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ISSN 1977-0944 doi:10.3000/19770944.CE2012.199.ita |
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Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 199E |
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Edizione in lingua italiana |
Comunicazioni e informazioni |
55o anno |
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Numero d'informazione |
Sommario |
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I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri |
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RISOLUZIONI |
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Parlamento europeo |
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Martedì 8 marzo 2011 |
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2012/C 199E/01 |
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2012/C 199E/02 |
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2012/C 199E/03 |
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2012/C 199E/04 |
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2012/C 199E/05 |
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2012/C 199E/06 |
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2012/C 199E/07 |
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2012/C 199E/08 |
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2012/C 199E/09 |
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2012/C 199E/10 |
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Mercoledì 9 marzo 2011 |
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2012/C 199E/11 |
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2012/C 199E/12 |
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2012/C 199E/13 |
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2012/C 199E/14 |
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2012/C 199E/15 |
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2012/C 199E/16 |
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Giovedì 10 marzo 2011 |
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2012/C 199E/17 |
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2012/C 199E/18 |
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2012/C 199E/19 |
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2012/C 199E/20 |
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2012/C 199E/21 |
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2012/C 199E/22 |
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2012/C 199E/23 |
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2012/C 199E/24 |
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2012/C 199E/25 |
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II Comunicazioni |
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COMUNICAZIONI PROVENIENTI DALLE ISTITUZIONI, DAGLI ORGANI E DAGLI ORGANISMI DELL'UNIONE EUROPEA |
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Parlamento europeo |
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Martedì 8 marzo 2011 |
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2012/C 199E/26 |
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III Atti preparatori |
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PARLAMENTO EUROPEO |
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Martedì 8 marzo 2011 |
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2012/C 199E/27 |
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2012/C 199E/28 |
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Significato dei simboli utilizzati
(La procedura di applicazione é fondata sulla base giuridica proposta dalla Commissione) Emendamenti politici: il testo nuovo o modificato è evidenziato in grassetto corsivo e le soppressioni sono indicate dal simbolo ▐. Correzioni e adeguamenti tecnici dei servizi: il testo nuovo o modificato è evidenziato in corsivo semplice e le soppressioni sono indicate dal simbolo ║. |
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IT |
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I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri
RISOLUZIONI
Parlamento europeo SESSIONE 2011-2012 Sedute dal 8 al 10 marzo 2011 Il processo verbale delle sessioni è stato pubblicato nella GU C 165 E del 7.6.2011. TESTI APPROVATI
Martedì 8 marzo 2011
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/1 |
Martedì 8 marzo 2011
Sicurezza generale dei prodotti e sorveglianza del mercato
P7_TA(2011)0076
Risoluzione del Parlamento europeo dell'8 marzo 2011 sulla revisione della direttiva sulla sicurezza generale dei prodotti e la sorveglianza del mercato (2010/2085(INI))
2012/C 199 E/01
Il Parlamento europeo,
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vista la direttiva 2001/95/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 dicembre 2001, relativa alla sicurezza generale dei prodotti (1), |
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visto il regolamento (CE) n. 765/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 luglio 2008, che pone norme in materia di accreditamento e vigilanza del mercato per quanto riguarda la commercializzazione dei prodotti e che abroga il regolamento (CEE) n. 339/93 (2), |
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vista la decisione n. 768/2008/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 luglio 2008, relativa a un quadro comune per la commercializzazione dei prodotti e che abroga la decisione 93/465/CEE (3), |
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vista la decisione 2010/15/UE della Commissione, del 16 dicembre 2009, recante linee guida per la gestione del sistema comunitario d'informazione rapida (RAPEX) e della procedura di notifica di cui, rispettivamente, all'articolo 12 e all'articolo 11 della direttiva 2001/95/CE relativa alla sicurezza generale dei prodotti (4), |
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vista la relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'applicazione della direttiva 2001/95/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 dicembre 2001, relativa alla sicurezza generale dei prodotti (COM(2008)0905), |
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visto il documento di lavoro della Commissione dal titolo «Revision of the General Product Safety Directive: Summary envisaged actions», DG Salute e consumatori, del 18 maggio 2010, |
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vista la tabella di marcia dal titolo «Alignment to the New Legislative Framework (Decision No 768/2008/EC)», DG Imprese e industria, del 15 aprile 2010, |
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vista la tabella di marcia dal titolo «Review of Directive 2001/95/EC of the European Parliament and of the Council of 3 December 2001 on general product safety (GPSD)», DG Salute e consumatori, del 25 marzo 2010, |
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visto il documento di lavoro della Commissione sul rapporto tra la direttiva sulla sicurezza generale dei prodotti 2001/95/CE e le disposizioni in materia di sorveglianza del mercato del regolamento (CE) n. 765/2008, DG Salute e consumatori, del 2 marzo 2010, |
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visto il documento di lavoro della Commissione dal titolo «Revision of the General Product Safety Directive: Identification of the Key Issues», DG Salute e consumatori, del 15 settembre 2009, |
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visto il documento informativo commissionato dalla commissione IMCO sulla vigilanza del mercato negli Stati membri, pubblicato nell'ottobre 2009, |
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visto il documento informativo commissionato dalla commissione IMCO sulla revisione della direttiva sulla sicurezza generale dei prodotti (DSGP) e la sorveglianza del mercato, pubblicato nel settembre 2010, |
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visto il seminario sulla revisione della direttiva sulla sicurezza generale dei prodotti e la sorveglianza del mercato svoltosi il 30 settembre 2010, |
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visto il vertice trilaterale UE-USA-Cina svoltosi a Shanghai il 25 e 26 ottobre 2010, |
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visto l'articolo 48 del suo regolamento, |
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visti la relazione della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori e i pareri della commissione per il commercio internazionale e della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (A7-0033/2011), |
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A. |
considerando la necessità di garantire che tutti i prodotti immessi sul mercato dell'UE siano sicuri, al fine di garantire un elevato livello di protezione non solo dei consumatori ma anche di altri soggetti, |
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B. |
considerando che il nuovo quadro normativo (in appresso NQN) è stato approvato nel luglio 2008 e che il regolamento (CE) n. 765/2008 sulla vigilanza del mercato è entrato in vigore il 1o gennaio 2010, |
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C. |
considerando che è necessario rivedere la direttiva 2001/95/CE relativa alla sicurezza generale dei prodotti (in appresso DSGP), che istituisce a livello dell'Unione i requisiti generali di sicurezza per i prodotti di consumo, nonché renderla conforme e integrarla all'NQN, in particolare al regolamento sulla vigilanza del mercato, |
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D. |
considerando che il quadro normativo relativo alla sicurezza dei prodotti e alla sorveglianza del mercato (DSGP, NQN e direttive di armonizzazione settoriali) è composto da un triplo strato di atti giuridici con conseguenti incertezze e confusione per il mercato interno, |
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E. |
considerando che il livello di sorveglianza del mercato varia notevolmente tra gli Stati membri e che alcuni di essi omettono di assegnare le risorse necessarie a una vigilanza efficace del mercato e interpretano in modo diverso il concetto di «prodotti che presentano rischi gravi», il che può creare ostacoli alla libera circolazione delle merci nel mercato interno, distorcere la concorrenza e pregiudicare la sicurezza dei consumatori nell'ambito del mercato interno, |
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F. |
considerando che la cooperazione tra le autorità di sorveglianza del mercato e le azioni congiunte di vigilanza del mercato sono fondamentali e che pertanto devono essere rafforzate ulteriormente e dotate di risorse, |
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G. |
considerando che, come affermato anche nella relazione Monti, i regolamenti presentano, rispetto alle direttive, i vantaggi della chiarezza, della prevedibilità e dell'efficacia, |
Sorveglianza del mercato
Introduzione
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1. |
ritiene che l'attuale quadro normativo in materia di sorveglianza del mercato non sia sufficientemente coerente e debba pertanto essere rivisto ed essere soggetto a ulteriore coordinamento; |
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2. |
propone alla Commissione di istituire un quadro comune europeo per la sorveglianza del mercato che riguardi tutti i prodotti sul mercato interno o che entrano nel mercato dell'UE; invita la Commissione a svolgere un ruolo più attivo nel coordinamento delle attività delle autorità europee di sorveglianza del mercato, delle autorità doganali e delle autorità competenti degli Stati membri; |
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3. |
invita gli Stati membri e la Commissione ad assegnare adeguate risorse per efficaci attività di sorveglianza del mercato; sottolinea che sistemi inefficaci di sorveglianza del mercato potrebbero determinare una distorsione della concorrenza, pregiudicare la sicurezza dei consumatori e indebolire la fiducia dei cittadini nei confronti del mercato interno; sottolinea l'importanza di garantire la sicurezza delle frontiere esterne del mercato unico, in particolare i principali porti marittimi, ed invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare misure contro i prodotti illegali provenienti da paesi terzi; suggerisce alla Commissione di svolgere una valutazione completa dei punti di ingresso dei prodotti nel mercato dell'UE che comprenda una valutazione delle risorse necessarie per garantire un adeguato controllo; |
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4. |
invita gli Stati membri ad introdurre in modo coordinato sanzioni, comprese multe severe, nei confronti degli operatori economici che immettono deliberatamente nel mercato unico prodotti pericolosi o non conformi; propone di rendere pubblici i divieti applicati ai prodotti ogniqualvolta possibile, onde aumentare la visibilità dei controlli alle frontiere e la sorveglianza del mercato e dissuadere gli operatori del mercato che operano illegalmente; |
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5. |
invita la Commissione a cofinanziare ulteriori azioni congiunte di sorveglianza del mercato, con la partecipazione delle autorità di sorveglianza del mercato e delle autorità doganali; |
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6. |
sottolinea la necessità di condividere le migliori pratiche tra gli Stati membri; sollecita una cooperazione congiunta, la messa in comune del know-how e la condivisione delle migliori pratiche tra le autorità di sorveglianza del mercato; ricorda quanto sia importante la cooperazione tra le autorità doganali e le autorità di sorveglianza del mercato alle frontiere esterne per effettuare adeguati controlli dei prodotti che entrano nell'UE; riconosce l'importante contributo apportato attualmente dal Forum europeo per l'applicazione delle norme in materia di sicurezza dei prodotti (PROSAFE) per quanto riguarda il coordinamento delle azioni congiunte di sorveglianza del mercato e lo scambio di pratiche sperimentate e testate nel quadro della DSGP; invita quindi la Commissione ad esaminare in quali condizioni PROSAFE potrebbe servire da piattaforma per un maggior coordinamento tra gli Stati membri per i prodotti armonizzati e non armonizzati; ritiene necessario stabilire una base giuridica ed assegnare sufficienti risorse affinché PROSAFE espleti questo compito; sottolinea che il coordinamento tramite PROSAFE è attualmente limitato dalla scarsità delle risorse e dalla struttura informale di quest'ultimo; |
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7. |
esorta gli Stati membri dell'UE a condividere reciprocamente le indagini e gli studi in materia di sicurezza dei prodotti; ritiene che i numeri di riferimento dei prodotti in questione dovrebbero esservi inclusi onde facilitare l'identificazione dei prodotti da parte delle altre autorità, che potrebbero trarre beneficio dalla traduzione e dall'utilizzo delle informazioni contenute negli studi; esorta gli Stati membri a consentire alle rispettive autorità competenti di adottare misure di sorveglianza del mercato sulla base dei risultati di test o degli studi, compresi quelli forniti da altri Stati membri, al fine di evitare una duplicazione di attività; |
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8. |
propone la creazione di uffici per l'educazione alla sicurezza dei prodotti, ad esempio nel quadro dei punti di contatto prodotti, in grado di facilitare la formazione e il trasferimento delle informazioni tra i settori; |
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9. |
sollecita la Commissione a istituire una banca dati pubblica di informazione sulla sicurezza dei prodotti di consumo che comprenda una piattaforma per le denunce, se possibile basata sui sistemi regionali e nazionali già esistenti negli Stati membri; ritiene che ciò incrementerà la consapevolezza sui prodotti pericolosi attraverso le frontiere del mercato interno e consentirà ai consumatori di denunciare per via elettronica alle autorità competenti l'esistenza di prodotti pericolosi; ritiene che la banca dati potrebbe essere costituita sviluppando le banche dati esistenti, quali il sistema europeo di sorveglianza del mercato (ICSMS) o la banca dati sulle lesioni (IDB); sottolinea la necessità che la banca dati disponga di una base giuridica e che le notifiche da parte degli Stati membri siano obbligatorie; chiede la creazione di un sistema statistico sugli incidenti fondato su detta banca dati che prevederà la pubblicazione di relazioni annuali obbligatorie; chiede che la banca dati sia pubblicamente accessibile, garantendo comunque la necessaria riservatezza alle imprese; |
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10. |
rileva che la globalizzazione, l'aumento dell'esternalizzazione e la crescita del commercio internazionale significano che più prodotti sono scambiati sui mercati di tutto il mondo; ritiene che una stretta cooperazione tra i regolatori globali e gli altri soggetti interessati nel settore della sicurezza dei prodotti di consumo sia fondamentale per affrontare le sfide poste da complesse catene di approvvigionamento e il maggiore volume di scambi; |
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11. |
esorta la Commissione ad intensificare la cooperazione internazionale in seno al gruppo internazionale per la sicurezza dei prodotti di consumo (International Consumer Product Safety Caucus), al fine di scambiare le pratiche sperimentate e testate e di impedire congiuntamente che i paesi terzi producano sostanze pericolose destinate ad essere esportate nel mercato comune europeo; |
Revisione della DSGP
Allineamento della DSGP e dell'NQN - un nuovo regolamento in materia di sicurezza generale dei prodotti e sorveglianza del mercato
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12. |
sostiene la revisione della DSGP e del regolamento (CE) n. 765/2008 sul piano delle definizioni e degli obblighi degli operatori economici quali definiti nella decisione n. 768/2008/CE, evitando ad un tempo di creare inutili oneri amministrativi, soprattutto per le PMI; ritiene che l'esistenza di un regolamento unico sia il solo modo di instaurare un sistema unico di sorveglianza del mercato per tutti i prodotti; esorta quindi la Commissione a istituire un sistema unico di sorveglianza del mercato per tutti i prodotti, basato su unico atto legislativo che copra sia la DSGP che il regolamento (CE) n. 765/2008; ritiene che questo nuovo atto legislativo dovrebbe essere creato per conseguire un elevato livello di sicurezza dei prodotti e di sorveglianza del mercato, chiarendo la base giuridica e tenendo conto delle disposizioni sviluppate più compiutamente nei due atti legislativi esistenti; |
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13. |
chiede l'allineamento tra i requisiti di tracciabilità di cui alla DSGP e all'NQN, allo scopo di garantire un sistema di tracciabilità coerente ed evitare ulteriori oneri burocratici; |
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14. |
chiede alla Commissione di esaminare l'opportunità di sviluppare criteri più precisi per la valutazione della sicurezza e dei rischi derivanti dalla mancata conformità dei prodotti alla legislazione UE; |
Modifiche supplementari specifiche alla DSGP
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15. |
ritiene problematico che i prodotti azionati da fornitori di servizi non rientrino nel campo di applicazione dell'attuale DSGP, ossia che l'applicazione dei requisiti generali di sicurezza sia prevista laddove il prodotto sia maneggiato dal consumatore nei locali del fornitore di servizi, ma non laddove lo stesso prodotto venga azionato da quest'ultimo; sottolinea la necessità di ovviare a questo vuoto giuridico; |
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16. |
chiede la semplificazione della legislazione europea sulla sicurezza dei prodotti, in particolare alla luce degli obiettivi della Commissione «Legiferare meglio» e «Pensare anzitutto in piccolo» di cui alla comunicazione intitolata «Verso un atto per il mercato unico», e sollecita l'inclusione nella proposta rivista delle disposizioni sui prodotti che imitano gli alimenti; |
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17. |
chiede che, in aggiunta ai già presenti riferimenti ai «bambini» e agli «anziani», sia introdotto anche un riferimento ai «disabili», allo scopo di garantire la sicurezza del più ampio spettro di consumatori particolarmente vulnerabili; |
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18. |
invita la Commissione a includere l'obbligo per i produttori di effettuare un'analisi dei rischi nella fase di progettazione del prodotto; chiede che i rischi eventualmente rilevati vengano documentati e messi a disposizione delle autorità pubbliche; |
Misure d'emergenza a livello dell'Unione
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19. |
sottolinea la necessità di un quadro normativo più efficace che consenta interventi celeri e soluzioni di lungo periodo affidabili senza delegare le decisioni politiche agli organismi di normalizzazione o alla Commissione in assenza di un elenco che definisca chiaramente i requisiti strategici essenziali, come avviene nel caso della legislazione armonizzata; |
Tracciabilità
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20. |
sottolinea che i prodotti che presentano gravi rischi devono essere ritirati in via permanente o richiamati al più presto dal mercato e che la tracciabilità deve essere assicurata lungo tutta la catena di approvvigionamento, il che richiede risorse sufficienti per le autorità di sorveglianza del mercato; |
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21. |
sottolinea l'importanza di garantire una tracciabilità affidabile per tutto il ciclo di vita del prodotto, assicurando nel contempo che questo non comporti maggiori oneri amministrativi; |
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22. |
sottolinea l'importanza della tracciabilità dei prodotti e delle etichette di monitoraggio per determinare il paese di origine del prodotto e il produttore responsabile; |
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23. |
insiste su un'efficace applicazione delle procedure d'identificazione già in vigore; incoraggia la Commissione a eseguire attività di accertamento e valutazione dell'uso delle nuove tecnologie pur ritenendo che l'uso di tali tecnologie dovrebbe essere proporzionato e non dovrebbe mettere a rischio la sfera personale e la sicurezza del consumatore; |
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24. |
sottolinea tuttavia che non occorre trovare a tutti costi un'unica soluzione tecnica che rappresenti il sistema/metodo ufficiale di tracciabilità all'interno del mercato dell'UE e sollecita una globale proporzionalità; |
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25. |
pone l'accento sulla necessità di migliorare e rafforzare ulteriormente gli scambi di informazione nell'ambito del RAPEX per quanto concerne i prodotti pericolosi provenienti da paesi terzi (come la Cina e l'India) e di procedere a una valutazione degli ultimi studi realizzati nel quadro del medesimo sistema; |
RAPEX
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26. |
riconosce che RAPEX costituisce uno strumento utile ed efficiente per far circolare tra gli Stati membri informazioni riguardo alle misure adottate rispetto ai prodotti pericolosi, ma ritiene che tale strumento possa essere ulteriormente migliorato; |
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27. |
chiede alla Commissione di consentire agli operatori professionali della sicurezza dei prodotti, ai produttori, alle associazioni commerciali e dei consumatori nonché alle autorità nazionali di avere accesso a tutte le informazioni pertinenti, sempre nel rispetto della necessaria confidenzialità; chiede alla Commissione di far conoscere meglio il sistema RAPEX e i sistemi di richiamo dell'Unione europea al di fuori dell'Unione stessa; |
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28. |
si compiace delle nuove linee guida su RAPEX che contribuiscono a migliorare il funzionamento del sistema; invita la Commissione ad adeguare il nuovo metodo di valutazione del rischio a quelli esistenti per i prodotti armonizzati, al fine di coadiuvare le autorità di sorveglianza del mercato nel loro lavoro; |
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29. |
invita la Commissione a fare chiarezza sulla classificazione dei prodotti che presentano un «rischio grave» ai fini delle notifiche RAPEX; |
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30. |
rileva che i prodotti di consumo immessi sul mercato interno europeo provengono sempre più da paesi terzi; esprime particolare preoccupazione per il fatto che ogni anno si registra un aumento delle notifiche RAPEX relative a prodotti di origine cinese, che rappresentano oltre la metà delle notifiche del sistema, e che nel 20 % dei casi risulta impossibile identificare i fabbricanti di tali prodotti; chiede pertanto che siano compiuti maggiori sforzi a livello internazionale e plaude alla cooperazione UE-Cina-USA sulle strategie di tracciabilità dei prodotti; è favorevole a qualsivoglia aiuto, attività formativa o seminario organizzato dalle autorità dell'UE e cinesi allo scopo di migliorare la sicurezza dei prodotti; sottolinea la necessità di elaborare programmi pluriennali per far fronte a tali sfide; |
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31. |
invita la Commissione ad esaminare l'opportunità di istituire un sistema analogo a RAPEX - CINA per altri partner commerciali, in particolare per quelli i cui prodotti sono stati notificati nell’ambito del sistema RAPEX; |
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32. |
chiede alla Commissione di integrare in RAPEX, o in un eventuale altro opportuno sistema a livello di Unione, sanzioni da irrogare in caso di violazione da parte degli Stati membri, affinché siano garantiti la trasparenza e incentivi per tutti i soggetti interessati; |
Vendite su Internet e dogane
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33. |
esprime preoccupazione riguardo alle difficoltà che incontrano le autorità di sorveglianza del mercato nell'agire contro i prodotti pericolosi venduti su Internet; |
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34. |
accoglie con favore il progetto C2013 della Commissione nel settore della sicurezza dei prodotti, che fornirà orientamenti per i controlli doganali nell'UE; sollecita la Commissione a offrire strumenti specifici onde permettere alle autorità doganali di affrontare le sfide connesse all'esecuzione di controlli adeguati sui prodotti importati; sollecita un ulteriore rafforzamento della cooperazione tra le autorità preposte all'applicazione della legge; |
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35. |
riconosce l’aumento dei prodotti acquistati dai consumatori su internet, provenienti da paesi terzi, che non sono conformi agli standard europei, mettendo così a rischio la sicurezza e la salute dei consumatori; invita la commissione a rafforzare ed uniformare i controlli doganali per i prodotti acquistati in internet e a sorvegliare il mercato specialmente per quei prodotti che possono causare danni diretti al consumatore, come i prodotti farmaceutici ed alimentari; esorta la commissione a studiare le possibili soluzioni a questo problema, al fine di rafforzare la fiducia dei consumatori nel commercio elettronico; |
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36. |
invita la commissione e le autorità degli stati membri ad assicurare un adeguato addestramento dei funzionari affinché i prodotti che presentano rischi possano essere più facilmente rilevati; chiede con urgenza una migliore cooperazione tra autorità doganali e di sorveglianza del mercato prima che i prodotti siano immessi sul mercato; |
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37. |
invita la Commissione e le autorità nazionali competenti a organizzare ulteriori campagne di sensibilizzazione rivolte ai consumatori per informarli circa i rischi legati all'acquisto di prodotti contraffatti soprattutto su Internet; |
Normalizzazione
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38. |
sottolinea la necessità di una sistematica partecipazione delle autorità di sorveglianza del mercato al processo di elaborazione delle norme in materia di sicurezza, giacché questo rappresenta un mezzo idoneo a garantire che le loro conoscenze confluiscano nel processo di normalizzazione e che si giunga a una migliore comprensione delle norme, in modo che l'applicazione volontaria delle norme contribuisca a migliorare la sicurezza e salute dei consumatori nonché la certezza giuridica grazie alla corretta interpretazione e applicazione delle norme europee da parte delle autorità degli Stati membri; |
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39. |
invita la Commissione a rendere più chiari i mandati di normalizzazione e a valutare altre modalità innovative per migliorare e integrare i sistemi di normalizzazione nazionali ed europei nell'area non armonizzata, ponendo l'accento sulla partecipazione delle PMI, salvaguardando al tempo stesso gli elementi principali della struttura attuale; |
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40. |
chiede che le procedure della Commissione attualmente applicabili per la definizione dei mandati a elaborare norme europee vengano migliorate, allo scopo di consentire una reazione tempestiva e più efficace a fronte di rischi nuovi o emergenti; sottolinea, tuttavia, che le procedure nuove o modificate dovrebbero essere inoltre soggette al controllo del Parlamento; sottolinea che il Parlamento dovrebbe essere autorizzato altresì a controllare le procedure di recepimento o applicazione delle norme internazionali, non europee e di altre norme; |
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41. |
invita gli organismi di normalizzazione europei e la Commissione ad esplorare tutti i sistemi potenzialmente in grado di velocizzare il processo di elaborazione delle norme, garantendo nel contempo un adeguato coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, come ad esempio l'introduzione di una procedura accelerata o la possibilità, per la Commissione, di pubblicare riferimenti alle norme europee o ISO già esistenti, anche se non elaborate nell'ambito di un mandato della Commissione, qualora si ritenga che le stesse possano offrire un elevato livello di protezione dei consumatori o costituire una risposta temporanea a uno specifico rischio in attesa di una soluzione definitiva; |
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42. |
chiede il miglioramento dei mandati di normalizzazione della Commissione in modo da consentire agli organismi europei di normalizzazione di elaborare norme europee che soddisfino i requisiti tecnici necessari per raggiungere o valutare la conformità a una decisione politica; a tale proposito, ritiene necessari un maggior coinvolgimento e cooperazione tra la Commissione e gli organismi di normalizzazione europei in sede di elaborazione delle norme; alla luce del fatto che l'attività di detti organismi si basa sul consenso, considera fondamentale, per il corretto funzionamento del sistema, che gli aspetti politici siano gestiti a livello decisionale e non delegati alla Commissione, agli organismi di normalizzazione o ad altri organi esecutivi; |
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43. |
chiede l'introduzione nella DSGP di una procedura per formulare un'obiezione formale a una norma, come nella decisione n. 768/2008/CE; ritiene che il ricorso a tale procedura dovrebbe essere consentito anche prima che la norma appaia nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, ma non dovrebbe essere un surrogato per gli Stati membri che rafforzino significativamente la partecipazione delle proprie autorità di sorveglianza del mercato al sistema di standardizzazione; |
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44. |
invita la Commissione e tutti i soggetti interessati a garantire la sostenibilità finanziaria del sistema di normazione europeo, anche attraverso partenariati pubblico-privato e una programmazione finanziaria pluriennale, dal momento che è essenziale per garantirne l'efficacia e l'efficienza; |
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45. |
invita la Commissione a intraprendere ulteriori iniziative per il miglioramento delle necessarie revisioni, nel rispetto del nuovo quadro normativo; |
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* *
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46. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri. |
(1) GU L 11 del 15.1.2002, pag. 4.
(2) GU L 218 del 13.8.2008, pag. 30.
(3) GU L 218 del 13.8.2008, pag. 82.
(4) GU L 22 del 26.1.2010, pag. 1.
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/7 |
Martedì 8 marzo 2011
Gestione dell'influenza H1N1
P7_TA(2011)0077
Risoluzione del Parlamento europeo dell'8 marzo 2011 sulla valutazione della gestione dell'influenza H1N1 nel 2009-2010 nell'Unione europea (2010/2153(INI))
2012/C 199 E/02
Il Parlamento europeo,
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visto l'articolo 168 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, |
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visto il regolamento sanitario internazionale – RSI (2005) 2005 (1), |
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vista la comunicazione della Commissione del 28 novembre 2005 sulla pianificazione della preparazione e dell'intervento della Comunità europea in caso di influenza pandemica (COM(2005)0607), |
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visto il documento di lavoro del Consiglio del 30 novembre 2007 sui problemi relativi alla sicurezza sanitaria (2), |
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viste le conclusioni del Consiglio del 16 dicembre 2008 in materia di sicurezza sanitaria (3), |
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visti gli orientamenti provvisori del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (CEPCM) sull'uso di specifici vaccini influenzali pandemici durante la pandemia H1N1 del 2009 (4), |
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visto il documento orientativo dell'OMS dell'aprile 2009 sulla preparazione e l'intervento in caso di influenza pandemica (5), |
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viste le conclusioni del Consiglio del 30 aprile 2009 (6) sull'influenza da virus A/H1N1, |
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visto lo scambio di opinioni tra il direttore del CEPCM e la sua commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, svoltosi il 4 settembre 2009, |
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vista la comunicazione della Commissione del 15 settembre 2009 sulla pandemia H1N1 del 2009 (7), |
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visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione del 15 settembre 2009 sull'acquisto comune del vaccino contro il virus dell'influenza A/H1N1 (8), |
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visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione del 15 settembre 2009 sulla comunicazione al pubblico e ai media in relazione alla pandemia H1N1 del 2009 (9), |
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visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione del 15 settembre 2009 sul sostegno ai paesi terzi per combattere l'influenza da virus A/H1N1 (10), |
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visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione del 15 settembre 2009 sul processo normativo per l'autorizzazione di vaccini e farmaci antivirali per la protezione contro l'influenza pandemica H1N1 del 2009 (11), |
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— |
visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione del 15 settembre 2009 sulle strategie di vaccinazione contro la pandemia H1N1 del 2009 (12), |
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— |
vista il documento «Strategia europea per l'influenza A/H1N1 - Monitoraggio dei rischi e dei benefici del vaccino» dell'ottobre 2009 (13), |
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viste le conclusioni del Consiglio del 12 ottobre 2009 su un approccio strategico alla pandemia H1N1 del 2009 (14), |
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visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione del 23 novembre 2009 sulla sicurezza sanitaria nell'Unione europea e a livello internazionale (15), |
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visto il rapporto di valutazione del 16 aprile 2010 sulla risposta europea alla pandemia H1N1 del 2009 (16), |
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vista la relazione finale del gennaio 2010 sulla valutazione dell'agenzia europea per i medicinali (17), |
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vista la risoluzione 1749 (2010) «Gestione della pandemia H1N1: occorre maggiore trasparenza», approvata dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa nel giugno 2010 (18), |
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viste le conclusioni della conferenza sugli insegnamenti tratti dalla pandemia A/H1N1, svoltasi il 1o e il 2 luglio 2010 (19), |
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viste le raccomandazioni del Mediatore europeo concernenti l'Agenzia europea per i medicinali, del 29 aprile e del 19 maggio 2010 (20), |
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— |
visto il rapporto di valutazione del 25 agosto 2010 sulle strategie europee di vaccino contro la pandemia (21), |
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viste le conclusioni del Consiglio del 13 settembre 2010 sugli insegnamenti tratti dalla pandemia A/H1N1 – La sicurezza sanitaria nell'UE (22), |
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visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione del 18 novembre 2010 relativo agli insegnamenti da trarre dalla pandemia H1N1 e sul piano della sicurezza sanitaria nell'Unione europea (SEC(2010)1440), |
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vista la “Relazione epidemiologica annuale 2010 del CEPCM sulle malattie trasmissibili in Europa (23), |
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— |
visto il seminario sulla pandemia influenzale A (H1N1) – Risposta degli Stati membri e dell'Unione europea – della sua commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare svoltosi il 5 ottobre 2010, |
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— |
visto l'articolo 48 del regolamento, |
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— |
vista la relazione della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (A7-0035/2011), |
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A. |
considerando che fin dal maggio 2009 le autorità sanitarie nazionali e internazionali, OMS compresa, avevano rilevato per il momento la scarsa virulenza del virus H1N1, ma che non si poteva ritenere per certo che tale restasse anche in futuro, |
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B. |
considerando che, conformemente al regolamento sanitario internazionale (RSI), strumento giuridico vincolante per gli Stati firmatari, l'OMS ha tra l'altro il mandato di esercitare una sorveglianza di sanità pubblica, coordinare l'azione internazionale al riguardo e, in caso di virus con potenziale pandemico, designare la fase in corso su una scala di sei livelli, |
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C. |
considerando che la designazione di una fase di pandemia mondiale avviene sulla base delle disposizioni del RSI e in consultazione con altre organizzazioni, istituzioni e con gli Stati membri interessati, |
|
D. |
considerando che i criteri rivisti nel 2009 dall'OMS per definire una «pandemia» sono basati unicamente sulla propagazione del virus senza considerare la gravità della malattia, |
|
E. |
considerando che gli Stati membri, la Commissione europea e organismi esterni come l'OMS dovrebbero tener conto della virulenza di un futuro scoppio influenzale nonché della propagazione del virus all'atto dell'adozione di decisioni in materia di salute pubblica che potrebbero interessare la sanità pubblica e le politiche sociali degli Stati membri, |
|
F. |
considerando l'elevato livello di imprevedibilità in merito alla gravità della pandemia e alle modalità di propagazione nonché alla possibilità che essa potesse peggiorare in Europa, come avvenuto nel 1918 e nel 1968, |
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G. |
considerando che, sulla base dell'allarme pandemico dell'OMS e delle raccomandazioni che ne derivano, conformemente al principio di precauzione, gli Stati membri hanno rapidamente reagito in base ai mezzi di cui disponevano per mettere in atto piani di azione sanitaria; che la proclamazione del livello di allerta massima che indica la presenza di una pandemia ha dato luogo a decisioni di sanità pubblica talvolta sproporzionate, |
|
H. |
visto che l'OMS ha annunciato la fine dell'allarme influenza H1N1 soltanto nell'agosto 2010 (dichiarazione del direttore generale dell'OMS del 10 agosto 2010 (24)), |
|
I. |
considerando che, in base al principio di sussidiarietà, la preparazione della reazione ai rischi sanitari nell'Unione europea rientra nell'ambito di competenza degli Stati membri; che il trattato di Lisbona esorta gli Stati membri a rafforzare la cooperazione, la condivisione delle informazioni e le buone pratiche nel quadro dell'OMS e delle attuali strutture dell'UE; che il rafforzamento delle misure di coordinamento adottate dalla Commissione e dagli Stati membri, con il sostegno del CEPCM e dell'EMEA nel quadro dell'OMS, incrementa l'efficacia delle misure nazionali, |
|
J. |
considerando che l'industria farmaceutica ha dovuto rispondere a una domanda improvvisa, pressante ed esponenziale di forniture di vaccino proveniente dagli Stati membri; che essa ha dovuto mettere a punto con estrema urgenza un nuovo vaccino in grado di rispondere efficacemente al virus, |
|
K. |
considerando che i costi rilevati nella gestione di questa crisi negli Stati membri sono rilevanti e forse avrebbero potuto essere ridotti con una migliore cooperazione tra gli Stati membri e un migliore coordinamento tra gli Stati membri e il CEPCM, |
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L. |
considerando che le spese effettuate dagli Stati membri nei piani di intervento attuati riguardano soprattutto l'acquisto di ingenti quantità di vaccini e di terapie antivirali e che le procedure di acquisto in taluni Stati membri sono all'origine di riserve attinenti alla conformità con le norme in materia di appalti pubblici e trasparenza, |
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M. |
considerando che si sono registrate notevoli disparità di prezzo tra gli Stati membri che disponevano di accordi preventivi di acquisto per i vaccini che sono dovute, tra gli altri fattori, alle condizioni di responsabilità differenziata di ogni accordo, |
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N. |
considerando le denunce presentate in vari Stati membri per corruzione e associazione a delinquere di funzionari in seguito ai contratti aggiudicati nell'estate 2009 tra i ministeri della sanità pubblica e i produttori di vaccini antinfluenzali H1N1, |
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O. |
considerando che secondo la Commissione le riserve dei fornitori di vaccini a sostenere la piena affidabilità del prodotto hanno minato la fiducia dei cittadini nella sicurezza del vaccino; che la fiducia nel vaccino contro l'influenza H1N1 è stata compromessa dalla comunicazione incompleta e contraddittoria dei benefici e dei rischi della vaccinazione e dei rischi potenziali dell'influenza H1N1 a livello pubblico, |
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P. |
considerando che le raccomandazioni divergenti formulate a livello dell'UE e degli Stati membri in merito ai gruppi prioritari interessati dal vaccino dimostrano le rilevanti incognite e le divergenze quanto alla risposta appropriata all'influenza H1N1, |
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Q. |
considerando che una pianificazione preventiva per un'influenza pandemica dipende in ampia misura dalle strategie di vaccinazione; che per riuscire le strategie di vaccinazione devono fare riferimento a tre premesse: efficacia del vaccino, un rapporto positivo tra benefici e rischio del vaccino e la concentrazione sui gruppi specifici a rischio, |
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R. |
considerando la necessità di trasparenza in merito alla sussistenza di dette premesse, |
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S. |
considerando che il rapporto benefici/rischi del vaccino è ormai stato dimostrato dagli studi di tolleranza e di immunogenicità condotti a partire dal suo utilizzo effettivo, |
|
T. |
considerando che sono necessari studi sui vaccini e sulle terapie antivirali indipendenti dalle imprese farmaceutiche nonché un bilanciamento tra gli studi finanziati da fonti private e da fonti pubbliche, |
|
U. |
considerando che, in caso di futura pandemia influenzale, occorrerà sforzarsi maggiormente per migliorare le prestazioni dei vaccini antinfluenzali, soprattutto per le categorie ad alto rischio e contro le varianti derivate, |
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V. |
considerando che, grazie al tempestivo acquisto di vaccini e alle strategie di vaccinazione sistematica, soprattutto fra le categorie più vulnerabili, l'UE si è dimostrata la regione più preparata al mondo; che le notevoli disparità in termini di preparazione fra gli Stati membri UE e la mancanza di un'autentica cooperazione hanno inciso negativamente sulla preparazione globale dell'UE, |
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W. |
considerando che la limitata cooperazione fra Stati membri, in particolare la mancanza di appalti pubblici comuni dei vaccini, la mancanza di riserve comuni, la mancanza di solidarietà e di un meccanismo di brokeraggio fra Stati membri, l'assenza di accordi di acquisto preventivo in vari Stati membri sono stati i principali fattori che hanno pregiudicato una migliore preparazione dell'UE, |
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X. |
considerando che, a dispetto delle reiterate richieste presentate dal Mediatore europeo all'Agenzia europea per i medicinali (EMA), i documenti in possesso dell'EMA relativi ai protocolli di ricerca, alle prove cliniche e agli effetti indesiderati dei farmaci sottoposti alla sua valutazione continuano a non essere accessibili al pubblico, |
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Y. |
considerando che l'informazione e la comunicazione relativa all'influenza H1N1 nel 2009-2010 nell'UE hanno dimostrato il ruolo cruciale svolto dai media nel trasmettere le precauzioni e le raccomandazioni in materia di sanità pubblica, ma anche nel sottolineare certi aspetti dell'epidemia e le sue conseguenze e nel modificare quindi potenzialmente le percezioni dell'opinione pubblica e le risposte delle autorità pubbliche, |
Cooperazione
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1. |
chiede che i piani di prevenzione attuati a livello dell'UE e degli Stati membri nell'evenienza di future pandemie di influenza siano rivisti onde conseguire maggiore efficacia e coerenza e renderli sufficientemente autonomi e flessibili per adattarsi nei tempi più brevi e caso per caso al rischio reale, in particolare sulla base di dati aggiornati e pertinenti; |
|
2. |
chiede che siano precisati e se del caso riesaminati i ruoli, i compiti, le competenze, i limiti, le relazioni e le responsabilità dei principali operatori e delle principali strutture a livello dell'UE cui spetta gestire le minacce sanitarie, ossia Commissione europea, il CEPCM, l'EMA e gli Stati membri, nonché enti più informali come il comitato di sicurezza sanitaria, il centro operativo di gestione delle crisi sanitarie e il gruppo «sanità pubblica», composto da alti funzionari in grado di intervenire nel processo decisionale per quanto riguarda le gestione delle crisi sanitarie, e chiede che le informazioni siano disponibili per il pubblico; |
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3. |
si compiace del fatto che la Commissione si sia impegnata ad esaminare la possibilità di una revisione ed eventualmente di un rafforzamento a lungo termine della base giuridica del comitato per la sicurezza sanitaria; |
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4. |
chiede di prestare particolare attenzione alla preparazione tra settori nel quadro della cooperazione tra Stati membri nell'ambito del comitato per la sicurezza sanitaria; |
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5. |
evidenzia la necessità di rafforzare la cooperazione tra Stati membri e il coordinamento degli Stati membri con il CEPCM al fine di assicurare una gestione coerente del rischio come reazione a una pandemia in conformità del regolamento sanitario internazionale; |
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6. |
chiede il proseguimento e il miglioramento della cooperazione e del coordinamento tra gli Stati membri, le istituzioni e le organizzazioni internazionali e regionali, in particolare nelle fasi iniziali di un'epidemia virale, al fine di determinarne la gravità e adottare decisioni appropriate per la gestione; |
|
7. |
ritiene opportuno potenziare il mandato del comitato per la sicurezza sanitaria, onde migliorare la sua azione e il suo ruolo nel fornire agli Stati membri un supporto migliore nell'attuazione di un approccio coerente ai fini della preparazione di una risposta alla minacce alla salute pubblica e all'insorgere di casi di rilevanza internazionale quali definiti nel regolamento sanitario internazionale; |
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8. |
chiede all'OMS di riesaminare la propria definizione di pandemia, tenendo in considerazione non solo la diffusione geografica, ma anche la gravità; |
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9. |
chiede agli Stati membri di coinvolgere maggiormente gli operatori sanitari in tutte le fasi dell'elaborazione e dell'applicazione di una strategia di prevenzione e lotta contro le pandemie; |
|
10. |
chiede all'Unione europea di assegnare più risorse alla ricerca e allo sviluppo di misure preventive nel settore della sanità pubblica, conformandosi all'obiettivo dichiarato di destinare alla R&S il 3 % del PIL europeo; chiede più specificamente un incremento degli investimenti assegnati a una maggiore valutazione e anticipazione dell'impatto di un virus influenzale sia nell'intervallo tra le pandemie che all'inizio di una pandemia; |
|
11. |
chiede il proseguimento degli investimenti nei centri di sorveglianza nazionali incaricati della sorveglianza epidemiologica, virologica e sierologica; |
|
12. |
si esprime a favore dell'introduzione di una procedura intesa a consentire agli Stati membri di effettuare acquisti raggruppati di vaccini antivirali e medicinali su basi volontarie, onde conseguire per un determinato prodotto, tra l'altro, un accesso equo, tassi vantaggiosi e flessibilità nelle ordinazioni; |
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13. |
ricorda che in conformità della legislazione vigente dell'Unione in materia di medicinali, la responsabilità in relazione a qualità, sicurezza ed efficacia delle indicazioni autorizzate di un medicinale incombe al produttore e sollecita la piena applicazione di tale regola da parte degli Stati membri in tutti gli appalti per la fornitura di vaccini, in quanto si tratta di un importante elemento per conservare o riguadagnare la fiducia dei cittadini nella sicurezza dei vaccini; |
|
14. |
chiede, nel quadro della gestione comune e responsabile della fornitura di vaccini, che sia riservata attenzione alla possibilità di facilitare l'accesso dei paesi in via di sviluppo ai prodotti vaccinali in caso di pandemia; |
Indipendenza
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15. |
ritiene che il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (CEPCM) debba esercitare le proprie competenze in quanto agenzia indipendente incaricata di valutare e accertare la gravità del rischio di infezione e debba ricevere mezzi adeguati ai suoi compiti; |
|
16. |
invita il CEPCM, alla luce dei dati provenienti dall'OMS, a concorrere al riesame delle prassi migliori sui piani nazionali di preparazione all'influenza e a formulare raccomandazioni sulle prassi migliori in campi come le tecniche di gestione delle crisi, la vaccinazione e le strategie di comunicazione; |
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17. |
sollecita che siano assicurate maggiore vigilanza e piena trasparenza in merito alle valutazioni e alle comunicazioni relative a medicinali raccomandati in caso di emergenze sanitarie e in particolare di situazioni di reale pandemia; |
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18. |
sottolinea la necessità di studi indipendenti dalle società farmaceutiche su vaccini e farmaci antivirali, anche per quanto riguarda il controllo della copertura vaccinale; |
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19. |
vuole assicurarsi che gli esperti scientifici non abbiano alcun interesse, finanziario o di altro tipo, nell'industria farmaceutica che possa inficiare la loro imparzialità; chiede l'elaborazione di un codice di condotta europeo in materia di esercizio della funzione scientifica di esperto in qualsiasi autorità europea responsabile della sicurezza, nonché della gestione e dell'anticipazione dei rischi; chiede che ogni esperto si impegni ad attenersi ai principi etici del suddetto codice di condotta prima di assumere incarichi in materia; |
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20. |
chiede che gli esperti coinvolti nel settore farmaceutico possano essere consultati, restando tuttavia esclusi dal processo decisionale; |
|
21. |
invita in particolare la Commissione a operare, con il sostegno dell'EMA, per migliorare la procedura di autorizzazione accelerata per l'immissione sul mercato di medicinali destinati alla reazione a crisi sanitarie, tra l'altro rendendoli idonei per differenti ceppi di influenza, livelli diversi di gravità e differenze tra le tipologie di destinatari, cosicché si proceda a una sperimentazione clinica corretta prima dell'insorgere di una pandemia, al fine di assicurare una valutazione piena del rapporto tra benefici e rischi associati all'uso di detti farmaci per le corrispondenti tipologie di destinatari, presentando, se del caso, proposte legislative pertinenti; |
Trasparenza
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22. |
chiede che si proceda a una valutazione delle strategie di vaccinazione contro l'influenza raccomandate nell'UE e applicate negli Stati membri, comprendente l'efficacia dei vaccini, il relativo rapporto benefici e rischi e i principali gruppi destinatari, in un'ottica di impiego sicuro ed efficace; |
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23. |
invita gli Stati membri a comunicare alla Commissione entro l'8 settembre 2011:
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24. |
chiede alla Commissione di procedere, con il sostegno del CEPCM e dell'EMA, a un riepilogo sintetico sulle informazioni di cui al paragrafo 23, disaggregate per Stato membro, entro l'8 marzo 2012 e di renderle pubbliche in quanto contributo rilevante ai fini del riesame dei piani di preparazione all'attuale pandemia di influenza; |
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25. |
rammenta all'EMA il requisito regolamentare di rendere disponibile l'accesso a tutti i documenti riguardanti la sperimentazione clinica, i protocolli di ricerca e gli effetti indesiderabili dei medicinali valutati dai suoi esperti, compresi i vaccini e i farmaci antivirali raccomandati come mezzo per combattere l'influenza H1N1; accoglie con favore le nuove norme in materia di accesso ai documenti adottate dall'EMA nell'ottobre 2010; |
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26. |
riconosce che i conflitti di interessi tra gli esperti della cui consulenza si avvalgono le autorità pubbliche sanitarie europee ingenera sospetti di pressioni indebite e nuoce alla credibilità generale di tali autorità sanitarie pubbliche e delle loro raccomandazioni; osserva che occorre evitare ogni conflitto di interessi di questo tipo; |
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27. |
chiede l'adozione di una definizione comune a tutte le autorità sanitarie pubbliche europee della fattispecie di conflitto di interessi; |
|
28. |
chiede che tali conflitti di interesse siano portati all'attenzione del Parlamento europeo, attraverso un'indagine interna affidata alla commissione per il controllo dei bilanci, per verificare la corretta e trasparente erogazione dei compensi di suddetti esperti, nonché il rispetto delle procedure normalmente seguite dalle istituzioni europee per evitare l'insorgere di tali conflitti di interesse; |
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29. |
chiede che siano rese pubbliche le dichiarazioni sui conflitti di interessi di tutti gli esperti della cui consulenza si avvalgono le autorità sanitarie pubbliche europee nonché dei membri dei gruppi informali; |
|
30. |
è consapevole della necessità di comunicare i rischi e i benefici in modo più chiaro e trasparente per il pubblico; sottolinea la necessità di giungere ad un messaggio coerente destinato ai cittadini non appena sia stato valutato il rischio per la salute; insiste sull'importanza di una comunicazione coerente da parte degli Stati membri per quanto riguarda il contenuto informativo del messaggio (natura del virus, natura del rischio, modalità migliori per la prevenzione e rischi e benefici della prevenzione e/o della terapia); |
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31. |
chiede un approccio strategico globale europeo per i gruppi ritenuti a rischio per quanto riguarda le modalità con cui raggiungerli e comunicare con loro in caso di pandemie; |
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32. |
chiede di costruire rapporti di fiducia con i media preposti alla diffusione di messaggi di salute pubblica; chiede l'istituzione di un gruppo selezionato di esperti, a disposizione per rispondere in ogni momento alle domande dei giornalisti, nonché la disponibilità di un portavoce; |
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33. |
sottolinea la necessità che i professionisti dell'informazione assumano la loro responsabilità e che sia assicurata l'indispensabile prudenza in merito all'elaborazione di messaggi di informazione sanitaria, a maggior ragione nel contesto di una pandemia; |
|
34. |
si attende, a questo proposito, una raccolta più completa ed una rapida trasmissione di dati coerenti dalle autorità nazionali di controllo sanitario alle competenti autorità dell'UE; |
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35. |
ritiene essenziale che la Commissione e gli Stati membri procedano rapidamente alla necessarie revisioni, comprese migliori strategie di vaccinazione e di comunicazione, al fine di consolidare la fiducia nella misure di sanità pubblica mirate a ad approntare preparativi o prevenire pandemie; |
*
* *
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36. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, all'OMC nonché ai parlamenti nazionali. |
(1) http://www.who.int/ihr/en/
(2) http://register.consilium.europa.eu/pdf/en/07/st15/st15789.en07.pdf
(3) http://www.consilium.europa.eu/ueDocs/cms_Data/docs/pressData/en/lsa/104770.pdf
(4) http://www.ecdc.europa.eu/en/publications/Publications/0908_GUI_Pandemic_Influenza_Vaccines _during_the_H1N1_2009_Pandemic.pdf
(5) http://www.who.int/csr/disease/influenza/pipguidance2009/en/index.html
(6) http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_data/docs/pressdata/en/lsa/107492.pdf
(7) http://ec.europa.eu/health/archive/ph_threats/com/influenza/docs/com481_2009_it.pdf
(8) http://ec.europa.eu/health/archive/ph_threats/com/influenza/docs/flu_staff1_en.pdf
(9) http://ec.europa.eu/health/ph_threats/com/Influenza/docs/flu_staff2_en.pdf
(10) http://ec.europa.eu/health/archive/ph_threats/com/influenza/docs/flu_staff3_en.pdf
(11) http://ec.europa.eu/health/ph_threats/com/Influenza/docs/flu_staff4_en.pdf
(12) http://ec.europa.eu/health/communicable_diseases/diseases/influenza/h1n1/index_en.htm#fragment2 e http://ec.europa.eu/health/archive/ph_threats/com/influenza/docs/flu_staff5_en.pdf
(13) http://www.ema.europa.eu/docs/en_GB/document_library/Report/2010/01/WC500044933.pdf
(14) http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_data/docs/pressdata/en/lsa/110500.pdf
(15) http://ec.europa.eu/health/preparedness_response/docs/commission_staff_healthsecurity_en.pdf
(16) http://ec.europa.eu/health/communicable_diseases/diseases/influenza/h1n1/index_en.htm#fragment2
(17) http://ec.europa.eu/health/files/pharmacos/news/emea_final_report_vfrev2.pdf
(18) http://assembly.coe.int/Mainf.asp?link=/Documents/AdoptedText/ta10/ERES1749.htm
(19) http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_data/docs/pressdata/en/lsa/116478.pdf
(20) http://www.ombudsman.europa.eu/press/release.faces/fr/4940/html.bookmark e http://www.ombudsman.europa.eu/press/release.faces/fr/5251/html.bookmark
(21) http://ec.europa.eu/health/communicable_diseases/diseases/influenza/h1n1/index_en.htm#fragment2
(22) http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_data/docs/pressdata/en/lsa/116478.pdf
(23) http://www.ecdc.europa.eu/en/publications/Publications/1011_SUR_Annual_Epidemiological_ Report_on_Communicable_Diseases_in_Europe.pdf
(24) http://www.who.int/mediacentre/news/statements/2010/h1n1_vpc_20100810/en/print.html
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/15 |
Martedì 8 marzo 2011
Finanziamento innovativo a livello mondiale ed europeo
P7_TA(2011)0080
Risoluzione del Parlamento europeo dell'8 marzo 2011 su un finanziamento innovativo a livello mondiale ed europeo (2010/2105(INI))
2012/C 199 E/03
Il Parlamento europeo,
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viste le conclusioni del Consiglio europeo del 17 giugno 2010 e quelle del Consiglio europeo dell'11 dicembre 2009, |
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visti il processo verbale della riunione del Consiglio ECOFIN del 19 ottobre 2010 e la relazione al Consiglio europeo ivi citata, |
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visto il programma della Presidenza belga, in particolare le proposte concernenti un finanziamento innovativo, |
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vista la sua risoluzione del 10 marzo 2010 sulla tassazione delle operazioni finanziarie e una sua efficace applicazione (1), |
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vista la sua risoluzione del 20 ottobre 2010 sulla crisi finanziaria, economica e sociale (2), |
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viste la sua risoluzione del 22 settembre 2010 sulle autorità di vigilanza europee (3) e, più specificatamente, le sue risoluzioni, sempre in tale data, sull'Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (4), sull'Autorità bancaria europea (5), sull'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (6) e sulla vigilanza macroprudenziale del sistema finanziario e l'istituzione di un comitato europeo per il rischio sistemico (7), |
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visti il documento di lavoro dei servizi della Commissione su un finanziamento innovativo a livello mondiale ed europeo (SEC(2010)0409), la comunicazione della Commissione sulla tassazione del settore finanziario (COM(2010)0549) e il documento di lavoro dei servizi della Commissione che l'accompagna (SEC(2010)1166), |
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vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sugli strumenti derivati OTC, le controparti centrali e i repertori di dati sulle negoziazioni (COM(2010)0484), |
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vista la comunicazione della Commissione sui fondi di risoluzione per il settore bancario (COM(2010)0254), |
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viste la dichiarazione adottata dal G20 il 15 novembre 2008 a Washington, la dichiarazione adottata dal G20 il 2 aprile 2009 a Londra e la dichiarazione dei leader del G20 del 25 settembre 2009 a Pittsburgh, |
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vista la relazione 2010 del FMI al G20 sulla tassazione del settore finanziario, |
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visto il documento della Commissione sindacale consultiva (TUAC) presso l'OCSE, del 15 febbraio 2010, intitolato «The parameters of a financial transaction tax and the OECD global public good resource gap, 2010-2020» e concernente i parametri di un'imposta sulle transazioni finanziarie e il deficit di finanziamento dei beni pubblici nei paesi OCSE 2010-2020, |
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vista la relazione 2010 dell'OCSE intitolata «The elephant in the room: the need to deal with what banks do» e concernente la necessità di occuparsi dell'attività delle banche, |
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visto lo studio del WIFO, l'Istituto austriaco di ricerche economiche, del marzo 2008, intitolato «'A General Financial Transaction Tax: Motives, Revenues, Feasibility and Effects» relativo a un'imposta generale sulle transazioni finanziarie, alle sue motivazioni, al suo gettito, alla sua fattibilità e ai suoi effetti, |
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visto il documento della Fondazione europea di studi progressisti del marzo 2010 intitolato «Financial Transaction Taxes: Necessary, Feasible and Desiderable», concernente la necessità, fattibilità e auspicabilità di tasse sulle transazioni finanziarie, |
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visto lo studio del Centro di ricerca per la politica economica (CEPR) del dicembre 2008 intitolato «Benefits of a Financial Transactions Tax», concernente i vantaggi di una tassa sulle transazioni finanziarie, |
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vista la relazione della Commissione intitolata «Quadro di valutazione degli aiuti di Stato -Relazione sui recenti sviluppi relativi agli aiuti concessi al settore finanziario in relazione alla crisi» (COM(2010)0255), |
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visto lo studio di Notre Europe intitolato «An ever less carbonated Union? Towards a better european taxation against climate change», sull'ipotesi di un'Unione con emissioni di carbonio sempre minori e di una migliore tassazione europea per contrastare il cambiamento climatico, |
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visto il documento conclusivo della riunione plenaria ad alto livello dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del settembre 2010, intitolato «Keeping the promise: united to achieve the Millennium Development Goals» (Mantenere la promessa: uniti per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio), |
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vista la dichiarazione della settima riunione plenaria del Gruppo pilota sul finanziamento innovativo per lo sviluppo svoltasi a Santiago nel gennaio 2010, |
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vista la relazione 2010 del comitato di esperti presso la task force sulle transazioni finanziarie internazionali e lo sviluppo intitolata «Globalising Solidarity: The Case for Financial Levies», dedicata al tema della globalizzazione della solidarietà e che illustra gli argomenti a favore di prelievi finanziari, |
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visto l'articolo 48 del suo regolamento, |
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visti la relazione della commissione per i problemi economici e monetari e i pareri della commissione per lo sviluppo e della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (A7-0036/2011), |
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A. |
considerando che la crisi finanziaria ed economica mondiale senza precedenti del 2007 ha rivelato l'esistenza di considerevoli disfunzioni nel quadro regolamentare e di vigilanza del sistema finanziario mondiale, che possono essere descritte come una combinazione tra la mancanza di regolamentazione dei mercati finanziari, l'eccessiva complessità dei prodotti e la non trasparenza delle giurisdizioni; che l'Europa ha bisogno di mercati finanziari più trasparenti ed efficienti, |
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B. |
considerando che il libero mercato è la base della creazione di ricchezza a livello mondiale e che economie di mercato e il libero scambio creano ricchezza e allontanano le persone dalla povertà, |
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C. |
considerando che il vertiginoso aumento, registrato nell'ultimo decennio, del volume delle transazioni finanziarie nell'economia mondiale – volume che nel 2007 ha raggiunto un livello 73,5 volte superiore al PIL mondiale nominale, principalmente a causa della rapida espansione del mercato dei derivati – illustra il crescente divario fra le transazioni finanziarie e le necessità dell'economia reale, |
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D. |
considerando che il settore finanziario si basa in misura considerevole su modelli di scambi, come il trading ad alta frequenza (High Frequency Trade - HFT), che sono sostanzialmente finalizzati alla realizzazione di profitti a breve termine e sono esposti al rischio di un indebitamento elevato, che è stato una delle cause principali della crisi finanziaria; che ciò ha determinato un’eccessiva volatilità dei prezzi e un persistente scostamento delle quotazioni delle azioni e dei prodotti di base rispetto ai loro livelli fondamentali, |
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E. |
considerando che la capacità delle imprese, dei governi e dei singoli individui di contrarre e di concedere prestiti gli uni agli altri costituisce un fattore cruciale per l’economia globale; che la crisi finanziaria ha fornito esempi di caratteristiche indesiderabili del mercato internazionale dei capitali; che, per questo motivo, è necessario raggiungere un equilibrio tra l'esigenza di agire per contribuire a salvaguardare la stabilità finanziaria e la necessità di mantenere la capacità delle banche di fornire credito all'economia, |
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F. |
considerando che, in occasione dei vertici del G20 svoltisi rispettivamente a Washington, nel 2008, e a Pittsburgh, nel 2009, è stato raggiunto un accordo al fine di realizzare riforme per rafforzare i regimi normativi e la vigilanza dei mercati finanziari per fare in modo che gli istituti finanziari si assumessero la loro legittima parte di responsabilità per le turbolenze verificatesi, |
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G. |
considerando che sinora sono stati i contribuenti a sostenere la maggior parte dei costi della crisi, visto che in molte parti del mondo i governi hanno utilizzato il loro denaro per salvare le banche private e altri istituti finanziari a rischio di imminente bancarotta; che crescono le richieste che gli istituti finanziari e gli attori interessati, che per anni hanno goduto di rendimenti azionari e di bonus annuali eccessivi, considerati la maggior parte degli utili societari globali, si facciano equamente carico di una parte di tali costi, |
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H. |
considerando che nell'Unione europea, in particolare, il costo dei salvataggi ha aggravato e accelerato l’insorgenza di una crisi fiscale e del debito che ha gravato in modo inatteso sui bilanci pubblici e gravemente compromesso la creazione di posti di lavoro, lo Stato sociale e il raggiungimento degli obiettivi climatici e ambientali, |
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I. |
considerando che la tendenza a concentrarsi sui risultati di breve periodo e la speculazione sul mercato dei titoli obbligazionari dei governi europei sono stati importanti fattori aggravanti della crisi del debito sovrano nell'eurozona nel biennio 2009-2010 ed hanno evidenziato gli stretti legami che intercorrono tra gli aspetti negativi del settore finanziario e le difficoltà di garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche in un periodo di disavanzi di bilancio eccessivi e di aumento del debito pubblico e privato, |
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J. |
considerando che l'inefficacia del Patto di stabilità e di crescita nella sua forma attuale e le disparità in termini di competitività fra gli Stati membri hanno stimolato l'attuale dibattito sulla governance economica europea, fra i cui elementi centrali dovrebbero rientrare misure volte a rafforzare il Patto di stabilità e di crescita, soprattutto nelle sue disposizioni preventive, avviare senza ulteriori indugi le ineludibili riforme strutturali e coordinare le politiche fiscali e la lotta all'elusione, alla frode e all'evasione fiscale al fine di salvaguardare la giustizia fiscale, trasferendo gradualmente la pressione fiscale dal lavoro verso il capitale e le attività contraddistinte da pesanti esternalità negative, |
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K. |
considerando che la crisi ha messo in evidenza la necessità di generare nuove entrate, su base ampia, eque e sostenibili e di applicare le norme vigenti sull’evasione fiscale e migliorarne l’efficacia per garantire che il consolidamento fiscale sia effettivamente abbinato a una ripresa economica a lungo termine e alla sostenibilità delle finanze pubbliche, alla creazione di posti di lavoro e all'inclusione sociale, che costituiscono priorità chiave dell'agenda UE 2020, |
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L. |
considerando che i seri vincoli di bilancio imposti dalla recente crisi giungono in un momento in cui l'UE ha assunto impegni estremamente importanti a livello globale, principalmente per quanto attiene agli obiettivi concernenti il cambiamento climatico, agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM) e all'aiuto allo sviluppo, in particolare in relazione all'adattamento al cambiamento climatico e alla mitigazione dei suoi effetti nei paesi in via di sviluppo, |
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M. |
considerando che il 17 giugno 2010 il Consiglio europeo ha dichiarato che l'Unione dovrebbe guidare gli sforzi volti a stabilire un approccio globale all'introduzione di un sistema di prelievi e tasse a carico degli istituti finanziari e ha invitato a esplorare e sviluppare ulteriormente l'opportunità di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie (TTF) a livello mondiale, |
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N. |
considerando che ha già chiesto alla Commissione di eseguire una valutazione d'impatto e di fornire un'analisi dei vantaggi di una TTF decidendo, di conseguenza, di attendere questa analisi prima di prendere ulteriori provvedimenti, |
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1. |
prende atto del lavoro svolto sinora dalla Commissione al fine di rispondere alla richiesta formulata dal Parlamento nella sua risoluzione del 10 marzo 2010 in merito a uno studio di fattibilità per l’introduzione di tasse sulle transazioni finanziarie a livello globale e dell'UE; sottolinea la necessità di una valutazione d'impatto approfondita e chiede che i risultati della valutazione d'impatto e le eventuali proposte concrete siano presentati entro l'estate 2011, come annunciato nella comunicazione della Commissione sulla tassazione del settore finanziario; mette in evidenza che uno studio di fattibilità equilibrato e approfondito su una TTF a livello dell’UE dovrebbe rappresentare la base su cui attuare la procedura per introdurre detta tassa; |
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2. |
sottolinea che l'aumento delle aliquote, l'estensione del campo di applicazione degli attuali strumenti fiscali e ulteriori tagli alla spesa pubblica non possono rappresentare una soluzione sufficiente e sostenibile per affrontare le grandi sfide che ci attendono, a livello europeo e mondiale; evidenzia che, nell'affrontare dette sfide e nel discutere di nuovi sistemi di finanziamento, una delle principali priorità dovrebbe essere quella di creare strumenti atti a rafforzare la competitività e la crescita economica dell'Europa; |
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3. |
sottolinea che un mercato unico funzionante in modo appropriato costituisce lo strumento più prezioso dell'UE in un mondo globale e competitivo e uno dei principali motori per la crescita europea; evidenzia la necessità di concentrarsi sul rafforzamento del mercato interno e sui modi di spendere le risorse nazionali ed europee in maniera più intelligente adottando una visione olistica della riforma del bilancio, che comprenda tanto le spese quanto le entrate; ricorda che la spesa deve essere eseguita in modo tale da ottenere risultati e che i nuovi strumenti finanziari di esecuzione del bilancio devono essere intelligenti, integrati e flessibili; |
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4. |
sottolinea che l'eliminazione degli ostacoli ancora esistenti nel mercato interno è il modo migliore per promuovere politiche di crescita reale che producano i risultati attesi; rileva che gli studi condotti attestano che eliminando tutti gli ostacoli alle quattro libertà si potrebbe ottenere un risparmio annuale compreso fra i 200 e i 300 miliardi di euro; |
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5. |
sottolinea l'importanza di rilanciare il mercato unico ed evidenzia che l'UE deve elaborare e attuare in modo efficace norme comuni che consentano al mercato interno di fungere da vettore per una crescita strutturale; sottolinea che gli sforzi devono concentrarsi sulla forza trainante dell'economia europea: i 20 milioni di imprese europee, in particolare di piccole e medie dimensioni, guidate da imprenditori e altri spiriti creativi; |
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6. |
sottolinea che uno dei maggiori punti di forza dell'Unione europea è costituito dalle sue dimensioni, di cui bisogna approfittare fino in fondo, sfruttando le potenzialità del mercato unico e utilizzando i fondi del bilancio UE al fine di apportare un valore aggiunto agli sforzi del settore pubblico per stimolare i motori della crescita; |
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7. |
evidenzia che la Commissione dovrebbe adottare un quadro strategico comune in cui definire la strategia globale di investimento che permetta di tradurre in priorità di investimento le finalità e gli obiettivi della strategia Europa 2020 e di individuare gli investimenti necessari in relazione agli obiettivi generali e ai progetti faro e le riforme necessarie per amplificare al massimo l'incidenza degli investimenti effettuati nel quadro della politica di coesione; |
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8. |
sottolinea che uno dei principali vantaggi degli strumenti di finanziamento innovativi è rappresentato dal fatto che possono apportare un duplice effetto positivo, in quanto possono contribuire al raggiungimento di importanti obiettivi politici, come la stabilità dei mercati finanziari e la trasparenza, e offrire al contempo un potenziale significativo in termini di generazione di entrate; evidenzia, in tale contesto, che occorre anche tenere conto delle ripercussioni di tali strumenti sulle esternalità negative prodotte dal settore finanziario; |
Tassazione del settore finanziario
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9. |
ricorda che, secondo le stime, i danni finanziari causati da evasione e frode fiscale in Europa ammontano fra i 200 e i 250 miliardi di euro l'anno; ritiene, pertanto, che la riduzione dei livelli di frode fiscale contribuirebbe a ridurre i disavanzi pubblici senza aumentare le tasse; sottolinea, in tali circostanze, che il finanziamento innovativo dovrebbe rivitalizzare gli sforzi degli Stati membri, dell’UE e della comunità internazionale per combattere l’elusione e la frode fiscale nonché altre forme di fuga illecita di capitali, che hanno una considerevole incidenza sul bilancio; |
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10. |
sottolinea che, all'indomani della crisi, l'Unione europea deve convincere i propri cittadini che ha la volontà e gli strumenti per andare avanti con un'equilibrata combinazione di strategie di consolidamento finanziario e politiche di stimolo, allo scopo di tutelare una ripresa economica a lungo termine; |
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11. |
ritiene che, mentre di recente sono stati conseguiti importanti progressi tanto a livello regolamentare quanto a livello di vigilanza, la politica fiscale è la dimensione mancante nell'ambito dell'approccio dell'UE al settore finanziario; |
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12. |
si compiace dell'ammissione della Commissione secondo la quale il settore finanziario subisce un imposizione fiscale troppo modesta, in particolare perché non viene imposta alcuna IVA sulla maggior parte dei servizi finanziari, e chiede che le misure di finanziamento innovativo attingano maggiormente da tale settore e contribuiscano ad allontanare la pressione fiscale dai lavoratori; |
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13. |
ritiene che l'introduzione di una TTF potrebbe essere di aiuto per fronteggiare i modelli commerciali altamente pregiudizievoli nei mercati finanziari, come le transazioni sul breve periodo e le transazioni automatiche ad alta frequenza, e per porre un freno alla speculazione; sottolinea che una TTF è dunque suscettibile di migliorare l’efficienza del mercato, aumentare la trasparenza, ridurre l'eccessiva volatilità dei prezzi e creare incentivi affinché il settore finanziario effettui investimenti a lungo termine con un valore aggiunto per l'economia reale; |
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14. |
