ISSN 1977-0944

Gazzetta ufficiale

dell’Unione europea

C 440

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Edizione in lingua italiana

Comunicazioni e informazioni

63° anno
18 dicembre 2020


Sommario

pagina

 

I   Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

 

RISOLUZIONI

 

Comitato delle regioni

 

140a sessione plenaria del CdR (Interactio, ibrida), 12.10.2020 - 14.10.2020 

2020/C 440/01

Risoluzione del Comitato europeo delle regioni sul Barometro regionale e locale annuale 2020 — Gli enti locali e regionali dinanzi alla COVID-19 e il loro ruolo nella costruzione della ripresa

1

 

PARERI

 

Comitato delle regioni

 

140a sessione plenaria del CdR (Interactio, ibrida), 12.10.2020 - 14.10.2020 

2020/C 440/02

Parere del Comitato europeo delle regioni — Un tenore di vita equivalente quale compito comune per tutti i livelli di governo in Europa

4

2020/C 440/03

Parere del Comitato europeo delle regioni — Attuazione e prospettive future dell’assistenza sanitaria transfrontaliera

10

2020/C 440/04

Parere del Comitato europeo delle regioni - Meccanismo europeo per le emergenze sanitarie

15

2020/C 440/05

Parere del Comitato europeo delle regioni — Città e regioni improntate alla biodiversità oltre il 2020 alla COP 15 della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica e nella strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030

20

2020/C 440/06

Parere del Comitato europeo delle regioni — Relazione sugli ostacoli al mercato unico e piano d’azione per l’attuazione del mercato unico

27

2020/C 440/07

Parere del Comitato europeo delle regioni - Cambiamenti demografici: proposte per misurare e contrastare gli effetti negativi del fenomeno nelle regioni dell’UE

33

2020/C 440/08

Parere del Comitato europeo delle regioni — Un’Europa sociale forte per transizioni giuste

42

2020/C 440/09

Parere del Comitato europeo delle regioni — Gli enti locali e regionali nel dialogo permanente con i cittadini

49

2020/C 440/10

Parere del Comitato europeo delle regioni sul tema Il ruolo della politica di coesione dell’UE in relazione alle trasformazioni economiche intelligenti e innovative nelle regioni sullo sfondo della crisi della Covid-19

54

2020/C 440/11

Parere del Comitato europeo delle regioni - Strategia per le PMI

60

2020/C 440/12

Parere del Comitato europeo delle regioni — Sfide per la democrazia locale nei Balcani occidentali

66

2020/C 440/13

Parere del Comitato europeo delle regioni sul tema - Una strategia per il futuro digitale dell’Europa e una strategia europea per i dati

71

2020/C 440/14

Parere del Comitato europeo delle regioni - Libro bianco sull’intelligenza artificiale - Un approccio europeo all’eccellenza e alla fiducia

79

2020/C 440/15

Parere del Comitato europeo delle regioni – Il quadro di valutazione dell’innovazione regionale e il relativo impatto sulle politiche regionali basate sul territorio

87

2020/C 440/16

Parere del Comitato delle regioni - Un’Unione dell’uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025

92

2020/C 440/17

Parere del Comitato europeo delle regioni - Il patto europeo per il clima

99

2020/C 440/18

Parere del Comitato europeo delle regioni — Nuovo piano d’azione per l’economia circolare

107

2020/C 440/19

Parere del Comitato europeo delle regioni - Verso un uso sostenibile delle risorse naturali nel contesto insulare mediterraneo

114

2020/C 440/20

Parere del Comitato europeo delle regioni — Il rinnovo della Carta di Lipsia sulle città europee sostenibili

119

2020/C 440/21

Parere del Comitato europeo delle regioni — Una nuova strategia industriale per l'Europa

125


 

III   Atti preparatori

 

Comitato delle regioni

 

140a sessione plenaria del CdR (Interactio, ibrida), 12.10.2020 - 14.10.2020 

2020/C 440/22

Parere del Comitato europeo delle regioni - Programma UE per la salute (EU4Health)

131

2020/C 440/23

Parere del Comitato europeo delle regioni - Un meccanismo di protezione civile dell’Unione rafforzato

150

2020/C 440/24

Parere del Comitato europeo delle regioni - Piano di ripresa per l’Europa a fronte della pandemia di Covid-19: dispositivo per la ripresa e la resilienza e strumento di sostegno tecnico

160

2020/C 440/25

Parere del Comitato europeo delle regioni — Anno europeo delle ferrovie (2021)

183

2020/C 440/26

Parere del Comitato europeo delle regioni — Pacchetto REACT-UE

191


IT

 


I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

RISOLUZIONI

Comitato delle regioni

140a sessione plenaria del CdR (Interactio, ibrida), 12.10.2020 - 14.10.2020 

18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/1


Risoluzione del Comitato europeo delle regioni sul Barometro regionale e locale annuale 2020 — Gli enti locali e regionali dinanzi alla COVID-19 e il loro ruolo nella costruzione della ripresa

(2020/C 440/01)

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI (CdR),

vista la sua relazione Barometro regionale e locale annuale 2020, fondata su un approccio inclusivo, fattuale e basato su dati concreti, che coinvolge molteplici partner e istituzioni;

considerando che l’obiettivo della relazione è quello di riflettere sulla dimensione regionale e locale dello stato dell’Unione, fornire ai responsabili politici a livello europeo, nazionale, regionale e locale dati sulle sfide più urgenti per l’anno a venire e formulare raccomandazioni essenziali per guidare le risposte politiche dell’Europa. Tali raccomandazioni dovrebbero consentire lo svolgimento di dibattiti aperti e inclusivi a tutti i livelli al fine di spiegare le scelte da compiere e rafforzare la legittimità delle decisioni da adottare;

considerando che gli enti locali e regionali sono in prima linea nella gestione della crisi, dal momento che sono responsabili di aspetti fondamentali delle misure di contenimento, dell’assistenza sanitaria, dei servizi sociali e dello sviluppo economico, responsabilità queste che sono ripartite tra i diversi livelli di governance degli Stati membri;

considerando che l’impatto della crisi della COVID-19 è estremamente diversificato e presenta una forte dimensione territoriale che ha implicazioni importanti per la gestione della crisi e le risposte a livello politico;

considerando che le amministrazioni subnazionali svolgono un ruolo di primo piano nella gestione della crisi della COVID - 19 sia attraverso le loro decisioni e azioni politiche, sia attraverso l’attuazione delle politiche decise ad altri livelli di governance;

1.

sottolinea l’importanza della governance multilivello e la necessità di un coordinamento nella gestione dell’assistenza sanitaria di emergenza e nella cooperazione sanitaria transfrontaliera, al fine di garantire una risposta coerente ed efficiente alle crisi future;

2.

sottolinea che, secondo un sondaggio d’opinione condotto nel settembre 2020 per conto del CdR sul punto di vista dei cittadini dell’UE in merito alla crisi causata dal coronavirus e sul ruolo degli enti locali e regionali, questi ultimi rimangono, nell’UE, il livello di governance che riscuote maggiore fiducia (52 %), anche per quanto riguarda l’adozione, ora e in futuro, di misure adeguate per superare l’impatto economico e sociale della crisi del coronavirus (48 %). Una netta maggioranza di europei (58 %) ritiene inoltre che una maggiore influenza da parte degli enti regionali e locali avrebbe un effetto positivo sulla capacità dell’UE di risolvere i problemi, e questo è il punto di vista prevalente in tutti gli Stati membri;

3.

sottolinea che la crisi ha determinato un aumento della spesa e una riduzione delle entrate per gli enti locali e regionali, e chiede che essi ricevano risorse sufficienti dai governi centrali e dall’UE per rafforzare i loro sistemi sanitari nell’immediato e a lungo termine. Le disparità regionali a livello di sistemi sanitari e le strozzature nella preparazione alle emergenze dovrebbero essere affrontate dalle autorità nazionali competenti. Il programma EU4Health, la riserva rescEU e le misure di flessibilità dovrebbero integrare tali sforzi;

4.

sottolinea che il Barometro regionale e locale annuale 2020 dimostra che i criteri per ricevere finanziamenti dovrebbero consentire di tenere conto delle specificità regionali e dovrebbero essere basati su una serie completa di indicatori che rispecchino i diversi livelli di esposizione e vulnerabilità, in particolare in relazione alla perdita di PIL dall’inizio della crisi, alla quota di settori a rischio, alla dipendenza dal turismo, dal commercio e dai trasporti transfrontalieri e internazionali e alla quota di lavoratori autonomi e PMI dell’economia regionale;

5.

sottolinea che il dispositivo per la ripresa e la resilienza, attorno al quale ruota il piano di ripresa dell’UE, non deve ignorare la dimensione territoriale: le amministrazioni subnazionali devono essere strettamente coinvolte nella definizione dei piani nazionali ed elaborare i loro piani di ripresa regionali e locali in modo coerente con quelli a livello UE e nazionale. Il semestre europeo, in quanto meccanismo di governance di tale dispositivo, deve includere un codice di condotta per il coinvolgimento degli enti locali e regionali, nel rispetto dei principi di partenariato e di sussidiarietà attiva;

6.

ricorda che le PMI e i settori maggiormente colpiti, come i trasporti, il turismo e il settore culturale, hanno bisogno di accedere a un ventaglio di strumenti di sostegno finanziario sostenibili, quali sovvenzioni pubbliche, capitale di rischio e accesso al credito a condizioni di rimborso agevolate a lungo termine;

7.

insiste sulla necessità di un rapido accordo sul nuovo strumento per la ripresa (e sul QFP), in modo che le risorse possano essere mobilitate rapidamente per far fronte agli effetti negativi della crisi, sostenendo l’economia e la creazione di posti di lavoro a livello locale;

8.

sottolinea che le disuguaglianze sociali, intergenerazionali e di genere sono state drasticamente aggravate dall’impatto disastroso della COVID-19 in tutta Europa, compromettendo un decennio di progressi in soli sei mesi. Onde limitare le conseguenze a lungo termine di questa pandemia, la ripresa economica deve quindi poggiare su politiche mirate, ambiziose e adeguatamente finanziate, che trovino un equilibrio tra le priorità economiche e quelle sociali e sanitarie;

9.

sottolinea che gli abitanti delle città e delle regioni maggiormente colpite dai cambiamenti climatici, da un ambiente degradato e da ecosistemi naturali indeboliti sono maggiormente esposti alla diffusione di agenti patogeni. Insiste pertanto affinché la Commissione europea e gli Stati membri utilizzino l’attuale crisi come un’opportunità per combinare la ripresa post-pandemia con una transizione accelerata verso un’Unione europea a impatto climatico zero entro il 2050;

10.

esorta le istituzioni dell’UE e gli Stati membri a garantire una migliore integrazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) nel quadro di un semestre europeo rinnovato, basato sulla dimensione territoriale e riformato, in modo da collegare più efficacemente il piano di ripresa, il Green Deal e il pilastro europeo dei diritti sociali;

11.

sottolinea che la crisi ha trasformato l’accesso a tecnologie e infrastrutture informatiche al passo con i tempi in una risorsa ancora più fondamentale, e chiede che si affronti il «divario digitale», che si raggiunga un’elevata connettività in tutte le regioni e i comuni dell’UE, comprese le zone rurali, periferiche, ultraperiferiche e geograficamente svantaggiate, e che si garantisca che i cittadini di qualsiasi età e livello socioeconomico possano adattarsi alla crisi e all’evoluzione del mondo del lavoro;

12.

deplora il fatto che le nuove misure volte ad accrescere la flessibilità e ad accelerare l’utilizzo dei finanziamenti della politica di coesione comportino il rischio di una maggiore centralizzazione a livello degli Stati membri; chiede pertanto che eventuali riassegnazioni di risorse e modifiche ai programmi della politica di coesione siano effettuate in linea con i principi di sussidiarietà, di partenariato e di governance multilivello, coinvolgendo pienamente gli enti locali e regionali nei processi decisionali sulla [ri]programmazione degli investimenti nel quadro di REACT-EU. Sottolinea che la flessibilità, in particolare la rinuncia alla concentrazione tematica, dovrebbe rimanere di natura temporanea, e che si dovrebbe prevedere un ritorno alle norme ordinarie per i programmi della politica di coesione non appena le condizioni lo consentiranno;

13.

fa notare che le regioni con il maggior numero di persone anziane (ossia oltre i 65 anni) sono state particolarmente colpite dall’epidemia di COVID-19 e che le persone appartenenti a questa fascia di età sono maggiormente a rischio di contrarre il virus. Sottolinea pertanto la costante necessità dello scambio di buone pratiche su come proteggere efficacemente le persone anziane, anche facilitando loro l’accesso alla telemedicina;

14.

invita la Commissione, alla luce del numero di strumenti di sostegno e delle modifiche alle norme esistenti e future sull’impiego dei fondi strutturali e di investimento europei, a garantire che vi sia sufficiente chiarezza per quanto riguarda l’interazione tra i diversi nuovi meccanismi, quali REACT-EU, il Fondo per una transizione giusta e il dispositivo per la ripresa e la resilienza, da un lato, e i regimi nazionali e UE esistenti, dall’altro, per evitare ulteriori complessità e tassi di assorbimento potenzialmente bassi; sottolinea a questo proposito che non basta accordarsi su grandi dotazioni finanziarie e che gli enti locali e regionali hanno bisogno anche di tempo sufficiente per presentare programmi e progetti, come ad esempio per il programma REACT-EU;

15.

rileva con preoccupazione che la crisi ha messo a dura prova il mercato unico, causando interruzioni della libera circolazione delle persone, dei beni e dei servizi, con un grave impatto sulle PMI e ripercussioni sulla vita di tutti i cittadini dell’UE, in particolare nelle regioni frontaliere; plaude alla flessibilità prevista in relazione alle norme in materia di aiuti di Stato e osserva che occorre adottare misure per garantire il buon funzionamento del mercato unico nelle crisi future;

16.

sottolinea che le finanze degli enti locali e regionali sono gravemente compromesse dalla crisi, il che mette a repentaglio la loro capacità di fornire servizi pubblici preziosi; ribadisce che gli enti locali e regionali hanno bisogno di nuove regole di bilancio più intelligenti sia a livello nazionale che europeo e di una regola d’oro sugli investimenti sostenibili per garantire che i servizi pubblici e gli investimenti a livello locale siano considerati essenziali per costruire economie e società maggiormente competitive, resilienti e sostenibili;

17.

osserva che la COVID-19 ha indotto i governi, sia nell’UE che al fuori, ad adottare misure rigorose che incidono sulle libertà dei cittadini e che è stato necessario trovare un complesso equilibrio per preservare la democrazia, lo Stato di diritto e la fiducia nelle istituzioni, cercando nel contempo di contenere la pandemia. Questi tempi difficili potrebbero trasformarsi in un’opportunità per rafforzare la democrazia locale e per riflettere collettivamente sui valori fondanti dell’Europa durante la conferenza sul futuro dell’Europa;

18.

incarica il suo presidente di trasmettere il Barometro regionale e locale annuale 2020 e la presente risoluzione ai presidenti del Parlamento europeo, della Commissione europea e del Consiglio europeo, nonché ai capi di Stato e di governo dei 27 Stati membri dell’UE; e invita i rappresentanti politici eletti a livello regionale e locale in Europa a diffondere la relazione presso i cittadini e i media locali.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


PARERI

Comitato delle regioni

140a sessione plenaria del CdR (Interactio, ibrida), 12.10.2020 - 14.10.2020 

18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/4


Parere del Comitato europeo delle regioni — Un tenore di vita equivalente quale compito comune per tutti i livelli di governo in Europa

(2020/C 440/02)

Relatore:

Bernd LANGE (DE/PPE), consigliere circondariale di Görlitz

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

esprime preoccupazione per le crescenti disparità economiche, sociali e territoriali all’interno degli Stati membri dell’UE e tra di essi. I recenti sviluppi in Europa hanno dimostrato che le differenze tra i luoghi e tra le persone in termini di sviluppo economico, occupazione e benessere sono in aumento. Queste differenze emergono a tutti i livelli, da quello sublocale a quello europeo, e hanno raggiunto proporzioni critiche. Il dibattito in corso sui luoghi lasciati indietro o «dimenticati» mostra chiaramente che è necessario un approccio maggiormente basato sul territorio per affrontare le sfide in materia di sviluppo presenti in tali luoghi;

2.

sottolinea che la pandemia di COVID-19 negli Stati membri aggrava ulteriormente le sfide poste dalla crisi che ha colpito la maggior parte delle regioni e che l’impatto economico e sociale e le conseguenti condizioni per la ripresa sono molto eterogenei a seconda dei territori;

3.

ribadisce che, per tale motivo, l’obiettivo della coesione territoriale, economica e sociale deve rimanere una priorità assoluta per l’Unione europea, come previsto dall’articolo 174 TFUE. Oltre alla politica regionale europea e alla politica agricola comune, tutte le altre politiche dell’Unione (ad esempio le politiche in materia di trasporti, ambiente, questioni sociali ed energia) devono contribuire a questo obiettivo orizzontale; ciò vale in particolare anche per le azioni dell’UE nel quadro del Green Deal europeo e del rafforzamento della digitalizzazione;

4.

ricorda la situazione peculiare delle regioni ultraperiferiche, riconosciuta all’articolo 349 del TFUE, e insiste sull’impegno dell’UE a favore dello sviluppo di tali regioni attraverso misure specifiche, che vadano a beneficio di dette regioni e dell’UE nel suo insieme;

5.

fa notare che nel 2017 un terzo della popolazione dell’UE viveva in grandi città con oltre 100 000 abitanti, un terzo in città con una popolazione compresa tra 10 000 e 100 000 abitanti e un terzo in piccoli centri e comuni rurali con meno di 10 000 abitanti (1). La presidente della Commissione europea ha sottolineato nei suoi orientamenti politici (2) che oltre il 50 % degli europei vive in comuni nelle zone rurali;

6.

fa notare che in passato la politica strutturale europea si è occupata principalmente della coesione tra gli enti regionali (NUTS-1 o NUTS-2), ma che l’impatto delle misure adottate sui livelli inferiori (vale a dire sui comuni) non è stato sempre studiato e tenuto presente in misura sufficiente;

7.

osserva che negli ultimi anni si è assistito a un aumento dei flussi migratori netti dalle zone rurali a quelle urbane in diversi Stati membri e regioni (3), e ritiene che le politiche dell’UE debbano contribuire a cogliere le sfide e le opportunità che ne derivano;

8.

teme che una maggiore migrazione verso le aree metropolitane comporti in molti casi notevoli sfide per i centri urbani interessati, come la mancanza di alloggi, l’aumento degli affitti, il sovraccarico delle infrastrutture pubbliche e problemi sociali. Come conseguenza di tale migrazione, le città e i comuni di piccole e medie dimensioni nonché le imprese che si trovano nelle aree rurali si trovano a dover affrontare sfide importanti. La manutenzione delle infrastrutture pubbliche e il finanziamento dei servizi pubblici sono resi più ardui dalla diminuzione del numero di utenti, per di più sempre più anziani e dunque bisognosi di maggiori servizi, e le imprese si trovano spesso di fronte a una carenza di manodopera qualificata;

9.

rinvia al riguardo al parere del CdR in corso di elaborazione sul tema «Cambiamenti demografici: proposte per misurare e contrastare gli effetti negativi nelle regioni dell’UE» (4) e al parere del CdR sul tema «Le sfide delle regioni metropolitane e la loro posizione nella futura politica di coesione per il periodo successivo al 2020» (5);

10.

rammenta che l’Agenda territoriale dell’Unione europea 2020, su sei priorità, pone al primo posto la promozione di uno sviluppo territoriale policentrico ed equilibrato (6) e che nel progetto di Agenda territoriale 2030 questo obiettivo continua ad essere considerato prioritario;

11.

osserva che attualmente non esiste a livello UE un approccio orizzontale volto a ridurre gli incentivi alla migrazione e all’urbanizzazione o deurbanizzazione incontrollate tramite il miglioramento delle condizioni di vita in tutti i territori dell’Unione;

12.

riafferma la grande importanza dell’obiettivo 11 — «Città e insediamenti sostenibili» — fra gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (OSS) e la necessità che detto obiettivo si applichi a tutte le tipologie territoriali;

13.

ritiene che l’accesso universale alle componenti delle infrastrutture pubbliche, nonché la disponibilità universale di infrastrutture di rete pubbliche e l’esistenza di servizi pubblici universali siano un presupposto indispensabile per condizioni di vita di elevata qualità e uno sviluppo sostenibile in tutti i territori dell’Unione europea. In questo contesto, ribadisce che le condizioni strutturali variano notevolmente da uno Stato membro all’altro e all’interno degli stessi nonché all’interno delle regioni;

14.

ritiene che le politiche perseguite dall’Unione europea debbano realizzare un equilibrio nel sostegno alle aree urbane più densamente popolate e a quelle rurali, le quali sono state spesso considerate principalmente dal punto di vista agricolo. Deplora, in tal senso, l’intervento relativamente ridotto dell’FSE e del FESR nelle zone rurali (7) (8);

15.

teme che la crisi del coronavirus complichi ulteriormente la realizzazione e la manutenzione delle infrastrutture pubbliche e l’erogazione di servizi pubblici, proprio nei comuni e nelle regioni più piccoli, remoti, isolati e finanziariamente più deboli, che rischiano di essere particolarmente colpiti da un crollo delle entrate fiscali. Questo fenomeno potrebbe accentuare le tendenze divergenti registrate negli ultimi anni. Sottolinea che una riduzione degli investimenti pubblici in infrastrutture e servizi ha in genere un impatto più grave sui gruppi particolarmente vulnerabili della popolazione.

Strategie nazionali per uno sviluppo territoriale equilibrato

16.

è dell’avviso che le politiche dell’Unione europea e quelle degli Stati membri debbano sempre completarsi a vicenda e non debbano mai contraddirsi né perseguire obiettivi contrastanti; sottolinea pertanto che, nel recepire le direttive dell’UE nel diritto nazionale, gli Stati membri devono evitare la sovraregolamentazione («gold-plating»);

17.

invita pertanto gli Stati membri, in stretta collaborazione con gli enti locali e regionali, a sviluppare ulteriormente anche le politiche nazionali di coesione e ad integrarle strettamente con gli sforzi compiuti a livello europeo, in linea con i principi di partenariato e di governance multilivello;

18.

fa osservare al riguardo che in diversi Stati membri esistono già approcci nazionali volti a realizzare una politica strutturale equilibrata vantaggiosa per tutte le aree territoriali. Mentre alcuni Stati membri propongono principi generali per lo sviluppo di tutte le aree territoriali (9), in altre aree si stanno elaborando piani specifici per determinate tipologie territoriali (10) (11);

19.

sottolinea che per le suddette strategie nazionali non si tratta tanto di puntare a una coesione economica in termini di prestazioni dell’economia, quanto piuttosto di definire un determinato standard per la pubblica amministrazione, le infrastrutture e i servizi, onde gettare le basi per un ulteriore sviluppo socioeconomico;

20.

osserva che la gestione decentrata figura in genere in tutte le strategie nazionali come presupposto essenziale per la vivibilità del territorio. Le strutture locali e regionali sono indispensabili per assicurare un’amministrazione vicina ai cittadini e garantire la partecipazione democratica;

21.

riconosce che, rispetto alla politica europea, tutte le suddette politiche nazionali pongono maggiormente l’accento sui centri più piccoli (comuni, associazioni di comuni, città di piccole e medie dimensioni ecc.) nelle zone rurali, al fine di rafforzarli e accrescerne in tal modo l’attrattività. Tutte le strategie considerano le aree rurali soprattutto dei luoghi dove vivere e svolgere attività economiche e prevedono misure di politica strutturale per il loro sviluppo;

22.

plaude in particolare agli approcci settoriali seguiti dagli Stati membri nelle rispettive strategie nazionali. Nonostante l’eterogeneità dei territori, è evidente che le sfide nei diversi Stati membri presentano analogie;

23.

sottolinea che tutti gli approcci nazionali menzionano la digitalizzazione come un aspetto essenziale. La disponibilità di infrastrutture e servizi pubblici digitali sull’intero territorio permette di creare e mantenere posti di lavoro anche al di fuori dei centri urbani, il che a sua volta potrebbe limitare la migrazione della forza lavoro verso le grandi città. Fa osservare che un aumento del telelavoro, come avvenuto durante la pandemia di COVID-19, potrebbe offrire ai lavoratori una maggiore flessibilità nella scelta del luogo di residenza; sottolinea a questo proposito la sua previsione che, grazie alla progressiva digitalizzazione di molti settori lavorativi, i vantaggi derivanti dalla vicinanza geografica al luogo di lavoro finiranno a termine per rivestire un ruolo meno importante in numerosi ambiti; sottolinea che questa tendenza non deve compromettere le politiche in materia di mobilità, in particolare quelle volte a limitare l’impatto ambientale del pendolarismo e dei viaggi di lavoro;

24.

segnala la necessità di garantire che i territori più lontani dalle zone urbane e con una minore densità di popolazione abbiano gli stessi livelli di connettività digitale, al fine di facilitare l’attivazione di servizi pubblici online e del telelavoro come strumento per attirare l’insediamento di persone, e di talenti, in tali aree;

25.

accoglie con favore il fatto che tutte le strategie considerano anche aspetti dei servizi di interesse generale, con specifico riguardo alla necessità di garantire servizi sanitari, assistenziali e sociali, scuole e altri istituti di istruzione nonché servizi per la protezione degli anziani e l’integrazione; l’equità dovrebbe essere la norma da seguire nella fornitura di servizi pubblici ai cittadini, indipendentemente dal loro luogo di residenza;

26.

invita pertanto le future presidenze tedesca, portoghese e slovena a contribuire all’attuazione della futura Agenda territoriale 2030 avviando un dibattito e uno scambio di esperienze su come combinare fra loro in modo ottimale la politica strutturale dell’UE e le politiche nazionali di sviluppo regionale, al fine di ridurre gli squilibri territoriali e migliorare le condizioni di vita in tutta Europa.

Raccomandazioni generali per la politica europea

27.

invita la Commissione europea ad integrare le strategie nazionali e a sancire l’obiettivo «condizioni di vita equivalenti» a livello europeo, come concretizzazione degli articoli 174 e 349 del TFUE;

28.

sottolinea il margine di discrezionalità degli Stati membri nel campo dei servizi di interesse generale. Conformemente al principio di sussidiarietà, un quadro di riferimento europeo dovrebbe limitarsi a completare gli interventi ai livelli nazionale, regionale e locale;

29.

chiede una strategia europea a lungo termine in materia di sviluppo territoriale che tenga conto delle interazioni tra zone di agglomerazione, zone urbane e zone rurali;

30.

invita la Commissione europea non solo a guardare allo sviluppo economico degli Stati membri, ma anche a prendere in considerazione e a riconoscere gli sforzi compiuti nel campo dei servizi di interesse generale, specialmente nelle aree meno densamente popolate o scarsamente popolate o ultraperiferiche in cui la popolazione è dispersa sul territorio;

31.

ritiene che la creazione di condizioni strutturali adeguate in tutti gli Stati membri e in tutte le entità territoriali sia indispensabile per lo sviluppo socioeconomico sostenibile dell’Unione europea. I fondi strutturali possono dare un contributo significativo in tal senso, ma non devono rimanere l’unico strumento per promuovere uno sviluppo equilibrato. Tutte le politiche — compresa la «visione per le aree rurali» annunciata dalla Commissione europea — dovrebbero contribuire a questo obiettivo orizzontale;

32.

sottolinea che un tale obiettivo richiederebbe un’osservazione dettagliata dell’impatto territoriale delle politiche europee, sia nella fase prelegislativa che in quella post-legislativa;

33.

raccomanda pertanto di ampliare l’«urban proofing» (verifica dell’adeguamento alle esigenze delle città) per le misure di politica europea proposte nell’Agenda urbana in modo che diventi un «territorial proofing», ossia un esame integrato di fattibilità nelle aree territoriali più densamente popolate (ad esempio, le aree urbane) e in quelle meno densamente popolate (ad esempio, le zone rurali) tenendo conto delle rispettive specificità, e di integrarlo con una valutazione d’impatto territoriale. Si potrà in tal modo garantire che le disposizioni normative funzionino in maniera corretta e mirata e non promuovano una nuova urbanizzazione o deurbanizzazione incontrollate;

34.

ritiene che si debba dedicare maggiore attenzione alle città di piccole e medie dimensioni in quanto punti di riferimento nelle aree scarsamente popolate. I comuni erogano servizi essenziali di interesse generale e forniscono ai cittadini infrastrutture indispensabili che migliorano decisamente l’attrattività delle zone rurali;

35.

ribadisce che anche le città di più grandi dimensioni continuano a trovarsi dinanzi a sfide importanti e necessitano quindi del sostegno finanziario e organizzativo dell’Unione europea. I diversi tipi di aree territoriali non devono essere messi in contrapposizione tra di loro. L’Agenda urbana e i partenariati che ne derivano sono riconosciuti come valido esempio di una possibile cooperazione tra il livello europeo e quello locale;

36.

incoraggia la Commissione europea a migliorare la raccolta sistematica di dati statistici comparabili per la valutazione dello sviluppo delle zone rurali al di sotto del livello NUTS-2, senza aumentare gli oneri amministrativi a carico del livello locale;

37.

raccomanda ai presidenti degli intergruppi del Parlamento europeo di coinvolgere pienamente i rappresentanti del CdR nei lavori degli intergruppi per lo sviluppo urbano e rurale, stimolando così uno scambio sulle sfide concrete da affrontare;

38.

sottolinea che i gruppi di lavoro e di esperti che l’Unione europea istituirà in futuro devono garantire una partecipazione equilibrata dei rappresentanti di enti di diversi livelli amministrativi e di varie dimensioni appartenenti alle zone urbane e rurali. Gli approcci sviluppati per le città di maggiori dimensioni dalle città stesse non possono di norma essere trasferiti agli enti territoriali minori a causa delle differenti situazioni organizzative e finanziarie;

39.

chiede che tutte le direzioni generali della Commissione europea e le commissioni del Parlamento europeo tengano pienamente conto delle interazioni tra zone urbane e rurali e diano vita a politiche europee coerenti che funzionino in modo equilibrato in tutte le tipologie di aree territoriali;

40.

chiede un migliore riconoscimento, da parte di tutte le direzioni generali della Commissione europea e delle commissioni del Parlamento europeo, del vantaggio offerto da una cooperazione di tipo istituzionale e funzionale su temi quali la pianificazione, la mobilità, l’ambiente, la prestazione di servizi di interesse generale e gli investimenti pubblici. Tale cooperazione rappresenta un’opportunità per realizzare economie di scala, rafforzare i legami e garantire una maggiore coesione territoriale, economica e sociale tra le zone urbane, periurbane e rurali che fanno parte di una stessa area o regione funzionale;

41.

raccomanda un approccio globale a livello dell’UE, che consenta di affrontare le sfide della cooperazione transfrontaliera delle città, delle regioni e dei comuni e di rafforzare il potenziale di tale cooperazione per ridurre le disparità tra i diversi tipi di insediamenti.

Raccomandazioni sulla politica regionale europea

42.

ritiene che la politica regionale europea, negli sforzi di convergenza e di sviluppo delle regioni dell’UE, debba essere principalmente orientata alla creazione delle basi strutturali di una crescita equilibrata in tutti i settori. Uno sviluppo socioeconomico sostenibile e a lungo termine può prodursi solo nei territori in cui i cittadini e le imprese trovano le condizioni necessarie a tal fine. Sottolinea, a tale proposito, la necessità di maggiori incentivi per le imprese ubicate nelle zone rurali;

43.

ribadisce che l’obiettivo delle condizioni di vita equivalenti dovrebbe essere preso in considerazione anche nel quadro della concentrazione tematica dei fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE) e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR). I fondi SIE dovrebbero rendere possibile un sostegno alle infrastrutture e ai servizi pubblici locali e regionali necessari in tutte le regioni. L’esclusione del FEASR dalle disposizioni comuni sui fondi strutturali è controproducente. Tale separazione rende inutilmente difficoltoso assicurare un sostegno plurifondo coerente nelle zone urbane e rurali;

44.

prende atto, in questo contesto, della dotazione specifica per le aree urbane nell’ambito del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), ma sottolinea al tempo stesso che a tale dotazione deve corrispondere, in una dimensione comparabile, un analogo intervento anche per le aree rurali. Ritiene più opportuno, a lungo termine, prevedere una dotazione distinta per la fornitura sull’intero territorio di quei servizi che contribuiscono a uno sviluppo territoriale equilibrato e alla promozione della resilienza di tutti gli enti territoriali (infrastrutture a banda larga, ospedali e altre strutture di assistenza sanitaria, infrastrutture di trasporto ecc.). In tal modo si porranno le basi per l’insediamento dei cittadini e delle imprese anche al di fuori dei centri urbani, il che, a sua volta, creerà posti di lavoro e ridurrà la pressione che spinge i cittadini a trasferirsi nelle città;

45.

è del parere che, in considerazione della scarsa redditività dei servizi pubblici nelle aree meno densamente popolate, il sostegno dei fondi strutturali dovrebbe essere principalmente costituito da sovvenzioni;

46.

è del parere che il rafforzamento del sostegno dei fondi strutturali dovrebbe essere destinato all’introduzione e alla manutenzione dell’infrastruttura tecnologica, sia delle telecomunicazioni che dei servizi digitali, necessaria per garantire un equo sviluppo territoriale; in quest’ottica si dovranno promuovere i partenariati pubblico-privato, nel cui quadro il settore pubblico dovrà svolgere un ruolo propulsivo nell’effettuazione delle attività di investimento a tal fine destinate;

47.

chiede alla Commissione europea di affrontare tale questione nella prossima ottava relazione sulla coesione, prevista per settembre 2021;

48.

chiede un collegamento più forte tra la nuova Agenda territoriale 2030 dell’UE e la nuova politica di coesione per il periodo 2021-2027, in modo da fornire a quest’ultima un quadro di orientamento strategico territoriale per realizzare un’Europa verde e giusta, in cui nessun territorio rimanga indietro.

Raccomandazioni relative ad altri settori di intervento

49.

sottolinea che anche le norme europee in materia di politica dei trasporti dovrebbero tenere maggiormente conto del loro impatto sull’insediamento equilibrato dei cittadini. Questo riguarda la pianificazione del trasporto pubblico, il trasporto ferroviario, ma anche l’utilizzo dei servizi di ridesharing; al momento tali servizi sono localizzati soprattutto nelle aree urbane, perché nelle zone rurali la minore densità abitativa determina minori entrate. A lungo termine, si dovrebbe valutare l’erogazione sull’intero territorio di servizi di trasporto adeguati, eventualmente mediante obblighi di servizio pubblico;

50.

osserva che le norme europee in materia di trasporti (con particolare riferimento alle emissioni e alla protezione del clima) comportano spesso sfide molto maggiori per gli operatori del trasporto pubblico di passeggeri nelle aree rurali che per le loro controparti nelle aree urbane. Anche la transizione alle tecnologie a basse emissioni, per via delle condizioni tecnologiche e della disponibilità di mercato, non è attualmente possibile sull’intero territorio, soprattutto nelle aree meno densamente popolate e che presentano rilievi accidentati. Questo vale in particolare per gli autobus, a causa dei costi più elevati, della limitata autonomia e spesso anche dei tempi di carico più lunghi. Al tempo stesso i finanziamenti europei vengono concessi principalmente per la mobilità urbana, poiché i livelli più elevati di sostanze inquinanti sono generalmente misurati nelle città. Al fine di creare e mantenere un sistema di trasporto pubblico locale funzionante su tutto il territorio, i requisiti dovrebbero prevedere misure diverse per le diverse tipologie di territorio o mettere a disposizione fondi aggiuntivi per quelle aree in cui il finanziamento è particolarmente difficoltoso (ad esempio, zone rurali, zone remote, regioni ultraperiferiche come le regioni insulari e montane);

51.

sottolinea che il lavoro mobile svolge un ruolo essenziale, e non solo dopo l’insorgere della pandemia di COVID-19. Anche l’e-government può essere offerto e utilizzato solo se sia gli erogatori che gli utenti dei relativi servizi avranno accesso a connessioni a banda larga ad alte prestazioni;

52.

ritiene pertanto che la diffusione della banda larga e della telefonia mobile — 5G e 6G — debba sempre perseguire l’obiettivo dell’accesso universale nel rispetto delle norme europee in materia di emissioni. Le attività in tal senso dovrebbero essere realizzate principalmente dal settore privato. Nei territori in cui, per motivi economici, la diffusione della fibra ottica su scala nazionale è possibile solo con il supporto finanziario del settore pubblico, gli enti locali e regionali dovrebbero essere messi in grado di realizzarla in modo mirato e sicuro dal punto di vista giuridico.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  Die Unterschiede bestimmen die Vielfalt in Europa — Ein Atlas ausgewählter Aspekte der Entwicklungen («Le differenze determinano la diversità in Europa — Una mappa di determinati aspetti rilevanti delle strutture e degli sviluppi territoriali»), Istituto federale di ricerca sull’edilizia, le questioni urbane e lo sviluppo del territorio.

(2)  https://ec.europa.eu/commission/sites/beta-political/files/political-guidelines-next-commission_it.pdf.

(3)  https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Archive:Statistics_on_rural_areas_in_the_EU#Further_Eurostat_information

(4)  COR-2019-04647-00-00-PAC.

(5)  COR-2019-01896-00-00-AC (GU C 79 del 10.3.2020, pag. 8)..

(6)  https://ec.europa.eu/regional_policy/en/information/publications/communications/2011/territorial-agenda-of-the-european-union-2020.

(7)  Evolution of the Budget Dedicated for Rural Development Policy («Evoluzione del bilancio dedicato alla politica di sviluppo rurale»), studio commissionato dalla commissione NAT, Progress Consulting, 2016 (aggiornamento 2020).

(8)  EU Cohesion Policy in non-urban areas («La politica di coesione dell’UE nelle aree extraurbane»), studio commissionato dalla commissione REGI del PE, EPRC, 2020.

(9)  Relazione finale della Commissione «Condizioni di vita equivalenti» (Kommission«Gleichwertige Lebensverhältnisse»), Germania.

(10)  Ruralités: une ambition à partager — 200 propositions pour un agenda rural («Realtà rurali: un’ambizione da condividere — 200 proposte per un’agenda rurale»), Francia.

(11)  Masterplan für den ländlichen Raum («Piano generale per le zone rurali»), Austria.


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/10


Parere del Comitato europeo delle regioni — Attuazione e prospettive future dell’assistenza sanitaria transfrontaliera

(2020/C 440/03)

Relatore:

Karsten Uno PETERSEN (DK/PSE), membro dell’assemblea regionale della Danimarca meridionale

Testo di riferimento:

Parere di prospettiva

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Osservazioni preliminari

1.

sottolinea che la mobilità transfrontaliera dei pazienti costituisce un tema politico di grande rilievo. Secondo il 34 % dei cittadini dell’UE, la salute è la questione politica più importante nella loro regione, il che rappresenta un aumento di 8 punti percentuali rispetto al 2015 e di 10 punti percentuali rispetto al 2012;

2.

sottolinea che la dimensione locale e regionale è al centro dell’assistenza sanitaria transfrontaliera. Molte persone che vivono in prossimità di una frontiera cercano cure nel paese limitrofo per diversi motivi. Le regioni transfrontaliere rappresentano il 40 % del territorio dell’UE, e oltre un cittadino europeo su tre vive in una regione frontaliera. Gli enti locali e regionali forniscono un collegamento tra tutte le parti interessate (soggetti nazionali, regionali, locali, ospedali, medici generici, farmacie, cittadini ecc.);

3.

ritiene che, nel contesto della mobilità transfrontaliera dei pazienti, sia necessario chiarire una serie di questioni — tra cui l’accesso alle informazioni sul trattamento all’estero, la continuità dell’assistenza, lo scambio di informazioni tra il personale medico su entrambi i lati della frontiera, le differenze nell’offerta di assistenza e nel genere di assistenza e trattamento in base alle indicazioni mediche, le possibilità per l’assistenza sanitaria di definire le priorità e garantire l’uguaglianza nelle cure, nonché le sfide logistiche e amministrative — che hanno un impatto sul numero di persone che desiderano beneficiare delle possibilità di trattamento in un altro Stato membro previste dalla direttiva;

4.

accoglie con favore il bilancio del nuovo programma UE per la salute (EU4Health), che permetterà di migliorare la sicurezza sanitaria e la capacità di reazione in caso di crisi sanitarie future. Tale programma costituirà un solido programma autonomo con un aumento dei finanziamenti nell’ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP) (2021-2027), al fine di affrontare adeguatamente le sfide individuate nel programma della Commissione per l’attuale mandato, in particolare per quanto riguarda la lotta contro il cancro, la prevenzione, la diagnosi precoce e la gestione delle malattie croniche e rare, la resistenza antimicrobica, l’accesso ai farmaci a prezzi accessibili e le gravi minacce per la salute (come le epidemie di coronavirus) nonché di attuare una politica sanitaria ambiziosa incentrata sulla cooperazione transfrontaliera;

5.

si compiace che tutti gli Stati membri abbiano portato a termine la trasposizione della direttiva; continua tuttavia ad essere preoccupato per il controllo di conformità e per il gran numero di problemi individuati finora dalla Commissione; è consapevole che la direttiva interessa un gran numero di leggi relative all’organizzazione e alla governance dei sistemi sanitari, ai meccanismi di rimborso, ai canali d’informazione, ai diritti dei pazienti e alla responsabilità professionale;

6.

in tale contesto accoglie con favore il fatto che il primo vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans abbia inviato una lettera al presidente del CdR per chiedere l’elaborazione di un parere di prospettiva sull’attuazione della suddetta direttiva, parere che potrebbe contribuire a una migliore attuazione della direttiva stessa e al rafforzamento dei diritti dei pazienti;

7.

sottolinea che occorre tener presente che l’organizzazione, la gestione, il finanziamento e la prestazione dei servizi sanitari devono rimanere di competenza degli Stati membri dell’UE. Inoltre, l’attuazione della direttiva deve avvenire nel quadro delle responsabilità generali delle autorità sanitarie competenti, nell’interesse dei cittadini;

8.

ringrazia tutti i RegHub (1) e le parti interessate da essi consultate per l’attenta considerazione riservata all’indagine e per le risposte approfondite che hanno contribuito all’elaborazione del presente parere.

COVID-19

9.

ritiene che la crisi provocata dalla pandemia di COVID-19 abbia mostrato chiaramente che l’Europa ha bisogno di una maggiore cooperazione in ambito sanitario;

10.

ribadisce l’invito del presidente del CdR a istituire un meccanismo dell’UE per le emergenze sanitarie, strettamente legato o integrato nelle strutture esistenti dell’UE per la gestione delle crisi (ossia il Fondo di solidarietà dell’UE e il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie), al fine di preparare meglio l’Unione ad eventuali crisi pandemiche future e «aiutare i leader regionali e locali a fornire materiali e servizi sanitari agli ospedali e alle scuole, assumere personale medico, acquistare dispositivi medici e sostenere servizi di terapia intensiva»;

11.

richiama inoltre l’attenzione sull’articolo 10 della direttiva, riguardante la mutua assistenza e cooperazione, ai sensi del quale gli Stati membri «si prestano la mutua assistenza necessaria […]» e «facilitano la cooperazione nella prestazione di assistenza sanitaria transfrontaliera a livello regionale e locale», ed è convinto che gli Stati membri dovrebbero esplorare questa opportunità in modo più creativo anche per far fronte alle situazioni di pandemia;

12.

rammenta che, ai sensi dell’articolo 222, paragrafo 1, del TFUE, l’Unione e gli Stati membri agiscono congiuntamente in uno spirito di solidarietà;

13.

trova rassicurante la solidarietà dimostrata nell’ora del bisogno, quando alcuni Stati membri hanno preso in carico pazienti dai paesi vicini oberati per alleviare la pressione sulle loro capacità di terapia intensiva; è fermamente convinto che in futuro queste procedure potrebbero essere formalizzate tramite una richiesta di assistenza ai sensi della direttiva;

14.

raccomanda la creazione di «corridoi sanitari» (2) tra le regioni frontaliere, che consentano ai pazienti e agli operatori sanitari di continuare ad attraversare la frontiera nelle fasi di confinamento per garantire l’accesso alla cure e la prestazione di assistenza;

15.

richiama l’attenzione sulle soluzioni digitali transfrontaliere che consentono, ad esempio, la diagnostica per immagini e l’analisi a distanza di campioni (ad esempio le radiografie dei polmoni trasmesse per la valutazione all’estero) come esempio di un metodo pratico e vantaggioso in termini di costi per cooperare quando si verificano picchi epidemici.

L’aumento della mobilità dei pazienti non è un fine di per sé

16.

concorda con il Parlamento europeo sul fatto che solo una frazione molto ridotta dei cittadini dell’UE si avvale delle opportunità offerte dalla direttiva e che vi è una chiara tendenza ad una più marcata mobilità transfrontaliera dei pazienti verso le regioni limitrofe;

17.

fa riferimento, a tale proposito, alla relazione della Commissione in cui si giunge alla conclusione che i flussi transfrontalieri di pazienti registrano un andamento stabile, da cui emerge che, al momento di decidere in merito alla fruizione dell’assistenza sanitaria transfrontaliera, i cittadini dell’UE sono principalmente influenzati dalla prossimità geografica o culturale;

18.

prende atto della conclusione della Commissione secondo cui, nel complesso, la mobilità dei pazienti e le sue conseguenze finanziarie all’interno dell’UE restano relativamente basse: la direttiva sull’assistenza sanitaria transfrontaliera non ha comportato significative implicazioni di bilancio per la sostenibilità dei sistemi sanitari;

19.

sottolinea che l’assistenza sanitaria transfrontaliera potrebbe costituire la soluzione più appropriata per determinati gruppi di pazienti, nel caso del trattamento di malattie rare o per la prossimità geografica dei servizi sanitari, in particolare nelle regioni frontaliere;

20.

accoglie con favore l’impatto positivo che la direttiva sulla mobilità transfrontaliera dei pazienti nell’UE sembra aver prodotto, con la tendenza ad un lieve aumento dei dati relativi alla mobilità dal 2015. Negli ultimi anni si è inoltre registrato un aumento costante del numero di richieste di autorizzazione preventiva (AP); infatti, nel 2017 il numero di autorizzazioni preventive presentate e approvate negli Stati membri era più che raddoppiato rispetto al 2015;

21.

sottolinea che i regolamenti e la direttiva non sono le uniche piste percorribili per prestare o ricevere assistenza in un altro Stato membro, in quanto diversi Stati membri hanno adottato procedure parallele bilaterali e multilaterali per rispondere alle esigenze specifiche di assistenza nelle loro regioni frontaliere (BE, DK, SE, DE, CZ, EE, LU, HU, NL, PT, RO, FI e LT). Tali accordi, spesso precedenti alla direttiva, generano flussi considerevoli di pazienti che non rientrano nelle statistiche europee;

22.

sostiene che l’obiettivo della direttiva sulla mobilità dei pazienti non è fare in modo che un numero più alto possibile di pazienti ricorra all’assistenza all’estero; i dispositivi offerti dalla direttiva sono stati concepiti per integrare la gamma di servizi e prodotti di assistenza disponibili a livello regionale o nazionale e per chiarire i diritti dei pazienti europei che intendono accedere all’assistenza e a un trattamento in un altro paese dell’UE/SEE; il numero di utilizzatori non può dunque essere interpretato come segno di successo o di fallimento della legislazione;

23.

a tale riguardo sottolinea che qualsiasi aumento della mobilità transfrontaliera dei pazienti deve essere basato sulla situazione di ciascuno di essi, e che una maggiore mobilità non dovrebbe essere un obiettivo di per sé.

Informazioni facilmente accessibili sui trattamenti previsti dalla direttiva

24.

analogamente al Parlamento europeo, ritiene che il successo dell’attuazione della direttiva dipenda dalla corretta informazione dei pazienti, dei professionisti sanitari e delle altre parti interessate in merito alle opportunità che essa offre in termini di assistenza transfrontaliera;

25.

sottolinea pertanto la necessità che le informazioni sulle condizioni previste dalla direttiva per il trattamento in un altro Stato membro siano facilmente accessibili ai cittadini, poiché solo così essi potranno prendere una decisione informata in merito al trattamento all’estero;

26.

ritiene necessario che le autorità sanitarie garantiscano un’adeguata informazione ai cittadini alla luce delle significative differenze in termini di organizzazione tra i sistemi sanitari dei diversi paesi (in alcuni Stati esistono anche differenze a livello regionale e locale);

27.

richiama l’attenzione sul fatto che i punti di contatto nazionali (PCN) possono avere antenne regionali o essere integrati nei siti web dei sistemi sanitari regionali oppure ospitati sulle pagine web degli assicuratori sanitari regionali; sebbene queste soluzioni non aumenterebbero necessariamente la visibilità generale dei PCN, esse potrebbero risultare più efficaci nel fornire informazioni ai cittadini;

28.

raccomanda alla Commissione di presentare esempi di buone pratiche, provenienti da paesi diversi e dagli enti regionali e locali, sulla diffusione delle informazioni, al fine di consentire alle autorità sanitarie degli Stati membri di trarre insegnamenti dai sistemi sanitari che presentano una struttura analoga;

29.

avverte che, a causa dell’organizzazione e delle prestazioni dei diversi sistemi sanitari e nonostante il miglioramento delle misure di informazione da parte degli Stati membri, persisteranno notevoli disparità nella mobilità dei pazienti, come risulta chiaramente dalla relazione della Commissione. I motivi che spingono i pazienti a recarsi all’estero per usufruire di servizi di assistenza sanitaria vanno da tempi di attesa più brevi per cure di qualità, a fattori culturali, fino alla possibilità di risparmiare per trattamenti che devono pagare in buona parte di tasca propria, come, ad esempio le cure odontoiatriche.

Spese amministrative supplementari sostenute per cure all’estero

30.

osserva che una quota preponderante del bilancio degli Stati membri destinato alla sanità viene spesa in ambito nazionale. La Commissione afferma che la spesa per l’assistenza sanitaria transfrontaliera sostenuta nell’Unione in virtù della direttiva può essere stimata ad un mero 0,004 % del bilancio annuale totale dell’UE in ambito sanitario;

31.

sottolinea che solo un numero molto limitato di pazienti prende in considerazione le possibilità di trattamento in un altro Stato membro previste dalla direttiva. Secondo l’ultima relazione della Corte dei conti europea, vengono presentate circa 214 000 domande di rimborso all’anno, il che rappresenta circa lo 0,04 % della popolazione dell’UE. La stragrande maggioranza di queste domande (oltre 210 000) riguarda rimborsi per cure che non richiedono un’autorizzazione preventiva;

32.

richiama l’attenzione sul fatto che il rimborso delle spese sostenute per le cure ambulatoriali che non richiedono un’autorizzazione preventiva (ad esempio le cure odontoiatriche) è relativamente limitato dal punto di vista finanziario rispetto ai costi amministrativi e di informazione supplementari sostenuti dalle autorità sanitarie per l’attuazione della direttiva;

33.

sottolinea che le autorità sanitarie competenti degli Stati membri, nei loro sforzi per garantire la piena attuazione della direttiva e per trovare le modalità più semplici che consentano ai loro cittadini di ricevere assistenza in un altro Stato membro, devono anche tenere conto del fatto che la grande maggioranza dei cittadini dell’UE preferisce ricevere le cure nei pressi del proprio luogo di residenza o della famiglia. L’organizzazione, la qualità e la capacità dell’assistenza sanitaria negli Stati membri devono pertanto, in linea di principio, puntare a far sì che i cittadini ricevano assistenza il più vicino possibile al luogo di residenza o alla famiglia;

34.

richiama l’attenzione sul fatto che la spesa degli Stati membri per i servizi di assistenza sanitaria in altri Stati membri dell’UE non riguarda esclusivamente i rimborsi. L’assistenza comporta anche spese amministrative e di informazione, denaro che altrimenti potrebbe essere investito in misure volte a migliorare l’assistenza all’interno del sistema sanitario dello Stato membro interessato. Nell’attuazione della direttiva le autorità sanitarie dovrebbero pertanto garantire che il numero estremamente ridotto di pazienti che desiderano ricevere assistenza in un altro Stato membro dell’UE non costituisca un onere sproporzionato per le risorse dei loro sistemi sanitari.

Utilizzo appropriato dell’autorizzazione preventiva

35.

sottolinea che il ricorso da parte degli Stati membri all’autorizzazione preventiva per il ricovero in ospedale o per cure mediche specialistiche in un altro Stato membro è stato individuato come un ostacolo alla mobilità transfrontaliera dei pazienti;

36.

rileva, a tale proposito, che, secondo la relazione della Commissione, l’impatto sui bilanci sanitari nazionali dei pazienti che chiedono di accedere all’assistenza sanitaria transfrontaliera appare limitato. Tale constatazione vale per tutti i paesi, indipendentemente dal fatto che abbiano introdotto o meno il sistema dell’autorizzazione preventiva;

37.

osserva che il ricorso all’autorizzazione preventiva è ritenuto necessario dalla maggioranza dei RegHub (63 %) al fine di garantire l’accesso a un’assistenza sanitaria di qualità, oltre ad essere fondamentale per evitare lo spreco di risorse (48 %) e controllare i costi a livello regionale (44 %);

38.

richiama l’attenzione sul fatto che l’applicazione delle disposizioni della direttiva in materia di autorizzazione preventiva offre anche sicurezza finanziaria ai pazienti dato che, prima di ricevere assistenza in un altro Stato membro, il loro Stato membro di affiliazione garantisce loro il rimborso dei costi di trattamento conformemente a quanto previsto dalla direttiva;

39.

invita gli Stati membri a rendere la procedura di autorizzazione preventiva il più rapida possibile, in modo da non ritardare inutilmente il trattamento, fornendo nel contempo una valutazione realistica del costo stimato dell’intervento pianificato;

40.

richiama l’attenzione sul sistema, molto meno utilizzato, di notifica preventiva (articolo 9, paragrafo 5, della direttiva), che viene indicato dai RegHub come uno strumento utile per offrire chiarezza ai pazienti e aiutare le autorità a rispettare i propri obblighi, e invita gli Stati membri a ricorrere maggiormente a tale dispositivo volontario;

41.

richiama l’attenzione sul meccanismo di compensazione finanziaria che gli Stati membri possono applicare in relazione all’autorizzazione preventiva, al fine di introdurre una fatturazione diretta tra le istituzioni competenti, sostituendo in tal modo il pagamento anticipato e il rimborso ai pazienti (articolo 9, paragrafo 5) così da ridurre l’onere che grava su questi ultimi e offrire anche ai gruppi sociali meno abbienti la possibilità di ottenere un trattamento all’estero;

42.

raccomanda pertanto di garantire, nel quadro dell’ulteriore attuazione della direttiva, la possibilità di continuare a ricorrere all’autorizzazione preventiva laddove le autorità competenti degli Stati membri lo ritengano necessario.

Maggiore cooperazione nell’attuazione della direttiva

43.

invita la DG SANTE a dare seguito alla valutazione dell’applicazione della direttiva sulla mobilità dei pazienti in collaborazione con le altre DG di riferimento e a continuare a raccogliere, analizzare e pubblicare esempi di attività sanitarie transfrontaliere e di problemi incontrati dalle autorità partecipanti;

44.

chiede finanziamenti adeguati e a lungo termine dell’UE nel prossimo periodo di programmazione, in particolare, ma non esclusivamente, attraverso Interreg, anche per la realizzazione di studi/progetti transfrontalieri volti a rimuovere ostacoli specifici e ad agevolare la cooperazione;

45.

sottolinea che dal memorandum d’intesa tra il CdR e l’OMS, che pure non si riferisce specificamente alla direttiva, emerge chiaramente l’impegno del CdR a lavorare sull’accesso all’assistenza sanitaria, sulla promozione della salute e sulla condivisione delle conoscenze, che sono tutti aspetti essenziali della direttiva;

46.

invita la Commissione ad avviare un dialogo regolare con il CdR (con la partecipazione della commissione NAT e del gruppo interregionale Salute) nel cui ambito trattare delle sfide e delle soluzioni al fine di migliorare l’attuazione della direttiva sull’assistenza sanitaria transfrontaliera;

47.

esprime il proprio costante sostegno a questa tanto necessaria collaborazione europea ed è pronto a fornire ulteriori indicazioni e informazioni sugli esempi di buone pratiche provenienti dalle regioni;

48.

ribadisce che le malattie non conoscono frontiere e che la solidarietà europea in caso di emergenza sanitaria non dovrebbe mai fermarsi ai confini amministrativi o legali;

49.

si attende che l’imminente terza relazione sull’attuazione della Commissione europea rifletta pienamente le considerazioni espresse nel presente parere.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  Nel novembre 2019 il Comitato europeo delle regioni ha avviato una consultazione attraverso la sua rete di hub regionali per valutare l’attuazione della direttiva a livello territoriale. All’indagine hanno partecipato 27 hub regionali, che rappresentavano 18 paesi europei.

(2)  La Francia ha creato un «corridoio sanitario» di questo tipo al confine con la Spagna per consentire la continuità dell’assistenza nell’ospedale di Cerdanya, mentre il Lussemburgo ha applicato una deroga specifica al personale sanitario francese per assegnare loro uno status speciale di «residente» e continuare a farli lavorare nel Granducato.


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/15


Parere del Comitato europeo delle regioni - Meccanismo europeo per le emergenze sanitarie

(2020/C 440/04)

Relatrice:

Birgitta SACRÉDEUS (SE/PPE), consigliera regionale del Dalarna

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Osservazioni generali

1.

osserva che la pandemia di Covid-19 che ha colpito l’Europa e il resto del mondo nel 2020 non ha solo provocato un gran numero di malati e di morti, ma ha anche avuto notevoli ripercussioni, tuttora incalcolabili, sul piano economico e sociale. La rapida propagazione del virus ha determinato un aumento della pressione sia sull’assistenza sanitaria che sulle strutture sanitarie pubbliche e sui servizi sociali, comportando un carico di lavoro estremamente elevato per il personale sanitario e assistenziale, cui si aggiunge la necessità di adottare disposizioni per far fronte a nuove ondate;

2.

fa notare che la gravità con cui la pandemia di Covid-19 ha colpito l’Europa differisce in maniera significativa non solo tra paesi ma anche tra regioni, comuni, quartieri e fasce di età, e che, in generale, le persone più duramente colpite sono quelle con una salute già precaria e patologie pregresse, nonché quelle in condizioni socioeconomiche precarie;

3.

constata che, nella lotta contro il coronavirus, e al fine di preservare e garantire la salute della popolazione, gli Stati membri hanno adottato dei provvedimenti che hanno limitato la libertà di circolazione delle persone in una misura che sarebbe inconcepibile in circostanze normali;

4.

ritiene che la pandemia di Covid-19 dimostri chiaramente l’importanza di disporre di personale qualificato e adeguatamente formato nonché di sistemi sanitari solidi, adeguatamente finanziati e dotati delle attrezzature necessarie, in grado di adattarsi rapidamente a una nuova situazione di sanità pubblica e di assistenza e, se necessario, di rafforzare ulteriormente l’assistenza sanitaria di base e l’assistenza ambulatoriale e di aumentare le capacità degli ospedali, sia nei reparti di terapia intensiva che negli altri reparti;

5.

sottolinea che in molti paesi il trattamento dei pazienti con altre patologie e necessità mediche diverse è stato sospeso, motivo per cui si è creato un «arretrato nei trattamenti» che richiederà parecchio tempo per essere smaltito. Molte delle persone che hanno contratto il virus in forma grave ora hanno bisogno di sottoporsi a programmi di riabilitazione. Inoltre, vi sono numerosi elementi che inducono a ritenere che, a seguito della pandemia di Covid-19, sia aumentata la necessità di assistenza e cure nel campo della salute mentale, sia per la popolazione in generale che per il personale sanitario e assistenziale. Pertanto sarà necessario ancora per lungo tempo destinare maggiori risorse all’assistenza sanitaria, alla sanità pubblica in generale nonché all’assistenza sanitaria di base e all’assistenza ambulatoriale;

6.

osserva che, nonostante il sostegno attivo offerto dalle istituzioni dell’UE agli Stati membri nella lotta contro la pandemia di Covid-19, la cooperazione tra gli Stati membri si è ben presto arrestata, anche a seguito della chiusura delle frontiere alle forniture mediche, in un momento in cui la cooperazione, la leadership e l’impegno a livello europeo erano più necessari del solito;

7.

rammenta che, ai sensi dell’articolo 222, paragrafo 1, del TFUE, l’Unione e gli Stati membri agiscono congiuntamente in uno spirito di solidarietà;

8.

sottolinea che, sebbene l’UE svolga un ruolo centrale nel miglioramento della sanità pubblica, della prevenzione delle malattie e dell’eliminazione dei rischi per la salute, spetta fondamentalmente agli Stati membri decidere il modo in cui la sanità pubblica, i sistemi sanitari e i servizi sociali debbano essere organizzati, finanziati e progettati;

9.

è convinto che i sistemi europei che prestano un’assistenza sanitaria generale e finanziata in modo solidale costituiscano una risorsa importante nella lotta contro la pandemia di Covid-19.

Insegnamenti di portata generale

10.

ritiene che dalla lotta alla pandemia di Covid-19 si possa trarre un gran numero di insegnamenti importanti ai quali ricorrere non solo per continuare a combattere questa crisi globale, ma anche per far fronte ad altre situazioni di crisi;

11.

richiama l’attenzione sul fatto che molti Stati membri hanno scelto di attribuire la responsabilità principale in materia di cura, assistenza e sanità pubblica agli enti locali e regionali. Anche nei paesi che dispongono di un sistema sanitario nazionale, la responsabilità dei servizi sociali e dell’assistenza sociale è spesso a carico del livello locale. Gli enti locali e regionali svolgono quindi un ruolo molto importante nella lotta contro la pandemia di Covid-19;

12.

sottolinea quanto sia importante che le istituzioni e le autorità dell’UE, come pure gli Stati membri, assicurino il mantenimento e il funzionamento del mercato interno anche in situazioni di crisi, non ostacolino l’approvvigionamento e il trasporto di farmaci, dispositivi medici e di protezione individuale nonché di altri beni e servizi né impediscano gli spostamenti transfrontalieri per motivi professionali del personale sanitario e di assistenza e di altri gruppi chiave;

13.

sottolinea l’importanza della rilevazione di dati di qualità controllata, di una ricerca di livello elevato e di fonti di informazione sicure per garantire che le autorità prendano decisioni informate e che le imprese, le organizzazioni e i singoli cittadini agiscano in modo responsabile al fine della prevenzione delle patologie;

14.

sottolinea l’importanza dell’assistenza reciproca e della cooperazione nel settore dell’assistenza sanitaria transfrontaliera, che includono anche il trasporto dei pazienti che necessitano di cure verso gli ospedali dei paesi vicini che possono mettere a disposizione posti liberi, il distaccamento degli operatori sanitari e altre forme di cooperazione transfrontaliera per alleviare la pressione sui sistemi sanitari delle regioni più colpite dell’UE;

15.

insiste pertanto sulla necessità che gli Stati membri definiscano un protocollo statistico comune che consenta la comparabilità dei dati sull’impatto della crisi della pandemia di Covid-19 e di nuove future pandemie. Tale protocollo, che dovrà essere elaborato sotto l’autorità congiunta del centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e di Eurostat, potrebbe essere basato sui dati forniti a livello NUTS 2 per favorire una risposta strategica che comprenda il ricorso ai fondi strutturali e di investimento europei;

16.

evidenzia le soluzioni digitali relative, ad esempio, alle informazioni sanitarie, alle consultazioni mediche e al tracciamento della catena dei contagi che sono state sviluppate o che stanno compiendo nuovi passi avanti nel quadro della pandemia di Covid 19, sebbene la mappatura dei portatori del virus sollevi anche interrogativi legittimi circa la protezione e la sicurezza dei dati, non da ultimo nelle situazioni transfrontaliere. La pandemia ha inoltre posto in evidenza la necessità di uno scambio digitale transfrontaliero dei dati relativi ai pazienti qualora questi ultimi ricevano assistenza sanitaria in un altro Stato membro;

17.

sottolinea l’importanza della cooperazione globale nel quadro dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) al fine di combattere la pandemia di Covid-19 e altre gravi minacce per la salute, come pure l’importanza della cooperazione con le imprese e le organizzazioni senza scopo di lucro, le famiglie, i vicini e gli amici per la gestione delle crisi a livello locale e regionale;

18.

segnala la necessità di trovare un modo migliore per proteggere le persone più anziane e più fragili dalla pandemia di Covid-19 e da altre malattie contagiose, indipendentemente dal fatto che vivano in strutture specializzate o in abitazioni private. A tale riguardo si sottolinea l’importanza che le politiche sociali e sanitarie rafforzino i sistemi di cure primarie nel territorio, in primis la prevenzione.

Meccanismo europeo per le emergenze sanitarie

19.

accoglie con favore le misure già adottate dalla Commissione per ridurre l’onere che grava sulle autorità nazionali, regionali e locali per far fronte alla crisi provocata dalla pandemia di Covid-19, prende atto dell’ampio piano per la ripresa dell’Europa presentato il 27 maggio 2020 e si compiace dell’accordo sulla possibilità di utilizzare tutti i fondi della dotazione di bilancio dell’Unione disponibili nell’esercizio in corso al fine di rispondere alle esigenze dei sistemi sanitari europei;

20.

osserva che la decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio (1) relativa alle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero ha costituito una base importante per la preparazione alle crisi e la risposta alle emergenze dell’Unione, ma che, alla luce della crisi sanitaria attuale, è necessario potenziare ulteriormente le capacità di intervento dell’UE in caso di emergenze e catastrofi;

21.

propone pertanto che, nel rispetto del principio di sussidiarietà e della preminenza della competenza degli Stati membri in materia di sanità e assistenza nonché di sanità pubblica e protezione civile, sia istituito un «meccanismo europeo per le emergenze sanitarie» che consenta di:

coordinare le misure e gli aiuti dell’UE a sostegno delle strutture sanitarie e di protezione civile nazionali, regionali e locali, per poter far fronte efficacemente alle minacce sanitarie e alle situazioni di crisi;

garantire una cooperazione e un coordinamento efficaci in materia di preparazione e di capacità di reazione con le organizzazioni internazionali competenti come l’OMS;

coordinare la distribuzione sul territorio europeo di forniture mediche essenziali;

rafforzare il ruolo delle agenzie europee che operano nel settore sanitario;

migliorare la fornitura di attrezzature mediche essenziali tramite iniziative di aggiudicazioni congiunte e sorvegliare le catene di approvvigionamento dei prodotti importanti;

aiutare, in collaborazione con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), gli Stati membri a rivedere e aggiornare i loro piani contro le pandemie, impegnandosi in particolare ad assicurare la partecipazione degli enti locali e regionali. I sistemi sanitari degli Stati membri dovrebbero essere sottoposti a «prove di stress» al fine di valutare la loro capacità di reagire ai diversi tipi di minacce sanitarie, come è avvenuto nel caso degli istituti finanziari dopo la crisi finanziaria;

22.

ritiene che il futuro meccanismo europeo per le emergenze sanitarie dovrebbe basarsi sullo strumento per il sostegno di emergenza, che è disciplinato dal regolamento (UE) 2016/369 del Consiglio (2);

23.

è convinto della necessità di rafforzare ulteriormente il meccanismo di protezione civile dell’UE, il relativo strumento rescEU dell’UE e il corpo medico europeo, affinché l’Unione sia preparata e in grado di reagire in maniera rapida, efficace e coordinata a tutte le crisi future, siano esse biologiche o di altro tipo. Tuttavia, il meccanismo di protezione civile dell’UE dovrebbe essere valutato alla luce dell’esperienza della pandemia di Covid-19, al fine di dotarlo di un’organizzazione e di una struttura più efficaci possibile;

24.

propone di rafforzare la capacità di allarme rapido del Centro europeo di coordinamento della risposta alle emergenze (ERCC) e di potenziare il suo collegamento con il comitato per la sicurezza sanitaria dell’UE e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) affinché in futuro esso svolga il suo ruolo di coordinamento in modo ancora più efficace e possa fornire un sostegno adeguato agli organi responsabili della gestione operativa sul campo;

25.

osserva che la crisi provocata dalla pandemia di Covid-19 ha messo in evidenza la vitale importanza dell’ECDC e invita gli Stati membri e la Commissione a collaborare al fine di rafforzare e sviluppare il suo ruolo nella lotta contro i grandi flagelli sanitari. Accoglie pertanto con favore il fatto che tale rafforzamento sia attualmente al centro di discussioni tra i ministri della Salute dell’UE;

26.

è favorevole a molte delle azioni proposte dalla Commissione europea nella sua comunicazione del 15 luglio 2020«Preparazione sanitaria a breve termine dell’UE per affrontare i focolai di Covid-19»;

27.

accoglie con soddisfazione, in considerazione dell’esigenza di salvaguardare sia la libertà di circolazione che la salute pubblica, la proposta, presentata dalla Commissione europea il 4 settembre 2020, di raccomandazione del Consiglio per un approccio coordinato alla limitazione della libertà di circolazione in risposta alla pandemia di Covid-19.

Aggiudicazione e costituzione di scorte di forniture mediche

28.

accoglie con favore il fatto che, dall’aprile 2020, l’accordo sull’aggiudicazione congiunta riguardi quasi 540 milioni di persone, compresi tutti i residenti dei paesi dell’Unione europea e dello Spazio economico europeo, del Regno Unito nonché di quasi tutti i paesi candidati e potenziali candidati;

29.

accoglie pertanto con favore la proposta, presentata il 18 maggio 2020 dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal presidente francese Emmanuel Macron, volta a istituire, nel quadro di una strategia di risposta alle crisi sanitarie, una «task force speciale» nell’ambito dell’ECDC, che sarà incaricata di elaborare, di concerto con le autorità sanitarie nazionali, piani di prevenzione e di risposta per far fronte alle future epidemie;

30.

pur apprezzando il carattere volontario dell’accordo, ritiene che l’adesione volontaria dovrebbe essere sostituita da una clausola di non partecipazione (opt-out), in quanto ciò faciliterebbe una procedura accelerata e garantirebbe al contempo la libertà di scelta alle parti interessate;

31.

accoglie con favore la proposta della Commissione di istituire, nel contesto del piano di ripresa per l’Europa, un nuovo programma sanitario autonomo «UE per la salute» (EU4Health) con un bilancio complessivo di 9,4 miliardi di euro, destinato tra l’altro a rafforzare la sicurezza sanitaria e a garantire la preparazione dell’Unione a future crisi sanitarie, nonché di rafforzare il meccanismo di protezione civile dell’UE «rescEU» con una dotazione di 2 miliardi di euro. Deplora, tuttavia, che il Consiglio europeo abbia successivamente ridotto le sue ambizioni a 1,7 miliardi di euro, riducendo così significativamente le possibilità di far fronte agli effetti negativi della pandemia, ed esprime l’intenzione di formulare osservazioni specifiche in merito al nuovo programma sanitario in un parere separato;

32.

accoglie con favore l’aggiudicazione e la distribuzione a livello europeo di forniture mediche essenziali (facciali filtranti, ventilatori polmonari, dispositivi di protezione individuale, mascherine riutilizzabili, medicinali, materiali per terapie e forniture di laboratorio nonché disinfettanti) agli ospedali e ad altri operatori sanitari; sottolinea, tuttavia, che in molti Stati membri gli ospedali, i centri sanitari e le case di cura sono gestiti dagli enti regionali e locali che devono essere coinvolti in tale processo; osserva che l’aggiudicazione congiunta realizzata in primavera ha richiesto troppo tempo per conseguire appieno il suo scopo;

33.

accoglie con favore la tempestiva creazione di una scorta rescEU di attrezzature mediche e la sua rapida distribuzione agli Stati membri più colpiti;

34.

invita gli Stati membri e la Commissione a istituire una riserva europea strategica permanente sotto forma di scorta UE di antibiotici, vaccini, antidoti chimici, antitossine e altre forniture mediche essenziali di comprovata efficacia, al fine di garantire la disponibilità di una riserva di emergenza e coordinare la rapida distribuzione ed erogazione delle risorse necessarie in tutta Europa;

35.

accoglie con favore la decisione della Commissione, del 3 aprile 2020, relativa all’esenzione temporanea delle attrezzature mediche e dei dispositivi di protezione individuale dai dazi doganali all’importazione e dall’IVA. La Commissione dovrebbe prendere in considerazione una revisione dell’ambito di applicazione della decisione per estenderla alle imprese private obbligate all’uso di dispositivi di protezione individuale, e applicare la decisione in modo tale da non mettere i produttori locali dell’UE in condizioni di svantaggio economico;

36.

sottolinea che la carenza di prodotti e farmaci essenziali, come, ad esempio, antibiotici e anestetici, riscontrata in molte regioni già in precedenza, si è aggravata durante la pandemia in corso, e chiede che si compiano gli sforzi necessari per procedere rapidamente all’acquisto di sostanze di base essenziali, incrementare la produzione di materiali diagnostici e altri dispositivi medici laddove si verifichino carenze e dare impulso allo sviluppo e alla produzione di medicinali essenziali sul territorio europeo, promuovendo la ricerca e l’innovazione e creando incentivi per i produttori;

37.

condivide il giudizio secondo cui l’Unione deve essere in grado di sviluppare, acquistare, trasportare e distribuire materiali diagnostici e dispositivi di protezione importati dall’estero o fabbricati nell’UE. Per quanto riguarda la produzione di medicinali e di altre forniture mediche, l’UE e i suoi Stati membri devono ridurre la loro dipendenza da paesi terzi e fare in modo che i medicinali abbiano prezzi più accessibili;

38.

è convinto che debba essere sempre possibile garantire una fornitura rapida e agevole di dispositivi di protezione (quali mascherine, tute protettive ecc.) sul mercato. A tal fine, occorre creare, a livello europeo, condizioni che consentano di sviluppare capacità produttive di materiali di protezione negli Stati membri, nonché effettuare un riesame del diritto europeo degli appalti e della concorrenza alla luce delle necessità imposte da una pandemia;

39.

segnala la necessità di valutare quale tipo di dispositivo di protezione individuale (DPI) sia più adatto in funzione del contesto, anche al di là del controllo della Covid-19;

40.

si compiace del fatto che il Comitato europeo di normalizzazione (CEN) e il Comitato europeo di normazione elettrotecnica (Cenelec) abbiano convenuto di garantire l’accesso a una serie di norme europee relative a determinati dispositivi medici e di protezione individuale, al fine di accrescere e riconvertire le capacità produttive delle imprese europee per far fronte alla penuria di scorte;

41.

segnala la necessità che i dispositivi di protezione individuale, soprattutto se destinati alla cittadinanza, siano quanto più possibile riciclabili.

Vaccini, diagnosi e trattamento

42.

sottolinea l’urgente necessità di trovare un vaccino contro la Covid-19 ed esorta i legislatori dell’UE a tenere conto della sua richiesta di rafforzare la cooperazione dell’UE in materia di sviluppo, produzione e distribuzione di vaccini che vada ad integrare la ricerca medica tanto pubblica che privata, al fine di contrastare la pandemia provocata dalla Covid-19;

43.

in tale contesto accoglie con favore la proposta della Commissione europea di aumentare fino a 94,4 miliardi di euro il bilancio del programma quadro di ricerca e innovazione Orizzonte Europa e si rammarica che il Consiglio europeo abbia successivamente proposto di abbassarlo a 80,9 miliardi di euro;

44.

accoglie con favore gli accordi conclusi dalla Commissione europea con diverse società farmaceutiche sulla fornitura di medicinali e dosi di vaccino, se e quando una di queste società svilupperà un vaccino sicuro ed efficace;

45.

osserva con preoccupazione che gli sforzi globali tesi a sviluppare vaccini, strumenti diagnostici e terapie per la Covid-19 possono facilmente trasformarsi in una situazione di concorrenza agguerrita, lasciando i paesi più poveri indifesi di fronte alla malattia; esprime il suo fermo sostegno alla cooperazione multilaterale per lo sviluppo di vaccini, strumenti diagnostici e terapie sicuri ed efficaci nonché al finanziamento equo e alla distribuzione solidale dei vaccini e medicinali in futuro;

46.

sostiene la creazione di un libretto delle vaccinazioni comune nell’UE e di un registro virtuale europeo che fornisca informazioni sulle scorte di vaccini e sul relativo fabbisogno, allo scopo di facilitare lo scambio volontario di informazioni sui vaccini disponibili e sulla carenza di vaccini essenziali;

47.

chiede che si adotti un maggior numero di misure per evitare la diffusione di disinformazione in merito alla Covid-19, al trattamento di questa malattia e ai relativi vaccini su Internet e su altri canali. In questa lotta alla disinformazione, l’Organizzazione mondiale della sanità, l’UE e i suoi Stati membri, nonché gli enti locali e regionali hanno un ruolo di primo piano;

48.

sostiene gli sforzi della Commissione volti a reperire fondi più consistenti a favore della ricerca sui vaccini contro la Covid-19 e auspica che si assegnino risorse significative a titolo del programma Orizzonte Europa al sostegno dell’innovazione e della ricerca in questo settore.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  GU L 293 del 5.11.2013, pag. 1.

(2)  Regolamento (UE) 2016/369 del Consiglio, del 15 marzo 2016, sulla fornitura di sostegno di emergenza all’interno dell’Unione (GU L 70 del 16.3.2016, pag. 1).


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/20


Parere del Comitato europeo delle regioni — Città e regioni improntate alla biodiversità oltre il 2020 alla COP 15 della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica e nella strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030

(2020/C 440/05)

Relatore:

Roby BIWER (LU/PSE), consigliere comunale di Bettembourg

Testo di riferimento:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030 — Riportare la natura nella nostra vita

COM(2020) 380 final

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

invita la comunità internazionale a fare della 15a conferenza delle parti (COP) della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica, che si terrà a Kunming nel 2021, un momento decisivo per la biodiversità e un campanello d’allarme per invertire in modo irreversibile la tendenza alla perdita di biodiversità ed ecosistemi;

2.

mette in guardia riguardo al fatto che dal 2018 lo stato della biodiversità è peggiorato e che la maggior parte degli obiettivi sociali e ambientali a livello internazionale, in particolare gli obiettivi di Aichi per la biodiversità, non è stata realizzata. Gli sforzi a livello mondiale per arrestare il declino della biodiversità sono falliti, come documentato dalla valutazione globale 2019 della piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES) elaborata in preparazione del Forum economico mondiale 2020, che individua la perdita della biodiversità e il crollo degli ecosistemi come una delle cinque principali minacce che il mondo deve affrontare;

3.

ricorda che i principali fattori alla base della perdita di biodiversità, quali il cambiamento della destinazione dei terreni, lo sfruttamento diretto delle risorse naturali e i cambiamenti climatici, devono essere affrontati mediante azioni concrete e tempestive;

4.

evidenzia che l’impronta ecologica complessiva dei 27 Stati membri dell’UE supera di più del doppio la capacità degli ecosistemi di produrre materiale biologico utile e di fungere da pozzi di assorbimento del carbonio nella regione;

5.

sottolinea che vi sono sempre più prove del collegamento diretto tra clima, biodiversità, crisi legate alla salute umana e l’aumentato rischio zoonotico di pandemie provocate dalla progressione della distruzione globale degli ecosistemi naturali;

6.

mette in luce il fatto che lo stato attuale della crisi della biodiversità richiede una serie di traguardi ambiziosi e facilmente comunicabili, nonché politiche e azioni immediate basate su dati scientifici riguardo alle cause della perdita di biodiversità e del degrado degli ecosistemi, che siano proporzionati all’obiettivo di invertire la tendenza alla perdita di biodiversità;

7.

invoca una coerenza strategica per allineare gli sforzi, gli obiettivi e i risultati prodotti dalle diverse politiche dell’UE, tra cui la nuova politica agricola comune (PAC), il Green Deal europeo e le relazioni commerciali e gli impegni internazionali dell’UE, in particolare l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, l’accordo di Parigi delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica e il Quadro di riferimento di Sendai per la riduzione del rischio di catastrofi, con l’obiettivo di elaborare una strategia globale dell’UE in materia di sostenibilità corredata di obiettivi ben precisi e misure di attuazione chiare;

8.

sottolinea che occorre agire con urgenza, come confermato dal 5o rapporto sulla biodiversità nel mondo (Global Biodiversity Outlook) della Convenzione dell’ONU sulla diversità biologica, nel quale si raccomanda di promuovere la governance urbana a livello locale e la pianificazione interdisciplinare, di favorire le soluzioni basate sulla natura e di adottare approcci integrati all’uso del suolo e al cambiamento della destinazione dei terreni a livello locale e paesaggistico in quanto elementi chiave di percorsi verso un’inversione della tendenza alla perdita di biodiversità;

9.

sottolinea che, nonostante la crescente consapevolezza, manca ancora un riconoscimento formale del ruolo essenziale delle amministrazioni subnazionali, delle città e degli altri enti locali per la diversità biologica (1) nell’invertire la tendenza alla perdita di biodiversità e nell’applicazione dell’«approccio esteso all’intera amministrazione» in ogni fase e a ciascun livello del processo di governance della biodiversità, sia nella strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030 sia nel quadro globale per la biodiversità post-2020. Tale riconoscimento si potrebbe ottenere, in particolare, tramite l’inclusione delle strategie e dei piani d’azione locali e subnazionali sulla biodiversità nelle strategie e nei piani d’azione nazionali sulla biodiversità;

10.

sostiene la definizione dell’obiettivo a lungo termine dell’UE in materia di neutralità climatica per orientare il progetto europeo verso una neutralità climatica irreversibile entro il 2050 sulla base di un QFP 2021-2027 che risponda almeno all’obiettivo del 30 % di spese legate al clima, e sottolinea che la Legge europea sul clima dovrebbe garantire la convergenza delle misure finalizzate all’azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra con gli obiettivi dell’UE e mondiali in materia di biodiversità (2).

Il ruolo delle città e delle regioni nell’inversione della tendenza alla perdita di biodiversità

11.

concorda con le conclusioni della relazione IPBES 2019, secondo cui gli enti locali e regionali, attraverso la produzione e i consumi responsabili, nonché la pianificazione integrata dell’uso del territorio e la relativa attuazione, e soluzioni basate sulla natura, sulla tutela e utilizzo sostenibile delle risorse naturali e primarie che siano sensibili e specifiche rispetto ai diversi contesti sociali, economici ed ecologici, possono apportare contributi importanti alle pertinenti convenzioni delle Nazioni Unite, compresa l’Agenda 2030 e l’accordo di Parigi;

12.

fa notare che gli enti locali e regionali sono un elemento costitutivo delle autorità nazionali che ratificano la Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica, apportano ampi contributi volontari e creano partenariati importanti che mobilitano i gruppi principali (popolazioni indigene e comunità locali, giovani e donne) e i settori pertinenti (imprese, attività culturali e organizzazioni della società civile);

13.

sottolinea che gli enti locali e regionali, in quanto motori di innovazione e di attuazione delle strategie e dei piani integrati di assetto dello spazio e del territorio, sono una risorsa sottoutilizzata, anche a livello finanziario, nel conseguimento degli obiettivi dell’UE e mondiali in materia di diversità biologica e che è possibile sfruttare appieno le loro capacità, riconoscendo, attivando e dotando di risorse le funzioni essenziali svolte da tali enti;

14.

sottolinea altresì che le soluzioni innovative basate sulla natura — ossia soluzioni ispirate e basate sulla natura, efficaci in termini di costi, che forniscano allo stesso tempo vantaggi economici, sociali e ambientali e aiutino a sviluppare la resilienza — sono tra gli strumenti più efficaci per ripristinare gli ecosistemi e mobilitare la capacità delle persone di prosperare insieme alla natura, come evidenziato dalla relazione 2020 sul progetto Naturvation (3);

15.

chiede che vengano scambiate buone pratiche al fine di promuovere l’adozione e la diffusione di soluzioni innovative basate sulla natura, nonché di elaborare degli orientamenti per tutte le parti interessate pertinenti;

16.

richiama l’attenzione sull’interconnessione degli obiettivi di sviluppo sostenibile e suggerisce di integrare gli obiettivi in materia di biodiversità e clima nell’ulteriore elaborazione delle politiche, ad esempio prestando costantemente attenzione alla biodiversità dell’ambiente circostante le infrastrutture per le energie rinnovabili, al fine di conseguire sia gli obiettivi in materia di biodiversità che quelli relativi al clima;

17.

ricorda il suo incoraggiamento agli enti locali e regionali affinché mettano a punto, rispettivamente, strategie e piani d’azione locali e subnazionali sulla biodiversità e partecipino alla normazione internazionale, europea e nazionale, al fine di integrarvi la gestione della biodiversità e degli ecosistemi come pure soluzioni basate sulla natura per una maggiore applicabilità e impatto.

Città e regioni quali motori della realizzazione delle ambizioni dell’UE in materia di diversità biologica

18.

accoglie con favore la strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030 quale interfaccia per la collaborazione verticale nell’affrontare le cause principali della perdita di biodiversità e i suoi collegamenti con sfide sociali quali la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici e la protezione da future pandemie;

19.

sollecita una cooperazione forte tra enti locali e regionali per la creazione di corridoi ecologici nell’ambito delle reti transeuropee «Natura», dato che questi corridoi sono essenziali per ottenere l’adesione a livello locale;

20.

sottolinea l’importanza di coordinare le misure di conservazione della natura e di fissare obiettivi a livello locale. L’UE dovrebbe fornire un sostegno finanziario e di informazione alle città e alle regioni per promuovere la biodiversità, anche per progetti di conservazione, soluzioni basate sulla natura, lo sviluppo di risorse di dati sulla natura, la pianificazione dell’uso del territorio per la tutela della biodiversità e il rafforzamento delle competenze e delle risorse nelle città e nelle regioni;

21.

accoglie con favore l'impegno assunto dal Consiglio nelle sue conclusioni sulla preparazione del quadro globale per la biodiversità post-2020 al fine di incrementare l’applicazione e l’attuazione di soluzioni basate sulla natura a sostegno della conservazione della diversità biologica, del ripristino degli ecosistemi e di un uso sostenibile del suolo;

22.

accoglie con favore e sostiene gli impegni, i traguardi e gli obiettivi ambiziosi a livello UE del Green Deal europeo e della strategia dell’UE sulla biodiversità; sottolinea il ruolo essenziale degli enti locali e regionali nella loro attuazione, in particolare tramite l’istituzione di piani di inverdimento urbano entro la fine del 2021, ed evidenzia il loro potenziale in termini di innovazione e integrazione a sostegno della biodiversità regionale e urbana, della ripresa resiliente e della coesione sociale;

23.

sottolinea la necessità di una strategia integrata a livello dell’intera UE intesa a conseguire l’obiettivo di piantare almeno 3 miliardi di alberi supplementari nell’Unione, nel pieno rispetto dei principi ecologici per garantire che siano tenute in considerazione le funzioni fondamentali; ribadisce il proprio parere (4) sul ruolo essenziale delle foreste, sia nelle zone rurali sia in quelle urbane, al fine di tutelare la biodiversità, mitigare i cambiamenti climatici, preservare dai danni idrogeologici, stoccare il carbonio, preservare la salute umana e ottenere altri co-benefici, e chiede di intensificare gli sforzi a favore della protezione e del ripristino delle foreste, nel pieno rispetto dei principi ecologici, dell’età significativa, delle caratteristiche ecologiche uniche e del più alto livello di biodiversità;

24.

accoglie con favore la piattaforma UE per l’inverdimento urbano in quanto strumento per lo sviluppo delle capacità delle città e raccomanda di integrarla nelle principali iniziative e piattaforme, quali il nuovo Green City Accord dell’UE, NetworkNature, CitiesWithNature e RegionsWithNature; sostiene, in particolare, CitiesWithNature e RegionsWithNature quali piattaforme ufficiali del programma d'azione da Sharm El-Sheikh a Kunming per la natura e le persone, al fine di impegnare e coinvolgere le amministrazioni subnazionali nella presentazione dei loro sforzi e riconoscere il valore della natura nelle città e nelle regioni;

25.

evidenzia il ruolo essenziale degli enti locali e regionali nella gestione dei siti Natura 2000 e chiede un sostegno logistico, scientifico e finanziario sufficiente per la piena copertura e attuazione entro il 2025;

26.

invita l’UE a fornire risorse sufficienti, sviluppo delle capacità e orientamenti per gli enti locali e regionali ai fini dell’attuazione di attività di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, misure di conservazione, gestione dei siti e piani di inverdimento urbano per realizzare azioni ambiziose in materia di diversità biologica;

27.

accoglie con favore l’obiettivo di istituire un nuovo quadro europeo di governance per la biodiversità proposto nella strategia dell’UE sulla biodiversità, che consenta agli enti locali e regionali e a tutti i livelli di governo di adempiere le responsabilità di monitoraggio e valutazione e di misurare i progressi nell’ambito dell’azione per la biodiversità in funzione delle condizioni locali, e chiede un insieme chiaro di indicatori e di traguardi misurabili standardizzati a livello europeo; è pronto a collaborare e a contribuire allo sviluppo e all’attuazione del nuovo quadro di governance per garantire una struttura che sia la più efficace per sfruttare appieno il potenziale degli enti locali e regionali nell’invertire la tendenza alla perdita di biodiversità;

28.

invita l’UE, sulla base dei dati esistenti riguardo ad un’attuazione efficace, a intraprendere azioni concrete, compreso lo sviluppo delle capacità, per integrare ulteriormente e allineare le priorità nel campo della diversità biologica nelle diverse giurisdizioni e ambiti politici, in particolare l’agricoltura, la pianificazione territoriale e lo sviluppo urbano, il commercio, l’ambiente, la ricerca e innovazione, la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici e il Green Deal europeo, e per coinvolgere adeguatamente tutti i livelli di governance, al fine di garantire un impatto a livello dell’intera UE;

29.

richiama l’attenzione sulle raccomandazioni contenute nella sua relazione sul finanziamento dell’azione per la biodiversità (5) volte ad incrementare le ambizioni nell’ambito dell’integrazione delle considerazioni ambientali nei diversi finanziamenti dell’UE nonché ad aumentare e razionalizzare, al livello adeguato, i finanziamenti dedicati alla biodiversità riservati agli enti locali e regionali, anche nel programma LIFE;

30.

chiede politiche ambientali transfrontaliere coerenti e, come corollario, la cooperazione transfrontaliera, dato che le specie non vivono soltanto all’interno dei confini nazionali;

31.

invita l’UE ad assegnare la priorità all’inversione della tendenza alla perdita di biodiversità quale principio chiave di tutti i principali programmi finanziari, compreso il quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e i piani di ripresa dalla COVID-19, a mobilitare risorse sufficienti per stimolare, direttamente o indirettamente, l’azione per la biodiversità a tutti i livelli di governo e, per quanto riguarda specificamente il contesto regionale, a semplificare le procedure per incrementare l’assorbimento dei finanziamenti; a tal fine, suggerisce di prendere in considerazione l’attuazione di un sistema a semaforo per la spesa pubblica o le attività di investimento che rispecchi il possibile impatto sulla biodiversità e sui fattori alla base della sua perdita;

32.

chiede che i regimi di aiuti di Stato dell’UE integrino pienamente l’obiettivo di eliminare le sovvenzioni dannose per la biodiversità, garantendo che gli incentivi economici e normativi pubblici e privati abbiano un impatto positivo sulla biodiversità entro il 2030; sottolinea altresì l’importanza di includere la biodiversità nella politica di coesione;

33.

richiama l’attenzione sull’elevato numero di posti di lavoro messi in pericolo dalla perdita di biodiversità e dal degrado degli ecosistemi come pure sulle potenzialità occupazionali dell’applicazione di modelli bioeconomici e sostenibili di produzione; invita la Commissione a considerare prioritaria, nelle future strategie ambientali, la salvaguardia dei posti di lavoro direttamente connessi all’arresto della perdita di biodiversità e del degrado degli ecosistemi;

34.

chiede di intensificare gli investimenti nella ricerca sui legami tra natura ed economia, al fine di garantire ulteriori contributi alla definizione di politiche sulla base di dati oggettivi e a investimenti più efficaci;

35.

incoraggia un processo agevolato per l’integrazione della biodiversità nei piani della PAC come pure uno stanziamento minimo comune, vincolante ed efficace, per i regimi ecologici in tutti i piani strategici nazionali;

36.

sottolinea che in molti casi la terminologia impiegata nelle diverse direttive e regolamenti è incoerente e che le procedure (come ad esempio il programma LIFE) sono spesso troppo complicate per gli enti locali e regionali più piccoli, riguardano principalmente progetti su vasta scala e non sono adatte a progetti naturali nelle zone periurbane e rurali;

37.

rileva il ruolo importante degli zoo e degli acquari, ma sottolinea che la conservazione e la salvaguardia della biodiversità dovrebbero riguardare principalmente gli sforzi in loco e la prevenzione del traffico di specie selvatiche, potenziando la tutela delle specie autoctone e la loro conoscenza. Offre agli enti locali e regionali il proprio sostegno per migliorare l’attuazione della direttiva dell’UE sugli zoo in linea con gli obiettivi della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica;

38.

ricorda che, sebbene il quadro dell’UE per la tutela dell’ambiente marino sia uno dei più completi e ambiziosi al mondo, occorre intensificare gli interventi per poter affrontare adeguatamente le principali pressioni derivanti dalla pesca eccessiva e da rifiuti di plastica insostenibili, dall’eccesso di nutrienti, dalle pratiche di pesca, dal rumore sottomarino e da tutti i tipi di inquinamento; le pratiche di pesca sostenibili e la salute degli ecosistemi marini sono essenziali per le economie, le persone e le comunità delle zone costiere;

39.

chiede all’UE di rafforzare l’importante ruolo svolto dagli enti subnazionali nella conservazione e nel ripristino della biodiversità, tra l’altro liberando il potenziale racchiuso nel concetto di diversità bioculturale. Il concetto di diversità bioculturale combina la biodiversità, la diversità culturale e l’identità locale, regionale ed europea, e pertanto la conservazione della biodiversità può apportare un valore aggiunto dal punto di vista delle comunità locali;

40.

invita l’UE a sostenere un quadro globale rafforzato per la biodiversità post-2020 che rispecchi la pari importanza dei livelli internazionale, regionale e locale mediante una decisione specifica per un pieno coinvolgimento degli enti locali e regionali che sia fondato sul retaggio del piano d’azione della decisione X/22 e sui suoi notevoli risultati a tutti i livelli di governo nell’ultimo decennio.

