbligo di recupero.

4.   VALUTAZIONE DELL’AIUTO

(72)

Occorre determinare se il provvedimento in esame costituisca un aiuto e se lo si possa eventualmente ritenere compatibile col mercato interno. Nell’ambito della propria valutazione, la Commissione deve tener conto in particolare della sentenza del Tribunale del 15 aprile 2008.

A.   Valutazione della misura alla luce dell’articolo 107, paragrafo 1, TFUE

(73)

L’articolo 107, paragrafo 1, TFUE recita: «Salvo deroghe contemplate dai trattati, sono incompatibili col mercato interno, nella misura in cui incidano sugli scambi tra Stati membri, gli aiuti concessi dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, sotto qualsiasi forma che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza.»

(74)

In via preliminare, come già illustrato nella decisione di estensione della procedura, la Commissione rammenta che la propria conclusione, secondo la quale la misura in questione costituisce un aiuto di Stato ai sensi del trattato, non è mai stata confutata né nelle varie fasi del procedimento dinanzi alla Commissione stessa né dinanzi alle giurisdizioni dell’Unione europea (18) o agli stessi giudici nazionali (19). Nella loro risposta del 9 giugno 2009 alla decisione di estensione del procedimento, le stesse autorità francesi hanno dichiarato di condividere l’analisi della Commissione secondo cui la sovvenzione al CELF costituiva aiuto di Stato.

(75)

La Commissione ritiene che la misura in causa costituisca aiuto di Stato ai sensi dell’articolo 107, paragrafo 1, TFUE (ex-articolo 87, paragrafo 1, CE) per le ragioni esposte qui di seguito.

(76)

Anzitutto la misura conferisce un vantaggio al CELF permettendogli di ridurre i suoi costi per i piccoli ordinativi da evadere. La misura è poi selettiva, giacché in pratica nessuno al di fuori del CELF ne ha potuto beneficiare.

(77)

Inoltre, la misura è finanziata attraverso risorse di bilancio dello Stato francese, ovvero mediante risorse statali. La sua attuazione è stata decisa dal ministero della cultura, e il provvedimento è quindi imputabile alle autorità francesi.

(78)

Inoltre la misura può incidere sugli scambi fra Stati membri e falsare la concorrenza. L’aiuto è infatti attribuito a intermediari francesi (in pratica, al CELF) che esportano libri in lingua francese principalmente verso paesi non francofoni. Detti intermediari francesi sono quindi in concorrenza, almeno potenziale, con altre imprese di intermediazione per l’esportazione di libri francofoni, insediate in altri paesi francofoni dell’Unione europea (Belgio e Lussemburgo). Il fatto che l’incidenza sugli scambi e la distorsione di concorrenza generata dalla misura sembrino essere di modesta entità nulla toglie a questa conclusione. Conformemente a una giurisprudenza costante della Corte, infatti, la Commissione non è tenuta ad accertare un’incidenza reale dell’aiuto sugli scambi fra Stati membri ed un’effettiva distorsione della concorrenza; è sufficiente che l’aiuto possa essere in grado di incidere sugli scambi e di falsare la concorrenza.

(79)

Infine, la Commissione reputa che le condizioni d’applicazione della giurisprudenza Altmark non siano soddisfatte. Nella sua sentenza del 24 luglio 2003 (20), la Corte di giustizia ha precisato che, affinché una sovvenzione a un’impresa cui sia affidata la gestione di un servizio d’interesse economico generale non costituisca aiuto di Stato, occorre che: «in primo luogo, l’impresa beneficiaria sia stata effettivamente incaricata dell’adempimento di obblighi di servizio pubblico e detti obblighi siano stati definiti in modo chiaro; in secondo luogo, i parametri sulla base dei quali viene calcolata la compensazione siano stati previamente definiti in modo obiettivo e trasparente; in terzo luogo, la compensazione non ecceda quanto necessario per coprire interamente o in parte i costi originati dall’adempimento degli obblighi di servizio pubblico, tenendo conto dei relativi introiti nonché di un margine di utile ragionevole per il suddetto adempimento; in quarto luogo, quando la scelta dell’impresa da incaricare dell’adempimento di obblighi di servizio pubblico non venga effettuata nell’ambito di una procedura di appalto pubblico, il livello della necessaria compensazione sia stato determinato sulla base di un’analisi dei costi che un’impresa media, gestita in modo efficiente e adeguatamente dotata di mezzi di trasporto al fine di poter soddisfare le esigenze di servizio pubblico richieste, avrebbe dovuto sostenere per adempiere tali obblighi, tenendo conto degli introiti a essi attinenti nonché di un margine utile ragionevole per il suddetto adempimento».

(80)

Nel caso di specie, e senza che si ravvisi la necessità di sviluppare queste singole condizioni in quanto sono cumulative, la Commissione rileva che la scelta del CELF non è stata effettuata nel quadro di una procedura di pubblico appalto e che il livello della compensazione non è stato determinato sulla scorta di un’analisi dei costi sostenuti da un’impresa media, gestita in modo efficiente e adeguatamente provvista di mezzi di produzione.

(81)

Di conseguenza, l’aiuto a favore del CELF costituisce aiuto di Stato ai sensi dell’articolo 107, paragrafo 1, TFUE, in quanto ricorrono tutti gli elementi costitutivi del concetto di aiuto di Stato.

(82)

Le autorità francesi avevano omesso di notificare alla Commissione la misura di cui trattasi. L’aiuto è quindi stato concesso in violazione dell’articolo 108, paragrafo 3, TFUE, a norma del quale alla Commissione vanno comunicati per tempo, onde permetterle di formulare le proprie osservazioni, progetti diretti a istituire o modificare aiuti. La concessione dell’aiuto è quindi viziata da illegalità.

(83)

Stante che detta misura costituisce misura di Stato, occorre valutarne la compatibilità col mercato interno.

B.   Valutazione della misura alla luce dell’articolo 107, paragrafi 2 e 3, TFUE

(84)

La Commissione osserva che le deroghe dell’articolo 107, paragrafo 2, del TFUE non sono applicabili alla fattispecie giacché le misure in questione non sono manifestamente finalizzate a raggiungere gli obiettivi ivi definiti.

(85)

L’aiuto non soddisfa neppure le condizioni fissate dalla deroga prevista dall’articolo 107, paragrafo 3, lettera a), TFUE, nella misura in cui non è destinato a favorire lo sviluppo di regioni che possano beneficiare di detta norma. Né potrebbe applicarsi alla fattispecie la deroga prevista dall’articolo 107, paragrafo 3, lettera b), relativa alla promozione di un importante progetto di comune interesse europeo, in quanto l’aiuto non è finalizzato a promuovere quel tipo di progetto. Poiché esso non è neppure finalizzato a porre rimedio a una grave turbativa nell’economia francese, esula anche dalla deroga contenuta nella seconda parte dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera b).

(86)

La Commissione deve pertanto valutare l’applicabilità dell’articolo 107, paragrafo 3, lettere c) e d), TFUE [ex-articolo 87, paragrafo 3, lettere c) e d), CE].

(87)

Vista la sentenza del Tribunale del 15 aprile 2008, è d’uopo distinguere gli aiuti versati dopo l’entrata in vigore del trattato sull’Unione europea, in data 1o novembre 1993, da quelli versati anteriormente a quella data e ai quali vanno applicate le norme sostanziali vigenti nell’arco del periodo in questione.

(88)

La Commissione rileva che, un quarto dell’aiuto accordato l’anno precedente, veniva corrisposto all’inizio dell’anno, mentre il saldo era versato nell’autunno successivo, previo esame, da parte delle autorità competenti, del bilancio di previsione dell’impresa beneficiaria e delle fluttuazioni registrate nel corso della prima parte dell’esercizio. Era convenuto che se l’importo dell’aiuto non fosse stato interamente utilizzato, le somme rimanenti sarebbero state dedotte dalle sovvenzioni previste per l’anno successivo. La sovvenzione corrisposta per l’esercizio 1993 è stata quindi versata in parte all’inizio dell’anno, mentre il saldo è intervenuto nell’autunno 1993. La decisione di concedere l’aiuto per il 1993 è stata presa dalle autorità francesi alla fine del 1992 o all’inizio del 1993, e in ogni caso prima che il trattato sull’Unione europea entrasse in vigore. La Commissione reputa quindi che l’aiuto erogato per l’esercizio 1993 vada valutato in funzione delle norme giuridiche d’applicazione anteriormente all’entrata in vigore del trattato sull’Unione europea.

a)   Compatibilità degli aiuti ai sensi dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera d), TFUE

(89)

L’articolo 107, paragrafo 3, lettera d), TFUE [ex-articolo 87, paragrafo 3, lettera d), CE] definisce «compatibili con il mercato interno […] gli aiuti destinati a promuovere la cultura e la conservazione del patrimonio, quando non alterino le condizioni degli scambi della concorrenza nell’Unione in misura contraria all’interesse comune».

(90)

Occorre pertanto verificare se gli aiuti corrisposti al CELF tra il 1994 e la fine del 2001 avessero effettivamente una finalità culturale e non alterassero le condizioni degli scambi e la concorrenza all’interno dell’Unione europea in misura contraria all’interesse comune.

i)   Finalità culturale

(91)

In via preliminare, la Commissione rammenta che la finalità culturale degli aiuti corrisposti al CELF è stata riconosciuta dal Tribunale nella citata sentenza del 18 settembre 1995. Al punto 62 della sentenza il Tribunale afferma quanto segue: «Per quanto attiene alle finalità culturali degli aiuti contestati, è pacifico tra le parti che l’obiettivo perseguito dal governo francese consistesse nella diffusione della lingua e della letteratura francese. Il Tribunale rileva anche al riguardo che gli elementi di cui disponeva la Commissione al momento dell’emanazione della decisione, ivi compresi quelli esposti dal difensore del ricorrente nella lettera del 7 settembre 1992, erano tali da costituire valida base delle valutazioni da essa compiute in ordine alla effettività e alla legittimità di tale obiettivo. Ciò premesso, si deve ritenere che la valutazione delle finalità degli aiuti prestati non ponesse alla Commissione difficoltà particolari e che non occorresse raccogliere ulteriori informazioni per accertare il carattere culturale di tali finalità.»

(92)

Le autorità francesi hanno infatti dichiarato che gli aiuti in questione perseguivano una finalità culturale intesa a favorire in paesi non francofoni la diffusione di opere in lingua francese. Si trattava quindi di una politica volontaristica volta a salvaguardare e a incentivare la diversità culturale a livello internazionale.

(93)

La tutela e la promozione della diversità culturale figurano tra i principi fondanti del modello europeo. Sono sanciti dall’articolo 167, paragrafo 1, TFUE (ex-articolo 151, paragrafo 1, CE): «L’Unione contribuisce al pieno sviluppo delle culture degli Stati membri nel rispetto delle loro diversità nazionali e regionali, evidenziando nel contempo il retaggio culturale comune», oltre che all’articolo 167, paragrafo 4: «L’unione tiene conto degli aspetti culturali nell’azione che svolge a norma di altre disposizioni dei trattati, in particolare ai fini di rispettare e promuovere la diversità delle sue culture.»

(94)

La Commissione reputa pertanto che gli aiuti assegnati al CELF dalle autorità francesi per garantire la diffusione di opere in lingua francese perseguissero effettivamente finalità culturali.

ii)   Fattori che possono alterare le condizioni degli scambi e della concorrenza all’interno dell’Unione in misura contraria all’interesse comune

(95)

La Commissione è tenuta a verificare se le misure in questione fossero realmente necessarie e proporzionate rispetto alla finalità di politica culturale perseguita dalle autorità francesi.

(96)

In via preliminare, va ricordato che, conformemente alla citata sentenza del Tribunale del 28 febbraio 2002, occorre valutare l’impatto delle misure in questione sul mercato dell’intermediazione per l’esportazione di libri in lingua francese.

(97)

In primo luogo, va esaminata la necessità dell’aiuto.

(98)

Secondo le autorità francesi, le misure sono state ideate nel 1980 dal ministero della cultura, in un momento in cui determinati operatori dell’editoria (il Groupe Hachette e le Messaggeries du livre) desideravano abbandonare il mercato dell’intermediazione per l’esportazione. Il meccanismo contestato sarebbe stato istituito in modo da spronare gli operatori ad attivarsi sul mercato, affinché tutti gli ordinativi di libri in lingua francese provenienti da librerie ubicate in regioni non francofone potessero essere soddisfatte. Ciò garantiva che i libri in lingua francese potessero raggiungere tutte le librerie, anche quelle più piccole in paesi lontani, perfino quando la loro richiesta si limitava a pochi titoli, pubblicati spesso da editori diversi.

(99)

Da parte sua la SIDE ha spiegato, in particolare nell’ambito delle osservazioni trasmesse in seguito alla decisione di estensione del procedimento, che l’aiuto in questione non era necessario. Se è vero che nel 1980 alcuni soggetti avevano abbandonato l’attività di intermediazione, la SIDE ricorda che proprio a quell’epoca essa stessa fu creata per operare in quel comparto. La SIDE contesta peraltro il fatto che il CELF svolgerebbe un’attività specifica di disbrigo di piccoli ordinativi. La SIDE contesta in particolare i dati forniti dalle autorità francesi e considera che le percentuali del CELF e della SIDE, nel volume d’affari rispettivo di entrambe le imprese, del numero di fatture e del numero di voci di ordinativo sono in realtà abbastanza simili. Più in generale, la SIDE rimette in discussione il concetto di «piccoli ordinativi» quale definito dalle autorità francesi. A suo parere si tratta di un concetto arbitrario, giacché il costo per il disbrigo di un ordinativo non dipende dall’importo ma dal numero di voci.

(100)

La Commissione non ritiene opportuno giungere a una conclusione definitiva circa la necessità dell’aiuto, in quanto le condizioni di necessità e di proporzionalità sono cumulative e al considerando 121 verrà esposto come il soddisfacimento della condizione di proporzionalità non sia assodato.

(101)

In secondo luogo, la Commissione considera che l’incidenza sugli scambi all’interno dell’Unione europea e la distorsione concorrenziale generata dalla misura siano assai esigue, in particolare ove si tenga conto delle somme in causa, della scarsissima sostituibilità tra libri in lingua francese e libri in un’altra lingua, nonché del notevole divario quantitativo tra le esportazioni di libri francofoni verso paesi non francofoni dalla Francia, da un lato, e dal Belgio e dal Lussemburgo, dall’altro.

(102)

Più esattamente, per quel che riguarda il mercato dell’intermediazione per l’esportazione di libri in lingua francese, la Commissione rileva che il CELF e la SIDE, nell’ambito della rispettiva attività in questo comparto, distribuiscono entrambe libri in paesi e territori non francofoni. Nei paesi francofoni come il Belgio, il Canada e la Svizzera, infatti, il mercato locale è coperto dai grandi editori con le loro filiali o i loro rappresentanti. L’intermediazione per l’esportazione occupa quindi un posto marginale sui mercati francofoni, i quali costituiscono i principali sbocchi per i libri di lingua francese.

(103)

Sul mercato nazionale dell’intermediazione per l’esportazione dei libri francesi, operano imprese generaliste come la SIDE e il CELF, e in minore misura intermediatori specialistici che vendono a loro volta, in misura marginale, direttamente agli utenti finali e entrerebbero marginalmente in concorrenza con i due intermediatori generalisti, nonché con un certo numero di librerie che evadono, magari occasionalmente, ordinativi di librerie estere e di librerie in linea, la cui attività all’epoca in cui le misure sono state introdotte era tuttavia relativamente ridotta.

