ISSN 1977-0944

Gazzetta ufficiale

dell'Unione europea

C 275

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Edizione in lingua italiana

Comunicazioni e informazioni

62° anno
14 agosto 2019


Sommario

pagina

 

I   Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

 

PARERI

 

Comitato delle regioni

2019/C 275/01

Parere del Comitato europeo delle regioni - Il semestre europeo e la politica di coesione: coordinare le riforme strutturali con gli investimenti a lungo termine

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PARERI

2019/C 275/02

Parere del Comitato europeo delle regioni - Attuazione della strategia forestale dell’UE

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IT

 


I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

PARERI

Comitato delle regioni

14.8.2019   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 275/1


Parere del Comitato europeo delle regioni - Il semestre europeo e la politica di coesione: coordinare le riforme strutturali con gli investimenti a lungo termine

(2019/C 275/01)

Relatore

:

Rob Jonkman (NL/ECR), assessore comunale di Opsterland

Testo di riferimento

:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti - Analisi annuale della crescita 2019 - Per un’Europa più forte di fronte all’incertezza globale

COM(2018) 770 final

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Introduzione

1.

A livello dell’UE, il semestre europeo costituisce il principale strumento di coordinamento tra la politica (socio)economica e quella di bilancio degli Stati membri, il che impone a questi ultimi di allineare le loro politiche economiche e di bilancio alle raccomandazioni specifiche per paese formulate nel quadro dell’UE. La strategia Europa 2020 funge da quadro di riferimento per le raccomandazioni, con le quali la Commissione europea esorta gli Stati membri ad attuare riforme strutturali per rafforzare l’economia, stimolare l’occupazione e l’inclusione sociale e migliorare il clima degli investimenti.

2.

Sulla base di tali raccomandazioni, gli Stati membri elaborano le loro strategie nazionali in materia di investimenti che, insieme ai piani nazionali di riforma (PNR) annuali, vengono proposte come riferimento per i progetti di investimento prioritari da sostenere con finanziamenti nazionali e dell’UE. Il semestre europeo influenza in tal modo la definizione delle politiche delle autorità pubbliche a livello dell’UE, nazionale, regionale e locale nel corso dell’anno.

3.

Durante l’attuale periodo di programmazione (2014-2020), l’UE ha iniziato a rafforzare il coordinamento tra il semestre europeo e i programmi di coesione negli Stati membri e nelle regioni. Da un recente studio condotto dalla DG EMPL è emerso che gli attuali fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE) sono rilevanti per circa il 60 % delle raccomandazioni specifiche per paese.

4.

Per il prossimo periodo di programmazione (2021-2027) la Commissione punta su un coordinamento più vincolante tra le raccomandazioni specifiche per paese e i programmi di coesione per aumentare l’efficacia degli interventi finanziati dalla politica di coesione e raggiungere risultati più durevoli. A tal fine, il semestre europeo del 2019 porrà un maggiore accento sulla valutazione del fabbisogno di investimenti per orientare le decisioni di programmazione per il periodo 2021-2027. L’analisi contenuta nelle relazioni per paese del 2019 sarà incentrata sulla necessità di investimenti in ciascun paese, tenendo conto anche, se del caso, delle dimensioni regionali e settoriali. In base a tale analisi, un nuovo allegato delle relazioni per paese consentirà di individuare le esigenze di investimento che hanno pertinenza per la politica di coesione per il periodo 2021-2027.

5.

Per i nuovi programmi di coesione la Commissione suggerisce, nella proposta di regolamento recante disposizioni comuni, di tenere presenti le raccomandazioni specifiche per paese almeno in due occasioni: all’inizio della programmazione e durante il riesame intermedio, previsto per il 2025.

6.

Nell’approvazione dell’accordo di partenariato e nell’ambito dei programmi dei fondi SIE, la Commissione tiene esplicitamente conto delle raccomandazioni specifiche per paese.

7.

Il CdR si rammarica che la Commissione non abbia ancora proposto, in vista della presentazione delle sue proposte di regolamento applicabili ai nuovi programmi di finanziamento dell’UE a partire dal 2021 e del nuovo ciclo di governance che inizierà dopo le elezioni europee del maggio 2019, alcuna nuova strategia al posto della strategia Europa 2020, nonostante le ripetute richieste da parte del CdR e del Parlamento e i rilievi della Corte dei conti europea. Si compiace tuttavia della pubblicazione, il 30 gennaio 2019, del documento di riflessione della Commissione europea intitolato Verso un’Europa sostenibile entro il 2030, in merito al quale il CdR elaborerà dei pareri specifici sugli aspetti connessi alla governance e sull’attuazione degli obiettivi ambientali e climatici. Se infatti l’Europa vuole compiere con successo il cambiamento di paradigma per raggiungere la sostenibilità entro il 2030, è necessario il pieno coinvolgimento degli enti locali e regionali, in quanto essi hanno la responsabilità di realizzare il 65 % degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS).

