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dell'Unione europea

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Serie C


C/2024/2481

23.4.2024

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Rafforzare il dialogo civile e la democrazia partecipativa nell’UE: la strada da seguire»

(parere esplorativo richiesto dalla presidenza belga)

(C/2024/2481)

Relatore:

Pietro Vittorio BARBIERI

Correlatrice:

Miranda ULENS

Consultazione da parte della presidenza belga del Consiglio dell’UE

Lettera del 10.7.2023

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Parere esplorativo

Sezione competente

Occupazione, affari sociali e cittadinanza

Adozione in sezione

23.1.2024

Adozione in sessione plenaria

15.2.2024

Sessione plenaria n.

585

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

173/0/3

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE), nella sua qualità di casa della società civile organizzata e rappresentativa, accoglie con favore la richiesta della presidenza belga del Consiglio dell’Unione europea di elaborare un parere sul dialogo civile e la partecipazione dei cittadini alla vita democratica. Il CESE dispone di competenze specifiche e vanta una lunga esperienza in quanto forum per il dialogo civile (1). L’attuazione dell’articolo 11 del TUE, quale azione per dar seguito alla Conferenza sul futuro dell’Europa, è importante affinché la società civile continui a partecipare al processo di elaborazione delle politiche dell’Unione. Come esplicitamente affermato dalla presidenza belga, l’adozione del quadro potrebbe tener conto della necessità di instaurare un dialogo strutturato con la società civile a livello nazionale, regionale e locale, e applicarsi in tale ambito.

1.2.

In vista delle misure previste dal pacchetto per la difesa della democrazia e delle elezioni europee del 2024, la società civile deve essere considerata un partner di rilievo ai fini del rafforzamento e delle difesa della democrazia europea e della promozione di approcci partecipativi complementari rispetto alla democrazia rappresentativa. Nel presente parere il CESE intende valutare quali elementi possano essere inclusi in un quadro più favorevole alla promozione della partecipazione diretta dei cittadini e del dialogo con gli organismi intermedi, sia a livello dell’UE che dei singoli Stati membri.

1.3.

Come indicato dal CESE in un precedente parere, il ruolo specifico delle organizzazioni delle parti sociali dovrebbe essere pienamente riconosciuto e rispettato nelle strutture e nei processi del dialogo sociale, riconoscendo nel contempo che il dialogo civile, che coinvolge un più vasto gruppo di parti interessate su una gamma più ampia di temi, costituisce un processo distinto.

1.4.

Nelle conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa si sottolinea che l’Europa che verrà deve sviluppare ulteriori strumenti di democrazia partecipativa e vengono formulati precisi orientamenti su come costruirla (2). Buona parte delle raccomandazioni della Conferenza delinea la tendenza a istituire un quadro favorevole al dialogo civile. A giudizio del CESE, due di queste raccomandazioni rivestono particolare interesse dato che si riferiscono al CESE stesso: la prima riconosce il ruolo ricoperto dal nostro Comitato, e la seconda introduce la possibilità di ampliare tale ruolo fino a fare del Comitato un vero e proprio hub (centro o polo) per i panel di cittadini.

1.5.

Il CESE chiede che sia definita una strategia per il dialogo civile, concretizzata in un piano d’azione, uno dei cui pilastri potrebbe essere parte integrante del pacchetto europeo per la difesa della democrazia. Inoltre, essa potrebbe contemplare — come richiesto fin dal 2009 dalle reti della società civile Piattaforma sociale e Forum civico europeo (3) — la conclusione di un accordo tra le istituzioni europee che definisca una serie di azioni e le risorse cui attingere per realizzarle. Tale accordo interistituzionale potrebbe contare sull’azione facilitatrice del CESE, con la partecipazione di reti della società civile a livello UE. Questa strategia per il dialogo civile dovrebbe costituire il primo passo verso il rafforzamento del ruolo della società civile e l’ulteriore sviluppo di un dialogo civile.

1.6.

Il CESE ritiene di vitale importanza, per garantire l’efficacia delle disposizioni dell’articolo 11 del TUE, che tutte le istituzioni dell’UE si attengano a determinati standard, ad esempio per quanto concerne il significato del dialogo civile, il suo orientamento ai risultati, la regolarità e il calendario delle attività, la condivisione dell’agenda politica e delle priorità strategiche e l’inclusività dei gruppi vulnerabili, nonché i riscontri e i risultati. Il CESE sottolinea che questa strategia implica la reale possibilità di migliorare, nella vita quotidiana dei cittadini, l’attuazione degli interventi delle politiche dell’UE.

1.7.

Il Consiglio organizza consultazioni sistematiche con organizzazioni della società civile (OSC) in merito alla propria attività legislativa e politica, ad esempio invitando rappresentanti di OSC a partecipare a riunioni dei propri gruppi di lavoro. Inoltre, le presidenze di turno del Consiglio possono organizzare riunioni con le OSC in merito alle proprie priorità.

1.8.

In quanto casa della società civile organizzata, il CESE dispone di competenze specifiche e costituisce un forum unico e permanente per il dialogo civile, nel cui ambito vengono proposte soluzioni sulla base del consenso formatosi tra le varie parti interessate. I membri del CESE ricevono il loro mandato dalle rispettive organizzazioni (4).

