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ISSN 1977-0944 |
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Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 341 |
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Edizione in lingua italiana |
Comunicazioni e informazioni |
64° anno |
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Sommario |
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I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri |
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RISOLUZIONI |
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Comitato economico e sociale europeo |
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561a sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo — sala JDE62 — Interactio, 9.6.2021-10.6.2021 |
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2021/C 341/01 |
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PARERI |
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Comitato economico e sociale europeo |
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561a sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo — sala JDE62 — Interactio, 9.6.2021-10.6.2021 |
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2021/C 341/02 |
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2021/C 341/03 |
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III Atti preparatori |
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Comitato economico e sociale europeo |
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561a sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo — sala JDE62 — Interactio, 9.6.2021-10.6.2021 |
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2021/C 341/04 |
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2021/C 341/05 |
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2021/C 341/06 |
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2021/C 341/07 |
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2021/C 341/08 |
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2021/C 341/09 |
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2021/C 341/10 |
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2021/C 341/11 |
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2021/C 341/12 |
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2021/C 341/13 |
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2021/C 341/14 |
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2021/C 341/15 |
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2021/C 341/16 |
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2021/C 341/17 |
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IT |
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I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri
RISOLUZIONI
Comitato economico e sociale europeo
561a sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo — sala JDE62 — Interactio, 9.6.2021-10.6.2021
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24.8.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 341/1 |
Risoluzione sul tema «Il contributo del Comitato economico e sociale europeo al programma di lavoro della Commissione europea per il 2022 basato sui lavori del gruppo ad hoc “Contributo del CESE al programma di lavoro della Commissione europea per il 2022”»
(2021/C 341/01)
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Relatori: |
Mariya MINCHEVA Stefano PALMIERI Jan DIRX |
Nel corso della sessione plenaria del 9 e 10 giugno 2021 (seduta del 9 giugno) il Comitato economico e sociale europeo ha adottato la seguente risoluzione con 175 voti favorevoli e 2 astensioni.
1. Introduzione
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1.1. |
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha preso nota del fatto che il programma di lavoro della Commissione europea per il 2021 mostra che le sei tematiche ambiziose scelte dalla Commissione (un Green Deal europeo, un’Europa pronta per l’era digitale, un’economia al servizio delle persone, un’Europa più forte nel mondo, promozione del nostro stile di vita europeo e un nuovo slancio per la democrazia europea) offrono un quadro solido per elaborare i programmi di lavoro. Per tale motivo, il CESE ha elaborato la presente risoluzione, che costituisce il suo contributo al programma di lavoro della Commissione per il 2022, facendo nuovamente riferimento a questi sei temi. |
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1.2. |
Il Comitato parte dal presupposto che, considerata la durata della pandemia di COVID-19, mettere l’economia europea sul binario giusto verso una transizione, una crescita e un’occupazione sostenibili, oltre ad assicurare prosperità ai cittadini europei e alle organizzazioni e imprese europee, dovrebbero rimanere, nei prossimi anni, le principali priorità della politica economica dell’UE. Pertanto, la necessità di una ripresa e della ricostruzione dopo la pandemia dovrebbe continuare a trovare pieno e concreto riscontro anche nel programma di lavoro della Commissione per il 2022. |
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1.3. |
Poiché, a causa della pandemia, in Europa si delinea attualmente una situazione di aumento della povertà e delle disuguaglianze, è opportuno che le risorse siano convogliate dove sono più necessarie per garantire opportunità, creare posti di lavoro di qualità, ridurre la povertà e l’esclusione, promuovere l’imprenditorialità e il perfezionamento e la riqualificazione professionale e garantire l’accesso a servizi di qualità. Come dichiarato dalle istituzioni dell’UE, dalle parti sociali, dalle organizzazioni della società civile e dagli Stati membri in occasione del vertice sociale tenutosi a Porto nel maggio 2021, sia gli investimenti che le riforme dovrebbero essere utilizzati per uscire dalla crisi economica e sociale, rafforzando la resilienza dell’Europa agli shock futuri, sulla base di una crescita inclusiva e sostenibile, di un lavoro dignitoso e della giustizia sociale. |
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1.4. |
Ed è proprio adesso che il Comitato desidera sottolineare che l’Unione europea, e quindi tutta la sua politica, è e dovrebbe essere ancorata agli obiettivi e ai valori dell’UE enunciati nel trattato di Lisbona e nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Si tratta precisamente dei valori seguenti: dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto e diritti umani. Per il CESE, il programma di lavoro dovrebbe concentrarsi sulla ristrutturazione e sul miglioramento della nostra economia e della nostra società, basandosi sui principi seguenti: liberare tutto il potenziale del mercato unico, conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), realizzare un’economia circolare e raggiungere la neutralità climatica nell’UE al più tardi entro il 2050, garantire infine la buona governance e la rendicontabilità democratica. |
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1.5. |
Il Comitato è convinto che le principali sfide che tutti dobbiamo raccogliere e le profonde transizioni nella nostra economia, nel nostro rapporto con la natura e l’ambiente e nel nostro modo di vita che sono necessarie per creare un mondo veramente sostenibile, saranno affrontate con successo solo se i cittadini e le loro le organizzazioni saranno attivamente coinvolti. |
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1.6. |
Il CESE constata con rammarico, nella sua risoluzione sul coinvolgimento della società civile organizzata nei piani nazionali per la ripresa e la resilienza (PNRR), che le amministrazioni nazionali hanno coinvolto solo in modesta misura la società civile organizzata nell’elaborazione dei loro PNRR. L’importanza e l’utilità di coinvolgere attivamente le organizzazioni della società civile nelle politiche e nella loro attuazione emergono con chiarezza anche dallo studio pubblicato dal CESE sul tema The response of civil society organisations to face the COVID-19 pandemic and the consequent restrictive measures adopted in Europe (La risposta delle organizzazioni della società civile per far fronte alla pandemia di COVID-19 e alle conseguenti misure restrittive adottate in Europa), presentato questa primavera (1), e sono state confermate dal Premio per la società civile (2) che ha riconosciuto l’impegno degli attori sociali durante la pandemia. |
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1.7. |
È per questo che il Comitato chiede, ancora una volta, alla Commissione che tali difetti siano corretti nelle fasi di attuazione e valutazione dei PNRR, istituendo procedure più formali che facilitino scambi reali. Il Comitato si attende quindi che la Commissione riconosca nel suo prossimo programma di lavoro annuale il ruolo cruciale delle imprese dei lavoratori e delle organizzazioni della società civile nell’attuazione dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza, nonché nel processo di revisione e nel monitoraggio di tali piani. Il CESE parte dal presupposto che, in tale contesto, anche i 20 princìpi del pilastro europeo dei diritti sociali che guidano la politica sociale europea saranno al centro della strategia di ripresa, in modo da garantire che la transizione digitale e quella verde siano giuste ed eque. Anche il ruolo essenziale delle parti sociali e delle organizzazioni della società civile come partecipanti attivi alla progettazione del futuro dell’Europa nella Conferenza sul futuro dell’Europa deve trovare riscontro nelle attività della Commissione. |
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1.8. |
Il mercato unico continua a essere il motore principale di un’economia dell’UE competitiva e, in quanto tale, rappresenta un fattore vitale per permettere la ripresa e la ricostruzione delle economie sia dei singoli Stati membri sia dell’UE nel suo complesso. Il CESE osserva che è necessario rimuovere qualsiasi ostacolo e garantire un flusso ininterrotto di beni, servizi, capitali, dati e persone tra le frontiere. È fondamentale ripristinare quanto prima la libertà di circolazione nel mercato unico alle condizioni pre-COVID, approfondire tale mercato in tutti i settori e concentrarsi sui modi per migliorare ulteriormente la solidità delle catene di approvvigionamento e del valore attraverso la diversificazione guidata dalle imprese. |
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1.9. |
Il CESE accoglie con favore l’adozione del dispositivo per la ripresa e la resilienza; tuttavia, la sua attuazione pratica comporta alcuni rischi. Si registra già un ritardo nella procedura di ratifica della decisione sulle risorse proprie (3) che consentirà all’UE di emettere prestiti per ottenere i fondi di cui necessita sui mercati dei capitali. Il CESE esprime preoccupazione per la mancanza di adeguate informazioni in merito alle modalità pratiche dell’emissione delle obbligazioni necessarie per finanziare questo meccanismo (4). Dovrebbe inoltre essere attentamente monitorata la coerenza tra i settori prioritari raccomandati dalla Commissione europea e i contenuti tematici reali dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza. Il fatto che non tutti gli Stati membri si riprenderanno allo stesso ritmo rappresenta un elemento problematico. La Commissione deve garantire la rapida approvazione dei piani presentati, nella consapevolezza che qualsiasi ritardo potrebbe tradursi in un ampliamento del divario tra gli Stati membri e tra i singoli segmenti delle economie nazionali. |
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1.10. |
Il CESE condivide la comunicazione della Commissione sulla risposta della politica di bilancio alla pandemia di COVID-19 (5), in cui la Commissione esprime l’intenzione di decidere in merito a una futura disattivazione della clausola di salvaguardia generale del patto di stabilità e crescita sulla base di una valutazione complessiva dell’andamento dell’economia basata su criteri quantitativi, vale a dire il livello dell’attività economica nell’UE o nella zona euro rispetto ai livelli precedenti la crisi (2019). Il CESE è allineato alla posizione secondo cui è necessario continuare ad applicare la clausola di salvaguardia generale nel 2022 e si dovrebbe evitare il ritiro prematuro del sostegno di bilancio. |
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1.11. |
Per aumentare i benefici a lungo termine del piano di ripresa dell’UE, il CESE esorta a riprendere quanto prima il processo di revisione del quadro di governance economica dell’UE. Invece di un «ritorno alla normalità», il Comitato chiede una «svolta» verso un quadro di governance economica riveduto e riequilibrato, orientato alla prosperità, che attribuisca lo stesso peso a una serie di obiettivi politici fondamentali, come la crescita sostenibile e inclusiva, la piena occupazione e il lavoro dignitoso, il rilancio della produttività dell’UE, un’economia sociale di mercato competitiva e finanze pubbliche stabili. Un simile quadro dovrebbe inoltre evitare il manifestarsi di effetti asimmetrici negli Stati membri e stimolare investimenti produttivi mediante l’applicazione, per esempio, di una regola d’oro (golden rule) equilibrata. |
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1.12. |
La Commissione dovrebbe inoltre prendere in considerazione un’estensione del quadro temporaneo in materia di aiuti di Stato fino alla fine del 2022. Ciò consentirebbe agli Stati membri di continuare a usare la piena flessibilità prevista dalle norme sugli aiuti di Stato per sostenere l’economia nel contesto della pandemia di COVID-19, nel rispetto delle regole di concorrenza, al fine di evitare distorsioni nel mercato unico. Tuttavia, il CESE considera questo regime eccezionale e temporaneo e a esso deve far seguito un processo di risanamento dei bilanci per migliorare lo stato delle finanze pubbliche degli Stati membri. |
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1.13. |
Il CESE rileva che gli obiettivi strategici della Commissione per il suo mandato fino al 2024 non comprendono gli investimenti. Al fine di sfruttare al meglio uno sforzo finanziario storico dell’Unione europea e di uscire da questa crisi eccezionale, abbiamo urgente bisogno di un’agenda economica europea ben articolata e di politiche efficaci per legiferare meglio, nonché di accelerare la distribuzione dei vaccini e ridurre le restrizioni alle frontiere interne dell’UE. Il CESE raccomanda alla Commissione di includere iniziative basate sugli investimenti nel suo programma di lavoro per il 2022, anche attraverso sforzi volti a mobilitare investimenti privati a favore del futuro sviluppo economico sostenibile dell’UE (6). |
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1.14. |
Il CESE appoggia la proposta della Commissione di rivedere il quadro di valutazione della situazione sociale in modo che copra più ampiamente il pilastro quale strumento di monitoraggio fondamentale in uso nel semestre europeo. A tal fine, il Comitato raccomanda di aggiungere indicatori sociali, economici e ambientali nuovi, migliorati, misurabili e complementari che contribuiscano a monitorare i progressi compiuti verso la realizzazione dei principi del pilastro in modo più completo e a seguire l’attuazione delle azioni politiche. |
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1.15. |
La dignità sul lavoro dovrebbe essere la condizione normale. La sfida posta dalla pandemia di COVID-19 ha mostrato la debolezza del nostro sistema sociale, ha esacerbato le disuguaglianze e la povertà e ha portato i nostri sistemi sanitari e sociali sull’orlo del collasso. Al fine di creare un futuro migliore per l’Europa, il CESE raccomanda, per contribuire a affrontare la crisi in atto e correggere i problemi sistemici che hanno aggravato gli effetti della pandemia, di adottare iniziative risolute per combattere la povertà e promuovere il lavoro dignitoso. Se si coglie l’occasione nel modo giusto, le transizioni verde e digitale offrono l’opportunità di creare più posti di lavoro e di qualità migliore, a condizione che siano coinvolte le parti sociali, sia rispettata e rafforzata la contrattazione collettiva e siano integrate in tale processo le posizioni dei lavoratori (informazione, consultazione e partecipazione). |
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1.16. |
Il CESE ritiene inoltre che sia il momento giusto per trarre gli insegnamenti dalla pandemia e assicurare che siano adottate le opportune politiche per prepararsi a shock analoghi in futuro, ma anche che siano colte le nuove opportunità per sostenere il rinnovamento dell’industria. La crisi ha reso ben manifesta l’importanza delle industrie europee, tra cui un settore manifatturiero solido, nel rafforzare le fondamenta economiche dell’UE e nel ridurne la dipendenza eccessiva e critica da fornitori esterni. Una strategia industriale efficace deve pertanto rimanere al centro del programma di ripresa dell’UE. Particolare attenzione dovrebbe essere prestata anche alla protezione delle risorse strategiche e degli investimenti dell’UE (rispetto ad alcuni paesi terzi), poiché si prevede che vi saranno cambiamenti sostanziali negli assetti proprietari dopo la crisi della pandemia di COVID-19. |
2. Il Green Deal europeo
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2.1. |
Malgrado le perturbazioni legate alla sfida globale della pandemia di COVID-19, si dovrà continuare a operare in direzione di un modello economico più sostenibile e socialmente inclusivo, degli obiettivi di sviluppo sostenibile e, in particolare, di un modello di crescita rispettoso dell’ambiente. La transizione verso il Green Deal europeo crea un’opportunità specifica per lo sviluppo di imprese basate sul modello dell’economia sociale. Le aziende innovative e le imprese sono fondamentali per creare soluzioni intelligenti e di successo per la sfida vitale posta dai cambiamenti climatici. |
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2.2. |
Mentre la promozione dell’occupazione e delle competenze, una transizione senza scosse e il dialogo sociale dinamico sono anch’essi elementi importanti, un accordo sociale che sia parte essenziale di un nuovo Green Deal europeo non può certamente riguardare solo il «lavoro», ma deve includere anche i redditi, la sicurezza sociale e il sostegno di bilancio per tutti coloro che ne hanno bisogno, compresi quanti non hanno alcun accesso al lavoro. Pertanto, l’inclusione di tutti gli attori della società civile deve essere uno sforzo condiviso e una questione d’interesse comune, vale a dire che occorre tenere conto dell’inclusione dei gruppi più vulnerabili. |
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2.3. |
L’UE può avere un ruolo di guida globale per quanto riguarda la protezione del clima solo se gestiamo la transizione verde conservando la competitività delle catene del valore, dei posti di lavoro e delle aziende. Le aziende devono essere aiutate a trasformarsi non solo con strumenti finanziari, ma anche rendendo possibili nuovi modelli d’impresa sostenibili, affinché esse non perdano la loro competitività. Occorre trovare un equilibrio tra la libertà imprenditoriale e una regolamentazione più rigorosa per incentivare l’innovazione, ridurre al minimo gli oneri amministrativi aggiuntivi ed evitare potenziali distorsioni del mercato. |
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2.4. |
La transizione verso un’economia più sostenibile e resiliente è più importante che mai. Le risorse finanziarie necessarie a conseguire tale obiettivo devono essere reindirizzate verso investimenti sostenibili con un approccio a lungo termine, che tenga conto degli aspetti economici, ambientali, sociali e di governance. Sulla base del lavoro già svolto e della strategia rinnovata per una finanza sostenibile, annunciata dalla Commissione nel contesto del Green Deal europeo e che sarà adottata nel primo semestre del 2021, occorre proseguire gli sforzi per istituire e rafforzare il quadro di finanza sostenibile dell’UE in una forma armonizzata, sostenuta da tutti gli attori, comprese le istituzioni finanziarie, le imprese, i cittadini e le autorità. Il CESE sottolinea l’importanza di finanziare anche la «trasformazione sostenibile» della nostra economia. Un approccio positivo che offra incentivi consentirà a tutti i settori e a tutte le industrie di trasformarsi e contribuire alla transizione. Occorre anche tenere conto dei diversi punti di partenza e delle sfide legate alla trasformazione che le aziende, i settori e le regioni si trovano ad affrontare. |
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2.5. |
Per raggiungere gli obiettivi del Green Deal in materia di produzione e consumo, nel 2022 la Commissione dovrebbe portare avanti il suo prezioso lavoro sulla transizione verso l’economia circolare attraverso il suo piano d’azione 2020, in particolare per quanto riguarda:
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Il CESE e la Commissione dovrebbero rafforzare il successo conseguito col loro lavoro congiunto sulla Piattaforma europea delle parti interessate per l’economia circolare, raccogliendo le buone pratiche, gli insegnamenti tratti, la ricerca e le strategie delle parti interessate per una transizione giusta ed equa.
Nel 2022 la Commissione dovrebbe continuare a sviluppare il patto europeo per il clima, per garantire che esso si basi su una reale partecipazione e titolarità degli attori locali impegnati a favore del clima, e che sia un veicolo per realizzare le ambizioni dell’UE in materia di clima. Il CESE ha anche proposto di istituire una Piattaforma delle parti interessate per il patto climatico europeo fondata sui principi di inclusività e trasparenza, nonché su un’autentica partecipazione e titolarità da parte degli attori impegnati a favore del clima a tutti i livelli. L’istituzione di un Forum dell’UE sui finanziamenti per il clima nel quadro del patto stimolerebbe i processi di apprendimento realmente reciproci, l’accesso ai finanziamenti e l’eliminazione degli ostacoli.
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2.6. |
Inoltre, i meccanismi per coinvolgere i giovani a favore del clima e della sostenibilità, come le tavole rotonde dei giovani sul clima e la sostenibilità proposte dal CESE, dovrebbero formare parte integrante del patto, con l’aiuto delle organizzazioni della gioventù. |
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2.7. |
La scelta della Commissione di portare al 55 % l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030 è ampiamente in linea con i pareri del Comitato. Impostare un obiettivo di azzeramento delle emissioni nette a partire dagli obiettivi intermedi è possibile soltanto a condizione che sia garantita l’integrità del sistema, compreso il calcolo preciso delle emissioni e dell’assorbimento del carbonio. Il CESE considera estremamente importante che cittadini e parti sociali siano in grado di sapere in che modo è possibile conseguire gli obiettivi in materia di emissioni e cosa ciò comporti per la loro vita professionale e privata. Si tratta di una questione essenziale per il sostegno a tutte le misure che devono essere adottate. È pertanto opportuno agire in modo da garantire l’equa condivisione dei rischi e delle opportunità al fine di assicurare certezza e stabilità. L’UE deve garantire che la sua politica commerciale e i suoi accordi commerciali siano coerenti con le sue ambizioni in materia di clima; la Commissione dovrebbe pertanto vigilare attentamente sulle possibili conseguenze per i cittadini di paesi terzi a basso reddito. |
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2.8. |
La strategia Dal produttore al consumatore e la strategia sulla biodiversità della Commissione sono al centro del Green Deal europeo. Ora è cruciale tradurre queste strategie in azioni significative e tempestive. Occorre garantire una partecipazione strutturata e ampia della società civile all’attuazione di tali strategie, ad esempio attraverso un Consiglio europeo per la politica alimentare, come richiesto dal CESE. |
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2.9. |
Nel 2022 la Commissione dovrebbe avviare i lavori preparatori per la sua proposta relativa a un quadro legislativo per sistemi alimentari sostenibili, la cui pubblicazione è prevista per il 2023. Il quadro legislativo dovrebbe garantire un approccio a vasto raggio e includere obiettivi chiari, indicatori e un solido meccanismo di monitoraggio. Il CESE ha raccomandato di definire un quadro di valutazione della sostenibilità alimentare nell’UE, che consentirebbe di affrontare le sfide relative ai sistemi alimentari attraverso un approccio pluriennale, promuovendo in tal modo l’allineamento delle politiche attuate ai diversi livelli di governance. Il quadro di valutazione fornirebbe degli indicatori e incoraggerebbe e monitorerebbe in tal modo i progressi compiuti verso il conseguimento degli obiettivi fissati. |
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2.10. |
La politica agricola comune (PAC) e la politica comune della pesca (PCP) dovrebbero inoltre apportare un contributo significativo al Green Deal europeo, in particolare per quanto riguarda la strategia Dal produttore al consumatore e la strategia sulla biodiversità, fissando obiettivi più ambiziosi in rapporto all’azione per l’ambiente e il clima, operando a favore di sistemi alimentari più sostenibili e resilienti, e assicurando che si tenga debitamente conto della dimensione sociale. A livello mondiale occorre assicurare la parità di condizioni per tutte le industrie agroalimentari e della pesca, in modo che la produzione sostenibile dell’UE non sia esternalizzata né influenzata negativamente dalle importazioni da paesi terzi con norme ambientali, sociali, sanitarie e qualitative meno rigorose, specie nel quadro delle perturbazioni economiche e commerciali causate dalla crisi della pandemia di COVID-19. Allo stesso modo, la sostenibilità sociale deve svolgere un ruolo chiave anche nella PAC e sarebbe opportuno prendere in considerazione un sistema di condizionalità sociale per garantire che non si utilizzino fondi europei in presenza di violazione dei diritti umani e del lavoro e che i lavoratori agricoli godano dei più elevati standard di protezione del lavoro e di protezione sociale. |
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2.11. |
Il CESE sostiene l’obiettivo dell’UE di azzerare l’inquinamento al fine di assicurarsi ecosistemi sani e un ambiente di vita sano per i cittadini europei. A tal fine la Commissione adotterà nel corso del 2021 il piano d’azione intitolato Towards a zero-pollution ambition for air, water and soil — building a healthier planet for healthier people (Verso l’obiettivo di azzerare l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo: costruire un pianeta più sano per persone più sane). Il CESE attende con interesse di esaminare gli strumenti e il calendario proposti per l’attuazione di questo piano d’azione. |
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2.12. |
Affinché questa transizione abbia successo, il CESE invita la Commissione ad adottare misure concrete di sostegno sotto forma di mercati guida per l’acciaio ecologico, un sostegno finanziario temporaneo per i processi a basse emissioni di carbonio e investimenti nelle infrastrutture per l’idrogeno e per la cattura, lo stoccaggio e l’utilizzo del carbonio, procedendo anche alla revisione delle norme in materia di aiuti di Stato e di concorrenza. Inoltre, è necessario promuovere la transizione del settore bancario e finanziario perché si concentri maggiormente sul sostegno a progetti sostenibili e innovativi. |
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2.13. |
Il CESE accoglie con favore il fatto che la nuova strategia per i trasporti della Commissione sia incentrata sulla mobilità sostenibile e intelligente e sia integrata nel Green Deal europeo. Tuttavia, poiché il mercato unico e le questioni sociali sono fattori fondamentali per permettere la transizione verso una mobilità più sostenibile e intelligente, il CESE ne auspica il potenziamento nelle misure future. |
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2.14. |
Il CESE sostiene l’obiettivo di rendere tutti i modi di trasporto più sostenibili e di promuovere un sistema di trasporto multimodale sostenibile, basato sulla cooperazione tra i modi di trasporto, su caratteristiche ambientali ottimizzate e sulla sostenibilità sociale di ciascun modo di trasporto. Al tempo stesso, è necessario un approccio globale riguardante le modalità per conseguire tale obiettivo. Una strategia di mobilità dell’UE efficace deve inoltre andare di pari passo con il rafforzamento della competitività del settore dei trasporti nel suo complesso e della relativa base industriale dell’UE. Il CESE sottolinea che, se la crisi senza precedenti della pandemia di COVID-19 ha dimostrato l’importanza vitale di un mercato unico dei trasporti efficiente e di catene di approvvigionamento sostenibili, tale crisi esige anche che si distingua chiaramente tra la fase di ripresa del settore dell’aviazione a breve termine, assicurandosi nel contempo del necessario contributo del settore agli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e della sua competitività internazionale, e il raggiungimento di condizioni uniformi nel settore stesso nel medio e lungo periodo. |
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2.15. |
La Commissione dovrebbe continuare a sviluppare l’Unione dell’energia attraverso relazioni annuali sullo stato di tale Unione e offrendo sostegno agli Stati membri nell’attuazione dei piani nazionali per l’energia e il clima. Occorre prestare maggiore attenzione ai modi per mettere i cittadini al centro della transizione energetica. In cima alla lista delle priorità politiche della Commissione dovrebbero figurare il sostegno all’energia dei cittadini e la possibilità data ai consumatori di operare scelte informate, la titolarità locale e lo sviluppo regionale, nonché la valutazione dell’adeguatezza delle strategie per una transizione giusta. |
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2.16. |
Già nel corso di questo anno 2021 la Commissione sta proponendo un intenso e ambizioso programma di iniziative legislative per decarbonizzare il settore energetico, in particolare nell’ambito del pacchetto Pronti per il 55 %. Nel 2022 la Commissione dovrebbe continuare a perseguire l’integrazione del sistema energetico, chiarendo come raggiungere la sicurezza dell’approvvigionamento utilizzando fonti energetiche a basse o zero emissioni di carbonio, anche per quanto riguarda il ruolo del settore pubblico. È necessario un approccio alla transizione verde che sia favorevole alle imprese, sostenendo il Green Deal europeo e i suoi nuovi obiettivi con una strategia industriale credibile al fine di trasformarlo in un vero e proprio motore di crescita, assicurando che l’agenda per la finanza sostenibile consenta anche il finanziamento di tecnologie, infrastrutture e attività di transizione, tenendo conto della competitività industriale. |
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2.17. |
Conseguire la neutralità climatica non sarà un compito facile per l’Europa. La decarbonizzazione dell’industria comporterà costi elevati in termini di energia per le imprese ad alta intensità energetica (settori siderurgico, cementizio e chimico) e, allo stesso tempo, imporrà cambiamenti strutturali enormi ai settori dell’industria, dei trasporti e dell’energia, con il rischio di creare uno svantaggio economico in un mercato globale competitivo. Per preservare la competitività è necessaria una svolta energetica globale, che garantisca la sicurezza dell’approvvigionamento per le imprese e le famiglie, senza che questo comporti un aumento dei prezzi, migliorando nel contempo sia la connettività di rete sia la capacità di stoccaggio. In questo processo l’idrogeno svolgerà un ruolo essenziale. Occorre sviluppare in via prioritaria le applicazioni pertinenti. |
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2.18. |
Il CESE ritiene che sia molto importante ridurre la dipendenza energetica; pertanto, sarebbe opportuno adottare misure volte a ridurre le importazioni di energia ed eliminare le sovvenzioni per le fonti energetiche dannose per il clima e l’ambiente. Inoltre, l’Unione europea dovrebbe assumere un ruolo di leadership nel settore delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e dell’elettromobilità. Tuttavia, il consenso sociale dovrebbe essere una priorità, soprattutto se si considera che alcune regioni dell’UE, che ancora dipendono dalla produzione di carbone o dall’utilizzo di altri combustibili fossili, sono ben lontane dal completamento della transizione verso la sostenibilità, e che i loro abitanti hanno redditi inferiori e opportunità economiche minori rispetto ad altri Stati membri. La mancanza di una risposta adeguata agli impatti negativi della transizione energetica su cittadini e imprese, specie le PMI, e l’incapacità di assicurare adeguato sostegno a chi è più duramente colpito possono portare a forti resistenze politiche e sociali e a rallentare il processo generale di attuazione complessiva dei piani nazionali per l’energia e il clima. |
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2.19. |
Il CESE sottolinea che la creazione di un’economia dell’idrogeno pulito in Europa costituisce solo un elemento della strategia volta a collegare in modo più efficace i diversi settori energetici dell’UE. A causa dei suoi elevati costi di produzione e di trasporto, l’idrogeno pulito dovrebbe essere utilizzato soltanto nei casi in cui non siano possibili altre opzioni di decarbonizzazione, per esempio nei settori in cui è difficile abbattere le emissioni di carbonio oppure per talune applicazioni molto specifiche nei settori dei trasporti e dell’edilizia. Il CESE evidenzia che, per favorire il successo dell’idrogeno pulito, i fondi europei non dovrebbero sovvenzionare i combustibili fossili e invita la Commissione ad applicare il principio del «non nuocere» (do no harm) a tutti i finanziamenti pubblici a titolo del QFP, di InvestEU, del fondo dell’UE per la ripresa e degli aiuti di Stato. |
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2.20. |
Il Comitato ritiene che, data la natura specifica della strategia per un’ondata di ristrutturazioni e il suo percorso fino al 2050, essa debba essere inserita in un quadro giuridico e finanziario chiaro, stabile e appositamente concepito. La Commissione dovrebbe prevedere incentivi per lo sviluppo, a livello locale, dell’industrializzazione e per l’introduzione di massa di processi di ristrutturazione per l’efficienza energetica. |
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2.21. |
Il CESE ricorda che i Balcani occidentali sono altamente sensibili all’effetto dei cambiamenti climatici, che si ripercuotono sulla salute e sull’economia in generale, e sottolinea che è necessaria un’azione urgente per migliorare la qualità della vita dei loro cittadini, in particolare dei minori e dei giovani, attraverso una giusta transizione verso un modello più verde, tenendo presente il principio che nessuno dovrebbe essere lasciato indietro. Il CESE sostiene l’agenda verde per i Balcani occidentali e chiede che le future azioni volte a rendere più verdi i Balcani occidentali siano adeguate alle sfide ed esigenze specifiche della regione, in particolare elaborando un quadro legislativo appropriato e promuovendo attività transfrontaliere, soluzioni tecnologiche innovative, energia prodotta e consumata localmente ed efficienza energetica, trasporti urbani e reti stradali e ferroviarie sostenibili, il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati, la diffusione delle TIC e di reti internet veloci, misure nel settore agroalimentare ecc. |
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2.22. |
Il CESE sostiene senza riserve la collaborazione della Commissione europea con gli Stati membri dell’UE per promuovere competenze, conoscenze e prospettive chiave che facilitino l’apprendimento permanente. Dobbiamo porre al centro della strategia dell’UE posti di lavoro e condizioni di lavoro di qualità, rafforzando l’importanza del know-how e la sua continua applicazione attraverso un sistema di istruzione e formazione, attraverso il diritto all’apprendimento permanente, che deve essere attuato garantendo opportunità di accesso, ed esempi concreti di eventuali conti individuali di apprendimento. Ciò consentirà alle persone di affrontare i cambiamenti richiesti nel contesto delle transizioni verde e digitale, per garantire che nessuno sia lasciato indietro. Il CESE invita la Commissione ad avviare il dialogo sociale sui conti individuali di apprendimento e a sviluppare una strategia in materia di abilità e competenze verdi a livello dell’UE in linea con il Green Deal europeo. |
3. Un’Europa pronta per l’era digitale
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3.1. |
La crisi della pandemia di COVID-19 rende evidente come la rivoluzione digitale contribuisca in misura rilevante ad accrescere la resilienza delle nostre società nei confronti delle crisi. È di capitale importanza investire nella digitalizzazione dei servizi essenziali e accrescere la capacità di amministratori, legislatori e istituzioni pubbliche di prestare i loro servizi durante le crisi. Nel contempo, dobbiamo acquisire consapevolezza del fatto che le tecnologie digitali sono uno strumento e non un fine in sé. Abbiamo bisogno di un quadro europeo efficiente per garantire la piena accessibilità per i cittadini dell’UE e pari opportunità per tutti e per indirizzare tale quadro verso elevati standard di sostenibilità, comprese solide salvaguardie democratiche e tecnologiche, accompagnate da misure di sostegno ai costi e alle conoscenze che non lascino indietro nessuno. |
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3.2. |
Il CESE rileva che, per portare l’UE ai primi posti nel settore digitale, sono necessari stanziamenti considerevoli a favore della ricerca e dell’innovazione e la promozione della cooperazione tra imprese, ricercatori, settore pubblico e altre parti interessate. |
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3.3. |
La pandemia ha accelerato la transizione digitale, evidenziando la necessità di affrontare sfide come l’equilibrio tra lavoro e vita privata, nonché sfide in materia di salute e sicurezza dei lavoratori. Il dialogo sociale a livello europeo, nazionale e industriale è uno strumento utile per esaminare se e in quale misura la salute dei dipendenti e la loro vita privata richiedano una tutela supplementare in un momento in cui la comunicazione mobile digitale è onnipresente e quali misure siano appropriate a tale riguardo, compresa una valutazione a livello dell’UE del cosiddetto «diritto alla disconnessione». |
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3.4. |
La Commissione dovrebbe collaborare con gli Stati membri per eliminare le differenze tra lavoratori tipici e lavoratori atipici, distinguendo chiaramente tra i lavoratori autonomi reali e quelli fittizi. Tutti i lavoratori, definiti come tali sia dal diritto nazionale che dalla giurisprudenza della CGUE, dovrebbero essere ugualmente tutelati, indipendentemente dal fatto che lavorino o meno per una piattaforma digitale, e dovrebbero essere riconosciuti il loro diritto alla contrattazione collettiva e alla rappresentanza e alla salvaguardia delle condizioni di lavoro e della salute, nel rispetto dei diversi sistemi di relazioni industriali. |
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3.5. |
La trasformazione digitale dovrebbe contribuire non soltanto a incrementare la produttività, ma anche a migliorare l’istruzione e promuovere la partecipazione politica, sociale e culturale di tutti coloro che vivono nell’UE. Il CESE invita a prestare un’attenzione specifica agli anziani, alle persone con disabilità, alle persone a rischio di esclusione sociale e a coloro che appartengono ad altri gruppi vulnerabili al fine di prevenire il divario digitale. Pertanto, uno degli obiettivi della transizione digitale dovrebbe essere quello di garantire l’accesso universale a internet a banda larga come servizio pubblico gratuito per tutti i residenti dell’UE, soprattutto se si tiene conto del fatto che la copertura attuale è molto disomogenea e che ciò è particolarmente pregiudizievole per le zone rurali (PMI e cittadini). |
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3.6. |
Le persone, con le loro conoscenze, abilità e competenze, svolgono un ruolo fondamentale nella competizione globale. La situazione demografica sta ostacolando la disponibilità di forza lavoro e inoltre vi è una crescente carenza di competenze di qualità. Il CESE chiede di agire con urgenza per lo sviluppo dell’istruzione e della formazione al fine di soddisfare le esigenze dell’era dell’intelligenza artificiale (IA), anche assicurando basi solide nelle abilità di base e nelle competenze STEM. Il miglioramento delle competenze, la riqualificazione e l’apprendimento permanente, accompagnati da adattabilità e resilienza, sono una necessità per garantire che tutti siano in grado di rispondere ai cambiamenti nel mercato del lavoro e nella vita quotidiana. |
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3.7. |
Considerando il rapido progresso tecnologico che avviene al di fuori dell’UE, quest’ultima deve intensificare gli sforzi per migliorare la propria competitività. Ciò vale per un’ampia gamma di tecnologie, molte delle quali rispondono a esigenze della società quali cibo, acqua, energia, mobilità e alloggio. Lo sviluppo e l’adozione dell’intelligenza artificiale e di altre tecnologie digitali è l’esempio più rilevante a questo riguardo, poiché l’impatto di tali tecnologie è in grado di trasformare tutti i settori dell’economia e della società. |
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3.8. |
È importante preservare il modello europeo, in termini di diritti, standard e politiche di tutela dei consumatori. Questo è ciò che rende unica l’Unione europea. Ad esempio, nel settore della digitalizzazione, il codice etico dell’UE sull’intelligenza artificiale distingue nettamente la concezione europea di «sorveglianza con controllo umano» (human-in-command) da quella di altre regioni del mondo. Questo approccio, basato sui diritti e sulle libertà fondamentali (ad esempio, occorre garantire che il genere, la razza ecc. non abbiano alcuna influenza sulle decisioni adottate dall’IA), fa parte del modello dell’UE e dovrebbe, secondo il CESE, essere preservato nonostante il clima competitivo più aspro che si sta delineando oggi. |
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3.9. |
Il CESE invita la Commissione a mantenere la competitività e gli interessi dei lavoratori al centro della transizione digitale, ponendo un forte accento sulle relazioni industriali e sull’occupazione nell’industria, e a promuovere la transizione giusta e un approccio a questi cambiamenti incentrato sulle persone. Una strategia industriale ambiziosa è essenziale per garantire il successo della doppia transizione verde e digitale. La trasformazione digitale delle nostre economie e società deve essere sostenuta da un clima che favorisca gli investimenti e dallo sviluppo di condizioni affidabili per la diffusione e l’uso sicuri delle nuove tecnologie. |
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3.10. |
Il CESE osserva che la politica sociale dovrebbe incoraggiare gli investimenti nelle competenze, sostenendo meglio il mercato del lavoro nazionale e le riforme della sicurezza sociale, e garantire che il pilastro europeo dei diritti sociali promuova la crescita economica e faciliti la creazione di posti di lavoro. |
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3.11. |
Il Comitato ritiene che il quadro normativo europeo debba assicurare l’eliminazione degli ostacoli alle transazioni online, garantendo nel contempo la protezione della privacy e dei dati personali e la sicurezza informatica. Inoltre, affrontare la frammentazione del mercato unico digitale dovrebbe continuare a essere una delle priorità dell’UE, con un’attenzione particolare alle PMI e alle microimprese. |
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3.12. |
Il Comitato è dell’opinione che l’attuazione e il monitoraggio di un quadro normativo per l’intelligenza artificiale dovrebbero essere una priorità. La società civile dovrebbe essere coinvolta in questo processo e portare all’attenzione dei responsabili politici le nuove questioni che potrebbero emergere in tale contesto. Ciò include la limitazione di possibili evoluzioni tecnologiche, il rischio di esclusione e la dipendenza dell’UE dai cosiddetti giganti digitali. Il mercato unico digitale non deve lasciare indietro nessuno. Ciò comporta, da un lato, una migliore accessibilità e comprensione e un migliore utilizzo degli strumenti digitali e, dall’altro, il miglioramento delle competenze e della formazione nelle tecnologie digitali. |
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3.13. |
Il CESE accoglie con favore la nuova agenda transatlantica e i suoi sforzi per rafforzare il partenariato transatlantico. Il contesto senza precedenti della pandemia di COVID-19 ha dimostrato chiaramente che l’economia digitale sta trasformando le nostre società ed economie e che la tecnologia deve essere una priorità assoluta nella rinnovata cooperazione UE-USA. Il CESE sostiene dunque la creazione del Consiglio per il commercio e la tecnologia e chiede il forte coinvolgimento della società civile negli sforzi futuri volti a creare un quadro transatlantico strutturato di principi politici e normativi, che includa anche le basi per un futuro accordo UE-USA sul commercio digitale. |
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3.14. |
La digitalizzazione continuerà a presentare sfide e opportunità per il sistema finanziario europeo. Nel 2021 il Comitato ha sostenuto la strategia della Commissione in materia di finanza digitale e le proposte legislative che ne derivano. Il CESE invita la Commissione a portare avanti questi sforzi nel 2022 per affrontare adeguatamente le sfide della finanza digitale e coglierne le opportunità a vantaggio di tutte le parti interessate. Questo sosterrebbe la trasformazione digitale dell’economia europea, contribuendo allo sviluppo di mercati finanziari competitivi e aperti all’innovazione. |
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3.15. |
Compiacendosi del fatto che la digitalizzazione e l’automazione possono contribuire in modo sostanziale a realizzare trasporti più sostenibili («verdi»), il CESE chiede alla Commissione di garantire una transizione giusta verso l’automazione e la digitalizzazione che non lasci indietro nessuno. La Commissione dovrebbe garantire che la doppia transizione verde e digitale del settore proceda senza ostacoli e in modo equilibrato dal punto di vista economico, sociale e ambientale. |
4. Un’economia al servizio delle persone
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4.1. |
La pandemia di COVID-19 ha devastato l’economia europea e la società, provocando un aumento della disoccupazione e delle disuguaglianze. Una solida base economica e la creazione di valore sono fondamentali per generare uno sviluppo sostenibile e preservare l’ambizioso modello sociale europeo. Le politiche sociali devono andare di pari passo con politiche capaci di stimolare lo sviluppo economico, riconoscendo che il loro obiettivo condiviso è il bene comune. La creazione di posti di lavoro, lo sviluppo delle competenze e mercati del lavoro inclusivi sono la ricetta migliore per prevenire le disuguaglianze e l’esclusione e per rafforzare la stabilità sociale. Il progresso economico e quello sociale sono quindi saldamente intrecciati tra loro e le prestazioni economiche e la prosperità hanno rilevanza fondamentale. Per conseguire una ripresa rapida, devono essere mobilitati tutti gli strumenti pertinenti, di bilancio, monetari, strutturali, strumenti a sostegno degli investimenti, strumenti regolamentari e finanziari. Il processo di ripresa deve rispettare le esigenze sociali ed essere uniforme ed equilibrato a livello regionale. |
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4.2. |
Al di là delle questioni economiche e ambientali, è l’agenda sociale a dover guidare il programma di lavoro dell’UE nel 2022. Ciò significa che l’impegno della Commissione a favore di un’Europa sociale e sostenibile dovrebbe essere una priorità, tenendo conto anche, nel contempo, di eventuali nuovi indicatori per misurare il progresso economico che vadano oltre il PIL, ad esempio la qualità della vita, la sostenibilità ambientale, la coesione sociale, la salute e il benessere generale delle generazioni attuali e future. In questo senso, le organizzazioni della società civile possono svolgere un ruolo importante. Ci si presenta l’opportunità di promuovere l’innovazione sociale come modello di ripresa attraverso la co-creazione, la co-progettazione e la co-produzione. In un panorama sociale complesso, segnato da enormi sfide per la società, l’unica via percorribile per conseguire risultati positivi per la ripresa consiste nel mobilitare tutte le risorse della società, operando in modo intersettoriale e multidisciplinare al fine di individuare soluzioni congiunte alle sfide comuni. La società civile organizzata è un catalizzatore dell’innovazione sociale. |
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4.3. |
Il CESE accoglie con favore il piano d’azione del pilastro europeo dei diritti sociali e ritiene che nel 2022 dovrebbero essere adottate misure concrete in relazione allo sviluppo sostenibile e alla coesione sociale al fine di consentire ai cittadini europei di accedere a servizi essenziali di qualità. Il CESE esorta la Commissione a prendere in considerazione diverse opzioni per quanto riguarda la questione del reddito minimo in Europa per affrontare meglio la situazione dei cittadini europei, in particolare quando essi si trovano dinanzi alle drammatiche prospettive economiche indotte dalla pandemia e dalle sue conseguenze. |
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4.4. |
Durante il processo di ripresa, la Commissione europea dovrebbe concentrarsi sul recupero dei posti di lavoro e sulla lotta contro la disuguaglianza e la povertà e inoltre prestare particolare attenzione al sostegno dei gruppi vulnerabili come i lavoratori atipici, i minori che vivono in condizioni di povertà, le persone con disabilità, le persone che abitano in aree emarginate e le persone provenienti da contesti migratori o appartenenti a minoranze etniche, attraverso politiche attive e inclusive. La povertà in generale, e la povertà lavorativa in particolare, continuano a essere un problema significativo in molti Stati membri. Pertanto, garantire che i posti di lavoro forniscano un salario adeguato è essenziale per garantire condizioni di vita e di lavoro dignitose. Per affrontare queste preoccupazioni è necessario un approccio globale a livello dell’UE e degli Stati membri, che comprenda anche il sostegno a programmi efficaci di inclusione attiva, accompagnati da servizi sociali essenziali e abilitanti. |
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4.5. |
La pandemia ha esacerbato il problema del lavoro domestico e di assistenza non retribuito svolto dalle donne e della violenza domestica nei loro confronti. La Commissione europea dovrebbe proporre un Care Deal (patto di assistenza) per l’Europa per liberare le donne da questi compiti non retribuiti e proporre misure ambiziose per contrastare questo tipo di violenza. |
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4.6. |
Il CESE s’impegna a rafforzare il ruolo svolto dalle organizzazioni della società civile nei paesi partner, in particolare dalle parti sociali, in tutti i settori, ma soprattutto in campo economico e sociale. La stabilità, che è indispensabile per superare la crisi, non è possibile senza il coinvolgimento delle parti sociali nel processo decisionale in materia di economia e senza che le associazioni di imprese siano implicate attivamente nel processo legislativo, nelle riforme e nella loro attuazione. La collaborazione tra le parti sociali e altre organizzazioni della società civile può diventare un fattore trainante per politiche efficaci, sostenibili e inclusive in materia di economia, occupazione e inclusione sociale. La Commissione dovrebbe riconoscere questo ruolo essenziale migliorando allo stesso modo sia il dialogo sociale sia quello civile. |
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4.7. |
L’imprenditorialità in tutte le sue forme e in tutti i settori, compresi il turismo, l’industria, l’economia delle piattaforme, l’economia sociale e le libere professioni, è essenziale per la crescita economica, l’innovazione, l’occupazione e l’inclusione sociale. È quindi importante individuare le difficoltà incontrate dalle PMI, in particolare le microimprese, spesso a conduzione familiare, quando accedono al mercato unico e fornire risposte efficaci e più mirate. L’imprenditoria sociale merita un’attenzione particolare, visto il ruolo che questa forma di imprenditorialità può svolgere nel superare la crisi e nel garantire una ripresa economica equa e sostenibile. |
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4.8. |
L’Europa sta vivendo la transizione verso la neutralità climatica e la digitalizzazione. Queste transizioni, la transizione verde e quella digitale, comportano l’uso di nuove tecnologie, e quindi investimenti e innovazioni, e porteranno a nuovi tipi di occupazioni e nuove competenze. La politica industriale dovrebbe pertanto avere una forte dimensione sociale, in quanto posti di lavoro di qualità, protezione sociale e servizi pubblici efficienti creano un ambiente favorevole allo sviluppo delle attività industriali. |
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4.9. |
Una moderna politica dei consumatori deve garantire che questi dispongano dei diritti e della protezione di cui hanno bisogno. Il mercato unico rende molto più semplice per i consumatori e le imprese dell’UE acquistare e vendere beni e servizi al di là delle frontiere, sia online che secondo le modalità del commercio tradizionale. Per sfruttare queste nuove opportunità, è necessario avere fiducia nel mercato, disporre di una normativa mirata e poter contare su una sua efficace applicazione. Anche l’informazione e la formazione dei consumatori devono aiutare questi ultimi a diventare attori effettivi nelle transizioni verde e digitale e a fare scelte più responsabili e informate. |
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4.10. |
È essenziale monitorare da vicino le nuove forme di consumo e di produzione, tenendo conto della necessità di integrare tra loro le preoccupazioni ambientali e la tutela dei consumatori e del lavoro, nonché gli aspetti relativi alla crescita e all’occupazione. L’economia circolare contribuisce alla transizione verso modelli di produzione e consumo più sostenibili. |
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4.11. |
Le imprese costituiscono i capisaldi di un’Europa vitale. L’economia europea deve diventare più innovativa e resiliente. Ciò richiede costanti miglioramenti al contesto imprenditoriale. Una buona regolamentazione costituisce un modo efficiente in termini di costi per sostenere la ripresa. Quando si introducono nuove misure politiche, dovrebbero essere garantiti i principi relativi all’approccio legiferare meglio, quelli relativi ai controlli della competitività, al pilastro europeo dei diritti sociali e alla sostenibilità ambientale. La necessità di disporre di un ambiente favorevole all’attività imprenditoriale si applica alla regolamentazione, alla tassazione e all’assegnazione di finanziamenti pubblici, tenendo presente che gli investimenti nell’innovazione creano i presupposti del successo europeo. La politica industriale moderna richiede un approccio globale che miri a rafforzare la competitività delle imprese dell’UE in tutti i settori politici. Investire in infrastrutture adeguate alle esigenze future è una necessità per l’operatività del mercato unico. Anche la rimozione della doppia imposizione e la digitalizzazione e semplificazione dei regimi fiscali, in particolare in materia di IVA, favorirebbero gli investimenti e il commercio. |
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4.12. |
Il regolamento sul dispositivo per la ripresa e la resilienza conferma l’importanza di un reale coinvolgimento della società civile nello sviluppo dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza nel quadro del semestre europeo. Il CESE chiede che venga stabilita una condizionalità vincolante per tale consultazione, poiché il coinvolgimento varia da paese a paese e a seconda della regione, anche per quanto riguarda gli altri strumenti del quadro finanziario pluriennale, sulla base di standard minimi definiti a livello dell’UE. |
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4.13. |
Per evitare variazioni repentine e significative («cliff effects») sull’economia, impedire un ritorno alle misure di austerità e aumentare i benefici a lungo termine del piano per la ripresa dell’UE, il CESE esorta a far ripartire quanto prima il processo di revisione del quadro di governance economica dell’UE. Invece di un «ritorno alla normalità», chiediamo una «svolta» verso un quadro di governance economica riveduto e riequilibrato, orientato alla prosperità, che attribuisca lo stesso peso a una serie di obiettivi politici fondamentali, come la crescita sostenibile e inclusiva, la piena occupazione e il lavoro dignitoso, un’economia sociale di mercato competitiva e finanze pubbliche stabili. Un simile quadro dovrebbe inoltre evitare il manifestarsi di effetti asimmetrici negli Stati membri e stimolare investimenti produttivi mediante l’applicazione, ad esempio, di una regola d’oro bilanciata. In ogni caso, la clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita dovrebbe rimanere attiva fino a quando la disoccupazione non diminuirà in modo significativo e la crescita non s’iscriverà stabilmente in una solida traiettoria ascendente, con l’entrata in vigore delle regole di bilancio aggiornate. |
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4.14. |
Il Comitato chiede di intensificare gli sforzi per completare l’Unione bancaria, un progetto atteso da tempo. Le banche europee continueranno a svolgere un ruolo vitale nella ripresa economica dalla crisi della pandemia di COVID-19, sostenendo l’economia e l’occupazione. Un’Unione bancaria piena contribuirebbe anche all’inclusione sociale e al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, che sono fondamentali per garantire la futura competitività dell’Europa. Il Comitato sottolinea la necessità di accrescere ulteriormente la proporzionalità delle regole bancarie, senza sacrificare l’efficacia della disciplina. Il CESE ritiene che in sede di revisione delle norme prudenziali bancarie sia essenziale tenere conto del variegato panorama del settore bancario europeo. |
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4.15. |