Il punto di vista del CdR sul semestre europeo in relazione alla politica di coesione

8.

Il CdR rimanda ai suoi pareri e alle sue risoluzioni del 2017 e 2018 in merito al semestre europeo e al ruolo che gli enti locali e regionali svolgono in tale quadro, al collegamento con la politica di coesione e all’applicazione dei principi di sussidiarietà, di partenariato e di governance multilivello.

9.

Il CdR sostiene gli sforzi dell’UE per l’introduzione di riforme negli Stati membri al fine di potenziare la competitività e la crescita, rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale e la convergenza economica nonché la resilienza agli shock esterni per una maggiore stabilità della zona euro (1).

10.

In vista di tali riforme, il CdR chiede un nuovo quadro strategico che faccia seguito alla strategia Europa 2020. La nuova strategia rappresenterebbe inoltre una buona opportunità per la riforma della governance del semestre europeo, tenuto conto che le regioni e i comuni, con le dovute eccezioni, in linea di massima sono poco o per nulla coinvolti nell’elaborazione dei PNR (2), il che compromette la democraticità del semestre europeo e la sua legittimità a livello territoriale.

11.

Fa notare che finora è stato fatto troppo poco per coinvolgere gli enti locali e regionali nel processo di elaborazione di un nuovo quadro strategico o nella preparazione dei PNR. Un problema, questo, che potrebbe essere superato, ad esempio, avvalendosi delle competenze della rete di hub regionali, che nel corso del 2019 e 2020 consulterà, con il coordinamento del CdR, 20 regioni per raccogliere riscontri sull’attuazione delle politiche dell’UE.

12.

Per quanto riguarda il semestre europeo, il CdR chiede di prestare attenzione alla mancanza di titolarità e di capacità amministrativa a tutti i livelli di governo, allo scopo di garantire il successo dell’attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese. L’assenza di una chiara definizione di cosa si intenda per riforme strutturali non favorisce il processo del semestre europeo. In linea con i principi di sussidiarietà e di proporzionalità, le riforme strutturali dovrebbero essere ammissibili soltanto nella misura in cui sono rilevanti ai fini del raggiungimento degli obiettivi previsti nel trattato, e l’azione deve essere proporzionata e limitata a quanto necessario per il conseguimento di tale obiettivo e direttamente legata alle competenze dell’Unione (3).

13.

Il CdR ritiene che, ai fini delle raccomandazioni specifiche per paese, la titolarità possa essere rafforzata con un maggiore coinvolgimento delle regioni e dei comuni, conferendo una dimensione territoriale al semestre europeo sia a livello analitico (arricchendo l’analisi annuale della crescita, i programmi nazionali di riforma e le raccomandazioni specifiche per paese con le analisi delle tendenze territoriali e dell’impatto territoriale delle politiche dell’UE) che a livello operativo (prevedendo un coinvolgimento più stretto e sistematico degli enti locali e regionali, sulla base degli approcci di partenariato e di governance multilivello) (4).

14.

Ai fini del coordinamento tra il semestre europeo, le raccomandazioni specifiche per paese e la politica di coesione, il CdR sostiene che in linea di principio la politica di coesione costituisce una politica indipendente e che l’obiettivo della politica di coesione (ossia la coesione economica, sociale e territoriale) deve essere sempre mantenuto. Ciò impone un’attenzione per il grado di pertinenza delle raccomandazioni specifiche per paese e dei programmi di coesione, nonché per la rilevanza della collaborazione tra le autorità nazionali, regionali e locali, per quanto riguarda sia i PNR sia i programmi di coesione (5).

La posizione degli enti locali e regionali nell’ambito del semestre europeo e della politica di coesione

15.

Il CdR rileva che, nonostante il legame tra il semestre europeo e gli attuali programmi di coesione, finora non è stato predisposto un meccanismo a livello UE per il coinvolgimento strutturato degli enti locali e regionali nell’elaborazione dei PNR e delle strategie di investimento. Un codice europeo di condotta sul partenariato è stato invece definito per l’elaborazione, l’attuazione e la valutazione dei programmi dei fondi SIE, nonché degli accordi di partenariato. In base a tale codice gli enti locali e regionali sono partner diretti della Commissione e degli Stati membri per la gestione concorrente della politica di coesione.

16.

Il CdR sottolinea che le raccomandazioni avanzate nell’ambito del semestre europeo riguardano principalmente settori di intervento nei quali l’UE e gli Stati membri detengono competenze concorrenti e l’UE può intervenire soltanto per sostenere gli Stati membri.

17.

