ISSN 1977-0944 |
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Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 106 |
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Edizione in lingua italiana |
Comunicazioni e informazioni |
64° anno |
Sommario |
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I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri |
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RISOLUZIONI |
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Comitato delle regioni |
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142a sessione plenaria del CdR (Interactio, a distanza), 3.2.2021 – 5.2.2021 |
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2021/C 106/01 |
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PARERI |
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Comitato delle regioni |
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142a sessione plenaria del CdR (Interactio, a distanza), 3.2.2021 – 5.2.2021 |
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2021/C 106/02 |
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2021/C 106/03 |
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2021/C 106/04 |
Parere del Comitato europeo delle regioni — I servizi pubblici transfrontalieri in Europa |
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2021/C 106/05 |
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2021/C 106/06 |
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2021/C 106/07 |
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2021/C 106/08 |
Parere del Comitato europeo delle regioni sul tema Il rilancio dei settori culturali e creativi |
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III Atti preparatori |
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Comitato delle regioni |
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142a sessione plenaria del CdR (Interactio, a distanza), 3.2.2021 – 5.2.2021 |
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2021/C 106/09 |
Parere del Comitato europeo delle regioni — Ottavo programma di azione per l’ambiente |
IT |
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I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri
RISOLUZIONI
Comitato delle regioni
142a sessione plenaria del CdR (Interactio, a distanza), 3.2.2021 – 5.2.2021
26.3.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 106/1 |
Risoluzione del Comitato europeo delle regioni sulla campagna di vaccinazione contro la pandemia di COVID-19
(2021/C 106/01)
IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI (CdR)
1. |
sostiene la strategia dell’UE sui vaccini quale espressione di solidarietà, unità ed efficienza, nonché quale processo basato sui principi della parità di accesso ai vaccini per tutti i cittadini dell’UE, dell’accessibilità economica e della sicurezza; respinge il «nazionalismo dei vaccini», che è contrario a tali principi; |
2. |
accoglie con favore i progressi decisivi compiuti nella ricerca e nell’innovazione scientifica che, grazie alla collaborazione su scala mondiale, hanno permesso di realizzare vaccini sicuri ed efficaci in tempi record; ritiene che la vaccinazione costituisca un fattore di svolta che ci consentirà di iniziare a emergere dalle fasi peggiori della pandemia e dai suoi drammatici effetti sulla vita sociale ed economica e sulla salute mentale nell’UE. Tuttavia, la vaccinazione da sola non è sufficiente, e il numero dei contagi deve diminuire rapidamente prima dell’arrivo di nuove varianti, per le quali l’efficacia dei vaccini attuali non è ancora dimostrata; |
3. |
chiede che il processo di autorizzazione dei vaccini contro la COVID-19 e quello di negoziazione dell’accesso agli stessi siano trasparenti, e auspica che l’acquisto — attuale e futuro — delle dosi di vaccino continui ad essere adeguatamente coordinato e comunicato a livello dell’UE; esorta gli Stati membri a evitare di trattare i vaccini nello stesso modo in cui hanno affrontato l’inizio della pandemia, quando alcuni di essi hanno mostrato mancanza di solidarietà, provocando la conseguente carenza di dispositivi di protezione, mascherine e ventilatori; |
4. |
sostiene le campagne di vaccinazione dell’UE, dell’Organizzazione mondiale della sanità e degli Stati membri e chiede di aumentare la produzione e la distribuzione dei vaccini, di accelerare la vaccinazione della popolazione e di fornire maggiori informazioni affinché i cittadini dell’UE possano ricevere quanto prima un appuntamento per la vaccinazione seguendo una procedura semplice e razionalizzata, indipendentemente dalla loro ubicazione geografica; |
5. |
rileva con preoccupazione la persistenza del virus responsabile della COVID-19 nonché le difficoltà incontrate a livello mondiale ed europeo per tenere sotto controllo la pandemia e uscire dal circolo di misure restrittive; è inoltre preoccupato per l’attuale produzione e diffusione di vaccini in tutta l’UE, dal momento che alcuni produttori di vaccini stanno riducendo notevolmente la fornitura, costringendo in tal modo le autorità nazionali a rivedere i loro piani vaccinali. Ritiene pertanto essenziale che le istituzioni europee adottino le misure opportune per assicurare che i produttori di vaccini rispettino i contratti sottoscritti; |
6. |
sottolinea che molti enti locali e regionali hanno competenze in materia sanitaria e sono pronti a sostenere la distribuzione dei vaccini, in particolare in termini logistici, e a partecipare a campagne e attività di sensibilizzazione volte ad accrescere la fiducia e l’accettazione da parte dei cittadini e ad accelerare il processo di vaccinazione; esorta pertanto gli Stati membri a coinvolgere attivamente gli enti locali e regionali nelle loro campagne e nella rapida attuazione delle loro strategie vaccinali; |
7. |
esprime preoccupazione per il fatto che, essendo necessario vaccinare il 70 % della popolazione per porre termine alla pandemia, meno della metà della popolazione europea è disposta a essere vaccinata nel 2021, quasi un terzo della popolazione di sette Stati membri è assolutamente contrario alla vaccinazione e quasi due terzi degli europei ritiene che i vaccini siano stati prodotti troppo rapidamente (1); |
8. |
ritiene essenziale rassicurare i cittadini sulla sicurezza della tecnologia utilizzata e sul fatto che la rapidità della produzione dei vaccini è dovuta al ricorso, nel loro sviluppo, a risorse finanziarie e umane superiori alla media, e reputa che i leader subnazionali siano nella posizione ideale per contribuire a trasmettere questo messaggio di fiducia; |
9. |
mette in guardia contro gli effetti delle notizie false e della disinformazione, che potrebbero ostacolare le prospettive di una vaccinazione di massa tempestiva, e chiede una maggiore sensibilizzazione circa la possibilità di truffe nel quadro della campagna vaccinale; ritiene che il coinvolgimento degli enti locali e regionali potrebbe contribuire in modo significativo a contrastare la disinformazione e l’incertezza in merito alla vaccinazione; |
10. |
chiede un quadro operativo europeo che consenta di monitorare l’adozione e la distribuzione dei vaccini regione per regione, migliorando in tal modo la trasparenza e il coordinamento e contribuendo a individuare eventuali lacune; ritiene che i cittadini dovrebbero essere pienamente informati in merito alle autorizzazioni, alla disponibilità e alla distribuzione dei vaccini contro la COVID-19; |
11. |
offre il proprio aiuto e quello dei suoi membri alla Commissione europea e agli Stati membri per sostenere le campagne vaccinali mediante lo scambio di buone pratiche e la diffusione di informazioni; |
12. |
sostiene l’intenzione del Consiglio di creare un sistema standardizzato e interoperabile di prova di vaccinazione a fini medici, considerando che la documentazione della vaccinazione costituisce una necessità medica; |
13. |
insiste sul fatto che l’UE svolge un ruolo guida per facilitare l’accesso ai vaccini in tutto il mondo; |
14. |
chiede che le risposte dell’Unione europea, degli Stati membri, delle regioni e dei comuni alla pandemia di COVID-19 siano oggetto di una valutazione approfondita e che se ne traggano le pertinenti conclusioni sul piano medico, economico, sociale, amministrativo e delle competenze. |
Bruxelles, 5 febbraio 2021
Il presidente del Comitato europeo delle regioni
Apostolos TZITZIKOSTAS
(1) Indagine della Commissione europea (DG COMM.A3) Public Opinion on COVID-19 Vaccination in the EU (L'opinione pubblica sulla vaccinazione anti COVID-19 nell'UE), dicembre 2020.
PARERI
Comitato delle regioni
142a sessione plenaria del CdR (Interactio, a distanza), 3.2.2021 – 5.2.2021
26.3.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 106/3 |
Progetto di parere del Comitato europeo delle regioni sul tema «Agenda per le competenze per l’Europa per la competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza»
(2021/C 106/02)
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RACCOMANDAZIONI POLITICHE
IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI
Messaggi principali:
1. |
chiede che venga riconosciuto il ruolo cruciale che gli enti locali e regionali e gli Stati membri svolgono nelle principali politiche dell’UE, comprese quelle in materia di competenze, in quanto titolari delle infrastrutture pertinenti, beneficiari dei fondi dell’UE e del sostegno nazionale e regionale, e principali canali di accesso alle comunità locali e regionali. Deplora nel contempo il mancato riconoscimento di tale ruolo nell’attuale comunicazione della Commissione europea; |
2. |
segnala l’esigenza di informare i lavoratori dipendenti dei settori ad alta intensità di energia in merito alle sfide e alle opportunità generate dalla transizione digitale e verde e di accompagnarli di conseguenza; |
3. |
accoglie con interesse il varo del patto europeo che promuove un’azione congiunta volta a massimizzare l’impatto degli investimenti nell’aggiornamento delle competenze esistenti (competenze professionali) e nella formazione in nuove competenze (riqualificazione). Gli enti locali e regionali dovrebbero essere coinvolti in tale patto, ai fini della collaborazione e dell’assunzione di un chiaro impegno a favore della formazione di tutte le persone in età lavorativa in tutta l’Unione europea; |
4. |
osserva che le strategie territoriali regionali e i patti relativi al Green Deal dovrebbero fare riferimento alla politica per le competenze e agli investimenti di cui ha bisogno la regione. È inoltre necessario comprendere meglio le esigenze e le opportunità regionali in materia di competenze, analizzate in funzione di ciascun settore interessato, con particolare riguardo per le tecnologie a basso tenore di carbonio e la sostenibilità, ma in particolare la produzione automobilistica, l’edilizia, gli impianti tecnici per l’edilizia, le industrie creative e progettuali, i prodotti farmaceutici, le TIC e il settore alimentare; |
5. |
fa osservare che, nella maggior parte degli Stati membri, gli enti locali e regionali svolgono un ruolo importante nel finanziamento dell’istruzione e nello sviluppo di politiche connesse alle competenze. La Commissione dovrebbe adottare misure per creare legami diretti con gli enti locali e regionali interessati alla rapida approvazione di finanziamenti dell’UE sotto forma di progetti pilota, alla formulazione di strategie e piani d’azione locali e regionali e all’aumento dei finanziamenti per le nuove iniziative, in modo che le azioni possano essere realizzate, anche se a medio termine non esistono accordi di partenariato; |
6. |
constata che durante l’attuale pandemia la maggior parte dei sistemi di istruzione ha risposto in modo rapido e flessibile alle nuove sfide, e alcuni Stati membri hanno rapidamente intensificato la digitalizzazione dell’istruzione. Sebbene vi siano delle vere e proprie storie di successo nelle regioni, il Comitato delle regioni suggerisce di concentrarsi sui seguenti aspetti:
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7. |
ricorda che gli orientamenti della Commissione europea del 17 settembre scorso sull’attuazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza nel quadro dello strumento Next Generation EU includono tra le iniziative faro la formazione e riqualificazione professionale, nonché l’adattamento dei sistemi di istruzione per sostenere le competenze digitali e l’istruzione e la formazione professionale a tutte le età, il che implica una nuova prospettiva finanziaria per gli Stati membri, e quindi per gli enti regionali e locali. |
Raccomandazioni politiche
8. |
osserva che gli enti locali e regionali affrontano nuove sfide, in particolare a causa della pandemia di COVID-19. Tuttavia, ogni giorno emergono anche molte nuove iniziative, in risposta a queste sfide. La digitalizzazione dell’istruzione e delle imprese locali sono gli esempi più importanti. La Commissione dovrebbe valutare se istituire una piattaforma europea con una selezione di migliori pratiche, accessibile agli enti locali e regionali, per sostenere lo sviluppo di strategie e piani d’azione di adattamento e resilienza, ispirando così nuove iniziative locali e regionali. Ogni iniziativa di questo tipo sarebbe accolta favorevolmente e sostenuta dal Comitato delle regioni e dai suoi membri; |
9. |
fa notare che la formazione professionale e quella tecnologica necessitano della pratica e sono per lo più vincolate ai luoghi e alle strutture dell’istruzione, in misura assai maggiore rispetto alle competenze digitali e linguistiche e ad altre competenze trasversali. Dovremmo iniziare a individuare le migliori pratiche applicate in alcune regioni, che possano ispirare nuove iniziative in altre regioni; |
10. |
chiede alla Commissione di rivedere l’approccio illustrato nella comunicazione e di tenere conto del ruolo fondamentale degli enti locali e regionali nel sostegno e nello sviluppo delle infrastrutture connesse alle competenze nella maggior parte degli Stati membri. Questo perché gli enti locali e regionali hanno responsabilità chiave per la politica in materia di istruzione e formazione e svolgono un ruolo importante nelle politiche giovanili e per l’occupazione; |
11. |
rileva che i periodi di crisi, come quello dovuto alla pandemia di COVID-19, perturbano l’attività dei sistemi di istruzione e di formazione e sono spesso seguiti da un periodo caratterizzato da alti tassi di disoccupazione e incertezza economica. Allo stesso tempo, oltre ai cambiamenti nel mercato del lavoro derivanti dalla transizione verde e digitale, gli adulti scarsamente qualificati hanno bisogno di un sostegno urgente per entrare o rimanere nel mercato del lavoro (1). Alla luce di ciò, le iniziative proposte in materia di competenze e di istruzione e formazione professionale sono assolutamente necessarie al fine di garantire l’attuazione del 1o principio del pilastro europeo dei diritti sociali sul diritto a un’istruzione, a una formazione e a un apprendimento permanente di qualità e inclusivi; |
12. |
attende con interesse l’imminente approvazione della Dichiarazione di Osnabrück da parte dei ministri dell’istruzione dell’UE, rivolta a modernizzare l’istruzione e la formazione professionale europea ed a approfondire la cooperazione transfrontaliera nell’ambito di uno spazio europeo dell’istruzione (2), nonché come mezzo per rafforzare il carattere volontario della raccomandazione. Sottolinea a tal fine che gli enti locali e regionali devono essere pienamente coinvolti nell’elaborazione e nell’attuazione delle strategie nazionali in materia di politiche per l’apprendimento degli adulti; |
13. |
sottolinea, alla luce della crisi della Covid-19, la necessità di migliorare le soluzioni di formazione digitale e l’apprendimento a distanza anche per l’IFP, e di rafforzare il monitoraggio dei diplomati dell’IFP quando sia opportuno, senza creare oneri amministrativi superflui. Sottolinea inoltre la necessità di aumentare l’attrattiva dell’IFP e di garantire coerenza e sinergie tra il settore dell’IFP e il sistema di istruzione generale. Chiede inoltre una revisione del quadro europeo per apprendistati efficaci e di qualità, affinché siano garantiti apprendistati di alta qualità, diversificati e su misura; mette inoltre in rilievo l’importanza della parità di accesso e del diritto alla formazione per tutti i dipendenti; |
14. |
osserva che la situazione nell’UE è molto variegata e che ciò costituisce una delle principali difficoltà nella definizione e nell’attuazione di norme e pratiche nuove per l’istruzione e la formazione. Queste disparità regionali sono dovute al divario di competenze e allo squilibrio tra domanda e offerta di competenze nell’UE, e sono probabilmente destinate ad accentuarsi se le politiche locali e regionali non sono ben concepite e non sono finanziate di conseguenza. Il Comitato delle regioni ribadisce pertanto la sua richiesta di un’impostazione più marcatamente regionale nella valutazione dei progressi compiuti nell’attuazione della nuova agenda per le competenze e della politica per l’istruzione e la formazione professionale; |
15. |
ritiene che gli interventi debbano essere realizzati alla luce del contesto regionale e che un approccio universale non possa funzionare. Nelle politiche a livello locale e regionale è necessario adattare le soluzioni di conseguenza; |
16. |
fa presente che occorre affrontare la questione dell’accesso delle persone che si trovano in una situazione di esclusione o di vulnerabilità sociale a un’istruzione e a una formazione di qualità, onde garantire che non vi siano ostacoli alla parità di accesso in nessuno degli Stati membri; |
17. |
è favorevole a un’accelerazione dell’attuazione dello spazio europeo dell’istruzione per garantire un’istruzione di qualità elevata per tutti. L’UE dovrebbe incentivare, sostenere e integrare la cooperazione e gli scambi tra i sistemi di istruzione e i diversi piani di studio nel quadro della ripartizione delle competenze e nel rispetto del principio di sussidiarietà e del divieto di armonizzazione sulla base delle esigenze dei cittadini; |
18. |
sottolinea che vi è il rischio che la transizione verde e la pandemia si ripercuotano più duramente sulle minoranze, le donne, i bambini, le bambine, gli adolescenti, i giovani e le persone appartenenti a comunità svantaggiate, in particolare nelle regioni remote, scarsamente popolate o montane in cui la popolazione incontra maggiori ostacoli e difficoltà nell’accedere a una formazione e a un’istruzione di qualità; questi temi dovrebbero essere affrontati sulla base di fatti comprovati e tenendo conto delle specifiche esigenze di tali gruppi in tutte le regioni. Si propone pertanto di includere le persone con disabilità tra i gruppi particolarmente colpiti dai problemi descritti; |
19. |
data l’importanza delle nuove competenze STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), queste devono essere accessibili in tutte le regioni, a tutti i livelli di istruzione, nel rispetto dell’equilibrio di genere, mentre nella promozione della duplice transizione, la pertinenza di tali discipline per il futuro mercato del lavoro e le opportunità che offrono ai futuri lavoratori dipendenti, dovrebbero essere divulgate agli studenti delle classi ISCED 2 e 3 quando scelgono il loro percorso di carriera. L’obiettivo è quello di orientare la loro futura formazione e istruzione verso questi settori, in considerazione dei diritti linguistici e dell’accessibilità di queste nuove competenze per tutte le generazioni e tutti i gruppi; |
20. |
fa osservare che occorrerebbe dare priorità alle università pubbliche per stimolare le iniziative locali e regionali, e che si dovrebbero reperire investimenti pubblici e privati per promuovere le opportunità che scaturiscono dalle nuove competenze, mentre la ricerca locale e regionale in questo settore dovrebbe essere incentrata sull’acquisizione delle nuove competenze in tutte le regioni europee; |
21. |
evidenzia che la cooperazione europea sulle competenze e sulla formazione professionale dovrebbe essere calibrata sulla dimensione locale e regionale, essere destinata agli enti locali e regionali e mirare a stabilizzare l’accesso alle scuole e agli erogatori di formazione. Queste piattaforme non dovrebbero essere destinate unicamente agli Stati membri e ai soggetti già coinvolti; |
22. |
ritiene molto positivo che l’agenda per le competenze includa, nell’ambito della sua azione 7, la promozione delle opportunità imprenditoriali offerte dall’economia sociale, come ad esempio l’aiuto alle comunità locali, la conclusione di accordi ecologici locali e l’attivazione di gruppi vulnerabili. A questo proposito, raccomanda un maggiore coinvolgimento degli enti locali e regionali nella preparazione del piano d’azione per l’economia sociale annunciato dalla Commissione europea per il 2021; |
23. |
è dell’avviso che il programma per l’istruzione e la formazione Erasmus+ rivesta una grande importanza nell’acquisizione delle competenze interculturali e multilingue. Molti studenti e apprendisti, a causa della pandemia, potrebbero non avvalersi di questa opportunità. È dunque necessario trovare soluzioni adatte alle nuove circostanze per continuare a garantire la realizzazione degli obiettivi di Erasmus+, sostenendo al contempo — in un’ottica di inclusione sociale — gli studenti e apprendisti che finora non avevano goduto in ugual misura delle opportunità offerte da detto programma; |
24. |
considera la pandemia, il Green Deal e la digitalizzazione come i principali fattori di cambiamento nell’economia dell’Unione. I cambiamenti suscitano compiacimento, quando si tratta di risultati mirati per l’ambiente e per il futuro dello sviluppo economico europeo. I lavoratori dipendenti devono avere accesso a nuove competenze per la nuova era della crescita verde, al fine di rafforzare la resilienza, in linea con i settori emergenti e in crescita, in modo da poter affrontare eventuali squilibri tra domanda e offerta di competenze. I lavoratori dipendenti devono essere sostenuti sul luogo di lavoro mediante orientamenti mirati ed elaborati su misura, e coloro che cercano nuove opportunità di lavoro sono i più aperti all’apprendimento di nuove competenze; al tempo stesso le imprese andrebbero assistite nella consulenza formativa da fornire al loro personale; |
25. |
richiama l’attenzione sulla necessità di una massa critica in termini di finanziamenti e sostegno per la ripresa, rafforzamento della resilienza e nuove competenze connesse all’istruzione e alla formazione in tutte le regioni, compresa la formazione di insegnanti e formatori, in tutti i settori e a tutti i livelli di istruzione; alla luce di ciò ribadisce che il bilancio dei programmi dell’UE che investono direttamente nell’istruzione e nelle qualifiche, in particolare Erasmus+ e il FSE+, non dovrebbero subire tagli; |
26. |
fa osservare che nei contesti dell’istruzione e della formazione, in cui è in corso una rapida digitalizzazione, gli insegnanti, i formatori, gli studenti e gli alunni hanno bisogno di nuove competenze operative e basate sulle TIC, ma al tempo stesso di competenze comportamentali attinenti all’informazione e all’alfabetizzazione digitale e mediatica (3). Le regioni e le città devono elaborare prove basate sulle politiche locali e regionali del fatto che gli insegnanti e i formatori dispongono delle competenze necessarie e si sono adattati alla nuova situazione. In caso di strozzature e squilibri servono soluzioni mirate e coordinate nei programmi di formazione degli insegnanti, come pure il miglioramento continuo delle competenze degli insegnanti; |
27. |
condivide l’idea secondo cui, nel futuro programma Orizzonte Europa, dobbiamo vedere i risultati di un’attività di ricerca applicata e basata su dati concreti, relativa all’individuazione di nuove competenze, ai metodi di insegnamento nella forma digitalizzata online, all’offerta di un insieme di competenze di base a tutti, comprese le minoranze linguistiche, i gruppi etnici e i gruppi emarginati, nonché alla governance multilivello dei settori di intervento legati alle competenze, con la partecipazione attiva degli enti locali e regionali; |
28. |
ritiene che i partenariati locali e regionali costituiti da enti locali e regionali, gruppi di esperti, rappresentanti dei datori di lavoro ed erogatori di istruzione e formazione, possano portare a una migliore comprensione di come l’acquisizione di competenze integrata a livello regionale funzioni nel modo più efficace e rapido possibile. Tali partenariati possono fungere da motore del cambiamento locale e regionale in questo senso, costruendo conoscenze, comprensione e fiducia, nonché coinvolgendo tutti i diversi attori interessati. |
Bruxelles, 5 febbraio 2021
Il presidente del Comitato europeo delle regioni
Apostolos TZITZIKOSTAS
(1) Secondo il Cedefop, nel 2016 il 23 % delle persone di età compresa tra i 25 e i 64 anni nell’UE aveva un livello di istruzione modesto, ossia pari o inferiore all’istruzione secondaria inferiore (ISCED 2): https://www.cedefop.europa.eu/en/publications-and-resources/statistics-and-indicators/statistics-and-graphs/33-how-many-adults-have-low-level-education#:~:text=%202016%2C%2023.0%25%20of%20people,followed%20by%20Portugal%20(53.1%25)
(2) https://www.eu2020.de/eu2020-en/news/article/eu-education-ministers-karliczek-osnabrueck/2384182
(3) Note tecniche del Centro comune di ricerca, Tracciare una mappa delle competenze digitali: verso un’interpretazione concettuale, di Kirsti Ala-Mutka (https://www.researchgate.net/publication/340375234_Mapping_Digital_Competence_Towards_a_Conceptual_Understanding).
