ISSN 1977-0944

Gazzetta ufficiale

dell’Unione europea

C 316

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Edizione in lingua italiana

Comunicazioni e informazioni

59° anno
30 agosto 2016


Numero d'informazione

Sommario

pagina

 

 

PARLAMENTO EUROPEO
SESSIONE 2014-2015
Seduta del 9 marzo 2015
Il processo verbale delle sessioni è stato pubblicato nella GU C 132 del 14.4.2016 .
SESSIONE 2015-2016
Sedute dal 10 al 12 marzo 2015
Il processo verbale delle sessioni è stato pubblicato nella GU C 132 del 14.4.2016 .
TESTI APPROVATI

1


 

I   Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

 

RISOLUZIONI

 

Parlamento europeo

 

Martedì 10 marzo 2015

2016/C 316/01

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sui progressi concernenti la parità tra donne e uomini nell'Unione europea nel 2013 (2014/2217(INI))

2

2016/C 316/02

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sulla relazione annuale sulla politica di concorrenza dell'UE (2014/2158(INI))

15

2016/C 316/03

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sul rapporto annuale della Banca centrale europea per il 2013 (2014/2157(INI))

30

 

Mercoledì 11 marzo 2015

2016/C 316/04

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla relazione annuale 2013 relativa alla tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea — Lotta contro la frode (2014/2155(INI))

37

2016/C 316/05

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla relazione 2014 sui progressi compiuti dal Montenegro (2014/2947(RSP))

48

2016/C 316/06

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 Relazione 2014 sui progressi compiuti dall'ex Repubblica iugoslava di Macedonia (2014/2948(RSP))

54

2016/C 316/07

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla relazione 2014 sui progressi compiuti dalla Serbia (2014/2949(RSP))

61

2016/C 316/08

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sul processo di integrazione europea del Kosovo (2014/2950(RSP))

68

2016/C 316/09

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sul semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: analisi annuale della crescita 2015 2014/2221(INI)

75

2016/C 316/10

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sul semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: aspetti occupazionali e sociali nell'analisi annuale della crescita 2015 (2014/2222(INI))

83

2016/C 316/11

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla governance del mercato unico nell'ambito del semestre europeo 2015 (2014/2212(INI))

98

2016/C 316/12

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sull'abuso sessuale dei minori online (2015/2564(RSP))

109

 

Giovedì 12 marzo 2015

2016/C 316/13

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sui recenti attentati e sequestri ad opera dell'ISIS/Da'ish in Medio Oriente, in particolare contro gli assiri (2015/2599(RSP))

113

2016/C 316/14

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sul Sud Sudan, compresi i recenti sequestri di minori (2015/2603(RSP))

117

2016/C 316/15

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sulla Tanzania, in particolare sulla questione dell'accaparramento dei terreni (2015/2604(RSP))

122

2016/C 316/16

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sull'assassinio del leader di opposizione russo Boris Nemcov e sullo stato della democrazia in Russia (2015/2592(RSP))

126

2016/C 316/17

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sulla relazione annuale dell'alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo (2014/2219(INI))

130

2016/C 316/18

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013 e sulla politica dell'Unione europea in materia (2014/2216(INI))

141

2016/C 316/19

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sulle relazioni fra l'UE e la Lega degli Stati arabi e la cooperazione nella lotta al terrorismo (2015/2573(RSP))

172

2016/C 316/20

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sullo sfruttamento sostenibile della spigola (2015/2596(RSP))

176

2016/C 316/21

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sulle priorità dell'UE per il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani nel 2015 (2015/2572(RSP))

178

2016/C 316/22

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sulla situazione in Venezuela (2015/2582(RSP))

190


 

II   Comunicazioni

 

COMUNICAZIONI PROVENIENTI DALLE ISTITUZIONI, DAGLI ORGANI E DAGLI ORGANISMI DELL’UNIONE EUROPEA

 

Parlamento europeo

 

Mercoledì 11 marzo 2015

2016/C 316/23

Decisione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla richiesta di revoca dell'immunità di Theodoros Zagorakis (2015/2048(IMM))

194

2016/C 316/24

Decisione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla richiesta di revoca dell'immunità di Sergei Stanishev (2014/2259(IMM))

196


 

III   Atti preparatori

 

PARLAMENTO EUROPEO

 

Martedì 10 marzo 2015

2016/C 316/25

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2013/009 PL/Zachem, presentata dalla Polonia) (COM(2015)0013 — C8-0010/2015 — 2015/2016(BUD))

198

2016/C 316/26

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale, del 2 dicembre 2013, tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2014/014 DE/Aleo Solar, presentata dalla Germania) (COM(2014)0726 — C8-0012/2015 — 2015/2018(BUD))

201

2016/C 316/27

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in conformità al punto 13 dell'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2013/007 BE/Hainaut steel (Duferco-NLMK), presentata dal Belgio) (COM(2014)0725 — C8-0013/2015 — 2015/2019(BUD))

204

2016/C 316/28

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale, del 2 dicembre 2013, tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2014/012 BE/ArcelorMittal, presentata dal Belgio) (COM(2014)0734 — C8-0014/2015 — 2015/2020(BUD))

208

2016/C 316/29

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale, del 2 dicembre 2013, tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2014/011 BE/Caterpillar, presentata dal Belgio) (COM(2014)0735 — C8-0015/2015 — 2015/2021(BUD))

212

2016/C 316/30

P8_TA(2015)0046
Dimensioni e pesi dei veicoli stradali che circolano nella Comunità ***II
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 relativa alla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 96/53/CE del Consiglio che stabilisce, per taluni veicoli stradali che circolano nella Comunità, le dimensioni massime autorizzate nel traffico nazionale e internazionale e i pesi massimi autorizzati nel traffico internazionale (11296/3/2014 — C8-0294/2014 — 2013/0105(COD))
P8_TC2-COD(2013)0105
Posizione del Parlamento europeo definita in seconda lettura il 10 marzo 2015 in vista dell'adozione della direttiva (UE) 2015/… del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 96/53/CE, che stabilisce, per taluni veicoli stradali che circolano nella Comunità, le dimensioni massime autorizzate nel traffico nazionale e internazionale e i pesi massimi autorizzati nel traffico internazionale

215

2016/C 316/31

P8_TA(2015)0047
Fondi di investimento europei a lungo termine ***I
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai fondi di investimento europei a lungo termine (COM(2013)0462 — C7-0209/2013 — 2013/0214(COD))
P8_TC1-COD(2013)0214
Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura il 10 marzo 2015 in vista dell'adozione del regolamento (UE) 2015/… del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai fondi di investimento europei a lungo termine

217

2016/C 316/32

P8_TA(2015)0048
Commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento tramite carta ***I
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento tramite carta (COM(2013)0550 — C7-0241/2013 — 2013/0265(COD))
P8_TC1-COD(2013)0265
Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura il 10 marzo 2015 in vista dell'adozione del regolamento (UE) 2015/… del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento basate su carta

219

2016/C 316/33

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2013/011 BE/Saint-Gobain Sekurit, presentata dal Belgio) (COM(2015)0009 — C8-0011/2015 — 2015/2017(BUD))

220

 

Mercoledì 11 marzo 2015

2016/C 316/34

P8_TA(2015)0053
Regime comune applicabile alle importazioni da alcuni paesi terzi ***I
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al regime comune applicabile alle importazioni da alcuni paesi terzi (rifusione) (COM(2014)0323 — C8-0014/2014 — 2014/0168(COD))
P8_TC1-COD(2014)0168
Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura l'11 marzo 2015 in vista dell'adozione del regolamento (UE) 2015/… del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al regime comune applicabile alle importazioni da alcuni paesi terzi (rifusione)

224

2016/C 316/35

P8_TA(2015)0054
Accordo di stabilizzazione e di associazione con il Montenegro ***I
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a determinate procedure di applicazione dell’accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall’altra (codificazione) (COM(2014)0374 — C8-0035/2014 — 2014/0190(COD))
P8_TC1-COD(2014)0190
Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura l'11 marzo 2015 in vista dell'adozione del regolamento (UE) 2015/… del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a determinate procedure di applicazione dell’accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall’altra (codificazione)

226

2016/C 316/36

P8_TA(2015)0055
Contingenti tariffari dell'Unione di carni bovine di qualità pregiata, carni suine, carni di volatili, frumento (grano) e frumento segalato e crusche, stacciature e altri residui ***I
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante apertura e modalità di gestione di alcuni contingenti tariffari dell'Unione di carni bovine di qualità pregiata, carni suine, carni di volatili, frumento (grano) e frumento segalato e crusche, stacciature e altri residui (codificazione) (COM(2014)0594 — C8-0169/2014 — 2014/0276(COD))
P8_TC1-COD(2014)0276
Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura l'11 marzo 2015 in vista dell'adozione del regolamento (UE) 2015/… del Parlamento europeo e del Consiglio recante apertura e modalità di gestione di alcuni contingenti tariffari dell’Unione di carni bovine di qualità pregiata, carni suine, carni di volatili, frumento (grano) e frumento segalato e crusche, stacciature e altri residui (codificazione)

227

2016/C 316/37

P8_TA(2015)0056
Importazione nell'Unione di prodotti agricoli originari della Turchia ***I
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'importazione nell'Unione di prodotti agricoli originari della Turchia (testo codificato) (COM(2014)0586 — C8-0166/2014 — 2014/0272(COD))
P8_TC1-COD(2014)0272
Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura l'11 marzo 2015 in vista dell'adozione del regolamento (UE) 2015/… del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'importazione nell'Unione di prodotti agricoli originari della Turchia (codificazione)

228

2016/C 316/38

P8_TA(2015)0057
Sospensione di talune concessioni relative all'importazione nell'Unione di prodotti agricoli originari della Turchia***I
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che sospende talune concessioni relative all'importazione nell'Unione di prodotti agricoli originari della Turchia (testo codificato) (COM(2014)0593 — C8-0170/2014 — 2014/0275(COD))
P8_TC1-COD(2014)0275
Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura l'11 marzo 2015 in vista dell'adozione del regolamento (UE) 2015/… del Parlamento europeo e del Consiglio che sospende talune concessioni relative all'importazione nell'Unione di prodotti agricoli originari della Turchia (codificazione)

229

2016/C 316/39

Risoluzione legislativa del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 concernente il progetto di decisione del Consiglio relativa all'accettazione, a nome dell'Unione europea, dell'accordo modificato relativo alla creazione della commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (14993/2014 — C8-0027/2015 — 2014/0274(NLE))

230

2016/C 316/40

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sugli orientamenti generali per l'elaborazione del bilancio 2016, sezione III — Commissione (2015/2008(BUD))

231


Significato dei simboli utilizzati

*

Procedura di consultazione

***

Procedura di approvazione

***I

Procedura legislativa ordinaria, prima lettura

***II

Procedura legislativa ordinaria, seconda lettura

***III

Procedura legislativa ordinaria, terza lettura

(La procedura indicata dipende dalla base giuridica proposta nel progetto di atto)

Emendamenti del Parlamento:

Il testo nuovo è evidenziato in corsivo grassetto . Le parti di testo soppresse sono indicate con il simbolo ▌ o sono barrate. Le sostituzioni sono segnalate evidenziando in corsivo grassetto il testo nuovo ed eliminando o barrando il testo sostituito.

IT

 


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/1


PARLAMENTO EUROPEO

SESSIONE 2014-2015

Seduta del 9 marzo 2015

Il processo verbale delle sessioni è stato pubblicato nella GU C 132 del 14.4.2016 .

SESSIONE 2015-2016

Sedute dal 10 al 12 marzo 2015

Il processo verbale delle sessioni è stato pubblicato nella GU C 132 del 14.4.2016 .

TESTI APPROVATI

 


I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

RISOLUZIONI

Parlamento europeo

Martedì 10 marzo 2015

30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/2


P8_TA(2015)0050

Progressi in materia di uguaglianza tra donne e uomini nell'UE nel 2013

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sui progressi concernenti la parità tra donne e uomini nell'Unione europea nel 2013 (2014/2217(INI))

(2016/C 316/01)

Il Parlamento europeo,

visti l'articolo 2 e l'articolo 3, paragrafo 3, secondo comma del trattato sull'Unione europea (TUE) e l'articolo 8 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),

visto l'articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

vista la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU),

vista la Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW) del 18 dicembre 1979,

vista la Convenzione delle Nazioni Unite del 1949 per la repressione della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione,

visti la dichiarazione e la piattaforma d'azione di Pechino del 15 settembre 1995, adottate alla quarta Conferenza mondiale sulle donne e i successivi documenti finali adottati in occasione delle sessioni speciali delle Nazioni Unite di Pechino + 5 (2000), Pechino + 10 (2005) e Pechino + 15 (2010),

visto il regolamento (UE) n. 606/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 giugno 2013, relativo al riconoscimento reciproco delle misure di protezione in materia civile (1),

vista la direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e che sostituisce la decisione quadro 2001/220/GAI (2),

vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e in particolare l'articolo 6 afferente sulle donne con disabilità, del 13 dicembre 2006,

vista la direttiva 2011/99/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 dicembre 2011, sull'ordine di protezione europeo (3),

vista la direttiva 2011/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2011, concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, e che sostituisce la decisione quadro del Consiglio 2002/629/GAI (4),

vista la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante il miglioramento dell'equilibrio di genere fra gli amministratori senza incarichi esecutivi delle società quotate in Borsa e relative misure (direttiva «Più donne alla guida delle imprese europee» (COM(2012)0614)),

vista la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul),

visto il Patto europeo per la parità di genere (2011-2020) del 7 marzo 2011 (5),

vista la comunicazione della Commissione del 5 marzo 2010 dal titolo «Maggiore impegno verso la parità tra donne e uomini — Carta per le donne» (COM(2010)0078),

vista la comunicazione della Commissione del 21 settembre 2010 dal titolo «Strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015» (COM(2010)0491),

vista la comunicazione della Commissione intitolata «Europa 2020 — Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva» (COM(2010)2020),

visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione del 16 settembre 2013 sulla revisione intermedia della strategia per la parità tra donne e uomini (2010-2015) (SWD(2013)0339),

visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione dell'8 maggio 2013 sui progressi compiuti in termini di parità tra donne e uomini nel 2012 (SWD(2013)0171),

vista la comunicazione della Commissione, del 25 novembre 2013, dal titolo «Verso l'eliminazione delle mutilazioni genitali femminili» (COM(2013)0833),

vista la relazione dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE) intitolata «Valutazione dell'attuazione della piattaforma di azione di Pechino negli Stati membri dell'UE: violenza contro le donne — sostegno alle vittime», pubblicata nel 2012,

viste le conclusioni del Consiglio, del 5-6 giugno 2014, dal titolo «Prevenire e combattere tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze, compresa la mutilazione genitale femminile»,

vista la sua risoluzione del 6 febbraio 2014 sull'eliminazione della mutilazione genitale femminile (6),

viste le direttive europee adottate dal 1975 in poi sui diversi aspetti della parità di trattamento tra uomini e donne (direttiva 2010/41/UE (7), direttiva 2010/18/UE (8), direttiva 2006/54/CE (9), direttiva 2004/113/CE (10), direttiva 92/85/CEE (11), direttiva 86/613/CEE (12) e direttiva 79/7/CEE (13)),

vista la sua risoluzione del 12 settembre 2013 sull'applicazione del principio della parità di retribuzione tra lavoratori di sesso maschile e femminile per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore (14),

vista la sua risoluzione del 12 marzo 2013 sull'impatto della crisi economica sull'uguaglianza di genere e i diritti della donna (15),

vista la sua risoluzione dell'11 giugno 2013 sulla mobilità educativa e professionale delle donne nell'UE (16),

vista la sua risoluzione del 12 marzo 2013 sull'eliminazione degli stereotipi di genere nell'Unione europea (17),

vista la sua risoluzione del 6 febbraio 2013 sulla 57a sessione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani: prevenzione ed eliminazione di ogni forma di violenza contro le donne e le ragazze (18),

vista la sua risoluzione dell'11 settembre 2012 sulle condizioni di lavoro delle donne nel settore dei servizi (19),

vista la sua risoluzione del 24 maggio 2012 recante raccomandazioni alla Commissione sull'applicazione del principio della parità di retribuzione tra lavoratori di sesso maschile e quelli di sesso femminile per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore (20),

viste le sue risoluzioni del 10 febbraio 2010 sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea — 2009 (21), dell'8 marzo 2011 sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea — 2010 (22) e del 13 marzo 2012 sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea — 2011 (23),

vista la sua risoluzione del 6 luglio 2011 sulle donne e la direzione delle imprese (24),

vista la sua risoluzione del 5 aprile 2011 sulle priorità e sulla definizione di un nuovo quadro politico dell'UE in materia di lotta alla violenza contro le donne (25),

vista la sua risoluzione dell'8 marzo 2011 sugli aspetti della povertà femminile nell'Unione europea (26),

vista la sua risoluzione del 17 giugno 2010 sugli aspetti di genere della recessione economica e della crisi finanziaria (27),

vista la sua risoluzione del 3 febbraio 2009 sulla non discriminazione in base al sesso e la solidarietà tra le generazioni (28),

vista la sua risoluzione del 26 febbraio 2014 su sfruttamento sessuale e prostituzione, e sulle loro conseguenze per la parità di genere (29),

vista la sua risoluzione del 13 ottobre 2005 su donne e povertà nell'Unione europea (30),

vista la sua risoluzione del 25 febbraio 2014 sull'eliminazione della violenza contro le donne (31),

vista la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 92/85/CEE del Consiglio concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento (direttiva sul congedo di maternità (COM(2008)0637)),

viste le conclusioni del Consiglio del 20 maggio 2014 sull'uguaglianza tra donne e uomini nello sport,

vista la direttiva 2006/54/CE riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego (32),

vista la relazione della Commissione sui progressi compiuti in merito agli obiettivi di Barcellona intitolata «Lo sviluppo dei servizi di cura della prima infanzia in Europa per una crescita sostenibile e inclusiva» del 3 giugno 2013,

vista la relazione della Commissione del settembre 2014 dal titolo «Dati statistici sulle donne imprenditrici in Europa»,

visto lo studio dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (FRA) del marzo 2014 dal titolo «Violenza contro le donne: un'indagine a livello di UE» che, per la prima volta, ha fornito dati sull'ampiezza, la natura e le conseguenze di varie forme di violenza contro le donne nonché le risposte delle vittime a incidenti violenti e la consapevolezza dei propri diritti,

visto l'articolo 168 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea in materia di salute pubblica, e in particolare il paragrafo 7, in cui si afferma che «l'azione dell'Unione rispetta le responsabilità degli Stati membri per la definizione della loro politica sanitaria e per l'organizzazione e la fornitura di servizi sanitari e di assistenza medica»,

visto l'articolo 52 del suo regolamento,

vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A8-0015/2015),

A.

considerando che la parità tra donne e uomini è un diritto fondamentale sancito dai trattati fin dal trattato di Roma del 1957 e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea; che, nonostante il fatto che l'Unione europea abbia adottato numerosi testi per assicurare pari opportunità e trattamento a uomini e donne e per lottare contro tutte le forme di discriminazione basate sul sesso e che l'Unione si sia fissata il compito specifico di integrare il principio di uguaglianza di genere in tutte le sue attività, i progressi compiuti restano insufficienti e persistono ancora molte diseguaglianze tra uomini e donne;

B.

considerando che il principio della parità di trattamento fra donne e uomini comporta il divieto di qualunque discriminazione, diretta o indiretta, anche per quanto riguarda la maternità, la paternità e il fatto di condividere responsabilità familiari;

C.

considerando che è essenziale tenere in considerazione le numerose e interconnesse forme di discriminazione che molte donne e ragazze subiscono in Europa (disabilità, contesto migratorio, origine etnica, età, orientamento sessuale, identità di genere, gravidanza, situazione abitativa, basso livello d'istruzione, vittime di violenza, ecc.) e il fatto che le loro condizioni sono peggiorate negli ultimi anni;

D.

considerando che la strategia Europa 2020 per fare dell'Europa una economia intelligente, sostenibile e inclusiva comporta obiettivi ambiziosi, quali il tasso di occupazione del 75 % e la riduzione di almeno 20 milioni del numero di persone colpite o a rischio di povertà e di esclusione sociale entro il 2020, che possono essere raggiunti solo se gli Stati membri attuano politiche innovative per una vera parità tra donne e uomini;

E.

considerando che le politiche di consolidamento finanziario condotte dagli Stati membri riguardano principalmente il settore pubblico, in cui le donne sono più presenti e sono i maggiori beneficiari, comportando così una doppia penalizzazione, e che tali politiche portano a una maggiore precarizzazione del lavoro, tra cui l'aumento del tempo parziale (32 % delle donne rispetto all'8,2 % degli uomini) e dei contratti temporanei, per non parlare delle riduzioni salariali;

F.

considerando che il numero di donne che vive in condizione di povertà e di esclusione, in particolare donne anziane, la cui pensione è inferiore in media del 39 % rispetto a quella degli uomini, e madri sole, è maggiore rispetto a quello degli uomini; che le donne, per ragioni di vita familiare, lavorano più spesso degli uomini a tempo parziale, con contratti di lavoro temporaneo o a tempo determinato e che la povertà delle donne è in gran parte dovuta alla precarietà del loro lavoro;

G.

considerando che la lotta contro la povertà è uno dei cinque obiettivi misurabili proposti dalla Commissione nel quadro della strategia Europa 2020; che l'orientamento integrato 10 della strategia Europa 2020 (Promuovere l'inclusione sociale e lotta alla povertà) potrebbe stimolare l'adozione di politiche nazionali per proteggere in particolare le donne dal rischio di povertà, garantendo la sicurezza del reddito per le famiglie monoparentali e le donne anziane;

H.

considerando che il tasso di natalità diminuisce nell'Unione europea e che tale tendenza è aggravata dalla crisi, poiché la disoccupazione, la precarietà e l'incertezza sul futuro e sull'economia spingono le famiglie, e in particolare le donne più giovani, a rimandare la decisione di avere figli, il che aggrava ulteriormente l'invecchiamento della popolazione dell'Unione;

I.

considerando che l'attuale sistema di tassazione in taluni Stati membri rispecchia una concezione limitativa della famiglia favorendo le famiglie monoattive, scoraggiando di frequente il lavoro delle donne e non sostenendo in modo adeguato le famiglie monoparentali, numerose e con familiari a carico;

J.

considerando che le donne rappresentano quasi il 60 % dei laureati nell'UE e che, ciò malgrado, la loro rappresentanza nella fascia dirigenziale o in ruoli decisionali è sproporzionatamente bassa e che la percentuale di donne scienziati e ingegneri dell'UE è inferiore al 33 % mentre le donne costituiscono quasi l'80 % della popolazione attiva nei settori della salute, dell'istruzione e del benessere;

K.

considerando che esiste una forte segregazione orizzontale o ripartizione del lavoro in base al genere: all'incirca metà delle donne con un'occupazione si concentra in 10 delle 130 professioni della classificazione internazionale tipo delle professioni (CITP) dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e solo il 16 % di lavoratori occupa posti di lavoro nei settori in cui la proporzione tra donne e uomini è paritaria;

L.

considerando che il ruolo delle piccole e medie imprese (PMI), che rappresentano il 99 % delle aziende europee e forniscono due posti di lavoro su tre nel settore privato, è fondamentale per la realizzazione della strategia Europa 2020 di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva; che soltanto il 31 % degli imprenditori nell'UE sono donne; che il tasso d'imprenditorialità fra le donne è pari al 10 % nell'UE rispetto al 19 % degli uomini; che è necessario promuovere e sostenere l'incremento dell'imprenditorialità tra le donne;

M.

considerando che le donne costituiscono circa il 42 % degli operatori coinvolti regolarmente nel settore dell'agricoltura nell'UE e che gestiscono tre aziende agricole europee su dieci, e che la promozione delle pari opportunità tra uomini e donne, insieme a una maggiore partecipazione delle donne alla vita economica e sociale, soprattutto nell'agricoltura, devono costituire una preoccupazione costante in Europa

N.

considerando che il tasso di occupazione femminile è pari al 63 %; che la differenza di retribuzione tra uomini e donne è del 16,4 %; che il 73 % dei deputati nazionali è rappresentato da uomini e che le donne rappresentano il 17,8 % dei consigli d'amministrazione delle grandi aziende e trascorrono tre volte tanto di tempo alla settimana a occuparsi dei lavori domestici rispetto agli uomini (per esempio assistenza all'infanzia, agli anziani e ai disabili e lavori domestici);

O.

considerando che il 37 % dei deputati al Parlamento europeo recentemente eletti, 9 su 28 nuovi Commissari e 7 su 28 giudici alla Corte di giustizia all'Unione europea sono donne;

P.

considerando che il tasso di disoccupazione femminile è sottostimato, visto che molte donne non sono iscritte alle liste di collocamento, in particolare le donne che risiedono nelle zone rurali o nelle regioni periferiche e molte di coloro che si occupano solo dei lavori domestici e dei figli; che tale situazione crea una disparità in termini di accesso ai servizi pubblici (sussidi, pensioni, congedi per maternità o per malattia, accesso alla sicurezza sociale, ecc.);

Q.

considerando che, a questo ritmo, si dovrebbe attendere l'anno 2038 per raggiungere l'obiettivo di un tasso di occupazione del 75 % per le donne e che la parità di retribuzione diventerebbe realtà nel 2084; che la parità nei parlamenti nazionali, nelle istituzioni europee e nei consigli di amministrazione delle imprese europee sarebbe possibile nel 2034 ma che si dovrebbe attendere il 2054 affinché i lavori domestici siano equamente ripartiti;

R.

considerando che la mancata promozione di politiche che prevedono una conciliazione della vita professionale e della vita privata in generale e la mancanza di servizi di assistenza per i bambini e di servizi di assistenza per gli anziani e le persone che necessitano di cure speciali, in particolare, costituiscono uno dei principali ostacoli all'indipendenza economica delle donne e al loro progredire verso posti di responsabilità, e alla pari partecipazione delle donne e degli uomini al mercato del lavoro, anche come strumento di prevenzione e riduzione della povertà;

S.

considerando che la condivisione delle responsabilità familiari e domestiche tra uomini e donne, in particolare mediante un maggiore ricorso al congedo parentale e di paternità, è una condizione indispensabile per la realizzazione della parità tra donne e uomini; che un quarto degli Stati membri non propone il congedo di paternità;

T.

considerando che i ruoli e gli stereotipi di genere tradizionali continuano a esercitare una forte influenza sulla suddivisione dei ruoli tra donne e uomini in casa, sul lavoro e nella società in generale, limitando quindi il ventaglio di scelte occupazionali e lo sviluppo personale e lavorativo delle donne, il che pertanto impedisce loro di realizzare appieno il proprio potenziale in quanto individui e attori economici;

U.

considerando il ruolo che possono svolgere i media sia nella diffusione degli stereotipi, nello svilimento dell'immagine della donna e nell'ipersessualizzazione delle bambine, sia nel superamento degli stereotipi di genere, nella promozione della partecipazione delle donne al processo decisionale e nella promozione dell'uguaglianza tra uomini e donne;

V.

considerando che il Consiglio non ha ancora adottato una posizione ufficiale in seguito all'approvazione di due risoluzioni legislative del Parlamento europeo su temi fondamentali per la parità tra donne e uomini, ossia le risoluzioni del 20 ottobre 2010 sulla proposta di direttiva sul congedo di maternità e del 20 novembre 2013 sulla proposta di direttiva relativa ad un migliore equilibrio donne-uomini tra gli amministratori non esecutivi delle società quotati in borsa e alle misure connesse;

W.

considerando che nella sua relazione sull'attuazione della direttiva 2006/54/CE in data 6 dicembre 2013, la Commissione solleva interrogativi circa la conformità della legislazione nazionale di 26 Stati membri con le nuove disposizioni della direttiva (33);

X.

considerando che, stando allo studio della FRA del marzo 2014, una donna su tre nell'UE è stata vittima di violenza e/o di abusi sessuali, mentre una su cinque ha subito una violenza fisica dopo i 15 anni e quasi una su due ha subito una violenza psicologica; che la violenza contro le donne costituisce una violazione dei diritti fondamentali che comporta conseguenze psicologiche potenzialmente gravi, colpisce tutti gli strati della società, indipendentemente dall'età, dal livello d'istruzione, dal reddito, dalla posizione sociale e dal paese di provenienza o di residenza, e costituisce uno dei reati meno denunciati; che la violenza contro le donne è uno dei principali ostacoli a un'autentica parità tra uomini e donne;

Y.

considerando che la violenza contro le donne e le ragazze su Internet è in aumento e che, a tal proposito, il comportamento dei minori sui social network si rivela particolarmente preoccupante;

Z.

considerando che la Strategia dell'UE per l'eradicazione della tratta degli esseri umani giungerà a termine nel 2016; che stando a una relazione di Eurostat del 2014 sulla tratta di esseri umani, la maggior parte (80 %) delle vittime registrate della tratta nell'UE è costituita da donne e ragazze;

AA.

considerando che sei Stati membri non hanno ancora firmato la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul) e che solo otto la hanno ratificata;

AB.

considerando che la raccolta di dati affidabili, comparabili e disaggregati per sesso è particolarmente importante nel quadro dell'elaborazione delle politiche pubbliche nazionali e dell'UE, in particolare per quanto attiene alla violenza contro le donne;

AC.

considerando che le donne hanno problemi di salute specifici, che vengono coinvolte con minore frequenza rispetto agli uomini nelle sperimentazioni cliniche e che tali differenze hanno importanti implicazioni per la salute delle donne;

AD.

considerando che le ragazze e le donne partecipano meno dei ragazzi e degli uomini all'attività fisica, soprattutto fra i 15 e i 24 anni, e che lo sport costituisce un mezzo di affermazione e di sviluppo, nonché un veicolo di cittadinanza e di solidarietà e che la pratica regolare dello sport migliora la salute fisica e psichica; che le violenze contro le donne, gli stereotipi, le differenze di retribuzione e gli ostacoli alla partecipazione delle donne alle cariche dirigenziali sono presenti anche nell'ambito dello sport;

AE.

considerando che i diritti sessuali e riproduttivi sono diritti umani fondamentali e che dovrebbero essere presi in considerazione nel programma d'azione dell'Unione in materia di salute;

AF.

considerando che la formulazione e l'attuazione delle politiche sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi sono di competenza degli Stati membri;

AG.

considerando che la relazione annuale sulla parità tra donne e uomini redatta dalla Commissione europea costituisce uno strumento di fondamentale importanza per valutare l'evoluzione della situazione delle donne in Europa;

Parità tra donne e uomini nel quadro della strategia Europa 2020

1.

invita le istituzioni dell'UE e gli Stati membri a tenere conto delle questioni di genere, dei diritti delle donne e delle pari opportunità nell'elaborazione delle loro politiche, nelle loro procedure di bilancio e nell'applicazione dei programmi e delle azioni dell'UE, in particolare mediante misure d'azione positiva, specialmente collegate a pacchetti di stimolo, procedendo sistematicamente a valutazioni di impatto secondo il genere caso per caso;

2.

denuncia che gli obiettivi della strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015 presto falliranno, soprattutto per quanto riguarda l'indipendenza economica, tra le altre ragioni a causa del ritiro della proposta di direttiva sul congedo di maternità; sottolinea che nel contempo le differenze economiche tra uomini e donne sono in progressivo aumento;

3.

invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a integrare la dimensione di genere nella strategia Europa 2020 per misurare i progressi nella riduzione del divario occupazionale di genere e affinché le misure strategiche dell'analisi annuale della crescita si traducano in raccomandazioni specifiche per paese;

4.

invita la Commissione e gli Stati membri a elaborare un piano generale di investimenti nelle infrastrutture sociali, dal momento che si stima che, con un piano di investimenti attento agli aspetti di genere, il prodotto interno lordo europeo (PIL) aumenterebbe gradualmente, fino a raggiungere entro il 2018 il 2,4 % in più, il che non si verificherebbe senza il piano di investimenti;

5.

rileva che la partecipazione paritaria di donne e uomini al mercato del lavoro può accrescere significativamente il potenziale economico dell'Unione, garantendo al contempo la sua natura equa e inclusiva; ricorda che, secondo le proiezioni dell'Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo (OCSE), la totale convergenza dei tassi di partecipazione può tradursi in un aumento del 12,4 % del PIL pro capite entro il 2030;

6.

sottolinea l'urgenza di lottare contro la povertà femminile, in particolare la povertà delle donne, delle donne anziane e delle madri single ma anche delle donne vittime della violenza di genere, delle donne disabili, delle donne migranti e delle donne appartenenti a minoranze; chiede pertanto agli Stati membri di attuare strategie di inclusione più efficaci e di utilizzare in modo più efficiente le risorse destinate alle politiche sociali, tra cui il Fondo sociale europeo e i Fondi strutturali;

7.

ritiene deplorevole che l'efficacia delle politiche sociali volta a ridurre la povertà sia scesa di quasi il 50 % nel 2012 rispetto al 2005 nei nuclei familiari con un solo adulto, che comprendono la maggior parte delle vedove e delle madri sole; è anche preoccupato per il fatto che l'efficacia delle politiche sociali applicate in alcuni Stati membri rappresenti soltanto un terzo della media europea; invita pertanto gli Stati membri a rafforzare le politiche sociali che riguardano in particolare i disoccupati, in modo da far fronte al crescente aumento della povertà, soprattutto tra le donne;

8.

invita il Consiglio e la Commissione ad affrontare la dimensione di genere della povertà e dell'esclusione sociale; ritiene deplorevole che le raccomandazioni specifiche per paese (RSP) adottate finora nel quadro dei cicli annuali del semestre europeo non siano state allineate in modo sufficiente agli obiettivi occupazionali e sociali della strategia Europa 2020; chiede che le RSP affrontino sistemicamente le cause strutturali della povertà femminile;

9.

invita la Commissione e gli Stati membri a tener conto dell'evoluzione delle strutture familiari al momento di elaborare le loro politiche di imposizione e di indennizzazione, in particolare sostenendo finanziariamente le famiglie monoparentali e le persone anziane attraverso crediti di imposta o aiuti in materia di assistenza sanitaria;

10.

invita gli Stati membri e la Commissione a garantire che si tenga conto della parità tra uomini e donne e dell'integrazione della prospettiva di genere nei finanziamenti nell'ambito della politica di coesione e che queste siano promosse durante tutta la preparazione e i relativi programmi, anche in relazione al monitoraggio, alla rendicontazione e alla valutazione;

11.

si rammarica che la relazione annuale non sia ormai più che un documento di lavoro allegato alla relazione sull'attuazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e sollecita la Commissione a rendere a tale relazione tutta la sua legittimità politica favorendone una adozione ufficiale e distinta;

Parità tra donne e uomini in materia di occupazione e presa di decisioni

12.

insiste sull'impellente necessità di ridurre i divari retributivi e pensionistici tra donne e uomini anche tenendo presente la persistente concentrazione di donne in occupazioni a tempo parziale, scarsamente retribuite e precarie e garantendo strutture di qualità sufficiente per i figli e per le altre persone dipendenti; deplora con la massima durezza il fatto che oltre un terzo delle donne anziane che vivono nell'UE non riceve alcun tipo di pensione; esorta gli Stati membri ad assicurare la piena attuazione dei diritti previsti nella direttiva 2006/54/CE, in particolare il principio della parità di retribuzione e della trasparenza retributiva e di rivedere le loro legislazioni nazionali sulla parità di trattamento al fine di semplificarle e di aggiornarle; invita la Commissione a continuare a valutare regolarmente il recepimento delle direttive relative alla parità fra donne e uomini e la invita a proporre una rifusione della direttiva 2006/54/CE quanto prima conformemente all'articolo 32 della stessa e in base all'articolo 157 TFUE seguendo el raccomandazioni dettagliate stabilite nell'allegato della risoluzione del Parlamento del 24 maggio 2012;

13.

deplora con la massima durezza il fatto che le donne non ricevano la stessa retribuzione nei casi in cui svolgono le stesse funzioni degli uomini o funzioni di pari valore e condanna altresì la segregazione orizzontale e verticale; evidenzia inoltre che la stragrande maggioranza dei salari bassi e praticamente la totalità dei salari molto bassi sono attribuibili al tempo parziale e ricorda che circa l'80 % dei lavoratori poveri sono donne; segnala che, secondo le conclusioni della Valutazione del valore aggiunto europeo, un punto percentuale di diminuzione del divario retributivo di genere aumenterà la crescita economica dello 0,1 %, il che significa che l'eliminazione di tale divario riveste un'importanza cruciale nel contesto dell'attuale crisi economica; invita pertanto gli Stati membri, i datori di lavoro e i sindacati a redigere e applicare strumenti di valutazione occupazionale specifici e pratici per aiutare a determinare il lavoro di pari valore e quindi assicurare la parità retributiva tra donne e uomini;

14.

invita la Commissione e gli Stati membri ad attuare politiche proattive a favore dell'occupazione femminile di qualità per raggiungere gli obiettivi Europa 2020, lottando contro gli stereotipi, la segregazione professionale verticale e orizzontale, favorendo la transizione tra tempo parziale e tempo pieno e mirando in particolare la categoria dei giovani che non studiano, non lavorano né seguono una formazione (NEET); invita gli Stati membri a stabilire obiettivi specifici riguardo all'occupazione nel quadro dei relativi programmi di riforma nazionale, al fine di assicurare la parità di accesso di uomini e donne al mercato del lavoro e la loro permanenza in esso;

15.

invita la Commissione e gli Stati membri ad attuare politiche proattive per incoraggiare le donne ad abbracciare carriere scientifiche nonché a promuovere, in particolare mediante campagne d'informazione di sensibilizzazione, l'entrata delle donne in settori tradizionalmente considerati «maschili», soprattutto quello delle scienze e delle nuove tecnologie, al fine di sfruttare appieno il capitale umano rappresentato dalle donne europee; insiste in particolare sulle nuove possibilità offerte dalla tecnologia dell'informazione e delle telecomunicazioni (TIC) e invita la Commissione a integrare pienamente la dimensione di genere nella priorità conferita all'agenda digitale nei prossimi cinque anni;

16.

sottolinea che l'indipendenza finanziaria costituisce un mezzo chiave per garantire la parità e che l'imprenditorialità tra le donne costituisce un potenziale sottostimato e sottosfruttato di crescita e di competitività nell'UE; invita pertanto l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE) a raccogliere maggiori e migliori informazioni sull'imprenditorialità tra le donne; invita gli Stati membri, la Commissione, e altri organi pertinenti, quali le camere di commercio, e l'industria a incoraggiare, promuovere, e sostenere l'imprenditorialità tra le donne facilitando l'accesso al credito, riducendo la burocrazia e altri ostacoli alla creazione di imprese da parte di donne, integrando la prospettiva di genere nelle politiche pertinenti, promuovendo la creazione di una piattaforma elettronica d'informazione e scambio, unica e multilingue, per le imprenditrici sociali, e sostenendo le reti regionali e europee sia di mentori sia tra pari;

17.

è convinto che, per favorire il reinserimento delle donne nel mondo del lavoro siano necessarie politiche multidimensionali (che includano la formazione professionale e l'apprendimento permanente, la promozione di un'occupazione più stabile e modelli lavorativi personalizzati) e richiama l'attenzione sulla diffusione del concetto di orari lavorativi flessibili; osserva che l'esigenza di flessibilità interessa in misura maggiore i lavoratori a tempo parziale, per la maggior parte donne; sostiene pertanto che la contrattazione collettiva è un diritto che deve essere tutelato dato che contribuisce a lottare contro la discriminazione e a tutelare e a rafforzare i diritti;

18.

sottolinea il fatto che una maggiore flessibilità nell'organizzazione del lavoro può aumentare le opportunità per le donne di partecipare attivamente al mercato del lavoro ma segnala, al contempo, che questa flessibilità può avere un impatto negativo sullo retribuzioni e sulle pensioni femminili; sottolinea pertanto la necessità di proposte specifiche per conciliare lavoro e vita privata e incoraggia gli uomini e le donne a condividere le responsabilità professionali, familiari e sociali in modo più equilibrato, in particolare per quanto riguarda l'assistenza alle persone dipendenti e l'assistenza ai bambini;

19.

invita gli Stati membri a includere, nel quadro dei programmi di sviluppo rurale, delle strategie volte a promuovere la creazione di posti di lavoro per le donne nelle zone rurali che garantiscano loro pensioni dignitose, politiche volte a favorire la rappresentanza delle donne nei forum politici, economici e sociali di tale settore e la promozione delle opportunità nelle zone rurali in rapporto alla multifunzionalità dell'agricoltura;

20.

sottolinea il crescente consenso all'interno dell'UE per quanto riguarda la necessità di promuovere l'uguaglianza di genere attraverso, tra l'altro, la presenza delle donne nel processo decisionale economico e politico — una questione di diritti fondamentali e di democrazia — dato che attualmente ciò rispecchia un deficit democratico; accoglie pertanto con favore i sistemi di parità stabiliti per legge e le quote di genere introdotte in alcuni Stati membri e chiede al Consiglio di prendere posizione in merito alla direttiva su un miglioramento dell'equilibrio di genere fra gli amministratori senza incarichi esecutivi delle società quotate in Borsa onde proseguire al più presto il processo legislativo; invita il Consiglio e la Commissione ad adottare le misure necessarie a incoraggiare gli Stati membri a far sì che consentano gli uomini e le donne partecipino a parità di condizioni nei diversi ambiti del processo decisionale; invita anche le istituzioni dell'UE a fare quanto in loro potere per garantire la parità di genere nel Collegio dei commissari e tra le alte cariche di tutte le istituzioni, agenzie, istituti e organi dell'UE;

21.

invita la Commissione europea e gli Stati membri a esaminare la possibilità di includere delle clausole di genere nei bandi di gara per appalti pubblici al fine di incoraggiare le imprese a perseguire la parità tra i sessi al loro interno; riconosce che tale idea può essere sviluppata soltanto nel quadro del rispetto del diritto dell'UE in materia di concorrenza;

Conciliazione della vita professionale e privata

22.

si congratula con la Svezia, il Belgio, la Francia, la Slovenia, la Danimarca e il Regno Unito che hanno raggiunto gli obiettivi di Barcellona e invita gli Stati membri a proseguire i loro sforzi; chiede agli Stati membri di andare al di là degli obiettivi di Barcellona adottando un approccio più sistemico ed integrato in materia di istruzione e di servizi di assistenza prescolare tra le autorità nazionali e locali, in particolare per i bambini molto piccoli di età inferiore ai tre anni; invita la Commissione a continuare a fornire un sostegno finanziario agli Stati membri per offrire sistemi di assistenza all'infanzia, in particolare asili nido, a prezzi accessibili per i genitori anche attraverso la creazione di queste strutture sul luogo di lavoro; è convinto che i progetti familiari, la vita privata e le ambizioni professionali possono essere integrati in modo armonioso solo nel caso in cui, sul piano socio-economico, le persone interessate siano realmente libere di scegliere e godano del sostegno fornito dall'adozione di decisioni politiche ed economiche a livello UE e nazionale, senza che ne derivi uno svantaggio e sempreché siano disponibili le infrastrutture indispensabili; invita gli Stati membri a aumentare le dotazioni di bilancio assegnate all'infanzia, soprattutto mediante il rafforzamento delle reti pubbliche di scuole materne, asili nido e servizi che offrano attività ricreative per i bambini; invita la Commissione a far fronte alla mancanza di strutture di accoglienza per l'infanzia economicamente accessibili nelle RSP;

23.

deplora con la massima durezza il fatto che, nonostante il livello di finanziamenti UE disponibili (sono stati destinati 3,2 miliardi di euro dei Fondi strutturali per il periodo 2007-2013 per assistere gli Stati membri nello sviluppo di strutture di assistenza all'infanzia e nella promozione dell'occupazione femminile), alcuni Stati membri hanno realizzato tagli di bilancio che stanno interessando la disponibilità (per esempio, a causa della chiusura di asili nido), la qualità (a causa della mancanza di personale) e il rincaro dei servizi di assistenza all'infanzia;

24.

invita la Commissione europea e gli Stati membri ad istituire un congedo di paternità retribuito per un minimo di 10 giorni lavorativi e a promuovere misure, legislative e non legislative, che consentano agli uomini e in particolare ai padri, di esercitare il loro diritto di conciliare vita privata e professionale, tra l'altro promuovendo il congedo parentale, che verrà preso indifferentemente, ma senza poter essere trasferito, dal padre o dalla madre fino a quando il loro bambino raggiunga una certa età;

25.

deplora il blocco del Consiglio relativamente alla direttiva sul congedo di maternità ed esorta gli Stati membri a rilanciare i negoziati in materia e ribadisce la sua volontà di cooperare;

26.

invita gli Stati membri a istituire servizi di assistenza a prezzi accessibili, flessibili, di qualità e di facile accesso a persone che non sono in grado da sole di realizzare attività della vita quotidiana per il fatto che non dispongono di autonomia funzionale sufficiente per poter conciliare vita privata, famiglia e lavoro;

Lotta alla violenza contro le donne

27.

chiede alla Commissione di incoraggiare la ratifica a livello nazionale e di avviare la procedura di adesione dell'Unione alla Convenzione di Istanbul quanto prima; osserva che l'adesione immediata di tutti gli Stati membri alla Convenzione di Istanbul contribuirà all'elaborazione di una politica integrata e alla promozione della cooperazione internazionale in materia di lotta contro qualsiasi forma di violenza contro le donne;

28.

ribadisce la sua richiesta alla Commissione di presentare, in base all'articolo 84 del TFUE, una proposta legislativa relativa ad un atto che stabilisca misure volte a incoraggiare e sostenere l'azione degli Stati membri nel campo della prevenzione della violenza contro le donne e le ragazze sostenendo un quadro di politiche globale ed efficace in materia di violenza basata sul genere, incentrato sulla prevenzione, sul perseguimento dei colpevoli, sulla protezione delle vittime e su un'adeguata fornitura di servizi e sull'insegnamento in materia di parità, e introducendo sanzioni per i comportamenti discriminatori e violenti contro le donne; invita inoltre gli Stati membri ad adoperarsi sistematicamente per dare alle donne la possibilità di denunciare la violenza alle autorità e per garantire l'istruzione e la formazione di esperti che diano assistenza alle vittime;

29.

invita la Commissione a garantire un'attuazione efficace e dotata di risorse sufficienti della sua comunicazione sull'eliminazione delle mutilazioni genitali femminili;

30.

invita il Consiglio dell'Unione europea ad attivare la «clausola passerella» e ad adottare una decisione unanime che inserisca la violenza di genere fra i reati elencati all'articolo 83, paragrafo 1, del TFUE, che già prevede la tratta degli esseri umani e lo sfruttamento sessuale delle donne e dei minori;

31.

invita la Commissione europea a regolamentare meglio il mercato digitale onde proteggere le donne e le ragazze dalla violenza su Internet;

32.

raccomanda agli Stati membri di menzionare nei loro piani d'azione nazionali per l'eliminazione della violenza domestica l'obbligo di prestare alle donne migranti prive di documenti esattamente la stessa assistenza fornita alle donne in situazione regolare e di non costringere le istituzioni a segnalare tali casi alle autorità;

33.

raccomanda agli Stati membri di rafforzare i servizi pubblici gratuiti nell'ambito dell'assistenza sanitaria al fine di fornire sostegno a tutte le donne vittima di violenza, ivi comprese le rifugiate, con misure miranti tra l'altro ad aumentare le relative capacità, prestando sostegno specializzato alle donne di diverse nazionalità, nonché alle donne disabili;

34.

ribadisce la sua richiesta alla Commissione e agli Stati membri di istituire un Anno europeo della lotta alla violenza contro le donne nel 2016 assegnando risorse sufficienti per condurre azioni di sensibilizzazione; ritiene necessario, a tal fine, garantire la formazione adeguata delle autorità e dei servizi interessati, nonché di professionisti quali agenti di polizia, medici, magistrati, avvocati, insegnanti e di tutti coloro che, dato il loro ruolo, possono apportare un aiuto alle donne vittime di violenza;

35.

chiede alla Commissione di creare un registro degli ordini di protezione europei, dato che il termine per il recepimento da parte degli Stati membri della direttiva 2011/99/UE sull'ordine di protezione europeo scade l'11 gennaio 2015;

36.

riconosce che, nelle regioni colpite dalla guerra, la violenza contro le donne costituisce una chiara violazione dei loro diritti fondamentali e si manifesta attraverso un trattamento degradante e umiliante della donna; sottolinea che la parità fra donne e uomini è un fattore essenziale per la costruzione della pace, dato che è un'espressione della necessità di prevenire e di lottare contro questo tipo di fenomeni che colpiscono le donne;

37.

invita l'EIGE, l'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali e Eurostat a continuare a raccogliere dati comparabili, in particolare dati armonizzati sulla violenza, per dare agli Stati membri e alla Commissione gli strumenti necessari per elaborare politiche efficaci; invita altresì la Commissione e gli Stati membri a concentrare la loro attenzione sulla situazione negli Stati membri per quanto concerne i meccanismi istituzionali esistenti di parità tra i sessi, affinché la crisi economica e le riforme attuate in relazione ad essa non danneggino detti meccanismi senza i quali la priorità orizzontale della parità tra donne e uomini in tutte le politiche, con le specificità che ciò comporta in termini di gestione della priorità, non produrrà alcun risultato;

38.

invita la Commissione a salvaguardare il programma DAPHNE, sia a livello di dotazione finanziaria che di visibilità, nell'ambito del programma Diritti e cittadinanza, onde garantire alle associazioni che lottano contro la violenza nei confronti delle donne di continuare a lavorare;

39.

ribadisce alla Commissione europea di creare un osservatorio europeo contro la violenza di genere nella sede dell'attuale Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, guidato da un coordinatore europeo nell'ambito della prevenzione della violenza contro le donne e le bambine;

40.

esorta la Commissione a condannare fermamente le campagne mediatiche o altre comunicazioni che descrivono le vittime della violenza sessuale come responsabili di tali azioni, poiché dette ipotesi sono contrarie a tutti i principi dell'uguaglianza di genere;

Lotta agli stereotipi di genere

41.

sottolinea il ruolo decisivo dell'istruzione nella lotta contro gli stereotipi di genere e nel porre fine alla discriminazione basata sul genere; sottolinea che i ragazzi e gli uomini devono essere inclusi nella promozione dei diritti delle donne e nell'uguaglianza di genere; sollecita la Commissione a intraprendere un'azione politica decisiva per combattere gli stereotipi di genere e suggerisce agli Stati membri di aumentare la sensibilizzazione sulla parità dei diritti e di opportunità tra uomini e donne nei loro sistemi educativi;

42.

invita il Consiglio e la Commissione europea ad adottare misure affinché i media utilizzino un linguaggio non sessista nei programmi da loro organizzati, onde assicurare che le donne vi partecipino in modo attivo e siano equamente rappresentate, e a garantire la presenza di immagini diverse di entrambi i sessi che vadano al di là dell'idea generale di bellezza e degli stereotipi sessisti dei ruoli svolti nei diversi ambiti della vita, in particolare quando si tratta di contenuti rivolti a giovani e bambini;

43.

invita gli Stati membri e i rispettivi organismi di regolamentazione dei media a prestare attenzione al ruolo attribuito alle donne nei media, soprattutto televisivi, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo, assicurando che la dignità delle donne sia rispettata, non vengano veicolati stereotipi di genere e si freni qualsiasi tendenza all'ipersessualizzazione delle bambine;

44.

invita gli Stati membri, a seguito dell'adozione delle conclusioni del Consiglio sulla parità di genere nello sport, a sfruttare appieno le possibilità offerte dallo sport per promuovere la parità di genere, in particolare definendo dei piani d'azione concreti per lottare contro gli stereotipi e la violenza, per favorire l'uguaglianza tra i professionisti dello sport e per promuovere lo sport femminile;

Sfide della società

45.

osserva che vari studi dimostrano che i tassi di aborto sono simili nei paesi in cui la procedura è legale e in quelli in cui è vietata, dove i tassi sono persino più alti (Organizzazione mondiale per la sanità, 2014);

46.

rileva che l'elaborazione e l'attuazione delle politiche in materia di salute e diritti sessuali e riproduttivi e in materia di educazione sessuale sono di competenza degli Stati membri; sottolinea, nondimeno, che l'UE può contribuire alla promozione delle migliori pratiche fra gli Stati membri;

47.

insiste sul fatto che le donne debbano avere il controllo della loro salute e dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all'aborto; sostiene pertanto le misure e le azioni volte a migliorare l'accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili; invita gli Stati membri e la Commissione a porre in atto misure e azioni per sensibilizzare gli uomini sulle loro responsabilità in materia sessuale e riproduttiva;

48.

sottolinea l'importanza delle politiche attive di prevenzione, educazione e informazione dirette ad adolescenti, giovani e adulti affinché i cittadini possano godere di una buona salute sessuale e riproduttiva, evitando in tal modo malattie trasmesse sessualmente e gravidanze indesiderate;

49.

invita gli Stati membri, nell'applicazione del regolamento (UE) n. 536/2014 sulla sperimentazione clinica di medicinali per uso umano, a garantire la parità nella rappresentazione tra uomini e donne nella sperimentazione clinica prestando particolare attenzione alla trasparenza per quanto riguarda la composizione di genere dei partecipanti; invita la Commissione, nel valutare la corretta attuazione del presente regolamento, a monitorare specificamente gli aspetti della parità tra uomini e donne;

50.

rammenta che l'Unione ha ratificato la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità il 22 gennaio 2011, la quale precisa che gli Stati firmatari si impegnano a garantire e promuovere la piena realizzazione di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali per tutte le persone con disabilità senza discriminazioni di alcun tipo sulla base della disabilità e ad astenersi dall'intraprendere ogni atto o pratica che sia in contrasto con la convenzione;

Parità tra donne e uomini nelle relazioni esterne dell'UE

51.

invita la Commissione a promuovere con determinazione la parità tra donne e uomini nel quadro delle relazioni esterne tra l'Unione e i paesi terzi, rafforzando così un approccio strategico globale in materia di parità; ritiene importante, a tale riguardo, rafforzare altresì la cooperazione con le organizzazioni internazionali e regionali al fine di promuovere la parità tra donne e uomini, e rafforzare la sensibilizzazione sui diritti delle donne;

52.

invita l'UE a porre termine alle politiche che creano dipendenza tra i membri della famiglia nell'ambito del ricongiungimento familiare e chiede all'UE e ai suoi Stati membri di concedere alle donne migranti uno stato di residenza autonomo, in particolare nei casi di violenza domestica;

53.

invita la Commissione europea a garantire l'inserimento della parità di genere e dei diritti delle donne in tutti gli accordi di partenariato e in tutti i negoziati con i paesi terzi;

o

o o

54.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi degli Stati membri.


(1)  GU L 181 del 29.6.2013, pag. 4.

(2)  GU L 315 del 14.11.2012, pag. 57.

(3)  GU L 338 del 21.12.2011, pag. 2.

(4)  GU L 101 del 15.4.2011, pag. 1.

(5)  Conclusioni del Consiglio del 7 marzo 2011.

(6)  Testi approvati, P7_TA(2014)0105.

(7)  GU L 180 del 15.7.2010, pag. 1.

(8)  GU L 68 del 18.3.2010, pag. 13.

(9)  GU L 204 del 26.7.2006, pag. 23.

(10)  GU L 373 del 21.12.2004, pag. 37.

(11)  GU L 348 del 28.11.1992, pag. 1.

(12)  GU L 359 del 19.12.1986, pag. 56.

(13)  GU L 6 del 10.1.1979, pag. 24.

(14)  Testi approvati, P7_TA(2013)0375.

(15)  Testi approvati, P7_TA(2013)0073.

(16)  Testi approvati, P7_TA(2013)0247.

(17)  Testi approvati, P7_TA(2013)0074.

(18)  Testi approvati, P7_TA(2013)0045.

(19)  GU C 353 E del 3.12.2013, pag. 47.

(20)  GU C 264 E del 13.9.2013, pag. 75.

(21)  GU C 341 E del 16.12.2010, pag. 35.

(22)  GU C 199 E del 7.7.2012, pag. 65.

(23)  GU C 251 E del 31.8.2013, pag. 1.

(24)  GU C 33 E del 5.2.2013, pag. 134.

(25)  GU C 296 E del 2.10.2012, pag. 26.

(26)  GU C 199 E del 7.7.2012, pag. 77.

(27)  GU C 236 E del 12.8.2011, pag. 79.

(28)  GU C 67 E del 18.3.2010, pag. 31.

(29)  Testi approvati, P7_TA(2014)0162.

(30)  GU C 233 E del 28.9.2006, pag. 130.

(31)  Testi approvati, P7_TA(2014)0126.

(32)  GU L 204 del 26.7.2006, pag. 23.

(33)  Relazione sull'applicazione della direttiva 2006/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego (rifusione) (COM(2013)0861).


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/15


P8_TA(2015)0051

Relazione annuale sulla politica di concorrenza dell'UE

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sulla relazione annuale sulla politica di concorrenza dell'UE (2014/2158(INI))

(2016/C 316/02)

Il Parlamento europeo,

visti la relazione della Commissione del 6 maggio 2014 sulla politica di concorrenza 2013 (COM(2014)0249) e il documento di lavoro dei servizi della Commissione allegato alla relazione (SWD(2014)0148),

visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), in particolare gli articoli da 101 a 109,

visto il regolamento (CE) n. 1/2003 del Consiglio, del 16 dicembre 2002, concernente l'applicazione delle regole di concorrenza di cui agli articoli 81 e 82 del trattato (1),

visto il regolamento (CE) n. 169/2009 del Consiglio, del 26 febbraio 2009, relativo all'applicazione di regole di concorrenza ai settori dei trasporti ferroviari, su strada e per vie navigabili (2),

vista la direttiva 2014/104/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 novembre 2014, relativa a determinate norme che regolamentano le azioni per il risarcimento del danno ai sensi della legislazione nazionale a seguito della violazione delle disposizioni del diritto della concorrenza degli Stati membri e dell'Unione europea (3),

vista la comunicazione della Commissione dell'11 giugno 2013 relativa alla quantificazione del danno nelle azioni di risarcimento fondate sulla violazione dell'articolo 101 o 102 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (4),

visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione del 4 febbraio 2011 intitolato «Consultazione pubblica: verso un approccio europeo coerente in materia di ricorsi collettivi» (SEC(2011)0173),

vista la comunicazione della Commissione dell'11 giugno 2013 dal titolo «Verso un quadro orizzontale europeo per i ricorsi collettivi» (COM(2013)0401),

vista la raccomandazione 2013/396/UE della Commissione, dell'11 giugno 2013, relativa ai principi comuni per meccanismi di ricorso collettivo inibitori e risarcitori negli Stati membri in caso di violazioni dei diritti conferiti dalla legislazione dell'UE (5),

visto lo studio dell'unità tematica della Direzione generale delle Politiche interne intitolato «Collective redress in Antitrust» (ricorso collettivo all'antitrust) del giugno 2012,

vista la comunicazione della Commissione dell'11 giugno 2013 pubblicata a norma dell'articolo 27, paragrafo 4, del regolamento (CE) n. 1/2003 nella causa AT.39740 — Google (6),

visti gli impegni proposti alla Commissione ai sensi dell'articolo 9 del regolamento (CE) n. 1/2003 del Consiglio nella causa COMP/39.398 — Le CMI applicate da VISA,

visto il regolamento (CE) n. 139/2004 del Consiglio, del 20 gennaio 2004, relativo al controllo delle concentrazioni tra imprese (regolamento dell'Unione sulle concentrazioni) (7),

vista la consultazione della Commissione, del 27 marzo 2013, sul controllo delle concentrazioni dell'UE — progetto di revisione della procedura semplificata e del regolamento di applicazione relativo alle concentrazioni,

vista la comunicazione della Commissione del 13 ottobre 2008 sull'applicazione delle regole in materia di aiuti di Stato alle misure adottate per le istituzioni finanziarie nel contesto dell'attuale crisi finanziaria mondiale (8) (la comunicazione sul settore bancario),

vista la comunicazione della Commissione del 5 dicembre 2008 dal titolo «La ricapitalizzazione delle istituzioni finanziarie nel contesto dell'attuale crisi finanziaria: limitazione degli aiuti al minimo necessario e misure di salvaguardia contro indebite distorsioni della concorrenza» (9) (comunicazione sulla ricapitalizzazione),

vista la comunicazione della Commissione del 25 febbraio 2009 sul trattamento delle attività che hanno subito una riduzione di valore nel settore bancario comunitario (10) (la comunicazione sulle attività deteriorate),

vista la comunicazione della Commissione del 23 luglio 2009 sul ripristino della redditività e la valutazione delle misure di ristrutturazione del settore finanziario nel contesto dell'attuale crisi in conformità alle norme sugli aiuti di Stato (11) (comunicazione sulle ristrutturazioni),

vista la comunicazione della Commissione del 17 dicembre 2008 su un quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'accesso al finanziamento nell'attuale situazione di crisi finanziaria ed economica (12) (quadro di riferimento temporaneo),

vista la comunicazione della Commissione del 1o dicembre 2010 su un quadro di riferimento temporaneo dell'Unione per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'accesso al finanziamento nell'attuale situazione di crisi finanziaria ed economica (13) (nuovo quadro di riferimento temporaneo in sostituzione del precedente, che ha avuto termine il 31 dicembre 2010),

visto il progetto di comunicazione della Commissione relativa all'applicazione, a decorrere dal 1o agosto 2013, delle norme in materia di aiuti di Stato alle misure di sostegno alle banche nel contesto della crisi finanziaria (comunicazione sul settore bancario) (14),

visto il documento di analisi da parte della Commissione per l'attenzione del CEF sulla revisione degli orientamenti sugli aiuti di Stato per la ristrutturazione delle banche,

visto lo studio del giugno 2011 dell'unità tematica della Direzione generale delle Politiche interne dal titolo «State aid — Crisis rules for the financial sector and the real economy» (aiuti di Stato — norme sulla crisi per il settore finanziario e l'economia reale),

vista la comunicazione della Commissione sull'applicazione delle norme dell'Unione europea in materia di aiuti di Stato alla compensazione concessa per la prestazione di servizi di interesse economico generale (15),

vista la decisione 2012/21/UE della Commissione, del 20 dicembre 2011, riguardante l'applicazione delle disposizioni dell'articolo 106, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea agli aiuti di Stato sotto forma di compensazione degli obblighi di servizio pubblico, concessi a determinate imprese incaricate della gestione di servizi di interesse economico generale (16),

vista la comunicazione della Commissione intitolata «Disciplina dell'Unione europea relativa agli aiuti di Stato concessi sotto forma di compensazione degli obblighi di servizio pubblico (2011)» (17),

visto il regolamento della Commissione (UE) n. 360/2012, del 25 aprile 2012, relativo all'applicazione degli articoli 107 e 108 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea agli aiuti di importanza minore («de minimis») concessi ad imprese che forniscono servizi di interesse economico generale (18),

vista la sua risoluzione, del 15 novembre 2011, sulla riforma delle norme UE in materia di aiuti di Stato relativamente ai servizi di interesse economico generale (19),

vista la comunicazione della Commissione del 9 febbraio 2012 intitolata «Modernizzazione degli aiuti di Stato dell'UE» (COM(2012)0209),

vista la sua risoluzione del 17 gennaio 2013 sulla modernizzazione degli aiuti di Stato (20),

vista la proposta di regolamento del Consiglio del 30 luglio 2012 presentata dalla Commissione che modifica il regolamento (CE) n. 994/98 del Consiglio, del 7 maggio 1998, sull'applicazione degli articoli 92 e 93 del trattato che istituisce la Comunità europea a determinate categorie di aiuti di Stato orizzontali e il regolamento (CE) n. 1370/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2007, relativo ai servizi pubblici di trasporto di passeggeri su strada e per ferrovia (COM(2012)0730),

vista la proposta di regolamento del Consiglio del 5 luglio 2012 presentata dalla Commissione che modifica il regolamento (CE) n. 659/1999 del Consiglio recante modalità di applicazione dell'articolo 93 del trattato CE (COM(2012)0725),

viste le linee guida della Commissione sugli aiuti di Stato alle imprese ferroviarie (21),

vista la sua risoluzione del 12 giugno 2013 sulla politica regionale nel quadro di regimi di aiuti di Stato più ampi (22),

visto l'accordo quadro del 20 ottobre 2010 sulle relazioni tra il Parlamento europeo e la Commissione europea (in appresso «l'accordo quadro») (23), in particolare i paragrafi 9, 12, 15 e 16,

viste le sue risoluzioni, del 22 febbraio 2005, sulla 23a relazione della Commissione sulla politica di concorrenza — 2003 (24), del 4 aprile 2006 sulla relazione della Commissione sulla politica di concorrenza 2004 (25), del 19 giugno 2007 concernente la relazione sulla politica di concorrenza 2005 (26), del 10 marzo 2009 sulla relazione sulla politica di concorrenza 2006 e 2007 (27), del 9 marzo 2010 concernente la relazione sulla politica di concorrenza 2008 (28), del 20 gennaio 2011 sulla relazione sulla politica di concorrenza 2009 (29), del 2 febbraio 2012 sulla relazione annuale sulla politica di concorrenza dell'Unione europea (30), del 12 giugno 2013 sulla relazione annuale sulla politica di concorrenza dell'Unione europea (31) e dell'11 dicembre 2013 sulla relazione annuale sulla politica di concorrenza dell'Unione europea (32),

visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione del 20 giugno 2013 dal titolo «Towards more effective merger control» (verso un controllo più efficace delle concentrazioni),

visto il Libro bianco della Commissione del 9 luglio 2014 dal titolo «Towards more effective merger control» (verso un controllo più efficace delle concentrazioni),

vista la sua risoluzione del 5 febbraio 2014 sugli accordi di cooperazione dell'UE sull'applicazione della politica di concorrenza: prospettive future (33),

vista la dichiarazione del 6 novembre 2014 del commissario alla Concorrenza Margrethe Vestager relativa alle indagini sugli aiuti di Stato di carattere fiscale,

visto il quadro di valutazione digitale 2014 della Commissione,

visti l'articolo 52 e l'articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,

visti la relazione della commissione per i problemi economici e monetari e il parere della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (A8-0019/2015),

A.

considerando che taluni settori nell'ambito del mercato unico sono ancora divisi da frontiere nazionali e da barriere artificiali e che, nel contempo, pratiche allarmanti come il dumping sociale o l'uso improprio dei fondi strutturali destano preoccupazione e dovrebbero essere affrontate nel quadro della politica di concorrenza dell'Unione europea; considerando che la concorrenza non funziona in modo altrettanto soddisfacente in tutti gli Stati membri;

B.

considerando che la politica in materia di concorrenza è di per sé uno strumento di salvaguardia della democrazia europea, dal momento che impedisce una concentrazione eccessiva del potere economico e finanziario nelle mani di pochi che pregiudicherebbe l'indipendenza delle autorità politiche europee rispetto ai grandi gruppi industriali e bancari;

C.

considerando che una politica di concorrenza basata su condizioni omogenee in tutti i settori costituisce il fondamento dell'economia di mercato sociale europea nonché uno strumento essenziale per garantire il corretto funzionamento di un mercato interno dinamico, efficiente, sostenibile e innovativo in grado di stimolare la crescita economica e la creazione di posti di lavoro e di essere competitivo nel contesto globale; considerando che la crisi economica e finanziaria non dovrebbe pertanto essere un pretesto per allentare l'applicazione delle regole sulla concorrenza;

D.

considerando che ogni anno vengono cumulate perdite dell'ordine di 181-320 miliardi di EUR, pari pressappoco al 3 % del PIL dell'UE, a causa dell'esistenza di cartelli;

E.

considerando che un importo equivalente a 1 600 miliardi di EUR è stato concesso alle banche nell'UE a titolo di aiuti di Stato nel periodo compreso tra il 2008 e la fine del 2011;

F.

considerando che l'evasione fiscale, le frodi fiscali e i paradisi fiscali costano ai contribuenti dell'UE un importo stimato a mille miliardi di EUR all'anno di mancate entrate fiscali, distorcendo la concorrenza nel mercato unico tra le imprese che pagano le tasse e quelle che non lo fanno;

G.

considerando che i cittadini europei chiedono servizi pubblici accessibili e di alta qualità;

H.

considerando che la rigorosa applicazione dei principi del diritto della concorrenza va principalmente a vantaggio dei consumatori, mentre la mancanza di concorrenza dà luogo a un'allocazione distorta delle risorse e a una minore produttività;

I.

considerando che, in termini di costi dell'energia, il mercato unico europeo presenta risultati peggiori rispetto al mercato statunitense, con una dispersione di prezzo del 31 % rispetto al 22 % negli Stati Uniti;

J.

considerando che la creazione di un «passaporto amministrativo per il mercato unico» ridurrebbe le distorsioni della concorrenza e la frammentazione del mercato unico, incrementando le potenzialità di crescita dell'economia europea;

K.

considerando che uno sviluppo corretto delle PMI in condizioni di libera concorrenza è uno dei principali requisiti per la creazione di posti di lavoro, la crescita sostenibile, l'innovazione e gli investimenti; considerando che in molti Stati membri le PMI, che rappresentano il 98 % delle imprese nell'UE, sono interessate da una grave stretta creditizia;

L.

considerando che la libera circolazione delle merci, dei servizi, delle persone e dei capitali è indispensabile per la crescita; che il protezionismo può limitare le prospettive di crescita a lungo termine delle industrie nazionali;

M.

considerando che i cartelli portati alla luce hanno una durata che varia dai 6 ai 14 anni dalla loro creazione e incidono sull'economia ponendo maggiori oneri sui clienti e, in ultima analisi, sui consumatori;

N.

considerando che il brevetto unitario dell'UE costituisce un passo avanti verso il completamento del mercato unico e che tutti gli Stati membri dovrebbero parteciparvi;

O.

considerando che la pubblicazione dei cosiddetti documenti «LuxLeaks» da parte del consorzio internazionale dei giornalisti d'inchiesta evidenzia la necessità di un'indagine accurata e indipendente sulle pratiche degli accordi fiscali degli Stati membri e sulla loro conformità alle norme dell'UE sul controllo degli aiuti di Stato; considerando che l'indipendenza della DG Concorrenza è della massima importanza per riuscire a conseguire tale risultato nonché i suoi altri obiettivi;

Osservazioni generali

1.

si compiace del fatto che la dimensione economica dell'Unione sia sancita nei trattati come una «economia di mercato aperta e in libera concorrenza»; sottolinea che è necessario una maggiore attenzione alla promozione della concorrenza per raggiungere gli ambiziosi obiettivi in materia di occupazione, crescita, investimenti e competitività globale dell'economia europea, dal momento che è la concorrenza sostenibile ed efficace che favorisce gli investimenti e i vantaggi per gli utenti finali e che, al contempo, dà slancio all'economia; sottolinea il ruolo essenziale dell'attuazione della politica di concorrenza nel creare condizioni omogenee che favoriscono la produttività, l'innovazione, la creazione di posti di lavoro e gli investimenti da parte di tutti gli attori del mercato unico e per tutti i modelli aziendali, incluse le PMI, nel pieno rispetto delle diversità nazionali; chiede alla Commissione di dare attuazione alle norme antitrust e alle norme in materia di aiuti di Stato e controllo delle concentrazioni in modo da realizzare un mercato interno ben funzionante e garantire il progresso sociale;

2.

ritiene che la garanzia di condizioni omogenee per le imprese nel mercato interno dipenda anche dal contrasto del dumping sociale e dall'attuazione del diritto europeo in materia sociale e ambientale; invita la Commissione a tenere conto degli impatti sociali e occupazionali dei suoi interventi nel settore degli aiuti di Stato, specialmente nelle regioni con livelli elevati di disoccupazione, integrando tale analisi nelle sue decisioni;

3.

sottolinea la necessità di prendere opportuni provvedimenti fiscali e in materia di concorrenza per aiutare i gruppi industriali e le PMI europei a fronteggiare la globalizzazione;

4.

invita la Commissione a identificare gli eventuali squilibri tra gli Stati membri che possano distorcere la concorrenza, come pure le loro cause e il loro impatto economico;

5.

sottolinea che la politica in materia di concorrenza svolge un ruolo chiave nel consolidamento di un approccio olistico al mercato unico mirante a far fronte alle sfide economiche, sociali e ambientali dell'Europa; invita la Commissione a rispettare in modo efficace le esigenze dei cittadini, dei consumatori e delle PMI, ponendo le loro preoccupazioni al centro del processo decisionale, affinché le politiche proposte in materia di concorrenza possano apportare un valore aggiunto ai cittadini europei;

6.

ribadisce che la Commissione potrebbe valutare la possibilità di riassegnare risorse dalle linee di bilancio obsolete o sottoutilizzate verso la DG Concorrenza; ribadisce che la Commissione deve essere dotata di adeguate risorse di personale se vuole ampliare e approfondire in maniera significativa le sue indagini sugli aiuti di Stato di carattere fiscale quali gli accordi fiscali e l'elusione fiscale in modo da dare alla politica di concorrenza un ruolo sufficientemente proattivo; ritiene che la Commissione debba anche disporre di strumenti giuridici ottimali per continuare a identificare le criticità emerse con la rivelazione dei regimi fiscali mirati praticati da diversi Stati membri nell'Unione; raccomanda in particolare il rafforzamento dell'unità della DG Concorrenza sugli aiuti di Stato di carattere fiscale, alla luce delle rivelazioni di LuxLeaks;

7.

attende l'imminente pubblicazione della valutazione della Commissione dopo un decennio di attuazione del regolamento (CE) n. 1/2003 sull'applicazione delle regole di concorrenza e invita la Commissione a coinvolgere il Parlamento europeo in tutte le conseguenti iniziative; invita la Commissione ad adottare misure appropriate per adeguare il regolamento alla nuova situazione giuridica, in particolare a seguito dell'adozione della direttiva sulle azioni di risarcimento del danno;

8.

ricorda alla Commissione che la questione dell'indipendenza delle autorità nazionali garanti della concorrenza richiede la massima attenzione;

9.

insiste sul fatto che gli strumenti della politica in materia di concorrenza non debbano essere snaturati per permettere interventi di natura fiscale; incoraggia la Commissione a formulare chiaramente i propri timori nel settore della tassazione;

10.

è del parere che i principi e gli orientamenti importanti della politica di concorrenza debbano in futuro essere elaborati e adottati in stretta cooperazione con il Parlamento, allo scopo di rafforzare la legittimità democratica dell'autorità garante della concorrenza;

11.

condivide l'approccio comune seguito nel processo di modernizzazione degli aiuti di Stato, volto a promuovere una maggiore efficacia della spesa pubblica in un contesto di limitati margini di bilancio, specie negli Stati Membri più duramente colpiti dalla crisi;

12.

riconosce che un'efficiente attuazione della politica della concorrenza richiede un interpretazione giudiziaria coerente e uniforme;

13.

rileva che la Commissione fa sempre più affidamento sulle decisioni concernenti gli impegni; ritiene, tuttavia, che una maggiore trasparenza sulla fondatezza delle accuse e la creazione di un maggior numero di precedenti giuridici siano comunque necessari; ritiene che ciò valga specialmente per i casi che riguardano le problematiche antitrust in nuovi settori, per esempio i mercati dei beni digitali, in cui le imprese potrebbero avere difficoltà nel valutare se un certo comportamento rappresenti o meno una violazione delle norme sulla concorrenza;

14.

ritiene che, al fine di garantire una maggiore trasparenza e mitigare alcuni inconvenienti legati alle decisioni concernenti gli impegni e, al contempo, mantenerne i principali vantaggi, occorrerebbe pubblicare integralmente le obiezioni sollevate dalla Commissione nei confronti dei convenuti;

Aiuti di Stato e servizi di interesse economico generale (SIEG)

15.

rileva che i SIEG rappresentano una quota significativa della fornitura totale di servizi negli Stati membri e ritiene che un'offerta più efficiente (rispetto agli altri servizi) potrebbe presentare benefici significativi; ribadisce l'importanza della designazione di SIEG per i servizi universalmente accessibili di importanza vitale per i cittadini europei, dalla sanità alla sicurezza sociale e agli alloggi, sottolineando nel contempo che è responsabilità della Commissione garantire che la compensazione erogata ai SIEG sia compatibile con le norme dell'UE in materia di aiuti di Stato;

16.

ribadisce che i Fondi strutturali dell'UE potrebbero non essere utilizzati in modo da sostenere direttamente o indirettamente il trasferimento dei servizi o della produzione in altri Stati membri;

17.

ritiene che si dovrebbero svolgere ulteriori indagini sulle associazioni sportive (soprattutto di calcio) che devono somme milionarie alle autorità della sicurezza sociale senza tuttavia versarle o senza che siano rivendicate dallo Stato, in quanto ciò potrebbe di fatto configurarsi come un aiuto di Stato;

18.

sottolinea l'opportunità di valutare gli effetti cumulativi della fiscalità delle imprese e degli aiuti di Stato;

Antitrust e concentrazioni

19.

invita la Commissione a monitorare attentamente l'attuazione di tale direttiva da parte degli Stati membri e a garantire un'applicazione uniforme delle norme in tutta l'Unione;

20.

ribadisce la sua preoccupazione riguardo al fatto che il ricorso alle ammende quale unico strumento sanzionatorio possa non essere sufficientemente efficace; chiede nuovamente che siano messi a punto strumenti più sofisticati atti ad aumentare l'efficacia del sistema sanzionatorio; reitera il suo invito alla Commissione affinché prenda in considerazione un riesame generale dei propri orientamenti per il calcolo delle ammende del 2006 e chiede che detti orientamenti siano integrati nel regolamento (CE) n. 1/2003; invita la Commissione a valutare la possibilità di integrare le ammende comminate ai cartelli con sanzioni individuali, come ammende individuali e l'interdizione degli amministratori; chiede alla Commissione di far sì che le imprese che violano la legge non subiscano ricadute che vadano al di là di un risarcimento proporzionato alla violazione;

21.

chiede alla Commissione di istituire speciali task force trasversali a tutte le direzioni generali atte a monitorare i settori le cui caratteristiche strutturali (per esempio elevate barriere in entrata o elevati costi di passaggio per i consumatori) rendono più probabili le violazioni delle norme antitrust;

22.

invita la Commissione a contribuire all'introduzione di un meccanismo istituzionale in base al quale, ogni qual volta che un'autorità nazionale prende una decisione in materia di antitrust, si attivi automaticamente una verifica di seguito in cui la Commissione valuti se simili problematiche riguardino anche altri mercati geografici in Europa in cui operano le imprese sanzionate;

23.

sostiene l'attuale cooperazione all'interno della Rete europea della concorrenza (REC), che consente la coerenza a livello dell'UE dell'applicazione delle norme in materia di concorrenza da parte delle autorità pubbliche e ne incoraggia l'ulteriore sviluppo;

24.

invita la Commissione a stabilire orientamenti chiari in materia di calendari e scadenze al fine di velocizzare il processo d'indagine ed evitare proroghe ingiustificate; chiede che siano previsti diritti formali per tutte le parti lese e le parti interessate nei casi relativi a norme antitrust e cartelli, dando il giusto peso al principio della presunzione di innocenza;

25.

chiede alla Commissione di elaborare una valutazione giuridico-economica globale dei casi relativi a norme antitrust e cartelli, specialmente nei mercati in rapida evoluzione, in modo da acquisire un'idea chiara della struttura dei mercati e delle loro tendenze e adottare le misure appropriate per proteggere i consumatori;

26.

constata che la politica di concorrenza dovrebbe essere specialmente incentrata sulla tutela dei consumatori, sul miglioramento del benessere dei consumatori, sulla promozione dell'innovazione e sullo stimolo della crescita economica;

27.

chiede a tale proposito che si specifichino le condizioni in base alle quali le società madri che esercitano un'influenza su una controllata, ma non sono direttamente coinvolte in una violazione, possano essere considerate responsabili in solido per le violazioni delle norme antitrust da parte delle loro controllate;

28.

ribadisce, nei casi di recidiva, la necessità di un chiaro collegamento tra la violazione oggetto delle indagini, da un lato, e, dall'altro, le precedenti violazioni dell'impresa interessata;

29.

prende atto che è in aumento il numero delle richieste di riduzione dell'ammenda motivate dall'impossibilità di pagare, provenienti in particolare da imprese monoprodotto e da PMI; ribadisce la necessità di adeguare gli orientamenti per il calcolo delle ammende riguardanti le imprese monoprodotto e le PMI;

30.

è del parere che una posizione dominante di mercato conseguita attraverso l'espansione, l'innovazione e il successo non costituisca di per sé un problema di concorrenza, ma considera l'abuso di posizione dominante un grave problema in tale ambito; invita pertanto la Commissione a continuare a mantenere l'imparzialità e l'obiettività nei procedimenti in materia di concorrenza;

31.

invita la Commissione ad affrontare con determinazione tutti i problemi individuati nelle indagini in corso sulle violazioni delle norme antitrust e ad adottare tutti i provvedimenti necessari per porre fine alle pratiche dannose e ristabilire una concorrenza leale;

Controllo delle concentrazioni

32.

concorda sul fatto che un controllo efficace delle concentrazioni sia uno strumento importante per l'attuazione delle norme della concorrenza, poiché contribuisce a mantenere una pressione concorrenziale sui partecipanti al mercato;

33.

invita la Commissione a prestare attenzione ai casi in cui i prezzi al consumo subiscono un incremento o la qualità dei prodotti diminuisce sensibilmente subito dopo l'autorizzazione di una concentrazione;

34.

accoglie con favore la proposta della Commissione del 5 dicembre 2013 sulla «semplificazione delle concentrazioni» e le proposte del suo ultimo Libro bianco (34), ma chiede che siano sensibilmente migliorate le definizioni di «quota di mercato» e «potere di mercato» e di «definizione del mercato»;

35.

sottolinea la necessità di valutare se l'attuale prassi di controllo delle concentrazioni tenga conto dell'internazionalizzazione dei mercati, in particolare per quanto concerne la delimitazione geografica del mercato; ritiene che la Commissione debba prendere in considerazione i risultati di tale valutazione nell'ambito della revisione delle norme sul controllo delle concentrazioni;

36.

invita la Commissione a valutare attentamente se vi siano realmente lacune normative per quanto concerne le competenze della Commissione riguardo all'esame delle partecipazioni di minoranza non di controllo;

Sviluppi nei vari settori

Energia e ambiente

37.

sottolinea l'importanza dell'affidabilità economica, della sostenibilità e della sicurezza dell'approvvigionamento energetico per l'economia dell'UE e per la sua competitività; ritiene che la politica di concorrenza debba tenere conto di questo triplice obiettivo nell'affrontare l'attuale frammentazione del mercato, nel garantire un'attuazione corretta e tempestiva del terzo pacchetto di liberalizzazione per il gas e l'elettricità, nel promuovere la disaggregazione dei servizi all'ingrosso da quelli al dettaglio per prevenire pratiche anticoncorrenziali e nel contribuire a un approvvigionamento energetico a prezzi accessibili per i consumatori e le imprese; riconosce che le nuove linee guida in materia di aiuti di Stato per la protezione ambientale e l'energia potrebbero limitare gli sforzi esplicati da alcuni Stati membri di promuovere le energie rinnovabili; sottolinea che la regolamentazione degli aiuti di Stato per le fonti energetiche sostenibili debba, nei limiti del possibile, essere introdotta con lo stesso spirito che in qualsiasi altro settore, tenendo comunque conto degli obiettivi dell'UE per il 2030 in materia di clima ed energia nonché delle diversità nazionali;

38.

sottolinea l'importanza di evitare pratiche monopolistiche al fine di pervenire a un mercato europeo dell'energia assolutamente equo e competitivo; chiede, a tale riguardo, l'eliminazione dei fornitori monopolistici e delle pratiche discriminatorie ai danni degli utenti; ritiene che il mercato europeo del gas dovrebbe evolvere verso un'Unione dell'energia caratterizzata da prezzi equi e stabili, migliorando la diversificazione delle sue fonti di energia e l'accesso alle infrastrutture strategiche;

39.

invita la Commissione ad avviare indagini e adottare le misure necessarie per garantire che gli interconnettori dell'elettricità esistenti siano resi pienamente disponibili per il mercato dell'energia dai gestori dei sistemi di trasmissione, al fine di rafforzare il funzionamento del mercato interno dell'elettricità e sostenere il raggiungimento degli obiettivi dell'UE per il 2030 in materia di clima ed energia al minor costo socioeconomico possibile a livello dell'Unione;

40.

esorta vivamente la Commissione a riferire in merito alle riserve di combustibili fossili e alle potenziali emissioni di CO2 da parte delle società quotate e di quelle che chiedono di essere quotate all'interno del mercato unico e a provvedere a una comunicazione ambientale corretta e affidabile per dati aggregati e alla pubblicazione dei livelli delle riserve e delle emissioni mediante adeguate linee guida in materia contabile in quanto ciò è essenziale per garantire condizioni di parità nel mercato per gli investimenti sostenibili;

41.

invita la Commissione a verificare in quale misura la concentrazione di fornitori di materie prime essenziali possa generare una disparità di condizioni e danneggiare l'attività dei settori clienti e un'economia più eco-efficiente; ritiene che ciò sia essenziale per la diffusione di tecnologie e innovazioni eco-efficienti, necessarie per il raggiungimento degli obiettivi ambientali;

42.

ribadisce che la politica di concorrenza dovrebbe contribuire a promuovere la trasparenza, standard aperti e l'interoperabilità, in modo da impedire il sequestro tecnologico di consumatori e clienti da parte di qualunque soggetto che opera sul mercato dell'energia; esorta la Commissione a controllare da vicino il livello di concorrenza dal momento che i tre principali soggetti rappresentano ancora circa il 75 % del mercato dell'elettricità e oltre il 60 % del mercato del gas nonostante la graduale apertura dei mercati a partire dalla metà degli anni '90; chiede alla Commissione di assicurare un'adeguata concorrenza nel mercato dell'energia onde rafforzare il sostegno statale all'innovazione e l'accesso alle fonti energetiche rinnovabili;

43.

chiede alla Commissione di garantire che le normative e le direttive in materia di energia siano recepite e applicate correttamente in tutti gli Stati membri; invita la Commissione a prestare particolare attenzione quando i prezzi energetici superano la media dell'UE, in quanto i prezzi elevati distorcono la concorrenza e danneggiano i consumatori;

Tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) e media

44.

ritiene che il mercato unico del digitale debba continuare a essere al centro degli sforzi esplicati dall'UE per raggiungere risultati sul fronte della creazione di posti di lavoro, della crescita e degli investimenti; riconosce il ruolo svolto dalla politica di concorrenza nel perseguimento di un mercato unico del digitale; ritiene che il quadro legislativo dell'UE si debba adattare rapidamente all'evoluzione del mercato; invita la Commissione a verificare se gli strumenti giuridici in materia di concorrenza attualmente disponibili siano idonei alle esigenze dell'era digitale; ritiene che le priorità indicate nella relazione «Priorities towards a Digital Single Market in the Baltic Sea Region» (priorità verso un mercato unico digitale nella regione del Mar Baltico) potrebbero diventare obiettivi comuni a tutta l'Unione europea;

45.

plaude all'annuncio del commissario responsabile della Concorrenza circa le ulteriori indagini da parte della Commissione sulle pratiche di Google nel settore mobile e, in generale, nel mercato del digitale; deplora che la Commissione, nonostante un'indagine di quattro anni e tre pacchetti di proposte di impegno, non abbia ottenuto risultati tangibili nell'affrontare la principale preoccupazione inerente alla concorrenza, ossia il trattamento preferenziale da parte di Google dei propri servizi nel mostrare i risultati delle ricerche; sottolinea che è indispensabile che la Commissione risolva con urgenza il caso di Google per garantire condizioni omogenee se vuole che la sua strategia sull'agenda digitale resti credibile; chiede con insistenza alla Commissione di intervenire con decisione in merito a tutte le preoccupazioni individuate, prendere misure basate sul principio di non discriminazione contro le violazioni della concorrenza nei mercati dinamici e in rapida evoluzione del digitale quali le ricerche online e i mercati della pubblicità e trovare una soluzione sostenibile nel lungo termine per un struttura equilibrata, equa e aperta delle ricerche su Internet;

46.

chiede alla Commissione di concentrarsi sulla mobilitazione degli strumenti della politica di concorrenza e delle relative competenze di mercato affinché contribuiscano, a seconda dei casi, agli obiettivi in materia di occupazione e crescita, anche nel settore del mercato unico del digitale; ritiene importante, in tale contesto, continuare a mettere a punto un approccio economico e giuridico alla valutazione delle tematiche della concorrenza nonché sviluppare ulteriormente il monitoraggio del mercato a sostegno delle più ampie attività della Commissione;

47.

sottolinea che, nel settore della banda larga di prossima generazione, gli ex monopoli detengono un'impressionante quota di mercato superiore all'80 %; ricorda che una concorrenza effettiva costituisce il fattore determinante per investimenti efficaci e offre ai consumatori vantaggi a livello di scelta, prezzo e qualità; chiede pertanto alla Commissione di applicare adeguatamente le norme dell'Unione in materia di concorrenza sia a priori che a posteriori in modo da prevenire un'eccessiva concentrazione di mercato e l'abuso di posizione dominante, dal momento che la pressione concorrenziale è essenziale per garantire che i consumatori possano trarre il massimo vantaggio dall'esistenza di servizi altamente qualitativi e a prezzi accessibili;

48.

sottolinea che è improbabile che una limitazione della concorrenza si traduca in maggiori investimenti a favore della banda larga, persino nelle aree periferiche, dal momento che la totale copertura di servizi di base a banda larga è stata già raggiunta in Europa attraverso un quadro normativo che garantisce l'accesso alle reti di operatori dominanti;

49.

è del parere che gli investimenti nell'infrastruttura della banda larga di prossima generazione siano evidentemente essenziali per pervenire a un'economia e a una società digitali; ritiene tuttavia che, al fine di massimizzare gli investimenti, le politiche nel settore delle telecomunicazioni dovrebbero consentire a tutti gli attori di compiere investimenti efficienti, fornendo loro un accesso efficace a reti e mezzi non duplicabili e a prodotti di accesso all'ingrosso commisurati alle esigenze;

50.

invita la Commissione a basare le sue decisioni e proposte politiche su un'analisi completa e imparziale di gruppi di dati corretti, pertinenti e indipendenti; sottolinea, in particolare, i dubbi riguardanti la correttezza dei dati presentati in merito alle insufficienti prestazioni dell'UE nella banda larga ad alta velocità, anche per quanto riguarda le velocità ricevute dagli utenti finali, gli investimenti infrastrutturali e lo stato finanziario del settore in una comparazione globale;

51.

rammenta che la neutralità della rete è della massima importanza per assicurare che non esista alcuna discriminazione tra i servizi su Internet e che sia pienamente garantita la concorrenza;

52.

sottolinea che, per incentivare la concorrenza e favorire la crescita, la competitività e la fiducia dei consumatori nel settore digitale, è essenziale affrontare la frammentazione del mercato interno digitale, anche analizzando le caratteristiche delle barriere esistenti nei settori principali di detto mercato e garantendo un'Internet aperta e la neutralità della rete sancita dal diritto dell'UE, in modo da assicurare che l'intero traffico in Internet sia trattato nello stesso modo, senza discriminazioni, restrizioni o interferenze; ritiene che gli standard aperti e l'interoperabilità contribuiranno a una concorrenza leale; sottolinea la necessità che la politica in materia di concorrenza sia adeguata alle esigenze future e tenga conto delle nuove modalità di vendita online;

53.

segnala che gli sforzi profusi per promuovere la concorrenza libera e leale, tra cui lo sviluppo del mercato unico digitale, nonché gli altri aspetti del settore dei servizi dovrebbero servire l'interesse dei consumatori e delle PMI; ribadisce che detti sforzi miglioreranno le opzioni per i consumatori e creeranno un contesto in cui le PMI e le microimprese possono dar prova di maggiore innovazione e creatività; ritiene che siano essenziali azioni rapide da parte degli organismi di regolamentazione e delle autorità di applicazione contro le pratiche fuorvianti e sleali per l'attuazione delle politiche in materia di concorrenza;

Economia del consumo collaborativo

54.

chiede alla Commissione di valutare come tener conto, nella legislazione dell'UE, dell'ascesa dell'economia del consumo collaborativo («sharing economy»); ritiene necessario un suo adattamento per garantire condizioni di parità e, pertanto, una concorrenza leale tra tutti gli operatori coinvolti;

55.

ritiene che le imprese nel settore della cosiddetta economia del consumo collaborativo debbano pagare le tasse e ottemperare alla normativa alla stessa stregua delle imprese tradizionali poiché, diversamente, non solo si configurerebbe una distorsione della concorrenza, ma si avrebbero anche conseguenze fiscali negative sulle finanze degli Stati membri;

56.

sottolinea che un controllo efficace del comportamento delle aziende in posizione dominante e una rapida reazione in caso di abusi, risultano particolarmente importanti, visto che le pratiche illegali possono comportare un'uscita precoce dal mercato dei concorrenti piccoli e innovativi;

57.

constata che l'assenza di una regolamentazione dell'economia del consumo collaborativo conferisce ad alcune imprese un vantaggio iniquo e, al contempo, riduce gli incentivi per gli investimenti nei settori interessati;

Appalti pubblici

58.

invita gli Stati membri ad applicare in tempi rapidi le nuove norme dell'UE relative agli appalti pubblici, tra cui le disposizioni concernenti i criteri connessi all'oggetto dell'appalto, compresi gli aspetti sociali, ambientali e innovativi e l'amministrazione elettronica, gli appalti elettronici e la suddivisione in lotti, al fine di favorire la concorrenza leale e permettere alle autorità pubbliche di conseguire la migliore convenienza economica; esorta vivamente la Commissione a provvedere il più possibile alla loro applicazione per combattere le distorsioni della concorrenza provocate dalle turbative d'asta, dagli abusi di posizione dominante e dalla discriminazione nel settore degli appalti pubblici; invita la Commissione a lanciare azioni in un quadro globale, stabilendo un nesso tra la politica di concorrenza dell'Unione sul territorio europeo e l'apertura dei mercati degli appalti pubblici al fuori dell'Unione;

59.

sottolinea l'importanza di orientamenti dettagliati e chiari da parte della Commissione alle aziende, in particolare alle PMI, e alle autorità pubbliche al fine di facilitare la loro comprensione della legislazione in materia di appalti pubblici recentemente adottata e, in particolare, della nuova flessibilità che offre;

60.

invita la Commissione a controllare attentamente l'accentramento degli acquisti nei mercati degli appalti pubblici al fine di evitare le concentrazioni eccessive di potere d'acquisto e le collusioni e a preservare le opportunità di accesso al mercato per le PMI in conformità dello Small Business Act europeo;

61.

invita la Commissione, in sede di messa a punto delle procedure di appalto con le sue Direzioni generali e agenzie, a concedere più appalti dal valore limitato e appalti superiori a 193 000 EUR, anziché ricorrere quasi esclusivamente ai contratti quadro che costituiscono una barriera all'apertura del mercato degli appalti pubblici alle PMI europee dal momento che avvantaggiano le grandi aziende e i consorzi situati nelle vicinanze dei centri decisionali;

Servizi finanziari

62.

chiede per la quarta volta consecutiva la rapida abolizione del regime di aiuti di Stato in tempi di crisi a favore del settore bancario; riconosce che la comunicazione della Commissione dell'agosto 2013 concernente il settore bancario non è sufficiente a tutelare i contribuenti europei e a limitare l'importo di aiuti che le banche possono ricevere; sottolinea che gli aiuti di Stato al settore bancario non hanno dato luogo a un aumento del credito, né hanno ristabilito la fiducia; esorta la Commissione a continuare a osservare da vicino il settore bancario in modo da migliorare la concorrenza nei mercati bancari europei e quindi massimizzare i vantaggi per i cittadini dell'Unione; sottolinea la necessità di reintrodurre il tradizionale ricorso ai controlli sugli aiuti di Stato, non appena sarà possibile per il settore bancario;

63.

sottolinea il contributo del controllo delle operazioni di concentrazione a favore di un settore dei servizi finanziari più trasparente;

64.

si rammarica del fatto che la Commissione non abbia intrapreso alcuna azione per far fronte agli abusi commessi nella ristrutturazione delle banche private, inclusi quelli che hanno colpito i piccoli risparmiatori e i piccoli proprietari di strumenti finanziari, come le azioni privilegiate, che in molti casi sono state commercializzate senza garantire la piena conformità alla legislazione dell'UE;

65.

invita la Commissione a monitorare da vicino il settore finanziario al fine di rafforzare la concorrenza e la tutela di investitori e consumatori nel mercato bancario e degli investimenti dell'Unione europea; rileva che il consolidamento nel settore bancario abbia accresciuto la quota di mercato di diversi istituti finanziari fino a superare il livello precedente alla crisi, mentre l'industria degli investimenti finanziari è cresciuta simultaneamente senza alcun vantaggio per l'economia reale nell'Unione; ritiene pertanto necessario mantenere un mercato interno pienamente funzionante, garantire condizioni di parità per gli operatori del settore finanziario ed evitare una perdita di trasparenza e lo sviluppo di concentrazioni assimilabili a un cartello;

66.

riconosce l'importante ruolo svolto dal controllo degli aiuti di Stato dall'inizio della crisi come meccanismo di ristrutturazione e di risoluzione per le banche in difficoltà;

67.

è del parere che il controllo degli aiuti di Stato durante la crisi dovrebbe concentrarsi sulla stabilizzazione del sistema bancario e sulla lotta contro la segmentazione iniqua delle condizioni del credito e la discriminazione ai danni delle PMI nel mercato unico;

68.

ritiene che la Commissione dovrebbe valutare la possibilità di condizionare la concessione di aiuti di Stato alle banche al credito alle PMI;

69.

ritiene che le regolamentazioni bancarie dovrebbero tenere conto del fatto che i piccoli istituti hanno meno risorse per garantire la conformità alle stesse e dovrebbero pertanto essere quanto più semplici possibile per evitare di creare distorsioni a favore delle grandi banche;

70.

sollecita la Commissione a monitorare da vicino i mercati del settore bancario, dove la concentrazione è elevata o in crescita, in particolare a seguito delle ristrutturazioni in risposta alla crisi; rammenta che i mercati oligopolistici sono particolarmente inclini a pratiche anticoncorrenziali; teme che questa concentrazione possa nuocere ulteriormente ai consumatori;

71.

esorta la Commissione a fare in modo che le banche, prima di ricevere qualsiasi aiuto di Stato, vendano le loro partecipazioni detenute in altre società, al fine di ridurre gli oneri a carico dei contribuenti;

72.

ritiene necessario prestare una particolare attenzione alla frammentazione del mercato dei pagamenti mediante carta elettronica, compresi i problemi quali la cessazione del servizio quando il consumatore si sposta in un altro Stato membro;

73.

plaude alla sentenza della Corte di giustizia europea dell'11 settembre 2014 sulle commissioni anticoncorrenziali delle carte di credito, nonché alle azioni coronate da successo intraprese dalla Commissione per garantire che i processi di standardizzazione nel settore dei pagamenti non incida sull'ingresso al mercato e sull'innovazione; ribadisce la posizione del Parlamento secondo cui si dovrebbero introdurre massimali per le commissioni sui pagamenti tramite carta, al fine di ridurre gli inutili costi per i consumatori; chiede, a tale proposito, alla Commissione di accelerare il processo di standardizzazione della mappatura per i pagamenti mobili, pur facendo in modo che qualsiasi azione intrapresa non escluda i nuovi operatori né favorisca gli attori dominanti e che il quadro normativo sia neutro dal punto di vista della tecnologia, al fine di facilitare i futuri sviluppi tecnologici;

74.

ritiene che le esternalità degli sviluppi in tale settore debbano essere attentamente monitorate; esprime preoccupazione per lo sviluppo di standard diversi tra soggetti concorrenti di pari livello in seguito alla standardizzazione dei regolamenti finanziari;

75.

rileva che dal 2008 sono stati compiuti progressi importanti nel regolamentare il settore finanziario; sottolinea la necessità di prestare ulteriore attenzione al problema degli istituti finanziari considerati troppo grandi per fallire e che, pertanto, continuano a beneficiare di sussidi impliciti; ritiene che occorra inserire un'analisi approfondita degli aspetti della concorrenza del nuovo regolamento finanziario dell'UE nella prossima relazione ECON sulla valutazione dell'impatto e sul bilancio della legislazione sui servizi finanziari al fine di garantire che le banche dell'UE siano sempre competitive con gli istituti finanziari internazionali;

Regimi fiscali degli aiuti di Stato

76.

esprime preoccupazione per le possibili pratiche illegali relative alle aliquote fiscali societarie negli Stati membri ed esorta la Commissione a concludere quanto prima le sue indagini in corso sugli accordi fiscali avvalendosi di tutte gli elementi disponibili; chiede che sia data priorità alle indagini sui tagli fiscali che potrebbero costituire una forma di aiuti di Stato illegali; sottolinea che una concorrenza fiscale leale è indispensabile per l'integrità del mercato interno, la sostenibilità delle finanze pubbliche e condizioni di concorrenza leale;

77.

pone l'accento sulla pubblicazione dei cosiddetti documenti «LuxLeaks» da parte del consorzio internazionale dei giornalisti; plaude all'impegno del commissario responsabile della Concorrenza di compiere un'indagine completa e indipendente sulle pratiche degli accordi fiscali degli Stati membri e sulla loro conformità alle normative dell'UE in materia di concorrenza; osserva che l'elusione fiscale da parte di alcune imprese distorce la concorrenza nel mercato unico; sollecita la Commissione ad attuare attentamente le norme dell'UE sul controllo degli aiuti di Stato;

78.

invita il Presidente della Commissione a garantire l'indipendenza delle indagini attuali e future sulle pratiche degli accordi fiscali degli Stati membri sotto la guida del commissario responsabile della Concorrenza; insiste affinché il Parlamento sia tenuto informato dei progressi a grandi linee di tali indagini, al fine di garantire che vengano svolte in modo trasparente e indipendente; invita la Commissione a presentare quanto prima una relazione sulle sue risultanze; ricorda l'impegno assunto dal commissario responsabile della Concorrenza di valutare le più ampie ripercussioni sulla concorrenza delle pratiche aggressive di elusione fiscale adottate dalle imprese e incoraggiate dagli Stati e a estendere le indagini qualora sia ritenuto necessario una volta raccolti gli elementi probatori;

Industria agroalimentare

79.

invita la Commissione, nel prossimo riesame della riforma della PAC, ad esaminare il cofinanziamento dei fondi trasferiti, chiede una semplificazione delle misure riguardanti le aree di interesse ecologico incentrate sulla competitività e una revisione neutrale sotto il profilo della concorrenza dei fattori riguardanti le aree di interesse ecologico per le colture intercalari e le colture che fissano l'azoto;

80.

invita la Commissione, alla luce della sua recente revisione dell'impatto economico del commercio al dettaglio moderno sulla scelta e l'innovazione nel settore alimentare dell'UE, a valutare il potenziale impatto dei grandi supermercati, che dominano il mercato in misura tale che il potere d'acquisto collettivo distorce la concorrenza tra le catene di fornitura, sia in Europa sia nei paesi in via di sviluppo;

Settore farmaceutico e dei servizi sanitari

81.

constata che la frammentazione di questo settore è dovuta alle normative nazionali; plaude al contributo della politica di concorrenza dell'UE nel combattere le barriere artificiali all'ingresso;

82.

chiede che sia prestata una particolare attenzione ai farmaci e ai procedimenti medici innovativi in sede di valutazione dei casi relativi alla fissazione temporanea dei prezzi;

83.

constata che la politica di concorrenza potrebbe contribuire a migliorare l'accesso ai farmaci generici;

Trasporti e servizi postali

84.

invita la Commissione e gli Stati membri a garantire condizioni di parità che consentano una concorrenza libera ma altresì equa in tutte le modalità di trasporto; è tuttavia del parere che in tale ambito si debba tenere in debito conto delle molteplici specificità del diritto nazionale in materia di trasporti; sottolinea che il settore dei trasporti è una componente essenziale dell'infrastruttura che garantisce la sopravvivenza e il benessere dei residenti e delle imprese, specialmente nelle regioni scarsamente popolate e nelle isole periferiche;

85.

invita la Commissione e gli Stati membri a intensificare i loro sforzi atti a garantire una concorrenza leale e una migliore qualità dei servizi nel settore ferroviario nonché nella gestione delle reti portuali e aeroportuali, in particolare nei casi in cui la relativa gestione è oggetto di monopolio da parte del governo centrale; sottolinea che la concorrenza non comporta necessariamente la privatizzazione dei servizi esistenti; invita inoltre la Commissione a far sì che i vettori non abusino della propria posizione dominante in taluni aeroporti;

86.

ritiene che la Commissione dovrebbe rafforzare ulteriormente i legami tra politica della concorrenza e politica dei trasporti al fine di migliorare la competitività del settore europeo dei trasporti e dovrebbe portare avanti i progressi verso il completamento del mercato unico nel settore dei trasporti;

87.

sollecita la Commissione a completare l'attuazione dello spazio ferroviario europeo unico, a garantire la piena trasparenza dei flussi di denaro tra i gestori di infrastrutture e le imprese ferroviarie, nonché a verificare che ogni Stato membro disponga di un'autorità di regolamentazione nazionale solida e indipendente;

88.

sottolinea che sul mercato unico nel settore del trasporto ferroviario incide il recepimento improprio o incompleto del diritto dell'Unione da parte di taluni Stati membri e da strozzature nella mobilità transfrontaliera che danneggiano la concorrenza e la crescita; invita la Commissione a verificare se le barriere tecniche o del mercato che variano da uno Stato membro a un altro, come per esempio gli scartamenti, l'approvvigionamento energetico e i sistemi di segnalamento, possano essere considerate violazioni delle norme di concorrenza;

89.

invita la Commissione a delineare un quadro generale giustificato per appurare se i vettori aerei godano di vantaggi rispetto ad altri prestatori di servizi attraverso condizioni speciali o presunti abusi di posizione dominante in taluni aeroporti;

90.

esprime la propria preoccupazione per la diversa attuazione e applicazione, da parte dei singoli Stati membri, delle regolamentazioni relative al trasporto internazionale su strada, per esempio le norme sul cabotaggio e sui periodi di guida e di riposo nonché il potenziale dumping sociale nei servizi di trasporto in senso lato e ritiene che tali problemi debbano essere affrontati;

91.

accoglie con favore l'iniziativa della Commissione nei confronti delle aziende internazionali di autonoleggio tesa a porre fine alle pratiche che impediscono ai consumatori di avere accesso ai prezzi migliori disponibili sulla base del loro paese di residenza; sottolinea che ai consumatori non dovrebbe essere impedito di ricorrere alla tariffa migliore disponibile quando acquistano beni o servizi nel mercato unico;

92.

invita la Commissione a intraprendere azioni volte a ridurre la frammentazione nel settore dell'autonoleggio dal momento che attualmente le regolamentazioni nazionali aumentano di molto i costi per i movimenti transfrontalieri, danneggiando così il mercato unico;

93.

sottolinea che gli sforzi tesi a incoraggiare un'Unione europea competitiva devono sempre essere finalizzati agli interessi del pubblico; riconosce il nesso tra un'efficace politica di concorrenza dell'UE e la necessità di investimenti su larga scala in servizi pubblici vitali, inclusi i servizi di trasporto;

Cultura e sport

94.

sollecita la Commissione a esaminare le pratiche restrittive e abusive delle federazioni sportive internazionali, per esempio la negazione ai loro membri del diritto di partecipare a eventi sportivi alternativi non avallati dalle rispettive federazioni e l'imposizione per atleti, funzionari e allenatori di una squalifica a vita dalle competizioni come i giochi olimpici e i campionati mondiali in caso di non ottemperanza;

Dimensione internazionale

95.

chiede l'inserimento di un capitolo dedicato alla concorrenza contenente disposizioni relative alle norme antitrust, alle concentrazioni, alle imprese statali, alle sovvenzioni e all'accesso iniquo al mercato, nell'accordo di partenariato transatlantico su commercio e investimenti; chiede una copertura mediatica neutrale delle misure ivi contenute e dei problemi e dei progressi riguardanti tali accordi;

96.

riconosce e sostiene l'esigenza della Commissione di rafforzare il ruolo della politica di concorrenza nella cooperazione economica internazionale, anche attraverso la cooperazione con gli organi garanti della concorrenza a livello globale; ricorda che tale cooperazione regolamentare e di carattere attuativo contribuisca a garantire condizioni di parità per le imprese dell'UE attive sui mercati globali;

97.

sottolinea che per un'efficace attuazione dei principi del diritto in materia di concorrenza nell'era della globalizzazione è indispensabile una cooperazione internazionale; invita pertanto la Commissione a dare impulso alla cooperazione internazionale sulle questioni del diritto in materia di concorrenza;

98.

invita la Commissione a valutare la possibilità di concludere con altri paesi terzi accordi in materia di concorrenza che consentano lo scambio di informazioni tra le autorità inquirenti; sottolinea che l'accordo sulla concorrenza recentemente concluso con la Svizzera può servire in tale ambito quale modello per ulteriori accordi della stessa natura;

Ruolo del Parlamento europeo

99.

pone l'accento sulla disposizione inserita nell'accordo quadro sulla parità di trattamento del Parlamento e del Consiglio relativamente all'accesso alle riunioni e alla fornitura di informazioni nell'elaborazione della legislazione e delle norme non vincolanti nel settore della politica di concorrenza;

100.

sottolinea il ruolo essenziale del Parlamento europeo nel rappresentare gli interessi dei consumatori dell'UE rispetto all'adeguata applicazione della normativa sulla concorrenza;

101.

si compiace del ruolo del Parlamento in qualità di colegislatore per la direttiva sulle azioni di risarcimento per violazione delle norme antitrust e considera i lavori relativi a tale direttiva come un modello per la futura cooperazione interistituzionale sulle questioni in materia di concorrenza;

102.

ribadisce che, nella definizione della politica di concorrenza, la Commissione deve dare pienamente conto al Parlamento europeo e dar seguito alle sue risoluzioni;

103.

invita il Commissario ad impegnarsi a tenere riunioni frequenti con le commissioni competenti del Parlamento e con il gruppo di lavoro sulla concorrenza della commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento;

104.

ritiene che il PE debba disporre di poteri di codecisione in materia di politica di concorrenza; deplora il fatto che gli articoli 103 e 109 del TFUE prevedono solo la consultazione del Parlamento; ritiene che tale deficit democratico sia inaccettabile; propone che sia superato il prima possibile, mediante accordi interistituzionali in materia di politica di concorrenza, e rettificato con la prossima modifica del trattato;

Priorità della nuova Commissione in materia di politica di concorrenza

105.

sottolinea il ruolo del Commissario per la concorrenza nel promuovere l'occupazione e la crescita, nonché il mercato unico digitale, la politica energetica, i servizi finanziari, la politica industriale e la lotta contro l'evasione fiscale;

106.

sollecita la Commissione a sviluppare linee guida e procedure nel quadro della Rete europea della concorrenza (REC), garantendo un controllo efficiente della conformità degli accordi fiscali degli Stati membri alle normative sugli aiuti di Stato;

107.

plaude all'impegno della Commissione a favore di un'effettiva applicazione delle norme in materia di concorrenza nei settori della normativa antitrust e dei cartelli, delle concentrazioni e degli aiuti di Stato, mantenendo gli strumenti in materia di concorrenza in linea con gli sviluppi del mercato e promuovendo nel contempo una cultura innovativa della concorrenza, sia nell'Unione europea sia a livello globale;

108.

invita la Commissione a valutare la sua gestione dei casi recenti in materia di norme antitrust e ad affrontare le preoccupazioni di carattere formale che sono state sollevate;

109.

invita la Commissione a elaborare in modo coordinato proposte in materia di concorrenza fiscale e a sottoporle al Consiglio;

110.

invita la Commissione a continuare a riferire annualmente al Parlamento europeo circa gli sviluppi e gli effetti dell'applicazione della politica di concorrenza;

111.

accoglie con favore gli impegni presi dal Commissario nel corso della sua audizione, soprattutto per quanto riguarda la futura cooperazione e il rafforzamento delle relazioni con il Parlamento europeo;

112.

invita la Commissione ad adoperarsi maggiormente per promuovere una politica attiva in materia di concorrenza intesa come caposaldo dell'economia sociale di mercato;

113.