Anche l’Unione dei mercati dei capitali dovrebbe continuare a occupare un posto di rilievo nell’agenda. Il Comitato ha sostenuto le iniziative delineate nel piano d’azione per l’Unione dei mercati dei capitali per il 2020. Il CESE chiede un sostegno effettivo da parte degli Stati membri per raggiungere gli obiettivi dell’Unione dei mercati dei capitali e sottolinea che occorre prestare particolare attenzione alle iniziative strategiche per il finanziamento dell’economia europea e delle transizioni climatica e digitale. Il Comitato ritiene opportuno promuovere le buone pratiche nazionali al fine di migliorare l’alfabetizzazione finanziaria dei cittadini europei, quale presupposto per sfruttare meglio l’elevato livello di risparmio in Europa. Inoltre, il CESE sottolinea l’opportunità di promuovere ulteriormente le considerazioni ambientali, sociali e di governance e mette quindi in risalto la necessità di permettere agli investitori di accedere a dati affidabili in materia ambientale, sociale e di governance. |
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4.16. |
Il CESE è fermamente convinto che, nel contesto della digitalizzazione dell’economia, ogni eventuale modifica delle norme sulla ripartizione tra i paesi dei diritti di imposizione fiscale in materia di utili debba essere coordinata a livello globale e si compiace, pertanto, della stretta cooperazione tra la Commissione, gli Stati membri e l’OCSE/G20 al fine di sostenere lo sviluppo di una soluzione internazionale. Qualora non si riuscisse a concordare una soluzione a livello internazionale, l’UE deve prendere in considerazione l’ipotesi di procedere autonomamente. Si deve continuare ad attribuire un’elevata priorità nell’agenda politica alla lotta contro la frode fiscale e l’evasione fiscale, nonché contro il riciclaggio di denaro e la pianificazione fiscale aggressiva. |
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4.17. |
La politica di coesione svolgerà un ruolo fondamentale nel garantire una ripresa equilibrata ed efficace, promuovere la convergenza, combattere le disuguaglianze e assicurare che nessuno sia lasciato indietro. È importante che le varie risorse dei fondi di coesione del periodo di programmazione 2021-2027 siano spese in modo efficace e tempestivo al fine di conseguire una ripresa reale. Per riprendersi dalla crisi e rafforzare la resilienza e la sostenibilità, è necessario dare la priorità a una distribuzione ugualitaria ed equa. Anche la coesione territoriale punterà a uno sviluppo più equilibrato, sostenibile e conforme al territorio di residenza. Al centro della politica di coesione dell’UE nel 2021-2027 dovrebbe rimanere la competitività economica attraverso la ricerca e l’innovazione, la transizione digitale nonché l’agenda del Green Deal europeo e gli obiettivi di sviluppo sostenibile. |
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4.18. |
Nel settore dei trasporti, conservare posti di lavoro di qualità e assicurare condizioni di lavoro adeguate sono requisiti fondamentali per mantenere una forza lavoro qualificata, senza la quale una competitività sostenibile non può essere garantita. Dovrebbero essere preservati posti di lavoro di qualità e condizioni di lavoro adeguate, così come si dovrebbe continuare ad assumere e formare personale qualificato. Il Comitato accoglie con favore le iniziative in corso della Commissione sul tema «le donne e i trasporti» e chiede che vengano intraprese ulteriori azioni per conseguire la parità di genere in tale settore. |
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4.19. |
Il CESE invita la Commissione a istituire, nell’ambito della strategia per un’ondata di ristrutturazioni, un nuovo «Erasmus per la riqualificazione termica 2050», in modo da attirare i giovani europei verso nuove professioni nel settore delle costruzioni. |
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4.20. |
Il quadro di valutazione della situazione sociale dovrebbe monitorare periodicamente i progressi compiuti nell’attuazione del pilastro, sia nella relazione comune sull’occupazione sia nelle relazioni per paese. Dovrebbe funzionare in modo integrato con le relazioni già esistenti sul monitoraggio dei risultati in materia di occupazione e sul monitoraggio dei risultati in materia di protezione sociale, elaborate dagli Stati membri. I 14 indicatori e sottoindicatori (35 in tutto) del quadro di valutazione dovrebbero essere soggetti a continua revisione, coinvolgendo le parti sociali e le organizzazioni della società civile, al fine di adattarli agli obiettivi politici e alla situazione socioeconomica in evoluzione dell’Europa. |
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4.21. |
Un nuovo semestre europeo dovrebbe conseguire obiettivi sociali nel quadro di un’azione di monitoraggio di squilibri sociali eccessivi, per compensare la predominanza dei requisiti macroeconomici e di bilancio. Il quadro di valutazione della situazione sociale dovrebbe monitorare e avere per oggetto tutti i diritti e i principi contemplati nel pilastro e includere indicatori misurabili nuovi e migliorati. Tali indicatori potrebbero comprendere, oltre alle statistiche, l’accesso effettivo a servizi sociali basati sulla qualità, i diritti sociali applicabili, l’integrazione sociale e lavorativa dei migranti, la copertura della contrattazione collettiva, la partecipazione degli attori sociali al processo del semestre europeo e l’accesso agli apprendistati e a un’istruzione superiore di qualità. La Commissione dovrebbe monitorare l’attuazione dei piani nazionali di riforma in stretta collaborazione con le parti sociali e le pertinenti organizzazioni della società civile, promuovendo in tal modo raccomandazioni sociali specifiche per paese. Le raccomandazioni dovrebbero essere adeguate per numero e struttura e monitorare i progressi compiuti in merito alle priorità indicate nella tabella di marcia. |
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4.22. |
Il coinvolgimento delle parti sociali dovrebbe essere rafforzato in linea con le disposizioni del TFUE, consentendo alle parti sociali di essere consultate sulla definizione e l’attuazione delle politiche economiche, occupazionali e sociali conformemente alle prassi nazionali. Il coinvolgimento tempestivo e sostanziale è essenziale per un impegno più efficace a favore delle politiche, facilitando così la riuscita applicazione di queste ultime in modo tale da bilanciare gli interessi dei lavoratori e dei datori di lavoro. La collaborazione tra le parti sociali può diventare un fattore trainante per politiche efficaci, sostenibili e inclusive in materia di economia, occupazione e inclusione sociale. La consultazione delle parti sociali dovrebbe essere rafforzata migliorando l’attuazione del quadro dell’UE in materia di informazione, consultazione e partecipazione, in particolare nei processi di ristrutturazione (7). |
5. Un’Europa più forte nel mondo
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5.1. |
Il CESE ritiene che, entro il quadro predefinito dal Green Deal europeo e dagli obiettivi di sviluppo sostenibile, la coesione sociale, la convergenza economica verso l’alto e la promozione della competitività e dell’innovazione dovrebbero costituire la base su cui l’economia della zona euro può accelerare e sostenere un ruolo internazionale più forte per l’euro nel prossimo periodo. Questo richiede, tra l’altro, il completamento dell’Unione economica e monetaria e dell’Unione bancaria, nonché ulteriori misure volte ad approfondire il settore finanziario europeo, tra cui una più forte infrastruttura del mercato finanziario europeo e solidi indici di riferimento per la determinazione dei tassi d’interesse. Anche la promozione di un più ampio ricorso all’euro nei settori strategici è fondamentale per contribuire a un accresciuto ruolo internazionale dell’euro. A tal fine, esorta gli Stati membri ad adottare un approccio più uniforme nell’ambito della diplomazia internazionale e una posizione più proattiva volta a promuovere gli interessi dell’UE in tali settori, fatto che potrebbe a sua volta generare maggiori opportunità commerciali. |
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5.2. |
Per quanto riguarda la politica di allargamento, l’aspettativa del CESE è che le prossime relazioni per paese seguano una struttura chiara per monitorare il trattamento della società civile da parte dei governi dei Balcani occidentali. Il CESE è fermamente convinto che l’UE dovrebbe investire anche nello sviluppo di strutture orizzontali per la società civile, offrendo alle parti sociali e alle altre organizzazioni della società civile dei Balcani occidentali competenze, supporto tecnico e opportunità di creazione di reti a livello regionale e internazionale, non da ultimo per garantire che assumano un ruolo più attivo nel processo di allargamento. Per verificare la trasparenza e l’assunzione di responsabilità delle élites politiche dei Balcani occidentali, l’UE dovrebbe commissionare alle organizzazioni della società civile della regione l’elaborazione di relazioni «ombra» periodiche sullo stato della democrazia. |
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5.3. |
Per ristabilire la fiducia nei confronti dell’allargamento e rafforzare le modalità con cui l’UE si rivolge ai suoi alleati naturali nella regione, il CESE è convinto che l’UE dovrebbe consentire ai leader politici e ai cittadini dei Balcani occidentali di partecipare alle attività e alle discussioni organizzate nel contesto della Conferenza sul futuro dell’Europa, a titolo consultivo. Le istituzioni dell’UE possono attingere alle risorse della società civile locale e ricorrere all’aiuto delle delegazioni dell’UE nella regione per mobilitare i cittadini dei paesi partner dei Balcani occidentali, dando loro la possibilità di aderire alle piattaforme su cui i cittadini dell’Unione si confronteranno durante la Conferenza sul futuro dell’Europa. |
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5.4. |
Per quanto riguarda il partenariato orientale, il Comitato ritiene che l’UE sia, prima di tutto, un’unione di valori; pertanto anche le sue relazioni con i paesi vicini dovrebbero essere basate sugli stessi valori e dipenderne. Il CESE s’impegna a mantenere un forte coinvolgimento nella costruzione di società più forti e più democratiche nei paesi vicini, in cui le organizzazioni della società civile possano operare liberamente. |
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5.5. |
In un contesto di deterioramento delle relazioni UE-Russia, il Comitato invita la Commissione a continuare a sostenere le relazioni con la società civile russa. |
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5.6. |
Per costruire gli strumenti con cui la società civile possa dare il proprio contributo sulla scena mondiale, il CESE invita la Commissione a portare avanti la riflessione su come rafforzare il ruolo dei gruppi consultivi interni. È essenziale garantire mezzi e risorse adeguati per aiutare questi ultimi a svolgere le loro funzioni di monitoraggio e consulenza, in particolare alla luce della nuova generazione di gruppi consultivi interni, la cui sfera di attività sarà molto più ampia. Il CESE darà il contributo che gli compete in questo sostegno. Il Comitato si attende che il programma di lavoro della Commissione per il 2022 colga la necessità che la DG Commercio attui alcune delle raccomandazioni risultanti dai dibattiti costruttivi rafforzati tenuti con il CESE e i gruppi consultivi interni nel 2021. L’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) ha recentemente intensificato il suo impegno nei confronti della società civile al di là dei forum pubblici annuali, e questi sforzi contribuiscono in modo significativo a una maggiore efficacia e democrazia del sistema multilaterale di scambi commerciali. Tuttavia, rimangono ancora notevoli margini di miglioramento. Il CESE attende con impazienza gli sviluppi che seguiranno all’impegno della Commissione al rafforzamento della voce della società civile a livello multilaterale, in particolare per quanto riguarda l’azione 6 del recente piano d’azione in 6 punti del gruppo di Ottawa. |
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5.7. |
L’UE è un attore fondamentale nel commercio internazionale: deve avere un’unica voce per negoziare accordi commerciali con i partner internazionali, mantenendo così il suo ruolo guida nella definizione di un’agenda economica, promuovendo i suoi principi fondamentali, le sue norme e i suoi valori sociali e del lavoro (Stato di diritto, diritti fondamentali e principi democratici). La conclusione dei negoziati in corso, la ratifica e l’applicazione degli accordi definitivi e l’avvio di nuovi negoziati sono tutte azioni necessarie per sfruttare le opportunità che si presentano a livello mondiale. Inoltre, l’UE deve contribuire a rafforzare il multilateralismo e sostenere il ruolo dell’OMC e la sua modernizzazione. |
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5.8. |
Il CESE ritiene che l’UE debba diventare autonoma nello sviluppo di un’infrastruttura dei dati e nuove tecnologie digitali europee. Tra la Cina e gli Stati Uniti, l’Unione europea deve restare autonoma e investire nelle tecnologie della prossima generazione. L’UE deve sviluppare la sua propria visione e una sua strategia per la sovranità digitale, pur rimanendo aperta al libero scambio e sostenendo il sistema multilaterale. Dal punto di vista strategico, dovrebbe concentrarsi sulla messa a punto di strutture proprie per quanto riguarda l’infrastruttura, la sicurezza informatica, il cloud computing, la tecnologia abilitante fondamentale e i dati, nonché convincere i partner globali attraverso la qualità dei suoi standard e dei suoi prodotti. Anche garantire la sicurezza alimentare, una solida filiera alimentare e la sostenibilità agroalimentare dell’UE dovrebbe rimanere una delle priorità della Commissione. |
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5.9. |
Il CESE è dell’opinione che gli accordi commerciali, d’investimento ed economici dell’UE dovrebbero:
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5.10. |
Il Comitato esorta l’UE a collaborare attivamente con gli Stati Uniti per conseguire gli obiettivi climatici di Parigi, in considerazione del rinnovato impegno di tale paese per quanto riguarda le questioni climatiche. Soprattutto adesso che il rapporto con la Cina sta diventando sempre più problematico a causa della politica interna ed estera cinese, un forte legame UE-USA è di grande importanza, e non solo in materia di clima. |
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5.11. |
Il CESE riconosce che il partenariato strategico UE-Cina si trova sotto pressione a causa del deterioramento della situazione attuale a Hong Kong, della contrazione dello spazio concesso alla società civile e dello stato dei diritti umani in Cina, in particolare per quanto riguarda gli uiguri. Il Comitato chiede pertanto alla Commissione di sfruttare tutte le opzioni diplomatiche e politiche possibili per migliorare la situazione dei cittadini di Hong Kong e delle minoranze in Cina. In tale contesto, il CESE chiede che la Commissione presenti quanto prima una proposta volta a definire una strategia unica dell’UE (in piena coerenza con le politiche europee in materia di trasporti, concorrenza, investimenti, diritti umani e del lavoro, sicurezza ecc.), per rispondere con un’iniziativa diversa negli Stati membri dell’UE collegati all’iniziativa Nuova via della seta. |
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5.12. |
Il Comitato sostiene la necessità di «intensificare le azioni internazionali per la resilienza climatica», come affermato dalla Commissione. Nel far ciò, dobbiamo tenere presente che, al di fuori dell’UE, i paesi meno sviluppati e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo sono i più colpiti dall’impatto dei cambiamenti climatici. Per questo il CESE insiste affinché, nell’ambito della strategia di partenariato UE-Africa, l’Unione europea collabori con i paesi africani più a rischio perché, come giustamente affermato dalla Banca mondiale nella citazione della Commissione, «nella sola Africa subsahariana i cambiamenti climatici potrebbero dare luogo a fenomeni migratori che interesserebbero fino a 70 milioni di persone entro il 2050». |
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5.13. |
L’area mediterranea dovrà tornare ad essere il centro nevralgico dell’Europa così come è stata per secoli, un’area incentrata sullo scambio di persone, beni e culture. Il CESE chiede che sia ripristinato il ruolo strategico del Mediterraneo per consentire una politica di vicinato in grado di garantire processi di pace e uno sviluppo economico, ambientale e sociale sostenibile. |
6. Promozione del nostro stile di vita europeo
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6.1. |
Una società civile vivace è al centro del progetto dell’Unione europea. Il nostro stile di vita è caratterizzato da un senso di equità, giustizia e solidarietà nonché dalla comprensione della necessità di contribuire al bene comune a beneficio di tutti. In considerazione del fatto che la crisi della pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto particolarmente negativo su alcuni gruppi sociali come le donne, i giovani e i cittadini dell’UE che vivono in uno Stato membro diverso da quello di appartenenza, che hanno subito un «doppio confinamento», è ora più importante che mai che le organizzazioni della società civile svolgano un ruolo centrale nel contribuire al rafforzamento di questo stile di vita e esse dovrebbero essere quindi considerate alleate nella protezione, promozione e mantenimento del nostro stile di vita, basato sull’inclusione e sul rispetto degli altri. Pertanto, il CESE chiede alla Commissione di fornire alle organizzazioni della società civile un sostegno e un riconoscimento adeguati e mirati e di preservare così lo spazio civico e il diritto democratico di associazione, che è essenziale per il nostro stile di vita. |
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6.2. |
Uno dei principali insegnamenti tratti dalla crisi della pandemia di COVID-19 riguarda il fatto che i sistemi sanitari in quasi tutti i paesi europei devono essere rafforzati, concentrandosi sulla prevenzione e garantendo l’accesso per tutti alle strutture sanitarie pubbliche, ai servizi sanitari di base, compresi i vaccini, e all’assistenza a lungo termine. La situazione delle persone ospitate nelle strutture di assistenza richiede un’attenzione particolare e urgente. Se la responsabilità dell’assistenza sanitaria incombe agli Stati membri, la propagazione di un virus non si arresta alle frontiere e richiede una risposta comune a livello europeo. |
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6.3. |
La Commissione europea dovrebbe concentrarsi sul recupero dei posti di lavoro e sulla lotta contro la disuguaglianza e la povertà nel processo di ripresa, e prestare particolare attenzione al sostegno dei gruppi vulnerabili, come i minori che vivono in condizioni di povertà, le persone con disabilità, i lavoratori atipici, le persone che abitano in aree emarginate, i migranti e le persone appartenenti alle minoranze etniche, attraverso politiche attive e inclusive. La povertà in generale e la povertà lavorativa in particolare continuano a essere un problema significativo in molti Stati membri. Per affrontare queste preoccupazioni, è necessario un approccio globale a livello dell’UE e degli Stati membri, che comprenda il sostegno a programmi efficaci di inclusione attiva, accompagnati da servizi sociali essenziali e abilitanti. |
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6.4. |
Un’attenzione particolare deve essere rivolta ai minori e ai giovani: è questa, infatti, la generazione che pagherà l’enorme debito pubblico generato nei paesi europei per far fronte alle conseguenze della pandemia. Non possiamo non tenere conto delle sfide legate al loro coinvolgimento attivo nella società, oltre che nel mercato del lavoro. |
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6.5. |
La migrazione rimane una questione prioritaria a causa del suo impatto sulla società e sull’economia dell’UE (in termini di occupazione, integrazione, controllo delle frontiere e lotta contro il razzismo, la xenofobia, il populismo e la discriminazione). La pandemia di COVID-19 sta esacerbando la vulnerabilità dei migranti a causa di fattori personali, sociali, relativi alla specifica situazione e strutturali, così come già avvenuto nelle passate crisi economiche. Si rende necessario sviluppare percorsi legali più sostenibili e sicuri per l’ingresso nell’UE e prestare attenzione all’uso efficiente dei meccanismi già esistenti, raggiungendo un equilibrio tra sicurezza e solidarietà nell’attuale sistema di asilo. Peraltro, ciò è fondamentale per sfatare le notizie false e le percezioni errate nonché per contrastare i discorsi di incitamento all’odio e la propaganda politica contro i migranti. Inoltre, questo contribuirà a combattere il razzismo, la radicalizzazione, la xenofobia e la discriminazione. |
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6.6. |
Il partenariato transatlantico si basa sulla storica condivisione dei nostri valori comuni ed è fondamentale per affrontare le sfide globali e preservare l’ordine internazionale. Il CESE invita l’Unione europea ad avvalersi del rinnovato partenariato transatlantico per affrontare le attuali sfide globali senza precedenti, inclusa l’ascesa della Cina e di altri attori globali le cui azioni non sono allineate agli stessi principi democratici dell’UE. Chiede, inoltre, il pieno coinvolgimento dell’UE nel prossimo vertice per la democrazia annunciato dal presidente Biden e una forte partecipazione della società civile. |
7. Un nuovo slancio per la democrazia europea
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7.1. |
Meritano un’attenzione particolare il modo in cui l’UE legifera (secondo il principio «legiferare meglio») e la necessità di disporre di un corpus normativo europeo in grado di servire meglio i cittadini e le imprese. Occorre che il processo legislativo dell’UE sia più trasparente, più aperto al contributo delle parti interessate e più facile da capire. |
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7.2. |
La partecipazione di tutti i cittadini, attraverso le organizzazioni, associazioni e reti della società civile, fonderà il processo di ripresa e di riconfigurazione del futuro dell’Europa su una base veramente democratica. Il CESE ritiene perciò che gli Stati membri e le istituzioni dell’Unione europea debbano assicurarsi che in questo complesso processo nessuno sia lasciato indietro, in particolare le persone più vulnerabili. Ciò significa consentire alle organizzazioni della società civile di essere partner essenziali e su un piano di parità nel processo decisionale. Una migliore attuazione dell’articolo 11, paragrafo 2, TUE, concernente il dialogo civile, è più che mai necessaria. Il CESE ritiene che uno strumento a tal fine sia l’inclusione di un quarto pilastro nel piano d’azione per la democrazia europea, con un forte accento sulla cittadinanza attiva e una strategia chiara a favore di quest’ultima. |
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7.3. |
I valori fondamentali europei di cui all’articolo 2, quali la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani, compreso quello allo spazio civico, sono strettamente collegati. La relazione sullo Stato di diritto e il piano d’azione per la democrazia dovrebbero essere collegati tra loro e monitorare le questioni relative allo spazio civico, tra cui quelle inerenti agli spazi della società civile. Il Comitato auspica che la Commissione dia seguito a tali piani d’azione e impieghi meccanismi più robusti per difendere questi principi e gli spazi della società civile. Qualora le leggi nazionali siano in conflitto con il diritto dell’Unione europea, è necessario avviare procedure di infrazione. |
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7.4. |
Il CESE attende con interesse i piani 2022 della Commissione per una nuova iniziativa sul dialogo sociale, ma esorta la Commissione a estenderla al «dialogo con la società civile» affinché, nelle situazioni in cui ciò sia auspicabile, possano partecipare al dialogo anche le organizzazioni della società civile diverse dalle parti sociali tradizionali. Ciò porrà la società civile su un piano di parità con le parti sociali nella definizione delle politiche. |
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7.5. |
La crisi economica causata dalla pandemia ha implicazioni sostanziali per la parità di genere, riscontrabili sia durante la fase di flessione dell’economia sia nella successiva fase di ripresa economica. La pandemia ha esacerbato gli squilibri di genere. Per questo il CESE ritiene che sia assolutamente necessario affrontare la parità di genere e l’integrazione della dimensione di genere in tutti gli aspetti del processo legislativo dell’UE e della relativa attuazione. |
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7.6. |
I diritti fondamentali e lo Stato di diritto sono al centro dei valori europei; essi si applicano in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo nell’UE e pertanto non possono essere sospesi, neanche temporaneamente. Mentre la risposta alla crisi attuale dev’essere rapida, giustificando alcune misure eccezionali limitate nel tempo, queste non possono essere contrarie allo Stato di diritto né mettere a repentaglio la democrazia, il principio della separazione dei poteri e i diritti fondamentali dei cittadini europei. Il Comitato invita la Commissione a vigilare al riguardo e, ove necessario, ad agire attivamente laddove questi valori siano violati. Inoltre, la Commissione europea dovrebbe integrare l’agenda sui diritti delle vittime in tutti i programmi di finanziamento dell’UE, compresi i fondi UE gestiti a livello nazionale e internazionale. Il Comitato rinnova la sua richiesta alla Commissione di proporre un’ambiziosa strategia di comunicazione, educazione e sensibilizzazione per i cittadini in materia di diritti fondamentali, Stato di diritto e democrazia. |
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7.7. |
I nuovi strumenti dell’UE per proteggere e promuovere i diritti fondamentali e lo Stato di diritto, per esempio il nuovo ciclo di esame dello Stato di diritto e il nuovo meccanismo per subordinare i finanziamenti dell’UE al rispetto dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto, devono essere attuati in modo tale che essi possano essere dispiegati rapidamente ed efficacemente. Inoltre, il CESE chiede il rafforzamento del ruolo della società civile nel ciclo di esame dello Stato di diritto e la creazione di un forum delle parti interessate. |
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7.8. |
Alla filantropia e alla società civile spetta un ruolo essenziale nella promozione dei principali settori d’intervento europei e esse potrebbero fare ancora di più se disponessero di un contesto operativo migliore. La nuova politica dell’UE in materia di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo deve essere basata sul rischio e proporzionale ai rischi che cerca di affrontare e non deve limitare indebitamente il legittimo interesse pubblico e l’attività filantropica. |
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7.9. |
È del tutto evidente, come ci dimostra continuamente l’esperienza, che sono necessarie ulteriori azioni, indubbiamente anche da parte della Commissione, per garantire la libertà e la pluralità dei media e un giornalismo indipendente e di qualità, nonché un’efficace regolamentazione dei social media, in particolare per combattere la disinformazione, compresa una regolamentazione in materia di propaganda politica online e di responsabilità dei contenuti. |
Bruxelles, 9 giugno 2021
La presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG
(1) https://www.eesc.europa.eu/sites/default/files/files/qe-02-21-011-it-n.pdf.
(2) https://www.eesc.europa.eu/it/agenda/our-events/events/civil-solidarity-prize.
(3) Decisione (UE, Euratom) 2020/2053 del Consiglio del 14 dicembre 2020 relativa al sistema delle risorse proprie dell’Unione europea e che abroga la decisione 2014/335/UE, Euratom (GU L 424 del 15.12.2020, pag. 1).
(4) Al 30 aprile 2021 solo 14 Stati membri avevano presentato i rispettivi piani nazionali.
(5) Comunicazione della Commissione al Consiglio intitolata A un anno dall’insorgere della pandemia di COVID-19: la risposta della politica di bilancio [COM(2021) 105 final], Bruxelles, 3 marzo 2021.
(6) Risoluzione sul tema Il contributo del Comitato economico e sociale europeo al programma di lavoro della Commissione europea per il 2021 basato sui lavori del gruppo ad hoc«Contributo del CESE al programma di lavoro della Commissione europea per il 2021» (GU C 364 del 28.10.2020, pag. 1).
(7) Cfr. il parere del CESE sulla transizione industriale (GU C 56 del 16.02.2021, pag. 10) e il parere INT/903 — «Nessun Green Deal senza Social Deal» (cfr. pag. 23 della presente Gazzetta ufficiale).
(8) Cfr. il parere del CESE sul dovere di diligenza obbligatorio e la risoluzione legislativa del Parlamento europeo concernente la dovuta diligenza e la responsabilità delle imprese (GU C 429 dell'11.12.2020, pag. 136).
PARERI
Comitato economico e sociale europeo
561a sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo — sala JDE62 — Interactio, 9.6.2021-10.6.2021
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24.8.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 341/16 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Verso appalti pubblici circolari»
(parere d’iniziativa)
(2021/C 341/02)
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Relatore: |
Ferre WYCKMANS |
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Correlatore: |
Gonçalo LOBO XAVIER |
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Decisione dell’Assemblea plenaria |
20.2.2020 |
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Base giuridica |
Articolo 32, paragrafo 2, del Regolamento interno |
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Parere d’iniziativa |
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Sezione competente |
Mercato unico, produzione e consumo |
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Adozione in sezione |
11.5.2021 |
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Adozione in sessione plenaria |
9.6.2021 |
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Sessione plenaria n. |
561 |
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Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
187/4/5 |
1. Conclusioni e raccomandazioni
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1.1. |
Uno strumento trasparente, digitale e competitivo per gli appalti pubblici circolari (CPP), con appalti pubblici verdi (GPP) quali definiti dalla legislazione dell’UE, si inquadra nelle politiche volte a promuovere lo sviluppo del mercato unico, a fornire beni e servizi di alta qualità ai cittadini e ai consumatori e a sviluppare una cultura europea degli appalti pubblici innovativa, intelligente, sostenibile e socialmente responsabile. |
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1.2. |
La gestione degli appalti pubblici rappresenta un fattore centrale e decisivo per l’aumento degli investimenti a favore del settore ambientale, gli obiettivi climatici e il piano di investimenti per un’Europa sostenibile. |
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1.3. |
Gli appalti pubblici che includono criteri minimi obbligatori per gli appalti pubblici verdi (criteri UE GPP) rientrano nell’ambito di applicazione delle politiche in materia di economia circolare, come stabilito nel piano d’azione per l’economia circolare (CEAP). |
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1.4. |
La legislazione e la regolamentazione devono dare impulso agli appalti pubblici circolari attraverso vari strumenti quali le direttive sugli appalti e la legislazione settoriale. |
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1.5. |
L’introduzione degli appalti pubblici circolari incoraggia lo sviluppo dell’economia circolare. Molte delle nuove norme sono ancora basate sull’aggiustamento volontario. Il CESE chiede ulteriori misure per aumentare il numero di accordi obbligatori. Inoltre, è essenziale che il quadro normativo sia semplice, chiaro e uniforme. |
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1.6. |
Il CESE è convinto che l’introduzione di criteri minimi obbligatori in materia di appalti pubblici verdi possa innalzare la base di riferimento per gli appalti pubblici circolari e sostenibili in tutta Europa. |
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1.7. |
Questi criteri minimi non costituiscono un ostacolo per i soggetti più all’avanguardia o per l’innovazione, né forniscono un pretesto alle amministrazioni aggiudicatrici per spingersi oltre il minimo. La condizione chiave è che i criteri minimi obbligatori devono essere regolarmente verificati e aggiornati per tener conto dei progressi tecnologici e non devono rappresentare un ostacolo per i soggetti intenzionati a spingersi oltre. |
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1.8. |
Il CESE è convinto che gli appalti pubblici circolari consentiranno alle amministrazioni di superare il criterio del prezzo più basso al momento dell’acquisto e di eseguire la valutazione in funzione degli aspetti relativi alla qualità e alla circolarità delle offerte e alla qualità del lavoro. |
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1.9. |
Il CESE ritiene che la qualità dell’occupazione, uno dei principi del pilastro europeo dei diritti sociali, debba trovare riscontro nell’obbligo di aggiudicare gli appalti pubblici a imprese che applicano accordi collettivi o, in assenza di ciò, che seguono le leggi nazionali applicabili e le pratiche derivati dagli accordi tra le parti sociali. Ciò impedirà il dumping sociale e garantirà una concorrenza leale. |
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1.10. |
Il CESE accoglie con favore gli strumenti standardizzati di misurazione del costo del ciclo di vita (LCC), utilizzabili gratuitamente, che sono già stati sviluppati dalla Commissione europea. Il costo del ciclo di vita di un prodotto o di un servizio e l’uso di criteri che vanno oltre il prezzo, quali la qualità, la sostenibilità o l’impatto sociale, ispirano e incoraggiano gli acquirenti pubblici a utilizzare gli appalti pubblici come strumento per esercitare un impatto sociale ed etico positivo. |
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1.11. |
È essenziale aumentare la partecipazione delle PMI e delle imprese sociali agli appalti pubblici e questo obiettivo potrebbe essere raggiunto fornendo sostegno alle PMI nelle gare d’appalto e utilizzando un attento equilibrio tra criteri qualitativi e quantitativi nei capitolati. |
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1.12. |
Il CESE è convinto che le misure volte a rendere obbligatoria l’inclusione di clausole sociali nei bandi di gara garantiranno che la valutazione dell’aspetto sociale, che, accanto agli aspetti economici e ambientali, rappresenta il terzo pilastro dello sviluppo sostenibile, diventi una parte permanente delle procedure di gara. |
|
1.13. |
Analogamente, il CESE ritiene che i marchi di qualità ecologica siano un buon meccanismo da utilizzare se si possono includere gli aspetti della circolarità, ma le attuali direttive rendono questa possibilità inutilmente complicata per il committente, in quanto pongono l’accento sulla conoscenza esatta del contenuto del marchio di qualità ecologica da parte del committente. |
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1.14. |
È essenziale formare gli acquirenti pubblici sugli aspetti giuridici e tecnici degli appalti pubblici circolari e sul concetto di costo del ciclo di vita, nonché formare gli acquirenti che sono utilizzatori finali all’uso sostenibile dei prodotti. |
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1.15. |
Per il CESE è essenziale promuovere il concetto di appalti pubblici circolari attraverso una più ampia comunicazione di esempi e buone pratiche, oppure attraverso campagne promozionali o, se del caso, iniziative pubbliche e di formazione. Sono necessari partenariati e orientamenti attraverso i quali l’UE dovrebbe sostenere lo sviluppo di una piattaforma con una vasta rete di appalti. |
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1.16. |
Anche le istituzioni dell’UE dovrebbero dare l’esempio, ricorrendo ad appalti pubblici circolari e illustrando tali pratiche attraverso studi di casi per sottolineare le opportunità e i benefici a disposizione di tutti gli acquirenti pubblici. |
2. Osservazioni generali
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2.1. |
La spesa pubblica annua rappresenta circa il 14 % del prodotto interno lordo dell’Unione europea (1): i governi sono pertanto i maggiori consumatori europei e la loro spesa è determinata dagli appalti pubblici. |
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2.2. |
Uno strumento trasparente, digitale e competitivo per gli appalti pubblici circolari, con appalti pubblici verdi quali definiti dalla legislazione dell’UE, si inquadra nelle politiche volte a promuovere lo sviluppo del mercato unico, a fornire beni e servizi di alta qualità ai cittadini e ai consumatori e a sviluppare una cultura europea degli appalti pubblici innovativa, intelligente, sostenibile e socialmente responsabile (2). |
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2.3. |
Lo sviluppo dell’economia circolare è uno dei principali settori di interesse del CESE. La gestione degli appalti pubblici rappresenta un aspetto centrale e decisivo per l’aumento degli investimenti nel settore ambientale, nonché nel piano di investimenti per un’Europa sostenibile (3) e nel parere del CESE sul Nuovo piano d’azione per l’economia circolare (4). |
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2.4. |
L’obiettivo del parere è proporre l’integrazione nella legislazione europea di una serie di strumenti diversi, al fine di promuovere la diffusione degli appalti pubblici circolari, ossia allineare l’obiettivo principale di un contratto alla tutela dell’ambiente e dei diritti sociali e ricercare e scegliere soluzioni economiche con un minore impatto ambientale durante il loro ciclo di vita. |
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2.5. |
La legislazione e la regolamentazione devono dare un impulso agli appalti pubblici circolari attraverso vari strumenti (criteri minimi in materia di appalti pubblici verdi, promozione di un approccio settoriale, rafforzamento del quadro di progettazione ecocompatibile e miglioramento della normativa in materia di progettazione ecocompatibile, monitoraggio obbligatorio) in grado di promuovere gli appalti pubblici dell’economia circolare, al fine di: |
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2.5.1. |
promuovere la qualità e l’innovazione, anche da un punto di vista ambientale e sociale; |
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2.5.2. |
ridurre le spese attualmente sostenute dagli enti locali per i servizi che offrono; |
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2.5.3. |
rendere gli appalti pubblici più intelligenti ed efficienti; |
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2.5.4. |
utilizzare gli appalti pubblici per affrontare sfide globali quali i cambiamenti climatici, la scarsità di risorse e le disuguaglianze, sostenendo le politiche sociali; |
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2.5.5. |
accelerare la transizione verso catene logistiche e modelli commerciali più sostenibili e competitivi; |
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2.5.6. |
fornire un orientamento nell’uso del quadro per gli appalti pubblici nella situazione di emergenza connessa con la crisi della COVID-19 (5); |
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2.5.7. |
aiutare le PMI e le imprese dell’economia sociale ad accedere a una quota di mercato più ampia, promuovendo nel contempo la loro presenza sui mercati locali e, al tempo stesso, una presenza ancora maggiore nei sistemi industriali europei, dal momento che il circolo virtuoso può costituire una forza trainante per gli investimenti nell’innovazione ambientale e una maggiore domanda di posti di lavoro specializzati e qualificati; |
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2.5.8. |
difendere e ampliare i diritti dei consumatori e promuovere più efficacemente l’applicazione dei principi di giustizia ed equità stabiliti nel pilastro europeo dei diritti sociali. |
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2.6. |
L’introduzione degli appalti pubblici circolari incoraggia lo sviluppo dell’economia circolare. Molte delle nuove norme sono ancora basate sull’aggiustamento volontario. Il passo successivo consiste nell’aumentare il numero di accordi obbligatori. Inoltre, è essenziale che il quadro normativo sia semplice, chiaro e uniforme. |
3. Criteri minimi obbligatori dell’UE per gli appalti pubblici verdi
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3.1. |
L’introduzione di criteri minimi obbligatori per gli appalti pubblici verdi può innalzare la base di riferimento per gli appalti pubblici circolari e sostenibili in tutta Europa. Tali criteri possono rendere i capitolati più semplici da formulare: essi comprendono gli obblighi che le amministrazioni pubbliche sono tenute a rispettare, i vantaggi per le imprese con certificazione ambientale, i bonus per le offerte meritevoli, i nuovi criteri di valutazione delle offerte e l’aggregazione della domanda pubblica al fine di promuovere una valutazione qualitativa delle offerte. È importante che questi criteri minimi non costituiscano un ostacolo per i soggetti più all’avanguardia o per l’innovazione, né esonerino le amministrazioni aggiudicatrici dallo spingersi oltre il minimo. La condizione chiave è che i criteri minimi obbligatori devono essere regolarmente verificati e aggiornati per tener conto dei progressi tecnologici e non devono rappresentare un ostacolo per i soggetti intenzionati a spingersi oltre. Nel frattempo, i modelli flessibili devono promuovere l’innovazione. |
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3.2. |
Gli appalti pubblici socialmente responsabili (SRPP) prevedono il conseguimento di risultati sociali positivi in questo campo e sono potenzialmente in grado di influenzare il mercato in senso ampio sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta. Acquistando oculatamente, gli acquirenti pubblici possono promuovere le opportunità occupazionali, il lavoro dignitoso e l’inclusione nel contesto sociale e nel mercato del lavoro, migliori condizioni per le persone con disabilità e le persone svantaggiate, l’accessibilità e gli scambi commerciali etici (6). |
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3.3. |
L’acquisto responsabile ed etico può anche migliorare il profilo degli imprenditori più sensibili a queste tematiche, incoraggiandoli ad impegnarsi in una gestione più responsabile e sostenibile del processo di produzione e dell’occupazione dei lavoratori. Ciò rende gli appalti pubblici socialmente responsabili uno strumento strategico per promuovere efficacemente le politiche sociali e del lavoro. È importante attuare politiche attive volte ad agevolare e finanziare le imprese, in particolare le PMI, che intendono promuovere questi modelli imprenditoriali. |
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3.4. |
L’aspetto della sostenibilità sociale presuppone un impegno concreto a garantire che gli appalti pubblici siano aggiudicati solo a imprese che applicano accordi collettivi validi o, in assenza di ciò, che seguono le leggi nazionali applicabili e le pratiche derivati dagli accordi tra le parti sociali. Ciò impedirà il dumping sociale e garantirà una concorrenza leale. |
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3.5. |
La Commissione europea può facilitare l’adozione di criteri socialmente responsabili in materia di appalti pubblici e promuoverne l’utilizzo in tutta l’UE. Potrebbe, ad esempio, organizzare una serie di seminari per pubblicizzare la nuova guida sugli acquisti sociali (attesa nel 2021) e sensibilizzare in merito all’uso di criteri e clausole sociali da parte degli acquirenti pubblici, al fine di sostenere le organizzazioni dell’economia sociale e massimizzare le opportunità di responsabilità sociale nella produzione di beni e nella fornitura di servizi. Potrebbe inoltre aggiornare la campagna #WeBuySocialEU, che ha raccolto e diffuso 71 buone pratiche e una serie di video (7) per ispirare e incoraggiare gli acquirenti pubblici a utilizzare gli appalti pubblici come strumento per esercitare un impatto sociale ed etico positivo. |
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3.6. |
Attraverso l’impegno a integrare negli appalti pubblici criteri minimi in materia di appalti pubblici verdi, verranno promosse l’imprenditoria sociale e l’economia sociale, con effetti positivi sia per le PMI che per i consumatori in connessione con le organizzazioni interessate. Inoltre, le amministrazioni devono garantire che l’introduzione di criteri ambientali non comporti aumenti significativi in termini di oneri amministrativi. Tali oneri, previsti nelle procedure di appalto, figurano infatti tra gli ostacoli principali alla partecipazione delle PMI. |
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3.7. |
Gli appalti pubblici circolari consentiranno alle amministrazioni di superare il criterio del prezzo più basso al momento dell’acquisto, di valutare gli aspetti relativi alla qualità e alla circolarità delle offerte, nonché il costo del ciclo di vita di un prodotto o di un servizio, e di utilizzare criteri che vanno al di là del prezzo, quali la qualità, la sostenibilità o l’impatto sociale. La Commissione europea, che ha già sviluppato strumenti standardizzati di misurazione del costo del ciclo di vita (8), utilizzabili gratuitamente, si trova nella posizione ideale per fornire tali strumenti trasparenti e affidabili, che i committenti possono utilizzare con fiducia. Tali strumenti dovrebbero anche fornire la possibilità di calcolare e includere i costi del carbonio dei prodotti. Il CESE chiede che gli acquirenti pubblici siano incoraggiati ad avvalersi degli strumenti esistenti negli appalti pubblici per contribuire allo sviluppo di soluzioni innovative, ad esempio attraverso partenariati per l’innovazione o dialoghi competitivi. |
|
3.8. |
Gli appalti pubblici circolari dovrebbero mirare a orientare i contratti verso il soddisfacimento di un determinato fabbisogno piuttosto che il semplice acquisto di un determinato prodotto nell’ambito di un processo di routine. In particolare, uno studio più completo dei bisogni consentirà di adottare un approccio funzionale o basato sulle prestazioni, consentendo in tal modo di integrare una maggiore flessibilità nel processo e di innovare e fornire le soluzioni più efficaci, diminuendo quindi i costi e le risorse utilizzate. Gli appalti di servizi (piuttosto che di prodotti), compresi i servizi di manutenzione e ritiro si prestano meglio a realizzare approcci funzionali e basati sulle prestazioni. La domanda di tali servizi genererà nuove opportunità commerciali a livello locale. |
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3.9. |
Gli appalti pubblici circolari possono riguardare la promozione della progettazione ecocompatibile di un prodotto e la sua progettazione per la riciclabilità, la responsabilità estesa del produttore, la prevenzione dei rifiuti, i materiali di imballaggio e la condivisione, l’economia collaborativa, il riutilizzo e la rigenerazione. |
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3.10. |
Le direttive non contengono norme obbligatorie specifiche in materia di emissioni o di economia circolare, ma consentono alle autorità pubbliche di:
Una possibilità consiste nel valutare se sostituire l’attuale sistema, che lascia in gran parte agli Stati membri la decisione di ricorrere agli appalti strategici, con criteri minimi dell’UE in alcuni ambiti come la sostenibilità e il costo del ciclo di vita. Tale politica potrebbe al tempo stesso incentivare lo sviluppo di un quadro di R&S per la ricerca di soluzioni circolari. |
4. Osservazioni specifiche
4.1. PMI
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4.1.1. |
L’obiettivo è aumentare la partecipazione delle PMI e delle imprese sociali agli appalti pubblici attraverso un sistema innovativo di appalti pubblici circolari e una maggiore professionalizzazione di tutte le parti interessate. |
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4.1.2. |
È necessario aiutare i potenziali fornitori, in particolare le PMI e le imprese sociali, a partecipare alle gare per appalti pubblici circolari. Molte PMI continuano a non essere a conoscenza delle opportunità offerte dal mercato né di come trovarle; non hanno familiarità con il portale Tenders Electronic Daily (TED) (10) dove vengono pubblicati i bandi di gara; non sanno come trovare i bandi di gara in altri paesi, e faticano a fornire le certificazioni ambientali e sociali di cui i committenti hanno bisogno per confrontare le offerte. Un sistema di appalti efficace ed efficiente richiede la presentazione di offerte di qualità. |
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4.1.3. |
In tale contesto, i criteri sociali e ambientali possono determinare quali PMI sono in grado di offrire i loro beni e servizi. Per soddisfare tali criteri, le PMI dovranno effettuare investimenti significativi senza alcuna garanzia. Pertanto, le amministrazioni devono fare attenzione a non aggiudicare appalti basati principalmente, o esclusivamente, sul prezzo più basso, in quanto ciò danneggerebbe le PMI. |
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4.1.4. |
Rendere più efficiente l’uso delle risorse e puntare alla sostenibilità ha un effetto sull’innovazione e sul vantaggio competitivo per una parte del sistema di produzione, e ciò è ancora più vero nel caso delle PMI. |
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4.1.5. |
Questo approccio innovativo agli appalti pubblici circolari opera non solo a livello nazionale o regionale, ma indubbiamente anche a livello locale, dove il suo impatto sarà maggiore nel caso delle PMI e delle cooperative. L’iniziativa Big Buyer della Commissione europea sulle costruzioni circolari e sostenibili, ad esempio, mira ad aumentare la diffusione di appalti innovativi incentrati su cantieri a emissioni zero, veicoli pesanti elettrici e materiali da costruzione circolari. |
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4.1.6. |
Sarà dato maggiore impulso all’innovazione commerciale; si può prevedere un monitoraggio razionalizzato (risultati economici e ambientali); la digitalizzazione delle procedure aiuterà i piccoli soggetti economici a partecipare ai bandi di gara. |
4.2. Clausole e marchi
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4.2.1. |
L’obbligo di applicare i criteri minimi dell’UE in materia di appalti pubblici verdi alle offerte di qualsiasi importo (vale a dire sul 100 % del valore basato sull’offerta anziché su una percentuale dell’offerta) faciliterà la transizione e garantirà che gli appalti siano «verdi» ma anche «sostenibili». |
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4.2.2. |
Rendendo obbligatoria l’inclusione di clausole sociali nei bandi di gara per l’aggiudicazione di contratti di concessione e di lavori, servizi e forniture, tra l’altro, in particolare, ma non solo, quelli relativi al lavoro ad alta intensità di manodopera (come i servizi di pulizia e ristorazione, nonché altri servizi), si garantirà che la valutazione dell’aspetto sociale, che, accanto agli aspetti economici e ambientali, rappresenta il terzo pilastro dello sviluppo sostenibile, diventi una parte permanente delle procedure di gara. |
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4.2.3. |
Le clausole sociali riguardano la corretta applicazione dell’accordo collettivo applicabile a tutti i lavoratori, ma possono anche risultare utili per l’interesse sociale generale: occupazione delle categorie a rischio, progetti di economia sociale. |
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4.2.4. |
Ove possibile, l’amministrazione aggiudicatrice dovrebbe richiedere un marchio di qualità ecologica o una certificazione nel capitolato d’oneri. I marchi di qualità ecologica possono rappresentare uno strumento prezioso per i committenti. Attualmente i committenti possono specificare che i beni e i servizi devono essere conformi alle specifiche tecniche di un marchio di qualità ecologica. Possono chiedere un certo marchio di qualità ecologica, ma devono garantire che esso soddisfi determinate condizioni stabilite nelle direttive sugli appalti pubblici. Si tratta di una procedura complicata per la quale molti committenti non hanno né abbastanza risorse né abbastanza tempo. |
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4.2.5. |
I marchi di qualità ecologica sono un buon meccanismo da utilizzare se si possono includere gli aspetti della circolarità, ma le attuali direttive rendono questa possibilità inutilmente complicata per il committente, in quanto pongono l’accento sulla conoscenza esatta del contenuto del marchio di qualità ecologica da parte del committente. L’obiettivo del marchio di qualità ecologica è invece facilitare il compito di un committente, non obbligandolo a comprendere tutti i dettagli tecnici di un prodotto/servizio e il relativo impatto. È importante che il marchio di qualità ecologica sia affidabile e controllato accuratamente per evitare dichiarazioni false e pratiche di greenwashing (ecologismo di facciata). Man mano che i committenti si orienteranno verso approcci più funzionali o basati sulle prestazioni, la domanda di servizi dell’economia circolare aumenterà. I marchi di qualità ecologica possono essere attribuiti anche a servizi, come il recente marchio Ecolabel UE per i servizi di pulizia. |
4.3. Formazione
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4.3.1. |
È essenziale formare gli acquirenti pubblici sugli aspetti giuridici e tecnici degli appalti pubblici circolari e sul concetto di costo del ciclo di vita, nonché formare gli acquirenti che sono utilizzatori finali all’uso sostenibile dei prodotti. L’ICLEI (11), insieme ad altre organizzazioni, ha aggiornato il toolkit di formazione sugli appalti pubblici verdi della Commissione europea. Un programma di formazione della Commissione, che consenta ai lavoratori interessati di diventare specialisti in appalti pubblici circolari in diversi settori, costituirebbe un investimento che potrebbe, in ultima analisi, ridurre le spese e generare quindi risparmi. Anche le competenze trasversali, come le capacità di dialogo con il mercato, sono importanti. La collaborazione e il dialogo tra acquirenti e fornitori aiutano i primi a comprendere quali sono le disponibilità del mercato e i secondi a prepararsi a soddisfare le future esigenze dei compratori. Un programma di formazione che consenta ai lavoratori interessati di diventare specialisti in diversi settori è un investimento che può portare, in ultima analisi, a una riduzione della spesa e quindi a risparmi. Inoltre, è necessario aiutare i potenziali fornitori, in particolare le PMI e le imprese sociali, a partecipare alle gare per appalti pubblici circolari. |
4.4. Promozione
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4.4.1. |
È essenziale promuovere l’idea degli appalti pubblici circolari attraverso una più ampia comunicazione di esempi e buone pratiche, o eventualmente attraverso altre azioni di gestione, quali campagne promozionali o, se del caso, iniziative pubbliche e di formazione che il CESE potrebbe sostenere e organizzare. Oltre a committenti qualificati, gli appalti pubblici circolari richiedono decisori impegnati, utenti informati, responsabili dei contratti e fornitori impegnati in grado di soddisfare nuove esigenze. I progetti pilota offrono agli acquirenti pubblici l’opportunità ideale di sviluppare capacità, sensibilizzare e catalizzare il cambiamento del mercato offrendo reali opportunità commerciali. I futuri flussi di finanziamento europei dovrebbero continuare a sostenere progetti pilota di appalti pubblici circolari innovativi che promuovano l’apprendimento attraverso la pratica e offrano opportunità di espansione e replicazione. |
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4.4.2. |
Dal 2010 la Commissione ha raccolto 189 esempi stimolanti di appalti pubblici verdi. Altri 12 saranno preparati nel 2021. Molti di questi riguardano anche appalti pubblici circolari. La Commissione potrebbe intensificare gli sforzi per promuovere le buone pratiche che sono state diffuse in tutti gli Stati membri (12). |
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4.4.3. |
Nel marzo 2017, è stata varata la piattaforma delle parti interessate per l’economia circolare, un’iniziativa congiunta della Commissione europea e del CESE, che riunisce le parti interessate attive nel settore dell’economia circolare in Europa e facilita lo scambio di buone pratiche, conoscenze e insegnamenti tratti dall’economia circolare (13), (14). |
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4.4.4. |
Alcuni paesi assegnano premi nazionali nel settore degli appalti, che prevedono solitamente riconoscimenti per gli appalti verdi/innovativi/sociali. Il CESE propone di istituire un premio europeo per gli appalti pubblici. |
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4.4.5. |
Anche le istituzioni dell’UE dovrebbero dare l’esempio, ricorrendo ad appalti pubblici circolari e illustrando tali pratiche attraverso studi di casi per sottolineare le opportunità e i benefici a disposizione di tutti gli acquirenti pubblici. In generale, tutte le offerte devono prevedere criteri relativi agli appalti pubblici verdi. |
Bruxelles, 9 giugno 2021
Il presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG
(1) https://ec.europa.eu/growth/single-market/public-procurement_it.
(2) Nel 2017 la Commissione europea ha pubblicato un utile opuscolo su questo tema: https://ec.europa.eu/environment/gpp/pdf/cp_european_commission_brochure_it.pdf
(3) Cfr. Piano d’azione per l’economia circolare della Commissione; parere del CESE sul Nuovo piano d’azione per l’economia circolare e relazione d’iniziativa del Parlamento europeo.
(4) GU C 364 del 28.10.2020, pag. 94.
(5) https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52020XC0401(05)&from=IT.
(6) Questo aspetto sarà menzionato nella guida Acquisti sociali della Commissione europea, attualmente in preparazione.
(7) #webuysocialeu — YouTube.
(8) Calcolo dei costi del ciclo di vita — Appalti pubblici verdi — Ambiente — Commissione europea (europa.eu).
(9) Pursuing social goals through public procurement (Perseguire obiettivi sociali attraverso gli appalti pubblici) EASME (europa.eu)..
(10) https://ted.europa.eu/TED/browse/browseByMap.do.
(11) Consiglio internazionale per le iniziative ambientali locali (https://iclei-europe.org).
(12) Cfr. https://ec.europa.eu/environment/gpp/case_group_en.htm.
(13) Cfr. https://circulareconomy.europa.eu/platform/en/good-practices.
(14) Un esempio interessante di piano locale per gli appalti è il piano di Amsterdam https://mk0mraduurzaamnh901f.kinstacdn.com/wp-content/uploads/2020/01/MRA_CirculairInkopen_ENGdef01.pdf.