1.9.

Un(a) vicepresidente della Commissione europea dovrebbe proseguire nel compito di instaurare un dialogo civile con la società civile, e si dovrebbe rafforzare il ruolo del(la) vicepresidente del Parlamento europeo responsabile delle relazioni e del dialogo con la società civile. È evidente che migliorare l’attuazione dell’articolo 11 del TUE al fine di migliorare la partecipazione delle OSC al processo decisionale dell’UE, rafforzando nel contempo il ruolo svolto dal CESE, può portare alla definizione di politiche più mirate ed efficaci. Il Comitato ha già avuto modo di sollecitare in passato la creazione di una cellula di coordinamento presso il segretariato generale della Commissione, alle dirette dipendenze del(la) vicepresidente competente. Tale cellula fornirebbe al tempo stesso un supporto a tutte le direzioni generali per quanto riguarda l’approccio complessivo e la strategia da seguire nelle consultazioni, l’elaborazione e l’applicazione dei requisiti qualitativi e delle procedure, gli orientamenti in materia di qualità, l’informazione e il seguito delle azioni (5).

1.10.

Il CESE chiede di elaborare e introdurre un quadro annuale di valutazione del dialogo civile (o dello spazio civico) che stabilisca se, nei casi in cui le OSC abbiano dato il loro contributo nell’ambito di una procedura di consultazione, si sia tenuto conto di questi loro contributi e, qualora ciò non sia avvenuto, ne spieghi i motivi. Tale quadro sarebbe di grande utilità per valutare cosa funziona e cosa non funziona nello svolgimento del dialogo civile. La valutazione d’impatto effettuata tramite il quadro di valutazione annuale potrebbe confluire in una relazione sul dialogo civile, redatta con cadenza biennale, che ripercorra successi e fallimenti dell’impegno profuso dall’UE nei confronti della società civile in generale e valuti lo stato di avanzamento del dialogo civile e l’efficacia dell’azione delle OSC.

1.11.

Per dar seguito alla tabella di marcia adottata dal Forum delle ONG di Riga nel 2015, il gruppo di collegamento con la società civile del CESE ha elaborato nel 2018 un piano d’azione per l’attuazione dell’articolo 11, paragrafi 1 e 2, del TUE (6), piano in cui viene avanzata, tra le altre, la proposta di istituire un Osservatorio europeo sul dialogo civile. Il CESE prende debitamente atto di tale richiesta.

1.12.

Come già evidenziato nel parere sul tema «Panel di cittadini», il CESE, quale portavoce istituzionale di lunga data della società civile organizzata, deve essere al centro del processo di rafforzamento della democrazia partecipativa nelle istituzioni europee e tra di esse. Si propone pertanto di prendere in considerazione, attraverso una fase di sperimentazione, la gamma di strumenti partecipativi — come i panel di cittadini — di cui il CESE può avvalersi nei suoi lavori consultivi. In questo caso sarà necessaria una modifica del Regolamento interno del CESE per integrarvi questo modo di procedere (7). Analogamente a quanto previsto nel suddetto parere sul tema «Panel di cittadini», il compito di osservatorio del dialogo civile affidatogli metterebbe in evidenza il ruolo speciale del CESE in quanto garante istituzionale del lavoro di consultazione della società civile e del dialogo civile in generale.

1.13.

Le OSC devono fondarsi sui principi di democrazia interna, autonomia e trasparenza ed assumere la forma di un modello di entità senza scopo di lucro al servizio dell’interesse generale e/o di interessi specifici delle loro componenti. Il CESE ritiene importante che le organizzazioni della società civile siano legittime e rappresentative, e chiede pertanto l’introduzione di un meccanismo di accreditamento — basato sui principi menzionati sopra ed elaborato avvalendosi di quadri esistenti come quelli del Consiglio d’Europa (8) e dell’ONU — che tenga conto della legittimità del mandato dei membri, nonché dei settori di interesse e della dimensione fattuale in termini di legittimità e rappresentatività, di tali organizzazioni, salvo quelle già riconosciute come parti sociali ai sensi della comunicazione della Commissione del 1993 (9) e della sua decisione del 1998 (10).

2.   Contesto dell’elaborazione del parere

2.1.

Al fine di salvaguardare, rafforzare e promuovere la democrazia nell’UE, e quale strumento per avvicinare il processo decisionale dell’UE ai cittadini, il CESE accoglie con favore la richiesta della presidenza belga del Consiglio dell’UE di elaborare un parere sul tema Rafforzare il dialogo civile e la democrazia partecipativa nell’UE: la strada da seguire. L’argomento da trattare è assai vasto e ingloba temi quali l’attivismo, il volontariato, l’adesione a movimenti e altre forme di partecipazione attiva civica diretta, con una funzione di complemento a quella svolta dalla democrazia rappresentativa. Pertanto, il presente parere verte principalmente su una valutazione di quali potrebbero essere gli elementi da includere in un quadro più favorevole alla promozione della partecipazione diretta dei cittadini e del dialogo con e attraverso i cosiddetti corpi intermedi, sia a livello dell’UE che dei singoli Stati membri.