(104)

Sul mercato in questione il principale operatore leso dalle misure contestate è pertanto l’autore della denuncia. Da un lato, le autorità francesi dichiarano che il programma «piccoli ordinativi» in linea di principio era accessibile a qualsiasi impresa che ne avesse fatto richiesta, purché accettasse le condizioni relative all’assegnazione degli aiuti. Esse spiegano che il rifiuto opposto alla SIDE dal ministero della cultura nel 1991 sarebbe stato giustificato dall’indisponibilità dell’impresa a sottoporsi all’obbligo di trasparenza richiesto per beneficiare degli aiuti. Dall’altro, la SIDE ha affermato che il rifiuto delle autorità francesi era dovuto al proprio status di impresa privata, anziché di cooperativa di editori. Inoltre nel 1996, in seguito all’annullamento della decisione della Commissione del 18 maggio 1993, il ministero della cultura, nell’intento di chiudere il procedimento, ha ricordato alla SIDE che il regime di aiuti per la gestione dei piccoli ordinativi non era di per sé riservato al CELF. Il ministero, con lettera del 3 settembre 1996, ha proposto alla SIDE un incontro per valutare se essa fosse in grado di offrire, in condizioni di trasparenza identiche, i medesimi servizi resi dal CELF. In una riunione svoltasi il 26 settembre 1996, i dirigenti della SIDE hanno respinto la proposta e hanno comunicato al ministero della cultura di non voler beneficiare di un programma la cui compatibilità con il diritto comunitario poteva essere messa in discussione dalla Commissione.

(105)

Ad ogni buon conto, gli elementi menzionati nei considerando 101 e seguenti sembrano indicare che le misure in causa abbiano avuto un’incidenza relativamente contenuta sulle condizioni degli scambi e sulla concorrenza all’interno dell’Unione europea.

(106)

Al fine tuttavia di determinare se la misura fosse effettivamente proporzionata, la Commissione deve anche procedere a un raffronto, in terzo luogo, tra l’importo degli aiuti percepiti e i costi sostenuti dal CELF per conseguire l’obiettivo che le autorità francesi si erano prefisse.

(107)

A tal fine è opportuno ricordare le varie fasi del processo di disbrigo degli ordinativi, sulle quali le varie parti concordano:

a)

ricevimento del buono d’ordine della libreria;

b)

codifica dell’ordine;

c)

registrazione dell’ordine;

d)

invio dell’ordine all’editore;

e)

ricevimento delle pubblicazioni;

f)

attribuzione a ciascun cliente di un luogo fisico («la casella») in cui i libri ordinati vengono stoccati;

g)

imballaggio.

(108)

Secondo le autorità francesi, il CELF si accollava determinati costi inerenti al disbrigo dei piccoli ordinativi. Esse considerano infatti che all’interno del mercato dell’intermediazione per l’esportazione, determinati ordinativi generino sovraccosti tali da vanificare qualsiasi redditività della prestazione. Le autorità francesi hanno dichiarato di aver fissato la soglia di 500 FRF (76,22 EUR) per definire un «piccolo ordinativo», una soglia determinata in modo empirico. Hanno peraltro precisato che alcuni ordinativi inferiori a 500 FRF potevano essere redditizi, mentre altri, pur superiori, potevano non esserlo. L’obiettivo era individuare un metodo economicamente accettabile affinché il CELF fosse disposta a farsi carico dei piccoli ordinativi, pur insufficientemente redditizi.

(109)

Come chiarito dalla Commissione nella sua decisione di estensione del procedimento, spetta alle autorità francesi, in sede di analisi di compatibilità, stabilire l’ammontare e l’effettiva esistenza dei costi sostenuti dal CELF.

(110)

In proposito, nella sua decisione di estensione del procedimento, la Commissione aveva chiesto alle autorità francesi di fornirle un certo numero di elementi onde essere in grado di applicare i criteri definiti nella sentenza del Tribunale e poter decidere in merito alla proporzionalità dell’aiuto. La Commissione aveva chiesto in particolare che le venissero forniti gli elementi seguenti:

una giustificazione sufficiente dei motivi per i quali i dati relativi ai costi inerenti ai piccoli ordinativi non fossero disponibili per i vari anni in questione, nonché una dimostrazione sufficiente delle ragioni per le quali potrebbe ritenersi accettabile un’estrapolazione sulla sola scorta dell’anno 1994,

i dati che consentivano di tener conto dei costi effettivi (non già di semplici stime) per il disbrigo dei piccoli ordinativi nel 1994 (almeno per alcune categorie di costo), eventualmente con una giustificazione sufficiente dei motivi per i quali una stima di tali costi in base ai costi complessivi sostenuti dal CELF potesse risultare accettabile,

parametri convincenti di ripartizione dei costi, che consentissero di attribuire una percentuale dei costi complessivi al disbrigo dei piccoli ordinativi, che si potessero in particolare applicare alle singole categorie di costo nell’arco dell’intero periodo in causa,

informazioni sull’andamento della percentuale di ordinativi trasmessi per via telematica nel corso degli anni in causa,

i costi inerenti ai piccoli ordinativi in assenza di coefficienti moltiplicatori non giustificati,

il calcolo dei costi sostenuti dal CELF per il disbrigo dei piccoli ordinativi senza applicazione dei coefficienti moltiplicatori, nonché nell’ipotesi di un’applicazione dei coefficienti moltiplicatori per i soli casi di ordinativi non trasmessi per via telematica,

la posizione delle autorità francesi in merito al calcolo del Tribunale, secondo il quale in assenza di detti coefficienti, i costi inerenti al disbrigo dei piccoli ordinativi sarebbero risultati inferiori di oltre 635 000 FRF (96 805,13 EUR), anche senza tener conto delle categorie di costo diverse da quelle per i quali è stato applicato un coefficiente «tre»; vale la pena di rammentare che, secondo il calcolo del Tribunale, il risultato d’esercizio per il comparto «piccoli ordinativi» avrebbe in tal caso registrato un saldo positivo di oltre 600 000 FRF (91 469,41 EUR),

la posizione delle autorità francesi circa la possibilità per il CELF di disporre di un utile ragionevole.

(111)

In particolare, come già indicato nella sua decisione di estensione del procedimento, in mancanza di spiegazioni complementari e di attualizzazione dei dati da parte delle autorità francesi, la Commissione non è in grado di sfruttare i conti relativi al ricorso al programma per il trattamento di piccoli ordinativi che le autorità francesi, nella loro lettera del 17 gennaio 2003, avevano fornito con riferimento agli anni 1994-2001; altrettanto dicasi per le spiegazioni relative all’analisi di compatibilità analitica effettuata, fornite nella lettera del 5 marzo 1998.

(112)

Le autorità francesi non hanno però fornito gli elementi circostanziati chiesti dalla Commissione nella sua decisione di estensione del procedimento, e si sono limitate a rimandare, in ordine alla proporzionalità dell’aiuto, agli elementi già forniti in data 17 settembre 2002, 17 gennaio 2003 e 11 marzo 2003, che la Commissione non era in grado di sfruttare in quella forma, stante la sentenza del Tribunale del 15 aprile 2008.

(113)

Con lettera dell’8 ottobre 2009, i servizi della Commissione hanno pertanto sollecitato le autorità francesi a trasmettere elementi informativi sugli aspetti specificati, precisando che se tali informazioni non le fossero pervenute entro 10 giorni lavorativi, la Commissione avrebbe dovuto prendere una decisione definitiva sulla scorta delle informazioni in suo possesso, ai sensi dell’articolo 13, paragrafo 1, del regolamento di procedura, dopo aver emesso, se del caso, un’ingiunzione a fornire informazioni a norma dell’articolo 10, paragrafo 3, del regolamento (CE) n. 659/1999.

(114)

In data 21 ottobre 2009 le autorità francesi hanno risposto di non poter fornire informazioni supplementari, rimandando alle osservazioni che avevano trasmesso il 9 giugno 2009.

(115)

Con decisione del 20 novembre 2009 (la «decisione d’ingiunzione»), la Commissione ha quindi deciso di ingiungere alla Francia di presentare le informazioni richieste, dato che queste, nonostante reiterate richieste, non erano state fornite.

(116)

Con lettera del 2 dicembre 2009, le autorità francesi hanno dichiarato di non aver informazioni supplementari da proporre alla Commissione, rimandando alle proprie osservazioni trasmesse il 9 giugno 2009.

(117)

L’articolo 13 del regolamento di procedura recita: «L’esame di presunti aiuti illegali dà luogo a una decisione […]. In caso di mancato rispetto, da parte d’uno Stato membro, dell’ingiunzione di fornire informazioni, tale decisione è adottata in base alle informazioni disponibili.»

(118)

Come indicato in precedenza, le autorità francesi non hanno fornito alla Commissione gli elementi che questa aveva chiesto loro a più riprese, da ultimo nella sua decisione di ingiunzione del 20 novembre 2009.

(119)

In conformità dell’articolo 13 del regolamento di procedura, la Commissione prende pertanto la propria decisione in base alle informazioni disponibili, ricordando comunque che incombe alle autorità francesi dimostrare la compatibilità dell’aiuto in esame col mercato interno, e quindi la proporzionalità di tale aiuto.

(120)

Alla luce della sentenza del Tribunale del 15 aprile 2008 e degli elementi in possesso della Commissione, non sembra in particolare possibile fondarsi su un’estrapolazione dei costi stimati per il disbrigo dei piccoli ordinativi, con riferimento al 1994. Non sembra in particolare possibile neppure utilizzare criteri di ripartizione dei costi non giustificati e fondarsi su dati per i quali sono stati applicati coefficienti moltiplicatori non giustificati, in particolare per quel che riguarda gli ordinativi trasmessi per via telematica. Alla luce del calcolo dei costi inerenti al disbrigo dei piccoli ordinativi che figura nella sentenza del Tribunale, e in assenza di elementi forniti dalle autorità francesi alla Commissione, che permettano di rispondere ai dubbi sollevati da quest’ultima nella sua decisione di estensione del procedimento, in ordine alla proporzionalità dell’aiuto, la natura deficitaria dell’attività di disbrigo dei piccoli ordinativi non ha potuto essere accertata.

(121)

La Commissione reputa pertanto che non risulti dimostrata la proporzionalità degli aiuti corrisposti nell’arco del periodo 1994-2001.

(122)

Questi aiuti pertanto non sono compatibili, a norma dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera d), TFUE.

b)   Compatibilità degli aiuti ai sensi dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera c), del trattato TFUE

(123)

A norma dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera c), del TFUE [ex-articolo 87, paragrafo 3, lettera c), CE], «possono essere ritenuti compatibili con il mercato interno gli aiuti destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività o di talune regioni economiche, sempre che non alterino le condizioni degli scambi in misura contraria al comune interesse».

(124)

Conformemente alla sentenza del Tribunale del 15 aprile 2008, la deroga di cui all’articolo 107, paragrafo 3, lettera d), TFUE [ex-articolo 87, paragrafo 3, lettera d), CE] non può applicarsi agli aiuti versati al CELF nell’arco del periodo 1980-1993. È pertanto necessario determinare se possa applicarsi loro la deroga di cui all’articolo 107, paragrafo 3, lettera c), TFUE [ex articolo 87, paragrafo 3, lettera c), CE)].

(125)

Altrettanto vale per gli aiuti erogati nel periodo 1994-fine 2001, per i quali la Commissione è giunta alla conclusione (cfr. considerando 122) che la deroga di cui all’articolo 107, paragrafo 3, lettera d), TFUE [ex-articolo 87, paragrafo 3, lettera d) CE] non era d’applicazione.

(126)

Onde determinare se l’articolo 107, paragrafo 3, lettera c), TFUE possa costituire un presupposto di compatibilità, la Commissione deve verificare se gli aiuti in questione perseguano realmente un obiettivo d’interesse comune e se non alterino le condizioni degli scambi in misura contraria al comune interesse.

(127)

La Commissione reputa che gli aiuti perseguano effettivamente un interesse comune, come già è stato riconosciuto. Al riguardo è opportuno rammentare che l’introduzione nel trattato sull’Unione europea della deroga di cui all’ex-articolo 87, paragrafo 3, lettera d), CE [l’attuale articolo 107, paragrafo 3, lettera d), TFUE] è venuto a convalidare la politica seguita dalla Commissione sulla base dell’ex-articolo 92, paragrafo 3, lettera c), prima che entrasse in vigore il trattato sull’Unione europea. In passato, infatti, sulla scorta di questo articolo la Commissione aveva autorizzato aiuti a finalità culturale. Tale prassi è stata confermata dalle giurisdizione dell’Unione europea, ad esempio nella citata sentenza del 18 settembre 1995, in cui il Tribunale ha effettivamente giudicato che la Commissione fosse in misura di adottare, fondandosi sull’ex-articolo 92, paragrafo 3, lettera c), CE, una decisione favorevole nei confronti di tre regimi d’aiuto gestiti dal CELF (aiuti alla spedizione postale per via aerea, programma «Page à Page» e «Programma Plus»).

(128)

La Commissione considera invece non dimostrato che gli aiuti siano stati proporzionali all’obiettivo perseguito.

(129)

Nella propria decisione di estensione del procedimento, come poi nella decisione di ingiunzione, la Commissione aveva chiesto alle autorità francesi di presentare le loro osservazioni in merito alla proporzionalità degli aiuti alla luce dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera c), TFUE.

(130)

Come indicato in precedenza, le autorità francesi non hanno fornito alla Commissione elementi atti a dimostrare la proporzionalità degli aiuti corrisposti dal 1980 in poi, elementi che la Commissione aveva chiesto loro da ultimo nella propria decisione d’ingiunzione del 20 novembre 2009.

(131)

In conformità dell’articolo 13 del regolamento di procedura, la Commissione adotta pertanto la propria decisione in base alle informazioni disponibili, ricordando comunque che incombe alle autorità francesi dimostrare la compatibilità dell’aiuto in esame col mercato interno, e quindi la proporzionalità di tale aiuto.

(132)

Mutatis mutandis, il ragionamento precedentemente esposto in ordine alla proporzionalità dell’aiuto nell’ambito dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera d), TFUE, può essere ripreso anche in questo caso.

(133)

La Commissione reputa pertanto non dimostrato che gli aiuti corrisposti rispettino il criterio di proporzionalità.

(134)

In conclusione, a giudizio della Commissione la misura in causa non è compatibile col mercato interno, sulla scorta dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera c), TFUE.

C.   Valutazione della misura alla luce dell’articolo 106, paragrafo 2, TFUE

(135)

Le autorità francesi hanno sostenuto a più riprese che il CELF era investito di una missione di servizio pubblico, e che le misure controverse vanno valutate alla lue delle disposizioni dell’articolo 106, paragrafo 2, TFUE (ex-articolo 86, paragrafo 2, CE).

(136)

Detto articolo recita: «Le imprese incaricate della gestione di servizi di interesse economico-generale o aventi carattere di monopolio fiscale sono sottoposte alle norme dei trattati, e in particolare alle regole di concorrenza, nei limiti in cui l’applicazione di tali norme non osti all’adempimento, in linea di diritto e di fatto, della specifica missione loro affidata. Lo sviluppo degli scambi non deve essere compromesso in misura contraria agli interessi dell’Unione.»