Il CdR evidenzia che il coinvolgimento strutturato degli enti locali e regionali deve diventare una componente stabile del semestre europeo e si rammarica che l’analisi annuale della crescita faccia riferimento al coinvolgimento delle parti sociali e dei parlamenti nazionali ma non degli enti locali e regionali, come invece era avvenuto nel 2018.

18.

Il CdR rileva pertanto un contrasto con i principi di sussidiarietà (articolo 5, paragrafo 3, TUE e protocollo n. 2), di governance multilivello e di partenariato (cfr. l’articolo 6 sul tema Partenariato e governance a più livelli della proposta di regolamento recante le disposizioni comuni applicabili al Fondo europeo di sviluppo regionale, al Fondo sociale europeo Plus, al Fondo di coesione, al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e le regole finanziarie applicabili a tali fondi e al Fondo Asilo e migrazione, al Fondo per la Sicurezza interna e allo Strumento per la gestione delle frontiere e i visti COM(2018) 375), poiché attraverso la politica di coesione le raccomandazioni specifiche per paese esercitano un’influenza diretta sulla definizione delle politiche a livello locale e regionale e pertanto vincolano tali livelli nei settori di intervento in cui possiedono poteri giuridici. Ne consegue una violazione dei principi della Carta europea delle autonomie locali del Consiglio d’Europa.

19.

Il CdR si richiama, a tal riguardo, alla comunicazione della Commissione sul principio di sussidiarietà del 23 ottobre 2018 (6), in cui si riconosce tra l’altro che gli enti locali e regionali differiscono da altri portatori di interessi per il ruolo di primo piano nell’attuazione del diritto dell’Unione e che «in molti casi [si può] tenere maggiormente conto delle opinioni dei parlamenti nazionali e regionali, e degli enti locali e regionali, durante la procedura legislativa».

20.

Il CdR rimanda inoltre alla quarta raccomandazione della task force della Commissione in materia di sussidiarietà e proporzionalità e per «Fare meno in modo più efficiente», secondo cui «gli Stati membri dovrebbero seguire gli orientamenti della Commissione europea e coinvolgere in modo significativo gli enti locali e regionali nella preparazione dei programmi nazionali di riforma, nonché nell’elaborazione e attuazione di riforme strutturali nel contesto del semestre europeo, allo scopo di migliorare la titolarità e l’attuazione di tali riforme» (7).

21.

Il CdR sottolinea pertanto che il modo migliore per evitare violazioni del principio di sussidiarietà e garantire un efficace coordinamento di tale politica consiste in un coinvolgimento pieno e strutturato degli enti locali e regionali nel semestre europeo, alla luce dei principi di partenariato e di governance multilivello. In tale contesto risulta preoccupante che nei negoziati del Consiglio sul regolamento recante disposizioni comuni si parli di un allentamento dei principi di partenariato e di governance multilivello, che rischia di pregiudicare un efficace coordinamento tra il semestre europeo e la politica di coesione.

Verso raccomandazioni specifiche per paese e nuovi programmi di coesione per il periodo 2021-2027

22.

In risposta alla richiesta della presidenza rumena dell’UE al CdR di formulare un parere sul grado di flessibilità delle regioni nel collegare i programmi di coesione e le raccomandazioni specifiche per paese e sul modo in cui si possa migliorare il ruolo delle regioni nel semestre europeo, il CdR osserva quanto segue:

23.

si compiace dell’attenzione prestata dall’analisi annuale della crescita 2019 alla dimensione regionale della politica di investimento europea, ma constata che tale attenzione è piuttosto limitata.

24.

Il CdR rileva che le relazioni per paese 2019 contengono, per la prima volta, una valutazione delle disparità regionali come anche gli «Orientamenti in materia di investimenti finanziati dalla politica di coesione 2021-2027» (allegato D) per ogni Stato membro, i quali avviano il dialogo tra la Commissione e gli Stati membri sulla programmazione della politica di coesione per il periodo 2021-2027.

25.

Il Comitato si rallegra dell’affermazione contenuta nell’analisi annuale della crescita 2019 secondo cui «l’Europa ha bisogno di una visione a lungo termine». Il CdR sottolinea che, con una serie di obiettivi comuni a lungo termine, i necessari compromessi tra gli obiettivi di crescita sostenibile, coesione, inclusione sociale, resilienza e stabilità macroeconomica risultano più semplici, consentendo agli Stati membri di trovare una combinazione fattibile e socialmente accettata di investimenti e riforme strutturali.

26.

La Commissione europea e gli Stati membri devono pertanto garantire che tutti i livelli di governo siano coinvolti nella preparazione delle relazioni per paese e delle raccomandazioni specifiche per paese, in particolare individuando la combinazione di investimenti e riforme più adatta ai rispettivi paesi e regioni e nell’elaborazione delle politiche pertinenti in considerazione delle relazioni nazionali.