26.3.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 106/7 |
Parere del Comitato europeo delle regioni sul tema «Sostegno all'occupazione giovanile: un ponte verso il lavoro per la prossima generazione — Rafforzare la garanzia per i giovani»
(2021/C 106/03)
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RACCOMANDAZIONI POLITICHE
IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI
1. |
accoglie con favore la proposta di raccomandazione del Consiglio volta a rafforzare la garanzia per i giovani, che, sulla base degli insegnamenti ricavati successivamente all'adozione della garanzia, il 22 aprile 2013, introduce importanti miglioramenti allo strumento originario della garanzia per i giovani, quali una struttura nuova e più coerente articolata in quattro fasi distinte, una maggiore attenzione ai NEET (giovani che non hanno un lavoro, né seguono un percorso scolastico o formativo) di lungo periodo e il rafforzamento degli elementi inclusivi dello strumento. La proposta è particolarmente significativa nel contesto della crisi dovuta alla pandemia di COVID-19, che sta avendo un impatto sproporzionato proprio sui giovani; |
2. |
plaude alla proposta della Commissione europea di ampliare la platea di beneficiari della garanzia includendovi i giovani di età compresa tra i 25 e i 29 anni, così da raggiungerne un numero ancora maggiore. In questo modo la proposta risulta non solo più coerente con le norme di attuazione della garanzia in vigore nella maggior parte degli Stati membri ma anche più inclusiva, in quanto riconosce che durante la recessione economica causata dalla pandemia di COVID-19 la disoccupazione tra i giovani tra i 15 e i 29 anni continuerà ad aumentare drammaticamente e che questi giovani avranno bisogno di servizi di sostegno (1); sottolinea che dopo il ricevimento di un'offerta, o dopo che siano trascorsi i quattro mesi entro i quali ricevere l'offerta, i giovani dovrebbero continuare a beneficiare del sostegno, in modo da garantire che la loro motivazione, le loro competenze e le loro abilità possano essere costantemente rafforzate, in particolare nel caso dei giovani più vulnerabili che potrebbero necessitare di un sostegno più a lungo termine per un loro riuscito inserimento nel mercato del lavoro; |
3. |
sottolinea il ruolo importante degli enti locali e regionali nei settori dell'occupazione, della formazione, delle politiche dell'istruzione e della gioventù, e raccomanda che ai partenariati previsti in tutte le fasi della garanzia per i giovani siano associati anche tali enti territoriali. Ciò vale in particolare per la fase di mappatura e per quella di coinvolgimento, in cui gli enti locali e regionali potrebbero fungere da ponte tra i diversi soggetti interessati come le parti sociali, gli istituti di istruzione, le organizzazioni giovanili, i servizi pubblici per l'impiego e il settore imprenditoriale locale e regionale; |
4. |
accoglie con favore il suggerimento della Commissione secondo cui gli enti locali e regionali dovrebbero agire da catalizzatori per gli apprendistati nel contesto imprenditoriale dei territori; in tal modo la Commissione riconosce il ruolo cruciale che questi enti svolgono nel promuovere lo sviluppo economico grazie ai partenariati e tiene conto delle precedenti posizioni del Comitato delle regioni su questo tema (2). Gli apprendistati dovrebbero essere incoraggiati quale importante strumento nella lotta alla disoccupazione giovanile poiché permettono di combinare competenze intellettuali e tecniche ed esperienza professionale. È quindi importante migliorare l'offerta di apprendistati e la loro qualità allo scopo di incidere specialmente sulla formazione digitale; |
5. |
gli enti locali svolgono un ruolo importante nel far conoscere meglio la garanzia per i giovani a questi ultimi e nell'impegnarsi a coinvolgere i destinatari del programma, ad esempio garantendone la visibilità all'interno dei servizi pubblici per l'impiego e attuando un approccio di partenariato con tutti i pertinenti soggetti interessati che lavorano con i giovani; |
6. |
sottolinea l'importanza dei servizi sociali, sanitari, occupazionali e di quelli per i giovani degli enti locali e regionali nell'ambito dei sistemi di allarme rapido e ne mette in risalto le capacità di tracciamento per individuare coloro che rischiano di diventare NEET, contribuendo nel contempo a prevenire l'abbandono dell'istruzione e della formazione specialmente nelle regioni dell'UE dove i tassi di abbandono scolastico sono più elevati; |
7. |
si compiace dell'accento posto dalla Commissione sulle misure di coinvolgimento, in particolare in relazione ai NEET di lungo periodo, ma sottolinea l'importanza di raccomandare il ricorso a tecnologie utilizzate dagli stessi giovani, come anche l'importanza di disporre di obiettivi misurabili, così da incoraggiare i prestatori di servizi nell'ambito della garanzia per i giovani a rafforzare l'efficacia e l'efficienza delle loro strategie di coinvolgimento. Ritiene inoltre che i giovani che beneficiano della garanzia debbano essere sensibilizzati al fatto che si tratta di un'iniziativa europea, cosa di cui molti degli attuali beneficiari non sono a conoscenza; |
8. |
approva l'idea di promuovere competenze pertinenti per il mercato del lavoro e concorda con l'accento posto sulle competenze digitali, sulle competenze gestionali, sull'imprenditorialità e sull'autonomia e su competenze pertinenti nell'ambito della transizione verde; insiste tuttavia sulla necessità di promuovere le competenze linguistiche in quanto prioritarie in modo da aumentare le opportunità di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, soprattutto nei territori in cui le competenze linguistiche hanno una particolare importanza (ad es. le regioni frontaliere e quelle con un'economia orientata al turismo), e si rammarica che questo elemento non figuri nella nuova proposta; |
9. |
ritiene essenziale definire criteri vincolanti chiari e precisi relativi alla qualità delle offerte di occupazione, di istruzione, di formazione e di apprendistato messe a disposizione dalla garanzia per i giovani. Questi criteri potrebbero essere stabiliti valutando il grado di corrispondenza tra l'offerta in questione e il profilo del partecipante al programma, garantendo che l'offerta rispetti i diritti sociali e del lavoro del giovane e consenta un inserimento duraturo del beneficiario nel mercato del lavoro nonché includendo la qualità delle offerte tra le informazioni previste nelle procedure di monitoraggio e di raccolta dati della garanzia per i giovani (3); |
10. |
sottolinea l'importanza di promuovere, attraverso la garanzia per i giovani rafforzata, la mobilità dei lavoratori tra gli Stati membri e tra le regioni, dato il ruolo rilevante che svolgono i flussi migratori nel creare opportunità nel mercato del lavoro; deplora pertanto che la disposizione sulla mobilità inclusa nell'attuale versione della garanzia per i giovani non sia stata mantenuta nella nuova proposta, sebbene molti paesi abbiano integrato la garanzia con programmi di mobilità regionali o internazionali, e raccomanda inoltre di collegare la garanzia per i giovani a tirocini di qualità e all'iniziativa del corpo europeo di solidarietà; |
11. |
concorda con l'idea che nella fase di mappatura si debba prestare particolare attenzione alle specificità dei mercati del lavoro regionali e alle difficoltà che incontrano i giovani che vivono in zone rurali, remote, ultraperiferiche o in aree urbane svantaggiate, e anche in regioni meno sviluppate o in comunità di minoranze linguistiche. Questo approccio dovrebbe però prevedere anche misure di sostegno ad hoc nel quadro della garanzia per i giovani rafforzata, in modo tale che i giovani che vivono in queste regioni possano avere accesso alle stesse opportunità e agli stessi servizi degli abitanti di qualsiasi altra regione; |
12. |
raccomanda di promuovere il dialogo sociale a livello regionale e locale allo scopo di ottenere migliori risultati per i giovani disoccupati, favorendo così una crescita economica più inclusiva, soprattutto nelle zone remote e isolate, e di elaborare strategie efficaci per piani per una transizione giusta a livello locale e regionale; |
13. |
deplora che nel periodo di programmazione 2021-2027 del Fondo sociale europeo Plus (FSE+) la quota stanziata per il bilancio della garanzia per i giovani non sia stata aumentata in misura sostanziale, nonostante la situazione critica dovuta alla pandemia di COVID-19 che ha già determinato un netto incremento della disoccupazione giovanile in tutta l'Unione europea; insiste pertanto sulla necessità di un significativo aumento del sostegno finanziario erogato agli Stati membri e alle regioni (in particolare quelle con tassi elevati di disoccupazione e di povertà come le regioni meno sviluppate, deindustrializzate, periferiche e ultraperiferiche) le quali, oltre a registrare tassi elevati di disoccupazione giovanile, versano attualmente in gravi difficoltà di bilancio, per rimediare alla disparità tra i livelli di efficienza della garanzia per i giovani all'interno dell'UE; deplora che i fondi dell'UE destinati all'occupazione giovanile non possano più essere mirati su base regionale attraverso l'Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile, ed esorta i governi degli Stati membri ad allocare i finanziamenti per l'occupazione giovanile alle regioni che più ne hanno bisogno garantendo al tempo stesso che i fondi europei non vadano a sostituire risorse finanziarie nazionali per le misure a favore dell'occupazione dei giovani; |
14. |
ritiene che gli enti locali e regionali svolgano un ruolo chiave nelle fasi di coinvolgimento e di mappatura previste dalla garanzia per i giovani rafforzata, e che abbiano bisogno di risorse finanziarie adeguate, attinte sia dai bilanci nazionali che dal bilancio dell'UE, da investire per ottenere un effettivo inserimento di giovani vulnerabili in un mercato del lavoro in rapida evoluzione. Occorre inoltre un forte impegno da parte dei governi nazionali a coinvolgere il livello locale e regionale nell'attuazione delle misure strategiche. L'FSE+ dovrebbe avere un ruolo di primo piano nel sostenere la creazione di nuovi posti di lavoro di qualità e nel promuovere l'inclusione sociale e l'innovazione sociale. Tuttavia, è altresì fondamentale stanziare risorse sufficienti a livello di Stati membri per attuare le misure strategiche a titolo della garanzia per i giovani rafforzata e realizzare sinergie con la politica di coesione nell'ambito del prossimo QFP al fine di massimizzare l'efficacia; |
15. |
approva il collegamento stabilito tra la garanzia per i giovani rafforzata e il pilastro europeo dei diritti sociali. Il rafforzamento della garanzia deve assicurare ai giovani partecipanti al programma l'accesso universale alla protezione sociale, per scongiurare un maggiore rischio di povertà e l'aumento del lavoro precario; |
16. |
ritiene che molti enti locali e regionali non siano pienamente a conoscenza di tutti i canali che l'UE mette a loro disposizione per fornire un sostegno nella lotta alla disoccupazione giovanile. Invita pertanto la Commissione europea, in collaborazione con il CdR, a organizzare una sessione informativa per rimediare a questa scarsità di conoscenze. Le conclusioni della sessione potrebbero essere pubblicate sul sito web del CdR, per consentirne la consultazione a tutte le parti interessate; |
17. |
ritiene che i tirocini e gli apprendistati debbano costituire principalmente un'esperienza di apprendimento per i giovani, che possa aiutarli a decidere il loro futuro percorso professionale e a sviluppare le loro competenze per accedere a un'occupazione permanente. Osserva che tirocini e apprendistati intrapresi nel quadro di programmi scolastici o di un'istruzione e formazione professionale (IFP) devono essere corredati di obiettivi di apprendimento ben precisi, di contenuti per un apprendimento di qualità e di un tutoraggio professionale. Sottolinea che, oltre a questi criteri per l'apprendimento, sono necessarie ulteriori regole per assicurare buone condizioni di lavoro per i tirocini e gli apprendistati nel mercato del lavoro aperto e nel quadro di politiche attive del mercato del lavoro; fa presente che la pratica di realizzare tirocini e apprendistati non retribuiti nell'ambito di politiche attive del mercato del lavoro e di un mercato del lavoro aperto può portare alla sostituzione di normali posti di lavoro e costituisce una forma di sfruttamento che viola i diritti dei giovani e riduce le opportunità per i giovani provenienti da ambienti socioeconomici più poveri; aderisce pertanto all'azione del Parlamento europeo che intende far applicare il principio di un'equa remunerazione e dell'accesso alla protezione sociale per i tirocini e gli apprendistati nel mercato del lavoro aperto e nel quadro di politiche attive del mercato del lavoro, allo scopo di garantire ai giovani possibilità di accedere a opportunità di qualità; |
18. |
i prestatori locali di servizi nell'ambito della garanzia per i giovani potrebbero includere nei loro programmi giovani che seguono corsi di formazione di breve durata o lavorano a tempo parziale mentre sono alla ricerca di un lavoro a tempo pieno, riconoscendo così che a questi giovani manca un collegamento forte con il mercato del lavoro e che ricaverebbero benefici da un sostegno e un'offerta formale presentati a titolo della garanzia per i giovani; |
19. |
si compiace dell'accento posto dalla Commissione sulla necessità di tener conto dell'istruzione, del miglioramento delle competenze, della riqualificazione professionale e della formazione in materia di imprenditorialità, nonché del miglioramento delle conoscenze e delle competenze imprenditoriali, quali strumenti per aumentare le opportunità occupazionali dei giovani; ritiene tuttavia che la garanzia per i giovani rafforzata potrebbe giustamente riconoscere anche il ruolo positivo che svolge l'imprenditoria sociale, e più in generale l'economia sociale, nel ridurre la disoccupazione giovanile; |
20. |
conviene sul fatto che nella nuova proposta si debba distinguere tra NEET di lungo periodo e NEET di breve periodo, tenuto conto dei risultati assai deludenti che la garanzia per i giovani ha prodotto per il primo gruppo. Tuttavia, questa distinzione potrebbe essere ulteriormente accentuata nelle misure raccomandate per le quattro fasi della garanzia per i giovani rafforzata, onde evidenziare meglio le misure di sostegno ad hoc per i NEET disoccupati di lungo periodo; |
21. |
accoglie con favore l'accento posto dalla Commissione sull'inclusività. La nuova proposta è più inclusiva rispetto al sistema attuale su questioni quali la disabilità, l'estrazione sociale e l'appartenenza etnica, e rivolge una particolare attenzione alla dimensione di genere, riconoscendo quindi che negli ultimi anni il divario di genere tra i NEET si è allargato. La proposta potrebbe però essere ancora più incisiva nel denunciare altri tipi di discriminazione osservabili sul mercato del lavoro, ad esempio la discriminazione basata sull'appartenenza etnica, la razza o l'orientamento sessuale o ancora quella nei confronti dei migranti; |
22. |
accoglie con favore l'importanza attribuita ad un intervento precoce per modificare le prospettive dei giovani maggiormente a rischio e suggerisce che le nuove proposte potrebbero includere raccomandazioni e priorità più precise da rivolgere ai servizi per l'impiego e ai servizi di istruzione, per individuare meglio i NEET non iscritti, e per motivarli e incoraggiarli a riprendere un percorso educativo o di formazione o a (ri)trovare un posto di lavoro, oltre che a intraprendere una riqualificazione professionale e a migliorare le loro competenze; sottolinea che è importante realizzare una mappatura della popolazione giovanile a livello locale e regionale per individuare le caratteristiche dei giovani nei vari territori e il sostegno di cui hanno bisogno; |
23. |
concorda sul fatto che il punto di partenza per ricevere l'offerta della garanzia per i giovani debba essere l'iscrizione del giovane beneficiario ad un servizio per l'impiego. Nel caso dei NEET che non sono facilmente raggiungibili e che probabilmente non si registreranno presso un servizio per l'impiego, tuttavia, la proposta dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di definire altri canali di offerta della garanzia per i giovani entro lo stesso periodo di quattro mesi. Altrettanto importante è ridurre gli adempimenti amministrativi per i giovani in cerca di lavoro e limitare il numero di punti di contatto al minimo indispensabile. A tal fine, la proposta dovrebbe raccomandare che la procedura standard consista nella registrazione online al sistema di garanzia per i giovani tramite piattaforme elettroniche dedicate. Allo stesso tempo le autorità devono garantire che i gruppi che non sono raggiungibili attraverso i canali digitali ricevano un sostegno adeguato, e si dovrebbero compiere sforzi per registrare proattivamente i giovani ammissibili a beneficiare della garanzia per i giovani. Si dovrebbe inoltre promuovere una maggiore conoscenza del programma tra i giovani che già seguono corsi di istruzione o di formazione. In quest'ottica, al fine di agevolare la partecipazione dei giovani alle offerte formative della garanzia per i giovani, i fornitori di istruzione e formazione dovrebbe avere la possibilità di segnalare ai servizi pubblici per l'impiego i giovani vulnerabili che potrebbero avere bisogno di un ulteriore sostegno per l'inserimento nel mondo del lavoro dopo aver abbandonato gli studi. Sarebbe inoltre necessaria una condivisione più automatica delle informazioni tra i servizi di istruzione e i servizi pubblici per l'impiego, cosicché i giovani che abbandonano il percorso di studi o di formazione vengano proattivamente segnalati o iscritti alla garanzia per i giovani; |
24. |
concorda con la raccomandazione della Commissione sui giovani che abbandonano prematuramente la scuola e dispongono di scarse qualifiche, soprattutto quanto alla necessità di creare percorsi flessibili per il loro reinserimento scolastico e formativo o programmi di istruzione «della seconda opportunità» in grado di offrire loro ambienti di apprendimento corrispondenti alle loro specifiche esigenze e che consentano loro di ottenere le qualifiche mancanti; sottolinea tuttavia che occorre mettere maggiormente l'accento sui vantaggi dell'orientamento professionale quale utile strumento in questo campo; |
25. |
ritiene che le misure adottate nell'ambito del programma della garanzia per i giovani debbano puntare a rafforzare le abilità e le competenze che consentono di affrontare lo squilibrio esistente tra domanda e offerta di qualifiche sul mercato del lavoro, in particolare nei settori collegati alla digitalizzazione nell'UE e al Green Deal. Riconosce inoltre il valore aggiunto che apporta il miglioramento delle competenze sociali, ad esempio le tecniche per migliorare la comunicazione e accrescere la fiducia in sé stessi; |
26. |
concorda con le raccomandazioni della Commissione in merito alla riduzione dei costi non salariali del lavoro, sotto forma ad esempio di integrazioni salariali e premi di assunzione mirati e ben congegnati, di crediti d'imposta o prestazioni di invalidità, così da incoraggiare i datori di lavoro a creare nuove opportunità per i giovani o a trattenere quelli che hanno già un posto di lavoro. Anche gli incentivi per le start-up, in particolare nel settore delle tecnologie digitali, hanno grande importanza nel contesto attuale, in cui il processo di digitalizzazione è in fase di accelerazione, e potrebbero quindi essere ulteriormente messi in evidenza nella proposta; |
27. |
raccomanda di sfruttare pienamente le possibilità offerte dal nuovo programma dell'UE per il cambiamento e l'innovazione sociale allo scopo di raccogliere esempi di buone pratiche sull'attuazione dei programmi di garanzia per i giovani a livello nazionale, regionale e locale; |
28. |
suggerisce di migliorare la valutazione dell'insieme delle misure adottate nell'ambito dei programmi di garanzia per i giovani, affinché sia possibile elaborare un maggior numero di politiche e provvedimenti basati su dati oggettivi alla luce delle pratiche che funzionano, di dove funzionano e del perché funzionano, in modo da garantire un utilizzo efficace ed efficiente delle risorse; |
29. |
ritiene che, una volta giunta la quarta fase, quella dell'offerta, e dopo che tale offerta è stata accettata, la garanzia per i giovani dovrebbe fornire orientamenti e informazioni volti a facilitare il miglioramento delle competenze e la riqualificazione dei giovani maggiormente a rischio di tornare alla condizione di disoccupati. Ciò garantirà inoltre che i giovani abbiano la possibilità di seguire un percorso professionale in ascesa, anche se iniziano la loro carriera in posizioni lavorative subordinate e scarsamente qualificate; |
30. |
reputa che l'efficace attuazione della garanzia per i giovani dovrebbe creare posti di lavoro stabili e sostenibili. Questo obiettivo può essere raggiunto anche grazie a solidi partenariati, ad una forte solidarietà e ad un robusto coordinamento tra i servizi pubblici per l'impiego, che sono i principali prestatori di servizi nell'ambito della garanzia per i giovani, nonché tra tutti gli altri soggetti interessati, inclusi gli enti locali e regionali; |
31. |
sottolinea che, per affrontare in modo efficace il problema dell'occupazione giovanile nel contesto della pandemia in corso, la garanzia per i giovani rafforzata dovrebbe essere integrata dalla proroga e dall'estensione dello strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza (SURE), dall'inclusione di misure a favore dell'occupazione giovanile nei piani nazionali per la ripresa e la resilienza (in particolare la creazione di opportunità occupazionali di qualità per i giovani), e da un riferimento esplicito a una migliore copertura della protezione sociale per i giovani e alla lotta al lavoro giovanile precario nel prossimo piano d'azione per l'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali; mette altresì in guardia contro politiche che, nel quadro dello sforzo per la ripresa, cerchino di promuovere l'occupazione giovanile ledendo i diritti dei giovani ad un'equa remunerazione e all'accesso alla protezione sociale. |
Bruxelles, 5 febbraio 2021
Il presidente del Comitato europeo delle regioni
Apostolos TZITZIKOSTAS
(1) https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:52012XR2562
(2) https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/ALL/?uri=CELEX:52012AR1186 e https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=celex:52013AR0789
(3) https://www.eca.europa.eu/Lists/ECADocuments/SR17_5/SR_YOUTH_GUARANTEE_IT.pdf
26.3.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 106/12 |
Parere del Comitato europeo delle regioni — I servizi pubblici transfrontalieri in Europa
(2021/C 106/04)
|
I. OSSERVAZIONI GENERALI
Quasi un terzo dei cittadini dell’UE vive e lavora nelle regioni frontaliere d’Europa, e le frontiere hanno un impatto diretto e indiretto sulla loro vita. Le persone che risiedono nelle regioni frontaliere si trovano spesso ad affrontare sfide particolari, ad esempio per trovare un’occupazione, accedere all’assistenza sanitaria e ad altri servizi pubblici, spostarsi quotidianamente per andare e tornare dal lavoro e risolvere problemi amministrativi. La cooperazione transfrontaliera si è dimostrata lo strumento più efficace per superare l’effetto di barriera e il ruolo di divisione svolto dalle frontiere, nonché per rafforzare la coesione territoriale nelle regioni frontaliere.
L’accesso ai servizi pubblici in queste regioni, soprattutto in quelle in cui si riscontra un grave fenomeno di spopolamento, è spesso più limitato rispetto alle regioni centrali e alle regioni-capitale, situazione esacerbata nel caso di regioni che devono inoltre far fronte alle sfide demografiche, e costituisce un fattore determinante per la qualità della vita. La fornitura di servizi pubblici transfrontalieri potrebbe risultare non solo vantaggiosa per i cittadini bensì anche più proficua, in quanto tali servizi sarebbero più ampiamente disponibili ed efficienti sotto il profilo dei costi.
Un’adeguata fornitura di servizi pubblici transfrontalieri potrebbe produrre anche una maggiore comprensione tra vicini e creare un clima di fiducia estremamente necessario. Tali servizi avrebbero un impatto diretto sulla percezione dell’Unione europea, contribuendo a rafforzare l’identità europea.
Una maggiore disponibilità di servizi pubblici transfrontalieri potrebbe contribuire a ridurre gli effetti negativi della presenza delle frontiere e a migliorare la qualità della vita dei cittadini che risiedono nelle regioni di confine. Affrontando adeguatamente l’attuale fabbisogno di servizi pubblici alle frontiere interne ed esterne dell’UE, l’Unione dimostrerebbe il suo chiaro valore aggiunto a milioni di cittadini che beneficerebbero di tali servizi.
L’eccellente analisi mirata realizzata dall’osservatorio ORATE (1) presenta un primo quadro del tema dei servizi pubblici transfrontalieri, delineando il contesto e formulando una serie di raccomandazioni. Nel quadro del complesso scenario che ci troviamo ad affrontare, che richiede risposte coordinate per far fronte alle sfide, sarebbe ora opportuna un’iniziativa politica del CdR — che si traduce nel presente parere — per dare rilievo al tema dei servizi pubblici transfrontalieri e formulare raccomandazioni politiche dal punto di vista degli enti locali e regionali, oltre che per individuare le prossime misure che devono essere adottate dalle istituzioni dell’UE e da altre parti interessate per rendere più efficace e diffusa l’erogazione di servizi pubblici transfrontalieri in futuro.