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24.8.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 341/23 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Nessun Green Deal senza Social Deal»
(parere d’iniziativa)
(2021/C 341/03)
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Relatore: |
Norbert KLUGE |
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Decisione dell’Assemblea plenaria |
20.2.2020 |
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Base giuridica |
Articolo 32, paragrafo 2, del Regolamento interno |
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Parere d’iniziativa |
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Sezione competente |
Sezione Mercato unico, produzione, consumo |
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Adozione in sezione |
11.5.2021 |
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Adozione in sessione plenaria |
9.6.2021 |
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Sessione plenaria n. |
561 |
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Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
213/3/12 |
1. Conclusioni e raccomandazioni
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1.1. |
Gli Stati, le imprese e i cittadini sono chiamati ad affrontare insieme sfide fondamentali e in rapida evoluzione, assumendosi la comune responsabilità di non lasciare indietro nessuno. La ripresa dovrà basarsi sui seguenti principi: «tutelare i diritti umani e sociali, i valori democratici e lo Stato di diritto, sfruttare tutte le potenzialità del mercato unico, conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), realizzare un’economia circolare e raggiungere la neutralità climatica nell’UE entro il 2050» (1). Il CESE sottolinea che l’Unione europea deve svolgere un ruolo di guida in tale processo, anche nel contesto mondiale. |
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1.2. |
La transizione verso paradigmi economici più verdi e sostenibili determinerà elevati costi economici, che comporteranno il rischio di un aumento della disuguaglianza sociale e l’erosione della coesione sociale (2). Non potrà esserci alcun Green Deal senza un Social Deal integrato. Esistono diversi elementi strategici cruciali necessari a garantire uno stretto legame fra il Green Deal e la giustizia sociale. |
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1.3. |
La promozione dell’occupazione e delle competenze, transizioni scorrevoli e un dialogo sociale dinamico sono chiaramente fattori importanti. Tuttavia, il concetto di un Social Deal come elemento essenziale di un nuovo Green Deal non è certamente connesso solo al lavoro, ma riguarda i redditi, la sicurezza sociale e il sostegno finanziario per tutti coloro che ne hanno bisogno, compresi quanti non hanno alcun accesso al lavoro. L’inclusione di tutti gli attori della società civile deve configurarsi come un impegno condiviso e una preoccupazione comune, anche nei processi decisionali delle imprese; con ciò s’intende che occorre prestare attenzione all’inclusione dei gruppi più vulnerabili. |
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1.4. |
Le imprese sono tenute a contribuire al Green/Social Deal entro i limiti delle proprie capacità specifiche. Pur mantenendo l’obiettivo della redditività e della competitività, esse possono svolgere nel contempo un ruolo più rilevante nella gestione dei rispettivi contributi specifici per far sì che il Green Deal, i piani per la ripresa e la resilienza e la trasformazione industriale siano efficaci e portino benefici dal punto di vista sociale. Quanto detto vale anche per la promozione dell’imprenditorialità e il ruolo specifico delle PMI, nonché per il ruolo delle imprese dell’economia sociale, che dovrebbero essere considerate attori complementari nel conciliare i mercati del lavoro locali e regionali con la trasformazione industriale. |
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1.5. |
Una componente essenziale di un tale approccio è un dialogo sociale forte e proiettato verso il futuro (3), che contribuirà anche al conseguimento di un governo societario più aperto e orientato alla partecipazione. Sebbene un processo decisionale efficace costituisca uno dei prerequisiti fondamentali per il successo delle imprese, e benché i loro consigli di amministrazione debbano mantenere la flessibilità necessaria per equilibrare gli interessi delle singole parti interessate, il dialogo sociale può svolgere un ruolo costruttivo per migliorare la qualità dei processi decisionali delle imprese, come confermato da numerosi studi empirici. La workers’ voice (voce dei lavoratori) (4) mira a ottenere un cambiamento positivo a lungo termine nell’impresa ricorrendo alle competenze interne relative alle procedure dell’impresa stessa e migliorando in tal modo la gestione dei rischi e il controllo del rispetto delle norme. Questo garantisce un maggior livello di informazione, nonché una più elevata qualità delle decisioni adottate negli organi di gestione. |
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1.6. |
Il CESE prende atto della visione della Commissione europea al riguardo, presentata da quest’ultima nel piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali (marzo 2021): nella transizione dell’Europa dalla risposta alla crisi alla ripresa, il «dialogo sociale, l’informazione, la consultazione e la partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti a vari livelli (compreso quello aziendale e settoriale) svolgono un ruolo importante nel plasmare le transizioni economiche e nel promuovere l’innovazione sul luogo di lavoro, in particolare in vista della duplice transizione in corso e dei cambiamenti nel mondo del lavoro» (5). La Commissione raccomanda che le autorità nazionali e le parti sociali garantiscano l’informazione e la consultazione dei lavoratori e ne promuovano la partecipazione a livello aziendale al fine di incoraggiare l’innovazione sul luogo di lavoro. |
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1.7. |
Questa visione sistematica della workers’ voice nel processo decisionale delle imprese in materia di ristrutturazione e innovazione nel mondo del lavoro dovrebbe essere considerata anche nell’ambito della riforma del semestre europeo e dei piani nazionali per la resilienza e potrebbe essere sfruttata maggiormente dall’UE nell’elaborazione della sua politica commerciale comune. |
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1.8. |
Sebbene l’attuale quadro dell’Unione europea in materia di governo societario fornisca alle imprese orientamenti per tenere conto dei diversi interessi delle parti coinvolte, un governo societario sostenibile richiede una visione pluralistica e più ampia del ruolo delle imprese. Riconoscendo l’importanza fondamentale degli azionisti nella sorveglianza delle imprese, il CESE auspica che sia introdotto un incentivo a prendere in considerazione, nel quadro di riferimento dell’UE, un diritto societario dell’UE più adeguato e maggiormente orientato ai soggetti interessati. Punti di vista più ampiamente condivisi e un approccio di questo tipo orientato al futuro dovrebbero contribuire a far fronte alle enormi sfide poste dai cambiamenti climatici, dalla transizione digitale e dalla ripresa dalla pandemia di COVID-19.
Il concetto di buon governo societario dovrebbe essere inteso dalla prospettiva della società, combinando i «costi» che la sostenibilità comporta per un’impresa con i vantaggi che la società trae da un governo societario più sostenibile. Fra tali vantaggi andrebbero annoverati, oltre ai benefici a livello ambientale, anche progressi verso una società più inclusiva, in particolare attraverso l’assunzione di una forza lavoro maggiormente diversificata. |
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1.9. |
La voce di tutti i soggetti interessati, in particolare dei lavoratori in quanto elementi costitutivi dell’impresa, deve rappresentare una parte integrante degli sforzi per promuovere le imprese sostenibili e competitive di domani in un contesto sano. Le PMI, le cooperative e le attività dell’economia sociale rivestono un ruolo importante in tal senso. |
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1.10. |
Il CESE auspica una riflessione più aperta e inclusiva sul quadro dell’UE nel settore dell’economia, al fine di rafforzare il ruolo dei cittadini proattivi, come imprenditori, lavoratori e consumatori/prosumatori, e di consentire alle relative organizzazioni democratiche e di rappresentanza di anticipare e plasmare i cambiamenti (6). Inoltre, le imprese dovrebbero ricevere gli opportuni orientamenti affinché possano contribuire a una società più inclusiva. È questo il modo più efficace per conseguire l’obiettivo dell’UE di non lasciare indietro nessuno. |
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1.11. |
Il CESE ritiene che andrebbe incoraggiata la creazione di valore a lungo termine, intesa come un dovere degli amministratori, perseguendo interessi a lungo termine e conferendo pertanto agli amministratori una maggiore responsabilità in relazione alla sostenibilità ambientale. Il contributo dei lavoratori tramite canali appropriati può inoltre avere un impatto positivo sulle strategie e gli investimenti a lungo termine delle società. Metodi quali la rappresentanza dei lavoratori negli organi di gestione delle imprese hanno dimostrato in numerose occasioni il loro contributo positivo alle strategie e agli investimenti a lungo termine delle società (7). |
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1.12. |
La dimensione sociale dovrà essere riconosciuta nella futura strategia industriale aggiornata; inoltre, gli aspetti sociali, economici ed ecologici dovranno essere tenuti in considerazione nell’elaborazione degli indicatori chiave di prestazione (ICP), volti a misurare meglio la trasformazione dell’industria europea e la sua resilienza nel periodo successivo alla pandemia, che dovranno essere inclusi nell’aggiornamento della strategia industriale dell’UE pubblicato dalla Commissione il 5 maggio 2021. Gli aspetti sociali (compreso il lavoro) e quelli economici ed ecologici dovranno ricevere un’uguale considerazione. Oltre che nella politica industriale e sui mercati finanziari, le dimensioni ambientale e sociale degli ICP dovrebbero essere prese in considerazione anche nei sistemi di gestione contabile e nei processi decisionali delle società e dovrebbero altresì misurare il capitale naturale (8), sociale e umano oltre al capitale finanziario. La legislazione europea dovrebbe sostenere l’uso di principi contabili in Europa che riflettano adeguatamente i reali costi economici e sociali. |
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1.13. |
Sulla base di queste considerazioni, il CESE intende promuovere la discussione politica a tutti i livelli su come creare un nuovo quadro partecipativo al livello dell’UE. Il Parlamento europeo e le prossime presidenze del Consiglio dell’UE avranno il compito di orientare tale dibattito, inteso a valutare come organizzare a livello politico l’interazione di tutti i gruppi di interessi e anche, da ultimo, come articolarla in un migliore quadro partecipativo giuridico a livello dell’UE, come uno dei requisiti fondamentali per imprese rispettose del clima e resilienti, economicamente redditizie, sostenibili nel lungo termine e nel contempo socialmente responsabili. Tale processo dovrebbe tenere conto del comportamento degli investitori e dei mercati dei capitali. |
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1.14. |
Per consentire la partecipazione a livello europeo e garantire un’informazione diretta, il CESE invita la Commissione europea e il Parlamento europeo a proseguire con la discussione di una direttiva quadro che stabilisca norme minime in materia di informazione, consultazione e partecipazione dei lavoratori agli organi di gestione delle imprese nei casi in cui le imprese adottino il diritto societario dell’UE. |
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1.15. |
Un’elevata qualità del processo decisionale dell’impresa va a vantaggio di tutti i soggetti interessati, compresi gli azionisti. In questo spirito, e alla luce degli obiettivi dell’UE nel quadro del Green Deal e del programma per la ripresa Next Generation, il CESE invita i responsabili politici dell’UE a ripensare il quadro dell’UE in materia di governo societario, compresa la direttiva sugli azionisti, al fine di apportarvi ulteriori miglioramenti. Tuttavia, sottolinea l’importanza di realizzare una valutazione d’impatto e di rispettare i principi del legiferare meglio in ogni eventuale azione normativa al riguardo. |
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1.16. |
Benché le responsabilità di tutti gli attori coinvolti (imprese, autorità e società civile) debbano essere chiare, nell’ambito di tale dibattito, volto al conseguimento di un miglior quadro dell’UE per un buon governo societario, il CESE chiede di dedicare una particolare attenzione al legame con le politiche attive del mercato del lavoro e ai relativi impatti a livello regionale, all’efficacia dei servizi pubblici per l’impiego, a sistemi di sicurezza sociale che si adattino ai modelli in evoluzione dei mercati del lavoro e alla creazione di reti di sicurezza adeguate in termini di reddito minimo e servizi sociali per i gruppi più vulnerabili. |
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1.17. |
Basandosi sul concetto di un buon governo societario per un Green Deal efficace affiancato da un Social Deal inclusivo, il CESE esorta la Commissione europea a includere nel suo programma di lavoro un modello partecipativo più ampio che funga da parametro per un governo societario sostenibile. Il dibattito su questo tema potrebbe attingere a risoluzioni, pareri e relazioni già adottati sia dal CESE che dal PE. |
2. Il Green Deal e la ripresa dalla COVID-19 come protagonisti della transizione giusta dell’Europa
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2.1. |
Il quadro normativo europeo non equipara ancora pienamente gli obiettivi sociali, ecologici ed economici. Nonostante il «piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile» (9), teso a riorientare i flussi di capitali verso un’economia più sostenibile integrando la sostenibilità nella gestione dei rischi e promuovendo la trasparenza e la visione a lungo termine, faccia riferimento alle dimensioni ambientale, economica e sociale della sostenibilità, ad oggi il sistema di classificazione unificato (o tassonomia) per le attività sostenibili definisce solo i criteri per le attività economiche ecosostenibili, rimandando a un secondo momento la definizione dei criteri sociali (10). In tale contesto, la Commissione europea considera gli investitori (e anche i lavoratori investono nella propria azienda) come uno dei motori dello sviluppo sostenibile, e sta valutando modalità per attribuire ai consumatori e agli altri portatori di interessi un ruolo nella transizione verso la sostenibilità. |
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2.2. |
La pandemia di COVID-19 ha effetti senza precedenti sull’occupazione e sulle imprese, che interessano la salute, la sicurezza, l’organizzazione del lavoro così come le condizioni economiche e finanziarie delle imprese e che accelerano la ristrutturazione delle società e le tendenze alla digitalizzazione, nonché la polarizzazione all’interno dei nostri mercati del lavoro. |
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2.3. |
A fronte di queste incertezze, le politiche europee devono apportare reali miglioramenti alla vita delle persone (11). Il modello sociale di società inclusive, pluralistiche e democratiche necessita di una società civile resiliente e di un contesto sociale solido e sostenibile, basato su politiche nazionali e sull’integrazione in ambito lavorativo. In caso contrario, il nazionalismo e il populismo minacciano sempre più di rovesciare i valori democratici e di minare la stabilità sociale e politica. |
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2.4. |
Sussiste il reale bisogno di elaborare un concetto ampio di dimensione sociale per sostenere il Green Deal, includendo tutti i soggetti interessati pertinenti. Tale approccio dovrebbe interessare le pertinenti politiche al livello dell’UE e degli Stati membri, quali l’occupazione, la protezione e il benessere sociali, la sanità, l’istruzione e la formazione, prestando particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili della società. |
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2.5. |
Gli Stati membri dovrebbero promuovere riforme strutturali, in particolare nell’ambito delle politiche in materia di protezione sociale, occupazione, istruzione e formazione, per essere più preparati ad affrontare le sfide che la transizione giusta porta con sé. Essi dovrebbero pertanto adoperarsi a favore di politiche attive del mercato del lavoro, servizi pubblici per l’impiego efficaci, sistemi di sicurezza sociali adeguati a modelli del mercato del lavoro in evoluzione, nonché per la creazione di adeguate reti di sicurezza in termini di reddito minimo e servizi sociali per i gruppi più vulnerabili. |
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2.6. |
Le imprese sostenibili devono creare competitività e offrire prospettive di lavoro e di reddito dignitosi in luoghi resilienti e contesti sani. Questo costituisce uno dei requisiti fondamentali per realizzare gli obiettivi e i valori europei durante il passaggio verso una transizione giusta che porti benefici all’intera società civile. In un’epoca di transizione e crisi, la partecipazione dei lavoratori e dei portatori di interessi riveste un ruolo importante e può costruire una base solida per il sostegno dei lavoratori stessi all’interno delle imprese e della società, promuovendo in tal modo la sicurezza e la stabilità. Questo è fondamentale affinché un’impresa possa acquisire un vantaggio competitivo in una società globale. |
3. Verso un governo societario sostenibile dal punto di vista ecologico, sociale ed economico
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3.1. |
Pur tenendo conto delle differenze tra paesi e tra imprese, l’informazione, la consultazione e la partecipazione agli organi di gestione delle imprese costituiscono una questione strategica fondamentale per le imprese sostenibili, in quanto sostengono una visione più a lungo termine e migliorano la qualità del processo decisionale nell’ambito di un programma di riforme economiche (12). In tale contesto, la «buona reputazione» di un’impresa diventa un vantaggio competitivo. Un governo societario sostenibile deve promuovere un’attenzione pluralistica e orientata al lungo termine nelle decisioni delle imprese, mantenendo nel contempo l’accuratezza, la qualità e l’efficacia del processo decisionale. Gli interessi legali delle imprese, che i loro amministratori sono tenuti a perseguire, dovrebbero essere distinti dagli interessi degli azionisti, che talvolta tendono a concentrarsi sui profitti a breve termine. Un approccio pluralistico, sostenibile e a lungo termine dovrebbe tenere conto anche degli interessi dei lavoratori e degli altri soggetti interessati. |
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3.2. |
A tale scopo, la Commissione europea ha intrapreso alcune azioni preliminari orientate a un’eventuale iniziativa legislativa sul dovere di diligenza vincolante, le quali sono sostenute con vigore dal CESE (13). |
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3.3. |
Oltre agli indicatori relativi ai costi e alla produttività, occorre discutere e mettere a punto un nuovo paradigma di anticipazione e gestione dei cambiamenti come pratica di buon governo societario che tenga conto anche dei costi sociali della ristrutturazione e del cambiamento, nonché del contributo di un’impresa a una società più inclusiva. È necessario inoltre tenere conto degli effetti sulla distribuzione dei redditi, sull’uguaglianza di genere e relativa all’età, sui luoghi di lavoro, sulla qualità e la sostenibilità dal punto di vista ambientale e occupazionale, nonché sull’inclusione sociale (14). |
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3.4. |
Le questioni sociali non sono ancora altrettanto rappresentate negli ICP per l’analisi finanziaria e la valutazione d’impresa. Benché la Commissione europea abbia incaricato il gruppo consultivo europeo sull’informativa finanziaria (EFRAG) di elaborare un principio europeo in materia di rendicontazione, non esiste ancora uno standard globale di misurazione e valutazione degli impatti che consenta di monetizzare gli effetti delle attività delle società e diffondere informazioni in proposito. La misurazione e la determinazione dei costi relativi all’impatto delle società, nonché la relativa rendicontazione, renderebbero più agevole il passaggio alla neutralità climatica. |
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3.5. |
A tale riguardo, il CESE auspica che si compiano dei chiari progressi nell’imminente riesame della direttiva sulle comunicazioni non finanziarie nell’ambito dei principi in materia di rendicontazione relativi agli aspetti sociali e lavorativi della governance, fra cui le condizioni di lavoro, l’uguaglianza negli organi di gestione e l’impiego di lavoratori svantaggiati o con disabilità. La sostenibilità delle imprese su tutti i fronti dovrebbe essere misurata e valutata con precisione. |
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3.6. |
Coerentemente con gli obiettivi del Green Deal e della ripresa, l’obiettivo degli organi di gestione delle società, finora incentrato sulla generazione di profitti per gli azionisti, dovrà ora essere integrato parimenti dalla percezione di una responsabilità sociale ed ecologica (15). È pertanto essenziale garantire dei canali sistematici per la workers’ voice nei processi decisionali delle imprese. |
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3.7. |
Come già affermato nel parere del CESE sul tema Transizione industriale verso un’economia europea verde e digitale (16), il Comitato esorta la Commissione a rafforzare e sviluppare la dimensione sociale nella strategia industriale aggiornata e adeguata. Tale operazione dovrebbe avere un impatto anche sugli ICP da sviluppare, ad esempio con l’inclusione di indicatori sociali. I lavoratori e i rappresentanti della società civile devono avere voce in capitolo nelle consultazioni relative a ICP adeguati per misurare il successo del Green Deal, sia a livello di industria che a livello di impresa. |
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3.8. |
È opportuno valutare se il quadro giuridico dell’UE debba contribuire a definire uno standard minimo obbligatorio di informazione, consultazione e partecipazione dei lavoratori attraverso canali adeguati per la workers’ voice (17), ad esempio negli organi di gestione delle imprese, al fine di garantire l’informazione e la consultazione tempestive dei lavoratori e l’anticipazione dei cambiamenti. Nonostante i risultati positivi conseguiti in questo ambito, è necessario migliorare l’attuazione e l’applicazione. |
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3.9. |
Allo stesso tempo, è necessario conseguire una maggiore uguaglianza di genere negli organi di gestione delle imprese e nelle posizioni dirigenziali. Occorre prevenire l’elusione o la riduzione della partecipazione dei lavoratori agli organi di gestione delle imprese, le manovre di ingegneria giuridica da parte delle società e le strutture artificiali, come le imprese fittizie, create allo scopo di evitare la partecipazione dei lavoratori. Ai fini della partecipazione dei lavoratori agli organi di gestione delle imprese, quale prevista nel diritto nazionale di almeno dodici Stati membri e generalmente definita codeterminazione, ciò si traduce in un approccio che sviluppa e promuove attivamente una base minima obbligatoria di diritti di partecipazione sulla base di norme minime di rappresentanza a livello europeo. Un esempio in tal senso è offerto dalla direttiva CAE, che ha lo scopo di conciliare meglio le realtà attuali e le esigenze future di ristrutturazione transnazionale, fornendo nella pratica ai comitati aziendali europei le risorse e le competenze necessarie e imponendo sanzioni nei confronti delle imprese che violano le norme. Anche le consultazioni settoriali dovrebbero svolgere un ruolo più attivo. |
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3.10. |
Un’Europa sociale deve essere guidata da norme comuni che garantiscano che le società e i loro proprietari si attengano a un buon governo societario. Tale aspetto costituisce un elemento essenziale di un dialogo sociale efficace (18). A tale riguardo, un quadro giuridico dell’UE vincolante in materia di dovuta diligenza e condotta responsabile delle imprese, che includa il coinvolgimento dei lavoratori, svolgerà un ruolo importante. |
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3.11. |
L’integrazione della partecipazione dovrebbe diventare un elemento strutturale trasversale in tutte le normative e le iniziative europee che hanno un impatto sulle condizioni di vita e di lavoro, al fine di promuovere la crescita e la sicurezza sociali. |
Bruxelles, 9 giugno 2021
La presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG
(1) Le proposte del CESE per la ripresa e la ricostruzione dopo la crisi della COVID-19: verso un nuovo modello di società.
(2) GU C 47 dell'11.2.2020, pag. 30.
(3) GU C 10 dell'11.1.2021, pag. 14.
(4) Le attività di rappresentanza degli interessi dei lavoratori a livello di base e di impresa da parte di comitati aziendali e rappresentanti dei lavoratori negli organi di gestione delle imprese interagiscono sempre in maniera differente, come equivalenti funzionali, con il dialogo sociale e i sistemi di contrattazione collettiva negli specifici contesti nazionali. Al livello dell’UE, la direttiva sul comitato aziendale europeo (CAE) fornisce una definizione di informazione e consultazione. Quanto alla partecipazione agli organi di gestione delle imprese, la legislazione dell’UE sulla Società europea (SE) fa riferimento solo alle disposizioni nazionali preesistenti. Per questo motivo il termine workers’ voice è qui utilizzato come termine generico per agevolare una comprensione comune dell’obiettivo del presente parere.
(5) https://ec.europa.eu/info/files/european-pillar-social-rights-action-plan_it
(6) La Commissione europea sta elaborando un’iniziativa sul rafforzamento del ruolo dei consumatori in ambito ecologico, che coprirà anche taluni elementi sociali. Sarà inoltre avviata un’iniziativa sui prodotti sostenibili che richiederà di fornire informazioni in merito ai criteri di sostenibilità di talune categorie di prodotti e comprenderà anche aspetti sociali.
(7) Tali aspetti saranno affrontati nell’imminente proposta legislativa della Commissione su un governo societario sostenibile e, in particolare, nella parte relativa ai doveri degli amministratori. La Commissione ritiene che i sindacati e i soggetti interessati debbano essere coinvolti fin dalle prime fasi della discussione concettuale.
(8) La Commissione europea sta già lavorando alla contabilità del capitale naturale insieme alle imprese. Dal momento che esistono varie metodologie, il lavoro in corso sta tentando di ottimizzare queste ultime per sviluppare norme comuni a tale scopo. I sindacati e i soggetti interessati dovrebbero essere coinvolti nell’elaborazione di tali norme.
(9) COM(2018) 97 final.
(10) Regolamento (UE) 2020/852 del Parlamento europeo e del del Consiglio, del 18 giugno 2020, relativo all’istituzione di un quadro che favorisce gli investimenti sostenibili e recante modifica del regolamento (UE) 2019/2088 (GU L 198 del 22.6.2020, pag. 13).
(11) GU C 228 del 5.7.2019, pag. 24
(12) GU C 161 del 6.6.2013, pag. 35
(13) GU C 429 dell'11.12.2020, pag. 136.
(14) Le considerazioni dell’iniziativa Value Balancing Alliance, ad esempio, potrebbero contribuire ad attribuire maggiore importanza agli investimenti in personale qualificato nell’ambito dei conti patrimoniali. L’alleanza prevede la collaborazione degli organi di gestione di diverse grandi imprese tedesche. https://www.value-balancing.com/.
(15) GU C 106 del 31.3.2020, pag. 1.
(16) GU C 56 del 16.2.2021, pag. 10.
III Atti preparatori
Comitato economico e sociale europeo
561a sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo — sala JDE62 — Interactio, 9.6.2021-10.6.2021
|
24.8.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 341/29 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla proposta di regolamento del Consiglio che istituisce le imprese comuni nell'ambito di Orizzonte Europa
[COM(2021) 87 final — 2021-48-NLE]
(2021/C 341/04)
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Relatore generale: |
Anastasis YIAPANIS |
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Consultazione |
Consiglio dell'Unione europea, 6.5.2021 |
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Base giuridica |
Articoli 187 e 188 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea |
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Sezione competente |
Mercato unico, produzione e consumo |
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Decisione dell'Ufficio di presidenza |
23.3.2021 |
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Adozione in sessione plenaria |
9.6.2021 |
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Sessione plenaria n. |
561 |
|
Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
160/0/3 |
1. Conclusioni e raccomandazioni
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1.1 |
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ritiene che i risultati finali dell'attività delle imprese comuni (IC) siano della massima importanza per il futuro dell'economia europea. Adesso è il momento di mobilitare tutte le risorse possibili e trasformare la nostra economia, sviluppando e applicando tecnologie rivoluzionarie e modelli economici sostenibili. |
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1.2 |
L'interazione e le collaborazioni con altri partenariati europei dovrebbero concentrarsi su risultati strategici e orientati all'impatto. Le sinergie tra i diversi programmi di finanziamento dell'Unione e le diverse politiche dell'Unione, nonché le sinergie con i finanziamenti dell'UE e quelli nazionali erogati a livello di Stati membri, sono di vitale importanza per garantire che i progetti di R&I abbiano il massimo impatto possibile. |
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1.3 |
Non è molto chiaro se e come i partenariati europei saranno aperti al maggior numero possibile di parti interessate. Il CESE ritiene che l'attività di tutte le imprese comuni debba essere governata dai principi della partecipazione aperta e della trasparenza. |
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1.4 |
Il coinvolgimento delle parti sociali e delle organizzazioni della società civile (OSC) è di capitale importanza per il successo delle imprese comuni, sia in quanto fornitori di competenze che come canali di comunicazione. Il CESE chiede pertanto che si instauri un dialogo permanente con la società civile nell'ambito dei gruppi consultivi delle IC esistenti, e che le parti sociali e le OSC pertinenti siano inserite nei gruppi delle parti interessate delle imprese comuni. |
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1.5 |
L'eterogeneità delle norme che disciplinano le varie imprese comuni è fonte di scarsa chiarezza, ragion per cui il CESE chiede che sia adottato un approccio il più omogeneo possibile, nel rispetto della specificità di ciascuna impresa comune. |
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1.6 |
Il CESE esprime preoccupazione per lo scarso numero di organizzazioni invitate a fungere da «membri fondatori» privati in diverse imprese comuni. Invoca inoltre apertura e trasparenza nella selezione dei «membri associati». Le imprese comuni dovrebbero puntare ad attrarre l'adesione (in quanto «Stati partecipanti») del maggior numero possibile di Stati membri. I benefici derivanti dal fatto di diventare membri sono molto limitati, se si considera che in materia di finanziamenti vige il principio degli «inviti aperti». Di conseguenza, occorrerebbe aumentare il numero di seggi riservati ai privati nei consigli di direzione delle IC, ad esempio seguendo il modello dell'impresa comune «Clean Aviation». |
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1.7 |
Il testo dell'articolo 26, paragrafo 4, lettera b), del regolamento proposto dovrebbe essere modificato come segue: «contributi finanziari dei membri e dei partner contributori all'impresa comune in relazione i costi operativi». Il ruolo dei partner contributori in termini di partecipazione alle attività, coinvolgimento nella governance, vantaggi derivanti dal fatto di apportare un contributo finanziario ecc. non è affatto chiaro. |
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1.8 |
È necessario garantire il più possibile l'effetto leva dei finanziamenti dell'UE e stimolare contributi privati che riflettano la capacità dei contributori. Il CESE apprezza la proposta secondo cui i costi annuali per le piccole e medie imprese (PMI) dovrebbero essere notevolmente inferiori, ed è favorevole a destinare una parte del bilancio delle imprese comuni alle attività delle PMI. |
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1.9 |
Il CESE chiede che sia descritta in modo preciso la procedura di definizione del programma di lavoro per ciascuna impresa comune, e che tale programma sia incluso nella parte prima del regolamento proposto. La piena disponibilità dei risultati finali della ricerca dovrebbe essere garantita mediante la loro diffusione presso tutte le parti interessate dell'UE. |
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1.10 |
Il CESE esprime vivo apprezzamento per la proposta di abolire l'obbligo per i partner di comunicare i costi non ammissibili e per l'intenzione di evitare la duplicazione degli audit. |
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1.11 |
È imperativo perseguire l'interesse specifico dell'Unione e rafforzare lo Spazio europeo della ricerca e la capacità d'innovazione dell'Europa. Il CESE sottolinea con forza che i risultati della ricerca delle imprese comuni dovrebbero essere sfruttati a livello industriale nell'UE utilizzando tecnologie europee. |
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1.12 |
Le innovazioni e i brevetti europei dovrebbero ottenere una protezione adeguata dalle intenzioni ostili e dallo spionaggio economico. L'attuazione del brevetto unitario europeo è un imperativo e la proprietà intellettuale e i brevetti sono un tema cruciale, ma né l'una né gli altri trovano spazio nella proposta legislativa in esame. |
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1.13 |
Il CESE accoglie con favore gli obblighi di monitoraggio per quanto riguarda la partecipazione delle PMI, la composizione geografica e il tasso di cofinanziamento. Dovrebbero però essere introdotti anche indicatori qualitativi, quali il tipo di innovazioni introdotte, i vantaggi per la società civile e il numero di nuovi posti di lavoro creati. |
2. Introduzione
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2.1 |
La strategia europea per la ripresa è molto chiara: si concentra sulla duplice transizione verde e digitale e sulla riduzione delle dipendenze strategiche. In quest'ottica, le imprese comuni sono chiamate a svolgere un ruolo molto importante nel mettere insieme le competenze specialistiche europee di settori economici diversi, promuovere la competitività, migliorare le capacità professionali e rafforzare la base industriale. |
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2.2 |
La Commissione europea propone di costituire, nell'ambito del pilastro II di Orizzonte Europa («Sfide globali e competitività industriale europea»), nove imprese comuni: «Europa biocircolare», «Clean Aviation», «Idrogeno pulito», «Ferrovie europee», «Global Health EDCTP3», «Iniziativa per l'innovazione nel settore della salute», «Tecnologie digitali fondamentali», «Ricerca ATM nel cielo unico europeo 3» e «Reti e servizi intelligenti». |
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2.3 |
I programmi di tutte le IC dovrebbero basarsi sul Green Deal europeo (1), sulla strategia digitale europea (2) e sugli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (3) e recepire gli obiettivi della strategia industriale 2020 aggiornata [Verso un mercato unico più forte per la ripresa dell'Europa (4)]. Le IC dovrebbero riunire parti sociali e organizzazioni della società civile, PMI, autorità pubbliche e altri soggetti interessati dell'UE. Finora, tuttavia, non è stato così. |
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2.4 |
L'obiettivo principale delle imprese comuni è stimolare la ricerca e l'innovazione in tutta l'UE, accelerando nel contempo le transizioni economica, sociale, digitale ed ecologica. È lampante che le imprese comuni sono in grado di sviluppare solidi partenariati pubblico-privato, in grado di rafforzare la leadership dell'UE, stimolare la competitività e la crescita e riunire conoscenze, competenze ed eccellenza scientifica da tutta l'Unione e da paesi terzi. La condivisione delle conoscenze nei diversi territori e tra i cittadini e le imprese è estremamente importante. |
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2.5 |
La ricerca e l'innovazione sono inoltre importantissime per la ripresa sostenibile dell'Europa dopo la pandemia, in quanto garantiscono competitività economica, nuova occupazione e crescita sostenibile e contribuiscono all'autonomia dell'Unione. Solo investendo massicciamente in R&I l'UE riuscirà ad imporsi sulla scena mondiale. Adesso è il momento di mobilitare tutte le risorse possibili e trasformare la nostra economia, sviluppando e applicando tecnologie rivoluzionarie e modelli economici sostenibili. |
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2.6 |
In termini di investimenti in R&I, l'UE è ancora indietro rispetto ad altre parti del mondo, in particolare gli Stati Uniti e l'Asia. Lo stesso vale per la capacità e la velocità con cui i risultati della R&S si traducono in prodotti e servizi innovativi. Tutto questo nel lungo periodo non è accettabile, e l'Europa può diventare un leader mondiale soltanto se sfrutta lo slancio impresso da Orizzonte 2020. Il CESE ha già avvertito che «fin troppo spesso le tecnologie sviluppate in Europa sono commercializzate altrove. L'UE non è stata in grado di creare giganti della tecnologia. Sono troppo poche le nuove imprese innovative d'avanguardia che si sviluppano fino a diventare grandi società ad alta intensità di ricerca e sviluppo» (5). |
3. Osservazioni generali
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3.1 |
Le imprese comuni mobilitano fondi europei, nazionali e privati al fine di unire le forze delle principali parti interessate del mondo europeo della ricerca, comprese quelle dei paesi associati all'UE. Il CESE ritiene che i risultati finali dell'attività delle IC siano della massima importanza per il futuro dell'economia europea. |
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3.2 |
Ogni impresa comune dovrebbe essere contraddistinta dalla piena trasparenza e da attività ambiziose orientate agli obiettivi. L'interazione e le collaborazioni con altri partenariati europei — in particolare con le altre circa 120 iniziative di partenariato nell'ambito di Orizzonte 2020 — dovrebbero concentrarsi su risultati strategici e orientati all'impatto. Infine, «le sinergie tra i diversi programmi di finanziamento e le politiche dell'Unione, e in particolare con i fondi strutturali grazie a regolamentazioni compatibili, sono fondamentali per garantire il massimo impatto dei progetti di R&I» (6). |
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3.3 |
Il CESE apprezza l'intenzione della Commissione di aprire i partenariati europei al maggior numero possibile di parti interessate, ma non è molto chiaro se e in quale modo tale intenzione sarà tradotta in pratica. Infatti, i membri fondatori privati saranno in numero piuttosto esiguo, mentre i membri associati si prevede siano selezionati da un consiglio di direzione dalla composizione ristretta. Inoltre, non è chiaro in che modo i partner contributori saranno incentivati ad aderire alle imprese comuni. Infine, il CESE ritiene che l'attività di tutte le imprese comuni debba essere governata dai principi della partecipazione aperta e della trasparenza. |
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3.4 |
Il CESE sottolinea che le disposizioni della parte seconda del regolamento comportano, in alcuni casi, approcci e norme organizzative diversi per le varie imprese comuni. È necessario garantire il più possibile l'effetto leva dei finanziamenti dell'UE e stimolare contributi privati che riflettano la capacità dei contributori. |
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3.5 |
Per quanto riguarda l'equilibrio geografico tra i soggetti partecipanti, è solo per l'impresa comune «Ferrovie europee» che viene introdotta tale regola organizzativa. Inoltre, sebbene la cooperazione tra le imprese comuni sia estremamente importante, essa viene menzionata solo in relazione alle IC «Clean Aviation» e «Ricerca ATM nel cielo unico europeo 3». |
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3.6 |
Il CESE osserva altresì che, per le IC «Idrogeno pulito», «Global Health EDCTP3», «Reti e servizi intelligenti» e «Tecnologie digitali fondamentali», non si fa alcun riferimento alla selezione di membri associati. Inoltre, in alcuni casi tali membri devono essere approvati dalla Commissione, mentre in altri devono essere semplicemente selezionati dal consiglio di direzione. Il CESE ritiene che norme omogenee garantirebbero maggiore chiarezza. |
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3.7 |
Il CESE esprime preoccupazione per lo scarso numero di organizzazioni invitate a fungere da «membri fondatori» privati in diverse imprese comuni. È estremamente importante che la disponibilità di imprese comuni e l'accesso ad esse siano quanto più ampi possibile. Il CESE chiede un'analisi approfondita orientata ad ampliare il novero dei membri fondatori proposti per tutte le imprese comuni e a garantire l'apertura e la trasparenza nella selezione dei relativi membri associati. Inoltre, per assicurare la coerenza con le politiche nazionali e regionali, le imprese comuni dovrebbero puntare ad attrarre l'adesione (in quanto «Stati partecipanti») del maggior numero possibile di Stati membri. I benefici derivanti dal fatto di diventare membri sono molto limitati, se si considera che in materia di finanziamenti vige il principio degli «inviti aperti». Di conseguenza, il CESE reputa che occorrerebbe aumentare il numero di seggi riservati ai privati nei consigli di direzione delle IC, ad esempio seguendo il modello dell'impresa comune «Clean Aviation». |
4. Osservazioni particolari
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4.1 |
Gli Stati membri presentano ecosistemi di innovazione strutturalmente diversi, e la ricerca e l'innovazione di successo non vi prosperano nello stesso modo. Il CESE chiede che effettuino investimenti e siano coinvolti tutti gli Stati membri, in particolare quelli meno avanzati. L'attività delle imprese comuni deve essere sincronizzata con quella di altri programmi dell'UE in materia di ricerca e innovazione, compreso il dispositivo per la ripresa e la resilienza (7). È opportuno raccomandare agli Stati membri di creare collegamenti strutturati tra i loro piani nazionali per la ripresa e le agende strategiche di ricerca e innovazione delle IC, nonché di realizzare sinergie, anche in relazione ai programmi di finanziamento a livello nazionale. |
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4.2 |
Il CESE apprezza il fatto che il bilancio dell'UE contribuisca alla dotazione finanziaria complessiva delle IC con quasi 10 miliardi di EUR, ma reputa che tale dotazione possa essere aumentata in alcuni settori cruciali, mobilitando importanti risorse aggiuntive provenienti dal settore privato e dai bilanci degli Stati membri. In base all'accordo sul bilancio complessivo dell'UE (raggiunto nel dicembre 2020, NextGenerationEU destinerà a Orizzonte Europa 5 miliardi di EUR, integrando così il finanziamento delle imprese comuni che coprono i settori duramente colpiti dalla crisi indotta dalla pandemia e quelli che devono far fronte a dipendenze strategiche. In ogni caso, il testo dell'articolo 26, paragrafo 4, lettera b), del regolamento proposto dovrebbe essere modificato come segue: «contributi finanziari dei membri e dei partner contributori all'impresa comune in relazione i costi operativi». |
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4.3 |
Il CESE chiede maggiore chiarezza e trasparenza, nonché un'analisi costi-benefici ex ante della proposta di istituire un back office comune per tutte le IC, al fine di valutare se tale iniziativa apporti un reale valore aggiunto e un guadagno in termini di efficienza. Inoltre, il CESE si aspetta che l'amministrazione del back office sia pienamente trasparente nei confronti dei cittadini e delle imprese e che utilizzi la migliore tecnologia disponibile: blockchain, analisi di megadati ecc. |
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4.4 |
Per il buon esito delle imprese comuni, è fondamentale coinvolgere le parti sociali e le OSC: le une e le altre dovrebbero essere pienamente coinvolte sia in quanto fornitrici di competenze che come canali di comunicazione, in modo che i progressi compiuti e i risultati finali raggiungano l'intera comunità imprenditoriale europea, così come i lavoratori, i consumatori e i cittadini. Il CESE chiede pertanto che si instauri un dialogo permanente con la società civile nell'ambito dei gruppi consultivi delle IC esistenti, e che le parti sociali e le OSC pertinenti siano inserite nei gruppi delle parti interessate. |
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4.5 |
Il CESE è senz'altro dell'avviso che debba esservi un certo numero di differenze nell'organizzazione delle imprese comuni, dato che queste riguardano settori diversi con caratteristiche specifiche. Tuttavia, i principi della partecipazione aperta a tutte le parti interessate e dell'accesso per le PMI dovrebbero essere sanciti con chiarezza per tutte le imprese comuni, il che, per il momento, non è stato fatto. Il CESE ha già avuto modo di osservare che, «nonostante gli sforzi precedentemente compiuti nell'ambito dei programmi quadro, le PMI dovrebbero essere maggiormente coinvolte nelle attività basate su R&I e Orizzonte Europa rappresenterebbe la migliore opportunità per 'farle salire a bordo» (8). |
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4.6 |
Le PMI incontrano problemi comuni e hanno bisogno di sostegno per espandersi e raggiungere i mercati internazionali. Il CESE si compiace di notare che i costi amministrativi annuali dovrebbero essere notevolmente inferiori per le PMI che per le imprese di grandi dimensioni. Non è chiaro, però, per quale motivo i rappresentanti delle PMI siano inclusi nei consigli di direzione di alcune IC (ad esempio «Europa biocircolare» e «Clean Aviation») e non in quelli delle altre. |
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4.7 |
Il CESE ritiene che una parte del bilancio delle imprese comuni dovrebbe essere destinata alle attività delle PMI. I fondi di tale bilancio dovrebbero essere resi disponibili quanto prima dopo la costituzione delle IC ed essere chiaramente indicati sul sito web ufficiale di ciascuna impresa comune. |
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4.8 |
La Commissione deve assicurarsi che, in tutte le imprese comuni, i fondi disponibili siano accessibili a tutti i soggetti interessati che abbiano risposto agli inviti, e che l'accettazione dei progetti sia trasparente ed equa. Il CESE mette in guardia contro la possibilità che alcune organizzazioni sostenute dai membri fondatori delle imprese comuni possano disporre di un qualche tipo di accesso preferenziale. Ciò, infatti, trasformerebbe il programma in un ampio regime di sostegno mediante sovvenzioni: uno snaturamento che il CESE ritiene del tutto inaccettabile. |
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4.9 |
Il CESE chiede che sia descritta in modo preciso la procedura di definizione del programma di lavoro per ciascuna impresa comune, e che tale programma sia incluso nella parte prima del regolamento proposto. Chiaramente, occorre evitare che le IC finanzino programmi di ricerca che alcune imprese avrebbero realizzato comunque. Infine, il CESE chiede che i risultati finali delle attività di ricerca siano messi a disposizione di tutti i soggetti interessati dell'UE. |
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4.10 |
In un'ottica di semplificazione, il CESE esprime vivo apprezzamento per la proposta di abolire l'obbligo per i partner di comunicare i costi non ammissibili e per l'intenzione di evitare la duplicazione degli audit. Accoglie inoltre con favore l'abolizione dell'obbligo di sottoporre all'audit dell'impresa comune o di qualsiasi altra autorità dell'UE i costi delle attività aggiuntive. |
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4.11 |
Per il successo delle imprese comuni, è importante riunire il maggior numero possibile di soggetti interessati internazionali. Tuttavia, è imperativo perseguire l'interesse specifico dell'Unione e rafforzare lo Spazio europeo della ricerca e la capacità d'innovazione dell'Europa. Il CESE sottolinea con forza che i risultati della ricerca delle imprese comuni dovrebbero essere sfruttati a livello industriale nell'UE utilizzando tecnologie europee. |
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4.12 |
Il CESE ha già avuto occasione di osservare che «l'UE non può conservare la sua posizione guida nel campo dell'innovazione senza politiche intelligenti in materia di proprietà intellettuale. Dobbiamo garantire alle innovazioni e ai brevetti europei una protezione adeguata da intenzioni ostili e dallo spionaggio economico. Pertanto, l'attuazione del brevetto unitario europeo è un passo indispensabile» (9). Nel 2019, ad esempio, nel mondo il 65 % delle domande di brevetto è stato presentato da paesi asiatici, mentre soltanto l'11,3 % da paesi dell'UE (10). La proprietà intellettuale e i brevetti sono un tema cruciale, eppure esso risulta purtroppo del tutto trascurato dalla proposta della Commissione. |
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4.13 |
Il CESE apprezza il testo proposto per l'articolo 171 del regolamento, in tema di monitoraggio e valutazione delle attività delle imprese comuni. In particolare, accoglie con favore gli obblighi di monitoraggio per quanto riguarda la partecipazione delle PMI, la composizione geografica e il tasso di cofinanziamento. Nondimeno, al fine di eliminare ogni ambiguità, il CESE suggerisce di sostituire il termine «periodico» con «annuale» o «biennale». Per lo stesso motivo, la Commissione dovrebbe precisare quale servizio sia incaricato delle attività di monitoraggio. |
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4.14 |
Il CESE ribadisce la sua posizione secondo cui «l'“intelligenza” di un sistema socioeconomico non può essere misurata solamente in base a indicatori di carattere quantitativo, come per esempio la spesa per la ricerca e l'innovazione, ma deve considerare anche indicatori di carattere qualitativo, quali la tipologia di innovazioni introdotte, così come il numero di nuovi posti di lavoro creati» (11). |
Bruxelles, 9 giugno 2021
La presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG
(1) COM(2019) 640 final
(2) COM(2020) 67 final
(3) Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite
(4) https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/ip_21_1884
(5) GU C 364 del 28.10.2020, pag. 108
(6) GU C 62 del 15.2.2019, pag. 33
(7) Regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 febbraio 2021, che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza (GU L 57 del 18.2.2021, pag. 17).
(8) GU C 62 del 15.2.2019, pag. 33.
(9) GU C 364 del 28.10.2020, pag. 108.
(10) World Intellectual Property Indicators 2020.