è del parere che sia opportuno mettere tempestivamente a disposizione dei consumatori e delle imprese una scheda di valutazione sotto forma di raccolta di casi;

114.

rileva la perdurante incertezza in alcuni Stati membri circa il fatto che il sostegno ai centri europei per la tutela dei consumatori costituisca un aiuto di Stato non giustificato; teme che di conseguenza il sostegno ai centri europei dei consumatori sia messo a repentaglio; invita la Commissione a fare chiarezza quanto prima nei confronti degli Stati membri circa la necessità di notificare tale sostegno, per continuare a garantire i servizi di assistenza dei centri europei dei consumatori;

115.

invita la Commissione e gli Stati membri, in particolare a tutti i livelli politici, a imporre un rigoroso rispetto delle norme in materia di aiuti di Stato;

116.

chiede l'istituzione di un organismo comune che riunisca rappresentanti del Parlamento, del Consiglio, della Commissione e del mondo scientifico allo scopo di analizzare l'orientamento e lo sviluppo a lungo termine della politica di concorrenza nei settori del futuro, quali l'economia digitale o il settore energetico;

117.

chiede una ferma analisi di ciò che costituisce una politica fiscale nazionale responsabile, con particolare riferimento alle politiche sleali, agli accordi e alle esenzioni in materia fiscale, al fine di poter prendere in futuro efficaci provvedimenti contro tali pratiche;

o

o o

118.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché alle autorità nazionali competenti.


(1)  GU L 1 del 4.1.2003, pag. 1.

(2)  GU L 61 del 5.3.2009, pag. 1.

(3)  GU L 349 del 5.12.2014, pag. 1.

(4)  GU C 167 del 13.6.2013, pag. 19.

(5)  GU L 201 del 26.7.2013, pag. 60.

(6)  GU C 120 del 26.4.2013, pag. 22.

(7)  GU L 24 del 29.1.2004, pag. 1.

(8)  GU C 270 del 25.10.2008, pag. 8.

(9)  GU C 10 del 15.1.2009, pag. 2.

(10)  GU C 72 del 26.3.2009, pag. 1.

(11)  GU C 195 del 19.8.2009, pag. 9.

(12)  GU C 16 del 22.1.2009, pag. 1.

(13)  GU C 6 dell'11.1.2011, pag. 5.

(14)  GU C 216 del 30.7.2013, pag. 1.

(15)  GU C 8 dell'11.1.2012, pag. 4.

(16)  GU L 7 dell'11.1.2012, pag. 3.

(17)  GU C 8 dell'11.1.2012, pag. 15.

(18)  GU L 114 del 26.4.2012, pag. 8.

(19)  GU C 153 E del 31.5.2013, pag. 51.

(20)  Testi approvati, P7_TA(2013)0026.

(21)  GU C 184 del 22.7.2008, pag. 13.

(22)  Testi approvati, P7_TA(2013)0267.

(23)  GU L 304 del 20.11.2010, pag. 47.

(24)  GU C 304 E dell'1.12.2005, pag. 114.

(25)  GU C 293 E del 2.12.2006, pag. 143.

(26)  GU C 146 E del 12.6.2008, pag. 105.

(27)  GU C 87 E dell'1.4.2010, pag. 43.

(28)  GU C 349 E del 22.12.2010, pag. 16.

(29)  GU C 136 E dell'11.5.2012, pag. 60.

(30)  GU C 239 E del 20.8.2013, pag. 97.

(31)  Testi approvati, P7_TA(2013)0268.

(32)  Testi approvati, P7_TA(2013)0576.

(33)  Testi approvati, P7_TA(2014)0079.

(34)  COM(2014)0449 del 9 luglio 2014.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/30


P8_TA(2015)0052

Relazione annuale 2013 della Banca centrale europea

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sul rapporto annuale della Banca centrale europea per il 2013 (2014/2157(INI))

(2016/C 316/03)

Il Parlamento europeo,

visto il rapporto annuale della Banca centrale europea per il 2013,

visto lo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea, in particolare l'articolo 15,

visto l'articolo 284, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

visti l'articolo 126 e l'articolo 132, paragrafo 1, del suo regolamento,

visti la relazione della commissione per i problemi economici e monetari e il parere della commissione per l'occupazione e gli affari sociali (A8-0011/2015),

A.

considerando che, secondo le previsioni della primavera 2014 dei servizi della Commissione, il PIL della zona euro, che nel 2013 è sceso dello 0,4 % dopo una flessione dello 0,7 % nel 2012, avrebbe dovuto registrare una ripresa, con un aumento dell'1,2 % nel 2014 e dell'1,7 % nel 2015; che le previsioni dell'autunno 2014 dei servizi della Commissione hanno rivisto al ribasso le proiezioni sulla crescita, prevedendo un aumento del PIL di soltanto lo 0,8 % nel 2014 e dell'1,1 % nel 2015, con persistenti rischi di revisione al ribasso;

B.

considerando che, secondo le previsioni dell'autunno 2014, la disoccupazione nella zona euro, cresciuta dall'11,3 % di fine 2012 al 11,9 % di fine del 2013, sarebbe rimasta elevata nel 2014;

C.

considerando che vi sono significative differenze tra i tassi di disoccupazione dei diversi Stati membri, che variano tra il 5 % e il 26 %; che i tassi relativi alla disoccupazione giovanile, ancora più elevata, arrivano addirittura al 50 % circa in alcuni Stati membri; che le differenze tra i tassi di disoccupazione portano a divergenze economiche crescenti tra gli Stati membri;

D.

considerando che la riduzione dei tassi di interesse passivi determinata dall'annuncio del programma di operazioni monetarie definitive (Outright Monetary Transactions — OMT) non dovrebbe servire da pretesto agli Stati membri per evitare riforme strutturali volte ad aumentare il potenziale di crescita e a garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche a medio termine; che, dato l'andamento tendenziale per quanto riguarda l'occupazione e la riduzione della povertà, vi è il rischio che i corrispondenti obiettivi nazionali della strategia Europa 2020 non vengano raggiunti;

E.

considerando che nel 2013 la Banca centrale europea (BCE) ha abbassato due volte, in maggio e in novembre, i tassi di interesse di riferimento riducendo allo 0,25 % i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principale; che, a seguito delle ulteriori misure di politica monetaria annunciate dall'inizio del 2014, il tasso di rifinanziamento principale è ora pari allo 0,05 % e il tasso sui depositi presso la Banca centrale al -0,20 %;

F.

considerando che l'abbassamento dei tassi d'interesse reali non si è tradotto né in un aumento del credito alle famiglie e alle imprese né in una crescita del PIL e nella creazione di posti di lavoro;

G.

considerando che a fine 2013 il bilancio consolidato dell'Eurosistema ha raggiunto i 2 285 miliardi di EUR, registrando un calo del 25 % circa nel corso dello stesso anno;

H.

considerando che nel corso del 2013 gli attivi non negoziabili hanno rappresentato la principale componente, pari a circa il 25 % del totale, degli attivi posti a garanzia dell'Eurosistema; che gli attivi non negoziabili e i titoli garantiti da attività rappresentano il 40 % circa degli attivi totali posti a garanzia;

I.

considerando che, secondo le previsioni dell'autunno 2014 dei servizi della Commissione, il tasso medio di inflazione nella zona euro è stato dell'1,4 % nel 2013, in calo rispetto al 2,5 % del 2012; che l'inflazione nell'area dell'euro si mantiene su un percorso discendente dall'inizio del 2014, con un livello stimato dello 0,5 % nel 2014, e che nel mese di settembre ha toccato un minimo dello 0,3 %; che nel settembre 2014, in alcuni Stati membri, il tasso d'inflazione, misurato dall'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IACP), è risultato pari a 0 % o ha registrato variazioni negative e che nel 2005 si manterrà al di sotto dell'obiettivo;

J.

considerando che i bassi prezzi dell'energia, in particolare del petrolio, sono uno dei principali fattori che hanno contribuito al calo dei tassi d'inflazione nella zona euro;

K.

considerando che gli investimenti pubblici e privati nella zona euro sono rimasti a livelli notevolmente più bassi rispetto a quelli registrati prima dell'inizio della crisi; che è prassi comune tra le grandi imprese utilizzare il contesto di finanziamenti a basso costo per effettuare riacquisti di azioni proprie invece di nuovi investimenti; che la quota relativa degli investimenti, espressa in percentuale del PIL, era in calo costante fin da prima della crisi e che è urgentemente necessario rilanciare gli investimenti;

L.

considerando che il tasso di crescita annuo dell'aggregato M3 ha continuato a rallentare, passando dal 3,5 % del dicembre 2012 all'1 % del dicembre 2013;

M.

considerando che i crediti al settore privato sono scesi ulteriormente in territorio negativo, con una variazione tendenziale del -2,3 % nel dicembre 2013, contro lo -0,7 % del dicembre 2012; che le difficoltà di accesso al credito delle PMI in alcuni Stati membri sono uno dei principali problemi che ritardano la ripresa economica; che i prestiti concessi alle PMI hanno registrato un calo del 35 % circa tra il 2008 e il 2013; che è fondamentale agevolare il flusso di credito verso le PMI poiché queste impiegano il 72 % della manodopera della zona euro e presentano tassi lordi di creazione di posti di lavoro superiori a quelli delle grandi imprese;

N.

considerando che la frammentazione dei mercati finanziari rappresenta tuttora un problema fondamentale e che le PMI devono sostenere costi di finanziamento molto più elevati, in particolare nei paesi della zona euro che versavano già in difficili condizioni economiche, il che crea distorsioni del mercato unico, rallentando la ripresa e amplificando le differenze tra i paesi; che i risultati della valutazione complessiva delle banche europee dovrebbero avere un impatto positivo sulle politiche monetarie attuali e sulla disponibilità delle banche ad aumentare le attività di prestito, in particolare all'economia reale;

O.

considerando che il bilancio consolidato dell'Eurosistema ha registrato un calo costante nel corso del 2013, il che rispecchia il rimborso da parte delle banche dei fondi per le operazioni di rifinanziamento a lungo termine (LTRO);

P.

considerando che nel luglio 2013 il consiglio direttivo della BCE ha deciso di fornire indicazioni prospettiche, annunciando di attendersi che i tassi di interesse di riferimento si sarebbero attestati sui livelli del momento o su livelli ancora inferiori per un prolungato periodo di tempo;

Q.

considerando che gli effetti di un eventuale allentamento quantitativo nella zona euro sarebbero probabilmente attenuati dall'intermediazione creditizia eccessiva del settore bancario;

R.

considerando che l'articolo 282 TFUE sancisce che l'obiettivo principale del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) è il mantenimento della stabilità dei prezzi; che l'articolo 127 TFUE stabilisce che, fatto salvo tale obiettivo principale, il SEBC deve sostenere le politiche economiche generali nell'Unione; che l'articolo 123 TFUE e l'articolo 21 dello statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea vietano l'acquisto diretto di titoli di debito emessi da autorità pubbliche o enti pubblici nazionali o dell'Unione; che per vari Stati membri questa era una condizione imprescindibile per la loro adesione all'unione economica e monetaria; che tali acquisti sono consentiti sui mercati secondari;

Politica monetaria

1.

plaude alla rapida reazione della BCE di fronte a un contesto estremamente critico, nonché al fatto che la politica monetaria sia stata orientata a ridurre il livello di tensione dei mercati finanziari della zona euro e a ripristinare la fiducia degli investitori nella moneta unica; si compiace della disponibilità della BCE a fare tutto il necessario per salvare l'euro; prende atto della positiva riduzione generale dei rendimenti nazionali a lungo termine — in particolare nei paesi più indebitati della zona euro — , che dall'inizio della crisi sono scesi a livelli senza precedenti; osserva che i bassi rendimenti non hanno portato a crescita e creazione di occupazione e che la mancanza di queste ultime costituisce una minaccia per la stabilità finanziaria;

2.

osserva che il ricorso alle operazioni di rifinanziamento principale, alle operazioni di rifinanziamento a medio e lungo termine a tassi fissi con la clausola del full allotment (pieno soddisfacimento delle richieste), alle operazioni di rifinanziamento marginale, alle offerte di liquidità di ultima istanza e alle operazioni di deposito si è mantenuto a livelli alquanto elevati nel corso del 2013, a indicare un'attuale compromissione del meccanismo di trasmissione monetaria e del mercato del prestito interbancario della zona euro, anche se, rispetto agli anni precedenti, la situazione è notevolmente migliorata, come dimostrano la stabilizzazione dei differenziali del tasso di interesse, la graduale normalizzazione dei mercati interbancari e la riduzione degli squilibri del sistema TARGET 2;

3.

è confortato dal fatto che gli squilibri del sistema TARGET II si siano stabilizzati nel corso del 2013; sottolinea che il sistema di regolamento TARGET II ha svolto un ruolo fondamentale nel salvaguardare l'integrità del sistema finanziario della zona euro;

4.

resta fortemente preoccupato per il fatto che l'attività economica rimane fiacca, con una crescita del PIL nella zona euro risultata negativa nel 2013, per il secondo anno consecutivo, e confermatasi estremamente debole nei primi tre trimestri del 2014, nonché per il fatto che in molti Stati membri della zona euro si registrano tassi di disoccupazione talmente elevati da minacciare la stabilità della zona euro e minare il sostegno al progetto europeo da parte dei responsabili politici e dei cittadini;

5.

sottolinea la sua preoccupazione per il continuo calo del tasso d'inflazione nella zona euro in atto dal 2011 e per i differenziali dei tassi d'inflazione tra gli Stati membri; richiama l'attenzione sul notevole divario attuale tra l'obiettivo esplicito della BCE di mantenere i tassi d'inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2 % nel medio periodo e i tassi d'inflazione attuali, che in vari Stati membri della zona euro sono prossimi allo zero o addirittura inferiori a zero; è preoccupato per il fatto che, come riconosciuto dal presidente della BCE, le attuali tendenze deflazionistiche possano portare a un disancoraggio delle aspettative inflazionistiche a medio e lungo termine;

6.

riconosce che l'attuale processo di aggiustamento dei bilanci nei settori finanziario e non finanziario, unito agli elevati tassi di disoccupazione, ha continuato a frenare l'attività economica nella zona euro nel 2013;

7.

segue con attenzione i possibili rischi di deflazione; ricorda che un tasso d'inflazione vicino allo zero nella zona euro ostacola l'efficacia della politica monetaria; è consapevole del fatto che la BCE ritiene che un'inflazione molto bassa sia il risultato di effetti a breve termine e che è fiduciosa che l'obiettivo a medio termine sarà conseguito senza una fase deflazionistica; osserva tuttavia che le aspettative di inflazione per il 2015 e il 2016 sono state ulteriormente riviste al ribasso (dello 0,1-0,2 %) dalla BCE;

8.

sottolinea che il livello di inflazione inferiore all'obiettivo atteso per i prossimi anni avrà un impatto sui programmi di riduzione del debito di vari Stati membri;

9.

sottolinea che, data la prospettiva di ulteriori politiche accomodanti come, ad esempio, l'allentamento quantitativo, e tenendo presenti le attuali sfide giuridiche relative al programma OMT, è fondamentale garantire chiarezza e certezza giuridica affinché tali strumenti possano essere attuati in maniera efficace, prendendo in considerazione le conclusioni dell'Avvocato generale della Corte di giustizia dell'Unione europea, Pedro Cruz Villalón, del 14 gennaio 2015, nella causa C-62/14;

10.

sottolinea che i bassi costi di finanziamento per gli Stati membri vanno di pari passo con l'aumento del debito pubblico, che in molti casi è prossimo o superiore al 100 % del PIL, e avverte che una nuova crisi potrebbe determinare una rivalutazione dei rischi da parte dei mercati finanziari;

11.

osserva che le previsioni della BCE pubblicate nel 2013 non avevano ipotizzato l'attuale concomitanza di una crescita piatta e di un'inflazione molto bassa, con addirittura segnali di deflazione; invita, in tale contesto, a una certa cautela nella lettura delle attuali previsioni, che parlano di una crescita economica più robusta e di un'inflazione più elevata nel 2015 e nel 2016;

12.

ritiene che bilanci modesti non abbiano un impatto soltanto sulle banche, ma si ripercuotano negativamente anche sulle imprese e su altri attori del settore privato, dal momento che la mancanza di capitale e di finanziamenti limita la capacità delle imprese di restare competitive, di crescere e, in definitiva, di mantenere e creare posti di lavoro;

13.

ritiene che sia della massima importanza creare le condizioni per una ripresa degli investimenti sia pubblici che privati nella zona euro, tenendo conto che essi non si sono ancora ripresi nonostante la BCE abbia proseguito la propria azione intesa a mantenere condizioni di finanziamento favorevoli; invita gli Stati membri, in tale contesto, ad affrontare le cause alla base della frammentazione dei mercati finanziari, quali ad esempio strutture di rischio divergenti che rendono i prestiti più costosi in determinati paesi; invita inoltre gli Stati membri a porre in essere adeguate riforme strutturali per ripristinare un contesto favorevole alle imprese, in particolare dando attuazione alle raccomandazioni specifiche per paese;

14.

incoraggia la BCE a prendere in considerazione, nella sua politica di espansione del bilancio, l'acquisto di «project bond» (obbligazioni per il finanziamento di progetti) della BEI, che finanziano alcuni degli investimenti più produttivi della zona euro, in particolare i bond relativi ai progetti scelti dalla Commissione, dopo un'analisi costi-benefici, per il loro valore aggiunto europeo, segnatamente i progetti TEN-T nel settore dell'energia e dei trasporti e i progetti connessi al mercato unico digitale;

15.

prende atto del fatto che il presidente Draghi, nel suo discorso al simposio annuale delle banche centrali svoltosi a Jackson Hole il 22 agosto 2014, ha affermato che è necessario intervenire su entrambi i lati dell'economia, osservando in particolare che le politiche per la domanda aggregata devono essere affiancate da politiche e riforme strutturali nazionali; che, dal lato della domanda, la politica monetaria può e deve svolgere un ruolo chiave, che al momento significa mantenere un orientamento accomodante per un protratto periodo di tempo; che vi è spazio perché la politica di bilancio possa svolgere un ruolo più incisivo a fianco della politica monetaria, ferma restando la necessità di tener conto della sostenibilità del debito pubblico; e che, pur essendo necessario rilanciare gli investimenti pubblici per stimolare ulteriori investimenti privati e agevolare le riforme strutturali, occorre anche porre l'accento su misure adeguate di politica di bilancio;

16.

concorda con il presidente Draghi quanto al fatto che la flessibilità esistente nell'ambito delle norme relative al patto di stabilità e crescita potrebbe essere utilizzata per affrontare meglio la debole ripresa e per ricavare il margine necessario per coprire i costi delle necessarie riforme strutturali;

17.

concorda con il presidente Draghi sul fatto che vi è un margine di manovra per conseguire una composizione della politica di bilancio più favorevole alla crescita e per ridurre l'onere fiscale senza incidere sul bilancio;

18.

concorda con il presidente Draghi nel ritenere che sembrerebbe necessaria anche un'azione complementare a livello di Unione per garantire sia un'adeguata posizione aggregata sia un ampio programma di investimenti pubblici;

19.

osserva che, oltre a ridurre i suoi tassi d'interesse di riferimento e ad aumentare le sue operazioni di rifinanziamento, la BCE ha adottato strumenti innovativi, quali le operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (OMRLT), e nuove strategie di comunicazione, come le indicazioni prospettiche;

20.

ritiene che il meccanismo di trasmissione non stia funzionando correttamente e che gli strumenti di politica monetaria utilizzati dalla BCE dall'inizio della crisi, pur offrendo un atteso sollievo ai mercati finanziari in difficoltà, non possano di per sé risultare efficaci per contrastare la frammentazione dei mercati finanziari, stimolare la crescita e migliorare la situazione del mercato del lavoro; esorta la BCE a garantire una maggiore sintonia delle sue politiche con l'economia reale, in particolare in relazione alle PMI;

21.

ritiene che gli effetti positivi delle decisioni di ridurre i tassi d'interesse di riferimento della BCE siano limitati a causa della forte compromissione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria; osserva che, nel lungo periodo, tassi di interesse molto bassi possono provocare distorsioni nel settore delle imprese e nuocere al risparmio privato e ai piani pensionistici;

22.

accoglie con favore le misure annunciate dalla BCE nel giugno 2014 e intese a rafforzare il funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria; osserva che le OMRLT introducono per la prima volta un legame tra i prestiti al settore privato non finanziario concessi dalle banche e l'importo del rifinanziamento che le banche possono chiedere; auspica che i risultati dell'analisi della qualità degli attivi accresceranno il ricorso alle OMRLT da parte delle banche europee, favorendo dunque il trasferimento di liquidità all'economia reale;

23.

osserva che la BCE ha annunciato che acquisterà attività cartolarizzate (asset-backed securities, ABS) e obbligazioni garantite (covered bonds) per consentire l'effetto di facilitazione del credito delle OMRLT; sottolinea che, per produrre un effetto sui tassi di prestito applicati alle PMI e ridurre la frammentazione, tali interventi sul mercato ABS dovrebbero essere abbastanza significativi e che essi devono essere effettuati secondo modalità trasparenti che non espongano a rischi eccessivi il bilancio della BCE;

24.

sottolinea la sua preoccupazione per la notevole frammentazione delle condizioni di finanziamento delle PMI nei paesi della zona euro nonché per il divario esistente tra i tassi di finanziamento concessi alle PMI e quelli concessi alle imprese più grandi; insiste sul fatto che questi problemi di lunga data non vengono affrontati in modo adeguato dalle recenti misure annunciate dalla BCE per rilanciare il credito bancario e che la BCE dovrebbe esaminare i fattori soggiacenti che ostacolano l'accesso al credito da parte delle PMI; invita la BCE a valutare se il divario in parola sia in qualche modo correlato al grado di concentrazione del settore bancario;

25.

sottolinea che, con le misure annunciate nel giugno e nel settembre 2014, il bilancio della BCE dovrebbe tornare ad avvicinarsi alle dimensioni che aveva all'inizio del 2012; osserva che questo previsto aumento richiede un atteggiamento molto vigile da parte della BCE per quanto riguarda i rischi di credito ai quali è in definitiva esposta;

26.

ritiene che, per il bene dei contribuenti, l'importo complessivo delle sovvenzioni implicite finora concesse debba essere gradualmente recuperato non appena subentreranno nuovamente condizioni economiche normali;

27.

osserva che la BCE ha espresso più volte la sua disponibilità a fare uso di strumenti aggiuntivi non convenzionali nell'ambito del suo mandato e a modificare la portata e il contenuto dei suoi interventi, nel caso di un periodo di bassa inflazione eccessivamente prolungato; resta aperto al ricorso a misure aggiuntive non convenzionali, ma sottolinea che queste ultime non saranno sufficienti senza un adeguato mix di politiche di bilancio, investimenti e riforme strutturali;

28.

sottolinea che non si dovrebbe sopravvalutare l'impatto sull'economia reale delle misure non convenzionali di politica monetaria attualmente in essere; pone l'accento sul fatto che tali misure sono di natura transitoria e che sono finalizzate a dare agli Stati membri il tempo di consolidare la loro situazione di bilancio e di attuare le riforme strutturali necessarie al fine di stimolare la crescita economica e migliorare la situazione del mercato del lavoro;

29.

osserva che l'attuazione di politiche monetarie non convenzionali per un periodo di tempo prolungato potrebbe inasprire le distorsioni sul mercato dei capitali; chiede alla BCE di trovare il giusto equilibrio tra il rischio insito nell'abbandono prematuro della sua politica monetaria accomodante e i rischi e i costi derivanti dalle distorsioni che tali politiche potrebbero provocare; invita pertanto la BCE a calibrare le politiche non convenzionali in modo tale da limitare le distorsioni in parola;

30.

ricorda che la politica monetaria da sola non può stimolare la domanda aggregata, se non è accompagnata da adeguate riforme e politiche strutturali e di bilancio a livello nazionale;

31.

sottolinea che, come evidenziato dall'esperienza degli anni precedenti la crisi, è possibile che tassi di inflazione stabili, in linea con il tasso obiettivo a medio termine fissato dalla BCE, siano associati a dinamiche caratterizzate da un debito privato insostenibile, il che pone in evidenza l'importanza di gestire le bolle speculative e la crescita del credito anche quando la stabilità dei prezzi è garantita;

32.

ricorda che l'indipendenza della BCE nella conduzione della sua politica monetaria, quale sancita dai trattati, è indispensabile per l'obiettivo del mantenimento della stabilità dei prezzi, ossia per contenere l'inflazione poco al di sotto del 2 %; ricorda che tutti i governi e tutte le autorità pubbliche nazionali dovrebbero altresì astenersi dal sollecitare interventi della BCE;

33.

ricorda che tutti i membri del consiglio generale della BCE sono vincolati dalle decisioni prese, che rimangono confidenziali a meno che non sia stato deliberato di renderle pubbliche;

34.

invita la BCE a fare un passo indietro relativamente al suo ruolo in seno alla troika, al fine di accrescere la sua indipendenza dalle decisioni politiche;

35.

ricorda che l'articolo 127 TFUE sancisce che, fatto salvo il suo obiettivo principale, la BCE ha il compito di sostenere le politiche economiche generali nell'Unione, come stabilito anche all'articolo 282 TFUE; sottolinea, a questo proposito, l'importanza del dialogo monetario;

36.

sottolinea che una netta separazione tra politica monetaria e politica di bilancio implica che l'autorità monetaria non dovrebbe erogare sovvenzioni agli istituti che beneficiano della fornitura di liquidità, poiché tali sovvenzioni equivalgono a misure di politica di bilancio;

37.

deplora il fatto che la BCE abbia travalicato il proprio mandato ai sensi del trattato, come dimostrato dalle lettere inviate dall'ex presidente della BCE ai governi di Spagna, Italia e Irlanda;

38.

valuta positivamente il passo avanti compiuto dalla BCE con la decisione di pubblicare i resoconti sintetici delle sue riunioni e attende con interesse che tale prassi divenga operativa nel gennaio 2015; plaude al fatto che il consiglio direttivo della BCE abbia dato seguito a questa richiesta formulata dal Parlamento in tutte le sue relazioni annuali sulla BCE;

39.

ritiene che, in tutto il mondo, le banche centrali dovrebbero impegnarsi attivamente per evitare politiche suscettibili di generare ricadute negative sugli altri; rileva che alcune banche centrali chiedono ad altre banche centrali di farsi carico delle potenziali ricadute negative delle politiche monetarie ben dopo aver attuato unilateralmente le proprie politiche;

40.

ritiene che le informazioni emerse di recente pongano in evidenza l'importanza di un ricorso prudente, in futuro, al sostegno di emergenza alla liquidità; sottolinea che non si può accettare nuovamente che il settore bancario di uno Stato membro si indebiti in questo modo per una percentuale rilevante del proprio PIL;

41.

esorta la BCE a continuare a migliorare la sua politica di genere per quanto attiene alle sue nomine, al fine di eliminare l'attuale divario di genere; si compiace per la nomina di Danièle Nouy a responsabile della vigilanza sul settore bancario europeo, in particolare in considerazione dei suoi alti meriti e del suo prestigioso curriculum;

42.

ritiene che un intervento più mirato sulla crescita e sugli investimenti pubblici (ad esempio il programma di investimenti per 300 miliardi di EUR proposto dal presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker) sarebbe complementare agli sforzi della BCE volti a potenziare la crescita e l'occupazione in Europa;

Stabilità finanziaria

43.

plaude al fatto che il 4 novembre 2014 sia divenuto pienamente operativo il meccanismo di vigilanza unico (MVU), primo pilastro dell'Unione bancaria; osserva che questo importante passo avanti nel processo di integrazione finanziaria in Europa è stato reso possibile dal buon esito dei lavori preparatori, compresa l'analisi della qualità degli attivi; ringrazia la BCE per aver speso la propria credibilità a sostegno del Sistema bancario europeo; sottolinea che non vi deve essere alcuna commistione tra le funzioni monetarie e di vigilanza della BCE;

44.

osserva che l'analisi della qualità degli attivi e le prove di stress svolte dall'Autorità bancaria europea (ABE) in cooperazione con il MVU hanno rivelato le fragilità che ancora sussistono nel settore bancario europeo; auspica che i risultati abbiano tenuto debitamente conto di tutti i rischi, al fine di evitare la «giapponesizzazione» del sistema bancario europeo e la perpetuazione di prestiti impossibili da rimborsare (prestiti evergreen);

45.

ritiene che la BCE abbia una grande responsabilità nel garantire che le future ricapitalizzazioni delle banche siano effettuate mediante il sistema di bail-in quando l'accesso ai mercati è difficile o impossibile;

46.

invita la BCE a garantire nelle sue attività quotidiane la completa separazione tra la politica monetaria e il suo ruolo di autorità di vigilanza bancaria;

47.

sottolinea che il MVU mira a garantire la fiducia nel settore bancario della zona euro, e dunque la stabilità finanziaria; ricorda che la rendicontabilità democratica del nuovo MVU dinanzi al Parlamento è fondamentale per garantire la credibilità del nuovo regime di vigilanza; sottolinea pertanto l'importanza dell'accordo interistituzionale del novembre 2013 tra il Parlamento e la BCE sulle modalità pratiche dell'esercizio della responsabilità democratica nel quadro del meccanismo di vigilanza unico, nonché della piena attuazione dell'accordo medesimo;

48.

sostiene l'idea che, al fine di rendere il sistema di bail-in più credibile ed efficace, la legislazione europea dovrebbe compiere progressi in vista della separazione delle attività di investimento più rischiose dai servizi bancari tradizionali;

49.

reputa che le ultime prove di stress illustrino in modo netto i limiti dell'attuale scenario interistituzionale, poiché non contemplavano uno scenario di deflazione, sebbene i rischi di deflazione siano lontani dall'essere aneddotici;

50.

osserva che, nonostante la redditività relativamente bassa, le banche della zona euro hanno costantemente continuato a rafforzare le loro posizioni patrimoniali mediante una combinazione di aumenti di capitale, riduzioni di attività ponderate per il rischio e sostegno pubblico; riconosce che in vari casi gli aumenti di capitale sono stati effettuati nel quadro di programmi di assistenza finanziaria degli Stati membri;

51.

è preoccupato per il fatto che molte banche della zona euro continuino a dipendere dai finanziamenti delle banche centrali; reputa essenziale istituire un'unione dei mercati di capitale opportunamente regolamentata al fine di ridurre la dipendenza eccessiva delle economie della zona euro dal sistema bancario;

52.

sottolinea che il consolidamento della buona governance nelle banche favorisce la fiducia nel settore bancario, contribuendo in tal modo anche alla stabilità finanziaria;

53.

fa notare che le operazioni sui titoli di Stato continuano a costituire un'importante fonte di profitto per le banche della zona euro, anche se i crediti al settore privato non finanziario rimangono fiacchi; reputa opportuno accelerare gli interventi tecnici e legislativi sui rischi connessi al debito sovrano; invita la BCE ad ammonire le banche che continuano ad aumentare la consistenza del loro portafoglio di titoli di Stato e a ridurre contemporaneamente il credito al settore privato;

54.

valuta positivamente la proposta legislativa della Commissione sulla riforma strutturale del settore bancario; osserva che riforme analoghe sono già state introdotte in vari Stati membri; invita la BCE a collaborare con le altre istituzioni competenti in vista di una riforma strutturale sostenibile a livello europeo che elimini le sovvenzioni alle attività di negoziazione dei grandi istituti finanziari e garantisca parità di condizioni per i servizi finanziari;

55.

ricorda che il meccanismo di risoluzione unico (MRU), secondo pilastro dell'Unione bancaria, entrerà in vigore all'inizio del 2015; sottolinea la necessità di continuare a sviluppare il terzo pilastro dell'Unione bancaria;

o

o o

56.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e alla Banca centrale europea.


Mercoledì 11 marzo 2015

30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/37


P8_TA(2015)0062

Relazione annuale 2013 sulla tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea — Lotta contro la frode

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla relazione annuale 2013 relativa alla tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea — Lotta contro la frode (2014/2155(INI))

(2016/C 316/04)

Il Parlamento europeo,

visto l'articolo 325, paragrafo 5, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

viste le sue risoluzioni sulle precedenti relazioni annuali della Commissione e dell'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF),

visti la relazione della Commissione del 17 luglio 2014 dal titolo «Tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea — Lotta contro la frode — Relazione annuale 2013» (COM(2014)0474) e i documenti di lavoro dei servizi della Commissione che la accompagnano (SWD(2014)0243, SWD(2014)0244, SWD(2014)0245, SWD(2014)0246, SWD(2014)0247 e SWD(2014)0248),

vista la relazione annuale 2013 dell'OLAF,

vista la relazione di attività del comitato di vigilanza dell'OLAF (febbraio 2013 — gennaio 2014),

vista la relazione annuale della Corte dei conti sull'esecuzione del bilancio per l'esercizio 2013, corredata delle risposte delle istituzioni,

vista la comunicazione della Commissione del 29 settembre 2014 dal titolo «Tutela del bilancio dell'UE fino alla fine del 2013» (COM(2014)0618),

vista la relazione della Commissione del 3 febbraio 2014 dal titolo «Relazione dell'Unione sulla lotta alla corruzione» (COM(2014)0038),

visto il Rapporto Speciale Eurobarometro 397 sulla corruzione,

viste le relazioni della Commissione europea sul divario dell'IVA,

visto il regolamento (UE) n. 250/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, che istituisce un programma per la promozione di azioni nel settore della tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea (programma Hercule III) e che abroga la decisione n. 804/2004/CE (1),

vista la proposta di regolamento del Consiglio, del 17 luglio 2013, che istituisce la Procura europea (COM(2013)0534),

visto il regolamento (UE, Euratom) n. 883/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 settembre 2013, relativo alle indagini svolte dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e che abroga il regolamento (CE) n. 1073/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (Euratom) n. 1074/1999 del Consiglio (2),

vista la proposta della Commissione concernente una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 luglio 2012, relativa alla lotta contro la frode che lede gli interessi finanziari dell'Unione mediante il diritto penale (COM(2012)0363),

visto il regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione e che abroga il regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio (3),

viste la sua risoluzione del 15 settembre 2011 sugli sforzi dell'Unione europea per lottare contro la corruzione (4), la sua dichiarazione del 18 maggio 2010 sugli sforzi dell'Unione per lottare contro la corruzione (5) e la comunicazione della Commissione del 6 giugno 2011 dal titolo «La lotta contro la corruzione nell'UE» (COM(2011)0308),

visto il regolamento (CE, Euratom) n. 2988/95 del Consiglio, del 18 dicembre 1995, relativo alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità (6),

vista la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione,

viste le Convenzioni civile e penale del Consiglio d'Europa sulla corruzione,

visto l'articolo 52 del suo regolamento,

visti la relazione della commissione per il controllo dei bilanci e i pareri della commissione per lo sviluppo regionale e della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (A8-0024/2015),

A.

considerando che il bilancio dell'Unione europea, cui ciascuno Stato membro contribuisce in modo proporzionale sulla base di criteri oggettivi comuni, fornisce un sostegno all'esecuzione delle politiche dell'Unione e rappresenta un'espressione di unità nonché uno strumento atto a far progredire l'integrazione europea;

B.

considerando che la tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea, insieme al principio di una sana gestione finanziaria, dovrebbe garantire che le entrate e le spese di bilancio contribuiscano a realizzare le priorità e gli obiettivi dell'Unione nonché ad accrescere la fiducia dei cittadini mediante la garanzia che il loro denaro è utilizzato in modo trasparente, nel pieno rispetto degli obiettivi e delle politiche dell'Unione europea e degli interessi dei cittadini UE;

C.

considerando che la diversità dei sistemi giuridici e amministrativi degli Stati membri configura un contesto impegnativo in cui superare le irregolarità e combattere la frode, mentre qualsiasi uso scorretto dei fondi UE comporta perdite non solo individuali ma anche collettive e danneggia gli interessi di ogni Stato membro dell'Unione nel suo insieme;

D.

considerando che, al fine di rafforzare le misure esistenti, come la Convenzione sulla protezione degli interessi finanziari (PIF), per lottare contro la frode, la corruzione, il riciclaggio di denaro e altre attività illecite che ledono gli interessi finanziari dell'Unione, la Commissione ha presentato due proposte di strumenti di diritto penale, la direttiva PIF e il regolamento che istituisce la Procura europea (regolamento PE), volti a garantire indagini più efficaci e una migliore protezione del denaro dei contribuenti nell'intero Spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia;

E.

considerando che la lotta alla frode, alla corruzione e al riciclaggio di denaro nell'Unione deve rappresentare una priorità dell'azione politica delle istituzioni unionali e che la cooperazione giudiziaria e di polizia tra gli Stati membri è fondamentale a tal fine;

I.    Individuazione e segnalazione di frodi e altre irregolarità

1.

prende atto della relazione della Commissione sulla tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea — Lotta contro la frode — Relazione annuale 2013 (la «relazione annuale» della Commissione); accoglie favorevolmente l'ampia gamma di misure giuridiche e amministrative che la Commissione ha adottato dal 2011 a questa parte, definendo così un nuovo quadro in vista di un ulteriore rafforzamento della politica in materia di tutela degli interessi finanziari dell'Unione; sottolinea che gli attuali risultati insufficienti nella lotta contro la frode non dipendono da una mancanza di regolamentazione, bensì da una attuazione insoddisfacente; chiede alla Commissione di rispondere con maggiore tempestività, nella sua relazione successiva, alle richieste formulate dal Parlamento nelle sue precedenti relazioni annuali sulla tutela degli interessi finanziari dell'UE;

2.

rammenta che, nel contesto caratterizzato dalle difficoltà economiche in cui versano attualmente gli Stati membri e dall'insufficienza delle risorse di bilancio dell'UE, la tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea riveste un'importanza particolare; sottolinea che i fondi dell'UE devono essere gestiti correttamente ed essere utilizzati nella maniera più efficiente possibile;

3.

rileva che, nel 2013, sono state segnalate complessivamente alla Commissione 15 779 irregolarità, di cui 14 170 non fraudolente e 1 609 fraudolente, per un importo totale e di circa 2,14 miliardi di EUR, dei quali pressoché 1,76 miliardi relativi ai settori di spesa del bilancio dell'UE; rileva altresì che le irregolarità individuate rappresentano l'1,34 % di tutti i pagamenti, mentre i restanti 380 milioni di EUR rappresentano l'1,86 % dell'importo totale lordo delle risorse proprie tradizionali (RPT) riscosse;

4.

osserva che, sebbene l'incidenza finanziaria globale delle irregolarità non fraudolente segnalate nel 2013 sia scesa a circa 1,84 miliardi di EUR, ovvero il 38 % in meno rispetto al 2012, il numero di dette irregolarità notificato è aumentato del 16 % rispetto all'anno precedente; osserva inoltre che il numero delle irregolarità segnalate come frode nel 2013 è aumentato di un 30 % pieno rispetto al 2012, mentre la relativa incidenza finanziaria, pari a un importo di 309 milioni di EUR di fondi UE, è diminuita del 21 %;

5.

rileva che, data la disponibilità di nuove informazioni a seguito di cambiamenti significativi del modo in cui gli Stati membri e la Commissione segnalano le irregolarità, la relazione annuale 2013 della Commissione pone l'accento non più sulle irregolarità trattate in termini generali, ma sulle irregolarità segnalate come frode; invita la Commissione a mantenere questo approccio nella sua futura relazione annuale sulla tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea — Lotta contro la frode; esorta tuttavia vivamente la Commissione a migliorare ulteriormente la messa a disposizione delle informazioni e a promuovere analisi sulla portata, i tipi e l'incidenza delle irregolarità non fraudolente tenuto conto del loro numero fortemente elevato e del relativo impatto monetario negativo, che pregiudica gli interessi finanziari dell'Unione europea;

6.

sottolinea che spetta tanto alla Commissione quanto agli Stati membri compiere ogni sforzo per combattere la frode, la corruzione e ogni altra attività illecita lesiva degli interessi finanziari dell'Unione, conformemente alle disposizioni del trattato sul funzionamento dell'Unione europea; ricorda che una stretta cooperazione e uno stretto coordinamento tra la Commissione e gli Stati membri sono essenziali per garantire l'efficace tutela degli interessi finanziari dell'Unione ed è pertanto fondamentale rafforzare in via d'urgenza tale cooperazione e coordinamento e aumentarne al massimo l'efficacia; fa presente che la tutela degli interessi finanziari dell'Unione, sia per quanto concerne le risorse che le spese, necessita del medesimo atteggiamento di vigilanza;

7.

rileva che, negli ultimi cinque anni, si è osservato un lieve rallentamento a livello di individuazione e segnalazione di potenziali irregolarità fraudolente, ma il numero di irregolarità non segnalate come fraudolente ha registrato un aumento progressivo; chiede alla Commissione di esaminare più dettagliatamente le principali ragioni alla base di questo aumento e di effettuare un'analisi che risponda alla domanda se la tendenza è dovuta a un passaggio verso l'individuazione di casi irregolari o al modo in cui gli Stati membri classificano i casi;

8.

è convinto che gli strumenti del diritto penale predisposti dalla direttiva PIF saranno efficaci solo se riusciranno a fornire una chiara definizione dei reati PIF, pene detentive minime-massime applicabili in ciascuno degli Stati membri partecipanti nonché regole minime in materia di prescrizione e se tali disposizioni saranno poi applicate in modo uniforme ed efficiente in tutti gli Stati membri;

Entrate — risorse proprie

9.

si compiace del fatto che il 98 % delle RPT sia riscosso senza particolari problemi e che le irregolarità segnalate come frode rappresentino lo 0,29 % dell'importo lordo accertato delle RPT (un valore di 61 milioni di EUR), mentre le irregolarità non fraudolente rappresentano l'1,57 % delle RPT (un valore di 327,4 milioni di EUR); rileva che i casi di frode e irregolarità individuati nel 2013 ammontavano a 380 milioni, di cui gli Stati membri hanno recuperato in totale 234 milioni di euro; osserva, in particolare, il fatto che tale tasso di recupero degli importi RPT nel 2013, pari al 62 %, rappresenta il miglior risultato registrato nell'ultimo decennio;

10.

è preoccupato per il fatto che nel 2013 la maggior parte degli importi accertati presenti nella banca dati OWNRES nell'UE-28 riguardava la procedura doganale di «immissione in libera pratica» sia per i casi di frode (93 %), sia per i casi di irregolarità (87 %); invita la Commissione ad adottare provvedimenti adeguati per rafforzare la procedura doganale di «immissione in libera pratica», in modo da renderla meno soggetta a casi di frode e irregolarità;

11.

è preoccupato per il fatto che nel 2013 nella banca dati OWNRES il tasso di recupero per i casi di frode si attestasse solo al 23,74 %, una cifra inferiore al tasso medio del 33,5 % per il periodo 2008-2012; rammenta che il tasso di recupero per i casi di irregolarità segnalati per il 2013 è del 67,9 %; sottolinea, in generale, la responsabilità delle autorità degli Stati membri e dei servizi della Commissione per quanto attiene al recupero delle somme indebitamente versate e li invita ad assumersi pienamente questa responsabilità e ad aumentare in maniera sostanziale il tasso di recupero per i casi di frode, che si attesta in generale a un livello decisamente basso rispetto al tasso di recupero per i casi di irregolarità non fraudolente;

12.

si compiace della firma nel 2013 del protocollo delle Nazioni Unite sull'eliminazione del commercio illegale dei prodotti derivati dal tabacco da parte dell'Unione europea; osserva che 15 Stati membri hanno firmato il protocollo, che finora è stato ratificato però solo dall'Austria; invita pertanto i restanti Stati membri a completare al più presto il rispettivo processo di ratifica;

13.

sottolinea che il contrabbando di merci fortemente tassate è causa di ingenti perdite di entrate a danno dei bilanci dell'Unione europea e degli Stati membri e che, secondo le stime, per il solo contrabbando di sigarette, i mancati introiti diretti in termini di dazi doganali ammontano a oltre 10 miliardi di EUR l'anno; richiama inoltre l'attenzione sul traffico di merce contraffatta che infligge danni sia agli erari degli Stati membri che alle imprese europee;

14.

fa riferimento al lavoro in atto per migliorare i dati relativi al reddito nazionale lordo (RNL) e ai problemi indicati nella relazione speciale della Corte dei conti europea n. 11/2013, che chiede una verifica più rapida e maggiormente mirata delle cifre RNL e una migliore segnalazione e coordinamento riguardo ai risultati, affinché il sistema RNL diventi ancora più affidabile nel suo contributo al calcolo delle entrate dell'UE;

15.

osserva che l'inclusione dell'economia invisibile nella contabilità nazionale deve contribuire a garantire dati RNL più completi e affidabili e invita la Commissione ed Eurostat ad approfondire la cooperazione con gli istituti nazionali di statistica per garantire che tale aspetto sia affrontato in modo coerente e confrontabile in tutti gli Stati membri, con l'ausilio delle informazioni più aggiornate;

16.

sottolinea che in molti Stati membri il divario dell'IVA continua ad essere elevato a causa delle frodi e dell'elusione dell'IVA; evidenzia che la Commissione ha il potere di controllare e vigilare sulle misure adottate dagli Stati membri; invita pertanto la Commissione a ricorrere a tutti i suoi poteri per aiutare gli Stati membri nella lotta alle frodi IVA e all'elusione fiscale;

17.

rileva altresì che gli Stati membri hanno registrato 133 casi di contrabbando di sigarette nel 2013, pari a un valore stimato delle RPT di circa 7 milioni di euro; sottolinea che tale tendenza rappresenta una forte diminuzione rispetto al 2012, quando sono stati segnalati 224 casi per un valore di circa 25 milioni di euro; nutre gravi preoccupazioni per il fatto che nel 2013 Danimarca, Estonia, Spagna, Francia, Cipro, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia, Slovacchia e Svezia non hanno segnalato alla Commissione casi di contrabbando di sigarette e mette in dubbio l'efficienza del processo di segnalazione in tali Stati membri; insiste affinché tutti gli Stati membri segnalino i casi di contrabbando e contraffazione alla Commissione in modo esatto e tempestivo, per consentire una migliore stima delle ripercussioni negative sulle RPT;

18.

osserva che la Commissione pubblicherà uno studio sulla fattibilità di un sistema di tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti del tabacco; sottolinea che si tratta di un enorme passo avanti nella lotta al contrabbando; chiede alla Commissione di definire e attuare un sistema aperto e competitivo di tracciabilità e rintracciabilità, affinché le modalità di definizione e attuazione del sistema non favoriscano un unico fornitore, o un gruppo ristretto di fornitori di soluzioni;

Sistema di controllo informatico dei movimenti dei prodotti soggetti ad accisa

19.

rammenta che:

nella sua risoluzione del 3 aprile 2014 sulla relazione annuale 2012 sulla tutela degli interessi finanziari dell'Unione (7), il Parlamento ha osservato che le agenzie di contrasto avevano riscontrato un aumento degli abusi relativi al sistema di controllo informatico dei movimenti dei prodotto soggetti ad accisa (EMCS) da parte di gruppi criminali, dichiarandosi convinto che mancassero controlli fisici sui prodotti trasportati nel quadro dell'EMCS;

la Commissione dovrebbe fornire al Parlamento un aggiornamento sulle misure adottate per aumentare le verifiche fisiche nel quadro della prossima relazione annuale 2014 sulla tutela degli interessi finanziari dell'Unione;

i diritti di accesso all'EMCS devono essere resi più restrittivi, prevedendo un riepilogo storico della conformità preliminare all'attività commerciale, in modo che gli attori economici possano ottenere lo status di «operatore economico autorizzato» («attore economico fidato») e possano divenire quindi i soli soggetti abilitati a operare direttamente in ambito EMCS;

il Parlamento ha chiesto alla Commissione di presentare i risultati dell'attuale analisi della necessità di modificare la direttiva 2008/118/CE;

gli accertamenti condotti dagli Stati membri sulle persone e le imprese che presentano domanda al registro devono essere più vigorosi e globali;

la Commissione dovrebbe spiegare le azioni intraprese in merito a un più alto grado di cooperazione con le autorità fiscali in quanto i prodotti possono essere facilmente oggetto di false dichiarazioni per evadere le accise;

in termini consentiti per i movimenti dei prodotti soggetti ad accisa tra magazzini autorizzati sono irrealisticamente lunghi, cosicché sono possibili più movimenti nella medesima dichiarazione nonché sviamenti, prima che la data di consegna sia inserita nel sistema; ribadisce pertanto le sue richieste affinché l'autorità competente dello Stato membro dichiarato come quello di destinazione e quella della nuova destinazione siano immediatamente informate dallo spedizioniere in merito ai cambiamenti;

il Parlamento ha chiesto che il termine massimo consentito per la presentazione della nota di ricevimento dei prodotti soggetti ad accisa sia di un giorno lavorativo e, inoltre, che la durata del viaggio per ogni consegna sia calcolata e fissata a seconda del mezzo di trasporto utilizzato e della distanza tra il luogo di spedizione e quello di destinazione; chiede alla Commissione di informare il Parlamento una volta evase tali richieste;

le garanzie richieste per istituire magazzini doganali sono troppo basse rispetto al valore dei prodotti soggetti ad accisa e il Parlamento ha pertanto invitato la Commissione a definire una variabile che dipenda dal tipo di prodotti e dal livello di scambi che effettivamente avvengono; chiede alla Commissione di informare il Parlamento una volta evase tali richieste;

il Parlamento è preoccupato per il fatto che gli Stati membri abbiano realizzato propri sistemi EMCS sulla base di requisiti definiti in modo generico dalla Commissione; ribadisce il proprio invito alla Commissione affinché si adoperi per un sistema più uniforme nell'UE;

Spese

20.

segnala l'allarmante aumento, pari al 76 %, del numero delle irregolarità segnalate come frode in relazione alla spesa dell'Unione europea ed esorta le autorità competenti a prendere tutte le misure necessarie per prevenire una tendenza così negativa negli anni a venire;

21.

esprime preoccupazione quanto al fatto che, nel settore agricolo, il numero di irregolarità, in generale, e di attività fraudolente, in particolare, è considerevolmente aumentato nel 2013 rispetto al 2012; osserva che nel 2013 è emersa una nuova tendenza significativa riferita al «beneficiario non avente la qualità richiesta», con 51 casi segnalati di irregolarità fraudolente; ritiene che tale tendenza richieda misure mirate volte, da un lato, a eliminare pratiche suscettibili di portare a violazioni non intenzionali e, dall'altro, ad affrontare in modo energico i comportamenti corrotti o criminali;

22.

riconosce che, nell'ambito dell'agricoltura e dello sviluppo rurale, gli Stati membri hanno recuperato 197 milioni di euro presso i beneficiari nel corso dell'esercizio 2013, mentre 1 318,3 milioni di euro devono essere ancora recuperati presso i beneficiari a fine anno, di cui 1 097,1 milioni rappresentano pendenze a favore del bilancio dell'UE a seguito dell'applicazione del meccanismo 50/50; è preoccupato per il fatto che il recupero per il Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) è inferiore alla media globale e che alla fine del 2013 non era stata recuperata neppure metà delle somme irregolari individuate nel 2009;

23.

mette in evidenza le forti differenze tra Stati membri per quanto riguarda la capacità di recuperare gli importi persi a seguito di pagamenti irregolari individuati nel quadro della PAC e sollecita gli Stati membri che registrano tassi di recupero inferiori al 33 % a migliorare in misura significativa i loro risultati nel 2015 e negli anni successivi;

24.

riconosce che, in seguito alla riforma della politica agricola comune (PAC) del 2013, gli Stati membri hanno beneficiato di un maggior grado di flessibilità nell'attuazione della politica e possono, in particolare, adattarla sulla base delle proprie capacità e priorità regionali o nazionali ed effettuare trasferimenti tra i suoi diversi pilastri; invita la Commissione e gli Stati membri a garantire che questa maggiore flessibilità non vada a scapito dei sistemi di monitoraggio e valutazione; osserva altresì che, nel quadro della nuova PAC, la Commissione sta lavorando a un'agenda per la semplificazione; invita la Commissione ad allineare interamente l'agenda per la semplificazione alla strategia anti-frode della DG AGRI e a mantenere l'equilibrio tra semplificazione e sana gestione dei fondi dell'UE, garantendo controlli adeguati;

25.

è altresì preoccupato per il fatto che il ritardo medio tra il verificarsi di un'irregolarità, la sua individuazione e infine la sua segnalazione alla Commissione è di 6,3 anni nel settore agricolo e di 2,75 anni in altri settori; rammenta che dopo l'individuazione dell'irregolarità scattano ulteriori procedure (ordini di riscossione, indagini OLAF ecc.); chiede che la Commissione determini la vita media, minima e massima di un'irregolarità individuata nell'ambito della gestione concorrente per ciascun settore strategico;

26.

suppone che il forte aumento, pari al 475 %, delle irregolarità segnalate nel 2013 nel settore della pesca rappresenti un picco isolato legato al ritardo nell'esecuzione dei programmi in detto settore, e ritiene che ciò non dovrebbe rappresentare una tendenza negativa suscettibile di compromettere la percezione del valore della politica della pesca dell'Unione europea;

27.

rileva con preoccupazione che, nel settore della politica di coesione, i casi di irregolarità segnalati sono aumentati del 15 %; rileva altresì, tuttavia, che è stato osservato un calo del 49 % degli importi interessati nei casi non fraudolenti e del 22 % nei casi di frode;

28.

rileva che 321 irregolarità segnalate come frodi e altre 4 672 non segnalate come frodi erano connesse alla politica di coesione; prende atto del fatto che in entrambe le categorie il numero di segnalazioni è aumentato del 15 % rispetto al 2012 e che, come negli anni precedenti, nel 2013 la quota più importante degli importi interessati nei casi di irregolarità (63 %) è ancora connessa alla politica di coesione; fa notare tuttavia che, in entrambe le categorie, gli importi corrispondenti sono diminuiti, che è possibile rilevare un graduale miglioramento sulla base dell'esperienza degli anni precedenti e che, per la prima volta, la politica di coesione non è stato il settore di spesa di bilancio con il maggior numero di irregolarità segnalate come frode;

29.

lamenta tuttavia l'assenza di informazioni disponibili sugli importi da recuperare e i tassi di recupero relativi specificamente alla politica di coesione per l'esercizio 2013; invita la Commissione a fornire, nella sua prossima relazione annuale, informazioni dettagliate in tal senso;

30.

osserva che per le spese in regime di gestione centralizzata in un’ottica quinquennale, il tasso di recupero è del 54,4 % per le irregolarità segnalate come fraudolente e del 63,9 % per le irregolarità non fraudolente; esorta la Commissione a migliorare ulteriormente il processo di recupero e a renderlo più tempestivo;

31.

invita la Commissione ad assumersi la piena responsabilità per il recupero degli importi indebitamente erogati a titolo del bilancio UE e per la definizione di principi di segnalazione uniformi in tutti gli Stati membri ai fini della raccolta di dati comparabili, affidabili e adeguati;

32.

è preoccupato del fatto che, per gli ordini di riscossione qualificati come irregolarità (sia segnalati come fraudolenti, sia non segnalati come fraudolenti) emessi tra il 2009 e il 2013 nell'ambito della gestione centralizzata, il ritardo medio tra il verificarsi di un'irregolarità e la sua individuazione è di 3,4 anni: più di metà dei casi (54 %) è stata individuata entro 4 anni dall'anno in cui è stata commessa l'irregolarità, mentre per l'altra metà (46 %) dei casi il ritardo variava tra 4 e 13 anni; rammenta che dopo l'individuazione dell'irregolarità scattano ulteriori procedure (ordini di riscossione, indagini OLAF ecc.); chiede che la Commissione determini la vita media, minima e massima di un'irregolarità individuata nell'ambito della gestione centralizzata;

33.

si compiace del fatto che, nel 2013, il numero di irregolarità segnalate come frode nell'ambito del Fondo sociale europeo è diminuito del 40 % rispetto agli anni 2009 e 2010, e che il 2013 è stato il terzo anno consecutivo in cui tale tendenza positiva si è confermata;

34.

osserva con soddisfazione che, per il periodo di programmazione 2007-2013, le verifiche amministrative, i controlli in loco e le operazioni di audit hanno rivelato, per quanto riguarda le irregolarità segnalate come frode, il tasso molto più elevato del 63 %, rispetto a un tasso inferiore al 20 % nel precedente periodo di sette anni, nonostante un lieve calo (55 %) nel 2013;

35.

prende atto del fatto che nel 2013 la Commissione ha chiuso 217 casi di interruzione di pagamento nell'ambito della politica di coesione e che 131 erano ancora aperti a fine anno, per un importo di 1 977 milioni di euro; riconosce altresì che la Commissione ha adottato 15 decisioni di sospensione nel 2013 e due a gennaio 2014;

36.

riconosce che nel 2013, nel quadro dell'assistenza di preadesione (APA), sono state segnalate come fraudolente 33 irregolarità, per un importo di 14,4 milioni di euro, e che tali irregolarità riguardano principalmente il programma speciale di adesione a favore dell'agricoltura e dello sviluppo rurale (SAPARD); osserva altresì che nove irregolarità fraudolente per un importo di 1,2 milioni di euro sono state segnalate nell'ambito dello strumento di assistenza preadesione (IPA); osserva che tra il 2003 e il 2013, nell'ambito dell'assistenza di preadesione, i tassi di recupero hanno raggiunto il 37,36 % e il 29,22 % rispettivamente per i casi di irregolarità e per i casi fraudolenti; invita la Commissione e i paesi beneficiari dell'IPA ad adottare provvedimenti per garantire un tasso di recupero più elevato nell'ambito di tale strumento;

37.

chiede proposte per ridurre il numero di programmi di spesa, in particolare quando si sovrappongono parzialmente, e per adottare programmi mirati, ove possibile, agli Stati membri che necessitano del maggior sostegno, affinché non tutti i programmi vadano necessariamente a beneficio di attività in tutti gli Stati membri;

38.

esprime la propria preoccupazione per il fatto che diversi progetti finanziati dalla BEI sono stati interessati da corruzione e frode; ritiene che il documento della BEI, in data 8 novembre 2013, che definisce la politica della BEI in materia di prevenzione e deterrenza delle pratiche di corruzione, frode, collusione, coercizione, ostruzione, riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo, denota una mancanza di sufficiente controllo in alcuni casi durante l'attuazione dei progetti finanziati dalla BEI; esprime la propria preoccupazione per il fatto che, nel 2013, la BEI abbia finanziato il progetto Passante di Mestre per un totale di 350 milioni di euro e che, malgrado il fatto che questo progetto sia stato inficiato da corruzione e frode, con l'arresto di molte delle persone coinvolte, la Banca stia valutando se rifinanziare il progetto per un importo aggiuntivo di 700 milioni di euro attraverso obbligazioni di progetto; chiede quindi che, in caso di frode e corruzione comprovate, la BEI sia tenuta a sospendere e/o bloccare qualsiasi finanziamento previsto e in corso per il progetto in questione;

II.    Problemi individuati e misure necessarie

39.

sottolinea le proprie preoccupazioni per quanto riguarda le persistenti minacce che incombono sul bilancio dell'UE e che risultano sia dal mancato rispetto delle regole (irregolarità non fraudolente) che da infrazioni intenzionali e illeciti penali (vale a dire frodi); insiste su un rafforzamento della cooperazione tra gli Stati membri e la Commissione al fine di garantire l'adozione di misure e mezzi pertinenti e adeguati intesi a evitare e a rettificare le irregolarità non fraudolente nonché a combattere la frode;

40.

sottolinea che la situazione in cui gli Stati membri non inviano i dati in modo tempestivo o non presentano dati esatti si ripresenta da molti anni; ribadisce la sua preoccupazione per il fatto che esistano ancora approcci diversi nei vari Stati membri per individuare e segnalare le irregolarità fraudolente e non fraudolente, anche in settori quali la politica di coesione e l'agricoltura, e che in alcuni casi vi siano interpretazioni non uniformi in sede di applicazione del quadro giuridico; sottolinea che ciò impedisce di effettuare confronti e una valutazione obiettiva e la formulazione di raccomandazioni da parte del Parlamento, della Commissione e dell'OLAF; invita la Commissione a mettere a punto orientamenti e indicatori comuni per ridurre il divario tra i diversi approcci adottati dagli Stati membri e a predisporre una banca dati unificata e globale sulle irregolarità effettivamente commesse e sulle misure adottate, compresi i casi di frode e corruzione che coinvolgono funzionari pubblici, fornendo così alle autorità e ai cittadini dati attendibili, comparabili e centralizzati per la messa in atto di misure correttive efficaci, nonché per una valutazione obiettiva della gravità reale, anziché percepita, delle infrazioni e dei responsabili;

41.

osserva che le raccomandazioni rivolte dalla Commissione agli Stati membri nel 2012 il cui stato di attuazione è riportato nella relazione annuale della Commissione per il 2013– in particolare riguardo ai servizi di coordinamento antifrode, alle norme comuni in materia di frode, alla riforma degli appalti pubblici, alle irregolarità fraudolente segnalate e ai sistemi di verifiche e controlli e alla valutazione del rischio — erano generalmente adeguate e ritiene deplorevole che numerose preoccupazioni non siano state affrontate del tutto; rileva, ad esempio, che non tutti gli Stati membri hanno avviato i preparativi per l'attuazione del quadro finanziario pluriennale (QFP) 2014-2020 e delle sue disposizioni in materia di prevenzione delle frodi; chiede agli Stati membri di dare seguito alle raccomandazioni che la Commissione ha rivolto loro nel 2012 e di garantire che quelle contenute nella relazione del 2011, nonché nella sua relazione 2013, siano pienamente rispettate, nonché di fornire una spiegazione motivata nei casi in cui non siano stati in grado di mettere in atto tali raccomandazioni;

42.

riconosce che le irregolarità non fraudolente sono spesso riconducibili alla scarsa conoscenza delle norme e alla complessità degli obblighi e delle regolamentazioni; sottolinea che le modifiche alle regole che attengono sia alle entrate che alle spese, comprese quelle che mirano alla semplificazione, necessitano di tempo per essere adottate dalle autorità che sono responsabili della loro corretta attuazione; sollecita a tal proposito gli Stati membri e la Commissione a coordinare meglio l'interpretazione del quadro giuridico e la sua rigorosa applicazione, a porre in atto misure mirate e tempestive in vista di un rafforzamento delle capacità amministrative, sia nel settore pubblico che fra soggetti interessati, comprese le organizzazioni della società civile, anche per il tramite di orientamenti e formazioni, nonché grazie alla definizione di piani per l'impiego di personale qualificato e specializzato; invita le istituzioni e gli Stati membri UE a effettuare una valutazione intermedia per verificare se la nuova architettura normativa della politica di coesione prevenga e riduca ulteriormente il rischio di irregolarità, nonché a considerare la possibilità di una maggiore semplificazione delle regole esistenti;

43.

ritiene che gli Stati membri che individuano e segnalano spontaneamente le irregolarità, compresi i casi di frode, dovrebbero essere sostenuti e incoraggiati in vista di un ulteriore miglioramento dei loro sistemi di notifica e di gestione; esprime preoccupazione dinanzi all'incapacità della Commissione di stabilire se il basso numero di irregolarità e di casi di frode individuati da taluni Stati membri e l'ampio scarto nel numero dei casi riportati da un anno all'altro siano dovuti o meno all'inefficacia dei loro sistemi di controllo;

44.

lamenta che solo alcuni Stati membri destinino risorse adeguate alla lotta contro la frode e reputa inaccettabile che, in casi di irregolarità fraudolente, taluni Stati membri limitino il proprio intervento all'applicazione di misure correttive, senza indagare sui potenziali reati e senza punire i responsabili, omettendo quindi di tutelare adeguatamente gli interessi finanziari sia dell'Unione europea che dei singoli contribuenti; rileva che le statistiche presentate dagli Stati membri per quanto riguarda le cause penali e il loro esito sono incomplete, il che rende difficile valutare l'efficacia delle indagini sulle frodi e delle azioni penali negli Stati membri; ritiene pertanto che l'adozione di decisioni che introducano la responsabilità giuridica penale a livello dell'Unione europea e l'istituzione della Procura europea quale strumento per avviare e coordinare le indagini riguardo a tali irregolarità dovrebbero scoraggiare fortemente gli atti illegali come pure la rinuncia a un giusto processo nel perseguire e nel punire i comportamenti corrotti o criminali che ledono gli interessi finanziari dell'Unione europea;

45.

è del parere che un'azione efficace contro la corruzione sia possibile se le misure di diritto penale sono rispettate e integrate da altri aspetti, ad esempio una trasparenza e una responsabilità migliori; insiste quindi sulla necessità che gli Stati membri dimostrino una ferma volontà politica di contrastare efficacemente la corruzione a livello sia nazionale che unionale, attraverso l'adozione di una legislazione anticorruzione efficace e procedendo con le proposte esistenti a livello di Unione e invita i cittadini a esercitare pressioni convincenti sui governi affinché perseguano con determinazione politiche anticorruzione ambiziose;

46.

accoglie con favore la prima relazione anticorruzione dell'Unione europea del febbraio 2014 che costituisce un valido strumento per monitorare e valutare gli sforzi nella lotta contro la corruzione, e ribadisce che è particolarmente importante intensificare gli scambi delle buone pratiche attuali evidenziate in tale relazione; accoglie altresì con favore la comunicazione della Commissione sulla lotta contro la corruzione nell'UE (COM(2011)0308), che esplora le misure necessarie per una migliore attuazione degli strumenti anticorruzione esistenti e propone modi per integrare considerazioni anticorruzione più incisive in una serie di settori strategici interni ed esterni; rileva, tuttavia, l'importanza di estendere l'ambito di applicazione della relazione anticorruzione all'elemento transfrontaliero e unionale della corruzione e alla valutazione delle misure adottate per migliorare ulteriormente l'integrità delle istituzioni dell'UE, e sottolinea la necessità di una strategia anticorruzione globale e coerente che comprenda tutte le politiche dell'UE e che affronti, tra l'altro, le preoccupazioni sollevate nella prima relazione anticorruzione dell'UE; chiede alla Commissione di riferire al Parlamento europeo e al Consiglio in merito all'attuazione da parte delle istituzioni UE delle loro politiche anti-corruzione interne, compresi gli obblighi derivanti dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione;

47.

sottolinea l'esigenza di un coordinamento strutturato tra le autorità di gestione e gli organismi anticorruzione e l'importanza del coordinamento e dello scambio delle migliori pratiche tra gli Stati membri e le varie amministrazioni all'interno del medesimo Stato membro, al fine di rendere quanto più omogeneo possibile l'approccio adottato per affrontare le frodi; invita la Commissione a creare un meccanismo per lo scambio di informazioni tra le autorità nazionali competenti, al fine di consentire un confronto incrociato dei documenti contabili relativi alle operazioni tra due o più Stati membri, onde contribuire a rilevare eventuali frodi transnazionali nel contesto del nuovo QFP 2014-2020, per quanto riguarda la macro-categoria dei Fondi strutturali e di investimento europei (Fondo sociale europeo — FSE, Fondo europeo di sviluppo regionale — FESR, Fondo di coesione — FC, Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale — FEASR; Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca — FEAMP), al fine di garantire un approccio orizzontale alla tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea;

48.

sottolinea che l'elemento cardine per individuare le frodi è una maggiore trasparenza che permetta un adeguato controllo; ricorda che, negli anni precedenti, il Parlamento ha esortato la Commissione a prendere iniziative al fine di assicurare attraverso uno «sportello unico» la trasparenza di tutti i beneficiari dei fondi dell'UE pubblicando, sul sito web della Commissione, tutti i beneficiari dei fondi dell'UE, indipendentemente dall'amministratore che gestisce i fondi e sulla base di categorie standard di dati che tutti gli Stati membri devono trasmettere in almeno una delle lingue di lavoro dell'Unione; invita gli Stati membri a collaborare con la Commissione e a fornirle informazioni complete e affidabili sui destinatari dei fondi dell'UE gestiti dagli Stati membri; deplora che questa misura non sia stata attuata e chiede alla Commissione di attuarla in via d'urgenza; deplora che tale reiterata richiesta non sia stata presa in considerazione dalla Commissione;

49.

invita la Commissione a promuovere una legislazione adeguata per la protezione di quanti segnalano illeciti, l'accesso alle informazioni e la trasparenza dell'attività di lobby, in quanto elementi necessari per garantire il controllo civico dei governi e delle istituzioni dell'UE e per sottoporre le loro pratiche al pubblico controllo, nonché a utilizzare il finanziamento dell'UE per sostenere il lavoro di organizzazioni indipendenti in tale ambito, anche con l'istituzione di un sostegno finanziario a favore del giornalismo investigativo transfrontaliero;

50.

incoraggia la Commissione a rafforzare ulteriormente il proprio ruolo di supervisione relativamente alle spese di bilancio dell'Unione europea per il tramite di attività di audit, controllo e ispezione, piani di azioni correttive e lettere di avvertimento che precedano la presentazione delle richieste di pagamento; invita gli Stati membri e le loro autorità a intensificare gli sforzi e ad attingere al loro potenziale per rilevare e correggere gli errori prima di chiedere il rimborso alla Commissione, utilizzando appieno le informazioni di cui dispongono; sottolinea a tale riguardo il valore particolare che rivestono le azioni preventive al fine di evitare le erogazioni indebite, in quanto eliminano la necessità di intraprendere successivamente azioni di recupero dei fondi sottratti;

51.

si compiace dell'adozione delle direttive sugli appalti pubblici e della direttiva sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, nonché del fatto che dieci Stati membri abbiano già introdotto misure o serie di misure specifiche in materia di appalti pubblici al fine di attenuare la corruzione e rafforzare la trasparenza e l'efficacia della gestione, nonché l'efficacia dei sistemi di controllo e di audit; invita la Commissione a procedere con la messa in atto delle regole in materia di appalti pubblici, onde fornire agli Stati membri il necessario sostegno attraverso orientamenti, la condivisione delle migliori pratiche e la formazione; esorta la Commissione a monitorare in modo continuativo e imparziale il rispetto da parte degli Stati membri delle direttive esistenti e ad avviare, se necessario, procedure d'infrazione;

52.

rileva che il livello di irregolarità e frodi derivanti dall'inosservanza delle norme in materia di appalti pubblici continua a essere elevato; esorta gli Stati membri a recepire in tempi rapidi nel loro ordinamento nazionale la direttiva n. 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sugli appalti pubblici (8), la direttiva n. 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali (9), nonché la direttiva n. 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull'aggiudicazione dei contratti di concessione (10) (recentemente adottate), al fine di attenuare ulteriormente il rischio di irregolarità e frodi.

53.

valuta positivamente la creazione del Centro di competenza per lo sviluppo delle capacità amministrative a sostegno delle amministrazioni pubbliche responsabili della gestione del FESR e del Fondo di coesione, come pure l'introduzione del Piano d'azione sugli appalti pubblici messo a punto dal Centro di competenza in collaborazione con i servizi competenti della Commissione; chiede tuttavia che la Commissione riferisca sui risultati concreti sinora raggiunti in esito alle attività del Centro e all'attuazione del piano d'azione soprammenzionato;

54.

esorta la Commissione a mantenere la propria politica rigorosa di interruzione e sospensione dei pagamenti;

55.

accoglie con favore la relazione sulla messa in atto della Strategia antifrode della Commissione (SAFC) e gli orientamenti forniti alle autorità di gestione degli Stati membri in materia di attuazione delle pertinenti disposizioni antifrode; insiste cionondimeno sul fatto che negli atti delegati e negli atti di esecuzione che riguardano i Fondi strutturali e di investimento europei la Commissione adotti regole semplificate, agevolando un assorbimento efficace ed efficiente, garantendo nel contempo che il livello di lotta contro le frodi non sia compromesso da tali atti delegati e di esecuzione;

56.

accoglie favorevolmente l'istituzione, negli Stati membri, di servizi di coordinamento antifrode (AFCOS), come prescritto dall'articolo 3, paragrafo 4, del nuovo regolamento OLAF, e che la Germania abbia riconfermato l'accordo sulle modalità di lavoro con l'OLAF; osserva che gli AFCOS sono organi che facilitano una cooperazione e uno scambio di informazioni efficaci con l'OLAF e insiste sulla necessità, per gli Stati membri che non abbiano ancora istituito i propri AFCOS, di provvedere in tal senso senza ulteriore indugio; si aspetta che gli AFCOS contribuiscano a una migliore segnalazione delle irregolarità nonché a un'interpretazione equilibrata dei pertinenti atti dell'Unione; è tuttavia preoccupato per le discrepanze sostanziali già esistenti tra i diversi AFCOS istituiti negli Stati membri, in termini di funzioni, compiti e poteri, nonché di risorse umane assegnate; riconosce che il mandato, il quadro istituzionale e i compiti degli AFCOS non sono stati definiti nel dettaglio dal regolamento (UE, Euratom) n. 883/2013, ma è del parere che AFCOS indipendenti a livello operativo e con un mandato globale che includa poteri investigativi rappresentino un parametro di riferimento che tutti gli Stati membri devono sviluppare;

57.

prende atto della notifica da parte della Commissione dei risultati del programma Hercule II; rileva che nel 2013 il bilancio di Hercule II è stato ridotto a 14 milioni di euro in stanziamenti di impegno e a 9,9 milioni in stanziamenti di pagamento rispetto al 2012, in seguito a difficoltà nel far fronte agli impegni finanziari assunti nel 2013 e negli anni precedenti; osserva con soddisfazione che le attività di Hercule II sono oggetto di un crescente interesse da parte degli Stati membri, come dimostrato dal numero in continua crescita di domande ricevute a seguito degli inviti a presentare proposte; accoglie favorevolmente i risultati positivi ottenuti nel 2013, ad esempio in paesi come la Germania, la Spagna e la Romania, attraverso l'utilizzo di attrezzature tecniche altamente sofisticate e compatibili a livello transazionale acquistate a titolo del programma;

58.

accoglie favorevolmente l'adozione del regolamento che istituisce Hercule III per il periodo finanziario 2014-2020, che prevede un aumento della percentuale di cofinanziamento massimo per le sovvenzioni di assistenza tecnica pari all'80 % dei costi ammissibili e fino al 90 % in casi eccezionali e debitamente giustificati, invece del massimo del 50 % previsto dalla decisione relativa a Hercule II; osserva che il primo invito a presentare proposte è stato avviato con successo nel 2014; è comunque preoccupato per il fatto che il programma è già interessato in modo particolare dal problema dei pagamenti pendenti, con possibili effetti negativi sui progetti finanziati e futuri; ricorda l'importanza di solidi strumenti finanziari come Pericle 2020 e Hercule III nella lotta contro le attività illecite che ledono le risorse dell'Unione;

59.

si compiace dell'esito positivo che hanno avuto numerose operazioni doganali congiunte (ODC) attuate sulla base della cooperazione tra l'OLAF e gli Stati membri e vari servizi di paesi terzi, nonché con il sostegno attivo della DG Fiscalità e Unione doganale, di Europol e di Frontex, operazioni che hanno portato al sequestro, fra l'altro, di 68 milioni di sigarette di contrabbando, 124 chilogrammi di cocaina e 140 000 litri di combustibile diesel;

60.

osserva che nel 2013 l'OLAF ha emesso 353 raccomandazioni per misure amministrative, disciplinari, finanziarie o giudiziarie da intraprendere da parte di istituzioni, organismi, uffici e agenzie pertinenti dell'UE o delle autorità nazionali competenti e che è stato raccomandato il recupero di circa 402,8 milioni di euro; è preoccupato per il fatto che il tasso di imputazioni a seguito di raccomandazioni giudiziarie dell'OLAF per il periodo 2006-2013 sia solo di circa il 54 %; è altresì preoccupato perché il basso tasso di imputazioni mette anche in cattiva luce la qualità e l'utilizzabilità dei risultati investigativi dell'OLAF; invita la Commissione a migliorare con urgenza l'efficacia dell'OLAF; ritiene che una vigilanza corretta e autentica sugli affari dell'OLAF da parte del comitato di vigilanza (senza interferenze nelle indagini in corso) sia indispensabile ed esorta pertanto la Commissione e l'OLAF a migliorare la situazione attuale in cui il comitato di vigilanza non è in grado di perseguire il proprio scopo; lamenta, inoltre, la mancanza di informazioni sul tasso di condanne in casi di reati commessi a danno del bilancio dell'UE;

III.    Indagini e ruolo dell'OLAF

61.

prende nota del fatto che nel 2013 l'OLAF, secondo quando ha dichiarato, ha ricevuto il maggior volume di informazioni mai registrato e ha emesso un numero senza precedenti di raccomandazioni; rammenta che è cambiato anche il metodo con cui le informazioni ricevute e le raccomandazioni emesse vengono conteggiate; chiede al comitato di vigilanza di analizzare gli effetti di tali variazioni dei dati e la qualità delle raccomandazioni emesse dall'OLAF;

62.

invita il comitato di vigilanza dell'OLAF a informare il Parlamento in merito alla durata delle indagini dell'OLAF e al relativo metodo di calcolo, dato che tale metodo è stato modificato nel 2012; ricorda che tale modifica potrebbe ridurre in modo artificiale la durata apparente delle indagini; chiede al comitato di vigilanza di analizzare da vicino la qualità delle informazioni fornite dall'OLAF, comprese le relazioni alle istituzioni;

63.

prende atto dell'adozione di nuove modalità di lavoro tra l'OLAF e il suo comitato di vigilanza e chiede una soluzione in tempi rapidi delle questioni ancora aperte fra queste due istituzioni;

o

o o

64.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, alla Corte di giustizia dell'Unione europea, alla Corte dei conti europea, al comitato di vigilanza dell'OLAF e all'OLAF.


(1)  GU L 84 del 20.3.2014, pag. 6.

(2)  GU L 248 del 18.9.2013, pag. 1.

(3)  GU L 298 del 26.10.2012, pag. 1.

(4)  GU C 51 E del 22.2.2013, pag. 121.

(5)  GU C 161 E del 31.5.2011, pag. 62.

(6)  GU L 312 del 23.12.1995, pag. 1.

(7)  Testi approvati, P7_TA(2014)0338.

(8)  GU L 94 del 28.3.2014, pag. 65.

(9)  GU L 94 del 28.3.2014, pag. 243.

(10)  GU L 94 del 28.3.2014, pag. 1.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/48


P8_TA(2015)0063

Relazione 2014 sui progressi compiuti dal Montenegro

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla relazione 2014 sui progressi compiuti dal Montenegro (2014/2947(RSP))

(2016/C 316/05)

Il Parlamento europeo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo del 19-20 giugno 2003 e l'allegata «Agenda di Salonicco per i Balcani occidentali: Procedere verso l'integrazione europea»,

visto l'accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall'altra (1), del 29 marzo 2010,

visto l'esito della conferenza di adesione UE-Montenegro del 16 dicembre 2014,

viste la relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio del 22 maggio 2012 sui progressi compiuti dal Montenegro nell'attuazione delle riforme (COM(2012)0222) e le conclusioni del Consiglio del 26 giugno 2012 recanti la decisione di avviare i negoziati di adesione con il Montenegro il 29 giugno 2012,

visti la comunicazione della Commissione dell'8 ottobre 2014 intitolata «Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2014-2015» (COM(2014)0700), accompagnata dal documento di lavoro dei servizi della Commissione SWD(2014)0301 intitolato «'Montenegro 2014 Progress Report», e il documento di strategia indicativo (2014-2020) adottato il 19 agosto 2014,

viste le conclusioni del Consiglio «Affari generali» del 16 dicembre 2014 sull'allargamento e sul processo di stabilizzazione e associazione,

viste la dichiarazione e le raccomandazioni approvate alla 9a riunione del comitato parlamentare di stabilizzazione e di associazione (SAPC) UE-Montenegro dell'1-2 dicembre 2014,

viste le proprie precedenti risoluzioni sul Montenegro,

visto il lavoro svolto da Charles Tannock come relatore permanente sul Montenegro della commissione per gli affari esteri,

visto l'articolo 123, paragrafo 2, del proprio regolamento,

A.

considerando che il Montenegro è attualmente l'unico paese della regione ad aver aperto e concluso in via provvisoria alcuni capitoli di negoziato con l'UE, la qual cosa rappresenta uno sviluppo positivo; che tale ruolo guida è considerato una responsabilità accresciuta, sia nel contesto regionale che per quanto riguarda il processo di allargamento nel suo complesso;

B.

considerando che ogni paese candidato è giudicato per i propri meriti e che gli ulteriori progressi dipenderanno dall'attuazione efficace delle strategie di riforma e dei piani d'azione del paese;

C.

considerando che il dialogo sostenibile e la cooperazione costruttiva tra governo e opposizione sono importanti al fine di realizzare progressi nei preparativi per l'adesione e di assicurare la fiducia dei cittadini nel processo elettorale e nelle istituzioni dello Stato; che tutte le forze politiche dovrebbero mantenere la propria attenzione concentrata sul processo di adesione del paese all'UE;

D.

considerando che il Montenegro dovrebbe far registrare ulteriori solidi risultati per quanto riguarda lo Stato di diritto, che è un presupposto fondamentale per l'adesione all'UE e per l'assunzione degli obblighi da essa derivanti; che la corruzione continua a essere motivo di grave preoccupazione;

E.

considerando che la società civile svolge un ruolo importante nel processo di riforma e di adesione all'UE;

F.

considerando che la questione della libertà di espressione e della libertà dei media è ancora fonte di preoccupazione; che nel periodo di riferimento vi sono stati nuovi casi di violenza contro i media, anche se il fenomeno risulta in diminuzione; che le autorità competenti devono migliorare le indagini e l'azione penale riguardo ai casi vecchi e nuovi e creare un clima favorevole al funzionamento libero e indipendente dei media;

1.

si compiace dei progressi compiuti nei negoziati di adesione, rilevando che finora sono stati aperti sedici capitoli, tra cui i capitoli 23, 24 e 31, e due (scienza e ricerca, istruzione e cultura) sono stati conclusi in via provvisoria;

2.

incoraggia il proseguimento dei negoziati di adesione sulla base delle riforme attuate e dei risultati concreti, in particolare quelli riguardanti lo Stato di diritto, l'ambiente mediatico e la lotta contro la corruzione; plaude all'adozione, il 16 dicembre 2014, di una serie di leggi in linea col piano d'azione per il capitolo 23; è del parere che i progressi dei negoziati e il miglioramento del quadro strategico, normativo e istituzionale debbano essere accompagnati da reali progressi sul campo, con particolare attenzione all'attuazione dei piani d'azione e delle strategie pertinenti;

3.

plaude all'ulteriore rafforzamento delle strutture negoziali, tra cui la creazione del Consiglio per lo Stato di diritto; invita il governo a rafforzare il coordinamento intra-istituzionale e ad allargare le consultazioni interministeriali;

4.

ribadisce che le riforme riguardanti lo Stato di diritto rappresentano il fulcro del processo d'integrazione europea e sono una condizione essenziale per il progresso dei negoziati di adesione nel loro insieme; ritiene che la volontà politica continuerà ad essere un fattore essenziale per il conseguimento e il mantenimento di progressi sostanziali nella lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, che rappresentano la cartina di tornasole dell'indipendenza, efficienza e professionalità del sistema giudiziario;

5.

rileva l'importanza di garantire l'inclusività del processo di riforma con l'attiva partecipazione della società civile, al fine di realizzare i progressi necessari nei negoziati; sollecita a questo riguardo un più attivo controllo parlamentare;

6.

plaude all'adozione del piano d'azione 2014 per il rafforzamento del controllo parlamentare nonché all'adozione del codice etico parlamentare nel mese di dicembre 2014; sottolinea la necessità di rafforzare le capacità del Parlamento montenegrino e di dare seguito alla relazione tecnica da esso approvata nel luglio 2013 sul presunto uso illegale di fondi pubblici per fini politici di partito, e si rammarica del mancato completamento del seguito giudiziario della vicenda; invita il governo a tener conto delle raccomandazioni del Parlamento montenegrino al riguardo e a migliorare l'accesso del Parlamento alle informazioni pertinenti;

7.

è preoccupato per il fatto che la forte polarizzazione del clima interno si è tradotta nel boicottaggio di alcune sedute del Parlamento, in particolare delle interrogazioni al Primo Ministro, da parte del maggior partito d'opposizione, con un danno per il funzionamento democratico delle istituzioni; esorta perciò tutte le forze politiche, di governo e d'opposizione, a concentrare la propria attenzione sul processo di adesione del paese all'UE e ad impegnarsi in un dialogo duraturo e in una cooperazione costruttiva, in particolare nella sede parlamentare; sottolinea che per attuare quanto ci si è prefissi e per dare forza alle istituzioni è indispensabile una forte volontà politica;

8.

invita il governo a dare effettiva attuazione alle raccomandazioni dell'OSCE/ODIHR, della Commissione di Venezia e del Gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO) per una legislazione elettorale in linea con gli standard europei e le migliori pratiche, che preveda fra l'altro il diritto di presentazione di candidature indipendenti, il finanziamento pubblico proporzionale per promuovere la parità di condizioni fra tutti i candidati, e l'audit dei partiti politici; osserva che le elezioni locali sono state turbate da accuse di comportamenti illeciti; sottolinea che è opportuno che le autorità competenti indaghino su tali accuse e, se necessario, perseguano i colpevoli;

9.

sottolinea l'importanza di una netta separazione tra Stato e linee di partito; valuta positivamente la nuova legge sul finanziamento dei partiti politici adottata a dicembre 2014 ed esorta tutti i partiti politici a tenere nota della sua attuazione effettiva, il che dovrebbe avere lo scopo di ridurre in modo significativo le opportunità di uso illegale di fondi pubblici; si duole del fatto che parti importanti della legislazione in questo campo siano state approvate senza un accordo trasversale tra i partiti;

10.

valuta positivamente la maggiore attenzione dedicata dalla Commissione, nel processo di adesione, alla riforma della pubblica amministrazione; si compiace del fatto che si registrano progressi a tale riguardo, ma osserva che sono possibili altre iniziative per migliorare la qualità della legislazione e dell'amministrazione locale; condivide le preoccupazioni per la politicizzazione della pubblica amministrazione; invita a compiere progressi in materia di trasparenza, efficienza e rendicontabilità dell'amministrazione a livello di governo centrale e locale e a migliorare il coordinamento tra tali livelli, nonché quello tra le autonomie locali, specialmente nel campo degli investimenti e della pianificazione e realizzazione dei progetti; considera essenziale affrontare i punti di debolezza concernenti i criteri di assunzione, licenziamento e valutazione, la mancata attuazione della valutazione delle prestazioni e l'insufficienza delle capacità amministrative, di controllo e d'ispezione;

11.

esorta a compiere ulteriori sforzi per potenziare le capacità dell'ufficio del Difensore civico in relazione ai casi in materia di non discriminazione;

12.

plaude alla nuova strategia di riforma giudiziaria per il periodo 2014-2018, prendendo atto con soddisfazione che in generale il relativo piano d'azione è stato attuato puntualmente e che è stato eletto il nuovo Procuratore supremo dello Stato; valuta positivamente i nuovi provvedimenti giuridici per una maggiore trasparenza nell'elezione dei pubblici ministeri; osserva che i progressi registrati nel campo delle riforme giudiziarie hanno facilitato l'apertura di altri quattro capitoli nella conferenza intergovernativa di dicembre 2014; incita a compiere maggiori sforzi per monitorare e ridurre ulteriormente l'arretrato dei procedimenti e la durata dei processi, nonché a migliorare l'efficienza della Corte costituzionale;

13.

plaude ai progressi compiuti dal Montenegro in relazione all'attuazione delle riforme volte ad assicurare l'indipendenza e una maggiore efficienza della magistratura; rimane preoccupato per le indebite ingerenze nell'indipendenza della magistratura, specialmente nel reclutamento e nello sviluppo di carriera di giudici e pubblici ministeri; sottolinea l'urgente necessità di migliorare i criteri di selezione per le nomine e le promozioni e di rispettare i principi di legalità e proporzionalità nei procedimenti disciplinari; chiede misure essenziali di riforma in materia di reclutamento, promozione e procedure disciplinari per giudici e pubblici ministeri; rileva che alcune di queste preoccupazioni vanno affrontate nell'ambito di un pacchetto di misure legislative sull'organizzazione della magistratura;

14.

è preoccupato per l'arretrato di cause pendenti davanti alla Corte costituzionale, in particolare quelle relative alla possibile violazione sistematica dei diritti umani, ad esempio l'iniziativa volta ad esaminare la costituzionalità della legge sui reati minori;

15.

è preoccupato per il fatto che non si sono compiuti seri sforzi per combattere l'impunità nei casi di crimini di guerra; incoraggia le autorità competenti a perseguire con tempestività i casi di crimini di guerra, anche al massimo livello; sollecita le autorità competenti a procedere in modo efficace alle indagini, all'esercizio dell'azione penale, allo svolgimento dei processi e all'esecuzione delle pene per i crimini di guerra, in linea con le norme internazionali, e a garantire che le decisioni giudiziarie siano eseguite e che le vittime abbiano rapidamente accesso alla giustizia e a un equo risarcimento;

16.

è preoccupato per il fatto che, nonostante le consistenti risorse finanziarie convogliate alle autorità dai donatori internazionali, vi sono stati modesti progressi nella lotta alla corruzione, che rimane una minaccia per il buon funzionamento e la stabilità delle istituzioni democratiche, per lo Stato di diritto e per lo sviluppo economico; chiede che la Commissione nazionale per l'attuazione della strategia di lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, principale struttura di coordinamento anticorruzione, svolga un ruolo più proattivo; sottolinea l'urgente necessità di una partecipazione più attiva e una cooperazione più efficace del governo, di tutti i settori della vita pubblica e della società civile nella prevenzione della corruzione, nonché nel rafforzamento del quadro legislativo e nella protezione dei dipendenti che segnalano illeciti (gli «informatori» o «whistle-blowers»);

17.

esorta le autorità a rafforzare la capacità di pubblici ministeri, giudici, polizia e altre autorità di contrasto, e a sviluppare un'ampia casistica di indagini, procedimenti giudiziari e condanne a tutti i livelli, compresi i casi di corruzione ad alto livello; valuta positivamente l'adozione delle leggi anticorruzione, in particolare in materia di lobbying, procedura amministrativa generale e appalti pubblici, e le modifiche apportate alla normativa sulla prevenzione dei conflitti d'interesse; chiede che esse siano applicate in modo efficace così da consentire una maggiore cooperazione tra le autorità di contrasto e migliorare il sistema dei controlli per i conflitti d'interesse e le dichiarazioni patrimoniali; invita la Commissione a svolgere uno stretto monitoraggio dell'applicazione di queste misure legislative; considera importante rafforzare le istituzioni per consentire loro di adottare un approccio più proattivo contro la corruzione, e coinvolgere pienamente la nuova commissione parlamentare nella supervisione dell'attività dell'Agenzia anticorruzione, che andrebbe dotata di risorse sufficienti; sottolinea che le carenze in fatto di indipendenza e responsabilità dell'apparato giudiziario continuano a destare grave preoccupazione e a ostacolare la lotta alla corruzione;

18.

invita inoltre la magistratura a lavorare in modo più trasparente nel campo della corruzione e nei casi riguardanti la criminalità organizzata, in particolare quando si tratta di pubblicare nelle sentenze i nomi di società, individui e funzionari pubblici coinvolti in questo tipo di reati;

19.

osserva che frequenti modifiche legislative potrebbero ostacolare l'efficacia della lotta alla criminalità organizzata; chiede che siano rafforzate le capacità delle autorità competenti, specialmente per lo svolgimento di indagini complesse e il trattamento di casi difficili; valuta positivamente le modifiche al codice penale volte a prevenire e monitorare la radicalizzazione e l'estremismo religioso; valuta positivamente la nuova legge penale che qualifica come reato il comportamento dei «combattenti stranieri», tra cui i jihadisti; invita le autorità competenti ad applicare efficacemente le disposizioni di legge in materia, al fine di prevenire e monitorare ogni potenziale minaccia alla sicurezza dei cittadini montenegrini; sottolinea l'importanza di combattere tutte le forme di estremismo;

20.

si compiace della firma dell'accordo di cooperazione strategica e operativa tra il Montenegro ed Europol, dei progressi compiuti nei negoziati per la conclusione dell'accordo con Eurojust, e dell'ottenimento da parte delle istituzioni montenegrine dello status di osservatore nelle relative reti giudiziarie europee; incoraggia una stretta cooperazione operativa con i pertinenti organi giudiziari europei competenti, anche riguardo al problema della tratta di esseri umani;

21.

rileva gli sforzi recentemente compiuti per migliorare i meccanismi di consultazione con le organizzazioni della società civile (OSC) al fine di raggiungere maggiore trasparenza nell'attività politica e legislativa, nel quadro di un processo inclusivo; vede con favore i dibattiti pubblici sulla revisione dei piani d'azione per i capitoli 23 e 24; invita le autorità competenti a sviluppare ulteriormente il finanziamento pubblico sostenibile delle OSC e un quadro istituzionale appropriato; plaude alla nomina da parte del governo di un nuovo consiglio per lo sviluppo delle organizzazioni non governative; invita le autorità competenti ad adeguare il quadro giuridico e le prassi giuridiche al fine di proteggere gli attivisti della società civile contro le aggressioni e l'odio che certi giornali diffonderebbero, e a costruire un clima in cui essi possano operare senza paura di ritorsioni;

22.

ribadisce l'importanza della libertà di espressione come uno dei valori fondamentali dell'Unione europea; considera essenziale la totale indipendenza dei giornalisti; è fortemente preoccupato per il deterioramento della situazione riguardante la libertà dei media e per i bassi standard professionali ed etici tra i professionisti del settore in Montenegro; deplora fermamente il fatto che continuino gli incidenti mirati a danno di giornalisti e proprietà dei media; prende atto che il governo montenegrino ha istituito una commissione per indagare sulle aggressioni a danno dei giornalisti; sollecita le autorità competenti ad attuare le raccomandazioni di questa commissione e a fare in modo che l'incriminazione e la condanna definitiva dei colpevoli divengano prassi costante per tali aggressioni; considera essenziale, ai fini del miglioramento degli standard democratici, l'esistenza di mezzi d'informazione appartenenti a un servizio pubblico indipendente, dotati d'indipendenza editoriale e di finanziamenti stabili e sostenibili; sottolinea che tutti coloro che operano nella politica e nei media hanno la responsabilità di alimentare un clima di tolleranza per le opinioni diverse; sottolinea che le dichiarazioni pubbliche a sostegno della libertà dei media contribuiscono a creano un clima favorevole al rispetto e alla protezione dei giornalisti; valuta positivamente l'accordo tra i rappresentanti dei media per un riesame del codice etico professionale, quale primo passo verso una migliore autoregolamentazione dei media; ritiene necessario adottare un quadro legislativo chiaro, che stabilisca le regole relative alla proprietà e al finanziamento dei media;

23.

è del parere che una gestione trasparente del passato totalitario, inclusa l'apertura degli archivi dei servizi segreti, rappresenti un passo avanti verso una maggiore democratizzazione, una maggiore assunzione di responsabilità e il rafforzamento istituzionale;

24.

si compiace del fatto che la legislazione antidiscriminazione sia stata quasi completamente allineata all'acquis; invita le autorità a rimediare alle lacune restanti in materia di discriminazione razziale e di norme sanzionatorie; invita le autorità a fornire tutte le risorse finanziarie e amministrative necessarie al Consiglio antidiscriminazione; pur riconoscendo un certo progress nell'inclusione sociale e nell'istruzione della popolazione rom, è preoccupato per gli alti tassi di abbandono e la bassa percentuale di studenti rom sul totale della popolazione studentesca; chiede che si promuovano iniziative a sostegno della sistemazione abitativa, della salute, dell'istruzione e dell'occupazione della popolazione rom, nonché dell'emancipazione delle donne rom e della scolarizzazione delle ragazze rom; plaude all'impegno delle autorità competenti per la tutela dei diritti delle persone LGBTI durante il secondo «pride day», che si è svolto senza incidenti; è preoccupato tuttavia del fatto che continuano tuttora le aggressioni a membri e attivisti della comunità LGBTI; esorta gli attori della politica e della società civile a combattere la diffusa ostilità e violenza contro le minoranze sessuali, in particolare mediante uno sforzo di educazione e informazione dei cittadini che contribuisca a modificare le mentalità e mediante azioni di formazione per polizia, pubblici ministeri e giudici;

25.

plaude ai miglioramenti del quadro giuridico per quanto riguarda i diritti delle persone con disabilità; osserva che sono necessarie ulteriori azioni per conformarsi all'acquis dell'UE; sollecita il governo ad accelerare i progressi in materia di accessibilità degli edifici per le persone con disabilità, e considera riprovevole che la maggior parte delle istituzioni statali e locali, compresi gli edifici selezionati come prioritari (come il parlamento e i tribunali), siano tuttora non accessibili per le persone con disabilità; rimane preoccupato per l'elevato tasso di abbandono del sistema d'istruzione da parte degli studenti con disabilità dopo le scuole primarie e secondarie; rileva l'importanza di assicurare adeguata trasparenza per quanto riguarda il fondo per la riabilitazione professionale e l'occupazione delle persone con disabilità e le sue spese;

26.

sottolinea la necessità di rafforzare ulteriormente l'attuazione della legislazione e delle politiche relative ai minori e il seguito che viene loro dato, e di fornire capacità adeguate; chiede di migliorare la qualità dell'istruzione per tutti i minori e di compiere maggiori sforzi a sostegno dei minori vulnerabili; mette in rilievo l'importanza di estendere la riforma della giustizia minorile ai minori coinvolti in procedimenti amministrativi, civili e penali al fine di promuovere un più ampio accesso alla giustizia;

27.

è preoccupato per i progressi tuttora modesti in materia di diritti delle donne, parità di genere, rappresentanza delle donne in politica e nel mercato del lavoro e lotta alla violenza domestica; sottolinea al riguardo l'urgente necessità di accelerare i progressi in materia di diritti delle donne, parità di genere, rappresentanza delle donne in politica e nel mercato del lavoro e lotta alla violenza domestica; chiede, a questo proposito, una migliore partecipazione del Parlamento, una cooperazione più strutturata con la società civile e il potenziamento delle capacità istituzionali, tra cui il miglioramento della cooperazione fra i servizi sociali e le autorità di contrasto; esorta a porre al centro di tutte le misure i diritti delle vittime e a esercitare la dovuta diligenza nella prevenzione, investigazione, punizione e riparazione degli atti di violenza domestica;

28.

valuta positivamente le politiche del Montenegro volte a creare un clima di tolleranza e inclusione per tutte le minoranze nazionali; esorta vivamente le autorità montenegrine a proteggere maggiormente l'identità multinazionale della regione di Boka Kotorska e a rafforzare la sua cooperazione culturale ed economica con i vicini Stati membri dell'UE;

29.

plaude al fatto che continua ad essere garantita e fatta rispettare la libertà di pensiero, coscienza e religione; osserva che persistono tensioni tra le chiese ortodosse serba e montenegrina, soprattutto per questioni di proprietà; chiede che venga adottata una nuova legge sullo status giuridico delle comunità religiose;

30.

incoraggia il governo ad attuare riforme economiche sostenibili, compresa l'introduzione di disposizioni giuridiche sui meccanismi anticoncorrenziali, per stimolare la competitività e superare le debolezze strutturali, per affrontare il vasto problema dell'economia sommersa e per migliorare in generale il contesto imprenditoriale; chiede di rafforzare il dialogo sociale fra le varie parti; invita inoltre a rafforzare le capacità di elaborazione e coordinamento delle politiche economiche, fra l'altro mediante il ricorso a consultazioni pubbliche, anche al fine di ridurre le disparità regionali; afferma con forza la necessità di combattere efficacemente l'evasione fiscale; teme che le incertezze giuridiche e giudiziarie, per quanto riguarda fra l'altro la concessione di licenze, le procedure amministrative in materia fiscale e l'esecuzione forzata dei contratti, possano comportare rischi per gli operatori economici e pregiudicare la capacità del Montenegro di attrarre investimenti stranieri; sottolinea l'urgente necessità di risolvere le controversie commerciali con gli investitori stranieri, fondamentali per l'economia del Montenegro; condivide le preoccupazioni per la mancanza di miglioramenti tangibili nella situazione del mercato del lavoro e per il persistere di tassi elevati di disoccupazione giovanile e di lunga durata, e chiede pertanto misure attive per il mercato del lavoro;

31.

osserva che il dialogo tra le parti sociali è ancora insufficiente e chiede un ulteriore rafforzamento dei diritti di coloro che fondano nuovi sindacati; accoglie con favore le modifiche alla legge sul lavoro volte a regolamentare i diritti dei lavoratori in caso di fallimento; esorta il governo ad accelerare i lavori relativi al primo programma di riforma sociale e del lavoro al fine di individuare e far fronte alle principali sfide che il Montenegro deve affrontare in materia di politiche occupazionali, inclusione sociale e riduzione della povertà;

32.

esprime apprezzamento per l'attuazione dello Small Business Act e per il fatto che il Montenegro ha aderito al programma unionale per la competitività delle imprese e le piccole e le medie imprese (COSME); invita ad accelerare i programmi di sostegno del settore pubblico alle PMI, essendo le PMI una delle principali forze trainanti per lo sviluppo economico;

33.

rimane seriamente preoccupato per il ritardo nella definizione della procedura di fallimento del più grande produttore industriale del Montenegro, la fabbrica di alluminio KAP, in violazione degli obblighi del paese nell'ambito dell'accordo di stabilizzazione e associazione (ASA); sollecita il governo e la parti interessate a raggiungere una soluzione sostenibile per la KAP, in conformità con le norme dell'ASA sugli aiuti di Stato e nel rispetto dei principi della trasparenza e dello Stato di diritto;

34.

si duole che il Montenegro abbia ignorato l'ingiunzione del tribunale cipriota riguardo alla vendita della KAP, e invita il Montenegro a riconoscere pienamente le pertinenti decisioni delle autorità giudiziarie degli Stati membri dell'UE;

35.

esorta il Montenegro a proseguire nei suoi progressi nel campo della protezione ambientale e del cambiamento climatico, rafforzando la capacità amministrativa, sviluppando politiche energetiche sostenibili e promuovendo un modello economico rispettoso dell'ambiente che stimoli gli investimenti, al fine di assicurare la conformità all'acquis ambientale e climatico; ricorda la necessità di elaborare una strategia nazionale per l'energia che tenga conto delle molteplici fonti di energia rinnovabile, nonché la necessità di rispettare il patrimonio naturale e le aree protette e quelle che hanno ricevuto un riconoscimento internazionale; chiede con urgenza che si tengano consultazioni per i progetti transfrontalieri;

36.

invita a pianificare a lungo termine il turismo lungo la costa e a porre in essere solidi meccanismi tesi a prevenire la distruzione dell'ambiente e la corruzione nel settore della pianificazione territoriale e dell'edilizia;

37.

plaude alla partecipazione proattiva e al ruolo costruttivo del Montenegro nella cooperazione regionale e internazionale e nel processo di riconciliazione regionale; si congratula con il governo per aver realizzato il pieno allineamento alla politica estera e di sicurezza comune dell'UE e incoraggia le autorità a continuare a conformare la posizione di politica estera del paese a quella dell'UE, soprattutto alla luce dell'attuale situazione di minaccia terroristica internazionale; si congratula con il governo per essere stato, insieme con l'Albania, l'unico candidato all'adesione all'UE nei Balcani occidentali ad allinearsi pienamente alle posizioni e alle decisioni dell'Unione europea sulla situazione in Ucraina; invita le autorità montenegrine ad intensificare la cooperazione con i partner politici ed economici internazionali al fine di rafforzare la resistenza del paese contro le pressioni esterne e i tentativi di destabilizzare il paese e la regione; plaude alla partecipazione del paese alle missioni civili e militari dell'UE, della NATO e dell'ONU;

38.

invita tutti i membri della NATO, e in particolare gli Stati membri dell'UE che ne fanno parte, a sostenere attivamente l'adesione del Montenegro alla NATO, in modo da garantire una maggiore sicurezza nell'Adriatico, dove tutti gli altri paesi sono già membri della NATO, e rafforzare in tal modo la sicurezza regionale;

39.

esorta il Montenegro a risolvere quanto prima — nel quadro del processo d'adesione — le questioni bilaterali in sospeso con i paesi vicini, in uno spirito costruttivo e di buon vicinato; ribadisce la necessità di risolvere rapidamente le questioni di demarcazione dei confini e di successione ancora in sospeso con la Croazia, la Bosnia-Erzegovina, la Serbia e il Kosovo; incoraggia l'ulteriore cooperazione con i paesi limitrofi mediante la condivisione delle esperienze dei negoziati di adesione; si compiace dello status di osservatore del Montenegro nel trattato sulla Carta dell'energia;

40.

esorta a risolvere senza indugio la questione dei confini con la Croazia sulla base di un reciproco accordo e, qualora risultasse impossibile trovare una soluzione concordata, chiede che la controversia sia risolta dalla Corte internazionale di giustizia dell'Aia, in conformità con le norme e i principi di diritto internazionale;

41.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al governo e al Parlamento del Montenegro.


(1)  GU L 108 del 29.4.2010, pag. 3.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/54


P8_TA(2015)0064

Relazione 2014 sui progressi compiuti dall'ex Repubblica jugoslava di Macedonia

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 Relazione 2014 sui progressi compiuti dall'ex Repubblica iugoslava di Macedonia (2014/2948(RSP))

(2016/C 316/06)

Il Parlamento europeo,

viste la decisione del Consiglio europeo del 16 dicembre 2005 di concedere lo status di paese candidato all'adesione all'Unione europea e le sue conclusioni del 17 dicembre 2013; viste le conclusioni del Consiglio dell'Unione europea del 16 dicembre 2014,

viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Salonicco, del 19 e 20 giugno 2003, concernenti la prospettiva di adesione dei paesi dei Balcani occidentali all'Unione europea,

vista la undicesima riunione del Consiglio di stabilizzazione e di associazione tra il paese e l'Unione europea, tenutasi il 23 luglio 2014,

vista la relazione interlocutoria della Commissione (SWD(2014)0303) e la comunicazione dell'8 ottobre 2014 dal titolo «Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2014-2015» (COM(2014)0700) nonché il documento di strategia indicativo (2014-2020) adottato il 19 agosto 2014,

viste le risoluzioni 817 (1993) e 845 (1993) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,

vista la sentenza della Corte internazionale di giustizia sull'applicazione dell'accordo interinale del 13 settembre 1995,

visto il parere della Commissione di Venezia sui sette emendamenti alla Costituzione del paese, adottato il 10 e 11 ottobre 2014,

visti i riscontri della missione internazionale di osservazione delle elezioni OSCE/ODIHR realizzata in occasione delle elezioni presidenziali e delle elezioni parlamentari anticipate,

vista la dodicesima riunione della commissione parlamentare mista (CPM) UE-ex Repubblica iugoslava di Macedonia, tenutasi il 26-27 novembre 2014,

viste le sue precedenti risoluzioni,

visto il lavoro di Ivo Vajgl come relatore permanente nel paese per la commissione per gli affari esteri,

visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.

considerando che l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia è stata candidata all'UE per nove anni ed è il paese più avanzato in termini di allineamento con l'acquis;

B.

considerando che, per la sesta volta consecutiva, la Commissione ha raccomandato al Consiglio di avviare i negoziati; che il paese è pronto a negoziare con l'UE; che, negli ultimi otto anni, il Parlamento europeo ha ripetutamente chiesto l'avvio dei negoziati di adesione con il paese, e che ulteriori ritardi nell'avvio dei negoziati potrebbero avere un impatto negativo sui processi di riforma nel paese e sulla credibilità dell'UE nella regione;

C.

considerando che il Consiglio ha impedito al paese di procedere alla fase successiva del processo di adesione a causa del contenzioso con la Grecia, ancora irrisolto, riguardo alla questione della denominazione; che le questioni bilaterali non devono costituire un ostacolo ai negoziati di adesione con l'Unione europea; che la mancanza di progressi nel processo di integrazione europea potrebbe aumentare i costi per la stabilità regionale e la credibilità dell'UE, nonché comportare un declino delle norme democratiche del paese;

D.

considerando che questo ulteriore rinvio si aggiunge alla crescente frustrazione dell'opinione pubblica macedone circa lo stallo del processo di integrazione nell'UE e rischia di esacerbare i problemi nazionali e le tensioni interne;

E.

considerando che ciascun paese (potenziale) candidato sarà giudicato in base ai suoi stessi meriti, e che sono la rapidità e la qualità delle riforme necessarie a determinare il calendario di adesione;

F.

considerando che le questioni bilaterali dovrebbero essere affrontate al più presto possibile in uno spirito costruttivo, tenendo conto dei principi e dei valori dell'ONU e dell'UE;

G.

considerando che le attività parlamentari sono state compromesse dalla mancanza di un dialogo costruttivo e inclusivo tra governo e opposizione e dal boicottaggio post-elettorale da parte dell'opposizione; che è responsabilità condivisa del governo come dell'opposizione garantire una cooperazione politica sostenibile, essenziale ai fini dello sviluppo democratico del paese e del perseguimento dell'agenda europea; che le elezioni si sono svolte con una copertura mediatica di parte e con l'insufficiente separazione tra attività di Stato e di partito;

H.

considerando che alla dodicesima riunione della CPM non è stata adottata alcuna raccomandazione comune; che una CPM pienamente operativa è essenziale per assicurare un controllo parlamentare del processo di adesione;

I.

considerando che lo Stato di diritto, la libertà dei mezzi di informazione, la cooperazione regionale e le relazioni di buon vicinato sono criteri essenziali per il processo di allargamento dell'UE;

J.

considerando che la corruzione e la criminalità organizzata rappresentano tuttora un grave problema; che la libertà di espressione e l'indipendenza dei media continuano ad essere in pericolo;

1.

reitera per la nona volta consecutiva la propria richiesta al Consiglio di fissare quanto prima una data per l'avvio dei negoziati al fine di non perdere lo slancio e di promuovere le riforme collegate all'acquis e consolidare il processo di democratizzazione; ribadisce la propria opinione che la questione della denominazione, che è una questione bilaterale, non deve rappresentare un ostacolo all'avvio delle trattative, anche se andrebbe risolta prima del termine del processo di adesione; appoggia la considerazione della Commissione che il mancato raggiungimento di un compromesso da parte degli interessati, dopo quasi due decenni di colloqui mediati, sta avendo un impatto negativo diretto sulle aspirazioni europee del paese e della sua popolazione; esorta entrambi i governi a intraprendere misure concrete per la ricerca di una soluzione reciprocamente accettabile; ribadisce l'importanza e la necessità di un approccio costruttivo alle sfide con i paesi vicini sulle questioni bilaterali;

2.

ricorda l'impegno degli Stati membri a riesaminare la questione nel 2015 in prospettiva dell'avvio dei negoziati di adesione; ritiene che l'inizio dei negoziati con l'UE non potrà che influire positivamente sugli sforzi per la risoluzione delle controversie bilaterali, e darà altresì luogo alle ulteriori e tanto necessarie riforme soprattutto connesse allo Stato di diritto, all'indipendenza della magistratura e alla lotta alla corruzione; sottolinea che continuare a ritardare l'avvio dei negoziati comporta un costo crescente e imprevedibile per il paese e per la stabilità regionale; sottolinea che il fatto di prolungare ulteriormente lo status quo mina la credibilità della politica di allargamento dell'UE e la sua posizione nella regione;

3.

ribadisce la sua posizione che non si devono invocare questioni bilaterali per ostacolare il processo di adesione; ritiene che esse non dovrebbero rappresentare un ostacolo all'avvio ufficiale dei negoziati di adesione, ma dovrebbero invece essere risolte il prima possibile nel processo di adesione; è consapevole della mancata ottemperanza di una delle parti alla sentenza della Corte internazionale di giustizia del 5 dicembre 2011 sull'applicazione dell'accordo interinale del settembre 1995; invita la Grecia a confermare l'impegno da essa assunto nell'Agenda di Salonicco del 2003 e a creare un ambiente favorevole alla risoluzione dei contenziosi bilaterali, nello spirito dei valori e dei principi europei; chiede maggiori progressi, in particolare in termini di contatti ad alto livello tra i governi e nelle relazioni bilaterali con la Bulgaria per la negoziazione di un accordo sulle relazioni di buon vicinato, che tratti questioni comuni; ribadisce la propria preoccupazione in merito all'utilizzo di argomenti storici nell'attuale dibattito con i vicini e accoglie favorevolmente tutti gli sforzi esplicati nelle celebrazioni congiunte di eventi storici comuni con gli Stati membri UE confinanti; ritiene che ciò potrebbe contribuire a una migliore comprensione della storia e a consolidare le relazioni di buon vicinato;

4.

chiede un impegno più attivo dell'UE sulla questione della denominazione e sostiene l'approccio proattivo del leader politici dell'UE; invita il nuovo alto rappresentante/vicepresidente (VP/HR) a sviluppare nuove iniziative per superare l'attuale situazione di stallo e a lavorare in cooperazione con il Rappresentante speciale delle Nazioni Unite per una soluzione reciprocamente accettabile; invita il Consiglio a tenere una discussione approfondita sulla prospettiva di adesione macedone all'UE nella prima metà del 2015; insiste sul fatto che tutti i paesi candidati e i paesi candidati potenziali devono ricevere, nel processo di integrazione, un trattamento conforme ai loro meriti; è convinto che il prosieguo del dialogo ad alto livello sull'adesione con la Commissione migliorerebbe ulteriormente la qualità del processo di riforma;

5.

esorta tutti gli Stati membri della NATO, segnatamente tutti gli Stati membri dell'UE che sono anche membri della NATO, a sostenere attivamente l'adesione del paese alla NATO, al fine di garantire una maggiore sicurezza e stabilità politica nell'Europa sudorientale;

6.

incoraggia l'instaurazione di una cooperazione transfrontaliera sulla storia, la cultura, l'istruzione e la promozione dei valori europei, a sostegno delle azioni finalizzate ai cambiamenti democratici; in tal senso, esorta i vicini Stati membri dell'UE, in uno spirito di buon vicinato, a sostenere la volontà di introdurre cambiamenti democratici intesi a favorire l'avvio del processo negoziale;

7.

incoraggia il paese a istituire commissioni miste di esperti con i suoi vicini in materia di storia e istruzione, al fine di contribuire a un'interpretazione della storia obiettiva, rafforzare la cooperazione accademica e promuovere atteggiamenti positivi dei giovani nei confronti dei loro vicini;

8.

incoraggia vivamente le autorità e la società civile ad adottare misure appropriate per la riconciliazione storica al fine di superare il divario tra e all'interno dei vari gruppi etnici e nazionali, compresi i cittadini di identità bulgara;

9.

prende atto del pacchetto proposto di emendamenti alla Costituzione; è del parere che alcune proposte, tra cui le disposizioni che riguardano la definizione di matrimonio e la costituzione delle zone finanziarie internazionali, potrebbero essere ulteriormente migliorate conformemente alle raccomandazioni della Commissione di Venezia; ribadisce altresì la necessità di rispettare la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e di tenere conto dell'acquis dell'Unione; sottolinea che è necessaria una preparazione attenta della normativa di attuazione su qualunque modifica costituzionale; sottolinea che il processo per una modifica costituzionale duratura richiede un ampio sostegno politico, un dialogo costruttivo e la cooperazione tra tutte le forze politiche; sottolinea la necessità di un dibattito pubblico totalmente inclusivo, di una consultazione accurata e della ricerca del consenso con i partiti dell'opposizione, la società civile e le parti interessate;

10.

esprime la propria preoccupazione per il clima nazionale polarizzato; sollecita il governo a rispettare il ruolo del Parlamento, prevedendo una portata e un periodo di tempo congrui per le consultazioni, anche sulle modifiche costituzionali, onde rendere possibile un controllo parlamentare pieno e indipendente; invita sia il governo che i partiti politici ad adoperarsi per migliorare le loro relazioni, al fine di mantenere la stabilità politica, assicurare una cooperazione politica sostenibile e costruttiva e accelerare l'agenda europea; ricorda che i compromessi sono fondamentali per il funzionamento di un regime democratico; sottolinea la necessità di migliorare l'inclusività e la trasparenza del processo di adesione; sottolinea che il boicottaggio post-elettorale è un problema che deve essere risolto in uno spirito di responsabilità condivisa tra governo e opposizione ai fini del corretto funzionamento del Parlamento; invita l'alto rappresentante/vicepresidente a collaborare con tutte le parti al fine di facilitare il dialogo politico;

11.