Definizione del ruolo delle città e delle regioni nel quadro globale per la biodiversità post-2020

41.

sostiene l’obiettivo del Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino dell'ecosistema di accelerare ed espandere massicciamente il ripristino a livello globale degli ecosistemi degradati e distrutti, di lottare contro la crisi climatica e di rafforzare la sicurezza alimentare, l’approvvigionamento di acqua e la biodiversità, ad esempio tramite la Bonn Challenge (sfida di Bonn), il cui scopo è ripristinare 350 milioni di ettari di ecosistemi degradati entro il 2030;

42.

ribadisce la necessità di un riconoscimento formale del ruolo essenziale svolto dalle amministrazioni subnazionali nel conseguire il ripristino globale e gli obiettivi in materia di biodiversità attraverso varie decisioni delle precedenti COP della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica e invita le parti dell’ONU a collaborare con le rispettive amministrazioni subnazionali per rafforzare le loro capacità di integrare la biodiversità nei piani urbani, di assetto dello spazio e territoriali, al fine di conseguire gli obiettivi della suddetta Convenzione e del quadro globale per la biodiversità post-2020, come indicato nella missione della decisione X/22;

43.

accoglie con favore il riconoscimento formale del collegamento tra biodiversità e salute umana nel Quadro globale per la biodiversità post-2020 e sottolinea il fatto che le amministrazioni subnazionali sono essenziali ai fini dell’attuazione e gestione delle soluzioni basate sulla natura, tra cui spazi verdi accessibili e inclusivi nelle zone urbane, periurbane e rurali, che producono effetti positivi sulla salute degli abitanti;

44.

raccomanda di inserire un riferimento esplicito al ruolo delle amministrazioni subnazionali nell’intero quadro globale per la biodiversità post-2020, in particolare attraverso la definizione di obiettivi e traguardi (modifica della sezione I. Introduzione/B), la realizzazione di partenariati, lo slancio per il cambiamento (mediante la modifica della sezione I. Introduzione/C) e l’integrazione della biodiversità, anche in tutte le politiche settoriali pertinenti a tutti i livelli di governo (mediante la riformulazione della sezione D, obiettivi per il 2030, voce 13) (6);

45.

ricorda la necessità di un’azione collettiva di tutte le parti interessate e dell’opinione pubblica, con un’attenzione particolare ai contributi delle popolazioni indigene e delle comunità locali, delle donne, dei giovani e di coloro che fanno direttamente affidamento sulla biodiversità e la gestiscono;

46.

chiede di dare la priorità a un approccio a lungo termine all’integrazione della biodiversità, a livello orizzontale e verticale, nei diversi ambiti politici e settori ai livelli subnazionali e locali, e osserva che le amministrazioni subnazionali, in quanto interfaccia della governance pubblica a livello locale con la società civile e il settore privato, si trovano nella posizione migliore per gestire il ripristino e la tutela degli ecosistemi in specifici contesti locali e regionali, attraverso la messa in comune delle risorse e il ricorso ad economie di scala;

47.

sostiene l’obiettivo 15 del quadro globale per la biodiversità post-2020 in quanto affronta esplicitamente la necessità di risorse aggiuntive a sostegno dell’approccio a lungo termine all’integrazione della biodiversità tramite uno sviluppo mirato delle capacità a tutti i livelli di governo, anche attraverso metodi innovativi e attivanti come l’apprendimento tra pari, per invertire la perdita di biodiversità, ripristinare gli ecosistemi, evitare la diffusione delle specie esotiche, prevenire l’uccisione e il traffico illegali delle specie selvatiche e coinvolgere le principali parti interessate e gli esperti, in particolare appartenenti alle popolazioni indigene e alle comunità locali, nella gestione della biodiversità e nella fornitura di assistenza tecnica e di risorse finanziarie e umane sufficienti;

48.

invita le parti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica a incrementare sensibilmente i finanziamenti pubblici in quanto struttura portante della mobilitazione delle risorse raccolte e distribuite dalle amministrazioni subnazionali per investimenti nell’azione a favore della biodiversità al loro livello, rivolgendo un’attenzione particolare ai punti critici per la biodiversità, al fine di creare condizioni propizie per gli investimenti da parte del settore privato;

49.

raccomanda lo sviluppo di iniziative di comunicazione, educazione e sensibilizzazione pubblica in collaborazione con tecnici specializzati, artisti, scrittori e i settori dell’istruzione e dei media, realizzate su misura a livello locale e subnazionale per mettere in evidenza il valore culturale, turistico, ricreativo, per la salute umana, economico e intrinseco della biodiversità con una comunicazione che spazi tra i settori pubblico, privato e imprenditoriale e sottolinei la posizione, il punto di vista e la legittimità unici delle amministrazioni subnazionali in quanto livello di governo più vicino alle persone per la realizzazione di tali iniziative;

50.

chiede di fornire definizioni coerenti per indicatori, anche relativi allo spazio verde urbano, basati sull’indice di Singapore riveduto sulla biodiversità delle città, in quanto strumento per misurare il contributo dell’azione locale a favore della biodiversità a sostegno di un ruolo chiaro delle amministrazioni subnazionali nel meccanismo di monitoraggio, comunicazione e verifica del quadro globale per la biodiversità post-2020;

51.

esorta a intensificare in maniera significativa gli sforzi di monitoraggio, sfruttando le nuove tecnologie, tutte le fonti di dati adeguate e tutti i modelli predittivi appropriati nei sistemi di monitoraggio integrati della biodiversità, al fine di realizzare una valutazione informata dell’efficacia degli accordi internazionali e tenere traccia in modo preciso e trasparente dell’impatto dell’azione per la biodiversità a tutti i livelli;

52.

chiede che il rapporto sulla biodiversità nel mondo (Global Biodiversity Outlook) faccia esplicitamente riferimento all’importanza delle amministrazioni subnazionali nello sviluppo e nell’attuazione delle politiche nazionali;

53.

incoraggia l’organizzazione di convegni annuali delle piattaforme per le amministrazioni subnazionali, affinché queste ultime stabiliscano connessioni, effettuino scambi, presentino collettivamente i loro contributi al quadro globale per la biodiversità post-2020 e istituiscano interfacce quali la piattaforma globale per città sostenibili, Città sostenibili del Fondo mondiale per l’ambiente, BIODEV 2030, il programma della Banca interamericana di sviluppo (BIS) per città emergenti e sostenibili, il «Great Green Wall of Cities» della FAO e la piattaforma relativa agli impegni basati sul territorio della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica;

54.

sostiene la decisione della COP 15 dedicata alla piena partecipazione delle amministrazioni subnazionali al quadro globale per la biodiversità post-2020, compresa una rinnovata decisione X/22 che delinei un piano d’azione sulle amministrazioni subnazionali per la biodiversità e l’accelerazione di un approccio «esteso all’intera amministrazione» per la collaborazione verticale tra tutti i livelli di governo, al fine di garantire la coerenza politica e sfruttare il loro pieno potenziale per la realizzazione della visione 2050 e della missione 2030;

55.

appoggia la raccomandazione dell’organo sussidiario di attuazione (SBI) relativa all’impegno con le amministrazioni subnazionali e locali al fine di migliorare la realizzazione del quadro globale per la biodiversità e chiede che tale organo esegua un riesame intermedio del ruolo delle amministrazioni subnazionali nell’attuazione del quadro globale per la biodiversità post-2020 e dell’approccio a lungo termine all’integrazione della biodiversità nel 2024;

56.

evidenzia l’importante collaborazione con partner internazionali chiave (7) nel quadro del processo di Edimburgo riguardo allo sviluppo del quadro globale per la biodiversità post-2020 e del futuro 7o vertice globale delle amministrazioni subnazionali e locali sul posizionamento delle amministrazioni subnazionali nell’ambito di un efficace quadro globale per la biodiversità post-2020;

57.

si impegna a partecipare attivamente all’attuazione del quadro globale per la biodiversità post-2020 e della strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030 nonché alla preparazione di un ambizioso piano d’azione dell’UE a favore della biodiversità in linea con essi.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  Tutti i livelli di governo al di sotto del livello nazionale sono compresi nella denominazione «Amministrazioni subnazionali, città e altri enti locali per la diversità biologica» nel contesto del quadro globale, e nella denominazione «Enti locali e regionali» nel contesto dell’UE.

(2)  COM(2020) 80 final, COR (2020) 01361 (GU C 324 dell’1.10.2020, pag. 58).

(3)  Xie, L., Bulkeley, H. (2020), City for Biodiversity: The Roles of Nature-Based Solutions in European Cities (Città per la biodiversità: le funzioni delle soluzioni basate sulla natura nelle città europee), NATURVATION.

(4)  NAT (2019) 4601 (GU C 324 dell’1.10.2020, pag. 48).

(5)  CdR (2020) Financing biodiversity action: opportunities and challenges for EU subnational governments («Il finanziamento dell’azione per la biodiversità: opportunità e sfide per le amministrazioni subnazionali dell’UE»).

(6)  Si veda «Zero Draft of the Post 2020 GBF» https://www.cbd.int/article/2020-01-10-19-02-38.

(7)  Tra cui GoLS (Group of Leading Subnational Governments), ICLEI, Regions4 e le amministrazioni della Scozia e del Quebec.


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/27


Parere del Comitato europeo delle regioni — Relazione sugli ostacoli al mercato unico e piano d’azione per l’attuazione del mercato unico

(2020/C 440/06)

Relatore:

Tadeusz TRUSKOLASKI (PL/AE), sindaco di Białystok

Documenti di riferimento:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Individuare e affrontare le barriere al mercato unico

COM(2020) 93 final

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Piano d’azione a lungo termine per una migliore attuazione e applicazione delle norme del mercato unico

COM(2020) 94 final

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Il contesto

1.

ritiene che il mercato unico europeo sia uno dei maggiori successi dell’Unione europea e costituisca un modello di integrazione unico al mondo, che garantisce la libera circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali in tutta l’UE nonché nei paesi e nelle regioni ad essa associati;

2.

sottolinea che la politica in materia di mercato unico europeo svolge un ruolo cruciale nell’attuazione della strategia volta a garantire una crescita sostenibile e ad accrescere la coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione europea. La creazione di un mercato unico europeo stimola gli scambi commerciali e rende l’Europa più attraente per gli investimenti esteri;

3.

sottolinea con forza che il mercato unico europeo è al centro dell’integrazione economica e politica dell’UE, essendo composto da 450 milioni di consumatori e da 22,5 milioni di piccole e medie imprese (PMI), che costituiscono il 99 % delle imprese dell’UE;

4.

sottolinea che il mercato unico europeo fornisce 14 000 miliardi di EUR di prodotto interno lordo (PIL) annuo e rappresenta quindi per gli europei una garanzia di dinamismo economico e di sviluppo;

5.

pone l’accento sull’importanza del commercio dei beni nel mercato unico europeo, in quanto rappresenta un quarto dell’intero PIL dell’Unione europea e quasi un sesto del commercio mondiale di beni;

6.

concorda con la commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) del Parlamento europeo nel ritenere che il completamento del mercato unico europeo, e quindi la rimozione delle residue barriere, possa generare per gli Stati membri un valore aggiunto di almeno 183 miliardi di EUR all’anno, pari all’1,2 % del PIL dell’UE;

7.

apprezza gli sforzi compiuti dalla Commissione europea per individuare gli ostacoli rimanenti nel mercato unico europeo, e fa notare come, nella sua comunicazione del 10 marzo 2020, essa individui i problemi cruciali che questi ostacoli pongono agli imprenditori e che richiedono soluzioni immediate. Si rammarica tuttavia che le due comunicazioni della Commissione concentrino l’attenzione prevalentemente sugli ostacoli percepiti dalle imprese, non trattino delle questioni che sono oggetto di preoccupazione per altre parti sociali e affrontino solo marginalmente gli aspetti relativi ai consumatori;

8.

fa presente che l’edizione 2020 del quadro di valutazione del mercato unico, pubblicata il 3 luglio 2020, conclude che, malgrado il livello di recepimento della legislazione dell’UE sia migliorato, in particolare per quanto riguarda le normative a tutela dei consumatori (con una riduzione del 15 % del deficit di recepimento), il numero di procedure di infrazione non è in calo, e questo tuttora a causa di un recepimento «incompleto» o «scorretto». Esprime inoltre preoccupazione in quanto la maggior parte dei casi di infrazione relativi al mercato riguarda l’ambiente (28 %) [seguono le infrazioni nei settori dei trasporti (17 %) e della fiscalità (10 %)];

9.

riconosce che le norme e gli strumenti esistenti nel mercato unico sono, nella loro forma attuale, più adatti agli scambi di beni che alla prestazione di servizi, e sottolinea pertanto la necessità di introdurre strumenti flessibili che possano adattarsi rapidamente ai cambiamenti dei prodotti e servizi esistenti e ai nuovi prodotti e servizi che emergono;

10.

ritiene che la nuova strategia per il mercato unico europeo debba avere come priorità l’eliminazione effettiva degli ostacoli e un maggiore accesso alle informazioni.

Gli ostacoli al mercato unico: cause e conseguenze

11.

fa notare che le marcate differenze esistenti sul piano giuridico tra gli Stati membri sono una causa diretta del fatto che il processo di eliminazione degli ostacoli al mercato unico europeo richiede molto tempo;

12.

concorda con la Commissione europea nel ritenere che le differenze normative creino un onere regolamentare particolarmente rilevante per le imprese, e soprattutto per le PMI, comprese quelle in fase di avviamento (start-up) o di espansione (scale-up), e in generale per le imprese innovative e per quelle che promuovono nuovi modelli aziendali; esorta pertanto la Commissione e gli Stati membri ad intensificare gli sforzi per eliminare le normative inutili;

13.

sottolinea che soprattutto le piccole e medie imprese dispongono di risorse amministrative e umane limitate per far fronte alle complessità burocratiche; in particolare, un notevole ostacolo alla cooperazione transfrontaliera nel mercato unico è costituito dal fatto che, per ottenere il cosiddetto certificato A1 (per i lavoratori distaccati, anche solo per missioni di breve durata effettuate regolarmente in un paese vicino), è necessario adempiere lunghe formalità amministrative. Ostacoli di questo tipo potrebbero determinare una significativa riduzione delle attività transfrontaliere e avere quindi un impatto considerevole sul funzionamento del mercato unico. Esorta pertanto la Commissione ad essere proattiva e a lavorare insieme ai legislatori dell’UE per semplificare l’attuale procedura di certificazione A1 nelle regioni di frontiera;

14.

richiama l’attenzione sulla necessità di applicare in modo più efficace le disposizioni dei Trattati che vietano le restrizioni quantitative alle importazioni e alle esportazioni (articoli da 34 a 36 del TFUE) e di gestire le procedure di informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche [direttiva (UE) 2015/1535 del Parlamento europeo e del Consiglio (1)] e le barriere tecniche agli scambi;

15.

auspica che la Commissione crei un nuovo strumento per l’osservazione delle disfunzioni del mercato che consenta, ad esempio, di monitorare un determinato «prodotto» e di valutare gli ostacoli da esso incontrati lungo l’intera catena di produzione, distribuzione e vendita, nonché nella fase del consumo e nella fase finale del suo ciclo di vita.

L’economia europea del futuro

16.

esprime apprezzamento per le priorità finora indicate per la strategia industriale europea, come l’allineamento agli obiettivi del Green Deal europeo e alla digitalizzazione e la contemporanea attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) dell’ONU, priorità che garantiranno una ripresa sostenibile dell’economia, in particolare nel periodo successivo alla pandemia di Covid-19;

17.

riconosce peraltro che rimangono ancora da affrontare sfide considerevoli, segnatamente nel campo dei megadati, delle reti 5G e dello sviluppo dell’innovazione (in particolare per quanto riguarda l’informatica, le realtà digitali e l’automazione), mantenendo al contempo l’attenzione sullo sviluppo e la difesa della sovranità dei dati industriali;

18.

esorta ad ampliare le competenze e la struttura dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO): un organismo di tutela dei diritti di proprietà intellettuale efficace, dotato di risorse finanziarie e umane sufficienti per operare in tutto il mondo, sarebbe una garanzia di crescita delle imprese europee;

19.

riconosce che la politica ambientale deve svolgere un ruolo guida ai fini dello sviluppo industriale; e sottolinea pertanto che tale obiettivo esige che si presti un’attenzione particolare all’attività, anche scientifica, volta a creare i presupposti per una società e un’imprenditoria rispettose dell’ambiente;

20.

rileva la necessità di assicurare un sostegno totale alla modernizzazione e alla decarbonizzazione delle industrie ad alta intensità energetica, ma avverte che non lo si può fare trasferendo la produzione in altri paesi o ricorrendo a subappaltatori di paesi terzi che non rispettano le normative europee;

21.

sottolinea la necessità di promuovere i settori (finanziari e informatici) sostenibili e intelligenti in termini di efficienza energetica, mobilità e impiego di modelli volti a limitare le emissioni inquinanti;

22.

comprende l’esigenza di diversificare la produzione e ridurre i costi, ma richiama l’attenzione sulla necessità di ridurre la dipendenza delle imprese europee dai fattori di produzione provenienti da altre parti del mondo; l’attuale pandemia di COVID-19 mostra che è opportuno rafforzare l’economia locale in determinati comparti industriali: in particolare nel comparto dei dispositivi medici, sarebbe importante incrementare la produzione europea e quindi rendersi indipendenti da mercati come quelli asiatici;

I servizi nel mercato unico

23.

sottolinea l’importanza degli scambi di servizi nel mercato unico europeo, in quanto rappresentano circa il 70 % di tutte le attività economiche nell’UE e impiegano una percentuale analoga degli occupati dell’Unione;

24.

ritiene che, per garantire un’attuazione più efficace della direttiva sui servizi, la Commissione debba investire maggiori risorse nell’obiettivo di accrescere l’entità degli scambi di servizi;

25.

chiede che, nel prosieguo dei lavori sulla strategia in oggetto, ci si avvalga delle capacità e delle conoscenze degli enti locali e regionali, i quali sono in contatto costante con i rappresentanti delle micro e piccole imprese;

26.

chiede alla Commissione di agire con maggiore fermezza nei confronti dei monopoli, e in particolare di quelli sul mercato dei servizi digitali, nel quale operatori stranieri provenienti da paesi terzi detengono una posizione predominante;

27.

accoglie con favore l’annuncio di una nuova legge sui servizi digitali, che sostituirebbe, tra l’altro, la direttiva sul commercio elettronico, risalente ormai a venti anni fa (2); insiste tuttavia sulla necessità che la nuova normativa prevista non limiti il suo campo di applicazione alla conformità dei prodotti venduti sulle piattaforme online, ma affronti anche il tema del rischio di elusione delle norme in materia sociale, di lavoro, di protezione dei consumatori, di fiscalità e di dazi e, di conseguenza, la questione della concorrenza sleale con le imprese del settore offline. Un motivo di particolare preoccupazione è dato dalle condizioni precarie di lavoro dei lavoratori delle piattaforme digitali;

28.

richiama l’attenzione sulla necessità di concentrarsi sull’innovazione, gli investimenti e le competenze, in modo che il nuovo «pacchetto sulle competenze» rispecchi le esigenze reali del mercato del lavoro e che lo sviluppo delle competenze e la riconversione professionale siano in linea con gli orientamenti europei, anche quando tali attività sono svolte nel quadro di progetti finanziati dal bilancio dell’UE.

La valutazione dell’attività svolta dalla Commissione europea

29.

plaude all’istituzione di una task force per l’applicazione delle norme sul mercato unico (Single Market Enforcement task force — SMET), ma deplora che, fino ad oggi, possano farne parte unicamente rappresentanti degli Stati membri;

30.

riconosce l’elevato valore dell’esperienza acquisita con l’attività della piattaforma REFIT (programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione);

31.

apprezza gli sforzi della Commissione volti a fare di SOLVIT (rete per la soluzione dei problemi nel mercato interno) uno strumento alternativo predefinito di risoluzione delle controversie;

32.

reputa necessario che si prendano decisioni coraggiose nei confronti degli Stati membri che violano le disposizioni in vigore, sì da garantire la tempestività dell’avvio, dello svolgimento e dell’esecuzione delle necessarie procedure;

33.

chiede che venga meglio applicato il principio del reciproco riconoscimento della libera circolazione delle merci, poiché di fatto non vi si è mai fatto pienamente ricorso, e di applicare quanto più possibile tale principio al settore dei servizi; e al riguardo invoca la piena applicazione delle disposizioni del regolamento (UE) 2019/515 del Parlamento europeo e del Consiglio (3);

34.

si aspetta che la Commissione assuma una posizione chiara e risoluta riguardo alle pratiche commerciali sleali, compresa la promozione, da parte di paesi terzi, delle industrie orientate all’esportazione;

35.

attende con vivo interesse la pubblicazione del Libro bianco sulle norme antitrust e le ulteriori consultazioni in materia, che dovrebbero evidenziare l’entità del problema;

36.

chiede di accelerare i tempi per il coordinamento dei quadri giuridici europei in materia di mercato unico, in modo che i flussi dei beni essenziali — alimenti, medicinali ecc. — non siano in alcun modo intralciati;

37.

si attende che i controlli alle frontiere siano effettuati in base ai principi di necessità e proporzionalità;

38.

chiede di intensificare gli sforzi per informare in merito alle opportunità di impiego degli strumenti offerti dalle moderne tecnologie informatiche e di comunicazione. L’industria moderna e lo sviluppo del commercio transfrontaliero richiedono soluzioni atte a ridurre l’impatto della distanza geografica, in particolare nelle regioni transfrontaliere;

39.

si attende che venga elaborata una vera e propria strategia per il mercato unico, una strategia che non si limiti alla parte analitica, individuando ostacoli e formulando orientamenti, ma indichi una tabella di marcia ambiziosa e al tempo stesso realistica per realizzare le proposte volte a eliminare gli ostacoli residui.

40.

mette in discussione la finalità e l’utilità del principio «one-in, one-out», secondo il quale, per ogni nuovo atto adottato dall’UE, ne va abrogato un altro. In fatto di legislazione, seguire un simile approccio quantitativo rischierebbe di avere un impatto negativo su vasti ambiti di interesse sociale, come quelli dell’occupazione, dell’ambiente e della protezione dei consumatori, e potrebbe inoltre essere in contrasto con l’articolo 3, paragrafo 3, TUE; il principio guida nell’adottare qualsiasi nuovo atto legislativo dovrebbe invece rimanere quello della qualità della legislazione, intesa come capacità di quest’ultima di adeguarsi agli sviluppi tecnologici e alle esigenze della società;

41.

richiama l’attenzione sulla necessità di istituire un sistema integrato per la sicurezza farmaceutica che, in situazioni di crisi, consenta di incanalare le risorse in funzione della domanda critica.

L’attività dell’amministrazione centrale e delle amministrazioni regionali e locali

42.

fa presente che gli enti locali e regionali appoggiano pienamente gli sforzi della Commissione volti a rimuovere gli ostacoli nel mercato unico europeo;

43.

richiama l’attenzione sulla necessità di informare in merito alle opportunità offerte nell’ambito del mercato unico europeo, e soprattutto di informarne i servizi delle amministrazioni regionali e locali, che sono a diretto contatto con gli imprenditori e i consumatori europei;

44.

appoggia l’idea di istituire un punto centrale d’informazione sulle norme relative al mercato unico per i funzionari degli Stati membri, con l’obiettivo di massimizzare il flusso di informazioni tra il livello europeo e quello locale;

45.

sostiene le azioni volte a migliorare la conoscenza e la consapevolezza, compreso lo sportello digitale unico, che consentirà di accedere a informazioni complete sulle norme e sulle procedure amministrative del mercato unico e indirizzerà gli utenti verso i servizi di sostegno e i punti di contatto più appropriati;

46.

prevede di utilizzare meglio gli strumenti informatici esistenti riguardanti il mercato unico europeo, come il sistema di informazione del mercato interno (Internal Market Information System — IMI), e concorda sulla necessità di istituire una piattaforma online unificata per l’applicazione delle norme;

47.

invita la Commissione a prendere in considerazione la possibilità di utilizzare il potenziale degli enti locali e regionali nel quadro della valutazione ex ante dell’applicazione delle norme proposte, considerato che in molti casi, una volta adottate, esse dovranno essere attuate da tali enti territoriali. Gli enti locali e regionali si trovano altresì nelle condizioni adatte per testare le soluzioni applicate, e inoltre dispongono di informazioni di prima mano riguardo al modo in cui assicurare la conformità;

48.

suggerisce di accelerare i tempi per l’armonizzazione delle norme tecniche e la libera prestazione dei servizi nel mercato unico europeo, in modo da completare tale processo entro la fine del 2023.

Le sfide del commercio globale

49.

richiama con forza l’attenzione sugli squilibri esistenti nel mercato globale per quanto riguarda il livello e la portata dell’assistenza (giuridica e finanziaria) offerta dai singoli Stati agli operatori economici privati e pubblici che forniscono servizi e distribuiscono prodotti all’Unione europea;

50.

fa presente la necessità di promuovere con maggior decisione i valori europei nel mondo, anche in relazione agli scambi di beni e servizi. L’UE e le sue istituzioni devono sostenere e difendere un sistema degli scambi commerciali globale e aperto, basato su norme internazionali;

51.

esorta ad avvalersi delle possibilità offerte dalla digitalizzazione e dall’accesso quasi immediato alle informazioni al fine di combattere il dumping sui prezzi;

52.

sottolinea l’importanza di un sistema del commercio internazionale basato sulle regole, con un’OMC forte, e si oppone al protezionismo e all’isolamento. L’obiettivo dell’UE deve essere quello di rilanciare e rafforzare l’OMC, ad esempio rendendo più moderno il suo modo di operare in settori di importanza cruciale e colmando le lacune nel suo quadro normativo, in modo che tale organizzazione possa rispondere in modo adeguato alle sfide attuali nel campo della politica commerciale;

53.

suggerisce di sviluppare ed attuare una politica di riorganizzazione europea delle catene di approvvigionamento, in modo che in futuro le imprese europee non risentano della contrazione del commercio mondiale e della scarsa disponibilità di fattori produttivi e i cittadini dell’UE non vedano ridursi la loro possibilità di accedere ad alcuni prodotti;

54.

richiama l’attenzione sulla necessità di sviluppare i rapporti commerciali tra l’UE e il resto del mondo sulla base degli interessi strategici europei (tra cui quello a che in tutti i paesi vigano norme ambientali ugualmente ambiziose), con l’obiettivo di accrescere la competitività globale dell’UE ed il suo ruolo sulla scena mondiale.

Osservazioni conclusive — Conclusioni e raccomandazioni

55.

sottolinea la necessità che tutti gli Stati membri dell’UE cooperino tra loro e agiscano in maniera uniforme, in particolare nel campo degli affari internazionali che incidono sulla loro sicurezza e sulla loro stabilità (ad esempio al fine di garantire l’indipendenza dell’Europa dalle materie prime provenienti da paesi terzi);

56.

considera imperativo rimuovere, a lungo termine, qualsiasi squilibrio ancor oggi esistente tra gli Stati membri dell’UE per quanto attiene alle norme operative (ad esempio in materia di contributi al bilancio dell’UE, uso della moneta unica europea ecc.);

57.

sottolinea l’importanza di integrare gli organismi privati e pubblici al servizio delle imprese e dei consumatori, in particolare a livello sovranazionale, in modo da individuare molto più rapidamente i problemi derivanti dalle divergenze normative o dal moltiplicarsi delle deroghe alle norme adottate a livello UE;

58.

sottolinea che la digitalizzazione delle imprese e delle pubbliche amministrazioni europee, anche per quanto concerne le soluzioni tecniche per il mercato unico, costituisce una priorità per l’Unione europea. Urgono nuove soluzioni e miglioramenti in ambiti come la cibersicurezza, la protezione dei dati personali e la raccolta e il trattamento delle informazioni nel cloud;

59.

raccomanda:

a)

una rigorosa armonizzazione normativa e uno stretto coordinamento delle autorità di regolamentazione nei settori con un forte impatto sul funzionamento dell’economia, come ad esempio le telecomunicazioni e l’energia;

b)

una valutazione dei costi e dei benefici di una piena armonizzazione normativa nel breve periodo (alcuni anni) in altri settori, e una valutazione della fattibilità giuridica e tecnica di determinate soluzioni in economie con livelli diversi di sviluppo socioeconomico;

c)

un impegno più deciso da parte della Commissione europea all’abbattimento delle barriere non tariffarie all’interno dell’Unione, comprese le limitazioni imposte applicando norme tecniche nazionali ingiustificate e requisiti, normativi e non, riguardanti i prodotti, i fornitori di servizi e le condizioni per la prestazione di questi ultimi;

d)

una maggiore cooperazione con i rappresentanti locali delle imprese, per far sì che le nuove normative comincino ad essere elaborate «dal basso»;

e)

l’inclusione, nei futuri documenti degli enti regionali e locali, di un principio che sancisca con chiarezza la responsabilità e il margine di manovra di tali livelli di governo per quanto attiene allo sviluppo e all’ottimizzazione del mercato unico europeo;

f)

la promozione di una cultura del consumo dei prodotti «made in Europe» in quanto sinonimi di qualità e di innovazione;

60.

incoraggia la definizione di orientamenti comuni per la realizzazione (almeno a livello regionale — NUTS-2) di portali pubblici che consentano agli imprenditori di diversi Stati membri di reperire facilmente le informazioni di cui hanno bisogno;

61.

richiama l’attenzione sulla necessità di approfondire l’integrazione europea sulla base dei valori della democrazia, dello Stato di diritto e della difesa di elevati standard ambientali, sanitari e di protezione del clima, così da rendere tangibile la sinergia tra la coesione dei paesi dell’UE ed i suoi effetti economici. Le imperfezioni del mercato unico sono avvertite a livello locale e regionale;

62.

sottolinea l’importanza dell’autonomia industriale del mercato unico europeo, da cui discende la necessità di elaborare una strategia atta a garantire l’approvvigionamento delle materie prime essenziali;

63.

esorta ad avere il coraggio di attuare nuove soluzioni, specie al fine di conseguire la neutralità climatica dell’economia europea o direttamente di accrescere l’uniformità del mercato unico.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  Direttiva (UE) 2015/1535 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 settembre 2015, che prevede una procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione (GU L 241 del 17.9.2015, pag. 1).

(2)  Direttiva 2000/31/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’8 giugno 2000, relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell’informazione, in particolare il commercio elettronico, nel mercato interno (GU L 178 del 17.7.2000, pag. 1).

(3)  Regolamento (UE) 2019/515 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 marzo 2019, relativo al reciproco riconoscimento delle merci legalmente commercializzate in un altro Stato membro e che abroga il regolamento (CE) n. 764/2008 (GU L 91 del 29.3.2019, pag. 1).


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/33


Parere del Comitato europeo delle regioni - Cambiamenti demografici: proposte per misurare e contrastare gli effetti negativi del fenomeno nelle regioni dell’UE

(2020/C 440/07)

Relatore:

János Ádám KARÁCSONY (HU/PPE), assessore comunale di Tahitótfalu

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI,

Osservazioni generali

1.

ritiene che i cambiamenti demografici rappresentino una delle maggiori sfide per le regioni, le città e gli insediamenti rurali europei, e fa notare che alcuni dei fattori alla base di tali cambiamenti sono l’invecchiamento della popolazione, i bassi tassi di fecondità e di natalità e la sempre maggiore disomogeneità nella distribuzione della popolazione;

2.

richiama gli orientamenti dell’agenda strategica 2019-2024, approvati dal Consiglio europeo, riguardanti il modello europeo per il futuro, che chiedono di affrontare anche le sfide in campo demografico;

3.

accoglie con favore l’iniziativa della Commissione europea di invitare la vicepresidente Šuica ad analizzare l’impatto dei cambiamenti demografici sui diversi gruppi della società e sulle zone e le regioni europee interessate in modo sproporzionato da questo fenomeno, nonché di affrontarlo proponendo misure quali la lotta contro la fuga di cervelli, una migliore conciliazione tra attività professionale e vita familiare, la futura garanzia per l’infanzia, il Libro verde sull’invecchiamento e una visione a lungo termine per le zone rurali, e rammenta la necessità di integrare la prospettiva di genere in tutte queste misure;

4.

intende valorizzare il ruolo delle persone adulte o anziane non solo come oggetto di cura ma come risorsa nella comunità, promuovendo la loro partecipazione alla vita sociale, civile, economica e culturale, favorendo la costituzione di percorsi per l’autonomia e il benessere nell’ambito dei loro abituali contesti di vita;

5.

accoglie molto positivamente il rapporto della Commissione europea sull’impatto del cambiamento demografico che prende in considerazione un approccio congiunto tra la transizione digitale, l’economia verde e la sfida demografica — una visione globale che è cruciale per fornire soluzioni eque e sostenibili per tutte le generazioni facendo in modo di non lasciare indietro nessuno, come richiesto dagli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) per il 2030;

6.

plaude all’iniziativa della presidenza croata del Consiglio dell’UE di considerare i cambiamenti demografici una priorità fondamentale della sua azione e si compiace di essere stato consultato dalla presidenza sul tema;

7.

accoglie con favore l’iniziativa del Parlamento europeo di elaborare e presentare, in risposta alla comunicazione della Commissione, una relazione sulle sfide demografiche;

8.

rammenta la collaborazione del Comitato delle regioni con il Patto europeo sul cambiamento demografico, costruito sui risultati della rete tematica sull’innovazione per ambienti adatti agli anziani che riunisce autorità locali, regionali e nazionali impegnate a sostenere un invecchiamento attivo e in salute come risposta alla sfida demografica con il supporto dell’OMS;

9.

ricorda a livello internazionale l’importanza di una sinergia con le Nazioni Unite per la revisione del piano internazionale di Madrid sull’invecchiamento del 2002, per gli scambi con il gruppo di lavoro sull’invecchiamento con lo scopo di rafforzare la protezione dei diritti umani delle persone anziane. A livello globale è utile collaborare con l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sul Decennio dell’invecchiamento in buona salute.

Principali tendenze e sfide demografiche

10.

richiama l’attenzione sulla notevole diversità degli andamenti di crescita demografica negli Stati membri e nelle regioni dell’UE, disparità che vanno affrontate quanto prima adottando misure differenziate tra i 27 Stati membri dell’Unione;

11.

sottolinea che, negli ultimi anni, si sono registrati andamenti demografici fortemente negativi a livello regionale in vaste aree dell’Europa. Nella maggior parte di queste regioni, sono osservabili «isole» di crescita demografica nelle aree periurbane delle capitali e delle città metropolitane (1);

12.

ricorda che si è constatato che il calo demografico si registra tendenzialmente nelle zone rurali, che sono già remote e scarsamente popolate. La tendenza allo spopolamento interessa anche le aree industriali in declino e tutta una serie di piccole città in posizione periferica (2);

13.

sottolinea che il calo del numero delle persone in età lavorativa e l’aumento di quello delle persone anziane aggravano l’impatto sull’indice di dipendenza degli anziani, che nell’UE, secondo le proiezioni, dovrebbe passare dal 29,3 % del 2016 al 52,3 % entro il 2080 (con un aumento di 23,0 punti percentuali) (3);

14.

constata che, in controtendenza rispetto alla crescita della popolazione mondiale, il ritmo di crescita della popolazione dell’UE ha subito un notevole rallentamento. Nel 2015 si è osservato il primo calo demografico naturale nell’UE-28, con un maggior numero di decessi rispetto alle nascite;

15.

sottolinea il costante aumento dell’indice di dipendenza: secondo i dati demografici Eurostat, nel 1960 vi erano in media tre giovani (di età compresa tra 0 e 14 anni) per ogni persona anziana (di 65 anni o più), mentre si prevede che cento anni dopo, nel 2060, vi saranno due anziani per ogni giovane;

16.

sottolinea che il ritardo nell’età procreativa delle donne, che rinviano le gravidanze desiderate a un’età più avanzata con il risultato di non raggiungere il numero di figli previsto (4) (di solito 2-3) (5), determina una differenza tra il numero effettivo e quello desiderato di bambini (il cosiddetto divario di fecondità). Finché gli Stati membri dell’UE presentano un divario di fecondità, il contributo primario è dato dalla riduzione di tale divario, mentre l’apporto degli immigrati può intervenire solo in un secondo momento. Occorre fare tutto il possibile per incoraggiare e incentivare la procreazione;

17.

sottolinea che la perdita di giovani, in regioni caratterizzate dal fenomeno dell’emigrazione e in un contesto di calo dei tassi di natalità, rappresenta un gravissimo svantaggio per i piccoli comuni per quanto concerne il mantenimento dei servizi pubblici essenziali e la promozione dell’attività economica e produttiva in queste aree, due fattori essenziali per trattenere e attrarre popolazione nel territorio e contrastare il fenomeno dello spopolamento rurale che colpisce gli Stati membri dell’UE;

18.

richiama una serie di propri studi recenti (6) che evidenziano in particolare la dimensione territoriale della sfida demografica;

19.

in linea con quanto dichiarato nel proprio parere sulla fuga dei cervelli nell’Unione europea, sottolinea che la libertà di circolazione dei cittadini e dei lavoratori costituisce la base su cui si fonda il mercato interno e una delle principali libertà riconosciute dai Trattati dell’UE.

L’esigenza di una risposta strategica coerente a tutti i livelli di governance

20.

richiama l’attenzione sul proprio parere del 2016 sul tema Risposta dell’UE alla sfida demografica, nel quale afferma che un gran numero di politiche europee può contribuire ad affrontare le sfide demografiche senza tuttavia mettere in campo provvedimenti ad hoc a sostegno degli ambiti interessati da tali sfide, e cioè i trasporti, la società dell’informazione, l’occupazione e la politica sociale, l’ambiente, il clima e l’imprenditoria; ribadisce la richiesta di una strategia europea globale sui cambiamenti demografici e sottolinea che, per affrontare le sfide demografiche, occorrerà un’impostazione a tutto campo da un ampio ventaglio di settori strategici per contribuire a invertire (approccio di tipo proattivo) o attenuare (approccio di tipo reattivo) gli effetti dei cambiamenti demografici. Le relative opzioni strategiche vengono delineate qui di seguito.

Opzioni strategiche di tipo proattivo:

dal momento che uno dei fattori determinanti dell’evoluzione demografica è il tasso di natalità, creare le condizioni adeguate per rendere più facile, per chi desideri dei figli, averne di più e prima nella vita, pur tenendo presente che, secondo il documento Demographic outlook for the European Union («Prospettive demografiche per l’Unione europea») (2017) (7), le politiche volte ad incidere sull’evoluzione demografica in futuro sono limitate e richiedono tempo per produrre degli effetti; l’attenzione andrebbe concentrata sull’adattamento alla transizione verso un’UE con più anziani e sull’agevolazione del passaggio dei giovani alla vita adulta, offrendo al contempo un sostegno alle famiglie onde incrementare i tassi di fecondità nelle regioni interessate;

aumentare l’attrattiva delle regioni affinché esse offrano ai giovani opportunità di studio, d’innovazione e di occupazione stabile e di qualità, grazie a investimenti ad hoc destinati, tra l’altro, alle infrastrutture, alla cultura e alla connettività;

sviluppare programmi di incentivi specifici per invogliare i giovani a stabilirsi in queste regioni;

rendere economicamente sostenibile per i giovani fondare famiglie numerose;

sviluppare nell’UE il concetto di «economia del benessere», fondato sul principio per cui aumentare il benessere delle persone e, quindi, delle famiglie (in termini di istruzione, salute, servizi di assistenza per l’infanzia, equilibrio tra attività professionale e vita privata, alloggio, mobilità dei trasporti, connettività e cultura) contribuisce ad un ciclo economico virtuoso, e questo a sua volta contribuisce a mantenere investimenti a lungo termine nel benessere. In questo modo si può migliorare l’attrattiva delle regioni e delle città piccole e medie come luoghi in cui vivere e fondare una famiglia, in ragione dei fattori elencati sopra e non solo in base a considerazioni di crescita economica;

promuovere e perseguire una politica organica e integrata, volta a ricercare e sostenere la famiglia nel libero svolgimento delle sue funzioni sociali;

ricordare le specifiche necessità, in una società inclusiva, di elaborare delle risposte qualitative ai bisogni delle persone con disabilità che invecchiano.

Opzioni strategiche di tipo reattivo:

migliorare la partecipazione al mercato del lavoro, specialmente per le donne, investendo di più per conseguire un migliore equilibrio tra attività professionale e vita privata nonché in infrastrutture sociali e utili alle famiglie e per una maggiore parità di genere;

ridurre i costi sanitari e di assistenza a carico di una società che invecchia promuovendo un invecchiamento sano e attivo, investendo in nuove forme di vita autonoma (alloggi di nuova concezione) e promuovendo l’economia sociale;

rafforzare la pianificazione degli investimenti pubblici mediante un controllo di tali investimenti sul piano demografico, sviluppando metodologie e strumenti tecnici per facilitare l’analisi dell’impatto demografico delle diverse politiche;

ridurre il tasso di abbandono scolastico dei giovani rafforzando la base di competenze con investimenti nell’istruzione, promuovendo la formazione orientata alla domanda e alle potenzialità di ciascun territorio e la flessibilità della forza lavoro in relazione alla riqualificazione;

prestare un’attenzione particolare all’offerta di servizi pubblici, ad esempio nel campo dell’assistenza sanitaria, dell’istruzione e della cultura, nelle città piccole e medie delle regioni e utilizzare soluzioni digitali per raggiungere tutti i territori;

creare un quadro giuridico ben funzionante e concordato a livello europeo che favorisca l’integrazione dei cittadini di paesi terzi nel mercato del lavoro e nella società dell’UE nel quadro di una strategia globale volta ad affrontare i cambiamenti demografici;

prevedere forme abitative adatte per l’housing sociale misto nel quale si possano trovare forme di coabitazione, sinergia e reciprocità tra le generazioni con forme di mutualità inclusiva;

promuovere interventi volti a favorire la qualità di vita e a contrastare la solitudine e l’isolamento delle persone anziane, in particolare — ma non solo — in una situazione di pandemia;

favorire la creazione di contesti che consentano lo sviluppo di relazioni sociali intergenerazionali che promuovano il benessere della società nel suo insieme.

La demografia e il dibattito in corso sul quadro finanziario pluriennale

21.

constata la necessità di stanziare in futuro maggiori fondi europei per combattere il fenomeno della fuga di cervelli;

22.

sottolinea in particolare, nel contesto dei negoziati in corso sui regolamenti dei fondi strutturali, che il riferimento alla questione dei cambiamenti demografici andrebbe evidenziato con forza, come raccomandato dal Parlamento europeo, e che tali regolamenti andrebbero applicati in maniera più flessibile nelle zone e nelle regioni interessate in modo sproporzionato da questo fenomeno, permettendo un impiego congiunto dei fondi per finanziare lo stesso progetto, prevedendo la possibilità di anticipi e la complementarità con gli strumenti finanziari;

23.

ribadisce quanto affermato nel proprio parere Fondo europeo di sviluppo regionale e Fondo di coesione (2018), e cioè che gli obiettivi di questi due fondi europei consistono tra l’altro nel sostenere le regioni con svantaggi geografici o demografici, anche mediante l’erogazione di un sostegno finanziario europeo aggiuntivo per progetti volti a promuovere uno sviluppo economico sostenibile sul piano ambientale e inclusivo su quello sociale nelle regioni interessate;

24.

ricorda, a tale proposito, la proposta propria e del Parlamento europeo di fornire questo sostegno speciale alle zone di livello NUTS 3 o ai cluster di unità amministrative locali con una densità di popolazione inferiore a 12,5 abitanti per km2, nelle zone scarsamente popolate, o inferiore a 8 abitanti per km2, nelle zone a bassissima densità demografica, o con una diminuzione media della popolazione di oltre l’1 % tra il 2007 e il 2017, che sono oggetto di piani regionali e nazionali specifici volti ad accrescerne l’attrattiva, ad aumentare gli investimenti delle imprese e a migliorare l’accessibilità dei servizi pubblici e digitali, con una dotazione specifica nell’ambito dell’accordo di cooperazione dei fondi strutturali;

25.

ribadisce di essere favorevole (al pari del Parlamento europeo) a piani nazionali volti a sostenere i territori regionali e locali che si trovano ad affrontare un continuo declino demografico e che necessitano di aiuto, anche finanziario attraverso i fondi SIE, per diventare più attrattivi, aumentare gli investimenti delle imprese e migliorare l’accessibilità dei servizi digitali e pubblici. La nuova strategia dell’UE in materia di cambiamento demografico deve tenere conto di questi piani nazionali e regionali.

Aspetti demografici nelle principali politiche dell’UE

26.

mette l’accento sulla dimensione demografica dell’urbanizzazione, fenomeno che interessa in misura crescente l’Unione europea, e sottolinea l’importanza di affrontare risolutamente le sfide demografiche nel dare attuazione all’agenda urbana per l’Unione europea e nell’ambito del rinnovo della Carta di Lipsia;

27.

sostiene la posizione del Parlamento europeo, che rispecchia le proprie proposte volte ad aiutare le regioni scarsamente popolate destinando almeno il 5 % delle risorse del FESR disponibili a livello nazionale nell’ambito dell’obiettivo Investimenti a favore dell’occupazione e della crescita allo sviluppo territoriale integrato, nelle zone non urbane che presentino handicap o svantaggi naturali, geografici o demografici o che abbiano difficoltà di accesso ai servizi di base. Di tale importo, almeno il 17,5 % è destinato alle zone «e alle comunità rurali, tenendo conto delle disposizioni di un Patto per i piccoli comuni intelligenti al fine di sviluppare progetti quali i comuni intelligenti» (8), migliorando l’attrattiva di queste zone e favorendone il ripopolamento;

28.

sottolinea il ruolo della Garanzia per i giovani e dell’azione «Il tuo primo lavoro EURES», che aiuta i giovani a trovare un lavoro. L’importanza della Garanzia per i giovani — in primo luogo per la democrazia e indirettamente per la demografia — emerge con evidenza anche dai risultati ottenuti nel periodo di programmazione che sta per concludersi (2014-2020), in cui ha contribuito a migliorare le vite di milioni di giovani europei;

29.

attende con interesse le proposte della Commissione europea relative ad una futura garanzia per l’infanzia intesa ad aiutare i minori a rischio di povertà e di esclusione sociale promuovendo investimenti volti, da un lato, a garantire loro il diritto fondamentale a crescere e svilupparsi pienamente in un ambiente propizio all’infanzia e favorevole alle famiglie, dando la priorità a misure che migliorino i redditi familiari nel loro complesso e aiutino i genitori, e, dall’altro, ad assicurare loro l’accesso a cure sanitarie, istruzione e servizi di assistenza per l’infanzia gratuiti e di buona qualità, ad alloggi decorosi e a un’alimentazione adeguata; ritiene che le politiche a favore della famiglia debbano essere considerate non come un costo per il bilancio pubblico, bensì come un investimento in una risorsa strategica per la società;

30.

ritiene che la politica agricola comune (PAC 2014-2020), nel cui ambito trovano spazio anche le questioni dello sviluppo rurale, contribuisca ad affrontare con decisione le sfide demografiche. Nel periodo 2021-2027 la PAC dovrebbe pertanto rimanere una politica forte dell’UE. Aree rurali dinamiche, giovani agricoltori e aziende agricole a conduzione familiare in grado di attuare buone pratiche dovrebbero svolgere un ruolo chiave nella lotta ai cambiamenti climatici e nella tutela dell’ambiente, dei paesaggi e della biodiversità, oltre che nell’impedire lo spopolamento delle zone rurali;

31.

ritiene che la Commissione europea, pur avendo un margine d’intervento molto ristretto in materia di legislazione sul mercato fondiario, dovrebbe intervenire al fine di: stimolare il ricorso alle opportunità offerte dallo sviluppo rurale per sostenere nuove azioni intese a promuovere la mobilità dei terreni (banche di credito fondiario, programmi volti a mettere in relazione agricoltori e terreni agricoli e altre iniziative promosse a livello locale per incoraggiare l’accesso alla terra da parte di nuovi agricoltori); ampliare la portata delle azioni di sostegno alla creazione di nuovi modelli di azienda agricola (in particolare tipi innovativi di partenariato tra agricoltori) e promuovere le organizzazioni locali, in grado di aiutare i giovani agricoltori e i nuovi operatori ad acquisire la disponibilità di terreni; incoraggiare gli Stati membri ad adottare politiche più attive formulando raccomandazioni a livello UE in materia di accesso ai terreni accompagnate da buone pratiche (tenendo conto delle buone pratiche già consolidate);

32.

ritiene che gli Stati membri debbano sostenere con forza le politiche volte a promuovere l’inclusione delle donne e la loro partecipazione alle attività dei settori delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), della scienza, tecnologia, ingegneria, arte e matematica (STEAM) e all’economia rurale quale condizione necessaria per equilibrare la piramide demografica nei territori colpiti o minacciati dallo spopolamento;

33.

chiede alla Commissione e agli Stati membri di garantire il necessario coordinamento tra la politica di coesione dell’UE e la politica agricola comune per far sì che le zone rurali possano attuare anche i progetti «piccoli comuni intelligenti» attraverso un approccio integrato (investimenti territoriali integrati (ITI), sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD) o Leader);

34.

ribadisce quanto già sottolineato nel parere del 2019 sul tema Invecchiamento attivo e in buona salute, e cioè che «le sfide poste dai cambiamenti demografici richiedano attività di ricerca e un’industria europea dinamica per inventare, sviluppare e produrre soluzioni innovative per una popolazione che invecchia, ad esempio prodotti di uso quotidiano, infrastrutture, tecnologia e software», in particolare lo sviluppo della telemedicina al fine di garantire cure specialistiche di elevata qualità, specialmente nelle aree rurali o scarsamente popolate; e «ravvisa in queste sfide un’opportunità, per l’UE, di affermarsi come leader di mercato dell’economia d’argento, come pure di creare posti di lavoro sul territorio, generare ricchezza ed esportare innovazioni creative all’estero». Un contesto favorevole alle famiglie e la solidarietà intergenerazionale, inoltre, non fanno che corroborare le considerazioni di cui sopra; in quest’ottica, gli enti locali e regionali svolgono un ruolo fondamentale nella creazione delle condizioni atte a promuovere e garantire un invecchiamento in buona salute, e a tal fine è necessario sia sviluppare più inviti specifici in materia sia migliorare il coordinamento delle diverse risorse finanziarie disponibili;

35.

insiste sul ruolo cruciale che possono svolgere le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) e l’ambiente intelligente nel migliorare le condizioni di vita nelle aree maggiormente interessate dalle sfide demografiche. Esorta pertanto l’UE ad affrontare il problema del divario digitale che incide negativamente su numerose aree ricorrendo a soluzioni intelligenti e utilizzando a tale scopo strumenti e programmi europei quali i fondi strutturali e di investimento e Next Generation EU, con l’obiettivo di garantire una connettività digitale e di qualità per l’intera popolazione;

36.

per quanto riguarda la questione del divario digitale, mette l’accento sul ricorso a soluzioni intelligenti per l’offerta di assistenza agli anziani e di trasporti su richiesta, nonché sull’elaborazione di piani tesi a fornire la copertura del servizio di telefonia mobile nelle strade secondarie e locali. Allo stesso modo, ritiene di fondamentale importanza includere la fornitura di servizi di telefonia mobile nell’ambito del servizio universale per le telecomunicazioni, in particolare negli insediamenti rurali scarsamente popolati e lungo le relative strade e vie di comunicazione, facilitando così la vita soprattutto alle persone anziane e ai genitori con bambini piccoli. Tutti questi fattori hanno un impatto ben preciso sulla conservazione della popolazione in determinate aree;

37.

prevedere percorsi di formazione e accompagnamento all’uso delle tecnologie digitali volte a ridurre il divario digitale esistente tra gli anziani nonché percorsi di change management (gestione del cambiamento) dedicati ai gestori dei servizi sociali afferenti alle municipalità affinché possano accompagnare la trasformazione digitale dei servizi di assistenza alla persona;

38.

conviene che le diverse azioni proposte nella comunicazione della Commissione per il periodo 2014-2020 dal titolo Rafforzare la crescita e la coesione nelle regioni frontaliere dell’UE, adottata nel settembre 2017, possono contribuire a ridurre la complessità, i tempi e i costi delle interazioni transfrontaliere e promuovono la condivisione di servizi lungo le frontiere interne. Nella comunicazione la Commissione sottolinea che gli «investimenti per migliorare le condizioni di vita saranno notevoli: azioni ambientali congiunte e misure comuni per attenuare gli effetti del cambiamento climatico daranno una maggiore tutela alle popolazioni che vivono nelle zone di confine» (9);

39.

ribadisce le considerazioni formulate nel suo parere del 2017 sul tema L’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza, in cui osserva che «le attuali tendenze demografiche rendono assolutamente necessario riconsiderare i ruoli di genere e promuovere contratti di lavoro più flessibili ed egalitari». Tenendo ben presenti queste considerazioni, il quadro giuridico dell’UE in relazione alle politiche volte a favorire la conciliazione tra attività professionale e vita familiare e di sostegno alla parità di genere è indissolubilmente legato a fattori quali l’economia, la demografia, l’occupazione e le questioni regionali. In quest’ottica, il Comitato accoglie con favore la strategia della Commissione europea per la parità di genere;

40.

richiama l’attenzione sui propri pareri sui temi La mobilità nelle regioni con caratteristiche geografiche e demografiche problematiche (2014) e Risposta dell’UE alla sfida demografica (2016), nei quali affronta questioni come l’adozione di politiche capaci di garantire la mobilità nei trasporti e definisce ulteriori misure specifiche, tra cui approcci innovativi come quello dei «trasporti su richiesta» inteso a migliorare la connettività in tutte le regioni e tra di esse; sottolinea inoltre la necessità di individuare nuove modalità per il finanziamento dei trasporti nelle regioni con caratteristiche problematiche;

41.

fa notare che l’elevato tasso di disoccupazione non corrisponde al fabbisogno del mercato del lavoro. È quindi necessario organizzare corsi di formazione o perfezionamento professionale per i disoccupati che non sono in grado di inserirsi o reinserirsi in tale mercato. A tal fine occorrono il coinvolgimento delle autorità pubbliche e delle istituzioni regionali e locali e la cooperazione dei servizi di collocamento;

42.

ritiene necessario, al fine di contrastare lo spopolamento delle campagne, introdurre nelle varie politiche una comunicazione positiva in merito all’ambiente rurale, in modo da diffondere un’immagine favorevole di tale ambiente, evidenziandone gli aspetti e i valori positivi;

43.

è importante sottolineare che, se i padri partecipano maggiormente alla cura dei figli e alla vita familiare, i figli hanno un migliore sviluppo cognitivo ed emotivo e godono di migliore salute fisica. A loro volta, coloro che si impegnano maggiormente nel loro compito di genitori affermano generalmente di avere una vita più soddisfacente e di godere di migliore salute fisica e mentale. Nel 2015 tre quarti dei paesi OCSE hanno accordato almeno alcuni giorni di congedo retribuito fruibile soltanto dal padre, ad esempio attraverso un congedo parentale retribuito specifico per tale genitore. Il congedo parentale può anche contribuire a ridurre la discriminazione nei confronti delle donne sul posto di lavoro;

44.

rammenta gli obiettivi di sviluppo sostenibile e, in particolare, l’OSS 11, che riguarda specificamente lo sviluppo urbano e chiede di «rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili». Sostiene i progetti rivolti agli enti locali, alle città e alle regioni che contribuiscono attivamente al conseguimento dell’OSS 11;

45.

considera il progetto del Green Deal europeo una risposta importante alle sfide in campo ambientale, demografico, economico e sociale. Una strategia a favore della crescita sostenibile è essenziale per trasformare l’UE in una società giusta, prospera e inclusiva, e occorre ripensare le politiche per l’energia pulita nell’economia, nell’industria e nei consumi, nei trasporti, nell’alimentazione, nell’agricoltura e nell’edilizia, nonché in materia di fiscalità e di alcuni aspetti relativi al sostegno sociale e generale alle famiglie;

46.

sottolinea che il fatto di avere figli non dovrebbe costituire un ostacolo alle ambizioni professionali e non dovrebbe portare a un depauperamento o a una perdita di potere d’acquisto, in particolare nei casi di famiglie numerose e/o monoparentali. La pianificazione familiare si fa a lungo termine, ragion per cui è importante adottare una politica stabile e proattiva, che includa la conciliazione tra vita professionale e vita privata e il coinvolgimento dei padri nella vita familiare. Occorre inoltre agevolare il ritorno rapido e flessibile sul mercato del lavoro delle madri dopo il congedo di maternità;

47.

fa presente che una parte dei posti di lavoro che saranno richiesti in futuro oggi non esiste ancora, per cui è necessario offrire ai nostri concittadini (di tutte le età e di tutti i settori) una formazione che fornisca loro competenze utili per accedere all’occupazione; e, nel pianificare le politiche in materia di formazione, tener conto in particolare di coloro che vivono nelle zone meno densamente popolate o con elevata dispersione demografica, per agevolare l’accesso di queste persone alla formazione stessa;

48.

sottolinea l’importanza del lavoro non retribuito, svolto principalmente da donne, che sostiene le famiglie e compensa la carenza di infrastrutture sociali pubbliche. Tale lavoro consiste per lo più in attività di assistenza e di lavoro domestico non retribuite, che si stima producano, rispettivamente, il 10 % e il 39 % del prodotto interno lordo (PIL) mondiale.

Demografia e democrazia

49.

ritiene che questioni emergenti quali la trasformazione della società e la distribuzione della popolazione suscitino determinate risposte politiche, rischiando di portare a una polarizzazione nel sistema democratico;

50.

ritiene che si debba rivolgere un’attenzione particolare ai giovani che sono genitori o che potrebbero diventarlo. Negli Stati membri dell’UE il tasso medio di disoccupazione giovanile resta superiore a quello generale della popolazione in età lavorativa. I giovani, inoltre, sono particolarmente colpiti dal fenomeno della precarietà delle condizioni di lavoro. Studi suggeriscono di porre in primo piano l’accesso dei giovani ad un reddito regolare e ad un alloggio, anche al fine di fornire loro la sicurezza di cui hanno bisogno per fondare una famiglia;

51.

ritiene che le reti transeuropee di trasporto — che, conformemente al regolamento (UE) n. 1316/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (10), continueranno a essere finanziate a titolo del Fondo di coesione durante il periodo di programmazione 2021-2027 — oltre a ridurre le strozzature della rete, dovrebbero dare priorità agli investimenti nelle reti di trasporto sostenibile e stimolare i servizi pubblici nelle zone rurali, in particolare in quelle scarsamente popolate o con elevata dispersione demografica e in cui la popolazione sta invecchiando, per favorire l’interconnettività tra città e campagna, promuovere lo sviluppo rurale e ridurre il divario digitale;

52.

avverte pertanto che, in molti paesi e regioni dell’UE in cui i cittadini si sentono abbandonati, sta emergendo una «geografia dello scontento», un sentimento che è spesso strettamente connesso al declino demografico. Occorre quindi garantire l’accesso ai servizi pubblici di base nelle zone rurali e scarsamente popolate;

53.

ritiene necessario, per consolidare il nostro sistema democratico, affrontare questo nuovo fenomeno agevolando il dialogo intergenerazionale e coinvolgendo attivamente i rappresentanti politici eletti a livello locale e regionale, i più vicini ai cittadini;

54.

ritiene inoltre che la futura Conferenza sul futuro dell’Europa debba discutere la questione del legame tra democrazia e demografia, e propone di presentare con grande chiarezza la propria posizione sul tema in vista della Conferenza, prestando particolare attenzione alla rappresentanza dei giovani. La Conferenza sul futuro dell’Europa dovrebbe affrontare il tema della cosiddetta «geografia dello scontento», correlata al grado di successo delle politiche dell’UE e al loro impatto diretto e indiretto sulle diverse regioni dell’UE e sulla loro demografia. A questo proposito, il CdR suggerisce inoltre che la Conferenza discuta anche di come vadano definite le «regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi […] demografici» di cui all’articolo 174 del TFUE. Una tale più ampia riflessione è pertinente anche ai fini del conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Un appello a favore della sussidiarietà attiva e di una migliore regolamentazione

55.

sottolinea che buona parte delle risposte strategiche che occorre mettere in campo è di competenza degli enti locali e regionali dell’UE e, pertanto, insiste sulla necessità di mettere un forte accento sul partenariato e sulla governance multilivello per la ricerca di soluzioni adeguate;

56.

al tempo stesso insiste sull’importanza di una propria significativa partecipazione all’intero processo della Conferenza sul futuro dell’Europa, in modo da rispecchiare il fatto che l’UE conta oltre un milione di rappresentanti eletti a livello locale e regionale;

57.

chiede di far ricorso al concetto di «sussidiarietà attiva», elaborato dalla task force sulla sussidiarietà, per trovare soluzioni praticabili al problema dei cambiamenti demografici nel rispetto della ripartizione delle competenze, in un dialogo diretto con le città e le regioni;

58.

è nella posizione idonea per accompagnare questo processo offrendosi come piattaforma per la consultazione e il dialogo con la Commissione europea finalizzati alla ricerca di soluzioni adeguate;

59.

sottolinea che è importante utilizzare lo strumento della valutazione dell’impatto territoriale (VIT) per affinare l’elaborazione delle politiche dell’UE che incidono sui cambiamenti demografici, e segnala la VIT da esso effettuata di recente in cooperazione con il programma ORATE/ESPON (Osservatorio in rete dell’assetto del territorio europeo) (11);

60.

raccomanda di collaborare strettamente con la Commissione europea in vista dell’elaborazione di futuri documenti strategici — ad esempio il Libro verde sull’invecchiamento o la strategia a lungo termine per le zone rurali –, realizzando una consultazione congiunta che contribuisca alla stesura di tali documenti.

Il monitoraggio dei progressi compiuti nell’affrontare la sfida demografica

61.

ritiene necessario monitorare periodicamente lo stato della sfida demografica stabilendo un collegamento tra il semestre europeo e i cambiamenti demografici e associando strettamente la questione all’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile;

62.

sottolinea la necessità di una rilevazione regolare, nell’Unione europea, di dati statistici che rispecchino non soltanto gli sviluppi a livello nazionale ma anche quelli a livello regionale, al fine di fornire ai responsabili politici un quadro chiaro delle disparità regionali. Propone inoltre che venga redatta ogni anno una relazione sulla situazione della sfida demografica nelle città e nelle regioni dell’UE, alla quale il Comitato potrebbe apportare il suo contributo;

63.

suggerisce che, prima dell’elaborazione della strategia annuale per la crescita sostenibile, si svolga un dialogo politico regolare tra la Commissione europea e le città e regioni dell’UE sullo stato della sfida demografica, e si offre di collaborare strettamente con la Commissione all’organizzazione di tale processo.

Le prossime tappe

64.

suggerisce alla presidenza croata del Consiglio dell’UE di presentare le conclusioni del Consiglio sui risultati dell’esercizio di valutazione della Commissione, e raccomanda di tenere un dibattito di ampio respiro sul tema della sfida demografica nell’ambito delle diverse formazioni del Consiglio;

65.

invita il prossimo trio di presidenze — tedesca, portoghese e slovena — a proseguire questi sforzi concentrandosi in particolare sul collegamento tra i cambiamenti demografici e il miglioramento generale delle condizioni di vita;

66.

sottolinea l’importanza della partecipazione dei cittadini, ed esorta le parti interessate con un ruolo di leadership a livello locale a rafforzare le politiche orizzontali in ambito regionale, aumentando in tal modo la consapevolezza dei cambiamenti demografici all’interno delle comunità locali affinché venga meglio riconosciuta la necessità di misure più incentrate sui cittadini; suggerisce inoltre di dibattere ampiamente la questione dei cambiamenti demografici nell’ambito dei «dialoghi con i cittadini»;

67.

ritiene che la promozione dei partenariati pubblico-privato debba essere strutturata in modo tale che tutti gli attori nei territori spopolati o a rischio di spopolamento lavorino insieme e in modo coordinato, integrando e potenziando progetti basati sulla rispettiva esperienza, generando innovazione e incoraggiando il dinamismo economico;

68.

ritiene che la valorizzazione del ricco patrimonio naturale, storico, artistico e culturale delle nostre regioni sia fondamentale per rafforzare il legame affettivo dei cittadini con i loro paesi e le loro città. Occorre sostenere, preservare e proteggere le comunità locali, autoctone e di piccole dimensioni, come pure le sottoregioni linguistico-culturali, allo scopo di accrescere la capacità delle zone rurali di trattenere la popolazione locale e di rivitalizzare tali zone;

69.

si propone per collaborare da vicino con la Commissione europea, le altre istituzioni dell’UE e altri organismi regionali o globali come l’Unione per il Mediterraneo o l’ONU all’elaborazione di una strategia globale per affrontare la sfida demografica;

70.

ricorda che, dal 1994, il 15 maggio di ogni anno le Nazioni Unite celebrano la Giornata internazionale delle famiglie, e propone pertanto di considerare la possibilità di proclamare la seconda domenica di maggio «Giornata europea delle famiglie».

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  Studio del CdR sul tema The impact of demographic change on European regions (L’impatto dei cambiamenti demografici sulle regioni europee), Bruxelles, 2016.

(2)  https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/IDAN/2019/637955/EPRS_IDA(2019)637955_EN.pdf

(3)   Fonte: People in the EU — population projections (Eurostat, 2017)

https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Population_projections_in_the_EU#Age_dependency_ratios

(4)  Banca dati dell’OCSE sulla famiglia, Indicatori di fecondità: SF2.2 Numero ideale ed effettivo di bambini. http://www.oecd.org/els/family/SF_2_2-Ideal-actual-number-children.pdf

(5)  Nei paesi sviluppati un tasso di fecondità totale di circa 2,1 nati vivi per donna è considerato il tasso di fecondità di sostituzione, vale a dire il numero medio di nati vivi per donna necessario a mantenere costante le dimensioni della popolazione (Fonte: Eurostat, Statistics Explained https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Fertility_statistics#Total_fertility_rate_and_age_of_women_at_birth_of_first_child)

(6)  Cfr. lo studio del CdR sul tema The impact of demographic change on European regions (L’impatto dei cambiamenti demografici sulle regioni europee) e il quadro europeo di valutazione sociale regionale.

(7)  Servizio Ricerca del Parlamento europeo (EPRS) e Istituto universitario europeo (IUE), «Demographic outlook for the European Union», 2017: http://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/IDAN/2017/614646/EPRS_IDA(2017)614646_EN.pdf

(8)  A8-0094/2019, Cozzolino.

(9)  https://ec.europa.eu/regional_policy/it/information/publications/communications/2017/boosting-growth-and-cohesion-in-eu-border-regions

(10)  Regolamento (UE) n. 1316/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2013, che istituisce il meccanismo per collegare l’Europa e che modifica il regolamento (UE) n. 913/2010 e che abroga i regolamenti (CE) n. 680/2007 e (CE) n. 67/2010 (GU L 348 del 20.12.2013, pag. 129).

(11)  https://cor.europa.eu/it/our-work/Pages/Territorial-Impact-Assessment.aspx


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/42


Parere del Comitato europeo delle regioni — Un’Europa sociale forte per transizioni giuste

(2020/C 440/08)

Relatrice:

Anne KARJALAINEN (FI/PSE) Consigliera comunale di Kerava

Testo di riferimento:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Un’Europa sociale forte per transizioni giuste

COM(2020) 14 final

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Introduzione

1.

accoglie con favore la proposta relativa a una tabella di marcia per l’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, nell’ottica di conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e di attuare il Green Deal europeo in modo socialmente equo;

2.

si compiace della decisione della Commissione europea di avviare una consultazione aperta sull’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, perché la politica sociale differisce notevolmente nelle diverse parti dell’Europa. Inoltre, la situazione nelle città e nelle regioni è cambiata in modo significativo con la pandemia di COVID-19;

3.

sottolinea l’importanza di una robusta agenda sociale europea in cui la competitività e la giustizia sociale si integrino a vicenda. Tra l’agenda sociale, il Green Deal e l’agenda digitale intercorre uno stretto rapporto, perché la transizione ecologica e digitale deve fondarsi sulla giustizia sociale, l’uguaglianza e la sostenibilità ambientale. Il CdR ritiene importante che il Fondo per una transizione giusta sia in linea con il pilastro sociale dell’UE, volto a ridurre le disparità regionali e a far fronte alle trasformazioni strutturali nelle regioni dell’Unione europea. Si dovrebbe rivolgere un’attenzione particolare alle aree rurali, alle zone interessate da transizioni industriali, alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici e alle regioni ultraperiferiche, la cui situazione di svantaggio iniziale è stata ulteriormente aggravata dalla pandemia di COVID-19;

4.

ribadisce la richiesta di migliorare il coordinamento delle politiche economiche e sociali tra i livelli di governo europeo e nazionale nel contesto del semestre europeo, e chiede che venga garantita la partecipazione degli enti locali e regionali in tale coordinamento, attraverso una gestione concorrente basata sul principio di sussidiarietà. In base a tale principio, i compiti di pianificazione strategica e di attuazione devono essere delegati non solo agli Stati membri ma anche agli enti locali e regionali, che sono nella posizione migliore per rispondere efficacemente alle esigenze e alle sfide locali;

5.

mette in rilievo l’importanza di una tabella di marcia chiara, coordinata e ambiziosa per l’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali. In fase di attuazione si determinerà, conformemente ai principi di sussidiarietà e di proporzionalità, a quale livello l’UE e gli Stati membri applicheranno gli strumenti strategici e i provvedimenti legislativi proposti;

6.

invita la Commissione a tenere conto delle raccomandazioni pertinenti elaborate dai partenariati urbani nel contesto dell’agenda urbana per l’UE, in tema, ad esempio, di edilizia abitativa, povertà urbana o di occupazione e competenze nell’economia locale, e a ricorrere a metodi di lavoro partecipativi volti anche ad attuare l’Europa sociale;

7.

fa osservare che non si deve utilizzare la pandemia di COVID-19 come pretesto per rinviare o ritirare le proposte indicate nella comunicazione della Commissione europea al fine di migliorare la giustizia sociale. Al contrario, la crisi deve accelerare e intensificare i nostri sforzi tesi a conseguire cambiamenti strutturali per un’Unione europea più equa e più verde. Dobbiamo costruire sistemi economici e sociali più sostenibili per il futuro;

8.

ricorda che, nel prossimo futuro, gli sforzi di ripresa dovranno avere una forte dimensione sociale, per mantenere solide reti di sicurezza sociale, salvaguardare i posti di lavoro dei lavoratori ed evitare licenziamenti abusivi. Specialmente i lavoratori occupati in forme di lavoro temporanee e atipiche, le donne, gli immigrati, i giovani e le persone con disabilità si trovano nella situazione più vulnerabile nel mondo del lavoro. Coloro che hanno perso il lavoro a causa della pandemia di COVID-19 potrebbero non essere in grado di ritornare ai precedenti posti di lavoro. I programmi dell’UE dovrebbero sostenere l’aggiornamento delle competenze delle persone a rischio di disoccupazione, dei disoccupati e degli inattivi, e in particolare di coloro che incontrano maggiori difficoltà a entrare nel mercato del lavoro (persone a rischio di povertà ed esclusione sociale, famiglie monogenitoriali con difficoltà di conciliazione tra vita professionale e vita privata ecc.). Quanto sopra deve avvenire nel rispetto delle pari opportunità e della non discriminazione in base al sesso, al genere, alla nascita, all’origine etnica, alle idee politiche e religiose, all’età, alla disabilità, all’orientamento o all’identità sessuale, alle malattie, alla lingua o a qualsiasi altra condizione o circostanza personale o sociale;

9.

sottolinea che, in un contesto come quello attuale, la transizione digitale è divenuta più rapida, ragion per cui molti posti di lavoro hanno dovuto adattarsi alla digitalizzazione e al telelavoro. Raccomanda di sfruttare l’impulso prodottosi in questi ultimi mesi nel regolamentare il telelavoro e nel riconoscere il suo contributo alla decarbonizzazione, grazie alla riduzione degli spostamenti consentita dalla modalità di lavoro non «in presenza»;

10.

fa osservare che a medio e lungo termine le misure di ripresa devono affrontare la dimensione sociale della transizione ecologica e digitale. Abbiamo bisogno di un mercato del lavoro equo in una futura economia neutrale in termini di emissioni di CO2, che si basi su posti di lavoro dignitosi, su una forte sicurezza sociale e su opportunità lavorative nei luoghi in cui le persone vivono;

11.

ricorda che i servizi pubblici forniti dagli enti locali e regionali hanno svolto un ruolo cruciale durante la pandemia. Senza il sistema di servizi pubblici l’impatto sui cittadini sarebbe stato più drammatico. Nel quadro di una transizione giusta bisogna riconoscere il ruolo essenziale del livello locale e regionale nella fornitura di servizi pubblici di qualità. La prestazione di tali servizi da parte degli enti locali e regionali non deve essere limitata dalle norme in materia di appalti pubblici o di aiuti di Stato;

12.

fa presente che l’UE si trova a un punto di svolta in cui un nuovo pensiero è non solo possibile, ma anche necessario. È più che mai importante investire nel benessere delle persone e calcolare i vantaggi dell’economia del benessere. Quest’ultima accentua l’equilibrio, in termini di sostenibilità, delle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: sociale, economica e ambientale. Insieme, esse si rafforzano reciprocamente e creano le basi di una società socialmente giusta, sostenibile e rispettosa del clima. Gli attori locali e regionali hanno buone possibilità di attuare l’economia del benessere nelle loro attività, ma serve anche una guida a livello dell’UE;

13.

ritiene che anche il settore degli appalti pubblici debba contribuire a realizzare transizioni giuste e a ricercare nuove soluzioni innovative, in quanto le procedure di appalto possono aiutare a prevenire il dumping ambientale e sociale inserendo una serie di aspetti qualitativi, ambientali e/o sociali tra i criteri di aggiudicazione degli appalti. Tuttavia, dato che l’inclusione di tali criteri rimane facoltativa, occorre fare di più per incoraggiare gli operatori economici che partecipano a gare di appalti pubblici ad offrire migliori condizioni generali di lavoro e posti di lavoro che inseriscano persone con esigenze complesse di inserimento nel mercato del lavoro o a rischio di esclusione sociale e di povertà e ne promuovano l’occupabilità;

14.

osserva che le imprese, incluse quelle che partecipano a gare di appalti pubblici, devono tenere espressamente conto dei diritti umani, sia nelle loro attività che nelle loro catene di subappalto; a tal fine, propone che vengano adottate a livello dell’UE disposizioni sulla responsabilità sociale delle imprese basate sul principio dell’ONU del dovere di diligenza in materia di diritti umani.

Pari opportunità e posti di lavoro per tutti

15.

condivide l’obiettivo della Commissione di aumentare l’occupazione e di creare più posti di lavoro di qualità in tutta Europa. Per eliminare lo squilibrio di competenze e di posti di lavoro serve un approccio multisettoriale e proattivo. Nel mercato del lavoro aumenterà in futuro la domanda di manodopera qualificata, specie nelle mansioni di applicazione e sviluppo dell’intelligenza artificiale, nonché negli impieghi nel campo della mitigazione dei cambiamenti climatici, dell’adeguamento a essi e del loro sfruttamento. La nuova strategia industriale dell’UE deve sostenere la creazione di posti di lavoro di qualità e la competitività dell’industria. La strategia deve inoltre rafforzare la resilienza dell’Europa, ad esempio aumentando la produzione di attrezzature sanitarie essenziali e di dispositivi di protezione nell’UE. Visto che la strategia Europa 2020 è ormai giunta alla fase conclusiva, è necessaria una nuova strategia a lungo termine per la crescita e l’occupazione, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile, che permetta di collegare tra loro i diversi obiettivi relativi alla crescita inclusiva, all’occupazione, alla riduzione della povertà e alla competitività industriale;

16.

osserva che determinati settori occupazionali sono stati colpiti in modo sproporzionato da un’esposizione ai rischi della pandemia di COVID-19, in primo luogo il settore dell’assistenza sanitaria e quello dei servizi. Sottolinea l’importanza di identificare in modo adeguato i rischi professionali connessi al coronavirus in tutti i settori di attività e osserva che tutti i lavoratori esposti a tali rischi non solo meritano un riconoscimento forte da parte della società, ma necessitano anche e soprattutto di condizioni di lavoro sicure;

17.

sottolinea che la virulenza della pandemia ha messo in luce le carenze dei sistemi sanitari in buona parte dei paesi dell’Unione europea e che è pertanto necessario rafforzare l’assistenza sanitaria europea, promuovendo e incoraggiando gli studi scientifici in tutti i settori, in particolare quelli relativi all’assistenza, alla cura e alla ricerca;

18.

rammenta che il cambiamento demografico in Europa condurrà a una carenza di manodopera in molti Stati membri e regioni. È quindi importante tutelare la mobilità transfrontaliera della manodopera e i diritti dei lavoratori. Specie nelle piccole comunità rurali locali e regionali si dovrebbe rimediare al problema della carenza di competenze con gli strumenti dell’istruzione e delle nuove tecnologie, nonché ricorrendo maggiormente al lavoro a distanza. Le zone rurali hanno bisogno anche di azioni a lungo termine da parte dell’UE;

19.

fa presente che, in un mondo del lavoro in evoluzione, vi è un numero crescente di persone che rischiano di perdere il lavoro a causa di competenze obsolete o della robotica. Disporre di competenze aggiornate e dell’accesso all’apprendimento permanente è più importante che mai. La riqualificazione professionale nel corso della carriera dev’essere considerata in maniera globale, nella prospettiva di persone con situazioni di vita, rapporti di lavoro ed esigenze di apprendimento differenti. Data l’importanza che rivestono il perfezionamento delle competenze e la riqualificazione professionale delle persone in età lavorativa in termini di occupabilità e di competitività generale della forza lavoro, e considerate le implicazioni finanziarie di tali attività di formazione, il Comitato delle regioni accoglierebbe con favore la conclusione di un accordo in materia tra le parti sociali europee. Tale accordo potrebbe valutare come facilitare l’accesso alla formazione per le persone occupate, nel quadro dell’attuazione del diritto a una formazione di qualità e all’apprendimento permanente ai fini di una gestione efficace delle transizioni nel mercato del lavoro, come prevede il pilastro europeo dei diritti sociali;

20.

è favorevole a una garanzia per i giovani riformata per rendere più efficiente la lotta alla disoccupazione giovanile; tale garanzia dovrebbe essere resa permanente ed estesa fino all’età di 30 anni. La garanzia per i giovani dovrebbe coprire i gruppi vulnerabili (ad esempio i NEET, ossia i giovani che non hanno un lavoro, né seguono un percorso scolastico o formativo, ma anche giovani migranti non accompagnati e giovani con un passato difficile alle spalle). Si dovrebbe dedicare particolare attenzione alle azioni concernenti la fase di transizione dalla scuola al lavoro. Occorrerebbe aumentare il finanziamento della garanzia per i giovani a titolo del FSE+, e gli Stati membri con una disoccupazione giovanile superiore alla media dell’UE dovrebbero destinare al sostegno dei giovani almeno il 15 % delle risorse del FSE+ in regime di gestione concorrente. Si dovrebbero impartire ai giovani in particolare le competenze rilevanti per la transizione ecologica e digitale. Bisognerebbe monitorare nel quadro del semestre europeo l’attuazione nazionale della garanzia per i giovani, onde garantire che sia accessibile a tutti i giovani in tutti gli Stati membri;

21.

ritiene che un’istruzione e una formazione di elevata qualità, inclusive e mutualmente riconosciute, come pure l’educazione civica, rafforzino l’identità europea e favoriscano la libera circolazione e il libero soggiorno o stabilimento per lavoro all’interno dell’UE, libertà che costituiscono una pietra angolare della costruzione della cittadinanza europea. Aumentando i livelli di istruzione e di competenze è possibile ridurre le disuguaglianze. Servono pertanto misure volte a migliorare la parità nell’istruzione, affinché i percorsi educativi non siano determinati dal contesto familiare, dall’origine etnica, dalla disabilità o dal genere;

22.

segnala l’urgenza di salvaguardare il diritto di tutti i discenti all’istruzione e alla scolarizzazione, rafforzando la resilienza alle crisi dei sistemi di istruzione e formazione, anche attraverso la digitalizzazione dell’istruzione e un’adeguata formazione degli insegnanti. Le attrezzature e le connessioni per l’apprendimento a distanza e l’e-learning dovrebbero essere considerate parte di una transizione giusta e l’accesso ad esse dovrebbe essere garantito su un piano di parità, onde eliminare il divario digitale esistente, con la sua complessità e il suo notevole impatto sui diritti sociali, dal momento che la mancanza di accesso alle nuove tecnologie e alla società dell’informazione aggrava tali svantaggi, creando nel contempo nuove forme di esclusione sociale;

23.

osserva che un’istruzione di qualità e di durata sufficiente è una condizione necessaria per l’occupazione futura. Ciò richiede un aumento delle risorse e un’azione intensa e sistematica per l’istruzione negli asili nido e nelle scuole per l’infanzia, negli istituti di istruzione primaria e di istruzione secondaria di base, affinché possano essere garantite a tutti adeguate competenze di base e il passaggio all’istruzione secondaria superiore. Le persone prive di istruzione secondaria superiore sono molto difficili da inserire nella vita professionale, e sono ad alto rischio di emarginazione. Le persone che necessitano di sostegno specifico e le persone con disabilità dovrebbero avere pari opportunità di acquisire competenze di base adeguate e di completare almeno l’istruzione secondaria superiore; per orientarsi verso una società inclusiva, le persone con disabilità legate all’apprendimento dovrebbero avere la possibilità di acquisire delle competenze trasversali per poter partecipare con successo alla società e beneficiare di una qualità di vita maggiore;

24.

sostiene l’aggiornamento dell’agenda per le competenze per l’Europa e lo sviluppo dell’istruzione e della formazione professionale per soddisfare le esigenze di competenze delle nuove professioni, in particolare per quanto riguarda le competenze pertinenti per la transizione ecologica e digitale e l’intelligenza artificiale; i datori di lavoro hanno sempre più spesso bisogno, oltre che delle competenze specifiche di una data professione, di competenze multisettoriali, ovvero «trasversali». Per ogni studente si deve sviluppare un piano di apprendimento individuale, offrendogli la possibilità di accedere a tirocini di qualità e di ricevere sostegno nella pianificazione della carriera e nella gestione della propria capacità lavorativa. Il CdR chiede che l’agenda per le competenze affronti le preoccupazioni riguardo alla potenziale perdita di posti di lavoro dovuta all’aumento dell’automazione nel mercato del lavoro, nonché alle opportunità di formazione e di lavoro per le persone appartenenti a gruppi vulnerabili e di difficile integrazione nel mercato del lavoro, nel rispetto dei principi delle pari opportunità e della non discriminazione;

25.

raccomanda che la verifica e il riconoscimento delle conoscenze, capacità e competenze acquisite sul lavoro o attraverso l’istruzione non formale e il volontariato, nonché delle conoscenze, capacità e competenze di quanti studiano all’estero, avvengano a livello europeo. Le competenze acquisite nella vita lavorativa e in altro modo possono essere attestate mediante, ad esempio, Europass o i distintivi di apprendimento digitali (Open Badge);

26.

è favorevole ad una più rapida realizzazione di uno spazio europeo dell’istruzione, affinché siano garantite a tutti un’istruzione di qualità e la possibilità di avvalersi di un mercato del lavoro esteso all’intero mercato interno europeo. L’UE dovrebbe intensificare la cooperazione tra i sistemi d’istruzione e tra i diversi programmi di studio e rafforzare ulteriormente la cooperazione nel quadro del processo di Bologna. Nell’ambito di una efficace attuazione del Green Deal europeo, anche il programma Erasmus+ necessiterà di una svolta in senso ecologico nel periodo successivo alla pandemia;

27.

rileva che nell’ambito del piano d’azione per l’istruzione digitale occorre impegnarsi a rafforzare il pensiero critico e l’alfabetizzazione mediatica sia degli adulti che dei bambini e dei giovani, affinché non siano sopraffatti dalla dilagante diffusione di notizie false e siano in grado di comprendere l’importanza degli algoritmi e del processo decisionale automatizzato nella vita quotidiana. Bisogna definire criteri di qualità uniformi per l’apprendimento a distanza. Le piattaforme di apprendimento per l’attività didattica che le amministrazioni locali commissionano per le loro esigenze dovrebbero, in linea di principio, essere prodotte nell’ambito di una licenza software che autorizzi il committente a sviluppare e distribuire il prodotto in base alle sue esigenze. Ciò incoraggerà l’efficace creazione di ecosistemi europei dell’istruzione digitale, e le compensazioni versate nel quadro dei progetti andranno prevalentemente a soggetti regionali e locali e non al di fuori dell’UE;

28.

ritiene importante migliorare la competitività dell’Europa promuovendo la diversità delle forme d’impresa. Il CdR sostiene pertanto il piano d’azione proposto dalla Commissione per l’economia sociale, che dovrebbe mirare a creare fiducia dopo la crisi attraverso il coinvolgimento dei cittadini, ad accrescere gli investimenti e le innovazioni sociali e a creare posti di lavoro per i disoccupati di più difficile inserimento. La Commissione europea, gli Stati membri e gli enti regionali e locali dovrebbero integrare la dimensione dell’economia sociale nelle politiche, nei programmi e nelle pratiche fondamentali, affinché le imprese sociali siano ammissibili a tutti i principali programmi di finanziamento dell’Unione e abbiano migliori opportunità di concorrere alle gare di appalti pubblici. Grazie alla titolarità locale, le imprese sociali saranno meno vulnerabili alla delocalizzazione dell’attività di impresa, dal momento che perseguiranno anche altri obiettivi locali, ambientali o riguardanti la società civile;

29.

ritiene importante integrare la promozione della parità tra donne e uomini in tutti i settori di intervento dell’UE, ai fini di transizioni giuste, con particolare attenzione all’inclusione delle donne che si trovano in situazioni di vulnerabilità (vittime di violenza di genere, famiglie monogenitoriali composte da madri con figli ecc.). Anche la crisi del coronavirus ha colpito in modi differenti le donne e gli uomini, cosa che deve essere tenuta a mente nella risposta post-crisi.

Condizioni di lavoro eque

30.

condivide il giudizio della Commissione secondo cui l’equità delle condizioni di lavoro dipende anche da un forte dialogo sociale in cui i lavoratori e i datori di lavoro possano trovare le soluzioni comuni più adatte alle loro esigenze. La partecipazione dei lavoratori è importante per il mantenimento delle condizioni di lavoro, e bisogna pertanto coinvolgere le parti sociali in tutte le principali iniziative dell’UE, come il Green Deal europeo. È necessario un dialogo nei luoghi di lavoro su come ridurre l’impronta di carbonio modificando le modalità di lavoro e le pratiche quotidiane;

31.

segue da vicino i progressi nell’iniziativa della Commissione sul salario minimo europeo per promuovere l’equità salariale e il miglioramento dei salari minimi nei paesi dell’UE a bassa retribuzione. Sottolinea al contempo che qualsiasi iniziativa europea in materia di salario minimo non deve basarsi su un modello uguale per tutti, anche se occorre garantire i livelli salariali basati su contratti collettivi nei paesi in cui vige tale sistema, e rispettare l’autonomia delle parti sociali. Una contrattazione collettiva efficiente e dei contratti collettivi con un’ampia copertura costituiscono lo strumento primario per ottenere l’equità dei salari e delle altre condizioni di lavoro, in quanto i lavoratori e i datori di lavoro conoscono meglio il loro settore e la loro regione;

32.

attende l’imminente proposta della Commissione in materia di misure di trasparenza delle retribuzioni, che costituirà uno strumento importante per colmare il divario retributivo di genere. La parità retributiva va promossa sia nell’elaborazione della legislazione e dei contratti collettivi che mediante misure concrete attuate nei luoghi di lavoro. Nell’UE le donne guadagnano mediamente il 16 % in meno degli uomini, cosa che si traduce in una differenza ancora maggiore nelle loro pensioni. Il CdR considera pertanto importante la strategia della Commissione europea per la parità di genere;

33.

raccomanda di rivedere la strategia per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro e talune direttive, tra l’altro sui temi dello stress psicosociale e dei rischi ergonomici. Il benessere sul luogo di lavoro e un lavoro significativo per i lavoratori costituiscono un vantaggio competitivo anche nel settore pubblico, sotto il profilo della capacità di reclutare personale e della gestione della reputazione del datore di lavoro, e rendono possibile una vita lavorativa più lunga. Occorre concentrarsi in particolare sulla prevenzione degli incidenti mortali sul lavoro, delle malattie professionali — ivi compresi i tumori professionali —, dei disturbi muscoloscheletrici, dello stress da lavoro e delle molestie di qualsiasi tipo per motivi di genere, razza, visione ideologica generale, disabilità o orientamento sessuale, e su risorse adeguate per il controllo. Bisogna prendere in considerazione la prevenzione dei rischi per la salute derivanti dalle nuove tecnologie, dai nuovi modelli di lavoro e dalle crisi sanitarie transfrontaliere. Il CdR chiede misure volte a promuovere la sicurezza sul lavoro anche sotto il profilo del lavoro transfrontaliero, dei posti di lavoro di nuovo tipo e della parità tra donne e uomini. Si deve tener conto dell’impatto dei cambiamenti climatici sulle condizioni di lavoro e sulle misure di protezione per i lavoratori;

34.

fa presente che i nuovi modelli di lavoro, quali la connessione continua, il telelavoro, il lavoro mobile, l’uso di algoritmi per reclutare e gestire il personale, possono aumentare la produttività e la flessibilità della forza lavoro ma, per aumentare il benessere sul luogo di lavoro e prevenire nuovi tipi di fattori di stress, richiedono soluzioni e accordi congiunti tra lavoratori e datori di lavoro in materia di sicurezza sul lavoro. La crescente digitalizzazione dei modelli di lavoro richiede un aggiornamento delle norme europee in materia di condizioni e orario di lavoro, inclusa l’adozione di disposizioni che sanciscano il «diritto a scollegarsi». Sono inoltre necessarie misure di azione positiva a favore delle persone appartenenti a gruppi particolarmente vulnerabili al divario digitale (immigrati, persone in situazioni di povertà ed esclusione sociale, membri di minoranze etniche, anche in relazione al divario digitale causato da fattori di genere, generazionali e territoriali). Accanto allo sviluppo dei prodotti basati sulla tecnologia, occorre concentrarsi sullo sviluppo di processi, servizi e prodotti incentrati sulle persone, nella cui progettazione vengano coinvolti gli utenti finali dei sistemi sul luogo di lavoro. È necessario concordare principi per l’uso etico dell’intelligenza artificiale sul lavoro e organizzare corsi di riqualificazione nei luoghi di lavoro le cui attività vengono adeguate o affidate all’intelligenza artificiale. Al riguardo, il CdR accoglie con favore l’impegno comune assunto da importanti parti sociali intersettoriali europee — BusinessEurope, SMEunited (Organizzazione europea dell’artigianato e delle PMI), CEEP (Centro europeo dei datori di lavoro e delle imprese o organizzazioni che offrono servizi di interesse generale) e CES/ETUC — a ottimizzare i benefici e ad affrontare le sfide della digitalizzazione nel mondo del lavoro attraverso un accordo quadro autonomo sulla digitalizzazione (1);

35.

ribadisce che è necessario un quadro a vasto raggio per garantire la protezione sociale e i diritti sociali di tutti i lavoratori (dalla tutela della salute e della sicurezza all’apprendimento permanente), al fine di creare condizioni di parità per l’economia delle piattaforme e l’economia offline «tradizionale» (2). Il CdR chiede l’adozione di misure volte a promuovere il dialogo sociale, anche per quanto riguarda gli aspetti transfrontalieri delle attività delle piattaforme;

36.

ritiene che la responsabilità in materia di conciliazione tra attività professionale e vita familiare debba continuare a ricadere sulle parti sociali. Le misure in questo campo, quali il congedo familiare e i programmi di assistenza nell’accudimento dei bambini per le famiglie monogenitoriali, possono contribuire ad aumentare il tasso di occupazione delle donne e al tempo stesso il tasso di natalità, nonché a innalzare il livello di sicurezza, salute e benessere e a migliorare l’accesso delle donne al mercato del lavoro in condizioni di pari opportunità.

Protezione sociale e inclusione

37.

mette in rilievo l’importanza per gli Stati membri del nuovo strumento di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza (SURE). L’esperienza acquisita con tale strumento dal livello nazionale a quello locale dovrà essere sfruttata quando la Commissione elaborerà la proposta di un regime europeo di riassicurazione dell’indennità di disoccupazione, che ridurrebbe l’impatto della disoccupazione sulle finanze pubbliche degli Stati membri. Ritiene che gli enti locali e regionali debbano svolgere un ruolo cruciale ai fini dell’attuazione dell’iniziativa;

38.

accoglie con grande favore il fatto che uno dei principali obiettivi sia quello di promuovere e sostenere il benessere dei minori fino all’età adulta. La garanzia per l’infanzia deve assicurare ai minori l’accesso ai servizi di base, all’assistenza sanitaria, all’istruzione per la prima infanzia e alla scuola fino al raggiungimento della maggiore età e deve assicurare loro un alloggio e un’alimentazione dignitosi. La garanzia per l’infanzia deve salvaguardare segnatamente i diritti dei minori più vulnerabili. Merita particolare sostegno la proposta di utilizzare almeno il 5 % del totale delle spese del FSE+ per aiutare i minori a uscire dalla povertà. Salvaguardare i diritti dei minori e investire nei minori non è solo un obbligo morale, ma anche l’investimento più importante in un futuro sostenibile;

39.