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24.8.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 341/34 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla partecipazione dell’Unione al partenariato europeo sulla metrologia, avviato congiuntamente da più Stati membri
[COM(2021) 89 final — 2021/0049 (COD)]
(2021/C 341/05)
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Relatore: |
Philip VON BROCKDORFF |
|
Consultazione |
Parlamento europeo, 17.5.2021 Consiglio, 5.5.2021 |
|
Base giuridica |
Articolo 114 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea |
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Sezione competente |
Mercato unico, produzione e consumo |
|
Adozione in sezione |
11.5.2021 |
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Adozione in sessione plenaria |
9.6.2021 |
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Sessione plenaria n. |
561 |
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Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
229/0/3 |
1. Conclusioni e raccomandazioni
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1.1. |
Il CESE accoglie con favore la proposta della Commissione relativa a un partenariato europeo sulla metrologia, teso a sostenere la ricerca e l’innovazione nelle tecnologie avanzate di comunicazione come il 5G, l’Internet degli oggetti (IoT), le reti intelligenti e le case intelligenti, le tecnologie automobilistiche di prossima generazione e la produzione intelligente, per citarne solo alcune. |
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1.2. |
Il CESE ritiene che la proposta costituisca un passo importante verso un’economia europea che miri ad essere all’avanguardia nell’industria, nella tecnologia e nella digitalizzazione. La metrologia avanzata può essere di ausilio nell’affrontare alcune delle maggiori sfide dell’Europa, dall’assistenza sanitaria ai cambiamenti climatici. Tuttavia, a tal fine sono fondamentali l’armonizzazione e la compatibilità transfrontaliera della metrologia. |
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1.3. |
A giudizio del CESE, le reti metrologiche europee, che prestano una forte attenzione alle parti interessate e alle loro esigenze, contribuiranno in modo più efficace all’agenda per la ricerca e l’innovazione del partenariato sulla metrologia. |
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1.4. |
Il CESE accoglie inoltre con favore il finanziamento di progetti di ricerca comuni in quest’ambito, in quanto ciò porterà indubbiamente a un’accelerazione dell’innovazione mediante l’utilizzo di soluzioni, capacità e infrastrutture della metrologia. Aumenteranno probabilmente le opportunità per sviluppare beni e servizi nuovi o notevolmente migliorati prodotti o forniti da imprese dell’UE. |
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1.5. |
Il CESE crede nell’importanza dell’impegno con le parti interessate lungo la catena di valore metrologica, al fine di diffondere quanto più possibile le tecnologie emergenti e di contribuire ad affrontare le sfide sociali più rilevanti. |
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1.6. |
Il CESE ritiene altresì che il rafforzamento del vantaggio competitivo dell’Europa nelle tecnologie emergenti e nello sviluppo di nuovi prodotti possa essere mantenuto solo adottando un approccio paneuropeo alla metrologia. La proposta in esame concorre a perseguire questo obiettivo evitando la frammentazione nell’individuazione delle soluzioni metrologiche nell’UE. |
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1.7. |
Il CESE sottolinea l’importanza della metrologia quale parte integrante dell’innovazione necessaria per sostenere la ripresa economica in tutta l’UE, nonché l’impegno degli istituti di metrologia a sostenere la ricerca e l’innovazione collaborative nel settore della metrologia. Il CESE osserva inoltre che una metrologia avanzata contribuisce a ridurre il consumo energetico e a conseguire gli obiettivi in materia di cambiamenti climatici in linea con gli obiettivi di Next Generation EU. |
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1.8. |
Il CESE riconosce il ruolo che misure e norme migliorate e armonizzate potrebbero svolgere nel funzionamento efficiente del mercato unico, in particolare quando i cittadini dell’UE dispongono di informazioni adeguate sui prodotti disponibili nel mercato stesso. La metrologia avanzata contribuisce a conseguire questo obiettivo e a ridurre i costi di transazione associati alla partecipazione al mercato unico. |
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1.9. |
Il CESE ritiene che tutte le parti interessate, in particolare le piccole imprese e i consumatori, debbano poter comprendere e utilizzare norme di misurazione precise. Ne deriveranno considerevoli vantaggi per l’economia dell’UE man mano che questa esce dal rallentamento indotto dalla pandemia di COVID-19, in particolare in vista della transizione verso un’Europa più verde e più digitale, in cui sia al contempo promossa la fiducia lungo l’intera catena di approvvigionamento. |
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1.10. |
Infine, il CESE sottolinea l’evidente necessità di sensibilizzare i cittadini dell’UE all’importanza della metrologia in ambiti quali l’assistenza sanitaria, la produzione, le tecnologie di comunicazione avanzate e la sicurezza dei lavoratori sul luogo di lavoro. |
2. Contesto di riferimento
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2.1. |
La metrologia si occupa dello studio scientifico delle misurazioni per quanto riguarda gli standard industriali e varie unità di parametri. Le misurazioni sono essenziali per l’innovazione in quanto non solo incidono sulla qualità, ma influiscono anche su diversi parametri tecnici. Nell’industria manifatturiera, ad esempio, la metrologia consente alle imprese di soddisfare le specifiche di progettazione dei prodotti al consumo, i risultati funzionali attesi, nonché le regolamentazioni e gli standard di conformità. |
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2.2. |
Le tecniche di misurazione sono in costante evoluzione e questo fatto, unito al rapido progresso tecnologico, sta alimentando la domanda di prodotti metrologici precisi e affidabili. Per far fronte a questa situazione, il 23 febbraio 2021 la Commissione europea ha pubblicato la proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla partecipazione dell’Unione al partenariato europeo sulla metrologia, avviato congiuntamente da più Stati membri. |
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2.3. |
I colegislatori hanno riconosciuto che la metrologia rientra tra i settori prioritari individuati per la creazione di eventuali partenariati europei istituzionalizzati, sulla base dell’articolo 185 o dell’articolo 187 del TFUE, conformemente al regolamento Orizzonte Europa. La proposta in oggetto relativa a un partenariato europeo sulla metrologia è basata sugli insegnamenti tratti dal Programma europeo di ricerca metrologica (EMRP) e dal Programma metrologico europeo sull’innovazione e la ricerca (EMPIR). L’iniziativa in esame rappresenta tuttavia un nuovo partenariato volto ad affrontare sfide inedite; non va quindi inteso come una mera continuazione di programmi precedenti. |
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2.4. |
Facendo leva sul coinvolgimento e l’impegno dei partner nella progettazione e attuazione di un programma di attività di R&I, il partenariato sulla metrologia persegue i seguenti obiettivi generali:
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2.5. |
Nel perseguire gli obiettivi generali di cui sopra, il partenariato sulla metrologia si prefigge i seguenti obiettivi specifici:
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3. Osservazioni generali
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3.1. |
Il mondo sta affrontando una crisi economica causata dalla pandemia di COVID-19. Come è avvenuto per altri mercati, questa situazione ha portato a un rallentamento nel tasso di crescita del mercato relativo alla metrologia industriale, in particolare nel 2020 e nel 2021. Questo risultato è dovuto al fatto che le organizzazioni della maggior parte dei mercati verticali più importanti nello stimolare la domanda non sono attualmente, oppure non erano, operative in vari paesi, con un conseguente impatto negativo sul mercato della metrologia industriale. Anche la pandemia di COVID-19 ha avuto ripercussioni su vasta scala e i produttori sono alle prese con la sfida di valutarne l’impatto. Le misure di confinamento, precedenti o vigenti, che hanno portato alla chiusura degli impianti di produzione hanno messo a dura prova il settore industriale. |
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3.2. |
Negli anni precedenti la pandemia mondiale il mercato aveva registrato una notevole espansione, imputabile soprattutto alla crescente domanda per la realizzazione di analisi dei megadati e per la produzione di automobili nelle economie emergenti. In futuro, comunque, il mercato mondiale della metrologia industriale dovrebbe passare da 9,8 miliardi di dollari USA nel 2021 a 13,2 miliardi di dollari USA entro il 2026. Questo andamento ascendente è imputabile alla crescente adozione di servizi cloud nell’integrazione dei dati metrologici e all’aumento della domanda di mercato per la metrologia. Nei prossimi anni tale aumento darà un impulso considerevole al mercato della metrologia industriale, nel cui quadro dovrebbe prevalere il segmento hardware. |
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3.3. |
L’Europa, in quanto attore globale, deve affrontare una concorrenza mondiale agguerrita nel settore della metrologia per quel che concerne non solo il volume e l’orientamento degli investimenti, ma anche l’impegno finanziario a lungo termine per gli obiettivi metrologici. Nell’ultimo decennio gli Stati Uniti, la Cina e l’India hanno aumentato gli investimenti nella metrologia rispettivamente del 60 %, 50 % e 52 %. Gli investimenti negli istituti europei sono invece rimasti relativamente statici e non sono venuti incontro alle esigenze dei nuovi settori di ricerca, che sono sempre più importanti. Il livello di investimenti chiaramente inadeguato in Europa, abbinato alla frammentazione delle capacità metrologiche, ha determinato un’eccessiva dispersione degli sforzi, l’assenza di un orientamento strategico e una relativa incapacità a trarre vantaggio dalle potenziali economie di scala e dalle complementarità strategiche. |
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3.4. |
Negli ultimi anni gli investimenti dei paesi terzi in questo settore hanno superato quelli dell’UE. Negli Stati Uniti, ad esempio, l’istituto nazionale di metrologia (NIST) dispone di un bilancio annuale relativamente elevato per il suo programma di ricerca sulle misurazioni fondamentali e la scienza quantistica. Lo stesso vale per l’istituto nazionale di metrologia (NIM) della Cina con il suo programma di ricerca mirato in questo settore. A titolo di confronto, il bilancio a disposizione dell’istituto nazionale di metrologia (PTB) della Germania, che è il più grande d’Europa, è destinato sia alla ricerca che ai servizi di metrologia per l’industria e la società. |
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3.5. |
I concorrenti dell’UE sulla scena mondiale stanno realizzando questi investimenti strategici per effetto della crescente necessità di soluzioni metrologiche mirate in funzione delle tecnologie emergenti e dello sviluppo di nuovi prodotti. Nella regione Asia-Pacifico, ad esempio, il rapido aumento dell’industrializzazione e la veloce evoluzione tecnologica stanno trainando la domanda del mercato. L’impennata nella domanda di prodotti di alta qualità nel settore manifatturiero e in quello dell’automazione in paesi come la Cina, l’India e altre economie in espansione sta di fatto alimentando lo sviluppo del mercato metrologico in questa parte del mondo. |
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3.6. |
È evidente che il mercato della metrologia è in crescita a causa di un aumento della domanda per misurazioni accurate e precise in molteplici settori, con la conseguenza di una maggiore concorrenza tra gli attori principali del mercato mondiale della metrologia, come Carl Ziess (Germania), Hexagon AB (Svezia), Mitutoyo Corp. (USA), Renishaw (Regno Unito), Nikon metrology (Belgio), Metrology software products Ltd. (Regno Unito), 3D Digital Corporation (USA), Perception Inc. (USA), Faro Technologies (U.S.) e altri. |
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3.7. |
Il mercato della metrologia può essere segmentato in funzione della tipologia, dei prodotti e degli utilizzatori finali. Per quel che riguarda la topologia, la segmentazione è tra metrologia industriale, metrologia scientifica e metrologia legale. In rapporto ai prodotti, il mercato è suddiviso tra macchine di misura a coordinate, digitalizzatori ottici, scanner 3D, tracciatori laser e altri prodotti. Se si considerano gli utilizzatori finali, il mercato è suddiviso tra industria aerospaziale, industria automobilistica, elettronica di consumo, settore manifatturiero, settore dell’energia e altro ancora. In funzione dell’area geografica, il mercato mondiale della metrologia è suddiviso tra America settentrionale e meridionale, Europa, Asia-Pacifico e il resto del mondo. L’Europa ha le potenzialità per essere un attore dominante con una quota crescente del mercato mondiale della metrologia, e questo risultato può essere raggiunto con ulteriori progressi tecnologici e investimenti nella ricerca. |
4. Osservazioni specifiche
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4.1. |
Misurazioni affidabili sono essenziali per l’innovazione a livello economico e sociale: la metrologia, la scienza della misurazione, è fondamentale per la ricerca scientifica, il commercio e l’industria. Le nuove sfide sociali e le tecnologie emergenti aumentano la necessità di garantire accuratezza e precisione, oltre che di disporre di nuove capacità di misurazione. Le tecnologie di comunicazione avanzate come il 5G, l’Internet degli oggetti (IoT), le reti intelligenti e le case intelligenti, le tecnologie automobilistiche di prossima generazione e la produzione intelligente, per citarne solo alcune, dipendono tutte dai progressi della metrologia. Il CESE accoglie pertanto con favore la proposta della Commissione relativa a un partenariato europeo sulla metrologia. |
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4.2. |
Il CESE ritiene che la proposta costituisca un elemento fondante per un’economia europea che miri ad essere all’avanguardia nell’industria, nella tecnologia e nella digitalizzazione. Il Comitato riconosce inoltre l’importante ruolo che l’infrastruttura metrologica può svolgere nello stimolare l’innovazione e nell’affrontare alcune delle sfide più importanti per l’Europa, dall’assistenza sanitaria ai cambiamenti climatici. Sebbene ogni Stato membro e ciascun sistema possa avere le proprie specificità, nella metrologia l’armonizzazione e la compatibilità transfrontaliera sono un obiettivo importante, e il CESE dà il proprio pieno appoggio al riguardo. |
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4.3. |
La creazione di reti metrologiche europee sostenibili in settori altamente competitivi ed emergenti, oltre che in grado di fare concorrenza ai leader mondiali del settore, è cruciale per il futuro delle economie europee e potrebbe anche sostenere la ripresa economica dagli effetti della COVID-19. Secondo il CESE, le reti metrologiche europee, che prestano una forte attenzione alle parti interessate e alle loro esigenze, contribuiranno in modo più efficace all’agenda per la ricerca e l’innovazione del partenariato sulla metrologia. |
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4.4. |
Il CESE accoglie inoltre con favore il finanziamento di progetti di ricerca comuni, in quanto ciò porterà indubbiamente a un’accelerazione dell’innovazione mediante l’utilizzo di soluzioni, capacità e infrastrutture della metrologia. Inoltre, aumenteranno probabilmente le opportunità per sviluppare beni e servizi nuovi o notevolmente migliorati che sono prodotti nell’UE, oppure da imprese dell’UE operanti in paesi terzi. Il sostegno finanziario a progetti di ricerca comuni rafforzerebbe altresì gli sforzi volti a potenziare e coordinare il ruolo della metrologia nella definizione e attuazione di politiche pubbliche maggiormente basate su dati concreti. |
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4.5. |
Per il CESE è anche molto importante l’impegno con le parti interessate lungo la catena di valore metrologica, al fine di diffondere quanto più possibile le tecnologie emergenti e di contribuire ad affrontare le sfide sociali più rilevanti. Un partenariato europeo sulla metrologia offrirebbe altresì un sostegno a un’ampia gamma di politiche, scambi commerciali e servizi pubblici europei. Inoltre, ulteriori opportunità per i partenariati pubblico-privato (PPP) potrebbero contribuire sia a rafforzare il ruolo guida dell’Europa a livello mondiale nella ricerca metrologica che a stimolare nuovi prodotti innovativi, venendo quindi incontro alle nuove richieste di prodotti di precisione. |
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4.6. |
Il CESE ritiene altresì che il rafforzamento del vantaggio competitivo dell’Europa nelle tecnologie emergenti e nello sviluppo di nuovi prodotti possa essere mantenuto solo adottando un approccio paneuropeo alla metrologia. La proposta in esame sostiene questo obiettivo evitando la frammentazione nell’individuazione di soluzioni metrologiche europee che potrebbero mettere l’Europa al primo posto tra i leader mondiali nella fornitura non solo di servizi metrologici per le sfide, esistenti e complesse, connesse alla misurazione, ma anche di nuove tecnologie. Questo approccio favorisce anche le piccole e medie imprese (PMI) che dipendono dalla metrologia sia nella ricerca che nei servizi per lo sviluppo di prodotti di qualità. |
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4.7. |
Il CESE sottolinea l’importanza della metrologia quale parte integrante dell’innovazione necessaria per sostenere la ripresa economica, nonché l’impegno degli istituti di metrologia dell’UE a sostenere la ricerca e l’innovazione collaborative nel settore della metrologia. In essenza, la metrologia lega strettamente tra loro scienza e attività economica, in quanto la misurazione è un elemento fondamentale per le transazioni economiche, l’ottimizzazione della produzione, la fiducia dei consumatori e delle imprese, e l’innovazione. La metrologia avanzata consente inoltre alle imprese di disporre di una scala di produzione ottimale, che si traduce nella neutralità in termini di emissioni di carbonio. Pertanto, la riduzione del consumo energetico nell’industria è conforme a uno dei principali obiettivi del dispositivo per la ripresa e la resilienza di Next Generation EU. Inoltre, la ricerca e l’innovazione in corso nel settore metrologico sostengono sia l’innovazione che gli obiettivi in materia di cambiamenti climatici. È altresì importante il fatto che i progressi nella metrologia possono aiutare i servizi pubblici ad attuare la regolamentazione in modo molto più efficace di quanto non avvenga oggi. |
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4.8. |
Il CESE individua inoltre ulteriori vantaggi economici derivanti dalla ricerca e dall’innovazione nella metrologia, ossia, la limitazione dei fallimenti del mercato, la riduzione dei costi di transazione e una maggiore efficienza economica generale. Il miglioramento e l’armonizzazione delle misurazioni e degli standard potrebbero svolgere un ruolo importante nel funzionamento efficiente del mercato unico, che sarebbe molto più efficiente o efficace se i cittadini dell’UE avessero informazioni adeguate sui prodotti disponibili al suo interno. L’asimmetria informativa tra acquirenti e venditori è una delle cause più comuni dei fallimenti del mercato, che si verificano quando l’acquirente non è in grado di determinare con un elevato grado di accuratezza la qualità di un prodotto. Gli acquirenti, se dispongono di misurazioni e standard più avanzati, possono misurare la qualità dei prodotti, dato che esistono norme concordate, e possono quindi distinguere tra prodotti di qualità inferiore e prodotti di qualità superiore. In questo modo viene eliminata l’asimmetria informativa e vengono corretti i fallimenti del mercato, aumentando quindi l’efficienza del mercato unico. |
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4.9. |
Un altro ostacolo al mercato unico è rappresentato dai costi di transazione associati alla partecipazione a uno scambio economico. I costi di transazione sono il risultato del fatto che il flusso di informazioni tra consumatori e produttori è asimmetrico e incompleto. La questione potrebbe essere affrontata per mezzo di una metrologia più avanzata, in quanto l’acquirente passerebbe meno tempo a cercare un prodotto se fosse certo della qualità del prodotto che intende acquistare. È chiaro che la necessità di una misurazione standard, trasparente e uniforme è fondamentale, sia per i clienti/consumatori che per le imprese. |
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4.10. |
In effetti, una metrologia più avanzata va a vantaggio dei produttori nella progettazione dei prodotti conformemente a un dato standard, perché essa permette loro di sostenere meno costi per la correzione di eventuali difetti al fine di rispettare specifiche tecniche. Questo a sua volta agevola la certificazione, oltre che la fiducia dei consumatori nella certificazione e nelle prestazioni di un dato prodotto. |
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4.11. |
Un altro aspetto degno di nota è la costante necessità che le norme e le unità di misurazione siano non solo accurate e trasparenti, ma anche accessibili e comprensibili a tutte le parti interessate, in particolare per le piccole imprese e i consumatori, che costituiscono l’asse portante dell’economia dell’UE. Questo contribuirà non solo a vincere le sfide di mercato suaccennate, ma anche a trarre considerevoli vantaggi per l’economia dell’UE man mano che questa esce dal rallentamento indotto dalla pandemia di COVID-19, in particolare in vista della transizione verso un’Europa più verde e più digitale, in cui sia al contempo promossa la fiducia lungo l’intera catena di approvvigionamento. Pertanto, queste considerazioni sull’accessibilità devono essere al centro di ogni strategia volta a stimolare gli investimenti nella metrologia avanzata. |
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4.12. |
Infine, il CESE sottolinea l’evidente necessità di sensibilizzare i cittadini dell’UE all’importanza della metrologia. Le imprese si affidano alla metrologia per stabilire specifiche precise per prodotti finali di qualità che, a loro volta, soddisfino la domanda del mercato. Le industrie fanno assegnamento sulle misurazioni avanzate per aumentare la produzione, anche per i vaccini, ed evitare ingenti perdite. La metrologia rende inoltre gli impianti di produzione più sicuri per i lavoratori. Altrettanto importante è la pertinenza della metrologia a sostegno di tecnologie emergenti come la tecnologia quantistica e, pertanto, l’UE deve rafforzare la sua capacità di sviluppare sistemi metrologici avanzati e ridurre la sua dipendenza da altre nazioni concorrenti. |
Bruxelles, 9 giugno 2021
Il presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG
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24.8.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 341/39 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2016/1628 per quanto riguarda le disposizioni transitorie per alcune macchine munite di motori nell’intervallo di potenza tra 56 kW e 130 kW e superiore a 300 kW al fine di far fronte agli effetti della crisi della COVID-19
[COM(2021) 254 final — 2021/0129 (COD)]
(2021/C 341/06)
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Relatore: |
Christophe LEFÈVRE |
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Consultazione |
Parlamento europeo, 20.5.2021 Consiglio, 25.5.2021 |
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Base giuridica |
Articolo 114 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea |
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Sezione competente |
Mercato unico, produzione e consumo |
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Data della decisione della presidente |
20.5.2021 |
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Adozione in sessione plenaria |
9.6.2021 |
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Sessione plenaria n. |
561 |
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Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
206/1/11 |
1. Conclusioni e raccomandazioni
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1.1. |
In considerazione della crisi della COVID-19, che ha perturbato in modo significativo le catene di approvvigionamento dei costruttori di macchine mobili non stradali, il CESE ha esaminato la proposta di posticipare alcuni termini previsti dal regolamento (UE) 2016/1628 del Parlamento europeo e del Consiglio (1) e successivamente dal regolamento (UE) 2020/1040 del Parlamento europeo e del Consiglio (2). |
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1.2. |
Il CESE accoglie con favore la nuova proposta di regolamento, che considera una risposta adeguata e proporzionata a fronte delle conseguenze economiche della crisi provocata dalla pandemia di COVID-19. |
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1.3. |
La proroga di sei mesi per la costruzione di macchine mobili non stradali dotate di «motori di transizione» e di nove mesi per la loro immissione sul mercato, invece dei dodici mesi previsti per entrambe nel 2020, è pertanto giustificata ed equilibrata. |
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1.4. |
Pur ribadendo la necessità di contribuire al conseguimento degli obiettivi dell’UE in materia di qualità dell’aria, il CESE ritiene anche che la proposta garantisca il corretto funzionamento del mercato, assicurando nel contempo l’equilibrio economico delle parti interessate e un livello elevato di salute pubblica e di protezione dell’ambiente. |
2. Contenuto della proposta della Commissione
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2.1. |
Il regolamento (UE) 2016/1628 fissa nuovi limiti di emissione, detti «della fase V», concepiti per ridurre le emissioni di inquinanti atmosferici dei motori delle macchine mobili non stradali, e prevede un certo margine di tempo per realizzare tale transizione. |
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2.2. |
La pandemia di COVID-19 ha perturbato in modo significativo le catene di approvvigionamento, con ripercussioni sulla capacità dei costruttori di macchine mobili non stradali di rispettare alcuni dei termini fissati dal regolamento (UE) 2016/1628. |
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2.3. |
Il suddetto regolamento è stato quindi modificato dal regolamento (UE) 2020/1040, che ha posticipato alcuni termini che i costruttori non potevano più rispettare senza subire gravi danni economici a causa delle perturbazioni inattese nella catena di approvvigionamento. Ai costruttori è stato concesso un periodo supplementare di dodici mesi per la produzione e l’immissione sul mercato di macchine dotate di «motori di transizione» nell’intervallo di potenza tra < 56 kW e > 130 kW, la cui produzione doveva essere completata entro il 30 giugno 2020 e la cui immissione sul mercato doveva avvenire entro il 31 dicembre 2020. |
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2.4. |
Tuttavia, a causa delle persistenti perturbazioni nella catena di approvvigionamento e nella produzione causate dalla seconda e terza ondata di COVID-19, i costruttori non saranno in grado di rispettare le scadenze del 2021 applicabili alle macchine munite di motori di transizione nell’intervallo di potenza tra 56 kW e 130 kW e superiore a 300 kW senza subire gravi danni economici. |
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2.5. |
È pertanto necessario posticipare tali date per evitare che i motori di transizione (il cui numero è limitato) non possano più essere installati in tempo utile nelle macchine e debbano pertanto essere rottamati. |
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2.6. |
Sebbene vi siano ancora distorsioni nella catena di approvvigionamento e nella produzione, esse non possono essere paragonate a quelle avvenute nella primavera del 2020. Per tali motivi sono giustificate una proroga di sei mesi per la produzione delle macchine munite di tali motori e una proroga di nove mesi per l’immissione sul mercato, invece di dodici mesi per entrambe come nel 2020. |
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2.7. |
Infine, la proroga proposta si applicherà anche ai veicoli agricoli e forestali muniti di motori di transizione in quanto soggetti alle disposizioni sulle emissioni inquinanti delle macchine mobili non stradali. |
3. Osservazioni generali
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3.1. |
Il CESE ribadisce la propria convinzione, espressa a più riprese, secondo cui la riduzione delle emissioni nocive di monossido di carbonio, ossidi di azoto, idrocarburi e particolato dei motori delle macchine mobili non stradali sia un passo indispensabile per contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’UE relativi alla qualità dell’aria. |
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3.2. |
Nel suo parere sul regolamento (UE) 2016/1628 il CESE aveva raccomandato di approvarlo in tempi brevi, tenuto conto delle forti preoccupazioni che le nanoparticelle prodotte dai processi di combustione suscitano per la salute dei cittadini e del livello elevato di protezione raggiungibile con l’attuazione della fase V proposta per i motori delle macchine mobili non stradali. |
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3.3. |
Tuttavia, il CESE è ben consapevole delle gravi perturbazioni causate dalla crisi della COVID-19 alla catena di approvvigionamento e alla produzione, come pure del protrarsi di tali perturbazioni a causa della seconda e della terza ondata, e del fatto che, di conseguenza, i costruttori non saranno in grado di rispettare le scadenze previste per il 2021 senza subire gravi danni economici. |
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3.4. |
Inoltre, il CESE si rende perfettamente conto che la crisi non era e non poteva essere prevista e che ci si trova a dover affrontare delle circostanze del tutto eccezionali. Il CESE riconosce pertanto che la pandemia di COVID-19 rappresenta una sfida importante per la grande maggioranza dei settori economici europei. |
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3.5. |
Il CESE è quindi favorevole alla proroga di sei mesi per la costruzione di macchine munite di tali motori e alla proroga di nove mesi per la loro immissione sul mercato, invece dei dodici mesi previsti per entrambe nel 2020. |
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3.6. |
Secondo il CESE, si tratta di una misura ragionevole e proporzionata volta a garantire il corretto funzionamento del mercato interno, l’equilibrio economico delle parti interessate e un livello elevato di salute pubblica e di protezione dell’ambiente. |
Bruxelles, 9 giugno 2021
La presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG
(1) Regolamento (UE) 2016/1628 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 settembre 2016, relativo alle prescrizioni in materia di limiti di emissione di inquinanti gassosi e particolato inquinante e di omologazione per i motori a combustione interna destinati alle macchine mobili non stradali, e che modifica i regolamenti (UE) n. 1024/2012 e (UE) n. 167/2013 e modifica e abroga la direttiva 97/68/CE (GU L 252 del 16.9.2016, pag. 53).
(2) Regolamento (UE) 2020/1040 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 luglio 2020, che modifica il regolamento (UE) 2016/1628 per quanto riguarda le disposizioni transitorie al fine di far fronte agli effetti della crisi della COVID-19 (GU L 231 del 17.7.2020, pag. 1).
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24.8.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 341/41 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Il sistema economico e finanziario europeo: promuovere l’apertura, la forza e la resilienza»
[COM(2021) 32 final]
(2021/C 341/07)
|
Relatore: |
Tomasz Andrzej WRÓBLEWSKI |
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Consultazione |
Commissione europea, 24.2.2021 |
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Base giuridica |
Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea |
|
Sezione competente |
Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale |
|
Adozione in sezione |
25.5.2021 |
|
Adozione in sessione plenaria |
9.6.2021 |
|
Sessione plenaria n. |
561 |
|
Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
158/1/2 |
1. Conclusioni e raccomandazioni
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1.1. |
Il CESE esprime il suo apprezzamento per la comunicazione della Commissione europea dal titolo «Il sistema economico e finanziario europeo: promuovere l’apertura, la forza e la resilienza». La trasformazione post-pandemica sta provocando uno spostamento significativo negli equilibri di potere economico globali. Pertanto, l’UE dovrebbe agire rapidamente per accrescere la resilienza economica dell’Europa. |
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1.2. |
Il Comitato condivide la valutazione della Commissione in merito alla necessità di potenziare il ruolo internazionale dell’euro in quanto strumento chiave per rafforzare la posizione dell’UE sulla scena mondiale. Nel contempo, ad avviso del CESE, porsi obiettivi economici ambiziosi è essenziale per rafforzare la moneta unica, tanto più se si considerano il ritmo dei cambiamenti nell’economia globale e la posizione attuale dell’UE in termini di innovazione e di competitività nonché di vantaggiosità del quadro normativo. Il CESE invoca pertanto un’attenzione più forte, nella comunicazione in esame, per le ragioni dell’indebolimento del ruolo internazionale dell’euro, nonché il completamento dell’Unione economica e monetaria (UEM). |
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1.3. |
Il CESE osserva che la comunicazione non tiene conto della posizione in crescita della Cina, e raccomanda pertanto di integrare tale aspetto nel documento. |
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1.4. |
Il completamento dell’Unione bancaria e dell’Unione dei mercati dei capitali, che contribuisce a incanalare i risparmi verso gli investimenti, è essenziale per accrescere la resilienza dell’UE, in linea con quanto già affermato dal CESE nei precedenti pareri in materia (1), (2). Il CESE approva tutte le azioni proposte dalla Commissione (3), e propone a sua volta di introdurre misure che contribuiscano a completare i cambiamenti strutturali a livello dell’UE e degli Stati membri, come la revisione del quadro di governance economica volta a renderlo più orientato alla prosperità e più favorevole agli investimenti (4). |
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1.5. |
La qualità del quadro normativo riveste grande importanza ai fini dello sviluppo dell’innovazione. Pertanto, si dovrebbe porre maggiormente l’accento sulla revisione della normativa, migliorando l’impatto di quest’ultima sulla competitività delle imprese europee. Inoltre, il CESE ritiene che la comunicazione in esame ometta di riconoscere il ruolo delle università e degli istituti di ricerca ai fini dello sviluppo dell’innovazione. |
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1.6. |
Il CESE appoggia pienamente la proposta di creare un euro digitale e di proseguire l’emissione di obbligazioni «verdi» denominate in euro come mezzo per rafforzare il ruolo internazionale dell’euro e consolidare la posizione dominante dell’UE nel campo dell’azione per il clima. |
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1.7. |
Il CESE concorda nel ritenere che lo sviluppo delle infrastrutture dei mercati finanziari consentirà di evitare di dover fare affidamento sulla fornitura di servizi essenziali (compresa la fornitura di dati) da parte di giurisdizioni di paesi terzi e contribuirà ad accrescere la resilienza dell’UE. |
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1.8. |
Il CESE appoggia gli sforzi compiuti dalla Commissione europea per sviluppare strumenti volti a contrastare gli effetti, sugli operatori economici dell’UE, dell’illegittima applicazione extraterritoriale di misure unilaterali da parte di paesi terzi. Ad avviso del CESE, i suddetti strumenti possono contribuire ad accrescere l’indipendenza dell’UE in quanto attore sulla scena globale. La Commissione dovrebbe inoltre valutare come far fronte alla crescente dipendenza dell’UE da fornitori di dati — finanziari e non finanziari — stabiliti in paesi terzi. |
2. Contesto
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2.1. |
Il presente parere verte sulla comunicazione della Commissione europea, pubblicata il 19 gennaio 2021, dal titolo «Il sistema economico e finanziario europeo: promuovere l’apertura, la forza e la resilienza», che costituisce parte integrante della strategia per accrescere l’«autonomia strategica aperta» dell’UE (5). |
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2.2. |
L’obiettivo fondamentale di tale strategia «consiste nel salvaguardare e nell’approfondire il mercato unico, che è alla base dell’euro e dell’apertura dell’UE agli scambi e agli investimenti con il resto del mondo». |
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2.3. |
La comunicazione in esame delinea i modi in cui l’Unione europea può accrescere la sua autonomia strategica aperta in campo macroeconomico e finanziario. Le motivazioni principali per attuare la strategia indicata sono le seguenti:
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2.4. |
In linea con la comunicazione, la Commissione si adopererà per promuovere il ruolo internazionale dell’euro, rafforzare le infrastrutture dei mercati finanziari europei, migliorare l’applicazione del regime sanzionatorio dell’UE e accrescere la resilienza dell’UE agli effetti dell’illegittima applicazione delle sanzioni unilaterali da parte di paesi terzi. |
3. Osservazioni generali
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3.1. |
Il CESE accoglie con favore la pubblicazione della comunicazione, che include proposte normative e misure di sostegno volte ad incrementare la quota di scambi commerciali in euro e a stimolare la resilienza del sistema finanziario dell’UE. |
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3.2. |
La zona euro esiste ormai da più di vent’anni e continua ad espandersi, attirando nuovi Stati membri (benché si attenda ancora l’adesione di nuovi paesi) (6) e tenendo alta la reputazione internazionale della moneta unica. Al tempo stesso, il CESE osserva che, nelle riserve valutarie, la quota dell’euro è scesa dal 23 al 19 % nel 2019 — ossia si avvicina ormai ai «minimi storici» (7) — e che, secondo vari economisti di chiara fama, tra i quali i premi Nobel Joseph E. Stiglitz e Paul Krugman, la zona euro non è ancora un’area monetaria ottimale (8) nel senso inteso dal creatore della relativa teoria, Robert Mundell. |
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3.3. |
Inoltre, il CESE fa notare che, nell’ottica di un rafforzamento della resilienza economica dell’UE, l’impatto di un’economia in rapida crescita come quella cinese, il cui ruolo nell’economia globale è sempre più importante, merita senz’altro una discussione più ampia. Nell’ultimo trentennio il tasso medio annuo di crescita reale del PIL cinese è stato circa del 10 %, a fronte del 2 % circa dell’UE. È probabile che la pandemia abbia determinato ulteriori disparità nei tassi di crescita del PIL: 4,4 % nell’UE (-6,1 nel 2020) e 8,4 % in Cina (2,3 % nel 2020) (9). |
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3.4. |
Con la crescita dell’economia cinese, cresce anche il ruolo della sua moneta negli scambi commerciali e nelle operazioni di compensazione internazionali. Per quanto riguarda le riserve ufficiali in valuta estera, ancora nel terzo trimestre del 2020 esse erano costituite per il 60,5 % circa da dollari statunitensi, per il 20,5 % da euro e per il 2,1 % da renminbi cinesi. Tuttavia, la quota in renminbi è in rapida crescita, mentre quella in euro è diminuita (10). La Cina sta inoltre lavorando alacremente alla propria moneta digitale (che sta già sperimentando in diverse città (11)), acquisendo così un vantaggio rispetto alla maggior parte degli altri paesi del mondo (12). |
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3.5. |
Alla luce di tali constatazioni, il CESE esprime preoccupazione per la mancanza, nella strategia in esame, di un piano d’azione che tenga conto del ruolo crescente dell’economia cinese, e raccomanda di integrare tale aspetto nella comunicazione della Commissione. |
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3.6. |
Il CESE condivide l’appello — formulato in termini di proposta di azione chiave — a completare l’Unione bancaria (13) e a compiere ulteriori progressi sul fronte dell’Unione dei mercati dei capitali (14) quali mezzi per sostenere la resilienza dell’UE e approfondire l’Unione economica e monetaria. Nel contempo, però, ricorda che «il completamento dell’UEM richiede innanzitutto un forte impegno politico, una governance efficiente e un uso migliore delle risorse finanziarie disponibili (15)». |
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3.7. |
Il CESE osserva che la prosecuzione dei cambiamenti strutturali necessari per un’Unione monetaria più stretta e coerente esige un preciso impegno politico; e, al tempo stesso, propone che la comunicazione sia integrata da una serie di misure capaci di produrre risultati tangibili:
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3.8. |
Il CESE concorda nel ritenere che il quadro normativo rivesta un’importanza cruciale per lo sviluppo dell’innovazione, ma considera le azioni proposte nella comunicazione insufficienti. Nel contempo, il CESE osserva che, in conseguenza della Brexit, è diminuito il numero delle università dell’Unione che occupano una posizione di leader a livello globale — svolgendo così un ruolo cruciale nel promuovere l’innovazione. Tra le prime 50 università al mondo, infatti, oggi soltanto pochissime si trovano nell’UE (19). Le università sono fondamentali per aumentare l’innovazione e accrescere la resilienza a lungo termine a ulteriori turbolenze economiche. |
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3.9. |
Alla luce delle considerazioni suesposte, il CESE chiede che la comunicazione in esame sia integrata da misure volte a:
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4. Osservazioni specifiche
4.1. Promuovere il ruolo internazionale dell’euro
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4.1.1. |
Secondo la comunicazione, un maggiore utilizzo dell’euro negli scambi, negli investimenti e nei pagamenti internazionali apporta numerosi vantaggi, quali una maggiore autonomia monetaria, una più efficace trasmissione globale della politica monetaria, l’abbassamento dei costi di transazione e la riduzione dell’impatto degli shock sui prezzi dei cambi. |
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4.1.2. |
Il CESE è favorevole al proseguimento dell’emissione di obbligazioni denominate in euro. Tuttavia, pur comprendendo i benefici di queste misure, il CESE chiede che la strategia per la crescita della moneta unica si basi sul rafforzamento e l’espansione della zona economica dell’euro oltre che sull’emissione di debito comune (20). In conseguenza della crisi indotta dalla pandemia di COVID-19, «entro il 2026 l’UE emetterà nuovi debiti per quasi 1 000 miliardi di EUR» (21). Tuttavia, l’esistenza di livelli di debito pubblico elevati in proporzione al PIL può far insorgere difficoltà sul piano della resilienza (22). Per superare tali difficoltà, il sistema finanziario europeo dovrebbe diventare più resiliente grazie al completamento dell’Unione bancaria e dell’Unione dei mercati dei capitali (23). Il CESE raccomanda di ripristinare la posizione apicale che l’euro occupava, per quanto riguarda i titoli a reddito fisso, prima della crisi finanziaria del 2008-2009 (24). |
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4.1.3. |
Pertanto, il CESE chiede che alcune delle competenze delle autorità nazionali di vigilanza finanziaria siano trasferite al livello europeo, in modo da creare un quadro di regolamentazione comune per la realizzazione dell’Unione bancaria e dell’Unione dei mercati dei capitali (25). Ad avviso del CESE, occorrerebbe creare le condizioni per la piena circolazione dei capitali all’interno dell’UE, in modo che, in ultima analisi, ciascun cittadino o ciascuna PMI possa usufruire dei servizi finanziari di qualsiasi istituto finanziario soggetto a vigilanza finanziaria comune nell’UE (26). Qualsiasi nuova regolamentazione legata alla costruzione dell’Unione dei mercati dei capitali dovrebbe essere testata (27) al fine di verificare se essa soddisfi una serie di criteri, ossia contribuisca, ad esempio, a una maggiore competitività e innovazione (compresa in particolare la transizione digitale), alla transizione verde e alla stabilità dei mercati finanziari. |
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4.1.4. |
Inoltre, bisognerebbe attivarsi per rafforzare la presenza dell’euro nelle riserve delle banche centrali di vari paesi attraverso accordi di swap e sostenere la conclusione, da parte di imprese europee, di grandi contratti internazionali (da eseguire fuori dall’UE) con compensazione in euro. |
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4.1.5. |
Per rafforzare il ruolo dell’euro nell’economia mondiale, è necessario aumentare la competitività dei beni e dei servizi dell’Unione europea; e per far ciò è necessario investire nell’istruzione e nella ricerca e sviluppo. |
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4.1.6. |
L’azione chiave 6 prevede che la Commissione e la BCE riesaminino congiuntamente un’ampia gamma di questioni politiche, giuridiche e tecniche derivanti dalla possibile introduzione di un euro digitale. |
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4.1.7. |
Il CESE è favorevole all’idea di introdurre un euro digitale. A suo avviso, tuttavia, l’euro digitale andrebbe attuato non soltanto tramite la BCE ma anche attraverso le banche centrali aderenti all’Eurosistema (28) (nonché gli istituti di vigilanza) (29). |
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4.1.8. |
Questo nuovo sistema di regolamento dovrebbe tenere conto dei requisiti di tutela della riservatezza previsti dalla legge (e in particolare dalla quinta direttiva antiriciclaggio). Un euro digitale concepito in modo appropriato potrebbe sostenere l’uso della moneta unica al di fuori della zona euro e indebolire il ruolo del dollaro statunitense (nonché, in futuro, quello dello yuan digitale), soprattutto nelle operazioni internazionali e al dettaglio (30). |
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4.1.9. |
L’UE è leader nel mercato mondiale delle obbligazioni verdi. Nel 2019 quasi la metà delle emissioni in tale mercato era denominata in euro (31); e l’euro riscuote un forte successo anche tra i soggetti non residenti nella zona euro (32). Il CESE accoglie con favore la proposta di introdurre nuovi strumenti finanziari «verdi» (33) al fine di sostenere il Green Deal europeo (34). Ciò, infatti, metterà l’UE in condizione di mantenere e sviluppare il suo ruolo di leader mondiale nell’azione per il clima (35). |
4.2. Accrescere la resilienza delle infrastrutture dei mercati finanziari dell’UE e dei relativi fornitori di servizi essenziali
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4.2.1. |
La comunicazione sottolinea l’importanza per l’UE di sviluppare le sue infrastrutture dei mercati finanziari e aumentarne la resilienza, in modo da evitare di dipendere, per la fornitura di tali servizi essenziali, da giurisdizioni di paesi terzi. La Commissione dovrebbe inoltre studiare il modo di scongiurare la dipendenza dell’UE da fornitori di dati — finanziari e non finanziari — stabiliti in paesi terzi. Il nuovo sistema di regolamento basato sull’euro digitale potrebbe essere utilizzato per sostenere gli scambi con i partner nei confronti dei quali paesi terzi abbiano imposto sanzioni unilaterali; e si potrebbe bloccarne l’uso da parte di paesi e altri soggetti destinatari di sanzioni (attingendo informazioni dalla banca dati del registro per lo scambio di informazioni sulle sanzioni). |
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4.2.2. |
In proposito la Commissione ricorda anche l’esperienza della fase iniziale della pandemia di COVID-19, quando l’aumentato interesse per il dollaro USA e la perturbazione del mercato statunitense dei pronti contro termine hanno reso più difficile per gli istituti finanziari non statunitensi rifinanziare le loro operazioni in dollari. Si potrebbe anche valutare la possibilità di utilizzare il meccanismo europeo di stabilità (MES) come riserva di liquidità in euro, accessibile anche ai grandi istituti finanziari. Si rende necessaria una tabella di marcia chiara per quanto attiene alle modifiche del MES e allo sviluppo dell’Unione dei mercati dei capitali. |
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4.2.3. |
Il CESE è d’accordo, in linea di principio, sulle misure intese ad accrescere l’autonomia strategica aperta dell’UE, comprese quelle volte a stimolare la resilienza delle infrastrutture dei mercati finanziari europei. D’altro canto, però, il CESE fa notare che misure siffatte potrebbero, in determinate condizioni, condurre a effetti politici indesiderati. |
4.3. Rafforzare l’attuazione e l’applicazione delle sanzioni dell’UE
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4.3.1. |
Per aumentare l’efficacia delle sanzioni imposte dall’UE, è necessario assicurarsi che esse siano attuate ed applicate in maniera uniforme. Società controllate da società non stabilite nell’UE approfittano delle lacune normative per aggirare i divieti, e ciò provoca distorsioni nel mercato unico. |
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4.3.2. |
Il CESE accoglie con favore le proposte volte ad accrescere la capacità dell’UE di applicare sanzioni in maniera uniforme e di parlare con una sola voce. |
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4.3.3. |
Il CESE appoggia inoltre gli sforzi compiuti dalla Commissione europea per sviluppare strumenti volti a contrastare gli effetti, sugli operatori economici dell’UE, dell’illegittima applicazione extraterritoriale di misure unilaterali da parte di paesi terzi, ma sottolinea anche la necessità di sviluppare meccanismi che garantiscano il consenso di tutti gli Stati membri riguardo all’oggetto delle sanzioni stesse. Ad avviso del CESE, i suddetti strumenti possono contribuire ad accrescere l’indipendenza dell’UE in quanto attore sulla scena globale e a proteggere il mercato unico dagli shock. |
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4.3.4. |
Allo stesso tempo, va osservato che, dopo la crisi finanziaria del 2008-2009, il mercato finanziario dell’Unione europea è soggetto a una disciplina rigorosa, che impone una serie di obblighi amministrativi a chiunque intenda trarre beneficio dal mercato unico dell’UE. È importante che tale normativa sia applicata con la flessibilità necessaria per garantire un equilibrio tra costi e benefici, valutare gli effetti delle nuove regolamentazioni sulle società finanziarie europee (36) e adeguare gli oneri normativi anche alle dimensioni di tali entità (grandi banche paneuropee, istituti finanziari e start-up nel settore delle tecnologie finanziarie) (37). |
Bruxelles, 9 giugno 2021
La presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG
(1) Parere del CESE sul «Sistema europeo di assicurazione dei depositi» (GU C 177, del 18.5.2016, pag. 21).
(2) Parere del CESE sul «Pacchetto sull’Unione economica e monetaria» (GU C 262, del 25.7.2018, pag. 28).
(3) Parere del CESE sul tema «Un’Unione dei mercati dei capitali per le persone e le imprese (nuovo piano di azione)» (GU C 155 del 30.4.2021, pag. 20).
(4) Parere del CESE sul «Riesame della governance economica 2020» (GU C 429, dell'11.12.2020, pag. 227).
(5) COM(2021) 32 final.
(6) COM(2018) 796 final, pag. 2.
(7) Banca centrale europea, The international role of the euro.
(8) Can the European Project be saved?, giugno 2020. Lezione del prof. Paul Krugman al XXIII Congresso internazionale degli Europeisti, Filadelfia (Stati Uniti), 14-16 aprile 2016.
(9) Cfr. Fondo monetario internazionale, World Economic Outlook database, aprile 2021.
(10) Composizione valutaria delle riserve ufficiali in valuta estera (COFER), Statistiche finanziarie internazionali (IFS) del Fondo monetario internazionale, https://data.imf.org/regular.aspx?key=41175.
(11) Cfr. China Launches Digital Renminbi Trials in 11 Cities, Stages Seven Digital Renminbi Lotteries in Year Following Start of Testing, China Banking News, 19 aprile 2021.
(12) PwC, Indice globale della valuta digitale della banca centrale (CBDC), https://www.pwc.com/gx/en/industries/financial-services/assets/pwc-cbdc-global-index-1st-edition-april-2021.pdf, aprile 2021.
(13) Parere del CESE sul tema «Per un rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro (GU C 282 del 20.8.2019, pag. 27).
(14) Parere del CESE sul tema «Un’Unione dei mercati dei capitali per le persone e le imprese (nuovo piano di azione)» (GU C 155 del 30.4.2021, pag. 20).
(15) Parere del CESE sul “Pacchetto sull’Unione economica e monetaria” (GU C 262, del 25.7.2018, pag. 28).
(16) Parere del CESE sul tema «Politica economica della zona euro 2021» (GU C 123 del 9.4.2021, pag. 12).
(17) COM(2020) 746 final.
(18) Eurofound, Upward convergence in the EU: Definition, measurement and trends, Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea, Lussemburgo, pag. 9.
(19) Soltanto sei secondo la classifica delle università nel mondo di Times Higher Education, e addirittura solo una secondo quella di QS.
(20) EU faces barriers to boosting single currency's global status, Financial Times, 19 gennaio 2021.
(21) COM(2021) 32 final, pag. 8.
(22) Parere del CESE sul tema Verso un’economia europea più resiliente e sostenibile, GU C 353 del 18.10.2019, pag. 23.
(23) Cfr. le osservazioni del commissario europeo Gentiloni alla conferenza stampa dell'Eurogruppo del 15 febbraio 2021 a Bruxelles.
(24) Cfr. Comitato sul sistema finanziario globale (CGFS) della Banca dei regolamenti internazionali, Fixed income market liquidity, CGFS Papers, n. 55, gennaio 2016, pag. 18.
(25) COM(2020) 590 final e COM(2020) 746 final, pag. 8.
(26) Parere del CESE sul tema «Un’Unione dei mercati dei capitali per le persone e le imprese (nuovo piano di azione)» (GU C 155 del 30.4.2021, pag. 20).
(27) Cfr. Parere del CESE sul tema «Un’Unione dei mercati dei capitali per le persone e le imprese (nuovo piano di azione)» (GU C 155 del 30.4.2021, pag. 20), punto 1.16.
(28) Cfr. Banca centrale europea, Report on a digital euro, ottobre 2020, pagg. 7-8.
(29) Cfr. Banca centrale europea, Report on a digital euro, ottobre 2020, pagg. 36-40.
(30) EU faces barriers to boosting single currency's global status, Financial Times, 19 gennaio 2021.
(31) Cfr. The role of the euro in global green bond markets, box 1, 19o rapporto annuale sul ruolo internazionale dell’euro, BCE, giugno 2020.
(32) Cfr. il discorso di F. Panetta, membro del comitato esecutivo della BCE, Unleashing the euro's untapped potential at global level, 7 luglio 2020.
(33) Cfr. Videoconferenza dell'Eurogruppo — Principali risultati, 15 febbraio 2021.
(34) COM(2019) 640 final.
(35) Osservazioni di Paschal Donohoe a seguito della videoconferenza dell'Eurogruppo del 15 febbraio 2021.
(36) Parere del CESE sul tema «Un’Unione dei mercati dei capitali per le persone e le imprese (nuovo piano di azione)» (GU C 155 del 30.4.2021, pag. 20).
(37) Parere del CESE in merito alla «Comunicazione della Commissione relativa a una strategia in materia di finanza digitale per l’UE» (GU C 155, del 30.4.2021, pag. 27).
ALLEGATO
Figura 1
Confronto tra i tassi medi di crescita reale del PIL
(*) Stime a partire dal 2019
Fonte: calcoli propri, basati sul World Economic Outlook Database del Fondo monetario internazionale, ottobre 2020.
Figura 2
Quota (percentuale) delle riserve ufficiali in valuta estera costituita da dollari USA, euro e renminbi
Fonte: Fondo monetario internazionale, data.imf.org.
Figura 3
Quota (percentuale) del PIL mondiale (in PPA) prodotta dagli Stati Uniti, dall’UE e dalla Cina
Fonte: FMI, World Economic Outlook Database, ottobre 2020
Figura 4
Quota (percentuale) dell’export mondiale rappresentata dagli Stati Uniti, dall’UE e dalla Cina
Fonte: Unctad.
Figura 5
Spesa interna lorda per R&S, 2008-2018 (in percentuale del PIL)
Fonte: Eurostat.