è seriamente preoccupato per il deteriorarsi delle relazioni tra il governo e l'opposizione, in particolare per quanto riguarda il recente annuncio di accuse contro il leader dell'opposizione da parte del primo ministro e anche controaccuse di infrazioni criminali; condanna tutte le attività illegali di sorveglianza e chiede che tutte le accuse siano pubblicate e liberamente segnalate; chiede un'indagine indipendente su tutte le accuse e le attività di sorveglianza effettuate, nel pieno rispetto dei principi di trasparenza, imparzialità e presunzione di innocenza; ribadisce l'importanza del rispetto del principio fondamentale della libertà di espressione; invita tutti gli attori politici ad impegnarsi in un dialogo costruttivo in modo da mantenere l'enfasi sulle priorità strategiche del paese e dei suoi cittadini;

12.

si rammarica per l'assenza dell'opposizione nel lavoro regolare della CPM; ritiene essenziale garantire il buon funzionamento della CPM attraverso una rappresentanza adeguata di tutti i partiti parlamentari nelle sue procedure;

13.

esprime preoccupazione per il fatto che la coesistenza interetnica resta fragile e rappresenta una sfida per il paese; si dice altresì preoccupato per l'aggravarsi delle tensioni interetniche, che mettono in luce la mancanza di fiducia reciproca tra le comunità; condanna con forza il ricorso a un linguaggio etnocentrico e foriero di divisioni, specialmente durante le campagne elettorali; sottolinea che l'avvio dei negoziati di adesione all'UE può aiutare il paese ad affrontare questa sfida più efficacemente rafforzando la coesione interetnica su questo obiettivo comune; condanna tutte le forme di nazionalismo ed etnocentrismo che aggravano le divisioni sociali; chiede a tutti i partiti politici e alle organizzazioni della società civile di promuovere attivamente una società inclusiva e tollerante, multietnica e multireligiosa e di proteggere i diritti fondamentali di tutte le persone che appartengono alle minoranze etniche; ricorda che l'istruzione svolge un ruolo vitale nel favorire la tolleranza e il rispetto tra popoli diversi; invita la Commissione a incrementare i progetti e i programmi volti a rafforzare il dialogo interetnico e la comprensione reciproca;

14.

accoglie con favore il fatto che il programma UE resta una priorità strategica del paese; sollecita il paese a consolidare ulteriormente le riforme e a invertire le politiche e le pratiche che potrebbero ancora ostacolare il suo futuro europeo, nonché a garantire progressi sul fronte dell'attuazione delle riforme prioritarie connesse all'UE, anche nel contesto del dialogo ad alto livello sull'adesione;

15.

constata che le elezioni presidenziali e le elezioni parlamentari anticipate dell'aprile 2014 sono state valutate dall'OSCE/ODIHR che le ha ritenute gestite in maniera efficiente; esprime preoccupazione, tuttavia, per la labile distinzione tra attività di Stato e attività di partito, il che è contrario agli obblighi internazionali applicabili a elezioni democratiche, per la copertura mediatica di parte e per la presunta intimidazione degli elettori; si compiace delle riforme elettorali, ma esorta le autorità a indagare sulle presunte irregolarità, prima e durante le elezioni; invita il governo a seguire per tempo le raccomandazioni dell'ODIHR al fine di migliorare il processo elettorale, compresa la gestione e la precisione delle liste elettorali; ricorda altresì, al riguardo, la necessità di elaborare liste elettorali conformi alle norme internazionali;

16.

sollecita il governo ad affrontare le carenze nell'attuazione dell'assistenza IPA, come i problemi sistemici del sistema di controllo, l'insufficiente coordinamento intraistituzionale ed interistituzionale, gli arretrati negli appalti, il basso tasso di assorbimento e di capacità delle istituzioni; chiede il rafforzamento del collegamento tra l'assistenza dell'UE e le strategie nazionali di riforma e che i fondi IPA siano utilizzati per catalizzare una maggiore decentralizzazione delle risorse di bilancio nel paese; chiede azioni per evitare ulteriori perdite di assistenza e accelerare l'attuazione del programma al fine di aumentare l'impatto dell'assistenza UE;

17.

si compiace dell'adozione, a febbraio 2014, del nuovo quadro legislativo per la funzione pubblica e il pubblico impiego quale passo in avanti verso una pubblica amministrazione unificata, trasparente e responsabile; è preoccupato che la pubblica amministrazione, nonostante i progressi in campo legislativo, rimanga frammentata, politicizzata e sottoposta a influenze politiche; raccomanda vivamente il potenziamento della sua professionalità e indipendenza a tutti i livelli; esorta a compiere sforzi per attuare tale legislazione nel pieno rispetto dei principi della trasparenza, del merito e dell'equa rappresentanza; invita il governo ad adottare un programma di riforma della gestione delle finanze pubbliche;

18.

chiede la piena attuazione dell'accordo quadro di Ohrid (OFA); chiede il completamento del riesame della sua attuazione ai fini della formulazione di raccomandazioni politiche; raccomanda vivamente di considerare l'OFA un elemento essenziale dello Stato di diritto, delle relazioni tra le comunità e di una continua decentralizzazione; incoraggia fortemente lo sviluppo della governance locale e la promozione di misure di creazione di fiducia a lungo termine a livello politico, come l'organizzazione di dibattiti pubblici per illustrare i benefici dell'OFA; invita il governo e le autorità locali competenti a procedere all'attuazione della Strategia per l'istruzione integrata e a fornire maggiori finanziamenti a tal fine; ritiene importante l'inclusione di organizzazioni della società civile (OSC) in questo processo; raccomanda un approccio più proattivo al fine di tutelare le identità etniche, culturali e linguistiche di tutte le comunità;

19.

accoglie con favore l'elevato livello di allineamento legislativo, l'aumento dell'efficienza e della professionalità dei tribunali a seguito di riforme giudiziarie globali; è preoccupato, tuttavia, dall'influenza politica indebita su alcuni procedimenti giudiziari e sottolinea che le autorità giudiziarie non devono cedere a qualsiasi pressione esterna da parte del potere parlamentare e esecutivo; sottolinea la necessità di garantire la corretta attuazione delle norme giudiziarie, in linea con le norme europee e le migliori prassi; chiede l'armonizzazione della giurisprudenza al fine di assicurare la prevedibilità del sistema giudiziario e la fiducia dei cittadini; chiede inoltre una maggiore qualità della giustizia, un maggiore utilizzo dei mezzi di ricorso extragiudiziali e della risoluzione alternativa delle controversie, una migliore pianificazione strategica, un maggiore accesso alla giustizia per i membri della società più vulnerabili e un maggiore coinvolgimento delle organizzazioni professionali e della società civile nel monitorare l'indipendenza della magistratura;

20.

prende atto degli sviluppi positivi nell'attuazione dei programmi anticorruzione per il periodo 2011-2015, nel rafforzamento del sistema per il potenziamento dell'integrità personale e istituzionale, nonché nella cooperazione interistituzionale e internazionale; rileva che rimangono ancora in sospeso importanti questioni relative all'applicazione della normativa antiriciclaggio, anche a livello transfrontaliero, alla conduzione della valutazione dei rischi a livello nazionale e al miglioramento dell'efficienza operativa; ribadisce che una commissione statale per la prevenzione della corruzione indipendente e pienamente funzionante dovrebbe essere l'istituzione statale di punta nella lotta contro tale fenomeno; al fine di migliorare l'operato di detta commissione, invita le autorità competenti a rafforzare l'interconnettività informatica tra i tribunali e la procura e a creare un registro centrale dei funzionari pubblici;

21.

chiede una più efficace attuazione delle politiche e della legislazione in materia di lotta alla corruzione, in particolare nella politica, nella pubblica amministrazione, negli appalti pubblici e nelle attività di contrasto, nonché un potenziamento delle capacità amministrative; esorta il paese a istituire un registro delle condanne per contrastare la corruzione, compresi i casi di alto profilo; invita le organizzazioni della società civile e i media indipendenti a denunciare i casi di corruzione e a farsi promotori di inchieste e processi indipendenti e imparziali; chiede alla procura di consentire un'indagine adeguata e tempestiva sulle accuse in questo ambito;

22.

constata con soddisfazione l'esistenza di un quadro giuridico e istituzionale per la lotta alla criminalità organizzata; plaude alla cooperazione regionale e internazionale attiva del paese, anche attraverso Eurojust ed Europol; si compiace della conduzione di alcune riuscite operazioni di polizia contro gruppi organizzati, intese in particolare a smantellare le rotte internazionali della tratta e del traffico di migranti;

23.

condanna ogni forma di estremismo politico e/o religioso, e ritiene necessaria la cooperazione transfrontaliera con altri paesi dei Balcani occidentali e Stati membri dell'UE; accoglie con favore le modifiche al codice penale, che definiscono ulteriormente il reato e le sanzioni per coloro che partecipano all'estremismo politico e/o religioso; ribadisce con vigore la necessità di una strategia proattiva comune in materia di politica estera, di sicurezza e di difesa, tenendo conto dell'attuale minaccia terroristica internazionale; ricorda che la politica pubblica dovrebbe combattere ogni forma di estremismo, e che andrebbe attentamente evitata la stigmatizzazione di qualunque gruppo religioso in tale contesto;

24.

si rammarica dell'assenza di cooperazione con le organizzazioni della società civile e le parti interessate del settore pubblico nell'azione normativa; sottolinea che tale cooperazione dovrebbe basarsi su una reale volontà del governo di consultarsi con le diverse parti interessate sia nel processo legislativo sia nella formulazione delle politiche; sottolinea il ruolo fondamentale che le OSC possono svolgere per sensibilizzare l'opinione pubblica in merito al processo di adesione rendendolo più trasparente, affidabile e inclusivo; incoraggia il governo a contribuire allo sviluppo della società civile anche nelle zone rurali; esorta il governo ad avviare un dibattito sostanziale con le università, i docenti e gli studenti sulla riforma dell'istruzione superiore;

25.

incoraggia le autorità a recuperare dalla Serbia i pertinenti archivi dei servizi segreti iugoslavi; è del parere che una gestione trasparente del passato totalitario, compresa l'apertura degli archivi dei servizi segreti, costituisca un passo in avanti verso l'ulteriore democratizzazione, responsabilità e solidità istituzionale;

26.

esprime viva preoccupazione per il fatto che l'indipendenza dei media sia costantemente e significativamente minata da pressioni politiche e finanziarie; deplora il costante deterioramento della libertà di espressione, che ha portato la libertà di stampa ai più bassi livelli nella regione; si rammarica, a tal riguardo, che nell'indice di Reporters Without Borders il paese sia passato dal 34o posto nel 2009 al 117o posto nel 2015; osserva con crescente preoccupazione il controllo statale sui media, ivi compresa la loro dipendenza continuata dal bilancio dello Stato, il frequente ricorso all'autocensura e standard professionali ed etici carenti; registra con preoccupazione il ricorso alla diffamazione nel contesto politico e dei media; sebbene siano state adottate alcune misure per ripristinare il dialogo tra il governo e la comunità dei media, si rammarica che la legge sui servizi audiovisivi sia stata modificata con una procedura accelerata senza la dovuta consultazione delle parti interessate dei media;

27.

sollecita il governo a perseguire politiche volte ad aumentare il pluralismo dei media e la diversità di opinioni nonché a garantire l'indipendenza del servizio radiotelevisivo pubblico e dell'autorità di regolamentazione dei mezzi di comunicazione; osserva con preoccupazione che il servizio radiotelevisivo pubblico si è dimostrato fortemente parziale a favore dei partiti governativi, sia durante le campagne elettorali (come evidenziato nelle relazioni dell'OSCE/ODIHR) sia in circostanze non collegate alle campagne (come riportato nella relazione della Commissione sui progressi compiuti); si compiace del fatto che il governo abbia divulgato i dati sulle sue campagne pubblicitarie; invita il governo, tuttavia, a aumentare la trasparenza dei criteri utilizzati nell'assegnazione dei fondi; raccomanda vivamente alla Commissione di essere più attiva nel monitoraggio e nella consulenza sugli sviluppi politici e nell'incoraggiare il dialogo tra tutti gli operatori dei media;

28.

rammenta al governo e ai partiti politici che hanno la responsabilità di creare una cultura di inclusione e tolleranza; chiede che la legge contro la discriminazione sia allineata con l'acquis, in quanto non vieta la discriminazione per motivi di orientamento sessuale; condanna ogni forma di violenza nei confronti della comunità LGBTI e chiede che gli autori di tali violenze, compresi i responsabili dei violenti incidenti contro il Centro di sostegno LGBTI a Skopje, siano consegnati alla giustizia; sottolinea la necessità di lottare contro i pregiudizi e la discriminazione nei confronti della popolazione rom e di adottare ulteriori misure per migliorare la loro situazione, segnatamente nei settori dell'alloggio, della sanità, dell'istruzione e dell'occupazione; invita le autorità a garantire l'introduzione di una prospettiva di genere in tutte le politiche volta ad assicurare la parità tra uomini e donne; ribadisce la sua preoccupazione per il persistere di stereotipi di genere nella società e per la violenza domestica; incoraggia il governo ad affrontare il divario strutturale di genere e salariale nei settori economico, politico e sociale; invita la Commissione a onorare l'impegno da essa stessa assunto di fare del capitolo sull'occupazione e la politica sociale una priorità del processo di adesione, avviando un'iniziativa al riguardo in seno al dialogo ad alto livello sull'adesione con il paese;

29.

resta preoccupato per gli elevati tassi di povertà infantile e per l'incapacità delle istituzioni responsabili dell'attuazione di politiche e azioni strategiche in tale ambito; esorta il governo a intensificare gli sforzi nell'attuazione della strategia nazionale rivista sulla povertà e l'esclusione sociale; chiede che sia riservata una maggiore attenzione alla garanzia di un accesso equo ed efficace alla giustizia per tutti i minori; sottolinea la necessità che il governo compia ulteriori sforzi per sostenere i minori con disabilità e i minori della comunità Rom; chiede che siano profusi ulteriori sforzi per migliorare la salute e la nutrizione dei minori, ambito in cui i minori Rom destano particolari preoccupazioni;

30.

si compiace che il paese continui ad essere il leader regionale in termini di «facilità di fare affari» e accoglie con favore il miglioramento della sua performance nella classifica globale della Banca Mondiale, dal 31o posto nel 2013 al 30o nel 2014; rileva tuttavia che la difficoltosa applicazione dei contratti e le frequenti modifiche legislative senza un'adeguata consultazione pongono gravi sfide al clima imprenditoriale; sottolinea al contempo l'importanza di compiere progressi sul fronte del diritto del lavoro e di rafforzare il dialogo sociale; sottolinea la necessità di migliorare ulteriormente il contesto imprenditoriale, sostenendo le PMI, riducendo le disparità regionali e collegando gli istituti di ricerca e sviluppo al settore delle imprese e dell'occupazione;

31.

si compiace che i flussi degli investimenti esteri diretti (IED) siano rimasti stabili, consentendo così una maggiore diversificazione delle esportazioni; rileva che l'80 % della riserva totale di IED proviene dalle aziende dell'UE, e che i flussi commerciali di beni e servizi con l'UE si sono ulteriormente incrementati; ribadisce l'importanza di attirare investimenti esteri e ritiene che il ritardo nel processo di adesione all'UE potrebbe costituire un ostacolo a una maggiore integrazione economica; riconosce la necessità di aumentare le entrate pubbliche e creare posti di lavoro in settori caratterizzati da un'elevata produttività, visto che la struttura globale dell'economia resta incentrata su attività a bassa produttività; sottolinea che tutte le norme che disciplinano le zone finanziarie internazionali dovrebbero essere conformi all'acquis e agli obblighi internazionali;

32.

accoglie con favore la riduzione del tasso di disoccupazione complessivo dal 29,9 % nel primo trimestre del 2013 al 27,9 % nel terzo trimestre del 2014; invita il governo a rinnovare i propri sforzi per diminuire ulteriormente la disoccupazione strutturale e di lunga durata, in particolare tra i giovani (superiore al 50 %) e le persone vulnerabili, compresi i Rom; chiede l'adozione di riforme per aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e la mobilità dei lavoratori, nonché per ridurre il vasto settore dell'economia sommersa che continua a ostacolare la concorrenza; esprime preoccupazione per il fatto che il livello di istruzione e formazione della forza lavoro spesso non combacia con le reali necessità dell'economia e che un elevato numero di giovani lavoratori qualificati sia pertanto costretto ad emigrare a causa della difficoltà a trovare adeguate opportunità di lavoro nel paese; manifesta preoccupazione per le recenti modifiche legislative che mettono in discussione il diritto allo sciopero, ed esorta le autorità a rivedere la legislazione alla luce delle norme dell'OIL;

33.

prende atto delle misure adottate per ridurre la disoccupazione femminile ma chiede al governo di fare di più, visto che la disoccupazione femminile è ancora assai più elevata della media dell'UE;

34.

sottolinea che sono necessari sforzi significativi, in cooperazione con la società civile e le parti interessate, in campo ambientale, segnatamente nei settori della qualità dell'aria e dell'acqua, della protezione della natura e della gestione dei rifiuti; esprime preoccupazione per l'inquinamento dell'aria e dell'acqua; constata con preoccupazione la concentrazione di particelle dannose di svariate volte superiore al tenore massimo consentito, specialmente a Skopje, Tetovo, Bitola, Kičevo e Kavadarci; chiede alle autorità competenti di aumentare la loro collaborazione in modo da attuare la legislazione pertinente, rafforzare le capacità amministrative e stanziare fondi sufficienti per gli investimenti in infrastrutture quali impianti di trattamento delle acque reflue;

35.

lamenta che gli obiettivi per il 2013 in materia di energia non siano stati raggiunti, soprattutto per quanto concerne l'efficienza energetica e l'utilizzo delle energie rinnovabili; chiede, in tal senso, l'adozione di pertinenti piani d'azione e l'allineamento alla politica sul clima dell'Unione europea;

36.

si compiace che il paese sia rimasto attivo e costruttivo nella cooperazione regionale e che non abbia questioni in sospeso inerenti alle frontiere con i suoi vicini; accoglie con favore la sua prossima presidenza dell'Iniziativa centroeuropea; invita il governo ad aumentare il livello generale di allineamento alle dichiarazioni e decisioni della PESC; sottolinea l'importanza di un progressivo allineamento con le posizioni di politica estera dell'UE;

37.

accoglie con favore i progressi compiuti e la disponibilità a completare il collegamento ferroviario tra il paese e la Bulgaria, che si tradurrà in un miglioramento delle relazioni economiche e sociali;

38.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al governo e al parlamento del paese.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/61


P8_TA(2015)0065

Relazione 2014 sui progressi compiuti dalla Serbia

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla relazione 2014 sui progressi compiuti dalla Serbia (2014/2949(RSP))

(2016/C 316/07)

Il Parlamento europeo,

viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Salonicco del 19 e 20 giugno 2003, concernenti la prospettiva di adesione dei paesi dei Balcani occidentali all'Unione europea,

vista la decisione 2008/213/CE del Consiglio, del 18 febbraio 2008, relativa ai principi, alle priorità e alle condizioni contenuti nel partenariato europeo con la Serbia e che abroga la decisione 2006/56/CE (1),

visto il parere della Commissione del 12 ottobre 2011 sulla domanda di adesione della Serbia all'Unione europea (SEC(2011)1208),

visto l'accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA) tra le Comunità europee e i loro Stati membri e la Repubblica di Serbia, entrato in vigore il 1o settembre 2013,

visti la risoluzione 1244 (1999) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia del 22 luglio 2010 sulla questione della conformità al diritto internazionale della dichiarazione unilaterale d'indipendenza relativamente al Kosovo, e la risoluzione A/RES/64/298 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 9 settembre 2010, che prende atto del contenuto del parere e plaude alla disponibilità dell'UE a favorire il dialogo tra Belgrado e Pristina,

viste la dichiarazione e le raccomandazioni della seconda riunione della commissione parlamentare di stabilizzazione e di associazione UE-Serbia del 26-27 novembre 2014,

viste le conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno 2013,

vista la relazione 2014 della Commissione sui progressi compiuti dalla Serbia dell'8 ottobre 2014 (SWD(2014)0302),

viste le conclusioni del Consiglio «Affari generali» del 16 dicembre 2014,

vista la sua risoluzione del 16 gennaio 2014 sulla relazione 2013 relativa ai progressi compiuti dalla Serbia (2),

vista la sua risoluzione del 27 novembre 2014 sulla Serbia: il caso Vojislav Šešelj, accusato di crimini di guerra (3),

visto il lavoro svolto da David McAllister come relatore permanente sulla Serbia della commissione per gli affari esteri,

visto l'articolo 123, paragrafo 2, del proprio regolamento,

A.

considerando che il Consiglio europeo del 28 giugno 2013 ha deciso di avviare i negoziati di adesione con la Serbia; che la prima conferenza intergovernativa (CIG) ha avuto luogo il 21 gennaio 2014;

B.

considerando che nella sua relazione del 2014 sui progressi compiti dalla Serbia, la Commissione riferisce sui progressi compiuti dal paese nei confronti dell'integrazione europea, valutando il suo impegno per quanto concerne il rispetto dei criteri di Copenaghen e la condizionalità del processo di stabilizzazione e associazione;

C.

considerando che la Serbia, come ogni paese che aspiri a diventare membro dell'UE, deve essere giudicata in base ai suoi meriti nel soddisfare, attuare e rispettare la stessa serie di criteri, e che la rapidità e la qualità delle riforme necessarie determinano il calendario per l'adesione;

D.

considerando che l'UE ha posto lo Stato di diritto al centro della sua politica di allargamento;

E.

considerando che la Commissione ha sottolineato la necessità di rafforzare la governance economica, lo Stato di diritto e le capacità della pubblica amministrazione in tutti i paesi dei Balcani occidentali;

F.

considerando che la Serbia ha compiuto passi importanti verso la normalizzazione delle relazioni con il Kosovo, che sono sfociati nel primo accordo sui principi di normalizzazione delle relazioni del 19 aprile 2013; che sono urgentemente necessarie ulteriori misure per affrontare tutte le questioni in sospeso tra i due paesi;

G.

considerando che le relazioni di buon vicinato costituiscono un elemento fondamentale di una integrazione europea positiva di qualsiasi paese e che le questioni bilaterali devono essere affrontate nel processo di adesione in conformità del quadro negoziale, in uno spirito costruttivo e di buon vicinato, tenendo conto degli interessi e dei valori globali dell'UE; che sono stati compiuti passi importanti nel processo di riconciliazione storica tra la Serbia e i suoi vicini;

H.

considerando che l'attuazione del quadro giuridico in materia di tutela delle minoranze deve essere garantito appieno, in particolare per quanto concerne l'istruzione, l'utilizzo della lingua e l'accesso ai media e ai servizi religiosi nelle lingue minoritarie;

I.

considerando che la presidenza in esercizio dell'OSCE da parte della Serbia nel 2015 coincide con un periodo di persistente conflitto nell'Ucraina orientale e con la celebrazione, da parte dell'Organizzazione, del quarantesimo anniversario dell'adozione dell'Atto finale di Helsinki;

1.

accoglie con favore l'inizio formale dei negoziati di adesione che ha avuto luogo il 21 gennaio 2014 nel corso della prima CIG UE-Serbia e l'elevato livello di preparazione e di impegno nel processo di analisi dell'acquis dell'UE dimostrato dal governo serbo;

2.

accoglie con favore lo svolgimento di elezioni parlamentari anticipate, valutate positivamente dagli osservatori internazionali; invita le autorità ad affrontare appieno le raccomandazioni dell'ultima e delle precedenti missioni di osservazione elettorali dell'OSCE/ODIHR;

3.

sottolinea i progressi compiuti e l'importanza insita nel migliorare l'attuazione dell'accordo di stabilizzazione e associazione UE-Serbia (ASA); sottolinea che l'ASA fornisce il quadro generale che consente alla Serbia e all'UE di intensificare la loro cooperazione;

4.

accoglie con favore l'impegno dimostrato dal nuovo governo serbo nei confronti del processo di integrazione europea e invita la Serbia ad affrontare in maniera decisa e diretta le riforme sistemiche e socio-economiche; sottolinea che la completa attuazione della legislazione e delle politiche rimane un indicatore fondamentale di un processo di integrazione di successo; invita la Serbia a migliorare la pianificazione, il coordinamento e il monitoraggio dell'attuazione delle nuove norme e politiche; sottolinea la necessità di migliorare l'inclusività e la trasparenza del processo di adesione; rileva che la Serbia deve compiere ulteriori progressi per quanto concerne la sua riforma prioritaria, lo Stato di diritto;

5.

insiste affinché l'apertura dei capitoli negoziali tenga conto degli sviluppi a livello tecnico, ma anche del contesto politico delle relazioni tra la Serbia e l'UE; sottolinea che il capitolo 23 (sistema giudiziario e diritti fondamentali) e il capitolo 24 (giustizia, libertà e sicurezza) dovrebbero essere affrontati al più presto nel corso dei negoziati; ribadisce la necessità di definire chiaramente il capitolo 35 dell'acquis dell'UE, per quanto concerne le relazioni con il Kosovo; sottolinea che il quadro negoziale fornisce un parametro per stabilire se i progressi in uno dei capitoli registrano un ritardo notevole rispetto al progresso nei negoziati globali, consentendo in questo modo alla Commissione di raccomandare l'apertura o la chiusura ritardata di altri capitoli dei negoziati;

6.

osserva che la relazione della Corte dei conti europea (ECA) pubblicata di recente ha rilevato che i finanziamenti a titolo dello Strumento di assistenza preadesione (IPA), assieme ad altre forme di assistenza, hanno aiutato la Serbia ad attuare riforme sociali ed economiche e a migliorare la gestione delle sue finanze pubbliche; constata, tuttavia, che la riforma del settore giudiziario registra un notevole ritardo; invita la Serbia ad allinearsi all'acquis dell'UE nel settore degli aiuti di Stato; accoglie con favore l'uso efficace e globale dell'assistenza finanziaria e non finanziaria dell'UE, come osservato dall'ECA, e incoraggia le autorità a basarsi sulle pratiche di buona governance e ad affrontare le carenze rimanenti nella concezione, nell'attuazione e nella sostenibilità dei progetti; invita la Commissione a continuare ad assistere la Serbia in maniera efficace e trasparente nel quadro dell'IPA;

7.

esprime preoccupazione per il fatto che la maggior parte delle leggi sono adottate secondo la procedura d'urgenza, che non sempre consente di consultare a sufficienza le parti interessate e la collettività;

8.

osserva che le inondazioni del mese di maggio 2014 in Serbia hanno gravemente colpito la popolazione e hanno avuto un impatto negativo sull'economia; estende il suo cordoglio alle famiglie delle vittime; accoglie con favore il fatto che l'UE e i singoli Stati membri abbiano fornito un impegno immediato e concreto di salvataggio e di soccorso su richiesta della Serbia e abbiano organizzato una conferenza dei donatori nel luglio 2014; sottolinea che la Commissione ha invitato la Serbia ad aderire al meccanismo di protezione civile dell'UE e accoglie con favore il fatto che il 16 ottobre 2014 la Serbia abbia espresso il suo interesse ad agire in tal senso;

9.

si compiace del primo accordo sui principi di normalizzazione delle relazioni raggiunto nell'ambito del dialogo di alto livello tra i primi ministri di Serbia e Kosovo il 19 aprile 2013; plaude all'impegno profuso dalla Serbia nel processo di normalizzazione con il Kosovo e incoraggia fortemente le autorità serbe a svolgere un ruolo costruttivo in tale processo, così come nello sviluppo delle relazioni di buon vicinato, che può essere nell'interesse di entrambi i paesi; osserva che il ritmo dei negoziati globali ha subito rallentamenti a causa, tra l'altro, delle elezioni anticipate svoltesi in Serbia e Kosovo; accoglie con favore la formazione di un nuovo governo in Kosovo, che costituisce un passo importante per la ripresa del dialogo ad alto livello del 9 febbraio 2015 che ha condotto all'accordo di Mitrovica sul sistema giudiziario e, a tale riguardo, plaude anche al ruolo costruttivo del governo serbo nell'incoraggiare i rappresentanti eletti della minoranza serba a partecipare e ad assumersi le proprie responsabilità all'interno del nuovo governo di coalizione a Pristina; invita la Serbia e il Kosovo a portare avanti la piena attuazione di tutti gli accordi già raggiunti, in buona fede e in modo tempestivo, e invita l'UE a effettuare una valutazione per verificare l'impegno con cui le parti assolvono ai propri obblighi; incoraggia le autorità serbe e kosovare a normalizzare ulteriormente le loro relazioni; chiede a entrambe le parti di sforzarsi costantemente per avvicinare le comunità di etnia albanese e serba; sottolinea che il quadro negoziale richiede progressi nel processo di normalizzazione delle relazioni con il Kosovo ai sensi del capitolo 35, da conseguire parallelamente al progresso nei negoziati globali; sottolinea che il capitolo 35 deve essere aperto nelle prime fasi dei negoziati; ritiene che la piena normalizzazione delle relazioni tra la Serbia e il Kosovo faciliterebbe l'adesione della Serbia all'UE;

10.

invita le autorità della Serbia e del Kosovo a intensificare la cooperazione al fine di combattere e smantellare le reti criminali responsabili del controllo e dello sfruttamento dei migranti irregolari come pure del traffico illecito di migranti dal Kosovo verso alcuni Stati membri dell'UE, passando per la Serbia;

11.

invita la Serbia a compiere maggiori sforzi per allineare la sua politica estera e di sicurezza a quella dell'UE, ivi inclusa la politica nei confronti della Russia; si rammarica che la Serbia non si sia allineata, quando è stata invitata a farlo, alle decisioni del Consiglio che hanno introdotto misure restrittive nei confronti della Russia, tenendo presente, tuttavia, i legami economici, sociali e culturali tradizionalmente forti che esistono tra i due paesi; ritiene che la Serbia possa svolgere un ruolo chiave nelle relazioni UE-Russia; accoglie con favore la partecipazione attiva della Serbia nelle operazioni internazionali di mantenimento della pace; osserva che la Serbia ha accolto con tutti gli onori alcune persone interessate dal divieto di visto dell'UE e organizza esercitazioni militari con l'esercito russo;

12.

accoglie con favore la presidenza in esercizio dell'OSCE da parte della Serbia nel 2015 e le sue priorità; rileva che la Serbia, in qualità di presidente in esercizio dell'OSCE, è disposta a sostenere tutti i mezzi atti ad incrementare gli sforzi per risolvere in modo pacifico i conflitti esistenti nell'area OSCE; incoraggia la Serbia ad usufruire di detta presidenza per contribuire a stabilizzare la situazione nell'Ucraina orientale, agendo da mediatore; riconosce inoltre la disponibilità della Serbia a promuovere ulteriormente la cooperazione regionale; invita la Serbia in qualità di attuale presidente in esercizio dell'OSCE a contribuire a ripristinare l'OSCE come piattaforma globale per affrontare le questioni relative alla sicurezza in Europa;

13.

incoraggia la Serbia a collaborare ulteriormente con il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia (ICTY), al fine di rafforzare i processi sui crimini di guerra che si celebrano a livello nazionale e di continuare a intensificare i suoi sforzi in materia di cooperazione regionale per porre fine all'impunità e per portare giustizia alle vittime di crimini di guerra e alle loro famiglie; sottolinea che è urgentemente necessario adottare una legislazione e una strategia globali per la protezione dei testimoni e riconoscere alle vittime e alle loro famiglie il diritto al risarcimento; ribadisce il suo sostegno all'iniziativa REKOM;

14.

esorta la Serbia ad esaminare, in uno spirito di riconciliazione e di relazioni di buon vicinato, la propria legge sull'organizzazione e le competenze delle autorità di Stato nell'ambito dei procedimenti per crimini di guerra, in cooperazione con i paesi suoi vicini e con la Commissione;

15.

invita la Serbia a intensificare la cooperazione con i paesi vicini e a rafforzare i suoi sforzi nella ricerca delle persone scomparse, nonché a condividere pienamente tutti i dati pertinenti; esorta le autorità serbe, a tale proposito, ad aprire gli archivi dell'esercito popolare jugoslavo al fine di stabilire la verità sui tragici eventi passati e ottenere informazioni; esorta inoltre le autorità ad aprire gli archivi riguardanti le ex repubbliche jugoslave, agevolando l'accesso trasparente a questi ultimi e ai documenti degli ex servizi segreti (UDBA), anche attraverso la loro fornitura ai rispettivi governi;

16.

accoglie con favore la firma, sotto l'egida della Commissione internazionale per le persone scomparse (ICMP), della dichiarazione sul ruolo dello Stato nell'affrontare la questione delle persone scomparse in conseguenza del conflitto armato e delle violazioni dei diritti umani; sottolinea che è necessario intensificare gli sforzi volti a trovare e identificare le persone scomparse e a localizzare le fosse comuni delle guerre in Croazia, Bosnia-Erzegovina e Kosovo, e che occorre garantire il diritto dei familiari delle vittime a conoscere la sorte dei loro familiari scomparsi;

17.

si compiace dell'approccio costruttivo adottato del governo serbo nelle relazioni con i paesi vicini, dato che ciò ha consentito di ottenere progressi sostanziali sia nella cooperazione regionale che nell'instaurazione di relazioni più strette con l'UE; incoraggia la Serbia a collaborare ancora di più con i paesi vicini e ad avviare ulteriori misure finalizzate alla cooperazione transfrontaliera, onde migliorare, tra l'altro, lo sviluppo economico delle regioni di confine e delle aree popolate da minoranze; sottolinea l'importanza della promozione di politiche di scambio e contatto tra i giovani nel quadro della riconciliazione; plaude in generale al rispetto da parte della Serbia dei suoi obblighi internazionali e al fatto che la Serbia abbia ulteriormente sviluppato relazioni bilaterali con il suo vicinato; ribadisce l'importanza cruciale della riconciliazione; incoraggia la Serbia ad attuare pienamente gli accordi bilaterali con i paesi vicini e ad affrontare le sue questioni bilaterali pendenti con un approccio pragmatico; plaude all'incontro tra i primi ministri di Serbia e Albania svoltosi il 10 novembre 2014 a Belgrado; incoraggia la Serbia a sostenere attivamente, apportando un contributo costruttivo in tal senso, i progressi della Bosnia-Erzegovina nei confronti dell'integrazione europea; si compiace altresì del fatto che la Serbia abbia continuato a partecipare attivamente alle iniziative regionali, ad esempio al processo di cooperazione dell'Europa sud-orientale (SEECP);

18.

sottolinea il ruolo fondamentale del parlamento serbo e della società civile nel processo dei negoziati di adesione; accoglie con favore il fatto che il 4 giugno 2014 il parlamento abbia adottato la decisione che disciplina la procedura di esame delle proposte di posizione negoziale durante i negoziati di adesione; accoglie favorevolmente il fatto che il 26 agosto 2014 siano stati adottati gli orientamenti riguardanti l'inclusione delle organizzazioni della società civile nel processo di adozione della regolamentazione e chiede una maggiore partecipazione della società civile al processo di integrazione; invita il governo ad astenersi dalla retorica anti-UE e a condurre dialoghi e consultazioni pubbliche regolari con tutte le parti interessate pertinenti, onde garantire la piena trasparenza dei negoziati e fornire tutte le informazioni per un dibattito costruttivo sul funzionamento dell'UE e sulla sua composizione agevolando la loro ampia partecipazione a tale processo;

19.

elogia il lavoro degli organismi di regolamentazione indipendenti e il loro contributo al miglioramento del quadro giuridico e dell'assunzione di responsabilità delle istituzioni statali; sottolinea che le istituzioni statali devono agire in modo trasparente e rendere conto delle loro azioni; sostiene l'operato delle autorità statali indipendenti quali il difensore civico, il commissario responsabile per le informazioni di importanza pubblica e altre; invita le autorità statali a tutelare l'indipendenza di detti uffici e a cooperare pienamente con loro nell'esercizio dei loro poteri; ritiene che le autorità debbano fornire loro tutte le risorse finanziarie e amministrative necessarie per il loro lavoro; sottolinea che le loro raccomandazioni devono ricevere un seguito adeguato e che deve essere pienamente rispettata la loro indipendenza;

20.

condanna l'immotivata denuncia pubblica del mediatore da parte dei ministri del governo; sottolinea che il ruolo del mediatore è al centro del sistema di pesi e contrappesi su cui il governo si fonda ed esorta le autorità ad assicurare che l'indipendenza e l'integrità del mediatore siano rispettate; esorta le autorità a fornire al mediatore pieno sostegno, sul piano politico e amministrativo, per lo svolgimento del suo lavoro e a salvaguardare il suo diritto di chiedere l'accesso a documenti ufficiali in conformità con la legislazione in materia di pubblica informazione;

21.

sottolinea che la Serbia ha ratificato le principali convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) nonché la Carta sociale europea riveduta; richiama l'attenzione sul fatto che i diritti lavorativi e sindacali permangono limitati, nonostante le garanzie costituzionali, e invita la Serbia a rafforzarli maggiormente; osserva che sono necessarie procedure supplementari che disciplinino i sindacati e il diritto di sciopero onde assicurare chiarezza; rileva che sono in vigore pochi contratti collettivi settoriali, mentre alcuni sono scaduti e necessitano di rinnovo; esprime preoccupazione per la persistente debolezza del dialogo sociale e per il carattere irregolare della consultazione delle parti sociali; chiede che vengano adottate ulteriori misure per rafforzare il dialogo sociale e il ruolo consultivo di questi attori nell'elaborazione della legislazione;

22.

ribadisce l'importanza di promuovere, tutelare e attuare i diritti umani e le libertà fondamentali a tutti i livelli della società serba, senza alcuna discriminazione e in conformità delle norme europee e internazionali; rileva che il 2 ottobre 2014 è stato adottato un piano d'azione per l'attuazione della strategia di lotta contro la discriminazione, in cui si chiede rispetto per le donne, le persone con disabilità, le persone LGBT e per tutte le minoranze, nazionali, etniche o sessuali, e la tutela dei loro diritti; incoraggia le autorità serbe a compiere ulteriori sforzi per garantire pari rappresentanza delle donne nella vita politica e pubblica; nota che la capacità amministrativa in materia di parità di genere rimane debole e sollecita le autorità serbe a intensificare gli sforzi a tal fine; plaude alla decisione del governo della Serbia di autorizzare l'organizzazione della Pride Parade, che ha avuto luogo a Belgrado il 28 settembre 2014 senza incidenti di rilievo, ed elogia il governo per il sostegno accordato alla manifestazione nonché le forze di polizia per averla facilitata;

23.

plaude all'istituzione del Consiglio nazionale per i diritti dei minori e incoraggia tale organismo ad avvalersi appieno del suo mandato per assicurarsi che le priorità relative ai diritti dei minori siano totalmente rispecchiate nei piani d'azione che il governo della Serbia sta elaborando nell'ambito del processo di adesione;

24.

rileva che sono state adottate misure in attuazione della strategia e del piano d'azione sulla riforma giudiziaria per il periodo 2013-2018; accoglie con favore l'adozione di norme ai fini della valutazione dell'operato dei giudici e dei pubblici ministeri; mette in rilievo l'importanza cruciale di un sistema giudiziario indipendente e sottolinea la necessità di portare a completamento la riforma del sistema giudiziario in modo da garantire la piena indipendenza e imparzialità dei giudici e dei pubblici ministeri; invita le autorità a non ritardare l'adozione del progetto di legge sull'assistenza legale, garantendo nel contempo che i cittadini più vulnerabili non siano esclusi dall'accesso ai servizi di assistenza legale gratuita; sottolinea l'importanza di risolvere la questione dei casi di abuso d'ufficio ed esprime preoccupazione circa la loro massiccia riclassificazione; sottolinea che sono necessarie riforme costituzionali per garantire l'indipendenza del sistema giudiziario;

25.

plaude al forte slancio politico volto a combattere la corruzione e al proseguimento dell'attuazione delle raccomandazioni del gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO); si compiace dell'adozione da parte del parlamento serbo, il 25 novembre 2014, della legge sulla protezione di quanti segnalano illeciti; si compiace del fatto che siano in corso diverse indagini in casi di alto livello e siano stati compiuti sforzi per migliorare il coordinamento; sottolinea che sono necessari sforzi significativi per migliorare e applicare pienamente il quadro giuridico anticorruzione e per sostenere le riforme con risorse adeguate; sottolinea che le indiscrezioni fatte trapelare ai media sulle indagini in corso, in violazione della presunzione di innocenza, sono motivo di grave preoccupazione e dovrebbero essere oggetto di indagine ed essere trattate ed eliminate conformemente alla legge; condanna altresì le pressioni esercitate dai media o dai partiti politici sugli organi anticorruzione indipendenti e ritiene a tale riguardo opportuno rafforzare i poteri e le risorse dell'agenzia anticorruzione; osserva che tali pratiche possono rallentare in modo significativo il progresso dei negoziati di adesione; chiede ulteriori misure per tutelare l'indipendenza e l'integrità del sistema giudiziario e l'accesso alla giustizia;

26.

osserva che nella regione dilagano la corruzione e la criminalità organizzata, che rappresentano altresì un ostacolo allo sviluppo democratico, sociale ed economico della Serbia; ritiene che una strategia regionale e una cooperazione rafforzata tra tutti i paesi della regione siano essenziali per affrontare tali questioni con maggiore efficacia;

27.

rileva con preoccupazione la mancanza di trasparenza nel finanziamento dei partiti politici e delle campagne elettorali e quindi gli elevati rischi di corruzione; sottolinea che il finanziamento dei partiti politici deve essere trasparente e in linea con le più rigorose norme internazionali;

28.

accoglie con favore l'adozione della legge sulla pubblica informazione e i media, della legge sui media elettronici e della legge sul servizio pubblico di radiodiffusione e chiede una loro immediata attuazione; sottolinea che, in sede di attuazione del nuovo pacchetto sui media, è opportuno garantire anche la sostenibilità della radiodiffusione pubblica nelle lingue minoritarie, nonché la sostenibilità e la stabilità finanziaria dei servizi pubblici e dei media regionali e locali; manifesta preoccupazione per il deterioramento delle condizioni del pieno esercizio della libertà di espressione in Serbia e sottolinea la necessità di una completa trasparenza in tema di proprietà dei mezzi di comunicazione; manifesta preoccupazione per le pressioni e le minacce nei confronti dei giornalisti, che portano altresì a un aumento dell'autocensura, ed esorta le autorità serbe a intraprendere azioni per assicurare i responsabili alla giustizia; osserva con preoccupazione che le pressioni politiche compromettono l'indipendenza dei media; ribadisce l'importanza della libertà dei media come uno dei valori fondamentali dell'Unione europea; invita le autorità serbe a garantire un ambiente favorevole ai mezzi di comunicazione promuovendo la libertà di espressione e dei media;

29.

invita il governo serbo ad attuare la legge sulla riabilitazione in modo completo e non discriminatorio; suggerisce altresì di modificare ulteriormente la legge in materia di restituzione per rimuovere tutti gli ostacoli procedurali e giuridici alla restituzione in natura;

30.

plaude alle elezioni dei consigli delle minoranze nazionali del 26 ottobre 2014; sottolinea l'importanza dei consigli delle minoranze nazionali nel loro ruolo di applicazione dei diritti delle minoranze nazionali e invita la Serbia a garantire che il livello dei diritti e delle competenze acquisiti sia preservato in fase di allineamento giuridico alla decisione della Corte costituzionale della Serbia e che il loro finanziamento sia adeguato e accertabile; invita la Serbia a garantire un'attuazione coerente in tutto il paese della legislazione in materia di tutela delle minoranze, in particolare per quanto concerne l'istruzione, l'utilizzo delle lingue e l'accesso ai media e ai servizi religiosi nelle lingue minoritarie, nonché l'adeguata rappresentanza delle minoranze nazionali nella pubblica amministrazione, negli organismi locali e regionali e nel parlamento nazionale; incoraggia l'impegno della Serbia nell'elaborazione di un piano d'azione specifico sulla posizione delle minoranze nazionali nel quadro del piano d'azione per il capitolo 23; incoraggia le autorità serbe ad adottare ulteriori misure volte a migliorare la situazione dei rom, in particolare in materia di istruzione, alloggi e occupazione; esorta il governo ad aumentare la consapevolezza della popolazione rom riguardo ai diritti civili nonché a offrire ai rom pari protezione in termini di sicurezza; sottolinea l'importanza di incoraggiare i rom a partecipare alla vita pubblica; invita le autorità serbe a migliorare la pianificazione, il coordinamento e il monitoraggio dell'attuazione delle politiche e delle azioni di inclusione dei rom a livello nazionale e locale;

31.

sottolinea l'importanza della restituzione delle proprietà confiscate alle chiese e comunità religiose minoritarie sotto il regime comunista; sottolinea il ruolo dello Stato nel creare una politica imparziale nei confronti delle chiese storiche nel paese, ivi comprese quelle appartenenti alle minoranze; sottolinea che la libertà religiosa non può essere garantita in assenza di tale restituzione;

32.

osserva che la diversità culturale della Vojvodina contribuisce altresì all'identità della Serbia e che la tutela e il sostegno delle sue minoranze e il mantenimento e la promozione della diversità delle nazionalità, che ha funzionato bene per secoli, rivestono pertanto particolare importanza; chiede la preservazione del multilinguismo e della diversità culturale; sottolinea, inoltre, che l'autonomia della Vojvodina non dovrebbe essere indebolita e ricorda al governo di presentare senza ulteriori ritardi la legge sulle competenze e sul finanziamento della provincia autonoma della Vojvodina;

33.

invita il governo serbo a predisporre il necessario contesto giuridico che consenta la partecipazione della Serbia ai raggruppamenti europei di cooperazione territoriale (RECT), alla luce dell'importanza di questi ultimi ai fini dell'ulteriore sviluppo della cooperazione transfrontaliera tra gli Stati membri dell'UE e i loro vicini;

34.

accoglie con favore la nuova strategia di riforma della pubblica amministrazione, la creazione di uno specifico ministero della pubblica amministrazione e delle autonomie locali, nonché la maggiore attenzione nei confronti della pianificazione politica e del coordinamento a seguito dell'istituzione del segretariato per le politiche pubbliche, quali passi positivi verso una pubblica amministrazione più efficiente; esprime preoccupazione per la mancanza di trasparenza nell'assunzione dei dipendenti della pubblica amministrazione e di capacità amministrativa e gestionale a livello locale; esorta le autorità a garantire un processo di nomina e promozione dei dipendenti e dei funzionari pubblici trasparente e meritocratico;

35.

incoraggia le autorità serbe a intraprendere riforme economiche strutturali tali da sostenere la crescita, migliorare il contesto dell'imprenditoria e degli investimenti in tutta la Serbia, assicurare uno sviluppo sociale ed economico equilibrato in tutte le regioni, combattere gli elevati livelli di disoccupazione e povertà, realizzare il risanamento delle finanze pubbliche e combattere la corruzione, che continua a essere la principale minaccia all'ambiente imprenditoriale; osserva con preoccupazione l'elevato tasso di disoccupazione giovanile ed esorta il governo ad affrontare la questione offrendo adeguate opportunità ai giovani e un'istruzione orientata alle esigenze del mercato del lavoro; sottolinea la necessità di garantire un sistema di istruzione accessibile che comporti opportunità di lavoro e formazione per i giovani e la possibilità di aderire a programmi di studio europei quali Erasmus; accoglie con favore l'adozione della legge sul lavoro, della legge sulla bancarotta, della legge sulle privatizzazioni e della legge sulla pianificazione e l'edilizia, che rappresentano il quadro legislativo per le riforme strutturali e per il miglioramento del clima imprenditoriale;

36.

invita a migliorare il contesto imprenditoriale attuando le riforme strutturali previste in questo settore, rafforzando il sistema giuridico e garantendo l'applicazione uniforme della legge; ribadisce la pressante esigenza di abolire gli ostacoli amministrativi frapposti all'imprenditorialità, in particolare riguardo alle piccole e medie imprese, e segnala l'importanza della necessaria ristrutturazione delle aziende pubbliche nel rispetto dei diritti dei lavoratori, sottolineando il ruolo di rilievo dell'occupazione nel settore pubblico per i cittadini serbi e per il loro benessere e dei servizi pubblici essenziali su cui essi fanno affidamento;

37.

prende atto del lavoro intrapreso per emendare il codice penale; rileva tuttavia che persiste incertezza giuridica nel settore privato a seguito delle modifiche adottate; ribadisce la propria preoccupazione nei confronti delle disposizioni del nuovo articolo 234 sull'abuso di posizione di responsabilità, che lascia ancora spazio a un'interpretazione arbitraria; osserva che la maggior parte dei precedenti casi di abuso d'ufficio sembra essere stata oggetto di massiccia riclassificazione in «abuso di posizione di responsabilità», senza adeguata valutazione, e chiede pertanto un esame indipendente e accurato dei casi riclassificati, in modo da poter interrompere immediatamente i procedimenti giudiziari iniqui di lunga data;

38.

si congratula con la Serbia per l'organizzazione del vertice Cina-Europa centrale e orientale a Belgrado; accoglie con favore i piani volti a rafforzare la cooperazione e auspica che ciò sia conforme alle norme europee; prende atto degli accordi iniziali relativi a progetti concernenti l'energia e le infrastrutture conclusi durante il vertice e ricorda alla Serbia e agli altri paesi della regione la necessità che i progetti tengano conto degli obiettivi a lungo termine delle politiche dell'UE;

39.

rileva che i preparativi nel settore dell'energia hanno registrato moderati progressi; sottolinea che la Serbia deve intensificare gli sforzi per allinearsi all'acquis nel settore dell'energia, in particolare per conseguire gli obiettivi in materia di efficienza energetica ed energie rinnovabili e vietare gli aiuti di Stato al settore della lignite, e deve attuare il frazionamento nel settore del gas e la ristrutturazione della società pubblica del gas in via prioritaria; invita la Commissione a sostenere il governo serbo negli sforzi volti a ridurre la dipendenza del paese dalle importazioni energetiche incrementando la diversità delle fonti energetiche; incoraggia la Serbia ad avviare una revisione della strategia energetica che ha proposto; invita il governo a intensificare gli sforzi nel settore delle energie rinnovabili, in particolare per quanto riguarda la direttiva sulle energie rinnovabili, trattandosi di un passo necessario verso il raggiungimento della sicurezza energetica e la realizzazione degli obiettivi della strategia Europa 2020 per le energie rinnovabili;

40.

deplora i progressi estremamente ridotti nei settori dell'ambiente e del cambiamento climatico e chiede alle autorità serbe di adottare rapidamente una politica e una strategia climatiche nazionali di ampio respiro in linea con gli obiettivi dell'UE;

41.

esprime preoccupazione per il fatto che le istituzioni accademiche, insieme alle autorità statali e ai funzionari pubblici, non abbiano affrontato la questione delle accuse di plagio nelle università;

42.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché al governo e al parlamento della Serbia.


(1)  GU L 80 del 19.3.2008, pag. 46.

(2)  Testi approvati, P7_TA(2014)0039.

(3)  Testi approvati, P8_TA(2014)0065.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/68


P8_TA(2015)0066

Processo di integrazione europea del Kosovo

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sul processo di integrazione europea del Kosovo (2014/2950(RSP))

(2016/C 316/08)

Il Parlamento europeo,

viste le conclusioni della presidenza del Consiglio europeo di Salonicco, del 19 e 20 giugno 2003, concernenti la prospettiva di adesione dei paesi dei Balcani occidentali all'Unione europea,

visti il primo accordo sui principi che disciplinano la normalizzazione delle relazioni, firmato il 19 aprile 2013 dai primi ministri Hashim Thaci e Ivica Dacic, e il piano d'azione per la sua attuazione del 22 maggio 2013,

viste le conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno 2013 relative all'adozione della decisione che autorizza l'avvio di negoziati su un accordo di stabilizzazione e di associazione tra l'Unione europea e il Kosovo,

vista la decisione del Consiglio, del 22 ottobre 2012, che autorizza la Commissione ad avviare negoziati su un accordo quadro con il Kosovo relativo alla partecipazione ai programmi dell'Unione,

viste le relazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite sulle attività condotte attualmente dalla missione delle Nazioni Unite per l'amministrazione temporanea del Kosovo e sui relativi sviluppi, compresa la più recente di tali relazioni risalente al 31 ottobre 2014,

vista la decisione 2014/349/PESC del Consiglio, del 12 giugno 2014, che modifica l'azione comune 2008/124/PESC relativa alla missione dell'Unione europea sullo Stato di diritto in Kosovo, EULEX Kosovo,

viste le conclusioni delle riunioni del Consiglio «Affari generali» del 7 dicembre 2009, del 14 dicembre 2010 e del 5 dicembre 2011, nelle quali si sottolinea e ribadisce rispettivamente che anche il Kosovo, fatta salva la posizione degli Stati membri relativa al suo status, dovrebbe beneficiare della prospettiva di una possibile liberalizzazione del regime dei visti quando saranno soddisfatte tutte le condizioni,

visti l'avvio di un dialogo sul regime dei visti nel gennaio 2012, la tabella di marcia per la liberalizzazione del regime dei visti del giugno 2012 e la seconda relazione della Commissione, del 24 luglio 2014, sui progressi del Kosovo nella realizzazione delle condizioni previste dalla tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti (COM(2014)0488),

vista la terza riunione del dialogo strutturato sullo Stato di diritto del 16 gennaio 2014,

visti la risoluzione 1244 (1999) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia del 22 luglio 2010 sulla questione della conformità della dichiarazione unilaterale d'indipendenza del Kosovo al diritto internazionale e la risoluzione 64/298 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 9 settembre 2010 che prende atto del contenuto del parere della Corte internazionale di giustizia e plaude alla disponibilità dell'UE a favorire il dialogo tra Belgrado e Pristina,

vista la decisione adottata l'11 giugno 2014 dal Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa di concedere al Kosovo lo statuto di membro della Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa; vista la nomina di due esperti del Kosovo alla Commissione di Venezia nel settembre 2014,

viste le dichiarazioni congiunte delle riunioni interparlamentari PE-Kosovo del 28 e 29 maggio 2008, del 6 e 7 aprile 2009, del 22 e 23 giugno 2010, del 20 maggio 2011, del 14 e 15 marzo 2012 e del 30 e 31 ottobre 2013,

vista la comunicazione della Commissione del 16 ottobre 2013 dal titolo «Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2013-2014» (COM(2013)0700),

viste le conclusioni del Consiglio «Affari generali» del 16 dicembre 2014 sull'allargamento e sul processo di stabilizzazione e associazione,

viste le sue precedenti risoluzioni,

visto il lavoro svolto da Ulrike Lunacek come relatore permanente sul Kosovo della commissione per gli affari esteri,

visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.

considerando che 110 dei 193 Stati membri delle Nazioni Unite, tra cui 23 dei 28 Stati membri dell'UE, riconoscono l'indipendenza del Kosovo;

B.

considerando che i negoziati per l'accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA) UE-Kosovo sono giunti a compimento nel maggio 2014 e che l'ASA è stato siglato nel luglio 2014;

C.

considerando che ogni paese candidato (potenziale) sarà giudicato in base ai propri meriti e che la rapidità e la qualità delle necessarie riforme definiscono il calendario per l'adesione;

D.

considerando che la missione di osservazione elettorale dell'UE ha giudicato trasparenti e ben organizzate le elezioni legislative anticipate del 25 maggio e dell'8 giugno 2014, consolidando i progressi compiuti dalle elezioni amministrative del 2013; che la riunione costitutiva dell'Assemblea del Kosovo è stata conclusa solo l'8 dicembre 2014 e il governo è stato votato il 9 dicembre 2014;

E.

considerando che i progressi realizzati nella politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) richiedono, tra l'altro, la volontà di valutare i risultati già conseguiti e di trarre gli adeguati insegnamenti dai problemi individuati, anche nella gestione delle missioni sul campo; che EULEX è la più grande missione in corso e che è operativa da oltre sei anni;

1.

accoglie con favore la fine dello stallo politico di sei mesi che ha seguito le elezioni, con la costituzione dell'Assemblea e la nomina del nuovo governo; esprime preoccupazione per la nomina di persone oggetto di controversia, i cui precedenti potrebbero essere messi in discussione; deplora il numero inutilmente elevato di ministri e vice ministri nel nuovo governo, con le relative implicazioni di bilancio, nonché l'esiguo numero di donne tra i ministri; prende atto che un aumento della presenza femminile fra i ministri potrebbe essere utilizzato quale incentivo al progresso per la società nel suo insieme; sottolinea quanto sia impellente che il nuovo governo attui le riforme necessarie con impegno e determinazione; sottolinea che i risultati della leadership del Kosovo possono essere misurati al meglio in base agli esiti concreti per i cittadini del Kosovo e i partner europei e internazionali; incoraggia i rappresentanti eletti della minoranza serba in Kosovo a partecipare e ad assumersi le proprie responsabilità all'interno della nuova coalizione di governo a Pristina;

2.

esorta il nuovo governo a proseguire sul cammino europeo e sottolinea che si è impegnato a perseguire con determinazione, anche attraverso un quadro legislativo, una serie di questioni prioritarie, tra cui il rafforzamento e l'affermazione dello Stato di diritto, la definizione di un modello giudiziario basato sui principi di indipendenza, professionalità ed efficacia, nonché una lotta sistematica ed efficace contro la corruzione e la criminalità organizzata a tutti i livelli; invita le autorità a combattere in modo sistematico ed efficace contro la disoccupazione, a promuovere riforme economiche strutturali e lo sviluppo sostenibile attraverso l'istituzione di un quadro regolamentare e di incentivi per le piccole e medie imprese nonché ad attuare la tanto necessaria riforma del sistema di protezione sociale, per far fronte agli elevati tassi di povertà persistente, compresi gli inaccettabili livelli di povertà infantile; evidenzia che l'attuazione delle riforme è fondamentale; sottolinea che l'istituzione e il funzionamento del Tribunale speciale e la collaborazione con tale Tribunale dovrebbero costituire una priorità, e che questo aiuterà il Kosovo a risolvere e a superare i problemi del passato; sottolinea che i piani legislativi e politici devono riflettere realisticamente le risorse necessarie e raccomanda una maggiore trasparenza nella loro attuazione;

3.

sottolinea la necessità di rafforzare il ruolo di supervisione dell'Assemblea, e in particolare della commissione per l'integrazione europea, nel processo di integrazione del Kosovo; sollecita l'Assemblea ad adottare celermente un nuovo regolamento che sia in linea con le migliori prassi europee e che rifletta la dimensione della parità di genere;

4.

sottolinea la necessità di rafforzare le azioni intese a combattere i gruppi criminali che favoriscono l'immigrazione clandestina; evidenzia inoltre che gli sviluppi socioeconomici e la creazione di nuovi posti di lavoro sono necessari per porre fine alla dinamica dell'immigrazione clandestina e ridare ai cittadini la speranza e la fiducia nella possibilità di costruire il proprio futuro nel proprio paese; insiste sulla necessità di affrontare le cause profonde della migrazione clandestina utilizzando tutti gli strumenti politici e di assistenza dell'UE;

5.

si compiace del progressivo rafforzamento e del maggiore coordinamento tra le organizzazioni della società civile, in particolare quelle che si occupano di donne e persone LGBTI, pur sottolineando la necessità di trovare una soluzione alle minacce e agli attacchi rivolti agli attivisti che cercano di rafforzare i diritti delle persone LGBTI; chiede alle autorità del Kosovo di rafforzare i loro meccanismi di consultazione della società civile, che finora sono stati attuati su base ad hoc, in particolare dotando il consiglio consultivo paritetico di tutte le risorse necessarie; ritiene che, al fine di garantire un governo aperto e trasparente, le organizzazioni rappresentative della società civile debbano essere coinvolte nelle consultazioni legislative; chiede inoltre alla comunità dei donatori, in particolare all'Unione europea, di continuare a coinvolgere e consultare la società civile nella sua programmazione;

6.

prende atto dei progressi conseguiti nell'ambito della legislazione che disciplina il sistema giudiziario e la sua organizzazione, in particolare l'adattamento delle strutture per il nuovo mandato di EULEX e i gruppi di esperti misti; rileva, tuttavia, che permangono forti preoccupazioni per quanto riguarda l'indipendenza, la responsabilità, l'imparzialità e l'efficienza di giudici e pubblici ministeri, nonché il funzionamento del Consiglio giudiziario del Kosovo, il sistema carcerario e i risultati complessivi nell'ambito dello Stato di diritto; sottolinea inoltre la necessità di adoperarsi ulteriormente per preparare il trasferimento completo delle responsabilità da EULEX al Kosovo; invita le autorità politiche a manifestare apertamente il loro pieno sostegno all'indipendenza di giudici e pubblici ministeri, che continuano a essere presi come bersaglio nei tentativi di influenzare le indagini e i procedimenti giudiziari in corso;

7.

esprime preoccupazione per la mancanza di progressi significativi nella lotta alla corruzione nelle alte sfere e alla criminalità organizzata, un ostacolo significativo allo sviluppo democratico, sociale ed economico del Kosovo; sottolinea la necessità che il governo dia un segnale chiaro e inequivocabile che il Kosovo conduce una lotta sistematica contro la corruzione a tutti i livelli e la criminalità organizzata; invita ad adottare ulteriori misure dirette a rompere eventuali legami tra criminalità organizzata e i membri della pubblica amministrazione; esprime inoltre preoccupazione per la diffusione del possesso illegale di armi da fuoco e invita il governo del Kosovo ad attuare efficacemente i programmi esistenti per la raccolta di tali armi, in particolare la strategia e il piano d'azione nazionali in materia di controllo e raccolta delle armi leggere e di piccolo calibro (SALW) per il periodo 2013-2016; chiede al Kosovo di cooperare con il gruppo UE di esperti sul traffico di armi e con i paesi confinanti per prevenire questo fenomeno e invita l'UE a fornire tutto l'aiuto tecnico necessario a tale fine;

8.

si compiace della partecipazione del Kosovo alla coalizione per combattere il terrorismo, degli emendamenti alla legge penale del Kosovo per contrastare il fenomeno dei combattenti stranieri (foreign fighters) nonché delle misure adottate dalle autorità per assicurare alla giustizia coloro che sono implicati nel reclutamento dei giovani che si uniscono ai gruppi estremisti; prende atto con preoccupazione delle informazioni su una crescente radicalizzazione tra i giovani kosovari, alcuni dei quali si uniscono ai combattenti terroristi in Siria e Iraq; chiede all'UE di contribuire ad affrontare i problemi sociali che sono in parte la ragione per cui i gruppi radicali riescono a reclutare i giovani kosovari;

9.

rileva che una delle priorità del nuovo governo è la creazione delle Forze armate del Kosovo, che opereranno nel rispetto della Costituzione e sotto il pieno controllo civile; comprende il principio della difesa territoriale quale aspetto della sovranità nazionale, ma chiede che tali forze armate siano compatibili con l'UE e ritiene che maggiori sforzi dovrebbero essere volti a fornire ulteriori risorse alla polizia del Kosovo, al fine di migliorare prontamente l'efficacia delle sue prestazioni;

10.

prende atto della mancanza di progressi nell'attuazione del quadro strategico per la riforma della pubblica amministrazione e del piano d'azione; invita il Kosovo a completare il quadro legislativo per il servizio civile, garantendo la depoliticizzazione del servizio e includendo la valutazione delle prestazioni;

11.

invita le autorità ad adottare rapidamente una legislazione completa contro la discriminazione e a concentrarsi anche su misure di prevenzione e sensibilizzazione; si compiace del fatto che, il 17 maggio 2014, si sia tenuta la prima Pride parade ed esprime apprezzamento per l'istituzione del Gruppo consultivo e di coordinamento per i diritti della comunità LGBT;

12.

si compiace dei progressi realizzati in materia di diritti delle donne e uguaglianza di genere, come ad esempio la normativa modificata al fine di riconoscere le vittime di violenza legata ai conflitti, come lo stupro di guerra; sottolinea che rimangono ancora sfide da affrontare, in particolare nel settore della violenza domestica e di genere, dei diritti di proprietà e della rappresentanza delle donne in posizioni di leadership;

13.

invita ad adottare misure per affrontare in modo incisivo le sfide e i problemi riguardanti la violenza domestica e la violenza di genere; sottolinea la necessità di una raccolta esaustiva di dati concernenti le dimensioni del fenomeno della violenza domestica e di genere;

14.

invita il Kosovo ad adottare un quadro legislativo e istituzionale efficace e completo sui media e soprattutto a garantire un'attuazione più efficace delle leggi già in vigore per garantire la libertà di espressione; continua a dichiararsi preoccupato per le minacce e gli attacchi contro i giornalisti e la mancanza di trasparenza nei media; ribadisce l'importanza della libertà e dell'indipendenza dei media, quali valori fondamentali dell'Unione europea e pilastro di ogni democrazia, che contribuiscono a rafforzare lo Stato di diritto; invita le autorità a colmare celermente le sistematiche lacune nella legislazione che garantisce la libertà dei media, con particolare riferimento alla trasparenza della proprietà dei media e alla diffamazione, nonché a garantire l'indipendenza e la sostenibilità delle emittenti pubbliche e ad evitare qualsiasi interferenza politica, dopo un approfondito ed esauriente processo di consultazione pubblica; esorta le autorità del Kosovo a intraprendere ulteriori azioni per prevenire e combattere l'incitamento all'odio, le minacce e gli appelli alla violenza;

15.

ribadisce che l'attuazione della normativa in materia di tutela delle minoranze etniche e dei diritti culturali in Kosovo continua a rappresentare una sfida, nonostante alcuni passi avanti; sottolinea che bisogna ancora compiere seri sforzi per quanto concerne la piena attuazione della legislazione che include disposizioni concernenti i diritti delle minoranze etniche, al fine di evitare le discriminazioni dirette e indirette; osserva che le comunità rom, egiziana e ashkali, in particolare, continuano a essere confrontate a sfide negli ambiti socioeconomico, dell'istruzione e dell'assistenza sanitaria; attende con interesse il nuovo quadro messo a punto dal nuovo governo per migliorare la situazione dei rom, degli egiziani e degli ashkali, che mira in particolare a garantire la parità di condizioni in materia di sicurezza e di tutela della salute; sottolinea l'importanza di agevolare il ritorno dei rom, degli egiziani e degli ashkali; raccomanda che i diritti dei gorani delle regioni di Župa e Gora siano sanciti dalla legge e garantiti nella pratica;

16.

invita le autorità a livello nazionale e locale ad attuare pienamente la normativa modificata, contribuendo in tal modo all'ulteriore sviluppo di una società realmente multietnica, segnatamente per quanto riguarda i temi dell'istruzione e dell'occupazione; raccomanda l'adozione di misure pratiche che garantiscano la crescente partecipazione dei rappresentanti delle minoranze etniche in seno agli organi amministrativi nazionali e locali;

17.

ricorda alle autorità del Kosovo che incombe loro la responsabilità di rispettare, tutelare e proteggere i monumenti culturali e religiosi serbi, come pure tutti gli altri monumenti culturali e religiosi, che formano parte integrante del patrimonio culturale e storico comune europeo; accoglie con favore le misure adottate in tal senso;

18.

sollecita il Kosovo ad avvalersi della consulenza e dell'assistenza della Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa, di cui è diventato membro a giugno, in sede di elaborazione di nuove norme;

19.

accoglie con favore la sottoscrizione dell'ASA nel mese di luglio 2014, che prevede un dialogo politico rafforzato, una maggiore integrazione commerciale e nuove forme di cooperazione; invita il Consiglio ad adottare quanto prima, e comunque entro la metà del 2015, la decisione relativa alla firma e alla conclusione dell'ASA, che fornirà un forte incentivo a favore dell'attuazione e dell'istituzionalizzazione delle riforme e offrirà al Kosovo nuove opportunità per rafforzare le relazioni con i paesi limitrofi e contribuire alla stabilizzazione della regione; sollecita inoltre il Consiglio ad adottare la decisione relativa alla firma e alla conclusione dell'accordo quadro sulla partecipazione del Kosovo ai programmi UE, che rafforzerà la cooperazione tra il Kosovo e l'Unione in diversi ambiti, e osserva che tali programmi dovrebbero essere incentrati su settori specifici corrispondenti agli impegni assunti dal Kosovo nel suo percorso europeo e che dovrebbero essere attuati in modo trasparente e senza indugio;

20.

incoraggia i cinque Stati membri che non l'hanno ancora fatto a procedere al riconoscimento del Kosovo; sottolinea che ciò contribuirebbe a facilitare ulteriormente la normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Pristina; invita tutti gli Stati membri dell'UE ad adoperarsi al massimo per agevolare i contatti economici e interpersonali, nonché le relazioni sociali e politiche tra i loro cittadini e i cittadini del Kosovo;

21.

elogia il lavoro della task force speciale investigativa (SITF), che nelle conclusioni delle sue indagini, pubblicate a luglio 2014, ha individuato prove schiaccianti contro alcuni ex alti funzionari dell'esercito di liberazione del Kosovo, ma non contro tale esercito nel suo complesso; si compiace del fatto che la richiesta di istituire un Tribunale speciale, operante nell'ambito del sistema giudiziario del Kosovo ma avente una sezione nei Paesi Bassi, sia stata presentata al governo neerlandese e da esso accolta; invita l'Assemblea del Kosovo ad adottare quanto prima il necessario pacchetto legislativo; sollecita le autorità del paese a continuare a collaborare con la SIFT;

22.

valuta positivamente i progressi realizzati dal Kosovo per quanto concerne l'istituzione del proprio servizio di protezione dei testimoni e dei quadri giuridico e amministrativo su cui si basa e si compiace dei passi in avanti compiuti in merito alla conclusione di accordi di cooperazione con gli Stati membri dell'UE; sottolinea tuttavia la necessità di un sostegno aggiuntivo per agevolare il trasferimento dei futuri testimoni nei terzi paesi;

23.

esprime profonda preoccupazione per le recenti accuse di corruzione all'interno di EULEX; ritiene che EULEX abbia svolto un ruolo importante in Kosovo, e che debba e possa continuare a svolgerlo, e accoglie quindi con favore la rapida reazione del VP/AR Federica Mogherini di nominare un esperto indipendente per indagare a fondo sul seguito dato a tali accuse; chiede la piena trasparenza di queste indagini ed esorta tutte le parti coinvolte a collaborare appieno onde garantirne la rapida conclusione; sottolinea l'importanza di assicurare che l'esperto possa svolgere un'indagine completa che interessi tutti gli aspetti della vicenda; esprime preoccupazione per la scomparsa di documenti sensibili riguardanti le accuse di corruzione all'interno di EULEX; chiede che le indagini siano approfondite e complete; sottolinea che è estremamente importante ripristinare la credibilità dell'Unione europea in Kosovo e nei paesi terzi e far tesoro dell'esperienza maturata in vista di missioni future; osserva che tanto il Mediatore quanto l'OLAF hanno deciso di avviare indagini indipendenti sui presunti illeciti commessi in seno a EULEX e invita tutti gli inquirenti a coordinare le loro azioni e a scambiare informazioni in modo efficace; ritiene tuttavia che occorra un'analisi ampia e approfondita al fine di valutare l'efficacia complessiva di EULEX e l'adeguatezza dei suoi risultati, così da aggiornare la relazione pubblicata a ottobre 2012 dalla Corte dei conti europea;

24.

invita EULEX a svolgere il proprio mandato con rinnovato impegno; sottolinea che è vitale garantire che EULEX svolga le proprie attività in condizioni di piena trasparenza e responsabilità e con maggiore efficienza, dando prova di risultati più concreti e di più alto livello e comunicando periodicamente e in modo esauriente le sue attività e decisioni; pone l'accento sull'importanza di EULEX nel dialogare con le autorità locali e nell'incoraggiarle a rispettare i loro impegni concernenti le riforme dello Stato di diritto, la titolarità e l'introduzione di modifiche legislative per l'instaurazione di procedimenti giudiziari trasferiti; invita le autorità del Kosovo a continuare a rispettare il mandato di EULEX e a sostenere l'esercizio del suo mandato esecutivo;

25.

prende atto dei progressi compiuti dal Kosovo nella realizzazione delle condizioni previste dalla tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti; invita le autorità a moltiplicare gli sforzi e a dimostrare il loro impegno ad attuare le raccomandazioni, in particolare adottando i restanti quattro atti legislativi; esorta la Commissione ad adoperarsi al massimo per accelerare il processo di liberalizzazione dei visti per il Kosovo, che è l'ultimo paese della regione ad essere soggetto all'obbligo di visto; esprime forte preoccupazione per il recente aumento nel numero di cittadini che lasciano il Kosovo per recarsi nei paesi dell'UE, tra cui rom, ashkali e albanesi; invita le autorità di Pristina a intraprendere azioni efficaci contro le reti criminali coinvolte nella tratta di esseri umani e a spiegare chiaramente alla popolazione, con l'aiuto dell'Ufficio dell'Unione europea di Pristina, che vi sono scarse possibilità che le domande di asilo vengano accolte; sottolinea la necessità di affrontare le cause profonde che spingono i cittadini a lasciare il Kosovo, tra l'altro per mezzo di investimenti volti a garantire un'istruzione di qualità soprattutto per le comunità minoritarie ed emarginate;

26.

invita le autorità della Serbia e del Kosovo a instaurare accordi di cooperazione intesi a combattere e smantellare le reti criminali responsabili del controllo e dello sfruttamento dei migranti irregolari come pure del traffico di migranti dal Kosovo verso alcuni Stati membri dell'UE, passando per la Serbia;

27.

invita le autorità del Kosovo ad adottare la nuova strategia e il nuovo piano d'azione sui diritti dei minori e sottolinea l'importanza di investire nell'istruzione, nella salute e nella nutrizione, in particolare a favore delle comunità minoritarie ed emarginate; pone l'accento sulla rilevanza della legge per la tutela dei minori nell'ottica di predisporre un sistema funzionale di protezione dell'infanzia; mette in luce l'importanza di rafforzare la responsabilità delle istituzioni a livello centrale e locale per controllare il rispetto dei diritti dei minori;

28.

prende atto con preoccupazione degli elevati tassi di disoccupazione, in particolare tra i giovani, come pure della discriminazione di genere sul mercato del lavoro; rileva che i progressi in materia di diritti di proprietà continuano a essere lenti, il che rappresenta un ostacolo alla crescita economica a lungo termine; prende atto del calo significativo degli investimenti diretti esteri nel terzo trimestre del 2014; invita il governo del Kosovo ad adoperarsi per migliorare il clima imprenditoriale, specialmente per le piccole e medie imprese, e a creare un contesto sicuro che consenta di attrarre maggiori investimenti diretti esteri a vantaggio di tutti i cittadini del Kosovo; sollecita la Commissione a fornire assistenza ai giovani imprenditori nel quadro dei finanziamenti IPA, tra l'altro per mezzo di misure volte ad agevolare i rapporti con gli imprenditori provenienti da Stati membri dell'UE;

29.

osserva con preoccupazione che l'attuazione della legge sul lavoro è ancora insoddisfacente, e che lo stesso vale per quella in materia di scioperi; rileva che in Kosovo il tasso di disoccupazione si attesta a circa il 30 % e interessa in particolare la partecipazione femminile al mondo del lavoro;

30.

deplora che, a causa degli eventi elettorali in entrambi i paesi, sia stato registrato un rallentamento nel ritmo dei negoziati ad alto livello tra Kosovo e Serbia; accoglie con favore la ripresa dei colloqui tra Belgrado e Pristina, il 9 febbraio 2015 a Bruxelles; rileva tuttavia che le riunioni a livello tecnico hanno continuato a svolgersi e che sono stati compiuti alcuni progressi, anche per quanto riguarda la libertà di movimento; si rammarica per il fatto che la maggior parte degli accordi firmati dalle due parti non sia stata attuata appieno e invita la Serbia e il Kosovo a procedere con rinnovata determinazione alla completa attuazione degli accordi già raggiunti; sottolinea che è fondamentale illustrare alla popolazione l'importanza e le implicazioni di tali accordi; mette in luce che lo sviluppo di relazioni di buon vicinato può favorire gli interessi di entrambi i paesi;

31.

ribadisce l'importanza di garantire che al Kosovo sia assegnato quanto prima un prefisso telefonico internazionale specifico, il che contribuirà a conferire al paese maggiore visibilità internazionale;

32.

si compiace vivamente della ratifica della decisione del Comitato olimpico internazionale di garantire il pieno riconoscimento del Comitato olimpico nazionale del Kosovo ed esorta altre federazioni sportive ad agire di conseguenza, consentendo in tal modo alle sportive e agli sportivi kosovari di partecipare alle competizioni sportive europee e internazionali in quanto cittadini del proprio paese;

33.

sottolinea che la partecipazione a organizzazioni e meccanismi internazionali e regionali dovrebbe costituire una priorità per il Kosovo; chiede che siano rafforzate le relazioni e la rappresentanza del Kosovo in seno alle organizzazioni regionali, alle agenzie e agli organismi internazionali, tra cui il Consiglio d'Europa, e alle istituzioni che si occupano di cultura e di patrimonio culturale, attribuendo al paese lo status di membro a pieno titolo, e che sia altresì consolidata la sua rappresentanza nell'ambito delle organizzazioni europee e internazionali operanti nel settore dei media, al fine di consentire agli artisti kosovari di partecipare a tutti gli eventi culturali internazionali, tra cui l'Eurovision Song Contest; ricorda in tale contesto l'importanza di rispettare l'accordo raggiunto in materia di cooperazione regionale;

34.

invita le agenzie preposte all'applicazione della legge e le forze di polizia del Kosovo ad adoperarsi attivamente e a collaborare con i corrispettivi servizi europei per raggiungere un migliore coordinamento nella lotta al terrorismo, al traffico di droga e alla tratta di esseri umani; sottolinea in tale contesto l'importanza che il Kosovo diventi membro a pieno titolo di Europol e Interpol;

35.

osserva che sono stati compiuti alcuni progressi per quanto riguarda il nord, in particolare con l'elezione di sindaci nell'ambito di elezioni che hanno riguardato tutto il territorio del Kosovo e con l'aumento del numero di progetti finanziati dall'UE nel nord; sottolinea tuttavia la necessità di procedere all'istituzione dell'Associazione dei comuni serbi, che dovrebbe ridurre ulteriormente la necessità di strutture parallele; osserva altresì che saranno necessari sforzi ulteriori e continuati per avvicinare le comunità di etnia albanese e serba; chiede una soluzione congiunta al problema del ponte di Mitrovica, che attualmente rappresenta un ostacolo alla libera circolazione delle persone;

36.

ribadisce la necessità di comunicare l'esito del dialogo tra Belgrado e Pristina con la massima trasparenza e di assicurare la partecipazione dei parlamenti e delle società civili al processo di attuazione;

37.

invita le autorità serbe a fornire piena assistenza per il rimpatrio delle salme dei dispersi di origine kosovara rinvenute in Serbia e a continuare gli scavi nelle zone in cui sono state individuate o si presume saranno rinvenute fosse comuni dove si ipotizza siano sepolti i dispersi;

38.

sostiene la prosecuzione dei procedimenti giudiziari per crimini di guerra a livello nazionale e sottolinea l'importanza di perseguire gli stupri di guerra;

39.

invita il vicepresidente/alto rappresentante e gli Stati membri a prorogare il mandato del rappresentante speciale dell'UE per il Kosovo oltre il 28 febbraio 2015;

40.

rileva con preoccupazione che l'esplosione verificatasi il 6 giugno 2014 presso la centrale Kosovo A è una prova della fragilità del sistema e sollecita nuovamente lo smantellamento dell'impianto entro il 2017; è convinto che il governo del Kosovo debba elaborare una politica energetica chiara e praticabile, in quanto si tratta di un requisito fondamentale per il suo sviluppo economico; sottolinea la necessità di promuovere l'efficienza energetica e di condurre studi di valutazione del fabbisogno energetico prima della messa in opera di nuove centrali elettriche;

41.

accoglie con favore gli sforzi volti a diversificare le fonti energetiche e a sviluppare le fonti rinnovabili, in particolare per quanto riguarda l'avvio dei lavori di costruzione di tre nuove centrali idroelettriche; sottolinea a tale proposito l'importanza di adottare e applicare appieno le norme ambientali dell'UE; ricorda nuovamente alle autorità l'importanza del costante rispetto delle norme ambientali nell'elaborazione della strategia di sviluppo del paese;

42.

esprime preoccupazione per la grande quantità di residui radioattivi in forma solida e liquida che si trovano ancora nei comuni di tutto il Kosovo senza che sia prevista alcuna protezione; invita la Commissione a fornire assistenza alle autorità del Kosovo e a instaurare una stretta collaborazione con le stesse al fine di trovare una soluzione definitiva a tale problema;

43.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Servizio europeo per l'azione esterna nonché al governo e all'Assemblea nazionale del Kosovo.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/75


P8_TA(2015)0067

Semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: analisi annuale della crescita 2015

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sul semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: analisi annuale della crescita 2015 2014/2221(INI)

(2016/C 316/09)

Il Parlamento europeo,

visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), in particolare l'articolo 121, paragrafo 2, e l'articolo 136,

visto il regolamento (UE) n. 1175/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, che modifica il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1),

vista la direttiva 2011/85/UE del Consiglio, dell'8 novembre 2011, relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri (2),

visto il regolamento (UE) n. 1174/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulle misure esecutive per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nella zona euro (3),

visto il regolamento (UE) n. 1177/2011 del Consiglio, dell'8 novembre 2011, che modifica il regolamento (CE) n. 1467/97 per l'accelerazione e il chiarimento delle modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi (4),

visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (5),

visto il regolamento (UE) n. 1173/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, relativo all'effettiva esecuzione della sorveglianza di bilancio nella zona euro (6),

visto il regolamento (UE) n. 473/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2013, sulle disposizioni comuni per il monitoraggio e la valutazione dei documenti programmatici di bilancio e per la correzione dei disavanzi eccessivi negli Stati membri della zona euro (7),

visto il regolamento (UE) n. 472/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2013, sul rafforzamento della sorveglianza economica e di bilancio degli Stati membri nella zona euro che si trovano o rischiano di trovarsi in gravi difficoltà per quanto riguarda la loro stabilità finanziaria (8),

vista la comunicazione della Commissione del 2 giugno 2014 sulle raccomandazioni specifiche per paese (COM(2014)0400),

vista la sua risoluzione del 25 febbraio 2014 sul semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: aspetti occupazionali e sociali nell'analisi annuale della crescita 2014 (9),

vista la comunicazione della Commissione del 28 novembre 2014 dal titolo «Analisi annuale della crescita 2015» (COM(2014)0902),

vista la comunicazione della Commissione del 13 gennaio 2015 dal titolo «Sfruttare al meglio la flessibilità consentita dalle norme vigenti del patto di stabilità e crescita» (COM(2015)0012),

vista la discussione con i rappresentanti dei parlamenti nazionali sull'attuazione delle priorità del semestre europeo per il 2015,

vista la sua risoluzione del 5 febbraio 2013 su migliorare l'accesso delle PMI ai finanziamenti (10),

visto l'articolo 52 del suo regolamento,

vista la relazione della commissione per i problemi economici e monetari e i pareri della commissione per i bilanci e della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (A8-0037/2015),

A.

considerando che nel corso del 2014 la ripresa economica nell'UE ha subito un forte rallentamento ma che, secondo la Commissione, si profilano prospettive di recupero nel 2015 ed è previsto un ulteriore miglioramento nel 2016; che, dopo sei anni dall'inizio della crisi finanziaria nel 2008, la zona euro registra ancora livelli record di disoccupazione pari quasi al 12 %; che la crescita debole ha aggravato le tendenze deflazionistiche; che all'indomani della crisi finanziaria la zona euro in particolare si distingue per la crescita insoddisfacente, mentre in numerosi paesi la ripresa è più rapida; che, nonostante la pressione deflazionistica, la Commissione prevede che l'inflazione aumenti verso la metà del 2015 e nel corso del 2016;

B.

considerando che dall'apice della crisi il livello degli investimenti si è ridotto di 470 miliardi di EUR e che il divario di investimenti è stimato tra i 230 miliardi e i 370 miliardi di EUR circa rispetto alle tendenze di lungo termine; che la risposta alla crisi del debito sovrano dell'euro e all'evidente inefficacia del quadro istituzionale europeo è stata significativa, ma non sufficiente a fornire all'economia della zona euro uno slancio abbastanza forte da riprendere un percorso di crescita rapida;

1.

ritiene che la zona euro sia ancora alle prese con le conseguenze di un periodo di flessione economica eccezionalmente lungo iniziato nel 2008; fa notare che la ripresa è ancora fragile e che occorre rafforzarla se si vuole conseguire un sostanziale incremento della crescita e dei posti di lavoro nel medio termine; prende tuttavia atto del fatto che la crescita nel 2014 è più generalizzata; osserva che la sfida attuale è quella di affrontare sia i problemi ciclici a breve termine sia quelli strutturali a lungo termine; sottolinea che le pressioni di breve periodo possono determinare misure transitorie che potrebbero compromettere la capacità di crescita a lungo termine; evidenzia la necessità di garantire che le politiche a breve e lungo termine si rafforzino reciprocamente;

2.

prende atto dell'analisi annuale della crescita 2015 della Commissione, che si adopera per promuovere il ritorno a livelli di crescita più sostenuti e per rafforzare la ripresa; è favorevole all'approccio basato su tre pilastri principali (rilancio degli investimenti, accelerazione delle riforme strutturali e perseguimento di un risanamento di bilancio responsabile e favorevole alla crescita), che considera la giusta via per raggiungere tali obiettivi; ritiene che tale approccio dovrebbe essere pienamente integrato nelle prossime raccomandazioni specifiche per paese; sostiene le proposte della Commissione per migliorare il semestre europeo, semplificando le procedure esistenti, compreso il suo calendario, e aumentando la partecipazione dei parlamenti nazionali al fine di rafforzare la titolarità nazionale, tenendo conto del fatto che circa il 9 % delle raccomandazioni specifiche per paese è stato pienamente attuato dagli Stati membri nel 2013; invita la Commissione a presentare rapidamente dati attendibili per l'attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese nel 2014; sottolinea, in questo contesto, la necessità di semplificare le procedure esistenti del semestre europeo, ivi compreso il suo calendario, e di aumentare la partecipazione dei parlamenti nazionali, al fine di rafforzare la titolarità nazionale delle riforme strutturali;

3.

sottolinea l'importanza e il valore aggiunto delle relazioni sullo stato dell'integrazione del mercato unico degli anni precedenti, che hanno contribuito alle priorità generali definite nell'analisi annuale della crescita della Commissione e all'identificazione delle raccomandazioni specifiche per paese nel contesto del semestre europeo; ritiene pertanto particolarmente deplorevole il fatto che la relazione sullo stato dell'integrazione del mercato unico non sia stata redatta per il 2015;

4.

sottolinea che il semestre europeo, introdotto nel 2010, istituisce un ciclo annuale di coordinamento delle politiche economiche con un'analisi dettagliata dei piani di riforme di bilancio, macroeconomiche e strutturali degli Stati membri dell'UE;

5.

esprime preoccupazione per il fatto che la maggior parte degli Stati membri continua a perdere quote di mercato a livello mondiale; ritiene che l'economia dell'UE nel suo complesso debba incrementare ulteriormente la propria competitività nell'economia globale, in particolare grazie a una maggiore concorrenza sui mercati dei prodotti e dei servizi, allo scopo di aumentare l'efficienza basata sull'innovazione; ribadisce che il costo del lavoro dovrebbe restare in linea con la produttività e che i salari dovrebbero contribuire a sostenere i sistemi di previdenza sociale; sottolinea che gli Stati membri, per gestire le spese conformemente ai requisiti fissati dal patto di stabilità e crescita (PSC), dovrebbero tagliare le spese correnti piuttosto che ridurre gli impegni di investimento, anche se le norme non tengono conto del fatto che le spese di investimento e le spese correnti influiscono in modo diverso sulla crescita; prende atto della comunicazione della Commissione dal titolo «Sfruttare al meglio la flessibilità consentita dalle norme vigenti del patto di stabilità e crescita» (COM(2015)0012), che chiarisce le procedure e spiega il legame tra riforme strutturali, investimenti e responsabilità di bilancio sfruttando al meglio la flessibilità consentita dalle sue norme; accoglie con favore la proposta della Commissione di semplificare il semestre europeo; pone l'accento sul fatto che gli approcci generici nell'elaborazione delle raccomandazioni specifiche per paese andrebbero evitati;

Investimenti

6.

ritiene che la mancanza di investimenti sia provocata dalla scarsa fiducia, dalle aspettative modeste della domanda, dall'elevato indebitamento, dall'avversione al rischio del settore privato, dall'assenza di misure che favoriscano investimenti pubblici produttivi, dalla frammentazione dei mercati finanziari, dalla lentezza del processo di riduzione dell'indebitamento, dalle aspettative modeste della domanda su cui hanno gravato le misure di austerità che cercano di correggere la spesa eccessiva, da una mancanza di adeguata capacità di finanziamento e dal fatto che in molti casi gli Stati membri e l'UE non intraprendono le azioni adeguate per affrontare tali fattori; sottolinea che il divario di investimenti può essere colmato mediante investimenti pubblici mirati e livelli significativamente maggiori di investimenti in società private e imprese europee; chiede riforme che agevolino un nuovo clima imprenditoriale che stimoli nuove imprese, nuovi investimenti e innovazioni, in cui i possibili utili sul capitale investito fungano da fattore cruciale per attrarre capitale finanziario nell'economia europea; sottolinea che l'aumento del finanziamento degli investimenti richiede un sistema finanziario ben funzionante in cui la maggiore stabilità e le istituzioni transfrontaliere esistenti possano agevolare la liquidità e il supporto agli scambi, in particolare per le piccole e medie imprese;

7.

si compiace del piano di investimenti per l'Europa, che è uno strumento importante per aumentare gli investimenti privati e pubblici; osserva che il piano è destinato a stimolare ulteriori investimenti, sviluppare nuovi progetti, attrarre investitori e ristabilire la fiducia; ritiene tuttavia che sia decisamente troppo presto per valutare con efficacia il reale impatto del piano; osserva che il rilancio degli investimenti non dovrebbe essere visto come un'alternativa alle riforme ma piuttosto come una loro integrazione; ribadisce che le risorse del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) dovrebbero essere utilizzate per finanziare progetti redditizi o caratterizzati da un effetto positivo in termini di costi e benefici sociali; sottolinea che il FEIS non dovrebbe limitarsi a sostituire i progetti finanziati a livello nazionale con progetti cofinanziati a livello europeo; sottolinea che i fondi europei dovrebbero generare ulteriori investimenti, e non limitarsi a sostituire i fondi di investimento nazionali destinati al consumo; ritiene che il piano di investimenti per l'Europa dovrebbe incentrarsi in primo luogo sui progetti a valore aggiunto europeo che non sono ancora ammissibili al finanziamento bancario; sottolinea l'importanza degli elementi normativi del piano di investimenti ai fini del miglioramento del clima per gli investimenti; osserva che l'attuazione del piano di investimenti della Commissione è fondamentale affinché possa apportare l'auspicato valore aggiunto; sottolinea che i progetti di investimento devono essere attentamente selezionati affinché il piano riesca a conseguire una crescita e posti di lavoro sostenibili in Europa; ricorda che i risultati del piano di investimenti della Commissione dovrebbero essere rigorosamente valutati, in particolare in merito a come i progetti sono stati selezionati e ordinati per priorità, anche per evitare la privatizzazione dei profitti o la socializzazione delle perdite; sottolinea l'interdipendenza tra la leva del piano di investimenti e i progetti effettivi intrapresi; evidenzia che l'obiettivo di conseguire una leva elevata non deve essere raggiunto a scapito dell'adeguata selezione di progetti, che dovrebbe tenere altresì conto della loro posizione geografica; pone l'accento sulla necessità di assicurare un processo di selezione e una governance di elevata qualità; osserva che nell'ambito del programma di aggiustamento gli Stati membri prevedono che il piano di investimenti rafforzi e agevoli in modo significativo le sovvenzioni e i prestiti per le piccole e medie imprese, che hanno subito le conseguenze più pesanti della crisi;

8.

invita gli Stati membri a sostenere attivamente il piano di investimenti e a contribuire al FEIS, integrando gli importi erogati dal bilancio UE e dalla BEI, al fine di orientare e incoraggiare il settore privato a investire;

9.

sottolinea la necessità di un regime speciale per le PMI nel quadro del fondo di investimenti al fine di creare parità di condizioni, dal momento che le PMI sono facilmente svantaggiate a causa delle loro dimensioni e posizione di mercato;

10.

sottolinea che il mancato accesso ai finanziamenti, in particolare per le PMI, rappresenta uno dei maggiori ostacoli alla crescita nell'UE; è preoccupato per il fatto che le PMI continuano a incontrare difficoltà nell'ottenere crediti bancari; ritiene che occorrano alternative ai prestiti bancari, in particolare attraverso il miglioramento del contesto imprenditoriale per i capitali di rischio, i fondi peer-to-peer e la promozione delle cooperative di credito, ma anche, più in generale, creando le condizioni per una ripartizione efficiente del capitale attraverso i mercati dei capitali; ritiene che mercati dei capitali più integrati e una migliore vigilanza sugli istituti finanziari siano fondamentali al fine di conseguire tali obiettivi nel breve e nel medio termine; sottolinea che le PMI dovrebbero avere un accesso privilegiato al piano di investimenti;

11.

riconosce che l'energia è un fattore importante per la competitività economica; sottolinea l'esigenza di eliminare gli ostacoli che si frappongono al mercato unico dell'energia, ad esempio attraverso la promozione dell'indipendenza energetica; chiede alla Commissione di valutare i progressi in tale ambito a livello nazionale e di Unione, sostenendo misure che affrontino il problema della frammentazione e le difficoltà di attuazione;

12.

è ancora preoccupato per la mancanza di progressi nella riduzione dei livelli eccessivi di indebitamento privato; sottolinea che ciò non costituisce soltanto un problema per la stabilità finanziaria, dato che limita anche il potenziale di crescita dell'Unione e rende la politica monetaria della BCE meno efficace; invita la Commissione a presentare ulteriori proposte al fine di predisporre procedure efficaci per la riduzione dell'indebitamento del settore privato, comprese procedure di fallimento e di insolvenza, promuovendo al contempo una ripartizione equa e trasparente dell'onere dei costi, dal momento che l'enorme onere del debito che grava su imprese e famiglie è uno dei fattori che limitano gli investimenti privati;

Riforme strutturali

13.

osserva che taluni paesi continuano a necessitare di riforme strutturali; osserva altresì che gli Stati membri che hanno attuato con successo programmi di aggiustamento o programmi del settore finanziario sono stati in grado di tornare ai mercati di capitali, dove ora accedono ai capitali a bassi tassi di interesse; sottolinea che la motivazione alla base di detto ritorno è da ricondurre, tra l'altro, alle azioni intraprese dalla BCE; esorta gli Stati membri nel resto della zona euro ad essere altrettanto ambiziosi per quanto riguarda la modernizzazione delle loro economie; osserva che è opportuno tenere debitamente conto dell'impatto sociale e occupazionale delle riforme; sottolinea che una politica monetaria più espansiva da parte della BCE dovrebbe essere integrata da riforme strutturali ambiziose e socialmente sostenibili negli Stati membri;

14.

invita gli Stati membri ad aumentare l'efficienza dei loro mercati del lavoro, a elaborare politiche del mercato del lavoro maggiormente attive finalizzate a creare posti di lavoro ben retribuiti, ad ammodernare i sistemi di protezione sociale, compresi i sistemi pensionistici, salvaguardando al contempo l'inclusività, la sostenibilità e l'equità, e a migliorare e semplificare il contesto giuridico e amministrativo per gli investimenti delle imprese; sottolinea che le riforme strutturali devono favorire una crescita reale e sostenibile, maggiore occupazione, il rafforzamento della competitività e l'aumento della convergenza, e dovrebbero essere integrate da investimenti mirati e più a lungo termine in materia di istruzione, ricerca e sviluppo, innovazione, infrastrutture, industria, TIC, energia sostenibile e risorse umane;

15.

invita gli Stati membri a salvaguardare e rafforzare l'inclusività, la sostenibilità e l'equità della protezione sociale, in particolare per le persone maggiormente bisognose, e a migliorare e semplificare il contesto giuridico e amministrativo per gli investimenti delle imprese; sottolinea che i posti di lavoro devono essere di qualità per contrastare la povertà dei lavoratori e devono affrontare il divario retributivo di genere; sottolinea che le riforme economiche devono essere integrate da investimenti mirati e più a lungo termine in materia di istruzione, ricerca e sviluppo, innovazione, infrastrutture, TIC ed energia sostenibile;

16.

sottolinea che la riduzione della dipendenza dell'UE da fonti energetiche esterne deve costituire parte integrante della strategia di crescita dell'Unione; ribadisce pertanto l'esigenza di diversificare le fonti energetiche esterne, di migliorare l'infrastruttura energetica dell'UE e di completare il mercato interno energetico dell'UE in quanto priorità fondamentali di una strategia per la sicurezza energetica dell'Unione;

17.

sottolinea che l'UE non può competere esclusivamente in termini di costi, ma deve aumentare la produttività attraverso investimenti sostenibili nella ricerca e nello sviluppo, nell'istruzione e nelle competenze, oltre che nell'efficienza delle risorse, a livello nazionale ed europeo; invita la Commissione e i governi a inserire dette priorità nei loro bilanci; sottolinea che gli Stati membri dovrebbero prestare particolare attenzione alla disoccupazione giovanile durante il processo di elaborazione delle riforme al fine di non privare i giovani delle loro opportunità dall'inizio; sollecita a tale riguardo gli Stati membri a utilizzare i mezzi finanziari disponibili, ivi compresi quelli nel quadro della garanzia per i giovani, in modo rapido ed efficiente;

18.

sollecita la Commissione e gli Stati membri a incorporare l'assistenza finanziaria e il sistema ad hoc della troika in una migliore struttura giuridica conforme al quadro di governance economica e al diritto dell'Unione, garantendone in tal modo la responsabilità democratica; sottolinea l'importanza di garantire il seguito dato alle relazioni della troika adottate a marzo 2014 dal Parlamento; invita la Commissione ad attuare le conclusioni di dette relazioni; sottolinea che l'assistenza finanziaria offerta dall'UE a taluni Stati membri attraverso una combinazione di solidarietà e condizionalità esercita la massima efficacia in presenza di un forte senso di responsabilità e impegno nei confronti delle riforme; ricorda alla Commissione e agli Stati membri la necessità di effettuare una valutazione globale dell'impatto di programmi di assistenza finanziaria;

19.

sollecita la Commissione a intervenire tempestivamente per contrastare la frode e l'evasione fiscale; chiede un sistema fiscale che sia semplice e trasparente; invita gli Stati membri a concludere un accordo sulla proposta relativa a una base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società come strumento importante nell'ambito della suddetta lotta e ritiene che la sua posizione del 19 aprile 2012 concernente una proposte di direttiva del Consiglio relativa a una base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società debba fungere da base per un compromesso ragionevole (11); ribadisce il suo invito agli Stati membri trasferire l'imposizione fiscale in settori diversi dal lavoro; osserva che le misure per combattere la frode e l'evasione fiscale non devono ridimensionare le prerogative degli Stati membri; accoglie con favore, tuttavia, la cooperazione efficace negli accordi fiscali a livello europeo;

20.

sottolinea l'esigenza di riforme nei sistemi scolastici per consentire alle future generazioni di prepararsi alle necessità della crescita futura dei mercati del lavoro;

21.

ritiene che gli Stati membri e la Commissione non abbiano ancora mantenuto i loro impegni riguardo al completamento di un mercato unico ben regolamentato, con particolare riferimento al mercato unico dei servizi e dell'economia digitale;

22.

ribadisce il suo invito alla Commissione affinché migliori la governance del mercato unico; sollecita la Commissione a garantire coerenza tra gli obiettivi del mercato unico e quelli del semestre europeo e tra i meccanismi di monitoraggio di tali due aspetti; ritiene che uno strumento analitico distinto, composto di indicatori che misurano l'attuazione del mercato unico, possa fornire indicazioni utili per le raccomandazioni specifiche per paese e per l'analisi annuale della crescita; sottolinea l'importanza e il valore aggiunto delle relazioni sullo stato dell'integrazione del mercato unico degli anni precedenti, che hanno contribuito alle priorità generali definite nell'analisi annuale della crescita della Commissione e all'identificazione delle raccomandazioni specifiche per paese nel contesto del semestre europeo; ritiene pertanto particolarmente deplorevole il fatto che la relazione sullo stato dell'integrazione del mercato unico non sia stata redatta per il 2015; invita la Commissione ad avvalersi appieno delle misure previste dal diritto dell'Unione per sostenere l'attuazione del semestre europeo;

23.

è preoccupato per le tendenze protezionistiche in alcuni Stati membri; sottolinea che il trattato non prevede limitazioni alla libera circolazione delle persone, dei servizi e dei capitali e ricorda che la Commissione deve tutelare e far rispettare tali libertà;

24.

sottolinea che l'assenza di un mercato del lavoro interno correttamente funzionante e di un approccio positivo nei confronti dell'immigrazione sta frenando la crescita nell'UE; è preoccupato per le tendenze protezionistiche in alcuni Stati membri; sottolinea che il trattato non prevede limitazioni alla libera circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali e ricorda che la Commissione deve tutelare e far rispettare tali libertà;

25.

ribadisce l'importanza di garantire la mobilità dei lavoratori (sia a livello transfrontaliero che intersettoriale), aumentare la produttività del lavoro (in connessione con una formazione volta a migliorare l'occupabilità) e assicurare posti di lavoro di qualità e la flessibilità del mercato del lavoro, pur mantenendo il necessario margine di sicurezza sul lavoro e limitando il ricorso al lavoro precario e prevedendo ambiti adeguati per la contrattazione collettiva; sottolinea pertanto che in futuro sarà estremamente importante coniugare meglio l'offerta e la domanda di competenze, nonché l'orientamento lavorativo e professionale; ritiene che una maggiore mobilità possa contribuire a ridurre gli elevati livelli di posti di lavoro vacanti che persistono insieme all'elevata disoccupazione; sottolinea l'importanza di investire nell'occupabilità delle donne e dei giovani, in particolare nel contesto delle tecnologie emergenti e di nuovi settori, considerando che detti settori possono creare posti di lavoro;

26.

accoglie con favore le misure che rendono il processo del semestre europeo più efficace e democratico; riconosce che i migliori risultati in termini di attuazione sono stati ottenuti nell'ambito delle finanze pubbliche, dove gli strumenti di vigilanza sono più rigorosi; chiede un'integrazione equilibrata con indicatori occupazionali e socioeconomici;

Responsabilità di bilancio

27.

si compiace della forte riduzione del numero di paesi sottoposti alla procedura per i disavanzi eccessivi, scesi a 11 nel 2014 rispetto ai 24 del 2011; rileva che in conseguenza di tale miglioramento del saldo di bilancio si prevede che nel 2015 la politica di bilancio dell'Unione resterà sostanzialmente neutrale; chiede alla Commissione di verificare se la politica di bilancio dell'Unione sia compatibile con il necessario livello di investimenti; esprime tuttavia preoccupazione per l'aumento delle disuguaglianze, per il calo del potere d'acquisto, per gli elevati tassi di disoccupazione a lungo termine e giovanile e per il livello ancora molto elevato di indebitamento pubblico e privato di diversi Stati membri della zona euro, una circostanza che non solo ostacola la crescita, ma costituisce anche un rischio concreto in caso di eventuali shock futuri; invita la Commissione ad adottare un'interpretazione prudente e conservatrice degli indicatori di crescita e a riesaminare la qualità delle previsioni economiche, dal momento che le previsioni precedenti della Commissione sono state troppo spesso riviste al ribasso;

28.

concorda con la Commissione sul fatto che la maggior parte degli Stati membri deve continuare a portare avanti un risanamento di bilancio favorevole alla crescita; invita gli Stati membri con un sufficiente margine di bilancio a considerare la possibilità di ridurre imposte e contributi sociali, al fine di stimolare gli investimenti privati e la creazione di posti di lavoro; invita la Commissione a presentare concrete raccomandazioni agli Stati membri, compresi quelli ancora interessati da programmi di aggiustamento economico, affinché diano sostegno a riforme strutturali sostenibili ed equilibrate dal punto di vista sociale che favoriscano la creazione di posti di lavoro di qualità, il rafforzamento della competitività e l'aumento della convergenza;

29.

prende atto della prima valutazione della Commissione in merito ai documenti programmatici di bilancio degli Stati membri; sottolinea che l'esame di tali documenti programmatici deve mirare alla finanza sostenibile; insiste sull'importanza di applicare con rigore le norme di bilancio e sul rispetto del principio della parità di trattamento;

30.

osserva che soltanto cinque Stati membri sono risultati pienamente in regola con le disposizioni del patto di stabilità e crescita (PSC); insiste sul fatto che il PSC è stato elaborato in maniera consensuale dagli Stati membri dell'UE; sottolinea che una quota elevata della spesa per servire il debito pubblico riduce le risorse che possono essere destinate a servizi e investimenti pubblici; accetta pertanto che la riduzione del disavanzo nei paesi altamente indebitati continui a essere necessaria, ma ritiene che detto risanamento di bilancio debba avvenire in modo tale da tutelare gli utenti vulnerabili dei servizi pubblici, proteggere gli investimenti pubblici e generare crescita in modo equo;

Maggiore coordinamento delle politiche nazionali

31.

si compiace della relazione sul meccanismo di allerta; accoglie con favore la graduale riduzione degli squilibri interni negli Stati membri; richiama l'attenzione sugli squilibri esterni di molti Stati membri, comprese le forti eccedenze commerciali; segnala una perdita di quote sui mercati mondiali per l'UE nel suo complesso;

32.

sottolinea che la procedura riguardante gli squilibri macroeconomici eccessivi ha non solo l'obiettivo di evitare conseguenze negative sulla crescita e l'occupazione all'interno di un paese, ma anche quello di impedire che le politiche nazionali inefficaci di ripercuotano negli altri Stati della zona euro; prende atto dell'annuncio del Consiglio europeo di dicembre 2014 di continuare nel 2015 il dibattito sul coordinamento più stretto delle politiche economiche nell'UEM, mediante la relazione dei quattro presidenti;

33.

ribadisce che l'attuale quadro di governance economica è privo di sufficiente responsabilità democratica nell'applicazione delle sue norme e delle istituzioni e degli organismi interessati; invita la Commissione a presentare le proposte necessarie per far fronte alla mancanza di adeguata responsabilità democratica nella governance economica dell'Unione europea;

34.

osserva che occorre tenere in considerazione gli effetti del notevole calo dei prezzi del petrolio e la questione se tale fattore positivo vada trasferito interamente ai consumatori di carburanti fossili, oppure ripartito, nel senso che i governi possano aumentare le imposte sui carburanti fossili per diminuire i loro disavanzi, finanziare gli investimenti, evitare politiche riduttive in materia di cambiamento climatico e ridurre i fattori deflattivi;

Bilancio dell'UE

35.

sottolinea che il principio di verità di bilancio nei conti pubblici deve essere rispettato nella stesura dei bilanci nazionali e del bilancio dell'Unione europea, di modo tale da garantire la convergenza e la stabilità nell'Unione europea; è convinto che la verità di bilancio sia uno degli elementi di risposta alla crisi di fiducia nelle relazioni tra gli Stati membri nonché tra gli Stati membri e i cittadini europei, una perdita di fiducia che si è aggravata dall'inizio della recente crisi finanziaria;

36.

invita pertanto ad armonizzare le ipotesi economiche utilizzate nell'elaborazione dei bilanci nazionali; ritiene, in particolare, che i fattori della situazione economica internazionale dovrebbero essere oggetto di una valutazione comune;

37.

invita a una maggiore armonizzazione della presentazione dei conti pubblici, al fine di facilitare i raffronti e di prevenire squilibri macroeconomici eccessivi; chiede in particolare una standardizzazione della contabilizzazione da parte degli Stati membri del proprio contributo al bilancio dell'Unione europea;

38.

invita la Commissione a compensare qualsiasi deficit democratico nel semestre mediante il pacchetto di misure sull'approfondimento dell'unione economica e monetaria annunciato per il 2015;

39.

considera cruciale una più stretta cooperazione tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali nel quadro del semestre europeo per la governance economica e di bilancio; si impegna ad approfondire le proprie relazioni con i parlamenti nazionali in uno spirito di partenariato costruttivo;

40.

deplora il fatto che il volume di fatture inevase nel bilancio dell'UE pregiudica la credibilità dell'Unione europea, risulta in contrasto con gli obiettivi di crescita e occupazione, soprattutto giovanile, e con il sostegno alle piccole e medie imprese e teme che ciò accresca il divario tra l'Unione e i suoi cittadini;

41.

chiede che in sede di revisione postelettorale del quadro finanziario pluriennale (QFP) si analizzi e si aumenti il valore aggiunto apportato dai finanziamenti dell'Unione europea agli obiettivi di competitività, crescita, occupazione e transizione energetica fissati dall'Unione; invita la Commissione ad adottare una metodologia più chiara per individuare con maggiore precisione i fondi e le spese dell'Unione europea relativi agli obiettivi della strategia Europa 2020, al fine di consentire migliori valutazioni d'impatto;

42.

invita inoltre la Commissione a riferire sul potenziale impatto negativo che il problema dei ritardi nei pagamenti avrebbe sugli impegni assunti dagli Stati membri nel contesto del semestre europeo;

43.

osserva che in molti Stati membri l'amministrazione pubblica non è ancora stata resa più efficiente, sebbene i miglioramenti in tale settore permetterebbero di realizzare risparmi razionalizzando l'organizzazione e riducendo la burocrazia per le imprese e i cittadini;

44.

si compiace che la Commissione, nella sua analisi annuale della crescita 2015, abbia sottolineato l'importanza economica dei Fondi strutturali e di investimento europei (inclusa l'Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile); ricorda che tali fondi rappresentano il 10 % degli investimenti pubblici totali in media nell'Unione europea, ma che la situazione varia a seconda dei paesi e che in alcuni Stati membri possono ammontare all'80 % degli investimenti pubblici; sottolinea che i Fondi strutturali e di investimento europei costituiscono un buon esempio di sinergia tra il bilancio europeo e i bilanci nazionali sulla base di obiettivi stabiliti congiuntamente e inclusi in accordi di partenariato sulla crescita e gli investimenti in linea con la strategia Europa 2020; sostiene tutti gli sforzi nella direzione di un'intelligente messa in comune delle risorse finanziarie europee e nazionali, al fine di conseguire una maggiore efficienza, stimoli per l'economia e deficit di bilancio nazionali più bassi attraverso un effetto positivo delle risorse condivise;

45.

sottolinea l'urgente necessità di combattere efficacemente la frode fiscale che sta sottraendo al bilancio dell'Unione europea risorse considerevoli;

46.

invita la Commissione a presentare un'analisi del possibile impatto della riassegnazione di fondi dai programmi dell'Unione europea come il Meccanismo per collegare l’Europa e Orizzonte 2020;

47.

invita gli Stati membri a integrare questo piano di investimenti, che cerca di massimizzare l'impatto della spesa pubblica e di attirare investimenti privati;

o

o o

48.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio europeo, al Consiglio, alla Commissione, ai governi degli Stati membri, ai parlamenti nazionali e alla Banca centrale europea.