(137)

Nella fattispecie, occorre anzitutto chiedersi se esista un servizio d’interesse economico generale. Risulta dalla giurisprudenza della Corte di giustizia delle Comunità europee che, eccettuati i settori disciplinati dalle normative dell’Unione in materia, gli Stati membri dispongono di un ampio margine di discrezionalità per quanto riguarda la natura dei servizi che possono definirsi di interesse economico generale. La Commissione ha quindi il compito di vigilare affinché tale margine di discrezionalità sia applicato senza errori manifesti per quanto riguarda la definizione dei servizi d’interesse economico generale.

(138)

Nel caso di specie, le autorità francesi hanno dichiarato a più riprese che al CELF era affidata una missione specifica di servizio pubblico di tipo culturale, che consisteva nell’onorare qualsiasi ordinativo di pubblicazione francofona proveniente da librerie stabilite all’estero, quali che fossero l’entità e la natura dell’ordinativo. La Commissione reputa che in effetti una missione del genere potrebbe costituire un servizio d’interesse economico generale.

(139)

In secondo luogo, occorre verificare se al CELF fosse stato effettivamente demandato questo servizio d’interesse economico generale. Conformemente infatti alla giurisprudenza dell’Unione europea, le imprese in questione devono essere state incaricate dallo Stato di gestire il servizio di cui trattasi tramite uno o più atti ufficiali, la cui forma può essere determinata dai singoli Stati membri.

(140)

Nel caso specifico, le autorità francesi hanno prodotto varie convenzioni concluse tra il CELF e il ministero della cultura che a loro giudizio dimostrerebbero che il CELF è effettivamente stato incaricato di gestire il servizio d’interesse economico generale in questione. Secondo le autorità francesi, la direzione del libro e della lettura ha concluso annualmente, fino al 2001, convenzioni col CELF.

(141)

Nonostante le richieste della Commissione, da ultimo nella propria decisione di ingiunzione, le autorità francesi non hanno però prodotto copia delle convenzioni di servizio pubblico per nessuno degli anni in questione.

(142)

Nelle convenzioni di cui la Commissione dispone, inoltre, la natura precisa degli obblighi di servizio pubblico non è definita (l’importo dal quale gli ordinativi vengono considerati «piccoli», ad esempio, non è precisato nella convenzione). Ne risulta che, anche per quegli anni, non esiste un atto che stipuli con precisione sufficiente gli obblighi di servizio pubblico che incombono al CELF.

(143)

La Commissione ritiene pertanto non dimostrato che al CELF sia stata affidata, tramite un atto ufficiale per ciascuno degli anni considerati, la gestione del servizio pubblico in questione.

(144)

Infine, e senza che ciò comporti una conclusione sul requisito di necessità, in quanto le condizioni sono cumulative, la Commissione reputa che il requisito della proporzionalità non sia più soddisfatto.

(145)

Nelle convenzioni di cui la Commissione dispone, infatti, non figura alcuna spiegazione circa il modo in cui l’aiuto è stato calcolato. Peraltro, l’obbligo imposto al CELF di rendicontare l’utilizzo della sovvenzione non è corredato da una definizione precisa dei parametri di calcolo e di controllo del costo dell’attività di servizio pubblico, che permetterebbe di verificare che non vi sia sovracompensazione. Seppure le convenzioni prevedevano un riporto da un anno all’altro qualora una parte della sovvenzione non fosse stata utilizzata, esse non contengono poi precisazioni di sorta sul funzionamento di tale meccanismo, che d’altro canto non sembra aver trovato applicazione. Infine, in modo più generale e come esposto in sede di disamina del criterio di proporzionalità alla luce dell’articolo 107, paragrafo 3, TFUE, le autorità francesi non hanno fornito dati atti a dimostrare la proporzionalità degli aiuti alla luce dei vari punti enunciati nella sentenza del Tribunale.

(146)

Le autorità francesi non hanno ad esempio fornito alla Commissione elementi atti a dimostrare la proporzionalità degli aiuti nel quadro dell’articolo 106, paragrafo 2, TFUE, elementi che pure la Commissione aveva chiesto loro, da ultimo nella propria decisione d’ingiunzione del 20 novembre 2009.

(147)

In conformità dell’articolo 13 del regolamento di procedura, la Commissione adotta pertanto la propria decisione in base alle informazioni disponibili, ricordando comunque che incombe alle autorità francesi dimostrare la compatibilità dell’aiuto in esame col mercato interno, e quindi la proporzionalità di tale aiuto.

(148)

Per gli stessi motivi esposti in sede di disamina della proporzionalità dell’aiuto alla luce dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera d), TFUE, la Commissione reputa non dimostrato che gli aiuti erogati siano conformi al criterio di proporzionalità.

(149)

Di conseguenza la Commissione considera non soddisfatte le condizioni d’applicazione dell’articolo 106, paragrafo 2, TFUE.

(150)

In conclusione, la Commissione valuta che il meccanismo d’aiuto, denominato programma «piccoli ordinativi», posto in essere dalla Francia a favore del CELF fra il 1980 e la fine del 2001, costituisca un aiuto incompatibile col mercato interno.

5.   TERMINE DI PRESCRIZIONE, CIRCOSTANZA ECCEZIONALE, LEGITTIMO AFFIDAMENTO, PRINCIPIO DI CERTEZZA DEL DIRITTO, PRINCIPIO DI PROPORZIONALITÀ

(151)

Nell’ipotesi di un aiuto di Stato illecito e incompatibile, di massima la Commissione deve ordinare allo Stato membro in questione di disporre tutti i provvedimenti necessari per recuperare l’aiuto presso il beneficiario. Ai sensi infatti dell’articolo 14, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 659/1999, «nell’eventualità di decisioni negative relative a casi di aiuti illegali la Commissione adotta una decisione con la quale impone allo Stato membro interessato di prendere tutte le misure necessarie per recuperare l’aiuto dal beneficiario».

(152)

La Commissione deve tuttavia tener conto di una serie di elementi.

(153)

Anzitutto l’articolo 15 del regolamento (CE) n. 659/1999 stabilisce che i poteri della Commissione in materia di recupero degli aiuti sono soggetti a un termine di prescrizione di dieci anni. Il termine di prescrizione decorre dal giorno in cui l’aiuto illegale è stato concesso al beneficiario e qualsiasi provvedimento disposto dalla Commissione o da uno Stato membro su richiesta della Commissione, nei confronti dell’aiuto illegale, interrompe il termine di prescrizione.

(154)

Come aveva già illustrato nella propria decisione di estensione del procedimento, senza che al riguardo le siano pervenuti commenti particolari dalle parti interessate, la Commissione considera che al caso di specie si applichi la norma in fatto di prescrizione di cui al considerando precedente. Nella sua sentenza del 5 ottobre 2006, relativa alla causa Transalpine  (21), la Corte di giustizia ha infatti giudicato che, nei limiti in cui il regolamento (CE) n. 659/1999 contiene norme di natura procedurale, esse si applicano a tutti i procedimenti amministrativi in materia di aiuti di Stato pendenti dinanzi alla Commissione nel momento in cui il regolamento (CE) n. 659/1999 è entrato in vigore, cioè il 16 aprile 1999. Il presente caso rientra nel quadro del procedimento formale d’esame aperto dal 30 giugno 1996.

(155)

Nella fattispecie, stante che gli aiuti sono stati versati ogni anno dal 1980 in poi e che la Commissione ha proceduto a una richiesta di informazioni presso le autorità francesi nell’aprile 1992, risulta che gli aiuti erogati al CELF nel 1980 e nel 1981 non possono essere recuperati, tenuto conto della scadenza del termine di prescrizione.

(156)

Il secondo luogo la Commissione non esige il recupero dell’aiuto qualora ciò sia in contrasto con un principio generale del diritto dell’Unione europea. Secondo la giurisprudenza dell’Unione europea, infatti, la Commissione è tenuta a prendere in considerazione le circostanze eccezionali che giustifichino una sua rinuncia a ordinare il recupero degli aiuti concessi illegalmente, ove detto recupero sia in contrasto con un principio generale del diritto dell’Unione europea.

(157)

È in quest’ambito che, nella propria decisione di estensione del procedimento, la Commissione aveva invitato le autorità francesi, il beneficiario dell’aiuto e qualsiasi altra parte interessata a presentarle le loro osservazioni circa l’applicazione al caso di specie del principio di legittimo affidamento, del principio di certezza del diritto, ovvero di qualsiasi altro principio che potrebbe indurre la Commissione a non esigere il recupero dell’aiuto.

(158)

La Commissione rileva che le autorità francesi, nelle loro osservazioni, hanno ritenuto che sussistessero circostanze eccezionali tali da permettere di limitare l’obbligo di restituzione degli aiuti. La SIDE ha invece valutato che non vi fossero circostanze eccezionali del genere.

(159)

In proposito la Commissione rammenta che, nel quadro delle domande di pronuncia pregiudiziale rivolte alla Corte nella citata causa CELF, il giudice del rinvio aveva chiesto, sostanzialmente, se l’adozione da parte della Commissione di tre decisioni successive che dichiarino un aiuto compatibile con il mercato interno, poi annullate da una giurisdizione dell’Unione, potesse, di per sé, costituire una circostanza eccezionale tale da giustificare una limitazione dell’obbligo del beneficiario di restituire l’aiuto.

(160)

Nella citata sentenza dell’11 marzo 2010, la Corte ha anzitutto rimandato alla propria sentenza del 12 febbraio 2008 nella quale aveva chiarito, al punto 65 e seguenti, che dopo l’annullamento di una decisione positiva della Commissione, al beneficiario di aiuti versati illegittimamente non può essere preclusa la possibilità di invocare circostanze eccezionali, sulle quali egli abbia potuto fondare il proprio affidamento nella loro regolarità e di opporsi, conseguentemente, alla loro ripetizione (22).

(161)

In quella sentenza la Corte aveva tuttavia altresì precisato che un legittimo affidamento del beneficiario non può scaturire da una decisione positiva della Commissione, da un lato ove tale decisione sia stata contestata entro i termini di ricorso contenzioso e successivamente annullata dal giudice dell’Unione europea, dall’altro addirittura fino a quando il termine per il ricorso non sia scaduto, ovvero, in caso di ricorso finché il giudice dell’Unione europea non si sia pronunciato in via definitiva (23).

(162)

Nel caso di specie, nella propria sentenza dell’11 marzo 2010, la Corte aveva precisato che l’annullamento della terza decisione positiva della Commissione con la sentenza del Tribunale del 15 aprile 2008, non è di per sé idonea a far sorgere un legittimo affidamento e a costituire una circostanza eccezionale (24).

(163)

La Corte ha aggiunto che la successione poco usuale di tre annullamenti denuncia, a priori, la difficoltà della causa e, lungi dal far sorgere un legittimo affidamento, sembra piuttosto idonea ad accrescere i dubbi del beneficiario sulla compatibilità dell’aiuto controverso. Essa ammette che una successione di tre ricorsi comportante tre annullamenti caratterizzi una situazione assai rara, ma ritiene che circostanze siffatte rientrino nel normale funzionamento del sistema giudiziario, il quale offre ai soggetti di diritto che ritengono di subire le conseguenze dell’illegittimità di un aiuto la possibilità di agire per l’annullamento di decisioni successive da essi ritenute all’origine di tale situazione.

(164)

Nella fattispecie la Corte ha valutato che l’esistenza di una circostanza eccezionale non può essere assunta nemmeno in considerazione del principio di certezza del diritto (25). Fino a quando infatti la Commissione non abbia adottato una decisione di approvazione e che il termine per il ricorso avverso una tale decisione non sia scaduto, il beneficiario non ha alcuna certezza in ordine alla legittimità dell’aiuto, così che il principio di tutela del legittimo affidamento o quello della certezza del diritto non possono essere invocati.

(165)

Come la Corte ha inoltre precisato nella medesima sentenza (26), nella fattispecie l’esistenza di una circostanza eccezionale non può essere assunta in base al principio di proporzionalità. Infatti, la soppressione di un aiuto illegale mediante il recupero è la logica conseguenza della constatazione della sua illegalità; di conseguenza il recupero di tale aiuto, onde ripristinare la situazione precedente, non può, in linea di principio, essere considerato una misura sproporzionata rispetto agli obiettivi delle disposizioni del trattato in materia di aiuti di Stato.

(166)

Di conseguenza, la Corte ha concluso che l’adozione da parte della Commissione di tre decisioni successive che dichiarino un aiuto compatibile, poi annullate da giudice dell’Unione, di per sé non può costituire una circostanza eccezionale tale da tale da giustificare una limitazione nell’obbligo del beneficiario di restituire l’aiuto illegale e incompatibile.

(167)

Tenuto conto di quel che precede e in mancanza di qualsiasi altro elemento che possa costituire una circostanza eccezionale, la Commissione considera pertanto che nel caso di specie nulla possa limitare l’obbligo per il CELF di restituire gli aiuti in questione (tranne per le somme corrisposte nel 1980 e nel 1981, come spiegato in precedenza).

6.   RECUPERO

(168)

In applicazione dell’articolo 14 del regolamento (CE) n. 659/1999, le autorità francesi sono pertanto tenute a recuperare presso il CELF l’ammontare degli aiuti versati all’impresa nel quadro del programma «piccoli ordinativi», nell’arco del periodo 1982-2001.

(169)

Conformemente a quel che risulta dalla tabella (27), l’ammontare complessivo dell’aiuto da recuperare presso il CELF, percepito nell’arco del periodo 1982-2001, ammonta quindi a 4 631 401 EUR, cui andranno aggiunti gli interessi.

(170)

A norma dell’articolo 14, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 659/1999, all’aiuto da recuperare si aggiungono infatti gli interessi composti che decorrono dalla data in cui l’aiuto illegale è divenuto disponibile per il beneficiario fino a quella dell’effettivo recupero.

(171)

Tuttavia, nella sentenza del 12 ottobre 2000Magefesa  (28) la Corte ha statuito che, qualora un’impresa sia dichiarata in fallimento e la legislazione nazionale lo preveda, gli interessi maturati successivamente alla dichiarazione di fallimento sugli aiuti illegittimamente percepiti prima di tale dichiarazione, non siano dovuti.

(172)

Al riguardo vale la pena di rilevare che, nella nota trasmessa il 27 gennaio 2010, le autorità francesi hanno specificato la situazione in cui all’epoca versava il CELF.

(173)

Stante la sua situazione finanziaria, il 25 febbraio 2009 nei confronti del CELF è stato avviato un procedimento di amministrazione controllata. Un amministratore giudiziario è stato nominato.

(174)

Ai fini del contenzioso relativo agli aiuti di Stato, la Repubblica francese ha dichiarato i crediti seguenti: 11 885 785,02 EUR (a titolo di pagamento degli interessi in conformità della citata sentenza del Consiglio di Stato del 19 dicembre 2008) e 4 814 339,9 EUR (a titolo di rimborso eventuale del capitale dell’aiuto percepito nell’arco del periodo 1980-2001).

(175)

Stando alle autorità francesi, la situazione creditoria rivela che su un passivo totale dichiarato di 21 254 232,29 EUR i crediti contestati ammontano a 17 045 039,50 EUR.

(176)

Di fronte alla palese impossibilità di un risanamento, l’amministratore giudiziario ha chiesto la conversione della salvaguardia in liquidazione giudiziaria, segnatamente a motivo dei crediti dichiarati dallo Stato.