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24.8.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 341/50 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sullacomunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Strategia per rafforzare l’applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea
[COM(2020) 711 final]
(2021/C 341/08)
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Relatore: |
Cristian PÎRVULESCU |
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Correlatore: |
Christian BÄUMLER |
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Consultazione |
Commissione europea, 24.2.2021 |
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Base giuridica |
Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea |
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Decisione dell’Ufficio di presidenza |
26.1.2021 |
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Sezione competente |
Occupazione, affari sociali e cittadinanza |
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Adozione in sezione |
26.5.2021 |
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Adozione in sessione plenaria |
10.6.2021 |
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Sessione plenaria n. |
561 |
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Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
201/2/7 |
1. Conclusioni e raccomandazioni
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1.1. |
Il Comitato accoglie con favore la nuova strategia elaborata dalla Commissione. La proposta contiene impegni chiari e pone un forte accento sulle questioni relative all’applicazione e all’attuazione. Si tratta di una direzione che il Comitato ha sempre raccomandato di seguire, e in particolare nel proprio parere sulla prima strategia adottato nel 2011 (1). |
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1.2. |
Da allora, importanti sviluppi sociali, economici e politici hanno complicato la protezione dei diritti fondamentali e hanno comportato nuove sfide per i quadri vigenti, anche per quanto riguarda l’applicazione della Carta dei diritti fondamentali. L’attuale pandemia aumenta notevolmente i rischi per la salute, la sicurezza e il benessere di milioni di persone in tutto il continente. A livello mondiale, nel cui quadro l’UE ha un’importante responsabilità di agire, la situazione è anche peggiore. |
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1.3. |
In tale contesto, le istituzioni dell’UE e gli Stati membri devono agire con una visione chiara e una maggiore determinazione a sostegno dei diritti fondamentali. Sebbene l’applicazione della Carta si limiti ad accompagnare il diritto dell’UE, il crescente corpus normativo e l’integrazione trasversale delle politiche allargano sempre di più il campo d’azione. Questo sviluppo avrà probabilmente molteplici implicazioni per la società civile, le comunità locali, le parti sociali e le imprese. |
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1.4. |
Dopo dieci anni di attuazione della Carta, purtroppo, i cittadini europei hanno ancora una scarsa conoscenza della sua esistenza o del suo ruolo. Anche il suo utilizzo da parte delle organizzazioni della società civile, delle istituzioni nazionali per i diritti umani e dei difensori dei diritti umani rimane limitato. Non si può aspettare un altro decennio prima che i diritti sanciti dalla Carta divengano una realtà per i cittadini in generale, la società civile e le istituzioni pubbliche. Il CESE auspica che la Commissione europea sia più attiva nell’informare i cittadini, i media, la società civile, le parti sociali e vari altri organismi in merito alla Carta, alla sua rilevanza, ai suoi effetti e ai relativi strumenti. |
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1.5. |
Tutte le istituzioni dell’UE devono mostrare fermezza e dare un deciso sostegno a tutte le organizzazioni della società civile, a tutti gli attivisti per i diritti umani e a tutti i giornalisti che sono oggetto di attacchi fisici e verbali, intimidazioni e vessazioni, comprese azioni legali abusive, violenze e incitamento all’odio online e offline. Le campagne diffamatorie che nuocciono alla credibilità e legittimità della società civile devono cessare e occorre intervenire contro i governi degli Stati membri che vi prendono parte. L’applicazione delle norme vigenti dovrebbe essere una priorità. |
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1.6. |
La capacità complessiva delle organizzazioni della società civile e dei difensori dei diritti umani di operare nel quadro della Carta dovrebbe essere notevolmente rafforzata attraverso un pacchetto che comprenda la formazione e il trasferimento di conoscenze, il sostegno organizzativo, finanziamenti stabili e prevedibili, nonché la protezione da attacchi e campagne denigratorie. Il Comitato è pronto a contribuire all’elaborazione di un piano più completo e dettagliato in questo senso, in particolare attraverso il proprio gruppo Diritti fondamentali e Stato di diritto. Tale sforzo dovrebbe inquadrarsi in una strategia globale per la società civile europea, che il CESE ritiene urgente e necessaria (2). |
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1.7. |
Il Comitato accoglie con favore l’approccio globale della Commissione alla promozione e alla protezione dei valori fondamentali su cui si fonda l’UE, e la complementarità tra questa strategia, il piano d’azione per la democrazia europea e la prima relazione sullo Stato di diritto. Suggerisce di includere nel processo di pianificazione globale anche il piano d’azione dell’UE contro il razzismo, così come le strategie dell’UE sulla disabilità e per l’uguaglianza delle persone LGBTIQ. Le sfide che questi piani e strategie sono intesi ad affrontare sono spesso comuni. |
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1.8. |
Il CESE ripropone le proprie osservazioni in merito agli aspetti economici dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali. Le minacce allo Stato di diritto e il deterioramento complessivo dei diritti fondamentali rischiano, se non vi si porrà fine, di incidere negativamente sulla fiducia reciproca su cui si fonda il mercato interno e, di conseguenza, sulla crescita economica dell’UE (3). |
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1.9. |
Il Comitato sottolinea che la Carta dei diritti fondamentali comprende anche i diritti sociali, la cui attuazione è di notevole importanza per la vita delle persone. Le parti sociali devono essere coinvolte nella protezione di tali diritti, a livello sia europeo che nazionale. Il dialogo sociale dovrebbe essere rafforzato e riorientato sui diritti fondamentali sanciti dalla Carta. Rinnovando la richiesta formulata nel proprio parere del 2011 sulla strategia, il Comitato insiste affinché si ponga maggiore accento sul titolo III — Uguaglianza e sul titolo IV — Solidarietà quali elementi centrali dell’UE in quanto Unione democratica, fondata sui valori, che prende sul serio il suo modello sociale e i suoi impegni. |
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1.10. |
Il Comitato accoglie con favore il fatto che la strategia sottolinei la natura generale della Carta e integri gli sforzi mirati volti a rendere più tangibili i diritti e i valori dell’UE in settori quali i diritti delle vittime e l’accesso alla giustizia, la parità e l’inclusione, la lotta al razzismo e il pluralismo, i diritti sociali, un’istruzione e una formazione inclusive, i diritti economici, i diritti sia dei cittadini dell’UE che dei cittadini di paesi terzi, nonché i diritti dei minori. Occorre prestare particolare attenzione all’impatto della COVID-19 sui diritti, sul benessere e sullo sviluppo intellettuale ed emotivo dei minori. Il CESE rileva inoltre l’importanza degli articoli della Carta che riguardano la sfera economica, come la libertà d’impresa, il diritto alla proprietà e quelli connessi a norme giuridiche adeguate. |
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1.11. |
Il Comitato sostiene senza riserve l’impegno dell’UE a promuovere e proteggere i diritti e i valori fondamentali in tutto il mondo. Il fatto che gli accordi commerciali e il loro potenziale impatto sui diritti fondamentali vengano messi in evidenza è pienamente giustificato. Come sottolineato in numerosi pareri, il Comitato richiama inoltre l’attenzione sulla politica in materia di migrazione e asilo quale banco di prova basilare dell’impegno dell’UE a proteggere i diritti fondamentali. Occorre sostenere più attivamente i difensori dei diritti umani in tutto il mondo. |
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1.12. |
Come indicato nella proposta, le amministrazioni nazionali e locali, i parlamenti degli Stati membri e le autorità di contrasto svolgono un ruolo cruciale nel promuovere e proteggere i diritti sanciti dalla Carta. Non è però chiaro in che modo la cooperazione sarebbe diversa da quella dell’ultimo decennio di attuazione della strategia iniziale. Uno degli obiettivi principali di questa strategia dovrebbe essere quello di individuare la combinazione adeguata di incentivi e strumenti che spingano le istituzioni nazionali e locali a essere più impegnate e propositive in relazione alla protezione dei diritti fondamentali. |
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1.13. |
Il Comitato auspica un miglioramento sostanziale in tutte le dimensioni centrali della strategia: prevenzione, promozione, attuazione e applicazione. Pur non ignorando le altre, sarebbe necessario concentrarsi maggiormente sulla dimensione dell’applicazione. La corretta applicazione della Carta è essenziale per far sì che l’Unione rimanga funzionante e fondata sui valori. La sua applicazione è inoltre obbligatoria. La Commissione deve agire di conseguenza e portare avanti le procedure di infrazione con maggiore risolutezza in caso di mancato rispetto dei diritti. |
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1.14. |
Il Comitato sostiene pienamente la designazione di punti di riferimento per la Carta da parte degli Stati membri e propone che ricoprano una posizione centrale nel quadro del governo o dei ministeri competenti coinvolti nel processo legislativo, quali i ministeri della Giustizia. |
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1.15. |
Dato il forte impatto della pandemia di COVID-19 sulla società, il Comitato esorta la Commissione a incentrare la relazione del 2022 sugli effetti che tale pandemia ha sui diritti fondamentali, in particolare su quelli relativi al benessere socioeconomico, e a sottolineare quindi con vigore che i diritti sociali sono diritti fondamentali. Occorre prestare particolare attenzione ai diritti, alla dignità e al benessere sia degli anziani che delle persone con disabilità che durante la pandemia si trovano a vivere in isolamento in residenze assistenziali. |
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1.16. |
Il CESE propone che ogni fondo (tra quelli disciplinati dal regolamento recante disposizioni comuni) sia supervisionato da comitati di sorveglianza di cui devono far parte rappresentanti delle organizzazioni indipendenti della società civile, delle istituzioni nazionali per i diritti umani e dei difensori dei diritti umani. Tutti questi attori civici dovrebbero avere voce in capitolo sulle modalità di assegnazione e di gestione dei fondi. Il CESE chiede alla Commissione di tenere conto delle raccomandazioni formulate nella propria risoluzione sul tema Coinvolgimento della società civile organizzata nei piani nazionali per la ripresa e la resilienza — Cosa funziona e cosa no?, adottata nel febbraio 2021. |
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1.17. |
Il Comitato chiede alla Commissione di individuare e rendere operative le opportunità di finanziamento per le organizzazioni della società civile e i difensori dei diritti umani che operano in prima linea nelle comunità emarginate e vulnerabili. Il Comitato incoraggia gli Stati membri a rendere operativi i programmi di finanziamento per la società civile e i gruppi della collettività che difendono i diritti umani. La concezione dei programmi dovrebbe rispettare l’autonomia e l’indipendenza dei soggetti destinatari dei finanziamenti. |
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1.18. |
Il Comitato propone di creare un meccanismo reattivo, rapido ed efficace per individuare e segnalare gli attacchi fisici e verbali, le intimidazioni e le vessazioni — tra cui le azioni legali abusive, le violenze e l’incitamento all’odio online e offline — contro le organizzazioni della società civile e i difensori dei diritti umani. In questo meccanismo dovrebbero essere inclusi le istituzioni nazionali per i diritti umani (NHRI) e i comitati sociali ed economici nazionali. |
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1.19. |
Per facilitare il coordinamento, il Comitato suggerisce agli Stati membri di istituire dei forum nazionali sui diritti fondamentali in cui tutte le entità interessate possano lavorare insieme: istituzioni nazionali per i diritti umani, organismi nazionali per la parità e l’uguaglianza, difensori civici, i nuovi punti di riferimento per la Carta e altri organismi pubblici. I forum dovrebbero comprendere organizzazioni e difensori dei diritti umani. L’Agenzia per i diritti fondamentali può fornire assistenza nella creazione di questi forum. |
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1.20. |
Il Comitato propone alla Commissione di istituire un programma speciale di assistenza, volto a rafforzare e rendere più uniforme la capacità istituzionale di tutte le NHRI (creazione, accreditamento e misure per garantire il rispetto delle norme), e di elaborare orientamenti specifici per gli Stati membri. Come nel caso di altri strumenti e programmi, il CESE raccomanda di utilizzare meglio e più ampiamente le considerevoli competenze dell’Agenzia per i diritti fondamentali. Il CESE incoraggia l’Agenzia a monitorare da vicino la protezione dei diritti sociali mentre porta avanti il suo valido lavoro sui principali sviluppi nel settore dei diritti fondamentali. L’Agenzia dovrebbe inoltre aumentare la sua visibilità e accessibilità nei rapporti con il grande pubblico e con i gruppi e le organizzazioni della società civile. |
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1.21. |
Il CESE suggerisce alla Commissione di organizzare speciali iniziative di consultazione e relazioni su titoli e articoli specifici, aperte ai contributi e agli spunti provenienti dalle istituzioni nazionali per i diritti umani, dalle organizzazioni della società civile e dai difensori dei diritti umani. Il CESE è più che disposto a cooperare strettamente con la Commissione nell’organizzare periodicamente incontri di questo tipo a cui partecipino dei rappresentanti della società civile. |
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1.22. |
Il Comitato attende con interesse la campagna di sensibilizzazione annunciata dalla Commissione. Data l’importanza e l’urgenza di questa misura, sarebbe stato utile specificare meglio nella strategia in esame gli obiettivi, il calendario, i gruppi destinatari, gli strumenti, i partner e il bilancio proposto per la campagna. Il CESE incoraggia la Commissione europea a organizzare attività connesse alla Carta nel quadro della Conferenza sul futuro dell’Europa, nonché ad attirare l’attenzione dei cittadini e dell’opinione pubblica sui diritti umani. |
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1.23. |
Sono necessarie ulteriori ricerche e consultazioni per sviluppare una comprensione dell’applicazione della Carta, basata sui rischi e sulle vulnerabilità riscontrabili con maggiori probabilità in determinati gruppi sociali e comunità regionali. |
2. Osservazioni generali
2.1. Contesto del parere
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2.1.1. |
La Carta si applica a tutte le misure adottate dalle istituzioni dell’UE. La strategia per un’attuazione effettiva della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, adottata dalla Commissione nel 2010, ha sottolineato quanto sia importante che l’UE dia il buon esempio; essa illustrava le modalità con cui la Commissione intendeva garantire il pieno rispetto della Carta. La Carta si applica anche agli Stati membri nell’attuazione del diritto dell’Unione. |
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2.1.2. |
Dalla Carta è scaturita una nuova legislazione dell’UE volta a proteggere e promuovere direttamente alcuni diritti fondamentali. Tra gli esempi principali figurano le nuove norme sulla protezione dei dati, la parità di genere, la protezione degli informatori, il diritto a un processo equo e i diritti della difesa, così come i diritti delle vittime di reato. La giurisprudenza della Corte di giustizia dell’UE che si richiama alla Carta si è notevolmente sviluppata in un’ampia gamma di politiche. |
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2.1.3. |
L’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali è diventata un organismo di riferimento dell’UE, in grado di fornire dati e analisi comparabili sui diritti fondamentali a sostegno del lavoro delle istituzioni dell’UE e degli Stati membri. Nell’UE è anche aumentato significativamente il numero di istituzioni e organismi nazionali indipendenti in materia di diritti umani. |
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2.1.4. |
Tuttavia, tre Stati membri non dispongono di alcuna istituzione nazionale per i diritti umani [Cechia, Italia e Malta (4)], due non dispongono di istituzioni di questo tipo accreditate (Estonia — alla fine del 2020 ancora in attesa di accreditamento, e Romania) e sei non hanno istituzioni di questo tipo con status A conforme ai principi di Parigi delle Nazioni Unite (Austria, Belgio, Cipro, Slovacchia, Slovenia e Svezia). |
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2.1.5. |
I risultati di una recente indagine Eurobarometro sulla conoscenza della Carta mostrano che solo il 42 % delle persone interpellate ha sentito parlare della Carta e solo il 12 % sa di cosa si tratti. Sei interpellati su dieci vogliono sapere di più sui diritti sanciti dalla Carta e su dove rivolgersi nel caso in cui essi siano violati (5). |
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2.1.6. |
Il CESE è da tempo impegnato a sostenere i diritti umani e coloro che li difendono. Il Comitato è parte integrante della cultura e dei quadri di riferimento in materia di diritti fondamentali in quanto è coinvolto in varie strutture e attività, dà voce alle preoccupazioni dei cittadini, della società civile e delle parti sociali, e formula proposte politiche e normative con una visione fondata sui diritti. Per intensificare i propri sforzi, il CESE ha creato al proprio interno il gruppo Diritti fondamentali e Stato di diritto a sostegno della propria visione e responsabilità. |
2.2. Garantire l’effettiva applicazione della Carta da parte degli Stati membri
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2.2.1. |
Il Comitato appoggia pienamente la proposta della Commissione di invitare gli Stati membri a designare dei punti di riferimento per la Carta. Il loro ruolo, consistente nel facilitare il flusso di informazioni e di buone pratiche relative alla Carta e nel coordinare gli sforzi per lo sviluppo di capacità nel paese interessato, è fondamentale per far progredire l’agenda in materia di diritti fondamentali. L’ideale sarebbe che essi ricoprissero una posizione centrale nel quadro del governo o dei ministeri competenti coinvolti nel processo legislativo, per esempio i ministeri della Giustizia. |
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2.2.2. |
Il nuovo approccio adottato per l’elaborazione della relazione annuale sull’applicazione della Carta nell’UE, in particolare esaminando più da vicino tale applicazione negli Stati membri, è pertinente. Il Comitato plaude inoltre al fatto che nel 2021 la relazione sulla Carta sarà imperniata sui diritti fondamentali nell’era digitale. Dato il forte impatto della pandemia di COVID-19 sulla società, il Comitato esorta la Commissione a incentrare la relazione del 2022 sugli effetti che tale pandemia ha sui diritti fondamentali, in particolare su quelli relativi al benessere socioeconomico. Un altro aspetto che deve essere affrontato è lo stato di emergenza che i governi degli Stati membri dell’UE hanno decretato, talvolta a scapito del controllo parlamentare e del sistema democratico di bilanciamento dei poteri. Il CESE ritiene che le misure per combattere la pandemia debbano essere assolutamente democratiche, temporanee e proporzionate. |
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2.2.3. |
Il CESE sollecita la Commissione ad avviare procedure di infrazione in modo più energico, ove opportuno e in caso di violazione della legislazione dell’UE. |
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2.2.4. |
Il Comitato accoglie con favore la proposta della Commissione secondo cui, per tutti i programmi sostenuti dai fondi dell’UE che sono disciplinati dal regolamento recante disposizioni comuni («regolamento RDC»), ossia i «fondi RDC», bisogna introdurre meccanismi efficaci che ne garantiscano la conformità alla Carta, dalla loro creazione fino alla loro attuazione. Il CESE propone che ognuno di questi fondi sia supervisionato da comitati di sorveglianza di cui devono far parte rappresentanti delle organizzazioni della società civile, delle istituzioni nazionali per i diritti umani e dei difensori dei diritti umani. Ciò contribuirebbe a colmare le lacune di conoscenze negli organismi preposti all’attuazione del regolamento RDC per quanto riguarda i diritti fondamentali e rafforzerebbe notevolmente la capacità delle organizzazioni per i diritti fondamentali di esercitare un impatto reale sul territorio. |
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2.2.5. |
Il Comitato esorta la Commissione a monitorare da vicino in che misura i fondi dell’UE sono utilizzati conformemente alla Carta, e chiede che vengano prese misure appropriate e giustificate, come l’eventuale interruzione o sospensione dei finanziamenti dell’UE o rettifiche finanziarie qualora siano riscontrate spese irregolari che non sono state corrette dagli Stati membri. Il CESE incoraggia inoltre la Commissione a procedere al controllo della conformità alla Carta nella fase a monte, quando sono in gioco stanziamenti di bilancio di considerevole ammontare. |
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2.2.6. |
L’obiettivo indicato nella proposta, vale a dire promuovere un ambiente favorevole e sicuro per le organizzazioni della società civile e i difensori dei diritti nei rispettivi paesi, anche a livello locale, è effettivamente necessario. Manca tuttavia una chiara spiegazione di come l’obiettivo sarà perseguito. Il Comitato chiede alla Commissione di individuare e rendere operative le opportunità di finanziamento per le organizzazioni della società civile e i difensori dei diritti umani che operano in prima linea nelle comunità emarginate e vulnerabili. |
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2.2.7. |
Il Comitato propone di creare un meccanismo reattivo, rapido ed efficiente per individuare e segnalare gli attacchi fisici e verbali, le intimidazioni e le vessazioni — tra cui le azioni legali abusive, le violenze e l’incitamento all’odio online e offline — contro le organizzazioni della società civile e i difensori dei diritti umani. In questo meccanismo di allerta dovrebbero essere inclusi le istituzioni nazionali per i diritti umani e i comitati sociali ed economici nazionali. Il CESE è pronto anche a contribuire alla creazione del meccanismo e a collaborare con le altre istituzioni dell’UE per proteggere in maniera effettiva le organizzazioni e le persone interessate e assicurare che queste abbiano a loro disposizione dei mezzi di ricorso. |
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2.2.8. |
È più che incoraggiante vedere che la Commissione è impegnata ad allineare gli sforzi volti a garantire la democrazia, lo Stato di diritto e la protezione dei diritti fondamentali (6). Il Comitato ritiene che i medesimi principi di coordinamento debbano essere riprodotti a livello nazionale. Troppo spesso le varie istituzioni e organizzazioni, pubbliche e non governative, non collaborano in misura sufficiente. Perciò la Commissione può chiedere agli Stati membri di istituire dei forum nazionali sui diritti fondamentali in cui tutte le entità interessate possano lavorare insieme: istituzioni nazionali per i diritti umani, organismi nazionali per la parità e l’uguaglianza, difensori civici, i nuovi punti di riferimento per la Carta e altri organismi pubblici. I forum dovrebbero comprendere organizzazioni della società civile e difensori dei diritti umani. |
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2.2.9. |
La creazione e l’accreditamento delle istituzioni nazionali per i diritti umani e le misure volte a garantirne la conformità con i principi di Parigi delle Nazioni Unite (7) dovrebbero costituire una priorità, e a tal fine dovrebbe essere fornito un maggiore sostegno. Il Comitato propone alla Commissione di istituire un programma speciale di assistenza volto a rafforzare e rendere più uniforme la capacità istituzionale di tutte le NHRI. |
2.3. Promuovere l’uso della Carta come «bussola» per le istituzioni dell’UE
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2.3.1. |
È auspicabile che la Commissione mantenga al centro delle sue preoccupazioni, lungo l’intero iter decisionale, il controllo delle sue principali iniziative fin dalla loro fase preparatoria. Il fatto che nella proposta sia messa in evidenza la legge sui servizi digitali e che si stia lavorando per garantire il rispetto della Carta illustra adeguatamente l’ampiezza delle questioni e delle implicazioni che la conformità comporta. |
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2.3.2. |
È molto importante che le principali iniziative della Commissione siano preparate accuratamente. Allo stesso tempo, lo sviluppo tematico della conformità dovrebbe essere integrato da una riflessione e un’analisi fondate sulla Carta e incentrate sui suoi diversi titoli e articoli, secondo la struttura in cui è articolata la relazione annuale. Un modo per realizzare questo obiettivo sarebbe quello di organizzare speciali iniziative e relazioni su titoli e articoli specifici, aperte ai contributi e agli spunti provenienti dalle istituzioni nazionali per i diritti umani, dalle organizzazioni della società civile e dai difensori dei diritti umani. Questo consentirebbe di acquisire una conoscenza sostanziale in merito agli articoli specifici e ai diritti che essi proteggono, e di tracciare un quadro più chiaro dell’impatto globale della legislazione e delle politiche dell’UE sulla vita e sui diritti dei cittadini. |
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2.3.3. |
Come suggerito al punto 2.2.2, a causa del forte impatto della pandemia di COVID-19 sulla società europea, è necessario concentrarsi sulla situazione dei diritti che vi sono collegati. Il CESE incoraggia pertanto la Commissione a evidenziare, nelle relazioni annuali, l’impatto della pandemia e delle molteplici crisi che essa ha causato in materia di protezione dei diritti fondamentali. |
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2.3.4. |
A tal riguardo, rinnovando la propria richiesta formulata nel parere del 2011 sulla strategia, si dovrebbe porre un maggiore accento sul titolo III — Uguaglianza e sul titolo IV — Solidarietà quali elementi centrali dell’UE in quanto Unione democratica, fondata sui valori, che prende sul serio il suo modello sociale e i suoi impegni. |
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2.3.5. |
Il Comitato sostiene senza riserve l’impegno dell’UE a promuovere e proteggere i diritti e i valori fondamentali in tutto il mondo. Il fatto che gli accordi commerciali e il loro potenziale impatto sui diritti fondamentali vengano messi in evidenza è pienamente giustificato. Come sottolineato in numerosi pareri, il Comitato richiama inoltre l’attenzione sulla politica in materia di migrazione e asilo quale banco di prova basilare dell’impegno dell’UE a proteggere i diritti fondamentali. Sottolinea inoltre che la stabilità democratica e i conseguenti sistemi di protezione dei diritti umani nel vicinato europeo sono sotto pressione e che bisogna fare di più per sostenerli. Occorre sostenere più attivamente i difensori dei diritti umani in tutto il mondo. |
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2.3.6. |
Il Comitato incoraggia il Parlamento europeo e il Consiglio a utilizzare gli strumenti a loro disposizione per garantire un’applicazione efficace della Carta nei loro lavori, avvalendosi dell’assistenza della Commissione e coinvolgendo i competenti organi consultivi europei nell’elaborazione della legislazione. Il CESE è pronto a partecipare a questo dialogo e lavoro a livello interistituzionale. |
2.4. Rafforzare la consapevolezza dei cittadini in merito ai propri diritti ai sensi della Carta
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2.4.1. |
Il Comitato attende con interesse i lavori della Commissione per una campagna di sensibilizzazione volta a informare meglio i cittadini in merito ai loro diritti sanciti nella Carta e alle istanze cui rivolgersi nel caso in cui essi siano violati. Data l’importanza e l’urgenza di questa misura, sarebbe stato utile specificare meglio nella strategia in esame gli obiettivi, il calendario, i gruppi destinatari, gli strumenti, i partner e il bilancio proposto per tale campagna. |
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2.4.2. |
La campagna di sensibilizzazione dovrebbe essere progettata in modo da integrare altre misure. Il CESE raccomanda di iniziare a lavorare con le organizzazioni della società civile e gli organismi a livello statale, compresa la magistratura, sulla formazione, il trasferimento di buone pratiche e la comunicazione rivolta al pubblico, una volta che la capacità istituzionale minima sia stata assicurata. Le organizzazioni e gli organismi di cui sopra possono fungere da risorse, aiutando i cittadini a inquadrare la protezione dei loro diritti fondamentali in un contesto sociale e istituzionale favorevole. |
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2.4.3. |
A questo riguardo, le campagne di sensibilizzazione dovrebbero essere concepite in modo da raggiungere coloro che sono maggiormente esposti a violazioni dei diritti fondamentali. Sono necessarie ulteriori ricerche e consultazioni per sviluppare una comprensione dell’applicazione della Carta, basata sui rischi e sulle vulnerabilità riscontrabili con maggiori probabilità in determinati gruppi sociali e comunità regionali. Ciò contribuirebbe a orientare le misure adottate dai diversi organismi e anche a modellare le varie iniziative di consultazione e partecipazione. |
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2.4.4. |
Il CESE incoraggia la Commissione europea a organizzare attività connesse alla Carta nel quadro della Conferenza sul futuro dell’Europa, nonché ad attirare l’attenzione dei cittadini e dell’opinione pubblica sui diritti fondamentali. |
Bruxelles, 10 giugno 2021
La presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG
(1) GU C 376 del 22.12.2011, pag. 74.
(2) Nello studio sul tema La risposta delle organizzazioni della società civile per far fronte alla pandemia di COVID-19 e alle conseguenti misure restrittive adottate in Europa (2021), il CESE ha delineato i problemi strutturali messi in luce dalla pandemia e il modo in cui le organizzazioni della società civile hanno reagito.
(3) GU C 429 dell'11.12.2020, pag. 16
(4) Malta ha compiuto progressi significativi e si prevede che istituirà presto la propria istituzione nazionale per i diritti umani.
(5) Speciale Eurobarometro 487 b.
(6) Il coordinamento a livello dell’UE può comprendere la rete europea delle istituzioni nazionali per i diritti umani (ENNHRI), la rete europea degli enti nazionali per le pari opportunità (Equinet) e la rete europea dei difensori civici (ENO). Il coordinamento a livello nazionale può essere reso efficace da un nucleo formato da istituzioni nazionali.
(7) I principi di Parigi delle Nazioni Unite forniscono i parametri di riferimento internazionali rispetto ai quali le istituzioni nazionali per i diritti umani possono essere accreditate dall’Alleanza globale delle istituzioni nazionali per i diritti umani (GANHRI).
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24.8.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 341/56 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sul piano d’azione per la democrazia europea
[COM(2020) 790 final]
(2021/C 341/09)
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Relatore: |
Carlos Manuel TRINDADE |
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Correlatore: |
Andris GOBIŅŠ |
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Consultazione |
Commissione europea, 24.2.2021 |
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Base giuridica |
Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, |
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Sezione competente |
Occupazione, affari sociali, cittadinanza |
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Adozione in sezione |
26.5.2021 |
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Adozione in sessione plenaria |
10.6.2021 |
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Sessione plenaria n. |
561 |
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Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
231/1/8 |
1. Conclusioni e raccomandazioni
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1.1. |
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) concorda con la Commissione europea sulla necessità di agire per aumentare la resilienza della democrazia europea. Considera, inoltre, il piano d’azione europeo per la democrazia positivo e necessario, sostiene in linea di massima le misure ivi proposte e suggerisce di puntare maggiormente l’accento e di rafforzare l’azione in diversi ambiti. |
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1.2. |
Il CESE ritiene il piano d’azione estremamente attuale, visti i preoccupanti segnali di erosione dello Stato di diritto a causa delle sfide poste alla nostra democrazia, sia provenienti dall’interno sia dovute ad attori esterni. |
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1.3. |
Il Comitato esprime preoccupazione per i tentativi di diversi Stati membri di approfittare della difficile situazione creata dalla COVID-19 per indebolire lo Stato di diritto. Ritiene pertanto che la Commissione dovrebbe intraprendere un’azione politica in tal senso. |
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1.4. |
Per le ragioni esposte nei tre punti che seguono, il CESE raccomanda alla Commissione di introdurre nel piano d’azione un pilastro specifico per il coinvolgimento della società civile e delle parti sociali e per la promozione della democrazia nei rapporti di lavoro, considerando che l’esistenza di questo nuovo pilastro sia essenziale, avanza proposte concrete in merito nel punto 6. |
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1.5. |
Il CESE è del parere che, oltre alle dimensioni già incluse nel piano d’azione, la promozione della democrazia europea dovrebbe comprendere il rafforzamento della partecipazione democratica a livello di UE, nazionale, regionale e locale, il coinvolgimento della società civile e la democrazia in tutti i suoi aspetti e ambiti, tra cui la democrazia nei rapporti di lavoro. A giudizio del CESE, questi aspetti dell’esercizio della democrazia dovrebbero essere inclusi nel piano d’azione, poiché ciascuno di essi offre vantaggi che rendono la democrazia più dinamica e resiliente. |
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1.6. |
Il CESE deplora il fatto che il piano d’azione non affronti l’importante ruolo del contratto sociale nel ridurre le disuguaglianze e nel promuovere l’adesione degli europei agli ideali democratici e non si contemplino misure per rafforzare tale ruolo, non siano riconosciuti né sostenuti il dialogo sociale e la contrattazione collettiva, né messi in evidenza i contributi di queste dimensioni alla stabilità delle democrazie europee. |
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1.7. |
Secondo il CESE, inoltre, occorre mettere maggiormente l’accento sul dialogo civile, che è un prerequisito essenziale per decisioni della massima qualità e per la loro titolarità in ogni democrazia, nel rispetto del dettato dell’articolo 11 del TUE. Il CESE ribadisce la sua raccomandazione alla Commissione, formulata nel parere SOC/627 (1), di organizzare ogni anno un forum della società civile sui diritti fondamentali e lo Stato di diritto. |
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1.8. |
A suo avviso, il piano d’azione dovrebbe comprendere un’iniziativa su vasta scala per promuovere l’educazione alla democrazia e ai diritti fondamentali, determinante per salvaguardare i valori democratici e la cittadinanza attiva, soprattutto in relazione ai giovani. |
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1.9. |
Il CESE invita la Commissione a garantire che il piano d’azione rifletta la valutazione dell’attuazione da parte degli Stati membri della direttiva sui servizi di media audiovisivi, ed esorta gli Stati membri a recepire rapidamente tale direttiva. |
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1.10. |
Per quanto riguarda la vigilanza, il Comitato chiede che le piattaforme online siano rese responsabili e trasparenti, e sostiene la creazione di un meccanismo di regolamentazione nel quadro della legge sui servizi digitali e della legge sui mercati digitali per prevenire la disinformazione, l’incitamento all’odio e le manipolazioni. |
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1.11. |
Il CESE invita le istituzioni europee a prendere urgentemente le misure proposte relative alla sicurezza e alle condizioni di lavoro dei giornalisti, nonché alla protezione contro le intimidazioni dei giornalisti stessi e di altri difensori dell’interesse pubblico vittime di azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica («azioni bavaglio»). |
2. Contesto
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2.1. |
L’Unione europea si fonda sui «valori universali dei diritti inviolabili e inalienabili della persona, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza e dello Stato di diritto» (2) e la tutela dei diritti fondamentali sul suo territorio è sancita dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (3). |
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2.2. |
Il CESE crede fermamente nei valori democratici europei, sostiene con convinzione gli sforzi che la Commissione sta compiendo per salvaguardare e rafforzare tali valori e ribadisce le conclusioni dei precedenti pareri sulla democrazia e lo Stato di diritto (4). Il valore della democrazia e l’importanza dello Stato di diritto nella nostra società non devono essere dimenticati o sottovalutati dai cittadini. |
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2.3. |
La storia ha dimostrato che la democrazia deve essere attivamente promossa e continuamente difesa da ripetuti attacchi. Nei suoi orientamenti politici per l’Unione europea, la presidente Ursula von der Leyen ha inserito «uno slancio per la democrazia europea» come una delle sue sei tematiche prioritarie (5). |
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2.4. |
I profondi cambiamenti politici, sociali ed economici dovuti alla digitalizzazione — e che la pandemia di COVID-19 ha solo accelerato — creano nuovi rischi e vulnerabilità, tra cui l’erosione dei tradizionali meccanismi di pari opportunità per i candidati nelle campagne elettorali, il finanziamento incontrollato degli attori politici, la vessazione nei confronti dei giornalisti, la diffusione di informazioni false e le campagne di disinformazione coordinate, gli attacchi informatici e numerosi altri comportamenti che compromettono l’integrità delle elezioni. Si osservano anche rischi per il pluralismo dei media e dell’informazione e per il dibattito pubblico, nonché attacchi all’indipendenza dei media e l’indebolimento della società civile. |
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2.5. |
La pandemia di COVID-19 si è ripercossa anche sulla qualità delle democrazie europee, data la necessità di adottare misure eccezionali in risposta all’emergenza sanitaria pubblica. La Commissione di Venezia ha esaminato queste misure e ha concluso che la crisi della COVID-19 non dovrebbe essere usata come occasione per rafforzare i governi a scapito dei parlamenti (6). Ha altresì osservato che occorre esaminare seriamente l’esigenza di porre in essere il quadro normativo necessario e di stabilire in che misura alcuni di questi provvedimenti possano essere mantenuti nel tempo. |
3. Sul piano d’azione per la democrazia europea
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3.1. |
Il piano d’azione per la democrazia europea, che consideriamo necessario e tempestivo in un’epoca in cui la democrazia in Europa affronta serie sfide, aggravate dalle misure adottate in risposta alla COVID-19, definisce un quadro politico rafforzato e misure specifiche dell’UE sulla base di tre pilastri:
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3.2. |
Il piano d’azione proposto sostiene anche la responsabilizzazione dei cittadini e della società civile per contrastare le minacce alla democrazia e allo Stato di diritto, considerandola una questione trasversale a tutti i pilastri. |
4. Osservazioni generali
4.1. Sullo stato della democrazia in Europa e sulla necessità del piano d’azione per la democrazia europea
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4.1.1. |
Il CESE prende atto con preoccupazione delle gravi sfide che incombono negli ultimi anni sulla democrazia e sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni di governo, come dimostrano tra l’altro fattori quali: il calo dell’affluenza alle urne; il numero di violazioni dello Stato di diritto in diversi Stati membri; l’emergere e il diffondersi del populismo e dell’incitamento all’odio; le pressioni e persino la violenza nei confronti dei giornalisti; gli attacchi all’indipendenza e al pluralismo dei media; la concentrazione della proprietà dei media; le ingerenze illegittime nei processi elettorali, sia dall’interno che dall’esterno, dovute a disinformazione, finanziamenti illeciti e influenze esterne; i tentativi di indebolire la società civile organizzata e la sua partecipazione ai processi decisionali e di screditare o addirittura sopprimere il dialogo sociale, la contrattazione collettiva e la negoziazione. |
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4.1.2. |
Il CESE considera il piano d’azione uno strumento positivo e necessario, e sostiene in linea generale le misure in esso contenute, fatte salve le osservazioni specifiche di cui al punto 5 e le proposte formulate nel punto 6 del presente parere. |
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4.1.3. |
Il CESE si rammarica che nella preparazione del piano d’azione sia stato previsto soltanto un dialogo limitato, poiché il dialogo avrebbe rafforzato l’efficacia del piano. |
4.2. Sul campo di applicazione e sull’attuazione del piano d’azione per la democrazia europea
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4.2.1. |
Il CESE ritiene che le azioni tese a promuovere la democrazia in Europa dovrebbero includere obbligatoriamente la protezione dell’integrità delle elezioni, il rafforzamento della libertà e del pluralismo dei media e la lotta contro qualsiasi disinformazione e interferenza, anche se non limitandosi a questi aspetti. |
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4.2.2. |
Il campo di applicazione del piano d’azione, secondo il Comitato, dovrebbe essere ampliato e includere un pilastro separato sull’importanza della cittadinanza attiva esercitata attraverso il coinvolgimento della società civile (cfr. il punto 6). |
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4.2.3. |
Il CESE ritiene che il piano d’azione avrebbe dovuto attribuire maggior valore alla democrazia a livello nazionale, regionale e locale. |
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4.2.4. |
Parimenti, esso dovrebbe contemplare tutti gli aspetti e i settori della democrazia europea, compresi la democrazia nei rapporti di lavoro e il dialogo strutturato con la società civile. |
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4.2.5. |
Il CESE auspica che il piano sia attuato tenendo presente la necessità che l’UE svolga un ruolo importante quale modello di promozione dei valori e delle norme democratici, attraverso l’esempio della coerenza della sua azione interna ed esterna. |
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4.2.6. |
Il CESE sostiene che l’UE deve agire per rafforzare la resilienza delle democrazie europee, il loro contratto sociale e la loro competitività economica, in linea con le ambizioni della Conferenza sul futuro dell’Europa. |
4.3. Integrazione del piano d’azione nelle politiche dell’UE e monitoraggio efficace
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4.3.1. |
Il CESE ritiene che per ottenere buoni risultati il piano d’azione dovrebbe essere strettamente collegato ad altre iniziative in corso al livello dell’UE che concorrono agli stessi obiettivi e, in particolare, all’attuazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, al meccanismo europeo per lo Stato di diritto e all’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali e delle nuove strategie in materia di uguaglianza, e si rammarica che questa articolazione non sia sufficientemente visibile. Il Comitato raccomanda di rendere esplicite ed effettive le articolazioni tra i diversi piani d’azione. |
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4.3.2. |
Il CESE ribadisce la sua raccomandazione alla Commissione, formulata nel parere SOC/627, di organizzare ogni anno un forum della società civile sui diritti fondamentali e lo Stato di diritto. Propone pertanto di aggiungere al piano d’azione per la democrazia europea una parte distinta dedicata alla situazione della democrazia, compresa la questione dell’applicazione dell’articolo 11 del trattato UE. |
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4.3.3. |
Il CESE si rammarica che il piano d’azione per la democrazia europea non sia accompagnato da un quadro di monitoraggio e da un annesso modello di follow-up per misurare i progressi, nonché del fatto che per molte delle misure non sia stato fissato un calendario, il che rende difficile dare un seguito tempestivo alla valutazione prevista per il 2023. Il Comitato propone che venga presentato un quadro di monitoraggio adeguato. Un ruolo importante può essere svolto dalla relazione sullo Stato di diritto descritta nel punto 6. |
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4.3.4. |
Il CESE, sottolineando il ruolo di una forte riduzione delle disuguaglianze sociali nel rafforzamento della democrazia, valuta negativamente il fatto che il mantenimento della coesione sociale non sia menzionato nel piano d’azione come elemento chiave della stabilità delle democrazie europee, né lo sia il ruolo svolto dal contratto sociale nell’adesione agli ideali democratici da parte dei cittadini europei e la necessità di agire per preservare e rafforzare tali elementi. Il CESE raccomanda di inserire questa dimensione nel piano d’azione. |
4.4. Sull’impatto della digitalizzazione sulle società democratiche
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4.4.1. |
L’impatto degli attacchi alla vita democratica è aggravato dalla mancanza di regolamentazione delle piattaforme online, iperconcentrate in un gruppo molto ristretto ampiamente utilizzato in tutto il mondo, nonché dall’azione dei loro algoritmi opachi. I meccanismi utilizzati per garantire la responsabilità di queste piattaforme sono insufficienti. Assicurare che i processi elettorali coinvolgano gli elettori, garantiscano il pluralismo e siano equi e trasparenti è una sfida che concerne tutte le nazioni democratiche e richiede attenzione e azioni. |
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4.4.2. |
Il CESE ribadisce quanto affermato nel parere NAT/794 (8), secondo cui l’UE dovrebbe adottare politiche che promuovano l’ulteriore integrazione dei nostri valori sociali nell’economia digitale. |
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4.4.3. |
Il CESE condivide l’idea che sia necessario un approccio più vigoroso alla regolamentazione delle piattaforme online, assicurando che i principali attori siano resi responsabili nei confronti del pubblico e garantendo una regolamentazione da parte di poteri pubblici forti. |
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4.4.4. |
Il Comitato accoglie con favore i provvedimenti normativi preliminari adottati per responsabilizzare le piattaforme online, in particolare quelle di grandi dimensioni, attraverso la legge sui servizi digitali e la legge sui mercati digitali proposte. |
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4.4.5. |
Considera inoltre la valutazione e l’aggiornamento del Codice di condotta sulla disinformazione un importante passo intermedio per garantire un solido monitoraggio dell’impatto della disinformazione, anche in relazione alla COVID-19, e delle relative risposte delle piattaforme online. |
5. Osservazioni particolari
5.1. Sulla promozione di elezioni libere e regolari e di una forte partecipazione democratica
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5.1.1. |
Il CESE condivide la necessità di agire per garantire la trasparenza della pubblicità e della comunicazione di natura politica (punto 2.1 del piano d’azione) e sostiene l’adozione di una legislazione europea che garantisca ai cittadini la piena trasparenza dei contenuti sponsorizzati di natura politica a tutti i livelli decisionali. Le autorità nazionali dovrebbero ricevere tutte le informazioni necessarie dalle reti dei social media e da altri soggetti per poter garantire elezioni libere e regolari a livello europeo, nazionale, regionale e locale. |
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5.1.2. |
Il CESE sostiene l’imposizione di ulteriori restrizioni al microtargeting realizzato mediante algoritmi opachi e alla profilazione psicologica nel contesto politico, aspetti che la Commissione intende esplorare nella sua proposta legislativa sulla trasparenza dei contenuti politici sponsorizzati. |
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5.1.3. |
Il Comitato ritiene che elezioni libere e regolari, parte integrante di sistemi elettorali affidabili, costituiscano una sfida costante per tutti i sistemi democratici, accoglie con favore una più stretta cooperazione europea in materia di elezioni nell’UE e invita la Commissione, il Parlamento europeo e gli Stati membri a elaborare ulteriori forme di cooperazione rafforzata in questo settore per garantire che le elezioni siano più inclusive, trasparenti e rappresentative. La raccolta di buone pratiche dovrebbe sostenere questi sforzi. |
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5.1.4. |
Il CESE si rallegra dell’adozione di un nuovo meccanismo operativo dell’UE, organizzato e coordinato tramite la rete europea di cooperazione in materia elettorale (punto 2.3), per sostenere processi elettorali resilienti. |
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5.1.5. |
Il Comitato condivide la preoccupazione espressa nel piano d’azione in merito alla necessità di prevenire e contrastare l’influenza straniera sui processi democratici europei e ritiene opportuno che l’Unione europea imponga dei costi attraverso sanzioni comuni, chiare e severe nei confronti dei responsabili di tali ingerenze e mediante un’iniziativa comune sulla sicurezza informatica. |
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5.1.6. |
Il Comitato crede che i processi elettorali debbano essere inclusi tra le infrastrutture critiche di cui è già possibile tenere conto nel valutare un investimento estero diretto nell’Unione (9), e che il meccanismo operativo dell’UE per sostenere processi elettorali resilienti debba disporre delle condizioni operative e dei mezzi per garantire la sicurezza delle procedure, compresa la sicurezza informatica delle elezioni, a tutti i livelli. |
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5.1.7. |
Il CESE suggerisce di applicare un significativo criterio di trasparenza per quanto concerne la distribuzione dei contenuti online, che comprenda la verifica degli algoritmi, una migliore trasparenza nell’ecosistema della pubblicità online e processi trasparenti per la promozione/retrocessione dei contenuti; di consentire alla società civile (accademici, ricercatori, giornalisti, OSC) e alle autorità di regolamentazione indipendenti di svolgere il loro ruolo nel far rispettare la responsabilità degli attori online; di sanzionare coloro che agiscono in malafede, soprattutto se tentano ripetutamente di sottrarsi alla trasparenza e alla responsabilità pubblica. |
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5.1.8. |
Il Comitato si rammarica che il piano d’azione non preveda un pilastro separato per la promozione dell’impegno democratico e della partecipazione attiva al di là delle elezioni, che non riconosca il ruolo del dialogo sociale nella stabilità democratica e che non includa misure specifiche al riguardo. Il CESE raccomanda che la promozione del dialogo sociale, la libertà di associazione delle imprese e dei sindacati, la contrattazione collettiva e il diritto all’informazione e alla consultazione siano inclusi nel nuovo pilastro proposto nel punto 6. |
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5.1.9. |
Per quanto riguarda le proposte già presenti nel piano d’azione sulla promozione dell’impegno democratico e della partecipazione attiva al di là delle elezioni (punto 2.4), il CESE, pur apprezzando che l’educazione alla cittadinanza sia menzionata in relazione all’impiego dei fondi strutturali, ritiene che nel piano d’azione dovrebbe essere inserita un’iniziativa su vasta scala per promuovere l’educazione alla democrazia, compresa l’alfabetizzazione mediatica e in materia d’informazione. |
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5.1.10. |
Il CESE ricorda il suo invito, espresso nel parere SOC/627, a favore di un’ambiziosa strategia di comunicazione, educazione e sensibilizzazione dei cittadini in materia di diritti fondamentali, Stato di diritto e democrazia. Tale strategia dovrebbe includere un forte accento sulla cittadinanza attiva. |
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5.1.11. |
Il CESE raccomanda agli Stati membri di utilizzare i fondi strutturali e alla stessa Commissione di impiegare i fondi a sua disposizione per sostenere e rafforzare le capacità della società civile. |
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5.1.12. |
I verificatori indipendenti di fatti dovrebbero ricevere finanziamenti adeguati per poter operare in tempo reale, come già raccomandato dal CESE in relazione al piano d’azione contro la disinformazione (10). È importante rafforzare la capacità della Commissione a livello europeo affinché il suo intervento sia più efficace a tale livello e sostenga inoltre più adeguatamente l’azione degli Stati membri a livello nazionale. |
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5.1.13. |
Il CESE raccomanda di prestare la massima attenzione affinché il fatto di prendere in esame l’idea di classificare come reati i discorsi d’incitamento all’odio a livello europeo (punto 2.4) non possa essere interpretata come una limitazione della libertà di espressione e sottolinea che qualsiasi iniziativa in questo ambito deve rispettare il principio di sussidiarietà. |
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5.1.14. |
Il Comitato osserva con soddisfazione che il piano d’azione per la democrazia europea sostiene la promozione dell’uguaglianza a tutti i livelli e la partecipazione alla vita politica delle donne, delle persone LGBTIQ, dei giovani svantaggiati, delle persone appartenenti a minoranze razziali o etniche, delle persone con disabilità e delle persone o dei gruppi con bassi livelli di alfabetizzazione digitale e di partecipazione digitale. |
5.2. Sul sostegno alla libertà e all’indipendenza dei media
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5.2.1. |
Per quanto riguarda la sicurezza dei giornalisti (punto 3.1), il CESE nutre preoccupazione per i segnali di restrizioni alla libertà dei giornalisti, comprese le minacce alla loro incolumità fisica, e concorda sul fatto che la situazione è allarmante. Il Comitato ritiene molto importante che la Commissione proponga l’elaborazione di una raccomandazione al riguardo ancora nel 2021 e invita la Commissione, il Parlamento europeo e gli Stati membri a proporre con urgenza meccanismi efficaci per proteggere i giornalisti, l’indipendenza editoriale, la diversità e il pluralismo, l’alfabetizzazione mediatica, un ambiente propizio alla sostenibilità del settore e buone condizioni di lavoro per i giornalisti. |
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5.2.2. |
Il CESE esprime disappunto per le vessazioni subite dai giornalisti e da altri difensori dell’interesse pubblico sotto forma di azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica («azioni bavaglio»). L’UE deve garantire che il campo di applicazione delle misure volte a combattere tali fenomeni includa, tra gli altri, giornalisti, attivisti, sindacalisti, accademici, ricercatori nel campo della sicurezza digitale, difensori dei diritti umani, e organizzazioni dei media e della società civile. |
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5.2.3. |
Per quanto riguarda le misure a sostegno del pluralismo dei media (punto 3.4), il CESE si rammarica della vaghezza con cui il piano d’azione descrive le modalità con cui la Commissione agirà per preservare il pluralismo dei mezzi di comunicazione, principio sancito dalla Carta dei diritti fondamentali, in particolare per quanto riguarda l’importantissima questione della proprietà dei media. È necessario un atteggiamento più proattivo da parte dell’Unione europea, alla luce della constatazione contenuta nella relazione 2020 sullo Stato di diritto, secondo cui alcuni Stati membri non dispongono di un sistema per garantire la trasparenza della proprietà dei media o incontrano ostacoli nel renderla effettivamente pubblica. Il CESE incoraggia pertanto la Commissione a comprendere meglio chi siano gli attori che operano sui mercati dei media e quali siano le garanzie e le condizioni che favoriscono il pluralismo, nonché a monitorare la concentrazione delle reti di distribuzione e gli intermediari che sempre più influenzano o determinano la natura dei media e dei contenuti, e le condizioni per accedervi. La consultazione pubblica sul piano d’azione ha inoltre dimostrato l’ampio consenso sull’idea di imporre a tutti i mezzi d’informazione e a tutte le imprese del settore obblighi chiari relativi alla pubblicazione di informazioni dettagliate sulla loro proprietà. |
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5.2.4. |
Il CESE esprime preoccupazione per i tentativi in atto in diversi Stati membri di sfruttare la difficile situazione creata dalla pandemia di COVID-19, che ha indebolito il settore dei media, per attaccare la libertà di stampa con azioni abusive, discriminatorie e persino repressive. Il Comitato invita la Commissione a collaborare con gli Stati membri per colmare la lacuna individuata nella relazione sullo Stato di diritto in merito alle norme sull’assegnazione della pubblicità statale ai mezzi di comunicazione. |
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5.2.5. |
Il CESE invita la Commissione a esaminare i meccanismi utilizzati per finanziare il pluralismo dei media, sostenendo l’innovazione, i giornalisti freelance e i mezzi di comunicazione locali. Si potrebbe considerare l’idea di valutare l’attuazione e l’efficacia del diritto connesso al diritto d’autore conferito agli editori di pubblicazioni a stampa nella direttiva sul mercato unico digitale. |
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5.2.6. |
Poiché il termine per l’attuazione della direttiva sui servizi di media audiovisivi da parte degli Stati membri è venuto a scadere il 19 settembre 2020, il CESE chiede alla Commissione di garantire che il piano d’azione rifletta la valutazione di questo processo e invita gli Stati membri ad attuare rapidamente la direttiva. |
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5.2.7. |
Il Comitato esorta la Commissione ad analizzare la possibilità di consentire lo streaming gratuito per tutti gli Stati membri dei media pubblici, anche attraverso reti via cavo e fornitori di servizi streaming. Questo sarebbe un chiaro passo avanti verso il multilinguismo, nonché verso una migliore comprensione e cooperazione, oltre che verso la creazione di uno spazio pubblico comune dell’UE, unendo le persone nella diversità e nel pluralismo. |
5.3. Sul contrasto alla disinformazione
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5.3.1. |
Il CESE condivide il rilievo dato al contrasto alla disinformazione (punto 4 della comunicazione) e ritiene importante rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri per combatterla. |
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5.3.2. |
Il Comitato sottolinea l’importanza della legge sui servizi digitali (punto 4.2) in termini di controllo, responsabilità e trasparenza delle piattaforme online e sostiene l’elaborazione di un meccanismo di regolamentazione per prevenire la disinformazione. |
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5.3.3. |
Data l’importanza dell’educazione alla cittadinanza per la qualità della vita democratica (punto 4.3), il CESE ritiene che il piano d’azione dovrebbe essere molto più ambizioso a tale proposito e stabilire obiettivi e traguardi per sostenere progetti innovativi e finanziare iniziative della società civile in quest’ambito. |
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5.3.4. |
I meccanismi dell’UE dovrebbero sostenere una migliore cooperazione tra le autorità di regolamentazione competenti per ridurre il rischio che la disinformazione si diffonda attraverso canali di propaganda registrati nell’UE. |
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5.3.5. |
Le piattaforme pubblicitarie online dovrebbero essere obbligate a presentare relazioni annuali sulla trasparenza, idealmente a un’autorità di controllo designata e indipendente. Dette relazioni potrebbero includere informazioni e delucidazioni dettagliate sulle politiche e i processi interni adottati per contrastare la disinformazione, i criteri di promozione e retrogradazione, e i meccanismi di selezione e presentazione dei contenuti, nonché le politiche di targeting e trasmissione degli annunci, le politiche sulla visualizzazione di informazioni «precise» (ad esempio sulla pandemia di COVID-19 e le elezioni), e i meccanismi di ricorso per i contenuti ingiustamente ritirati. L’organismo di controllo indipendente potrebbe assumere la forma di un organismo a livello di UE composto dalle autorità nazionali di controllo, un nuovo organo dell’UE per il controllo delle piattaforme di social media. |
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5.3.6. |
Poiché la legge sui servizi digitali offre l’opportunità di contrastare il potere e l’asimmetria dell’informazione da parte dei controllori dell’accesso (gatekeeper) digitali come Google e Facebook che hanno un enorme impatto sulla democrazia, il piano d’azione europeo per la democrazia dovrebbe garantire che la legge sui servizi digitali segua un’impostazione basata sui diritti. |
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5.3.7. |
I responsabili politici dell’UE devono garantire la tutela dei principi di libertà di espressione in sede di adozione della legislazione in materia di contrasto alla disinformazione. In particolare, il ricorso al diritto penale per combattere la disinformazione su vasta scala rischia di creare uno spazio pericoloso per l’abuso dei diritti umani sotto forma di intimidazione sostenuta dallo Stato e di indebita persecuzione delle voci critiche. |
6. Proposta di creazione di un quarto pilastro nel piano d’azione per la democrazia europea:«Promozione della partecipazione attiva e democratica al di là delle elezioni»
6.1. Contesto
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6.1.1. |
Il CESE ritiene che, per dare il giusto peso nel piano d’azione a una strategia chiara sulla cittadinanza attiva, sarebbe opportuno creare uno specifico pilastro all’interno del piano. Ciò, secondo il Comitato, è essenziale per facilitare una ripresa più armoniosa dalla crisi attuale e per aprire la strada a una democrazia più sostenibile e più solida in Europa. |
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6.1.2. |
Questo nuovo pilastro dovrebbe includere la promozione del dialogo sociale, della contrattazione collettiva e del dialogo civile. |
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6.1.3. |
Il trattato sull’Unione europea ha introdotto un’importante innovazione: il concetto di partecipazione dei cittadini, sancito all’articolo 11. Tuttavia, a più di 10 anni dalla sua entrata in vigore, le opportunità per i cittadini di partecipare alle decisioni al di là delle elezioni sono ancora nettamente inferiori a quanto necessario, il che è spesso fonte di duplice insoddisfazione: per le politiche stesse e per la mancanza di opportunità di influenzare le decisioni. In tale contesto, il CESE ricorda la posizione espressa nel parere SOC/423 (11), secondo cui è della massima importanza elaborare proposte di azioni concrete affinché le istituzioni dell’UE possano prendere le iniziative necessarie per definire le misure appropriate per l’attuazione dell’articolo 11, paragrafi 1 e 2, del TUE. |
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6.1.4. |
In maniera analoga, anche il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, all’articolo 152, stabilisce che l’Unione europea riconosce e promuove il ruolo delle parti sociali. |
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6.1.5. |
Il CESE propone pertanto la creazione di un quarto pilastro nel piano d’azione: «Promozione della partecipazione attiva e democratica al di là delle elezioni», per la cui formulazione offre il presente contributo |
6.2. Promuovere una cultura della partecipazione attiva
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6.2.1. |
Creare un ambiente aperto e favorevole per la società civile in Europa
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6.2.2. |
L’educazione alla cittadinanza democratica e ai diritti umani dovrebbe costituire una priorità per l’Unione europea.
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6.3. Dare ai cittadini e alle loro organizzazioni una reale voce in capitolo nei processi decisionali dell’UE
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6.3.1. |
L’UE e gli Stati membri dovrebbero sostenere la mobilitazione pratica dei cittadini e consentire loro di esprimersi in tutta la loro diversità, dando concreta attuazione al loro «diritto di partecipare alla vita democratica dell’Unione», sancito dall’articolo 10 del TUE. L’UE e gli Stati membri devono dare ai cittadini gli strumenti per partecipare a «un dialogo aperto, trasparente e regolare con le associazioni rappresentative e la società civile» (articolo 11 del TUE). Su questo tema il CESE dovrebbe redigere una relazione annuale. |
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6.3.2. |
Occorre coinvolgere appieno i cittadini e le loro organizzazioni nella definizione delle politiche dell’UE; garantire un buon equilibrio tra i contributi delle diverse parti interessate, rivedendo la metodologia di consultazione per includere un maggior numero di organizzazioni della società civile e sociali al livello dell’UE e nazionale e sfruttando il potenziale offerto dall’iniziativa dei cittadini europei affinché siano questi ultimi a definire l’agenda. |
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6.3.3. |
È necessario dare piena attuazione alle disposizioni dell’articolo 11 del TUE per un «dialogo aperto, trasparente e regolare con le associazioni rappresentative e la società civile» in tutti i settori d’intervento dell’UE. La Commissione dovrebbe promuovere un accordo interistituzionale sul dialogo con la società civile europea. |
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6.3.4. |
Occorre garantire la partecipazione significativa e inclusiva della società civile alla Conferenza sul futuro dell’Europa, con un collegamento al piano d’azione per la democrazia europea, quale opportunità per discutere di come rafforzare i processi democratici e l’impegno civico attivo. |
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6.3.5. |
Nei loro piani relativi al quadro finanziario pluriennale, gli Stati membri dovrebbero essere invitati a stanziare risorse adeguate per finanziare il dialogo civile e rafforzare la capacità delle OSC di partecipare ai processi decisionali; la Commissione dovrebbe includere la partecipazione dei cittadini/la democrazia tra le priorità orizzontali delle sue raccomandazioni specifiche per paese. |
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6.3.6. |
Sarebbe opportuno istituire un evento annuale che riunisca i rappresentanti di più alto livello delle istituzioni dell’UE e delle organizzazioni/associazioni rappresentative della società civile, nonché i rappresentanti dei dialoghi settoriali e dei dialoghi locali, regionali, nazionali e macroregionali (transnazionali e nell’ambito della politica di vicinato) per condividere le buone pratiche ed elaborare un piano annuale per rafforzare la democrazia, la partecipazione e il dialogo civile. Nell’ambito di questo processo, la Commissione e il CESE dovrebbero svolgere un ruolo di primo piano in qualità di organizzatori. |
6.4. Rafforzare le strutture di sostegno per il dialogo sociale e la contrattazione collettiva
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6.4.1. |
È necessario agire per sostenere la democrazia attraverso la coesione economica e sociale, anche mediante la promozione della democrazia nei rapporti di lavoro. La democrazia subisce attacchi anche su questo fronte e la pandemia ha sollevato questioni importanti che devono essere affrontate rapidamente. |
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6.4.2. |
Il dialogo sociale e la contrattazione collettiva sono tra i migliori esempi di funzionamento della democrazia. Il dialogo tra organizzazioni aventi prerogative e valori propri costituisce uno spazio strutturato nel quale discutere e negoziare questioni di importanza comune, anche se sulla base di interessi diversi. Il riconoscimento e il rispetto reciproci tra gli interlocutori e la ricerca razionale di soluzioni a situazioni, problemi e conflitti costituiscono i capisaldi della cultura democratica. |
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6.4.3. |
Il pilastro dovrà includere misure per promuovere detti principi, quali ad esempio:
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Bruxelles, 10 giugno 2021
La presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG
(1) GU C 282 del 20.8.2019, pag. 39.
(2) Preambolo del trattato sull’Unione europea.
(3) GU C 202 del 7.6.2016, pag. 389.
(4) Cfr. in particolare i pareri: GU C 228 del 5.7.2019, pag. 24; GU C 282 del 20.8.2019, pag. 39 e GU C 429 dell'11.12.2020, pag. 16.
(5) https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/political-guidelines-next-commission_it.pdf
(6) Commissione di Venezia (2020), Interim Report on the measures taken in the EU Member States as a result of the COVID-19 crisis and their impact on democracy, the Rule of Law and Fundamental Rights («Relazione intermedia sulle misure adottate negli Stati membri dell’UE a seguito della crisi della COVID-19 e il loro impatto sulla democrazia, sullo Stato di diritto e sui diritti fondamentali»), adottata dalla Commissione di Venezia in occasione della sua 124a sessione plenaria (tenutasi online, 8-9 ottobre 2020) (https://www.venice.coe.int/webforms/documents/?pdf=CDL-AD(2020)018-e).
(7) COM(2020) 790 final.
(8) GU C 429 dell'11.12.2020, pag. 187.
(9) Come enunciato nella comunicazione, in particolare nella nota 17.
(10) Conclusioni — punto 1.7 del parere (GU C 228 del 5.7.2019, pag. 89).
(11) GU C 11 del 15.1.2013, pag. 8.
(12) Convenzione europea sui diritti dell’uomo, Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
(13) OSCE/ODIHR, Guidelines on Freedom of Association («Orientamenti sulla libertà di associazione»).