(1)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 12.

(2)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 41.

(3)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 8.

(4)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 33.

(5)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25.

(6)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 1.

(7)  GU L 140 del 27.5.2013, pag. 11.

(8)  GU L 140 del 27.5.2013, pag. 1.

(9)  Testi approvati, P7_TA(2014)0129.

(10)  Testi approvati, P7_TA(2013)0036.

(11)  GU C 258 E del 7.9.2013, pag. 134.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/83


P8_TA(2015)0068

Semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: aspetti occupazionali e sociali nell'analisi annuale della crescita 2015

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sul semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: aspetti occupazionali e sociali nell'analisi annuale della crescita 2015 (2014/2222(INI))

(2016/C 316/10)

Il Parlamento europeo,

visto l'articolo 9 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),

visti gli articoli 145, 148, 152 e 153, paragrafo 5, del trattato TFUE,

vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare il titolo IV (Solidarietà),

visto l'articolo 349 del TFUE, relativo alle misure specifiche per le regioni ultraperiferiche,

vista la Carta sociale europea (riveduta), in particolare l'articolo 30 sul diritto alla protezione contro la povertà e l'esclusione sociale,

vista la sua risoluzione del 25 febbraio 2014 sul semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: occupazione e aspetti sociali (1),

vista la sua risoluzione del 22 ottobre 2014 sul semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: attuazione delle priorità per il 2014 (2),

visti la comunicazione della Commissione, del 28 novembre 2014, intitolata «Analisi annuale della crescita 2015» (COM(2014)0902) e il progetto di relazione comune sull'occupazione allegato alla stessa,

vista la comunicazione della Commissione, del 26 novembre 2014, intitolata «Un piano di investimenti per l'Europa» (COM(2014)0903),

vista la comunicazione della Commissione del 13 gennaio 2015 dal titolo «Come sfruttare al meglio la flessibilità insita nelle norme esistenti del patto di stabilità e crescita» (COM(2015)0012),

vista la comunicazione della Commissione, del 2 ottobre 2013, intitolata «Potenziare la dimensione sociale dell'Unione economica e monetaria» (COM(2013)0690),

vista la comunicazione della Commissione del 3 marzo 2010 intitolata «Europa 2020: una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva» (COM(2010)2020),

vista la sua risoluzione del 25 novembre 2014 sugli aspetti occupazionali e sociali della strategia Europa 2020 (3),

vista la comunicazione della Commissione, del 18 aprile 2012, intitolata «Verso una ripresa fonte di occupazione» (COM(2012)0173),

viste la comunicazione della Commissione del 16 dicembre 2010 dal titolo «La Piattaforma europea contro la povertà e l'esclusione sociale: un quadro europeo per la coesione sociale e territoriale» (COM(2010)0758) e la sua relazione del 15 novembre 2011 sul tema (4),

vista la comunicazione della Commissione intitolata «Iniziativa Opportunità per i giovani» (COM(2011)0933),

vista la comunicazione della Commissione, del 20 febbraio 2013, intitolata «Investire nel settore sociale a favore della crescita e della coesione, in particolare attuando il Fondo sociale europeo nel periodo 2014-2020» (COM(2013)0083),

vista la sua risoluzione del 13 marzo 2014 su aspetti occupazionali e sociali del ruolo e delle attività della troika (BCE, Commissione e FMI) relativamente ai paesi dell'area dell'euro oggetto di un programma (5),

vista la sua risoluzione dell'11 giugno 2013 sull'edilizia popolare nell'Unione europea (6),

vista la sua risoluzione del 15 aprile 2014 sul possibile contributo dell'UE a un ambiente favorevole in cui le imprese di ogni dimensione, comprese quelle di nuova costituzione, creino posti di lavoro (7),

vista la sua risoluzione del 17 luglio 2014 sull'occupazione giovanile (8),

vista la relazione Global Wage Report 2014/2015 (relazione mondiale sui salari) dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) del 5 dicembre 2014,

visto il documento di lavoro dell'OCSE sulle tendenze delle disparità di reddito e relativo impatto sulla crescita economica del 9 dicembre 2014,

vista la comunicazione della Commissione, del 7 luglio 2014, dal titolo «Iniziativa per favorire l'occupazione verde: Sfruttare le potenzialità dell'economia verde di creare posti di lavoro» COM(2014)0446,

viste le sue risoluzioni del 14 settembre 2011 (9) e del 16 gennaio 2014 (10) su una strategia dell'UE per i senzatetto,

visto l'articolo 52 del suo regolamento,

vista la relazione della commissione per l'occupazione e gli affari sociali (A8-0043/2015),

A.

considerando che l'Europa deve impegnarsi a favore di un modello di economia sociale di mercato che garantisca la crescita sostenibile per assicurare alla generazione futura posti di lavoro anziché debiti;

B.

considerando che il contesto economico e sociale nell'UE continua ad essere desolante e che, secondo le previsioni economiche della Commissione dell’autunno 2014, la ripresa economica resta fragile; che, nonostante i tassi di crescita negativi registrati nella zona euro negli ultimi due anni, si prevede che la crescita nella zona euro si attesterà sullo 0,8 % nel 2014 e sull'1,1 % nel 2015; che solo pochi Stati membri hanno previsioni migliori e che negli ultimi anni la Commissione ha sistematicamente rivisto al ribasso le sue previsioni; che, nonostante la riduzione al 3 % del deficit complessivo previsto per il 2014 nell'UE-28, tale dato permane elevato in taluni Stati membri, a riprova della necessità di un ulteriore consolidamento di bilancio che sia compatibile con la crescita e con posti di lavoro migliori e sostenibili, poiché la ripresa non è né robusta, né sostenuta;

C.

considerando che il ritmo sostenuto del consolidamento di bilancio imposto durante la crisi economica ha ostacolato gli Stati membri nel conseguimento degli obiettivi di Europa 2020, il che dimostra che le politiche di bilancio dovrebbero essere differenziate e adattate alla situazione di ciascuno Stato membro; che il brusco calo dei prezzi del petrolio può dare un ulteriore impulso all'economia di molti Stati membri, in particolare se si tradurrà rapidamente in una riduzione dei costi energetici per le famiglie e le imprese;

D.

considerando che l'UE deve continuare a migliorare le sue politiche sociali ed economiche allo scopo di centrare quanto prima gli obiettivi di Europa 2020, evitando nel contempo i rischi di una stagnazione e di una deflazione a lungo termine e che, a tal fine, è necessario portare avanti gli sforzi tesi a promuovere gli investimenti e le riforme strutturali che accrescono la competitività economica in modo socialmente responsabile; che è necessaria una trasformazione ecologica al fine di garantire una transizione verso un'economia efficiente sotto il profilo delle risorse e uno sviluppo sostenibile; che è preoccupante constatare il declino dell'importanza dell'UE nell'economia mondiale a seguito della crisi, la perdita della sua base industriale e la mancanza di fiducia da parte di investitori e imprenditori, mentre altri paesi mostrano forti segnali di ripresa; che nell'ottobre 2014, l'FMI ha stimato che la probabilità di una recessione nella zona euro era aumentata e che avrebbe raggiunto il 35-40 % entro la fine dell'anno;

E.

considerando che gli Stati membri svolgono un ruolo primario nella messa a punto di politiche per l'occupazione, ivi inclusa quella giovanile, e che la realizzazione di tali misure è più efficace a livello nazionale;

F.

considerando che l'UE deve far fronte al più presto al rapido invecchiamento della popolazione;

G.

considerando che, nonostante taluni miglioramenti (si registra per la prima volta un leggero aumento dei contratti a tempo pieno), il tasso di disoccupazione rimane a livelli storicamente elevati, con quasi 25 milioni di senza lavoro nell'UE; che la disoccupazione di lungo periodo ha raggiunto livelli preoccupanti e 12 milioni di persone sono disoccupate da più di un anno (il 4 % in più dell'anno precedente); che i tassi di disoccupazione giovanile non sono diminuiti in modo significativo (si sono soltanto ridotti dell'1,9 % rispetto al 2013) e si attestano su una media UE del 21,2 %; che il 75 % dei disoccupati di lunga durata nell'UE ha meno di 35 anni; che la situazione del mercato del lavoro è particolarmente critica per i giovani, tranne in alcuni Stati membri, a prescindere dal loro livello d'istruzione;

H.

considerando che il Fondo sociale europeo, unitamente alla garanzia per i giovani e all'iniziativa per l'occupazione giovanile, devono essere utilizzati pienamente e correttamente per finanziare progetti sostenibili al fine di combattere la disoccupazione e, in particolare, la disoccupazione giovanile;

I.

considerando che la percentuale dei giovani disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione (NEET) rimane alta e che i giovani Rom sono sovrarappresentati in questo gruppo;

J.

considerando che vari fattori, tra cui la mancata creazione di un clima positivo per rilanciare gli investimenti e la crescita, la riduzione dei redditi di mercato e l'indebolimento nel corso del tempo dell'effetto dei trasferimenti sociali (11) nonché gli sforzi compiuti da alcuni Stati membri per ripristinare il loro equilibrio economico riducendo la spesa destinata alla protezione sociale, hanno portato a significative riduzioni del reddito lordo disponibile per le famiglie, favorendo l'aumento del numero delle famiglie europee a rischio di esclusione e un preoccupante incremento delle disuguaglianze anche a livello di genere; che un europeo su quattro è a rischio di povertà; che la sottoccupazione e la precarietà hanno raggiunto un livello massimo e, per il 50 % delle persone in cerca di lavoro, ottenere un posto di lavoro non è sufficiente per uscire dalla povertà;

K.

considerando che i dati relativi al 2013, gli ultimi disponibili, ritraggono la disoccupazione di lunga durata a un livello storicamente elevato del 5,1 % della forza lavoro nell'UE-28; che la disoccupazione di lunga durata non soltanto ha conseguenze individuali fondamentali per tutta la vita, ma può trasformarsi in disoccupazione strutturale nell'UE;

L.

considerando che il 25,1 % della popolazione dell'UE è a rischio di povertà o di esclusione sociale; che il tasso di crescita media della povertà infantile è superiore al tasso di crescita medio della povertà in generale e che in alcuni Stati membri un bambino su tre vive al di sotto della soglia di povertà;

M.

considerando che i lavoratori anziani sono il gruppo con la maggiore probabilità di essere disoccupati di lunga durata; che nel 2012 solo la metà dei lavoratori di età compresa tra i 55 e i 65 anni aveva un lavoro; che gli anziani subiscono maggiormente la riduzione della spesa pubblica in servizi sociali e sanitari e in prestazioni sociali; che alcune categorie di anziani, quali gli ultraottantenni, le donne anziane, i migranti anziani o i membri anziani delle minoranze etniche sono particolarmente a rischio di cadere in povertà;

N.

considerando che, per far fronte alla crisi, alcuni Stati membri hanno apportato forti tagli alla spesa pubblica nel momento in cui è cresciuta la domanda di protezione sociale, a causa dell'aumento della disoccupazione; che gli stanziamenti di bilancio nazionali a favore della previdenza sociale sono stati ulteriormente ridotti in quanto, a causa dei licenziamenti e delle riduzioni salariali su larga scala, sono calati i contributi pregiudicando seriamente il modello sociale europeo; che le riforme richieste non soddisfano le esigenze e le aspettative dei cittadini in ambito occupazionale e sociale;

O.

considerando che la riduzione della povertà non è solo uno degli obiettivi principali di Europa 2020, ma anche una responsabilità sociale per gli Stati membri e che i posti di lavoro dignitosi e sostenibili costituiscono il modo migliore per uscire dalla povertà; che gli sforzi devono concentrarsi sull'agevolare l'accesso all'occupazione, in particolare per le persone più lontane dal mercato del lavoro; considerando che il mercato del lavoro è ancora caratterizzato da disuguaglianze significative in termini di occupazione e che le donne sono maggiormente a rischio rispetto agli uomini di vivere in condizioni di povertà o di esclusione sociale una volta superati i 55 anni di età;

P.

considerando che gli squilibri socioeconomici tra gli Stati membri si sono ulteriormente aggravati, mentre si è verificato l'opposto per l'obiettivo della convergenza regionale; che il divario tra centro e periferia nell'ambito della disoccupazione è cresciuto dal 3,5 % nel 2000 al 10 % nel 2013; che tale divario aumenta il rischio di frammentazione e minaccia la stabilità economica e la coesione sociale dell'UE; che la sesta relazione sulla coesione evidenzia il ruolo che rivestono i fondi strutturali nel superamento delle disuguaglianze, soprattutto in periodo di crisi;

Q.

considerando che l'articolo 174 del TFUE stabilisce che «per promuovere uno sviluppo armonioso dell'insieme dell'Unione, questa sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economica, sociale e territoriale. Tra le regioni interessate, un'attenzione particolare è rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna»;

R.

considerando che le regioni caratterizzate da gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici presentano di solito tassi di disoccupazione più elevati, una crescita economica inferiore e una mancanza di investimenti significativi finalizzati a migliorarne le potenzialità;

S.

considerando che il Parlamento negli ultimi due anni ha messo in guardia contro i rischi sociali della deflazione in un contesto di crescita ridotta, elevata disoccupazione e pressioni al ribasso sui salari; che la Banca centrale europea (BCE) ha previsto un'inflazione ridotta sul lungo termine e ha messo in guardia contro le conseguenze che questa avrà sulla domanda interna, sulla crescita e sull'occupazione; che la deflazione è diventata realtà dall'agosto 2014 in otto Stati membri (di cui sei appartenenti alla zona euro); che la domanda e la creazione di posti di lavoro nell'UE è fortemente limitata dalla diffusa debolezza della fornitura del credito alle PMI e dall'esigenza di ridurre l'eccessivo debito pubblico e privato, con particolare riguardo ai mutui ipotecari; che il calo dei tassi di interesse fa aumentare in misura significativa tali difficoltà, facendo crescere i tassi d'interesse reali e l'indebitamento reale, e potrebbe portare a un circolo vizioso di depressione economica; che la BCE è intervenuta su tutti questi aspetti il 22 gennaio 2015 attuando un programma ampliato di acquisto di attività caratterizzato da acquisti combinati mensili di attività per un importo di 60 miliardi di EUR da effettuarsi almeno fino al settembre 2016;

T.

considerando che una politica monetaria espansiva può essere utilizzata per promuovere le esportazioni come mezzo per migliorare l'economia dell'UE nel breve termine;

U.

considerando che i tassi di interesse bassi possono essere utilizzati per incrementare gli investimenti nell'UE;

V.

considerando l'incremento del consolidamento fiscale e l'introduzione di nuovi obiettivi principali che si concentrano maggiormente sui deficit strutturali anziché su quelli ciclici; che, nonostante ciò, la portata dei moltiplicatori fiscali nell'attuale contesto è ancora molto elevata; che occorre raggiungere l'obiettivo di medio termine e l'obiettivo del debito di creare un ambiente che promuova la crescita economica e la creazione di posti di lavoro; che vi è la necessità di valutare sistematicamente l'impatto sociale, ambientale e di genere di tali misure;

W.

considerando l'allarmante diminuzione degli investimenti pubblici e privati nell'UE, che sono pari attualmente a circa il 20 %, al di sotto cioè del livello pre-crisi e inferiore rispetto ai principali partner economici nel resto del mondo; che gli investimenti in materia di posti di lavoro migliori e sostenibili, capitale umano, ricerca e innovazione (compresi, in particolare i progetti su piccola scala), unione energetica efficiente sotto il profilo delle risorse, mercato unico digitale, promozione dell'imprenditorialità e migliore ambiente imprenditoriale per le PMI devono figurare tra le principali priorità sia per la Commissione che per gli Stati membri, visto che gli investimenti in tali settori sono essenziali non solo per assicurare una ripresa, ma anche per espandere il potenziale economico dell'UE ai fini della crescita e della creazione di prosperità;

X.

considerando che l'insufficiente coinvolgimento al processo del Semestre europeo da parte dei parlamenti nazionali, del Parlamento europeo, delle autorità locali e regionali nonché delle organizzazioni della società civile e delle parti sociali a livello UE e nazionale ha limitato una presa di responsabilità da parte degli Stati membri per le riforme, lo sviluppo di soluzioni inclusive, sociali e sostenibili e ha ridotto la fiducia dei cittadini nel progetto UE;

Y.

considerando che la definizione dei salari è di competenza degli Stati membri;

Politiche economiche ambiziose per la crescita, la creazione di posti di lavoro di qualità e la lotta alla deflazione

1.

accoglie con favore l'approccio integrato alla crescita adottato dalla Commissione, basato su tre pilastri principali: un piano di investimenti per l'Europa, le riforme strutturali e la responsabilità fiscale; chiede un'ambiziosa politica economica e fiscale espansionistica, all'interno delle regole esistenti del Patto di stabilità e crescita (PSC), per stimolare una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e creare posti di lavoro migliori e sostenibili; sottolinea che la solidarietà è il valore fondamentale su cui si fonda l'Unione europea; chiede alla Commissione di sostenere gli sforzi degli Stati membri fornendo concrete raccomandazioni che siano utili agli stessi Stati membri e all'UE nel suo insieme, affinché procedano non solo al consolidamento fiscale, ma anche a riforme strutturali in modo equilibrato dal punto di vista sociale ed economicamente efficiente e sostenibile; sottolinea che la bassa inflazione sta già facendo aumentare i tassi d'interesse reali nonché il debito pubblico e privato reale che, uniti all'elevata disoccupazione giovanile di lungo termine, deprimono la crescita e incrementano la povertà;

2.

è consapevole dei legami esistenti tra responsabilità fiscale e necessità di promuovere gli investimenti e le riforme strutturali negli Stati membri, nel quadro del PSC; si compiace in tal senso della comunicazione della Commissione dal titolo «Fare il miglior uso della flessibilità all'interno delle regole esistenti del Patto di stabilità e crescita»; invita i partner ad attuare le riforme utilizzando la flessibilità già esistente nelle norme e negli accordi, qualora uno Stato membro dovesse affrontare eccessivi squilibri macroeconomici, in modo da garantire che la responsabilità fiscale sia compatibile con la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e lo stato sociale;

3.

sottolinea l'esigenza di riforme strutturali negli Stati membri; rileva che, sebbene alcuni Stati membri che hanno attuato le riforme strutturali siano riusciti a ripristinare la competitività nel mercato globale, tali riforme dovrebbero essere compatibili con una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nonché con la creazione di posti lavoro decorosi; chiede, per raggiungere questi obiettivi, che il fulcro di queste riforme sia ampliato onde includere settori come il mercato unico digitale, l'Unione energetica o le riforme fiscali; ritiene che le riforme promosse nel mercato del lavoro debbano anche introdurre la flessibilità e la sicurezza necessarie per porre fine alla segmentazione e garantire salari dignitosi;

4.

plaude al fatto che la nuova combinazione di politiche aggiunge gli investimenti alle precedenti priorità di consolidamento fiscale e alle riforme strutturali; ritiene, tuttavia, che l'analisi annuale della crescita (AAC) dovrebbe prestare maggiore attenzione alla domanda aggregata e al suo legame con gli aumenti salariali e le disuguaglianze sociali; sottolinea che la priorità centrale per quanto riguarda la riduzione dei macro-squilibri non dovrebbe essere quella di aumentare gli avanzi delle partite correnti, ma piuttosto di aumentare i tassi di crescita, di investimento, di occupazione e di ridurre il tasso di povertà;

5.

manifesta preoccupazione circa il fatto che gli investimenti nell'UE sono diminuiti in modo significativo negli ultimi anni e sono ora circa il 20 % in meno rispetto ai livelli precedenti la crisi; avverte che il declino è stato ancora più forte negli Stati membri periferici dove il consolidamento fiscale è stato più intenso; sottolinea ancora una volta il potenziale occupazionale dell'economia verde che, stando alle stime della Commissione, potrebbe creare 5 milioni di posti di lavoro entro il 2020 soltanto nei settori dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili, a condizione che siano attuate politiche ambiziose in materia di clima ed energia; invita gli Stati membri a garantire livelli di investimento adeguati in tali ambiti e a prevedere le future competenze dei lavoratori;

6.

si compiace del fatto che uno dei tre pilastri principali della strategia della Commissione per il 2015 siano gli investimenti e chiede che il piano sia attuato senza indugio; rileva che i contributi degli Stati membri al Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) non saranno conteggiati in fase di definizione dell'aggiustamento fiscale nell'ambito della componente preventiva o correttiva del PSC;

7.

ritiene che i tre pilastri principali della strategia della Commissione per il 2015 debbano essere attuati congiuntamente al fine di promuovere gli investimenti in modo responsabile nei settori che hanno un impatto reale sulla crescita e sulla creazione di occupazione, quali ad esempio l'economia digitale, i settori verdi e l'assistenza sanitaria;

8.

osserva che il FEIS si baserà su risorse UE esistenti e non raccoglierà nuovo denaro pubblico, ad eccezione di 5 miliardi di EUR supplementari della Banca europea per gli investimenti (BEI); sottolinea il rischio di creare un fondo insufficiente basato su previsioni eccessivamente ottimistiche circa la probabilità di attrarre la parte più consistente dei finanziamenti necessari da investitori privati; chiede alla BEI di valutare un cambio di orientamento da un'attività bancaria puramente commerciale verso un modello di valutazione dei rischi dei progetti incentrato su criteri definiti e trasparenza; chiede alla Commissione di esaminare modalità per utilizzare il bilancio dell'UE e altre nuove risorse per garantire che il FEIS non manchi il bersaglio;

9.

invita la Commissione e la BEI a valutare gli effetti della crisi economica in relazione al sistema bancario e ai destinatari finali dei finanziamenti della BEI, in particolare per quanto riguarda le PMI, il settore dell'economia sociale e le imprese pubbliche;

10.

sottolinea che il FEIS deve concentrarsi sulla creazione di nuovi investimenti in settori in cui l'interesse degli investitori è sopito anziché sostituire investimenti che si sarebbero realizzati altrove (spiazzamento) o concentrarsi su investimenti altamente redditizi che si sarebbero realizzati in ogni caso (effetto inerziale); invita inoltre la Commissione a includere o promuovere investimenti sociali che non solo generano ritorni finanziari, ma promuovono positivi effetti sociali di ricaduta, come gli investimenti sul capitale umano, gli investimenti con un forte impatto sulla creazione di posti di lavoro migliori e sostenibili o sull'inclusione sociale e sulla riduzione della povertà, quali i sistemi di protezione sociale e i servizi sociali, o gli investimenti nell'economia sociale; ribadisce il suo invito ad attuare il pacchetto di investimenti sociali (PIS);

11.

invita la Commissione a garantire gli investimenti nelle regioni economicamente più deboli che soffrono di una forte disoccupazione e alle PMI in tali regioni, in considerazione delle loro scarse capacità di accesso ai finanziamenti, per assicurare che tali sforzi abbiano un impatto significativo laddove sono più necessari, effettuando scelte che prestino la debita attenzione alle caratteristiche economiche degli investimenti; concorda con la Commissione sulla necessità di forza lavoro qualificata nei settori in crescita, quali l'economia digitale, i settori verdi e l'assistenza sanitaria;

12.

invita la Commissione e gli Stati membri a prendere in considerazione meccanismi rafforzati specifici per attuare programmi di investimento nelle regioni ultraperiferiche la cui lontananza, frammentazione geografica, economie fragili e limitazioni naturali provocano maggiori disuguaglianze nell'accesso alle opportunità di lavoro, ai beni e ai servizi;

13.

invita la Commissione a prendere in considerazione le regioni che presentano svantaggi naturali o demografici gravi e permanenti in fase di programmazione del piano di investimenti per l'Europa, in particolare l'accesso alla banda larga;

14.

chiede alla Commissione di riesaminare in modo approfondito e migliorare l'iniziativa per i prestiti obbligazionari UE-BEI, avviata come progetto pilota nel 2012 per completare il piano di investimenti per l'Europa, con l'obiettivo di assegnare a tale iniziativa un ruolo più importante nella promozione dell'occupazione; chiede inoltre, in tale contesto, un riesame dettagliato delle obbligazioni a impatto sociale incluse nel PIS;

Politica responsabile rifocalizzata sugli investimenti, sulla creazione di posti di lavoro di qualità e sulla crescita

15.

osserva che il piano di investimenti per l'Europa è un'integrazione necessaria degli sforzi per stimolare la crescita economica sostenibile e la creazione di posti di lavoro, che per avere successo deve essere sostenuta da risorse pubbliche e private; accoglie con favore il fatto che l'AAC 2015 continui a chiedere maggiori sforzi ai paesi con margini fiscali di manovra come strumento per incoraggiare la domanda e gli investimenti europei;

16.

accoglie con favore il ritmo di consolidamento fiscale e l'introduzione di nuovi obiettivi principali — che si concentrano maggiormente sui deficit strutturali anziché su quelli ciclici — che dovrebbe avere un effetto positivo sull'occupazione e sulla crescita sostenibile; osserva, tuttavia, che la portata dei moltiplicatori fiscali nell'attuale contesto è comunque ancora molto elevata e che questo avrà un impatto negativo sulla crescita economica e sulla creazione di posti di lavoro, nonché sulla sostenibilità dei regimi di protezione sociale; invita la Commissione ad agevolare l'uso della massima flessibilità all'interno delle regole esistenti del PSC;

17.

chiede la messa a punto di un quadro europeo per assicurare che tutti gli investimenti nell'ambito del piano di investimenti per l'Europa abbiano un impatto significativo in termini di stimolo alla crescita sostenibile, alla creazione di posti di lavoro di qualità e alla promozione del progresso sociale; invita la Commissione a monitorare e a controllare gli investimenti previsti dal piano nonché a verificare e valutare l'impatto economico e sociale degli investimenti in termini reali; invita la Commissione a includere specialisti di politiche sociali nel comitato di esperti del nuovo FEIS che approverà i progetti da finanziare e a garantire che un positivo impatto sociale sia uno dei grandi criteri di tale selezione;

18.

sottolinea l'importanza della flessibilità, che può essere utilizzata nell'ambito dell'attuale PSC, per garantire margine di manovra agli investimenti sociali, ossia agli investimenti sociali nelle persone, fornendo loro le competenze necessarie e sostenendo le condizioni per una partecipazione produttiva e appagante nell'economia e nella società nel corso della loro vita; sottolinea, in tale contesto, il ruolo potenziale dell'economia sociale nella creazione di posti di lavoro sostenibili, inclusivi e di qualità;

Ripristino dei finanziamenti a favore delle PMI per promuovere gli investimenti privati e la creazione di posti di lavoro

19.

sottolinea che, sebbene costituiscano la spina dorsale della creazione di posti di lavoro nell'UE, le PMI continuano ad affrontare gravi difficoltà nell'accedere ai finanziamenti e si trovano in preoccupanti condizioni di eccessivo indebitamento; accoglie quindi con favore le nuove raccomandazioni della Commissione sull'accesso ai finanziamenti per le PMI, che comprende un nuovo approccio all'insolvenza e al fallimento; chiede ulteriori sforzi da parte degli Stati membri per migliorare i programmi di ristrutturazione del debito come strumento a tal fine; chiede alla Commissione di favorire, se necessario, l'applicazione a livello nazionale dei principi enunciati nella raccomandazione del 12 marzo 2014 attraverso le raccomandazioni specifiche per paese (RSP); sottolinea che l'imprenditoria e le PMI femminili affrontano maggiori difficoltà di accesso al finanziamento; invita la Commissione ad analizzare le cause di questa situazione e a proporre misure per risolverla;

20.

sottolinea l'importanza di creare una cultura imprenditoriale nell'Unione europea, riducendo le barriere al lavoro autonomo e alla creazione di imprese; evidenzia che ciò può essere sostenuto da un mix intelligente di sostegno finanziario, quale la microfinanza e l'imprenditoria sociale, asse del programma occupazione e innovazione sociale (EaSI), o soluzioni a sportello unico nella pubblica amministrazione per la registrazione delle nuove imprese;

21.

esprime preoccupazione per la frammentazione dell’area dell’euro che, in taluni casi, mette a rischio la crescita e la sostenibilità delle PMI; chiede che sia ripristinata la capacità del sistema economico di concedere prestiti, consentendo quindi alle PMI di investire e creare posti di lavoro, e sia facilitato l'accesso all'imprenditoria e l'accesso delle PMI a programmi come COSME o Orizzonte 2020;

22.

invita gli Stati membri a eliminare gli oneri amministrativi e la formalità burocratiche superflui a carico dei lavoratori autonomi, delle microimprese e delle PMI e ad agevolare le condizioni per l'avvio di nuove imprese;

23.

accoglie con favore il programma di finanziamento congiunto Commissione/BEI destinato alle PMI, che utilizza i fondi strutturali per indirizzare gli investimenti verso tali imprese al fine di stimolare la creazione di posti di lavoro migliori e sostenibili; invita la BCE a integrare tale azione strategica e a valutare gli strumenti per acquisire i beni delle PMI e sostenere lo sviluppo delle PMI nel quadro dei programmi di quantitative easing sulla base delle buone pratiche registrate in altre regioni economiche o per fungere da garante delle fonti di finanziamento destinato alle PMI che generano fino all'80 % dell'occupazione in vari Stati membri;

24.

prende atto del programma ampliato di acquisto di attività della BCE indirizzato, ancora una volta, al sistema bancario; invita, pertanto, la BCE a ottimizzare il proprio potenziale per migliorare l'economia reale e fornire credito al fine di promuovere la crescita e contrastare la disoccupazione nell'UE;

25.

si compiace dei provvedimenti annunciati dalla Commissione per stimolare la creazione di posti di lavoro nelle PMI sbloccando alternative ai prestiti bancari e per migliorare il quadro normativo e fiscale al fine di rafforzare gli investimenti a lungo termine nelle PMI; chiede che tali provvedimenti siano attuati senza indugio; invita la Commissione a sostenere altresì i progetti su piccola scala; invita la Commissione e gli Stati membri a prendere in considerazione le cooperative finanziarie per finanziare le PMI (cooperative di credito) quali strumenti alternativi di finanziamento e a consentire alle PMI un migliore accesso agli appalti pubblici e ai finanziamenti a livello UE e nazionale;

26.

sottolinea l'importanza degli organismi intermedi legati alle PMI, quali le camere di commercio, come motori con un impatto moltiplicatore nell'attuazione delle politiche dell'UE in materia di PMI e invita la Commissione ad avviare un dialogo di partenariato con tali organismi sulle migliori modalità di attuazione delle politiche dell'UE relative al PMI al fine di incrementare la creazione di posti di lavoro di qualità;

Un uso più efficiente dei finanziamenti

27.

sottolinea che le politiche per la crescita e l'occupazione hanno differenti impatti territoriali, a seconda della situazione specifica di ciascuna regione dell'UE, e che le disparità regionali si sono ampliate dall'inizio della crisi; sottolinea che le RSP dovrebbero tenere conto delle differenze territoriali all'interno degli Stati membri al fine di promuovere la crescita e l'occupazione preservando la coesione territoriale;

28.

ritiene che i provvedimenti della politica di coesione svolgano un ruolo chiave nella riduzione delle disuguaglianze interne in materia di competizione e gli squilibri strutturali nelle regioni che ne hanno maggiormente bisogno; invita la Commissione a prendere in considerazione soluzioni adeguate per quegli Stati membri che, pur essendo colpiti da forte disoccupazione, sono tenuti a restituire i fondi dell'UE a causa di problemi di cofinanziamento; invita la Commissione a prendere il considerazione il prefinanziamento al fine di agevolare il pieno utilizzo dei fondi da parte di tali Stati membri per il periodo 2014-2020, garantendo sempre che sia confermato il principio della responsabilità di bilancio;

29.

invita la Commissione a intervenire con urgenza al fine di contrastare il dumping fiscale, la frode fiscale e l'evasione fiscale e chiede di adottare a livello di Consiglio un'ambiziosa tassa sulle transazioni finanziarie;

30.

crede fermamente che i finanziamenti dell'UE, in particolare quelli nel quadro dell'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile (YEI) e del Fondo sociale europeo (FSE), non dovrebbero essere utilizzati per sovvenzionare approcci nazionali ma piuttosto per fornire sostegno supplementare in modo tale da integrare e valorizzare i programmi nazionali in base a quanto stabilito dagli Stati membri;

31.

invita la Commissione, gli Stati membri e le regioni a garantire la piena attuazione dei fondi UE 2007-2013 e un più stretto allineamento del FSE e di altri fondi strutturali europei con la strategia Europa 2020; invita la Commissione a garantire un controllo più rigoroso dell'attribuzione del 20 % del FSE a favore della povertà; invita la Commissione a introdurre nella prossima analisi annuale della crescita e nelle raccomandazioni specifiche per paese un capitolo relativo all'applicazione del Fondo di aiuti europei agli indigenti (FAEI);

32.

invita la Commissione a sviluppare riforme strutturali nei mercati dell'energia al fine di creare un'Unione energetica resiliente, meno dipendente dalle fonti esterne e che diversifichi le fonti di approvvigionamento (ad esempio, il gas algerino);

Riforme per espandere il potenziale di crescita, il capitale umano e la produttività

33.

osserva che piani di investimento decisivi per la crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro migliori e sostenibili, nonché le misure adottate dalla BCE, possono ottenere risultati positivi solo se uniti a riforme nazionali che migliorano la partecipazione di qualità al mercato del lavoro, stimolano l'attività e la produttività, sviluppano capitale umano in tutte le fasce di età, compresi i gruppi più vulnerabili, e sostengono forti sistemi sociali e di protezione sociale; sottolinea che la decisione del Parlamento e del Consiglio di rafforzare la cooperazione nella rete di servizi pubblici per l'impiego (SPI) è un elemento chiave nello sforzo per migliorare il mercato del lavoro; ritiene che le riforme strutturali del mercato del lavoro dovrebbero introdurre provvedimenti di flessibilità interna volti a preservare l'occupazione in momenti di crisi economica, assicurare la qualità dei posti di lavoro e la sicurezza nella transizione tra posti di lavoro e fornire programmi di indennità di disoccupazione che siano basati su requisiti di attivazione realistici, assicurino un sostegno adeguato a favore dei lavoratori in esubero e siano legati a politiche di reintegrazione;

34.

invita la Commissione e gli Stati membri a prendere in considerazione modalità innovative per promuovere gli investimenti nell'UE; sottolinea la recente tendenza delle imprese a far rientrare la produzione e i servizi nell'UE e le opportunità che ciò comporta per la creazione di posti di lavoro, soprattutto per i giovani; ritiene che le economie dell'UE si trovino dinanzi a un'opportunità unica per accelerare questa tendenza al rimpatrio dei posti di lavoro;

35.

invita la Commissione e gli Stati membri a definire politiche su misura a sostegno della creazione di posti di lavoro di qualità per i disoccupati di lunga durata, i lavoratori anziani disoccupati, le donne e altri gruppi prioritari colpiti con particolare durezza dalla crisi, come gli immigrati, la comunità Rom e le persone con disabilità, comprese le misure per promuovere politiche antidiscriminatorie sul posto di lavoro, l'equilibrio tra attività professionale e vita privata, l'apprendimento e la formazione permanenti e per combattere il basso livello di istruzione di alcuni di questi gruppi, molti dei quali sono a rischio di esclusione sociale; chiede che le RSP siano incentrate in modo sistematico sulla riduzione del divario retributivo e pensionistico fra i sessi; esorta la Commissione a chiedere che ciascuno Stato membro istituisca un piano nazionale per l'occupazione per la creazione di posti di lavoro, come concordato dagli Stati membri in occasione del Consiglio di primavera del 2012;

36.

invita la Commissione a lanciare una nuova iniziativa finalizzata alla promozione delle opportunità di occupazione per i rom negli Stati membri, con misure tese a promuovere le competenze e le qualifiche e a lottare contro la discriminazione, oltre a promuovere la creazione di posti di lavoro, ad esempio tramite il lavoro autonomo e l'imprenditoria e con l'ausilio di strumenti finanziari innovativi;

37.

invita gli Stati membri ad affrontare in via prioritaria la disparità di genere nel mondo del lavoro, in particolare affrontando il problema del divario retributivo tra i generi e attuando misure che facilitino la riconciliazione tra il lavoro e la vita familiare, anche aumentando la disponibilità di strutture per la custodia dei bambini;

38.

deplora che il semestre europeo non sia stato abbastanza allineato alla strategia Europa 2020; invita la Commissione e gli Stati membri ad allineare le misure economiche attuate nel corso del semestre europeo agli obiettivi sociali e di occupazione della strategia Europa 2020 e ai principi sociali stabiliti dai trattati; chiede sforzi più determinati per guidare e coordinare le politiche dell'UE per stimolare una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e per creare posti di lavoro migliori e sostenibili; invita la Commissione a presentare la revisione intermedia della strategia Europa 2020 senza indugi, tenuto conto della necessità urgente di compiere ulteriori progressi verso la riduzione della povertà e gli altri obiettivi sociali e dell'esigenza di migliorare il coinvolgimento dei soggetti interessati pertinenti;

Istruzione e politiche attive del lavoro per espandere il capitale umano

39.

ritiene che una concorrenza internazionale in crescita stimolata da una forza lavoro sempre più qualificata abbia lasciato l'UE con gravi deficit e disallineamenti in materia di competenze che rappresentano un freno alla crescita economica; è del parere che se gli Stati membri vogliono avere un'opportunità realistica di conseguire gli obiettivi di occupazione di Europa 2020, debbano concentrare gli sforzi sulla predisposizione del giusto ambiente per la creazione di posti di lavoro;

40.

ribadisce il suo invito al Consiglio, alla Commissione e agli Stati membri affinché incorporino un pilastro di genere nel quadro di Europa 2020;

41.

osserva che la strategia per riguadagnare la competitività non deve concentrarsi solo sui costi del lavoro, ma anche sull'incremento della produttività mediante investimenti nel capitale umano e sulle riforme strutturali;

42.

invita gli Stati membri a riportare gli investimenti in capitale umano al livello pre-crisi, in particolare per agevolare il passaggio dagli studi al mondo del lavoro per i giovani, e a investire nella formazione professionale e nei programmi di apprendimento permanente;

43.

accoglie con favore il fatto che nell'analisi annuale della crescita 2015 la Commissione inviti gli Stati membri a mantenere o promuovere gli investimenti a lungo termine nell'istruzione, nella ricerca e innovazione; osserva, tuttavia, che gli Stati membri con bilanci già limitati non hanno i mezzi sufficienti per raggiungere tale obiettivo;

44.

sottolinea l'importanza di politiche attive del lavoro per alcuni Stati membri nel contesto attuale; invita tali Stati membri ad aumentare la copertura e l'efficacia delle politiche attive per il mercato del lavoro;

Posti di lavoro e salari di qualità quali motori di produttività e crescita

45.

invita gli Stati membri a prestare particolare attenzione all'alto tasso di disoccupazione fra i giovani appartenenti a categorie svantaggiate, dando priorità all'accesso e all'integrazione nel mercato del lavoro e all'inclusione delle politiche in proposito nelle altre politiche, poiché il lavoro è la chiave per un'integrazione riuscita;

46.

ricorda che stipendi dignitosi sono importanti non solo per la coesione sociale, ma anche per mantenere una ripresa forte e un'economia produttiva; invita la Commissione a valutare l'impatto dell'introduzione da parte degli Stati membri di stipendi minimi nel contesto della riduzione delle disuguaglianze in termini di stipendi; invita la Commissione a organizzare una conferenza su un quadro di riferimento europeo per gli stipendi minimi;

47.

esprime preoccupazione circa il fatto che le riforme del mercato del lavoro in molti Stati membri non siano riuscite a far diminuire il livello di lavori precari; osserva che il 50 % dei posti di lavoro creati nel 2014 erano temporanei; segnala che, secondo la Commissione, persiste la povertà lavorativa e che per il 50 % di tutte le persone che cercano lavoro trovare un'occupazione non è sufficiente per uscire dalla povertà né aumenta la produttività; invita gli Stati membri a rendere la qualità del lavoro una priorità e ad affrontare la segmentazione del mercato del lavoro; invita la Commissione ad assicurare che le riforme del mercato del lavoro siano intese, oltre a promuovere la creazione di posti di lavoro migliori e sostenibili, a ridurre la segmentazione, a migliorare l'inclusione dei gruppi vulnerabili nel mercato del lavoro, a promuovere l'uguaglianza di genere, a ridurre la povertà lavorativa e a garantire un'adeguata protezione sociale per tutti i lavoratori, compresi gli autonomi;

48.

ritiene che gli Stati membri possano creare più posti di lavoro solo se il mercato lo consente, se possono affidarsi a una forza lavoro qualificata, se i mercati del lavoro sono sufficientemente flessibili, se il costo del lavoro, compresa la retribuzione, è in linea con la produttività, se i sistemi di protezione sociale rendono più attrattivo il lavoro e se la regolamentazione è proporzionata e si basa su casi concreti;

49.

invita la Commissione e gli Stati membri a intensificare gli sforzi per far fronte al dumping sociale nell'UE, che causa danni significativi ai lavoratori interessati e ai sistemi di sicurezza degli Stati membri; chiede, inoltre, di coinvolgere le parti sociali a tutti i livelli in questi sforzi;

50.

accoglie con favore l'iniziativa relativa a una piattaforma europea per il lavoro sommerso; ribadisce l'invito agli Stati membri a garantire che le persone con contratti di lavoro precari oppure i lavoratori autonomi fruiscano di una serie di diritti di base e di un'adeguata protezione sociale, segnatamente per quanto riguarda la riconciliazione tra il lavoro e la vita familiare; invita la Commissione a compiere sforzi dedicati per affrontare i problemi aggiuntivi causati dall'occupazione temporanea o a tempo parziale non volontaria e dal lavoro autonomo fittizio;

51.

deplora il fatto che quasi non si faccia quasi menzione della qualità o della sostenibilità dei posti di lavoro che sono stati creati, in particolare per quanto riguarda l'occupazione delle donne, che sono sovra-rappresentate nel lavoro a tempo parziale a causa delle difficoltà di conciliazione tra vita professionale e vita privata;

52.

ritiene che il conseguimento degli obiettivi di reindustrializzazione sia fondamentale per la competitività dell'Unione e crede che il rilancio di un'autentica politica industriale europea potrebbe promuovere la crescita e creare nuovi posti di lavoro di qualità;

53.

deplora il fatto che, quando si fa riferimento ai tassi di disoccupazione, altri fattori non siano presi debitamente in considerazione, come le percentuali in aumento per quanto riguarda le persone inattive, la mobilità e la migrazione;

Disoccupazione giovanile e mobilità professionale

54.

si compiace della riduzione dei tassi di disoccupazione giovanile, ma sottolinea che essi restano ancora a livelli allarmanti e non si basano necessariamente sulla creazione netta di posti di lavoro; evidenzia che sono aumentate anche l'insicurezza del posto di lavoro e la sottoccupazione e che il 43 % dei giovani si trovano in condizioni di lavoro precario, con contratti a tempo parziale imposti o in un posto di lavoro autonomo falso;

55.

chiede alla Commissione di proporre un quadro di riferimento europeo per introdurre requisiti minimi per l'attuazione della garanzia per i giovani e misure concrete per sensibilizzare l'opinione pubblica; invita gli Stati membri a utilizzare in modo efficiente la dotazione disponibile, ad attuare tempestivamente la garanzia per i giovani e ad assicurarsi di raggiungere anche i giovani provenienti da contesti sociali svantaggiati; chiede una dotazione adeguata nella revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale in linea con le raccomandazioni dell'OIL; osserva che l'OIL stima che occorrono 21 miliardi di euro per risolvere il problema della disoccupazione giovanile;

56.

esorta la Commissione ad andare oltre la raccomandazione del Consiglio del marzo 2014 su un quadro di qualità per i tirocini e a proporre un nuovo quadro di qualità al fine di prevenire la discriminazione e lo sfruttamento dei giovani lavoratori;

57.

invita gli Stati membri a rendere il mercato del lavoro più inclusivo per chi ha mansioni familiari come allevare i figli e occuparsi di familiari che necessitano di assistenza; chiede pertanto misure che favoriscano la riconciliazione tra il lavoro e la vita privata nel quadro delle riforme del mercato del lavoro promosse attraverso il semestre europeo;

58.

ribadisce il suo invito agli Stati membri affinché investano in opportunità di apprendimento permanente, formazione professionale e formazione sul lavoro; chiede che i sistemi nazionali di apprendimento permanente siano valutati nell'ambito delle strategie di riforma del mercato del lavoro del semestre europeo;

59.

sottolinea che, secondo la Commissione, nonostante gli elevati tassi di disoccupazione ci sono 2 milioni di posti di lavoro disponibili nell'UE e che, nel 2013, solo il 3,3 % della popolazione attiva lavora in un altro Stato membro, indicando un livello di mobilità ancora basso rispetto ai livelli degli Stati Uniti o del Giappone; osserva che le divergenze nei tassi di mobilità del lavoro — che, nel caso degli Stati membri maggiormente colpiti dalla crisi, possono arrivare sino a dieci punti percentuali — possono essere influenzate positivamente utilizzando lo strumento della piattaforma EURES; esprime il suo sostegno continuo al principio della libera circolazione;

60.

invita la Commissione e gli Stati membri a garantire il corretto funzionamento dei SPO al fine di agevolare e stimolare la ricerca di un lavoro all'estero;

61.

considerato il numero di lavoratori, in particolare giovani, che lasciano i loro paesi di origine per altri Stati membri in cerca di opportunità di lavoro, vi è l'urgente necessità di elaborare provvedimenti adeguati a garantire che tutti i lavoratori siano tutelati per quanto riguarda i loro diritti sociali e sul lavoro; invita, a tal proposito, la Commissione e gli Stati membri a migliorare ulteriormente la mobilità del lavoro tramite strumenti come EURES, sostenendo nel contempo il principio della parità di trattamento e salvaguardando gli stipendi e le norme sociali; chiede a ogni Stato membro di stabilire politiche sociali e di occupazione che garantiscano parità di diritti e di retribuzione nello stesso luogo di lavoro in linea con i principi alla base della libertà di circolazione dei lavoratori, in particolare da una prospettiva di genere;

62.

rammenta gli obiettivi dell'UE in materia di genere, in particolare il raggiungimento di un tasso di occupazione del 75 % di donne e uomini entro il 2020 e la riduzione di 20 milioni delle persone povere o a rischio di povertà;

63.

esorta la Commissione a presentare una proposta sul congedo parentale che contribuisca a garantire condizioni di lavoro eque per donne e uomini, non da ultimo alla luce del rapido invecchiamento della popolazione dell'UE, che mette a repentaglio la capacità futura degli Stati membri di preservare taluni servizi sociali necessari; invita la Commissione e gli Stati membri ad attuare un maggior numero di politiche che contribuiscano alla crescita demografica dell'UE, stimolando i tassi di natalità ovvero l'immigrazione;

64.

deplora che le misure di austerità imposte dall'UE al fine di restituire fiducia agli investitori abbiano portato a un peggioramento delle condizioni di lavoro e sociali, aumentando i livelli di disoccupazione, povertà e disuguaglianza;

65.

invita gli Stati membri a migliorare la cooperazione tra le imprese e il settore dell'istruzione a tutti i livelli;

Un invito deciso per la dimensione sociale e per la convergenza nell'UE

66.

ribadisce il suo avvertimento circa le sfide socioeconomiche che affronta l'Unione, specialmente in alcuni Stati membri, e i rischi per la sua sostenibilità e il suo potenziale di crescita stabile comportati da un ribaltamento della convergenza regionale; ricorda che oltre 122 milioni di cittadini dell'UE sono a rischio di povertà o di esclusione sociale, comprese la povertà lavorativa e la povertà infantile; osserva che il 19 % dei bambini nell'UE è attualmente stimato a rischio di povertà e afferma che tali livelli sono inaccettabili e devono essere immediatamente ridotti; chiede alla Commissione di continuare a sviluppare la dimensione sociale nell'UE; riconosce il lavoro della Commissione sul «pilastro sociale» dell'Unione economica e monetaria (UEM) in quanto elemento del processo volto a integrare la dimensione sociale nell'attuale struttura dei meccanismi di governance economica; chiede che si prosegua in questa direzione, al fine di avanzare verso la realizzazione della strategia Europa 2020;

67.

deplora il fatto che non vi siano indicatori o definizioni chiari della povertà assoluta, un problema che riguarda molti Stati membri;

68.

rammenta alla Commissione che, ai sensi dell'articolo 9 TFUE, le politiche del lavoro e sociali per promuovere l'acquis sociale europeo devono disciplinare tutte le politiche europee; chiede alla Commissione di adempiere al proprio obbligo di collegare il semestre europeo agli obiettivi della strategia Europa 2020;

69.

rileva che la protezione sociale e la politica sociale — in particolare le prestazioni di disoccupazione, il sostegno al reddito minimo e la progressività dell'imposizione fiscale —hanno contribuito, in un primo momento, a ridurre la gravità della recessione e a stabilizzare i mercati del lavoro e i consumi; sottolinea, tuttavia, che gli stabilizzatori sociali sono stati utilizzati diffusamente come fattori di adeguamento dai membri dell'UEM colpiti da shock economici negativi; sottolinea che la protezione sociale e le politiche sociali sono di competenza degli Stati membri;

Stabilizzatori sociali

70.

osserva che, nella sua relazione annuale 2013 sull'occupazione e la situazione sociale nell'UE, la Commissione aveva sottolineato l'importanza della spesa per la protezione sociale quale salvaguardia contro i rischi sociali; ricorda l'importanza degli stabilizzatori automatici nell'affrontare gli shock asimmetrici, evitare un eccessivo smantellamento dei sistemi previdenziali nazionali e rafforzare in tal modo la sostenibilità dell'UEM nel suo insieme; invita la Commissione a includere nelle sue raccomandazioni specifiche per paese l'importanza di mantenere stabilizzatori automatici forti negli Stati membri, considerato il ruolo di rilievo che essi svolgono nel mantenere la coesione sociale e stimolare la domanda interna e la crescita economica; rinnova l'invito rivolto alla Commissione affinché elabori un Libro verde sugli stabilizzatori automatici nella zona euro;

71.

segnala l'obiettivo della Commissione di rendere il diritto dell'UE più leggero, semplice e meno costoso a beneficio di cittadini e imprese; sottolinea che l'annullamento delle barriere normative non dovrebbe compromettere né l'acquis sociale europeo in ambiti quali la salute e la sicurezza occupazionali o l'informazione e la consultazione dei lavoratori, né le convenzioni chiave dell'OIL, né la Carta sociale europea, e dovrebbe rispettare l'autonomia delle parti sociali come previsto nel trattato; esorta la Commissione a compiere sforzi credibili per garantire la protezione delle lavoratrici incinte o che abbiano partorito di recente;

Indicatori sociali

72.

accoglie con favore il fatto che il progetto di relazione comune sull'occupazione allegato all'analisi annuale della crescita comprenda una scheda di valutazione per le politiche sull'occupazione e sociali; invita la Commissione a valutare se tali indicatori siano sufficienti a consentire un'analisi approfondita della situazione socioeconomica negli Stati membri; sottolinea l'importanza di comprendere la dinamica e le conseguenze degli sviluppi del reddito delle famiglie e delle crescenti disuguaglianze in termini di reddito; deplora che la maggior parte dei dati presentati nell'edizione di quest'anno dell'analisi siano obsoleti; chiede alla Commissione di utilizzare maggiormente tale analisi annuale nella formulazione delle politiche; chiede un quadro particolareggiato delle scelte degli Stati membri nei diversi ambiti politici e dei relativi risultati; invita la Commissione a valutarne e migliorarne la portata ed efficacia, per assicurare che se ne tenga piena considerazione nell'elaborazione di raccomandazioni specifiche per paese;

73.

sottolinea che le considerazioni di natura occupazionale e sociale dovrebbero essere considerate alla stregua di quelle macroeconomiche nella procedura del semestre europeo;

74.

chiede che siano identificati i principali squilibri macroeconomici e macrosociali all'interno delle economie dell'UE e della zona euro e che siano elaborate raccomandazioni specifiche per paese nel contesto del semestre europeo su tale base, compresi passi verso la convergenza delle norme sociali e in materia di lavoro;

Povertà ed esclusione sociale

75.

deplora che l'analisi annuale della crescita e la relazione comune sull'occupazione non contengano misure o un quadro politico per conseguire l'obiettivo della strategia Europa 2020 in materia di eliminazione della povertà; invita la Commissione e gli Stati membri ad assicurare che tale obiettivo si rifletta meglio nel semestre europeo;

76.

sottolinea la necessità di applicare l'acquis sociale, la clausola sociale orizzontale e il protocollo sui servizi di pubblico interesse;

77.

accoglie con favore l'appello del Presidente della Commissione agli Stati membri affinché introducano un reddito minimo, al fine di ridurre la povertà nell'UE; invita la Commissione a proporre un'iniziativa volta a promuovere l'introduzione di redditi minimi negli Stati membri; sottolinea che spetta a ciascuno Stato membro fissare i livelli del reddito minimo e che tali livelli dovrebbero essere commensurati alla specifica situazione socioeconomica del paese in questione;

78.

deplora il fatto che l'approccio della Commissione finalizzato ad affrontare le disuguaglianze di genere tratti principalmente la conciliazione della vita professionale e familiare come una problematica delle donne; osserva che le misure finalizzate a promuovere la conciliazione, sia per le donne sia per gli uomini, sono essenziali per la creazione di posti di lavoro e hanno un'influenza diretta sulla qualità dei posti di lavoro creati; rileva che l'accesso a servizi economicamente accessibili e di qualità per la custodia dei bambini costituisce ancora una barriera importante alla conciliazione e invita pertanto la Commissione a prestare attenzione a tale indicatore nell'analisi della tabella di valutazione dei principali indicatori occupazionali e sociali;

79.

invita la Commissione a lavorare con gli Stati membri per affrontare immediatamente l'allarmante aumento della povertà infantile in tutta l'UE con misure d'insieme a lungo termine basate sulle migliori prassi in alcuni Stati membri, in particolare misure volte a potenziare il sostegno statale all'alimentazione nelle scuole, e a mettere in atto la raccomandazione tripartita della Commissione «Investire nell'infanzia», inclusa nel pacchetto di investimenti sociali;

80.

segnala che nuove forme emergenti di povertà aggravate dalla crisi del debito (come le difficoltà che complicano la povertà lavorativa, ad esempio il pagamento di mutui, o gli elevati costi delle utenze che creano una povertà energetica) hanno comportato un aumento del numero di sfratti, pignoramenti e senzatetto; chiede alla Commissione e agli Stati membri di attuare strategie integrate che favoriscano un'edilizia sociale e a prezzi accessibili, politiche di prevenzione efficaci volte a ridurre il numero degli sfratti e politiche che affrontino il problema della povertà energetica sulla base delle migliori prassi adottate in alcuni Stati membri, nonché a porre fine alla criminalizzazione dei senzatetto che è emersa in alcuni Stati membri; invita la Commissione a lanciare immediatamente un piano di azione dell'UE sul fenomeno dei senzatetto, come richiesto in varie occasioni dal Parlamento europeo e da altri organismi dell'Unione, per aiutare gli Stati membri ad affrontare il problema urgente e in rapida crescita dei senzatetto;

81.

chiede alla Commissione di sviluppare una strategia che sostenga gli Stati membri nell'affrontare il fenomeno dei senzatetto attraverso politiche integrate e investimenti sociali adeguati;

82.

invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare azioni urgenti per affrontare il fenomeno dei senzatetto. sottolinea che questa manifestazione estrema di povertà ed esclusione sociale viola i diritti fondamentali ed è aumentata nella stragrande maggioranza degli Stati membri; invita la Commissione a proporre misure concrete per monitorare e sostenere gli sforzi degli Stati membri per affrontare il fenomeno dei senzatetto, come chiesto dalle sue risoluzioni del 14 settembre 2011 e del 16 gennaio 2014 su una strategia dell'UE per i senzatetto;

83.

invita la Commissione a valutare se sia possibile incrementare il Fondo di aiuti europei agli indigenti in occasione della revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale;

Pensioni e sanità sostenibili

84.

chiede l'introduzione di servizi pubblici di qualità e a prezzi accessibili nel campo della custodia dei bambini e dell'assistenza alle persone dipendenti che permetta, in particolare alle donne, di rientrare nel mercato del lavoro e contribuisca a conciliare vita professionale e vita privata;

85.

ricorda alla Commissione che, al fine di assicurare sia la sostenibilità che la sicurezza e l'adeguatezza delle pensioni, le riforme dei regimi pensionistici devono essere accompagnate da politiche volte a: creare opportunità di occupazione per i lavoratori anziani e giovani, al fine di contribuire a un sistema pensionistico sostenibile; limitare gli incentivi ai regimi di prepensionamento e altri percorsi di uscita anticipata; prevedere una compensazione per il tempo trascorso a prendersi cura dei figli o dei familiari bisognosi di assistenza; creare opportunità di occupazione per i lavoratori anziani; garantire l'accesso alla formazione permanente sia per i lavoratori che per le persone disoccupate di tutte le età; promuovere l'invecchiamento sano sul luogo di lavoro, tenendo conto dei rischi fisici e psicosociali per la salute e la sicurezza; introdurre politiche di benefici fiscali che offrano incentivi per rimanere più a lungo al lavoro; sostenere un invecchiamento sano e attivo; ricorda che le riforme dei regimi pensionistici richiedono una coesione politica e sociale a livello nazionale e sono coronate dal successo soltanto se negoziate con le parti sociali e con i rappresentanti delle generazioni più giovani e più anziane in quanto gruppi di popolazione direttamente interessati; invita gli Stati membri a tenere pienamente conto della posizione del Parlamento in merito ai Libri verde e bianco sulle pensioni;

86.

prende atto della raccomandazione della Commissione di riformare i sistemi sanitari affinché raggiungano l'obiettivo di fornire accesso universale a cure di alta qualità, compreso l'accesso a prezzi accessibili ai medicinali, in particolare quelli salva vita, e di garantire il rispetto dei diritti del personale sanitario; osserva che, come conseguenza della crisi, alcuni Stati membri non sono stati in grado di garantire la completa copertura della sanità pubblica; invita la Commissione ad avanzare raccomandazioni concrete per correggere tale situazione; chiede ulteriori sforzi di riforma per garantire che la qualità e l'accessibilità finanziaria dell'infrastruttura sanitaria non siano messe a rischio;

87.

osserva che la Commissione ha riconosciuto che il settore sanitario e previdenziale possiede un rilevante potenziale ai fini della crescita e rappresenta un settore essenziale per investimenti mirati a un'economia sostenibile; invita la Commissione a riferire sui progressi nello sviluppo di iniziative, nell'ambito della strategia Europa 2020, riguardanti investimenti nei settori sanitari e previdenziali anche in termini di occupazione di qualità;

88.

chiede di rafforzare e sviluppare misure di prevenzione sanitaria efficaci come «l'invecchiamento in buona salute», per aumentare la qualità della vita e, allo stesso tempo, ridurre i costi per i sistemi sanitari nazionali dovuti ai trattamenti medici e farmaceutici necessari in età avanzata;

Sistemi più equi di tassazione del lavoro

89.

sottolinea che il cuneo fiscale ha avuto un impatto maggiore per chi percepisce un reddito basso o un secondo reddito e che questo aspetto rimane un problema; invita la Commissione a prendere atto della relazione fiscale del FMI dell'ottobre 2013, la quale segnala che vi è spazio per forme di tassazione migliori e più progressive;

90.

segnala l'importanza di ridurre la pressione fiscale sul lavoro, in particolare per i lavoratori a basso reddito e scarsamente qualificati, i disoccupati di lungo termine e altri gruppi vulnerabili, garantendo nel contempo la sostenibilità a lungo termine dei regimi pensionistici pubblici; invita gli Stati membri a spostare le imposte dal lavoro al consumo, al capitale e all'ambiente, prestando al contempo debita attenzione ai possibili effetti ridistributivi;

Rafforzamento della legittimità democratica del semestre europeo

91.

manifesta profonda preoccupazione per il ruolo limitato che il Parlamento europeo, i parlamenti nazionali e le parti sociali e le organizzazioni della società civile svolgono nella formulazione, nel monitoraggio e nell'attuazione delle priorità economiche e sociali del semestre europeo; ribadisce il suo invito a un coinvolgimento maggiore e più strutturato della società civile e delle parti sociali a livello di UE e nazionale, al fine di migliorare la legittimità del processo del semestre europeo attraverso lo sviluppo di orientamenti concreti;

92.

chiede di coinvolgere i parlamenti subnazionali e le autorità regionali e locali nella definizione e nell'attuazione dei programmi nazionali di riforma, anche mediante sistemi di governance multilivello;

93.

esorta la Commissione a coinvolgere le parti sociali più da vicino nella preparazione dell'analisi annuale della crescita e, più in generale, a formalizzare il ruolo delle parti sociali nel processo del semestre europeo;

94.

ribadisce la sua richiesta di un accordo interistituzionale che associ il Parlamento all'elaborazione e approvazione dell'analisi annuale della crescita e degli orientamenti in materia di politica economica e occupazionale;

o

o o

95.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.


(1)  Testi approvati, P7_TA(2014)0129.

(2)  Testi approvati, P8_TA(2014)0038.

(3)  Testi approvati, P8_TA(2014)0060.

(4)  GU C 153 E del 31.5.2013, pag. 57.

(5)  Testi approvati, P7_TA(2014)0240.

(6)  Testi approvati, P7_TA(2013)0246.

(7)  Testi approvati, P7_TA(2014)0394.

(8)  Testi approvati, P8_TA(2014)0010.

(9)  GU C 51 E del 22.2.2013, pag. 101.

(10)  Testi approvati, P7_TA(2014)0043.

(11)  Progetto di relazione comune sull'occupazione della Commissione e del Consiglio che accompagna la comunicazione della Commissione sull'analisi annuale della crescita 2015 (COM(2014)0906, pag. 44. Cfr. Altresì OECD Employment Outlook 2014, http://www.keepeek.com/Digital-Asset-Management/oecd/employment/oecd-employment-outlook-2014_empl_outlook-2014-en#page1.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/98


P8_TA(2015)0069

Governance del mercato unico nell'ambito del Semestre europeo 2015

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla governance del mercato unico nell'ambito del semestre europeo 2015 (2014/2212(INI))

(2016/C 316/11)

Il Parlamento europeo,

vista la comunicazione della Commissione del 28 novembre 2014, dal titolo «Analisi annuale della crescita 2015» (COM(2014)0902),

viste la comunicazione della Commissione del 13 novembre 2013 intitolata «Analisi annuale della crescita 2014» (COM(2013)0800) e la sua relazione del 13 novembre 2013 intitolata «Un mercato unico per la crescita e l'occupazione: analisi dei progressi compiuti e degli ostacoli ancora esistenti negli Stati membri — Contributo all'analisi annuale della crescita 2014» (COM(2013)0785),

vista la relazione della Commissione del 28 novembre 2012 dal titolo «Stato dell'integrazione del mercato unico 2013 — Contributo all'analisi annuale della crescita 2013» (COM(2012)0752),

vista la comunicazione della Commissione dell'8 giugno 2012 dal titolo «Una governance migliore per il mercato unico» (COM(2012)0259),

vista la comunicazione della Commissione del 3 marzo 2010 intitolata «Europa 2020 — Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva» (COM(2010)2020),

vista la comunicazione della Commissione del 19 marzo 2014 dal titolo «Bilancio della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva» (COM(2014)0130),

vista la comunicazione della Commissione del 2 giugno 2014 dal titolo «Semestre europeo 2014: raccomandazioni specifiche per paese — Costruire la crescita» (COM(2014)0400),

vista la comunicazione della Commissione del 3 ottobre 2012 dal titolo «L'Atto per il mercato unico II — Insieme per una nuova crescita» (COM(2012)0573),

vista la comunicazione della Commissione del 13 aprile 2011 intitolata «L'Atto per il mercato unico — Dodici leve per stimolare la crescita e rafforzare la fiducia — Insieme per una nuova crescita» (COM(2011)0206),

vista la relazione del 9 maggio 2010 di Mario Monti al Presidente della Commissione europea intitolata «Una nuova strategia per il mercato unico — al servizio dell'economia e della società europea»,

visto lo studio del settembre 2014 dal titolo «Il costo della non Europa nel mercato unico» commissionato dalla commissione IMCO,

visto lo studio del settembre 2014 dal titolo «Indicatori per valutare le prestazioni del mercato unico — Costruire il pilastro del mercato unico del semestre europeo», commissionato dalla commissione IMCO,

visto lo studio del settembre 2014 dal titolo «Il contributo del mercato interno e della protezione dei consumatori per la crescita» commissionato dalla commissione IMCO,

vista l'edizione del luglio 2014 del quadro di valutazione del mercato unico online,

viste le conclusioni del Consiglio europeo del 26-27 giugno 2014,

viste le conclusioni del Consiglio europeo del 20-21 marzo 2014,

viste le deliberazioni del Consiglio Competitività del 25-26 settembre 2014 sulla strategia Europa 2020 per la crescita e l'occupazione,

viste la sua risoluzione del 7 febbraio 2013 recante raccomandazioni alla Commissione concernenti la governance del mercato unico (1) e la risposta di follow-up della Commissione approvata l'8 maggio 2013,

vista la sua risoluzione del 25 febbraio 2014 sulla governance del mercato unico nell'ambito del semestre europeo 2014 (2) e la risposta di follow-up della Commissione approvata il 28 maggio 2014,

vista la sua risoluzione del 22 ottobre 2014 sul semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: attuazione delle priorità per il 2014 (3),

visto l'articolo 52 del suo regolamento,

vista la relazione della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (A8-0018/2015),

A.

considerando che, nel contesto della revisione intermedia della strategia Europa 2020, il mercato unico e il mercato unico digitale dovrebbero essere visti come due strumenti fondamentali per rilanciare la crescita economica e la creazione di occupazione di qualità nell'UE, garantendo nel contempo la complementarità con i motori della crescita più tradizionali quali, ad esempio, la promozione degli investimenti in R&S&I, nella formazione e nell'istruzione, pur prestando particolare attenzione alle necessità delle PMI;

B.

considerando che la strategia per il mercato unico richiede un approccio olistico che prenda in considerazione le preoccupazioni dei cittadini, dei consumatori e delle PMI e proietti le priorità del mercato unico in tutte le aree strategiche, in modo da garantire il completamento di un mercato unico vitale che funga da catalizzatore per la ripresa economica e per una crescita sostenibile;

C.

considerando che vi è la necessità di rafforzare la governance del mercato unico nell'ambito del semestre europeo come priorità orizzontale delle diverse politiche dell'Unione, garantendo il dovuto equilibrio tra la dimensione economica, sociale e ambientale, e di migliorare la qualità della trasposizione, dell'attuazione e dell'applicazione delle norme che lo disciplinano affinché siano efficaci in termini pratici ed economici, riducendo inoltre considerevolmente la durata delle procedure di infrazione;

D.

considerando che con la governance del mercato unico nell'ambito del semestre europeo e le corrispondenti raccomandazioni specifiche per paese per un'Europa più competitiva è stato avviato un processo molto positivo che genera un'occupazione di qualità e una crescita equa in grado di attrarre maggiormente gli investitori;

E.

considerando che, a più di 20 anni dalla sua creazione ufficiale, il mercato unico non è stato ancora pienamente completato, in primo luogo perché gli Stati membri non hanno recepito o applicato appieno la legislazione dell'Unione;

F.

considerando che occorre accostarsi alla strategia per il mercato unico dell'UE con coerenza e determinazione e che essa deve essere coordinata e basata su un approccio integrato ed un accordo pragmatico, globale e di ampio respiro, sostenuto da tutti gli Stati membri e dalle istituzioni dell'UE; considerando che sono ancora necessari una leadership, un impegno e un coordinamento forti da parte di tutte le istituzioni dell'UE, in particolare del presidente della Commissione e del presidente del Consiglio, nonché una cooperazione, una solidarietà e un'assunzione di responsabilità chiare a livello politico da parte degli Stati membri per attuare e applicare appieno le norme relative al mercato unico nonché aumentare la credibilità del mercato unico e la fiducia in esso e nella sua gestione;

G.

considerando che, sebbene esistano molti strumenti per valutare le prestazioni economiche del mercato unico nell'ambito del semestre europeo, in particolare gli indicatori specifici, questi non hanno ancora prodotto un chiaro impatto a livello di strategia politica;

H.

considerando che occorre fare tutto il possibile non solo per garantire la chiarezza, la semplicità, l'operatività e il rispetto della legislazione, ma anche per istituire un quadro prevedibile e stabile per la valutazione del funzionamento pratico della normativa relativa al mercato unico;

I.

considerando che un mercato unico correttamente funzionante ed efficace, fondato su un'economia sociale di mercato sostenibile ed altamente innovativa e competitiva è necessario per dare impulso alla crescita sostenibile e alla competitività, attrarre investimenti, promuovere la coesione sociale e creare posti di lavoro, al fine di rinvigorire l'economia europea; considerando che un mercato unico più approfondito ed equo con una base industriale rafforzata è una delle principali priorità del programma di lavoro della Commissione per il 2015; considerando che gli Stati membri e l'UE dovrebbero elaborare congiuntamente una politica industriale europea, basandosi sul lavoro già svolto in tale ambito negli ultimi anni e focalizzandosi sui settori strategici, anche in vista di conseguire gli obiettivi stabiliti nel programma di lavoro; considerando che il mercato unico è altresì necessario per far sì che le esigenze di cittadini, consumatori e imprese siano tenute nella dovuta considerazione e garantire che le politiche proposte possano apportare un valore aggiunto per i cittadini europei ed altri soggetti;

J.

considerando che è necessario concentrare maggiormente l'attenzione sul mercato unico nel contesto del semestre europeo al fine di sfruttare al meglio le sue potenzialità di crescita e occupazione, collocare il suo rafforzamento al centro della strategia industriale europea, comunicarne meglio gli effetti positivi e consentire a cittadini e imprese di beneficiarne pienamente;

K.

considerando che gli Stati membri si sono impegnati a completare il mercato interno dell'energia entro il 2014 e ad integrare le isole energetiche nel mercato interno dell'energia entro il 2015;

L.

considerando che un mercato interno dell'energia pienamente integrato è indispensabile per conseguire gli obiettivi generali dell'Unione relativi alla sicurezza e alla sostenibilità energetiche e riveste un'importanza fondamentale per la competitività, la crescita economica e la creazione di nuovi posti di lavoro nell'Unione, come riconosciuto nell'Atto per il mercato unico II e nella strategia Europa 2020;

I.    Costruire il pilastro del mercato unico del semestre europeo

1.

rinnova l'invito alla Commissione affinché migliori la governance del mercato unico sviluppando un insieme di strumenti analitici per valutare in modo più adeguato l'efficienza economica e normativa del mercato unico nel contesto del pilastro del mercato unico del semestre europeo; ritiene che tale strumento analitico possa apportare un contributo utile alle raccomandazioni specifiche per paese, all'analisi annuale della crescita, agli orientamenti del Consiglio europeo per gli Stati membri e ai piani di azione nazionali volti ad attuare gli orientamenti sul mercato unico;

2.

sottolinea l'importanza e il valore aggiunto delle relazioni sullo stato dell'integrazione del mercato unico degli anni precedenti, che hanno contribuito alle priorità generali definite nell'analisi annuale della crescita della Commissione e all'identificazione delle raccomandazioni specifiche per paese nel contesto del semestre europeo; ritiene pertanto particolarmente deplorevole il fatto che la relazione sullo stato dell'integrazione del mercato unico non sia stata redatta per il 2015;

3.

ritiene inoltre che la mancata elaborazione della relazione sullo stato dell'integrazione del mercato unico sia deplorevole poiché si inserisce in un contesto in cui il Parlamento e la Commissione si sono impegnati a sviluppare indicatori specifici per valutare l'integrazione del mercato interno e di tutti i potenziali vantaggi di un'ulteriore integrazione mirata in settori chiave per la crescita; chiede pertanto che siano profusi sforzi maggiori per garantire un'integrazione e un'applicazione migliori delle norme già in vigore;

4.

chiede alla Commissione di chiarire la ristrutturazione dell'analisi annuale della crescita 2015 e i motivi che l'hanno indotta a non pubblicare uno studio sullo stato attuale dell'integrazione del mercato unico in relazione ai settori chiave con il maggiore potenziale di crescita; chiede alla Commissione di pubblicare quanto meno i dati raccolti sul mercato unico onde integrare l'analisi annuale della crescita dell'anno in questione;

5.

invita la Commissione a presentare il prima possibile nel 2015 una relazione sullo stato dell'integrazione del mercato unico affinché tale relazione possa definire il futuro del pilastro del mercato unico del semestre europeo 2015; sottolinea, tuttavia, che in futuro la tempistica della relazione dovrà essere rivalutata; è del parere che tale relazione debba essere pubblicata congiuntamente all'analisi annuale della crescita per garantirne il massimo impatto, anche per quanto riguarda le raccomandazioni specifiche per paese;

6.

esorta la Commissione a presentare una relazione annuale obbligatoria volta a monitorare il funzionamento del mercato unico nel processo del semestre europeo mediante un'analisi dello stato dell'integrazione del mercato unico in settori chiave con il maggiore potenziale di crescita; chiede alla Commissione di identificare le priorità politiche nel contesto dell'analisi annuale della crescita, il che contribuirebbe a sfruttare appieno il potenziale di crescita del mercato unico, e rimuovere gli ostacoli rimasti a un'ulteriore integrazione;

7.

prende atto del sostegno espresso nell'analisi annuale della crescita 2015 a favore di un mercato unico integrato che offra ai consumatori le stesse opportunità dei rispettivi mercati nazionali e sottolinea che i diritti riconosciuti ai consumatori online non devono essere inferiori a quelli garantiti nei loro mercati tradizionali;

8.

sottolinea che l'analisi annuale della crescita 2015 riconosce la necessità di evitare norme indebitamente gravose, in particolare per le PMI, migliorare l'accesso ai finanziamenti e garantire la qualità degli investimenti nella ricerca e nell'innovazione, al fine di aumentare la competitività in Europa;

9.

osserva che l'ammodernamento della pubblica amministrazione potrebbe apportare potenziali benefici, come descritto nell'analisi annuale della crescita, e aiutare a eliminare la burocrazia e gli ostacoli normativi, comportando così vantaggi per le imprese e i cittadini stimolando competitività, occupazione e crescita in Europa;

10.

chiede che sia realizzata una revisione completa del quadro per la governance del mercato unico, rafforzando il monitoraggio e la valutazione dell'attuazione e dell'applicazione delle norme del mercato unico affinché sia corretta, puntuale ed efficace; sottolinea l'esigenza di fare del mercato unico il terzo pilastro del semestre europeo al fine di coprire una serie ben definita di priorità relative all'economia reale, rispettando al contempo pienamente i principi di sussidiarietà e proporzionalità all'interno dell'UE;

11.

invita la Commissione a tenere pienamente conto dei settori chiave per la crescita e la creazione di occupazione di qualità nella costruzione di un mercato unico dell'UE adatto al XXI secolo, quali individuati in precedenza dalla Commissione e specificati ulteriormente nello studio del settembre 2014 dal titolo «Il costo della non Europa nel mercato unico», e che includono i servizi, il mercato unico digitale, in particolare il commercio elettronico, l'acquis dei consumatori, gli appalti pubblici e le concessioni, la libera circolazione delle merci; invita inoltre la Commissione a completare il mercato unico nel settore dei trasporti e dell'energia;

12.

reputa necessario definire un sistema integrato di misurazione che unisca varie metodologie, quali gli indicatori compositi, e costituisca un insieme sistematico di indicatori e strumenti settoriali per valutare le prestazioni del mercato unico ai fini della sua integrazione nel semestre europeo; sottolinea che, allo scopo di misurare l'approfondimento del mercato unico nei settori chiave prioritari nonché promuoverlo, occorre prendere in considerazione la possibilità di fissare un indicatore principale con un relativo obiettivo per quanto riguarda l'integrazione del mercato unico;

13.

invita la Commissione a introdurre una metodologia relativa alla determinazione degli obiettivi quantitativi per la riduzione degli oneri amministrativi a livello europeo; prende atto delle esperienze positive di alcuni Stati membri nella fissazione di obiettivi di riduzione netti allo scopo di ridurre i costi di conformità; chiede che tale metodologia sia presa in considerazione nell'ambito della nuova iniziativa della Commissione sulla riduzione degli oneri amministrativi;

14.

osserva che, nel contesto della valutazione degli effetti economici sul mercato unico nell'ambito del semestre europeo, è necessario adoperarsi maggiormente per promuovere la fornitura delle opportune informazioni sulla metodologia applicata e sui dati utilizzati, al fine di garantire la credibilità e la comparabilità dei risultati ottenuti, stabilire i pertinenti nessi con le valutazioni ex-post e individuare le lacune nei dati necessari allo svolgimento delle valutazioni;

15.

ribadisce il suo appello affinché le procedure prevedano una partecipazione adeguata del Parlamento europeo al ciclo di governance economica, predisponendo l'adozione, da parte del Parlamento e del Consiglio, di altre misure necessarie al rafforzamento della governance del mercato unico, in particolare misure concernenti i settori in cui il quadro normativo dell'Unione è stato istituito in conformità della procedura legislativa ordinaria di cui all'articolo 294 TFUE;

16.

deplora l'insufficiente allineamento tra le raccomandazioni specifiche per paese e gli obiettivi di Europa 2020; chiede pertanto che siano profusi maggiori sforzi per guidare e coordinare le politiche nazionali e quelle dell'UE e che sia dato loro seguito con misure specifiche e necessarie onde rafforzare il mercato unico e consentire di sfruttarne le potenzialità allo scopo di promuovere una crescita intelligente, sostenibile e integrata e la competitività e creare occupazione, in particolare per i giovani;

17.

ritiene che occorra rafforzare la titolarità dei parlamenti nazionali per quanto riguarda le raccomandazioni specifiche per paese; invita gli Stati membri a prevedere la possibilità per la Commissione di presentare le raccomandazioni specifiche per paese nei parlamenti nazionali prima della loro adozione da parte del Consiglio; invita inoltre gli Stati membri a impegnarsi maggiormente riguardo all'attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese e a trasporre con rigore gli obiettivi dell'UE nei propri obiettivi a livello nazionale; ritiene pertanto che gli Stati membri debbano riferire in merito all'attuazione delle raccomandazioni relative ai settori del mercato unico in modo completo e a cadenza annuale; ribadisce pertanto la sua richiesta alla Commissione di riferire alla commissione competente del Parlamento in merito alle misure adottate per garantire il progresso dell'attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese e ai risultati conseguiti fino a quel momento; invita gli Stati membri a illustrare le ragioni di variazioni significative relative alle raccomandazioni specifiche per paese alla commissione competente del Parlamento;

18.

è favorevole all'attenzione prestata nelle raccomandazioni specifiche per paese del 2014 all'importanza di rimuovere le restrizioni e le barriere ingiustificate all'accesso nei settori chiave quali la vendita al dettaglio, il commercio elettronico e i servizi alle imprese; esorta gli Stati membri interessati a tenere tali raccomandazioni nella massima considerazione e, come priorità immediata, ad eliminare tali ostacoli alla crescita del mercato unico;

19.

chiede che le prossime raccomandazioni per paese, nell'ambito del ciclo del semestre europeo, riflettano le conclusioni della relazione sullo stato dell'integrazione del mercato unico in modo molto più marcato e stringente rispetto alle raccomandazioni precedenti;

20.

deplora che la Commissione non abbia fatto della promozione del mercato unico una priorità nell'ambito del semestre europeo; invita la Commissione a fare della governance del mercato unico, in particolare per quanto riguarda le misure incentrate su occupazione, crescita e competitività, una parte essenziale di tutte le fasi successive del processo del semestre europeo; ricorda alla Commissione che un autentico mercato unico in tali settori promuoverebbe considerevolmente la crescita economica e la creazione di occupazione nell'UE; chiede che l'opportunità offerta da questo nuovo quadro sia sfruttata e che i settori chiave della crescita e le misure incluse nell'Atto per il mercato unico I e II siano sviluppate nella più ampia misura possibile, richiamando l'attenzione sulla necessità di tenere conto delle preoccupazioni e delle aspettative dei cittadini;

21.

sottolinea la necessità di un approccio integrato da parte dell'UE, gli Stati membri, le regioni, i comuni, le parti sociali e le parti interessate nell'attuazione e nello sviluppo delle politiche al fine di compiere progressi nell'economia sociale di mercato;

22.

chiede alla Commissione, agli Stati membri e alle regioni di garantire la piena attuazione dei fondi dell'UE per il periodo 2007-2013; segnala che gli Stati membri e le regioni hanno l'opportunità di indirizzare le proprie politiche e gli investimenti per il 2014-2020 verso settori che garantiscano crescita e occupazione maggiori, in particolare per i giovani, come il mercato unico digitale, l'energia, i servizi e l'economia verde, realizzando inoltre investimenti concreti e di qualità nella ricerca, nello sviluppo e nell'innovazione per garantire a tutti i cittadini l'accesso alle infrastrutture di rete;

II.    Potenziale inutilizzato del mercato unico nei settori chiave per la crescita

23.

rammenta che il mercato unico è un motore essenziale per la crescita e l'occupazione con un ruolo indispensabile da svolgere ai fini del conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva; osserva tuttavia che questo potenziale continua, per molti aspetti, a non essere sfruttato;

24.

segnala le tre priorità definite dalla strategia Europa 2020, segnatamente:

sviluppare un'economia basata sulla conoscenza e sull'innovazione;

promuovere un'economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva;

promuovere un'economia con un alto tasso di occupazione, che consenta di raggiungere un elevato livello di coesione sociale e territoriale;

25.

accoglie favorevolmente il nuovo approccio della Commissione nell'analisi annuale della crescita 2015 che prevede un incentivo coordinato agli investimenti nell'UE per aumentare la domanda interna e promuovere un'economia più competitiva; ritiene fermamente che, per essere il più ambiziosi possibile, occorra concentrarsi prioritariamente su investimenti che favoriscano l'economia digitale e la creazione di un mercato interno più competitivo in cooperazione con gli Stati membri;

26.

esprime grave preoccupazione per i livelli sempre più bassi di investimenti privati in Europa e per la mancanza di fiducia degli investitori privati, che si traducono in una scarsa propensione a investire, in particolare quale conseguenza della carenza di riforme strutturali e di una strategia dell'UE favorevole alla crescita nonché delle persistenti barriere all'interno del mercato unico alla crescita in settori quali il commercio elettronico; invita gli Stati membri a sostenere attivamente il piano di investimento ed a contribuire al fondo europeo per gli investimenti strategici, integrando gli importi erogati dal bilancio UE e dalla BEI, al fine di orientare e incoraggiare gli investimenti del settore privato;

27.

chiede alla Commissione, agli Stati membri, alle regioni e a tutte le pertinenti parti interessate di concentrarsi sull'economia reale nella progettazione ed elaborazione di politiche d'investimento che a loro volta attraggano investimenti privati; chiede inoltre che si investa nella formazione dei singoli e delle imprese per prepararli all'era digitale, comprese le ultime tecnologie nel settore energetico, il che genera un effetto leva, garantendo una rete digitale globale, sostenendo l'istruzione, la ricerca e l'innovazione di qualità e compiendo progressi concreti nel conseguimento di un mercato unico nel settore dei trasporti, consentendo così di competere in condizioni di parità con le maggiori potenze mondiali;

28.

chiede alla Commissione e agli Stati membri di migliorare il quadro normativo per le PMI, data la loro capacità di creare occupazione; chiede che siano pienamente sfruttate le opportunità offerte dal programma COSME non solo per favorire l'imprenditoria in Europa, ma anche per migliorare l'accesso delle PMI ai finanziamenti nonché ai mercati dell'UE e globali;

29.

sottolinea la necessità di subordinare gli investimenti all'innovazione e all'imprenditorialità, massimizzando le opportunità offerte dall'economia e dalla società digitale e sviluppando una politica industriale europea intelligente; osserva che gli investimenti dovrebbero tenere conto in particolare delle PMI, che incontrano le maggiori difficoltà di accesso agli stessi, e sostenere con misure concrete le start-up, l'imprenditorialità e l'innovazione sociale, quali fonti di occupazione del futuro per i giovani;

30.

sottolinea la necessità di rilanciare lo spirito imprenditoriale in Europa con misure concrete e facilitare a tale scopo l'accesso al credito per le PMI, in particolare quelle vincolate ai settori chiave; chiede inoltre la promozione di forme di finanziamento alternative a quella bancaria;

31.

esorta gli Stati membri a orientare le proprie economie in modo più deciso all'innovazione e alle conoscenze, per preparare le persone ai posti di lavoro e alle esigenze del futuro nell'era digitale e rendere le imprese più innovatrici e più capaci di reagire nel mercato globale, in particolare con l'integrazione completa delle TIC;

Mercato unico digitale

32.

è del parere che, come rilevato nell'analisi annuale della crescita 2015, l'avanzamento del mercato unico digitale è essenziale per stimolare la crescita, creare posti di lavoro di qualità, mantenere l'economia europea competitiva a livello globale ed apportare benefici sia alle imprese sia ai consumatori; chiede pertanto alla Commissione di elaborare un ambizioso piano d'azione europeo 2016-2020 in materia di amministrazione online e quindi di continuare a sostenere gli obiettivi di Europa 2020;

33.

nota l'importanza degli investimenti, anche nelle reti a banda larga, ai fini del conseguimento degli obiettivi e delle priorità nel settore chiave del mercato digitale; raccomanda di destinare una parte sostanziale del futuro piano di investimenti di 315 miliardi di euro ad investimenti mirati e strategici nel settore digitale; sottolinea inoltre che l'interrelazione di elementi come livelli elevati di penetrazione della rete e grandi competenze della popolazione e delle imprese nell'utilizzo delle TIC costituisce un fattore chiave ai fini della creazione di un autentico mercato unico digitale; lancia un appello all'UE e agli Stati membri affinché privilegino gli investimenti nelle infrastrutture delle reti digitali e nella formazione digitale delle imprese e dei cittadini;

34.

ritiene che la frammentazione e l'assenza di certezza giuridica siano preoccupazioni primarie in quest'ambito e che sia altresì necessario affrontare il problema dell'applicazione incoerente delle norme esistenti a livello di Unione;

35.

osserva che il completamento del mercato unico digitale potrebbe produrre una crescita aggiuntiva del PIL dello 0,4 % (ossia 520 miliardi di euro a prezzi del 2014) nel periodo fino al 2020, con un aumento dell'occupazione dell'ordine dello 0,1 %, equivalente alla creazione di oltre 223 000 posti di lavoro entro il 2020, secondo i dati contenuti nello studio «The Cost of Non-Europe in the Single Market for Energy» (Il costo della non Europa nel mercato unico dell'energia); ritiene che l'abolizione degli ostacoli al commercio elettronico, gli investimenti nelle infrastrutture a banda larga e la diffusione di nuove tecnologie, quali le tecnologie di quarta e quinta generazione (4G e 5G), siano fondamentali per lo sviluppo di soluzioni digitali, poiché si basano su connessioni veloci ed efficaci; ritiene che l'adozione del quadro generale dell'UE per la protezione dei dati e della direttiva sulla sicurezza delle reti e delle informazioni sia essenziale ai fini del completamento del mercato unico entro il 2015; chiede investimenti per porre fine alle disuguaglianze di accesso alla bada larga ed alle reti 4G nell'UE;

36.

mette in evidenza il nesso tra gli alti livelli di vendita online e l'aumento del PIL pro capite e chiede pertanto che siano compiuti passi in avanti nell'istituzione di un vero commercio elettronico transfrontaliero e nel cloud computing; osserva che è fondamentale porre fine alla frammentazione di 28 mercati digitali, garantire l'accesso universale alla rete e fare della sicurezza della rete e della fiducia dei consumatori le pietre miliari del mercato unico digitale, dato che non può esistere un mercato online senza fiducia;

37.

sottolinea che, secondo la relazione sul costo della non Europa, progredire verso l'amministrazione elettronica implicherebbe un risparmio di 100 miliardi di euro all'anno; invita gli Stati membri a concentrare e rafforzare gli sforzi nella modernizzazione della pubblica amministrazione affinché i cittadini e le imprese possano effettuare elettronicamente sempre più formalità nell'esercizio dei loro diritti nel mercato interno, in particolare a livello transfrontaliero;

38.

sottolinea l'esigenza di far sì che le norme del mercato unico dell'UE siano funzionali per l'era digitale, e che ciò comporta l'attuazione delle norme del mercato unico per i pagamenti online, lo sviluppo di soluzioni elettroniche sicure a livello europeo (per es. in materia di fatturazione elettronica e firma digitale), la riforma dei diritti di proprietà intellettuale, e il chiarimento degli obblighi in termini di IVA, se del caso, allo scopo di promuovere la fiducia nei confronti del commercio elettronico, migliorare la qualità delle informazioni fornite ai consumatori europei in merito ai loro diritti e garantire che ai consumatori online sia offerto un livello di protezione uguale a quello a cui sono abituati sul mercato tradizionale;

39.

sottolinea che il riesame dell'ultimo quadro di governance economica rappresenta un'ottima opportunità per sollecitare gli Stati membri ad intensificare i loro sforzi verso il mercato unico digitale, il che significa non solo maggiore crescita e occupazione, specie nel settore delle PMI e tra i giovani, ma anche un'Unione europea moderna e orientata al futuro;

40.

reputa che gli Stati membri debbano potenziare gli sforzi volti a modernizzare la pubblica amministrazione, mediante una maggiore e migliore prestazione di servizi digitali accessibili a cittadini e imprese, la riduzione dei costi e una maggiore efficienza, nonché la promozione della cooperazione transfrontaliera e l'attuazione dei quadri di interoperabilità per le pubbliche amministrazioni;

41.

insiste sull'importanza dell'identificazione elettronica e dei servizi fiduciari per aumentare il volume e la qualità degli scambi elettronici in una prospettiva di crescita; chiede pertanto agli Stati membri di adottare tutte le misure necessarie al fine di applicare entro il 1o luglio 2016 il regolamento sulle transazioni elettroniche all'interno del mercato interno;

42.

ritiene assolutamente prioritario il miglioramento delle competenze digitali nell'Unione;

Libera circolazione delle merci

43.

ritiene che la libera circolazione delle merci, dei capitali, dei servizi e delle persone offra ancora ai cittadini e alle imprese potenzialità inutilizzate in termini di efficienza, crescita e creazione di posti di lavoro;

44.

ribadisce il suo sostegno a favore di accordi commerciali e di investimento globali che promuovano e siano compatibili con la creazione di posti di lavoro per i lavoratori europei, apportino un beneficio diretto ai consumatori europei e offrano nuove opportunità alle imprese dell'UE, in particolare alle piccole e medie imprese (PMI), nel rispetto degli standard sociali, ambientali e in materia di protezione dei consumatori dell'UE, come elemento chiave per fornire nuove opportunità di crescita; è del parere che il Parlamento debba essere strettamente associato ai negoziati sull'acquis del mercato unico e che qualsiasi modifica della legislazione esistente o l'introduzione di nuove normative debba rispettare appieno il ruolo del Parlamento come colegislatore;

45.

invita gli Stati membri a potenziare la catena di valore nella produzione transfrontaliera quale elemento chiave per promuovere la competitività e la crescita, creare occupazione e ridurre gli ostacoli commerciali esistenti in settori che, pur essendo relativamente ampi, non sfruttano al massimo i benefici offerti dal mercato unico a causa della loro insufficiente integrazione;

46.

chiede un maggiore controllo degli ostacoli nel mercato unico dei beni;

Servizi

47.

sottolinea che occorre integrare nella strategia Europa 2020 azioni strategiche specifiche volte a far fronte agli ostacoli nei settori dei servizi coperti dalla direttiva sui servizi e, ad esempio, nei servizi finanziari, così come ad assegnare un'attenzione più esplicita all'approfondimento del mercato unico;

48.

sottolinea che esiste un notevole potenziale di crescita ancora inesplorato nel settore dei servizi, come emerge chiaramente dalle stime della relazione su «Il costo della non Europa nel mercato unico dell'energia» relative alla forchetta di potenziali guadagni compresa tra 337 miliardi e 637 miliardi di EUR;

49.

reputa che, essendo il settore dei servizi una delle aree con il maggiore potenziale di crescita nell'UE, sia necessario rafforzare le misure volte ad aumentare la concorrenza nel settore, compreso il commercio al dettaglio, e semplificare la legislazione per le imprese, in particolare le PMI; sottolinea l'importanza di garantire l'accesso universale ai servizi pubblici a tutti i consumatori, le famiglie e le imprese;

50.

ritiene che la protezione e la scelta dei consumatori e la concorrenza nel settore dei servizi finanziari debbano essere rafforzate, prestando particolare attenzione alle diverse esigenze dei consumatori, inclusi i più vulnerabili; reputa che si dovrebbero aumentare le capacità finanziarie dei consumatori, vista la grande confusione che può nascere per quanto riguarda i prodotti finanziari ed i problemi che ciò può causare per i singoli consumatori e il mercato unico;

51.

ribadisce la necessità di rinnovare l'impegno nella lotta contro la frode e l'elusione e l'evasione fiscali e chiede quindi che si ponga maggiormente l'accento su una buona governance in materia fiscale nel settore sia privato sia pubblico nell'Unione europea; sottolinea che, secondo la relazione sul costo della non Europa, ogni anno potrebbero essere prodotti 9 miliardi di euro con azioni come la standardizzazione delle fatture elettroniche e il coordinamento dei sistemi fiscali transfrontalieri; accoglie con favore la comunicazione del Presidente della Commissione relativamente a uno scambio automatico di informazioni sulle decisioni fiscali nazionali; sottolinea la necessità di rafforzare e migliorare il coordinamento fiscale per evitare la concorrenza sleale e le distorsioni del mercato e garantire pari opportunità nel mercato unico;

52.

plaude alla dichiarazione della Commissione nella relazione sull'analisi annuale della crescita 2015 secondo cui «la lotta alla frode e all'evasione fiscali, fattore essenziale per garantire l'equità, permetterà agli Stati membri di garantirsi le entrate necessarie riscuotendo i tributi dovuti»;

53.

ribadisce la sua posizione sulla necessità di aumentare il livello complessivo degli investimenti nella ricerca e nello sviluppo al fine di stimolare l'innovazione, sottolineando i diversi livelli degli investimenti negli Stati membri; rammenta alla Commissione che è necessario creare un autentico mercato unico della conoscenza, della ricerca e dell'innovazione e completare lo Spazio europeo della ricerca; sottolinea che attualmente circa l'85 % dei fondi destinati all'innovazione sono utilizzati esclusivamente a livello nazionale, senza alcuna forma di cooperazione transfrontaliera, il che, conseguentemente, impedisce di sfruttare appieno il valore aggiunto su scala europea;

Appalti pubblici e concessioni

54.

accoglie con favore l'adozione nel 2014 della direttiva sull'aggiudicazione degli appalti pubblici e sull'assegnazione di contratti di concessione, che ha consentito di modernizzare le commesse pubbliche nell'Unione europea, promuovendo la sostenibilità dei contratti pubblici; sottolinea il valore aggiunto della direttiva sull'aggiudicazione degli appalti pubblici, in particolare in quanto facilita le procedure e le rende più trasparenti ed offre maggiori opportunità alle PMI, permettendo di superare i problemi in tali contratti, garantisce certezza giuridica, flessibilità e trasparenza e sostiene lo sviluppo delle infrastrutture economiche e servizi pubblici di alta qualità;

55.

mette in evidenza che, al fine di migliorare la qualità, l'efficacia e la trasparenza degli investimenti e della spesa pubblica, è necessario che la legislazione dell'UE in materia di appalti pubblici e concessioni sia applicata integralmente e con rapidità;

56.

ritiene necessaria una rapida e adeguata trasposizione delle normative sugli appalti pubblici e sulle concessioni; sottolinea l'importanza degli appalti pubblici e il valore dei partenariati per l'innovazione come motore chiave di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, in particolare per le PMI, data la necessità di sostenerle con misure concrete che ne promuovano la concorrenza e l'innovazione;

Acquis dei consumatori

57.

deplora che l'attuazione frammentata da parte degli Stati membri della normativa dell'UE in materia di protezione dei consumatori crei differenze nella tutela dei consumatori e nel rigore e nella tempistica delle eventuali misure di esecuzione adottate; ritiene che tale situazione limiti la coerenza delle disposizioni legislative all'interno degli stessi settori o tra diversi canali di vendita;

58.

invita la Commissione a garantire una rapida attuazione ed applicazione di normative quali la direttiva sui diritti dei consumatori e le disposizioni sulla risoluzione alternativa delle controversie e la risoluzione delle controversie online, garantendo nel contempo la riduzione degli oneri amministrativi; chiede che ai consumatori si fornisca una tutela adeguata in linea con il mercato tradizionale nelle vendite transfrontaliere ed auspica una protezione dei dati rafforzata nell'era digitale, poiché ciò contribuirà a stimolare la fiducia dei consumatori negli acquisiti online; ricorda l'importanza di rispettare effettivamente i diritti dei consumatori online e la necessità di predisporre mezzi di ricorso accessibili ed efficaci in caso di contenzioso;

59.

chiede l'adozione di misure per incoraggiare il consumo sostenibile, in particolare la durata d'uso dei prodotti, nonché per combattere le pratiche mirate a ridurre intenzionalmente la durata d'uso; auspica al riguardo che la Commissione definisca un piano d'azione coerente;

60.

sottolinea che la direttiva sui diritti del consumatore ha segnato un importante passo in avanti ai fini della certezza giuridica dei consumatori e delle imprese in tema di transazioni online e rappresenta oggi il principale strumento di tutela dei consumatori per i servizi online;

61.

osserva che si possono ottenere ulteriori vantaggi grazie a miglioramenti nel funzionamento del mercato unico, come la realizzazione del sistema di risoluzione delle controversie online (Online dispute resolution — ODR) per le controversie dei consumatori, che potrebbero portare a risparmi per circa 22 miliardi di euro;

Energia

62.

invita la Commissione a garantire un funzionamento del mercato interno nel settore dell'energia che preveda un accesso non discriminatorio al mercato e un alto livello di protezione dei consumatori nonché livelli appropriati di capacità di interconnessione e adeguatezza dei sistemi;

63.

ribadisce la necessità di accrescere la sicurezza energetica dell'Europa mediante la diversificazione delle fonti e delle rotte energetiche e sottolinea l'esigenza di completare in via prioritaria il mercato interno dell'energia e di porre fine all'isolamento delle isole energetiche nell'ambito dell'Unione;

64.

ritiene che, al fine di promuovere il completamento del mercato interno, l'integrazione delle fonti di energia rinnovabili e la sicurezza dell'approvvigionamento, gli Stati membri debbano conseguire con urgenza un obiettivo minimo pari al 10 % della capacità di interconnessione per l'elettricità, per raggiungere idealmente un livello pari al 30 %;

65.

ritiene che la liberalizzazione dei mercati del gas e dell'elettricità sia fondamentale per rafforzare la posizione dei consumatori e invita la Commissione a porre i consumatori al centro della sua politica relativa al mercato interno dell'energia dell'Unione europea;

III.    Modalità di valutazione degli strumenti di integrazione e governance del mercato unico

66.

riconosce che il quadro di valutazione del mercato unico può essere considerato una delle migliori prassi per il monitoraggio e la valutazione del rispetto degli obblighi del mercato interno da parte degli Stati membri, dato che può innescare processi di miglioramento e di recupero tra i paesi; sottolinea tuttavia che tale quadro di indicatori non fornisce strumenti di valutazione qualitativa; sottolinea l'importanza di migliorare il dialogo con e tra gli Stati membri al fine di identificare e risolvere le problematiche che essi si trovano ad affrontare nell'applicare la legislazione sul mercato unico; invita la Commissione, in tale contesto, a fornire migliore assistenza agli Stati membri, quando da essi richiesto, nell'attuazione della complessa legislazione relativa al mercato unico;

67.

ritiene che, in riferimento all'efficienza normativa del mercato unico, potrebbe essere istituito un indicatore composito per valutare «la carenza del mercato unico», ossia l'onere aggiuntivo che i cittadini e le imprese devono sostenere nelle attività transfrontaliere a causa della mancanza di norme che regolino il mercato unico; insiste sul fatto che un indicatore del genere debba facilitare l'elaborazione di conclusioni suscettibili di sfociare in raccomandazioni strategiche per le istituzioni dell'UE e gli Stati membri;

68.

ritiene che il quadro di valutazione dell'agenda digitale sia uno strumento importante per valutare i progressi conseguiti dagli Stati membri in tale ambito; reputa che l'indice composito per misurare il divario del mercato unico debba essere integrato nel quadro di valutazione;

69.

invita la Commissione a valutare l'inclusione, tra le sue proposte relative a strumenti giuridici nel settore del mercato unico, dell'obbligo di eseguire una revisione sistematica di recepimento, conformità, efficacia e idoneità allo scopo degli strumenti giuridici, inclusa una metodologia e criteri per tale revisione; ritiene che tale metodologia e tali criteri consentirebbero di valutare meglio se gli strumenti giuridici siano adeguatamente recepiti, attuati ed applicati, nonché se e in quale misura contribuiscano al conseguimento dei loro obiettivi e in che misura siano idonei al loro scopo;

70.

appoggia la creazione di un mercato unico sostenibile basato sullo sviluppo di un'economia inclusiva, efficiente dal punto di vista delle risorse e fondata sulla conoscenza, comprese misure volte a promuovere innovazioni di ogni tipo nelle tecnologie sostenibili, equilibrare gli interessi dei consumatori e delle imprese e apportare miglioramenti riguardo a un meccanismo informale di risoluzione dei problemi per il mercato unico, come SOLVIT, migliorando nel contempo la conoscenza del pubblico in relazione agli sportelli unici, affinché il pubblico diventi maggiormente consapevole delle possibilità a sua disposizione per la creazione di crescita e posti di lavoro nel mercato unico;

71.

prende atto dell'aumento costante dell'uso dei portali «La tua Europa» e «La tua Europa — Consulenza», che dovrebbero essere in grado di offrire le informazioni necessarie a chiunque viva, lavori, studi e si sposti tra gli Stati membri nell'UE;

72.

accoglie con favore il fatto che il deficit medio di recepimento negli Stati membri sia sceso al di sotto del limite dell'1 % fissato dal Consiglio europeo, essendo adesso pari allo 0,6 %, il che rappresenta il miglior risultato conseguito dalla creazione del quadro di valutazione del mercato unico; rileva che il principio di tolleranza zero nel recepimento della normativa dell'UE deve essere una regola fondamentale sia per gli Stati membri sia per l'Unione;

73.

nota che un'attuazione e un'applicazione adeguate della legislazione dell'UE sono essenziali ai fini del completamento del mercato unico; invita quindi la Commissione a utilizzare con fermezza tutti i suoi poteri per conseguire tale obiettivo ed esorta gli Stati membri e la Commissione a intensificare gli sforzi per far applicare la normativa sul mercato unico ed a monitorare tale applicazione, anche ricorrendo periodicamente a indagini a tappeto, e proseguendo nel contempo la costante riflessione sui problemi relativi all'attuazione e garantendo che la legislazione sia maggiormente efficiente e che si faccia un uso più esteso ed efficace delle valutazioni ex post; chiede una maggiore vigilanza sull'efficacia dei diritti dei consumatori nel contesto digitale, in particolare alla luce della velocità con cui le violazioni della legislazione possono diffondersi;

74.

ribadisce, tuttavia, che il processo relativo alle procedure d'infrazione ha messo in evidenza una serie di limitazioni relativamente alla rapidità con cui sono affrontate e corrette le carenze nell'attuazione e nell'applicazione delle disposizioni relative al mercato unico; invita gli Stati membri a collaborare più efficacemente con la Commissione nel fornire soluzioni più rapide;

75.

riconosce che una mancata attuazione può derivare dal fatto che la stesura iniziale presenta delle complessità; sottolinea pertanto la necessità di garantire che sia il diritto primario sia il diritto derivato seguano i principi di una migliore regolamentazione in tutte le fasi della procedura, mediante consultazioni, valutazioni di impatto e verifiche post-attuazione adeguate;

76.

ribadisce inoltre che deve essere compiuto ogni sforzo possibile per garantire un utilizzo più efficace delle procedure di infrazione in caso di violazione del diritto dell'Unione nell'ambito del mercato unico, e che gli Stati membri e il Consiglio europeo devono continuare a promuovere lo sviluppo delle procedure di infrazione nel quadro delle future revisioni del trattato sul funzionamento dell'Unione europea; reputa tuttavia che le procedure di infrazione dovrebbero costituire sempre l'ultima risorsa ed essere avviate solo in seguito a vari tentativi di coordinamento e rettifica;

o

o o

77.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, al Consiglio europeo nonché ai parlamenti e ai governi degli Stati membri.


(1)  Testi approvati, P7_TA(2013)0054.

(2)  Testi approvati, P7_TA(2014)0130.