2.2.

Come indicato dal CESE in un precedente parere, il ruolo specifico delle organizzazioni delle parti sociali dovrebbe essere pienamente riconosciuto e rispettato nelle strutture e nei processi del dialogo sociale, riconoscendo nel contempo che il dialogo civile, che coinvolge un più vasto gruppo di parti interessate su una gamma più ampia di temi, costituisce un processo distinto (11).

2.3.

Il CESE ricopre a sua volta un ruolo speciale, in quanto organo consultivo composto da rappresentanti delle organizzazioni dei datori di lavoro, dei sindacati dei lavoratori e di altre componenti della società civile, e in quanto garante della conformità ai Trattati delle relative procedure di consultazione (articolo 304 del TFUE).

2.4.

Nel 2004 il CESE ha istituito un «gruppo di collegamento» — creando così un modello per altri organi dell’UE — allo scopo di offrire un quadro per il dialogo e la cooperazione tra il CESE stesso e le organizzazioni e reti europee con le quali il gruppo collabora su questioni trasversali di interesse comune. Il gruppo di collegamento del CESE mette a disposizione delle organizzazioni generali di coordinamento della società civile una struttura istituzionale unica nel suo genere, che crea le condizioni per il dialogo civile e promuove la democrazia partecipativa. È un canale attraverso cui la società civile può discutere e influenzare l’agenda e i processi decisionali dell’UE (come previsto dall’articolo 11 del TUE).

2.5.

Una società civile libera e indipendente rappresenta un baluardo e una garanzia per le società democratiche, in particolare a difesa dei diritti e delle libertà fondamentali e contro l’ascesa del populismo. In una lettera aperta del giugno 2022 alla presidente della Commissione europea, Civil Society Europe (12) e un gran numero di OSC hanno sottolineato l’importanza cruciale di una strategia per la società civile (13).

2.6.

La Conferenza sul futuro dell’Europa ha rilanciato il dibattito sulla democrazia partecipativa e ha anche introdotto nuove forme di deliberazioni dirette dei cittadini nel contesto dell’Unione europea (14). Queste nuove forme sono tuttora al vaglio e formano ancora oggetto di discussione, ma rappresentano un nuovo canale attraverso cui i cittadini possono influenzare il processo decisionale e prendervi parte. I panel di cittadini, infatti, sono uno dei tanti strumenti su cui è possibile fare leva affinché i cittadini abbiano maggiore voce in capitolo nel processo di elaborazione delle politiche, con l’obiettivo di rafforzare la legittimità delle politiche pubbliche nell’ambito delle istituzioni democratiche. Tra le raccomandazioni formulate dalla Conferenza sul futuro dell’Europa figura quella di assegnare al CESE un ruolo e un mandato specifici in quanto portavoce istituzionale di lunga data della società civile organizzata (proposte nn. 36 e 39) (15).

2.7.

Il CESE deve, come ha già dichiarato in passato (16), essere al centro del processo di rafforzamento della democrazia partecipativa nelle istituzioni europee (articolo 300 del TFUE). Si propone pertanto di prendere in considerazione, attraverso una fase di sperimentazione, la gamma di strumenti partecipativi — come i panel di cittadini — di cui il CESE può avvalersi nei suoi lavori consultivi. Nel fare queste riflessioni si dovrebbe tener conto, tra l’altro, anche delle implicazioni in termini di risorse finanziarie e umane.

2.8.

La relazione sui risultati della Conferenza sul futuro dell’Europa (17) giunge alla netta conclusione che la società civile è importante, poiché si tratta di un attore chiave per mobilitare la partecipazione dei cittadini alla vita democratica, e nelle sue raccomandazioni fa riferimento al dialogo strutturato, soprattutto nel settore delle politiche giovanili. Per fare in modo che, attraverso la sua azione (18), i giovani abbiano maggiore voce in capitolo a livello di Unione europea, il CESE ha già avviato un progetto pilota, che potrebbe essere fonte di ispirazione per altre istituzioni e altri organi dell’UE.

2.9.

Nella comunicazione (19) che fa seguito alla Conferenza sul futuro dell’Europa, la Commissione dichiara che prenderà in considerazione nuovi ambiti d’azione, ad esempio contribuendo al varo di dialoghi deliberativi e decentrati con i cittadini, elaborando una Carta europea per la partecipazione dei cittadini e consentendo a cittadini con funzione di «osservatori» di seguire da vicino il processo decisionale dell’UE per renderlo più trasparente.

3.   Definizioni di società civile e di dialogo civile e base giuridica

3.1.

La partecipazione è una componente essenziale della democrazia europea, in quanto precondizione per la legittimità delle politiche dell’UE agli occhi dei cittadini. Il concetto di democrazia partecipativa è esplicitamente sancito dal trattato sull’Unione europea (TUE), dove è definito come il diritto di ogni cittadino dell’UE di partecipare alla vita democratica dell’Unione e come impegno delle istituzioni europee a prendere decisioni nella maniera il più possibile aperta e vicina ai cittadini (20).

3.2.