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24.8.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 341/66 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2016/794 per quanto riguarda la cooperazione di Europol con le parti private, il trattamento dei dati personali da parte di Europol a sostegno di indagini penali e il ruolo di Europol in materia di ricerca e innovazione
[COM(2020) 796 final — 2020-349 (COD)]
(2021/C 341/10)
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Relatore: |
Philip VON BROCKDORFF |
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Consultazione |
Commissione europea, 24.2.2021 |
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Base giuridica |
Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea |
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Sezione competente |
Occupazione, affari sociali e cittadinanza |
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Adozione in sezione |
26.5.2021 |
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Adozione in sessione plenaria |
9.6.2021 |
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Sessione plenaria n. |
561 |
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Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
233/2/3 |
1. Conclusioni e raccomandazioni
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1.1. |
Il CESE accoglie con favore la proposta della Commissione di rafforzare il mandato di Europol nella misura in cui questa accresce le garanzie in materia di protezione dei dati e le capacità di ricerca. La proposta contribuirà a potenziare la lotta contro la criminalità organizzata e le attività terroristiche, oltre ad approfondire la cooperazione operativa di polizia negli Stati membri dell’UE al fine di proteggere i cittadini. |
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1.2. |
Il CESE accoglie altresì con favore la proposta di una cooperazione tra Europol e i paesi terzi, permettendo così all’Agenzia di collaborare con parti od operatori privati, in particolare per lo scambio di dati. Secondo il CESE, gli operatori privati dovrebbero disporre di un punto di contatto a livello dell’UE a cui poter riferire informazioni che potrebbero essere rilevanti per indagini penali. La proposta della Commissione colmerà questa lacuna. |
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1.3. |
Il CESE accoglie con favore la proposta della Commissione anche perché punta ad aiutare le autorità preposte alla prevenzione ad individuare soluzioni innovative per contrastare la criminalità internazionale e tenere il passo con il panorama in evoluzione. La proposta svilupperà altresì le competenze e le capacità di ricerca di Europol e delle agenzie di contrasto nazionali. |
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1.4. |
Il CESE sottolinea che il rafforzamento delle capacità di Europol dovrebbe significare tra l’altro dare priorità alle indagini transfrontaliere, specialmente in occasione di gravi attacchi contro gli informatori e i giornalisti investigativi che svolgono un ruolo fondamentale nel denunciare casi di corruzione, frode, cattiva gestione e altri atti illeciti nel settore pubblico e privato. |
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1.5. |
Il CESE ritiene altresì che non ci siano timori per quanto riguarda la protezione della vita privata e il rispetto dei diritti fondamentali nel trattamento dei dati. Al contrario, una legislazione aggiornata e armonizzata consentirebbe un esame più efficace delle questioni legate alla protezione dei dati, assicurando nel contempo un equilibrio tra i requisiti di sicurezza dei singoli Stati membri e quelli dell’UE. |
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1.6. |
Al momento attuale Europol non è in grado di mettere a disposizione delle autorità di contrasto degli Stati membri — in via diretta e in tempo reale — informazioni su attività criminali fornite da paesi terzi o da organizzazioni internazionali. Le modifiche proposte puntano pertanto a colmare questa lacuna in materia di sicurezza e a creare una nuova categoria di segnalazione ad uso esclusivo di Europol in determinate circostanze. Il CESE accoglie quindi favorevolmente la creazione di una nuova categoria di segnalazione a sostegno del sistema d’informazione Schengen (SIS). |
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1.7. |
Il rafforzamento dei poteri e delle risorse a disposizione di Europol implica un impegno a favore dell’efficienza, in quanto l’accrescimento di scala permette di rendere più efficaci gli sforzi sotto il profilo dei costi. Il CESE reputa che la proposta di aumentare il bilancio di Europol rappresenti una risposta concreta nell’ottica di un’accresciuta protezione dei cittadini dell’UE e del rafforzamento della cooperazione tra Europol e le autorità di contrasto nazionali. Il CESE si attende tuttavia che tale aumento trovi riscontro nell’organico del personale operativo di Europol e in un potenziamento dell’efficacia organizzativa. |
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1.8. |
Nel complesso, secondo il CESE le proposte di modifica costituiscono un passo nella giusta direzione, in quanto ampliano il ruolo di Europol a fronte di situazioni in evoluzione. Tuttavia, il lavoro di Europol dipenderà ancora in larga misura dalle attività e dalle azioni intraprese dagli Stati membri e dai dati raccolti dalle autorità di contrasto nazionali. Di conseguenza, e soprattutto in un contesto sempre più globalizzato, potrebbe essere pertinente chiedersi se non sia giunto il momento di consentire a Europol di agire di propria iniziativa. |
|
1.9. |
In questo contesto, il CESE ritiene altresì che possano rendersi necessarie, in futuro, misure più coraggiose per ampliare il mandato e il campo d’azione di Europol. Come riconosciuto nelle proposte di modifica, il modus operandi della criminalità organizzata è diventato più sofisticato, e le reti criminali più pericolose hanno una dimensione transnazionale sempre più marcata. Poiché la criminalità organizzata è in costante evoluzione, si dovrà adattare il mandato di Europol in modo da assegnargli un ruolo ancora più centrale nella sicurezza europea. |
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1.10. |
Per questo motivo il CESE raccomanda che venga prima o poi condotto un riesame indipendente della funzione e dei compiti assegnati a Europol. Nel riesame si analizzerebbe inoltre in che modo le pratiche nazionali di contrasto e le procedure di raccolta dei dati abbiano un impatto sulle analisi fornite da Europol. Tale riesame terrebbe anche conto dei punti di vista della società civile, delle parti sociali e di altri portatori d’interesse. |
2. Proposta della Commissione europea
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2.1. |
In risposta alle crescenti minacce per la sicurezza, soprattutto da parte di organizzazioni criminali, il 9 dicembre 2020 la Commissione europea ha pubblicato una proposta di regolamento che modifica il regolamento (UE) 2016/794 per quanto riguarda la cooperazione di Europol con le parti private, il trattamento dei dati personali da parte di Europol a sostegno di indagini penali e il ruolo di Europol in materia di ricerca e innovazione. |
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2.2. |
La proposta intende affrontare le seguenti questioni fondamentali:
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2.3. |
La Commissione ravvisa inoltre la necessità di rafforzare la cooperazione tra Europol, la Procura europea (EPPO) e i paesi terzi. Saranno inoltre rafforzati il ruolo di Europol in materia di ricerca e innovazione, il quadro per la protezione dei dati applicabile all’Agenzia e il suo controllo parlamentare. |
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2.4. |
Per quanto riguarda la cooperazione rafforzata con le parti private, la proposta stabilisce norme che consentono a Europol di scambiare dati personali con le parti private (in modo tale che l’Agenzia possa ricevere da queste dati personali), di informarle in merito alle informazioni mancanti e di domandare agli Stati membri di chiedere ad altre parti private di condividere informazioni complementari. |
|
2.5. |
Le norme proposte introducono anche la possibilità, per Europol, di fungere da canale tecnico per gli scambi tra Stati membri e parti private. Al fine di migliorare la risposta alle crisi, un’altra serie di norme disciplina il sostegno agli Stati membri nella prevenzione della diffusione su larga scala di contenuti terroristici attraverso piattaforme online (riferiti a fatti in corso o recenti che ritraggono un danno alla vita o all’integrità fisica o che incitano a compiere un danno imminente alla vita o all’integrità fisica). |
|
2.6. |
Per poter trattare serie di dati ampie e complesse, la Commissione intende introdurre la possibilità di effettuare un’analisi preliminare dei dati personali, al solo scopo di determinare se tali dati corrispondano alle varie categorie di interessati e siano collegati a un reato. |
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2.7. |
Per sostenere efficacemente le indagini penali negli Stati membri o da parte dell’EPPO, in alcuni casi Europol sarà in grado di trattare i dati acquisiti dalle autorità nazionali o dall’EPPO nell’ambito di indagini penali, conformemente alle norme e garanzie procedurali previste dal diritto penale nazionale applicabile. A tal fine, Europol avrà la possibilità di trattare (e, su richiesta, conservare) tutti i dati contenuti in un fascicolo d’indagine fornito da uno Stato membro o dall’EPPO fintantoché l’Agenzia sostiene questa indagine penale specifica. |
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2.8. |
La Commissione propone inoltre di creare una nuova categoria di segnalazione nel quadro del sistema d’informazione Schengen (SIS). Questa proposta è motivata dal fatto che Europol non è in grado di mettere a disposizione delle autorità di contrasto degli Stati membri — in via diretta e in tempo reale — informazioni fornite da paesi terzi o da organizzazioni internazionali su persone sospettate o condannate per reati di terrorismo. |
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2.9. |
Dal punto di vista del bilancio, la proposta prevede la necessità di una dotazione aggiuntiva di circa 180 milioni di EUR e di circa 160 posti supplementari per il periodo 2021-2027 del quadro finanziario pluriennale. |
3. Osservazioni generali
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3.1. |
In tutti i suoi settori di attività, siano essi privati o pubblici, l’Europa deve far fronte a minacce alla sicurezza in continua evoluzione e di complessità crescente. La trasformazione digitale, le tecnologie avanzate e la facilità con cui i criminali possono condurre attività delittuose via internet hanno accelerato tali attività in Europa e nel mondo, con un aumento esponenziale dell’incidenza della criminalità informatica. |
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3.2. |
Il terrorismo, da parte sua, resta una minaccia significativa per la libertà e lo stile di vita dell’UE e dei suoi cittadini. La crisi della COVID-19 ha aggravato tali minacce: le organizzazioni criminali approfittano infatti della situazione per adattare le loro modalità operative o sviluppare nuove attività criminali. |
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3.3. |
Queste minacce alla sicurezza in costante evoluzione richiedono che le autorità di contrasto nazionali ricevano, nel loro lavoro, un effettivo sostegno a livello dell’UE. Le minacce si diffondono oltre frontiera, interessano in modo trasversale forme diverse di criminalità, e si manifestano sotto forma di gruppi organizzati, dediti a un’ampia gamma di attività delittuose. |
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3.4. |
Alla luce di questi sviluppi, non basta agire a livello nazionale per fronteggiare queste sfide transnazionali per la sicurezza; le autorità di contrasto degli Stati membri hanno quindi fatto ricorso con sempre maggior frequenza al sostegno e alla competenza offerti da Europol, l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione nell’attività di contrasto, al fine di combattere le forme gravi di criminalità e il terrorismo. |
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3.5. |
Europol è il fulcro del sostegno UE agli Stati membri nella lotta contro le forme gravi di criminalità e il terrorismo. L’Agenzia offre supporto e competenza alle autorità di contrasto nazionali nella prevenzione e nella lotta contro la criminalità grave che interessa due o più Stati membri, contro il terrorismo e contro le forme di criminalità che ledono un interesse comune oggetto di una politica dell’Unione. Dall’entrata in applicazione del regolamento (UE) 2016/794, l’importanza operativa dei compiti svolti da Europol è cambiata in misura sostanziale e il suo sostegno operativo ha continuato ad aumentare, tanto che l’Agenzia partecipa ormai a quasi tutte le grosse indagini antiterrorismo nell’UE. |
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3.6. |
In un contesto caratterizzato da minacce alla sicurezza transfrontaliera sempre più complesse e in costante evoluzione, e considerando che il confine tra mondo fisico e mondo digitale diventa sempre più indistinto e che la minaccia del terrorismo in Europa rimane elevata, il rafforzamento delle capacità, delle abilità e degli strumenti a disposizione di Europol per sostenere efficacemente gli Stati membri nella lotta contro le forme gravi di criminalità e il terrorismo viene considerato una risposta opportuna e tempestiva. |
4. Osservazioni particolari
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4.1. |
Il CESE accoglie con favore la proposta della Commissione di rafforzare il mandato di Europol, in quanto essa punta a migliorare le garanzie in materia di protezione dei dati e a rafforzare il ruolo di Europol nel campo della ricerca. |
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4.2. |
Il CESE accoglie altresì con favore la proposta di una cooperazione operativa con i paesi terzi, che permette di collaborare con parti private, soprattutto per quanto riguarda lo scambio di dati. Il CESE ritiene che la proposta che permette di collaborare con parti private non sia eccessiva, ma, al contrario, assolutamente necessaria alla luce della costante evoluzione della criminalità internazionale che si avvale di internet e dispositivi mobili. Le organizzazioni criminali utilizzano sempre più di frequente i servizi transfrontalieri offerti da parti private per comunicare e per commettere attività illecite. Tuttavia, gli operatori privati non dispongono attualmente di un punto di contatto a livello dell’UE a cui poter riferire informazioni che potrebbero essere rilevanti per indagini penali. La proposta in esame mira a colmare tale lacuna. In effetti, la modifica legislativa consentirebbe a Europol di fungere da punto di contatto e di esaminare, in modo centralizzato, il reato o il caso su cui indagano uno o più Stati membri. Tale disposizione consente di avviare la necessaria cooperazione tra Europol e parti private. |
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4.3. |
In base alla proposta di modifica, Europol dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale nell’aiutare gli Stati membri a sviluppare nuove soluzioni tecnologiche basate sull’intelligenza artificiale, di cui beneficerebbero le autorità di contrasto nazionali in tutta l’UE. L’individuazione di soluzioni innovative costituisce un elemento importante della lotta alla criminalità internazionale per garantire che le autorità preposte alla prevenzione tengano il passo con il panorama in evoluzione. Ciò può avvenire solo tramite una ricerca coordinata. Il CESE sostiene pertanto il ruolo proattivo di Europol nel fornire un sostegno centralizzato alle autorità di contrasto negli Stati membri per i) l’individuazione delle innovazioni e ii) lo sviluppo delle competenze e abilità di tali autorità, utilizzando tecnologie e innovazioni messe a punto all’interno della stessa UE, anziché ricorrere a soluzioni in materia di sicurezza provenienti da paesi terzi. |
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4.4. |
Per quanto riguarda la protezione dei dati delle persone fisiche, le modifiche proposte mirano a garantire in modo efficace il pieno rispetto della vita privata e dei diritti fondamentali nel trattamento di diversi tipi di dati. Il CESE ritiene inoltre che il trattamento dei dati personali sia già disciplinato in modo molto rigoroso e che, pertanto, non vi siano problemi da segnalare. Al contrario, una legislazione aggiornata e armonizzata consentirebbe un esame più efficace delle questioni legate alla protezione dei dati, assicurando nel contempo un equilibrio tra i requisiti di sicurezza dei singoli Stati membri e quelli dell’UE nel suo insieme. |
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4.5. |
Il CESE osserva inoltre che, al momento attuale, Europol non è in grado di mettere a disposizione delle autorità di contrasto degli Stati membri — in via diretta e in tempo reale — informazioni fornite da paesi terzi o da organizzazioni internazionali su persone sospettate o condannate per reati di terrorismo. La proposta della Commissione punta pertanto a colmare tale lacuna in materia di sicurezza. Il CESE accoglie quindi con favore tale proposta, al pari dell’introduzione di una nuova categoria di segnalazione ad uso esclusivo di Europol in casi e circostanze specifici e ben definiti. |
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4.6. |
Secondo il CESE, tuttavia, in futuro la Commissione potrebbe essere costretta ad adottare misure ancora più coraggiose per ampliare il mandato e il campo d’azione di Europol. Come riconosciuto nelle proposte di modifica, la criminalità si è evoluta, e le reti criminali più pericolose hanno una dimensione transnazionale sempre più marcata. Ecco perché la cooperazione e la collaborazione tra i paesi europei e le forze di polizia sono importanti. Nel corso del tempo, sarà indispensabile adattare il mandato di Europol in modo da assegnargli un ruolo ancora più centrale nella sicurezza europea. |
|
4.7. |
Il CESE sottolinea che il rafforzamento delle capacità di Europol dovrebbe significare tra l’altro dare priorità alle indagini transfrontaliere, specialmente in occasione di gravi attacchi contro gli informatori e i giornalisti investigativi che svolgono un ruolo fondamentale nel denunciare casi di corruzione, frode, cattiva gestione e altri atti illeciti nel settore pubblico e privato. Tale richiesta è in linea con la risoluzione del Parlamento europeo del luglio 2020, che fa riferimento al rafforzamento della capacità di Europol per chiedere l’avvio di indagini transfrontaliere nel caso di gravi attacchi contro gli informatori e i giornalisti investigativi (1). |
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4.8. |
Il CESE ritiene che il rafforzamento dei poteri di Europol comporti necessariamente un impegno a favore dell’efficienza, in quanto l’accrescimento di scala permette di rendere più efficaci gli sforzi sotto il profilo dei costi. Perché la società europea si senta protetta e lo sia realmente, è necessario rafforzare ulteriormente il mandato di Europol e aumentarne le risorse in misura maggiore. |
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4.9. |
Un ulteriore rafforzamento del mandato di Europol significa per il CESE rafforzare ulteriormente il coordinamento tra le autorità di contrasto nazionali ed Europol, il quale si affermerebbe come centro per le analisi e l’innovazione. A questo proposito, la legislazione proposta viene vista come un passo nella giusta direzione. In tal senso risulta fondamentale il coordinamento tra Europol e gli Stati membri, e le proposte di modifica forniscono una base solida ai fini di un coordinamento rafforzato. |
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4.10. |
L’attività criminale non si ferma tuttavia alle frontiere e, in un contesto sempre più globalizzato, il CESE si chiede se non sia giunto il momento di consentire a Europol di agire di propria iniziativa. Europol dovrebbe avere il diritto di avviare indagini e di condurre attività di contrasto proattive negli Stati membri? Attualmente ciò non è consentito, ma l’evoluzione dell’attività criminale può richiedere un dibattito sulla necessità o meno per Europol di avviare indagini penali su più ampia scala. |
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4.11. |
Come già affermato, le proposte di modifica sono un passo nella giusta direzione in quanto ampliano il ruolo di Europol di fronte a situazioni in evoluzione, ma il lavoro di Europol dipenderà ancora in larga misura dalle attività e dalle azioni intraprese dagli Stati membri e dai dati raccolti dalle autorità di contrasto nazionali. Il CESE ritiene pertanto che un riesame indipendente dell’efficacia di Europol nello svolgimento dei suoi compiti e delle sue attività (che in larga misura dipende anche dall’efficacia delle autorità di contrasto nazionali) risulterebbe estremamente opportuno. Nel riesame, eventualmente condotto da un gruppo ristretto di magistrati e di funzionari di polizia di alto grado ormai in pensione, si analizzerebbe inoltre in che modo le pratiche di contrasto e la raccolta di dati a livello nazionale incidano sulle analisi e sulle valutazioni prodotte da Europol e, viceversa, in che modo ciò influisca sull’attività di contrasto condotta a livello nazionale. Tale riesame dovrebbe anche tener conto dei punti di vista della società civile, delle parti sociali e di altri portatori d’interesse, in particolare i gruppi e le persone la cui vita potrebbe risentire in modo ingiusto o ingiustificato delle attività di contrasto. |
Bruxelles, 9 giugno 2021
La presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG
(1) Risoluzione del Parlamento europeo del 10 luglio 2020 su una politica integrata dell’Unione in materia di prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo [2020/2686(RSP)].
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24.8.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 341/71 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sulla strategia dell’UE per l’Unione della sicurezza
[COM(2020) 605 final]
e sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Un programma di lotta al terrorismo dell’UE: prevedere, prevenire, proteggere e reagire
[COM(2020) 795 final]
(2021/C 341/11)
Relatore: Ákos TOPOLÁNSZKY
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Consultazione |
Commissione europea, 24.2.2021 |
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Base giuridica |
Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea |
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Sezione competente |
Occupazione, affari sociali, cittadinanza |
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Adozione in sezione |
26.5.2021 |
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Adozione in sessione plenaria |
9.6.2021 |
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Sessione plenaria n. |
561 |
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Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
234/1/3 |
1. Conclusioni e raccomandazioni
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1.1. |
Il CESE accoglie con favore e sostiene l’agenda strategica per la tutela della sicurezza dei cittadini dell’UE dai rischi del terrorismo, quale parte della strategia dell’UE per l’Unione della sicurezza (1), e conviene sulla necessità di una politica antiterrorismo ambiziosa e solida in questo campo. |
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1.2. |
Nel contempo, sottolinea che tale agenda può essere attuata solo nella considerazione e nel pieno rispetto delle basi del diritto internazionale e di quello dell’Unione europea, che proteggono e difendono la nostra società pluralistica, i nostri valori comuni e il nostro stile di vita europeo. |
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1.3. |
Il CESE considera importante e tempestivo il nuovo programma e concorda, in linea di principio, sulla sua struttura e sulla rilevanza ivi riconosciuta al concetto di resilienza. |
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1.4. |
Mette in rilievo l’importanza di utilizzare gli strumenti tecnologici moderni, ma sottolinea anche la necessità di porre dei limiti al loro impiego, a garanzia dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali. |
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1.5. |
Ritiene che il programma delinei un quadro d’azione coerente soprattutto per le istituzioni e le autorità con funzioni molto specifiche, particolarmente importanti per la prevenzione e il contrasto della minaccia terroristica, ma rileva altresì che il documento in esame non riconosce ai rappresentanti delle comunità locali, delle organizzazioni civiche e delle organizzazioni delle vittime, della società civile, dei sindacati, delle comunità religiose, del mondo accademico e dei partner privati un ruolo adeguato nella risoluzione del problema. |
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1.6. |
Reputa che occorra anzitutto prevenire ed eliminare i rischi e le tensioni, anziché trattarne a posteriori le conseguenze indesiderate, con l’elevato costo sociale specifico che ciò comporta. |
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1.7. |
Evidenzia l’importanza della ricerca e della valutazione al fine di prevenire l’introduzione di strumenti che potrebbero mettere a repentaglio in maniera ingiustificata il rispetto dei diritti fondamentali. |
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1.8. |
Segnala il ruolo degli Stati membri e l’importanza della loro azione sinergica nell’attuazione sostenibile del programma. |
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1.9. |
Ai fini dell’efficacia delle risposte al terrorismo è fondamentale, in luogo di reagire sul piano puramente politico, comprendere con mezzi di indagine scientifici i fattori di carattere personale e sociale che portano al terrorismo. |
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1.10. |
Per quanto riguarda la prevenzione, il CESE richiama l’attenzione sul fatto che la partecipazione attiva delle comunità e delle organizzazioni della società civile, nonché delle parti sociali, riveste in tale contesto un ruolo rilevante e finora sottoutilizzato. Ritiene che, nel campo della prevenzione, un eccellente investimento ai fini della sicurezza consista nello sfruttare le azioni congiunte, i programmi di riduzione dei rischi e i processi di riconciliazione avviati a livello di comunità. |
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1.11. |
Il CESE è convinto che la lotta contro il terrorismo vada condotta in modo efficace in ogni momento, ma senza compromettere i valori europei e i diritti democratici dei cittadini, perché qualsiasi limitazione sostanziale di tali valori e diritti realizzerebbe di fatto gli obiettivi dei terroristi. |
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1.12. |
La protezione degli spazi pubblici dev’essere progettata e attuata perseguendo un accordo pubblico con il coinvolgimento di attori privati e di rappresentanti delle comunità locali. È necessario un dialogo costante con i leader religiosi, perché le religioni possono fare molto per contribuire a ridurre determinate forme di radicalizzazione e di minacce, come pure le tensioni a livello di comunità generate dal terrorismo. |
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1.13. |
Il CESE sottolinea che il diritto dell’UE esclude la conservazione generale e indiscriminata dei dati, e che questa dovrebbe essere consentita solo nel rispetto di garanzie rigorose e definite con precisione dalla normativa pertinente, parallelamente a un controllo costante del sistema. |
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1.14. |
Nel caso in cui i dati siano impiegati nell’ambito del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi (TFTP) (2), occorre verificare costantemente le garanzie per la tutela della vita privata dei cittadini dell’UE. |
2. Osservazioni preliminari (3)
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2.1. |
Il CESE accoglie con favore e sostiene il programma strategico, annunciato nella strategia dell’UE (4) sull’Unione della sicurezza, per un’azione efficace e coordinata con mezzi globali, volta a tutelare la sicurezza dei cittadini dell’UE dai rischi posti dal terrorismo. |
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2.2. |
Il CESE concorda sulla necessità di una politica antiterrorismo ambiziosa e solida, ma sottolinea che essa dovrebbe basarsi su una valutazione dei rischi fondata su dati concreti e su una rigorosa valutazione d’impatto delle misure già attuate nell’UE. |
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2.3. |
Il CESE è pienamente impegnato a favore dei valori universali del rispetto della vita e della dignità umana sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Concorda inoltre con l’affermazione secondo cui la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti fondamentali, e in particolare il diritto alla vita privata, la libertà di espressione, la libertà di religione e il rispetto della diversità, costituiscono il fondamento dell’Unione europea, ed è pertanto necessario adottare una robusta impostazione comune, volta a proteggere e sostenere la nostra società pluralistica, i nostri valori comuni e il nostro stile di vita europeo. Nella concezione e nell’attuazione delle azioni previste dalla comunicazione in esame occorrerà sempre tenere presenti, in maniera sistematica, tali valori di base. |
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2.4. |
Il CESE considera importante e tempestivo il nuovo programma, in cui il dispositivo di previsione, prevenzione, protezione e risposta, nonché l’aspetto trasversale della cooperazione internazionale, forniscono un quadro e un approccio adeguati per l’attuazione di un piano di risposta globale. Considera inoltre appropriato il rilievo dato ai vari aspetti affrontati nella comunicazione, specie per quanto riguarda l’importanza prioritaria riconosciuta alla resilienza. La resilienza richiede infatti un maggiore coinvolgimento della società, comprese la società civile e la popolazione in generale, nel processo di creazione e di garanzia della sicurezza. |
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2.5. |
Va inoltre notato il rilievo dato all’uso di strumenti tecnologici moderni, che consentono chiaramente di agire in modo più efficace in risposta alle attività terroristiche e di sostegno al terrorismo. Tuttavia, è fondamentale delimitare con precisione e conformemente al diritto dell’Unione l’impiego di tutti questi strumenti — quelli nuovi, in particolare quando si prestano all’acquisizione e all’analisi dei megadati, e quelli preesistenti — nonché disciplinare l’uso e la conservazione dei dati acquisiti e controllare in modo permanente e continuo la conformità alle norme in materia. |
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2.6. |
Ritiene che il programma delinei un quadro d’azione coerente soprattutto per le istituzioni e le autorità con funzioni molto specifiche, particolarmente importanti per la prevenzione e il contrasto della minaccia terroristica, ma rileva altresì che il documento in esame non riconosce ai rappresentanti delle comunità locali, delle organizzazioni civiche e delle organizzazioni delle vittime, della società civile, dei sindacati, delle comunità religiose, del mondo accademico e dei partner privati un ruolo adeguato nella risoluzione del problema. Non si possono estirpare le radici del terrorismo in assenza di sforzi congiunti degli attori della società a livello locale volti a raggiungere accordi concordati e sostenibili al fine di ridurre i rischi. |
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2.7. |
Ritiene che occorra anzitutto prevenire ed eliminare i rischi e le tensioni, anziché trattarne a posteriori le conseguenze indesiderate, con l’elevato costo sociale specifico che ciò comporta. Considera importante che l’attuazione del programma non si basi su percezioni sociali e reazioni politiche, bensì prenda sempre le mosse dalle effettive caratteristiche del terrorismo e dalla minaccia reale che esso rappresenta, e che le risposte siano elaborate su questa base. Anche le risposte politiche dovrebbero essere concepite di conseguenza. |
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2.8. |
Richiama l’attenzione sul fatto che l’UE può riuscire a contrastare la radicalizzazione solo se agisce efficacemente contro l’esclusione sia delle proprie minoranze autoctone (ad esempio i Rom) che di quelle giunte di recente nel territorio dell’Unione. |
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2.9. |
Ai fini dell’inclusione sociale, e per far sì che le contromisure siano proporzionate, sarebbe importante fare in modo che non vi sia una differenza così grande tra la percezione sociale della minaccia terroristica e la sua portata reale, come invece avviene in alcuni Stati membri. Quanto sopra evidenzia l’importanza della ricerca e della valutazione della minaccia al fine di prevenire l’introduzione di strumenti che potrebbero mettere a repentaglio in maniera ingiustificata il rispetto dei diritti fondamentali. Le politiche di protezione possono essere calibrate solo in funzione di minacce e vulnerabilità effettive, constatate sulla base di dati concreti. |
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2.10. |
Il CESE ritiene inoltre che il forte impegno del programma nel contrasto della radicalizzazione sia un importante elemento positivo nella lotta contro il terrorismo. In questo campo, tuttavia, considera molto importante non solo contrastare i contenuti radicali online, ma anche comprendere ed esplorare i meccanismi di radicalizzazione e di deradicalizzazione, indagando sulla natura e sulla dinamica della radicalizzazione stessa, e, sulla base delle conoscenze così acquisite, prevenire questo fenomeno. I rappresentanti della società civile e le comunità dei cittadini possono svolgere un ruolo rilevante in questo contesto. |
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2.11. |
Il CESE è convinto che la lotta contro il terrorismo vada condotta in modo efficace in ogni momento, ma senza compromettere i valori europei e i diritti democratici dei cittadini, perché qualsiasi limitazione sostanziale di tali valori e diritti realizzerebbe di fatto gli obiettivi dei terroristi. |
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2.12. |
Anche i programmi migliori e più completi dipendono in larga misura dalla disponibilità alla cooperazione degli Stati membri coinvolti nella loro attuazione, nonché dalla resilienza di tali Stati membri e dalle decisioni politiche da loro assunte a sostegno di tali programmi. In quest’ottica, la volontà politica assume un rilievo fondamentale. |
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2.13. |
Il CESE è del parere che il programma avrebbe dovuto essere corredato, al suo avvio, di una accurata valutazione della situazione che illustrasse i processi ai quali il programma è inteso a rispondere in modo adeguato, nonché i risultati attribuibili agli sforzi finora compiuti. |
3. Aspetti relativi al contenuto
3.1. Prevedere
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3.1.1. |
È fondamentale che l’uso dell’intelligenza artificiale ai fini dell’individuazione precoce e della lotta al terrorismo in generale sia trasparente e verificabile, che interessi effettivamente solo i contenuti e le persone rilevanti per la lotta al terrorismo e che vengano soddisfatti i sette requisiti fondamentali della strategia in materia di intelligenza artificiale (5). |
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3.1.2. |
Per quanto riguarda la protezione degli spazi pubblici, il programma si concentra giustamente sull’uso delle nuove tecnologie. Il CESE si rammarica tuttavia del fatto che il documento si limiti a trattare in maniera indiretta la questione della prevenzione e del contrasto degli attentati eseguiti mediante veicoli-ariete, malgrado tali attentati siano stati frequenti negli anni scorsi. Anche vari attentati terroristici cosiddetti strategici (numero elevato di vittime, elevata copertura mediatica, forti effetti di intimidazione o terrore) sono stati compiuti in questo modo. |
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3.1.3. |
Ai fini dell’efficacia delle risposte al terrorismo, è fondamentale comprendere con mezzi scientifici i fattori di carattere personale e sociale che portano al terrorismo. Pertanto, secondo il CESE, si dovrebbe dedicare particolare attenzione a questo aspetto, in quanto le conoscenze raccolte in questo campo possono effettivamente ridurre i danni in termini di vite umane e di costi materiali. |
3.2. Prevenire
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3.2.1. |
Riguardo alla prevenzione, il CESE richiama in particolare l’attenzione sul fatto che si tratta del settore della lotta contro il terrorismo in cui il CESE stesso, e potenzialmente la società civile, hanno un ruolo importante e rilevante anche in termini materiali: dal rafforzamento del senso di sicurezza delle società all’individuazione, prevenzione e contrasto della radicalizzazione, passando attraverso il sostegno e il monitoraggio delle pratiche operative delle istituzioni antiterrorismo. Pertanto, il programma dovrebbe esplorare in maniera molto più approfondita i quadri e i contenuti della cooperazione che possono essere attuati a tutti i livelli della società. La cooperazione a livello personale, di gruppo e di comunità può avere effetti comprovati e duraturi di riduzione dei rischi e di stabile integrazione. Il programma dovrebbe rappresentare meglio questo approccio, che è proattivo e non basato soltanto sulla reazione. |
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3.2.2. |
Il programma pone giustamente un forte accento sulla lotta contro la promozione delle ideologie estremistiche effettuata online. In tale contesto menziona i filmati relativi ad atti terroristici diffusi in streaming dagli stessi terroristi. Non fa tuttavia riferimento a un fenomeno molto più diffuso, la cui prevenzione, ad avviso del Comitato, sarebbe anch’essa fondamentale: la divulgazione di contenuti relativi ad atti terroristici effettuata sui social media da testimoni oculari. |
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3.2.3. |
Riconoscendo il ruolo sociale delle piattaforme online di grandissime dimensioni, il programma stabilisce anche obblighi a loro carico. A tale proposito, oltre agli elementi già individuati, sarebbe necessario anche eseguire valutazioni regolari dei rischi sistemici per i diritti fondamentali connessi alle divisioni nella società, nonché alle tecniche manipolative che conducono alla radicalizzazione. |
È inoltre necessario effettuare una valutazione costante dei rischi per gli operatori industriali, economici e commerciali, le piccole e medie imprese e i rappresentanti della società civile, e rafforzare, attraverso le organizzazioni di coordinamento di tali attori, il loro ruolo di partner nella prevenzione del terrorismo.
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3.2.4. |
Sempre per quanto concerne la prevenzione, è importante sottolineare che, oltre all’incitamento all’odio, la diffusione di notizie false e di teorie complottiste svolgono un ruolo di primo piano nella radicalizzazione, di modo che il contrasto di tali fenomeni costituisce un elemento importante per il successo della lotta al terrorismo. |
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3.2.5. |
Il CESE sottolinea l’importanza della comunicazione strategica non solo nella risposta a un attacco, ma anche come mezzo di prevenzione, concetto che include l’integrazione di una comunicazione elaborata dalla società civile per contrastare l’attrattiva del terrorismo e offrire alternative. |
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3.2.6. |
L’impegno collettivo e la resilienza delle città e dei comuni possono contribuire efficacemente alla protezione della comunità. Il CESE ritiene che, nel campo della prevenzione, un eccellente investimento ai fini della sicurezza consista nello sfruttare le azioni congiunte, i programmi di riduzione dei rischi e i processi di riconciliazione avviati a livello di comunità. La risoluzione, il trattamento e l’eliminazione delle tensioni possono rendere non più necessario agire in situazioni di rischio, liberando così vaste risorse, oltre ad accrescere il grado di inclusione sociale. Ciò richiede la comprensione delle radici del terrorismo, l’esplorazione della natura di tale fenomeno e il monitoraggio costante degli interventi. |
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3.2.7. |
Per affrontare le sfide attuali e aumentare la resilienza delle nostre città, occorre migliorare l’accesso di queste ai finanziamenti, l’orientamento e la formazione. Il CESE apprezza fortemente il sostegno della Commissione alle attività dei coordinatori locali della prevenzione attraverso la rete europea di sensibilizzazione al problema della radicalizzazione. Considera importanti l’iniziativa «Città dell’UE contro la radicalizzazione» e il dialogo strategico tra città. Ritiene che detto dialogo debba svolgersi in modo continuo anche nei centri urbani, con la creazione di forum appropriati. |
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3.2.8. |
Dato che l’esclusione sociale reale e percepita, la discriminazione e l’emarginazione possono alimentare la vulnerabilità alla propaganda radicale e costituire ulteriori minacce per la coesione sociale, la Commissione europea dovrebbe intensificare la sua azione contro i fenomeni di razzismo. È quindi necessario attuare politiche sociali adeguate volte a ridurre i rischi e a rafforzare la fiducia, perché gli atti terroristici possono anche essere interpretati come segnali estremi di tensioni sociali e di sfiducia. |
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3.2.9. |
Il CESE ritiene che occorra dedicare maggiore attenzione che in passato anche all’esame, al riconoscimento e alla efficace prevenzione dei processi di radicalizzazione nelle istituzioni carcerarie. Il CESE auspica che vengano ulteriormente rafforzati anche i programmi di sostegno realizzati in questo campo sulla base delle valutazioni effettuate nel periodo precedente, e sostiene tali programmi. Occorre garantire, mediante politiche ben concepite, che le carceri non siano terreni di coltura della radicalizzazione, bensì, ove possibile, i luoghi in cui questa viene curata. |
3.3. Proteggere
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3.3.1. |
Il CESE non ravvisa, nel capitolo «Privare i terroristi dei mezzi per attaccare», misure destinate a prevenire gli attentati eseguiti mediante veicoli-ariete. Poiché tali attentati sono stati molto frequenti negli ultimi anni, il programma dovrebbe necessariamente menzionare il problema. |
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3.3.2. |
Il CESE invita inoltre a proseguire i lavori volti a prevenire l’uso di veicoli noleggiati o in regime di car sharing come strumento per attentati terroristici, nonché a sviluppare pratiche efficaci di pianificazione urbana al fine di prevenire i danni causati dai veicoli utilizzati a tal fine. |
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3.3.3. |
La protezione degli spazi pubblici dev’essere concepita e attuata con il coinvolgimento dei soggetti privati e dei rappresentanti delle comunità locali, al fine di raggiungere un consenso e nell’ottica di ridurre al minimo la limitazione del libero uso di tali spazi. Il CESE condivide il giudizio secondo cui occorre stabilire requisiti minimi per la protezione degli spazi particolarmente frequentati e investiti di valori simbolici. |
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3.3.4. |
È necessario un dialogo costante con i leader religiosi, perché le religioni possono fare molto per contribuire a ridurre determinate forme di radicalizzazione e di minacce, come pure le tensioni a livello di comunità generate dal terrorismo. Tutto ciò dovrebbe essere integrato da un dialogo interreligioso e, ove necessario, da processi di riconciliazione. |
3.4. Reagire
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3.4.1. |
La reazione al terrorismo riveste un carattere altamente specialistico, ragion per cui il CESE sottolinea la necessità e l’importanza di una regolare comunicazione dei risultati. |
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3.4.2. |
Il CESE sottolinea che il diritto dell’UE esclude che i dati possano essere conservati in maniera generale e indiscriminata, consentendone la conservazione solo nel rispetto di garanzie rigorose e definite con precisione dalla normativa in materia, cui si accompagni un controllo costante del relativo sistema. |
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3.4.3. |
Le attività del centro di esperti dell’UE sulle vittime del terrorismo, istituito solo in via sperimentale, dovrebbero essere proseguite ed estese, per valutare l’impatto della lotta al terrorismo sulla società civile e sui diritti fondamentali. È inoltre necessario rivedere e rafforzare i meccanismi degli Stati membri per l’assistenza alle vittime, nel quadro della prima strategia dell’UE sui diritti delle vittime (2020-2025) (6). Anche il funzionamento efficace dei punti di contatto nazionali per le vittime del terrorismo (7) riveste un’importanza essenziale. |
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3.4.4. |
Molte informazioni vengono raccolte attraverso il programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi (8) (TFTP), cosicché occorre valutare in modo costante le garanzie di tutela della vita privata dei cittadini dell’UE, specie quando tali informazioni siano utilizzate da un soggetto esterno (ad esempio nel quadro della cooperazione UE-Stati Uniti). Lo stesso vale per la cibersicurezza, la gestione delle informazioni criptate durante le indagini, la gestione delle prove elettroniche (eEDES) e le indagini digitali condotte con partner internazionali. In ogni caso, gli interessi dei cittadini in termini di tutela giuridica devono costituire una considerazione preminente. |
Bruxelles, 9 giugno 2021
La presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG
(1) COM(2020) 605 final
(2) GU L 195 del 27.7.2010, pag. 3
(3) Dato che il CESE sostiene il contenuto del programma, e in considerazione del carattere tecnico di quest’ultimo, nel presente parere il Comitato presenta anzitutto la prospettiva della società civile riguardo agli aspetti relativi allo Stato di diritto e ai diritti fondamentali, che sono al centro del suo mandato.
(4) COM(2020) 605 final
(5) COM(2020) 65 final.
(6) COM(2020) 258 final
(7) In linea con le conclusioni del Consiglio del 4 giugno 2018 sulle vittime del terrorismo (doc. 9719/18).