(3)  Testi approvati, P8_TA(2014)0038.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/109


P8_TA(2015)0070

Lotta contro l'abuso sessuale di minori online

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sull'abuso sessuale dei minori online (2015/2564(RSP))

(2016/C 316/12)

Il Parlamento europeo,

visti la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, del 20 novembre 1989, e i relativi protocolli,

visto l'articolo 3 del trattato sull'Unione europea,

visti gli articoli 7, 8, 47, 48 e 52 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

vista la convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica, del 23 novembre 2001,

vista la convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali, del 25 ottobre 2007,

vista la direttiva 2011/93/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 dicembre 2011, relativa alla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile, e che sostituisce la decisione quadro 2004/68/GAI del Consiglio (1),

vista la relazione di Europol del 2014 sulla valutazione della minaccia rappresentata dalla criminalità organizzata in Internet (iOACTA),

vista l'osservazione generale n. 14 (2013) del comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia relativa al diritto del minore a che il suo interesse superiore sia considerato preminente,

vista l'agenda dell'UE per i diritti dell'infanzia, adottata nel febbraio 2011,

vista la sua risoluzione del 27 novembre 2014 sul 25o anniversario della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo (2),

vista la comunicazione della Commissione dal titolo «Riservare ai minori un posto speciale nella politica esterna dell'UE» (COM(2008)0055),

visti gli orientamenti dell'UE in materia di promozione e tutela dei diritti del bambino,

vista la strategia dell'UE per l'eradicazione della tratta degli esseri umani (2012-2016), in particolare le disposizioni relative al finanziamento dell'elaborazione di orientamenti riguardanti i sistemi di tutela dei minori e lo scambio di migliori prassi,

vista la discussione tenutasi durante la seduta plenaria del 12 febbraio 2015 in merito alla lotta contro l'abuso sessuale di minori online,

visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

A.

considerando che l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori, comprese le immagini di abusi sui minori, costituiscono gravi violazioni dei diritti fondamentali, in particolare del diritto dei minori alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere, come sancito nella convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989 e nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;

B.

considerando che l'interesse superiore del bambino deve essere considerato preminente nell'applicare qualsiasi misura per combattere tali reati, conformemente alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e alla convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo;

C.

considerando che gravi reati quali lo sfruttamento sessuale dei minori e le immagini di abusi su minori necessitano di un approccio globale, che abbracci l'indagine sui reati, il perseguimento dei rei, la protezione delle vittime minorenni e la prevenzione del fenomeno;

D.

considerando che Internet può esporre i minori a rischi specifici, attraverso la possibilità dei minori stessi di ottenere l'accesso a materiale riguardante lo sfruttamento sessuale di minori o di essere l'oggetto di tale materiale, oppure di essere vittime di predatori informatici, oggetto dello scambio di materiale su violenze, intimidazioni, bullismo o adescamento; che tale esposizione dei minori ai suddetti rischi è aggravata dalla diffusione dell'utilizzo e dell'accesso alle tecnologie mobili e a Internet;

E.

considerando che la lotta contro l'abuso di minori online dovrebbe essere integrata in una più ampia strategia che affronti il fenomeno generale dell'abuso e dello sfruttamento sessuale di minori, che riguarda ancora principalmente i reati offline commessi tramite reti e individui che agiscono deliberatamente al di fuori di Internet;

F.

considerando che nell'ambiente online lo sfruttamento sessuale può assumere varie forme, compresi i casi in cui i giovani sono persuasi o costretti a inviare o pubblicare immagini sessualmente esplicite di sé, a prendere parte ad attività sessuali con una webcam o uno smartphone o a intrattenere conversazioni a sfondo sessuale mediante messaggi di testo o online, il che consente ai molestatori e ai predatori informatici di minacciarli di inviare le immagini, i video o le copie delle conversazioni ai loro amici e alla loro famiglia se non prendono parte a ulteriori attività sessuali; che le immagini e/o i video possono continuare a essere condivisi a lungo dopo l'interruzione dell'abuso sessuale e rimanere liberamente disponibili per la visualizzazione online da parte di chiunque, mantenendo così il rischio costante che le vittime ricadano nella situazione di vittime e siano stigmatizzate;

G.

considerando che le misure adottate dagli Stati membri per la prevenzione dei contenuti illeciti online non sono sempre risultate sufficientemente efficaci;

H.

considerando che gli strumenti investigativi messi a disposizione dei responsabili delle indagini e delle azioni penali contro gli abusi sessuali di minori online dovrebbero tenere conto, tra l'altro, del principio di proporzionalità nonché della natura e della gravità del reato oggetto di indagine, in linea con il diritto dell'UE e degli Stati membri;

I.

considerando che per la tutela dei minori nel mondo digitale si deve agire anche ricorrendo a provvedimenti che impegnino il settore ad assumersi la sua parte di responsabilità, anche mediante l'istruzione e la formazione dei ragazzi, dei genitori e degli insegnanti allo scopo di impedire l'accesso dei minori ai contenuti illegali;

J.

considerando che, per il loro carattere internazionale, lo sfruttamento dei minori e lo sfruttamento sessuale dei minori online, che riguardano centinaia di paesi, le loro giurisdizioni e i relativi organi di contrasto, costituiscono un problema internazionale che richiede una soluzione di portata internazionale; che è opportuno sollevare preoccupazioni in merito ai trafficanti di esseri umani che utilizzano minori privi di identità giuridica, «invisibili» per le autorità, per finalità di abuso sessuale online;

K.

considerando che, a causa della natura dei reati e dell'età delle vittime, molti ambiti dello sfruttamento e dell'abuso sessuale di minori soffrono di una mancanza cronica di segnalazione alle autorità di contrasto, in misura maggiore rispetto ad altre forme di crimini; che, pertanto, i dati disponibili sul numero dei crimini commessi non rispecchiano in maniera accurata la portata del problema; che, secondo le informazioni fornite dalle ONG relativamente alle pagine Internet contenenti materiale relativo ad abusi su minori, oltre l'80 % delle vittime ha un'età inferiore ai 10 anni; che i dati dell'associazione internazionale delle linee dirette per le denunce su Internet (Inhope) mostrano un incremento del numero delle vittime infantili di abusi sessuali e degli abusi di natura estrema e sadica;

L.

considerando che molti fra gli autori di tali reati utilizzano reti darknet, dove hanno creato comunità anonime ricorrendo a forum nascosti, servizi web, piattaforme di social networking e provider di archiviazione dati dedicati a materiale contenente abusi su minori, in modo da consentire e agevolare uno sfruttamento sessuale dei minori pressoché impossibile da tracciare;

M.

considerando che molti criminali utilizzano misure di difesa quali sistemi di cifratura e altri strumenti per proteggere le proprie attività, creando seri ostacoli alle indagini delle autorità di contrasto;

N.

considerando che secondo le ONG, nel 2012, 513 marchi commerciali di distribuzione di materiale contenente abusi su minori erano riconducibili soltanto a otto distributori di primo livello e che nello stesso anno i primi 10 marchi più prolifici erano tutti associati a un unico distributore di primo livello;

O.

considerando che la direttiva 2011/93/UE relativa alla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile avrebbe dovuto essere recepita dagli Stati membri il 18 dicembre 2013 e che finora meno della metà degli Stati membri ha provveduto ad attuarla pienamente;

1.

sottolinea con forza che la tutela dei minori e la garanzia di un ambiente sicuro per il loro sviluppo rappresentano uno degli obiettivi essenziali dell'Unione europea e dei suoi Stati membri;

2.

sottolinea con la massima fermezza che è necessario salvaguardare i diritti e la tutela dei minori online e adottare misure intese a garantire che qualsiasi contenuto illecito sia tempestivamente rimosso e segnalato alle autorità di contrasto, e che si disponga di adeguati strumenti giuridici atti a condurre indagini sugli autori dei reati e perseguirli;

3.

ritiene che i dati personali dei minori online debbano essere adeguatamente protetti e che i minori debbano essere informati in modo facile e a misura di bambino sui rischi e sulle conseguenze dell'utilizzo dei loro dati personali online; mette in risalto gli importanti cambiamenti che saranno apportati dalla riforma in materia di protezione dei dati per tutelare ulteriormente i diritti dei minori online;

4.

evidenzia la necessità di un approccio europeo coordinato e globale che garantisca la coerenza nella definizione delle politiche e nelle azioni successive e che tenga conto della lotta alla criminalità, dei diritti fondamentali, della tutela della vita privata e della protezione dei dati, della sicurezza informatica, della protezione dei consumatori e del commercio elettronico;

5.

ritiene necessario adottare ulteriori misure per combattere l'adescamento dei minori in rete, e che la Commissione, assieme ai governi nazionali, alla società civile, alle imprese operanti nel settore dei social media, ai genitori, agli insegnanti, agli assistenti sociali, ai responsabili della tutela dei minori, ai pediatri e alle organizzazioni a favore dei giovani e dei minori, svolgano un ruolo attivo nel sensibilizzare sulla questione attraverso orientamenti definiti, lo scambio di migliori prassi, la creazione di piattaforme sociali per la cooperazione e lo scambio di informazioni in materia, onde identificare potenziali rischi e minacce per i minori;

6.

invita la Commissione e gli Stati membri ad avviare una campagna di sensibilizzazione che coinvolga tutti i pertinenti attori e miri a responsabilizzare i minori e a sostenere i genitori e gli educatori nella comprensione e nella gestione dei rischi online nonché nella tutela della sicurezza dei minori online, a sostenere gli Stati membri nell'istituzione di programmi di prevenzione degli abusi sessuali online, a promuovere campagne di sensibilizzazione per un comportamento responsabile sui social media e a incoraggiare i principali motori di ricerca e le reti di social media ad adottare un approccio proattivo in termini di tutela della sicurezza dei minori online;

7.

invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare misure adeguate per migliorare e potenziare la segnalazione di abusi da parte dei minori, come pure la risposta fornita a seguito di tali segnalazioni, nonché a prendere in considerazione la creazione di meccanismi sistematici di segnalazione diretta; sostiene lo sviluppo di linee dirette per i minori, attraverso le quali essi possono denunciare gli abusi in modo anonimo;

8.

sottolinea l'importanza di migliorare la cooperazione internazionale e le indagini transnazionali in questo ambito attraverso accordi di cooperazione, nonché di rafforzare la collaborazione tra le autorità di contrasto, anche mediante Europol e il Centro europeo per la criminalità informatica (EC3), allo scopo di sottoporre a indagini, smantellare e perseguire con maggiore efficacia le reti di autori di reati sessuali contro i minori, dando nel contempo priorità ai diritti e alla sicurezza dei minori coinvolti;

9.

accoglie con favore, in tale contesto, l'iniziativa congiunta dell'UE e di 55 paesi del mondo, riuniti nell'Alleanza mondiale contro l'abuso sessuale di minori online, volta a salvare un maggior numero di vittime, a garantire una più efficace azione penale, ad aumentare la sensibilizzazione e a conseguire una generale riduzione della quantità di materiale contenente abusi sessuali sui minori reperibile online; invita la Commissione a riferire con maggiore regolarità in merito ai progressi compiuti grazie a tale Alleanza; chiede agli Stati membri di dare attuazione a queste raccomandazioni a livello nazionale;

10.

invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere e a rafforzare le risorse dedicate all'identificazione delle vittime e ai servizi incentrati sulle vittime, e chiede la creazione urgente di piattaforme correlate e il consolidamento di quelle esistenti nel quadro di Europol;

11.

invita gli Stati membri ad attuare la direttiva 2012/29/UE che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato;

12.

considera essenziale l'utilizzo della corretta terminologia per i reati contro i minori, compresa la descrizione delle immagini di abusi sessuali su minori, nonché l'utilizzo del termine appropriato «materiale contenente abusi sessuali su minori» in luogo di «pornografia minorile»;

13.

incoraggia gli Stati membri a dotare di risorse adeguate i punti nazionali di contatto, al fine di consentire loro di denunciare i contenuti e i comportamenti illeciti e nocivi online, come stabilito dalla direttiva 2011/93/UE relativa alla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile;

14.

rammenta che gli Stati membri sono tenuti ad adottare le misure necessarie per garantire alle persone che temono di poter commettere qualsiasi reato connesso all'abuso sessuale e allo sfruttamento sessuale di avere accesso, se del caso, a efficaci programmi o misure di intervento destinati a valutare e prevenire il rischio che tali reati siano commessi;

15.

chiede che le autorità di contrasto degli Stati membri ed Europol abbiano a disposizione i finanziamenti, le risorse umane, i poteri di indagine e le capacità tecniche necessari a occuparsi, in modo serio ed efficace, di perseguire i responsabili di reati, condurre indagini sul loro conto e processarli, anche attraverso un'adeguata formazione per lo sviluppo di capacità nell'ambito del settore giudiziario e delle forze di polizia, nonché a mettere a punto nuove capacità ad alta tecnologia in grado di far fronte alle sfide poste dalla necessità di analizzare un'enorme mole di immagini di abusi sui minori, compreso il materiale nascosto sul «dark web», per rintracciare e perseguire i responsabili dei reati, e ciò al fine di tutelare la sicurezza e i diritti dei minori;

16.

rileva con preoccupazione lo sviluppo e le tendenze diffuse di sfruttamento sessuale commerciale dei minori online, inclusi i nuovi mezzi di diffusione e compravendita di materiali contenenti abusi su minori, specialmente attraverso il web invisibile e le darknet, e in particolare il fenomeno della visione a pagamento degli abusi in diretta streaming; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri a impegnarsi ulteriormente con i rappresentanti dei sistemi di pagamento alternativi affinché siano individuate le opportunità per cooperare al meglio con le autorità di contrasto, compresa una formazione comune per individuare in modo più efficace i processi di pagamento legati alla distribuzione commerciale di materiale contenente abusi su minori;

17.

chiede che sia adottato un approccio di collaborazione efficace e che avvenga uno scambio di informazioni valido fra gli organi di contrasto, le autorità giudiziarie, il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), i fornitori di servizi Internet (ISP), i fornitori di Internet hosting (IHP), le imprese operanti nel settore dei social media, il settore bancario e le ONG, comprese le organizzazioni a favore dei giovani e dei minori, al fine di garantire che i diritti e la tutela dei minori online siano salvaguardati e che i contenuti illeciti siano prontamente rimossi e segnalati alle autorità di contrasto, le quali dovrebbero riferire regolarmente in merito alle loro indagini e ai loro procedimenti giudiziari sulla base di queste importanti informazioni, ove del caso; accoglie con favore, al riguardo, la coalizione CEO creata per rendere Internet un luogo migliore per i bambini, nonché il lavoro svolto dalla coalizione delle istituzioni finanziarie europee contro lo sfruttamento sessuale commerciale dei minori online (EFC);

18.

sottolinea che è opportuno eliminare immediatamente i contenuti illeciti online sulla base di una regolare procedura legale; pone l'accento sul ruolo delle TIC, degli ISP e degli IHP nel garantire la celere ed efficiente eliminazione dei contenuti illeciti online, su richiesta della competente autorità di contrasto;

19.

esorta vivamente gli Stati membri che non lo abbiano ancora fatto a recepire la direttiva 2011/93/UE relativa alla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia infantile; invita pertanto la Commissione a controllare attentamente la piena ed efficace attuazione della direttiva e a riferire senza indugio al Parlamento e alla sua commissione competente in merito ai risultati di tali controlli;

20.

incarica la sua commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni di monitorare ulteriormente l'attuazione della direttiva 2011/93/UE, nonché di effettuare un'analisi approfondita del quadro politico esistente in materia di lotta contro gli abusi sessuali sui minori, redigendo una relazione sull'attuazione della direttiva 2011/93/UE, e di riferire in Aula;

21.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio nonché ai parlamenti degli Stati membri.


(1)  GU L 335 del 17.12.2011, pag. 1.

(2)  Testi approvati, P8_TA(2014)0070.


Giovedì 12 marzo 2015

30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/113


P8_TA(2015)0071

Recenti attentati e sequestri ad opera dell'ISIS/Da'ish in Medio Oriente, in particolare contro gli assiri

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sui recenti attentati e sequestri ad opera dell'ISIS/Da'ish in Medio Oriente, in particolare contro gli assiri (2015/2599(RSP))

(2016/C 316/13)

Il Parlamento europeo,

visto l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

visto l'articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU) del 1950,

visto l'articolo 18 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR) del 1966,

vista la dichiarazione delle Nazioni Unite del 1981 sull'eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione fondate sulla religione o sul credo,

vista la dichiarazione delle Nazioni Unite del 1992 sui diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche,

vista la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate,

viste le sue precedenti risoluzioni su Iraq, Siria, Libia ed Egitto, in particolare quella del 10 ottobre 2013 sui recenti casi di violenze e persecuzioni contro cristiani, in particolare a Maalula (Siria) e Peshawar (Pakistan), nonché sul caso del pastore Saeed Abedini (Iran) (1), quella del 18 settembre 2014 sulla situazione in Iraq e in Siria e offensiva dell'IS, inclusa la persecuzione delle minoranze (2), e quella del 12 febbraio 2015 sulla crisi umanitaria in Iraq e Siria, in particolare nel contesto dello Stato islamico (IS) (3),

visti gli orientamenti dell'UE sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo,

viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) sulle violenze e le persecuzioni contro i cristiani e altre comunità in Medio Oriente, in particolare quella rilasciata il 16 febbraio 2015 sulla decapitazione di 21 cristiani copti egiziani in Libia,

vista la comunicazione congiunta della Commissione e del VP/AR al Parlamento europeo e al Consiglio sugli elementi di una strategia regionale dell'Unione europea per la Siria e l'Iraq e la minaccia del Da'ish,

vista la dichiarazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, del 25 febbraio 2015, in cui si condanna il sequestro di oltre 100 assiri ad opera dell'ISIL,

vista la relazione ONU della commissione d'inchiesta internazionale indipendente sulla Repubblica araba siriana, del 14 novembre 2014, dal titolo: «Rule of Terror: Living under ISIS in Syria» (Stato di terrore: vivere nella Siria dell'ISIS),

viste le relazioni annuali e intermedie del rappresentante speciale delle Nazioni Unite concernenti la libertà di religione o di credo,

visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.

considerando che la promozione della democrazia e il rispetto dei diritti umani e delle libertà civili sono principi e obiettivi fondamentali dell'Unione europea e costituiscono una base comune per le sue relazioni con i paesi terzi;

B.

considerando che, conformemente al diritto internazionale in materia di diritti umani e, in particolare, all'articolo 18 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; che tale diritto include la libertà di cambiare la propria religione o credo, così come la libertà di manifestare la propria religione o credo, individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l'insegnamento, le pratiche e l'osservanza dei riti; che, stando alla commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani, la libertà di religione o di credo tutela tutte le convinzioni, anche quelle teiste, non teiste e ateiste;

C.

considerando che l'Unione europea ha espresso a più riprese il proprio impegno nei confronti della libertà di pensiero, di coscienza e di religione o di credo, e ha sottolineato che i governi hanno il dovere di garantire tali libertà in tutto il mondo;

D.

considerando che le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali hanno denunciato le gravi e diffuse violazioni del diritto internazionale umanitario e in materia di diritti umani ad opera dell'ISIS/Da'ish e dei gruppi associati in Siria e Iraq, soprattutto contro le minoranze etniche e religiose, tra le quali figurano uccisioni mirate, conversioni forzate, sequestri, vendita di donne, schiavitù di donne e bambini, reclutamento di bambini per attentati suicidi, abusi sessuali e fisici e torture; che sono state espresse gravi preoccupazioni riguardo al benessere di coloro che sono ancora intrappolati nelle zone controllate dalle forze dell'ISIS/Da'ish, dal momento che l'assistenza umanitaria internazionale in grado di raggiungere tali zone è pressoché nulla;

E.

considerando che l'ISIS/Da'ish ha intrapreso una campagna intesa a eliminare ogni traccia delle comunità religiose e di fede diverse da quelle che rappresentano la sua personale interpretazione dell'Islam, attraverso l'uccisione o l'espulsione dei relativi adepti e la distruzione dei luoghi sacri, dei siti e degli artefatti storici, tra cui ricchezze uniche e insostituibili riconosciute dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità, e che l'ISIS/Da'ish definisce «pulizia culturale»;

F.

considerando che nelle zone sotto il suo controllo, l'ISIS/Da'ish sta facendo pagare a civiltà millenarie un prezzo inaccettabile e irrecuperabile; che soprattutto in Iraq e in Siria, ma anche in altre parti del Medio Oriente in generale, la situazione delle comunità cristiane è tale da compromettere la loro stessa esistenza e, qualora esse scomparissero, una parte significativa del patrimonio religioso dei paesi in questione andrebbe perduta;

G.

considerando che l'ISIS/Da'ish prende di mira i cristiani, gli yazidi, i turkmeni, gli sciiti, gli shabak, i sabei, i kakai e i sunniti che non concordano con la sua interpretazione dell'Islam, come pure altre minoranze etniche e religiose, ma che alcune di queste comunità erano già state bersaglio di estremisti ben prima dell'avanzata dell'ISIS/Da'ish; che soprattutto i cristiani sono da molti anni deliberatamente presi di mira da vari gruppi estremisti e jihadisti, i quali hanno costretto più del 70 % dei cristiani iracheni e oltre 700 000 cristiani siriani ad abbandonare i loro paesi;

H.

considerando che in Iraq i 250 000 caldei/assiri/siriaci costituiscono un gruppo etnico e religioso distinto e si stima che fino a 40 000 assiri vivessero in Siria prima dello scoppio della guerra civile nel paese nel 2011;

I.

considerando che il 15 febbraio 2015 l'ISIS/Da'ish ha diffuso un video che mostrava la decapitazione di 21 cristiani copti egiziani in Libia; che i copti, che erano lavoratori migranti provenienti da una zona povera dell'Egitto, erano stati rapiti a Sirte, in Libia;

J.

considerando che il 23 febbraio 2015 l'ISIS/Da'ish ha sequestrato circa 220 assiri nei pressi di Tell Tamer, sulla sponda meridionale del fiume Khabur, nel nord-est della Siria; che, durante la stessa campagna, gli estremisti hanno anche distrutto i beni e i luoghi sacri dei cristiani; che decine di assiri sono stati uccisi durante l'offensiva dell'IS; che, stando a quando riferito, nel febbraio 2015 l'IS avrebbe rilasciato una dichiarazione in cui chiedeva ai villaggi assiri della provincia siriana di Hasaka di pagare la jizya, un'imposta sui non musulmani risalente alla prima epoca islamica e abolita nel 1856 in tutto l'impero ottomano, e di convertirsi all'Islam, altrimenti sarebbero stati uccisi; che, a partire dal 9 marzo 2015, sono stati segnalati attentati di grande entità da parte dell'ISIS/Da'ish nelle città dei cristiani assiri della zona del fiume Khabur;

K.

considerando che il 1o marzo 2015 l'ISIS/Da'ish ha rilasciato varie decine di assiri, soprattutto bambini e anziani, in seguito ai negoziati con i leader delle tribù, ma che la maggior parte degli assiri è ancora ostaggio e i terroristi hanno minacciato di ucciderli se i bombardamenti della coalizione non saranno interrotti;

L.

considerando che, nell'ambito di una deliberata politica di pulizia culturale e religiosa, l'IS avrebbe distrutto oltre 100 chiese in Iraq e almeno 6 chiese in Siria, come pure varie moschee sciite in Iraq; che nel febbraio 2015 i combattenti dell'IS hanno pubblicizzato intenzionalmente la distruzione di statue e altri artefatti del museo di Mosul risalenti agli antichi imperi assiro e accadico; che, successivamente, l'IS ha distrutto con i bulldozer l'antica città assira di Nimrud e, più di recente e secondo quanto riferito, avrebbe distrutto Hatra, sito patrimonio dell'umanità dell'UNESCO; che, stando a quanto riferito, il regime siriano avrebbe bombardato le chiese dei quartieri dell'opposizione, ad esempio a Homs nel 2012 e a Idlib nel 2013;

M.

considerando che l'ISIS/Da'ish continua a perseguire, mutilare e uccidere, a volte in modi estremamente crudeli e inimmaginabili, membri delle minoranze etniche e religiose, giornalisti, prigionieri di guerra, attivisti e altri; che continuano a essere commessi ogni giorno e su vasta scala crimini di guerra e altre violazioni del diritto umanitario internazionale e delle norme internazionali in materia di diritti umani per mano di altre parti coinvolte nel conflitto, tra cui, in particolare, il regime di Assad;

N.

considerando che uno degli elementi su cui si fondano le violenze commesse dall'ISIS/Da'ish è il salafismo, in particolare l'interpretazione wahhabita estremista dell'Islam;

1.

è sconcertato e rattristato per le brutali azioni commesse dagli estremisti dell'ISIS/Da'ish nei confronti degli assiri in Siria e dei copti in Libia, e le condanna con la massima fermezza; esprime la propria solidarietà alle famiglie delle vittime come pure alla comunità cristiano-assira in Siria e alla comunità cristiano-copta in Egitto, nonché a tutti gli altri gruppi e individui oggetto della violenza dell'ISIS/Da'ish;

2.

condanna con forza l'ISIS/Da'ish e le sue gravi violazioni dei diritti umani che equivalgono a crimini contro l'umanità e crimini di guerra conformemente allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI), e che potrebbero essere definite un genocidio; è estremamente preoccupato per gli attacchi deliberati di questo gruppo terroristico a danno di cristiani, yazidi, turkmeni, sciiti, shabak, sabei, kakai e sunniti che non concordano con la sua interpretazione dell'Islam, nell'ambito dei suoi tentativi di eliminare ogni minoranza religiosa dalle zone sotto il suo controllo; sottolinea che non deve esserci alcuna impunità per gli autori di tali atti e che i responsabili dovrebbero essere deferiti alla CPI; rammenta, in tale contesto, il rapimento insoluto dei vescovi Yohanna Ibrahim e Paul Yazigi da parte dei ribelli armati nella provincia di Aleppo, Siria, il 22 aprile 2013;

3.

condanna inoltre i tentativi dell'ISIS/Da'ish di esportare la sua ideologia e violenza estremiste e totalitariste in altri paesi della regione e al di fuori di essa;

4.

sostiene le attività internazionali volte a contrastare l'ISIS/Da'ish, comprese le azioni militari della coalizione internazionale coordinate dagli Stati Uniti, e incoraggia gli Stati membri dell'Unione che non lo abbiano ancora fatto a esaminare modalità per contribuire a tali attività, anche rintracciando e bloccando i fondi segreti che l'ISIS detiene oltremare;

5.

invita la coalizione internazionale ad adoperarsi maggiormente per impedire i sequestri di membri delle minoranze, come il rapimento di centinaia di cristiani assiri nella Siria settentrionale; sottolinea l'importanza di assicurare un rifugio sicuro a caldei/assiri/siriaci e agli altri soggetti a rischio nella piana di Ninive, Iraq, una zona in cui molte minoranze etniche e religiose hanno registrato per secoli una forte presenza e convissuto pacificamente;

6.

esorta l'Unione e i suoi Stati membri ad adottare un approccio proattivo e preventivo in relazione alla minaccia di un'espansione dell'ISIS/Da'ish nei paesi e nelle regioni al di là di Iraq e Siria; è estremamente preoccupato, a tale proposito, per la situazione in Libia, anche in virtù della sua prossimità geografica all'UE e a zone di conflitto in Africa;

7.

esorta l'Unione e i suoi Stati membri, nonché i partner della NATO, ad affrontare la questione dei ruoli ambivalenti assunti da taluni paesi nell'ambito del conflitto, in particolare qualora abbiano contribuito, o continuino a farlo, attivamente o passivamente, all'ascesa dell'ISIS/Da'ish e di altri gruppi estremisti; è molto preoccupato, in tale contesto, per il finanziamento della diffusione dell'interpretazione wahhabita dell'Islam da parte di entità pubbliche e private di paesi della regione del Golfo e invita tali paesi a porre fine ai finanziamenti; esorta altresì tali paesi a bloccare i finanziamenti a favore delle organizzazioni terroristiche provenienti dai loro territori; invita la Turchia a svolgere un ruolo positivo nella lotta contro l'ISIS/Da'ish e a consentire senza indugio alle minoranze cristiane e ad altre persone perseguitate che fuggono dalla Siria di attraversare il confine turco e cercare rifugio;

8.

incoraggia la cooperazione con le nuove forze regionali e locali emergenti, come il governo regionale curdo in Iraq, i gruppi curdi in altre regioni, come ad esempio l'YPG, che ha svolto un ruolo nella liberazione di Kobane, e il Consiglio militare siriaco, come pure le entità autonome nella regione che hanno dimostrato un maggiore impegno a favore dei diritti umani e della democrazia rispetto ai governanti dei loro paesi; loda, in particolare, il coraggio delle forze curde dei Peshmerga, che hanno fatto molto per proteggere le minoranze in pericolo;

9.

esprime preoccupazione per le segnalazioni secondo cui le minoranze cristiane non avrebbero accesso ai campi profughi nella regione perché li metterebbero eccessivamente in pericolo; chiede all'Unione di far sì che la sua assistenza allo sviluppo sia diretta a tutti i gruppi minoritari sfollati a causa del conflitto; incoraggia l'Unione a ricorrere all'esperienza e alle reti ben consolidate delle chiese locali e regionali, come pure alle organizzazioni di soccorso internazionali delle chiese, per fornire assistenza finanziaria e di altro genere onde assicurare che tutti i gruppi minoritari possano beneficiare della protezione e del sostegno dell'assistenza europea;

10.

reputa essenziale che il Consiglio e il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) avviino una cooperazione con i partner internazionali e regionali in relazione a uno scenario post ISIS/Da'ish, tenendo conto dell'urgente necessità di un dialogo e una riconciliazione a livello culturale e religioso;

11.

denuncia la distruzione di siti culturali e artefatti da parte dell'ISIS/Da'ish in Siria e in Iraq, che costituisce un attacco contro il patrimonio culturale di tutti i cittadini di tali paesi e dell'umanità in generale;

12.

esorta l'UE e i suoi Stati membri a cooperare con i partner internazionali e locali per salvaguardare nella maggior misura possibile il patrimonio assiro e le altre ricchezze culturali e religiose nei territori occupati dall'ISIS/Da'ish; invita inoltre il Consiglio ad adottare misure contro il commercio illecito di antichi artefatti provenienti da tali territori;

13.

ribadisce e sostiene il diritto inalienabile di tutte le minoranze religiose ed etniche che vivono in Iraq e in Siria di continuare a vivere in modo dignitoso, giusto e sicuro in quello che storicamente e tradizionalmente è il loro paese di origine e di praticare liberamente la loro religione; sollecita, in tale contesto, tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a condannare chiaramente la violenza e in particolare a esprimersi in difesa dei diritti delle minoranze; ritiene che per porre fine alle sofferenze e all'esodo di massa dei cristiani e di altre popolazioni indigene della regione sia necessaria una dichiarazione chiara e inequivocabile da parte dei leader politici e religiosi locali, a sostegno della loro costante presenza e dei loro pieni e pari diritti in quanto cittadini dei rispettivi paesi;

14.

respinge senza riserve e considera illegittimo l'annuncio della leadership dell'ISIS/Da'ish, che dichiara di aver stabilito un califfato nelle zone attualmente sotto il suo controllo; sottolinea che la creazione e l'espansione del «califfato islamico», così come le attività di altri gruppi estremisti in Medio Oriente, costituiscono una minaccia diretta alla sicurezza della regione nonché dei paesi europei;

15.

conferma il proprio impegno a favore della libertà di pensiero, di coscienza e di religione o credo in quanto diritti umani fondamentali garantiti dagli strumenti giuridici internazionali cui la maggior parte dei paesi del mondo ha aderito, e ai quali è attribuito valore fondamentale;

16.

sostiene tutte le iniziative, anche all'interno dell'Unione, volte a promuovere il dialogo e il rispetto reciproco tra le comunità; invita tutte le autorità religiose a promuovere la tolleranza e ad adottare iniziative contro l'odio e la radicalizzazione violenta ed estremista;

17.

esorta l'Unione a prendere in considerazione ulteriori misure antiterrorismo, nel quadro dei diritti umani, diverse da quelle già in atto, e a continuare a collaborare con gli Stati membri per migliorare le politiche volte a contrastare la radicalizzazione sul territorio dell'Unione, la diffusione dell'incitamento all'odio e l'istigazione alla violenza online; esorta inoltre gli Stati membri dell'Unione a cooperare con il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per arrestare la diffusione dell'ideologia estremista e jihadista nel mondo;

18.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché alla Coalizione nazionale siriana, al governo e al parlamento dell'Iraq, al governo regionale del Kurdistan in Iraq, al Presidente della Repubblica araba d'Egitto, al Consiglio dei deputati di Tobruk, Libia, e al governo libico, alla Lega araba, al Segretario generale delle Nazioni Unite e al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani.


(1)  Testi approvati, P7_TA(2013)0422.

(2)  Testi approvati, P8_TA(2014)0027.

(3)  Testi approvati, P8_TA(2015)0040.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/117


P8_TA(2015)0072

Sud Sudan, compresi i recenti sequestri di minori

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sul Sud Sudan, compresi i recenti sequestri di minori (2015/2603(RSP))

(2016/C 316/14)

Il Parlamento europeo,

viste le sue precedenti risoluzioni sul Sud Sudan, in particolare quella del 16 gennaio 2014 (1) e del 13 novembre 2014 sulla situazione in Sud Sudan (2),

visto l'accordo di cessate il fuoco e di condivisione del potere, del 2 febbraio 2015, tra il presidente Salva Kiir e l'ex vicepresidente Riek Machar, firmato ad Addis Abeba sotto l'egida dell'Autorità intergovernativa per lo sviluppo (IGAD),

vista la dichiarazione del Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, del 3 febbraio 2015, riguardo ai colloqui di pace in Sud Sudan,

visto il comunicato del 10 febbraio 2015 rilasciato a seguito della riunione di alto livello dell'IGAD e dell'Ufficio ONU per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) sulle crisi umanitarie in Sud Sudan,

vista la dichiarazione rilasciata il 25 febbraio 2015 dal rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per i bambini nei conflitti armati,

visto il comunicato congiunto di ottobre 2014 della Repubblica del Sud Sudan e delle Nazioni Unite sulla prevenzione della violenza sessuale nei conflitti,

viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 2155 (2014) e 2206 (2015) che gettano la basi per sanzioni mirate a coloro i quali ostacolano la pace in Sud Sudan,

vista la dichiarazione in data 6 marzo 2015 del portavoce di Federica Mogherini, vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, sul mancato raggiungimento delle parti coinvolte nel conflitto in Sud Sudan di un accordo di pace,

visto il rinnovo nel 2012 del piano d'azione del Sud Sudan volto a porre fine al reclutamento e all'utilizzo di bambini da parte delle forze armate governative e ad altre gravi violazioni ai danni dei minori,

vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli,

vista la Convenzione dell'Unione africana che disciplina gli aspetti specifici dei problemi dei rifugiati in Africa,

vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo,

vista la Carta africana sui diritti e il benessere del fanciullo,

vista la convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura,

vista la Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna,

visti gli orientamenti dell'UE sui bambini e i conflitti armati del 2010,

vista la convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) n. 182 sulle peggiori forme di lavoro infantile, adottata nel 1999, che annovera il reclutamento forzato e obbligatorio dei bambini per il loro utilizzo nei conflitti armati tra le peggiori forme di lavoro infantile,

visto l'accordo di Cotonou,

visto l'accordo globale di pace (CPA) in Sudan del 2005,

visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.

considerando che il 15 e 16 febbraio 2015 circa 89 bambini, se non forse altre centinaia, sono stati rapiti all'interno della comunità di Wau Shilluk nello Stato dell'Alto Nilo da un gruppo di miliziani presumibilmente guidato da Johnson Oloni, un comandante dell'esercito di liberazione del popolo sudanese (SPLA); che, secondo alcuni testimoni, una serie di soldati armati ha accerchiato la comunità e perquisito ogni abitazione, portando via con la forza per lo più ragazzi di età superiore ai 12 anni;

B.

considerando che nel dicembre 2013 una controversia politica all'interno del partito al governo del Sud Sudan, il Movimento di liberazione del popolo sudanese (SPLM), è sfociata in uno scontro armato a Juba che ha coinvolto le forze fedeli al presidente Kiir e quelle fedeli all'ex vicepresidente Riek Machar;

C.

considerando che, in seguito al conflitto armato interno scoppiato nel dicembre 2013, circa 1,4 milioni di persone risultano sfollate all'interno del paese, 500 000 sono fuggite nei paesi vicini e circa 12 000 bambini sono stati reclutati per combattere all'interno di forze e gruppi armati; che, stando a quanto riferito, migliaia di bambini sono stati uccisi, violentati, sfollati e resi orfani;

D.

considerando che, secondo le stime, 4 milioni di persone si trovano in una situazione di alto rischio di insicurezza e insufficienza alimentare, e che le Nazioni Unite mettono ripetutamente in guardia contro un aggravarsi della crisi umanitaria e una carestia in caso di prosecuzione degli scontri; che, unitamente a una mancanza di assistenza e infrastrutture sanitarie, la situazione sembra destinata soltanto a deteriorarsi;

E.

considerando che la stessa missione delle Nazioni Unite nella Repubblica del Sud Sudan (UNMISS) fornisce un riparo sicuro a oltre 100 000 sfollati interni che cercano rifugio dalla violenza e che anch'essa è stata oggetto di attacchi;

F.

considerando che, secondo le stime delle Nazioni Unite, oltre la metà della popolazione nei campi profughi è costituita da bambini, che sono in tal modo sottoposti a gravi minacce per la loro sicurezza, il loro sviluppo e il loro benessere fisico; che il Sud Sudan registra uno dei tassi di mortalità infantile più elevati al mondo nonché i più bassi indicatori di istruzione a livello globale; che 400 000 bambini hanno abbandonato gli studi a causa del conflitto in corso;

G.

considerando che le parti del conflitto hanno attaccato civili sulla base dell'etnia e della presunta appartenenza politica e hanno commesso atti di violenza sessuale, distruzione su vasta scala e saccheggio di proprietà;

H.

considerando che le diverse parti implicate nel conflitto in Sud Sudan hanno avviato negoziati il 7 gennaio 2014 ad Addis Abeba, sotto l'egida dell'Autorità intergovernativa per lo sviluppo (IGAD); che, nonostante gli accordi precedenti di cessazione delle ostilità, il più recente dei quali è rappresentato dall'accordo firmato il 2 febbraio 2015 ad Addis Abeba, e i continui sforzi da parte dell'IGAD tesi a negoziare una soluzione politica al conflitto, sono perdurati gli scontri, caratterizzati da una totale mancanza di rispetto dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario nonché dalla mancata assunzione di responsabilità per gli abusi commessi nell'ambito del conflitto;

I.

considerando che il governo e i ribelli non hanno rispettato il termine fissato dall'IGAD al 5 marzo 2015 per raggiungere un accordo di condivisione del potere e che i colloqui di pace sono stati prorogati sine die; che il capo-mediatore dell'IGAD ha affermato che l'ONU e l'Unione africana (UA) possono ora svolgere un ruolo diretto nel quadro dei negoziati;

J.

considerando che la relazione finale della Commissione d'inchiesta istituita nel marzo 2014 dall'Unione africana non è ancora stata pubblicata, nonostante sia stata trasmessa alla Commissione dell'Unione africana nell'ottobre 2014;

K.

considerando che la decisione di ritardare la pubblicazione è stata accolta con delusione generalizzata ed è largamente considerata un passo indietro per quanto concerne l'assunzione di responsabilità e la lotta all'impunità; che personalità quali il Sottosegretario generale delle Nazioni Unite Ivan Simonovic, l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Navi Pillay e importanti membri delle organizzazioni della società civile del Sud Sudan hanno espresso la propria delusione al riguardo;

L.

considerando che il 3 marzo 2015 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all'unanimità un sistema che consente di imporre sanzioni ai soggetti che sono responsabili di perpetuare il conflitto o di ostacolare la pace in Sud Sudan, o che contribuiscono in tal senso; che le sanzioni si applicano altresì agli autori di attacchi contro i civili, gli ospedali, i siti religiosi, le scuole o i luoghi di rifugio dei civili, come pure ai responsabili del reclutamento o dell'utilizzo di bambini nell'ambito di forze o gruppi armati;

M.

considerando che, nonostante il parlamento abbia votato a favore della loro ratifica, il Sud Sudan non è ancora parte di nessuno dei principali trattati in materia di diritti umani, quali la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, la Convenzione dell'Unione africana che regola gli aspetti specifici dei problemi dei rifugiati in Africa, la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e la Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna;

N.

considerando che, a norma dello statuto della Corte penale internazionale, il reclutamento, l'arruolamento o l'utilizzo nelle ostilità di bambini di età inferiore ai 15 anni da parte di forze armate nazionali o gruppi armati costituisce un crimine di guerra;

O.

considerando che il parlamento del Sud Sudan sta esaminando un progetto di legge sulle organizzazioni non governative, che limiterebbe il diritto alla libertà di associazione introducendo l'obbligo di registrazione, vietando alle ONG non registrate di operare e sanzionando penalmente le attività volontarie svolte in assenza di un certificato di registrazione;

P.

considerando che le scuole continuano a essere utilizzate, tra l'altro, per scopi militari, quali siti di occupazione o a fini di reclutamento; che, alla fine di febbraio 2015, le scuole utilizzate per scopi militari sarebbero state ancora trenta;

Q.

considerando che, se si escludono gli aiuti dei donatori e quelli a carattere umanitario, l'economia del Sud Sudan dipende quasi interamente dal settore petrolifero, come dimostra il fatto che le esportazioni di petrolio rappresentano oltre il 70 % del PIL e circa il 90 % delle entrate pubbliche; che i proventi generati dall'industria petrolifera hanno alimentato violenti conflitti;

R.

considerando che le attuali violenze in Sud Sudan hanno un costo umanitario insostenibile e che, secondo le stime delle Nazioni Unite, nel 2015 saranno necessari aiuti umanitari pari a 1,81 miliardi di USD; che le Nazioni Unite hanno dichiarato la situazione in Sud Sudan un'emergenza di livello 3, che corrisponde al livello più grave di crisi umanitaria;

S.

considerando che, nel 2014, l'UE e i suoi Stati membri hanno fornito assistenza umanitaria per quasi 300 milioni di EUR per far fronte alla crisi umanitaria e rispondere alle urgenti necessità dei profughi del Sud Sudan nella regione;

1.

esprime profonda preoccupazione per il deteriorarsi della situazione umanitaria e della sicurezza in Sud Sudan, che rischia di destabilizzare l'intera regione dell'Africa orientale; invita con urgenza tutte le parti a porre fine alla violenza e alle violazioni dei diritti umani, a formare un governo transitorio di unità nazionale e a consentire pieno accesso all'assistenza umanitaria; sollecita le parti a cessare gli attacchi sferrati contro edifici pubblici e strutture adibite all'istruzione e ad astenersi dall'utilizzare le scuole per scopi militari, incluso il reclutamento di bambini soldato; ricorda, a tale proposito, il proprio sostegno a favore degli orientamenti per prevenire l'uso militare delle scuole e delle università durante i conflitti armati;

2.

esprime profonda delusione per il fatto che, dopo oltre un anno di negoziati sotto l'egida dell'IGAD, non siano stati realizzati progressi significativi; esorta tutte le parti implicate nel conflitto a raggiungere un accordo di condivisione del potere e sostiene pienamente il processo negoziale in corso, sollecitando un cessate il fuoco incondizionato, completo e immediato, la cessazione di tutte le ostilità alle stesse condizioni e la fine immediata del reclutamento e della mobilitazione dei civili; chiede che ci si adoperi per trovare il modo di conseguire la pace e la stabilità in modo duraturo; esorta il governo e i ribelli a impegnarsi in buona fede in colloqui politici incondizionati e pienamente inclusivi ai fini della conclusione positiva dei negoziati; esorta a portare avanti gli sforzi dell'UA e dell'IGAD volti a promuovere il dialogo inclusivo e la mediazione;

3.

chiede che tutti i bambini reclutati dalle forze armate dall'inizio del conflitto nel dicembre 2013 siano immediatamente rilasciati e possano rientrare in sicurezza alle loro case; ricorda urgentemente a tutte le parti implicate nel conflitto che il reclutamento e l'utilizzo di bambini nell'ambito di forze e gruppi armati costituisce una grave violazione del diritto internazionale;

4.

invita l'esercito di liberazione del popolo sudanese e le forze di opposizione a verificare in modo approfondito e trasparente che non vi siano più bambini tra i loro ranghi nonché a elaborare e attuare immediatamente, in collaborazione con le Nazioni Unite, un piano d'azione volto a porre fine alle gravi violazioni dei diritti dei minori;

5.

ricorda l'impegno assunto nel 2009 dalle autorità del Sud Sudan, e quindi rinnovato nel 2012, a porre fine al reclutamento e all'utilizzo di bambini nel conflitto, a rilasciare tutti i bambini associati alle forze di sicurezza governative, a fornire servizi che consentano la riunificazione e la reintegrazione familiare nonché a indagare sulle gravi violazioni commesse contro i minori; deplora che questo impegno non sia stato pienamente rispettato; invita le parti ad attuare integralmente gli orientamenti stabiliti nel piano d'azione;

6.

invita la Commissione a coadiuvare la mobilitazione di risorse per contribuire alla reintegrazione a lungo termine dei minori reclutati nelle forze armate e dei bambini coinvolti nel conflitto, in coordinamento con l'Ufficio del Rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i bambini e i conflitti armati, l'Unicef e altre agenzie;

7.

insiste sulla necessità di colmare il divario tra gli interventi umanitari in situazioni di crisi e la cooperazione allo sviluppo a lungo termine; ritiene in particolare che i programmi di sviluppo a lungo termine destinati a bambini implicati nei conflitti armati debbano concentrarsi segnatamente sui sistemi di protezione dei minori, sull'istruzione e sui piani di occupazione; invita la Commissione europea e gli Stati membri a intensificare la fornitura di sostegno umanitario e a garantire l'accesso alle risorse per gli agricoltori e i produttori locali;

8.

esorta il Consiglio per la pace e la sicurezza dell'UA a pubblicare la relazione della commissione d'inchiesta dell'Unione africana sul Sud Sudan (AUCISS) relativa alle violazioni dei diritti umani nel paese e a dare seguito senza indugio alle conclusioni da essa emerse;

9.

sottolinea che la pubblicazione della relazione costituisce un passo fondamentale verso la pace e la riconciliazione; riconosce che tutti i cittadini del Sud Sudan hanno diritto alla verità e alla giustizia e che centinaia di vittime e testimoni delle atrocità commesse hanno compiuto enormi sforzi personali per partecipare al lavoro dell'AUCISS e hanno corso spesso seri rischi personali raccontando esperienze dolorose per contribuire a un quadro più completo del conflitto;

10.

chiede alla Commissione europea e al Servizio europeo per l'azione esterna di sostenere attivamente l'attuazione delle raccomandazioni formulate dalla commissione d'inchiesta, anche per quanto riguarda l'eventuale istituzione di una corte ibrida che si occupi delle atrocità commesse, come proposto dal segretario generale delle Nazioni Unite;

11.

si compiace dell'adozione della risoluzione n. 2206 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che consentirebbe di imporre sanzioni mirate direttamente su coloro che sono considerati responsabili di alimentare il conflitto, e chiede che tale risoluzione trovi immediata attuazione; sottolinea la necessità di adottare un embargo globale sulle armi a livello regionale e internazionale al fine di arrestare la fornitura di armi a singoli individui e gruppi che hanno commesso gravi violazioni dei diritti umani, crimini di guerra e crimini contro l'umanità, nonché di proteggere i civili esposti a gravi rischi;

12.

esorta il governo del Sud Sudan a condurre indagini rapide, accurate, imparziali e indipendenti sulle violazioni dei diritti umani affinché gli individui sospettati di aver commesso crimini ai sensi del diritto internazionali e gravi violazioni dei diritti umani (inclusi il sequestro e il reclutamento di minori nei conflitti armati e la violenza sessuale nei confronti di donne e bambini) siano perseguiti e chiamati a rispondere delle loro azioni;

13.

ricorda il protocollo dell'IGAD del 25 agosto 2014 in cui si afferma espressamente che gli individui riconosciuti dalla commissione d'inchiesta dell'Unione africana sul Sud Sudan come responsabili di gravi crimini non saranno ammessi a partecipare al governo di transizione;

14.

esorta il governo del Sud Sudan a mettere a punto con urgenza gli emendamenti legislativi che configurano come reato il reclutamento e lo sfruttamento di minori, ad avvalersi di tale legislazione per perseguire gli autori di reati, a finalizzare l'attuazione degli accordi internazionali, incluso il protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo del 2002, e ad aderire allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale;

15.

invita il governo del Sud Sudan a respingere la legislazione che limiterebbe i settori in cui le ONG e le associazioni possono svolgere le loro attività, in quanto ciò potrebbe inibire seriamente lo sviluppo della società e gli sforzi di soccorso umanitario;

16.

esorta il governo del Sud Sudan ad adempiere la sua responsabilità di sopperire ai bisogni della popolazione e incoraggia i donatori internazionali a intensificare lo sforzo di aiuto e, data la portata e l'urgenza delle necessità, esorta la comunità internazionale a convocare una nuova conferenza internazionale dei donatori per il Sud Sudan una volta che saranno soddisfatte tutte le condizioni per la pace e che sarà istituito un meccanismo per la corretta distribuzione dei proventi;

17.

sollecita una gestione responsabile delle risorse naturali del Sud Sudan per assicurare che gli introiti del petrolio non alimentino il conflitto; invita le parti negoziali a includere nei colloqui di pace e nell'eventuale accordo finale la questione della trasparenza e del controllo pubblico del settore petrolifero, in modo da consentire che il reddito proveniente da tale risorsa sia utilizzato per lo sviluppo sostenibile del paese e per migliorare il tenore di vita della sua popolazione;

18.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo del Sud Sudan, al Commissario per i diritti umani del Sud Sudan, all'Assemblea legislativa nazionale del Sud Sudan, alle istituzioni dell'Unione africana, all'Autorità intergovernativa per lo sviluppo, ai copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE e al Segretario generale delle Nazioni Unite.


(1)  Testi approvati, P7_TA(2014)0042.

(2)  Testi approvati, P8_TA(2014)0053.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/122


P8_TA(2015)0073

Tanzania, segnatamente la questione dell'appropriazione di terreni

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sulla Tanzania, in particolare sulla questione dell'accaparramento dei terreni (2015/2604(RSP))

(2016/C 316/15)

Il Parlamento europeo,

vista la «Land Transparency Initiative» (iniziativa sulla trasparenza fondiaria) lanciata dal G8 nel 2013,

visti il quadro e gli orientamenti di politica fondiaria in Africa (ALPFG) dell'Unione africana, il quadro strategico dell'Unione africana per la pastorizia in Africa: «Policy Framework for Pastoralism in Africa: Securing, Protecting and Improving the Lives, Livelihoods and Rights of Pastoralist Communities», adottato dalla conferenza dei ministri africani dell'agricoltura tenutasi nell'ottobre 2010 e approvato dalla 18a sessione ordinaria del Consiglio esecutivo, tenutasi ad Addis Abeba nel gennaio 2011 (doc. EX.CL/631 XVIII), nonché la dichiarazione del 2009 dell'Unione africana sulle sfide e le questioni fondiarie in Africa,

visti la Dichiarazione del vertice mondiale sulla sicurezza alimentare, approvata a Roma nel 2010, i principi sugli investimenti agricoli responsabili nel rispetto dei diritti, dei mezzi di sussistenza e delle risorse (PRAI), le linee guida volontarie dell'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) sulla gestione responsabile della terra, dei territori di pesca e delle foreste nel contesto della sicurezza alimentare nazionale,

visti i principi guida sugli investimenti fondiari su larga scala in Africa dell'Unione africana, della Banca africana di sviluppo e della Commissione economica per l'Africa,

vista la relazione del relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto all'alimentazione, Olivier De Schutter, dell'11 giugno 2009, dal titolo «Large-scale land acquisitions and leases: a set of core principles and measures to address the human rights challenge» (Acquisizioni e locazioni terriere su larga scala: un insieme di principi e misure fondamentali per affrontare la sfida dei diritti umani),

vista la dichiarazione del Millennio dell'8 settembre 2000 che definisce gli obiettivi di sviluppo del millennio (OSM), in particolare gli obiettivi 1, 3 e 7,

vista la relazione del 2014 sugli obiettivi di sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite,

vista la relazione della Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile svoltasi a Rio de Janeiro, Brasile, dal 20 al 22 giugno 2012,

visti lo studio del programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani (UN-Habitat) intitolato «Secure Land Rights for All» (Diritti fondiari sicuri per tutti) del 2008 e la guida UN-Habitat dal titolo «How to Develop a Pro-Poor Land Policy: Process, Guide and Lessons» (Come elaborare una politica fondiaria favorevole ai poveri: processo, guida e lezioni),

viste la dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni (UNDRIP) e la convenzione n. 169 del 1989 sui popoli indigeni e tribali dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL),

viste la legge n. 5 del 1999 sui terreni dei villaggi e la legge del 1982 sull'amministrazione locale della Repubblica unita della Tanzania,

visti gli orientamenti dell'UE del 2004 a sostegno dell'elaborazione di una politica fondiaria e dei programmi nei paesi in via di sviluppo,

vista la dichiarazione della Commissione del 9 aprile 2014 sull'istituzione di un nuovo programma per l'importo di 33 000 000 di EUR finalizzato a migliorare la gestione fondiaria e la sicurezza alimentare e nutrizionale delle aziende agricole a conduzione familiare e delle comunità vulnerabili nell'Africa subsahariana,

visti i principi guida delle Nazioni Unite in materia di imprese e diritti umani del 2011,

vista la risoluzione sulle conseguenze sociali e ambientali della pastorizia nei paesi ACP approvata dall'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE nel novembre 2013 (ACP-EU/101.526/13/fin),

visto lo studio del 2015 sull'impatto dell'accaparramento dei terreni sui diritti umani (Addressing the Human Rights Impact of Land Grabbing) commissionato dalla sua sottocommissione per i diritti dell'uomo,

visto l'accordo di Cotonou riveduto,

vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,

vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli,

visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.

considerando che le sfide principali del ventunesimo secolo, ossia la sicurezza alimentare, le scarse risorse energetiche e idriche, l'aumento demografico e l'espansione dei centri urbani, il degrado ambientale, il cambiamento climatico, le calamità naturali e la fragilità dello Stato, sono strettamente correlate ai temi della gestione dei terreni, il che accresce il bisogno di dare priorità a una riforma fondiaria globale e alla garanzia dei diritti fondiari;

B.

considerando che le autorità della Tanzania hanno annunciato un piano che prevede la vendita di 1 500 chilometri quadrati di terre masai nel Serengeti occidentale a una società privata di caccia e safari con sede negli Emirati arabi uniti; che tale piano implica l'espulsione di 40 000 masai dediti alla pastorizia;

C.

considerando che, grazie alle pressioni internazionali, il presidente della Tanzania Jakaya Kikwete ha dichiarato nel novembre 2014 di aver abbandonato il piano e si è impegnato a non costringere i masai a lasciare le loro terre ancestrali; che, nonostante le promesse, migliaia di masai sono stati illegalmente espulsi dalle loro terre; che, secondo notizie recenti, oltre 200 abitazioni sarebbero state distrutte e il bestiame confiscato dalle autorità della Tanzania, lasciando oltre 3 000 persone senza casa né rifugio;

D.

considerando che la storia dei masai della Tanzania è costellata di lunghe battaglie su aspre controversie con le autorità tanzaniane inerenti la proprietà fondiaria, sin dal 1992, quando alla Ortello Business Corporation (OBC), di proprietà straniera, sono stati concessi i diritti di caccia all'interno della Game Control Area di Loliondo, che è abitata e di proprietà di pastori masai;

E.

considerando che la petizione della comunità masai del distretto di Ngorongoro è stata firmata online sulla piattaforma AVAAZ da oltre 2 milioni di persone in tutto il mondo;

F.

considerando che gli investitori privati e i governi hanno mostrato un interesse crescente per l'acquisizione o la locazione a lungo termine di ampie superfici terriere ai fini della produzione alimentare, energetica o dell'estrazione mineraria, soprattutto nei paesi in via di sviluppo dell'Africa, in particolare in Tanzania;

G.

considerando che tra il 2005 e il 2008 la Tanzania ha assistito a un significativo aumento dell'interesse straniero e interno per la realizzazione nel paese di piantagioni per biocarburante su vasta scala, quando agli investitori furono assegnati circa 640 000 ettari di terra, privando i contadini e le famiglie rurali delle loro terre e dei mezzi di sostentamento e incrementando la loro insicurezza alimentare;

H.

considerando che, secondo le stime, 1,4 miliardi di ettari nel mondo sono disciplinati da norme consuetudinarie; che l'accesso alla terra per le popolazioni indigene si è dotato di specifiche forme di tutela ai sensi della convenzione n. 169 dell'OIL e della dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, mentre l'articolo 10 di quest'ultima garantisce il diritto di non essere costretti ad abbandonare i propri territori o terre e stabilisce che non possa esservi alcun ricollocamento senza previo consenso, libero e informato, delle popolazioni indigene, e a seguito della conclusione di un accordo che definisca un risarcimento giusto ed equo nonché, ove possibile, l'opzione del ritorno;

I.

considerando che le acquisizioni terriere su vasta scala possono essere definite a norma della dichiarazione di Tirana del 2011 come «accaparramento di terreni» quando trovano applicazione una o più delle seguenti condizioni: vi è una evidente violazione dei diritti umani; lo sfollamento delle comunità locali interessate viene eseguito senza il previo consenso libero e informato; non è basato su contratti trasparenti o si riscontra un impatto sociale, economico e ambientale negativo;

J.

considerando che, secondo la Banca africana di sviluppo, il 75 % della popolazione della Tanzania è costituita da piccoli agricoltori; che le comunità pastorali vivono bene e in armonia con la fauna selvatica protetta e rappresentano circa il 10 % della popolazione tanzaniana, compresi i masai, anche se continuano a subire enormi perdite di terreni a causa della vendita di terre senza conoscere adeguatamente le conseguenze legali e pratiche, dell'assegnazione illecita e basata sulla corruzione di terre a stranieri, e della classificazione dei terreni come suolo fiduciario, riserve e parchi nazionali da parte delle autorità;

K.

considerando che l'articolo 17 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo riconosce il diritto di tutti alla proprietà a titolo individuale o in associazione con altri e stabilisce che nessuno può essere privato arbitrariamente della sua proprietà;

L.

considerando che società internazionali, incluse società europee, hanno svolto un ruolo significativo nelle acquisizioni di terra su vasta scala in Tanzania, e che enti finanziari internazionali hanno partecipato al finanziamento di compravendite fondiarie su vasta scala nel paese;

M.

considerando che il quadro e gli orientamenti di politica fondiaria in Africa invitano a rispettare i diritti umani delle comunità, ivi incluso il rispetto dei diritti fondiari consuetudinari e le risorse connesse al suolo;

N.

considerando che nel maggio 2014 l'UE ha avviato un nuovo programma per rafforzare la gestione fondiaria e contribuire a migliorare la sicurezza alimentare e nutrizionale delle aziende agricole a conduzione famigliare e delle comunità vulnerabili nei paesi africani;

1.

condanna fermamente lo sfollamento illecito delle comunità rurali locali, la distruzione dei loro villaggi e del loro modo di vivere tradizionale, così come la violazione dei loro diritti umani fondamentali, ivi incluso il diritto a una alimentazione adeguata, il diritto all'acqua e ad alloggi adeguati;

2.

condanna in particolare le azioni che non riconoscono la legittimità degli accordi fondiari di origine consuetudinaria che conferiscono diritti legali agli individui e alle comunità, e impediscono l'espropriazione e gli abusi in materia di diritto fondiario, e che sono diffusi soprattutto tra le comunità africane;

3.

invita il governo della Tanzania ad attuare immediatamente le VGGT e a provvedere all'effettiva rivendicabilità dei diritti ivi stabiliti; a sostenere il primo principio fondamentale dei principi guida sugli investimenti fondiari su larga scala in Africa, che include il rispetto dei diritti umani delle comunità e i diritti fondiari consuetudinari e contribuisce alla governance responsabile delle terre e delle risorse fondiarie conformemente allo Stato di diritto; a migliorare i diritti fondiari a favore delle donne, che rappresentano almeno la metà della forza lavoro nell'agricoltura e nel commercio, anche se i loro diritti di proprietà e i servizi che corredano tali diritti (ad esempio l'accesso alle banche e la partecipazione ad associazioni) restano limitati, nonché i diritti fondiari a favore delle comunità vulnerabili e dei gruppi sociali, come le comunità pastorali;

4.

chiede l'avvio di un'indagine indipendente per quanto concerne le controversie fondiarie di Loliondo;

5.

esorta il governo della Tanzania a promuovere politiche d'investimento agricolo che vadano a vantaggio della popolazione locale nelle regioni interessate, a rispettare e applicare le sue politiche in materia di valutazioni d'impatto sociale e ambientale, comprese le valutazioni dell'impatto sulla produzione alimentare locale, prima dell'avvio di qualsiasi progetto d'investimento e a rispettare debitamente le disposizioni in materia di consultazione e compensazione in caso di esproprio dei terreni;

6.

ricorda in particolare che, a norma del diritto internazionale, i popoli indigeni sono beneficiari di forme specifiche di tutela dei propri diritti fondiari; sottolinea, in linea con la dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, che i cambiamenti di destinazione dei terreni non dovrebbero mai avere luogo senza il previo consenso libero e informato delle comunità locali interessate; insiste sul fatto che gli Stati devono predisporre meccanismi efficaci per la prevenzione e la correzione di qualsiasi azione che abbia lo scopo o l'effetto di espropriare i popoli indigeni dei loro terreni, territori o risorse;

7.

esprime preoccupazione per la mancanza di informazioni precise e per la segretezza che circonda numerosi investimenti in Tanzania; chiede alla Commissione di incoraggiare le autorità a garantire che le compravendite fondiarie siano condotte in modo pubblico e trasparente e siano adattate agli allevatori nomadi o alle persone dedite alla pastorizia;

8.

invita la Commissione, in particolare, a dialogare attivamente con le autorità della Tanzania al fine di incoraggiarle vivamente a procedere a un riconoscimento giuridicamente vincolante e codificato dei diritti dei masai, con particolare riferimento alle loro terre ancestrali, fornendo così la tutela giuridica necessaria per evitare future controversie;

9.

sottolinea che conseguire la sicurezza del regime di proprietà per le comunità rurali è essenziale ai fini della realizzazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM); invita l'UE a potenziare lo sviluppo delle capacità dei tribunali dei paesi in via di sviluppo al fine di applicare in modo efficace le leggi sulla proprietà e di risolvere le controversie sui terreni nell'ambito di un approccio universale, volto a consolidare i sistemi giudiziari e lo Stato di diritto;

10.

ricorda che i progetti di ampia scala causano frequentemente gravi danni all'ambiente naturale, compresa la distruzione delle foreste, la perdita di biodiversità e la contaminazione delle acque;

11.

chiede alla Commissione di assicurare l'allineamento dei suoi orientamenti di politica fondiaria alle VGGT e dare loro maggior rilievo attraverso i suoi programmi di cooperazione allo sviluppo, le politiche commerciali e di investimento e il suo coinvolgimento nelle istituzioni finanziarie multilaterali;

12.

ribadisce che i diritti umani e le norme che vietano l'accaparramento dei terreni dovrebbero essere integrati negli accordi commerciali e d'investimento dell'UE, compreso il sistema di preferenze generalizzate (SPG);

13.

sottolinea l'importanza della totale trasparenza e attendibilità delle operazioni delle società e degli istituti finanziari dell'UE relative agli investimenti agricoli e alle acquisizioni di terreni su vasta scala in Tanzania, e chiede l'istituzione di un meccanismo UE rigoroso ed efficace per controllare tali operazioni;

14.

invita la Commissione a presentare al Parlamento una relazione sulla spesa relativa ai programmi di sviluppo e al bilancio dell'UE connesso alla gestione fondiaria, con l'obiettivo di garantire che tali programmi promuovano i diritti umani e affrontino le sfide legate all'accaparramento dei terreni;

15.

sottolinea che i processi di politica fondiaria devono riconoscere in modo effettivo il ruolo delle istituzioni e delle strutture locali e territoriali di gestione/amministrazione fondiaria, insieme a quelle statali;

16.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, all'Unione africana nonché al governo e al parlamento della Tanzania.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/126


P8_TA(2015)0074

Assassinio del leader di opposizione russo Boris Nemtsov e lo stato della democrazia in Russia

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sull'assassinio del leader di opposizione russo Boris Nemcov e sullo stato della democrazia in Russia (2015/2592(RSP))

(2016/C 316/16)

Il Parlamento europeo,

viste le sue precedenti relazioni e risoluzioni sulla Russia, in particolare le risoluzioni del 23 ottobre 2012 sull'applicazione di restrizioni comuni in materia di visti ai funzionari russi coinvolti nel caso Sergej Magnitskij (1), del 13 giugno 2013 sullo Stato di diritto in Russia (2), del 13 marzo 2014 sulla Russia: condanna dei manifestanti coinvolti nei fatti di Piazza Bolotnaja (3), del 23 ottobre 2014 sulla chiusura della ONG «Memorial» (vincitrice del premio Sacharov 2009) in Russia (4), nonché del 15 gennaio 2015 sulla Russia, in particolare il caso di Aleksej Naval'nyj (5),

vista la dichiarazione sull'omicidio di Boris Nemcov rilasciata il 28 febbraio 2015 dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) Federica Mogherini,

vista la dichiarazione resa dal VP/AR il 4 marzo 2015 sul protrarsi della detenzione di Nadija Savčenko,

vista la dichiarazione del portavoce del VP/AR, rilasciata il 3 marzo 2015, sul rifiuto di consentire l'ingressi del deputato al Parlamento europeo Sandra Kalniete nel territorio della Federazione russa,

vista la dichiarazione del mediatore per i diritti umani della Federazione russa, Vladimir Lukin, del 4 marzo 2014, sulle manifestazioni pubbliche a Mosca e sui provvedimenti adottati dalle autorità preposte all'applicazione della legge,

viste le consultazioni UE-Russia in materia di diritti umani del 28 novembre 2013,

visti il vigente accordo di partenariato e di cooperazione (APC) che istituisce un partenariato tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Federazione russa, dall'altra, e i negoziati per un nuovo accordo UE-Russia, che sono stati sospesi,

visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

A.

considerando che Boris Nemcov, ex vice primo ministro della Federazione russa, ex governatore di Nižnij Novgorod, riformista di primo piano della società e dell'economia nella Russia post-sovietica e uno dei leader dell'opposizione liberale e democratica russa, è stato assassinato nei pressi del Cremlino due giorni prima di una manifestazione contro gli effetti della crisi economica e il conflitto in Ucraina, in programma il 1o marzo 2015 e da lui organizzata;

B.

che nelle settimane precedenti al suo omicidio Boris Nemcov stava indagando sulla partecipazione della Russia al conflitto nel Donbas e intendeva pubblicare una relazione al riguardo; che per l'omicidio di Boris Nemcov sono stati arrestati cinque uomini, anche se non è chiaro se sia stato uno di essi a sparare i colpi fatali; che le autorità russe non hanno consentito l'ingresso nella Federazione russa ad alcuni deputati al Parlamento europeo e ad alcune delegazioni nazionali, impedendo loro di partecipare alle esequie di Boris Nemcov;

C.

considerando che Boris Nemcov era uno strenuo fautore di una Federazione russa moderna, prospera e democratica aperta al mondo;

D.

considerando che la Federazione russa, quale membro a pieno titolo del Consiglio d'Europa e dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e quale firmataria della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, si è impegnata a osservare i principi universali della democrazia, dello Stato di diritto e del rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti umani;

E.

considerando che la situazione dei diritti umani in Russia ha subito un costante peggioramento negli ultimi anni e che le autorità russe hanno adottato una serie di leggi contenenti disposizioni ambigue, utilizzate per imporre ulteriori restrizioni ai membri dell'opposizione e agli attori della società civile e ostacolare le libertà di espressione e di riunione; che il ministro della Giustizia si è avvalso dei poteri di recente introduzione per classificare 42 gruppi come «agenti stranieri», tra cui le organizzazioni per i diritti umani più autorevoli e qualificate del paese, e si è servito di pretesti burocratici per tentare di far cessare l'attività di diversi altri gruppi; che nel gennaio 2015 la Duma ha compiuto i primi passi verso l'approvazione di una nuova legge che proibirebbe le attività di organizzazioni estere «sgradite»;

F.

considerando che in numerose occasioni il Parlamento ha espresso preoccupazione per lo stato della democrazia in Russia e per il sistematico mancato rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali; che la Russia non rispetta lo Stato di diritto, le norme in materia di procedimenti giudiziari equi, il giusto processo e l'indipendenza del potere giudiziario; che le ultime elezioni presidenziali e della Duma di Stato non hanno rispettato le norme dell'OSCE;

G.

considerando che negli ultimi anni diversi processi e procedimenti giudiziari, tra cui i casi Naval'nyj, Magnitskij, Chodorkovskij e Politkovskaja, hanno sollevato dubbi circa l'indipendenza e l'imparzialità delle istituzioni giudiziarie della Federazione russa; che tali casi di alto profilo sono solo i più conosciuti al di fuori della Russia e si inscrivono nella sistematica inosservanza dello Stato di diritto da parte dello Stato russo e nella sua costante incapacità di garantire la giustizia ai propri cittadini;

H.

considerando che si rivela sempre più necessario che l'UE adotti una politica unitaria, risoluta, coerente e globale nei confronti della Russia, appoggiata da tutti gli Stati membri, nell'ambito della quale il sostegno e l'assistenza siano accompagnati da critiche ferme e giuste sulla base dei valori universali che sia l'UE sia la Russia si sono impegnate a rispettare;

I.

considerando che l'UE, mediante il partenariato per la modernizzazione, ha offerto a più riprese assistenza e competenze alla Russia affinché questa rafforzi lo Stato di diritto, rispetti i suoi obblighi internazionali e sviluppi pienamente il suo potenziale economico;

J.

considerando che il 19 febbraio 2015 il leader di opposizione russo Aleksej Naval'nyj è stato condannato a 15 giorni di carcere per aver distribuito volantini riguardanti una manifestazione futura; che il 30 dicembre 2014 un tribunale ha condannato Aleksej Naval'nyj a tre anni e mezzo di reclusione con sospensione della pena e suo fratello Oleg Naval'nyj a tre anni e mezzo di carcere;

K.

considerando che il 4 marzo 2015 un tribunale di Mosca ha respinto un nuovo ricorso presentato da Nadija Savčenko contro la sua detenzione illegale da parte della Federazione russa, nel quale si appellava all'immunità di cui gode in quanto membro dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (PACE); che il 4 marzo 2015 Nadija Savčenko osservava lo sciopero della fame già da 82 giorni e che, dopo un periodo così prolungato, rischia danni permanenti per la salute o perfino la morte;

L.

considerando che sono trascorsi sei mesi dal rapimento del funzionario di polizia estone Eston Kohver da parte dei servizi di sicurezza russi sul territorio dell'Estonia, in violazione del diritto internazionale; che Eston Kohver continua a essere detenuto illegalmente nel carcere di Lefortovo, a Mosca; che non gli viene fornita un'assistenza legale adeguata, gli è negato il diritto a un giusto processo e gli è stata ordinata una perizia psichiatrica ingiustificata i cui particolari restano ignoti;

M.

considerando che il Fondo europeo per la democrazia si sta occupando della questione della pluralità dei mezzi d'informazione russi e che è invitato, insieme ai suoi partner, a mettere a punto nuove iniziative in questo ambito;

N.

considerando che sono ancora in mani russe i rottami e le scatole nere dell'aereo del governo polacco Tu-154, schiantatosi nei pressi di Smolensk nell'aprile 2010 provocando la morte del presidente polacco e di membri di spicco degli ambienti politici, militari e culturali; che le autorità russe rifiutano di restituirli alla Polonia nonostante le numerose richieste avanzate;

1.

condanna fermamente l'assassinio di Boris Nemcov (l'omicidio politico più grave nella storia recente della Russia), il quale è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco nei pressi del Cremlino, in una zona sorvegliata da videocamere e presidiata da polizia e servizi di sicurezza;

2.

rende omaggio a Boris Nemcov, leader di primo piano dell'opposizione, fondatore e leader del movimento politico Solidarnost' e principale critico del presidente Vladimir Putin e della guerra in Ucraina, che ha dedicato la sua vita alla realizzazione di una Russia più democratica, prospera e aperta e alla creazione di forti partenariati tra la Russia e i suoi vicini e partner; esprime le sue sincere condoglianze ai familiari e agli amici di Boris Nemcov, ai membri dell'opposizione e al popolo russo; condanna la decisione della leadership russa di impedire ad alcuni diplomatici dell'UE e a talune delegazioni nazionali di partecipare ai funerali di Nemcov, negando in tal modo all'Unione la possibilità di rendere omaggio ai coraggiosi cittadini russi che sostengono i valori universali;

3.

sottolinea che questo omicidio si aggiunge al crescente numero di morti sospette e di omicidi irrisolti di matrice politica avvenuti in Russia dal 1998, compresi quelli della giornalista d'inchiesta Anna Politkovskaja, di Aleksandr Litvinenko, presumibilmente assassinato nel Regno Unito, dell'avvocato Stanislav Markelov, della giornalista Anastasija Baburova, del difensore dei diritti umani Natal'ja Estemjrova, dell'avvocato Sergej Magnitskij e ora del politico Boris Nemcov;

4.

prende atto dell'arresto di cinque sospetti di origine cecena annunciato dalle autorità russe;

5.

chiede che sia condotta un'indagine internazionale indipendente sull'omicidio; è del parere che gli strumenti disponibili nel quadro dell'OSCE, del Consiglio d'Europa e delle Nazioni Unite contribuirebbero a garantire un'indagine imparziale ed equa;

6.

chiede al Consiglio, alla Commissione e agli Stati membri di tenere conto, in sede di definizione della futura politica nei confronti della Russia, del fatto che il clima politico creato dalle autorità russe ha costituito un terreno fertile per tali omicidi, violenze e pressioni; è preoccupato dall'atmosfera di odio, cresciuto in Russia negli ultimi anni, nei confronti degli attivisti dell'opposizione, dei difensori dei diritti umani, delle minoranze e delle nazioni limitrofe, istigato dalla propaganda di Stato e dai mezzi di comunicazione ufficiali nel contesto di una cultura politica che si discosta dai principi democratici;

7.

invita le autorità della Federazione russa a porre fine alla vergognosa guerra di propaganda e di informazione nei confronti dei paesi vicini, del mondo occidentale e della stessa popolazione russa, guerra che sta trasformando la Russia in uno Stato caratterizzato da repressione, incitamento all'odio e paura, dove l'euforia nazionalista trova fondamento nell'annessione della Crimea e nell'aggravarsi del conflitto in Ucraina, dove i diritti dei tatari di Crimea vengono violati e dove il Cremlino, in violazione del diritto internazionale, accende e provoca odio e scontri; condanna la nuova guerra di propaganda condotta contro i valori democratici e fondamentali, che vengono presentati come estranei alla società russa; ricorda che sia l'Unione europea che la Federazione russa si sono impegnate, in numerosi trattati e dichiarazioni internazionali, a tutelare i valori democratici e i diritti fondamentali universali; sottolinea l'importanza della presenza di forze di opposizione politica al fine di assicurare un uno scambio di opinioni e di idee e un dibattito costanti in campo politico e nell'ambito delle procedure legislative in Russia;

8.

esorta le autorità russe a porre fine a tutte le pressioni, le azioni repressive e le intimidazioni di natura politica e giudiziaria nei confronti dei leader dell'opposizione, dei rappresentanti della società civile e dei media indipendenti, consentendo loro di agire liberamente in linea con i principi di base della Costituzione russa;

9.

esprime profonda preoccupazione per il mancato rispetto, da parte della Russia, degli obblighi giuridici internazionali ad essa incombenti in quanto membro delle Nazioni Unite, del Consiglio d'Europa e dell'OSCE, nonché dei diritti umani fondamentali e dello Stato di diritto; ritiene che la Federazione russa dovrebbe osservare gli obblighi che ha sottoscritto; deplora che i recenti sviluppi dimostrino che la Russia si è mossa in una direzione opposta a quella di una democrazia funzionante, la quale è caratterizzata, tra l'altro, dal rispetto dell'opposizione, dallo Stato di diritto e dall'indipendenza del sistema giudiziario;

10.

deplora profondamente che le autorità russe non abbiano risposto alle critiche formulate, tanto all'interno della Federazione russa quanto a livello internazionale, in merito alla legge sugli agenti stranieri e che abbiano invece adottato emendamenti che limitano ulteriormente le possibilità per le organizzazioni non commerciali di svolgere le loro attività e che sono per loro natura discriminatori; invita fermamente la Russia a rivedere la legislazione pertinente al fine di rispettare i propri obblighi internazionali in materia di diritti umani e libertà democratiche;

11.

si compiace della decisione della Corte suprema del 28 gennaio 2015 di respingere il ricorso presentato dal ministero della Giustizia che chiedeva la chiusura dell'associazione russa «Memorial» asserendo l'esistenza di violazioni nella sua struttura organizzativa, e chiede che le altre ONG iscritte nell'elenco degli «agenti stranieri» siano rimosse da tale lista;

12.

invita le autorità russe a rilasciare immediatamente tutti i prigionieri politici riconosciuti;

13.

invita le autorità russe a rilasciare con urgenza Nadija Savčenko, rapita nel territorio ucraino e al momento detenuta illegalmente in un carcere russo, e a rispettare la sua immunità in quanto membro della Verkhovna Rada (il parlamento ucraino) e dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa; sottolinea che la Russia è responsabile dello stato di salute estremamente fragile in cui versa; esprime profonda preoccupazione per le sue condizioni di salute ed esorta le autorità giudiziarie russe ad applicare il diritto umanitario;

14.

condanna il sequestro del funzionario di polizia Eston Kohver, prelevato dal territorio estone e portato in Russia; chiede il suo rilascio immediato e il suo ritorno in Estonia in condizioni di sicurezza;

15.

ritiene che la Russia continui a essere un importante attore globale e che sia nell'interesse strategico tanto dell'Unione europea quanto della Russia attenuare rapidamente le tensioni e ripristinare le relazioni attraverso la diplomazia e la mediazione, purché ciò avvenga nel rispetto del diritto internazionale e degli impegni assunti nel quadro dell'OSCE;

16.

esprime il suo sostegno alle forze democratiche in Russia, che sono schierate a favore di una società aperta e di un programma riformista;

17.

esorta il Consiglio a definire una politica unitaria nei confronti della Russia in base alla quale i 28 Stati membri e le istituzioni dell'Unione europea si impegnino a mandare un forte messaggio comune sul ruolo dei diritti umani nelle relazioni UE-Russia e sulla necessità di porre fine alle repressioni contro la libertà di espressione, di riunione e di associazione in Russia; è del parere che la strategia dell'Unione debba avere il fine di indurre la Russia a rispettare appieno i principi dell'OSCE e di motivare la leadership russa a far uscire il paese dal proprio autoisolamento politico ed economico;

18.

esorta il VP/AR, con il sostegno del SEAE e della Commissione, a elaborare un programma di sostegno più ambizioso a favore della società civile russa in Russia e nella Crimea occupata e a individuare e creare nuove opportunità per avviare un dialogo con essa al fine di promuovere i valori della democrazia, i diritti umani e lo Stato di diritto; invita l'UE, in relazione all'attuale fase di programmazione degli strumenti finanziari dell'Unione, a incrementare la sua assistenza finanziaria a favore della società civile russa attraverso lo Strumento europeo per la democrazia e i diritti umani nonché i finanziamenti destinati alle organizzazioni della società civile e agli enti locali, come pure a includere il Forum della società civile UE-Russia nello strumento di partenariato al fine di garantire un sostegno a lungo termine sostenibile e credibile;

19.

ribadisce la sua preoccupazione, già espressa in precedenti risoluzioni, per la mancata cooperazione delle autorità russe nelle indagini indipendenti e internazionali sull'abbattimento del volo MH17; sottolinea con forza che l'amnistia prevista dall'accordo di Minsk non può applicarsi ai responsabili di tale crimine e che pertanto essi non hanno diritto ad alcuna amnistia;

20.

chiede alle autorità russe di restituire immediatamente i rottami dell'aereo del governo polacco Tu-154 e tutte le sue scatole nere alla Polonia; sottolinea il fatto che il livello di dipendenza del sistema giudiziario russo nei confronti delle autorità compromette qualsiasi indagine imparziale e onesta;

21.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, al Consiglio d'Europa, all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa nonché al presidente, al governo e al parlamento della Federazione russa.


(1)  GU C 68 E del 7.3.2014, pag. 13.

(2)  Testi approvati, P7_TA(2013)0284.

(3)  Testi approvati, P7_TA(2014)0253.

(4)  Testi approvati, P8_TA(2014)0039.

(5)  Testi approvati, P8_TA(2015)0006.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/130


P8_TA(2015)0075

Relazione annuale dell'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sulla relazione annuale dell'alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo (2014/2219(INI))

(2016/C 316/17)

Il Parlamento europeo,

vista la relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune (12094/14),

visti gli articoli 21 e 36 del trattato sull'Unione europea,

visto l'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria,

vista la dichiarazione dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza/vicepresidente della Commissione (AR/VP) sulla responsabilità politica,

visti gli impegni assunti dall'AR/VP Federica Mogherini nella sua audizione alla commissione per gli affari esteri del 6 ottobre 2014,

visti l'articolo 52 e l'articolo 132, paragrafo 1, del suo regolamento,

visti la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per i bilanci (A8-0039/2015),

Affrontare un mutato contesto politico e di sicurezza

1.

sottolinea il drastico peggioramento del contesto della sicurezza in tutta l'UE, in particolare nelle sue immediate vicinanze, in cui l'ordine internazionale basato sul diritto, la stabilità e la sicurezza dell'Europa sono sollecitati a livelli senza precedenti fin dall'inizio dell'integrazione europea; mette in risalto la trasformazione in corso dell'ordine politico mondiale;

2.

esprime preoccupazione per il fatto che l'Unione europea, a causa anche della sua crisi interna, non sia stata sinora in grado di utilizzare appieno il proprio potenziale per delineare il contesto politico e di sicurezza internazionale, e che la mancanza di coordinamento e di coerenza programmatici tra le politiche dell'UE, come pure le restrizioni finanziarie, pongano ulteriori vincoli all'influenza dell'Europa nel mondo e alla sua capacità di porsi quale garante della sicurezza a livello regionale e globale, contribuendo alla prevenzione dei conflitti e alla gestione delle crisi;

3.

è del parere che i compiti prioritari della politica estera e di sicurezza dell'UE siano i seguenti:

proteggere i valori e gli interessi europei e far rispettare l'ordine politico e giuridico in Europa, ripristinando e salvaguardando la pace e la stabilità;

migliorare il contributo dell'Unione alla difesa territoriale dei suoi Stati membri e alla sicurezza dei cittadini, rafforzando la sua capacità di difendersi dalle minacce cui è confrontata, come ad esempio il terrorismo, il traffico di armi, di droga e di esseri umani;

favorire la sicurezza, la democratizzazione, lo Stato di diritto e lo sviluppo economico e sociale nei paesi vicini dell'UE;

assumere un ruolo guida nella risoluzione dei conflitti, anche attraverso il mantenimento e l'imposizione della pace nell'ambito della PSDC;

rafforzare, in collaborazione con i partner, l'ordine politico, economico e finanziario globale pluralistico e fondato sulle regole, compreso il rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani, nonché

migliorare le strutture interne e i metodi di lavoro dell'UE onde rafforzare la sua resilienza e consentirle di liberare il suo pieno potenziale quale attore globale;

L'UE come attore credibile

4.

ritiene che una politica estera dell'Unione ambiziosa ed efficace debba basarsi su una visione condivisa degli interessi, dei valori e degli obiettivi europei chiave in materia di relazioni esterne, nonché su una percezione comune delle minacce contro l'UE nel suo insieme; accoglie con favore l'impegno dell'AR/VP, sulla base del mandato conferito dal Consiglio europeo nel dicembre 2013, ad avviare in via prioritaria un processo di riflessione strategica sulla politica estera e di sicurezza dell'UE, che dovrebbe coinvolgere una vasta gamma di attori, tra cui gli Stati membri, le istituzioni europee e l'opinione pubblica europea; insiste sul fatto che questa riflessione dovrebbe condurre a una nuova strategia europea in materia di sicurezza che tenga conto dei cambiamenti geopolitici intervenuti di recente e possa quindi fornire una risposta a nuove sfide e minacce;

5.

sottolinea l'obbligo assunto dagli Stati membri con la ratifica del trattato sull'Unione europea di sostenere attivamente e senza riserve la politica estera e di sicurezza dell'UE in uno spirito di lealtà e solidarietà reciproca, in linea con l'articolo 24, paragrafo 3, del TUE;

6.

insiste sul fatto che le risorse politiche, economiche, finanziarie e della difesa dell'Unione europea e dei suoi Stati membri devono essere rafforzate e combinate per rendere massima l'influenza dell'UE nel mondo, produrre sinergie e assicurare la pace e la stabilità in Europa e nel suo vicinato; evidenzia che una migliore cooperazione tra gli Stati membri in termini di politica estera e di sicurezza può portare a significativi risparmi di spesa;

7.

sottolinea che l'assistenza finanziaria esterna offerta dall'UE e dai suoi Stati membri necessita di essere riorientata e utilizzata in modo più efficiente, in linea con le priorità strategiche concordate congiuntamente; chiede che l'UE adotti misure supplementari allo scopo di rafforzare la visibilità, la coerenza e l'efficacia della sua assistenza; è del parere che tutti i settori di assistenza dell'UE, sia che si tratti di aiuti allo sviluppo o di aiuti d'urgenza e umanitari, debbano essere coordinati e coerenti; invita la Commissione, il SEAE e gli Stati membri a garantire un controllo efficace dell'assistenza finanziaria per assicurare il raggiungimento degli obiettivi; richiama le relazioni della Corte dei conti europea che hanno riscontrato anomalie in passato; mette in risalto che è auspicabile incrementare l'assistenza finanziaria a sostegno della società civile e delle ONG che operano sul campo; chiede che l'approvazione dei progetti sia sottoposta a procedure più veloci e meno burocratiche;

8.

incoraggia le istituzioni dell'UE e gli Stati membri a utilizzare appieno gli strumenti del trattato di Lisbona per passare da un approccio fino ad ora principalmente reattivo a una politica estera e di sicurezza dell'UE proattiva, coerente e strategica, basata su valori comuni e posta in essere nell'interesse comune europeo;

9.

è del parere che il Consiglio e la Commissione, con la cooperazione attiva degli Stati membri, debbano garantire la coerenza e la conformità:

delle politiche interne ed esterne perseguite dall'Unione europea, tra cui la politica estera e di sicurezza comune (PESC), la politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) e le politiche in materia di vicinato, commercio, sviluppo, aiuti umanitari, giustizia e affari interni, energia, ambiente, migrazione ecc.;

delle politiche perseguite dall'UE e dai suoi Stati membri;

10.

accoglie con favore, a tale riguardo, l'organizzazione in «poli» della nuova Commissione, dal momento che ciò consente all'AR/VP di coordinare tutte le pertinenti politiche della Commissione che hanno una dimensione esterna; sostiene l'AR/VP nei suoi sforzi tesi ad assumere pienamente il ruolo di vicepresidente della Commissione; esorta al contempo l'AR/VP ad avvalersi del suo ruolo di presidente del Consiglio affari esteri per portare nel Consiglio iniziative che facciano avanzare politiche proattive comuni oltre il minimo comune denominatore, utilizzando tutti gli strumenti della PESC e le politiche esterne dell'UE;

11.

ribadisce che le strutture interne del SEAE devono essere riformate in modo tale da assistere l'AR/VP in tutti i suoi ruoli e permetterle di presentare una pianificazione strategica e coordinare i processi politici in seno al Consiglio e alla Commissione; insiste sulla necessità di razionalizzare la struttura dell'alta dirigenza del SEAE e di accelerarne e ottimizzarne i processi decisionali; ribadisce la propria richiesta di una maggiore integrazione dei rappresentanti speciali dell'Unione all'interno del SEAE, anche attraverso il trasferimento del loro bilancio dal bilancio operativo della PESC al bilancio del SEAE; esorta, a tale riguardo, a effettuare una valutazione politica ed efficace sotto il profilo dei costi del ruolo svolto da tali rappresentanti speciali;

12.

ribadisce la sua richiesta di potenziare la cooperazione e il coordinamento tra le diverse capacità di monitoraggio e di risposta alle crisi a livello dell'UE; esorta inoltre a razionalizzare le strutture esistenti per ridurre inutili duplicazioni, anche attraverso la fusione di funzioni che si sovrappongono; ritiene che i centri di monitoraggio debbano essere dotati delle risorse adeguate e che i profili linguistici del personale ivi impiegato dovrebbero conformarsi alle lingue parlate nelle principali zone di crisi, in particolare il russo e l'arabo; chiede di rafforzare la cooperazione e la condivisione di informazioni tra i centri di monitoraggio a livello dell'UE e i servizi corrispondenti negli Stati membri;

13.

chiede l'ammodernamento della rete di delegazioni dell'UE in modo da riflettere le esigenze della politica estera dell'Unione nel XXI secolo, anche adeguando la quantità e la competenza del personale; ritiene, ad esempio, che tutte le delegazioni che si trovano nelle zone di conflitto, soprattutto nei paesi in cui è in corso una missione di PSDC, dovrebbero prevedere la presenza di un esperto in materia di sicurezza e di difesa; chiede all'AR/VP di rafforzare l'autorità del capo delegazione su tutto il personale, indipendentemente dall'origine istituzionale, e di semplificare i bilanci amministrativi delle delegazioni verso un'unica fonte di finanziamento; chiede che siano chiarite le linee gerarchiche; deplora che il potenziale in termini di sinergie ed economie di scala derivante dal rafforzamento della cooperazione tra le ambasciate degli Stati membri e le delegazioni dell'UE debba ancora essere pienamente sfruttato; insiste sulla necessità di rispettare a ogni livello il giusto equilibrio tra personale distaccato degli Stati membri e funzionari dell'Unione, secondo quanto stabilito dalla decisione del Consiglio, del 26 luglio 2010, che istituisce il SEAE; fa osservare che attualmente questo equilibrio non viene rispettato, soprattutto a livello delle cariche più alte, ad esempio quella di capo delegazione;

14.

esprime preoccupazione per la mancanza di flessibilità nell'ambito delle norme finanziarie dell'UE, che spesso determina ritardi nell'erogazione operativa dei fondi UE e pone ulteriori ostacoli alla capacità dell'UE di reagire alle crisi; sottolinea la necessità di erogare i fondi con maggiore celerità ed evidenzia che è essenziale condurre controlli efficaci onde evitare frodi e appropriazioni indebite; chiede alla Commissione di presentare nel 2015 una proposta di riforma della legislazione pertinente, anche permettendo il ricorso alle procedure accelerate, attualmente previste per l'assistenza umanitaria, nella gestione delle crisi e assicurando nel contempo che la spesa in risposta alle crisi sia coerente con gli obiettivi strategici a lungo termine dell'UE; è profondamente preoccupato per la carenza di pagamenti in relazione alle due principali fonti di bilancio dell'UE per quanto concerne la gestione delle crisi e la prevenzione dei conflitti, ossia il bilancio della PESC e lo strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace (IcSP); è convinto che l'attuale contesto di sicurezza nell'Europa orientale e meridionale richieda sinergie e investimenti aggiuntivi anziché tagli sostanziali;

15.

sottolinea che la visibilità dell'azione dell'Unione deve essere rafforzata sia a livello di pianificazione strategica e di forum multilaterali, sia a livello operativo attraverso le missioni della PESC o qualsiasi altra missione che abbia una dimensione esterna;

16.

rammenta che l'UE ha l'obbligo, a norma dell'articolo 21 del trattato sull'Unione europea, di garantire che la sua azione esterna sia progettata e attuata allo scopo di consolidare e sostenere la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani e i principi del diritto internazionale, e che questa è una responsabilità comune dell'UE e degli Stati membri; invita l'AR/VP a riferire periodicamente in merito al rispetto dell'articolo 21 e a valutare in che modo è possibile migliorare la coerenza delle politiche esterne, in particolare in relazione ai diritti umani e al diritto internazionale; sottolinea che il controllo della conformità delle politiche esterne all'articolo 21 deve essere effettuato in modo più armonizzato e rigoroso; pone l'accento sulla necessità di far rispettare ai partner gli impegni assunti in materia di diritti umani nell'ambito degli accordi sottoscritti con l'UE e di ricorrere, ove del caso, alle clausole di condizionalità per le questioni inerenti i diritti umani in tali accordi;

17.

prende atto dell'aumento della richiesta di assistenza internazionale nel sostegno alla democrazia e nell'osservazione elettorale; riconosce che si tratta di un settore in cui l'UE può svolgere un ruolo efficace nel sostenere i processi democratici; chiede pertanto un seguito coerente dell'attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese e il sostegno allo sviluppo delle capacità per i partiti politici;

18.

sottolinea l'importanza vitale della difesa collettiva assicurata dalla NATO ai suoi membri; esorta gli Stati membri a migliorare con urgenza la loro capacità di contribuire alla difesa territoriale, a impegnare maggiori risorse e a tenere debitamente conto della metodologia di messa in comune e di condivisione, cooperando strettamente per sviluppare sinergie; sottolinea che tutti gli Stati membri devono beneficiare del medesimo livello di sicurezza, conformemente all'articolo 42, paragrafo 7, del TUE; pone l'accento sul fatto che una politica estera dell'UE credibile deve essere sostenuta da adeguate capacità di difesa negli Stati membri e da una efficace politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC); è del parere che la PSDC sia una componente importante della difesa e della sicurezza europea, a cui contribuisce in molti modi, anche promuovendo la realizzazione di una base industriale e tecnologica di difesa europea (EDITB), favorendo la cooperazione in materia di sviluppo di capacità di difesa e intervenendo direttamente nelle zone di crisi tramite le proprie missioni civili e le proprie operazioni militari; sottolinea pertanto che la PSDC dovrebbe essere ulteriormente approfondita in cooperazione con la NATO; ribadisce che l'Unione europea è un partner della NATO e che le strategie di entrambe del organizzazioni dovrebbero essere complementari; sottolinea il ruolo fondamentale della cooperazione in materia di sicurezza e di difesa tra l'UE e i partner quali le Nazioni Unite, la NATO, l'Unione africana e l'OSCE; accoglie favorevolmente l'impegno dell'AR/VP a partecipare attivamente alle attività di difesa, anche presiedendo le riunioni del Consiglio affari esteri nella configurazione dei ministri della Difesa;

19.

appoggia la revisione in corso delle strutture di gestione delle crisi in seno al SEAE; invita il VP/AR a rendere molto più efficienti le strutture esistenti, tra l'altro riducendo il numero di strutture parallele, in modo da consentire loro di rispondere in modo più rapido e appropriato alle crisi emergenti; invita il VP/AR a mantenere e rafforzare il carattere distinto degli approcci civili alla prevenzione dei conflitti e alla gestione delle crisi;

20.

mette in risalto che le potenzialità di varie disposizioni del trattato di Lisbona, quali ad esempio l'articolo 44 del TUE (che consente di affidare una missione PSDC a un gruppo ristretto di Stati membri), l'articolo 41 del TUE (sul fondo iniziale), l'articolo 46 del TUE (sulla cooperazione strutturata permanente), l'articolo 42, paragrafo 7, del TUE (sulla clausola di assistenza reciproca) e infine l'articolo 222 del TFUE (sulla clausola di solidarietà) non sono ancora state pienamente sfruttate; invita l'AR/VP a promuovere attivamente questi strumenti e la loro attuazione, e incoraggia gli Stati membri a farvi ricorso;

21.

accoglie con favore lo svolgimento di una riunione del Consiglio europeo sulla difesa nel dicembre 2013 e chiede che sia data attuazione alle decisioni prese; attende con interesse il prossimo dibattito previsto per giugno 2015; chiede che in questo vertice siano adottate decisioni ambiziose, segnatamente:

l'introduzione, sulla base della revisione del quadro strategico dell'UE, di un processo di riflessione strategica sugli obiettivi e le priorità in materia di sicurezza e difesa, che definisca le capacità necessarie e le opzioni per approfondire la cooperazione in materia di difesa onde rispondere al meglio alle minacce cui sono confrontati i paesi dell'Unione europea;

il rafforzamento dell'Agenzia europea per la difesa, facendo sì che abbia le risorse e l'impulso politico necessari per svolgere pienamente il proprio ruolo di coordinamento e di stimolo alla cooperazione in materia di armamenti;

l'esame del meccanismo di finanziamento Athena, allo scopo di aumentare ulteriormente i finanziamenti comuni nell'ambito delle operazioni militari della PSDC, così da impedire che considerazioni di natura finanziaria compromettano la capacità dell'UE di rispondere alle crisi e da incoraggiare gli Stati membri a mettere rapidamente a disposizione forze per le operazioni della PSDC e garantire una più equa ripartizione dell'onere;

il potenziamento della base industriale e tecnologica di difesa europea, anche coordinando i bilanci della difesa, armonizzando i requisiti, riducendo le inefficienze e creando sinergie;

la gestione delle problematiche esistenti nei settori della pianificazione e dello svolgimento delle operazioni militari, anche istituendo quartier generali militari operativi permanenti in stretta collaborazione con la già esistente capacità civile di pianificazione e condotta (CPCC);

l'aumento dell'efficacia e della possibilità di impiego dei gruppi tattici dell'UE, ad esempio attraverso l'introduzione di un approccio modulare, l'ampliamento dei finanziamenti comuni per mezzo del meccanismo Athena e l'impiego dei gruppi tattici nei futuri scenari di gestione delle crisi, laddove del caso;

22.

è del parere che i recenti attacchi terroristici nei paesi dell'UE dimostrino che è sempre più difficile separare la sicurezza interna da quella esterna, e invita gli Stati membri e le istituzioni dell'Unione a unire al meglio i loro sforzi in tali ambiti; invita gli Stati membri a intensificare la condivisione dell'intelligence correlata alla sicurezza, avvalendosi delle strutture di coordinamento esistenti a livello europeo; chiede che la cooperazione nell'ambito della lotta al terrorismo sia rafforzata nelle relazioni dell'UE con i paesi del Medio Oriente e dell'Africa del Nord, anche attraverso la formazione e lo sviluppo delle capacità nel settore della sicurezza, la condivisione delle informazioni e lo scambio delle migliori pratiche; invita l'UE e i suoi Stati membri a compiere ogni sforzo inteso a rafforzare la cooperazione internazionale al fine di prevenire e combattere il terrorismo, e sottolinea il ruolo essenziale che le Nazioni Unite devono svolgere in questo senso;

23.

chiede che siano messe a punto le risorse industriali e tecnologiche necessarie per migliorare la sicurezza informatica, anche attraverso la promozione di un mercato unico dei prodotti per la sicurezza informatica; sottolinea la necessità di integrare la difesa informatica nelle azioni esterne e nella PESC, e chiede un più stretto coordinamento con la NATO in materia di difesa informatica nell'ottica di stabilire una deterrenza informatica per affrontare e prevenire in modo efficace gli attacchi lanciati attraverso lo spazio informatico; esorta gli Stati membri dell'UE, il SEAE e la Commissione a rivolgere l'attenzione alle modalità per rafforzare la resilienza dell'infrastruttura pertinente; accoglie con favore la strategia dell'UE per la sicurezza informatica; sottolinea la necessità di aumentare notevolmente le capacità di difesa informatica degli Stati membri; esorta l'Agenzia europea per la difesa a rafforzare il coordinamento in materia di difesa informatica tra gli Stati membri e invita questi ultimi a offrire all'AED i mezzi per raggiungere tale obiettivo; invita la Commissione ad aggiornare il regolamento sui prodotti a duplice uso per evitare l'esportazione di sistemi a coloro che cercano di pregiudicare la sicurezza e le infrastrutture critiche dell'UE, nonché a impedire l'esportazione della tecnologia di sorveglianza di massa verso regimi autoritari; rammenta l'importanza di mantenere l'equilibrio tra la salvaguardia delle libertà digitali e la sicurezza;

24.

chiede una politica di migrazione dell'UE rinnovata e coerente; insiste sulla necessità di affrontare le cause profonde della migrazione irregolare, rafforzando la cooperazione con i paesi di transito e di origine dei flussi migratori, attraverso l'impiego di tutti gli strumenti programmatici e di assistenza, compresi le politiche commerciali e di sviluppo, gli aiuti umanitari, la prevenzione dei conflitti e la gestione delle crisi, nonché la necessità di consolidare le rotte della migrazione legale; ribadisce la sua richiesta di intensificare il sostegno umanitario verso i paesi che ospitano rifugiati e di rafforzare i programmi di protezione regionale gestiti in collaborazione con l'UNHCR vicino alle regioni di origine; sottolinea che le questioni legate alla gestione della migrazione dovrebbero essere integrate nell'azione esterna dell'UE e costituire una priorità importante nella cooperazione dell'Unione con i vicini a est e a sud; evidenzia che la perdita di vite in corrispondenza dei confini dell'UE deve essere evitata;

25.

sottolinea che l'energia è sempre più utilizzata quale strumento di politica estera e ricorda che la cooperazione energetica è alla base dell'integrazione europea; evidenzia l'importanza di costruire un'Unione europea dell'energia che miri a incrementare la coerenza e il coordinamento fra politica estera e politica energetica; mette in risalto che la sicurezza energetica dovrebbe far parte dell'approccio globale all'azione esterna dell'UE, e ritiene che la politica energetica debba essere in linea con le altre politiche prioritarie dell'Unione, incluse la politica in materia di sicurezza, la politica estera e di vicinato, le politiche commerciali e di sviluppo, nonché le politiche dell'UE in difesa dei diritti umani; sottolinea al riguardo la necessità di ridurre notevolmente la dipendenza dalla Russia e di individuare fonti energetiche alternative; invita l'AR/VP e la Commissione a monitorare e ad affrontare il tema del controllo delle infrastrutture da parte di entità non unionali, in particolare le imprese a partecipazione statale, le banche nazionali o i fondi sovrani di paesi terzi, che penetrano nel mercato energetico dell'UE oppure ostacolano la diversificazione, anche nel settore nucleare; sottolinea che anche le società energetiche non appartenenti all'Unione devono essere assoggettate alle norme in materia di concorrenza applicabili al mercato energetico dell'UE;

26.

accoglie con favore l'istituzione della carica di vicepresidente dell'Unione per l'energia, come pure la comunicazione della Commissione su una strategia europea di sicurezza energetica; invita la Commissione e gli Stati membri a intensificare la cooperazione al fine di dare attuazione alle azioni a breve e a lungo termine elencate nella strategia; insiste sulla necessità di rafforzare la coerenza tra la politica estera dell'UE e altre politiche con una dimensione esterna, come ad esempio la politica energetica, e auspica che l'organizzazione in «poli» della nuova Commissione ottenga risultati in tal senso; esorta a intraprendere ulteriori iniziative per far sì che gli obiettivi in materia di sicurezza energetica siano in linea con gli altri obiettivi perseguiti dall'UE; invita l'AR/VP a mettere a punto priorità strategiche per la politica energetica esterna sancite dagli obiettivi generali di politica estera e a utilizzare in modo più sistematico gli strumenti della politica estera negli ambiti legati alla sicurezza energetica;

27.

è del parere che sarebbe opportuno istituire un meccanismo di solidarietà per affrontare possibili interruzioni di energia; ritiene opportuno sviluppare ulteriormente un'infrastruttura energetica interconnessa e integrare tutte le parti del territorio dell'UE in una rete energetica a livello di UE; sottolinea che occorre accelerare gli sforzi intesi a diversificare l'approvvigionamento energetico dell'Unione europea al fine di rafforzare l'indipendenza energetica dell'UE; è del parere che lo sviluppo delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica favorirà notevolmente la credibilità dell'azione esterna dell'UE; ricorda che è essenziale garantire un mercato interno dell'energia ben funzionante e che è nell'interesse generale dell'UE garantire che i mercati internazionali dell'energia siano stabili, trasparenti e basati su norme internazionali; invita la Commissione europea a elaborare una proposta di strategia globale per il rafforzamento della sicurezza dell'approvvigionamento delle risorse diverse da quelle energetiche;

28.

si compiace dell'approccio cooperativo dell'AR/VP Federica Mogherini nei confronti del Parlamento europeo volto a rafforzare la sua responsabilità dinanzi a tale istituzione; ribadisce la necessità di una consultazione sistematica e proattiva con il Parlamento europeo, e in particolare con la sua commissione per gli affari esteri, prima dell'adozione di strategie di politica estera e dei mandati PSDC; invita il Consiglio a completare i negoziati con il Parlamento europeo sulla sostituzione dell'accordo interistituzionale del 2002 relativo all'accesso del Parlamento europeo alle informazioni sensibili del Consiglio nel settore della politica di sicurezza e di difesa; dichiara il proprio impegno a intensificare la cooperazione con i parlamenti nazionali, anche in seno alla Conferenza interparlamentare sulla PESC e la PSDC e alla COSAC in modo tale da essere meglio preparati a controllare le rispettive risorse;

Preservare e rafforzare l'ordine politico e giuridico europeo

29.

sottolinea la necessità di consolidare l'UE e di rafforzare la sua capacità di integrazione, che costituisce uno dei criteri di Copenaghen; ribadisce la prospettiva europea di tutti i paesi candidati e di altri potenziali candidati nel quadro nella dichiarazione di Salonicco del 2003, sulla base del rispetto dei criteri di Copenaghen, e sostiene il proseguimento dei negoziati di allargamento; sostiene, a tale proposito, l'approccio della Commissione che affronta le riforme fondamentali in merito allo Stato di diritto, alla pubblica amministrazione e alla governance economica all'inizio del processo di allargamento; ribadisce che ciascun paese sarà giudicato in base ai suoi meriti e ritiene che, nei casi in cui l'Unione europea consideri soddisfacente il livello di allineamento di un paese candidato all'acquis dell'UE, i negoziati di adesione debbano essere avviati o proseguiti, in quanto ciò è fondamentale per tutelare la credibilità dell'UE nel suo complesso; sottolinea l'importanza della cooperazione con i paesi candidati nel campo della politica estera ed evidenzia la rilevanza del loro allineamento alla PESC;

30.

ritiene necessaria una strategia politica globale volta a ristabilire l'ordine politico europeo conformemente al diritto internazionale, stabilito con l'Atto finale di Helsinki del 1975, e a vincolare tutti gli Stati europei, tra cui la Russia; insiste sul fatto che tale ordine si basa sul rispetto dei diritti dell'uomo, dei diritti delle minoranze e delle libertà fondamentali, la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale degli Stati e sulla risoluzione pacifica dei conflitti; ritiene che lo sviluppo di un dialogo costruttivo con la Russia e con altri paesi del vicinato dell'UE in materia di cooperazione per rafforzare questo ordine costituisca una base importante per la pace e la stabilità in Europa, purché la Russia rispetti il diritto internazionale e assolva ai suoi impegni relativi alla Georgia, alla Moldova e all'Ucraina, compreso il ritiro dalla Crimea;

31.

è del parere che sia necessario un nuovo approccio alle relazioni dell'UE con i suoi vicini orientali basato sul merito, sulla differenziazione e sul principio «più progressi, più aiuti»; ritiene che il sostegno ai paesi che vogliono avvicinarsi ulteriormente all'UE debba essere una delle massime priorità della politica estera dell'Unione e che una risposta importante per contenere le ambizioni della Russia nel suo vicinato consista nell'investire nell'indipendenza, nella sovranità, nello sviluppo economico e nell'ulteriore democratizzazione di tali paesi; si impegna a favore di una prospettiva europea per il vicinato dell'Europa orientale e ricorda che, conformemente all'articolo 49 TUE, tali paesi, come qualsiasi altro paese europeo, possono presentare domanda di adesione all'Unione europea, purché si attengano ai criteri di Copenaghen e ai principi democratici, rispettino le libertà fondamentali e i diritti umani e delle minoranze e garantiscano lo Stato di diritto;

32.

accoglie con favore la firma, la ratifica da parte del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali dei paesi interessati nonché l'attuazione provvisoria degli accordi di associazione, inclusi gli accordi di libero scambio globali e approfonditi con la Georgia, la Repubblica di Moldova e l'Ucraina, che costituiscono un passo avanti fondamentale in vista della loro convergenza con l'UE; è del parere che questo processo di associazione dovrebbe essere utilizzato dai paesi interessati per ammodernare la governance democratica, rafforzare lo Stato di diritto, riformare la pubblica amministrazione e intraprendere riforme economiche e strutturali, progressi importanti verso loro convergenza politica, economica, sociale e ambientale con l'UE; sollecita un aumento sostanziale dell'assistenza politica, finanziaria e tecnica dell'UE per sostenere tali riforme; insiste, tuttavia, su una rigorosa condizionalità e sulla necessità di garantire l'assunzione di responsabilità per le risorse impiegate e di conseguire un notevole successo nella riduzione della corruzione; si compiace dello svolgimento e dei risultati delle elezioni parlamentari tenutesi in Ucraina e nella Repubblica di Moldova rispettivamente a ottobre e dicembre 2014, in linea con le norme democratiche internazionali;

33.

invita a una più stretta collaborazione con i vicini dell'Europa orientale che non hanno ancora concluso accordi di associazione con l'UE o che desiderano approfondire e rafforzare le relazioni in diversi contesti, anche promuovendo la cooperazione bilaterale nei settori di interesse reciproco; ricorda, tuttavia, che l'assistenza dell'UE può essere efficace solo se esiste una sufficiente titolarità e un sufficiente rispetto dei valori europei da parte dei paesi partner, che devono adempiere agli obblighi a loro derivanti dal diritto internazionale;

34.

esorta la Russia a rispettare i propri impegni e obblighi giuridici, compresi quelli sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite, dalla Carta di Parigi, dall'Atto finale di Helsinki dell'OSCE, dal Memorandum di Budapest e dal trattato di amicizia, cooperazione e partenariato tra Russia e Ucraina; condanna fermamente il fatto che la Russia abbia violato il diritto internazionale mediante l'aggressione militare diretta e la guerra ibrida contro l'Ucraina, che ha provocato migliaia di vittime militari e civili, così come l'annessione e l'occupazione illegittime della Crimea e le azioni di natura analoga nei confronti dell'Abkhazia e dell'Ossezia meridionale, territori della Georgia; sottolinea l'allarmante deterioramento del rispetto dei diritti umani, della libertà di espressione e della libertà dei media in Crimea; esorta la Russia ad attenuare il clima di tensione, a ritirare le sue truppe dal territorio ucraino e a ripristinare lo status quo precedente all'annessione; accoglie con favore gli sforzi profusi per raggiungere un accordo globale a Minsk il 12 febbraio 2015 e invita ad attuare immediatamente e pienamente l'accordo; respinge come illegittime le elezioni presidenziali e parlamentari tenutesi a Donec'k e Luhans'k il 2 novembre 2014;

35.

sostiene le sanzioni adottate dall'UE in reazione all'aggressione russa contro l'Ucraina e sottolinea che tali sanzioni sono modulabili e reversibili, in particolare a seconda del rispetto degli accordi di Minsk, ma potrebbero anche essere rafforzate se la Russia continuasse a non rispettare i suoi obblighi internazionali; invita la Commissione a vigilare sulla loro attuazione uniforme;

36.

sottolinea la necessità che l'UE e i suoi Stati membri mostrino solidarietà e parlino con un'unica voce dinanzi alla Russia; invita i paesi candidati all'adesione ad allineare la loro politica estera nei confronti della Russia con quella dell'Unione; invita l'AR/VP a sviluppare, in via prioritaria, una strategia comune dell'Unione europea nei confronti della Russia, che miri a coinvolgere questo paese nella pace e nella stabilità in Europa, compreso il rispetto incondizionato della sovranità e dell'integrità territoriale dei suoi vicini; ritiene che sarebbe interesse comune creare buone relazioni tra la Russia e l'UE, sulla base del rispetto del diritto internazionale e di altri obblighi internazionali, e auspica che la Russia si dimostri aperta a tale sviluppo rispettando il diritto internazionale;

37.

sottolinea la necessità di un approccio europeo coerente nei confronti delle campagne di disinformazione e delle attività di propaganda utilizzate dalla Russia all'interno e all'esterno dell'UE; esorta il SEAE e la Commissione a presentare un piano d'azione con misure concrete per contrastare la propaganda russa; chiede la cooperazione con il Centro di eccellenza delle comunicazioni strategiche della NATO sulla questione;

38.

sollecita la dirigenza dell'UE e gli Stati membri a garantire la sicurezza e la libertà dei cristiani e di altre minoranze religiose e etniche che devono far fronte a discriminazioni e persecuzioni crescenti, e che si trovano tra due fuochi; invita il SEAE e gli Stati membri a far sì che i futuri accordi bilaterali comportino meccanismi di monitoraggio efficaci atti a garantire la protezione dei diritti umani delle minoranze religiose e l'effettiva applicazione degli orientamenti dell'UE sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo;

Sostenere la sicurezza e la stabilizzazione nel vicinato meridionale

39.

insiste sulla necessità di rivedere sostanzialmente la politica dell'UE nei confronti del suo vicinato meridionale, che deve essere caratterizzata da adeguate risorse di bilancio e dalla messa a punto e attuazione di una strategia globale che concentri gli strumenti e le risorse dell'UE sul sostegno alla costruzione di Stati funzionanti e inclusivi in grado di garantire la sicurezza dei loro cittadini, di promuovere la democrazia, di fronteggiare l'estremismo religioso, di rispettare i diritti umani, di proteggere le minoranze religiose ed etniche e di migliorare lo Stato di diritto, prerequisiti fondamentali per gli investimenti e lo sviluppo economico; sottolinea il potenziale inutilizzato del commercio transfrontaliero nella regione; insiste sulla necessità di una stretta cooperazione con le autorità dei paesi interessati per la gestione dei flussi migratori, rispettando al contempo lo Stato di diritto e il diritto internazionale;

40.

sottolinea che nel fornire aiuto e sostegno l'UE deve applicare le condizionalità, dal momento che i programmi di aiuto e il sostegno alla società civile possono sussistere solo se sono fissate chiare condizioni al più elevato livello politico;

41.

insiste sul fatto che l'approccio rivisto dell'UE nei confronti dei suoi vicini meridionali debba essere basato sulla differenziazione e sul principio «più progressi, più aiuti», in base al quale un ulteriore sostegno da parte dell'UE dovrebbe essere indirizzato ai governi partner che si impegnano a favore della democratizzazione e del rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti umani ed effettuano progressi tangibili in materia, come nel caso della Tunisia, della Giordania e del Marocco;

42.

si rammarica del recente deterioramento delle relazioni tra l'UE e la Turchia e auspica nuovi sforzi tesi a promuovere una cooperazione più forte per affrontare le sfide comuni nel Mediterraneo meridionale sul fronte della sicurezza e dell'emergenza umanitaria; esorta ulteriormente la Turchia a impegnarsi a favore di riforme che rispettino pienamente le norme in materia di diritti umani, anche per quanto riguarda la libertà di stampa, la democrazia, l'uguaglianza e lo Stato di diritto;

43.

esorta la leadership dell'UE a sviluppare, in stretta collaborazione con gli USA e coinvolgendo le grandi potenze (ad esempio la Russia e la Cina), una strategia che incoraggi gli attori regionali (tra cui la Turchia, l'Iraq, Israele, la Giordania, l'Egitto, i governi del Consiglio di cooperazione del Golfo, l'Iran, la Lega Araba e le forze curde) a unirsi per porre fine alle guerre per procura e interrompere il sostegno finanziario ai fondamentalisti, nonché per sviluppare una soluzione per la pace e la stabilità nella regione tesa in particolare a porre fine alla guerra in Siria e in Iraq; sottolinea la necessità di preservare l'integrità territoriale e l'unità nazionale della Libia, ed esorta l'AR/VP a favorire un più intenso coinvolgimento degli attori regionali negli sforzi di mediazione e risoluzione dei conflitti, in stretto coordinamento con l'ONU; accoglie con favore i negoziati in corso del gruppo E3+3 con l'Iran e auspica che conducano a un accordo reciprocamente accettabile, che garantisca la natura esclusivamente pacifica del programma nucleare iraniano e offra una prospettiva a lungo termine per il pieno reintegro dell'Iran nella comunità internazionale; sostiene l'impegno dell'AR/VP e di tutte le parti coinvolte nel processo di pace in Medio Oriente a trovare una soluzione globale, costruttiva e durevole per entrambe le parti al conflitto in atto in Medio Oriente; sottolinea che la mancanza di progressi verso una soluzione che preveda la coesistenza di due Stati sulla base dei confini del 1967 sta portando solamente a maggiore violenza e spargimento di sangue;

44.

accoglie con favore la dichiarazione dell'AR/VP sull'apertura di un ufficio a Erbil, nel Kurdistan iracheno, ed esorta l'AR/VP e il SEAE a procedere in questa direzione il prima possibile; sottolinea che ciò permetterà all'UE di raccogliere informazioni sul posto, migliorare il suo impegno con gli attori locali, garantire una migliore valutazione e un miglior coordinamento delle risposte umanitarie e militari e incrementare la visibilità dell'UE nella regione;

45.

chiede la nomina di un consulente speciale che valuti i vantaggi dell'apertura di una rappresentanza diplomatica permanente dell'UE in Iran;

46.