Le OSC fungono da canali di espressione dell’impegno collettivo, che va ad aggiungersi a forme di partecipazione diretta dei cittadini che veicolano le opinioni dei singoli. Di fatto, la società civile organizzata è un importante canale di partecipazione per i cittadini. Le sue competenze specifiche sono necessarie per garantire la massima qualità possibile delle decisioni e per rispondere alle esigenze, il che assume una particolare importanza a livello di Unione europea, in cui vengono prese decisioni su questioni di grande complessità, come pure a livello nazionale, regionale e locale.

3.3.

La società civile organizzata serve l’interesse pubblico attraverso procedure democratiche e può svolgere un ruolo di mediazione tra le pubbliche autorità e i cittadini. Funge da piattaforma per consentire ai comuni cittadini di esprimere le loro preoccupazioni, difendere i loro diritti e impegnarsi in un attivismo pacifico. Poggia su un saldo fondamento di valori, e rappresenta gli interessi dei diversi gruppi che compongono la società, compresi coloro che si trovano in condizioni di vulnerabilità, anche se per questi ultimi, secondo l’Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (FRA) (21), occorre fare di più. Le attività che svolge offrono un aiuto o un’assistenza specifica e talvolta determinano persino cambiamenti sistemici nella società.

3.4.

L’articolo 11, paragrafo 1, del TUE stabilisce che «[l]e istituzioni danno ai cittadini e alle associazioni rappresentative, attraverso gli opportuni canali, la possibilità di far conoscere e di scambiare pubblicamente le loro opinioni in tutti i settori di azione dell’Unione». Il paragrafo 2 del medesimo articolo prevede inoltre che «[l]e istituzioni mantengono un dialogo aperto, trasparente e regolare con le associazioni rappresentative e la società civile», includendo in tale contesto anche la tradizione della consultazione (articolo 11, paragrafo 3, del TUE). Al tempo stesso, questa disposizione stabilisce che le istituzioni mantengano «un dialogo aperto, trasparente e regolare con le associazioni rappresentative e la società civile».

3.5.

A norma dell’articolo 11, paragrafo 2, del TUE, le istituzioni condividono la responsabilità di assicurare che la società civile organizzata, che aggrega e coinvolge coloro che lo desiderino e incarna le aspirazioni e gli interessi dei cittadini, partecipi attivamente all’elaborazione della legislazione dell’UE e ai relativi processi. A seguito di un’intensa campagna di sensibilizzazione e mobilitazione delle organizzazioni civiche di tutta l’UE, nel 2019 l’attuazione del dialogo civile è stata esplicitamente inserita per la prima volta tra le competenze di un vicepresidente della Commissione europea.

3.6.

Sono state individuate tre componenti tra loro complementari del dialogo civile dell’UE (22): a) un dialogo civile in specifici ambiti d’intervento delle politiche, condotto tra le OSC e i loro interlocutori in seno alle autorità legislative ed esecutive a livello UE e nazionale, denominato «dialogo settoriale» (23); b) un dialogo strutturato e regolare tra le istituzioni dell’UE o le loro omologhe a livello nazionale e la società civile relativo allo sviluppo del progetto europeo e alle sue politiche trasversali, denominato «dialogo trasversale»; e c) un dialogo condotto tra le stesse OSC relativo allo sviluppo del progetto europeo e alle sue politiche trasversali, denominato «dialogo orizzontale».

3.7.

Il documento di sintesi del CESE (24) sulla democrazia partecipativa insiste sull’importanza del concetto di partecipazione dei cittadini, sottolineando il ruolo di rilievo che svolgono le OSC. Il compendio esamina le nuove minacce che incombono oggi sul dialogo civile e sui modelli democratico e sociale.

3.8.

Il Parlamento europeo ha invitato le istituzioni dell’UE, le autorità nazionali e gli enti regionali e locali degli Stati membri ad avvalersi nel modo più completo possibile del vigente quadro giuridico e delle buone pratiche esistenti allo scopo di intensificare e rafforzare il dialogo con i cittadini e con le OSC (25). Il CESE osserva che Civil Society Europe ha chiesto di adottare un quadro più formale e strutturato per il dialogo civile dell’UE (26). Per una rassegna esaustiva delle iniziative in materia e un’analisi critica della loro inadeguatezza, si veda lo studio del CESE dal titolo Civil dialogue and participatory democracy in the practice of the European Union institutions del 2015 (27).

3.9.

Nessuna istituzione europea o internazionale ha adottato una definizione di «società civile» universalmente accettata. Di recente il gruppo di collegamento del CESE ne ha proposto la seguente possibile definizione riveduta: «Le organizzazioni della società civile sono l’espressione e il risultato della capacità di una società di darsi un’organizzazione autonoma in modo distinto e indipendente dalle istituzioni pubbliche e dallo Stato». «Le organizzazioni non governative e di base sono contraddistinte da una forte diversità, che è l’espressione della ricchezza e della complessità del tessuto sociale dell’Europa. I sindacati e le organizzazioni dei datori di lavoro sono parte integrante della società civile, ma, nella loro qualità e nel loro ruolo di parti sociali, sono comunque separate e distinte dalle organizzazioni della società civile».

4.   Principi di buona governance

4.1.