(177)

Con sentenza del 9 settembre 2009, in cui si constatavano passività tali da escludere l’ipotesi di un piano di prosecuzione dell’attività, il Tribunale commerciale di Parigi ha pronunciato la liquidazione giudiziaria del CELF e ha designato un liquidatore. Il giudice ha fissato a due anni il termine allo scadere del quale la chiusura della liquidazione giudiziaria andrà esaminata. Le autorità francesi hanno dichiarato che le vertenze in corso o future potrebbero tuttavia giustificare un rinvio della liquidazione giudiziaria.

(178)

Le autorità francesi hanno spiegato che l’intero personale del CELF è stato licenziato e la cellula preposta alla liquidazione è stata sciolta il 31 dicembre 2009. Le uniche operazioni in corso sono tese a recuperare crediti presso clienti.

(179)

In un messaggio elettronico del 9 marzo 2010 le autorità francesi hanno dichiarato che la procedura di liquidazione avviata per il CELF aveva rispettato le consuete norme procedurali di liquidazione delle imprese.

(180)

Stando alle informazioni comunicate alla Commissione dalle autorità francesi, attualmente il CELF non esercita quindi più alcuna attività economica.

(181)

Di conseguenza, tenuto conto della procedura di liquidazione in corso nei confronti del CELF, le autorità francesi devono garantire in particolare il rispetto, conformemente al loro obbligo di recuperare l’aiuto incompatibile, della giurisprudenza applicabile in caso di liquidazione dell’impresa beneficiaria (29). Ciò suppone in particolare che le attività del CELF siano vendute al prezzo di mercato, che lo Stato chieda l’ammissione al passivo dell’impresa in liquidazione dei propri crediti relativi al recupero degli aiuti illegali e incompatibili, oltre a far valere appieno i propri diritti di creditore in tutte le fasi della procedura e fino al termine della liquidazione.

(182)

Quanto al calcolo degli interessi, nell’ordinamento francese l’articolo L 622-28 del codice commerciale prevede che «il giudizio di avvio [della procedura di salvaguardia] sospende il corso degli interessi legali e convenzionali, nonché di qualsiasi interesse di mora e maggiorazione».

(183)

Di conseguenza, nel presente caso le somme versate al CELF producono interessi a decorrere dalla data in cui sono state messe a disposizione fino al 25 febbraio 2009, data della sentenza di avvio della procedura di salvaguardia, pronunciata dal Tribunale commerciale di Parigi, successivamente trasformata in liquidazione giudiziaria con sentenza del 9 settembre 2009.

7.   CONCLUSIONE

(184)

La Commissione constata che la Francia ha illegalmente dato esecuzione a un aiuto a favore del CELF, in violazione dell’articolo 108, paragrafo 3, TFUE.

(185)

Tale aiuto è incompatibile col mercato interno e deve essere recuperato dalle autorità francesi, salvo per quel che riguarda le somme versate nel 1980 e nel 1981, oggetto di prescrizione.

(186)

Le autorità francesi devono pertanto recuperare presso il CELF un importo di 4 631 401 EUR, al quale andranno aggiunti gli interessi per ciascuno degli aiuti versati annualmente dal 1982 in poi. Le somme da recuperare producono interessi a decorrere dalla data in cui sono state messe a disposizione del beneficiario fino al 25 febbraio 2009, data della sentenza di avvio della procedura di salvaguardia pronunciata dal Tribunale commerciale di Parigi,

HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:

Articolo 1

L’aiuto di Stato concesso illegalmente dalla Francia, in violazione dell’articolo 108, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, a favore della Coopérative d’exportation du livre français (CELF) è incompatibile col mercato interno.

Articolo 2

1.   La Francia è tenuta a farsi rimborsare un importo di 4 631 401 EUR, corrispondente alle somme percepite dal CELF nell’arco del periodo 1982-2001, a titolo dell’aiuto di cui all’articolo 1.

2.   Le somme da recuperare producono interessi a decorrere dalla data in cui sono state messe a disposizione del beneficiario fino al 25 febbraio 2009, data della sentenza di avvio della procedura di salvaguardia pronunciata dal Tribunale commerciale di Parigi.

3.   Gli interessi sono calcolati secondo il regime dell’interesse composto, a norma del capo V del regolamento (CE) n. 794/2004.

Articolo 3

1.   Il recupero dell’aiuto di cui all’articolo 2 è immediato ed effettivo.

2.   La Francia garantisce l’attuazione della presente decisione entro quattro mesi dalla data della sua notifica.

Articolo 4

1.   Entro due mesi dalla notifica della presente decisione, la Francia comunica le seguenti informazioni:

a)

l’ammontare totale (capitale e interessi) che deve essere recuperato presso il beneficiario;

b)

una descrizione dettagliata delle misure già adottate e previste per conformarsi alla presente decisione;

c)

i documenti attestanti che al beneficiario è stato imposto di rimborsare l’aiuto.

2.   La Francia tiene informata la Commissione dei progressi delle misure nazionali adottate per l’attuazione della presente decisione, fino al completo recupero dell’aiuto di cui all’articolo 2. Essa trasmette immediatamente, dietro semplice richiesta della Commissione, qualsiasi informazione in merito ai provvedimenti già presi e previsti per conformarsi alla presente decisione. Essa fornisce inoltre informazioni circostanziate riguardo all’importo dell’aiuto e agli interessi già recuperati presso il beneficiario.

Articolo 5

La presente decisione è destinata alla Francia.

Fatto a Bruxelles, il 14 dicembre 2010.

Per la Commissione

Joaquín ALMUNIA

Vicepresidente


(1)  Dal 1o dicembre 2009 gli articoli 86, 87 e 88 del trattato CE sono diventati rispettivamente gli articoli 106, 107 e 108 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE). Le due serie di disposizioni sono sostanzialmente identiche. Ai fini della presente decisione, i riferimenti agli articoli 106, 107 e 108 del TFUE vanno intesi in riferimento rispettivamente agli articoli 86, 87 e 88 del trattato CE, ove necessario.

(2)  GU C 366 del 5.12.1996, pag. 7. GU C 142 del 23.6.2009, pag. 6.

(3)  Sentenza del Tribunale, del 15 aprile 2008, nella causa T-348/04, Société internationale de diffusion et d’Edition (SIDE)/Commissione, Racc. 2008, pag. II-625.

(4)  GU L 85 del 2.4.2005, pag. 27.

(5)  La Coopérative d’exportation du livre français (Cooperativa di esportazione del libro francese) opera sotto la denominazione commerciale «Centre d’exportation du livre français» (CELF).

(6)  Decisione NN 127/92 «Aiuti agli esportatori di libri francesi» – GU C 174 del 25.6.1993, pag. 6.

(7)  Sentenza del Tribunale del 18 settembre 1995, nella causa T-49/93 Société internationale de Diffusion et d’Edition (SIDE)/Commissione, Racc. 1995, pag. II-2501.

(8)  Divenuto successivamente il programma «A l’Est de l’Europe».

(9)  GU L 44 del 18.2.1999, pag. 37.

(10)  Sentenza del Tribunale, del 28 febbraio 2002, nella causa T-155/98, Société internationale de diffusion et d’Edition (SIDE)/Commissione, Racc. 2002, pag. II-1179.

(11)  Sentenza della Corte, del 22 giugno 2000, nella causa C-332/98 Francia/Commissione, «Aiuto alla Coopérative d’exportation du livre français», Racc. 2000, pag. I-4833.

(12)  GU C 142 del 23.6.2009, pag. 6.

(13)  GU L 83 del 27.3.1999, pag. 1.

(14)  Secondo il Consiglio di Stato, la Corte amministrativa d’appello ha potuto legalmente fondarsi sulla circostanza che non risultava assodato che l’ammontare degli aiuti non superasse gli oneri derivanti dagli obblighi di servizio pubblico imposti al CELF, oltre che sul fatto che non si era preventivamente preceduto a definire in modo trasparente le basi della compensazione.

(15)  Sentenza della Corte di giustizia del 12 febbraio 2008, nella causa C-199/06, Racc. 2008, pag. I-469.

(16)  GU L 140 del 30.4.2004, pag. 1.

(17)  Sentenza della Corte dell’11 marzo 2010, C-1/09, CELF, ministre de la Culture/SIDE.

(18)  Nella propria sentenza del 15 aprile 2008, il Tribunale non ha annullato le prime due frasi dell’articolo 1 della decisione della Commissione del 20 aprile 2004, che recitano: «L’aiuto alla Coopérative d’exportation du livre français (CELF) per la gestione dei piccoli ordinativi di libri di lingua francese cui la Francia ha dato esecuzione fra il 1980 e il 2001 costituisce un aiuto ai sensi dell’articolo 87, paragrafo 1, del trattato. Poiché la Francia ha omesso di notificare tale aiuto alla Commissione prima di dargli esecuzione, l’aiuto è stato concesso illegalmente.»

(19)  Il Consiglio di Stato francese, ad esempio, nella propria sentenza del 19 dicembre 2008, ha ritenuto che «le impugnazioni dell’assimilazione delle somme erogate al CELF ad aiuto di Stato e dell’obbligo di notificarlo a tale titolo, non possono essere che respinte». Già nella sua pronuncia del 29 marzo 2006, infatti, il Consiglio aveva considerato che «la Corte amministrativa d’appello non ha né snaturato gli elementi del fascicolo né qualificato erroneamente i fatti sottoposti alla sua valutazione, nel giudicare che gli aiuti in questione non si configurassero come mera compensazione di obblighi di servizio pubblico e costituissero aiuti di Stato soggetti all’obbligo di notifica preventiva alla Commissione».

(20)  Sentenza della Corte del 24 luglio 2003, nella causa C-280/00, Altmark Trans GmbH e Regierungspräsidium Magdeburg/Nahverkehrsgesellschaft Altmark GmbH, Racc. 2003, pag. I-7747.

(21)  Sentenza della Corte del 5 ottobre 2006, nella causa C-368/04, Transalpine Ölleitung in Österreich GmbH, Racc. 2006, pag. I-9957, punto 34.

(22)  Punti 42 e segg.

(23)  Ivi, punti 66-68.

(24)  Punti 50 e segg.

(25)  Ivi, punto 53.

(26)  Ivi, punto 54.

(27)  Cfr. la tabella di cui al considerando 60 della presente decisione.

(28)  Sentenza della Corte del 12 ottobre 2000, nella causa C-480/98, Commissione/Spagna, «Magefesa», Racc. 2000, pag. I-8717.

(29)  Cfr. punti 63 e segg. della comunicazione della Commissione «Verso l’esecuzione effettiva delle decisioni della Commissione che ingiungono agli Stati membri di recuperare gli aiuti di Stato illegali e incompatibili» (GU C 272 del 15.11.2007, pag. 4).


24.3.2011   

IT

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L 78/55


DECISIONE DELLA COMMISSIONE

del 23 marzo 2011

che stabilisce le modalità d'applicazione della direttiva 2002/55/CE del Consiglio per quanto riguarda le condizioni alle quali è autorizzata la commercializzazione di piccoli imballaggi di miscugli di sementi standard di più varietà della stessa specie

[notificata con il numero C(2011) 1760]

(Testo rilevante ai fini del SEE)

(2011/180/UE)

LA COMMISSIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea,

vista la direttiva 2002/55/CE del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa alla commercializzazione delle sementi di ortaggi (1), in particolare l'articolo 26, paragrafo 3,

considerando quanto segue:

(1)

Alcuni Stati membri hanno informato la Commissione dell'esistenza di una domanda sul mercato di piccoli imballaggi di miscugli di sementi standard di più varietà della stessa specie. È di conseguenza necessario fissare prescrizioni particolareggiate quanto ai piccoli imballaggi in questione.

(2)

Tenendo conto della domanda negli Stati membri interessati, la presente decisione deve riguardare tutte le specie che rientrano nel campo d'applicazione della direttiva 2002/55/CE. La dimensione massima di tali piccoli imballaggi deve essere espressa in peso netto massimo delle sementi ivi contenute, come definito nell'articolo 2, paragrafo 1, lettera g), della direttiva 2002/55/CE.

(3)

È opportuno, per detti piccoli imballaggi, fissare norme particolareggiate per garantire la tracciabilità e un'adeguata informazione agli utilizzatori.

(4)

Occorre che, entro la fine del 2012 gli Stati membri riferiscano alla Commissione in merito all'applicazione della presente decisione, in modo da consentire alla Commissione di valutare l'efficacia della stessa decisione e di individuare eventuali aspetti da approfondire ulteriormente.

(5)

Le misure di cui alla presente decisione sono conformi al parere del comitato permanente per le sementi e i materiali di moltiplicazione agricoli, orticoli e forestali,

HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:

Articolo 1

Gli Stati membri possono autorizzare i propri produttori a commercializzare piccoli imballaggi di miscugli di sementi standard delle specie di cui all'articolo 2, paragrafo 1, lettera b), della direttiva 2002/55/CE. Tali imballaggi possono contenere più varietà della stessa specie.

Articolo 2

I piccoli imballaggi di cui all'articolo 1 possono contenere sementi fino a un determinato peso netto, come disposto dall'articolo 2, paragrafo 1, lettera g), della direttiva 2002/55/CE.

Articolo 3

Gli Stati membri provvedono affinché i piccoli imballaggi di cui all'articolo 1 rechino l'etichetta del fornitore o una scritta stampata o un timbro.

Sull'etichetta o sulla scritta devono figurare le seguenti informazioni:

a)

la dicitura «norme UE»;

b)

il nominativo e l'indirizzo o il marchio di identificazione della persona responsabile dell'etichettatura;

c)

l'anno della chiusura, nei seguenti termini: «chiuso … [anno]» oppure l'anno dell'ultimo prelievo di campioni per l'ultima analisi di germinazione, nei seguenti termini: «campione prelevato … [anno]»; può essere aggiunta l'indicazione «da consumarsi entro … [data]»;

d)

la dicitura «miscuglio di varietà di … [nome della specie]»;

e)

la denominazione delle varietà;

f)

la percentuale delle varietà, espressa in peso netto o in numero di sementi;

g)

il numero di riferimento del lotto indicato dalla persona responsabile dell’etichettatura;

h)

il peso netto o lordo o il numero di sementi;

i)

in caso di indicazione del peso e di utilizzazione di antiparassitari granulati, di sostanze di rivestimento o di altri additivi solidi, l’indicazione della natura del trattamento chimico o dell’additivo e il rapporto approssimativo tra il peso di glomeruli o semi puri e il peso totale.

Articolo 4

Gli Stati membri riferiscono alla Commissione in merito all'applicazione della presente decisione entro il 31 dicembre 2012.

Articolo 5

Gli Stati membri sono destinatari della presente decisione.

Fatto a Bruxelles, il 23 marzo 2011.

Per la Commissione

John DALLI

Membro della Commissione


(1)  GU L 193 del 20.7.2002, pag. 33.