II. RACCOMANDAZIONI POLITICHE
IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI
1. |
ritiene che il successo, l’efficacia e una più ampia diffusione dei servizi pubblici transfrontalieri dipenda da tre strumenti o condizioni essenziali: un quadro giuridico, delle strutture e dei finanziamenti adeguati. Data la natura europea di tali servizi, l’UE dovrebbe svolgere un ruolo guida attivo nella predisposizione di questi strumenti e condizioni. A tal fine è indispensabile la collaborazione delle autorità nazionali, regionali e locali, in virtù del principio di partenariato, allo scopo di eliminare e/o ridurre i costi derivanti dal contesto transfrontaliero. |
Quadro giuridico dell’UE
Valore aggiunto di un quadro giuridico dell’UE
2. |
sottolinea la necessità di un quadro giuridico europeo che permetta di creare e gestire in maniera efficiente dei servizi pubblici transfrontalieri in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini che risiedono nelle regioni frontaliere. Questo apporterebbe un chiaro valore aggiunto europeo, dal momento che i quadri attuali spesso impongono oneri e costi amministrativi eccessivi che inducono molti enti locali e regionali ad abbandonare i loro piani; |
3. |
sostiene fermamente, in tal senso, il meccanismo transfrontaliero europeo, la cui proposta è attualmente bloccata in seno al Consiglio dell’Unione europea. Invita pertanto la presidenza portoghese ad accelerarne rapidamente l’adozione; |
4. |
ritiene che, in virtù del principio di sussidiarietà, la cooperazione transfrontaliera e la fornitura di servizi pubblici transfrontalieri siano questioni di natura europea e possano essere affrontate nel modo più efficace a livello dell’UE attraverso una stretta cooperazione con le autorità nazionali, regionali e locali (principio di partenariato). |
Attuazione della legislazione dell’UE a livello transfrontaliero
5. |
invita la Commissione europea, in quanto istituzione incaricata di monitorare l’attuazione della legislazione dell’UE, e soprattutto gli Stati membri e le regioni con poteri legislativi a coordinare il recepimento delle direttive con gli Stati e le regioni confinanti, al fine di evitare che sorgano nuove barriere giuridiche e asimmetrie amministrative dovute alla mancanza di coordinamento; al contempo esorta gli Stati membri e le regioni con poteri legislativi a verificare il loro quadro giuridico nazionale o regionale, in relazione al loro impatto sulle zone di frontiera; |
6. |
sottolinea che grazie alle valutazioni d’impatto è possibile comprendere pienamente gli effetti della legislazione dell’UE e invita la Commissione, gli Stati membri e le regioni con poteri legislativi a definire metodologie che consentano di realizzare valutazioni d’impatto transfrontaliere efficaci. |
Punti di contatto transfrontalieri all’interno delle DG della Commissione europea
7. |
invita la Commissione europea a prendere in considerazione in maniera trasversale la situazione frontaliera dei territori nell’elaborazione delle sue politiche e a designare dei punti di contatto transfrontalieri all’interno di tutte le direzioni generali che potrebbero occuparsi di questioni transfrontaliere, in particolare nei settori dell’ambiente, dei servizi di soccorso, della gestione dei rischi, dei trasporti, dell’assistenza sanitaria, dell’istruzione, della pianificazione territoriale, della digitalizzazione, della comunicazione, della cultura, del turismo, dello sviluppo economico e dell’occupazione (2). La legislazione dell’UE, tanto nuova quanto riveduta, dovrebbe tenere conto della fornitura dei servizi pubblici transfrontalieri in questi settori pertinenti, al fine di sostenerne l’attuazione. |
Punti di contatto nazionali transfrontalieri
8. |
invita gli Stati membri e le regioni con poteri legislativi a istituire dei punti di contatto nazionali transfrontalieri che siano stabili, permanenti e coprano tutti i settori amministrativi, e che possano scambiare esperienze ed esaminare le sfide che gli enti locali e regionali si trovano ad affrontare su una determinata frontiera, coordinare l’attuazione della legislazione dell’UE e contribuire alla rimozione sistematica degli ostacoli alle frontiere (anche in relazione alla creazione e alla fornitura di servizi pubblici transfrontalieri). Tali punti di contatto potrebbero coincidere con gli organismi proposti nel regolamento su un meccanismo transfrontaliero europeo, sempre che detti organismi siano istituiti nelle rispettive regioni, ma sarebbero dotati di responsabilità più ampie. Tali punti di contatto dovrebbero designare un/una responsabile che abbia una buona padronanza delle lingue ufficiali dei territori di frontiera. L’intervento di questi punti di contatto dovrebbe permettere di rimuovere gli ostacoli individuati dagli attori locali e regionali. Essi potrebbero valutare la situazione nelle regioni frontaliere e proporre approcci e azioni comuni in grado di produrre un miglioramento dei servizi per i cittadini e le cittadine, ottimizzando le risorse disponibili su entrambi i lati della frontiera, e di definire meccanismi di coordinamento con i programmi transfrontalieri e altre iniziative dell’UE. Il Punto focale dell’UE per le frontiere dovrebbe garantire il coordinamento e il sostegno metodologico, nonché agevolare lo scambio di buone pratiche tra le regioni frontaliere d’Europa; |
9. |
invita gli Stati membri a dar prova di maggiore flessibilità nei confronti degli enti locali e regionali che desiderano attuare servizi pubblici transfrontalieri, poiché, in alcuni casi, per attuare e mantenere tali servizi, la flessibilità, le soluzioni ad hoc e delle risposte rapide da parte dei pertinenti attori statali possono apportare rimedi a breve termine che tuttavia richiedono una soluzione duratura e sostenibile. Anche il ricorso ad accordi intergovernativi come il recente trattato di Aquisgrana potrebbe promuovere la fornitura di servizi pubblici transfrontalieri. |
Punto focale per le frontiere (DG REGIO)
10. |
sottolinea il proprio sostegno al Punto focale per le frontiere della DG REGIO e chiede un maggiore appoggio a tale iniziativa in termini di risorse umane, in considerazione del nuovo ruolo che potrebbe svolgere nel coordinamento dei punti di contatto nazionali e dei punti di contatto presso diverse DG. |
Meccanismo transfrontaliero europeo
11. |
ritiene che l’UE debba sostenere un approccio coordinato alle frontiere per quanto riguarda l’attuazione della legislazione dell’UE. Nei casi in cui tale approccio non abbia avuto esito positivo e in cui le legislazioni nazionali non consentano di cooperare, l’UE dovrebbe prevedere una soluzione o un quadro europeo che i fornitori dei servizi pubblici transfrontalieri potrebbero adottare; |
12. |
sottolinea pertanto con forza la necessità di adottare il nuovo strumento proposto dalla Commissione europea, il meccanismo transfrontaliero europeo (European Cross-Border Mechanism — ECBM) (3), quale strumento giuridico fondato su un approccio dal basso, che potrebbe rivelarsi la soluzione più adatta per superare gli ostacoli giuridici e amministrativi e creare un quadro giuridico adeguato per l’attuazione specifica dei servizi pubblici transfrontalieri; |
13. |
ribadisce che l’analisi degli ostacoli esistenti alle frontiere effettuata dalla Commissione europea nel quadro dell’analisi della cooperazione transfrontaliera e i conseguenti i progetti «b-solutions» dimostrano chiaramente la necessità di adottare uno strumento giuridico di questo tipo sul campo. In oltre un terzo dei 43 casi di «b-solutions» (4) esaminati, il meccanismo transfrontaliero europeo costituirebbe uno strumento adeguato per contribuire a eliminare gli ostacoli, in particolare nei casi in cui la soluzione proposta richieda una modifica del quadro giuridico o amministrativo attualmente applicabile su un lato della frontiera; |
14. |
invita, in tale contesto, le parti interessate a livello locale e regionale a rafforzare le loro capacità affinché possano svolgere un ruolo più forte ed efficace come promotrici di soluzioni nell’ambito del meccanismo proposto. Affinché il meccanismo sia attuato correttamente, gli enti locali e regionali devono essere in grado di comprendere adeguatamente gli ostacoli e quindi di definire chiaramente soluzioni giuridiche o amministrative praticabili; |
15. |
osserva che la proposta di regolamento relativo a un meccanismo per eliminare gli ostacoli giuridici e amministrativi in ambito transfrontaliero potrebbe rivestire un’importanza cruciale non solo per i servizi pubblici transfrontalieri ma anche per il futuro della cooperazione transfrontaliera in generale, in quanto potrebbe contribuire a eliminare gli ostacoli esistenti e a liberare il pieno potenziale economico delle regioni frontaliere dell’UE (5); |
16. |
esorta il Consiglio europeo a riprendere le discussioni sul regolamento relativo a un meccanismo per eliminare gli ostacoli giuridici e amministrativi in ambito transfrontaliero e ad adottare con urgenza la sua posizione in merito alla proposta, in modo che il regolamento possa essere adottato rapidamente; |
17. |
invita gli Stati membri a inserire la discussione sul «meccanismo per eliminare gli ostacoli giuridici e amministrativi in ambito transfrontaliero» all’ordine del giorno dei vertici tra Stati di frontiera e di qualsiasi altro forum al più alto livello per la cooperazione transfrontaliera. L’analisi dello strumento proposto dalla Commissione europea nei forum decisionali deve convincere gli Stati membri della sua utilità ai fini del superamento della gran parte degli ostacoli giuridici e amministrativi che ancora persistono alle frontiere dell’UE e, quindi, per l’istituzione di servizi pubblici transfrontalieri; |
18. |
propone alla Commissione europea, agli Stati membri interessati, alle regioni dotate di poteri legislativi e di strutture transfrontaliere a livello locale e regionale di testare l’applicazione dei principi e delle procedure previste dal meccanismo proposto a progetti concreti, al fine di comprendere meglio come tale strumento possa essere applicato a situazioni specifiche e possa contribuire a superare gli ostacoli giuridici e amministrativi esistenti. In passato molte zone transfrontaliere hanno svolto la funzione di laboratori di cooperazione transfrontaliera e hanno prodotto risultati positivi nella risoluzione delle questioni transfrontaliere. |
Strutture transfrontaliere
19. |
osserva che, secondo l’analisi realizzata dall’osservatorio ORATE, la maggior parte dei servizi pubblici transfrontalieri ha richiesto la creazione di una nuova struttura o di un nuovo organismo transfrontaliero, per lo più senza dover ricorrere a una nuova personalità giuridica. In molti casi sono state utilizzate o adattate delle strutture già esistenti. Al momento di creare nuove strutture transfrontaliere ci si è basati sugli accordi interstatali esistenti, sul diritto interno o sul regolamento sui gruppi europei di cooperazione territoriale (GECT); |
20. |
sottolinea i vantaggi offerti da strutture transfrontaliere permanenti, dotate di personale e di un bilancio propri, il cui unico obiettivo è promuovere la cooperazione transfrontaliera, come le euroregioni, le comunità di lavoro e strutture analoghe, per realizzare lo sviluppo efficace dei servizi pubblici transfrontalieri; |
21. |
sottolinea i vantaggi e il potenziale non pienamente sfruttato offerti dai gruppi europei di cooperazione territoriale (GECT) (6) che potrebbero fungere da organismi di gestione ideali per i servizi pubblici transfrontalieri, in particolare nei casi in cui è necessario disporre di un bilancio comune e assumere personale comune, nonché nei casi in cui le autorità pubbliche sono i principali fornitori. Gli sforzi di sensibilizzazione realizzati dalla piattaforma GECT del CdR dovrebbero essere intensificati e dovrebbero concentrarsi specificamente sull’utilizzo di questo strumento per la realizzazione dei servizi pubblici transfrontalieri; |
22. |
rileva che i GECT, pur essendosi dimostrati molto utili nella cooperazione transfrontaliera, presentano alcuni limiti giuridici che impediscono loro di sfruttare appieno le potenzialità di una cooperazione transfrontaliera rafforzata. Questo è particolarmente evidente nel caso dei servizi pubblici e dei progetti infrastrutturali transfrontalieri. Questo strumento europeo potrebbe essere utilizzato in misura molto più ampia se il suddetto quadro giuridico fosse migliorato. |
Strumenti finanziari
23. |
chiede che venga menzionato lo sviluppo dei servizi pubblici transfrontalieri in quanto attività sovvenzionabile nel quadro della politica di coesione, concretamente nel programma Interreg (senza che ciò comporti la riduzione di altre voci all’interno di detto programma), nonché in altri strumenti finanziari contemplati dal prossimo quadro finanziario pluriennale e nello strumento per la ripresa introdotto in seguito alla pandemia di COVID-19, «Next Generation EU». Per migliorare l’attrattiva dei programmi di finanziamento, è inoltre necessario ridurre gli oneri amministrativi connessi alla domanda diretta a ottenere tali finanziamenti nonché alla loro gestione; |
24. |
chiede a tutte le autorità di gestione nelle regioni frontaliere di finanziare operazioni/azioni/progetti transfrontalieri nel quadro dei loro programmi regionali generali (FESR e FSE) al fine di integrare e approfondire l’azione dei programmi Interreg; |
25. |
sottolinea l’importanza del programma Interreg per le regioni transfrontaliere negli ultimi 30 anni. Interreg ha infatti sostenuto la cooperazione che ha permesso l’avvicinamento e il dialogo tra le amministrazioni e le autorità delle diverse regioni transfrontaliere, ha esteso l’ambito delle attività della cooperazione transfrontaliera e ha sostenuto progetti che hanno prodotto risultati diretti nella creazione di servizi pubblici transfrontalieri; |
26. |
rammenta le esperienze estremamente positive maturate nel quadro dei progetti «b-solutions» della Commissione europea che si prefiggevano di eliminare gli ostacoli alle frontiere, tra cui alcuni progetti riguardanti i servizi pubblici transfrontalieri. Questi progetti hanno dimostrato che, pur disponendo di finanziamenti limitati, è possibile conseguire ottimi risultati; |
27. |
ribadisce la sua forte delusione per il bilancio assegnato al programma Interreg nelle proposte relative alle prossime prospettive finanziarie, bilancio che non è sufficiente per soddisfare le esigenze della cooperazione territoriale europea in generale e della cooperazione transfrontaliera in particolare, che costituisce uno degli elementi chiave della politica di coesione e dell’integrazione europea. Il bilancio più limitato del programma Interreg non consentirà di cogliere diverse opportunità, dato che anche il bilancio del precedente periodo di finanziamento era ampiamente insufficiente; |
28. |
raccomanda agli Stati membri di destinare congiuntamente parte delle loro risorse aggiuntive nell’ambito dell’iniziativa REACT-EU ai programmi di cooperazione transfrontaliera ai quali partecipano, consentendo così una ripresa e un rafforzamento efficaci della cooperazione transfrontaliera dopo la crisi della COVID-19, compreso il sostegno allo sviluppo dei servizi pubblici transfrontalieri o all’istituzione di corridoi sanitari. In questo contesto si dovrebbero analizzare anche le sinergie che si possono realizzare mediante l’impiego congiunto dei servizi di soccorso; |
29. |
sostiene fermamente il programma pilota sul tema Regioni transfrontaliere che affrontano l’epidemia di COVID-19: un’opportunità per rilanciare risposte comuni alle crisi e al co-sviluppo, votato nella sessione plenaria di novembre del Parlamento europeo, inteso a migliorare la vita dei cittadini nelle regioni di confine sostenendo lo sviluppo di aree transfrontaliere maggiormente integrate e funzionali. Questo progetto pilota aiuterà le regioni frontaliere ad affrontare meglio le crisi future e a promuovere un nuovo modello di elaborazione delle politiche pubbliche, compresi i servizi pubblici, nelle regioni frontaliere sulla base del co-sviluppo e attraverso una migliore governance multilivello. Il progetto pilota combina pertanto un approccio a breve termine e uno a medio termine per fornire agli operatori e ai decisori politici metodi e strumenti concreti che possano essere direttamente tradotti in realtà tangibili per i cittadini e applicabili a tutte le frontiere europee; |
30. |
osserva che, sebbene l’UE sostenga, attraverso i suoi programmi, la creazione di alcuni servizi pubblici transfrontalieri, il finanziamento a lungo termine non è sostenibile. Gli Stati membri e gli enti locali e regionali dovrebbero esaminare ulteriori modalità di finanziamento adeguate e a lungo termine, come le fonti nazionali o regionali e i partenariati pubblico-privato, che dovrebbero anche essere agevolate affinché si realizzino e operino a livello transfrontaliero, almeno all’interno dello Spazio economico europeo (SEE). |
Servizi elettronici
31. |
sottolinea che, nelle regioni frontaliere, il processo di digitalizzazione in cui siamo coinvolti deve essere realizzato nella triplice prospettiva del tessuto produttivo, delle amministrazioni e organizzazioni pubbliche che forniscono servizi alla cittadinanza, e della cittadinanza stessa. In tale contesto, i servizi elettronici potrebbero aprire un campo di sviluppo molto interessante per la fornitura transfrontaliera di servizi pubblici. Ad esempio, l’utilizzo dell’interfaccia di traduzione automatica consentirebbe di superare la barriera linguistica che è uno dei primi ostacoli alla cooperazione transfrontaliera in generale e alla fornitura di servizi pubblici a livello transfrontaliero in particolare. Inoltre, la creazione di carte elettroniche che consentano ai cittadini e alle cittadine delle regioni frontaliere di accedere a servizi pubblici transfrontalieri rappresenterebbe un passo importante verso il miglioramento della qualità di vita della popolazione di tali regioni. Un maggiore ricorso alle procedure elettroniche porterà alla necessaria armonizzazione delle disposizioni amministrative, risolvendo un’altra buona serie di ostacoli. Inoltre, lo sviluppo di sistemi basati sull’intelligenza artificiale potrebbe promuovere ulteriormente la fornitura di servizi su scala europea. |
Il ruolo del settore privato
32. |
invita i responsabili politici a prestare particolare attenzione ai fornitori locali di piccole e medie dimensioni. Gli operatori privati sono attori chiave nella fornitura di determinati servizi e/o in determinati paesi. Le joint venture transfrontaliere costituite da fornitori locali di piccole e medie dimensioni, ad esempio mediante una società europea (7), potrebbero essere meglio preparate a fornire servizi pubblici transfrontalieri. |
Connettività transfrontaliera
33. |
chiede di sostenere la connettività transfrontaliera. In alcune regioni frontaliere, i cittadini e le cittadine si scontrano con la difficoltà fisica dell’accesso all’altro lato della frontiera, a causa di ostacoli naturali (montagne o fiumi) e dell’assenza di collegamenti fisici tra i due lati (strade o ponti), oppure per la mancanza di servizi di trasporto pubblico adeguati e regolari. Agevolare la connettività consentirebbe di incrementare gli scambi e di favorire una maggiore integrazione dei cittadini e delle cittadine nelle regioni frontaliere; |
34. |
invita le istituzioni dell’UE e gli Stati membri a riavviare le discussioni sul lancio di un passaporto per i servizi (carta elettronica) che consentirebbe alle PMI di fornire servizi transfrontalieri senza dover sostenere ulteriori oneri amministrativi imposti dalle autorità di regolamentazione straniere. |
Migliorare la promozione e il monitoraggio dei servizi pubblici transfrontalieri
35. |
sottolinea che la stragrande maggioranza di tutti i servizi pubblici transfrontalieri individuati (64 %) (8) è situata lungo le frontiere tra i vecchi Stati membri dell’UE, mentre un numero molto limitato è fornito tra i nuovi Stati membri; |
36. |
invita la Commissione europea, gli Stati membri, gli enti locali e regionali e il CdR a condurre una campagna d’informazione negli Stati membri per dimostrare i vantaggi e le potenzialità di tali servizi. Queste parti interessate dovrebbero inoltre investire maggiormente nel monitoraggio e nella promozione dei servizi pubblici transfrontalieri esistenti, dal momento che molti di essi restano sconosciuti al grande pubblico (ad esempio, elaborando un catalogo di servizi pubblici transfrontalieri); |
37. |
è disposto a svolgere un ruolo più incisivo nel monitoraggio e nella promozione dei servizi pubblici transfrontalieri in Europa, vista la sua ottima esperienza nel monitoraggio e nella promozione dei GECT attraverso la piattaforma GECT del CdR. Dato che alcuni GECT forniscono già tali servizi, la piattaforma GECT dovrebbe essere incaricata anche di monitorarne lo sviluppo e di promuoverli unitamente ai GECT stessi quale strumento adeguato per la loro attuazione; |
38. |
invita le regioni frontaliere, in particolare le euroregioni, le comunità di lavoro, i GECT e altre strutture transfrontaliere, a consultare i loro cittadini e cittadine sui servizi che, a loro avviso, sono carenti nella loro regione o sono migliorabili, a venire incontro a tali esigenze ed eventualmente a progettare servizi transfrontalieri di interesse comune nuovi o migliorati. |
I servizi pubblici transfrontalieri alle frontiere esterne, terrestri e marittime, dell’UE
39. |
ricorda l’esperienza maturata con il regolamento GECT, che ha dimostrato che è possibile instaurare una cooperazione proficua e meglio strutturata con i paesi terzi, come è avvenuto in particolare con la Svizzera e l’Ucraina; |
40. |
sottolinea che il 17 % di tutti i servizi pubblici transfrontalieri rilevati è situato tra Stati membri dell’UE e paesi terzi, il che dimostra la necessità e il potenziale di una tale cooperazione al di là delle frontiere esterne, sia terrestri che marittime, dell’UE. Il quadro legislativo, le strutture e i finanziamenti dovrebbero consentire di istituire tali servizi con i paesi terzi, il che sarebbe nell’interesse dei cittadini di queste regioni frontaliere. |
L’esperienza della COVID-19: chiusura delle frontiere contro cooperazione
41. |
rammenta le opportunità che gli Stati membri hanno perso durante la recente pandemia di COVID-19 quando, in maniera istintiva e unilaterale, hanno chiuso le frontiere senza pensare di unire gli sforzi alle frontiere interne dell’UE e di fornire assistenza sanitaria e servizi di emergenza ai cittadini che risiedono nelle regioni confinanti. Sarebbe stato possibile affrontare la crisi con maggiore efficacia grazie alla collaborazione e alla condivisione delle competenze e delle risorse. Quanto è avvenuto dovrebbe tuttavia essere considerato una lezione che dimostra, ancora una volta, la necessità di servizi pubblici transfrontalieri e di approcci europei coordinati per affrontare problemi comuni. In questo contesto va sottolineato che, al fine di assicurare una buona assistenza ai cittadini, la cooperazione transfrontaliera nel settore dei servizi sanitari e di soccorso è di fondamentale importanza e va sostenuta in modo particolare anche al di fuori dei periodi di crisi; |
42. |
sottolinea che chiudere le frontiere senza alcun coordinamento e senza alcuna consultazione dei paesi vicini e degli enti locali e regionali nelle regioni confinanti non solo ha avuto un effetto devastante sulla cooperazione transfrontaliera esistente, ma, soprattutto, ha avuto un impatto molto pesante sulla vita dei cittadini che vivono nelle regioni frontaliere, in quanto non vi sono protocolli concordati per garantire la circolazione eccezionale di persone e merci, con i conseguenti effetti negativi, tra l’altro, sulla fornitura di servizi pubblici transfrontalieri; |
43. |
ravvisa la necessità di definire un livello minimo di cooperazione transfrontaliera da mantenere anche in tempi di crisi, al fine di garantire la fornitura di servizi pubblici transfrontalieri, in particolare quelli connessi alla gestione delle crisi; |
44. |
accoglie con favore il partenariato tra il CdR, la Commissione europea e le principali associazioni che si occupano di problematiche transfrontaliere (MOT — Mission Opérationnelle Transfrontalière, ARFE — Associazione delle regioni frontaliere europee e CESCI — Servizio centrale europeo per le iniziative transfrontaliere), istituito durante la crisi della COVID-19. Questa esperienza ha portato all’istituzione di un’Alleanza europea dei cittadini transfrontalieri; |
45. |
sottolinea che, nonostante la chiusura delle frontiere, molte regioni e città di confine hanno trovato modi per cooperare e condividere risorse in questi tempi difficili. Ciò ha dimostrato ancora una volta che la cooperazione transfrontaliera è un aspetto naturale per le persone che vivono in tali regioni e che costituisce la via ragionevole da seguire per le loro comunità. |
Raccomandazioni per il futuro
46. |
si dichiara pronto a trarre insegnamenti dalle esperienze delle regioni frontaliere e a formulare raccomandazioni globali in merito alla cooperazione transfrontaliera nel quadro del contributo del CdR alla Conferenza sul futuro dell’Europa; |
47. |
prevede, a tale riguardo, di presentare delle raccomandazioni specifiche alla Conferenza su due questioni:
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Bruxelles, 5 febbraio 2021
Il presidente del Comitato europeo delle regioni
Apostolos TZITZIKOSTAS
(1) Analisi mirata dei servizi pubblici transfrontalieri dell’Osservatorio in rete dell’assetto del territorio europeo (ORATE), 14 gennaio 2019.
(2) Settori di intervento individuati dall’analisi dell’osservatorio ORATE in cui viene erogata la maggior parte dei servizi pubblici transfrontalieri.
(3) Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a un meccanismo per eliminare gli ostacoli giuridici e amministrativi in ambito transfrontaliero [COM(2018) 373 final — 2018/0198 (COD)].
(4) https://www.b-solutionsproject.com
(5) Secondo la comunicazione della Commissione Rafforzare la crescita e la coesione nelle regioni frontaliere dell’UE, se fosse rimosso soltanto il 20 % degli ostacoli, il PIL delle regioni frontaliere crescerebbe del 2 % […] con un potenziale di oltre 1 milione di posti di lavoro [COM(2017) 534, pag. 4].
(6) Regolamento (CE) n. 1082/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, relativo a un gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) (GU L 210 del 31.7.2006, pag. 19).
(7) Regolamento (CE) n. 2157/2001 del Consiglio, dell’8 ottobre 2001, relativo allo statuto della Società europea (SE).
(8) Analisi mirata dei servizi pubblici transfrontalieri dell’Osservatorio in rete dell’assetto del territorio europeo (ORATE), 14 gennaio 2019.