è convinto che l’Unione europea sia in grado di esercitare un impatto positivo sulle condizioni lavorative e ambientali nei paesi terzi, in primo luogo mediante la conclusione di accordi commerciali ambiziosi riguardo a questi aspetti. In tale contesto, appoggia l’idea di incaricare il nuovo responsabile UE dell’esecuzione degli accordi commerciali di far rispettare le norme in materia di lavoro e ambiente negli accordi commerciali. Detto responsabile dovrebbe pertanto consultarsi periodicamente con i sindacati e i datori di lavoro in merito alle violazioni dei diritti dei lavoratori;

40.

condivide il giudizio della Commissione secondo cui bisogna continuare a combattere attivamente la povertà, e in particolare sostenere la ricerca di un lavoro, servizi sanitari di qualità e a prezzi accessibili, l’accesso all’istruzione e alla formazione, l’alloggio e il soddisfacimento delle esigenze di base. Anche l’indebitamento può portare a una situazione persistente di povertà e di esclusione. Occorre pertanto disciplinare più rigorosamente, ad esempio, la commercializzazione di crediti al consumo a breve termine e ad alto rischio e le clausole abusive in questo campo. Si devono inoltre introdurre nell’uso le buone pratiche degli Stati membri, ad esempio in materia di prestiti sociali. Una questione particolare è la prevenzione della povertà lavorativa, su cui si può incidere attraverso un salario adeguato e altre condizioni di lavoro, e attraverso il controllo dell’aumento del costo della vita, e in particolare dell’alloggio, nelle città e nei centri in crescita. I regimi di reddito nazionali e i relativi servizi di sostegno sono l’ultima risorsa per garantire una vita dignitosa alle persone inattive. Riveste particolare importanza il fatto che la Commissione metta in risalto anche le nuove sfide in materia di ridistribuzione del reddito derivanti dalla transizione verso un’economia neutra in termini di emissioni di carbonio. Il CdR è favorevole a una riflessione sulle cause della povertà e sulle politiche in materia e incoraggia misure efficaci e una strategia per ridurre in modo significativo la povertà;

41.

riconosce che l’invecchiamento della popolazione comporta sia sfide per la sostenibilità dei sistemi che opportunità per nuove attività economiche. Gli anziani possono contribuire significativamente alla crescita economica, come consumatori indipendenti e attivi di servizi e come soggetti sociali. Ai fini del prolungamento della vita lavorativa è importante utilizzare le conoscenze dei lavoratori più anziani e anche rafforzare le loro competenze professionali. L’invecchiamento in buona salute deve essere sostenuto da azioni di promozione della salute, di prevenzione delle malattie e di lotta contro la solitudine non desiderata; per garantire che l’aumento della durata della vita comporti anche un prolungamento della vita lavorativa occorre altresì accrescere il benessere, la salute e la resilienza sul lavoro. Garantire l’accesso a un’assistenza a lungo termine di qualità e a prezzi accessibili è essenziale per poter sostenere un’esistenza dignitosa in età avanzata. Per ritardare la necessità di assistenza a lungo termine e abbreviare il periodo in cui quest’ultima è necessaria, occorre rafforzare la capacità di azione dei cittadini più anziani e predisporre servizi di prevenzione, oltre a misure per un invecchiamento attivo. Occorre affrontare il problema della povertà tra i pensionati, e il modo migliore per conseguire tale obiettivo è provvedere a un livello adeguato di pensioni, garantendo il diritto di ciascuno a disporre in vecchiaia di risorse che consentano una vita dignitosa, tenendo conto anche del notevole divario pensionistico di genere. È importante che la Commissione presenti una relazione sull’impatto del cambiamento demografico e un Libro verde sull’invecchiamento;

42.

considera importante la disponibilità di un’assistenza sanitaria a prezzi accessibili. Investire in misure preventive e in un’assistenza sanitaria tempestiva consentirà di frenare l’aumento della spesa sanitaria. Lo sviluppo dei servizi digitali, così come i modelli di servizi sanitari e sociali nuovi e integrati, consentiranno anche un’attività efficiente in termini di costi e incentrata sui pazienti/clienti. Un settore in cui i servizi sociali e quelli sanitari intervengono in combinazione è, ad esempio, quello della salute mentale, nel cui ambito un servizio erogato quanto prima possibile previene in generale l’aggravarsi dei problemi e l’aumento dei costi. Merita sostegno la proposta della Commissione su un piano europeo di lotta contro il cancro. Va anche tenuto presente che l’antibioticoresistenza rappresenta una grave minaccia transfrontaliera per la salute. L’UE deve pertanto continuare ad agire attivamente per ridurre tale problema negli Stati membri;

43.

sottolinea che la biodiversità e l’ambiente dovrebbero essere sostenuti e tutelati, in quanto hanno un impatto particolare sullo sviluppo locale in aree le cui economie dipendono maggiormente dalle attività agricole, dal valore e dalle risorse del contesto bioculturale e dalla biodiversità. Ciò è molto importante dal punto di vista sociale, in quanto ha un impatto diretto sul tenore di vita, sull’occupazione, sulla migrazione e sul livello di istruzione e di formazione professionale, e le opportunità per i giovani in questi settori;

44.

sottolinea che la promozione del benessere va di pari passo con il rafforzamento dell’identità locale e regionale dei comuni, con la responsabilizzazione dei singoli e delle comunità e con la promozione dell’inclusione attiva. Affinché le transizioni siano veramente giuste, i cittadini dovrebbero avere pari opportunità di partecipare alle decisioni che li riguardano e di influenzarle.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  https://www.businesseurope.eu/sites/buseur/files/media/reports_and_studies/2020-06-22_agreement_on_digitalisation_-_with_signatures.pdf.

(2)  Parere del CdR sul tema Il lavoro su piattaforma digitale — questioni regolamentari a livello locale e regionale (COR-2019-02655).


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/49


Parere del Comitato europeo delle regioni — Gli enti locali e regionali nel dialogo permanente con i cittadini

(2020/C 440/09)

Relatore:

Declan McDONNEL (IE/AE), membro del consiglio comunale di Galway

Testo di riferimento:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — L’Europa a maggio 2019: allestire un’Unione più unita, più forte e più democratica in un mondo sempre più incerto. Contributo della Commissione europea alla riunione informale dei leader dell’UE a 27 del 9 maggio 2019 a Sibiu (Romania)

COM(2019) 218 final

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Premessa

1.

ribadisce l’importanza di comprendere e comunicare le percezioni e le aspettative dei cittadini e dei rappresentanti locali e regionali in merito all’Unione europea, di ancorare a livello locale le politiche dell’UE per apportare cambiamenti concreti nella vita dei cittadini e di costruire la nostra unione a partire dal basso, come affermato nel suo parere sul tema Riflettere sull’Europa: la voce degli enti locali e regionali per ripristinare la fiducia nell’Unione europea (1); è convinto che la strada da seguire per ridare slancio alla democrazia nell’UE debba fondarsi sull’impegno sul territorio, al di là delle iniziative attuali;

2.

ritiene che i canali di comunicazione e gli strumenti di partecipazione dal basso integrino e rafforzino la democrazia rappresentativa, oltre a promuovere la sussidiarietà attiva, dando ai cittadini più voce in capitolo al di là delle elezioni e tra un’elezione e l’altra. È convinto che una partecipazione trasparente, seria e pertinente dei cittadini richieda responsabilizzazione e quindi coinvolgimento concreto nei processi decisionali, e ritiene che a tal fine la comunicazione meramente formale non sia sufficiente. La partecipazione effettiva accresce la legittimità e l’efficacia della democrazia rappresentativa 1) migliorando la comunicazione per evitare i conflitti, 2) favorendo la creazione di consenso e, soprattutto, 3) rafforzando il potere delle decisioni adottate e chiarendo la logica alla base di tali decisioni;

3.

condivide il giudizio espresso nel contributo della Commissione europea alla riunione informale dei leader dell’UE 27 a Sibiu (2), in particolare le riflessioni sulle sfide in materia di comunicazione, quali la frammentazione e la disinformazione; è consapevole che la comunicazione costituisce un prerequisito che consente ai cittadini di compiere scelte informate e di partecipare pienamente alla democrazia dell’UE;

4.

sottolinea che le istituzioni europee devono impegnarsi a lavorare più a stretto contatto con i cittadini e a cooperare con essi per migliorare la comprensione del processo di definizione delle politiche europee, accrescere l’efficienza e l’efficacia di tale processo ed evitare le scorciatoie proposte dal populismo, che finiscono inevitabilmente per pregiudicare il corretto funzionamento della democrazia;

5.

dichiara il suo impegno a instaurare dei canali di comunicazione bidirezionali tra le istituzioni dell’UE e i cittadini europei, canali che si concentrino sui problemi quotidiani di questi ultimi e che promuovano il coinvolgimento dei cittadini nella definizione delle politiche europee. La pandemia di COVID-19 ha dimostrato anche la necessità di disporre di un canale di comunicazione che possa rimanere operativo malgrado e soprattutto durante la crisi;

6.

riconosce che la pandemia di COVID-19 ha favorito l’utilizzo dei media digitali e dei sistemi di conferenza online, e rileva le opportunità che la digitalizzazione offre per la partecipazione dei cittadini in tempi di crisi; in questi mesi, la partecipazione civica si è spostata verso i forum e le conferenze online; tali modalità hanno contribuito a coinvolgere i cittadini nei processi decisionali in maniera più rapida, più ampia e più inclusiva;

7.

si compiace della prevista Conferenza sul futuro dell’Europa e sostiene l’invito del Parlamento europeo, espresso nella sua risoluzione del 18 giugno 2020, a includere nel mandato della Conferenza un impegno a favore di un seguito significativo e di una partecipazione diretta significativa dei cittadini, nonché la sua posizione secondo cui «la partecipazione diretta dei cittadini, delle organizzazioni della società civile, delle parti sociali e dei rappresentanti eletti deve rimanere una priorità della conferenza»;

8.

sottolinea che la Conferenza non dovrebbe costituire un processo una tantum dalla durata determinata bensì un’opportunità per ripensare e riformare il modo in cui l’UE funziona e viene percepita dai suoi cittadini; propone pertanto un meccanismo per un dialogo permanente con i cittadini che potrebbe essere messo alla prova durante la Conferenza, ma auspicherebbe di introdurre un meccanismo strutturale a lungo termine per la partecipazione dei cittadini al processo decisionale dell’UE, guidato dagli enti locali e regionali in quanto rappresentano il livello di governo più vicino ai cittadini, e che includa un chiaro meccanismo di feedback;

9.

ribadisce l’invito rivolto alla Commissione nella Risoluzione sulle proposte del Comitato europeo delle regioni in vista del programma di lavoro della Commissione europea per il 2021 (3) a «cooperare con il CdR allo sviluppo di un modello pilota per un dialogo permanente e strutturato con i cittadini per il tramite degli enti locali e regionali, instaurando un processo bilaterale di comunicazione tra i cittadini e le istituzioni europee che possa in seguito, a più lungo termine, tornare utile per migliorare il processo decisionale dell’UE»;

10.

ribadisce che in tutte le consultazioni pubbliche collegate al dialogo con i cittadini deve essere garantito il massimo pluralismo; sottolinea che ciò significa che tutti i programmi, gli elenchi degli oratori, le tavole rotonde, le pubblicazioni, i documenti ecc. devono essere equilibrati e garantire la presentazione di un’ampia varietà di punti di vista diversi, per rispecchiare la diversità di opinioni in Europa e stimolare un dibattito approfondito. Pone l’accento sul fatto che, per tutte queste consultazioni, la selezione dei partecipanti deve avvenire in modo assolutamente indipendente e senza alcuna interferenza politica;

Gli enti locali e regionali come ponte tra i cittadini e le istituzioni dell’UE

11.

condivide la preoccupazione che le istituzioni europee appaiano fisicamente e, ancor più, culturalmente distanti dalla vita quotidiana dei cittadini europei; invita le istituzioni rappresentative come le amministrazioni regionali e locali, in particolare quelle che non sono coinvolte nei meccanismi di partecipazione dei cittadini, a svolgere un ruolo attivo nella creazione di canali di comunicazione efficienti e significativi con i cittadini, che permettano di elaborare e attuare politiche dell’UE orientate alla domanda; sottolinea, tuttavia, che questo deve avvenire nel rispetto dei tempi dei cittadini e adottando un approccio orientato ai risultati;

12.

invita gli enti locali e regionali di tutta l’UE a svolgere un ruolo centrale nella formazione dei cittadini rispetto all’UE, per incoraggiarli a svolgere un ruolo nella democrazia partecipativa. Si riconosce che i cittadini possono impegnarsi solo se si ricorre a metodi innovativi e se sono pienamente informati delle implicazioni degli sviluppi politici e/o delle decisioni di finanziamento per la loro zona locale. Si incoraggiano l’utilizzo delle tecnologie digitali e dei media sociali e la collaborazione con le organizzazioni di volontariato; richiama l’attenzione su approcci positivi di reclutamento, come ad esempio la selezione di cittadini scelti a caso, effettuata per telefono, attingendo dai registri della popolazione o con il sistema porta a porta, in modo da raggiungere uno spaccato molto più ampio della popolazione.

CitizEN Network (Citizen ENgagement in the EU Network) — La rete di partecipazione dei cittadini all’UE — Un ecosistema per la partecipazione civica

13.

propone di istituire una rete paneuropea basata sulla partecipazione volontaria — la rete CitizEN — che funga da risorsa centrale per le strategie, le metodologie e gli strumenti e che comunichi direttamente e indirettamente, attraverso le iniziative esistenti, con i cittadini di tutta l’UE sulle questioni europee e il loro impatto sulle persone;

14.

riconosce, tuttavia, l’esistenza di numerosi meccanismi deliberativi e partecipativi che operano nella maggior parte degli Stati membri e delle regioni e suggerisce pertanto che la rete dei cittadini prenda conoscenza delle buone pratiche che già esistono e si basi su di esse. La rete agevolerebbe pertanto il dialogo interregionale e la coerenza tra le istituzioni al fine di garantire un approccio coerente, rispettando nel contempo la diversità degli approcci nelle diverse realtà politiche e sociali;

15.

invita la rete a integrare le organizzazioni che ne fanno parte a livello regionale (principalmente NUTS2, ma anche NUTS1 o NUTS3, in base alle organizzazioni nazionali) e delle città che già gestiscono l’impegno dei cittadini, nonché le organizzazioni di volontariato attive a livello locale e regionale, che abbracciano un’ampia gamma di interessi;

16.

auspica che la rete persegua tre obiettivi: 1) rafforzare l’interazione tra le istituzioni europee e i cittadini, attraverso metodi diretti di partecipazione a livello locale e regionale, 2) offrire esempi di metodi di partecipazione che possono essere utilizzati sia formalmente che informalmente, e 3) fungere da repertorio di informazioni e condivisione delle migliori pratiche delle iniziative di partecipazione nazionali, regionali e locali di tutta l’Unione europea;

17.

si dichiara disponibile a elaborare una serie di principi comuni per la rete che non siano vincolanti ma fungano da orientamenti per le buone pratiche, per la costruzione di un approccio comune (pur riconoscendo i diversi metodi) e per stabilire una serie di norme minime per le organizzazioni partecipanti;

18.

suggerisce che la rete sia organizzata in gruppi di lavoro tematici, che saranno costituiti dalle organizzazioni aderenti, sulla base di una serie di temi generali (quali il bilancio partecipativo, la cittadinanza digitale, l’inclusività nella partecipazione dei cittadini) e di questioni tematiche quali i cambiamenti climatici, la coesione sociale, l’ambiente, lo sport, la cultura, la gioventù, l’istruzione, le organizzazioni urbane e rurali e le arti;

19.

propone che la rete individui, coordini e attui una strategia comune di formazione sulla partecipazione civica. Gli enti locali e regionali, nonché gli organismi pubblici e privati, sarebbero incoraggiati a partecipare a iniziative di formazione, per consentire ai funzionari pubblici e ai leader locali di impegnarsi pienamente con i cittadini e contribuire a valorizzare l’enorme potenziale della partecipazione civica. Sarà inoltre importante collaborare con le scuole e gli istituti di istruzione per garantire che la cittadinanza europea attiva diventi parte integrante del programma di studio in tutta l’UE;

20.

è disposto ad assumere il ruolo di guida, in collaborazione con tutte le altre istituzioni europee, nella progettazione, nell’attuazione e nella governance della rete, adoperandosi per promuovere una metodologia di lavoro comune e un insieme coerente di strumenti di partecipazione (processi deliberativi, iniziative dei cittadini, bilanci partecipativi, processi di crowdsourcing del settore pubblico, «mini-pubblici» — panel consultivi di cittadini rappresentativi dell’intera popolazione — ecc.), tra cui una piattaforma digitale condivisa che possa essere utilizzata per gestire gli esempi di migliori pratiche che saranno raccolti da diversi Stati membri;

21.

chiede che siano messe a disposizione risorse per il funzionamento della rete per un periodo di tempo limitato, mentre la rete cerca di ottenere finanziamenti permanenti o assistenza tecnica nel quadro dei programmi di finanziamento dell’UE;

22.

auspica che la rete promuova e accresca la visibilità delle pratiche in materia di partecipazione civica delle regioni che vi aderiscono, il che dovrebbe, a sua volta, garantire livelli più elevati di partecipazione attiva;

23.

suggerisce che la rete potrebbe aiutare le organizzazioni a rafforzare la fiducia dei cittadini affinché ricevano un feedback circa l’impatto del loro lavoro sulla definizione delle politiche dell’UE; propone pertanto che il CdR funga da intermediario tra la rete, i suoi membri e le istituzioni dell’UE, svolgendo la funzione di canale bidirezionale;

24.

propone che la rete sia lanciata durante la Conferenza sul futuro dell’Europa, affinché diventi un’infrastruttura stabile e permanente in grado di portare avanti il seguito dei lavori della Conferenza e di garantire che i cittadini siano adeguatamente informati e possano partecipare alle relative fasi di monitoraggio, valutazione e riesame.

Un ecosistema per la partecipazione civica

25.

ritiene che tutte le organizzazioni che aderiscono alla rete, come pure gli enti locali e regionali, dovrebbero adoperarsi per: interagire con i cittadini secondo modalità non formali e informali, nel quadro di spazi e pratiche di partecipazione non convenzionali (come, ad esempio, i circoli sportivi); mettere a punto sistemi di partecipazione che consentano di «essere presenti lì dove i cittadini si riuniscono», piuttosto che «chiedere loro di venire» e che adattino la partecipazione informale a un processo ufficiale di definizione delle politiche; elaborare strategie per permettere alle istituzioni di partecipare a contesti informali senza snaturarli o comprometterne il funzionamento. Tali sistemi e strategie devono contribuire a una gamma nuova di strumenti di partecipazione, che vanno dall’ascolto attivo sui social media ai metodi di innovazione sociale, fino ai laboratori viventi per la sperimentazione democratica. Questo aspetto è particolarmente importante per i cittadini sottorappresentati nelle istituzioni democratiche (minoranze etniche, persone con disabilità, giovani, anziani);

26.

auspica, quindi, che questo ecosistema di metodi per la partecipazione svolga un lavoro costante di integrazione dei canali di comunicazione e di rappresentanza istituzionali e ufficiali delle istituzioni democratiche europee. Tale ecosistema non sarebbe inteso a sostituire la democrazia rappresentativa, ma piuttosto ad arricchirla attraverso i suoi strumenti e mezzi di democrazia deliberativa e, in taluni casi, di democrazia diretta;

27.

sottolinea che i cittadini stanno passando a nuovi formati di impegno politico — quello della tecnopolitica — che sono stati introdotti dalle tecnologie digitali e dai dati aperti, il che consente la partecipazione in spazi informali e al di fuori dei consueti contesti formalizzati. Questo nuovo strumento di partecipazione dovrebbe essere adottato dalle istituzioni politiche per incoraggiare un ecosistema di partecipazione;

28.

ritiene che l’utilizzo delle piattaforme online sia fondamentale per la gestione degli strumenti di partecipazione, per consentire ai partecipanti di tutta l’Unione di prendere parte a dibattiti a prescindere dall’origine sociale e per assicurare la tracciabilità e la rendicontabilità delle proposte in maniera facile e accessibile. Le tecnologie digitali dovrebbero essere complementari ai metodi di partecipazione faccia a faccia e andrebbero impiegate per incoraggiare la partecipazione tra cittadini che non si sentono rappresentati dalle organizzazioni della società civile o tra cittadini che di norma non partecipano tramite gli strumenti partecipativi tradizionali;

29.

reputa che questo ecosistema di partecipazione debba godere di un chiaro sostegno da parte delle amministrazioni pubbliche a tutti i livelli e debba anche essere sufficientemente flessibile da promuovere modalità nuove e innovative di partecipazione civica, rendendo possibile il ricorso a strumenti tecnologici digitali che consentano un dialogo multilingue con i cittadini;

30.

auspica una solidarietà transnazionale nel cui ambito le regioni più avanzate nel campo della partecipazione civica aiutino quelle meno avanzate in questo settore a partecipare a un ecosistema su scala europea, contribuendo con conoscenze e iniziative; si aspetta inoltre che un ecosistema dell’Unione rispetti l’autonomia degli Stati membri, delle regioni e delle città e sia, nel contempo, sufficientemente flessibile da potersi adattare alle esigenze e alle priorità culturali, sociali e politiche;

I dialoghi dei cittadini durante la Conferenza sul futuro dell’Europa

31.

chiede che le strategie di informazione, comunicazione e partecipazione tra le istituzioni europee e i cittadini nel corso della Conferenza siano gestite mediante gli appropriati organi rappresentativi a livello locale e regionale, in collaborazione con le organizzazioni della società civile;

32.

incoraggia gli enti regionali e locali a gestire, durante la Conferenza, processi partecipativi ai loro rispettivi livelli, utilizzando una combinazione di processi deliberativi aperti. Le proposte e i risultati dei processi deliberativi possono quindi essere sintetizzati e integrati nel contributo del CdR alla Conferenza, nonché aiutare a creare il repertorio delle conoscenze e delle esperienze della rete in materia di comunicazione con i cittadini;

33.

sostiene l’impegno civico transnazionale nell’ambito della Conferenza sul futuro dell’Europa, dal momento che il dibattito deve avere una dimensione transfrontaliera e paneuropea; esso richiede, da parte di un forum di cittadini di tutta Europa, un impegno transnazionale ad affrontare problemi comuni;

Verso un nuovo approccio al processo di definizione delle politiche e di adozione delle decisioni

34.

è in effetti convinto che, aumentando la partecipazione dei cittadini e sfruttandone il potenziale come partecipanti attivi al processo di definizione delle politiche, l’amministrazione aperta sia una delle soluzioni per rispondere a una crisi delle istituzioni democratiche;

35.

ritiene che la trasparenza e i dati aperti siano imprescindibili per la fiducia. Le amministrazioni dovrebbero rafforzare il legame tra le politiche di partecipazione, le strategie di trasparenza e i dati aperti, e adoperarsi per migliorare l’apertura di tutte le risorse e di tutti i beni pubblici per la definizione delle politiche e l’adozione delle decisioni: dati, informazioni, metodologie, risorse formative e piattaforme tecnologiche;

36.

auspica la creazione, a livello UE, di una serie di criteri per un’amministrazione aperta che siano consoni a tutti gli altri livelli di governo;

37.

sottolinea che gli enti locali e regionali sono le uniche istanze che conoscono meglio le esigenze e le sfide dei cittadini a livello locale e sono responsabili dell’attuazione delle politiche dell’UE a livello locale e regionale. È pertanto necessario che i regolamenti dell’UE prevedano l’obbligo per gli Stati membri non solo di consultare e coinvolgere gli enti locali e regionali nel processo decisionale relativo alla legislazione dell’UE e a quella nazionale, ma anche di delegare la gestione dei fondi e degli strumenti finanziari, sulla base del principio di sussidiarietà. Ciò può garantire che le decisioni prese più vicino ai cittadini consentano a questi ultimi di comprendere meglio l’UE. In conclusione, questo consentirebbe un nuovo approccio al processo di definizione delle politiche e adozione delle decisioni, che sia maggiormente aperto e partecipativo, guidato dagli enti locali e regionali e in un dialogo più permanente con i cittadini: in breve, una nuova cultura politica e democratica comune europea.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  CoR 2018/C 461/02 (GU C 461 del 21.12.2018, pag. 5).

(2)  COM(2019) 218 final.

(3)  RESOL-VII/007 (GU C 324 dell’1.10.2020, pag. 16).


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/54


Parere del Comitato europeo delle regioni sul tema «Il ruolo della politica di coesione dell’UE in relazione alle trasformazioni economiche intelligenti e innovative nelle regioni sullo sfondo della crisi della Covid-19»

(2020/C 440/10)

Relatore:

Michiel RIJSBERMAN (NL/RE) — Assessore provinciale del Flevoland

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Introduzione

1.

Apprezza l’invito rivoltogli dalla presidenza tedesca a formulare un parere sul ruolo della politica di coesione in relazione alle trasformazioni economiche intelligenti e innovative nelle regioni sullo sfondo della crisi della Covid-19;

2.

Prende atto della priorità della presidenza tedesca di voler rendere l’Europa più forte e più innovativa e della sua affermazione secondo cui i fondi strutturali dell’UE sono elementi fondamentali per ammortizzare le ripercussioni economiche e sociali della pandemia di Covid-19 e per stimolare la ripresa economica nelle regioni.

Il ruolo fondamentale delle regioni nella lotta alla crisi economica post-pandemia

3.

Fa presente che a seguito della pandemia di coronavirus, tutte le regioni europee hanno adottato misure vaste, preventive e di risposta economica. Tali iniziative hanno prevalentemente interessato la sanità, i servizi sociali, i trasporti pubblici, i sistemi di istruzione e il capitale d’esercizio delle PMI. Tuttavia, procedendo in direzione di politiche a più lungo termine, diventa più importante ampliare il campo dell’innovazione e applicare soluzioni innovative. Per una transizione verso un’Europa più sostenibile, digitale e resiliente sono necessari concetti innovativi e questi sono tutti aspetti a cui la politica di coesione può dare il proprio contributo;

4.

Sottolinea che le regioni dispongono di importanti competenze in materia di politica economica e di sostegno alle imprese, in particolare per quanto riguarda il sostegno all’innovazione e alla ricerca applicata. Le regioni possono contribuire alle trasformazioni economiche grazie al loro ruolo nella promozione delle attività di ricerca e sviluppo e delle tecnologie fondamentali, nello sfruttamento delle reti e dei cluster, nel sostegno al cambiamento del modello imprenditoriale o nel potenziamento delle nuove tecnologie. Inoltre, in quanto «clienti di riferimento», le città e le regioni possono accelerare una transizione sostenibile, attraverso lo scambio delle loro esperienze;

5.

Ritiene che, per far fronte agli effetti della pandemia di coronavirus sulle imprese e sull’occupazione, sia necessario utilizzare, nella misura del possibile, le strutture e le organizzazioni ordinarie. Le regioni svolgono un ruolo fondamentale nella trasmissione delle informazioni sulle disparità regionali e infraregionali e sul modo in cui queste disparità incidono sul quadro dei loro bisogni. Queste informazioni possono essere determinanti per permettere ai pacchetti di aiuti nazionali e alle iniziative dell’UE di arrivare alle attività economiche nelle diverse regioni;

6.

Ribadisce che gli enti locali e regionali si trovano nella posizione migliore per valutare le necessità di investimento a livello territoriale e dovrebbero essere pienamente coinvolti nelle decisioni riguardanti la (ri)programmazione degli investimenti nell’ambito di REACT-EU, l’attuazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza e l’attuazione delle strategie europee per le PMI e l’industria;

7.

Chiede che si tenga maggiormente conto del ruolo centrale delle regioni in questo contesto. Alla luce degli effetti della crisi, si tratta di rafforzare la capacità delle regioni di coordinare, avviare e attuare misure straordinarie a breve e medio termine che permettano una ripresa sostenibile negli Stati membri, in funzione dei bisogni e delle specificità di ciascuna regione. Attraverso l’analisi, il monitoraggio e la valutazione, le regioni possono prendere decisioni informate sui progetti di sviluppo in grado di contribuire a una ripresa sostenibile. Uno dei compiti principali delle regioni dovrebbe consistere nel raccogliere dati importanti a livello regionale e diffonderli a livello nazionale;

8.

Prevede che la cooperazione all’interno dei partenariati regionali nell’ambito della piattaforma di specializzazione intelligente svolgerà un ruolo di primo piano nella ripresa economica. La cooperazione interregionale nel campo della ricerca e dell’innovazione sarà un elemento chiave per la ripresa e per una transizione verde e digitale che non lasci indietro nessun territorio e nessun cittadino;

9.

Esprime preoccupazione in merito alla perdita di capacità di trasformazioni economiche intelligenti e innovative a livello regionale nella fase post-pandemica, non soltanto a causa della perdita di risorse a seguito della crisi della Covid-19, ma anche come conseguenza di un decennio di austerità. Per invertire questa tendenza, è necessario trasferire maggiori risorse ai livelli locale e regionale. Al contempo occorrerà rafforzare l’efficienza regionale, chiedendo alle regioni di introdurre innovazioni a tutti i livelli e di essere aperte all’apprendimento e alla condivisione delle conoscenze;

10.

Si compiace del sostegno finanziario europeo alle città e alle regioni (tramite REACT-EU), per aiutare i settori più duramente colpiti dalla crisi della Covid-19 ad orientarsi verso modelli imprenditoriali sostenibili sia a breve che a medio termine;

11.

Riconosce che la contrazione di alcuni settori e il cambiamento delle abitudini lavorative possono rendere necessari la revisione e l’adeguamento dei piani territoriali urbani, in modo da tenere conto del minor fabbisogno di uffici e negozi nel centro delle città, contestualmente a una riorganizzazione del trasporto pubblico (modi, frequenza e finanziamenti). Nelle città ciò comporterà una maggiore attenzione agli spostamenti a piedi e in bicicletta. Accoglie con favore, a tale proposito, il traguardo sempre più ambizioso che si sono poste numerose amministrazioni comunali, le quali intendono ridurre considerevolmente il traffico automobilistico adattando le norme di circolazione e la progettazione delle strade in modo da favorire i pedoni e ciclisti;

12.

Sottolinea la necessità di dare un ruolo di maggiore rilievo al Fondo sociale europeo quale strumento essenziale per gli investimenti sociali. Le persone sono al centro di qualsiasi politica di investimento e costituiscono un elemento essenziale della ripresa economica.

La politica di coesione quale strumento fondamentale per le trasformazioni economiche intelligenti e innovative nelle regioni

13.

Sottolinea che la politica di coesione è il maggiore meccanismo di finanziamento dell’UE per gli investimenti in tutte le regioni, con una particolare attenzione all’innovazione quale motore della crescita. La sua attuazione favorisce un impiego più efficiente dei fondi pubblici tramite il miglioramento della capacità amministrativa e istituzionale;

14.

Valuta positivamente il fatto che le istituzioni europee abbiano reagito prontamente all’emergenza e messo a disposizione una quantità di risorse senza precedenti per far fronte alla pandemia di Covid-19, associando misure finanziate dalla politica di coesione nell’ambito del consueto quadro finanziario pluriennale (QFP), per offrire una prospettiva a lungo termine, a uno specifico sforzo per la ripresa nell’ambito dello strumento Next Generation EU, per far fronte agli effetti a breve termine della crisi;

15.

Raccomanda vivamente di far sì che il carattere temporaneo di alcune delle misure di rafforzamento della politica di coesione proposte, segnatamente per quanto riguarda l’assenza di concentrazione tematica, non comprometta gli obiettivi di tale politica né il relativo sistema di gestione concorrente basato su principi concordati. In tempi di crisi occorre flessibilità, ma una flessibilità eccessiva può minacciare l’esistenza della politica di coesione nel lungo periodo;

16.

Apprezza il fatto che si sia evitato di realizzare tagli globali alla politica di coesione, dato che quest’ultima rappresenta il principale strumento finanziario dell’Europa per uscire dalla crisi economica. Ritiene tuttavia inaccettabile che il bilancio a lungo termine dell’Unione subisca tagli fino a un abbassamento finora mai registrato dei massimali, vista la proposta di un importo complessivo di impegni pari a 1 074,3 miliardi di EUR;

17.

Sottolinea che i fondi strutturali assumeranno un’importanza ancora maggiore per gli investimenti futuri a favore di un’Unione equa sul piano sociale, più verde, più competitiva, digitale e inclusiva, visti i tagli ad altri programmi dell’UE, come Horizon, InvestEU, LIFE ed Erasmus+;

18.

Constata con soddisfazione che REACT-EU combina due obiettivi all’interno di un nuovo obiettivo tematico: la ripresa dalla crisi, da un lato, e la preparazione a un’economia verde, digitale e resiliente, dall’altro. In tal modo, REACT-EU presenta un valore aggiunto intervenendo come misura transitoria tra periodi di programmazione. Può anche accelerare i tanto necessari investimenti pubblici a favore della transizione verde e digitale;

19.

Raccomanda, pertanto, una concentrazione tematica minima in relazione agli obiettivi di REACT-EU per un’economia verde, digitale e resiliente, per far sì che non tutti i fondi siano spesi esclusivamente per il superamento della crisi e la spesa rimanga allineata con l’obiettivo generale dell’UE di conseguimento della neutralità climatica entro il 2050. Ciò contribuirà anche ad accelerare la transizione dagli interventi di emergenza agli investimenti del nuovo periodo di programmazione. È importante assicurarsi della fondatezza degli investimenti nell’ambito di questa strategia europea, onde evitare di «iniettare denaro nell’economia» senza uno scopo chiaro;

20.

Pone l’accento sul ruolo dei fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE) per la trasformazione economica delle regioni che intendono ridurre le emissioni e passare al digitale, ossia alla cosiddetta quarta rivoluzione industriale. Il Fondo europeo di sviluppo regionale è un catalizzatore per stimolare le trasformazioni economiche intelligenti e innovative, grazie alla sua concentrazione tematica sugli obiettivi strategici di «un’Europa più intelligente e più verde» e ai tipi di investimenti che sostiene;

21.

Fa presente che la politica di coesione svolge un ruolo fondamentale nel far fronte al crescente divario digitale. È probabile che si mantenga la stessa accelerazione nell’uso della digitalizzazione a cui si è assistito durante il periodo di confinamento, e questo apporterà un ulteriore contributo all’innovazione sociale. Sarà necessario porre maggiormente l’accento sullo sviluppo delle competenze digitali, che dovrebbe essere parte integrante di una strategia di resilienza, nonché sull’adattamento dei sistemi di istruzione e sulla dotazione di tecnologie digitali per le scuole;

22.

Ricorda l’obiettivo fondamentale della politica di coesione, vale a dire il rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale tra le regioni all’interno dell’Unione europea e l’impegno a rivolgere un’attenzione particolare ai territori che richiedono un’attenzione speciale a causa di gravi e strutturali svantaggi naturali e demografici, in quanto essi incontrano maggiori difficoltà a fornire alla popolazione l’accesso a servizi che si sono rivelati essenziali durante la pandemia, come i servizi sanitari o l’infrastruttura digitale, e risulteranno fondamentali per realizzare le priorità dell’Europa in materia di clima, di digitalizzazione e di crescita;

23.

Riconosce che la politica di coesione avrà un ruolo di sempre maggior rilievo nel sostenere il processo di riforma economica in atto negli Stati membri, tramite un collegamento rafforzato con il semestre europeo. Sottolinea, a tale proposito, che occorre avviare quanto prima una profonda riforma del semestre europeo e della governance economica dell’UE improntata alla trasparenza, all’inclusività e alla democrazia. Senza una riforma del semestre europeo, la politica di coesione rischia di portare a un ulteriore accentramento e a un approccio «dall’alto» dei piani di ripresa, come pure al ritorno a politiche che non tengono conto della coesione economica, sociale e territoriale tra gli Stati membri e al loro interno e che ostacolano gli investimenti pubblici da realizzare con urgenza per la ripresa sostenibile dell’UE. La Commissione dovrebbe pertanto fare in modo che gli Stati membri coinvolgano le regioni nel corso dell’intero processo nazionale del semestre e assicurarsi che il finanziamento delle raccomandazioni specifiche per paese tramite i fondi erogati nell’ambito della politica di coesione abbia una chiara dimensione basata sul territorio;

24.

Invita tutti i leader europei ad avviare tempestivamente i programmi della politica di coesione per il periodo 2021-2027, onde evitare che, nell’intervallo tra i due periodi di programmazione, vengano a mancare i finanziamenti.

Il ruolo fondamentale delle PMI e dell’industria per la ripresa economica innovativa dell’Europa

25.

Concorda con la presidenza sul fatto che un settore industriale europeo competitivo e la presenza di piccole e medie imprese dinamiche siano essenziali per padroneggiare la trasformazione digitale e ambientale. Le strategie europee per le PMI e l’industria dovrebbero pertanto essere radicate all’interno di un approccio basato sul territorio e promuovere la cooperazione nell’ambito delle tecnologie innovative fondamentali in tutte le regioni europee, allo scopo di rafforzare il vantaggio competitivo dell’Europa;

26.

È favorevole, a tale proposito, alla formulazione di raccomandazioni concernenti condizioni quadro adeguate e all’attuazione su vasta scala di soluzioni innovative lungimiranti, nonché a misure relative al finanziamento, ad una riduzione sostanziale degli adempimenti burocratici, a una regolamentazione favorevole alle PMI e ad approcci transfrontalieri innovativi per rafforzare l’imprenditorialità, la trasformazione digitale e l’innovazione;

27.

Fa presente che l’accesso ai finanziamenti e al sostegno alla liquidità per le PMI tramite le sovvenzioni e i programmi dell’UE e le misure nazionali è necessario per consentire alle imprese di colmare il fabbisogno di liquidità provocato dalla crisi. Le misure di emergenza dovrebbero essere integrate da strumenti che consentano di finanziare gli investimenti e l’innovazione, in particolare nelle tecnologie digitali;

28.

Ritiene che sia necessario estendere le attività di consulenza (soprattutto per i lavoratori autonomi e i disoccupati) e accelerare i tempi di reazione alle esigenze evolutive delle PMI. Le autorità pubbliche dovrebbero adottare un approccio dal basso verso l’alto, fondato sui bisogni individuati. Sarebbe opportuno considerare prioritari i programmi di miglioramento delle competenze in materia di tecnologie digitali e alfabetizzazione digitale.

Il Fondo per una transizione giusta

29.

Respinge il ricorso obbligatorio al FESR per cofinanziare il Fondo per una transizione giusta, perché tale ipotesi può compromettere gli obiettivi della politica di coesione, compresa la spesa per la concentrazione tematica relativa all’innovazione (nell’ambito dell’OS 1). Dal momento che il Fondo per una transizione giusta ha un orientamento di tipo geografico, il cofinanziamento tramite il FESR dovrebbe essere facoltativo;

30.

Ribadisce che qualsiasi trasferimento di fondi regionali da parte di uno Stato membro, compreso il cofinanziamento del Fondo per una transizione giusta, dovrebbe essere deciso con il consenso dei partner locali e regionali coinvolti, in linea con i principi del partenariato e della governance multilivello.

Le strategie a breve termine devono essere caratterizzate da una dimensione regionale più marcata, da una reale semplificazione e da sinergie fruibili con le politiche a lungo termine

31.

Accoglie con favore la rapida azione della Commissione volta a realizzare investimenti essenziali nell’ambito dei pacchetti dell’Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus. La riduzione degli oneri amministrativi e la flessibilità offerta da questi pacchetti contribuirà, laddove necessario, all’assorbimento dei fondi regionali per il periodo 2014-2020;

32.

Invita la Commissione a garantire che le recenti misure intese ad aumentare la flessibilità e a semplificare ulteriormente la politica di coesione a livello dell’UE non determinino una centralizzazione, una sovraregolamentazione e ulteriori oneri amministrativi a livello nazionale, a causa della prevenzione dei rischi e della reazione alla regolamentazione del rischio da parte degli Stati membri;

33.

Chiede maggiore chiarezza sull’interazione tra i diversi nuovi meccanismi, quali REACT- EU, il Fondo per una transizione giusta e il dispositivo per la ripresa e la resilienza, al fine di evitare che gli Stati membri introducano maggiore complessità e regolamentazioni più rigorose a livello nazionale;

34.

Chiede alla Commissione di garantire che non siano sottratti poteri alle regioni. Il dispositivo per la ripresa e la resilienza proposto dovrebbe essere gestito tramite un approccio dal basso verso l’alto, integrando nell’ambito di REACT-EU e di tale dispositivo criteri di assegnazione regionali e rafforzando il coinvolgimento degli enti regionali e locali nella governance degli strumenti, in particolare nella preparazione dei piani nazionali di investimento per la ripresa. L’attuazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza attraverso programmi centralizzati corre il rischio di illegittimità e di inefficienza, in quanto tali programmi sono adottati senza prevedere alcun obbligo in materia di partenariato e potrebbero quindi non tenere conto delle reali esigenze di ripresa secondo una prospettiva territoriale.

Accelerare la ripresa e una transizione agevole

35.

Si compiace dell’invito rivolto dal Consiglio alla Commissione affinché questa, prima del Consiglio europeo di ottobre, presenti proposte su come accelerare e agevolare negli Stati membri le procedure necessarie a erogare celermente il sostegno per la ripresa. È importante creare le giuste condizioni per la rapida attuazione di progetti di investimento, in particolare in infrastrutture;

36.

È favorevole alle disposizioni che consentono il rimborso rapido e l’accesso semplificato alle risorse aggiuntive, con particolare riferimento al termine finale di ammissibilità e all’arco temporale di due anni proposto (2021-2022) per spendere il 70 % delle sovvenzioni; sottolinea tuttavia che è importante mantenere la possibilità per gli Stati membri di utilizzare tali risorse aggiuntive anche nel 2023 e nel 2024, cioè oltre la scadenza fissata dalla Commissione europea al 2022;

37.

Esorta gli Stati membri ad accogliere la proposta della Commissione di utilizzare le strutture di gestione esistenti al fine di accelerare l’attuazione e di garantire il coinvolgimento degli enti locali e regionali secondo il principio di partenariato;

38.

Esorta il Consiglio a decidere quanto prima in merito all’assegnazione definitiva delle risorse di REACT-EU per incoraggiare la rapida attuazione di investimenti fondamentali per le città e le regioni. Anche qualora tale decisione fosse presa il 19 ottobre, arriverebbe comunque in ritardo per la preparazione dei programmi da parte delle regioni.

Raccomandazioni generali per la politica di coesione nel periodo di programmazione 2021-2027

39.

Raccomanda agli enti locali e regionali di definire con chiarezza le strategie di sviluppo a medio e lungo termine sulla base sia delle tendenze e delle sfide previste che delle specificità dei loro territori;

40.

Sottolinea che le strategie di sviluppo regionale e di specializzazione intelligente costituiscono strumenti importanti per realizzare sinergie e complementarità tra i singoli strumenti settoriali e per assicurare anche un coinvolgimento adeguato delle parti interessate, in linea con il rispettivo approccio nei confronti dello sviluppo economico, sociale e territoriale di ciascuna area;

41.

Rammenta l’importanza del fatto che tutti i livelli di governo (UE, nazionale, regionale e locale) collaborino tra loro e che il livello subnazionale disponga di opportunità e fondi sufficienti per assumersi la responsabilità del proprio potenziale di sviluppo;

42.

Chiede alla Commissione di garantire il rispetto del quadro giuridico fondamentale e dei principi fondamentali della politica di coesione, con riferimento ad aspetti quali la concentrazione tematica, le condizionalità ex ante, la governance multilivello, il partenariato, la solidarietà, lo Stato di diritto e la dimensione basata sul territorio nel ritorno alla «normalità». Tali principi si sono dimostrati idonei ad affrontare le sfide in maniera rapida e flessibile, in modo che nessuna città o regione rimanga indietro;

43.

Sostiene fermamente il Parlamento europeo, che ha chiesto a più riprese un meccanismo dell’UE a protezione della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali; chiede che tale meccanismo difenda tutti i valori fondamentali dell’UE, compresi il rispetto della dignità umana e dei diritti umani, la libertà e l’uguaglianza, in ogni Stato membro, regione e comune, e garantisca che qualsiasi sanzione si applichi al livello di governo pertinente;

44.

Raccomanda di estendere l’ambito delle strategie di specializzazione intelligente al di là delle attività di ricerca e innovazione, concentrandosi più in generale sugli obiettivi economici, sociali e ambientali e rivolgendo una maggiore attenzione alla resilienza futura. L’OS 1 (un’Europa più intelligente) costituisce la base per investimenti nell’innovazione che vadano al di là della sola trasformazione economica e siano al servizio di obiettivi economici, sociali e ambientali più ampi (ad esempio il Green Deal);

45.

Considera pertanto deplorevole la riduzione della spesa minima per una trasformazione industriale innovativa e intelligente nell’ambito dell’OS 1 del FESR. L’assenza di una concentrazione tematica OS 1 per le regioni più sviluppate è sotto questo profilo preoccupante, perché l’innovazione in tali regioni può essere il motore dell’economia europea;

46.

È favorevole a continuare a promuovere la valorizzazione nei programmi operativi del FESR 2021-2027 nell’ambito dell’OS 1. È ancora necessario investire nelle fasi che intercorrono tra la ricerca applicata e l’introduzione di innovazioni sul mercato, sia con finanziamenti sotto forma di capitale che tramite sovvenzioni. L’accento dovrebbe essere posto sulla creazione di nuove catene di valore;

47.

Si rammarica della decisione del Consiglio di eliminare la revisione tecnica intermedia degli stanziamenti della politica di coesione nel 2024 e di respingere l’eventuale aggiunta di altri 10 miliardi di EUR alla dotazione della politica di coesione senza che nessuno Stato membro perda parte delle sue assegnazioni. Ciò è increscioso, dal momento che tale revisione è ipotizzata per poter tenere conto dell’impatto della crisi; un numero significativo di regioni subirà probabilmente un forte calo del PIL pro capite e potrebbe pertanto avere diritto a stanziamenti più elevati nel quadro di una revisione intermedia;

48.

Chiede all’UE di astenersi dall’adottare ulteriori misure, come proposto dal Consiglio, per garantire la raccolta e la comparabilità delle informazioni sui beneficiari finali dei finanziamenti UE a fini di controllo e audit. I beneficiari finali non dovrebbero essere gravati da ulteriori audit.

Il valore aggiunto della cooperazione territoriale, degli ecosistemi regionali, della specializzazione intelligente e degli investimenti interregionali per l’innovazione nel promuovere la ripresa economica

49.

Sottolinea l’importanza della cooperazione territoriale europea per contribuire a superare gli effetti negativi della crisi e accelerare la ripresa economica, e chiede di stanziare dei finanziamenti per progetti di cooperazione transfrontaliera;

50.

Si rammarica pertanto che i finanziamenti destinati all’obiettivo della cooperazione territoriale europea siano ridotti rispetto alla proposta della Commissione del maggio 2018, per non parlare dei livelli del periodo 2014-2020. Di conseguenza, la dotazione di bilancio proposta per la cooperazione territoriale europea è palesemente inadeguata rispetto alle crescenti e molteplici sfide che le zone transfrontaliere devono affrontare alla luce della crisi della Covid-19. Allo stesso modo, è deplorevole che l’accordo del Consiglio preveda il dimezzamento della dotazione di bilancio destinata agli investimenti interregionali in materia di innovazione (la cosiddetta «componente 5»);

51.

Chiede alla Commissione di promuovere ulteriormente gli ecosistemi e i cluster regionali nel quadro degli investimenti interregionali in materia di innovazione. La combinazione di infrastrutture tecnologiche, industriali e sociali di diverse regioni in base ai loro punti di forza e alle loro competenze contribuisce a generare massa critica ed economie di scala e, di conseguenza, ha il potenziale per aumentare l’efficienza dei sistemi di ricerca e innovazione;

52.

Chiede alla Commissione di considerare l’integrazione di strategie regionali di specializzazione intelligente che contribuiscano a un’Europa verde, digitale e resiliente quale condizione abilitante per piani di investimento (nazionali) efficaci per la ripresa;

53.

Propone di avviare un dialogo politico permanente tra tutti i livelli di governo sulle sinergie delle diverse misure adottate per far fronte alla Covid-19 con gli strumenti della politica di coesione nell’ambito del programma del trio di presidenze composto da Germania, Portogallo e Slovenia.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/60


Parere del Comitato europeo delle regioni - Strategia per le PMI

(2020/C 440/11)

Relatore:

Eddy VAN HIJUM (NL/PPE), consigliere provinciale di Overijssel

Testi di riferimento:

Relazione annuale sulle PMI europee. Ricerca, sviluppo e innovazione da parte delle PMI

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni. Una strategia per le PMI per un’Europa sostenibile e digitale

[COM(2020) 103 final]

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

Il COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

riconosce l’importanza delle piccole e medie imprese nell’economia dell’UE, poiché rappresentano il 99,8 % di tutte le società nel settore commerciale non finanziario, due terzi dell’occupazione totale e il 56,4 % del valore aggiunto complessivo generato da questo settore (1);

2.

comprende che la transizione verso un’economia sostenibile e digitale non può avvenire senza l’impegno degli imprenditori e delle imprese familiari che possiedono e gestiscono 25 milioni di PMI in Europa, e sottolinea la necessità di aiutare le PMI a cogliere nuove opportunità, a rispondere con decisione ai cambiamenti in atto nel contesto commerciale e, così facendo, a creare una crescita e posti di lavoro sostenibili e a rafforzare la competitività a lungo termine dell’Europa in queste transizioni;

3.

sostiene l’UE nella promozione di una parità di condizioni per le PMI mediante la riduzione dell’onere normativo, un migliore accesso al mercato unico e una maggiore disponibilità di servizi finanziari;

4.

sottolinea che l’habitat naturale delle PMI sono i comuni e le regioni, che fungono da ecosistema all’interno del quale le PMI partecipano a reti che le collegano alla loro infrastruttura di supporto, inclusi i mercati del lavoro, gli istituti di istruzione e ricerca, gli acquirenti e i fornitori, i servizi finanziari e commerciali, le camere di commercio e industria e gli enti locali e regionali;

5.

accoglie con grande favore, pertanto, la comunicazione della Commissione, del 10 marzo 2020, dal titolo «Una strategia per le PMI per un’Europa sostenibile e digitale» e ne condivide gli obiettivi dichiarati di ridurre l’onere amministrativo e normativo per le PMI e di migliorare l’accesso ai finanziamenti, nonché l’impegno a incoraggiare le PMI a partecipare alla transizione verso la sostenibilità e la digitalizzazione;

6.

è consapevole che, dal momento della presentazione della strategia per le PMI, il mondo è cambiato significativamente. Si stima che la pandemia di Covid-19 avrà ripercussioni economiche di grande portata su tutte le regioni e le PMI in Europa. Tuttavia la crisi dovrebbe anche essere vista come un’opportunità storica per allineare la ripresa dell’economia ai criteri del Green Deal europeo, della sostenibilità e della digitalizzazione, che devono essere parte integrante di una strategia per le PMI. Il piano di ripresa per le PMI dovrà essere realizzato sotto la guida degli enti locali e regionali, affinché possa rispondere alle diverse esigenze delle PMI e alle mutevoli situazioni economiche e istituzionali in tutta l’Europa. Le misure dell’UE per la ripresa risulteranno più efficaci se saranno sincronizzate con le iniziative regionali e nazionali e coerenti con gli ecosistemi locali. Il coordinamento e lo scambio di buone pratiche, pertanto, saranno cruciali.

Rivolgersi a tutte le PMI

7.

ritiene, quindi, che la strategia per le PMI, pur includendo priorità e misure pertinenti, manchi della visione necessaria per affrontare appieno le molteplici esigenze delle PMI. Tale visione dovrebbe porre un forte accento sulla garanzia di pari condizioni per le PMI in un mercato unico completato e approfondito, e dovrebbe promuovere l’integrazione e la complementarietà tra le misure adottate a tutti i livelli di governo, compresa una forte dimensione regionale per garantire un approccio localizzato e personalizzato in base alle esigenze delle PMI;

8.

condivide l’opinione della Commissione sulla diversità tra le PMI, ma ritiene, tuttavia, che tale diversità non sia sufficientemente rispecchiata dalle misure proposte. La strategia della Commissione è incentrata principalmente sulle imprese in fase di avviamento e su quelle in fase di espansione, oltre che sulle PMI ad alto contenuto tecnologico. Il fatto che tali categorie siano essenziali per la crescita e l’innovazione, non significa tuttavia che le aziende tradizionali e a conduzione familiare rimangano passivamente sulla scia delle altre;

9.

deplora l’uso dell’espressione «imprese tradizionali» da parte della Commissione per fare riferimento alle PMI consolidate e integrate, che costituiscono la componente «matura» della comunità delle PMI. Queste aziende integrate saranno un fattore di stabilizzazione per le economie e le comunità locali nella crisi attuale e genereranno una crescita sostenibile a lungo termine;

10.

riconosce i solidi legami esistenti fra le PMI e le regioni che le ospitano, soprattutto quelle più «mature», che sono integrate a livello locale e lottano per la sopravvivenza a lungo termine. Spesso, ma non sempre, tali aziende sono a conduzione familiare e sono più inclini ad assumersi una responsabilità sociale perché il loro capitale sociale è legato alla loro reputazione locale. I titolari, dirigenti e dipendenti di tali aziende possono fungere da ambasciatori della transizione verso la sostenibilità e partecipare a collaborazioni strutturali con gli enti regionali e locali;

11.

esorta la Commissione a elaborare politiche volte ad affrontare le esigenze delle imprese familiari in Europa, tra cui la successione e l’imprenditorialità transgenerazionale. Anche se le imprese familiari svolgono un ruolo importante nella nostra economia, i responsabili politici prestano loro scarsa attenzione. Questo angolo cieco permane, nonostante le recenti osservazioni della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e le iniziative precedenti;

12.

sottolinea che le imprese a conduzione familiare sono la tipologia d’impresa più diffusa e rappresentano circa il 70 % di tutte le aziende in Europa (2). L’assetto proprietario definisce, in larga misura, come e da chi è gestita una PMI, nonché la strategia aziendale e di investimento dell’azienda. Tuttavia, le attuali politiche per le PMI non tengono per lo più in considerazione questa prospettiva;

13.

invita la Commissione a mantenere ed estendere il sostegno alle indagini statistiche nell’ambito del programma per la competitività delle PMI (COSME), per consentire ai ricercatori e agli istituti di statistica di cogliere appieno i diversi assetti proprietari delle PMI europee e di analizzare importanti differenze internazionali e interregionali; e, in quest’ottica, ritiene necessario garantire la raccolta di dati tenendo conto delle questioni di genere;

14.

sottolinea che le imprese familiari sono concentrate in modo sproporzionato nelle regioni vicine alla media europea in termini di prodotto interno lordo e che queste regioni si trovano ad affrontare la cosiddetta «trappola del reddito medio» (3). Secondo la settima relazione sulla coesione, in queste regioni a medio reddito la crescita è stata più lenta rispetto alle regioni di punta e a quelle in una posizione svantaggiata;

15.

sottolinea che le politiche per le PMI dovrebbero accordare maggiore priorità al coinvolgimento delle PMI consolidate e alle loro esigenze, tra cui l’adeguamento alle nuove tecnologie, la trasmissione dell’impresa, l’internazionalizzazione, l’accesso ai finanziamenti e la professionalizzazione della gestione e della rendicontazione. Gli sportelli unici esistenti, fortemente radicati negli ecosistemi regionali, dovrebbero essere utilizzati come punti di accesso per fornire servizi accessibili localmente alle PMI, compresa la consulenza su un’ampia gamma di programmi, misure e strumenti di finanziamento predisposti a livello regionale, nazionale e dell’UE;

16.

insiste sulla necessità di collegare saldamente, anche attraverso gli investimenti interregionali in innovazione, gli ecosistemi regionali forti a livello europeo attraverso lo scambio internazionale di conoscenze tra le PMI e tra le amministrazioni regionali. Accoglie con favore le strategie e le iniziative di specializzazione intelligente quali la piattaforma S3, l’iniziativa Vanguard e vari progetti di collaborazione tra le regioni imprenditoriali europee, i quali hanno dimostrato il loro valore e meritano un continuo supporto, anche attraverso la creazione di un quadro di finanziamento specifico per la loro promozione.

Potenziare le capacità per la digitalizzazione e la sostenibilità

17.

prende atto dell’intenzione della Commissione di rafforzare il centro di eccellenza europeo per la gestione efficiente delle risorse (European Resource Efficiency Knowledge Centre — EREK) e di nominare appositi consulenti per la sostenibilità nell’ambito della rete Enterprise Europe (Enterprise Europe Network — EEN);

18.

esprime il timore che queste iniziative europee non siano ancorate all’interno dell’infrastruttura regionale per le PMI. Un’eccezione positiva è rappresentata dal sostegno della Commissione a una fitta rete di 240 poli dell’innovazione digitale (Digital Innovation Hubs — DIH);

19.

sottolinea che le PMI attive nel settore delle TIC possono favorire la digitalizzazione in ambito regionale, facilitando il crescente gruppo delle PMI che dipendono dal digitale, e il digitalHUB Aachen è un esempio al riguardo (4). Invita a promuovere la creazione di un maggior numero di alleanze tra PMI per l’intelligenza artificiale nelle catene del valore strategiche;

20.

esorta le PMI a improntare il loro lavoro a una maggiore efficienza energetica, a ridurre il loro consumo energetico, ad accrescere la produzione e l’utilizzo di energie rinnovabili, e ad adottare un processo di produzione circolare al fine di ridurre i costi e costruire un’economia competitiva e sostenibile. Tuttavia, le PMI e le microimprese non dovrebbero sostenere una quota sproporzionata dei costi associati alla transizione verso la sostenibilità, né dovrebbero essere esposte alla concorrenza sleale di paesi terzi con norme ambientali meno rigorose. In quest’ottica, ritiene che dovrebbe essere previsto un meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera per garantire che non vi sia concorrenza sleale da parte dei paesi terzi;

21.

sottolinea che l’agenda del capitale umano per le PMI, compresi i programmi per le competenze verdi e digitali, non dovrebbe essere rivolta soltanto ai lavoratori, ma anche agli imprenditori, ai titolari d’azienda e ai dirigenti; pertanto, chiede che la riveduta agenda per le competenze per l’Europa della Commissione tenga adeguatamente conto di queste preoccupazioni. Gli imprenditori, i titolari e i dirigenti non solo decidono le priorità strategiche, ma plasmano anche l’ambiente di apprendimento all’interno delle loro aziende;

22.

propone che la formazione si svolga in un contesto paritetico, nel quale l’infrastruttura regionale a tripla elica assuma una funzione di mediazione. È di fondamentale importanza che gli imprenditori, i titolari, i dirigenti e i dipendenti delle PMI abbiano accesso a programmi di apprendimento permanente presso le università, le scuole professionali, gli altri organismi di formazione professionale e i laboratori sul campo. Un’agenda completa in materia di capitale umano per le PMI, che comprenda anche gli aspetti relativi al genere, può rafforzare sia le regioni altamente innovative sia quelle che si trovano a fronteggiare una fuga di cervelli.

Ridurre l’onere normativo e amministrativo e migliorare l’accesso al mercato

23.

invita la Commissione a migliorare il «test PMI» durante la valutazione d’impatto delle regolamentazioni proposte, in linea con il principio «pensare anzitutto in piccolo». Un efficace «test PMI» comprende un’analisi differenziata dei costi e dei benefici per le PMI e le grandi imprese, nonché tra le loro diverse dimensioni e categorie, ampie opportunità di consultazione dei portatori di interessi, una quantificazione dell’impatto e un forte controllo esercitato dal comitato per il controllo normativo;

24.

accoglie con favore l’iniziativa della Commissione volta a introdurre uno standard dell’UE per le imprese in fase di avviamento (Start-up Nations Standard) che abbia l’ambizione di rendere l’Europa il continente più attraente per le imprese in fase di avviamento e di espansione. Sottolinea nel contempo la necessità di coinvolgere nell’iniziativa tutti i livelli di governo;

25.

esorta la Commissione ad adottare un approccio più favorevole alle PMI per garantire che i provvedimenti normativi fungano da stimolo per l’innovazione e non rappresentino un ostacolo all’attività delle PMI, come spesso accade nel quadro delle attività transfrontaliere. Quanto sopra genera una maggiore resilienza e competitività, anziché oneri e costi di conformità aggiuntivi associati al commercio internazionale. Per incoraggiare le PMI ad iniziare a raccogliere i benefici degli accordi equi di libero scambio, prestando nel contempo attenzione al rischio di concorrenza sleale da parte delle esportazioni di paesi terzi, nei quali vigono requisiti ambientali meno rigorosi, è necessario ridurre le barriere in modo innovativo ed efficiente in termini di costi, ad esempio attraverso strumenti interattivi basati sul web, come un calcolatore delle regole di origine per le PMI, o meccanismi (come l’adeguamento del carbonio alla frontiera o l’adozione di «passaporti») che consentano di individuare le emissioni derivanti dai prodotti;

26.

accoglie con favore il prosieguo del vaglio dell’adeguatezza della regolamentazione nell’ambito della piattaforma «Fit for future». Tuttavia, il ruolo del Comitato delle regioni e delle PMI deve essere rafforzato rispetto a quello rivestito nella precedente piattaforma REFIT. Molte normative che riguardano le PMI sono attuate a livello infranazionale, e la densità normativa, la sovraregolamentazione e i problemi connessi alla proporzionalità e sussidiarietà sono più visibili alla base della piramide; in quest’ottica, sottolinea che la Commissione si concentrerà anche sull’eliminazione della burocrazia in rapporto alla cooperazione transfrontaliera, per assicurare che le persone delle regioni di confine possano facilmente lavorare e vivere oltre frontiera, anche per brevi periodi;

27.

invita la Commissione a consultare attivamente le PMI e i gruppi di interesse che rappresentano un ampio ventaglio di modelli imprenditoriali, tra cui le imprese dell’economia sociale, durante le valutazioni d’impatto e il vaglio dell’adeguatezza della regolamentazione dell’UE. Un contesto normativo favorevole all’imprenditoria sociale migliorerà il tasso di sopravvivenza delle imprese in fase di avviamento che hanno un impatto sociale, incoraggerà l’innovazione sociale e promuoverà la responsabilità sociale delle imprese, avvicinando l’UE alla realizzazione del Green Deal europeo e degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS);

28.

ritiene che la riduzione delle barriere per le PMI relative al quadro europeo di certificazione della cibersicurezza istituito dal pertinente regolamento, anche per quel che concerne le norme e specifiche tecniche, sia una condizione necessaria per la partecipazione delle PMI al mercato unico digitale e per un’Europa digitale innovativa, sostenibile e inclusiva, basata sulla condivisione dei dati e sulla fiducia nel digitale;

29.

raccomanda alla Commissione di assicurare l’attuazione delle misure sugli appalti pubblici a favore delle PMI che sono state proposte nelle direttive in materia del 2014, tra cui la suddivisione in lotti o l’indicazione dei motivi, i requisiti più bassi in materia di fatturato e l’introduzione di soluzioni elettroniche, come il documento di gara unico europeo e il registro online dei certificati. Invita la Commissione a elaborare una tabella di marcia per l’attuazione del principio «una tantum» nelle gare degli appalti pubblici, principio che avrà l’effetto di ridurre gli oneri amministrativi e di accrescere la trasparenza;

30.

sottolinea che gli enti locali e regionali stanno lavorando attivamente per migliorare l’accesso delle PMI agli appalti pubblici, promuovendo al tempo stesso l’innovazione e affrontando sfide sociali come la questione dei clienti di riferimento («launching customers»). La città di Valladolid, vincitrice dell’edizione 2019 del premio europeo per la promozione delle imprese, ha elaborato una guida per gli appalti pubblici a misura di PMI che può fungere da esempio (5);

31.

auspica che si investa nella collaborazione transfrontaliera a beneficio delle PMI, anche per quel che riguarda l’integrazione dei mercati del lavoro, le relazioni transfrontaliere tra imprese e la cooperazione tra governi, istituti depositari di conoscenze e centri di sostegno alle PMI su entrambi i versanti del confine. In tale contesto gli enti locali e regionali dovrebbero svolgere un ruolo particolare nella cooperazione transfrontaliera, trovandosi nella posizione migliore sia per valutare quali misure si prestino a rafforzare l’economia locale, che per individuare rapidamente gli ostacoli alla cooperazione transfrontaliera. Essi dovrebbero acquisire, attraverso la strategia, il sostegno politico necessario per agire rapidamente e senza complicazioni in tale contesto;

32.

intende inoltre investire nella collaborazione interregionale per le PMI e nella cooperazione tra governi, le istituzioni di sviluppo delle conoscenze e centri di sostegno alle PMI nelle regioni insulari e ultraperiferiche;

33.

prevede che la trasmissione dell’impresa diverrà una sfida pressante nei prossimi anni a causa dell’invecchiamento della popolazione europea. Nell’Europa centrale e orientale, in particolare, la nutrita generazione di chi ha costituito la propria impresa dopo il 1989 è ora pronta a lasciare le redini alla seconda generazione;

34.

è consapevole dei rischi insiti nella successione aziendale e, pertanto, accoglie con favore le misure proposte dalla Commissione per facilitare la trasmissione dell’impresa, mediante l’elaborazione di un quadro per sostenerla e promuoverla in tutta l’UE.

Accedere ai finanziamenti

35.

richiama l’attenzione sul fatto che oltre il 60 % delle PMI non viene pagato tempestivamente, il che costituisce una delle principali cause di fallimento delle PMI stesse. Chiede pertanto la corretta attuazione della direttiva sui ritardi di pagamento e valuta positivamente la proposta relativa allo strumento di monitoraggio e applicazione. Sottolinea che le PMI non dovrebbero sostenere l’onere dei ritardi di pagamento da parte delle grandi società e dei governi;

36.

desidera sottolineare che le agenzie di sviluppo regionale possono contribuire al sistema finanziario regionale non solo attraverso la partecipazione a progetti ad alto rischio, ma anche garantendo la continuità delle aziende integrate, anche sul piano del loro contributo al capitale umano di una regione. Il gruppo Banca europea per gli investimenti dovrebbe riconoscere l’impatto sociale positivo di tali aziende integrate e considerare prioritaria la loro continuità mediante appositi strumenti di finanziamento con capitale di rischio;

37.

accoglie con favore l’integrazione dei fondi e la semplificazione delle procedure nel programma InvestEU. Raccomanda tuttavia che i finanziamenti siano accessibili alle PMI non soltanto nella sezione speciale loro dedicata, ma anche nelle altre tre sezioni, in modo che il finanziamento delle PMI diventi una delle massime priorità;

38.

esprime preoccupazione per i livelli di indebitamento delle PMI in Europa, in particolare delle PMI stabilite in mercati isolati e di piccole dimensioni, come nel caso delle regioni insulari e ultraperiferiche. Le politiche volte a migliorare l’accesso delle PMI al finanziamento con capitale di rischio dovrebbero essere rafforzate a tutti i livelli di governo, riducendo così i livelli insostenibili di finanziamento tramite debito. La preoccupazione è ancora maggiore se si tiene conto delle microimprese che non sono in grado di accedere ai finanziamenti attraverso il sistema finanziario.

Governance

39.

sottolinea che le strategie territoriali per le PMI sono di competenza degli enti locali e regionali conformemente al principio di sussidiarietà;

40.

prende atto del rafforzamento del mandato conferito alla rete dei rappresentanti per le PMI per la gestione delle politiche dell’UE a favore delle imprese di queste dimensioni; invita i rappresentanti nazionali a interagire maggiormente con gli enti regionali e gli altri attori territoriali; propone di organizzare scambi annuali tra il rappresentante dell’UE per le PMI e i membri del CdR, per fare il punto sull’attuazione della strategia per le PMI a livello regionale e locale;

41.

sottolinea che la collaborazione paneuropea, transfrontaliera e interregionale, lo scambio di conoscenze e l’apprendimento sono elementi importanti di un approccio europeo coordinato all’attuazione delle politiche dell’UE, che dovrebbe essere incoraggiato, facilitato e sostenuto dai programmi dell’UE;

42.

invita la Commissione a migliorare il coordinamento orizzontale della strategia per le PMI, rafforzando così l’impatto della strategia sull’assegnazione dei fondi strutturali e d’investimento europei nel periodo 2021-2027;

43.

chiede alla Commissione di garantire che un numero crescente di PMI benefici dei finanziamenti dell’UE, poiché i finanziamenti per i programmi specifici a favore delle PMI — quale il programma COSME (EUR 2,3 miliardi per il periodo 2014-2020) — sono modesti rispetto ai fondi strutturali e d’investimento europei (EUR 460 miliardi). Nei programmi a gestione diretta e concorrente, come il FESR, le regioni assicurano che il bilancio sia programmato in modo tale da sostenere le PMI. Esorta la Commissione a creare linee di programma e iniziative specifiche per le PMI nei programmi quadro, come Orizzonte Europa, nonché a facilitare l’accesso di tali imprese ai programmi esistenti di questo tipo;

44.

sottolinea l’importanza vitale dei fondi strutturali e d’investimento europei nel finanziamento della transizione verso la sostenibilità, e mette in evidenza che il Comitato delle regioni ha chiesto che alle priorità del Green Deal sia destinato il 30 % di tutti i finanziamenti a titolo dei fondi strutturali, e non il 25 % come attualmente previsto.

La strada verso la ripresa delle PMI dopo la pandemia di Covid-19

45.

sottolinea che, come conseguenza delle misure di distanziamento sociale adottate in risposta alla pandemia di Covid-19, la transizione delle PMI verso la digitalizzazione a condizioni di parità è ancora più urgente e cruciale per la loro sopravvivenza e per la competitività strategica complessiva dell’Europa;

46.

dà atto della capacità di reazione dimostrata dalla Commissione europea durante la pandemia con la messa a punto di programmi volti a sostenere le PMI e a preservare l’occupazione, come lo strumento SURE. Le PMI del settore agroalimentare, dei servizi o del turismo, che sono tra quelle che hanno subito e subiscono maggiormente gli effetti della pandemia, hanno bisogno di meccanismi flessibili che consentano loro di sopravvivere una volta finita la crisi, considerato che in Europa il livello di occupazione è strettamente legato alla loro sopravvivenza;

47.

riconosce le opportunità offerte dalle ristrutturazioni per un significativo progresso nella transizione verso la sostenibilità, tenendo nel debito conto le dimensioni delle aziende e i settori colpiti dalla crisi. Tale progresso deve essere sostenuto con incentivi agli investimenti per le PMI che colgono le opportunità offerte dalle tecnologie verdi e dai modelli di business circolari;

48.

esorta la Commissione a verificare che l’impatto delle misure di sostegno di emergenza non influisca negativamente sulla sua aspirazione di creare condizioni di parità per le PMI. Inoltre, invita la Commissione a esaminare l’impatto della crisi Covid-19 sui livelli già accresciuti di instabilità geopolitica; l’interruzione dei flussi commerciali e delle catene di approvvigionamento potrebbe portare alla rilocalizzazione dell’attività economica, specie per quanto riguarda infrastrutture di rilevanza sistemica, come il comparto dei prodotti sanitari, comportando opportunità e sfide per le PMI e le regioni. Le PMI che si trovano ad affrontare problemi di liquidità potrebbero essere propense ad accettare offerte da parte di acquirenti strategici, con il rischio di un’indesiderata interferenza straniera nell’economia;

49.

si aspetta che la Commissione agisca con prudenza quando gli interessi delle PMI e dell’economia europea sono danneggiati in tali settori, per esempio come ha fatto modificando temporaneamente le norme sugli aiuti di Stato. Gli enti locali e regionali rimarranno vigili e continueranno a condividere le informazioni tra di loro e con le autorità di livello superiore, per apprendere insieme come fornire una risposta proporzionata a questa situazione senza precedenti;

50.

sottolinea che la Commissione deve prestare attenzione agli interessi delle PMI che attualmente non hanno forti legami con il sistema finanziario perché sono in gran parte autofinanziate. Alcune di esse si trovano ad affrontare improvvisi problemi di liquidità e hanno urgente bisogno di prestiti rimborsabili e/o non rimborsabili per la prima volta nella loro esistenza. La mancanza di liquidità riguarda soprattutto le microimprese, ma questa situazione potrebbe interessare anche imprese a conduzione familiare più grandi;

51.

invita la Commissione a concedere agli enti regionali l’accesso ai finanziamenti europei nell’ambito del pacchetto di misure per la ripresa, al fine di rilanciare l’economia. Gli enti locali e regionali sono nella posizione migliore per valutare le esigenze delle PMI nell’adattamento all’economia post-pandemia;

52.

sottolinea che l’obiettivo di rendere le imprese più stabili e resistenti dal punto di vista finanziario dovrebbe rimanere una priorità assoluta per i responsabili politici a tutti i livelli, e mette in guardia contro l’eccessivo affidamento sulle ipotizzate misure di sostegno alle PMI che sono basate su strumenti di debito.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  Cfr. la relazione annuale sulle PMI europee (2019).

(2)  L’indagine statistica condotta nell’ambito del programma COSME ha calcolato la quota di imprese familiari tra le società non finanziarie in Danimarca (60 %), Finlandia (70 %), Paesi Bassi (71 %) e Polonia (92 %).

(3)  In base alle statistiche dei Paesi Bassi, le regioni con una maggiore concentrazione di imprese familiari sono vicine alla media europea per quanto riguarda il PIL (Eurostat, 2017; CBS, 2017).

(4)  https://aachen.digital/.

(5)  https://blogs.ec.europa.eu/promotingenterprise/files/2020/02/2020_PublicPROCUREMENTfosSME-GUIDANCEforCAuthorities.pdf.


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/66


Parere del Comitato europeo delle regioni — Sfide per la democrazia locale nei Balcani occidentali

(2020/C 440/12)

Relatore:

Nikola DOBROSLAVIĆ (HR/PPE), presidente della provincia Dubrovnik-Neretva

Riferimenti:

Lettera della presidenza croata del Consiglio dell’UE (dal ministro croato degli Affari esteri ed europei Grlić Radman al presidente del CdR Lambertz), A/00028

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Osservazioni generali

1.

riconosce alla presidenza croata del Consiglio dell’Unione europea il merito di aver dato il via a questo parere, poiché è la prima volta che il CdR formula un parere esclusivamente incentrato sulle sfide per la democrazia nei Balcani occidentali, con particolare attenzione alla «presa in ostaggio dello Stato» (State capture) a livello locale, un fenomeno che si riscontra ben al di là di tale regione d’Europa;

2.

ricorda di aver già adottato — nel 2018, 2019 e 2020 — dei pareri sul pacchetto Allargamento elaborato dalla Commissione, nei quali un’attenzione particolare era rivolta alle sfide e al funzionamento della democrazia locale nei Balcani occidentali;

3.

segue con attenzione le relazioni sui progressi dei paesi candidati e accoglie con favore l’impegno costante della Commissione europea, del Parlamento europeo e del Consiglio dell’UE nella politica di allargamento ai paesi dei Balcani occidentali; ribadisce inoltre la propria posizione secondo cui tale allargamento è — in termini politici, economici e di sicurezza — nell’interesse sia dei paesi dei Balcani occidentali che dell’Unione europea e rappresenta un investimento geostrategico nella pace, nella stabilità, nella sicurezza e nella crescita economica dell’Europa intera; e sottolinea che tutti i paesi candidati devono soddisfare tutti i criteri di adesione;

4.

ricorda con rammarico che tradizionalmente la Commissione europea non ha prestato sufficiente attenzione alle questioni della democrazia locale, dello Stato di diritto e del buon governo a livello locale nei suoi rapporti con i partner dei Balcani occidentali, e in particolare nel processo di integrazione nell’UE di tali paesi;

5.

si compiace dei progressi compiuti sul piano delle riforme in diversi paesi dei Balcani occidentali, ma osserva con preoccupazione che in alcuni di essi i progressi sono stati scarsi e, in taluni casi, si è anzi registrata una tendenza al regresso negli ambiti della lotta alla corruzione, della tutela dei diritti umani, della libertà dei media e della giustizia; e constata un generale indebolimento dello Stato di diritto;

6.

ricorda che la democrazia locale nei Balcani occidentali è posta di fronte a numerose sfide, molte delle quali, seppure simili o addirittura identiche a quelle che devono affrontare gli Stati membri dell’UE, si presentano in una forma molto più grave in tale regione d’Europa. Nei paesi dei Balcani occidentali, infatti, i problemi sono aggravati da numerosi fattori che non esistono o sono meno presenti nell’UE, quali: il retaggio lasciato da precedenti conflitti armati; questioni di sovranità e controversie territoriali irrisolte; l’assenza di libertà dei media; il mancato riconoscimento di genocidi e crimini di guerra; idee nazionalistiche di espansionismo; l’incitamento all’odio; un ordinamento costituzionale incompleto; disparità di trattamento delle diverse etnie e leggi elettorali incostituzionali; un livello insufficiente di buon governo e tendenze autoritarie dei titolari di cariche pubbliche e dei partiti al potere, a tutti i livelli di governo; un grado relativamente basso di sviluppo socioeconomico; tendenze demografiche generalmente negative; e una società civile poco sviluppata, con una scarsa cultura politica democratica;

7.

sottolinea la sua convinzione che la situazione della democrazia locale sia indissolubilmente legata a quella nazionale e che spesso gli sviluppi negativi a livello locale siano il riflesso dei medesimi fenomeni a livello nazionale;

8.

rammenta di aver costantemente partecipato al processo in atto nei Balcani occidentali attraverso il gruppo di lavoro Balcani occidentali [che si occupa dell’Albania, della Bosnia-Erzegovina e del Kosovo (*1)] e tre comitati consultivi misti (CCM), organi istituiti e operanti su base paritetica con gli enti locali e regionali di determinati paesi dei Balcani (Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia); e al contempo sottolinea che tali organi hanno dimostrato la loro utilità ai fini dello scambio di migliori pratiche e punti di vista tra rappresentanti degli enti locali e regionali dell’UE e dei loro partner balcanici, attraverso discussioni su una serie di temi di interesse comune, anche nel campo dello Stato di diritto e del buon governo, il che è importante nel contesto dei negoziati di adesione all’UE; si rammarica, tuttavia, che in questi CCM con i suddetti paesi dei Balcani il pluralismo politico non sia sempre garantito;

9.

accoglie con favore gli sforzi del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa volti a promuovere la democrazia locale nei Balcani occidentali. Il lavoro del CPLRE è complementare alle attività del CdR, ragion per cui quest’ultimo desidera rafforzare la cooperazione con il Congresso in questo ambito;

10.

sottolinea che la strategia dell’UE per la regione danubiana (EUSDR), una delle quattro strategie macroregionali dell’Unione europea, interessa anche tre paesi dei Balcani occidentali; ricorda che l’obiettivo principale di tale strategia è coinvolgere maggiormente gli attori locali e regionali nella cooperazione tra Stati e regioni, il che implica anche un’opera di sostegno e accompagnamento di tali soggetti, nel quadro dei relativi processi democratici, nonché della società civile; e raccomanda pertanto di intensificare la cooperazione nell’ambito della strategia dell’UE per la regione danubiana;

11.

tra le sfide poste alla democrazia locale, segnala in particolare l’emergere del fenomeno della «presa in ostaggio» delle amministrazioni locali, evidenziato anche dalla Commissione europea nella strategia di allargamento del 2018, con il quale si intende un sistema di governance locale in tutto o in parte usurpato da persone o gruppi di potere che se ne avvantaggiano per i propri interessi;

12.

fa rilevare i principali aspetti di questo fenomeno: appalti pubblici truccati e talvolta illegali; nomine, assunzioni e promozioni immeritate di funzionari pubblici nonché di dirigenti e dipendenti delle imprese pubbliche; pressioni sugli organi giudiziari; un sostegno opaco da parte degli enti locali alle organizzazioni della società civile; il funzionamento non trasparente del governo e della pubblica amministrazione locali, spesso legato al controllo dei media locali attraverso la proprietà e la pubblicità; l’uso improprio dei partiti politici per l’arricchimento personale, come pure comunità ed enti locali «tenuti in ostaggio» tramite la creazione e il mantenimento di «reti di sponsor»; e sottolinea che questi aspetti spesso contribuiscono a diffondere un senso di disillusione tra i cittadini e portano ad una scarsa affluenza alle urne nelle elezioni locali — un fenomeno, questo, che costituisce un ulteriore deficit democratico per le democrazie locali;

13.

a tale proposito, richiama l’attenzione anche sui seguenti aspetti: un livello insufficiente dello Stato di diritto; una giustizia lenta, inefficiente, spesso di parte e talvolta corrotta; una corruzione diffusa e profondamente radicata, considerata da molti cittadini come normale o persino inevitabile, in particolare nel settore dell’occupazione locale, nonché nei rapporti con il personale sanitario e la polizia stradale; il persistere dell’estremismo violento a sfondo etnico e religioso e l’inadeguatezza delle soluzioni legislative e istituzionali dal punto di vista degli enti locali e regionali, comprese le carenze nel decentramento funzionale e fiscale;

14.

osserva che, in alcuni paesi dei Balcani occidentali, la mancanza di pluralismo politico o la repressione e l’intimidazione di amministratori locali eletti appartenenti a partiti di opposizione rappresentano sfide di rilievo per le democrazie locali di tali paesi;

15.

in tale contesto, sostiene che il funzionamento degli appalti pubblici nei luoghi in cui gli enti locali sono «presi in ostaggio» serve principalmente a rafforzare il potere di un capo o di un gruppo informale di potere, e ciò avviene in particolare nei seguenti modi: evitando le gare pubbliche e affidando direttamente i lavori, pubblicando i bandi su mezzi di informazione di scarsa diffusione, in un momento opportunamente scelto e con scadenze molto ravvicinate, nonché redigendo il capitolato d’oneri su misura per un determinato offerente. L’offerente privilegiato, dopo l’aggiudicazione dell’appalto, mostra la sua gratitudine al capo o ai suoi rappresentanti per mezzo di una semplice commissione, ossia una percentuale del prezzo pagato per i beni o i servizi, che è in genere sostanzialmente già compresa nell’offerta presentata, in modo da non pregiudicare il profitto delle società che si aggiudicano gli appalti;

16.

osserva che la politica in materia di risorse umane è uno strumento potente in mano a coloro che controllano le amministrazioni locali, in particolare laddove i posti di lavoro di qualità scarseggiano, come accade spesso nelle zone «ostaggio». I neoassunti membri dell’amministrazione locale, come pure i dipendenti delle imprese pubbliche locali, sono spesso legati alla famiglia — o addirittura parenti — di «amici» politici o imprenditori; ciò vale anche per i membri dell’opposizione negli organi di rappresentanza, per i loro coniugi e parenti stretti, e si arriva persino ad una riorganizzazione illegale dell’amministrazione con l’obiettivo di ricompensare le persone fedeli per il «buon lavoro effettuato»;

17.

osserva con grande preoccupazione che, al fine di conservare il potere e gestire le risorse locali, i capi e i membri di altri gruppi informali di potere spesso ricorrono alla creazione di reti con giudici e altri membri dell’ordine giudiziario a livello nazionale e locale, in modo da rendere servizio a persone influenti negli organi del sistema giudiziario utilizzando risorse delle amministrazioni locali. Come contropartita, i membri dell’ordine giudiziario ostacolano il lavoro di indagine e i procedimenti nelle cause che riguardano i potenti locali;

18.

osserva che la situazione delle comunità locali è ulteriormente aggravata dalla perdita di risorse umane, che si manifesta nel tasso elevato di emigrazione degli abitanti — un fenomeno, questo, che riguarda in particolare le persone giovani e istruite e costituisce un grave problema per lo sviluppo di tali comunità;

19.

sottolinea che, alla luce della parità di genere quale principio fondamentale dell’UE, occorre prendere sul serio e portare a effettivo compimento le azioni volte a rafforzare i diritti delle donne e ad accrescere la loro partecipazione politica;

20.

è pienamente consapevole che anche la migrazione irregolare costituisce un onere gravoso per il funzionamento delle comunità locali situate lungo la cosiddetta «rotta balcanica», in quanto rafforza ulteriormente, presso i cittadini ma anche presso le autorità, il sentimento di impotenza e di inefficienza delle istituzioni;

21.

sottolinea che l’attività degli appartenenti alla criminalità organizzata minaccia la sicurezza e il benessere delle comunità locali;

22.

è altresì preoccupato, a tale riguardo, per il controllo che i potenti locali esercitano sui media e sulle sedi locali delle istituzioni nazionali;

23.

osserva che nei Balcani occidentali le organizzazioni della società civile e i media, sebbene siano in linea di principio critici nei confronti delle autorità a tutti i livelli, spesso dipendono da queste ultime, dalle loro sovvenzioni, dalle agevolazioni fiscali e dagli spazi di lavoro che esse offrono loro. La concessione o il rifiuto arbitrari di un sostegno finanziario o di uno spazio per uffici sono strumenti efficaci a disposizione di coloro che «tengono in ostaggio» le strutture di governo locali, i quali riescono così a mettere a tacere le critiche e a costruirsi una clientela obbediente nelle fila della società civile;

24.

sottolinea che la liberazione dei Balcani occidentali dal fenomeno della presa in ostaggio dello Stato a livello sia nazionale che locale apporterebbe un notevole beneficio agli abitanti, contribuirebbe al rafforzamento dell’economia, democratizzerebbe la società, ridurrebbe le tendenze demografiche negative, soprattutto per quanto riguarda l’emigrazione, e avvicinerebbe questi paesi all’adesione all’Unione europea;

25.

si compiace del fatto che il 6 febbraio 2020 la Commissione europea abbia adottato una nuova metodologia relativa al processo di adesione all’UE per i paesi dei Balcani occidentali, e si aspetta che i rapporti tra le delegazioni dell’UE e i rappresentanti delle autorità nei Balcani occidentali siano ulteriormente intensificati nei settori dello Stato di diritto, della riforma della pubblica amministrazione, della trasparenza, della protezione dell’ambiente, della competitività del mercato e delle politiche settoriali;

26.

ritiene, a tale proposito, che si aprirà una nuova opportunità per avvicinare i potenziali paesi candidati all’Unione europea e che tali paesi dovrebbero, a loro volta, mostrare una maggiore volontà di combattere la corruzione, rafforzare lo Stato di diritto e gestire le risorse pubbliche in modo trasparente;

27.

nel quadro della nuova metodologia di adesione all’UE, il CdR sottolinea in particolare il rafforzamento dello Stato di diritto al fine di combattere efficacemente le cause e le conseguenze della presa in ostaggio dello Stato a livello locale;

28.

osserva che il protrarsi del fenomeno di presa in ostaggio degli enti locali, per cui gli stessi gruppi ristretti di persone mantengono il loro potere politico ed economico per anni o decenni, ha anche un impatto sullo svolgimento delle consultazioni elettorali, poiché scoraggia la partecipazione politica dei cittadini e fa sì che, in molti casi, l’affluenza alle urne nelle elezioni locali sia inferiore rispetto a quelle nazionali; cita al riguardo gli esempi di elezioni boicottate dal partito di opposizione, come pure il caso di Mostar, dove non si tengono elezioni locali da 11 anni e in merito al quale esiste anche una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (causa 30100/18, Baralija c. Bosnia-Erzegovina) — situazioni, queste, inaccettabili in una democrazia; e invita pertanto l’Unione europea a prestare particolare attenzione all’osservazione dei processi elettorali in tali contesti;

29.

osserva con rammarico che l’esclusione e l’apatia politica sono ampiamente diffuse presso una fascia della popolazione che comprende in particolare le persone più istruite e finanziariamente indipendenti, mentre l’altra parte della popolazione è legata al governo da rapporti clientelari (ottenimento di un posto di lavoro, integrazioni alla pensione, posti per i bambini negli asili nido, asfaltatura della strada fino a casa ecc.). Tale stato di cose fa comodo a coloro che tengono in ostaggio lo Stato e garantisce la loro permanenza al potere, aggravando ulteriormente la situazione della democrazia locale.

Contesto generale

30.

ricorda che l’UE ha avviato il processo di stabilizzazione e di associazione (PSA) nel 1999 come quadro per le relazioni tra l’UE e i paesi della regione. Al tempo stesso, come iniziativa più ampia, è stato lanciato il patto di stabilità. Il Consiglio di cooperazione regionale (CCR) è stato istituito nel 2008 per sostituire il patto di stabilità. Nel 2003 il Consiglio europeo di Salonicco ha confermato che tutti i paesi del PSA sono candidati potenziali all’adesione all’UE;

31.

sottolinea, in tale contesto, che la prospettiva europea è stata ribadita nella strategia della Commissione europea per i Balcani occidentali del febbraio 2018 e nella dichiarazione di Sofia adottata a seguito del vertice UE sui Balcani occidentali che si è svolto nella capitale bulgara il 17 maggio 2018, e sarà il tema del prossimo vertice UE-Balcani occidentali, in programma a Zagabria (Croazia) il 7 maggio 2020;

32.

ricorda che la rete delle delegazioni dell’UE nell’ambito del Servizio europeo per l’azione esterna è essenziale per monitorare e documentare il fenomeno della «presa in ostaggio» degli enti locali, soprattutto per quanto riguarda la corruzione e gli ostacoli a elezioni libere ed eque a livello locale come pure nazionale;

33.

sottolinea che, in cooperazione con i paesi partner nei Balcani occidentali e altrove, il Comitato europeo delle regioni è stato una sede importante di iniziative volte a rafforzare la democrazia locale, lo Stato di diritto e il buon governo, in particolare sostenendo la riforma della pubblica amministrazione locale e lo sviluppo economico locale.

Raccomandazioni per le azioni da intraprendere

34.

è convinto che i comitati consultivi misti del Comitato europeo delle regioni con tre paesi (Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia) e il gruppo di lavoro Balcani occidentali rappresentino gli strumenti principali per portare avanti questo impegno, e che attraverso le loro attività si debba continuare a favorire il progresso della democrazia locale nei Balcani occidentali;

35.

raccomanda che la Commissione europea, in stretta collaborazione con il Comitato europeo delle regioni e il Parlamento europeo, incoraggi attivamente gli sforzi volti ad affrontare il problema della «presa in ostaggio» degli enti locali nei Balcani occidentali;

36.

suggerisce che le istituzioni dell’UE offrano un sostegno supplementare ai soggetti interessati che lottano per rafforzare la democrazia locale e lo Stato di diritto, come le organizzazioni indipendenti e senza scopo di lucro attive nel monitoraggio del rispetto dei diritti umani, della trasparenza e/o dei livelli di corruzione nell’attività delle autorità pubbliche (le cosiddette watchdog organisations, organizzazioni di vigilanza). Anche le associazioni di enti locali nei paesi dei Balcani occidentali svolgono un ruolo chiave nella lotta contro la corruzione e nel rafforzamento della democrazia a livello locale e possono essere partner strategici della cooperazione;

37.

al fine di consolidare lo Stato di diritto, garantire i diritti umani e rafforzare il ruolo dei cittadini, suggerisce di collaborare anche con altre organizzazioni internazionali attive nelle comunità locali (OIM, PSNU, Unicef ecc.);

38.

esorta con forza tutte le istituzioni dell’UE a intensificare la comunicazione e i contatti con i cittadini dei paesi dei Balcani occidentali al fine di sviluppare un partenariato e una sinergia finalizzati all’obiettivo comune di attuare efficacemente le riforme necessarie, rafforzare lo Stato di diritto e costruire una società democratica. Uno degli ambiti in cui i cittadini avvertono i vantaggi derivanti dalla democrazia locale e dal ravvicinamento all’UE è quello dell’erogazione dei servizi locali. Si tratta tuttavia di un settore in cui si verificano spesso episodi di corruzione e di asservimento dell’amministrazione locale ad interessi privati. In merito all’erogazione dei servizi, quindi, vi è bisogno di una maggiore apertura e trasparenza nonché di una consultazione pubblica rafforzata con i cittadini, i cui bisogni e le cui istanze devono essere oggetto di una particolare attenzione;

39.

in tale contesto invita la Commissione europea a prestare un’attenzione ancora maggiore (nei negoziati di adesione all’UE e nelle relazioni dell’UE con i Balcani occidentali) alle summenzionate deviazioni sia presso i governi nazionali che presso le amministrazioni locali e regionali, garantendo anche un monitoraggio approfondito delle situazioni di «presa in ostaggio» degli enti locali nonché il controllo dell’attuazione delle soluzioni legislative e istituzionali intese a limitare i poteri discrezionali dei capi politici sulle risorse finanziarie e umane e a promuovere la libertà dei media attraverso incentivi finanziari e educativi;

40.

sottolinea che, nell’applicare criteri di condizionalità ai rapporti con i Balcani occidentali, l’UE dovrebbe tenere conto della situazione effettiva a livello nazionale e locale e non limitarsi a monitorare il rispetto formale dei criteri, inteso principalmente in termini di allineamento della legislazione nazionale all’acquis dell’UE. Tale approccio è senz’altro più impegnativo, ma potrebbe ottenere risultati molto più efficaci;

41.

ritiene che le delegazioni dell’UE nei Balcani occidentali, il Comitato europeo delle regioni e, possibilmente, il Comitato economico e sociale europeo dovrebbero svolgere un ruolo più incisivo nel verificare la situazione effettiva della democrazia locale, dello Stato di diritto e del buon governo nei Balcani occidentali, anche instaurando contatti diretti con gli enti locali e regionali e con esponenti dell’opposizione politica, del mondo imprenditoriale, della comunità accademica e della società civile, nonché organizzando e promuovendo i dialoghi con i cittadini.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(*1)  «Tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244 (1999) dell’UNSC e con il parere della CIG sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo».


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/71


Parere del Comitato europeo delle regioni sul tema - Una strategia per il futuro digitale dell’Europa e una strategia europea per i dati

(2020/C 440/13)

Relatore:

Mark WEINMEISTER (DE/PPE), sottosegretario del Land Assia con delega agli Affari europei

Testi di riferimento:

Plasmare il futuro digitale dell’Europa

[COM(2020) 67 final]

Una strategia europea per i dati

[COM(2020) 66 final]

Dispiegamento del 5G sicuro — Attuazione del pacchetto di strumenti dell’UE

[COM(2020) 50 final]

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI,

Sintesi

1.

Sottolinea che la digitalizzazione deve apportare vantaggi tangibili per i cittadini e che, nello sviluppo delle tecnologie digitali, è pertanto necessario tenere conto degli aspetti giuridici, sociopolitici, sociali, ambientali, culturali e, in particolare, etici;

2.