III Altri atti

SPAZIO ECONOMICO EUROPEO

24.3.2011   

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L 78/57


DECISIONE DEL COMITATO PERMANENTE DEGLI STATI EFTA

N. 5/2010/SC

del 9 dicembre 2010

recante modifica della decisione del Comitato permanente degli Stati EFTA n. 4/2004/SC che istituisce un comitato per il meccanismo finanziario

IL COMITATO PERMANENTE DEGLI STATI EFTA,

visto l'accordo sullo Spazio economico europeo, modificato dal protocollo che adegua l'accordo sullo Spazio economico europeo, in appresso denominato «accordo SEE»,

visto l'accordo tra l'Unione europea, l'Islanda, il Principato del Liechtenstein e il Regno di Norvegia relativo a un meccanismo finanziario del SEE per il periodo 2009-2014,

visto il protocollo 38 ter sul meccanismo finanziario del SEE, inserito nell'accordo SEE dal summenzionato accordo tra l'Unione europea, l'Islanda, il Principato del Liechtenstein e il Regno di Norvegia relativo a un meccanismo finanziario del SEE per il periodo 2009-2014,

visto l'accordo tra il Regno di Norvegia e l'Unione europea relativo a un meccanismo finanziario norvegese per il periodo 2009-2014,

vista la decisione del Comitato permanente degli Stati EFTA n. 4/2004/SC, del 3 giugno 2004, che istituisce un comitato per il meccanismo finanziario (1),

vista la decisione del Comitato permanente degli Stati EFTA n. 1/2010/SC, del 28 gennaio 2010, che istituisce un comitato interinale per il meccanismo finanziario del SEE per il periodo 2009-2014 (2),

DECIDE:

Articolo 1

All'articolo 1 della decisione n. 4/2004/SC, la seconda frase del paragrafo 1 è sostituita dalla seguente:

«Il comitato garantisce la gestione del meccanismo finanziario del SEE per il periodo 2004-2009 e del meccanismo finanziario del SEE per il periodo 2009-2014».

Articolo 2

La presente decisione prende effetto alla data di entrata in vigore o alla data di applicazione provvisoria dell'atto giuridico che istituisce il meccanismo finanziario del SEE per il periodo 2009-2014.

Articolo 3

La presente decisione è pubblicata nella sezione SEE e nel supplemento SEE della Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.

Fatto a Bruxelles, il 9 dicembre 2010.

Per il Comitato permanente

Il presidente

Stefán Haukur JÓHANNESSON

Il segretario generale

Kåre BRYN


(1)  GU L 52 del 23.2.2006, pag. 54.

(2)  GU L 53 del 4.3.2010, pag. 19.


24.3.2011   

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L 78/58


DECISIONE DEL COMITATO PERMANENTE DEGLI STATI EFTA

N. 6/2010/SC

del 9 dicembre 2010

relativa all’ampliamento dei compiti dell’ufficio per il meccanismo finanziario del SEE e il meccanismo finanziario norvegese

IL COMITATO PERMANENTE DEGLI STATI EFTA,

visto l’accordo sullo Spazio economico europeo, modificato dal protocollo che adegua l’accordo sullo Spazio economico europeo, in appresso denominato «accordo SEE»,

vista la decisione del Comitato permanente degli Stati EFTA n. 1/2004/SC, del 5 febbraio 2004, che istituisce un ufficio per il meccanismo finanziario del SEE e il meccanismo finanziario norvegese,

visto l’accordo tra l’Unione europea, l’Islanda, il Principato del Liechtenstein e il Regno di Norvegia relativo a un meccanismo finanziario del SEE per il periodo 2009-2014,

visto il protocollo 38 ter sul meccanismo finanziario del SEE, inserito nell’accordo SEE dal summenzionato accordo tra l’Unione europea, l’Islanda, il Principato del Liechtenstein e il Regno di Norvegia relativo a un meccanismo finanziario del SEE per il periodo 2009-2014,

visto l’accordo tra il Regno di Norvegia e l’Unione europea su un meccanismo finanziario norvegese per il periodo 2009-2014,

rammentando che l’articolo 1, paragrafo 1, della decisione del Comitato permanente degli Stati EFTA n. 1/2004/SC conferisce esclusivamente all’ufficio per il meccanismo finanziario del SEE e per il meccanismo finanziario norvegese il mandato di gestire i meccanismi finanziari per il periodo 2004-2009,

considerando l’esigenza di affidare a un segretariato la gestione dei meccanismi finanziari del SEE e della Norvegia per il periodo 2009-2014,

DECIDE:

Articolo 1

1.   L’ufficio per il meccanismo finanziario del SEE e per il meccanismo finanziario norvegese, istituito mediante decisione del Comitato permanente degli Stati EFTA n. 1/2004/SC, è incaricato di un compito aggiuntivo, cioè fungere da segretariato, partecipando alla gestione del meccanismo finanziario del SEE per il periodo 2009-2014 e del meccanismo finanziario norvegese per il periodo 2009-2014.

2.   Per quanto riguarda il meccanismo finanziario del SEE per il periodo 2009-2014, l’ufficio riferisce al Comitato per il meccanismo finanziario del SEE.

3.   Per quanto riguarda il meccanismo finanziario norvegese per il periodo 2009-2014, l’ufficio riferisce al ministero norvegese per gli Affari esteri.

Articolo 2

La presente decisione prende effetto alla data di entrata in vigore o alla data di applicazione provvisoria dell’atto giuridico che istituisce il meccanismo finanziario del SEE per il periodo 2009-2014.

Articolo 3

La presente decisione è pubblicata nella sezione SEE e nel supplemento SEE della Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

Fatto a Bruxelles, il 9 dicembre 2010.

Per il Comitato permanente

Il presidente

Stefán Haukur JÓHANNESSON

Il segretario generale

Kåre BRYN


IV Atti adottati prima del 1o dicembre 2009, in applicazione del trattato CE, del trattato UE e del trattato Euratom

24.3.2011   

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L 78/59


DECISIONE DELL’AUTORITÀ DI VIGILANZA EFTA

N. 290/09/COL

del 1o luglio 2009

sugli aiuti concessi al settore della formazione dei piloti di linea nella contea di Troms

(Norvegia)

L’AUTORITÀ DI VIGILANZA EFTA (1),

VISTO L’ACCORDO sullo Spazio economico europeo (2), in particolare gli articoli da 61 a 63 e il protocollo 26,

VISTO L’ACCORDO tra gli Stati EFTA sull’istituzione di un’Autorità di vigilanza e di una Corte di giustizia (3), in particolare l’articolo 24,

VISTO L’ARTICOLO 1, paragrafo 2, della parte I, e l’articolo 7, paragrafo 2, l’articolo 7, paragrafo 5, l’articolo 13 e l’articolo 14 della parte II, del protocollo 3, dell’Accordo sull’Autorità di vigilanza e la Corte,

VISTA LA guida all’applicazione e all’interpretazione degli articoli 61 e 62 dell’Accordo SEE (4) pubblicata dall’Autorità di vigilanza, in particolare i capitoli in materia di compensazione degli obblighi di servizio pubblico e garanzie di Stato,

VISTA LA decisione dell’Autorità di vigilanza EFTA n. 195/04/COL, del 14 luglio 2004, relativa alle disposizioni di esecuzione di cui all’articolo 27 della parte II del protocollo 3 all’accordo tra gli Stati EFTA sull’istituzione di un’Autorità di vigilanza e di una Corte di giustizia (5),

VISTA LA decisione dell’Autorità di vigilanza EFTA n. 389/06/COL, del 13 dicembre 2006, di avviare il procedimento d’indagine formale di cui all’articolo 1, paragrafo 2, della parte I del protocollo 3 dell’accordo che istituisce un’Autorità di vigilanza e una Corte di giustizia (6),

DOPO AVER INVITATO le parti interessate a presentare osservazioni (7) e viste le osservazioni trasmesse,

considerando quanto segue:

I.   I FATTI

1.   Procedimento

Con lettera datata 17 marzo 2006, la North European Aviation Resources AS (di seguito denominata «NEAR» o «il denunciante») ha presentato una denuncia contro la concessione di un aiuto, effettuata tramite il bilancio nazionale rettificativo, al Norwegian Aviation College (di seguito denominato «NAC»). La lettera è stata ricevuta e protocollata dall’Autorità il 20 marzo 2006 (doc. n. 366921). Con lettera del 25 agosto 2006, ricevuta e protocollata dall’Autorità il 28 agosto (doc. n. 385471), il NEAR ha presentato un’estensione della propria denuncia concernente vari importi concessi al NAC dalla contea di Troms e dal comune di Målselv.

Con lettere datate 11 aprile 2006 (doc. n. 369763) e 7 settembre 2006 (doc. n. 385794), l’Autorità ha informato le autorità norvegesi della denuncia e della sua estensione, invitandole a formulare le proprie osservazioni al riguardo.

Dopo aver esaminato tali osservazioni, con lettera del 13 dicembre 2006 (doc. n. 401508) l’Autorità ha comunicato alle autorità norvegesi di aver deciso di avviare una procedura ai sensi dell’articolo 1, paragrafo 2, della parte I del protocollo 3 dell’accordo sull’Autorità di vigilanza e sulla Corte, relativamente agli aiuti concessi al settore della formazione dei piloti di linea nella contea di Troms (8). Il governo norvegese è stato invitato a formulare le proprie osservazioni su tale decisione. Con lettera del 15 febbraio 2007, ricevuta e protocollata dall’Autorità il 19 febbraio 2007 (doc. n. 410248), le autorità norvegesi hanno presentato le proprie osservazioni.

La decisione n. 389/06/COL di avviare il procedimento d’indagine formale è stata pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea e nel relativo supplemento SEE. L’Autorità ha invitato gli interessati a presentare osservazioni (9).

L’Autorità ha ricevuto dalle parti interessate due serie di osservazioni, che ha successivamente inoltrato alle autorità norvegesi con lettera del 10 ottobre 2007 (doc. n. 446322) dando loro la possibilità di replicare. Con lettera del 13 novembre 2007 (doc. n. 451773), le autorità norvegesi hanno presentato le loro osservazioni.

2.   Descrizione della misura proposta

2.1.   Misure oggetto d’esame

a)   Aiuti concessi al NAC

Secondo quanto affermato dal governo norvegese, nel giugno 2005 il parlamento ha approvato una sovvenzione di 4,5 milioni di NOK per «la formazione dei piloti di linea nella regione di Tromsø/Bardufoss». Il ministero dell’Istruzione e della Ricerca ha concesso tale sovvenzione direttamente al NAC l’8 luglio 2005.

Un ulteriore importo di 4,5 milioni di NOK è stato inserito nel bilancio dello Stato del 2006 e riproposto nel progetto di bilancio per il 2007. Tuttavia, secondo quanto riferito dal governo norvegese, il parlamento è stato informato della denuncia e ha disposto la sospensione di ulteriori dotazioni a favore del NAC in attesa della risoluzione della questione.

b)   Finanziamento di progetti a favore di Norsk Luftfartshøgskole

La contea di Troms ha confermato di aver concesso, con decisione del 6 luglio 2006, un finanziamento per progetti per 1,9 milioni di NOK al Norsk Luftfartshøgskole (NLH) che, secondo quanto riferito dalle autorità norvegesi, è una fondazione istituita al fine di provvedere all’addestramento dei piloti nella Norvegia settentrionale.

c)   Prestito al NAC da parte della contea di Troms e successiva remissione del debito.

Le autorità della contea di Troms affermano di aver concesso nel 1999 un prestito di 400 000 NOK al NAC, ai sensi del regime di prestiti regionali notificato all’Autorità e da questa autorizzato. Le condizioni originarie di erogazione del prestito prevedevano il rimborso ai tassi d’interesse correnti dopo un periodo iniziale di tre anni. A seguito dell’estensione del periodo di rimborso, con decisione del 6 luglio 2006 la contea di Troms ha concesso una remissione del debito, a condizione che tutti gli altri creditori partecipassero al risanamento della situazione debitoria del NAC.

d)   Garanzia sul prestito

La contea di Troms ha confermato di aver prestato una garanzia a copertura di 500 000 NOK del debito del NAC, dal 1o settembre 2002 al 1o settembre 2012, senza richiedere al NAC il versamento di un premio di garanzia.

e)   Prestito concesso dal comune di Målselv all’NLH

Il comune di Målselv ha dichiarato di aver concesso al NAC, con decisione datata 19 luglio 2006, un prestito subordinato di 1,3 milioni di NOK a un tasso d’interesse annuo dell’8,5 % e con scadenza di rimborso totale (capitale più interessi) entro la fine del 2007. Con decisione del 24 aprile 2008, il comune di Målselv ha prorogato tale scadenza al 31 dicembre 2008. Le autorità norvegesi hanno successivamente confermato l’avvenuta concessione ed erogazione del prestito all’NLH.

2.2.   Obiettivo delle misure oggetto d’esame

a)   Sovvenzione

Secondo il governo norvegese, in questi ultimi anni si è assistito a un declino sia della capacità dell’aeronautica militare di formare piloti da impiegare successivamente nell’aviazione civile, sia del sostegno finanziario all’addestramento di piloti di linea da parte della compagnia aerea SAS. Si può considerare il finanziamento contestato come una conseguenza di tali mutamenti. È infatti possibile che la sovvenzione abbia il solo scopo di assicurare la continuità dell’attuale addestramento dei piloti di linea erogato dal NAC, al fine di mantenere la capacità di addestrare piloti di linea in Norvegia ed evitare una crisi nel reclutamento degli stessi.

b)   Finanziamento di progetti a favore dell’NLH

Stando alla contea di Troms, il finanziamento di progetti mira a garantire lo sviluppo e il rafforzamento delle attuali competenze in materia di aviazione nella contea.

c)   Prestito concesso dalla contea di Troms al NAC e successiva remissione del debito

Secondo la contea di Troms, la situazione finanziaria del NAC ha reso necessaria una proroga della scadenza del rimborso del prestito e, infine, la sua totale cancellazione.

d)   Garanzia sul prestito

La garanzia richiesta ai proprietari del NAC era proporzionale alla quota di proprietà detenuta ed era relativa ad un prestito per l’acquisto di un simulatore di volo.

e)   Prestito concesso dal comune di Målselv all’NLH

Non è stato dichiarato alcun obiettivo.

2.3.   Base giuridica nazionale applicabile alla misura d’aiuto

La sovvenzione diretta, dell’importo di 4,5 milioni NOK, è prevista nel bilancio nazionale rettificativo per il 2005 (cap. 281, voce di bilancio 1). Questa linea di bilancio include inoltre 574 000 NOK per altri scopi non attinenti alle misure in esame.

Le altre misure hanno origine da decisioni adottate dal consiglio della contea di Troms o dalla giunta comunale di Målselv.

2.4.   Beneficiari

Il NAC è una società a responsabilità limitata con sede in Norvegia fondata nel 1993, inizialmente di proprietà della SAS (60 %), di Norsk Luftfartshøgskole (29 %) e di altri azionisti minori. Nel novembre 2006, l’NLH ha incrementato la propria partecipazione nel NAC al 95,65 %. Il restante 4,35 % delle azioni è di proprietà di Hurtigruten AS.

Il NAC, l’unico ente di addestramento per piloti di linea presente nella regione di Tromsø/Bardufoss, è risultato essere l’unico possibile beneficiario della sovvenzione approvata dal parlamento norvegese.

Il NAC è anche il beneficiario specifico del prestito (successivamente oggetto di remissione) e della garanzia sul prestito concessi dalla contea di Troms. Sia il finanziamento di progetti da parte della contea di Troms sia il prestito del comune di Målselv sono stati concessi a Norsk Luftfartshøgskole.