|
24.8.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 341/76 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio — Piano europeo di lotta contro il cancro
[COM(2021) 44 final]
(2021/C 341/12)
|
Relatrice: |
Małgorzata BOGUSZ |
|
Correlatrice: |
Milena ANGELOVA |
|
Consultazione |
Commissione europea, 26.3.2021 |
|
Base giuridica |
Articolo 168, paragrafo 1, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea |
|
Sezione competente |
Occupazione, affari sociali, cittadinanza |
|
Adozione in sezione |
26.5.2021 |
|
Adozione in sessione plenaria |
9.6.2021 |
|
Sessione plenaria n. |
561 |
|
Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
226/3/3 |
1. Conclusioni e raccomandazioni
|
1.1. |
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) accoglie con favore il piano europeo di lotta contro il cancro (in appresso «il piano») quale tappa fondamentale per combattere il cancro e le sue conseguenze sociali, finanziarie e psicologiche tra i cittadini dell’UE, e chiede una tabella di marcia concreta per l’attuazione del piano, corredata di indicatori di prestazione e scadenze realistiche. |
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1.2. |
Sebbene la prevenzione del cancro sia fondamentale, per l’Unione europea (UE) e gli Stati membri è altrettanto importante garantire la disponibilità di infrastrutture sanitarie accessibili e di qualità, tra cui strutture per lo screening, la diagnostica e il trattamento, servizi sanitari con un livello di personale sanitario adeguato e basato sulle necessità e sistemi efficaci di sostegno per il benessere fisico e mentale dei pazienti durante e dopo le cure. |
|
1.3. |
È necessario fare fronte, quale misura urgente, ai problemi legati all’accesso ai servizi sanitari causati dalla pandemia di COVID-19. Le restrizioni e i ritardi possono ridurre le possibilità di guarigione e devono essere affrontati in modo efficace; è inoltre necessaria una risposta urgente per venire incontro ai timori delle persone. Le parti sociali e le organizzazioni della società civile sono chiamate a svolgere un ruolo indispensabile diffondendo le buone pratiche, fornendo informazioni pertinenti sulle possibili cause dei tumori, aiutando le persone a riconoscere i sintomi precoci, promuovendo la prevenzione e incoraggiando stili di vita sani. La loro azione deve essere sostenuta, in particolare destinando le pertinenti risorse nell’ambito dell’FSE+ a iniziative congiunte di lotta contro il cancro e alla diffusione delle buone pratiche in materia di prevenzione sanitaria. |
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1.4. |
Al fine di migliorare l’individuazione precoce del cancro, il CESE approva le iniziative relative a progetti di screening e prevenzione del cancro e incoraggia il ricorso a nuove tecnologie, nonché gli sforzi volti a sensibilizzare le persone in merito alla necessità di uno screening preventivo. Le iniziative formative e di screening dovrebbero riguardare tutti i tipi di cancro frequenti ed essere disponibili al maggior numero di persone possibile. |
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1.5. |
Il piano deve rispondere alla situazione demografica dell’UE e garantire condizioni che consentano di mantenersi in buona salute fino a tarda età. Al contempo, il CESE esorta a prestare particolare attenzione alla lotta contro i tumori infantili, che richiedono misure specifiche per quanto riguarda l’individuazione della malattia, l’accesso a medicinali standard e innovativi e la cura dei pazienti pediatrici e adolescenti. |
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1.6. |
Nell’ottica di ridurre le disuguaglianze nazionali, regionali e sociali nella lotta contro il cancro e fornire soluzioni di alto livello per tutti, è fondamentale che l’UE coinvolga tutti gli Stati membri nell’attuazione del piano e ne incoraggi la cooperazione, anche con il sostegno dei finanziamenti dell’UE. L’attuazione del piano deve rispondere alle esigenze specifiche e particolari dei pazienti e dei sopravvissuti alla malattia e adattarsi alle diverse circostanze nazionali, anche per quanto riguarda il diverso contesto socioeconomico dei soggetti, l’età, il genere, la disabilità ecc. |
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1.7. |
Il CESE chiede inoltre di migliorare le possibilità per i pazienti oncologici di beneficiare di trattamenti, cure e competenze di qualità forniti da altri Stati membri, così come della disponibilità di medicinali, attrezzature mediche e altri prodotti medici forniti da un mercato unico ben funzionante. |
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1.8. |
Il CESE ritiene che la ricerca e l’innovazione siano fondamentali per comprendere meglio i fattori di rischio del cancro e migliorare diagnosi, terapie e trattamenti. Gli ecosistemi di innovazione, che coinvolgono imprese di diverse dimensioni, ricercatori, pazienti, operatori sanitari e autorità sanitarie, devono essere incoraggiati, sviluppati e sostenuti da finanziamenti nazionali e dell’UE, in particolare attraverso partenariati nel quadro di Orizzonte Europa. |
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1.9. |
Il CESE sottolinea la necessità di concentrare considerevoli sforzi nella generazione, disponibilità e accessibilità dei dati per contribuire allo sviluppo di metodi di prevenzione, diagnosi e trattamento più avanzati. Il collegamento dei dati sanitari digitali con i dati genomici delle biobanche deve essere agevolato per consentire una prevenzione e un’assistenza personalizzate. Inoltre, è necessario migliorare lo sviluppo e l’uso dei metodi di analisi dei dati, compresa l’intelligenza artificiale, attraverso una cooperazione europea rafforzata. |
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1.10. |
Il CESE sottolinea l’importanza di ridurre il fumo di tabacco e prende atto della relazione della Commissione sull’applicazione della direttiva 2014/40/UE concernente la lavorazione, la presentazione e la vendita dei prodotti del tabacco e dei prodotti correlati (1) e delle sue conclusioni, volte a ridurre l’esposizione dei fumatori a sostanze pericolose e/o che provocano dipendenza. In tale contesto, tenendo conto del parere della Commissione sulle emissioni e i metodi di misurazione (sezione 3.1 della relazione), il CESE raccomanda inoltre ulteriori ricerche sul metodo di verifica del contenuto delle emissioni di fumo, anche attraverso il metodo di misurazione «Canadian intense», e sollecita l’attuazione delle raccomandazioni dell’OMS basate sui risultati della ricerca. |
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1.11. |
Per contribuire all’efficace prevenzione dei tumori professionali, il CESE chiede di intensificare la ricerca riguardante l’esposizione ad agenti cancerogeni e mutageni e a interferenti endocrini sui luoghi di lavoro, nonché le cause di queste forme tumorali, in particolare nelle donne. Il CESE prende atto delle iniziative legislative in ambito oncologico contenute nel piano, intese a ridurre l’esposizione ad agenti cancerogeni sui luoghi di lavoro, e sottolinea la necessità che ogni eventuale aggiornamento sia basato su dati scientifici e concreti e sia corroborato da consultazioni con le parti sociali. Il CESE sottolinea la necessità di promuovere e sostenere l’attività di ricerca e sviluppo volta a trovare alternative a sostanze e prodotti pericolosi. Per quanto riguarda l’amianto, il CESE rimanda ai suoi precedenti pareri in materia, tra cui le proposte relative al riconoscimento e al risarcimento delle malattie professionali legate all’amianto (2). Chiede inoltre di considerare le esposizioni multiple nella valutazione e gestione del rischio sul lavoro e di integrare i dati relativi alle esposizioni ad agenti cancerogeni sui luoghi di lavoro nei programmi di individuazione precoce. |
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1.12. |
Per sconfiggere in maniera efficace il cancro sono necessarie la cooperazione internazionale e un’istruzione di qualità nelle discipline collegate, ivi compresa la cooperazione tra gli Stati membri nell’ambito dei programmi di istruzione e promozione delle competenze sostenuti dall’UE e attuati anche attraverso azioni comuni delle parti sociali. La cooperazione, peraltro, è particolarmente importante nel settore della ricerca e dell’innovazione e per agevolare la condivisione delle conoscenze. È necessaria inoltre una collaborazione aperta e strutturata atta a garantire la disponibilità di medicinali, attrezzature e altri beni da utilizzare nei trattamenti oncologici. |
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1.13. |
Le imprese svolgono un ruolo centrale nello sviluppo di soluzioni per la prevenzione, lo screening, la diagnostica e il trattamento del cancro: il loro impegno, nella lotta contro i tumori, si attua altresì riducendo il loro impatto ambientale, sviluppando e producendo prodotti sicuri o prodotti modificati e meno nocivi, migliorando la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro e sostenendo i pazienti nella conciliazione dell’attività lavorativa con i trattamenti oncologici e nel ritorno al lavoro senza difficoltà. Per incoraggiare tale sforzo, l’UE deve fornire condizioni favorevoli all’innovazione, agli investimenti e alla gestione delle imprese. |
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1.14. |
Il CESE chiede un intenso coinvolgimento delle parti sociali e delle organizzazioni della società civile nell’ulteriore sviluppo e seguito del piano, unitamente alla promozione e al finanziamento mirati delle azioni comuni intraprese da tutti questi soggetti, nonché un’ampia rappresentanza dei diversi settori interessati. |
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1.15. |
Il CESE chiede che vengano condotte campagne a livello dell’UE per accrescere la sensibilizzazione e le conoscenze in merito alle misure di prevenzione e gestione del cancro sui luoghi di lavoro, nonché al ruolo che svolgono nella prevenzione della malattia i prodotti alimentari di qualità, l’acqua e l’aria pulite e stili di vita individuali sani, tra cui l’alimentazione, l’esercizio fisico e la scelta di alternative migliori. La comunicazione, con l’intento di rendere il piano e le misure ivi previste comprensibili ai cittadini europei e credibili ai loro occhi, svolgerà un ruolo fondamentale per la riuscita del piano stesso e il raggiungimento dei suoi obiettivi. |
2. Osservazioni generali
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2.1. |
Il CESE accoglie con favore il Piano europeo di lotta contro il cancro quale tappa fondamentale per affrontare il problema crescente che l’onere del cancro costituisce per i cittadini dell’UE. Poiché reputa la proposta troppo generica, il CESE invita la Commissione a descrivere le modalità con cui essa si tradurrà in azioni concrete e il suo impatto sulla prevenzione e la situazione dei pazienti. Il CESE chiede inoltre di fissare una tabella di marcia che illustri in dettaglio l’attuazione del piano e includa indicatori di prestazione e scadenze realistiche per questa strategia. |
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2.2. |
Il CESE plaude alle proposte a favore di un approccio sfaccettato e innovativo alla lotta contro il cancro, basato sulla prevenzione, l’individuazione precoce, la diagnosi e il trattamento; plaude inoltre al miglioramento della qualità della vita dei pazienti e dei sopravvissuti alla malattia, anche e soprattutto permettendo loro di continuare a lavorare. Nello specifico, sebbene la prevenzione del cancro sia fondamentale, per l’UE e gli Stati membri è altrettanto importante garantire la disponibilità di infrastrutture sanitarie di qualità, tra cui servizi sanitari e strutture per lo screening, la diagnostica e il trattamento. |
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2.3. |
Il CESE rileva che il piano deve essere ulteriormente adattato per agevolare la partecipazione paritaria di ogni singolo Stato membro e delle rispettive regioni, così da contribuire al superamento di eventuali disuguaglianze. Molto spesso morbilità e mortalità sono correlate non solo al tipo di cancro, ma anche al luogo geografico e ai gradienti sociali. Pertanto, le raccomandazioni devono essere adattate ai fini del coinvolgimento dei singoli Stati membri nella lotta contro il cancro, includendo i progressi organizzativi dei programmi nazionali di screening e vaccinazione e dei regimi di sostegno, e affrontando altresì la questione delle disuguaglianze sociali in ambito sanitario. È inoltre necessario sostenere la persona e coloro che l’assistono nell’affrontare le conseguenze del cancro in termini di perdita di autonomia e cittadinanza, ovverosia l’accesso ai finanziamenti, il sostegno nella vita quotidiana ecc. La stessa attenzione deve essere riservata alla lotta contro le ricadute economiche del cancro e le relative conseguenze per alcuni settori della società già vulnerabili. |
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2.4. |
Il registro delle disuguaglianze oncologiche dovrebbe essere il più inclusivo possibile, individuando le disparità tra Stati membri e tra regioni e, dove possibile, le disuguaglianze sociali, in particolare per quanto riguarda l’occupazione e il genere. È inoltre importante fornire — nel quadro di una cooperazione efficace tra i registri dei tumori di tutti gli Stati membri, così come tra i diversi paesi — infrastrutture adeguate e personale competente per la raccolta di dati associati di elevata qualità. |
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2.4.1. |
Le esposizioni ad agenti cancerogeni sui luoghi di lavoro, amplificate da altri fattori come i determinanti sociali della salute, tra cui le esposizioni ambientali, l’accesso alle cure, il livello di istruzione ecc., svolgono un ruolo importante in queste dinamiche. Il CESE sottolinea la necessità di promuovere e sostenere l’attività di ricerca volta a trovare alternative a sostanze e prodotti pericolosi. |
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2.4.2. |
Il CESE sottolinea l’importanza dell’esposizione ai fattori ambientali, tra cui la qualità dei prodotti alimentari, dell’acqua e dell’aria, e mette in risalto come sia fondamentale fornire formazione, istruzione e informazioni pertinenti per motivare e sostenere le persone a scegliere e seguire uno stile di vita sano. |
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2.4.3. |
Per sconfiggere il cancro è necessario prestare la dovuta attenzione a tutte le fasi del processo: prevenzione prudente e informata, diagnosi precoce e pertinente, accesso a un trattamento rapido, un’assistenza di qualità e a prezzi abbordabili con un livello di personale sanitario adeguato e basato sulle necessità, misure di sostegno per il reinserimento nella società e sul posto di lavoro e servizi di post-assistenza. |
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2.5. |
Il CESE accoglie con favore lo stanziamento di 4 miliardi di EUR di finanziamenti per il piano, ma chiede che tali risorse siano riesaminate nel contesto dei sistemi sanitari nazionali, tenendo conto di come sono organizzati i regimi di finanziamento della sanità pubblica/privata a livello nazionale. L’UE non può permettersi di accumulare ritardo nella lotta contro il cancro, poiché ciò provocherebbe sofferenze e peggiorerebbe le condizioni economiche dei cittadini europei. L’UE ha bisogno di un nuovo piano Marshall per l’oncologia. |
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2.6. |
A giudizio del CESE, le implicazioni demografiche ed economiche sono di fondamentale importanza per il piano. L’invecchiamento della popolazione europea equivale a un basso tasso di fertilità, da un lato, e a un allungamento della vita delle persone, dall’altro, il che nel lungo periodo metterà alla prova i sistemi sanitari di tutta l’Unione. A ciò si associa anche un aumento del rischio di sviluppare il cancro con l’età. Sono necessarie misure decisive per garantire condizioni favorevoli affinché i cittadini europei possano mantenersi in buona salute fino alla vecchiaia. Le azioni delineate nel piano, trattandosi di un nuovo approccio alla prevenzione, al trattamento e alla cura del cancro, dovrebbero rappresentare il percorso da seguire per raggiungere questo obiettivo. Il piano dovrebbe essere soggetto a una clausola di inventario/revisione ogni due anni e includere indicatori condivisi per tutti gli Stati membri dell’UE. |
3. Assistenza equa e di qualità
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3.1. |
I problemi causati dalla pandemia vanno affrontati con urgenza. Il CESE rileva che le restrizioni all’accesso a molti servizi medici, soprattutto in oncologia e cardiologia, possono essere evitate solo affrontando in maniera efficace le perturbazioni provocate dalla COVID-19. I notevoli ritardi nella diagnosi e nel trattamento riducono le possibilità di recupero, aumentando quindi i tassi di mortalità. |
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3.2. |
È altresì importante rafforzare e sviluppare le infrastrutture e i servizi per soddisfare le esigenze a medio e lungo termine. Occorre mettere a punto pratiche apposite per essere adeguatamente preparati a rispondere con efficacia ad altre potenziali situazioni eccezionali, prevedendo tra l’altro lo sviluppo e la diffusione a livello dell’UE della telemedicina e di misure a distanza applicabili in qualsiasi circostanza e anche in grado di contribuire alla riduzione delle disuguaglianze nel campo dei tumori tra uno Stato membro e l’altro e all’interno delle rispettive regioni. |
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3.2.1. |
Le disuguaglianze tra gli Stati membri sono riscontrabili sia tra est e ovest, con una fuga di cervelli diretta verso ovest, sia tra paesi di piccole e grandi dimensioni, con notevoli differenze per quanto riguarda i programmi di screening e gli investimenti nei sistemi sanitari. Gli ospedali attivi nella ricerca sono in vetta alle classifiche nella lotta contro il cancro. |
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3.2.2. |
La necessità di cooperazione tra gli Stati membri può essere affrontata con varie misure e strumenti, tra cui:
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3.3. |
Il CESE accoglie con favore l’iniziativa per aiutare i bambini affetti da cancro, ma esprime preoccupazione per la mancanza di misure specifiche volte ad affrontare la situazione e chiede azioni più precise, realmente rapide e concrete, con finanziamenti specifici per curare un maggior numero di bambini e adolescenti affetti da cancro e per farlo in modo più efficace. Data l’urgente necessità di garantire ai pazienti pediatrici l’accesso all’innovazione, di ridurre le disparità nei trattamenti e di comprendere l’origine dei tumori infantili — dal momento che, a differenza di quanto avviene per l’età adulta, la prevenzione in età infantile non è possibile — il CESE chiede che il piano sia utilizzato come un’occasione per porre fine all’ingiusta situazione dell’infanzia dimenticata e per riconoscere finalmente la considerazione che questa merita, in quanto rappresenta il futuro dell’Europa. |
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3.4. |
Il CESE è preoccupato per le significative differenze esistenti a livello regionale nei modelli di cooperazione e nei flussi di informazione, anche in rapporto al divario digitale, con ripercussioni negative sugli anziani, sulle persone che risiedono al di fuori delle grandi città, sui soggetti con disabilità e sulle categorie finanziariamente svantaggiate. Per tale motivo, la tabella di marcia deve garantire la standardizzazione in questo ambito. |
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3.5. |
Il CESE chiede inoltre un piano maggiormente radicato sul territorio, che sia sufficientemente flessibile da rispondere a esigenze particolari e da adattarsi alle diverse circostanze e alla situazione dei pazienti oncologici e dei sopravvissuti alla malattia. |
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3.6. |
Il CESE accoglie con favore l’obiettivo di prevenire i tumori causati da infezioni virali vaccinando l’intera popolazione, ma rileva che i tassi di vaccinazione e il livello di avanzamento dei programmi vaccinali variano da regione a regione. Tutte le regioni dovrebbero replicare le migliori pratiche affinché ogni cittadino abbia accesso a questo tipo di vaccini. |
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3.7. |
Il CESE approva i piani intesi a migliorare l’individuazione precoce del cancro attraverso progetti di screening e iniziative educative, comprese quelle che si avvalgono delle nuove tecnologie, allo scopo di sensibilizzare i pazienti alla necessità di uno screening preventivo e di inserire i dati sulle esposizioni ad agenti cancerogeni sui luoghi di lavoro nei programmi di individuazione precoce. È altresì necessaria una migliore conoscenza dei tumori ereditari per effettuare screening mirati. |
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3.8. |
La prevenzione è più efficace se non si basa solamente sul semplice comportamento individuale e se riduce o elimina i fattori nocivi e collettivi che contribuiscono al cancro. Nel capitolo 3 del piano i determinanti sociali risultano sottovalutati. |
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3.9. |
Il CESE rileva che le iniziative di individuazione precoce dovrebbero riguardare tutti i tipi di cancro, compresi i tumori ematologici, e che i test di screening dovrebbero essere disponibili alla più ampia fascia di popolazione possibile. |
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3.10. |
Il CESE chiede di migliorare le possibilità per i pazienti oncologici di beneficiare di trattamenti, cure e competenze di qualità forniti da altri Stati membri, così come della disponibilità di medicinali, attrezzature mediche e altri prodotti medici forniti da un mercato unico ben funzionante. |
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3.11. |
Il CESE sottolinea inoltre l’importanza dei sistemi di sostegno, ivi compresa la fornitura delle informazioni e delle conoscenze necessarie, per il benessere fisico e mentale dei pazienti durante e dopo i trattamenti. Tali questioni interessano anche i dipendenti, i datori di lavoro e gli imprenditori. Inoltre, il CESE mette in risalto il benessere di coloro che forniscono assistenza ai pazienti oncologici. Il lavoro informale da questi svolto come prestatori di assistenza può avere serie conseguenze sull’equilibrio tra vita professionale e vita privata e incidere sul loro benessere fisico. Il CESE si unisce quindi alla Commissione nell’esortare gli Stati membri a recepire pienamente la direttiva relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza e nel sostenere la prossima strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030. |
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3.12. |
Il CESE richiama l’attenzione sulla diversità culturale e sui diversi gradi di rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini dell’UE, anche in relazione alla parità di trattamento in materia di occupazione, protezione sociale o accesso a servizi finanziari come il credito. Pertanto, è necessario eliminare le disparità tra gli Stati membri e rispettare il principio del «diritto all’oblio» per quanto concerne i trascorsi oncologici di una persona e i rappresentanti dei prestatori di assistenza ai pazienti. |
4. Necessità di nuove soluzioni per sconfiggere il cancro
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4.1. |
Alla luce degli enormi progressi compiuti nei settori della tecnologia e della scienza, ivi comprese le scienze mediche, il CESE accoglie con favore la promessa di un approccio moderno al cancro grazie alle nuove tecnologie, alla ricerca e all’innovazione dei prodotti. Elogia inoltre il fatto che la Commissione, nelle sue iniziative faro e nei suoi interventi, si concentri sulle indicazioni che si possono trarre dalle comorbilità e dalle scienze sociali e comportamentali. |
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4.2. |
Il piano europeo di lotta contro il cancro sottolinea giustamente il ruolo fondamentale svolto dalla ricerca e dall’innovazione per comprendere meglio i fattori di rischio del cancro e migliorare diagnosi, terapie, trattamenti e politiche di prevenzione. In tal senso, la cooperazione internazionale e a livello dell’UE è essenziale per la condivisione delle migliori pratiche, anche riguardo agli approcci normativi, combinando assieme competenze professionali, dati, tecnologie e risorse finanziarie nel modo più produttivo possibile. |
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4.3. |
Sarebbe opportuno concentrare sforzi considerevoli sulla generazione, la disponibilità e l’accessibilità dei dati per elaborare metodi più avanzati di tracciamento genomico, prevenzione, diagnosi e trattamento, anche sviluppando lo spazio comune europeo di dati sanitari. La digitalizzazione dei dati sanitari e la loro condivisione sicura e protetta durante l’intero percorso assistenziale sono fondamentali per consentire ai pazienti di ricevere cure e trattamenti adeguati, anche nel quadro dell’assistenza sanitaria transfrontaliera. Allo stesso tempo, è necessario sveltire le pratiche nel campo dell’assistenza sanitaria e rendere il più efficienti possibile le procedure relative alle cartelle cliniche. Occorre inoltre agevolare la possibilità di collegare i dati sanitari digitali con i dati genomici delle biobanche in quanto importante fattore abilitante per lo sviluppo della prevenzione, della diagnosi e dell’assistenza oncologica incentrata sul paziente. Inoltre, è necessario migliorare lo sviluppo e l’uso dei metodi di analisi dei dati, compresa l’intelligenza artificiale, attraverso una cooperazione europea rafforzata. |
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4.4. |
Il problema delle esposizioni multiple rappresenta una delle sfide più importanti nello sviluppo della prevenzione dei tumori sia ambientali che professionali. L’UE dovrebbe sostenere maggiormente la ricerca esistente in questo campo. Altrettanto importante è la divulgazione di informazioni pertinenti: su ciò che può causare il cancro, su come aiutare le persone a riconoscere i sintomi precoci, gestire lo stress collegato alla malattia, promuovere la prevenzione e incoraggiare stili di vita sani. Le parti sociali e le organizzazioni della società civile sono chiamate a svolgere un ruolo indispensabile, e la loro azione deve essere sostenuta, in particolare destinando le pertinenti risorse nell’ambito dell’FSE+ ad iniziative congiunte di lotta contro il cancro e alla diffusione delle buone pratiche in materia di prevenzione sanitaria. |
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4.5. |
Occorre coordinare una raccolta sistematica di dati a livello europeo sull’esposizione ad agenti cancerogeni e mutageni sui luoghi di lavoro e collegare i dati esistenti contenuti nei registri dei tumori con i dati relativi ai tipi di occupazione dei pazienti oncologici. Tali dati consentirebbero di orientare meglio l’azione preventiva e favorirebbero l’individuazione precoce dei tumori tra le persone esposte. I progetti di ricerca nuovi e innovativi in Europa dovrebbero essere estesi a tutti gli Stati membri. |
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4.6. |
L’esposizione a interferenti endocrini è associata a numerosi tumori ormono-dipendenti. La ricerca di base su tali sostanze deve costituire il fondamento per migliorare le politiche europee in questo settore e rafforzare la prevenzione. |
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4.7. |
Per sconfiggere in maniera efficace il cancro è altresì necessaria un’istruzione di qualità nelle discipline correlate a questa malattia, nonché una solida cooperazione tra gli Stati membri e le parti sociali nell’ambito dei programmi di istruzione e promozione delle competenze sostenuti dall’UE, quali il programma di formazione interspecialistica sui tumori e il patto per le competenze della Commissione europea. Nel piano dovrebbe figurare l’esigenza, per il personale sanitario, di uno sviluppo professionale, di un’informazione e una sensibilizzazione continui, anche riguardo alla gestione e alla somministrazione di farmaci pericolosi. Inoltre, sono necessari professionisti altamente istruiti e qualificati per fornire i vari servizi, tanto nella diagnosi iniziale e nella definizione di un piano di trattamento, quanto nella somministrazione di farmaci, in chirurgia e radiologia, considerando al contempo che una stretta collaborazione tra ricercatori, operatori sanitari e pazienti in ambito oncologico costituisce un altro elemento fondante per garantire cure efficaci. Inoltre, un’intensa cooperazione con i partner al di fuori dell’UE è anch’essa cruciale per favorire la condivisione delle conoscenze. |
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4.8. |
Le imprese svolgono un ruolo centrale nello sviluppo di soluzioni per la prevenzione, lo screening, la diagnostica e il trattamento del cancro. Il progresso e la promozione degli ecosistemi di innovazione sono della massima importanza per il successo dell’UE. Gli ecosistemi devono coinvolgere imprese di diverse dimensioni (dalle grandi aziende internazionali alle start-up), ricercatori, pazienti, operatori sanitari e autorità sanitarie. Questo lavoro deve essere sostenuto da finanziamenti dell’UE e nazionali, in particolare attraverso i partenariati nel quadro di Orizzonte Europa. È inoltre essenziale definire il ruolo dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) nell’incoraggiare e sostenere gli Stati membri a introdurre terapie antitumorali innovative, sicure ed efficaci. |
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4.9. |
L’EMA svolge un ruolo importante nella commercializzazione di prodotti avanzati e delle attrezzature pertinenti per contribuire a prevenire e curare efficacemente il cancro e nel garantirne la disponibilità in condizioni di sicurezza. Può inoltre migliorare l’accesso degli Stati membri a tali prodotti e coordinarne l’efficace diffusione in ogni parte dell’UE, in modo da consentire a tutti i pazienti di accedere più rapidamente a cure moderne di elevata qualità. |
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4.10. |
Oltre a sviluppare e fornire medicinali, vaccini, tecnologie e servizi di assistenza, le imprese si impegnano nella lotta contro il cancro riducendo il loro impatto ambientale, sviluppando e fabbricando prodotti sicuri o prodotti modificati e meno nocivi, come pure migliorando la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. Tra l’altro, l’esposizione ai raggi UV nello svolgimento delle attività all’aperto dovrebbe essere ridotta il più possibile, soprattutto in settori quali l’agricoltura e l’edilizia. La salute e la sicurezza sono ugualmente importanti per le parti sociali, che stanno sviluppando politiche di prevenzione settoriali finanziate mediante i contributi sociali. Affinché le soluzioni di alto livello possano dispiegare il loro potenziale è fondamentale applicare un approccio fluido e coordinato che ne consenta lo sviluppo e la messa a disposizione. Inoltre, i datori di lavoro, come anche i sindacati e le organizzazioni della società civile, sostengono i pazienti affinché possano conciliare l’attività lavorativa con i trattamenti oncologici e tornare al lavoro senza difficoltà. |
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4.11. |
Nell’ottica di incoraggiare l’attività delle imprese specializzate nello sviluppo di soluzioni contro il cancro, l’UE deve fornire condizioni favorevoli all’innovazione, agli investimenti e alla gestione delle imprese. Si tratta di un elemento essenziale per rafforzare la posizione globale dell’UE per quanto riguarda le tecnologie, i servizi e le soluzioni in ambito sanitario connessi al cancro. |
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4.12. |
È altresì importante accelerare l’introduzione e l’accesso a nuovi metodi di diagnosi e a nuovi trattamenti oncologici, senza compromettere la sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari. A questo riguardo, un quadro normativo favorevole e di sostegno costituisce un elemento essenziale per un contesto imprenditoriale propizio. La normativa dell’UE deve essere basata su dati scientifici e garantire condizioni di parità per le imprese all’interno dell’UE e rispetto ai loro concorrenti globali. |
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4.13. |
Considerando il ruolo centrale e versatile svolto dalle imprese e dai datori di lavoro nell’azione concreta contro il cancro, è importante assicurare un coinvolgimento globale di un’ampia rappresentanza di imprese e datori di lavoro, dal settore sanitario all’edilizia, fino ai beni di consumo, all’agricoltura e all’industria manifatturiera, nonché i rappresentanti dei pazienti e dei prestatori di assistenza, nell’ulteriore sviluppo e attuazione delle misure. Altrettanto importante è il ruolo delle parti sociali e delle organizzazioni della società civile nel diffondere buone pratiche e informazioni e nell’organizzare campagne di sensibilizzazione. |
5. Tumori che richiedono un’attenzione particolare
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5.1. |
Il CESE accoglie con favore l’iniziativa sul cancro infantile promossa dal piano europeo di lotta contro il cancro, ma sottolinea l’estremo bisogno di intensificare gli sforzi per conseguire un impatto incisivo sulla vita di bambini e adolescenti e ridurre le disuguaglianze esistenti. Ciò richiede investimenti nell’innovazione, nonché azioni e finanziamenti specifici chiari e urgenti intesi a sviluppare e introdurre metodi di individuazione, farmaci, trattamenti e servizi di assistenza adeguati. Questa è l’occasione per porre fine all’ingiusta situazione dell’infanzia dimenticata e riconoscere finalmente la considerazione che essa merita, in quanto rappresenta il futuro dell’Europa. |
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5.2. |
Il CESE rileva che i tumori ematologici comportano un notevole onere sanitario ed economico per i cittadini europei. Il piano può alleviare questi oneri a carico dei pazienti, delle loro famiglie e della società attraverso considerazioni e approcci innovativi alla cura dei tumori ematologici. Grazie ad un impegno e ad investimenti adeguati a favore di una sorveglianza dei tumori di qualità elevata, della riforma del sistema sanitario e di approcci innovativi all’assistenza è possibile garantire che chiunque sia in grado di avvantaggiarsi — in modo sostenibile — dei notevoli progressi conseguiti nel trattamento dei tumori ematologici. |
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5.3. |
Il CESE sottolinea che il piano potrebbe porre in evidenza la necessità di concentrarsi nello specifico sull’ematologia maligna e consentire la realizzazione di iniziative dedicate al miglioramento delle condizioni di assistenza di questa categoria di pazienti più fragili:
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6. Cooperazione internazionale nella lotta contro il cancro
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6.1. |
Il CESE concorda sul fatto che la cooperazione e il coordinamento internazionali sono necessari per promuovere lo sviluppo medico e le prospettive di salute a lungo termine per milioni di europei; tuttavia esprime preoccupazione per il fatto che il piano europeo di lotta contro il cancro, nella sua attuazione, adotti un approccio eccessivamente generico rispetto alla cooperazione internazionale. L’importanza della cooperazione internazionale è dimostrata chiaramente dal triste fatto che i tassi più alti di sopravvivenza a cinque anni si registrano negli Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda, seguiti dai paesi dell’UE in condizioni migliori. |
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6.2. |
Il CESE sottolinea che la cooperazione è particolarmente importante nel settore della ricerca e dell’innovazione, al fine di stabilire norme di regolamentazione basate su dati scientifici e proporzionate ai rischi, e nell’agevolare la condivisione del sapere per garantire che le conoscenze più avanzate siano disponibili, a tutto vantaggio della popolazione europea. |
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6.3. |
Il CESE sottolinea l’importanza di ridurre il fumo di tabacco e prende atto della relazione della Commissione sull’applicazione della direttiva 2014/40/UE concernente la lavorazione, la presentazione e la vendita dei prodotti del tabacco e dei prodotti correlati (4) e delle sue conclusioni, volte a ridurre l’esposizione dei fumatori a sostanze pericolose e/o che provocano dipendenza. In tale contesto, tenendo conto del parere della Commissione sulle emissioni e i metodi di misurazione (sezione 3.1 della relazione), il CESE raccomanda inoltre ulteriori ricerche sul metodo di verifica del contenuto delle emissioni di fumo, anche attraverso il metodo di misurazione «Canadian intense», e sollecita l’attuazione delle raccomandazioni dell’OMS basate sui risultati della ricerca. |
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6.4. |
Se, da un lato, l’UE dovrebbe evitare un’eccessiva dipendenza dai paesi stranieri in settori strategici quale l’assistenza sanitaria, dall’altro, la cooperazione economica internazionale è necessaria per garantire la disponibilità di medicinali, attrezzature e altri beni necessari nel trattamento del cancro che siano sicuri. Quanto alle catene di approvvigionamento internazionali del settore sanitario, il commercio deve essere aperto, e l’UE deve combattere ogni forma di protezionismo tra Stati membri o a livello mondiale. Le soluzioni contro il cancro offrono altresì alle aziende europee importanti opportunità di esportazione, che devono essere promosse per rispondere alla domanda globale di soluzioni legate alla salute. |
7. Comunicazione e attività di promozione della salute
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7.1. |
Il CESE apprezza il forte legame tra la qualità dell’ambiente e uno stile di vita e un’alimentazione sani quali fattori che riducono l’incidenza del cancro. Gli Stati membri, insieme alle parti sociali e alle organizzazioni della società civile, dovranno spiegare e promuovere il ruolo che prodotti alimentari di qualità, acqua e aria pulite svolgono nella prevenzione del cancro e di altre malattie. Essi devono inoltre unire le loro forze per educare e motivare le persone a seguire uno stile di vita sano e ad evitare tutto ciò che è pericoloso, poiché questo è anche l’unico modo per aiutare i bambini ad evitare l’esposizione agli agenti cancerogeni. Occorre inoltre mettere a disposizione maggiori informazioni sulle questioni inerenti al cancro nelle scuole e attraverso campagne sui mezzi di comunicazione tradizionali e i social media. |
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7.2. |
È necessario sensibilizzare l’opinione pubblica a uno stile di vita sano e informare con precisione i consumatori in merito alle alternative migliori, nonché alla prevenzione, al trattamento e all’assistenza dei pazienti oncologici, dei sopravvissuti alla malattia e delle persone a rischio di cancro. |
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7.3. |
Il CESE, tuttavia, sottolinea che il livello di consapevolezza in materia di salute varia da regione a regione e i cambiamenti in questo settore devono tenere conto delle abitudini locali. |
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7.4. |
Poiché la cooperazione tra le parti sociali svolge un ruolo cruciale sul posto di lavoro, il CESE chiede che vengano condotte campagne a livello dell’UE per aumentare la consapevolezza e le conoscenze dei dipendenti e dei datori di lavoro in merito alle misure di prevenzione e gestione del cancro sul posto di lavoro, anche tramite la diffusione di buone pratiche e l’offerta di strumenti e formazione. |
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7.5. |
Il CESE concorda sul fatto che il piano ha forti potenzialità di soddisfare le esigenze sanitarie dei cittadini europei. La comunicazione, nel suo intento di rendere il piano e le misure ivi previste comprensibili ai cittadini europei e credibili ai loro occhi, svolgerà pertanto un ruolo fondamentale per la riuscita del piano stesso e il conseguimento dei suoi obiettivi. |
8. Seguito della strategia
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8.1. |
Il CESE sottolinea la necessità di far convergere vari elementi per dissipare ogni dubbio riguardo alla prospettiva di un’efficace attuazione del piano europeo di lotta contro il cancro. La sua natura generale e non vincolante non garantisce tale attuazione e nemmeno una risposta più efficace e regionalizzata al crescente onere costituito dal cancro. Di conseguenza, il CESE chiede l’elaborazione di una serie di strumenti diversi che aprano la strada a un’efficace attuazione del piano in linea con le specificità e le pratiche nazionali. |
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8.2. |
Il CESE chiede inoltre un intenso coinvolgimento dei fornitori di tecnologie e soluzioni in campo sanitario, delle parti sociali e delle organizzazioni della società civile nell’ulteriore sviluppo e seguito del piano, con una rappresentanza ampia e globalmente inclusiva dei diversi settori interessati. Tale coinvolgimento è fondamentale anche nella preparazione dei corrispondenti piani d’azione nazionali. |
Bruxelles, 9 giugno 2021
La presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG
(1) Relazione sull'applicazione della direttiva 2014/40/UE
(2) Un punto molto importante è quello di proseguire gli sforzi finalizzati ad abbandonare l’uso di questa pericolosa sostanza (cfr. i pareri del CESE GU C 251 del 31.7.2015, pag. 13 e GU C 288 del 31.8.2017, pag. 56).
(3) Institute for Health Metrics and Evaluation (Istituto per la metrica e la valutazione in campo sanitario), risultati GBD (impatto globale delle patologie) 2016.
(4) Relazione sull'applicazione della direttiva 2014/40/UE
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24.8.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 341/84 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio volta a rafforzare l’applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore attraverso la trasparenza delle retribuzioni e meccanismi esecutivi
[COM(2021)93 final — 2021/0050 (COD)]
(2021/C 341/13)
|
Relatore: |
Pekka RISTELÄ |
|
Consultazione |
Parlamento europeo, 11.3.2021 Consiglio, 15.3.2021 |
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Base giuridica |
Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea |
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Sezione competente |
Occupazione, affari sociali e cittadinanza |
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Adozione in sezione |
26.5.2021 |
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Adozione in sessione plenaria |
9.6.2021 |
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Sessione plenaria n. |
561 |
|
Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
147/87/11 |
1. Conclusioni e raccomandazioni
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1.1. |
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) si rallegra della proposta della Commissione, tesa a rendere più facile per i lavoratori l’applicazione del principio della parità retributiva laddove ritengano di essere stati vittime di discriminazione salariale, a garantire una maggiore trasparenza nelle strutture retributive e a rafforzare il ruolo degli organismi nazionali nell’applicazione di tale principio. |
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1.2. |
Il CESE osserva che la proposta di direttiva ha un ambito di applicazione ampio, che copre i lavoratori tanto del settore pubblico come di quello privato, e che riconosce gli aspetti intersezionali della discriminazione. |
|
1.3. |
Tuttavia, il CESE ritiene che la proposta dovrebbe essere rafforzata sotto vari aspetti, in particolare per quanto riguarda i criteri da utilizzare per determinare il valore del lavoro, l’inclusione di alcuni dei principali obblighi di trasparenza e il ruolo delle parti sociali e della contrattazione collettiva nell’attuazione del principio della parità retributiva. |
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1.4. |
Il CESE ritiene che potrebbero essere forniti orientamenti più dettagliati in merito ai criteri oggettivi su cui basarsi per determinare il valore del lavoro in modo neutro sotto il profilo del genere. Tra questi criteri dovrebbero rientrare le competenze e le specificità del lavoro tipicamente svolto da donne, che altrimenti sono spesso trascurate o sottovalutate nel valutare il valore del lavoro, come ad esempio le competenze incentrate sulle persone. Tali criteri dovrebbero essere elaborati dalle parti sociali, o con la loro partecipazione, e formulati in modo da lasciare loro spazio per ulteriori specificazioni. |
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1.5. |
Benché la proposta tenga giustamente conto delle preoccupazioni quanto agli oneri aggiuntivi che comporterà per le PMI, il CESE non ritiene giustificata un’esenzione totale per tutti i datori di lavoro con meno di 250 lavoratori. Potrebbero tuttavia essere opportune norme speciali per le PMI. Gli Stati membri dovrebbero inoltre essere tenuti a fornire sostegno, formazione e assistenza tecnica ai datori di lavoro, in particolare alle PMI, in merito ai loro obblighi in materia di trasparenza retributiva. |
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1.6. |
Il CESE ritiene che debbano essere adottate misure volte a promuovere la contrattazione collettiva sulla parità retributiva e altre misure volte a colmare il divario retributivo di genere, fatta salva l’autonomia delle parti sociali. La contrattazione collettiva può svolgere un ruolo significativo e positivo nel promuovere sistematicamente la parità retributiva e la parità di genere a livello aziendale, settoriale, regionale o nazionale. |
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1.7. |
Il CESE sottolinea che le misure contenute nella proposta sono solo alcune di quelle necessarie per affrontare le questioni strutturali alla base del divario retributivo di genere. Sarà infatti necessario un approccio olistico che comprenda un approfondimento e un rafforzamento dell’attuazione al fine di garantire la parità retributiva nella pratica, tra cui: ulteriori azioni per affrontare i problemi della segregazione del mercato del lavoro, degli stereotipi di genere e della sottovalutazione del lavoro a prevalenza femminile, servizi di assistenza all’infanzia adeguati e accessibili, nonché disposizioni adeguate in materia di congedo per i partner e iniziative volte a sensibilizzare alla questione dei divari retributivi, promuovere le opportunità di carriera per le donne e garantire una migliore rappresentanza femminile in posizioni decisionali, ed eliminare i disincentivi fiscali all’occupazione femminile. |
2. Introduzione
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2.1. |
La parità retributiva tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore è uno dei diritti e dei principi fondamentali sia dell’UE (1) sia degli strumenti internazionali ed europei per la protezione dei diritti umani (2). Tale diritto è stato ribadito più recentemente nel secondo principio del pilastro europeo dei diritti sociali, ed è espresso nell’articolo 4 della direttiva sull’uguaglianza di genere (3), che vieta la discriminazione di genere diretta e indiretta per quanto riguarda la retribuzione per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore. |
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2.2. |
Il quadro dell’UE per la parità retributiva è in vigore da molti decenni (4) e ha contribuito a contrastare la discriminazione salariale e i pregiudizi di genere nelle strutture retributive. Secondo l’EIGE, il 9 % (su un 14,1 %) del divario retributivo di genere (la parte «inspiegabile») è attribuito sia alle caratteristiche non osservate dei lavoratori non rilevate dal modello che a discriminazioni (5). Altre cause del divario retributivo di genere sono rappresentate, ad esempio, dal fatto che le donne si assumono una quota maggiore di responsabilità relative all’assistenza non retribuita, con ripercussioni sulla loro partecipazione al mercato del lavoro, come il lavoro a tempo parziale, nonché la segregazione occupazionale orizzontale e verticale. Alcuni di questi problemi sono affrontati da altri aspetti del diritto e della politica dell’Unione (6). |
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2.3. |
Queste misure hanno portato a compiere passi in avanti in materia di eliminazione del divario retributivo di genere nell’UE; tuttavia, il divario retributivo medio per un lavoro a tempo pieno nell’UE si attesta ancora al 14,1 %, con solo scarsi progressi realizzati in questo campo nell’ultimo decennio; gli sviluppi variano tra i diversi Stati membri, alcuni dei quali presentano persino divari retributivi crescenti (7). Il fatto che le donne, in media, continuino a ricevere un compenso orario inferiore rispetto agli uomini contribuisce al divario di genere nella retribuzione annua complessiva [36,7 % (8)] e nelle pensioni [30 % (9)], ma non è l’unico fattore che contribuisce a tali divari. In particolare, questo divario si spiega in larga misura con il fatto che le donne dedicano meno ore al lavoro retribuito, in larga misura per farsi carico di responsabilità di assistenza non retribuite (10). Il lavoro a tempo pieno influisce in maniera significativa sui salari e sulle opportunità di carriera, e per offrire questa opportunità sia alle donne che agli uomini servono strutture di sostegno quali i servizi di assistenza, responsabilità familiari condivise e l’eliminazione dei disincentivi fiscali all’occupazione femminile. |
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2.4. |
La giurisprudenza degli organismi di monitoraggio degli strumenti internazionali ed europei in materia di diritti umani mostra chiaramente che nella maggior parte degli Stati membri vi è ancora un ampio margine di miglioramento, sia di diritto che di fatto, nel garantire e far rispettare il diritto alla parità retributiva, anche in termini di trasparenza delle retribuzioni (11). |
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2.5. |
La pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto grave sulla società, sull’economia, sui lavoratori, sugli imprenditori e sulle aziende. Un aspetto importante della pandemia è che ha evidenziato il fatto che le donne ricevono ancora una retribuzione inferiore agli uomini e che il lavoro svolto in molte professioni essenziali a prevalenza femminile continua a essere sottovalutato. Inoltre, la pandemia ha avuto un impatto sproporzionato sulle donne, sia sul luogo di lavoro che in altri ambiti, e questo, in mancanza di un’azione decisiva, rischia di ripercuotersi negativamente sulla parità di genere (12). |
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2.6. |
La proposta di direttiva della Commissione volta a rafforzare l’applicazione del principio della parità retributiva tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore attraverso la trasparenza delle retribuzioni e meccanismi esecutivi (2021/0050 (COD), di seguito anche «la proposta») riconosce che, in questo contesto, è urgente adottare delle iniziative di promozione della parità retributiva tra uomini e donne. La proposta punta ad affrontare alcuni dei principali ostacoli all’effettiva attuazione e applicazione pratica del quadro dell’UE per la parità retributiva, che continua a rappresentare una sfida (13). La Commissione ritiene che una riduzione di 3 punti percentuali del divario retributivo di genere «inspiegabile» rappresenti una stima ragionevole dell’impatto che avranno le misure proposte, sebbene la mancanza di dati precisi sulla portata della discriminazione retributiva renda difficile valutare il suddetto impatto (14). |
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2.7. |
La Commissione ha individuato tre principali tipi di sfide al riguardo: la mancanza di chiarezza in relazione ai concetti giuridici chiave, per esempio «lavoro di pari valore», la mancanza di trasparenza nei sistemi retributivi e una serie di ostacoli procedurali, come le spese legali elevate o la mancanza di un’indennità adeguata (15). Nel 2014 la Commissione ha pubblicato una raccomandazione sul potenziamento del principio della parità retributiva tra donne e uomini tramite la trasparenza (in appresso «la raccomandazione»), intesa ad affrontare alcune delle questioni summenzionate (16). La raccomandazione ha avuto uno scarso seguito negli Stati membri (17), sebbene in alcuni di essi siano già in atto varie misure di trasparenza delle retribuzioni, che differiscono per struttura e portata (18). |
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2.8. |
All’inizio del suo mandato, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha individuato nel principio della parità di retribuzione per uno stesso lavoro il principio fondante di una nuova strategia europea sulla parità di genere nelle misure vincolanti per la trasparenza delle retribuzioni una delle sue priorità politiche. La Commissione ha successivamente incluso l’introduzione delle suddette misure nella strategia dell’UE per la parità di genere 2020-2025. Il Parlamento europeo ha espresso il suo sostegno all’introduzione di tali misure nelle sue risoluzioni sul divario retributivo di genere (19) e sulla strategia per la parità di genere (20). Il CESE ha inoltre invitato la Commissione a impegnarsi in questo settore per affrontare situazioni in cui i lavori generalmente svolti dalle donne sono sottovalutati, anche introducendo misure vincolanti per la trasparenza delle retribuzioni, ma anche misure volte a garantire pari opportunità per le donne e gli uomini nel mercato del lavoro e a contrastare la segregazione orizzontale e verticale di genere per professione (21). |
3. Osservazioni generali
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3.1. |
Il CESE già in passato ha espresso l’opinione che siano necessarie misure vincolanti per rafforzare il principio della parità retributiva tra donne e uomini (22). L’esperienza relativa alla raccomandazione del 2014 sulla trasparenza retributiva ha dimostrato che le misure non vincolanti difficilmente ottengono i risultati desiderati, ovvero garantire l’effettiva applicazione del principio della parità retributiva nella pratica alla velocità necessaria. |
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3.2. |
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) si rallegra della proposta della Commissione, tesa a rendere più facile per i lavoratori l’applicazione del principio della parità retributiva laddove ritengano di essere stati vittime di discriminazione salariale, a garantire una maggiore trasparenza nelle strutture retributive e a rafforzare il ruolo degli organismi nazionali nell’applicazione di tale principio. |
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3.3. |
Tuttavia, il CESE ritiene che la proposta dovrebbe essere rafforzata sotto vari aspetti, in particolare per quanto riguarda i criteri da utilizzare per determinare il valore del lavoro, e l’inclusione di alcuni dei principali obblighi di trasparenza e il ruolo delle parti sociali e della contrattazione collettiva nell’attuazione del principio della parità retributiva, posto che le parti sociali sono i soggetti più idonei a riesaminare il valore di competenze e professioni (23). Esprime preoccupazione per il fatto che, in caso contrario, i benefici delle misure proposte saranno limitati per molti lavoratori, e dette misure non apporteranno un contributo sufficiente ai cambiamenti sistemici che sono necessari per eliminare la discriminazione salariale e i pregiudizi di genere nelle strutture retributive. |
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3.4. |
Il CESE sottolinea che le misure contenute nella proposta sono solo alcune di quelle necessarie per affrontare le questioni strutturali alla base del divario retributivo di genere. Sarà infatti necessario un approccio olistico che comprenda un approfondimento e un rafforzamento dell’attuazione al fine di garantire la parità retributiva nella pratica, tra cui: ulteriori azioni per affrontare i problemi della segregazione del mercato del lavoro, degli stereotipi di genere e della sottovalutazione del lavoro a prevalenza femminile, servizi di assistenza all’infanzia adeguati e accessibili, nonché disposizioni adeguate in materia di congedo per i partner, e iniziative volte a sensibilizzare alla questione dei divari retributivi, promuovere le opportunità di carriera per le donne e garantire una migliore rappresentanza femminile in posizioni decisionali, ed eliminare i disincentivi fiscali all’occupazione femminile. |
4. Osservazioni particolari
4.1. Ambito di applicazione e definizioni
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4.1.1. |
Il CESE osserva che la proposta di direttiva ha un ambito di applicazione ampio (articolo 2) che riguarda sia il settore pubblico che quello privato, nonché tutti i lavoratori titolari di un contratto di lavoro o un rapporto di lavoro, laddove la determinazione dell’esistenza di tale rapporto è guidata dai fatti legati allo svolgimento del lavoro stesso. La direttiva si applica anche ai lavoratori atipici, quali quelli che prestano lavoro a chiamata o tramite piattaforma digitale, qualora i fatti relativi alla prestazione di lavoro indichino che questi criteri sono soddisfatti (24). L’esistenza di un contratto di lavoro o un rapporto di lavoro è definita dal diritto, dai contratti collettivi e/o dalle prassi in vigore in ciascuno Stato membro, tenendo in considerazione la giurisprudenza della Corte di giustizia. |
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4.1.2. |
La definizione di «categorie di lavoratori», di cui all’articolo 3, stabilisce che queste debbano essere specificate dal datore di lavoro. È fondamentale che siano previsti meccanismi volti a garantire che le categorie di lavoratori siano determinate in modo neutro sotto il profilo del genere, ad esempio assicurando che queste siano elaborate con il coinvolgimento dei rappresentanti sindacali o dei lavoratori conformemente al diritto e alle prassi nazionali. |
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4.1.3. |
Il CESE accoglie con favore il fatto che la definizione di discriminazione salariale comprenda la discriminazione fondata su una combinazione di discriminazioni fondate sul sesso e su qualunque altro motivo (25), riconoscendo così che vi è un’intersezione di vari assi di discriminazione. La Commissione dovrebbe fornire ulteriori orientamenti per garantire che i casi in cui la discriminazione salariale deriva da una combinazione di discriminazione basata sul sesso e su un’altra caratteristica tutelata possano essere identificati e trattati come tali. |
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4.1.4. |
Il CESE rileva che in tutto il testo della proposta vengono attribuite responsabilità ai «rappresentanti dei lavoratori» senza che questi siano definiti. La proposta afferma, nella relazione, che «se i rappresentanti formali dei lavoratori non sono presenti nell’organizzazione, il datore di lavoro dovrebbe designare uno o più lavoratori a tal fine». Per non rischiare indebite interferenze con i sistemi nazionali di relazioni industriali, e per evitare che i rappresentanti dei lavoratori scelti dal datore di lavoro (26) ignorino i diritti e le prerogative sindacali, la proposta dovrebbe garantire che i rappresentanti legittimi dei lavoratori siano sempre designati dai lavoratori. Occorre precisare che ciò deve avvenire conformemente alle convenzioni e alla giurisprudenza pertinenti dell’Organizzazione internazionale del lavoro in materia di libertà di associazione, diritto di organizzazione e diritto di contrattazione collettiva. |
4.2. Parità retributiva e lavoro di pari valore
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4.2.1. |
All’articolo 4, paragrafo 3, la proposta chiarisce alcuni dei criteri oggettivi da utilizzare per determinare il valore del lavoro, in conformità con la giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE), e chiede che gli Stati membri adottino le misure necessarie per assicurare lo sviluppo di strumenti o metodologie volti a valutare il valore del lavoro. Queste disposizioni aiuteranno i lavoratori che intendono far valere i propri diritti individuando un termine di paragone appropriato e garantiranno che il valore del lavoro sia valutato in modo più coerente tra gli Stati membri. Aiuteranno le parti sociali a progettare strutture retributive in modo neutro sotto il profilo del genere e a determinare quali categorie di lavoratori svolgono un lavoro di pari valore, aspetto essenziale per l’applicazione delle altre disposizioni della proposta di direttiva. |
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4.2.2. |
Tuttavia, il testo della disposizione proposta elenca solo alcuni criteri generali. Sarebbe auspicabile che fossero forniti maggiori dettagli in merito ai criteri oggettivi da utilizzare per determinare il valore del lavoro, per cui si dovrebbe compiere uno sforzo particolare per garantire che le competenze e le caratteristiche richieste dei lavori generalmente svolti dalle donne non siano trascurate. Se tali competenze e caratteristiche sono ignorate, la valutazione del valore del lavoro non è neutra sotto il profilo del genere. Ad esempio, i criteri proposti dovrebbero specificare ulteriori sottocriteri da prendere in considerazione, tra cui le competenze incentrate sulle persone che sono tipiche del lavoro svolto in molte professioni a prevalenza femminile, come il lavoro di assistenza alla persona (27). Fornire maggiori dettagli contribuirebbe a garantire che il lavoro generalmente svolto dalle donne non sia sottovalutato. Tali criteri dovrebbero essere formulati in modo da lasciare spazio a ulteriori precisazioni da parte delle parti sociali. |
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4.2.3. |
Le parti sociali sono i soggetti più idonei ad analizzare il valore di competenze e professioni. I criteri neutri sotto il profilo del genere, nonché gli strumenti e le metodologie per determinare il valore del lavoro di cui all’articolo 4, paragrafo 2, dovrebbero essere messi a punto con il coinvolgimento delle parti sociali o da queste ultime, fatta salva la loro autonomia. Il dialogo sociale e la contrattazione collettiva sono importanti per raggiungere gli obiettivi auspicati e contrastare il divario retributivo di genere. |
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4.2.4. |
Il CESE accoglie con favore l’introduzione della possibilità di ricorrere a un «lavoratore di riferimento» ipotetico o ad altri elementi di prova che consentano di presumere la presenza di una discriminazione nel caso in cui non sia possibile stabilire un termine di paragone reale. Ciò aiuterà i lavoratori che svolgono le proprie mansioni in luoghi di lavoro con una forte segregazione di genere a dimostrare l’esistenza dell’eventuale discriminazione, anche se non esiste un termine di paragone reale. È particolarmente importante garantire che le lavoratrici in luoghi di lavoro con una forte segregazione di genere possano presentare richieste di parità retributiva, poiché i dati indicano che esiste una correlazione tra il grado di femminilizzazione di un posto di lavoro e la retribuzione più bassa, vale a dire che più elevata è la percentuale di donne, più bassa è la retribuzione (28). |
4.3. Trasparenza retributiva
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4.3.1. |
Il CESE prende atto delle misure proposte negli articoli da 5 a 9, volte a migliorare la disponibilità di informazioni sulla retribuzione, anche prima dell’assunzione, e la trasparenza nelle strutture retributive, pur constatando che occorre tenere conto dei modelli nazionali di relazioni industriali; questi ultimi possono contribuire ad affrontare una delle principali sfide nell’identificazione e nel contrasto della discriminazione salariale, nonché le disparità retributive dovute alle differenze di genere nelle negoziazioni salariali iniziali, che tendono a svantaggiare le donne (29). Il CESE osserva che la proposta riconosce che l’articolo 5 non limita la capacità dei datori di lavoro, dei lavoratori e delle parti sociali di negoziare una retribuzione al di fuori della fascia indicata. |
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4.3.2. |
Queste misure potrebbero indurre i datori di lavoro a individuare e affrontare i divari retributivi nelle loro organizzazioni. L’informazione e la valutazione congiunta possono contribuire a sensibilizzare in merito alla discriminazione salariale e ai pregiudizi di genere nelle strutture retributive e ad affrontarli in modo più sistematico ed efficace, a vantaggio di tutti i lavoratori dell’organizzazione, senza che sia necessario presentare reclami in materia di parità di retribuzione. Allo stesso tempo, è importante migliorare la conoscenza, da parte dei dipendenti, delle strutture delle retribuzioni e degli stipendi e del modo in cui possono essere influenzate. Anche le attività di sensibilizzazione sulle questioni di genere nei luoghi di lavoro fornirebbero un contributo significativo per affrontare il problema del divario retributivo. Una maggiore trasparenza retributiva può avere effetti positivi anche sulla soddisfazione, il mantenimento e la produttività della forza lavoro (30). |
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4.3.3. |
La formulazione proposta dell’articolo 7, paragrafo 5, induce a pensare che ai lavoratori possa essere impedito di parlare liberamente con altri del loro salario al di là delle circostanze specifiche inerenti all’applicazione del principio della parità retributiva. Il CESE sottolinea che, per garantire una maggiore trasparenza, sarebbe opportuno chiarire che ai lavoratori non dovrebbe essere impedito di rivelare il proprio stipendio ai colleghi e a terzi, in particolare ai loro sindacati. Poter discutere liberamente con gli altri della propria retribuzione consente ai lavoratori di individuare l’eventuale violazione del principio della parità retributiva. |
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4.3.4. |
Inoltre, i datori di lavoro non dovrebbero poter impedire ai lavoratori di divulgare ai propri sindacati informazioni sui livelli retributivi suddivisi per categorie di lavoratori ottenute su richiesta e che potrebbero indicare l’esistenza di una discriminazione salariale (articolo 7, paragrafo 6). Il destinatario, infatti, potrebbe essere tenuto a trattare le informazioni ricevute in modo confidenziale a meno che non le utilizzi ai fini dell’applicazione del diritto alla parità retributiva. |
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4.3.5. |
La limitazione dell’obbligo di informazione sui divari salariali all’interno delle organizzazioni ai datori di lavoro con almeno 250 lavoratori (articolo 8, paragrafo 1), che esonera tutte le piccole e medie imprese (PMI), significherà che solo circa un terzo di tutti i lavoratori dell’UE potranno beneficiare di questa misura (31). Inoltre, le donne sono sovrarappresentate nelle piccole imprese (32), il che significa che della misura beneficerà una percentuale persino più bassa di lavoratrici. Questa soglia costituisce un passo indietro rispetto alla raccomandazione della Commissione del 2014, che propone l’obbligo di fornire informazioni sulle retribuzioni per i datori di lavoro con almeno 50 dipendenti (33). |
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4.3.6. |
Il CESE riconosce che le PMI potrebbero disporre di risorse più limitate per ottemperare ai loro obblighi a norma della direttiva proposta. La proposta dovrebbe tenere conto delle preoccupazioni quanto agli oneri aggiuntivi che essa comporterà per le PMI, in particolare dati il peso e la rilevanza che tali oneri potrebbero assumere nella fase di ripresa dalla pandemia, che potrebbe essere già avviata dopo l’entrata in vigore della proposta di direttiva. Ciononostante, la Commissione stima che i costi di produzione delle comunicazioni/informazioni saranno molto contenuti (34). Un’esenzione totale per tutti i datori di lavoro con meno di 250 lavoratori non è pertanto giustificata, ma potrebbe essere opportuno applicare norme speciali per le PMI. |
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4.3.7. |
Norme speciali volte a ridurre la frequenza di comunicazione obbligatoria per le piccole imprese farebbero diminuire i costi, richiedendo nel contempo ai datori di lavoro di individuare ed eliminare i divari salariali, a tutto vantaggio dei lavoratori. La soglia per gli obblighi di comunicazione non dovrebbe essere superiore a 50 lavoratori, ma la frequenza delle segnalazioni per le imprese con più di 50 ma meno di 250 lavoratori potrebbe essere ridotta. |
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4.3.8. |
Una preoccupazione simile emerge per quanto riguarda la limitazione dell’obbligo di effettuare una valutazione congiunta ai datori di lavoro con almeno 250 lavoratori (articolo 9). Si stima che i costi per la produzione di una valutazione congiunta siano leggermente superiori a quelli delle informazioni di cui all’articolo 8 (35), ma non giustificano ancora un’esenzione totale per i datori di lavoro con meno di 250 dipendenti. Potrebbero essere giustificate norme speciali per le PMI. |
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4.3.9. |
Gli Stati membri dovrebbero essere tenuti a fornire sostegno, formazione e assistenza tecnica ai datori di lavoro, in particolare alle PMI, per consentire loro di adempiere ai loro obblighi in materia di trasparenza retributiva, anche tramite l’elaborazione di strumenti e metodologie per calcolare i divari retributivi. Laddove sia possibile e opportuno, gli Stati membri dovrebbero inoltre avvalersi della possibilità, prevista all’articolo 8, paragrafo 4, di redigere essi stessi le informazioni sui divari retributivi tra le organizzazioni, in particolare per quanto riguarda le piccole e medie imprese. |
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4.3.10. |
Il CESE rileva che la proposta differisce dalla raccomandazione in quanto richiede che i datori di lavoro presentino informazioni relative soltanto al divario retributivo tra lavoratori di sesso femminile e lavoratori di sesso maschile per categorie di lavoratori e in tutta l’organizzazione. Per garantire una maggiore trasparenza e responsabilità, i rappresentanti sindacali o dei lavoratori dovrebbero essere in grado di verificare il metodo utilizzato dal datore di lavoro per calcolare il divario retributivo e se tali calcoli sono esatti, nel dovuto rispetto del diritto nazionale e delle pratiche in uso negli Stati membri. In linea con la raccomandazione, l’obbligo di presentare informazioni dovrebbe essere esteso ai livelli salariali medi dei lavoratori di sesso femminile e dei lavoratori di sesso maschile per categoria di lavoratori. Questo consente ai lavoratori e ad altri organismi di valutare le effettive differenze di retribuzione tra le categorie di lavoratori, il che è essenziale per garantire l’effettiva applicazione del principio della parità retributiva. |
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4.3.11. |
Il CESE rileva che la proposta non specifica la frequenza con cui i datori di lavoro dovrebbero fornire informazioni relative alla retribuzione per diverse categorie di lavoratori (articolo 8, paragrafo 1, lettera g)]. Queste informazioni dovrebbero essere rese disponibili con cadenza annuale, come accade per altri tipi di informazioni. Potrebbero essere previste disposizioni speciali per le PMI in materia di frequenza delle comunicazioni, come suggerito al punto 4.3.7. |
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4.3.12. |
Il CESE sostiene la proposta di obbligare i datori di lavoro a porre rimedio alla situazione, in collaborazione con i rappresentanti sindacali o dei lavoratori e con altri organismi, e l’obbligo di includere misure volte a porre rimedio alle differenze rilevate e riferire sull’efficacia di tali misure nella valutazione congiunta (articolo 8, paragrafo 7, articolo 9, paragrafo 2 e articolo 9, paragrafo 3). Queste disposizioni sono fondamentali per garantire che l’obbligo di presentare informazioni e l’obbligo di effettuare una valutazione congiunta siano efficaci nel promuovere il principio della parità retributiva. |
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4.3.13. |
A norma dell’articolo 10, paragrafo 1, le informazioni fornite ai sensi dei predetti requisiti, che comportano il trattamento di dati personali, devono essere comunicate in conformità del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio (36)(regolamento generale sulla protezione dei dati — GDPR). Occorre specificare che i datori di lavoro non dovrebbero usare il GDPR per giustificare il loro diniego a fornire le informazioni necessarie per individuare la discriminazione salariale. L’articolo 10, paragrafo 3, prevede protezioni adeguate per la privacy del singolo lavoratore, poiché stabilisce che, qualora un lavoratore sia identificabile, le informazioni che lo riguardano dovrebbero essere rese disponibili esclusivamente ai rappresentanti dei sindacati o dei lavoratori o all’organismo di parità. Questi dovrebbero poi fornire consulenza al lavoratore in merito alla presenza o meno di eventuali motivi per presentare un reclamo in materia di parità di retribuzione. |
4.4. Contrattazione collettiva e dialogo sociale in merito alla parità retributiva
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4.4.1. |
La proposta riconosce l’importanza del fatto che nella contrattazione collettiva le parti sociali prestino particolare attenzione agli aspetti relativi alla parità retributiva e prevede che gli Stati membri adottino misure volte a incoraggiare le parti sociali a prestare la dovuta attenzione ai suddetti aspetti, comprese le discussioni al livello appropriato della contrattazione collettiva (37). Prevede inoltre che in tutta l’Unione siano rispettate le diverse caratteristiche dei sistemi nazionali di dialogo sociale e contrattazione collettiva, come pure l’autonomia e la libertà contrattuale delle parti sociali, nonché la loro capacità di rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro (38). Tuttavia, a differenza della raccomandazione del 2014, la proposta non include una disposizione che garantisca che la questione della parità retributiva possa essere discussa al livello appropriato della contrattazione collettiva. |
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4.4.2. |
L’articolo 11 prevede soltanto che i diritti e gli obblighi derivanti dalla direttiva debbano essere discussi con le parti sociali. Sarebbe opportuno specificare ulteriormente cosa comporta questa disposizione. In particolare e nello specifico, è importante garantire l’adozione di misure volte a promuovere la contrattazione collettiva sulla parità retributiva e altre misure volte a colmare il divario retributivo di genere, fatta salva l’autonomia delle parti sociali. La contrattazione collettiva può svolgere un ruolo significativo e positivo nel promuovere sistematicamente la parità retributiva e di genere a livello aziendale, settoriale o nazionale. |
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4.4.3. |
Inoltre, sarebbe opportuno incoraggiare l’adozione di ulteriori misure volte a promuovere il dialogo sociale, il dibattito sulla parità retributiva e la messa a punto, a cura delle parti sociali, di programmi di valutazione del lavoro neutri sotto il profilo del genere, nonché la sensibilizzazione sulla questione della parità retributiva e la condivisione delle buone pratiche al loro interno. |
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4.4.4. |
Si dovrebbe rafforzare la capacità dei rappresentanti sindacali o dei lavoratori di agire per conto dei lavoratori, anche conferendo a tali rappresentanti il diritto di richiedere informazioni in merito ai livelli retributivi per categorie di lavoratori, suddivisi per genere. Dette informazioni consentirebbero ai rappresentanti dei sindacati o dei lavoratori di identificare la discriminazione salariale e adoperarsi per contrastarla, anche attraverso la contrattazione collettiva. |
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4.4.5. |
Il CESE sottolinea che i rappresentanti sindacali o dei lavoratori devono disporre delle conoscenze tecniche e della formazione necessarie per svolgere la propria funzione di individuazione della discriminazione salariale, consulenza e rappresentanza dei lavoratori rispetto alle questioni pertinenti. Occorre chiarire che i sindacati hanno il diritto di rappresentare i propri membri. |
4.5. Mezzi di tutela e applicazione
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4.5.1. |
Il CESE prende atto delle disposizioni proposte volte a superare gli ostacoli procedurali cui devono far fronte i lavoratori che intendono presentare un reclamo in materia di parità di retribuzione, come spese legali elevate, un’indennità inadeguata e termini di prescrizione. A tale riguardo, riconosce che le diverse tradizioni giuridiche in materia di norme di procedura differiscono da uno Stato membro all’altro. Il CESE sottolinea la necessità di flessibilità al fine di rispettare sia i sistemi giudiziari nazionali sia le diverse caratteristiche dei sistemi nazionali di dialogo sociale e di contrattazione collettiva in tutta l’Unione e l’autonomia e la libertà contrattuale delle parti sociali, nonché la loro capacità di rappresentare i lavoratori e i datori di lavoro. |
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4.5.2. |
Il CESE sostiene la proposta di garantire che diversi soggetti possano agire per conto o a sostegno di un lavoratore o di un gruppo di lavoratori, con il loro accordo esplicito, e che gli organismi per la parità e i rappresentanti dei lavoratori possano farlo per conto di più lavoratori (articolo 13). Si potrebbe anche prendere in considerazione la possibilità di un’azione collettiva a livello nazionale, in quanto si prevede che avrà un impatto sostanziale sull’applicazione delle norme (39). Il CESE sottolinea la necessità di flessibilità al fine di rispettare le diverse tradizioni giuridiche e i sistemi giudiziari nazionali. |
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4.5.3. |
Il CESE rileva che l’articolo 19 relativo alle spese legali e giudiziarie potrebbe comportare difficoltà finanziarie per le microimprese e alcune piccole imprese convenute nei procedimenti. Qualora le spese legali siano talmente elevate da minacciare il funzionamento dell’impresa, il mancato recupero dovrebbe essere considerato manifestamente irragionevole. |
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4.5.4. |
Il CESE osserva che il termine di prescrizione di tre anni proposto all’articolo 18 potrebbe richiedere cambiamenti significativi che comportano sfide per i meccanismi di risoluzione delle controversie esistenti in alcuni Stati membri. In tal caso, gli Stati membri dovrebbero avere la possibilità di adeguare i loro sistemi giudiziari e le loro tradizioni giuridiche, senza compromettere l’obiettivo dell’articolo 18, che è quello di garantire che termini di prescrizione brevi non costituiscano un ostacolo che impedisca alle vittime di discriminazioni retributive di far valere il loro diritto alla parità di retribuzione. |
4.6. Organismi per la parità e organismo di monitoraggio
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4.6.1. |
Il CESE accoglie con favore la proposta di rafforzare il ruolo degli organismi per la parità nell’applicazione del principio della parità retributiva e di garantire la cooperazione tra gli organismi per la parità e altri organismi con funzioni di ispezione (articolo 25). Inoltre, occorre assicurare una stretta cooperazione tra gli organismi per la parità e le parti sociali, come pure con l’organismo di monitoraggio, se diverso dall’organismo per la parità, nel rispetto dell’autonomia delle parti sociali. |
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4.6.2. |
Il CESE accoglie con particolare favore quanto disposto in materia di risorse adeguate degli organismi per la parità per consentire loro di svolgere efficacemente le loro funzioni (articolo 25, paragrafo 3). Si compiace inoltre del requisito proposto di istituire un organismo di monitoraggio per sostenere l’attuazione del principio della parità retributiva (articolo 26). Tuttavia, per rafforzare ulteriormente il ruolo degli organismi nazionali, la proposta dovrebbe garantire che l’organismo di monitoraggio e gli ispettorati del lavoro dispongano di risorse adeguate per svolgere efficacemente le loro funzioni. |
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4.6.3. |
Il CESE ritiene che la composizione dell’organismo di monitoraggio dovrebbe includere le parti sociali coinvolte nell’applicazione del principio della parità retributiva, in particolare i sindacati e i rappresentanti dei datori di lavoro, nonché le organizzazioni della società civile attive nella promozione della parità di genere e della parità retributiva. |
4.7. Disposizioni orizzontali
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4.7.1. |
Il CESE ritiene che la clausola di non regressione (articolo 24) proposta possa essere ulteriormente rafforzata, aggiungendo che nessuna disposizione della direttiva deve essere interpretata come limitativa o lesiva dei diritti e dei principi riconosciuti, nei rispettivi ambiti di applicazione, dal diritto dell’Unione o dal diritto internazionale e dagli accordi internazionali di cui l’UE o gli Stati membri sono parti. |
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4.7.2. |
L’articolo 27 è teso a garantire che la direttiva non pregiudichi il diritto delle parti sociali di negoziare, concludere e applicare contratti collettivi o di intraprendere azioni collettive conformemente al diritto e alle prassi nazionali. Occorre infine specificare che le parti sociali possono introdurre disposizioni o applicare contratti collettivi più favorevoli per i lavoratori di quelli previsti dalla direttiva. |
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4.7.3. |
Il CESE osserva che l’articolo 30 consente di affidare alle parti sociali l’attuazione della direttiva, laddove le stesse lo richiedano congiuntamente, a condizione che i risultati prescritti dalla direttiva stessa siano sempre assicurati. Questa disposizione garantisce che la direttiva consenta modalità di attuazione diverse nei diversi sistemi nazionali, garantendo nel contempo lo stesso livello di protezione per i lavoratori. |
Bruxelles, 9 giugno 2021
La presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG
(1) È stabilita dall’articolo 119 del trattato di Roma (1957) e ora ripresa all’articolo 157, paragrafo 1, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. L’articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea stabilisce che la parità tra donne e uomini deve essere assicurata in tutti i campi, compreso in materia di retribuzione.