Rammenta che la digitalizzazione costituisce un tema trasversale e intersettoriale, che permea tutti gli ambiti economici e gli aspetti della vita cambiandoli in modo duraturo, per cui soltanto una digitalizzazione intersettoriale offre potenzialità radicalmente nuove per la realizzazione di modelli d’impresa rivoluzionari e servizi e prodotti digitali innovativi; sottolinea che le start-up in particolare svolgono un ruolo importante per l’innovazione digitale in Europa;

3.

Fa notare l’importante contributo degli enti locali e regionali all’attuazione pratica dell’agenda digitale dell’UE, in particolare nel quadro delle «città intelligenti» e delle «regioni intelligenti», e sottolinea al tempo stesso il ruolo significativo svolto dalle amministrazioni locali a favore dell’accesso ai dati e della loro disponibilità;

4.

Richiama in particolare l’attenzione sulla necessità di sostenere lo sviluppo delle capacità dei singoli cittadini e delle imprese, con particolare riferimento alle PMI, nonché del settore pubblico, come pure sulle numerose possibilità di utilizzare la digitalizzazione del mondo del lavoro per ridurre il carico lavorativo e promuovere un’occupazione di qualità e, al tempo stesso, rendere più resilienti i sistemi economici e sociali;

5.

Sottolinea che le opportunità offerte dalla digitalizzazione sono di particolare importanza per far fronte alle sfide sociali, climatiche e ambientali e in talune situazioni di crisi, come si è visto nell’attuale crisi causata dalla Covid-19, soprattutto per l’istruzione, la vita professionale, l’economia e un’amministrazione efficiente;

6.

Ritiene importante che i valori e le norme etiche dell’Europa, unitamente a requisiti di carattere sociale ed ecologico, si applichino anche allo spazio digitale, e che l’UE promuova attivamente a livello mondiale i suoi valori e le sue norme etiche;

7.

Sottolinea l’importanza della sovranità dei dati a livello individuale e paneuropeo. Ciò è tanto più importante alla luce della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 16 luglio 2020 (causa C-311/18), che ha dichiarato invalido lo scudo per la privacy istituito tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. Invita pertanto la Commissione a chiarire quanto prima le implicazioni di tale sentenza, dato che le imprese hanno bisogno di flussi di dati giuridicamente sicuri oltre i confini dell’Unione europea;

8.

Ritiene che la coesione digitale costituisca un’importante dimensione supplementare del concetto tradizionale di coesione economica, sociale e territoriale sancito dal Trattato UE.

La digitalizzazione e le opportunità ad essa correlate

9.

Condivide il punto di vista della Commissione alla base delle tre comunicazioni sul pacchetto digitale dell’UE, secondo cui le tecnologie digitali stanno cambiando profondamente la vita quotidiana dei cittadini, e osserva che gli Stati membri, gli enti regionali e locali e le imprese sono ugualmente interessati da detti cambiamenti;

10.

Rileva la crescente importanza dei dati e delle opportunità che ne derivano, e sottolinea la necessità di proteggere i cittadini e le imprese da eventuali rischi legati alla condivisione, al trattamento e all’archiviazione dei dati; condivide il punto di vista secondo cui mancano strumenti tecnici e norme attuabili senza oneri eccessivi per semplificare l’esercizio del diritto alla tutela della vita privata;

11.

Plaude alle misure che contribuiscono a che l’Europa assuma un ruolo guida nella transizione verso un pianeta sano e un mondo digitale, generando in tal modo crescita sostenibile e prosperità, nel rispetto dei valori comuni europei e di un solido quadro giuridico su di essi fondato, in materia di protezione dei dati, di diritti fondamentali, di sicurezza e di cibersicurezza;

12.

Osserva che i servizi basati sull’intelligenza artificiale, così come altre tecnologie innovative in materia di trattamento dei dati, digitalizzazione e automazione dei processi, possono apportare notevoli benefici ai consumatori e ai fornitori di servizi ma presentano sfide in termini di garanzia responsabile di non discriminazione, di trasparenza e di spiegabilità degli algoritmi, di responsabilità nonché di tutela della riservatezza, e sottolinea quindi che la digitalizzazione e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e delle altre tecnologie digitali emergenti devono essere gestiti in modo responsabile; rileva inoltre che i trattamenti preferenziali in materia di responsabilità accordati finora alle piattaforme che dominano il mercato dovrebbero essere rivisti alla luce dei valori europei, che ciò vale in particolare per quelle piattaforme le cui politiche commerciali sono controllate da paesi terzi e che i sistemi algoritmici sensibili dal punto di vista del rispetto dei diritti fondamentali dovrebbero essere soggetti al principio UE dell’ubicazione del mercato;

13.

Pone l’accento sulle opportunità offerte dalla digitalizzazione in relazione alla crisi causata dalla Covid-19, ad esempio per quanto concerne il telelavoro e l’istruzione digitale, e sottolinea che, nel contesto della crisi della Covid-19 e delle relative misure di confinamento, le applicazioni e le infrastrutture digitali hanno contribuito in modo significativo a garantire, anche in momenti di crisi imprevisti, la continuità operativa della pubblica amministrazione;

14.

Ritiene che ciò costituisca un buon punto di partenza per promuovere l’attuazione del Green Deal con l’ausilio delle tecnologie digitali;

15.

Sottolinea che, secondo le previsioni, le emissioni di CO2 provenienti dalle applicazioni digitali potrebbero oltrepassare quelle del traffico veicolare mondiale già entro il 2025. Si stima che il solo settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione sia responsabile del 5-9 % del consumo di elettricità e di oltre il 2 % del volume totale di emissioni a livello mondiale. D’altra parte, le soluzioni digitali possono sostenere la transizione ecologica. I dati ambientali consentono, ad esempio, l’elaborazione di soluzioni per lo sviluppo delle energie rinnovabili, il rimboschimento o la prevenzione dei rifiuti. Per quanto riguarda l’economia circolare, si potrebbe pensare ad un eventuale impegno volontario da parte dei rivenditori online a includere criteri di protezione ambientale nei loro algoritmi di ricerca, o all’introduzione di un «passaporto digitale del prodotto», che potrebbe contenere informazioni sull’impronta materiale e climatica della catena di approvvigionamento del prodotto, in modo che i clienti possano compiere scelte di consumo orientate alla sostenibilità;

16.

Osserva che, anche alla luce delle sfide economiche poste dalla crisi, la spinta a favore della trasformazione digitale e i relativi investimenti non devono essere trascurati; cospicui investimenti pubblici e privati nella digitalizzazione rappresentano anzi il modo più efficiente per rilanciare la crescita economica nell’UE.

Visione della società digitale

17.

Esprime preoccupazione per il fatto che il progetto di quadro finanziario pluriennale preveda una riduzione del finanziamento del programma Europa digitale. La riduzione dei finanziamenti può avere un impatto sul funzionamento del programma;

18.

Accoglie con favore gli sforzi della Commissione volti a utilizzare le tecnologie digitali al fine di offrire ai cittadini opportunità di realizzazione personale, di decisioni libere e sicure e di impegno sociale, e a creare un quadro per le imprese che consenta di sviluppare l’innovazione, la concorrenza e la collaborazione in condizioni eque;

19.

Pone in risalto il potenziale dell’informatica quantistica e richiama l’attenzione sulle iniziative europee esistenti in questo settore, come l’iniziativa faro sulle tecnologie quantistiche. Chiede inoltre che si continuino a sostenere i progetti di ricerca quantistica nell’UE, al fine di conquistare la leadership mondiale nello sfruttamento del potenziale delle tecnologie quantistiche;

20.

Prende atto che l’economia dei dati svolge un ruolo economico sempre più importante nel contesto della digitalizzazione in atto e rappresenta pertanto un mezzo fondamentale per la creazione di valore in futuro;

21.

Sostiene la costruzione e l’espansione mirate di un’economia dei dati europea e il perseguimento dell’indipendenza tecnologica, anche attraverso impegni adeguati di politica industriale volti a promuovere le aziende leader europee del settore;

22.

Rammenta la distinzione operata tra dati personali e dati non personali, le loro diverse finalità di utilizzo e le conseguenti differenze in termini di quadri giuridici, trattamenti e procedure;

23.

Sottolinea l’importanza delle soluzioni open source al fine di diversificare l’offerta e rafforzare l’indipendenza tecnologica delle amministrazioni, delle imprese e dei cittadini, nonché del sostegno di comunità open source in Europa nelle quali collaborino imprese e pubbliche amministrazioni.

Infrastrutture e basi digitali affidabili

24.

Sottolinea l’importanza sociale ed economica delle comunicazioni mobili di quinta generazione (5G) e chiede che siano adottate misure di sensibilizzazione basate su una valutazione trasparente delle tecnologie, al fine di garantire che i cittadini comprendano i vantaggi e gli svantaggi delle infrastrutture digitali, anche in termini di analisi dell’impatto sull’ambiente o sulla salute, anziché farsi ingannare dalle notizie false;

25.

Evidenzia la necessità di un approccio globale per rafforzare la sicurezza e la resilienza delle reti 5G e sottolinea l’utilità di un approccio comune a livello dell’UE e le ricadute generali positive di norme minime comuni europee in materia di sicurezza;

26.

Apprezza l’approccio adottato per l’attuazione del pacchetto di strumenti dell’UE volto a garantire una catena di approvvigionamento del 5G diversificata e sostenibile e prevenire situazioni di «lock-in»;

27.

Invita gli Stati membri a seguire gli strumenti messi in campo dall’UE per garantire reti 5G sicure e la sicurezza informatica dell’Europa, e per proteggere gli interessi geopolitici europei dalla minaccia di sorveglianza e spionaggio legata alla diffusione delle reti 5G che utilizzano la tecnologia proveniente da paesi terzi;

28.

Sostiene la tecnologia a fibra ottica in quanto infrastruttura e servizio di base digitale indispensabile, che dovrebbe essere disponibile per tutti gli abitanti dell’Unione europea, specialmente nelle zone rurali in cui altre tecnologie arrivano con difficoltà;

29.

Non concorda pienamente sul fatto che la strategia europea per i dati possa contare su un ecosistema florido; sottolinea a tale proposito che il sostegno alle start-up in particolare appare di fondamentale importanza per l’attuazione della strategia stessa e non solo a causa dell’attuale situazione;

30.

Accoglie con favore l’annuncio di investimenti in un progetto ad alto impatto per gli spazi europei dei dati e per infrastrutture cloud interconnesse;

31.

Sottolinea a tal riguardo l’importanza delle «città intelligenti», delle «regioni intelligenti» e delle start-up, quali motori dell’innovazione, e del loro sostegno;

32.

Accoglie con favore i piani di un protocollo d’intesa con gli Stati membri sulla federazione del cloud e la creazione di un codice dell’UE di regolamentazione del cloud;

33.

Osserva che un approccio non unitario rispetto all’accesso e all’utilizzo dei dati comporterebbe una frammentazione del mercato interno, che deve assolutamente essere evitata;

34.

Sottolinea l’importanza di misure intersettoriali per l’accesso e l’utilizzo dei dati, accoglie con favore la rinuncia a una regolamentazione ex-ante dettagliata onde favorire un approccio agile e invita gli Stati membri a continuare a garantire la tutela dell’interesse pubblico, la protezione dei servizi di interesse generale, la prevenzione delle distorsioni della concorrenza e l’efficienza della pubblica amministrazione, in linea con le pertinenti disposizioni della direttiva sul commercio elettronico;

35.

Rileva tuttavia a tale proposito che i relativi requisiti devono essere adeguati, in particolare per gli enti locali e regionali, ed elaborati tenendo conto dei costi di attuazione.

Il fattore umano nel mondo digitale

36.

Osserva che sono necessari ingenti fondi pubblici per promuovere la digitalizzazione, sostenere le università e gli istituti di ricerca, le start-up, le PMI, ma anche le regioni, soprattutto le «regioni intelligenti», e in particolare per lo sviluppo di capacità digitali di eccellenza comuni, in modo da contribuire all’indipendenza tecnologica dell’Europa;

37.

Sottolinea che la regolamentazione europea deve sempre tenere conto della necessità di garantire il sistema delle autonomie locali e regionali sancito nel diritto primario dall’articolo 4, paragrafo 2, del TUE. Una disposizione di diritto derivato che obblighi gli enti locali e/o regionali a condividere i dati interferirebbe con tale garanzia e dovrebbe pertanto essere esclusa;

38.

Ritiene essenziale che il quadro finanziario pluriennale dell’UE preveda risorse adeguate in tal senso, ed esorta a renderle disponibili, in particolare nel quadro del programma «Europa digitale», nonostante le possibili sfide poste dalla gestione delle conseguenze della crisi causata dalla Covid-19;

39.

É favorevole a un’ulteriore rapida digitalizzazione della fornitura di servizi radiotelevisivi ai cittadini, al fine di garantire il massimo pluralismo;

40.

Sottolinea che la sicurezza dei prodotti e dei servizi digitali costituisce un elemento fondamentale per creare un clima di fiducia e, di conseguenza, per la buona riuscita della loro diffusione, ricorda il coinvolgimento dell’Agenzia dell’Unione europea per la cibersicurezza (ENISA) e sostiene un’intensificazione della cooperazione con, e tra, gli istituti di ricerca degli Stati membri — e, se del caso, delle regioni — specializzati nel settore della cibersicurezza;

41.

Rileva che le competenze digitali sono imprescindibili sia in un’ottica di spendibilità sul mercato del lavoro, in particolare per quanto riguarda le competenze nel campo dei megadati e dell’analisi, per realizzare le potenzialità offerte dai servizi basati sull’intelligenza artificiale, sia per rafforzare la resilienza dei sistemi economici, sociali e dell’istruzione europei, come pure per garantire la partecipazione sociale ai fini dell’efficace gestione della digitalizzazione, anche indipendentemente dall’età e dal luogo di residenza delle persone;

42.

Sottolinea l’importanza dell’istruzione nel mondo digitale, soprattutto dell’alfabetizzazione digitale e/o mediatica — non solo negli istituti di istruzione — quale condizione essenziale per garantire che tutti possano partecipare al processo di digitalizzazione effettuando le proprie scelte in piena autonomia;

43.

È a favore della creazione di «spazi di dati personali» con maggiori possibilità di controllo da parte dell’individuo su chi ha accesso ai dati e li può utilizzare, e della presa in esame del rafforzamento del diritto alla portabilità dei dati per le persone a norma dell’articolo 20 del regolamento generale sulla protezione dei dati;

44.

Esorta la Commissione a proseguire gli sforzi volti ad assicurare un livello adeguato di tutela della vita privata e, in particolare, ad adoperarsi per la rapida adozione del previsto regolamento relativo al rispetto della vita privata e alla tutela dei dati personali nelle comunicazioni elettroniche, al fine di evitare incoerenze nel pertinente quadro normativo e rafforzare la certezza del diritto;

45.

Invita, a questo proposito, anche il Consiglio dell’Unione europea ad assicurare la trasparenza e conseguentemente la certezza del diritto;

46.

Considera urgente che la futura strategia europea per le PMI preveda misure volte a rafforzare le capacità di questa categoria di imprese e delle start-up, affinché possano sfruttare appieno le numerose opportunità offerte dai modelli d’impresa basati sui dati;

47.

Sostiene la prevista creazione e promozione dei poli europei di innovazione digitale, attualmente in fase di coordinamento, incoraggia uno stretto e tempestivo scambio in merito tra la Commissione europea e gli Stati membri, e in particolare le regioni, e sottolinea la necessità di un processo di selezione trasparente e comprensibile e di pari opportunità tra le regioni europee.

Una comunità digitale europea di valori

48.

Osserva che i dati costituiscono la base dei prodotti, dei servizi e dei modelli d’impresa digitali e, di conseguenza, dello sviluppo economico in Europa, e che possono migliorare la base sulla quale le persone, le imprese, le organizzazioni, l’amministrazione e la politica fondano le proprie decisioni;

49.

Segnala che le decisioni fondate unicamente su dati, in particolare in relazione all’elaborazione automatizzata, possono non essere sempre adeguate e proporzionate e che pertanto devono essere sempre valutate rispetto al contesto generale;

50.

Sottolinea che la società digitale deve essere inclusiva, equa e accessibile a tutti, e che l’essere umano deve essere posto al centro;

51.

Chiede l’attuazione di misure solide a difesa delle libertà civili e della democrazia in un’epoca sempre più digitalizzata, tra cui la riduzione del pericolo di monitoraggio digitale generalizzato e la lotta contro la diffusione di notizie false, le campagne di disinformazione, l’incitamento all’odio e le discriminazioni, in particolare il razzismo, nell’ambiente digitale, indipendentemente dal fatto che tali derive abbiano origine all’interno o all’esterno dell’UE;

52.

Osserva che la tecnologia digitale e le soluzioni fondate sui dati costituiscono strumenti importanti per affrontare le sfide sociali, di sviluppo, climatiche e ambientali e che sono pertanto rilevanti anche nel contesto del conseguimento degli obiettivi del Green Deal e degli obiettivi di sviluppo del millennio delle Nazioni Unite;

53.

Plaude all’iniziativa per un’elettronica circolare e alle iniziative volte a realizzare centri dati a impatto climatico zero, ad elevata efficienza energetica e sostenibili entro il 2030;

54.

Sottolinea che tali sfide sono strettamente correlate e offrono all’Europa l’opportunità di assumere un ruolo guida.

I dati come carburante digitale dell’economia e base decisionale

55.

Concorda sul fatto che «l’essere umano sia e debba rimanere l’elemento centrale» della strategia europea per i dati; la politica digitale deve pertanto avere il compito di monitorare costantemente gli sviluppi in tale campo, valutandone i benefici e gli svantaggi e, se necessario, intervenendo per controllarli;

56.

Condivide il giudizio che l’utilizzo dei dati per il bene pubblico sia della massima importanza per la gestione delle emergenze (epidemie, catastrofi naturali), per una migliore comprensione del degrado ambientale e dei cambiamenti climatici e per poter attuare misure mirate, come anche per una migliore lotta contro la criminalità e una migliore protezione contro il terrorismo;

57.

Sostiene lo sviluppo di spazi comuni europei dei dati per comparti economici strategici e settori di interesse pubblico e sottolinea che, nell’ottica di un approccio agile, dovrebbe essere possibile creare ulteriori spazi di dati;

58.

Sostiene lo spazio unico europeo dei dati fondato su norme e valori europei, al fine di ridurre l’eccessiva dipendenza da soluzioni digitali create altrove;

59.

Invita la Commissione a rafforzare ulteriormente l’indipendenza tecnologica dell’Europa per quanto riguarda le infrastrutture e le tecnologie fondamentali;

60.

Sottolinea l’importanza di utilizzare i dati al fine di consentire l’elaborazione di politiche fondate su elementi concreti e migliorare i servizi pubblici, il tutto nel quadro di norme etiche e di precisi standard di sicurezza e di protezione dei dati;

61.

Condivide il giudizio secondo cui l’interoperabilità dei dati (ad esempio attraverso norme) e la qualità dei dati sono di importanza cruciale, e accoglie pertanto con favore l’elaborazione di approcci e strutture corrispondenti sul piano organizzativo;

62.

Sottolinea la relazione sullo stato di avanzamento dei lavori elaborata dal gruppo di esperti per l’osservatorio UE dell’economia delle piattaforme online (1) in merito agli indicatori economici e alla misurazione dell’economia delle piattaforme, secondo cui la mancanza di dati relativi a molti aspetti del ruolo e del comportamento economici delle imprese delle piattaforme rappresenta una sfida per i responsabili politici e per i ricercatori. Gli esperti insistono giustamente anche sul monitoraggio dell’economia delle piattaforme, in particolare per quanto riguarda: l’importanza economica delle piattaforme, il potere che queste esercitano sugli utenti e le disposizioni in materia di trasparenza;

63.

Sottolinea che nell’elaborazione delle norme è necessario tenere conto della compatibilità con gli ambienti informatici esistenti degli enti locali e regionali;

64.

Condivide il giudizio secondo cui il numero dei fornitori di servizi cloud europei è esiguo e che vi è un’elevata dipendenza tecnologica da fornitori esterni;

65.

Concorda sul fatto che l’utilizzo del cloud, in particolare nel settore pubblico europeo, sia limitato e che, tra l’altro, le potenzialità in termini di riduzione dei costi informatici non vengano pertanto sfruttate;

66.

Sottolinea l’importanza degli investimenti nelle tecnologie del futuro, quali l’intelligenza artificiale, la tecnologia a registro distribuito (blockchain) e l’informatica quantistica. In quest’ambito rientrano, in particolare, gli sforzi nel campo della ricerca e dello sviluppo;

67.

Osserva a tale proposito che esistono lacune in termini di interoperabilità dei diversi servizi cloud e nello sviluppo di procedure specialistiche a livello di cloud per gli enti pubblici;

68.

Accoglie con favore l’intenzione di sviluppare il ruolo sistemico di talune piattaforme online e il potere di mercato da esse acquisito in modo da non pregiudicare l’equità e l’apertura dei mercati;

69.

Ritiene che le condizioni di lavoro dei lavoratori tramite piattaforma digitale debbano essere regolamentate in modo che questa forma di lavoro possa consentire un sostentamento socialmente sicuro e pienamente adeguato; accoglie pertanto con favore l’intenzione della Commissione di pubblicare un’iniziativa intesa a migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori tramite piattaforma digitale, ma chiede di anticiparla dal 2021 al 2020. In particolare in tempi di epidemia da Covid-19, è stato dimostrato che diverse piattaforme digitali traggono un vantaggio economico dalle misure di confinamento, mentre i lavoratori delle piattaforme stesse rimangono in condizioni di lavoro precario;

70.

Plaude all’accordo raggiunto tra le parti sociali europee sull’accompagnamento della transizione digitale (2) al fine di configurare insieme lo sviluppo della digitalizzazione e il suo impatto sul lavoro, sui lavoratori e sul funzionamento di un’impresa;

71.

Sottolinea che ciò che è proibito al di fuori di Internet non può essere consentito su Internet e, in tale contesto, ritiene che sia opportuno chiarire il ruolo e gli obblighi dei gestori delle piattaforme online;

72.

Osserva con rammarico che, in un mondo digitale senza frontiere, un numero limitato di imprese che detengono la quota maggioritaria del mercato genera la maggior parte dei profitti grazie al valore aggiunto derivante dall’economia supportata dai dati e che, a causa di norme obsolete in materia di imposizione fiscale sulle società, tali profitti spesso non sono soggetti a imposte nel luogo in cui vengono generati, con conseguente distorsione della concorrenza;

73.

Chiede, in relazione agli effetti di rete dell’economia delle piattaforme digitali, che si esamini se e come il diritto europeo della concorrenza debba essere ulteriormente sviluppato;

74.

Sottolinea che la digitalizzazione pone, in egual misura in tutte le regioni d’Europa, una serie di sfide che richiedono soluzioni assolutamente eterogenee, e chiede pertanto che si tenga conto di tale aspetto al momento di elaborare strategie globali;

75.

È favorevole a semplificare le procedure di accesso ai finanziamenti europei, al fine di raggiungere il maggior numero possibile di imprese, università e istituti di ricerca e di incoraggiarli a svolgere un ruolo attivo nel processo di digitalizzazione;

76.

Sottolinea che ciò vale anche per le «città intelligenti» e le «regioni intelligenti»;

77.

Concorda sul fatto che mancano strumenti tecnici e norme attuabili senza oneri eccessivi per semplificare l’esercizio del diritto alla tutela della vita privata;

78.

Ribadisce l’importanza di contrastare gli effetti di «lock-in», ad esempio nei dispositivi dell’Internet degli oggetti, e di rafforzare la posizione dei consumatori; sottolinea che in tale contesto è importante fornire agli utenti strumenti e mezzi che consentano loro di decidere autonomamente cosa fare con i propri dati.

Un’Europa globale

79.

Plaude all’impegno della Commissione a favore degli interessi dei cittadini europei e delle pari opportunità per le imprese europee sui mercati internazionali e a favore della promozione dei valori europei nel quadro del commercio internazionale e del flusso transfrontaliero dei dati;

80.

È favorevole ad attrarre in Europa attività di conservazione ed elaborazione dei dati provenienti da altri paesi e regioni ed è consapevole dei diversi punti di forza delle regioni europee, che dovrebbero in questo senso essere addotti quali argomenti a sostegno;

81.

Accoglie con favore le iniziative adottate dalla Commissione europea e da alcuni Stati membri al fine di chiarire e armonizzare la tassazione delle attività commerciali digitali svolte da tutti gli operatori, compresi quelli le cui politiche commerciali sono definite al di fuori dell’UE.

Valutazione delle comunicazioni della Commissione in esame

82.

Sottolinea che i punti di forza dell’Unione europea devono essere al centro degli interventi, quali ad esempio, il settore manifatturiero, che offre un ampio ventaglio di applicazioni per le tecnologie digitali, tra cui l’industria 4.0, l’intelligenza artificiale, la robotica, la produzione additiva, l’ottica e i sensori o l’Internet degli oggetti;

83.

Chiede che le misure fondamentali proposte per un’economia equa e competitiva siano esaminate nel dettaglio in relazione ai loro effetti sulla strategia europea per i dati, sulla valutazione e revisione in atto dell’adeguatezza delle norme europee in materia di concorrenza, sulle misure regolamentari e sulla strategia industriale, segnatamente nell’ottica di creare un quadro che assicuri una finanza digitale adeguata, competitiva e sicura e un’imposizione fiscale sulle imprese all’altezza del XXI secolo;

84.

Ricorda che la digitalizzazione delle regioni richiede un approccio strategico coordinato e condiviso, che vada oltre la fornitura di infrastrutture digitali e la connettività;

85.

Chiede un programma quadro di qualificazione professionale completo al fine di colmare la carenza di specialisti dei dati e di competenze in materia nell’UE;

86.

Invita a istituire programmi di sostegno per le start-up e le imprese, non solo alla luce della situazione attuale, ma anche perché altrimenti non sarà possibile attuare la strategia per i dati;

87.

Propone un’iniziativa volta a rafforzare la sovranità tecnologica (ad esempio lo sviluppo di processori e componenti di rete propri), al fine di creare e gestire in modo sicuro le infrastrutture necessarie, ed esorta a garantire un finanziamento adeguato per i progetti europei di ricerca e sviluppo;

88.

Riconosce, sulla base delle sfide descritte e delle misure proposte, la necessità di aumentare la resilienza e la sovranità nello spazio digitale, al fine di sfruttare in modo sostenibile le potenzialità delle norme di comunicazione più recenti; in tale contesto occorre prestare particolare attenzione alla protezione delle infrastrutture critiche (PIC), in modo che la capacità d’azione dello Stato e la fornitura di servizi alla popolazione possano essere mantenuti a lungo termine anche in situazioni di crisi;

89.

Invita a prendere in esame ulteriori misure al fine di favorire un rapido miglioramento dell’efficienza energetica, la riduzione dei gas a effetto serra, l’utilizzo ottimale della digitalizzazione per la tutela ambientale e l’azione per il clima, la promozione dell’innovazione e della connettività gigabit nel rispetto del clima.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/news/commission-expert-group-publishes-progress-reports-online-platform-economy.

(2)  https://bit.ly/2YptFYV


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/79


Parere del Comitato europeo delle regioni - Libro bianco sull’intelligenza artificiale - Un approccio europeo all’eccellenza e alla fiducia

(2020/C 440/14)

Relatore:

Guido RINK (NL/PSE), assessore comunale di Emmen

Testo di riferimento:

Libro bianco sull’intelligenza artificiale — Un approccio europeo all’eccellenza e alla fiducia

COM(2020) 65 final

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Osservazioni generali

1.

prende atto che il 19 febbraio 2020 la Commissione europea (di seguito «la Commissione») ha pubblicato la sua strategia digitale per il periodo 2020-2025. Con il Libro bianco sull’intelligenza artificiale (di seguito «IA»), la Commissione espone la sua visione delle principali misure strategiche e degli investimenti necessari nel campo dell’IA, e stima che l’Europa possa diventare un leader mondiale in questo settore;

2.

ricorda che il Libro bianco sull’IA è collegato alle comunicazioni Plasmare il futuro dell’Europa (1) e Una strategia europea per i dati (2);

3.

rileva che la Commissione intende adottare un approccio allo sviluppo e all’utilizzo dell’IA che sia antropocentrico, etico, inclusivo e sicuro e che rispetti i valori ai quali l’UE aspira ad essere associata;

4.

ricorda che il Libro bianco sull’IA si compone di due sezioni principali: la promozione dello sviluppo e dell’utilizzo dell’IA e la regolamentazione degli aspetti inerenti l’etica e l’affidabilità;

5.

accoglie con favore il Libro bianco sull’intelligenza artificiale — Un approccio europeo all’eccellenza e alla fiducia e riconosce l’importanza di discutere del tema in vista dell’elaborazione della strategia della Commissione in questa materia. Il CdR sottolinea tuttavia che avrebbe apprezzato se nel Libro bianco fosse stato menzionato esplicitamente anche il ruolo degli enti regionali e locali quali partner importanti, produttori, utenti e promotori dell’innovazione nello sviluppo dell’IA;

6.

ricorda, in questo contesto, il proprio parere sul tema dell’intelligenza artificiale adottato il 6 febbraio 2019 (3);

7.

sottolinea che l’IA è già entrata a far parte della nostra vita e svolgerà un ruolo sempre più importante nel processo di trasformazione delle nostre società. Essa racchiude un grande potenziale per la società, le imprese e i cittadini europei. L’innovazione in materia di IA non solo contribuisce all’economia, ma aiuta anche a vincere le sfide socioculturali e ambientali;

8.

ritiene che l’applicazione dell’IA sia importante non soltanto a livello nazionale, ma anche e soprattutto a livello locale e regionale. Gli enti locali e regionali possono in particolare contribuire a promuovere gli ecosistemi di IA nei loro territori e a favorire e realizzare, essi stessi, gli investimenti in questo campo;

9.

sottolinea che l’IA è un settore strategico complesso non a sé stante, in quanto tocca una serie di altre politiche perseguite dalla Commissione;

10.

ritiene che il Libro bianco sull’IA e le politiche che ne derivano debbano essere visti in maniera organica con le comunicazioni Plasmare il futuro dell’Europa e Una strategia europea per i dati, che sono state presentate parallelamente alla pubblicazione del Libro bianco stesso. Quest’ultimo deve essere inoltre inquadrato nel contesto di una serie di altre politiche della Commissione, come la nuova agenda per le competenze per l’Europa (4) e la raccomandazione relativa a un pacchetto di strumenti comuni dell’Unione per l’uso della tecnologia e dei dati al fine di contrastare la crisi di Covid-19 e uscirne, in particolare per quanto riguarda le applicazioni mobili e l’uso di dati anonimizzati sulla mobilità (5);

11.

sottolinea il fatto che le raccomandazioni del CdR, qualora pertinenti, devono essere considerate anche in relazione a questi documenti di programmazione europea;

12.

accoglie con favore l’approccio della Commissione, che consiste essenzialmente nello sviluppare un’intelligenza artificiale «antropocentrica» e la relativa ambizione ad essere leader nel dettare gli standard etici. La Commissione sottolinea giustamente che i vantaggi dell’IA dipendono dalla fiducia che l’opinione pubblica mostrerà nei confronti di queste tecnologie;

13.

insiste, tuttavia, sull’opportunità che il dibattito sulle politiche da adottare per rafforzare la fiducia nell’IA affronti anche le questioni della proprietà dei dati, degli algoritmi, delle piattaforme, della salvaguardia dei valori pubblici su queste ultime e di chi sia, in ultima analisi, a trarre il maggior profitto dalle applicazioni di IA, come anche di chi sia a pagarne il prezzo (e se ciò sia socialmente accettabile);

14.

fa notare che, dato che l’IA riguarda un gran numero di altri settori di intervento, vi è il rischio che la coerenza tra di essi si diluisca e che le diverse politiche si sviluppino in maniera isolata le une dalle altre;

15.

propone alla Commissione di elaborare una tabella di marcia e un approccio per favorire la coerenza tra i diversi settori di intervento.

Cogliere le opportunità

16.

sottolinea che la politica europea deve puntare con determinazione sul rafforzamento delle reti multidisciplinari locali e regionali di cittadini, amministrazioni, istituzioni della conoscenza e imprese, come anche sugli investimenti in tali reti (nella loro organizzazione e promozione). Il CdR ritiene che i poli dell’innovazione proposti dalla Commissione svolgano un ruolo centrale a questo riguardo;

17.

fa notare che l’IA può contribuire a risolvere le sfide della società in settori quali la sanità (la lotta contro la pandemia di Covid-19 ne è il maggior esempio recente), la sicurezza, il clima, la mobilità e i trasporti, il sostegno sociale, l’industria a tecnologia avanzata, il commercio al dettaglio, l’agricoltura, il turismo e i servizi pubblici;

18.

richiama l’attenzione sul fatto che l’IA può creare nuovi posti di lavoro e una nuova imprenditorialità. La Commissione riconosce giustamente che un presupposto importante è che i cittadini possano avere fiducia in queste tecnologie. Un quadro strategico dell’UE basato sui valori fondamentali dovrebbe creare questa fiducia e incoraggiare le imprese a sviluppare soluzioni di IA;

19.

conviene sull’importanza che sul mercato europeo vigano condizioni di parità. Particolare attenzione dovrebbe essere prestata all’accesso all’IA da parte delle piccole e medie imprese (PMI) e delle start-up. Queste ultime costituiscono un importante motore delle economie locali e regionali. I poli europei dell’innovazione digitale nonché i quadri normativi e le politiche futuri hanno un ruolo decisivo da svolgere nella promozione delle pari opportunità di accesso all’IA, soprattutto nel sostenere le MPMI nell’accesso all’IA;

20.

prende atto dell’impegno della Commissione a trarre vantaggio dai punti di forza dell’Europa sui mercati industriali e professionali (esistenti) (6). Il CdR sottolinea tuttavia che questa strategia non deve andare a scapito della produttività, della capacità innovativa e del DNA degli ecosistemi locali e regionali;

21.

sottolinea che all’interno di questi ecosistemi gli enti locali e regionali sono impegnati ad affrontare una vasta gamma di sfide per la società. Essi possono svolgere un ruolo importante nell’accelerare le innovazioni che hanno un impatto su tali sfide;

22.

segnala che gli enti locali e regionali sono nella posizione migliore per contribuire a creare un contesto favorevole all’aumento degli investimenti nell’IA negli anni a venire e promuovere, nei vari segmenti delle catene del valore, la fiducia in queste tecnologie. Essi sono infatti i più vicini alle realtà del territorio e possono favorire lo sviluppo delle reti multidisciplinari locali;

23.

ritiene che sarà necessario un significativo sostegno da parte dell’UE per stimolare gli investimenti privati e pubblici, e che dovrà essere previsto il ricorso a risorse a valere sui programmi Europa digitale e Orizzonte Europa e sui fondi strutturali e di investimento europei, in modo da venire incontro alle esigenze degli ecosistemi locali;

24.

ritiene che gli strumenti di sovvenzione dovrebbero essere destinati ad applicazioni specifiche di IA che si prestano all’espansione su larga scala. Per sfruttare al meglio le opportunità offerte dall’IA, occorre promuovere progetti su piccola scala contenendone gli oneri finanziari, in modo che per gli enti locali e regionali risulti più interessante partecipare a progetti finanziati dall’Europa;

25.

sostiene l’approccio per lo sviluppo dell’IA nell’ambito dei poli dell’innovazione digitale. In tale contesto, gli strumenti di sovvenzione destinati a questi ultimi dovrebbero essere incentrati sulla promozione degli ecosistemi locali e regionali;

26.

si compiace del fatto che la Commissione intenda sviluppare i prodotti basati sull’IA nel settore pubblico (7);

27.

ritiene, tuttavia, che l’impegno della Commissione a favore dello sviluppo dell’IA nel settore pubblico non dovrebbe essere limitato alle tecnologie di IA già collaudate in settori prestabiliti. Come clienti di riferimento, gli enti locali e regionali possono infatti svolgere un ruolo importante nella rapida diffusione delle (nuove) tecnologie dell’AI;

28.

esorta la Commissione a invitare tutte le autorità pubbliche, inclusi gli enti locali e regionali, a realizzare rigorose valutazioni d’impatto sul rispetto dei diritti fondamentali per i sistemi di IA impiegati nel settore pubblico. Le autorità dovrebbero evitare il ricorso a tecnologie di sorveglianza basate sull’IA, soprattutto nei periodi di emergenza, in attesa che siano resi noti i risultati di tali valutazioni d’impatto e che siano state adottate le necessarie soluzioni;

29.

chiede la definizione di un quadro di riferimento per gli appalti e di una serie di strumenti giuridici, quali condizioni standard in materia di appalti, che offrano agli enti locali e regionali margine di manovra e la possibilità di sfruttare al meglio le opportunità;

30.

sottolinea che il valore dei dati risiede nel loro riutilizzo, anche nelle applicazioni di IA. La condivisione intersettoriale dei dati in condizioni di cibersicurezza promuove l’innovazione nel campo dell’IA. Il CdR esorta la Commissione a fare riferimento alle disposizioni del regolamento generale sulla protezione dei dati (Regolamento (UE) 2016/679) e a valutare la pertinenza di un ulteriore quadro normativo specifico sull’IA, per agevolare la condivisione e il riutilizzo affidabili dei dati tra imprese e autorità pubbliche (B2G), soprattutto quando si tratta di dati che potrebbero servire all’interesse pubblico, come nel caso della pandemia di Covid-19. In tale contesto è apparsa evidente infatti l’importanza dell’uso dei dati delle imprese da parte delle autorità pubbliche. Si dovrebbe sfruttare tale potenziale, in quanto, così facendo, si possono ridurre gli oneri amministrativi a carico delle imprese, e in molti casi, per esempio nel contesto dell’economia delle piattaforme, questa è l’unica maniera per le autorità pubbliche di adempiere ai loro obblighi giuridici;

31.

ritiene necessario investire a livello europeo in un’infrastruttura di base e in un’architettura dei dati comuni e cibersicure, e in standard di qualità in materia di sicurezza, set di dati e statistiche. Questo approccio consente di abbassare la soglia di ingresso per l’utilizzo delle applicazioni di IA e aumenta la fiducia digitale, promuovendo così lo sviluppo e l’utilizzazione dell’intelligenza artificiale;

32.

è fermamente convinto che le applicazioni di IA sviluppate con fondi pubblici dovrebbero essere restituite il più possibile alla società. Queste applicazioni di IA dovrebbero, in linea di principio essere sviluppate, ad esempio, in modalità open source, e al tempo stesso occorre riconoscere la necessità di finanziare tale sviluppo.

Legislazione e politica: un approccio basato sull’apprendimento

33.

prende atto con interesse dei progressi compiuti nella definizione di IA, come risulta dalla definizione aggiornata (8) fornita dal gruppo indipendente di esperti ad alto livello sull’IA, istituito dalla Commissione europea. Il CdR ritiene che tale definizione esprima meglio le capacità tecniche dell’IA. Tuttavia, la definizione di IA dovrebbe essere un processo continuo. Essa dovrebbe considerare il contesto in cui l’IA opera e tenere il passo con gli sviluppi socioculturali in questo campo, senza che si perda di vista il legame tra l’ecosistema di eccellenza presentato dalla Commissione e l’ecosistema di fiducia;

34.

ritiene che un sistema di IA sia costituito da una combinazione di componenti tecnici che collegano dati, algoritmi e potenza di calcolo a pratiche sociali, alla società, all’identità e alla cultura. La definizione di questo insieme socio-tecnico dinamico dovrebbe pertanto essere aggiornata regolarmente al fine di rispecchiare con precisione l’impatto socioculturale in costante aumento dell’IA, individuando nel contempo le sfide e le opportunità in rapida evoluzione legate a questa tecnologia;

35.

rileva che la salvaguardia dei diritti fondamentali e dei diritti dei consumatori nonché la trasparenza nell’uso di detti componenti tecnici e le norme in materia di responsabilità e di sicurezza dei prodotti sono, secondo la Commissione, gli elementi più importanti che costituiscono l’ecosistema di fiducia. Questi elementi fondamentali formano la base di un futuro quadro normativo dell’UE in materia di IA;

36.

sottolinea come l’apprendimento automatico nell’ambito dell’IA si basi sulla programmazione umana, il che potrebbe portare a distorsioni su vasta scala. Invita pertanto l’UE ad attuare meccanismi volti a garantire l’uguaglianza e l’inclusione, indipendentemente dal genere, dalla razza e dalla visione del mondo, nello sviluppo e nelle applicazioni della tecnologia di IA;

37.

segnala che il diritto penale costituisce un’importante riferimento per la fissazione di norme contro le violazioni gravi dei diritti fondamentali dei cittadini e la loro sorveglianza illecita e occulta attraverso applicazioni di IA;

38.

concorda con la Commissione sul fatto che le applicazioni di IA sono già disciplinate da un quadro ampio e di elevata qualità di norme dell’UE e principi etici. Esempi importanti sono la legislazione sulla sicurezza dei prodotti e sulla responsabilità per danni da prodotti difettosi, i diritti dei consumatori, i diritti fondamentali, la legislazione antidiscriminazione e il diritto alla protezione dei dati personali;

39.

sottolinea la necessità di riconoscere che il quadro legislativo esistente non è specificamente concepito per le applicazioni di IA, il che significa che allo stato attuale esiste un vuoto giuridico. Occorre esaminare attentamente i settori in cui è necessaria una regolamentazione complementare per rafforzare la fiducia dei cittadini nell’IA. Un elemento cardine di qualsiasi futuro quadro normativo nel campo dell’IA è l’introduzione di misure di salvaguardia per garantire un’IA immune da pregiudizi o parzialità e che non riproduca discriminazioni basate sul genere, l’origine etnica, l’età, la disabilità o l’orientamento sessuale;

40.

fa inoltre presente che l’impiego dell’IA non deve discriminare nessuna delle lingue ufficiali dell’UE né aggravarne l’eventuale stato di vulnerabilità, e che i set di dati e le impostazioni linguistiche dell’IA devono essere disponibili in tutte le lingue ufficiali dell’UE;

41.

insiste inoltre sull’importanza di una scrittura dei codici (coding) attenta alla dimensione di genere e invoca una partecipazione paritaria di tutti i generi all’elaborazione, all’attuazione, alla valutazione e alla discussione dell’etica e le norme in materia di tecnologie connesse all’IA. Promuovere la partecipazione di donne e ragazze nei settori della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria, delle arti e della matematica (STEAM) è essenziale per la loro piena inclusione nei processi relativi all’IA in particolare e, più in generale, nell’economia digitale;

42.

sottolinea che tale quadro normativo dovrebbe garantire in misura sufficiente gli elementi fondamentali di cui sopra, lasciando al tempo stesso spazio e flessibilità per l’innovazione. A questo riguardo, occorre essere consapevoli delle sfide poste dalla spiegabilità e dal funzionamento dei sistemi di IA e dai risultati e dagli effetti sociali generati da tali sistemi;

43.

segnala che l’IA non è una tecnologia a sé stante: deve infatti essere collegata ad altre tecnologie e scienze, come la scienza comportamentale, l’informatica quantistica, l’Internet delle cose, la diffusione delle reti 5G e 6G, i modelli commerciali e le piattaforme digitali;

44.

ritiene necessario tenere conto del fatto che l’IA non è una tecnologia completamente matura, ma ancora in fase di sviluppo e non ancora pienamente integrata nella società;

45.

rileva che i rappresentanti politici, i decisori e la società si trovano di fronte a una sfida fondamentale: come garantire che il rapporto tra risultati ed effetti desiderati e indesiderati si muova nella giusta direzione? Come si può garantire inoltre che rimanga spazio sufficiente per sfruttare le opportunità offerte dall’IA e rafforzare la fiducia dei cittadini in queste tecnologie? Con i progressi registrati dalle applicazioni di IA, in particolare nel campo degli algoritmi predittivi, in numerosi enti pubblici e istituzioni governative (organi giudiziari, autorità di contrasto, forze armate ecc.) è necessario adottare con urgenza un quadro normativo che preveda una rigorosa verifica del rispetto dei criteri di necessità e proporzionalità, introduca opportune garanzie e mezzi di ricorso e definisca chiaramente le responsabilità e la rendicontabilità, oltre a stabilire un adeguato controllo pubblico;

46.

sottolinea che gli enti regionali e locali dovrebbero svolgere un ruolo importante nella definizione della legislazione e delle politiche in materia di IA. In quanto istanze più vicine ai cittadini, essi dispongono infatti di dati più utili rispetto ai governi nazionali. Gli enti regionali e locali devono pertanto essere maggiormente coinvolti nell’elaborazione delle politiche e della legislazione che scaturiranno dal Libro bianco;

47.

condivide il punto di vista della Commissione secondo cui, considerata la rapida evoluzione dell’IA, il quadro normativo deve lasciare spazio a ulteriori sviluppi. Il CdR ritiene che ciò richieda una legislazione e un processo legislativo adattivi, come anche un atteggiamento critico da parte della Commissione nei confronti del funzionamento del proprio sistema e un’innovazione sociale di quest’ultimo;

48.

ribadisce, in tale contesto, che gli enti regionali e locali dovrebbero avere un margine di manovra sufficiente per sperimentare (compresa la «prototipazione delle politiche») e imparare a progettare nel modo più efficiente ed efficace possibile le politiche necessarie a raccogliere queste sfide fondamentali;

49.

esorta la Commissione a definire un quadro strategico procedurale volto a utilizzare al massimo le norme già esistenti, ma anche a sviluppare ulteriormente nel tempo la politica futura e il quadro normativo dell’UE in materia di IA. Tale quadro strategico dovrebbe anche coordinare gli sforzi messi in campo a livello europeo, nazionale e regionale e garantire la cooperazione tra il settore privato e quello pubblico. A tal fine, l’istituzione di un’Agenzia dell’UE per l’intelligenza artificiale contribuirebbe a un controllo e un coordinamento efficaci delle questioni relative all’IA tra tutti i livelli di governance, da quello europeo fino a quello locale;

50.

sostiene l’approccio della Commissione volto a introdurre una regolamentazione complementare per le applicazioni di IA ad alto rischio;

51.

ritiene tuttavia che i criteri principali per determinare se un sistema di IA sia «ad alto rischio» siano: la misura in cui l’essere umano può influenzare il processo decisionale e l’impatto di tale processo sui diritti e sul comportamento effettivo dei cittadini;

52.

chiede che la legislazione e le politiche future affrontino, in particolare, la questione della trasparenza e della spiegabilità degli algoritmi, come pure della rendicontabilità (9), dell’equità e della responsabilità di coloro che utilizzano l’IA, soprattutto se tale utilizzo incide o influisce sui diritti o sul comportamento effettivo dei cittadini;

53.

sottolinea che i cittadini hanno il diritto di sapere, in un linguaggio semplice, in base a quali dati e algoritmi i loro diritti o il loro comportamento effettivo vengono condizionati, in modo da potersi difendere in maniera adeguata e, se necessario, beneficiare di una protezione giuridica efficace. Inoltre, il sistema decisionale dovrebbe prevedere la possibilità di un disbrigo della pratica da parte di un essere umano. Se del caso, si dovrebbe porre l’accento sul ruolo delle autorità;

54.

ritiene che l’impiego delle tecnologie di IA abbia una notevole importanza anche per quanto riguarda le condizioni di lavoro e il benessere dei lavoratori. A tale scopo, aderisce all’appello delle parti sociali europee per «la riduzione al minimo dei dati e la loro trasparenza, unitamente a regole chiare sul trattamento dei dati personali per limitare il rischio di un controllo invasivo e di un uso improprio di tali dati personali» (10), al fine di garantire il rispetto della dignità umana. Il Comitato conviene pertanto che è importante consentire ai rappresentanti dei lavoratori di affrontare le questioni dei dati, del consenso, della protezione della vita privata e della sorveglianza, stabilendo un collegamento tra la raccolta dei dati e una finalità concreta e trasparente e assicurando la trasparenza nei casi in cui sistemi di IA vengano utilizzati nelle procedure in materia di risorse umane;

55.

concorda con le prescrizioni previste dalla Commissione in materia di dati di addestramento. La tenuta di un registro è un mezzo che consente di verificare il rispetto delle regole. Il CdR ritiene tuttavia che gli oneri amministrativi che ne derivano debbano essere contenuti al minimo;

56.

conviene con la Commissione sul fatto che l’obiettivo di un’IA affidabile, etica e antropocentrica può essere raggiunto solo garantendo un adeguato coinvolgimento degli esseri umani in relazione alle applicazioni di IA ad alto rischio;

57.

ribadisce che la legislazione futura e il controllo del suo rispetto dovrebbero applicarsi all’intero ciclo di vita di un determinato sistema di IA;

58.

condivide il giudizio della Commissione secondo cui la sorveglianza umana aiuta a preservare l’autonomia umana, ma la invita anche a valutare i rischi etici, in particolare quelli legati a pregiudizi/informazioni distorte o false nell’utilizzo dell’IA, e a proporre soluzioni chiare in proposito;

59.

chiede che la regolamentazione in materia di IA tenga conto dell’impatto ambientale a breve e a lungo termine dell’utilizzo di queste tecnologie durante il loro ciclo di vita e lungo l’intera catena di approvvigionamento;

60.

ha preso atto del progetto di parere della commissione giuridica del Parlamento europeo (11) e in particolare della considerazione che ogni Stato membro dovrebbe designare un’autorità nazionale di vigilanza incaricata di garantire, valutare e controllare il rispetto della legislazione e di promuovere il dibattito e lo scambio di opinioni, in stretta collaborazione con le parti interessate e la società civile;

61.

conviene con la Commissione sulla necessità di una valutazione preliminare e obiettiva della conformità per verificare e garantire il rispetto delle prescrizioni obbligatorie che disciplinano le applicazioni ad alto rischio;

62.

concorda con la Commissione sul fatto che l’uso di sistemi di IA per l’identificazione biometrica remota ha implicazioni sui diritti fondamentali che variano notevolmente a seconda dello scopo, del contesto e della portata di utilizzo;

63.

chiede di definire un quadro di qualità vincolante e univoco per indirizzare correttamente le applicazioni di AI, di portata così trasformativa. Tale quadro dovrebbe essere incentrato su norme e pratiche che impediscano la discriminazione e la stigmatizzazione illecite di determinate persone e categorie della popolazione. Il CdR sostiene l’intenzione della Commissione di avviare un ampio dibattito sulla questione;

64.

ritiene che l’etica, insieme alla legislazione, svolga un ruolo importante nella progettazione dell’IA (ethics-by-design, ossia l’etica fin dalla progettazione). Bisogna essere consapevoli che l’etica non è legata a uno specifico strumento tecnico (per esempio l’IA), ma che essa si riferisce al contesto sociale e normativo in cui lo strumento tecnico viene applicato;

65.

ritiene che un approccio che non sia limitato alla semplice regolamentazione dei sistemi di IA ad alto rischio sarà utile alla futura politica a favore dell’ecosistema di fiducia. La futura politica richiede un approccio socio-tecnico continuo e sistematico, che consideri la tecnologia da tutte le prospettive e alla luce di vari criteri. A tal fine è necessario che l’elaborazione delle politiche e la regolamentazione avvengano in un quadro multidisciplinare, in cui i responsabili politici, gli accademici di diverse discipline, le parti sociali, le imprese e gli enti locali e regionali collaborino e monitorino gli sviluppi in maniera costante e ne diffondano i risultati con la medesima trasparenza.

Sviluppo delle conoscenze

66.

sottolinea che, per promuovere la transizione verso una società in cui l’IA svolga un ruolo importante, è necessario che le imminenti proposte sull’aggiornamento dell’agenda per le competenze e sul piano d’azione per l’istruzione digitale si estendano all’intero percorso di apprendimento, dalla scuola primaria alla scuola secondaria fino all’istruzione professionale secondaria e all’insegnamento universitario e all’apprendimento permanente. I programmi di studio in materia di istruzione digitale dovrebbero promuovere la cittadinanza attiva, acuire le capacità di pensiero critico e formare i cittadini fin da una giovane età all’abilità nel gestire una sempre maggiore interazione con l’IA;

67.

chiede che le misure in materia di istruzione e formazione professionale puntino anche a rafforzare le competenze digitali dei cittadini e dei professionisti, sia nel sistema scolastico che nella formazione permanente per l’occupazione. Con l’avvento della rivoluzione digitale, il numero di persone occupate in professioni attinenti all’ambiente digitale dovrebbe registrare un aumento significativo. Allo stesso tempo, la formazione permanente tecnologica in materia di IA è essenziale non solo per le professioni tecniche che costituiscono lo sbocco degli studi STE(A)M, ma per tutti i lavoratori (compresi i dipendenti delle pubbliche amministrazioni) che avranno bisogno di conoscenze di IA in molti altri settori di attività. Pertanto, la formazione dovrebbe essere concentrata non solo sulle esigenze attuali del mercato del lavoro connesse all’AI, ma anche sull’alfabetizzazione tecnologica di tutti i lavoratori che consente di adattarsi a una prospettiva di lungo periodo delle esigenze di formazione nel campo dell’AI;

68.

sottolinea che la formazione dei rappresentanti politici e dei decisori non solo all’utilizzo dell’IA ma anche alle disposizioni e norme etiche è essenziale e contribuisce a garantire un buon processo decisionale democratico. A tal riguardo, il CdR raccomanda formazioni consistenti in un aggiornamento di livello relativamente elevato che persegua due obiettivi: 1) essere in grado di comunicare con il mercato come interlocutori paritari e 2) guidare l’impatto dell’IA sulla società e sul processo democratico;

69.

sottolinea che, per fare in modo che l’IA rifletta i nostri valori e diritti fondamentali e per evitare una programmazione discriminatoria in base al genere, è cruciale diversificare il settore delle tecnologie e incoraggiare gli studenti, in particolare le ragazze, ad iscriversi ai corsi nelle discipline STE(A)M (scienza, tecnologia, ingegneria, (arti) e matematica).

Governance multilivello e partenariato pubblico-privato

70.

condivide la necessità di un approccio comune europeo all’IA per raggiungere dimensioni sufficienti ed evitare la frammentazione del mercato unico;

71.

sottolinea tuttavia che un approccio europeo alla governance deve basarsi su una società aperta, inclusiva e «decentrata», nella quale tutti abbiano la possibilità di essere coinvolti, creativi e mostrare spirito di iniziativa;

72.

ritiene che la questione principale sia quella di come coinvolgere efficacemente i rappresentanti politici, i cittadini e le PMI nello sviluppo delle applicazioni di IA e nella definizione delle norme etiche e della regolamentazione in materia. È inoltre importante capire come la comprensione dei proventi attesi dagli ecosistemi possa influire sulla (ri)calibrazione delle politiche e delle normative;

73.

mette in rilievo il ruolo importante delle reti decentrate di cittadini e delle economie locali nel coinvolgere la politica, i cittadini e le imprese nello sviluppo delle applicazioni di IA e nella definizione delle norme etiche e della regolamentazione in questo settore. La forza delle comunità e delle reti decentrate risiede infatti nella cooperazione locale e regionale aperta, interconnessa e specifica, che stimola l’innovazione e lo sviluppo di nuove economie;

74.

ritiene che il futuro quadro strategico europeo debba coordinare gli sforzi a livello europeo, nazionale e regionale, promuovere la condivisione delle conoscenze e garantire la collaborazione tra il settore privato e quello pubblico. A tal fine è necessaria una governance multilivello che colleghi le reti a livello locale, regionale, nazionale ed europeo.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  COM(2020) 67 final.

(2)  COM(2020) 66 final.

(3)  SEDEC VI/046 (GU C 168 del 16.5.2019, pag. 11).

(4)  COM(2016) 381 final/2.

(5)  Raccomandazione (UE) 2020/518.

(6)  Capitolo 2 del Libro bianco sull’intelligenza artificiale.

(7)  Capitolo 4, lettera F.

(8)  https://ec.europa.eu/newsroom/dae/document.cfm?doc_id=56341.

(9)  Maranke Wieringa, What to account for when accounting for algorithms (Cosa spiegare quando si considerano gli algoritmi), Università di Utrecht, 20 gennaio 2020.

(10)  European Social Partners Autonomous Framework Agreement on Digitalisation (Accordo quadro autonomo delle parti sociali europee sulla digitalizzazione)

(https://www.etuc.org/system/files/document/file2020-06/Final%2022%2006%2020_Agreement%20on%20Digitalisation%202020.pdf).

(11)  Progetto di relazione del 21 aprile 2020, recante raccomandazioni alla Commissione su un quadro normativo degli aspetti etici dell’intelligenza artificiale, della robotica e delle tecnologie correlate (2020/2012 (INL)], relatore Ibán García del Blanco.


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/87


Parere del Comitato europeo delle regioni – Il quadro di valutazione dell’innovazione regionale e il relativo impatto sulle politiche regionali basate sul territorio

(2020/C 440/15)

Relatore:

Mikel IRUJO AMEZAGA (ES/AE) Direttore generale per l’Azione esterna della regione Navarra

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

L’importanza di disporre di indicatori affidabili nella politica dell’innovazione

1.

ritiene che le regioni debbano adeguare le loro politiche specifiche a ciascun territorio, in quanto non esiste un unico quadro di politica regionale in materia d’innovazione universalmente valido. Ciascuna regione è caratterizzata da capacità istituzionali diverse in contesti politici, economici e sociali distinti, il che consente, o limita, l’elaborazione e l’attuazione delle suddette politiche;

2.

sottolinea che, conformemente all’articolo 181 del TFUE, la Commissione può promuovere il coordinamento di «iniziative finalizzate alla definizione di orientamenti e indicatori, all’organizzazione di scambi di migliori pratiche e alla preparazione di elementi necessari per il controllo e la valutazione periodici»;

3.

ricorda che il quadro di valutazione dell’innovazione regionale (in appresso RIS, dall’inglese Regional Innovation Scoreboard) fornisce una ripartizione più dettagliata delle classi di risultati con dati contestuali che possono essere utilizzati per analizzare e confrontare le differenze strutturali, economiche, commerciali e sociodemografiche tra le regioni;

4.

osserva che il RIS rende possibile una valutazione dei settori in cui le regioni lavorano bene e delle regioni che devono concentrare i loro sforzi per migliorare i risultati in termini di innovazione. I dati dovrebbero aiutare le regioni a valutare i relativi punti di forza e di debolezza dei sistemi regionali di ricerca e innovazione;

5.

rileva che il RIS del 2019 evidenzia una solida convergenza dei risultati regionali, dovuta a una graduale diminuzione delle differenze tra le regioni, e ne ricorda l’importanza nell’elaborazione delle strategie, poiché la messa a punto di misure specifiche per ciascun territorio si basa, tra l’altro, su serie di dati;

6.

sottolinea che il prossimo quadro finanziario pluriennale 2021-2027, e in particolare il proposto regolamento quadro del FESR proposto dalla Commissione europea, rappresenta uno dei suoi obiettivi politici per promuovere una trasformazione economica intelligente e innovativa sviluppando le competenze per la specializzazione intelligente, la transizione industriale e l’imprenditorialità (1);

7.

osserva che l’approccio strategico dell’UE si è spostato verso la messa a punto di politiche specifiche sviluppate in ciascun territorio e di strategie di specializzazione intelligente (S3) per sostenere l’innovazione regionale;

8.

ricorda che le strategie intelligenti (S3) hanno catalizzato lo sviluppo di veri e propri ecosistemi regionali dell’innovazione. Questi ultimi producono effetti significativi per l’economia e la competitività regionale, e generano un’eccellente innovazione vicina ai cittadini sulla base delle loro necessità locali (2);

9.

ricorda che la politica regionale prevede l’obbligo di effettuare valutazioni dell’efficacia, dell’efficienza e dell’impatto del sostegno dei fondi nell’ambito del quadro strategico comune, con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’esecuzione e della concezione dei programmi e di determinarne gli effetti, in relazione agli obiettivi della strategia dell’Unione per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva;

10.

ricorda che secondo il gruppo di lavoro del Comitato per lo Spazio europeo della ricerca e dell’innovazione (CSER) occorre stabilire fin dall’inizio meccanismi di monitoraggio per valutare i progressi e individuare le lacune, gli impatti e i successi, al fine di orientare lo Spazio europeo della ricerca (SER) e consentirgli di adattarsi alle richieste e alle esigenze mutevoli e tali meccanismi dovrebbero comprendere indicatori chiave di prestazione (KPI, dall’inglese key performance indicators) quantificabili (3); si propone di estendere il meccanismo di monitoraggio anche a livello locale e regionale, al fine di raccogliere informazioni realistiche sul livello di innovazione di alcune regioni, nonché sulle possibilità e le sfide in questo settore;

11.

ricorda che tanto le raccomandazioni del gruppo di alto livello degli innovatori (relazione FAST del 2018 (4)), di natura indipendente, quanto la relazione LAB — FAB — APP — Investing in the European future we want («Investire nel futuro europeo che vogliamo») (5), avvertono che, nella fase di concezione del programma di ricerca e innovazione dell’UE per il periodo successivo al 2020, sarà necessario disporre di un sistema integrale e centralizzato di monitoraggio e valutazione del programma, oltre a promuovere un’intensa collaborazione e uno scambio di informazioni con le agenzie per l’innovazione nazionali e regionali;

12.

rileva che, secondo la relazione Mission-Oriented Research & Innovation in the European Union («Ricerca e innovazione orientate alla missione nell’Unione europea») (6), ai fini della misurazione e dell’impatto attraverso gli obiettivi e i traguardi intermedi, per misurare i progressi sarà necessario stabilire indicatori e quadri di monitoraggio adeguati, che devono essere dinamici, riconoscendo che l’analisi statica dei costi-benefici e i calcoli del valore attuale netto bloccherebbero probabilmente fin dall’inizio qualsiasi iniziativa coraggiosa;

13.

segnala la necessità di un lavoro preparatorio degli esperti per una nuova iniziativa politica riguardante un concetto più ampio di specializzazione intelligente con l’obiettivo di conseguire un accordo a livello dell’UE sui principi guida, ad esempio sotto forma di una Carta della specializzazione intelligente 2.0, che sia complementare agli strumenti esistenti utilizzati per la pianificazione e l’attuazione dello sviluppo economico locale e regionale;

14.

richiama il proprio parere sul tema Orizzonte Europa: il nono programma quadro di ricerca e innovazione (7), nel quale «chiede con forza che gli enti locali e regionali siano associati — onde parteciparvi in modo pieno e completo — all’esercizio di pianificazione strategica che guiderà l’attuazione del programma Orizzonte Europa, e che in tale contesto si tenga conto delle strategie di specializzazione intelligente».

Aspetti metodologici del quadro di valutazione dell’innovazione regionale (RIS)

15.

osserva che la relazione sui Risultati dell’UE nel campo della scienza, della ricerca e dell’innovazione nel 2018 (SRIP) mette in rilievo l’importanza di combinare vari tipi di attività finalizzate all’innovazione per stimolare la creazione e l’adozione di innovazioni, dalla R&S agli investimenti nelle TIC, allo sviluppo delle competenze o agli scambi di competenze gestionali e organizzative. In tale contesto si dovrebbe inoltre tenere maggiormente conto delle condizioni quadro, degli investimenti, delle attività e degli impatti dell’innovazione che non si basano sulla R&S o sulle tecnologie. Un approccio «a compartimenti stagni» che si concentri esclusivamente, ad esempio, sullo svolgimento di attività di R&S o sulle TIC come elementi a sé stanti, potrebbe non fornire una base valida per comprendere la complessità del processo di innovazione (8);

16.

raccomanda di effettuare un’analisi approfondita per valutare se gli attuali indicatori del RIS siano adeguati per misurare l’innovazione o se, eventualmente, sia necessario incorporare nuovi indicatori e scartarne altri. L’integrazione di nuovi indicatori adattati alla specializzazione intelligente che permettano di analizzare i progressi delle RIS3, oltre a essere necessaria, potrebbe essere una risorsa molto utile per promuovere la cooperazione interregionale. Se possibile, la scelta degli indicatori dovrebbe avere un adeguato fondamento teorico;

17.

sottolinea la necessità di introdurre indicatori efficaci per misurare e valutare l’impatto del genere sull’innovazione regionale, in linea con il proprio invito a utilizzare indicatori disaggregati per sesso in tutte le politiche pubbliche dell’UE. A tal fine, è necessario che gli indicatori proposti siano integrati nelle operazioni statistiche abituali di carattere generale, a livello sia nazionale che europeo e in modo coordinato, cosicché possano essere adottate politiche adeguate, tenendo conto in maniera comparata dei valori regionali al fine di promuovere la convergenza nel quadro dell’Unione;

18.

sottolinea l’importanza fondamentale della digitalizzazione nell’innovazione e, in particolare, nell’accelerare la ripresa economica dalla crisi della Covid-19 orientandola verso una crescita sostenibile. A tal fine è necessario svolgere un ruolo di primo piano nell’ulteriore sviluppo degli indicatori del RIS;

19.

rileva che, nel caso in cui in alcune regioni non vi siano dati disponibili, dovrebbe essere adottato, per quanto possibile, uno strumento di raccolta delle informazioni, mediante indagini oppure tramite registri amministrativi, ovvero acquisendo l’informazione direttamente da istituti statistici o agenzie amministrative regionali, ove esistenti; Il requisito relativo a uno strumento del genere può rappresentare un’opportunità per l’integrazione di nuovi indicatori relativi alla specializzazione intelligente e alle priorità europee (Green Deal, digitalizzazione, transizione industriale ecc.) che esigono una definizione specifica e un registro apposito;

20.

raccomanda di evitare di scegliere indicatori altamente correlati che, implicitamente, misurino le stesse grandezze. È inoltre fortemente raccomandabile la massima convergenza tra indicatori, sia per Stato membro che per regione;

21.

raccomanda di prevedere, ove possibile, misure di variabilità degli indicatori e dell’indice finale. Ad esempio, il coefficiente di variazione per tutti gli indicatori sarebbe una misura adeguata per valutare la precisione degli indicatori nelle diverse regioni. Una misura basata sull’intervallo di confidenza per l’indice finale consentirebbe di valutare anche se i cambiamenti verificati siano reali o no;

22.

raccomanda di verificare se la ponderazione dei diversi indicatori nella preparazione dell’indice finale debba essere la stessa o no. Esistono diverse procedure (statistiche o no) che potrebbero essere prese in considerazione per selezionare tale ponderazione. Poiché la scelta delle ponderazioni ha un impatto molto forte sull’indice e sulla graduatoria finale, è importante che essa abbia basi solide e sia pienamente trasparente. Per valutare le diverse proposte di ponderazione sarebbe appropriato procedere a un’analisi di sensitività e a una stima dell’incertezza;

23.

raccomanda di analizzare le cause della mancanza di dati regionali per evitare distorsioni. Se la perdita di dati non è completamente aleatoria, si verificheranno distorsioni delle stime. Si raccomanda di mettere in atto procedure per la raccolta dei dati al fine di evitare tali situazioni e, di conseguenza, di bilanciare il più possibile la percentuale di dati disponibili nelle regioni oggetto di valutazione;

24.

tenendo conto dell’eterogeneità delle realtà regionali nei diversi Stati membri, per il RIS 2021 raccomanda di procedere a un’analisi approfondita della «tecnica di regionalizzazione dell’indagine comunitaria sull’innovazione» (CIS), secondo la quale si ipotizza che l’intensità industriale a scala nazionale sia riprodotta anche a livello regionale. Raccomanda, in particolare, di evitare l’uso di un fattore di correzione nel calcolo dell’indicatore composito finale RIS, che presuppone risultati omogenei tra le diverse regioni dello stesso paese e danneggia pertanto le regioni più innovative appartenenti a paesi che presentano un tasso d’innovazione moderato;

25.

raccomanda di rendere le fonti utilizzate più accessibili e trasparenti. I file di dati utilizzati per il calcolo di tutti gli indicatori (e quindi dell’indice finale), nonché il codice o lo strumento per il loro calcolo, dovrebbero essere disponibili, in modo che i ricercatori possano riprodurre i risultati ottenuti e contribuire a loro volta al miglioramento del RIS. Sarebbe importante sapere da quali indagini specifiche si ottengono i «regional Community Innovation Survey (CIS) data» o se tali indagini siano concepite specificamente per elaborare il RIS, al fine di conseguire una maggiore trasparenza. Inoltre, quando si utilizzano le «statistiche regionali», si dovrebbero indicare le fonti;

26.

raccomanda di testare, oltre alle fonti di dati consolidate del RIS, anche nuove fonti di dati non tradizionali per misurare le innovazioni regionali, e di valutarne l’utilizzo. Ad esempio, per realizzare degli studi l’OCSE ha già fatto ricorso a serie di dati generate con l’ausilio di approcci di intelligenza artificiale attingendo ai siti web delle imprese;

27.

raccomanda che il RIS pubblichi tutti i dati grezzi senza modificarli, ossia senza standardizzazione a UE = 100, senza modifiche delle unità e senza eliminazione delle distorsioni, unitamente agli indici compositi.

Impatto sullo sviluppo delle politiche regionali in materia di innovazione

28.

propone di avviare iniziative in collaborazione con la DG JRC, la DG RTD e la DG EAC al fine di incrementare l’utilizzo del RIS nell’analisi e nell’apprendimento comparativi (benchmarking e benchlearning) delle politiche regionali in materia di innovazione, mettendo in luce in particolare gli aspetti umani e creativi dell’innovazione, così come la sua dimensione sociale;

29.

osserva che il RIS è uno strumento essenziale per mettere a confronto l’evoluzione della performance delle politiche regionali in materia di innovazione, sebbene non indichi i motivi dei cambiamenti che si verificano nelle politiche stesse;

30.

sottolinea il ruolo del Centro comune di ricerca nell’impiego dei seminari per l’innovazione e di altri metodi avanzati nell’uso integrato del RIS e delle strategie di specializzazione intelligente per incrementare i partenariati europei al fine di conseguire un maggiore impatto locale e regionale nelle attività di attuazione del Green Deal e degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite;

31.

sottolinea in modo particolare l’impatto politico del RIS, nonché la sua influenza sui processi decisionali a livello regionale e il suo potenziale per ottimizzare gli ecosistemi regionali dell’innovazione e la specializzazione intelligente;

32.

raccomanda di instaurare sinergie chiare e comprensibili tra il RIS e gli altri strumenti utilizzati dall’UE quali Innovation Radar, Regional Innovation Monitor Plus, l’Indice europeo di competitività regionale, l’Osservatorio europeo della ricerca e dell’innovazione (European Research and Innovation Observatory), il meccanismo a sostegno delle strategie del Programma Orizzonte 2020, l’Innobarometer, il Quadro di valutazione dell’UE sugli investimenti nella ricerca e sviluppo industriale, il Quadro di valutazione della trasformazione digitale, il Business Innovation Observatory, l’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) e l’indicatore europeo dell’innovazione nel settore pubblico, nonché di garantire la complementarità con l’indagine comunitaria sull’innovazione (Community Innovation Survey — CIS) o l’indicatore dei risultati (output) dell’innovazione;

33.

raccomanda di realizzare una maggiore sinergia tra il RIS e le valutazioni d’impatto effettuate dal Centro comune di ricerca;

34.

è consapevole del fatto che il RIS non è finalizzato all’attuazione di strategie di specializzazione intelligente, ma offre una valutazione generale dei progressi compiuti nel tempo e fornisce un indicatore dei punti di forza e di debolezza dei sistemi regionali di innovazione. Nondimeno, ritiene che la Commissione europea, con il sostegno del Comitato europeo delle regioni, dovrebbe accompagnare il RIS con raccomandazioni sugli strumenti dell’UE che possono contribuire al miglioramento degli indicatori. Il RIS può fornire un sostegno stabilendo priorità politiche o concentrando i fondi strutturali per la ricerca e l’innovazione assegnati a queste regioni a causa della loro più ampia copertura geografica e settoriale, sempre che le regioni decidano volontariamente in tal senso;

35.

raccomanda di stabilire collegamenti tra, da un lato, gli indicatori del RIS e, dall’altro, le politiche e le strategie dell’UE correlate e i risultati conseguiti nella loro attuazione, affinché il RIS diventi uno strumento per sostenere il miglioramento degli ecosistemi dell’innovazione invece di un semplice strumento di monitoraggio, in sinergia con altre iniziative quali il meccanismo di sostegno delle politiche del programma «Orizzonte 2020»; Sarebbe opportuno che gli indicatori utilizzati nei vari fondi strutturali, in particolare il FESR, siano simili o complementari a quelli utilizzati nel RIS. Gli attuali indicatori disaggregati rendono talvolta difficile valutare l’impatto degli sforzi pubblici in materia d’innovazione;

36.

raccomanda che l’edizione 2021 del RIS possa essere meglio allineata alle nuove priorità del periodo di programmazione successivo al 2020. In particolare, raccomanda di elaborare, in collaborazione con il Comitato europeo delle regioni, un quadro per le sinergie tra il RIS e le priorità dello spazio comune della ricerca (9), le priorità della Commissione europea, quali il Green Deal europeo e la digitalizzazione, la strategia della Commissione in materia di ricerca e scienza aperta, il futuro piano strategico di Orizzonte Europa, nonché la definizione degli obiettivi politici della politica regionale e il loro collegamento con le strategie di specializzazione intelligente;

37.

considera importante intensificare gli sforzi per esaminare il legame tra i finanziamenti a titolo dei fondi strutturali e il potenziale di innovazione nelle regioni europee, al fine di affrontare il divario in materia di innovazione («innovation divide»);

38.

formula una serie di raccomandazioni più specifiche:

ritiene che si debba prendere in considerazione l’aspetto dell’efficienza e dell’efficacia. Per esempio, una regione che investe ingenti quantità di risorse per migliorare il proprio sistema di innovazione può essere considerata inefficiente (in termini di uso delle risorse). Rileva che potrebbe verificarsi il caso di regioni che, con minori risorse destinate all’innovazione, raggiungano livelli molto elevati di efficienza;

osserva che il RIS mette in risalto il fatto che le aree densamente popolate hanno maggiori probabilità di essere più innovative, ma non indica quali misure o strumenti fornisca l’UE per rendere più innovative le zone con minore densità di popolazione;

sottolinea che il RIS non misura neanche altri elementi che possono essere importanti per le regioni, come la fuga di cervelli e l’innovazione responsabile;

raccomanda di inserire nell’edizione 2021 del RIS un capitolo sull’impatto della Brexit sugli indicatori dell’innovazione dell’UE;

propone di affrontare la questione del rafforzamento della resilienza regionale attraverso l’innovazione nel RIS 2021 alla luce della pandemia di Covid-19. Sarebbe altresì utile valutare la vulnerabilità delle strategie regionali di specializzazione intelligente in tempi di crisi;

raccomanda che il RIS tenga conto dell’eterogeneità delle regioni europee, del margine di manovra in materia di dati e che chieda agli uffici statistici regionali (e nazionali) di adottare un insieme uniforme di criteri (e indicatori) a livello europeo;

39.

raccomanda che i sistemi di monitoraggio e valutazione delle strategie di specializzazione intelligente siano utilizzati per analizzare in modo obiettivo l’utilità e l’impatto delle misure delle politiche regionali per l’innovazione e per orientare il processo decisionale a breve termine;

40.

ricorda che la Commissione europea applica già il «principio dell’innovazione» quando prepara importanti iniziative legislative e che essa raccomanda agli Stati membri di attuare sistemi analoghi che facilitino la sperimentazione, l’apprendimento e l’adattamento, mentre le politiche pubbliche devono fare un uso migliore di tutti i dati e le tecniche di analisi esistenti (10);

41.

raccomanda che il Comitato europeo delle regioni sia maggiormente coinvolto nei lavori di preparazione dell’edizione 2021 del RIS, nonché nella sua diffusione tra gli enti locali e regionali attraverso iniziative in corso quali, ad esempio, la piattaforma di scambio delle conoscenze e il progetto La scienza incontra le regioni.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:52018PC0372&from=IT (articolo 2).

(2)  Parere del Comitato europeo delle regioni — Rafforzare l’innovazione nelle regioni d’Europa: strategie per una crescita resiliente, inclusiva e sostenibile (GU C 361 del 5.10.2018, pag. 15).

(3)  Cfr. il parere del CSER sul futuro del SER, Bruxelles, 23 gennaio 2020, ERAC 1201/20.

(4)  https://op.europa.eu/it/publication-detail/-/publication/0deba00f-15f0-11e8-9253-01aa75ed71a1.

(5)  https://op.europa.eu/it/publication-detail/-/publication/ffbe0115-6cfc-11e7-b2f2-01aa75ed71a1.

(6)  https://op.europa.eu/it/publication-detail/-/publication/5b2811d1-16be-11e8-a32c-01aa75ed71a1

(7)  GU C 461 del 21.12.2018, pag. 79.

(8)  Science, research and innovation performance of the EU, (Risultati dell’UE nel campo della scienza, della ricerca e dell’innovazione), 2018, https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/16907d0f-1d05-11e8-ac73-01aa75ed71a1/language-en

(9)  https://publications.jrc.ec.europa.eu/repository/bitstream/JRC114345/jrc114345_adjusted_research_excellence_2018.pdf

(10)  Una nuova Agenda europea per la ricerca e l’innovazione — l’opportunità dell’Europa di plasmare il proprio futuro, COM(2018) 306 final


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/92


Parere del Comitato europeo delle regioni - Un’Unione dell’uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025

(2020/C 440/16)

Relatrice:

Concepción ANDREU RODRÍGUEZ (ES/PSE), presidente della regione della Rioja

Testo di riferimento:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni.

Un’Unione dell’uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025

COM(2020) 152 final

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

Sottolinea che il diritto alla parità di trattamento e di opportunità tra i generi, che è sancito dall’articolo 8 del TFUE e dal pilastro europeo dei diritti sociali, deve essere garantito e promosso in tutti i settori;

2.

accoglie favorevolmente la comunicazione «Un’Unione dell’uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025», così come la visione, gli obiettivi politici e le azioni che tale comunicazione presenta, perché ritiene che essa rappresenti un punto di partenza assai utile per conseguire progressi concreti in materia di uguaglianza nell’Unione europea;

3.

esprime compiacimento per il momento opportuno in cui è stata pubblicata, cioè il 25o anniversario dell’adozione della dichiarazione e della piattaforma d’azione di Pechino, che è il primo piano d’azione universale per compiere passi avanti nella parità tra donne e uomini; le raccomandazioni di tale piano rimangono tuttora valide, anche per il loro contributo al conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, poiché la parità di genere è un elemento essenziale di tutte le dimensioni di uno sviluppo inclusivo e sostenibile;

4.

sottolinea l’importanza di una governance congiunta che coinvolga l’Unione europea e gli Stati membri come attori di primo piano, ma evidenzia l’importanza sia di associare gli enti locali e regionali e il terzo settore che di dare loro visibilità, dato che rappresentano degli attori fondamentali nella gestione di politiche che riguardano direttamente i cittadini. La strategia evidenzia a sua volta quanto sia importante e prezioso il lavoro congiunto tra attori pubblici e privati dell’UE in questo quadro di governance;

5.

chiede che gli enti locali e regionali siano riconosciuti come partner strategici nella concezione, nell’attuazione e nel monitoraggio della strategia, in virtù delle loro responsabilità e del lavoro svolto per assolverle; per l’attuazione della strategia occorre garantire le risorse necessarie;

6.

sottolinea l’importanza di collaborare con le organizzazioni della società civile, con le associazioni di donne e le generazioni più giovani, per il loro ruolo significativo nella gestione delle politiche di parità;

7.

pertanto, affinché l’approccio delle politiche, dei programmi e dei progetti sia sensibile alla dimensione di genere, invita la Commissione a istituire un gruppo di lavoro interistituzionale volto ad assicurare tale governance multilivello, al fine di occuparsi efficacemente del lavoro necessario per conseguire un’autentica parità di genere;

8.

promuove lo svolgimento di riunioni formali dei ministri e delle ministre delle pari opportunità in sede di Consiglio dell’UE e l’inclusione nel nome del Consiglio EPSCO del termine «uguaglianza», come indicato nella settima proposta di dichiarazione del trio delle presidenze sulla parità di genere firmata da Germania, Portogallo e Slovenia;

9.

ribadisce l’importanza di adottare una prospettiva intersezionale, che è necessaria per coinvolgere nell’attuazione della strategia le persone in situazioni vulnerabili e che potrebbero dover affrontare varie forme di discriminazione basate sulla disabilità, l’età, l’appartenenza etnica, l’orientamento sessuale, la religione, le convinzioni personali o l’identità di genere; in tale contesto, occorre fare in particolare riferimento a gruppi vulnerabili come, tra l’altro, le donne migranti e le persone LGBTI. Raccomanda pertanto alla Commissione europea di approfondire questo approccio intersezionale e di elaborare delle linee guida che ne facilitino l’attuazione in termini di pianificazione, gestione e valutazione delle politiche pubbliche;

10.

evidenzia la necessità di combinare azioni intersezionali con azioni positive in ambiti settoriali, perché soltanto in questo modo si riesce a compiere passi avanti in un approccio globale ed efficace attento alla prospettiva di genere nella gestione delle politiche pubbliche. In quest’ottica, ribadisce l’importanza fondamentale di poter contare su personale qualificato e/o esperto in questioni di genere e di promuovere una formazione specifica e permanente in questa materia in tutti gli ambiti in cui si prendono decisioni o si gestiscono politiche pubbliche;

11.

concorda sul fatto che strategie inclusive e diversificate, sia nel settore pubblico che in quello privato, sono importanti allo scopo di affrontare meglio le complesse sfide e situazioni cui sono confrontate le donne in tutta la loro diversità. D’altra parte si devono garantire, una leadership e una partecipazione delle donne più diffuse in tutti i processi di presa delle decisioni;

12.

ricorda che la strategia è stata sviluppata e pubblicata prima dello scoppio della crisi sanitaria della Covid-19 e che la ripresa plasmerà il futuro delle politiche dell’UE. Raccomanda pertanto che l’uguaglianza rimanga tra le priorità e che la prospettiva di genere sia integrata non solo nei processi decisionali e nelle misure di risposta alla pandemia, ma anche nelle iniziative che plasmeranno la ripresa economica e sociale. Pone l’accento sul fatto che la crisi ha portato a rivalutare l’assistenza sociosanitaria come un settore strategico e di rilevanza sistemica delle nostre società, e che occorre mettere in evidenza le considerevoli distorsioni basate sul genere e sull’età in questo settore. Osserva inoltre che la crisi della Covid-19 ha approfondito ancor più le disparità già esistenti tra i generi, e chiede una ripresa equa e inclusiva.

Né violenza né stereotipi

13.

si compiace che la Commissione europea riconosca che porre fine alla violenza di genere rappresenta una delle sfide principali delle nostre società, ed esorta tutti gli Stati membri dell’UE a ratificare la convenzione di Istanbul e a impegnarsi a fondo nel combattere, prevenire e perseguire la violenza contro le donne;

14.

al pari della Commissione, esorta gli Stati membri a ratificare la convenzione n. 190 dell’Organizzazione internazionale del lavoro sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro;

15.

esorta la Commissione europea a considerare tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze come «euroreati» ai sensi dell’articolo 83 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, e ad approfondire la questione della violenza di genere nella strategia in materia di diritti delle vittime, che sarà presentata nell’anno in corso, tenendo conto delle donne in condizioni di vulnerabilità. A tal fine propone che vengano adottati protocolli per la cooperazione di polizia e giudiziaria all’interno dell’Unione;

16.

invita la Commissione ad adottare misure legislative volte a prevenire e combattere la violenza contro le donne, le ragazze e le bambine, che siano conformi e complementari alla normativa dell’UE e a quella internazionale e che contemplino tutte le forme di violenza, compresa la violenza online, che rischia di diventare la norma tra i più giovani, e i delitti d’onore;

17.

concorda con la Commissione europea sulla necessità di emanare una raccomandazione sulla prevenzione delle pratiche dannose, come la mutilazione genitale o il matrimonio forzato, in cui venga messa in evidenza l’esigenza di adottare misure preventive e educative efficaci per tutte le età e tutti i settori della società, di potenziare i servizi pubblici e di dare impulso allo sviluppo delle capacità degli operatori, nonché di garantire un accesso alla giustizia incentrato sulle vittime;

18.

raccomanda che gli enti regionali e locali siano associati in modo strutturato alla rete dell’Unione europea sulla prevenzione della violenza di genere e della violenza domestica che sarà istituita nel quadro della strategia per lo scambio di buone pratiche e il finanziamento delle misure in materia di formazione e sviluppo delle capacità e dei servizi di sostegno. In tale contesto la prevenzione della violenza incentrata sugli uomini, sui ragazzi e sulla mascolinità sarà di fondamentale importanza;

19.

osserva che le misure di confinamento decise nel quadro della crisi Covid-19 hanno fatto aumentare i casi noti di violenza di genere e, in tale contesto, ribadisce l’urgente necessità di rafforzare le misure pertinenti di assistenza e di risposta efficace nei casi di violenza di genere, dotando gli enti locali e regionali delle opportune risorse in quanto essi sono in prima linea nella lotta contro la pandemia;

20.

si compiace del fatto che gli stereotipi di genere siano stati riconosciuti come una delle cause profonde della disuguaglianza di genere e sottolinea la necessità di diffondere maggiori informazioni sulle misure e buone pratiche volte a eliminare tali stereotipi in ambiti come quello dell’istruzione sia formale che informale nonché quelli del lavoro, della comunicazione e della pubblicità. Insiste inoltre sulla necessità di approfondire ulteriormente l’impatto differenziato dei vari motivi di discriminazione nel quadro di tali stereotipi di genere. Sottolinea, in particolare, il ruolo del sistema di istruzione, e quindi della formazione degli insegnanti alle tematiche di genere, quale principale fattore di cambiamento per trasformare i valori su cui poggia il patriarcato in vista di una società con un’uguaglianza di genere effettiva;

21.

sottolinea il ruolo fondamentale svolto da tutte le persone, di tutte le età, e, in particolare, dalla gioventù, quali agenti di un cambiamento responsabile e attivo nel rispetto della parità di genere nella sfera professionale, familiare e personale. In quest’ottica, gli enti locali e regionali assumono una funzione fondamentale quando si tratta di promuovere la sensibilizzazione, la formazione e l’istruzione;

22.

invita ad associare gli enti locali e regionali alla concezione e attuazione della campagna di sensibilizzazione e comunicazione a livello europeo che si rende necessaria per combattere gli stereotipi di genere, e sottolinea la necessità di prestare particolare attenzione ai giovani, in quanto sono tra i principali agenti del cambiamento;

23.

evidenzia che nel campo della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi non basta realizzare studi che tengano conto della prospettiva di genere; sono altresì importanti lo scambio di buone pratiche, l’accesso universale ai servizi per la pianificazione familiare e la salute sessuale e riproduttiva, nonché lo sviluppo di misure d’informazione ed educazione in questo campo che non veicolino giudizi di valore e abbiano un approccio positivo e inclusivo.

Vivere in prosperità in un’economia basata sulla parità di genere

24.

sottolinea la necessità di combattere la segregazione verticale e orizzontale esistente tra le donne e gli uomini, in quanto nei posti di lavoro più precari e peggio retribuiti è alta la presenza di manodopera femminile, una situazione che in particolare si ripercuote sul chiaro divario a livello sia retributivo che pensionistico; è inoltre necessario garantire uno sviluppo favorevole della vita lavorativa anche alle minoranze di genere;

25.

attende con interesse la futura proposta della Commissione sulla trasparenza salariale, che dovrebbe contribuire prima a individuare e poi a eliminare il divario retributivo di genere e, in ultima istanza, il divario pensionistico. Sebbene la fissazione dei salari sia una competenza nazionale, il principio secondo cui a lavoro uguale deve corrispondere un’uguale retribuzione va pienamente attuato attraverso misure che prendano in considerazione le clausole sul segreto salariale, gli audit salariali annuali, nonché il diritto dei lavoratori e delle lavoratrici di chiedere ai loro datori di lavoro informazioni salariali che tengano conto della prospettiva di genere;

26.

appoggia la richiesta che Commissione ha rivolto agli Stati membri affinché recepiscano quanto prima la direttiva relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare, in modo che gli uomini e le donne possano avere successo su un piano di parità a livello sia personale che professionale e che sia possibile garantire una corresponsabilità equa e paritaria;

27.

conviene sulla necessità, ricordata nella strategia, di promuovere un’equa ripartizione delle responsabilità di assistenza, retribuite o non retribuite, al fine di assicurare l’indipendenza economica delle donne. Esorta l’Unione europea a rivedere e sviluppare gli obiettivi di Barcellona, rendendone obbligatorio il perseguimento, e a introdurre obiettivi di assistenza che vadano al di là di quelli di Barcellona (Barcellona+), al fine di tener conto delle esigenze in termini di assistenza in società caratterizzate dall’invecchiamento demografico e di riconoscere che il settore dell’assistenza, dove predomina fortemente la presenza femminile, non è remunerato in modo corrispondente al suo valore per la società;

28.

chiede alla Commissione europea di prendere in considerazione un accordo europeo in materia di assistenza, analogo alla garanzia per i giovani e volto a soddisfare le esigenze in tale campo secondo un approccio basato sui diritti che ponga tale aspetto al centro dell’attività economica tramite un aumento degli investimenti nella sanità e nell’assistenza, in linea con la strategia sull’economia del benessere. Invita la Commissione ed esorta gli Stati membri a integrare le rivendicazioni delle lavoratrici e dei lavoratori domestici in relazione alle condizioni di lavoro, in linea con la convenzione n. 189 dell’OIL;

29.

ritiene importante che la strategia faccia particolare riferimento alla dimensione territoriale, specialmente in rapporto alle zone rurali e spopolate a causa delle caratteristiche di questi territori. Sottolinea altresì il ruolo fondamentale svolto dalle donne nelle zone rurali, in quanto fattore determinante ai fini della strutturazione territoriale, economica e sociale di tali territori. Ritiene essenziale rafforzare la partecipazione e la leadership delle donne nei gruppi di azione locale e nelle reti di sviluppo rurale. Osserva inoltre che proprio nelle zone rurali vanno sviluppate le offerte di servizi di assistenza e di cura all’infanzia e ai familiari a carico;

30.

si compiace che la strategia metta in evidenza la necessità di colmare i divari di genere nel contesto della transizione digitale e dell’innovazione, incoraggiando un maggiore interesse delle donne negli studi e nei lavori nel campo delle discipline STEAM (scienza, tecnologia, ingegneria, arte e matematica) e delle TIC, ed esorta a considerare anche nuove forme di sessismo online e nel mondo del lavoro, come quelle osservabili in alcuni sistemi discriminatori di intelligenza artificiale. A tal fine, sottolinea l’importanza di una scrittura dei codici attenta alla dimensione di genere e invoca la partecipazione paritaria di tutti i generi all’elaborazione, all’attuazione, alla valutazione e alla discussione dell’etica e delle norme in materia di tecnologie connesse all’intelligenza artificiale. Concorda sull’importanza di aumentare il numero di donne interessate al mondo digitale e all’innovazione, dato che rappresentano settori di cambiamento fondamentali all’interno delle nostre società. In quest’ottica, ribadisce la necessità di assicurare la parità nella formazione e nell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita per quanto riguarda l’uso corretto e sicuro delle nuove tecnologie e delle reti sociali;

31.

raccomanda che, nel quadro dell’attuazione della direttiva relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare, venga condotta un’analisi di genere sulle difficoltà che molte famiglie in tutta l’UE hanno incontrato per conciliare il telelavoro con l’onere dell’assistenza durante la crisi della Covid-19. È fondamentale vigilare sulle possibili regolamentazioni del lavoro per via telematica o a distanza, per evitare che diventino un meccanismo che releghi nuovamente le donne all’ambito familiare e privato. Sottolinea che è particolarmente necessario prestare attenzione a quelle situazioni familiari in cui sono maggiori le difficoltà nel trovare un equilibrio tra attività professionale e vita familiare, come le famiglie monoparentali, in cui in genere il genitore è una donna;

32.

richiama l’attenzione sul fatto che, in tutta l’Unione europea, sono state le donne a lavorare in prima linea (come operatrici sanitarie, addette alla cura e all’assistenza dei bambini e degli anziani, lavoratrici domestiche, commesse ecc.) durante la pandemia di Covid-19, con la conseguenza di aumentarne l’esposizione alle possibilità di contagio. Inoltre alcune di queste professioni sono tra le meno valorizzate e retribuite dell’UE. Raccomanda pertanto che nelle misure per combattere la disoccupazione e la precarietà si tenga conto dello squilibrio numerico esistente tra manodopera femminile e maschile nelle professioni che si sono rivelate essenziali, in particolare sotto il profilo dell’assistenza, durante la pandemia. Non bisogna altresì dimenticare che molte professioni legate all’assistenza e al lavoro domestico sono esercitate da donne migranti, che sono oggetto di un doppio pregiudizio; è necessario conferire una prospettiva di genere ai piani di ripresa e sostenere le imprenditrici e i loro progetti imprenditoriali, nonché le donne dirigenti, sottolineando l’impegno supplementare legato al telelavoro;

33.

invita la Commissione ad analizzare e affrontare l’impatto a breve e a lungo termine della pandemia di Covid-19 sulla parità tra i generi. Le donne e gli uomini hanno vissuto la pandemia in maniera diversa. È indispensabile disporre di dati disaggregati per genere al fine di comprendere appieno come le donne e gli uomini siano colpiti dal virus. Questo vale non solo per le persone colpite dalla malattia o che si sono trovate in prima linea nella crisi sanitaria, ma anche per gli effetti sull’economia, l’istruzione, la ripartizione dei compiti di assistenza e cura e le dimensioni del fenomeno della violenza domestica.