è del parere che le attività criminali e la barbara violenza perpetrate da gruppi terroristi jihadisti del cosiddetto Stato islamico (IS) e ad esso associati rappresentino una grave minaccia per la più ampia regione MOAN (Medio Oriente e Africa del Nord), per l'Europa e potenzialmente per la pace e la stabilità globali; sostiene la coalizione globale contro l'IS e il suo tentativo di combatterlo militarmente; accoglie con favore i contributi degli Stati membri dell'UE in questo contesto e incoraggia un dialogo e una cooperazione efficienti e rafforzati al fine di elaborare una valutazione comune della minaccia; sollecita l'intensificazione di una risoluta pressione normativa globale per privare i jihadisti delle entrate petrolifere e per applicare severe sanzioni globali contro le transazioni finanziarie a loro favore; osserva in questo quadro che le risorse finanziarie delle formazioni jihadiste provengono anche da alcuni paesi arabi ai quali l'UE dovrebbe richiedere una maggiore coerenza; sottolinea l'urgente necessità di contrastare l'uso di Internet da parte dei gruppi jihadisti per finalità di reclutamento e propaganda; insiste sulla necessità di potenziare la cooperazione internazionale e all'interno dell'UE, volta ad impedire agli estremisti di recarsi in Siria e in Iraq per unirsi alla lotta jihadista, anche investendo nella prevenzione della radicalizzazione a livello nazionale e in programmi di deradicalizzazione negli Stati membri; invita gli Stati membri a individuare modalità idonee per processare i combattenti europei che rientrano in Europa, nel quadro dei rispettivi ordinamenti penali nazionali; ribadisce la necessità di una cooperazione e di un coordinamento più stretti tra la Turchia e l'UE;

47.

esorta i paesi della regione a mantenere l'impegno nei confronti della lotta al terrorismo e ad astenersi da azioni che possano causare tensione, attrito o crisi tra di loro, ovvero problemi aggiuntivi alla lotta della comunità internazionale contro l'IS;

48.

condanna la feroce violenza usata dal regime di Assad contro i cittadini siriani e invoca maggiori pressioni per promuovere una vera e propria transizione politica in Siria, anche aumentando il sostegno all'opposizione siriana moderata;

49.

sottolinea che, in numerosi ambiti, la politica esterna dell'Unione nei confronti del vicinato meridionale deve altresì correlarsi con l'Africa; ritiene che l'Africa, e in particolare la regione del Sahel-Sahara, sia oggetto di una minaccia strategica e chiede una risposta adeguata da parte dell'UE, incluse misure concernenti lo sviluppo economico, la democrazia, lo Stato di diritto, l'istruzione e la sicurezza; prende atto del continuo rafforzamento delle attività criminali dei terroristi di al-Qaeda nel Maghreb islamico (AQMI), Al-Mourabitoun nato dalla fusione del Movimento per l'unità e la Jihad in Africa occidentale (MUJAO) e la «Brigata degli uomini mascherati» di Mokhtar Belmokhtar e del movimento Boko Haram; sottolinea la necessità di dare attuazione alle raccomandazioni della strategia europea per la sicurezza e lo sviluppo nel Sahel e invita la Commissione a svolgere una valutazione di tale strategia;

50.

sottolinea l'importanza della Giordania e del Libano come partner stabili in Medio Oriente; ricorda che questi due paesi sono interessati da un'ondata di rifugiati in continuo aumento, che pone enormi sfide socio-economiche; elogia il costante impegno dei paesi vicini a offrire assistenza ai rifugiati provenienti dall'Iraq e dalla Siria; esorta la leadership dell'UE ad avviare uno sforzo globale, che comprenda i poteri regionali, per aumentare in modo massiccio l'assistenza umanitaria destinata ai civili coinvolti nel conflitto in Siria e in Iraq e vittime della violenza dell'IS, in particolare per sostenere i profughi e fornire sostegno finanziario diretto a tutti i paesi della regione che ospitano i rifugiati, al fine di promuovere l'integrazione sociale ed evitare la marginalizzazione;

51.

esorta l'UE a garantire che la cooperazione in materia di antiterrorismo con paesi terzi vada di pari passo con il rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani universali;

Potenziare un ordine globale cooperativo e fondato su regole

52.

ritiene che gli Stati Uniti siano il principale partner strategico dell'UE e promuove un maggior coordinamento, in condizioni di parità, con tale paese in materia di politica estera dell'Unione europea a sostegno del diritto internazionale e perseguendo approcci comuni nei confronti delle sfide inerenti al vicinato dell'Unione europea e a livello globale; sottolinea il carattere strategico del partenariato transatlantico su commercio e investimentiche ha il potenziale di consentire ai partner translatantici di fissare standard globali in materia di lavoro, salute, ambiente e proprietà intellettuale e rafforzare la governance globale; chiede, a questo proposito, che i negoziati si svolgano con maggiore apertura e trasparenza, coinvolgendo tutte le parti interessate in tutte le fasi procedurali; ritiene che l'America latina sia un partner importante dell'Unione europea e che sia opportuno definire diverse modalità per una cooperazione transatlantica triangolare;

53.

sottolinea la necessità di stabilire relazioni di cooperazione e partenariati strategici con diversi paesi, con un chiaro ordine delle priorità, e di rivedere i partenariati strategici già in essere alla luce dell'impatto delle politiche in essi contenute;

54.

accoglie con favore le conclusioni del vertice NATO tenutosi nel settembre 2014 in Galles e ne chiede l’attuazione; ritiene che la cooperazione UE-NATO debba essere rafforzata e che sia necessario intensificare la pianificazione e il coordinamento tra la difesa intelligente della NATO e la messa in comune e la condivisione dell'UE, così da evitare duplicazioni e utilizzare al meglio le scarse risorse disponibili; ribadisce la necessità di rispettare le politiche di sicurezza degli Stati membri dell'UE che non sono membri della NATO;

55.

sottolinea la necessità di definire una strategia dell'UE, in coordinamento con gli Stati Uniti, sulla condivisione con la Russia, la Cina, l'India e le altre grandi potenze della responsabilità in merito alla pace e alla stabilità dell'ordine politico ed economico globale; rimarca l'importanza, nel contesto di tale strategia, di rafforzare le relazioni con i paesi chiave dell'Asia nonché con organizzazioni regionali come l'ASEAN;

56.

invita l'AR/VP a rafforzare la politica estera dell'UE nei confronti dell'Asia, specialmente verso la Cina e l'India; esorta l'AR/VP a garantire che si tengano vertici bilaterali con la Cina e l'India su base annuale e con risultati tangibili;

57.

sottolinea che la pace e la stabilità nella regione Asia-Pacifico, specialmente nelle aree del Mar cinese orientale e meridionale, sono di importanza strategica per l'UE; esorta tutte le parti interessate nella regione a risolvere pacificamente le divergenze, nel rispetto del diritto internazionale, e a cooperare reciprocamente per sfruttare le risorse naturali e marine; sostiene l'elaborazione e la promozione di politiche europee sulla base del sostegno alla prevenzione attiva dei conflitti e alle strategie di risoluzione pacifica dei conflitti; è del parere che l'UE abbia un interesse sostanziale nella crescita e nella prosperità costanti dell'Asia orientale; sottolinea la necessità di rafforzare in senso inclusivo il partenariato economico dell'UE con i paesi dell'Asia-Pacifico, al fine di mantenere una pace, una stabilità e una prosperità sostenibili; accoglie con favore i progressi incoraggianti nelle relazioni tra le due sponde dello stretto osservati negli ultimi sei anni, ed esorta tutte le parti ad adottare ulteriori misure per facilitarne un sereno sviluppo;

58.

invita l'AR/VP e gli Stati membri dell'UE a dare un nuovo e forte stimolo al disarmo nucleare negoziato e alla politica in materia di controllo delle armi; accoglie con favore l'imminente revisione, da parte delle Nazioni Unite, del trattato di non proliferazione come un importante passo verso la pace e la sicurezza internazionale ed esorta gli Stati membri dell'UE ad adottare una posizione coordinata e proattiva nei negoziati; accoglie con favore l'entrata in vigore del trattato sul commercio delle armi e ne chiede l'effettiva e completa attuazione; sollecita la creazione di un'autorità dell'UE sul commercio delle armi che assista gli Stati membri nell'interpretazione delle norme stabilite dalla posizione comune dell'Unione europea sulle esportazioni di armi e ne garantisca coerentemente e rigorosamente il rispetto; sottolinea la necessità di maggiori controlli ex-post sull'utilizzo delle armi esportate;

59.

sostiene che l'UE, che ha già conseguito risultati concreti in passato nella lotta alla pena di morte, deve assumere una posizione più decisa; chiede alle istituzioni e agli Stati membri di mantenere e rafforzare il loro impegno e la loro volontà politica per questa causa, con l'obiettivo di raggiungere l'abolizione definitiva della pena di morte nel mondo;

60.

ribadisce la necessità di riformare il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite affinché rifletta meglio le realtà globali odierne; esorta l'AR/VP a inserire tale questione tra le priorità e ad avviare un dibattito a livello europeo sulla riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; sottolinea a questo proposito che l'UE dovrebbe diventare un membro a pieno titolo dell'ONU;

61.

ribadisce la necessità che l'UE svolga un ruolo di primo piano nella promozione della firma e della ratifica a livello mondiale dello statuto di Roma, nonché nell'ulteriore potenziamento della Corte penale internazionale e nel suo sostegno a essa;

62.

ricorda il fermo impegno dell'UE a lottare contro l'impunità e promuovere l'universalità dello Statuto di Roma che istituisce la corte penale internazionale; accoglie positivamente la recente ratifica dello Statuto di Roma da parte della Palestina;

63.

chiede lo sviluppo di una strategia coerente in materia di sicurezza climatica a livello di UE che affronti le conseguenze strategiche e politiche del cambiamento climatico, consentendo all'UE di rispondere e di prepararsi all'instabilità geopolitica indotta dal clima e prestando particolare attenzione alla cooperazione con i paesi in via di sviluppo e con i paesi maggiormente colpiti dagli effetti del cambiamento climatico; riconosce l'importanza del prossimo vertice di Parigi sul cambiamento climatico; invita il SEAE a dare priorità alla diplomazia in merito agli obiettivi del cambiamento climatico per creare sostegno a favore di un accordo forte e globale; chiede una discussione su una lungimirante strategia intesa ad affrontare le migrazioni determinate dal cambiamento climatico;

64.

invita l'UE e gli Stati membri a contribuire positivamente e in modo coordinato all'elaborazione dell'agenda per lo sviluppo post 2015 e sottolinea l'importante ruolo svolto dall'AR/VP nel garantire la leadership dell'UE nei negoziati; sottolinea che il nuovo quadro deve affrontare le cause strutturali della povertà, della disuguaglianza e della violenza promuovendo istituzioni democratiche, inclusive ed efficaci e rafforzando la buona governance e lo Stato di diritto;

o

o o

65.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione all'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza/vicepresidente della Commissione, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'UE, al segretario generale delle Nazioni Unite, al segretario generale della NATO, al presidente dell'Assemblea parlamentare della NATO, al presidente in carica dell'OSCE, al presidente dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE, al presidente del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa e al presidente dell'Assembla parlamentare del Consiglio d'Europa.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/141


P8_TA(2015)0076

Relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013 e sulla politica dell'Unione europea in materia

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013 e sulla politica dell'Unione europea in materia (2014/2216(INI))

(2016/C 316/18)

Il Parlamento europeo,

visti la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e gli altri trattati e strumenti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani,

viste la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e la sua risoluzione del 27 novembre 2014 sul 25o anniversario di tale Convenzione (1),

viste la dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite dell'8 settembre 2000 (2), l'agenda di sviluppo delle Nazioni Unite per il post 2015 e le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite,

vista la Convenzione europea dei diritti dell'uomo,

visti gli articoli 2, 3 e 21 del trattato sull'Unione europea (TUE),

visto l'articolo 207 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),

vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

visti il quadro strategico e il piano d'azione dell'UE sui diritti umani e la democrazia (3), quali adottati dal Consiglio «Affari esteri» il 25 giugno 2012,

vista la relazione annuale dell'Unione europea sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013, adottata dal Consiglio il 23 giugno 2014,

vista la relazione annuale sugli aspetti principali e sulle scelte di base della PESC nel 2013, approvata dal Consiglio il 22 luglio 2014,

visti la relazione annuale 2014 della Commissione sulle politiche di sviluppo e assistenza esterna dell'Unione europea e sulla loro attuazione nel 2013 (COM(2014)0501), adottata il 13 agosto 2014, e i relativi documenti di accompagnamento,

vista la sua risoluzione dell'11 dicembre 2013 sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2012 e sulla politica dell'Unione europea in materia (4),

visti gli orientamenti dell'Unione europea in materia di diritti umani,

viste le conclusioni del Consiglio del 23 giugno 2014 sul decimo anniversario degli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani,

vista la sua risoluzione del 17 giugno 2010 sulle politiche dell'Unione europea a favore dei difensori dei diritti umani (5),

viste le sue risoluzioni d'urgenza su casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto,

vista la sua risoluzione del 13 marzo 2014 sulle priorità dell'UE per la 25a sessione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani (6),

vista la sua raccomandazione al Consiglio del 2 aprile 2014 sulla 69a sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (7),

vista la sua risoluzione del 17 novembre 2011 sul sostegno dell'UE alla CPI: affrontare le sfide e superare le difficoltà (8),

vista la sua risoluzione del 17 luglio 2014 sul crimine di aggressione (9),

vista la sua risoluzione del 7 luglio 2011 sulle politiche esterne dell'UE a favore della democratizzazione (10),

vista la sua risoluzione del 13 giugno 2013 sulla libertà della stampa e dei media nel mondo (11),

vista la comunicazione congiunta della Commissione e del Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, dell'8 marzo 2011, dal titolo «Un partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con il Mediterraneo meridionale» (COM(2011)0200),

vista la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 20 dicembre 2012 sulla moratoria sull'uso della pena di morte (12),

vista la sua risoluzione dell'11 marzo 2014 sull'eliminazione della tortura nel mondo (13),

vista la sua risoluzione del 17 giugno 2010 sull'attuazione del regolamento (CE) n. 1236/2005 del Consiglio relativo al commercio di determinate merci che potrebbero essere utilizzate per la pena di morte, per la tortura o per altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti (14),

viste le risoluzioni 1325, 1820, 1888, 1889 e 1960 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza,

vista la relazione sugli indicatori dell'UE per l'approccio globale relativo all'attuazione da parte dell'Unione europea delle risoluzioni 1325 e 1820 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza, adottata dal Consiglio il 13 maggio 2011,

visti i principi guida su imprese e diritti umani: Attuare il quadro delle Nazioni Unite «Proteggere, rispettare e rimediare», approvato dal Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani (CDU) nella sua risoluzione 17/4 del 16 giugno 2011,

visti gli orientamenti settoriali per il settore delle TIC (tecnologie dell'informazione e della comunicazione) sull'attuazione dei principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani, pubblicati dalla Commissione il 17 giugno 2013,

vista la risoluzione del CDU, del 26 giugno 2014, che invita a creare un gruppo di lavoro intergovernativo aperto con il mandato di elaborare uno strumento internazionale giuridicamente vincolante per regolamentare, nel quadro del diritto internazionale dei diritti umani, le attività delle società transazionali e di altre imprese,

vista la sua risoluzione del 25 novembre 2010 sulla responsabilità sociale delle imprese negli accordi commerciali internazionali (15),

vista la sua risoluzione del 14 febbraio 2006 sulla clausola relativa ai diritti dell'uomo e alla democrazia negli accordi dell'Unione europea (16),

vista la sua risoluzione del 25 novembre 2010 sui diritti umani e le norme sociali e ambientali negli accordi commerciali internazionali (17),

vista la sua risoluzione del 25 novembre 2010 sulle politiche commerciali internazionali nel quadro degli imperativi dettati dai cambiamenti climatici (18),

viste le conclusioni del Consiglio del 14 maggio 2012 dal titolo «Potenziare l'impatto della politica di sviluppo dell'UE: un programma di cambiamento»,

vista la sua risoluzione del 25 novembre 2014 sull'UE e sul quadro di sviluppo globale post 2015 (19),

vista la sua risoluzione del 10 ottobre 2013 sulla discriminazione di casta (20),

vista la comunicazione congiunta della Commissione e del Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza del 5 marzo 2014 dal titolo «Approvvigionamento responsabile di minerali provenienti da zone di conflitto e ad alto rischio Verso un approccio integrato dell'UE» (JOIN(2014)0008),

vista la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (UNCAC);

vista la sua risoluzione dell'8 ottobre 2013 sulla corruzione nei settori pubblico e privato: l'impatto sui diritti umani nei paesi terzi (21),

viste le conclusioni del Consiglio del 12 maggio 2014 sull'approccio globale dell'UE,

vista la sua raccomandazione al Consiglio del 18 aprile 2013 concernente il principio della «responsabilità di proteggere» (R2P) delle Nazioni Unite (22),

visto l'articolo 52 e l'articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,

visti la relazione della commissione per gli affari esteri e i pareri della commissione per lo sviluppo e della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A8-0023/2015),

A.

considerando che l'articolo 21 TUE ha ulteriormente rafforzato l'impegno dell'Unione europea riguardo allo sviluppo di una politica estera e di sicurezza comune ispirata ai principi della democrazia, dello Stato di diritto, dell'universalità e indivisibilità dei diritti umani e delle libertà fondamentali, al rispetto della dignità umana, ai principi di uguaglianza e di solidarietà, al principio della promozione del diritto e della giustizia internazionali, nel rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e del diritto internazionale; che, a norma dell'articolo 6, paragrafo 2, TUE, «l'Unione aderisce alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali»;

B.

considerando che l'articolo 207 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) stabilisce che la politica commerciale comune è condotta nel quadro dei principi e obiettivi dell'azione esterna dell'Unione;

C.

considerando che il rispetto, la promozione e la tutela dell'universalità e dell'indivisibilità dei diritti umani sono le pietre miliari della politica estera e di sicurezza dell'UE; che l'universalità dei diritti umani è messa seriamente in discussione da vari regimi autoritari, in particolare nei consessi multilaterali;

D.

considerando che oltre la metà della popolazione mondiale vive ancora in regimi non democratici e che negli ultimi anni la libertà a livello mondiale ha subito un declino costante;

E.

considerando che per definire un regime democratico non è sufficiente l'organizzazione di elezioni, ma sono altresì necessari il rispetto dello Stato di diritto, della libertà di parola e dei diritti umani, un sistema giudiziario indipendente e un'amministrazione imparziale;

F.

considerando che la credibilità dell'Unione nelle sue relazioni esterne e sulla scena internazionale sarà rafforzata grazie a una maggiore coerenza tra le sue politiche interne ed esterne in materia di democrazia e diritti umani;

G.

considerando che il nuovo Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) ha affermato che i diritti umani costituiranno una delle sue priorità assolute e che intende utilizzarli come mezzo di orientamento in tutte le relazioni con i paesi terzi; che ha altresì ribadito l'impegno dell'UE a promuovere i diritti umani in tutti gli ambiti delle relazioni esterne «senza alcuna eccezione»; che l'adozione del nuovo piano d'azione dell'UE sui diritti umani e la democrazia e il rinnovo del mandato del rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani saranno inclusi nel programma dell'UE all'inizio del 2015;

H.

considerando che il 23 giugno 2014 il Consiglio ha adottato la relazione annuale dell'Unione europea sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013, che riguarda il primo anno completo di attuazione del quadro strategico e del piano d'azione sui diritti umani e la democrazia dell'UE; che il 2013 è stato altresì il primo anno completo del nuovo mandato del rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani; che il titolare di tale carica dovrebbe assistere l'Unione nel coordinare le sue attività per renderne più chiara e visibile l'opera di promozione del rispetto dei diritti umani nel mondo, e in particolare dei diritti delle donne;

I.

considerando che la relazione annuale dell'UE sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013 e gli eventi successivi al periodo cui fa riferimento ricordano duramente i gravi costi in termini umani causati dal mancato rispetto dei diritti dell'uomo; che il mancato rispetto dei diritti umani nei paesi terzi comporta conseguenze nefaste per l'UE, quando la violazione dei diritti umani e la mancanza di partecipazione democratica legittima sono causa di instabilità, fallimento degli Stati, crisi umanitarie e conflitti armati, fenomeni ai quali l'UE è tenuta a far fronte;

J.

considerando che l'impegno dell'UE a favore di un multilateralismo efficace incentrato sulle Nazioni Unite è parte integrante della politica esterna dell'Unione ed è fondato sulla convinzione che un sistema multilaterale basato su norme e valori universali sia lo strumento più adatto per affrontare le crisi, le sfide e le minacce globali;

K.

considerando che l'UE e i suoi Stati membri sono fedeli alleati della Corte penale internazionale (CPI) sin dalla sua istituzione, offrendole sostegno finanziario, politico, diplomatico e logistico, nonché promuovendo l'universalità dello Statuto di Roma e difendendone l'integrità, al fine di potenziare l'indipendenza della Corte;

L.

considerando che nella sua risoluzione del 17 luglio 2014 il Parlamento ha ribadito il suo pieno sostegno all'adozione degli emendamenti di Kampala allo Statuto di Roma della CPI, compreso l'emendamento relativo al crimine di aggressione, e ha invitato l'Unione e gli Stati membri a ratificare e a recepire tali emendamenti nella legislazione nazionale; che l'emendamento relativo al crimine di aggressione aiuterà a rafforzare lo Stato di diritto, la pace e la sicurezza a livello internazionale, scoraggiando l'uso illecito della forza e contribuendo pertanto in modo proattivo alla prevenzione di questa forma di crimine nonché al consolidamento di una pace duratura;

M.

considerando che la 59a sessione della commissione delle Nazioni Unite sullo stato delle donne, che si terrà a New York dal 9 al 20 marzo 2015, sarà incentrata sul seguito da dare alla dichiarazione e alla piattaforma d'azione di Pechino, comprese le attuali questioni che ostacolano la sua attuazione e, di conseguenza, il conseguimento dell'uguaglianza di genere e dell'emancipazione femminile, come pure sulle opportunità per conseguire la parità di genere e l'emancipazione femminile nell'ambito degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) post 2015;

N.

considerando che l'istruzione primaria gratuita per tutti i bambini è un diritto fondamentale previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia del 1989; che l'istruzione dei minori e degli adulti aiuta a ridurre la povertà e la mortalità infantile e a promuovere le buone pratiche ambientali; che l'accesso all'istruzione per tutti è legato intrinsecamente all'OSM dell'uguaglianza di genere, in particolare in termini di completamento del ciclo primario; che tale obiettivo è lungi dall'essere raggiunto;

O.

considerando che in situazioni di conflitto armato le donne e i minori, anche tra rifugiati, richiedenti asilo e apolidi, sono tra i gruppi sociali più vulnerabili e che nel contesto delle crisi umanitarie aumentano considerevolmente i rischi per le adolescenti sfollate;

P.

considerando che tutti i tipi di violenza e discriminazione nei confronti delle donne, tra cui l'abuso sessuale, la mutilazione genitale femminile, i matrimoni forzati, i cosiddetti delitti d'onore, lo sfruttamento sessuale a fini di lucro e la violenza domestica, non dovrebbero mai essere giustificati da nessun punto di vista, sia esso politico, sociale, religioso, culturale o sulla base di tradizioni popolari o tribali;

Q.

considerando che vi è un chiaro legame tra la corruzione e le violazioni dei diritti umani; che la corruzione nei settori pubblico e privato pone in essere e aggrava disuguaglianze e discriminazioni e, di conseguenza, impedisce l'equa fruizione dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali; che è dimostrato che gli atti di corruzione sono spesso legati a violazioni dei diritti umani, abusi di potere e mancata assunzione di responsabilità;

R.

considerando che i diritti dei lavoratori e i diritti sindacali sono oggetto di gravi attacchi in tutto il mondo, al contempo le modalità con cui le imprese operano hanno un profondo impatto sui diritti dei lavoratori, delle comunità e dei consumatori all'interno e al di fuori dell'Europa; che il diritto internazionale in materia di diritti umani impone agli Stati l'obbligo di tutelare i diritti umani, di assicurare che le imprese attive nella loro giurisdizione non violino tali diritti e di garantire che le vittime abbiano accesso a efficaci forme di ricorso;

S.

considerando che la comunità imprenditoriale può svolgere un ruolo importante nella promozione dei diritti umani e che tali sforzi sono auspicabili e dovrebbero essere sostenuti dalle istituzioni pubbliche in tutto il mondo; che la promozione dei diritti umani dovrebbe essere considerata una piattaforma di cooperazione tra il settore pubblico e quello privato;

T.

considerando che il sistema di preferenze generalizzate plus (SPG+) accordato ai paesi terzi impone una clausola di rispetto delle convenzioni internazionali relative ai diritti umani e ai diritti del lavoro;

U.

considerando che l'articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (UDHR) stabilisce che uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione, e hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento, e che il matrimonio deve essere contratto solo con il libero e pieno consenso dei futuri sposi;

V.

considerando che l'articolo 14 della UDHR riconosce il diritto di ogni individuo di cercare asilo dalle persecuzioni in altri paesi; che la Convenzione delle Nazioni Unite sullo status dei rifugiati afferma chiaramente che tutti i rifugiati hanno diritto a una protezione speciale e che nessuno Stato può espellere un rifugiato o rimandarlo in un territorio dove sarebbe vittima di persecuzioni o dove la sua vita e la sua libertà sarebbero minacciate;

W.

considerando che l'articolo 18 della UDHR riconosce il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; che il numero di incidenti correlati alla libertà di religione o di credo è sensibilmente aumentato, come conseguenza, tra l'altro, del numero crescente di conflitti di carattere religioso;

X.

considerando che l'articolo 25 della UDHR riconosce il diritto di ogni individuo a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, in cui la maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza, comprese le cure mediche; che la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia, il trattato in materia di diritti umani più ampiamente ratificato, celebra il suo 25o anniversario; che la risoluzione 26/28 del CDU chiede che il prossimo forum sociale del CDU sia incentrato sull'accesso ai farmaci nel contesto del diritto di ciascuno di godere del miglior stato di salute fisica e mentale possibile; che l'atto costitutivo dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) prevede che il godimento del miglior stato di salute possibile costituisce un diritto fondamentale di ogni essere umano, senza distinzione di razza, religione, opinioni politiche e condizione economica o sociale;

Y.

considerando che gli effetti dei cambiamenti climatici, come l'aumento delle temperature, l'innalzamento del livello del mare e condizioni meteorologiche più estreme, accresceranno le sfide legate all'instabilità globale e, di conseguenza, la minaccia di gravi violazioni dei diritti umani;

Z.

considerando che l'accesso all'acqua potabile sicura e a strutture igienico-sanitarie è un diritto umano, che deriva dal diritto a un tenore di vita adeguato ed è intrinsecamente legato al diritto di godere del miglior stato di salute fisica e mentale possibile, nonché al diritto alla vita e alla dignità umana; che circa 2,6 miliardi di persone, vale a dire la metà del mondo in via di sviluppo, non hanno accesso neppure a una semplice latrina «migliorata» e che 1,1 miliardi di persone non hanno alcun accesso all'acqua potabile;

AA.

considerando che la presente relazione, anche se elaborata in risposta alla relazione annuale dell'UE sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013 adottata dal Consiglio, rappresenta un'analisi previsionale delle attività dell'Unione in questo settore; che il Parlamento, nelle sue risoluzioni sulle relazioni annuali precedenti e sul riesame della strategia dell'UE in materia di diritti dell'uomo, ha sottolineato la necessità di una riflessione continua sulle sue pratiche relative all'integrazione dei diritti umani nelle sue attività, al seguito da dare alle risoluzioni d'urgenza sulle violazioni della democrazia, dei diritti umani e dello Stato di diritto e al controllo del rispetto delle clausole sulla democrazia e i diritti umani in tutti gli accordi stipulati dall'UE con paesi terzi;

Centralità dei diritti umani nelle politiche esterne dell'Unione

1.

rammenta che il preambolo della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea afferma che l'UE «pone la persona e la dignità umana al centro della sua azione»;

2.

invita tutte le istituzioni dell'Unione e gli Stati membri a porre i diritti umani al centro delle relazioni dell'UE con tutti i paesi terzi, compresi i partner strategici, e in tutte le dichiarazioni e le riunioni ad alto livello; sottolinea l'importanza di un'attuazione efficace, coerente e uniforme della politica dell'Unione in materia di diritti umani, in linea con i chiari obblighi previsti dall'articolo 21 TUE e dal quadro strategico dell'UE sui diritti umani e la democrazia; si congratula con il nuovo VP/AR per aver apertamente espresso il proprio chiaro impegno a favore dell'attuazione di tali principi;

3.

sottolinea l'importanza che gli Stati membri dell'Unione si esprimano con una sola voce a sostegno dell'indivisibilità, dell'inviolabilità e dell'universalità dei diritti umani e, in particolare, della ratifica di tutti gli strumenti internazionali in materia di diritti umani stabiliti dalle Nazioni Unite; invita l'Unione a sostenere l'indivisibilità e l'inviolabilità dei diritti umani, compresi quelli sanciti dal Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, conformemente all'articolo 21 TUE; invita l'Unione a promuovere ulteriormente le norme universali in materia di diritti umani quale base per il proprio impegno con i paesi terzi e le organizzazioni regionali, nell'ambito dei dialoghi politici e relativi ai diritti umani e dei negoziati commerciali;

4.

accoglie con favore la decisione della Commissione di mettere lo Stato di diritto al centro del processo di allargamento; esorta l'UE a monitorare attentamente l'attuazione delle disposizioni a tutela dei diritti delle persone appartenenti a minoranze durante l'intero processo di allargamento;

5.

mette in guardia, tuttavia, sulle conseguenze indesiderate di una continua estensione dell'elenco dei diritti umani e dell'inclusione di questioni controverse di natura ideologica o politica, dato che ciò potrebbe ridurre il sostegno generale all'idea stessa di universalità e indivisibilità dei diritti umani;

6.

osserva che, in aggiunta alle sofferenze umane, l'UE dovrebbe altresì prendere atto di tutte le conseguenze derivanti dal mancato rispetto dei diritti umani laddove la violazione di tali diritti e la mancanza di partecipazione democratica legittima sono causa di instabilità, corruzione, fallimento degli Stati, crisi umanitarie o conflitti armati, fenomeni che rischiano di compromettere gli sforzi profusi dall'Unione nella sua politica di sviluppo e ai quali l'UE o gli Stati membri sono tenuti a far fronte nell'ambito della politica estera e di sicurezza; accoglie favorevolmente, a tale proposito, i recenti sforzi dell'UE finalizzati a includere le violazioni dei diritti umani nel suo quadro di allarme rapido legato alla prevenzione delle crisi; chiede, tuttavia, un'azione preventiva più forte ed esorta il VP/AR, la Commissione e gli Stati membri a elaborare uno strumento di prevenzione delle crisi basato sui diritti umani da aggiungere all'approccio globale dell'UE alle crisi e ai conflitti esterni e da includere nella prossima strategia di sicurezza europea riveduta;

7.

ritiene che l'UE, comprese le sue delegazioni, debba individuare i segnali di preallarme, come la repressione delle minoranze e le violazioni dei diritti umani, che sono indice di potenziali conflitti e catastrofi umanitarie; invita l'UE a mettere a punto le migliori prassi per la promozione e la tutela dei diritti umani nelle situazioni post catastrofe e post conflitto, con particolare attenzione alle persone con disabilità, alle donne e ai minori, nonché ad altri gruppi vulnerabili, mettendo a disposizioni dati e adottando misure pertinenti con riferimento concreto alle persone con disabilità, elaborando piani per la prevenzione delle catastrofi che contemplino le persone con disabilità, formando il personale di servizio interessato e offrendo ricoveri di emergenza e siti per i soccorsi in caso di catastrofe che siano accessibili, nonché con un'attenzione all'integrazione della dimensione dei diritti umani nelle operazioni di soccorso, ripresa e ricostruzione, rispettando i principi umanitari di umanità, imparzialità, neutralità e indipendenza e l'approccio all'assistenza umanitaria basato sui bisogni;

8.

incoraggia l'Unione a garantire che vi sia una sinergia tra le opportunità di sostegno offerte dallo strumento di stabilità, dallo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR) e dal Fondo europeo per la democrazia;

9.

esprime profonda preoccupazione per l'aumento di gravi violazioni dei diritti umani derivante dal terrorismo in tutto il mondo; rinvia a una relazione del 2014 che indicava un aumento del 62 % dell'attività terroristica dal 2012 al 2013 e un aumento da 15 a 24 dei paesi dove il terrorismo ha provocato più di 50 morti; esorta il VP/AR e il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE), in considerazione dell'aumento dell'attività terroristica, a collaborare più strettamente e in modo più efficiente con i governi per combattere tutte le forme di terrorismo;

10.

sostiene che la negazione del genocidio e di altri crimini contro l'umanità, oltre agli atti di razzismo, xenofobia o odio religioso, costituiscono una chiara violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali e dovrebbero pertanto essere condannati;

11.

invita il VP/AR Federica Mogherini e i ministri degli Esteri dell'UE a iscrivere regolarmente all'ordine del giorno del Consiglio «Affari esteri» la discussione sugli sforzi compiuti dall'Unione per ottenere il rilascio di difensori dei diritti umani, giornalisti, attivisti politici e altri che esercitano i loro diritti in modo pacifico;

La relazione annuale dell'Unione europea sui diritti umani e la democrazia nel mondo quale strumento di segnalazione per la politica dell'Unione europea in materia di diritti umani e di democrazia

12.

accoglie con favore l'adozione da parte del Consiglio della relazione annuale dell'Unione europea sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013; invita il VP/AR ad assumere per il futuro l'impegno di partecipare a due discussioni annuali dedicate alla politica di promozione dei diritti umani e della democrazia dell'UE durante le sedute plenarie del Parlamento, di presentare la relazione dell'UE e di rispondere alla relazione del Parlamento;

13.

considera deplorevole il fatto che la Commissione non abbia dato una risposta scritta alla summenzionata risoluzione del Parlamento sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo 2012 e ritiene che tali risposte scritte siano estremamente importanti ai fini della cooperazione interistituzionale in tale settore e che non possano essere sostituite dalla discussione in Aula, che concede meno tempo alla riflessione e alla risposta sistematica a tutti i punti sollevati dal Parlamento;

14.

elogia il SEAE e la Commissione per i loro resoconti completi e chiari relativi alle azioni intraprese dall'Unione durante il periodo di riferimento; ribadisce tuttavia che le relazioni nazionali, in particolare, dovrebbero prevedere un quadro generale delle principali tendenze positive e negative e valutare l'efficacia delle azioni dell'UE; osserva che una segnalazione pubblica più accurata, basata in particolare su priorità e indicatori identificati in tali strategie riservate dell'UE in materia di diritti umani incoraggerebbe una maggiore coerenza nell'attuazione della condizionalità in materia di diritti umani o nella valutazione dell'impatto delle politiche dell'Unione su tali diritti;

15.

resta del parere che le istituzioni dell'Unione dovrebbero adoperarsi congiuntamente per migliorare il formato della relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo affinché possa raggiungere un vasto pubblico conservando al contempo la sua completezza in quanto relazione sull'attuazione del quadro strategico e del piano d'azione sui diritti umani e la democrazia; ribadisce la sua disponibilità a prendere parte a una cooperazione attiva e costruttiva tra le istituzioni dell'UE nell'ambito della preparazione delle relazioni future; ribadisce la sua richiesta relativa all'inclusione nella relazione annuale di una sezione sull'attuazione del piano d'azione da parte degli Stati membri;

Attuazione del quadro strategico e del piano d'azione dell'UE

16.

ribadisce la sua valutazione positiva del quadro strategico e del piano d'azione dell'UE sui diritti umani e la democrazia, adottato dal Consiglio nel 2012, quale tappa fondamentale per aprire nuove prospettive nell'elaborazione delle politiche e riconfermare l'impegno dell'Unione rispetto all'obbligo previsto dal trattato di integrare i diritti umani in tutte le politiche esterne dell'UE «senza alcuna eccezione»;

17.

ricorda che i diritti umani sono diventati una componente essenziale dell'azione esterna dell'Unione nonché un aspetto concreto dell'identità di quest'ultima nelle sue relazioni bilaterali, multilaterali e istituzionali;

18.

apprezza gli sforzi compiuti dal SEAE e dalla Commissione per riferire al Parlamento europeo sull'attuazione del primo piano d'azione dell'UE sui diritti umani e la democrazia; invita il VP/AR e il SEAE ad associare gli Stati membri, la Commissione, il Parlamento, la società civile e le organizzazioni regionali e internazionali all'analisi e alle consultazioni finalizzate all'adozione di un nuovo piano d'azione che entri in vigore all'inizio del 2015; accoglie favorevolmente le discussioni volte a meglio definire le priorità degli obiettivi nel nuovo piano d'azione e a migliorare la leggibilità, l'efficacia e la coerenza di questo strumento della politica esterna dell'UE; avverte tuttavia che non sarebbe opportuno ridurre l'ambito del piano d'azione o abbassare il livello di ambizione per quanto riguarda l'integrazione sistematica dei diritti umani in tutti i settori di politica dell'UE;

19.

incoraggia tutte le parti coinvolte nell'azione esterna dell'UE ad assumere la titolarità della politica esterna dell'Unione relativamente ai diritti umani e dei diversi strumenti ad essa associati, nonché a garantire che si tenga conto di tali diritti in maniera trasversale, fra l'altro organizzando regolari attività formative sul tema destinate ai funzionari interessati;

20.

esprime particolare preoccupazione quanto all'attuazione dell'impegno assunto nell'ambito del quadro strategico di «porre i diritti umani al centro delle relazioni dell'UE con i paesi terzi, ivi compresi i partner strategici»; sollecita pertanto una particolare attenzione da parte del VP/AR e del SEAE affinché tale impegno sia rispettato e sia garantita l'integrazione sistematica dei diritti umani e della democrazia nelle relazioni dell'UE con i partner strategici, in contesti centrali quali le riunioni al vertice e le conclusioni del Consiglio; raccomanda inoltre all'UE, in caso di gravi violazioni dei diritti umani da parte di un paese partner con cui è stato siglato un accordo, di adottare misure più efficaci ai fini dell'applicazione delle sanzioni del caso, quali sancite dalle clausole in materia di diritti umani dell'accordo, compresa una possibile sospensione (temporanea) dello stesso;

21.

invita il VP/AR, in coordinamento con tutti gli altri Commissari, a elaborare un programma che integri sistematicamente i diritti umani in varie attività dell'UE, in particolare nei settori dello sviluppo, della migrazione, dell'ambiente, dell'occupazione, della protezione dei dati in Internet, del commercio, degli investimenti, della tecnologia e degli affari;

22.

si compiace che il VP/AR abbia dichiarato pubblicamente la necessità di rivedere la strategia dell'UE nei confronti di tutti i suoi partner strategici, comprese la Cina e la Russia, e lo invita a considerare prioritari i diritti umani in detti paesi nel corso del suo mandato, chiarendo che le gravi violazioni di tali diritti rappresentano una minaccia per le relazioni bilaterali tra l'UE e i suoi partner strategici;

Mandato del rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani

23.

riconosce l'importanza del mandato conferito al primo rappresentante speciale dell'Unione europea (RSUE) per i diritti umani e si congratula con l'attuale titolare del mandato per il lavoro svolto finora; incoraggia il RSUE a continuare ad accrescere la visibilità dell'Unione e l'impegno che ha contratto con le pertinenti organizzazioni multilaterali e i meccanismi regionali attivi nel settore dei diritti umani (le Nazioni Unite, il Consiglio d'Europa, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, l'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico, l'Unione africana e l'Organizzazione per la Cooperazione Islamica), a promuovere le priorità tematiche chiave dell'Unione espresse negli orientamenti dell'UE in materia di diritti umani, ad adoperarsi per l'emancipazione della società civile nel mondo, a contribuire all'integrazione, alla coerenza, all'uniformità e all'efficacia della politica dell'Unione in materia di diritti umani, e a trovare il giusto equilibrio tra diplomazia silenziosa e pubblica; riconosce la necessità di conferire maggiore visibilità al ruolo del RSUE per i diritti umani, il quale, supportato dai vari servizi interni alle istituzioni dell'UE ai fini di un buon coordinamento, deve disporre del potere d'iniziativa e poter prendere la parola pubblicamente;

24.

invita il Consiglio ad adottare, come principio generale, la prassi che consiste nell'includere in modo sistematico la cooperazione con il RSUE per i diritti umani nel mandato dei futuri rappresentanti speciali geografici;

25.

chiede che la carica di RSUE per i diritti umani sia mantenuta in vista di una sua trasformazione in una funzione permanente, dotata dei mezzi adeguati per svolgere pienamente i suoi compiti, tra cui l'impiego della diplomazia pubblica;

Coerenza interna/esterna della politica dell'UE in materia di diritti umani e democrazia

26.

sottolinea che la politica dell'UE in materia di diritti umani deve essere coerente nel rispettare gli obblighi derivanti dal trattato, garantire la coerenza tra le azioni interne ed esterne, ed evitare la disparità di criteri; chiede pertanto l'adozione delle conclusioni del Consiglio «Affari esteri» sui diritti umani con riferimento ai partner strategici; chiede inoltre, in tale contesto, che siano fissate soglie minime comuni oltre le quali gli Stati membri e i funzionari dell'UE sono tenuti a segnalare alle controparti dei partner strategici le loro preoccupazioni in materia di diritti umani, tenendo presenti nel contempo le circostanze legate alla situazione di ciascun paese;

27.

sottolinea che la coerenza dell'azione dell'Unione nei confronti dei paesi terzi è condizione essenziale per la sua credibilità e quindi per la sua efficacia, e che le divergenze e le incongruenze rendono tale azione meno valida e fanno sì che le opinioni dell'UE sui diritti umani rimangano inascoltate; ricorda che, nonostante le numerose difficoltà incontrate, la coerenza resta un obiettivo prioritario della politica esterna che deve essere al centro del mandato di tutti gli attori di tale politica;

28.

reputa essenziale, d'altro canto, che i requisiti in materia di diritti umani fissati dall'Unione e applicabili nel quadro delle sue relazioni con i paesi terzi si applichino anche agli Stati membri; ricorda, a tale proposito, che il Parlamento europeo approva una relazione annuale sulla situazione dei diritti fondamentali nell'Unione europea, elaborata dalla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni;

29.

invita il SEAE a rafforzare la gestione, il controllo e la responsabilità dei fondi dell'UE per la difesa dei diritti umani;

30.

sottolinea le notevoli sfide poste dall'annessione della Crimea da parte della Russia e dalla prosecuzione del coinvolgimento militare nell'Ucraina orientale; sottolinea altresì che questa politica di aggressione non fa che confermare la deriva della Russia verso un regime autoritario, accompagnata da un peggioramento della situazione dei diritti umani all'interno del paese; fa osservare che la Russia rappresenta ora una «sfida strategica» per l'UE e che non rispetta più i criteri del partenariato strategico;

31.

invita l'UE ad affrontare in modo efficace le sfide interne in materia di diritti umani, ad esempio la situazione dei rom, il trattamento dei profughi e dei migranti, la discriminazione delle persone LGBTI, le condizioni di detenzione e la libertà dei mezzi di comunicazione negli Stati membri, così da mantenere credibilità e coerenza nella politica esterna in materia di diritti umani; ritiene deplorevole che la minoranza rom continui a essere oggetto di discriminazione, razzismo ed esclusione sociale sia nell'Unione europea che nei paesi dei Balcani occidentali candidati all'adesione o in Turchia; osserva a tale proposito che il rispetto dei diritti delle minoranze è tra le sfide chiave individuate nella strategia di allargamento della Commissione per il 2014-2015;

Strumenti di politica dell'UE in materia di diritti umani

Strategie nazionali in materia di diritti umani e ruolo delle delegazioni UE

32.

si compiace con il SEAE per il positivo completamento del primo ciclo di strategie nazionali in materia di diritti umani, che sono state fortemente incentrate sulla titolarità a livello delle delegazioni UE; si rammarica tuttavia che continui a sussistere una mancanza di trasparenza per quanto riguarda il contenuto delle strategie nazionali, e in particolare che non vi sia un'informazione adeguata del Parlamento europeo; chiede ancora una volta che siano divulgate quanto meno le principali priorità di ciascuna strategia nazionale e che il Parlamento abbia accesso alle strategie, in un contesto appropriato, così da consentire un livello adeguato di controllo; esorta il SEAE ad adottare indicatori che servano a valutarne l'efficacia e a trattare più esplicitamente le sezioni nazionali della relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo come relazioni di attuazione sulle strategie nazionali; rammenta l'impegno dell'UE a garantire che le strategie nazionali in materia di diritti umani siano prese in considerazione a tutti i livelli del processo di adozione delle politiche con i paesi terzi, compresi i dialoghi politici e sui diritti umani;

33.

sottolinea la necessità per le delegazioni UE di elaborare una relazione annuale sulle loro attività nel settore dei diritti umani;

34.

accoglie positivamente la rete, quasi completata, dei punti di contatto sui diritti umani e degli ufficiali di collegamento per i difensori dei diritti umani presso le delegazioni UE; invita il VP/AR e il SEAE a elaborare chiari orientamenti operativi riguardo al loro ruolo in seno alle delegazioni, così da consentire loro di realizzare appieno il proprio potenziale, creare norme credibili ed evitare incoerenze tra le delegazioni UE;

35.

incoraggia ad approfondire la cooperazione tra le reti diplomatiche degli Stati membri e le delegazioni UE nel mondo, al fine di contribuire alle riflessioni dei gruppi di lavoro sui diritti umani nei paesi terzi;

36.

invita il SEAE a garantire che i casi dei difensori dei diritti umani incarcerati siano trattati in tutte le riunioni di alto livello tra l'UE e i paesi terzi, comprese quelle del Consiglio di cooperazione/Consiglio di associazione; insiste affinché tutte le strategie nazionali in materia di diritti umani UE-paesi terzi includano una sezione sui difensori dei diritti incarcerati;

37.

rammenta l'impegno a integrare i diritti umani in tutte le valutazioni d'impatto dell'UE; insiste sull'importanza di tale impegno al fine di garantire che l'UE rispetti, tuteli e realizzi i diritti umani, e che le sue politiche e attività esterne siano pensate e attuate in modo tale da consolidare i diritti umani al di fuori dei suoi confini; invita l'UE, attraverso una migliore consultazione e un migliore coordinamento con la società civile e le proprie istituzioni, a migliorare la qualità e la sistematicità delle sue valutazioni d'impatto sui diritti umani;

Dialoghi e consultazioni in materia di diritti umani

38.

ribadisce il proprio sostegno a favore di dialoghi specifici in materia di diritti umani quali strumenti della politica dell'UE in tale settore, a condizione che non costituiscano un fine in sé, ma che siano un mezzo per garantire impegni e risultati specifici della controparte; riconosce l'importanza di avviare un dialogo specificamente dedicato ai diritti umani, in particolare con paesi che presentano seri problemi sotto tale profilo; sottolinea tuttavia la necessità che l'UE tragga chiare conclusioni politiche quando il dialogo in materia di diritti umani non porta a risultati positivi a causa della mancanza di disponibilità della controparte a impegnarsi in buona fede o della mancanza di un reale impegno di riforma, e che ponga l'accento sulla diplomazia pubblica per evitare di compromettere la credibilità della politica dell'Unione in materia di diritti umani presso l'opinione pubblica; sconsiglia inoltre di dissociare le discussioni sui diritti umani dai dialoghi politici di alto livello; insiste affinché i singoli casi di difensori dei diritti umani a rischio di incarcerazione o già detenuti, oppure di prigionieri politici, siano effettivamente trattati dall'UE in modo responsabile e trasparente; chiede, in caso di gravi violazioni dei diritti umani, che la questione sia posta al centro del dialogo politico a tutti i livelli;

39.

esorta il SEAE a mettere a punto un meccanismo globale di revisione per contribuire a valutare i dialoghi alla luce del mancato raggiungimento di risultati significativi e tangibili; sollecita l'UE a rafforzare i propri parametri di riferimento per contribuire a misurare la riuscita dei dialoghi e a renderli più efficaci, cosa che contribuirebbe ad avvicinare i paesi con gravi problemi nel settore dei diritti umani agli standard adottati al riguardo a livello internazionale; sollecita altresì l'UE, alla luce, ad esempio, del mancato raggiungimento di risultati significativi e tangibili nel quadro del dialogo UE-Cina sui diritti umani, nonché dei recenti sviluppi a Hong Kong, a ripensare la propria strategia in materia di diritti umani e ad adottare un approccio più coerente, unificato e strategico in materia;

40.

deplora che, a causa della varietà di strutture, formati, periodicità e metodi impiegati, nonché del carattere riservato di questi scambi, non esista un reale meccanismo di controllo e di analisi di tali dialoghi, e che manchino gli indicatori di avanzamento; raccomanda che si chiariscano gli obiettivi di ciascun dialogo e che se ne valutino i risultati in consultazione con il Parlamento europeo;

41.

esorta il SEAE a continuare ad attivarsi con tutti i paesi con cui intrattiene attualmente dialoghi sui diritti umani richiedendo impegni concreti alle rispettive autorità e dando regolarmente un seguito alle richieste da esse sollevate durante le consultazioni;

Orientamenti dell'UE in materia di diritti umani

42.

accoglie positivamente l'adozione da parte del Consiglio degli orientamenti dell'UE per la promozione e la tutela dell'esercizio di tutti i diritti umani da parte di lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali, e degli orientamenti dell'UE sulla promozione e la protezione della libertà di religione o di credo, in entrambi i casi durante l'anno di riferimento 2013, nonché degli orientamenti dell'UE sulla libertà di espressione online e offline, nel 2014;

43.

ribadisce che l'adozione di orientamenti non deve introdurre una selettività nel sistema dei diritti umani, giacché i principi di universalità e indivisibilità devono rimanere centrali; invita la Commissione a definire, congiuntamente al Parlamento europeo e a rappresentanti della società civile, i criteri per la selezione delle tematiche che sono oggetto di tali orientamenti, così da chiarire il processo di selezione;

44.

invita la Commissione a completare gli orientamenti, che dovrebbero stabilire obiettivi, criteri, mezzi, calendari e indicatori nonché a includere un riesame regolare, armonizzandone il contenuto e il formato onde migliorarne la leggibilità; ricorda a tale proposito la recente raccomandazione formulata dal Parlamento europeo affinché l'attuazione degli orientamenti in materia di tortura sia efficace e orientata al risultato;

45.

raccomanda una maggiore partecipazione degli attori della società civile all'elaborazione, alla valutazione e alla revisione degli orientamenti;

46.

esorta il SEAE e il Consiglio a intraprendere azioni adeguate per attuare e valutare gli orientamenti dell'UE a livello nazionale; incoraggia il SEAE e gli Stati membri a impegnarsi inoltre nella formazione continua e nella sensibilizzazione del personale del SEAE e delle delegazioni UE, così come dei diplomatici nazionali, al fine di assicurare che gli orientamenti dell'UE in materia di diritti umani abbiano gli effetti desiderati nella definizione delle politiche sul terreno;

Politiche dell'UE a sostegno della democratizzazione e delle elezioni

47.

sottolinea che i regimi democratici sono caratterizzati non solo dall'organizzazione di elezioni, ma anche dal rispetto dello Stato di diritto, dalla libertà di parola, dal rispetto dei diritti umani, da un sistema giudiziario indipendente e da un'amministrazione imparziale; invita la Commissione e il SEAE ad appoggiare i processi democratici avviati nei paesi terzi; sottolinea, a tale proposito, che è importante dare seguito ai resoconti e alle raccomandazioni delle missioni di osservazione elettorale, utilizzandoli come parte dell'impegno dell'UE a sostegno della democrazia con il paese interessato e dando mandato all'osservatore in capo di svolgere un ruolo speciale nel controllo di follow-up dell'attuazione delle raccomandazioni, quale parte coerente dell'approccio globale di sostegno alla democrazia del Parlamento europeo e con il supporto degli organi permanenti dell'Istituzione; rileva il ruolo positivo che possono svolgere le missioni di osservazione elettorale dell'UE al fine di garantire la credibilità di quest'ultima in quanto partner;

48.

invita l'UE a continuare ad adoperarsi per definire le migliori pratiche in questo campo, onde sostenere e consolidare i processi di democratizzazione; incoraggia lo sviluppo di strumenti sia politici che operativi da applicare nei paesi prioritari per integrare nell'approccio dell'UE, in modo coerente, flessibile e credibile, le misure in materia di diritti umani e i provvedimenti a sostegno della democrazia, comprese misure di prevenzione dei conflitti e di mediazione;

49.

sottolinea che la transizione politica e la democratizzazione devono essere combinate con il rispetto dei diritti umani, la promozione della giustizia, la trasparenza, la responsabilità, la riconciliazione, lo Stato di diritto e la creazione di istituzioni democratiche; chiede all'UE di sostenere sistematicamente i parlamenti eletti in modo libero ed equo; sottolinea la necessità di investire nei dialoghi politici tra partiti al governo e partiti all'opposizione;

50.

ricorda che, in seguito alle primavere arabe, l'Unione europea ha ridefinito la propria politica di vicinato nei confronti del sud del Mediterraneo e ha insistito sul ruolo della società civile e sul principio «più progressi, più aiuti» al fine di sviluppare partenariati più solidi con i paesi vicini e accompagnare le loro riforme e transizioni democratiche;

51.

è del parere che l'approccio «più progressi, più aiuti» finalizzato al miglioramento dei risultati dovrebbe guidare le relazioni dell'UE con tutti i paesi terzi, che l'Unione dovrebbe concedere uno status avanzato ai paesi partner solo se vengono soddisfatti chiari requisiti in materia di diritti umani e democrazia, e che non dovrebbe esitare a congelare questo status se detti requisiti non sono più soddisfatti;

52.

chiede un impiego efficace delle nuove tecnologie e del Web mondiale per rendere le informazioni sui diritti umani e la democrazia, nonché sui programmi dell'UE, quanto più possibile accessibili alle persone di tutto il mondo;

53.

accoglie positivamente i lavori finora condotti su paesi pilota da nove delegazioni UE per rafforzare la coerenza del sostegno alla democrazia nelle relazioni esterne dell'Unione, quali varati nelle conclusioni del Consiglio del 2009 e 2010 e poi integrati nel quadro strategico e piano d'azione dell'UE sui diritti umani e la democrazia nel 2012;

54.

chiede alla Commissione e al SEAE di rafforzare il loro coordinamento con il Parlamento europeo per quanto concerne la seconda generazione di paesi pilota, in modo da assicurare che tutte le istituzioni dell'UE partecipino e associno la loro esperienza nell'efficace perseguimento del sostegno alla democrazia nei paesi terzi;

55.

si congratula con il Fondo europeo per la democrazia per il lavoro efficace svolto a livello della promozione della democrazia nei paesi nostri vicini ed è favorevole a una cauta estensione del suo mandato ad altre società che lottano per la democratizzazione; invita gli Stati membri, in uno spirito di solidarietà e impegno, ad alimentare il bilancio del Fondo con finanziamenti sufficienti, al fine di garantire un sostegno il più flessibile ed efficace possibile agli attori locali del cambiamento democratico;

56.

sottolinea l'importanza di rafforzare il ruolo delle donne nella promozione dei diritti umani e delle riforme democratiche, nel sostegno alla prevenzione dei conflitti e nel consolidamento della partecipazione e della rappresentanza politiche; osserva inoltre, a tale riguardo, che le raccomandazioni contenute nelle relazioni delle missioni di osservazione elettorale dell'UE riguardanti una piena ed equa partecipazione delle donne al processo elettorale dovrebbero essere prese in considerazione e portare a iniziative concrete;

57.

rammenta che l'allargamento è stato lo sforzo di democratizzazione più riuscito dell'UE e sottolinea che i negoziati con i Balcani occidentali restano lo strumento principale per aiutare tali paesi a creare società democratiche a pieno titolo;

Il sostegno dell'UE ai difensori dei diritti umani

58.

accoglie positivamente le conclusioni del Consiglio dedicate ai difensori dei diritti umani in occasione del 10o anniversario degli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani; elogia, inoltre, la Commissione per aver fatto un uso più intenso dei finanziamenti dello Strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR) allo scopo di fornire un'assistenza d'urgenza a difensori dei diritti umani in situazioni di immediato pericolo; incoraggia la Commissione a continuare a ricercare nuovi sistemi per sostenere i difensori dei diritti umani; ricorda in questo contesto l'importanza del Fondo europeo per la democrazia quale strumento di promozione e di tutela degli attivisti pro-democrazia, dei blogger e dei giornalisti di tutto il mondo;

59.

deplora il fatto che la persecuzione e l'emarginazione dei difensori dei diritti umani continuino a essere una tendenza diffusa in tutto il mondo, in particolare nei paesi che non accettano l'universalità dei diritti umani;

60.

invita l'UE a prestare un'attenzione particolare alla questione dei difensori dei diritti umani detenuti in tutto il mondo e alla necessità, per l'Unione, di adoperarsi maggiormente sul piano collettivo per garantire il rilascio di tali persone istituendo, tra l'altro, un gruppo di lavoro interno del Parlamento europeo che si tenga aggiornato, grazie a una stretta collaborazione con la società civile, sui casi degli attivisti detenuti in tutto il mondo;

61.

ribadisce il suo invito al SEAE a continuare a proteggere le ONG, i difensori dei diritti umani, gli attivisti della società civile, i giornalisti e gli avvocati potenziando l'efficacia dei dialoghi UE riguardanti i diritti umani e promuovendo le priorità tematiche e gli orientamenti dell'Unione in tale materia; incoraggia in questo contesto l'organizzazione di campagne volte a raggiungere i difensori dei diritti umani anche nelle aree più remote dei paesi terzi, così da contribuire alla realizzazione degli obiettivi di politica dell'Unione;

62.

invita il SEAE e la Commissione a garantire la disponibilità di sovvenzioni dell'UE e di altri programmi non solo per le grandi ONG, ma anche per rafforzare le capacità locali; esorta pertanto a ridurre gli oneri burocratici preservando, nel contempo, la responsabilità nelle procedure di candidatura e in quelle contabili, e incoraggia a tenere conto della crescente pressione che grava sulla società civile a causa di regimi repressivi; chiede un approccio più pragmatico nei confronti delle società in transizione verso la democrazia, per garantire il sostegno delle organizzazioni e delle persone adeguate;

63.

chiede che il SEAE e le delegazioni UE avviino un dialogo politico autentico e pragmatico con i difensori dei diritti umani e le ONG, volto a trovare il modo migliore di sostenere un contesto che sia favorevole alla loro attività; chiede che l'UE potenzi la sua diplomazia attiva nei paesi terzi e rafforzi la posizione dei punti focali per i diritti umani al fine di integrare sistematicamente detti diritti nell'attività politica quotidiana delle pertinenti delegazioni UE, menzionando sistematicamente i nomi dei prigionieri politici, seguendo i processi, visitando le carceri e assicurando il follow-up dei casi in questione; sottolinea la necessità che l'UE utilizzi la diplomazia pubblica per sostenere i difensori dei diritti umani e chieda il rilascio degli attivisti detenuti; insiste affinché i rappresentanti ad alto livello dell'UE, in particolare il VP/AR, il Presidente del Consiglio, i Commissari, i rappresentanti speciali dell'Unione e i funzionari dei governi degli Stati membri, incontrino sistematicamente i difensori dei diritti umani, segnatamente in occasione delle loro missioni in paesi in cui la società civile è sotto pressione;

64.

invita il VP/AR e i ministri degli Esteri dell'Unione europea a tenere una sessione annuale del Consiglio «Affari esteri» dedicata alla discussione degli sforzi compiuti dall'UE per ottenere il rilascio di difensori dei diritti umani, giornalisti, attivisti politici e altre persone che esercitano i propri diritti in modo pacifico, prestando particolare attenzione ai casi sollevati nelle risoluzioni del Parlamento europeo riguardanti i dibattiti su casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto;

Il sostegno dell'UE ai diritti umani universali e alle organizzazioni multilaterali per i diritti umani

65.

ricorda l'impegno del Parlamento e della sua sottocommissione per i diritti dell'uomo a sostenere un solido sistema multilaterale per i diritti umani sotto l'egida delle Nazioni Unite, compresi il Terzo Comitato dell'Assemblea generale, il Consiglio per i diritti umani, l'Ufficio dell'Alto commissario per i diritti umani, e le attività correlate delle agenzie specializzate dell'ONU, quali l'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), nonché le procedure speciali dell'ONU;

66.

rammenta l'importanza delle decisioni pronunciate dalla Corte europea dei diritti umani e della loro attuazione da parte dei paesi interessati, in merito al rispetto e al consolidamento dei diritti umani quali valori e principi basilari;

67.

ricorda la sua posizione inequivoca, che ufficializza la sua partecipazione alle sessioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, come espresso nella sua risoluzione del 7 febbraio 2013 sulle priorità dell'UE all'UNHRC; reputa indispensabile mantenere la prassi di inviare una delegazione del Parlamento europeo alle pertinenti sedute del Consiglio per i diritti umani e dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e deplora che nel 2014 tale prassi sia stata interrotta;

68.

ribadisce l'importanza che l'UE partecipi attivamente a tutti i meccanismi per i diritti umani dell'ONU, in particolare al Terzo Comitato dell'Assemblea generale e al Consiglio per i diritti umani; incoraggia gli Stati membri dell'UE ad agire in tal senso, co-patrocinando risoluzioni e facendosene promotori, partecipando attivamente a dibattiti e a dialoghi interattivi e rilasciando dichiarazioni; appoggia vigorosamente la crescente prassi dell'UE di attuare iniziative transregionali;

69.

sottolinea ancora una volta l'importanza di un coordinamento e di una cooperazione efficaci tra il SEAE, la Commissione, il Parlamento e gli Stati membri in materia di diritti umani; incoraggia il SEAE, in particolare tramite le delegazioni dell'Unione di New York e Ginevra, a rafforzare la propria coerenza sulla base di consultazioni tempestive e concrete, al fine di presentare la posizione dell'UE «con una sola voce»;

70.

ricorda l'importanza dell'azione dell'UE in seno all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) nel momento in cui quest'ultima si appresta a stilare il bilancio dei suoi 40 anni di esistenza; incoraggia il rafforzamento dei legami tra l'UE, l'OSCE e il Consiglio d'Europa;

71.

rammenta altresì l'importanza del lavoro svolto dal Consiglio d'Europa in materia e la necessità per l'UE di aderire rapidamente alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo come previsto dai trattati;

72.

ribadisce l'importanza di integrare i lavori svolti a New York e Ginevra nel contesto dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, del Terzo Comitato e del Consiglio per i diritti umani nelle pertinenti attività interne ed esterne dell'UE, al fine di assicurarne la coerenza;

La politica dell'UE in materia di giustizia penale internazionale e Corte penale internazionale

73.

ribadisce il suo pieno sostegno alle attività della Corte penale internazionale (CPI) volte a porre fine all'impunità degli autori dei crimini più gravi, che sono motivo di preoccupazione per la comunità internazionale, e a offrire giustizia alle vittime dei crimini di guerra, dei crimini contro l'umanità e del genocidio; permane vigilante riguardo a ogni tentativo di minare la legittimità o l'indipendenza della Corte; ricorda il ruolo fondamentale della Corte nel duplice processo di giustizia e riconciliazione; esorta l'UE e i suoi Stati membri a collaborare con la Corte e a offrirle un forte sostegno diplomatico e politico nelle relazioni bilaterali e in tutti i consessi, comprese le Nazioni Unite; esprime preoccupazione per il fatto che diversi mandati d'arresto non siano ancora stati eseguiti; invita l'UE, i suoi Stati membri e i rappresentanti speciali dell'UE a promuovere attivamente la CPI, l'esecuzione delle sue decisioni e la lotta contro l'impunità per i reati contemplati dallo Statuto di Roma; considera il crescente numero degli Stati aderenti come uno sviluppo importante per rafforzare l'universalità della Corte; accoglie favorevolmente la ratifica dello Statuto di Roma da parte della Costa d'Avorio a febbraio 2013, ma deplora che nessuno Stato abbia ratificato lo Statuto nel 2014; incoraggia l'UE e i suoi Stati membri a intensificare gli sforzi per promuovere la ratifica e l'attuazione dello Statuto di Roma, al fine di ampliare l'accesso alla giustizia per le vittime di gravi crimini ai sensi del diritto internazionale; invita gli Stati membri dell'UE, in quanto Stati parte dello Statuto di Roma della CPI, a fornire a quest'ultima le risorse necessarie affinché possa esercitare il proprio mandato in modo equo ed efficace; incoraggia l'UE a continuare a fornire assistenza alla giustizia penale internazionale e alla CPI, anche sostenendo gli attori della società civile attraverso lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR);

74.

reitera il suo invito alla creazione di un rappresentante speciale dell'Unione europea per la giustizia internazionale e il diritto umanitario internazionale, onde conferire a tali temi l'importanza e la visibilità che meritano, far avanzare efficacemente l'agenda dell'UE e integrare la lotta contro l'impunità in tutte le azioni esterne dell'UE;

75.

deplora il fatto che lo Statuto di Roma della CPI non sia ancora stato incluso nell'elenco del nuovo regolamento SPG relativo alle convenzioni necessarie per ottenere lo status SPG+; osserva che un certo numero di candidati allo status SPG+ (ad esempio, l'Armenia e il Pakistan) non sono parti dello statuto o non lo hanno ratificato; ribadisce la sua raccomandazione di inserire lo Statuto di Roma in un futuro elenco delle convenzioni;

76.

ribadisce il suo invito all'UE di adottare una posizione comune in merito al reato di aggressione e agli emendamenti di Kampala e invita gli Stati membri ad allineare rapidamente le loro legislazioni nazionali con le definizioni contenute negli emendamenti di Kampala e con gli altri obblighi derivanti dallo Statuto di Roma, al fine di consentire indagini nazionali e la prosecuzione da parte di Stati membri nonché di rafforzare la cooperazione con la Corte;

77.

chiede a tutti gli Stati membri, in vista del 100o anniversario del genocidio armeno, di riconoscerlo e li incoraggia, insieme alle istituzioni europee, a contribuire ulteriormente al riconoscimento del genocidio armeno;

78.

esorta il SEAE a diffondere le buone prassi in materia di diritti, protezione e sostegno delle vittime di reati e violenza nei paesi terzi e a scambiare politiche anticorruzione con i paesi terzi dato che la corruzione è spesso l'anticamera dell'impunità e l'origine dell'ingiustizia nei confronti delle vittime;

L'azione dell'UE contro la pena di morte

79.

ribadisce la propria opposizione univoca alla pena capitale e incoraggia l'UE e i suoi Stati membri a continuare a condurre una politica di alto profilo volta all'abolizione della pena di morte a livello mondiale; esorta il SEAE a rimanere vigilante riguardo agli sviluppi in tutti i paesi e a utilizzare tutti gli strumenti di influenza di cui dispone;

80.

esprime il suo pieno sostegno alla risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, del dicembre 2014, dal titolo: «Moratoria sull'uso della pena di morte» (23);

81.

invita l'UE a continuare ad avvalersi della cooperazione e della diplomazia per perseguire l'abolizione della pena di morte in tutti i consessi possibili a livello mondiale, in linea con gli orientamenti dell'UE sulla pena di morte, e a garantire che il diritto a un giusto processo sia pienamente rispettato per tutte le persone che rischiano l'esecuzione, senza ricorso alla tortura e ad altri maltrattamenti per estorcere confessioni;

82.

esprime la propria preoccupazione alla luce del riportato aumento nel numero di esecuzioni nel mondo dal 2012 al 2013, malgrado il fatto che le esecuzioni siano confinate a una sempre decrescente minoranza di paesi; chiede che l'UE prenda le debite iniziative riguardo al tasso costantemente elevato delle esecuzioni capitali in Cina e in Iran, alla ripresa delle esecuzioni in Indonesia, Kuwait, Nigeria e Vietnam, alle esecuzioni di minori in Iran, Arabia Saudita e Yemen nel 2013, nonché al netto aumento delle esecuzioni riportate in Iraq e Arabia Saudita;

83.

accoglie con favore la ripresa, negli Stati Uniti, del dibattito sull'arbitrarietà e la suscettibilità all'errore della pena capitale, della campagna volta a porre fine al trasporto dall'Europa agli Stati Uniti di sostanze utilizzate per le esecuzioni e dell'abolizione della pena di morte da parte dello stato del Maryland nel 2013; incoraggia il VP/AR, il rappresentante speciale dell'UE e il SEAE ad attivarsi presso il governo federale statunitense e i governi nazionali al fine di accelerare l'eliminazione della pena di morte negli Stati Uniti, per rafforzare la cooperazione transatlantica a livello internazionale e far avanzare in modo credibile i diritti umani, la giustizia internazionale e la democrazia;

84.

incoraggia la Commissione a utilizzare la nuova flessibilità offerta dallo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR) per esplorare nuovi modi di fare campagna per l'abolizione della pena di morte e sostenere azioni volte a prevenire sentenze capitali o esecuzioni;

85.

sottolinea l'importanza che l'UE continui a monitorare le condizioni in cui si svolgono le esecuzioni nei paesi che ancora praticano la pena di morte e a sostenere una riforma giuridica e costituzionale che porti alla piena e totale abolizione;

86.

rammenta la sua ferma convinzione che la pena di morte, in quanto violazione del diritto all'integrità personale e alla dignità umana, sia incompatibile con il divieto di pena crudele, disumana o degradante in virtù del diritto internazionale e invita il SEAE e gli Stati membri a riconoscere formalmente tale incompatibilità e adattare di conseguenza la politica dell'UE sulla pena capitale; sottolinea l'esigenza di interpretare i pertinenti orientamenti sulla pena capitale e sulla tortura come trasversali;

L'azione dell'UE contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti

87.

esorta il VP/AR e il SEAE, alla luce delle continue informazioni sulla diffusione di prassi di tortura e abusi nel mondo, ad intensificare gli sforzi dell'UE nella lotta contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti; ribadisce le sue preoccupazioni che l'azione dell'UE in tale ambito resti largamente insufficiente e sia inferiore agli impegni previsti dagli orientamenti dell'UE sulla tortura; chiede, in particolare, maggiore sostegno dell'UE per la creazione e il rafforzamento di meccanismi nazionali e regionali per la prevenzione della tortura; prende atto della proposta di regolamento della Commissione, del 14 gennaio 2014, recante modifica del regolamento (CE) n. 1236/2005 del Consiglio relativo al commercio di determinate merci che potrebbero essere utilizzate per la pena di morte, per la tortura o per altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti (COM(2014)0001), che risponde alla sua risoluzione del 17 giugno 2010;

88.

rammenta che, ai sensi degli articoli 7 e 8 dello Statuto di Roma della CPI, la tortura commessa sistematicamente o su larga scala può costituire un crimine di guerra o un crimine contro l'umanità; sottolinea che il principio della responsabilità di proteggere conferisce alla comunità internazionale una responsabilità speciale che essa è chiamata a esercitare;

89.

incoraggia il SEAE a rivolgere un'attenzione minuziosa alle conclusioni per paese del Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, del sottocomitato istituito nell'ambito del protocollo facoltativo della Convenzione contro la tortura e del Comitato del Consiglio d'Europa per la prevenzione della tortura, e a trattare queste preoccupazioni in modo sistematico con i paesi interessati e in dichiarazioni pubbliche; invita il SEAE, in particolare le delegazioni dell'UE, e gli Stati membri, in particolare le ambasciate in loco, ad intensificare l'attuazione degli orientamenti dell'UE in materia di tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti; invita l'Unione e gli Stati membri a potenziare il controllo sul commercio dei prodotti che potrebbero essere utilizzati per atti di tortura o trattamenti inumani e degradanti, nonché sull'esportazione delle tecnologie e dei beni a duplice uso;

90.

sottolinea il fatto che i membri dei gruppi vulnerabili, quali le minoranze etniche, linguistiche e religiose, sono molto spesso esposti alla tortura o a maltrattamenti durante la detenzione e, pertanto, richiedono un'attenzione particolare;

91.

condanna le esportazioni da parte di imprese europee di prodotti e armi che potrebbero essere utilizzati a fini di tortura e per altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, ivi compreso nel quadro della repressione di manifestazioni; sostiene, a tale proposito, il processo di revisione del regolamento (CE) n. 1236/2005;

92.

ribadisce l'importanza di meccanismi di controllo efficaci su taluni farmaci che possono essere impiegati per le esecuzioni e per apparecchiature che possono essere utilizzate per la tortura; invita la Commissione a far fronte alle restanti lacune nel regolamento introducendo una clausola onnicomprensiva di uso finale che vieti l'esportazione di qualsiasi farmaco che potrebbe essere impiegato a fini di tortura o di esecuzione;

93.

invita l'Unione e i suoi Stati membri ad adoperarsi per la ratifica da parte di tutti i paesi terzi della Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate del 20 dicembre 2006;

I diritti umani negli accordi commerciali dell'UE e in altri accordi internazionali

94.

invita l'UE ad accertarsi che gli accordi commerciali con i paesi terzi favoriscano il loro sviluppo economico e sociale e garantiscano una buona gestione delle loro risorse naturali, in particolare della terra e dell'acqua; ribadisce la sua richiesta di includere sistematicamente clausole sui diritti umani vincolanti, applicabili e non negoziabili in tutti gli accordi internazionali dell'UE, compresi gli accordi commerciali e di investimento, conclusi e da concludere con paesi terzi; e chiede una migliore consultazione del Parlamento europeo nelle prime fasi del processo di negoziazione degli accordi commerciali e di investimento, il controllo efficace dell'applicazione delle clausole sui diritti umani e che il Parlamento sia tenuto informato sugli aspetti degli accordi attinenti ai diritti umani;

95.

sottolinea che la politica commerciale contribuisce al conseguimento degli obiettivi globali dell'UE e che, a norma dell'articolo 207 del TFUE, la politica commerciale dell'UE dev'essere condotta «nel quadro dei principi e obiettivi dell'azione esterna dell'Unione»; e che, a norma dell'articolo 3 del TUE, l'Unione «contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo, all'eliminazione della povertà e alla tutela dei diritti umani, in particolare dei diritti del minore, e alla rigorosa osservanza e allo sviluppo del diritto internazionale, in particolare al rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite»;

96.

invita la Commissione a tenere conto, in sede di elaborazione della sua futura strategia commerciale, dell'importante ruolo del commercio e degli accordi internazionali nella promozione dei diritti umani sulla scena internazionale;

97.

insiste sulla necessità di proseguire la cooperazione e il dialogo a livello multilaterale in materia di diritti umani fra l'Unione europea e, in particolare, l'Organizzazione mondiale del commercio e le Nazioni Unite, al fine di assicurare un quadro commerciale multilaterale che contribuisca al rispetto dei diritti dell'uomo;

98.

ricorda che l'SPG presuppone il rispetto dei principi delle convenzioni internazionali sui diritti umani e delle norme fondamentali del lavoro da parte dei paesi beneficiari, e prevede un regime speciale di preferenze tariffarie supplementari per promuovere la ratifica e l'effettiva attuazione delle principali convenzioni internazionali sui diritti umani e del lavoro, la tutela ambientale e la buona governance; rammenta che il mancato rispetto di tali condizioni può comportare la sospensione del regime commerciale; ricorda l'importanza di effettuare un controllo regolare e una valutazione dell'attuazione delle convenzioni internazionali da parte dei paesi che beneficiano dell'SPG+;

99.

si compiace dell'entrata in vigore, il 1o gennaio 2014, del sistema SPG riveduto; ricorda che nel sistema di preferenze generalizzate è stato mantenuto l'SPG+ e che il requisito per i paesi che chiedono di beneficiare dell'SPG+ è di impegnarsi a cooperare pienamente e senza riserve con le organizzazioni internazionali per quanto riguarda il rispetto delle convenzioni internazionali relative ai diritti dell'uomo e ai diritti dei lavoratori;

Imprese e diritti umani

100.

deplora la perdurante assenza, a livello mondiale, di un approccio globale alle modalità di rispetto delle norme in materia di diritti umani da parte delle imprese, il che consente a taluni Stati e ad alcune imprese di non tenere conto di tali regole; sottolinea pertanto la necessità di adottare norme sulla responsabilità sociale delle imprese (RSI); sostiene vigorosamente l'attuazione dei principi guida su imprese e diritti umani delle Nazioni Unite; invita, in particolare, la Commissione ad adottare misure efficaci volte a rendere operativo il quadro dell'ONU «Proteggere, rispettare e rimediare», proposto da John Ruggie, rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per le imprese e i diritti umani; ribadisce l'importanza di promuovere i principi della RSI, anche per le imprese che operano fuori dai confini dell'UE, nonché di garantire il rispetto della RSI lungo l'intera catena di approvvigionamento, in particolare per quanto concerne il commercio illegale di legname, il traffico di specie selvatiche e il commercio dei minerali provenienti da zone di conflitto; è convinto che le imprese europee, le loro controllate e i loro fornitori dovrebbero svolgere un ruolo fondamentale nella promozione e nella divulgazione delle norme internazionali relative alle attività economiche e ai diritti umani a livello globale;

101.

chiede che la Commissione e il SEAE incoraggino le delegazioni dell'UE in tutto il mondo ad attivarsi presso le imprese europee al fine di promuovere il rispetto dei diritti umani e per garantire che il tema «imprese e diritti umani» sia iscritto tra i punti chiave negli inviti a presentare proposte a livello locale dello strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR); invita gli Stati membri a controllare che le imprese soggette al diritto nazionale non si sottraggano al rispetto dei diritti umani e delle norme sociali, sanitarie e ambientali cui sono soggette quando si installano o conducono le proprie attività in un paese terzo;

102.

richiama l'attenzione sulla strategia dell'UE per la responsabilità sociale delle imprese per il periodo 2011-2014, che invita gli Stati membri a elaborare piani nazionali per l'applicazione dei principi guida dell'ONU in materia di imprese e diritti umani; ribadisce il proprio invito alla Commissione a riferire regolarmente sull'attuazione dei principi guida su imprese e diritti umani delle Nazioni Unite da parte degli Stati membri, anche nei loro piani d'azione nazionali; deplora l'assenza di progressi da parte della Commissione nel rispondere alla richiesta del Parlamento di proporre una legislazione che imponga alle imprese dell'UE di garantire che le loro transazioni non sostengano i responsabili di conflitti e di gravi violazioni dei diritti umani;

103.

ribadisce che le imprese europee debbono dar prova di debita diligenza onde garantire che le loro operazioni rispettino i diritti umani, ovunque vengano condotte; sottolinea l'importanza di informazioni significative sull'impatto sociale, ambientale e in termini di diritti umani, da parte dei progetti sostenuti dalle istituzioni finanziarie europee; insiste sulla necessità che tali istituzioni garantiscano la conformità delle loro attività con l'articolo 21 del TUE che prevede, tra l'altro, l'obbligo di rispettare i diritti umani;

104.

osserva che le imprese non dovrebbero considerare tale quadro come una sfida, bensì come un'opportunità per creare un nuovo potenziale di attività nelle regioni che necessitano maggiormente di investimenti sostenibili e responsabili, e un mezzo per contribuire al rispetto dei diritti umani nei paesi in via di sviluppo;

105.

invita la Commissione e il Consiglio a garantire che le aziende di proprietà di cittadini di paesi terzi o di Stati terzi stabilite negli Stati membri non sostengano i perpetratori di conflitti o gravi violazioni dei diritti umani, comprese le moderne forme di schiavitù come la tratta degli esseri umani e la loro occupazione in condizioni odiose;

106.

invita la Commissione e il SEAE a prendere iniziative decise per migliorare l'accesso alla giustizia per le vittime di violazioni dei diritti umani connessi a operazioni commerciali al di fuori dell'UE; sottolinea altresì la necessità di introdurre mezzi di ricorso efficaci volti a sanzionare le imprese colpevoli di violazioni dei diritti umani e a prevedere il risarcimento delle vittime di dette violazioni;

107.

invita l'Unione europea a impegnarsi nel dibattito emergente su uno strumento internazionale giuridicamente vincolante riguardante imprese e diritti umani nell'ambito del sistema delle Nazioni Unite;

108.

rammenta le quattro norme fondamentali e universali in materia di lavoro, ancorate agli strumenti dell'Organizzazione internazionale del lavoro, ovvero la libertà di associazione e il diritto alla contrattazione collettiva; l'eliminazione di tutte le forme di lavoro forzato, sfruttamento e schiavitù; l'abolizione del lavoro minorile; e l'eliminazione della discriminazione in materia di occupazione;

109.

ricorda, in particolare, l'assoluta necessità di rispettare la libertà sindacale e di combattere tutte le forme di repressione in questo ambito, compreso l'assassinio di sindacalisti;

110.

osserva con profonda preoccupazione che, stando all'OIL, circa 21 milioni di persone, tra uomini, donne e bambini, sono vittime di una qualche forma di schiavitù; sottolinea la necessità di affrontare i diritti umani in modo olistico e indivisibile, ponendo l'accento sia sui diritti civili e politici, che su quelli economici, sociali, culturali e ambientali, e impegnandosi in modo vincolante in tal senso, poiché senza tali diritti non può esserci sviluppo; sottolinea la necessità di affrontare le cause profonde della povertà; evidenzia l'obbligo di rispettare le norme internazionali del lavoro, in linea con la realizzazione dell'agenda per il lavoro dignitoso dell'OIL; ritiene che le questioni sociali debbano occupare un ruolo più centrale nelle relazioni esterne dell'UE; si rammarica, a tale proposito, che l'UE non disponga di un formula standard per una «clausola sociale», da inserire in tutti gli accordi commerciali esterni; esorta pertanto l'UE ad incorporare un capitolo sullo sviluppo e una clausola sociale che rifletta le norme fondamentali del lavoro dell'OIL in tutti i suoi accordi commerciali esterni;

111.

osserva che il deterioramento della situazione della sicurezza nel mondo e l'aggravarsi della crisi finanziaria dopo il collasso del 2008 sono all'origine di un aumento del lavoro minorile nei paesi più poveri del mondo e potrebbero avere implicazioni sul piano legale e in termini di reputazione per le imprese che importano beni dai paesi in via di sviluppo; esorta l'Alto rappresentante/vicepresidente e il SEAE a continuare a sostenere il programma internazionale per l'eliminazione del lavoro minorile, in particolare nei paesi in via di sviluppo in cui un numero deplorevole di minori è costretto a lavorare per arrotondare il reddito familiare;

L'azione dell'UE per garantire la libertà di espressione dei diritti online e offline e per limitare l'impatto delle tecnologie di sorveglianza sui diritti umani

112.

riconosce che la rapida evoluzione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione ha trasformato il contesto in cui si esercita la libertà di espressione e di accesso alle informazioni in tutto il mondo, generando sia grandi vantaggi, sia serie preoccupazioni; accoglie con favore, in tale contesto, l'adozione da parte del Consiglio, nel maggio 2014, degli orientamenti specifici dell'UE in materia di libertà di espressione online e offline;

113.

ribadisce che la libertà di espressione e la libertà, l'indipendenza e il pluralismo dei mezzi di comunicazione sono elementi essenziali per una democrazia sostenibile, massimizzando il coinvolgimento della società civile e rafforzando i diritti dei cittadini, e risultano pertanto imprescindibili per garantire la trasparenza e la responsabilità nella vita pubblica;

114.

chiede un maggiore sostegno in ambiti quali la promozione della libertà dei mezzi di comunicazione, la protezione dei giornalisti e dei blogger indipendenti, la riduzione del divario digitale e la promozione di un accesso privo di restrizioni all'informazione e alla comunicazione, come pure di un accesso a Internet non soggetto a censure (libertà digitale);

115.

invita l'UE e i suoi Stati membri a rafforzare il controllo e a condannare in modo chiaro e rapido tutte le limitazioni alla libertà di espressione, compreso il ricorso aggressivo alle leggi penali in materia di diffamazione e ad altre leggi restrittive, a criteri restrittivi o a procedure macchinose per l'accesso all'iscrizione in qualità di giornalista o a qualsiasi professione correlata ai mezzi di comunicazione, nonché alla creazione di sedi dei media, e ad adottare iniziative forti per sostenere un migliore accesso alle informazioni di pubblico interesse;

116.

condanna tutte le restrizioni alla comunicazione digitale, compresa la chiusura di siti Web e il blocco di account personali, quando hanno come obiettivi la società civile, gli attivisti per le libertà civili e la libertà dei mezzi di comunicazione;

117.

esprime preoccupazione per la proliferazione e diffusione di tecnologie di controllo, sorveglianza, censura e filtraggio, che costituiscono una crescente minaccia per gli attivisti dei diritti umani e la democrazia nei paesi autocratici e sollevano anche inquietanti interrogativi circa il diritto alla privacy nei paesi democratici, anche quando sono utilizzati con finalità legittime quali la lotta contro il terrorismo, la sicurezza dello Stato o l'applicazione della legge;

118.

riconosce che produttori importanti di tecnologie di intrusione e sorveglianza, che possono essere utilizzate per violazioni dei diritti umani e per attaccare l'infrastruttura digitale europea, si trovano in Europa; invita la Commissione a rivedere il sistema europeo di controllo sulle esportazioni per evitare che tecnologie pericolose cadano nelle mani sbagliate;

119.

loda la Commissione per la pubblicazione, nel giugno 2013, degli orientamenti settoriali per il settore delle TIC (tecnologie dell'informazione e della comunicazione) sull'attuazione dei principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani; resta tuttavia preoccupato dinanzi al commercio di prodotti e servizi volti a negare l'accesso a Internet, a consentire la sorveglianza di massa e il controllo del traffico Internet e delle comunicazioni mobili, a filtrare i risultati delle ricerche o a intercettare conversazioni private; ricorda la comunicazione della Commissione, del 24 aprile 2014, dal titolo «Revisione della politica di controllo delle esportazioni: garantire la sicurezza e la competitività in un mondo che cambia» (COM(2014)0244) che, tra le altre cose, riconosce i problemi legati ai diritti umani incontrati nell'esportazione di taluni tipi di TIC; chiede pertanto alla Commissione di riflettere su come migliorare tale situazione ai fini dell'eventuale adozione di orientamenti aggiornati sul controllo delle esportazioni;

120.

invita la Commissione a continuare a sostenere le iniziative connesse allo sviluppo e alla diffusione di tecnologie per la sicurezza digitale, per conferire un ruolo più incisivo ai difensori dei diritti umani fornendo loro meccanismi sicuri per la raccolta, la cifratura e l'archiviazione al fine di evitare il controllo da parte di governi repressivi;

Il sostegno dell'UE alla società civile e alla libertà di riunione e di associazione

121.

esprime la propria profonda preoccupazione riguardo alla contrazione del margine d'azione legittimo per la società civile in molti paesi del mondo; ritiene che una società civile libera costituisca uno dei fondamenti per la tutela e il sostegno dei diritti umani e dei valori democratici in tutte le società; accoglie con favore, a tale proposito, tutti i programmi dell'UE finalizzati alla formazione di giovani professionisti di paesi terzi e alla semplificazione dei programmi di scambio per gli studenti dei paesi terzi, in quanto promuovono la partecipazione attiva dei giovani al rafforzamento della democrazia e contribuiscono in modo efficace allo sviluppo della società civile;

122.

invita l'Unione e i suoi Stati membri a migliorare il controllo su tutte le restrizioni alla libertà di riunione e di associazione, tra cui il divieto di organizzazioni della società civile, l'uso aggressivo delle leggi penali sulla diffamazione e di altre leggi restrittive, gli obblighi di registrazione e di rendiconto eccessivi, le regole troppo restrittive in materia di finanziamenti esteri e il divieto alle ONG di impegnarsi in attività politiche o di avere contatto con stranieri, e a condannare tali restrizioni tempestivamente e senza ambiguità;

123.

invita l'UE e i suoi Stati membri a sollevare la questione delle violazioni della libertà di riunione e associazione a ogni livello del dialogo politico, anche al livello più elevato, qualora altre forme di dialogo, compreso quello sui diritti umani, non siano riuscite ad apportare un miglioramento concreto sul campo; esorta l'UE e i suoi Stati membri a utilizzare tali dialoghi per sollevare singoli casi preoccupanti, in particolare tutti i casi relativi a persone che sono incarcerate solo per avere esercitato il loro diritto di riunione pacifica e associazione;

124.

incoraggia i rappresentanti delle delegazioni dell'Unione e delle ambasciate degli Stati membri a monitorare i processi dei difensori dei diritti umani e di tutti coloro che sono detenuti esclusivamente per avere esercitato il diritto di riunione pacifica e associazione e, se del caso, a condannare pubblicamente il mancato rispetto del diritto a un processo equo;

125.

invita l'UE a fare del rispetto e della promozione della libertà di riunione e associazione priorità essenziali nel quadro del futuro piano d'azione dell'UE sui diritti umani e la democrazia, e a definire azioni specifiche a tale proposito, dal momento che la libertà di riunione e la libertà di associazione costituiscono elementi fondamentali della democrazia e di una società aperta;

126.

ribadisce che approva il fatto che la maggior parte dei finanziamenti dell'EIDHR siano destinati al sostegno dei difensori dei diritti umani e delle azioni della società civile in tutto il mondo e sostiene lo sviluppo di fondi per la difesa legale al fine di aiutare i giornalisti e gli attivisti perseguitati ad avere accesso a un avvocato e a un processo equo;

127.

sottolinea l'importanza degli istituti nazionali per i diritti umani a livello nazionale ai fini del controllo e della sensibilizzazione in materia di diritti umani, come pure per garantire mezzi di ricorso alle vittime di violazioni; invita l'UE a sviluppare una politica a sostegno degli istituti nazionali per i diritti umani, conformemente ai principi di Parigi, e a renderla prioritaria nell'ambito dell'assistenza esterna, in particolare nel quadro dello strumento europeo di vicinato;

Libertà di pensiero, di coscienza e di religione o di credo

128.

condanna tutte le violenze e discriminazioni fondate sull'ideologia, sulla religione o sulle convinzioni personali, come sancito dall'articolo 10 TFUE; esprime profonda preoccupazione per le continue notizie di violenze e discriminazioni contro minoranze religiose in tutto il mondo, compreso il Medio Oriente; sottolinea che il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza, di religione o di credo è un diritto umano fondamentale, correlato ad altri diritti umani e libertà fondamentali, e comprende il diritto di credere o non credere, il diritto di professare o meno una religione o un credo così come e il diritto di adottare un credo di propria scelta, di cambiarlo, abbandonarlo o tornare a farlo proprio, come sancito dall'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo;

129.

invita l'Unione e i suoi Stati membri a garantire che le minoranze religiose siano rispettate in tutto il mondo, in particolare in Medio Oriente, dove i cristiani, tra cui i cattolici, gli armeni apostolici, i copti e gli yazidi, nonché le minoranze musulmane, sono perseguitati dall'ISIS e da altri gruppi terroristici;

130.

condanna fermamente gli attacchi contro i cristiani in vari paesi del mondo ed esprime solidarietà alle famiglie delle vittime; è profondamente preoccupato per il numero crescente di episodi di repressione, discriminazione, intolleranza e attacchi violenti nei confronti delle comunità cristiane, in particolare in Africa, Asia e Medio Oriente; invita altresì i governi a portare dinanzi alla giustizia tutti i responsabili; è profondamente preoccupato per la situazione attuale dei cristiani in Corea del Nord, Somalia, Siria, Iraq, Afghanistan, Arabia Saudita, Pakistan, Uzbekistan, Yemen, Nigeria e molti altri paesi, dove i cristiani vivono nel timore di essere uccisi, torturati, stuprati e rapiti e vedono le loro chiese danneggiate o distrutte;

131.

esprime profonda preoccupazione per la situazione delle persone appartenenti alla minoranza dei musulmani rohingya in Myanmar/Birmania, a cui viene negata la cittadinanza del Myanmar/Birmania e che subiscono sistematicamente violazioni dei diritti umani e persecuzioni; ricorda la sua risoluzione del 13 giugno 2013 sulla situazione dei musulmani rohingya (24);

132.

accoglie favorevolmente l'adozione, durante l'anno di riferimento 2013, degli orientamenti dell'UE sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo e invita le istituzioni dell'Unione e gli Stati membri a rivolgere particolare attenzione all'attuazione di tali orientamenti sia nei fori internazionali e regionali che nell'ambito delle relazioni bilaterali con i paesi terzi, concentrandosi in particolare sulla situazione vulnerabile degli apostati; loda il nuovo VP/AR per avere affermato che la libertà di religione o di credo costituisce una delle priorità nell'ambito dei diritti umani; incoraggia il VP/AR e il SEAE a impegnarsi in un dialogo permanente con le ONG, i gruppi religiosi o di credo e i leader religiosi;

133.

accoglie con favore l'impegno dell'Unione europea a promuovere il diritto alla libertà di religione o di credo nell'ambito dei consessi internazionali e regionali, tra cui le Nazioni Unite, l'OSCE, il Consiglio d'Europa e altri meccanismi regionali; esorta l'UE a continuare a presentare la sua risoluzione annuale sulla libertà di religione o di credo in seno all'Assemblea generale delle Nazioni Unite e a sostenere il mandato del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione o di credo;

Diritti delle donne e delle ragazze

134.

accoglie con favore il sostegno dell'UE alle risoluzioni delle Nazioni Unite sulle questioni di genere, in particolare sull'eliminazione della violenza contro le donne e le ragazze, sulla discriminazione nei confronti delle donne e sul ruolo della libertà di espressione e di opinione nell'emancipazione femminile, come pure alle dichiarazioni delle Nazioni Unite sul matrimonio forzato e precoce e sulle mutilazioni genitali femminili;

135.

invita l'UE a partecipare attivamente alla 59a sessione della Commissione sulla condizione delle donne e a continuare a lottare contro ogni tentativo di minare la Piattaforma d'azione di Pechino delle Nazioni Unite in relazione, tra l'altro, all'accesso all'istruzione e alla salute quali diritti umani fondamentali e ai diritti sessuali e riproduttivi;

136.

deplora il fatto che i corpi delle donne e delle ragazze, in particolare riguardo alla loro salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, rimangano a tutt'oggi un campo di battaglia ideologico e invita l'UE e i suoi Stati membri a riconoscere i diritti inalienabili delle donne e delle ragazze all'integrità fisica e all'autonomia decisionale per quanto concerne, tra l'altro, il diritto di accedere alla pianificazione familiare volontaria e all'aborto sicuro e legale, la libertà dalla violenza, compresa la mutilazione genitale femminile, i matrimoni infantili, precoci e forzati e lo stupro coniugale.

137.

conferma nuovamente la propria condanna di ogni tipo di abuso e violenza contro le donne e le ragazze, in particolare la violenza sessuale utilizzata come arma da guerra e la violenza domestica; invita di conseguenza tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa a firmare e ratificare la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica; invita l'UE in quanto tale a prendere misure per aderire alla Convenzione, al fine di garantire la coerenza tra l'azione interna ed esterna dell'Unione in materia di violenza contro le donne e le ragazze;

138.

esprime profonda preoccupazione per il fatto che i governi fingano di non vedere casi inumani di abusi sessuali nei confronti di donne, in un momento in cui una donna su tre in tutto il mondo sperimenterà la violenza nel corso della propria vita; esorta il SEAE a stabilire ulteriori buone prassi sulla lotta agli stupri e alla violenza sessuale contro le donne nei paesi terzi, al fine di affrontare le cause profonde di tale problema;

139.

sottolinea che è importante che le autorità si impegnino a realizzare campagne educative rivolte agli uomini, e in particolare alle generazioni più giovani, al fine di prevenire e progressivamente eliminare tutti i tipi di violenza basata sul genere; sottolinea l'esigenza di provvedere a che gli operatori sanitari, i funzionari di polizia, i magistrati e i giudici, sia nell'UE che nei paesi terzi, ricevano adeguata formazione per dare assistenza e aiuto alle vittime di violenza;

140.

sottolinea che la violenza basata sul genere, comprese le pratiche nocive dettate dalle consuetudini e dalle tradizioni, costituisce una violazione dei diritti fondamentali e in particolare della dignità umana, del diritto alla vita e del diritto all'integrità della persona;

141.

rileva che la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica è un importante strumento internazionale vincolante e che quindi l'adesione a essa di un numero sempre crescente di paesi contribuirà in modo significativo allo sviluppo di una politica integrata per la protezione e il rafforzamento dei diritti delle vittime e per la promozione della cooperazione internazionale in questo settore;

142.

invita il Consiglio a includere la questione degli aborti «selettivi» negli orientamenti dell'UE sulle violenze contro le donne; incoraggia la Commissione e il Consiglio a sviluppare metodi e indicatori per la raccolta dei dati su questo fenomeno, e invita il SEAE a includere questa questione nello sviluppo e nell'attuazione delle strategie nazionali in materia di diritti umani;

143.

sottolinea l'importanza di organizzare campagne di informazione e sensibilizzazione nelle comunità in cui vengono praticati mutilazione genitale femminile, abusi sessuali sulle giovani ragazze, matrimoni precoci e forzati, femminicidi e altre violazioni dei diritti umani basate sul genere, nonché di coinvolgere nell'elaborazione e nell'attuazione di tali campagne i difensori dei diritti umani che operano già per porre fine a tali pratiche; ricorda che i matrimoni infantili, precoci e forzati e la mancata applicazione di un'età minima legale per il matrimonio costituiscono non solo una violazione dei diritti dei minori, ma anche un vero e proprio freno all'emancipazione delle donne;

144.

condanna fermamente il ricorso, come tattica di guerra, a violenze sessuali contro le donne e le ragazze quali lo stupro di massa, la schiavitù sessuale, la prostituzione forzata, le forme di persecuzione basate sul genere, inclusa la mutilazione genitale femminile, la tratta, il turismo sessuale, i matrimoni precoci e forzati, i delitti d'onore e tutte le altre forme di violenza sessuale di gravità paragonabile; resta particolarmente preoccupato a questo riguardo per la situazione, ad esempio, nella regione dei Grandi Laghi in Africa e in Siria; esprime il proprio sostegno ai lavori di UN Women, al relatore speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, le sue cause e conseguenze, e al rappresentante speciale delle Nazioni Unite sulla violenza sessuale nei conflitti; accoglie con favore il fatto che il Premio Sacharov 2014 sia stato assegnato al dottor Denis Mukwege per la sua lotta straordinaria per proteggere le ragazze e le donne vittime di violenze sessuali durante i conflitti armati;

145.

richiama l'attenzione sull'inclusione dei reati connessi al genere e dei reati di violenza sessuale nello Statuto di Roma in quanto crimini di guerra, crimini contro l'umanità o atti costitutivi rispetto al genocidio o alla tortura; accoglie positivamente, in tale contesto, la risoluzione 2106 del consiglio di sicurezza delle Nazioni unite sulla prevenzione della violenza sessuale nei conflitti, adottata il 24 giugno 2013, che ribadisce che la CPI svolge un ruolo chiave nella lotta contro l'impunità per i crimini sessuali e di genere; invita l'UE a sostenere pienamente l'attuazione di questi principi;

146.

ricorda inoltre l'impegno dell'UE a integrare i diritti umani e le questioni di genere nelle missioni della politica di sicurezza e di difesa comune, in conformità con le risoluzioni 1325 e 1820 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza; ribadisce, a tale proposito, il suo appello all'UE e ai suoi Stati membri affinché sostengano, nel processo di costruzione di una riconciliazione sostenibile, la partecipazione sistematica delle donne in quanto componente essenziale dei processi di pace, e riconoscano la necessità di integrare le prospettive di genere nella prevenzione dei conflitti, nelle operazioni di mantenimento della pace, nell'assistenza umanitaria nonché nei processi di ricostruzione post-bellica e di transizione democratica;

147.

ritiene che la sottorappresentanza delle donne nel processo decisionale politico sia una questione che riguarda i diritti fondamentali e la democrazia, valori che dovrebbero mettere in luce la capacità dei governi di dedicare pienamente la loro attenzione ai processi di costruzione e mantenimento della democrazia; accoglie con favore i sistemi di parità stabiliti per legge e le quote di genere e chiede di promuovere quanto prima il necessario processo legislativo;

148.

chiede all'UE e ai suoi Stati membri di sostenere la piena partecipazione delle donne al processo decisionale politico ed economico, in particolare nei processi di costruzione della pace, transizione democratica e risoluzione dei conflitti; incoraggia gli Stati membri, la Commissione e il SEAE a concentrarsi sull'emancipazione economica e politica delle donne nei paesi in via di sviluppo, promuovendo il loro coinvolgimento nelle imprese e nell'attuazione di progetti regionali e progetti di sviluppo locale;

149.

sottolinea la necessità di garantire alle donne in Europa e nel resto del mondo il diritto di poter operare liberamente ogni scelta individuale al pari degli uomini, senza alcuna imposizione ideologica, politica o religiosa;

Diritti umani e corruzione

150.

ricorda che la corruzione costituisce una violazione dei diritti umani e che l'UE ha rivendicato la competenza per la firma della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (UNCAC);

151.

si rammarica che non sia ancora stato dato alcun seguito alla richiesta rivolta dal Parlamento al VP/AR di presentare un piano d'azione UE contro la corruzione, al fine di controllare efficacemente le raccomandazioni dell'UNCAC, tra le quali l'obbligo per gli Stati contraenti di pubblicare e diffondere le informazioni sulla corruzione, di stabilire canali per la segnalazione di violazioni e di creare un quadro giuridico adeguato per la protezione dei testimoni e per le attività della società civile in questo settore;

152.

incoraggia Europol a sviluppare un maggior numero di partenariati strategici e operativi con i paesi terzi per combattere più efficacemente la corruzione e la criminalità organizzata;

153.

invita la Commissione a sviluppare meccanismi finanziari innovativi al fine di attuare le riforme fiscali e rafforzare la lotta contro la corruzione, i flussi finanziari illeciti e l'evasione fiscale; esorta, in tale contesto, a prendere in considerazione partenariati pubblico-privato, a combinare sovvenzioni e prestiti e ad assistere i paesi in via di sviluppo affinché mobilitino meglio le proprie risorse nazionali; segnala l'appello a favore di un'imposta internazionale sulle transazioni finanziarie, che potrebbe fungere da fonte supplementare di finanziamenti per lo sviluppo, e ricorda agli Stati membri che hanno già convenuto l'introduzione di un'imposta nazionale sulle transazioni finanziarie e assunto l'impegno di destinare una parte del gettito al finanziamento di beni pubblici globali, fra cui lo sviluppo;

154.

osserva che i paesi terzi che presentano contestualmente una governance debole e un massiccio flusso di aiuti registrano anche un tasso di corruzione superiore che, di conseguenza, dirotta gli aiuti allo sviluppo dall'obiettivo perseguito e pregiudica il consolidamento dei diritti umani; invita il SEAE ad appoggiare programmi di sviluppo in cui gli aiuti umanitari e la trasparenza vadano di pari passo, con l'obiettivo di promuovere i diritti umani nei paesi terzi;

155.

ribadisce la sua richiesta all'UE e agli Stati membri di sostenere l'istituzione di un relatore speciale delle Nazioni Unite sui reati finanziari, la corruzione e i diritti umani;

Tratta di esseri umani

156.

condanna l'attività illecita della tratta di esseri umani, la tratta di esseri umani ai fini dell'espianto degli organi e qualsiasi altra attività di sfruttamento che viola il diritto all'integrità fisica e infligge violenza; insiste sulla necessità di lottare contro la tratta degli esseri umani, di cui la maggior parte delle vittime sono donne che vengono sfruttate a fini sessuali;

157.

invita l'UE ad accordare priorità alla lotta contro la tratta di esseri umani nelle sue politiche sia interne che esterne, rivolgendo un'attenzione particolare alla protezione delle vittime; chiede di intensificare e rivedere periodicamente gli sforzi dell'Unione; sottolinea la necessità di una maggiore cooperazione con i paesi terzi per lo scambio di buone pratiche e lo smantellamento delle reti di traffico internazionale, che fanno anche ricorso a Internet per trovare nuove vittime; ribadisce la necessità che tutti gli Stati membri dell'Unione attuino la direttiva 2011/36/UE e la strategia dell'UE per l'eradicazione della tratta di esseri umani 2012-2016;

Discriminazione fondata sulla casta

158.

condanna le continue violazioni dei diritti umani commesse nei confronti di persone che subiscono una discriminazione legata alla casta, le quali si vedono tra l'altro negare l'uguaglianza e l'accesso alla giustizia e al lavoro, sono vittime di una persistente segregazione e sono ostacolate dalla barriera della casta nella fruizione dei diritti umani basilari e dello sviluppo; invita l'UE ad adottare una politica finalizzata a dirigere l'azione per l'eliminazione della discriminazione fondata sulla casta e a includere obiettivi politici sulla discriminazione fondata sulla casta nel nuovo piano d'azione dell'UE sui diritti umani e la democrazia;

Diritti LGBTI

159.

deplora che l'omosessualità sia tuttora sanzionata penalmente in 78 paesi, sette dei quali prevedono la pena di morte (Arabia Saudita, Nigeria, Mauritania, Sudan, Sierra Leone, Yemen, Afghanistan, Iran, Maldive e Brunei), e che in 20 paesi siano ancora configurate come reato le identità transgender; condanna fermamente il recente aumento di leggi discriminatorie e ritiene che le pratiche e gli atti di violenza contro gli individui sulla base del loro orientamento sessuale e dell'identità di genere non debbano restare impuniti; incoraggia un rigoroso controllo della situazione in Nigeria, Uganda, Malawi, India e Russia, dove nuove leggi o recenti sviluppi giuridici minacciano gravemente la libertà delle minoranze sessuali; riafferma il proprio sostegno all'incessante lavoro dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani volto a contrastare tali leggi e pratiche discriminatorie, nonché, più in generale, al lavoro delle Nazioni Unite su questo tema;

160.

sostiene l'idea che il SEAE debba accordare priorità alle sue azioni in tale ambito e concentrarsi in modo particolare sulle situazioni in cui è in vigore la pena di morte e/o le persone LGBTI sono sottoposte a torture e maltrattamenti, condannando tali pratiche conformemente agli orientamenti dell'UE sulla pena di morte e a quelli in materia di tortura e altri pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti;

161.

accoglie positivamente l'adozione, nel giugno 2013, degli orientamenti dell'Unione per la promozione e la tutela dell'esercizio di tutti i diritti umani da parte di lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI); invita il SEAE e la Commissione a sollevare la questione dei diritti delle persone LGBTI nei dialoghi politici e in materia di diritti umani con i paesi terzi e nelle sedi multilaterali; sottolinea l'importanza che la Commissione e il SEAE continuino a sollevare la questione dei diritti delle persone LGBTI nei dialoghi politici e in materia di diritti e umani e ricorrano all'EIDHR per sostenere le organizzazioni che difendono i diritti delle persone LGBTI consentendo loro di sfidare le leggi e le discriminazioni omofobe e transfobiche nei loro confronti, sensibilizzando il grande pubblico nei confronti della discriminazione e della violenza subite da persone di diversi orientamenti sessuali e identità di genere e garantendo che sia prestata assistenza di emergenza (comprese l'assistenza psicosociale e medica, le misure di mediazione e di reintegrazione) a coloro che hanno bisogno di tale sostegno;

162.

prende atto della legalizzazione del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in un numero crescente di paesi nel mondo, attualmente diciassette; incoraggia le istituzioni e gli Stati membri dell'UE a contribuire ulteriormente alla riflessione sul riconoscimento del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in quanto questione politica, sociale e di diritti umani e civili;

163.

invita la Commissione e l'OMS a eliminare i disturbi dell'identità di genere dall'elenco dei disturbi mentali e comportamentali; invita la Commissione a intensificare gli sforzi per porre fine alla patologizzazione delle identità transgender; incoraggia gli Stati a garantire procedure rapide, accessibili e trasparenti di riconoscimento del genere, che rispettino il diritto all'autodeterminazione;

164.

accoglie con favore il crescente sostegno politico per la messa al bando della sterilizzazione quale requisito per il riconoscimento giuridico del genere, come espresso dal relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, e condivide il punto di vista secondo cui tali requisiti dovrebbero essere trattati e perseguiti come una violazione del diritto all'integrità fisica nonché della salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti;

165.

accoglie positivamente l'annullamento, nell'ottobre 2013, della legge moldova che vietava la «diffusione di relazioni diverse da quelle contemplate dal matrimonio o dalla famiglia» e invita gli altri paesi della regione a seguire l'esempio della Moldova;

Diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali

166.

sottolinea che le comunità minoritarie nazionali hanno esigenze specifiche, e che pertanto la piena ed effettiva uguaglianza tra le persone appartenenti a una minoranza nazionale e quelle appartenenti alla maggioranza dovrebbe essere promossa in tutti gli ambiti della vita economica, sociale, politica e culturale;

Diritti delle persone con disabilità

167.

accoglie favorevolmente la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità; ribadisce l'importanza di una sua efficace attuazione da parte sia degli Stati membri sia delle istituzioni dell'Unione e sottolinea, in particolare, la necessità di integrare in modo credibile il principio dell'accessibilità universale e la totalità dei diritti delle persone con disabilità in tutti le politiche pertinenti dell'UE, compreso il settore della cooperazione allo sviluppo, e pone l'accento sul carattere prescrittivo e orizzontale di tale questione; evidenzia l'importanza che l'Unione agisca in cooperazione con le pertinenti organizzazioni internazionali e regionali e con la società civile, in particolare con le organizzazioni che rappresentano le persone con disabilità, al fine di garantire che i programmi di sviluppo internazionali tengano conto delle esigenze in termini di accessibilità delle persone con disabilità;

168.

incoraggia il VP/AR a continuare a sostenere il processo di ratifica e attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità da parte di quei paesi che non l'hanno ancora ratificata o attuata;

169.

esorta il SEAE a rivolgere un'attenzione minuziosa alle osservazioni e raccomandazioni per paese pubblicate dal Comitato sui diritti delle persone con disabilità nonché alle relazioni degli Stati, e a sollevare in modo sistematico queste preoccupazioni nei dialoghi politici con i paesi interessati e nelle dichiarazioni pubbliche; invita la Commissione a preparare ed elaborare principi guida dell'UE volti a promuovere e tutelare l'esercizio di tutti i diritti umani da parte delle persone con disabilità, onde garantire una politica sistematica e coerente a tale proposito, anche nei suoi dialoghi e nei negoziati con i paesi terzi;

170.

chiede alla Commissione e al SEAE di incoraggiare le delegazioni dell'Unione in tutto il mondo a collaborare con la società civile per promuovere l'effettivo esercizio dei diritti umani da parte delle persone con disabilità;

Diritti dei minori

171.

ribadisce l'invito alla Commissione affinché proponga una strategia ambiziosa e completa sui diritti dei minori e un piano d'azione per i prossimi cinque anni, come richiesto nella risoluzione summenzionata del 27 novembre 2014 sul 25o anniversario della convenzione ONU sui diritti dell'infanzia;

172.

vede positivamente la cooperazione dell'UE con l'UNICEF e altre organizzazioni e ONG impegnate a favore dei diritti dei minori, che ha portato a definire una serie di strumenti per l'integrazione dei diritti dei bambini nella cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei principali OSM e di programmi di tutela dei minori ai fini dell'attuazione dei diritti dei minori, in particolare in contesti fragili; accoglie con favore, in particolare, il manifesto dei diritti dell'infanzia e incoraggia più deputati al Parlamento europeo, nonché parlamentari nazionali, a sottoscrivere il manifesto e a diventare «sostenitori dei diritti dei bambini»; accoglie con favore l'uso del denaro del Premio Nobel assegnato all'Unione europea per aiutare i bambini in situazioni di conflitto; ricorda l'importanza di fornire sostegno psicologico a tutti i minori che sono stati direttamente esposti a episodi di violenza o che sono vittime di guerra; sottolinea l'importanza di garantire accesso all'istruzione ai minori coinvolti in conflitti; accoglie con favore la partecipazione dell'UE alla terza conferenza mondiale sul lavoro minorile, tenutasi a Brasilia nell'ottobre 2013, e ai negoziati per la dichiarazione tripartita sul lavoro minorile;

173.

sottolinea che è necessario contrastare tutte le forme di lavoro minorile forzato e di sfruttamento dei minori; invita a migliorare l'attuazione della legislazione nazionale e internazionale in vigore che promuove una maggiore consapevolezza riguardo agli abusi sui minori nel mercato del lavoro;

174.

invita la Commissione e il SEAE a continuare ad agire nel campo dei diritti dei minori, incentrando gli sforzi in particolare sulla violenza contro i bambini, compresa la tortura, poiché di recente sono stati segnalati casi di tortura e detenzione di bambini; chiede che sia prestata particolare attenzione ai problemi del lavoro minorile forzato, della povertà infantile e della malnutrizione infantile, e, in tale contesto, agli obiettivi di educazione universale primaria, alla riduzione della mortalità infantile, ai matrimoni precoci e alle pratiche dannose, al disarmo, riabilitazione e successiva reintegrazione dei minori arruolati in gruppi armati, nonché all'inserimento della questione dei bambini stregoni all'ordine del giorno del dialogo sui diritti umani con i paesi interessati; sottolinea l'importanza di conferire priorità ai diritti dei minori nell'ambito delle politiche esterne dell'UE, della cooperazione allo sviluppo e degli aiuti umanitari, al fine di garantire finanziamenti adeguati e aumentare il livello di protezione dei minori in situazioni di emergenza; invita il VP/AR a riferire a cadenza annuale al Parlamento sui risultati conseguiti nell'azione esterna dell'UE incentrata sui minori; sottolinea che bambini e adolescenti dovrebbero svolgere solo lavori che non incidano negativamente sulla loro salute e sul loro sviluppo personale e non interferiscano con la loro scolarità; sottolinea l'importanza di conferire priorità ai diritti dei minori nell'ambito delle politiche esterne dell'UE;