Per instaurare un dialogo civile denso di contenuti, sono necessarie le condizioni giuste affinché le parti in causa si impegnino nel processo con ruoli e responsabilità ben definiti. Tra queste condizioni vi sono la capacità di reazione e l’assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni sia all’interno che all’esterno dei meccanismi di dialogo, conformemente alle norme che disciplinano il diritto a una buona amministrazione. Il dialogo civile a livello europeo non può svolgersi correttamente senza un dialogo civile adeguatamente gestito e condotto a livello nazionale. Di conseguenza, per creare un contesto favorevole allo svolgimento di un dialogo civile efficace e costruttivo, sono indispensabili determinate condizioni, e in particolare l’instaurazione di un rapporto di fiducia, l’assunzione di responsabilità, la trasparenza e le giuste condizioni di partecipazione. Il codice di buone prassi per la partecipazione civile nel processo decisionale, adottato dal Consiglio d’Europa, presenta in forma sintetica i principi chiave e le condizioni di base che possono servire da guida in materia.

4.2.

Le organizzazioni della società civile svolgono una fondamentale funzione di rappresentanza degli interessi generali e specifici di gruppi di cittadini, oltre che di stimolo alla partecipazione alla vita sociale e di difesa dei diritti di quegli stessi gruppi di cittadini che rappresentano.

4.3.

È importante sottolineare che il dialogo civile va inteso come un processo strutturato, attuato nel lungo periodo, orientato ai risultati e denso di contenuti, capace di favorire uno scambio di informazioni, una consultazione e un dialogo autentici e sostanziali nonché una co-creazione di soluzioni a sfide comuni e partenariati duraturi tra le autorità pubbliche, le OSC e la società civile in generale, ed è concepito per essere realizzato in tutte le fasi del ciclo decisionale politico, a partire dall’inquadramento degli orientamenti e delle priorità fino alla valutazione.

5.   La strada da seguire per il dialogo civile e il ruolo del CESE

5.1.

Il CESE invita le istituzioni dell’UE a prendere l’iniziativa e a elaborare una strategia per la società civile, con un piano d’azione chiaro, che possa eventualmente diventare parte integrante del pacchetto europeo per la difesa della democrazia, e a provvedervi tenendo conto degli elementi descritti qui di seguito.

5.2.

Per quanto riguarda il dialogo civile, il CESE ritiene essenziale, per garantire l’efficacia delle disposizioni dell’articolo 11 del TUE, che tutte le istituzioni dell’UE si attengano a determinati standard. Fin dal 2009 alcune organizzazioni della società civile (ad esempio la Piattaforma sociale e il Forum civico europeo) chiedono di prendere in considerazione la possibilità di concludere un accordo interistituzionale che definisca un quadro normativo per il dialogo civile (28) e possibilmente valuti anche in che modo il CESE potrebbe ricoprire il ruolo di facilitatore dei panel di cittadini.

5.3.

L’attuazione costante ed effettiva dell’articolo 11 del TUE a livello di Unione europea è un obbligo giuridico delle istituzioni dell’UE. Per tale attuazione possono essere condotti tutti i tipi di dialogo civile, inclusi il dialogo trasversale, il dialogo verticale/settoriale e il dialogo orizzontale interno alla stessa società civile. Quest’ultimo — il dialogo orizzontale tra le stesse associazioni civiche e rappresentative, in quanto opportunità per far conoscere e condividere pubblicamente punti di vista in tutti i settori di intervento dell’UE — richiede un’attenzione supplementare e misure di sostegno ad hoc, che potrebbero costituire una componente importante di una strategia dell’UE per la società civile. Il dialogo comprende sia il livello dell’UE che quello nazionale: quest’ultimo dovrebbe essere oggetto di una particolare attenzione e potrebbe inglobare in parte i livelli locale e regionale.

5.4.

In merito all’attuazione dell’articolo 11 del TUE da parte delle istituzioni dell’UE, queste dovrebbero elaborare norme, disposizioni o orientamenti chiari su una serie di principi — ad esempio «dialogo civile: con quale obiettivo» e «dialogo civile: in che modo» — per far sì che tale dialogo sia denso di contenuti, orientato ai risultati, includa regolarmente priorità e programmi definiti congiuntamente e sia inclusivo nei riguardi dei gruppi vulnerabili. Queste disposizioni, inoltre, dovrebbero garantire la partecipazione delle OSC fin dalle prime fasi della concezione delle politiche e della legislazione, dato che tale coinvolgimento è di capitale importanza per il successo del dialogo civile in termini di attuazione e ricezione dei messaggi sul campo, oltre che per la preparazione dei gruppi destinatari. Tra questi standard o norme devono figurare impegni chiari per garantire che le OSC ricevano un riscontro sul seguito riservato alle proposte, nonché scadenze ben precise per le consultazioni.

5.5.

Il Consiglio organizza consultazioni sistematiche con OSC in merito alla propria attività legislativa e politica, ad esempio invitando rappresentanti di OSC a partecipare a riunioni dei propri gruppi di lavoro. Inoltre, le presidenze di turno del Consiglio possono organizzare riunioni con le OSC in merito alle proprie priorità.

5.6.