Parità nei processi decisionali

34.

occorre mettere in evidenza la minore presenza delle donne nelle posizioni in cui si prendono decisioni, sottolineando che sono rappresentati da donne solo il 15 % dei comuni, il 21 % delle presidenze di regione, il 35 % dei consigli regionali e che solo il 23 % dei membri del Comitato delle regioni (1) sono donne. Si rammarica che tali dati non siano menzionati nella strategia, perché permettono di rendere chiaramente visibile il divario esistente a livello regionale e locale in questo campo;

35.

chiede alla Commissione europea di esortare gli Stati membri a organizzare e sostenere iniziative per l’emancipazione femminile in occasione della tenuta di elezioni a livello locale e regionale, al fine di eliminare la discriminazione e gli ostacoli che le donne devono affrontare in questi processi, compresi gli stereotipi e le norme sociali che portano a sminuire la leadership delle donne rispetto a quella degli uomini. È essenziale anche promuovere la candidatura di donne alle elezioni comunali e regionali;

36.

ricorda la necessità di affrontare in modo specifico il problema della violenza contro le donne politiche elette e le personalità pubbliche femminili, anche per quel che riguarda le intimidazioni online sulle reti sociali, un fattore che incide e influisce sulla capacità delle donne di partecipare su un piano di parità alla politica e alla vita pubblica;

37.

riconosce che dovrebbe adottare codici di condotta che favoriscano la partecipazione a condizioni paritarie delle donne e degli uomini tra i propri membri e nelle posizioni dirigenziali, con l’obiettivo finale di realizzare la parità di genere al proprio interno, ed esorta tutte le istituzioni dell’UE a fare altrettanto;

38.

riconosce la necessità che l’adozione e l’attuazione del codice di condotta al suo interno figurino tra le priorità per i prossimi anni, e ritiene particolarmente necessario procedere a un riesame annuale dell’applicazione del principio della parità di genere tramite relazioni annuali in cui siano esaminate le misure adottate al riguardo (assicurando un’equa ripartizione delle responsabilità in rapporto alle varie azioni e relazioni da realizzare). I risultati dovrebbero essere comunicati durante la sessione plenaria che si tiene più a ridosso della Giornata internazionale della donna;

39.

chiede che gli enti locali e regionali partecipino al programma di apprendimento reciproco sulla parità di genere per la promozione dello scambio di buone pratiche, e invita a favorire una formazione specifica sulle questioni di genere a tutti i livelli e a introdurre la figura professionale di responsabile per la parità di genere;

40.

osserva che la piattaforma europea delle Carte della diversità si focalizza soprattutto sul settore privato e sarebbe quindi opportuno permettere agli enti locali e regionali di parteciparvi, al fine di far conoscere casi esemplari e le pertinenti buone pratiche esistenti ai vari livelli e nei diversi territori dell’Unione. Propone che la Carta europea per l’uguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale figuri tra le Carte della diversità.

La prospettiva di genere nelle politiche e nel bilancio dell’UE

41.

concorda sul fatto che le principali sfide che l’Unione europea deve attualmente affrontare presentano una dimensione di genere. Ritiene, tuttavia, che la prospettiva di genere non sia presa in considerazione in modo chiaro e sufficiente né nelle politiche né nel bilancio dell’Unione europea;

42.

esorta a mettere più chiaramente in rapporto la strategia per la parità di genere con le altre strategie dell’Unione, così come con le sue priorità politiche principali, in particolare quelle riguardanti la transizione verso un’economia climaticamente neutra, la trasformazione digitale e la sfida demografica. Ricorda che le priorità strategiche dell’UE presentano rilevanti pregiudizi di genere, la cui eliminazione è essenziale per assicurare il successo delle nostre società nel cammino verso la decarbonizzazione, la digitalizzazione o l’integrazione della dimensione territoriale;

43.

è favorevole all’utilizzo di metodologie di elaborazione di bilanci integranti la prospettiva di genere per il prossimo quadro finanziario pluriennale 2021-2027. Andrebbero rivedute le disposizioni sui finanziamenti dell’UE per il conseguimento dei traguardi e degli obiettivi della strategia, e prevedere per tutti i programmi finanziari un obiettivo preciso in materia di parità di genere, nonché un meccanismo di condizionalità che assicuri la parità attraverso la definizione di obiettivi e strategie di genere per l’accesso ai finanziamenti. In quest’ottica, sottolinea il potenziale del semestre europeo e della relazione sullo Stato di diritto per il monitoraggio delle sfide in materia di parità di genere, attraverso l’elaborazione delle raccomandazioni specifiche per paese e l’inserimento di apposite misure nei programmi nazionali di riforma e nei programmi nazionali per la ricostruzione e la resilienza;

44.

sostiene la necessità di rafforzare il quadro di monitoraggio per l’attuazione della strategia con l’introduzione di indicatori efficaci volti a misurare e valutare l’impatto di genere, nonché la definizione di calendari e misure sulla rendicontabilità; ricorda l’importanza di elaborare relazioni annuali che ricapitolino i progressi degli Stati membri in materia di parità di genere, oltre alle buone pratiche degli enti locali e regionali. Sottolinea la necessità di introdurre indicatori disaggregati per genere e indicatori di genere in tutte le politiche pubbliche dell’UE e di seguire un approccio sovranazionale nell’esaminare aspetti quali l’età, l’identità sessuale, il tipo di disabilità, il profilo migratorio o la dimensione urbano-rurale;

45.

chiede di far parte del gruppo di lavoro per l’uguaglianza che è stato recentemente istituito dalla Commissione europea al fine di vigilare all’effettiva integrazione della prospettiva di genere in tutte le politiche e in tutti i programmi;

46.

richiede che gli sia ufficialmente attribuito un ruolo di sostegno al rafforzamento delle capacità dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE), al fine di migliorare e standardizzare la raccolta e l’analisi di dati disaggregati per genere e di dati per ottenere indicatori di genere, in particolare in rapporto ad aspetti come la rappresentanza di donne e uomini nei processi decisionali a livello locale e regionale;

47.

invita gli Stati membri e i loro enti regionali e locali a rafforzare la prospettiva di genere nei sistemi statistici nazionali e regionali in modo da poter disporre di dati affidabili e periodici di concerto non soltanto con l’EIGE, ma anche con Eurostat;

48.

ricorda che la crisi della pandemia di Covid-19 presenta un’evidente dimensione di genere e sarà quindi essenziale che il fondo per la ripresa tenga conto della prospettiva di genere tramite valutazioni d’impatto e l’applicazione di principi di bilancio attenti alle problematiche di genere per tutti i programmi finanziari.

La parità di genere e le azioni per l’emancipazione femminile a livello mondiale

49.

ricorda che per eliminare la povertà è necessario porre fine alla disuguaglianza di genere. I due tipi di disuguaglianza, quella economica e quella di genere, sono interconnessi e nessuno deve essere lasciato indietro. La parità di genere non solo figura tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile, ma rappresenta altresì un elemento trasversale di tutta l’agenda per lo sviluppo;

50.

sottolinea che l’azione esterna dell’UE deve onorare i suoi impegni giuridici volti a promuovere la parità di genere e l’emancipazione delle donne nei partenariati internazionali e nelle politiche dell’Unione in materia di commercio, vicinato e allargamento, in particolare nel contesto dei negoziati di adesione, dei processi di associazione e delle politiche di asilo e migrazione. Così è stabilito dall’articolo 208 del TFUE, che sancisce il principio della coerenza delle politiche per lo sviluppo, principio che impone di tener conto degli obiettivi di sviluppo sostenibile e del piano d’azione dell’UE sulla parità di genere e l’emancipazione femminile nella cooperazione allo sviluppo;

51.

invita la Commissione europea a valutare come utilizzare la politica commerciale dell’UE per promuovere, al di là delle sue frontiere, i diritti delle donne e la loro partecipazione all’economia;

52.

invita le istituzioni dell’UE a intensificare la cooperazione con i paesi terzi al fine di incoraggiarli ad adottare leggi nazionali che vietino le mutilazioni genitali femminili (2);

53.

mette in evidenza il potenziale della cooperazione decentrata per promuovere uno sviluppo equo e democratico in tutto il mondo, nonché la necessità di colmare la carenza di finanziamenti per la parità di genere nel quadro dell’aiuto pubblico allo sviluppo;

54.

rileva che la pandemia di Covid-19 ha acuito tutte le disuguaglianze già esistenti, con chiarissime ripercussioni sulle bambine, ragazze e donne dei paesi in via di sviluppo che patiscono conseguenze immediate e dirette attraverso la perdita del posto di lavoro, un minore coinvolgimento negli spazi pubblici e politici e maggiori responsabilità nell’assistenza ai familiari, oltre a rimanere rinchiuse in contesti di violenza di genere. La strategia è quindi uno strumento necessario per invertire tali processi.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  Dati del 5 giugno 2020.

(2)  Risoluzione del Parlamento europeo del 12 febbraio 2020 su una strategia dell’UE per porre fine alle mutilazioni genitali femminili nel mondo (2019/2988(RSP)].


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/99


Parere del Comitato europeo delle regioni - Il patto europeo per il clima

(2020/C 440/17)

Relatore:

Rafał Kazimierz TRZASKOWSKI (PL/PPE), sindaco di Varsavia

Testo di riferimento:

Lettera di Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione europea, dell’11 marzo 2020

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

Il COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Sul raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo nella fase successiva alla pandemia di Covid-19

1.

accoglie con favore la proposta della Commissione di varare il patto europeo per il clima volto a coinvolgere i cittadini e le loro comunità nella definizione di interventi per il clima e l’ambiente attraverso misure concrete sul campo, a incoraggiare un dialogo franco con tutti gli attori, a creare sinergie, a promuovere le capacità e a stimolare azioni per il clima; ritiene che il patto debba essere sviluppato come uno strumento innovativo di governance che permetta la comunicazione bidirezionale, la cooperazione e lo scambio di informazioni tra i vari livelli, settori e territori, al fine di migliorare l’efficacia e la legittimità della politica dell’UE in materia di clima;

2.

ricorda che il termine «patto» fa generalmente riferimento a un impegno sottoscritto da partner alla pari, per un vantaggio comune o reciproco e la realizzazione di obiettivi condivisi; ribadisce pertanto che gli enti locali e regionali sono pronti a lavorare in partenariato con le istituzioni dell’UE, gli Stati membri e tutte le pertinenti parti interessate nel quadro del patto per il clima, al fine di perseguire congiuntamente gli obiettivi della neutralità climatica e la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite. L’approccio comune del patto non dovrebbe tuttavia portare ad ignorare l’attuale varietà delle sfide poste dai cambiamenti climatici in aree diverse dell’UE; gli obiettivi comuni dovrebbero pertanto rispecchiare le esigenze geografiche specifiche, anche sulla base di una valutazione sistematica di tali esigenze e caratteristiche;

3.

sottolinea che la pandemia di Covid-19 e la conseguente crisi economica obbligheranno probabilmente l’UE a integrare la concezione originale del patto per il clima. Ribadisce, tuttavia, che la Commissione europea e gli Stati membri devono assicurare che la necessaria trasformazione dell’Unione europea volta al raggiungimento della neutralità climatica non venga rallentata dalla crisi in atto, che dovrebbe invece essere vista come un’opportunità per accelerare tale trasformazione; in questo rientra anche l’innalzamento almeno al 55 % dell’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2030;

4.

rinnova il suo impegno a considerare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite come parte integrante del Green Deal e concorda pertanto con la scelta delle Nazioni Unite di riconoscere la dimensione sociale come parte integrante della sostenibilità accanto alle misure in materia di protezione del clima e della natura. Le opportunità di partecipazione sociale devono essere garantite all’intera popolazione europea. Oltre alla sicurezza sociale, ciò riguarda, in particolare, la parità di genere, l’accesso a un’istruzione di qualità e la garanzia di una vita sana per tutti e a tutte le età; nel frattempo, va sottolineato che l’impegno a conseguire i 17 OSS implica una cooperazione con i nostri partner al di fuori dell’UE sulla base di questi stessi valori;

5.

sottolinea che il patto per il clima dovrebbe innanzitutto rendere possibile la cooperazione tra gli enti locali e regionali e le istituzioni europee. Dovrebbe servire come strumento innovativo di governance, per sviluppare idee, far confluire informazioni raccolte sul campo nel processo decisionale dell’UE, migliorare l’attuazione delle politiche europee e coordinare le azioni volte a combattere i cambiamenti climatici affrontando, al tempo stesso, la crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19. Le misure per stimolare l’economia dovrebbero servire anche a promuovere la resilienza delle società e la decarbonizzazione dell’economia, con l’obiettivo di realizzare la neutralità climatica al più tardi entro il 2050. Tutte le politiche elaborate andrebbero analizzate in funzione del loro impatto sul clima e sull’ambiente;

6.

evidenzia che il patto per il clima dovrebbe rafforzare gli impegni già sottoscritti a livello locale dagli attori territoriali (PMI, scuole, enti locali, università ecc.) e dare luogo a nuovi impegni volti a permettere che l’Europa diventi entro il 2050 il primo continente a impatto climatico zero;

7.

sottolinea pertanto che il patto per il clima dovrebbe anche operare come un’iniziativa «globale», con il suo marchio specifico, per i patti sul clima futuri o già sottoscritti a livello locale (1), oppure per i partenariati con un’impronta locale che puntano alla realizzazione di obiettivi climatici chiaramente definiti con la società civile, le imprese e altre parti interessate pertinenti. Il patto dovrebbe contribuire a suscitare l’adesione dei cittadini alle politiche per il clima, facilitare lo scambio delle buone pratiche come pure la replica e l’espansione delle iniziative europee più riuscite, nonché stimolare la creazione di patti locali per il clima in tutta l’UE;

8.

accoglie con favore l’impegno esplicito della Commissione a prestare particolare attenzione alle regioni ultraperiferiche nel quadro del Green Deal europeo, tenendo conto non solo della loro vulnerabilità ai cambiamenti climatici e alle catastrofi naturali, ma anche delle loro risorse eccezionali, come la biodiversità e le fonti rinnovabili di energia, e si attende che vengano adottate misure specifiche in questa direzione;

9.

ribadisce il proprio impegno a sostenere la Commissione e gli enti locali e regionali ai fini della riuscita attuazione del Green Deal e, in particolare, con l’obiettivo di rendere il patto per il clima uno strumento valido per assistere gli enti locali e regionali in questo ambizioso progetto e dare loro un ruolo proattivo; sottolinea che questa impostazione trasversale innovativa del Green Deal e della ripresa economica richiede un approccio completamente nuovo allo sviluppo di capacità negli enti locali e regionali, che si rivolga a tutti i settori e che li spinga a mettere in atto una gestione più integrata. Il patto per il clima dovrebbe essere un’opportunità non solo per creare una cultura del Green Deal in tutti gli enti locali e regionali, ma anche per sensibilizzare e coinvolgere i cittadini in rapporto a tutti i pertinenti settori delle politiche in questione;

10.

sottolinea che l’attuale emergenza sanitaria legata alla pandemia di Covid-19 mette nuovamente in evidenza, in tutta Europa, il ruolo degli enti locali e regionali in quanto responsabili decisionali fondamentali e fornitori di servizi pubblici con il compito di assicurare la risposta di prima linea alle necessità e sfide locali, non da ultimo in periodi di emergenza mondiale. Rileva che le comunità locali e i loro cittadini dovrebbero riappropriarsi del proprio ruolo, messo in crisi dalla crescente globalizzazione e da un’industrializzazione troppo spesso basata su un utilizzo non sostenibile di risorse limitate, diventando partner essenziali nell’elaborare le azioni per il clima, oltre che nel proteggere e ripristinare l’ambiente circostante;

11.

propone di utilizzare esempi di buone pratiche nella lotta contro i cambiamenti climatici a livello locale e regionale, come la «Under2 Coalition», un gruppo di enti subnazionali comprendente più di 220 Stati federati, regioni e comuni di tutto il mondo, al fine di sfruttare le conoscenze già acquisite per sviluppare strategie a lungo termine per la protezione del clima e fare in modo che lo scambio di esperienze sui metodi efficaci, sulle soluzioni innovative e sugli insegnamenti validi tratti da tali iniziative diventi parte integrante del patto per il clima;

12.

accoglie con favore le comunicazioni della Commissione intitolate rispettivamente Il bilancio dell’UE come motore del piano per la ripresa europea e Il momento dell’Europa: riparare i danni e preparare il futuro per la prossima generazione; ribadisce il proprio sostegno alla politica europea per la neutralità climatica, considerata una politica indispensabile e all’avanguardia volta ad assicurare un futuro sostenibile per l’Europa. Nel contesto della pandemia in corso, la politica per la neutralità climatica e la resilienza dei territori devono diventare l’asse portante di una strategia per una ripresa a impatto climatico zero, in grado di assicurare che tutti i fondi investiti nella ripresa delle economie europee diano un contributo rilevante anche ad accelerare la transizione verso la neutralità climatica e la protezione della biodiversità, come pure ad accrescere la resilienza dei territori, nell’ambito dei quadri previsti;

13.

ribadisce che politiche ben concepite volte ad affrontare i cambiamenti climatici possono dischiudere opportunità economiche: secondo la Commissione, il raggiungimento della neutralità climatica potrebbe portare a un aumento del PIL dell’UE pari al 2 % entro il 2050, a economie di costo di circa 200 miliardi di EUR l’anno sul fronte della spesa sanitaria e alla creazione di un milione di posti di lavoro nell’economia verde. Queste opportunità avranno probabilmente una rilevanza ancora maggiore alla luce dei legami emergenti tra, da un lato, la pandemia in corso e il rischio di future pandemie e, dall’altro, il degrado ambientale, la perdita di biodiversità e gli effetti dei cambiamenti climatici. Si compiace pertanto che tra le azioni prioritarie del patto per il clima figureranno il rimboschimento, la rigenerazione della natura e l’inverdimento delle zone urbane, e invita ad includervi anche le infrastrutture verdi, come pure azioni volte al risparmio idrico e alla circolarità nel settore idrico;

14.

sottolinea che, nelle circostanze eccezionali che l’UE sta attraversando per effetto della pandemia, è necessario che nessun cittadino sia lasciato indietro. Ora più che mai, sia le azioni per il clima che gli strumenti per la ripresa devono essere applicati tanto alle città quanto alle zone rurali, così come a tutti i settori dell’economia, con una particolare attenzione ai settori produttivi tradizionali che sono stati i più colpiti dalle misure adottate per combattere la pandemia di Covid-19. Accoglie con favore, in tale contesto, l’annunciata iniziativa per un’ondata di ristrutturazioni, che punta a migliorare l’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati creando al tempo stesso nuovi posti di lavoro e rilanciando il settore edilizio;

15.

evidenzia che gli enti locali e regionali dovrebbero poter accedere direttamente ai fondi europei (stanziati dal bilancio dell’UE oppure erogati da istituzioni finanziarie europee, come la BEI) che sono destinati sia alla ripresa dalla crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19 sia alla lotta contro la crisi climatica. Più precisamente andrebbero creati, specialmente per i progetti del Green Deal, strumenti supplementari che assicurino un accesso diretto ai fondi dell’UE, come l’EUCF (European City Facility) nel quadro del programma Orizzonte 2020, le Azioni urbane innovative nel quadro del FESR (articolo 8) o la futura Iniziativa urbana europea post-2020 nel quadro del regolamento FESR-Fondo di coesione (articolo 10);

16.

ritiene, in tale contesto, che il patto per il clima debba promuovere l’accesso diretto degli enti locali e regionali ai fondi dell’UE per le loro azioni sostenibili nell’ambito del nuovo quadro finanziario pluriennale, in linea con il principio di sussidiarietà. Chiede in particolare un accesso diretto alle risorse assegnate nel quadro del meccanismo per collegare l’Europa (MCE). A tale riguardo, chiede anche che il 10 % del nuovo FESR sia destinato allo sviluppo urbano sostenibile. Propone che la politica per la neutralità climatica disponga di un proprio bilancio nell’ambito del futuro QFP, analogamente alle politiche agricole o regionali, e che sia previsto un accesso diretto ai fondi per le città e le regioni che perseguono una ripresa ecosostenibile;

17.

concorda con le conclusioni del comitato della missione «Città intelligenti e a impatto climatico zero» nel quadro del programma Orizzonte Europa, secondo cui bisogna sostenere e incoraggiare 100 città europee nella loro trasformazione sistemica verso la neutralità climatica entro il 2030 attingendo alle risorse finanziarie erogate a titolo non solo del suddetto programma, ma anche dei fondi strutturali e di investimento europei, del Fondo per una transizione giusta, degli importanti progetti di comune interesse europeo, del programma InvestEU e di altri strumenti dell’UE;

18.

osserva che il CdR e la BEI dovrebbero essere partner stretti dei membri del patto per il clima e aiutare la Commissione a renderlo idoneo allo scopo e accessibile a tutti gli enti locali e regionali, indipendentemente dalla loro dimensione, situazione geografica o contesto socioeconomico;

19.

invita la Commissione a riconsiderare i settori prioritari al fine di allineare tra loro il patto per il clima e la strategia per una ripresa a impatto climatico zero: il patto per il clima dovrebbe vertere su un ventaglio di azioni più ampio, in funzione dei progetti pronti per l’attuazione e delle esigenze specifiche delle varie comunità locali;

20.

rileva che i firmatari del Patto dei sindaci hanno stabilito, nei loro piani di azione per l’energia sostenibile e il clima, una serie impressionante di misure che potrebbero essere finanziate e attuate direttamente, e che molte altre forme di cooperazione in materia di clima e ambiente tra singoli enti locali e regionali o tra le loro associazioni comprendono piani simili, che potrebbero essere presi in considerazione per la stessa finalità; il CdR è pronto a sostenere ulteriormente lo sviluppo di questa iniziativa, lavorando in collaborazione con la Commissione europea e l’Ufficio del Patto dei sindaci per rafforzare il sostegno politico e l’integrazione del Patto nei quadri nazionali per l’energia e il clima;

21.

sottolinea che gli enti locali e regionali appoggiano una transizione ambiziosa verso un’energia pulita, economicamente accessibile e sicura, e propone di favorire un dialogo multilivello permanente sul Green Deal con gli enti locali e regionali e altri soggetti interessati, nel quadro del patto per il clima e con i suoi strumenti;

22.

ritiene che l’accessibilità dell’energia pulita debba rispondere a due sfide essenziali: la competitività in termini di prezzo e la pronta disponibilità; se è vero che l’evoluzione tecnica riduce le differenze di costo rispetto ad altre fonti di energia, gli enti locali e regionali sono fondamentali per facilitare un accesso adeguato alle infrastrutture necessarie. Per questo motivo è necessario che gli enti locali e regionali impegnati ad agire per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici dispongano di un accesso preferenziale al sostegno finanziario; il patto per il clima dovrebbe aiutare a comprendere le esigenze fondamentali degli enti locali e regionali nelle diverse situazioni e a sviluppare, sulla base dell’esperienza degli enti stessi, gli strumenti adeguati per il sostegno da parte dell’UE. In tale contesto, il CdR è pronto a cooperare con la Commissione e gli enti locali e regionali ad azioni e iniziative concrete intese a migliorare l’accesso all’energia pulita in tutta l’UE;

23.

propone che il patto per il clima includa tra le sue priorità l’iniziativa per una «ondata di ristrutturazioni», che ha le potenzialità per figurare tra gli elementi principali di una ripresa sostenibile, come annunciato nella comunicazione della Commissione dal titolo Il momento dell’Europa: riparare i danni e preparare il futuro per la prossima generazione. In questo settore è particolarmente importante creare iniziative congiunte tra il settore pubblico e quello privato, e gli enti locali e regionali sono in una posizione chiave per informare i cittadini sui vantaggi e sugli strumenti di sostegno esistenti per la ristrutturazione delle loro abitazioni, in quanto possono dare l’esempio, collegare tra loro le imprese locali e sostenerle con le necessarie conoscenze specialistiche ai diversi livelli, nonché sviluppare strumenti per accedere all’assistenza finanziaria nazionale o dell’UE. Inoltre, gli enti regionali e locali dovrebbero dare l’esempio nella ristrutturazione degli edifici pubblici e promuovere in particolare la ristrutturazione energetica degli alloggi sociali e di altre abitazioni di proprietà pubblica;

24.

richiama l’attenzione sul fatto che i livelli locali e regionali rappresentano sia il punto di partenza (regioni basate sulla bioeconomia) che il punto di arrivo di un’economia sostenibile e circolare (gestione dei rifiuti, riciclaggio), e quindi dovrebbero partecipare all’elaborazione e all’attuazione delle relative politiche. Per questo motivo e a causa della particolare rilevanza di tali questioni sia per i cittadini che per le imprese, sottolinea che il patto per il clima può essere utilizzato per mettere in evidenza i settori concreti che necessitano di sostegno;

25.

chiede inoltre che venga creato un meccanismo permanente di dialogo tra la Commissione europea e il Comitato europeo delle regioni sull’iniziativa «ondata di ristrutturazioni»;

26.

propone, al fine di raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica e anche nell’ottica di combattere la crisi economica, che le istituzioni europee assistano gli enti locali e regionali nella trasformazione sostenibile dei trasporti pubblici verso l’impiego di veicoli alimentati a elettricità e ad altri carburanti sostenibili entro il 2030;

27.

tenuto conto degli ambiti di competenza degli enti locali e regionali, propone che i principali settori politici da affrontare nel contesto delle azioni relative al patto europeo per il clima siano, oltre alla mobilità sostenibile, l’efficienza energetica degli edifici, le energie rinnovabili, l’economia circolare (compreso il settore idrico e quello dei rifiuti), la promozione di un consumo responsabile e sostenibile, la rigenerazione naturale e il ripristino della biodiversità, lo sviluppo di infrastrutture verdi e blu, in particolare nelle zone urbane, nonché la promozione di un settore turistico sostenibile, accogliente e inclusivo. Questi settori, insieme al loro potenziale in termini di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, offriranno opportunità per la creazione di nuovi posti di lavoro di alta qualità, il potenziamento delle attività di R&S e innovazione, migliori condizioni di salute, un maggiore benessere dei cittadini e tutto ciò che ne consegue, con una riduzione della spesa sanitaria nell’UE. Sarebbe inoltre auspicabile che in questi settori rientrassero anche interventi volti a migliorare la ritenzione delle acque, a ridurne il consumo e a creare zone di salvaguardia della biodiversità;

28.

riconosce che l’inserimento di criteri ecologici negli appalti pubblici e la condizionalità dei finanziamenti disponibili in rapporto agli effetti di riduzione dei gas a effetto serra costituiranno un incentivo importante per il necessario cambiamento del modello economico in vista della realizzazione degli obiettivi del Green Deal. In quest’ottica, il patto per il clima dovrebbe prevedere attività specifiche non solo per sviluppare i criteri e le misurazioni pertinenti, ma anche per sostenere gli enti locali e regionali (anche quelli di dimensioni minori, per i quali spesso la complessità della legislazione sugli appalti costituisce un grave ostacolo agli investimenti) nell’applicare i criteri e nell’effettuare le misurazioni, incoraggiando al tempo stesso l’UE e le amministrazioni nazionali a semplificare le regole, a fornire assistenza tecnica laddove necessario e a mettere a punto criteri pertinenti e requisiti di progettazione ecocompatibile. Invita l’UE, gli Stati membri e gli enti locali e regionali ad elaborare e a sviluppare ulteriormente degli impegni volontari di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per le loro amministrazioni. Il patto europeo per il clima potrebbe costituire un quadro di sostegno per tali iniziative;

29.

evidenzia che un numero crescente di studi mostra i legami esistenti tra salute dei cittadini e protezione dell’ambiente (2), anche sul piano dell’inquinamento atmosferico, ed esorta la Commissione a inserire la dimensione della salute nel quadro del Green Deal, a cominciare dall’ideazione di una strategia europea per la salute, l’ambiente e i cambiamenti climatici simile all’analoga strategia dell’OMS (3). Il patto per il clima, nelle sue attività di comunicazione rivolte ai cittadini e alla società civile, dovrebbe rappresentare un importante strumento di sensibilizzazione in rapporto a questi legami, e dovrebbe imprimere lo slancio affinché si tenga conto di queste dimensioni nell’elaborazione delle politiche pertinenti a tutti i livelli;

30.

propone, a tale proposito, nel contesto della strategia UE per l’idrogeno per un’Europa climaticamente neutra (COM(2020) 301 final), che il patto per il clima sostenga anche lo sviluppo, nelle regioni e nelle città, di un’economia dell’idrogeno che utilizzi l’idrogeno verde generato mediante energie rinnovabili (cfr. CdR 549/2020);

31.

esorta tutte le istituzioni dell’UE e tutti gli Stati membri a continuare a lavorare per mettere a punto un insieme ambizioso di nuovi contributi determinati a livello nazionale (Nationally Determined Contributions — NDC). Ribadisce inoltre l’importanza di coinvolgere gli enti locali e regionali dell’UE in questo processo attraverso l’istituzione di un sistema di contributi determinati a livello locale che completi gli NDC, nonché di stabilire un legame più stretto tra le aspirazioni a livello locale e regionale e quelle a livello nazionale ed europeo, iniziando dai lavori effettuati nel quadro del Patto globale dei sindaci. Il patto per il clima potrebbe rappresentare uno strumento molto efficace in tal senso;

32.

evidenzia il ruolo cruciale delle tecnologie digitali nel costruire una società più resiliente e il loro potenziale in termini di impatto generale positivo sulla riduzione delle emissioni e la ripresa economica. Ritiene pertanto che vada prevista una maggiore integrazione fra la transizione verso la neutralità climatica e una transizione digitale sostenibile, e che il patto per il clima possa essere uno strumento utile per discutere e analizzare ulteriormente le possibili sinergie tra le due transizioni, anche sulla base delle esperienze acquisite ultimamente dagli enti locali e regionali nel fronteggiare l’emergenza sanitaria.

Sulla sensibilizzazione e lo sviluppo di capacità

33.

ribadisce la funzione cruciale dell’adattamento ai cambiamenti climatici al fine di creare territori resilienti e ridurre le perdite annuali causate dagli effetti negativi del clima; in tale contesto, sottolinea la necessità di mettere a punto un insieme di azioni efficaci volte a migliorare la capacità degli enti locali e regionali di attuare politiche di adattamento, a cominciare da strategie sostenibili di finanziamento e da attività potenziate per lo sviluppo di capacità. Sarebbe inoltre estremamente importante poter monitorare i progressi negli investimenti legati ai cambiamenti climatici compiuti a livello delle città e delle regioni. In questo campo, infatti, la tipologia dei dati attualmente disponibili è limitata. Esorta la Commissione a tenere conto di questi aspetti al momento di elaborare la nuova strategia di adattamento dell’UE e di creare sinergie con il patto per il clima;

34.

sottolinea il ruolo cruciale degli enti locali e regionali nell’affrontare i temi della produzione di alimenti e della gestione del territorio; è possibile incoraggiare tendenze nutrizionali migliori attraverso l’istruzione, i servizi di ristorazione e gli appalti pubblici. Una produzione di alimenti più sostenibile dovrebbe tener conto anche dei posti di lavoro generati, del trasporto delle merci e degli imballaggi; l’inserimento del settore agricolo nel sistema di scambio di quote di emissione dovrebbe rispecchiare meglio il contributo dato da questo settore in termini di pozzi di assorbimento del carbonio;

35.

sottolinea che il concetto di sostenibilità dovrebbe prendere in considerazione l’importanza dell’occupazione e della gestione dei terreni, un compito che generalmente spetta agli agricoltori e ai pescatori nelle zone isolate, scarsamente popolate e remote. Gli enti locali e regionali dovrebbero favorire l’insediamento di nuovi abitanti nelle comunità rurali come mezzo per evitare la pressione demografica sulle città, razionalizzare i servizi pubblici e i relativi costi, promuovere l’uso sostenibile dei terreni e ridurre le emissioni legate ai trasporti. A tal fine occorre prevedere un sostegno e finanziamenti mirati per creare le infrastrutture necessarie per il lavoro a distanza come pure per la mobilità, la digitalizzazione (accesso per i consumatori locali e commercializzazione dei prodotti locali) e i servizi sociali e sanitari;

36.

ritiene che le politiche per ridurre il rischio di catastrofi dovute ai cambiamenti climatici svolgeranno un ruolo sempre più rilevante; gli enti locali e regionali dovrebbero essere aiutati a comprendere meglio queste politiche e a creare sinergie tra di esse, al fine di rafforzare sia la resilienza generale delle aree di loro competenza che la loro capacità di affrontare le emergenze;

37.

sottolinea che gli enti locali e regionali faticano ad accedere ai finanziamenti, una situazione, questa, che compromette il tasso di assorbimento dei fondi dell’UE. Il patto per il clima dovrebbe colmare questa lacuna riunendo tutte le fonti di sostegno esistenti, in modo che gli enti locali e regionali riescano ad attingere alle risorse finanziarie dell’UE, e mettendo a disposizione le informazioni mancanti, che dovrebbero essere fornite in tutte le lingue ufficiali dell’UE ed essere di facile comprensione;

38.

evidenzia che all’istruzione andrebbe assegnato un ruolo centrale nella creazione di una nuova cultura per la protezione dell’ambiente e del clima, il che comporta di intraprendere un percorso che dia luogo a cambiamenti sociali significativi. In tale contesto, il patto per il clima potrebbe promuovere, in cooperazione con gli enti locali e regionali, iniziative rivolte agli organismi statali, comunali e privati di istruzione, formazione e informazione, in particolare alle scuole e ai centri di informazione Europe Direct, per responsabilizzarli nella creazione di questa nuova cultura. Tali iniziative dovrebbero essere interconnesse e spingere con decisione verso la digitalizzazione, che di questi tempi si sta rivelando uno strumento cruciale per l’istruzione;

39.

riconosce l’eccellenza delle università e dei centri di ricerca europei, e invita la Commissione a coinvolgerli nel patto per il clima in quanto fonti di conoscenze in materia e possibili validi alleati nella creazione di una piattaforma efficace per lo sviluppo delle capacità, oltre a incoraggiarne il coordinamento con gli enti locali e regionali per lo sviluppo di progetti pilota collaborativi atti ad agevolare il processo decisionale e il trasferimento di esperienze positive.

Per stimolare l’azione e rafforzare la cooperazione multilaterale

40.

ritiene che l’iniziativa del Patto dei sindaci e altre forme di cooperazione in materia di clima ed energia tra enti locali e regionali debbano essere perfezionate e ulteriormente rafforzate, in modo che figurino tra gli strumenti principali del patto per il clima al fine di stimolare l’azione a livello locale. In quest’ottica, bisognerebbe promuovere un maggiore coinvolgimento dei cittadini, delle ONG pertinenti, delle imprese, degli istituti di ricerca e delle università, andando nella direzione di un approccio a quadrupla elica;

41.

fa osservare l’importanza strategica di vincolare i sistemi nazionali e regionali di formazione professionale duale al conseguimento degli obiettivi del Green Deal europeo, in stretta collaborazione con gli attori dei sistemi d’istruzione di base, dell’istruzione superiore e della ricerca, in quanto si tratta del modo più efficace per aggiornare le competenze dei lavoratori e per integrarli nel mondo delle imprese impegnate nel dare attuazione concreta alla lotta contro i cambiamenti climatici;

42.

sottolinea la pertinenza di molte iniziative dell’UE rivolte alle città e alle regioni nel quadro del Green Deal; ritiene tuttavia che gli enti locali e regionali non se ne avvalgano nella misura adeguata a causa della mancanza di una chiara visione d’insieme di tutte le opportunità esistenti, delle loro caratteristiche e delle loro principali finalità. Il patto per il clima dovrebbe creare tale visione d’insieme, assistendo gli enti locali e regionali nella scelta delle iniziative più adatte per loro e proponendo un percorso graduale verso la neutralità climatica, nel cui ambito vengano fornite comunicazioni e informazioni il più possibile accessibili per gli enti locali e regionali, in modo da consentire una rapida attuazione delle misure da parte di tali enti; al riguardo, il Patto dei sindaci e altre iniziative di cooperazione in materia di clima ed energia che coinvolgono gli enti locali e regionali potrebbero essere gli elementi centrali di questo sistema;

43.

ricorda le posizioni già espresse dal CdR, in particolare per quanto concerne l’inclusione del concetto di «coesione digitale» quale motore di una migliore integrazione di tutti i cittadini dell’UE, in combinazione con programmi specifici e appositi tesi ad accrescere le competenze digitali, oltre che a monitorare e ad adattare le politiche. I progetti relativi alle città intelligenti dovrebbero rappresentare una buona base per realizzare progetti di sviluppo delle capacità su scala più estesa e con la flessibilità sufficiente per adattarsi a realtà diverse;

44.

riconosce il ruolo centrale dell’apprendimento tra pari ai fini di un approccio efficace e pragmatico all’attuazione del Green Deal: gli abbinamenti e le raccolte di buone pratiche, ad esempio tramite iniziative come il Patto dei sindaci, possono essere un valido strumento per aiutare gli enti locali e regionali ad avviare le loro politiche a impatto climatico zero senza dover partire dal nulla;

45.

riconosce che il livello locale possiede un ricco bagaglio di esperienze su come elaborare assieme soluzioni strategiche, rendere possibili le «assemblee dei cittadini», promuovere il dialogo civico e favorire il bilancio partecipativo. Queste esperienze costituiscono una solida base da cui trarre ispirazione su come coinvolgere le persone direttamente nella definizione e realizzazione di obiettivi climatici ambiziosi. Il patto per il clima dovrebbe essere basato sulla prospettiva locale, dando agli enti locali e regionali il ruolo di facilitatori nei rapporti con un ampio ventaglio di attori territoriali e con i cittadini;

46.

sottolinea che la maggior parte dei progetti locali per le transizioni energetiche e la protezione del clima è di dimensioni ridotte rispetto alla scala ottimale richiesta dai grandi finanziamenti. Il patto per il clima potrebbe creare uno strumento che consenta agli enti locali e regionali sia di trovare partner tra gli enti omologhi che di consorziare questi progetti, allo scopo di rendere possibile l’accesso a tutte le opportunità di finanziamento;

47.

riconosce il notevole potenziale del partenariato pubblico-privato per il finanziamento della transizione a impatto climatico zero ed evidenzia che questo approccio rimane impegnativo per molti enti locali e regionali; in tal senso, bisognerebbe fornire più orientamenti e un sostegno maggiore, al fine di assicurare che tutti i territori possano trarre il massimo vantaggio da questa opportunità;

48.

sottolinea che, per affrontare la crisi climatica, è necessario cambiare radicalmente le nostre abitudini come cittadini e consumatori; in tale contesto, il ruolo di tutti i cittadini in quanto soggetti attivi deve essere pienamente riconosciuto, e i cittadini vanno responsabilizzati attraverso approcci partecipativi come, ad esempio, il cosiddetto «laboratorio vivente», oppure attraverso microsovvenzioni per la realizzazione di progetti su piccola scala, nelle immediate vicinanze dei cittadini, attraverso comunità locali e ONG. La trasformazione dei consumatori in prosumatori dovrebbe essere incoraggiata e opportunamente sostenuta sul piano finanziario a tutti i livelli. Inoltre, il coinvolgimento dei cittadini dovrebbe essere favorito ricorrendo a tecnologie innovative, come i contatori intelligenti o le applicazioni specializzate per smartphone. Al riguardo, il ruolo degli enti locali e regionali sarà cruciale.

Sul ruolo del CdR

49.

si impegna — tramite il proprio gruppo di lavoro «Green Deal a livello locale» — a promuovere, confrontare e coordinare gli sforzi degli enti locali e regionali nell’attuazione del Green Deal, nonché ad assicurare un celere coordinamento delle attività relative al Green Deal e a una ripresa rispettosa dell’ambiente con la Commissione europea e altri partner;

50.

invita le associazioni nazionali degli enti locali e regionali ad assumere un ruolo attivo e a collaborare con il CdR e la Commissione europea nelle attività riguardanti il Green Deal. A questo fine, nel quadro del patto per il clima si potrebbero creare degli sportelli informativi al livello opportuno, attraverso cui divulgare le informazioni e far conoscere le iniziative del Green Deal, assicurandosi che le informazioni pervengano a tutti i territori interessati;

51.

prevede di lanciare il progetto del Patto «CoR4Climate» per sostenere ulteriormente questa importante iniziativa. In tale progetto rientrerebbe l’individuazione di «ambasciatori del Green Deal», intesi come punti di riferimento per informare sulle buone pratiche in rapporto al Green Deal e divulgarle (anche per quanto riguarda la funzione di questa iniziativa quale acceleratore della ripresa sociale e economica dopo la crisi della Covid-19). Il progetto prevede anche un rafforzamento della comunicazione sul Green Deal, sia pubblica, attraverso il sito web del CdR, sia interna, rivolta ai membri del CdR; tale comunicazione dovrebbe includere le informazioni più pertinenti affinché gli enti locali possano lanciare il loro Green Deal locale, comprese le possibilità di finanziamento. Infine, il progetto del Patto «CoR4Climate» rappresenterà un’opportunità per fare il punto sugli impegni assunti dai membri del CdR nell’ambito del Green Deal e per promuovere opportunità di apprendimento tra pari;

52.

propone l’istituzione di un forum per una ripresa rispettosa dell’ambiente nel cui quadro la Commissione europea, gli enti locali e regionali e altre parti interessate possano collaborare in materia di azione per il clima; questo forum potrebbe far parte di una piattaforma digitale sul patto per il clima che dovrebbe essere gestita congiuntamente dalla Commissione e dal CdR;

53.

appoggia l’attuazione dell’impegno di «non nuocere all’ambiente» e la sua integrazione nell’agenda e negli orientamenti della Commissione per legiferare meglio. La coerenza delle politiche e una legiferazione migliore sono essenziali per assicurare una legislazione efficace e tempestiva che apporti un valore aggiunto ai cittadini. È quindi importante che i cittadini, le parti interessate e tutti i livelli di governance possano contribuire allo sviluppo della giusta legislazione per la giusta finalità. Gli strumenti e gli orientamenti per legiferare meglio vanno impiegati allo scopo di conseguire l’obiettivo della neutralità climatica;

54.

sottolinea che il patto per il clima rappresenta una grande opportunità per dare concreta attuazione al principio della sussidiarietà attiva, in quanto gli obiettivi stessi del patto coincidono in larga misura con l’obiettivo fondamentale dell’approccio di sussidiarietà attiva, che consiste nel mettere a punto un metodo di lavoro inclusivo e costruttivo che sfrutti appieno le potenzialità del quadro democratico e di governance multilivello dell’Unione;

55.

sottolinea che l’UE deve agire come leader mondiale nella lotta contro i cambiamenti climatici, promuovendo la fissazione di norme e obiettivi ambiziosi da parte dei paesi vicini, oltre che dei paesi che hanno le maggiori responsabilità sul piano delle emissioni. A tale proposito, mette in evidenza le proprie iniziative — come la Conferenza degli enti regionali e locali per il partenariato orientale (Corleap), l’Assemblea regionale e locale euromediterranea (ARLEM) e la cooperazione decentrata, compresa l’iniziativa di Nicosia per la cooperazione con i sindaci della Libia — che potrebbero utilizzare gli strumenti e le metodologie da sviluppare nel quadro del patto per il clima al fine di sostenere gli enti locali e regionali dei paesi vicini per quanto concerne lo scambio, l’adozione e l’attuazione di buone pratiche per lo sviluppo di un’economia più sostenibile e rispettosa dell’ambiente;

56.

tenuto conto del ruolo cruciale svolto dai fondi SIE in vista dell’attuazione del Green Deal, ritiene che il patto per il clima debba avviare un dialogo con le autorità di gestione, al fine di assicurare che esse siano pienamente consapevoli delle opportunità esistenti al riguardo. Si dichiara pronto a collaborare con la Commissione per sensibilizzare le autorità di gestione e potenziarne le capacità ai fini della pianificazione ed esecuzione finanziaria dei fondi, allo scopo di passare alla neutralità climatica attraverso una transizione giusta e rispettosa dell’ambiente.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  Cfr., ad esempio, i patti locali per il clima sottoscritti in città come Stoccolma, Rotterdam, Amsterdam e Nantes.

(2)  https://www.eea.europa.eu/themes/human

(3)  https://www.who.int/phe/publications/global-strategy/en/


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/107


Parere del Comitato europeo delle regioni — Nuovo piano d’azione per l’economia circolare

(2020/C 440/18)

Relatore:

Tjisse STELPSTRA (NL/ECR), assessore provinciale della Drenthe

Testo di riferimento:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Un nuovo piano d’azione per l’economia circolare — Per un’Europa più pulita e più competitiva

COM(2020) 98 final

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

A.   Osservazioni generali

La nostra responsabilità

1.

esprime preoccupazione riguardo alla velocità con cui attualmente vengono sfruttate le risorse della Terra, sottolinea che il comportamento umano è la causa di tale disastro, del quale ciascuno è responsabile, e concorda con il nuovo piano d’azione per l’economia circolare (di seguito «nuovo piano d’azione») nel ritenere che la transizione a un’economia circolare e neutra in termini di emissioni di carbonio richiederà la cooperazione tra tutte le parti interessate a tutti i livelli della governance e della società;

2.

pone l’accento sull’urgente necessità di accelerare la transizione verso un modello di crescita rigenerativo che mantenga il consumo di risorse entro i limiti del pianeta e riduca l’impronta umana;

3.

accoglie con favore il nuovo piano d’azione per l’economia circolare della Commissione europea, quale elaborazione strategica del concetto di Green Deal europeo e seguito costruttivo del piano d’azione del 2015;

4.

si rammarica del capitolo molto breve dedicato dal nuovo piano d’azione al ruolo degli enti locali e regionali, considerato che tali enti rivestono un ruolo significativo nella transizione verso l’economia circolare in quanto soggetti fondamentali nell’avvio e nella diffusione della tanto necessaria innovazione. Le regioni garantiscono che le persone, le comunità e le regioni adattino le loro attività quotidiane conformemente ai principi dell’economia circolare. Il CdR sottolinea inoltre l’importanza della circolarità per la creazione di posti di lavoro, nonché la necessità di sostenere gli investimenti in nuove infrastrutture atte a raccogliere, riciclare e utilizzare i materiali secondari in modo efficace;

5.

è favorevolmente colpito dal numero di contributi incisivi delle parti interessate e invita la Commissione a usare le piattaforme esistenti, quali i partenariati dell’agenda urbana, la Piattaforma europea delle parti interessate per l’economia circolare e le reti di enti locali e regionali, al fine di favorire l’apprendimento tra pari e lo sviluppo di capacità;

6.

accoglie con favore l’iniziativa «Città e regioni circolari», che assisterà le parti interessate nello sviluppo e nell’attuazione delle soluzioni di economia circolare a livello territoriale. Al tempo stesso, però, il CdR sottolinea che le attività dell’economia circolare non possono essere disconnesse da altre attività legate alla conservazione del pianeta. L’economia circolare dovrebbe essere integrata nelle attività delle reti urbane riguardanti il clima, l’ambiente e lo sviluppo sostenibile;

7.

sottolinea che il dibattito in corso sui principi dell’economia circolare può essere un’opportunità per affrontare con decisione la questione ricorrente di andare oltre gli indicatori del PIL tradizionali (1), includendo cioè nuovi elementi diversi da quelli relativi ai risultati economici, quali la creazione di sistemi basati sulla solidarietà per una società inclusiva, uno stile di vita nel rispetto dei limiti del pianeta e un’equa ripartizione delle risorse;

Contesto della COVID-19

8.

sottolinea che il nuovo piano d’azione è stato avviato durante la pandemia di COVID-19, la quale ha mostrato quanto sia forte la nostra dipendenza da risorse vergini, e ritiene che questa crisi rappresenti un segnale d’allarme da molteplici punti di vista;

9.

invita la Commissione e gli Stati membri a ridurre la dipendenza dai terzi e dalle risorse vergini e a rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento pianificando in modo più rigoroso la gestione delle risorse, specialmente di quelle scarse e critiche, e raccomanda un’evoluzione verso una piattaforma europea per le politiche in materia di risorse;

10.

si compiace del fatto che la Commissione si concentri sullo sviluppo del mercato delle materie prime secondarie, segnatamente tramite investimenti nel riciclaggio;

11.

è rimasto piacevolmente colpito dagli effetti collaterali positivi delle misure di confinamento dal punto di vista ambientale (ad esempio un’aria più pulita, un minore inquinamento idrico, emissioni nocive ridotte). La resilienza, la creatività e l’innovatività dimostrate, fin dall’inizio della crisi, dai cittadini, dagli attori pubblici, dalle imprese e dagli attori economici dovrebbero essere utilizzate per sostenere una profonda trasformazione ecologica dei processi di produzione ed evitare un effetto di «recupero» in termini di degrado ambientale dopo la crisi;

12.

invita la Commissione, gli Stati membri e gli enti locali e regionali a orientare gli investimenti del piano per la ripresa dell’UE in modo tale da garantire progressi economici, sociali e ambientali a lungo termine, riducendo, al contempo, l’utilizzo delle risorse, evitando ed eliminando le sostanze pericolose, nonché rafforzando la circolarità dei materiali e dei sistemi. Lo strumento Next Generation EU deve contribuire a questo obiettivo fornendo i finanziamenti necessari, e andrebbe accompagnato da risorse proprie che non mettano nessuno Stato membro dell’UE in una posizione di svantaggio rispetto ad altri paesi;

Ambizioni climatiche, Green Deal e OSS

13.

invita la Commissione, gli Stati membri e gli enti locali e regionali ad assicurare un’attuazione tempestiva del Green Deal europeo, facendo in modo che serva da solida base per rilanciare l’economia dell’UE in modo compatibile con gli obiettivi dell’Unione in materia di energia, clima e ambiente;

14.

insiste sul ruolo chiave dei principi dell’economia circolare nel conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare l’OSS 12 «Produzione e consumo responsabili»; è convinto che l’applicazione dei principi dell’economia circolare contribuirà a tradurre ampi obiettivi in azioni e favorirà una trasformazione tangibile della società;

15.

sottolinea che la transizione verso l’economia circolare sosterrà fortemente gli sforzi dell’UE volti alla mitigazione dei cambiamenti climatici, e invita la Commissione a stabilire ulteriori connessioni tra tutti i piani del Green Deal, al fine di fornire la tanto necessaria prospettiva generale, e a porre in sinergia tali collegamenti attraverso la ricerca e gli indicatori, nonché all’interno del processo di elaborazione delle politiche, ad esempio nella legge sul clima; sottolinea che è ugualmente importante associare le politiche dell’economia circolare a quelle orientate verso altre questioni ambientali, come la protezione della biodiversità o la qualità dell’aria e dell’acqua; l’applicazione dei principi dell’economia circolare dovrà diventare un punto di partenza comune in tutti i settori, ad esempio quello agroalimentare, andando da tale settore all’edilizia, alle soluzioni tecnologiche di fascia alta ecc.;

16.

fa riferimento alle dipendenze trasversali tra la circolarità e la protezione del clima. Grazie al suo approccio integrato, che comprende i principi della progettazione e i sistemi di ritiro, l’economia circolare può contribuire in modo significativo a mitigare in via diretta le emissioni di gas a effetto serra;

Obiettivi e monitoraggio

17.

sottolinea che, per rispettare i limiti del pianeta, è essenziale dissociare la crescita dall’uso delle risorse e si rammarica del fatto che il nuovo piano d’azione non includa un obiettivo di riduzione dell’uso totale delle risorse. Le misure precedentemente adottate a livello di UE si sono dimostrate insufficienti per ridurre il consumo complessivo delle risorse naturali e delle materie prime in Europa; come base per il calcolo dello sviluppo sarebbe opportuno elaborare misure di grandezza diverse dal PIL che siano maggiormente in linea con i principi dell’economia circolare;

18.

è del parere che la riduzione di CO2 nel corso dell’intero ciclo di vita di un prodotto dovrebbe rientrare tra gli obiettivi, in quanto essa fornisce delle indicazioni riguardo agli investimenti e ai risultati stimati e aiuta pertanto a stabilire l’ordine di priorità delle azioni;

19.

sottolinea che misure concrete producono risultati concreti e invita la Commissione ad indicare, per ogni azione chiave, un risultato stimato e un calendario ambizioso;

20.

pone in evidenza il fatto che la definizione degli obiettivi deve essere ambiziosa e progressiva al fine di promuovere l’innovazione; pertanto, è necessario un sistema in cui ogni cinque anni la migliore soluzione disponibile o la migliore pratica del momento definiscano gli obiettivi per i cinque anni successivi;

21.

sottolinea la necessità di sviluppare e attuare degli indicatori a livello locale e regionale, nell’ottica di valutare i progressi e le sfide da superare, e di aiutare gli enti locali e regionali ad applicare le strategie di economia circolare;

Sistema economico

22.

conclude che è giusto includere i costi dell’inquinamento, dei rifiuti e delle emissioni nella determinazione del prezzo dei prodotti non circolari, il che rende la produzione sostenibile comparabile con i modi di produzione non circolare e competitiva rispetto ad essi;

23.

sottolinea che gli strumenti giuridici ed economici volti ad agevolare le attività che promuovono la circolarità e viceversa a bloccare le attività che la ostacolano sono validi, e incoraggia la Commissione a presentare buone pratiche relative alle modalità che consentono agli Stati membri di progredire verso l’economia circolare e di reperire soluzioni comuni che funzionino al di là dei confini nazionali. È del parere che la riduzione delle imposte per le attività che promuovono la circolarità e il loro aumento per le attività che, al contrario, la ostacolano siano uno strumento valido, e si compiace del riconoscimento dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) quale strumento efficace per affrontare la questione. Le future azioni al riguardo dovranno tener conto degli orientamenti sulla ripartizione delle responsabilità relative alla politica fiscale;

24.

a questo proposito si rammarica che l’unanimità vigente in materia di tassazione non consenta una maggiore flessibilità agli Stati membri per quanto riguarda l’uso dell’IVA/delle aliquote di imposta, al fine di sostenere una trasformazione reale dei modelli di produzione e consumo (al di là di semplici attività di riparazione);

B.   Enti locali e regionali

Competenze

25.

sottolinea che molte delle competenze degli enti locali e regionali sono collegate alla gestione delle risorse e all’economia circolare; tali enti dispongono pertanto di molteplici opportunità per favorire il passaggio all’economia circolare. Al tempo stesso, tale passaggio richiede notevoli conoscenze tecniche e investimenti finanziari. Di conseguenza, lo strumento Next Generation EU ed altri fondi devono contribuire a questo obiettivo fornendo i finanziamenti necessari;

26.

sottolinea che l’uso domestico e industriale dell’acqua, che è una delle risorse più importanti, genera grandi quantità di acque reflue e che pertanto occorrerebbe aumentarne la riutilizzazione, là dove ciò risulta conveniente. Le acque reflue contengono inoltre molti nutrienti preziosi che possono essere recuperati; osserva pertanto che, oltre alla ricerca, all’innovazione e ai finanziamenti, sono necessari obiettivi chiari per il recupero dei nutrienti;

27.

evidenzia che le conoscenze e gli interessi degli enti locali e regionali devono essere presi in considerazione quando si definiscono gli obiettivi per i rifiuti, in particolare se la raccolta e la cernita di questi ultimi diventano più specializzate;

28.

invita la Commissione ad elaborare una strategia innovativa al fine di sviluppare una serie di pratiche di raccolta dei rifiuti; le regioni e le città dovrebbero cooperare in tal senso invece di privilegiare l’armonizzazione dall’alto verso il basso di sistemi di raccolta dei rifiuti separati;

29.

ritiene che i partenariati pubblico-privati (PPP) siano essenziali per ampliare l’economia circolare fino a includere gli attori economici principali, e che gli enti locali e regionali siano la giusta via d’accesso ai PPP; invita la Commissione a promuovere tale cooperazione nei suoi programmi;

30.

sottolinea che gli orientamenti locali e regionali e la promozione di buone pratiche contribuiscono ad accelerare la transizione verso l’economia circolare, ad esempio per quanto riguarda la pianificazione del territorio e l’edilizia;

31.

invita la Commissione ad avviare un programma che consenta di raccogliere informazioni accurate riguardo ai flussi di materiali a livello regionale, nazionale ed europeo, il che darebbe ai soggetti interessati la possibilità di saperne di più sulla situazione e le attività di altre regioni. Il programma dovrebbe consistere in un sistema digitale trasparente che consenta di analizzare la situazione a livello regionale, nazionale ed europeo. Inoltre, esso dovrebbe fornire risorse per lo sviluppo di questa attività a tutti i livelli;

32.

sottolinea che le informazioni riguardanti le attività regionali nell’ambito dell’innovazione, le capacità esistenti (infrastrutture, competenze) e le potenzialità dell’economia circolare sono fondamentali e si rammarica del fatto che tali dati siano spesso dispersi e frammentati, il che limita la loro utilità per le regioni; incoraggia pertanto la Commissione a intraprendere una vera e propria raccolta di dati che tenga conto della prospettiva locale e regionale riguardo alla strategia dell’UE per l’industria;

Appalti pubblici

33.

sottolinea che gli appalti pubblici rappresentano uno strumento potente attraverso il quale gli enti locali e regionali possono stabilire norme e orientare il mercato verso prodotti e servizi più sostenibili, ma precisa che la complessità delle norme spesso incoraggia l’avversione al rischio da parte delle autorità regionali e locali. Si possono in tal modo orientare gli acquisti partendo dal costo totale di proprietà (che comprende tutti i costi del ciclo di vita, inclusi quelli sociali e ambientali), con un possibile impatto positivo per il territorio;

34.

chiede di sviluppare ulteriormente gli obiettivi e criteri relativi agli appalti pubblici verdi sulla base di un riesame dei criteri ambientali minimi (CAM) contenuti nelle attuali direttive dell’UE sugli appalti pubblici (2); raccomanda di elaborare una serie di obiettivi di innovazione positiva e invita la Commissione ad ampliarli in modo che gli appalti pubblici diventino veramente circolari. Certificati e marchi UE affidabili e trasparenti hanno un ruolo importante da svolgere, soprattutto dal punto di vista della sostenibilità ambientale, al fine di garantire la certezza del diritto e ridurre gli oneri degli appalti pubblici a carico dei comuni e delle regioni. Nel contesto degli appalti pubblici, i produttori dovrebbero avere la possibilità di spiegare le misure adottate per utilizzare in via prioritaria materie prime secondarie per la fabbricazione dei prodotti e, qualora questo non sia stato possibile, di indicare i motivi. A questo proposito, orientamenti adeguati contribuirebbero alla verifica del contenuto in termini di materiali e/o sottoprodotti riciclati e/o recuperati presenti nei prodotti soggetti a CAM. A tal fine saranno necessari sistemi di valutazione trasparenti e l’acquisizione di ulteriori conoscenze da parte dei contraenti;

C.   Risorse e rifiuti

I rifiuti e il principio «non esistono rifiuti»

35.

sostiene che in Europa sono disponibili diverse risorse fondamentali che vengono etichettate come «rifiuti» e sottolinea che, nel percorso verso una vera economia circolare, è necessario un cambiamento di mentalità a favore del paradigma per cui «non esistono rifiuti»; sottolinea l’importanza di registrare le materie prime in modo che siano disponibili per un eventuale riutilizzo e siano così dotate di un’identità;

36.

ritiene importante il principio secondo cui nell’economia circolare tutti i materiali saranno progettati in modo da diventare nutrienti per la biosfera o nuovi materiali per il prossimo ciclo di utilizzo;

37.

pone in evidenza la proposta della Commissione di modernizzare la legislazione europea sui rifiuti e i finanziamenti di sostegno. Un punto essenziale in cui occorre accelerare il processo di modernizzazione è quello che riguarda la creazione di un nuovo quadro giuridico più rapido e più facile per i criteri volti a stabilire quando un rifiuto cessa di essere tale e quando diventa un sottoprodotto;

38.

invita la Commissione a proporre un obiettivo concernente la produzione assoluta di rifiuti pro capite, nonché una serie di obiettivi in materia di prevenzione dei rifiuti per le aziende e le industrie. Sottolinea l’importanza (e l’impatto) del quadro politico per gli imballaggi e del quadro per le plastiche compostabili, entrambi annunciati;

39.

sottolinea che, nella fase di transizione «dai rifiuti ai materiali», gli accordi transfrontalieri possono essere fondamentali per evitare soluzioni a breve termine con effetti negativi per l’ambiente;

40.

è del parere che le regioni o le città che devono recuperare il proprio ritardo, abbandonando l’uso delle discariche, dovrebbero utilizzare come base di partenza le reciproche infrastrutture a livello europeo per gestire i rifiuti nella fase di transizione (ad esempio, usando gli inceneritori di rifiuti esistenti invece di costruirne di nuovi) e sottolinea che per tale transizione sono necessari finanziamenti e coordinamento. È necessario promuovere un recupero energetico efficace, con la ritenzione di metalli e sali, qualora i rifiuti non possano essere riciclati a seguito di contaminazione, usura dei materiali e difficoltà nel separare materiali complessi;

41.

richiama l’attenzione sulle particolari difficoltà che presenta la gestione dei rifiuti nelle regioni ultraperiferiche a causa del fatto che esse dispongono attualmente di infrastrutture di trattamento dei rifiuti limitate e non sono possibili economie di scala per la raccolta, il trattamento e il riciclaggio dei rifiuti. L’accelerazione della transizione verso un’economia circolare (in Europa) dovrebbe pertanto mostrare, in questo caso, un effetto direttamente misurabile. Lo stato attuale della gestione e del trattamento dei rifiuti in queste regioni può essere utilizzato come una prova pratica di tale accelerazione e può inoltre contribuire alla valutazione degli strumenti esistenti e all’introduzione di nuovi;

42.

ribadisce che, per convalidare il principio «non esistono rifiuti» e prevenire l’uso di risorse vergini, è essenziale che vi sia l’obbligo di utilizzare materiali riciclati; esorta la Commissione a stabilire criteri secondo cui una quota sostanziale dei nuovi prodotti dovrebbe essere composta da materiale riciclato e raccomanda di integrare tali criteri nell’approccio alle principali catene di valore dei prodotti;

Prevenzione dei costi, materiali sicuri e responsabilità estesa del produttore

43.

si rammarica del fatto che gli enti locali e regionali debbano spesso gestire l’impatto negativo di prodotti giunti alla fine del loro utilizzo senza che vi sia un produttore responsabile del loro ritiro, in quanto (parti di) tali prodotti spesso inquinano il suolo o l’aria, e gli enti locali e regionali si trovano a dover coprire i costi della rimozione;

44.

sottolinea che la prevenzione di tali costi o la loro gestione già a livello del produttore è fondamentale, e accoglie pertanto con favore il quadro strategico in materia di prodotti sostenibili del nuovo piano d’azione;

45.

sottolinea che i produttori hanno un ruolo importante da svolgere nella transizione verso un’economia circolare, progettando prodotti che siano il più rispettosi possibile del nostro pianeta ed evitando, nella misura del possibile, di utilizzare materie fossili vergini come materie prime nei loro processi produttivi. Nel contempo, anche le autorità pubbliche devono assumersi responsabilità in termini di incentivi, condizionalità e regolamentazione;

46.

sottolinea che l’inquinamento del suolo desta preoccupazioni sempre più forti nell’UE; accoglie pertanto con favore la proposta della Commissione di promuovere iniziative volte a ridurre l’impermeabilizzazione del suolo, riabilitare i siti industriali dismessi, abbandonati o contaminati e aumentare l’uso sicuro, sostenibile e circolare dei terreni da scavo; invita la Commissione ad inserire in tale iniziativa l’obbligo di analisi e di tracciamento di tali terreni;

47.

si compiace dell’iniziativa della Commissione per il passaggio a «sostanze chimiche sicure fin dalla progettazione», poiché la prevenzione e il controllo dell’utilizzo di materiali tossici è il modo più semplice per impedire che tali sostanze chimiche vengano disperse ed evita i costi significativi sostenuti dagli enti locali e regionali per la pulizia o la gestione del trasferimento di suolo contaminato (ad esempio con sostanze perfluoroalchiliche); osserva inoltre che il controllo dell’utilizzo di materiali tossici non è sufficiente e che occorre, al contrario, una trasparenza assoluta dei componenti per poter riciclare correttamente un materiale di scarto o attribuirgli un valore aggiunto rispetto a quello originario (upcycling);

48.

chiede l’adozione di misure che promuovano l’importanza e l’applicazione della responsabilità estesa del produttore, tenendo conto nel contempo dei diversi aspetti dell’economia circolare: ad esempio la frammentazione delle responsabilità in materia di rifiuti ostacola lo sviluppo della gestione dei rifiuti nel suo complesso. L’obiettivo è quello di garantire modelli imprenditoriali in cui i produttori prestino attenzione anche alle conseguenze del principio «sicuro e circolare fin dalla progettazione»;

49.

chiede che non tutti i produttori creino la propria «logistica di ritorno», in quanto ciò potrebbe comportare una considerevole impronta logistica; è necessario pertanto definire specifiche dei componenti/materiali intelligenti, così come strategie logistiche inverse intelligenti;

50.

chiede che il nuovo piano d’azione tenga conto del problema specifico dei rifiuti marini. Data la natura transfrontaliera di tali rifiuti, sarebbe necessario promuovere la cooperazione tra i governi di tutte le regioni marine al fine di garantire la sostenibilità delle risorse comuni e incoraggiare la cooperazione regionale e internazionale nella ricerca di soluzioni comuni;

D.   Far funzionare l’economia circolare

Consapevolezza e azione

51.

pone in evidenza che l’economia circolare richiede una nuova modalità di consumo e che la sensibilizzazione è essenziale; gli enti locali e regionali sono vicini ai cittadini e svolgono quindi un ruolo importante nel produrre un cambiamento di mentalità a favore di un’altra normalità; invita pertanto la Commissione a sostenere progetti a livello locale e regionale che portino a risultati tangibili;

Competenze e istruzione

52.

sottolinea che l’istruzione, dalla scuola dell’infanzia fino all’università, nonché — ovviamente — sul posto di lavoro, svolge un ruolo importante nell’aumentare la consapevolezza; i fondi della politica di coesione dovrebbero pertanto fornire sostegno per includere lo stile di vita circolare nei programmi di qualsiasi tipo di istruzione, compreso lo strumento dell’istruzione digitale;

53.

sottolinea che, per poter prendere decisioni di acquisto ben informate, i consumatori hanno bisogno di informazioni trasparenti riguardo alla percentuale di materiale riciclato presente nei prodotti;

54.

pone in evidenza quanto previsto dal nuovo piano d’azione in merito al sostegno per le competenze e la creazione di posti di lavoro, ma segnala il rischio che nel breve termine i posti di lavoro dell’economia circolare siano relativamente poco qualificati e che quindi, nel medio-lungo termine, essi vengano automatizzati e vadano persi nel processo di robotizzazione. D’altra parte, vi sono opportunità per lavori altamente qualificati, e dunque l’aggiornamento dell’agenda per le competenze dovrebbe tenere in debita considerazione entrambi questi aspetti;

55.

raccomanda che le regioni che effettuano una rapida transizione verso un’occupazione relativamente poco qualificata (in parte a causa del basso costo del lavoro) siano le prime a beneficiare del sostegno per l’istruzione e lo sviluppo delle capacità, in modo da velocizzare il passaggio a posti di lavoro più qualificati; si promuoverà così l’innovazione a livello tecnico e sociale e si sosterranno gli enti locali e regionali nella transizione verso un’economia versatile e resistente; inoltre, l’aggiornamento dell’agenda per le competenze dovrebbe porre l’accento anche sulle differenze regionali — con particolare attenzione per le regioni meno avanzate — in termini di sviluppo delle strategie educative e in materia di competenze, e dei programmi per il miglioramento delle competenze e la riqualificazione della forza lavoro;

56.

poiché l’economia circolare richiede una riflessione e un’azione integrate, intersettoriali e a lungo termine, esorta gli enti locali e regionali a gestire le proprie strutture amministrative e ad adattare le proprie strutture organizzative in modo da sostenere la promozione dell’economia circolare, ad esempio creando nuovi profili funzionali per l’amministrazione pubblica, come i responsabili per le città intelligenti o per l’economia circolare;

57.

invita la Commissione ad avviare programmi di finanziamento diretto a sostegno degli sforzi compiuti dagli enti locali e regionali e dalle PMI per affrontare la transizione verso un’economia circolare, sotto forma di istruzione, riqualificazione e miglioramento delle competenze della forza lavoro, nonché di investimenti e sviluppo della resilienza;

58.

rileva la necessità di ulteriori attività di ricerca e regolamentazione sui materiali sostenibili e riciclabili. Soprattutto se per riciclare non si intende trasformare i prodotti in materiali di valore inferiore (downcycling), i requisiti per la separazione e il riutilizzo dei materiali diventano più ambiziosi se si vuole consentirne l’utilizzo nel maggior numero possibile di cicli. L’approccio «dalla culla alla culla» (cradle-to-cradle) fornisce quindi un’indicazione di come poter realizzare questo principio del riciclaggio prima del downcycling, e dipende da un’accurata progettazione del prodotto;

Società circolare

59.

insiste affinché gli obiettivi dell’economia circolare siano integrati obbligatoriamente in tutti gli ambiti della politica di coesione successiva al 2020 e del fondo corrispondente, in quanto ciò è indispensabile per imprimere lo slancio necessario a promuovere la transizione verso l’economia circolare a partire dal livello locale e regionale;

60.

condivide e mette in evidenza le conclusioni del nuovo piano d’azione secondo cui la transizione verso l’economia circolare sarà sistematica, profonda e trasformativa. La reindustrializzazione dell’Europa deve essere basata sull’economia circolare, che va stimolata e promossa tramite l’applicazione concreta dei suoi principi e strumenti;

61.

sottolinea che la transizione deve essere equa, in quanto non riguarda soltanto l’economia, bensì soprattutto la società, alla quale i rappresentanti locali e regionali sono vicini; conclude, pertanto, che le regioni e le città rappresentano il «livello di scala» più pertinente nel percorso verso il conseguimento di una società circolare;

62.

desidera infine sottolineare che, oltre a istituire una piattaforma e un quadro normativo per l’economia circolare nell’UE, la Commissione deve anche stabilire dei requisiti rigorosi per le esportazioni e le importazioni in entrata e in uscita dall’UE, in modo che i principi dell’economia circolare abbiano un impatto anche sui paesi terzi.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  Cfr. Sistema europeo dei conti (SEC) 2010: https://ec.europa.eu/eurostat/documents/3859598/5925693/KS-02-13-269-EN.PDF/44cd9d01-bc64-40e5-bd40-d17df0c69334

(2)  Direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE, 2014/25/UE.


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/114


Parere del Comitato europeo delle regioni - Verso un uso sostenibile delle risorse naturali nel contesto insulare mediterraneo

(2020/C 440/19)

Relatrice:

Francina ARMENGOL I SOCÍAS (ES/PSE), presidente della regione Isole Baleari

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Introduzione: le isole mediterranee e loro sfide specifiche

1.

ricorda che nelle isole europee del Mediterraneo si concentra il 95 % degli abitanti insulari dell’Unione europea e che, assieme alle altre isole del bacino, questi territori condividono sfide, problemi e vincoli simili che ne ostacolano lo sviluppo economico;

2.

rileva che i trattati dell’Unione europea (UE) non contengono misure specifiche in materia di insularità diverse da quelle previste nel contesto delle regioni ultraperiferiche, sebbene la loro situazione particolare sia quasi interamente basata sul principio di insularità;

3.

riconosce che i territori insulari nell’area del Mediterraneo costituiscono realtà eterogenee sia sul piano economico che su quello amministrativo, culturale e sociale. Tuttavia, essi hanno in comune una serie di sfide e problemi simili che, in un bacino così frammentato come quello mediterraneo, devono essere affrontati in una prospettiva d’insieme specifica;

4.

constata che l’attuale crisi sanitaria causata dalla Covid-19 ha messo in risalto la particolare vulnerabilità dei territori insulari, che dispongono di risorse limitate;

5.

si compiace che la Commissione si sia incamminata verso il Green Deal e un quadro di transizione giusta che consenta uno sviluppo socioeconomico delle isole del Mediterraneo e sia allineato agli obiettivi di sviluppo sostenibile;

6.

riconosce l’eccezionale ricchezza degli ecosistemi insulari del Mediterraneo e la loro particolare vulnerabilità nel contesto dell’attuale sviluppo socioeconomico e dei cambiamenti climatici, poiché la gestione sostenibile delle loro scarse risorse naturali rappresenta la sfida principale per questi territori;

7.

ritiene che la Commissione europea, alla luce dell’elevata vulnerabilità ambientale e climatica dei territori insulari del Mediterraneo, dovrebbe tenere conto della loro situazione geografica e socioeconomica nel definire il percorso per conseguire l’obiettivo della neutralità climatica;

8.

sottolinea che, nonostante le difficoltà specifiche che devono affrontare, se si adottano misure legislative mirate e un quadro finanziario adeguato, questi territori insulari del Mediterraneo costituiscono eccellenti laboratori per i diversi processi di transizione ecologica intrapresi dall’UE;

9.

raccomanda agli Stati membri dell’UE e all’Unione per il Mediterraneo di collaborare per adottare una dichiarazione ministeriale sul contesto insulare mediterraneo, che riconosca le isole del Mediterraneo come un’area speciale all’interno dell’UE, con esigenze concrete e una cultura, un patrimonio e un ambiente unici che devono essere gestiti e protetti secondo modalità specifiche e comuni;

10.

raccomanda agli Stati membri, alla Commissione europea e all’Unione per il Mediterraneo di tenere conto delle isole del bacino nell’elaborazione e nell’attuazione della politica europea di vicinato, data la loro condizione di frontiera tra l’Europa e l’Africa;

11.

sottolinea che una forte coesione territoriale tra le isole europee del Mediterraneo contribuirà altresì a irrobustire la posizione dell’UE alle frontiere, offrendo nel contempo una solida controparte per rafforzare la cooperazione con i territori dei partner mediterranei dell’UE;

12.

ricorda che, nonostante le evidenti somiglianze nelle condizioni generali in ambito sociale, economico e geografico con le regioni ultraperiferiche dell’UE, le isole del Mediterraneo non beneficiano di un trattamento specifico che consenta di far fronte alle circostanze geografiche permanenti che ne ostacolano lo sviluppo economico e sociale, come riconosciuto all’articolo 174 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE);

13.

sottolinea che l’articolo 174 del TFUE dovrebbe applicarsi sin dalle prime fasi del processo decisionale e comprendere misure di compensazione specifiche per superare le difficoltà e i vincoli derivanti dalla condizione insulare mediterranea.

Scarsità di risorse naturali nel contesto insulare mediterraneo

14.

Rileva che un fattore comune a tutte le isole del Mediterraneo è l’esistenza di beni ambientali in situazione sempre più precaria: territorio ridotto con un’elevata varietà di impieghi, risorse idriche limitate, elevata dipendenza energetica dai combustibili fossili, nonché grave fragilità e indebolimento degli ecosistemi;

15.

ribadisce che la risorsa che più scarseggia nelle isole è lo spazio territoriale, situazione che è più grave nelle regioni di dimensioni spaziali ridotte, in cui l’espansione fisica genera processi di congestione più rapidi e visibili;

16.

ricorda che la maggioranza delle isole del Mediterraneo dipende per l’energia dal continente e per l’approvvigionamento in combustibili fossili dall’esterno, e accoglie con favore le azioni intraprese dall’UE per la loro decarbonizzazione;

17.

ricorda che le aree insulari del Mediterraneo presentano di norma risorse idriche limitate, spesso sottoposte a uno sfruttamento eccessivo, che tende a provocarne l’esaurimento, l’inquinamento e la salinizzazione;

18.

ritiene che, se è vero che molte isole del Mediterraneo hanno optato per la desalinizzazione quale meccanismo per garantire l’approvvigionamento idrico, l’asse centrale della politica idrica dovrebbe poggiare su politiche della domanda (come il risparmio e il riutilizzo idrico, oltre al miglioramento nell’impiego efficiente delle risorse e nella loro ripartizione) e su politiche di conservazione, protezione e gestione integrale delle risorse idriche;

19.

rileva che, a causa delle caratteristiche specifiche delle loro infrastrutture e delle loro effettive possibilità di accesso al mercato europeo dell’energia, le isole del Mediterraneo devono far fronte a notevoli costi aggiuntivi per la produzione dell’energia, nonché a costi connessi alla riconversione e alla ristrutturazione dei loro settori economici;

20.

ricorda che il bacino del Mediterraneo è un punto focale della biodiversità a livello mondiale, e che il numero di specie endemiche è particolarmente elevato nelle sue regioni insulari;

21.

osserva che nelle isole del Mediterraneo è rappresentato un gran numero di habitat di interesse europeo, alcuni dei quali prioritari, che sono minacciati da un’elevata pressione antropica, dal degrado ambientale e dall’arrivo di specie esotiche e invasive che squilibrano gli ecosistemi;

22.

ritiene che l’UE debba mettere a punto misure specifiche di protezione ambientale per le isole del Mediterraneo, in quanto esse presentano una biodiversità terrestre e marina unica e richiedono pertanto politiche di sviluppo sostenibile e misure di protezione ambientale adeguate.

Le attività socioeconomiche e il loro impatto sulle risorse naturali

23.

Sottolinea che le isole del Mediterraneo presentano una struttura economica molto specializzata, che sia nel settore primario (agricoltura e pesca) o nel terziario (turismo), il che ne indebolisce enormemente la struttura produttiva in un contesto socioeconomico europeo e globale altamente competitivo;

24.

evidenzia che, per conseguire una maggiore sostenibilità delle risorse naturali, il settore agroalimentare è strategico nelle isole del Mediterraneo per la sua grande importanza a livello territoriale, visto che una percentuale notevole del territorio è dedicata ad attività di questo tipo che forniscono alimenti alla popolazione;

25.

invita la Commissione europea e gli Stati membri a migliorare la resilienza del sistema agroalimentare delle isole del Mediterraneo, affinché sia assicurata una sovranità alimentare sufficiente per far fronte a eventualità quali catastrofi naturali, conflitti politico-sociali o situazioni di crisi sanitaria come quella della Covid-19 che rendano impossibile l’approvvigionamento dall’esterno;

26.

mette in rilievo l’eccessivo sfruttamento di alcuni stock ittici nel Mediterraneo e sollecita lo sviluppo di adeguati piani di gestione della pesca per il bacino del Mediterraneo, che potenzino e innovino le flotte locali di pesca e i sistemi di allevamento a mare, integrando le modalità di gestione tradizionale con quelle più innovative;

27.

rileva l’importanza che la pesca su piccola scala riveste per l’ecosistema economico delle comunità costiere mediterranee e invita le isole del Mediterraneo a studiare modelli di cogestione della pesca che coinvolgano i diversi settori socioeconomici interessati; tra questi molto importante la valorizzazione della pesca-turismo e del turismo ambientale a mare che necessitano di competenze specifiche;

28.

ritiene che la creazione di nuove zone marine protette nelle acque di competenza delle isole debba essere accompagnata in parallelo da strategie economiche innovative finalizzate a un uso sostenibile delle risorse alieutiche tra i gestori delle zone stesse e i rappresentanti del settore della pesca e di quello turistico;

29.

mette in evidenza che la maggioranza delle isole del Mediterraneo non sviluppa un settore industriale a causa della loro scarsa produttività connessa alla mancanza di materie prime, agli elevati costi di produzione e ai problemi logistici nel settore dei trasporti;

30.

sottolinea che, in generale, l’elevato grado di peculiarità della domanda di servizi e la specializzazione nell’offerta turistica rende le loro economie più fragili rispetto a quelle continentali, e caratterizzate da una dinamica economica molto condizionata dalle congiunture internazionali, per esempio la crisi sanitaria causata dalla diffusione della Covid-19 a livello mondiale e il suo particolare impatto sulle economie insulari mediterranee, che dipendono in maggioranza dal settore dei servizi;

31.

invita la Commissione europea e gli Stati membri a tenere conto dell’esistenza di un’ingente popolazione temporanea nelle isole del Mediterraneo, che moltiplica le esigenze infrastrutturali della popolazione residente e incrementa la domanda di servizi pubblici di ogni tipo;

32.

ritiene che l’attuazione del piano d’azione dell’UE per l’economia circolare debba includere misure specifiche che tengano conto dell’esistenza di una considerevole popolazione temporanea legata ai flussi turistici e dell’elevata terziarizzazione di molte economie insulari mediterranee;

33.

raccomanda la Commissione europea e gli Stati membri a sostenere lo scambio di buone pratiche in materia di turismo sostenibile nelle isole del Mediterraneo, come avviene ora per i programmi attuati nel quadro di Interreg MED (1);

34.

mette in risalto le basse qualifiche dei lavoratori delle regioni insulari del Mediterraneo rispetto alla media dell’Unione europea, in particolare in termini di istruzione superiore e formazione professionale, una situazione che favorisce l’abbandono scolastico e l’ingresso precoce nel mercato del lavoro di economie altamente terziarizzate;

35.

sottolinea che le isole, in generale, dipendono fortemente dai trasporti aerei e marittimi, e invita la Commissione europea a considerare con la dovuta attenzione le loro caratteristiche specifiche (2);

36.

evidenzia che il trasporto di merci è da due a quattro volte più costoso rispetto al continente (3), il che rappresenta un fattore cruciale che incide direttamente sulla competitività della produzione insulare;

37.

propone la revisione delle norme sugli aiuti di Stato applicabili al territorio delle isole del Mediterraneo al fine di riconoscerne la specificità e di adattare tali norme alle loro specificità;

38.

sottolinea la necessità di mettere a punto indicatori sintetici di sostenibilità, che integrino in modo olistico parametri economici correlati ad indicatori economico-ambientali ed economico-sociali e siano incentrati su fattori condizionanti biofisici;

39.

evidenzia che l’applicazione della Direttiva (UE) n. 2016/802 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), dell’11 maggio 2016, relativa alla riduzione del tenore di zolfo di alcuni combustibili liquidi, pur perseguendo importanti finalità di tutela ambientale, ha comportato un sensibile aumento del costo dei servizi di trasporto marittimo, producendo a valle dei sovraccosti a carico dei cittadini e delle imprese insulari. A tal proposito, esorta la Commissione ad adottare misure derogatorie temporanee, in materia di aiuti di Stato, a favore delle autorità regionali e locali insulari che intendono intervenire nel settore del trasporto marittimo.

Un nuovo modello di governance nel contesto insulare mediterraneo

40.

Evidenzia l’importanza di istituire una governance multilivello che consenta ai livelli di governance locale, regionale, statale e sovranazionale del bacino del Mediterraneo di progredire verso una gestione efficace e flessibile delle risorse naturali nei territori insulari;

41.

esorta la Commissione ad adottare un piano strategico pluriennale per lo sviluppo sostenibile a livello economico, sociale e ambientale delle isole mediterranee europee, nonché un approccio coerente con la politica europea di vicinato e il partenariato euromediterraneo;

42.

propone di costruire relazioni più strette tra le isole del Mediterraneo che favoriscano lo scambio di buone pratiche e politiche tra i diversi territori, nonché di allargare alleanze come «Med Insulae», costituita da Sardegna, Corsica, Gozo e Isole Baleari;

43.

sottolinea l’importanza che riveste per il modello economico e sociale delle comunità insulari una gestione integrata delle zone costiere in grado di rafforzare e promuovere interazioni innovative «costa-mare», nonché modelli di impresa che consentano nel contempo l’uso sostenibile delle aree insulari e dell’ambiente marino;

44.

invita la Commissione europea e gli Stati mediterranei a sviluppare e potenziare strategie (5) per il bacino marittimo, al fine di migliorare la cooperazione e l’integrazione dell’intera regione e di sviluppare una gestione integrata delle zone costiere che approfondisca la concezione olistica del bacino del Mediterraneo;

45.

incoraggia le regioni e gli Stati a definire e sviluppare meccanismi internazionali in materia di protezione e gestione delle aree marine particolarmente sensibili, come quelli esistenti in seno all’Organizzazione marittima internazionale.

Un finanziamento adeguato per l’uso sostenibile delle risorse naturali

46.

Afferma che l’isolamento, le dimensioni ridotte e la vulnerabilità sono tre caratteristiche inerenti alle isole del Mediterraneo, che ne impediscono lo sviluppo armonioso in seno all’Unione e ne ostacolano la coesione economica, sociale e territoriale, incidendo in modo diretto e permanente sulle loro capacità di crescita e di progresso;

47.

chiede un migliore allineamento degli attuali strumenti di finanziamento dell’UE alle realtà del contesto insulare mediterraneo;

48.

esorta gli Stati membri e la Commissione europea a razionalizzare e coordinare i loro piani pluriennali al fine di trovare soluzioni che migliorino anche la cooperazione transfrontaliera tra i territori del Mediterraneo;

49.

invita la Commissione europea a rafforzare gli investimenti nella ricerca, nello sviluppo e nell’innovazione, aumentando i fondi pubblici e incoraggiando l’espansione degli investimenti privati attraverso partenariati pubblico-privati al fine di diversificare l’attività e il progresso economico delle regioni insulari mediterranee;

50.

invita la Commissione ad esentare le regioni insulari mediterranee dal limite dei 150 km nell’ambito di tutti i programmi di cooperazione transfrontaliera;

51.

ritiene necessario includere nel sistema di assegnazione dei fondi della futura politica di coesione criteri geoeconomici quali la grande distanza e l’insularità, che rappresentano ostacoli fisici permanenti e rallentano lo sviluppo sostenibile delle isole del Mediterraneo;

52.

chiede che siano resi più flessibili i requisiti di concentrazione tematica, tenendo conto non solo dei livelli nazionali di sviluppo, ma soprattutto della realtà economica, sociale e territoriale delle regioni insulari mediterranee;

53.

raccomanda il mantenimento degli attuali tassi di cofinanziamento del FESR e del FSE nonché la loro modulazione in funzione delle zone caratterizzate da svantaggi naturali gravi e permanenti, in modo da consentire un migliore allineamento di tali strumenti con la realtà insulare mediterranea;

54.

chiede l’ammissibilità alle sovvenzioni per gli investimenti connessi alle infrastrutture di accessibilità e trasporto aeroportuale, portuale e terrestre delle isole del Mediterraneo;

55.

esorta a creare un sottoprogramma per le isole del Mediterraneo nell’ambito del futuro programma Interreg MED 2021-2027, quale strumento più efficace per lavorare con le risorse dell’UE destinate ai territori insulari del bacino.

Conclusioni

56.

Sottolinea che tra i principi dell’Unione europea figura la coesione economica, sociale e territoriale, nel cui quadro viene riservata un’attenzione particolare ai territori insulari, come sancito dall’articolo 174 del TFUE;

57.

si compiace che, a seguito dell’elaborazione di una strategia specifica dell’UE per le regioni ultraperiferiche, tali territori dispongano di programmi speciali di aiuto che hanno consentito loro di conseguire un livello più alto di sviluppo sostenibile;

58.

prende atto della necessità di un’attuazione concreta ed effettiva dell’articolo 174 del TFUE per quanto riguarda le isole del Mediterraneo, come è avvenuto per le regioni ultraperiferiche nel caso dell’articolo 349 del trattato stesso;

59.

invita la Commissione europea a elaborare una strategia per le isole del Mediterraneo che tenga conto delle caratteristiche e delle vulnerabilità specifiche dei territori insulari del bacino e che sviluppi un partenariato rafforzato basato su azioni concrete e coordinate tra questi territori, gli Stati membri e l’UE.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  Ad esempio, sono stati sviluppati progetti quali Blueislands, Mitomed+, Wintermed o Smartmed.

(2)  Questo punto riprende il messaggio del parere Strategia europea per una maggiore crescita e occupazione nel turismo costiero e marittimo, relatore: Vasco Ilídio Alves Cordeiro (PT/PSE) (https://webapi2016.cor.europa.eu/v1/documents/cor-2014-02645-00-00-ac-tra-it.doc/content).

(3)  PLANISTAT EUROPE-BRADLEY DUNBAR ASS., Relazione finale. 2000. CE. 16. 0. AT. 118. Analisi delle regioni insulari e delle regioni ultraperiferiche dell’Unione europea, Unione europea, marzo 2003

(4)  GU L 132 del 21.5.2016, pag. 58.

(5)  Ad esempio l’iniziativa per lo sviluppo sostenibile dell’economia blu nel Mediterraneo occidentale o la strategia dell’Unione europea per la regione adriatica e ionica (EUSAIR).


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/119


Parere del Comitato europeo delle regioni — Il rinnovo della Carta di Lipsia sulle città europee sostenibili

(2020/C 440/20)

Relatore:

Juan ESPADAS CEJAS (ES/PSE)

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Dal Patto di Amsterdam a una Carta di Lipsia rinnovata

1.

rimarca la natura intrinsecamente diversa della cooperazione europea in materia di temi urbani: da un lato, la Carta di Lipsia rinnovata si ricollega direttamente alle politiche urbane nazionali e richiederà un maggior coordinamento politico a livello nazionale, regionale e locale; dall’altro, la dimensione sovranazionale dell’agenda urbana per l’UE si è rivelata uno strumento innovativo di governance multilivello utile a coinvolgere le città nelle politiche dell’Unione;

2.

accoglie con favore l’idea di rinnovare la Carta di Lipsia nel quadro della presidenza tedesca dell’UE, nel secondo semestre del 2020, e apprezza il metodo di lavoro inclusivo avviato dal governo tedesco per coinvolgere il maggior numero possibile di soggetti;

3.

ricorda che nella dichiarazione di Bucarest, adottata il 14 giugno 2019 dai ministri responsabili delle questioni urbane, si riconosce la necessità di instaurare una relazione funzionale tra la nuova Carta di Lipsia, l’Agenda urbana dell’UE e l’Agenda territoriale 2020+;

4.

al riguardo, chiede alla Commissione europea di dare prova di un maggiore impegno politico rispetto all’agenda urbana per l’UE e di inserirla nelle sue attuali iniziative faro come il Green Deal o le iniziative nel settore digitale. Il meccanismo di applicazione del Green Deal renderà necessario un rafforzamento delle azioni concrete di concerto con il livello locale, coniugando gli approcci dall’alto a quelli fondamentali dal basso e conseguendo obiettivi annuali fino al 2050;

5.

invita la Commissione a instaurare un nesso assai più solido tra la sua futura agenda «Legiferare meglio» e l’agenda urbana per l’UE, affinché si tenga conto delle raccomandazioni formulate dai partenariati urbani. In tal senso, le valutazioni d’impatto territoriale e urbano (VIT) dovrebbero essere integrate direttamente nei meccanismi di consultazione prelegislativi e nella valutazione delle politiche dell’UE e di semplificazione amministrativa (REFIT);

6.

ricorda la necessità di adeguare il semestre europeo affinché tenga conto in misura migliore delle sfide poste alle città. Poiché le raccomandazioni specifiche per paese, unitamente alla politica di coesione, saranno i principali strumenti di attuazione del Green Deal, le questioni specifiche delle aree urbane (come l’offerta di alloggi a prezzi accessibili, le crescenti disuguaglianze e gli investimenti a lungo termine) devono trovare riscontro a livello di coordinamento delle politiche economiche in tutta l’Unione europea, e le strategie di specializzazione intelligente, di sviluppo urbano integrato e per una giusta transizione dovrebbero essere armonizzate a livello regionale o locale attraverso strumenti territoriali quali le strategie di investimento territoriale integrato;

7.

chiede alla Commissione di sviluppare la nozione di «sussidiarietà attiva» quale ulteriore passo verso il rafforzamento del dialogo con le città, nonché con le aree metropolitane e le regioni, collegando in tal modo l’agenda urbana per l’UE e il programma «Legiferare meglio». Al riguardo, occorrerebbe rafforzare le sinergie con la rete di hub regionali (RegHubs) del Comitato europeo delle regioni;

8.

si associa alla dichiarazione del Parlamento europeo sull’attuale emergenza climatica e riconosce che il conseguimento della neutralità in termini di carbonio richiede uno sforzo collettivo e azioni specifiche a livello locale, dove le città svolgono un ruolo di primo piano. Il 75 % della popolazione europea vive in città e nelle città si concentra circa il 70 % delle emissioni europee di CO2. Le città sono parte del problema, ma la Carta di Lipsia rinnovata dovrebbe riconoscere il potenziale delle città in quanto motori del cambiamento e protagoniste dirette nella risposta alle sfide globali del XXI secolo;

9.

ritiene che la Carta di Lipsia rinnovata dovrebbe diventare un’opportunità politica per le città, affinché queste si trasformino in un punto di riferimento per l’elaborazione pratica delle diverse politiche urbane in tutti gli Stati membri, contribuendo a rafforzare la credibilità del progetto europeo agli occhi dei cittadini nell’ambito a loro più vicino. La Carta rinnovata dovrebbe inoltre dare un seguito all’agenda urbana per l’UE, avviata con il patto di Amsterdam (2016) ed entrambe dovrebbero essere inquadrate nel processo di attuazione dell’Agenda 2030 a livello degli enti locali, per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS). In tal senso, gli enti locali e regionali dell’Unione europea si trovano di fronte a sfide eterogenee e a nuove sfide globali che possono essere affrontate solo nel quadro di un approccio integrato e multilivello, con il sostegno dell’UE quale indispensabile valore aggiunto. Pertanto, i principi della Carta di Lipsia devono essere integrati nelle conclusioni del Consiglio della presidenza tedesca dell’UE (2o semestre 2020), adottate dal Consiglio «Affari generali» e dal Consiglio europeo. La Carta di Lipsia stessa deve essere avallata dagli Stati membri, dalle città e dal Comitato europeo delle regioni;

Il potere di trasformazione delle città europee per accelerare il conseguimento degli obiettivi al 2050

10.

sottolinea la necessità di garantire un equilibrio adeguato tra le tre dimensioni proposte relative alle città europee: incrementare la produttività, generare ricchezza e occupazione nelle città e nelle regioni e garantire una più equa distribuzione della ricchezza tra i cittadini, migliorando nel contempo la qualità dell’ambiente in cui viviamo e sfruttando le opportunità offerte dalla vita nelle città;

11.

considera importante mettere a valore le attività realizzate dai diversi partenariati urbani e istituire collegamenti tra l’attuale agenda urbana per l’UE e la futura Carta di Lipsia rinnovata. Esempi in materia sono i lavori svolti da partenariati quali l’accademia di integrazione urbana, o l’iniziativa del CdR Città e regioni per l’integrazione, che offre una piattaforma ai sindaci e ai presidenti di regione dell’UE interessati a dare rilievo alle buone pratiche;

12.

ricorda che le regioni e le città sono in prima linea nell’accoglienza e nell’integrazione dei migranti e dei rifugiati in Europa. Chiede pertanto che la nuova iniziativa urbana europea proposta dalla Commissione non solo apporti finanziamenti sufficienti per sostenere sia il partenariato per l’inclusione dei migranti e dei rifugiati che l’iniziativa del CdR Città e regioni per l’integrazione, ma faccia pure la differenza per i cittadini europei nelle loro città;

13.

ritiene che, al fine conseguire gli obiettivi sanciti dall’accordo di Parigi e dal patto dei sindaci contro i cambiamenti climatici, la Carta di Lipsia rinnovata dovrebbe puntare, quali obiettivi principali, sulla mobilità innovativa che combina l’utilizzo dei veicoli privati elettrici in città e la promozione di una mobilità multimodale alternativa e a basso tenore di emissioni basata sul trasporto pubblico sostenibile come gli spostamenti in bicicletta e a piedi, nonché su politiche sostenibili in materia di uso del suolo, volte a contenere il processo di urbanizzazione, e sulla riabilitazione sostenibile ed energetica del parco immobiliare europeo;

14.

considera ancora della massima importanza che la Commissione europea, attraverso l’agenda urbana, e gli Stati membri, attraverso la Carta di Lipsia, sostengano con incentivi finanziari lo sviluppo di piani di mobilità urbana sostenibile, come già richiesto dal CdR nel 2010 nel suo parere «Piano d’azione sulla mobilità urbana»;

15.

inoltre, è importante prendere in esame il tema rilevante della riabilitazione energetica del patrimonio immobiliare residenziale, nonché della rete degli uffici e degli edifici del tessuto imprenditoriale e industriale;

16.

ribadisce il suo invito a elaborare un piano d’azione a livello europeo per rendere disponibili alloggi a prezzi accessibili in Europa;

17.