175.

rileva che la convenzione sui diritti dell'infanzia chiede misure legislative, amministrative, sociali ed educative in tema di lavoro minorile, riconoscendo l'esigenza di un approccio multidimensionale; sottolinea che, ai fini di un'efficace applicazione delle leggi, queste devono essere accompagnate da interventi politici che offrano alternative sotto forma di istruzione e formazione professionale, unitamente a misure di protezione sociale che vadano a beneficio dei minori e delle famiglie;

176.

invita l'UE a continuare a promuovere un ambiente favorevole alla prevenzione e all'eliminazione del lavoro minorile, a un dialogo sociale nonché a un'azione concertata tra settori pubblico e privato ai fini dell'eradicazione del lavoro minorile; sottolinea la necessità di fornire sostegno alla lotta contro il lavoro minorile rafforzando le capacità dei paesi in situazioni di conflitto e post-conflitto;

177.

ribadisce la necessità di intensificare gli sforzi per applicare la strategia di attuazione riveduta degli orientamenti dell'UE sui bambini e i conflitti armati; chiede, in tale contesto, un utilizzo più efficace delle risorse disponibili a titolo dello strumento di stabilità e dello strumento finanziario per la democrazia e i diritti umani per affrontare il fenomeno dei bambini soldato; incoraggia l'UE ad approfondire ulteriormente la sua cooperazione con il rappresentante speciale delle Nazioni unite per i bambini coinvolti nei conflitti armati, sostenendo i relativi piani d'azione e i meccanismi di controllo e di comunicazione; chiede la ratifica universale della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia, in particolare del terzo Protocollo opzionale, che permetterà ai bambini di presentare le loro denunce al Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia; invita la Commissione e il VP/AR a esplorare modalità per consentire all'UE di aderire unilateralmente alla convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia;

178.

rileva che la denutrizione e malnutrizione infantili nei paesi in via di sviluppo sono fonte di grave preoccupazione; accoglie con favore a tale proposito il quadro d'azione adottato durante la seconda conferenza internazionale sulla nutrizione, che stabilisce un obiettivo globale di riduzione del 40 % del numero di bambini di età inferiore a cinque anni con ritardi di crescita;

179.

ribadisce che l'accesso all'istruzione è un diritto fondamentale del bambino, sancito dall'articolo 28 della convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia; sottolinea la necessità di migliorare l'accesso dei minori a un'assistenza sanitaria e a servizi di qualità in tutte le azioni intraprese dall'Unione e dai suoi Stati membri;

180.

deplora che nel mondo vi siano ancora paesi restii a firmare la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e la convenzione ONU sui diritti dell'infanzia, che forniscono orientamenti dettagliati per lo sviluppo di società inclusive per la protezione dei minori con disabilità;

181.

invita l'Unione e i suoi Stati membri ad attuare politiche concertate di aiuto umanitario e di sviluppo in uno sforzo volto combattere la malnutrizione infantile;

Diritti delle popolazioni indigene

182.

rileva con preoccupazione che sono soprattutto le popolazioni indigene a rischiare di essere discriminate e sono, inoltre, particolarmente vulnerabili a cambiamenti e perturbazioni di carattere politico, economico, ambientale e lavorativo; rileva che la maggior parte vive al di sotto della soglia di povertà e ha un accesso limitato o inesistente alla rappresentanza, al processo decisionale o al sistema giudiziario; esprime particolare preoccupazione per le segnalazioni riguardanti la pratica diffusa dell'accaparramento delle terre, dei trasferimenti forzati e delle violazioni dei diritti umani a seguito di conflitti armati;

L'azione dell'UE in materia di migrazione e profughi

183.

denuncia il numero di morti in mare nel Mediterraneo, stimato dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni, nel suo rapporto «Fatal Journeys» (Viaggi fatali), a 3 000 persone nel 2013, il che rende questo mare la regione più letale al mondo per la migrazione irregolare; è estremamente preoccupato per le informazioni sugli abusi dei diritti umani dei migranti e dei richiedenti asilo durante il loro viaggio verso l'UE; invita l'Unione e gli Stati membri a collaborare con le Nazioni Unite, con i meccanismi regionali, con i governi e con le ONG per affrontare tali problemi; sottolinea l'urgente necessità di sviluppare politiche più incisive e più integrate che siano maggiormente radicate nel principio di solidarietà a livello dell'Unione, in modo da affrontare le questioni urgenti connesse a migranti, profughi e richiedenti asilo in forma coerente con il diritto internazionale dei diritti umani e la dignità umana fondamentale, e invita l'UE a garantire norme comuni efficaci per le procedure di accoglienza in tutta l'Unione, al fine di proteggere i minori non accompagnati e i più vulnerabili; invita il VP/AR, il commissario europeo per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza e il SEAE a intensificare la cooperazione e l'equa ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri, compresi l'accoglienza e il reinsediamento dei rifugiati, e a contribuire ai servizi di ricerca e salvataggio per assistere i migranti in situazioni di emergenza in mare mentre tentano di raggiungere le coste dell'UE; rammenta a tale proposito la necessità di rispettare il principio di non respingimento in acque europee e internazionali, come confermato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo; ricorda l'impegno della Commissione a sviluppare canali adeguati di migrazione legale; invita pertanto gli Stati membri ad attuare interamente il pacchetto comune dell'UE in materia di asilo adottato di recente e la legislazione comune sulla migrazione e chiede, a tal fine, l'attuazione del meccanismo di gestione delle crisi previsto all'articolo 33 del regolamento di Dublino, che introdurrebbe un contingente minimo chiaramente definito per Stato membro, al fine di ottenere in tempi brevi un meccanismo operativo di gestione delle crisi per la ridistribuzione in modo da ridurre la pressione sugli Stati membri maggiormente colpiti qualora la quota minima sia nettamente superata; invita gli Stati membri a partecipare ai programmi di reinsediamento e a intensificare lo sviluppo di programmi di protezione regionale nelle zone più colpite; sottolinea la necessità di affrontare le cause profonde della migrazione illegale; incoraggia il SEAE e gli Stati membri a rivolgere un'attenzione minuziosa ai paesi in cui la tratta o il traffico di esseri umani ha origine, ai paesi di passaggio e ai paesi di destinazione; invita il VP/AR e gli Stati membri a rafforzare ulteriormente la dimensione esterna dell'Unione, lavorando insieme ai paesi di origine e di transito, inclusi i paesi partner dell'UE, in particolare nella regione mediterranea, sollevando sistematicamente tali questioni nei dialoghi politici con i paesi interessati e in dichiarazioni pubbliche, e promuovendo il più alto livello di cooperazione con tali paesi per smantellare le reti illegali operanti nel traffico di migranti e combattere le associazioni mafiose che traggono profitto dalla tratta e dal traffico di esseri umani;

184.

ritiene che i minori migranti siano particolarmente vulnerabili, in particolare quando non accompagnati; rammenta che i minori non accompagnati sono in primo luogo minori e che il trattamento nei loro confronti deve fondarsi sul principio guida della protezione dei minori piuttosto che sulle politiche di immigrazione, rispettando in tal modo il principio cardine dell'interesse superiore del minore;

185.

incoraggia il VP/AR e il SEAE a continuare a sostenere il processo di ratifica della convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, del relativo protocollo per prevenire, reprimere e punire la tratta di persone, in particolare di donne e bambini, del protocollo per combattere il traffico di migranti via terra, via mare e via aria, e del protocollo relativo alla produzione illegale e al traffico di armi da fuoco, delle loro parti e componenti e delle munizioni,

186.

invita l'UE a garantire che la negoziazione e l'attuazione di tutti gli accordi di cooperazione in tema di migrazione e di riammissione con gli Stati non UE siano conformi al diritto internazionale dei diritti umani, al diritto internazionale dei rifugiati e al diritto internazionale marittimo e chiede di essere consultato prima della loro conclusione; chiede maggiore trasparenza nei negoziati di tali accordi e l'integrazione di meccanismi di controllo per valutare l'impatto sui diritti umani della cooperazione in materia di migrazione con gli Stati non UE nonché misure di controllo alle frontiere, compresi Frontex ed Eurosur; insiste affinché i diritti umani rivestano un ruolo importante nel settore della migrazione e dell'asilo; chiede pertanto che il responsabile per i diritti fondamentali di Frontex e gli specialisti della formazione dell'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo siano dotati di congrui finanziamenti che consentano loro di realizzare attività di valutazione e monitoraggio nonché di seguire le migliori prassi;

187.

invita la Commissione a effettuare una valutazione permanente dei suoi programmi di migrazione e di controllo alle frontiere negli Stati UE e non UE, al fine di proporre misure migliorate per prevenire le violazioni dei diritti umani e di condividere le migliori prassi;

188.

incoraggia l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo a sviluppare partenariati con i paesi terzi nell'ottica di rafforzare la tutela internazionale dei richiedenti asilo;

189.

accoglie positivamente l'aggiunta del criterio del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali all'elenco dei criteri chiave presi in considerazione per l'avvio di negoziati con paesi terzi in ordine ad accordi di esenzione dal visto (25); invita la Commissione a utilizzare questo nuovo criterio come leva per approfondire il dialogo sui diritti dell'uomo con i paesi terzi nel quadro strategico ed economico rappresentato dai negoziati sui visti;

190.

condanna la crescente criminalizzazione della migrazione irregolare all'interno dell'UE a spese dei diritti umani delle persone interessate; esorta a provvedere senza indugio alla creazione delle necessarie tutele dei diritti umani, nonché di meccanismi di responsabilizzazione e applicazione;

191.

chiede alla Commissione e al SEAE di partecipare attivamente al dibattito sul termine «rifugiato climatico», compresa la sua eventuale definizione giuridica nel diritto internazionale o in qualsiasi accordo internazionale giuridicamente vincolante;

192.

riconosce l'apolidia come un problema significativo sul piano dei diritti umani; invita la Commissione e il SEAE a combattere l'apolidia in tutte le azioni esterne dell'UE, in particolare affrontando nelle legislazioni nazionali la discriminazione fondata sul genere, la religione o lo status di minoranza, promuovendo il diritto dei minori a una cittadinanza e sostenendo la campagna dell'agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) volta a porre fine all'apolidia entro il 2024;

Diritti umani e sviluppo

193.

sottolinea che il rispetto dei diritti umani, ivi inclusi i diritti economici, culturali, sociali e ambientali, l'accesso all'alimentazione, la buona governance, i valori democratici, la pace, la sicurezza e l'accesso a un sistema giudiziario equo ed efficiente, costituisce una condizione essenziale per la riduzione della povertà e della disuguaglianza e per la realizzazione degli OSM; ritiene che i diritti umani debbano essere integrati in modo trasversale in tutti gli obiettivi e gli indicatori nell'agenda post-2015; evidenzia inoltre che l'attuazione di tale agenda deve basarsi su solidi meccanismi di trasparenza e responsabilizzazione; afferma che gli impegni relativi alla governance e ai diritti umani devono essere misurabili e monitorabili;

194.

rammenta che l'ONU ha riconosciuto che senza un approccio allo sviluppo basato sui diritti umani non è possibile raggiungere interamente gli obiettivi di sviluppo; invita l'UE a restare vigile garantendo che la questione dei difensori dei diritti umani e dello spazio della società civile sia espressamente integrata nelle discussioni post-OSM;

195.

evidenzia l'interconnessione tra povertà estrema e mancato rispetto dei diritti umani e sottolinea la necessità di mettere a punto un insieme di principi sull'applicazione delle norme e dei criteri relativi ai diritti umani nel contesto della lotta contro la povertà estrema;

196.

sottolinea l'importanza della coerenza delle politiche per lo sviluppo (CPS) nel conseguire il rispetto dei diritti umani; ribadisce a tal fine la necessità di adottare senza remore le linee guida, le valutazioni d'impatto e i meccanismi di controllo e di comunicazione necessari per fare della coerenza delle politiche per lo sviluppo una realtà nelle politiche dell'Unione e in quelle degli Stati membri, in particolare nel commercio e nell'agricoltura; è del parere che l'UE debba mantenere la propria leadership politica in tale ambito; invita, pertanto, l'UE a collaborare con paesi partner impegnati per varare iniziative internazionali (nel quadro delle Nazioni unite, del G20, ecc.) intese a trasformare la coerenza delle politiche per lo sviluppo in un'agenda universale;

197.

invita l'UE e gli Stati membri a coordinare meglio le proprie agende per lo sviluppo nello spirito del trattato di Lisbona, ponendo la politica di sviluppo in primo piano nelle relazioni esterne dell'UE, affinché le priorità nazionali e le agende europee per la promozione dei diritti umani siano meglio coordinate attraverso lo sviluppo, tenuto conto delle complessità intrinseche della politica di sviluppo dell'UE;

198.

invita il SEAE, sotto il coordinamento del VP/AR, a collegare meglio la politica estera e di sicurezza alla politica di sviluppo, al fine di creare sinergie e garantire un approccio coerente finalizzato all'applicazione universale dei diritti umani attraverso la politica di sviluppo dell'UE; invita altresì l'UE a coordinarsi meglio all'esterno con le economie emergenti, come i paesi BRICS, in sedi multilaterali al fine di affrontare problemi di governance globali e promuovere i diritti umani attraverso il coordinamento delle loro diverse agende di sviluppo;

199.

esorta l'UE a integrare in modo più efficace i diritti umani e la democrazia in tutta la cooperazione allo sviluppo e a far sì che i programmi di sviluppo dell'UE contribuiscano all'adempimento da parte dei paesi partner dei loro obblighi internazionali in materia di diritti umani;

200.

sottolinea l'importanza di collegare gli aiuti allo sviluppo con sforzi credibili di democratizzazione;

201.

invita il comitato per la valutazione d'impatto, sotto la supervisione del Presidente della Commissione, a garantire che l'impatto sulla situazione dei diritti umani sia tenuto in considerazione quando si parla dei progetti di cooperazione allo sviluppo dell'UE e viceversa;

202.

riconosce l'importanza di coinvolgere attivamente le ONG nella pianificazione, nell'applicazione e nella valutazione delle disposizioni relative ai diritti umani, onde coinvolgere quanto più possibile la società civile al momento di definire le politiche e di garantire l'efficacia delle disposizioni in materia di diritti umani;

203.

plaude alla nuova iniziativa del corpo volontario europeo di aiuto umanitario (EU Aid Volunteers), che nel periodo 2014-2020 offrirà a circa 18 000 persone dell'UE e di paesi terzi l'opportunità di partecipare a operazioni umanitarie in tutto il mondo, dove è maggiormente necessario l'aiuto, e di dare prova di solidarietà fornendo un aiuto alle comunità colpite da disastri naturali o provocati dall'uomo;

204.

chiede una un'azione UE concertata per affrontare il problema dell'accaparramento di terre, promuovendo garanzie adeguate per prevenirlo nei paesi interessati e presso le imprese dell'UE e di altri Stati europei presenti in tali paesi; osserva che il negato accesso alla terra e alle risorse naturali per i poveri delle regioni rurali e urbane è una delle cause principali della fame e della povertà nel mondo, con conseguenze sulla capacità delle comunità locali di godere dei loro diritti umani e, in particolare, del loro diritto a un'alimentazione adeguata; chiede una valutazione dell'impatto della politica commerciale dell'UE sull'accaparramento di terre; accoglie con favore la partecipazione dell'UE allo sviluppo degli orientamenti globali volontari sulla governance responsabile della terra, della pesca e delle foreste nel contesto della sicurezza alimentare nazionale, adottati sotto l'egida dell'ONU, e chiede la loro attuazione e l'adozione di linee guida vincolanti per impedire l'accaparramento di terre; sottolinea, tuttavia, l'urgente necessità di integrare le questioni dei diritti umani e della riduzione della povertà nel processo decisionale riguardo all'acquisizione o all'affitto a lungo termine di vaste aree di terreno da parte di investitori; ritiene che la risposta dell'UE a questa problematica costituisca un'importante prova del suo impegno a muoversi verso un approccio basato sui diritti nella sua politica di cooperazione allo sviluppo, come previsto dal trattato di Lisbona, attraverso il quale la politica di sviluppo dell'UE contribuirebbe ulteriormente allo sviluppo sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale dei paesi in via di sviluppo, con lo scopo principale di eliminare la povertà nel mondo; invita l'UE a impegnarsi a favore di una transizione radicale verso l’agro-ecologia quale mezzo per garantire il diritto all'alimentazione, in linea con le raccomandazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto all'alimentazione;

205.

osserva con profonda preoccupazione che le popolazioni indigene sono particolarmente colpite dalle violazioni dei diritti umani legate all'estrazione di risorse; invita il SEAE a promuovere quadri normativi e iniziative rigorosi, intesi ad assicurare la trasparenza e la buona governance nel settore minerario e in altri settori legati alle risorse, che rispettino il consenso libero, previo e informato dalle popolazioni locali e la dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni;

206.

osserva con profonda preoccupazione che i gruppi vulnerabili sono particolarmente colpiti dalle violazioni dei diritti umani legate al degrado ambientale, dal momento che la diffusione delle piantagioni monocoltura e lo sfruttamento forestale, nonché le infrastrutture e il sostegno allo sviluppo del gas e del petrolio, ai biocarburanti, all'estrazione mineraria o all'energia idroelettrica su ampia scala, stanno tutti provocando disboscamento e degrado forestale; invita la Commissione ad attuare il settimo piano d'azione per l'ambiente e ad elaborare un piano esaustivo per fermare il disboscamento e il degrado forestale e i relativi impatti sul piano ambientale, sociale e umano;

207.

segnala che l'attuazione di programmi di sviluppo, istruzione e sanità permette non solo di contrastare la povertà ma anche di combattere il terrorismo internazionale; chiede all'UE di elaborare ulteriori strategie sul modello di quella del SEAE per la sicurezza e lo sviluppo nel Sahel;

208.

sottolinea che, nonostante i progressi già raggiunti riguardo all'accesso all'acqua potabile e a strutture igienico-sanitarie, vi sono ancora circa 2,6 miliardi di persone che non dispongono di una latrina e 1,1 miliardi di persone senza accesso ad alcun tipo di acqua potabile; sostiene che ciò dipende non solo dalla mancanza di risorse, ma anche da una mancanza di volontà politica; invita pertanto i governi a garantire l'accesso ad acqua potabile sicura e a strutture igienico-sanitarie, con un'attenzione particolare alle donne e ai bambini;

209.

chiede una strategia politica ambiziosa a lungo termine e un piano d'azione in materia di salute pubblica, innovazione e accesso ai farmaci che, tra l'altro, esplori nuovi meccanismi di incentivi per la ricerca e lo sviluppo, come delineato nella relazione 2012 del gruppo di lavoro consultivo di esperti dell'OMS sulla ricerca e lo sviluppo: finanziamento e coordinamento, per salvaguardare il diritto a un tenore di vita adeguato per la salute e il benessere di ogni persona senza distinzione di razza, religione, credo politico o condizione economica o sociale; sottolinea che donne e ragazze continuano a essere le più colpite dalla pandemia di HIV e sono anche le più coinvolte nell'assistenza ai pazienti delle loro comunità;

Eventi culturali e sportivi internazionali e diritti umani

210.

denuncia la prassi sempre più diffusa da parte di Stati autoritari di ospitare mega eventi sportivi o culturali per rafforzare la propria legittimità internazionale limitando ulteriormente il dissenso interno; invita l'UE e gli Stati membri a collaborare con le federazioni sportive nazionali, le imprese e le organizzazioni della società civile sulle modalità della loro partecipazione a tali eventi, compresi i primi Giochi europei a Baku nel 2015 e la Coppa del mondo FIFA in Russia nel 2018; chiede lo sviluppo di un quadro politico dell'UE su sport e diritti umani e l'inclusione di impegni pertinenti nel prossimo piano d'azione sui diritti umani;

211.

Ribadisce che, nel quadro della universalità dei diritti umani, e sulla base delle convenzioni UNESCO, la diversità e il patrimonio culturali sono eredità del mondo e che la comunità internazionale ha il dovere di cooperare per la loro tutela e valorizzazione; ritiene che le forme intenzionali di distruzione del patrimonio culturale e artistico, così come sta accadendo attualmente in Iraq e in Siria, dovrebbero essere perseguite come crimini di guerra e crimini contro l'umanità;

Potenziamento dell'azione del Parlamento europeo in materia di diritti umani

212.

ribadisce il proprio impegno per il continuo miglioramento delle proprie procedure, processi e strutture, al fine di garantire che i diritti umani e la democrazia siano al centro delle sue azioni e politiche; richiama l'attenzione sul suo impegno storico a favore dei diritti umani, in particolare attraverso il suo Premio Sacharov per la libertà di pensiero; ritiene inoltre che un'efficace cooperazione a livello di Parlamento e l'integrazione sistematica dei diritti umani siano indispensabili affinché la sottocommissione per i diritti dell'uomo possa adempiere alla missione conferitale nel regolamento di «garantire la coerenza tra tutte le politiche esterne dell'Unione e la sua politica in materia di diritti umani»;

213.

chiede una migliore attuazione degli orientamenti destinati alle delegazioni interparlamentari del Parlamento europeo sulla promozione dei diritti umani e della democrazia e invoca un riesame di tali orientamenti da parte della Conferenza dei presidenti di delegazione in collaborazione con la sottocommissione per i diritti dell'uomo; raccomanda, in tale contesto, di sollevare in modo più sistematico e trasparente le questioni relative ai diritti umani, in particolare i casi specifici cui fanno riferimento le risoluzioni del Parlamento e i casi di vincitori e candidati al premio Sakharov in situazioni di rischio, durante le visite di delegazione nei paesi terzi e di riferire in merito alle azioni intraprese alla sottocommissione per i diritti dell'uomo per iscritto nonché, ove ciò sia politicamente giustificato, mediante una specifica sessione di resoconto;

214.

sottolinea la necessità di portare avanti la riflessione sulle modalità più adeguate per massimizzare la credibilità, la visibilità e l'efficacia delle risoluzioni del Parlamento europeo sulle violazioni dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto, nonché la necessità che tutte le istituzioni europee e il Fondo europeo per la democrazia agiscano in sincronia e garantiscano un seguito adeguato; sottolinea in particolare la necessità di dare un seguito istituzionale alle questioni sollevate nelle risoluzioni d'urgenza del Parlamento;

215.

incoraggia la discussione sull'inclusione dei diversi strumenti a disposizione del Parlamento per quanto riguarda il sostegno e la promozione dei diritti umani in un unico documento strategico, che sarà approvato dal Parlamento in seduta plenaria; invita a creare un sito web regolarmente aggiornato che elenchi i difensori dei diritti umani menzionati nelle risoluzioni d'urgenza del Parlamento europeo e a istituire un gruppo di lavoro interno al Parlamento incaricato di seguire i casi dei difensori riportati nell'elenco, in tutto il mondo, incoraggiando le delegazioni a recarsi nei paesi terzi per incontrarli;

o

o o

216.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al rappresentante speciale dell'Unione per i diritti umani, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Presidente della 69a Assemblea generale delle Nazioni Unite, al Presidente del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, all'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e ai capi delle delegazioni dell'Unione europea.


(1)  Testi approvati, P8_TA(2014)0070.

(2)  A/RES/55/2.

(3)  Documento del Consiglio 11855/2012.

(4)  Testi approvati, P7_TA(2013)0575.

(5)  GU C 236 E del 12.8.2011, pag. 69.

(6)  Testi approvati, P7_TA(2014)0252.

(7)  Testi approvati, P7_TA(2014)0259.

(8)  GU C 153 E del 31.5.2013, pag. 115.

(9)  Testi approvati, P8_TA(2014)0013.

(10)  GU C 33 E del 5.2.2013, pag. 165.

(11)  Testi approvati, P7_TA(2013)0274.

(12)  A/RES/67/176.

(13)  Testi approvati, P7_TA(2014)0206.

(14)  GU C 236 E del 12.8.2011, pag. 107.

(15)  GU C 99 E del 3.4.2012, pag. 101.

(16)  GU C 290 E del 29.11.2006, pag. 107.

(17)  GU C 99 E del 3.4.2012, pag. 31.

(18)  GU C 99 E del 3.4.2012, pag. 94.

(19)  Testi approvati, P8_TA(2014)0059.

(20)  Testi approvati, P7_TA(2013)0420.

(21)  Testi approvati, P7_TA(2013)0394.

(22)  Testi approvati, P7_TA(2013)0180.

(23)  A/RES/69/186.

(24)  Testi approvati, P7_TA(2013)0286.

(25)  Regolamento (UE) n. 509/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014, che modifica il regolamento (CE) n. 539/2001 del Consiglio che adotta l’elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all’atto dell’attraversamento delle frontiere esterne e l’elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo (GU L 149 del 20.5.2014, pag. 67).


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/172


P8_TA(2015)0077

Relazioni fra l'UE e la Lega degli Stati arabi e cooperazione nella lotta al terrorismo

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sulle relazioni fra l'UE e la Lega degli Stati arabi e la cooperazione nella lotta al terrorismo (2015/2573(RSP))

(2016/C 316/19)

Il Parlamento europeo,

vista la risoluzione adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 24 settembre 2014 sulle minacce alla pace e alla sicurezza internazionali causate da atti terroristici (risoluzione 2178(2014)),

vista la dichiarazione congiunta di Riga, rilasciata a seguito della riunione informale dei ministri della Giustizia e degli affari interni tenutasi a Riga il 29 e 30 gennaio 2015,

viste le attività dell'ufficio di collegamento UE-Lega araba a Malta, tese a facilitare il dialogo tra la Commissione e la Lega araba,

vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

vista la dichiarazione adottata in occasione della terza riunione dei ministri degli Affari esteri dell'Unione europea e della Lega degli Stati arabi, svoltasi il 10 e 11 giugno 2014,

vista la firma di un memorandum d'intesa, in data 19 gennaio 2015, tra il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) Federica Mogherini e il segretario generale della Lega degli Stati arabi Nabil El Araby, in rappresentanza, rispettivamente, dell'Unione europea e della Lega degli Stati arabi,

vista la strategia di sicurezza interna dell'UE adottata dal Consiglio il 25 febbraio 2010,

viste le conclusioni del Consiglio «Affari esteri» sulla lotta al terrorismo, in particolare quelle del 9 febbraio 2015,

vista la sua risoluzione dell'11 febbraio 2015 sulle misure antiterrorismo (1),

vista la sua risoluzione del 15 gennaio 2015 sulla situazione in Egitto (2),

viste le sue precedenti risoluzioni concernenti i paesi della Lega degli Stati arabi,

vista la dichiarazione del VP/AR Federica Mogherini del 19 gennaio 2015,

visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

A.

considerando che il terrorismo e l'estremismo violento rappresentano gravi minacce per la sicurezza e le libertà a livello mondiale, e che il rispetto dei diritti fondamentali costituisce un elemento essenziale di efficaci politiche antiterrorismo;

B.

considerando che il terrorismo è una minaccia globale che va contrastata con uno sforzo coordinato da parte dei governi nazionali e delle organizzazioni regionali e internazionali; che soltanto un'alleanza mondiale è in grado di affrontare tale minaccia in maniera efficace, nel pieno rispetto del diritto internazionale, dei valori fondamentali e delle norme internazionali in materia di diritti umani;

C.

considerando che il 19 gennaio 2015 il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) Federica Mogherini e il segretario generale della Lega degli Stati arabi Nabil El Araby hanno firmato un memorandum d'intesa tra il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) e il Segretariato generale della Lega degli Stati Arabi;

D.

considerando che il contenuto del memorandum d'intesa del 2015 tra il SEAE e il Segretariato generale della Lega degli Stati arabi non è pubblico;

E.

considerando che l'UE e la Lega degli Stati arabi sono legate dall'interesse comune di perseguire soluzioni durature che garantiscano la pace e la stabilità regionali; che il memorandum d'intesa è volto a sostenere e consolidare le relazioni tra gli Stati membri dell'UE e i membri della Lega degli Stati arabi al fine di rafforzare le loro strutture di lavoro, scambiare esperienze e migliorare il dialogo nell'ottica di raggiungere obiettivi e finalità comuni in settori di reciproco interesse;

F.

considerando che il fenomeno dei combattenti che partono dall'Europa verso varie destinazioni per combattere la jihad è destinato a persistere nei prossimi anni, così come la minaccia potenziale per la sicurezza che queste persone rappresentano al loro rientro nell'UE; che, stando a quanto riportato, migliaia di cittadini dell'UE hanno lasciato le proprie case per diventare combattenti stranieri a seguito dello scoppio della guerra e della violenza in Siria, Iraq e Libia, il che costituisce un'ulteriore minaccia per la sicurezza dei cittadini dell'Unione; che i recenti atti terroristici di Parigi e Copenaghen sono stati commessi da cittadini dell'Unione europea;

G.

considerando che la diffusione della propaganda terroristica è facilitata dall'uso di Internet e dei social media; che il ciberterrorismo permette ai gruppi terroristici di tessere e intrattenere legami senza l'ostacolo fisico delle frontiere, riducendo pertanto l'esigenza di disporre di basi o rifugi nei vari paesi;

H.

considerando che si riscontrano gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani nei paesi membri della Lega degli Stati arabi;

I.

considerando che le organizzazioni della società civile che, secondo l'UE, operano esercitando i loro diritti umani universali e le libertà fondamentali sono etichettate come organizzazioni terroristiche da governi di paesi facenti parte della Lega degli Stati arabi; che, sempre più spesso, la lotta al terrorismo e la sicurezza nazionale sono citati per legittimare la repressione degli oppositori, della società civile e dei giornalisti;

J.

considerando che le politiche esterne dell'UE devono contribuire a contrastare la minaccia terroristica, che sta crescendo in talune parti del vicinato dell'Unione; che le strategie preventive di lotta al terrorismo dovrebbero affidarsi a un approccio articolato volto a contrastare direttamente la preparazione di attacchi sul territorio UE, ma anche ad integrare la necessità di affrontare le cause alla radice del terrorismo;

K.

considerando che l'UE condanna l'applicazione della pena di morte e di punizioni crudeli e disumane in tutto il mondo, anche nei confronti di chi è stato riconosciuto colpevole di atti terroristici;

1.

esprime profonda costernazione per il livello di sofferenza e perdita di vite umane dovuto agli attacchi terroristici, ed esprime la propria solidarietà alle famiglie di tutte le vittime innocenti;

2.

sottolinea che il terrorismo rappresenta una minaccia diretta per tutti i paesi e per tutte le persone, indipendentemente dall'origine etnica, dalla religione o dal credo;

3.

chiede la pubblicazione del memorandum d'intesa, affinché il suo contenuto possa essere sottoposto a un controllo democratico e giudiziario;

4.

invita il Consiglio a elaborare con tutti gli Stati membri della Lega araba una definizione armonizzata e univoca di terrorismo;

5.

sottolinea l'importanza della cooperazione nelle questioni di assistenza umanitaria attraverso lo scambio di informazioni sulle situazioni di crisi; pone in evidenza l'importanza di condividere opportunamente valutazioni e migliori pratiche, di cooperare nell'individuazione di misure pratiche che contribuiscano a far fronte alle minacce, inclusa una più efficace azione di contrasto alla radicalizzazione, al reclutamento e agli spostamenti di terroristi e combattenti stranieri, nonché di affrontare la questione dei combattenti che fanno ritorno al proprio luogo di partenza;

6.

ribadisce la propria posizione secondo cui, nella lotta al terrorismo, è fondamentale affrontare non soltanto le conseguenze ma anche i fattori alla base della radicalizzazione, e sottolinea la necessità di un approccio globale e trasversale che garantisca il coinvolgimento di tutte le politiche interessate, nonché l'importanza di promuovere una cultura di inclusione e tolleranza grazie, ad esempio, a politiche educative, sociali e regionali;

7.

rileva che una delle principali cause dell'attuale minaccia terroristica nell'Unione europea e negli Stati arabi risiede nell'estremismo jihadista; condivide l'opinione secondo cui la politica di deradicalizzazione e lotta al terrorismo potrà rivelarsi efficace soltanto se sarà sviluppata in stretta cooperazione con i paesi di origine;

8.

invita le autorità degli Stati membri dell'UE e della Lega araba a rispettare il divieto di tortura, come sancito in particolare dalla Convenzione dell'ONU contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, che la maggior parte di questi paesi ha sottoscritto e ratificato; ribadisce che le confessioni forzate estorte sotto tortura non hanno validità;

9.

ribadisce la necessità di mantenere un equilibrio tra libertà e sicurezza in risposta alle minacce terroristiche e di garantire che tutte le misure da intraprendere siano valutate dal punto di vista della loro compatibilità con lo Stato di diritto e con gli obblighi concernenti i diritti fondamentali;

10.

accoglie positivamente, in linea generale, la cooperazione e il partenariato tra l'UE e i paesi terzi nella lotta al terrorismo; accoglie con favore l'avvio di un dialogo strategico tra l'UE e la Lega degli Stati arabi, ivi compresi gli scambi su questioni di politica e sicurezza e le riunioni periodiche tra il comitato politico e di sicurezza dell'UE e i rappresentanti permanenti degli Stati arabi, e plaude ai progressi compiuti per quanto concerne l'allarme tempestivo e la risposta alle crisi, in particolare alla piena attuazione del progetto di allarme tempestivo e di risposta alle crisi;

11.

ricorda, tuttavia, che le misure antiterrorismo non devono mai essere applicate abusivamente per reprimere il dissenso legittimo o per violare i diritti umani universali degli individui; chiede all'UE di incorporare salvaguardie chiare nella propria cooperazione con i paesi terzi, per assicurarsi di non sostenere o legittimare, direttamente o indirettamente, la repressione di individui e organizzazioni legittime in nome della lotta al terrorismo;

12.

sottolinea che i ministri degli Affari esteri dell'Unione europea e della Lega degli Stati arabi hanno altresì convenuto di continuare ad adoperarsi per la piena attuazione della strategia globale dell'ONU contro il terrorismo; si compiace che essi abbiano accolto con favore l'istituzione del Centro antiterrorismo delle Nazioni Unite, con l'iniziativa del custode delle due sacre moschee, e abbiano chiesto di accordare un sostegno a questo centro, e che abbiano altresì accolto con favore l'organizzazione della prima Conferenza internazionale sulla lotta al terrorismo, tenutasi a Baghdad nel marzo 2014, quale opportunità per discutere e cercare mezzi e modi appropriati per promuovere la cooperazione internazionale e combattere il terrorismo a livello regionale;

13.

ribadisce la rilevanza della cooperazione tra Unione europea e Lega degli Stati arabi nel settore dei diritti umani e pone in evidenza l'importanza di continuare a promuovere e tutelare i diritti dell'uomo e di garantire il rispetto universale di tutti i diritti umani, incluso il diritto allo sviluppo economico e sociale, la libertà di espressione e la libertà di religione e credo, promuovendo al contempo i valori di tolleranza e coesistenza tra religioni diverse e rifiutando l'esclusione, l'estremismo, l'istigazione e la diffusione di odio e violenza;

14.

chiede al Consiglio di accertare se vi siano state violazioni del codice di condotta dell'UE sulle esportazioni di armi in relazione alla repressione;

15.

invita l'UE a sviluppare in cooperazione con la Lega degli Stati arabi un apposito meccanismo inteso ad arginare il fenomeno del traffico di armi che sia rivolto, in particolare, ai paesi da cui ha origine il terrorismo o in cui vengono addestrati i terroristi; chiede all'UE di monitorare attentamente le esportazioni di armi, in particolare delle tecnologie a duplice uso che potrebbero finire per essere strumentalizzate dai terroristi; ritiene essenziale contrastare il finanziamento del terrorismo in coordinamento con gli attori pertinenti, tra cui la Lega degli Stati arabi e i suoi membri;

16.

ritiene che l'Unione europea debba riflettere sulla generale debolezza che ha caratterizzato in precedenza la cooperazione antiterrorismo con i paesi di origine, transito e destinazione attraverso cui vengono incanalati i combattenti stranieri e le risorse che li sostengono, inclusi i paesi membri della Lega degli Stati arabi;

17.

sottolinea che una strategia globale dell'UE in materia di misure antiterrorismo, basata su un approccio che combini strumenti diplomatici, socioeconomici, di sviluppo, di prevenzione dei conflitti, di costruzione della pace e di gestione delle crisi, deve avvalersi pienamente anche della politica estera e di sviluppo dell'Unione per lottare contro la povertà, la discriminazione e l'emarginazione, combattere la corruzione, promuovere il buon governo nonché prevenire e risolvere i conflitti, in quanto tutti questi aspetti contribuiscono all'emarginazione di alcuni gruppi e settori della società rendendoli più vulnerabili alla propaganda dei gruppi estremisti;

18.

rammenta che la comunità internazionale si è impegnata ad adottare misure che garantiscano il rispetto universale dei diritti umani e lo Stato di diritto quale base fondamentale della lotta al terrorismo tramite l'approvazione della Strategia globale delle Nazioni Unite contro il terrorismo da parte dell'Assemblea generale nella sua risoluzione 60/288;

19.

rammenta agli Stati membri e alle agenzie dell'UE, incluse Europol ed Eurojust, gli obblighi imposti loro dalla Carta dei diritti fondamentali e dal diritto internazionale dei diritti umani, come pure gli obiettivi della politica esterna dell'UE;

20.

ribadisce la propria posizione secondo cui i diritti delle minoranze religiose sono intrinsecamente connessi al rispetto di altri diritti e libertà fondamentali, come il diritto alla libertà, la sicurezza, le pari opportunità tra uomini e donne e la libertà di espressione, e invita la Lega degli Stati arabi, il SEAE e gli Stati membri di entrambe le organizzazioni a proteggere le minoranze religiose nel mondo arabo e ad attuare pienamente gli orientamenti dell'UE sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo;

21.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e al segretario generale della Lega degli Stati arabi.


(1)  Testi approvati, P8_TA(2015)0032.

(2)  Testi approvati, P8_TA(2015)0012.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/176


P8_TA(2015)0078

Sfruttamento sostenibile della spigola

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sullo sfruttamento sostenibile della spigola (2015/2596(RSP))

(2016/C 316/20)

Il Parlamento europeo,

vista la proposta di risoluzione della commissione per la pesca,

visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.

considerando che le informazioni scientifiche sullo stato degli stock di spigola, in particolare i dati disponibili sull'esatta delimitazione, sulle rotte migratorie degli stock e sui luoghi di riproduzione della spigola, sono insufficienti;

B.

considerando che il Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare (CIEM) individua quattro tipi di stock di spigola: Mar Celtico/Manica/Mare del Nord, Golfo di Biscaglia, acque a ovest della penisola iberica e acque a ovest di Scozia/Irlanda;

C.

considerando che vari studi dimostrano che lo stato degli stock di spigola è preoccupante, nonostante le misure di emergenza già adottate dalla Commissione;

D.

considerando che la ricostituzione della popolazione di spigola necessita di un periodo molto lungo, dato il tasso di mortalità ancora molto elevato e il fatto che la spigola è una specie a crescita lenta e a maturazione tardiva;

E.

considerando che la spigola è una specie nobile molto richiesta dall'industria ittica in ragione del suo importante valore economico;

F.

considerando che la pesca della spigola interessa un numero considerevole di imbarcazioni e che si tratta di un'attività di pesca eterogenea in termini di dimensioni dei pescherecci, stagioni di pesca e attrezzi utilizzati;

G.

considerando che le catture effettuate nell'ambito della pesca ricreativa sono significative e contribuiscono ad almeno un quarto delle catture di questa specie;

H.

considerando che il regolamento (UE) n. 1380/2013 dell'11 dicembre 2013 relativo alla politica comune della pesca (1) prevede che gli stock siano ricostituiti o mantenuti al di sopra dei livelli in grado di produrre il rendimento massimo sostenibile;

I.

considerando che la spigola non è una specie soggetta a totali ammissibili di catture (TAC);

J.

considerando che la Commissione ha adottato misure di emergenza che vietano la pesca della spigola con reti da traino pelagiche nel Mar Celtico, nella Manica, nel Mar d'Irlanda e nel Mar del Nord meridionale fino al 30 aprile 2015;

K.

considerando che le misure di gestione nazionali adottate sino a oggi sono insufficienti per conservare la specie e non risolvono i problemi della condivisione e dell'accesso alle risorse;

L.

considerando che lo sfruttamento della spigola durante i periodi di riproduzione deve essere particolarmente limitato in quanto rallenta visibilmente il rinnovo dello stock e ne impedisce la ricostituzione;

M.

considerando che in Irlanda la pesca della spigola è riservata a coloro che praticano la pesca ricreativa;

N.

considerando che il Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (CSTEP) raccomanda una riduzione della mortalità per pesca della spigola del 60 % circa;

O.

considerando che il gruppo di lavoro Inter-CCR sulla spigola raccomanda l'adozione di misure di gestione europee;

P.

considerando che lo sfruttamento sostenibile degli stock di spigola implica scelte politiche, che dovrebbero essere fatte coinvolgendo tutti i pertinenti soggetti interessati;

1.

invita la Commissione e gli Stati membri a valutare lo stato degli stock di spigola e la loro delimitazione, così come la migrazione della specie e i luoghi esatti di riproduzione; invita la Commissione e gli Stati membri a basarsi sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), che fornisce finanziamenti considerevoli per la raccolta di dati scientifici;

2.

sottolinea l'importanza di valutare con precisione il segmento delle diverse attività di pesca della spigola e il segmento della percentuale della pesca ricreativa nelle catture;

3.

ritiene che siano necessarie misure di gestione della pesca di spigola a livello europeo al fine di salvaguardare tale specie; reputa inoltre che dette misure dovrebbero tenere debitamente conto delle conoscenze scientifiche e favorire la gestione di prossimità e il principio di regionalizzazione;

4.

invita la Commissione a proporre un piano di gestione pluriennale per la spigola che consenta di portare gli stock al di sopra dei livelli in grado di produrre il rendimento massimo sostenibile; sottolinea la necessità di coinvolgere i pescatori professionisti, i pescatori che praticano la pesca ricreativa nonché i consigli consultivi nell'elaborazione di tale piano di gestione;

5.

rammenta che i piani di gestione pluriennali dovrebbero essere elaborati conformemente alla procedura di codecisione;

6.

ritiene che per elaborare un piano di gestione pluriennale per la spigola sia importante valutare diverse misure di gestione per la pesca commerciale, in particolare l'introduzione di un totale ammissibile di catture e la necessità di una decisione con una solida base scientifica per quanto concerne la taglia minima per lo sbarco e i divieti spazio-temporali a tutela della riproduzione, così come altre misure tecniche;

7.

riconosce i problemi che l'introduzione di un totale ammissibile di catture potrebbe generare, in particolare per quanto riguarda il calcolo delle catture storiche, la ripartizione dei contingenti a livello nazionale tra le diverse attività e la difficoltà di coprire la pesca ricreativa, tuttavia, alla luce dell'assoluta necessità di affrontare lo stato degli stock di spigola, sottolinea che tali misure devono essere prese in considerazione;

8.

ritiene che nel settore della pesca ricreativa siano necessarie misure a livello di Unione sotto forma di limitazioni quantitative, con modalità ancora da definire;

9.

è dell'avviso che le misure relative alla pesca commerciale e alla pesca ricreativa debbano essere coerenti le une con le altre al fine di mantenere lo stock al di sopra del rendimento massimo sostenibile, in linea con gli obiettivi della politica comune della pesca;

10.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione e ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.


(1)  GU L 354 del 28.12.2013, pag. 22.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/178


P8_TA(2015)0079

28a sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC)

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sulle priorità dell'UE per il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani nel 2015 (2015/2572(RSP))

(2016/C 316/21)

Il Parlamento europeo,

visti la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo nonché le convenzioni delle Nazioni Unite sui diritti umani e i relativi protocolli opzionali, tra cui la Convenzione sui diritti del fanciullo e la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW),

vista la risoluzione 60/251 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite che istituisce il Consiglio per i diritti umani (CDU),

viste la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, la Carta sociale europea e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

visti il quadro strategico e il piano di azione dell'UE per i diritti umani e la democrazia adottati il 25 giugno 2012,

viste le precedenti risoluzioni sul Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani,

viste le sue precedenti risoluzioni sulla violazione dei diritti umani, incluse le sue risoluzioni d'urgenza a tale riguardo,

viste la relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013 e la politica dell'Unione europea in materia,

viste le conclusioni del Consiglio «Affari esteri», del 9 febbraio 2015, sulle priorità dell'UE nelle sedi delle Nazioni Unite competenti in materia di diritti umani,

visti l'articolo 2, l'articolo 3, paragrafo 5, e gli articoli 18, 21, 27 e 47 del trattato sull'Unione europea,

vista la 28a sessione del Consiglio per i diritti umani, che si terrà dal 2 al 27 marzo 2015,

visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

A.

considerando che il rispetto, la promozione e la salvaguardia dell'universalità dei diritti umani sono parte integrante dell'acquis etico e giuridico dell'Unione europea e costituiscono uno degli elementi fondanti dell'unità e dell'integrità europee;

B.

considerando che i diritti umani sono intrinseci a tutti gli esseri umani a prescindere dalla nazionalità, dalla razza, dal sesso, dall'origine etnica, dalla religione o da qualsiasi altra condizione e che il rispetto di tali diritti è sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, dal Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, dal Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali come pure dalle successive convenzioni, dichiarazioni e risoluzioni adottate a livello internazionale in materia di diritti umani;

C.

considerando che tutti i diritti umani (che siano civili, politici, economici, sociali o culturali) sono indivisibili, interconnessi e interdipendenti e che la privazione di uno qualsiasi di essi si ripercuote negativamente e in modo diretto sugli altri;

D.

considerando che il mancato rispetto dei diritti umani e l'assenza di una legittima partecipazione democratica sono causa di instabilità, fallimento degli Stati, crisi umanitarie e conflitti armati;

E.

considerando che l'azione dell'Unione nelle sue relazioni con i paesi terzi si fonda sull'articolo 21 del trattato di Lisbona, che ribadisce l'universalità e l'indivisibilità dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e sancisce il rispetto della dignità umana, dei principi di uguaglianza e solidarietà nonché dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale;

F.

considerando che tutti gli Stati hanno l'obbligo di rispettare i diritti di base delle rispettive popolazioni nonché il dovere di intraprendere azioni concrete per agevolare il rispetto di tali diritti a livello nazionale e di collaborare a livello internazionale per eliminare gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione dei diritti umani in tutti i settori;

G.

considerando che le sessioni ordinarie del Consiglio per i diritti umani, la nomina di relatori speciali, il meccanismo della revisione periodica universale e le procedure speciali riguardanti situazioni nazionali specifiche o questioni tematiche contribuiscono alla promozione e al rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto;

H.

considerando che, purtroppo, alcuni degli attuali membri del Consiglio per i diritti umani sono considerati tra i maggiori responsabili di violazioni dei diritti umani e hanno fatto registrare risultati insoddisfacenti in termini di cooperazione nell'ambito delle procedure speciali delle Nazioni Unite e di osservanza dei propri obblighi di informazione nei confronti degli organismi delle Nazioni Unite incaricati di garantire il rispetto dei trattati in materia di diritti umani;

Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani

1.

valuta positivamente le priorità individuate dall'UE in vista dell'imminente 28a sessione ordinaria del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani (CDU), figuranti nelle conclusioni del Consiglio del 9 febbraio 2015;

2.

accoglie con favore la nomina dell'ambasciatore Joachim Rücker quale presidente del CDU per il 2015;

3.

si congratula con Zeid Ra'ad Al Hussein per la sua nomina ad Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (UNHCHR) e rinnova l'impegno a sostenere con la massima fermezza i suoi sforzi e il suo mandato;

4.

si compiace della partecipazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) Federica Mogherini alla sessione ad alto livello del CDU, in quanto ciò trasmette il giusto segnale circa il forte impegno dell'UE a favore del sistema multilaterale per i diritti umani;

5.

valuta positivamente la relazione annuale dell'Alto commissario per i diritti umani all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, riguardante il periodo compreso tra dicembre 2013 e novembre 2014, ed esprime pieno sostegno a favore dell'indipendenza e dell'integrità del suo Ufficio; sottolinea l'importanza di difendere tale indipendenza in modo da garantire che l'Alto commissario possa continuare a esercitare le proprie funzioni in modo efficace e imparziale; ribadisce che l'Alto commissario deve poter contare su finanziamenti adeguati;

6.

ricorda l'impegno del Parlamento europeo e della sua sottocommissione per i diritti dell'uomo a sostenere un solido sistema multilaterale per i diritti umani sotto l'egida delle Nazioni Unite, compresi la terza commissione dell'Assemblea generale, il Consiglio per i diritti umani e l'Ufficio dell'Alto commissario per i diritti umani, unitamente ai lavori delle correlate agenzie specializzate delle Nazioni Unite, tra cui l'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), e delle procedure speciali delle Nazioni Unite;

7.

incoraggia il SEAE, in particolare tramite le delegazioni dell'UE a New York e Ginevra, a rafforzare la coerenza dell'UE mediante consultazioni tempestive e concrete nell'ottica di presentare la posizione dell'Unione con una sola voce; ribadisce l'importanza di integrare i lavori svolti a New York e Ginevra nel contesto dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, della terza commissione e del Consiglio per i diritti umani nelle pertinenti attività interne ed esterne dell'UE, al fine di assicurare la coerenza;

8.

ritiene che le continue vessazioni e la detenzione di difensori dei diritti umani e di figure dell'opposizione da parte di alcuni paesi membri del CDU minino la credibilità di quest'ultimo; ribadisce la propria posizione secondo cui i membri del CDU dovrebbero essere eletti tra gli Stati che rispettano i diritti umani, lo Stato di diritto e la democrazia e che hanno accettato di rivolgere inviti permanenti a tutte le procedure speciali; esorta gli Stati membri a promuovere e adottare criteri di risultato nel settore dei diritti umani, da applicare a qualsiasi Stato affinché possa essere eletto membro del CDU; sollecita gli Stati membri a incoraggiare l'adozione di procedure trasparenti, aperte e competitive per l'elezione dei membri del CDU;

9.

ribadisce il proprio sostegno a favore del meccanismo di revisione periodica universale (UPR) e il proprio apprezzamento per il valido contributo apportato da detta revisione e invita i membri a elaborare attivamente le proprie revisioni periodiche universali, anche coinvolgendo la società civile, a impegnarsi nel dialogo interattivo durante la sessione della revisione periodica universale e nei dibattiti sull'adozione dei relativi esiti, a dare attuazione alle raccomandazioni che ne scaturiscono e ad adottare misure concrete intese a migliorare e a favorire il rispetto degli obblighi in materia di diritti umani;

10.

rimane contrario al «voto in blocco» (bloc voting) in seno al CDU; esorta i paesi membri del CDU a mantenere la trasparenza nell'espressione del loro voto;

11.

invita l'Unione europea e i suoi Stati membri a continuare a dar seguito alle raccomandazioni della revisione periodica universale nell'ambito di tutti i dialoghi programmatici dell'Unione con i paesi interessati, onde trovare modalità di sostegno ai governi nell'attuazione delle raccomandazioni;

12.

ribadisce il proprio sostegno a favore delle procedure speciali e dello status indipendente dei detentori del mandato, che consentono loro di svolgere le loro funzioni nella piena imparzialità, invita tutti gli Stati a cooperare con le suddette procedure ed esorta gli Stati membri a denunciare i casi di mancata cooperazione da parte degli Stati con titolari di mandato per le procedure speciali;

13.

ritiene importante inviare delegazioni parlamentari alle sessioni del CDU e ad altre sessioni pertinenti dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite;

14.

deplora il fatto che le possibilità di interazione tra la società civile e il CDU siano sempre più esigue e che le opportunità offerte alle ONG di intervenire a tali sessioni continuino a diminuire; esorta l'UE e il CDU a garantire che la società civile possa contribuire quanto più possibile alla 28a sessione del CDU, nonché al processo di revisione periodica universale e ad altri meccanismi delle Nazioni Unite in materia di diritti umani, senza temere rappresaglie dopo il ritorno nel paese d'origine;

Diritti civili e politici

15.

ribadisce che la libertà di espressione, che è alla base di ogni società libera e democratica, è un diritto fondamentale di ogni individuo; condanna fermamente l'assassinio in Francia, nel gennaio 2015, di 12 persone, tra cui i vignettisti del periodico Charlie Hebdo e di quattro persone in un supermercato ebraico, assieme all'uccisione di un regista e di un guardiano di una sinagoga a Copenaghen ad opera di terroristi che volevano colpire la libertà di espressione e di religione;

16.

condanna l'uso della religione da parte dei gruppi estremisti e jihadisti in tutti i paesi, in particolare in Siria, Iraq, Libia, Myanmar/Birmania, Nigeria e Africa centrale, i quali sono responsabili di attacchi armati e dinamitardi, attentati suicidi, rapimenti e altri atti di violenza che terrorizzano la popolazione; è del parere che la lotta al terrorismo implichi la necessità di affrontare le sue cause profonde, tra le quali figurano l'esclusione sociale, l'emarginazione politica e la disuguaglianza; chiede che siano profusi maggiori sforzi per tutelare i diritti di coloro che appartengono alle minoranze religiose; esorta a rispettare i diritti umani e lo Stato di diritto in tutte le iniziative di lotta al terrorismo;

17.

esprime preoccupazione per tutte le limitazioni alla libertà di riunione e di associazione, tra cui l'interdizione delle organizzazioni della società civile, l'uso aggressivo delle leggi penali sulla diffamazione e altre leggi restrittive, i requisiti esagerati in termini di registrazione e rendicontazione nonché le norme eccessivamente restrittive in materia di finanziamenti esteri, e ribadisce che la libertà di associazione e di riunione pacifica sono elementi fondamentali dei diritti umani;

18.

invita tutti i governi a promuovere e a sostenere le organizzazioni della società civile e i difensori dei diritti umani e a consentire loro di operare liberi da timori, repressioni o intimidazioni, a cooperare con il CDU nell'ambito del meccanismo di revisione periodica universale e a garantire che i paesi responsabili delle rappresaglie contro gli attivisti dei diritti umani rispondano delle loro azioni, in particolare nel caso di rappresaglie fatali come quella che in Cina ha portato alla morte, nel marzo 2014, dell'attivista dei diritti umani Cao Shunli per aver tentato di imbarcarsi su un volo che le avrebbe permesso di partecipare al vertice del CDU a Ginevra nel settembre 2013;

19.

ribadisce la propria condanna nei confronti dell'uso della pena di morte e appoggia con forza l'introduzione di una moratoria al riguardo, quale passo verso l'abolizione;

20.

ricorda ancora una volta l'importanza della lotta contro la tortura e altre forme di maltrattamento, come pure del fatto che l'Unione si è impegnata a rendere prioritaria questa tematica, anche con riferimento ai minori, e ad agevolare il lavoro del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura; esorta il SEAE, la Commissione e gli Stati membri dell'UE a dimostrare il loro impegno comune a eliminare la tortura e a sostenere le vittime, in particolare continuando o iniziando, a seconda dei casi, a fornire il loro contributo al Fondo volontario delle Nazioni Unite per le vittime della tortura e al Fondo speciale istituito dal protocollo facoltativo della Convenzione contro la tortura;

21.

esprime preoccupazione per la persistente e diffusa discriminazione nei confronti dei migranti, compresi i richiedenti asilo e i rifugiati, e per le altrettanto persistenti e diffuse violazioni dei loro diritti; invita l'Unione europea e i suoi Stati membri a favorire il lavoro del relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti dei migranti, unitamente all'attuazione delle sue raccomandazioni; chiede ai governi di rispettare i diritti umani e la dignità intrinseca dei migranti, di porre fine all'arresto e alla detenzione arbitrari e, onde evitare la detenzione eccessiva di migranti irregolari, di riesaminare i periodi di detenzione e ricorrere a misure alternative ad essa; invita i governi a rispettare in qualsiasi circostanza il principio di non respingimento e a conformarsi pienamente ai loro obblighi giuridici a livello internazionale in relazione all'espulsione dei migranti; chiede agli Stati, qualora non vi abbiano già provveduto, di mettere a punto sistemi e procedure atti a garantire il pieno rispetto degli obblighi derivanti dal diritto internazionale in materia di diritti umani da parte di tutti i loro programmi e delle loro istituzioni nel campo dell'immigrazione;

22.

sostiene l'ultima relazione e le relative conclusioni del relatore speciale del CDU sulle forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza; invita l'UE e i suoi Stati membri ad attuare le raccomandazioni del relatore speciale nella loro politica interna per combattere la diffusione dell'odio razziale, etnico e xenofobo e la sua istigazione su Internet e sulle reti dei media sociali tramite l'adozione di adeguati provvedimenti legislativi, nel pieno rispetto degli altri diritti fondamentali quali la libertà di espressione e di opinione;

23.

riconosce che la rapida evoluzione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione ha trasformato il contesto in cui si esercita la libertà di espressione in tutto il mondo, generando sia notevoli vantaggi sia serie preoccupazioni; si compiace, in tale contesto, dell'adozione da parte del Consiglio, nel maggio 2014, degli orientamenti dell'UE sulla libertà di espressione online e offline, e condanna tutte le restrizioni alla comunicazione digitale, ivi comprese quelle che hanno come obiettivo membri della società civile; ribadisce la necessità di prestare particolare attenzione ai diritti di giornalisti e blogger;

24.

incoraggia il CDU a proseguire il dibattito sul diritto alla riservatezza e, a tal fine, a nominare un relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto alla riservatezza, in particolare nel contesto della comunicazione digitale;

Diritti sociali ed economici

25.

nota che l'agenda delle Nazioni Unite sullo sviluppo del millennio si pone l'obiettivo di eliminare la povertà entro il 2030 mediante un approccio olistico alle questioni economiche, sociali e ambientali; accoglie con favore la relazione di sintesi del Segretario generale delle Nazioni Unite in vista del vertice speciale dell'ONU sull'agenda per gli obiettivi di sviluppo sostenibile post-2015; sostiene gli appelli del Segretario generale per un approccio incentrato sulle esigenze e sui diritti dei cittadini al fine di eliminare la povertà;

26.

ritiene importante affrontare le crescenti ed estreme disuguaglianze allo scopo di combattere la povertà in generale e di promuovere i diritti sociali ed economici, in particolare agevolando l'accesso al cibo, all'acqua, all'istruzione, all'assistenza sanitaria e ad alloggi adeguati; sottolinea, in tale contesto, il problema sempre più grave dell'accaparramento dei terreni, che deve essere affrontato;

27.

è del parere che la corruzione, l'evasione fiscale, la cattiva gestione dei beni pubblici e la mancata assunzione di responsabilità contribuiscano alla violazione dei diritti dei cittadini, in quanto sottraggono fondi agli investimenti in servizi pubblici quanto mai necessari quali l'istruzione, i servizi sanitari di base e altre infrastrutture sociali, perpetuando così la povertà della popolazione; ricorda che, conformemente al Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, i governi hanno l'obbligo di rispettare i diritti dei loro cittadini mettendo a disposizione risorse adeguate; sottolinea, a tale proposito, che occorre prestare particolare attenzione alla protezione dei difensori dei diritti umani attivi nella promozione dei diritti economici, sociali e culturali;

28.

ribadisce il suo sostegno a favore dell'istituzione di un relatore speciale delle Nazioni Unite sui reati finanziari, la corruzione e i diritti umani;

Imprese e diritti umani

29.

sostiene fermamente la diffusione e l'attuazione efficaci e globali dei principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani all'interno e all'esterno dell'UE ed evidenzia la necessità di adottare tutte le misure necessarie per affrontare le lacune esistenti nell'effettiva attuazione dei principi guida dell'ONU, anche per quanto riguarda l'accesso alla giustizia; accoglie con favore l'iniziativa concernente un regolamento che istituisce un sistema di dovuta diligenza nella catena di approvvigionamento per l'estrazione responsabile dei minerali provenienti dalle zone interessate dai conflitti; invita tutte le parti interessate ad assumere un ruolo attivo in occasione dell'11a sessione del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sul tema dei diritti umani e delle società transnazionali e altre imprese commerciali, nonché a sostenere gli sforzi tesi ad allineare le rispettive politiche alle linee guida dell'OCSE destinate alle imprese multinazionali e ai principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani; ribadisce la sua richiesta alla Commissione affinché questa presenti, entro la fine del 2015, una relazione sull'attuazione dei principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani da parte degli Stati membri dell'UE;

30.

incoraggia le delegazioni UE in tutto il mondo ad attivarsi presso le imprese dell'UE al fine di promuovere il rispetto dei diritti umani e di garantire che il tema «imprese e diritti umani» sia iscritto tra i punti chiave negli inviti a presentare proposte a livello locale nel quadro dello strumento europeo per la democrazia e i diritti umani;

31.

ritiene che le imprese e i diritti umani possano rafforzarsi a vicenda creando nuovo potenziale imprenditoriale nelle regioni maggiormente bisognose di investimenti sostenibili e responsabili e contribuendo al rispetto generale dei diritti umani nei paesi in via di sviluppo;

32.

invita l'UE e i suoi Stati membri a impegnarsi nel dibattito emergente su uno strumento internazionale giuridicamente vincolante in materia di imprese e diritti umani nell'ambito del sistema delle Nazioni Unite;

Diritti delle donne

33.

sottolinea che l'integrazione della dimensione di genere — che comporta la riorganizzazione, il miglioramento, lo sviluppo e la valutazione delle politiche per garantire che i responsabili della loro elaborazione integrino in ciascuna di esse, a tutti i livelli e in tutte le fasi, un approccio basato sulle pari opportunità — è uno strumento importante per il conseguimento dell'uguaglianza di genere;

34.

invita l'UE a partecipare attivamente alla 59a sessione della Commissione sulla condizione delle donne e a continuare a contrastare ogni tentativo di minare la piattaforma d'azione di Pechino delle Nazioni Unite, che sarà riesaminata in occasione del ventesimo anniversario della quarta Conferenza mondiale sulle donne, per quanto riguarda, tra l'altro, l'accesso all'istruzione e alla sanità quali diritti umani fondamentali e i diritti sessuali e riproduttivi;

35.

biasima il fatto che, nonostante i progressi compiuti finora nel conseguimento della parità di genere e dell'emancipazione femminile, in molti paesi continuino a vigere leggi discriminatorie, in particolare in materia di famiglia e di accesso alla proprietà; rileva che le donne continuano a essere ampiamente sottorappresentate nelle posizioni decisionali e che la violenza nei loro confronti rimane diffusa, mentre l'accesso alla giustizia resta limitato nonostante il numero di donne che muoiono ogni giorno a seguito di violenze domestiche; esprime profonda preoccupazione per il fatto che in alcuni paesi si siano registrate battute d'arresto, in particolare in materia di diritti sessuali e riproduttivi;

36.

condanna fermamente il ricorso a violenze sessuali contro le donne, tra cui crimini quali lo stupro di massa, la schiavitù sessuale, la prostituzione forzata, le forme di persecuzione basate sul genere, inclusa la mutilazione genitale femminile, la tratta, i matrimoni precoci e forzati, i delitti d'onore e tutte le altre forme di violenza sessuale di gravità paragonabile, anche quando sono usate come tattica di guerra; invita nuovamente l'UE e tutti i suoi Stati membri a firmare e ratificare la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul);

37.

ricorda l'impegno dell'UE a integrare i diritti umani e le questioni di genere nelle missioni della politica di sicurezza e di difesa comune, in conformità con le storiche risoluzioni 1325 e 1820 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza; ribadisce, a tale proposito, il suo appello all'UE e ai suoi Stati membri affinché sostengano, nel processo di costruzione di una riconciliazione sostenibile, la partecipazione sistematica delle donne in quanto componente essenziale dei processi di pace, e riconoscano la necessità di integrare le prospettive di genere nella prevenzione dei conflitti, nelle operazioni di mantenimento della pace, nell'assistenza umanitaria nonché nei processi di ricostruzione post-bellica e di transizione democratica;

38.

sottolinea che le mutilazioni genitali femminili sono una forma di tortura; sottolinea la costante necessità che l'UE cooperi con i paesi terzi al fine di eliminare la pratica delle mutilazioni genitali femminili; ricorda agli Stati membri la cui legislazione nazionale considera reato la mutilazione genitale femminile che essi devono applicare tale legislazione quando sia stabilito che i loro cittadini abbiano subito tali mutilazioni;

39.

accoglie con favore l'inclusione da parte della Corte penale internazionale dei crimini sessuali e dei crimini di genere, compresi lo stupro, l'aggressione e l'umiliazione sessuali, e il fatto che abbia raccomandato di considerarli crimini di guerra;

Diritti dei minori

40.

esprime preoccupazione per il fatto che, nonostante i progressi compiuti dall'adozione della Convenzione sui diritti dell'infanzia nel 1989, almeno 58 milioni di bambini, in particolare bambine, bambini di famiglie povere, bambini con disabilità e bambini in regioni interessate da conflitti, non frequentano la scuola, e molti soffrono di malattie facilmente prevenibili, mentre altri sono dediti al lavoro minorile;

41.

invita tutti gli Stati ad impegnarsi per eliminare le forme peggiori di lavoro minorile quali definite all'articolo 3 della convenzione n. 182 dell'OIL, tra cui la schiavitù, la tratta e la prostituzione di minori e ogni lavoro pericoloso che comprometta la salute fisica e mentale del bambino;

42.

ricorda che uno degli obblighi primari dello Stato consiste nel garantire l'istruzione a tutti i bambini, aumentando le opportunità, creando istituzioni adeguate e affrontando le cause strutturali dei principali ostacoli all'istruzione primaria universale, compresi i tassi di abbandono scolastico, che costituiscono tuttora un importante ostacolo all'istruzione primaria universale;

43.

chiede un adeguato finanziamento dell'UE a favore di programmi di smobilitazione e reinserimento destinati ai bambini coinvolti in conflitti armati e a ex bambini soldato; ricorda il suo fermo sostegno a favore della campagna «Bambini, non soldati» espresso durante l'audizione sullo stesso tema organizzata in seno alla sottocommissione per i diritti dell'uomo il 3 dicembre 2014; si compiace delle relazioni annuali presentate dal rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i bambini coinvolti nei conflitti armati e dal rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la violenza sui bambini, nonché di quella del relatore speciale sulla vendita di bambini, la prostituzione di bambini e la pornografia rappresentante bambini;

Diritti delle persone LGBTI

44.

esprime inquietudine per il recente aumento del numero di leggi e pratiche discriminatorie e di atti di violenza nei confronti delle persone sulla base del loro orientamento sessuale e della loro identità di genere; invita a un attento monitoraggio della situazione delle persone LGBTI, anche in Nigeria e in Gambia, dove le leggi anti-LGBTI recentemente introdotte costituiscono una minaccia per la vita delle minoranze sessuali; esprime forte preoccupazione per le cosiddette leggi «anti-propaganda» che limitano la libertà di espressione e di riunione, vigenti anche in paesi del continente europeo; si compiace della risoluzione del CDU sulla lotta contro la violenza e la discriminazione fondate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere, adottata il 26 settembre 2014; ribadisce il suo sostegno all'incessante lavoro dell'Alto commissario per i diritti umani volto a promuovere e tutelare l'esercizio di tutti i diritti umani da parte delle persone LGBTI, in particolare mediante dichiarazioni, relazioni e la campagna «Liberi e uguali»; incoraggia l'Alto commissario per i diritti umani a continuare la sua lotta contro le leggi e le pratiche discriminatorie;

Cambiamento climatico e diritti umani

45.

sottolinea che l'impatto del cambiamento climatico sui gruppi e gli individui in condizioni di vulnerabilità è elevato, in particolare nei paesi a basso reddito e negli Stati costieri e insulari a bassa altitudine che non dispongono delle risorse economiche necessarie per adattarsi a gravi cambiamenti ambientali;

46.

rileva con preoccupazione che i popoli indigeni sono particolarmente colpiti dalle perturbazioni legate ai cambiamenti climatici; osserva al riguardo che la maggior parte dei popoli indigeni vive al di sotto della soglia di povertà e ha un accesso limitato o inesistente alla rappresentanza, al processo decisionale politico o al sistema giudiziario;

47.

si compiace che il CDU abbia riconosciuto che i cambiamenti ambientali hanno un impatto negativo sui mezzi di sussistenza delle popolazioni e costituiscono un ostacolo alla realizzazione dei diritti umani fondamentali riconosciuti a livello internazionale; esorta pertanto gli Stati parte ad adottare misure di mitigazione e di adattamento urgenti e ambiziose alla prossima conferenza sui cambiamenti climatici che si terrà nel 2015 a Parigi;

48.

chiede alla Commissione e al SEAE di partecipare attivamente al dibattito sul termine «rifugiato climatico», che comprenda la sua eventuale definizione nel diritto internazionale o in qualsiasi accordo internazionale giuridicamente vincolante;

Lotta contro l'impunità e Corte penale internazionale (CPI)

49.

ribadisce il suo pieno sostegno alle attività della CPI finalizzate a porre fine all'impunità degli autori dei crimini più gravi, motivo di allarme per la comunità internazionale, e a offrire giustizia alle vittime dei crimini di guerra, dei crimini contro l'umanità e del genocidio; rimane vigile nei confronti di ogni tentativo di minare la legittimità o l'indipendenza della Corte; esorta l'UE e i suoi Stati membri a cooperare con la Corte e a garantirle un forte sostegno diplomatico, politico e finanziario, anche in seno alle Nazioni Unite; invita l'UE, i suoi Stati membri nonché i rappresentanti speciali dell'UE a promuovere attivamente la CPI, l'esecuzione delle sue decisioni e la lotta contro l'impunità per i reati previsti dallo Statuto di Roma; accoglie positivamente la recente ratifica, nel gennaio 2015, dello Statuto di Roma da parte dell'Autorità palestinese;

Popoli indigeni

50.

invita il SEAE, la Commissione e gli Stati membri a sostenere la revisione del mandato del meccanismo di esperti sui diritti dei popoli indigeni, in linea con il documento finale della conferenza mondiale sui popoli indigeni (risoluzione 69/2 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite), al fine di monitorare, valutare e migliorare l'attuazione della dichiarazione sui diritti dei popoli indigeni; esorta gli Stati membri dell'UE a chiedere che tutti i titolari di mandato per le procedure speciali accordino particolare attenzione alle questioni che riguardano le donne e le ragazze indigene e riferiscano sistematicamente al CDU a tale riguardo; esorta il SEAE e gli Stati membri a sostenere attivamente lo sviluppo del piano d'azione sui popoli indigeni a livello dell'intero sistema, come richiesto dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nella sua risoluzione del settembre 2014, in particolare per quanto riguarda l'organizzazione di consultazioni periodiche dei popoli indigeni nell'ambito di tale processo;

Eventi culturali e sportivi internazionali e diritti umani

51.

denuncia la pratica sempre più diffusa da parte di Stati autoritari di ospitare grandi eventi sportivi o culturali per promuovere la propria legittimità internazionale, limitando ulteriormente nel contempo il dissenso interno; invita l'UE e gli Stati membri a sollevare attivamente la questione, anche nel contesto del CDU, e a impegnarsi con le federazioni sportive nazionali, le imprese e le organizzazioni della società civile sulle modalità della loro partecipazione a tali eventi, compresi i primi Giochi europei di Baku nel 2015 e la Coppa del mondo FIFA in Russia nel 2018 e in Qatar nel 2022;

Droni e armi autonome

52.

ribadisce la sua richiesta al Consiglio di elaborare una posizione comune dell'UE sull'uso di droni armati, in cui sia assegnata la massima importanza al rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario e siano trattate questioni quali il quadro giuridico, la proporzionalità, l'assunzione di responsabilità, la protezione dei civili e la trasparenza; esorta nuovamente l'UE a vietare lo sviluppo, la produzione e l'impiego di armi completamente autonome che consentono di sferrare attacchi senza intervento umano; insiste sulla necessità che i diritti umani siano presi in considerazione in tutti i dialoghi con i paesi terzi sulla lotta contro il terrorismo;

Integrazione dei diritti umani da parte dell'UE

53.

invita l'UE a promuovere l'universalità e l'indivisibilità dei diritti umani, compresi i diritti civili e politici, economici, sociali e culturali, in conformità dell'articolo 21 del trattato di Lisbona e delle disposizioni generali sull'azione esterna dell'Unione;

54.

invita l'UE, gli Stati membri, la Commissione e il SEAE a integrare i diritti umani in tutti i settori della politica esterna con i paesi terzi; sottolinea inoltre che la politica dell'UE in materia di diritti umani deve garantire che le politiche interne ed esterne siano coerenti, in linea con gli obblighi previsti dal trattato UE, ed evitare l'applicazione di due pesi e due misure quando si tratta di rispetto dei diritti umani;

55.

invita l'UE ad adottare un approccio basato sui diritti e a integrare il rispetto dei diritti umani nel commercio, negli investimenti, nei servizi pubblici e nella cooperazione allo sviluppo nonché nella politica di sicurezza e di difesa comune;

Priorità dell'UE sulle questioni specifiche per paese

Ucraina

56.

esprime profonda preoccupazione per la violenza e il conflitto armato nell'Ucraina orientale; si augura che l'accordo di cessate il fuoco, basato sull'accordo di Minsk, venga rispettato; condanna le violazioni su larga scala dei diritti umani commesse nel conflitto e le conseguenze derivanti dai recenti scontri; sostiene pienamente la missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite e la missione speciale di monitoraggio dell'OSCE in Ucraina e chiede il rafforzamento di quest'ultima; sottolinea la forte preoccupazione per il destino degli sfollati interni a seguito del conflitto armato nelle regioni sudorientali; condanna l'annessione illegale della Crimea frutto della politica espansionistica e aggressiva della Russia, che costituisce una minaccia per l'unità e l'indipendenza dell'Ucraina; continua a guardare con preoccupazione alle discriminazioni e alle diffuse violazioni dei diritti umani perpetrate contro la popolazione locale in questa regione, in particolare contro i tatari di Crimea; esorta gli Stati membri dell'UE a sostenere tutti i possibili sforzi a livello di Nazioni Unite per combattere l'impunità e svolgere indagini imparziali sugli eventi violenti e sulle violazioni dei diritti umani connessi con la repressione nei confronti delle manifestazioni di piazza Maidan, l'annessione illegale della Crimea e il conflitto armato nell'Ucraina orientale; chiede il rispetto del diritto internazionale umanitario e dei suoi principi per garantire la protezione dei civili coinvolti nel conflitto;

Repubblica popolare democratica di Corea

57.

accoglie con favore la proroga prevista del mandato del relatore speciale sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica popolare democratica di Corea; accoglie altresì con favore la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite che incoraggia il Consiglio di sicurezza ad adottare provvedimenti adeguati per garantire l'assunzione di responsabilità, anche prendendo in considerazione la possibilità di deferire la situazione nella Repubblica popolare democratica di Corea alla Corte penale internazionale; invita il Consiglio per i diritti umani a rilanciare il suo appello per l'assunzione di responsabilità, anche per quanto riguarda i responsabili di crimini contro l'umanità conformemente alle politiche stabilite ai massimi livelli dello Stato; accoglie con favore la creazione di una struttura sul campo nella Repubblica di Corea intesa a rafforzare il monitoraggio della situazione e la documentazione delle prove al fine di garantire l'assunzione di responsabilità, esorta tutti gli Stati a cooperare con tale struttura e invita il Consiglio per i diritti umani a prestare la massima attenzione alla situazione nella Repubblica popolare democratica di Corea, organizzando una tavola rotonda formale che dia voce alle vittime di violazioni dei diritti umani nel contesto di una prossima sessione del Consiglio stesso;

Iran

58.

accoglie con favore la risoluzione del CDU del marzo 2014 sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran e la proroga del mandato del relatore speciale ed esorta l'Iran a consentire al rappresentante speciale delle Nazioni Unite di entrare nel paese come simbolo fondamentale della disponibilità dell'Iran di adottare provvedimenti verso l'apertura di un dialogo sui diritti umani; ribadisce la sua condanna della pena di morte in Iran, anche per i minori, che spesso viene eseguita al termine di un procedimento giudiziario che non rispetta le norme minime accettate a livello internazionale su un processo equo e giusto; continua a guardare con preoccupazione all'elevato tasso di esecuzioni compiute in assenza di un processo equo e giusto; sostiene la dichiarazione congiunta dell'agosto 2014 dei detentori del mandato delle procedure speciali delle Nazioni Unite, che deplora l'ondata di arresti e di condanne di soggetti della società civile in Iran; invita l'UE e il CDU a continuare a monitorare da vicino il sistematico abuso dei diritti umani e a garantire che i diritti umani restino una priorità fondamentale in tutte le relazioni con il governo iraniano; sollecita le autorità iraniane a rispettare il diritto internazionale in materia di diritti umani, in virtù del quale l'esecuzione di autori minorenni di reati costituisce una violazione delle norme minime internazionali, e ad astenersi dall'esecuzione di qualsiasi minore;

Myanmar/Birmania

59.

appoggia l'ultima relazione del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Myanmar/Birmania, che riconosce i progressi finora conseguiti e identifica, nel contempo, i settori che destano ancora grande preoccupazione; invita il governo del Myanmar/Birmania a integrare i diritti umani, anche quelli delle minoranze, nel quadro istituzionale e giuridico del paese e in tutti i settori programmatici, e a rispettare pienamente la libertà di espressione e di riunione; esprime preoccupazione per la normativa proposta in materia di «protezione della razza e della religione», comprendente quattro progetti di legge relativi a matrimoni interconfessionali, conversione religiosa, monogamia e controllo della popolazione; invita il CDU a rinnovare il mandato del relatore speciale a norma del punto 4, a ribadire la sua grave preoccupazione per la situazione della minoranza rohingya nello Stato di Rakhine, esacerbata dal fatto che questa comunità non possiede alcuno status giuridico e continua quindi a essere oggetto di discriminazioni sistemiche, ragione per cui chiede indagini approfondite, trasparenti e indipendenti in relazione a tutte le segnalazioni di violazioni dei diritti umani contro la minoranza rohingya, nonché ad accelerare il processo di apertura di un Ufficio dell'Alto commissario per i diritti umani nel paese con pieno mandato di controllo e comunicazione; deplora gli attacchi contro i civili negli Stati del Kachin e dello Shan, le violenze sessuali commesse dalle forze di sicurezza durante il conflitto armato, l'esistenza di prigionieri politici, le vessazioni nei confronti dei difensori dei diritti umani, degli attivisti e dei professionisti dei media, le esecuzioni extragiudiziali, la confisca dei terreni e gli attacchi alle minoranze etniche e religiose; è del parere che i negoziati per un accordo di investimento tra l'UE e il Myanmar/Birmania debbano essere valutati con attenzione, dal momento che gli investimenti esteri nel paese rischiano di aggravare le violazioni dei diritti umani;

Bielorussia

60.

esprime profonda preoccupazione per le continue violazioni dei diritti umani in Bielorussia; condanna le tre esecuzioni attuate nel 2014, le vessazioni nei confronti dei difensori dei diritti umani, la persecuzione di giornalisti indipendenti, la censura di tutte le comunicazioni basate su Internet e la legislazione restrittiva sulle organizzazioni non governative; chiede il rinnovo del mandato del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Bielorussia in occasione della 29a sessione del Consiglio, e invita il governo a garantire pieno accesso ai titolari di mandato per le procedure speciali delle Nazioni Unite, incluso il relatore speciale; chiede il rilascio e la riabilitazione incondizionati di tutti i restanti prigionieri politici;

Bahrein

61.

esprime costante preoccupazione per il giro di vite nei confronti di leader dell'opposizione, attori della società civile e attivisti in Bahrein, nonché per la situazione dei difensori dei diritti umani e degli attivisti dell'opposizione politica nel paese; chiede a tutti i soggetti interessati nel Bahrein di avviare colloqui costruttivi ed inclusivi al fine di conseguire una reale riconciliazione e il rispetto dei diritti umani di tutte le comunità del Bahrein; chiede la liberazione immediata e incondizionata di tutti i prigionieri di coscienza, i giornalisti, i difensori dei diritti umani e i manifestanti pacifici, ed esprime il suo sostegno per la dichiarazione congiunta del 4 febbraio 2015 dei detentori del mandato delle procedure speciali delle Nazioni Unite in relazione all'arresto di un dirigente politico dell'opposizione e allo scioglimento delle successive manifestazioni; invita gli Stati membri dell'UE e altri membri del CDU a continuare a seguire da vicino la situazione dei diritti umani nel Bahrein, prestando particolare attenzione all'attuazione degli impegni assunti dal paese durante il processo di revisione periodica universale e delle raccomandazioni della commissione d'inchiesta indipendente per il Bahrein, che sono state accolte con favore dal Re del Bahrein; si rammarica per l'assenza di progressi del governo del Bahrein nella sua cooperazione con l'Ufficio dell'Alto commissario per i diritti umani (OHCHR) e con le procedure speciali del CDU, e invita gli Stati membri dell'UE ad adoperarsi per adottare, durante la sessione di marzo del CDU, una risoluzione che solleciti la piena attuazione degli impegni assunti dal Bahrein nel corso del processo di revisione periodica universale e delle raccomandazioni, comprese quelle relative ai difensori dei diritti umani, formulate dalla commissione d'inchiesta indipendente del Bahrein, e che richieda all'OHCHR di riferire in merito alla situazione dei diritti umani sul campo e ai progressi compiuti nella cooperazione del Bahrein con i meccanismi delle Nazioni Unite in materia di diritti umani;

Egitto

62.

accoglie con favore la procedura della revisione periodica universale per l'Egitto del novembre 2014 e attende con impazienza la sua adozione nella prossima sessione del CDU; esorta l'Egitto a rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti gli attivisti e i difensori dei diritti umani, nonché tutte le persone che sono detenute per aver pacificamente esercitato il loro diritto alla libertà di espressione, di riunione e di associazione; chiede altresì al governo egiziano di attuare una legislazione in linea con le norme internazionali e di tutelare il diritto di associazione sancito dalla Costituzione egiziana, incluso il diritto di ricevere e concedere finanziamenti, nonché di abrogare la legge sulle manifestazioni del novembre 2013 e di introdurre una nuova legislazione che garantisca la libertà di riunione; sollecita il governo egiziano ad aprire un'indagine giudiziaria per stabilire l'identità di coloro che hanno commissionato ed eseguito uccisioni sommarie durante la repressione delle principali manifestazioni pacifiche che si sono svolte dal 3 luglio 2013, inclusi gli sgomberi del 14 agosto 2013 di Piazza Al-Nahda e Raba'a al-Adawiyya, in cui sono rimasti uccisi almeno 1 000 manifestanti; esorta l'Egitto a svolgere indagini indipendenti, imparziali ed efficaci su tutte le violazioni dei diritti umani commesse dal 2011, compresi i reati di violenza sessuale, e a garantire che i responsabili rispondano delle loro azioni e che le vittime abbiano a disposizione mezzi di ricorso adeguati in conformità delle norme internazionali; invita le autorità egiziane ad annullare immediatamente tutte le condanne alla pena capitale e a sollecitare la celebrazione di nuovi processi che salvaguardino il diritto a un processo equo e giusto, a imporre una moratoria immediata sulle condanne a morte e sulle esecuzioni capitali, a rilasciare immediatamente tutti i giornalisti e gli operatori dei media detenuti e a garantire il diritto alla libertà di informazione e di espressione, in conformità delle norme internazionali; esorta le autorità egiziane ad autorizzare la visita del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, che è stata concordata in linea di principio, ma è rimasta in sospeso sin dall'inizio del 2014, e a invitare i pertinenti meccanismi e le pertinenti procedure sui diritti umani delle Nazioni Unite, in particolare il relatore speciale sulla libertà di riunione, il relatore speciale sulla tortura, il relatore speciale per i diritti umani nell'ambito della lotta contro il terrorismo e il relatore speciale sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati; chiede alle autorità egiziane di garantire la conformità del diritto nazionale con le norme internazionali sui diritti umani, di ritirare immediatamente la legge n. 136/2014, di porre fine ai processi militari per i civili, di annullare tutte le sentenze emesse nei confronti di civili da parte dei tribunali militari e di sollecitare immediatamente la celebrazione di nuovi processi dinanzi a tribunali civili; invita l'UE e i suoi Stati membri ad appoggiare una dichiarazione incisiva su tali questioni;

Mali

63.

si compiace del lavoro svolto dall'esperto indipendente delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Mali e chiede al CDU di prolungarne il mandato; accoglie con favore i progressi conseguiti dal governo del Mali per ristabilire l'autorità giudiziaria in alcune parti del paese e ai progressi delle indagini relative alla tortura e all'uccisione di 21 soldati di élite nel 2012, insieme al ripristino della commissione per la giustizia, la verità e la riconciliazione; ribadisce la propria preoccupazione per il nuovo deterioramento della situazione della sicurezza e per il costante sfruttamento e reclutamento di bambini soldato e chiede al governo del Mali di sottoporre a indagine e chiamare a rendere conto del loro operato i membri delle fazioni in lotta responsabili delle violazioni di guerra perpetrate durante il conflitto armato del 2012-2013; accoglie con favore l'accordo di pace per tutti i cittadini del Mali, dal momento che saranno i primi a beneficiarne dopo mesi di instabilità e insicurezza, ma lamenta la richiesta di ulteriore tempo da parte dei ribelli del nord; invita tutte le parti a prendere esempio dal governo maliano e a firmare l'accordo, la cui attuazione sarà oggetto di monitoraggio da parte dell'UE, come pure a garantire che il futuro accordo di pace preveda l'assunzione di responsabilità, il rafforzamento della commissione per la divulgazione della verità e il controllo del personale delle forze di sicurezza;

Sud Sudan

64.

invita l'Unione africana a rendere pubblica la relazione della commissione d'inchiesta sulle violazioni dei diritti umani e gli abusi commessi da tutte le parti in Sud Sudan, quale passo in avanti verso la promozione della giustizia in relazione alle violazioni dei diritti umani attuate dall'inizio del conflitto; condanna il fatto che nel febbraio 2015 diversi bambini siano stati rapiti a Wau Shilluk per essere trasformati in bambini soldato; sollecita il Consiglio per i diritti umani ad adottare una risoluzione che sottolinei che indagini e azioni penali eque e credibili relative ai reati nel quadro del diritto internazionale sono essenziali per consentire al Sud Sudan di spezzare il circolo di brutalità alimentato dall'impunità e che chieda, a tal fine, che si presti la dovuta attenzione all'istituzione di un meccanismo giudiziario ibrido ed esorti inoltre il Sud Sudan ad aderire allo Statuto di Roma, nonché a istituire un mandato di relatore speciale per il Sud Sudan, al fine di contribuire alla promozione di azioni penali eque e credibili e di misure di assunzione di responsabilità più ampie, con il sostegno della comunità internazionale;

Sri Lanka

65.

prende atto delle promesse fatte dal neoeletto governo dello Sri Lanka e gli chiede di adottare misure concrete per la definizione delle responsabilità entro la 30a sessione del CDU del settembre 2015, al fine di realizzare gli impegni presi per migliorare la situazione dei diritti umani nel paese e impedire eventuali derive, anche avviando indagini e azioni penali serie, insieme ad altre misure intese ad affrontare il più ampio problema dell'impunità e degli abusi dei diritti umani, e di cooperare pienamente con l'Ufficio dell'Alto commissario per i diritti umani e le sue indagini internazionali relative allo Sri Lanka;

Siria

66.

esprime profonda preoccupazione per il drammatico e violento conflitto e per la crisi umanitaria che è scaturita dal ricorso alla violenza, ad opera principalmente del regime di Assad, ma anche dello Stato islamico/Da'ish e delle altre milizie, contro i civili, in particolare i gruppi vulnerabili come le donne e i bambini; esprime preoccupazione per il fatto che il Da'ish sta esportando la propria ideologia all'estero; è estremamente preoccupato per le sistematiche violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario in Siria, che possono costituire crimini di guerra e crimini contro l'umanità; esorta tutte le parti a rispettare il diritto internazionale umanitario applicabile al fine di proteggere i civili, rispettare i loro diritti umani e provvedere alle loro esigenze di base; sollecita tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a condannare chiaramente la violenza e in particolare a esprimersi in difesa dei diritti delle minoranze, soprattutto per quanto concerne la persecuzione sistematica dei cristiani; chiede il rilascio immediato e incondizionato di tutte le persone arbitrariamente detenute o sequestrate per avere esercitato i loro diritti umani o a causa di altre attività politiche pacifiche; chiede un forte sostegno da parte dell'UE e dei suoi Stati membri ai fini dell'assunzione di responsabilità e del rinnovo della Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite;

Iraq

67.

esprime profonda preoccupazione per il violento e drammatico conflitto e per la crisi umanitaria in Iraq; osserva che la situazione relativa ai diritti umani si sta deteriorando a causa dei sequestri e delle esecuzioni di massa, come pure della persecuzione delle minoranze etniche e religiose del paese, compresi i cristiani, da parte dell'IS/Da'ish e di altre milizie;

Palestina/Israele

68.

condanna gli attacchi missilistici contro Israele dalla Striscia di Gaza ad opera di Hamas e di altri gruppi armati ed esprime profonda preoccupazione per la crisi umanitaria a Gaza; invita l'UE e i suoi Stati membri a esprimere pubblicamente sostegno a favore della commissione d'inchiesta dell'ONU (COI) e a denunciare la mancanza di cooperazione e di accesso concessi dalle autorità israeliane alla COI, attraverso una dichiarazione pubblica in seno al CDU; sottolinea che la giustizia e il rispetto dello Stato di diritto sono le basi indispensabili per la pace e che l'impunità generale di lunga data e sistematica per le violazioni del diritto internazionale deve cessare; accoglie con favore l'avvio, da parte del procuratore della Corte penale internazionale (CPI), di un esame preliminare della situazione in Palestina; invita l'UE a cooperare pienamente con l'Ufficio del procuratore della CPI; invita l'UE a riprendere l'impegno sul punto 7 del CDU e a condannare con fermezza le ripetute violazioni del diritto internazionale e la mancata attuazione del parere consultivo della Corte di giustizia internazionale, come pure a sostenere il rinnovo del mandato della COI;

o

o o

69.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al rappresentante speciale dell'Unione per i diritti umani, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al presidente della 69a Assemblea generale delle Nazioni Unite, al presidente del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani e all'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/190


P8_TA(2015)0080

Situazione in Venezuela

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2015 sulla situazione in Venezuela (2015/2582(RSP))

(2016/C 316/22)

Il Parlamento europeo,

viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Venezuela, in particolare quella del 27 febbraio 2014 sulla situazione in Venezuela (1) e quella del 18 dicembre 2014 sulla persecuzione dell'opposizione democratica in Venezuela (2),

vista la sua risoluzione del 20 aprile 2012 sulla certezza giuridica degli investimenti europei al di fuori dell'Unione europea (3),

viste le dichiarazioni alla stampa del 23 febbraio 2015 del portavoce del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini sull'arresto del sindaco di Caracas, Antonio Ledezma, e sulla situazione in Venezuela,

vista la dichiarazione del portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite, del 26 febbraio 2015, sulla situazione in Venezuela,

vista la dichiarazione del 25 febbraio 2015 del Segretario generale dell'Unione delle nazioni sudamericane (UNASUR) ed ex presidente della Colombia, Ernesto Samper, sulla situazione in Venezuela e sulla morte dello studente quattordicenne Kluivert Roa,

vista la dichiarazione del 24 febbraio 2015 della Commissione interamericana per i diritti umani (CIDH),

visto il parere del 26 agosto 2014 del gruppo di lavoro del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite sulle detenzioni arbitrarie,

vista la dichiarazione del 20 ottobre 2014 dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti Umani sulla detenzione di manifestanti e politici in Venezuela,

visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici, cui il Venezuela ha aderito,

vista la relazione di Amnesty International 2014/2015 dal titolo «The state of World's Human Rights», del 25 febbraio 2015, e la relazione di Human Rights Watch sul Venezuela dal titolo «New Military Authority to Curb Protests», del 12 febbraio 2015,

visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

A.

considerando che il 19 febbraio 2015 Antonio Ledezma, eletto democraticamente due volte sindaco del distretto metropolitano di Caracas e uno dei leader dell'opposizione, è stato arbitrariamente incarcerato da funzionari pesantemente armati del servizio di intelligence boliviano (SEBIN) senza un mandato di arresto né prove di reato; che in seguito alla sua incarcerazione Antonio Ledezma è stato accusato di cospirazione e associazione a delinquere, reati punibili con gravi pene detentive in Venezuela, ed è stato recluso nel carcere militare Ramo Verde;

B.

considerando che la detenzione di civili in un carcere militare è incompatibile con le norme internazionali; che il Venezuela ha l'obbligo di garantire la vita, il trattamento umano e la sicurezza di tutte le persone private della libertà, nonché di garantire condizioni di detenzione conformi alle norme internazionali applicabili;

C.

considerando che il presidente Nicolas Maduro ha annunciato alla radio e alla televisione nazionali che è stato sventato un presunto piano volto a destabilizzare il suo governo mediante un colpo di Stato in cui sarebbero stati coinvolti leader dell'Unità democratica (Mesa de la Unidad Democrática), i membri dell'Assemblea nazionale Maria Corina Machado e Julio Borges nonché il sindaco di Caracas Antonio Ledezma; che tali leader di opposizione sarebbero inoltre collegati, secondo le accuse, a un piano finalizzato ad assassinare il leader dell'opposizione Leopoldo Lopez, detenuto in un carcere militare da oltre un anno; che dalla sua incarcerazione Leopoldo Lopez ha subito torture fisiche e psicologiche ed è stato detenuto in isolamento;

D.

considerando che il presidente Maduro ha inoltre annunciato strane presunte cospirazioni straniere, piani di destabilizzazione e tentativi di assassinio, segnalati dall'amministrazione nazionale in diverse occasioni;

E.

considerando che in passato i leader dell'opposizione democratica sono stati ripetutamente oggetto di accuse infondate di aver partecipato a presunti piani di destabilizzazione e colpi di Stato; che sono in aumento le intimidazione e i maltrattamenti ai danni di leader dell'opposizione e studenti imprigionati che hanno partecipato alle proteste del 2014; che Leopoldo López, Daniel Ceballos e altri politici dell'opposizione rimangono arbitrariamente detenuti, che María Corina Machado è stata illegittimamente e arbitrariamente destituita ed espulsa dal parlamento venezuelano, e che il governo del Venezuela minaccia di revocare l'immunità parlamentare di Julio Borges;

F.

considerando che la presunzione di innocenza si ritiene violata nel caso in cui una persona accusata penalmente è soggetta a detenzione preventiva senza un'adeguata motivazione, poiché la detenzione risulta punitiva invece di rappresentare una misura precauzionale;

G.

considerando che, stando a quanto riferito da organizzazioni locali e internazionali, un anno dopo le manifestazioni pacifiche oltre 1 700 manifestanti sono in attesa di processo, più di 69 sono tuttora in carcere e almeno 40 persone sono state uccise durante le proteste, mentre i loro assassini sono ancora a piede libero; che i manifestanti sono stati oggetto di un uso sproporzionato della forza e di violenza sistematica da parte della polizia, di membri della Guardia nazionale e di gruppi armati filogovernativi fuori controllo e violenti;

H.

considerando che uno Stato democratico non deve criminalizzare i leader dell'opposizione politica e deve garantire la partecipazione di tutti i settori nella vita politica del paese nonché i diritti umani di coloro che affermano di far parte dell'opposizione, come dichiarato da Human Rights Watch il 24 febbraio 2015;

I.

considerando che membri della Corte suprema hanno apertamente rifiutato il principio della separazione dei poteri, si sono impegnati pubblicamente a portare avanti il programma politico del governo e si sono ripetutamente pronunciati a favore del governo, convalidando le relative violazioni dei diritti umani; che nel dicembre 2014 la maggioranza filogovernativa in seno all'Assemblea nazionale ha nominato 12 nuovi membri della Corte suprema votando a maggioranza semplice poiché, non essendo riuscita ad ottenere una maggioranza di due terzi, le sarebbe stato necessario raggiungere un consenso con l'opposizione;

J.

considerando che la risoluzione 8610 del ministero della Difesa consente all'esercito di utilizzare le armi da fuoco per controllare «riunioni pubbliche e manifestazioni pacifiche»; che l'articolo 68 della costituzione venezuelana vieta l'uso di armi da fuoco e di sostanze tossiche per controllare le manifestazioni pacifiche; che, secondo le norme internazionali, il ricorso alle forze militari nelle operazioni di pubblica sicurezza dovrebbe essere limitato;

K.

considerando che il 24 febbraio 2015 Kluivert Roa, uno studente di 14 anni, è stato colpito mortalmente durante una manifestazione per la scarsità di cibo e medicine nella città di San Cristóbal, nello Stato di Táchira, ed è la prima vittima da quando l'uso delle armi da fuoco è stato autorizzato per reprimere le proteste; che il 25 febbraio 2015 l'ufficio del Procuratore generale ha dichiarato che un ufficiale di polizia è stato accusato, tra l'altro, di omicidio intenzionale;

L.

considerando che la libertà di espressione e il diritto di prendere parte a manifestazioni pacifiche costituiscono gli elementi fondanti della democrazia; che l'uguaglianza e la giustizia per tutti sono impossibili senza il rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti di ogni cittadino; che, secondo diverse denunce, i mezzi di comunicazione sarebbero soggetti a censura e intimidazioni crescenti;

M.

considerando che il Venezuela è il paese dell'America latina con le più vaste riserve energetiche; che il popolo venezuelano deve far fronte a una grave carenza di prodotti di base, i prezzi dei prodotti alimentari sono raddoppiati ed è stato intensificato il razionamento dei viveri; che l'incapacità dello Stato di far rispettare la legge e garantire l'ordine nonché la crescente polarizzazione politica hanno reso il Venezuela uno dei paesi più violenti al mondo;

N.

considerando che soltanto l'osservanza dei diritti e delle libertà fondamentali e un dialogo costruttivo e rispettoso condotto in uno spirito di tolleranza può aiutare il paese a uscire da questa grave crisi e a superare le difficoltà future;

O.

considerando che la «Mesa de Dialogo» (tavolo di dialogo) tra il governo e l'opposizione è stata avviata e purtroppo interrotta senza giungere a buon fine;

P.

considerando che l'articolo 207 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) stabilisce che gli investimenti europei nei paesi terzi costituiscono un elemento fondamentale della politica commerciale comune dell'UE e formano quindi parte integrante della sua azione politica esterna, e che, ai sensi del trattato di Lisbona, gli investimenti diretti esteri (IDE) sono di competenza esclusiva dell'UE, come stabilito dall'articolo 3, paragrafo 1, lettera e), e dagli articoli 206 e 207 del TFUE;

Q.

considerando che il governo venezuelano ha una responsabilità particolare nel rispettare lo Stato di diritto e il diritto internazionale, dato che il 16 ottobre 2014 è stato eletto membro non permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;

1.

ricorda la sua profonda preoccupazione per il deteriorarsi della situazione in Venezuela e condanna l'uso della violenza contro i manifestanti; chiede alle autorità venezuelane di liberare immediatamente Antonio Ledezma, Leopoldo López, Daniel Ceballos e tutti i manifestanti pacifici, gli studenti e i leader dell'opposizione arbitrariamente detenuti per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione e i loro diritti fondamentali, in linea con le richieste avanzate da vari organismi delle Nazioni Unite e organismi internazionali; invita le autorità venezuelane a ritirare le accuse infondate contro di essi;

2.

chiede alle autorità del Venezuela di garantire che Antonio Ledezma, Leopoldo López, Daniel Ceballos e tutti gli altri prigionieri politici ricevano ogni assistenza medica di cui potrebbero avere bisogno e beneficino di contatti immediati, privati e regolari con i loro familiari e con avvocati di loro scelta; esprime profonda preoccupazione per il deteriorarsi delle condizioni dei detenuti;

3.

invita il governo venezuelano a porre fine alla persecuzione politica e alla repressione dell'opposizione democratica, alle violazioni della libertà di espressione e di manifestazione, e sollecita la fine della censura ai danni dei media; ricorda alle autorità che le voci dell'opposizione sono necessarie per una società democratica;

4.

condanna l'uccisione a colpi di arma da fuoco di Kluivert Roa e di sei altri studenti, ed esprime il suo cordoglio alle loro famiglie; invita il governo a revocare la risoluzione 8610 di recente pubblicazione, la quale permette alle forze di sicurezza di ricorrere alla forza potenzialmente letale, mediante l'uso di armi da fuoco o altre armi potenzialmente mortali, per reprimere le proteste civili, ignorando l'articolo 68 della costituzione venezuelana;

5.

invita il governo venezuelano a rispettare la costituzione del paese e gli obblighi internazionali in materia di indipendenza del potere giudiziario, di diritto alla libertà di espressione, di associazione e di riunione pacifica e di pluralismo politico, che sono elementi fondanti della democrazia; invita il governo venezuelano a creare un ambiente in cui i difensori dei diritti umani e le organizzazioni non governative indipendenti possano svolgere il loro legittimo lavoro di promozione dei diritti umani e della democrazia; sottolinea che il governo venezuelano ha, come membro non permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, una responsabilità particolare nel rispettare lo Stato di diritto e il diritto internazionale;

6.

chiede al governo venezuelano di assicurarsi che in relazione alle accuse siano condotte indagini rapide ed imparziali, che non lascino alcun margine all'impunità, nel pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza e di un giusto processo; ricorda che, in democrazia, il principio della separazione dei poteri è fondamentale e che il sistema giudiziario non può essere utilizzato come arma politica; chiede alle autorità venezuelane di garantire la sicurezza di tutti i cittadini nel paese, a prescindere dalle loro opinioni e affiliazioni politiche;

7.

esprime preoccupazione per la possibilità che nuove proteste possano portare a ulteriori atti di violenza, il che contribuirebbe soltanto ad accrescere il divario tra la posizione del governo e quella dell'opposizione nonché a polarizzare in misura ancora maggiore la delicata fase politica che il Venezuela sta attraversando; invita i rappresentanti di tutte le parti e di tutte le frange della società venezuelana a mantenere la calma a livello sia di atti che di parole; mette in guardia da qualsiasi azione che possa creare un clima di tensione e regressione, che potrebbe condurre alla delegittimazione dell'opposizione democratica rendendola illegale e/o all'annullamento delle elezioni;

8.

è preoccupato per il fatto che, in un anno di elezioni, l'opposizione politica è stata vittima di detenzioni arbitrarie e di attacchi, il che può mettere in discussione sia la legittimità che l'esito del processo elettorale;

9.

invita le autorità del Venezuela, in vista delle prossime elezioni parlamentari, a sfruttare tale periodo per avviare un processo politico inclusivo, basato sul consenso e sulla titolarità condivisa, attraverso un dialogo nazionale effettivo che veda una partecipazione significativa di tutte le forze politiche democratiche nel quadro della democrazia, dello Stato di diritto e del pieno rispetto dei diritti umani; invita altresì entrambe le parti a discutere dei problemi più gravi che il paese deve affrontare, al fine di intraprendere le necessarie riforme economiche e di governance; chiede alle autorità venezuelane di garantire lo svolgimento di elezioni parlamentari libere ed eque, nel quadro di un processo pienamente inclusivo che veda la partecipazione di tutti i soggetti democratici; invita gli attori politici a contenere la lotta politica entro i limiti dell'ordine costituzionale, resistendo a ogni pressione volta a inasprire le loro azioni;

10.

incoraggia i partner regionali del Venezuela, quali l'UNASUR e l'Organizzazione degli Stati americani, ad aprire canali di dialogo e comprensione tra le parti in conflitto e a garantire sicurezza pubblica e protezione, insieme ad un ritorno alla calma e alla normalità in Venezuela;

11.

sollecita l'UE, gli Stati membri e la comunità internazionale a prendere posizione ed adottare misure per mostrare solidarietà con il popolo venezuelano durante questo periodo difficile;

12.

sollecita la Commissione e il Consiglio a valutare e ad adottare tutte le misure necessarie per tutelare gli interessi europei ed il principio della certezza giuridica per le imprese europee in Venezuela;

13.

chiede al Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) e alla delegazione dell'UE in Venezuela, come pure alle ambasciate degli Stati membri, di continuare a monitorare da vicino le indagini riguardanti i leader dell'opposizione e le udienze dei relativi processi; ribadisce la sua richiesta di inviare una delegazione ad hoc del Parlamento europeo allo scopo di valutare la situazione in Venezuela e avviare un dialogo con tutte le parti coinvolte nel conflitto il prima possibile;

14.

ricorda la sua richiesta da sottoporre al VP/AR affinché chieda il rilascio immediato dei manifestanti che sono stati arbitrariamente arrestati dall'inizio delle proteste;

15.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al governo e all'Assemblea nazionale della Repubblica bolivariana del Venezuela, all'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana e al Segretario generale dell'Organizzazione degli Stati americani.


(1)  Testi approvati, P7_TA(2014)0176.

(2)  Testi approvati, P8_TA(2014)0106.

(3)  GU C 258 E del 7.9.2013, pag. 84.


II Comunicazioni

COMUNICAZIONI PROVENIENTI DALLE ISTITUZIONI, DAGLI ORGANI E DAGLI ORGANISMI DELL’UNIONE EUROPEA

Parlamento europeo

Mercoledì 11 marzo 2015

30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/194


P8_TA(2015)0059

Richiesta di revoca dell'immunità parlamentare dell'on. Theodoros Zagorakis

Decisione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla richiesta di revoca dell'immunità di Theodoros Zagorakis (2015/2048(IMM))

(2016/C 316/23)

Il Parlamento europeo,

vista la richiesta di revoca dell'immunità di Theodoros Zagorakis, trasmessa il 19 dicembre 2014 dal sostituto procuratore della corte suprema della Grecia e comunicata in Aula il 28 gennaio 2015, nel contesto del procedimento E2010/3844 in corso dinanzi al giudice penale monocratico di Salonicco,

avendo ascoltato Theodoros Zagorakis, a norma dell'articolo 9, paragrafo 5, del suo regolamento,

visti gli articoli 8 e 9 del protocollo n. 7 sui privilegi e sulle immunità dell'Unione europea e l'articolo 6, paragrafo 2, dell'atto relativo all'elezione dei membri del Parlamento europeo a suffragio universale diretto, del 20 settembre 1976,

viste le sentenze pronunciate dalla Corte di giustizia dell'Unione europea il 12 maggio 1964, 10 luglio 1986, 15 e 21 ottobre 2008, 19 marzo 2010, 6 settembre 2011 e 17 gennaio 2013 (1),

visto l'articolo 62 della Costituzione della Repubblica ellenica,

visti l'articolo 5, paragrafo 2, l'articolo 6, paragrafo 1, e l'articolo 9 del suo regolamento,

vista la relazione della commissione giuridica (A8-0044/2015),

A.

considerando che il sostituto procuratore della corte suprema della Grecia ha chiesto la revoca dell'immunità di Theodoros Zagorakis, deputato al Parlamento europeo, nel contesto di una eventuale istruttoria riguardante un presunto reato;

B.

considerando che a norma dell'articolo 9 del protocollo n. 7 sui privilegi e sulle immunità dell'Unione europea i deputati al Parlamento europeo beneficiano sul territorio nazionale delle immunità riconosciute ai membri del parlamento del loro paese;

C.

considerando che a norma dell'articolo 62 della costituzione della Repubblica ellenica, nel corso della legislatura, senza il consenso del parlamento un deputato non può essere oggetto di procedimento penale, di arresto o di detenzione né soggetto ad altre misure restrittive della libertà;

D.

considerando che Theodoros Zagorakis è accusato di lesioni corporali colpose e di inosservanza delle prescrizioni in materia di sicurezza sul posto di lavoro;

E.

considerando che il procedimento penale riguarda un infortunio sul lavoro accaduto il 13 maggio 2010 a un dipendente del club di calcio PAOK nello stadio del club a Salonicco ed è addebitato a Theodoros Zagorakis in quanto presidente e rappresentante legale del club;

F.

considerando che il presunto reato palesemente non ha alcun nesso con la posizione di Theodoros Zagorakis in quanto deputato al Parlamento europeo, mentre invece ha nessi con la sua carica di presidente del club di calcio PAOK;

G.

considerando che il procedimento penale non riguarda alcuna opinione o voto espressi nell'esercizio del mandato di deputato al Parlamento europeo ai sensi dell'articolo 8 del protocollo n. 7 sui privilegi e sulle immunità dell'Unione europea;

H.

considerando che non sussiste alcun motivo per presumere che il procedimento dipenda dall'intento di pregiudicare l'attività politica del deputato (fumus persecutionis), dato che è stato avviato diversi anni prima dell'inizio del mandato del deputato;

1.

decide di revocare l'immunità di Theodoros Zagorakis;

2.

incarica il suo Presidente di trasmettere immediatamente la presente decisione e la relazione della sua commissione competente al procuratore della Repubblica della corte suprema in Grecia.


(1)  Sentenza della Corte di giustizia del 12 maggio 1964, Wagner/Fohrmann e Krier, 101/63, ECLI:EU:C:1964:28; sentenza della Corte di giustizia del 10 luglio 1986, Wybot/Faure e altri, 149/85, ECLI:EU:C:1986:310; sentenza del Tribunale del 15 ottobre 2008, Mote/Parlamento, T-345/05, ECLI:EU:T:2008:440; sentenza della Corte di giustizia del 21 ottobre 2008, Marra/De Gregorio e Clemente, C-200/07 e C-201/07 ECLI:EU:C:2008:579; sentenza del Tribunale del 19 marzo 2010, Gollnisch/Parlamento, T-42/06, ECLI:EU:T:2010:102; sentenza della Corte di giustizia del 6 settembre 2011, Patriciello, C-163/10, ECLI:EU:C:2011:543; sentenza del Tribunale del 17 gennaio 2013, Gollnisch/Parlamento, T-346/11 e T-347/11, ECLI:EU:T:2013:23.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/196


P8_TA(2015)0060

Richiesta di revoca dell'immunità di Sergei Stanishev

Decisione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla richiesta di revoca dell'immunità di Sergei Stanishev (2014/2259(IMM))

(2016/C 316/24)

Il Parlamento europeo,

vista la richiesta di revoca dell'immunità di Sergei Stanishev, trasmessa il 24 novembre 2014 dal Procuratore capo della Repubblica di Bulgaria, nel quadro del procedimento pendente dinanzi al Tribunale della città di Sofia (rif. CCAN n. 280/2013), e comunicata in Aula il 15 dicembre 2014,

avendo ascoltato Sergei Stanishev, a norma dell'articolo 9, paragrafo 5, del suo regolamento,

visti gli articoli 8 e 9 del protocollo n. 7 sui privilegi e sulle immunità dell'Unione europea e l'articolo 6, paragrafo 2, dell'atto relativo all'elezione dei membri del Parlamento europeo a suffragio universale diretto, del 20 settembre 1976,

viste le sentenze pronunciate dalla Corte di giustizia dell'Unione europea il 12 maggio 1964, il 10 luglio 1986, il 15 e 21 ottobre 2008, il 19 marzo 2010, il 6 settembre 2011 e il 17 gennaio 2013 (1),

visto l'articolo 70 della Costituzione della Repubblica di Bulgaria,

visti l'articolo 5, paragrafo 2, l'articolo 6, paragrafo 1, e l'articolo 9 del suo regolamento,

vista la relazione della commissione giuridica (A8-0045/2015),

A.

considerando che il Procuratore capo della Repubblica di Bulgaria ha trasmesso la richiesta presentata dalla Procura della città di Sofia di autorizzare la prosecuzione del procedimento penale a carico di Sergei Stanishev per un reato a norma dell'articolo 358, paragrafo 1, in combinato disposto con l'articolo 26, paragrafo 1, del Codice penale della Bulgaria;

B.

considerando che, conformemente all'articolo 8 del protocollo sui privilegi e sulle immunità dell'Unione europea, i membri del Parlamento europeo non possono essere ricercati, detenuti o perseguiti a motivo delle opinioni o dei voti espressi nell'esercizio delle loro funzioni;

C.

considerando che, conformemente all'articolo 9 del protocollo sui privilegi e sulle immunità dell'Unione europea, i membri del Parlamento europeo beneficiano sul territorio nazionale delle immunità riconosciute ai membri del parlamento del loro paese;

D.

considerando che, a norma dell'articolo 70, paragrafo 1, della Costituzione della Repubblica di Bulgaria, i membri dell'Assemblea nazionale non possono essere detenuti o sottoposti a procedimenti penali a meno che non abbiano commesso un reato, nel qual caso è richiesta l'autorizzazione dell'Assemblea nazionale o, al di fuori delle sue sessioni, del suo presidente, tranne nel caso in cui siano colti in flagranza di reato; che, a norma dell'articolo 70, paragrafo 2, della Costituzione della Repubblica di Bulgaria, l'autorizzazione ad avviare un procedimento penale non è richiesta in presenza del consenso scritto del membro dell'Assemblea nazionale;

E.

considerando che spetta unicamente al Parlamento decidere in merito alla revoca o meno dell'immunità in un determinato caso; che il Parlamento può ragionevolmente prendere in considerazione la posizione del deputato in fase di adozione di una decisione sulla revoca della sua immunità (2);

F.

considerando che il presunto reato in questione non presenta un collegamento diretto o evidente con l'esercizio delle funzioni di Sergei Stanishev in qualità di deputato al Parlamento europeo e non riguarda un'opinione o un voto espressi nell'esercizio delle sue funzioni parlamentari a norma dell'articolo 8 del protocollo n. 7 sui privilegi e sulle immunità dell'Unione europea;

G.

considerando che il procedimento istruttorio a carico di Sergei Stanishev è stato avviato ben prima dell'inizio del suo mandato di deputato al Parlamento europeo e che il procedimento in questione non è pertanto collegato in alcun modo alla sua posizione in quanto membro del Parlamento europeo;

H.

considerando che, durante il suo mandato dapprima di primo ministro e quindi di membro dell'Assemblea nazionale, Sergei Stanishev ha trasmesso al presidente dell'Assemblea nazionale due dichiarazioni scritte con le quali dava il proprio consenso all'avvio di procedimenti penali a suo carico conformemente all'articolo 70, paragrafo 2, della Costituzione della Repubblica di Bulgaria;

I.

considerando che in questo caso il Parlamento non ha trovato prove di fumus persecutionis, cioè un sospetto sufficientemente fondato e preciso del fatto che la causa intentata fosse finalizzata ad arrecare un danno politico al deputato;

1.

decide di revocare l'immunità di Sergei Stanishev;

2.

incarica il suo Presidente di trasmettere immediatamente la presente decisione e la relazione della sua commissione competente all'autorità competente della Repubblica di Bulgaria e a Sergei Stanishev.