27.

In tale contesto il CdR conferma la sua posizione a favore dell’istituzione di un codice di condotta per il coinvolgimento degli enti locali e regionali allo scopo di migliorare la governance del semestre europeo (8). È importante che sia formalizzato il ruolo degli enti locali e regionali nel processo del semestre europeo per cui, se del caso, attraverso il dialogo e il coordinamento orizzontale le raccomandazioni specifiche per paese possono tradursi in investimenti nell’ambito dei nuovi programmi di coesione.

28.

Il CdR sottolinea che il processo di programmazione dei nuovi programmi di coesione è già iniziato con le relazioni per paese pubblicate il 27 febbraio 2019 (9) che hanno aperto la strada alle raccomandazioni specifiche per paese e ai PNR, pertanto vi è poco tempo per garantire un ruolo formale degli enti locali e regionali nel processo di elaborazione delle politiche nell’ambito del semestre europeo. Per ovviare a tale difficoltà si potrebbe estendere l’attuale codice di condotta sul partenariato al processo decisionale del semestre europeo.

29.

Ai fini del miglioramento del ruolo degli enti locali e regionali nell’ambito del semestre europeo, il CdR sostiene le iniziative di raccolta e scambio di buoni esempi di coinvolgimento degli enti locali e regionali nei PNR e nelle strategie di investimento.

30.

In assenza di un coinvolgimento formale degli enti locali e regionali nel processo decisionale del semestre europeo si rischia che la programmazione dei nuovi programmi di coesione avvenga secondo un approccio dall’alto verso il basso, che comporta un’inopportuna limitazione della libertà di scelta a livello locale e regionale e una violazione della flessibilità. Si rischia pertanto di rafforzare la mancanza di titolarità con riferimento alle raccomandazioni specifiche per paese e di compromettere l’efficace attuazione dei nuovi programmi di coesione. Ciò significa andare in direzione opposta rispetto agli sforzi della Commissione volti a rendere la politica di coesione più orientata ai risultati e ad accrescere il valore aggiunto della politica per l’UE e i suoi Stati membri.

Bruxelles, 10 aprile 2019

Il presidente

del Comitato europeo delle regioni

Karl-Heinz LAMBERTZ


(1)  Risoluzione del Comitato delle regioni – Le politiche economiche per la zona euro e in vista dell’analisi annuale della crescita 2019 (GU C 461 del 21.12.2018, pag. 1).

(2)  Risoluzione del Comitato delle regioni – Le politiche economiche per la zona euro e in vista dell’analisi annuale della crescita 2019 (GU C 461 del 21.12.2018, pag. 1).

(3)  Parere del Comitato delle regioni sul tema — Il programma di sostegno alle riforme e la funzione europea di stabilizzazione degli investimenti (GU C 86 del 7.3.2019, pag. 335).

(4)  Parere del Comitato delle regioni sul tema — Migliorare la governance del semestre europeo: un codice di condotta per il coinvolgimento degli enti locali e regionali (GU C 306 del 15.9.2017, pag. 24).

(5)  Parere del Comitato delle regioni sul tema «Regolamento sulle disposizioni comuni» (GU C 86 del 7.3.2019, pag. 41).

(6)  COM (2018) 703 final.

(7)  Relazione sulla task force per la sussidiarietà e la proporzionalità e per «Fare meno in modo più efficiente»: Sussidiarietà attiva. Nuove modalità operative (luglio 2018).

(8)  Parere del Comitato delle regioni sul tema «Migliorare la governance del semestre europeo: un codice di condotta per il coinvolgimento degli enti locali e regionali» (GU C 306 del 15.9.2017, pag. 24).

(9)  https://ec.europa.eu/info/publications/2019-european-semester-country-reports_en.


PARERI

14.8.2019   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 275/5


Parere del Comitato europeo delle regioni - Attuazione della strategia forestale dell’UE

(2019/C 275/02)

Relatore generale

:

Ossi Martikainen (FI/ALDE), membro del consiglio comunale di Lapinlahti

Testo di riferimento

:

Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Progressi nell’attuazione della strategia forestale dell’Unione europea - «Una nuova strategia forestale dell’Unione europea: per le foreste e il settore forestale»

COM(2018) 811 final

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

accoglie con favore la relazione della Commissione europea sull’attuazione della strategia forestale dell’UE, pubblicata il 7 dicembre 2018, e ne riconosce la necessità. La lettura di tale relazione induce il CdR a ritenere che la strategia forestale si sia rivelata uno strumento utile per il coordinamento di una serie di politiche. La scelta dei settori prioritari della strategia si è dimostrata efficace e, nel complesso, sono stati compiuti passi avanti verso il conseguimento degli obiettivi prefissati. Tuttavia, è possibile ottenere risultati ancora maggiori continuando ad adottare iniziative coerenti negli Stati membri, a livello regionale e locale e anche nell’ambito delle relazioni esterne;