è del parere che fissando gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite a livello urbano si dia vita a un quadro strategico per il miglioramento della qualità di vita dei cittadini di cui le città e le regioni devono tenere conto nell’elaborazione delle rispettive politiche. In quanto amministrazioni più vicine ai cittadini, le città attuano politiche che cambiano la loro stessa realtà e sono attori imprescindibili per accelerare il conseguimento degli OSS e in particolare dell’obiettivo 11, che riguarda le città, e dell’obiettivo 17, che promuove i partenariati tra governi, settore privato e società civile;

18.

osserva che la gestione dei rifiuti e la gestione integrata del ciclo idrico, la gestione delle emissioni e degli scarichi, come pure la riduzione dei consumi, il miglioramento della valorizzazione energetica, la produzione di energia pulita e senza emissioni di carbonio, la gestione degli impatti dei fenomeni meteorologici estremi, nonché lo sviluppo di un tessuto verde e la promozione della biodiversità sono essenziali per favorire lo sviluppo sostenibile delle aree urbane. La promozione dell’economia circolare deve essere favorita dall’amministrazione locale al fine di trasformare il nostro modello produttivo e generare nuovi posti di lavoro verdi, favorendo in tal modo un cambiamento di paradigma che ci conduca alla città del futuro. Questo cambiamento di paradigma non sarà possibile senza programmi di formazione a livello locale e regionale volti ad adattare i posti di lavoro alla transizione verde;

19.

ritiene che promuovere la biodiversità e riportare la natura nello spazio urbano grazie alle infrastrutture verdi e alle soluzioni basate sulla natura, favorendo così la connettività ecologica nella città — così come di questa con i suoi dintorni immediati — e la qualità paesaggistica, siano misure essenziali per affrontare determinate perturbazioni e alcuni degli impatti causati dal cambiamento globale;

20.

sottolinea l’importanza di promuovere città inclusive che tengano in considerazione la lotta contro le disuguaglianze sociali, il divario digitale, l’invecchiamento della popolazione europea e i cambiamenti demografici quali lo spopolamento di alcune aree. In tale dimensione inclusiva, risulta fondamentale includere azioni destinate a migliorare l’accesso agli alloggi a un prezzo abbordabile, a conseguire l’accessibilità universale e a contrastare la povertà energetica, assicurare un’adeguata integrazione dei migranti nella popolazione di accoglienza e conciliare meglio la mobilità dei cittadini (soprattutto dei giovani) tra gli Stati membri, con la generazione di opportunità di sviluppo professionale nei paesi con un reddito pro capite inferiore, nonché a garantire l’accesso a un sistema di protezione sociale e di assistenza sanitaria e a un sistema di offerta alimentare che includa l’approvvigionamento idrico e servizi igienico sanitari di base per tutta la popolazione, tenendo conto, in relazione alla capacità di far fronte ai costi relativi, delle circostanze di ciascun individuo o gruppo;

Principi ispiratori della Carta di Lipsia rinnovata

21.

concorda con i seguenti principi di funzionamento della Carta di Lipsia rinnovata: approccio integrato, approccio basato sul territorio, governance multilivello, partecipazione e creazione condivisa, tutti collegati ai principi che ispirano la politica di coesione dell’UE;

22.

sottolinea che è essenziale che la futura Carta di Lipsia sia conosciuta dalle città e dai comuni di tutta l’UE e che i suoi principi definiscano il quadro generale per le politiche e le strategie urbane nazionali, regionali e locali e per le corrispondenti iniziative europee, segnatamente quelle dotate di finanziamenti che possano essere istituite ex novo nel quadro del Green Deal;

23.

nel rispetto della necessaria flessibilità onde adeguare gli obiettivi dell’agenda urbana per l’UE alla realtà di ciascun territorio, appoggia la proposta di agire al livello dei «quartieri», poiché questo potrebbe rivelarsi un approccio adeguato per far fronte alle sfide globali partendo dalla dimensione locale. Cionondimeno, ogni livello di governo deve assumersi la propria parte di responsabilità e di competenze quanto alle sfide urbane (qualità dell’aria, alloggi, digitalizzazione, strumenti di finanziamento), rispettando pienamente i principi di sussidiarietà e proporzionalità;

24.

concorda sul fatto che le aree urbane funzionali o le aree metropolitane sono riconosciute nella Carta di Lipsia rinnovata in quanto spazi che contribuiscono all’attuazione di un approccio integrato del territorio e realizzano uno sviluppo territoriale equilibrato, in linea con le strategie dell’UE. Raccomanda altresì di riconoscere le aree urbane funzionali e metropolitane con un quadro istituzionale proprio e quelle che, a partire dalla politica di coesione, hanno favorito dinamiche di lavoro su scala metropolitana, come ha affermato il CdR nel 2019 nel suo parere «Le sfide delle regioni metropolitane e la loro posizione nella futura politica di coesione per il periodo successivo al 2020»;

25.

concorda anche con il principio della partecipazione e della creazione condivisa, e chiede che la Carta di Lipsia rinnovata tenga conto dei diversi tipi di insediamento urbano, nel rispetto del contesto culturale e amministrativo o delle competenze di ciascuno Stato membro. Inoltre è essenziale che la Carta di Lipsia rinnovata garantisca ai cittadini, compresi quelli che vivono nelle aree circostanti le zone urbane o metropolitane, la possibilità di partecipare all’elaborazione e alla valutazione delle politiche urbane che li riguardano;

Rafforzare il ruolo delle città per far fronte alle sfide globali

26.

ricorda che l’anno 2020 è stato caratterizzato dallo sconvolgimento causato dalla pandemia globale di Covid-19. Le città e le loro regioni hanno dovuto fungere da dighe di contenimento del dramma sanitario che si è trasformato in un dramma sociale ed economico. Ecco perché le città e le regioni devono essere al centro della gestione del fondo per la ripresa e necessitano di un sostegno finanziario europeo più consistente per continuare a dimostrare di poter offrire soluzioni ai problemi causati dalla pandemia;

27.

chiede che la Carta di Lipsia rinnovata proponga una tabella di marcia ambiziosa e concreta ai fini della sua applicazione da parte delle città, e che sfrutti le agende urbane locali nel quadro degli OSS e, in particolare, la riserva del 6 % del FESR destinata allo sviluppo urbano sostenibile e integrato (strategie di sviluppo urbano sostenibile e integrato). Inoltre, i fondi strutturali e di investimento europei dovrebbero finanziare la «localizzazione degli OSS» realizzata dalle città e dagli enti locali, in particolare nelle politiche di mobilità sostenibile e trasporto pubblico, riqualificazione degli edifici per contrastare la povertà energetica, accessibilità universale, eliminazione delle situazioni di vulnerabilità sociale e promozione dell’inclusione sociale nelle zone svantaggiate dei centri urbani di qualsiasi dimensione. Gli enti locali devono avere la possibilità di gestire in modo più snello e diretto i fondi assegnati agli Stati e alle regioni; Una condizione preliminare per il conseguimento di questo obiettivo consiste nell’intensificare lo sforzo di formazione in collegamento con il mondo accademico e le imprese;

28.

al fine di garantire un seguito agli investimenti e ai risultati conseguiti dalle numerose agende urbane nazionali, regionali e locali, chiede alla Commissione di sviluppare un nuovo quadro di riferimento comune con una terminologia, una metodologia e indicatori condivisi che consentano il coordinamento tra le amministrazioni, l’apprendimento reciproco e una valutazione comparativa tra i territori, come pure il coinvolgimento delle città nell’elaborazione dei bilanci destinati al loro sviluppo;

29.

invita la Commissione a tenere conto del fatto che le grandi politiche di trasformazione sociale ed ecologica promosse dal Green Deal sono di carattere prioritario e devono essere attuate attraverso azioni concrete sui territori delle regioni e nelle aree urbane, ragion per cui gli investimenti che esse comportano non dovrebbero essere contabilizzati ai fini del disavanzo pubblico degli Stati membri né essere soggetti a restrizioni quanto al massimale di spesa che gli Stati membri impongono alle amministrazioni locali nell’ambito dei programmi di stabilità di bilancio e controllo del disavanzo attualmente in vigore;

30.

accoglie con favore il fatto che nella Carta rinnovata si riconosce il ruolo essenziale svolto dalla pianificazione del territorio nelle aree urbane al fine di conseguire uno sviluppo urbano sostenibile, in particolare per quel che concerne la minore occupazione di territorio, il carattere misto delle funzioni per le nuove forme di produzione e la diversificazione produttiva e per le nuove forme di vita, gli alloggi a prezzi accessibili e l’adozione di politiche pubbliche per l’uso del suolo;

31.

ritiene che la trasformazione digitale debba favorire una maggiore «coesione digitale» in Europa, sia per i cittadini che per i territori. È necessario cambiare prospettiva, passando da un approccio dominato dalla tecnologia a una visione più incentrata sul cittadino, come sancito dalla dichiarazione «ÚNETE, IMPULSA, APOYA: unir fuerzas para impulsar la transformación digital sostenible en ciudades y comunidades» («UNISCITI, PROMUOVI, SOSTIENI: unire le forze per promuovere una trasformazione digitale sostenibile nelle città e nelle comunità»). È necessario adottare una visione più olistica della città digitale in cui l’innovazione digitale sia un mezzo e non un fine favorito dalla capacità imprenditoriale del settore pubblico e dalle imprese private che offrono soluzioni adattate alla tecnologia esistente e quella futura. Sebbene la digitalizzazione offra buone opportunità per le città e i loro cittadini, è altresì necessario aiutare le città a prevedere e ad affrontare meglio gli effetti collaterali negativi dei processi di digitalizzazione;

32.

propone che la Carta di Lipsia rinnovata preveda la necessità di sviluppare, nel quadro delle strategie di specializzazione intelligente elaborate a livello regionale nel contesto della politica di coesione, processi di specializzazione intelligente a livello locale, programmi integrati di trasformazione economica e territoriale che consentano lo sviluppo di città intelligenti e di piccoli comuni intelligenti;

33.

ritiene che le città, comprese quelle di piccole e medie dimensioni, siano attori cruciali nell’affrontare le principali sfide sociali e ambientali europee (sanità, alimentazione, energia, trasporti, cambiamento climatico, biodiversità, inclusione e sicurezza). Tuttavia, è essenziale modernizzare il ruolo del settore pubblico locale nel contesto dello sviluppo economico, sulla base di un approccio alla promozione dell’imprenditorialità inteso a rafforzare il suo ruolo alla luce della nuova sfida della governance globale;

34.

in tal senso, si compiace del fatto che il nuovo programma di riforme strutturali sia di competenza della commissaria per la politica regionale, poiché ciò dovrebbe garantire che detto programma e la relativa proposta di bilancio per il periodo 2021-2027 diventino lo strumento principale per migliorare le capacità istituzionali e le riforme strutturali delle città in tutti gli elementi non ammissibili ai finanziamenti a titolo dei fondi strutturali;

35.

sottolinea che uno dei principali valori aggiunti dell’agenda urbana per l’Unione europea è il sostegno allo scambio di conoscenze sulle questioni urbane tra istituzioni europee, nazionali, regionali e locali, essendo l’agenda percepita come un meccanismo per lo scambio di buone pratiche;

36.

ritiene, inoltre, che la nuova Carta di Lipsia debba integrare meccanismi e metodologie di sviluppo urbano sostenibile preesistenti nell’UE, ma spesso scollegati tra loro, come, tra l’altro, l’iniziativa europea città e comunità intelligenti (Smart Cities and Communities), il Patto dei sindaci per il clima e l’energia o il quadro di riferimento per le città sostenibili;

Un’agenda urbana per l’UE migliorata al servizio della nuova Carta di Lipsia

37.

ricorda i tre pilastri dell’agenda urbana per l’UE (Legiferare meglio, Finanziare meglio, Conoscere meglio) che sono identificati dal patto di Amsterdam e di cui bisogna innanzi tutto sviluppare il processo di attuazione. Occorre inoltre sviluppare il ruolo delle varie parti interessate;

38.

sottolinea la necessità di rafforzare i collegamenti tra zone urbane e rurali e di considerare tutte le aree urbane insieme con le zone circostanti, comprese le loro aree funzionali, spesso rurali, in modo da conseguire un approccio più olistico e integrato e offrire opportunità di sviluppo a tutti gli abitanti delle zone urbane o metropolitane;

39.

ritiene che la Carta di Lipsia rinnovata dovrebbe riconoscere gli sforzi profusi da tutte le città e gli enti locali coinvolti nei quattordici partenariati urbani tematici. Bisognerebbe inoltre accogliere con favore la volontà di alcuni partenariati, come quello sulla migrazione e i rifugiati, o quello sulla mobilità urbana, di proseguire i lavori oltre il periodo di tre anni, come chiaro segno del successo dell’agenda urbana per l’UE. Occorre tuttavia garantire le risorse necessarie, come pure l’impatto sulle azioni future da sviluppare e la coerenza con esse;

40.

propone un elenco di raccomandazioni concrete al fine di superare tali sfide e migliorare l’attuazione dell’agenda urbana:

la composizione dei futuri partenariati deve essere predisposta in modo totalmente trasparente, con il coinvolgimento delle città e in conformità alle dimensioni della città riflesse nella Carta di Lipsia rinnovata. Inoltre, le azioni dovrebbero essere raggruppate attorno ai tre pilastri: Legiferare meglio, Finanziare meglio, Conoscere meglio;

l’attuale elenco di temi orizzontali è ancora valido e potrebbe essere sviluppato attraverso azioni pilota che coinvolgano un membro in rappresentanza di ogni partenariato, cercando un equilibrio tra istituzioni dell’UE, governi nazionali ed enti regionali e locali. A questo riguardo è essenziale che i servizi della Commissione e i ministeri competenti degli Stati membri siano maggiormente coinvolti nei partenariati tematici, in particolare al momento dell’avvio di un nuovo partenariato. In questo modo si accrescerebbe la tanto necessaria titolarità da parte della Commissione e degli Stati membri;

è necessario rafforzare le sinergie tra le diverse azioni dei futuri partenariati al fine di evitare un’impostazione a compartimenti stagni e di coordinare l’avvio delle azioni;

per rafforzare il sostegno politico a livello locale, si potrebbe organizzare un vertice degli enti locali coinvolti nell’agenda urbana che fungano da ambasciatori, così che possano esprimere il loro punto di vista nelle discussioni politiche con la Commissione e con gli Stati membri;

nel quadro del pilastro «Legiferare meglio», la Commissione dovrebbe impegnarsi a tenere conto delle raccomandazioni che emergeranno dai partenariati urbani. In tal senso, i partenariati potrebbero organizzare seminari in cui i professionisti discutano e propongano modifiche specifiche da apportare alle direttive, ai regolamenti e alle politiche dell’UE. I risultati dei partenariati dovrebbero essere presentati e discussi regolarmente in seno al Parlamento europeo e al Consiglio affinché se ne tenga maggiormente conto nella legislazione europea;

ritiene che il quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e l’iniziativa urbana europea proposta dalla Commissione nel quadro del futuro regolamento relativo al FESR debbano assicurare finanziamenti stabili per coprire i costi operativi derivanti dalla partecipazione delle città all’agenda urbana per l’UE;

Eurostat deve partecipare maggiormente ai lavori dei partenariati che hanno il potenziale di promuovere un dibattito non solo sui dati qualitativi disponibili a livello regionale e locale, oltre che di area urbana funzionale, ma anche sulla produzione dei dati stessi;

è inoltre necessario garantire una migliore sinergia, nell’agenda urbana e nei partenariati, con i lavori del Centro comune di ricerca (JRC) e del suo centro di conoscenze per le politiche territoriali con sede a Siviglia. Ne sono un esempio la relazione sul futuro delle città e l’iniziativa congiunta JRC-DG REGIO Urban Data Platform Plus;

in vista del periodo di programmazione successivo al 2020, e in un contesto più ampio a margine dei fondi strutturali, la Commissione potrebbe altresì valutare la possibilità di lanciare un programma finanziario di azioni pilota per lo sviluppo di proposte formulate nel quadro dei partenariati urbani;

la Commissione dovrebbe avviare una campagna di comunicazione per divulgare i risultati dell’agenda urbana per l’UE, compresa una migliore presentazione sul sito web «Futurium» di quelli prodotti dai partenariati, nonché investire nella produzione di conoscenze, diffondendo le buone pratiche, le guide, gli strumenti e le tabelle di marcia elaborate nel quadro dell’agenda urbana per l’UE;

Seguito dell’attuazione della Carta di Lipsia rinnovata

41.

invita la presidenza tedesca dell’UE a riconoscere ufficialmente il ruolo del Comitato delle regioni nella Carta di Lipsia rinnovata, ispirandosi al Patto di Amsterdam in cui si chiede al CdR, quale organo consultivo dell’UE che rappresenta formalmente le regioni e i comuni dell’Unione, di contribuire all’ulteriore sviluppo dell’agenda urbana dell’UE;

42.

propone che gli Stati membri, o i livelli di governo responsabili delle politiche urbane, quando questa competenza non venga esercitata a livello nazionale, elaborino ogni tre anni relazioni sull’integrazione della Carta di Lipsia nelle rispettive politiche urbane nazionali o regionali, in collaborazione con la Commissione mettendo in rilievo il modo in cui le politiche e i finanziamenti dell’Unione, segnatamente la politica di coesione, hanno contribuito al conseguimento dei principi e degli obiettivi della Carta di Lipsia;

43.

ricorda che è importante che la Commissione europea continui a svolgere un ruolo di primo piano nel coordinamento e nell’attuazione dell’agenda urbana dell’UE e della Carta di Lipsia. A tale proposito va ricordata la proposta di nominare il vicepresidente per le Relazioni interistituzionali e le prospettive come coordinatore dell’agenda urbana, che garantirebbe anche uno stretto legame con il programma «Legiferare meglio». Il coordinamento in questo campo servirebbe anche a evitare una visione frammentata delle città e della dimensione urbana delle politiche, derivante dal punto di vista specialistico di ciascuna DG;

44.

affinché la Carta di Lipsia sia, per quanto possibile, un testo vincolante per l’UE, gli Stati membri e gli enti locali e regionali, chiede che il 30 novembre 2020, dopo l’adozione della Carta di Lipsia rinnovata da parte del Consiglio informale dei ministri per lo sviluppo urbano, il Consiglio Affari generali adotti delle conclusioni vincolanti e venga rivolto alle future presidenze del Consiglio un invito a proseguire le discussioni sull’agenda urbana nei rispettivi programmi di lavoro.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/125


Parere del Comitato europeo delle regioni — Una nuova strategia industriale per l'Europa

(2020/C 440/21)

Relatrice:

Jeannette BALJEU (NL/Renew E.), consigliere provinciale dell'Olanda meridionale

Testo di riferimento:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Una nuova strategia industriale per l'Europa

[COM(2020) 102 final]

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

Il COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

sottolinea che l'industria è di vitale importanza sia per le regioni e le città europee che per le decine di milioni di posti di lavoro che essa crea. Inoltre, per sua natura, l'industria opera in un contesto globale in cui il commercio rappresenta un importante motore di crescita, e questo comporta tanto dei benefici quanto delle sfide;

2.

accoglie con favore la comunicazione della Commissione europea sulla nuova strategia industriale per l'Europa (1), che dedica particolare attenzione agli ecosistemi industriali; rileva che tali ecosistemi sono spesso di dimensioni regionali, e di solito sono legati ad altri ecosistemi regionali tramite catene di approvvigionamento o reti di scambio di conoscenze; sottolinea che, di conseguenza, una nuova strategia industriale per l'Europa dovrebbe fondarsi su una governance multilivello, in cui a ciascun livello siano affidate responsabilità chiare e precise risorse per l'attuazione, e che è necessario poter contare sul sostegno di tutte le parti interessate per conseguire gli obiettivi della duplice transizione a un'industria verde e digitale;

3.

ritiene che solo con un vigoroso ed efficace contributo dell'industria il Green Deal possa davvero dispiegare appieno il suo potenziale di strategia europea per la crescita;

4.

ribadisce che la nuova strategia industriale dell'UE deve pertanto rafforzare la dimensione basata sul territorio, affinché città e regioni, nella loro qualità di amministrazioni più vicine ai cittadini e agli ecosistemi, assumano la titolarità della duplice transizione, verde e digitale, della propria industria, anche in considerazione delle necessità di formazione continua e di aggiornamento delle competenze, delle quali avranno bisogno i lavoratori, a rischio o meno di esclusione a seguito della transizione;

5.

accoglie con favore la revisione della politica industriale annunciata per il primo semestre del 2021 dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell'Unione del 16 settembre; tenuto conto delle perturbazioni senza precedenti che hanno interessato le catene di produzione e di approvvigionamento, ritiene che tale revisione dovrebbe basarsi sull'esperienza acquisita e sugli insegnamenti tratti e che debba includere una più forte componente territoriale al fine di rendere l'industria europea realmente resiliente e resistente alla prova del tempo;

6.

sottolinea che gli enti regionali e locali dispongono di importanti competenze in settori di intervento che incidono sullo sviluppo industriale e possono mobilitare una vasta gamma di strumenti per attuare una strategia di politica industriale dell'UE globale e ambiziosa, tesa ad assicurare la resilienza economica in un periodo di mutamenti strutturali; chiede che la Commissione inserisca il livello locale e regionale nel futuro processo di definizione della nuova strategia industriale dell'UE;

7.

ribadisce che le regioni hanno la capacità e la volontà di dare l'esempio, mettendo alla prova nuovi strumenti e approcci per realizzare la transizione verde e digitale e per contribuire a potenziare i cluster regionali che costituiscono gli elementi fondamentali di robusti ecosistemi europei dell'innovazione, in cui la collaborazione interregionale tra gli attori contribuisca a costruire catene del valore europee; afferma che il quadro di riferimento creato dall'UE permette di avere condizioni uniformi per il mercato interno;

8.

è convinto che non solo sarà necessario stabilizzare le catene di approvvigionamento e di produzione per i dispositivi medici, i materiali sanitari e i farmaci, ma anche allinearle in un ecosistema pienamente operativo;

9.

rileva che l'Europa sta affrontando una pandemia senza precedenti, con importanti conseguenze che potrebbero innescare una crisi economica globale; insiste sul fatto che la ripresa deve essere conforme all'idea di un'economia verde, digitale e sociale;

10.

accoglie con favore la risoluzione del Parlamento europeo (2) sull'azione coordinata dell'UE per lottare contro la pandemia di COVID-19 e le sue conseguenze; sostiene la Commissione nel suo obiettivo di definire una nuova strategia industriale per l'UE con l'intento di conseguire un'industria più competitiva e resiliente quando si trovi confrontata a shock globali; invita la Commissione a fare una priorità del «rafforzamento del mercato unico»;

11.

propone di impiegare una strategia industriale articolata in due fasi: la prima dovrebbe essere concentrata sulla sopravvivenza dell'industria, e la seconda sulla ricostruzione e sul rinnovamento di un'economia verde, decarbonizzata e maggiormente digitalizzata; sottolinea che queste fasi devono incorporare il concetto di «resilienza regionale»: «promuovere la capacità delle regioni di resistere agli shock economici interni o esterni, assorbirli o superarli» (3);

12.

conferma, per l'Europa, l'obiettivo di intraprendere una transizione rapida e coerente verso la neutralità climatica e la leadership digitale; sottolinea la necessità, per raggiungere tale obiettivo, di collocare il Green Deal al centro della nuova strategia industriale dell'UE; ribadisce l'importanza della dimensione regionale e locale; ritiene che la creazione e lo sviluppo dei nuovi mercati per i prodotti climaticamente neutri e per quelli dell'economia circolare dovrebbero rimanere la finalità principale della strategia industriale per l'Europa;

13.

rileva che il conseguimento dell'obiettivo di neutralità climatica deve essere realizzato su scala locale e regionale e che la transizione avrà il massimo impatto sulle regioni ad alta intensità energetica;

14.

sottolinea che, per ragioni di politica della concorrenza, le industrie di base a forte consumo di energia, che dipendono dal commercio estero e che creano valore e occupazione nelle regioni, hanno bisogno di un quadro uniforme per tutti gli operatori del mercato, sia nazionali che stranieri. Ciò vale non solo per la politica commerciale ma anche per le disposizioni dell'UE in materia di clima ed energia. In particolare, i numerosi piani e le molteplici misure legislative dell'UE devono garantire una sufficiente protezione dalla delocalizzazione legata alle emissioni di carbonio per le industrie di base; ritiene inoltre che fissare un prezzo adeguato per le emissioni di CO2 sia necessario per rendere competitive le energie rinnovabili;

15.

accoglie con favore la proposta della Commissione relativa al meccanismo per una transizione giusta (4) che mobiliterà fino a 100 miliardi di EUR per garantire una transizione equa alle regioni ad alta intensità di carbonio che proseguono il processo di trasformazione delle proprie industrie e delle proprie economie;

16.

apprezza il nuovo piano d'azione per l'economia circolare (5) che espone una serie di misure tese a consentire alle industrie dell'UE di cogliere le opportunità di un approccio più circolare e con una base biologica, per realizzare un'industria più pulita e competitiva, riducendo gli impatti ambientali, mitigando la concorrenza per risorse scarse e diminuendo i costi di produzione. Tale approccio può ulteriormente ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia e di risorse; sottolinea l'importanza della transizione alla bioeconomia e all'economia circolare anche per l'occupazione, nonché l'importanza di un ambiente edificato sostenibile quale elemento di questa transizione;

17.

sottolinea che la nuova strategia industriale dell'UE dovrebbe essere una strategia inclusiva; chiede di includere il gruppo di coloro che seguono il processo d'innovazione, che stentano a tenere il passo dei cambiamenti e di non lasciarli indietro (6);

18.

ribadisce l'esigenza di un reale mercato unico dei servizi che agevoli la servitizzazione delle imprese; sottolinea il ruolo degli enti regionali nel facilitare la localizzazione dell'industria derivante da tale passaggio e da tecnologie rivoluzionarie; rileva che le catene di approvvigionamento della produzione circolare saranno più concentrate su scala regionale;

19.

concorda pertanto sul fatto che le imprese dovrebbero adattare i propri modelli industriali e sviluppare nuove forme di lavoro adatte per l'era digitale e sostenibile; sottolinea che una crescita accelerata è prodotta sia dalle start-up che da imprese già affermate; chiede alla Commissione di fornire assistenza per la diffusione delle innovazioni e di offrire un quadro entro il quale cluster di imprese possano apprendere le une dalle altre, con o senza l'aiuto di consulenti imprenditoriali, intermediari o agenzie di sviluppo regionale;

20.

sottolinea l'importanza degli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, investimenti che peraltro devono tradursi in prodotti e servizi commercializzabili e in processi industriali che migliorino la produttività e che tengano conto dell'obiettivo UE della neutralità climatica entro il 2050;

21.

riconosce l'importanza della standardizzazione e della certificazione, soprattutto per prodotti, processi e servizi nuovi in grado di accelerare la transizione a un'economia verde, digitale e resiliente; chiede alla Commissione di far sì che le PMI vengano coinvolte e incluse nel processo di standardizzazione;

22.

apprezza l'ambizione di creare mercati di punta per le tecnologie pulite nello spirito imprenditoriale della strategia, e concorda sul fatto che «coloro che si muovono per primi e più velocemente otterranno i vantaggi maggiori»; rileva che gli ecosistemi regionali offrono il contesto più propizio all'innovazione, grazie all'elevato livello di fiducia garantito agli imprenditori orientati alle opportunità;

23.

conviene sul fatto che l'Europa deve mettere in comune le proprie forze per fare collettivamente ciò che nessuno potrebbe fare da solo; sottolinea che a tale scopo è essenziale la cooperazione interregionale mirante a stimolare e agevolare le catene del valore interregionali basate sulle «complementarità intelligenti» tra ecosistemi intersettoriali regionali collegati alla transizione a un'economia verde, digitale e resiliente, come avviene nelle strategie regionali di specializzazione intelligente; ribadisce che le strategie regionali di specializzazione intelligente costituiscono il migliore strumento disponibile per consentire la cooperazione all'interno degli ecosistemi regionali, e con altri ecosistemi regionali dotati di competenze specialistiche complementari, permettendo così la creazione di catene del valore e percorsi di innovazione di portata europea;

24.

sottolinea la necessità di adottare un chiaro sistema di monitoraggio e valutazione, come raccomandano le strategie di specializzazione intelligente; ribadisce che ciò dovrebbe avvenire a tutti e tre i livelli: UE, Stati membri e regioni dovrebbero svolgere la valutazione ogni due anni; suggerisce alla Commissione di inserire quest'approccio nel semestre europeo, collegandolo ai piani nazionali di riforma a livello di Stato membro; propone alle regioni di inserire tale valutazione quale strumento di apprendimento a sostegno di un monitoraggio più diagnostico, che controlli i progressi e agevoli la risoluzione dei problemi; suggerisce di associare al quadro regionale di valutazione dell'innovazione raccomandazioni sugli strumenti UE in grado di contribuire al miglioramento degli indicatori;

25.

sostiene la Commissione nello sviluppo di un'ambiziosa politica dell'UE per i cluster; sottolinea l'importanza di collegare le reti e i cluster regionali di regioni differenti; chiede alla Commissione di sostenere queste reti interregionali, che sono complementari agli abbinamenti tra imprese svolti a livello individuale nella rete Enterprise Europe e nella piattaforma europea di collaborazione tra cluster; suggerisce di rendere la politica dell'UE per i cluster parte integrante della nuova strategia industriale dell'UE;

26.

sottolinea che la politica di coesione dovrebbe rappresentare uno strumento importante per attuare un approccio allo sviluppo industriale basato sul territorio, tenendo conto degli impatti divergenti, sul piano regionale, della transizione a un'economia neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio, e invita a sviluppare obiettivi e strumenti di sostegno adeguati nel contesto della programmazione della prossima fase della politica di coesione;

27.

riconosce che le regioni necessitano di un orientamento strategico per questa transizione industriale, in modo da individuare, in maniera efficace ed efficiente, le attuali carenze nella loro preparazione alla transizione industriale; chiede pertanto alla Commissione di contribuire all'elaborazione di strumenti capaci di fornire alle regioni una chiara tabella di marcia, con un approccio individualizzato per garantire la leadership industriale. Tale strumento dovrebbe essere complementare alla nuova strategia industriale dell'UE e dovrebbe aiutare le regioni a focalizzare gli investimenti legati alla politica di coesione nel periodo di programmazione post-2020;

28.

sottolinea il potenziale ruolo delle amministrazioni pubbliche negli appalti pubblici verdi orientati all'innovazione, per quanto riguarda ad esempio la mobilità sostenibile e intelligente ovvero il settore della costruzione, e l'esigenza di ridurre al minimo i rischi per le amministrazioni regionali;

29.

si rammarica che l'attuazione dell'obiettivo di sviluppo sostenibile (OSS) n. 9, che raccomanda di costruire infrastrutture resilienti, promuovere un'industrializzazione inclusiva e sostenibile e favorire l'innovazione, abbia prodotto solo progressi moderati. In particolare, la spesa interna lorda dell'UE per la R&S si è stabilizzata a poco più del 2,0 % del PIL (7); rileva il lento ritmo di adozione e diffusione delle innovazioni in Europa; osserva che nell'industria molte innovazioni riguardano nuovi modelli aziendali che uniscono tecnologia digitale e concetti di servizio; sottolinea che le regioni svolgono un ruolo importante nell'accelerare l'adozione e la diffusione di innovazioni, per esempio tramite la rete europea dei poli di innovazione digitale, impianti pilota e laboratori sul campo; insiste sulla necessità del nuovo strumento proposto nel regolamento Interreg per gli investimenti interregionali per l'innovazione;

30.

chiede alla Commissione di sostenere l'industria europea, in particolare nelle regioni ad alta intensità energetica, nella transizione verso la neutralità climatica entro il 2050; di indicare obiettivi settoriali, intermedi e a lungo termine ambiziosi, ma realistici, in linea con il Green Deal europeo e l'accordo di Parigi; chiede che siano fornite tabelle di marcia per conseguirli, in cooperazione con le parti interessate a livello regionale e locale; sottolinea l'importanza di una transizione equa per imprese e cittadini, come si afferma nel meccanismo per una transizione giusta;

31.

invita il Consiglio europeo dell'innovazione a coadiuvare l'espansione di tutte le imprese in rapida crescita, e non solo delle start-up; sottolinea che le PMI in crescita velocissima non sono imprese nuove, bensì imprese già affermate che hanno trovato un nuovo percorso di crescita tramite la digitalizzazione e/o rendendo più sostenibile il proprio prodotto, processo o servizio;

32.

conviene sul fatto che l'Europa dovrebbe sfruttare al massimo le economie di scala, di velocità e di diversificazione, ma desidera sottolineare che il ruolo delle regioni non è solo quello di offrire uno spazio per le innovazioni basate sul territorio, ma anche, per le «regioni cooperanti», di contribuire a galvanizzare la ricca varietà di competenze che si osserva in Europa facendole confluire nella formazione di catene del valore interregionali capaci di competere con imprese più grandi fuori d'Europa; chiede alla Commissione di promuovere ulteriormente la cooperazione delle catene del valore interregionali, garantendo finanziamenti per dimostrazioni industriali interregionali;

33.

sottolinea la necessità di rendere più adatta all'era digitale l'istruzione superiore e professionale; sottolinea il ruolo che i poli di innovazione digitale possono assolvere, non solo per accelerare e diffondere le innovazioni, ma anche per la formazione della forza lavoro nell'industria del futuro; ribadisce la necessità di rendere accessibili alle PMI questi poli; incoraggia la Commissione a sostenere più decisamente il potenziamento delle capacità e gli scambi di esperienze, come avviene, per esempio, nell'invito a presentare proposte per i Centri di eccellenza professionale (COVE);

34.

sostiene la necessità di un patto per le competenze; invita la Commissione a inserire le regioni, quali importanti partner, in tale patto; sottolinea che la scala regionale è il livello meglio organizzato per coordinare l'aggiornamento delle competenze (upskilling e reskilling) e garantire la mobilità dei lavoratori dipendenti dai settori in declino a quelli in ascesa, e ribadisce l'importanza della parità di accesso per la riqualificazione dei lavoratori, così come dei dirigenti e degli imprenditori, come conseguenza degli effetti dell'epidemia di Covid-19;

35.

riconosce il potenziale delle alleanze e degli importanti progetti di interesse comune europeo; chiede alla Commissione di renderli maggiormente inclusivi, consentendo alle regioni e alle PMI di parteciparvi; sottolinea, a tale proposito, il potenziale della cooperazione tra il settore pubblico e quello privato e della creazione di alleanze industriali, ad esempio nel settore della tecnologia delle batterie, della plastica e della microelettronica, per contribuire allo sviluppo tecnologico e alla sicurezza dei finanziamenti;

36.

riconosce i rischi geopolitici degli investimenti esteri e di un'eccessiva dipendenza da catene del valore e di approvvigionamento «globali»; invita la Commissione ad arricchire la strategia con misure che contribuiscano a far fronte all'attuale crisi provocata dalla Covid-19, e a prepararsi a nuove pandemie future garantendo la resilienza dell'economia e della società europee, predisponendo ad esempio catene di approvvigionamento europee alternative per le forniture mediche, basate su bassi costi e innovazioni frugali nel caso di nuove pandemie o gravi epidemie;

37.

auspica un quadro giuridico europeo in materia di intelligenza artificiale (IA), robotica e tecnologie correlate (8) che affronti i principi etici e i diritti fondamentali nel loro sviluppo, diffusione e utilizzo, nonché le questioni relative alla sicurezza e alla responsabilità. L'innovazione e la competitività dell'industria europea richiederanno un quadro orizzontale che rifletta i valori e i principi dell'Unione europea. Tale quadro garantirà orientamenti concreti e certezza del diritto sia per i cittadini che per le imprese, comprese quelle situate al di fuori dell'Europa. Attualmente, la mancanza di disposizioni chiare in materia di sicurezza e responsabilità contribuisce a creare incertezza giuridica per i consumatori e le imprese che producono e commercializzano prodotti basati sull'IA, nonché per i cittadini che utilizzano le applicazioni di IA;

38.

sottolinea l'importanza del piano d'azione per l'economia circolare, che fornisce l'impulso a catene di approvvigionamento geograficamente più corte; rileva che l'economia circolare ha un impatto su quasi tutti i tipi di cluster e industria; nonostante gli sforzi in atto per la trasformazione dei tradizionali modelli economici e industriali, molte PMI non sono pronte a tale passaggio, e molte hanno la volontà di agire ma non sanno come fare; constata che le imprese più piccole si trovano in svantaggio quando devono aderire alla circolarità, considerate le loro limitazioni in termini di capacità, risorse, tempo e conoscenze disponibili per investire e trattare la relativa gestione e la conformità a regolamenti e norme; invita la Commissione ad adottare politiche più favorevoli, che stimolino il passaggio all'economia circolare; invita la Commissione ad adeguare la legislazione per agevolare tale passaggio, anziché ostacolarlo; da questo punto di vista l'economia circolare trarrebbe vantaggio dall'esistenza di un mercato unico dei rifiuti;

39.

invita a rinegoziare il trattato sulla Carta dell'energia (ECT), per promuovere investimenti nell'energia sostenibile e per allinearlo all'accordo di Parigi. La rinegoziazione dovrebbe inoltre confermare il «diritto di regolamentare» degli Stati firmatari e delle loro autorità pubbliche;

40.

sostiene l'introduzione di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere dell'UE compatibile con le norme dell'OMC, in grado di rafforzare l'azione per il clima su scala globale e di proteggere le industrie dalla concorrenza sleale; invita a far sì che le proposte di nuove risorse proprie dell'UE assicurino semplicità e trasparenza, salvaguardando nel contempo le competenze nazionali;

41.

ritiene che per conservare la leadership tecnologica e conquistare la sovranità digitale e tecnologica, l'UE e i suoi Stati membri dovrebbero mantenere il diritto di bloccare acquisizioni ostili di società strategiche dell'UE da parte di attori statali o sostenuti da Stati esterni all'UE, e chiede alla Commissione di riformare la politica in materia di concorrenza in modo da mantenere la vitalità del mercato unico europeo, rafforzando contemporaneamente la posizione delle imprese che hanno sede nell'UE sui mercati mondiali;

42.

conviene sulla necessità di intensificare gli investimenti in innovazione; invita la Commissione a promuovere una cultura in cui il fallimento sia accettato; osserva che il fallimento nell'innovazione può essere preziosissimo come metodo per imparare a conseguire risultati positivi, ma solo se alle imprese si offre una seconda opportunità di applicare gli insegnamenti appresi in merito ai percorsi non praticabili; invita pertanto la Commissione ad agevolare la diffusione degli insegnamenti appresi tra reti e cluster regionali;

43.

invita la Commissione a offrire assistenza alle regioni, aiutando le imprese a trovare partner europei adatti, se desiderano ridurre la propria dipendenza dalle catene globali di approvvigionamento e soprattutto da quelle di valore, in quanto le regioni possono contribuire a individuare i partner e agevolare gli abbinamenti di imprese;

44.

invita la Commissione a prendere in considerazione anche le applicazioni di importanti tecnologie digitali, come l'informatica quantistica, in settori strategici, nel quadro delle infrastrutture digitali strategiche; sottolinea che queste applicazioni sono essenziali per la trasformazione digitale dell'Europa, al fine di garantire il massimo impatto economico e sociale. Senza applicazioni, le tecnologie digitali sono soluzioni in cerca di un problema, mentre le imprese cercano modi per cogliere opportunità commerciali;

45.

sottolinea l'importanza della partecipazione delle amministrazioni regionali e delle reti o dei cluster regionali ad alleanze, e chiede che le amministrazioni regionali, o almeno un rappresentante del Comitato delle regioni, facciano parte del forum industriale, soprattutto per l'analisi dei rischi e delle esigenze dell'industria nel campo degli ecosistemi industriali che, a parere del Comitato delle regioni, sono formati da ecosistemi «regionali» per l'imprenditorialità e l'innovazione;

46.

rinnova la richiesta di un sostegno rafforzato dell'UE agli ecosistemi e ai cluster regionali (in un contesto di compatibilità con il Green Deal) nel quadro degli investimenti interregionali per l'innovazione, sostegno che dovrebbe basarsi sull'approccio di specializzazione intelligente e ampliare ed estendere le iniziative esistenti, come la piattaforma di specializzazione intelligente per la modernizzazione industriale e l'iniziativa pilota sulle regioni in transizione industriale; ritiene altresì importante sviluppare strumenti per l'attuazione di progetti di collaborazione per gli investimenti industriali interregionali, in stretta cooperazione con le regioni e i partenariati per la specializzazione intelligente;

47.

sottolinea che la duplice transizione avrà successo solo se tutte le parti interessate saranno coinvolte in modo paritario nella strategia industriale riveduta dell'UE; sostiene che una comunicazione chiara e un dialogo aperto con tutte le parti interessate sono fondamentali, in quanto la portata della trasformazione che devono affrontare sia l'industria che la società richiede un'azione urgente, una visione condivisa e soluzioni integrate tra tutte le parti interessate e a tutti i livelli politici, dal momento che solo un approccio di governance multilivello può garantire che le parti interessate adottino decisioni di politica economica di tale portata;

48.

invita la Commissione a introdurre misure mirate alla riconversione della produzione delle imprese, quale necessità conseguente al diffondersi della pandemia da Covid-19 e quindi al mutamento dei bisogni della collettività;

49.

invita la Commissione a inserire regioni e città nel processo di progettazione di una nuova strategia industriale per l'Europa; ribadisce che regioni e città hanno la volontà e la capacità di dare l'esempio nel modellare la dimensione basata sul territorio della duplice transizione che l'industria europea deve affrontare.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  COM(2020) 102 final.

(2)  https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2020-0054_IT.pdf

(3)  ECR2: Economic Crisis: resilience of regions (Crisi economica: resilienza delle regioni): www.espon.eu/programme/projects/espon-2013/applied-research/ecr2-economic-crisis-resilience-regions.

(4)  COM(2020) 22 final.

(5)  COM(2020) 98 final.

(6)  A geographically fair EU industrial strategy (Una strategia industriale dell'UE equa dal punto di vista geografico): https://wms.flexious.be/editor/plugins/imagemanager/content/2140/PDF/2019/Geographically_fair_EU.pdf.

(7)  Relazione Eurostat sull'attuazione degli OSS del 22 giugno 2020.

(8)  Cfr. parere del CdR sul tema «Libro bianco sull'intelligenza artificiale», elaborato da Guido Rink (PSE/NL) https://cor.europa.eu/it/our-work/Pages/OpinionTimeline.aspx?opId=CDR-2014-2020.


III Atti preparatori

Comitato delle regioni

140a sessione plenaria del CdR (Interactio, ibrida), 12.10.2020 - 14.10.2020 

18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/131


Parere del Comitato europeo delle regioni - Programma UE per la salute (EU4Health)

(2020/C 440/22)

Testo di riferimento:

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all’istituzione di un programma d’azione dell’Unione in materia di salute per il periodo 2021-2027 e che abroga il regolamento (UE) n. 282/2014 (programma «UE per la salute») (EU4Health)

I.   PROPOSTE DI EMENDAMENTO

Emendamento 1

Considerando 6

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Sebbene siano responsabili delle loro politiche sanitarie, gli Stati membri sono tenuti a tutelare la salute pubblica in uno spirito di solidarietà europea. L’esperienza maturata con l’attuale crisi Covid-19 ha dimostrato la necessità di un’ulteriore azione risoluta da parte dell’Unione, volta a sostenere la cooperazione e il coordinamento tra gli Stati membri per migliorare la prevenzione e il controllo della diffusione di gravi malattie umane oltre le frontiere, per lottare contro altre gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero e salvaguardare la salute e il benessere dei cittadini nell’Unione.

Sebbene siano responsabili delle loro politiche sanitarie, gli Stati membri sono tenuti a tutelare la salute pubblica in uno spirito di solidarietà europea , come previsto anche dall’articolo 222 del TFUE secondo cui l’Unione e gli Stati membri agiscono in uno spirito di solidarietà . L’esperienza maturata con l’attuale crisi Covid-19 ha dimostrato la necessità di un’ulteriore azione risoluta da parte dell’Unione, volta a sostenere la cooperazione e il coordinamento tra gli Stati membri e gli enti regionali e locali, nonché, se del caso, gli enti pubblici, per migliorare la prevenzione e il controllo della diffusione di gravi malattie umane oltre le frontiere , per sostenere lo sviluppo di prodotti per la prevenzione e la cura delle malattie e renderli disponibili , per lottare contro altre gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero e salvaguardare la salute e il benessere dei cittadini nell’Unione.

Motivazione

È importante ricordare lo spirito di solidarietà tra gli Stati membri in materia di salute.

Emendamento 2

Considerando 10

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

In considerazione della gravità delle minacce sanitarie transfrontaliere, il programma dovrebbe sostenere misure di sanità pubblica coordinate a livello dell’Unione per affrontare diversi aspetti di tali minacce. Allo scopo di rafforzare la capacità dell’Unione di prepararsi e rispondere alle crisi sanitarie e di assicurarne la gestione, il programma dovrebbe fornire sostegno alle azioni adottate nel quadro dei meccanismi e delle strutture istituiti a norma della decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio e degli altri meccanismi e delle altre strutture pertinenti istituiti a livello dell’Unione. Ciò potrebbe comprendere la costituzione strategica di scorte di forniture mediche essenziali o lo sviluppo di capacità in termini di risposta alle crisi, misure preventive relative alla vaccinazione e all’immunizzazione e programmi rafforzati di sorveglianza. In tale contesto, il programma dovrebbe promuovere a livello dell’Unione e intersettoriale la prevenzione delle crisi, la preparazione, la sorveglianza, la gestione e la capacità di risposta degli attori a livello dell’Unione, nazionale, regionale e locale, comprese la pianificazione di emergenza e le esercitazioni di preparazione, in linea con l’approccio «One Health». Dovrebbe agevolare la creazione di un quadro di comunicazione del rischio integrata e trasversale, operativo in tutte le fasi di una crisi sanitaria: prevenzione, preparazione e risposta.

In considerazione della gravità delle minacce sanitarie transfrontaliere, il programma dovrebbe sostenere misure di sanità pubblica coordinate a livello dell’Unione per affrontare diversi aspetti di tali minacce. Allo scopo di rafforzare la capacità dell’Unione di prepararsi e rispondere alle crisi sanitarie e di assicurarne la gestione, il programma dovrebbe fornire sostegno alle azioni adottate nel quadro dei meccanismi e delle strutture istituiti a norma della decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio e degli altri meccanismi e delle altre strutture pertinenti istituiti a livello dell’Unione. Ciò potrebbe comprendere la costituzione strategica di scorte di forniture mediche essenziali , la promozione di investimenti nella produzione di dispositivi e prodotti farmaceutici per la lotta alle pandemie e altri flagelli di salute pubblica al fine di assicurare la sovranità europea, lo sviluppo di capacità in termini di risposta alle crisi o il sostegno all’elaborazione, da parte degli Stati membri, di un protocollo statistico che consenta il confronto dei dati sull’impatto delle pandemie al livello NUTS 2 , misure preventive relative alla vaccinazione e all’immunizzazione e programmi rafforzati di sorveglianza. In tale contesto, il programma dovrebbe promuovere a livello dell’Unione e intersettoriale la prevenzione delle crisi, la preparazione, la sorveglianza, la gestione e la capacità di risposta degli attori a livello dell’Unione, nazionale, regionale e locale, comprese la pianificazione di emergenza e le esercitazioni di preparazione, in linea con l’approccio «One Health». Dovrebbe agevolare la creazione di un quadro di comunicazione del rischio integrata e trasversale, operativo in tutte le fasi di una crisi sanitaria: prevenzione, preparazione e risposta.

Motivazione

Sarà necessario effettuare ingenti investimenti nella produzione di dispositivi e prodotti farmaceutici per la lotta contro le pandemie.

Occorrerà inoltre accrescere la condivisione dei dati statistici negli Stati membri.

Emendamento 3

Considerando 12

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Allo scopo di tutelare le persone in situazione di vulnerabilità, comprese quelle affette da malattie mentali e patologie croniche, il programma dovrebbe altresì promuovere azioni che affrontino gli effetti collaterali della crisi sanitaria sulle persone appartenenti a tali gruppi vulnerabili.

Allo scopo di tutelare le persone in situazione di vulnerabilità, comprese quelle affette da malattie mentali e patologie croniche (tra cui l’obesità) , il programma dovrebbe altresì promuovere azioni che affrontino gli effetti collaterali della crisi sanitaria sulle persone appartenenti a tali gruppi vulnerabili. Allo scopo di garantire livelli elevati dei servizi sanitari essenziali, il programma dovrebbe, soprattutto in tempi di crisi e pandemia, incoraggiare il ricorso alla telemedicina.

Motivazione

La telemedicina va sviluppata affinché diventi uno strumento efficace in tempi di crisi e di pandemia.

Emendamento 4

Considerando 15

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Dall’esperienza maturata con la crisi Covid-19 si evince la generale necessità di sostenere la trasformazione strutturale e le riforme sistemiche dei sistemi sanitari in tutta l’Unione al fine di migliorarne l’efficacia, l’accessibilità e la resilienza. Nel contesto di tali trasformazioni e riforme, il programma dovrebbe promuovere, in sinergia con il programma Europa digitale, azioni volte ad anticipare la trasformazione digitale dei servizi sanitari e aumentarne l’interoperabilità, contribuire all’aumento della capacità dei sistemi sanitari di favorire la prevenzione delle malattie e la promozione della salute, offrire nuovi modelli di assistenza e fornire servizi integrati, dall’assistenza sanitaria locale e di base ai servizi altamente specializzati, basati sulle esigenze della popolazione; il programma dovrebbe inoltre garantire la presenza di un efficiente personale sanitario pubblico in possesso delle giuste competenze, anche in campo digitale. Lo sviluppo di uno spazio europeo dei dati sanitari fornirebbe ai sistemi sanitari, ai ricercatori e alle autorità pubbliche i mezzi atti a migliorare la disponibilità e la qualità dell’assistenza sanitaria. In considerazione del diritto fondamentale di accedere alla prevenzione sanitaria e alle cure mediche sancito dall’articolo 35 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, e alla luce dei valori e dei principi comuni dell’Unione europea affermati nelle conclusioni del Consiglio del 2 giugno 2006 (12), il programma dovrebbe sostenere le azioni che garantiscono l’universalità e l’inclusività dell’assistenza sanitaria — il che significa che a nessuno è precluso l’accesso all’assistenza sanitaria — e quelle che assicurano il debito rispetto dei diritti dei pazienti, anche riguardo alla riservatezza dei loro dati.

Dall’esperienza maturata con la crisi Covid-19 si evince la generale necessità di sostenere la trasformazione strutturale e le riforme sistemiche dei sistemi sanitari in tutta l’Unione al fine di migliorarne l’efficacia, l’accessibilità e la resilienza. Tali riforme, nel contesto di un semestre europeo rinnovato, devono rafforzare la specificità dei sistemi sanitari europei sulla base di servizi pubblici solidi e di cospicui investimenti pubblici. I servizi sanitari sono servizi di interesse generale, volti a rafforzare il pilastro europeo dei diritti sociali, che non possono essere soggetti alle logiche del settore privato. Nel contesto di tali trasformazioni e riforme e nel rispetto della struttura dei sistemi sanitari degli Stati membri , il programma dovrebbe organizzare il coordinamento e il finanziamento di prove di stress (stress test) negli Stati membri al fine di individuare i punti deboli e verificare le capacità di risposta alle pandemie. Il programma dovrebbe altresì promuovere, in sinergia con il programma Europa digitale, azioni volte ad anticipare la trasformazione digitale dei servizi sanitari e aumentarne l’interoperabilità, contribuire all’aumento della capacità dei sistemi sanitari di favorire la prevenzione delle malattie e la promozione della salute, offrire nuovi modelli di assistenza e fornire servizi integrati, dall’assistenza sanitaria locale e di base ai servizi altamente specializzati, basati sulle esigenze della popolazione; il programma dovrebbe inoltre garantire la presenza di un efficiente personale sanitario pubblico in possesso delle giuste competenze, anche in campo digitale. Lo sviluppo di uno spazio europeo dei dati sanitari fornirebbe ai sistemi sanitari, ai ricercatori e alle autorità pubbliche i mezzi atti a migliorare la disponibilità e la qualità dell’assistenza sanitaria. In considerazione del diritto fondamentale di accedere alla prevenzione sanitaria e alle cure mediche sancito dall’articolo 35 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, e alla luce dei valori e dei principi comuni dell’Unione europea affermati nelle conclusioni del Consiglio del 2 giugno 2006 (12), il programma dovrebbe sostenere le azioni che garantiscono l’universalità e l’inclusività dell’assistenza sanitaria — il che significa che a nessuno è precluso l’accesso all’assistenza sanitaria — e quelle che assicurano il debito rispetto dei diritti dei pazienti, anche riguardo alla riservatezza dei loro dati.

Motivazione

Evidente.

Emendamento 5

Considerando 18

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Il programma dovrebbe pertanto contribuire alla prevenzione delle malattie durante l’intero ciclo di vita di una persona nonché alla promozione della salute tramite la gestione di fattori di rischio per la salute, come l’uso del tabacco e dei prodotti connessi e l’esposizione alle loro emissioni, l’abuso di alcol e il consumo di droghe illecite. Il programma dovrebbe inoltre contribuire a ridurre gli effetti nocivi per la salute derivanti dall’uso di stupefacenti, le cattive abitudini alimentari e l’inattività fisica come pure l’esposizione all’inquinamento ambientale, nonché incoraggiare ambienti favorevoli a stili di vita sani per integrare l’azione degli Stati membri in questi ambiti. Il programma dovrebbe pertanto contribuire anche agli obiettivi del Green Deal europeo, della strategia «Dal produttore al consumatore» e della strategia sulla biodiversità.

Il programma dovrebbe pertanto contribuire alla prevenzione delle malattie durante l’intero ciclo di vita di una persona nonché alla promozione della salute tramite la gestione di fattori di rischio per la salute, come l’uso del tabacco e dei prodotti connessi e l’esposizione alle loro emissioni, l’abuso di alcol e il consumo di droghe illecite. Il programma dovrebbe inoltre contribuire a ridurre gli effetti nocivi per la salute derivanti dall’uso di stupefacenti, le cattive abitudini alimentari e l’inattività fisica come pure l’esposizione all’inquinamento ambientale, nonché incoraggiare ambienti favorevoli a stili di vita sani per integrare l’azione degli Stati membri e degli enti locali e regionali in questi ambiti. Il programma dovrebbe pertanto contribuire anche agli obiettivi del Green Deal europeo, della strategia «Dal produttore al consumatore» e della strategia sulla biodiversità.

Motivazione

Ricordare il ruolo degli enti locali.

Emendamento 6

Considerando 20

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Il programma opererà in sinergia e complementarità con politiche, programmi e fondi diversi dell’UE, tra cui le azioni attuate nell’ambito del programma Europa digitale, di Orizzonte Europa, della riserva rescEU nell’ambito del meccanismo unionale di protezione civile, dello strumento per il sostegno di emergenza, del Fondo sociale europeo Plus (FSE+, anche per quanto riguarda le sinergie per una migliore protezione della salute e sicurezza di milioni di lavoratori nell’UE), compresa la componente Occupazione e innovazione sociale (EaSI), del Fondo InvestEU, del programma per il mercato unico, del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), del dispositivo per la ripresa e la resilienza, compreso lo strumento per la realizzazione delle riforme, di Erasmus, del Corpo europeo di solidarietà, dello strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza (SURE) e degli strumenti di finanziamento esterno dell’UE, quali lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale e lo strumento di assistenza preadesione III. Ove opportuno saranno stabilite norme comuni intese a garantire la coerenza e la complementarità tra i fondi, assicurando nel contempo il rispetto delle specificità di tali politiche, e l’allineamento ai requisiti strategici di tali politiche, programmi e fondi, quali le condizioni abilitanti nell’ambito del FESR e del FSE+.

Il programma opererà in sinergia e complementarità con politiche, programmi e fondi diversi dell’UE, tra cui le azioni attuate nell’ambito del programma Europa digitale, di Orizzonte Europa, della riserva rescEU nell’ambito del meccanismo unionale di protezione civile, dello strumento per il sostegno di emergenza, del Fondo sociale europeo Plus (FSE+, anche per quanto riguarda le sinergie per una migliore protezione della salute e sicurezza di milioni di lavoratori nell’UE), compresa la componente Occupazione e innovazione sociale (EaSI), del Fondo InvestEU, del programma per il mercato unico, del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), del dispositivo per la ripresa e la resilienza, compreso lo strumento per la realizzazione delle riforme, di Erasmus, del Corpo europeo di solidarietà, dello strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza (SURE) e degli strumenti di finanziamento esterno dell’UE, quali lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale e lo strumento di assistenza preadesione III. Ove opportuno e, se del caso, in collaborazione con le autorità di gestione dei fondi strutturali e di investimento europei, saranno stabilite norme comuni intese a garantire la coerenza e la complementarità tra i fondi, assicurando nel contempo il rispetto delle specificità di tali politiche, e l’allineamento ai requisiti strategici di tali politiche, programmi e fondi, quali le condizioni abilitanti nell’ambito del FESR e del FSE+.

Motivazione

Ricordare la collaborazione con le autorità di gestione dei fondi strutturali e di investimento europei.

Emendamento 7

Considerando 25

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

La legislazione dell’Unione in materia di salute ha un impatto immediato sulla sanità pubblica, sulla vita dei cittadini, sull’efficienza e sulla resilienza dei sistemi sanitari e sul buon funzionamento del mercato interno. Il quadro normativo per le tecnologie e i prodotti medici (medicinali, dispositivi medici e sostanze di origine umana) e per la legislazione in materia di tabacco, diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera e gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero è essenziale per la protezione della salute nell’Unione. Il programma dovrebbe pertanto sostenere l’elaborazione, l’attuazione e l’applicazione della legislazione dell’Unione in materia di salute e fornire dati di elevata qualità, comparabili e affidabili a sostegno della definizione e del monitoraggio delle politiche.

La legislazione dell’Unione in materia di salute ha un impatto immediato sulla sanità pubblica, sulla vita dei cittadini, sull’efficienza e sulla resilienza dei sistemi sanitari e sul buon funzionamento del mercato interno. Il quadro normativo per le tecnologie e i prodotti medici (medicinali, dispositivi medici e sostanze di origine umana) e per la legislazione in materia di tabacco, diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera e gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero è essenziale per la protezione della salute nell’Unione. Il programma dovrebbe pertanto sostenere l’elaborazione, l’attuazione e l’applicazione della legislazione dell’Unione in materia di salute e fornire dati di elevata qualità, comparabili e affidabili al livello regionale NUTS 2 a sostegno della definizione e del monitoraggio delle politiche.

Motivazione

Specificare che si tratta del livello regionale NUTS 2.

Emendamento 8

Considerando 26

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

La cooperazione transfrontaliera nella prestazione di assistenza sanitaria ai pazienti che si spostano tra Stati membri, la collaborazione in materia di valutazioni delle tecnologie sanitarie (HTA) e le reti di riferimento europee (ERN) sono altrettanti esempi di ambiti in cui il lavoro integrato tra gli Stati membri ha dimostrato di avere un elevato valore aggiunto e di offrire ottime potenzialità di migliorare l’efficienza dei sistemi sanitari e quindi, in generale, la salute. Il programma dovrebbe pertanto sostenere le attività volte a consentire l’integrazione e il coordinamento del lavoro, contribuendo anche a promuovere l’attuazione di pratiche ad alto impatto finalizzate a distribuire alla popolazione e alle aree interessate, con la massima efficacia, le risorse disponibili in modo da sfruttarne al massimo gli effetti.

La cooperazione transfrontaliera nella prestazione di assistenza sanitaria ai pazienti che si spostano tra Stati membri o da un gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) all’altro , la collaborazione in materia di valutazioni delle tecnologie sanitarie (HTA) e le reti di riferimento europee (ERN) sono altrettanti esempi di ambiti in cui il lavoro integrato tra gli Stati membri e gli enti locali e regionali ha dimostrato di avere un elevato valore aggiunto e di offrire ottime potenzialità di migliorare l’efficienza dei sistemi sanitari e quindi, in generale, la salute. Il programma dovrebbe pertanto sostenere le attività volte a consentire l’integrazione e il coordinamento del lavoro, contribuendo anche a promuovere l’attuazione di pratiche ad alto impatto finalizzate a distribuire alla popolazione e alle aree interessate, con la massima efficacia, le risorse disponibili in modo da sfruttarne al massimo gli effetti. Ad esempio, come raccomandato dal Comitato europeo delle regioni nel suo parere sull’assistenza sanitaria transfrontaliera, il programma dovrebbe prevedere la creazione di «corridoi sanitari» tra le regioni frontaliere, che consentano ai pazienti e agli operatori sanitari di continuare ad attraversare la frontiera nelle fasi di confinamento per garantire l’accesso alla cure e la prestazione di assistenza.

Motivazione

In questo contesto si potrebbero citare i GECT dato che contribuiscono a migliorare l’accesso ai servizi, compresa l’assistenza sanitaria, nelle regioni frontaliere e costituiscono un esempio di cooperazione transfrontaliera realizzata dagli enti locali e regionali.

Emendamento 9

Considerando 30

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

 

Al fine di garantire che tutti questi obiettivi siano attuati a livello dell’Unione, la Commissione europea dovrebbe rafforzare il bilancio e il mandato delle varie agenzie europee responsabili della salute, quali il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, l’Agenzia europea per i medicinali, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche e l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro. Inoltre, l’azione di tali agenzie dovrebbe essere coordinata meglio per contribuire più efficacemente al conseguimento degli obiettivi del programma EU4Health e il loro ruolo nella gestione del programma dovrebbe essere rafforzato.

Motivazione

L’Unione europea dispone già di numerosi strumenti, che devono essere rafforzati e meglio coordinati per aumentare la capacità di risposta dell’UE alle crisi sanitarie e migliorare il livello di salute degli europei.

Emendamento 10

Considerando 31

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Data la natura specifica degli obiettivi e delle azioni rientranti nel programma, in alcuni casi le rispettive autorità competenti degli Stati membri sono nella posizione migliore per realizzare le attività correlate. Tali autorità, designate dagli stessi Stati membri, dovrebbero pertanto essere considerate i beneficiari individuati ai fini dell’articolo 195 del regolamento finanziario e le sovvenzioni dovrebbero essere accordate a tali autorità senza previa pubblicazione di un invito a presentare proposte.

Data la natura specifica degli obiettivi e delle azioni rientranti nel programma, in alcuni casi le rispettive autorità competenti degli Stati membri e degli enti locali e regionali competenti in materia di sanità pubblica sono nella posizione migliore per realizzare le attività correlate. Tali autorità, designate dagli stessi Stati membri, dovrebbero pertanto essere considerate i beneficiari individuati ai fini dell’articolo 195 del regolamento finanziario e le sovvenzioni dovrebbero essere accordate a tali autorità senza previa pubblicazione di un invito a presentare proposte.

Motivazione

Ricordare il ruolo degli enti locali e regionali competenti in materia di sanità.

Emendamento 11

Considerando 40

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Data l’importanza della lotta ai cambiamenti climatici, in linea con gli impegni assunti dall’Unione per attuare l’accordo di Parigi e realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, il presente programma contribuirà all’integrazione dell’azione per il clima nelle politiche dell’Unione e al conseguimento dell’obiettivo generale di destinare il 25 % delle spese di bilancio dell’UE al sostegno degli obiettivi climatici. Durante la preparazione e l’attuazione del programma saranno individuate azioni pertinenti che verranno riesaminate nel contesto della valutazione intermedia.

Data l’importanza della lotta ai cambiamenti climatici, in linea con gli impegni assunti dall’Unione per attuare l’accordo di Parigi e realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, il presente programma contribuirà all’integrazione dell’azione per il clima nelle politiche dell’Unione e al conseguimento dell’obiettivo generale di destinare il 30 % delle spese di bilancio dell’UE al sostegno degli obiettivi climatici. Durante la preparazione e l’attuazione del programma saranno individuate azioni pertinenti che verranno riesaminate nel contesto della valutazione intermedia.

Motivazione

Modificare la percentuale delle spese di bilancio per fornire maggiore sostegno agli obiettivi in materia di clima.

Emendamento 12

Considerando 42

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

L’attuazione del programma dovrebbe essere tale da rispettare le responsabilità degli Stati membri per la definizione della loro politica sanitaria e per l’organizzazione e la fornitura di servizi sanitari e di assistenza medica.

L’attuazione del programma dovrebbe essere tale da rispettare le responsabilità degli Stati membri e, se del caso, delle regioni o degli altri livelli di governance interessati dalla definizione delle politiche sanitarie, per la definizione della loro politica sanitaria e per l’organizzazione e la fornitura di servizi sanitari e di assistenza medica.

Motivazione

L’obiettivo è quello di indicare i diversi soggetti interessati dalla definizione delle politiche sanitarie.

Emendamento 13

Articolo 3, paragrafo 3

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Rafforzare i sistemi sanitari e il personale sanitario, anche mediante la trasformazione digitale e un’integrazione e un coordinamento più intensi del lavoro tra gli Stati membri, nonché attraverso un’attuazione costante delle migliori pratiche e della condivisione dei dati al fine di aumentare il livello generale di sanità pubblica.

Rafforzare i sistemi sanitari e il personale sanitario, anche mediante la trasformazione digitale e un’integrazione e un coordinamento più intensi del lavoro tra gli Stati membri e gli enti locali e regionali competenti in materia di sanità pubblica, mediante il coordinamento degli operatori dei settori sanitario e medico-sociale nei territori in funzione dei bacini demografici , nonché attraverso un’attuazione costante delle migliori pratiche e della condivisione dei dati al fine di aumentare il livello generale di sanità pubblica.

Motivazione

Ricordare l’importanza degli operatori locali competenti in materia di sanità.

Emendamento 14

Articolo 4

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Gli obiettivi generali di cui all’articolo 3 sono perseguiti attraverso i seguenti obiettivi specifici, se del caso in linea con l’approccio «One Health»:

Gli obiettivi generali di cui all’articolo 3 sono perseguiti attraverso i seguenti obiettivi specifici, se del caso in linea con l’approccio «One Health»:

1)

rafforzare le capacità dell’Unione in materia di prevenzione, preparazione e risposta in caso di gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero e consolidare la gestione delle crisi sanitarie, anche attraverso il coordinamento, la fornitura e la mobilitazione di capacità di assistenza sanitaria di emergenza, la raccolta di dati e la sorveglianza;

1)

rafforzare le capacità dell’Unione in materia di prevenzione, preparazione e risposta in caso di gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero e consolidare la gestione delle crisi sanitarie, anche attraverso il coordinamento, la fornitura e la mobilitazione di capacità di assistenza sanitaria di emergenza, la raccolta di dati , la creazione di corridoi sanitari e la sorveglianza;

2)

garantire la disponibilità nell’Unione di riserve o scorte di prodotti di rilevanza per la crisi e di una riserva di personale medico, sanitario e di sostegno da mobilitare in caso di crisi;

2)

garantire la disponibilità nell’Unione di riserve o scorte di prodotti di rilevanza per la crisi e di una riserva di personale medico, sanitario e di sostegno da mobilitare in caso di crisi;

3)

sostenere le azioni volte a garantire un’adeguata disponibilità e accessibilità, anche dal punto di vista economico, di prodotti di rilevanza per la crisi e di altre forniture sanitarie essenziali;

3)

sostenere le azioni volte a garantire un’adeguata disponibilità e accessibilità, anche dal punto di vista economico, di prodotti di rilevanza per la crisi e di altre forniture sanitarie essenziali;

4)

rafforzare l’efficacia, l’accessibilità, la sostenibilità e la resilienza dei sistemi sanitari, anche sostenendo la trasformazione digitale, la diffusione di strumenti e servizi digitali, le riforme sistemiche, l’attuazione di nuovi modelli di assistenza e la copertura sanitaria universale, e affrontare le disuguaglianze in termini di salute;

4)

rafforzare l’efficacia, l’accessibilità, la sostenibilità e la resilienza dei sistemi sanitari, anche organizzando il coordinamento e il finanziamento di prove di stress in caso di pandemie nel rispetto dell’organizzazione dei sistemi sanitari degli Stati membri , sostenendo la trasformazione digitale, la diffusione di strumenti e servizi digitali, le riforme sistemiche, l’attuazione di nuovi modelli di assistenza e la copertura sanitaria universale, e affrontare le disuguaglianze in termini di salute;

5)

sostenere le azioni volte a rafforzare la capacità dei sistemi sanitari di incoraggiare la prevenzione delle malattie e la promozione della salute, i diritti dei pazienti e l’assistenza sanitaria transfrontaliera, e promuovere l’eccellenza del personale medico e sanitario;

5)

sostenere le azioni volte a rafforzare la capacità dei sistemi sanitari di incoraggiare la prevenzione delle malattie e la promozione della salute, i diritti dei pazienti e l’assistenza sanitaria transfrontaliera, e promuovere l’eccellenza del personale medico e sanitario;

6)

sostenere le azioni per la sorveglianza, la prevenzione, la diagnosi e la cura delle malattie non trasmissibili e per la pertinente assistenza, in particolare per quanto riguarda il cancro;

6)

sostenere le azioni per la sorveglianza, la prevenzione, la diagnosi e la cura delle malattie non trasmissibili e per la pertinente assistenza, in particolare per quanto riguarda il cancro;

7)

promuovere e sostenere l’uso prudente ed efficiente dei farmaci, in particolare degli antimicrobici, nonché un maggior rispetto dell’ambiente nella produzione e nello smaltimento dei farmaci e dei dispositivi medici;

7)

promuovere e sostenere l’uso prudente ed efficiente dei farmaci, in particolare degli antimicrobici, nonché un maggior rispetto dell’ambiente nella produzione e nello smaltimento dei farmaci e dei dispositivi medici;

8)

sostenere l’elaborazione, l’attuazione e l’applicazione della legislazione dell’Unione in materia di salute e fornire dati di elevata qualità, comparabili e affidabili a sostegno della definizione e del monitoraggio delle politiche, e promuovere il ricorso a valutazioni dell’impatto sanitario delle politiche pertinenti;

8)

sostenere l’elaborazione, l’attuazione e l’applicazione della legislazione dell’Unione in materia di salute e fornire dati di elevata qualità, comparabili e affidabili a sostegno della definizione e del monitoraggio delle politiche, e promuovere il ricorso a valutazioni dell’impatto sanitario delle politiche pertinenti;

9)

incoraggiare l’integrazione del lavoro tra gli Stati membri e, in particolare, tra i rispettivi sistemi sanitari, anche per quanto riguarda l’attuazione di pratiche di prevenzione ad alto impatto , e potenziare le attività di rete attraverso le reti di riferimento europee e altre reti transnazionali;

9)

incoraggiare l’integrazione del lavoro tra gli Stati membri e gli enti locali e regionali e, in particolare, tra i rispettivi sistemi sanitari, anche per quanto riguarda l’attuazione di un meccanismo europeo di risposta sanitaria per rispondere a tutti i tipi di crisi sanitarie , e potenziare le attività di rete attraverso le reti di riferimento europee e altre reti transnazionali;

10)

sostenere il contributo dell’Unione alle iniziative internazionali e mondiali in campo sanitario.

10)

sostenere il contributo dell’Unione alle iniziative internazionali e mondiali in campo sanitario.

Motivazione

Evidente.

Emendamento 15

Articolo 5

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

1.   La dotazione finanziaria per l’attuazione del programma per il periodo 2021-2027 è fissata a 1 946 614 000 EUR a prezzi correnti.

1.   La dotazione finanziaria per l’attuazione del programma per il periodo 2021-2027 è fissata a 10 398 000 000 EUR a prezzi correnti (9 370 000 000 EUR a prezzi costanti) .

Motivazione

Evidente.

Emendamento 16

Articolo 16

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

La Commissione consulta le autorità sanitarie degli Stati membri in seno al gruppo direttivo per la promozione della salute, la prevenzione delle malattie e la gestione delle malattie non trasmissibili in merito ai piani di lavoro elaborati per il programma, alle priorità e agli orientamenti strategici pertinenti e all’attuazione dello stesso.

La Commissione consulta , a livello nazionale oppure, in caso di competenze concorrenti, a livello regionale e locale, le autorità sanitarie degli Stati membri in seno al gruppo direttivo per la promozione della salute, la prevenzione delle malattie e la gestione delle malattie non trasmissibili in merito ai piani di lavoro elaborati per il programma, alle priorità e agli orientamenti strategici pertinenti e all’attuazione dello stesso. Essa coinvolge in questo esercizio gli enti locali e regionali competenti in materia di politiche sanitarie.

Motivazione

Ricordare il ruolo degli enti locali e le competenze concorrenti in materia di sanità.

Emendamento 17

Allegato I, lettera g), punto i)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

sostegno alle azioni di trasferimento delle conoscenze e alla cooperazione a livello dell’Unione per contribuire a migliorare l’efficacia, l’accessibilità, la sostenibilità e la resilienza dei processi nazionali di riforma, allo scopo in particolare di affrontare le sfide individuate dal semestre europeo e rafforzare l’assistenza sanitaria di base, intensificare l’integrazione delle cure e mirare alla copertura sanitaria universale e alla parità di accesso all’assistenza sanitaria;

sostegno alle azioni di trasferimento delle conoscenze e alla cooperazione a livello dell’Unione , in consultazione con gli enti locali e regionali competenti in materia di sanità pubblica, per contribuire a migliorare l’efficacia, l’accessibilità, la sostenibilità e la resilienza dei processi nazionali di riforma, allo scopo in particolare di affrontare le sfide individuate dal semestre europeo e rafforzare l’assistenza sanitaria di base, intensificare l’integrazione , il coordinamento e la graduazione delle cure e mirare alla copertura sanitaria universale e alla parità di accesso all’assistenza sanitaria;

Motivazione

È importante rafforzare la partecipazione degli enti locali e regionali ai processi nazionali di riforma e alle azioni condotte nel quadro del semestre europeo.

Emendamento 18

Allegato I, lettera g), punto v)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

audit dei dispositivi di preparazione e risposta degli Stati membri (ad esempio la gestione delle crisi, la resistenza antimicrobica e la vaccinazione);

audit dei dispositivi di preparazione e risposta degli Stati membri e, se del caso, degli enti locali e regionali (ad esempio la gestione delle crisi, la resistenza antimicrobica e la vaccinazione);

Motivazione

Ricordare il ruolo degli enti locali.

Emendamento 19

Allegato I, lettera g), punto vi)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

sostegno alla convergenza verso l’alto delle prestazioni dei sistemi nazionali mediante lo sviluppo di indicatori, l’analisi e l’intermediazione delle conoscenze nonché l’organizzazione di prove di stress dei sistemi sanitari nazionali;

sostegno alla convergenza verso l’alto delle prestazioni dei sistemi nazionali mediante lo sviluppo di indicatori, l’analisi e l’intermediazione delle conoscenze nonché l’organizzazione di prove di stress dei sistemi sanitari nazionali , con la partecipazione degli enti locali e regionali competenti in materia di sanità pubblica ;

Motivazione

Ricordare il ruolo degli enti locali e le competenze concorrenti in materia di sanità.

Emendamento 20

Allegato I, lettera g), punto ix)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

sostegno alla creazione e all’attuazione di programmi che assistano gli Stati membri e la loro azione al fine di migliorare la promozione della salute e la prevenzione delle malattie (per le malattie trasmissibili e non trasmissibili);

sostegno alla creazione e all’attuazione di programmi che assistano gli Stati membri , gli enti locali e regionali e la loro azione al fine di migliorare la promozione della salute e la prevenzione delle malattie (per le malattie trasmissibili e non trasmissibili) , consentendo di promuovere la loro azione nella definizione e nell’attuazione di misure adattate alle loro specificità in termini di sanità pubblica ;

Motivazione

In un gran numero di Stati membri gli enti locali e regionali sono responsabili di queste azioni e dovrebbero beneficiare del sostegno di questi programmi.

Emendamento 21

Allegato I, lettera g), punto x)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

sostegno alle azioni degli Stati membri miranti a creare ambienti urbani, lavorativi e scolastici sani e sicuri, a consentire di compiere scelte di vita salutari e a promuovere un’alimentazione sana, tenendo conto delle esigenze dei gruppi vulnerabili;

sostegno alle azioni degli Stati membri e degli enti locali e regionali miranti a creare ambienti urbani, lavorativi e scolastici sani e sicuri, a consentire di compiere scelte di vita salutari e a promuovere un’alimentazione sana, tenendo conto delle esigenze dei gruppi vulnerabili;

Motivazione

In un gran numero di Stati membri gli enti locali e regionali sono responsabili di queste azioni.

Emendamento 22

Allegato I, lettera g), punto xii)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

sostegno agli Stati membri per rafforzare la capacità amministrativa dei rispettivi sistemi sanitari tramite l’analisi comparativa, la cooperazione e lo scambio delle migliori pratiche;

sostegno agli Stati membri e, se del caso, agli enti locali e regionali, per rafforzare la capacità amministrativa dei rispettivi sistemi sanitari tramite l’analisi comparativa, la cooperazione e lo scambio delle migliori pratiche;

Motivazione

Ricordare il ruolo degli enti locali.

Emendamento 23

Allegato I, lettera k), punto iii)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

comunicazione intesa a promuovere la prevenzione delle malattie e stili di vita sani, in collaborazione con tutti gli attori interessati a livello internazionale, dell’Unione e nazionale.

comunicazione intesa a promuovere la prevenzione delle malattie e stili di vita sani, in collaborazione con tutti gli attori interessati , adattata a livello internazionale, dell’Unione e nazionale , regionale e locale .

Motivazione

Ricordare il coinvolgimento dei diversi livelli locali.

Emendamento 24

Allegato I, lettera l) (nuova)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

 

1)

Sfide sanitarie comuni

i)

Sostegno ad azioni volte ad affrontare le sfide sanitarie comuni, quali le disuguaglianze in materia di salute, l’accesso alle cure, la migrazione, l’invecchiamento demografico, la sicurezza dei pazienti e un’assistenza sanitaria di elevata qualità a livello locale, regionale, nazionale e dell’Unione;

ii)

sostegno agli investimenti per la produzione europea di materiali e prodotti necessari per combattere le pandemie;

iii)

sostegno agli investimenti volti a promuovere l’adeguamento e l’ammodernamento della rete ospedaliera in una logica di coerenza e di gradualità delle cure prestate nei territori.

Motivazione

Tali azioni dovrebbero figurare tra quelle previste dal programma.

Emendamento 25

Allegato II, parte A, punto I

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Qualità e completezza della preparazione e della pianificazione della risposta dell’UE e degli Stati membri in caso di gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero.

Qualità e completezza della preparazione e della pianificazione della risposta dell’UE e degli Stati membri , nonché eventualmente degli enti locali e regionali in caso di gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero.

Motivazione

Ricordare il ruolo degli enti locali.

Emendamento 26

Allegato II, parte A, punto III

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Numero di azioni e migliori pratiche che contribuiscono direttamente all’obiettivo di sviluppo sostenibile 3.4/Stato membro.

Numero di azioni e migliori pratiche che contribuiscono direttamente all’obiettivo di sviluppo sostenibile 3.4/Stato membro , comprese, se del caso, le migliori pratiche a livello locale e regionale .

Motivazione

Evidente.

Emendamento 27

Allegato II, parte A, punto IV

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Attuazione delle migliori pratiche da parte degli Stati membri dell’UE.

Attuazione delle migliori pratiche da parte degli Stati membri dell’UE e degli enti locali e regionali competenti in materia di salute .

Motivazione

Ricordare il ruolo degli enti locali e le competenze concorrenti in materia di sanità.

Emendamento 28

Allegato II, parte B, punto I

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

numero di Stati membri che hanno migliorato la preparazione e la pianificazione della risposta;

numero di Stati membri ed eventualmente di enti locali e regionali che hanno migliorato la preparazione e la pianificazione della risposta;

Motivazione

Ricordare il ruolo degli enti locali.

II.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

sottolinea il proprio impegno a dare la priorità «alla salute a livello europeo, e sostenere gli enti regionali e locali sia nella lotta contro il cancro e le epidemie di malattie infettive nell’ambito della cooperazione sanitaria transfrontaliera sia nella modernizzazione dei sistemi sanitari»;

2.

riconosce che la proposta della Commissione europea è conforme ai principi di sussidiarietà e di proporzionalità;

3.

deplora le gravi conseguenze della pandemia di Covid-19, che non sono state previste, ma che possono essere superate attraverso una stretta cooperazione e meccanismi consolidati;

4.

sottolinea che i comuni, le città, gli enti locali e regionali e gli istituti pubblici sono in prima linea nella pandemia di Covid-19, attraverso l’adozione di misure sanitarie (acquisto di attrezzature mediche, assunzione di personale medico, ecc.) e misure di emergenza per affrontare i vari aspetti della pandemia, siano essi sociali, economici o logistici;

5.

invita le istituzioni europee ad intraprendere misure rigorose, nell’ambito delle loro competenze, attraverso l’adozione di iniziative volte a fornire una risposta mirata alla crisi della Covid-19 e la condivisione della relativa esperienza, al fine di anticipare una futura crisi sanitaria; ricorda che la preparazione e l’attuazione di queste misure dovranno avvenire nell’ambito di una cooperazione con le autorità nazionali e gli enti locali e regionali competenti in materia di pubblica sanità;

6.

prende atto dei risultati di un’indagine dell’Eurobarometro del 2017, in risposta alla quale oltre il 70 % degli europei ha chiesto un maggior impegno dell’UE nel settore della salute.

7.

sottolinea che questo importante programma di finanziamento della sanità per il periodo 2021-2027 deve sostenere azioni volte ad affrontare le sfide comuni e a lungo termine delle politiche in materia di sanità pubblica nell’UE e negli Stati membri, tra cui, in particolare, l’anticipazione di altre crisi dello stesso tipo, le disuguaglianze sanitarie, l’accesso all’assistenza, le migrazioni, l’invecchiamento demografico, la sicurezza dei pazienti e un’assistenza sanitaria di alta qualità a livello locale, regionale, nazionale e dell’UE;

8.

sottolinea che il programma UE per la salute non deve concentrarsi soltanto sulla gestione della crisi, bensì deve contribuire, attraverso la ripresa post Covid-19, a un miglioramento significativo della salute della popolazione dell’UE, rafforzando la resilienza dei sistemi sanitari, promuovendo l’innovazione nel settore sanitario e integrando la prevenzione e la promozione della salute come strumenti di sviluppo sostenibile.

La salute dei cittadini dell’Unione, un diritto fondamentale

9.

prende in considerazione la crisi attraversata dall’Unione europea dall’inizio della pandemia di Covid-19, il 10 marzo 2020, la cui dimensione umana è molto importante, al pari degli effetti negativi sulla salute dei cittadini;

10.

fa appello a un contributo della salute al modello sociale europeo, segnatamente al pilastro europeo dei diritti sociali;

11.

rammenta che la salute è uno dei diritti fondamentali, e che la sanità è un servizio di interesse generale che non può essere trattato come un servizio commerciale;

12.

ricorda che affrontare le disuguaglianze sanitarie, risultato di disuguaglianze sociali evitabili, è uno dei principali obiettivi e un mezzo efficace per promuovere la sicurezza sanitaria e la sicurezza dei sistemi sanitari.

Obiettivi e ruolo del programma «UE per la salute» (UE4Health)

13.

sottolinea che il programma UE per la salute ha l’obiettivo di rafforzare la sicurezza sanitaria e la prevenzione, di migliorare il coordinamento delle capacità di assistenza sanitaria e di preparare l’UE alle future crisi sanitarie, e che il bilancio di 1,7 miliardi di euro previsto dal Consiglio europeo del 20 luglio 2020 non sarà sufficiente per conseguire tale obiettivo;

14.

sottolinea l’importanza del principio «la salute in tutte le politiche» e pertanto la necessità di coordinare e articolare questo programma con altri programmi dell’UE, in particolare il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo di coesione per le infrastrutture mediche, Orizzonte Europa per la ricerca e l’innovazione in ambito sanitario e il FSE + per la formazione e il sostegno ai gruppi vulnerabili nell’accesso all’assistenza sanitaria; chiede inoltre che nell’utilizzazione di tali fondi vengano favorite le sinergie;

15.

accoglie con favore la proposta della Commissione europea di istituire un programma sanitario specifico anche nel corso del prossimo periodo finanziario 2021-2027, ma si rammarica del fatto che il Consiglio europeo abbia ridotto il finanziamento aggiuntivo di 7,7 miliardi di euro che la Commissione proponeva di assegnare, nell’ambito del piano europeo di ripresa, al programma dell’UE per la salute intitolato Imparare dalla crisi e affrontare le sfide strategiche dell’Europa, contraddicendo così le ambizioni di tale programma;

16.

ritiene che il programma UE per la salute potrebbe consentire all’UE di dotarsi di un numero maggiore di strumenti più efficaci, che consentano un’azione rapida, decisiva e coordinata con gli Stati membri, con la partecipazione degli enti locali e regionali competenti in materia di pubblica sanità, sia per prepararsi alle crisi che per gestirle, ma anche per migliorare il funzionamento e le prestazioni dei sistemi sanitari dell’UE in generale;

17.

ritiene essenziale che l’Unione si doti di risorse pari all’ambizione che ha manifestato, sostenendo i programmi di investimento nel campo della ricerca, della produzione di prodotti farmaceutici e di dispositivi di protezione della popolazione;

18.

sottolinea che il programma è inteso anche a costituire riserve di medicinali e di attrezzature mediche, di personale e di esperti sanitari, nonché a fornire assistenza tecnica;

19.

ritiene che, alla luce dell’esperienza della pandemia di Covid-19, l’UE dovrebbe mobilitare risorse considerevoli per migliorare la sua capacità di prevenire, preparare e gestire le minacce e le crisi sanitarie e per sviluppare la cooperazione tra gli Stati membri in questo settore. Allo stesso tempo è importante che l’azione dell’Unione in materia di promozione della salute e prevenzione delle malattie continui a essere prioritaria;

20.

ritiene necessario destinare risorse finanziarie alle diverse forme di cooperazione transfrontaliera in campo sanitario, quali le reti di riferimento europee (ERN) per la prestazione di cure altamente specializzate e la cura delle malattie rare, la valutazione delle tecnologie sanitarie (HTA) e lo sviluppo di approcci digitali nell’ambito della salute, come avviene già attualmente e nel rispetto del diritto degli Stati membri in relazione alla configurazione, all’organizzazione e al finanziamento dei loro sistemi sanitari. È inoltre indispensabile compiere sforzi importanti per combattere la resistenza agli antibiotici, una minaccia per la salute che richiede cooperazione a livello sia europeo che mondiale;

21.

ricorda che uno degli obiettivi del programma «UE per la salute» è ridurre di un terzo la mortalità prematura da qui al 2030, e che tale obiettivo sarà raggiunto attraverso la lotta contro le malattie non trasmissibili, grazie a una diagnosi, a una prevenzione e a un’assistenza migliori, in particolare per il cancro, le malattie cardiovascolari, il diabete e i problemi di salute mentale.

Un invito alla cooperazione

22.

fa presente che il programma UE per la salute dovrebbe essere concepito in modo da consolidare i sistemi regionali finanziando iniziative quali il sostegno e la consulenza adattati specificamente a ciascun paese per migliorare l’assistenza sanitaria; la formazione di operatori sanitari da impiegare in tutta l’Unione; la valutazione dello stato di preparazione e dei dispositivi di risposta degli Stati membri; l’esecuzione di sperimentazioni cliniche per accelerare lo sviluppo di farmaci e vaccini; la cooperazione con partner transfrontalieri; l’esecuzione di studi, raccolte di dati e analisi comparative;

23.

accoglie con favore le misure già adottate dalla Commissione europea per consentire all’UE di fornire maggiore sostegno, il che è essenziale per alleviare gli sforzi sostenuti dagli Stati membri nell’affrontare l’attuale crisi della Covid-19;

24.

ritiene necessario che si tenga conto della prospettiva di genere nella progettazione e nell’analisi delle azioni condotte nell’ambito del nuovo programma per la salute;

25.

ritiene che gli sforzi compiuti nel quadro del nuovo programma per la salute debbano essere concepiti in modo da contribuire allo sviluppo di una società sostenibile sul piano sia sociale che ambientale;

26.

invita le regioni dell’UE e gli altri attori dell’UE a cooperare per garantire una migliore attuazione dei vari elementi del programma UE per la salute, nonché delle azioni elencate nella comunicazione della Commissione europea sulla preparazione sanitaria a breve termine dell’UE per affrontare i focolai di Covid-19;

27.

sottolinea l’urgente necessità di rafforzare le capacità delle istituzioni dell’UE in materia di intervento sanitario e di gestione delle crisi, in particolare attraverso il coinvolgimento diretto delle strutture sanitarie locali e regionali;

28.

ritiene che occorra aumentare l’efficacia e la resilienza dei sistemi sanitari nazionali: incoraggiando gli investimenti nei programmi di prevenzione delle malattie; sostenendo lo scambio di buone pratiche; promuovendo la cooperazione internazionale; e migliorando l’accesso alle prestazioni sanitarie;

29.

tiene conto del fatto che il programma è volto a colmare le lacune evidenziatesi nel corso della pandemia e che pertanto gli Stati membri sono i principali responsabili delle politiche sanitarie, mentre l’Unione europea può integrare e sostenere le misure nazionali e adottare normative in settori specifici;

30.

sottolinea l’esigenza di cooperazione nell’UE in materia di sviluppo, produzione e distribuzione di vaccini nell’ambito del programma Orizzonte Europa;

31.

sottolinea la necessità di sostenere il coinvolgimento degli enti locali e regionali nella gestione dei sistemi sanitari, come nella definizione delle priorità e nell’attuazione del programma, in considerazione del loro ruolo essenziale in materia di salute, prevenzione e sostegno, e ritiene che ai fini dell’efficienza di un meccanismo volto a migliorare lo stato di salute della popolazione, dalla prevenzione alla modulazione dell’assistenza, occorra un adeguamento ai dati in materia di sanità pubblica di ciascuna regione.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(12)  Conclusioni del Consiglio sui valori e principi comuni dei sistemi sanitari dell’Unione europea (GU C 146 del 22.6.2006, pag. 1).

(12)  Conclusioni del Consiglio sui valori e principi comuni dei sistemi sanitari dell’Unione europea (GU C 146 del 22.6.2006, pag. 1).


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/150


Parere del Comitato europeo delle regioni - Un meccanismo di protezione civile dell’Unione rafforzato

(2020/C 440/23)

Relatore:

Alberto CIRIO (IT/PPE) presidente della regione Piemonte

Testo di riferimento:

Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la decisione n. 1313/2013/UE su un meccanismo unionale di protezione civile

COM(2020) 220 final

I.   PROPOSTE DI EMENDAMENTO

Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la decisione n. 1313/2013/UE su un meccanismo unionale di protezione civile

COM(2020) 220 final

Emendamento 1

Considerando 2

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

2)

Pur riconoscendo la responsabilità primaria degli Stati membri nella prevenzione, preparazione e risposta alle catastrofi naturali e provocate dall’uomo, il meccanismo unionale promuove la solidarietà fra gli Stati membri conformemente all’articolo 3, paragrafo 3, del trattato sull’Unione europea.

2)

Pur riconoscendo che la responsabilità primaria nella prevenzione, preparazione e risposta alle catastrofi naturali e provocate dall’uomo spetta agli Stati membri e alle loro autorità regionali , il meccanismo unionale , e in particolare rescEU, promuove la solidarietà fra gli Stati membri conformemente all’articolo 3, paragrafo 3, del trattato sull’Unione europea integrando le capacità esistenti degli Stati membri e delle regioni, rendendo possibili una preparazione e una risposta più efficaci, laddove le capacità a livello nazionale, regionale e locale non sono sufficienti .

Motivazione

Va riconosciuto che le capacità differiscono non solo tra gli Stati membri, ma anche tra le loro regioni. L’azione complementare dell’UE dovrebbe pertanto mettere a punto un approccio differenziato in funzione delle diverse esigenze a livello regionale.

Emendamento 2

Considerando 6

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

6)

Al fine di migliorare la pianificazione in materia di prevenzione e preparazione, l’Unione dovrebbe continuare a incentivare investimenti nella prevenzione delle catastrofi in tutti i settori e approcci globali nella gestione dei rischi che sono alla base della prevenzione e della preparazione, adottando un approccio multirischio e un approccio basato sugli ecosistemi e tenendo conto dei probabili impatti dei cambiamenti climatici, in stretta cooperazione con le comunità scientifiche pertinenti e gli operatori economici chiave. A tal fine, occorre dare priorità ad approcci intersettoriali e multirischio basati su obiettivi a livello di Unione in materia di resilienza che contribuiscano ad una definizione di riferimento delle capacità e della preparazione. La Commissione deve collaborare con gli Stati membri al momento di definire gli obiettivi in materia di resilienza a livello di Unione.