Norsk Luftfartshøgskole è una fondazione di diritto norvegese istituita nel 1997, fra gli altri, dalla contea di Troms, dall’Accademia di volo della SAS e dai comuni di Bardu e Målselv. L’oggetto sociale della fondazione è la locazione di beni immobili al fine di promuovere l’addestramento di piloti di linea nella Norvegia settentrionale attraverso lo sviluppo, la promozione e il coordinamento delle offerte formative e la messa a disposizione delle sedi necessarie.

3.   Decisione di avviare il procedimento di indagine formale

Nella sua decisione di avviare il procedimento di indagine formale, l’Autorità era giunta alla conclusione preliminare che non si potesse escludere l’esistenza di un aiuto di Stato e che, sulla base delle informazioni disponibili, sussistevano dei dubbi sulla compatibilità di tale aiuto con il funzionamento dell’accordo SEE.

4.   Osservazioni delle autorità norvegesi in merito alla decisione

Secondo le autorità norvegesi, il finanziamento contestato non costituisce un aiuto di Stato, in quanto la formazione offerta dal NAC non è un’attività economica e pertanto non può essere valutata ai sensi dell’articolo 61 dell’accordo SEE. Esse aggiungevano che anche qualora l’attività fosse stata soggetta a tale disposizione, il finanziamento contestato avrebbe costituito compensazione per la fornitura di un servizio di interesse economico generale ai sensi dell’articolo 59, paragrafo 2, dell’accordo SEE.

Le autorità norvegesi ritengono, infatti, che l’addestramento, anche qualora non rientrante nell’ambito del sistema educativo nazionale, possa essere considerato un’attività non economica. I contenuti e lo standard del corso offerto dal NAC sono definiti in un atto pubblico, ossia la legge sull’aviazione norvegese. Inoltre, si sta attualmente valutando la possibilità di integrare la formazione dei piloti nel sistema educativo nazionale. Le autorità norvegesi temono che l’attuale tendenza a far ricadere l’onere del costo della formazione (tradizionalmente ripartito fra le compagnie aeree e gli studenti) interamente sugli studenti possa causare una carenza di piloti qualificati. La formazione dei piloti comporta costi elevati e, per quanto sia erogata da operatori privati, non sembra costituire un’attività economica redditizia (10). Le autorità norvegesi sostengono, pertanto, che, in conformità con la giurisprudenza della CGCE, il finanziamento contestato costituisse semplicemente l’assolvimento da parte dello Stato dei propri obblighi nei confronti della popolazione nel campo dell’istruzione.

In subordine, le autorità norvegesi sono del parere che il finanziamento contestato, se esaminato alla luce di quanto disposto dall’articolo 59, paragrafo 2 dell’accordo SEE, sia legittimo. Al riguardo, esse pongono l’accento sulla discrezionalità dello Stato nel definire ciò che costituisce un «servizio di interesse economico generale» e sostengono che tale concetto si applica alla formazione dei piloti erogata dal NAC. A tal proposito, esse evidenziano che l’addestramento erogato dal NAC, in quanto rappresenta l’unico programma integrato per la formazione di piloti di linea in Norvegia, svolge un ruolo cruciale nel reclutamento di piloti per il mercato norvegese. Pertanto, il sostegno alla formazione dei piloti presso il NAC è una questione che rientra nell’ambito della politica nazionale dell’istruzione che comporta benefici pubblici a lungo termine e non dà luogo ad alcuna discriminazione, in quanto non vi sono altre entità che eroghino formazione integrata in Norvegia.

Secondo le autorità norvegesi, la prima condizione indicata dall’articolo 59, pagina 2 dell’accordo SEE, quella dell’incarico, viene soddisfatta attraverso la specifica dotazione di bilancio «per la formazione di piloti di linea nella contea di Troms/Bardufoss» e la legge sull’aviazione norvegese. Le autorità norvegesi ritengono che la seconda condizione implichi la verifica della presenza di un «errore manifesto» relativamente al «ragionevole rapporto fra i mezzi impiegati e il fine perseguito». Esse sostengono che la deroga si applica, laddove necessario, per consentire all’impresa di assolvere i propri compiti a condizioni finanziarie accettabili (11). Le autorità norvegesi escludono la possibilità di una sovracompensazione, osservando che lo stanziamento di 4,5 milioni di NOK copre solo il 20 % dei costi del programma di formazione per piloti di linea.

Le autorità norvegesi evidenziano che la condizione prevista dall’articolo 59, paragrafo 2 dell’accordo SEE, secondo cui lo sviluppo degli scambi non deve essere compromesso «in misura contraria agli interessi delle parti contraenti», è meno rigorosa del criterio dell’effetto sugli scambi ai fini della determinazione dell’esistenza di aiuti di Stato ai sensi dell’articolo 61, paragrafo 1 SEE. Esse citano l’esigenza di bilanciamento cui fa riferimento la giurisprudenza della Corte di giustizia (12) e ritengono che l’onere della prova nella questione in esame ricada sull’Autorità (13).

La contea di Troms ritiene che garantire un’adeguata formazione ai piloti di linea sia un compito essenziale di importanza nazionale. Essa considera la sua partecipazione nella ristrutturazione finanziaria del NAC, sia diretta (garanzia sul prestito e remissione del debito) che indiretta (come proprietaria dell’NLH), una normale pratica di mercato e sottolinea che il suo contributo era subordinato alla condizione che altri creditori partecipassero alla ristrutturazione del debito (14).

La contea di Troms ha spiegato che la garanzia è relativa ad un prestito per l’acquisto di un simulatore di volo. Per evitare il pagamento immediato, ai proprietari del NAC è stata richiesta una garanzia sul prestito. La garanzia della contea di Troms rappresenta il 12,27 % dell’ammontare del prestito. La contea evidenzia inoltre il rapporto controllante-controllata intercorrente tra essa e il NAC. Essa afferma, inoltre, che un eventuale premio, qualora fosse stato richiesto, non avrebbe comunque superato la soglia de minimis per gli aiuti di Stato.

Il comune di Målselv sottolinea che si riteneva che le difficoltà finanziarie in cui versava il NAC al momento del prestito fossero temporanee e afferma di aver partecipato al processo di rifinanziamento in corso in qualità di parte interessata. Il Comune sostiene che, purché la decisione di concedere il prestito sia stata preceduta da una valutazione adeguata ed obiettiva dei rischi, l’Autorità dovrebbe astenersi dall’indagare sul livello di interesse fissato, a meno che risulti che non vi erano ragionevoli motivi di ritenere che un investitore privato avrebbe concesso un prestito in tali circostanze.

5.   Osservazioni presentate da terzi interessati

Con lettera del 3 maggio 2007, ricevuta e protocollata dall’Autorità lo stesso giorno (doc. n. 420011), Rørosfly AS ha presentato le sue osservazioni in merito alla decisione di avviare l’indagine formale. Rørosfly AS si esprime a favore del denunciante e sottolinea il vantaggio concorrenziale comportato dalla concessione di una sovvenzione pubblica a un’unica scuola di volo.

Con lettera del 4 maggio 2007, ricevuta e protocollata dall’Autorità il medesimo giorno (doc. n. 420422), il denunciante ha presentato le proprie osservazioni in merito alla decisione di avviare l’indagine formale. In via preliminare, l’organismo denunciante contesta la descrizione del sistema di formazione dei piloti fornita dalle autorità norvegesi e asserisce che esso e il NAC possiedono la stessa licenza (rilasciata dall’Autorità dell’aviazione civile norvegese) e che entrambi offrono una formazione integrata in Norvegia per il conseguimento del brevetto di pilota di linea (15).

Quanto all’argomentazione secondo cui il NAC non svolge un’attività economica, il denunciante ricorda l’ampiezza dell’accezione del termine «impresa», asserendo che occorre verificare se il soggetto esercita un’attività di tipo economico, cioè un’attività che comporti l’offerta di beni o servizi sul mercato e che possa, perlomeno in linea di principio, essere esercitata da un’impresa privata a fini di lucro (16). Secondo il denunciante, il NAC esercita un’attività tipicamente commerciale ad evidente scopo di lucro. A sostegno della sua posizione, il denunciante fa riferimento all’ampia pubblicizzazione condotta dal NAC, quale elemento caratteristico dei partecipanti al mercato. La NEAR cita inoltre l’aumento del numero di studenti nel proprio istituto dalla liquidazione del NAC a dimostrazione del rapporto concorrenziale intercorrente fra le varie scuole di volo.

Riguardo all’applicazione dell’articolo 59, paragrafo 2, dell’accordo SEE, il denunciante chiede quale sia il contenuto preciso del servizio d’interesse economico generale richiamato dalle autorità norvegesi. Tutte le scuole di volo in Norvegia devono ottemperare alle medesime norme nazionali e internazionali. Di conseguenza, l’insieme delle attività del NAC non può essere considerato un servizio d’interesse economico generale; perché ciò avvenga, il NAC deve fornire qualcosa in più rispetto alle altre scuole. Il denunciante ritiene che l’unico elemento «supplementare» offerto dal NAC potrebbe essere costituito dall’erogazione dell’intera formazione in Norvegia. Tuttavia, mentre la caratteristica di un servizio d’interesse economico generale è che non possa essere erogato senza l’intervento pubblico, il NEAR offre una formazione integrata ai piloti anche solo sul territorio norvegese (e ad un prezzo inferiore rispetto al NAC). Pertanto, il denunciante conclude che classificare il servizio in questione come servizio d’interesse economico generale sia un errore manifesto. In ogni caso, il denunciante sostiene che le condizioni di cui all’articolo 59, paragrafo 2, dell’accordo SEE non sono soddisfatte. Esso contesta la dichiarazione delle autorità norvegesi secondo cui l’obbligo di dare un incarico in un atto ufficiale sarebbe stato ottemperato tramite la legge sull’aviazione norvegese e la dotazione di bilancio. Inoltre, con riferimento alla guida sugli aiuti di Stato sulla compensazione degli obblighi di servizio pubblico, né la natura precisa del servizio d’interesse economico generale, né i parametri per il calcolo, il controllo e la revisione della compensazione vengono specificati in un atto ufficiale. A tal proposito, il denunciante osserva che le autorità norvegesi non hanno documentato i costi concernenti alcun servizio d’interesse economico generale (cioè i costi relativi a un potenziale «obbligo» di effettuare tutte le lezioni di volo in Norvegia). In realtà, aggiunge il denunciante, il NEAR era in grado di offrire la stessa formazione a un prezzo inferiore (17).

Infine, il denunciante si è pronunciato sul «principio dell’investitore in un’economia di mercato». A suo dire, il NAC è in difficoltà finanziarie almeno da quando, nel 2005, la SAS ha deciso di ritirare il suo sostegno finanziario e, all’epoca degli «investimenti», le autorità norvegesi non avevano elementi per aspettarsi un ragionevole rendimento del capitale investito. Per quanto riguarda il fatto che le autorità detenevano una quota del NAC, il denunciante fa riferimento alla giurisprudenza della CGCE e precisa che, contrariamente a tale giurisprudenza, gli «investimenti» non erano stati effettuati in astratto, ma alla luce di considerazioni sociali, regionali e settoriali. Nello specifico, il denunciante sostiene che Norsk Luftfartshøgskole deve essere considerata un’impresa ai sensi dell’articolo 61, paragrafo 1, dell’accordo SEE e che la concessione di 1,9 milioni di NOK a tale entità costituisce un vantaggio economico che comporta un pericolo di distorsione della concorrenza. Inoltre, considerato che la fondazione è un ente senza scopo di lucro, difficilmente si può affermare che gli investimenti rispettino il principio dell’investitore in un’economia di mercato. Il denunciante ribadisce i punti di cui sopra e conclude affermando che Norsk Luftfartshøgskole non ha ricevuto l’incarico di assolvere ad un obbligo di servizio pubblico ai sensi dell’articolo 59, paragrafo 2, dell’accordo SEE e che l’importo concesso non ha alcuna relazione con i costi di un presunto servizio d’interesse economico generale.

Sulla base delle osservazioni presentate dalle autorità norvegesi in merito alla decisione di avviare un’indagine formale, il denunciante inoltre identifica due ulteriori potenziali elementi di aiuto: l’NLH ha esentato il NAC dal pagamento degli affitti per gli alloggi degli studenti per un certo periodo e ha ridotto gli importi dovuti per l’affitto dell’hangar e degli uffici. Il denunciante ritiene che tali azioni violino il principio dell’investitore in un’economia di mercato e pertanto costituiscano un aiuto di Stato da parte dell’NLH al NAC.

Riguardo alla remissione del debito (18), il denunciante sostiene che non è sufficiente dimostrare che tale remissione è stata concessa anche dagli investitori privati e ribadisce la tesi che tale remissione costituisca un aiuto di Stato in contrasto col principio dell’investitore in un’economia di mercato. In particolare, il denunciante osserva che la contea non ha presentato prove documentarie dell’esistenza di un piano di ristrutturazione atto ad assicurare un adeguato rendimento dell’investimento.

Riguardo alla garanzia sul prestito, il denunciante contesta l’affermazione delle autorità norvegesi secondo cui le società controllanti di norma non richiedono un premio sulle garanzie sui prestiti concesse alle proprie controllate e sostiene che è anzi vero il contrario, facendo riferimento al riguardo alle sezioni 3-8 e 3-9 della legge norvegese sulle società a responsabilità limitata.

Infine, per quanto riguarda il tasso d’interesse dell’8,5 % applicato al prestito concesso dal comune di Målselv, il denunciante ribadisce le considerazioni relative al principio dell’investitore in un’economia di mercato e conclude che, alla luce della situazione finanziaria del NAC, il tasso d’interesse non riflette il rischio collegato al prestito e dovrebbe essere classificato come una sovvenzione/sussidio che un investitore privato non avrebbe invece concesso.

6.   Replica delle autorità norvegesi alle suddette osservazioni

Le autorità norvegesi hanno risposto alle osservazioni presentate da Rørosfly e dal denunciante sottolineando, in primo luogo, che il NAC non esiste più come entità giuridica e, in secondo luogo, che poiché il NEAR non incoraggia attivamente gli studenti a ricevere l’intera formazione in Norvegia, si riteneva che il sostegno al NAC fosse il modo migliore per sostenere la formazione di piloti di linea in Norvegia.

II.   VALUTAZIONE

1.   Portata della presente decisione

Nelle proprie osservazioni sulla decisione di avviare l’indagine formale, le autorità norvegesi descrivono la relazione fra l’NLH e il NAC e ricordano che, alla luce delle difficoltà finanziarie incorse da quest’ultimo, l’NLH aveva temporaneamente sospeso gli obblighi di pagamento degli alloggi affittati al NAC riducendo altresì i pagamenti dovuti per l’affitto dell’hangar e delle strutture dell’amministrazione.

Mentre il denunciante ritiene che tali azioni configurino due ulteriori casi di aiuto al NAC, le autorità norvegesi ritengono che fossero azioni normali, date le circostanze. Queste misure non hanno influito sulla decisione di avviare l’indagine formale.

Inoltre, alla luce delle informazioni fornite dalle autorità norvegesi sul beneficiario del prestito concesso dal comune di Målselv, tale misura non corrisponde più alla descrizione contenuta nella decisione di avviare l’indagine formale. Le autorità norvegesi hanno inoltre confermato che sia il prestito, sia il finanziamento di progetti concesso all’NLH dalla contea di Troms erano stati erogati al NAC «per i servizi necessari per l’attuazione di un progetto di sviluppo edilizio». Anche in questo caso, tale trasferimento di fondi non è stato citato nella decisione di avviare l’indagine formale.