26.3.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 106/19 |
Parere del Comitato europeo delle regioni — L’agroecologia
(2021/C 106/05)
|
I. OSSERVAZIONI GENERALI
IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI
Contesto
1. |
osserva che la pandemia di COVID-19 mette in luce l’importanza e la vulnerabilità dei nostri sistemi alimentari in Europa e ricorda la necessità di sistemi alimentari resilienti e sovrani, in cui la sostenibilità economica delle zone rurali è essenziale; |
2. |
sottolinea che, di fronte ai pericoli del riscaldamento climatico, della perdita di biodiversità e del degrado dei suoli, questa pandemia accresce l’urgenza per l’UE di avviare nuovi approcci di tipo agronomico, sociale e territoriale per proteggere le risorse naturali, preservare la salute, incoraggiare il rinnovamento delle aziende agricole e creare coesione territoriale; |
3. |
ricorda che la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra in agricoltura è l’unica opzione possibile oggi; |
4. |
ricorda che i prati permanenti rappresentano un terzo della superficie agricola dell’UE e svolgono un ruolo importante, in quanto immagazzinano notevoli quantità di sostanza organica nel suolo e diffondono la biodiversità; |
5. |
prende atto della necessità di passare da una logica agricola estrattiva a una circolare, in particolare per il ciclo del carbonio, del fosforo e dell’azoto, e di orientarsi verso una gestione sobria ed efficiente delle risorse; |
6. |
ricorda che l’omogeneità e la standardizzazione delle sementi vanno contro la biodiversità; |
7. |
constata che la salute pubblica, il riscaldamento climatico e il benessere degli animali ci impongono di cambiare le nostre pratiche zootecniche passando a modi di produzione che assumono una funzione ambientale positiva, in particolare attraverso la preservazione dei pascoli e la manutenzione delle superfici boschive, non mettono a repentaglio la salute degli agricoltori e dei cittadini e rispettano gli animali. È possibile ridurre il consumo di carne sviluppando nel contempo un’attività di allevamento sostenibile; |
8. |
ritiene che la qualità di vita degli allevatori e il benessere degli animali vadano di pari passo e meritino un diverso approccio all’allevamento, un approccio in cui l’allevatore non vende più sotto costo e rispetta i propri animali; |
9. |
constata che le aziende agricole specializzate che acquistano in modo intensivo i fattori di produzione (petrolio, fertilizzanti, pesticidi, antibiotici ecc.) sono più vulnerabili dal punto di vista economico a causa dei loro elevati costi di produzione, della loro dipendenza dalle imprese a monte e della loro maggiore esposizione ai rischi economici; |
10. |
accoglie con favore le strategie «Dal produttore al consumatore» (F2F) e «Biodiversità» proposte dalla Commissione europea, che invocano un cambiamento importante della politica agricola; |
11. |
osserva che l’insediamento di nuovi agricoltori in appezzamenti di piccole e medie dimensioni è ostacolato dalla difficoltà di accedere all’uso della terra, sia essa in affitto o di proprietà. |
L’approccio agroecologico
12. |
constata che la proposta di ridurre significativamente l’uso di fertilizzanti e pesticidi chimici e di antibiotici entro il 2030 e di aumentare le aree di interesse ecologico richiede una trasformazione sistemica dei metodi di produzione agricola; |
13. |
sottolinea che l’agroecologia, che sfrutta al massimo gli ecosistemi come fattore di produzione pur mantenendo la loro capacità di rinnovarsi, risponde a questa sfida; |
14. |
ricorda che la FAO riassume l’agroecologia in 10 elementi interdipendenti: diversità, co-creazione e condivisione di conoscenze, sinergie, efficienza, riciclo, resilienza, valori umani e sociali, cultura e tradizioni alimentari, governance responsabile, economia circolare e di solidarietà; |
15. |
sottolinea la necessità di considerare i rifiuti come una risorsa; è il caso, ad esempio, delle acque depurate e con apporti di nutrienti essenziali, impiegate per l’irrigazione delle zone deficitarie, oppure dei residui di paglia di cereali trattati come risorse produttive per l’allevamento, la biocostruzione o la copertura e il miglioramento dei suoli; |
16. |
sottolinea che l’agroecologia riduce l’impronta di carbonio dell’agricoltura, favorisce il recupero della biodiversità, garantisce o ripristina la fertilità del suolo, evita l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, aumenta la resilienza economica delle aziende agricole e garantisce un’alimentazione sana e accessibile; |
17. |
sottolinea che l’agroecologia non è un ritorno al passato: più complessa delle pratiche agricole basate sulla chimica e sul petrolio, è un’agricoltura intelligente che combina prestazioni ambientali, economiche e sociali, nonché pratiche agronomiche e sociali risultanti da esperimenti innovativi, know-how e ricerca pubblica; |
18. |
sottolinea che l’agroecologia sviluppa un’agricoltura con e nella natura; |
19. |
osserva che l’agroecologia sviluppa terreni vitali che favoriscono la buona salute delle piante e immagazzinano una grande quantità di carbonio e acqua, resistendo quindi meglio alla siccità e alle temperature elevate; |
20. |
sottolinea che l’agroecologia tiene conto delle condizioni agroclimatiche e storiche locali nella scelta della produzione, delle varietà, delle razze e dei calendari, al fine di ottimizzare la resilienza delle aziende agricole di fronte ai rischi; |
21. |
osserva che l’approccio agroecologico crea allevamenti di dimensioni umane e, per quanto possibile, all’aperto, che puntano all’autonomia alimentare degli animali; |
22. |
osserva che l’agroecologia comporta un maggior numero di:
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23. |
ritiene che la digitalizzazione possa facilitare la gestione di determinate pratiche di produzione e commercializzazione. Osserva, tuttavia, che lo sviluppo diffuso di macchine agricole automatizzate e connesse solleva la questione della sovranità dei dati, che rischia di sfuggire al controllo dell’agricoltore. Ritiene che l’agricoltore non debba esternalizzare la conoscenza esatta della sua azienda e che debba mantenere il diritto di riparare i propri macchinari. |
Politiche favorevoli alla transizione agroecologica
24. |
osserva che l’agroecologia tiene conto non solo della produzione alimentare, ma anche dell’intero sistema alimentare, ivi comprese le condizioni di lavoro eque; |
25. |
osserva che la riforma della PAC attualmente in corso di negoziazione, che nella sostanza non risponde alle sfide, offre tuttavia agli Stati membri e alle loro regioni alcuni strumenti per sostenere l’agroecologia; |
26. |
accoglie con favore la nota trasmessa dalla Commissione europea al Consiglio europeo nell’ottobre 2020, che individua quattro tipologie possibili di ecodispositivi, tra cui l’agroforestazione e l’agroecologia; |
27. |
osserva che l’agroecologia, basata su un tessuto di piccole e medie aziende agricole, non può svilupparsi se i pagamenti diretti della PAC sono ancora assegnati per ettaro e non per lavoratore agricolo attivo nell’azienda; |
28. |
osserva che anche altre politiche europee (mercati agricoli, commercio estero, clima, sementi, acqua, suolo, ricerca ecc.) dovranno essere rese coerenti e convergenti con l’approccio agroecologico; |
29. |
ritiene che l’agroecologia sia uno strumento per la gestione del turismo rurale sostenibile; |
30. |
constata che la ricerca pubblica deve rafforzare il proprio sostegno all’agroecologia; |
31. |
ritiene che, promuovendo un tessuto di aziende agricole di piccole e medie dimensioni, rimodernate e adattate alle sfide del XXI secolo, e avvicinando tra loro le realtà urbane e rurali grazie a filiere corte e alla ristorazione collettiva biologica e locale, l’agroecologia sarà un motore potente per rivitalizzare le regioni e rafforzare la coesione tra zone rurali, periurbane e urbane; |
32. |
ritiene essenziale rafforzare la posizione degli agricoltori nella catena del valore alimentare, in particolare attraverso i consorzi di produttori e i consorzi locali di piccole e medie imprese agricole che possono realizzare economie di scala, con l’obiettivo di ottenere una remunerazione più equa per il loro lavoro, contribuendo in tal modo al dinamismo dell’economia locale. |
II. RACCOMANDAZIONI POLITICHE
Riforma della PAC
33. |
propone che la futura PAC promuova maggiormente le pratiche agroecologiche quali:
|
34. |
chiede che, alla luce delle proposte formulate nel suo parere sulla politica agricola comune, tra gli ecodispositivi previsti nella prossima PAC figurino gli obiettivi quantificati della strategia F2F: ridurre le perdite di nutrienti di almeno il 50 %; ridurre del 20 % almeno l’uso di fertilizzanti, del 50 % l’uso e il rischio di pesticidi chimici, e del 50 % l’uso di antimicrobici, nonché portare al 10 % le aree di interesse ecologico ed al 25 % la superficie agricola dell’UE investita a agricoltura biologica; |
35. |
invita il Parlamento europeo e il Consiglio europeo, nel quadro del trilogo sulla futura PAC, ad attuare gli obiettivi del Green Deal; propone che almeno il 30 % del bilancio del primo pilastro sia destinato a livello europeo agli ecodispositivi di ciascun piano strategico nazionale (PSN); |
36. |
osserva che non tutte le aziende agricole si trovano nelle stesse condizioni in termini di sostenibilità ambientale. Misure ambientali più rigorose dovrebbero essere abbinate, attraverso gli ecodispositivi nazionali, a finanziamenti e programmi di formazione adeguati da determinare in funzione delle specificità ambientali dell’azienda agricola; |
37. |
raccomanda, come indicato nei suoi pareri sulla PAC e la pastorizia, di estendere, per tutte le aziende agricole, la condizionalità al rispetto dei diritti dei lavoratori agricoli (introduzione del concetto di condizionalità sociale) e alla densità massima di animali per ciascuna azienda, e di rafforzare la condizionalità riguardante le norme sul benessere animale; |
38. |
propone di passare gradualmente da un pagamento di base per ettaro a un pagamento di base legato al numero di lavoratori attivi nell’azienda e di destinare i pagamenti diretti in via prioritaria alle piccole e medie aziende agricole e alle pratiche agroecologiche; |
39. |
propone di limitare in modo significativo i pagamenti diretti per azienda; |
40. |
raccomanda agli Stati membri, al fine di promuovere la transizione agroecologica, di introdurre un regime di bonus/malus nell’ambito degli ecodispositivi della nuova PAC: ad esempio un bonus per una maggiore diversificazione delle colture finanziato da un malus sui fertilizzanti e pesticidi chimici e sugli antibiotici, oppure un bonus per un allevamento a pascolo finanziato da un malus sui gas a effetto serra proporzionale al numero di ruminanti allevati; |
41. |
raccomanda che il sistema di bonus/malus di cui al punto 40 sia attuato dagli Stati membri tenendo conto delle rispettive priorità ambientali; |
42. |
raccomanda che le misure nell’ambito del secondo pilastro della PAC diano priorità:
|
43. |
chiede una modifica dell’articolo 65 (secondo pilastro) del regolamento sui PSN, passando da una logica di superficie a una logica di contratto agroecologico; |
44. |
ricorda la proposta formulata nel suo parere sulla PAC di subordinare la concessione di sovvenzioni per gli investimenti alle aziende agricole alla valutazione del loro impatto ambientale e di limitare l’importo massimo di tali sovvenzioni al 10 % della dotazione finanziaria del secondo pilastro; |
45. |
propone che la Commissione elabori una guida volta a fornire un sostegno metodologico alle autorità di gestione e alle parti interessate a livello regionale al fine di incoraggiare la presa in considerazione del progetto agroecologico al momento di attivare le diverse misure volontarie previste dalla PAC. |
Pratiche agricole
46. |
propone che l’allevamento di ruminanti si orienti verso il pascolo permanente, salvo durante il periodo di svernamento; |
47. |
chiede che l’allevamento senza terra industriale degli animali monogastrici (suini, pollame), che produce molte esternalità negative in termini di salute pubblica e ambiente, si trasformi progressivamente in un allevamento totalmente o parzialmente all’aria aperta, con un numero massimo di capi di bestiame per fabbricato e per ettaro di superficie di pascolo dell’azienda; |
48. |
chiede che si ponga fine all’allevamento in gabbia, come richiesto dalla recente iniziativa dei cittadini e come richiesto dal CdR nel suo parere sulla PAC; |
49. |
propone, nell’interesse del benessere animale, di sviluppare la macellazione in azienda e nei piccoli macelli locali; |
50. |
chiede una proroga oltre il 31 dicembre 2020 del regime di deroga che consente ai produttori di pollame e conigli di macellare e trasformare la loro produzione in azienda per la commercializzazione locale a norma del regolamento (CE) n. 853/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio (1); |
51. |
propone di sostenere la proposta della presidenza tedesca del Consiglio dell’UE di creare un’etichetta europea «benessere animale»; |
52. |
raccomanda inoltre di introdurre l’obbligo di un’etichettatura chiara sul tipo di allevamento, che specifichi il ciclo di vita dell’animale, compreso il trasporto, consentendo così ai produttori di far conoscere le pratiche impiegate e ai consumatori di scegliere prodotti in linea con i loro desiderata, come avviene con l’etichettatura europea delle uova. |
Altre politiche
53. |
raccomanda che la nuova normativa sui sistemi alimentari sostenibili, annunciata nella strategia F2F, istituisca un quadro giuridico che imponga all’UE di avviare un’autentica transizione agroecologica in grado di riorientare la domanda alimentare grazie a un ambiente favorevole all’evoluzione dei regimi alimentari, bloccare l’obesità crescente, ridurre il consumo di carne, accorciare le catene di approvvigionamento, aumentare il consumo di prodotti stagionali e ridurre drasticamente gli sprechi alimentari; |
54. |
invita la Commissione a promuovere lo sviluppo delle filiere corte:
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55. |
propone che l’UE attui le raccomandazioni formulate dal Parlamento europeo nella sua relazione d’iniziativa del 2017 (2) sulla concentrazione dei terreni agricoli nell’UE, compresa la creazione di un «Osservatorio europeo dei terreni agricoli»; propone che l’UE attui — attraverso una direttiva sull’esempio della normativa sulle acque — gli «orientamenti volontari in materia di governance fondiaria» (3) adottati dalla FAO nel 2012, al fine di migliorare la sicurezza dell’accesso alla terra e facilitare in tal modo l’insediamento di giovani agricoltori; |
56. |
sollecita la Commissione a proporre una nuova direttiva europea sui terreni agricoli per arginare la riduzione del loro contenuto di sostanza organica, arrestarne l’erosione e dare priorità alla vitalità del suolo nelle pratiche agricole; |
57. |
raccomanda di potenziare le direttive sulle acque, escludendo le deroghe (direttiva sui nitrati); |
58. |
raccomanda di potenziare l’applicazione dell’economia circolare nel trattamento dei reflui zootecnici, al fine di valorizzarli in termini agronomici (compost e fertilizzanti organici); |
59. |
chiede, in linea con il suo parere sulle risorse genetiche agricole, che una nuova legislazione dell’UE sulle sementi liberalizzi l’uso e la commercializzazione delle sementi prodotte localmente, riprendendo in particolare le modifiche proposte nel nuovo regolamento sull’agricoltura biologica per l’inserimento nella banca dati delle sementi biologiche; |
60. |
chiede, per favorire la diversità, che la legislazione dell’UE escluda le sementi geneticamente modificate o mutate; |
61. |
chiede che il valore aggiunto sociale e le esternalità positive offerte dall’agroecologia abbiano un risvolto economico per i produttori, che così saranno gli attori di questa transizione; |
62. |
raccomanda le seguenti misure, al fine di garantire a tutta la popolazione il diritto di accedere ad alimenti agroecologici:
|
63. |
propone che nelle specifiche DOP e IGP vengano inserite le pratiche agroecologiche; |
64. |
chiede che l’UE cessi di importare prodotti agricoli che non rispettano le norme di produzione europee in materia sociale e ambientale, comprese quelle della strategia «dal produttore al consumatore» e che esercitano una concorrenza sleale con le filiere produttive europee, nonché di esportare (a prezzi inferiori ai costi di produzione europei) eccedenze che spesso mandano in rovina i produttori di paesi terzi; |
65. |
raccomanda, come già nel suo parere sulla PAC, l’introduzione di nuove norme commerciali agricole multilaterali e bilaterali che siano più eque e inclusive ed assimilino l’approccio agroecologico; |
66. |
chiede che la ricerca pubblica indipendente in materia di agroecologia/agrosilvicoltura e la ricerca partecipativa con gli agricoltori-ricercatori ricevano un sostegno maggiore a livello europeo, anche nel campo delle scienze sociali, che studiano le dinamiche socio-tecniche di transizione; si compiace dell’iniziativa intrapresa dalla Commissione per promuovere e coordinare una rete di esperimenti agroecologici. |
Livello locale e regionale
67. |
raccomanda di offrire un accompagnamento fortemente attivo agli enti locali e regionali nell’attuazione dell’agroecologia, in particolare per quanto riguarda la formazione tecnica dei nuovi imprenditori agricoli, il sostegno all’insediamento dei giovani agricoltori, la consulenza indipendente agli agricoltori, il sostegno alle filiere corte e alla trasformazione artigianale dei prodotti agricoli, le norme in materia di terreni agricoli e pianificazione urbana, lo sviluppo di aree agricole protette, la creazione di aziende di dimostrazione in agroecologia e gli strumenti per monitorare l’attuazione della transizione agroecologica; |
68. |
propone «contratti a lungo termine per l’innovazione agroecologica» tra gruppi di agricoltori ed enti pubblici locali o regionali, nell’ambito degli strumenti del partenariato europeo per l’innovazione in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura; |
69. |
sollecita l’UE a coordinare e animare, come già avvenuto con il Patto dei sindaci per il clima e l’energia, una rete di comuni decisi ad adottare misure a sostegno di sistemi agricoli e alimentari resilienti e sostenibili. |
Bruxelles, 5 febbraio 2021
Il presidente del Comitato europeo delle regioni
Apostolos TZITZIKOSTAS
(1) Regolamento (CE) n. 853/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, che stabilisce norme specifiche in materia di igiene per gli alimenti di origine animale (GU L 139 del 30.4.2004, pag. 55).
(2) Parlamento europeo (2017), https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-8-2017-0197_IT.html.
(3) http://www.fao.org/3/a-i2801f.pdf.