(2) Cfr., in particolare, l’articolo 7, lettera a), punto i), del Patto internazionale delle Nazioni Unite sui diritti economici, sociali e culturali (ICESCR), la Convenzione n. 100 dell’OIL (1951) e l’articolo 4, paragrafo 3, della Carta sociale europea del Consiglio d’Europa (1961, revisionata nel 1996).
(3) GU L 204 del 26.7.2006, pag. 23
(4) Direttiva sulla parità retributiva (GU L 45 del 19.2.1975, pag. 19).
(5) Studio dell’EIGE (Istituto europeo per l’uguaglianza di genere) sul tema Disparità di genere nell'assistenza e conseguenze per il mercato del lavoro, pag. 26.
(6) GU L 188 del 12.7.2019, pag. 79; COM(2020) 152 final del 5.3.2020 e COM(2017) 678 final del 20.11.2017.
(7) Dati Eurostat del 2019, statistiche in materia di divario salariale tra uomini e donne.
(8) Dati Eurostat del 2016, Gender comprehensive earnings gap («Divario di genere nella retribuzione complessiva»).
(9) Dati Eurostat del 2018, Closing the gender pension gap? («Colmare il divario pensionistico di genere?»)
(10) Eurostat (2019) Why do people work part-time? («Perché c’è chi lavora a tempo parziale?»)
(11) Cfr., ad esempio, la giurisprudenza del Comitato di esperti dell'OIL sull'applicazione delle convenzioni e delle raccomandazioni (CEACR) sulla Convenzione n. 100 intitolata Convenzione sull'uguaglianza di retribuzione (1951), le decisioni adottate dal Comitato europeo dei diritti sociali (CEDS) del Consiglio d'Europa sulle denunce collettive presentate dall'associazione University Women of Europe (UWE) contro 15 Stati membri dell'UE e le conclusioni del CEDS sulla non conformità con l'articolo 4, paragrafo 3, della Carta sociale europea secondo la normale procedura di informazione.
(12) Wenham, C. (2020) The gendered impact of the COVID-19 crisis and post-crisis period («L’impatto di genere della crisi COVID-19 e del periodo successivo alla crisi»), Parlamento europeo; Eurofound (2020) Women and labour market equality: Has COVID-19 rolled back recent gains? («Le donne e la parità sul mercato del lavoro: la COVID-19 ha fatto regredire le conquiste recenti?»); Commissione europea, Relazione 2021 sulla parità di genere nell’UE.
(13) Secondo quanto evidenziato dalla relazione della Commissione europea sull’applicazione della direttiva 2006/54/CE, COM(2013) 861 final, e dalla valutazione delle disposizioni pertinenti nella direttiva 2006/54/CE riguardante l’attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego (SWD/2020/50 final).
(14) Valutazione d’impatto che accompagna la proposta, pag. 116.
(15) COM(2013) 861 final; SWD(2020) 50 final.
(16) GU L 69 dell'8.3.2014, pag. 112.
(17) COM(2017) 671 final.
(18) Veldman, A. (2017) Pay Transparency in the EU: A legal analysis of the situation in the EU Member States, Iceland, Liechtenstein and Norway («Trasparenza retributiva nell’UE: un’analisi giuridica della situazione negli Stati membri dell’UE, in Islanda, Liechtenstein e Norvegia»), Lussemburgo, Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea.
(19) Risoluzione del Parlamento europeo, 30.1.2020.
(20) Risoluzione del Parlamento europeo, 21.1.2021.
(21) GU C 110 del 22.3.2019, pag. 26; GU C 240 del 16.7.2019, pag. 3; GU C 364 del 28.10.2020, pag. 77.
(22) GU C 364 del 28.10.2020, pag. 77.
(23) GU C 110 del 22.3.2019, pag. 26.
(24) Considerando 11 della proposta.
(25) Direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica (GU L 180 del 19.7.2000, pag. 22) e direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro (GU L 303 del 2.12.2000, pag. 16)..
(26) La giurisprudenza del Comitato dell’OIL sulla libertà di associazione (CFA) e del Comitato di esperti dell’OIL sull’applicazione delle convenzioni e delle raccomandazioni (CEACR) precisa chiaramente che le prerogative dei sindacati non possono essere sostituite da, o aperte a, altre organizzazioni, associazioni o (raggruppamenti) di singoli lavoratori (scelti dal datore di lavoro). Cfr. in particolare il compendio della giurisprudenza del CFA dell’OIL (parr. 1214, 1222-1230, 1234, 1342-1349) e il sondaggio generale del CEACR del 2012, pagg. 96-97.
(27) Ad esempio, si potrebbe specificare che le «competenze» comprendono le competenze interpersonali, che lo «sforzo» comprende non solo lo sforzo fisico, ma anche quello psicologico e psicosociale, o che la «natura dei compiti» comprende il sostegno emotivo. Orientamenti più dettagliati sui tipi di criteri e sottocriteri da utilizzare per determinare il valore del lavoro sono contenuti nel documento di lavoro dei servizi della Commissione che accompagna la relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sull’applicazione della direttiva 2006/54/CE, SWD(2013) 512 final del 16 dicembre 2013.
(28) OIL (2018) Global wage report 2018/2019: what lies behind gender pay gaps («Relazione mondiale sui salari 2018/2019: che cosa sta alla base dei divari retributivi di genere»), Ginevra, OIL, pag. 75.
(29) I dati disponibili indicano che, ad esempio, le donne tendono a evitare i negoziati relativi alla retribuzione e che gli uomini hanno più successo delle donne nel negoziare i risultati del mercato del lavoro. Cfr. M. Recalde e L. Vesterlund, Gender Differences in Negotiation and Policy for Improvement («Differenze di genere nella negoziazione e strategie di miglioramento»), documento di lavoro dell’Ufficio nazionale per la ricerca economica degli Stati Uniti (consultabile all’indirizzo https://www.nber.org/papers/w28183); A. Leibbrandt e J. A. List, Do Women Avoid Salary Negotiations? («Le donne evitano i negoziati salariali?») Evidence from a Large Scale, Natural Field Experiment («Dati provenienti da un esperimento naturale sul campo su vasta scala»), documento di lavoro dell’Ufficio nazionale per la ricerca economica degli Stati Uniti (consultabile all’indirizzo https://www.nber.org/papers/w18511).
(30) Cfr. Valutazione d’impatto che accompagna la proposta, pagg. 17-18 e, ad esempio: Chamberlain, A., Is Salary Transparency More Than a Trend? («La trasparenza salariale: più di una semplice tendenza?»), Glassdoor Economic Research Report, 2015; Wall, A., Pay openness movement: Is it merited? Does it influence more desirable employee outcomes than pay secrecy? («Il movimento per la trasparenza salariale: è meritato? Incide più della segretezza salariale su risultati più auspicabili per i lavoratori?»), Organisation Management Journal, 2018.
(31) Le PMI sono responsabili di circa due terzi dell’occupazione nell’UE e rappresentano il 99,8 % di tutte le imprese, Statistics on small and medium-sized enterprises («Statistiche sulle piccole e medie imprese»).
(32) Studio dell’EIGE (Istituto europeo per l’uguaglianza di genere) sul tema Disparità di genere nell’assistenza e conseguenze per il mercato del lavoro, pag. 29.
(33) Raccomandazione 4.
(34) La valutazione d’impatto della Commissione suggerisce costi medi aggiuntivi compresi tra un minimo di 379-508 EUR e un massimo di 721-890 EUR per il primo anno, che andrebbero a diminuire negli anni seguenti (valutazione d’impatto [SWD (2021) 41 final], pagina 59). Cfr. anche Eurofound (2020), Measures to promote gender pay transparency in companies: How much do they cost and what are their benefits and opportunities? («Misure per promuovere la trasparenza retributiva di genere nelle aziende: quanto costano e quali sono i loro vantaggi e le loro opportunità?») Documento di lavoro di Eurofound (Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro), WPEF20021.
(35) Un costo medio compreso tra un minimo di 1 180-1 724 EUR e un massimo di 1 911-2 266 EUR, che si prevede diminuisca con le eventuali valutazioni successive (valutazione d’impatto [SWB (2021) 41 final], pagina 61).
(36) Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE (regolamento generale sulla protezione dei dati) (GU L 119 del 4.5.2016, pag. 1).
(37) Considerando 31 della proposta.
(38) Considerando 31 della proposta.
(39) Foubert P. (2017). Cfr. anche Benedi Lahuerta S. (2018).
ALLEGATO
I seguenti emendamenti sono stati respinti dall'Assemblea ma hanno ottenuto un numero di voti favorevoli pari ad almeno un quarto dei voti espressi (articolo 43, paragrafo 2, del Regolamento interno):
Nuovo punto 3.1
Aggiungere un nuovo punto prima dell’attuale punto 3.1:
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|
|
Esito della votazione:
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Voti favorevoli: |
90 |
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Voti contrari: |
109 |
|
Astensioni: |
18 |
Punto 3.2
Modificare come segue:
|
|
|
Esito della votazione:
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Voti favorevoli: |
85 |
|
Voti contrari: |
131 |
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Astensioni: |
17 |
Punto 3.3 (collegato al punto 1.3)
Modificare come segue:
|
|
|
Esito della votazione:
|
Voti favorevoli: |
90 |
|
Voti contrari: |
138 |
|
Astensioni: |
17 |
Punto 4.2.4
Modificare come segue:
|
|
|
Esito della votazione:
|
Voti favorevoli: |
69 |
|
Voti contrari: |
114 |
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Astensioni: |
15 |
Punto 4.3.5
Sopprimere il punto:
|
|
|
Esito della votazione:
|
Voti favorevoli: |
81 |
|
Voti contrari: |
125 |
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Astensioni: |
13 |
Punto 4.3.6 (collegato al punto 1.5)
Modificare come segue:
|
|
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Esito della votazione:
|
Voti favorevoli: |
90 |
|
Voti contrari: |
121 |
|
Astensioni: |
13 |
Punto 4.3.7
Sopprimere il punto:
|
|
|
Esito della votazione:
|
Voti favorevoli: |
82 |
|
Voti contrari: |
127 |
|
Astensioni: |
18 |
Punto 4.3.8
Modificare come segue:
|
|
|
Esito della votazione:
|
Voti favorevoli: |
82 |
|
Voti contrari: |
130 |
|
Astensioni: |
20 |
Punto 4.3.9
Modificare come segue:
|
|
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Esito della votazione:
|
Voti favorevoli: |
91 |
|
Voti contrari: |
130 |
|
Astensioni: |
15 |
Punto 4.4.4
Modificare come segue:
|
|
|
Esito della votazione:
|
Voti favorevoli: |
88 |
|
Voti contrari: |
127 |
|
Astensioni: |
11 |
Nuovo punto 4.5.5
Aggiungere un nuovo punto dopo il punto 4.5.4
|
|
|
Esito della votazione:
|
Voti favorevoli: |
89 |
|
Voti contrari: |
127 |
|
Astensioni: |
20 |
Nuovo punto 4.5.6
Aggiungere un nuovo punto dopo il nuovo punto 4.5.5
|
|
|
Esito della votazione:
|
Voti favorevoli: |
91 |
|
Voti contrari: |
145 |
|
Astensioni: |
13 |
Punto 4.7.2
Modificare come segue:
|
|
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Esito della votazione:
|
Voti favorevoli: |
95 |
|
Voti contrari: |
134 |
|
Astensioni: |
12 |
Punto 4.7.3
Modificare come segue:
|
|
|
Esito della votazione:
|
Voti favorevoli: |
86 |
|
Voti contrari: |
142 |
|
Astensioni: |
9 |
Punto 1.1 (collegato al nuovo punto 3.1)
Modificare come segue:
|
|
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Punto 1.3 (collegato al punto 3.3)
Modificare come segue:
|
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Punto 1.5 (collegato al punto 4.3.6)
Modificare come segue:
|
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(1) COM(2021) 93 final.
(2) COM(2021) 93 final.
(3) GU C 110 del 22.3.2019, pag. 26.
(4) OIL (2018) Global wage report 2018/2019: what lies behind gender pay gaps («Relazione mondiale sui salari 2018/2019: che cosa sta alla base dei divari retributivi di genere»), Ginevra, OIL, pag. 75.
(5) Le PMI sono responsabili di circa due terzi dell’occupazione nell’UE e rappresentano il 99,8 % di tutte le imprese, Statistics on small and medium-sized enterprises («Statistiche sulle piccole e medie imprese»).
(6) Studio dell’EIGE (Istituto europeo per l’uguaglianza di genere) sul tema Disparità di genere nell’assistenza e conseguenze per il mercato del lavoro, pag. 29.
(7) Raccomandazione 4.
(8) La valutazione d’impatto della Commissione suggerisce costi medi aggiuntivi compresi tra un minimo di 379-508 EUR e un massimo di 721-890 EUR per il primo anno, che andrebbero a diminuire negli anni seguenti (valutazione d’impatto [SWD (2021) 41 final], pagina 59). Cfr. anche Eurofound (2020), Measures to promote gender pay transparency in companies: How much do they cost and what are their benefits and opportunities? («Misure per promuovere la trasparenza retributiva di genere nelle aziende: quanto costano e quali sono i loro vantaggi e le loro opportunità?») Documento di lavoro di Eurofound (Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro), WPEF20021.
(9) Un costo medio compreso tra un minimo di 1 180-1 724 EUR e un massimo di 1 911-2 266 EUR, che si prevede diminuisca con le eventuali valutazioni successive (valutazione d’impatto [SWB (2021) 41 final], pagina 61).
(10) COM(2021) 93 final.
(11) COM(2021) 93 final.
|
24.8.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 341/100 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul documento di lavoro dei servizi della Commissione — Valutazione del Libro bianco «Tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti — Per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile»
[SWD(2020) 410 final]
(2021/C 341/14)
|
Relatore: |
Pierre Jean COULON |
|
Correlatrice: |
Lidija PAVIĆ-ROGOŠIĆ |
|
Consultazione |
Commissione europea, 14.1.2021 |
|
Base giuridica |
Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea |
|
Sezione competente |
Trasporti, energia, infrastrutture, società dell’informazione |
|
Adozione in sezione |
27.5.2021 |
|
Adozione in sessione plenaria |
9.6.2021 |
|
Sessione plenaria n. |
561 |
|
Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
241/1/4 |
1. Conclusioni e raccomandazioni
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1.1. |
Il CESE accoglie questa iniziativa intesa a valutare l’attuazione del Libro bianco del 2011, ma si rammarica che tale valutazione sia stata lanciata tardivamente e che gli sia stata ufficialmente trasmessa solo su sua richiesta. |
|
1.2. |
In futuro, il CESE auspica di ricevere aggiornamenti regolari in merito all’attuazione delle strategie della Commissione e di poter dare il proprio contributo nel settore dei trasporti. Inoltre, il CESE raccomanda che per i futuri documenti strategici sia predisposto sin dall’inizio un chiaro piano di monitoraggio. |
|
1.3. |
Il CESE auspica che tali valutazioni consistano in relazioni periodiche e tematiche sullo stato di avanzamento dei lavori, con una cadenza temporale che consenta di analizzare effettivamente i progressi, i ritardi e le loro cause e, se del caso, le eventuali misure correttive. È importante valutare tempestivamente quali obiettivi siano stati realizzati e quali invece no, e le ragioni di tali risultati (ad esempio comodalità, miglioramenti relativi alle ferrovie, congestione, questioni sociali, obiettivi ambientali ecc.) e agire di conseguenza. |
|
1.4. |
Il Comitato appoggia l’ecologizzazione dei trasporti, ma sottolinea che la transizione energetica deve essere equa e offrire — pur senza rinnegare i propri obiettivi — delle alternative fattibili e realistiche che tengano conto delle specificità economiche e sociali dei vari territori e delle esigenze di tutte le regioni d’Europa, comprese le zone rurali. |
|
1.5. |
Il Comitato ribadisce inoltre la posizione già espressa in merito al Libro bianco, ossia che la limitazione dei modi di trasporto non rappresenta una valida alternativa, che si dovrebbe puntare sulla comodalità e non sul trasferimento modale e che la transizione verde deve essere socialmente giusta e, al tempo stesso, preservare la competitività dei trasporti europei, anche attraverso la completa realizzazione dello spazio europeo dei trasporti, con la piena attuazione del mercato unico. In tale contesto, il CESE si rammarica anche dei ritardi nell’attuazione della TEN-T. |
|
1.6. |
Il CESE, come già affermato nel parere del 2012, desidera incoraggiare uno scambio di vedute aperto, costante e trasparente sull’attuazione del Libro bianco tra la società civile (imprese, datori di lavoro, lavoratori, utenti, ONG e mondo accademico ecc.), la Commissione e altri soggetti interessati, come le autorità nazionali a diversi livelli. In tal modo si miglioreranno l’accettazione e la comprensione da parte della società civile, così come i riscontri utili per i responsabili politici e i responsabili dell’attuazione. |
|
1.7. |
Il CESE ribadisce quanto affermato nel parere del 2011 sugli aspetti sociali della politica dei trasporti dell’UE e invita la Commissione europea a predisporre le misure necessarie per armonizzare le norme sociali nel contesto del traffico intra-UE, tenendo conto anche della necessità di condizioni paritarie a livello internazionale in tal senso. |
|
1.8. |
La nuova Strategia per una mobilità sostenibile e intelligente: mettere i trasporti europei sulla buona strada per il futuro è stata oggetto di un parere del CESE [TEN/729 (1)] adottato il 28 aprile 2021. Ancora una volta, il CESE invita con forza a mettere in pratica tutte le sue conclusioni e raccomandazioni. |
|
1.9. |
Il CESE presterà particolare attenzione ai prossimi sviluppi e, nell’ambito di diversi pareri, tratterà del futuro pacchetto di misure «pronti per il 55 %», la cui proposta legislativa dovrebbe essere presentata dalla Commissione il prossimo 14 luglio. |
2. Introduzione
|
2.1. |
Il 10 dicembre 2020 è stato pubblicato un documento di lavoro dal titolo «Valutazione del Libro bianco — Tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti — Per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile» [SWD(2020) 410]. Il Comitato economico e sociale europeo era stato consultato nel 2011, al momento dell’elaborazione della suddetta tabella di marcia, e il 26 ottobre 2011 aveva adottato il parere TEN/454 (2). In seguito alla pubblicazione del documento di valutazione SWD(2020) 410, il Comitato economico e sociale europeo ha deciso di esaminare questo lavoro di valutazione sulla base degli obiettivi fissati nella tabella di marcia, del suo parere TEN/454 e degli sviluppi successivi alla sua pubblicazione. |
|
2.2. |
Dall’adozione del Libro bianco la Commissione ha lanciato numerose iniziative riguardanti tutti i tipi di trasporto (il quarto pacchetto ferroviario, la strategia europea per una mobilità a basse emissioni del 2016, la direttiva sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi, i tre pacchetti sulla mobilità relativi a vari aspetti del trasporto stradale, il regolamento sui servizi portuali, il progetto «cintura blu», il regolamento sui trasporti, la strategia per l’aviazione, il programma NAIADES, l’atto europeo sull’accessibilità, il regolamento sulle reti transeuropee dei trasporti e il regolamento sul meccanismo per collegare l’Europa ecc.). La valutazione offre l’opportunità di sottolineare i progressi compiuti sul piano tecnico, politico e sociale e, in particolare, di mettere in evidenza la sezione del pacchetto sulla mobilità adottato nel 2020 relativa alla regolamentazione del trasporto su strada, rammentando nel contempo gli obiettivi che non sono stati realizzati. |
|
2.3. |
I risultati dovrebbero essere esaminati in relazione agli obiettivi iniziali del 2011, che non potevano tenere conto degli sviluppi successivi, su un piano sia geopolitico (Brexit, ascesa della Cina) che ambientale (nessun segno di rallentamento del riscaldamento globale né di una capacità collettiva di raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi) o sanitario (crisi della COVID-19). La crisi sanitaria ha messo in luce la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di beni strategici in termini di sovranità e ha innescato un interventismo europeo senza precedenti storici (piano per la ripresa di 750 miliardi di EUR), che a sua volta fa seguito alla profonda trasformazione delle ambizioni della politica ambientale europea, che si è prefissa, con il Green Deal europeo, un obiettivo di neutralità in termini di emissioni di carbonio entro il 2050 e di riduzione del 90 % delle emissioni di gas a effetto serra nel settore dei trasporti. |
|
2.4. |
Il CESE prende atto del documento di lavoro dei servizi della Commissione del 2016 che valuta l’attuazione della tabella di marcia (3), secondo cui, per quanto riguarda gli obiettivi fissati nel Libro bianco, il tempo trascorso dalla sua adozione è nella maggior parte dei casi ancora troppo breve per valutare adeguatamente i progressi compiuti. La valutazione sottolinea che si stanno compiendo degli sforzi per migliorare gli indicatori pertinenti e fa riferimento alle aspettative delle parti interessate per quanto riguarda una maggiore attenzione all’attuazione, investimenti più consistenti nelle infrastrutture di trasporto, una migliore considerazione delle esigenze degli utenti e dei lavoratori dei trasporti, un rafforzamento dello spazio unico europeo dei trasporti e degli sviluppi tecnologici. |
|
2.5. |
Il presente parere, sebbene intenda limitarsi ai temi affrontati nel documento di valutazione, non può ignorare completamente gli sviluppi in atto nel contesto globale. Per questo motivo i lettori del parere sono incoraggiati a interrogarsi, per ogni punto, sugli impatti potenziali, prevedibili o immaginabili a breve, medio e lungo termine di questi eventi, rispetto ai quali non abbiamo ancora la distanza necessaria. |
|
2.6. |
Il CESE conferma la propria posizione, espressa nel parere in merito alla tabella di marcia, sull’importanza di coinvolgere la società civile nell’attuazione e nella valutazione di tale tabella. Nel 2015 il CESE ha adottato un parere sui progressi e le sfide della tabella di marcia su richiesta del Parlamento europeo, che nel settembre 2015 ha adottato una risoluzione sull’attuazione della tabella. Nel documento di lavoro del 2016 erano stati presentati i pareri di diversi organi dell’UE, cosa che il CESE considera una buona prassi. |
3. Osservazioni generali
|
3.1. |
Il CESE accoglie con favore questa iniziativa di valutazione, che gli consente di esprimere il proprio punto di vista e, soprattutto, dovrebbe servire a stabilire un ordine di priorità in rapporto agli sviluppi, ai progressi e ai ritardi segnalati nel documento. Per il futuro, il CESE desidera essere regolarmente informato sullo stato di avanzamento delle strategie attuate, attraverso un lavoro di valutazione di questo tipo condotto a intervalli adeguati per ciascun progetto. Il CESE auspica che queste valutazioni, oltre naturalmente a fare il punto sui progressi e sui ritardi, ne indichino anche le ragioni principali, e illustrino altresì gli sviluppi e le iniziative internazionali che hanno o possono avere un impatto sulle tabelle di marcia iniziali. |
|
3.2. |
Nel parere dell’ottobre 2011 il CESE si rammaricava che l’elenco di misure proposte contenesse soltanto pochissime indicazioni temporali, e che la tabella di marcia non collegasse chiaramente le misure strategiche (da attuare entro il 2050) alle misure tattiche (che potevano essere adottate già allora). Nel parere si chiedeva, in particolare, che la tabella di marcia definisse un piano di lavoro più preciso per il periodo 2013-2020. Nel parere del 2015 il CESE proponeva di riconsiderare nel suo insieme il piano d’azione di cui all’allegato I della tabella di marcia dal punto di vista della sua fattibilità politica in quel momento. Non si può fare a meno di constatare che, nel 2018, venivano registrati progressi modesti nel conseguimento dei tre obiettivi specifici (emissioni di gas a effetto serra — obiettivo di riduzione del 60 % nel 2050 rispetto al 1990 e del 20 % entro il 2030 rispetto al 2008 —, dipendenza dalle energie fossili e limitazione della crescita della congestione). Le emissioni di gas a effetto serra superano del 32 % il livello del 1990 e hanno registrato un aumento nel periodo 2013-2018. Le energie fossili coprono ancora la maggior parte del fabbisogno energetico del settore dei trasporti. Sebbene negli ultimi anni la loro quota tenda a diminuire, il tasso di tale riduzione, strettamente legato all’attuazione delle normative ambientali dei vari paesi, è insufficiente. Per quanto riguarda gli indicatori di congestione, l’obiettivo — seppure non quantificato e dalla formulazione poco ambiziosa — non sembra essere stato raggiunto. Il CESE sottolinea tuttavia che le nuove modalità di organizzazione del lavoro generate dalla crisi sanitaria aprono nuove prospettive sistemiche. |
|
3.3. |
Nel parere del 2011 il CESE sosteneva la strategia della tabella di marcia, che consisteva in un maggiore ricorso a misure orientate al mercato. Nel parere del 2015 il CESE sottolineava la necessità di prestare attenzione, tra l’altro, agli aspetti di coesione del principio «chi inquina paga», come pure di prendere in considerazione i rischi di esclusione sociale e di assicurare la coerenza con tasse e oneri in generale. Tuttavia, per via del mancato rallentamento del riscaldamento globale, degli insegnamenti tratti dalla crisi sanitaria e della funzione importante che i poteri politici hanno svolto durante questa crisi e probabilmente svolgeranno in seguito, il CESE invita l’Europa e i poteri pubblici degli Stati membri ad assumere pienamente il ruolo che spetta loro nell’indirizzare le trasformazioni necessarie per un futuro sostenibile, in particolare accelerando i programmi di investimento. |
|
3.4. |
La maggior parte delle iniziative previste nel Libro bianco è destinata alla realizzazione di un sistema dei trasporti comodale all’interno di uno spazio unico europeo dei trasporti. Il CESE ribadisce il proprio sostegno alla comodalità. In tale contesto, il CESE richiama inoltre l’attenzione sulla necessità di attuare pienamente nella pratica l’apertura formale del mercato conseguita con il quarto pacchetto ferroviario, al fine di rendere il trasporto ferroviario un partner attraente in termini di multimodalità, tenendo conto anche delle questioni ambientali e sociali. |
|
3.5. |
Nel 2011 e nel 2015 il CESE sottolineava la mancanza di realismo quanto alla maniera in cui realizzare gli obiettivi volti a rendere i sistemi di trasporto più ecologici e al relativo costo. A causa dei ritardi segnalati, della crisi sanitaria e delle sue conseguenze economiche, il CESE nutre forti preoccupazioni quanto alla capacità degli attori di finanziare le trasformazioni necessarie. |
|
3.6. |
L’obiettivo iniziale di una riduzione del 60 % delle emissioni di CO2 nel settore dei trasporti entro il 2050 era molto ambizioso, in particolare alla luce dei dati relativi alla fine del 2018 e delle prospettive della valutazione, le quali indicano che, in assenza di nuove politiche o di un rafforzamento delle misure già esistenti, tale obiettivo non sarà raggiunto. Il CESE auspica che il nuovo slancio impresso dal Green Deal europeo sia oggetto di una politica europea di ricerca e sviluppo commisurata alle sfide, come pure di una gestione e di un calendario di attuazione più rigorosi. |
|
3.7. |
Il CESE propone che l’accorciamento del calendario e la fissazione di obiettivi a medio termine non si limitino alle emissioni di CO2, ma includano obiettivi specifici e misurabili per la riduzione della dipendenza dal petrolio, delle emissioni acustiche e dell’inquinamento atmosferico. Il Comitato sottolinea che la transizione energetica non deve portare a un deterioramento delle condizioni di vita in alcuni territori d’Europa. La transizione deve essere giusta e tenere conto, senza rinnegare i propri obiettivi, delle caratteristiche specifiche a livello economico, sociale e territoriale. |
|
3.8. |
Nel solco dei suoi precedenti pareri (2011 e 2015), il CESE rammenta l’importanza dell’affermazione contenuta al paragrafo 18 della tabella di marcia, secondo cui «la riduzione della mobilità non è un’opzione praticabile». Per il CESE è importante ribadire che questa affermazione non deve essere interpretata come in contrasto con ogni eventuale misura volta a rendere i trasporti più efficienti sotto il profilo energetico e a ridurre le emissioni. Se è vero che l’Europa sta attraversando un periodo di venti contrari, questo non dovrebbe spingerci a cambiare rotta. Tra gli obiettivi della tabella di marcia, quelli relativi all’organizzazione del mercato interno europeo hanno fatto registrare notevoli progressi. Sarebbe estremamente dannoso se, nei prossimi anni, le aspettative sociali e ambientali delle varie iniziative europee passassero in secondo piano. |
|
3.9. |
La tabella di marcia riconosce la necessità di rafforzare la competitività dei modi alternativi al trasporto stradale. Il Comitato continua ad appoggiare questo obiettivo, a condizione che esso venga realizzato promuovendo una maggiore capacità e qualità dei trasporti su rotaia, per vie navigabili interne e per vie marittime a corto raggio, nonché servizi intermodali efficienti, e non ostacolando lo sviluppo di servizi stradali sostenibili ed efficienti all’interno dell’UE. |
|
3.10. |
Il CESE accoglie con favore i progressi compiuti in campo sociale (creazione dell’Autorità europea del lavoro, recepimento nel diritto europeo della convenzione sul lavoro marittimo dell’OIL, attuazione delle misure di vigilanza previste dal pacchetto sui trasporti stradali del dicembre 2011 ecc.). Tuttavia, continua ad essere preoccupato per le tensioni derivanti dalle divergenze in termini di livelli di protezione sociale e di retribuzione nel mercato del trasporto di merci su strada, nonché per il carattere non dignitoso di certe condizioni di lavoro. Proprio come aveva già fatto nel 2011 e nel 2015, il CESE raccomanda di rafforzare la sicurezza stradale, le norme sociali e le risorse umane e finanziarie destinate a monitorare il rispetto dei testi normativi e della legislazione. Infine, il CESE auspica altresì che la Commissione affronti la questione dei «dipendenti-lavoratori» delle piattaforme di consegna a domicilio. Come già nel parere TEN/697 (4), il Comitato esorta a promuovere il lavoro dipendente e a lottare contro il dumping sociale. |
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3.11. |
Nei precedenti pareri (2011 e 2015), il CESE aveva espresso forti riserve sull’adeguatezza dell’obiettivo specifico di trasferimento modale contenuto nella tabella di marcia, secondo cui, sulle percorrenze superiori a 300 km, il 30 % del trasporto di merci su strada avrebbe dovuto essere trasferito verso altri modi, quali la ferrovia o le vie navigabili, entro il 2030, ed entro il 2050 questa percentuale avrebbe dovuto superare il 50 %. Gli elementi della valutazione mostrano chiaramente che, ad oggi, non si sono verificati cambiamenti nella distribuzione dei modi di trasporto. A questo proposito, il CESE concorda con quanto affermato nella risoluzione del Parlamento europeo del 2015 sull’attuazione della tabella di marcia, secondo cui la politica di trasferimento modale non ha dato finora risultati soddisfacenti ed è quindi necessario migliorare la sostenibilità di tutti i modi di trasporto e cercare soluzioni di comodalità. Il Green Deal europeo e il suo obiettivo di ridurre del 90 % le emissioni di gas a effetto serra dei trasporti entro il 2050 rimescolano le carte, senza peraltro dare risposta agli interrogativi di ordine pratico sollevati da questa nuova ambizione. |
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3.12. |
Il CESE ribadisce le proprie preoccupazioni in merito alla competitività dell’Europa e delle sue imprese, ed è fermamente convinto che siano preferibili misure di portata mondiale. Le misure a livello regionale o continentale — come quelle relative ai diritti dei consumatori europei, agli standard sociali e alla sostenibilità — dovrebbero applicarsi anche alle imprese di trasporto provenienti da paesi terzi che operano da, verso e nel mercato interno, in modo da creare condizioni di parità a livello mondiale ed evitare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e la perdita di posti di lavoro. |
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3.13. |
Il CESE prende atto che, secondo l’opinione preponderante delle precedenti valutazioni, è troppo presto per valutare pienamente i risultati dell’attuazione della tabella di marcia. Il CESE non considera una giustificazione soddisfacente che, in ogni fase di valutazione della strategia, i criteri di valutazione disponibili sembrino insufficienti a fare il punto in modo credibile. In particolare, tale argomento appare inadeguato se si considera che le misure di attuazione sono in corso rispettivamente da cinque (2016) e nove (2020) anni. In questo contesto, il CESE fa riferimento alla raccomandazione, formulata nel suo parere del 2011, di definire un piano di lavoro più preciso per il periodo 2013-2020, in modo da semplificare la valutazione. |
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3.14. |
Sia la valutazione del 2016 che quella del 2020 attribuiscono notevole importanza alla piena realizzazione dello spazio unico europeo dei trasporti, e la valutazione del 2020 evidenzia in particolare che il mercato unico dell’UE è una forte spinta al cambiamento efficiente sotto il profilo dei costi, anche per quel che riguarda in particolare l’accettazione generalizzata dei cambiamenti tecnologici, e sottolinea l’importanza di questo aspetto per promuovere gli investimenti pubblici e privati in tale ambito. Alla luce di tale affermazione, il CESE ritiene sorprendente che nella strategia 2020 della Commissione per una mobilità sostenibile e intelligente non venga rivolta una maggiore attenzione al collegamento tra gli obiettivi di sostenibilità e digitalizzazione e il mercato unico, compresi gli aspetti sociali e relativi alla coesione. Per questo motivo, il CESE si rammarica che la valutazione del 2020 non sia stata conclusa prima di definire la nuova strategia. Ciò avrebbe consentito di mettere a profitto le conclusioni della valutazione al momento di definire la strategia. |
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3.15. |
Il CESE si rammarica che la valutazione non metta adeguatamente in luce i problemi e i ritardi nell’attuazione della TEN-T, in particolare dei corridoi della rete centrale. |
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3.16. |
Il CESE richiama l’attenzione sull’importanza di ottenere il sostegno della società civile e delle parti interessate, anche attraverso un dialogo partecipativo, come suggerito nel proprio parere del 2012. Un’ampia comprensione e accettazione degli obiettivi strategici sarà estremamente utile per conseguire i risultati attesi. |
4. Osservazioni particolari
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4.1. |
Il CESE continua a sostenere il programma delle reti transeuropee di trasporto. Nel contesto del Green Deal, il CESE ha chiesto, chiede e chiederà politiche di investimento in infrastrutture moderne e adeguate alle sfide future (5). Il CESE continua a sostenere il programma delle reti transeuropee di trasporto. Inoltre, il Comitato raccomanda di dare la priorità ai collegamenti diretti tra gli hub aeroportuali e la rete ferroviaria ad alta velocità, la cui esistenza deve essere una condizione preliminare di ogni discussione relativa a un eventuale divieto dei voli a corto raggio. |
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4.2. |
Il CESE ribadisce il proprio sostegno alla creazione e all’attuazione di un Cielo unico europeo. Facendo seguito al proprio parere TEN/697 e alla luce della crisi in atto, il Comitato invita gli Stati membri e tutte le parti interessate del settore del trasporto aereo a facilitare la piena e rapida realizzazione degli ambiziosi obiettivi dell’UE in materia di sicurezza, redditività, capacità e sostenibilità del settore del trasporto aereo europeo. |
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4.3. |
Nell’ambito della sua politica dei trasporti rivolta alle ferrovie, finora la Commissione si è concentrata principalmente sulla concorrenza nel settore ferroviario piuttosto che perseguire in modo coerente gli obiettivi di politica ambientale stabiliti nel Libro bianco sui trasporti. Il CESE sottolinea che i sistemi ferroviari integrati possono garantire una ripartizione equa allo stesso modo di quelli non integrati. La separazione tra gestore dell’infrastruttura e operatore ferroviario ha avuto conseguenze diverse nei vari Stati membri, a seconda dello stato dell’infrastruttura, della qualità e delle dimensioni del parco materiale rotabile, nonché del modello di separazione applicato. La competitività dei nuovi vettori privati si basa spesso su condizioni di lavoro al ribasso. Il «modello unico» nel settore ferroviario è insoddisfacente: occorre quindi tenere conto delle specificità geografiche, della portata del modello, del tracciato delle linee, nonché delle modalità di esercizio del trasporto di merci e di passeggeri. |
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4.4. |
Gli importi significativi che dovrebbero essere investiti ai fini non solo del conseguimento della neutralità in termini di emissioni di carbonio entro il 2050, ma anche della riduzione di almeno il 50 % dei gas a effetto serra entro il 2030, rischiano con tutta probabilità di sconvolgere il settore dei trasporti. Il CESE chiede la creazione di un «Fondo per una transizione giusta nel settore dei trasporti» per offrire un accompagnamento specifico ai lavoratori e alle imprese del settore, che non sono solo soggetti di grandi dimensioni. |
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4.5. |
Dal 2011 sono stati compiuti dei progressi sul piano sociale, in particolare con l’attuazione della convenzione dell’OIL sul lavoro marittimo del 2006. Tuttavia, tali norme minime non possono garantire ai lavoratori interessati condizioni di lavoro all’altezza del progetto europeo. A seguito dell’abbandono del progetto di bandiera europea, il CESE auspica che la Commissione europea continui ad adoperarsi per armonizzare le norme sociali relative al traffico intra-UE, tenendo conto nel contempo della necessità di garantire pari condizioni di concorrenza a livello internazionale in questo settore. |
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4.6. |
Per quanto riguarda la creazione di un registro e di una bandiera europei, il CESE osserva che la valutazione non indica le molteplici e complesse ragioni che non hanno permesso di raggiungere questo obiettivo. |
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4.7. |
Per quanto riguarda la «strategia europea per la ricerca, l’innovazione e le applicazioni nel settore dei trasporti», i nuovi obiettivi del Green Deal europeo richiedono modalità efficaci per mobilitare le risorse e un più stretto collegamento tra le varie parti interessate del settore. |
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4.8. |
Il CESE rammenta il testo del proprio parere del 2011 sugli aspetti sociali della politica dei trasporti dell’UE, nel quale raccomandava di «incoraggiare le donne e i giovani a cogliere le opportunità di lavoro nel settore dei trasporti grazie a interventi che migliorino la qualità dell’occupazione in tutti i modi di trasporto, le condizioni di lavoro, la formazione e l’apprendimento permanente, le opportunità di carriera nonché la salute e la sicurezza dei lavoratori e degli utenti, e contribuiscano a un maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata» (6). |
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4.9. |
Il CESE ribadisce la necessità di creare un osservatorio delle questioni sociali, dell’occupazione e della formazione per il settore dei trasporti. È necessario introdurre incentivi a sostegno dell’adozione di norme di qualità nell’intero settore dei trasporti. |
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4.10. |
Nel parere del 2011 il CESE aveva sottolineato che «in generale, la dimensione sociale della tabella di marcia appare debole». Il CESE formula la stessa osservazione per quanto riguarda il documento di valutazione. Dal punto di vista del CESE, la necessità di una valutazione sociale, da collegare alla richiesta di istituire l’osservatorio delle questioni sociali di cui al punto precedente, rappresenta una priorità. I cambiamenti richiesti al settore e il ritmo con cui si prevede che avvengano metteranno necessariamente sotto pressione le organizzazioni e le persone che le fanno vivere. |
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4.11. |
La crisi sanitaria e lo sviluppo delle vendite online con consegna a domicilio o vicino casa hanno portano ad un incremento del trasporto «individualizzato» di merci, in particolare nelle aree urbane. Questa accelerazione delle suddette modalità di distribuzione è un fattore di congestione e inquinamento nell’ambiente urbano, e solleva la questione dell’«ultimo miglio» in materia di energia. Le notevoli sfide poste da questo tipo di consumo spingono verso l’attuazione ancora più rapida di misure volte a ridurre le emissioni di CO2, soprattutto in un ambiente densamente popolato. |
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4.12. |
Il CESE prende atto dei progressi compiuti nel parco veicoli elettrici, come pure delle forti divergenze che si riscontrano in questo settore nei vari paesi dell’UE. Questi progressi, che sono essenzialmente il frutto della legislazione di ciascuno Stato membro, necessitano di infrastrutture e rimandano a questioni di normazione. Nel suo parere in merito (7), il Comitato si era già espresso senza riserve a favore delle misure volte a favorire una più ampia diffusione dei veicoli elettrici. Accoglie con favore, pur se con cautela, il ricorso ad energie decarbonizzate. |
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4.13. |
Il CESE osserva che il Libro bianco si concentra sull’innovazione tecnologica e trascura altri aspetti importanti delle politiche di mobilità sostenibile che possono anche essere innovativi (ad esempio, misure non vincolanti e innovazione sociale, come nuovi approcci di pianificazione, partecipazione dei cittadini, metodi innovativi di sensibilizzazione ecc.). È pertanto necessario pervenire ad una definizione più ampia del concetto di innovazione. |
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4.14. |
Sebbene il settore del trasporto non motorizzato sia stato riconosciuto nel 2011, esso non viene ancora promosso con la necessaria attenzione e coerenza. Molte città investono in infrastrutture per gli spostamenti a piedi e in bicicletta (ad esempio nell’ambito dei programmi FESR). Tuttavia, ad oggi, l’Unione europea non dispone né di una strategia né di capacità amministrative e gestionali per trattare questa tipologia di trasporto in modo globale, intersettoriale e integrato. Il CESE rimanda al proprio parere sui notevoli benefici per la salute che possono derivare dal ricorso a modi di trasporto attivi come gli spostamenti in bicicletta e a piedi in Europa, nel quale propone con convinzione delle «piccole azioni» per dare libero corso al potenziale di questo tipo di spostamenti in termini di benefici per la salute e accessibilità per i cittadini europei. Il CESE suggerisce pertanto di elaborare una strategia dell’UE per i trasporti non motorizzati, che darebbe luogo ad azioni concrete dell’UE in termini di pianificazione strategica, progettazione e investimenti negli spostamenti in bicicletta e a piedi. |
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4.15. |
Per quanto riguarda i piani di mobilità urbana, dalla pubblicazione nel 2013 degli orientamenti relativi al piano di mobilità urbana sostenibile (PMUS) la Commissione ha finanziato centinaia di città di tutta Europa con fondi europei (ad esempio, tramite l’iniziativa Civitas) per garantire lo sviluppo equilibrato e integrato di modi di trasporto urbano sostenibili. Le conseguenze impressionanti e prolifiche dell’adozione dei PMUS in Europa ne sono la dimostrazione. È importante notare che in tale ambito va adottato un approccio partecipativo incentrato sulle esigenze di coloro che sono al centro del processo. La pianificazione globale e sostenibile della mobilità urbana ha dimostrato di poter diventare uno strumento efficace per affrontare le sfide in materia di clima, energia e ambiente. Il CESE desidera incoraggiare un’iniziativa europea che appare necessaria per istituire, negli Stati membri, dei quadri nazionali per l’elaborazione e l’attuazione di piani di mobilità urbana sostenibile, che costituiscono i principali strumenti strategici per la pianificazione della mobilità urbana. |
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4.16. |
Per quanto riguarda la comunicazione e il trasferimento di conoscenze sulla mobilità urbana, il CESE prende atto dell’eccellente lavoro svolto con la creazione, nel 2014, del portale ELTIS quale osservatorio della mobilità urbana, che contribuisce alla visibilità degli sviluppi e delle migliori pratiche. |
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4.17. |
Le misure relative ai pedaggi stradali e ai sistemi di controllo dell’accesso dei veicoli alle zone urbane ancora non godono di un’ampia accettazione in Europa. Il Libro bianco indica che i costi della congestione aumenteranno di circa il 50 % entro il 2050 e che è necessario valutare i sistemi di pedaggio stradale esistenti, prevedendo degli incentivi per gli Stati membri che lanciano progetti pilota per attuare sistemi conformi a tali orientamenti. La promozione e l’incentivazione dei trasporti pubblici e della mobilità non motorizzata potrebbero costituire una soluzione. |
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4.18. |
Il Libro bianco prevedeva lo sviluppo crescente di combustibili alternativi (come la propulsione elettrica o l’idrogeno) quale contributo all’ecologizzazione dei trasporti. Sebbene la produzione di combustibili alternativi abbia registrato dei miglioramenti e sia aumentata nell’ultimo decennio, nel 2018 solo il 33 % dell’elettricità europea proveniva da fonti energetiche rinnovabili. Il CESE ritiene pertanto che le emissioni dei veicoli e la loro impronta di carbonio debbano essere misurate durante l’intero ciclo di vita. Inoltre, la sostituzione dei motori a combustione interna con veicoli elettrici non modificherà in alcun modo i modelli di congestione del traffico nelle nostre città. |
Bruxelles, 9 giugno 2021
La presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG
(1) GU C 286 del 16.7.2021, pag. 158.
(2) GU c 24 del 28.1.2012, pag. 146.
(3) SWD(2016) 226.
(4) GU C 14 del 15.1.2020, pag. 112.
(5) Parere del CESE sul tema Sviluppo sostenibile della politica dei trasporti dell’UE e pianificazione della rete transeuropea dei trasporti (TEN-T) (parere esplorativo) (GU C 248 del 25.8.2011, pag. 31) (TEN/446).
(6) Parere del CESE sul tema L’impatto delle politiche dell’UE sulle opportunità di occupazione, le esigenze di formazione e le condizioni di lavoro dei lavoratori del settore dei trasporti (parere esplorativo) (GU C 248 del 25.8.2011, pag. 22) (CESE 1006/2011).
(7) Parere del CESE sul tema Verso una più ampia diffusione dei veicoli elettrici (parere esplorativo) (GU C 44 dell'11.2.2011, pag. 47) (CESE 989/2010).
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24.8.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 341/106 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce misure di gestione, conservazione e controllo applicabili nella zona di competenza della Commissione per il tonno dell’Oceano Indiano (IOTC) e che modifica i regolamenti (CE) n. 1936/2001, (CE) n. 1984/2003 e (CE) n. 520/2007 del Consiglio»
[COM(2021) 113 final — 2021/0058 (COD)]
(2021/C 341/15)
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Consultazione |
Parlamento europeo, 24.3.2021 Consiglio, 31.3.2021 |
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Base giuridica |
Articoli 43, paragrafo 2, e 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea |
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Sezione competente |
Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente |
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Adozione in sessione plenaria |
9.6.2021 |
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Sessione plenaria n. |
561 |
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Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
187/0/2 |
Avendo concluso che il contenuto della proposta è pienamente soddisfacente e non richiede alcun commento da parte sua, il Comitato, nel corso della 561a sessione plenaria dei giorni 9 e 10 giugno 2021 (seduta del 9 giugno), ha deciso di esprimere parere favorevole al testo proposto con 187 voti favorevoli, 0 voti contrari e 2 astensioni.
Bruxelles, 9 giugno 2021
La presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG
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24.8.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 341/107 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2017/625 per quanto riguarda i controlli ufficiali su animali e prodotti di origine animale esportati dai paesi terzi nell’Unione per garantire il rispetto del divieto di taluni usi degli antimicrobici
[COM(2021) 108 final — 2021/0055 (COD)]
(2021/C 341/16)
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Consultazione |
Parlamento europeo, 11.3.2021 Consiglio, 17.3.2021 |
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Base giuridica |
Articoli 43, paragrafo 2, 114, 168, paragrafo 4, lettera b), e 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea |
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Sezione competente |
Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente |
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Adozione in sessione plenaria |
9.6.2021 |
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Sessione plenaria n. |
561 |
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Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
212/0/4 |
Avendo concluso che il contenuto della proposta è pienamente soddisfacente e non richiede alcun commento da parte sua, il Comitato, nel corso della 561a sessione plenaria dei giorni 9 e 10 giugno 2021 (seduta del 9 giugno), ha deciso di esprimere parere favorevole al testo proposto con 212 voti favorevoli, 0 voti contrari e 4 astensioni.
Bruxelles, 9 giugno 2021
La presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG
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24.8.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 341/108 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce misure di conservazione e di gestione applicabili nella zona della convenzione per la pesca nel Pacifico centro-occidentale e che modifica il regolamento (CE) n. 520/2007 del Consiglio
[COM(2021) 198 final — 2021/0103 (COD)]
(2021/C 341/17)
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Consultazione |
Parlamento europeo, 26.4.2021 Consiglio, 6.5.2021 |
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Base giuridica |
Articoli 43, paragrafo 2, e 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea |
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Sezione competente |
Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente |
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Adozione in sessione plenaria |
9.6.2021 |
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Sessione plenaria n. |
561 |
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Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
221/0/7 |
Avendo concluso che il contenuto della proposta è pienamente soddisfacente e non richiede alcun commento da parte sua, il Comitato, nel corso della 561a sessione plenaria dei giorni 9 e 10 giugno 2021 (seduta del 9 giugno), ha deciso di esprimere parere favorevole al testo proposto con 221 voti favorevoli, 0 voti contrari e 7 astensioni.
Bruxelles, 9 giugno 2021
La presidente del Comitato economico e sociale europeo
Christa SCHWENG