Un(a) vicepresidente della Commissione europea dovrebbe proseguire nel compito di instaurare un dialogo civile con la società civile, e si dovrebbe rafforzare il ruolo del(la) vicepresidente del Parlamento europeo responsabile dei contatti con la società civile. È evidente che migliorare l’attuazione dell’articolo 11 del TUE al fine di migliorare la partecipazione delle OSC al processo decisionale dell’UE, rafforzando nel contempo il ruolo svolto dal CESE, può portare alla definizione di politiche più mirate ed efficaci. Il Comitato ha già avuto modo di sollecitare in passato la creazione di una cellula di coordinamento presso il segretariato generale della Commissione, alle dirette dipendenze del(la) vicepresidente competente. Tale cellula fornirebbe al tempo stesso un supporto a tutte le direzioni generali per quanto riguarda l’approccio complessivo e la strategia per il dialogo civile, l’elaborazione e l’applicazione dei requisiti qualitativi e delle procedure, gli orientamenti in materia di qualità, l’informazione e il seguito delle azioni (29).

5.7.

Sarebbe utile prendere in considerazione l’elaborazione di criteri e l’introduzione di un quadro annuale di valutazione del dialogo civile che stabilisca se, nei casi in cui le OSC abbiano dato il loro contributo nell’ambito di processi di consultazione, si sia tenuto conto di questi loro contributi e, qualora ciò non sia avvenuto, ne spieghi i motivi. Tale quadro potrebbe essere prezioso per valutare cosa funziona e cosa no nello svolgimento del dialogo civile. Il lavoro svolto con il quadro di valutazione annuale potrebbe confluire in una relazione sul dialogo civile, redatta con cadenza biennale, che ripercorra successi e fallimenti dell’impegno profuso dall’UE nei confronti della società civile in generale e valuti lo stato di avanzamento del dialogo civile e l’efficacia dell’azione delle OSC.

5.8.

Per dar seguito alla tabella di marcia adottata dal Forum delle ONG di Riga nel 2015, il gruppo di collegamento ha elaborato nel 2018 un piano d’azione per l’attuazione dell’articolo 11, paragrafi 1 e 2, del TUE (30), piano in cui viene avanzata, tra le altre, la proposta di istituire un Osservatorio europeo sul dialogo civile. Il CESE prende atto di tale richiesta.

5.9.

È necessario mettere in risalto e rendere più efficace il ruolo speciale che ricopre il CESE in qualità di garante istituzionale delle procedure di consultazione della società civile e, più in generale, del dialogo civile, come indicato nel parere sul tema dei Panel di cittadini.

5.10.

Per quanto riguarda i panel di cittadini, il CESE — come già affermato nel suddetto parere sul tema — è convinto di poter ricoprire un ruolo specifico in relazione alla partecipazione diretta dei cittadini tramite le attività di panel sia di portata generale che più mirati. Nel summenzionato parere sul tema Panel di cittadini si propone di prendere in considerazione, attraverso una fase di sperimentazione, la gamma di strumenti partecipativi — come i panel di cittadini — di cui il CESE può avvalersi nei suoi lavori consultivi. Si potrebbero prendere in considerazione anche i panel della società civile, come proposto nel documento di riflessione del gruppo di collegamento del CESE sui panel di cittadini e della società civile.

5.11.

Iniziative faro come quella della Settimana della società civile potrebbero essere utili per fare il punto sul processo di dialogo civile, ma anzitutto per fungere da laboratorio di idee, ad esempio per il piano d’azione e per la sua attuazione.

5.12.

Il dialogo civile non può funzionare senza un robusto sostegno alle OSC, e in particolare senza un solido quadro di accompagnamento, che includa azioni di sensibilizzazione, risorse, istruzione/educazione e formazione, al fine di sviluppare le capacità di tali organizzazioni e migliorarne l’accesso al processo decisionale e politico. L’istruzione/educazione e la formazione possono infatti svolgere un ruolo centrale nel promuovere il dialogo civile fornendo a ogni cittadino le conoscenze, le competenze in materia di pensiero critico e l’empatia necessari per impegnarsi in processi di consultazione, di elaborazione delle politiche e di assunzione delle decisioni densi di contenuti e rispettosi. Essi conferiscono a ciascuno le capacità di comprendere questioni complesse, valutare le diverse prospettive e forgiarsi opinioni ben informate. Promuovendo un apprendimento permanente che metta in risalto il valore di discussioni rispettose e basate su dati oggettivi, la società può gettare le basi per un dialogo costruttivo incoraggiando la cooperazione e il progresso, anche quando si affrontano argomenti assai dibattuti e controversi. In ultima analisi, l’istruzione/educazione funge da chiave di volta del dibattito civico, facendo sì che i cittadini siano meglio preparati a impegnarsi nel processo democratico e a dare un contributo positivo alle loro comunità di appartenenza e più in generale al più ampio corpo sociale.

5.13.

Programmi di finanziamento dell’UE quali CERV (Citizens, Equality, Rights and Values = Cittadini, uguaglianza, diritti e valori), Erasmus+ e altri ancora potrebbero facilitare lo sviluppo e il potenziamento di strumenti e meccanismi di attuazione del dialogo, anche fornendo un migliore sostegno operativo alle principali OSC che rappresentano, tra l’altro, gruppi vulnerabili e con i quali è difficile entrare in contatto.