sottolinea le attuali stime sulla creazione di entrate di una TTF con un'aliquota bassa che, data la sua ampia base imponibile, potrebbe generare entrate per circa 200 miliardi di euro l'anno a livello dell'UE e circa 650 miliardi di dollari a livello mondiale; ritiene che, così facendo, il settore finanziario potrebbe farsi carico in misura significativa dei costi della crisi e contribuire alla sostenibilità delle finanze pubbliche; |
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15. |
prende atto degli sviluppi del dibattito relativo alla TTF e dei pareri divergenti sulla fattibilità, l’efficienza e l’efficacia di tale tassa, nonché il dibattito emergente relativo alla tassa sulle attività finanziarie (TAF), ma osserva che il G20 non è riuscito finora a promuovere iniziative comuni significative in materia; invita i leader del G20 a velocizzare i negoziati per raggiungere un accordo sul minimo comune denominatore di una TTF mondiale e a fornire orientamenti sul futuro che intendono riservare a queste diverse forme di tassazione; |
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16. |
è favorevole all’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, che migliorerebbe il funzionamento del mercato riducendo la speculazione e contribuirebbe a finanziare i beni pubblici mondiali e a ridurre i deficit pubblici; ritiene che l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie dovrebbe essere fissata sulla base più ampia possibile e che l'Unione europea dovrebbe promuovere l'introduzione di una TTF a livello mondiale, ma che, se questo non fosse possibile, dovrebbe applicare come primo passo una TTF a livello europeo; invita la Commissione ad elaborare rapidamente uno studio di fattibilità, tenendo conto della necessità di una parità di condizioni a livello globale, e ad avanzare proposte legislative concrete; |
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17. |
pone in evidenza che, al momento di esaminare le opzioni per la tassazione del settore finanziario a livello mondiale e dell'UE, si dovrebbero tenere presenti gli insegnamenti tratti dall’introduzione di imposte settoriali sulle transazioni a livello degli Stati membri; |
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18. |
sottolinea inoltre che il flusso delle transazioni meramente speculative verso altre giurisdizioni avrebbe scarsi effetti negativi, ma potrebbe anche contribuire ad accrescere l'efficienza del mercato; sottolinea altresì che non tutte le azioni ritenute speculative sono da condannare, dato che alcune forme di assunzione dei rischi possono accrescere la stabilità dei mercati finanziari dell'UE; |
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19. |
sottolinea che, nel mercato europeo centralizzato, l'esistenza di servizi di compensazione e di regolamento potrebbe facilitare l’introduzione di una TTF europea, rendendola poco onerosa sotto il profilo amministrativo e di semplice attuazione; ricorda, tuttavia che la natura globale e interconnessa del settore finanziario deve essere tenuta presente al momento di determinare gli aspetti tecnici della TTF; |
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20. |
prende atto della recente comunicazione della Commissione intesa come primo passo per trattare questa materia; ritiene che l’onere della prova in merito ai possibili vantaggi e/o svantaggi dell’introduzione di una TTF a livello dell’UE incomba alla Commissione e alla sua valutazione d’impatto; |
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21. |
prende atto del fatto che, nella sua recente comunicazione, la Commissione ha annunciato una valutazione d'impatto sulle diverse opzioni per la tassazione del settore finanziario e invita la Commissione ad affrontare anche, nel suo studio di fattibilità, la questione dell'asimmetria geografica delle transazioni e delle entrate e ad esaminare la possibilità di un'aliquota progressiva o differenziata in base alla categoria di attività, all’incidenza dell’imposta, alla natura del soggetto interessato o al carattere a breve termine e speculativo di alcuni tipi di transazioni; chiede alla Commissione di attingere da tutte le ricerche disponibili; |
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22. |
invita la Commissione ad analizzare, nel suo studio di fattibilità, le varie opzioni possibili per una TTF a livello dell'UE e i loro impatti, compresi i vantaggi per l'economia e per la società derivanti dalla riduzione delle volume delle transazioni finanziarie speculative, che attualmente provocano gravi distorsioni di mercato; |
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23. |
sottolinea che una TTF dovrebbe avere la base più ampia possibile per garantire parità di condizioni sui mercati finanziari ed evitare che le transazioni si spostino verso strumenti meno trasparenti; ritiene pertanto che lo studio di fattibilità della Commissione dovrebbe esaminare tutte le transazioni su attività finanziarie, come operazioni in valuta a pronti e sui derivati effettuate nei mercati e le operazioni su derivati negoziati fuori borsa (OTC); sottolinea che la progressività di una TTF, in base ad aliquote differenziate nell’ambito delle sedi di negoziazione, può ulteriormente migliorare la stabilità di mercato creando incentivi positivi affinché gli operatori finanziari spostino le transazioni da strumenti OTC verso sedi più trasparenti e ben regolamentate; |
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24. |
accoglie favorevolmente, in tale contesto, le recenti proposte della Commissione sugli strumenti derivati OTC e le vendite allo scoperto, che impongono requisiti espliciti in materia di compensazione mediante controparti centrali e di repertori di dati sulle negoziazioni per tutte le transazioni di derivati OTC, rendendo in questo modo tecnicamente fattibile l'applicazione di questa TTF con ampia base impositiva nell’UE; |
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25. |
insiste affinché si determini chi sarà in definitiva a pagare la tassa, dato che l’onere di solito grava sui consumatori, che in questo caso sarebbero gli investitori al dettaglio e i privati cittadini; sottolinea la necessità di norme esaurienti sulle deroghe e le soglie in modo da impedire che ciò avvenga; |
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26. |
accoglie con favore le recenti proposte del FMI, appoggiate dalla Commissione, relative a una tassa sugli attivi bancari che permetterebbe a ogni paese di prelevare tra il 2 e il 4 % del PIL per finanziare i futuri meccanismi di risoluzione delle crisi; ritiene che i prelievi sulle banche dovrebbero essere proporzionati all'importanza sistemica degli istituti di credito interessati e al livello di rischio connesso alle singole attività; |
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27. |
osserva che i prelievi sulle banche, la TAF e la TTF sono tutti finalizzati a obiettivi economici diversi e hanno potenzialità diverse in termini di creazione di gettito; sottolinea che i prelievi sulle banche, poiché basati su posizioni di bilancio, non possono servire a frenare la speculazione finanziaria e a regolamentare ulteriormente il sistema bancario ombra; sottolinea, a tal riguardo, l'importanza dei meccanismi di vigilanza finanziaria e della trasparenza nell’accrescere la resilienza e la stabilità del sistema finanziario; |
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28. |
prende atto della proposta del FMI di una TAF e del recente impegno assunto dalla Commissione di effettuare una approfondita valutazione d'impatto del suo potenziale; sottolinea che una TAF è principalmente uno strumento fiscale finalizzato a generare entrate rivolto al settore finanziario, rendendo possibile la tassazione delle rendite economiche e l’eccessiva assunzione di rischio, e in quanto tale potrebbe fornire una soluzione all’attuale esenzione dall’IVA del settore finanziario; |
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29. |
è consapevole delle diverse opzioni per la gestione delle entrate supplementari generate dalla tassazione del settore finanziario, sia a livello nazionale che a livello europeo; sottolinea che occorre risolvere la questione della finalità a cui devono essere destinate le entrate derivate da una TTF e che, al fine di offrire ai contribuenti un quadro adeguato della logica alla base della tassazione aggiuntiva del settore finanziario, la valutazione di tali opzioni e la definizione delle priorità fra di esse dovrebbero essere considerate un elemento essenziale nel dibattito generale sul finanziamento innovativo; sottolinea che, per il loro carattere mondiale, le entrate ottenute da una TTF globale dovrebbero essere destinate al finanziamento di obiettivi politici mondiali, come lo sviluppo e la riduzione della povertà nei paesi in via di sviluppo nonché la lotta contro il cambiamento climatico; prende atto dell’obiettivo della Commissione di aumentare il bilancio dell’UE mediante strumenti finanziari innovativi; è convinto che, per preservare il valore aggiunto europeo degli strumenti di finanziamento innovativi di cui sopra, una parte delle entrate generate potrebbe essere destinata al finanziamento di progetti e politiche dell'Unione; ricorda che la recente comunicazione della Commissione sulla revisione del bilancio dell’UE considera l’applicazione di imposte al settore finanziario come possibile fonte di risorse proprie; chiede che si avvii un ampio dibattito a cui partecipino le istituzioni dell’UE, i parlamenti nazionali, i soggetti interessati e i rappresentanti della società civile dell’UE sulle opzioni disponibili riguardo a dette politiche, sulla quota che dovrà essere assegnata a livello dell’UE e a livello nazionale e sulle diverse modalità per raggiungere tale obiettivo; segnala, per quanto riguarda la gestione delle entrate assegnate a livello nazionale, che occorre valutare tutte le possibilità, compresa l'assegnazione di entrate per il consolidamento delle finanze pubbliche; |
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30. |
sottolinea che la possibile introduzione di questi nuovi strumenti fiscali nell'ambito del settore finanziario deve essere analizzata nel contesto dell'attuale situazione fiscale nel settore, tenendo conto degli effetti secondari e riservando una particolare attenzione all’individuazione delle sinergie fra vecchie e nuove tasse; |
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31. |
prende atto dell'obiettivo della Commissione di aumentare il volume del bilancio dell'UE attraverso l’utilizzazione di strumenti finanziari innovativi e riconosce i potenziali vantaggi dell'incremento dei finanziamenti del settore privato mediante denaro pubblico; è consapevole, tuttavia, che l'uso di strumenti a fini speciali per il finanziamento dei progetti può determinare un aumento delle passività potenziali; ritiene, pertanto, che tali misure debbano essere accompagnate da una divulgazione totalmente trasparente accompagnata da adeguati orientamenti relativi agli investimenti, gestione dei rischi, limiti di esposizione, procedure di controllo e vigilanza, da fissare in modo democraticamente responsabile; |
Eurobond e obbligazioni europee di progetto
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32. |
prende atto che si parla sempre di più di Eurobond come strumento di gestione comune del debito; prende atto di tutte le recenti proposte e iniziative al riguardo; chiede al Consiglio europeo e alla Commissione di rispondere immediatamente all’appello rivolto dal Parlamento nella sua risoluzione del 16 dicembre 2010 sul meccanismo di crisi permanente (8) al fine di inviare un segnale politico necessario in modo che la Commissione proceda ad un’indagine su un futuro sistema di Eurobond, al fine di determinare le condizioni in cui un sistema di tale tipo sarebbe vantaggioso per tutti gli Stati membri partecipanti allo stesso e per la zona euro nel suo complesso; |
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33. |
appoggia l'idea di emettere obbligazioni comuni europee di progetto per finanziare le notevoli necessità infrastrutturali dell'Europa e taluni progetti strutturali nel quadro dell'agenda UE 2020 e in vista di nuove strategie dell'UE già annunciate, quali la nuova Strategia per lo sviluppo delle infrastrutture energetiche, nonché altri progetti su vasta scala; è convinto che le obbligazioni europee di progetto garantirebbero gli investimenti necessari e creerebbero un clima di fiducia tale da permettere ai principali progetti di investimento di reperire le risorse di cui hanno bisogno e diventerebbero così un meccanismo importante per ottimizzare l'effetto leva degli aiuti pubblici; ricorda che, per porre l’Europa in una situazione sostenibile, detti progetti devono anche contribuire alla trasformazione ecologica delle nostre economie, spianando la strada a un'economia a zero emissioni di carbonio; |
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34. |
sottolinea che il bilancio dell'UE dovrebbe essere utilizzato in maggior misura per dare impulso agli investimenti; rileva che la norma per i progetti con un potenziale commerciale a lungo termine deve diventare l'uso di fondi UE in partenariato con il settore bancario privato, in particolare tramite la Banca europea per gli investimenti (BEI) e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS); |
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35. |
invita la Commissione e la Banca centrale europea a indagare sulle implicazioni di rischio morale per gli Stati membri qualora finanziassero progetti infrastrutturali d'importanza critica mediante le obbligazioni di progetto UE o gli Eurobond, soprattutto quando detti progetti infrastrutturali abbiano una dimensione transnazionale; |
Tassa sul carbonio
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36. |
sottolinea che l'attuale modello fiscale dovrebbe adottare pienamente il principio «chi inquina paga» avvalendosi di strumenti finanziari innovativi appropriati in modo da spostare gradualmente la pressione fiscale verso le attività che inquinano l'ambiente, provocano consistenti emissioni di gas a effetto serra o utilizzano considerevoli volumi di risorse; |
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37. |
appoggia pertanto un rafforzamento del sistema di scambio delle quote di emissione, e una revisione generale della direttiva sulla tassazione dell'energia, affinché le emissioni di CO2 e il contenuto energetico diventino criteri fondamentali per la tassazione dei prodotti energetici; |
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38. |
sottolinea che entrambi gli strumenti hanno un duplice effetto positivo particolarmente marcato, in quanto forniscono importanti incentivi per passare a fonti energetiche senza emissioni di carbonio, sostenibili e rinnovabili, da un lato, e garantiscono cospicue entrate addizionali, dall'altro; ricorda, tuttavia, che il principale motivo dell'introduzione della tassa sul carbonio è modificare il comportamento e le strutture di produzione, dal momento che l'entrata prevista diminuirà quando i modelli di produzione si sposteranno verso fonti energetiche rinnovabili e sostenibili; |
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39. |
ritiene che la tassa sul carbonio e la revisione della direttiva sulla tassazione dell'energia debbano fissare i requisiti minimi obbligatori per tutti gli Stati membri, lasciando a ciascuno Stato membro la libertà di proseguire oltre, qualora lo ritenga opportuno; |
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40. |
sottolinea la necessità di stabilire periodi transitori adeguati, onde evitare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e impedire che oneri eccessivi si spostino sui consumatori a basso reddito; giudica inoltre utile prevedere misure puntuali e mirate a favore delle famiglie a basso reddito e aumentare gli investimenti nelle infrastrutture del settore pubblico e nel settore dell'efficienza energetica domestica; |
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41. |
ritiene, tuttavia, che si dovrebbero esaminare tutte le possibilità di giungere ad un accordo globale a livello del G20 o nell'ambito dell'OMC prima di imporre una siffatta tassa sulle importazioni estere verso l'UE, onde assicurare, da una parte che questo strumento di adeguamento fiscale alla frontiera non determini una scarsità di materie prime e, dall’altra, non dia luogo a misure di ritorsione da parte di paesi terzi contro le esportazioni dell'UE; |
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42. |
attira l'attenzione, tenendo a mente la crescente domanda di energia nei paesi emergenti, sull'esigenza imperativa dell’UE di trovare investimenti adeguati nell’ambito degli approvvigionamenti energetici e dell'efficienza energetica, che rafforzeranno la sua infrastruttura energetica e ridurranno nella misura del possibile la sua vulnerabilità alle fluttuazioni di mercato che potrebbe avere conseguenze negative sull'economia e sugli obiettivi 2020 dell'UE; |
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43. |
invita gli Stati membri a esaminare la possibilità di destinare il gettito della tassazione sul cambiamento climatico al finanziamento di R&S e di misure volte a ridurre le emissioni di carbonio e a combattere il riscaldamento globale, a stimolare l’efficienza energetica, a ridurre la povertà energetica e a migliorare le infrastrutture energetiche nell’UE e nei paesi in via di sviluppo; ricorda in queste contesto che, ai sensi della direttiva ETS, almeno il 50 % del gettito proveniente dagli scambi delle emissioni di carbonio nel quadro del’ETS dell'UE deve essere destinato a misure volte a combattere il cambiamento climatico anche nei paesi in via di sviluppo; |
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44. |
rileva che gli strumenti finanziari rotativi per le misure di efficienza energetica rappresentano un modo innovativo di finanziamento dei progetti a difesa del clima; accoglie con favore la creazione di un apposito strumento finanziario che potrebbe attrarre anche investitori privati (nel quadro di partenariati pubblico-privati-PPP) che utilizzerebbe i fondi non impegnati a titolo del regolamento sul programma energetico europeo per la ripresa (EEPR) per sostenere l’efficienza energetica e le iniziative in materia di energie rinnovabili; chiede alla Commissione di valutare attentamente l'efficacia di questo strumento e di analizzare la possibilità di procedere in maniera analoga, incluse le iniziative per l'energia, l'efficienza energetica e le materie prime, per i futuri stanziamenti non utilizzati nel bilancio UE; |
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45. |
prende atto dell'importanza dell'efficienza energetica e sollecita pertanto la Commissione e gli Stati membri a utilizzare in modo efficiente i Fondi Strutturali per aumentare l'efficienza energetica degli edifici, in particolare delle abitazioni; chiede un uso efficace dei finanziamenti della BEI e di altri organi pubblici di finanziamento, nonché il coordinamento tra i fondi UE e i fondi nazionali e altre forme di assistenza che potrebbero promuovere investimenti nell'efficienza energetica al fine di realizzare gli obiettivi UE; |
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46. |
ricorda agli Stati membri la possibilità di applicare aliquote ridotte di IVA ai servizi che offrono migliorie delle abitazioni e una maggiore efficienza energetica; |
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47. |
ritiene anche che l'uso parsimonioso delle risorse e l'innovazione nelle tecnologie verdi siano d'importanza fondamentale in termini di competitività; |
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48. |
sottolinea, giacché si elabora e poi infine si applica una nuova forma innovativa di tassazione, che occorre una valutazione globale, transfrontaliera e intersettoriale delle diverse forme esistenti e previste di finanziamento, tassazione e sussidio per le attività in materia di ambiente e di clima che si potrebbe denominare «processo de Larosière per il finanziamento ambientale» in modo da definire in modo più efficace tali nuovi strumenti ed eliminare la possibilità di sovrapposizioni e/o conflitti tra le politiche; |
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49. |
riconosce che una tassa sul carbonio va intesa come uno strumento per ridurre le emissioni, piuttosto che come una fonte di reddito a lungo termine, poiché detta fonte è destinata alla fine a esaurirsi, qualora tale strumento si rivelasse efficace; |
Finanziamento dello sviluppo
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50. |
chiede che gli Stati membri riconfermino la promessa di destinare lo 0,7 % del reddito nazionale lordo (RNL) all'aiuto pubblico allo sviluppo (APS); deplora il fatto che sebbene tutti gli Stati membri dell'UE abbiano accettato questo obiettivo dello 0,7 % dell’RNL per la spesa, nel 2008 soltanto la Svezia, il Lussemburgo, la Danimarca e i Paesi Bassi hanno raggiunto od oltrepassato tale obiettivo; |
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51. |
ricorda che, nonostante la crisi mondiale, l'Unione europea nel suo insieme, compresi i suoi Stati membri, rimane il principale donatore di aiuti allo sviluppo, rispondendo nel 2009 del 56 % del totale degli aiuti a livello mondiale, per un importo pari a 49 miliardi di euro, come confermato dall'impegno collettivo assunto dai governi dell'UE di destinare nel 2010 e nel 2015 rispettivamente lo 0,56 % e lo 0,70 % dell’RNL all’APS; |
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52. |
sottolinea l'importanza fondamentale di una sana gestione finanziaria in relazione a tutti gli aiuti dell'UE a favore dello sviluppo e dell’azione umanitaria, in particolare per il fatto che le istituzioni europee coinvolte nel processo decisionale e nell'attuazione di tali aiuti devono essere pienamente responsabili di fronte ai cittadini e ai contribuenti europei; |
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53. |
sottolinea che il finanziamento innovativo dello sviluppo può integrare i meccanismi tradizionali di aiuto allo sviluppo, aiutandoli così a raggiungere i risultati prefissati nei tempi previsti; ricorda che gli strumenti di finanziamento innovativi dovrebbero affiancarsi all'obiettivo delle Nazioni Unite di destinare lo 0,7 % del PIL alla cooperazione allo sviluppo; sottolinea che il finanziamento innovativo per lo sviluppo dovrebbe essere caratterizzato dalla diversità dei finanziamenti, per massimizzare le entrate potenziali, ma anche essere pienamente adattato alle priorità di ciascun paese, con una forte titolarità nazionale; sottolinea, tuttavia, la necessità che i paesi in via di sviluppo intensifichino i loro sforzi in ambito fiscale, soprattutto per quanto concerne la riscossione delle tasse e la lotta all’evasione fiscale, che sono essenziali per raggiungere una sana politica finanziaria; |
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54. |
sottolinea che un'erogazione dell'aiuto allo sviluppo efficace e di elevata qualità richiede uno sforzo particolare in termini di coordinamento fra i donatori e accordi di governance; ritiene che affrontando il problema della frammentazione degli aiuti europei allo sviluppo, che causa inefficienze con ripercussioni finanziarie e politiche, si otterrebbe un aumento dell'efficienza per gli Stati membri che, secondo le stime, potrebbe arrivare fino a 6 miliardi di euro l'anno e anche agevolare il lavoro delle amministrazioni dei paese partner; |
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55. |
ricorda che serviranno 300 miliardi di dollari statunitensi per conseguire gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM) entro il 2015; si rammarica che, nonostante la recente dichiarazione al vertice di alto livello delle Nazioni Unite sugli OSM nel settembre 2010, gran parte dei paesi sviluppati non abbia ancora onorato i propri impegni del 2005 di aumentare gli aiuti allo sviluppo e rileva che occorre uno sforzo molto più concertato; sottolinea che non è accettabile che i meccanismi di finanziamento innovativo (MFI) possano essere considerati un incoraggiamento affinché taluni paesi rinuncino all’aiuto pubblico allo sviluppo (APS); sottolinea che gli impegni in materia di APS e i meccanismi di finanziamento innovativo devono essere considerati essenziali e complementari nella lotta alla povertà; |
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56. |
sottolinea che il controllo pubblico e la trasparenza dei sistemi di finanziamento innovativo sono una condizione sine qua non per la loro introduzione, che rispecchia gli insegnamenti tratti dalle recenti crisi finanziarie e alimentari; |
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57. |
sottolinea l’urgente necessità di migliorare il coordinamento UE delle misure di creazione della ricchezza nei mercati locali e che la promozione del finanziamento innovativo per lo sviluppo non deve concentrarsi solo sulla ricerca di altre vie, come l’aumento del reddito interno, che può essere conseguito al meglio tramite il riconoscimento e la protezione dei diritti di proprietà, la mappatura del territorio e il miglioramento dell’ambiente imprenditoriale e degli investimenti dei paesi in via di sviluppo; |
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58. |
ricorda che le principali pandemie – AIDS, tubercolosi e malaria – che colpiscono i paesi in via di sviluppo, in particolare l’Africa subsahariana, rappresentano un’enorme ostacolo per il conseguimento degli OSM; ricorda, in tale contesto, che un contributo di solidarietà prelevato sui biglietti aerei rappresenta uno strumento finanziario importante per affrontare i problemi sanitari che deve essere ulteriormente sviluppato; invita, in particolare, la Commissione a esaminare ulteriori meccanismi di finanziamento per affrontare problemi sanitari globali facilitando l'accesso ai farmaci nei paesi poveri; |
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59. |
sottolinea che il cambiamento climatico colpirà in particolare i paesi in via di sviluppo e ritiene che il finanziamento di misure volte ad alleviare gli effetti del cambiamento climatico e a ridurre la povertà energetica contribuirà al raggiungimento degli OSM; |
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60. |
si compiace del fatto che la dichiarazione finale del vertice ONU sugli OSM, adottata il 22 settembre 2010, per la prima volta faccia specifico riferimento al ruolo del finanziamento innovativo nel raggiungimento degli OSM; |
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61. |
sottolinea il successo che finora hanno avuto i meccanismi di finanziamento innovativo, in particolare lo strumento internazionale UNITAID per l’acquisto di farmaci, lo strumento internazionale di finanziamento per la vaccinazione (IFFIm) e l’impegno anticipato di mercato (AMC) per i vaccini contro le infezioni da pneumococco, che finora hanno raccolto oltre due miliardi di dollari; osserva che anche altri meccanismi di finanziamento innovativo si sono dimostrati efficaci, ad esempio gli scambi quali debito contro misure di protezione ambientale o debito contro misure sanitarie o le tasse sui combustibili per le navi; |
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62. |
ricorda il fermo sostegno dato da molti capi di Stato o di governo europei all'imposizione di una tassa sulle transazioni finanziarie, in occasione del vertice delle Nazioni Unite sugli OSM nel settembre 2010, e si aspetta che si prendano misure decise a sostegno di questo impegno; |
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63. |
invita gli Stati membri che ancora non l’abbiano fatto ad aderire al gruppo pilota sui meccanismi di finanziamento innovativo, creato nel 2006, e a partecipare a tutti i meccanismi esistenti, incluso il contributo di solidarietà sui biglietti aerei; |
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64. |
sollecita la Commissione a proporre l’attuazione a livello UE di meccanismi di finanziamento innovativo per lo sviluppo; |
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65. |
invita le istituzioni e i governi dell’UE a esaminare attentamente la possibilità di creare una lotteria mondiale per finanziare misure di lotta contro la fame, come proposto dal Programma alimentare mondiale, secondo il modello del Progetto alimentare; |
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66. |
ritiene che l’APS non riuscirà a eradicare la povertà se il G20, l’UE e le istituzioni finanziarie non prenderanno una posizione decisa contro le amministrazioni corrotte dei paesi beneficiari; sottolinea pertanto l’esigenza di migliorare gli aiuti dell'UE nell’ambito del rafforzamento delle autorità fiscali, del settore giudiziario e delle agenzie anticorruzione dei paesi in via di sviluppo; sollecita gli Stati membri dell’UE a combattere la corruzione messa in atto dalle società domiciliate nelle loro giurisdizioni ma che operano nei paesi in via di sviluppo; |
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67. |
ricorda che annualmente i paesi in via di sviluppo perdono circa 800 miliardi di euro, cioè dieci volte l’ammontare dell’APS, a causa delle prassi illecite come i flussi di capitali illegali e l’evasione fiscale, la cui prevenzione e riduzione potrebbero avere un ruolo decisivo per il conseguimento degli OSM; sollecita l’UE e i suoi Stati membri a mettere al primo posto dell’ordine del giorno di tutti i consessi internazionali la lotta contro i paradisi fiscali, la corruzione e le strutture fiscali dannose così da consentire ai paesi in via di sviluppo di aumentare le entrate nazionali; |
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68. |
ricorda la responsabilità collettiva del G20 di mitigare l’impatto della crisi sui paesi in via di sviluppo, che sono stati colpiti duramente dai suoi effetti indiretti; |
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69. |
chiede con urgenza che, per conseguire la trasparenza dell’APS, si promuova la responsabilizzazione rafforzando a livello nazionale i meccanismi di controllo e il controllo parlamentare degli aiuti; invita l’UE e il G20 a perseguire la loro agenda volta a reprimere i paradisi fiscali e il segreto fiscale, promuovendo l’elaborazione di relazioni paese per paese; |
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70. |
invita il Consiglio e la Commissione a promuovere e ad operare a favore dell’applicazione di strumenti di finanziamento innovativo per lo sviluppo, come una tassa sulle transazioni finanziarie internazionali, prelievi sui trasporti, misure di lotta contro i flussi illeciti di capitale, e la riduzione o la diminuzione dei costi di trasferimento delle rimesse; |
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71. |
osserva che la crisi economica e finanziaria getterà molti paesi in via di sviluppo in una nuova crisi del debito e invita la Commissione e gli Stati membri a rinnovare gli sforzi per alleviare l’onere del debito dei paesi in via di sviluppo; |
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72. |
ricorda che i paesi in via di sviluppo sono i meno attrezzati per affrontare il cambiamento climatico e, in linea generale, sono probabilmente le vittime principali di questo fenomeno; chiede l’attuazione dell’impegno finanziario assunto dall’UE in virtù dell’accordo di Copenhagen e nel quadro dell’Alleanza mondiale per la lotta contro il cambiamento climatico; sollecita l’UE a svolgere un ruolo fondamentale nell’ambito di iniziative congiunte dei paesi industrializzati volte ad apportare un contributo più ampio e più specifico per promuovere lo sviluppo del Terzo Mondo, rispetto al quale essi hanno una responsabilità storica; |
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73. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla commissione speciale sulle sfide politiche del Parlamento europeo, alla Commissione, al Consiglio europeo, alla BEI, alla BCE, al FMI e all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE. |
(1) GU C 349 E del 22.12.2010, pag. 40.
(2) Testi approvati, P7_TA(2010)0376.
(3) Testi approvati, P7_TA(2010)0336.
(4) Testi approvati, P7_TA(2010)0334.
(5) Testi approvati, P7_TA(2010)0337.
(6) Testi approvati, P7_TA(2010)0339.
(7) Testi approvati, P7_TA(2010)0335.
(8) Testi approvati, P7_TA(2010)0491.
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/25 |
Martedì 8 marzo 2011
Riduzione delle disuguaglianze sanitarie
P7_TA(2011)0081
Risoluzione del Parlamento europeo dell'8 marzo 2011 sulla riduzione delle disuguaglianze sanitarie nell'UE (2010/2089(INI))
2012/C 199 E/04
Il Parlamento europeo,
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visti gli articoli 168 e 184 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, |
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visto l'articolo 2 del trattato sull'Unione europea, |
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visto l'articolo 35 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, |
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visto l'articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, relativo al principio della parità tra uomini e donne in tutti i campi, |
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vista la comunicazione della Commissione dal titolo «Solidarietà in materia di salute: riduzione delle disuguaglianze sanitarie nell'UE» (COM(2009)0567), |
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vista la decisione n. 1350/2007/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2007, che istituisce un secondo programma d'azione comunitaria in materia di salute (2008-2013) (1), |
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vista la decisione 2010/48/CE del Consiglio, del 26 novembre 2009, relativa alla conclusione, da parte della Comunità europea, della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (2), |
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visto il parere del Comitato per la protezione sociale in merito alla «Solidarietà in materia di salute: riduzione delle disuguaglianze sanitarie nell'UE», |
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viste le conclusioni del Consiglio dell'8 giugno 2010 in tema di «Equità e salute in tutte le politiche: solidarietà in materia di salute», |
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vista la relazione sulla seconda valutazione congiunta del Comitato per la protezione sociale e della Commissione sull'impatto sociale della crisi economica e sulle risposte politiche, |
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viste le conclusioni del Consiglio sui valori e i principi comuni dei sistemi sanitari dell'Unione europea (3), |
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vista la risoluzione del Consiglio del 20 novembre 2008 relativa alla salute e al benessere dei giovani, |
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vista la relazione finale della commissione dell'OMS sui determinanti sociali della salute, del 2008, |
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visto il parere del Comitato delle regioni in merito a «Solidarietà in materia di salute: riduzione delle disuguaglianze sanitarie nell'UE» (4), |
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viste la sua risoluzione del 1o febbraio 2007 su «Promuovere le diete sane e l'attività fisica: una dimensione europea nella prevenzione di sovrappeso, obesità e malattie croniche» (5) e la sua risoluzione del 25 settembre 2008 sul Libro bianco concernente gli aspetti sanitari connessi all'alimentazione, al sovrappeso e all'obesità (6), |
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vista la sua risoluzione del 9 ottobre 2008 sul Libro bianco «Un impegno comune per la salute: approccio strategico dell'UE per il periodo 2008-2013» (7), |
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visto l'articolo 48 del suo regolamento, |
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vista la relazione della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e i pareri della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori e della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A7-0032/2011), |
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A. |
considerando che l'universalità, l'accesso a cure di qualità elevata, l'equità e la solidarietà sono valori e principi comuni sui quali poggiano i sistemi sanitari degli Stati membri dell'UE, |
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B. |
considerando che, mentre le persone vivono in media più a lungo e in condizioni di salute migliori rispetto alle generazioni precedenti, l'Unione europea deve affrontare – in un contesto di invecchiamento della popolazione – una sfida importante, segnatamente le ampie e crescenti disparità esistenti in materia di salute fisica e mentale fra gli Stati membri e al loro interno, |
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C. |
considerando che la differenza di speranza di vita alla nascita tra la categoria socioeconomica più bassa e quella più elevata è di dieci anni per gli uomini e di sei per le donne, |
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D. |
considerando che la dimensione di genere sotto il profilo della speranza di vita è un altro importante aspetto da considerare nel contesto delle disuguaglianze sanitarie, |
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E. |
considerando che, oltre che da fattori genetici, la salute è influenzata soprattutto dallo stile di vita che le persone conducono e dal loro accesso ai servizi sanitari, comprese l'informazione e l'educazione sanitaria, la prevenzione delle malattie e le cure prestate per patologie a breve e a lungo termine; che i gruppi socioeconomici più sfavoriti sono maggiormente esposti ad un'alimentazione scorretta e alla dipendenza da tabacco e alcool, tutti fattori che contribuiscono in modo decisivo all'insorgenza di numerose malattie e patologie, compresi il cancro e le malattie cardiovascolari, |
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F. |
considerando che in tutti gli Stati membri sono state riscontrate disuguaglianze sanitarie fra persone appartenenti ai gruppi più favoriti e a quelli meno favoriti in termini di istruzione, classe professionale e reddito, |
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G. |
considerando che nei tassi di malnutrizione si ravvisano indizi di una dimensione di genere, dai quali risulterebbe che le donne sono più colpite da questo problema e che la disparità è ancor più marcata verso il livello inferiore della scala socioeconomica, |
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H. |
considerando che le disuguaglianze legate al genere e all'età nella ricerca biomedica, come pure la sottorappresentazione delle donne nella sperimentazione clinica, sono pregiudizievoli per la cura dei pazienti, |
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I. |
considerando che la misurazione comparativa delle disuguaglianze in materia di salute è un primo passo fondamentale per un'azione efficace, |
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J. |
considerando che i tassi di morbilità sono generalmente più elevati nei gruppi caratterizzati da un basso livello d'istruzione, occupazione e reddito, e che si riscontrano differenze sostanziali anche per quanto riguarda la prevalenza delle forme più specifiche di disabilità e di malattie croniche non trasmissibili, patologie orali e forme di infermità mentale, |
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K. |
considerando che l'incidenza del consumo di tabacco tra le donne, in particolare le giovani donne, sta rapidamente aumentando con effetti devastanti per il loro stato di salute futuro; che il fumo, nel caso delle donne, è aggravato da molteplici svantaggi, |
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L. |
considerando che la Commissione europea ha rilevato l'esistenza di un gradiente sociale in campo sanitario in tutti gli Stati membri dell'Unione europea (comunicazione della Commissione del 20 ottobre 2010 dal titolo «Solidarietà in materia di salute: riduzione delle disuguaglianze sanitarie nell'UE», e che l'Organizzazione mondiale della sanità definisce tale gradiente sociale come il legame tra le disuguaglianze socioeconomiche e le disuguaglianze in materia di salute e di accesso ai servizi di assistenza sanitaria, |
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M. |
considerando che numerosi studi e ricerche hanno confermato che l'insorgenza di condizioni di sovrappeso e obesità, in particolare, è caratterizzata da iniziali disparità collegate all'ambiente socioeconomico, e che i tassi di incidenza maggiore di sovrappeso e obesità si registrano nei gruppi appartenenti ai livelli socioeconomici inferiori; che questa situazione potrebbe determinare disuguaglianze sanitarie e socioeconomiche ancora maggiori, a causa dell'aumento del rischio di patologie collegate all'obesità, |
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N. |
considerando che, nonostante i progressi socioeconomici e ambientali che nel lungo termine hanno determinato un miglioramento complessivo dello stato di salute delle popolazioni, vi è un certo numero di fattori, quali le condizioni igieniche, abitative e lavorative, la malnutrizione, l'istruzione, il reddito, il consumo d'alcool e il tabagismo, che continuano a incidere direttamente sulle disuguaglianze sanitarie, |
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O. |
considerando che ci si attende che il cambiamento climatico produca una serie di potenziali effetti sulla salute, sia per l'aumento di eventi climatici estremi, quali ondate di calore e alluvioni, sia per le nuove modalità delle malattie infettive nonché per la maggiore esposizione ai raggi ultravioletti; che non tutti gli Stati dell'UE sono egualmente preparati ad affrontare queste sfide, |
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P. |
considerando che le disuguaglianze sanitarie sono il risultato non soltanto di una moltitudine di fattori economici, ambientali e connessi alle scelte di vita, ma anche di problemi relativi all'accesso ai servizi di assistenza sanitaria, |
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Q. |
considerando che le disuguaglianze sanitarie sono anche legate a difficoltà di accesso ai servizi di assistenza sanitaria, sia per ragioni economiche (non tanto per le terapie più impegnative, gestite correttamente dagli Stati membri, quanto per le cure ordinarie, quali quelle dentistiche e oculistiche), sia per ragioni di cattiva ripartizione delle risorse mediche in alcune zone dell'UE, |
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R. |
considerando che la carenza di professionisti del settore medico in determinate parti dell'Unione, unitamente alla facilità con cui essi possono spostarsi in altre zone dell'UE, rappresenta un problema concreto; che tale situazione comporta profonde disuguaglianze in termini di accesso all'assistenza sanitaria e di sicurezza per i pazienti, |
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S. |
considerando che chi vive nelle regioni periferiche e insulari continua ad avere un accesso limitato a un'assistenza sanitaria tempestiva e di qualità elevata, |
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T. |
considerando che i pazienti che soffrono di malattie o patologie croniche formano un gruppo specifico che subisce disparità nell'accesso alla diagnosi, alle cure e ai servizi sociali e di sostegno di altra natura, come pure svantaggi tra cui figurano problemi finanziari, difficoltà nell'accesso al lavoro, discriminazione e riprovazione sociale, |
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U. |
considerando che la violenza contro le donne è un fenomeno diffuso in tutti i paesi e in tutte le classi sociali con conseguenze drammatiche sulla salute fisica ed emotiva delle donne e dei bambini, |
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V. |
considerando che l'infertilità è una patologia riconosciuta dall'Organizzazione mondiale della sanità che ha una particolare incidenza sulla salute delle donne, e che, secondo l'indagine National Awareness Survey svolta nel Regno Unito, il 94 % delle donne affette da infertilità soffre anche di forme di depressione, |
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W. |
considerando che esistono ampie disparità tra gli Stati membri in materia di accesso ai trattamenti per la fertilità, |
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X. |
considerando che, secondo l'ufficio statistico dell'UE Eurostat, il tasso di disoccupazione nell'UE a 27 ha raggiunto il 9,6 % nel settembre 2010, e che il comitato per la protezione sociale del Consiglio dell'Unione europea, in un parere del 20 maggio 2010, ha espresso il timore che l'attuale crisi economica e finanziaria possa incidere negativamente sull'accesso delle persone ai servizi di assistenza sanitaria e sugli stanziamenti destinati alla sanità negli Stati membri, |
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Y. |
considerando che l'attuale crisi economica e finanziaria può avere conseguenze gravi sul settore sanitario in numerosi Stati membri dell'Unione europea, sia in termini di offerta che di domanda, |
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Z. |
considerando che le restrizioni causate dalla crisi economica e finanziaria attuale, associate alle conseguenze della futura sfida demografica che l'Unione dovrà affrontare, potrebbero pregiudicare gravemente la sostenibilità sul piano finanziario e organizzativo dei sistemi sanitari degli Stati membri, impedendo così la parità di accesso alle cure sul loro territorio, |
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AA. |
considerando che la combinazione tra la povertà e altri fattori di vulnerabilità, come l'infanzia o la vecchiaia, la disabilità o l'appartenenza a una minoranza, aumenta ulteriormente il rischio di disuguaglianze sanitarie e che, viceversa, cattive condizioni di salute possono portare alla povertà e/o all'esclusione sociale, |
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AB. |
considerando che i primi anni di vita producono effetti permanenti su numerosi aspetti della salute e del benessere, a partire dall'obesità, le malattie cardiache, la salute mentale, fino all'istruzione, il successo professionale, la condizione economica e la qualità della vita, |
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AC. |
considerando che le disuguaglianze sanitarie presentano implicazioni economiche significative per l'UE e gli Stati membri; che le perdite correlate a tali disuguaglianze hanno un costo che, secondo le stime, è pari circa all'1,4 % del PIL, |
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AD. |
considerando che in numerosi Stati dell'UE non è garantita, né nella pratica né nella normativa, la parità di accesso all'assistenza sanitaria per i migranti sprovvisti di documenti, |
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AE. |
considerando che negli Stati membri si verificano tuttora casi di persone appartenenti a vari gruppi sociali (ad esempio le persone con disabilità) che incontrano ostacoli all'ammissione su base paritaria alle strutture sanitarie, il che limita il loro accesso ai servizi in questione, |
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AF. |
considerando che, stante l'invecchiamento delle popolazioni, gli Stati membri devono affrontare problemi di dipendenza e di crescente fabbisogno di assistenza e cure geriatriche; che è quindi necessario modificare l'approccio all'organizzazione dell'assistenza sanitaria; che le disparità legate all'accesso all'assistenza sanitaria per gli anziani sono in aumento, |
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1. |
valuta positivamente i suggerimenti formulati dalla Commissione nella comunicazione dal titolo «Solidarietà in materia di salute: riduzione delle disuguaglianze sanitarie nell'UE», ovvero: 1) far rientrare una distribuzione più equa della salute tra i nostri obiettivi generali di sviluppo sociale ed economico; 2) migliorare la base di conoscenze e di dati, come pure i meccanismi per misurare, controllare, valutare e comunicare le informazioni; 3) accrescere l'impegno della società per la riduzione delle disuguaglianze in materia di salute; 4) soddisfare i bisogni dei gruppi vulnerabili e 5) sviluppare il contributo delle politiche dell'UE alla riduzione delle disuguaglianze sanitarie; |
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2. |
sottolinea l'importanza di assicurare che i servizi sanitari siano forniti in maniera coerente con i diritti fondamentali; segnala la necessità di mantenere e migliorare l'accesso universale ai sistemi di assistenza sanitaria e a cure accessibili sotto il profilo economico; |
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3. |
segnala l'importanza di migliorare l'accesso alla prevenzione delle malattie, alla promozione della salute e ai servizi sanitari primari e specialistici, come pure di ridurre le disuguaglianze fra i vari gruppi sociali e di età, e sottolinea che questi obiettivi potrebbero essere conseguiti ottimizzando la spesa pubblica destinata all'assistenza sanitaria preventiva e curativa e ai programmi concepiti espressamente per i gruppi vulnerabili; |
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4. |
invita la Commissione e gli Stati membri a proseguire con solerzia gli sforzi per risolvere le disuguaglianze socioeconomiche, il che permetterebbe in prospettiva di risolvere alcune delle disuguaglianze in materia di assistenza sanitaria; invita inoltre la Commissione e gli Stati membri, sulla base dei valori universali della dignità umana, della libertà, dell'uguaglianza e della solidarietà, a concentrarsi sulle esigenze dei gruppi vulnerabili, tra cui i migranti svantaggiati, le persone appartenenti a minoranze etniche, i bambini e gli adolescenti, le persone con disabilità – prestando particolare attenzione all'infermità mentale –, i pazienti cui sono state diagnosticate malattie o patologie croniche, gli anziani, quanti vivono in povertà e quanti sono affetti da alcoolismo e da tossicodipendenza; |
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5. |
invita gli Stati membri ad assicurare che i gruppi più vulnerabili, compresi i migranti sprovvisti di documenti, abbiano diritto e possano di fatto beneficiare della parità di accesso al sistema sanitario; invita altresì gli Stati membri a valutare la fattibilità di soluzioni volte a sostenere l'assistenza sanitaria per i migranti irregolari, elaborando sulla base di principi comuni una definizione degli elementi di base dell'assistenza sanitaria quale definita nelle relative normative nazionali; |
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6. |
invita gli Stati membri a considerare le specifiche esigenze di tutela della salute delle donne immigrate, con particolare riferimento alla garanzia dell'offerta, da parte delle strutture sanitarie, degli opportuni servizi di mediazione linguistica; segnala che in tali strutture devono essere svolte iniziative di formazione che consentano a medici e altri operatori di adottare un approccio interculturale, basato sul riconoscimento e sul rispetto della diversità e delle sensibilità di persone provenienti da regioni geografiche differenti; osserva che vanno inoltre privilegiate le misure e le campagne di informazione contro la mutilazione genitale femminile, prevedendo rigorose sanzioni nei confronti di quanti la praticano; |
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7. |
invita l'Unione europea e gli Stati membri a trovare rapidamente soluzioni per lottare contro le discriminazioni su base etnica, particolarmente in taluni Stati membri in cui la direttiva 2000/43/CE del Consiglio non è applicata e in cui le donne appartenenti a minoranze etniche dispongono di una protezione sociale scarsa, se non nulla, o di un accesso ai servizi sanitari molto limitato, se non inesistente; |
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8. |
invita gli Stati membri a promuovere l'accesso a informazioni e consulenze legali di elevata qualità, di concerto con le organizzazioni della società civile, onde aiutare i semplici e comuni cittadini, compresi i migranti sprovvisti di documenti, a conoscere meglio i propri diritti individuali; |
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9. |
sottolinea che la crisi economica e finanziaria e le misure di austerità adottate dagli Stati membri, in particolare sotto il profilo dell'offerta, possono portare a una riduzione del livello di finanziamento destinato alla sanità pubblica, alla promozione della salute, alla prevenzione delle malattie e all'assistenza a lungo termine, a seguito di tagli di bilancio e di riduzioni del gettito fiscale, mentre la richiesta di servizi sanitari e di assistenza a lungo termine può aumentare come risultato di una combinazione di fattori che concorrono al deterioramento dello stato di salute della popolazione in generale; |
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10. |
sottolinea che le disuguaglianze sanitarie nell'Unione europea rappresentano un onere sostanziale per gli Stati membri e per i loro sistemi sanitari e che il buon funzionamento del mercato interno, come pure politiche pubbliche forti e possibilmente coordinate in materia di prevenzione, possono contribuire ad apportare miglioramenti in quest'ambito; |
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11. |
sottolinea che la lotta a fattori socioeconomici quali l'obesità e il fumo, l'accessibilità dei sistemi sanitari (minacciata dal mancato rimborso delle spese afferenti a cure e medicinali, dall'inadeguatezza della prevenzione e dalla frammentazione della demografia medica) e l'efficacia della diagnosi devono essere considerate aspetti chiave delle misure volte a contrastare le diseguaglianze sanitarie e che inoltre l'accessibilità, anche dal punto di vista economico, dei trattamenti farmaceutici deve anch'essa essere considerata un aspetto essenziale della salute delle singole persone; invita pertanto gli Stati membri a garantire che la direttiva riguardante la trasparenza (89/105/CEE) sia attuata correttamente e che venga dato un seguito adeguato alle conclusioni della comunicazione della Commissione del 2008 in merito all'indagine nel settore farmaceutico; |
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12. |
sottolinea che l'assistenza sanitaria non è e non dovrebbe essere considerata come un bene o un servizio generale; |
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13. |
invita il Consiglio e gli Stati membri a valutare ed attuare nuove misure che consentano di migliorare l'efficacia della spesa pubblica destinata al settore sanitario, in particolare investendo nella prevenzione sanitaria in modo da ridurre i costi a lungo termine e gli oneri sociali futuri, e di ristrutturare i sistemi di assistenza sanitaria onde offrire un accesso paritario a un'assistenza sanitaria di qualità elevata (con particolare riferimento alle prestazioni di base) e priva di discriminazioni in tutta l'UE; incoraggia la Commissione a studiare l'utilizzo dei Fondi europei esistenti per favorire ulteriormente gli investimenti in infrastrutture sanitarie, ricerca e formazione e per promuovere e potenziare la prevenzione delle malattie; |
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14. |
invita la Commissione e gli Stati membri a provvedere a che la parità di accesso all'assistenza sanitaria e le opzioni terapeutiche per i pazienti più anziani trovino spazio nelle politiche e nei programmi in ambito sanitario e a fare dell'accesso adeguato ad assistenza e terapie sanitarie per gli anziani la priorità dell'Anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà intergenerazionale nel 2012; invita gli Stati membri a promuovere iniziative volte ad affrontare l'isolamento sociale dei pazienti anziani, considerando l'effetto significativo che esso produce sulla salute e lungo termine dei pazienti; sottolinea la necessità che l'Unione europea e i suoi Stati membri prevedano, attraverso un'adeguata strategia a lungo termine, l'impatto sociale ed economico dell'invecchiamento della popolazione europea, onde garantire la sostenibilità finanziaria e organizzativa dei sistemi di assistenza sanitaria, nonché un'erogazione uniforme e continuativa dei servizi di assistenza ai pazienti; |
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15. |
invita gli Stati membri a migliorare le proprie capacità di monitorare attentamente, a livello nazionale, regionale e locale, le ripercussioni sanitarie e sociali della crisi; |
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16. |
invita la Commissione a promuovere la condivisione delle esperienze in materia di educazione sanitaria, promozione di uno stile di vita sano, prevenzione, diagnosi precoce e terapie adeguate, con particolare riferimento al consumo di alcolici e tabacco, all'alimentazione e all'obesità nonché al consumo di stupefacenti; invita gli Stati membri a promuovere l'attività fisica, la buona alimentazione e i programmi a favore della salute nelle scuole mirati ai bambini, in particolare nelle zone più svantaggiate, nonché a migliorare il livello dell'istruzione personale, sociale e sanitaria allo scopo di incoraggiare un comportamento più sano e improntato a uno stile di vita positivo; |
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17. |
incoraggia tutti gli Stati membri a investire nelle infrastrutture dei servizi sociali, educativi, ambientali e sanitari, in linea con il principio della «salute in tutte le politiche», e a coordinare nel contempo azioni concernenti le qualifiche, la formazione e la mobilità dei professionisti del settore sanitario, garantendo così la capacità e la sostenibilità delle infrastrutture sanitarie e del relativo personale sia a livello dell'UE che a livello nazionale; |
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18. |
sottolinea che le disuguaglianze sanitarie nell'Unione non potranno essere superate senza una strategia comune e globale per gli operatori sanitari europei, ivi comprese politiche coordinate per la gestione delle risorse, l'istruzione e la formazione, norme minime in materia di qualità e sicurezza e registrazione dei professionisti; |
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19. |
invita gli Stati membri a garantire che le informazioni riguardanti salute, stili di vita sani, assistenza sanitaria, opportunità di prevenzione, diagnosi precoce delle malattie e terapie adeguate siano disponibili in forme e lingue comprensibili a tutti mediante il ricorso alle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione, con particolare riferimento ai servizi sanitari online; |
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20. |
invita gli Stati membri a promuovere l'introduzione delle tecnologie relative alla telemedicina, che possono ridurre in modo significativo le disparità geografiche relative all'accesso a taluni tipi di assistenza sanitaria, con particolare riferimento alle cure specialistiche, in particolare nelle regioni di frontiera; |
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21. |
invita gli Stati membri a promuovere politiche pubbliche volte a garantire condizioni di vita sane per tutti i neonati, i bambini e gli adolescenti, comprese le cure preconcepimento, l'assistenza alla maternità e le misure di sostegno per i genitori e, più in particolare, per le donne in gravidanza e che allattano al seno, onde garantire una buona salute a tutti i neonati sin dai primi istanti di vita ed evitare disuguaglianze sanitarie nelle fasi successive, riconoscendo così l'importanza di investire nello sviluppo della prima infanzia e in approcci che tengano conto di tutte le fasi della vita; |
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22. |
invita gli Stati membri a garantire che tutte le donne in gravidanza e i bambini, indipendentemente dal loro status, abbiano diritto alla protezione sociale quale definita nella loro legislazione nazionale, e di fatto la ricevano; |
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23. |
ricorda l'impegno assunto dall'UE, ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, di garantire ai disabili il diritto di godere del migliore stato di salute possibile, senza discriminazioni fondate sulla disabilità; insiste sul fatto che l'inclusione della disabilità in tutti gli indicatori relativi alla misurazione della salute è un passo fondamentale per il rispetto di tale impegno; |
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24. |
invita l'UE e gli Stati membri a includere lo stato di salute delle donne e la questione dell'invecchiamento delle donne quali fattori di integrazione della dimensione di genere, nonché ad applicare il gender budgeting alle politiche, ai programmi e alle ricerche attinenti alla salute, dalla fase di sviluppo e progettazione fino alla valutazione d'impatto; chiede che i programmi quadro di ricerca finanziati dall'UE e le agenzie pubbliche di finanziamento inseriscano nelle relative politiche una valutazione d'impatto sulla dimensione di genere e prevedano la compilazione e l'analisi di dati specifici legati al genere e all'età nell'ottica di individuare le principali differenze tra donne e uomini in relazione alla salute, al fine di sostenere un cambiamento di strategia nonché introdurre e confrontare strumenti epidemiologici per analizzare le cause del divario dell'aspettativa di vita tra uomini e donne; |
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25. |
ritiene che l'UE e gli Stati membri debbano garantire alle donne un accesso agevole ai metodi contraccettivi nonché il diritto all'aborto sicuro; |
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26. |
chiede alla Commissione di fornire agli Stati membri esempi di buone e di migliori prassi al fine di incoraggiare una maggiore uniformità di accesso alle cure per la fertilità; |
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27. |
sollecita l'UE e gli Stati membri a concentrarsi sui diritti umani delle donne, in particolare mediante la prevenzione e il divieto della sterilizzazione forzata delle donne e delle mutilazioni genitali femminili e il perseguimento penale dei colpevoli di tali pratiche; |
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28. |
invita l'UE e gli Stati membri a riconoscere la violenza maschile contro le donne alla stregua di una questione di sanità pubblica, a prescindere dalla forma che essa assume; |
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29. |
invita l'UE e gli Stati membri a adottare le necessarie misure, in relazione all'accesso alle tecnologie di riproduzione assistita, onde eliminare le discriminazioni nei confronti delle donne in base a fattori quali lo stato civile, l'orientamento sessuale o l'origine etnica o culturale; |
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30. |
invita gli Stati membri a seguire l'esempio dell'Organizzazione mondiale della sanità riconoscendo che l'obesità è una malattia cronica, consentendo così l'accesso delle persone obese che necessitano di cure mediche a programmi di prevenzione dell'obesità e a terapie di comprovata efficacia, anche allo scopo di prevenire l'insorgenza di ulteriori patologie; |
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31. |
chiede all'UE e agli Stati membri di integrare la dimensione di genere nella lotta contro il tabagismo, come raccomandato dalla convenzione quadro dell'OMS per la lotta contro il tabagismo, e di introdurre compagne antifumo concepite espressamente per le donne e le giovani; |
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32. |
invita gli Stati membri a incoraggiare e sostenere la ricerca medica e farmaceutica nel settore delle patologie che colpiscono maggiormente le donne in tutte le fasi della loro vita e non soltanto durante l'età riproduttiva; |
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33. |
invita gli Stati membri a risolvere i problemi di disparità di accesso all'assistenza sanitaria che hanno ripercussioni sulla vita quotidiana delle persone, ad esempio nell'ambito delle cure dentistiche e oftalmologiche; |
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34. |
propone che l'Unione europea e gli Stati membri introducano politiche coerenti e azioni di solidarietà nei confronti delle donne che non lavorano o che sono occupate in settori che non prevedono un'assicurazione sanitaria personale, individuando soluzioni per fornire loro un'assicurazione; |
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35. |
esorta la Commissione, nel quadro della sua collaborazione con le autorità competenti degli Stati membri, a promuovere le migliori prassi in materia di prezzi e di rimborso del costo dei farmaci, che comprendano modelli praticabili per la differenziazione dei prezzi dei farmaci atti a ottimizzarne l'accessibilità economica e a ridurre le disuguaglianze nell'accesso alle medicine; |
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36. |
rammenta che l'adozione di un brevetto europeo, con un regime linguistico adeguato e un sistema unificato di composizione delle controversie, è fondamentale per il rilancio dell'economia europea; |
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37. |
prende atto che il lavoro già svolto in seno alla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, per quanto concerne, tra l'altro, la sicurezza dei prodotti e la pubblicità, ha contribuito ad affrontare determinati aspetti delle disuguaglianze sanitarie nell'Unione europea e sottolinea, a tale proposito, l'importanza di un controllo accurato delle informazioni che le imprese farmaceutiche forniscono ai pazienti, in particolare alle categorie più vulnerabili e meno informate, e la necessità di un sistema efficace e indipendente di farmacovigilanza; |
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38. |
invita gli Stati membri ad adattare i loro sistemi sanitari alle esigenze delle categorie più svantaggiate elaborando metodi per la definizione delle tariffe dei professionisti del settore che garantiscano l'accesso alle cure per tutti i pazienti; |
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39. |
esorta la Commissione ad adoperarsi con ogni mezzo e con urgenza per incoraggiare gli Stati membri a prevedere il rimborso dei pazienti e a fare tutto il necessario per ridurre le disuguaglianze nell'accesso alle terapie per il trattamento di patologie o malattie quali l'osteoporosi post-menopausale e il morbo di Alzheimer, che non sono rimborsabili in taluni Stati membri; |
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40. |
sottolinea che, oltre ai governi nazionali, le autorità regionali svolgono in molti paesi un ruolo importante nella salute pubblica e nella relativa promozione, nella prevenzione delle malattie e nella fornitura di servizi sanitari e devono quindi essere attivamente coinvolte; rileva che le autorità regionali e locali e gli altri soggetti interessati possono a loro volta dare un contributo essenziale, anche all'interno dei luoghi di lavoro e delle scuole, con particolare riferimento all'educazione sanitaria, alla promozione di stili di vita sani, a un'efficace prevenzione nonché a controlli e diagnosi precoci delle malattie; |
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41. |
invita gli Stati membri a sostenere un approccio basato sull'assistenza locale e a fornire un'assistenza sanitaria integrata e accessibile a livello locale o regionale, che consenta ai pazienti di ricevere un sostegno migliore nel proprio ambiente locale e sociale; |
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42. |
incoraggia tutti gli Stati membri a riesaminare le politiche relative a questioni che hanno un impatto rilevante sulle disuguaglianze sanitarie, quali il fumo, l'alcool, i prodotti alimentari e i farmaci, nonché la sanità pubblica e la prestazione di servizi di assistenza sanitaria; |
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43. |
incoraggia gli Stati membri a sviluppare partenariati nelle regioni di confine, al fine di condividere i costi relativi alle infrastrutture e al personale e ridurre le disuguaglianze in materia di salute, con particolare riferimento all'accesso alle attrezzature di punta; |
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44. |
chiede alla Commissione di studiare le conseguenze, per il mercato interno, delle decisioni basate su valutazioni nazionali e regionali dell'efficacia dei farmaci e dei dispositivi medici, anche in termini di accesso del paziente e innovazione in nuovi prodotti e pratiche mediche, che sono alcuni dei principali elementi che determinano l'uguaglianza sanitaria; |
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45. |
ritiene che l'attuazione della direttiva 2011/24/UE sui diritti dei pazienti nell'assistenza sanitaria transfrontaliera dovrebbe essere seguita da valutazioni d'impatto al fine di misurarne quanto più accuratamente possibile l'efficacia nella lotta contro le disuguaglianze sanitarie e al fine di garantire che mantenga un livello adeguato di protezione pubblica e di salvaguardia della sicurezza dei pazienti, soprattutto in termini di ripartizione geografica delle risorse mediche, sia umane che materiali; |
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46. |
rileva che un servizio sanitario transfrontaliero efficiente e di elevata qualità necessita di una maggiore trasparenza delle informazioni destinate al pubblico, ai pazienti, alle autorità di regolamentazione e agli operatori sanitari su una vasta gamma di questioni, tra cui i diritti del paziente, l'accesso ai mezzi di ricorso e la regolamentazione relativa ai professionisti del settore sanitario; |
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47. |
deplora il fatto che la direttiva relativa all'assistenza sanitaria transfrontaliera non sia stata accompagnata da una proposta legislativa sulla mobilità dei professionisti del settore sanitario, tenendo conto del rischio di una «fuga di cervelli» in seno all'UE che accrescerebbe pericolosamente le disuguaglianze geografiche in taluni Stati membri, e invita la Commissione a porre rimedio a tale carenza, possibilmente nel quadro della futura revisione della direttiva concernente il riconoscimento delle qualifiche professionali (2005/36/CE); |
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48. |
esorta gli Stati membri a dare piena attuazione alla direttiva concernente il riconoscimento delle qualifiche professionali (2005/36/CE); incoraggia la Commissione ad affrontare nella sua valutazione e revisione della direttiva, in riferimento alla complessità delle qualifiche mediche, alcune delle lacune normative che possono esporre i pazienti a rischi, rendendoli vulnerabili e compromettendone il diritto a un trattamento sicuro; invita inoltre la Commissione a valutare l'opportunità di rendere obbligatoria per le autorità competenti la registrazione nel sistema d'informazione del mercato interno e di ampliare la possibilità, per le autorità competenti, di condividere in modo proattivo le informazioni disciplinari sui professionisti della salute, attraverso la creazione di un meccanismo adeguato di allerta; |
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49. |
esorta la Commissione a orientarsi, nella sua prossima proposta legislativa in materia di qualifiche professionali, verso un meccanismo rafforzato per il riconoscimento delle qualifiche negli Stati membri; |
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50. |
segnala che un aumento dell'innovazione spesso conduce a una maggiore accessibilità delle terapie, fattore di particolare rilevanza per le comunità isolate o rurali; |
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51. |
invita la Commissione a promuovere, di concerto con gli Stati membri, lo sviluppo dei servizi di telemedicina quale mezzo per ridurre le disparità geografiche nelle prestazioni sanitarie a livello sia regionale che locale; |
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52. |
invita il Consiglio e la Commissione a dare maggior riconoscimento, nell'ambito della strategia Europa 2020, al fatto che la salute e il benessere fisici e mentali sono fattori essenziali per la lotta all'esclusione e a includere nelle procedure di monitoraggio di tale strategia indicatori comparativi stratificati in funzione dello status socioeconomico e dello stato di salute pubblica, nonché a tenere conto delle discriminazioni basate sull'età, con particolare riferimento alle sperimentazioni cliniche finalizzate a identificare le terapie più idonee alle esigenze delle persone anziane; |
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53. |
ritiene che l'UE e gli Stati membri debbano sostenere la società civile e le organizzazioni delle donne che promuovono i diritti umani delle donne, compresi i loro diritti sessuali e riproduttivi, il diritto a uno stile di vita sano e il diritto al lavoro, al fine di garantire che le donne abbiano voce in capitolo nelle questioni inerenti alle politiche sanitarie nazionali ed europee; |
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54. |
esorta tutti gli Stati membri a promuovere e a sviluppare le capacità, come pure la cooperazione e gli scambi internazionali, fra tutti i soggetti interessati a livello multisettoriale nella formulazione e attuazione delle politiche di riduzione delle disuguaglianze sanitarie; |
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55. |
invita gli Stati membri a sostenere e attuare un metodo coordinato nella definizione delle politiche a livello locale, regionale e nazionale, adoperandosi in tal modo per applicare un approccio basato sulla «salute in tutte le politiche»; |
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56. |
invita la Commissione e gli Stati membri a elaborare un insieme comune di indicatori per il controllo delle disuguaglianze sanitarie in base all'età, al sesso, allo status socioeconomico e all'ubicazione geografica nonché dei rischi derivanti dall'alcoolismo e dalla tossicodipendenza, e a stabilire una metodologia per la verifica della situazione sanitaria degli Stati membri, al fine di identificare e attribuire priorità ai settori da migliorare e alle migliori prassi; |
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57. |
sottolinea che le disuguaglianze sanitarie sono radicate nelle disparità sociali in termini di condizioni di vita e modelli di comportamento sociale legati a genere, razza, livelli di istruzione, occupazione e iniqua distribuzione non solo del reddito, ma anche dei servizi di assistenza medica, prevenzione delle malattie e promozione della salute; |
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58. |
sottolinea che dietro al problema delle disuguaglianze sanitarie emergono i rischi per la salute a cui sono esposti i membri delle categorie sociali svantaggiate (più povere), tenendo presente che tali rischi sono aggravati dalla combinazione di povertà e altri fattori di vulnerabilità; |
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59. |
invita la Commissione a garantire che il compito di ridurre le disuguaglianze sanitarie e quello di migliorare l'accesso ai servizi di assistenza sanitaria fisica e mentale siano pienamente affrontati e integrati nel quadro delle sue attuali iniziative – quali il partenariato per un invecchiamento attivo e in buona salute e la piattaforma dell'UE contro la povertà e l'esclusione sociale – come pure delle future iniziative concernenti lo sviluppo nella prima infanzia e delle politiche giovanili incentrate sull'istruzione, la formazione e l'occupazione; |
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60. |
chiede un migliore coordinamento fra le agenzie dell'UE che hanno un ruolo rilevante da svolgere nella lotta alle disuguaglianze sanitarie, in particolare fra la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e l'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro; |
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61. |
invita la Commissione ad assistere gli Stati membri affinché utilizzino meglio il metodo aperto di coordinamento, onde sostenere i progetti destinati ad affrontare i fattori che stanno alla base delle disuguaglianze sanitarie; |
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62. |
invita la Commissione a sviluppare sistemi per far sì che tutti i soggetti interessati a livello europeo partecipino attivamente all'impegno per promuovere l'adozione e la divulgazione di buone prassi nella sfera della sanità pubblica; |
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63. |
richiama l'attenzione sulla particolare importanza, fra i vari determinanti della salute, di una dieta variata e di alta qualità ed esorta pertanto, a tal proposito, la Commissione a fare più ampio uso degli efficaci programmi avviati nell'ambito della PAC (distribuzione gratuita di latte e frutta nelle scuole e di prodotti alimentari ai gruppi meno favoriti); |
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64. |
invita gli Stati membri a istituire una rete di servizi sociosanitari e di consulenza specifici, con l'ausilio di linee telefoniche dedicate, per le donne, le coppie e le famiglie, allo scopo di prevenire le violenze domestiche e fornire sostegno e aiuto in modo qualificato e professionale a quanti ne hanno bisogno, in collaborazione con gli altri organi del settore; |
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65. |
invita la Commissione ad assistere gli Stati membri affinché utilizzino meglio la politica di coesione dell'UE e i Fondi strutturali per sostenere i progetti che contribuiscono a trattare i determinanti sociali della salute e a ridurre le disuguaglianze sanitarie; invita inoltre la Commissione ad aiutare gli Stati membri a utilizzare meglio il programma Progress; |
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66. |
esorta gli Stati membri a porre fine agli attuali tagli alla spesa pubblica per i servizi sanitari, i quali svolgono un ruolo cruciale nel fornire un elevato livello di protezione della salute a donne e uomini; |
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67. |
invita la Commissione a integrare nell'elaborazione di tutte le politiche interne ed esterne dell'Unione un approccio basato sui determinanti economici e ambientali della salute e sul principio di «equità e salute in tutte le politiche», specialmente nell'ottica di conseguire gli obiettivi di sviluppo del millennio, in particolare quello della buona salute materna; |
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68. |
esorta tutti gli Stati membri a riconoscere l'importanza della salute per la società e ad andare oltre un approccio basato sul PIL in sede di misurazione dello sviluppo delle società, delle comunità e dei singoli; |
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69. |
invita il Consiglio a promuovere gli sforzi tesi a contrastare le disuguaglianze sanitarie come priorità politica in tutti gli Stati membri, tenendo conto dei determinanti sociali della salute e dei fattori di rischio connessi allo stile di vita quali l'alcool, il tabacco e l'alimentazione, mediante interventi in settori quali la politica dei consumatori, l'occupazione, gli alloggi, la politica sociale, l'ambiente, il settore agroalimentare, l'istruzione, le condizioni di vita e di lavoro e la ricerca, attenendosi al principio della «salute in tutte le politiche»; |
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70. |
invita la Commissione a sostenere le azioni finanziate nel quadro dei piani d'azione attuali e futuri in materia di salute pubblica al fine di trattare i determinanti sociali della salute; |
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71. |
invita la Commissione a elaborare orientamenti volti a perfezionare i meccanismi di controllo delle disuguaglianze in materia di salute in tutta l'Unione europea (tra gli Stati membri e al loro interno), potenziando la raccolta dei dati mediante la compilazione di informazioni più sistematiche e più comparabili a integrazione dei dati esistenti sulle disuguaglianze sanitarie e mediante una costante attività di monitoraggio e analisi; |
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72. |
chiede alla Commissione di valutare la possibilità di elaborare una proposta di raccomandazione del Consiglio, o un'altra adeguata iniziativa a livello dell'UE, volta a promuovere e a sostenere lo sviluppo, da parte degli Stati membri, di strategie nazionali o regionali integrate tese a ridurre le disuguaglianze sanitarie; |
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73. |
invita la Commissione a valutare, nelle relazioni sui progressi compiuti, l'efficacia delle misure volte a ridurre le disuguaglianze sanitarie, come pure i miglioramenti in materia di salute derivanti dalle politiche relative ai determinanti sociali, economici e ambientali della salute; |
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74. |
invita la Commissione ad applicare l'approccio basato sulla «salute in tutte le politiche» nella definizione delle politiche a livello dell'UE e a svolgere valutazioni d'impatto efficaci che tengano conto dei risultati in termini di equità sanitaria; |
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75. |
sostiene che mercati aperti, competitivi e correttamente funzionanti possono stimolare l'innovazione, gli investimenti e la ricerca nel settore sanitario e riconosce che a ciò deve accompagnarsi un forte sostegno finanziario della ricerca pubblica al fine di continuare a sviluppare modelli sanitari sostenibili ed efficaci e di promuovere lo sviluppo di nuove tecnologie e le relative applicazioni nel settore in questione (ad esempio la telemedicina), nonché una metodologia comune per la valutazione della tecnologia sanitaria – elementi che nella loro totalità dovrebbero avvantaggiare ogni individuo, anche quelli di estrazione socioeconomica più bassa –, tenendo anche conto dell'invecchiamento della popolazione; |
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76. |
invita la Commissione e gli Stati membri a sostenere i programmi pubblici di informazione e di sensibilizzazione e a intensificare il dialogo con la società civile, le parti sociali e le ONG operanti nel settore dei servizi medico-sanitari; |
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77. |
reputa essenziale aumentare il numero di donne che partecipano allo sviluppo delle politiche sanitarie, alla pianificazione dei programmi e alla fornitura di servizi di assistenza sanitaria; |
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78. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione. |
(1) GU L 301 del 20.11.2007, pag. 3.