(1)  Sentenza della Corte di giustizia del 12 maggio 1964, 101/63 Wagner/Fohrmann e Krier, 101/63, ECLI:EU:C:1964:28; sentenza della Corte di giustizia del 10 luglio 1986, Wybot/Faure e altri, 149/85, ECLI:EU:C:1986:310; sentenza del Tribunale del 15 ottobre 2008, Mote/Parlamento, T-345/05,ECLI:EU:T:2008:440; sentenza della Corte di giustizia del 21 ottobre 2008, Marra/De Gregorio e Clemente, C-200/07 e C-201/07, ECLI:EU:C:2008:579; sentenza del Tribunale del 19 marzo 2010, Gollnisch/Parlamento, T-42/06, ECLI:EU:T:2010:102; sentenza della Corte di giustizia del 6 settembre 2011, Patriciello, C-163/10, ECLI:EU:C:2011:543; sentenza del Tribunale del 17 gennaio 2013 Gollnisch/Parlamento, T-346/11 eT-347/11, ECLI:EU:T:2013:23.

(2)  Causa T-345/05, Mote/Parlamento (precedentemente citata), punto 28.


III Atti preparatori

PARLAMENTO EUROPEO

Martedì 10 marzo 2015

30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/198


P8_TA(2015)0041

Mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (domanda EGF/2013/009 PL/Zachem — Polonia)

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2013/009 PL/Zachem, presentata dalla Polonia) (COM(2015)0013 — C8-0010/2015 — 2015/2016(BUD))

(2016/C 316/25)

Il Parlamento europeo,

vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2015)0013 — C8-0010/2015),

visto il regolamento (CE) n. 1927/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, che istituisce un Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (1) (regolamento FEG),

visto il regolamento (UE, Euratom) n. 1311/2013 del Consiglio, del 2 dicembre 2013, che stabilisce il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020 (2), in particolare l'articolo 12,

visto l'accordo interistituzionale, del 2 dicembre 2013, tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (3) (AII del 2 dicembre 2013), in particolare il punto 13,

vista la procedura di trilogo prevista al punto 13 dell'AII del 2 dicembre 2013,

vista la lettera della commissione per l'occupazione e gli affari sociali,

vista la lettera della commissione per lo sviluppo regionale,

vista la relazione della commissione per i bilanci (A8-0036/2015),

A.

considerando che l'Unione europea ha predisposto strumenti legislativi e di bilancio per fornire un sostegno supplementare ai lavoratori che risentono delle conseguenze delle trasformazioni rilevanti della struttura del commercio mondiale e agevolare il loro reinserimento nel mercato del lavoro;

B.

considerando che il sostegno finanziario dell'Unione ai lavoratori collocati in esubero dovrebbe essere dinamico e reso disponibile nel modo più rapido ed efficiente possibile, in conformità della dichiarazione comune del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, adottata durante la riunione di concertazione del 17 luglio 2008, e nel rispetto dell'AII del 2 dicembre 2013 con riferimento all'adozione di decisioni di mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG);

C.

considerando che la domanda in esame è tra le ultime due ad essere trattate a norma del regolamento FEG del 2006 e che l'adozione del nuovo regolamento (UE) n. 1309/2013 (4) riflette l'accordo raggiunto tra il Parlamento e il Consiglio in merito alla reintroduzione del criterio di mobilitazione a seguito della crisi, all'aumento del contributo finanziario dell'Unione al 60 % dei costi totali stimati delle misure proposte, all'incremento dell'efficienza del trattamento delle domande d'intervento del FEG in seno alla Commissione e da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, riducendo i tempi di valutazione e approvazione, all'inclusione dei lavoratori autonomi e dei giovani nell'ambito delle azioni e dei beneficiari ammissibili, nonché al finanziamento di incentivi per la creazione di imprese proprie;

D.

considerando che la Polonia ha presentato la domanda EGF/2013/009 PL/Zachem volta a ottenere un contributo finanziario a titolo del FEG a seguito di 615 esuberi, dovuti all'interruzione della produzione e alla riorganizzazione aziendale di Zaklady Chemiczne Zachem, ad opera di quest'ultima e di due fornitori, tutte imprese operanti nella NACE Rev. 2 divisione 20 «Fabbricazione di sostanze e prodotti chimici» nella provincia NUTS 2 della Kujawsko-Pomorskie (Cuiavia-Pomerania); che dei 615 lavoratori in esubero, 404 si sono iscritti come disoccupati presso il centro per l'impiego distrettuale di Bydgoszcz; che gli esuberi hanno avuto luogo durante il periodo di riferimento compreso tra il 31 marzo 2013 e il 31 luglio 2013 e sono legati a un calo della quota di mercato dell'Unione nel settore chimico;

E.

considerando che il contributo finanziario richiesto al FEG ammonta a 115 205 EUR (50 % del bilancio totale);

F.

considerando che la domanda di assistenza soddisfa le condizioni di ammissibilità stabilite dal regolamento FEG;

1.

constata che le condizioni stabilite all'articolo 2, lettera a), del regolamento FEG sono soddisfatte e, di conseguenza, conviene con la Commissione che la Polonia ha diritto a un contributo finanziario a norma del regolamento in parola;

2.

rileva che le autorità polacche hanno trasmesso la domanda di contributo finanziario a titolo del FEG in data 9 ottobre 2013 conformemente al regolamento FEG, che non fissa un limite temporale per le istruzioni, e che la Commissione ha comunicato la sua valutazione il 21 gennaio 2015;

3.

esprime preoccupazione per la durata della procedura, dai primi esuberi fino alla valutazione della domanda; rammenta che l'obiettivo del FEG è offrire assistenza ai lavoratori collocati in esubero nel minor tempo possibile;

4.

valuta positivamente il fatto che, al fine di fornire un'assistenza tempestiva ai lavoratori, le autorità polacche abbiano deciso di avviare l'attuazione dei servizi personalizzati a favore dei lavoratori colpiti il 4 marzo 2013, con largo anticipo rispetto alla decisione e addirittura alla domanda sulla concessione del sostegno del FEG al pacchetto coordinato proposto;

5.

osserva che dal 1992 al 2012 la quota dell'Unione nel mercato chimico mondiale ha subito un brusco calo, passando dal 35,2 % del 1992 al 17,8 % del 2012 (5); rileva che la tendenza degli ultimi anni ha messo in evidenza che la produzione chimica si è spostata verso l'Asia, in particolare verso la Cina, la quale ha assistito a un aumento della fabbricazione di prodotti chimici dall'8,7 % del 2002 al 30,5 % del 2012, per effetto delle maggiori vendite nei mercati emergenti, del minore costo della manodopera, dell'accesso ai mercati, delle sovvenzioni, delle imposte e della regolamentazione; ritiene pertanto che gli esuberi presso la Zachem e i suoi due fornitori siano legati alle trasformazioni rilevanti della struttura del commercio mondiale dovute alla globalizzazione;

6.

sottolinea che la Zachem rappresentava il maggior datore di lavoro della regione e che nel periodo di riferimento in questione i lavoratori direttamente o indirettamente collocati in esubero dall'impresa costituivano il 60 % di tutti i nuovi disoccupati registrati presso il centro per l'impiego distrettuale di Bydgoszcz;

7.

osserva che, stando alle previsioni, gli esuberi presso la Zachem e suoi fornitori avranno un impatto negativo sulla provincia della Cuiavia-Pomerania, la quale registrava il tasso di disoccupazione più alto del paese, pari al 17,4 % nel luglio 2013, nonostante l'espansione economica di cui la regione ha beneficiato;

8.

osserva che gli interventi a titolo del FEG sono destinati ai 50 lavoratori che si trovano nella situazione di maggiore svantaggio e comprendono le seguenti misure: incentivi per le assunzioni e interventi mirati;

9.

prende atto del fatto che la quota più consistente della spesa per i servizi personalizzati sarà destinata agli incentivi per le assunzioni a favore di 45 lavoratori, allo scopo di fornire sostegno ai datori di lavoro che hanno deciso di assumere i suddetti lavoratori per almeno 24 mesi;

10.

constata che a cinque lavoratori in esubero di età superiore a 50 anni è offerto un sostegno di portata più ridotta a copertura dei loro contributi previdenziali e assistenziali; osserva che tale fascia di età è maggiormente a rischio di disoccupazione di lunga durata ed esclusione dal mercato del lavoro;

11.

accoglie favorevolmente la complementarità delle misure del FEG con le azioni finanziate dai fondi strutturali; rileva in particolare che il pacchetto coordinato di servizi personalizzati mira a integrare le numerose misure in atto a disposizione dei lavoratori in esubero nell'ambito del programma operativo capitale umano cofinanziato dal Fondo sociale europeo e le altre misure adottate dai centri per l'impiego della regione; evidenzia l'importanza di garantire che sia evitato il doppio finanziamento in caso di simili azioni di complemento;

12.

rileva che, come da programma, i servizi personalizzati saranno effettivi fino al 30 settembre 2015 e che, stando ai dati provvisori, 36 persone hanno trovato una nuova occupazione grazie al fatto di aver usufruito dei servizi offerti finora dal pacchetto; osserva che alla fine dell'esercizio 2014 l'esecuzione del bilancio preventivo previsto era pari al 59 %;

13.

accoglie favorevolmente il fatto che il comitato per il dialogo sociale della provincia abbia vagliato le possibilità di assistenza ai lavoratori collocati in esubero dalla Zachem e dai suoi fornitori e che il pacchetto di misure personalizzate proposto sia stato discusso nella riunione del consiglio per l'occupazione a Bydgoszcz, a cui hanno preso parte sindacati, imprese e rappresentanti delle istituzioni locali e regionali;

14.

ricorda l'importanza di migliorare le possibilità di impiego di tutti i lavoratori attraverso una formazione adeguata e il riconoscimento delle capacità e delle competenze acquisite durante la carriera professionale del lavoratore;

15.

si compiace del fatto che il principio di uguaglianza tra donne e uomini e il principio di non discriminazione siano stati e continuino a essere applicati nelle varie fasi di attuazione delle misure del FEG e di accesso ad esse;

16.

sottolinea che l'assistenza del FEG può cofinanziare solo misure attive del mercato del lavoro che portino a un'occupazione stabile e a lungo termine; ribadisce che l'assistenza del FEG non deve sostituire le azioni che sono di competenza delle imprese in virtù della legislazione nazionale o di contratti collettivi, né le misure relative alla ristrutturazione di imprese o settori;

17.

approva la decisione allegata alla presente risoluzione;

18.

incarica il suo Presidente di firmare tale decisione congiuntamente al Presidente del Consiglio e di provvedere alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea;

19.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione, compreso l'allegato, al Consiglio e alla Commissione.


(1)  GU L 406 del 30.12.2006, pag. 1.

(2)  GU L 347 del 20.12.2013, pag. 884.

(3)  GU C 373 del 20.12.2013, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1309/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, sul Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (2014-2020) e che abroga il regolamento (CE) n. 1927/2006 (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 855).

(5)  The European chemical industry. Facts & Figures 2013 (L'industria chimica europea: fatti e cifre), CEFIC (http://www.cefic.org/Facts-and-Figures)


ALLEGATO

DECISIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO

relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2013/009 PL/Zachem, presentata dalla Polonia)

(Il testo dell'allegato non figura poiché esso corrisponde all'atto finale, la decisione (UE) 2015/469.)


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/201


P8_TA(2015)0042

Mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione — domanda EGF/2014/014 DE/Aleo Solar — Germania

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale, del 2 dicembre 2013, tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2014/014 DE/Aleo Solar, presentata dalla Germania) (COM(2014)0726 — C8-0012/2015 — 2015/2018(BUD))

(2016/C 316/26)

Il Parlamento europeo,

vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2014)0726 — C8-0012/2015),

visto il regolamento (UE) n. 1309/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, sul Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (2014-2020) e che abroga il regolamento (CE) n. 1927/2006 (1) (regolamento FEG),

visto il regolamento (UE, Euratom) n. 1311/2013 del Consiglio, del 2 dicembre 2013, che stabilisce il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020 (2), in particolare l'articolo 12,

visto l'accordo interistituzionale, del 2 dicembre 2013, tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (3) (AII del 2 dicembre 2013), in particolare il punto 13,

vista la procedura di trilogo prevista al punto 13 dell'AII del 2 dicembre 2013,

vista la lettera della commissione per l'occupazione e gli affari sociali,

vista la lettera della commissione per lo sviluppo regionale,

vista la relazione della commissione per i bilanci (A8-0030/2015),

A.

considerando che l'Unione europea ha predisposto appositi strumenti legislativi e di bilancio per fornire un sostegno supplementare ai lavoratori che risentono delle conseguenze delle trasformazioni rilevanti della struttura del commercio mondiale e per agevolare il loro reinserimento nel mercato del lavoro;

B.

considerando che il sostegno finanziario dell'Unione ai lavoratori collocati in esubero dovrebbe essere dinamico e reso disponibile nel modo più rapido ed efficiente possibile, in conformità della dichiarazione comune del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, adottata durante la riunione di concertazione del 17 luglio 2008, e nel rispetto dell'AII del 2 dicembre 2013 con riferimento all'adozione di decisioni di mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG);

C.

considerando l'adozione del nuovo regolamento FEG, che riflette l'accordo raggiunto tra il Parlamento europeo e il Consiglio concernente la reintroduzione del criterio di mobilitazione a seguito della crisi, l'aumento del contributo finanziario dell'Unione al 60 % dei costi totali stimati delle misure proposte, l'incremento dell'efficienza del trattamento delle domande d'intervento del FEG in seno alla Commissione e da parte del Parlamento europeo e del Consiglio riducendo i tempi per la valutazione e l'approvazione, l'estensione delle azioni e dei beneficiari ammissibili ai lavoratori autonomi e ai giovani, nonché il finanziamento di incentivi per la creazione di imprese proprie;

D.

considerando che le autorità tedesche hanno presentato la domanda EGF/2014/014 DE/Aleo Solar per un contributo finanziario a valere sul FEG a seguito di 657 esuberi, 390 dei quali presso Aleo Solar AG, una società che operava nell'ambito del settore economico classificato nella divisione 26 della NACE Rev. 2 («Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica») e 267 presso due sue filiali; che il numero stimato di lavoratori interessati che dovrebbero beneficiare delle misure è di 476; che gli esuberi hanno avuto luogo durante e dopo il periodo di riferimento dal 7 marzo 2014 al 7 luglio 2014 a seguito di una diminuzione delle quote di mercato unionali nelle società del settore dei moduli solari;

E.

considerando che la domanda di assistenza soddisfa le condizioni di ammissibilità stabilite dal regolamento FEG;

1.

constata che le condizioni di cui all'articolo 4, paragrafo 1, lettera a), del regolamento FEG sono soddisfatte e conviene pertanto con la Commissione che la Germania ha diritto a un contributo finanziario a norma del regolamento in parola;

2.

rileva che le autorità tedesche hanno presentato la domanda per un contributo finanziario a valere sul FEG il 29 luglio 2014, integrandola con informazioni supplementari fino al 23 settembre 2014, e che la valutazione della Commissione è stata resa disponibile il 16 dicembre 2014;

3.

valuta positivamente il fatto che, al fine di fornire un'assistenza tempestiva ai lavoratori, le autorità tedesche abbiano deciso di avviare l'attuazione dei servizi personalizzati a favore dei lavoratori interessati già l'11 aprile 2014, con largo anticipo rispetto alla decisione definitiva e persino rispetto alla presentazione della domanda in merito alla concessione del sostegno del FEG al pacchetto coordinato proposto;

4.

ritiene che gli esuberi presso Aleo Solar AG siano conseguenza di trasformazioni rilevanti della struttura del commercio mondiale dovute alla globalizzazione, che hanno portato a un aumento della quota delle entrate della Cina dall'11 % al 45 %, mentre quella della Germania è crollata dal 64 % al 21 %; osserva che la Cina ha acquisito enormi sovraccapacità nei moduli solari, che né i propri consumatori né il mercato mondiale sono in grado di assorbire; rileva che nel 2011 i prezzi dell'Unione sono diminuiti del 40 % rispetto al 2010, a un livello inferiore ai costi di produzione di Aleo Solar AG; osserva che nel 2013 l'Unione ha approvato dazi addizionali sui moduli solari originari della Cina nonché un prezzo minimo, che tuttavia è ancora inferiore ai costi di produzione dei produttori tedeschi;

5.

osserva che nel 2010 Aleo Solar AG ha registrato un fatturato di 550 milioni di EUR e un utile di 43 milioni di EUR; rileva che dal 2011 tali cifre sono andate rapidamente diminuendo, fino a riportare perdite per 92 milioni di EUR nel 2013; sottolinea che, malgrado diverse iniziative di ristrutturazione e di miglioramento dell'efficienza, essa non è riuscita a recuperare redditività;

6.

osserva che questa è la seconda domanda di intervento del FEG riguardante la fabbricazione di moduli solari e che ve ne saranno numerose altre;

7.

osserva che gli esuberi presso Aleo Solar AG hanno un impatto negativo di rilievo sull'economia regionale a Prenzlau/Brandeburgo, dove il reddito pro-capite è ben al di sotto della media nazionale e si registrano i tassi di disoccupazione più elevati in Germania, rispettivamente del 15,5 % e del 16,4 %; sottolinea che l'inclusione degli esuberi presso Aleo Solar AG aumenterebbe tale tasso dello 0,9 %; si rammarica per il fatto che non vi sia alcuna prospettiva immediata, per i lavoratori in esubero, di trovare una nuova occupazione equivalente a causa di una densità di popolazione relativamente bassa e della mancanza di potenziali datori di lavoro, poiché nella zona vi sono per lo più piccole e medie imprese, e soltanto 10 imprese (lo 0,3 %) con più di 249 lavoratori (Aleo Solar AG era uno di questi grandi datori di lavoro);

8.

osserva che il pacchetto coordinato di servizi personalizzati da cofinanziare comprende le seguenti misure per il reinserimento professionale di 476 lavoratori in esubero: misure di formazione professionale, consulenza e orientamento professionale, gruppi tra pari/seminari, consulenza per l'imprenditorialità, consulenza interregionale, ricerca di lavoro accompagnata da un professionista nella ricerca di lavoro, tutoraggio a posteriori/consulenza per i lavoratori che abbiano trovato un nuovo lavoro ma necessitino di consulenza per la sua conservazione o perché esso renda necessario trasferirsi, un'indennità di formazione del 60 % del reddito netto precedente del lavoratore, a norma dell'articolo 7, paragrafo 1, lettera b), del regolamento FEG;

9.

osserva che le autorità prevedono di utilizzare il massimo consentito del 35 % di tutti i costi per indennità e incentivi sotto forma di indennità di formazione (Transferkurzarbeitergeld) che costituiscono il 60 o il 67 % del precedente reddito netto del lavoratore — a seconda della situazione familiare del beneficiario — il che è in linea con la prassi in caso di esubero in Germania; rileva che tale indennità non sostituisce le misure passive di protezione sociale ed è subordinata al rispetto di rigorose condizioni per quanto riguarda la partecipazione alla formazione e altre attività organizzate;

10.

accoglie positivamente il fatto che il pacchetto coordinato di servizi personalizzati sia stato elaborato di concerto con i rappresentanti dei beneficiari interessati, tenendo conto del potenziale della zona e del contesto imprenditoriale;

11.

ricorda l'importanza di migliorare l'occupabilità di tutti lavoratori attraverso una formazione adeguata e il riconoscimento delle capacità e delle competenze acquisite durante la carriera professionale del lavoratore; si attende che la formazione offerta nell'ambito del pacchetto coordinato sia adattata non solo alle esigenze dei lavoratori in esubero, ma anche all'effettivo contesto imprenditoriale;

12.

osserva che 164 dei lavoratori di Aleo Solar AG di Prenzlau collocati in esubero sono stati nuovamente assunti da un consorzio asiatico, che ha acquistato lo stabilimento dal liquidatore; rileva che il ragionamento seguito dalle autorità tedesche per consentire a questi lavoratori di beneficiare delle misure finanziate dal FEG è che, in quel momento, non vi era ancora la certezza di un nuovo lavoro;

13.

osserva che i 104 lavoratori collocati in esubero al centro amministrativo di Oldenburg non sono inclusi nelle misure finanziate a titolo del FEG; prende atto che la situazione dell'occupazione in questa regione è notevolmente più promettente;

14.

deplora che il rischio di disoccupazione di lunga durata per i lavoratori in esubero sia elevato e sottolinea pertanto l'importanza di misure che incoraggino i lavoratori a cercare lavoro al di fuori della zona immediatamente circostante e ad accettare offerte di lavoro in altre regioni;

15.

ritiene che i lavoratori che si trovano nelle fasce di età comprese tra 55 e 64 e 15 e 29 anni siano a più alto rischio di disoccupazione prolungata e di esclusione dal mercato del lavoro; ritiene pertanto che questi lavoratori abbiano esigenze particolari in termini di servizi personalizzati;

16.

ricorda che, in conformità dell'articolo 7 del regolamento FEG, il pacchetto coordinato di servizi personalizzati di formazione e riqualificazione dovrebbe tenere conto delle prospettive future del mercato del lavoro e delle competenze richieste ed essere compatibile con il passaggio a un'economia sostenibile nonché efficiente sotto il profilo delle risorse;

17.

sottolinea che l'assistenza del FEG può cofinanziare solo misure attive a favore del mercato del lavoro che portino a un'occupazione stabile e a lungo termine; ribadisce che l'assistenza del FEG non deve sostituire le azioni che sono di competenza delle imprese in virtù della legislazione nazionale o di contratti collettivi, né le misure relative alla ristrutturazione di imprese o settori;

18.

approva la decisione allegata alla presente risoluzione;

19.

incarica il suo Presidente di firmare tale decisione congiuntamente al Presidente del Consiglio e di provvedere alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea;

20.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione, compreso l'allegato, al Consiglio e alla Commissione.


(1)  GU L 347 del 20.12.2013, pag. 855.

(2)  GU L 347 del 20.12.2013, pag. 884.

(3)  GU C 373 del 20.12.2013, pag. 1.


ALLEGATO

DECISIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO

relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (domanda EGF/2014/014 DE/Aleo Solar, presentata dalla Germania)

(Il testo dell'allegato non figura poiché esso corrisponde all'atto finale, la decisione (UE) 2015/473.)


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/204


P8_TA(2015)0043

Mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione — domanda EGF/2013/007 BE/Hainaut steel (Duferco-NLMK) — Belgio

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in conformità al punto 13 dell'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2013/007 BE/Hainaut steel (Duferco-NLMK), presentata dal Belgio) (COM(2014)0725 — C8-0013/2015 — 2015/2019(BUD))

(2016/C 316/27)

Il Parlamento europeo,

vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2014)0725 — C8-0013/2015),

visto il regolamento (CE) n. 1927/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, che istituisce un Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (1) (regolamento FEG),

visto il regolamento (UE, Euratom) n. 1311/2013 del Consiglio, del 2 dicembre 2013, che stabilisce il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020 (2), in particolare l'articolo 12,

visto l'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (3) (AII del 2 dicembre 2013), in particolare il punto 13,

vista la procedura di trilogo prevista al punto 13 dell'AII del 2 dicembre 2013,

vista la lettera della commissione per l'occupazione e gli affari sociali,

vista la lettera della commissione per lo sviluppo regionale,

vista la relazione della commissione per i bilanci (A8-0031/2015),

A.

considerando che l'Unione ha predisposto strumenti legislativi e di bilancio per fornire un sostegno supplementare ai lavoratori che risentono delle conseguenze dei rilevanti cambiamenti della struttura del commercio mondiale e agevolare il loro reinserimento nel mercato del lavoro;

B.

considerando che il sostegno finanziario dell'Unione ai lavoratori collocati in esubero dovrebbe essere dinamico e reso disponibile nel modo più rapido ed efficiente possibile, in conformità della dichiarazione comune del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, adottata durante la riunione di concertazione del 17 luglio 2008, e nel rispetto dell'AII del 2 dicembre 2013 con riferimento all'adozione di decisioni di mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG);

C.

considerando che l'adozione del regolamento (UE) n. 1309/2013 (4) riflette l'accordo raggiunto tra il Parlamento e il Consiglio concernente la reintroduzione del criterio di mobilitazione a seguito della crisi, l'aumento del contributo finanziario dell'Unione al 60 % dei costi totali stimati delle misure proposte, l'incremento dell'efficienza del trattamento delle domande d'intervento del FEG in seno alla Commissione e da parte del Parlamento e del Consiglio, riducendo i tempi di valutazione e approvazione, l'inclusione dei lavoratori autonomi e dei giovani nell'ambito delle azioni e dei beneficiari ammissibili, nonché il finanziamento di incentivi per la creazione di imprese proprie;

D.

considerando che il Belgio ha presentato la domanda EGF/2013/007 BE/Hainaut steel volta a ottenere un contributo finanziario del FEG a seguito di 708 esuberi in due imprese, dovuti alla chiusura della Duferco e alle riduzioni di personale presso la NLMK, operanti nella NACE Rev. 2. divisione 24 «Attività metallurgiche» ed entrambe con sede a La Louvière nella regione dell'Hainaut; che gli esuberi hanno avuto luogo durante il periodo di riferimento compreso tra il 22 gennaio 2013 e il 22 ottobre 2013 e sono legati a un calo della quota di mercato dell'Unione nel settore della produzione di acciaio;

E.

considerando che il contributo finanziario richiesto al FEG ammonta a 981 956 EUR (50 % del bilancio totale);

F.

considerando che la domanda di assistenza soddisfa le condizioni di ammissibilità stabilite dal regolamento FEG;

1.

osserva che le condizioni stabilite all'articolo 2, lettera b), del regolamento FEG sono soddisfatte e, di conseguenza, conviene con la Commissione che il Belgio ha diritto a un contributo finanziario a norma del regolamento in parola;

2.

rileva che le autorità belghe hanno trasmesso la domanda per il contributo finanziario a titolo del FEG il 27 settembre 2013 conformemente al regolamento FEG, che non fissa un limite temporale per le istruzioni, e che la Commissione ha comunicato la sua valutazione il 9 dicembre 2014;

3.

esprime preoccupazione per la durata della procedura, dai primi esuberi fino alla valutazione della domanda; rammenta che l'obiettivo del FEG è offrire assistenza ai lavoratori collocati in esubero nel minor tempo possibile; segnala che la domanda FEG è stata presentata il 27 settembre 2013, quindi nel momento in cui è stata sottoposta a votazione in seno alla commissione per i bilanci era passato quasi un anno e mezzo;

4.

valuta positivamente il fatto che, al fine di fornire un'assistenza tempestiva ai lavoratori, le autorità belghe abbiano deciso di avviare l'attuazione dei servizi personalizzati a favore dei lavoratori colpiti già il 1o giugno 2013, con largo anticipo rispetto alla decisione, e addirittura alla domanda, in merito alla concessione del sostegno del FEG al pacchetto coordinato proposto;

5.

ritiene che gli esuberi presso la Duferco e la NLMK siano legati alle trasformazioni rilevanti della struttura del commercio mondiale dovute alla globalizzazione, dal momento che il settore della produzione dell'acciaio ha subito gravi perturbazioni economiche, in particolare un calo brusco della quota di mercato dell'Unione; osserva inoltre che a seguito della crisi economica e del relativo aumento dei costi di produzione la struttura del commercio mondiale è stata resa più complessa da altri fattori, come la diminuzione della domanda di acciaio nel settore automobilistico ed edilizio;

6.

rileva che, secondo i dati riportati dalle autorità belghe (5), tra il 2006 e il 2011 la produzione di acciaio grezzo nell'UE-27 è diminuita, passando da 206,9 milioni di tonnellate a 177,7 milioni di tonnellate (-14,1 %, con una variazione annua di -3,0 % (6)), mentre a livello mondiale la produzione è aumentata, passando da 1 249 milioni di tonnellate a 1 518,3 milioni di tonnellate (+21,6 %, con una variazione annua del +4,0 %); osserva che ciò ha comportato un restringimento della quota di mercato dell'UE-27 nella produzione di acciaio grezzo, in volume, dal 16,6 % nel 2006 all'11,7 % nel 2011 (-29,4 %, con una variazione annua di-6,7 %) e fa notare, in confronto, l'aumento della quota di mercato cinese, passata dal 33,7 % al 45,0 % nello stesso periodo;

7.

fa notare che questa è la quinta domanda di intervento del FEG per il settore siderurgico, tre delle quali erano legate alla globalizzazione e una alla crisi economica e finanziaria mondiale; sottolinea la necessità di un approccio efficiente e coordinato a livello di Unione al fine di combattere la disoccupazione nel settore siderurgico;

8.

osserva che stando alle previsioni gli esuberi presso Duferco e NLMK avranno un impatto negativo sulla regione dell'Hainaut, in passato un centro di estrazione del carbone e di produzione dell'acciaio, dove l'occupazione è fortemente dipendente dall'industria pesante tradizionale e dal settore pubblico e che nel 2012 aveva un tasso di disoccupazione del 17,7 %, a fronte di un tasso medio del 15,8 % nella regione vallona e dell'11,2 % a livello nazionale (7), mentre per le persone di età compresa tra i 18 e i 25 anni si è raggiunto il 39 %; sottolinea che il basso livello di qualificazione delle persone in cerca di lavoro (il 51 % non ha un'istruzione di livello secondario superiore, rispetto al 47 % in Vallonia) rappresenta un'ulteriore difficoltà per la ricerca di un impiego;

9.

osserva che alla luce della congiuntura economica e del numero di esuberi nell'industria metallurgica locale, per trovare un nuovo posto di lavoro all'interno della regione i lavoratori di Duferco e NLMK dovranno riqualificarsi per svolgere altre mansioni in settori differenti;

10.

osserva che il pacchetto coordinato di servizi personalizzati da cofinanziare comprende le seguenti misure per il reinserimento professionale di 701 lavoratori in esubero (raggruppate per categoria): 1) assistenza personalizzata nella ricerca di impiego, gestione dei singoli casi e servizi di informazioni generali, 2) formazione e riqualificazione, nonché 3) promozione dell'imprenditorialità;

11.

accoglie favorevolmente il fatto che diverse parti sociali e organizzazioni siano state coinvolte nel coordinamento generale e nell'attuazione delle misure, tra cui: i sindacati (FGTB, CSC), FOREM (l'ufficio pubblico dell'occupazione e della formazione della regione vallona), i centri di formazione professionale e tecnica settoriali attivi nella regione vallona, l'Agenzia del Fondo sociale europeo della Comunità francese del Belgio e il governo vallone; si compiace inoltre che i sindacati siano direttamente coinvolti nella gestione delle due unità di ricollocamento create ad hoc per ciascuna impresa;

12.

accoglie con favore le misure attive del mercato del lavoro proposte per migliorare le possibilità di impiego dei lavoratori in esubero; rammenta che le indennità non sono comprese tra i servizi personalizzati finanziati dal FEG;

13.

ricorda l'importanza di migliorare le possibilità di impiego di tutti lavoratori attraverso una formazione adeguata e il riconoscimento delle capacità e delle competenze acquisite durante la carriera professionale del lavoratore; si attende che la formazione offerta nell'ambito del pacchetto coordinato sia adattata non solo alle esigenze dei lavoratori in esubero ma anche all'effettivo contesto imprenditoriale e al potenziale della zona;

14.

segnala che le misure proposte sono destinate anche a un gruppo di dirigenti delle imprese interessate;

15.

si compiace del fatto che il principio di uguaglianza tra donne e uomini e il principio di non discriminazione siano stati e continuino ad essere applicati nelle varie fasi di attuazione delle misure del FEG e di accesso ad esse;

16.

sottolinea che l'assistenza del FEG può cofinanziare solo misure attive del mercato del lavoro che portino a un'occupazione stabile e a lungo termine; ribadisce che l'assistenza del FEG non deve sostituire le azioni che sono di competenza delle imprese in forza della legislazione nazionale o dei contratti collettivi, né le misure relative alla ristrutturazione di imprese o settori;

17.

osserva che le misure obbligatorie nell'ambito delle procedure di esubero collettivo in Belgio e che sono attuate come parte delle attività normali delle unità di ricollocamento (quali sostegno al ricollocamento, formazione, assistenza nella ricerca di impiego e orientamento professionale, ecc.) non sono incluse nella presente domanda di mobilitazione del FEG; rileva che oltre la metà dei costi totali stimati deve essere spesa per servizi di riconversione, segnatamente misure di sostegno, orientamento e integrazione;

18.

approva la decisione allegata alla presente risoluzione;

19.

incarica il suo Presidente di firmare tale decisione congiuntamente al Presidente del Consiglio e di provvedere alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea;

20.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione, compreso l'allegato, al Consiglio e alla Commissione.


(1)  GU L 406 del 30.12.2006, pag. 1.

(2)  GU L 347 del 20.12.2013, pag. 884.

(3)  GU C 373 del 20.12.2013, pag. 1.

(4)  Regolamento (UE) n. 1309/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, sul Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (2014-2020) e che abroga il regolamento (CE) n. 1927/2006 (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 855).

(5)  Fonte: Associazione mondiale dei produttori siderurgici, Steel Statistical Yearbook 2012.

(6)  Tasso di crescita annuo composto.

(7)  Fonte: Steunpunt WSE.


ALLEGATO

DECISIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO

relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in conformità al punto 13 dell'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2013/007 BE/Hainaut steel (Duferco-NLMK), presentata dal Belgio)

(Il testo dell'allegato non figura poiché esso corrisponde all'atto finale, la decisione (UE) 2015/468.)


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/208


P8_TA(2015)0044

Mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (domanda EGF/2014/012 BE/ArcelorMittal — Belgio)

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale, del 2 dicembre 2013, tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2014/012 BE/ArcelorMittal, presentata dal Belgio) (COM(2014)0734 — C8-0014/2015 — 2015/2020(BUD))

(2016/C 316/28)

Il Parlamento europeo,

vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2014)0734 — C8-0014/2015),

visto il regolamento (UE) n. 1309/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, sul Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (2014-2020) e che abroga il regolamento (CE) n. 1927/2006 (1) (regolamento FEG),

visto il regolamento (UE, Euratom) n. 1311/2013 del Consiglio, del 2 dicembre 2013, che stabilisce il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020 (2), in particolare l'articolo 12,

visto l'accordo interistituzionale, del 2 dicembre 2013, tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (3) (AII del 2 dicembre 2013), in particolare il punto 13,

vista la procedura di trilogo prevista al punto 13 dell'AII del 2 dicembre 2013,

vista la lettera della commissione per l'occupazione e gli affari sociali,

vista la lettera della commissione per lo sviluppo regionale,

vista la relazione della commissione per i bilanci (A8-0035/2015),

A.

considerando che l'Unione europea ha predisposto strumenti legislativi e di bilancio per fornire un sostegno supplementare ai lavoratori che risentono delle conseguenze dei grandi cambiamenti strutturali nei flussi commerciali mondiali e per agevolare il loro reinserimento nel mercato del lavoro;

B.

considerando che il sostegno finanziario dell'Unione ai lavoratori collocati in esubero dovrebbe essere dinamico e reso disponibile nel modo più rapido ed efficiente possibile, in conformità della dichiarazione comune del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, adottata durante la riunione di concertazione del 17 luglio 2008, e nel rispetto dell'AII del 2 dicembre 2013 con riferimento all'adozione di decisioni di mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG);

C.

considerando che l'adozione del regolamento FEG riflette l'accordo raggiunto tra il Parlamento europeo e il Consiglio concernente la reintroduzione del criterio di mobilitazione relativo alla crisi, l'aumento del contributo finanziario dell'Unione al 60 % dei costi totali stimati delle misure proposte, l'incremento dell'efficienza del trattamento delle domande d'intervento del FEG in seno alla Commissione e da parte del Parlamento e del Consiglio ottenuto con la riduzione dei tempi per la valutazione e l'approvazione, l'estensione delle azioni e dei beneficiari ammissibili ai lavoratori autonomi e ai giovani, nonché il finanziamento di incentivi per la creazione di imprese proprie;

D.

considerando che le autorità del Belgio hanno presentato la domanda EGF/2014/012 BE/ArcelorMittal per un contributo finanziario a titolo del FEG in seguito a 1 285 collocamenti in esubero effettuati da ArcelorMittal Liège S.A., un'impresa operante nel settore economico classificato nella divisione 24 della NACE Rev. 2 («Metallurgia») e che, secondo le previsioni, 910 persone prenderanno parte alle misure, durante e dopo il periodo di riferimento che va dal 1o gennaio 2014 al 1o maggio 2014, in ragione di una grave perturbazione economica, in particolare di un rapido calo della quota di mercato dell'Unione;

E.

considerando che la domanda di assistenza soddisfa le condizioni di ammissibilità stabilite dal regolamento FEG;

1.

osserva che le condizioni stabilite all'articolo 4, paragrafo 1, lettera a), del regolamento FEG sono soddisfatte e, di conseguenza, conviene con la Commissione che il Belgio ha diritto a un contributo finanziario a norma del regolamento in parola;

2.

osserva che le autorità del Belgio hanno presentato la domanda di contributo finanziario del FEG il 22 luglio 2014, entro 12 settimane dalla data in cui sono stati soddisfatti i criteri di intervento, che tale domanda è stata integrata con ulteriori informazioni fino al 16 settembre 2014 e che la valutazione della Commissione è stata resa disponibile il 9 dicembre 2014;

3.

valuta positivamente il fatto che, al fine di fornire un'assistenza tempestiva ai lavoratori, le autorità belghe hanno deciso di avviare l'erogazione dei servizi personalizzati ai lavoratori colpiti già il 1o gennaio 2014, con largo anticipo rispetto alla decisione e persino alla domanda di sostegno del FEG al pacchetto coordinato proposto;

4.

ritiene che i collocamenti in esubero presso ArcelorMittal Liège S.A. siano legati ai grandi cambiamenti strutturali nei flussi commerciali mondiali dovuti alla globalizzazione, dal momento che, tra il 2007 e il 2013, la produzione di acciaio grezzo nell'UE27 è diminuita passando da 210,1 milioni di tonnellate a 166,2 milione di tonnellate (4) (-20,9 %; con un tasso di crescita annuo pari a -3,8 % (5)), mentre a livello mondiale è aumentata passando da 1 348,1 milione di tonnellate a 1 649,3 milioni di tonnellate (+22,3 %; con un tasso di crescita annuo pari a +3,4 %); osserva che la quota di produzione di acciaio dell'Unione è calata (passando dal 16 % della produzione mondiale di acciaio nel 2007 al 10 % nel 2013) in maniera più significativa rispetto a quella degli Stati Uniti e della Russia, mentre l'Asia assiste a un forte aumento della propria quota, che è passata dal 56 % al 67 % nel corso dello stesso periodo; rileva quindi che negli ultimi anni il settore della metallurgia a Liegi si è ridotto, passando da 6 193 posti di lavoro in 40 imprese nel 2007 a 4 187 in 35 imprese nel 2012, con una flessione dell'occupazione in tale settore del 32 %;

5.

sottolinea che gli effetti di questi cambiamenti dei flussi commerciali sono stati aggravati da altri fattori, quali la diminuzione della domanda di acciaio nei settori automobilistico ed edilizio dell'Unione in conseguenza della crisi economica e un relativo incremento dei costi di produzione (materie prime, energia, vincoli ambientali ecc.); evidenzia che tali fattori hanno compromesso la competitività dell'industria siderurgica dell'Unione e hanno causato la perdita di un numero elevato di posti di lavoro nel settore dell'acciaio negli ultimi anni a causa della chiusura e della ristrutturazione di stabilimenti da parte di vari produttori di acciaio in Europa;

6.

sottolinea la necessità di un approccio efficiente e coordinato a livello di Unione per invertire la tendenza alla diminuzione della competitività del settore siderurgico nell'Unione; sottolinea altresì la necessità di investimenti adeguati e mirati allo scopo di garantire l'innovazione quale principale motore della competitività globale del settore dell'acciaio nell'Unione e garanzia del mantenimento di posti di lavoro in Europa;

7.

prende atto della relazione sullo stato di avanzamento dell'attuazione della comunicazione della Commissione dal titolo «Piano d'azione per una siderurgia europea competitiva e sostenibile», dell'11 giugno 2013, in cui si conclude che la metà delle azioni previste nella comunicazione sono state attuate; sottolinea la necessità di garantire una corretta attuazione delle azioni in questione, al fine di conseguire risultati concreti finalizzati al rilancio del settore siderurgico nell'Unione;

8.

rileva che la domanda di intervento del FEG in esame è la quarta presentata per il settore siderurgico e che tre di queste domande sono collegate ai grandi cambiamenti strutturali nei flussi commerciali mondiali dovuti alla globalizzazione (6) mentre una alla crisi economica e finanziaria mondiale (7); esorta la Commissione a prevenire ulteriori esuberi nel settore attraverso lo sviluppo e l'attuazione di misure preventive e di stimolo;

9.

rileva che, secondo le previsioni, gli esuberi presso ArcelorMittal Liège S.A. avranno vaste ripercussioni negative sulla regione di Liegi, fortemente dipendente dal settore della metallurgia, settore in cui il ridimensionamento effettuato da ArcelorMittal ha effetti tanto più importanti in quanto la quota di occupazione locale in capo al gruppo è pari al 78,9 % nell'ambito del settore metallurgico e al 14,3 % nel settore manifatturiero;

10.

osserva che il pacchetto coordinato di servizi personalizzati da cofinanziare contempla tre settori principali: riconversione, formazione e riqualificazione e promozione dell'imprenditorialità; sottolinea l'importanza di garantire che i servizi di riqualificazione siano prestati in conformità delle reali esigenze del mercato del lavoro nella regione interessata;

11.

è favorevole al futuro utilizzo delle disposizioni del regolamento FEG per sostenere i giovani disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione (NEET) in questa regione;

12.

si compiace del fatto che il pacchetto coordinato di servizi personalizzati è stato elaborato in consultazione con i beneficiari interessati e le parti sociali;

13.

rileva che oltre la metà dei costi totali stimati devono essere spesi per servizi di riconversione, segnatamente misure di sostegno, orientamento e integrazione; osserva che tali servizi saranno prestati da FOREM (l'ufficio pubblico dell'occupazione e della formazione della regione vallona), che agisce da intermediario nell'attuazione della domanda in esame;

14.

ricorda l'importanza di migliorare le possibilità d'impiego di tutti lavoratori attraverso una formazione adeguata e il riconoscimento delle capacità e delle competenze acquisite durante la carriera professionale del lavoratore; si attende che la formazione offerta nell'ambito del pacchetto coordinato sia adattata non solo alle esigenze dei lavoratori licenziati, ma anche all'effettivo contesto imprenditoriale;

15.

ricorda che, in conformità dell'articolo 7 del regolamento FEG, la progettazione del pacchetto coordinato di servizi personalizzati dovrebbe tenere conto delle prospettive future del mercato del lavoro e delle competenze richieste ed essere compatibile con il passaggio a un'economia sostenibile nonché efficiente sotto il profilo delle risorse;

16.

sottolinea che l'assistenza del FEG può cofinanziare solo misure attive del mercato del lavoro che portino a un'occupazione stabile e a lungo termine; ribadisce che l'assistenza del FEG non deve sostituire le azioni che sono di competenza delle imprese in virtù della legislazione nazionale o di contratti collettivi, né le misure relative alla ristrutturazione di imprese o settori;

17.

osserva che le misure obbligatorie nell'ambito delle procedure di esubero collettivo in Belgio e condotte come parte delle attività standard dell'unità di ricollocamento (ad esempio sostegno al ricollocamento, formazione, assistenza nella ricerca di impiego e orientamento professionale, ecc.) non sono incluse nella presente domanda di mobilitazione del FEG;

18.

accoglie con favore il fatto che in passato il sostegno finanziario a titolo del Fondo sociale europeo era concesso a un progetto (EnTrain — En Transition-Reconversion-Accompagnement) il cui scopo era sviluppare metodi pedagogici per le unità di ricollocamento in generale e che i risultati del progetto saranno probabilmente utili nell'attuazione delle misure previste;

19.

approva la decisione allegata alla presente risoluzione;

20.

incarica il suo Presidente di firmare tale decisione congiuntamente al Presidente del Consiglio e di provvedere alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea;

21.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione, compreso l'allegato, al Consiglio e alla Commissione.


(1)  GU L 347 del 20.12.2013, pag. 855.

(2)  GU L 347 del 20.12.2013, pag. 884.

(3)  GU C 373 del 20.12.2013, pag. 1.

(4)  Fonte: Associazione mondiale dei produttori siderurgici, Steel Statistical Yearbook 2014.

(5)  Tasso di crescita annuo composto.

(6)  Domande EGF/2009/022 BG/Kremikovtsi (domanda respinta dalla Commissione), EGF/2012/010 RO/Mechel (COM(2014)0255 del 7.5.2014), EGF/2013/007 BE Hainaut steel (Duferco-NLMK) (COM(2014)0725 del 9.12.2014), EGF/2013/002 BE/Carsid (COM(2014)0553 del 5.9.2014).

(7)  Domanda EGF/2010/007 AT/Steiermark/Niederösterreich. Decisione 2011/652/UE, del 27 settembre 2011 (GU L 263 del 7.10.2011, pag. 9).


ALLEGATO

DECISIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO

relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (domanda EGF/2014/012 BE/ArcelorMittal, presentata dal Belgio)

(Il testo dell'allegato non figura poiché esso corrisponde all'atto finale, la decisione (UE) 2015/472.)


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/212


P8_TA(2015)0045

Mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione -domanda EGF/2014/011 BE/Caterpillar — Belgio

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale, del 2 dicembre 2013, tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2014/011 BE/Caterpillar, presentata dal Belgio) (COM(2014)0735 — C8-0015/2015 — 2015/2021(BUD))

(2016/C 316/29)

Il Parlamento europeo,

vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2014)0735 — C8-0015/2015),

visto il regolamento (UE) n. 1309/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, sul Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (2014-2020) e che abroga il regolamento (CE) n. 1927/2006 (1) (regolamento FEG),

visto il regolamento (UE, Euratom) n. 1311/2013 del Consiglio, del 2 dicembre 2013, che stabilisce il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020 (2), in particolare l'articolo 12,

visto l'accordo interistituzionale, del 2 dicembre 2013, tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (3) (AII del 2 dicembre 2013), in particolare il punto 13,

vista la procedura di consultazione a tre prevista al punto 13 dell'AII del 2 dicembre 2013,

vista la lettera della commissione per l'occupazione e gli affari sociali,

vista la lettera della commissione per lo sviluppo regionale,

vista la relazione della commissione per i bilanci (A8-0033/2015),

A.

considerando che l'Unione ha predisposto strumenti legislativi e di bilancio per fornire un sostegno supplementare ai lavoratori che risentono delle conseguenze delle trasformazioni rilevanti della struttura del commercio mondiale e per agevolare il loro reinserimento nel mercato del lavoro;

B.

considerando che il sostegno finanziario dell'Unione ai lavoratori collocati in esubero dovrebbe essere dinamico e reso disponibile nel modo più rapido ed efficiente possibile, in conformità della dichiarazione comune del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, adottata durante la riunione di concertazione del 17 luglio 2008, e nel rispetto dell'AII del 2 dicembre 2013 con riferimento all'adozione di decisioni di mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG);

C.

considerando che l'adozione del regolamento FEG riflette l'accordo raggiunto tra il Parlamento europeo e il Consiglio concernente la reintroduzione del criterio di mobilitazione a seguito della crisi, l'aumento del contributo finanziario dell'Unione al 60 % dei costi totali stimati delle misure proposte, l'incremento dell'efficienza del trattamento delle domande d'intervento del FEG in seno alla Commissione e da parte del Parlamento europeo e del Consiglio ottenuto con la riduzione dei tempi per la valutazione e l'approvazione, l'estensione delle azioni e dei beneficiari ammissibili ai lavoratori autonomi e ai giovani, nonché il finanziamento di incentivi per la creazione di imprese proprie;

D.

considerando che il Belgio ha presentato la domanda EGF/2014/011 BE/Caterpillar al fine di ottenere un contributo finanziario del FEG a seguito di 1 030 esuberi della società Caterpillar Belgium S.A., un'impresa operante nel settore economico classificato nella divisione 28 della NACE Rev. 2 («Fabbricazione di macchinari e apparecchiature nca») e che, secondo le previsioni, 630 persone prenderanno parte alle misure durante e dopo il periodo di riferimento che va dal 1o gennaio 2014 al 30 aprile 2014, in ragione di un calo della domanda in Europa;

E.

considerando che la domanda di assistenza soddisfa le condizioni di ammissibilità stabilite dal regolamento FEG;

1.

osserva che le condizioni stabilite all'articolo 4, paragrafo 1, lettera a), del regolamento FEG sono soddisfatte e, di conseguenza, conviene con la Commissione che il Belgio ha diritto a un contributo finanziario a norma del regolamento in parola;

2.

rileva che le autorità belghe hanno presentato la domanda per il contributo finanziario a titolo del FEG il 22 luglio 2014, inviando ulteriori informazioni a completamento della stessa fino al 16 settembre 2014, e che la valutazione della Commissione è stata resa disponibile il 9 dicembre 2014;

3.

rileva che il bilancio complessivo è pari a 2 038 090 EUR, di cui 73 378 EUR destinati all'esecuzione, e che il contributo finanziario del FEG ammonta a 1 222 854 EUR, pari al 60 % dei costi totali delle misure proposte;

4.

valuta positivamente il fatto che, al fine di fornire un'assistenza tempestiva ai lavoratori, le autorità belghe hanno deciso di avviare l'erogazione dei servizi personalizzati ai lavoratori colpiti già il 1o aprile 2014, con largo anticipo rispetto alla decisione e persino alla domanda di sostegno del FEG al pacchetto coordinato proposto; osserva che tali servizi personalizzati già offerti saranno ammissibili al finanziamento del FEG;

5.

ritiene che gli esuberi presso Caterpillar Belgium S.A. siano legati alle trasformazioni rilevanti della struttura del commercio mondiale dovute alla globalizzazione, dal momento che, per la società, è diventato più economico fabbricare apparecchiature in Asia e importarle in Europa che produrre in Europa per un mercato in declino; rileva che l'impianto di produzione di Gosselies ha risentito di una serie di effetti negativi a monte e a valle, in quanto i prodotti siderurgici e metallurgici in Europa sono stati colpiti dalla concorrenza delle economie emergenti e la crisi del 2009 ha indebolito il settore edilizio e quello minerario a livello europeo, vale a dire gli acquirenti più importanti di Caterpillar;

6.

prende atto del fatto che la domanda di macchine da costruzione ha risentito della flessione degli investimenti pubblici e privati nelle infrastrutture conseguente al debole andamento dell'economia mondiale;

7.

rileva che la domanda d'intervento del FEG in esame è la dodicesima presentata per il settore «Fabbricazione di macchinari e apparecchiature nca» e che le domande precedenti erano ripartite in egual misura tra i criteri commerciali e quelli relativi alla crisi economica;

8.

deplora che, nella regione di Charleroi, molti dei disoccupati siano scarsamente qualificati (il 59 % non ha un'istruzione secondaria superiore) che e il 43 % sia senza lavoro da più di due anni; si rammarica che a Charleroi il tasso di occupazione (52,26 %) sia fra i più bassi della regione Vallonia; accoglie pertanto con favore la decisione delle autorità di chiedere il contributo finanziario del FEG per assistere i lavoratori licenziati;

9.

rileva che, secondo le previsioni, gli esuberi presso Caterpillar avranno un impatto fortemente negativo sulla regione di Charleroi, la quale sta vivendo una situazione molto difficile per quanto concerne il mercato del lavoro in ragione della sua eccessiva dipendenza dall'occupazione nel settore industriale tradizionale e dell'assenza di nuove industrie; sottolinea che, a causa del basso livello di qualifiche dei lavoratori collocati in esubero, questi ultimi hanno difficoltà nel trovare una nuova occupazione in un contesto economico sfavorevole; raccomanda che la Commissione effettui un'indagine per individuare le storie di successo imprenditoriale nella regione e aiutare i lavoratori in esubero mediante idee di progetto ispirate alle migliori prassi;

10.

rileva che il 18 % dei lavoratori in esubero interessati che dovrebbero partecipare alle misure rischiano l'esclusione dal mercato del lavoro poiché rientrano nella fascia d'età compresa fra i 55 e i 64 anni;

11.

osserva che il pacchetto coordinato di servizi personalizzati da cofinanziare contempla tre settori principali: riconversione, formazione e riqualificazione e promozione dell'imprenditorialità;

12.

rileva che più della metà dei costi totali stimati sarà rappresentata dai servizi di ricollocazione, ossia da misure di sostegno, assistenza e integrazione; prende atto del fatto che tali servizi saranno forniti dall'agenzia pubblica della Vallonia per l'occupazione e la formazione (FOREM), che funge da intermediario per l'attuazione della domanda in esame;

13.

si compiace del fatto che il pacchetto coordinato di servizi personalizzati è stato elaborato in consultazione con i beneficiari interessati e le parti sociali tenendo conto delle potenzialità dell'area e del contesto imprenditoriale;

14.

ricorda l'importanza di migliorare le possibilità d'impiego di tutti lavoratori attraverso una formazione adeguata e il riconoscimento delle capacità e delle competenze acquisite durante la carriera professionale del lavoratore; si attende che la formazione offerta nell'ambito del pacchetto coordinato sia adattata non solo alle esigenze dei lavoratori licenziati, ma anche all'effettivo contesto imprenditoriale;

15.

è favorevole al futuro utilizzo delle disposizioni del regolamento FEG per sostenere i giovani disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione (NEET) in questa regione;

16.

ricorda che, in conformità dell'articolo 7 del regolamento FEG, l'elaborazione del pacchetto coordinato di servizi personalizzati dovrebbe tener conto delle prospettive future del mercato del lavoro e delle competenze richieste ed essere compatibile con il passaggio a un'economia sostenibile ed efficiente sotto il profilo delle risorse;

17.

sottolinea che l'assistenza del FEG può cofinanziare solo misure attive del mercato del lavoro che portino a un'occupazione stabile e a lungo termine; ribadisce che l'assistenza del FEG non deve sostituire le azioni che sono di competenza delle imprese in virtù della legislazione nazionale o di contratti collettivi, né le misure relative alla ristrutturazione di imprese o settori;

18.

valuta positivamente il fatto che, in passato un progetto («En Train — En Transition — Reconversion — Accompagnement») finalizzato alla messa punto di metodi pedagogici per le unità di riconversione in generale abbia beneficiato di sostegno finanziario a titolo del Fondo sociale europeo e che i risultati di tale progetto potranno rivelarsi utili per l'attuazione delle misure previste;

19.

approva la decisione allegata alla presente risoluzione;

20.

incarica il suo Presidente di firmare tale decisione congiuntamente al Presidente del Consiglio e di provvedere alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea;

21.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione, compreso l'allegato, al Consiglio e alla Commissione.


(1)  GU L 347 del 20.12.2013, pag. 855.

(2)  GU L 347 del 20.12.2013, pag. 884.

(3)  GU C 373 del 20.12.2013, pag. 1.


ALLEGATO

DECISIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO

relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (domanda EGF/2014/011 BE/Caterpillar, presentata dal Belgio)

(Il testo dell'allegato non figura poiché esso corrisponde all'atto finale, la decisione (UE) 2015/471.)


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/215


P8_TA(2015)0046

Dimensioni e pesi dei veicoli stradali che circolano nella Comunità ***II

Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 relativa alla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 96/53/CE del Consiglio che stabilisce, per taluni veicoli stradali che circolano nella Comunità, le dimensioni massime autorizzate nel traffico nazionale e internazionale e i pesi massimi autorizzati nel traffico internazionale (11296/3/2014 — C8-0294/2014 — 2013/0105(COD))

(Procedura legislativa ordinaria: seconda lettura)

(2016/C 316/30)

Il Parlamento europeo,

vista la posizione del Consiglio in prima lettura (11296/3/2014 — C8-0294/2014),

visto il parere del Comitato economico e sociale europeo dell'11 luglio 2013 (1),

vista la sua posizione in prima lettura (2) sulla proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2013)0195),

visto l'impegno assunto dalla Commissione, durante la seduta plenaria del Parlamento europeo, di riprendere la posizione di quest'ultimo in seconda lettura, nonché dal rappresentante del Consiglio, con lettera del 18 dicembre 2014, di approvare tale posizione, ai sensi dell'articolo 294, paragrafo 8, lettera a), del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

visto l'articolo 294, paragrafo 7, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

visto l'articolo 69 del suo regolamento,

vista la raccomandazione per la seconda lettura della commissione per i trasporti e il turismo (A8-0032/2015),

1.

adotta la posizione in seconda lettura figurante in appresso;

2.

prende atto della dichiarazione della Commissione allegata alla presente risoluzione;

3.

propone di citare l'atto in esame con la denominazione di «direttiva Leichtfried — Lupi in materia di pesi e dimensioni di veicoli commerciali» (3);

4.

incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché ai parlamenti nazionali.


(1)  GU C 327 del 12.11.2013, pag. 133.

(2)  Testi approvati del 15 aprile 2014, P7_TA(2014)0353.

(3)  Jörg Leichtfried e Maurizio Lupi hanno condotto i negoziati sull'atto in questione per conto, rispettivamente, del Parlamento europeo e del Consiglio.


P8_TC2-COD(2013)0105

Posizione del Parlamento europeo definita in seconda lettura il 10 marzo 2015 in vista dell'adozione della direttiva (UE) 2015/… del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 96/53/CE, che stabilisce, per taluni veicoli stradali che circolano nella Comunità, le dimensioni massime autorizzate nel traffico nazionale e internazionale e i pesi massimi autorizzati nel traffico internazionale

(Dato l'accordo tra il Parlamento e il Consiglio, la posizione del Parlamento corrisponde all'atto legislativo finale, la direttiva (UE) 2015/719.)


ALLEGATO ALLA RISOLUZIONE LEGISLATIVA

Dichiarazione della Commissione sulla revisione del quadro dell'omologazione

La deroga alla lunghezza massima delle cabine aerodinamiche e dei dispositivi aerodinamici posti sul retro dei veicoli commerciali pesanti, come previsto dalla nuova direttiva sui pesi massimi e le dimensioni massime dei veicoli pesanti adibiti al trasporto di merci (modifica della direttiva 96/53/CE) rende necessario modificare il quadro giuridico dell'omologazione (ossia il regolamento (CE) n. 661/2009 e il regolamento (UE) n. 1230/2012).

La Commissione sta attualmente rivedendo il regolamento (CE) n. 661/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio ai fini del miglioramento della sicurezza generale dei veicoli. Come previsto all'articolo 17 del precitato regolamento (CE) n. 661/2009, nel 2015 la Commissione presenterà al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione, corredata, ove opportuno, di proposte di modifica al presente regolamento o altre normative pertinenti dell'Unione per quanto riguarda l'inclusione di ulteriori nuovi dispositivi di sicurezza, segnatamente per i veicoli pesanti. La Commissione intende proporre le modifiche necessarie, in seguito alla consultazione delle parti interessate ed eventualmente a un'opportuna valutazione d'impatto, al più tardi entro il 2016.


30.8.2016   

IT

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C 316/217


P8_TA(2015)0047

Fondi di investimento europei a lungo termine ***I

Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai fondi di investimento europei a lungo termine (COM(2013)0462 — C7-0209/2013 — 2013/0214(COD))

(Procedura legislativa ordinaria: prima lettura)

(2016/C 316/31)

Il Parlamento europeo,

vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2013)0462),

visti l'articolo 294, paragrafo 2, e l'articolo 114 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, a norma dei quali la proposta gli è stata presentata dalla Commissione (C7-0209/2013),

visto l'articolo 294, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

visto il parere del Comitato economico e sociale europeo del 16 ottobre 2013 (1),

visto il parere del Comitato delle regioni del 30 gennaio 2014 (2),

visto l'impegno assunto dal rappresentante del Consiglio, con lettera del 10 dicembre 2014, di approvare la posizione del Parlamento europeo, in conformità dell'articolo 294, paragrafo 4, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

visti l'articolo 59 e l'articolo 61, paragrafo 2, del suo regolamento,

visti la relazione della commissione per i problemi economici e monetari e il parere della commissione per i bilanci (A7-0211/2014),

visti gli emendamenti che ha approvato nella seduta del 17 aprile 2014 (3),

vista la decisione della Conferenza dei presidenti del 18 settembre 2014 sulle questioni rimaste in sospeso dalla settima legislatura,

vista la relazione complementare della commissione per i problemi economici e monetari (A8-0021/2015),

1.

adotta la posizione in prima lettura figurante in appresso;

2.

chiede alla Commissione di presentargli nuovamente la proposta qualora intenda modificarla sostanzialmente o sostituirla con un nuovo testo;

3.

incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché ai parlamenti nazionali.


(1)  GU C 67 del 6.3.2014, pag. 71.

(2)  GU C 126 del 26.4.2014, pag. 8.

(3)  Testi approvati in tale data, P7_TA(2014)0448.


P8_TC1-COD(2013)0214

Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura il 10 marzo 2015 in vista dell'adozione del regolamento (UE) 2015/… del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai fondi di investimento europei a lungo termine

((Dato l'accordo tra il Parlamento e il Consiglio, la posizione del Parlamento corrisponde all'atto legislativo finale, il regolamento (UE) 2015/760.)


30.8.2016   

IT

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C 316/219


P8_TA(2015)0048

Commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento tramite carta ***I

Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento tramite carta (COM(2013)0550 — C7-0241/2013 — 2013/0265(COD))

(Procedura legislativa ordinaria: prima lettura)

(2016/C 316/32)

Il Parlamento europeo,

vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2013)0550),

visti l'articolo 249, paragrafo 2, e l'articolo 114, paragrafo 1, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, a norma dei quali la proposta gli è stata presentata dalla Commissione (C7-0241/2013),

visto l'articolo 294, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

visto il parere della Banca centrale europea del 5 febbraio 2014 (1),

visto il parere del Comitato economico e sociale europeo del 11 dicembre 2013 (2),

visto l'impegno assunto dal rappresentante del Consiglio, con lettera del 21 gennaio 2015, di approvare la posizione del Parlamento europeo, in conformità dell'articolo 294, paragrafo 4, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

visti l'articolo 59 e l'articolo 61, paragrafo 2, del suo regolamento,

vista la relazione della commissione per i problemi economici e monetari (A7-0167/2014),

visti gli emendamenti approvati nella seduta del 3 aprile 2014 (3),

vista la decisione della Conferenza dei presidenti del 18 settembre 2014 sulle questioni pendenti dalla settima legislatura parlamentare,

vista la relazione complementare della commissione per i problemi economici e monetari (A8-0022/2015),

1.

adotta la posizione in prima lettura figurante in appresso;

2.

chiede alla Commissione di presentargli nuovamente la proposta qualora intenda modificarla sostanzialmente o sostituirla con un nuovo testo;

3.

incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché ai parlamenti nazionali.


(1)  GU C 193 del 24.6.2014, pag. 2.

(2)  GU C 170 del 5.6.2014, pag. 78.

(3)  Testi approvati in tale data, P7_TA(2014)0279.


P8_TC1-COD(2013)0265

Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura il 10 marzo 2015 in vista dell'adozione del regolamento (UE) 2015/… del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento basate su carta

(Dato l'accordo tra il Parlamento e il Consiglio, la posizione del Parlamento corrisponde all'atto legislativo finale, il regolamento (UE) 2015/751.)


30.8.2016   

IT

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C 316/220


P8_TA(2015)0049

Mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione — domanda EGF/2013/011 BE/Saint-Gobain Sekurit — Belgio

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2015 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2013/011 BE/Saint-Gobain Sekurit, presentata dal Belgio) (COM(2015)0009 — C8-0011/2015 — 2015/2017(BUD))

(2016/C 316/33)

Il Parlamento europeo,

vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2015)0009 — C8-0011/2015),

visto il regolamento (CE) n. 1927/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, sul Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (1) (regolamento FEG),

visto il regolamento (UE, Euratom) n. 1311/2013 del Consiglio, del 2 dicembre 2013, che stabilisce il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020 (2), in particolare l'articolo 12,

visto l'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (3) (AII del 2 dicembre 2013), in particolare il punto 13,

vista la procedura di trilogo prevista al punto 13 dell'AII del 2 dicembre 2013,

vista la lettera della commissione per l'occupazione e gli affari sociali,

vista la lettera della commissione per lo sviluppo regionale,

vista la relazione della commissione per i bilanci (A8-0034/2015),

A.

considerando che l'Unione ha predisposto strumenti legislativi e di bilancio per fornire un aiuto supplementare ai lavoratori che subiscono le conseguenze di trasformazioni rilevanti nella struttura del commercio mondiale, che sono notevolmente aggravate dalla crisi economica, finanziaria e sociale, e per contribuire al loro reinserimento nel mercato del lavoro;

B.

considerando che il sostegno finanziario dell'Unione ai lavoratori collocati in esubero dovrebbe essere adeguato e reso disponibile nel modo più rapido ed efficiente possibile, in conformità della dichiarazione comune del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, adottata durante la riunione di concertazione del 17 luglio 2008, e tenendo debitamente conto dell'AII del 2 dicembre 2013 per quanto riguarda l'adozione delle decisioni di mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG);

C.

considerando che questa è l'ultima domanda che sarà trattata conformemente al regolamento del 2006;

D.

accogliendo con favore il fatto che, nel dicembre 2013, gli obiettivi e i criteri del regolamento FEG sono stati ampliati al fine di integrare e agevolare le domande provenienti da regioni e paesi con una minore densità demografica;

E.

accogliendo con favore l'incremento dell'efficienza nel trattamento delle domande d'intervento del FEG in seno alla Commissione e da parte del Parlamento e del Consiglio, attraverso la riduzione dei tempi per la valutazione e l'approvazione, l'estensione delle azioni e dei beneficiari ammissibili in modo da includervi i lavoratori autonomi e i giovani, nonché il finanziamento di incentivi per l'avvio di attività in proprio;

F.

considerando che il Belgio ha presentato la domanda EGF/2013/011 BE/Saint-Gobain Sekurit per ottenere un contributo finanziario a titolo del FEG a seguito dei 257 esuberi legati alla chiusura di un impianto del gruppo Saint-Gobain Sekurit (SGS), con sede ad Auvelais, che produceva vetro di sicurezza per l'industria automobilistica; che gli esuberi si sono verificati durante e dopo il periodo di riferimento compreso tra il 31 agosto 2013 e il 31 dicembre 2013 e sono dovuti al calo della produzione di vetro di sicurezza per l'industria automobilistica nell'Unione;

G.

considerando che il contributo finanziario a valere sul FEG ammonta a 1 339 928 EUR (50 % del bilancio totale);

H.

considerando che, sebbene la domanda non soddisfi i criteri di cui all'articolo 2, lettera a) e b), del regolamento FEG, essa rientra nella categoria delle circostanze eccezionali che consentono comunque la mobilitazione del FEG;

1.

concorda con la decisione della Commissione che la domanda di contributo finanziario a titolo del FEG presentata dal Belgio il 19 dicembre 2013 è ammissibile a un contributo finanziario ai sensi dell'articolo 2, lettera c), che richiede che venga dimostrata l'esistenza di circostanze eccezionali, sebbene le condizioni di cui all'articolo 2, lettere a) e b), del regolamento FEG non siano soddisfatte; sottolinea tuttavia che il ricorso all'articolo 2, lettera c), dovrebbe essere valutato caso per caso e non dovrebbe divenire un metodo generale per la mobilitazione del FEG quando le condizioni di base non sono soddisfatte;

2.

sottolinea che il FEG è uno strumento speciale che consente all'Unione di rispondere a particolari circostanze impreviste e che dovrebbe conservare la propria finalità principale, che è quella di fornire un sostegno nel caso in cui, durante un dato periodo di riferimento, un numero ingente di lavoratori (minimo 500) sia collocato in esubero in conseguenza di trasformazioni rilevanti della struttura del commercio mondiale dovute alla globalizzazione e alla crisi economica e finanziaria mondiale; evidenzia che il FEG non deve divenire un surrogato di altri fondi strutturali e di investimento europei, come ad esempio il Fondo sociale europeo, bensì deve essere utilizzato per integrarli; sottolinea che le circostanze eccezionali che consentono la mobilitazione del FEG non devono distogliere dal summenzionato ambito di applicazione;

3.

rileva che le autorità belghe hanno trasmesso la domanda di contributo finanziario a valere sul FEG il 19 dicembre 2013 conformemente al regolamento FEG, che non fissa un limite temporale per l'istruzione del fascicolo, e che la Commissione ha comunicato la sua valutazione il 21 gennaio 2014; deplora l'insufficienza delle informazioni fornite in merito alle circostanze eccezionali invocate; sottolinea che tali circostanze eccezionali devono essere debitamente valutate ai fini della deroga alle condizioni di cui all'articolo 2, lettere a) e b), del regolamento FEG;

4.

esprime preoccupazione per la durata della procedura, dalla data dei primi esuberi fino alla valutazione della domanda; rammenta che l'obiettivo del FEG è quello di offrire assistenza nel minor tempo possibile ai lavoratori collocati in esubero;

5.

sollecita gli Stati membri e tutte le istituzioni coinvolte a compiere gli sforzi necessari per migliorare le disposizioni procedurali e di bilancio al fine di accelerare la mobilitazione del FEG; prende nota, a tale riguardo, della procedura perfezionata posta in essere dalla Commissione, dando seguito alla richiesta del Parlamento europeo di accelerare la concessione delle sovvenzioni, al fine di presentare al Parlamento europeo e al Consiglio la valutazione della Commissione sull'ammissibilità di una domanda di intervento del FEG congiuntamente alla proposta di mobilitazione del Fondo, e prende altresì atto dell'adozione del nuovo regolamento FEG (regolamento (UE) n. 1309/2013), che garantisce al FEG una maggiore efficienza, trasparenza, responsabilità e visibilità;

6.

esorta gli Stati membri ad approfittare dello scambio delle prassi di eccellenza e a trarre insegnamento soprattutto dagli Stati membri e dalle autorità locali e regionali già dotati di reti d'informazione nazionali sul FEG che coinvolgono le parti sociali e i portatori d'interesse a livello locale e regionale, onde disporre di una valida struttura di assistenza per far fronte a qualsiasi eventuale situazione che rientri nell'ambito di applicazione del FEG;

7.

valuta positivamente il fatto che, al fine di fornire un'assistenza tempestiva ai lavoratori, le autorità belghe hanno deciso di avviare l'erogazione dei servizi personalizzati ai lavoratori colpiti già il 31 agosto 2013, con largo anticipo rispetto alla decisione e persino alla presentazione della domanda volta a ottenere il contributo del FEG per il pacchetto coordinato proposto;

8.

osserva che il settore della fabbricazione di vetro di sicurezza per l'industria automobilistica ha subito una grave perturbazione economica a causa di diversi fattori, quali il calo della produzione di vetro di sicurezza per l'industria automobilistica nell'Unione, l'aumento delle quote di mercato dei concorrenti di paesi terzi e l'incremento delle importazioni di tali prodotti nell'Unione; rileva che le attività della SGS Benelux erano strettamente legate all'andamento della produzione nell'industria automobilistica, settore dove, tra il 2007 e il 2012, la produzione di autovetture ha subito un calo, passando da 21,9 milioni di unità a 19,5 milioni di unità, mentre nel resto del mondo, nel medesimo periodo, essa è aumentata, passando da 45,7 milioni di unità a 60,6 milioni di unità; nota altresì che vi è stata una tendenza generale, da parte dei produttori e dei fornitori del settore automobilistico, a trasferire la produzione, all'interno dell'Unione, dall'Europa occidentale (in particolare dalla Francia, dal Belgio e dalla Spagna) verso l'Europa orientale;

9.

rileva che non sono state presentate altre domande FEG relative in modo specifico al settore del vetro per l'industria automobilistica (4), ma che vi è stata una serie di domande riguardanti i costruttori di veicoli a motore e i fornitori di equipaggiamento automobilistico (5);

10.

rileva che gli esuberi presso la SGS riguardano principalmente gli addetti alla linea di produzione (l'83 % del personale in questione ha lo status di «operaio»); ritiene che, considerata la situazione del mercato del lavoro nella regione interessata, i lavoratori collocati in esubero dovranno essere riqualificati per trovare lavoro in altre occupazioni e/o altri settori;

11.

deplora che, data la situazione socioeconomica della regione interessata e delle sue zone limitrofe (Charleroi, Namur), i lavoratori collocati in esubero dalla SGS Benelux abbiano poche possibilità di trovare un impiego in tali regioni, in quanto si trovano con ogni probabilità a competere con molti altri lavoratori con qualifiche ed un livello di esperienza analoghi per un numero limitato di posti di lavoro nel settore del vetro; rammenta che questa zona è caratterizzata da un livello relativamente elevato di disoccupazione strutturale, con una percentuale relativamente alta di disoccupazione di lunga durata e bassi livelli di qualifiche e competenze; sottolinea che gli esuberi presso la SGS Benelux si inseriscono quindi in un difficile contesto socioeconomico locale;

12.

rileva che i servizi personalizzati elencati nella domanda sono costituiti da una serie di misure volte a promuovere il reinserimento professionale dei lavoratori e ad assisterli nelle procedure amministrative, laddove ci si attende che tutti i lavoratori in esubero beneficeranno della maggior parte dei servizi personalizzati;

13.

osserva che il pacchetto coordinato di servizi personalizzati da cofinanziare comprende le seguenti misure (raggruppate per categoria) per il reinserimento professionale dei 257 lavoratori in esubero: 1) assistenza personalizzata nella ricerca di impiego, gestione dei singoli casi e servizi di informazioni generali, 2) formazione e riqualificazione, nonché 3) promozione dell'imprenditorialità;

14.

accoglie favorevolmente il fatto che nel coordinamento generale e nell'attuazione delle misure siano state coinvolte diverse parti sociali e organizzazioni, tra cui i sindacati (FGTB, CSC), il FOREM (l'ufficio pubblico dell'occupazione e della formazione della regione vallona), i centri di formazione professionale e tecnica settoriali attivi nella regione vallona, l'agenzia del Fondo sociale europeo della comunità francese del Belgio e il governo vallone; si compiace inoltre che i sindacati siano direttamente coinvolti nella gestione delle due unità di ricollocamento create ad hoc per le due imprese;

15.

ribadisce la necessità di migliorare e promuovere un'assistenza che sia autonoma e di facile accesso a livello regionale, al fine di applicare un approccio «dal basso verso l'alto», consentendo soluzioni locali a livello regionale nel caso di situazioni che rientrano nell'ambito di applicazione del FEG;

16.

prende atto delle misure proposte per migliorare le possibilità di impiego dei lavoratori in esubero; rammenta che le indennità non sono comprese tra i servizi personalizzati finanziati dal FEG;

17.

osserva che le misure obbligatorie nell'ambito delle procedure di esubero collettivo ai sensi della legislazione federale belga e attuate nel quadro delle attività standard dell'unità di ricollocamento (ad esempio, il sostegno al ricollocamento, la formazione, l'assistenza nella ricerca di impiego, l'orientamento professionale, ecc.) non sono incluse nella presente domanda di mobilitazione del FEG;

18.

ricorda l'importanza di migliorare le possibilità d'impiego di tutti lavoratori attraverso una formazione adeguata e il riconoscimento delle capacità e delle competenze acquisite durante la carriera professionale; si attende che la formazione offerta nell'ambito del pacchetto coordinato sia adattata non solo alle esigenze dei lavoratori licenziati, ma anche all'effettivo contesto imprenditoriale;

19.

si compiace del fatto che il principio di uguaglianza tra donne e uomini e il principio di non discriminazione siano stati e continuino ad essere applicati nelle varie fasi di attuazione delle misure del FEG e nell'accesso ad esse;

20.

si compiace del fatto che le parti sociali abbiano partecipato alla preparazione del piano sociale nonché all'attuazione delle misure;

21.

sottolinea che l'assistenza del FEG può cofinanziare solo misure attive del mercato del lavoro che portino a un'occupazione stabile e a lungo termine; ribadisce che l'assistenza del FEG non deve sostituire le azioni che sono di competenza delle imprese in virtù della legislazione nazionale o di contratti collettivi, né le misure relative alla ristrutturazione di imprese o settori;

22.

approva la decisione allegata alla presente risoluzione;

23.

incarica il suo Presidente di firmare tale decisione congiuntamente al Presidente del Consiglio e di provvedere alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea;

24.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione, compreso l'allegato, al Consiglio e alla Commissione.


(1)  GU L 406 del 30.12.2006, pag. 1.

(2)  GU L 347 del 20.12.2013, pag. 884.

(3)  GU C 373 del 20.12.2013, pag. 1.

(4)  Cfr. la banca dati del FEG, disponibile all'indirizzo http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=582&langId=it.

(5)  Cfr. i progetti di proposte della Commissione sui casi EGF/2007/001 FR/fornitori Peugeot (decisione COM(2007)0415 del 12.7.2007), EGF/2007/010 PT/Lisboa-Alentejo (decisione COM(2008)0094 del 20.2.2008), EGF/2008/002 ES/Delphi (decisione COM(2008)0547 del 9.9.2008), EGF/2008/004 ES/Castilla y León e Aragona automoción (decisione COM(2009)0150 del 20.3.2009), EGF/2009/007 SE/Volvo e EGF/2009/009 AT/Steiermark (decisione COM(2009)0602 del 27.10.2009), EGF/2009/013 DE/Karmann (decisione COM(2010)0007 del 22.1.2010), EGF/2009/019 FR/Renault (decisione COM(2011)0420 dell'11.7.2011), EGF/2010/002 ES/Cataluña automoción (decisione COM(2010)0453 del 2.9.2010), EGF/2010/004 PL/Wielkopolskie Automotive (decisione COM(2010)0616 del 29.10.2010), EGF/2010/031 BE/General Motors Belgium (decisione COM(2011)0212 del 14.4.2011), EGF/2011/003 DE/Arnsberg e Düsseldorf industria automobilistica (decisione COM(2011)0447 del 20.7.2011), EGF/2011/005 PT/Norte-Centro Automotive (decisione COM(2011)0664 del 13.10.2011), EGF/2012/004 ES/Grupo Santana (decisione COM(2014)0116 del 5.3.2014), EGF/2012/005 SE/Saab (decisione COM(2012)0622 del 19.10.2012), EGF/2013/006 PL/Fiat Auto Polonia (decisione COM(2014)0699 del 10.11.2014), EGF/2013/012 BE/Ford Genk (decisione COM(2014)0532 del 22.8.2014).


ALLEGATO

DECISIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO

relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione in conformità del punto 13 dell'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (domanda EGF/2013/011 BE/Saint-Gobain Sekurit, presentata dal Belgio)

(Il testo dell'allegato non figura poiché esso corrisponde all'atto finale, la decisione (UE) 2015/470.)


Mercoledì 11 marzo 2015

30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/224


P8_TA(2015)0053

Regime comune applicabile alle importazioni da alcuni paesi terzi ***I

Risoluzione legislativa del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al regime comune applicabile alle importazioni da alcuni paesi terzi (rifusione) (COM(2014)0323 — C8-0014/2014 — 2014/0168(COD))

(Procedura legislativa ordinaria — rifusione)

(2016/C 316/34)

Il Parlamento europeo,

vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2014)0323),

visti l'articolo 294, paragrafo 2, e l'articolo 207, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, a norma dei quali la proposta gli è stata presentata dalla Commissione (C8-0014/2014),

visto l'articolo 294, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

visto il parere del Comitato economico e sociale europeo del 10 dicembre 2014 (1),

visto l'accordo interistituzionale del 28 novembre 2001 ai fini di un ricorso più strutturato alla tecnica della rifusione degli atti normativi (2),

vista la lettera in data 13 novembre 2014 della commissione giuridica alla commissione per il commercio internazionale a norma dell'articolo 104, paragrafo 3, del suo regolamento,

visti gli articoli 104 e 59 del suo regolamento,

vista la relazione della commissione per il commercio internazionale (A8-0014/2015),

A.

considerando che, secondo il gruppo consultivo dei servizi giuridici del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, la proposta della Commissione non contiene modificazioni sostanziali se non quelle espressamente indicate come tali e che, per quanto concerne la codificazione delle disposizioni immutate degli atti precedenti e di tali modificazioni, la proposta si limita ad una mera codificazione degli atti esistenti, senza modificazioni sostanziali;

1.

adotta la posizione in prima lettura figurante in appresso;

2.

chiede alla Commissione di presentargli nuovamente la proposta qualora intenda modificarla sostanzialmente o sostituirla con un nuovo testo;

3.

incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché ai parlamenti nazionali.


(1)  Non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale.

(2)  GU C 77 del 28.3.2002, pag. 1.


P8_TC1-COD(2014)0168

Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura l'11 marzo 2015 in vista dell'adozione del regolamento (UE) 2015/… del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al regime comune applicabile alle importazioni da alcuni paesi terzi (rifusione)

(Dato l'accordo tra il Parlamento e il Consiglio, la posizione del Parlamento corrisponde all'atto legislativo finale, il regolamento (UE) 2015/755.)


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/226


P8_TA(2015)0054

Accordo di stabilizzazione e di associazione con il Montenegro ***I

Risoluzione legislativa del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a determinate procedure di applicazione dell’accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall’altra (codificazione) (COM(2014)0374 — C8-0035/2014 — 2014/0190(COD))

(Procedura legislativa ordinaria — codificazione)

(2016/C 316/35)

Il Parlamento europeo,

vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2014)0374),

visti l'articolo 294, paragrafo 2, e l'articolo 207, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, a norma dei quali la proposta gli è stata presentata dalla Commissione (C8-0035/2014),

visto l'articolo 294, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

visto il parere del Comitato economico e sociale europeo del 10 dicembre 2014 (1),

visto l'accordo interistituzionale del 20 dicembre 1994 su un metodo di lavoro accelerato ai fini della codificazione ufficiale dei testi legislativi (2),

visti gli articoli 103 e 59 del suo regolamento,

vista la relazione della commissione giuridica (A8-0051/2014),

A.

considerando che, secondo il gruppo consultivo dei servizi giuridici del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, la proposta in questione si limita ad una mera codificazione dei testi esistenti, senza modificazioni sostanziali;

1.

adotta la posizione in prima lettura figurante in appresso;

2.

incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché ai parlamenti nazionali.


(1)  Non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale.

(2)  GU C 102 del 4.4.1996, pag. 2.


P8_TC1-COD(2014)0190

Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura l'11 marzo 2015 in vista dell'adozione del regolamento (UE) 2015/… del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a determinate procedure di applicazione dell’accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall’altra (codificazione)

(Dato l'accordo tra il Parlamento e il Consiglio, la posizione del Parlamento corrisponde all'atto legislativo finale, il regolamento (UE) 2015/752.)


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/227


P8_TA(2015)0055

Contingenti tariffari dell'Unione di carni bovine di qualità pregiata, carni suine, carni di volatili, frumento (grano) e frumento segalato e crusche, stacciature e altri residui ***I

Risoluzione legislativa del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante apertura e modalità di gestione di alcuni contingenti tariffari dell'Unione di carni bovine di qualità pregiata, carni suine, carni di volatili, frumento (grano) e frumento segalato e crusche, stacciature e altri residui (codificazione) (COM(2014)0594 — C8-0169/2014 — 2014/0276(COD))

(Procedura legislativa ordinaria — codificazione)

(2016/C 316/36)

Il Parlamento europeo,

vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2014)0594),

visti l'articolo 294, paragrafo 2, e l'articolo 207, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, a norma dei quali la proposta gli è stata presentata dalla Commissione (C8-0169/2014),

visto l'articolo 294, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

visto il parere del Comitato economico e sociale europeo del 10 dicembre 2014 (1),

visto l'accordo interistituzionale del 20 dicembre 1994 su un metodo di lavoro accelerato ai fini della codificazione ufficiale dei testi legislativi (2),

visti gli articoli 103 e 59 del suo regolamento,

vista la relazione della commissione giuridica (A8-0052/2014),

A.

considerando che, secondo il gruppo consultivo dei servizi giuridici del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, la proposta in questione si limita ad una mera codificazione dei testi esistenti, senza modificazioni sostanziali;

1.

adotta la posizione in prima lettura figurante in appresso;

2.

incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché ai parlamenti nazionali.


(1)  Non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale.

(2)  GU C 102 del 4.4.1996, pag. 2.


P8_TC1-COD(2014)0276

Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura l'11 marzo 2015 in vista dell'adozione del regolamento (UE) 2015/… del Parlamento europeo e del Consiglio recante apertura e modalità di gestione di alcuni contingenti tariffari dell’Unione di carni bovine di qualità pregiata, carni suine, carni di volatili, frumento (grano) e frumento segalato e crusche, stacciature e altri residui (codificazione)

(Dato l'accordo tra il Parlamento e il Consiglio, la posizione del Parlamento corrisponde all'atto legislativo finale, il regolamento (UE) 2015/754.)


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/228


P8_TA(2015)0056

Importazione nell'Unione di prodotti agricoli originari della Turchia ***I

Risoluzione legislativa del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'importazione nell'Unione di prodotti agricoli originari della Turchia (testo codificato) (COM(2014)0586 — C8-0166/2014 — 2014/0272(COD))

(Procedura legislativa ordinaria — codificazione)

(2016/C 316/37)

Il Parlamento europeo,

vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2014)0586),

visti l'articolo 294, paragrafo 2, e l'articolo 207, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, a norma dei quali la proposta gli è stata presentata dalla Commissione (C8-0166/2014),

visto l'articolo 294, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

visto il parere del Comitato economico e sociale europeo del 10 dicembre 2014 (1),

visto l'accordo interistituzionale del 20 dicembre 1994 su un metodo di lavoro accelerato ai fini della codificazione ufficiale dei testi legislativi (2),

visti gli articoli 103 e 59 del suo regolamento,

vista la relazione della commissione giuridica (A8-0048/2014),

A.

considerando che, secondo il gruppo consultivo dei servizi giuridici del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, la proposta in questione si limita ad una mera codificazione dei testi esistenti, senza modificazioni sostanziali;

1.

adotta la posizione in prima lettura figurante in appresso;

2.

incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché ai parlamenti nazionali.


(1)  Non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale.

(2)  GU C 102 del 4.4.1996, pag. 2.


P8_TC1-COD(2014)0272

Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura l'11 marzo 2015 in vista dell'adozione del regolamento (UE) 2015/… del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'importazione nell'Unione di prodotti agricoli originari della Turchia (codificazione)

(Dato l'accordo tra il Parlamento e il Consiglio, la posizione del Parlamento corrisponde all'atto legislativo finale, il regolamento (UE) 2015/753.)


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/229


P8_TA(2015)0057

Sospensione di talune concessioni relative all'importazione nell'Unione di prodotti agricoli originari della Turchia***I

Risoluzione legislativa del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che sospende talune concessioni relative all'importazione nell'Unione di prodotti agricoli originari della Turchia (testo codificato) (COM(2014)0593 — C8-0170/2014 — 2014/0275(COD))

(Procedura legislativa ordinaria — codificazione)

(2016/C 316/38)

Il Parlamento europeo,

vista la proposta della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (COM(2014)0593),

visti l'articolo 294, paragrafo 2, e l'articolo 207, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, a norma dei quali la proposta gli è stata presentata dalla Commissione (C8-0170/2014),

visto l'articolo 294, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

visto il parere del Comitato economico e sociale europeo del 10 dicembre 2014 (1),

visto l'accordo interistituzionale del 20 dicembre 1994 su un metodo di lavoro accelerato ai fini della codificazione ufficiale dei testi legislativi (2),

visti gli articoli 103 e 59 del suo regolamento,

vista la relazione della commissione giuridica (A8-0050/2014),

A.

considerando che, secondo il gruppo consultivo dei servizi giuridici del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, la proposta in questione si limita ad una mera codificazione dei testi esistenti, senza modificazioni sostanziali;

1.

adotta la posizione in prima lettura figurante in appresso;

2.

incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché ai parlamenti nazionali.


(1)  Non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale.

(2)  GU C 102 del 4.4.1996, pag. 2.


P8_TC1-COD(2014)0275

Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura l'11 marzo 2015 in vista dell'adozione del regolamento (UE) 2015/… del Parlamento europeo e del Consiglio che sospende talune concessioni relative all'importazione nell'Unione di prodotti agricoli originari della Turchia (codificazione)

(Dato l'accordo tra il Parlamento e il Consiglio, la posizione del Parlamento corrisponde all'atto legislativo finale, il regolamento (UE) 2015/756.)


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/230


P8_TA(2015)0058

Creazione della commissione generale per la pesca nel Mediterraneo ***

Risoluzione legislativa del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 concernente il progetto di decisione del Consiglio relativa all'accettazione, a nome dell'Unione europea, dell'accordo modificato relativo alla creazione della commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (14993/2014 — C8-0027/2015 — 2014/0274(NLE))

(Approvazione)

(2016/C 316/39)

Il Parlamento europeo,

visto il progetto di decisione del Consiglio (14993/2014),

visto il progetto di accordo modificato relativo alla creazione della commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (15458/2014),

vista la richiesta di approvazione presentata dal Consiglio a norma dell'articolo 43, paragrafo 2, e dell'articolo 218, paragrafo 6, secondo comma, lettera a), del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (C8-0027/2015),

visti l'articolo 99, paragrafo 1, primo e terzo comma, e paragrafo 2, nonché l'articolo 108, paragrafo 7, del suo regolamento,

vista la raccomandazione della commissione per la pesca (A8-0038/2015),

1.

dà la sua approvazione alla conclusione dell'accordo modificato;

2.

incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e alla commissione generale per la pesca nel Mediterraneo.


30.8.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 316/231


P8_TA(2015)0061

Orientamenti per il bilancio 2016 — Sezione III

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2015 sugli orientamenti generali per l'elaborazione del bilancio 2016, sezione III — Commissione (2015/2008(BUD))

(2016/C 316/40)

Il Parlamento europeo,

visti gli articoli 312 e 314 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

visto l'articolo 106 bis del trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica,

visto il regolamento (UE, Euratom) n. 1311/2013 del Consiglio, del 2 dicembre 2013, che stabilisce il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020 (1),

visto l'accordo interistituzionale del 2 dicembre 2013 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio, sulla cooperazione in materia di bilancio e sulla sana gestione finanziaria (2),

visto il regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione e che abroga il regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio (3),

vista la sua risoluzione del 17 dicembre 2014 relativa alla posizione del Consiglio sul nuovo progetto di bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2015 (4),

visti il bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2015 (5) e le sei dichiarazioni comuni messe a punto da Parlamento, Consiglio e Commissione e ad esso allegate nonché le tre dichiarazioni unilaterali,

viste la comunicazione su «Un piano di investimenti per l'Europa», adottata dalla Commissione il 26 novembre 2014 (COM(2014)0903), e la proposta di regolamento relativo al Fondo europeo per gli investimenti strategici, adottata dalla Commissione il 13 gennaio 2015 (COM(2015)0010),

visto il titolo II, capitolo 8, del suo regolamento,

vista la relazione della commissione per i bilanci (A8-0027/2015),

A.

considerando che il bilancio dell'UE è prevalentemente un bilancio di investimenti con un forte effetto leva e che funge da catalizzatore per la crescita, la competitività e l'occupazione in tutta l'Unione; considerando che esso facilita l'attuazione di programmi e progetti altrimenti difficili o impossibili da realizzare e garantisce investimenti strategici in azioni con un valore aggiunto europeo, mettendo in comune le risorse e consentendo economie di scala; considerando che il bilancio dell'UE ha un impatto positivo tangibile sulla vita dei cittadini; considerando che esso svolge un ruolo cruciale nel ridurre le discrepanze tra le regioni europee e nel garantire la realizzazione di investimenti nei settori in cui vi è maggiore necessità;

B.

considerando che, a causa della crisi economica e finanziaria, il livello degli investimenti nell'UE ha registrato un calo significativo e il divario di sviluppo tra le varie regioni dell'Unione europea è aumentato; considerando che, visti i persistenti vincoli economici e di bilancio a livello nazionale, il bilancio dell'UE svolge un ruolo chiave nel promuovere la competitività e nel rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale nell'Unione;

C.

considerando che il bilancio dell'UE non può svolgere la sua funzione se sono messe in discussione la sua solidità, la sua verità e la sua affidabilità; considerando che è fondamentale che tutti gli impegni previsti dal Quadro finanziario pluriennale 2014-2020 siano pienamente rispettati e che una serie di problemi che si sono accumulati negli ultimi anni, in particolare l'importo senza precedenti delle fatture non pagate alla fine del 2014, siano tempestivamente risolti; considerando che l'arretrato delle fatture non pagate causa ritardi nell'attuazione dei programmi e dei fondi dell'UE, che penalizzano in primo luogo i cittadini europei; considerando che i ritardi nei pagamenti strutturali sollevano altresì la questione dell'applicazione di interessi di mora, visto che gli enti locali sono obbligati a ricorrere ai mercati finanziari per il prefinanziamento della quota spettante all'Unione europea; sottolinea che il disimpegno degli stanziamenti non rappresenta una soluzione per la crisi dei pagamenti; ricorda che, a norma dell'articolo 310 TFUE, le entrate e le spese nel bilancio dell'Unione devono risultare in pareggio;

D.

considerando che il 2016 è l'anno in cui i nuovi programmi dell'UE previsti dal QFP 2014-2020 saranno pienamente operativi e in cui sarà avviata la revisione intermedia del QFP;

Rilanciare l'Europa attraverso l'occupazione, le imprese e l'imprenditorialità per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nell'Unione europea

1.

sottolinea il potenziale e il valore aggiunto del bilancio dell'UE per la creazione di occupazione e lo sviluppo delle imprese e dell'imprenditorialità per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nell'Unione europea; sottolinea altresì, a tale riguardo, il contributo del bilancio dell'UE alla coesione economica, sociale e territoriale, nonché al sostegno alla ricerca e allo sviluppo, come pure il potenziale della transizione energetica e dell'interconnessione per la creazione di crescita e di occupazione; rileva che molti programmi dell'UE, tra cui Orizzonte 2020, COSME, Erasmus+ e l'Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile, contribuiscono direttamente al conseguimento di tali obiettivi; si attende che la Commissione ponga questi programmi e strumenti orientati alla crescita al centro del progetto di bilancio per il 2016, al fine di garantire che siano dotati delle risorse necessarie;

2.

ricorda che nell'Unione europea vi sono oltre 20 milioni di PMI, che rappresentano il 99 % del totale delle imprese; ritiene che l'esistenza di un contesto imprenditoriale favorevole e lo sviluppo di una cultura imprenditoriale, inclusi posti di lavoro dignitosi, nell'Unione europea potrebbero riassegnare alle PMI il ruolo di principali creatori di posti di lavoro nell'Unione che è stato indebolito dalla crisi economica; sottolinea, a tale riguardo, la necessità di facilitare la creazione e il funzionamento delle start-up nell'Unione europea, creando collegamenti tra gli imprenditori e promuovendo nuovi progetti; ritiene che, parallelamente alla semplificazione legislativa e alla riduzione della burocrazia, gli strumenti finanziari disponibili nel quadro del programma COSME debbano essere utilizzati appieno per aiutare e sostenere le PMI in tal senso, facilitando in particolare il loro accesso ai mercati e al credito; sottolinea l'enorme potenziale del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) per le PMI e per le imprese a media capitalizzazione;

3.

sottolinea che i Fondi strutturali e d'investimento europei rappresentano la quota principale della spesa per investimenti nel bilancio dell'UE e sono essenziali per creare posti di lavoro, rilanciare la crescita e rafforzare la competitività e l'innovazione; sottolinea che la politica di coesione dell'Unione europea svolge un ruolo decisivo nel sostenere gli investimenti pubblici in settori fondamentali dell'economia, ottenendo risultati tangibili in quanto permette agli Stati membri e alle regioni di uscire dalla crisi attuale e di conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020; invita la Commissione e gli Stati membri a compiere ogni sforzo onde assicurare una rapida adozione dei programmi operativi restanti nei prossimi mesi, in modo tale da garantire che essi raggiungano la velocità di crociera nel 2016;

4.

è preoccupato per il finanziamento dell'Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile a partire dal 2016, visto l'anticipo dell'intera dotazione finanziaria del programma nel 2014 e 2015; sottolinea che è necessario intensificare la lotta alla disoccupazione giovanile e che a tal fine occorre prendere in considerazione tutte le possibilità di finanziamento; ricorda, a tale riguardo, che il 2016 sarà il primo anno in cui le risorse al di sotto del margine globale per gli impegni saranno messe a disposizione, come previsto dal regolamento QFP 2014-2020, al di sopra dei massimali fissati nel QFP per gli anni 2016-2020, per conseguire gli obiettivi politici collegati alla crescita e all'occupazione, in particolare l'occupazione giovanile; chiede alla Commissione di accertare le cause dei ritardi nell'attuazione di questo programma e di collaborare con gli Stati membri per assicurare il pieno utilizzo del fondo;

5.

sottolinea l'importanza della mobilità transfrontaliera per consentire all'Europa di trarre vantaggio dalla varietà di competenze professionali delle persone, ampliando nel contempo le opportunità di formazione e di occupazione a tutte le generazioni; ritiene che programmi emblematici e di successo a favore della mobilità, come Erasmus+, producano benefici sia per i singoli sia per l'economia in generale e dovrebbero pertanto essere utilizzati appieno; ricorda a tale riguardo che gli aspetti sociali della mobilità devono sempre essere tenuti in considerazione e che la mobilità è uno degli strumenti che possono essere utilizzati per lottare contro la disoccupazione e non dovrebbe essere considerata come l'ultima soluzione;

6.

ricorda che la frode fiscale e l'evasione fiscale hanno ripercussioni negative sulle economie degli Stati membri e, in un secondo momento, anche sul bilancio dell'UE; sottolinea in particolare che le frodi riguardanti l'IVA, come le frodi «carosello», hanno un impatto diretto sulle entrate dell'Unione europea; chiede alla Commissione di rafforzare i programmi dell'UE che integrano le azioni degli Stati membri in questo settore;

7.

accoglie con favore l'introduzione di criteri di sviluppo ecologico nel bilancio dell'Unione europea; ritiene che le politiche dell'Unione europea dovrebbero contribuire concretamente al conseguimento degli obiettivi concordati per quanto riguarda la lotta al cambiamento climatico, la promozione delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica, nonché la protezione dell'ambiente e della biodiversità; ritiene che tali obiettivi costituiscano sfide globali a medio e lungo termine che non vanno dimenticate;

Il bilancio dell'UE e il Piano di investimenti

8.

accoglie favorevolmente il Piano di investimenti presentato dalla Commissione come un primo passo, che può creare il potenziale per mobilitare 315 miliardi di EUR di investimenti in infrastrutture, istruzione e ricerca, come pure per le PMI e le imprese a media capitalizzazione, al fine di compensare il deficit di investimenti pubblici e privati causato dalla crisi economica e finanziaria; rileva che il bilancio dell'UE dovrebbe costituire la colonna portante di questo Piano di investimenti, mettendo a disposizione il fondo di garanzia di 8 miliardi di EUR necessari in impegni e pagamenti per la dotazione del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS); ritiene che il contributo del bilancio dell'UE dovrebbe garantire un ritorno significativo attraverso un maggiore effetto leva; conferma la propria disponibilità a esaminare con la massima attenzione l'iscrizione in bilancio degli impegni finanziari dell'UE nei confronti della BEI relativi all'istituzione del FEIS;

9.

evidenzia il carattere addizionale e complementare del Piano di investimenti proposto e del bilancio dell'UE nel loro impegno congiunto per rilanciare l'economia e promuovere la creazione di posti di lavoro; sottolinea che il bilancio dell'UE è di per sé un importante strumento di investimento, con un ruolo e una funzione distinti, che ha permesso di ottenere risultati tangibili con un chiaro valore aggiunto europeo; è convinto che si debba compiere ogni sforzo necessario per creare sinergie non solo tra il Piano di investimenti e il bilancio dell'Unione europea ma anche con i bilanci nazionali, al fine di colmare il divario di investimenti, garantire la convergenza e la stabilità nell'UE e massimizzare l'effetto della spesa pubblica sull'economia reale; sottolinea inoltre l'importanza di rimuovere gli ostacoli che si frappongono agli investimenti, soprattutto per quanto concerne la chiarezza e la prevedibilità del quadro normativo;

La solidarietà interna ed esterna e un'Europa sicura

10.

ricorda che il bilancio dell'UE è uno strumento di solidarietà interna, nella misura in cui sostiene la coesione economica, sociale e territoriale, contribuisce alla lotta contro la povertà, promuove l'inclusione sociale e contribuisce a ridurre al minimo gli scarti di sviluppo non solo tra gli Stati membri ma anche tra le loro regioni; sottolinea che esso è altresì uno strumento di solidarietà esterna, prestando aiuti d'urgenza nelle crisi umanitarie e civili, offrendo sostegno ai paesi che ne hanno bisogno — come ad esempio l'Ucraina — e permettendo all'Unione europea di essere il maggiore donatore di aiuti allo sviluppo, con l'obiettivo di tener fede agli impegni dell'Unione per l'eliminazione della povertà, rinnovati in occasione del Consenso europeo per lo sviluppo, e di contribuire all'agenda mondiale di sviluppo post 2015;

11.

prende atto con preoccupazione che l'Europa, pur essendo uno dei luoghi più sicuri al mondo, è confrontata a nuovi tipi di rischi per la sua sicurezza interna, che richiedono la garanzia di una più stretta cooperazione giudiziaria e di polizia e di un maggiore coordinamento, nonché l'elaborazione di misure per una migliore integrazione e una maggiore coesione sociale, promuovendo al contempo la stabilità e la pace nelle regioni interessate da conflitti; sottolinea che uno sforzo comune per gestire i flussi migratori è il punto di incrocio della solidarietà interna e di quella esterna; ricorda il proprio sostegno al potenziamento delle risorse dell'Unione europea e allo sviluppo di una cultura di equa ripartizione degli oneri tra gli Stati membri nell'affrontare le questioni dell'asilo e della migrazione, al fine di garantire frontiere estere sicure nel pieno rispetto dei valori fondamentali dell'Unione europea, con particolare riferimento all'azione nel Mediterraneo e alle frontiere sudorientali dell'Unione europea; invita la Commissione a proporre aumenti mirati dei programmi e degli strumenti pertinenti, dimostrando l'impegno dell'Unione europea ad affrontare tali questioni;

Il rispetto degli impegni

12.

è convinto che il bilancio dell'UE non possa realizzare il suo pieno potenziale se non vengono risolti in maniera definitiva e inequivocabile i vari problemi che si sono accumulati negli ultimi anni e che, purtroppo, hanno dominato i negoziati sul bilancio lo scorso anno, segnatamente il problema ricorrente delle fatture non pagate a fine esercizio, la questione dell'iscrizione in bilancio degli strumenti speciali del QFP e il ritardo nella messa in atto dei nuovi programmi operativi nel quadro della politica di coesione; ritiene che il 2015 dovrebbe essere il termine ultimo per trovare soluzioni concrete e sostenibili per questi problemi in sospeso;

13.

chiede che vengano pienamente attuate le dichiarazioni comuni sugli stanziamenti di pagamento e su un piano di pagamento concordate dal Parlamento, dal Consiglio e dalla Commissione al termine della procedura di bilancio 2015 e ritiene che un'azione di questo tipo sarebbe indicativa del fatto che le tre istituzioni si adoperano seriamente per trovare una soluzione al problema delle fatture non pagate; ricorda l'impegno di tenere, nel corso di quest'anno, almeno tre riunioni interistituzionali sui pagamenti, per fare il punto sull'esecuzione dei pagamenti e sulle previsioni rivedute; si attende che alla prima di queste riunioni, che si terrà nel marzo 2015, venga presentato un primo quadro generale del livello delle fatture non pagate alla fine del 2014 per i principali settori; si rammarica che, come era stato previsto, alla fine del 2014 tale livello abbia raggiunto l'importo senza precedenti di 24,7 miliardi di EUR per i soli programmi di coesione nel periodo 2007-2013; si rammarica altresì che tale debito comprometta la credibilità dell'UE e sia in contrasto con gli obiettivi stabiliti al più alto livello politico in materia di crescita e di occupazione; sottolinea che i pagamenti sono la conseguenza logica e diretta di impegni pregressi;

14.

accorda la massima importanza alla definizione e all'attuazione di un solido piano di pagamento destinato a ridurre il livello delle fatture non pagate a fine esercizio al suo livello strutturale nel corso dell'attuale QFP, come menzionato dal Consiglio, dal Parlamento e dalla Commissione nella dichiarazione comune concordata nel quadro della procedura di bilancio 2015; ricorda che tale piano sarà definito di comune accordo dalle tre istituzioni in tempo utile prima della presentazione del progetto di bilancio per il 2016; ritiene che la riunione interistituzionale del marzo 2015 dovrebbe offrire alle tre istituzioni un'opportunità in tal senso;

15.

ribadisce la posizione, che sostiene da tempo, secondo cui i pagamenti relativi agli strumenti speciali (lo Strumento di flessibilità, il Fondo di solidarietà dell'UE, il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione e la Riserva per gli aiuti d'urgenza) devono essere contabilizzati al di fuori del massimale dei pagamenti del QFP, come avviene per gli impegni; si rammarica che nel corso della procedura di bilancio dello scorso anno non sia stato possibile giungere a un accordo a causa del fraintendimento delle pertinenti disposizioni del QFP da parte del Consiglio; sottolinea che la posizione del Consiglio sulla questione può implicare un'ulteriore riduzione del QFP rispetto al periodo 2007-2013; si attende che la questione sia risolta mediante l'adeguamento tecnico del margine globale per i pagamenti da parte della Commissione nel 2015;

16.

ricorda che alcune agenzie europee svolgono un ruolo importante nell'elaborazione e nell'attuazione delle politiche e degli obiettivi dell'Unione europea, quali la competitività, la crescita e l'occupazione; ricorda alla Commissione e al Consiglio che le agenzie dell'UE svolgono compiti che sono loro assegnati dall'autorità legislativa e devono pertanto essere rispettate come parti importanti dell'amministrazione dell'Unione; sottolinea che le agenzie necessitano di risorse finanziarie e umane sufficienti per poter svolgere pienamente e in modo efficace le funzioni loro assegnate; sottolinea che già un'agenzia dell'UE ha annunciato il rinvio e la cancellazione di progetti in corso come conseguenza dei drastici tagli di personale e di risorse decisi per il bilancio 2015; ricorda che il Parlamento è contrario alla riserva di riassegnazione e chiede alla Commissione di annullarne gli effetti in sede di presentazione del progetto di bilancio 2016;

La via da seguire

17.

esorta la Commissione a tenere in debito conto le summenzionate priorità politiche in sede di elaborazione del progetto di bilancio per il 2016, affinché i programmi e le azioni pertinenti dell'Unione europea siano dotati delle risorse necessarie per realizzare tali obiettivi; si attende, a tale riguardo, una risposta positiva da parte della Commissione alle altre richieste e posizioni espresse nella presente risoluzione, al fine di risolvere i problemi ricorrenti e di agevolare la procedura di bilancio quest'anno; si attende altresì che la Commissione proponga un livello di pagamenti adeguato nel suo progetto di bilancio, basato su previsioni e fabbisogni reali, al fine di dotare l'Unione europea di risorse all'altezza delle sue ambizioni;

18.

ricorda che, a norma del trattato, «il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione vigilano sulla disponibilità dei mezzi finanziari necessari a consentire all'Unione di rispettare gli obblighi giuridici nei confronti dei terzi»; insiste sulla necessità di ricorrere a tutti i mezzi disponibili nel quadro del regolamento QFP per rispettare gli obblighi giuridici dell'Unione ed evitare di compromettere o ritardare i pagamenti destinati alle parti interessate, ad esempio ricercatori, università etc.;

19.

invita il Consiglio, in sede di esame del bilancio per il prossimo esercizio, ad abbandonare la politica dei due pesi due misure e a rispondere alle aspettative suscitate dalle sue stesse dichiarazioni e decisioni, per quanto riguarda la crisi dei pagamenti, il QFP, la strategia Europa 2020 e il rilancio degli investimenti; ritiene che tali dichiarazioni e impegni politici non abbiano alcun senso se non sono accompagnati da risorse di bilancio sufficienti per consentire la loro attuazione;

20.

si impegna, nel rispetto dei massimali del QFP e tenendo in debito conto la grave carenza di pagamenti, a svolgere il proprio ruolo quale ramo dell'autorità di bilancio con determinazione e responsabilità, promuovendo aumenti mirati in quei settori del bilancio con un'elevata capacità di assorbimento che corrispondono alle sue priorità politiche e garantiscono risultati positivi; intende esaminare, in tale contesto, con il sostegno delle sue commissioni specializzate, i programmi e le linee di bilancio specifici maggiormente atti a conseguire tale obiettivo;

21.

sottolinea che il bilancio 2016 sarà cruciale non solo in quanto tale esercizio corrisponde al primo anno di messa in atto della disposizione del nuovo QFP sul margine globale per gli impegni, ma anche perché dovrebbe servire da parametro di riferimento per il riesame e la revisione postelettorale del QFP, che dovranno essere avviati prima della fine del 2016; sottolinea la necessità di definire le priorità politiche e di individuare in tempo utile i settori che hanno dimostrato un valore aggiunto per la spesa dell'Unione europea e per i quali si riterranno necessari ulteriori investimenti nella seconda metà del QFP 2014-2020; sottolinea, in tale contesto, l'importanza di monitorare attentamente l'esecuzione e i risultati dei principali programmi dell'Unione europea già durante l'attuale procedura di bilancio;

22.

ribadisce la propria posizione a favore di una profonda riforma del sistema delle risorse proprie dell'Unione europea, che attualmente presenta carenze che causano gravi ostacoli nei negoziati di bilancio; accorda pertanto la massima importanza all'attività del Gruppo ad alto livello sulle risorse proprie presieduto da Mario Monti; accoglie con favore la «prima relazione di valutazione» del Gruppo ad alto livello, che prevede un campo di ricerca il più ampio possibile per studiare la questione delle risorse proprie del bilancio dell'Unione, e attende con grande interesse i risultati dei lavori e le proposte finali del Gruppo, che saranno presentati in occasione di una conferenza interistituzionale nel corso del 2016, alla quale parteciperanno i parlamenti nazionali, e che saranno esaminati nel contesto del riesame e della revisione postelettorale del QFP;

o

o o

23.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e alla Corte dei conti.


(1)  GU L 347 del 20.12.2013, pag. 884.

(2)  GU C 373 del 20.12.2013, pag. 1.

(3)  GU L 298 del 26.10.2012, pag. 1.

(4)  Testi approvati, P8_TA(2014)0100.

(5)  GU L 69 del 13.3.2015.