5.14.

L’inclusione di attori non statali diversi dai sindacati dei lavoratori e dalle organizzazioni dei datori di lavoro nella definizione di OSC è un atto coraggioso e innovativo nel panorama internazionale. Nel contempo, è necessario assicurarsi che associazioni, movimenti, organizzazioni di volontariato ecc. mantengano la loro specifica identità. Il CESE, quindi, considera importante che le OSC siano legittime e rappresentative, e in quest’ottica ritiene che, ai fini del loro riconoscimento nell’attività quotidiana a tutti i livelli, occorra un quadro definitorio specifico che risponda ai principi di democrazia interna, autonomia e trasparenza, nonché un modello di entità senza scopo di lucro e al servizio di gruppi di interesse generale e/o di gruppi di interesse specifici. Il CESE chiede pertanto l’introduzione di un meccanismo di accreditamento, basato sui suddetti principi, che tenga conto della legittimità del mandato dei membri, nonché dei settori di interesse e della dimensione fattuale in termini di rappresentatività e rendicontabilità, di tali organizzazioni, salvo quelle già riconosciute come parti sociali ai sensi della comunicazione della Commissione del 1993 (31) e della sua decisione del 1998 (32).

5.15.

Il CESE ha provveduto a definire già nel 2006 una serie di criteri di rappresentatività applicabili alla composizione del proprio gruppo di collegamento (33). Nel frattempo, però, il quadro generale, la composizione e la funzione stessa della società civile — passata da un ruolo di ulteriore rafforzamento della democrazia rappresentativa a una missione di tutela di quest’ultima — sono cambiati. Attualmente, quindi, il gruppo di collegamento sta conducendo un riesame di tali criteri, con il pieno coinvolgimento delle OSC, e questo processo dovrebbe comportare anche un’analisi approfondita della questione della rappresentatività qualitativa.

Bruxelles, 15 febbraio 2024

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Oliver RÖPKE


(1)   GU C 349 del 29.9.2023, punto 1.3.

(2)  Conferenza sul futuro dell’Europa, Relazione sul risultato finale, maggio 2022.

(3)  https://www.socialplatform.org/members-area/working-groups/civil-dialogue/; https://civic-forum.eu/civil-dialogue.

(4)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Come coinvolgere il pubblico destinatario e come utilizzare efficacemente i risultati dei lavori dei panel di cittadini?» (GU C 349 del 29.9.2023, pag. 69), punto 4.5).

(5)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Valutazione delle consultazioni dei soggetti interessati da parte della Commissione europea» (GU C 383 del 17.11.2015, pag. 57).

(6)  Piano d'azione per l'attuazione dell'articolo 11, paragrafi 1 e 2, del TUE.

(7)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Come coinvolgere il pubblico destinatario e come utilizzare efficacemente i risultati dei lavori dei panel di cittadini?» (GU C 349 del 29.9.2023, pag. 69) punto 1.4.)

(8)  Codice di buone prassi per la partecipazione civile nel processo decisionale

(9)  COM(93) 600 final.

(10)  98/500/CE: Decisione della Commissione del 20 maggio 1998 che istituisce comitati di dialogo settoriale per promuovere il dialogo tra le parti sociali a livello europeo [notificata con il numero (GU L 225 del 12.8.1998, pag. 27).

(11)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla proposta di raccomandazione del Consiglio sul rafforzamento del dialogo sociale nell’Unione europea [COM(2023) 38 final — 2023/0012 (NLE)] e sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni «Rafforzare il dialogo sociale nell’Unione europea: sfruttarne appieno il potenziale per gestire transizioni eque» [COM(2023) 40 final] (GU C 228 del 29.6.2023, pag. 87) punto 1.7.

(12)  https://civilsocietyeurope.eu/.

(13)  Lettera aperta di Civil Society Europe alla Presidente della Commissione europea, giugno 2022. La lettera non riguardava le parti sociali.

(14)  Risoluzione del CESE in merito alla Conferenza sul futuro dell'Europa, (GU C 286 del 16.7.2021, pag. 1).

(15)  Conferenza sul futuro dell'Europa — Relazione sul risultato finale.

(16)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Come coinvolgere il pubblico destinatario e come utilizzare efficacemente i risultati dei lavori dei panel di cittadini?» (GU C 349 del 29.9.2023, pag. 69) punto 1.4.

(17)  Conferenza sul futuro dell'Europa — Relazione sul risultato finale.

(18)  Youth engagement at the EESC, https://www.eesc.europa.eu/it/initiatives/youth-engagement-eesc.

(19)  Comunicazione della Commissione sulla Conferenza sul futuro dell'Europa [COM(2022) 404 final].

(20)  Articolo 10, paragrafo 3, del TUE.

(21)  Relazioni annuali sull'applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, e FRA (Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali): Charter 2022 consultation report [Relazione 2022 sulla consultazione e l'applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell'UE].

(22)  Queste componenti sono state definite per la prima volta, benché utilizzando una terminologia in parte diversa, in un parere del CESE sul tema «La Commissione e le organizzazioni non governative: rafforzare il partenariato» (GU C 268 del 19.9.2000, p. 67).