2.

facendo seguito al suo precedente parere sul tema (1), che per molti aspetti concorda con le valutazioni espresse dalla stessa Commissione, esorta la Commissione a rafforzare ulteriormente la coerenza della politica forestale e delle misure per il settore, in modo che si possa tenere meglio conto dell’intera catena di valore delle foreste, della loro biodiversità e delle molteplici funzioni che esse svolgono. È importante che il comitato permanente forestale (CPF) sia coinvolto nell’elaborazione delle politiche forestali, anche di quelle indirettamente collegate al settore;

3.

invita la Commissione a valutare il livello di adeguatezza e di aggiornamento dell’attuale gestione forestale e dell’approccio alle relative problematiche, come pure delle risorse che l’UE investe in questo settore, compreso l’esame del livello reale d’impatto di tali risorse sulla catena del valore, data la crescente importanza delle foreste tanto nel contesto delle politiche sostenibili globali quanto per gli Stati membri e le loro regioni;

4.

ritiene che la Commissione dovrebbe presentare una nuova strategia forestale aggiornata per il periodo successivo al 2020, in cui essa dovrebbe ritagliarsi un ruolo guida ancora più forte, prevedendo un trattamento differenziato per il bosco coltivato e dando priorità strategica alla necessità di rimboschimento delle zone a rischio di desertificazione, in virtù della chiara funzione ambientale che viene attribuita al settore forestale. Questo potrebbe richiedere, tra l’altro, un riesame delle modalità di assegnazione delle risorse finanziarie e dell’impatto di tali dotazioni di bilancio;

5.

invita la Commissione a garantire una rappresentanza adeguata degli Stati membri, delle regioni nonché di esperti, enti di ricerca e organizzazioni del settore forestale nel processo di elaborazione di questa nuova strategia, al fine di ottenere i risultati attesi e di rendere tale processo inclusivo;

6.

tenendo presente l’obiettivo di valutare l’attuazione della strategia forestale, formula le opinioni presentate di seguito sulle priorità, tra quelle contenute nella relazione della Commissione, che hanno una particolare attinenza con il proprio mandato.

7.   Finanze e amministrazione

7.1.

Gli enti locali e regionali devono essere coinvolti da vicino nella concezione e nell’attuazione delle misure per il settore forestale dirette e finanziate dall’UE. I proprietari di foreste e i responsabili della gestione e dell’amministrazione forestale, segnatamente i comuni e i governi regionali, hanno un ruolo fondamentale da svolgere nel rafforzare lo sfruttamento sostenibile delle foreste e nel tener fede all’impegno inequivocabile assunto nei confronti della popolazione e dell’economia rurale;

7.2.

gli enti locali e regionali possono contribuire a migliorare la coerenza e l’efficacia delle misure per il settore forestale e avere una funzione di collegamento, in un contesto in cui in molti Stati membri la proprietà privata di aree forestali si sta frammentando e compartimentando, oppure viene abbandonata, a causa delle trasformazioni strutturali delle società. Gli enti locali e regionali possono incentivare forme condivise di raggruppamento e associazionismo in campo forestale e sviluppare la figura del silvicoltore attivo. In tale ottica gli enti locali e regionale dovranno agire di supporto alla cooperazione nel settore forestale; il supporto pubblico dovrebbe coprire gli studi di fattibilità, l’animazione territoriale e le attività di promozione al fine di valorizzare i molteplici beni e servizi ecosistemici offerti dal settore in esame;

7.3.

il settore forestale ha bisogno di ricevere finanziamenti adeguati attraverso la PAC, e in particolare i fondi destinati allo sviluppo rurale, dato che numerosi attori regionali e locali si sono avvalsi di questi fondi per rafforzare il settore delle foreste nei loro territori e per promuoverne lo sfruttamento sostenibile. Poiché la PAC presenta una maggiore flessibilità a livello nazionale, il settore forestale potrebbe svolgere un ruolo ancora più importante - o, al contrario, potrebbe perdere d’importanza - nell’ambito delle misure di sviluppo rurale di molte regioni, il che rappresenta un elemento di rilievo per l’occupazione nelle zone rurali, per le economie regionali e per lo sviluppo sostenibile. Questo è, pertanto, un momento cruciale per garantire che le misure forestali dispongano di finanziamenti adeguati a titolo dei fondi di sviluppo rurale previsti dalla PAC. Affinché i programmi della PAC a livello nazionale abbiano un impatto sul clima e sull’ambiente, anche gli enti locali e regionali devono dare il loro contributo ed è necessaria una cooperazione tra i diversi livelli di governance. Inoltre, le opzioni di finanziamento per il settore forestale dovrebbero essere pubblicizzate presso tutti i livelli di governo affinché sia possibile farvi pienamente e adeguatamente ricorso;