Riguardo al cambiamento di beneficiario del prestito concesso dal comune di Målselv, l’Autorità ritiene che la misura contestata, cioè il finanziamento erogato dal comune a un tasso preferenziale, risponda comunque alla descrizione contenuta nella decisione di avviare l’indagine formale e pertanto valuterà tale misura in relazione al nuovo beneficiario, piuttosto che al NAC. Tuttavia, per quanto riguarda gli altri punti sollevati, l’Autorità non esclude che vi possano essere dubbi sulla conformità di tali varie misure con le norme sugli aiuti di Stato. Di conseguenza, è impossibile trarre delle conclusioni su queste misure ed esse non verranno considerate nel prosieguo della presente decisione. Pertanto, la presente decisione verterà solo sulle misure di cui alla sezione I, considerando 2.1, lettere da a) a e) di cui sopra.

2.   Esistenza di un aiuto di Stato ai sensi dell’articolo 61, paragrafo 1, dell’accordo SEE

L’articolo 61, paragrafo 1 dell’Accordo SEE stabilisce quanto segue:

«Salvo deroghe contemplate dal presente accordo, sono incompatibili con il funzionamento del medesimo, nella misura in cui incidano sugli scambi fra parti contraenti, gli aiuti concessi da Stati membri della Comunità, da Stati EFTA o mediante risorse statali sotto qualsiasi forma, che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza.»

Prima di esaminare tali criteri singolarmente, occorre fare una considerazione preliminare sulla natura dell’attività svolta dal NAC, segnatamente l’addestramento di piloti di linea.

Parrebbe esistere un mercato concorrenziale per l’erogazione di tale servizio, che comporta costi consistenti. Il fatto che il servizio presenti un aspetto educativo non altera, di per sé, la natura economica dell’attività stessa. Infatti, la giurisprudenza richiamata dal governo norvegese pare indicare che mentre i corsi forniti nell’ambito del sistema educativo nazionale non costituiscono servizi ai sensi dell’articolo 50 del trattato CE (19), i corsi pagati essenzialmente da fondi privati (in particolare dagli studenti o dai loro familiari), rientrano nell’ambito di detto articolo (20). Inoltre, questo ragionamento, che si rifà alla nozione di «servizio» ai sensi degli articoli 49 del trattato CE e 36 dell’accordo SEE, può essere esteso all’ambito degli aiuti di Stato e alla questione dell’identificazione di un’attività come economica e quindi esercitata da un’impresa ai sensi dell’articolo 61, paragrafo 1, dell’accordo SEE (21). Non è stato affermato, né vi sono informazioni nel fascicolo in tal senso, che il corso tenuto dal NAC non sia essenzialmente finanziato da fondi privati. L’Autorità conclude quindi che la formazione per piloti di linea fornita dal NAC prima del suo fallimento era un’attività economica e che il NAC è un’impresa ai sensi dell’articolo 61 dell’accordo SEE.

2.1.   Esistenza di risorse statali

L’aiuto deve essere concesso dallo Stato o tramite risorse statali.

Il finanziamento contestato consiste in una sovvenzione diretta concessa nell’ambito del bilancio nazionale rettificativo o di fondi erogati, o vantaggi accordati dalle autorità locali. È pertanto evidente che tutto il finanziamento contestato è stato concesso dallo Stato o tramite risorse statali.

2.2.   Favorire talune imprese o talune produzioni

In primo luogo, la misura di aiuto deve conferire ai beneficiari vantaggi che li sollevano da oneri normalmente a carico del loro bilancio. Tuttavia, l’articolo 61, paragrafo 1 dell’accordo SEE contempla esclusivamente i trasferimenti di risorse a favore di imprese. Pertanto, prima di passare alle misure specifiche in esame, si deve considerare se i beneficiari del finanziamento siano imprese ai sensi di tale disposizione.

Come già osservato, il NAC è chiaramente un’impresa e il fatto che svolga una funzione formativa non modifica, nel caso in esame, tale conclusione.

Tuttavia, l’NLH non pare esercitare alcuna forma di attività economica in relazione alla quale riceva finanziamenti. Secondo la giurisprudenza consolidata, ciò che caratterizza il concetto di attività economica è il fatto di offrire beni o servizi su un determinato mercato (22). L’Autorità non ha ricevuto alcuna informazione che indichi che la promozione della formazione dei piloti di linea nella Norvegia settentrionale possa essere definita in questi termini. Infatti, sempre secondo un consolidato orientamento della giurisprudenza, solo le prestazioni normalmente fornite dietro retribuzione sono da considerarsi prestazioni ai sensi dell’accordo SEE (23). Non solo l’NLH non viene remunerato per le sue attività, ma il finanziamento erogato allo scopo di agevolare l’attività di formazione dei piloti di linea nella Norvegia settentrionale è più vicino agli obiettivi sociali identificati dalla Corte EFTA nella causa Private Barnehagers, in cui detta Corte sosteneva che lo Stato norvegese non stesse cercando di avviare un’attività redditizia, ma stesse invece ottemperando ai suoi doveri nei confronti della popolazione in ambito sociale, culturale e formativo (24). Infatti, il finanziamento concesso all’NLH dalla contea di Troms è piuttosto assimilabile a un trasferimento interno di risorse, con il quale si destinavano fondi alla promozione della formazione dei piloti di linea nella zona geografica di competenza della contea, che non a un corrispettivo per servizi resi. La successiva erogazione di tali fondi a favore di imprese quali il NAC - che esercita l’attività economica di ente di formazione per piloti di linea - potrebbe effettivamente costituire un aiuto di Stato; tuttavia, come già osservato alla sezione II, considerando 1, quest’ultima questione esula dalla portata della presente decisione. Per quanto concerne le erogazioni iniziali a favore dell’NLH, l’Autorità conclude che, almeno alla data delle stesse, l’NLH non poteva essere considerato beneficiario di aiuti e che pertanto le due misure di cui l’NLH era beneficiario non richiedono ulteriori valutazioni. Di conseguenza, l’Autorità valuterà soltanto l’esistenza di un vantaggio economico in relazione alle misure di cui era beneficiario il NAC e segnatamente:

la sovvenzione diretta a valere sul bilancio dello Stato pari a 4,5 milioni di NOK,

il prestito della contea di Troms e la successiva remissione del debito,

la garanzia sul prestito concessa dalla contea di Troms senza pagamento di un premio.

Una sovvenzione diretta, volta a ridurre le spese di gestione, soddisfa chiaramente questa condizione.

Secondo le autorità norvegesi, il prestito della contea di Troms è stato concesso nell’ambito del regime di prestiti regionale notificato all’Autorità e da questa autorizzato nel 1999. Anche una remissione del debito riduce l’onere finanziario che il beneficiario dovrebbe altrimenti sostenere. Tuttavia, ai sensi dell’articolo 61, paragrafo 1, dell’accordo SEE, non si può parlare di un vantaggio a favore del beneficiario qualora l’azione sia condotta in base ai normali principi di mercato. Stando alle informazioni fornite dalle autorità norvegesi, alla fine del 2005 i creditori chirografari a lungo termine del NAC erano i seguenti: Sparebanken Finans Nord-Norge AS (2 877 000 NOK), la contea di Troms (400 000 NOK), Indre Troms Samvirkelag BA (200 000 NOK) ed Eriksen Eiendom (200 000 NOK). Le autorità norvegesi hanno confermato che gli ultimi due, entrambi da considerare investitori privati, hanno autorizzato la remissione dei debiti per i prestiti che avevano concesso al NAC, mentre Sparebanken Finans Nord-Norge ha accordato una proroga delle rate alla seconda metà del 2006, ma non l’esenzione dal pagamento degli interessi. Pertanto, benché le autorità pubbliche siano tenute a perseguire i propri debitori con lo stesso vigore di un creditore privato, l’Autorità ritiene che, in virtù del fatto che anche degli operatori privati hanno concesso al NAC la remissione dei debiti in sofferenza, la stessa azione da parte della contea di Troms non costituisca un aiuto di Stato.

La sezione 2.1 della guida sugli aiuti di Stato inerente le garanzie di Stato sancisce che tali garanzie costituiscono un vantaggio per il mutuatario e una perdita di risorse dello Stato, nel caso in cui non venga richiesto alcun premio a fronte della garanzia. Sembrerebbe pertanto che la garanzia concessa dalla contea di Troms al NAC abbia conferito un vantaggio a quest’ultimo, favorendo quindi tale impresa ai sensi dell’articolo 61, paragrafo 1, dell’accordo SEE.

In secondo luogo, per essere identificato come tale, l’aiuto deve essere selettivo e cioè favorire «talune imprese o talune produzioni». Le misure in esame erano dirette specificatamente al NAC e sono pertanto chiaramente selettive.

2.3.   Distorsione della concorrenza ed effetto sugli scambi tra le parti contraenti

Affinché le misure costituiscano un aiuto di Stato, esse devono falsare la concorrenza e incidere sugli scambi fra le parti contraenti. Partendo dal presupposto che il NAC è concorrente diretto di altre istituzioni che in Norvegia e in Europa offrono formazione per piloti di linea sulla base di norme comuni europee (Joint Aviation Authorities Flight Crew Licence, licenza di pilotaggio JAA), sembrerebbe che il finanziamento rafforzi la posizione del beneficiario e quindi possa potenzialmente falsare la concorrenza fra le varie scuole di volo e incidere sugli scambi fra gli Stati in cui esse operano.

2.4.   Conclusioni

Sulla base delle considerazioni di cui sopra, l’Autorità conclude che le seguenti misure non implicano un aiuto di Stato ai sensi dell’articolo 61, paragrafo 1, dell’accordo SEE:

finanziamento di progetti erogato dalla contea di Troms all’NLH [sezione I, considerando 2.1, lettera b) di cui sopra],

concessione della remissione del debito da parte della contea di Troms a favore del NAC [sezione I, considerando 2.1, lettera c) di cui sopra],

prestito del comune di Målselv all’NLH [sezione I, considerando 2.1, lettera e) di cui sopra],

e che invece le seguenti misure concesse al NAC implicano un aiuto di Stato ai sensi dell’articolo 61, paragrafo 1, dell’accordo SEE:

sovvenzione diretta di 4,5 milioni di NOK a valere sul bilancio dello Stato [sezione I, considerando 2.1, lettera a) di cui sopra], e

garanzia sul prestito concessa dalla contea di Troms senza corresponsione di un premio [sezione I, considerando 2.1, lettera d) di cui sopra].

3.   Requisiti procedurali

Ai sensi dell’articolo 1, paragrafo 3, della parte I del protocollo 3 dell’accordo sull’Autorità di vigilanza e la Corte, «all’Autorità di vigilanza EFTA si devono comunicare, in tempo utile perché presenti le sue osservazioni, i progetti volti a concedere o modificare aiuti […]. Lo Stato interessato non può dare esecuzione alle misure proposte prima che tale procedura abbia condotto a una decisione finale».

Le autorità norvegesi non hanno notificato all’Autorità le misure di aiuto precedentemente descritte. Pertanto, l’Autorità conclude che, in relazione alle misure identificate come aiuti [segnatamente la sovvenzione diretta e la garanzia sul prestito di cui, rispettivamente, alla sezione I, considerando 2.1, lettera a) e lettera d) di cui sopra], le autorità norvegesi non hanno ottemperato ai propri obblighi di cui all’articolo 1, paragrafo 3 della parte I del protocollo 3 dell’accordo sull’Autorità di vigilanza e sulla Corte. Di conseguenza, l’aiuto di Stato concesso costituisce un «aiuto illegale» ai sensi dell’articolo 1, lettera f), della parte II del protocollo 3 dell’accordo sull’Autorità di vigilanza e sulla Corte.

4.   Compatibilità dell’aiuto

4.1.   Valutazione ai sensi dell’articolo 61 dell’accordo SEE

Nessuna delle fattispecie descritte nell’articolo 61, paragrafo 2, dell’accordo SEE è applicabile al caso in esame.

La regione in questione, infatti, non rientra nell’ambito d’applicazione dell’articolo 61, paragrafo 3, lettera a) dell’accordo SEE e l’articolo 61, paragrafo 3, lettera b) dell’accordo SEE non si applica al caso in esame.

Il finanziamento contestato non sembra promuovere direttamente obiettivi comunitari orizzontali ai sensi dell’articolo 61, paragrafo 3, lettera c) dell’accordo SEE, quali ricerca e sviluppo, occupazione, ambiente, ecc. Infatti, le autorità norvegesi non hanno richiamato tale deroga. Di conseguenza, l’Autorità ritiene che il finanziamento contestato non possa essere considerato compatibile con il funzionamento dell’accordo SEE ai sensi di detto paragrafo.

4.2.   Valutazione ai sensi dell’articolo 59, paragrafo 2, dell’accordo SEE

Conformemente all’articolo 59, paragrafo 2, dell’accordo SEE, le «imprese incaricate della gestione di servizi di interesse economico generale […] sono sottoposte alle norme del presente accordo e, in particolare, alle regole di concorrenza, nei limiti in cui l’applicazione di tali norme non osti all’adempimento, de jure o de facto, della specifica missione loro affidata. Lo sviluppo degli scambi non deve essere compromesso in misura contraria agli interessi delle parti contraenti».

L’applicazione di tale disposizione è stata sviluppata nella Guida sugli aiuti di Stato concernenti la compensazione degli obblighi di servizio pubblico il cui paragrafo 25 sancisce che la guida si applica alla valutazione degli aiuti non notificati concessi successivamente all’adozione della stessa. In tutti gli altri casi, verranno applicate le disposizioni in vigore al momento in cui è stato concesso l’aiuto. Le due misure in esame sono precedenti all’adozione della guida (20 dicembre 2005).

Prima dell’introduzione di quello che è poi divenuto il capitolo 18C della guida sugli aiuti di Stato (ora semplicemente denominato capitolo sulla compensazione degli obblighi di servizio pubblico), non esistevano norme specifiche sulla compensazione degli obblighi di servizio pubblico. L’Autorità, tuttavia, ritiene appropriato fondare la propria valutazione delle misure precedenti sulla comunicazione della Commissione «I servizi d’interesse generale in Europa» (25), nonché sulla giurisprudenza della Corte di giustizia precedente alla data di concessione dell’aiuto.

Inoltre l’Autorità ritiene che il disposto del capitolo 18C della guida sugli aiuti di Stato non abbia modificato sostanzialmente i principi su cui basare la valutazione, ma abbia semplicemente chiarito i requisiti richiesti per soddisfare i criteri contenuti nell’articolo 59, paragrafo 2, dell’accordo SEE.

La compatibilità delle due misure in esame sarà quindi valutata sulla base dei principi cumulativi di seguito indicati, tenendo in debito conto le date di adozione delle misure e il fatto che l’articolo 59, paragrafo 2, dell’accordo SEE costituisce una deroga e pertanto va interpretato in maniera restrittiva:

il servizio in questione deve essere un «servizio di interesse economico generale» e deve essere chiaramente definito come tale,

l’impresa in oggetto deve ricevere formale incarico per lo svolgimento di tale servizio,

l’applicazione delle regole della concorrenza sarebbe d’intralcio all’esecuzione dei compiti particolari assegnati all’impresa in questione, e

lo sviluppo degli scambi non deve essere compromesso in misura contraria agli interessi delle parti contraenti.