(2) GU L 23 del 27.1.2010, pag. 35.
(3) GU C 146 del 22.6.2006, pag. 1.
(4) GU C 232 del 27.8.2010, pag. 1.
(5) GU C 250 E del 25.10.2007, pag. 93.
(6) GU C 8 E del 14.1.2010, pag. 97.
(7) GU C 9 E del 15.1.2010, pag. 56.
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/37 |
Martedì 8 marzo 2011
Cooperazione con i paesi in via di sviluppo per la promozione delle buone pratiche di gestione in materia tributaria
P7_TA(2011)0082
Risoluzione del Parlamento europeo dell'8 marzo 2011 su fiscalità e sviluppo – cooperazione con i paesi in via di sviluppo per la promozione delle buone pratiche di gestione in materia tributaria (2010/2102(INI))
2012/C 199 E/05
Il Parlamento europeo,
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vista la sua risoluzione del 10 febbraio 2010 sulla promozione della buona governance in materia fiscale (1), |
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vista la comunicazione della Commissione dal titolo «Fiscalità e sviluppo: cooperazione con i paesi in via di sviluppo per la promozione delle buone pratiche di gestione in materia tributaria» (COM(2010)0163), |
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visti la sua risoluzione del 25 marzo 2010 sulle conseguenze della crisi economica e finanziaria mondiale per i paesi in via di sviluppo e la cooperazione allo sviluppo (2), la Dichiarazione di Monterrey (2002), la Conferenza di Doha sul finanziamento dello sviluppo (2008), la Dichiarazione di Parigi (2005) e l'Agenda d'azione di Accra (2008), in cui le fughe di capitali e i flussi finanziari illeciti sono esplicitamente identificati quali principale ostacolo alla mobilitazione del gettito fiscale interno per lo sviluppo, |
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vista la sua risoluzione del 15 giugno 2010 sui progressi nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio: bilancio intermedio in vista della riunione di alto livello delle Nazioni Unite di settembre 2010 (3), |
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visti il Vertice del G20 tenutosi a Seul l'11 e 12 novembre 2010 e l'iniziativa volta a rafforzare la cooperazione internazionale con i paesi in via di sviluppo per lottare contro l'evasione e l'elusione fiscali, lanciata dal ministero tedesco per la Cooperazione economica e lo sviluppo, conosciuta come «International Tax Compact» (ITC, accordo fiscale internazionale), |
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viste le conclusioni della Conferenza internazionale sulla fiscalità tenutasi a Pretoria il 29 agosto 2008, |
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viste le conclusioni del Vertice del G20 tenutosi a Londra il 2 e 3 aprile 2009, |
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viste la dichiarazione dei leader resa a seguito del Vertice del G20 tenutosi a Pittsburgh il 24 e 25 settembre 2009 e la sua risoluzione dell'8 ottobre 2009 in proposito (4), |
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vista la sua risoluzione del 24 aprile 2009 sul Vertice del G20 a Londra del 2 aprile 2009 (5), |
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vista la sua risoluzione del 14 novembre 2007 sul progetto di regolamento della Commissione che modifica il regolamento (CE) n. 1725/2003 che adotta taluni principi contabili internazionali conformemente al regolamento (CE) n. 1606/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, per quanto concerne principi internazionali di informativa finanziaria (IFRS) 8 riguardanti l'informazione su alcuni segmenti operativi (6), |
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vista la relazione della commissione del governo norvegese concernente i paradisi fiscali e lo sviluppo, del giugno 2009, |
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visto l'articolo 48 del suo regolamento, |
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visti la relazione della commissione per lo sviluppo e i pareri della commissione per i problemi economici e monetari e della commissione per il commercio internazionale (A7-0027/2011), |
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A. |
considerando che il rafforzamento del sistema fiscale è una delle sfide principali affrontate dai paesi in via di sviluppo per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio, |
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B. |
considerando che la tassazione può essere una fonte affidabile e sostenibile di finanziamento dello sviluppo se si è in presenza di un regime di tassazione progressiva, di un'amministrazione fiscale efficace ed efficiente che promuova l'osservanza degli obblighi fiscali, e di un uso trasparente e responsabile delle entrate pubbliche, |
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C. |
considerando che i paesi in via di sviluppo fanno fronte a sfide di ampia portata nel prelevare entrate fiscali, a causa delle insufficienti risorse umane e finanziarie destinate all'esazione fiscale, della debole capacità amministrativa, della corruzione, della mancanza di legittimità del sistema politico, dell'iniqua distribuzione delle entrate e della scadente gestione in materia tributaria, |
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D. |
considerando che le forme principali di flussi finanziari illeciti e di fuga di capitali includono, in particolare, la manipolazione dei prezzi degli scambi commerciali tra paesi per attirare investimenti esteri diretti (IED), il «round tripping», il «double dipping», movimenti di contante in grossi quantitativi, protocolli d'investimento opachi e svantaggiosi e contrabbando, |
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E. |
considerando che i centri offshore e i paradisi fiscali agevolano fughe illecite di capitali per mille miliardi di dollari l'anno; che tali deflussi monetari illeciti corrispondono a circa dieci volte l'importo degli aiuti finanziari forniti ai paesi in via di sviluppo per alleviare la povertà e favorire lo sviluppo economico, |
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F. |
considerando che i paradisi fiscali, i quali offrono regole di segretezza e domicili fittizi insieme a regimi «zero tasse» al fine di attrarre capitali e redditi che in altri paesi avrebbero dovuto essere tassati, sono all'origine di una dannosa concorrenza fiscale, |
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G. |
considerando che la concorrenza fiscale ha determinato un trasferimento dell'onere fiscale sui lavoratori e i nuclei familiari a basso reddito e ha reso necessari tagli pregiudizievoli nei servizi pubblici dei paesi poveri, |
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H. |
considerando che le frodi fiscali nei paesi in via di sviluppo determinano una perdita annua di gettito fiscale pari a dieci volte l'importo dell'aiuto allo sviluppo erogato dai paesi sviluppati, |
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I. |
considerando che la possibilità di rafforzare la mobilitazione delle risorse interne è ulteriormente pregiudicata dal contesto globale di integrazione dei mercati internazionali, che comporta la sostituzione delle entrate doganali con altre risorse interne; considerando che uno studio del Fondo monetario internazionale (FMI) mostra che, mentre i paesi ricchi sono riusciti a compensare il calo delle imposte sugli scambi in quanto principale fonte di entrate con altre fonti, in particolare l'IVA, i paesi più poveri hanno sostituito al massimo il 30 % circa delle imposte sugli scambi venute meno (7), |
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J. |
considerando che l'analisi cartografica condotta dall'ITC dimostra che nel campo della tassazione e dello sviluppo è necessario un maggiore coordinamento tra i donatori, |
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K. |
considerando che l'esistenza di un vasto settore informale nell'economia frena la mobilitazione delle risorse interne, |
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L. |
considerando che molti paesi in via di sviluppo non approfittano dei vantaggi dell'aumento dei prezzi delle materie prime non ricevendo una quota equa, che pur sarebbe giustificata, di royalties minerarie, |
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M. |
considerando che molti paesi in via di sviluppo non raggiungono neppure il livello minimo di gettito fiscale che sarebbe necessario per finanziare i servizi pubblici e l'adempimento dei loro impegni internazionali, come la riduzione della povertà, |
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N. |
considerando che il gettito fiscale costituisce una fonte di reddito potenzialmente più stabile e sostenibile dei flussi di aiuti ed è più atto a promuovere l'autonomia dei paesi interessati, |
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O. |
considerando che il «reporting» su base consolidata rende spesso difficile identificare le società da tassare e determinare il giusto livello di imposizione, a causa della complessità delle strutture societarie e della distribuzione dell'attività economica tra di esse, |
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P. |
considerando che i cosiddetti «fondi avvoltoio», spesso con sede in paradisi fiscali, sempre più spesso acquistano il debito dei paesi in via di sviluppo con uno sconto enorme e poi intentano un'azione legale per recuperare l'importo originario del debito (spesso con interessi e penalità), cosa che limita nettamente il margine di manovra di cui tali paesi dispongono grazie alle loro entrate fiscali supplementari, |
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Q. |
considerando che non esistono leggi che fissino un limite massimo al guadagno che un «fondo avvoltoio» può ottenere facendo causa ai paesi in via di sviluppo per riscuotere il debito insoluto, e che non vi sono strutture di regolamentazione che rivelino l'identità dei «fondi avvoltoio» nonché l'importo da essi pagato per questo debito che in precedenza era considerato di nessun valore, |
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R. |
considerando che in numerosi paesi in via di sviluppo esistono più aliquote dell'imposta sul reddito delle società, basate non solo sul reddito e sui dividendi, ma anche sui settori di attività, il che significa che la ripartizione settoriale delle risorse è distorta dalle differenze tra le aliquote fiscali, |
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S. |
considerando che l'osservanza degli obblighi fiscali può essere definita come il «cercare di pagare» al posto giusto e al momento giusto, dove «giusto» significa che la sostanza economica delle operazioni effettuate coincide con il luogo e la forma in cui esse vengono dichiarate a fini fiscali, |
L'importanza della fiscalità per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio
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1. |
concorda con la Commissione sul fatto che sistemi fiscali efficaci ed equi rivestono un'importanza determinante ai fini della riduzione della povertà, del buongoverno e del rafforzamento dello Stato; |
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2. |
valuta positivamente l'iniziativa della Commissione volta a rafforzare le capacità di buona gestione in materia tributaria ai fini dello sviluppo, e ravvisa la necessità di un quadro normativo inteso a sostenere la cooperazione internazionale in ambito fiscale, la trasparenza, lo sviluppo dei settori pubblico e privato e la crescita economica; |
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3. |
mette in risalto che il rapporto tra gettito fiscale e PIL nei paesi in via di sviluppo è compreso tra il 10 % e il 20 %, a fronte del 25-40 % dei paesi sviluppati; si rammarica che i donatori abbiano sinora fornito un sostegno piuttosto scarso all'assistenza fiscale; accoglie con favore, in tale contesto, la proposta della Commissione volta a sostenere maggiormente i paesi in via di sviluppo nelle riforme fiscali e nel rafforzamento delle amministrazioni tributarie per quanto riguarda il FES per i paesi ACP, lo strumento di cooperazione allo sviluppo e lo strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI), nonché a sostenere le autorità di vigilanza nazionali, i parlamenti e gli attori non statali; |
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4. |
osserva che si dovrebbe porre maggiormente l'accento sugli sforzi intesi ad avviare lo sviluppo di capacità nei paesi in via di sviluppo, al fine di aiutarli a utilizzare in modo efficace lo scambio di informazioni e a contrastare efficacemente l'evasione fiscale per il tramite della loro legislazione interna; |
Difficoltà dei paesi in via di sviluppo in materia di prelievo fiscale
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5. |
rileva con preoccupazione che il sistema fiscale di molti paesi poveri rimane caratterizzato da basi imponibili estremamente ristrette, esenzioni fiscali per l'élite, esenzioni temporanee dall'imposta sulle società che incentivano fortemente l'evasione fiscale, poiché le imprese tassate possono allacciare rapporti economici con quelle esenti per trasferirvi i loro profitti, enormi entrate non contabilizzate derivate da risorse naturali ed elevati flussi illeciti di capitale legati a una massiccia evasione fiscale; |
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6. |
sottolinea che il gettito fiscale non deve essere considerato un'alternativa agli aiuti stranieri, bensì un elemento costitutivo delle entrate pubbliche volte a consentire lo sviluppo di tali paesi; |
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7. |
sottolinea che sistemi di imposizione fiscale efficaci, progressivi ed equi sono fondamentali per lo sviluppo, in quanto contribuiscono al finanziamento della fornitura di beni pubblici, al potenziamento dello Stato e alla buona governance; che l'obiettivo dei paesi poveri deve essere quello di passare dalla dipendenza dagli aiuti esteri all'autosufficienza tributaria, ma che l'evasione e l'elusione fiscali intralciano il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo; |
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8. |
si rammarica che i paradisi fiscali indeboliscano la governance democratica, rendano più redditizia la criminalità economica, incoraggino la ricerca di rendita e aumentino l'iniquità della distribuzione delle entrate fiscali; esorta l'UE ad attribuire alla lotta contro i paradisi fiscali e la corruzione la priorità assoluta nell'agenda delle istituzioni internazionali di finanza e sviluppo; |
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9. |
ricorda che l'evasione fiscale rappresenta una perdita finanziaria considerevole per i paesi in via di sviluppo, e che la lotta contro i paradisi fiscali e l'evasione fiscale costituisce una delle priorità dell'Unione europea nella prospettiva di aiutare in modo efficace detti paesi a disporre del proprio gettito fiscale; ricorda che è necessario adottare al riguardo misure adeguate, a livello europeo e internazionale, conformemente agli impegni assunti, in particolare, dal G20; |
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10. |
ricorda che, mentre gli effetti positivi degli accordi di partenariato economico (APE) si faranno sentire solo a medio e a lungo termine, le perdite di entrate sono una conseguenza immediata della riduzione dei dazi doganali; |
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11. |
sottolinea che si dovrebbe dedicare maggiore attenzione alle difficoltà che i paesi in via di sviluppo incontrano nel raccogliere entrate interne in un contesto globalizzato, in cui vengono concesse esenzioni molteplici alle grosse imprese nazionali ed estere al fine di attrarre gli investimenti; chiede all'UE di aiutare i paesi in via di sviluppo a mettere a punto sistemi fiscali che consentano loro di trarre benefici dal processo di globalizzazione; |
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12. |
sottolinea che i paesi più poveri hanno difficoltà a compensare la diminuzione delle tasse sugli scambi – risultante dall'attuale contesto globale di liberalizzazione degli scambi – con altri tipi di risorse interne, essendo sostituito nel migliore dei casi circa il 30 % delle entrate fiscali perdute; |
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13. |
sottolinea che i paradisi fiscali, aumentando la concorrenza intorno ai capitali mobili, ledono la potestà sovrana dei paesi in via di sviluppo di tassare il reddito da capitale allo scopo di ampliare la loro base imponibile, che già è più ristretta rispetto a quella dei paesi ricchi; |
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14. |
ricorda che l'asimmetria delle informazioni, derivante dalle regole di segretezza applicate dai paradisi fiscali, riduce l'efficienza dei mercati finanziari internazionali, poiché ha determinato maggiori premi di rischio e ha quindi fatto aumentare i costi di finanziamento sia per i paesi ricchi che per quelli poveri; |
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15. |
è consapevole che il miglioramento qualitativo e quantitativo della mobilitazione del reddito nazionale dei paesi in via di sviluppo porterà i suoi frutti a lungo termine; invita l'Unione europea a mantenere la propria offerta di assistenza in tutte le sue forme fintanto che i paesi in via di sviluppo lo riterranno necessario per il finanziamento del proprio sviluppo; |
Sostegno a sistemi fiscali efficaci, efficienti, equi e sostenibili
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16. |
ribadisce che il buongoverno e la qualità delle istituzioni rappresentano il motore più importante della prosperità economica; sollecita di conseguenza la Commissione ad assistere le autorità fiscali, l'apparato giudiziario e le agenzie anticorruzione dei paesi in via di sviluppo nei loro sforzi volti a costruire un sistema fiscale progressivo e sostenibile, che dia infine un «dividendo di governance» grazie a una maggiore legittimità e responsabilità, e ad integrare efficacemente i principi del buongoverno in materia fiscale nella programmazione, nell'attuazione e nel monitoraggio dei documenti di strategia nazionale e regionale; sollecita gli Stati membri a dar seguito ai loro impegni in materia di aiuti alla fiscalità e a combattere la corruzione praticata da imprese che hanno sede nelle loro giurisdizioni, ma che svolgono attività nei paesi in via di sviluppo; raccomanda alla Commissione di coinvolgere i parlamenti nazionali dei paesi in via di sviluppo nel processo del bilancio, favorendo in tal modo un rapporto armonioso e promuovendo una maggiore trasparenza di questo processo; |
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17. |
ricorda che la buona governance in materia fiscale non può essere esportata o imposta dall'esterno e che spetta a ciascuno Stato determinare la propria politica fiscale; invita in tale contesto la Commissione e i governi nazionali a non interferire e a cooperare con i paesi che decidano, in maniera coerente ed equa, un aumento delle imposte a carico delle società straniere presenti nel loro territorio, in particolare nel settore dell'estrazione di risorse primarie, importante fonte di ricchezza nei paesi in via di sviluppo; |
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18. |
invita la Commissione a includere nei pertinenti accordi tra l'UE e i paesi terzi una clausola sulla governance fiscale, che comprenda anche il monitoraggio della sua attuazione; |
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19. |
ricorda che la riduzione delle risorse doganali derivante in particolare dagli accordi di partenariato economico con l'Unione europea incide negativamente sulle risorse finanziarie immediatamente disponibili nei paesi in via di sviluppo; invita in tale contesto la Commissione, per compensare queste perdite, a incoraggiare tali paesi, nell'ambito di qualsiasi forma di assistenza al miglioramento dei loro sistemi fiscali nazionali, a privilegiare le imposte dirette progressive rispetto alle imposte indirette, in particolare quelle sui consumi che, per loro stessa natura, colpiscono più duramente le fasce di reddito più basse della popolazione; |
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20. |
esorta all'attuazione sistematica, nell'ambito degli accordi di partenariato economico, di misure di sostegno alle riforme fiscali, sotto forma di assistenza sia materiale (sistemi informatici) che organizzativa (formazione giuridica e fiscale per il personale dell'amministrazione fiscale), se richiesto da un paese in via di sviluppo; sottolinea la necessità di compiere uno sforzo particolare nei confronti dei paesi africani, che ancora non beneficiano di aiuti a lungo termine in materia di fiscalità; |
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21. |
ribadisce la necessità di promuovere una maggiore coerenza tra la politica di sviluppo e la politica commerciale dell'Unione europea; ricorda che, se è vero che la crisi può avere accentuato la volatilità dei prezzi delle materie prime e provocato una riduzione dei flussi di capitali verso i paesi in via di sviluppo, l'Unione europea nel suo complesso e i suoi Stati membri continuano a essere il primo donatore per quanto riguarda l'assistenza allo sviluppo, erogando aiuti che nel 2009 ammontavano a 49 miliardi di EUR, pari al 56 % del totale degli aiuti a livello mondiale; sottolinea che, in tale contesto, una delle priorità dei paesi in via di sviluppo dovrebbe essere la messa in opera di un sistema fiscale efficiente, che riduca la loro dipendenza dagli aiuti esterni e da altri flussi finanziari esterni imprevedibili; |
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22. |
chiede che vi sia coerenza tra il sostegno finanziario dell'UE a favore di certi paesi e la possibilità loro consentita di accedere ai suoi mercati, da un lato, e il loro livello di cooperazione per quanto riguarda i principi di buona governance in materia fiscale, dall'altro; |
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23. |
plaude alle iniziative regionali sulla cooperazione fiscale, volte a consentire ai paesi in via di sviluppo di discutere il ruolo dell'imposizione fiscale nel potenziamento dello Stato e nello sviluppo di capacità, come pure di condividere le migliori prassi nell'amministrazione fiscale; |
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24. |
ricorda che la sfida principale per i paesi poveri consiste nell'ampliamento della base imponibile; segnala che, tra l'altro, la diminuzione delle tasse sugli scambi ha condotto all'introduzione di tasse sul consumo (IVA o tasse sull'energia); ritiene che l'IVA, sebbene possa consentire di ampliare la base imponibile in economie con vasti settori sommersi, per il suo carattere non discriminatorio colpisca più duramente le fasce meno abbienti; ritiene che l'assistenza dell'UE allo sviluppo dovrebbe dare la priorità a iniziative volte a migliorare l'efficacia e la trasparenza dei sistemi fiscali, ad esempio ricercando il modo in cui i paesi in via di sviluppo potrebbero ampliare la loro base imponibile e il loro flusso di entrate tributarie attraverso la fiscalità diretta e quella indiretta; |
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25. |
ricorda che l'espansione degli scambi commerciali con i paesi in via di sviluppo deve avere come obiettivo la promozione della crescita economica sostenibile e dello sviluppo di tali paesi; constata che la soppressione dei dazi doganali comporterà inevitabilmente una perdita in termini di entrate doganali e deve quindi essere gestita in maniera più rigorosa, essere più graduale e procedere parallelamente all'attuazione di riforme fiscali che consentano di sfruttare forme alternative di entrate intese a compensare le carenze (IVA, imposta fondiaria, imposta sul reddito); |
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26. |
rileva con preoccupazione che tra il 1991 e il 2004 miliardi di dollari hanno lasciato ogni anno il continente africano; sottolinea in particolare che queste uscite di capitale sono stimate al 7,6 % del PIL annuo di questa regione, il che rende i paesi africani creditori netti dei paesi donatori; ritiene che gli aiuti pubblici allo sviluppo (APS) e l'alleviamento del debito offerti dai paesi sviluppati saranno efficaci solo se verranno prese misure concrete anche dal G20, dall'OCSE e dall'UE per assicurare che la base imponibile potenziale dei paesi in via di sviluppo non sia erosa dall'evasione fiscale; incoraggia a tale proposito le Nazioni Unite e l'OCSE a continuare a lavorare in tale ambito, in stretta cooperazione con il Forum africano di amministrazione fiscale (ATAF); |
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27. |
ribadisce che modi consoni a individuare fonti alternative di gettito fiscale dovrebbero promuovere e non ostacolare l'innovazione, l'imprenditorialità e la creazione di PMI, rafforzando la proprietà e lo sviluppo locale; |
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28. |
sottolinea che i costi amministrativi, soprattutto per un sistema IVA ad aliquote multiple, potrebbero essere troppo ingenti per i paesi in via di sviluppo le cui autorità fiscali non sono dotate delle risorse finanziarie e umane necessarie, e che pertanto devono essere esaminati con cura; ritiene che in casi di questo tipo le accise dovrebbero essere altamente selettive e applicate soltanto a un numero limitato di beni, principalmente per il fatto che si tratta di beni il cui consumo comporta esternalità negative per la società e la cui domanda è di solito anelastica (tabacco, alcol ecc); chiede inoltre che, in caso di limitazione, si preveda l'identificazione e la tassazione delle aziende che possono essere fonte di maggiori entrate fiscali (ad esempio quelle attive nel settore dell'estrazione di materie prime); |
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29. |
sottolinea che un requisito importante per aumentare la tassazione diretta dovrebbe essere l'integrazione dell'economia sommersa in quella formale e il miglioramento del contesto imprenditoriale; |
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30. |
sottolinea che, nel contesto globale della concorrenza fiscale, i paesi in via di sviluppo ricavano un'ampia parte del loro gettito fiscale dal capitale e hanno poche possibilità di prelievo di altri tipi di imposte; rileva che la questione della diminuzione delle entrate fiscali a causa di detta concorrenza dovrebbe essere affrontata ampliando la base imponibile o astenendosi del tutto da tale concorrenza, se conveniente e se altri fattori come il buongoverno, la certezza giuridica e la rinuncia alla nazionalizzazione risultano compromessi nel processo di concorrenza per gli IED; ricorda che i paesi a basso reddito devono avere i mezzi per negoziare efficacemente con le società multinazionali al fine di assicurarsi una quota equa dei loro benefici e che essi dovrebbero disporre di un adeguato margine di manovra politica per imporre controlli sui capitali, dato che il diritto di prelevare e ridistribuire entrate fiscali è un criterio chiave per la sovranità e la legittimità degli Stati e quindi un prerequisito per il buongoverno; |
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31. |
segnala che il governo francese ha commissionato una ricerca sul tema degli incentivi politici ai fini della tassazione, ma che ciò non basta; chiede pertanto alla Commissione di esaminare se i diversi approcci al trasferimento di aiuti, ad esempio la scelta tra sussidi o prestiti, potrebbe contribuire a limitare o a compensare gli effetti potenzialmente negativi degli aiuti sull'aumento delle entrate e se il sostegno di bilancio e i relativi miglioramenti sul piano della trasparenza e dell'efficacia della gestione della spesa pubblica possano contribuire a lungo termine a rafforzare la volontà dei cittadini di pagare le tasse; |
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32. |
rileva che si è prestata troppo poca attenzione al modo in cui i governi possono utilizzare le politiche fiscali per ridurre le disparità di reddito e di benessere portando al minimo le differenze di genere esistenti a livello di trattamento fiscale; |
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33. |
invita a concentrarsi sui principi di neutralità, uguaglianza e semplicità dei sistemi fiscali dei paesi in via di sviluppo attraverso:
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34. |
sostiene la necessità che l'OCSE elabori nuovi orientamenti sui prezzi di trasferimento in quanto strumento indispensabile per impedire che talune multinazionali trasferiscano i propri utili in paesi in cui il regime fiscale è più favorevole e per far sì che siano invece tenute ad adempiere ai propri obblighi fiscali nei paesi – inclusi quelli in via di sviluppo – in cui hanno realizzato tali utili; |
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35. |
ritiene indispensabile un sistema fiscale ad aliquota bassa per i redditi medio-bassi, che preveda una base imponibile più ampia ed escluda qualsiasi esonero o preferenza fiscale discrezionale, in particolare per le industrie estrattive; sottolinea la necessità di investimenti pubblici in progetti a impatto locale positivo sul piano economico, sociale e ambientale, senza dar luogo a forme di dumping sociale; |
Verso un contesto tributario internazionale trasparente, cooperativo ed equo
Manipolazione dei prezzi commerciali
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36. |
sottolinea che la valutazione erronea del valore degli scambi commerciali è una delle cause principali di fuoriuscita illecita di capitali; invita la Commissione a contribuire a potenziare, nei paesi in via di sviluppo, le competenze del settore pubblico in tali ambiti e a lavorare su proposte concrete per assicurare che il G20, l'OCSE, l'ONU e l'OMC prendano in considerazione una gamma più ampia di indicatori e metodi per affrontare la manipolazione dei prezzi negli scambi commerciali, tra i quali rientrano i metodi applicati negli USA relativamente ai benefici comparabili, che hanno dato risultati promettenti nell'individuare errori nella fissazione dei prezzi delle transazioni; |
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37. |
invita a lottare contro la manipolazione illegittima dei prezzi di trasferimento e chiede una revisione delle norme fiscali globali che vada al di là del metodo dei profitti comparabili, nel caso in cui ci possano essere alternative più promettenti che affrontino in modo più efficace il fenomeno; sottolinea che l'UE, il G20 e l'OMC in generale dovrebbero concentrare i loro sforzi su approcci che si basino sul cosiddetto principio «di piena concorrenza», in virtù del quale le operazioni fiscalmente pertinenti devono essere soggette alle stesse condizioni applicabili tra imprese indipendenti; |
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38. |
esorta l'UE a difendere in seno al G20 e all'OCSE il principio dello scambio automatico di informazioni in materia fiscale, sulla falsariga della direttiva dell'UE sulla tassazione dei redditi da risparmio, per contenere i flussi finanziari illeciti verso giurisdizioni ove vige il segreto bancario; |
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39. |
chiede l'introduzione di un'imposta sulle transazioni finanziarie, il cui gettito migliorerebbe il funzionamento del mercato riducendo la speculazione e contribuendo a finanziare beni pubblici mondiali, come lo sviluppo e la lotta al cambiamento climatico, e a ridurre i deficit pubblici; invita la Commissione a elaborare rapidamente uno studio di fattibilità tenendo conto della parità di condizioni a livello globale e ad avanzare all'occorrenza proposte legislative concrete; |
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40. |
propone di inserire una disposizione specifica relativa alla buona governance in materia fiscale in sede di revisione dell'accordo di Cotonou; |
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41. |
invita gli Stati membri dell'UE ad adottare misure analoghe nel quadro dei loro programmi bilaterali di assistenza; |
Industria estrattiva
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42. |
sollecita lo sviluppo di iniziative atte a promuovere maggiore trasparenza nelle rendite derivate da risorse naturali, ricorrendo tra l'altro alla convenzione dell'OCSE contro la corruzione e all'iniziativa per la trasparenza delle industrie estrattive; accoglie con favore l'adozione degli emendamenti sui «minerali dei conflitti» provenienti dal Congo e sulla trasparenza presentati alla legge di riforma finanziaria e chiede alla Commissione di proporre un'iniziativa legislativa in tal senso senza sminuire la responsabilità dei governi nel mondo in via di sviluppo e senza imporre oneri burocratici eccessivi alle imprese, misura che è già stata criticata dalle parti interessate nei paesi in via di sviluppo e che potrebbe risultare controproducente; |
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43. |
sottolinea che lo sfruttamento delle risorse naturali va proseguito al fine di aiutare i paesi interessati a soddisfare i loro più ampi obiettivi di carattere sociale ed economico, cosa che, per i governi dei paesi in via di sviluppo, significa elaborare una visione, se lo si desidera con l'aiuto di attori e di esperti internazionali, relativa al modo in cui integrare il settore delle risorse nel futuro economico del paese; reputa che per alcuni paesi il miglior utilizzo delle risorse di cui dispongono possa essere rappresentato dal lasciarle dove si trovano in vista di un uso futuro, mentre per altri dall'estrarle rapidamente in quanto fonte intermedia di reddito interno, al fine di generare entrate volte a sostenere gli investimenti necessari per la crescita e a soddisfare urgenti fabbisogni umani; |
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44. |
segnala che i paesi in via di sviluppo dovrebbero essere partner su base di parità nella discussione e nell'adozione di nuove iniziative nel settore dell'estrazione di risorse; sottolinea che le nuove disposizioni in questo settore dovrebbero assumere la forma di norme internazionali generalizzate al fine di evitare la creazione di un altro mosaico di regolamentazioni che risulterebbe controproducente per i governi, l'amministrazione fiscale e le imprese multinazionali; |
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45. |
sottolinea che le proposte della Commissione e le iniziative non governative sulla trasparenza relative al settore delle industrie estrattive, come la Carta delle risorse naturali, i «Principi dell'Equatore» e gli orientamenti destinati a investitori e imprese di «Critical Resource», sono in effetti favorevoli a tale settore; sottolinea altresì che producono certezza giuridica e partenariati sostenibili a lungo termine e si pongono come garanzie contro la rinazionalizzazione, la riapertura dei negoziati o l'espulsione; rileva che vi sono anche problemi da affrontare, come ad esempio il fatto che le imprese possono essere tenute a comunicare informazioni commercialmente sensibili, cosa che le pone in una situazione di svantaggio competitivo, o che alcuni accordi con i governi sono basati su informazioni tenute segrete; |
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46. |
rileva che le rendite derivate da risorse naturali dovrebbero essere sempre considerate un mezzo intermediario per aumentare il reddito interno; sottolinea che un'efficace tassazione delle risorse spesso permette di far avanzare la fiscalità diretta, come la tassa sul reddito societario e le entrate non fiscali, ad esempio i diritti di concessione; |
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47. |
sottolinea che moltissimi Stati «rendita», ossia Stati che beneficiano di abbondanti rendite derivanti dalle risorse naturali, in particolare quelle petrolifere e minerali, sono poco incentivati a essere responsabili, reattivi o efficienti; ribadisce che meccanismi di controllo istituzionale e democratico forti sono elementi indispensabili per combattere la criminalità economica; invita in particolare la Commissione a intensificare gli aiuti allo sviluppo per quanto riguarda la formulazione dei contratti tra le imprese multinazionali e i paesi in via di sviluppo aventi per oggetto lo sfruttamento delle risorse; |
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48. |
invita la Commissione e il Consiglio a impegnarsi maggiormente nell'iniziativa sulla trasparenza dell'industria estrattiva, attraverso la messa a disposizione di finanziamenti e la partecipazione al suo organo direttivo; |
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49. |
ricorda che la qualità dell'informativa finanziaria è di importanza cruciale per combattere in modo efficace l'evasione fiscale; ritiene che l'elaborazione di relazioni per paese sia della massima importanza per le industrie estrattive, ma che ne trarrebbero giovamento anche gli investitori in tutti i settori, cosa che contribuirebbe al buongoverno a livello globale; chiede quindi alla Commissione di fare in modo che nei principi internazionali di informativa finanziaria dell'Organismo internazionale di normalizzazione contabile (IASB) sia inserito l'obbligo per tutte le imprese multinazionali di riferire in merito ai propri profitti e alle imposte versate paese per paese; ricorda che tale richiesta è in linea con la necessità di migliorare la responsabilità sociale delle imprese multinazionali; invita la Commissione a integrare le relazioni redatte per paese nella sua riforma delle direttive contabili; |
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50. |
sollecita l'introduzione di obblighi di rendicontazione finanziaria paese per paese per le imprese transfrontaliere, inclusi gli importi degli utili al lordo e al netto di imposta, al fine di rafforzare la trasparenza e l'accesso ai dati pertinenti da parte delle amministrazioni fiscali; osserva che, per garantire che tutti i settori e tutte le società siano coperti uniformemente, l'UE dovrebbe introdurre tale principio in occasione delle prossime revisioni della direttiva sulla trasparenza e delle sue direttive in materia di contabilità, mentre a livello internazionale la Commissione dovrebbe esercitare pressioni sull'IASB affinché elabori in tempi brevi un insieme esaustivo di norme in materia; invita nuovamente la Commissione a riferire al Parlamento, entro i prossimi sei mesi, sull'esito delle consultazioni pubbliche e delle discussioni svolte con l'IASB al riguardo; |
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51. |
sottolinea l'importanza delle relazioni elaborate per paese e chiede che siano intensificati i negoziati in questo settore:
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Migliorare il coordinamento fra i donatori
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52. |
prende atto dei risultati dell'analisi cartografica dell'ITC, secondo cui è necessario un maggiore coordinamento tra i donatori nel settore della tassazione e dello sviluppo; incoraggia la Commissione a prendere iniziative in tal senso e a rafforzare il proprio sostegno a favore di iniziative multilaterali e regionali, quali l'ATAF e il Centro interamericano delle amministrazioni tributarie; |
Migliorare l'architettura internazionale per combattere i paradisi fiscali
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53. |
sottolinea che gli APS convenzionali non riusciranno a sradicare la povertà se non verranno prese misure ambiziose in seno al G20, all'OCSE e all'UE per porre un freno ai paradisi fiscali e alle strutture fiscali dannose; |
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54. |
rileva che in seguito al Vertice del G20 del 2 aprile 2009 i centri finanziari offshore si sono impegnati a rispettare le norme OCSE in materia di trasparenza e scambio di informazioni; rileva tuttavia che le strutture dannose dei paradisi fiscali continuano a prevalere; invita ancora una volta ad agire, al di là del quadro dell'OCSE, per lottare contro i paradisi fiscali alla luce delle varie carenze rilevate; ribadisce a questo proposito la sua preoccupazione quanto al fatto che le norme internazionali dell'OCSE prevedono uno scambio di informazioni su richiesta, ma non uno scambio di informazioni automatico come nel quadro della direttiva sulla tassazione del risparmio; critica ugualmente il fatto che l'OCSE consenta ai governi di sfuggire alla sua lista nera grazie alla sola promessa di aderire ai principi dello scambio di informazioni, senza accertarsi che tali principi siano effettivamente messi in pratica; ritiene inoltre che la conclusione di accordi con dodici paesi, che permette a uno Stato di essere rimosso dalla lista nera, sia un requisito arbitrario, in quanto non fa riferimento ad alcun indicatore qualitativo che permetta di valutare oggettivamente la conformità con le prassi di buongoverno; |
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55. |
sottolinea che ogni anno somme che arrivano complessivamente a 800 miliardi di EUR vengono perse dai paesi in via di sviluppo a vantaggio dei paradisi fiscali e in flussi finanziari illeciti; rileva che una maggiore trasparenza nel processo finanziario potrebbe essere un passo decisivo verso la riduzione della povertà e la creazione di ricchezza significativa; |
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56. |
ritiene che in ogni circostanza dovrebbe avere luogo lo scambio automatico di informazioni; accoglie con favore, a tale riguardo, la proposta della Commissione relativa alla cooperazione amministrativa in materia fiscale, volta a estendere la cooperazione tra gli Stati membri alle imposte di ogni genere, abolire il segreto bancario e introdurre lo scambio automatico di informazioni come regola generale; |
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57. |
si compiace del fatto che alcuni Stati membri siano firmatari della convenzione del Consiglio d'Europa e dell'OCSE sulla mutua assistenza amministrativa in materia fiscale, ed esorta i 17 Stati membri che non l'hanno ancora fatto ad aderirvi; |
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58. |
invita l'Unione europea a intensificare la sua azione e a prendere misure concrete, quali sanzioni, contro l'evasione fiscale e la fuga illecita di capitali; chiede al Consiglio di esaminare la possibilità di un meccanismo multilaterale di scambio automatico di informazioni fiscali in stretta collaborazione con il Comitato di esperti delle Nazioni Unite sulla cooperazione internazionale in materia fiscale; |
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59. |
invita la Commissione ad adottare criteri più rigorosi per l'identificazione dei paradisi fiscali e a impegnarsi in vista di un accordo multilaterale e vincolante a livello internazionale per lo scambio automatico di informazioni fiscali, anche sui trust e le fondazioni, che preveda contromisure in caso di inosservanza; invita altresì la Commissione a sostenere i paesi in via di sviluppo nella loro lotta contro i flussi finanziari illeciti e la fuga di capitali, essendo stati questi identificati come i maggiori ostacoli alla mobilitazione del reddito nazionale per lo sviluppo; richiama in particolare l'attenzione della Commissione sulla posizione del Parlamento europeo del 24 aprile 2009 sulla proposta di direttiva del Consiglio che modifica la direttiva 2003/48/CE concernente la tassazione dei redditi da risparmio sotto forma di pagamenti di interessi (8) e le misure raccomandate per la lotta contro i paradisi fiscali; |
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60. |
esprime preoccupazione in relazione agli effetti negativi dei trattati fiscali sulla distribuzione degli introiti tributari; rileva che il metodo di assegnare il diritto di tassazione in base al principio domiciliare piuttosto che in base a quello del paese di origine contribuisce a rendere più attrattivi i paradisi fiscali; ritiene che i trattati fiscali debbano essere sottoposti a revisione per valutarne l'equità, il che comporta la possibilità di accordare il diritto primario d'imposizione fiscale al paese di origine in cui sono di fatto esercitate le attività; |
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61. |
deplora che il G20 non abbia ancora presentato un calendario chiaro e un meccanismo sanzionatorio concreto per rendere efficace la lotta contro i paradisi fiscali; chiede l'adozione di una convenzione internazionale mirante a eliminare le strutture fiscali dannose, che preveda sanzioni sia per le giurisdizioni che non cooperano sia per gli istituti finanziari che operano con paradisi fiscali; sollecita l'UE ad adottare misure sulla falsariga della legislazione statunitense di lotta contro i paradisi fiscali («Stop Tax Havens Abuse Act») e a prendere in considerazione la possibilità di ritirare la licenza bancaria agli istituti finanziari che operano con paradisi fiscali; |
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62. |
ritiene che l'Unione europea dovrebbe altresì garantire coerenza nell'attuazione, a livello dell'UE e internazionale, delle norme in materia di vigilanza prudenziale, imposizione fiscale e riciclaggio di denaro; |
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63. |
chiede che le strutture dei «fondi avvoltoio» siano rese pubbliche a livello internazionale, al fine di individuarle e vietarne l'attività; |
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64. |
esorta a creare, nell'ambito degli APE, un meccanismo di controllo indipendente incaricato di valutare l'impatto fiscale netto della soppressione dei dazi doganali e, al contempo, i progressi realizzati paese per paese in materia di riforme fiscali; chiede l'introduzione di una clausola che preveda una revisione globale obbligatoria di tutti gli APE entro tre-cinque anni e la possibilità di modificare le disposizioni di ciascun accordo ai fini dell'eradicazione della povertà, dello sviluppo sostenibile e dell'integrazione regionale; chiede altresì la verifica obbligatoria dei progressi compiuti dai singoli paesi per quanto riguarda l'attuazione di riforme fiscali o la riscossione efficace dei tributi, in linea con l'ultima versione del modello di convenzione dell'OCSE sulla doppia imposizione sul reddito e sul patrimonio; |
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65. |
sottolinea che è necessario che le amministrazioni fiscali dei paesi in via di sviluppo cooperino, se non sono parte dei rispettivi ministeri delle finanze, in particolare per quanto riguarda la politica fiscale e di bilancio, in base a modalità che non stimolino rivalità e gelosia, bensì favoriscano buone relazioni e una buona governance in ambito fiscale; |
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66. |
chiede la creazione o, nel caso in cui siano già state istituite, il miglioramento istituzionale delle cosiddette autorità fiscali (semi-)autonome, attraverso adeguati sistemi di controlli e di equilibri, per evitare che esse siano soggette ad abusi; |
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67. |
sottolinea in tale contesto che lo status elevato e l'autonomia di gestione delle autorità fiscali autonome dovrebbero essere compensati da meccanismi di governance pluralistici che assicurino:
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68. |
ritiene che l'introduzione di un sistema fiscale efficiente nei paesi in via di sviluppo debba divenire la struttura portante delle loro finanze pubbliche; reputa che la nuova politica di investimenti dell'UE nei paesi in via di sviluppo dovrebbe contribuire a instaurare un ambiente più favorevole agli investimenti privati esteri e nazionali, nonché a creare le condizioni per una maggiore efficacia degli aiuti internazionali; ricorda che la politica degli investimenti dell'UE deve concentrarsi sullo sviluppo delle PMI, anche attraverso il microcredito, e promuovere l'innovazione, l'efficacia dei servizi pubblici, i partenariati pubblico-privato e lo scambio di conoscenze per favorire la crescita; |
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69. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri. |
(1) GU C 341 E del 16.12.2010, pag. 29.
(2) GU C 4 E del 7.1.2011, pag. 34.
(3) Testi approvati, P7_TA(2010)0210.
(4) GU C 230 E del 26.8.2010, pag. 1.
(5) GU C 184 E dell'8.7.2010, pag. 94.
(6) GU C 282 E del 6.11.2008, pag. 323.
(7) Ad esempio, cfr. lo studio Baunsgaard & Keen (2005), citato nella relazione dell'FMI del 15 febbraio 2005, dal titolo «Dealing with the Revenue Consequences of Trade Reform», in cui l'FMI conclude che «numerosi paesi a basso reddito e alcuni paesi a medio reddito hanno avuto difficoltà a sostituire le entrate derivanti dalla tassazione degli scambi».
(8) GU C 184 E dell'8.7.2010, pag. 488.
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/48 |
Martedì 8 marzo 2011
Agricoltura e commercio internazionale
P7_TA(2011)0083
Risoluzione del Parlamento europeo dell'8 marzo 2011 sull'agricoltura dell'UE e il commercio internazionale (2010/2110(INI))
2012/C 199 E/06
Il Parlamento europeo,
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vista la parte terza, titolo III, e la parte quinta, titoli II e V, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), |
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visti i principi relativi alle esigenze in materia di benessere degli animali e di cui all'articolo 13 TFUE, |
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visti gli accordi dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), in particolare l'accordo sull'agricoltura, negoziato nel corso dell'Uruguay Round ed entrato in vigore il 1o gennaio 1995, |
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viste la dichiarazione adottata in occasione della quarta Conferenza ministeriale, tenutasi a Doha dal 9 al 14 novembre 2001, la decisione adottata il 1o agosto 2004 dal Consiglio generale dell'OMC e la dichiarazione adottata in occasione della sesta Conferenza ministeriale, tenutasi a Hong Kong dal 13 al 18 dicembre 2005, |
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vista la sua risoluzione del 4 aprile 2006 sulla valutazione del ciclo di Doha a seguito della Conferenza ministeriale dell'OMC a Hong Kong (1), |
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visto il progetto riveduto di modalità concernenti l'agricoltura, diffuso il 6 dicembre 2008 dal presidente dei negoziati sull'agricoltura nel quadro dell'OMC, |
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visto il protocollo d'intesa concluso il 15 maggio 2009 tra gli Stati Uniti d'America e la Commissione europea sull'importazione di carni bovine provenienti da animali non trattati con alcuni ormoni di crescita e i dazi maggiorati applicati dagli Stati Uniti a determinati prodotti della Comunità europea, |
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vista la soluzione concordata il 15 luglio 2009 tra il Canada e l'Unione europea della controversia «Comunità europee - misure che incidono sull'approvazione e la commercializzazione dei prodotti biotecnologici», |
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visto l'accordo parafato il 15 dicembre 2009 fra l'UE e i paesi dell'America latina che stabilisce le condizioni per la risoluzione definitiva delle controversie pendenti sul regime UE d'importazione delle banane (accordo di Ginevra), |
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vista la sua risoluzione del 16 dicembre 2009 sulle prospettive dell'Agenda di sviluppo di Doha (AGD), successivamente della settima Conferenza ministeriale dell'OMC (2), |
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vista la conclusione, il 17 dicembre 2009, dei negoziati fra l'UE e il Marocco su un accordo relativo alle misure di liberalizzazione per i prodotti agricoli e della pesca, |
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vista la conclusione, il 1o marzo 2010, dei negoziati fra l'UE, il Perù e la Colombia sulla firma di un accordo plurilaterale, |
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vista la soluzione concordata il 18 marzo 2010 fra la Repubblica Argentina e l'Unione europea della controversia «Comunità europee - misure che incidono sull'approvazione e la commercializzazione dei prodotti biotecnologici», |
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vista la sua risoluzione del 25 marzo 2010 sulla «Politica di qualità dei prodotti agricoli: quale strategia seguire?» (3), |
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vista la conclusione, il 19 maggio 2010, dei negoziati fra l'UE e l'America centrale sul pilastro commerciale dell'accordo di associazione, |
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vista la sua risoluzione dell'8 luglio 2010 sul futuro della politica agricola comune dopo il 2013 (4), |
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visto l'accordo di libero scambio fra l'UE e la Corea del Sud, firmato il 6 ottobre 2010, |
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visti i negoziati in corso fra l'UE e il Mercosur, nella prospettiva della conclusione di un accordo di associazione, |
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visti i negoziati in corso fra l'UE e il Canada, nella prospettiva della conclusione di un accordo economico e commerciale globale, |
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visti i negoziati in corso fra l'UE e l'India, nella prospettiva della conclusione di un accordo di libero scambio, |
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visti i negoziati in corso fra l'UE e l'Ucraina, nella prospettiva della conclusione di un accordo di associazione, |
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visto il suo studio, del giugno 2009, dal titolo «Bilancio dei negoziati agricoli dell'OMC dopo il fallimento delle trattative del 2008», |
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vista la guida, commissionata dalla Commissione, intitolata „Indicazioni geografiche e TRIPS: 10 anni dopo. Una tabella di marcia per la protezione, in altri membri dell'OMC, dei prodotti titolari di indicazione geografica, |
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vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sugli strumenti derivati OTC, le controparti centrali e i repertori i dati sulle negoziazioni (COM(2010)0484), presentata dalla Commissione il 15 settembre 2010, |
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considerando il problema della liberalizzazione dei dazi per il Pakistan di cui all'articolo 1 della proposta di regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio recante preferenze commerciali autonome d'urgenza per il Pakistan (COM(2010)0552), |
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visti gli Obiettivi di sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite, |
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visto l'articolo 208 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, |
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visto l'articolo 48 del suo regolamento, |
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visti la relazione della commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale e i pareri della commissione per il commercio internazionale e della commissione per lo sviluppo (A7-0030/2011), |
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A. |
considerando che l'UE è di gran lunga il principale importatore di prodotti agricoli nel mondo, che negli ultimi dieci anni il valore le sue importazioni è quasi raddoppiato e che esse rappresentano ormai circa il 20 % delle importazioni mondiali, |
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B. |
considerando che la quota UE delle esportazioni agricole mondiali è in calo a causa della crescita più rapida di altri importanti partner negli scambi agricoli e che i prodotti finali hanno rappresentato il 68 % del valore delle esportazioni europee nel periodo 2007-2009, mentre i prodotti intermedi e di base hanno rappresentano rispettivamente il 23 e il 9 %; che il livello dei prezzi sul mercato mondiale non è estraneo alle difficoltà che l'Unione incontra per l'esportazione dei suoi prodotti, se si considerano la situazione generale di debolezza dei prezzi e di maggiori costi di produzione nell'UE, |
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C. |
considerando che il deficit degli scambi agricoli dell'UE ha raggiunto un livello record di 7 miliardi di euro nel 2008 e che, ad esempio, dal 2000 il deficit commerciale dell'Unione con il Mercosur è più che raddoppiato e le importazioni dell'UE di prodotti agricoli provenienti dal Mercosur hanno un valore pari a 19 miliardi di euro, mentre il valore delle esportazioni è pari a 1 miliardo di euro, |
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D. |
considerando che l'UE è il principale importatore mondiale di prodotti agricoli provenienti dai paesi in via di sviluppo e che le sue importazioni superano quelle di Stati Uniti, Giappone, Canada, Australia e Nuova Zelanda insieme; che circa il 71 % delle importazioni agricole dell'UE proviene da paesi in via di sviluppo, risultato dell'iniziativa «Tutto tranne le armi» per i paesi meno sviluppati (PMS), del sistema di preferenze generalizzate (SPG) e degli accordi di partenariato economico (APE), |
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E. |
considerando che il progetto di modalità dell'OMC del 2008 in materia di agricoltura richiederebbe concessioni ancora maggiori da parte dell'UE, rispetto a quelle indicate, già di per sé notevoli, nella proposta dell'Unione dell'ottobre 2005, |
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F. |
considerando che l'applicazione della coerenza delle politiche per lo sviluppo all'agricoltura e al commercio inciderà altresì sulla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo del millennio 1 (eradicazione della povertà estrema e della fame) e 8 (partenariato mondiale per lo sviluppo), anche mediante l'adozione di disposizioni finalizzate a una maggiore equità delle norme commerciali e dell'accesso al mercato; |
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G. |
considerando che l'UE ha già ridotto notevolmente i propri sussidi interni causa di distorsioni del commercio, a differenza dei suoi principali partner commerciali, in particolare gli Stati Uniti, che hanno mantenuto, e in alcuni casi rafforzato, i propri strumenti nell'ambito della legge agricola del 2008 (Farm Bill), |
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H. |
considerando che l'UE ha ridotto notevolmente e in modo unilaterale le proprie restituzioni all'esportazione, visto che la quota delle restituzioni sul bilancio della PAC è passata dal 29,5 % nel 1993 a solo l'1,2 % nel 2009 ed è scesa dal 25 % nel 1992 ad appena lo 0,9 % nel 2009 rispetto al valore delle esportazioni agricole che beneficiano delle restituzioni all'esportazione; che alcuni partner commerciali importanti continuano a fare un uso notevole di altre forme di incentivi all'esportazione, |
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I. |
considerando che, nel quadro della controversia sugli «ormoni delle carni bovine», gli Stati Uniti continuano a imporre sanzioni all'Unione europea e hanno addirittura annunciato che, al fine di aumentare il loro impatto, tali sanzioni saranno a loro volta applicate ad altri prodotti agricoli dell'UE (cd. legislazione «a giostra»); che, stando al protocollo d'intesa, l'Unione concede un contingente tariffario d'importazione a dazio zero per 20 000 tonnellate di carni bovine, |
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J. |
considerando che gli Stati Uniti hanno contestato, in seno all'OMC, le norme dell'Unione che disciplinano l'igiene e la commercializzazione di pollame, |
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K. |
considerando che è stata raggiunta una soluzione concordata con il Canada e l'Argentina sulla «controversia OGM» e che gli Stati Uniti hanno presentato una richiesta di ritorsione generale, |
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L. |
considerando che la decisione del panel dell'OMC sullo zucchero è stata uno dei principali fattori che hanno determinato la riforma UE 2006 dello zucchero e che essa continua ad avere gravi conseguenze sul commercio di tale prodotto; che l'Organizzazione comune del mercato dello zucchero rispetta tutti gli impegni commerciali dell'UE; che nel giro di tre anni, l'Unione, un tempo il secondo più importante esportatore di zucchero, è divenuta il maggiore importatore netto di tale prodotto, soprattutto a beneficio dei paesi in via di sviluppo (LDC e ACP), |
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M. |
considerando che la riforma del 2006 del settore dello zucchero ha raggiunto gli obiettivi di aumentare la competitività, ridurre i prezzi dello zucchero e diminuire di circa il 30 % la quota di produzione di tale prodotto; che, d'altronde, essa ha portato alla chiusura di 83 stabilimenti, su un totale di 189 nell'UE -27, alla perdita di oltre 16 500 posti di lavoro diretti nelle zone rurali e alla fine della coltivazione della barbabietola da zucchero per circa 140 000 agricoltori, |
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N. |
considerando che il mercato mondiale dello zucchero è uno dei mercati dei prodotti agricoli di base più volatili ed è dominato da un solo paese (Brasile) e che la produzione di zucchero dell'UE dà visibilità sul mercato mondiale e garantisce agli utilizzatori europei un regolare approvvigionamento interno di prodotti sostenibili e di alta qualità, |
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O. |
considerando che l'UE promuove la produzione sostenibile di energia rinnovabile attraverso requisiti da introdurre entro la fine del 2010; che l'UE già importa oltre il 25 % del suo fabbisogno di combustibile bioetanolo, percentuale che esclude il bioetanolo importato sotto forma di miscele per eludere i dazi all'importazione; che la Commissione deve assicurare un equilibrio fra produzione interna ed esportazione di bioetanolo, come prescritto dall'articolo 23, paragrafo 5, lettera a), della direttiva sulle energie rinnovabili (direttiva 2009/28/CE) (5), |
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P. |
considerando che la Quarta sessione della Conferenza delle parti della Convenzione quadro dell'OMS sul controllo del tabacco si terrà nel novembre 2010; che è stata lanciata una consultazione pubblica sulla possibile revisione della direttiva sui prodotti del tabacco (direttiva 2001/37/CE (6)); che vari membri dell'OMC hanno sollevato la questione della conformità con l'accordo sugli ostacoli tecnici agli scambi (TBT) del progetto di legge canadese C-32, che sostanzialmente comporta la messa al bando di tutti i prodotti a base di miscele tradizionali di tabacco, salvo quelli che utilizzano esclusivamente tabacco Virginia, unica varietà prodotta in Canada e usata per la fabbricazione di prodotti del tabacco canadesi, |
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Q. |
considerando che negli accordi commerciali internazionali l'UE deve curare l'equilibrio fra la liberalizzazione del mercato da un lato e la protezione dei settori economici e dei diritti dei lavoratori e dei consumatori dall'altro, |
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R. |
considerando che gli accordi commerciali dell'UE con i paesi terzi devono preservare le filiere europee in crisi - in particolare quelle dell'ortofrutta, dell'allevamento e dei cereali che hanno visto scendere considerevolmente il proprio reddito - dando loro nel contempo delle autentiche opportunità di esportazione, |
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S. |
considerando che la conclusione di accordi commerciali internazionali da parte dell'UE non deve penalizzare i piccoli agricoltori locali, che danno un importante contributo alla sicurezza alimentare delle loro aree regionali, |
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T. |
considerando che in sede di conclusione di accordi commerciali internazionali l'UE deve assicurare un migliore monitoraggio dei diritti umani e degli standard sociali ed ambientali, |
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U. |
considerando che per la conclusione di accordi commerciali negoziati dalla Commissione è necessario il consenso del Parlamento, |
Coerenza fra politica agricola e politica commerciale comune dell'UE
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1. |
ritiene che il settore agricolo dell'UE comporti un evidente valore aggiunto per l'economia europea e abbia un ruolo essenziale da svolgere nella strategia UE 2020 per far fronte alle sfide economiche, sociali e ambientali dinanzi alle quali l'UE si trova; sottolinea la necessità di assicurare coerenza fra le politiche UE in materia di agricoltura, di commercio e di sviluppo; |
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2. |
sottolinea che la politica commerciale estera non deve compromettere la capacità dell'UE di mantenere un settore agricolo forte e di garantire la sicurezza alimentare nel contesto di une maggiore instabilità dei mercati; invita la Commissione a difendere, in tutte le sedi e in seno all'OMC in particolare, il ruolo multifunzionale dell'agricoltura europea, compreso il ruolo vitale che essa svolge ai fini occupazionali e per sostenere la vitalità delle aree rurali, e il modello agroalimentare europeo, che è una componente strategica dell'economia europea; |
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3. |
condanna l'approccio della Commissione, che troppo spesso accorda concessioni sull'agricoltura al fine di ottenere un migliore accesso, in paesi terzi, al mercato dei prodotti e dei servizi industriali; invita la Commissione a cessare di anteporre gli interessi dell'industria e dei servizi a quelli dell'agricoltura; |
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4. |
invita la Commissione a proporre un approccio che instauri un equilibrio fra produzione nazionale e importazioni, tenendo conto, per ciascun settore agricolo, dell'evoluzione dei negoziati commerciali multilaterali e bilaterali, delle norme UE in materia di ambiente, sociali, di benessere animale e di sicurezza, nonché di rispetto dei diritti umani; |
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5. |
sottolinea che, per quanto riguarda il settore agricolo, la Commissione deve effettuare valutazioni d'impatto, che devono essere rese pubbliche prima dell'inizio dei negoziati e delle proposte di aggiornamento fatte per tenere conto delle nuove posizioni che emergono nel corso dei negoziati; sottolinea la necessità di un processo di consultazione di tutte le parti interessate, in particolare in seno al Parlamento e alla Commissione; rammenta che l'Accordo di libero scambio UE-Corea del Sud prevede un consiglio consultivo nazionale e nota che questo potrebbe rappresentare un precedente per la partecipazione di tutte le parti e i soggetti interessati nei futuri accordi; |
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6. |
sottolinea che le valutazioni di impatto devono considerare le specificità di ciascun prodotto di base – come le carni bovine – tenendo conto della segmentazione del mercato; osserva che le precedenti valutazioni di impatto hanno fornito solo cifre globali; sollecita pertanto la Commissione a produrre valutazioni d'impatto particolareggiate che tengano conto degli effetti dell'apertura dei mercati agricoli UE al blocco commerciale Mercosur su specifici segmenti di mercato; |
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7. |
è del parere che decisioni in merito all'ulteriore apertura del mercato UE alle importazioni di prodotti agricoli non debbano essere adottate prima di assicurarsi che gli agricoltori UE possano essere compensati delle perdite subite; |
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8. |
sottolinea il fatto che la compensazione finanziaria non può sopperire all'impatto negativo dell'arresto della produzione agricola dell'Unione, che garantisce la sicurezza e la qualità alimentare ed è essenziale per la prosperità delle zone rurali dell'UE e per la protezione dei paesaggi rurali, dinanzi alle minacce di abbandono dei suoli e di spopolamento di tali aree; sottolinea pertanto la necessità di mantenere, per gli agricoltori dell'UE, le condizioni necessarie affinché restino competitivi e ricevano un reddito equo in tutti gli Stati membri, consentendo in tal modo di spianare la via alla rivitalizzazione dell'agricoltura in Europa, anche in considerazione del ruolo centrale svolto dalla PAC in ambito UE; |
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9. |
rammenta che i produttori europei sono tenuti a soddisfare gli standard più elevati in termini di qualità, igiene dei prodotti, metodi di produzione sostenibili, misure fitosanitarie, salute e benessere degli animali, tracciabilità, controllo dei residui di pesticidi, medicina veterinaria e additivi; |
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10. |
è fermamente convinto che i metodi di produzione dei paesi terzi per l'esportazione verso l'UE devono fornire ai consumatori europei le stesse garanzie in termini di salute, sicurezza alimentare, benessere animale, sviluppo sostenibile e norme sociali minime, che sono richieste ai produttori dell'UE; sottolinea che questo è l'unico modo per garantire che gli agricoltori europei affrontino la concorrenza con i paesi terzi in condizioni di parità e insiste sulla necessità di controlli più severi alle importazioni alle frontiere e un'intensificazione delle attività di controllo delle condizioni di produzione e commercializzazione svolte dall'Ufficio alimentare veterinario sul territorio dei paesi che esportano verso l'UE, in modo da garantire il rispetto delle norme dell'Unione; |
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11. |
sottolinea la necessità, per quanto riguarda le importazioni, di un rigoroso rispetto delle norme d'origine e dei meccanismi per la prevenzione del commercio triangolare; |
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12. |
esorta la Commissione a promuovere attivamente gli interessi agricoli offensivi dell'Unione e ad agevolare l'accesso ai mercati dei paesi terzi per i prodotti europei, visto il notevole potenziale di esportazione e di stabilizzazione dei mercati mondiali rappresentato dai prodotti agroalimentari europei di alta qualità; sottolinea, tra l'altro, la necessità di accelerare i programmi di promozione; rileva che tali misure sono compatibili con l'OMC, dal momento che rientrano nella «scatola verde»; |
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13. |
constata che le regioni ultraperiferiche (RUP) fanno parte integrante del territorio dell'Unione e devono pertanto applicare tutti gli accordi commerciali; sottolinea che la loro fragile economia, essenzialmente basata sull'agricoltura e con produzioni simili a quelle dei partner latino-americani, è vulnerabile al calo dei dazi doganali; rammenta che l'articolo 349 del TFUE permette di adattare le politiche comunitarie alle realtà geografiche ed economiche di queste aree; esorta pertanto la Commissione a tener conto in sede negoziale dei vincoli specifici delle RUP per evitare di comprometterne lo sviluppo; |
L'agricoltura nel sistema multilaterale degli scambi
Agenda di Doha per lo sviluppo (ADS)
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14. |
reputa che, nel tentativo di garantire un esito positivo dell'ADS, l'UE abbia presentato in materia di agricoltura un'offerta molto generosa oltre la quale non è possibile spingersi, ma che altri paesi sviluppati e in via di sviluppo non abbiano finora dato prova di un equivalente livello di ambizione; |
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15. |
ricorda che la riforma della PAC del 2003 e la valutazione dello stato di salute della politica agricola comune effettuata nel 2008 hanno dimostrato la serietà degli impegni riformisti dell'UE anticipando i probabili risultati del ciclo di negoziati di Doha, mentre si è ancora in attesa di concessioni equivalenti da parte dei partner commerciali dell'UE; |
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16. |
invita la Commissione a rispettare rigorosamente il mandato di negoziazione accordatole dal Consiglio che stabilisce, come limite della sua azione, la più recente riforma della PAC, a condizione che concessioni equivalenti sino ottenute dai suoi partner commerciali; le chiede di astenersi dal presentare proposte che predeterminerebbero le decisioni da adottarsi sul futuro della PAC dopo il 2013; |
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17. |
sottolinea il ruolo degli argomenti negoziali extra-commerciali (non-trade concerns – NTC) nell'Agenda di Doha per lo sviluppo; ritiene che nei negoziati agricoli sia opportuno ricercare un equilibrio fra la dimensione economica degli scambi e valori non economici, come i valori sociali, le preoccupazioni ambientali, la salute e il benessere umano e animale; |
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18. |
deplora la mancanza di progressi nella creazione di un registro multilaterale dei vini e liquori nonché nell'estensione della protezione delle indicazioni geografiche a tutti i prodotti agricoli; rammenta che tali elementi sono una condicio sine qua non per un esito equilibrato dei negoziati agricoli; insiste sulla necessità di promuovere maggiormente sul piano multilaterale e bilaterale i principi che presiedono alla politica europea di qualità dei prodotti agricoli; |
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19. |
rammenta che l'UE ha già ridotto considerevolmente i propri sussidi interni all'origine di distorsioni del commercio e chiede agli altri partner commerciali impegni precisi in tal senso; |
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20. |
ricorda l'impegno assunto dai paesi membri dell'OMC in occasione del vertice ministeriale di Hong Kong del 2005 di eliminare in parallelo i sussidi all'esportazione e di imporre regole su tutti i provvedimenti per le esportazioni aventi un effetto competitivo equivalente, in particolare i crediti alle esportazioni, le imprese commerciali agricole di Stato e la regolamentazione degli aiuti alimentari; |
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21. |
invita la Commissione a conformarsi strettamente al suo mandato negoziale in seno all'Organizzazione mondiale del commercio, il quale stabilisce che l'ormai completata riforma della PAC costituisce il limite della sua azione, purché concessioni equivalenti siano ottenute dai suoi partner commerciali; ricorda l'impegno dell'Unione europea di eliminare le sovvenzioni alle esportazioni alla rigorosa condizione che i suoi partner commerciali intraprendano un'azione parallela per quanto riguarda le sovvenzioni alle esportazioni nonché tutte le misure in materia di esportazioni aventi effetto equivalente; |
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22. |
sottolinea la necessità, durante i negoziati ADS dell'OMC, di difendere il principio dell'impegno unico (single undertaking); rileva che ormai da qualche tempo si registra la tendenza a concentrare i negoziati entro un ambito limitato di settori - fra cui l'agricoltura, dove l'UE ha importanti interessi da difendere - con progressi relativamente più lenti in altre aree negoziali, e che tale situazione rischia di compromettere la posizione negoziale dell'UE; rileva inoltre che tale stato di cose rende arduo tracciare un bilancio del Round nel suo complesso; |
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23. |
ribadisce che i paesi in via di sviluppo dovrebbero essere legittimati ad attuare politiche che creano un valore aggiunto all’interno del paese; |
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24. |
sottolinea che la volatilità dei prezzi ha provocato un aggravamento dei problemi di denutrizione a livello mondiale, come rilevato dalla FAO, e che una maggiore liberalizzazione del commercio mondiale dei prodotti agricoli, incoraggiata dagli accordi dell'OMC, non è riuscita finora a contenere la minaccia della fame nel mondo; sottolinea che d'altro canto per l'UE è un dovere contribuire alla sicurezza alimentare mondiale; |
Composizione della controversia nel quadro dell'OMC
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25. |
osserva che l'accordo sul commercio delle banane risolve una controversia ormai ventennale tra le più tecnicamente complesse, politicamente sensibili e significative in seno all'OMC, rappresenta un importante passo avanti verso il consolidamento di un sistema commerciale multilaterale basato su regole, e contemporaneamente potrebbe apportare un contributo decisivo alla risoluzione delle questioni relative ai prodotti tropicali e alle preferenze nell'ambito dei negoziati dell'OMC; |
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26. |
invita la Commissione a garantire che la composizione della controversia sugli «ormoni delle carni bovine» consenta di sospendere le sanzioni imposte sui prodotti dell'Unione europea garantendo al contempo che le importazioni di carni bovine verso l'Unione europea siano conformi ai suoi requisiti; |
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27. |
ritiene, per quanto riguarda la controversia sul «pollame al cloro», che l'importazione di tali prodotti nell'UE sarebbe contraria alla domanda pubblica di prodotti sicuri nonché ai principi stessi del modello alimentare europeo; |
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28. |
chiede alla Commissione di difendere energicamente il regime dell'Unione in materia di autorizzazione e commercializzazione degli OGM contro gli attacchi lanciati in seno all'OMC; |
L'agricoltura nelle relazioni commerciali plurilaterali, interregionali e bilaterali
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29. |
è convinto che la conclusione dei negoziati multilaterali rappresenti una priorità da perseguire per l'UE; crede fermamente che gli accordi commerciali bilaterali debbano integrare i processi multilaterali attraverso il rispetto di pari condizioni lavorative, regole ambientali comuni e norme di sicurezza alimentare già in vigore nell'Unione europea, ed evitare di favorire unicamente i programmi di sviluppo sostenibile; ricorda che l'UE ha sostanziali interessi offensivi in agricoltura, in particolare per quanto riguarda i prodotti lavorati di alta qualità; ritiene che gli accordi commerciali bilaterali con i principali partner commerciali possano promuovere con successo gli interessi d'esportazione dell'industria agroalimentare dell'UE, offrendo notevoli vantaggi economici; |
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30. |
chiede che le importazioni agricole verso l'UE forniscano ai consumatori europei le stesse garanzie, in termini di protezione dei consumatori, benessere animale, protezione dell'ambiente e norme sociali minime, che sono fornite dai metodi di produzione europea e richiama l'attenzione sulla ferma posizione del Parlamento in materia; invita la Commissione a includere negli accordi commerciali clausole bilaterali che obblighino i paesi terzi a rispettare le stesse condizioni sanitarie e fitosanitarie che sono imposte ai produttori europei; ritiene che tali accordi debbano prevedere almeno il rispetto degli obblighi e delle norme internazionali; |
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31. |
sottolinea che, onde evitare di «pagare due volte» - prima a livello bilaterale e poi a livello multilaterale - è opportuno sostenere il concetto di un «accordo a tasca unica», che creerebbe un legame fra le concessioni fatte negli accordi bilaterali e i risultati finali dei negoziati di Doha; |
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32. |
sottolinea l'importanza di una rigorosa applicazione delle norme in materia di origine preferenziale; sollecita una revisione di tutte le preferenze commerciali concesse dall'Unione europea ai paesi emergenti membri del G-20; |
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33. |
è del parere che occorrano interventi atti ad impedire pratiche irregolari negli scambi di prodotti agro-alimentari, come la triangolazione commerciale, che si ha quando un paese esporta la propria produzione verso l'UE sfruttando l'accesso preferenziale al mercato dell'Unione europea per poi soddisfare il proprio fabbisogno interno importando dall'estero; ritiene che per impedire tali irregolarità le concessioni offerte dall'UE negli accordi commerciali conclusi con i paesi terzi in termini di accesso al suo mercato non debbano eccedere la produzione effettiva e le capacità di export dei paesi in questione; |
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34. |
invita la Commissione a difendere risolutamente l'inserimento, come elemento essenziale, delle indicazioni geografiche nell'accordo commerciale anticotraffazione (ACAC); si rammarica che, nel quadro dei negoziati commerciali recentemente conclusi o in corso, solo un «breve elenco» di indicazioni geografiche dell'UE deve essere protetta dai nostri partner commerciali; rammenta che, conformemente alla strategia «Global Europe», gli accordi bilaterali devono portare al rafforzamento del livello di protezione internazionale delle indicazioni geografiche mediante disposizioni del tipo «OMC+»; sottolinea la necessità di un processo di consultazione di tutte le parti interessate corretto e trasparente, in particolare in seno al Parlamento e alla Commissione; |
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35. |
rammenta che l'Accordo di libero scambio con la Corea del Sud permetteva il riconoscimento di un notevole numero di Indicazioni geografiche (IG); chiede che siano compiuti ulteriori sforzi affinché i futuri accordi commerciali prevedano analoghe disposizioni; nota che la tutela e il riconoscimento delle IG nei paesi terzi ha potenzialmente un grande valore per il settore agro-alimentare dell'UE; |
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36. |
rileva che, stando alla Commissione, l'accordo di libero scambio UE-Corea del Sud, che elimina i dazi sul 99 % delle esportazioni agricole dell'UE, permetterà agli esportatori europei di economizzare 380 milioni di euro annui; |
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37. |
chiede alla Commissione di garantire che gli accordi commerciali non pregiudichino il sistema europeo di prezzi d'entrata per i prodotti ortofrutticoli, pur mantenendo gli attuali scadenzari d'importazione; sollecita peraltro la Commissione ad apportare le correzioni necessarie per migliorare al più presto possibile il funzionamento del sistema; |
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38. |
sottolinea in particolare i problemi provocati dal complesso sistema di prezzi di entrata che si applica alle importazioni di pomodori dal Marocco; invita pertanto la Commissione ad apportare senza indugio le opportune rettifiche; |
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39. |
esprime forte preoccupazione nei confronti dell'accordo UE- Marocco; rileva che, fronte a un'apertura quasi totale dei mercati europei a favore delle importazioni dal Marocco, per alcuni prodotti agricoli, rimane in piedi un contingentamento per le esportazioni dalla UE per prodotti importanti quali le pomacee; |
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40. |
si rammarica nel constatare che, nei negoziati sul capitolo agricolo dell'accordo di associazione con il Marocco, non sono state fornite garanzie circa il rispetto dei contingenti preferenziali o i prezzi di entrata applicabili alle esportazioni marocchine; |
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41. |
invita la Commissione a rispettare gli impegni assunti relativamente al settore europeo dello zucchero e a cessare di accordare sistematicamente concessioni sullo zucchero nei negoziati commerciali bilaterali e multilaterali; prende atto, in tale contesto, delle iniziative del settore dello zucchero che ne hanno aumentato la competitività migliorandone al contempo la sostenibilità ambientale e contribuendo all'agenda di sviluppo dell'UE grazie alle preferenze concesse ai paesi ACP e ai paesi meno sviluppati; |
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42. |
sottolinea che qualsiasi ulteriore concessione bilaterale in materia di accesso al mercato europeo dello zucchero concessa a paesi terzi (ad esempio, i paesi dell'America latina e l'Ucraina) avrà un carattere destabilizzante per il mercato europeo dello zucchero e sarà causa di erosione delle preferenze per i paesi meno sviluppati e i paesi ACP; è ancora più preoccupato per il fatto che, quando concesse a paesi importatori netti, tali concessioni favoriscono meccanismi di scambio; invita la Commissione a continuare a escludere lo zucchero e i prodotti da esso derivati, fra cui l'etanolo, dal campo dei negoziati bilaterali; |
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43. |
invita la Commissione a porre rimedio all'elusione dei dazi d'importazione di etanolo, dal momento che quantità crescenti di etanolo entrano attualmente nell'UE sotto forma di miscele, con un dazio d'importazione molto basso; |
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44. |
invita la Commissione ad assicurare che gli accordi di libero scambio conclusi dall'UE con i paesi caratterizzati da una notevole produzione agricola e da forti capacità di esportazione, come quelli del Mercosur, prevedano concessioni tariffarie simmetriche; |
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45. |
prende atto della ripresa dei negoziati relativi all'accordo di associazione UE-Mercosur – accordo della massima importanza, che interesserebbe 700 milioni di persone e costituirebbe l'accordo biregionale più ambizioso al mondo – e sottolinea pertanto che il Parlamento europeo dovrebbe essere strettamente associato a tutte le fasi dei negoziati; |
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46. |
reputa inaccettabile il fatto che la Commissione abbia ripreso i negoziati con il Mercosur senza rendere pubblica una valutazione d'impatto dettagliata e senza impegnarsi in un vero e proprio dibattito politico con il Consiglio e il Parlamento; chiede che prima di ogni reciproca offerta tariffaria fra l'Unione e il Mercosur sia elaborata e discussa un'analisi di impatto sulle conseguenze di detti negoziati per le filiere agricole e le regioni europee; rammenta che, tenuto conto della posta in gioco di tali negoziati per il settore agricolo, si debba necessariamente istituire un legame con il Round di Doha; invita pertanto la Commissione a finalizzare i negoziati con il Mercosur solo dopo la conclusione del Round di Doha, così come precisato nel suo mandato; invita la Commissione a tenere debitamente informato il Consiglio e il Parlamento degli sviluppi delle trattative con il Mercosur e in futuro ad informare Consiglio e Parlamento prima che le trattative commerciali abbiano inizio; |
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47. |
è profondamente preoccupato per le conseguenze di un eventuale accordo di associazione con il Mercosur sul settore agricolo dell'Unione, vista la richiesta da esso avanzata nel marzo 2006 di accesso al mercato agricolo dell'Unione, richiesta che andava ben oltre la già consistente offerta dell'UE nel 2004; ritiene sia pertanto necessario rivedere le concessioni in modo da proteggere gli interessi degli agricoltori europei; |
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48. |
ritiene che nei negoziati fra l'UE e il Mercosur non si sia tenuto conto della posizione dei nuovi Stati membri, basata sul mandato approvato dal Consiglio nel 1999; |
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49. |
rileva che nei paesi del Mercosur le aziende agricole hanno costi di produzione molto meno elevati, compresi quelli dei terreni, della manodopera e le spese in conto capitale, e che i produttori del Mercosur non devono soddisfare gli stessi standard dei produttori europei in fatto di ambiente, benessere animale, sanità alimentare e protezione fitosanitaria; rileva che un esito equilibrato per entrambe le parti deve essere raggiunto garantendo che i negoziati tengano pienamente conto delle conseguenze e dell'impatto dell'accordo, in particolare sulle sfide ambientali e sociali; invita la Commissione ad effettuare una valutazione d'impatto delle conseguenze di detto accordo per il settore agricolo; |
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50. |
è del parere che il livello d'integrazione di mercato dell'Unione doganale del Mercosur sia attualmente insufficiente per garantire un'adeguata circolazione delle merci importate nella regione; ritiene che un accordo non apporterebbe un reale valore aggiunto senza disposizioni che garantiscano una circolazione effettiva e completa dei prodotti agricoli dell'UE all'interno della zona Mercosur; |
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51. |
accoglie negativamente le concessioni tariffarie recentemente accordate dalla Commissione ai paesi che esportano banane nell'UE; chiede una revisione degli aiuti ricevuti dai produttori europei nel quadro del programma per le regioni ultraperiferiche (POSEI) per compensarli degli effetti che queste riduzioni tariffarie produrranno sui prezzi del mercato UE; ritiene che nei futuri negoziati di questo genere debbano essere presi in considerazione gli interessi dei produttori dell'UE e dei produttori dei paesi ACP affinché questi comparti, fonte di numerosi posti di lavoro, non siano indeboliti; |
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52. |
sottolinea che una serie di relazioni dell'Ufficio alimentare e veterinario mette in evidenza il fatto che le carni bovine brasiliane continuano a non soddisfare le norme di produzione e di consumo dell'UE in materia di sicurezza alimentare, identificazione e tracciabilità degli animali, salute animale e lotta contro le malattie; |
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53. |
richiama con forza l'attenzione della Commissione sui diversi rapporti pubblicati dall'Agenzia nazionale brasiliana di vigilanza sanitaria (Anvisa), che riferiscono dell'uso massiccio in Brasile di pesticidi vietati nell'UE e in gran parte degli Stati del mondo e ne segnalano i connessi gravi rischi sanitari; |
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54. |
esprime forte preoccupazione nei confronti della politica attuata dall'Argentina, in violazione degli obblighi assunti nell'ambito dell'OMC, per limitare le importazioni di prodotti alimentari in concorrenza con la produzione nazionale; ricorda che tali misure si aggiungono al sistema argentino di licenze di importazione non automatiche, che sta già avendo un impatto negativo sulle esportazioni dell'UE; invita la Commissione a intraprendere tutte le misure necessarie per garantire che tali misure, contrarie allo spirito di negoziazione di un accordo UE-Mercosur, siano effettivamente abrogate; |
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55. |
è preoccupato a seguito delle concessioni fatte nel quadro degli accordi euromediterranei per gli ortofrutticoli; rammenta al riguardo che la liberalizzazione degli scambi agricoli nel quadro dell'Unione per il Mediterraneo deve continuare ad essere guidata dalla complementarità dei programmi di produzione fra i paesi del Sud e del Nord del Mediterraneo; |
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56. |
sottolinea che, se i prodotti del tabacco devono essere disciplinati da un rigoroso quadro normativo, le norme relative agli ingredienti dei prodotti del tabacco a livello UE e mondiale devono seguire un approccio proporzionato e basato sul rischio che tenga conto delle evidenze scientifiche; mette in guardia contro qualunque interdizione generalizzata degli ingredienti non basata su dati scientifici, che porterebbe essenzialmente alla messa al bando dei prodotti europei a base di miscele tradizionali di tabacco, con gravi ripercussioni socio-economiche per i coltivatori di tabacco UE (delle varietà orientale e Burley) e senza benefici per la salute pubblica; |
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57. |
invita la Commissione, in sede di negoziazione degli accordi commerciali dell'UE, compresi quelli con il Canada e l'Ucraina, a tener conto degli interessi dei cittadini dell'Unione, ad assicurare la trasparenza e ad informare regolarmente il Parlamento in merito all'avanzamento delle trattative; si rammarica che la Commissione non abbia ancora informato il Parlamento dei negoziati per un accordo di libero scambio UE-Canada, anche se le trattative sono iniziate nell'ottobre 2009; la invita pertanto a riferire in dettaglio al Parlamento e alle commissioni competenti in merito a ogni nuova tornata negoziale; esprime inoltre preoccupazione per le possibili concessioni negoziali da parte della Commissione, in particolare in tema di apertura dei mercati, OGM, latte, tutela della proprietà intellettuale ed etichette di origine, e la invita a non fare concessioni che possano avere ripercussioni negative sull'agricoltura europea; |
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58. |
esprime preoccupazione per la prospettiva di attribuire concessioni ai cereali nel quadro dei negoziati con l'Ucraina, in considerazione del fatto che la produzione ucraina è altamente competitiva e che detto paese è già il principale utilizzatore dei contingenti a tariffa ridotta per i cereali (frumento e orzo) offerti ai paesi terzi; esorta pertanto la Commissione a proporre un'offerta più moderata in questo settore; |
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59. |
ribadisce l'importanza del commercio agricolo per lo sviluppo economico e la riduzione della povertà nei paesi in via di sviluppo; esorta l'UE ad aiutare i paesi ACP ad adattarsi alla crescente concorrenza globale; |
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60. |
invita la Commissione a tener conto di questa risoluzione nella definizione e conduzione della sua futura strategia commerciale; |
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61. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione. |
(1) GU C 293 E del 2.12.2006, pag. 155.