7.4.

osserva che in molti Stati membri la rete di strade forestali è fortemente inadeguata, e sottolinea al riguardo la necessità di finanziare uno studio europeo per la valutazione delle reti di strade forestali;

7.5.

il settore forestale offre inoltre notevoli potenzialità per l’impiego di fondi a titolo dei programmi dell’UE in materia di ricerca e innovazione, che vanno ad aggiungersi al ricorso a strumenti di più antica data collegati principalmente alla PAC; oltre a quest’ultima, il settore forestale deve potersi avvalere di risorse specifiche messe a disposizione nel quadro dei programmi Orizzonte e LIFE+, di Erasmus+, dei fondi strutturali e del Fondo di solidarietà dell’UE.

8.   Economie locali e regionali, economia verde, occupazione

8.1.

Le foreste svolgono un ruolo chiave nello sviluppo della bioeconomia e della biodiversità in Europa nonché delle regioni europee, come pure nel processo di transizione verso un’economia verde e a basse emissioni di carbonio. I governi locali e regionali potrebbero dare il loro contributo, tra l’altro, alla definizione di piani regionali in materia di sviluppo sostenibile e di strategie nel settore della bioeconomia, all’istruzione, a un’edilizia ecologicamente sostenibile, al sequestro del carbonio nei prodotti di legno durevoli, alla diffusione delle energie rinnovabili e alla promozione dell’imprenditorialità delle PMI nel settore forestale. Se del caso, sarebbe opportuno istituire gruppi di cooperazione regionale nel settore forestale, al cui interno dovrebbero essere rappresentati - oltre alle imprese forestali, ai proprietari di foreste e alle amministrazioni locali e regionali - anche comuni, autorità regionali, accademie, università e ONG regionali, nonché aziende private di settori che utilizzano materie prime e prodotti forestali;

8.2.

in Europa sono molte le aree rurali che soffrono di spopolamento e della perdita di posti di lavoro. Una transizione economica verso la produzione di prodotti forestali, ad esempio nel settore dell’edilizia e in quello della produzione di energia, creerebbe occupazione e gettito fiscale anche in regioni scarsamente popolate. Lo stesso vale per il più vasto settore dell’economia verde, nel quale le foreste costituiscono anche una risorsa importante per il turismo, la biodiversità, le attività ricreative e il benessere dei cittadini. Il settore forestale, essendo al terzo posto nell’UE per numero di occupati (con oltre 3,5 milioni di posti di lavoro), ha un impatto significativo sulla convergenza sociale e territoriale in Europa. La strategia forestale deve inoltre permettere la valorizzazione di tutti i prodotti e servizi ecosistemici offerti dalle foreste, al fine di rilanciare e sostenere l’economia;

8.3.

un prevedibile aumento della domanda di legno e di biomassa deve essere accompagnato da una gestione forestale sostenibile, che può essere attestata dall’amministrazione forestale nei boschi demaniali e da meccanismi privati di certificazione in quelli privati;

8.4.

i diversi livelli amministrativi dovrebbero collaborare tra loro: le buone pratiche e i risultati raggiunti a livello regionale dovrebbero influenzare il modo in cui l’UE e gli Stati membri stanziano le risorse finanziarie destinate a promuovere l’innovazione e le tecnologie nel settore forestale, oltre che a collegare le differenti modalità di sfruttamento delle foreste. Questo potrebbe anche significare la creazione di strumenti finanziari idonei e più accessibili per le regioni al fine di sviluppare il settore forestale. Occorre adottare misure nuove e attentamente mirate nel settore forestale per conseguire l’obiettivo di un’Europa a zero emissioni di carbonio entro il 2050. Le missioni e i poteri attribuiti agli enti locali e regionali sono diversi da uno Stato membro all’altro, tuttavia in ciascun territorio dell’UE si dovrebbe ricercare un approccio strategico globale e coerente che comprenda gli obiettivi condivisi e le esigenze comuni dei diversi livelli in una serie di ambiti, tra cui le infrastrutture, i sistemi di informazione e di condivisione delle informazioni, nonché i compiti di competenza delle autorità quali il rilascio dei permessi di sfruttamento e la supervisione. È necessario che tutti gli Stati membri e tutti i settori dell’economia contribuiscano al conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 in uno spirito di equilibrio fra equità e solidarietà;

8.5.

ritiene che una migliore informazione sull’importanza della gestione sostenibile delle aree forestali, nonché la possibilità di realizzare, estendere e coordinare delle campagne di sensibilizzazione sulla multifunzionalità delle foreste e sui molteplici vantaggi che la gestione forestale sostenibile presenta dal punto di vista economico, sociale e ambientale, rappresentino una necessità riconosciuta da tutti i livelli istituzionali dell’UE.