6)

Al fine di migliorare la pianificazione in materia di prevenzione e preparazione, l’Unione dovrebbe continuare a incentivare investimenti nella prevenzione delle catastrofi in tutti i settori e approcci globali nella gestione dei rischi che sono alla base della prevenzione e della preparazione, adottando un approccio multirischio e un approccio basato sugli ecosistemi e tenendo conto dei probabili impatti dei cambiamenti climatici, in stretta cooperazione con le comunità scientifiche pertinenti e gli operatori economici chiave. A tal fine, occorre dare priorità ad approcci intersettoriali e multirischio basati su lle diverse esigenze degli Stati membri e delle regioni dell’UE al fine di rafforzarne le capacità e migliorare la resilienza e la preparazione complessive dell’UE . La Commissione deve collaborare con gli Stati membri e gli enti locali e regionali al momento di definire gli obiettivi in materia di resilienza a livello di Unione.

Motivazione

Gli sforzi dell’UE vanno differenziati per tenere conto delle diverse capacità degli Stati membri e delle regioni dell’UE.

Emendamento 3

Considerando 8

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

8)

In quanto centro operativo a livello dell’Unione attivo 24 ore su 24 e sette giorni su sette e dotato della capacità di seguire e sostenere in tempo reale operazioni in vari tipi di emergenze, all’interno e all’esterno dell’Unione, il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze («ERCC») dovrebbe essere ulteriormente rafforzato. In particolare si dovrebbe rafforzare il coordinamento dell’ERCC con i sistemi nazionali di gestione delle crisi e le autorità di protezione civile degli Stati membri, ma anche con altri organismi competenti dell’Unione. I lavori dell’ERCC si avvalgono di competenze scientifiche, tra cui quelle fornite dal Centro comune di ricerca della Commissione europea.

8)

In quanto centro operativo a livello dell’Unione attivo 24 ore su 24 e sette giorni su sette e dotato della capacità di seguire e sostenere in tempo reale operazioni in vari tipi di emergenze, all’interno e all’esterno dell’Unione, il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze («ERCC») dovrebbe essere ulteriormente rafforzato. In particolare si dovrebbe rafforzare il coordinamento dell’ERCC con i sistemi nazionali e regionali di gestione delle crisi e le autorità di protezione civile degli Stati membri, ma anche con altri organismi competenti dell’Unione. I lavori dell’ERCC si avvalgono di competenze scientifiche, tra cui quelle fornite dal Centro comune di ricerca della Commissione europea.

Motivazione

L’articolazione interna degli Stati membri e la natura di determinate emergenze può richiedere, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti di conoscenza e formazione, un’interlocuzione anche con i sistemi regionali di risposta alle crisi.

Emendamento 4

Considerando 9

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

 

9 bis)

Il meccanismo unionale e rescEU dovrebbero essere sviluppati in modo tale da consentire all’Unione di rispondere efficacemente a un’ampia gamma di emergenze, oltre a quelle sanitarie. Ad esempio, i cambiamenti climatici stanno portando a un aumento delle catastrofi naturali, come gli incendi o le inondazioni. È pertanto essenziale che il meccanismo unionale preveda anche capacità sufficienti per intervenire nel caso di catastrofi naturali.

Motivazione

Evidente.

Emendamento 5

Considerando 11

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

11)

Le risorse di rescEU acquistate, affittate, noleggiate o altrimenti acquisite dagli Stati membri potrebbero essere utilizzate a fini nazionali, ma solo se non sono utilizzate o necessarie nello stesso tempo per operazioni di risposta nell’ambito del meccanismo unionale.

11)

Le risorse di rescEU acquistate, affittate, noleggiate o altrimenti acquisite dalla Commissione o dagli Stati membri potrebbero essere utilizzate a fini nazionali, ma solo se non sono utilizzate o necessarie nello stesso tempo per operazioni di risposta nell’ambito del meccanismo unionale.

Motivazione

La disponibilità di risorse di rescEU per uso nazionale non dovrebbe dipendere dal fatto che siano acquistate, affittate, noleggiate o altrimenti acquisite dalla Commissione o dagli Stati membri.

Emendamento 6

Articolo 1, paragrafo 2

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

2)

L’articolo 6 è così modificato:

2)

L’articolo 6 è così modificato:

 

c)

È aggiunto il seguente paragrafo 5:

«5.   La Commissione definisce gli obiettivi dell’Unione in materia di resilienza alle catastrofi per sostenere le azioni di prevenzione e preparazione. Gli obiettivi di resilienza alle catastrofi garantiscono una base comune per mantenere le funzioni essenziali della società di fronte agli effetti a cascata di una catastrofe con gravi ripercussioni e per garantire il funzionamento del mercato interno. Gli obiettivi si basano su scenari prospettici che includono gli impatti dei cambiamenti climatici sul rischio di catastrofi, dati relativi ad eventi passati e l’analisi dell’impatto intersettoriale, prestando particolare attenzione alle persone vulnerabili.

 

c)

È aggiunto il seguente paragrafo 5:

«5.   La Commissione definisce gli obiettivi dell’Unione in materia di resilienza alle catastrofi per sostenere azioni di prevenzione e preparazione in consultazione con gli Stati membri e gli enti locali e regionali . Gli obiettivi di resilienza alle catastrofi garantiscono una base comune per mantenere le funzioni essenziali della società di fronte agli effetti a cascata di una catastrofe con gravi ripercussioni e per garantire il funzionamento del mercato interno. Gli obiettivi si basano su scenari prospettici che includono gli impatti dei cambiamenti climatici sul rischio di catastrofi, dati relativi ad eventi passati e l’analisi dell’impatto intersettoriale, prestando particolare attenzione alle persone vulnerabili.

 

 

Alla Commissione è conferito il potere di adottare, ove necessario, atti delegati conformemente all’articolo 30 per definire gli obiettivi dell’Unione in materia di resilienza alle catastrofi.»;

 

 

La Commissione propone una decisione del Parlamento europeo e del Consiglio per l’adozione degli obiettivi dell’Unione in materia di resilienza alle catastrofi.»;

Motivazione

È essenziale garantire che gli obiettivi generali e gli obiettivi a livello dell’Unione siano sviluppati e definiti in consultazione con i rappresentanti dei livelli nazionale e subnazionale.

Al fine di rispecchiare la condivisione degli obiettivi i relativi atti di approvazione dovrebbero essere soggetti all’accordo del Parlamento europeo e del Consiglio.

Emendamento 7

Articolo 1, paragrafo 3

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

3)

L’articolo 7 è sostituito dal seguente:

(3)

L’articolo 7 è sostituito dal seguente:

 

«Articolo 7

Centro di coordinamento della risposta alle emergenze

 

«Articolo 7

Centro di coordinamento della risposta alle emergenze

 

1.   È istituito un Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (ERCC). L’ERCC garantisce una capacità operativa 24 ore su 24 e sette giorni su sette ed è al servizio degli Stati membri e della Commissione nel perseguimento degli obiettivi del meccanismo unionale.

 

1.   È istituito un Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (ERCC). L’ERCC garantisce una capacità operativa 24 ore su 24 e sette giorni su sette ed è al servizio degli Stati membri e della Commissione nel perseguimento degli obiettivi del meccanismo unionale.

 

In particolare l’ERCC coordina, monitora e coadiuva in tempo reale la risposta alle emergenze a livello dell’Unione. L’ERCC opera a stretto contatto con i sistemi nazionali di gestione delle crisi, le autorità della protezione civile e i pertinenti organismi dell’Unione.

 

In particolare l’ERCC monitora e coadiuva in tempo reale la risposta alle emergenze a livello dell’Unione. L’ERCC fornisce supporto ai sistemi nazionali e , se pertinente, regionali, di gestione delle crisi, alle autorità della protezione civile e ai pertinenti organismi dell’Unione.

 

2.   L’ERCC dispone di capacità operative , analitiche, di monitoraggio, di gestione delle informazioni e di comunicazione per affrontare un’ampia gamma di emergenze all’interno e all’esterno dell’Unione.»;

 

2.   L’ERCC dispone di capacità logistiche , analitiche, di monitoraggio, di gestione delle informazioni e di comunicazione al servizio dei sistemi nazionali di gestione delle crisi, all’interno e all’esterno dell’Unione.»;

Motivazione

L’ERCC deve agevolare e supportare l’azione dei sistemi nazionali — e regionali, se pertinente — di risposta alle crisi, evitando sovrapposizioni che rischierebbero di creare confusione nelle responsabilità di reazione all’emergenza.

Emendamento 8

Articolo 1, paragrafo 6

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

6)

L’articolo 10 è sostituito dal seguente:

6)

L’articolo 10 è sostituito dal seguente:

 

«Articolo 10

Pianificazione della resilienza alle catastrofi

 

«Articolo 10

Pianificazione della resilienza alle catastrofi

 

1.   La Commissione e gli Stati membri collaborano per migliorare la pianificazione della resilienza intersettoriale, sia per le catastrofi naturali che per quelle provocate dall’uomo che possono avere un effetto transfrontaliero, ivi compresi gli impatti negativi dei cambiamenti climatici. La pianificazione della resilienza comprende l’elaborazione di scenari a livello di Unione per la prevenzione e la risposta alle catastrofi sulla base delle valutazioni del rischio di cui all’articolo 6, paragrafo 1, lettera a), e la panoramica dei rischi di cui all’articolo 5, paragrafo 1, lettera c), la pianificazione della gestione dei rischi di catastrofi di cui all’articolo 6, paragrafo 1, lettera c), i dati sulle perdite dovute a catastrofi, di cui all’articolo 6, paragrafo 1, lettera f), la mappatura delle attività e lo sviluppo di piani per la mobilitazione dei mezzi di risposta, tenendo conto degli obiettivi dell’Unione in materia di resilienza alle catastrofi di cui all’articolo 6, paragrafo 5.

 

1.   La Commissione e gli Stati membri , in consultazione con gli enti locali e regionali, collaborano per migliorare la pianificazione della resilienza intersettoriale, sia per le catastrofi naturali che per quelle provocate dall’uomo che possono avere un effetto transfrontaliero, ivi compresi gli impatti negativi dei cambiamenti climatici. La pianificazione della resilienza comprende l’elaborazione di scenari a livello di Unione per la prevenzione e la risposta alle catastrofi sulla base delle valutazioni del rischio di cui all’articolo 6, paragrafo 1, lettera a), e la panoramica dei rischi di cui all’articolo 5, paragrafo 1, lettera c), la pianificazione della gestione dei rischi di catastrofi di cui all’articolo 6, paragrafo 1, lettera c), i dati sulle perdite dovute a catastrofi, di cui all’articolo 6, paragrafo 1, lettera f), la mappatura delle attività e lo sviluppo di piani per la mobilitazione dei mezzi di risposta, tenendo conto degli obiettivi dell’Unione in materia di resilienza alle catastrofi di cui all’articolo 6, paragrafo 5.

 

2.   […]»;

 

2.   […]»;

Motivazione

È essenziale garantire che i lavori in materia di pianificazione della resilienza alle catastrofi e di elaborazione di scenari coinvolgano anche i livelli regionale e locale, in quanto livelli più direttamente interessati.

Emendamento 9

Articolo 1, paragrafo 8

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

8)

L’articolo 12 è così modificato:

8)

L’articolo 12 è così modificato:

 

a)

I paragrafi 2 e 3 sono sostituiti dai seguenti:

 

a)

I paragrafi 2 e 3 sono sostituiti dai seguenti:

 

 

«2.   […]

 

 

«2.   […]

 

 

3.   Le risorse di rescEU sono acquistate, affittate, noleggiate e/o altrimenti acquisite dalla Commissione o dagli Stati membri. La Commissione può acquistare, affittare, noleggiare o altrimenti acquisire risorse di rescEU per immagazzinare e distribuire forniture o fornire servizi agli Stati membri, a seguito di procedure di appalto nel rispetto delle regole finanziarie dell’Unione. In caso di acquisizione, affitto, noleggio o acquisizione di altro tipo di risorse di rescEU, la Commissione può concedere agli Stati membri sovvenzioni dirette senza la pubblicazione di un invito a presentare proposte.

 

 

3.   Le risorse di rescEU sono acquistate, affittate, noleggiate e/o altrimenti acquisite dalla Commissione o dagli Stati membri. La Commissione può acquistare, affittare, noleggiare o altrimenti acquisire risorse di rescEU per immagazzinare e distribuire forniture o fornire servizi agli Stati membri, a seguito di procedure di appalto nel rispetto delle regole finanziarie dell’Unione. Qualora acquisti tali risorse, la Commissione ne mantiene la proprietà anche quando queste sono distribuite agli Stati membri, salvo nel caso in cui non siano riutilizzabili. In caso di acquisizione, affitto, noleggio o acquisizione di altro tipo di risorse di rescEU, la Commissione può concedere agli Stati membri sovvenzioni dirette senza la pubblicazione di un invito a presentare proposte.

 

 

Per acquisire risorse di rescEU, la Commissione e gli Stati membri che lo desiderano possono avviare una procedura di aggiudicazione congiunta condotta a norma dell’articolo 165 del regolamento finanziario.

 

 

Per acquisire risorse di rescEU, la Commissione e gli Stati membri che lo desiderano possono avviare una procedura di aggiudicazione congiunta condotta a norma dell’articolo 165 del regolamento finanziario.

 

 

Le risorse di rescEU sono ubicate negli Stati membri che acquistano, affittano, noleggiano o acquisiscono altrimenti detti mezzi. Al fine di rafforzare la resilienza dell’Unione, le risorse di rescEU acquistate, affittate, noleggiate o altrimenti acquisite dalla Commissione devono essere strategicamente ubicate nel territorio dell’Unione. In consultazione con gli Stati membri, le risorse di rescEU acquistate, affittate, noleggiate o altrimenti acquisite dalla Commissione potrebbero anche essere ubicate in paesi terzi tramite reti fidate gestite da organizzazioni internazionali pertinenti.»;

 

 

Le risorse di rescEU sono ubicate negli Stati membri che acquistano, affittano, noleggiano o acquisiscono altrimenti detti mezzi. Al fine di rafforzare la resilienza dell’Unione, le risorse di rescEU acquistate, affittate, noleggiate o altrimenti acquisite dalla Commissione devono essere strategicamente ubicate nel territorio dell’Unione. In consultazione con gli Stati membri, le risorse di rescEU acquistate, affittate, noleggiate o altrimenti acquisite dalla Commissione potrebbero anche essere ubicate in paesi terzi tramite reti fidate gestite da organizzazioni internazionali pertinenti.»;

Motivazione

In tal modo si garantisce che le risorse siano destinate alle regioni d’Europa che risultano più bisognose in base alla valutazione condotta dalla Commissione.

Emendamento 10

Articolo 1, paragrafo 14

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

L’articolo 20 bis è sostituito dal seguente:

L’articolo 20 bis è sostituito dal seguente:

«Articolo 20 bis

Visibilità e riconoscimenti

«Articolo 20 bis

Visibilità e riconoscimenti

1.   I destinatari dei finanziamenti dell’Unione e i beneficiari dell’assistenza fornita rendono nota l’origine e garantiscono la visibilità dei finanziamenti dell’Unione (in particolare quando promuovono le azioni e i loro risultati) diffondendo informazioni coerenti, efficaci, proporzionate e mirate destinate a pubblici diversi, tra cui i media e il grande pubblico.

1.   I destinatari dei finanziamenti dell’Unione e i beneficiari dell’assistenza fornita rendono nota l’origine e garantiscono la visibilità dei finanziamenti dell’Unione (in particolare quando promuovono le azioni e i loro risultati) diffondendo informazioni coerenti, efficaci, proporzionate e mirate destinate a pubblici diversi, tra cui i media e il grande pubblico.

All’assistenza o ai finanziamenti forniti nel quadro della presente decisione viene data adeguata visibilità. In particolare, gli Stati membri assicurano che la comunicazione pubblica concernente le operazioni finanziate nell’ambito del meccanismo unionale:

All’assistenza o ai finanziamenti forniti nel quadro della presente decisione viene data adeguata visibilità. In particolare, gli Stati membri assicurano che la comunicazione pubblica concernente le operazioni finanziate nell’ambito del meccanismo unionale:

includa adeguati riferimenti al meccanismo unionale;

includa adeguati riferimenti al meccanismo unionale;

fornisca un’identità visiva alle risorse finanziate o co-finanziate dal meccanismo unionale;

fornisca un’identità visiva alle risorse finanziate o co-finanziate dal meccanismo unionale;

diffonda le azioni con l’emblema dell’Unione;

diffonda le azioni con l’emblema dell’Unione;

comunica in modo proattivo il sostegno dell’Unione ai media nazionali e ai portatori di interessi nonché ai loro canali di comunicazione;

comunica in modo proattivo il sostegno dell’Unione ai media nazionali e ai portatori di interessi nonché ai loro canali di comunicazione;

sostiene le azioni di comunicazione della Commissione relative alle operazioni.

sostiene le azioni di comunicazione della Commissione relative alle operazioni.

2.   La Commissione realizza azioni di informazione e comunicazione sulla presente decisione, sulle singole azioni e sui risultati. Le risorse finanziarie destinate alla presente decisione contribuiscono anche alla comunicazione istituzionale delle priorità politiche dell’Unione nella misura in cui si riferiscono agli obiettivi di cui all’articolo 3, paragrafo 1.

2.   La Commissione realizza azioni di informazione e comunicazione sulla presente decisione, sulle singole azioni e sui risultati. Le risorse finanziarie destinate alla presente decisione contribuiscono anche alla comunicazione istituzionale delle priorità politiche dell’Unione nella misura in cui si riferiscono agli obiettivi di cui all’articolo 3, paragrafo 1.

3.   La Commissione conferisce medaglie per riconoscere e onorare gli impegni di lunga data e i contributi straordinari a favore del meccanismo unionale.»;

3.   La Commissione conferisce medaglie per riconoscere e onorare gli impegni di lunga data e i contributi straordinari a favore del meccanismo unionale.

 

4.     Quando le risorse di rescEU sono utilizzate per scopi nazionali, come da articolo 12, paragrafo 5, gli Stati membri, le regioni e le città riconoscono l’origine di tali risorse e garantiscono la visibilità dei finanziamenti dell’Unione utilizzati per acquisire tali mezzi.»

Motivazione

È importante promuovere l’azione dell’UE in tempi di crisi. La crisi della Covid-19 ha dimostrato che i periodi di crisi favoriscono l’ampia diffusione di notizie false.

Emendamento 11

Articolo 1, paragrafo 15

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

l’articolo 21 è così modificato:

l’articolo 21 è così modificato:

a)

al paragrafo 1, la lettera g) è sostituita dalla seguente:

«g)

nell’ambito del meccanismo unionale sviluppare la pianificazione della resilienza di cui all’articolo 10.»;

a)

al paragrafo 1, la lettera g) è sostituita dalla seguente:

«g)

nell’ambito del meccanismo unionale sviluppare la pianificazione della resilienza di cui all’articolo 10.»;

b)

Il paragrafo 3 è sostituito dal seguente:

b)

Il paragrafo 3 è sostituito dal seguente:

 

«3.   L’assistenza finanziaria per l’azione di cui al paragrafo 1, lettera j), copre i costi necessari per garantire la disponibilità e la possibilità di mobilitare le risorse di rescEU nell’ambito del meccanismo unionale, conformemente al secondo comma del presente paragrafo. Le categorie dei costi ammissibili necessari per garantire la disponibilità e la possibilità di mobilitare le risorse di rescEU sono definite nell’allegato I bis.

 

«3.   L’assistenza finanziaria per l’azione di cui al paragrafo 1, lettera j), copre i costi necessari per garantire la disponibilità e la possibilità di mobilitare le risorse di rescEU nell’ambito del meccanismo unionale, conformemente al secondo comma del presente paragrafo. Le categorie dei costi ammissibili necessari per garantire la disponibilità e la possibilità di mobilitare le risorse di rescEU sono definite nell’allegato I bis.

 

Alla Commissione è conferito il potere di adottare atti delegati conformemente all’articolo 30 per modificare l’allegato I bis relativamente alle categorie di costi ammissibili.

 

Alla Commissione è conferito il potere di adottare atti delegati conformemente all’articolo 30 per modificare l’allegato I bis relativamente alle categorie di costi ammissibili.

 

L’assistenza finanziaria di cui al presente paragrafo può essere attuata mediante programmi di lavoro pluriennali. Per le azioni di durata superiore a un anno, gli impegni di bilancio possono essere frazionati in rate annuali.»;

 

L’assistenza finanziaria di cui al presente paragrafo può essere attuata mediante programmi di lavoro pluriennali. Per le azioni di durata superiore a un anno, gli impegni di bilancio possono essere frazionati in rate annuali.».

c)

il paragrafo 4 è soppresso.

 

Motivazione

Anche i costi per fronteggiare questo tipo di rischi dovrebbero continuare ad essere coperti dall’assistenza finanziaria dell’Unione.

II.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

ribadisce la sua richiesta di potenziare in modo significativo le capacità di intervento dell’UE in caso di emergenze e catastrofi, con il coinvolgimento delle strutture nazionali, locali e regionali di risposta alle emergenze e nel rispetto del principio di sussidiarietà di cui all’articolo 196 del TFUE;

2.

chiede il pieno coinvolgimento degli enti locali e regionali nel processo decisionale dell’UE, dal momento che sono i primi a essere colpiti in caso di catastrofi e il primo livello di governance a rispondere in caso di emergenza;

3.

accoglie con favore la proposta di sviluppare obiettivi dell’Unione in materia di resilienza alle catastrofi a sostegno delle azioni di prevenzione e preparazione; sottolinea, tuttavia, che ciò deve avvenire in collaborazione non solo con gli Stati membri ma anche con gli enti locali e regionali;

4.

sostiene il rafforzamento della capacità immediata e a lungo termine dell’UE di reagire alle emergenze, sempre sotto il controllo operativo dell’autorità competente a livello locale, ma sottolinea che è necessaria una maggiore flessibilità anche per mobilitare le risorse di rescEU al fine di rispondere efficacemente non solo alle crisi sanitarie ma ad altre emergenze su vasta scala;

5.

accoglie con favore il rafforzamento pari a 1,9 miliardi di EUR della dotazione di rescEU nell’ambito del nuovo strumento per la ripresa Next Generation UE, aumento che ne porta la dotazione totale a 3 miliardi di EUR per il prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027. Pertanto, un rapido accordo sul bilancio dell’UE e la sua veloce adozione sono essenziali se si vuole che l’UE abbia più mezzi per prepararsi e reagire alle future emergenze su vasta scala;

6.

sottolinea che, mentre Next Generation EU è un positivo rafforzamento temporaneo e una tantum, è necessario un impegno e un rafforzamento a lungo termine per potenziare ulteriormente il meccanismo di protezione civile dell’UE e i suoi strumenti, quali rescEU e il corpo medico europeo;

7.

concorda sul fatto che la Commissione dovrebbe essere in grado di fornire direttamente risorse di rescEU per sostenere gli Stati membri in una situazione di emergenza di grande portata, in quanto ciò consentirebbe di alleggerire l’onere finanziario e amministrativo a carico degli Stati membri e consentirebbe all’UE di intervenire più rapidamente per garantire la sufficiente disponibilità di risorse strategiche quando gli Stati membri sono sollecitati oltre le loro capacità;

8.

concorda sul fatto che, oltre alla disponibilità di risorse strategiche, in caso di emergenza è necessaria un’adeguata capacità logistica e di trasporto, compresi servizi dotati di aerei multifunzionali, per poter reagire rapidamente e fornire assistenza urgente.

Messaggi principali

9.

Fa riferimento al suo impegno, espresso nella risoluzione sulle priorità 2020-2025 del Comitato europeo delle regioni, a propugnare «il coordinamento delle misure e del sostegno dell’UE alle strutture nazionali, regionali e locali di risposta alle emergenze, per poter far fronte alle minacce sanitarie e alle situazioni di crisi, nel rispetto del principio di sussidiarietà»;

10.

ricorda l’articolo 196 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, secondo cui «l’Unione incoraggia la cooperazione tra gli Stati membri al fine di rafforzare l’efficacia dei sistemi di prevenzione e di protezione dalle calamità naturali o provocate dall’uomo»;

11.

si rammarica che la pandemia di Covid-19 abbia avuto conseguenze su vasta scala che non potevano essere previste, ma ritiene che essa possa essere superata grazie a solidi meccanismi di cooperazione e consolidamento;

12.

osserva che ogni crisi rappresenta un banco di prova per la solidarietà dell’UE e dei suoi Stati membri, come dimostrato recentemente dall’attuale pandemia di Covid-19, e come rappresentante degli enti locali e regionali, crede fermamente nella necessità di una risposta europea coordinata in uno spirito di autentica solidarietà;

13.

accoglie con favore, in tale contesto, l’adozione da parte delle istituzioni europee, nel quadro delle loro competenze, di misure forti, con iniziative finalizzate a una risposta mirata alla crisi della Covid-19; è urgente gettare le basi per una maggiore resilienza dell’Unione europea a tutti i livelli;

14.

sottolinea che, come dimostrato dall’attuale crisi, è estremamente importante rafforzare il coordinamento tra gli Stati membri, tra tutti i livelli di governo e attraverso le frontiere;

15.

osserva che, a seguito della pandemia di Covid-19, occorre riesaminare a fondo anche il meccanismo di protezione civile dell’Unione e che le modifiche specifiche ora proposte devono mirare a migliorare e rafforzare, sulla base delle esperienze acquisite in tale frangente, il meccanismo dell’Unione nonché consentire sia all’UE sia agli Stati membri di essere meglio preparati e di reagire in modo rapido ed efficace alle future grandi crisi di forte impatto, rispettando, in tale contesto, la ripartizione delle competenze prevista dal TFUE tra l’UE, gli Stati membri e, in particolare, il livello locale;

16.

ribadisce la necessità di introdurre sistemi di allarme condivisi nelle zone transfrontaliere per conseguire procedure armonizzate per la comunicazione preventiva e la condivisione delle procedure operative in emergenza, nonché la necessità di creare banche dati condivise tra le nazioni confinanti, per individuare materiali, mezzi, attrezzature e specializzazione dei volontari, nonché dislocazione e logistica dei mezzi (1);

17.

è consapevole del fatto che i partecipanti principali al meccanismo di protezione civile dell’Unione sono gli Stati membri, ma ritiene che il meccanismo nel suo complesso trarrebbe beneficio da una maggiore attenzione alle esigenze e alle circostanze regionali e locali;

18.

chiede che l’azione dell’UE si concentri maggiormente sulla fornitura di un’assistenza tecnica per la formazione che serva a rafforzare le capacità di autoassistenza delle comunità, in modo tale da prepararle meglio a reagire alle catastrofi in una fase iniziale ma anche ad arginarle (2);

19.

ribadisce la necessità di rafforzare le piattaforme di e-learning, come il programma di formazione del meccanismo unionale di protezione civile, e di aumentare la disponibilità di corsi online aperti nel campo della protezione civile (3).

Analisi della sussidiarietà e della proporzionalità

La protezione civile è un ambito di competenza concorrente dell’UE e degli Stati membri, nel quale l’Unione opera per sostenere, coordinare o completare le azioni degli Stati membri (Articolo 196 TFUE). Il principio di sussidiarietà è chiaramente applicabile in questo campo.

La proposta attuale si prefigge di apportare alcune modifiche mirate alla decisione ai sensi della quale l’Unione europea sostiene, coordina e integra le azioni realizzate dagli Stati membri nel settore della protezione civile ai fini della prevenzione, della preparazione e della risposta a catastrofi naturali e provocate dall’uomo all’interno e all’esterno dei confini dell’Unione.

Come dimostrato dalla pandemia di Covid-19, nel caso di emergenze gravi che, per la loro entità e portata, colpiscono l’insieme dell’Unione europea è necessaria una risposta collettiva, coordinata e rapida al fine di evitare un approccio frammentato che limiterebbe l’efficacia della risposta dell’Unione. Le pressanti richieste di mobilitare risorse in misura sufficiente e di distribuirle in tutti gli Stati membri richiedono un’azione coordinata a livello dell’Unione in collaborazione con gli Stati membri.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  CdR 2018/6135.

(2)  CDR 2018/617.

(3)  CDR 2018/6135.


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/160


Parere del Comitato europeo delle regioni - Piano di ripresa per l’Europa a fronte della pandemia di Covid-19: dispositivo per la ripresa e la resilienza e strumento di sostegno tecnico

(2020/C 440/24)

Relatore generale:

Christophe ROUILLON (FR/PSE), sindaco di Coulaines

Testi di riferimento:

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un dispositivo per la ripresa e la resilienza

COM(2020) 408 final

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce uno strumento di sostegno tecnico

COM(2020) 409 final

I.   PROPOSTE DI EMENDAMENTO

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un dispositivo per la ripresa e la resilienza

Emendamento 1

COM(2020) 408 final — Considerando 3

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

A livello dell’Unione, il semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche («semestre europeo»), compresi i principi del pilastro europeo dei diritti sociali, costituisce il quadro di riferimento per individuare le priorità di riforma nazionali e monitorarne l’attuazione. Gli Stati membri elaborano le proprie strategie nazionali pluriennali di investimento a sostegno di tali riforme. È opportuno presentare dette strategie unitamente ai programmi nazionali di riforma annuali, in modo da delineare e coordinare i progetti di investimento prioritari da sostenere mediante finanziamenti nazionali e/o dell’Unione.

A livello dell’Unione, il semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche («semestre europeo»), che integra gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) e i principi del pilastro europeo dei diritti sociali, costituisce il quadro di riferimento per individuare le priorità di riforma nazionali e regionali e monitorarne l’attuazione , mediante indicatori nazionali e regionali chiari . Gli Stati membri , in cooperazione con gli enti locali e regionali secondo le loro competenze e tenendo conto delle specificità dei diversi territori che tali enti rappresentano, elaborano le proprie strategie nazionali pluriennali di investimento a sostegno di tali riforme. Dette strategie , sviluppate in partenariato con gli enti territoriali sulla base di un codice di condotta contenente delle linee guida in termini di buona governance per la programmazione dei piani per la ripresa e dei progetti, dovrebbero essere presentate unitamente ai programmi nazionali di riforma annuali, in modo da delineare e coordinare i progetti di investimento prioritari da sostenere mediante finanziamenti nazionali e/o dell’Unione. Nel quadro di queste strategie occorre inoltre impiegare i finanziamenti dell’Unione in modo più coerente e massimizzare il valore aggiunto del sostegno finanziario apportato in particolare dai fondi strutturali e di investimento europei, dal fondo per la ripresa e dal programma InvestEU.

Motivazione

Il contenuto del considerando dovrebbe essere armonizzato con la proposta di regolamento e con l’accordo interistituzionale sul programma InvestEU, in particolare per quanto concerne il riconoscimento del ruolo degli enti locali e regionali nel semestre europeo e la coerenza nell’utilizzo dei fondi e degli strumenti dell’Unione. Va inoltre ricordato che il semestre deve integrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Emendamento 2

COM(2020) 408 final — Considerando 4

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

L’insorgere della pandemia di Covid-19 all’inizio del 2020 ha cambiato le prospettive economiche per gli anni a venire a livello dell’Unione e mondiale, richiedendo una reazione urgente e coordinata da parte dell’Unione per far fronte alle enormi conseguenze economiche e sociali per tutti gli Stati membri. […] Riforme e investimenti volti ad affrontare le carenze strutturali delle economie e a rafforzarne la resilienza saranno pertanto essenziali per riportare le economie su un percorso di ripresa sostenibile ed evitare un ulteriore ampliamento delle divergenze nell’Unione.

L’insorgere della pandemia di Covid-19 all’inizio del 2020 ha cambiato le prospettive economiche e sociali per gli anni a venire a livello dell’Unione e mondiale, richiedendo una reazione urgente e coordinata da parte dell’Unione per far fronte alle enormi conseguenze economiche e sociali per tutti gli Stati membri , il cui impatto varia notevolmente a seconda dei territori . […] Il sostegno dell’Unione europea all’attuazione di riforme e investimenti negli Stati membri che realizzino gli obiettivi dell’Unione europea, affrontino le carenze strutturali delle economie , ne rafforzino la resilienza e contribuiscano a un modello economico in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile e con il Green Deal europeo saranno pertanto essenziali per riportare le economie su un percorso di ripresa sostenibile e solidale, rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale ed evitare un ulteriore ampliamento delle divergenze nell’Unione.

Motivazione

Dato che la proposta di regolamento ha come base giuridica l’articolo 175, terzo comma, del TFUE, è essenziale che la coesione sia chiaramente riconosciuta tra i suoi obiettivi.

Emendamento 3

COM(2020) 408 final — Considerando 5

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

L’attuazione di riforme che contribuiscano a conseguire un livello elevato di resilienza delle economie nazionali, rafforzare la capacità di aggiustamento e sbloccare il potenziale di crescita è una delle priorità politiche dell’Unione. Tali riforme risultano pertanto fondamentali per riportare la ripresa su un percorso di sostenibilità e sostenere il processo di crescente convergenza economica e sociale. Tali aspetti sono ancora più necessari all’indomani della crisi causata dalla pandemia per aprire la strada a una rapida ripresa.

 

Motivazione

Il testo del considerando risulta superfluo rispetto al precedente.

Emendamento 4

COM(2020) 408 final — Considerando 6

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Le esperienze del passato hanno dimostrato che gli investimenti sono spesso soggetti a tagli drastici durante le crisi. È tuttavia essenziale sostenere gli investimenti in questa particolare situazione, per accelerare la ripresa e rafforzare il potenziale di crescita a lungo termine. Gli investimenti in tecnologie, capacità e processi verdi e digitali, volti ad assistere la transizione verso l’energia pulita e a promuovere l’efficienza energetica nell’edilizia abitativa e in altri settori economici fondamentali, sono importanti per conseguire la crescita sostenibile e contribuire alla creazione di posti di lavoro. Aiuteranno inoltre a rendere l’Unione più resiliente e meno dipendente grazie alla diversificazione delle principali catene di approvvigionamento.

Le esperienze del passato hanno dimostrato che gli investimenti , compresa la maggior parte degli investimenti pubblici effettuati dagli enti locali e regionali, sono spesso soggetti a tagli drastici durante le crisi , il che aggrava la situazione e produce effetti nefasti per lo sviluppo economico e la coesione economica, sociale e territoriale . Al fine di conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo e una crescita sostenibile e solidale, rafforzare le infrastrutture dei servizi essenziali per la popolazione e contribuire alla creazione di posti di lavoro, è tuttavia essenziale rilanciare gli investimenti nei progetti fondati sullo sviluppo sostenibile, sul miglioramento della qualità della vita e dell’istruzione, sull’economia della conoscenza e sull’accompagnamento della transizione digitale e di quella verso l’energia pulita, in particolare promuovendo l’efficienza energetica nell’edilizia abitativa. Tali investimenti aiuteranno inoltre a rendere l’Unione più resiliente e meno dipendente grazie alla diversificazione delle principali catene di approvvigionamento.

Motivazione

Gli enti locali e regionali sono responsabili di oltre la metà degli investimenti pubblici nell’UE e sono particolarmente colpiti dai tagli agli investimenti in tempi di crisi. Sembra importante anche ricordare gli effetti nefasti di questa carenza di investimenti.

Emendamento 5

COM(2020) 408 final — Considerando 7

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Non esiste al momento nessuno strumento che preveda un sostegno finanziario diretto connesso al conseguimento dei risultati e all’attuazione di riforme e investimenti pubblici da parte degli Stati membri in risposta alle sfide individuate nel semestre europeo e che si ponga l’obiettivo di avere un impatto duraturo sulla produttività e sulla resilienza dell’economia degli Stati membri.

 

Motivazione

Tale affermazione può dare luogo a discussioni, soprattutto in considerazione del ruolo svolto dai fondi strutturali e di investimento europei per affrontare i problemi individuati nel contesto del semestre europeo.

Emendamento 6

COM(2020) 408 final — Considerando 8

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Nel contesto attuale emerge la necessità di rafforzare il quadro vigente in materia di sostegno agli Stati membri fornendo a questi ultimi un sostegno finanziario diretto tramite uno strumento innovativo. È a tal fine opportuno istituire ai sensi del presente regolamento un dispositivo per la ripresa e la resilienza (il « dispositivo ») per fornire un sostegno finanziario efficace e significativo volto a promuovere l’attuazione delle riforme strutturali e degli investimenti pubblici correlati negli Stati membri. Il dispositivo dovrebbe essere di carattere globale e sfruttare l’esperienza acquisita dalla Commissione e dagli Stati membri grazie all’impiego di altri strumenti e programmi.

Nel contesto attuale emerge la necessità di rafforzare il quadro vigente in materia di sostegno agli Stati membri fornendo a questi ultimi e agli enti locali e regionali un sostegno finanziario diretto tramite uno strumento innovativo. È a tal fine opportuno istituire ai sensi del presente regolamento un fondo per la ripresa e la resilienza (il « fondo ») per fornire un sostegno finanziario efficace e sufficiente volto a promuovere l’attuazione delle riforme strutturali e degli investimenti pubblici correlati negli Stati membri e a livello di enti locali e regionali, in particolare al fine di conseguire gli obiettivi della nuova strategia per la crescita sostenibile presentata nel Green Deal europeo, nonché per garantire che gli Stati membri e gli enti locali e regionali dispongano della capacità necessaria per fornire una risposta coordinata finanziando l’istituzione di un monitoraggio a livello regionale o locale .

Motivazione

Il termine «dispositivo» suona troppo tecnocratico e non appare sufficientemente radicato nelle realtà territoriali. Inoltre, gli enti locali e regionali sono responsabili di oltre la metà degli investimenti pubblici nell’UE. Tali enti sono anche attori chiave per la coesione, per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e per le transizioni verde e digitale. Devono quindi poter beneficiare appieno del meccanismo. Resta da chiarire il carattere potenzialmente «globale» del «dispositivo».

Emendamento 7

COM(2020) 408 final — Considerando 11

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Il dispositivo istituito dal presente regolamento, riflettendo il Green Deal europeo quale strategia di crescita dell’UE e traducendo nella pratica l’impegno dell’Unione di attuare l’accordo di Parigi e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, contribuirà all’integrazione nelle politiche delle azioni per il clima e della sostenibilità ambientale e al conseguimento dell’obiettivo globale di dedicare il 25 % della spesa di bilancio dell’UE al sostegno degli obiettivi climatici.

Il fondo istituito dal presente regolamento, riflettendo il Green Deal europeo quale strategia di crescita dell’UE e traducendo nella pratica l’impegno dell’Unione di attuare l’accordo di Parigi e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, contribuirà all’integrazione nelle politiche delle azioni per il clima e della sostenibilità ambientale e al conseguimento dell’obiettivo globale di dedicare almeno il 30 % della spesa di bilancio dell’UE al sostegno degli obiettivi climatici. Poiché il contributo potenziale di talune politiche dell’UE a quest’obiettivo è sovrastimato  (1) , il fondo dovrebbe compensare tale carenza destinando almeno il 40 % delle sue spese all’azione per il clima.

Motivazione

Si ribadisce in questo contesto la posizione adottata dal CdR nella risoluzione dell’ottobre 2019 sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e nel parere sul QFP presentato nell’ottobre 2018 da Dobroslavić (PPE/HR).

Emendamento 8

COM(2020) 408 final — Considerando 13

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Al fine di consentire l’adozione di misure che colleghino il dispositivo a una sana governance economica, con l’obiettivo di garantire condizioni di attuazione uniformi, è opportuno attribuire al Consiglio la competenza di sospendere, su proposta della Commissione e mediante atti di esecuzione, il periodo di tempo per l’adozione delle decisioni sulle proposte di piani per la ripresa e la resilienza e di sospendere i pagamenti a titolo del dispositivo in questione in caso di non conformità significativa in relazione a uno dei casi pertinenti connessi ai processi di governance economica di cui al regolamento (UE) XXX/XX del Parlamento europeo e del Consiglio [RDC] […]. È opportuno conferire al Consiglio, in relazione ai suddetti casi pertinenti, anche la competenza di revocare tali sospensioni mediante atti di esecuzione, su proposta della Commissione.

 

Emendamento 9

COM(2020) 408 final — Considerando 14

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

L’obiettivo generale del dispositivo dovrebbe essere la promozione della coesione economica, sociale e territoriale. Il dispositivo dovrebbe a tal fine contribuire a migliorare la resilienza e la capacità di aggiustamento degli Stati membri, attenuando l’impatto sociale ed economico della crisi e sostenendo le transizioni verde e digitale mirate a conseguire un’Europa climaticamente neutra entro il 2050, ripristinando in tal modo il potenziale di crescita delle economie dell’Unione all’indomani della crisi, incentivando la creazione di posti di lavoro e promuovendo una crescita sostenibile.

L’obiettivo generale del fondo dovrebbe essere la promozione della coesione economica, sociale e territoriale. Il fondo dovrebbe a tal fine contribuire a migliorare la resilienza degli Stati membri e di tutti i territori nell’intera Unione europea , attenuando l’impatto sociale ed economico della crisi , che si fa sentire in modo diverso nei vari Stati membri ma anche al loro interno, e sostenendo le transizioni verde e digitale mirate a realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030 e a conseguire un’Europa climaticamente neutra entro il 2050, ripristinando in tal modo il potenziale di crescita delle economie dell’Unione all’indomani della crisi, incentivando la creazione di posti di lavoro e promuovendo una crescita sostenibile.

Emendamento 10

COM(2020) 408 final — Considerando 16

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Per garantire il proprio contributo agli obiettivi del dispositivo, è auspicabile che il piano per la ripresa e la resilienza preveda misure volte ad attuare le riforme e i progetti di investimenti pubblici mediante un piano per la ripresa e la resilienza coerente. Il piano per la ripresa e la resilienza dovrebbe essere coerente con le pertinenti sfide e priorità specifiche per paese individuate nel contesto del semestre europeo, con i programmi nazionali di riforma, con piani nazionali per l’energia e il clima, con i piani per una transizione giusta e con gli accordi di partenariato e i programmi operativi adottati nell’ambito dei fondi dell’Unione. Al fine di promuovere le azioni che rientrano tra le priorità del Green Deal europeo e dell’agenda digitale, è auspicabile che il piano stabilisca inoltre misure pertinenti per le transizioni verde e digitale. Si tratta di misure che dovrebbero consentire un rapido conseguimento dei target finali, degli obiettivi e dei contributi fissati nei piani nazionali per l’energia e il clima e nei relativi aggiornamenti. Tutte le attività beneficiarie di sostegno dovrebbero essere realizzate nel pieno rispetto delle priorità dell’Unione in materia di clima e ambiente.

Per garantire il proprio contributo agli obiettivi del dispositivo, è auspicabile che il piano per la ripresa e la resilienza preveda misure volte ad attuare le riforme e i progetti di investimenti pubblici mediante un piano per la ripresa e la resilienza coerente , pertinente, efficace ed efficiente . Il piano per la ripresa e la resilienza dovrebbe essere coerente con le pertinenti sfide e priorità specifiche per paese individuate nel contesto del semestre europeo, con i programmi nazionali di riforma, con piani nazionali per l’energia e il clima, con i piani per una transizione giusta e con gli accordi di partenariato e i programmi operativi adottati nell’ambito dei fondi dell’Unione. Inoltre, i piani per la ripresa e la resilienza dovrebbero essere coerenti con il principio del valore aggiunto europeo . Al fine di promuovere le azioni che rientrano tra le priorità del Green Deal europeo, dell’agenda digitale , della strategia industriale e di quella per le PMI, dell’agenda per le competenze per l’Europa, della garanzia per l’infanzia e della garanzia per i giovani, è auspicabile che il piano stabilisca inoltre misure pertinenti per le transizioni verde e digitale. Tutte le attività beneficiarie di sostegno dovrebbero essere realizzate nel pieno rispetto delle priorità dell’Unione in materia di clima e ambiente. Almeno il 40 % dei piani per la ripresa e la resilienza dovrebbe essere dedicato all’integrazione nelle politiche delle azioni in materia di clima e biodiversità e degli obiettivi di sostenibilità ambientale.

Emendamento 11

COM(2020) 408 final — Considerando 18

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Affinché possa essere in grado di ispirare la preparazione e l’attuazione dei piani per la ripresa e la resilienza , è auspicabile che il Consiglio sia posto nelle condizioni di discutere , nell’ambito del semestre europeo, la situazione relativa alla ripresa, alla resilienza e alla capacità di aggiustamento nell’Unione. Per garantirne la base documentale, è auspicabile che tale discussione sia basata sulle informazioni strategiche e analitiche della Commissione disponibili nel contesto del semestre europeo e , se disponibili, sulle informazioni relative all’attuazione dei piani negli anni precedenti.

Affinché possano essere in grado di ispirare la preparazione e l’attuazione dei piani per la ripresa, è auspicabile che il Consiglio e il Parlamento europeo siano posti nelle condizioni di decidere su un piano di parità , nell’ambito del semestre europeo, riguardo alla situazione relativa alla ripresa e alla resilienza nell’Unione. È auspicabile che tale decisione sia basata sulle informazioni strategiche e analitiche presentate dalla Commissione nel contesto del semestre europeo e sulle informazioni relative all’attuazione dei piani negli anni precedenti , in particolare sulla base di una serie di indicatori quantitativi e qualitativi riguardanti la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile . Inoltre, la decisione dovrebbe essere elaborata coinvolgendo il Comitato europeo delle regioni nella definizione del quadro europeo dei piani per la ripresa e negli organi di controllo del rispetto del semestre europeo, come pure incaricandolo di effettuare una valutazione semestrale dell’attuazione territoriale dei piani per la ripresa .

Emendamento 12

COM(2020) 408 final — Considerando 21

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Per garantire la titolarità nazionale e una particolare attenzione alle riforme e agli investimenti pertinenti, gli Stati membri che desiderano ricevere sostegno dovrebbero presentare alla Commissione un piano per la ripresa e la resilienza debitamente motivato e giustificato. Il piano per la ripresa e la resilienza dovrebbe definire l’insieme dettagliato di misure per la sua attuazione, compresi i target finali e intermedi, e l’impatto previsto del piano stesso sul potenziale di crescita, sulla creazione di posti lavoro e sulla resilienza economica e sociale. Dovrebbe inoltre prevedere misure pertinenti per le transizioni verde e digitale e includere altresì una spiegazione della coerenza del piano per la ripresa e la resilienza proposto con le pertinenti sfide e priorità specifiche per paese individuate nel contesto del semestre europeo. Nel corso di tutto il processo, dovrebbe essere perseguita e raggiunta una stretta cooperazione tra la Commissione e gli Stati membri.

Per garantire la titolarità nazionale e una particolare attenzione alle riforme e agli investimenti pertinenti, gli Stati membri che desiderano ricevere sostegno dovrebbero presentare alla Commissione un piano per la ripresa debitamente motivato e giustificato. Nel rispetto dei principi di sussidiarietà e di partenariato, il piano per la ripresa dovrebbe essere definito nel quadro di una cooperazione stretta e strutturata con gli enti locali e regionali, nella misura in cui le riforme e gli investimenti da sostenere rientrino nelle competenze attribuite a tali enti dal diritto nazionale. Il piano per la ripresa dovrebbe definire l’insieme dettagliato di misure per la sua attuazione, compresi i target finali e intermedi, e l’impatto previsto del piano stesso sulla coesione economica, sociale e territoriale , sul potenziale di crescita, sulla creazione di posti lavoro e sulla resilienza economica e sociale. Dovrebbe inoltre prevedere misure pertinenti per le transizioni verde e digitale e includere altresì una spiegazione della coerenza del piano per la ripresa proposto con le pertinenti sfide e priorità specifiche per paese individuate nel contesto del semestre europeo. Nel corso di tutto il processo, dovrebbe essere perseguita e raggiunta una stretta cooperazione tra la Commissione, gli Stati membri , il Comitato europeo delle regioni e gli enti locali e regionali .

Motivazione

Gli enti locali e regionali hanno competenze politiche e responsabilità finanziarie fondamentali per conseguire gli obiettivi del fondo (coesione, sviluppo sostenibile ecc.), ed è quindi essenziale che i piani per la ripresa siano elaborati nel quadro di una cooperazione stretta e strutturata con tali enti. Non ne va soltanto della legittimità e dell’equità dello strumento, ma anche della sua efficacia. La base giuridica dello strumento richiede inoltre che i piani rendano conto dell’impatto, in termini di coesione, delle misure da finanziare.

Emendamento 13

COM(2020) 408 final — Considerando 33

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Per garantire un monitoraggio efficace dell’attuazione, gli Stati membri dovrebbero riferire su base trimestrale nel processo del semestre europeo in merito ai progressi compiuti nella realizzazione dei piani per la ripresa e la resilienza . È opportuno che tali relazioni trimestrali elaborate dagli Stati membri interessati siano adeguatamente rispecchiate nei programmi nazionali di riforma, che dovrebbero essere utilizzati come strumento per riferire in merito ai progressi compiuti in vista del completamento dei piani per la ripresa e la resilienza .

Per garantire un monitoraggio efficace dell’attuazione, gli Stati membri dovrebbero riferire su base semestrale in merito ai progressi compiuti nella realizzazione dei piani per la ripresa. È opportuno che tali relazioni elaborate dagli Stati membri interessati siano rispecchiate nei programmi nazionali di riforma, che dovrebbero essere utilizzati come strumento per riferire in merito ai progressi compiuti in vista del completamento dei piani per la ripresa.

Motivazione

L’elaborazione di relazioni trimestrali può sembrare un onere burocratico eccessivo.

Emendamento 14

COM(2020) 408 final — Considerando 37

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

È opportuno che la Commissione presenti al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione annuale in merito all’attuazione del dispositivo di cui al presente regolamento. Tale relazione dovrebbe comprendere le informazioni relative ai progressi compiuti dagli Stati membri nell’ambito dei piani per la ripresa e la resilienza approvati , come pure le informazioni sul volume dei proventi assegnati al dispositivo l’anno precedente nell’ambito dello strumento dell’Unione europeo per la ripresa, suddivisi per linea di bilancio, e il contributo degli importi raccolti grazie allo strumento dell’Unione europea per la ripresa al conseguimento degli obiettivi del dispositivo.

È opportuno che la Commissione presenti al Parlamento europeo, al Consiglio , al Comitato delle regioni e al Comitato economico e sociale europeo una relazione annuale in merito all’attuazione del dispositivo di cui al presente regolamento. Tale relazione dovrebbe comprendere le informazioni relative ai progressi compiuti dagli Stati membri nell’ambito dei piani per la ripresa e una valutazione dell’attuazione territoriale di tali piani , come pure le informazioni sul volume dei proventi assegnati al dispositivo l’anno precedente nell’ambito dello strumento dell’Unione europeo per la ripresa, suddivisi per linea di bilancio, e il contributo degli importi raccolti grazie allo strumento dell’Unione europea per la ripresa al conseguimento degli obiettivi del dispositivo.

Emendamento 15

COM(2020) 408 final, articolo 1

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Il presente regolamento istituisce un dispositivo per la ripresa e la resilienza (il « dispositivo »). […]

Il presente regolamento istituisce un fondo per la ripresa (il « fondo »). […]

Motivazione

In linea con l’emendamento al considerando 8, il termine «dispositivo» suona troppo tecnocratico e può essere fuorviante rispetto al fatto che il fondo si basa su sovvenzioni e prestiti.

Emendamento 16

COM(2020) 408 final, articolo 2

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Definizioni

Definizioni

Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:

Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:

1.

«fondi dell’Unione»: fondi coperti dal regolamento (UE) YYY/XX del Parlamento europeo e del Consiglio [successore del regolamento RDC];

1.

«fondi dell’Unione»: fondi coperti dal regolamento (UE) YYY/XX del Parlamento europeo e del Consiglio [successore del regolamento RDC];

2.

«contributo finanziario»: sostegno finanziario non rimborsabile che può essere assegnato o che è assegnato agli Stati membri a titolo del dispositivo; e

2.

«contributo finanziario»: sostegno finanziario non rimborsabile che può essere assegnato o che è assegnato agli Stati membri a titolo del dispositivo;

3.

«semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche» (di seguito «semestre europeo»): il processo definito all’articolo 2-bis del regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997.

3.

«semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche» (di seguito «semestre europeo»): il processo definito all’articolo 2-bis del regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997;

 

4.

riforme » ammissibili al sostegno del fondo, ossia quelle che:

i)

realizzano degli obiettivi del trattato sull’UE;

ii)

contribuiscono alla convergenza e alla riduzione delle disparità regionali, inclusa l’attenuazione dei vincoli territoriali strutturali, nello spirito della base giuridica del regolamento, l’articolo 175 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE);

iii)

sono in grado di stimolare gli investimenti pubblici e di dare il via ad una crescita sostenibile e solidale a lungo termine in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile;

 

5.

rispetto del principio « non arrecare un danno significativo » : astenersi dal sostenere o svolgere attività economiche che arrecano un danno significativo agli obiettivi ambientali ai sensi delle disposizioni dell’articolo 17 del regolamento (UE) 2020/852 (regolamento in materia di tassonomia); e

 

6.

« garanzie minime di salvaguardia » : le procedure definite all’articolo 18 del regolamento (UE) 2020/852 (regolamento in materia di tassonomia).

Motivazione

Si ribadisce in questo contesto una definizione già proposta dal CdR nel parere sul tema Il programma di sostegno alle riforme e la funzione europea di stabilizzazione degli investimenti (ECON-VI/037), adottato il 5 dicembre 2018.

Emendamento 17

COM(2020) 408 final — articolo 4, paragrafo 2

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Per conseguire tale obiettivo generale, il dispositivo per la ripresa e la resilienza persegue l’obiettivo specifico di fornire un sostegno finanziario che consenta agli Stati membri di raggiungere i target intermedi e finali delle riforme e degli investimenti stabiliti nei loro piani per la ripresa e la resilienza . L’obiettivo specifico è perseguito in stretta cooperazione con gli Stati membri interessati.

Per conseguire tale obiettivo generale, il fondo per la ripresa persegue l’obiettivo specifico di fornire un sostegno finanziario che consenta agli Stati membri e agli enti locali e regionali di raggiungere i target intermedi e finali delle riforme e degli investimenti stabiliti nei loro piani per la ripresa. L’obiettivo specifico è perseguito in stretta cooperazione con gli Stati membri interessati.

Emendamento 18

COM(2020) 408 final — articolo 5, paragrafo 1

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Le misure di cui all’articolo 2 del regolamento [EURI] sono attuate nell’ambito del presente dispositivo :

Le misure di cui all’articolo 2 del regolamento [EURI] sono attuate nell’ambito del presente fondo :

a)

mediante l’importo di 334 950 000 000 EUR di cui all’articolo 3, paragrafo 2, lettera a), punto ii), del regolamento [EURI], a prezzi costanti , disponibile per il sostegno non rimborsabile, fatto salvo l’articolo 4, paragrafi 4 e 8, del regolamento [EURI]. Detti importi costituiscono entrate con destinazione specifica esterna ai sensi dell’articolo 21, paragrafo 5, del regolamento finanziario;

a)

mediante l’importo di 360 000 000 000 EUR di cui all’articolo 3, paragrafo 2, lettera a), punto ii), del regolamento [EURI], ai prezzi del 2018 , disponibile per il sostegno non rimborsabile, fatto salvo l’articolo 4, paragrafi 4 e 8, del regolamento [EURI]. Detti importi costituiscono entrate con destinazione specifica esterna ai sensi dell’articolo 21, paragrafo 5, del regolamento finanziario;

b)

mediante l’importo di 267 955 000 000 EUR di cui all’articolo 3, paragrafo 2, lettera b), del regolamento [EURI], a prezzi costanti, disponibile per il sostegno sotto forma di prestito agli Stati membri ai sensi degli articoli 12 e 13, fatto salvo l’articolo 4, paragrafo 5, del regolamento [EURI].

b)

mediante l’importo di 312 500 000 000 EUR di cui all’articolo 3, paragrafo 2, lettera b), del regolamento [EURI], ai prezzi del 2018, disponibile per il sostegno sotto forma di prestito agli Stati membri ai sensi degli articoli 12 e 13, fatto salvo l’articolo 4, paragrafo 5, del regolamento [EURI].

Motivazione

Si tratta di un aggiornamento sulla base delle conclusioni del Consiglio europeo del 17-21 luglio 2020.

Emendamento 19

COM(2020) 408 final, articolo 6

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Risorse provenienti da programmi in regime di gestione concorrente

Le risorse assegnate agli Stati membri in regime di gestione concorrente possono, su loro richiesta, essere trasferite al dispositivo. La Commissione esegue tali risorse direttamente in conformità all’articolo 62, paragrafo 1, lettera a), del regolamento finanziario. Tali risorse sono utilizzate a beneficio dello Stato membro interessato.

 

Motivazione

L’opzione di trasferire risorse al fondo per la ripresa e la resilienza dai fondi strutturali e di investimento presenta il rischio di accentrare nuovamente e di rimettere in discussione la gestione di questi ultimi, basata sul principio di partenariato.

Emendamento 20

COM(2020) 408 final, articolo 9

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

 

Misure volte a collegare il dispositivo alla tutela del bilancio dell’Unione in caso di carenze generalizzate riguardanti lo Stato di diritto

1.     Nel caso di una carenza generalizzata riguardante lo Stato di diritto in uno Stato membro che incida sui principi di sana gestione finanziaria o sulla tutela degli interessi finanziari dell’Unione, quali definiti all’articolo 3 del regolamento […/…] sulla tutela del bilancio dell’Unione in caso di carenze generalizzate riguardanti lo Stato di diritto negli Stati membri, la Commissione adotta, tramite un atto di esecuzione, una decisione volta a sospendere il termine per l’adozione delle decisioni di cui all’articolo 17, paragrafi 1 e 2, o a sospendere i pagamenti nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza.

La decisione di sospendere i pagamenti di cui al paragrafo 1 si applica alle domande di pagamento presentate dopo la data della decisione di sospensione.

La sospensione del termine di cui all’articolo 17 si applica a decorrere dal giorno successivo all’adozione della decisione di cui al paragrafo 1. In caso di sospensione dei pagamenti, si applica l’articolo 4, paragrafo 3, del regolamento […/…] sulla tutela del bilancio dell’Unione in caso di carenze generalizzate riguardanti lo Stato di diritto negli Stati membri.

2.     In caso di valutazione positiva da parte della Commissione ai sensi dell’articolo 6 del regolamento […/…] sulla tutela del bilancio dell’Unione in caso di carenze generalizzate riguardanti lo Stato di diritto negli Stati membri, la Commissione adotta, tramite un atto di esecuzione, una decisione volta a revocare la sospensione del termine o dei pagamenti di cui al paragrafo precedente.

Le procedure o i pagamenti pertinenti sono riavviati il giorno successivo alla revoca della sospensione.

3.     Qualora lo Stato membro in questione faccia un uso improprio dei fondi stanziati o in caso di carenze riguardanti lo Stato di diritto, le azioni a livello regionale e locale che contribuiscono ad affrontare tali sfide continuano a beneficiare del dispositivo.

Emendamento 21

COM(2020) 408 final, articolo 10

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Contributo finanziario massimo

Contributo finanziario massimo

Per ciascuno Stato membro è calcolato un contributo finanziario massimo per l’assegnazione dell’importo di cui all’articolo 5, paragrafo 1, lettera a), utilizzando la metodologia di cui all’allegato I, basata sulla popolazione , l’inverso del prodotto interno lordo (PIL) pro capite e il relativo tasso di disoccupazione di ciascuno Stato membro.

Per ciascuno Stato membro è calcolato un contributo finanziario massimo per l’assegnazione , nel periodo fino al 31 dicembre 2022, dell’importo di cui all’articolo 5, paragrafo 1, lettera a), utilizzando la metodologia di cui all’allegato I, basata sulla popolazione e l’impatto negativo della crisi sanitaria sul prodotto interno lordo (PIL) pro capite e sul tasso di disoccupazione di ciascuno Stato membro.

Emendamento 22

COM(2020) 408 final, articolo 11

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Assegnazione del contributo finanziario

Assegnazione del contributo finanziario

1.   Per il periodo fino al 31 dicembre 2022 la Commissione mette a disposizione per assegnazione l’importo di 334 950 000 000 EUR di cui all’articolo 5, paragrafo 1, lettera a). Al fine di attuare i propri piani per la ripresa e la resilienza , ciascuno Stato membro può presentare richieste entro il limite del rispettivo contributo finanziario massimo di cui all’articolo 10.

1.   Per il periodo fino al 31 dicembre 2022 la Commissione mette a disposizione per assegnazione l’importo di 252 000 000 000 EUR di cui all’articolo 5, paragrafo 1, lettera a). Al fine di attuare i propri piani per la ripresa, ciascuno Stato membro può presentare richieste entro il limite del rispettivo contributo finanziario massimo di cui all’articolo 10.

2.   Per il periodo compreso tra il 31 dicembre 2022 e il 31 dicembre 2024, se sono disponibili risorse finanziarie, la Commissione può organizzare inviti in linea con il calendario del semestre europeo. A tal fine pubblica un calendario indicativo degli inviti da organizzare in tale periodo e indica, per ogni invito, l’importo disponibile per l’assegnazione. Al fine di attuare il piano per la ripresa e la resilienza, ciascuno Stato membro può presentare proposta per ricevere importi fino ad un importo massimo corrispondente alla sua quota di assegnazione dell’importo disponibile per l’assegnazione di cui all’allegato I.

2.   Per il periodo compreso tra il 31 dicembre 2022 e il 31 dicembre 2024, la Commissione proporrà entro il 15 giugno 2022 una revisione della metodologia di cui all’allegato I per concordare la ripartizione dei 108 000 000 000 EUR ancora disponibili e integrare l’impatto territoriale, economico e sociale della pandemia nel periodo 2020-2021 sulla base di dati statistici consolidati .

Motivazione

L’impegno di risorse eventualmente ancora disponibili non dovrebbe basarsi su un «invito» a presentare proposte ma su dati statistici fattuali per il periodo 2020-2021.

Emendamento 23

COM(2020) 408 final — articolo 14, paragrafo 1

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Nel perseguire gli obiettivi di cui all’articolo 4, gli Stati membri elaborano piani nazionali per la ripresa e la resilienza. Tali piani definiscono il programma di riforme e investimenti dello Stato membro interessato per i quattro anni successivi. I piani per la ripresa e la resilienza ammissibili al finanziamento a titolo del presente dispositivo comprendono misure per l’attuazione di riforme e progetti di investimenti pubblici, strutturati in un pacchetto coerente.

Nel perseguire gli obiettivi di cui all’articolo 4, gli Stati membri elaborano piani nazionali per la ripresa e la resilienza. Tali piani definiscono il programma di riforme e investimenti dello Stato membro interessato per i quattro anni successivi. I piani per la ripresa e la resilienza ammissibili al finanziamento a titolo del presente dispositivo comprendono misure per l’attuazione di riforme e progetti di investimenti pubblici, strutturati in un pacchetto coerente. Ai fini della preparazione dei piani per la ripresa e la resilienza, gli Stati membri possono avvalersi dello strumento di sostegno tecnico a norma del regolamento XX/YYYY [che istituisce uno strumento di sostegno tecnico]. Sono ammissibili a tale sostegno le misure adottate a partire dal 1o febbraio 2020 per affrontare le conseguenze economiche e sociali della pandemia di Covid-19. Riflettendo il Green Deal europeo quale strategia di crescita dell’UE e traducendo nella pratica l’impegno dell’Unione di attuare l’accordo di Parigi e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, almeno il 40 % dell’importo di ciascun piano per la ripresa e la resilienza contribuisce all’integrazione nelle politiche delle azioni in materia di clima e biodiversità e degli obiettivi di sostenibilità ambientale. Mediante un atto delegato la Commissione adotta la metodologia pertinente per aiutare gli Stati membri a soddisfare tale requisito.

Riflettendo il carattere orientato al futuro dello strumento dell’UE per la ripresa Next Generation EU e riconoscendo l’importanza dell’agenda per le competenze digitali, della garanzia per l’infanzia e della garanzia per i giovani al fine di evitare che i giovani di oggi diventino la « generazione del lockdown » , ciascun piano per la ripresa e la resilienza contribuisce ad affrontare il rischio di danni duraturi alle prospettive del mercato del lavoro dei giovani e al loro benessere generale tramite soluzioni e risposte globali in materia di occupazione, istruzione e competenze specificamente rivolte ai giovani.

Emendamento 24

COM(2020) 408 final — articolo 15, paragrafo 2

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Il piano per la ripresa e la resilienza presentato dallo Stato membro interessato costituisce un allegato del suo programma nazionale di riforma ed è trasmesso ufficialmente entro il 30 aprile. Lo Stato membro può presentare un progetto di piano a decorrere dal 15 ottobre dell’anno precedente, unitamente al progetto di bilancio dell’esercizio successivo.

Il piano per la ripresa presentato dallo Stato membro interessato è trasmesso ufficialmente entro il 30 aprile.

Motivazione

Le scadenze previste dal semestre europeo difficilmente consentirebbero di allegare i piani per la ripresa e la resilienza, e ancora meno di presentarli in via preliminare più di sei mesi prima. Le autorità competenti devono disporre di maggiore flessibilità e adattabilità per presentare i loro piani.

Emendamento 25

COM(2020) 408 final — articolo 15, paragrafo 3, lettera c)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Il piano per la ripresa e la resilienza è debitamente motivato e giustificato. Esso presenta in particolare i seguenti elementi:

[…]

Il piano per la ripresa è debitamente motivato e giustificato. Esso presenta in particolare i seguenti elementi:

[…]

c)

una spiegazione del modo in cui le misure previste dal piano sono in grado di contribuire alle transizioni verde e digitale o affrontare le sfide che ne conseguono;

c)

una spiegazione del modo in cui le misure previste dal piano contribuiscono a realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile e sono in grado di contribuire alle transizioni verde e digitale o affrontare le sfide che ne conseguono;

Emendamento 26

COM(2020) 408 final — articolo 15, paragrafo 3, lettera d) (nuova)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

 

d)

una spiegazione dettagliata di come le misure dovrebbero garantire che almeno il 40 % dell’importo richiesto per il piano per la ripresa e la resilienza contribuisca all’integrazione nelle politiche delle azioni in materia di clima e biodiversità e degli obiettivi di sostenibilità ambientale sulla base della metodologia fornita dalla Commissione ai sensi dell’articolo 14, paragrafo 1;

Emendamento 27

COM(2020) 408 final — articolo 15, paragrafo 4 (nuovo)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

 

Nel preparare le loro proposte di piani per la ripresa, e nella misura in cui le riforme e gli investimenti da sostenere rientrino nelle competenze degli enti locali e regionali definite dal quadro giuridico nazionale, gli Stati membri istituiscono un meccanismo di cooperazione strutturata con gli enti locali e regionali inteso a garantire la loro piena partecipazione all’elaborazione di detti piani e il rispetto del principio di sussidiarietà. Gli Stati membri riferiscono al riguardo nel piano per la ripresa.

Motivazione

Cfr. l’emendamento al considerando 21.

Emendamento 28

COM(2020) 408 final — articolo 16, paragrafo 3, lettera b)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

La Commissione valuta l’importanza e la coerenza del piano per la ripresa e la resilienza nonché il suo contributo alle transizioni verde e digitale, e a tal fine tiene conto dei seguenti criteri:

[…]

La Commissione valuta l’importanza e la coerenza del piano per la ripresa nonché il suo contributo alle transizioni verde e digitale, e a tal fine tiene conto dei seguenti criteri:

[…]

b)

se il piano prevede misure che contribuiscono efficacemente alle transizioni verde e digitale o ad affrontare le sfide che ne conseguono;

b)

se il piano prevede misure che contribuiscono efficacemente alle transizioni verde e digitale , a realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile o ad affrontare le sfide che ne conseguono;

Emendamento 29

COM(2020) 408 final, articolo 20

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Articolo 20

Comunicazione di informazioni da parte dello Stato membro nel semestre europeo

Articolo 20

Comunicazione di informazioni da parte dello Stato membro nel semestre europeo

Lo Stato membro interessato riferisce su base trimestrale nel processo del semestre europeo in merito ai progressi compiuti nella realizzazione dei piani per la ripresa e la resilienza , compreso l’accordo operativo di cui all’articolo 17, paragrafo 6. A tal fine le relazioni trimestrali degli Stati membri sono adeguatamente rispecchiate nei programmi nazionali di riforma, che sono utilizzati come strumento per riferire in merito ai progressi compiuti verso il completamento dei piani per la ripresa e la resilienza .

Lo Stato membro interessato riferisce su base semestrale in merito ai progressi compiuti nella realizzazione dei piani per la ripresa, compreso l’accordo operativo di cui all’articolo 17, paragrafo 6. A tal fine le relazioni degli Stati membri sono adeguatamente rispecchiate nei programmi nazionali di riforma, che sono utilizzati come strumento per riferire in merito ai progressi compiuti verso il completamento dei piani per la ripresa.

Motivazione

Cfr. l’emendamento al considerando 33.

Emendamento 30

COM(2020) 408 final — articolo 22 (nuovo)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

 

Quadro di valutazione della ripresa e della resilienza

1.     La Commissione istituisce un quadro di valutazione della ripresa e della resilienza (di seguito il « quadro di valutazione » ) che riporta lo stato di attuazione delle riforme e degli investimenti convenuti attraverso i piani per la ripresa e la resilienza di ciascuno Stato membro.

2.     Il quadro di valutazione include indicatori chiave, quali indicatori sociali, economici e ambientali, che valutano i progressi compiuti dai piani per la ripresa e la resilienza in ciascuna delle aree di intervento prioritarie che definiscono l’ambito di applicazione del regolamento, nonché una sintesi del processo di monitoraggio relativo al rispetto delle quote minime di investimento per il clima e altri obiettivi ambientali.

3.     Il quadro di valutazione indica il grado di attuazione dei target intermedi pertinenti dei piani per la ripresa e la resilienza e le lacune individuate nella loro attuazione, nonché le raccomandazioni della Commissione per far fronte alle rispettive lacune.

4.     Il quadro di valutazione riporta altresì una sintesi delle principali raccomandazioni rivolte agli Stati membri relativamente ai loro piani per la ripresa e la resilienza.

5.     Il quadro di valutazione costituisce la base per uno scambio permanente di migliori pratiche tra Stati membri che prenderà la forma di un dialogo strutturato organizzato su base regolare.

6.     Il quadro di valutazione è costantemente aggiornato e consultabile dal pubblico sul sito web della Commissione. Esso indica lo stato delle richieste di pagamento, dei pagamenti, delle sospensioni e degli annullamenti dei contributi finanziari.

7.     La Commissione presenta il quadro di valutazione in occasione di un’audizione organizzata dalle commissioni competenti del Parlamento europeo.

Motivazione

L’efficacia delle misure dovrebbe essere resa misurabile e trasparente.

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce uno strumento di sostegno tecnico

Emendamento 31

COM(2020) 409 final — Considerando 4

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

A livello di Unione, il semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche costituisce il quadro di riferimento per individuare le priorità di riforma nazionali e monitorarne l’attuazione. Gli Stati membri elaborano le proprie strategie di investimento pluriennali nazionali a sostegno di tali priorità di riforma. Tali strategie sono presentate unitamente ai programmi nazionali di riforma annuali in modo da definire e coordinare le priorità che devono essere sostenute mediante finanziamenti nazionali e/o dell’Unione. Esse dovrebbero inoltre servire a utilizzare i finanziamenti dell’Unione in modo coerente e a massimizzare il valore aggiunto del sostegno finanziario ricevuto in particolare dai programmi sostenuti dall’Unione nell’ambito dei fondi strutturali e di coesione e da altri programmi.

A livello dell’Unione, il semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche (il « semestre europeo » ), che comprende i principi del pilastro europeo dei diritti sociali e integra gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) , costituisce il quadro di riferimento per individuare le priorità di riforma nazionali e monitorarne l’attuazione. Gli Stati membri , in cooperazione con gli enti regionali e locali secondo le loro competenze, elaborano le proprie strategie nazionali pluriennali di investimento a sostegno di tali riforme. Tali strategie sono presentate unitamente ai programmi nazionali di riforma annuali in modo da definire e coordinare le priorità che devono essere sostenute mediante finanziamenti nazionali e/o dell’Unione. Esse dovrebbero inoltre servire a utilizzare i finanziamenti dell’Unione in modo coerente e a massimizzare il valore aggiunto del sostegno finanziario ricevuto in particolare dai programmi sostenuti dall’Unione nell’ambito dei fondi strutturali e di coesione , dal fondo per la ripresa, dal programma InvestEU e da altri programmi.

Motivazione

Il contenuto del paragrafo dovrebbe essere armonizzato con la proposta di regolamento e con l’accordo interistituzionale sul programma InvestEU, nonché con la proposta relativa al «dispositivo per la ripresa e la resilienza», compreso il riconoscimento del ruolo degli enti locali e regionali nel semestre europeo. Va inoltre ricordato che il semestre deve integrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Emendamento 32

COM(2020) 409 final — Considerando 8

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

L’obiettivo generale dello strumento di sostegno tecnico dovrebbe essere promuovere la coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione sostenendo gli sforzi degli Stati membri volti ad attuare le riforme necessarie per conseguire la ripresa economica e sociale, la resilienza e la convergenza. A tal fine esso dovrebbe sostenere il rafforzamento della capacità amministrativa degli Stati membri di dare attuazione al diritto dell’Unione per quanto riguarda le sfide cui devono far fronte le istituzioni, la governance, la pubblica amministrazione e i settori economico e sociale.

L’obiettivo generale dello strumento di sostegno tecnico dovrebbe essere promuovere la coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione sostenendo gli sforzi degli Stati membri e degli enti locali e regionali volti ad attuare le riforme necessarie per conseguire la ripresa economica e sociale, la resilienza e la convergenza. A tal fine esso dovrebbe sostenere il rafforzamento della capacità amministrativa degli Stati membri e degli enti locali e regionali di dare attuazione al diritto dell’Unione per quanto riguarda le sfide cui devono far fronte le istituzioni, la governance, la pubblica amministrazione e i settori economico e sociale.

Motivazione

È opportuno garantire la coerenza con gli articoli 2 e 4 della proposta di regolamento, i quali stabiliscono che lo scopo dello strumento è quello di sostenere tutte le autorità pubbliche degli Stati membri, compresi gli enti locali e regionali, che sono responsabili dell’attuazione di una parte significativa del diritto dell’Unione, nonché di oltre la metà degli investimenti pubblici e di un terzo della spesa pubblica nel suo complesso.

Emendamento 33

COM(2020) 409 final — Considerando 10

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Al fine di aiutare gli Stati membri a rispondere alle esigenze in materia di riforme in tutte le principali aree economiche e sociali, è opportuno che la Commissione continui a fornire sostegno tecnico, su richiesta di uno Stato membro, in un ampio ventaglio di campi di intervento , tra cui le aree connesse alla gestione delle finanze e dei beni pubblici, alla riforma istituzionale e amministrativa, al contesto imprenditoriale, al settore finanziario, ai mercati dei prodotti, dei servizi e del lavoro, all’istruzione e alla formazione, allo sviluppo sostenibile, alla sanità pubblica e alla protezione sociale. Dovrebbe essere prestata particolare attenzione alle azioni che promuovono le transizioni verde e digitale.

È opportuno che la Commissione continui a fornire sostegno tecnico, su richiesta di un’autorità nazionale, nei campi di intervento necessari all’attuazione degli obiettivi del trattato sull’Unione europea e connessi alla gestione delle finanze e dei beni pubblici, alla riforma istituzionale e amministrativa, al contesto imprenditoriale, al settore finanziario, ai mercati dei prodotti locali , dei servizi e del lavoro, all’istruzione e alla formazione, allo sviluppo sostenibile, alla sanità pubblica, alla protezione sociale e alla parità tra donne e uomini . Dovrebbe essere prestata particolare attenzione alle azioni che promuovono le transizioni verde e digitale , rivolgendo un’attenzione specifica alla riduzione del divario digitale che interessa le donne .

Motivazione

Per assicurare la coerenza con gli emendamenti legislativi agli articoli 2 e 4. Cfr. l’emendamento al considerando 8.

Emendamento 34

COM(2020) 409 final — articolo 2, paragrafo 1

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:

Ai fini del presente regolamento si applicano le seguenti definizioni:

(1)   «sostegno tecnico»: misure che aiutano gli Stati membri ad attuare riforme istituzionali e amministrative e riforme che favoriscano la crescita e rafforzino la resilienza;

(1)   «sostegno tecnico»: misure che aiutano le autorità nazionali, regionali e locali ad attuare riforme istituzionali e amministrative e riforme che favoriscano la crescita sostenibile e la coesione, e rafforzino la resilienza. Per essere ammissibili all’utilizzo dello strumento di sostegno tecnico, tali riforme devono rispettare i seguenti criteri:

i)

essere necessarie per realizzare gli obiettivi del trattato sull’Unione europea;

ii)

contribuire alla convergenza e alla riduzione delle disparità regionali, nello spirito della base giuridica del regolamento, l’articolo 175 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE); e

iii)

essere in grado di stimolare gli investimenti pubblici e di dare il via ad una crescita sostenibile e solidale a lungo termine in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile;

Motivazione

Per garantire la coerenza con gli articoli 2, paragrafo 2, e 4 per quanto riguarda i destinatari dello strumento, e con gli articoli 3, 4 e 5 per quanto riguarda l’obiettivo delle riforme.

Emendamento 35

COM(2020) 409 final, articolo 3

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

L’obiettivo generale dello strumento è promuovere la coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione sostenendo gli sforzi degli Stati membri volti ad attuare le riforme necessarie per conseguire la ripresa economica e sociale, la resilienza e la convergenza economica e sociale verso l’alto e sostenere gli Stati membri nel rafforzamento della loro capacità amministrativa di dare attuazione al diritto dell’Unione per quanto riguarda le sfide cui devono far fronte le istituzioni, la governance, la pubblica amministrazione e i settori economico e sociale.

L’obiettivo generale dello strumento è promuovere la coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione sostenendo gli sforzi degli Stati membri e degli enti locali e regionali volti ad attuare le riforme necessarie per conseguire la ripresa economica e sociale, la resilienza e la convergenza economica e sociale verso l’alto e sostenere gli Stati membri e gli enti locali e regionali nel rafforzamento della loro capacità amministrativa di dare attuazione al diritto dell’Unione per quanto riguarda le sfide cui devono far fronte le istituzioni, la governance, la pubblica amministrazione e i settori economico e sociale.

Emendamento 36

COM(2020) 409 final, articolo 5, lettera e)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

le politiche per la realizzazione delle transizioni digitale e verde, le soluzioni di e-government, gli appalti elettronici, la connettività, l’accesso ai dati e la governance dei dati, l’e-learning, l’uso di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale, il pilastro ambientale dello sviluppo sostenibile e la tutela dell’ambiente, l’azione per il clima, la mobilità, la promozione dell’economia circolare, l’efficienza energetica e delle risorse, le fonti di energia rinnovabile, il conseguimento della diversificazione energetica e della sicurezza energetica nonché, per il settore agricolo, la protezione del suolo e della biodiversità, la pesca e lo sviluppo sostenibile delle zone rurali; e

le politiche per la realizzazione delle transizioni digitale e verde, le soluzioni di e-government, gli appalti elettronici, la connettività, l’accesso ai dati e la governance dei dati, l’e-learning, l’uso di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale, il pilastro ambientale dello sviluppo sostenibile e la tutela dell’ambiente, l’azione per il clima, la mobilità, la promozione dell’economia circolare, la gestione integrata del ciclo idrico, l’efficienza energetica e delle risorse, le fonti di energia rinnovabile, il conseguimento della diversificazione energetica e della sicurezza energetica nonché, per il settore agricolo, la protezione del suolo e della biodiversità, la pesca e lo sviluppo sostenibile delle zone rurali; e

Motivazione

Il settore idrico è un settore chiave per il benessere dei cittadini europei e dell’economia europea, essendo una risorsa di base e un settore economico che genera posti di lavoro a lungo termine e di alta qualità. L’uso delle energie rinnovabili è un obiettivo fondamentale della lotta contro i cambiamenti climatici.

Emendamento 37

COM(2020) 409 final, articolo 8

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

1.    Gli Stati membri che desiderano ricevere sostegno tecnico nell’ambito dello strumento presentano una richiesta in tal senso alla Commissione indicando le aree di intervento e le priorità rientranti nell’ambito di applicazione di cui all’articolo 5 per i quali chiedono il sostegno. Le richieste sono presentate entro il 31 ottobre dell’anno civile. La Commissione può fornire orientamenti riguardo ai principali elementi da includere nella richiesta di sostegno.

1.    Le autorità nazionali, regionali o locali che desiderano ricevere sostegno tecnico nell’ambito dello strumento presentano una richiesta in tal senso alla Commissione indicando le aree di intervento e le priorità rientranti nell’ambito di applicazione di cui all’articolo 5 per i quali chiedono il sostegno. Le richieste sono presentate entro il 31 ottobre dell’anno civile. La Commissione può fornire orientamenti riguardo ai principali elementi da includere nella richiesta di sostegno.

2.    Gli Stati membri possono presentare una richiesta di sostegno tecnico nei seguenti casi, connessi:

2.    Le autorità nazionali, regionali o locali possono presentare una richiesta di sostegno tecnico nei seguenti casi, connessi:

a)

all’attuazione delle riforme che gli Stati membri intraprendono di propria iniziativa, in particolare per sostenere la ripresa [in linea con il regolamento (UE) YYY/XX], conseguire una crescita economica sostenibile e la creazione di posti di lavoro e rafforzare la resilienza;

[…]

a)

all’attuazione delle riforme che le autorità nazionali, regionali o locali intraprendono di propria iniziativa, in particolare per sostenere la ripresa [in linea con il regolamento (UE) YYY/XX], conseguire una crescita economica sostenibile e la creazione di posti di lavoro e rafforzare la resilienza;

[…]

II.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI,

Sul cosiddetto «dispositivo per la ripresa e la resilienza»

1.

accoglie con favore il fatto che la dotazione finanziaria di questo nuovo strumento, pari a 360 miliardi di EUR in sovvenzioni e a 312,5 miliardi di EUR in prestiti da impegnare entro la fine del 2024, fornisca una risposta macroeconomica all’altezza della recessione che colpirà l’Unione europea nel 2020, la più grave della sua storia, con un crollo del PIL dell’8,3 % nel 2020 (1). Il CdR approva inoltre l’equilibrio tra sovvenzioni e prestiti raggiunto nella proposta. Il rischio di un ulteriore aumento delle divergenze socioeconomiche giustifica la rapida adozione e attuazione del «piano di ripresa per l’Europa» e del bilancio dell’UE per il periodo successivo al 2020 sin dall’autunno 2020;

2.

sottolineando che la base giuridica della proposta della Commissione (l’articolo 175 del TFUE) verte sull’obiettivo della coesione, esprime preoccupazione per la dimensione territoriale limitata della proposta, allorché le ripercussioni sociali ed economiche della crisi del coronavirus sono ripartite in maniera diseguale tra gli Stati membri e, al loro interno, tra i diversi territori: in primo luogo, perché l’impatto sanitario e umano è stato fortemente territorializzato e le capacità di assistenza e di cura sono distribuite in modo non uniforme, in secondo luogo perché le misure di prevenzione del coronavirus hanno avuto, anch’esse, una durata e una severità diverse a seconda della situazione sanitaria regionale e, in terzo luogo, perché alcuni settori economici sono colpiti in modo sproporzionato e l’impatto socioeconomico a livello locale e regionale dipende dai settori di maggiore attività, dalla composizione dell’occupazione e dall’esposizione di ciascun territorio alle catene globali del valore. In assenza di specifiche misure di attenuazione, la crisi del coronavirus è quindi in grado di creare divergenze regionali all’interno degli Stati membri e tra di essi, o di aggravare quelle già esistenti. La coesione e la solidarietà devono essere in prima linea nelle nostre priorità di investimento;

3.

mette in guardia sul fatto che il semestre europeo, come meccanismo per la governance del fondo detto «dispositivo», resta un esercizio dall’alto e centralizzato, che non risulta idoneo per uno strumento che dovrebbe invece rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale; ribadisce pertanto la proposta di creare un codice di condotta per il coinvolgimento degli enti locali e regionali nel semestre europeo (2). Tale codice è più urgente e necessario che mai se si vuole rendere il semestre più trasparente, inclusivo e democratico, ma anche più efficace, grazie alla partecipazione degli enti territoriali;

4.

riconosce che le misure specifiche per la ripresa nell’ambito dello strumento «Next Generation EU» offrono un’opportunità per tutti i territori, in particolare quelli più colpiti dalla crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19, di promuovere una modernizzazione del loro modello economico e renderlo più produttivo e resiliente. Si rammarica, tuttavia, per il fatto che il criterio di assegnazione proposto per la prima tranche del 70 % degli impegni, sotto forma di trasferimenti provenienti dal dispositivo per la ripresa, si basi su indicatori socioeconomici relativi alla situazione precedente alla crisi sanitaria e non tenga conto dell’impatto della pandemia su tali indicatori, posto che gli effetti economici risultanti dalla crisi pandemica sono stati sin dall’inizio geograficamente asimmetrici;

5.

sottolinea che la recessione economica giunge in un momento in cui molti settori industriali chiave si trovano già a dover affrontare sfide considerevoli poste dalle trasformazioni digitale e verde. Per portare a termine questo cambiamento, l’UE non deve rimanere indietro nella concorrenza mondiale in materia di innovazione. A tal fine sono necessari investimenti consistenti nel settore della ricerca e dello sviluppo, come pure nella (ri)qualificazione; il dispositivo per la ripresa e la resilienza dovrebbe essere utilizzato anche per consentire tali investimenti;

6.

insiste quindi affinché gli enti locali e regionali partecipino all’elaborazione dei piani per la ripresa attraverso una cooperazione strutturata con gli Stati membri, nella misura in cui le riforme e gli investimenti da sostenere rientrino nell’ambito delle competenze locali e regionali e nel rispetto del quadro giuridico nazionale per la ripartizione dei poteri tra i livelli di governo. Il Comitato incoraggia la Commissione a presentare già nell’autunno 2020, in consultazione con il CdR, degli orientamenti a tal fine. Da parte sua, si impegna ad organizzare una valutazione semestrale dell’attuazione territoriale dei piani per la ripresa e la resilienza;

7.

ritiene, inoltre, che le scadenze fissate nel contesto del semestre europeo difficilmente consentirebbero di «allegare» i piani per la ripresa ai programmi nazionali di riforma e, ancora meno, di presentarli in via preliminare più di sei mesi prima. Le autorità competenti devono disporre di maggiore flessibilità e adattabilità per presentare i loro piani;

8.

prende atto della pubblicazione concomitante da parte della Commissione europea, il 17 settembre, degli orientamenti per i piani per la ripresa e la resilienza (3) e della strategia annuale per la crescita sostenibile (Annual Sustainable Growth Strategy — ASGS). In tale contesto rileva che:

la Commissione sembra ora proporre una fusione dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza e dei programmi nazionali di riforma, e non intende più presentare raccomandazioni specifiche per paese;

sebbene la Commissione inviti gli Stati membri a descrivere la natura istituzionale dei rispettivi piani per la ripresa e la resilienza, nonché il ruolo dei parlamenti nazionali/regionali, di altri enti regionali/locali e degli organi consultivi nazionali, quali i consigli nazionali per le finanze pubbliche e i comitati nazionali per la produttività, nel processo decisionale che porta all’adozione/presentazione dei piani per la ripresa e la resilienza, non è previsto alcun requisito relativo al coinvolgimento degli enti locali e regionali nella loro preparazione;

la dimensione territoriale non sembra rappresentare una priorità programmatica in questi documenti;

la Commissione presenta sette iniziative faro (4) nelle quali dovrebbero rientrare i piani per la ripresa e la resilienza. Queste iniziative faro possono apparire come altrettanti, ulteriori vincoli alla programmazione strategica dei piani per la ripresa e la resilienza. Inoltre, nessuna di queste sette iniziative faro verte sulla coesione sociale, che pure ha subito un duro colpo a seguito della pandemia di Covid-19.

Propone di organizzare congiuntamente con la Commissione europea un «Forum per la ripresa e la resilienza» al fine di rafforzare il coinvolgimento degli enti territoriali nel piano di ripresa e valutare il contributo di tale piano alla coesione e alle transizioni verde e digitale;

9.

sottolinea infine che gli enti locali e regionali sono responsabili di oltre la metà degli investimenti pubblici nell’UE, in gran parte in settori chiave come la sanità, l’istruzione, i servizi sociali, l’edilizia abitativa, i trasporti e il turismo, e che sarebbe pertanto assurdo se non potessero beneficiare di questo sostegno agli investimenti pubblici. Questo tipo di sostegno è particolarmente necessario in tempi di crisi, e l’ultimo decennio ha dimostrato le conseguenze procicliche negative dei tagli agli investimenti pubblici, troppo spesso utilizzati come variabile di aggiustamento a fronte dei vincoli di bilancio;

10.

sottolinea il ruolo che lo strumento proposto deve svolgere per il clima, ma ritiene che i piani per la ripresa dovrebbero destinare almeno il 40 % della spesa all’azione per il clima, al fine di consentire all’Unione europea di far fronte agli impegni assunti in tale ambito. Il CdR ritiene inoltre che la proposta della Commissione dovrebbe includere tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile come quadro di pianificazione strategica;

11.

è contrario all’opzione di trasferire risorse al dispositivo per la ripresa e la resilienza dai fondi strutturali e di investimento (articolo 6), in quanto tale opzione presenta il rischio di accentrare nuovamente e rimettere in discussione la gestione dei fondi strutturali e di investimento basata sul principio di partenariato;

12.

considera il ricorso alla condizionalità macroeconomica come una misura utile per contribuire a un utilizzo mirato delle risorse dell’UE negli Stati membri;

13.

ribadisce la richiesta di definire chiaramente le riforme che possono essere sostenute dal «fondo per la ripresa» e/o dallo strumento di sostegno tecnico, nel rispetto del principio di sussidiarietà, stabilendo che esse soddisfino i seguenti criteri:

i.

avere rilevanza per l’attuazione degli obiettivi del TUE;

ii.

presentare un interesse ai fini della convergenza e della riduzione delle disparità regionali, nello spirito della base giuridica dell’articolo 175 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE);

iii.

essere in grado di stimolare gli investimenti e di dare il via ad una crescita sostenibile a lungo termine, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile;

14.

sottolinea che, al fine di attuare il «fondo» per la ripresa e la resilienza, gli enti locali e regionali promotori di progetti hanno bisogno di un quadro giuridico stabile in materia di aiuti di Stato a livello europeo e nazionale. In particolare, tali enti devono sapere se la disciplina europea degli aiuti di Stato sarà modificata ad hoc per tenere conto dell’aumento del volume degli aiuti, e ottenere garanzie sulle responsabilità e sui termini per la notifica degli aiuti;

15.

sottolinea che il termine «dispositivo» suona troppo tecnocratico, incomprensibile per i comuni mortali e ambiguo in diverse lingue ufficiali dell’Unione europea, e che ciò crea un ostacolo alle attività di comunicazione decentrata riguardanti le risposte apportate dall’Unione europea in materia di ripresa e resilienza; propone quindi di sostituire il termine «dispositivo» con «fondo».

Sullo strumento di sostegno tecnico

16.

accoglie con favore la presentazione, da parte della Commissione, della proposta di regolamento che istituisce uno strumento di sostegno tecnico, il quale può contribuire a rafforzare le capacità amministrative delle autorità pubbliche, migliorando così l’attuazione delle riforme e rendendo più efficace la gestione pubblica;

17.

approva vivamente il fatto che lo strumento sia destinato non solo alle amministrazioni nazionali ma anche agli enti locali e regionali, come indicato all’articolo 2 della proposta;

18.

ritiene, tuttavia, che la proposta di regolamento debba essere chiarita e resa più coerente, in particolare per quanto riguarda l’articolo 8 relativo alla richiesta di sostegno tecnico che — ai sensi dell’articolo 2 — deve essere presentata da un’autorità nazionale, e non esclusivamente da uno Stato membro.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  Cfr. la relazione della Corte dei conti europea in materia (2 luglio 2020) https://www.eca.europa.eu/Lists/ECADocuments/RW20_01/RW_Tracking_climate_spending_IT.pdf.

(1)  Previsioni economiche d’estate della Commissione (luglio 2020): https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/economy-finance/ip132_en.pdf.

(2)  Parere del CdR Migliorare la governance del semestre europeo: un codice di condotta per il coinvolgimento degli enti locali e regionali — Relatore: Rob Jonkman (NL/ECR), adottato l’11.5.2017. rif.: COR-2016-05386 (GU C 306 del 15.9.2017, pag. 24).

(3)  Attualmente disponibile solo in inglese.

(4)  Tecnologie pulite ed energie rinnovabili; efficienza energetica del parco immobiliare; mobilità innovativa; connettività (5G, fibra ottica); modernizzazione della pubblica amministrazione; aumento delle capacità europee di cloud di dati industriali e sviluppo di microprocessori potenti; digitalizzazione dei sistemi d’istruzione e sviluppo delle competenze digitali.


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/183


Parere del Comitato europeo delle regioni — Anno europeo delle ferrovie (2021)

(2020/C 440/25)

Relatore:

Jarosław STAWIARSKI (PL/ECR), presidente della regione di Lublino

Testo di riferimento:

Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a un Anno europeo delle ferrovie (2021)

COM(2020) 78 final

I.   PROPOSTE DI EMENDAMENTO

Emendamento 1

Considerando 6

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Stabilendo una connessione tra le principali vie di trasporto dell’Unione e i suoi territori e regioni periferici, il settore ferroviario contribuisce alla coesione sociale, economica e territoriale.

Stabilendo una connessione tra le principali vie di trasporto dell’Unione e i suoi territori e regioni periferici, il settore ferroviario contribuisce alla coesione sociale, economica e territoriale , tanto come servizio pubblico locale e regionale che in quanto servizio di capacità e lungo raggio per passeggeri e merci .