26.3.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 106/25 |
Parere del Comitato europeo delle regioni sul tema «Un’Unione dell’uguaglianza: quadro strategico dell’UE per l’uguaglianza, l’inclusione e la partecipazione dei Rom»
(2021/C 106/06)
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RACCOMANDAZIONI POLITICHE
IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI
Osservazioni generali — I Rom come minoranza etnica europea
1. |
accoglie con favore la comunicazione della Commissione, che continua a dimostrare l’impegno della stessa Commissione e del Consiglio europeo per l’integrazione delle comunità Rom (1) e l’eliminazione della discriminazione e dell’emarginazione di cui i Rom sono vittima. Analogamente, si compiace dell’ultima raccomandazione del Consiglio in materia e pone l’accento sull’importanza dell’informazione a livello locale e regionale e della definizione di obiettivi concreti. In quest’ottica esorta la Commissione europea e il Consiglio a garantire un adeguato monitoraggio dei risultati conseguiti; |
2. |
sottolinea che i Rom costituiscono la più grande minoranza etnica d’Europa. Molti Rom continuano a essere privati dei loro diritti fondamentali, vivono in condizioni di povertà e sono confrontati in misura estrema alla discriminazione e all’esclusione sociale. Si tratta di un problema europeo che riguarda cittadini europei, il che rende ancora più sconcertante il fatto che i governi nazionali e l’UE non siano finora riusciti ad attuare con successo politiche di integrazione e inclusione che consentano ai Rom di esercitare pienamente i loro diritti e responsabilità legati alla cittadinanza dell’UE; |
3. |
ricorda che un’Unione dell’uguaglianza (2), annunciata dalla Commissione europea come uno dei suoi principali obiettivi, non può essere realizzata nel continente senza il coinvolgimento attivo delle comunità Rom, la cui consistenza è stimata tra i 10 e i 12 milioni di persone; |
4. |
ribadisce che negli ultimi dieci anni i progressi in materia di integrazione dei Rom sono stati limitati. Benché si siano registrati dei passi in avanti riguardo ad alcune delle priorità settoriali evidenziate nella comunicazione, nel complesso si può dire che gli obiettivi fissati non siano stati raggiunti. In futuro sarà pertanto necessario rivedere l’assegnazione delle risorse destinate a tale questione accrescendole dove necessario, sviluppare ulteriormente l’approccio integrato e incoraggiare il ricorso a soluzioni innovative. Per poter conseguire risultati a lungo termine occorre dare particolare rilievo al sostegno, in termini professionali e finanziari, dei programmi che hanno avuto successo; |
5. |
sottolinea inoltre che gli impegni a favore dell’uguaglianza, dell’inclusione sociale e della partecipazione dei Rom devono essere rinnovati e rafforzati a livello dell’UE, nazionale, regionale e locale; |
6. |
invita gli Stati membri, dati i persistenti problemi irrisolti in materia di istruzione, mercato del lavoro, alloggi e salute causati dalla discriminazione e dalla situazione sociale, a intensificare gli sforzi in questo campo, tra l’altro attraverso una maggiore responsabilizzazione degli enti regionali e locali; |
7. |
condivide il giudizio secondo cui le comunità Rom sono particolarmente esposte agli effetti della pandemia di COVID-19. Nel loro caso, la pandemia e i suoi effetti socioeconomici e sanitari ampliano ulteriormente le disparità esistenti e approfondiscono ancora di più il divario. Inoltre le conseguenze della pandemia vanificano in parte i risultati ottenuti finora. È pertanto necessario aumentare le risorse da destinare ai Rom nel processo di ripresa; |
8. |
osserva che la promozione dell’uguaglianza e dell’integrazione dei Rom non solo è importante sotto il profilo dei diritti fondamentali, ma ha anche una chiara rilevanza economica. L’attuazione efficace della strategia sarà fondamentale anche per i risultati economici degli Stati membri con una quota elevata (oltre l’1 %) di popolazione Rom; |
9. |
accoglie con particolare favore la Relazione sull’attuazione delle strategie nazionali d’integrazione dei rom: combattere gli atteggiamenti negativi nei confronti delle persone di origine romanì in Europa (3) adottata dal Parlamento europeo nel 2020, che indica obiettivi e misure realmente incisivi. Raccomanda di tenere in considerazione le conclusioni lungimiranti di tale documento anche nella preparazione dei quadri strategici nazionali per i Rom; |
10. |
sostiene la dichiarazione dei sindaci e dei rappresentanti eletti a livello locale e regionale degli Stati membri del Consiglio d’Europa contro l’antiziganismo (4). Rinnova l’invito alle istituzioni dell’UE a collaborare più strettamente con il Consiglio d’Europa al miglioramento dello status dei Rom, sostenendo tra l’altro l’iniziativa Alleanza europea di città e regioni per l’integrazione dei Rom e promuovendo la campagna Dosta!, di grande riuscita; |
11. |
accoglie con favore e apprezza fortemente il fatto che nel luglio 2019 i primi ministri dei paesi dei Balcani occidentali, che sono caratterizzati da un’elevata quota di popolazione Rom, abbiano adottato, nel quadro del processo di allargamento dell’UE, una dichiarazione sull’inclusione dei Rom (5), in cui si sono impegnati a migliorare concretamente la situazione dei Rom prima dell’adesione dei rispettivi paesi all’UE. |
Quadri strategici nazionali per i Rom, obiettivi orizzontali
12. |
si compiace del fatto che la comunicazione tenga conto dei risultati della valutazione del quadro precedente, delle valutazioni annuali dell’attuazione delle strategie nazionali e dell’analisi dei motivi della limitata efficacia delle misure precedenti, e constata con soddisfazione che la comunicazione si basa su ampie consultazioni; |
13. |
sottolinea tuttavia che la comunicazione non presenta le esperienze negative e positive dell’attuazione delle precedenti strategie nazionali per i Rom. Essa non trae conclusioni, e manca di una sezione che affronti le buone pratiche o menzioni misure adeguate di singoli Stati membri che potrebbero essere adottate o riprese altrove; |
14. |
sottolinea che l’elaborazione obbligatoria del quadro strategico nazionale per i Rom rappresenta una delle chiavi per il progresso. Ha infatti constatato con rammarico che nel ciclo precedente vari Stati membri non hanno elaborato quadri strategici, essendo tale elaborazione facoltativa; |
15. |
conferma il proprio sostegno agli sforzi della Commissione europea per aiutare, attraverso la presentazione di orientamenti sulle strategie di integrazione, gli Stati membri dell’UE e i paesi candidati all’adesione a sviluppare strategie nazionali efficaci per i Rom. Tuttavia nell’elaborare l’attuale strategia si sarebbe potuto ridefinire un approccio coerente in questo campo, traendo insegnamento dalle numerose esperienze negative fatte nell’attuazione della strategia dell’UE per i Rom del periodo precedente; |
16. |
constata con preoccupazione che le indagini condotte dall’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA) confermano che la discriminazione nel mercato del lavoro è un problema non solo quando si cerca un posto di lavoro, ma anche nel luogo di lavoro, dove il 22 % degli intervistati si è sentito discriminato a causa dell’origine etnica o del fatto di provenire da un contesto migratorio. Il più alto livello di discriminazione nell’accesso a beni e servizi (pubblica amministrazione, trasporti pubblici, negozi, ristoranti e altro) è quello subito dai Rom (il 28 % degli intervistati); |
17. |
rileva inoltre che la comunicazione non tiene conto dell’eventuale carenza di organizzazioni della società civile e di esperti, che rappresenta un grave ostacolo ai progressi in alcuni Stati membri, principalmente a causa delle conseguenti restrizioni al funzionamento delle ONG. Ciò può ripercuotersi, in ultima analisi, sulle possibilità di inclusione dei Rom; |
18. |
osserva che i quadri strategici nazionali per i Rom devono contribuire all’attuazione del piano d’azione dell’UE contro il razzismo, del pilastro europeo dei diritti sociali, dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e degli obiettivi di sviluppo sostenibile. I punti di collegamento con tali documenti, il contributo agli obiettivi e la relativa portata dovrebbero essere menzionati specificamente nei quadri strategici nazionali per i Rom; |
19. |
sottolinea che, nella comunicazione e nella proposta di raccomandazione del Consiglio, la Commissione europea ha fissato obiettivi realmente ambiziosi, ma anche necessari, diversificati ed equilibrati, a livello sia orizzontale che settoriale. Affinché tali obiettivi siano effettivamente raggiunti per il 2030, è necessario coinvolgere la più ampia gamma possibile di organizzazioni locali e nazionali della società civile Rom nella pianificazione, nell’attuazione, nella verifica e nel monitoraggio dei quadri strategici nazionali per i Rom, integrare le proposte formulate e consentire un riesame periodico della strategia; |
20. |
sottolinea che la comunicazione non contiene alcun riferimento all’eventualità che le misure definite nei quadri strategici rimangano senza attuazione. Sulla base dell’esperienza del ciclo precedente suscita grave preoccupazione la possibilità che alcuni Stati membri non attuino i quadri strategici nazionali. Esorta pertanto la Commissione a monitorare attentamente i progressi compiuti a livello di Stati membri, a far rispettare la pertinente legislazione dell’UE e a valutare rapidamente la necessità di ulteriori atti legislativi, dal momento che l’assenza di sanzioni rischia di ritardare ulteriormente l’integrazione e l’inclusione dei Rom. Invita la Commissione a prendere in considerazione la creazione di un comitato consultivo europeo, composto, tra l’altro, da esperti in materia di politiche per i Rom e con la partecipazione di rappresentanti degli enti locali e regionali con esperienza concreta sul campo in materia di questioni riguardanti i Rom. Insiste inoltre sulla necessità di migliorare il coinvolgimento dei Rom nella concezione e nell’attuazione dei quadri strategici nazionali per i Rom; |
21. |
auspica una cooperazione continua con l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali nell’ambito del riesame periodico dei quadri strategici nazionali per i Rom. La disponibilità di dati adeguati è fondamentale per valutare sia la situazione che i progressi compiuti. Si dovrebbe dare speciale rilievo a questo aspetto, perché in molti casi si è verificato il problema per cui fondi destinati all’inclusione dei Rom sono stati impiegati a sostegno di gruppi destinatari non Rom; |
22. |
sottolinea che gli obiettivi e le misure stabiliti nei quadri strategici nazionali per i Rom dovrebbero tenere conto delle specificità territoriali all’interno degli Stati membri e delle microregioni svantaggiate che richiedono azioni specifiche; |
23. |
condivide il giudizio secondo cui le sfide connesse all’uguaglianza, all’inclusione sociale e alla partecipazione dei Rom variano notevolmente da uno Stato membro all’altro a seconda delle dimensioni della popolazione Rom e della sua quota sulla popolazione totale, del contesto economico generale e del radicamento dell’esclusione e della discriminazione. Le suddette sfide dipendono inoltre dal luogo e dalle modalità di vita dei Rom (in ambiente rurale o urbano, in stato di mobilità, in aree segregate) e da aspetti concreti quali la mobilità transnazionale, la migrazione o le questioni relative alla documentazione di stato civile; |
24. |
sottolinea tuttavia che il quadro strategico nazionale deve riflettere le differenze locali e regionali, individuando le zone confrontate a problemi specifici e contribuendo all’applicazione di soluzioni specifiche; |
25. |
accoglie con favore l’invito rivolto dalla Commissione agli Stati membri con una popolazione Rom significativa a includere nei rispettivi quadri strategici nazionali per i Rom impegni più ambiziosi, che dovrebbero integrare l’uguaglianza e l’inclusione dei Rom nelle politiche a livello regionale e locale; |
26. |
sostiene l’invito rivolto dalla Commissione europea agli Stati membri a riferire sull’attuazione dei rispettivi quadri strategici nazionali per i Rom ogni due anni; tale notifica sarà integrata da dati provenienti dalla società civile e dall’Agenzia per i diritti fondamentali. Esorta la Commissione europea a perseguire un coinvolgimento quanto più possibile ampio delle organizzazioni della società civile e degli enti locali e regionali che si occupano delle questioni relative ai Rom. |
Osservazioni in merito agli obiettivi settoriali
27. |
sottolinea che gli obiettivi definiti dalla Commissione europea nei quattro importanti settori dell’istruzione, dell’occupazione, dell’assistenza sanitaria e degli alloggi svolgono un ruolo fondamentale nel processo di integrazione dei Rom, accanto alla funzione svolta dai servizi sociali, specialmente a livello locale e regionale; |
28. |
ricorda che dalla seconda indagine sulle minoranze e le discriminazioni nell’Unione europea (EU-MIDIS II) (6) risulta che i bambini Rom sono in ritardo rispetto ai loro pari non Rom in tutti gli indicatori dell’istruzione. Solo la metà circa (53 %) dei bambini Rom fra i quattro anni e l’età di inizio della scuola primaria obbligatoria partecipa a programmi di istruzione per la prima infanzia. In media, il 18 % dei Rom fra i 6 e i 24 anni frequenta un corso di studi di livello inferiore rispetto a quello corrispondente alla propria età. La percentuale di abbandono scolastico fra i Rom è sproporzionatamente alta rispetto alla popolazione generale. Il CdR condanna la segregazione scolastica, che continua ad essere praticata in alcuni Stati membri, nonostante il divieto per legge di tale pratica e la recente giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo; |
29. |
si compiace della raccomandazione (7), adottata nel luglio 2020, con cui il Consiglio d’Europa chiede l’inclusione della storia dei Rom e/o dei Viaggianti nei programmi scolastici e nei materiali didattici. Ciò è particolarmente pertinente per gli Stati membri che ospitano una popolazione Rom significativa; |
30. |
raccomanda che il quadro enunci tra i suoi obiettivi l’inclusione di conoscenze relative alla storia e alla cultura Rom nei libri di testo delle scuole primarie e secondarie, e fornisca degli indicatori in materia. L’obiettivo è garantire che, soprattutto nei paesi con una popolazione Rom superiore all’1 %, ogni anno di corso preveda l’acquisizione di conoscenze storiche, letterarie e artistiche positive sui Rom. La prevenzione del razzismo contro i Rom attraverso l’istruzione scolastica dovrebbe essere una priorità in tutti gli Stati membri, indipendentemente dalla loro quota di popolazione Rom; |
31. |
rileva che i modelli di istruzione digitale introdotti a causa della pandemia di COVID-19 contribuiscono a lasciare indietro i bambini Rom in età scolare, in quanto una quota significativa di essi non dispone degli strumenti informatici necessari, di un adeguato accesso a Internet a banda larga, o non è in grado di trattare autonomamente il materiale senza un’adeguata assistenza da parte dei genitori; |
32. |
sottolinea pertanto che, una volta revocate le misure restrittive introdotte nell’istruzione a causa della pandemia di COVID-19, sarà particolarmente importante attuare dei programmi di recupero scolastico; |
33. |
osserva che dalla seconda indagine sulle minoranze e le discriminazioni nell’Unione europea (EU-MIDIS II) (8) risulta che solo un quarto dei Rom di età superiore ai 16 anni era «occupato» o «autonomo». Le donne Rom hanno registrato un tasso di occupazione molto inferiore a quello degli uomini: il 16 % rispetto al 34 %. In generale, l’indagine dimostra che la percentuale di persone con un lavoro retribuito fra i Rom di età compresa fra 20 e 64 anni è del 43 %, ben al di sotto della media europea, che era del 70 % nel 2015; |
34. |
sottolinea che, secondo la summenzionata indagine dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali, la discriminazione nell’assistenza sanitaria era più elevata tra i Rom (8 %), la cui speranza di vita è inferiore a quella della popolazione in generale; |
35. |
sostiene il Parlamento europeo nella richiesta rivolta agli Stati membri di garantire mezzi di ricorso efficaci e tempestivi per tutti i sopravvissuti a sterilizzazioni forzate, anche attraverso l’istituzione di sistemi di indennizzo efficaci; |
36. |
fa osservare che una percentuale significativa di Rom vive in famiglie che non hanno accesso ai servizi di pubblica utilità e ai servizi di base necessari. Tale condizione li espone al rischio di grave disagio abitativo; |
37. |
concorda con la richiesta rivolta agli Stati membri di garantire l’accesso dei Rom ad alloggi adeguati e desegregati e di includere in ciascun quadro strategico nazionale per i Rom l’obiettivo di prevenire gli sgomberi forzati senza disponibilità di alloggi alternativi, come stabilito nella raccomandazione del Consiglio e nell’allegato 1 della comunicazione. Chiede che tale obiettivo sia raggiunto preferibilmente a metà del periodo di riferimento del quadro, in quanto un gran numero di Rom nell’Unione europea ha perso il proprio alloggio a causa di uno sgombero e vive in condizioni non dignitose; |
Osservazioni in merito al quadro istituzionale
38. |
sottolinea che, in assenza di una riforma globale del sistema di assegnazione delle risorse e di uno sviluppo delle capacità istituzionali e di assorbimento, non è prevedibile che vi siano cambiamenti sostanziali nell’uso delle risorse. È inoltre necessario razionalizzare e semplificare le norme procedurali e modificare l’approccio degli organismi intermedi affinché i programmi di inclusione abbiano successo. Bisogna rendere la politica di inclusione più semplice, trasparente e comprensibile e avvicinarla ai cittadini; |
39. |
constata che i Rom particolarmente colpiti dall’esclusione, che si avvalgono del loro diritto alla libera circolazione per vivere e/o lavorare in altri Stati membri, sono spesso vittime di discriminazione e sfruttamento in tali paesi. Il CdR sottolinea l’importanza della cooperazione transnazionale a livello nazionale, regionale e locale ai fini della prevenzione dello sfruttamento organizzato a livello transfrontaliero; |
40. |
raccomanda di considerare la possibilità di privilegiare altre tecniche di assegnazione degli aiuti ai programmi di integrazione (progetti prioritari, procedura negoziata, sovvenzione globale, sostegno normativo) anziché programmi di gara che creano una situazione di concorrenza impari; |
41. |
suggerisce di interrompere l’uso del denominatore comune «Rom», che non riconosce la diversità all’interno della popolazione delle persone di origine rom. Propone invece di adottare l’espressione «persone di identità romanì»; |
42. |
raccomanda che gli Stati membri garantiscano, oltre ad adeguate garanzie professionali, il finanziamento continuo e senza restrizioni delle iniziative di comprovata efficacia che operano in modo idoneo per l’inclusione sociale, e dei progetti in questo campo. In effetti, diversi progetti che hanno avuto successo in passato sono stati considerati ammissibili a nuovi finanziamenti solo se è stato possibile presentarli come innovazioni e sviluppi senza precedenti. Garantire la continuità dei finanziamenti è essenziale anche per sostenere i progetti utili realizzati da organizzazioni della società civile prive di capitale, di fondi e di riserve finanziarie; |
43. |
ritiene particolarmente importante che le organizzazioni Rom impegnate a favore dell’integrazione abbiano la possibilità di aumentare gradualmente le proprie capacità, seguendo il principio dello sviluppo e della crescita graduali. Dovrebbe inoltre essere possibile attuare progetti di nuove iniziative che richiedono piccoli importi, in modo che anche i comuni più svantaggiati possano intraprendere un percorso deliberato di sviluppo dell’integrazione dei Rom. Tale processo deve essere catalizzato e sostenuto da un programma per la preparazione di progetti, mentre l’attuazione deve beneficiare del sostegno di un tutor; |
44. |
sottolinea che il finanziamento dei quadri strategici nazionali richiede anche un approccio integrato da parte di differenti fondi di sviluppo. Bisogna porre l’accento sulla necessità di un coordinamento più efficace dei progetti di sviluppo delle infrastrutture e delle capacità umane, al fine di rendere disponibili insieme le risorse del Fondo europeo di sviluppo regionale e del Fondo sociale europeo in programmi integrati di sviluppo per progetti complessi intesi a rafforzare la coesione sociale. Il coordinamento di tali risorse richiede lo sviluppo di strumenti di attuazione adeguati che sostengano un approccio strategico; |
45. |
accoglie con particolare favore l’impegno, assunto dalla Commissione europea nel piano d’azione dell’UE contro il razzismo 2020-2025, di dare l’esempio come istituzione, adottando iniziative volte a migliorare in modo significativo la rappresentatività del suo personale attraverso misure riguardanti l’assunzione e la selezione. Nell’attuare tali misure, la Commissione europea garantirà che si applichino anche ai Rom. Essa invita le altre istituzioni dell’UE ad adottare dei provvedimenti per promuovere la diversità e l’integrazione sul posto di lavoro. Il Comitato delle regioni sostiene quest’aspirazione e la considera valida anche nel proprio ambito. |
Il ruolo degli enti locali e regionali
46. |
invita i governi nazionali a coinvolgere gli enti locali e regionali nella preparazione dei quadri strategici nazionali per i Rom. Gli enti locali e regionali sono le organizzazioni più vicine ai Rom, le prime a far fronte ai problemi e quelle che dispongono di strumenti e risorse reali per migliorare la situazione; |
47. |
ribadisce che gli enti locali e regionali sono il livello di governance su cui ricade una particolare responsabilità in materia di integrazione della popolazione Rom e dovrebbero sostenerne l’inclusione in un approccio dal basso non paternalistico; |
48. |
al fine di rafforzare il dialogo e garantire la cooperazione, chiede che vengano istituiti e attivati in tutti gli Stati membri dei forum di consultazione locali e/o regionali, intesi a monitorare l’attuazione dei quadri strategici nazionali. Solo relazioni di lavoro consolidate tra tutte le parti interessate possono portare a un’integrazione efficace, e il rafforzamento dell’approccio decentrato consente un’attuazione più efficace dei programmi; |
49. |
raccomanda che le amministrazioni locali dei comuni con popolazioni Rom sostengano programmi di sviluppo delle comunità locali in cui i gruppi e le piccole comunità Rom interessate abbiano accesso a conoscenze pratiche fondamentali, necessarie per organizzare la vita; |
50. |
esorta gli enti locali e regionali a far sì che i media da essi gestiti mostrino contenuti volti a contrastare i pregiudizi nei confronti dei Rom; |
51. |
richiama l’attenzione degli enti locali e regionali sul fatto che la diffusione di conoscenze sulla storia e la cultura dei Rom e la promozione dell’apprendimento interculturale possono ridurre efficacemente il razzismo. |
Bruxelles, 5 febbraio 2021
Il presidente del Comitato europeo delle regioni
Apostolos TZITZIKOSTAS
(1) Come nella comunicazione della Commissione europea, anche nel presente parere il termine «Rom» è usato con un significato generico per indicare un’ampia gamma di popolazioni di origine romanì, quali Roma, Sinti, Kale, Romanichel e Boyash/Rudari. Il termine comprende anche gruppi quali Ashkali, Egiziani, Yenish, Dom, Lom, Rom e Abdal, popolazioni nomadi tra cui i Travellers e le popolazioni designate col concetto amministrativo di Gens du voyage, nonché le persone che si identificano come zigani, senza che questa definizione generale neghi le caratteristiche specifiche di ciascun gruppo.
(2) Unione dell’uguaglianza: il piano d’azione dell’UE contro il razzismo per il periodo 2020-2025, COM(2020) 565 final.
(3) https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/A-9-2020-0147_IT.html
(4) http://a.cs.coe.int/team81/congress_form/Inscriptions/Declaration_Against_anti_gypsyism.aspx
(5) https://www.romaeducationfund.org/wp-content/uploads/2019/07/Western-Balkans-Declaration-on-Roma-Integration-and-EU-enlargement.pdf
(6) https://fra.europa.eu/sites/default/files/fra_uploads/fra-2016-eu-minorities-survey-roma-selected-findings_it.pdf
(7) https://search.coe.int/cm/Pages/result_details.aspx?ObjectId=0900001680a003ba
(8) https://fra.europa.eu/sites/default/files/fra_uploads/fra-2016-eu-minorities-survey-roma-selected-findings_it.pdf
26.3.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 106/31 |
Parere del Comitato europeo delle regioni sul tema «Un nuovo Spazio europeo della ricerca (SER) per la ricerca e l’innovazione»
(2021/C 106/07)
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RACCOMANDAZIONI POLITICHE
IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI
1. |
richiama le conclusioni del proprio parere sul tema Orizzonte Europa: il nono programma quadro di ricerca e innovazione in cui:
|
2. |
si compiace per l’opportunità offerta dalla presente comunicazione di proporre una strategia coerente per mobilitare tutte le parti interessate al fine di rafforzare gli sforzi europei in materia di ricerca e innovazione; rileva, tuttavia, lo squilibrio nella comunicazione che colloca in modo eccessivo lo Spazio europeo della ricerca (SER) nel prolungamento dell’asse di Orizzonte Europa, a scapito degli altri elementi che dovrebbero essere presi in considerazione; |
3. |
sostiene le ambiziose iniziative presentate nella comunicazione che contribuiscono ad attrezzare l’Europa perché possa essere all’altezza delle sfide globali cui è posta di fronte e che sono in grado di trasformare il panorama della ricerca e di rafforzare l’Europa attraverso lo sviluppo delle conoscenze. La ricerca e l’innovazione (R&I) devono svolgere un ruolo chiave nel sostenere le transizioni ecologiche, digitali, sociali ed economiche che l’Europa si trova ad affrontare. Tali politiche devono inoltre aiutare l’Europa a superare la prova cui è sottoposta dalla pandemia di COVID-19, come dimostrato dal piano d’azione in corso ERAvsCorona; |
4. |