9.   Biodiversità, cambiamenti climatici, stato di salute delle foreste

9.1.

Sottolinea l’importanza cruciale di favorire la corretta gestione delle foreste e di integrare le politiche agricole e forestali con politiche di gestione dei rischi idrogeologici e climatici;

9.2.

prende atto dell’osservazione della Commissione secondo cui i progressi auspicati sul piano della biodiversità non sono stati realizzati, nonostante i notevoli sforzi compiuti per la conservazione dei diversi tipi di foreste e di habitat anche attraverso la rete Natura 2000 e grazie alle direttive Uccelli e Habitat. La Commissione dovrebbe presentare una valutazione più dettagliata dei luoghi in cui si sono conseguiti dei risultati, degli strumenti che servirebbero per ottenere passi avanti positivi e del fatto che le misure siano state equilibrate, oppure no, in termini di prevalenza e di rarità degli habitat forestali nell’intera UE, riservando un’attenzione speciale a quelle regioni in cui è concentrato un numero maggiore di specie diverse, come le regioni ultraperiferiche. Si dovrebbero inoltre finanziare ricerche per realizzare una valutazione ad ampio raggio dello stato delle foreste e dei relativi servizi ecosistemici, in particolare nei nuovi Stati membri; tutto ciò al fine di mantenere e consolidare il patrimonio naturale ad elevato pregio ambientale, potenziando le reti ecologiche esistenti;

9.3.

le foreste hanno un ruolo fondamentale da svolgere nella lotta ai cambiamenti climatici attraverso la cattura, lo stoccaggio e la sostituzione delle emissioni di CO2. Gli impatti sul clima devono diventare una tematica trasversale di un settore forestale sostenibile, nel cui ambito le possibilità offerte dalle foreste siano considerate in modo globale, ad esempio: come si possono sostituire i materiali edili di origine fossile, i combustibili fossili e i prodotti ad essi collegati; in che modo la gestione forestale incide sul sequestro del carbonio e, quindi, come incentivare/ricompensare il proprietario che attua una gestione forestale sostenibile rispetto a chi non lo fa; quali rischi corrono le foreste a causa dei cambiamenti climatici; come può essere garantito il potenziale produttivo delle specie arboree autoctone e fino a che punto possono essere utilizzate a titolo compensativo le specie arboree non autoctone ecc.;

9.4.

invita la Commissione europea a coinvolgere pienamente gli enti locali e regionali nell’attuazione dei regolamenti sulla condivisione degli sforzi (2) e sull’inclusione delle emissioni e degli assorbimenti di gas a effetto serra risultanti dall’uso del suolo, dai cambiamenti di uso del suolo e dalla silvicoltura (LULUCF) (3), fissando obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2030 e definendo iniziative concrete per conseguirli;

9.5.

i cambiamenti climatici e la perdita di diversità forestale possono esporre vaste aree delle foreste al rischio di incendi, tempeste, malattie e danni dovuti ai parassiti. Di fronte a simili eventualità, nelle decisioni amministrative andranno sempre soppesati i rischi derivanti dall’inazione. Ci si dovrebbe preparare a simili eventualità mantenendo normative aggiornate che sostengano la pianificazione forestale e la prevenzione di danni di questo tipo, oltre che stanziando finanziamenti che potrebbero essere destinati a fare la prevenzione dei danni, a gestire l’emergenza, le aree devastate, a promuovere il ripristino e il rimboschimento nonché a compensare i problemi economici delle regioni colpite da grandi catastrofi. A tale riguardo, è necessario finanziare a livello regionale l’elaborazione di una mappa della pericolosità che recensisca i rischi potenziali. La silvicoltura attiva può configurarsi come uno strumento utile per la prevenzione e l’individuazione precoce, ai fini del miglioramento delle condizioni fitosanitarie delle zone boschive;

9.6.

i cittadini in generale dovrebbero essere meglio informati sul capitale naturale e i servizi ecosistemici che le foreste forniscono alla società, e, laddove possibile, si dovrebbero rafforzare i legami tra le comunità locali e le foreste, sia quelle di proprietà di tali comunità che quelle che non lo sono;

9.7.

sottolinea l’importanza fondamentale delle azioni «dal basso» in materia di gestione dei rischi di catastrofi, nonché degli strumenti dell’UE per integrare tali azioni qualora le capacità di un singolo Stato membro non siano sufficienti a gestire una determinata catastrofe. Tra gli strumenti dell’UE di particolare utilità in caso di tempeste o incendi figurano il meccanismo unionale di protezione civile, il Fondo di solidarietà dell’UE e progetti pilota finanziati dalla Commissione europea volti a rimuovere gli ostacoli amministrativi e giuridici alla gestione dei rischi di catastrofi nelle zone transfrontaliere;

9.8.

occorre adottare quanto prima - come richiesto dal Parlamento europeo e dai principali soggetti interessati - un piano d’azione dell’UE contro la deforestazione e il degrado forestale, per valutare in modo più approfondito quale sia l’impatto ambientale del consumo di prodotti e materie prime nell’UE che potrebbe contribuire alla deforestazione e al degrado forestale al di fuori dell’UE. Il CdR chiede pertanto alla nuova Commissione europea di fare dell’adozione di questo piano d’azione una delle sue priorità politiche.