Motivazione

Trattando del contributo delle ferrovie alla coesione, occorre menzionare i diversi modelli ferroviari che la favoriscono, insistendo così sull’importanza e la necessità di ciascuno di essi, nessuno escluso, ai fini dell’obiettivo perseguito.

Emendamento 2

Articolo 3, paragrafo 1

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

a)

iniziative e manifestazioni per promuovere il dibattito e la sensibilizzazione e per agevolare il coinvolgimento di cittadini, imprese e autorità pubbliche per fare in modo che una quota maggiore di persone e merci siano trasportate su ferrovia quale modo per contrastare i cambiamenti climatici, tramite molteplici canali e strumenti, comprese manifestazioni negli Stati membri;

a)

iniziative e manifestazioni per promuovere il dibattito e la sensibilizzazione e per agevolare il coinvolgimento di cittadini, imprese e autorità pubbliche per fare in modo che una quota maggiore di persone e merci siano trasportate su ferrovia quale modo per contrastare i cambiamenti climatici, tramite molteplici canali e strumenti, comprese manifestazioni negli Stati membri , nonché nuove politiche commerciali che, mediante offerte, sconti e promozioni, facilitino l’accesso ai servizi di trasporto ferroviario, con una particolare attenzione per le categorie di persone con esigenze specifiche ;

Motivazione

Per attrarre nuovi utenti verso il trasporto ferroviario, è di decisiva importanza agevolare l’accesso a questo mezzo di trasporto mediante nuove politiche tariffarie, offerte e sconti, in particolare quando tale trasporto assolve un obbligo di servizio pubblico.

Emendamento 3

Articolo 4

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

L’organizzazione della partecipazione all’Anno europeo a livello nazionale è di competenza degli Stati membri. A tal fine, questi ultimi nominano coordinatori nazionali. I coordinatori nazionali garantiscono il coordinamento delle attività pertinenti a livello nazionale.

L’organizzazione della partecipazione all’Anno europeo a livello nazionale è di competenza degli Stati membri. A tal fine, questi ultimi nominano coordinatori nazionali. I coordinatori nazionali garantiscono il coordinamento delle attività pertinenti a livello nazionale , ivi compresa la promozione del trasporto ferroviario eventualmente condotta dai diversi enti regionali nei singoli paesi dell’UE .

Motivazione

Per garantire un’attuazione efficace dell’Anno europeo delle ferrovie nei singoli Stati membri, è di cruciale importanza coinvolgere in questa iniziativa gli enti regionali e promuovere il trasporto ferroviario non solo a livello centrale, ma anche e soprattutto a livello regionale.

Emendamento 4

Articolo 5

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

1.   La Commissione convoca periodicamente riunioni dei coordinatori nazionali per coordinare lo svolgimento dell’Anno europeo. Tali riunioni servono altresì come opportunità per scambiare informazioni sull’attuazione dell’Anno europeo a livello nazionale e di Unione; i rappresentanti del Parlamento europeo possono partecipare a tali riunioni in veste di osservatori.

1.   La Commissione convoca periodicamente riunioni dei coordinatori nazionali per coordinare lo svolgimento dell’Anno europeo. Tali riunioni servono altresì come opportunità per scambiare informazioni sull’attuazione dell’Anno europeo a livello nazionale e di Unione; i rappresentanti del Parlamento europeo e del Comitato europeo delle regioni possono partecipare a tali riunioni in veste di osservatori.

2.   Il coordinamento dell’Anno europeo a livello di Unione deve avere un approccio trasversale onde creare sinergie tra i vari programmi e iniziative dell’Unione che finanziano progetti nel settore del trasporto ferroviario o che interessano le ferrovie.

2.   Il coordinamento dell’Anno europeo a livello di Unione deve avere un approccio trasversale onde creare sinergie tra i vari programmi e iniziative dell’Unione che finanziano progetti nel settore del trasporto ferroviario o che interessano le ferrovie.

3.   La Commissione convoca riunioni periodiche dei portatori di interessi e dei rappresentanti delle organizzazioni o degli organismi operanti nel settore del trasporto ferroviario, fra cui le reti culturali transnazionali esistenti e le ONG pertinenti nonché le organizzazioni e le comunità giovanili, per assisterla in sede di attuazione dell’Anno europeo a livello di Unione.

3.   La Commissione convoca riunioni periodiche dei portatori di interessi e dei rappresentanti delle organizzazioni o degli organismi operanti nel settore del trasporto ferroviario, fra cui le reti culturali transnazionali esistenti e le ONG pertinenti nonché le organizzazioni e le comunità giovanili, per assisterla in sede di attuazione dell’Anno europeo a livello di Unione.

La Commissione può, se il bilancio lo permette, organizzare inviti a presentare proposte e progetti che possono ricevere sostegno per il loro contributo straordinario agli obiettivi dell’Anno europeo.

La Commissione può, se il bilancio lo permette, organizzare inviti a presentare proposte e progetti che possono ricevere sostegno per il loro contributo straordinario agli obiettivi dell’Anno europeo. I progetti che beneficiano del sostegno dell’Unione dovrebbero essere selezionati nel rispetto dell’equilibrio geografico.

Motivazione

La partecipazione del CdR alle riunioni dei coordinatori è indispensabile, considerata l’importanza del ruolo degli enti locali e regionali nello sviluppo del trasporto ferroviario regionale e locale. Il sostegno finanziario ai progetti nel quadro dell’Anno europeo delle ferrovie dovrebbe essere equilibrato, donde la proposta di adottare un criterio geografico.

II.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

A.   IL RUOLO E IL CONTRIBUTO DELLE FERROVIE ALLO SVILUPPO SOCIOECONOMICO DELLE REGIONI EUROPEE, ALLA MOBILITÀ SOSTENIBILE E AL CONSEGUIMENTO DEGLI OBIETTIVI CLIMATICI DEFINITI NEL GREEN DEAL EUROPEO E NELLA POLITICA DELL’UE IN MATERIA DI TRASPORTI

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

accoglie con favore la proposta di realizzare in tutta Europa, nel quadro dell’Anno europeo delle ferrovie (2021), progetti, dibattiti, eventi, mostre e altre iniziative per promuovere le ferrovie tra i cittadini, le imprese e le istituzioni come un modo attraente, nonché sostenibile dal punto di vista ambientale, di viaggiare in ogni parte d’Europa;

2.

prende atto della convergenza degli obiettivi della decisione relativa all’Anno europeo delle ferrovie con quelli indicati, in materia di promozione del trasporto ferroviario, dalla comunicazione della Commissione europea intitolata «Il Green Deal europeo», in particolare per quanto riguarda la mobilità intelligente e sostenibile e il conseguimento della neutralità climatica dell’UE entro il 2050;

3.

rileva che le ferrovie sono uno dei modi di trasporto più sostenibili, più efficienti sotto il profilo energetico e più sicuri, e che in quanto tali svolgeranno un ruolo importante nel futuro sistema europeo di mobilità;

4.

rimarca che il trasporto ferroviario è sei volte più efficiente dal punto di vista energetico rispetto al trasporto su strada, oltre a emettere una quantità di CO2 nove volte inferiore a quella emessa dal trasporto merci su strada e dal trasporto aereo passeggeri;

5.

osserva che le ferrovie, in quanto modo di trasporto leader per una mobilità europea neutra dal punto di vista climatico, si sono già dotate di una propria strategia di mobilità sostenibile al fine di raggiungere l’obiettivo «emissioni zero» entro il 2050;

6.

ricorda che tutti i tipi di trasporto dovrebbero contribuire a compensare i costi esterni che essi generano, conformemente al principio «chi inquina paga»; e, a tale proposito, invita la presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione europea ad accelerare i tempi delle discussioni sul dossier Eurobollo affinché già nei prossimi mesi si pervenga all’adozione di una linea generale condivisa che consenta finalmente di avviare i negoziati di trilogo con il Parlamento europeo per promuovere il trasferimento modale dalla strada alla rotaia;

7.

sottolinea che il settore ferroviario contribuisce altresì (e in misura considerevole) all’economia europea e al completamento del mercato unico europeo;

8.

sottolinea, inoltre, che gli obiettivi del trasferimento modale verso la rotaia non possono essere conseguiti soltanto attraverso misure di «attrazione» (pull) nel settore ferroviario stesso, ma che, per raggiungere gli obiettivi fissati dalla Commissione nel Green Deal, saranno necessarie anche misure di «spinta» (push) in relazione ai mezzi di trasporto alimentati da combustibili fossili;

9.

fa notare che, grazie agli sforzi del settore ferroviario per migliorare i suoi servizi, la soddisfazione dei passeggeri delle ferrovie è in costante aumento (1);

10.

richiama l’attenzione sul fatto che, in tutto il mondo, l’aumento dell’urbanizzazione diventerà una delle sfide principali, rendendo pertanto necessaria la creazione di nuovi paradigmi di mobilità. La piena diffusione dei veicoli elettrici e automatizzati richiederà ancora molti anni, mentre il settore ferroviario ha già oggi bisogno di un sostegno per far fronte ai problemi causati dai cambiamenti climatici;

11.

sottolinea che gli investimenti nei corridoi ferroviari per il trasporto merci e nei terminali di trasbordo contribuiscono a una migliore coesione territoriale dell’UE, all’incremento degli scambi con i paesi terzi, allo sviluppo economico e all’occupazione;

12.

nella prospettiva della prevista revisione del regolamento (UE) n. 1315/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (2) sulla rete TEN-T, esorta le istituzioni pertinenti dell’Unione a continuare a sostenere lo sviluppo di tale rete e a investire in nuovi corridoi ovunque ciò sia necessario all’interno dell’UE, ma specialmente nelle regioni dotate di infrastrutture ferroviarie meno sviluppate; e, tra gli esempi di corridoi con valore aggiunto europeo, cita il cosiddetto «corridoio dell’ambra» e il corridoio Rail Baltica;

13.

fa notare che, nel periodo 2014-2016, gli investimenti effettuati nel settore ferroviario dal meccanismo per collegare l’Europa hanno generato PIL per un valore di 264 miliardi di EUR. Inoltre, i benefici che si attendono da questo meccanismo, derivanti dagli investimenti nei corridoi della rete centrale dell’UE, dovrebbero generare un 1,8 % di PIL supplementare nel 2030 e indurre un trasferimento modale che consenta di ridurre le esternalità negative;

14.

rimarca il successo dei servizi di trasporto ferroviario ad alta velocità in Europa e il loro potenziale di sostituzione della rete dei collegamenti aerei sulle tratte fino a 800 — 1 000 km; e raccomanda di sviluppare ulteriormente le infrastrutture ferroviarie per l’alta velocità, in particolare nell’Europa centrale e orientale e nei paesi nordici, in modo da migliorare l’interconnettività della rete di trasporti europea e contribuire così alla realizzazione degli obiettivi dell’UE in materia di competitività, accessibilità e clima;

15.

osserva che la crisi indotta dalla pandemia di Covid-19 ha confermato che il sistema ferroviario europeo presenta un alto livello di stabilità e resilienza, che ha consentito di mantenere una coesione territoriale senza soluzione di continuità, soprattutto tra le diverse regioni, grazie al trasporto di pazienti e di generi di prima necessità;

16.

rileva le differenze nello sviluppo e nella qualità delle infrastrutture tra i diversi paesi europei, e si compiace che il nuovo meccanismo per collegare l’Europa abbia già destinato una quota consistente del suo bilancio a una strategia coerente a livello europeo al fine di ridurre le disparità nel funzionamento dei sistemi ferroviari tra gli Stati membri dell’UE;

17.

è del parere che i decisori politici dell’UE debbano approfittare del periodo di ripresa economica dopo la pandemia per concentrarsi maggiormente sulle modalità di trasporto ecologiche, come appunto il trasporto ferroviario. Le future strategie dell’UE in materia di trasporti, e relativi i piani di investimento, devono rispecchiare questo nuovo orientamento.

B.   LE SFIDE CHE SI PRESENTANO PER LE FERROVIE EUROPEE E LE RACCOMANDAZIONI DEL COMITATO DELLE REGIONI PER LA PROMOZIONE E LO SVILUPPO DEL SETTORE FERROVIARIO

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

18.

fa notare che uno degli obiettivi fissati dal Libro bianco sui trasporti del 2011 era quello di conseguire un significativo trasferimento modale verso la rotaia; si rammarica del fatto che tali ambizioni non si siano tradotte in realtà, e che il settore dei trasporti nel suo complesso abbia registrato un costante aumento delle emissioni di gas a effetto serra;

19.

esorta le istituzioni dell’UE e le autorità nazionali a intervenire con urgenza per allineare le condizioni di concorrenza relative ai diversi modi di trasporto, in particolare tenendo conto delle esternalità negative per l’ambiente e armonizzando l’imposizione fiscale, nonché a promuovere di conseguenza il trasporto ferroviario. Ricorda, a questo proposito, che il CdR aveva espresso il suo sostegno all’iniziativa dei cittadini europei che propone l’introduzione di un’imposta sul cherosene («fairosene»).

Conseguire gli obiettivi dell’UE in materia di clima

20.

ribadisce la sua richiesta (3) di abolire le esenzioni dall’IVA attualmente previste dalla direttiva 2006/112/CE del Consiglio (4), in base alla quale tutti gli Stati membri applicano tali esenzioni al traffico transfrontaliero quando il trasporto è effettuato per via aerea, ma non se effettuato su rotaia;

21.

esorta le istituzioni dell’UE e i governi degli Stati membri a rafforzare la cooperazione strategica in materia di lotta ai cambiamenti climatici assicurando un sostegno urgente ad una serie di interventi, e in particolare:

introducendo il principio della piena internalizzazione dei costi esterni nel settore dei trasporti; garantendo parità di standard, anche in materia di sicurezza, tra tutte le forme di trasporto;

facendo del trasporto ferroviario un fulcro della mobilità sostenibile nell’UE (in linea con l’obbligo assunto dai ministri degli Stati membri nella dichiarazione di Graz) per il traffico passeggeri così come per il trasporto merci;

garantendo un ulteriore sostegno all’elettrificazione e all’ammodernamento della rete ferroviaria;

sostenendo il trasferimento modale verso le ferrovie, in particolare per quanto concerne il trasporto passeggeri nel traffico locale e regionale nonché gli spostamenti fino a 1 000 km, e attuando programmi di aiuti e finanziamenti per il trasporto di merci su rotaia che consentano alle ferrovie di portare la loro quota dei trasporti merci nell’UE dall’attuale 17 ad almeno il 30 % nel 2030;

stilando un bilancio del lavoro compiuto nel quadro del progetto Shift2Rail e intensificando il sostegno alla R&S e all’innovazione nel settore ferroviario, anche attraverso ulteriori interventi nell’ambito del programma Orizzonte Europa.

Conseguire gli obiettivi della politica europea in materia di trasporti

22.

osserva che la politica dell’UE in materia di reti TEN-T è uno strumento essenziale per coordinare progetti di trasporto multimodale di grande rilievo per l’Unione (e per i paesi terzi) e contribuisce allo sviluppo delle infrastrutture transfrontaliere e regionali;

23.

richiama tuttavia l’attenzione sulla mancanza di complementarità, per quanto riguarda gli investimenti, tra la rete ferroviaria centrale e quella generale della TEN-T: è essenziale, infatti, garantire finanziamenti sufficienti anche per la rete generale;

24.

sottolinea che la politica in materia di trasporti dovrebbe concentrarsi non solo sui progetti che estendono la rete a nuove linee ferroviarie, ma anche sulla modernizzazione, e sul miglioramento delle prestazioni, delle infrastrutture ferroviarie esistenti; e che, durante questo processo, la precedenza nel passaggio su rotaia dovrebbe essere accordata in base a considerazioni di efficienza climatica e prevenzione degli effetti delle misure sulla congestione del traffico stradale;

25.

chiede di sostenere pienamente gli investimenti pubblici necessari nelle infrastrutture ferroviarie, nonché di sfruttare il potenziale e il ruolo delle ferrovie ai fini della ripresa dell’economia europea dalla crisi indotta dalla pandemia di Covid-19;

26.

osserva che i nodi ferroviari urbani non sono sufficientemente integrati nelle reti TEN-T e che le ferrovie presentano carenze anche in termini di infrastrutture dell’«ultimo miglio»; e raccomanda di definire piani e strategie di trasporto sostenibile volti a porre il trasporto ferroviario al centro di un sistema che integri forme diverse di trasporto regionale e urbano;

27.

esorta a rafforzare il ruolo delle stazioni ferroviarie quali interfacce multimodali efficienti nei settori della mobilità urbana e suburbana, per collegare e integrare i sistemi ferroviari con altri modi di trasporto o con sistemi di trasporto urbano condiviso (come ad esempio quello ciclistico);

28.

richiama l’attenzione sulla necessità di un adeguato livello di protezione dei passeggeri, compresi quelli con mobilità ridotta. Le future soluzioni legislative dovranno definire in maniera equilibrata i diritti e gli obblighi, consentendo così al settore di far fronte ai propri impegni;

29.

invita inoltre le istituzioni dell’UE ad adottare, nel migliorare o ampliare l’infrastruttura ferroviaria, un’impostazione di più ampio respiro, sostenendo e sviluppando le reti ferroviarie secondarie e le infrastrutture di movimentazione intermodale necessarie (ad esempio i terminal), e ad adeguare o ampliare di conseguenza gli strumenti di sostegno.

Le esigenze di investimento, di finanziamento e di rafforzamento della competitività del settore ferroviario

30.

richiama l’attenzione sul considerevole fabbisogno di investimenti delle ferrovie, specialmente a livello regionale. Infatti, per rimanere competitivo, il settore ferroviario ha bisogno di avere accesso ai finanziamenti dell’UE per realizzare progetti infrastrutturali, investimenti in materiale rotabile, innovazione, digitalizzazione e misure rese necessarie dal rischio di azioni terroristiche, in particolare nei paesi in cui il settore dei servizi ferroviari è meno sviluppato;

31.

chiede che il bilancio dell’UE per il periodo 2021-2027 e i bilanci degli Stati membri garantiscano la disponibilità di risorse sufficienti per coprire il fabbisogno di investimenti delle ferrovie; e fa notare che i paesi dell’Europa centrale e orientale si trovano ad affrontare problemi dovuti all’obsolescenza del materiale rotabile o alla mancanza di tale materiale. Gli investimenti sono essenziali per aumentare la competitività delle ferrovie;

32.

chiede che, in considerazione delle sfide che il settore delle ferrovie deve affrontare sul piano finanziario e degli ambiziosi obiettivi di sviluppo che esso persegue, le norme in materia di coesione siano rese più flessibili, sì da consentire il necessario aumento dei fondi volti a sostenere gli investimenti nelle ferrovie nel quadro del FESR e del Fondo di coesione; e chiede altresì di accrescere la dotazione finanziaria del meccanismo per collegare l’Europa al fine di contribuire alla transizione ecologica del sistema dei trasporti europeo;

33.

raccomanda di prendere in considerazione un meccanismo unionale di finanziamento a lungo termine dei trasporti sostenibili, alimentato da risorse provenienti dai modi di trasporto meno rispettosi dell’ambiente, conformemente al principio «chi inquina paga»;

34.

è dell’avviso che le sovvenzioni debbano continuare ad essere la principale forma di finanziamento degli investimenti ferroviari da parte dell’UE. La maggior parte dei progetti infrastrutturali, infatti, non genera entrate sufficienti — di norma esse coprono soltanto il 10-20 % del totale dei costi di investimento; nel contempo, però, tali progetti producono grandi benefici sul piano socioeconomico;

35.

richiama l’attenzione sull’importanza di investire nell’aumento della capacità dei nodi ferroviari urbani e nel trasporto ferroviario regionale, che funge da spina dorsale della mobilità in alcune regioni. Le ferrovie accrescono infatti la coesione territoriale dell’UE, evitando che alcuni territori siano esclusi dai collegamenti;

36.

sottolinea l’importanza dei progetti che promuovono una mobilità senza limitazioni, accessibile a tutti gli utenti, comprese le persone anziane, a mobilità ridotta o con disabilità;

37.

pone l’accento sulla necessità di investimenti nella digitalizzazione e nell’automazione delle ferrovie al fine di rendere il trasporto ferroviario ancora più efficiente e competitivo;

38.

rileva la necessità di concedere finanziamenti per l’attuazione delle soluzioni innovative esistenti al fine di migliorare i collegamenti con i paesi dotati di sistemi di scartamento diversi, come il dispositivo di cambio automatico di scartamento SUW 2000, contribuendo così ad agevolare i collegamenti con i paesi terzi.

C.   LE RACCOMANDAZIONI DEL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI PER PROMUOVERE IN MODO EFFICACE IL TRASPORTO FERROVIARIO NEL QUADRO DELL’ANNO EUROPEO DELLE FERROVIE 2021

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

39.

esorta le istituzioni dell’UE e le autorità nazionali e regionali ad intraprendere azioni in linea con gli obiettivi dell’Anno europeo delle ferrovie al fine di promuovere il trasporto ferroviario quale modo di trasporto ecologico, innovativo e sicuro. Insieme con le ferrovie e le loro organizzazioni, tali istituzioni e autorità possono organizzare e patrocinare:

iniziative, mostre ed altri eventi volti a promuovere dibattiti politici, imprenditoriali e sociali che sottolineino l’importanza delle ferrovie nel sistema economico e dei trasporti dell’UE (come ad esempio la fiera ferroviaria TRAKO che si terrà a Danzica, in Polonia, nel 2021);

campagne d’informazione e di educazione sul ruolo e il valore aggiunto del trasporto ferroviario, e azioni che incoraggino il pubblico a contribuire a realizzare l’obiettivo di un trasporto sostenibile;

scambi di esperienze e di buone pratiche tra enti regionali e locali, operatori del settore ferroviario e rappresentanti delle istituzioni dell’UE, al fine di promuovere il trasporto su rotaia;

40.

è impegnato ad accrescere il contributo e il ruolo delle ferrovie nell’ambito dei trasporti pubblici, ma anche a rendere l’immagine di tale modo di trasporto più attraente sotto il profilo economico e sociale. Oltre a promuovere il conseguimento della neutralità climatica delle ferrovie, è infatti opportuno migliorare — e mettere in evidenza — l’attrattiva dell’impiego in questo settore, tenuto conto del divario generazionale e dei cambiamenti emergenti nelle professioni ferroviarie. Nello specifico, quindi, il CdR:

esorta le autorità nazionali e regionali a promuovere la formazione nelle professioni ferroviarie e la creazione, nelle università, di facoltà e indirizzi in materie ferroviarie che riflettano le esigenze del mercato, in particolare nei settori dell’ingegneria, dell’automazione e del segnalamento e in altri ambiti specialistici;

incoraggia le imprese ferroviarie a offrire una formazione supplementare al fine di accrescere l’attrattiva dell’impiego nel settore ferroviario;

raccomanda alle imprese ferroviarie e alle scuole di organizzare, con il sostegno delle autorità regionali e nazionali, concorsi per studenti su temi legati alle ferrovie;

sollecita la Commissione europea a mantenere ed ampliare il programma #DiscoverEU. Il CdR propone inoltre di avviare un’iniziativa congiunta che associ questo programma al settore ferroviario. L’obiettivo sarebbe quello di far conoscere meglio ai giovani il mondo delle ferrovie, collegando i viaggi Interrail da loro effettuati ad un programma di eventi — da realizzare nelle città e nelle regioni — incentrati sulle stazioni ferroviarie locali in quanto luoghi di cultura o di visite di carattere tecnico;

accoglie con favore la partecipazione del settore ferroviario all’edizione 2021 del festival d’arte internazionale «Europalia», che verterà sull’influsso delle ferrovie sulle arti e sul ruolo delle ferrovie in quanto promotrici di cambiamento;

41.

riconosce la necessità di sostenere il settore ferroviario a livello unionale e nazionale, anche in considerazione delle sfide che esso si trova ad affrontare. Pertanto:

incoraggia il settore ferroviario ad accrescere il suo contributo al turismo sostenibile attraverso la creazione di nuovi collegamenti ferroviari e il ripristino di collegamenti soppressi;

invita il settore ferroviario e gli Stati membri ad ampliare l’offerta di treni notturni e di treni passeggeri con piattaforme per autoveicoli;

chiede alla Commissione europea di creare una rete europea coerente di linee ferroviarie ad alta velocità come alternativa o complemento al trasporto aereo e a quello individuale, senza compromettere l’espansione delle infrastrutture ferroviarie regionali e di trasporto merci;

incoraggia il settore ferroviario a migliorare costantemente la digitalizzazione e l’accessibilità dei suoi servizi attraverso lo sviluppo di applicazioni e piattaforme di biglietteria, e ad adoperarsi per realizzare un sistema comune europeo per l’emissione dei biglietti ferroviari;

sostiene le ferrovie e gli Stati membri nei loro sforzi per promuovere l’interoperabilità nel traffico internazionale;

incita gli Stati membri a promuovere e finanziare programmi per il trasferimento del traffico merci dalla strada alla rotaia attraverso lo sviluppo di nuovi progetti, come ad esempio quello polacco Tiry na tory («mettiamo i TIR sui binari») (5), e a condividere le buone pratiche in materia di trasferimento modale;

esorta le autorità regionali e nazionali a elaborare, in materia di trasporti, piani a lungo termine in cui le ferrovie assumano, ove opportuno, un ruolo guida, e sottolinea la necessità di promuovere il trasporto ferroviario quale elemento chiave per risolvere il problema dell’esclusione, per mancanza di collegamenti, delle regioni periferiche e/o meno sviluppate; e nelle regioni, come quelle ultraperiferiche, nelle quali non esiste una rete di trasporto ferroviario, raccomanda di trovare soluzioni di mobilità alternative adatte alla situazione di tali regioni;

incoraggia le autorità regionali a garantire il loro sostegno ai monumenti e ai musei legati alla storia del treno, nonché ai depositi di locomotive storiche che ancora esistono, in quanto patrimonio culturale delle rispettive regioni;

raccomanda alle autorità locali di promuovere e attuare, in collaborazione con le imprese ferroviarie, soluzioni coerenti di trasporto «porta a porta», ivi compresi progetti di economia collaborativa come ad esempio il bike sharing;

raccomanda alle regioni e al settore ferroviario di realizzare campagne congiunte di promozione su vasta scala utilizzando diverse forme e canali di comunicazione e informazione, anche dando visibilità alle stazioni ferroviarie e al materiale rotabile in quanto espressioni culturali, con l’obiettivo di diffondere la conoscenza e costruire un rapporto con i passeggeri, nonché di sensibilizzare l’opinione pubblica all’idea che il treno, in quanto mezzo di trasporto, può recare un contributo cruciale alla lotta contro i cambiamenti climatici;

incoraggia le autorità nazionali e regionali a sostenere gli investimenti nello sviluppo di terminali intermodali lungo le linee ferroviarie e alle frontiere con paesi terzi, a modernizzare e mantenere in buono stato stazioni e fermate ferroviarie, comprese le vie di accesso, nonché a realizzare, e a segnalare in modo adeguato, parcheggi per chi arriva in auto alla stazione;

42.

sottolinea la necessità di promuovere iniziative multimodali relative all’integrazione delle ferrovie con altri mezzi di trasporto condiviso (car sharing, bike sharing);

43.

ritiene opportuno che siano sostenuti gli investimenti a livello regionale e nazionale per la modernizzazione delle stazioni storiche, che vanno ristrutturate anche al fine di limitarne l’impatto negativo sull’ambiente, nonché per la realizzazione di nuove stazioni moderne che tengano conto delle esigenze ecologiche, soprattutto per quanto riguarda l’uso delle fonti energetiche rinnovabili;

44.

raccomanda di portare da 8 a 12 milioni di EUR la dotazione finanziaria di cui alla proposta di decisione COM(2020)78 final della Commissione europea.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  Eurobarometro Flash 463 (gennaio-febbraio 2018) sulla soddisfazione degli europei per i servizi ferroviari.

(2)  GU L 348 del 20.12.2013, pag. 1.

(3)  2015/2347(INI).

(4)  GU L 347 dell’11.12.2006, pag. 1.

(5)  https://tirynatory.pl/


18.12.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 440/191


Parere del Comitato europeo delle regioni — Pacchetto REACT-UE

(2020/C 440/26)

Relatore generale:

Mieczysław STRUK (PL/PPE), presidente della regione Pomerania

Testi di riferimento:

COM(2020) 451 final

COM(2020) 450 final

COM(2020) 452 final

COM(2020) 447 final

1.   PROPOSTE DI EMENDAMENTO

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 1303/2013 per quanto riguarda le risorse aggiuntive straordinarie e le modalità di attuazione nel quadro dell’obiettivo Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione per fornire assistenza allo scopo di promuovere il superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 e preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia (REACT-EU)

COM(2020) 451 final

Emendamento 1

COM(2020) 451 final — Parte 1

Titolo dell’atto

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 1303/2013 per quanto riguarda le risorse aggiuntive straordinarie e le modalità di attuazione nel quadro dell’obiettivo Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione per fornire assistenza allo scopo di promuovere il superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 e preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia (REACT-EU)

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 1303/2013 per quanto riguarda le risorse aggiuntive straordinarie e le modalità di attuazione nel quadro dell’obiettivo Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione e dell’obiettivo Cooperazione territoriale europea per fornire assistenza allo scopo di promuovere il superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 e preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia (REACT-EU)

Motivazione

La pandemia di Covid-19 e la chiusura unilaterale delle frontiere interne di diversi Stati membri hanno causato alle regioni frontaliere danni ingenti, ai quali occorre rimediare in maniera adeguata.

Emendamento 2

COM(2020) 451 final — Parte 1

Considerando 1

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Gli Stati membri sono stati colpiti dalla crisi a seguito della pandemia di Covid-19 come mai in precedenza. La crisi frena la crescita negli Stati membri e ciò a sua volta aggrava le ingenti carenze di liquidità dovute all’improvviso e importante aumento degli investimenti pubblici necessari nei rispettivi sistemi sanitari e in altri settori delle loro economie. Si è così creata una situazione eccezionale, che occorre affrontare con misure specifiche.

Gli Stati membri sono stati colpiti dalla crisi a seguito della pandemia di Covid-19 come mai in precedenza. La crisi ha accresciuto il rischio di povertà e di un approfondimento delle spaccature sociali nell’UE, frena la crescita negli Stati membri e ciò a sua volta aggrava le ingenti carenze di liquidità dovute all’improvviso e importante aumento degli investimenti pubblici necessari nei rispettivi sistemi sanitari e in altri settori delle loro economie. Si è così creata una situazione eccezionale, che occorre affrontare con misure specifiche.

Emendamento 3

COM(2020) 451 final — Parte 1

Considerando 4

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

In conformità al regolamento [strumento europeo per la ripresa] e nei limiti delle risorse ivi attribuite, per far fronte agli effetti senza precedenti della crisi Covid-19 dovrebbero essere attuate misure di recupero e resilienza nel quadro dei fondi strutturali e d’investimento europei. Tali risorse aggiuntive dovrebbero essere utilizzate per garantire il rispetto dei termini previsti dal regolamento [ERI]. È inoltre opportuno mettere a disposizione risorse aggiuntive per la coesione economica, sociale e territoriale attraverso una revisione del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020.

In conformità al regolamento [strumento europeo per la ripresa] e nei limiti delle risorse ivi attribuite, per far fronte agli effetti senza precedenti della crisi Covid-19 dovrebbero essere attuate misure di recupero e resilienza nel quadro dei fondi strutturali e d’investimento europei. È inoltre opportuno mettere a disposizione risorse aggiuntive per la coesione economica, sociale e territoriale attraverso una revisione del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020.

Motivazione

Dovrebbe essere concessa una maggiore flessibilità.

Emendamento 4

COM(2020) 451 final — parte 1

Considerando 5

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Dovrebbe essere messo a disposizione un importo aggiuntivo straordinario di 58 272 800 000 EUR (a prezzi correnti) per gli impegni di bilancio a carico dei fondi strutturali nel quadro dell’obiettivo Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione per gli anni 2020, 2021 e 2022, al fine di aiutare le regioni e gli Stati membri più colpiti a superare gli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 o preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia, con l’obiettivo di un rapido dispiegamento di tali risorse nell’economia reale attraverso i programmi operativi esistenti. Le risorse per il 2020 derivano da un aumento delle risorse disponibili per la coesione economica, sociale e territoriale nel quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020, mentre le risorse per il 2021 e il 2022 derivano dallo strumento dell’Unione europea per la ripresa. Una parte delle risorse aggiuntive dovrebbe essere destinata all’assistenza tecnica su iniziativa della Commissione. La Commissione dovrebbe stabilire la ripartizione delle rimanenti risorse aggiuntive per ciascuno Stato membro applicando un metodo di assegnazione fondato sui più recenti dati statistici obiettivi disponibili riguardanti la prosperità relativa degli Stati membri e la portata degli effetti della crisi attuale sulle loro economie e società. Il metodo di assegnazione dovrebbe prevedere un importo aggiuntivo specifico per le regioni ultraperiferiche, vista la particolare vulnerabilità delle loro economie e società. Al fine di tener conto del carattere evolutivo degli effetti della crisi, la ripartizione dovrebbe essere rivista nel 2021 applicando lo stesso metodo di assegnazione ma utilizzando i più recenti dati statistici disponibili al 19 ottobre 2021 per distribuire la tranche delle risorse aggiuntive per il 2022.

Dovrebbe essere messo a disposizione un importo aggiuntivo straordinario di 58 272 800 000 EUR (a prezzi correnti) per gli impegni di bilancio a carico dei fondi strutturali nel quadro dell’obiettivo Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione e dell’obiettivo Cooperazione territoriale europea per gli anni 2020, 2021 e 2022 nonché, su richiesta presentata da un’autorità di gestione e motivata da uno Stato membro — anche per gli anni 2023 e 2024 , al fine di aiutare le regioni e gli Stati membri più colpiti a superare gli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 o preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia, con l’obiettivo di un rapido dispiegamento di tali risorse nell’economia reale attraverso i programmi operativi esistenti. Le risorse per il 2020 derivano da un aumento delle risorse disponibili per la coesione economica, sociale e territoriale nel quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020, mentre le risorse per il 2021 e il 2022 nonché, laddove applicabile, per il 2023 e il 2024, derivano dallo strumento dell’Unione europea per la ripresa. Una parte delle risorse aggiuntive dovrebbe essere destinata all’assistenza tecnica su iniziativa della Commissione. La Commissione dovrebbe stabilire la ripartizione delle rimanenti risorse aggiuntive per ciascuno Stato membro applicando un metodo di assegnazione fondato sui più recenti dati statistici obiettivi disponibili riguardanti la prosperità relativa degli Stati membri e la portata degli effetti della crisi attuale sulle loro economie e società. Il metodo di assegnazione dovrebbe prevedere un importo aggiuntivo specifico per le regioni ultraperiferiche, vista la particolare vulnerabilità delle loro economie e società. Al fine di tener conto del carattere evolutivo degli effetti della crisi, la ripartizione dovrebbe essere rivista nel 2021 applicando lo stesso metodo di assegnazione ma utilizzando i più recenti dati statistici disponibili al 19 ottobre 2021 per distribuire la tranche delle risorse aggiuntive per il 2022 e, ove pertinente, le tranche per il 2023 e il 2024 .

Motivazione

Le autorità di gestione avranno bisogno di più tempo e di una maggiore flessibilità per dare attuazione a un nuovo programma di questa portata.

Emendamento 5

COM(2020) 451 final — Parte 1

Considerando 7

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Per consentire agli Stati membri di adeguare con la massima flessibilità i loro interventi volti al superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 o a preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia, le assegnazioni dovrebbero essere stabilite dalla Commissione a livello di Stati membri. Occorre inoltre prevedere la possibilità di utilizzare le risorse aggiuntive per sostenere gli aiuti agli indigenti. È inoltre necessario stabilire massimali per la dotazione riguardante l’assistenza tecnica su iniziativa degli Stati membri, garantendo nel contempo a questi ultimi la massima flessibilità per quanto concerne l’assegnazione di tale dotazione all’interno dei programmi operativi sostenuti dal FESR o dal FSE. È opportuno chiarire che non è necessario rispettare la quota minima del FSE per le risorse aggiuntive. Tenuto conto della rapidità con cui si prevede che saranno spese le risorse aggiuntive, gli impegni riguardanti tali risorse aggiuntive dovrebbero essere disimpegnati solo al momento della chiusura dei programmi operativi.

Per consentire agli Stati membri di adeguare con la massima flessibilità i loro interventi volti al superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 o a preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia, le assegnazioni dovrebbero essere stabilite dalla Commissione a livello di Stati membri. Tuttavia, gli enti regionali e locali dovrebbero essere strettamente associati alla preparazione e all’attuazione di progetti con un robusto approccio di governance multilivello. Occorre inoltre prevedere la possibilità di utilizzare le risorse aggiuntive per sostenere gli aiuti agli indigenti. È inoltre necessario stabilire massimali per la dotazione riguardante l’assistenza tecnica su iniziativa degli Stati membri, garantendo nel contempo a questi ultimi la massima flessibilità per quanto concerne l’assegnazione di tale dotazione all’interno dei programmi operativi sostenuti dal FESR o dal FSE. Tenuto conto della rapidità con cui si prevede che saranno spese le risorse aggiuntive, gli impegni riguardanti tali risorse aggiuntive dovrebbero essere disimpegnati solo al momento della chiusura dei programmi operativi.

Motivazione

L’FSE non dovrebbe essere indebolito.

Emendamento 6

COM(2020) 451 final — Parte 1

Considerando 14

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Per consentire agli Stati membri di mobilitare rapidamente le risorse aggiuntive finalizzate al superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 e a preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia entro l’attuale periodo di programmazione, è giustificato esentare in via eccezionale gli Stati membri dall’obbligo di rispettare le condizionalità ex ante e le prescrizioni riguardanti la riserva di efficacia dell’attuazione, l’applicazione del quadro di riferimento dell’efficacia dell’attuazione e la concentrazione tematica, anche per quanto riguarda le soglie stabilite per lo sviluppo urbano sostenibile in relazione al FESR, nonché le prescrizioni sull’elaborazione di una strategia di comunicazione relativa alle risorse aggiuntive. È tuttavia necessario che gli Stati membri effettuino, entro il 31 dicembre 2024, almeno una valutazione dell’efficacia, dell’efficienza e dell’impatto delle risorse aggiuntive e del modo in cui hanno contribuito al conseguimento delle finalità assegnate al nuovo obiettivo tematico specifico. Per agevolare la disponibilità di informazioni comparabili a livello di Unione, gli Stati membri sono incoraggiati a fare uso degli indicatori specifici per programma forniti dalla Commissione. Inoltre, nell’esercizio delle loro responsabilità in materia di informazione, comunicazione e visibilità, gli Stati membri e le autorità di gestione dovrebbero rafforzare la visibilità delle misure e delle risorse straordinarie introdotte dall’Unione, in particolare facendo in modo che i beneficiari potenziali, i beneficiari effettivi, i partecipanti, i destinatari finali degli strumenti finanziari e il pubblico siano a conoscenza dell’esistenza e dell’entità delle risorse aggiuntive, nonché dell’ulteriore sostegno da esse derivante.

Per consentire agli Stati membri di mobilitare rapidamente le risorse aggiuntive finalizzate al superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 e a preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia entro l’attuale periodo di programmazione, è giustificato esentare in via eccezionale gli Stati membri dall’obbligo di rispettare le condizionalità ex ante e le prescrizioni riguardanti la riserva di efficacia dell’attuazione, l’applicazione del quadro di riferimento dell’efficacia dell’attuazione e la concentrazione tematica, anche per quanto riguarda le soglie stabilite per lo sviluppo urbano sostenibile in relazione al FESR, nonché le prescrizioni sull’elaborazione di una strategia di comunicazione relativa alle risorse aggiuntive. È tuttavia necessario che gli Stati membri effettuino, entro il 31 dicembre 2024, o entro il 31 dicembre 2026 qualora siano rese disponibili risorse aggiuntive per gli impegni di bilancio per il 2023 e il 2024, almeno una valutazione dell’efficacia, dell’efficienza e dell’impatto delle risorse aggiuntive e del modo in cui hanno contribuito al conseguimento delle finalità assegnate al nuovo obiettivo tematico specifico. Per agevolare la disponibilità di informazioni comparabili a livello di Unione, gli Stati membri sono incoraggiati a fare uso degli indicatori specifici per programma forniti dalla Commissione. Inoltre, nell’esercizio delle loro responsabilità in materia di informazione, comunicazione e visibilità, gli Stati membri e le autorità di gestione dovrebbero rafforzare la visibilità delle misure e delle risorse straordinarie introdotte dall’Unione, in particolare facendo in modo che i beneficiari potenziali, i beneficiari effettivi, i partecipanti, i destinatari finali degli strumenti finanziari e il pubblico siano a conoscenza dell’esistenza e dell’entità delle risorse aggiuntive, nonché dell’ulteriore sostegno da esse derivante.

Motivazione

Le autorità di gestione avranno bisogno di più tempo e di una maggiore flessibilità per dare attuazione a un nuovo programma di questa portata.

Emendamento 7

COM(2020) 451 final — Parte 1

Considerando 21

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

L’articolo 135, paragrafo 2, dell’accordo sul recesso del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord dall’Unione europea e dalla Comunità europea dell’energia atomica dispone che le modifiche del regolamento (UE, Euratom) n. 1311/2013 del Consiglio o della decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio, adottate alla data di entrata in vigore di tale accordo o successivamente, non si applicano al Regno Unito nella misura in cui incidono sugli obblighi finanziari del Regno Unito. Il sostegno previsto a norma del presente regolamento per il 2020 è finanziato mediante un aumento del massimale del quadro finanziario pluriennale, mentre il sostegno per il 2021 e il 2022 è finanziato mediante un aumento del massimale delle risorse proprie dell’Unione, che inciderebbe sugli obblighi finanziari del Regno Unito. Il presente regolamento non dovrebbe pertanto applicarsi al Regno Unito e nel Regno Unito.

L’articolo 135, paragrafo 2, dell’accordo sul recesso del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord dall’Unione europea e dalla Comunità europea dell’energia atomica (1) dispone che le modifiche del regolamento (UE, Euratom) n. 1311/2013 del Consiglio (2) o della decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio (3), adottate alla data di entrata in vigore di tale accordo o successivamente, non si applicano al Regno Unito nella misura in cui incidono sugli obblighi finanziari del Regno Unito. Il sostegno previsto a norma del presente regolamento per il 2020 è finanziato mediante un aumento del massimale del quadro finanziario pluriennale, mentre il sostegno per il 2021 e il 2022 nonché, laddove applicabile, per il 2023 e il 2024, è finanziato mediante un aumento del massimale delle risorse proprie dell’Unione, che inciderebbe sugli obblighi finanziari del Regno Unito. Il presente regolamento non dovrebbe pertanto applicarsi al Regno Unito e nel Regno Unito.

Motivazione

Le autorità di gestione avranno bisogno di più tempo e di una maggiore flessibilità per dare attuazione a un nuovo programma di questa portata.

Emendamento 8

COM(2020) 451 final — Parte 1

Modificare l’articolo 1, paragrafo 1

Regolamento (UE) n. 1303/2013

Articolo 91, paragrafo 1 bis

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

all’articolo 91 è inserito un nuovo paragrafo 1 bis:

all’articolo 91 è inserito un nuovo paragrafo 1 bis:

«1 bis.   Oltre alle risorse globali di cui al paragrafo 1, sono rese disponibili per la coesione economica, sociale e territoriale e assegnate al FESR e al FSE risorse aggiuntive pari a 5 000 000 000 EUR a prezzi correnti per gli impegni di bilancio relativi al 2020.»;

«1 bis.   Oltre alle risorse globali di cui al paragrafo 1, sono rese disponibili per la coesione economica, sociale e territoriale e assegnate al FESR e all’FSE risorse aggiuntive pari a 5 000 000 000 EUR a prezzi costanti del 2018 per gli impegni di bilancio relativi al 2020.»;

Motivazione

L’uso dei prezzi costanti del 2018 è in linea con le conclusioni della riunione straordinaria del Consiglio europeo del 17-21 luglio 2020 (1).

Emendamento 9

COM(2020) 451 final — Parte 1

Modificare l’articolo 1, paragrafo 2

Regolamento (UE) n. 1303/2013

Articolo 92 bis, primo e secondo comma

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Le misure di cui all’articolo 2 del regolamento [ERI] sono attuate nel quadro dei fondi strutturali con un importo di 53 272 800 000 EUR a prezzi correnti a carico dell’importo di cui all’articolo 3, paragrafo 2, lettera a), punto i), di tale regolamento, fatto salvo l’articolo 4, paragrafi 3, 4 e 8, dello stesso regolamento.

Le misure di cui all’articolo 2 del regolamento [ERI] sono attuate nel quadro dei fondi strutturali con un importo di 53 272 800 000 EUR a prezzi correnti a carico dell’importo di cui all’articolo 3, paragrafo 2, lettera a), punto i), di tale regolamento, fatto salvo l’articolo 4, paragrafi 3, 4 e 8, dello stesso regolamento.

Tali risorse aggiuntive per il 2021 e il 2022 costituiscono entrate con destinazione specifica esterne, in conformità all’articolo 21, paragrafo 5, del regolamento finanziario.

Tali risorse aggiuntive per il 2021 e il 2022 costituiscono entrate con destinazione specifica esterne, in conformità all’articolo 21, paragrafo 5, del regolamento finanziario. La decisione di prorogare le misure di flessibilità nell’ambito di REACT-EU agli anni 2023 e 2024 può essere adottata mediante atto delegato.

Motivazione

Le autorità di gestione avranno bisogno di più tempo e di una maggiore flessibilità per dare attuazione a un nuovo programma di questa portata.

Emendamento 10

COM(2020) 451 final — Parte 1

Regolamento (UE) n. 1303/2013

Modificare come segue

Articolo 92 ter, Titolo

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Risorse aggiuntive straordinarie e modalità di attuazione per l’obiettivo Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione volte a fornire assistenza allo scopo di promuovere il superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 e preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia (REACT-EU)

Risorse aggiuntive straordinarie e modalità di attuazione per l’obiettivo Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione e per l’obiettivo Cooperazione territoriale europea volte a fornire assistenza allo scopo di promuovere il superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 e preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia (REACT-EU)

Motivazione

La pandemia di Covid-19 e la chiusura unilaterale delle frontiere interne di diversi Stati membri hanno causato alle regioni frontaliere danni ingenti, ai quali occorre rimediare in maniera adeguata.

Emendamento 11

COM(2020) 451 final — Parte 1

Regolamento (UE) n. 1303/2013

Articolo 92 ter, paragrafo 1

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Le risorse aggiuntive di cui all’articolo 91, paragrafo 1 bis, e all’articolo 92 bis («le risorse aggiuntive») sono rese disponibili nel quadro dell’obiettivo Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione per fornire assistenza allo scopo di promuovere il superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 e preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia (REACT-EU). Le risorse aggiuntive sono utilizzate per attuare l’assistenza tecnica a norma del paragrafo 6 del presente articolo ed effettuare le operazioni che danno attuazione all’obiettivo tematico di cui al paragrafo 10 del presente articolo.

Le risorse aggiuntive di cui all’articolo 91, paragrafo 1 bis, e all’articolo 92 bis («le risorse aggiuntive») sono rese disponibili nel quadro degli obiettivi Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione e Cooperazione territoriale europea per fornire assistenza allo scopo di promuovere il superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 e preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia (REACT-EU). Le risorse aggiuntive sono utilizzate per attuare l’assistenza tecnica a norma del paragrafo 6 del presente articolo ed effettuare le operazioni che danno attuazione all’obiettivo tematico di cui al paragrafo 10 del presente articolo.

Motivazione

La pandemia di Covid-19 e le prime misure di confinamento imposte hanno avuto un impatto devastante sulla cooperazione transfrontaliera. I progetti a titolo dell’obiettivo Cooperazione territoriale, compresa la cooperazione transfrontaliera, dovrebbero essere ammissibili al finanziamento.

Emendamento 12

COM(2020) 451 final — Parte 1

Modificare l’articolo 1, punto 2

Regolamento (UE) n. 1303/2013

Articolo 92 ter, paragrafo 2

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Oltre alle risorse globali di cui all’articolo 91, per gli impegni di bilancio per il periodo 2020-2022 sono rese disponibili risorse aggiuntive come indicato di seguito:

Oltre alle risorse globali di cui all’articolo 91, per gli impegni di bilancio per il periodo 2020-2022 sono rese disponibili risorse aggiuntive come indicato di seguito:

2020: 5 000 000 000 EUR;

2021: 42 434 400 000 EUR;

2022: 10 820 400 000 EUR.

2020: 5 000 000 000 EUR;

2021: 34 615 620 000 EUR;

2022: 18 639 180 000 EUR.

Le risorse aggiuntive per il 2020 sono rese disponibili a carico delle risorse aggiuntive di cui all’articolo 91, paragrafo 1 bis.

Le risorse aggiuntive per il 2020 sono rese disponibili a carico delle risorse aggiuntive di cui all’articolo 91, paragrafo 1 bis.

Le risorse aggiuntive per il 2021 e il 2022 sono rese disponibili a carico delle risorse aggiuntive di cui all’articolo 92 bis. Con le risorse aggiuntive di cui all’articolo 92 bis vengono finanziate anche le spese amministrative fino a 18 000 000 EUR a prezzi correnti .

Le risorse aggiuntive per il 2021 e il 2022 sono rese disponibili a carico delle risorse aggiuntive di cui all’articolo 92 bis. Tramite revisione del presente regolamento mediante atto delegato e su richiesta presentata da un’autorità di gestione e motivata da uno Stato membro, le risorse aggiuntive possono essere rese disponibili anche per gli impegni di bilancio per il 2023 e il 2024. Con le risorse aggiuntive di cui all’articolo 92 bis vengono finanziate anche le spese amministrative fino a 18 000 000 EUR a prezzi costanti del 2018 .

Motivazione

L’impegno delle risorse disponibili dovrebbe essere ripartito con maggiore equilibrio tra il 2021 e il 2022 (rispettivamente 65 % e 35 %) al fine di alleggerire gli oneri amministrativi per le autorità di gestione e i beneficiari al momento della chiusura dei programmi operativi 2014-2020 e dell’avvio dei programmi operativi 2021-2027. Le risorse supplementari a sostegno delle spese amministrative dovrebbero essere espresse a prezzi costanti. Le autorità di gestione avranno bisogno di più tempo e di una maggiore flessibilità per dare attuazione a un nuovo programma di questa portata.

Emendamento 13

COM(2020) 451 final — Parte 1

Articolo 1, punto 2

Regolamento (UE) n. 1303/2013

Articolo 92 ter, paragrafo 4

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

La Commissione, mediante atti di esecuzione, adotta una decisione con cui stabilisce la ripartizione delle risorse aggiuntive sotto forma di stanziamenti a carico dei fondi strutturali per ciascuno Stato membro per il 2020 e il 2021, conformemente ai criteri e alla metodologia di cui all’allegato VII bis. Tale decisione sarà rivista nel 2021 per definire la ripartizione delle risorse aggiuntive per il 2022 in base ai dati disponibili al 19 ottobre 2021.

La Commissione, mediante atti di esecuzione, adotta una decisione con cui stabilisce la ripartizione delle risorse aggiuntive sotto forma di stanziamenti a carico dei fondi strutturali per ciascuno Stato membro per il 2020 e il 2021, conformemente ai criteri e alla metodologia di cui all’allegato VII bis. Tale decisione sarà rivista nel 2021 per definire la ripartizione delle risorse aggiuntive per il 2022 in base ai dati disponibili al 19 ottobre 2021. Se del caso, essa sarà rivista anche nel 2022 in relazione agli impegni di bilancio per il 2023 e il 2024. Tali revisioni garantiscono che i programmi operativi non subiscano ripercussioni negative.

Motivazione

Le autorità di gestione avranno bisogno di più tempo e di una maggiore flessibilità per dare attuazione a un nuovo programma di questa portata.

Emendamento 14

COM(2020) 451 final — Parte 1

Articolo 1, punto 2

Regolamento (UE) n. 1303/2013

Articolo 92 ter, paragrafo 5

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

In deroga all’articolo 76, primo comma, gli impegni di bilancio relativi alle risorse aggiuntive per ciascun programma operativo in questione sono effettuati per ciascun fondo per gli anni 2020, 2021 e 2022.

In deroga all’articolo 76, primo comma, gli impegni di bilancio relativi alle risorse aggiuntive per ciascun programma operativo in questione sono effettuati per ciascun fondo per gli anni 2020, 2021 e 2022.

L’impegno giuridico di cui all’articolo 76, secondo comma, per gli anni 2021 e 2022 entra in vigore a decorrere dalla data di cui all’articolo 4, paragrafo 3, del [regolamento ERI].

L’impegno giuridico di cui all’articolo 76, secondo comma, per gli anni 2021 e 2022 entra in vigore a decorrere dalla data di cui all’articolo 4, paragrafo 3, del [regolamento ERI].

Alle risorse aggiuntive non si applica l’articolo 76, terzo e quarto comma.

Alle risorse aggiuntive non si applica l’articolo 76, terzo e quarto comma.

In deroga all’articolo 14, paragrafo 3, del regolamento finanziario, agli impegni di bilancio basati sulle risorse aggiuntive di cui all’articolo 92 bis si applicano le norme in materia di disimpegno di cui alla parte II, titolo IX, capo IV, e all’articolo 136. In deroga all’articolo 12, paragrafo 4, lettera c), del regolamento finanziario, le risorse aggiuntive non devono essere utilizzate per azioni o programmi successivi.

In deroga all’articolo 14, paragrafo 3, del regolamento finanziario, agli impegni di bilancio basati sulle risorse aggiuntive di cui all’articolo 92 bis si applicano le norme in materia di disimpegno di cui alla parte II, titolo IX, capo IV, e all’articolo 136. In deroga all’articolo 12, paragrafo 4, lettera c), del regolamento finanziario, le risorse aggiuntive non devono essere utilizzate per azioni o programmi successivi.

In deroga all’articolo 86, paragrafo 2, e all’articolo 136, paragrafo 1, gli impegni relativi alle risorse aggiuntive sono disimpegnati conformemente alle norme che disciplinano la chiusura dei programmi.

In deroga all’articolo 86, paragrafo 2, e all’articolo 136, paragrafo 1, gli impegni relativi alle risorse aggiuntive sono disimpegnati conformemente alle norme che disciplinano la chiusura dei programmi.

Ciascuno Stato membro assegna ai programmi operativi le risorse aggiuntive disponibili per la programmazione nell’ambito del FESR e del FSE.

Ciascuno Stato membro assegna ai programmi operativi le risorse aggiuntive disponibili per la programmazione nell’ambito del FESR e dell’FSE.

In deroga all’articolo 92, paragrafo 7, è possibile anche proporre che una quota delle risorse aggiuntive sia utilizzata per aumentare il sostegno al Fondo di aiuti europei agli indigenti («FEAD») prima dell’assegnazione al FESR e al FSE o contestualmente alla stessa.

In deroga all’articolo 92, paragrafo 7, è possibile anche proporre che una quota delle risorse aggiuntive sia utilizzata per aumentare il sostegno al Fondo di aiuti europei agli indigenti («FEAD») e all’Iniziativa a favore dell’occupazione giovanile prima dell’assegnazione al FESR e al FSE o contestualmente alla stessa.

In seguito all’assegnazione iniziale, se uno Stato membro richiede la modifica di un programma operativo a norma dell’articolo 30, paragrafo 1, le risorse aggiuntive possono essere trasferite tra il FESR e il FSE, indipendentemente dalle percentuali di cui all’articolo 92, paragrafo 1, lettere a), b) e c).

In seguito all’assegnazione iniziale, se uno Stato membro richiede la modifica di un programma operativo a norma dell’articolo 30, paragrafo 1, le risorse aggiuntive possono essere trasferite tra il FESR e il FSE, indipendentemente dalle percentuali di cui all’articolo 92, paragrafo 1, lettere a), b) e c).

L’articolo 30, paragrafo 5, non si applica alle risorse aggiuntive. Tali risorse sono escluse dalla base di calcolo dei massimali stabiliti in tale paragrafo.

L’articolo 30, paragrafo 5, non si applica alle risorse aggiuntive. Tali risorse sono escluse dalla base di calcolo dei massimali stabiliti in tale paragrafo.

Ai fini dell’applicazione dell’articolo 30, paragrafo 1, lettera f), del regolamento finanziario, a tali trasferimenti non si applica la condizione secondo cui gli stanziamenti devono essere destinati allo stesso obiettivo. I trasferimenti possono applicarsi soltanto all’anno in corso o agli anni successivi nel piano finanziario.

Ai fini dell’applicazione dell’articolo 30, paragrafo 1, lettera f), del regolamento finanziario, a tali trasferimenti non si applica la condizione secondo cui gli stanziamenti devono essere destinati allo stesso obiettivo. I trasferimenti possono applicarsi soltanto all’anno in corso o agli anni successivi nel piano finanziario.

Le prescrizioni di cui all’articolo 92, paragrafo 4, non si applicano all’assegnazione iniziale né ai trasferimenti successivi.

Le prescrizioni di cui all’articolo 92, paragrafo 4, non si applicano all’assegnazione iniziale né ai trasferimenti successivi.

Gli importi assegnati all’IOG conformemente all’articolo 92, paragrafo 5, nel quadro dell’obiettivo Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione rimangono invariati.

Gli importi assegnati all’IOG conformemente all’articolo 92, paragrafo 5, nel quadro dell’obiettivo Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione rimangono invariati.

Le risorse aggiuntive sono attuate in conformità alle norme del fondo al quale sono assegnate o trasferite.

Le risorse aggiuntive sono attuate in conformità alle norme del fondo al quale sono assegnate o trasferite.

Emendamento 15

COM(2020) 451 final — Parte 1

Modificare l’articolo 1, punto 2

Regolamento (UE) n. 1303/2013

Articolo 92 ter, paragrafo 5, 6o comma

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Ciascuno Stato membro assegna ai programmi operativi le risorse aggiuntive disponibili per la programmazione nell’ambito del FESR e del FSE.

Ciascuno Stato membro assegna ai programmi operativi , conformemente ai principi del partenariato e della governance multilivello di cui all’articolo 5, le risorse aggiuntive disponibili per la programmazione nell’ambito del FESR e dell’FSE.

Motivazione

Gli enti regionali e locali e le altre parti interessate pertinenti devono svolgere un ruolo attivo nel processo decisionale relativo all’assegnazione di risorse aggiuntive.

Emendamento 16

COM(2020) 451 final — Parte 1

Modificare l’articolo 1, punto 2

Regolamento (UE) n. 1303/2013

Articolo 92 ter, paragrafo 7, 2o e 3o comma

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Ai fini dell’applicazione dell’articolo 134, paragrafo 2, in relazione al prefinanziamento annuale per gli anni 2021, 2022 e 2023, l’importo del sostegno fornito dai fondi al programma operativo per l’intero periodo di programmazione comprende le risorse aggiuntive.

Ai fini dell’applicazione dell’articolo 134, paragrafo 2, in relazione al prefinanziamento annuale per gli anni 2021, 2022, 2023 e 2024 , l’importo del sostegno fornito dai fondi al programma operativo per l’intero periodo di programmazione comprende le risorse aggiuntive.

La liquidazione contabile dell’importo versato a titolo di prefinanziamento iniziale aggiuntivo di cui al primo comma è effettuata integralmente dalla Commissione al più tardi al momento della chiusura del programma operativo.

La liquidazione contabile dell’importo versato a titolo di prefinanziamento iniziale aggiuntivo di cui al primo comma è effettuata integralmente dalla Commissione al più tardi al momento della chiusura del programma operativo.

Motivazione

Le autorità di gestione avranno bisogno di più tempo e di una maggiore flessibilità per dare attuazione a un nuovo programma di questa portata. Si suggerisce pertanto di attenersi alla proposta della Commissione, che è in linea con la relazione della commissione REGI adottata dal Parlamento europeo.

Emendamento 17

COM(2020) 451 final — Parte 1

Articolo 1, punto 2

Regolamento (UE) n. 1303/2013

Articolo 92 ter, paragrafo 8

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Le risorse aggiuntive non destinate all’assistenza tecnica sono utilizzate nel quadro dell’obiettivo tematico di cui al paragrafo 10 per sostenere operazioni volte a promuovere il superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 o a preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia.

Le risorse aggiuntive non destinate all’assistenza tecnica sono utilizzate nel quadro dell’obiettivo tematico di cui al paragrafo 10 per sostenere operazioni volte a promuovere il superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 o a preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia.

Gli Stati membri possono assegnare le risorse aggiuntive a uno o più assi prioritari distinti nell’ambito di uno o più programmi operativi esistenti, oppure a un nuovo programma operativo di cui al paragrafo 11. In deroga all’articolo 26, paragrafo 1, il programma copre il periodo fino al 31 dicembre 2022, fatto salvo il paragrafo 4.

Gli Stati membri possono assegnare le risorse aggiuntive a uno o più assi prioritari distinti nell’ambito di uno o più programmi operativi esistenti, oppure a un nuovo programma operativo di cui al paragrafo 11. In deroga all’articolo 26, paragrafo 1, il programma copre il periodo fino al 31 dicembre 2022, o fino al 31 dicembre 2024 laddove si applichi la deroga di cui al paragrafo 2, fatto salvo il paragrafo 4 del presente articolo .

Per quanto riguarda il FESR, le risorse aggiuntive sono utilizzate principalmente per sostenere investimenti in prodotti e servizi a carattere sanitario, per sostenere le PMI fornendo loro capitale di esercizio o sostegno agli investimenti, per investimenti che contribuiscano alla transizione verso un’economia verde e digitale, per realizzare infrastrutture che consentano la prestazione di servizi di base ai cittadini e per mettere in atto misure economiche nelle regioni più dipendenti dai settori maggiormente colpiti dalla crisi.

Per quanto riguarda il FESR, le risorse aggiuntive sono utilizzate principalmente per sostenere investimenti in prodotti e servizi a carattere sanitario, per sostenere le PMI fornendo loro capitale di esercizio o sostegno agli investimenti, per investimenti che contribuiscano alla transizione verso un’economia verde e digitale, per realizzare infrastrutture che consentano la prestazione di servizi di base ai cittadini e per mettere in atto misure economiche nelle regioni più dipendenti dai settori maggiormente colpiti dalla crisi.

Per quanto riguarda il FSE, le risorse aggiuntive sono utilizzate principalmente per sostenere il mantenimento dell’occupazione, anche attraverso regimi di riduzione dell’orario lavorativo e aiuti ai lavoratori autonomi, anche nei casi in cui tale sostegno non sia associato a misure attive del mercato del lavoro, a meno che queste ultime non siano imposte dal diritto nazionale. Le risorse supplementari stimolano inoltre la creazione di posti di lavoro, in particolare per le persone in situazioni di vulnerabilità, sostengono misure a favore dell’occupazione giovanile, l’istruzione, la formazione e lo sviluppo delle competenze, in particolare allo scopo di favorire la duplice transizione verde e digitale e migliorare l’accesso ai servizi sociali di interesse generale, anche a favore dei minori.

Per quanto riguarda il FSE, le risorse aggiuntive sono utilizzate principalmente per sostenere il mantenimento dell’occupazione, anche attraverso regimi di riduzione dell’orario lavorativo e aiuti ai lavoratori autonomi, anche nei casi in cui tale sostegno non sia associato a misure attive del mercato del lavoro, a meno che queste ultime non siano imposte dal diritto nazionale. Le risorse supplementari stimolano inoltre la creazione di posti di lavoro, in particolare per le persone in situazioni di vulnerabilità, sostengono misure a favore dell’occupazione giovanile, l’istruzione, la formazione e lo sviluppo delle competenze, in particolare allo scopo di favorire la duplice transizione verde e digitale e migliorare l’accesso ai servizi sociali di interesse generale, anche a favore dei minori.

Motivazione

Le autorità di gestione avranno bisogno di più tempo e di una maggiore flessibilità per dare attuazione a un nuovo programma di questa portata.

Emendamento 18

COM(2020) 451 final — Parte 1

Articolo 1, punto 2

Regolamento (UE) n. 1303/2013

Articolo 92 ter, paragrafo 9

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Ad eccezione dell’assistenza tecnica di cui al paragrafo 6 e delle risorse aggiuntive utilizzate per il FEAD di cui al paragrafo 5, settimo comma, le risorse aggiuntive sostengono operazioni nell’ambito del nuovo obiettivo tematico «Promuovere il superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 e preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia», che integra gli obiettivi tematici di cui all’articolo 9.

Ad eccezione dell’assistenza tecnica di cui al paragrafo 6 e delle risorse aggiuntive utilizzate per il FEAD o per l’Iniziativa a favore dell’occupazione giovanile di cui al paragrafo 5, settimo comma, le risorse aggiuntive sostengono operazioni nell’ambito del nuovo obiettivo tematico «Promuovere il superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 e preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia», che integra gli obiettivi tematici di cui all’articolo 9.

L’obiettivo tematico di cui al primo comma è disponibile esclusivamente per la programmazione delle risorse aggiuntive. In deroga all’articolo 96, paragrafo 1, lettere b), c) e d), non può essere combinato con altre priorità d’investimento.

L’obiettivo tematico di cui al primo comma è disponibile esclusivamente per la programmazione delle risorse aggiuntive. In deroga all’articolo 96, paragrafo 1, lettere b), c) e d), non può essere combinato con altre priorità d’investimento.

L’obiettivo tematico di cui al primo comma costituisce inoltre la priorità d’investimento unica per la programmazione e l’attuazione delle risorse aggiuntive del FESR e del FSE.

L’obiettivo tematico di cui al primo comma costituisce inoltre la priorità d’investimento unica per la programmazione e l’attuazione delle risorse aggiuntive del FESR e del FSE.

Qualora all’interno di un programma operativo esistente siano istituiti uno o più assi prioritari distinti corrispondenti all’obiettivo tematico di cui al primo comma, per la descrizione dell’asse prioritario nel programma operativo riveduto non sono richiesti gli elementi elencati all’articolo 96, paragrafo 2, lettera b), punti v) e vii).

Qualora all’interno di un programma operativo esistente siano istituiti uno o più assi prioritari distinti corrispondenti all’obiettivo tematico di cui al primo comma, per la descrizione dell’asse prioritario nel programma operativo riveduto non sono richiesti gli elementi elencati all’articolo 96, paragrafo 2, lettera b), punti v) e vii).

Nel piano di finanziamento riveduto di cui all’articolo 96, paragrafo 2, lettera d), è stabilita l’assegnazione delle risorse aggiuntive per gli anni 2020, 2021 e, se del caso, 2022, senza individuazione degli importi per la riserva di efficacia dell’attuazione e senza specificazione della ripartizione per categoria di regioni.

Nel piano di finanziamento riveduto di cui all’articolo 96, paragrafo 2, lettera d), è stabilita l’assegnazione delle risorse aggiuntive per gli anni 2020, 2021 e, se del caso, 2022, senza individuazione degli importi per la riserva di efficacia dell’attuazione e senza specificazione della ripartizione per categoria di regioni.

In deroga all’articolo 30, paragrafo 1, le richieste di modifica di programmi presentate da uno Stato membro sono debitamente motivate e, in particolare, descrivono l’impatto atteso delle modifiche del programma sulla promozione del superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 e sulla preparazione di una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia. Sono corredate del programma riveduto.

In deroga all’articolo 30, paragrafo 1, le richieste di modifica di programmi presentate da uno Stato membro sono debitamente motivate e, in particolare, descrivono l’impatto atteso delle modifiche del programma sulla promozione del superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di Covid-19 e sulla preparazione di una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia. Sono corredate del programma riveduto.

Emendamento 19

COM(2020) 451 final — Parte 1

Modificare l’articolo 1, punto 2

Regolamento (UE) n. 1303/2013

Articolo 92 ter, paragrafo 10, inserire un nuovo comma dopo il 4o comma

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

 

In deroga all’articolo 29, paragrafi 3 e 4, e all’articolo 30, paragrafo 2, la Commissione approva qualsiasi modifica di un programma operativo esistente o qualsiasi nuovo programma operativo specifico al più tardi nei dieci giorni lavorativi dalla sua presentazione da parte di uno Stato membro.

Motivazione

I programmi operativi riveduti o nuovi dovrebbero essere approvati il più rapidamente possibile nel contesto degli obiettivi REACT-EU.

Emendamento 20

COM(2020) 451 final — Parte 1

Modificare l’articolo 1, punto 2

Regolamento (UE) n. 1303/2013

Articolo 92 ter, paragrafo 11, 2o comma

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

In deroga all’articolo 56, paragrafo 3, e all’articolo 114, paragrafo 2, gli Stati membri provvedono affinché entro il 31 dicembre 2024 sia effettuata almeno una valutazione dell’uso delle risorse aggiuntive, avente ad oggetto l’efficacia, l’efficienza e l’impatto di tali risorse e il modo in cui hanno contribuito al conseguimento dell’obiettivo tematico di cui al paragrafo 10 del presente articolo.

In deroga all’articolo 56, paragrafo 3, e all’articolo 114, paragrafo 2, gli Stati membri provvedono affinché entro il 31 dicembre 2024 , o entro il 31 dicembre 2026 laddove si applichi la deroga di cui al paragrafo 2, terzo comma, del presente articolo, sia effettuata almeno una valutazione dell’uso delle risorse aggiuntive, avente ad oggetto l’efficacia, l’efficienza e l’impatto di tali risorse e il modo in cui hanno contribuito al conseguimento dell’obiettivo tematico di cui al paragrafo 10 del presente articolo.

Motivazione

Le autorità di gestione avranno bisogno di più tempo e di una maggiore flessibilità per dare attuazione a un nuovo programma di questa portata. Si suggerisce pertanto di attenersi alla proposta della Commissione per quanto riguarda la regola del disimpegno e la proroga fino al 2024, in linea con la relazione della commissione REGI approvata dal Parlamento europeo.

Emendamento 21

COM(2020) 451 final — Parte 2

Regolamento (UE) n. 1303/2013

Allegato, paragrafo 2

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Le norme di cui al punto 1 non danno luogo, per l’intero periodo 2020- 2022 , ad assegnazioni per Stato membro superiori:

Le norme di cui al punto 1 non danno luogo, per l’intero periodo 2020- 2024 , ad assegnazioni per Stato membro superiori:

a)

per gli Stati membri il cui RNL medio pro capite (in SpA) è superiore al 109 % della media dell’UE-27 per il periodo 2015-2017: allo 0,07  % del loro PIL reale del 2019;

a)

per gli Stati membri il cui RNL medio pro capite (in SpA) è superiore al 109 % della media dell’UE-27 per il periodo 2015-2017: allo 0,07  % del loro PIL reale del 2019;

b)

per gli Stati membri il cui RNL medio pro capite (in SpA) è pari o inferiore al 90 % della media dell’UE-27 per il periodo 2015-2017: al 2,60  % del loro PIL reale del 2019;

b)

per gli Stati membri il cui RNL medio pro capite (in SpA) è pari o inferiore al 90 % della media dell’UE-27 per il periodo 2015-2017: al 2,60  % del loro PIL reale del 2019;

c)

per gli Stati membri il cui RNL medio pro capite (in SpA) è superiore al 90 % e pari o inferiore al 109 % della media dell’UE-27 per il periodo 2015-2017: a una percentuale ottenuta mediante un’interpolazione lineare tra lo 0,07  % e il 2,60  % del loro PIL reale del 2019, che comporta una riduzione proporzionale della percentuale di livellamento in linea con l’aumento della prosperità.

c)

per gli Stati membri il cui RNL medio pro capite (in SpA) è superiore al 90 % e pari o inferiore al 109 % della media dell’UE-27 per il periodo 2015-2017: a una percentuale ottenuta mediante un’interpolazione lineare tra lo 0,07  % e il 2,60  % del loro PIL reale del 2019, che comporta una riduzione proporzionale della percentuale di livellamento in linea con l’aumento della prosperità.

Gli importi che superano il livello di cui alle lettere da a) a c) per Stato membro sono ridistribuiti proporzionalmente alle quote assegnate a tutti gli altri Stati membri il cui RNL medio pro capite (in SpA) è inferiore al 100 % della media dell’UE-27. L’RNL pro capite (in SpA) per il periodo 2015-2017 è quello utilizzato per la politica di coesione nei negoziati sul QFP 2021-2027.

Gli importi che superano il livello di cui alle lettere da a) a c) per Stato membro sono ridistribuiti proporzionalmente alle quote assegnate a tutti gli altri Stati membri il cui RNL medio pro capite (in SpA) è inferiore al 100 % della media dell’UE-27. L’RNL pro capite (in SpA) per il periodo 2015-2017 è quello utilizzato per la politica di coesione nei negoziati sul QFP 2021-2027.

Motivazione

Le autorità di gestione avranno bisogno di più tempo e di una maggiore flessibilità per dare attuazione a un nuovo programma di questa portata.

Emendamento 22

COM(2020) 451 final — Parte 2

Regolamento (UE) n. 1303/2013

Allegato, paragrafo 3

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Ai fini del calcolo della distribuzione delle risorse aggiuntive straordinarie per gli anni 2020 e 2021:

Ai fini del calcolo della distribuzione delle risorse aggiuntive straordinarie per gli anni 2020 e 2021:

a)

per quanto riguarda il PIL, il periodo di riferimento è: il primo semestre del 2020;

a)

per quanto riguarda il PIL, il periodo di riferimento è: il primo semestre del 2020;

b)

per quanto riguarda il numero di disoccupati e di giovani disoccupati, il periodo di riferimento è: la media del periodo da giugno ad agosto del 2020.

b)

per quanto riguarda il numero di disoccupati e di giovani disoccupati, il periodo di riferimento è: la media del periodo da giugno ad agosto del 2020.

c)

L’assegnazione massima risultante dall’applicazione del punto 2 è moltiplicata per la percentuale delle risorse aggiuntive per gli anni 2020 e 2021 rispetto al totale delle risorse aggiuntive per gli anni 2020, 2021 e 2022.

c)

L’assegnazione massima risultante dall’applicazione del punto 2 è moltiplicata per la percentuale delle risorse aggiuntive per gli anni 2020 e 2021 rispetto al totale delle risorse aggiuntive per gli anni 2020, 2021, 2022 e, se del caso, 2023 e 2024 .

Prima di applicare il metodo descritto ai punti 1 e 2 per quanto riguarda le risorse aggiuntive per l’anno 2020, alle regioni ultraperiferiche di livello NUTS 2 verrà assegnato, a carico della dotazione, un importo corrispondente a un’intensità di aiuto di 30 EUR per abitante. Tale dotazione è distribuita per regione e per Stato membro in proporzione alla popolazione totale di tali regioni. L’importo rimanente per il 2020 sarà ripartito tra gli Stati membri conformemente al metodo descritto ai punti 1 e 2.

Prima di applicare il metodo descritto ai punti 1 e 2 per quanto riguarda le risorse aggiuntive per l’anno 2020, alle regioni ultraperiferiche di livello NUTS 2 verrà assegnato, a carico della dotazione, un importo corrispondente a un’intensità di aiuto di 30 EUR per abitante. Tale dotazione è distribuita per regione e per Stato membro in proporzione alla popolazione totale di tali regioni. L’importo rimanente per il 2020 sarà ripartito tra gli Stati membri conformemente al metodo descritto ai punti 1 e 2.

Motivazione

Le autorità di gestione avranno bisogno di più tempo e di una maggiore flessibilità per dare attuazione a un nuovo programma di questa portata.

Emendamento 23

COM(2020) 451 final — Parte 2

Regolamento (UE) n. 1303/2013

Allegato, paragrafo 4

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

Ai fini del calcolo della distribuzione delle risorse aggiuntive straordinarie per l’anno 2022:

Ai fini del calcolo della distribuzione delle risorse aggiuntive straordinarie per gli anni 2022 e, se del caso, 2023 e 2024 :

a)

per quanto riguarda il PIL, il periodo di riferimento è: il primo semestre del 2021;

a)

per quanto riguarda il PIL, il periodo di riferimento è: il primo semestre del 2021;

b)

per quanto riguarda il numero di disoccupati e di giovani disoccupati, il periodo di riferimento è: la media del periodo da giugno ad agosto del 2021.

b)

per quanto riguarda il numero di disoccupati e di giovani disoccupati, il periodo di riferimento è: la media del periodo da giugno ad agosto del 2021.

c)

L’assegnazione massima risultante dall’applicazione del punto 2 è moltiplicata per la percentuale delle risorse aggiuntive per l’anno 2022 rispetto al totale delle risorse aggiuntive per gli anni 2020, 2021 e 2022.

c)

L’assegnazione massima risultante dall’applicazione del punto 2 è moltiplicata per la percentuale delle risorse aggiuntive per l’anno 2022 rispetto al totale delle risorse aggiuntive per gli anni 2020, 2021, 2022 , 2023 e 2024 .

Motivazione

Le autorità di gestione avranno bisogno di più tempo e di una maggiore flessibilità per dare attuazione a un nuovo programma di questa portata.

Proposta modificata di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante le disposizioni comuni applicabili al Fondo europeo di sviluppo regionale, al Fondo sociale europeo Plus, al Fondo di coesione, al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e le regole finanziarie applicabili a tali fondi e al Fondo Asilo e migrazione, al Fondo per la Sicurezza interna e allo Strumento per la gestione delle frontiere e i visti

COM(2020) 450 final

Emendamento 24

COM(2020) 450 final

Modificare il punto 1)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

è inserito il considerando 15 bis seguente:

«(15 bis)

Per garantire agli Stati membri flessibilità nell’assegnazione delle risorse finanziarie e nell’adeguamento di tali assegnazioni in funzione delle loro esigenze specifiche, è necessario prevedere che essi abbiano la possibilità, all’inizio del periodo di programmazione o durante la fase di attuazione, di richiedere trasferimenti limitati dai fondi a qualsiasi altro strumento in regime di gestione diretta o indiretta oppure tra i fondi stessi.»;

è inserito il considerando 15 bis seguente:

«(15 bis)

Per garantire agli Stati membri flessibilità nell’assegnazione delle risorse finanziarie in risposta agli effetti immediati di una grave crisi e nell’adeguamento di tali assegnazioni in funzione delle loro esigenze specifiche, è necessario — conformemente al codice di condotta sul partenariato e la governance multilivello — prevedere che essi abbiano la possibilità, all’inizio del periodo di programmazione o durante la fase di attuazione, di richiedere trasferimenti limitati sul piano tematico e temporanei dai fondi a qualsiasi altro strumento in regime di gestione diretta o indiretta oppure tra i fondi stessi.»;

Motivazione

Qualsiasi riassegnazione di risorse da e/o tra i fondi dovrebbe essere effettuata in risposta a una grave crisi e nel pieno rispetto dei principi del partenariato e della governance multilivello.

Emendamento 25

COM(2020) 450 final

Modificare il punto 6)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

l’articolo 21 è così modificato:

l’articolo 21 è così modificato:

a)

il paragrafo 1 è sostituito dal seguente:

«1.   Gli Stati membri possono chiedere, nell’accordo di partenariato o nella richiesta di modifica di un programma, di trasferire un importo che, in totale, va fino al 5 % della dotazione nazionale iniziale di ciascun Fondo dal Fondo in questione a qualsiasi altro strumento in regime di gestione diretta o indiretta.

a)

il paragrafo 1 è sostituito dal seguente:

«1.   Gli Stati membri , d’intesa con le rispettive autorità di gestione e conformemente al codice di condotta sul partenariato e alla governance multilivello, in risposta a una grave crisi riconosciuta dal Consiglio, possono chiedere, nell’accordo di partenariato o nella richiesta di modifica di un programma, di trasferire un importo che, in totale, va fino al 5 % della dotazione nazionale iniziale di ciascun Fondo dal Fondo in questione a qualsiasi altro strumento in regime di gestione diretta o indiretta soltanto per operazioni in linea con gli obiettivi della politica di coesione .

 

Gli Stati membri possono anche chiedere, nell’accordo di partenariato o nella richiesta di modifica di un programma, di trasferire un importo che, in totale, va fino al 5 % della dotazione nazionale iniziale di ciascun Fondo dal Fondo in questione a un altro Fondo o altri fondi. Gli Stati membri possono chiedere di trasferire un ulteriore importo che, in totale, va fino al 5 % della dotazione nazionale iniziale per Fondo tra FESR, FSE+ o Fondo di coesione entro il limite delle risorse globali dello Stato membro a titolo dell’obiettivo “Investimenti a favore dell’occupazione e della crescita”.»;

 

Gli Stati membri , d’intesa con le rispettive autorità di gestione e conformemente al codice di condotta sul partenariato e alla governance multilivello, in risposta a una grave crisi riconosciuta dal Consiglio, possono anche chiedere, nell’accordo di partenariato o nella richiesta di modifica di un programma, di trasferire un importo che, in totale, va fino al 7 % della dotazione nazionale iniziale di ciascun Fondo dal Fondo in questione a un altro Fondo o altri fondi. Gli Stati membri possono chiedere di trasferire un ulteriore importo che, in totale, va fino al 7 % della dotazione nazionale iniziale per Fondo tra FESR, FSE+ o Fondo di coesione entro il limite delle risorse globali dello Stato membro a titolo dell’obiettivo “Investimenti a favore dell’occupazione e della crescita”.»;

Motivazione

Nonostante le conseguenze negative di qualsiasi crisi grave, compresa la pandemia di Covid-19, gli Stati membri non dovrebbero essere eccessivamente incoraggiati a ritirare risorse dalla politica di coesione. D’altro canto, la politica di coesione dovrebbe essere più flessibile in modo da assorbire potenziali shock negativi come l’attuale pandemia.

Emendamento 26

COM(2020) 450 final

Modificare il punto 8), nuovo articolo 15 bis, nuovo (secondo e ultimo) comma

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

 

Le suddette misure si applicano entro 24 mesi o, se del caso, entro 48 mesi, dalla decisione del Consiglio di cui al primo comma del presente articolo. Qualsiasi proroga di tali misure richiede un’altra decisione del Consiglio che riconosca una grave crisi.

Motivazione

Tutte le misure straordinarie adottate in risposta alle circostanze eccezionali devono essere limitate a un periodo di tempo chiaramente definito. Tali misure dovrebbero essere prorogate dal Consiglio solo se persiste una grave crisi. Le autorità di gestione avranno bisogno di più tempo e di una maggiore flessibilità per dare attuazione a un nuovo programma di questa portata.

Proposta modificata di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e al Fondo di coesione

COM(2020) 452 final

Emendamento 27

COM(2020) 452 final

Modificare il punto 2)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

è inserito il considerando 10 ter seguente:

«(10 ter)

Per rafforzare la capacità di prevenzione, risposta rapida e ripresa dei sistemi sanitari pubblici in caso di emergenze sanitarie, il FESR dovrebbe contribuire anche alla resilienza dei sistemi sanitari. Inoltre, poiché la pandemia senza precedenti di Covid-19 ha messo in luce l’importanza della disponibilità immediata di forniture essenziali per fornire una risposta efficace a una situazione di emergenza, l’ambito d’intervento del sostegno del FESR dovrebbe essere ampliato per consentire l’acquisto di forniture necessarie per rafforzare la resilienza alle catastrofi e la resilienza dei sistemi sanitari. In occasione dell’acquisto di forniture per rafforzare la resilienza dei sistemi sanitari, queste dovrebbero essere coerenti con la strategia sanitaria nazionale e non andare oltre, e garantire complementarità con il [programma per la salute] e le risorse di rescEU nell’ambito del meccanismo di protezione civile dell’Unione (UCPM).»;

è inserito il considerando 10 ter seguente:

«(10 ter)

Per rafforzare la capacità di prevenzione, risposta rapida e ripresa dei sistemi sanitari pubblici in caso di emergenze sanitarie, il FESR dovrebbe contribuire anche alla resilienza dei sistemi sanitari. Inoltre, poiché la pandemia senza precedenti di Covid-19 ha messo in luce l’importanza della disponibilità immediata di forniture essenziali per fornire una risposta efficace a una situazione di emergenza, l’ambito d’intervento del sostegno del FESR dovrebbe essere ampliato per consentire l’acquisto di forniture necessarie per rafforzare la resilienza alle catastrofi e la resilienza dei sistemi sanitari. In occasione dell’acquisto di forniture per rafforzare la resilienza dei sistemi sanitari, queste dovrebbero essere coerenti con la strategia sanitaria nazionale e, ove applicabile, con le strategie sanitarie regionali e non andare oltre, e garantire complementarità con il [programma per la salute] e le risorse di rescEU nell’ambito del meccanismo di protezione civile dell’Unione (UCPM).»;

Motivazione

Evidente.

II.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Osservazioni generali

1.

si rallegra delle proposte mirate REACT-EU volte ad affrontare gli effetti socioeconomici negativi diretti dell’attuale pandemia e di altre gravi crisi future, anche mediante risorse finanziarie supplementari destinate a promuovere il superamento degli effetti delle crisi e a facilitare una ripresa verde, digitale e resiliente;

2.

mette in risalto l’importanza della politica di coesione e la sua capacità di sostenere le città e le regioni in tempi di crisi, anche utilizzando i programmi operativi esistenti; sottolinea, in tale contesto, che le sfide affrontate da REACT-EU, vale a dire la mitigazione dell’impatto negativo della pandemia di Covid-19 e la preparazione a una ripresa a lungo termine, richiedono strategie su misura e adattate ai territori, dal momento che gli impatti e le opportunità territoriali derivanti da tali sfide non sono uniformemente distribuiti in tutta l’UE;

3.

sottolinea la necessità di trovare un equilibrio tra la rapida erogazione delle nuove risorse disponibili, investimenti efficaci ed efficienti e l’esigenza di evitare irregolarità, errori sistemici o frodi;

4.

esprime nuovamente preoccupazione per il carattere temporaneo di alcuni incrementi finanziari nell’ambito della politica di coesione, che non compenseranno i tagli iniziali proposti dalla Commissione nel 2018; in tale contesto, il CdR insiste sul fatto che la politica di coesione, nell’attuare le priorità a breve termine, non dovrebbe perdere di vista gli obiettivi e le esigenze di sviluppo a lungo termine;

5.

accoglie con favore le misure volte a ridurre gli oneri amministrativi connessi all’attuazione dei programmi;

6.

prende atto dell’esenzione dal requisito di concentrazione tematica nell’ambito di REACT-EU, ma raccomanda una concentrazione tematica minima per garantire che i fondi spesi per il superamento della crisi siano in linea con l’obiettivo dell’UE di conseguire la neutralità climatica entro il 2050; invita gli Stati membri a utilizzare in modo innovativo le risorse aggiuntive per avvicinare le loro economie a un percorso di sviluppo verde, digitale e resiliente che garantisca una ripresa a più lungo termine;

7.

sottolinea che, al fine di garantire che i fondi siano spesi nelle aree che ne hanno più bisogno, nel rimodellare o nel creare nuovi programmi operativi per coprire le dotazioni finanziarie REACT-EU o nell’effettuare riassegnazioni di risorse e modifiche dei programmi della politica di coesione post-2020 dovrebbero essere applicati i principi di partenariato e di governance multilivello;

8.

sottolinea che, ai fini di una ripresa globale dalla crisi, sarà necessario preparare urgentemente e attuare in maniera efficiente un elevato numero di progetti in vari settori. Tuttavia, ciò potrebbe incontrare un ostacolo nelle scarse risorse finanziarie dei bilanci locali e regionali. È pertanto necessario utilizzare le fonti di assistenza tecnica disponibili a livello nazionale e dell’UE per sostenere il rapido avvio dei progetti più importanti volti a rilanciare l’economia.

9.

sottolinea che la pandemia di Covid-19 e la chiusura unilaterale delle frontiere in diversi Stati membri hanno causato alle regioni frontaliere danni ingenti, ai quali occorre porre rimedio in maniera adeguata, anche mediante il finanziamento di progetti transfrontalieri; allo stesso tempo sottolinea che, in caso di future misure di confinamento, sarebbe opportuno evitare i provvedimenti di chiusura delle frontiere risultanti in perturbazioni sproporzionate della vita dei cittadini che risiedono nelle regioni frontaliere.

In relazione al regolamento REACT-EU:

10.

accoglie con favore l’introduzione di un nuovo obiettivo tematico Promuovere il superamento degli effetti della crisi nel contesto dell’epidemia di Covid-19 e preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia per le risorse aggiuntive, in quanto esso dovrebbe facilitare la programmazione e la valutazione ex post degli interventi effettuati nell’ambito di REACT-EU;

11.

si rallegra della possibilità di richiedere un tasso di cofinanziamento fino al 100 % in caso di risorse aggiuntive nell’ambito di REACT-EU e chiede nel contempo un flusso di investimenti adeguato e una maggiore vigilanza in merito a possibili irregolarità;

12.

approva il livello più elevato di prefinanziamento per le azioni sostenute dal finanziamento supplementare REACT-EU, che dovrebbe consentire di erogare rapidamente gli impegni assunti;

13.

chiede che le risorse aggiuntive siano ripartite fino al 2024 per dare alle autorità di gestione il tempo e la flessibilità necessari per attuare un nuovo programma di questa portata e per promuovere l’efficienza e l’efficacia della spesa nonché per alleggerire gli oneri amministrativi;

14.

sottolinea che le possibilità di trasferimenti tra le diverse categorie di regioni dovrebbero essere utilizzate solo qualora non esistano altre possibilità di finanziamento, e solo nella misura in cui ciò sia necessario per la risposta immediata alla pandemia di Covid-19, tenendo conto nel contempo dell’obiettivo generale di coesione economica, sociale e territoriale.

In relazione alla modifica della proposta di regolamento recante disposizioni comuni per il periodo 2021-2027:

15.

prende atto della maggiore flessibilità per il trasferimento di risorse finanziarie dai programmi della politica di coesione agli strumenti in regime di gestione diretta o indiretta in risposta a una grave crisi;

16.

ribadisce che tali misure supplementari dovrebbero essere limitate nel tempo e nella portata, tenendo presente che eventuali trasferimenti non dovrebbero ostacolare, in particolare, l’attuazione o il completamento degli investimenti essenziali nelle regioni interessate da tali trasferimenti;

17.

sottolinea, nel contempo, che la politica di coesione dopo il 2020 dovrebbe essere più flessibile in modo da assorbire potenziali shock negativi come l’attuale pandemia;

18.

accoglie con favore le soglie più basse per l’eliminazione graduale delle operazioni nel futuro periodo di programmazione;

19.

raccomanda di chiarire le disposizioni per la selezione delle operazioni portate materialmente a termine o pienamente attuate in risposta diretta agli effetti negativi delle situazioni di crisi.

In relazione alla modifica del regolamento relativo al FESR e al Fondo di coesione per il periodo 2021-2027:

20.

si rallegra dell’estensione del campo di applicazione del sostegno, che rende gli Stati membri più resilienti a potenziali crisi future. Il CdR sottolinea, in tale contesto, l’importanza di migliorare l’accesso ai finanziamenti per le imprese più colpite dalla crisi, senza perdere di vista l’applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato;

21.

accoglie con favore l’estensione del sostegno attraverso il finanziamento del capitale di esercizio per le PMI, che dovrebbe consentire loro di rispondere rapidamente a eventuali crisi gravi;

22.

prende atto della deroga ai requisiti di concentrazione tematica e di assegnazione minima per lo sviluppo urbano sostenibile in risposta a circostanze eccezionali; chiede nel contempo un maggiore livello di ambizioni e la messa a punto di strumenti territoriali a livello locale e regionale nel periodo successivo al 2020.

In relazione alla modifica del regolamento FSE per il periodo 2021-2027:

23.

accoglie favorevolmente le proposte volte a contrastare la povertà infantile e ad aumentare la concentrazione tematica sull’occupazione giovanile, dal momento che tali gruppi si sono dimostrati particolarmente vulnerabili agli effetti negativi della pandemia di Covid-19 e meritano pertanto un’attenzione molto maggiore;

24.

si rallegra della possibilità di chiedere misure temporanee per l’utilizzo dell’FSE Plus;

25.

avverte che eventuali tagli al programma dell’UE per la salute potrebbero ridurre notevolmente la preparazione dell’UE alle pandemie future e sottolinea le sinergie tra tale programma e l’FSE Plus.

Infine:

26.

ricorda che gli enti regionali e locali sono stati in prima linea nella pandemia di Covid-19 e costituiscono il contesto migliore per garantire la ripresa dagli shock asimmetrici come l’attuale crisi;

27.

sottolinea pertanto che le misure giustificate dalla crisi della pandemia di Covid-19 non dovrebbero in nessun caso dar adito a tentativi di centralizzare l’attuazione della politica di coesione nel periodo successivo al 2020;

28.

segnala, di conseguenza, che il finanziamento decentrato dell’UE a favore degli enti regionali e locali rappresenta un modo efficace non solo per affrontare gli shock sanitari negativi a breve termine, ma anche per gettare le basi di una ripresa sostenibile a medio e lungo termine;

29.

chiede, a tale proposito, il pieno coordinamento tra gli strumenti della politica di coesione e altri regimi dell’UE, tra cui il Fondo per una transizione giusta e il dispositivo per la ripresa e la resilienza, in modo da massimizzarne l’impatto positivo a medio e lungo termine e definire un sistema di erogazione efficiente;

30.

rileva che le quattro proposte legislative della Commissione sono conformi ai principi di sussidiarietà e di proporzionalità;

31.

appoggia con convinzione un meccanismo dell’UE a protezione della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali; chiede che tale meccanismo difenda tutti i valori fondamentali dell’UE, compresi il rispetto della dignità umana e dei diritti umani, la libertà e l’uguaglianza, in ogni Stato membro, regione e comune.

Bruxelles, 14 ottobre 2020

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)   GU L 29 del 31.1.2020, pag. 7.

(2)   Regolamento (UE, Euratom) n. 1311/2013 del Consiglio, del 2 dicembre 2013, che stabilisce il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020 (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 884).

(3)   Decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio, del 26 maggio 2014, relativa al sistema delle risorse proprie dell’Unione europea (GU L 168 del 7.6.2014, pag. 105).

(1)  https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-10-2020-INIT/it/pdf