(23)  Distinto dal «dialogo settoriale» condotto nel quadro del dialogo sociale, dato che in tale contesto si riferisce piuttosto a questioni settoriali specifiche.

(24)  Participatory Democracy — A success story written by the EESC [Democrazia partecipativa: una storia di successo scritta dal CESE].

(25)  Risoluzione del Parlamento europeo del 13 gennaio 2009 sulle prospettive di sviluppo del dialogo civile dopo il trattato di Lisbona (GU C 46 E del 24.2.2010, p. 23).

(26)  Lettera aperta di Civil Society Europe alla Presidente della Commissione europea, giugno 2022. La lettera non riguardava le parti sociali.

(27)  https://www.eesc.europa.eu/sites/default/files/resources/docs/qe-02-15-397-en-n.pdf

(28)  https://www.socialplatform.org/members-area/working-groups/civil-dialogue/; https://civic-forum.eu/civil-dialogue

(29)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Valutazione delle consultazioni dei soggetti interessati da parte della Commissione europea» (GU C 383 del 17.11.2015, pag. 57).

(30)  Piano d'azione per l'attuazione dell'articolo 11, paragrafi 1 e 2, del TUE.

(31)  COM(93) 600 final.

(32)  Decisione 98/500/CE della Commissione.

(33)  Regole di funzionamento del gruppo di collegamento, https://www.eesc.europa.eu/sites/default/files/files/operating_rules_lg.pdf


ALLEGATO

Esempi di dialogo civile a livello di Unione europea

1.   

Il dialogo dell’UE con i giovani (1) è la forma di dialogo civile strutturato più avanzata esistente a livello di Unione europea. Esso funge da sede di riflessione e consultazione comune permanente sulle priorità, sull’attuazione e sul seguito della cooperazione europea in materia di gioventù. Organizzazioni quali il Forum europeo della gioventù sono parte integrante del processo che sostiene l’attuazione di tale dialogo a livello nazionale.

2.   

In precedenza un altro tentativo di instaurare un dialogo civile orizzontale è stato quello del gruppo di contatto della società civile, guidato da CONCORD Europe e con una serie di reti di portata europea: CONCORD, Green8, rete per i diritti umani e la democrazia (HRDN) (Human Rights and Democracy Network e la piattaforma sociale. Il gruppo di contatto si propone di rappresentare i punti di vista e gli interessi, in merito alle principali questioni, di OSC di tutta l’UE fondate su diritti e valori. Il suo obiettivo è incoraggiare e promuovere un dialogo civile trasparente e strutturato che sia accessibile, adeguatamente agevolato, inclusivo, equo e rispettoso dell’autonomia delle OSC.

3.   

Un ulteriore passo avanti per il riconoscimento della necessità di una rappresentanza della società civile organizzata a livello dell’UE è stato segnato con l’istituzione di Civil Society Europe (CSE) (2), creata con l’obiettivo ufficiale di stabilire un coordinamento permanente tra le OSC a livello di Unione europea, con la richiesta di instaurare un dialogo civile strutturato e significativo con tutte le istituzioni dell’Unione. La Convenzione della società civile è stata istituita per aiutare il processo della Conferenza sul futuro dell’Europa, al fine di porre rimedio alla mancata inclusione delle OSC nel processo formale della Conferenza stessa.

4.   

Il «gruppo di dialogo civile sull’agricoltura» (3) costituisce un altro esempio del dialogo regolare che la Commissione intrattiene con le parti interessate del settore agricolo. Questi gruppi di dialogo civile riuniscono esperti della Commissione europea che lavorano specificamente per la direzione generale dell’Agricoltura e dello sviluppo rurale e mettono a disposizione un quadro giuridico e procedurale unico per la consultazione delle parti interessate non governative.

5.   

Un altro esempio è dato dal programma DEAR (4) (Development Education and Awareness Raising [Educazione e sensibilizzazione allo sviluppo]) istituito sotto l’egida della direzione generale per i Partenariati internazionali (DG INTPA). Il «gruppo multilaterale DEAR» dell’UE riunisce i principali beneficiari del programma (vale a dire ONG) per un dialogo regolare sull’attuazione del programma stesso.

6.   

Infine, nell’ambito del precedente programma «L’Europa per i cittadini» del CERV (Citizens, Equality, Rights and Values [Cittadini, uguaglianza, diritti e valori]) la Commissione aveva istituito un gruppo di dialogo civile per dibattere tutti i temi relativi al programma «L’Europa per i cittadini» e alla sua attuazione. Il gruppo incoraggiava lo scambio di esperienze e buone pratiche e contribuiva alla diffusione dei risultati del programma stesso, oltre a monitorare ed esaminare gli sviluppi delle politiche nei settori correlati.


(1)  https://youth.europa.eu/strategy/euyouthdialogue_it.

(2)  https://civilsocietyeurope.eu/

(3)  https://agriculture.ec.europa.eu/common-agricultural-policy/cap-overview/committees-and-expert-groups/civil-dialogue-groups_it.

(4)  https://capacity4dev.europa.eu/projects/dear


ELI: http://data.europa.eu/eli/C/2024/2481/oj

ISSN 1977-0944 (electronic edition)