Gli Stati EFTA godono di un’ampia discrezionalità nella determinazione del livello dei servizi di interesse economico generale e possono, all’occorrenza, imporre obblighi di servizio pubblico per garantire tale livello. La definizione di servizio d’interesse economico generale da parte dei singoli Stati è soggetta soltanto alla verifica di eventuali casi di errore manifesto. Tuttavia, in tutti i casi di applicazione della deroga di cui all’articolo 59, paragrafo 2, dell’accordo SEE occorre definire chiaramente la missione di servizio pubblico.

Al riguardo, la giurisprudenza ha stabilito che il concetto di «servizio d’interesse economico generale» include i servizi dotati di un carattere specifico rispetto a quello di altre attività della vita economica (26). Una carattere specifico potrebbe essere il fatto che le autorità pubbliche ritengono che il servizio debba essere garantito anche quando il mercato non sia sufficientemente incentivato a provvedervi da solo (27). Pertanto, laddove taluni servizi siano ritenuti di interesse generale e le forze di mercato non garantiscano servizi soddisfacenti, lo Stato interessato può stabilire obblighi di servizio pubblico specifici al fine di garantire il livello di servizio fornito.

In relazione alla sovvenzione diretta di 4,5 milioni di NOK, l’Autorità osserva che la voce pertinente del bilancio dello Stato per il 2005 stanzia dei finanziamenti per la «formazione dei piloti di linea a Tromsø/Bardufoss». L’Autorità è del parere che ciò non possa costituire una chiara definizione di missione di servizio pubblico. Inoltre, anche se si volesse sostenere che il carattere specifico del servizio sia il fatto che tutto il corso si svolge in Norvegia e che questo rappresenti l’elemento di «interesse generale» del servizio, l’Autorità osserva che nessun elemento del bilancio o di altri documenti ad essa presentati precisa che la concessione dell’aiuto sia subordinata a questa caratteristica.

L’Autorità è quindi dell’opinione che nel caso in esame, la definizione di servizio d’interesse economico generale sia da ritenersi un errore manifesto. Pertanto, la condizione sancita dall’articolo 59, paragrafo 2, dell’accordo SEE (cioè che un’impresa presti un servizio d’interesse economico generale) non è soddisfatta nel caso in esame.

Infine, in relazione alla misura identificata alla sezione I, considerando 2.1, lettera d) di cui sopra, l’Autorità è dell’opinione che in generale una garanzia prestata a fronte di un determinato debito non possa di per sé assicurare l’assolvimento di un compito particolare di interesse economico generale e che tale misura, pertanto, non possa essere valutata ai sensi dell’articolo 59, paragrafo 2, dell’accordo SEE.

Anche qualora il servizio in questione fosse stato adeguatamente definito, affinché la deroga di cui all’articolo 59, paragrafo 2) dell’accordo SEE sia applicabile la missione di obbligo di servizio deve essere assegnata specificatamente mediante un atto delle autorità pubbliche. L’Autorità osserva che entrambe le misure in esame sembrano accordare un vantaggio finanziario al NAC non accompagnato dall’attribuzione di un obbligo di servizio pubblico quale contropartita per il finanziamento. Con riferimento all’argomentazione delle autorità norvegesi che fa riferimento alla prassi della Commissione, l’Autorità ritiene che non si possa dedurre dalle decisioni della Commissione che il semplice fatto di ricevere un finanziamento dallo Stato costituisca un incarico, laddove manchi una descrizione della missione di servizio pubblico o delle condizioni alle quali tale servizio deve essere erogato (28). A tale proposito, l’Autorità, ribadisce che se il carattere specifico della formazione erogata dal NAC è il fatto che l’intero corso si svolge in Norvegia e che questo è l’elemento di «interesse generale» del servizio, nulla nel bilancio o in altri documenti presentati all’Autorità indica che l’aiuto è subordinato a tale caratteristica.

Di conseguenza, anche se fosse chiaro che, allorché hanno deciso di finanziare il settore della formazione dei piloti di linea, le autorità norvegesi pensavano a una specifica missione di pubblico servizio, l’Autorità non ravvisa alcuna prova del fatto che tale missione sia stata specificatamente affidata al NAC. Di conseguenza, l’articolo 59, paragrafo 2, dell’accordo SEE non può essere applicato alla situazione in esame.

Il combinato disposto dei due ultimi elementi dell’articolo 59, paragrafo 2, dell’accordo SEE costituisce una valutazione di proporzionalità. Nel considerare se le misure adottate travalichino ciò che è necessario per garantire l’effettivo assolvimento della missione di servizio pubblico, l’Autorità osserva, in primo luogo, che la necessità del finanziamento è opinabile giacché la sua concessione non era vincolata a ad alcuna condizione e, in secondo luogo, che non sembra sia stata effettuata alcuna valutazione oggettiva dell’ammontare del finanziamento necessario. Pertanto, l’Autorità conclude che, anche se gli altri criteri fossero stati soddisfatti, questo elemento dell’articolo 59, paragrafo 2, del SEE non è soddisfatto nel caso in esame.

4.3.   Conclusioni

In conclusione, né la sovvenzione diretta [sezione I, considerando 2.1, lettera a) di cui sopra], né la garanzia sul prestito [sezione I, considerando 2.1, lettera d) di cui sopra] soddisfano le condizioni di cui all’articolo 59, paragrafo 2, dell’accordo SEE ed entrambe le misure sono dunque incompatibili con il funzionamento dell’accordo SEE.

5.   Conclusioni

L’Autorità ritiene che non siano da considerarsi aiuti di Stato ai sensi dell’articolo 61, paragrafo 1, dell’accordo SEE le seguenti misure:

finanziamento di progetti da parte della contea di Troms [sezione I, considerando 2.1, lettera b) di cui sopra],

remissione di un debito da parte della contea di Troms [sezione I, considerando 2.1, lettera c) di cui sopra], e

prestito erogato del comune di Målselv [sezione I, considerando 2.1, lettera e) di cui sopra].

D’altro canto, l’Autorità conclude che le autorità norvegesi hanno attuato illegittimamente le seguenti misure di aiuto:

sovvenzione diretta di 4,5 milioni di NOK tramite il bilancio dello Stato [sezione I, considerando 2.1, lettera a) di cui sopra], e

garanzia sul prestito concessa dalla contea di Troms senza corresponsione di un premio [sezione I, considerando 2.1, lettera d) di cui sopra],

in violazione dell’articolo 1, paragrafo 3 della parte I del protocollo 3 dell’accordo che istituisce un’Autorità di vigilanza e una Corte.

Le misure d’aiuto descritte non soddisfano le condizioni d’applicazione dell’articolo 59, paragrafo 2, dell’accordo SEE e non sono pertanto compatibili con il funzionamento dell’accordo SEE.

In virtù dell’articolo 14, parte II del protocollo 3 del citato accordo, l’Autorità decide che qualsiasi aiuto illegale che sia incompatibile con le norme in materia di aiuti di Stato ai sensi dell’Accordo SEE, deve essere recuperato presso i beneficiari,

HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:

Articolo 1

Il finanziamento di progetti concesso all’NLH dalla contea di Troms e il prestito ad esso concesso dal comune di Målselv, nonché la remissione da parte della contea di Troms del debito relativo al prestito che ha concesso al NAC non costituiscono aiuti di Stato ai sensi dell’articolo 61, paragrafo 1, dell’accordo SEE.

Articolo 2

La sovvenzione diretta di 4,5 milioni di NOK concessa tramite il bilancio dello Stato e la garanzia sul prestito concessa dalla contea di Troms costituiscono aiuti di Stato a favore del NAC non compatibili con il funzionamento dell’accordo SEE ai sensi dell’articolo 61, paragrafo 1, dell’accordo SEE.

Articolo 3

Le autorità norvegesi adotteranno ogni misura necessaria per il recupero dell’aiuto di cui all’articolo 2 illegittimamente concesso al NAC.

Articolo 4

Il recupero deve essere effettuato tempestivamente e in conformità con le procedure previste dalla legislazione nazionale, a condizione che esse consentano l’esecuzione effettiva ed immediata della decisione. Gli aiuti da recuperare comprendono gli interessi e gli interessi composti maturati a partire dalla data in cui essi sono stati messi a disposizione del NAC fino alla data del recupero. Gli interessi devono essere calcolati sulla base dell’articolo 9 della decisione n. 195/04/COL.

Articolo 5

Entro due mesi dalla notifica della presente decisione, le autorità norvegesi devono informare l’Autorità di vigilanza EFTA delle misure adottate per conformarvisi.

Articolo 6

Il Regno di Norvegia è destinatario della presente decisione.

Articolo 7

Il testo in lingua inglese è il solo facente fede.

Fatto a Bruxelles, il 1o luglio 2009.

Per l’Autorità di vigilanza EFTA

Per SANDERUD

Presidente

Kristján A. STEFÁNSSON

Membro del Collegio


(1)  In appresso denominata «l’Autorità».

(2)  In appresso denominato «Accordo SEE».

(3)  In appresso denominato «Accordo sull’Autorità di vigilanza e la Corte».

(4)  Guida all’applicazione e all’interpretazione degli articoli 61 e 62 dell’Accordo SEE e dell’articolo 1 del protocollo 3 dell’Accordo che istituisce un’Autorità di vigilanza e una Corte di giustizia; adottata ed emanata dall’Autorità di vigilanza EFTA il 19 gennaio 1994, pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea (di seguito denominata GU) L 231 del 3.9.1994, pag. 1 e supplemento SEE n. 32 del 3.9.1994, pag. 1. La guida è stata modificata da ultimo il 25 aprile 2007. Di seguito «guida sugli aiuti di Stato».

(5)  GU L 139 del 25.5.2006, pag. 37 e supplemento SEE n. 26 del 25.5.2006, pag. 1.

(6)  In appresso denominata «decisione di avviare l’indagine formale».

(7)  GU C 77 del 5.4.2007, pag. 35, e supplemento SEE n. 17 del 5.4.2007, pag. 16.

(8)  Per informazioni più dettagliate riguardanti lo scambio di corrispondenza fra le autorità norvegesi e l’Autorità, si rimanda alla decisione di avviare il procedimento d’indagine formale.

(9)  Cfr. nota 7.

(10)  A sostegno di tale tesi, le autorità norvegesi sembrano fare riferimento alla procedura di liquidazione avviata dal consiglio di amministrazione del NAC.

(11)  A sostegno di tale affermazione, le autorità norvegesi citano il fatto che il NAC è attualmente in stato di fallimento.

(12)  Causa C-202/88 Commissione contro Repubblica francese (Terminali di telecomunicazioni) [1991] Racc. I-1223, paragrafo 12.

(13)  Le autorità norvegesi citano la causa C-159/94 Commissione contro Repubblica francese [1997] Racc. I-5815, paragrafi 112 e 113, a sostegno di quanto affermato.

(14)  La contea di Troms ha fornito documentazione comprovante che anche altre due società private con prestiti in sofferenza per 200 000 NOK hanno concesso la remissione del debito al NAC nell’ambito dell’operazione di ristrutturazione.

(15)  Il denunciante osserva che gli studenti del NEAR hanno la possibilità di effettuare tutta la formazione in Norvegia, ma che la maggior parte opta per le opportunità offerte all’estero. La differenza è che il NAC non offre opportunità di formazione all’estero e che quindi tutti i suoi studenti seguono l’intero percorso formativo esclusivamente in Norvegia.

(16)  A tal proposito, il denunciante fa riferimento alle cause C-41/90 Höfner [1991] Racc. I-1979 e C-244/94 Fédération Française des Sociétés d’Assurance [1995] Racc. I-4013. D’altro canto, la funzione puramente sociale del soggetto nella causa C-159/91 Poucet et Pistre [1993] Racc. I-637 viene portata ad esempio di classificazione come entità diversa dall’impresa.

(17)  Sulla base di un costo stimato di 937 500 NOK a studente per la formazione al NAC, il denunciante sostiene che il NAC beneficia di sovracompensazione, in quanto il costo del corso di formazione erogato dal NEAR esclusivamente in Norvegia ammonta a 512 000 NOK.

(18)  Il denunciante osserva che la contea non si è espressa sulla concessione iniziale del prestito, né sul rinvio del rimborso nel 2003 e ribadisce che a suo avviso anche tali elementi costituiscono un aiuto di Stato.

(19)  L’articolo 37 dell’accordo SEE è formulato negli stessi termini.

(20)  Cfr. causa C-109/92 Wirth [1993] Racc. I-6447, paragrafi da 14 a 17. La Corte EFTA ha recentemente confermato questa posizione nella causa E-5/07 Private Barnehagers Landsforbund, sentenza del 21 febbraio 2008, non ancora pubblicata, paragrafi 80 sgg.

(21)  Causa E-5/07 Private Barnehagers Landsforbund, di cui sopra, paragrafo 80.

(22)  Causa C-205/03 P FENIN [2006] Racc. I-6295, paragrafo 25.

(23)  Causa E-5/07 Private Barnehagers Landsforbund, di cui sopra, paragrafo 81.

(24)  Causa E-5/07 Private Barnehagers Landsforbund, di cui sopra, paragrafo 83.

(25)  GU C 17 del 19.1.2001, pag. 4.

(26)  Cfr., ad esempio, la Causa C-179/90 Merci convenzionali porto di Genova [1991] Racc. I-5889, paragrafo 28.

(27)  Cfr., ad esempio, la comunicazione della Commissione «I servizi d’interesse generale in Europa», di cui alla nota 25, paragrafo 14.

(28)  La decisione della Commissione 2006/225/CE del 2 marzo 2005, relativa al regime di aiuti messo in atto dall’Italia per la ristrutturazione degli enti di formazione professionale (GU L 81 del 18.3.2006, pag. 25) riconosce espressamente che gli enti in questione «assicuravano dei servizi di formazione istituzionali aventi finalità sociale […] che faceva parte del sistema di istruzione pubblica» (paragrafo 48) e che pertanto «agli enti di formazione è stata affidata una missione di pubblico servizio, nel quadro della norme nazionali e regionali pertinenti, per mezzo di atti vincolanti,» (paragrafo 57).


Rettifiche

24.3.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

L 78/69


Rettifica del regolamento (UE) n. 61/2011 della Commissione, del 24 gennaio 2011, che modifica il regolamento (CEE) n. 2568/91 relativo alle caratteristiche degli oli d’oliva e degli oli di sansa d’oliva nonché ai metodi di analisi ad essi attinenti

( Gazzetta ufficiale dell'Unione europea L 23 del 27 gennaio 2011 )

A pagina 3, allegato I, categoria 1 «Olio extra vergine di oliva», nella colonna «Metil esteri degli acidi grassi (MEAG) ed etil esteri degli acidi grassi (EEAG)»:

anziché:

«Σ MEAG + EEAG ≤ 75 mg/kg o 75 mg/kg <Σ MEAG + EEAG ≤ 150 mg/kg e (MEAG/EEAG) ≤ 1,5»,

leggi:

«Σ MEAG + EEAG ≤ 75 mg/kg o 75 mg/kg <Σ MEAG + EEAG ≤ 150 mg/kg e (EEAG/MEAG) ≤ 1,5»;

a pagina 9, nell'allegato II, punto 6, «ESPRESSIONE DEI RISULTATI»:

anziché:

«I risultati vengono espressi in modo approssimativo in mg/kg.»,

leggi:

«I risultati vengono espressi arrotondando al mg/kg più vicino.»