si compiace che la Commissione abbia attribuito una nuova importanza al coinvolgimento dei cittadini nelle questioni di ricerca e d’innovazione; chiede che tale coinvolgimento, che preveda la garanzia della libertà scientifica, riguardi tutte le tappe di definizione, attuazione e monitoraggio di queste politiche e non si limiti a «rendere edotti» o «informare» i cittadini, che, al contrario, desiderano prendervi parte attivamente; considera che tale coinvolgimento vada organizzato, in primo luogo, a livello locale e che le città e le regioni siano attori essenziali per facilitarla e svilupparla, svolgendo un ruolo importante nel processo di allineamento della ricerca e dell’innovazione ai valori, alle esigenze e alle aspettative della società. Pertanto, la co-progettazione e la corresponsabilità del processo e dei risultati della ricerca e dell’innovazione possono essere agevolate dagli attori regionali e locali, cosa che fa aumentare l’adozione e l’accettabilità della ricerca e dell’innovazione da parte della società. Le città e le regioni forniscono inoltre risorse importanti per rendere operativa l’agenda della scienza aperta in senso lato, essenziale per lo sviluppo di uno Spazio europeo della ricerca efficace; |
5. |
esprime apprezzamento per la volontà della Commissione di raggiungere l’obiettivo di destinare il 3 % del PIL alla spesa per la R&I e di fissare un obiettivo dell’1,25 % per lo sforzo pubblico nel 2030 (rispetto allo 0,81 % corrente), ma si chiede come tali obiettivi possano essere conseguiti se il piano di ripresa non prevede uno sforzo massiccio per la R&I e tralascia, per esempio, il programma «UE per la salute» proposto dalla Commissione; |
6. |
si rammarica per il fatto che, nonostante esista un’unica commissaria responsabile per le politiche in materia di d’innovazione, ricerca, istruzione e giovani, non sia stato possibile proporre un nuovo approccio per uno Spazio europeo dell’istruzione e della ricerca; ricorda la necessità di un approccio trasversale a tali questioni, in stretto collegamento, in particolare, con le politiche regionali; auspica che la comunicazione sull’approccio globale alla ricerca, all’innovazione, all’istruzione e ai giovani, annunciata dalla Commissione nel suo programma di lavoro 2021, vada in questa direzione; |
7. |
sottolinea che la comunicazione in esame è solo un punto di partenza che deve condurre, da un lato, a nuove azioni concrete e, dall’altro, all’adozione di un «patto per la ricerca e l’innovazione»; chiede di essere associato alla preparazione di queste nuove tappe; chiede che tale patto sia l’occasione per difendere la libertà accademica e universitaria, la libertà di espressione dei docenti, dei ricercatori, degli studenti, degli intellettuali e la loro libertà di circolazione non solo in seno all’Unione, ma anche tra l’Unione e i suoi paesi partner; ritiene, a tale proposito, che la politica di cooperazione internazionale nel quadro del SER dovrà allinearsi a questi medesimi principi e esprime inquietudine per il rapido degradarsi delle libertà accademiche in numerosi paesi in varie parti del mondo; |
8. |
sottolinea che un monitoraggio e un seguito corretti dell’innovazione e della ricerca sono essenziali per un’attuazione efficace delle politiche. In quest’ottica, si richiama al proprio parere sul tema Il quadro di valutazione dell’innovazione regionale e il relativo impatto sulle politiche regionali basate sul territorio in cui si osserva che il RIS (quadro di valutazione dell’innovazione regionale — Regional Innovation Scoreboard) è uno strumento essenziale per mettere a confronto l’evoluzione della performance delle politiche regionali in materia di innovazione, e che ne andrebbe potenziato l’impatto della SRI sui processi decisionali a livello regionale ai fini del miglioramento degli ecosistemi regionali d’innovazione e della specializzazione intelligente; |
9. |
si compiace per gli elementi di progresso contenuti nella comunicazione, che propone una visione più strategica del partenariato tra la Commissione e gli Stati membri (con il coinvolgimento delle regioni che hanno spesso competenze in materia di promozione di queste politiche), un approccio più integrato delle questioni inerenti alla ricerca e all’innovazione nonché una migliore presa in considerazione degli obiettivi che tali politiche devono soddisfare e il loro impatto sulle nostre società; plaude inoltre al fatto che tale comunicazione esplori la via di una governance multilivello più aperta, proponga con gli ERAHubs una nozione capace di riconoscere più adeguatamente i ruoli degli ecosistemi regionali e dei poli d’innovazione, rafforzi elementi di coordinamento con gli aspetti legati non solo alla formazione superiore, ma anche all’istruzione e alle competenze digitali, e si schieri a favore di uno spazio europeo della ricerca più inclusivo che faciliti l’accesso all’eccellenza scientifica e alla diffusione dei risultati; |
10. |
sottolinea l’importanza dello sviluppo dell’economia della condivisione e della circolazione delle conoscenze. Le nozioni e le pratiche di diffusione dei risultati (idee, intuizioni, metodologie, prototipi, invenzioni e altri risultati analoghi della conoscenza) ottenuti con programmi e progetti di ricerca e innovazione dovrebbero essere finanziate affinché siano riscoperte, diventino accessibili e vengano applicate per un impiego attivo in tutta Europa; |
11. |
sostiene la proposta di elaborare piani inclusivi per la parità tra donne e uomini, al fine di promuovere nel campo della R&I la parità di genere raccomandata dall’UE, e chiede che le città e le regioni siano coinvolte nell’elaborazione di tali piani; ricorda a tale proposito che, tra le azioni del nuovo SER l’azione 12 riguarda la parità di genere per il rafforzamento del potenziale R&I europeo per promuovere la parità di genere raccomandata dall’UE e sottolinea la necessità di colmare i divari di genere nel quadro della transizione digitale e dell’innovazione, incoraggiando una maggiore presenza femminile nei corsi di studio e nei posti di lavoro delle discipline STEAM (scienza, tecnologia, ingegneria, arte e matematica) e delle TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione); |
12. |
apprezza in particolare il fatto di essere esplicitamente menzionato come un attore importante dello Spazio europeo della ricerca, in particolare attraverso la «Piattaforma di scambio delle conoscenze» e l’iniziativa «Science Meets Regions»; |
13. |
protesta, tuttavia, contro un approccio alla governance ancora incentrato sul rapporto tra la Commissione e gli Stati membri, che nella maggior parte dei casi attribuisce alle città e alle regioni il ruolo di destinatari piuttosto che di attori delle politiche pubbliche, demandando agli Stati membri la presa in considerazione delle questioni locali e regionali. Rinnova pertanto la propria richiesta di un pieno e totale riconoscimento delle città e delle regioni in quanto parti interessate da mobilitare nell’elaborazione, nell’attuazione, nel monitoraggio e nella valutazione delle politiche europee in materia di ricerca e innovazione, conformemente al principio di «sussidiarietà attiva» (1). |
Un nuovo approccio per lo Spazio europeo della ricerca
14. |
sottolinea l’importanza delle posizioni elaborate dal Comitato per lo Spazio europeo della ricerca (CSER) (2) (17.12.2019) e dall’ERRIN (European Regions Research and Innovation Network) (3) e sostiene un nuovo approccio per il SER che operi il passaggio:
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15. |
raccomanda di mettere un accento più forte sul rapporto tra ricerca e imprese, riconoscendo al tempo stesso il ruolo cruciale degli enti locali e regionali al fine di sviluppare contesti imprenditoriali e agevolare i collegamenti per il trasferimento delle conoscenze: sponsorizzazione della ricerca di base da parte delle imprese, promozione dell’imprenditorialità scientifica nel rispetto degli obblighi di trasparenza, investimenti privati, sostegno alle imprese per sviluppare le loro innovazioni; |
16. |
chiede, nel contesto della creazione della «piattaforma per i talenti del SER», una maggiore chiarezza sul modo in cui la Commissione intende: a) garantire la continuità con l’iniziativa EURAXESS e la strategia per le risorse umane per i ricercatori (HSR4R), che sono state sviluppate finora per facilitare la mobilità dei ricercatori e il loro sviluppo professionale, al fine di contribuire alla creazione di un mercato unico della conoscenza, della ricerca e dell’innovazione; e b) incoraggiare il riconoscimento dei ricercatori in queste iniziative e promuovere meccanismi di sostegno per le regioni impegnate ad attirare e trattenere i talenti, nel quadro della suddetta strategia HRS4R e nell’ottica di venire incontro alle necessità delle istituzioni e del personale di ricerca; |
17. |
sottolinea la necessità di lavorare in chiave locale e/o regionale e di fornire strumenti che permettano agli enti locali o regionali di rivestire un ruolo di primo piano, come il meccanismo di sostegno delle politiche (Policy Support Facility), le sinergie tra la politica regionale e Orizzonte Europa e il marchio di eccellenza. È essenziale facilitare l’accesso alle informazioni e ai dati per rafforzare le sinergie e le complementarità tra i fondi europei e permettere alle diverse autorità pubbliche di operare in modo più coordinato; |
18. |
auspica che il concetto di eccellenza sia chiarito, distinguendo chiaramente l’eccellenza scientifica, l’eccellenza dagli impatti strettamente legata all’articolazione del rapporto tra la scienza e gli ecosistemi dell’innovazione, in particolare quelli locali e regionali, e l’eccellenza degli ecosistemi stessi attraverso non solo i loro specifici settori di eccellenza scientifica, ma anche la loro capacità strategica e di coordinamento (4); |
19. |
pur ribadendo appieno l’importanza delle azioni di sostegno all’eccellenza scientifica in particolare nel quadro del programma Orizzonte Europa, propone di riconoscere pienamente come obiettivo complementare del SER la disponibilità in tutte le città e regioni dell’UE di una scienza di alta qualità che possa essere mobilitata per stimolare l’innovazione e aiutare la società e le imprese a raccogliere le sfide rappresentate dagli obiettivi di sviluppo sostenibile e ad affrontare le crisi attuali; |
20. |
accoglie con favore la scelta della Commissione europea di agevolare gli investimenti e le riforme in vista della realizzazione delle priorità dell’UE, in particolare la trasformazione verde e quella digitale, che sono diventate essenziali dopo la crisi COVID-19; |
21. |
chiede che il SER rafforzi i collegamenti da creare tra le strategie di specializzazione intelligente, le sue priorità e la relativa attuazione generale; chiede inoltre che il SER contribuisca a un equilibrio migliore tra l’indispensabile eccellenza della scienza da un lato e, dall’altro, l’urgenza di colmare il divario di risultati in materia di ricerca e innovazione tra gli Stati, le regioni e le città nell’UE. |
SER, specializzazioni intelligenti e politica regionale
22. |
ritiene che un nuovo SER debba essere l’occasione per riconoscere pienamente il ruolo delle specializzazioni intelligenti e del loro processo collettivo e imprenditoriale come una delle pietre angolari dei risultati attuali e futuri della ricerca e dell’innovazione europee; sottolinea che le specializzazioni intelligenti riuniscono gli enti locali e regionali, le istituzioni di ricerca, il settore privato e la società civile, e aiutano le regioni ad acquisire un vantaggio competitivo, a stimolare gli investimenti privati e a creare posti di lavoro; sottolinea inoltre il ruolo fondamentale delle regioni nella strategia europea di specializzazione intelligente e la necessità di mantenere l’approccio specifico delle strategie regionali di specializzazione intelligente, incluso quando esistano anche strategie nazionali di specializzazione intelligente; suggerisce, in tale contesto, di realizzare una mappatura incrociata e dinamica dell’eccellenza scientifica distribuita e delle specializzazioni intelligenti, in partenariato tra le regioni, gli Stati membri e l’Unione europea; propone anche di prendere in considerazione un’evoluzione necessaria delle S3 verso le strategie di specializzazione intelligente sostenibile (S4) e verso una migliore pratica della quadrupla elica, che permette di posizionare la società come attore della strategia; |
23. |
sottolinea l’importanza, sulla base di tale mappatura, di contribuire alla messa in rete delle specializzazioni intelligenti regionali sostenute dall’eccellenza scientifica e di agevolare le cooperazioni transregionali, sia attraverso Interreg e in particolare la sua componente «Investimenti interregionali in materia di innovazione», sia nell’ambito di Orizzonte Europa, attraverso progetti collettivi concreti attraverso tutto il programma e in particolare il pilastro 2, in particolare nell’ambito delle «Missioni» e dei «Partenariati europei per l’innovazione» e nel programma trasversale Rafforzare lo Spazio europeo della ricerca; sottolinea l’importanza di associare le città e le regioni alla governance delle Missioni e dei Partenariati; |
24. |
sostiene l’intenzione della Commissione di guidare lo sviluppo di tabelle di marcia tecnologiche congiunte con l’industria al fine di includere programmi di investimento per la ricerca e l’innovazione, ma è sorpreso che queste riguardino soltanto gli Stati membri e l’industria nel quadro dei partenariati europei programmati nell’ambito di Orizzonte 2020; ricorda che tale lavoro deve essere condotto tenendo conto delle specializzazioni intelligenti delle regioni e del ruolo degli ecosistemi regionali e dei poli di innovazione, che strutturano anche le catene del valore industriali; |
25. |
riafferma la vocazione delle città e delle regioni a essere i partner dello sviluppo e della messa in rete delle infrastrutture di ricerca e tecnologia e del programma Forum strategico europeo sulle infrastrutture di ricerca (ESFRI) (5); rammenta l’importanza del loro ruolo nel far emergere, animare e valorizzare tali infrastrutture; ribadisce inoltre che gli enti locali e regionali sono attori chiave nella creazione di ecosistemi regionali e di poli di innovazione efficaci (6); |
26. |
propone di orientarsi verso contratti di partenariato tra le regioni, gli Stati membri e l’UE, per mobilitare tutte le parti interessate intorno ad obiettivi condivisi in materia di ricerca, innovazione, istruzione superiore e digitale, competenze digitali, nonché intorno a piani di accompagnamento dei settori di specializzazione intelligente che mettano in moto tutte le politiche dell’UE e non siano limitati ai criteri per la mobilitazione del FESR. Ciò potrebbe essere oggetto di un’azione pilota; |
27. |
ricorda che la mobilitazione del FESR per la ricerca e l’innovazione è aumentata considerevolmente nel corso dei vari periodi di programmazione, raggiungendo più di 100 miliardi di EUR per il periodo 2014-2020, e che, nello stesso periodo, la mobilitazione finanziaria delle città e delle regioni a titolo dei loro bilanci ha raggiunto un livello che in totale rappresenta quasi il doppio del volume del programma quadro europeo di ricerca. Questi dati evidenziano le sfide del coordinamento tra le politiche europee, nazionali, locali e regionali, nonché quelle riguardanti le sinergie tra gli strumenti di intervento; |
28. |
esprime preoccupazione per i limitati progressi registrati nel campo delle sinergie, in particolare a causa della lentezza nell’evoluzione dei regimi d’inquadramento degli aiuti di Stato; ribadisce l’auspicio «che tutti i fondi mobilitati allo scopo di cofinanziare un’azione o un programma di azione basato sul programma Orizzonte Europa siano soggetti alle norme giuridiche che si applicano a tale programma, in particolare quelle relative agli aiuti di Stato» (7) e riafferma la propria visione delle sinergie come cooperazioni volontarie intorno alle 5C (coerenza, complementarità, compatibilità, costruzione congiunta, riconoscimento dei collettivi di attori locali) (8); insiste sulla necessità di un approccio effettivo di costruzione congiunta e di un controllo degli eventuali trasferimenti finanziari da parte dell’autorità di gestione; |
29. |
ritiene che, alla luce di tali elementi, un pieno coinvolgimento delle città e delle regioni nel forum SER per la transizione sia indispensabile, sia in ragione delle sfide poste dalla cooperazione e coordinamento che vanno affrontate, sia in considerazione del ruolo degli attori locali nell’attuazione dell’agenda di trasformazione in collegamento con le crisi e le transizioni. |
Contributo degli ecosistemi regionali e dei poli di innovazione alle dinamiche dello Spazio europeo della ricerca
30. |
raccomanda il monitoraggio e lo sviluppo di buone pratiche locali o regionali nel quadro della definizione dei criteri di adempimento per la condizione abilitante delle strategie di specializzazione intelligente, come stabilito nel regolamento recante disposizioni comuni applicabili ai fondi strutturali. Occorre ricordare che, nel processo di elaborazione dei programmi regionali a titolo del FESR, bisognerà definire una buona governance della strategia di specializzazione intelligente nazionale, regionale o locale, nel cui quadro ogni ente regionale o locale dovrà dimostrare i progressi compiuti nell’attuazione delle proprie S3, comprese, tra l’altro, le misure di collaborazione internazionale. Secondo il CdR, si tratta di un’opportunità eccellente per la definizione di buone pratiche e la loro diffusione, ad esempio attraverso iniziative quali La scienza incontra le regioni (Science Meets Regions) o la piattaforma di scambio delle conoscenze (Knowledge Exchange Platform); |
31. |
Sostiene con entusiasmo il concetto di ERAHub, considerando che rappresenti un’opportunità per dare riconoscimento istituzionale e una forma concreta al concetto di ecosistema regionale e polo di innovazione che promuove da molti anni, oltre che per riconoscere pienamente un approccio basato sul territorio (place-based approach) alla scienza e all’innovazione; chiede una rapida attuazione di tale proposta e propone di utilizzare la piattaforma di scambio delle conoscenze (Knowledge Exchange Platform — KEP) per precisarne il contenuto specifico e facilitare l’emergere di progetti pilota; Si compiace inoltre dell’intenzione della Commissione di portare tale iniziativa, in collaborazione con il CdR, a un livello strategico, promuovendo sinergie tra gli strumenti di R&I, l’istruzione, il miglioramento delle competenze, la riqualificazione professionale e la formazione, e mobilitando fondi di coesione; chiede che tale iniziativa non sia limitata all’unico obiettivo di facilitare l’accesso all’eccellenza; |
32. |
richiama l’attenzione su svariati scogli da evitare: la riflessione da portare avanti deve tener conto dell’esperienza degli hub digitali o dell’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT), ma gli ERAHub non devono essere confinati a questi riferimenti né limitarsi a organizzare uno «spazio della conoscenza interconnessa» incentrato sullo scambio di buone pratiche e sulla circolazione delle conoscenze, non avendo del resto l’Europa bisogno di un «Hub degli hub». Gli ERAHub non devono limitarsi a un ruolo di strumenti diretti alla riduzione del divario d’innovazione, né devono servire di nuovo a puntare i riflettori soltanto sui siti universitari di rango mondiale che già ricevono un grande sostegno dagli Stati membri e dal programma quadro; |
33. |
propone al contrario di riconoscere, nel quadro degli ERAHub, collettivi di attori, ecosistemi regionali (o interregionali) e poli di innovazione caratterizzati dai seguenti criteri cumulativi:
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34. |
ritiene che tali ERAHub debbano essere sostenuti direttamente dall’UE, anche finanziariamente, attraverso un partenariato basato su tre pilastri:
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35. |
auspica che siano riconosciuti come ERAHub almeno tra 50 e 100 siti in Europa e che tale rete sia ampiamente accessibile agli ecosistemi emergenti dell’UE-13 e delle regioni più svantaggiate; |
36. |
sottolinea il ruolo cruciale delle città e delle regioni in quanto iniziatrici e promotrici di progetti di collaborazione a largo raggio per le innovazioni sociali che affrontano le sfide della società. Gli ERAHub dovrebbero fungere da strumenti per lo sviluppo delle competenze e pratiche necessarie volte ad accelerare tali progressi; |
37. |
sottolinea che la rete degli ERAHub potrebbe diventare un quadro eccellente per l’emergere dei progetti collettivi di ricerca e innovazione volti a federare diversi ecosistemi regionali e poli di innovazione in un approccio dal basso verso l’alto. Tali consorzi potrebbero utilmente mobilitare lo strumento giuridico delle azioni cofinanziate (Cofund actions) nell’ambito di Orizzonte Europa, utilizzabile anche nell’ambito del pilastro 2, dispositivo perfettamente adeguato per sviluppare sinergie tra il programma quadro, la politica regionale e i bilanci delle città e delle regioni. |
Crisi della pandemia di COVID-19, divario in materia d’innovazione, diffusione dell’eccellenza: la coesione al centro del SER
38. |
mette in guardia contro le conseguenze delle crisi attuali sui territori più fragili e più colpiti, e ricorda che la crisi economica e finanziaria del 2008 ha provocato un crollo degli investimenti nella ricerca e nell’innovazione in alcune regioni, in particolare nei paesi dell’Europa meridionale. Il Comitato insiste pertanto affinché il piano di ripresa Next Generation EU e il prossimo quadro finanziario pluriennale sostengano vigorosamente l’istruzione superiore e quella digitale, l’apprendimento permanente (compresi il miglioramento delle competenze e la riqualificazione professionale), la ricerca e l’innovazione al servizio degli obiettivi del SER e che, in tale contesto, il programma React EU e il Fondo per una transizione giusta siano mobilitati anche in linea con i programmi operativi adottati dalle regioni e con le loro strategie di specializzazione intelligente. Si tratta di un elemento indispensabile, perché le regioni hanno bisogno di un sostegno maggiore in vista della ripresa prima di poter diventare resilienti; |
39. |
invita la Commissione a spiegare in che modo, nel contesto attuale e senza un potenziamento del sostegno, gli Stati membri il cui livello di investimenti in R&I è inferiore alla media europea potrebbero raggiungere l’obiettivo di un aumento del 50 % di tali investimenti nei prossimi 5 anni, obiettivo che peraltro il Comitato sostiene; |
40. |
osserva che il SER è frammentato: i fondi dell’UE non sono sufficienti a finanziare la collaborazione tra gli ecosistemi regionali dell’innovazione e i risultati della ricerca sono raramente condivisi con il grande pubblico e il resto delle regioni, anche all’interno di uno stesso Stato membro; si rammarica, nel contempo, del fatto che i programmi sovranazionali di R&S avvantaggino tradizionalmente poche reti relativamente «chiuse» di università avanzate, di centri di ricerca, di grandi industrie e di regioni in cui è situata una capitale, reti che in molti casi hanno già partecipato a precedenti edizioni del programma quadro o hanno una forte presenza a Bruxelles; |
41. |
concorda sul fatto che i progressi nell’attuazione del SER hanno subito un rallentamento e che permangono forti disparità tra paesi e regioni, come indicato nella relazione sullo stato di avanzamento del SER del 2018. La convergenza dei sistemi di ricerca e innovazione europei, nazionali e regionali è insufficiente, fatto che si traduce in una concentrazione dannosa dei siti di eccellenza di R&I in tutta l’Europa, lasciando intere regioni ai margini, con la conseguenza anche di portare a un panorama della mobilità e della circolazione delle conoscenze squilibrato che è in contraddizione con gli obiettivi strategici del SER; |
42. |
ritiene che tali constatazioni siano ampiamente condivise e ribadite periodicamente, ma che da esse non si tragga alcuna lezione politica e che le attuali scelte di bilancio, se mantenute, non consentiranno di ovviare a tali carenze, facendo del dibattito sulla necessità di colmare il divario in materia di innovazione un pio desiderio e dei dispositivi per diffondere l’eccellenza e ampliare la partecipazione strumenti insufficienti e incapaci di conseguire gli obiettivi politici che ci si è prefissi. |
Bruxelles, 5 febbraio 2021
Il presidente del Comitato europeo delle regioni
Apostolos TZITZIKOSTAS
(1) COM(2018) 703 final.
(2) Parere del CSER sul futuro dello Spazio europeo della ricerca (https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-1201-2020-INIT/en/pdf), documento disponibile in inglese.
(3) Raccomandazioni dell’ERRIN per il futuro dello Spazio europeo della ricerca (https://errin.eu/system/files/2020-06/200608%20ERRIN_recommendations_for_the_future_of_the_European_Research_Area_approved.pdf), documento disponibile in inglese.
(4) Secondo l’Associazione europea delle università, l’eccellenza non si limita alle pubblicazioni più citate, ma deve basarsi anche sui molteplici ed eterogenei contributi della comunità di ricerca (in particolare le pratiche di scienza aperta), sul coinvolgimento dei cittadini e sull’impatto per la società.
(5) Parere del Comitato europeo delle regioni — Infrastrutture di ricerca: il futuro dello Spazio europeo della ricerca (SER) in una prospettiva regionale e transfrontaliera (GU C 39 del 5.2.2020, pag. 68).
(6) Parere del Comitato europeo delle regioni su «Una nuova Agenda europea per la ricerca e l’innovazione — l’opportunità dell’Europa di plasmare il proprio futuro» (GU C 168 del 16.5.2019, pag. 4).
(7) Parere del Comitato europeo delle regioni — Orizzonte Europa: il nono programma quadro di ricerca e innovazione (GU C 461 del 21.12.2018, pag. 79).
(8) Parere del Comitato europeo delle regioni — La dimensione locale e regionale del programma Orizzonte 2020 e il nuovo programma quadro per la ricerca e l’innovazione (GU C 342 del 12.10.2017, pag. 1).
(9) Parere del Comitato europeo delle regioni — Il quadro di valutazione dell’innovazione regionale e il relativo impatto sulle politiche regionali basate sul territorio (GU C 440 del 18.12.2020, pag. 87).