(2) GU C 286 E del 22.10.2010, pag. 1.
(3) GU C 4 E del 7.1.2011, pag. 25.
(4) Testi approvati, P7_TA(2010)0286.
(5) GU L 140 del 5.6.2009, pag. 16.
(6) GU L 194 del 18.7.2001, pag. 26.
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/58 |
Martedì 8 marzo 2011
Deficit proteico nell'UE
P7_TA(2011)0084
Risoluzione del Parlamento europeo dell'8 marzo 2011 sul deficit proteico nell'UE: quale soluzione per questo annoso problema? (2010/2111(INI))
2012/C 199 E/07
Il Parlamento europeo,
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vista la comunicazione della Commissione del 18 novembre 2010 dal titolo «La PAC verso il 2020: rispondere alle future sfide dell'alimentazione, delle risorse naturali e del territorio» (COM(2010)0672), |
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vista la comunicazione della Commissione del 16 luglio 2010 dal titolo «Piano per le TSE – 2a edizione. Documento di strategia sulle encefalopatie spongiformi trasmissibili per il periodo 2010-2015» (COM(2010)0384), |
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vista la decisione 93/355/CEE (1) del Consiglio, dell'8 giugno 1993, relativa alla conclusione di un memorandum d'intesa sui semi oleaginosi tra la Comunità economica europea e gli Stati Uniti d'America, nel quadro del GATT, con la quale è stato adottato l'accordo di Blair House, che definisce un massimale per la produzione di semi oleaginosi e colture proteiche nell'Unione europea e le tariffe specifiche per tali colture, |
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vista la relazione del novembre 2009 presentata alla Commissione da LMC International e intitolata «Evaluation of Measures applied under the Common Agricultural Policy to the protein crop sector» (Valutazione delle misure adottate nel quadro della politica agricola comune nel settore delle colture proteiche (2), |
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visti i regolamenti (CEE) n. 1431/82 (3) e (CE) n. 1251/1999 (4) del Consiglio, che stabilivano misure speciali nel settore delle colture proteiche e hanno introdotto la superficie massima garantita, il regolamento (CE) n. 1782/2003 (5) del Consiglio e gli articoli 76-78 del regolamento (CE) n. 73/2009 (6) del Consiglio, che prevedevano la graduale eliminazione di un sostegno specifico per le colture proteiche, e il regolamento (CE) n. 1121/2009 (7) della Commissione che stabiliva regole dettagliate per quanto riguarda il premio per le colture proteiche, |
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visto il regolamento (CE) n. 767/2009 (8) sull'immissione sul mercato e sull'uso dei mangimi, |
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visto l'articolo 68 del regolamento (CE) n. 73/2009 del Consiglio, che consente agli Stati membri di concedere un sostegno alle colture proteiche nel loro territorio, articolo utilizzato in particolare da Francia, Spagna, Polonia e Finlandia, |
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visto lo studio della Direzione generale per l'Agricoltura e lo sviluppo rurale della Commissione europea relativo all'impatto economico degli OGM non autorizzati sulle importazioni di alimenti per animali e la produzione zootecnica, del 2007, |
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viste le raccomandazioni riguardanti il ruolo della ricerca e delle conoscenze locali, compreso il ruolo delle leguminose proteiche, formulate nel rapporto di valutazione internazionale delle scienze e tecnologie agricole al servizio dello sviluppo (IAASTD) sulla fornitura globale di cibo, elaborato dal programma di sviluppo delle Nazioni Unite, dall'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) e dalla Banca Mondiale, |
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visti gli studi richiesti dalla commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale e presentati al seminario svoltosi l'11 ottobre 2010, |
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vista la sua risoluzione del 12 marzo 2008 sull'agricoltura sostenibile e il biogas: la necessità di una revisione della legislazione dell'UE (9), |
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visto l'articolo 48 del suo regolamento, |
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visti la relazione della commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale e il parere della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (A7-0026/2011), |
Elementi di base sul deficit proteico: offerta, domanda e commercio internazionale
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A. |
considerando che la produzione totale di colture proteiche dell'UE occupa attualmente solo il 3 % dei terreni coltivabili dell'Unione e fornisce solo il 30 % delle colture proteiche utilizzate come alimenti per animali nell'UE, con una tendenza, negli ultimi dieci anni, all'aumento di tale deficit, |
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B. |
considerando che in alcuni Stati membri grandi aree di terreni agricoli rimangono incolte anno dopo anno, sprecando in questo modo il loro potenziale produttivo, |
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C. |
considerando che, storicamente, questo deficit significativo nella produzione di colture proteiche risale, da una parte, ad accordi commerciali internazionali, soprattutto con gli Stati Uniti, che hanno consentito all'UE di tutelare la propria produzione di cereali e in cambio hanno permesso importazioni esenti da dazi di colture proteiche e semi oleaginosi nell'UE (GATT e accordo di Blair House del 1992) e, dall'altra, è collegato ai significativi miglioramenti dell'efficienza nella produzione di colture proteiche e nell'uso di nuove tecnologie al di fuori dell'UE, che comportano uno svantaggio concorrenziale per gli agricoltori dell'UE, per i quali la produzione di colture proteiche non è economicamente conveniente, |
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D. |
considerando che il 70 % del consumo (42 milioni di tonnellate nel 2009) di materie prime ricche di proteine vegetali, in particolare la farina di soia, è importato, soprattutto dal Brasile, dall'Argentina, e dagli Stati Uniti, e che approssimativamente il 60 % di queste importazioni (26 milioni di tonnellate) è costituito da sottoprodotti della produzione di oli vegetali raffinati ed è utilizzato come farina, specialmente farina di soia, per l'alimentazione animale, |
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E. |
considerando che, a causa dei bassi volumi prodotti, l'industria europea dei mangimi composti consuma solo 2 milioni di tonnellate di colture proteiche ogni anno, mentre si stima che potrebbe consumarne quasi 20 milioni l'anno, |
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F. |
considerando che tali importazioni rappresentano l'equivalente di 20 milioni di ettari coltivati al di fuori dell'UE, ovvero più del 10 % dei terreni coltivabili dell'UE, e che tali produzioni non sono soggette agli stessi vincoli ambientali, sanitari e normativi sugli OGM imposti alle produzioni europee, |
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G. |
considerando che la comparsa di nuovi clienti per i fornitori dell'America del Sud, in particolare la Cina, non così esigenti come l'Unione europea in termini di condizioni di produzione e con una strategia di approvvigionamento poco trasparente, può alla fine minare la stabilità dei mercati e l'approvvigionamento dell'Unione, |
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H. |
considerando che il settore zootecnico dell'UE è vulnerabile alla volatilità dei prezzi e alle distorsioni degli scambi commerciali e dipende dall'accessibilità e dall'elevata qualità delle importazioni di proteine vegetali e che la competitività del settore è indebolita dai costi aggiuntivi delle importazioni di proteine per i mangimi sostenuti a causa della mancanza di soluzioni tecniche all'attuale politica di tolleranza zero relativa alla presenza di livelli bassi di OGM non autorizzati, |
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I. |
considerando che importazioni di soia e mais insufficienti comportano oneri finanziari supplementari per il settore dell'allevamento e dei mangimi dell'Unione europea, compromettendo la redditività economica della produzione interna di carne, |
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J. |
considerando che, come conseguenza della modesta percentuale di leguminose da foraggio (erba medica, trifoglio, lupinella, ecc.) e da granella (piselli, soia, lupini, fave, veccia, ecc.) prodotte nell'UE, il numero di programmi di ricerca sulle proteine vegetali condotti nell'UE è sceso da 50 nel 1980 a 15 nel 2010 e che la formazione e acquisizione di esperienza pratica nella produzione interna di tali colture sono state trascurate, con un conseguente basso livello di innovazione e di adattamento regionale della produzione di semi oleaginosi nell'UE, |
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K. |
considerando che l'Unione europea dipende fortemente dalle importazioni di fagioli di soia e mais da paesi terzi e che un'eventuale interruzione della fornitura di tali prodotti dovuta a un'esigua presenza di OGM non autorizzati avrebbe un impatto estremamente dispendioso sull'industria europea dei mangimi, |
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L. |
considerando che una politica di ricerca non ha prospettive di successo se non è inserita in un contesto di impegni a lungo e medio termine, il che non avviene attualmente per le colture proteiche, |
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M. |
considerando che le conoscenze degli agricoltori in materia di pratiche sostenibili che uniscano la produzione vegetale a quella animale mediante una rotazione equilibrata delle colture e un adeguato impiego delle zone di pascolo potrebbero andare perse e che, d'altro canto, la produzione di colture proteiche nazionale non offre la necessaria qualità dei mangimi composti per i vari settori della produzione animale, |
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N. |
considerando che, al fine di includere le colture proteiche in maniera duratura nei sistemi di rotazione, i profitti derivanti da tali colture devono essere aumentati a breve termine, in particolare attraverso un sostegno specifico a titolo della PAC, |
Osservazioni di base sui vantaggi della riduzione del deficit proteico
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O. |
considerando che riequilibrare l'offerta e il consumo di cereali, proteine e semi oleaginosi nell'UE potrebbe avere importanti vantaggi economici per gli agricoltori e per l'industria alimentare e dei mangimi, nonché migliorare la varietà degli alimenti sani e di elevata qualità per i consumatori, sempre che il quadro politico per la prossima riforma della PAC affronti pienamente le nuove sfide evidenziate nella comunicazione della Commissione, |
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P. |
considerando che sarebbe opportuno utilizzare tutte le opportunità offerte dalle varie misure di promozione al fine di incoraggiare il consumo umano di cereali, colture proteiche e semi oleaginosi, i quali dovrebbero essere ulteriormente protetti nell'ambito di un sistema di qualità dei prodotti agricoli per la tutela di prodotti geografici o tradizionali, favorendo in tal modo la conservazione di piatti regionali e locali preparati con questi prodotti, |
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Q. |
considerando che, nel contesto del cambiamento climatico, la produzione di colture proteiche può contribuire a ridurre le emissioni di gas a effetto serra attraverso l'assimilazione e la fissazione di azoto nel terreno (pari fino a 100 kg di azoto per ettaro al mese), riducendo di conseguenza l'uso di fertilizzanti azotati di sintesi, il cui potenziale di riscaldamento tramite il protossido d'azoto è 310 volte superiore al biossido di carbonio, |
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R. |
considerando che il programma UE «GL-pro» ha dimostrato una riduzione significativa, compresa tra il 10 e il 15 %, delle emissioni di CO2, nonché una riduzione della produzione d'ozono, come risultato dell'introduzione di colture proteiche nella rotazione delle colture una volta ogni quattro anni, |
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S. |
considerando che, in termini di fertilità dei suoli, una maggiore percentuale di colture proteiche nel quadro di un accresciuto impiego dei sistemi di rotazione e avvicendamento delle colture contribuisce a uno stoccaggio più equilibrato degli elementi nutritivi, a una minore acidificazione dei suoli, a una maggiore resistenza alle malattie nonché a una migliore struttura dei suoli (compreso l'aumento dell'efficienza energetica per il trattamento dei suoli), a un ridotto utilizzo di erbicidi e a una maggiore biodiversità favorevole all'impollinazione, |
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T. |
considerando che il numero di colture presenti in una rotazione è un fattore di diminuzione del rischio di comparsa di malattie e di moltiplicazione di piante infestanti, e di conseguenza, del bisogno di trattamenti fitosanitari e che una percentuale più elevata di colture proteiche nel sistema di rotazione può contribuire a ridurre del 10 % il consumo energetico, |
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U. |
considerando che in termini di gestione delle acque, in particolare l'utilizzo di leguminose per mangimi animali – come miscele permanenti di foraggio verde o miscele di cereali e colture proteiche – e una copertura permanente dei terreni possono ridurre sensibilmente il deflusso di elementi nutritivi, specialmente nitrati e fosfati, nelle falde acquifere, |
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V. |
considerando che, in termini di biodiversità agricola, l'uso esteso di colture proteiche adattate alle condizioni climatiche europee, come fagioli, soia, piselli, lenticchie, lupini, ceci, erba medica, trifoglio, facelia, ginestrino e lupinella, stabilizzerà e aumenterà sostanzialmente la diversità all'interno del sistema produttivo, |
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W. |
considerando che, in termini di produzione di colture proteiche e di sicurezza alimentare globale, è necessario raggiungere un migliore equilibrio fra produzione di proteine di origine vegetale e animale, soprattutto per quanto riguarda la quantità di energia, di acqua e di apporti esterni attualmente necessari per la produzione intensiva di proteine animali rispetto alla produzione di proteine vegetali per il consumo umano, in quanto l'equilibrio alimentare globale deve continuare ad essere il filo conduttore di questa riflessione, |
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X. |
considerando che diverse politiche dell'UE hanno un impatto sul deficit di fornitura di proteine nell'Unione e che la Commissione deve ugualmente esaminare le questioni della produzione di OGM all'interno e all'esterno del territorio europeo, dello sviluppo dei biocarburanti e della nuova valutazione del divieto totale di utilizzare proteine animali nell'alimentazione animale, |
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Y. |
considerando che, oltre ad utilizzare colture proteiche locali, la qualità dei mangimi composti non importati può essere migliorata attraverso l'uso di sottoprodotti di semi oleaginosi, come la soia, il girasole e la colza, |
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Z. |
considerando che l'utilizzo delle leguminose da foraggio o da granella al posto delle proteine importate, costituite essenzialmente da panelli di soia, può generare dei cambiamenti rilevanti nei metodi di allevamento e dunque contribuire a un miglioramento della qualità dei prodotti agricoli (passaggio da prodotti standard a prodotti certificati con modifica dei capitolati d'oneri) e dei redditi dei produttori, |
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AA. |
considerando che il divieto di usare proteine animali nei mangimi per animali è stato introdotto in seguito alla crisi della BSE al fine di impedire contaminazioni da TSE; che tale divieto dovrebbe essere revocato solo sulla base di riscontri scientifici e di sufficienti misure di precauzione e di controllo; che, sulla base di queste condizioni, si dovrebbero considerare le proteine animali trasformate derivanti da rifiuti di macellazione per la produzione di mangimi per animali monogastrici (suini e pollame), purché gli ingredienti provengano da carni dichiarate idonee per il consumo umano e il divieto del riciclaggio intraspecie e del cannibalismo forzato sia pienamente applicato e controllato, |
Osservazioni di base in risposta alla comunicazione della Commissione: preparare il terreno per le raccomandazioni e le domande
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AB. |
considerando che la comunicazione della Commissione del 17 novembre 2010 evidenzia chiaramente la necessità di potenziare la produzione di colture proteiche all'interno di un sistema di rotazione delle colture più integrato, |
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AC. |
considerando che vari studi effettuati dalla FAO, dalla Commissione e dalle autorità competenti negli Stati membri hanno sottolineato che un uso migliore delle colture proteiche nell'agricoltura europea può rendere più affidabile la fornitura di mangimi per animali, ad esempio attraverso l'applicazione di misure agroambientali, |
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AD. |
considerando che gli agricoltori possono trarre vantaggio dalle colture proteiche in numerosi ambiti: nella produzione di alimenti per animali da allevamento utilizzando colture miste, come cereali e fagioli, nella produzione di proteine per il consumo umano e in tutte le forme di agricoltura sostenibile, |
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AE. |
considerando che attualmente gli Stati membri possono fornire un sostegno specifico alla produzione di colture proteiche nel quadro di programmi agroambientali e delle misure dell'articolo 68, per migliorare la qualità dei sistemi di produzione e degli alimenti, |
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AF. |
considerando che, accanto alla coltivazione di cereali e di mais per produrre mangimi ed energia, è necessario sostenere l'utilizzo di sistemi estesi di rotazione delle colture, di colture miste in azienda e di miscele di foraggio verde, che possono presentare importanti benefici ambientali e agronomici, dal momento che la coltivazione di leguminose all'interno di un sistema di rotazione può prevenire le malattie e rigenerare i terreni, avere effetti benefici sulla popolazione di impollinatori e proteggere il clima, |
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AG. |
considerando che l'aumento delle rese cerealicole nell'Europa centrale libererà dei terreni coltivabili in Europa e offrirà l'opportunità di trasferire le colture, in particolare le colture proteiche, in tutta Europa, |
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AH. |
considerando che il recente aumento della volatilità dei prezzi delle materie prime alimentari ha suscitato gravi preoccupazioni per la competitività del settore dell'allevamento europeo e la sua elevata dipendenza dalle importazioni di colture proteiche; che l'Unione europea ha bisogno di un autentico piano strategico di sviluppo per le proteine vegetali e il loro ruolo specifico nel rispondere alle nuove sfide della PAC (cambiamento climatico, migliore gestione delle risorse naturali); che la riduzione del deficit proteico richiede inoltre notevoli sforzi per migliorare la ricerca e la riproduzione, nonché misure volte a potenziare le infrastrutture necessarie per la produzione, lo stoccaggio e la trasformazione delle colture proteiche; che anche l'utilizzo di sottoprodotti derivanti dalla produzione di semi oleaginosi e agrocarburanti potrebbe essere considerato per l'alimentazione animale, a condizione che si rispettino norme rigorose che garantiscano la piena applicazione del principio di precauzione e l'assenza di rischi per la salute animale e umana, |
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AI. |
considerando che il problema della tolleranza zero in relazione all'importazione di mangimi deve essere ulteriormente discusso e che devono essere elaborate soluzioni pratiche, |
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AJ. |
considerando che i percorsi dei prodotti agricoli e industriali sono per molti aspetti collegati e che alcuni sottoprodotti della produzione di biocarburanti sono adatti per i mangimi, |
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1. |
invita la Commissione a includere la revisione della sua politica relativa alle proteine in un arco temporale medio-lungo, assicurando che le sue proposte legislative per la riforma della PAC comprendano misure e strumenti nuovi, adeguati e affidabili, che aiutino gli agricoltori a migliorare i sistemi di rotazione delle colture in modo da ridurre in misura sostanziale l'attuale deficit proteico e la volatilità dei prezzi; |
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2. |
invita la Commissione a presentare quanto prima al Parlamento e al Consiglio una relazione sulle possibilità e le soluzioni per incrementare la produzione interna di colture proteiche nell'UE attraverso nuovi strumenti politici (tenendo conto anche dell'impiego di semi oleaginosi e dei loro sottoprodotti e della misura in cui è possibile sostituire le importazioni), il potenziale effetto sui redditi degli agricoltori, il contributo che ciò apporterebbe alla mitigazione del cambiamento climatico, l'effetto sulla biodiversità e la fertilità dei suoli e il potenziale per ridurre i necessari apporti esterni di concimi minerali e di pesticidi; |
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3. |
invita la Commissione a elaborare una relazione sull'impatto della regola della tolleranza zero in relazione alla presenza, nei mangimi importati, di OGM non autorizzati in Europa, verificando in particolare la possibilità di introdurre valori limite e la loro applicazione pratica; |
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4. |
invita la Commissione a mantenere in vigore fino al 2013 l'organizzazione comune del mercato dei foraggi essiccati in modo da garantire la sopravvivenza di questo settore chiave, che riveste un'importanza fondamentale nella produzione di proteine foraggere destinate al settore dell'allevamento; |
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5. |
invita la Commissione a sostenere la ricerca in materia di riproduzione e fornitura di sementi per le colture proteiche nell'UE, incluso il loro contributo nella lotta contro le malattie, e a presentare proposte di ricerca e sviluppo su come migliorare i servizi di divulgazione e, nell'ambito dello sviluppo rurale, sui servizi di formazione per gli agricoltori sull'uso della rotazione delle colture, delle colture miste e dei mezzi tecnici per la produzione di mangimi in azienda; |
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6. |
invita la Commissione a proporre, tra gli interventi nell'ambito dello sviluppo rurale, misure volte a incoraggiare l'aumento del numero di animali con materiale biologico di elevato valore e alto potenziale produttivo e a diffondere buone pratiche relative all'introduzione di modelli ottimali di alimentazione che garantiscano un utilizzo quanto più efficiente possibile delle colture proteiche usate per alimentare gli animali; |
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7. |
invita la Commissione a proporre un quadro di misure di sviluppo rurale che introducano servizi migliorati e decentralizzati per una produzione di mangimi animali basata su varietà di colture locali e regionali, lo stoccaggio di tali varietà e la selezione e lo sviluppo delle sementi; |
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8. |
invita la Commissione a procedere a una valutazione approfondita degli effetti delle tariffe di importazione e degli accordi commerciali attuali sulle diverse varietà di semi oleaginosi e colture proteiche e a presentare al Parlamento e al Consiglio uno studio giuridico dettagliato sulla portata attuale degli accordi di Blair House relativi alla produzione di colture proteiche in Europa; |
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9. |
invita la Commissione ad assicurare la libera fornitura di soia al mercato UE, trovando una soluzione tecnica per quanto concerne la presenza minima di OGM in colture proteiche per alimenti e mangimi importati nell'UE; ricorda che la scarsità di importazioni di soia impone un ulteriore onere pecuniario ai settori dell'allevamento e dei mangimi dell'UE e compromette la redditività economica della produzione interna di carne; |
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10. |
invita la Commissione, in cooperazione con gli Stati membri, a valutare la possibilità di includere, nell'ambito delle sue proposte legislative per la riforma della PAC e oltre, la promozione della rotazione delle colture con colture proteiche quale misura precauzionale contro le malattie delle colture e mezzo per migliorare le pratiche agricole e rispondere alle nuove sfide, tra cui la sicurezza alimentare, il cambiamento climatico e la gestione delle risorse, etc; |
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11. |
invita la Commissione ad adottare misure adeguate per la creazione di condizioni di mercato per le produzioni locali rispetto a quelle di importazione, rispondendo alle esigenze dell'industria mangimistica anche attraverso la realizzazione di modelli di filiere corte per prodotti OGM free e produzioni certificate; riconosce il maggiore valore ambientale che le produzioni agricole locali e di prossimità assicurano; |
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12. |
invita la Commissione a presentare una proposta legislativa al Parlamento e al Consiglio che autorizzi l'impiego delle proteine animali trasformate derivanti da rifiuti di macellazione per la produzione di mangimi per animali monogastrici (suini e pollame), purché gli ingredienti provengano da carni dichiarate idonee per il consumo umano e il divieto del riciclaggio intraspecie e del cannibalismo forzato sia pienamente applicato e controllato; |
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13. |
invita la Commissione a presentare un programma quadro specifico per la ricerca agricola decentralizzata e per la ricerca sullo sviluppo rurale e a rafforzare la cooperazione europea e internazionale, inclusi i programmi di formazione in azienda per migliorare la coltura di piante proteiche adattate alle esigenze locali, nell'ottica di innovare la filiera nei vari Stati membri; |
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14. |
invita la Commissione a proporre un approccio politico globale e coerente per quanto concerne l'applicazione delle norme agroambientali ai prodotti alimentari commercializzati nel territorio dell'Unione relativamente alle importazioni di colture proteiche geneticamente modificate; |
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15. |
invita la Commissione a istituire un meccanismo di controllo dell'origine delle colture proteiche importate nell'Unione europea in grado di rilevare, in particolare, la sostenibilità delle pratiche agricole utilizzate nel paese d'origine, segnatamente in materia di cambiamento di destinazione d'uso dei suoli, uso sostenibile delle risorse idriche e utilizzo delle tecnologie agricole; sottolinea che a tale scopo sono necessari anche occasionali controlli in loco; |
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16. |
invita la Commissione a valutare la possibilità di includere nelle sue proposte legislative sulla riforma della PAC dei sussidi per gli agricoltori che producono colture proteiche con sistemi di rotazione che contribuisco a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e il deficit di colture proteiche nell'UE e a rafforzare la lotta contro le malattie e la fertilità dei suoli; |
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17. |
invita la Commissione a proporre misure basate su incentivi per promuovere la coltivazione delle terre incolte, che potrebbero contribuire in modo significativo alla riduzione del deficit di colture proteiche nell'UE; |
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18. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione. |
(1) GU L 147 del 18.6.1993, pag. 25.
(2) http://ec.europa.eu/agriculture/eval/reports/protein_crops/index_en.htm)
(3) GU L 162 del 12.6.1982, pag. 28.
(4) GU L 160 del 26.6.1999, pag. 1.
(5) GU L 270 del 21.10.2003, pag. 1.
(6) GU L 30 del 31.1.2009, pag. 16.
(7) GU L 316 del 2.12.2009, pag. 27.
(8) GU L 229 dell'1.9.2009, pag. 1.
(9) GU C 66 del 20.3.2009, pag. 29.
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/65 |
Martedì 8 marzo 2011
Parità tra donne e uomini – 2010
P7_TA(2011)0085
Risoluzione del Parlamento europeo dell'8 marzo 2011 sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea – 2010 (2010/2138(INI))
2012/C 199 E/08
Il Parlamento europeo,
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visti l'articolo 2 e l'articolo 3, paragrafo 3, comma due, del trattato sull'Unione europea (TUE) e l'articolo 157 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), |
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visto l'articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, |
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vista la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), |
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visto il programma di Stoccolma (1), |
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vista la direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica (2), la direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro (3) e la direttiva 2004/113/CE del Consiglio, del 13 dicembre 2004, che attua il principio della parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura (4), |
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viste le relazioni annuali della Commissione sulla parità tra donne e uomini nell’Unione europea 2000, 2001, 2002, 2004, 2005, 2006, 2007 e 2008 (rispettivamente, COM(2001)0179, COM(2002)0258, COM(2003)0098, COM(2004)0115, COM(2005)0044, COM(2006)0071, COM(2007)0049 e COM(2008)0010), |
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vista la relazione della Commissione del 18 dicembre 2009 sulla parità tra donne e uomini – 2010 (COM(2009)0694), |
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vista la direttiva 2006/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego (rifusione) (5), |
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vista la direttiva 2010/41/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 luglio 2010, sull'applicazione del principio della parità di trattamento fra gli uomini e le donne che esercitano un'attività autonoma e che abroga la direttiva 86/613/CEE (6), |
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vista la direttiva 2010/18/UE del Consiglio, dell'8 marzo 2010, che attua l'accordo quadro riveduto in materia di congedo parentale concluso da BUSINESSEUROPE, UEAPME, CEEP e CES e abroga la direttiva 96/34/CE (7), |
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vista la comunicazione della Commissione del 3 ottobre 2008«Un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata: sostenere maggiormente gli sforzi tesi a conciliare la vita professionale, privata e familiare» (COM(2008)0635), |
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vista la direttiva 89/552/CEE «Televisione senza frontiere», |
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vista la relazione della Commissione del 3 ottobre 2008«Realizzazione degli obiettivi di Barcellona riguardanti le strutture di custodia per i bambini in età prescolastica» (COM(2008)0638), |
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vista la comunicazione della Commissione del 21 settembre 2010«Strategia sulla parità tra le donne e gli uomini 2010-2015» (COM(2010)0491), |
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viste la Convenzione ONU del 1979 sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne (CEDAW) e la piattaforma d'azione di Pechino nell'ambito delle Nazioni Unite, |
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visto il patto europeo per le pari opportunità adottato dal Consiglio europeo il 23 e 24 marzo 2006, |
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visto il parere concernente il differenziale salariale di genere, adottato dal comitato consultivo della Commissione europea per la parità di opportunità tra donne e uomini il 22 marzo 2007, |
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vista la Carta dei diritti umani e identità di genere del 2009 del commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, |
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vista la relazione del 2010 dell'Agenzia dei diritti fondamentali sull'omofobia, la transfobia e la discriminazione basata sull'orientamento sessuale e l'identità di genere, |
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vista la sua risoluzione del 6 maggio 2009 sul coinvolgimento attivo delle persone escluse dal mercato del lavoro (8), |
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vista la sua risoluzione del 10 febbraio 2010 sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea – 2009 (9), |
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vista la sua risoluzione del 17 giugno 2010 sugli aspetti di genere della recessione economica e della crisi finanziaria (10), |
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vista la sua risoluzione del 17 giugno 2010 sulla valutazione dei risultati della tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010 e raccomandazioni per il futuro (11), |
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vista la sua risoluzione del 19 ottobre 2010 sulle lavoratrici precarie, |
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vista la sua risoluzione del 13 marzo 2007 su una tabella di marcia per la parità tra donne e uomini (2006-2010) (12), |
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vista la sua risoluzione del 3 settembre 2008 sulla parità tra le donne e gli uomini – 2008 (13), |
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vista la sua risoluzione del 18 novembre 2008 recante raccomandazioni alla Commissione sull'applicazione del principio della parità retributiva tra donne e uomini (14), |
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vista la sua risoluzione del 15 dicembre 2010 sull'impatto della pubblicità sul comportamento del consumatore (15), |
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visto l'articolo 48 del suo regolamento, |
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visti la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere e il parere della commissione per l'occupazione e gli affari sociali (A7-0029/2011), |
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A. |
considerando che la parità tra gli uomini e le donne costituisce uno dei principi fondamentali dell’Unione europea, riconosciuto nel trattato sull'Unione europea e nella Carta dei diritti fondamentali, e che continuano a persistere numerose disparità tra le donne e gli uomini, |
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B. |
considerando che l'Unione europea non è stata risparmiata dalla crisi economica e finanziaria, che si è rivelata parimenti devastante per l'occupazione sia delle donne che degli uomini, in particolare per la situazione economica delle prime, e che, a lungo termine, rischia di colpire soprattutto le donne in termini occupazionali, |
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C. |
considerando che la parità tra uomini e donne ha un impatto positivo sulla produttività e sulla crescita economica e contribuisce ad aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro che comporta, a sua volta, numerosi benefici sociali ed economici, |
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D. |
considerando che sono necessari dei dati statistici disaggregati per genere al fine di comparare l’impatto della crisi sulle donne e sugli uomini; che, a tal fine, l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere potrebbe apportare un prezioso contributo e che sono parimenti necessari dati statistici per determinare quali conseguenze abbia la povertà sulla salute delle donne, soprattutto di quelle più anziane, data l'importanza di tutelare la loro salute, |
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E. |
considerando che il tasso di disoccupazione delle donne è spesso sottostimato, perché non vengono computati il tasso di inattività delle donne (2/3 dei 63 milioni di persone non attive tra i 25 e i 64 anni) e il tasso di disoccupazione a tempo parziale, entrambi elevati, |
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F. |
considerando che il tasso di occupazione è più basso nelle zone rurali e che un numero elevato di donne non partecipa al mercato del lavoro ufficiale, e quindi esse non sono registrate come disoccupate, né figurano nelle statistiche sulla disoccupazione, causando difficoltà finanziarie e giuridiche specifiche concernenti il diritto alla maternità e il congedo per malattia, l'acquisizione dei diritti pensionistici e l'accesso alla sicurezza sociale, come anche problemi in caso di divorzio; che le zone rurali sono gravemente interessate dalla mancanza di opportunità di lavoro di qualità, |
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G. |
considerando che le donne sono svantaggiate sul mercato del lavoro a motivo della maggiore probabilità di essere assunte con i contratti a tempo parziale, contratti a durata determinata non volontari e, in particolar modo, con livelli di remunerazione inferiori a quelli degli uomini; considerando che tale divario si riflette a livello pensionistico, determinando un rischio di povertà più elevato per le donne che per gli uomini, |
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H. |
considerando che ancor oggi il divario salariale fra donne e uomini è in media del 18 % nell'Unione europea, supera il 25 % in taluni paesi e addirittura il 30 % in uno Stato membro, e che, malgrado gli sforzi profusi e i progressi compiuti, si riduce molto lentamente, |
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I. |
considerando che la maternità non dovrebbe costituire un freno alla carriera delle donne e che le statistiche dimostrano chiaramente che le donne con figli dedicano meno ore al lavoro rispetto a quelle che non ne hanno, contrariamente ai padri di famiglia, che lavorano più degli uomini senza figli, |
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J. |
considerando che al Consiglio europeo di Barcellona del marzo 2002 gli Stati membri sono stati invitati a istituire entro il 2010 strutture di accoglienza per almeno il 90 % dei bambini di età compresa tra i tre anni e l'età scolare obbligatoria e per almeno il 33 % dei bambini di età inferiore ai tre anni, ma che il numero di tali strutture finanziate con denaro pubblico resta insufficiente in diversi paesi e che ciò ha un impatto particolarmente negativo sulle famiglie svantaggiate, |
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K. |
considerando che il tasso d'occupazione delle donne è correlato alle loro responsabilità familiari; considerando che oltre 20 milioni di europei (di cui due terzi sono donne) si fanno carico di persone dipendenti adulte, impegno che impedisce loro di esercitare un’attività professionale a tempo pieno; considerando che tale fenomeno rischia di aggravarsi con l’invecchiamento della popolazione, |
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L. |
considerando che l'accesso ai servizi di cura dell'infanzia e di assistenza agli anziani e ad altre persone dipendenti è essenziale per assicurare una partecipazione paritetica degli uomini e delle donne al mercato del lavoro, all'istruzione e alla formazione, |
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M. |
considerando che le responsabilità dei lavori domestici gravano molto di più sulle donne che sugli uomini e questo non si riflette in alcun parametro né salariale né di riconoscimento del valore di tale lavoro, e che le cure della casa, dei bambini, dei malati e degli anziani costituiscono un lavoro pesante e non retribuito, |
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N. |
considerando che è necessario eliminare gli stereotipi di genere nelle scuole, che spesso portano a orientare i bambini verso materie scolastiche e universitarie tradizionalmente riconosciute come femminili o maschili; che è importante assicurare la diversificazione delle prospettive scolastiche e di carriera, |
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O. |
considerando che è ancora molto basso il numero di donne e ragazze che si orienta verso le filiere scientifiche, in particolare la matematica e l'informatica, con una conseguente forte segregazione settoriale di genere, |
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P. |
considerando che la crisi può aggravare ulteriormente la segregazione settoriale e professionale tra le donne e gli uomini, segregazione che non solo non è diminuita, ma che in alcuni paesi sta diventando più marcata, |
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Q. |
considerando che la strategia Europa 2020 pone l'accento sulla trasformazione ecologica, sui settori delle energie rinnovabili, sulla scienza e l'occupazione verde ad alta tecnologia per una nuova economia sostenibile; che l'inclusione attiva e la reintegrazione delle donne nel mercato del lavoro sono cruciali per il raggiungimento dell'obiettivo del 75 % di occupazione per uomini e donne, |
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R. |
considerando che le donne in possesso di diploma universitario sono generalmente in numero superiore agli uomini (58,9 % delle lauree ottenute), ma che i loro salari sono in media il 18 % più bassi rispetto a quelli degli uomini e che sono meno rappresentate nelle posizioni di responsabilità delle imprese, dell'amministrazione pubblica e degli organi politici, |
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S. |
considerando che la Rete europea delle donne che occupano posizioni di responsabilità in campo politico ed economico, creata nel giugno 2008, può contribuire a migliorare l’equilibrio tra uomini e donne nelle posizioni di responsabilità, |
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T. |
considerando che il successo della parità uomini-donne nelle nostre società passa attraverso una migliore rappresentatività politica delle donne a livello sia europeo che nazionale, regionale e locale; considerando che in taluni Stati membri la percentuale delle donne presenti nei parlamenti nazionali non supera il 15 %, |
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U. |
considerando che le azioni positive a favore delle donne si sono rivelate essenziali per la loro piena integrazione nel mercato del lavoro e nella società in generale, |
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V. |
considerando che le donne sono maggiormente minacciate dalla povertà rispetto agli uomini a motivo dei percorsi professionali discontinui e dei livelli di remunerazione e di pensioni meno elevati; considerando che nel contesto dell’Anno europeo per la lotta contro la povertà e l'esclusione sociale, non si sono analizzate a sufficienza le cause profonde della povertà femminile, |
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W. |
considerando che il 2011 sarà l'anno dedicato al volontariato e sottolineando il ruolo positivo che potrebbe avere la promozione del principio della parità tra gli uomini e le donne nei programmi di volontariato, |
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X. |
considerando che le donne appartenenti alle minoranze, e in particolare le donne rom, affrontano costantemente discriminazioni molteplici e intersettoriali e sono svantaggiate non solo in confronto alla maggior parte delle donne, ma anche in confronto alle minoranze etniche maschili e che il rischio di esclusione sociale è per loro particolarmente elevato, |
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Y. |
considerando che la violenza nei confronti delle donne rappresenta una violazione dei loro diritti fondamentali, non conosce limiti geografici, economici, culturali o sociali, e costituisce un ostacolo di prim'ordine alla parità; considerando che si stima che il 20-25 % delle donne in Europa soffra di violenze fisiche nel corso della vita; considerando che le violenze psicologiche possono essere tanto devastanti come le violenze fisiche, |
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Z. |
considerando che il Parlamento europeo si è pronunciato a più riprese a favore della proclamazione di un Anno europeo della lotta alla violenza contro le donne, |
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AA. |
considerando che le donne affrontano forme molteplici di discriminazione e sono maggiormente esposte a fenomeni di esclusione sociale, povertà e gravi violazioni dei diritti umani, quali la tratta di essere umani, specialmente se non appartengono al tessuto sociale tradizionale, |
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1. |
ricorda che i settori colpiti dalla crisi erano inizialmente settori a maggioranza maschile, come i settori della costruzione e dell’industria, ma che la crisi si è poi estesa ad altri settori in cui la presenza delle donne è più significativa, aumentando in tal modo il tasso di disoccupazione femminile; sottolinea come i salari siano maggiormente diminuiti nei settori dei servizi a maggioranza femminile e nei settori finanziati dal bilancio pubblico, dove l'occupazione è prevalentemente femminile, e questo comporterà in futuro pensioni più basse per le donne, e di conseguenza un maggior livello di povertà per le donne anziane; |
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2. |
rileva che, nei paesi in cui è stata realizzata la parità di trattamento tra uomini e donne sul mercato del lavoro, ci sono state ripercussioni positive sullo sviluppo socio-economico e che, pertanto, la politica della parità non si può essere abbandonata in tempi di crisi; rileva altresì che, nonostante la chiara volontà degli Stati membri e della Commissione, non si è ancora riusciti a creare condizioni che siano coerentemente le stesse; rileva infine che la crisi ha accentuato quella che è stata una tendenza costante degli ultimi dieci anni, ossia una riduzione del numero delle donne colpite da povertà, perdita del posto di lavoro e relazioni lavorative precarie molto inferiore rispetto agli uomini e che quindi diventa sempre più netta la «femminilizzazione» della povertà nell'UE; |
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3. |
sottolinea che la strategia di Lisbona punta a integrare nel mercato del lavoro il 60 % delle donne in grado di lavorare, mentre le misure di tipo demografico devono concentrarsi su un incremento del tasso di natalità al fine di far fronte alle sfide future; |
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4. |
sottolinea che la presenza delle donne sul mercato del lavoro costituisce un elemento positivo in termini di crescita economica; segnala che, secondo i dati OSCE, la componente femminile ha contribuito a un quarto della crescita annuale dal 1995 al 2008; |
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5. |
sottolinea che, in caso di perdita del lavoro, il rischio di non essere riassunto è più elevato per le donne; |
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6. |
invita a fissare obiettivi miranti ad inserire le donne in attività, in settori o a livelli dai quali esse sono state precedentemente escluse e nei quali sono ancora sottorappresentate, tramite misure preposte ad informare i datori di lavoro e a motivarli ad assumere e promuovere le donne, specialmente nei settori e nelle categorie menzionate; |
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7. |
osserva che è necessario prestare maggiore attenzione all'adeguatezza delle pensioni per le donne, perché le lavoratrici interrompono la carriera più spesso di quanto facciano gli uomini, per potersi prendere cura dei bambini, dei membri malati o anziani della famiglia, e a causa del proprio dovere verso la famiglia tendono ad accettare più sovente degli uomini impieghi a orario ridotto o con minori garanzie; |
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8. |
chiede che l’impatto della crisi sulle donne sia quantificato attraverso l’elaborazione di statistiche precise, i cui indicatori, disaggregati per genere, siano regolarmente aggiornati e rivalutati; aggiunge che tali statistiche dovrebbero consentire di fornire una risposta più mirata ai problemi congiunturali e strutturali al fine di facilitare l'uscita dalla crisi e di promuovere la diffusione delle buone prassi; |
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9. |
deplora che i piani di ripresa economica si concentrino principalmente sui settori lavorativi a maggioranza maschile; sottolinea che il fatto di privilegiare il sostegno al futuro occupazionale degli uomini piuttosto che delle donne contribuisce a incrementare la disparità tra i sessi invece di ridurla, e insiste sulla necessità di integrare le politiche di parità tra uomini e donne nei piani di ripresa europei, nazionali e internazionali di lotta alla crisi; |
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10. |
rileva che i tassi occupazionali degli uomini e delle donne sono più bassi nelle zone rurali e che questa situazione sfavorisce coloro che vivono in tali zone, in termini di mancanza di opportunità occupazionali di qualità; inoltre molte donne non sono formalmente attive nel mercato del lavoro e pertanto non sono registrate come disoccupate, dovendo affrontare quindi problemi finanziari e giuridici in termini di diritto al congedo di maternità, assenze dovute a malattia e maturazione di diritti pensionistici; |
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11. |
sottolinea che l'attuale crisi economica ha comportato effetti negativi sui lavoratori; osserva che, sebbene il livello d'istruzione femminile sia aumentato considerevolmente negli ultimi anni e il numero delle laureate sia oggi superiore a quello dei laureati, molte donne sono ancora costrette a ricoprire ruoli secondari e peggio retribuiti; |
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12. |
sottolinea che le donne sono troppo rappresentate nelle situazioni di lavoro precario, di lavoro con orario a tempo parziale non volontario e negli strati più esposti alla povertà e invita pertanto gli Stati membri a provvedere a che le misure per realizzare l'obiettivo della strategia Europa-2020 in materia di povertà e di inclusione sociale siano mirate alle donne in modo proporzionale alla percentuale di persone in condizioni di povertà rappresentata dalle donne; |
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13. |
ricorda che le disparità tra le donne e gli uomini continuano ad esistere nonostante la partecipazione crescente delle donne al mercato del lavoro; sottolinea che la crisi economica e finanziaria deve essere vista come un'occasione per formulare proposte nuove e innovative in materia di tasso d’occupazione, di livelli di remunerazione, di tempi di lavoro e di occupazione di posizioni di responsabilità; |
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14. |
insiste sull'effetto positivo della parità di genere sulla crescita economica; osserva che, secondo vari studi, se i tassi di occupazione, occupazione a tempo parziale e produttività delle donne fossero analoghi a quelli degli uomini, il PIL aumenterebbe del 30 %, |
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15. |
ricorda che al momento di elaborare le politiche dell’occupazione è necessario tener conto dello sviluppo di nuovi settori potenzialmente capaci di creare occupazione, quali l’ecologia, l’ambiente e le nuove tecnologie; sottolinea, a tale riguardo, che le donne sono destinate a svolgere un ruolo significativo in questi settori; invita gli Stati membri a incoraggiare le giovani a non trascurare questo tipo di filiere; esorta la Commissione ad assicurare una comunicazione continua su tali nuove prospettive; |
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16. |
invita gli Stati membri a provvedere, con il sostegno della Commissione e con l'intensificazione delle azioni in atto, affinché, vista la conversione a un'economia sostenibile incentrata sulla PMI, sempre più donne si avvalgano dell'offerta di formazione professionale nel contesto dell'apprendimento permanente e a che quindi sia favorita l'idoneità occupazionale delle donne; |
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17. |
invita a promuovere l'accesso delle donne a maggiori opportunità nell'istruzione, nella formazione professionale e in impieghi in settori non tradizionali e ad alto livello di responsabilità; |
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18. |
invita la Commissione a favorire il dialogo con le parti sociali su problematiche come la trasparenza retributiva, le condizioni per i contratti di lavoro a orario parziale o a tempo determinato per le donne, nonché la promozione della partecipazione femminile ai settori «verdi» e a quelli innovativi; |
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19. |
ricorda che le imprese dell’economia sociale (fondazioni, mutue, cooperative) possono svolgere un ruolo centrale nella ripresa economica e che i loro dipendenti sono soprattutto donne; invita gli Stati membri a prendere seriamente in considerazione questo tipo di attività al momento dell’elaborazione delle politiche di ripresa economica; |
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20. |
sottolinea l'importanza di sviluppare l'istituto giuridico della proprietà condivisa al fine di assicurare che i diritti delle donne nel settore agricolo siano pienamente riconosciuti, che esse dispongano di un'adeguata protezione previdenziale e che il loro lavoro sia riconosciuto, nonché la necessità di modificare il regolamento relativo al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), in modo analogo a quello per il Fondo sociale europeo (FSE), onde consentire la realizzazione di misure positive a favore delle donne nel prossimo periodo di programmazione 2014-2020, possibili nei precedenti periodi ma non in quello attuale, le quali avranno un impatto decisamente positivo sull'occupazione femminile nel mondo rurale; |
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21. |
insiste sul fatto che la lotta contro le disparità salariali è una priorità; si rammarica a tale riguardo che la Commissione non abbia rilanciato sufficientemente la discussione in merito a livello europeo, segnatamente attraverso una revisione della legislazione esistente relativa all'applicazione del principio della parità di remunerazione tra le donne e gli uomini, come il Parlamento europeo ha chiesto nella sua risoluzione del 18 novembre 2009; |
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22. |
invita gli Stati membri ad adoperarsi ulteriormente al fine di prevenire la segregazione dei mercati del lavoro in base al sesso e di ovviare al fenomeno per cui molte donne sono impiegate nelle professioni meno remunerate, interessando i ragazzi e le ragazze già durante la scuola a tutto lo spettro delle attività professionali ed ampliando le opportunità di formazione per le donne, onde metterle in grado di adattarsi ai cambiamenti nel mercato del lavoro nel corso della loro attività professionale; esprime profonda preoccupazione per l'attuale situazione di ingiustizia per cui una donna nell'UE, più di mezzo secolo dopo l'enunciazione nei trattati della Comunità del principio della parità di retribuzione per lo stesso lavoro, in media dovrebbe lavorare 418 giorni di calendario per riuscire a guadagnare come un uomo in un anno; |
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23. |
insiste sulla necessità di misure urgenti per combattere le discriminazioni retributive, tramite misure quali la revisione della direttiva vigente oppure l'elaborazione di piani settoriali articolati, con obiettivi precisi, per esempio ridurre il divario retributivo allo 0,5 % entro il 2020, puntando a porre fine alle discriminazioni dirette e indirette, oppure incentivando la contrattazione collettiva, la formazione di consulenti per la parità, la soluzione del problema della disparità tra uomini e donne in materia di lavoro non retribuito e l'elaborazione di piani di parità nelle imprese e negli altri posti di lavoro; ritiene che la trasparenza nella composizione delle retribuzioni debba diventare una prassi abituale, onde rafforzare la posizione negoziale delle lavoratrici; |
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24. |
invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare misure per risolvere il paradosso attuale secondo il quale le donne, sebbene abbiano un livello d'istruzione superiore, sono tuttora retribuite in modo meno vantaggioso degli uomini; insiste sul fatto che, per una migliore crescita economica e un reale sviluppo sostenibile, il potenziale di carriera delle donne dovrebbe essere sfruttato appieno; |
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25. |
rileva che, per le donne, disporre di un reddito proprio e di un'occupazione retribuita e di qualità rimane un fattore chiave per la loro autonomia economica e una maggiore parità tra donne e uomini nella società nel suo complesso; |
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26. |
invita gli Stati membri ad applicare il principio di parità tra donne e uomini ai sistemi pensionistici nazionali sia dal punto di vista dell'età che della remunerazione; |
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27. |
invita gli Stati membri dell'UE ad attuare le legislazioni sulla parità di retribuzione per lo stesso lavoro; invita la Commissione ad applicare sanzioni agli Stati membri inadempienti; |
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28. |
sottolinea che la parità di genere non è solo una questione di diversità e di giustizia sociale in quanto essa costituisce anche uno dei presupposti per il raggiungimento degli obiettivi di crescita sostenibile, occupazione, competitività e coesione sociale stabiliti dalla strategia UE-2020; invita quindi la Commissione a rafforzare la dimensione di genere in tutte le parti della strategia UE-2020, tenendo conto in particolare delle specificità di genere, e a sviluppare azioni e obiettivi specifici per la parità di genere in tutte le misure volte a migliorare la strategia europea per l'occupazione; |
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29. |
invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a favorire proposte vincolanti piuttosto che strategie non vincolanti e documenti programmatici nel campo della parità di genere; |
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30. |
ritiene necessario che la Commissione e gli Stati membri sviluppino strumenti di formazione ed attuazione affinché tutte le parti interessate possano tenere debitamente conto, nei rispettivi ambiti di competenza, della prospettiva basata sulle pari opportunità tra uomini e donne, compresa la valutazione dell'impatto specifico delle politiche sulle donne e sugli uomini; |
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31. |
sottolinea l'importanza della definizione di indicatori quantitativi e qualitativi e di statistiche basate sul genere, che siano affidabili, comparabili e disponibili quando necessario, da utilizzare nel monitoraggio dell'integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche; |
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32. |
ritiene che una delle priorità dovrebbe consistere nella lotta per l'eradicazione della povertà, rivedendo le politiche macroeconomiche, monetarie, sociali e del lavoro che sono alla sua origine, con l'obiettivo di garantire la giustizia economica e sociale per le donne; reputa che sia necessario riconsiderare i metodi utilizzati per determinare il tasso di povertà e sviluppare strategie volte a promuovere una suddivisione equa del reddito, a garantire redditi minimi e retribuzioni e pensioni dignitose, a creare maggiore occupazione femminile di qualità con diritti, ad assicurare l'accesso a servizi pubblici di qualità per tutte le donne e le giovani, a migliorare la protezione sociale e i rispettivi servizi di prossimità, segnatamente asili nido, giardini d'infanzia, scuole materne, centri diurni, centri comunitari per il tempo libero, e la prestazione di servizi di sostegno alle famiglie; |
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33. |
accoglie con favore il lancio, da parte della Commissione, di una campagna a livello dell'Unione per aiutare ad affrontare il divario retributivo tra uomini e donne; osserva, comunque, che il divario retributivo tra le donne e gli uomini permane, e pertanto invita ad avviare una riflessione su scala europea per combattere gli stereotipi legati ai ruoli rispettivi degli uomini e delle donne; sottolinea, a questo riguardo, l'importanza di realizzare campagne di sensibilizzazione nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nei media per combattere gli stereotipi sessisti che persistono e in particolare le immagini degradanti; sottolinea che nelle campagne è necessario attirare l'attenzione sul ruolo degli uomini nella divisione paritaria delle responsabilità familiari e nel giusto equilibrio tra vita lavorativa e vita privata; |
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34. |
è del parere che le tendenze demografiche rendano necessaria la realizzazione del potenziale delle donne e la promozione della loro occupazione, per conseguire l'obiettivo di un tasso occupazionale del 75 % per le donne e gli uomini tra i 20 e i 64 anni, come stabilito dalla strategia Europa 2020; ritiene nel contempo che le persone debbano decidere liberamente se avere dei figli e che un'equa conciliazione tra vita professionale e familiare sia una condizione essenziale per favorire una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro; |
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35. |
chiede che siano formulate proposte concrete per conciliare lavoro e vita privata, in particolare nel settore dell’assistenza alle persone dipendenti e della custodia dei bambini; |
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36. |
sottolinea che la Commissione e gli Stati membri devono valorizzare, sostenere e rafforzare il ruolo delle donne nell'economia sociale, visto l'elevato tasso di occupazione femminile nel settore in questione e la rilevanza dei servizi che esso presta ai fini della promozione della conciliazione tra vita professionale e privata; |
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37. |
chiede alla Commissione di vigilare affinché gli Stati membri recepiscano correttamente le diverse normative europee sulla conciliazione tra lavoro e vita privata adattando le condizioni di lavoro tra uomini e donne; |
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38. |
rileva che l'occupazione a orario parziale può comportare svantaggi personali, per esempio ostacoli nella carriera e povertà nella terza età, oppure, in caso di malattia o disoccupazione, può rendere necessari sussidi statali integrativi di sussistenza a causa del reddito ridotto; |
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39. |
sottolinea l'importanza delle campagne di comunicazione volte a neutralizzare, dal punto di vista del genere, le professioni o le attività tradizionalmente maschili o femminili; nella stessa logica, invita gli Stati membri a riflettere sul ruolo della lingua nella persistenza degli stereotipi, soprattutto attraverso la femminilizzazione o la mascolinizzazione di alcuni nomi di professioni; |
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40. |
invita gli enti pubblici e privati a introdurre nei loro regolamenti interni piani per la parità, integrandoli con obiettivi precisi a breve, medio e lungo termine, nonché a procedere su base annuale a valutazioni della realizzazione effettiva degli obiettivi previsti; |
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41. |
chiede che siano formulate proposte concrete per conciliare lavoro e vita privata e familiare favorendo una maggiore condivisione delle responsabilità sociali, familiari e occupazionali tra uomini e donne, in particolare nel settore dell'assistenza alle persone dipendenti e della custodia dei bambini; |
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42. |
invita gli Stati membri a sostenere l'occupazione dei gruppi svantaggiati come «le donne durante la gestazione e le madri con oneri domestici non condivisi», favorendo per loro un'occupazione dignitosa, stabile e compatibile con una adeguata conciliazione tra vita familiare e vita professionale; |
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43. |
ritiene che, per meglio conciliare lavoro e assistenza, sia necessario migliorare il congedo per la nascita dei figli; invita pertanto il Consiglio ad adottare rapidamente una posizione comune sulla posizione del Parlamento del 20 ottobre 2010 (16) sulla revisione della direttiva 92/85/CEE del Consiglio; |
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44. |
esorta gli Stati membri a incoraggiare la realizzazione o il rafforzamento delle strutture di accoglienza per i bambini, quali gli asili nido o i centri di custodia, le persone anziane e altre categorie di persone dipendenti, affinché forniscano servizi di qualità e a un costo accessibile in orari compatibili con il lavoro a tempo pieno per il maggior numero possibile di persone; ritiene che tali strutture costituiscano un sostegno enorme per i genitori e potrebbero favorire il loro accesso nel mondo del lavoro; |
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45. |
sottolinea che la famiglia è la base della nostra società ed è collegata strettamente con la trasmissione di valori e la convivenza solidale; sottolinea che l'introduzione di orari di lavoro flessibili e di opportunità di telelavoro, nonché il potenziamento dell'assistenza all'infanzia e la professionalizzazione dell'assistenza domestica agli anziani costituiscono un importante passo in avanti per conciliare la vita lavorativa e quella familiare e per un'equa partecipazione delle donne e degli uomini al mercato del lavoro, all'istruzione e alla formazione; deplora il fatto che la mancanza di regimi di congedo adeguati e di formule di lavoro flessibili per entrambi i genitori spesso impediscono alle donne di partecipare attivamente al mercato del lavoro o di lavorare a tempo pieno; ritiene che occorra altresì una modifica della cultura imprenditoriale per quanto riguarda l'assunzione e l'occupazione delle donne; invita pertanto il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a evitare tagli nell'ambito della prestazione di servizi sociali e di assistenza all'infanzia, agli anziani e ai soggetti vulnerabili in seguito alla crisi economica e finanziaria; |
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46. |
rammenta alla Commissione e agli Stati membri la necessità di adottare misure positive a favore delle donne e degli uomini, segnatamente per facilitarne il rientro sul posto di lavoro dopo un periodo dedicato alla famiglia (educazione dei figli e/o assistenza a un familiare malato o invalido), favorendo politiche di (re)inserimento nel mercato del lavoro, onde permettere loro di riacquistare autonomia finanziaria; |
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47. |
insiste sul ruolo centrale dell'istruzione per inculcare nei bambini, fin dalla più giovane età, l'importanza della parità tra uomini e donne, per accettare le differenti culture e per comprendere le conseguenze della discriminazione e del pregiudizio; esorta gli Stati membri ad attuare programmi di educazione, ma anche di informazione e di sensibilizzazione per tutto il periodo scolare al fine di promuovere i valori della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare il suo articolo 23; |
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48. |
sottolinea la necessità di lasciare ai giovani la libertà delle proprie scelte professionali; ricorda, al riguardo, che è importante che gli insegnanti non dirigano automaticamente i propri allievi verso filiere professionali in funzione degli stereotipi sessisti e che siano ampiamente valorizzate le molteplici opportunità di lavoro; |
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49. |
esorta gli Stati membri a garantire, tramite programmi di sensibilizzazione nell'ambito dell'istruzione, che le ragazze non vengano orientate automaticamente verso filiere e carriere tradizionalmente femminili; |
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50. |
sottolinea la necessità di aumentare gli sforzi a livello europeo per aumentare la rappresentanza femminile nelle sfere politiche; incoraggia, a tale riguardo, una maggiore partecipazione delle donne in tutte le istituzioni europee, in particolare nelle posizioni di responsabilità; sottolinea la necessità di sforzi supplementari a livello nazionale, regionale e comunale; chiede di fissare obiettivi vincolanti per assicurare la rappresentanza paritaria di uomini e di donne; osserva a tale proposito l'effetto positivo dell'utilizzo di quote per la rappresentanza delle donne; sottolinea, pertanto, l'utilizzo delle quote elettorali ha un effetto positivo sulla rappresentanza delle donne; |
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51. |
ricorda che solamente nel 3 % delle grandi imprese figura una donna come responsabile del loro organo di decisione suprema; cita a questo proposito l'esempio della Norvegia, che applica con successo dal 2003 una politica delle quote volta a stabilire una parità nei consigli di amministrazione delle imprese, esempio seguito attualmente dalla Spagna e dalla Francia; invita gli Stati membri a adottare delle misure efficaci, ad esempio le quote, che garantiscano una migliore rappresentatività delle donne nelle grandi società quotate in borsa e nei consigli di amministrazione delle imprese in generale, con particolare riferimento a quelle a partecipazione pubblica; |
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52. |
sottolinea che per lottare contro le disparità di genere in ambito occupazionale negli Stati membri vanno istituiti programmi di equiparazione a livello aziendale e settoriale, basati su normative, con l'intervento attivo e il controllo delle parti sociali; |
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53. |
insiste sulla necessità che gli Stati membri adottino misure, in particolare per via legislativa, che stabiliscano obiettivi vincolanti per garantire la presenza paritaria di donne e uomini nei posti di responsabilità delle imprese, dell'amministrazione pubblica e degli organi politici; |
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54. |
invita gli Stati membri a individuare le imprese che promuovono la parità di genere e la conciliazione tra lavoro e la vita privata e familiare, e a diffondere ampiamente le migliori prassi, in particolare attraverso le camere di commercio e dell'industria; |
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55. |
plaude alla discussione generale in atto sull'incremento della quota di donne nelle posizioni dirigenziali nell'economia e suggerisce che in materia le imprese potrebbero introdurre una quota volontaria basata sulla proporzione tra i generi all'interno del personale; |
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56. |
chiede che siano avviate azioni a livello nazionale ed europeo volte a stimolare lo spirito imprenditoriale delle donne, istituendo strutture di formazione e di consulenza professionale e giuridica, nonché facilitando l'accesso al finanziamento pubblico e privato; |
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57. |
incoraggia lo scambio regolare di informazioni e di esperienze tra gli attori che promuovono la parità tra uomini e donne al fine di garantire l’attuazione delle buone prassi in tutta la società, a livello europeo, nazionale, regionale e locale, e nei settori privati e pubblici; |
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58. |
invita gli Stati membri e la Commissione a prestare particolare attenzione alle categorie di donne vulnerabili: le donne disabili, anziane, immigrate, lesbiche, bisessuali e transessuali, appartenenti a minoranze, con un basso livello di formazione o senza alcuna formazione nonché le donne con persone dipendenti a carico, trattandosi, in tutti questi casi, di categorie specifiche che richiedono l'attuazione di misure adeguate alle loro condizioni; invita la Commissione a garantire una continuità in maniera tale che l'Anno europeo 2011, dedicato alle attività di volontariato, incoraggi altresì la promozione della parità tra gli uomini e le donne; |
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59. |
invita la Commissione a sostenere gli Stati membri affinché aumentino le prospettive professionali delle donne svantaggiate, come le immigrate, le donne appartenenti a minoranze etniche, le donne con disabilità e le madri nubili e, conseguentemente, incrementino la possibilità per loro di essere economicamente indipendenti, migliorando l’accesso all’istruzione e alla formazione professionale; segnala la discriminazione multipla a danno delle donne immigrate, la quali subiscono, oltre allo svantaggio di genere, anche la discriminazione legata all'appartenenza etnica, alla razza e spesso anche all'età; |
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60. |
chiede agli organi nazionali, regionali e locali competenti in materia di parità di introdurre approcci integrati per migliorare la risposta ai casi di discriminazione multipla e riservare loro un trattamento più efficace; insiste inoltre affinché gli organismi menzionati introducano corsi di formazione destinati ai giudici, ai giuristi e al personale in generale, ai fini dell'individuazione, della prevenzione e della lotta contro la discriminazione multipla; |
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61. |
ricorda che le donne disabili sono spesso discriminate nei settori della vita sociale, culturale, politica e professionale; invita la Commissione e gli Stati membri a presentare delle proposte concrete per migliorare la loro situazione; |
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62. |
esorta la Commissione e gli Stati membri a prestare particolare attenzione alle donne rom in fase di applicazione della strategia europea per l’integrazione dei rom; |
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63. |
osserva che le persone transessuali costituiscono tuttora un gruppo fortemente marginalizzato e vittimizzato che subisce un elevato livello di stigmatizzazione, violenze ed esclusione sociale, come indicato dall'Agenzia per i diritti fondamentali; incoraggia fermamente la Commissione e gli Stati membri a seguire le raccomandazioni dell'Agenzia per rafforzare e rendere più evidente la protezione nei confronti delle discriminazioni basate sulla identità di genere; |
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64. |
ritiene che donne e uomini debbano avere accesso a informazioni adeguate sulla salute riproduttiva e a un sostegno in tale ambito e sottolinea che le donne debbano avere lo stesso diritto e le stesse possibilità degli uomini di accedere ai servizi in questo settore; insiste sul fatto che le donne debbano avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all'aborto; invita gli Stati membri e la Commissione a porre in atto misure e azioni per sensibilizzare gli uomini sulle loro responsabilità in materia sessuale e riproduttiva; |
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65. |
ricorda che la violenza perpetrata nei confronti delle donne costituisce un grave ostacolo alla realizzazione della parità tra donne e uomini; invita la Commissione ad avviare l'elaborazione di una proposta di direttiva globale sulla prevenzione e la lotta contro tutte le forme di violenza nei confronti delle donne, siano esse fisiche, sessuali o psicologiche, compresa la tratta delle donne; |
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66. |
si compiace per gli sforzi intrapresi a livello di Unione e nazionale per lottare contro la violenza nei confronti delle donne, ma sottolinea che tale fenomeno resta un grave problema irrisolto e sollecita gli Stati membri ad attuare misure che assicurino l'accesso a servizi di supporto volti a prevenire gli atti di violenza basati sul genere e a proteggere le donne da tali violenze, indipendentemente dal loro status giuridico, razza, età, orientamento sessuale, origine etnica e religione; accoglie positivamente il rilancio della discussione su questo tipo di violenze, segnatamente attraverso la creazione dell'Ordine di protezione europeo e la direttiva contro la tratta di essere umani; invita la presidenza attuale dell’Unione e quelle future a continuare su questa strada; sottolinea la necessità che il Consiglio e la Commissione adottino l'accordo raggiunto in seno al Parlamento europeo sull'Ordine di protezione europeo, affinché la direttiva entri in vigore quanto prima possibile; |
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67. |
chiede nuovamente alla Commissione di istituire, nei prossimi quattro anni, un Anno europeo contro la violenza nei confronti delle donne; ricorda a questo proposito che una tale misura permetterà di sensibilizzare i cittadini europei e di mobilitare i governi nella lotta contro la violenza nei confronti delle donne; |
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68. |
segnala la necessità di realizzare un ampio sondaggio in tutti gli Stati membri dell'UE sulla base di una metodologia comune per accertare la dimensione effettiva del problema; sottolinea l'importante lavoro che sarà realizzato in questo campo dall'Osservatorio europeo sulla violenza di genere, il quale fornirà dati statistici di elevata qualità a sostegno delle misure politiche di lotta contro questo flagello sociale; |
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69. |
invita gli Stati membri a garantire una migliore formazione del personale del settore sanitario, dei servizi sociali, delle forze di polizia e dell'apparato giudiziario e una maggiore cooperazione tra di essi nonché a istituire strutture adeguate per tutti i casi di violenza perpetrati nei confronti delle donne, comprese le violenze gravi e rare, fisiche e psicologiche, come ad esempio gli attacchi con l'acido; |
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70. |
sottolinea quanto sia importante che gli Stati membri e le autorità regionali e locali adottino misure destinate a favorire il reinserimento nel mercato del lavoro delle donne vittime della violenza di genere, attraverso strumenti quali l'FSE o il programma PROGRESS; |
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71. |
segnala la necessità di perfezionare i canali con cui le organizzazioni femminili e la società civile in generale collaborano e partecipano ai processi di integrazione della prospettiva di genere; |
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72. |
insiste sulla necessità di integrare la prospettiva di genere e la lotta contro la violenza di genere nella politica esterna e di cooperazione allo sviluppo dell'Unione europea; |
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73. |
invita la Commissione a incoraggiare gli Stati membri a promuovere una rappresentazione dell'immagine femminile nei media, in generale, e nella pubblicità e nei messaggi promozionali, in particolare, che sia rispettosa della dignità, della pluralità dei ruoli e delle identità femminili; |
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74. |
invita la Commissione e l'autorità competente in materia di bilancio a seguire i criteri di bilancio relativi al genere nell'elaborazione dei bilanci e del nuovo quadro finanziario pluriennale dell'UE; invita gli Stati membri ad attenersi a detti criteri nella definizione dei rispettivi bilanci pubblici nazionali; |
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75. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi degli Stati membri. |
(1) Documento del Consiglio dell'Unione europea n. 5731/10 del 3 marzo 2010.