10.   Cooperazione internazionale e interregionale nel settore forestale

10.1.

È importante che l’UE continui ad adoperarsi per garantire che si creino una cooperazione e una base per un accordo - sia in tutta Europa che nel resto del mondo - sul settore forestale e sul commercio di prodotti forestali, e per consolidare i principi di un settore forestale sostenibile nei paesi del suo vicinato nonché nel quadro delle sue relazioni economiche esterne e della sua politica di sviluppo. Forest Europe, la certificazione forestale, il piano strategico dell’ONU per le foreste entro il 2030, e gli obiettivi globali in materia di foreste sono due esempi di possibili ambiti di influenza;

10.2.

molte delle principali aree forestali dell’UE sono situate alle frontiere esterne dell’Unione, mentre i diversi tipi di foreste, l’economia del settore forestale e le minacce che incombono sulle foreste spesso travalicano tali confini. È importante che gli enti locali e regionali delle zone frontaliere siano in grado di avvalersi più efficacemente dei programmi di relazioni esterne dell’UE nel settore forestale;

10.3.

rappresentanti degli enti locali e regionali devono essere sempre coinvolti da vicino nella definizione, nell’attuazione e nel monitoraggio degli impegni internazionali assunti dall’UE nel settore forestale, ed è necessario adottare procedure permanenti volte a realizzare concretamente questo obiettivo;

10.4.

sarebbe di fondamentale importanza promuovere la cooperazione a livello nazionale e regionale nell’UE al fine di agevolare lo scambio di competenze e di rafforzare la competitività delle regioni. Potenziare le reti permetterebbe inoltre di dare una risposta più pronta e rapida nel fornire aiuto per far fronte a perturbazioni naturali quali incendi boschivi, tempeste, siccità e inondazioni.

11.   Sensibilizzazione e informazione

11.1.

È necessario favorire una domanda sociale che legittimi e difenda il ruolo dei boschi quali attori di primo piano nelle sfide climatiche ed economiche che si profilano;

11.2.

sarà possibile conseguire questo risultato soltanto realizzando uno sforzo senza precedenti per informare e sensibilizzare circa il ruolo del settore forestale nell’attenuazione dei cambiamenti climatici e nella transizione verso una bioeconomia basata sulle risorse naturali, con campagne apposite a livello non solo nazionale e internazionale, ma anche regionale e locale, che è il livello più vicino ai cittadini;

11.3.

le misure di informazione e sensibilizzazione saranno in particolare rivolte a superare due frontiere cognitive del momento: trasformare la visione negativa dell’utilizzo del legname in un riconoscimento della silvicoltura quale sistema di gestione sostenibile basato sulla scienza forestale, e andare oltre la contrapposizione tra «conservazione» e «gestione» mediante il concetto di una gestione forestale sostenibile che permette di rendere compatibili i due aspetti;

11.4.

tra gli incaricati delle attività di informazione e sensibilizzazione dovranno figurare anche professionisti del settore forestale che siano esperti in materia sia di silvicoltura che di gestione forestale sostenibile.

Bruxelles, 11 aprile 2019

Il presidente

del Comitato europeo delle regioni

Karl-Heinz LAMBERTZ


(1)  Parere del Comitato europeo delle regioni — Revisione intermedia della strategia forestale dell’UE (COR-2017-05783-00-00-AC-TRA (GU C 361 del 5.10.2018, pag. 5)

(2)  Regolamento (UE) 2018/842 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, relativo alle riduzioni annuali vincolanti delle emissioni di gas serra a carico degli Stati membri nel periodo 2021-2030 come contributo all’azione per il clima per onorare gli impegni assunti a norma dell’accordo di Parigi e recante modifica del regolamento (UE) n. 525/2013 (GU L 156 del 19.6.2018, pag. 26).

(3)  Regolamento (UE) 2018/841 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, relativo all’inclusione delle emissioni e degli assorbimenti di gas a effetto serra risultanti dall’uso del suolo, dal cambiamento di uso del suolo e dalla silvicoltura nel quadro 2030 per il clima e l’energia, e recante modifica del regolamento (UE) n. 525/2013 e della decisione n. 529/2013/UE (GU L 156 del 19.6.2018, pag. 1).