26.3.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 106/38 |
Parere del Comitato europeo delle regioni sul tema «Il rilancio dei settori culturali e creativi»
(2021/C 106/08)
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RACCOMANDAZIONI POLITICHE
IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI
1. |
fa presente che la pandemia di COVID-19 ha portato drammaticamente alla luce, da un lato, l’idea che tutti sosteniamo, ovvero che la cultura può rappresentare la grande carta da giocare per lo sviluppo sociale, economico e sostenibile dell’Europa, e dall’altro la situazione in cui versano le cosiddette industrie culturali e creative. Considerato il fatto che l’espressione «settore culturale e creativo» (SCC) è indeterminata, e che la transizione dalle arti e dalla cultura finanziate o sovvenzionate con fondi pubblici agli operatori culturali e ai creatori finanziariamente autonomi è tanto fluida quanto i confini del settore, in questo parere l’attenzione è rivolta in particolare agli operatori del settore che, in linea di principio, non sono o sono a malapena sostenuti dagli attori pubblici. Nella maggioranza dei paesi, questo settore è composto per lo più da piccole imprese, artisti indipendenti e altri creativi liberi professionisti, ed è un settore vulnerabile, spesso precario e fra i più colpiti dalla crisi pandemica, come evidenziato dal CdR nella risoluzione sulle priorità per il 2020-2025; |
2. |
ricorda che fra i presupposti comuni degli SCC vi è il creare «assembramento», ovvero essere soggetti a una fruizione collettiva — il che li ha resi oggetto di un lockdown che ancora non è terminato per alcune categorie e per il loro indotto e che sta portando a gravi perdite economiche e di posti di lavoro –, ma anche il presupposto del progresso, della ricerca e della crescita, nonché del patrimonio culturale materiale e immateriale. Richiama l’attenzione sul fatto che la categoria dei lavoratori delle attività artistiche dal vivo è tra quelle più colpite dalla crisi dovuta alla pandemia di COVID-19. Questi lavoratori e le loro famiglie rischiano di non avere più una fonte di reddito e di non essere in grado di sopravvivere. Esorta pertanto le istituzioni dell’UE e i governi degli Stati membri a sostenere i lavoratori in questo settore, adoperandosi affinché i fondi del programma Europa creativa raggiungano tutte le forme in cui si articola l’SCC e tutti coloro che sono coinvolti nella sua creazione, indipendentemente dal tipo di occupazione, e trovando, di concerto con gli Stati membri, la possibilità di far prendere forma di reddito minimo di sussistenza a questi sostegni; |
3. |
sottolinea che gli articoli 6 e 167 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea stabiliscono che le competenze dell’UE nel campo della cultura sono di sostegno, coordinamento o completamento dell’azione degli Stati membri. Secondo il principio di sussidiarietà, il CdR appoggia le iniziative dell’UE in questo ambito di competenza, poiché mettono in evidenza l’importante dimensione transnazionale ed europea di questo settore. Gli enti locali e regionali hanno competenze importanti per quanto riguarda la promozione del dialogo culturale e interculturale, e dovrebbero anche, in piena crisi pandemica, provvedere al coordinamento delle reti locali e regionali multidimensionali nel settore della cultura che coinvolgono tutti gli attori rilevanti. Questo parere viene redatto in linea con quanto espresso nel barometro annuale regionale e locale dell’UE; |
4. |
sottolinea l’importanza che le arti e la cultura siano libere e indipendenti, ponendo l’accento sul valore intrinseco della produzione culturale ed artistica, ed insistendo al tempo stesso sul fatto che devono essere promosse come fattori abilitanti fondamentali per il rafforzamento dell’identità europea e la valorizzazione della sua funzione sociale, e lancia un appello affinché la cultura e l’arte possano avere un ruolo maggiormente prominente nel dibattito sul futuro dell’UE, garantendo agli SCC di essere considerati una priorità a livello nazionale, grazie a sinergie con altre politiche e finanziamenti strutturali nel prossimo periodo di programmazione; |
5. |
propone un dialogo costante con le organizzazioni degli SCC affinché si possano sviluppare sistemi di sostegno facilmente utilizzabili, dando luogo a una mobilitazione che favorisca l’innovazione e l’istruzione, nell’ambito di un ecosistema territoriale dinamico: creando fondi ad hoc per la creazione di network, regolamentando la mobilità degli operatori culturali, potenziando i canali dedicati e le piattaforme informatiche a cui affidare schede conoscitive di artisti, associazioni ecc. per favorirne l’internazionalizzazione (così come avviene con Europass), incentivando la pubblicazione di tutti i bandi, delle misure e delle azioni dedicate che consenta, ai singoli artisti e agli operatori del settore, la fruibilità e l’accessibilità semplificata, tenendo in considerazione che gli SCC impiegano in gran parte lavoratori autonomi e precari e coinvolgono principalmente le piccole e medie imprese (PMI), siano esse con o senza scopo di lucro; |
6. |
richiama in merito alla necessità di garantire una comunicazione ancor più efficace agli enti locali e regionali, delle misure e delle iniziative messe in atto per gli SCC nell’UE, predisponendo in questo periodo un maggiore monitoraggio di tali settori a livello locale e regionale, e riconoscendo le competenze locali e regionali nelle politiche culturali in vista dell’equa ripartizione dei fondi destinati al settore, in quanto istituzioni territoriali con maggiore contezza delle strutture di base. Un punto di partenza potrebbe essere la piattaforma già esistente https://creativesunite.eu, nonché il fatto di sfruttare tutto il potenziale dei desk nazionali di Europa creativa; |
7. |
ribadisce «l’importanza di capitalizzare» e stimolare «le opportunità digitali per promuovere la cultura in maniera interattiva» e favorire l’accessibilità culturale per «tutte le fasce sociali» e in particolare per «i giovani, in quanto futuri custodi e promotori del patrimonio culturale» (1). E sottolinea la necessità di maggiori fondi dell’UE per il cofinanziamento di queste attività di digitalizzazione. Questo è ancor più pertinente nel contesto della pandemia in corso, nel quadro della cultura in generale, essendosi evidenziati i divari digitali esistenti per motivi geografici, economici e generazionali; |
8. |
ribadisce che «la cultura deve essere il fulcro delle relazioni internazionali dell’UE», e che «si sono affermati forme e approcci alternativi» (2) alla diplomazia internazionale, compresa la diplomazia culturale. Sostiene inoltre che la diplomazia culturale europea si dovrebbe concentrare sulla promozione dell’Europa e dei suoi Stati membri, nonché dei suoi enti locali e regionali, anche attraverso scambi educativi e culturali, rivolgendosi all’opinione pubblica e ai paesi terzi, con un evidente interesse per la promozione di un’immagine positiva dell’Europa e dei suoi Stati membri, comprese le loro regioni, quale risorsa identitaria che rafforzi la coesione sociale ed il dialogo. Per preservare il primato della diversità delle espressioni culturali europee in questo momento post-COVID, è necessario effettuare un cambio di paradigma con una ulteriore presa di coscienza di ciò che possediamo e che dobbiamo promuovere anche con forme alternative e virtuali, ma soprattutto del potenziale in termini di creazione e della capacità di interazione con altri settori (arricchimento reciproco) di ogni campo dell’arte e della cultura. La pandemia di COVID-19 ci ha fatto capire l’importanza di rafforzare e sviluppare la diplomazia culturale dell’UE e di essere in grado di competere con maggiore offerta e innovazione sulla scena mondiale, nella quale si affacciano nuove potenze emergenti anche a livello culturale. La particolare situazione causata dalla pandemia di COVID-19 evidenzia infatti l’importanza del lavoro in rete e della promozione di circuiti per le esibizioni circensi e delle arti dello spettacolo, compresi i circuiti espositivi, per poter condividere progetti che vadano oltre il livello locale e quello delle autonomie territoriali. È quindi necessario mettere a punto un circuito per ogni sottosettore artistico, affinché nel 2022 si tornino a realizzare tournée e spettacoli itineranti; |
9. |
sottolinea nel contempo che continua a essere importante favorire l’accesso tradizionale al patrimonio originale, al fine di promuovere e preservare il comune patrimonio artistico e il comune retaggio storico e giudaico-cristiano dell’Europa; |
10. |
auspica la promozione di bandi dell’Unione europea, volti a premiare anche progetti che promuovano il ruolo sociale della cultura, oltre che la sperimentazione, l’innovazione nell’ambito delle arti visive contemporanee, finalizzati alla rigenerazione di aree urbane periferiche, rurali o svantaggiate, scuole, ospedali, case di accoglienza, penitenziari, tramite il ricorso alla premiazione di artisti e creativi per la realizzazione di un ampio progetto culturale europeo, che da un lato inglobi l’arte contemporanea e l’innovazione e dall’altro produca output capaci di interfacciarsi in modo originale, innovativo e sensibile ai destinatari, alla collettività, contribuendo a sviluppare nuovi modelli di qualità della vita; |
11. |
sollecita interlocuzioni con i singoli Stati membri, affinché si mettano in atto strumenti in grado di intercettare, nella complessità degli SCC, le diversità delle tante categorie, fra le quali non tutte godono di tutela per i lavoratori. Invita a pensare a un sistema di welfare normante, che consenta l’accesso ad aiuti e sussidi in caso di eventi particolari, adeguando il sistema esistente rendendolo meno rigido e obsoleto, fornendo nuovi quadri normativi adeguati ai nuovi meccanismi di creazione, produzione, distribuzione del settore e soffermandosi sul campo della creatività, per riconoscere professionalità agli operatori. In tale contesto, va ribadita la necessità di inglobare nell’organico della pubblica amministrazione i diplomati delle accademie di arti drammatiche — compresi i possessori di altri titoli di studio connessi al settore creativo che non sono compresi nella pubblica amministrazione — al fine di contribuire allo sviluppo di programmi trasversali secondo una prospettiva attoriale, audiovisiva e teatrale, ossia — in sostanza — nell’ottica della creazione; |
12. |
sottolinea l’urgente necessità di garantire un quadro legislativo chiaro, che contenga espressamente misure sulla salute e la sicurezza di tutti gli operatori culturali e degli artisti nel loro ambiente di lavoro, e di tenere pienamente conto delle condizioni di lavoro precarie degli SCC, in questo periodo di pandemia, per tutta la durata della ripresa e delle sue conseguenze. |
Collegamento con le priorità politiche
13. |
esprime preoccupazione in merito alle sorti degli SCC, nonostante le misure orizzontali e settoriali messe in atto dall’inizio della pandemia di COVID-19; |
14. |
accoglie con favore l’accordo sul programma Europa creativa raggiunto nel dicembre 2020 tra il Consiglio e il Parlamento europeo, in particolare il sostegno di 2,2 miliardi di EUR per gli artisti. Tale accordo riconosce l’importanza degli SCC e prevede un aumento significativo del sostegno per un settore che ne avrà fortemente bisogno durante tutta la fase di ripresa; |
15. |
fa presente la necessità di puntare su attività culturali sostenibili, favorendo l’investimento senza limiti di età su artisti e altri creatori di cultura che esprimano valori quali, ad esempio, la democrazia, l’apertura al mondo, l’integrazione sociale, l’inclusione e la consapevolezza ambientale, nonché sulla fruizione pubblica dell’arte, promuovendone il lancio e il rilancio attraverso i programmi dell’UE e l’accesso facilitato a un ventaglio di strumenti di sostegno finanziario sostenibili, quali sovvenzioni pubbliche, capitale di rischio e accesso al credito a condizioni di rimborso agevolate a lungo termine; |
16. |
si compiace della decisione di facilitare la partecipazione di progetti culturali di piccole dimensioni al programma Europa creativa grazie a una sostanziale semplificazione degli adempimenti burocratici, soprattutto nella fase della presentazione delle domande; raccomanda inoltre di integrare gli investimenti nella cultura dei diversi fondi UE, semplificandone le procedure e ampliando laddove previsto la possibilità di cofinanziamento fino all’80 % per i progetti dei piccoli operatori, aprendo alla possibilità di intervento per la restante parte di fondazioni, istituti bancari e istituzioni. Sottoscrive in tal senso la richiesta del Parlamento europeo di erogare «un sostegno significativo e primario basato su sovvenzioni a favore delle industrie e dei settori culturali e creativi, in modo da garantire la sussistenza delle comunità locali» e concorda sulla necessità di «destinare alle industrie e ai settori culturali e creativi, in funzione delle loro esigenze specifiche, almeno il 2 % del dispositivo per la ripresa e la resilienza dedicato alla ripresa» (3). Invita a inserire gli SCC nell’ambito di REACT-EU, insistendo sulla necessità di integrare la cultura nelle politiche nazionali per l’attuazione di REACT-EU, e dello strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza (SURE), evitando di far gravare i costi della cultura sui bilanci delle città e delle regioni, già sofferenti durante la pandemia di COVID-19, e invita a utilizzare il Cascade Funding (finanziamento a cascata), meccanismo già previsto dalla Commissione europea con il nome di Financial Support for Third Parties (sostegno finanziario a terzi); |
17. |
concorda sulla necessità di istituire un portale unico dell’UE che riunisca le informazioni provenienti da tutti i programmi dell’UE che finanziano il patrimonio culturale (4); |
18. |
accoglie con favore il crescente interesse e gli sforzi degli enti locali e regionali di tutta Europa nel promuovere visioni e azioni condivise negli Stati membri. Auspica che iniziative simili a quelle attuate nell’ambito della Carta di Agrigento (5), firmata da centinaia di sindaci e da presidenti di regioni italiane e sostenuta da associazioni particolarmente rappresentative e dal Comitato europeo delle regioni (6), possano essere riprodotte in altri paesi; |
19. |
auspica che il settore del patrimonio culturale possa sempre consentire partecipazione, nonostante le restrizioni provocate dalla pandemia di COVID-19, sostenibilità, protezione e innovazione, i quattro capisaldi sui quali sono state progettate le iniziative dell’Anno europeo del patrimonio culturale e che, vista la crisi provocata dalla COVID-19, gli incrementi dei fondi per Europa creativa vengano resi strutturali e siano gestiti direttamente dagli enti regionali; |
20. |
i professionisti del patrimonio culturale sono nella posizione migliore per mettere l’intera comunità a conoscenza dei benefici vitali del patrimonio culturale per l’economia, la cultura, l’ambiente e la società; |
21. |
sostiene un ruolo maggiore per i creatori, gli artisti, il personale tecnico e gli operatori, compresi quelli che si occupano del patrimonio culturale, non considerati soltanto «mezzi» per accrescere l’economia e la competitività. In effetti, la situazione della COVID-19 ha evidenziato, se possibile ancora di più, la necessità di diffondere la cultura nel sistema di istruzione in modo trasversale e attraverso i programmi di studio. A tale riguardo, l’inclusione delle arti dello spettacolo nell’orario scolastico è di fondamentale importanza; |
22. |
è particolarmente preoccupato per la crescente mancanza di artigiani specializzati, restauratori qualificati ed esperti del patrimonio. Chiede alle istituzioni europee di includere la conservazione di pratiche preziose e conoscenze di valore nelle future iniziative per la salvaguardia del patrimonio culturale. |
Dimensione specificamente locale o regionale
23. |
sollecita, garantendo il rispetto della complementarità e sussidiarietà — principio guida dell’UE nel campo delle relazioni culturali —, una maggiore azione degli Stati membri, svolgendo azioni di sostegno o coordinamento al fine di definire un approccio strategico europeo per il rilancio degli SCC; |
24. |
riconosce il ruolo degli enti locali e regionali quali soggetti indispensabili per promuovere, incoraggiare e sostenere le attività culturali connesse — tra l’altro — alla musica, alle arti plastiche, al folclore, alle arti performative, alle arti audiovisive, alle pubblicazioni e al patrimonio culturale, attraverso sovvenzioni che contribuiscano a migliorare le condizioni dei beneficiari durante i mesi di chiusura o di riduzione della capienza degli spazi pubblici imposte dalle misure sanitarie legate alla COVID-19, ma anche attraverso altre misure di sostegno, quali ad esempio la messa a disposizione gratuita di spazi per attività culturali o agevolazioni nell’uso del suolo pubblico; |
25. |
ricorda che, parlando di cultura e creatività, non sempre si ha a che fare con beni materiali; talvolta, difatti, cultura e creatività si sublimano nell’immaterialità, rendendo l’artista stesso opera d’arte, cosa che accade con il canto, con il ballo, con il giocoliere o il trapezista, con il musicista e il mimo, con l’attore e l’equilibrista. Ognuno di loro concorre nel tramandare tradizioni, usi e costumi, crea emozioni, dona sentimenti, promuove il territorio, richiama turisti, supera ogni tipo di barriera psicologica ma, talvolta, non riesce a superare quelle strutturali in questo momento accentuate dalla pandemia. L’esperienza dei professionisti del patrimonio culturale è un bene pubblico unico, essenziale per assicurare la qualità, la valorizzazione e la sostenibilità nella protezione e nella conservazione del patrimonio culturale. Per questi, è necessaria un’azione strategica portata avanti dalle amministrazioni, diretta a proteggere i diversi ecosistemi culturali; |
26. |
fa presente e auspica un intervento dell’UE per attivare le opportune collaborazioni fra gli Stati membri, per sostenere, promuovere e rilanciare la molteplicità di categorie afferenti agli SCC, che la pandemia di COVID-19 ha bloccato. Ognuna presenta peculiarità differenti e necessita di spazi diversi e di trattamenti diversi, ma tutte concorrono a creare nei territori occasioni per il turismo, per lo sviluppo sociale, economico e culturale dei territori: esempio fra tanti il patrimonio culturale, quello materiale (con la gestione estremamente complessa di monumenti e siti archeologici — compresi quelli subacquei — di musei, archivi e biblioteche) e quello immateriale (feste regionali e locali, gastronomia, artigianato, attività di divulgazione, dalle conferenze a eventi come le capitali culturali europee); le arti sceniche e dello spettacolo, la musica e la danza, il teatro lirico, i circhi, gli artisti di strada; l’industria creativa a cui afferiscono il cinema, l’editoria, il design, la pubblicità, la radio e la televisione, le arti grafiche, la scultura, la pittura, l’architettura e le istituzioni e fondazioni culturali; |
27. |
esorta gli enti locali e regionali a utilizzare i fondi UE e i vari programmi e misure per la promozione dei singoli artisti, soprattutto quelli meno noti ma già operanti nel settore, sviluppando occasioni di eventi e scambi oggi anche virtuali, che possano fare emergere la moltitudine di potenziale creativo nascosta nei territori, facendoli divenire, così come tanti lo furono in passato, ambasciatori e veicolo delle proprie culture. Essi riescono a dare, fondendosi tra loro, un connotato unitario europeo mantenendo talvolta peculiarità autonome da Stato a Stato e da regione a regione. Esorta a incentivare una forte collaborazione con i desk nazionali del programma Europa creativa per aumentare la conoscenza e l’informazione sui territori e chiede che la cooperazione tra le regioni sia agevolata nell’ambito di tale programma; |
28. |
sostiene con convinzione la decisione del Consiglio e del Parlamento europeo di definire prioritaria la cooperazione transfrontaliera per la componente culturale, di rafforzare la cooperazione transnazionale e la dimensione transfrontaliera della creazione, la circolazione e la visibilità delle opere europee nonché la mobilità degli operatori culturali e creativi. È pronto a contribuire all’elaborazione di uno «Statuto dell’artista europeo», in collaborazione con il Parlamento europeo, chiede che in tale contesto venga dedicata particolare attenzione agli artisti delle regioni europee più remote. Concorda con il Parlamento europeo sulla necessità di «tutelare l’occupazione nel settore del patrimonio culturale, di sostenere i professionisti del restauro e gli esperti di patrimonio, nonché di fornire loro gli strumenti necessari per proteggere i siti del patrimonio europeo» (7). Fa inoltre osservare che non bisogna dimenticare i professionisti del patrimonio culturale, che lavorano in ambienti interdisciplinari e intersettoriali e combinano approcci tradizionali, creativi e innovativi per salvaguardare il patrimonio insostituibile dell’Europa per le generazioni future. Chiede quindi di promuovere una maggiore mobilità, consentendo ai professionisti del patrimonio culturale di convalidare l’intera portata delle loro conoscenze e competenze formali e non formali; |
29. |
ribadisce ciò che agli operatori culturali è sempre stato chiaro: città e territori che sappiano valorizzare la loro storia, raccontarsi, rinnovarsi e ripensarsi dando spazio a economie leggere, creative e sostenibili, diventano attraenti non solo per i turisti e il loro indotto economico, ma anche per le imprese che vi si insediano, per il valore immobiliare delle aree, per l’equilibrio generazionale e interculturale, in società ormai strutturalmente multirazziali e multi religiose; |
30. |
invita i territori a compiere gli sforzi necessari per sostenere un rilancio aprendosi a sperimentazioni, guardando con interesse nuovi progetti e pensieri che si stanno sviluppando maggiormente in questo momento in cui, per il rilancio dei settori culturali e creativi, serve un cambio di paradigma. La riqualificazione dei luoghi urbani e del territorio dovrebbe prevedere semplici progetti che consentano una conoscenza facilitata alla portata di tutti, anche per le zone periferiche e le regioni meno sviluppate o ultraperiferiche, attraverso le infrastrutture culturali esistenti o previste, la loro integrazione e il loro coinvolgimento nel territorio, e l’attuazione di piani per la protezione e la conservazione del patrimonio storico di tali zone; |
31. |
ritiene necessaria la progettazione di soluzioni creative di recupero, rifunzionalizzazione, reinterpretazione e gestione delle aree stesse, che potranno spaziare da operazioni virtuali e immateriali in relazione al contesto, a interventi fisici sui luoghi, facendo ricorso, ad esempio, alle arti visive, performative e relazionali, alle arti applicate, alla comunicazione, alla manifattura digitale, alla realtà virtuale, coinvolgendo le comunità attraverso attività che stimolino la coesione sociale e lo sviluppo di reti relazionali, con caratteristiche di applicabilità e sostenibilità. Si porta qui ad esempio l’itinerario artistico «Fiumara d’Arte»: un percorso interprovinciale scandito da opere di artisti famosi a livello mondiale, le quali, in eventi particolari, diventano catalizzatrici di nuovi talenti che hanno così l’opportunità di farsi conoscere. Si sviluppa in tal modo la cultura locale rafforzandone l’identità e la peculiarità, creando un valore unico non trasferibile, basato sul luogo, dove i fattori culturali assumono rilievo anche a livello europeo; |
32. |
richiama le posizioni già espresse in merito all’iniziativa «capitali europee della cultura», che ha contribuito a evidenziare ricchezza, diversità e aspetti comuni delle culture europee. Si ritiene necessario continuare con questa e altre iniziative, che al pari di quella del «marchio del patrimonio europeo» potrebbero essere sfruttate ancor meglio. È difatti importante sviluppare conoscenza culturale e creativa soprattutto nelle giovani generazioni, non sottovalutando il turismo e il turismo scolastico, che stanno soffrendo non meno degli SCC e per i quali il virtuale non può esistere; |
33. |
sottolinea l’importanza del volontariato nella tutela del patrimonio culturale e accoglie pertanto con favore l’invito specifico a presentare progetti per il patrimonio culturale nell’ambito del corpo europeo di solidarietà. |
Osservazioni generali
34. |
ritiene necessario promuovere nel territorio europeo la diffusione della creazione artistica e culturale, ma anche la promozione internazionale di artisti, curatori e critici ed altri professionisti della cultura, nonché di creatori legati ad altre discipline, tramite bandi che insistano sul ruolo sociale dell’arte e della cultura coinvolgendo amministrazioni locali, regioni, istituzioni culturali propriamente intese, scuole, ospedali, case di accoglienza e penitenziari, che fungano come capofila di progetti finalizzati alla rigenerazione di aree e immobili urbani periferici o svantaggiati. I progetti dovrebbero prevedere la collaborazione tra realtà europee di nazionalità diverse e una fase di promozione in più Stati dell’UE producendo opere capaci di interfacciarsi in modo originale, innovativo e sensibile alla collettività, contribuendo a sviluppare nuovi modelli di qualità della vita e segnando un cambio di passo opportuno per una reale democratizzazione della cultura e per un ampliamento della partecipazione civica; occorre parimenti promuovere le nuove forme di innovazione della gestione culturale, con il potenziamento degli incubatori di progetti e di iniziative culturali; |
35. |
sostiene la necessità di una produzione di nuove opere ma soprattutto di appoggiare attraverso l’arte e la cultura obiettivi sociali maggiormente integrati, strutturati ed efficienti anche di fronte a crisi del mercato sia sistemiche che dovute alla pandemia di COVID-19. In particolare, prendendo liberamente spunto dalla pratica dell’Art bonus istituito dal governo italiano, che ha innescato buone pratiche di mecenatismo, potrebbero essere istituiti bandi, call, concorsi volti a favorire la commissione di opere ad artisti e altri creatori di cultura europei contemporanei da parte di privati e imprese, opere per cui l’acquirente si obblighi per un prefissato periodo alla pubblica fruizione in istituzioni museali, o anche a promuovere la loro esposizione itinerante; |
36. |
sottolinea per quanto riguarda i «cluster culturali» o «distretti creativi», che la crisi della COVID-19 ha reso necessario collocare città e regioni al centro di reti di conoscenza, in modo da beneficiare appieno della libera circolazione delle idee, dei capitali e delle persone nell’economia di rete globale. Per lo sviluppo di tali cluster, il sostegno da parte degli enti locali e regionali è di vitale importanza; tuttavia, se si vuole migliorarne l’efficacia, bisogna anche che essi siano collegati alle reti della conoscenza integrate e scalabili, europee e globali. Le istituzioni dell’UE dovrebbero pertanto sostenere finanziariamente gli enti locali e regionali e gli attori locali per la realizzazione di tali progetti; |
37. |
invita a voler trattare gli SCC come un’industria di beni primari, facendo sì che, in caso di nuovi eventi straordinari come la pandemia di COVID-19, non siano penalizzati da un lockdown. Sarà dunque necessario essere previdenti e realizzare delle linee guida comuni per permettere a questi di continuare a operare, seppur con restrizioni in termini di fruibilità; |
38. |
accoglie con interesse il nuovo Bauhaus europeo, annunciato dalla presidente von der Leyen, inserito nella strategia «ondata di ristrutturazioni», ritenendo necessario alimentare una nuova estetica europea basata su una necessità sociale di bellezza, sulle interconnessioni fra realtà esistenti, riqualificazione e ambiente, sullo sviluppo e la messa in opera di materiali ecosostenibili, portando ad esempio quanto realizzato dal Superstudio Group di Milano; |
39. |
ribadisce a tal fine il suo precedente appello a incrementare gli «investimenti nella cultura e nei piani di uso e gestione partecipata e sostenibile del patrimonio culturale, ivi compreso quello dismesso o abbandonato», nonché a promuoverne la conservazione e diffusione «all’interno della nuova Agenda urbana 2030, valorizzando le iniziative innovative promosse dai comuni e i processi di cooperazione promossi dagli attori territoriali» (8). |
Bruxelles, 5 febbraio 2021
Il presidente del Comitato europeo delle regioni
Apostolos TZITZIKOSTAS
(1) Parere del Comitato europeo delle regioni — La cultura in una Unione più ambiziosa: il ruolo delle regioni e delle città (GU C 141 del 29.4.2020, pag. 39).
(2) Parere del Comitato europeo delle regioni — Verso una strategia dell’UE per le relazioni culturali internazionali (GU C 207 del 30.6.2017, pag. 95).
(3) Risoluzione del Parlamento europeo del 17 settembre 2020 sulla ripresa culturale dell’Europa [2020/2708(RSP)].
(4) Progetto di relazione della commissione CULT del Parlamento europeo, 2019/2194 (INI).
(5) La Carta di Agrigento, firmata a Roma il 30 ottobre 2019, ha l’obiettivo di promuovere politiche efficaci per migliorare la fruizione dell’eredità culturale dell’Unione europea (http://www.anci.it/wp-content/uploads/Carta-di-Agrigento-per-una-nuova-Agenda-europea-della-Cultura.pdf).
(6) Parere del Comitato europeo delle regioni — La cultura in una Unione più ambiziosa: il ruolo delle regioni e delle città (GU C 141 del 29.4.2020, pag. 39), punto 20.
(7) Risoluzione del Parlamento europeo del 17 settembre 2020 sulla ripresa culturale dell’Europa [2020/2708(RSP)].
(8) Parere del Comitato europeo delle regioni — La cultura in una Unione più ambiziosa: il ruolo delle regioni e delle città (GU C 141 del 29.4.2020, pag. 39).