(2) GU L 180 del 19.7.2000, pag. 22.
(3) GU L 303 del 2.12.2000, pag. 16.
(4) GU L 373 del 21.12.2004, pag. 37.
(5) GU L 204 del 26.7.2006, pag. 23.
(6) GU L 180 del 15.7.2010, pag. 1.
(7) GU L 68 del 18.3.2010, pag. 13.
(8) GU C 212 E del 5.8.2010, pag. 23.
(9) GU C 341 E del 16.12.2010, pag. 35.
(10) Testi approvati, P7_TA(2010)0231.
(11) Testi approvati, P7_TA(2010)0232.
(12) GU C 301 E del 13.12.2007, pag. 56.
(13) GU C 295 E del 4.12.2009, pag. 35.
(14) GU C 16 E del 22.1.2010, pag. 21.
(15) Testi approvati, P7_TA(2010)0484.
(16) Testi approvati, P7_TA(2010)0373.
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/77 |
Martedì 8 marzo 2011
Povertà femminile
P7_TA(2011)0086
Risoluzione del Parlamento europeo dell'8 marzo 2011 sugli aspetti della povertà femminile nell'Unione europea (2010/2162(INI))
2012/C 199 E/09
Il Parlamento europeo,
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visti l'articolo 2, e l'articolo 3, paragrafo 3, del trattato sull'Unione europea, |
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visti gli articoli 8, 151, 153 e 157 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, |
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vista la Carta dei diritti fondamentali dell'UE, segnatamente le disposizioni relative ai diritti sociali e alla parità tra uomini e donne, |
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vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, |
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visto il Patto internazionale delle Nazioni Unite del 1966 sui diritti economici, sociali e culturali, |
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vista la Convenzione delle Nazioni Unite del 1979 sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW), |
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viste la Dichiarazione e la Piattaforma d'azione di Pechino, adottate dalla Conferenza mondiale sulle donne il 15 settembre 1995, |
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visti gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio definiti dalle Nazioni Unite nel 2000, in particolare l'Obiettivo 1 (eliminare la povertà estrema e la fame) e l'Obiettivo 3 (promuovere la parità di genere), |
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vista la risoluzione 1558 (2007) dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sulla femminilizzazione della povertà, |
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vista la direttiva 2006/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego (rifusione) (1), |
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vista la decisione n. 1098/2008/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2008, riguardante l’anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale (2010) (2), |
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vista la decisione n. 283/2010/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 marzo 2010, che istituisce uno strumento di microfinanziamento per l'inclusione sociale e l'occupazione, Progress (3), |
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visto il progetto di conclusioni del Consiglio del 30 ottobre 2007 sulla revisione dell'attuazione da parte degli Stati membri e delle istituzioni dell'UE, della piattaforma d'azione di Pechino - Indicatori per le donne e la povertà (13947/07), |
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vista la relazione della Commissione del 3 ottobre 2008 dal titolo «Realizzazione degli obiettivi di Barcellona con riguardo alle strutture di custodia per i bambini in età prescolastica» (COM(2008)0638), |
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vista la relazione della Commissione sulla parità tra donne e uomini – 2010 (COM(2009)0694), |
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visto il documento di lavoro che accompagna la relazione della Commissione sulla parità tra donne e uomini 2010 (SEC(2009)1706), |
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vista la comunicazione della Commissione sulla strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015" (COM(2010)0491), |
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visti i documenti di lavoro che accompagnano la comunicazione della Commissione sulla strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015 (SEC(2010)1079) e (SEC(2010)1080), |
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vista la comunicazione della Commissione «Europa 2020: Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva» (COM(2010)2020), |
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vista la relazione di Eurofound del 24 marzo 2010«Second European Quality of Life Survey (Seconda rassegna sulla qualità della vita in Europa: Vita familiare e lavoro», |
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vista la sua risoluzione del 13 ottobre 2005 su donne e povertà nell’Unione europea (4), |
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vista la sua risoluzione del 18 novembre 2008 recante raccomandazioni alla Commissione sull'applicazione del principio della parità retributiva tra donne e uomini (5), |
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vista la sua risoluzione del 6 maggio 2009 sul coinvolgimento attivo delle persone escluse dal mercato del lavoro (6), |
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vista la sua risoluzione del 10 febbraio 2010 sulla parità tra uomini e donne nell'Unione europea - 2009 (7), |
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vista la sua risoluzione del 17 giugno 2010 sugli aspetti di genere della recessione economica e della crisi finanziaria (8), |
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vista la propria risoluzione del 17 giugno 2010 sulla valutazione dei risultati della tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010 e raccomandazioni per il futuro (9), |
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vista la sua risoluzione del 7 settembre 2010 sul ruolo delle donne in una società che invecchia (10), |
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vista la sua risoluzione del 19 ottobre 2010 sulle lavoratrici precarie (11), |
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visto l’articolo 48 del suo regolamento, |
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visti la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere e il parere della commissione per l'occupazione e gli affari sociali (A7-0031/2011), |
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A. |
considerando che, secondo la summenzionata decisione 1098/2008/CE, le attività nel quadro dell'Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale avrebbero dovuto tenere conto dei diversi rischi e livelli di povertà e di esclusione sociale vissuta da donne e uomini; che 85 milioni di europei vivono al di sotto della soglia di povertà e il 17 % di tutte le donne nell'Unione europea dei 27 paesi sono classificate tra quanti vivono in povertà; che negli ultimi dieci anni, il numero delle donne in situazione di povertà è aumentato in modo sproporzionato rispetto agli uomini, e considerando che la povertà dei genitori spesso porta alla povertà dei figli e condiziona pesantemente la loro vita futura, |
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B. |
considerando che l'Unione europea deve affrontare una grave crisi economica, finanziaria e sociale che danneggia in modo particolare le donne sia nel mercato del lavoro che nella vita personale, poiché hanno maggiori probabilità di svolgere lavori precari, sono esposte al rischio di licenziamento e devono fare assegnamento su una minore copertura da parte dei sistemi di protezione sociale; che inoltre, in tempi di recessione economica, le persone che già rischiavano di vivere una situazione di povertà, per la maggior parte donne, sono ora più vulnerabili, in particolare i gruppi maggiormente svantaggiati, |
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C. |
considerando che le misure di austerità attuate in tutta l'UE avranno un impatto particolarmente pregiudizievole sulle donne, la cui presenza nel settore pubblico sia in qualità di lavoratrici dipendenti sia di beneficiarie dei servizi è predominante, |
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D. |
considerando che la lotta contro la povertà è uno dei cinque obiettivi misurabili proposti dalla Commissione per l'UE 2020; considerando che l'orientamento integrato 10 della Strategia Europa 2020 (Promuovere l'inclusione sociale e lotta alla povertà), incoraggia a dar vita a politiche nazionali per proteggere in particolare le donne dal rischio di povertà, garantendo la sicurezza del reddito per le famiglie monoparentali o le donne anziane, |
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E. |
considerando che la parità tra uomini e donne rappresenta un'arma per lottare contro la povertà delle donne perché ha un impatto positivo sulla produttività e sulla crescita economica, e conduce a un aumento della partecipazione delle donne nel mercato del lavoro, generando numerosi benefici sociali ed economici, |
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F. |
considerando che il tasso di occupazione femminile è pari al 59,1 % in media; che, dal 2000, il divario retributivo medio è rimasto significativo (18 % nell'insieme dell'UE e fino a oltre il 30 % in alcuni Stati membri nel 2010), che il principio della parità di retribuzione tra uomini e donne costituisce uno dei principi fondamentali sanciti nei trattati europei; e che il mercato del lavoro segregato per genere ha conseguenze dirette sulle donne, |
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G. |
considerando che in 16 Stati membri il rischio di estrema povertà tra le donne supera di gran lunga quello degli uomini, |
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H. |
considerando che il lavoro subordinato non costituisce di per sé un'adeguata protezione contro la povertà estrema; e che, principalmente per effetto della segregazione professionale, la presenza delle donne nei lavori meno retribuiti è maggiore di quella degli uomini e che spesso neppure le prestazioni di sicurezza sociale costituiscono, da sole, una protezione contro la povertà estrema, |
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I. |
considerando che quanto più a lungo una persona vive in condizioni di povertà con un reddito particolarmente basso, tanto maggiore è il rischio che si ritrovi in uno stato di privazione economica e di esclusione sociale permanente; che, pertanto, le misure volte a lottare contro la povertà non dovrebbero limitarsi ad aiutare coloro che vivono già in condizioni di estrema privazione economica, ma dovrebbero cercare anche di prevenire e affrontare tempestivamente i fattori che determinano per i cittadini, e soprattutto per le donne, condizioni di privazione economica e sociale estrema, |
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J. |
considerando che esistono notevoli disparità di età e genere nella quantità di tempo dedicato al lavoro non retribuito e di coinvolgimento quotidiano in attività di cura; considerando che le donne in particolare svolgono il maggior carico di lavoro non retribuito, |
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K. |
considerando che l'accesso universale ai servizi di supporto accessibili e di qualità, come le strutture di assistenza all'infanzia e le strutture di assistenza agli anziani e ad altre persone non autosufficienti è importante ai fini di una partecipazione paritaria di donne e uomini nel mercato del lavoro e come mezzo per prevenire e ridurre la povertà, |
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L. |
considerando che gli anziani sono maggiormente a rischio di povertà rispetto al resto della popolazione – circa il 19 % degli ultrasessantacinquenni nel 2008 nell'UE-27; e che le donne più anziane si trovano in una posizione particolarmente precaria, poiché il loro diritto a un reddito da pensione spesso deriva dal loro stato civile (prestazioni a favore del coniuge o pensione di reversibilità) e poiché raramente hanno diritto a percepire una pensione propria adeguata, a causa di interruzioni di carriera, divari retributivi e altri fattori, e che, di conseguenza, le donne si trovano più spesso degli uomini in situazioni di povertà estrema e persistente (il 22 % delle donne ultrasessantacinquenni è a rischio di povertà, contro il 16 % degli uomini), |
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M. |
considerando che le donne, in particolare nelle zone rurali, con più frequenza degli uomini sono parte dell'economia informale, non essendo registrate sul mercato del lavoro ufficiale, o avendo contratti di lavoro a breve termine, che generano particolari problemi per i diritti sociali delle donne, compresi i diritti durante la gravidanza, il congedo di maternità e l'allattamento, l'acquisizione dei diritti pensionistici e l'accesso alla sicurezza sociale, |
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N. |
considerando che la povertà è un fattore associato all'aumento del rischio di violenza basata sul genere, che è un importante ostacolo alla parità tra generi; e che la violenza domestica, oltre a privare le donne del lavoro e dell'abitazione e a compromettere le loro condizioni di salute, può farle precipitare nella spirale della povertà; considerando, inoltre, che la tratta di esseri umani è una forma moderna di schiavitù che colpisce le donne e le ragazze su larga scala e costituisce un fattore significativo che contribuisce alla povertà e da essa è alimentato, |
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O. |
considerando che la violenza contro le donne, in tutte le sue forme, è una delle più diffuse violazioni dei diritti dell'uomo, che non conosce limiti geografici, economici o sociali; che costituisce un grave problema nell'Unione, dove il 20-25 % delle donne subisce una violenza fisica e oltre il 10 % una violenza sessuale nel corso della vita adulta, |
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P. |
considerando che occorre ricordare che le donne disabili sono discriminate sia nell'ambiente familiare sia in quello educativo, che le loro possibilità di accesso al mondo del lavoro sono ridotte e, per lo più, la protezione sociale che ricevono non le libera dalla povertà; e che pertanto è necessario che gli Stati membri accordino una particolare attenzione alle donne disabili al fine di garantire il rispetto dei loro diritti e promuovano azioni volte all'integrazione di questa categoria di persone attraverso azioni complementari e di sostegno, |
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Q. |
considerando che la povertà è sempre più una questione femminile, le donne sono più esposte al rischio di povertà, soprattutto nel caso di categorie di donne con esigenze specifiche, come le donne disabili, le donne anziane e le madri che crescono un figlio senza un partner (in particolare le madri single e le vedove con figli a carico) e le categorie maggiormente a rischio di esclusione, come le donne rom, alle quali secondo le tradizioni è assegnato il lavoro domestico e di cura in modo esclusivo e pertanto sono allontanate prematuramente dalla formazione e dal lavoro e le donne immigrate; considerando che sono necessarie adeguate condizioni di lavoro che includano la garanzia di diritti quali un salario dignitoso, il congedo di maternità e un ambiente lavorativo non discriminante, elementi fondamentali per tali donne, |
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R. |
considerando che il programma Progress è volto a sostenere l'effettiva applicazione del principio della parità di genere e a promuovere l'integrazione di genere nelle politiche dell'UE; e che tale programma è uno strumento estremamente importante nella lotta contro la femminilizzazione della povertà, |
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S. |
considerando che l'aspettativa di vita delle donne supera di circa sei anni quella degli uomini e che secondo le statistiche per l'UE-27 relative al 2007 gli uomini vivono in media fino a 76 anni, mentre le donne fino a 82 anni; che ciò ha importanti implicazioni per la povertà femminile, soprattutto perché le donne hanno maggiori difficoltà degli uomini ad accedere ai sistemi di sicurezza sociale e pensionistici, |
Femminilizzazione della povertà,
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1. |
è del parere che prevenire e ridurre la povertà delle donne sia una componente importante del principio fondamentale di solidarietà sociale cui l'Unione europea si è impegnata, come sancito dall'articolo 3 del trattato sull'Unione europea, che implica la parità tra uomo e donna, la giustizia sociale, nonché la protezione e la lotta contro l'esclusione sociale e la discriminazione; |
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2. |
riconosce che in ragione del fenomeno di «femminilizzazione della povertà», l'incidenza di tale fenomeno è maggiore tra le donne, che il suo livello di gravità è superiore e che la povertà femminile è in aumento; |
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3. |
fa notare che, secondo l'indicatore «rischio di povertà» di Eurostat, nel 2008 quasi 85 milioni di persone nell'Unione europea erano a rischio di povertà e che, secondo l'indicatore «privazioni materiali», la cifra corrispondente stimata salirebbe a 120 milioni; è del parere che la decisione del Consiglio sugli indicatori di povertà possa dare adito ad ambiguità per quanto riguarda l'obiettivo di riduzione complessivo, ovvero quello di sottrarre 20 milioni di persone alla povertà e all'esclusione entro il 2020 (riduzione del 23,5 % secondo l'indicatore «rischio di povertà» di Eurostat, ma soltanto del 16,7 % in base all'indicatore «privazioni materiali»); sottolinea che la maggior parte delle persone che vivono in condizioni di povertà sono donne, situazione accentuata dalla disoccupazione, dal lavoro precario, dagli stipendi bassi, dalle pensioni inferiori al minimo di sussistenza e dalla difficoltà generalizzata di accesso a servizi pubblici di qualità negli ambiti più disparati; |
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4. |
sottolinea che la disparità di genere ostacola la riduzione della povertà e compromette le prospettive di sviluppo economico e umano; |
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5. |
chiede agli Stati membri di integrare il concetto di uguaglianza di genere in modo trasversale in tutte le politiche dell'occupazione e le misure specifiche, al fine di migliorare l'accesso all'occupazione, evitare la sovrarappresentazione della donna nell'occupazione precaria, incrementare la partecipazione sostenibile e promuovere l'avanzamento professionale delle donne nonché per ridurre la segregazione di genere nel mercato del lavoro affrontando le relative cause dirette e indirette; |
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6. |
fa notare che la povertà femminile non è soltanto il risultato della recente crisi economica, ma dipende da vari fattori tra cui gli stereotipi, i divari retributivi esistenti, gli ostacoli derivanti dalla mancanza di conciliazione tra vita familiare e lavorativa, la maggiore aspettativa di vita delle donne e, in generale, i vari tipi di discriminazione in base al genere di cui sono vittima soprattutto le donne; |
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7. |
ricorda che la Commissione ha dichiarato il 2010 «Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale» al fine di riaffermare e rafforzare l'impegno politico dell'Unione a imprimere una svolta decisiva alla lotta contro la povertà e a riconoscere il diritto fondamentale delle persone in condizioni di povertà ed esclusione sociale a vivere dignitosamente e far parte a pieno titolo della società; |
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8. |
ricorda che l'«Anno europeo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale 2010» non doveva essere soltanto una campagna mediatica, ma un'iniziativa volta a stimolare ulteriormente politiche multidimensionali contro la povertà e indicatori di povertà più avanzati; chiede pertanto alla Commissione di presentare una rassegna critica delle nuove misure prese in tale contesto dagli Stati membri per superare la povertà e l'esclusione sociale; |
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9. |
fa notare la necessità di mantenere, a livello sia europeo che nazionale, un forte impegno a favore di ulteriori progressi verso la parità di genere mediante strategie che diano seguito agli orientamenti della Commissione sulla parità tra uomini e donne, al Patto europeo per la parità di genere adottato dal Consiglio europeo e al quadro d'azione sulla parità di genere concluso dalle parti sociali europee; |
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10. |
evidenzia che la parità di genere costituisce uno dei presupposti per la crescita sostenibile, l'occupazione, la competitività e la coesione sociale; |
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11. |
invita il Consiglio e la Commissione a tenere debitamente conto, in sede di elaborazione delle politiche e delle misure per la prossima fase dell'OMC sull'inclusione e la protezione in ambito sociale, la strategia per l'inclusione sociale e l'iniziativa faro «Europa 2020» per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale, delle richieste avanzate dal Parlamento nelle sue risoluzioni del 15 novembre 2007 sull'inventario della realtà sociale (12), del 9 ottobre 2008 sulla promozione dell'inclusione sociale e la lotta contro la povertà, inclusa la povertà infantile, nell'Unione europea (13), del 6 maggio 2009 sul coinvolgimento attivo delle persone escluse dal mercato del lavoro e del 20 ottobre 2010 sul ruolo del reddito minimo nella lotta contro la povertà e la promozione di una società inclusiva in Europa (14), coinvolgendo tutte le parti interessate in un processo partecipativo; |
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12. |
prende atto della comunicazione della Commissione sulla strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015; invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare una prospettiva di genere specifica come componente chiave di tutte le politiche comuni e dei programmi nazionali per sradicare la povertà e combattere l'emarginazione e l'esclusione; |
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13. |
accoglie con favore l'iniziativa della Commissione su una «Piattaforma europea contro la povertà» e invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere la dimensione di genere attraverso questa piattaforma; |
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14. |
invita la Commissione a rafforzare la strategia europea sull'inclusione e la protezione in ambito sociale, in linea con la summenzionata iniziativa «Piattaforma europea contro la povertà» e a intensificare gli sforzi per migliorare, in particolare, la situazione delle famiglie monoparentali, al fine di consentire loro di vivere dignitosamente; |
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15. |
fa notare che, a seguito della crisi economica, la disoccupazione e il disagio sociale sono tuttora in aumento in diversi Stati membri, e che tali fenomeni colpiscono i giovani e i meno giovani, gli uomini e le donne nonché le relative famiglie in modi diversi; invita pertanto l'Unione europea e gli Stati membri a rafforzare il proprio impegno ad adottare misure specifiche volte a debellare la povertà e a combattere l'esclusione sociale, con particolare riferimento alla povertà femminile e alle sue conseguenze dirette sull'ambito familiare, in quanto la povertà e l'esclusione sociale costituiscono esempi di violazione dei diritti umani e riguardano almeno un cittadino europeo su sei; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri a riservare particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili della popolazione (famiglie monoparentali, famiglie con tre o più figli, disabili, minoranze etniche, in particolare i rom, persone che vivono nelle microregioni più svantaggiate, persone con una capacità lavorativa limitata e giovani privi di esperienza di lavoro); ritiene che l'accesso all'istruzione e al mercato del lavoro nonché la partecipazione alla società siano alla base di una vita dignitosa; chiede all'Unione europea e agli Stati membri di garantire che siano adottate misure per debellare la povertà infantile e che tutti i minori abbiano le stesse opportunità nella vita; |
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16. |
osserva che l'integrazione delle donne nel mercato del lavoro negli ultimi decenni è indice non soltanto di un maggiore impatto diretto della recessione sulle donne stesse, ma anche sulle famiglie, i cui redditi risentiranno significativamente della perdita di lavoro da parte delle donne; sottolinea che a seguito dei tagli alla spesa pubblica è facile prevedere un aumento sproporzionato della disoccupazione femminile, per via della presenza altrettanto sproporzionata di donne impiegate nei settori dell'istruzione, della salute e dei servizi sociali; |
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17. |
incoraggia la Commissione e gli Stati membri ad attuare gli indicatori relativi a donne e povertà sviluppati in relazione alla Piattaforma d'azione di Pechino come strumento per monitorare l'impatto di politiche sociali, economiche e dell'occupazione più ampie sulla riduzione della povertà; invita gli Stati membri a trovare mezzi adeguati per misurare la povertà femminile; |
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18. |
invita la Commissione e gli Stati membri a fornire sistematicamente dati e informazioni disaggregati per genere nelle relazioni nazionali e nella relazione annuale congiunta sulla protezione e sull'inclusione sociale; |
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19. |
invita la Commissione e gli Stati membri a introdurre nuovi indicatori individuali in materia di donne e povertà quale strumento per monitorare l'impatto delle più ampie politiche sociali, economiche e occupazionali sulle donne e la povertà; |
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20. |
sottolinea la necessità di concordare un seguito per la Carta europea dei diritti delle donne, con l'ampia consultazione del Parlamento europeo, e tenendo conto del parere delle parti sociali e della società civile, al fine di promuovere meccanismi per raggiungere la parità di genere in tutti gli aspetti della vita sociale, economica e politica; |
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21. |
richiama in particolare l'attenzione sulla necessità di proseguire le ricerche e gli studi sul fenomeno della «femminilizzazione della povertà»; invita la Commissione e Eurofound a cooperare con l'Istituto europeo per la parità di genere e ad avviare delle ricerche mirate per valutare, tra gli altri, gli effetti della crisi globale sulle donne; |
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22. |
esorta gli Stati membri a garantire l'accesso alle cure fondamentali a ogni individuo, soprattutto ai giovani e agli anziani |
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23. |
esorta gli Stati membri a garantire l'accesso al sistema medico preventivo e diagnostico per patologie tipiche delle donne anziane quale strumento per la lotta all'esclusione sociale e alla povertà; |
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24. |
invita gli Stati membri a facilitare l'accesso all'assistenza medica alle donne immigrate, per patologie derivanti dalle diverse abitudini alimentari e pratiche rituali; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri ad inquadrare le politiche sanitarie volte alla lotta e alla prevenzione di pratiche pericolose per la salute delle donne, causa anche di esclusione sociale e povertà; |
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25. |
invita gli Stati membri a garantire l'applicazione di politiche di genere e dei principi dell'UE a tutti i livelli, da quello locale a quello nazionale; |
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26. |
ricorda che la lotta alla povertà e all'esclusione sociale va perseguita sia all'interno dell'Unione europea che all'esterno, allo scopo di adempiere all'impegno assunto dall'Unione stessa e dagli Stati membri in relazione al conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio dell'ONU entro il 2015; |
Lotta alla povertà femminile attraverso le politiche del lavoro e la protezione sociale
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27. |
chiede agli Stati membri programmi specifici per promuovere l'inclusione attiva o il reinserimento delle donne sul mercato del lavoro e opportunità specifiche di apprendimento permanente mirate a fornire le competenze e le qualifiche necessarie, quali l'emancipazione, il rafforzamento della fiducia e lo sviluppo di capacità, necessarie alla luce della Strategia UE 2020 che pone l'accento sui progetti e programmi in materia di trasformazione ecologica, vale a dire i posti di lavoro verdi ad elevata intensità tecnologica e scientifica nel settore delle fonti rinnovabili, per una nuova economia sostenibile; chiede, al fine di non accrescere la precarizzazione delle donne sul mercato del lavoro, di tenere conto, nell'ordine dei licenziamenti, degli oneri familiari, sapendo che in numerose situazioni le donne hanno i figli a carico; |
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28. |
rileva le notevoli differenze esistenti tra abitanti delle zone rurali e urbane per quanto riguarda l'accesso alla formazione, all'occupazione e alla qualità del lavoro; ritiene particolarmente importante il diritto di tutti questi abitanti, in particolare di quelli più giovani e più vulnerabili, di ricevere una formazione adeguata, sia a livello professionale che universitario; chiede pertanto agli Stati membri e alla Commissione di sostenere tali gruppi attraverso un sistema efficace di politiche attive e misure di formazione appropriate che consenta loro di adattarsi rapidamente alle esigenze del mercato del lavoro; |
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29. |
rileva che la protezione sociale, le politiche relative al mercato del lavoro e la politica sociale offrono un contributo importante in termini di riduzione dell'intensità e della durata della recessione attraverso la stabilizzazione dei mercati del lavoro e dei consumi; rileva altresì che il sistema di protezione sociale svolge una funzione stabilizzante sia sul fronte delle entrate che su quello delle spese; |
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30. |
considera la politica occupazionale attiva (ad esempio la formazione sul lavoro, l'istruzione e la formazione professionale) un aspetto molto importante nel prevenire la povertà nonché un processo nell'ambito del quale le parti sociali svolgono un ruolo essenziale; ritiene inoltre che una politica occupazionale proattiva (ad esempio esperienze lavorative per i giovani, laboratori e posti di lavoro protetti) costituisca anche un aspetto cruciale al fine di garantire l'equilibrio e accrescere l'accessibilità del mercato del lavoro mantenendo altresì l'occupazione per i gruppi svantaggiati; |
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31. |
sottolinea la necessità di istituire un quadro regolamentare trasparente per le forme di lavoro atipiche al fine di garantire adeguate condizioni di lavoro e retribuzioni dignitose, alla luce del fatto che l'ottenimento di un impiego costituisce uno strumento per contrastare attivamente la povertà; |
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32. |
ritiene che l'integrazione delle donne nel mercato del lavoro sia determinante per lottare contro la povertà e l'esclusione sociale; sottolinea l'importanza di sostenere la creazione di nuovi posti di lavoro, facilitare una maggiore formazione e istruzione per le donne a rischio di povertà e rafforzare il loro collocamento professionale; |
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33. |
riconosce il legame diretto tra disparità economica e dipendenza delle donne, nonché le persistenti disuguaglianze tra uomini e donne in termini di accesso all'istruzione, responsabilità familiari e gestione generale della famiglia, e nota con rammarico che il divario retributivo tra i due sessi persiste e continua a produrre effetti negativi; |
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34. |
sottolinea che, in caso di perdita del lavoro, il rischio di non trovare una nuova occupazione è più elevato per le donne, e che queste ultime rischiano più spesso di essere penalizzate anche in sede di selezione, dal momento che tra le donne è più elevata la percentuale di contratti precari o di lavoro a tempo parziale non volontario e che comunque persistono disparità retributive a loro svantaggio; |
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35. |
fa notare che, secondo il sondaggio speciale dell'Eurobarometro «Parità di genere nell'UE nel 2009», l'esigenza di ridurre il divario retributivo tra uomini e donne è ampiamente riconosciuta in Europa; |
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36. |
invita la Commissione e gli Stati membri a prendere le misure necessarie per eliminare le disparità di genere sul lavoro come parte della Strategia UE 2020; incoraggia fortemente a stabilire come obiettivo la riduzione del divario retributivo di genere dell'1 % ogni anno per realizzare un obiettivo del 10 % di riduzione entro il 2020 e a garantire la piena retribuzione alle donne durante il congedo di maternità obbligatorio, come raccomandato nella sua posizione del 20 ottobre 2010 (15) su tale argomento, poiché ciò contribuirà a eliminare le disparità di genere nell'occupazione; sostiene altresì che è necessario intraprendere azioni positive per aumentare la presenza delle donne negli organi decisionali politici, economici e imprenditoriali; |
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37. |
osserva che l'accesso al credito per le donne imprenditrici è limitato, il che costituisce un ostacolo considerevole al loro sviluppo professionale e alla loro indipendenza economica ed è contrario al principio della parità di trattamento; |
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38. |
invita i responsabili politici, a livello UE e nazionale, a concepire le loro risposte politiche in modo tale da limitare le ripercussioni negative della crisi economica su un'analisi del mercato del lavoro attenta alla dimensione di genere, nonché sulle valutazioni sistematiche dell'impatto di genere; |
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39. |
chiede alla Commissione di proseguire le iniziative intese a far emergere il settore dell'economia informale e quantificare il valore del fattore «economia della vita» secondo approcci specifici al genere, in conformità del progetto «oltre il PIL» lanciato dalla Commissione; invita gli Stati membri a garantire adeguata copertura sociale alle donne e agli uomini che si occupano di parenti malati, anziani o invalidi nonché alle donne anziane che percepiscono una pensione particolarmente esigua; |
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40. |
invita la Commissione a rivedere l'attuale legislazione in materia di applicazione del principio di parità retributiva tra uomini e donne, così come richiesto dal Parlamento nella sua risoluzione del 18 novembre 2008 (16) (iniziativa legislativa che chiede alla Commissione di presentare un'appropriata proposta entro la fine del 2009); |
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41. |
sottolinea l'importanza fondamentale di rivedere le politiche di tipo macroeconomico, sociale e del lavoro, con l'obiettivo di garantire la giustizia economica e sociale per le donne, rettificando i criteri utilizzati per determinare il tasso di povertà, e sviluppando strategie intese a promuovere una suddivisione equa del reddito, a garantire redditi minimi, retribuzioni e pensioni dignitose, a creare maggiore occupazione femminile di qualità con diritti, ad assicurare l'accesso a servizi pubblici di qualità per tutte le donne e le giovani, a migliorare la protezione sociale e i rispettivi servizi di prossimità, segnatamente asili nido, giardini d'infanzia, scuole materne, centri diurni, centri comunitari per il tempo libero e la prestazione di servizi di sostegno alle famiglie e centri intergenerazionali, rendendoli accessibili a tutte le donne, gli uomini, i bambini e gli anziani, e compatibili con il lavoro a tempo pieno; |
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42. |
invita gli Stati membri a promuovere punti di ascolto per individuare e combattere lo sfruttamento del lavoro femminile, tra le cause principali di povertà ed esclusione sociale; |
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43. |
invita gli Stati membri a considerare la revisione dei regimi previdenziali ai fini dell’attribuzione di diritti individuali nei regimi pensionistici e di sicurezza sociale onde eliminare il «vantaggio del capofamiglia», garantire pari diritti pensionistici; |
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44. |
evidenzia l'effetto positivo della parità di genere sulla crescita economica; segnala al riguardo che secondo alcuni studi, il PIL aumenterebbe fino al 30 % se i tassi di occupazione, di occupazione a tempo parziale e di produttività delle donne fossero simili a quelli degli uomini, con un conseguente effetto positivo non solo sull'economia in generale, ma anche sulla riduzione del pericolo di trovarsi in povertà per molte donne; |
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45. |
invita il Consiglio e la Commissione a sviluppare e ad attuare con urgenza una strategia volta a dimezzare la povertà infantile entro il 2012, e in generale a spezzare la spirale della povertà, alla luce dell'elevato rischio che la povertà persistente si trasmetta dai genitori ai figli, con potenziali notevoli svantaggi per i figli stessi in relazione alle opportunità di una vita migliore; pone pertanto l'accento sulla necessità di integrare i diritti individuali dei minori in tutte le politiche e le misure dell'UE, al fine di monitorare e valutare i provvedimenti adottati per porre fine alla povertà infantile, individuare e realizzare azioni prioritarie, migliorare la raccolta dei dati e sviluppare ulteriormente indicatori comuni a livello di UE; ritiene che, in tale contesto, sia essenziale agevolare l'accesso e il ritorno dei genitori single nel mercato del lavoro nonché la fruizione di prestazioni previdenziali per le famiglie monoparentali, alla luce dei problemi che queste ultime si trovano ad affrontare, garantendo al contempo un sostegno concreto alle famiglie numerose; è del parere che i minori provenienti da famiglie povere in cui nessuno ha un lavoro debbano ricevere particolare attenzione e sostegno in modo da prevenire la povertà in futuro; |
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46. |
chiede alle competenti autorità nazionali di rivedere le loro politiche di immigrazione allo scopo di combattere gli ostacoli strutturali alla partecipazione piena delle donne migranti al mercato del lavoro, di registrare i dati relativi ai progressi effettuati in relazione alla discriminazione nei confronti dei gruppi vulnerabili della popolazione, e di valutare l'impatto dei tagli alla spesa nei settori dell’accesso ai sistemi sanitari, dell'istruzione e della protezione sociale; |
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47. |
prende atto della decisione del Consiglio, del 17 giugno 2010, in virtù della quale gli Stati membri conservano la competenza in materia di fissazione, in cooperazione con le regioni, degli obiettivi nazionali di riduzione del numero di persone a rischio di povertà ed esclusione in base a uno o più dei tre indicatori approvati dal Consiglio; è del parere che, qualora uno Stato membro si limiti a utilizzare l'indicatore relativo ai «nuclei familiari privi di occupazione», esso rischi di ignorare sistematicamente problemi quali la povertà dei lavoratori, la povertà energetica, la povertà delle famiglie monoparentali, la povertà infantile e l'esclusione sociale; insiste affinché gli Stati membri non abusino della libertà di scegliere i propri indicatori per conseguire obiettivi meno ambiziosi in materia di lotta alla povertà; richiama l'attenzione sui problemi cui sono opposti milioni di pensionati europei le cui pensioni sono insufficienti per arrivare alla fine del mese e per coprire le particolari esigenze associate all'età, in particolare a causa dell'elevato costo dei farmaci e delle cure mediche; insiste sulla necessità che l'istruzione scolastica e universitaria dei gruppi più vulnerabili della popolazione costituisca un obiettivo prioritario in relazione al quale ogni Stato membro deve essere tenuto a fissare appositi traguardi; |
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48. |
fa notare che, se la partecipazione equa e piena alla vita economica, politica e sociale deve essere considerata un diritto individuale, le politiche di inclusione sociale attiva dovrebbero adottare un approccio olistico all’eliminazione della povertà e dell'esclusione sociale, in particolare garantendo a tutti pieno accesso a servizi sociali e di interesse (economico) generale di qualità; |
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49. |
sottolinea la necessità di sviluppare non solo politiche di integrazione nell'occupazione e di formazione adeguate a livello nazionale ma anche disposizioni fiscali specifiche per le famiglie monoparentali quali elementi della lotta contro la povertà, la povertà infantile e l'esclusione sociale; |
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50. |
sottolinea la necessità di adottare misure, a livello sia nazionale che europeo, al fine di combattere le discriminazioni in termini di opportunità sul mercato del lavoro e di politiche retributive; |
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51. |
chiede alla Commissione di esaminare attentamente gli ostacoli alla partecipazione sociale quali la povertà energetica, l'esclusione finanziaria e gli ostacoli all'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC); |
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52. |
sottolinea l'importanza del coordinamento delle politiche di lotta alla disoccupazione e all'esclusione sociale a ogni livello di governo al fine di contrastare efficacemente la povertà; |
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53. |
chiede agli Stati membri di agevolare l'accesso degli immigrati e delle minoranze etniche ai programmi di istruzione e formazione, in modo da facilitarne la partecipazione al mercato del lavoro; |
Conciliazione tra vita familiare e professionale per le donne che vivono in condizioni di povertà o sono esposte a tale rischio
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54. |
invita la Commissione e gli Stati membri a prendere le misure necessarie per promuovere la conciliazione tra lavoro e vita privata, al fine di consentire alle donne che sono esposte al rischio di povertà di proseguire la propria carriera lavorativa a tempo pieno, o a fornire loro accesso al lavoro a tempo parziale o ad altre forme di lavoro flessibile, compreso attraverso il ricorso, durante i periodi di cura, a forme di part-time reversibile; |
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55. |
evidenzia che un terzo delle famiglie monoparentali in Europa vive in condizioni di povertà; |
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56. |
nell'ambito del summenzionato riesame della direttiva 92/85/CEE del Consiglio, esorta gli Stati membri ad attuare le misure necessarie al fine di evitare il licenziamento delle lavoratrici durante la gravidanza e il periodo di maternità; invita gli Stati membri ad adottare iniziative attive per prevenire discriminazioni sul mercato del lavoro nei confronti delle gestanti, oltre ad iniziative volte a far sì che il periodo di maternità non influisca sul diritto delle lavoratrici alla pensione e che l'entità di quest'ultima non sia influenzata dal godimento del periodo di maternità; |
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57. |
ricorda agli Stati membri che la fornitura di servizi adeguati di assistenza all'infanzia costituisce un elemento essenziale dell'uguaglianza di genere sul mercato del lavoro; si rammarica per il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati nel 2002 dal Consiglio europeo di Barcellona (che aveva stabilito obiettivi fino al 2010) riguardo alla fornitura di strutture per l'infanzia prescolare per almeno il 90 % dei bambini di età compresa fra i 3 anni e l'età dell'obbligo scolastico e per almeno il 33 % dei bambini di età inferiore ai 3 anni; invita il Consiglio e gli Stati membri a rinnovare e rispettare i loro impegni per il conseguimento degli obiettivi di Barcellona relativi alla fornitura di servizi per l'infanzia accessibili, finanziariamente sostenibili e di elevata qualità, e a elaborare nuovi obiettivi per l'assistenza delle persone non autosufficienti; invita pertanto gli Stati membri a migliorare l’accessibilità, segnatamente mediante un sostegno finanziario per l’assistenza all'infanzia, e a rafforzare le strutture pubbliche di assistenza all'infanzia e fornire incentivi alle imprese affinché creino strutture corrispondenti a livello interno; |
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58. |
invita gli Stati membri a intraprendere un'azione mirata per garantire che le donne in contesti disagiati abbiano un equo accesso ai sistemi sanitari pubblici – in particolare l'assistenza primaria (inclusa la protezione delle madri e dei bambini) così come definita dall'Organizzazione mondiale della salute – nonché alle cure ginecologiche e ostetriche, ad alloggi decorosi, alla giustizia, all'istruzione, alla formazione, all'apprendimento lungo l'arco della vita, allo sport e alla cultura, al fine di evitare l'abbandono precoce della scuola e facilitare il passaggio dalla scuola al mercato del lavoro; |
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59. |
invita gli Stati membri a elaborare appropriate misure per sostenere le ragazze madri, che spesso hanno difficoltà a trovare un lavoro e vivono in povertà a causa del livello di istruzione per lo più basso e dei pregiudizi sociali; |
Lotta alla povertà tra le donne anziane
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60. |
sottolinea che il rischio di cadere in povertà è maggiore per le donne rispetto agli uomini, soprattutto se anziane, in quanto i sistemi di previdenza sociale si basano spesso sul principio del lavoro remunerato continuativo; sottolinea che, in alcuni casi, le donne non soddisfano tale requisito a causa di interruzioni di attività e sono penalizzate dalla discriminazione sul mercato del lavoro, in particolare a causa del divario salariale, dei congedi di maternità e del lavoro a tempo parziale, della cessazione o dell'interruzione dell'attività professionale per dedicarsi alla famiglia o per lavorare nell'azienda del coniuge, in modo particolare nel settore del commercio e dell'agricoltura, senza salario e senza affiliazione alla previdenza sociale; invita i governi degli Stati membri a riconoscere e considerare la cura dei figli ai fini pensionistici, in modo che le donne possano godere della pensione completa; raccomanda agli Stati membri di garantire una pensione adeguata alle donne; |
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61. |
invita gli Stati membri ad agire per garantire un accesso equo per le donne alla sicurezza sociale e ai regimi pensionistici, tenendo in considerazione l'aspettativa di vita più elevata per le donne, e a garantire che il principio della parità di trattamento tra donne e uomini sia applicato in modo coerente nei sistemi di assicurazione pensioni al fine di ridurre il divario pensionistico di genere; |
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62. |
invita gli Stati membri a garantire un'adeguata sicurezza sociale alle donne che si occupano della cura di familiari ammalati, anziani o disabili e alle donne anziane che percepiscono una pensione particolarmente bassa; |
Impatto della violenza di genere sul rischio di povertà
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63. |
sottolinea che la violenza contro le donne resta un grave problema a livello di Unione europea che colpisce tanto le vittime quanto gli autori, indipendentemente dall'età, dall'istruzione, dal livello di reddito o dalla posizione sociale, e ha un impatto crescente sul rischio di emarginazione, povertà ed esclusione sociale, e può rappresentare un ostacolo all’indipendenza finanziaria e alla salute delle donne nonché alla loro capacità di accedere al mercato del lavoro e all’istruzione; reitera il proprio invito alla Commissione a istituire un Anno europeo della lotta alla violenza contro le donne; |
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64. |
invita gli Stati membri ad adottare le necessarie misure per garantire che i fattori all'origine delle violenze domestiche siano debitamente registrati, analizzati e studiati, affinché sia possibile elaborare immediatamente delle politiche per prevenire tali violenze e affrontarne le conseguenze, per esempio fornendo un alloggio alle donne vittime di violenza domestica rimaste senza dimora; |
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65. |
sottolinea la necessità di rafforzare l'azione europea volta a eliminare la tratta e lo sfruttamento sessuale degli esseri umani attraverso una maggiore cooperazione giudiziaria e di polizia; esorta gli Stati membri ad adottare le necessarie misure per porre fine alle pratiche consuetudinarie o tradizionali pregiudizievoli, tra cui la mutilazione genitale femminile, i matrimoni precoci coatti e i delitti d'onore; |
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66. |
invita gli Stati membri a elaborare, laddove ancora non esistano, dei piani nazionali di lotta contro tutte le forme di violenza nei confronti delle donne, a garantire un monitoraggio continuo e sistematico per valutare i progressi, ad assicurare i massimi standard legislativi in materia di lotta contro la violenza dell'uomo nei confronti della donna e ad erogare finanziamenti adeguati per il sostegno e la protezione delle vittime di violenza, come modo per prevenire e ridurre la povertà; |
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67. |
riconosce, inoltre, che la ricerca di soluzioni significative alla povertà femminile può rappresentare un modo per ridurre la violenza di genere, poiché il rischio di abusi è maggiore per le donne che vivono in povertà; |
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68. |
sottolinea quanto sia importante che gli Stati membri e le autorità regionali e locali adottino misure destinate a favorire il reinserimento nel mercato del lavoro delle donne vittime della violenza di genere, mediante strumenti quali il Fondo sociale europeo (FSE) o il programma Progress; |
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69. |
invita gli Stati membri ad adottare misure specifiche di genere per affrontare problemi non soltanto connessi alla povertà economica, ma relativi anche alla partecipazione alla vita culturale, sociale e politica e alle reti sociali; |
Dialogo sociale e società civile nella lotta alla povertà femminile
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70. |
sottolinea l'importanza di un dialogo sociale strutturato nella lotta contro la povertà delle donne; a questo proposito evidenzia la necessità di migliorare i sistemi di collaborazione e partecipazione delle organizzazioni femminili e di altre ONG e parti interessate, nonché della società civile in generale; |
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71. |
ritiene che un dialogo autentico debba mirare, con la collaborazione dell'amministrazione a livello nazionale e dell’UE, a consentire ai membri dei gruppi più svantaggiati di partecipare allo scambio di opinioni e di concorrere al superamento della povertà estrema, fornendo un esempio concreto delle migliori pratiche a livello europeo in tale ambito; |
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72. |
chiede alla Commissione di mantenere la dotazione finanziaria che può essere utilizzata dalle organizzazioni della società civile nella lotta contro la povertà delle donne e nel limitarne gli effetti; |
Garantire il sostegno finanziario per combattere la povertà
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73. |
pone l'accento sull'importanza dei fondi strutturali, in particolare del Fondo sociale europeo, come strumento chiave per aiutare gli Stati membri a combattere la povertà e l'esclusione sociale; chiede agli Stati membri ulteriori azioni cofinanziate per sostenere maggiormente i servizi come le strutture per i bambini e per le persone anziane e non autosufficienti, anche sperimentando forme e modalità nuove di cooperazione organizzativa e finanziaria tra pubblico e privato; invita gli Stati membri a monitorare la correttezza e conformità di impiego delle risorse assegnate; |
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74. |
evidenzia l'importanza di sviluppare l'istituto giuridico della proprietà condivisa al fine di assicurare che i diritti delle donne nel settore agricolo siano pienamente riconosciuti, un'adeguata protezione previdenziale e il riconoscimento del loro lavoro; sottolinea altresì la necessità di modificare quanto prima il regolamento relativo al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) (17), analogamente a quanto avviene per il Fondo sociale europeo (FSE), onde consentire la realizzazione di misure positive a favore delle donne nel prossimo periodo di programmazione 2014-2020, possibili nei precedenti periodi ma non in quello attuale, le quali avranno un impatto decisamente positivo sull'occupazione femminile nel mondo rurale; |
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75. |
accoglie con favore l'istituzione di uno strumento europeo di microfinanziamento per l'occupazione e l'inclusione sociale; chiede in questo quadro azioni, in particolare di assistenza tecnica e di accompagnamento, specificamente pensate e orientate a garantire maggiore accesso e disponibilità di microcredito per le donne che incontrano difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro o desiderano stabilirsi come lavoratrici autonome o lanciare la propria microimpresa; |
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* *
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76. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione nonché ai parlamenti e ai governi degli Stati membri. |
(1) GU L 204 del 26.7.2006, pag. 23.
(2) GU L 298 del 7.11.2008, pag. 20.
(3) GU L 87 del 7.4.2010, pag. 1.
(4) GU C 233 E del 28.9.2006, pag. 130.
(5) GU C 16 E del 22.1.2010, pag. 21.
(6) GU C 212 E del 5.8.2010, pag. 23.
(7) GU C 341 E del 16.12.2010, pag. 35.
(8) Testi approvati, P7_TA(2010)0231.
(9) Testi approvati, P7_TA(2010)0232.
(10) Testi approvati, P7_TA(2010)0306.
(11) Testi approvati, P7_TA(2010)0365.
(12) GU C 282 E del 6.11.2008, pag. 463.
(13) GU C 9 E del 15.1.2010, pag. 11.
(14) Testi approvati, P7_TA(2010)0375.
(15) Posizione del Parlamento europeo del 20 ottobre 2010 sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 92/85/CEE del Consiglio concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento (Testi approvati, P7_TA(2010)0373).
(16) GU C 16 E del 22.1.2010, pag. 21.
(17) Regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio, del 20 settembre 2005, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) (GU L 277 del 21.10.2005, pag. 1).
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/89 |
Martedì 8 marzo 2011
Ripristino del regime di reciprocità in materia di visti - solidarietà verso i cittadini della Repubblica ceca il cui status non è paritario a seguito dell'introduzione dell'obbligo unilaterale del visto da parte del Canada
P7_TA(2011)0087
Dichiarazione del Parlamento europeo dell'8 marzo 2011 sul ripristino del regime di reciprocità in materia di visti - solidarietà verso i cittadini della Repubblica ceca il cui status non è paritario a seguito dell'introduzione dell'obbligo unilaterale del visto da parte del Canada
2012/C 199 E/10
Il Parlamento europeo,
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visto l'articolo 123 del suo regolamento, |
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A. |
considerando che nel luglio 2009 il Canada ha introdotto l'obbligo unilaterale del visto per i cittadini della Repubblica ceca, il cui status quindi ora non è paritario rispetto a quello degli altri cittadini dell'Unione europea e che il Canada, nonostante ripetuti richiami, non ha ancora comunicato quando abolirà la richiesta del visto, |
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B. |
considerando che ulteriori ritardi nel porre fine alla situazione di disparità dei cittadini cechi potrebbero compromettere la futura ratifica dell'accordo economico-commerciale globale tra UE e Canada, |
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C. |
considerando che la Repubblica ceca non può introdurre autonomamente un obbligo di visto per i cittadini canadesi, |
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D. |
considerando che la Commissione e il Consiglio non stanno procedendo con sufficiente determinazione su questa questione, |
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1. |
invita la Commissione e il Consiglio a intensificare la pressione politica sul Canada per stabilire una data quanto più possibile prossima entro la quale abolire l'obbligo del visto per i cittadini cechi e porre fine alle altre violazioni del principio di reciprocità del regime del visto che interessano i cittadini della Bulgaria e della Romania; |
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2. |
sottolinea che, nel caso in cui la violazione della reciprocità non si risolverà presto, potrebbero seguire da parte dell'UE delle contromisure equivalenti; |
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3. |
invita la Commissione a stabilire un nuovo meccanismo, piuttosto che accordi bilaterali, che garantisca la piena reciprocità in materia di visti per tutti gli Stati membri, assicurando che se uno Stato non appartenente all'UE dovesse violare il principio di reciprocità, tutti gli Stati membri ripristineranno immediatamente l'obbligo di visto per i cittadini di quel paese; |
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4. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente dichiarazione, con l'indicazione dei nomi dei firmatari (1), alla Commissione, al Consiglio e ai parlamenti degli Stati membri. |
(1) L'elenco dei firmatari è pubblicato nell'allegato 2 del processo verbale dell'8 marzo 2011 (P7_PV(2011)03-08(ANN2)).