III Atti preparatori
Comitato delle regioni
142a sessione plenaria del CdR (Interactio, a distanza), 3.2.2021 – 5.2.2021
26.3.2021 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 106/44 |
Parere del Comitato europeo delle regioni — Ottavo programma di azione per l’ambiente
(2021/C 106/09)
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I. PROPOSTE DI EMENDAMENTO
Emendamento 1
Considerando 9
Testo proposto dalla Commissione europea |
Emendamento del CdR |
L’8o PAA dovrebbe accelerare la transizione verso un’economia rigenerativa che restituisca al pianeta più di quanto prenda. Un modello di crescita rigenerativo riconosce che il benessere e la prosperità delle nostre società dipendono da un clima stabile, da un ambiente sano e da ecosistemi prosperi, che permettano alle nostre economie di godere di uno spazio operativo sicuro. Poiché la popolazione mondiale e la domanda di risorse naturali sono in costante crescita, l’attività economica dovrebbe svilupparsi con modalità che non provochino danni ma, al contrario, invertano la rotta dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale, riducano al minimo l’inquinamento e portino al mantenimento e all’arricchimento del capitale naturale, garantendo in tal modo risorse rinnovabili e non rinnovabili in abbondanza. Attraverso l’innovazione continua, l’adattamento alle nuove sfide e la co-creazione, l’economia rigenerativa rafforza la resilienza e protegge il benessere delle generazioni presenti e future. |
L’8o PAA dovrebbe accelerare la transizione verso un’economia che restituisca al pianeta più di quanto prenda. Un modello di crescita sostenibile riconosce che il benessere e la prosperità delle nostre società dipendono da un clima stabile, da un ambiente sano e da ecosistemi prosperi, che permettano alle nostre economie di godere di uno spazio operativo sicuro. Poiché la popolazione mondiale e la domanda di risorse naturali sono in costante crescita, l’attività economica dovrebbe svilupparsi con modalità sostenibili che non provochino danni ma, al contrario, invertano la rotta dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale mediante misure di attenuazione o di compensazione e con benefici secondari per l’ambiente e le comunità locali, seguano in modo permanente gli effetti sull’ambiente , riducano al minimo l’inquinamento e portino al mantenimento e all’arricchimento del capitale naturale, garantendo in tal modo risorse rinnovabili e non rinnovabili in abbondanza. Attraverso l’innovazione continua, l’adattamento alle nuove sfide e la co-creazione, l’economia sostenibile rafforza la resilienza e protegge il benessere delle generazioni presenti e future. |
Motivazione
i) |
Le attività economiche dovrebbero essere sostenibili e continuare a svilupparsi garantendo la protezione ambientale e la crescita sostenibile dell’ambiente e delle comunità locali, mediante misure specifiche e un meccanismo o strumenti di monitoraggio, come i piani di gestione ambientale e sociale ecc. ii) Il concetto di «economia rigenerativa» rischia di far pensare che la natura e l’ambiente siano facilmente rigenerabili. Si suggerisce invece di utilizzare l’espressione «modello di crescita sostenibile». |
Emendamento 2
Articolo 2, paragrafo 1
Testo proposto dalla Commissione europea |
Emendamento del CdR |
L’obiettivo prioritario a lungo termine dell’8o PAA per il 2050 è che i cittadini vivano bene nel rispetto dei limiti del pianeta, all’interno di un’economia rigenerativa senza sprechi, in cui non si producono emissioni nette di gas a effetto serra e in cui la crescita economica è dissociata dall’uso delle risorse e dal degrado ambientale. In un ambiente sano, che è alla base del benessere dei cittadini, la biodiversità prospera e il capitale naturale è protetto, ripristinato e valorizzato tramite modalità atte a rafforzare la resilienza ai cambiamenti climatici e ad altri rischi ambientali. L’Unione definisce le tappe per garantire prosperità alle generazioni presenti e future a livello mondiale. |
L’obiettivo prioritario a lungo termine dell’8o PAA per il 2050 è che i cittadini e le loro comunità locali vivano bene nel rispetto dei limiti del pianeta, all’interno di un’economia sostenibile senza sprechi, in cui non si producono emissioni nette di gas a effetto serra e in cui la crescita economica è dissociata dall’uso delle risorse e dal degrado ambientale. In un ambiente sano, che è alla base del benessere e della salute dei cittadini, gli ecosistemi vengono migliorati, la biodiversità prospera e il capitale naturale è protetto, ripristinato e valorizzato tramite modalità atte a rafforzare la resilienza ai cambiamenti climatici e ad altri rischi ambientali. L’8o PAA è inteso a rafforzare il collegamento tra la politica ambientale e la salute. Tutte le politiche dell’UE che promuovono la salute umana, un pianeta salubre, un’economia sana e una società in buona salute con opportunità per tutti devono essere basate su un approccio improntato a una vita sana. L’Unione definisce le tappe per garantire prosperità alle generazioni presenti e future a livello mondiale. |
Motivazione
i) |
Le molteplici politiche ambientali non sono rivolte solo ai singoli cittadini, ma anche alle comunità locali. ii) Data la situazione creata dalla pandemia di COVID-19, l’aspetto sanitario dovrebbe essere messo in maggior risalto. Occorre inoltre sottolineare il legame tra salute e ambiente, data l’importanza fondamentale che esso riveste. Gli enti locali e regionali possono osservare nelle loro comunità l’impatto che le politiche ambientali hanno sulla salute e sul benessere. iii) Anche il concetto di servizi ecosistemici è collegato a un ambiente salubre. |
Emendamento 3
Articolo 2, paragrafo 2
Testo proposto dalla Commissione europea |
Emendamento del CdR |
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L’8o PAA si articola in sei obiettivi tematici prioritari: |
L’8o PAA si articola in sei obiettivi tematici prioritari: |
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Motivazione
i) |
La riduzione delle emissioni atmosferiche potrebbe essere conseguita non solo mediante pozzi naturali e di altro tipo, ma anche con investimenti verdi e sostenibili. ii) Il rafforzamento della capacità di adattamento e della resilienza ai cambiamenti climatici interessa le zone più vulnerabili, come quelle costiere ecc. Pertanto, si potrebbe affermare che si tratta principalmente di una questione regionale e locale. iii) Per la maggior parte dei settori (ad esempio l’energia, l’industria, le infrastrutture ecc.) di cui alla lettera f) è necessario che il processo di autorizzazione ambientale sia rispettato. Questo processo può, in una certa misura, garantire che i relativi impianti e infrastrutture siano costruiti e funzionino in modo sostenibile. È pertanto fondamentale disporre di un meccanismo per il monitoraggio permanente e il continuo miglioramento delle loro prestazioni ambientali. |
Emendamento 4
Articolo 3, paragrafo 1, lettera b)
Testo proposto dalla Commissione europea |
Emendamento del CdR |
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1. Per raggiungere gli obiettivi prioritari dell’8o PAA occorrerà: |
1. Per raggiungere gli obiettivi prioritari dell’8o PAA occorrerà: |
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Motivazione
i) |
La piattaforma tecnica per la cooperazione ambientale è stata creata nel 2012 e successivamente inclusa nel 7o PAA. Come indicato nella pagina web della piattaforma, la sua inclusione nel 7o PAA la colloca su basi solide e a lungo termine. Vista l’esperienza positiva fatta nel quadro della cooperazione, l’inclusione nell’8o PAA sarebbe un passo naturale che garantirebbe il proseguimento del sostegno a questo forum. ii) La comunicazione deve essere ulteriormente migliorata, e gli enti locali e regionali possono svolgere un ruolo importante in questo senso. |
Emendamento 5
Articolo 3, paragrafo 1, lettera d)
Testo proposto dalla Commissione europea |
Emendamento del CdR |
mobilitare investimenti sostenibili pubblici e privati, compresi i fondi e gli strumenti disponibili a titolo del bilancio dell’Unione, attraverso la Banca europea per gli investimenti e a livello nazionale; |
mobilitare investimenti sostenibili pubblici e privati, compresi i fondi e gli strumenti disponibili a titolo del bilancio dell’Unione, attraverso la Banca europea per gli investimenti e a livello nazionale , garantendo le giuste sinergie, assicurando al tempo stesso che possano essere stanziati investimenti sufficienti al livello in cui sono maggiormente necessari e in cui sono impiegati nel modo più efficace, e facendo sì che le comunità locali e regionali dispongano di risorse adeguate per l’attuazione sul campo ; |
Motivazione
In molti casi, le politiche ambientali vengono attuate con il forte coinvolgimento degli enti locali e regionali. È essenziale garantire che le comunità locali e regionali dispongano di risorse adeguate. Anche quando sono le autorità nazionali a essere responsabili dell’attuazione delle politiche, spesso i relativi impatti diretti e indiretti sul campo sono gestiti a livello locale e regionale.
Emendamento 6
Articolo 3, paragrafo 1, lettera e)
Testo proposto dalla Commissione europea |
Emendamento del CdR |
eliminare gradualmente le sovvenzioni nocive per l’ambiente a livello dell’Unione e nazionale, fare il miglior uso possibile degli strumenti di mercato e degli strumenti di bilancio verdi , anche di quelli necessari a garantire una transizione socialmente equa, e sostenere le imprese e gli altri portatori di interessi nello sviluppo di pratiche contabili standardizzate per il capitale naturale; |
eliminare gradualmente le sovvenzioni nocive per l’ambiente a livello dell’Unione e nazionale, fare il miglior uso possibile degli strumenti di mercato e degli strumenti di bilancio verdi e sostenere le imprese e gli altri portatori di interessi nello sviluppo di pratiche contabili standardizzate per il capitale naturale , garantendo al tempo stesso una transizione socialmente equa per tutte le regioni, tutte le città e tutti i comuni ; |
Motivazione
Una transizione socialmente equa dovrebbe applicarsi a tutti gli strumenti, non solo a quelli di bilancio verdi, e riguardare tutte le regioni, le città e i comuni di ogni parte dell’UE.
Emendamento 7
Articolo 3, paragrafo 1, lettera f)
Testo proposto dalla Commissione europea |
Emendamento del CdR |
assicurare che le politiche e le azioni in campo ambientale si basino sulle migliori conoscenze scientifiche disponibili e rafforzare la base di conoscenze ambientali e la loro diffusione, anche attraverso la ricerca, l’innovazione, la promozione delle competenze verdi e l’ulteriore sviluppo della contabilità ambientale e degli ecosistemi; |
assicurare che le politiche e le azioni in campo ambientale, a livello unionale, nazionale, regionale e locale, si basino sulle migliori conoscenze scientifiche disponibili e rafforzare la base di conoscenze ambientali e la loro diffusione, anche attraverso la ricerca, l’innovazione, la promozione delle competenze verdi e l’ulteriore sviluppo della contabilità ambientale e degli ecosistemi; promuovere inoltre il costante miglioramento delle conoscenze scientifiche sulla base di indicatori comparabili anche a livello regionale, in modo da poter adottare decisioni informate; |
Motivazione
La modifica proposta sottolinea il ruolo fondamentale di tutti i livelli di governance ed è intesa a migliorare la capacità di valutare i progressi compiuti verso il conseguimento degli obiettivi generali dell’8o PAA a tutti i livelli, anche sulla base di indicatori a livello regionale.
Emendamento 8
Articolo 3, paragrafo 1 — aggiungere una nuova lettera h) dopo la lettera g)
Testo proposto dalla Commissione europea |
Emendamento del CdR |
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Motivazione
La modifica proposta dovrebbe contribuire a rafforzare l’elaborazione e l’attuazione delle politiche.
Emendamento 9
Articolo 3, paragrafo 1 — aggiungere una nuova lettera j) dopo la lettera i)
Testo proposto dalla Commissione europea |
Emendamento del CdR |
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— |
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Motivazione
È importante comunicare e promuovere i vantaggi derivanti dall’8o PAA al fine di aumentare il tasso di attuazione delle politiche ambientali.
Emendamento 10
Articolo 3, paragrafo 2
Testo proposto dalla Commissione europea |
Emendamento del CdR |
Per raggiungere gli obiettivi prioritari dell’8o PAA occorrerà mobilitare un ampio sostegno coinvolgendo i cittadini, le parti sociali e gli altri portatori di interessi e incoraggiare la cooperazione tra le autorità nazionali, regionali e locali , nelle zone urbane e rurali, nell’elaborazione e nell’attuazione di strategie, politiche o normative connesse all’8o PAA. |
Per raggiungere gli obiettivi prioritari dell’8o PAA occorrerà mobilitare un ampio sostegno coinvolgendo i cittadini, le parti sociali e gli altri portatori di interessi e incoraggiare la cooperazione tra le autorità nazionali, regionali e locali nell’elaborazione e nell’attuazione di strategie, politiche o normative connesse all’8o PAA. L’UE promuoverà un approccio globale basato sul territorio e orientato alle singole zone, che tenga conto delle sfide e dei punti di forza specifici di tutte le tipologie di comunità, come le zone urbane e rurali, ma anche quelle costiere, montane, insulari, arcipelagiche e ultraperiferiche. Tale approccio terrà conto delle interazioni tra le comunità e le aree circostanti, e in particolare l’entroterra delle aree urbane. |
Motivazione
Gli enti locali e regionali dell’UE rientrano in tipologie diverse, ciascuna di esse con sfide e punti di forza propri. Le politiche ambientali presentano spesso una forte componente territoriale che deve essere adattata alla situazione specifica sul campo. Il 7o PAA si concentra principalmente sulla dimensione urbana, mentre nella proposta relativa all’8o PAA sono menzionate soltanto le zone urbane e rurali. Affinché le politiche ambientali dell’UE possano essere attuate con efficacia bisogna porre al centro dell’attenzione la ricca complessità delle comunità dell’UE.
Emendamento 11
Articolo 4
Testo proposto dalla Commissione europea |
Emendamento del CdR |
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1. La Commissione, con il sostegno dell’Agenzia europea dell’ambiente e dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche, valuta e riferisce periodicamente in merito ai progressi compiuti dall’Unione e dagli Stati membri verso il raggiungimento degli obiettivi prioritari di cui all’articolo 2, tenendo conto delle condizioni favorevoli al loro conseguimento definite all’articolo 3. |
1. La Commissione, con il sostegno dell’Agenzia europea dell’ambiente e dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche, valuta e riferisce periodicamente in merito ai progressi compiuti dall’Unione e dagli Stati membri verso il raggiungimento degli obiettivi prioritari di cui all’articolo 2, tenendo conto delle condizioni favorevoli al loro conseguimento definite all’articolo 3. |
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2. La valutazione di cui al paragrafo 1 rispecchia gli ultimi sviluppi per quanto riguarda la disponibilità e la pertinenza di dati e indicatori, basandosi sui dati disponibili negli Stati membri e a livello di Unione, in particolare quelli gestiti dall’Agenzia europea dell’ambiente e dal sistema statistico europeo. Tale valutazione lascia impregiudicati i quadri e gli esercizi di monitoraggio, comunicazione e governance esistenti in materia di politica ambientale e climatica. |
2. La valutazione di cui al paragrafo 1 rispecchia gli ultimi sviluppi per quanto riguarda la disponibilità e la pertinenza di dati e indicatori, basandosi sui dati disponibili negli Stati membri e a livello di Unione, in particolare quelli gestiti dall’Agenzia europea dell’ambiente e dal sistema statistico europeo. Tale valutazione lascia impregiudicati i quadri e gli esercizi di monitoraggio, comunicazione e governance esistenti in materia di politica ambientale e climatica. |
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3. L’Agenzia europea dell’ambiente e l’Agenzia europea per le sostanze chimiche sostengono la Commissione nel migliorare la disponibilità e la pertinenza dei dati e delle conoscenze, in particolare procedendo a: |
3. L’Agenzia europea dell’ambiente e l’Agenzia europea per le sostanze chimiche sostengono la Commissione nel migliorare la disponibilità e la pertinenza dei dati e delle conoscenze, in particolare procedendo a: |
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4. La Commissione esamina periodicamente le esigenze in termini di dati e conoscenze a livello nazionale e di Unione, valutando contestualmente la capacità dell’Agenzia europea dell’ambiente e dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche di svolgere le funzioni di cui al paragrafo 3. |
4. La Commissione esamina periodicamente le esigenze in termini di dati e conoscenze a livello nazionale e di Unione e, se necessario, a livello regionale e locale , valutando contestualmente la capacità dell’Agenzia europea dell’ambiente e dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche di svolgere le funzioni di cui al paragrafo 3. |
Motivazione
Gli enti locali e regionali svolgono un ruolo importante nell’attuazione della politica ambientale sul campo. L’istituzione del nuovo quadro di monitoraggio dovrebbe tenere conto di questi livelli di governance e anche fornire dati al fine di sostenere l’attuazione nelle comunità locali e regionali.
II. RACCOMANDAZIONI POLITICHE
IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI
1. |
accoglie con favore l’8o PAA, che definisce un approccio strategico per le politiche ambientali e climatiche fino al 2030 e mantiene una visione a lungo termine all’orizzonte del 2050 per vivere bene entro i limiti del nostro pianeta, ponendo l’accento su una migliore attuazione e un più efficace monitoraggio; |
2. |
chiede che l’8o PAA svolga un forte ruolo complementare al Green Deal europeo e sostenga la ripresa verde dell’UE attraverso il suo orientamento a lungo termine e i suoi obiettivi prioritari in materia ambientale; |
3. |
chiede che la mancanza di misure concrete nell’8o PAA, a differenza di quelli che l’hanno preceduto, non costituisca un precedente per i futuri PAA; sottolinea che le misure previste nel Green Deal attinenti agli obiettivi prioritari dell’8o PAA valido fino al 2030 coprono un arco temporale che si estende solo fino al 2024; chiede a tale riguardo che nell’8o PAA siano chiarite le modalità di definizione, nel quadro della sua revisione di medio termine, delle nuove misure eventualmente necessarie per raggiungere i suoi obiettivi prioritari; |
4. |
si compiace che nell’8o PAA si individui come priorità fondamentale un’attuazione più efficace ed efficiente; esorta pertanto ad adottare strumenti e risorse adeguati, nonché approcci innovativi che consentano agli enti locali e regionali di mettere a punto soluzioni su misura per migliorare l’attuazione delle politiche ambientali sul campo; |
5. |
sottolinea che i problemi di attuazione non possono essere risolti soltanto con ulteriori normative. Per raggiungere i valori obiettivo e gli standard, sono necessari anche meccanismi di sostegno, nuovi approcci e strumenti innovativi; |
6. |
sottolinea il ruolo positivo della piattaforma tecnica per la cooperazione ambientale tra la Commissione europea e il Comitato europeo delle regioni e osserva che il suo inserimento nel 7o PAA le ha conferito una solida base a lungo termine; chiede che l’8o PAA rafforzi ulteriormente tale piattaforma istituita dalla commissione ENVE e dalla DG Ambiente al fine di promuovere un dialogo e raccogliere informazioni sulle sfide e le soluzioni locali e regionali nell’applicazione del diritto ambientale dell’UE; |
7. |
invita a rafforzare la base di conoscenze ambientali, sfruttando il potenziale offerto dalle tecnologie digitali e dei dati, e ad aumentare il ricorso a soluzioni basate sulla natura e all’innovazione sociale per migliorare l’attuazione; |
8. |
sottolinea che la politica ambientale settoriale tradizionale è in gran parte inefficace e che pertanto, per il rafforzamento di tale politica, l’8o PAA dovrebbe creare un approccio integrato, affrontare la natura multiforme delle sfide ambientali, generare sinergie ed evitare incongruenze tra:
|
9. |
fa rilevare la sfasatura tra l’adozione dell’8o PAA e il quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027 e ribadisce che il processo decisionale relativo ai futuri PAA dovrebbe essere allineato al calendario del QFP; |
10. |
osserva che la raccolta, il trattamento e lo sfruttamento efficaci dei dati sullo stato dell’ambiente sono essenziali per conseguire gli obiettivi fissati. Le pratiche, tuttavia, sono ancora molto differenti fra loro e spesso rudimentali, e una parte eccessiva del lavoro viene svolta da esseri umani, in particolare a livello locale e regionale. Il CdR sottolinea pertanto la necessità di attività di sviluppo e di investimenti in tutta l’UE, attraverso i quali il necessario trattamento dei dati possa essere effettuato in modo uniforme, ponendo l’accento sulla compatibilità e utilizzando i flussi automatizzati di dati e le interfacce aperte; |
11. |
ritiene che il principio «non nuocere», oltre a essere un approccio per una vita sana, dovrebbe guidare i piani per la ripresa e la resilienza al fine di garantire l’integrazione e la coerenza delle politiche; |
12. |
chiede la piena integrazione delle politiche ambientali e climatiche, come pure delle politiche che consentono di realizzare un’economia circolare, nelle azioni economiche, sociali e di bilancio dell’UE, e ricorda che gli sforzi per una ripresa verde dovrebbero tenere conto delle disparità e delle sfide territoriali e garantire che nessuna comunità sia lasciata indietro; |
13. |
rinnova la sua richiesta di un approccio globale basato sul territorio od orientato alle singole zone quale modo migliore per far sì che vivere tutti in modo sano diventi una realtà in linea con le caratteristiche specifiche del luogo o della zona in questione, compresa la diversità bioculturale; |
14. |
plaude all’impegno a favore di una strategia di ripresa basata sul Green Deal europeo e conferma la propria posizione secondo cui le sfide in materia di ambiente, clima e transizione richiedono cospicui investimenti e innovazione nelle infrastrutture verdi e blu a tutti i livelli di governance; |
15. |
chiede investimenti ambiziosi in settori verdi fondamentali (ad esempio, i progetti in materia di energie rinnovabili, l’economia circolare e il passaggio a mezzi di trasporto ecologici) necessari per rafforzare la resilienza e generare crescita e occupazione in una società equa, inclusiva, basata sulla solidarietà e sulla sostenibilità, e sottolinea le molteplici tipologie di benefici che tali investimenti producono per l’economia come pure per la salute e il benessere delle persone. Gli enti locali e regionali possono svolgere un ruolo importante nella ripresa e, se necessario, dovrebbero essere coinvolti nella pianificazione e nell’esecuzione di tali investimenti; |
16. |
sottolinea che gli enti locali e regionali svolgono un ruolo fondamentale nel coinvolgere i cittadini, le imprese, i centri di ricerca, il mondo accademico e le parti interessate locali nella definizione e nell’attuazione delle politiche ambientali; |
17. |
chiede un quadro di governance multilivello ben funzionante, e sollecita tutti i livelli di governance a promuovere la cooperazione interamministrativa, interregionale, intercomunale e transfrontaliera ai fini dell’attuazione dell’8o PAA; |
18. |
osserva che sono necessari maggiori ricerche, dati e conoscenze per affrontare sfide ambientali specifiche e cogliere le opportunità in diversi tipi di comunità locali e regionali, tenendo conto dello spopolamento delle zone rurali, dell’invecchiamento della popolazione e dei divari regionali, e sottolinea la necessità che tali dati e conoscenze siano pubblicamente disponibili e facilmente accessibili; |
19. |
segnala la necessità di disporre di un maggior numero di dati a livello locale, anche raccolti direttamente presso i cittadini o gli organismi privati che sviluppano progetti verdi (ad esempio, in materia di suolo, acqua, osservazione degli uccelli, habitat ecc.), e chiede la cooperazione tra la Commissione europea e gli enti locali e regionali per l’acquisizione di dati a livello locale, necessaria ai fini di una migliore attuazione del PAA; |
20. |
sostiene la creazione di un nuovo quadro di monitoraggio che tenga debitamente conto dei quadri esistenti, come il riesame dell’attuazione delle politiche ambientali, e raccomanda di essere coinvolto, insieme agli enti locali e regionali, nel processo di consultazione volto a definire gli indicatori chiave necessari a garantire che la dimensione locale e regionale sia adeguatamente presa in considerazione; |
21. |
chiede un impegno costante per rafforzare il monitoraggio ambientale (ad esempio, in materia di biodiversità, inquinamento zero, ambiente privo di sostanze tossiche, un’economia circolare riveduta), collegandolo a strumenti di monitoraggio trasversale (ad esempio, obiettivi di sviluppo sostenibile, quadro di controllo della resilienza ecc.) e istituendo indicatori principali (ad esempio, in materia di economia circolare, clima ed energia, ambiente privo di sostanze tossiche, biodiversità, inquinamento zero, pressioni, riesame dell’attuazione delle politiche ambientali — indicatori di attuazione ecc.) sulla base di principi generali, quali garanzia della qualità, equilibrio, applicabilità, definizione delle priorità, flessibilità, tempi e periodicità; |
22. |
chiede che il nuovo quadro di monitoraggio si basi, per quanto possibile, sugli strumenti e sugli indicatori di monitoraggio esistenti nel settore della politica ambientale e della governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima, e riunisca gli obblighi specifici in materia di presentazione delle relazioni in modo da evitare, in linea di principio, duplicazioni di lavoro e limitare gli oneri amministrativi; |
23. |
rileva che l’attuazione dell’8o PAA può essere accelerata da iniziative quali il Green City Accord o l’Anno europeo delle città più verdi proclamato per il 2022, dall’agenda urbana nonché da azioni volontarie come il Patto dei sindaci per il clima e l’energia e l’Osservatorio della mobilità urbana, e sottolinea che tali iniziative dovrebbero pertanto essere ulteriormente promosse; |
24. |
raccomanda un maggiore impegno nell’educazione ambientale e nei progetti per i giovani al fine di accrescere la consapevolezza ambientale; |
25. |
riconosce che la piena attuazione di molte politiche ambientali può essere raggiunta solo con il pieno impegno dei cittadini nelle azioni quotidiane; |
26. |
riconosce che occorre prestare maggiore attenzione alle interrelazioni tra le zone urbane e gli attori rurali come pure al fatto che le tipologie geografiche come le zone montane, insulari, costiere, le regioni ultraperiferiche ecc. presentano un enorme potenziale per lo sviluppo di investimenti verdi (ad esempio, progetti in materia di energie rinnovabili); |
27. |
richiama l’attenzione sugli impegni assunti dalle regioni vulnerabili, comprese quelle ad alta intensità di carbone e carbonio, nonché dalle regioni ultraperiferiche che mirano a conseguire la decarbonizzazione entro il 2040; chiede pertanto di sostenere gli sforzi compiuti da queste regioni per accelerare le proprie strategie di cambiamento globale, consentendo loro di diventare laboratori e banchi di prova degli ostacoli che dovranno essere affrontati per raggiungere gli obiettivi in questo campo; |
28. |
concorda con il considerando 19 della proposta di PAA, secondo cui gli obiettivi del piano non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri da soli. La proposta, nella sua forma attuale, non sembra dare adito ad alcuna osservazione concernente la conformità al principio di sussidiarietà o a quello di proporzionalità; |
29. |
sostiene il potenziamento del sistema dell’UE di accesso alla giustizia e accoglie con favore le modifiche proposte alla convenzione di Aarhus (1); sottolinea la necessità di rafforzare il sistema dell’UE sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale; invita la Commissione a promuovere un dialogo con il CdR e gli enti locali e regionali per garantire che le comunità locali dispongano di canali adeguati per l’accesso alla giustizia e possano contribuire pienamente a migliorare l’attuazione della politica ambientale dell’UE; |
30. |
propone di valutare la possibilità di istituire una rete di «ambasciatori» nell’ambito della piattaforma tecnica per la cooperazione ambientale al fine di promuovere l’attuazione della legislazione ambientale a tutti i livelli di governance, in una forma che sia compatibile e complementare con le iniziative esistenti, come lo strumento tra pari TAIEX (assistenza tecnica e scambio di informazioni), il riesame dell’attuazione delle politiche ambientali (EIR), il Green City Accord e il processo biogeografico di Natura 2000. |
Bruxelles, 5 febbraio 2021
Il presidente del Comitato europeo delle regioni
Apostolos TZITZIKOSTAS
(1) I testi e ulteriori informazioni sono disponibili nel seguente comunicato stampa: https://ec.europa.eu/environment/news/commission-proposes-improve-public-scrutiny-eu-acts-related-environment-2020-10-14_en.