Mercoledì 9 marzo 2011
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/90 |
Mercoledì 9 marzo 2011
Orientamenti per il bilancio 2012 - Sezioni I, II e da IV a X
P7_TA(2011)0088
Risoluzione del Parlamento europeo del 9 marzo 2011 sugli orientamenti relativi alla procedura di bilancio 2012, sezione I – Parlamento europeo, sezione II – Consiglio, sezione IV – Corte di giustizia, sezione V – Corte dei conti, sezione VI – Comitato economico e sociale europeo, sezione VII – Comitato delle regioni, sezione VIII – Mediatore europeo, sezione IX – Garante europeo della protezione dei dati, sezione X – Servizio europeo per l'azione esterna (2011/2017(BUD))
2012/C 199 E/11
Il Parlamento europeo,
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visto l'articolo 314 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, |
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visto l'accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria (1), |
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vista la decisione la decisione 2007/436/CE, Euratom del Consiglio, del 7 giugno 2007, sul sistema delle risorse proprie delle Comunità europee (2), |
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visto il regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 del Consiglio, del 25 giugno 2002, che stabilisce il regolamento finanziario applicabile al bilancio generale delle Comunità europee (3), |
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vista la relazione annuale della Corte dei conti sull'esecuzione del bilancio per l'esercizio 2009, corredata delle risposte delle istituzioni controllate (4), |
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visti l'articolo 23, paragrafo 7, e l'articolo 79 del suo regolamento, |
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— |
vista la relazione della commissione per i bilanci (A7-0049/2011), |
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A. |
considerando che l'attuale situazione finanziaria, economica e sociale nell'Unione europea obbliga le istituzioni a reagire con la qualità e l'efficienza necessarie e ad applicare procedure di gestione rigorose in modo tale da poter realizzare risparmi, |
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B. |
considerando che le istituzioni dovrebbero essere dotate di risorse sufficienti che, visto il contesto economico attuale, devono essere gestite con rigore ed efficienza, |
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C. |
considerando che, in questa fase della procedura annuale, il Parlamento attende gli stati di previsione delle altre Istituzioni nonché le proposte del suo Ufficio di presidenza per il bilancio 2012, |
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D. |
considerando che è altamente auspicabile che la commissione per i bilanci e l'Ufficio di presidenza portino avanti la loro cooperazione rafforzata, per il quarto anno, durante l'intera procedura di bilancio 2012, |
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E. |
considerando che, a norma dell'articolo 23 del regolamento del Parlamento, l'Ufficio di presidenza è competente per l'adozione delle decisioni di carattere finanziario, organizzativo e amministrativo concernenti l'organizzazione interna del Parlamento mentre la commissione per i bilanci è competente per la definizione del progetto di stato di previsione nel quadro della procedura annuale, |
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F. |
considerando che gli effetti dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona sulla rubrica 5 dovrebbero stabilizzarsi nel 2012, sebbene, ad esempio, per il momento sia ancora difficile quantificare l'impatto del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE), |
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G. |
considerando che con l'adesione della Croazia, prevista per il 2013, l'allargamento avrà un impatto sul bilancio 2012, in particolare per quanto riguarda le risorse finanziarie per i nuovi deputati e l'assunzione di personale, |
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H. |
considerando che negli anni passati l'autorità di bilancio ha acconsentito ad adottare un approccio prudente alle spese amministrative, lasciando in tal modo margini consistenti al di sotto del massimale della rubrica 5, |
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I. |
considerando che il massimale della rubrica 5 del quadro finanziario pluriennale (QFP) per il bilancio dell'Unione europea nel 2012 è pari a 8 754 000 000 EUR (importo che rappresenta un aumento di 340 000 000 EUR ovvero del 4 % rispetto al 2011, tenuto conto di un tasso di inflazione del 2 %), |
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J. |
considerando che, nel suo ruolo di colegislatore, il Parlamento ha deciso di cercare di trovare un equilibrio ragionevole tra le risorse umane di cui dispone e le nuove competenze che ha acquisito con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona (19,67 % del totale della rubrica 5 nel 2009, 19,99 % nel 2010 e 20,03 % nel 2011), |
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K. |
considerando che è essenziale monitorare l'evoluzione della spesa nell'ambito della rubrica 5 durante l'intero esercizio 2011, al fine di elaborare previsioni corrette per i futuri bilanci, |
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L. |
considerando che, con decisione del 24 marzo 2010, l'Ufficio di presidenza ha adottato la strategia immobiliare a medio termine del Parlamento, che definisce alcuni parametri chiave per la futura politica immobiliare dell'Istituzione; considerando che, nel quadro di tale strategia, il Parlamento ha deciso di continuare ad accordare priorità all'acquisto degli edifici (laddove ciò sia ragionevole), privilegiando la concentrazione geografica nei suoi luoghi di lavoro; considerando che, in un'ottica di riduzione dei costi di finanziamento, il pagamento anticipato rimane una delle priorità chiave per il futuro, |
Quadro generale e priorità per il bilancio 2012
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1. |
evidenzia la difficile situazione per quanto riguarda il massimale di spesa per la rubrica 5 per il 2012 ed è pienamente consapevole del fatto che le istituzioni potrebbero incontrare difficoltà nel finanziare tutti i fabbisogni, pur mantenendo la disciplina di bilancio e i limiti autoimposti al fine di rispettare il quadro finanziario pluriennale; |
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2. |
stabilisce come priorità il principio dell'eccellenza legislativa, al fine di garantire una risposta adeguata alle attuali sfide politiche, che richiedono il consolidamento delle risorse necessarie per far fronte al nuovo quadro istituzionale derivante dall'entrata in vigore del trattato di Lisbona; ritiene che il bilancio del Parlamento e delle altre istituzioni per il 2012 dovrebbe essere un bilancio di consolidamento, non da ultimo perché potrebbe servire anche quale riferimento per il prossimo quadro finanziario pluriennale; |
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3. |
sottolinea che questo sforzo di consolidamento non dovrebbe ostacolare gli investimenti (ad esempio nelle tecnologie) che permetterebbero di realizzare risparmi a lungo termine; |
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4. |
considera altresì prioritari i principi della sana gestione finanziaria (articolo 27 del regolamento finanziario), vale a dire i principi di economia, responsabilità, efficienza ed efficacia; è del parere che, in uno spirito di responsabilità, questi principi debbano essere rispecchiati chiaramente nei bilanci del Parlamento e delle altre istituzioni, come pure nelle loro culture organizzative; ritiene, di conseguenza, che nell'attuazione delle varie politiche si debba tener conto dei risultati conseguiti e che le spese variabili dovrebbero, ove possibile e qualora la loro entità lo richieda, essere soggette a regolari valutazioni costi-benefici; |
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5. |
ritiene che, a seguito dell'applicazione di questi principi, le istituzioni dovrebbero presentare piani di riduzione dei costi; è del parere, a tale riguardo, che sia opportuno valutare i vantaggi della centralizzazione, al fine di realizzare economie di scala (ad esempio mediante procedure di gara d'appalto centralizzate e la condivisione di servizi tra le istituzioni), ed esaminare quali attività debbano rimanere o diventare decentralizzate; |
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6. |
ritiene che l'applicazione dei principi di sana gestione debba dare come risultato la precisione, la semplicità, la chiarezza e la trasparenza; chiede, a tale riguardo, che sia presentato un organigramma per ogni istituzione, indicante i costi corrispondenti a ciascuna unità costitutiva; chiede inoltre che ogni spesa sia chiaramente specificata e giustificata, con una chiara distinzione tra spese fisse e variabili, al fine di applicare il principio di una politica di bilancio che non comporti maggiorazioni di spesa; |
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7. |
ritiene che, al più tardi a partire dal prossimo quadro finanziario pluriennale, il bilancio del Parlamento e i bilanci delle altre istituzioni dovrebbero essere il risultato di una programmazione pluriennale che copra la durata del quadro; |
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8. |
sottolinea che devono essere fatti i preparativi necessari a livello interistituzionale per accogliere il personale proveniente dalla Croazia in vista dell'allargamento dell'Unione europea; |
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9. |
ritiene che il Parlamento e le altre istituzioni dovrebbero presentare relazioni semestrali sull'esecuzione dei rispettivi bilanci, fornendo informazioni dettagliate sull'esecuzione di ciascuna linea di bilancio; |
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10. |
è del parere che la politica ambientale e l'EMAS (5) dovrebbero essere parte integrante della cultura del Parlamento e delle altre istituzioni e che, a tal fine, dovrebbero essere presentate misure per la riduzione delle emissioni e del consumo di carta, energia e acqua; |
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11. |
ribadisce che la cooperazione interistituzionale, laddove essa sia possibile e opportuna, è fondamentale per lo scambio di buone prassi che favoriscono l'efficacia e consentono di realizzare economie; ritiene che la cooperazione interistituzionale dovrebbe essere migliorata per quanto riguarda la traduzione, l'interpretazione, l'assunzione di personale (EPSO) e l'EMAS e che essa dovrebbe essere estesa ad altri settori; chiede che si proceda a un'analisi approfondita dell'esternalizzazione della traduzione e del ruolo del Centro di traduzione; |
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12. |
ricorda la necessità di un sistema di gestione delle conoscenze pienamente integrato; accoglie positivamente le informazioni fornite dall'amministrazione per quanto riguarda il sistema di gestione delle conoscenze; chiede che venga presentata una relazione di avanzamento sulla molteplicità di fonti e sistemi di informazione a disposizione dei deputati; chiede che venga definito un calendario preciso per la progettazione di un prototipo; sottolinea la necessità di procedere rapidamente a un'operazione di classificazione e catalogazione; chiede informazioni sulle modalità per rendere questo sistema facilmente accessibile ai cittadini europei; |
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13. |
sottolinea l'importanza che il Parlamento europeo e le altre istituzioni adottino una strategia digitale ambiziosa e di ampia portata per quanto riguarda gli strumenti del Web 2.0 e in particolare le reti sociali, al fine di rafforzare il legame tra l'Europa e i suoi cittadini; ritiene altresì che il Parlamento e le altre istituzioni dovrebbero elaborare una strategia di governance informatica; chiede che ove opportuno si ricorra al telelavoro; invita l'Ufficio di presidenza a prevedere la creazione di un sistema di «cloud computing», che permetterebbe di ridurre i costi di funzionamento del sistema informatico, di migliorare le sue prestazioni e di garantire una maggiore mobilità nel quadro delle attività del Parlamento europeo; |
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14. |
sottolinea che le schede finanziarie e le analisi dei costi di tipo analogo rivestono un'importanza fondamentale per il processo decisionale in seno all'Istituzione; insiste sul fatto che queste analisi dovrebbero essere utilizzate in modo sistematico e dovrebbero indicare i costi ricorrenti e una tantum (vale a dire i costi fissi e i costi variabili) direttamente collegati a ciascuna misura specifica; |
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15. |
chiede che si ricorra alla riassegnazione del personale e alla riqualificazione professionale, al fine di aumentare la mobilità; raccomanda che si proceda all'assunzione di nuovo personale solo nei casi in cui le procedure di riassegnazione e formazione interna non abbiano dato esito positivo e in cui l'opzione di ricorrere a prestazioni di servizi esterne non risulti adeguata; |
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16. |
è del parere che tutte le istituzioni interessate dall'adesione della Croazia dovrebbero concordare una strategia comune e coordinata per l'esecuzione del bilancio; chiede che venga effettuata una stima delle ripercussioni sulla rubrica 5; |
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17. |
ritiene che tutte le istituzioni dovrebbero attuare politiche attive di lotta contro la discriminazione e dovrebbero adattare i loro edifici e le loro politiche delle risorse umane in modo tale da garantire un accesso più agevole alle persone con disabilità; |
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18. |
sottolinea che, in considerazione della crisi economica, del pesante fardello del debito pubblico e delle restrizioni contestuali agli sforzi di risanamento dei bilanci nazionali, il Parlamento europeo e le altre istituzioni dovrebbero dar prova di responsabilità e di rigore in material di bilancio; |
Parlamento
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19. |
ritiene che il Parlamento dovrebbe avere l'obiettivo di sviluppare l'eccellenza legislativa e che dovrebbero essere rese disponibili tutte le risorse necessarie a tal fine, pur tenendo conto dei vincoli di bilancio; |
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20. |
ritiene che il Parlamento dovrebbe dar prova di responsabilità e di rigore in materia di bilancio, cercando di non superare il tasso d’inflazione; è del parere che, seguendo l’orientamento interistituzionale, i fabbisogni connessi all'allargamento andrebbero soddisfatti mediante lettera rettificativa o bilancio rettificativo; ritiene inoltre che i fabbisogni connessi ai 18 nuovi deputati, in seguito all’entrata in vigore del trattato di Lisbona, andrebbero soddisfatti mediante lettera rettificativa o bilancio rettificativo; |
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21. |
ritiene che le risorse di personale supplementari assegnate all'amministrazione del Parlamento per far fronte alle nuove sfide derivanti dal trattato di Lisbona dovrebbero entrare ora in una fase di consolidamento; sottolinea che le strutture organizzative dovrebbero essere tali da favorire le sinergie avvalendosi delle competenze delle rispettive unità specializzate esistenti; |
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22. |
sottolinea che il bilancio del Parlamento per il 2011 ammonta a 1 685 000 EUR, importo che rappresenta il 20,03 % della rubrica 5; |
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23. |
si attende che, nell’ambito dello stato di previsione, l'Ufficio di presidenza presenti richieste realistiche; si dichiara disposto ad esaminare proposte basate sulle esigenze e sulla prudenza, al fine di garantire un funzionamento adeguato ed efficiente dell'istituzione; sottolinea che lo scopo della lettera rettificativa presentata dall’Ufficio di presidenza alla commissione per i bilanci nel mese di settembre è di prendere in considerazione le esigenze impreviste al momento dell’elaborazione delle stime, e che essa non deve essere considerata come un'opportunità per rivedere le stime precedentemente concordate; seguendo l’orientamento interistituzionale, i fabbisogni connessi all'allargamento andrebbero soddisfatti mediante lettera rettificativa o bilancio rettificativo; ritiene inoltre che i fabbisogni connessi ai 18 nuovi deputati, in seguito all’entrata in vigore del trattato di Lisbona, andrebbero soddisfatti mediante lettera rettificativa o bilancio rettificativo; |
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24. |
chiede un quadro dettagliato e chiaro delle linee di bilancio sottoutilizzate nel 2010 e intende esaminarne i motivi; auspica altresì di ricevere un resoconto di tutti i riporti di stanziamenti e del loro utilizzo nel 2010, nonché un aggiornamento sulle entrate finali con destinazione specifica rispetto agli importi iscritti in bilancio; |
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25. |
ritiene che i deputati debbano avere accesso a servizi di qualità per poter svolgere le loro funzioni su un piano di parità; sottolinea pertanto l'importanza che ai deputati di ogni nazionalità e lingua sia riservato il medesimo trattamento quanto alla possibilità di svolgere i propri compiti e le attività politiche che loro competono nella propria lingua, qualora lo desiderino; considera ad esempio inaccettabile l'assenza del servizio di interpretazione durante le riunioni di commissione; ritiene che il principio della sana gestione finanziaria debba essere applicato anche ai servizi di interpretazione e di traduzione; |
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26. |
è altresì del parere che occorra adoperarsi con ogni mezzo per aumentare la flessibilità dell'interpretazione, quale misura fondamentale per garantire buone prassi di lavoro, e rileva che, in molti casi, si potrebbero evitare problemi e sprechi finanziari se vi fosse la possibilità di cambiare le lingue all'ultimo momento, in funzione della partecipazione reale alle riunioni invece di tenere conto della partecipazione programmata; |
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27. |
chiede un’analisi approfondita volta a verificare se il libero accesso dei cittadini per incontrare i loro rappresentanti europei possa essere conciliato più efficacemente con la necessità urgente di garantire la sicurezza di coloro che lavorano presso le istituzioni; invita il Segretario generale a presentare una relazione in merito entro il 30 giugno 2011; |
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28. |
è del parere che, come è già stato deciso, debba essere installato un servizio WiFi pienamente funzionante in modo tale da poter conseguire l'obiettivo di ridurre il consumo di carta; ritiene che si dovrebbe incoraggiare l'uso della videoconferenza per le riunioni, come pure l'utilizzo di nuove tecnologie ecocompatibili; chiede che venga realizzata un'analisi costi-benefici di tali misure; |
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29. |
evidenzia, per quanto riguarda la politica immobiliare, che il Parlamento si sta sforzando di razionalizzare l'assegnazione degli spazi esistenti e di realizzare risparmi ed economie di scala; sottolinea che il progetto di ampliamento dell'edificio KAD attualmente in corso, il cui costo è stimato a circa 549,6 milioni EUR (a prezzi 2016), permetterà la concentrazione geografica dell'amministrazione del Parlamento a Lussemburgo e il graduale abbandono di tutti gli altri edifici attualmente affittati a Lussemburgo, il che consentirà di realizzare notevoli risparmi una volta portato a termine il progetto; richiama l'attenzione sul fatto che il finanziamento di questo progetto immobiliare potrebbe richiedere l'istituzione di strutture giuridiche specializzate (società veicolo), visto che il regolamento finanziario vieta l'assunzione diretta di presiti, e che i costi potrebbero essere ridotti se il progetto fosse finanziato direttamente a titolo del bilancio o mediante un prestito diretto, il che indica chiaramente la necessità di apportare adeguamenti al regolamento finanziario al fine di garantire una realizzazione più trasparente e più diretta dei futuri progetti immobiliari; |
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30. |
accoglie con favore la decisione adottata dall'Ufficio di presidenza il 24 marzo 2010; ribadisce la propria richiesta che venga elaborata una strategia immobiliare a medio e lungo termine; ribadisce la propria richiesta che venga elaborata una strategia immobiliare a medio e lungo termine; ritiene che questa strategia dovrebbe mirare a trovare la soluzione migliore, tenendo conto dei principi di buona gestione e della necessità di valutare diverse opzioni e possibilità di finanziamento alternative; richiama l’attenzione sulla proposta contenuta nella summenzionata decisione di utilizzare le entrate con destinazione specifica del governo belga per investire in infrastrutture destinate ai nuovi uffici per gli assistenti dei deputati; chiede con urgenza informazioni più dettagliate a tale riguardo, come pure informazioni sulle opzioni alternative, prima che venga adottata qualsiasi decisione; |
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31. |
evidenzia la necessità di ulteriori informazioni sulla Casa della storia europea; chiede, in particolare, che venga presentato alla commissione per i bilanci un piano di attività dettagliato; ribadisce la necessità di ricevere informazioni per quanto riguarda il costo complessivo del progetto, nonché le sue future implicazioni giuridiche e finanziarie per il Parlamento europeo, e chiede ulteriori informazioni sul concorso di architettura in atto dal 2009; sottolinea che tutte le decisioni relative al progetto sono soggette alla normale procedura parlamentare; |
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32. |
ritiene che, al pari di tutte le grandi organizzazioni internazionali, talvolta sia necessario un parere esterno indipendente sull'utilizzo delle risorse e sulle modalità di organizzazione del lavoro, e che tale parere possa essere utile solo se è utilizzato in modo corretto; pur sottolineando l'unicità di un'istituzione politica europea come il Parlamento, ritiene che, a lungo termine, si debba valutare l'opportunità di effettuare un'analisi esterna della sua organizzazione e gestione; ritiene che nel 2012 si potrebbero individuare alcuni settori specifici da sottoporre a un esame di questo tipo; |
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33. |
sottolinea che la politica dell'informazione e della comunicazione del Parlamento è importante e dovrebbe raggiungere tutti i cittadini europei e migliorare la loro capacità di interagire direttamente con il Parlamento, e chiede pertanto una valutazione dei risultati conseguiti con questa politica; |
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34. |
appoggia tutti gli sforzi intesi ad ammodernare i sistemi informatici finanziari del Parlamento; |
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35. |
appoggia pienamente tutti gli sforzi intesi ad attuare una politica del personale più efficace e professionale, inclusa la riassegnazione del personale all'interno delle direzioni generali e tra di esse; |
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36. |
ritiene che sia importante attuare una verifica in relazione a una serie di politiche aventi implicazioni finanziarie, quali l'EMAS, gli appalti pubblici e le azioni adottate in risposta alle raccomandazioni sul discarico; sottolinea la necessità di garantire una verifica e un'analisi costanti dell'esecuzione del bilancio del Parlamento in generale; |
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37. |
è preoccupato per la proposta relativa alla creazione di un’unità di valutazione del valore aggiunto europeo, incaricata di misurare il costo della non Europa; si interroga sulla necessità di tale servizio e chiede informazioni più dettagliate in merito alla sua creazione; |
Altre istituzioni
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38. |
chiede che le altre istituzioni presentino richieste di bilancio realistiche e basate sui costi, che tengano pienamente conto della necessità di ottimizzare la gestione di risorse scarse; accoglie con favore la creazione di una nuova sezione X nel bilancio dell'Unione europea per il Servizio europeo per l'azione esterna, con una dotazione di 464 milioni EUR, è disposto a esaminare il fabbisogno del SEAE per quanto riguarda gli immobili e il personale ed è determinato a monitorare attentamente il suo impatto sulla rubrica 5, visto che la creazione del servizio avrebbe dovuto essere neutra sul piano del bilancio; non è disposto a compromettere i fabbisogni delle altre istituzioni; |
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39. |
ritiene che la creazione di una nuova sezione X nel bilancio dell'Unione europea per il Servizio europeo per l'azione esterna risponda alla necessità di dotare l'Unione europea di un quadro istituzionale che, assieme alle nuove disposizioni relative alla PESC e alla PESD, possa supportare le ambizioni dell'Unione europea per quanto riguarda la politica estera; |
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40. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, alla Corte di giustizia, alla Corte dei conti, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni, al Mediatore europeo, al Garante europeo per la protezione dei dati e al Servizio europeo per l'azione esterna. |
(1) GU C 139 del 14.6.2006, pag. 1.
(2) GU L 163 del 23.6.2007, pag. 17.
(3) GU L 248 del 16.9.2002, pag. 1.
(4) GU C 303 del 9.11.2010, pag. 1.
(5) Regolamento (CE) n. 761/2001 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 19 marzo 2001, sull'adesione volontaria delle organizzazioni a un sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS) (GU L 114 del 24.4.2001, pag. 1).
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/95 |
Mercoledì 9 marzo 2011
Strategia dell'UE nella regione atlantica
P7_TA(2011)0089
Risoluzione del Parlamento europeo del 9 marzo 2011 sulla strategia europea per la regione atlantica
2012/C 199 E/12
Il Parlamento europeo,
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visto l’articolo 225 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, |
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viste le conclusioni del Consiglio del 14 giugno 2010, che ha invitato la Commissione a elaborare una strategia europea per la regione atlantica entro il giugno 2011, |
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vista la consultazione pubblica avviata dalla Commissione, al fine di pubblicare una comunicazione su una strategia europea per la regione atlantica, |
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— |
vista la strategia dell'UE per la regione del Mar Baltico e la strategia dell'UE per la regione del Danubio, |
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viste le conclusioni della quinta relazione sulla coesione, |
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visti l'articolo 115, paragrafo 5, e l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento, |
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A. |
considerando che l'articolo 3 del trattato sull'Unione europea e il titolo XVIII del trattato sul funzionamento dell'Unione europea definiscono la coesione territoriale come un obiettivo dell'Unione europea, |
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B. |
considerando che cinque Stati membri dell'UE hanno coste atlantiche: Francia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Regno Unito, |
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C. |
considerando che la regione atlantica ha le sue caratteristiche specifiche, ovvero:
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D. |
considerando che queste caratteristiche specifiche derivano da orientamenti che trascendono i confini nazionali e per i quali devono essere individuate risposte politiche a livello europeo, |
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E. |
considerando che, nel giugno 2010, il Consiglio ha invitato la Commissione a sviluppare una strategia per la regione atlantica entro giugno 2011 e che la pubblicazione di una comunicazione della Commissione è prevista per il 2011, |
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1. |
chiede alla Commissione di dare, quanto prima possibile, forma alla strategia dell'Unione europea per la regione atlantica come una strategia integrata che affronti questioni marittime e territoriali; |
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2. |
è del parere che questa strategia dovrebbe essere inserita nell'obiettivo della coesione politica di cooperazione territoriale (Obiettivo 3) ed essere basata su un approccio integrato, trasversale e territoriale, al fine di meglio coordinare le politiche tra i diversi livelli di governance su un dato territorio, con particolare attenzione alle questioni pertinenti; è convinto che la cooperazione territoriale europea possa contribuire ampiamente all'intensificazione del processo di integrazione all'interno della regione atlantica attraverso una maggiore partecipazione della società civile al processo decisionale e all'attuazione di azioni concrete; |
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3. |
sottolinea che il principale valore aggiunto delle strategie macro-regionali dell'UE si registra nella cooperazione a più livelli, nel coordinamento e in un migliore investimento strategico dei finanziamenti disponibili, non in una ulteriore distribuzione delle risorse; sottolinea le conclusioni della Presidenza svedese relative a nessuna nuova istituzione, nessuna nuova legislazione, nessun nuovo bilancio; |
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4. |
chiede che tale strategia venga aperta a tutte le regioni dell'UE lungo la costa atlantica, comprese le regioni ultraperiferiche della Macaronesia; |
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5. |
ritiene che la dimensione esterna di questa strategia possa essere rafforzata in considerazione della posizione geostrategica delle regioni atlantiche, in particolare nei settori della sicurezza e della sorveglianza marittime e nella sfera delle relazioni commerciali internazionali; è del parere che sia opportuno affrontare anche le iniziative di cooperazione internazionale e di cooperazione triangolare; |
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6. |
ritiene che tale strategia dovrebbe attuare un miglior coordinamento di obiettivi e mezzi, con forti legami con la strategia UE 2020 e con le politiche dell'Unione europea per il periodo successivo al 2013; ricorda in proposito che questa strategia mira a migliorare l'impiego dei fondi dell'UE, senza aumentare la spesa; |
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7. |
chiede che tale strategia sia ben collegata alla politica regionale dell'UE e alla politica marittima integrata e ritiene che essa dovrebbe anche facilitare le sinergie con altre politiche comunitarie, quali le reti transeuropee dei trasporti, la politica comune della pesca, le azioni in materia di clima e ambiente, il programma quadro di ricerca e sviluppo, la politica energetica, ecc.; |
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8. |
ritiene che la dimensione territoriale di questa strategia è essenziale e contribuirà alla coesione territoriale dell'UE; è del parere che questa dimensione territoriale dovrà affrontare in particolare l'apertura, l'interconnessione delle reti dei trasporti e dell'energia e lo sviluppo dell'energia marina, lo sviluppo delle aree urbane e rurali, nonché l'intensificazione dei collegamenti terra-mare e mare-acque interne; |
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9. |
ribadisce l'importanza di migliorare l'accessibilità nelle regioni marittime dell'Atlantico e di aumentare la circolazione delle persone, dei beni e dei servizi in queste regioni, al fine di raggiungere gli obiettivi del mercato interno e l'obiettivo della politica di coesione, in particolare attraverso lo sviluppo del trasporto marittimo a corto raggio e delle autostrade del mare; |
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10. |
ricorda che la dimensione marittima è una priorità di questa strategia, soprattutto attraverso un approccio basato sui bacini marittimi; |
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11. |
raccomanda vivamente la promozione e il sostegno, da parte della Commissione europea, della progettazione e della realizzazione di strade marittime nella regione atlantica, alla stregua di quella Gijon-Nantes, come un modo innovativo per migliorare e diversificare le reti transeuropee dei trasporti, influenzare le relazioni commerciali internazionali, stimolare l'attività economica dei porti e potenziare il turismo, nonché contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2; |
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12. |
è del parere che questa strategia potrebbe affrontare i seguenti temi di interesse comune: l'energia marina, l'ambiente e il cambiamento climatico, compresa la prevenzione e la lotta nei confronti dell'inquinamento marino ad opera delle navi, i trasporti e l'accessibilità, la sicurezza, la sorveglianza, la ricerca, l'innovazione, le industrie creative, la cultura, il tempo libero e il turismo, i servizi e la formazione marittimi, la pesca e il settore ittico; |
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13. |
ritiene che questa strategia debba sviluppare sinergie tra le pertinenti politiche dell'UE, nazionali, regionali e locali ed è quindi del parere che sia necessaria una rinnovata governance multi-livello sulla base di un più stretto coinvolgimento delle autorità dell'UE, nazionali, regionali e locali; |
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14. |
auspica che questa strategia operi secondo un approccio dal basso, a partire dalle autorità locali e coinvolgendo tutte le parti interessate; insiste sulla necessità di coinvolgere le autorità pubbliche regionali e locali, gli Stati membri, l'Unione europea, i soggetti privati e le organizzazioni della società civile (comprese le reti e le organizzazioni interregionali interessate) nella progettazione e nell'attuazione di questa strategia; |
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15. |
insiste sul fatto che la cooperazione nel quadro di questa strategia dovrebbe, in primo luogo, essere basata sulle esigenze delle parti interessate ed è quindi del parere che le priorità politiche affrontate debbano essere decise attraverso un consenso; |
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16. |
è del parere che il Gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) potrebbe essere un interessante strumento per facilitare la cooperazione nel quadro di una strategia dell'UE per la regione atlantica; |
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17. |
è del parere che questa strategia dovrebbe essere attuata a partire dal 2014 e coordinata con il prossimo quadro finanziario pluriennale e che dovrebbe andare di pari passo con un piano d'azione definito a livello europeo e che comprenda un elenco di progetti strutturali; |
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18. |
è del parere che le dimensioni interne ed esterne di questa strategia dovranno attuare una ripartizione atlantica dei fondi comunitari esistenti, sulla base di priorità condivise; |
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19. |
invita la Commissione e gli Stati membri ad istituire norme semplificate per facilitare l'attuazione di questa strategia e ridurre gli oneri amministrativi inerenti; |
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20. |
invita la Commissione a collaborare strettamente con il Parlamento europeo nella definizione delle priorità per lo sviluppo della strategia dell'UE per la regione atlantica e invita la Commissione a informare e a consultare regolarmente il Parlamento sullo stato di attuazione di questa strategia; |
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21. |
esprimerà il proprio parere sulla futura comunicazione della Commissione attraverso una relazione di iniziativa; |
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22. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Comitato delle regioni e alle altre istituzioni pertinenti. |
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/98 |
Mercoledì 9 marzo 2011
Relazione 2010 sui progressi realizzati dalla Turchia
P7_TA(2011)0090
Risoluzione del Parlamento europeo del 9 marzo 2011 sulla relazione 2010 sui progressi compiuti dalla Turchia
2012/C 199 E/13
Il Parlamento europeo,
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vista la relazione 2010 della Commissione sui progressi compiuti dalla Turchia (SEC(2010)1327), |
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viste le sue precedenti risoluzioni del 27 settembre 2006 sui progressi compiuti dalla Turchia verso l'adesione (1), del 24 ottobre 2007 sulle relazioni UE-Turchia (2), del 21 maggio 2008 sulla relazione concernente i progressi compiuti dalla Turchia nel 2007 (3), del 12 marzo 2009 sulla relazione concernente i progressi compiuti dalla Turchia nel 2008 (4) e del 10 febbraio 2010 sulla relazione concernente i progressi compiuti dalla Turchia nel 2009 (5), |
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vista la sua risoluzione del 21 settembre 2010 sulle relazioni economiche e commerciali con la Turchia (6), |
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visto il quadro negoziale per la Turchia del 3 ottobre 2005, |
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viste la decisione 2008/157/CE del Consiglio, del 18 febbraio 2008, relativa ai principi, alle priorità e alle condizioni contenuti nel partenariato per l'adesione con la Repubblica di Turchia (7) («partenariato per l'adesione»), nonché le precedenti decisioni del Consiglio, del 2001, 2003 e 2006, sul partenariato per l'adesione, |
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viste le conclusioni del Consiglio del 14 dicembre 2010, |
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visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento, |
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A. |
considerando che i negoziati di adesione con la Turchia sono stati avviati il 3 ottobre 2005, dopo l'approvazione del quadro negoziale da parte del Consiglio, e che l'apertura di tali negoziati ha costituito il punto di partenza di un processo di lunga durata e senza limiti di tempo, |
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B. |
considerando che la Turchia si è impegnata a intraprendere riforme, a intrattenere relazioni di buon vicinato e ad allinearsi progressivamente alle posizioni dell'Unione europea, e che tali sforzi andrebbero considerati come un'opportunità di modernizzazione per la stessa Turchia, |
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C. |
considerando che la piena osservanza di tutti i criteri di Copenaghen, al pari della capacità di integrazione all'Unione, rimangono la base per l'adesione all'Unione europea, conformemente alle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2006, e che l'Unione deve rimanere una comunità fondata su valori condivisi, |
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D. |
considerando che la Commissione ha concluso che, nel 2010, la Turchia ha proseguito il proprio processo di riforme politiche, ma che la mancanza di dialogo e di volontà di giungere ad un compromesso tra i principali partiti politici ha un impatto negativo sulle relazioni tra le principali istituzioni politiche e rallenta le riforme politiche, |
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E. |
considerando che la Turchia non ha ancora attuato, per il quinto anno consecutivo, le disposizioni contenute nell'accordo di associazione CE-Turchia e nel relativo protocollo aggiuntivo, |
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1. |
loda i cittadini e la società civile turca per il loro sostegno a favore di una maggiore democratizzazione della Turchia ed il loro impegno per una società aperta e pluralistica e invita le istituzioni e gli Stati membri dell'Unione europea a utilizzare appieno a questo proposito tutti gli strumenti della politica dell'Unione europea in materia di allargamento per i paesi candidati; |
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2. |
prende atto della lentezza dei progressi della Turchia in materia di riforme e ricorda che il governo turco si è impegnato a intraprendere riforme di ampio respiro allo scopo di soddisfare i criteri di Copenaghen, nonché ai fini della propria modernizzazione; invita il governo a intensificare i suoi sforzi al riguardo; |
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3. |
è preoccupato per lo scontro in corso tra i partiti politici e per la mancanza di volontà del governo e dell'opposizione di lavorare verso un consenso sulle riforme chiave; sollecita tutti i soggetti politici, il governo e l'opposizione a collaborare per rafforzare il pluralismo politico in seno alle istituzioni dello Stato e per promuovere l'ammodernamento e la democratizzazione dello Stato e della società; invita tutte le forze dell'opposizione ad impegnarsi in modo costruttivo nel processo di riforma; |
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4. |
sottolinea il ruolo cruciale di un sistema di controlli e di equilibri nel governo di uno Stato democratico moderno, che deve fondarsi sul principio della separazione dei poteri e sull'equilibrio tra potere esecutivo, legislativo e giudiziario, sul rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, in particolare la libertà d'espressione e la libertà di stampa, e su una cultura politica partecipativa che rifletta realmente il pluralismo di una società democratica; |
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5. |
sottolinea il ruolo della Grande assemblea nazionale turca in qualità di istituzione che dovrebbe apportare un contributo fondamentale al rafforzamento di un sistema di controlli ed equilibri e sostenere, in modo attivo e costruttivo, sulla base di un impegno trasversale tra i partiti, le riforme di modernizzazione, garantendo nel contempo che le politiche governative siano soggette ad un controllo democratico; |
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6. |
ritiene che l'adozione di emendamenti costituzionali rappresenti un passo nella giusta direzione e ne sollecita un'adeguata applicazione, nel pieno rispetto delle norme della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU) e della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo; sottolinea tuttavia nel contempo la pressante necessità di una riforma costituzionale globale, che trasformi la Turchia in una democrazia pluralistica a pieno titolo, fondata sulla protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali; plaude alla volontà dichiarata dal governo e dall'opposizione di intraprendere tale riforma ed invita il governo a garantire che tutti i partiti politici e la società civile siano strettamente coinvolti nell'intero processo costituzionale; sollecita l'attuazione del pacchetto di modifiche costituzionali; raccomanda che anche la commissione di Venezia sia invitata a partecipare; |
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7. |
plaude ai diversi gesti simbolici di buona volontà del governo, nonché ad alcuni passi concreti nell'ambito della libertà di pensiero, coscienza e religione nonché della tutela delle minoranze e dei diritti culturali; insiste tuttavia sul fatto che sono necessari miglioramenti sistematici per giungere ad un pieno riconoscimento dei diritti delle minoranze; incoraggia in particolare il governo a dare nuovo impeto all'apertura democratica ed invita l'opposizione a sostenere e ad impegnarsi in modo costruttivo in tale processo; |
Conformità con i criteri di Copenaghen
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8. |
esprime preoccupazione per il deterioramento della libertà di stampa, per alcuni atti di censura e per il diffondersi di una crescente autocensura tra i mezzi di comunicazione turchi, nonché su Internet; invita il governo della Turchia a sostenere i principi della libertà di stampa; sottolinea che una stampa indipendente costituisce un elemento cruciale per una società democratica ed evidenzia, in tale contesto, il ruolo essenziale del potere giudiziario nel tutelare e rafforzare la libertà di stampa, garantendo in tal modo uno spazio pubblico per un dibattito libero e contribuendo al corretto funzionamento del sistema di controlli ed equilibri; evidenzia la necessità di adottare una nuova legge sui mezzi di comunicazione, che affronti, tra l'altro, le questioni concernenti l'indipendenza, la proprietà ed il controllo amministrativo; decide di seguire da vicino il caso di Nedim Șener, Ahmet Șık e altri giornalisti perseguitati dalla polizia o dalla magistratura; |
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9. |
accoglie con favore le nuove norme su radio e televisione che consentono vari sviluppi positivi, come l'aumento della quota che i soggetti stranieri possono legalmente possedere nei mezzi di comunicazione turchi (fino al 50 % a fronte del precedente 25 %), ma esprime preoccupazione per il fatto che le trasmissioni possono essere interrotte per motivi di sicurezza nazionale, senza un'ordinanza di un tribunale o la decisione di un giudice; rileva con preoccupazione la prassi di avviare procedimenti penali – in particolare ai sensi dell'articolo 285, «violazione della riservatezza di un'indagine penale», e dell'articolo 288, «tentativo di influenzare gli organi giudiziari», del codice penale – contro i giornalisti che diffondono le prove di violazioni dei diritti umani e di altre questioni di interesse pubblico; considera la criminalizzazione delle opinioni un ostacolo cruciale alla protezione dei diritti umani in Turchia e deplora le restrizioni sproporzionate alla libertà di espressione, di associazione e di riunione; sollecita la Turchia a rispettare rigorosamente a tale riguardo gli obblighi internazionali assunti nel campo dei diritti umani, modificando la legislazione nazionale in materia e provvedendo alla formazione di polizia e magistrati; |
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10. |
si rammarica del fatto che numerose disposizioni di legge – ad esempio gli articoli 301, 318 e 220, paragrafo 6, in combinato disposto con l'articolo 314, paragrafo 2, del codice penale, e l'articolo 7, paragrafo 2, della legge antiterrorismo, legge n. 5816 del 25 luglio 1951 – nonché le dichiarazioni del governo e le attività della magistratura inquirente continuino a limitare la libertà di espressione; ribadisce il suo invito al governo a completare la revisione del quadro giuridico sulla libertà di espressione e ad adeguarlo senza indugio alla CEDU e alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo; in tale contesto, riafferma la necessità che il governo turco fornisca ai pubblici ministeri chiari orientamenti riguardo a leggi che sono frequentemente utilizzate per limitare la libertà di espressione; si rammarica del ricorso reiterato e sproporzionato alla chiusura di siti web e chiede al governo di presentare emendamenti alla legge relativa ad Internet (legge n. 5651) al fine di garantire che essa non limiti più la libertà di espressione o il diritto dei cittadini di accedere alle informazioni; |
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11. |
invita il governo a sostenere il diritto alla libertà di riunione e di associazione, sancito dagli articoli 33 e 34 della Costituzione turca; deplora e condanna, in tale contesto, la violenta repressione della polizia nei confronti delle manifestazioni studentesche tenutesi all'Università di Ankara nel dicembre 2010; |
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12. |
riconosce che la questione dei diritti dei rom in Turchia sta ricevendo un livello significativo di attenzione e che sia il governo sia l'opposizione si stanno impegnando politicamente nella questione; suggerisce di monitorare e riesaminare con attenzione l'attuazione del piano governativo degli alloggi per i rom, specie per quanto riguarda la sostenibilità e la metodologia del piano stesso; incoraggia il governo a mettere in pratica l'inclusione attiva ed una consultazione credibile delle comunità rom, nell'ambito di ogni processo inclusivo riguardante i rom nel paese; |
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13. |
plaude ai progressi conseguiti nella riforma del settore giudiziario e ribadisce la sua posizione secondo cui l'indipendenza e l'imparzialità del settore giudiziario sono uno degli elementi fondamentali per il funzionamento di una società democratica e pluralistica; esprime preoccupazione per il fatto che le condizioni del sistema giudiziario turco non siano ancora state migliorate in maniera sufficiente al fine di garantire il diritto a un processo equo e rapido; invita il governo ad attuare gli emendamenti alla Costituzione adottati in tale settore, nel pieno rispetto della separazione tra il potere esecutivo ed il potere giudiziario e dell'indipendenza e imparzialità di quest'ultimo, in linea con le norme europee; |
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14. |
è tuttavia preoccupato per l'interpretazione, da parte della Corte suprema turca, del codice di procedura penale che proroga il periodo di detenzione preventiva fino a dieci anni, in chiara violazione delle norme europee in materia; invita la Grande assemblea nazionale turca a modificare la pertinente normativa in conformità della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo; ricorda inoltre l'obbligo per la Turchia di rispettare rigorosamente il suo impegno, a norma dell'articolo 6 della CEDU, in relazione ad un processo equo in tempi ragionevoli, in particolare attraverso la creazione di Corti d'appello nel proprio ordinamento giuridico, rafforzando nel contempo la capacità delle sue Corti supreme; |
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15. |
plaude alla decisione adottata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo in relazione alla causa Dink c. Turchia il 14 settembre 2010; invita, pertanto, le autorità turche ad accettare pienamente le conseguenze della decisione attuando misure adeguate per proteggere l'esercizio della libertà di espressione; esprime preoccupazione per gli ostacoli artificiali sollevati dall'amministrazione statale turca che impediscono lo smascheramento dei veri istigatori del delitto del giornalista armeno Hrant Dink; |
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16. |
accoglie con favore il fatto che gli emendamenti costituzionali adottati forniscono finalmente la base per l'istituzione di un mediatore e sollecita il governo a predisporre, ed il parlamento ad adottare, una legge che preveda una procedura di nomina democratica che condurrebbe a tale nuova carica una personalità ampiamente rispettata; plaude alla proposta di creare un Istituto nazionale per i diritti dell'uomo e chiede che l'Assemblea nazionale turca consulti la società civile e fornisca garanzie sufficienti in merito all'indipendenza del nuovo organo in conformità dei «principi di Parigi»; |
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17. |
plaude ai progressi compiuti nel quadro delle relazioni tra sfera civile e sfera militare, in particolare l'aumento del controllo civile limitando la competenza dei tribunali militari, attraverso l'assoggettamento al ricorso giurisdizionale delle decisioni del Consiglio militare supremo e i meccanismi grazie ai quali ufficiali di alto rango vengono giudicati da tribunali civili; nota che tali progressi andrebbero ulteriormente perseguiti al fine di assicurare un completo controllo civile ed invita il parlamento turco ad assumere un ruolo attivo nel garantire il controllo parlamentare sulle forze di sicurezza, incluso un pieno controllo sul bilancio della difesa; |
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18. |
sottolinea che le indagini sui casi di presunti progetti di colpi di Stato quali Ergenekon e Sledgehammer devono dimostrare la forza, l'indipendenza ed il funzionamento corretto e trasparente delle istituzioni democratiche turche e del sistema giudiziario turco; è preoccupato per i periodi di detenzione eccessivamente lunghi prima dei processi e sottolinea la necessità di garanzie giudiziarie efficaci per tutti i sospettati; è preoccupato per la mancanza di progressi in dette indagini e osserva che la recente detenzione di giornalisti molto noti come Nedim Șener e Ahmet Șık potrebbe condurre ad una perdita di credibilità di tali processi i quali dovrebbero, al contrario, rafforzare la democrazia; |
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19. |
si rammarica che le modifiche relative alla chiusura dei partiti politici, proposte nella recente riforma costituzionale non abbiano riscosso una maggioranza in seno alla Grande assemblea nazionale turca e sollecita tutti i partiti politici ad allineare la legislazione pertinente al relativo parere della commissione di Venezia; |
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20. |
ribadisce l'appello lanciato nelle sue precedenti risoluzioni per una riforma del sistema elettorale che riduca la soglia del 10 %, al fine rafforzare il pluralismo politico e riflettere meglio il pluralismo della società turca; deplora in particolare che nel 2010 non sia stata intrapresa alcuna riforma in tale ambito; chiede una revisione globale delle norme relative al finanziamento dei partiti ed alle spese elettorali, al fine di rafforzare la democrazia interna ai partiti e promuovere un sistema politico più aperto; invita i partiti politici a rafforzare la loro democrazia interna e ad accrescere la responsabilità dei membri eletti dinanzi agli elettori; |
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21. |
si rammarica che non siano stati compiuti progressi nel limitare le immunità dei membri del parlamento per quanto riguarda i reati di corruzione e nota nel contempo la preoccupazione per la protezione adeguata dell'espressione di posizioni non violente in seno al parlamento; invita pertanto il governo ed il parlamento a convenire su una riforma adeguata del sistema di immunità parlamentare; |
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22. |
prende atto dell'attuale presidenza turca del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa ed incoraggia la Turchia ad attuare il suo impegno a rispettare i valori del Consiglio d'Europa ratificando la Convenzione quadro per la difesa delle minoranze nazionali e ratificando i protocolli aggiuntivi alla CEDU; |
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23. |
plaude alla ratifica da parte della Grande Assemblea nazionale turca del protocollo facoltativo alla convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e invita la Turchia ad applicarne le disposizioni quanto prima e in stretta cooperazione con la sottocommissione sulla prevenzione della tortura e di altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti; |
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24. |
sostiene il dialogo in corso tra il governo e le comunità religiose, incluse le comunità alevita, greca, armena, aramea ed altre comunità cristiane; è tuttavia deluso dal fatto che siano stati compiuti solo progressi limitati in relazione al quadro giuridico per il funzionamento di tali comunità, in particolare per quanto riguarda la possibilità per tali comunità di ottenere personalità giuridica, di aprire e gestire centri di culto, di formare il clero e di risolvere problemi di proprietà non coperti dalla legge sulle fondazioni; chiede – pur notando i ritardi ed i problemi procedurali – uno sforzo efficace e costante per quanto riguarda l'attuazione della legge sulle fondazioni, che deve consentire alle comunità di cui sopra di operare senza indebite restrizioni, in linea con la CEDU e la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo; sollecita il governo ad aumentare ulteriormente il suo sostegno alla libertà di coscienza e alla pluralità religiosa nella società turca; |
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25. |
invita pertanto il governo ad affrontare tali questioni in modo sistematico, modificando la legislazione e garantendone la corretta applicazione a tutti i livelli di governo, incluse le municipalità; sottolinea, in tale contesto, le raccomandazioni adottate dalla commissione di Venezia nella primavera 2010, relative alla personalità giuridica delle comunità religiose e al titolo ecclesiastico di «ecumenico» del patriarcato ortodosso; plaude alla recente decisione dell'Assemblea delle Fondazioni di trasferire l'orfanotrofio greco per ragazzi Büyükada al Patriarcato ecumenico, in linea con la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e la concessione della cittadinanza turca a vari esponenti del clero greco-ortodosso al fine di facilitare il lavoro del Patriarcato e del Santo Sinodo; accoglie con favore la cerimonia religiosa nel museo del Monastero Sümela a Trabzon e la cerimonia nella chiesa dell'isola Akdamar, nella provincia di Van; si rammarica per la decisione della Corte suprema turca contro il monastero di Mor Gabriel, concernente una disputa territoriale con i villaggi e il ministero del Tesoro turco; ribadisce l'auspicio che le affermazioni del governo sulla riapertura della scuola greco-ortodossa di Halki siano presto seguiti da azioni e misure per garantire la libera formazione del clero delle comunità cristiane; esorta il governo a prestare particolare attenzione al materiale didattico utilizzato nelle scuole, che dovrebbe riflettere la pluralità religiosa della società turca e la necessità di materiale scolastico privo di pregiudizi; |
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26. |
condanna fermamente le continue violenze terroristiche perpetrate dal PKK, che figura sull'elenco delle organizzazioni terroristiche stilato dall'UE, e da altri gruppi terroristi in territorio turco; invita la Turchia, l'UE e i suoi Stati membri ad intensificare la loro cooperazione nella lotta contro il terrorismo, in stretto coordinamento con il coordinatore antiterrorismo e con Europol e nella severa osservanza del diritto internazionale in materia di diritti umani; |
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27. |
invita il governo a potenziare i suoi sforzi nel quadro del processo di apertura democratica, al fine di affrontare in modo esaustivo la questione curda per conseguire una soluzione pacifica, in particolare garantendo un'interpretazione coerente della legge, al fine di consentire l'uso della lingua curda nella vita politica e pubblica e nelle scuole, modificando la legislazione antiterroristica onde evitare gli abusi ed interpretazioni troppo ampie, garantendo i diritti alla libertà di espressione, associazione e riunione, affrontando efficacemente i problemi degli sfollati dalle loro regioni di origine a causa, tra l'altro, del lungo conflitto e migliorando ulteriormente la situazione socioeconomica nel sud-est del paese; esprime preoccupazione, in tale contesto, per i processi in corso a Diyarbakir di 151 attivisti politici curdi – tra cui otto sindaci eletti e ancora in carica – che rappresentano un'interferenza nell'attività politica; |
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28. |
plaude al rafforzamento del quadro giuridico inteso a garantire i diritti delle donne e la parità di genere mediante il pacchetto costituzionale; nutre preoccupazione per il crollo delle cifre relative al tasso di attività persino tra le donne molto istruite; sollecita il governo, le imprese e la società civile ad adottare misure esaustive – ad esempio lottando contro l'analfabetismo femminile, agevolando attivamente l'accesso delle ragazze all'istruzione secondaria e fornendo strutture per la cura dei bambini – intese ad affrontare il problema della povertà delle donne e rafforzare la loro inclusione sociale e la loro partecipazione al mercato del lavoro; incoraggia altresì l'introduzione di un sistema di quote riservate al fine di garantire una presenza femminile significativa a tutti i livelli nelle imprese, nel settore pubblico e in politica; invita in particolare i partiti politici a sfruttare l'opportunità offerta dalle prossime elezioni per rafforzare la partecipazione attiva delle donne in politica; |
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29. |
deplora fortemente i livelli persistentemente elevati di violenza domestica, compresi i cosiddetti delitti d'onore ed il fenomeno dei matrimoni forzati; si compiace, a questo riguardo, delle iniziative dei movimenti femminili che danno visibilità a queste problematiche e sollecita il governo ad accrescere i suoi sforzi preventivi a tutti i livelli, in particolare applicando la legge n. 4320 sulla protezione della famiglia e monitorandone l'attuazione da parte delle forze di polizia e del potere giudiziario, obbligando le municipalità di oltre 50 000 abitanti a fornire strutture di accoglienza adeguate alle donne e ai minori in pericolo, monitorando in modo efficace il pieno rispetto di tale obbligo ed istituendo un sistema di assistenza per le donne ed i minori che lasciano tali strutture di accoglienza, al fine di fornire loro sostegno psicologico, assistenza giuridica e cure sanitarie adeguate e di assisterli nel reinserimento nella società; invita il governo ad approntare un controllo adeguato ed efficace del rispetto di tale obbligo da parte delle municipalità; sollecita il sistema giudiziario a garantire che la violenza contro le donne e i minori, nonché contro quanti si oppongono ai cosiddetti delitti di onore, sia punita in modo commisurato ed adeguato; |
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30. |
esorta il governo a provvedere affinché l'uguaglianza a prescindere da sesso, genere, origine etnica o razziale, religione o credo, disabilità, età od orientamento sessuale sia garantita dalla legge ed effettivamente applicata; deplora le recenti azioni legali avviate contro le associazioni LGBT, ma si compiace del fatto che le cause in questione siano state respinte dai giudici; rileva, tuttavia, la necessità di ulteriori azioni contro l'omofobia e la discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale, come stabilito dalla raccomandazione agli Stati membri del comitato dei ministri del Consiglio d'Europa in materia di misure volte a lottare contro la discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale o dell'identità di genere; invita il governo turco ad ordinare alle forze armate turche di porre fine alla classificazione dell'omosessualità come malattia «psicosessuale»; chiede che il progetto di legge sulla lotta alla discriminazione e il comitato per la parità sia allineato agli standard dell'Unione europea, anche per quanto riguarda gli aspetti di genere e dell'orientamento sessuale; esorta le autorità nazionali e locali a porre fine ai frequenti omicidi di persone transgenere, tra cui lavoratori del sesso transgenere; |
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31. |
ritiene che la Turchia, in linea con gli obblighi derivanti dal diritto internazionale, dovrebbe adottare una legislazione intesa ad introdurre il servizio civile o sociale quale alternativa al servizio militare, che non sia punitiva per quanto concerne la durata e che sia basata sulla libera scelta; chiede al governo di garantire il pieno rispetto della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo nella causa Ülke c. Turchia, modificando la legislazione in modo da porre fine ai processi contro gli obiettori di coscienza per il rifiuto di svolgere il servizio militare; chiede al governo di indagare sui presunti maltrattamenti di obiettori di coscienza sotto custodia militare e di prendere provvedimenti per evitare tali abusi in futuro; |
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32. |
sottolinea l'importanza di assicurare una protezione efficace ai difensori dei diritti umani; esprime preoccupazione per il perdurare delle cause e dei procedimenti giudiziari contro i difensori dei diritti umani e richiama in particolare l'attenzione sul processo contro Pinar Selek, che è durato dodici anni nonostante tre decisioni di assoluzione; invita la Commissione a seguire da vicino tale caso, come pure tutti gli altri casi analoghi, ed a presenziare sistematicamente a questo tipo di processi; |
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33. |
esorta i principali partiti politici a giungere ad una soluzione sul divieto di indossare il velo nelle università, onde contrastare gli effetti di polarizzazione che tale questione produce sulla società turca; invita a basare tale soluzione sulla libera scelta delle donne; |
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34. |
rinnova con forza il suo appello al governo turco – in assenza a tutt'oggi di progressi dopo la risoluzione 1625 dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa – a perseguire politiche volte a preservare il carattere biculturale delle isole turche di Gökçeada (Imbros) e Bozcaada (Tenedos) e, in particolare, ad affrontare i problemi incontrati dai membri della minoranza greca in materia di istruzione e diritti di proprietà; |
Migliorare la coesione sociale e la prosperità
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35. |
loda la resistenza dell'economia turca di fronte alla crisi economica globale; sottolinea che tale ripresa economica rappresenta un'opportunità unica per accrescere la partecipazione dei lavoratori ed aumentare il tasso di occupazione – che sono ancora ad un livello molto basso che raggiunge appena il 50 % – e per mettere in moto un processo di inclusione sociale progressiva; sottolinea la responsabilità condivisa del governo e delle parti sociali e li invita ad intensificare la cooperazione al fine di rafforzare le basi di un'economia sociale di mercato; |
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36. |
esorta il governo turco e i governi degli Stati membri dell'Unione europea a considerare e presentare l'integrazione dei cittadini dell'Unione europea di origine turca nelle società dei loro nuovi paesi di residenza non come una minaccia, ma come un'opportunità per il futuro delle nostre società; |
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37. |
nota l'interdipendenza dell'economia dell'Unione europea e dell'economia turca e sottolinea il suo potenziale per aumentare la prosperità sia nell'UE sia in Turchia, parallelamente al progredire dell'integrazione della Turchia nel mercato dell'Unione europea; |
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38. |
plaude ai miglioramenti introdotti dagli emendamenti costituzionali nel settore del dialogo sociale e dei diritti sindacali; insiste tuttavia sul fatto che, oltre a tali miglioramenti, il quadro giuridico, inclusa la legislazione in materia sindacale in corso, deve essere allineato con le norme dell'OIL e dell'Unione europea; invita tutte le parti del Consiglio economico e sociale a rafforzare il loro impegno e la loro cooperazione per perseguire tale obiettivo; |
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39. |
ribadisce la necessità di rafforzare la coesione tra le regioni turche e tra le zone rurali ed urbane; sottolinea, in tale contesto, il ruolo particolare dell'istruzione e la necessità di risolvere le ampie disparità persistenti a livello regionale, per quanto riguarda la qualità dell'istruzione ed il tasso di iscrizione scolastica; |
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40. |
sollecita il governo turco a considerare appieno le ripercussioni in termini ambientali e di sostenibilità dei suoi progetti di nuove infrastrutture idriche ed energetiche nel quadro del progetto per l'Anatolia sudorientale (GAP), che rischiano di distruggere l'ambiente ed il paesaggio unico di alcune regioni e, in particolare, l'impatto di tale progetto sul vicino Iraq; rileva in particolare la necessità di garantire che il progetto di legge sulla protezione della natura e sulla biodiversità sia modificato al fine di preservare il patrimonio culturale ed archeologico nel pieno rispetto delle norme europee e di assegnare in modo chiaro le responsabilità per la protezione della natura in seno all'esecutivo; invita il governo ad adottare un quadro d'intervento più ambizioso, sostenuto da piani d'azione specifici, per combattere l'aumento delle emissioni di carbonio; |
Instaurare relazioni di buon vicinato
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41. |
invita il governo turco e tutte le parti interessate a sostenere attivamente i negoziati in corso sulla questione di Cipro ed a contribuire concretamente ad una sua risoluzione globale e sollecita il governo a favorire un clima adatto per i negoziati, iniziando il ritiro immediato delle sue truppe da Cipro; sollecita con forza le due comunità presenti a Cipro a lavorare intensamente, come chiesto dal Segretario generale delle Nazioni Unite, per sfruttare i progressi già conseguiti nei negoziati, al fine di raggiungere una soluzione sostenibile – in linea con le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e promuovendo, in particolare, la risoluzione 550 (1984), conformemente ai principi su cui si fonda l'Unione europea – a beneficio dei cittadini ciprioti, dell'Unione europea e della Turchia; |
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42. |
incoraggia la Turchia ad intensificare il suo sostegno a favore del comitato per le persone scomparse a Cipro, in particolare facilitandone l'accesso alle aree militari e agli archivi nonché a prendere qualsiasi altra misura idonea, in linea con le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo sulla questione umanitaria delle persone scomparse; |
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43. |
invita le autorità turche e turco-cipriote ad evitare nuovi insediamenti di cittadini turchi sull'isola, dal momento che ciò continuerebbe a modificare l'equilibrio demografico ed a ridurre la lealtà dei suoi cittadini nei confronti di un futuro Stato comune basato su un passato comune; invita la Turchia ad affrontare la questione dell'insediamento di cittadini turchi sull'isola, in linea con la Convenzione di Ginevra e i principi del diritto internazionale; |
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44. |
sollecita entrambe le parti, Turchia e Armenia, a ratificare, senza precondizioni, i protocolli e ad aprire il confine ed invita la Turchia a utilizzare il suo peso a livello regionale per rafforzare misure atte a creare fiducia; |
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45. |
prende atto dell'intensificazione degli sforzi da parte della Turchia e della Grecia per migliorare le loro relazioni bilaterali; si rammarica tuttavia che la minaccia di casus belli dichiarata dalla Grande assemblea nazionale turca nei confronti della Grecia non sia ancora stata ritirata; si attende che il governo turco ponga fine alle continue violazioni dello spazio aereo greco e ai voli militari turchi sulle isole greche; |
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46. |
sottolinea che la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare è stata firmata dall'UE, dai 27 Stati membri e da tutti gli altri paesi candidati e fa parte dell'acquis comunitario, invita pertanto il governo turco a firmarla e ratificarla senza ulteriori indugi; |
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47. |
plaude all'approfondimento delle relazioni tra Turchia e Iraq, incluso il suo governo regionale curdo, e sottolinea in particolare il contributo della Turchia alla stabilizzazione dell'Iraq; sollecita la Turchia a elaborare, insieme al governo iracheno e ad altri paesi vicini, misure per contrastare l'impatto negativo del progetto di diga idroelettrica annunciato dal governo turco; |
Approfondire la cooperazione UE-Turchia
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48. |
deplora la mancata applicazione da parte della Turchia del protocollo aggiuntivo all'accordo di associazione tra la Comunità europea e la Turchia, che continua a influire sul processo negoziale, ed invita il governo turco ad applicare appieno il protocollo; |
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49. |
prende atto dei progressi conseguiti dalla Turchia sul capitolo dell'energia ed invita nuovamente il Consiglio ad avviare dei negoziati su tale capitolo senza ulteriore indugio; invita il governo turco ad intensificare i suoi sforzi nei negoziati di adesione al trattato della Comunità dell'energia; accoglie con favore la ratifica dell'accordo intergovernativo sul gasdotto Nabucco e la firma del memorandum d'intesa sul funzionamento del gasdotto di interconnessione Turchia-Grecia-Italia (ITGI), in quanto entrambi i progetti sono importanti per la sicurezza dell'approvvigionamento energetico dell'UE; |
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50. |
saluta i negoziati attualmente in corso sul capitolo «sicurezza alimentare e politica veterinaria e fitosanitaria» aperto il 30 giugno 2010; sollecita la Turchia ad adottare tutti i provvedimenti necessari per chiudere determinati capitoli, ad esempio «impresa e politica industriale» e «reti transeuropee»; |
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51. |
plaude alla conclusione dei negoziati su un accordo di riammissione UE-Turchia ed invita il governo turco a garantire, fino all'entrata in vigore di tale accordo, la piena attuazione degli accordi bilaterali esistenti; sottolinea l'importanza di intensificare la cooperazione tra l'Unione europea e la Turchia sulla gestione della migrazione e sul controllo delle frontiere, anche alla luce dell'alta percentuale di immigranti illegali che entrano nel territorio dell'Unione europea attraverso la Turchia; accoglie con favore la consultazione della società civile su tre progetti di legge nel settore dell'asilo ed esorta il governo a presentare quanto prima tali leggi al parlamento; è del parere che, una volta che l'accordo di riammissione sarà entrato in vigore, il Consiglio dovrebbe affidare alla Commissione il mandato di avviare un dialogo in materia di visti, con particolare attenzione alle condizioni di ingresso di imprenditori e studenti che si recano nell'Unione europea, quale misura necessaria in relazione alla mobilità; |
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52. |
prende atto della sempre più attiva politica estera della Turchia, intesa a rafforzare il suo ruolo quale attore regionale; sollecita il Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a tenere conto appieno di tale dimensione e ad impegnarsi con la Turchia per il coordinamento degli obiettivi e per una corretta promozione degli interessi dell'Unione europea; invita il governo turco ad intensificare il coordinamento della sua politica estera con l'Unione europea; accoglie con favore, in linea di principio, la politica «zero problemi» recentemente enunciata dalla Turchia nei confronti dei paesi vicini, ma sottolinea che l'impegno della Turchia nei confronti dei valori e degli interessi comuni europei deve continuare ad essere inequivocabile; invita il Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza ad intensificare il dialogo esistente con la Turchia su questioni di politica estere di interesse reciproco; alla luce del fatto che la Turchia è fonte di ispirazione per molti nel mondo arabo, in quanto democrazia laica con una popolazione in maggioranza musulmana, incoraggia vivamente il proseguimento di sforzi concertati a sostegno della democratizzazione e dello sviluppo nel Medio Oriente e nel Nord Africa; |
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53. |
sottolinea l'importanza strategica della regione del mar Nero per l'Unione europea; ritiene che la Turchia sia un importante partner dell'Unione europea in tale regione e la invita a sostenere e contribuire attivamente all'attuazione delle politiche e delle iniziative dell'UE nella regione del mar Nero, compresa un'eventuale strategia dell'UE per il mar Nero; |
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54. |
sollecita il governo turco a sostenere appieno gli sforzi della comunità internazionale volti ad impedire all'Iran di acquisire armi nucleari e deplora il voto della Turchia contro la relativa risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; ritiene che la Turchia potrebbe contribuire alla democratizzazione ed al rafforzamento dei diritti umani in Iran, coordinando nel contempo i suoi sforzi con l'Unione europea; |
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55. |
ritiene che la Turchia svolga un ruolo importante nel promuovere il dialogo nel quadro del processo di pace in Medio Oriente e nel contribuire alla stabilizzazione del Libano, e la invita a riallacciare i suoi stretti legami con Israele, a riprendere la sua costruttiva mediazione e, in particolare, a contribuire al rafforzamento dell'Autorità palestinese; |
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56. |
apprezza il costruttivo impegno della Turchia inteso a sostenere gli sforzi dei partner transatlantici in Afghanistan e nei Balcani; si rammarica tuttavia che la cooperazione strategica NATO-UE al di là degli accordi «Berlin Plus» sia bloccata dall'opposizione della Turchia; |
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57. |
chiede al governo turco di firmare e sottoporre a ratifica lo Statuto del Tribunale penale internazionale, accrescendo così il contributo e l'impegno della Turchia al sistema multilaterale globale; |
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58. |
prende atto delle conclusioni e dei miglioramenti proposti dalla Commissione nella relazione annuale 2009 sull'attuazione dello strumento di assistenza preadesione (IPA), al fine di stabilire obiettivi e progetti prioritari in conformità con i criteri di adesione, come suggerito dalla relazione speciale della Corte dei conti n. 16/2009; sottolinea l'importanza di monitorare estensivamente l'attuazione dell'IPA, man mano che aumentano i progetti in corso; |
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59. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, al Segretario generale del Consiglio d'Europa, al presidente della Corte europea dei diritti dell'uomo, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al governo e al parlamento della Repubblica di Turchia. |
(1) GU C 306 E del 15.12.2006, pag. 284.
(2) GU C 263 E del 16.10.2008, pag. 452.
(3) GU C 279 E del 19.11.2009, pag. 57.
(4) GU C 87 E dell'1.4.2010, pag. 139.
(5) GU C 341 E del 16.12.2010, pag. 59.
(6) Testi approvati, P7_TA(2010)0324.
(7) GU L 51 del 26.2.2008, pag. 4.
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/106 |
Mercoledì 9 marzo 2011
Processo d'integrazione europea del Montenegro
P7_TA(2011)0091
Risoluzione del Parlamento europeo del 9 marzo 2011 sul processo di integrazione europea del Montenegro
2012/C 199 E/14
Il Parlamento europeo,
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vista la decisione del Consiglio europeo, del 17 dicembre 2010, di accordare al Montenegro lo status di paese candidato all'adesione all'Unione europea, |
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vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio relativa al parere della Commissione sulla domanda di adesione del Montenegro all'Unione europea (COM(2010)0670), |
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vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla strategia di allargamento e le sfide principali per il periodo 2010-2011 (COM(2010)0660), |
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visto l'accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall'altra, del 29 marzo 2010 (1), |
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visti l'accordo di riammissione CE-Montenegro dell'8 novembre 2007 (2) e il regolamento (CE) n. 1244/2009 del Consiglio del 30 novembre 2009, approvato il 1o dicembre 2009, recante modifica del regolamento (CE) n. 539/2001 che adotta l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo (3), |
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viste le raccomandazioni del comitato parlamentare di stabilizzazione e associazione UE-Montenegro, del 27 e 28 settembre 2010, |
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visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento, |
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A. |
considerando che il Consiglio europeo di Salonicco del 19-20 giugno 2003 ha riaffermato che il futuro dei Balcani occidentali è nell'Unione europea; che tale dichiarazione è stata ribadita dal Consiglio europeo di Bruxelles del 15-16 giugno 2006 e in occasione di vertici successivi, |
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1. |
si compiace del consenso generale sull'integrazione europea e dell'alta priorità attribuita a tale questione dai partiti di governo e dell'opposizione in Montenegro, che hanno portato alla realizzazione di progressi apprezzabili nel processo di riforma sin dall'indipendenza del paese; saluta con favore la nuova dirigenza politica di Podgorica e incoraggia il nuovo governo a portare avanti il processo di integrazione europea del Montenegro e ad accelerare le riforme che conducono all'adempimento dei criteri di Copenaghen; |
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2. |
plaude alla decisione del Consiglio europeo, del 17 dicembre 2010, di accordare al Montenegro lo status di paese candidato all'adesione all'Unione europea; si rammarica tuttavia del fatto che lo status di paese candidato sia stato dissociato dal diritto di avviare negoziati e sottolinea che la decisione di dare inizio ai negoziati non dovrebbe essere indebitamente o irragionevolmente rinviata; si attende l'apertura dei negoziati al più tardi dopo la pubblicazione della relazione annuale 2011 sui progressi del paese da parte della Commissione, a condizione che il Montenegro raggiunga buoni risultati quanto al soddisfacimento dei criteri fissati da quest'ultima; |
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3. |
plaude alla decisione del Consiglio di accordare ai cittadini montenegrini la possibilità di viaggiare senza visto (piena liberalizzazione del regime dei visti) verso l'area Schengen a partire dal 19 dicembre 2009; sottolinea l'importanza di un tale passo ai fini dello sviluppo dei contatti interpersonali, particolarmente nel settore dell'istruzione, della ricerca, del turismo, a fini commerciali e di cooperazione sindacale a livello internazionale; invita i paesi dell'UE che non aderiscono all'accordo Schengen a considerare la possibilità di adottare un analogo regime di liberalizzazione dei visti per i cittadini montenegrini, soprattutto ai fini di una regolare attuazione del regime di liberalizzazione dei visti con i paesi dell'UE che aderiscono all'accordo di Schengen; |
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4. |
si compiace del fatto che il processo di instaurazione del quadro giuridico e costituzionale del paese sia stato quasi completato; richiama tuttavia l'attenzione sul fatto che il termine per l'armonizzazione del sistema legale esistente con la nuova costituzione è stato prorogato per la quarta volta e invita le autorità ad adottare in tempi brevi la legislazione mancante, in particolare gli emendamenti al quadro giuridico relativo alle elezioni; invita tutti i partiti politici a raggiungere il consenso sul progetto di legge senza ulteriori indugi, conformemente alle raccomandazioni dell'OSCE-ODIHR e della commissione di Venezia, e a migliorare il sistema di verifica dei reclami in materia elettorale dinanzi al comitato elettorale o nei tribunali; invita il parlamento montenegrino ad attuare un urgente e significativo rafforzamento delle proprie capacità relativamente al compito di valutare la conformità delle leggi proposte dal governo rispetto all'acquis e sollecita la Commissione a fornire a tale riguardo l'assistenza tecnica necessaria, nel quadro dello strumento di preadesione; esorta il governo a rendere più trasparente e più accessibile al pubblico il processo legislativo; |
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5. |
prende atto con soddisfazione del buon funzionamento dello strumento di assistenza preadesione (IPA) in Montenegro; esorta il governo montenegrino e la Commissione a semplificare la procedura amministrativa per i finanziamenti IPA, al fine di renderli più accessibili alle organizzazioni civili più piccole e non centralizzate, ai sindacati e agli altri beneficiari; |
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6. |
ribadisce che lo Stato di diritto riveste la massima importanza per lo sviluppo del paese e per la credibilità delle istituzioni dello Stato agli occhi dei cittadini; si compiace, a tal fine, dell'accresciuta attività in cui si vedono impegnati il governo e il parlamento per preparare e adottare la legislazione pertinente; sottolinea nondimeno l'importanza della partecipazione pubblica all'elaborazione della nuova legislazione e alla sua applicazione efficace, affinché i progressi siano visibili dai cittadini; |
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7. |
si compiace dell'iniziativa del parlamento montenegrino di professionalizzare la funzione di presidente della commissione elettorale statale; chiede, tuttavia, la professionalizzazione degli altri membri di tale organo e il potenziamento delle sue capacità, onde garantire una gestione trasparente, democratica ed efficace dei processi elettorali; |
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8. |
prende atto dei buoni risultati ottenuti nell'adozione di legislazione importante nell'ambito della lotta alla corruzione e si compiace dell'adozione di una nuova strategia e di un piano d'azione, come pure dell'istituzione di una commissione nazionale incaricata della loro attuazione; sottolinea tuttavia che la corruzione è ancora preponderante in numerosi settori, specialmente in quelli dell'edilizia, delle privatizzazioni e degli appalti pubblici, il che rappresenta un grave problema; rileva peraltro che i risultati di indagini, azioni penali e condanne definitive nei casi di corruzione sono tuttora scarsi; pone in rilievo l'importanza di mettere a punto un contesto esaustivo e chiaramente definito nel quale portare avanti la lotta alla corruzione, che comprenda una migliore applicazione della legge sul libero accesso alle informazioni e il coordinamento tra i servizi incaricati di far osservare le leggi, come pure un'unica autorità che vigili sugli obblighi degli organi governativi, assicurandone il rispetto, e che dia seguito alle denunce dei cittadini (mediatore); richiama l'attenzione sulla necessità di applicare efficacemente la legislazione adottata in questo settore, onde conferire alle autorità incaricate dell'applicazione della legge nuovi strumenti per combattere la corruzione; sollecita un cambiamento del quadro legislativo riguardo al finanziamento dei partiti politici e delle campagne elettorali, onde garantire il controllo indipendente e la trasparenza dei meccanismi di finanziamento; |
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9. |
chiede l'adozione di misure energiche volte a eliminare i casi di conflitto di interessi nella pubblica amministrazione, potenziando la commissione per il conflitto d'interessi e conferendole poteri che le consentano di verificare le dichiarazioni patrimoniali dei funzionari pubblici e di sanzionare le irregolarità; chiede altresì la modifica della legge sulla prevenzione dei conflitti di interesse nell'esercizio di funzioni pubbliche, che consente a parlamentari e ad altri rappresentanti eletti di assumere incarichi in qualità di membri di organi preposti alla gestione o al controllo; ritiene che, in determinati casi, la piena trasparenza e la dichiarazione di interessi da parte dei rappresentanti eletti possano risolvere tale conflitto; |
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10. |
sottolinea che la legge sulla libertà di informazione è applicata con difficoltà, soprattutto quando interessa la diffusione di documenti che potrebbero rivelare casi di corruzione nel settore delle privatizzazioni e degli appalti pubblici; sollecita il governo ad agevolare l'accesso ai dati pertinenti; esorta le autorità dello Stato ad astenersi dall'esercitare pressioni sulle organizzazioni non governative e senza fini di lucro e, in generale, sugli attori della società civile che indagano sui casi di corruzione e di criminalità organizzata e svolgono un ruolo di controllo; |
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11. |
prende atto dei progressi realizzati nella riforma del settore giudiziario, come dimostrato dalle importanti modifiche apportate alla legislazione sui procedimenti penali e ad altre norme sostanziali, che hanno aumentato le risorse umane disponibili e ridotto gli arretrati giudiziari nei tribunali; sottolinea tuttavia la necessità di garantire la responsabilità e l'efficienza della magistratura e dei pubblici ministeri nonché la loro indipendenza da interferenze politiche; sottolinea la necessità di garantire la piena attuazione del codice deontologico; chiede urgentemente che siano apportati cambiamenti al sistema delle nomine di giudici e pubblici ministeri e che si ponga fine alla prassi secondo cui la nomina dei pubblici ministeri e dei membri del Consiglio giudiziario e del Consiglio delle procure avviene unicamente in parlamento, a maggioranza semplice, e in seno al governo; è inoltre preoccupato per la potenzialità di eccessivo accumulo di poteri nella persona del presidente della Corte suprema e in quella del procuratore generale della Repubblica; chiede l'adozione della legge che disciplina l'accesso all'assistenza legale gratuita; chiede l'armonizzazione della giurisprudenza al fine di assicurare un sistema giudiziario trasparente e la fiducia dei cittadini; sottolinea l'importanza di intensificare la cooperazione internazionale, soprattutto con i paesi limitrofi; |
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12. |
invita il Montenegro a migliorare ulteriormente i criteri comuni per la formazione giudiziaria, che saranno applicati dal Centro di formazione giudiziaria, e a stanziare le risorse finanziarie necessarie per raggiungere tale obiettivo; |
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13. |
invita la Commissione a includere nella sua prossima relazione sui progressi del paese una valutazione dell'impatto e dei risultati conseguiti, attraverso lo stanziamento di fondi UE, nell'ambito della riforma del settore giudiziario e della lotta alla corruzione; |
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14. |
sottolinea il fatto che il crimine organizzato, e soprattutto il riciclaggio di denaro sporco e il contrabbando, rimangono un problema malgrado i miglioramenti apportati al quadro giuridico e la relativa applicazione; invita le autorità ad adottare iniziative volte al potenziamento delle capacità di contrasto, in particolare le capacità investigative proattive, nonché a migliorare il coordinamento fra i diversi organi e servizi e la cooperazione con le rispettive autorità limitrofe e internazionali, onde conseguire solidi risultati nella lotta alla criminalità organizzata; si compiace dell'adozione del codice di procedura penale e chiede la sua rapida e corretta applicazione; |
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15. |
plaude ai progressi compiuti nell'attività del parlamento, ma raccomanda di intraprendere ulteriori sforzi onde garantire l'elevata qualità della legislazione adottata e la sua conformità all'acquis; chiede che siano stanziate internamente maggiori risorse di bilancio e umane e che sia accordata una maggiore assistenza dall'Unione europea al parlamento montenegrino, ad esempio tramite gemellaggi con parlamenti degli Stati membri o con il Parlamento europeo, al fine di aumentare le capacità dei deputati e del segretariato parlamentare onde consentire la verifica e il controllo nei confronti del governo, come dichiarato nel parere della Commissione; |
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16. |
chiede ulteriori riforme della pubblica amministrazione, che rimane tuttora carente di risorse e manifestamente politicizzata, e in particolare una revisione della legge sui funzionari e gli impiegati statali volta a istituire un sistema occupazionale globale e basato sul merito, che comprenda norme trasparenti di assunzione e fissi procedure per l'avanzamento di carriera; sottolinea parimenti la necessità di potenziare le risorse umane al livello amministrativo locale e di fornire finanziamenti sufficienti al suo funzionamento, onde garantirne l'efficienza e la trasparenza, aspetto particolarmente importante in vista del processo di decentramento in atto; richiama l'attenzione sulla necessità di rispettare le decisioni legalmente vincolanti dell'autorità per la gestione delle risorse umane; sottolinea la necessità di migliorare il quadro giuridico e istituzionale, in modo da rafforzare la responsabilità e il rispetto dello Stato di diritto nell'ambito della pubblica amministrazione, particolarmente in settori quali l'amministrazione fiscale, gli appalti pubblici, la pianificazione urbana e la concessione di licenze nell'ambito delle amministrazioni locali e delle dogane; si compiace dell'apertura della scuola regionale di pubblica amministrazione (ReSPA) a Danilovgrad; |
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17. |
plaude all'adozione della legge generale sul divieto di discriminazione nell'impiego o nella fornitura di servizi pubblici, che proibisce la discriminazione fondata su qualsiasi motivazione diversa dal merito, quale passo importante verso l'instaurazione del quadro giuridico favorevole alla lotta contro la discriminazione; rileva tuttavia il permanere di possibili carenze nella legge in questione e chiede che vi sia posto rimedio; sottolinea che i gruppi vulnerabili, quali le comunità rom, ashkali ed egiziane e le persone con disabilità, sembrano essere tuttora vittime di discriminazione e che la discriminazione fondata sull'orientamento sessuale e l'identità di genere è ancora ampiamente diffusa, anche da parte delle autorità statali; sollecita le autorità montenegrine a rafforzare i meccanismi di attuazione per prevenire, monitorare, sanzionare e perseguire i casi di discriminazione; esprime preoccupazione per il fatto che i diritti dei lavoratori disabili non sono pienamente rispettati e saluta con favore, a tale riguardo, il memorandum relativo alla situazione del mercato del lavoro per i disabili sottoscritto dalla confederazione delle organizzazioni sindacali del Montenegro (CTUM) e dalle ONG; |
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18. |
nutre preoccupazione per il fatto che le donne continuano a essere sottorappresentate nell'ambito dei processi decisionali e nelle posizioni direttive, sia all'interno dell'amministrazione pubblica, ad esempio in parlamento, nei ministeri, nei posti governativi di maggiore responsabilità, sia nella gestione delle società pubbliche; chiede l'adozione di misure volte a integrare rapidamente politiche in materia di uguaglianza di genere, mediante l'attuazione del piano d'azione, e a introdurre il principio della parità di retribuzione; |
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19. |
plaude all'adozione della legge sulla protezione contro le violenze domestiche e invita il governo a procedere alla sua rapida attuazione nonché ad accordare un sostegno finanziario alle organizzazioni che assistono le vittime; invita le autorità a promuovere una campagna di sensibilizzazione per informare le donne dei loro diritti e ad attuare una politica di «tolleranza zero» nei confronti delle violenze domestiche; |
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20. |
sollecita le autorità montenegrine a garantire la piena attuazione di tutte le pertinenti disposizioni giuridiche, fra cui la legge sui diritti e le libertà delle minoranze; ricorda che tutte le minoranze devono essere protette tramite la rigorosa applicazione della legge contro la discriminazione; incoraggia il Montenegro a compiere ulteriori sforzi di sensibilizzazione riguardo a tutte le forme di discriminazione; esorta le autorità montenegrine a continuare a sostenere pienamente l'attuazione del piano d'azione per risolvere il problema dello status degli sfollati; |
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21. |
si compiace del buon livello complessivo delle relazioni interetniche e della tutela dei diritti delle minoranze nel paese e ribadisce che si tratta di una buona base per cominciare a costruire il processo di pacificazione in una regione che è stata un tempo caratterizzata da violenze interetniche e sfollamenti di massa della popolazione; chiede tuttavia una maggiore consultazione dei pareri dei gruppi minoritari da parte delle autorità e in seno alle strutture amministrative, onde favorire la riconciliazione nella regione; richiama a tal fine l'attenzione sulla necessità di chiarire la disposizione costituzionale concernente l'accurata rappresentazione delle minoranze e si compiace delle iniziative adottate al fine di produrre statistiche accurate al riguardo; chiede che la legge sulla cittadinanza e la legge sugli stranieri siano allineate alle norme europee; esorta i leader politici e religiosi da entrambe le parti del confine serbo-montenegrino a contribuire a un clima interetnico e interreligioso positivo mediante la ricerca di soluzioni di compromesso alle questioni controverse, tra cui i siti religiosi contestati; |
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22. |
sottolinea che le comunità rom, ashkali ed egiziane continuano a subire frequentemente problemi di discriminazione; invita le autorità a migliorare le loro condizioni di vita e il loro accesso ai servizi di previdenza sociale, sanità, istruzione e collocamento nonché a fornire loro documenti d'identità, requisito preliminare per l'accesso a qualsiasi servizio pubblico; sottolinea la necessità urgente di migliorare le condizioni di vita nel campo di Konik e di adottare e attuare una strategia sostenibile in vista del miglioramento delle condizioni all'interno del campo e di una sua futura chiusura; |
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23. |
ribadisce l'importanza, ai fini della democrazia, di organizzazioni della società civile attive e indipendenti; si compiace del miglioramento della cooperazione tra il governo e le ONG, soprattutto nella lotta contro la corruzione; chiede un ulteriore rafforzamento delle relazioni tra il governo e le ONG e una più ampia consultazione di queste ultime nell'ambito del processo decisionale, compresa la formulazione di politiche e di leggi, e nel monitoraggio dell'operato delle autorità; pone l'accento sul ruolo decisivo che svolgono gli attori della società civile nel contribuire a rafforzare la cooperazione regionale per quanto riguarda gli aspetti sociali e politici; si compiace del lavoro svolto dal Consiglio nazionale per l'integrazione europea, con il coinvolgimento della società civile, del governo, della magistratura e dell'opposizione, ma chiede il rafforzamento del suo ruolo nello sviluppo dell'integrazione europea; |
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24. |
esorta il governo montenegrino a impegnarsi in una stretta collaborazione e in un regolare dialogo con le ONG, i sindacati e le altre organizzazioni della società civile; valuta positivamente, a tale riguardo, la designazione del Consiglio per la cooperazione fra il governo montenegrino e le ONG; sottolinea l'importanza di rafforzare il quadro istituzionale per la cooperazione fra il governo, le ONG, i sindacati e le altre organizzazioni della società civile; |
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25. |
valuta positivamente i progressi realizzati nell'attuazione delle riforme nel quadro del processo di Bologna e invita a profondere ulteriori sforzi per migliorare la qualità dell'istruzione, sia generale che professionale, affinché i giovani siano dotati delle capacità necessarie per competere con successo sul mercato del lavoro; sollecita una più efficace attuazione della strategia per un'istruzione inclusiva, destinata anche ai bambini provenienti da gruppi vulnerabili; |
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26. |
riconosce le iniziative adottate dal governo montenegrino per garantire la libertà d'espressione nei media, grazie all'adozione della legge sui mezzi d'informazione elettronici e alle modifiche apportate al codice penale; chiede, tuttavia, ulteriori iniziative volte a garantire l'indipendenza e la professionalità dei canali di diffusione dei mezzi d'informazione, tra cui il potenziamento della capacità e dell'indipendenza dell'emittente pubblica; invita le autorità montenegrine a dimostrare il loro impegno al fine di garantire il funzionamento dei mezzi d'informazione al riparo da interferenze politiche e l'indipendenza degli organismi di regolamentazione; richiama l'attenzione sulle eccessive ammende per diffamazione, che continuano a ostacolare la libertà e l'indipendenza del lavoro dei giornalisti, e chiede che le norme e la prassi relative alla diffamazione siano pienamente allineate alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo; sottolinea che i casi segnalati di intimidazione e di violenze fisiche nei confronti di giornalisti e di attivisti della società civile devono essere oggetto di indagini approfondite e, se del caso, di procedimenti giudiziari; sottolinea l'importanza di applicare, da parte dei giornalisti, elevati standard professionali e un codice deontologico; |
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27. |
plaude ai buoni risultati ottenuti dal paese nell'attuazione di riforme economiche, ma sottolinea che la crisi finanziaria ha rivelato potenziali debolezze nel suo modello economico ed evidenziato l'urgenza di ulteriori modifiche strutturali; chiede, in particolare, ulteriori iniziative volte a promuovere il monitoraggio e l'applicazione dei contratti di privatizzazione, a garantire la trasparenza nella concessione di aiuti di Stato e ad adottare una migliore e più semplice regolamentazione del contesto imprenditoriale, e segnatamente ad agevolare il funzionamento delle piccole e medie imprese; |
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28. |
prende atto dei miglioramenti apportati al funzionamento del mercato del lavoro, ma esprime preoccupazione per il livello notevole dell'occupazione informale; è del parere che l'economia informale rappresenti un problema profondamente radicato, la cui risoluzione impone approfondite strategie che devono includere tutti gli aspetti della società; richiama l'attenzione sul fatto che il mercato del lavoro è tuttora caratterizzato dalla disoccupazione strutturale e che, nel contempo, le offerte di posti di lavoro altamente specializzati rimangono non soddisfatte, il che è indice di una mancata corrispondenza tra le competenze richieste e quelle fornite; saluta con favore l'adozione del quadro nazionale delle qualifiche, che contempla i requisiti giuridici per colmare tale divario, e incoraggia il governo montenegrino a procedere alla sua rapida attuazione; |
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29. |
sottolinea l'importanza, ai fini dello sviluppo del Montenegro, di migliorare l'infrastruttura dei trasporti e di garantire la connettività tra il suo sistema di trasporti e quelli dei paesi vicini; chiede un maggiore sviluppo del sistema ferroviario e la modernizzazione di quello esistente, che rappresenta una valida ed ecologica alternativa al trasporto su strada e che potrebbe assorbire una parte sostanziale del trasporto di merci e passeggeri; |
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30. |
sottolinea che il Montenegro ha ratificato le otto principali convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) sui diritti dei lavoratori nonché la Carta sociale europea riveduta; evidenzia che, sebbene i principali diritti lavorativi e sindacali siano contemplati nel codice del lavoro, esistono ancora restrizioni; esorta il Montenegro a consolidare ulteriormente i diritti in ambito lavorativo e sindacale; pone l'accento sull'importante ruolo del dialogo sociale e incoraggia il governo montenegrino a dar prova di maggiore ambizione rafforzando ulteriormente il Consiglio sociale; sottolinea l'importanza di migliorare la trasparenza e l'efficacia di quest'ultimo; |
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31. |
si compiace del fatto che la costituzione definisca il Montenegro come uno Stato rispettoso dell'ambiente; prende atto del ruolo importante svolto dal turismo nell'economia e del suo potenziale in termini di contributo allo sviluppo del paese; rileva tuttavia i rischi per l'ambiente derivanti dal turismo e invita il governo a prendere ulteriori misure intese a proteggere la natura, quale ad esempio la rapida applicazione della legge sull'ambiente e dei regolamenti non ancora applicati, e a profondere gli ulteriori sforzi necessari a evitare una possibile devastazione delle coste del mare Adriatico; richiama in particolare l'attenzione sulla necessità di una gestione dei rifiuti efficace, soprattutto a livello locale, onde garantirne lo smaltimento in sicurezza; valuta positivamente le misure volte a sviluppare un'economia a ridotte emissioni di carbonio mettendo a punto l'enorme potenziale del paese in materia di energia idroelettrica e prodotta da altre fonti rinnovabili, che contribuirà a soddisfare il fabbisogno interno e costituirà addirittura una risorsa per l'esportazione nonché una fonte di guadagno in valuta straniera per le casse del paese; avverte, tuttavia, che le dighe di grandi dimensioni hanno spesso un notevole impatto negativo sull'ambiente e chiede che, prima della loro approvazione o autorizzazione, siano svolte adeguate e trasparenti valutazioni ambientali anche riguardo alle «alternative migliori sotto il profilo ambientale», con la partecipazione della collettività e della società civile, in linea con l'acquis dell'UE; |
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32. |
sollecita le autorità montenegrine, in particolare il ministro dell'Economia, a pubblicare sul relativo sito web tutti gli allegati e i documenti annessi al recente accordo relativo all'istallazione di un cavo sotterraneo per il trasporto di energia fra il Montenegro e l'Italia; chiede che siano rese pubbliche tutte le implicazioni dell'accordo, compreso l'impatto ambientale; |
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33. |
osserva con soddisfazione che il Montenegro si impegna strenuamente a favore della cooperazione regionale ed è un partner regionale costruttivo; elogia il Montenegro per le buone relazioni che intrattiene con i paesi vicini e per il ruolo stabilizzatore che svolge complessivamente nella regione; osserva che il paese è un membro attivo della maggior parte delle organizzazioni regionali e che ha concluso una serie di accordi con i paesi vicini nei settori della giustizia e della polizia; si compiace degli accordi di riammissione recentemente ratificati con la Croazia e la Serbia, come pure dell'accordo di estradizione recentemente concluso con la Serbia e la Croazia; invita il paese a risolvere rapidamente la controversia sui confini con la Croazia, tramite la Corte internazionale di giustizia; |
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34. |
sottolinea che il parlamento montenegrino è stato il primo della regione ad approvare la risoluzione sul genocidio di Srebrenica e si compiace di tale passo, nel quale ravvisa un importante contributo alla riconciliazione nella regione; |
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35. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché al governo e al parlamento del Montenegro. |
(1) GU L 108 del 29.4.2010, pag. 1.
(2) GU L 334 del 19.12.2007, pag. 25.
(3) GU L 336 del 18.12.2009, pag. 1.
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/112 |
Mercoledì 9 marzo 2011
Strategia dell'UE per l'inclusione dei rom
P7_TA(2011)0092
Risoluzione del Parlamento europeo del 9 marzo 2011 sulla strategia dell'UE per l'inclusione dei rom (2010/2276(INI))
2012/C 199 E/15
Il Parlamento europeo,
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vista la Carta dei diritti fondamentali, in particolare gli articoli 1, 8, 19, 20, 21, 24, 25, 35 e 45, |
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visto il diritto internazionale in materia di diritti dell'uomo, in particolare la Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche, la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna e la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, |
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viste le convenzioni europee a tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, in particolare la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) e la relativa giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, la Carta sociale europea e le relative raccomandazioni del Comitato europeo dei diritti sociali e la Convenzione quadro del Consiglio d'Europa per la protezione delle minoranze nazionali, |
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visti gli articoli 2 e 3 del trattato sull'Unione europea, che sanciscono i diritti e i principi fondamentali dell'Unione europea, compresi il principio di non discriminazione e la libera circolazione, |
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visto l'articolo 5, paragrafo 3, del trattato sull'Unione europea, che fornisce una base giuridica all'azione dell'Unione se gli obiettivi dell'azione prevista non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri, ma possono essere conseguiti meglio a livello di Unione, |
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visto l'articolo 6 del trattato sull'Unione europea, concernente i diritti fondamentali nell'Unione, |
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visto l'articolo 7 del trattato sull'Unione europea, che prevede l'imposizione di sanzioni e la sospensione dei diritti in caso di gravi violazioni del diritto dell'Unione, |
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visti gli articoli 9 e 10 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, i quali impongono all'Unione – quale obbligo orizzontale – di tenere conto delle esigenze connesse con la promozione di un elevato livello di occupazione, la garanzia di un'adeguata protezione sociale, la lotta contro l'esclusione sociale e un elevato livello di istruzione, formazione e tutela della salute umana, nonché dell'obiettivo di combattere le discriminazioni fondate sulla razza o l'origine etnica, |
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visto l'articolo 19 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in virtù del quale il Consiglio può prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sulla razza o l'origine etnica, |
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visto l'articolo 151 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in base al quale l'Unione e gli Stati membri hanno come obiettivi la promozione dell'occupazione, il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro e una protezione sociale adeguata, |
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visto l'articolo 153 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che definisce i settori in cui l'Unione sostiene e completa l'azione degli Stati membri, in particolare il paragrafo 1, lettera h) sull'integrazione delle persone escluse dal mercato del lavoro e il paragrafo 1, lettera j) sulla lotta contro l'esclusione sociale, |
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visto il titolo XVIII del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che tratta della coesione economica, sociale e territoriale, |
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visto l'articolo 352 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea («clausola di flessibilità»), che prevede l'adozione delle disposizioni appropriate per realizzare uno degli obiettivi di cui ai trattati, |
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visti gli articoli 3, 8, 16, 18, 20, 21 e 157 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, |
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vista la raccomandazione del Consiglio d'Europa n. 1355 (1998) sulla lotta all'esclusione sociale e il rafforzamento della coesione sociale in Europa, |
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viste la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie del Consiglio d'Europa, che riconosce le lingue regionali e minoritarie come parte integrante del patrimonio culturale dell'UE, e la Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali, |
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vista la sua risoluzione del 28 aprile 2005 sulla situazione dei rom nell'Unione europea (1), |
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vista la sua risoluzione del 1o giugno 2006 sulla situazione delle donne rom nell'Unione europea (2), |
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vista la sua risoluzione del 15 novembre 2007 sull'applicazione della direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri (3), |
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vista la sua risoluzione del 31 gennaio 2008 su una strategia europea per i rom (4), |
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vista la sua risoluzione del 10 luglio 2008 sul censimento dei rom su base etnica in Italia (5), |
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vista la sua risoluzione dell'11 marzo 2009 sulla situazione sociale dei rom e su un loro miglior accesso al mercato del lavoro nell'Unione europea (6), |
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vista la sua risoluzione del 25 marzo 2010 sul secondo vertice europeo sui rom (7), |
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vista la sua risoluzione del 9 settembre 2010 sulla situazione dei rom e la libertà di circolazione nell'Unione europea (8), |
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vista la direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (9), |
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vista la direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica (10), |
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vista la direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro (11), |
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vista la direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri (12), |
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vista la decisione quadro 2008/913/GAI del Consiglio, del 28 novembre 2008, sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale (13), |
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visto il regolamento (UE) n. 437/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 maggio 2010, che modifica il regolamento (CE) n. 1080/2006 sul Fondo europeo di sviluppo regionale per quanto riguarda l'ammissibilità degli interventi in materia di edilizia abitativa a favore delle comunità emarginate (14), |
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viste le conclusioni dei Consigli europei del dicembre 2007 e del giugno 2008 nonché le conclusioni del Consiglio «Affari generali» del dicembre 2008, |
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viste le conclusioni del Consiglio «Occupazione, politica sociale, salute e consumatori» sull'inclusione dei rom, approvate a Lussemburgo l'8 giugno 2009, e in particolare i dieci principi di base comuni sull'inclusione dei rom allegati alle medesime, |
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visti la comunicazione della Commissione sull'integrazione sociale ed economica dei rom in Europa (COM(2010)0133), la creazione di una task force (15) (del 7 settembre 2010), le prime conclusioni della task force (16) e le relazioni dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali, |
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visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione sui rom in Europa e l'attuazione degli strumenti e delle politiche dell'Unione europea per l'inclusione dei rom: relazione sui progressi compiuti 2008-2010 (SEC(2010)0400), |
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visti il primo vertice europeo sui rom, svoltosi a Bruxelles il 16 settembre 2008, e il secondo vertice europeo sui rom, svoltosi a Cordoba l'8 aprile 2010, |
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viste le relazioni sui rom, il razzismo e la xenofobia negli Stati membri dell'UE nel 2009, pubblicate dall'Agenzia per i diritti fondamentali (17), e le relazioni del commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, |
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visti i pareri, le raccomandazioni e le dichiarazioni pertinenti del Consiglio d'Europa, quali le conclusioni della riunione di alto livello del Consiglio d'Europa sui rom svoltasi a Strasburgo il 20 ottobre 2010 (18), |
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visti il Decennio per l'inclusione dei rom proclamato nel 2005 e il Fondo per l'istruzione dei rom istituito da un certo numero di Stati membri dell'UE, di paesi candidati e di altri paesi in cui le istituzioni dell'Unione sono presenti in modo significativo, |
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viste le raccomandazioni adottate dalla commissione delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione razziale durante la sua 77a sessione (2-27 agosto 2010), |
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vista la quarta relazione della Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI) del Consiglio d'Europa relativa alla Francia, pubblicata il 15 giugno 2010, |
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visto l'articolo 48 del suo regolamento, |
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visti la relazione della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni e i pareri della commissione per l'occupazione e gli affari sociali, della commissione per lo sviluppo regionale e della commissione per la cultura e l'istruzione (A7-0043/2011), |
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A. |
considerando che un'ampia percentuale dei 10-12 milioni di rom d'Europa – la maggior parte dei quali sono cittadini dell'UE – ha subito discriminazioni sistematiche e combatte pertanto contro un livello intollerabile di emarginazione sociale, culturale ed economica e di violazioni dei diritti umani ed è vittima di gravi forme di stigmatizzazione e discriminazione nella vita pubblica e privata, |
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B. |
considerando che persistono disparità economiche e sociali fra le regioni dell'Unione europea e che una parte significativa della comunità rom vive in regioni che figurano tra quelle meno sviluppate dell'Unione sotto il profilo socioeconomico, |
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C. |
considerando che l'Unione europea è fondata sui principi sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'UE e dai trattati, tra i quali figurano il principio della non discriminazione, i diritti specifici inerenti alla cittadinanza dell'UE, la libertà di circolazione e l'uguaglianza, |
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D. |
considerando che, nella sua dichiarazione congiunta sul secondo vertice sui rom svoltosi a Cordoba l'8 e 9 aprile 2010, la troika UE si è impegnata a migliorare l'integrazione delle questioni relative ai rom nelle politiche europee e nazionali in materia di diritti fondamentali e protezione contro il razzismo, la povertà e l'esclusione sociale, a migliorare la concezione della tabella di marcia della Piattaforma integrata sull'inclusione dei rom e a stabilire un ordine di priorità quanto ai suoi principali obiettivi e ai risultati, nonché a far sì che gli attuali strumenti finanziari dell'Unione europea, in particolare i Fondi strutturali, siano resi disponibili per i rom, |
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E. |
considerando che l'esclusione dei bambini rom dal sistema scolastico ha conseguenze negative sugli altri diritti dei membri della comunità rom, in particolare sul diritto al lavoro, e che questo aggrava la loro emarginazione, |
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F. |
considerando che le comunità che desiderano mantenere la loro tradizione di nomadismo in Europa sono quelle più colpite dall'analfabetismo e considerando che vi sono barriere culturali che si frappongono alla scolarizzazione dei bambini, |
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G. |
considerando che occorre garantire le condizioni materiali necessarie per la scolarizzazione dei bambini rom, segnatamente attraverso la nomina di mediatori scolastici, |
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H. |
considerando che, per promuovere l'inclusione dei rom, l'Unione europea ha sviluppato una serie di validi strumenti, meccanismi e fondi, i quali tuttavia sono sparsi tra le varie politiche e non sono stati finora adeguatamente monitorati, ragioni per le quali i loro effetti e benefici rimangono limitati e difficilmente misurabili; considerando quindi che, nonostante l'esistenza di un gran numero di meccanismi di cooperazione e di istituzioni, non si è finora fatto fronte in maniera efficace ai problemi e alle difficoltà riguardanti l'inclusione dei rom, e che pertanto l'opzione di mantenere lo status quo risulta insostenibile, |
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I. |
considerando che nel 2005 è stato inaugurato il «Decennio per l'integrazione dei rom» al fine di combattere la discriminazione e migliorare la situazione economica e sociale della popolazione rom; che i firmatari della dichiarazione del Decennio – Bulgaria, Croazia, Ungheria, Montenegro, Repubblica ceca, Romania, Serbia, Slovacchia ed ex Repubblica Iugoslava di Macedonia – si sono impegnati a operare per eliminare la discriminazione e colmare i divari inaccettabili tra i rom e il resto della società, |
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J. |
considerando che la reale integrazione dei rom è possibile soltanto attraverso il riconoscimento reciproco di diritti e doveri delle comunità interessate, |
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K. |
considerando che in vari Stati membri sono avvenute operazioni di rimpatrio e di rientro di cittadini rom, spesso affiancate dalla stigmatizzazione dei rom e da un generale sentimento di antigitanismo nel discorso politico, |
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L. |
considerando che la non discriminazione – sebbene indispensabile – è ancora una risposta inadeguata a una storia di discriminazione strutturale che colpisce i rom, e che pertanto è necessario integrare e rafforzare la legislazione e le politiche in materia di uguaglianza, affrontando mediante una strategia a livello di UE le esigenze specifiche dei rom per quanto riguarda il pieno rispetto, la protezione e la promozione dei diritti fondamentali, l'uguaglianza e la non discriminazione, l'applicazione integrale e non discriminatoria della legislazione, delle politiche e dei meccanismi per il monitoraggio e la sanzione delle violazioni dei diritti dei rom, nonché il soddisfacimento dei loro specifici diritti umani in materia di occupazione, alloggi, cultura, assistenza sanitaria, partecipazione alla vita pubblica, formazione, istruzione e libera circolazione e il loro accesso paritario a tali diritti, |
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M. |
considerando che l'approccio politico non vincolante adottato nel metodo di coordinamento aperto, che si basa sulla partecipazione volontaria degli Stati membri, senza alcun incentivo forte che funga da stimolo per raggiungere risultati concreti, si è dimostrato insufficiente ai fini della promozione dell'inclusione dei rom e che tale limitazione potrebbe essere parzialmente superata vincolando maggiormente i meccanismi di finanziamento dell'UE a processi di revisione tra pari, |
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N. |
considerando che le donne appartenenti a minoranze etniche, e in particolare le donne rom, subiscono discriminazioni multiple molto più gravi rispetto agli uomini dello stesso gruppo etnico o alle donne non appartenenti a minoranze e che nella popolazione rom il tasso di occupazione femminile è ancora più basso di quello maschile, laddove, d'altro canto, le donne possono essere il pilastro dell'inclusione delle comunità emarginate, dato il ruolo che svolgono all'interno della famiglia, |
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O. |
considerando che, in fase di elaborazione di una strategia europea per l'integrazione dei rom, occorre prestare un'attenzione particolare ai minori e ai bambini, |
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P. |
considerando che la strategia dell'UE per l'inclusione dei rom deve riguardare tutte le forme di violazione dei loro diritti fondamentali - tra cui la discriminazione, la segregazione, i discorsi d'incitazione all'odio, il profiling etnico, il rilevamento illegale delle impronte digitali, nonché lo sfratto e l'espulsione illegali - garantendo il pieno recepimento e un'applicazione più rigorosa di tutte le direttive in materia e della legislazione pertinente dell'UE, |
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Q. |
considerando che la crescente stigmatizzazione dei rom e il sentimento di antigitanismo nel discorso politico e nell'opinione pubblica sono fonti di preoccupazione; che le discutibili operazioni di rimpatrio e di rientro di cittadini rom verificatesi in vari Stati membri hanno creato un clima di paura e inquietudine nella popolazione rom e hanno portato a preoccupanti livelli di razzismo e discriminazione, |
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R. |
considerando che la possibilità che i rom godano degli stessi diritti e abbiano gli stessi doveri dei cittadini di uno Stato membro dipende in larga misura dal loro ottenimento di legali documenti che attestino la loro nazionalità, |
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S. |
considerando che l'accesso delle popolazioni rom a un'istruzione e a una formazione professionale di qualità, la condivisione e la comprensione della loro cultura, dei loro valori e del loro patrimonio culturale, la loro partecipazione alla vita associativa e una migliore rappresentanza delle loro comunità sono elementi essenziali di un approccio olistico per l'attuazione di strategie nazionali ed europee volte alla loro inclusione e partecipazione alla società, |
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T. |
considerando che un'istruzione e una formazione di qualità incidono sul futuro di ogni persona, sul piano sia personale che professionale, e sulla partecipazione alla vita sociale, e che risulta pertanto essenziale garantire che le condizioni di accesso all'istruzione e alla formazione siano le stesse per tutti, senza alcun tipo di discriminazione; che l'inserimento della diversità culturale e della lotta contro gli stereotipi nei programmi scolastici fin dai primi anni di scuola costituisce uno strumento importante ai fini dell'inclusione dei rom e della comprensione reciproca, |
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U. |
considerando che il 19 ottobre 2010 la Commissione ha annunciato che nell'aprile 2011 presenterà un quadro UE per le strategie nazionali sui rom (19), |
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1. |
invita il Consiglio, sulla base di una proposta presentata dalla Commissione, ad adottare una Strategia dell'UE per l'inclusione dei rom (in appresso «la Strategia») quale piano d'azione indicativo, inclusivo e multilivello su scala unionale, che sia predisposto ed attuato a tutti i livelli politici e amministrativi e che sia in grado di evolvere secondo le necessità, poggi sui valori fondamentali di uguaglianza, accesso ai diritti, non discriminazione e parità di genere, si basi sui compiti, gli obiettivi, i principi e gli strumenti definiti dai trattati e dalla Carta dei diritti fondamentali cui si è fatto riferimento in precedenza, nonché sulla pertinente legislazione dell'UE, e si fondi inoltre sulle competenze concorrenti e sulle azioni di supporto, coordinamento e complemento dell'Unione; |
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2. |
riconosce che le comunità rom sono vittime di discriminazioni e/o di pregiudizi frequenti in numerosi Stati membri, una situazione esacerbata dall'attuale crisi economica e finanziaria, che si traduce in una perdita di posti di lavoro; sottolinea che la responsabilità dell'inclusione della popolazione rom spetta a tutti gli Stati membri e alle istituzioni dell'UE; invita gli Stati membri a cooperare pienamente con l'Unione europea e con i rappresentanti della popolazione rom per elaborare politiche integrate, utilizzando tutte le risorse finanziarie dell'Unione disponibili nell'ambito dei Fondi UE, in particolare nell'ambito del Fondo europeo di sviluppo regionale, del Fondo sociale europeo e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FESR, FSE e FEASR), per promuovere l'inclusione dei rom a livello nazionale, regionale e locale; invita la Commissione ad accordare particolare attenzione alle richieste di assistenza tecnica, nel tentativo di migliorare l'efficacia di tutti gli strumenti disponibili per l'integrazione delle comunità rom; |
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3. |
ricorda che sono disponibili programmi e finanziamenti europei che possono essere utilizzati per l'integrazione economica e sociale della popolazione rom, ma che è necessario migliorare la comunicazione a tutti i livelli nell'ambito delle autorità locali, della società civile e dei potenziali gruppi destinatari, affinché la popolazione rom sia informata in proposito; incoraggia inoltre l'uso dei fondi comunitari esistenti per la costruzione di nuove abitazioni o la ristrutturazione di quelle esistenti e per migliorare le infrastrutture tecniche, i servizi locali, i sistemi di comunicazione, l'istruzione, le misure per l'accesso al mercato del lavoro, ecc; |
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4. |
invita la Commissione a:
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5. |
sottolinea l'importanza fondamentale di programmi articolati e programmi adattati alle esigenze specifiche delle comunità rom che vivono in situazioni diverse; sottolinea altresì, in tale contesto, la necessità di offrire ai rom l'accesso a servizi personalizzati in loco; |
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6. |
rammenta che un adeguato sostegno al reddito, mercati del lavoro inclusivi e l'accesso a servizi di qualità sono i pilastri fondamentali della strategia di integrazione attiva presentata nella raccomandazione 2008/867/CE; |
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7. |
sottolinea che l'assistenza sociale, alloggi e abbigliamento decenti, programmi di sviluppo precoce accessibili e di elevata qualità e un'istruzione di elevata qualità non segregata, caratterizzata da un clima inclusivo e dalla volontà di coinvolgere i genitori, sono elementi indispensabili per garantire pari opportunità, la possibilità di una piena partecipazione alla società e l'assenza di future discriminazioni; sottolinea la necessità di combattere l'assenteismo scolastico e l'abbandono prematuro degli studi e di fornire sovvenzioni e aiuti finanziari; rileva che l'istruzione, le opportunità di formazione e l'orientamento professionale per gli adulti sono fondamentali per agevolare l'assunzione dei rom e la loro occupazione stabile, onde evitare il riprodursi di fenomeni di emarginazione sociale; |
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8. |
insiste sul fatto che la prevenzione dell'emarginazione deve cominciare nella prima infanzia, iscrivendo i neonati nel registro anagrafico, in modo che la loro nazionalità sia riconosciuta e possano accedere a tutti i servizi sociali; ritiene in particolare che ai bambini rom debbano essere garantiti servizi di istruzione precoce di qualità e che debbano essere adottate misure speciali a sostegno della loro scolarizzazione; |
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9. |
ricorda le sfide che devono affrontare i rom, soprattutto le donne e le ragazze, in termini di estrema povertà, discriminazione ed emarginazione conseguenti alla mancanza di accesso a livelli elevati di istruzione, all'occupazione e ai servizi sociali; invita la Commissione e gli Stati membri ad affrontare le esigenze specifiche delle donne e delle ragazze rom, applicando una prospettiva di genere in tutte le politiche per l'inclusione dei rom, e a tutelare i sottogruppi particolarmente vulnerabili; |
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10. |
invita gli Stati membri ad adottare azioni concrete per informare i cittadini sulla storia e sulla situazione attuale dei rom, avvalendosi a tal fine anche delle relazioni dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali quale fonte di documentazione; |
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11. |
sottolinea la necessità che la strategia dell'Unione europea per l'integrazione dei rom contempli anche misure volte a garantire il monitoraggio della situazione dei rom in relazione al rispetto e alla promozione dei loro diritti sociali fondamentali, dell'uguaglianza, della non discriminazione e della libera circolazione nell'Unione europea; |
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12. |
sottolinea che l'accesso della popolazione rom a un'istruzione e a una formazione professionale di elevata qualità, la condivisione e la comprensione della loro cultura, dei loro valori e del loro patrimonio culturale, la loro partecipazione alla vita associativa ed una migliore rappresentanza delle loro comunità sono elementi essenziali di un approccio olistico per l'attuazione di strategie nazionali ed europee volte alla loro inclusione e partecipazione alla società; |
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13. |
sottolinea che un'istruzione e una formazione di qualità influiscono sulla futura vita personale e professionale di un individuo e che, pertanto, è essenziale garantire la parità di accesso a sistemi efficaci di istruzione e di formazione, senza alcuna sorta di discriminazione o segregazione; |
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14. |
sottolinea l'importanza di approvare la Strategia e di vigilare sulla sua attuazione in modo trasparente, tenendo presente che la responsabilità principale incombe ai ministri in seno al Consiglio, i quali sono tenuti a renderne conto democraticamente, ed evidenzia che la Strategia non dovrebbe assolutamente creare divisioni all'interno dell'UE, generando spaccature tra gli Stati membri, ma al contrario dovrebbe contribuire a rafforzare l'integrazione comunitaria; |
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15. |
sottolinea la rilevanza dell'uso appropriato delle risorse finanziarie assegnate ai singoli Stati membri nei settori prioritari previsti dalla Strategia; |
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16. |
evidenzia l'esigenza che gli obiettivi della Strategia siano sottoposti a verifica e misurazione del grado di attuazione per introdurre criteri di premialità a favore degli Stati membri adempienti e sanzioni nel caso di inadempienza; |
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17. |
invita la Commissione a:
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18. |
rammenta che alla Commissione incombe una responsabilità particolare quanto alla promozione di una strategia dell'UE per l'integrazione dei rom, fermo restando che detta strategia deve però essere attuata a livello locale; |
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19. |
invita la Commissione e gli Stati membri ad attivare le strategie e gli strumenti esistenti dell'Unione per garantire l'integrazione socioeconomica dei rom e a concepire e attuare tutte le politiche pertinenti, tenendo conto, se del caso, dei principi di base comuni in materia di integrazione dei rom; |
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20. |
ritiene che sia essenziale una maggiore collaborazione tra i principali esponenti della comunità rom, le autorità locali e gli organi dell'Unione europea per determinare le principali sfide e soluzioni che si presentano all'Unione europea e agli Stati membri in materia di integrazione socioeconomica della popolazione rom; |
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21. |
chiede agli Stati membri di dotare gli organi decisionali delle competenze necessarie per garantire un finanziamento UE articolato e orientato allo sviluppo, a sostegno di iniziative locali valide e atte a rispondere alle diverse esigenze locali della popolazione rom; sottolinea l'importanza di individuare e scambiare buone prassi in materia di integrazione dei rom e di accrescere la visibilità delle esperienze riuscite; chiede altresì lo sviluppo delle capacità istituzionali per fornire l'assistenza necessaria (amministrativa e per la gestione di progetti) a livello locale; |
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22. |
ritiene che le organizzazioni rom e non rom, le autorità locali, regionali e nazionali e gli organi dell'Unione europea debbano porre in essere azioni concertate e assumersi responsabilità nel corso dell'intero processo, facendo tesoro delle prassi eccellenti, delle vaste basi di conoscenze già esistenti negli Stati membri e delle esperienze del primo periodo del Decennio di integrazione dei rom; sottolinea l'importanza di organizzare campagne di sensibilizzazione, soprattutto nelle regioni in cui le comunità rom sono numerose; |
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23. |
ritiene che l'integrazione sociale dei rom debba necessariamente passare per la creazione e il rafforzamento della rappresentanza dei loro interessi, anche nel processo decisionale politico, e delle loro attività civili attraverso le ONG su scala nazionale ed europea; |
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24. |
raccomanda vivamente agli organi dell'Unione europea di garantire una maggiore partecipazione del livello nazionale nelle consultazioni e nel meccanismo decisionale per elaborare una futura strategia che possa essere vantaggiosa per tutte le parti interessate; richiama altresì l'attenzione della Commissione e degli Stati membri sulla necessità di definire, sviluppare, attuare e valutare le politiche di integrazione dei rom in collaborazione con le autorità regionali e locali, i gruppi di popolazioni rom e non rom, i rappresentanti e le organizzazioni della società civile, nonché con il Comitato delle regioni e le organizzazioni internazionali, al fine di migliorare l'accettazione e l'efficacia di tali politiche; |
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25. |
invita la Commissione a raccogliere e a diffondere informazioni sulle esperienze acquisite e le misure adottate nei vari Stati membri, in particolare nel campo dell'istruzione e della cultura; |
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26. |
chiede che i promotori di progetti ammissibili a beneficiare di finanziamenti europei per l'integrazione della popolazione rom ricevano maggiore assistenza, tramite l'istituzione di piattaforme di informazione, analisi e scambio di buone pratiche; |
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27. |
sostiene che parte della soluzione risiede nel pieno impegno degli Stati membri a fornire un effettivo sostegno ai promotori dei progetti e che gli Stati membri, insieme alla Commissione, hanno un ruolo da svolgere nell'incoraggiare le autorità locali a selezionare i progetti volti all'integrazione della popolazione rom; |
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28. |
invita gli Stati membri a sviluppare strategie trasversali per ridurre la povertà che tengano conto del problema spesso molto delicato della coesistenza tra comunità rom e comunità principale, ove entrambe sono colpite dalla disoccupazione, dalla povertà e dall'emarginazione; sottolinea l'importanza di incentivi che forniscano vantaggi visibili per incoraggiare gli indigenti a entrare nel mercato del lavoro anziché vivere di misure di assistenza sociale o di un eventuale lavoro sommerso; sottolinea che i programmi che promuovono la comprensione e la tolleranza reciproca sono di fondamentale importanza; |
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29. |
invita la Commissione a inserire nella Strategia una dimensione di «ampliamento», sviluppando progetti pilota nei paesi candidati e potenziali candidati che garantiscano la messa a punto di piani d'azione nazionali in linea con la Strategia dell'Unione europea; |
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30. |
invita gli Stati membri a nominare un funzionario governativo di alto livello o un organo amministrativo incaricato di fungere da «'punto di contatto nazionale» ai fini dell'attuazione trasparente ed efficace della Strategia, dotato di poteri esecutivi e responsabile dell'attuazione, del coordinamento, del monitoraggio, del mainstreaming e dell'applicazione della Strategia a livello nazionale, regionale e locale, assicurando oneri burocratici minimi e una gestione e un controllo efficaci dei fondi nonché la trasparenza della comunicazione; |
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31. |
invita i ministeri nazionali dell'istruzione e la Commissione ad istituire borse di studio innovative e flessibili per coltivare i talenti e ad aumentare il sostegno alle borse di studio e ai programmi esistenti; |
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32. |
invita la Commissione e il Consiglio ad adottare gli elementi rafforzati e approfonditi degli «indicatori di Laeken» per la misurazione dell'esclusione sociale e territoriale nonché per la valutazione dei progressi; rileva che le divisioni orizzontali degli indicatori di Laeken devono essere estese anche alle più piccole unità statistico-amministrative (livelli LAU 1 e LAU 2); sottolinea altresì che gli indicatori di Laeken potrebbero essere aggiunti ai futuri indicatori della politica di coesione, specie per quanto riguarda la dimensione sociale; |
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33. |
invita la Commissione a completare gli indicatori mediante un sistema di obiettivi e parametri di riferimento al fine di ottenere un reale impegno politico a realizzare progressi; sottolinea inoltre l'urgente necessità di compiere passi avanti per quanto riguarda la raccolta di dati disaggregati, in modo da poter misurare i progressi compiuti in relazione a obiettivi/ parametri di riferimento/ indicatori e da sviluppare politiche basate su dati certi, accrescere l'efficacia e migliorare la valutazione; |
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34. |
chiede pressantemente che, avvalendosi delle migliori prassi, si elaborino parametri di riferimento, indicatori, meccanismi di monitoraggio e di valutazione d'impatto indipendenti a fini di supporto e di analisi dell'efficacia e dei risultati tangibili dei programmi, anziché verificare semplicemente che i progetti sovvenzionati abbiano rispettato le formalità procedurali; chiede un controllo efficace sull'impiego dei fondi, affinché siano effettivamente utilizzati per migliorare le condizioni di vita, l'assistenza sanitaria, l'istruzione e la situazione occupazionale dei rom; |
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35. |
ritiene che la cooperazione strutturata degli Stati membri nell'ambito degli attuali metodi di coordinamento aperto nei settori dell'occupazione e dell'integrazione sociale sia di importanza capitale per promuovere la piena integrazione dei rom e chiede alla Commissione di organizzare scambi di buone prassi e di esperienze fra gli Stati membri e tutte le parti interessate dalle questioni riguardanti i rom; |
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36. |
osserva che occorre garantire che i fondi – dei quali dovranno essere specificati ed indicati gli esatti obiettivi – raggiungano effettivamente i rom in condizioni di necessità e consentano un miglioramento duraturo delle loro condizioni di vita, e chiede pertanto alla Commissione e agli Stati membri di impegnarsi realmente a varare programmi più mirati, articolati, flessibili, sostenibili e orientati allo sviluppo, con periodi di copertura più lunghi e maggiore incidenza territoriale, che siano incentrati sulle microregioni più svantaggiate nel loro contesto geografico, socioeconomico e culturale, affrontando nel contempo il problema della povertà suburbana e rurale e della segregazione dei quartieri rom, ponendo un particolare accento sul miglioramento degli alloggi inadeguati (sprovvisti, ad esempio, di acqua potabile, riscaldamento, elettricità e servizi igienici) e aiutando ulteriormente le famiglie a preservare le condizioni abitative migliorate; chiede altresì alla Commissione di monitorare l'esito dei progetti una volta conclusone il finanziamento; |
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37. |
invita gli Stati membri a migliorare le opportunità economiche dei rom, anche attraverso la promozione dello strumento di microcredito tra gli imprenditori; li invita altresì a fare tesoro dell'esperienza di progetti riusciti, ad esempio nel caso di imprese sommerse trasformate in attività economiche legali grazie all'aiuto di esperti; |
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38. |
invita gli Stati membri e la Commissione a definire politiche chiare per integrare i rom nel mercato del lavoro e a mettere a punto ed adottare misure volte a combattere gli effetti negativi della dipendenza prolungata dal sistema di sicurezza sociale; |
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39. |
riconosce che la maggior parte dei rom lavora nell'economia sommersa e, data la necessità di garantire la sostenibilità dei regimi di sicurezza sociale, invita gli Stati membri, in collaborazione con le parti sociali, a combattere efficacemente questo fenomeno; |
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40. |
chiede agli Stati membri di impegnarsi a coinvolgere soggetti pubblici quali le PMI e le microimprese nell'attuazione delle misure di integrazione della popolazione rom in termini di occupabilità; |
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41. |
sottolinea l'importanza del ruolo che possono svolgere le PMI e le microimprese ai fini dell'integrazione dei rom ed è favorevole all'adozione di misure che premino quanti contribuiscono a tale obiettivo; |
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42. |
ritiene che sia possibile garantire migliori prospettive ai rom, in particolare per quanto riguarda il loro accesso al mercato del lavoro, mediante l'incremento degli investimenti degli Stati membri nell'istruzione e nella formazione – mettendo particolarmente l'accento sulle nuove tecnologie e su Internet –, integrando misure approvate dalla comunità scientifica internazionale, dalle fondazioni e dalle ONG operanti nel settore dell'istruzione e dell'inclusione sociale a livello regionale e locale; |
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43. |
invita la Commissione a elaborare una mappa europea delle zone critiche che consenta l'individuazione, la misurazione e l'osservazione delle microregioni in seno all'UE i cui abitanti sono più fortemente colpiti dalla povertà, dall'esclusione sociale e dall'emarginazione, almeno sulla base dei seguenti criteri:
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44. |
chiede il coinvolgimento degli Stati membri nella raccolta di dati sulla situazione socioeconomica dei rom (principalmente in relazione agli aspetti istruzione, sanità, alloggio e occupazione) e invita le organizzazioni internazionali (ad esempio l'OIL e l'OCSE) ad approfondire queste tematiche nell'ambito delle loro indagini generali e a contribuire alla definizione di obiettivi specifici riguardo, ad esempio, alla percentuale dei membri della comunità rom che riescono a completare il ciclo di studi secondari e terziari, che sono assunti nella pubblica amministrazione o sono rappresentati in diversi settori della vita sociale e politica; invita la Commissione a contribuire alla definizione di una strategia UE chiara e praticabile per l'integrazione dei rom sulla scorta dei dati in questione; |
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45. |
invita pertanto la Commissione a fornire un sostegno specifico, anche di tipo finanziario, a tali microregioni e a sviluppare direttamente progetti pilota che prevedano la partecipazione di mediatori, in linea con il programma del Consiglio d'Europa, nonché un follow-up specifico dell'evoluzione dell'attuazione della Strategia; |
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46. |
invita la Commissione a incoraggiare gli Stati membri, le istituzioni internazionali ed europee pertinenti, le ONG, le comunità rom, gli altri soggetti interessati ed il pubblico, nel quadro della Strategia, a utilizzare i termini «rom» e «rom e sinti» ogni qual volta si fa riferimento a tale minoranza; |
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47. |
invita la Commissione e il Consiglio a destinare finanziamenti ad hoc nel quadro della politica di coesione, all'interno del prossimo Quadro finanziario pluriennale, esplicitamente intesi a sostenere la Strategia istituendo una riserva di efficacia ed efficienza per la Strategia dell'UE relativa ai rom; |
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48. |
reputa che gli attuali tassi di assorbimento dei fondi UE siano troppo bassi; invita pertanto la Commissione ad analizzare le ragioni di tale fenomeno e a definire un approccio più efficace al monitoraggio dell'utilizzo dei fondi dell'Unione, in particolare quelli specificamente destinati ai gruppi emarginati; chiede soprattutto con urgenza che siano raccolti dati – tenendo debitamente conto delle direttive in materia di protezione dei dati – sull'efficacia dei fondi europei, al fine di definire politiche basate su elementi empirici; |
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49. |
sottolinea il fatto che l'esclusione sociale dei rom ha una dimensione territoriale molto forte di povertà e di emarginazione, poiché è concentrata in microregioni in ritardo di sviluppo gravemente prive delle risorse finanziarie necessarie a contribuire ai finanziamenti comunitari di cui possono beneficiare e che generalmente non dispongono della capacità amministrativa e delle risorse umane necessarie per fare un buon uso dei finanziamenti; sottolinea la necessità di un impegno specifico a favore di queste microregioni, che spesso sono zone intraregionali periferiche, nonché di una sostanziale semplificazione delle norme burocratiche, affinché il livello delle risorse assegnate nel quadro della politica di coesione sia il più elevato possibile; |
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50. |
ritiene che occorra altresì adottare nuove disposizioni sull'assegnazione dei Fondi strutturali subordinando l'erogazione di stanziamenti all'eliminazione della segregazione e alla garanzia della parità di accesso dei rom ai servizi pubblici; è del parere che debbano essere predisposti anche a livello locale piani per le pari opportunità e la lotta alla segregazione, sulla base di indicatori misurabili e di azioni concrete; |
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51. |
esorta la Commissione a fornire idonei strumenti che aiutino gli Stati membri a garantire la complementarità tra il FSE, il FESR e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e invita gli Stati membri ad avvalersi di altri programmi, quali ad esempio PROGRESS, il programma di apprendimento permanente, il programma Cultura (2007-2013) e il programma Salute (2008-2013), ai fini dell'integrazione dei rom; |
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52. |
chiede una delega di competenze agli organi dell'UE di sostegno allo sviluppo, sotto la supervisione e il controllo della task force per i rom, al fine di:
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53. |
invita la Commissione e gli Stati membri ad applicare, da un lato, una valutazione e un monitoraggio partecipativi, che coinvolgano le comunità rom e contribuiscano a sviluppare le capacità dei soggetti interessati, e, dall'altro, ad avvalersi di competenze specialistiche esterne al fine di ottenere un quadro realistico e oggettivo del successo o del fallimento globale delle diverse misure e dei diversi strumenti; invita inoltre la Commissione a fornire al Parlamento un elenco dei progetti a favore dei rom finanziati dalla Commissione a partire dal 2000, con l'indicazione dei risultati conseguiti; |
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54. |
invita gli Stati membri ad attuare la priorità orizzontale «Comunità emarginate» entro il quadro dei Fondi strutturali dell'UE e a partecipare alla rete UE-Rom che opera per il corretto utilizzo dei Fondi strutturali a favore dell'inserimento sociale dei rom; sottolinea che occorre migliorare in modo significativo le misure e i meccanismi di monitoraggio e valutazione esistenti; sottolinea altresì che le agenzie e le organizzazioni che mettono in atto i progetti cofinanziati dai Fondi strutturali che sono direttamente destinati ai rom o che vanno indirettamente a loro beneficio devono essere chiamate a rispondere del loro operato e agire in modo trasparente; sollecita inoltre un'analisi costi-benefici costante in relazione alla percentuale di fondi destinati ai programmi veri e propri e spesi a tale fine e alla percentuale utilizzata per le spese operative; |
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55. |
invita la Commissione e il Consiglio ad estendere l'ambito di applicazione dei finanziamenti UE in modo da garantire che, oltre allo sviluppo, anche la fornitura di servizi pubblici di qualità sia ammissibile ai finanziamenti; sottolinea inoltre che il cofinanziamento dovrebbe essere riveduto ed eventualmente differenziato per meglio riflettere la varietà delle azioni e dei beneficiari e che, di conseguenza, per i progetti a favore dei rom si potrebbe imporre una riduzione della quota di cofinanziamento a carico del paese, aumentando la quota a carico dell'Unione europea; |
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56. |
sottolinea che il coordinamento tra le politiche UE correlate deve essere migliorato in modo significativo per promuovere le sinergie e la complementarità, che le norme burocratiche e di attuazione devono essere notevolmente semplificate e che tutte le barriere tra i diversi fondi devono essere eliminate, affinché si possa conseguire la massima allocazione possibile di risorse in relazione a tutti gli strumenti; |
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57. |
sottolinea che è necessario che i Fondi strutturali abbinino un approccio nazionale e un approccio locale, agendo attraverso programmi che operano parallelamente a una strategia nazionale e forniscono risposte locali ad esigenze specifiche; sottolinea altresì la necessità di creare sinergie sia tra l'esecuzione dei Fondi strutturali e le strategie governative a favore dei rom, che tra le autorità responsabili della gestione del Fondo sociale europeo e le unità specializzate per i rom o le strutture di coordinamento che si occupano di questioni relative ai rom; |
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58. |
invita la Commissione e il Consiglio a migliorare l'accesso ai fondi UE da parte delle amministrazioni locali e delle ONG che operano per l'inclusione dei rom, semplificando le procedure e le norme per fare domanda; |
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59. |
invita la Commissione a introdurre nella Strategia un meccanismo inteso a promuovere l'assunzione dei rom nella pubblica amministrazione a livello sia dell'Unione europea che nazionale, e invita gli Stati membri ad assumere personale di etnia rom nella pubblica amministrazione, specie nelle istituzioni che partecipano alla programmazione e all'attuazione dei programmi finanziati a livello UE e nazionale a favore dell'inclusione dei rom; |
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60. |
sottolinea l'importanza che gli Stati membri firmino e ratifichino la Convenzione europea sulla nazionalità, che stabilisce chiaramente che, nel diritto interno di uno Stato relativo alla nazionalità, non devono esservi discriminazioni di alcun tipo basate sul sesso, la religione, la nazionalità o l'origine etnica; |
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61. |
sottolinea in questo contesto l'esigenza di proseguire programmi UE come PROGRESS, volto a combattere la discriminazione, e JASMINE, che promuove gli investimenti nella creazione di capacità, e chiede che tali programmi siano sviluppati ulteriormente dopo il 2013; |
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62. |
accoglie con favore le possibilità introdotte dalle disposizioni del regolamento (UE) n. 437/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 maggio 2010, che permette di destinare al rinnovo dell'edilizia abitativa a favore delle comunità emarginate fino al 3 % della dotazione FESR relativa ai programmi operativi specifici, ovvero fino al 2 % della dotazione totale del FESR; deplora il fatto che nessuno dei piani operativi sia stato finora modificato per ridefinire le priorità in funzione della situazione abitativa della popolazione rom; invita gli Stati membri ad avvalersi rapidamente e pienamente di questa nuova opportunità nel quadro dei Fondi strutturali per rafforzare le prospettive di un'efficace inclusione sociale; invita la Commissione a presentare un piano d'azione specifico su tale regolamento per accelerare l'utilizzo dei fondi; raccomanda che la Commissione elabori una relazione sul loro impiego; invita inoltre gli Stati membri a sfruttare efficacemente il potenziale di interazione tra FESR, FSE e FEASR in sede di definizione dei programmi per l'integrazione dei rom; |
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63. |
riconosce che le comunità rom sono composte da gruppi estremamente eterogenei, per cui non è possibile applicare un'unica strategia; raccomanda pertanto che le autorità locali e regionali degli Stati membri propongano politiche di integrazione efficaci, diversificate in base al loro retroterra specifico (geografico, economico, sociale, culturale); raccomanda che la Commissione si avvalga dell'esperienza acquisita dalle autorità che hanno attivamente contribuito all'integrazione di comunità rom e incoraggi l'uso delle migliori pratiche e il ricorso a ricette di successo, al fine di conseguire l'inclusione sociale di tali comunità; |
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64. |
ricorda che il requisito essenziale per un'integrazione riuscita è uno sforzo comune da parte sia della comunità principale sia della comunità rom; invita pertanto gli Stati membri a contribuire a migliorare la situazione abitativa e occupazionale della popolazione rom, e raccomanda agli Stati membri e alle autorità regionali e locali di integrare – in conformità con il regolamento che disciplina il Fondo europeo di sviluppo regionale – l'assegnazione di nuovi alloggi alle comunità emarginate in un quadro politico più ampio e più complesso di impegno sociale reciproco e bidirezionale, come la creazione di un senso di comunità, che preveda la partecipazione dei rom al processo di costruzione di nuove strutture e sforzi reciproci per migliorare la frequenza scolastica dei bambini e ridurre sostanzialmente la disoccupazione; osserva che in questo modo gli Stati membri possono contribuire in modo significativo a una soluzione concreta per le esigenze dei gruppi emarginati che vivono in condizioni abitative disagiate; sollecita inoltre gli Stati membri a ricorrere alla rete europea dei rom al fine di incoraggiare lo scambio delle migliori prassi; |
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65. |
invita la Commissione e il Consiglio a ottimizzare il ricorso ai programmi nell'ambito dell'obiettivo «Cooperazione territoriale europea» – come i programmi di cooperazione transfrontaliera, i programmi di cooperazione transnazionale e i programmi di cooperazione interregionale – e a sfruttare le opportunità offerte dal Gruppo europeo di cooperazione territoriale; |
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66. |
invita la Commissione e gli Stati membri ad analizzare ed eliminare le barriere al (re)inserimento nel mercato del lavoro e al lavoro autonomo delle donne rom, nonché a porre adeguatamente l'accento sul ruolo delle donne in relazione all'emancipazione economica dei rom emarginati e alla creazione di imprese; esorta altresì la Commissione e gli Stati membri a garantire la partecipazione delle donne rom nella preparazione, nell'attuazione, nel monitoraggio e nella valutazione della Strategia dell'UE per l'inclusione dei rom; |
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67. |
esorta la Commissione e gli Stati membri a includere lo sviluppo di capacità e l'emancipazione delle donne rom, come obiettivo orizzontale, in tutti i settori prioritari della Strategia dell'UE per l'inclusione dei rom; |
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68. |
invita la Commissione e il Consiglio a includere la promozione dell'uguaglianza di genere tra gli obiettivi della Strategia, unitamente alla lotta contro la discriminazione multipla e intersettoriale; |
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69. |
invita la Commissione e gli Stati membri a raccogliere, analizzare e pubblicare dati statistici affidabili disaggregati per genere, in modo da poter valutare in maniera adeguata la Strategia e aggiornarla, nonché in modo da misurare l'impatto dei progetti e degli interventi concernenti le donne rom nell'ambito della Strategia; |
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70. |
chiede che nella Strategia sia incluso un meccanismo di cooperazione, scambio di informazioni e controllo – non solo a livello dell'Unione europea, ma anche a livello nazionale – in cooperazione con l'Agenzia per i diritti fondamentali, il Consiglio d'Europa, altre istituzioni internazionali ed europee pertinenti, le ONG, le comunità rom e gli altri soggetti interessati, al fine di affrontare i problemi ed individuare delle soluzioni nonché garantire una piena e corretta attuazione della Strategia a livello UE e nazionale da parte degli organi responsabili, assicurandone in tal modo il successo; |
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71. |
invita la Commissione a fornire l'assistenza tecnica necessaria per migliorare le capacità amministrative degli organi che concorrono alla gestione dei Fondi strutturali; chiede agli Stati membri di fornire consulenza e assistenza amministrativa, ad esempio organizzando azioni di formazione e fornendo aiuto e spiegazioni per la compilazione delle domande di sovvenzioni, e ciò affinché i rom possano ottenere con maggiore facilità le informazioni sui programmi di finanziamento europei e nazionali a sostegno dell'imprenditorialità e dell'occupazione e siano in grado di presentare le relative domande; |
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72. |
invita gli Stati membri a stabilire obiettivi concreti e specifici nonché obiettivi dettagliati e misurabili sull'integrazione sociale dei rom all'atto di recepire nei programmi nazionali gli obiettivi della strategia Europa 2020 in materia di povertà e integrazione sociale e sollecita con urgenza l'adozione di misure per realizzare concretamente gli obiettivi specifici; |
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73. |
ritiene che sia possibile garantire ai rom un futuro migliore attraverso l'istruzione, e che sia pertanto essenziale investire nell'istruzione dei bambini e dei giovani rom; sottolinea che la scolarizzazione è non solo un diritto, ma anche un dovere e manifesta il suo appoggio ad attività volte a rafforzare la partecipazione degli studenti rom nelle scuole, anche attraverso il coinvolgimento attivo delle loro famiglie; |
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74. |
ritiene che la promozione della conoscenza della cultura rom in tutta Europa faciliterà la comprensione reciproca tra i rom e i non rom in Europa rafforzando nel contempo il dialogo interculturale europeo; |
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75. |
è del parere che la futura Strategia per la minoranza rom dovrebbe concentrarsi sull'istruzione, come strumento principale per promuovere l'inclusione sociale; |
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76. |
ritiene che debbano essere istituiti meccanismi di sostegno, come borse di studio e sistemi di tutoraggio per i giovani rom, al fine di spronarli non solo ad ottenere diplomi, ma anche a frequentare corsi di istruzione superiore e a migliorare le proprie qualifiche; |
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77. |
è del parere che dovrebbe essere sviluppato un nuovo tipo di programma di borse di studio per garantire agli studenti rom un'istruzione di altissima qualità al fine di formare una nuova generazione di leader rom; |
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78. |
è convinto che gli istituti scolastici i cui studenti svantaggiati sono ammessi a istituti di livello superiore o la cui percentuale di studenti che completano gli studi è superiore alla media dovrebbero essere premiati e invita la Commissione a sviluppare progetti in proposito; |
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79. |
ritiene cruciale che gli Stati membri promuovano l'integrazione dei rom nella vita comunitaria e culturale dei luoghi e dei paesi in cui vivono e assicurino la loro partecipazione e rappresentanza nel lungo periodo, anche attraverso misure volte a promuovere l'istruzione e la formazione professionali nonché attraverso programmi di apprendimento permanente destinati alla comunità rom, tenendo conto del patrimonio culturale e del modo di vita dei diversi gruppi rom in Europa; sottolinea, per esempio, che si potrebbero esplicare sforzi per offrire una formazione speciale al personale scolastico, promuovere l'assunzione di maestri rom, favorire una stretta collaborazione con le famiglie e le organizzazioni rom e fornire sostegno attraverso il doposcuola e le borse di studio; osserva che tale processo dovrebbe coinvolgere attivamente le autorità locali degli Stati membri e trasmettere un segnale al settore non-profit affinché includa nelle sue attività programmi volti ad integrare la comunità rom nella società; |
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80. |
invita la Commissione e gli Stati membri a lottare contro ogni forma di esclusione sociale ed educativa nei confronti dei rom e a incoraggiare tutte le azioni pedagogiche che investono nella scolarizzazione dei rom; |
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81. |
è convinto che i governi locali debbano assumersi la responsabilità del reinserimento degli studenti che abbandonano la scuola prima di aver raggiunto l'età in cui l'istruzione cessa di essere obbligatoria; osserva che, a tal fine, gli istituti scolastici devono fornire informazioni alle amministrazioni locali in merito ai casi di abbandono scolastico; |
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82. |
invita la Commissione a sostenere ulteriori iniziative intese a fornire opportunità di istruzione nella prima infanzia e assistenza ai bambini e ai giovani rom; |
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83. |
ritiene che dovrebbero essere istituiti asili nido e/o forme alternative di assistenza e di istruzione prescolastiche nelle comunità in cui tali strutture non esistono e che esse dovrebbero essere potenziate ove si riscontri una carenza di posti; |
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84. |
invita la Commissione a sostenere le iniziative che si sono dimostrate efficaci nel prevenire qualsiasi forma di segregazione e a privilegiare progetti inclusivi che promuovono la riuscita scolastica e coinvolgono le famiglie rom; |
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85. |
esprime la sua preoccupazione per l'elevato tasso di analfabetismo tra i rom e ritiene essenziale ideare e sviluppare programmi intesi a garantire un'istruzione primaria, secondaria e terziaria di qualità alle ragazze e alle donne rom, comprese strategie destinate ad agevolare il loro passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria e a promuovere, in tutto il processo, una maggiore comprensione del patrimonio culturale, della storia e dei valori dei rom tra i rom e i non rom; |
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86. |
rileva che i bassi tassi di frequenza scolastica, il forte assenteismo nelle scuole e il basso livello di istruzione raggiunto possono essere un'indicazione del fatto che gli alunni e i genitori non sono sempre consapevoli dell'importanza della scuola; segnala che altri fattori pertinenti possono essere l'insufficienza di risorse, problemi di salute, la mancanza di un'istruzione di qualità in loco o di mezzi di trasporto accessibili verso la scuola, alloggi e abbigliamento inferiori agli standard che rendono impossibile la frequenza scolastica, un clima scolastico non inclusivo e scuole segregate che non forniscono una preparazione adeguata per essere competitivi sul mercato del lavoro; sottolinea, pertanto, l'importanza delle azioni volte a promuovere la partecipazione scolastica degli studenti rom nonché di un dialogo permanente e regolare sulle questioni relative all'istruzione con le famiglie di detti studenti, la comunità rom e tutte le parti interessate; |
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87. |
sottolinea il ruolo essenziale che lo sport amatoriale e agonistico può svolgere nel processo volto a garantire l'inclusione della popolazione di etnia rom; |
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88. |
sostiene la promozione di programmi di formazione degli insegnanti per migliorarne la capacità di relazionarsi con i bambini e i giovani di estrazione rom, nonché con i loro genitori e con le persone che lavorano come mediatori rom, in particolare nelle scuole primarie, quale strumento per promuovere la regolare frequenza scolastica dei rom; |
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89. |
suggerisce di adattare le diverse strategie di integrazione educativa tanto ai bambini delle famiglie rom che desiderano stabilirsi in un luogo – controllando ad esempio che i bambini frequentino regolarmente la scuola – quanto a quelli delle famiglie che desiderano mantenere il loro stile di vita nomade – per esempio, mediante misure che facilitino la frequenza scolastica nei campi rom; |
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90. |
sottolinea l'importanza della mobilità, dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, della formazione professionale e della formazione permanente al fine di assicurare l'inclusione di giovani e adulti provenienti da comunità rom e accrescere le loro possibilità di accesso al mercato del lavoro; |
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91. |
ritiene che il sistema di formazione sul luogo di lavoro debba essere ampliato in modo da consentire l'acquisizione su vasta scala delle competenze e capacità necessarie; |
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92. |
ritiene che sia necessario armonizzare l'offerta formativa con la domanda del mercato del lavoro, e chiede pertanto l'elaborazione di stime nazionali e regionali a medio termine sul previsto fabbisogno di manodopera; |
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93. |
invita la Commissione a sviluppare e ad attuare sistemi di monitoraggio congiunto a cui partecipino le istituzioni dell'UE, gli Stati membri e i capi delle comunità rom per quanto riguarda i programmi e i progetti attuati negli Stati membri; |
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94. |
considera la cultura rom parte integrante del mosaico culturale dell'Europa; rileva che un fattore chiave per la comprensione del popolo rom e del suo modo di vivere è la sensibilizzazione dei cittadini europei sul patrimonio, le tradizioni, la lingua e la cultura contemporanea dei rom; sostiene con forza la promozione e la tutela delle loro attività creative come componente essenziale del dialogo interculturale; |
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95. |
ritiene che i rom dovrebbero sforzarsi di apprendere le usanze e la cultura dei popoli con cui essi vivono, il che favorirebbe una loro migliore integrazione nei luoghi in cui vivono; |
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96. |
crede che la promozione delle attività di volontariato e sportive che coinvolgono rom e non rom sia importante per favorire una maggiore inclusione sociale; |
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97. |
invita la Commissione a promuovere le migliori prassi e modelli ed esperienze positive tratti dai programmi attuati e dalle iniziative autonome rom, al fine di migliorare la percezione e l'immagine dei rom all'interno delle comunità non rom e stimolare la partecipazione attiva delle comunità rom e la collaborazione creativa tra tali comunità e i programmi dell'UE, degli Stati membri e i programmi locali; |
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98. |
chiede una migliore identificazione e un miglior utilizzo, a tutti i livelli di governo, dei fondi UE già esistenti per promuovere l'occupazione, l'istruzione e la cultura dei popoli rom; |
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99. |
raccomanda che le future politiche dell'Unione europea per la minoranza rom siano basate su un approccio differenziato, adattato alle caratteristiche specifiche dei vari Stati membri e alla natura particolare delle comunità interessate; |
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100. |
richiama l'attenzione sull'importanza di effettuare controlli più severi in merito all'utilizzazione dei finanziamenti UE per l'inclusione dei rom; |
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101. |
ritiene utili gli scambi di esperienze e buone prassi tra gli Stati membri che hanno ottenuto risultati validi in materia di inclusione dei rom e quelli ancora confrontati con questo problema; |
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102. |
riconosce che la complessità burocratica può costituire un ostacolo per i promotori dei progetti; insiste sulla necessità di intensificare il lavoro di semplificazione delle procedure di assegnazione delle sovvenzioni; sottolinea il sottoutilizzo dei finanziamenti europei in questo settore; |
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103. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri. |
(1) GU C 45 E del 23.2.2006, pag. 129.
(2) GU C 298 E dell'8.12.2006, pag. 283.
(3) GU C 282 E del 6.11.2008, pag. 428.
(4) GU C 68 E del 21.3.2009, pag. 31.
(5) GU C 294 E del 3.12.2009, pag. 54.
(6) GU C 87 E dell'1.4.2010, pag. 60.
(7) GU C 4 E del 7.1.2011, pag. 7.
(8) Testi approvati, P7_TA(2010)0312.
(9) GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31.
(10) GU L 180 del 19.07.2000, pag. 22.
(11) GU L 303 del 2.12.2000, pag. 16.
(12) GU L 158 del 30.4.2004, pag. 77.
(13) GU L 328 del 6.12.2008, pag. 55.
(14) GU L 132 del 29.5.2010, pag. 1.
(15) IP/10/1097.
(16) MEMO/10/701 del 21.12.2010.
(17) Relazione su razzismo e xenofobia negli Stati membri dell'UE nel 2009; Inchiesta dell'Unione europea sulle minoranze e la discriminazione; relazione «Dati in breve»: I rom nel 2009; Situazione dei cittadini comunitari rom che si trasferiscono e stabiliscono in altri Stati membri dell'UE; Condizioni abitative dei rom e dei traveller nell'Unione europea: relazione comparativa.
(18) CM(2010)133.
(19) MEMO/10/502.
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/131 |
Mercoledì 9 marzo 2011
Politica industriale per l'era della globalizzazione
P7_TA(2011)0093
Risoluzione del Parlamento europeo del 9 marzo 2011 su una politica industriale per l'era della globalizzazione (2010/2095(INI))
2012/C 199 E/16
Il Parlamento europeo,
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visto l'articolo 173 del titolo XVII del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (ex articolo 157 del trattato che istituisce la Comunità europea) relativo alla politica industriale e riguardante, tra l'altro, la competitività dell'industria dell'Unione, |
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vista la comunicazione della Commissione del 28 ottobre 2010 intitolata «Una politica industriale integrata per l'era della globalizzazione – Riconoscere il ruolo centrale di concorrenzialità e sostenibilità» (COM (2010)0614), |
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vista la sua risoluzione del 16 giugno 2010 su UE 2020 (1), |
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vista la sua risoluzione del 15 giugno 2010 sulla politica comunitaria a favore dell'innovazione in un mondo che cambia (2), |
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vista la comunicazione della Commissione del 23 settembre 2009, «Preparare il nostro futuro: elaborare una strategia comune per le tecnologie abilitanti fondamentali nell'UE» (COM(2009)0512), |
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vista la sua risoluzione del 22 maggio 2008 sull'esame intermedio della politica industriale: Un contributo alla strategia dell'Unione europea per la crescita e l'occupazione (3), |
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vista la riunione informale del Consiglio Competitività del 14 e 15 luglio 2010, |
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viste le conclusioni della 2999a riunione del Consiglio Competitività del 1o e 2 marzo 2010, |
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vista la comunicazione della Commissione del 4 novembre 2008 dal titolo «Iniziativa “materie prime” – rispondere ai nostri bisogni fondamentali per garantire la crescita e creare posti di lavoro in Europa» (COM(2008)0699), |
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vista la comunicazione della Commissione del 3 marzo 2010 dal titolo «Europa 2020, Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva» (COM(2010)2020), |
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vista la comunicazione della Commissione del 6 ottobre 2010 dal titolo «Europa 2020 Iniziativa faro per l'innovazione nell'Unione» (COM(2010)0546), |
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visto il documento della DG «Imprese e Industria» della Commissione del 26 aprile 2010 dal titolo «L'industria manifatturiera dell'UE: Quali sono le sfide e le opportunità per i prossimi anni?», |
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visto il documento di lavoro della Commissione «Relazione sull'attuazione dello Small Business Act» (COM (2009)0680), |
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vista la comunicazione della Commissione del 16 luglio 2008 intitolata: «Piano d'azione su produzione e consumo sostenibili e politica industriale sostenibile» (COM(2008)0397), |
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vista la relazione intitolata «Promuovere modelli imprenditoriali innovativi con benefici ambientali» del novembre 2008 elaborata su disposizione della Commissione, |
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vista la Comunicazione della Commissione del 4 luglio 2007 dal titolo «Esame intermedio della politica industriale -Un contributo alla strategia per la crescita e l'occupazione» (COM(2007)0374), |
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visto l'articolo 48 del suo regolamento, |
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visti la relazione della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia e i pareri della commissione per il commercio internazionale, della commissione per l'occupazione e gli affari sociali, della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori e della commissione per lo sviluppo regionale (A7-0022/2011), |
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A. |
considerando che la crisi economica mondiale ha comportato ripercussioni per l'industria europea, rendendo ancora più difficile l'adattamento alle sfide quali globalizzazione, cambiamento climatico, esaurimento delle risorse, cambiamento demografico e passaggio ad un'industria basata sulla conoscenza e sull'efficienza, processi che stanno profondamente incidendo sullo sviluppo industriale, il mercato del lavoro e le prospettive per il futuro, |
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B. |
considerando che per poter superare gli effetti della crisi e far fronte alle sfide all'UE serve un approccio di politica industriale in grado di coniugare competitività, sostenibilità e lavoro dignitoso e nel contempo di stimolare l'economia, rilanciare l'occupazione, ridurre il degrado ambientale e migliorare la qualità della vita, |
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C. |
considerando che in Europa la politica industriale può conseguire risultati proficui soltanto se basata su una nuova architettura del settore finanziario intesa a promuovere gli investimenti e impedire le speculazioni e nel contempo su una politica macroeconomica mirata a orientare le politiche fiscali, economiche e di bilancio dell'UE verso la crescita sostenibile e l'occupazione, |
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D. |
considerando che diversi settori industriali europei si trovano in una crisi permanente provocata dalla concorrenza sleale di paesi terzi, specialmente in ambiti come le relazioni di lavoro, l'ambiente e la protezione della proprietà intellettuale e industriale, |
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E. |
considerando che l'industria europea è confrontata con la crescente competizione globale dei paesi industrializzati e con quelli emergenti come Cina, India e Brasile, per quanto riguarda l'accesso alle risorse, l'innovazione tecnologica e il livello di competenze della manodopera, nonché politiche mirate e ambiziose in campo industriale e dell'innovazione, |
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F. |
considerando che una strategia europea volta a promuovere:
costituisce l'unico mezzo per rafforzare la capacità concorrenziale e la sostenibilità dell'industria europea e per mantenere così la sua leadership mondiale, |
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G. |
considerando che la leadership globale dell'industria europea è confrontata con l'espansione della base industriale nei paesi emergenti e che i principali concorrenti, Stati Uniti, Giappone e Cina, stanno perseguendo una politica industriale dinamica e vigorosa, sostenuta da vasti investimenti in prodotti e servizi innovativi e che pertanto acquista la massima importanza lo sforzo per conservare e potenziare la competitività dell'industria europea, onde preservarne il ruolo in quanto volano di crescita sostenibile e di occupazione in Europa, |
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H. |
considerando che è possibile sostenere il progresso industriale attraverso una combinazione tra adeguate condizioni quadro, una regolamentazione intelligente, orientata verso il futuro e mirata, nonché stimolando il mercato sulla base di precise aspettative per i suoi sviluppi e sostenendo le tendenze globali verso forme pulite, sostenibili e innovative di produzione, distribuzione e consumo, |
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I. |
considerando che la priorità macroeconomica dell'UE deve essere una politica generale a favore degli investimenti nell'industria e nei servizi, specialmente in una fase di crisi in cui gli investimenti (specialmente quelli mirati alle capacità più che alla produttività) sono i primi a essere sacrificati in caso di tagli delle spese; considerando che gli Stati membri, l'UE e le autorità regionali e locali devono porsi obiettivi in materia di investimenti pubblici (ossia relativi alla quota destinata agli investimenti delle spese pubbliche totali), compresi nei contesto dei piani di austerità, |
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J. |
considerando che ogni politica industriale europea ambiziosa deve basarsi su un mercato interno forte, sia all'interno delle frontiere dell'Unione europea, sia nella sua dimensione esterna; considerando in detto contesto l'importanza di raccogliere le opportunità e le sfide della globalizzazione attraverso la mobilitazione combinata di tutti gli strumenti di politica industriale (ad esempio la politica di ricerca e sviluppo, la politica regionale, la politica di concorrenza, la convergenza regolamentare, la politica commerciale), |
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K. |
considerando che la deindustrializzazione è un dato di fatto accertato in Europa, che mette in causa la nostra posizione tecnologica ed economica viste la crescente globalizzazione e l'intensa concorrenza dei paesi in via di rapida industrializzazione, |
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L. |
considerando la necessità di ridurre drasticamente gli oneri burocratici a carico della imprese e procedere a una semplificazione del contesto legislativo e regolamentare, nel rispetto dei principi dell'iniziativa «legiferare meglio», |
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M. |
considerando che su scala mondiale la domanda di materie prime e di risorse è aumentata continuamente, provocando preoccupazioni in merito a possibili interruzioni delle forniture, |
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N. |
considerando che secondo l'istituto statistico tedesco fino al 45 % del costo unitario di un prodotto è costituito dal costo dei materiali e quindi che per l'industria europea sono particolarmente importanti un uso intelligente delle materie prime e un'utilizzazione efficiente dell'energia, |
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O. |
considerando che, nonostante i buoni risultati di taluni Stati membri, l'UE ha perso quote di mercato; considerando che l'Europa non occupa il posto che le spetta nel settore delle alte tecnologie, segnatamente nel settore della nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione (13 % del valore aggiunto negli Stati Uniti contro il 5 % nell'UE); considerando che nel settore manifatturiero in Europa la produttività sta declinando, |
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P. |
considerando che il settore manifatturiero è il principale vettore di recuperi di produttività, al suo interno e nel resto dell'economia, che l'innovazione industriale rappresenta uno dei principali fattori nella creazione di nuovi servizi, quindi di crescita a lungo termine, in particolare alla luce delle prospettive demografiche dell'Unione, |
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Q. |
considerando che l'industria è un componente essenziale dell'economia europea, dato che rappresenta il 37 % del prodotto interno lordo europeo, se si tengono in conto i servizi ad essa associati, l'80 % delle spese di ricerca e sviluppo e il 75 % delle esportazioni europee, |
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R. |
considerando l'importanza delle industrie tradizionali europee, il cui patrimonio di conoscenze resta essenziale per l'economia, e la necessità di valorizzarlo, |
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S. |
considerando che i nostri principali concorrenti, come gli Stati Uniti e la regione asiatica, hanno adottato politiche industriali proattive, basate su investimenti massicci in ricerca e sviluppo concentrati nei settori strategici, |
Nuovo approccio per una politica industriale sostenibile
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1. |
si compiace che con la strategia Europa 2020 e la comunicazione su una politica industriale integrata dell'UE la Commissione abbia infine riconosciuto l'importanza che un'industria fiorente, soprattutto manifatturiera, riveste per una crescita sostenibile e per l'occupazione in Europa e si impegni per una politica industriale integrata basata sul principio di un'economia sociale di mercato; |
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2. |
prende atto della proposta di politica industriale integrata presentata dalla Commissione e della attenzione riservata al ripristino della competitività industriale dell'UE; sottolinea, al riguardo, che di fronte alle sfide globali è essenziale porre l'energia e l'uso efficiente delle risorse alla base del rinnovamento industriale in Europa affinché l'industria europea punti a conservare anche in futuro la sua competitività; |
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3. |
sottolinea la circostanza che diverse misure presentate dalla Commissione devono restare praticabili per i consumatori, specialmente in una fase in cui l'economia europea, specialmente nei nuovi Stati membri, si sta ancora riprendendo dalla peggiore crisi degli ultimi decenni; |
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4. |
sottolinea il fatto che lo sviluppo sostenibile, come definito dalla Conferenza di Johannesburg del 2002, deve essere basato su tre pilastri: economico, sociale e ambientale e che, per disporre dell'economia più competitiva, la politica industriale deve essere sostenuta individuando una equilibrata combinazione di questi fattori; |
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5. |
invita la Commissione e gli Stati membri a sviluppare una strategia industriale dell'UE che sia ambiziosa, eco-efficiente e verde, al fine di ricreare la capacità produttiva in tutto il territorio dell'UE e di generare posti di lavoro altamente qualificati e ben pagati all'interno dell'UE; |
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6. |
sottolinea la necessità di una prevedibilità e di una stabilità normativa a lungo termine che sono di vitale importanza per l'industria ai fini della pianificazione degli investimenti; chiede quindi alla Commissione di mettere a punto, di concerto con il Parlamento europeo e il Consiglio, una visione generale per l'industria europea nel 2020 che tenga conto della competitività e della sostenibilità dell'industria e definisca gli orientamenti, ad esempio in materia di efficienza energetica e delle risorse, in modo tale da sviluppare la crescita, l'occupazione e di conseguenza la prosperità in Europa; deplora, a tale riguardo, la mancanza di proposte concrete nella comunicazione della Commissione; |
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7. |
invita la Commissione e gli Stati membri a garantire, nel quadro delle modifiche ai trattati dell'Unione europea che sono attualmente in esame, che tra gli obiettivi della Banca centrale europea, l'occupazione venga posta sullo stesso livello della lotta contro l'inflazione; |
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8. |
sottolinea che lo sviluppo non può esistere senza una base industriale solida e forte; riconosce che lo sviluppo può contribuire ad una maggiore creazione di posti di lavoro e alla conservazione del tenore di vita dei cittadini; |
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9. |
invita le autorità pubbliche a ridurre la burocrazia, ad evitare la duplicazione delle formalità e ad aumentare la trasparenza per quanto riguarda le scadenze relative alla risoluzione di una procedura; |
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10. |
sottolinea che questo sarà possibile solo grazie ad un'industria basata sulla conoscenza con una forte base industriale; |
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11. |
sottolinea che il successo di una nuova politica industriale sostenibile si può basare solo su un approccio integrato e globale supportato da iniziative orizzontali e settoriali basate su un'oggettiva argomentazione economica incentrata su temi comuni con un forte impatto su un determinato numero di settori e che determini risultati tangibili sia per le imprese che per i consumatori a livello europeo, nazionale, regionale e locale; |
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12. |
sottolinea come settori importanti quali l'energia e i trasporti siano all'interno della struttura dei costi dell'industria europea; ritiene che la competitività di questi settori debba essere ulteriormente migliorata attraverso la privatizzazione; con queste premesse, è convinto della necessità di limitare il livello di finanziamento pubblico in società operanti su mercati liberalizzati e di adottare misure intese alla libertà di effettuare prestazioni di servizi in tutti i modi di trasporto; |
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13. |
ritiene che debbano essere definite le condizioni quadro macroeconomiche in cui l'industria europea possa prosperare, tenendo debito conto della realtà della scarsità e dell'impoverimento delle risorse; in questo contesto, ritiene che l'Europa debba mirare non solo a promuovere la capacità concorrenziale di oggi, ma soprattutto a garantire quella futura; |
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14. |
ritiene che la strategia industriale dell'UE debba individuare settori strategici per investire e invita la Commissione e gli Stati membri a dare riscontro a queste priorità nelle prospettive finanziarie, nei bilanci annuali e nelle politiche dell'Unione del futuro; |
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15. |
ritiene importante adottare una politica industriale integrata ai sensi della quale le iniziative europee in tutti i settori siano complementari e non in contraddizione con l'obiettivo comune di sviluppo; |
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16. |
esorta la Commissione a procedere celermente con il completamento del mercato unico dell'UE, essendo questa una condizione indispensabile per la competitività dell'industria e dell'innovazione; |
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17. |
sottolinea il fatto che una concorrenza leale con i mercati aperti è fondamentale per la nascita di industrie nuove e dinamiche; |
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18. |
è convinto che non solo il settore pubblico, ma soprattutto quello privato, avranno un ruolo essenziale da svolgere negli investimenti in materia di ristrutturazione e sviluppo di nuovi settori industriali, garantendo sia la creazione di posti di lavoro che la transizione verso un'economia più efficiente in termini di risorse e a basso tasso di carbonio; considera quindi essenziale attuare il giusto quadro per stimolare tali investimenti privati; |
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19. |
rileva che il nuovo approccio integrato necessita di una cooperazione molto ben funzionante nell'ambito della Commissione e di coerenza tra le sue varie politiche; a tal fine, invita la Commissione a istituire una task force permanente sulla politica industriale, responsabile di coordinare ed adeguare l'indirizzo e le misure nell'ambito dell'attuale strategia industriale europea nuova e integrata e di monitorare la loro attuazione; |
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20. |
invita, inoltre, la Commissione a concentrarsi maggiormente su aspetti legati alla competitività nella valutazione di impatto («Prova di concorrenzialità») e nella valutazione ex-ante/ex-post («Check-up») e ad attuare questa parte essenziale della regolamentazione intelligente il più rapidamente possibile in tutti i suoi servizi; evidenzia che la sostenibilità è essenziale per mantenere la competitività e per un'economia che utilizzi le risorse con efficienza e riduca l'impiego di carbonio; |
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21. |
sottolinea che l'Unione europea potrebbe creare l'industria più competitiva del mondo mediante, tra l'altro:
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22. |
è favorevole all'iniziativa della Commissione di cui al punto 3 della sua comunicazione e cioè ad analizzare in modo coerente le conseguenze in relazione alla politica industriale della futura legislazione e di valutare l'attuazione di questa normativa, e sottolinea che è opportuno coinvolgere le parti sociali ed ottenere la massima trasparenza; |
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23. |
rileva che una nuova politica industriale sostenibile può essere efficace solo se viene realizzata in sintonia con le politiche industriali degli Stati membri e chiede pertanto alla Commissione di adottare nel 2011 le iniziative possibili in base all'articolo 173, paragrafo 2 del trattato di Lisbona con linee direttrici, indicatori, scambi e divulgazione delle migliori pratiche e tecnologie disponibili, procedure di monitoraggio e valutazione; |
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24. |
invita la Commissione a sviluppare, di concerto con il Parlamento europeo e il Consiglio, un nuovo quadro che consenta alle imprese di diversi Stati membri di lavorare insieme in modo più efficace definendo e raggiungendo le proprie priorità industriali, e incoraggiandole in tal senso; ritiene che ciò rafforzerà la competitività dei prodotti fatti in Europa e migliorerà le risposte alle mutevoli condizioni del mercato globale; |
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25. |
è convinto che il successo di una nuova politica industriale sostenibile dipenda dal coinvolgimento di tutte le parti interessate, compresi le parti sociali, le autorità regionali e locali, i rappresentanti delle PMI e della società civile; invita la Commissione ad ancorare un chiaro principio di partenariato in tutti i settori e le misure; rileva che in tale ambito rientra anche una costante valutazione e anticipazione comune degli sviluppi da attendersi e quindi una verifica di strategie/misure/programmi; |
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26. |
ritiene che una politica industriale dell'UE per l'era della globalizzazione possa raggiungere gli obiettivi soltanto se tratterà la questione del livello di adeguatezza delle politiche dell'UE rispetto alle sfide che le regioni europee e le relative industrie locali stanno affrontando e dovranno affrontare negli anni a venire, nella misura in cui le politiche europee interessate determinino un aumento dell’efficienza e della competitività delle PMI che sono gli attori principali dell’industria europea; sottolinea a tal riguardo che occorre analizzare più approfonditamente l'impatto dei cambiamenti economici, demografici, climatici ed energetici nella loro dimensione regionale, tenendo conto delle potenziali disparità regionali che queste sfide produrranno, incidendo così su uno sviluppo omogeneo del comparto industriale dell'UE; sottolinea il ruolo propulsivo svolto dalle regioni nella promozione di un’autentica conversione ecologica dell’industria e dello sviluppo delle energie rinnovabili; |
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27. |
rileva che la politica industriale dipende in larga misura dalla protezione dell'industria dell'UE nei confronti della concorrenza sleale dei paesi terzi; |
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28. |
invita la Commissione ad elaborare rapidamente uno scadenzario concreto per il monitoraggio dell'attuazione di questa strategia e a presentare annualmente una relazione sui progressi realizzati; ritiene, inoltre, che la Commissione dovrebbe riesaminare ogni anno l'efficacia di questi orientamenti ed iniziative al fine di individuare eventuali problemi sorti durante la loro applicazione e stabilire ulteriori obiettivi al fine di garantire che la politica industriale dell'UE sia sempre all'avanguardia; |
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29. |
sottolinea che l'internazionalizzazione è un fattore chiave per la competitività delle imprese, e invita pertanto la Commissione ad intensificare gli sforzi per sfruttare al massimo la conoscenza acquisita grazie al complesso delle reti di sostegno alle imprese, in modo tale che le aziende in fase di internazionalizzazione possano farne uso; |
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30. |
sottolinea che le strutture e infrastrutture paneuropee che mirano a unire fonti e risorse potrebbero lanciare un modello industriale paneuropeo in grado di competere sul mercato globale; |
Finanziamento
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31. |
chiede un finanziamento ambizioso della politica industriale e delle infrastrutture - in particolare delle infrastrutture di ricerca, dell'energia, delle telecomunicazioni e dei trasporti (TEN) - vale a dire il complesso dei «beni pubblici» che compongono l'ambiente delle imprese; considera essenziale, a tal fine, l'emissione di obbligazioni europee - Eurobond o Project bonds - al fine di consentire all'Unione di finanziare l'innovazione, le infrastrutture e la reindustrializzazione; |
Innovazione
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32. |
rileva che le innovazioni costituiscono il motore della politica industriale, nonché della crescita, e che tutte le iniziative che sostengono l'innovazione
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33. |
rileva la necessità di distinguere in modo più netto la ricerca dall'innovazione, attività che, benché fortemente collegate tra loro, sono caratterizzate da differenti obiettivi, mezzi, strumenti di intervento e metodi di lavoro; la ricerca, condotta dalle imprese per la propria crescita, deve creare nuova conoscenza e deve essere per sua natura esplorativa, autonoma, rischiosa; l'innovazione ha, invece, come obiettivo quello di creare nuovi prodotti, nuovi servizi e nuovi processi, che hanno impatto diretto sul mercato, sulla società e sulla vita stessa delle imprese; |
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34. |
ritiene che, in particolare, la fissazione di parametri di riferimento e di standard si sia rivelata un forte motore di promozione dell'innovazione e della competitività sostenibile in diversi settori industriali; chiede un rafforzamento del sistema europeo di normalizzazione attraverso misure volte a promuovere la semplificazione, la trasparenza, la riduzione dei costi e il coinvolgimento delle parti interessate; |
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35. |
sottolinea la necessità di un miglior coordinamento tra gli Stati membri e di una più stretta collaborazione tra le imprese mediante gruppi aziendali, reti e centri di eccellenza; |
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36. |
sottolinea che la competitività dell'UE dipende in grandissima misura dalla capacità di innovazione, dalle risorse nel campo della ricerca e dello sviluppo e dal collegamento tra innovazione e processo produttivo; |
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37. |
chiede che le spese per la ricerca per il prossimo periodo di programmazione successivo al 2013 (8o Periodo di programmazione) siano notevolmente aumentate (obiettivo dell'UE: 3 % del PIL per ricerca e sviluppo, 1 % del PIL in finanziamenti pubblici), a titolo prioritario, di modo che l'industria europea rimanga all'avanguardia della tecnologia e competitiva a livello mondiale, così da utilizzare in modo efficace gli investimenti privati; ritiene che oltre a una forte attenzione alla ricerca in materia di processi innovativi, gestione, organizzazione e partecipazione dei lavoratori nell'innovazione, sia necessaria una ricerca in materia di tecnologie di base; sottolinea inoltre la necessità di semplificare le procedure amministrative e le procedure per accedere ai finanziamenti; |
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38. |
precisa che l'acuirsi delle disparità regionali sul piano del potenziale di ricerca e sviluppo rappresenta una sfida che deve essere affrontata non soltanto nel quadro della politica di coesione, ma anche attraverso la politica di ricerca e innovazione; chiede, a tal riguardo, oltre al finanziamento della ricerca, la riassegnazione dei fondi all'interno dei medesimi programmi operativi per sostenere l'innovazione e agevolare l'utilizzo della ricerca in soluzioni commercializzate per la società; |
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39. |
rileva che un aumento significativo degli investimenti in ricerca e sviluppo, sia privati che pubblici, è essenziale affinché l'industria europea rimanga un leader in ambito tecnologico e mantenga la competitività a livello mondiale in settori quali l'energia rinnovabile e l'efficienza dei trasporti; rileva che per sostenere maggiori investimenti privati in ricerca e sviluppo, è necessario che vi siano mercati funzionanti per prodotti innovativi e un ambiente stabile per gli investimenti; ritiene che sia necessario un maggiore finanziamento pubblico della ricerca e sviluppo per incentivare gli investimenti privati e incoraggiare la collaborazione e che la semplificazione delle procedure di finanziamento pubblico, in particolare nei programmi quadro dell'UE, sia un prerequisito per una maggiore partecipazione dell'industria; |
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40. |
riconosce, tuttavia, che affinché l'Europa raggiunga i livelli di investimento che consentono all'innovazione di essere la forza trainante della crescita economica, il settore privato deve rafforzare i finanziamenti a favore della ricerca e sviluppo; invita pertanto la Commissione a esaminare gli ostacoli che impediscono alle imprese europee di effettuare investimenti a livelli equivalenti a quelli delle loro controparti internazionali, ad esempio Stati Uniti, e se del caso ad adottare misure adeguate, legislative e non; |
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41. |
ritiene che le iniziative tecnologiche congiunte (come Clean Sky) rappresentino un modo estremamente utile di convogliare i finanziamenti degli Stati membri, dell'Unione europea e del settore privato verso progetti innovativi a forte effetto trainante; chiede che continuino ad essere erogati i finanziamenti per i progetti esistenti affinché questi ultimi possano essere portati a termine e ritiene essenziale che i nuovi progetti vengano sviluppati in settori promettenti (quali biotecnologia, nanotecnologia, spazio, energie rinnovabili, nuovi mezzi di trasporto e nuovi materiali); |
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42. |
chiede l'utilizzo coerente e il rafforzamento delle competenze scientifiche e tecnologiche disponibili negli Stati membri, in particolare nell'ambito delle tecnologie abilitanti fondamentali; |
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43. |
accoglie con favore la costituzione di un gruppo ad alto livello di esperti per elaborare una strategia comune a lungo termine e un piano d'azione per le tecnologie abilitanti fondamentali, in modo che il potenziale di queste ultime possa essere pienamente realizzato; |
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44. |
rileva il successo dello strumento «Risk Sharing Financial Facility» (RSFF) in quanto importante forma di finanziamento per la R&S e l'innovazione attraverso la BEI; incoraggia espressamente la Commissione a mettere a disposizione molti più fondi, compresi i fondi di rotazione per l'innovazione a partire da fonti del FESR, e a promuovere gli investimenti privati e i meccanismi di finanziamento innovativo per progetti innovativi ad alto rischio e progetti a cui possano partecipare PMI idonee; sottolinea altresì l'importanza di rendere i programmi d'innovazione più accessibili alle PMI diminuendo gli oneri burocratici; |
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45. |
si preoccupa del modesto tasso di utilizzo dei fondi strutturali da parte delle imprese a fini di finanziamento di progetti innovativi; ritiene che le autorità di gestione dovrebbero adoperarsi per far conoscere meglio alle imprese i programmi operativi e fornire loro l’aiuto necessario a lanciare i loro progetti; |
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46. |
invita la Commissione a redigere un inventario delle migliori pratiche nell'ambito di meccanismi di finanziamento, misure fiscali e incentivi finanziari esistenti e previsti per promuovere l'innovazione e chiede un aggiornamento e una revisione annuali dell'efficacia delle misure; |
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47. |
chiede che sia esaminata l'introduzione di nuovi meccanismi alternativi che consentano di affrontare la carenza di finanziamenti per le imprese dell'UE, in particolare le PMI; ritiene che tali meccanismi debbano
Tali meccanismi devono essere costituiti dagli strumenti seguenti:
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48. |
riconosce il problema dell'UE di disporre di un minor numero di giovani innovatori di punta in settori ad alta intensità di ricerca e sviluppo, in particolare quelli delle biotecnologie e di internet; sottolinea pertanto la necessità di incoraggiare il loro sviluppo, affrontando gli ostacoli specifici cui sono esposti in nuovi settori e monitorando attentamente i mercati emergenti innovativi, adeguando la combinazione di strumenti politici alle loro specifiche esigenze; |
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49. |
invita la Commissione a creare un ambiente fertile per le imprese nelle fasi di start-up e spin-off, grazie a servizi dedicati che consentano ai giovani imprenditori di superare le tradizionali barriere che ostacolano l'avvio di nuove attività produttive (barriere infrastrutturali, accesso alla conoscenza, costi dei servizi, gestione della proprietà intellettuale); |
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50. |
chiede infine che l'Unione europea affronti la questione della frammentazione del mercato europeo del capitale di rischio proponendo un regime UE che garantisca la costituzione di fondi paneuropei; |
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51. |
sottolinea che gli investimenti in ricerca e sviluppo e in innovazione potrebbero essere realizzati attraverso incentivi fiscali nazionali e l'accesso a finanziamenti specializzati, per esempio, capitale di rischio; |
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52. |
chiede di promuovere ulteriormente le tecnologie per lo sviluppo sostenibile, come si è iniziato a fare con il piano d'azione per le tecnologie ambientali ETAP, attraverso il collegamento delle strategie di ricerca, ambientali e di politica economica, chiede un ambizioso piano d'azione di seguito ETAP, in cui si uniscano gli sforzi della ricerca, dell'istruzione, della formazione e dell'industria e chiede l'attribuzione di risorse finanziarie adeguate per la sua attuazione; sottolinea la necessità di incrementare i finanziamenti a favore del piano strategico europeo per le tecnologie energetiche (piano SET); |
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53. |
chiede che l’industria partecipi all’eco-innovazione per incrementare il suo potenziale occupazionale; osserva, a tale proposito, che informare gli imprenditori - offrire dimostrazioni di nuove opportunità imprenditoriali - è fondamentale per procedere con successo nella strategia volta a sviluppare economie che facciano un uso efficiente delle risorse e industrie sostenibili; |
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54. |
suggerisce di esaminare anche altre forme di finanziamento atte a sostenere lo sviluppo di tecnologie innovative associando diversi attori a più livelli – europeo, nazionale e locale – tenendo in considerazione il ricorso a svariati strumenti tra cui i partenariati pubblico-privato e il capitale di rischio; |
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55. |
chiede che venga prestata particolare attenzione al sostegno all'innovazione nell'ambito dell'utilizzo efficace e sostenibile delle materie prime; |
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56. |
ricorda che il settore delle commesse pubbliche, che assorbe attualmente il 17 % del PIL dell'UE, svolge un ruolo importante per il mercato unico europeo e per favorire l'innovazione; segnala che concorrenti come la Cina e gli USA hanno fissato obiettivi ambiziosi per gli appalti pubblici di prodotti innovativi ed ecologici e chiede analoghi obiettivi nell'UE; invita gli Stati membri e la Commissione a semplificare e a migliorare le norme nazionali e dell'UE sugli appalti, ove necessario e in linea con le regole di trasparenza, equità e non discriminazione; invita la Commissione a fornire informazioni sulle effettive possibilità di inserire criteri innovativi e sostenibili nelle offerte ai sensi delle vigenti norme dell'UE sugli appalti, in linea con la strategia Europa 2020, e a promuovere l'uso di queste possibilità; sottolinea che è essenziale assicurare la reciprocità nell'accesso ai mercati esterni degli appalti, affinché le imprese europee possano competere internazionalmente a condizioni eque; |
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57. |
rileva che gli appalti pubblici precommerciali possono fornire un impulso iniziale decisivo ai nuovi mercati in materia di tecnologie innovatrici e verdi, migliorando nel contempo la qualità e l'efficacia dei servizi pubblici; chiede alla Commissione e agli Stati membri di migliorare la comunicazione con le autorità pubbliche circa le possibilità esistenti in materia di appalti precommerciali; |
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58. |
ritiene che non si debba sottostimare l’importanza degli appalti pubblici per la promozione di una base industriale innovatrice; chiede, a tale riguardo, agli Stati membri dell’UE di sfruttare appieno il potenziale degli appalti precommerciali quale fattore d’innovazione e strumento per migliorare la partecipazione delle PMI agli appalti pubblici, la qual cosa consentirà di individuare e di stimolare efficacemente i mercati più interessanti per le imprese europee; |
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59. |
invita la Commissione a intensificare gli sforzi per impedire che la conoscenza sia trasferita dall'UE verso il resto del mondo, in particolare verso la Cina, che non spesso ricambia; |
Risorse
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60. |
ritiene che la crescita economica possa e debba essere svincolata dall'aumento dell'utilizzo delle risorse; |
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61. |
ritiene che un chiaro incremento dell'efficienza delle risorse per quanto concerne le materie prime, ausiliarie e di consumo nonché i materiali rafforzi la posizione concorrenziale globale dell'industria europea e chiede pertanto alla Commissione di proporre, a titolo prioritario, ispirandosi alla sua comunicazione sulla strategia in materia di risorse (COM(2005)0670), un'ambiziosa politica sull'efficienza delle risorse mediante un piano d'azione o, se necessario, in una direttiva sull'efficienza delle risorse; ritiene che in tale ambito rientrino:
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62. |
rileva che la disponibilità di materie prime, in particolare di risorse strategiche e terra rara, è d'importanza fondamentale per le possibilità di sviluppo dell'industria europea e quindi invita la Commissione a presentare, nel primo semestre del 2011, un'ambiziosa ed esaustiva strategia per quanto concerne le materie prime, che non dovrebbe essere limitata alle «materie prime critiche», quali definite dalla Commissione, e dovrebbe prevedere:
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63. |
ritiene che una politica industriale richieda, in primo luogo, di riequilibrare le azioni in materia energetica a favore di una politica orientata alla domanda, che emancipi i consumatori e svincoli la crescita economica dal consumo energetico; ritiene, in particolare, che il settore dei trasporti e dell'edilizia debbano perseguire una politica attiva di risparmio energetico e la diversificazione verso fonti energetiche sostenibili, non inquinanti e sicure e che una politica industriale dovrebbe contribuire a creare condizioni di mercato che stimolino un maggiore risparmio energetico e investimenti in materia di efficienza energetica, per sfruttare una vasta gamma di energie rinnovabili e tecnologie chiave per la mobilità di accumulo di energia (in particolare il trasporto pubblico); |
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64. |
è convinto che, per garantire la sicurezza degli investimenti, l'industria necessiti di una ambiziosa ma realistica politica energetica orientata a lungo termine che: garantisca prezzi competitivi dell'energia e la sicurezza dell'approvvigionamento dell'UE, riduca la dipendenza dai combustibili fossili, promuova l'efficienza ed il risparmio nella produzione e nel consumo, consenta una produzione al più basso tenore possibile di emissioni nocive ed eviti la povertà energetica e le fughe di carbonio; sottolinea che la certezza giuridica e condizioni di base stabili, investimenti adeguati ed un'ulteriore armonizzazione del mercato interno dell'energia siano fondamentali per garantire il passaggio ad una produzione e ad un approvvigionamento a basso tenore di carbonio e per ridurre i costi delle industrie; sottolinea che l'infrastruttura di una rete transeuropea dell'energia, che comprenda il riscaldamento e si avvalga anche delle infrastrutture delle reti digitali e dei trasporti, vada pertanto rinnovata e potenziata in modo tempestivo ed efficiente sul piano dei costi, e che vadano promossi sistemi di misurazione intelligenti, in particolare con l'aiuto dei fondi della Banca europea per gli investimenti; |
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65. |
sottolinea l'importanza, per il settore automobilistico europeo, di svolgere un ruolo guida nello sviluppo e nella produzione futuri di automobili elettriche; invita a tale proposito la Commissione europea a garantire, al più tardi entro la metà del -2011, condizioni quadro per lo sviluppo di veicoli elettrici, in particolare per quanto riguarda l'armonizzazione delle infrastrutture e l'uso di tecnologie intese a garantire l'interoperabilità e la sicurezza delle infrastrutture; invita altresì la Commissione a stabilire requisiti armonizzati per l'approvazione dei veicoli elettrici, prestando particolare attenzione alla salute e alla sicurezza, sia per i lavoratori sia per gli utenti finali; |
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66. |
ricorda l'enorme potenziale in materia di creazione di posti di lavoro ed i benefici in termini di riduzione dei costi che sono attesi dai miglioramenti dell'efficienza energetica; ritiene che l'adozione di misure, inclusi obiettivi, norme e meccanismi di valutazione intesi a garantire il miglioramento dell'efficienza energetica debbano quindi essere alla base delle iniziative in tutti i settori industriali; |
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67. |
chiede delle innovazioni nel settore sanitario e nel settore sociale, affinché le imprese non debbano confrontarsi ad una carenza di forza lavoro e ad un aumento del costo della manodopera nei prossimi decenni; |
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68. |
richiama l'attenzione sul potenziale in materia di energia delle tecnologie intelligenti; |
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69. |
sottolinea la necessità di una politica intesa a migliorare la sostenibilità dei sistemi di trasporto e delle infrastrutture, mediante misure quali tecnologie più efficienti, interoperabilità e soluzioni di mobilità innovative, nonché strategie di approvvigionamento locali, al fine di garantire che le catene di approvvigionamento possano funzionare con sistemi logistici maggiormente sostenibili e con costi operativi ridotti; |
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70. |
ritiene che le moderne tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) offrano vaste possibilità di innovazione a sostegno della sostenibilità e dell'eco-efficienza, ad esempio l'integrazione delle tecnologie mediante l'aggiunta di elementi intelligenti su elementi fisici al fine di aumentare l'efficacia della gestione dei sistemi (quali approvvigionamento d'acqua, sistemi di trasporto); sottolinea la necessità di disporre di norme relative alle TIC aperte per tali soluzioni e sollecita pertanto la Commissione a richiedere tali norme e le parti interessate a promuovere lo sviluppo di norme aperte adeguate a sostegno dell'efficienza delle risorse; |
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71. |
richiama l'attenzione sulla necessità di disporre di sufficiente personale tecnico qualificato; ritiene pertanto che siano necessari maggiori investimenti nel settore dell'istruzione e della formazione; chiede di fare il possibile per superare le carenze a tutti i livelli di qualifiche al fine di promuovere la qualificazione della manodopera e di rivalorizzare l'industria presso i giovani diplomati, in particolare mediante:
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72. |
sottolinea la necessità di favorire l’accesso dei giovani al mercato del lavoro attraverso stage adeguatamente retribuiti e tirocini di qualità; |
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73. |
ritiene decisivo per il futuro economico, sociale ed ecologico dell’Unione che i giovani siano consapevoli dell’elevato livello di istruzione specializzata e generalista necessario ai fini della loro successiva occupazione nell’industria; |
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74. |
sottolinea che la relativa riluttanza ad impegnarsi in attività imprenditoriali autonome può essere superata creando un contesto più attraente per i neoimprenditori, programmi di sostegno maggiormente integrati come ENTRE:DI e programmi specifici quali l'Erasmus per i giovani imprenditori; |
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75. |
plaude alla proposta della Commissione intesa ad esplorare nuove fonti di finanziamento per i grandi progetti europei di infrastrutture e sostiene la creazione di un progetto di obbligazioni UE con la Banca europea per gli investimenti; |
Concorrenza leale
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76. |
è convinto della necessità di mettere gli strumenti del mercato interno al servizio della politica industriale europea per favorire la nascita di «grandi campioni» europei che costituiscano un punto di riferimento mondiale nel proprio settore di attività, come Galileo o SESAR; esorta l'UE a non imporre alle imprese europee vincoli eccessivamente asimmetrici in confronto a quelli sostenuti nei paesi terzi; |
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77. |
sottolinea la necessità che l'UE garantisca alle imprese europee l'apertura reciproca degli appalti pubblici in fase di negoziato degli accordi bilaterali e multilaterali con i paesi terzi, rendendo al contempo più efficace l'uso di strumenti di difesa commerciale da parte delle PMI per lottare contro le pratiche del dumping monetario, sociale ed ecologico, la pirateria, la contraffazione e la riproduzione illegale; |
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78. |
esorta l'UE ad imporre, alla stregua di Canada, Stati Uniti, Cina o Giappone, l'indicazione del paese di origine di determinati prodotti importati dai paesi terzi affinché ad essi e ai prodotti fabbricati nell'UE siano applicate le stesse esigenze di qualità e di sicurezza in materia di tracciabilità; |
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79. |
ritiene che, per rafforzare l'industria europea, in particolare migliorando la competitività delle imprese nel contesto dell'economia mondiale, sia necessaria una disciplina europea del marchio di origine (Made In); ritiene che tale marchio consentirebbe ai cittadini e ai consumatori di scegliere in modo consapevole e favorirebbe la produzione nell'Unione europea, spesso associata a una reputazione di qualità e ad elevati standard produttivi; |
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80. |
ritiene che un accordo multilaterale sul clima costituirebbe lo strumento migliore per ridurre le conseguenze negative correlate al CO2, ma che tale accordo rischia di non essere raggiunto nel prossimo futuro; reputa pertanto che l’Unione europea debba continuare a esplorare le possibilità di mettere a punto, per i settori industriali realmente esposti alla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, idonei strumenti ambientali complementari alla vendita all'asta delle quote di CO2 nell'ambito del sistema ETS dell'Unione, in particolare un «meccanismo di inclusione del carbonio» che, nel rispetto delle norme dell'OMC consentirebbe di combattere i rischi di trasferimento delle emissioni di CO2 verso paesi terzi; |
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81. |
insiste affinché l'UE esamini le prassi economiche dei paesi terzi prima di elaborare le proprie politiche e chiede in particolare alla Commissione di valutare, in qualità di criterio, la posizione concorrenziale delle imprese europee a livello internazionale in fase di monitoraggio degli aiuti di Stato; |
Una cultura industriale sostenibile
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82. |
sottolinea l'importanza di creare le condizioni adeguate affinché le industrie rimangano in Europa e affinché questa migliori ulteriormente la sua competitività sulla scena globale; ritiene pertanto che le politiche dell'Unione europea debbano basarsi su solide valutazioni di impatto che analizzino tutti gli aspetti dei benefici economici, sociali ed ambientali delle politiche dell'UE; |
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83. |
chiede la realizzazione di iniziative a livello di Unione europea che identifichino i motori della crescita, dell'innovazione e della competitività nei diversi settori e, successivamente, l'elaborazione di risposte e strumenti politici più forti, neutrali sotto il profilo della tecnologia coordinata e basati sul mercato per quei settori, di cui ci si dovrebbe avvalere pienamente; ritiene che, a tal fine, è opportuno sviluppare ulteriormente, in modo efficiente sotto il profilo dei costi, regolamentazioni in relazione ai prodotti sulla falsariga della direttiva sulla progettazione ecologica, applicare pienamente la direttiva sull'etichettatura relativa ad un uso efficiente dell’energia e avviare iniziative stimolanti per l'industria come ad esempio l'iniziativa sulle automobili verdi; chiede, in tale contesto, che sia realizzata una campagna a lungo termine sul consumo sostenibile per sensibilizzare il pubblico, cambiare i comportamenti e sostenere in tal modo prodotti e una progettazione nuovi e innovativi; |
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84. |
crede necessario mantenere e rafforzare l’Europa sulla mappa industriale globale, soprattutto tenendo conto del fatto che le nuove opportunità industriali derivano da impegni di investimento dell’UE in settori quali, ad esempio, i cambiamenti climatici e l’energia, che apriranno nuove opportunità occupazionali in settori altamente specializzati; |
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85. |
esorta la Commissione ad integrare in modo chiaro la politica industriale in questione nell'elaborazione della tabella di marcia per un'economia a basse emissioni di carbonio entro il 2050, nelle strategie industriali del piano SET e nella visione 2050 della tabella di marcia per un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse; |
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86. |
chiede che siano mantenuti e prorogati gli investimenti nell'innovazione vicina al mercato, come l'attuale Programma quadro per la competitività (CIP); |
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87. |
sottolinea l'esigenza di un controllo sistematico della qualità di tutte le nuove normative, utilizzando i seguenti criteri:
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88. |
ricorda che il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione è divenuto uno strumento di vitale importanza per assistere le società nella trasformazione da industrie non competitive ad industrie sostenibili; sottolinea che detto fondo dovrebbe essere mantenuto e, qualora necessario, ampliato; |
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89. |
chiede maggiori sforzi al fine di superare le difficoltà esistenti al momento e di riuscire a creare rapidamente un brevetto comunitario unico, che fornirà una protezione giuridica efficace, di alta qualità a basso costo, e un sistema europeo armonizzato di composizione delle controversie in materia di brevetti, al fine di migliorare le condizioni quadro in relazione alla protezione dei diritti di proprietà industriale e intellettuale, aumentare la certezza giuridica e combattere la contraffazione, mantenendo i costi burocratici a un livello minimo, segnatamente per le PMI; accoglie con favore l'ampio sostegno in seno al Consiglio per la proposta della Commissione di avviare nel 2011 la procedura di cooperazione rafforzata su un brevetto unico dell'UE; chiede inoltre una riforma dei metodi di normalizzazione (in particolare nel settore delle TIC) in cui lo sviluppo degli standard dovrebbe essere aperto, trasparente, basato sul principio dell'interoperabilità e a garanzia della competitività dell'industria europea; ritiene che la promozione di standard internazionali garantirà il primato europeo della tecnologia; |
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90. |
rileva che il completamento del mercato interno è essenziale per la competitività e la crescita dell'industria europea; sottolinea che le industrie europee hanno bisogno di un quadro adeguato in cui creare e sviluppare beni e servizi a livello europeo e si compiace, a tale riguardo, delle proposte che figurano nella legge sul mercato unico; invita la Commissione a identificare, ai fini di una maggiore efficienza, le possibilità di armonizzazione e di una migliore governance nel quadro della legge sul mercato unico, in particolare per quanto riguarda l'IVA, i diritti di proprietà intellettuale e il brevetto UE, la normalizzazione mondiale, l'etichettatura e le norme settoriali specifiche; |
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91. |
esorta gli Stati membri a assumere un ruolo maggiormente proattivo nella gestione del mercato unico, migliorando la cooperazione tra le autorità nazionali e rafforzando il recepimento, l’applicazione e l’esecuzione in loco delle regole del mercato unico; chiede agli Stati membri di ridurre i costi delle transazioni attraverso misure addizionali, come un e-government più efficace; |
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92. |
rileva la necessità per le pubbliche autorità di sostenere lo sviluppo delle tecnologie chiave e sottolinea che l’elaborazione delle norme deve essere accelerata, in quanto essenziale per salvaguardare la competitività industriale dell’UE e stimolare una nuova crescita, e che ciò vale in particolare per l’elaborazione di norme che incentivino l’innovazione quale mezzo per affrontare le sfide ambientali e sociali emergenti; |
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93. |
sottolinea la necessità di tener conto delle specificità delle PMI e delle imprese artigianali nel sistema europeo di normalizzazione, in particolare in termini di riduzione dei costi di accesso alle norme, di diffusione delle stesse (attraverso la pubblicazione di sintesi) o di sostegno finanziario; insiste sul ruolo chiave che gli organismi nazionali di normalizzazione devono svolgere per promuovere e rafforzare la partecipazione delle PMI e delle imprese artigianali al processo di normalizzazione, nel rispetto del principio della «delegazione nazionale»; |
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94. |
sottolinea l'importanza di tenere conto delle situazioni che non sono attualmente coperte dalla normativa europea sui brevetti, come i segreti commerciali, per consentire all'industria europea di beneficiare di un'autentica protezione intellettuale relativa a prodotti e procedure, sul modello di Stati Uniti e Giappone; |
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95. |
ricorda che, ai fini dell'aumento della competitività e del primato tecnologico dell'industria europea, è auspicabile:
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96. |
sottolinea che esistono ancora grandi potenzialità di rendimento per l'industria europea nella piena attuazione del mercato interno ed esorta la Commissione e gli Stati membri ad eliminare rapidamente gli ostacoli e le barriere restanti nel mercato interno; |
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97. |
invita gli Stati membri, osservando che la ristrutturazione è la principale responsabilità delle grandi imprese e dei partner sociali, ad istituire task force preposte alle operazioni di ristrutturazione che sorveglieranno i processi di ristrutturazione e garantiranno un'agevole transizione economica, ad esempio migliorando la mobilità nel mercato del lavoro, la riqualificazione e altre misure che potrebbero fornire soluzioni innovative e sostenibili sia per i lavoratori che per le aziende; chiede che vengano intensificati il ruolo dei Fondi strutturali europei e la ricerca e lo sviluppo nei processi di riconversione; |
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98. |
chiede rinnovati investimenti nelle risorse umane del settore industriale europeo, privilegiando il dialogo sociale settoriale per la gestione dei cambiamenti strutturali provocati dalla globalizzazione e la promozione di un’economia basata su un uso efficiente di risorse e di energia; incoraggia la contrattazione collettiva per ridurre le disparità di retribuzione nel settore industriale; incoraggia le parti sociali nei settori in cui l’occupazione è in calo ad affrontare le sfide nella fase iniziale ed a sostenere sia i singoli lavoratori che il settore nella fase di transizione; sottolinea l’importanza della sicurezza della transizione attraverso il funzionamento dei sistemi di sicurezza sociale, in quanto ciò può aiutare i singoli individui ad indirizzarsi verso settori in cui si crea occupazione; |
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99. |
invita la Commissione a prendere l’iniziativa di proporre un sostegno alla transizione professionale, ridurre le disuguaglianze sociali, promuovere l’agenda relativa al lavoro dignitoso dell’OIL e adottare le linee guida UE per l’occupazione al fine di precisare le garanzie da fornire in tutto il ciclo di vita per ogni tipo di transizione professionale; |
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100. |
esorta la Commissione a svolgere un ruolo più attivo nella ristrutturazione delle società con un comitato aziendale europeo; ritiene che, in occasione di tali ristrutturazioni, tutte le informazioni pertinenti dovrebbero essere messe a disposizione della Commissione quanto prima possibile affinché essa possa svolgere pienamente il suo ruolo in qualità di interlocutore e coordinatore europeo per gli Stati membri; reputa che, così facendo, la Commissione potrà più facilmente verificare e valutare l'eventuale utilizzo degli aiuti di Stato per assistere la ristrutturazione; |
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101. |
chiede che il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione sia valutato e profondamente riformato ai fini di una più rapida accessibilità e che il suo bilancio sia aumentato nel quadro delle prossime prospettive finanziarie; suggerisce inoltre l'istituzione di un Fondo europeo di adeguamento ambientale; |
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102. |
sottolinea che la crisi economica mondiale si sta ripercuotendo sui tassi di occupazione in tutta Europa, peggiorando le prospettive socioeconomiche dell'UE e aumentando le disparità regionali; sottolinea a tal riguardo che l'esistenza di un settore industriale competitivo, diversificato, equo e sostenibile, basato in primo luogo su PMI efficienti e competitive, è fondamentale per il futuro dei lavoratori in tutta Europa; raccomanda di valorizzare l’esperienza e le competenze degli anziani al fine di assicurare il ricambio generazionale; |
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103. |
riconosce le differenze regionali dello sviluppo industriale, per esempio nei processi di deindustrializzazione nei nuovi Stati membri e chiede che esse siano tenute presenti in una nuova politica industriale sostenibile e nello stanziamento delle risorse dei fondi strutturali per rafforzare la coesione territoriale; |
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104. |
rileva la notevole importanza delle PMI nel paesaggio industriale, in particolare per garantire posti di lavoro durevoli a livello regionale e per salvaguardare il dinamismo creativo ed economico, nonché un elevato livello di crescita, e chiede alla Commissione:
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105. |
ritiene che una revisione della direttiva europea sulle OPA sia necessaria per dotare l'Europa dei mezzi per opporsi a progetti che potrebbero rivelarsi nefasti - in termini industriali, economici e sociali - per la coesione sociale e la stabilità del mercato interno; ritiene che l'Unione debba potersi opporre alle OPA emesse da imprese socialmente non responsabili e/o che non rispettano i principi di buona governance, come pure alle OPA riguardanti attività giudicate strategiche dagli Stati membri, in conformità con gli impegni internazionali assunti dall'Unione europea; |
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106. |
chiede lo sviluppo ulteriore delle partnership pubblico-privato; |
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107. |
ritiene che, nell'interesse europeo nonché per conseguire gli obiettivi di Europa 2020 e i target climatici ed energetici per lo stesso anno, la politica di aiuti settoriali non vada considerata solo nell'ottica del diritto della concorrenza ma debba essere utilizzata, nell'interesse dell'Europa, per rafforzare l'innovazione, la competitività e la commercializzazione di prodotti sostenibili in modo proattivo ovvero per ristrutturare l'industria in modo trasparente e con regole chiare; si oppone ad aiuti di stato che non rispettano le regole e creano quindi impari condizioni di concorrenza; |
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108. |
ritiene che, nel rispetto delle regole del mercato interno, la politica della concorrenza debba rispondere alle esigenze di una politica industriale ambiziosa; |
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109. |
sottolinea che gli Stati membri possono conseguire più agevolmente uno sviluppo sostenibile ed equo del settore industriale tramite il principio di reciprocità delle politiche commerciali; rileva che le strutture di rete e i poli competitivi regionali non dovrebbero subire gli effetti negativi della disparità di norme e disposizioni commerciali che incidono particolarmente sulle PMI; |
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110. |
sottolinea, sulla scorta di numerosi studi recenti, che gli aiuti settoriali stimolano la crescita quando sono compatibili con il mantenimento della concorrenza nei settori in questione e quando la loro introduzione è corredata di meccanismi che escludono il rifinanziamento dei progetti che risultino inefficaci; insiste sulla necessità che l'attribuzione di tali aiuti sia sistematicamente subordinata al mantenimento delle attività finanziate per almeno cinque anni sul territorio europeo, prevedendo l'estensione di tale periodo a dieci anni per le attività di R&S; |
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111. |
rileva al riguardo la necessità che le localizzazioni industriali europee siano competitive sul piano internazionale, specie per quanto riguarda le tecnologie abilitanti fondamentali; |
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112. |
ritiene che il libero commercio resti la pietra angolare della crescita economica europea, per cui chiede che i futuri accordi commerciali multilaterali e bilaterali siano strutturati in modo da costituire parte di una strategia di politica industriale basata su una leale concorrenza globale e sulla reciprocità da parte dei partner commerciali europei; reputa che, al fine di tener conto del principio dello sviluppo sostenibile, negli accordi di libero scambio vadano inserite le questioni sociali e ambientali, nonché norme di reciprocità; ritiene che occorra adoperarsi affinché le industrie europee non vengano minacciate da misure sleali come succede attualmente nel settore solare; rammenta che i dialoghi in materia regolamentare con i principali partner commerciali debbano essere rafforzati per prevenire e rimuovere le barriere al commercio; invita la Commissione a monitorare la legislazione ambientale, la politica dei cambi, le norme sugli aiuti di stato e gli altri piani di sostegno adottati dai paesi terzi che sono in concorrenza con l'UE; chiede inoltre di esaminare una strategia UE per gli investimenti esteri diretti nei mercati emergenti per agevolare l'accesso ai nuovi mercati e mettere in moto la produzione locale; |
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113. |
considera che la politica commerciale dell'UE, nel quadro multilaterale dell'OMC e di un mercato trasparente ed efficacemente regolato, necessita di una base produttiva efficace, sorretta da adeguate politiche settoriali e finalizzata alla crescita e allo sviluppo sostenibile; |
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114. |
ritiene che la ripresa economica, incoraggiata dalle decisioni assunte dall'UE e in coordinamento con gli Stati membri, favorirà nuove opportunità per le imprese europee sempre più chiamate a competere in mercati globali, aperti e trasparenti; |
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115. |
ritiene inoltre che le linee guida per una politica industriale europea debbano considerare una maggiore omogeneità nei controlli alle dogane, strumento necessario alla lotta contro la contraffazione e alla tutela dei consumatori europei; reputa che una politica industriale debba anche garantire un'armonizzazione dei sistemi di riscossione dei tributi doganali dei paesi di frontiera dell'Unione per evitare sperequazioni e danni agli importatori e allo sviluppo del tessuto industriale europeo; |
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116. |
sottolinea l'importanza cruciale del libero scambio per lo sviluppo dell'industria europea; |
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117. |
chiede alla Commissione che le linee guida della politica industriale europea siano la base per la definizione di strumenti legislativi concreti per la promozione del commercio dell'UE; |
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118. |
invita la Commissione europea non soltanto a migliorare la performance ambientale dell'industria europea nelle sue proposte legislative ma anche ad assicurare che gli standard ambientali applicabili ai prodotti dell'Unione europea siano applicati anche ai prodotti importati nel mercato interno dell'UE, provvedendo non solo all'introduzione delle relative norme ma anche garantendone il rispetto; |
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119. |
invita la Commissione a rispettare gli obiettivi enunciati nella Comunicazione «Global Europe» e nella prossima Comunicazione sulla politica commerciale, contemplando per il Round negoziale di Doha nuovi ed ambiziosi obiettivi di accesso al mercato ed accordi settoriali, come nei settori della chimica e delle costruzioni meccaniche; |
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120. |
chiede il mantenimento di strumenti di difesa commerciale efficaci per contrastare le pratiche commerciali sleali, come quella della doppia tariffazione (dual pricing) nel quadro dell'approvvigionamento di materie prime o del sovvenzionamento dell'industria nazionale; |
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121. |
rileva che vanno sfruttate le idee e le competenze dei lavoratori in relazione al rinnovamento dell'industria e segnala, pertanto, che occorre perseguire la massima partecipazione possibile; |
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122. |
invita in particolare la Commissione a prevedere un quadro giuridico per la contrattazione collettiva transfrontaliera al fine di rendere possibili gli accordi transfrontalieri e di affrontare le sfide in materia di organizzazione del lavoro, condizioni sul posto di lavoro, condizioni di lavoro e formazione; |
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123. |
sottolinea che la definizione e l'implementazione di una politica industriale nell’UE devono includere l’esame delle condizioni di smaltimento e destinazione dei rifiuti industriali, in particolare i rifiuti tossici, al fine di assicurare che i rifiuti industriali non diventino un fardello ambientale, economico o sociale per le comunità sia all'interno dell’UE sia nei paesi terzi; |
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124. |
afferma che una vigilanza efficace del mercato interno è essenziale per proteggere l’industria europea dalla concorrenza sleale; esorta la Commissione a presentare ambiziose proposte di riforma dell’attuale sistema di vigilanza del mercato, rafforzando il ruolo dell’UE nel coordinamento tra le autorità nazionali incaricate della vigilanza del mercato e le autorità doganali e garantendo la disponibilità di risorse adeguate in tutti gli Stati membri; |
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125. |
invita la Commissione a proseguire la strategia del «legiferare meglio» e a migliorare la governance del mercato unico, in particolare creando sistemi di sportello unico e promuovendo soluzioni amministrative transfrontaliere online che tengano conto delle particolari esigenze delle PMI; |
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126. |
ricorda che la crescita, in periodi di crisi, dell’economia sommersa e delle attività non dichiarate rappresenta un serio fattore di distorsione della concorrenza; chiede alle autorità competenti degli Stati membri di adottare le misure necessarie per lottare contro questo fenomeno; |
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127. |
sottolinea l'importanza del contributo dei lavoratori alla crescita e al progresso economico; |
Settori
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128. |
è convinto che, oltre ad un approccio orizzontale, debbano essere varate iniziative settoriali specifiche che contribuiscano ad ammodernare e rafforzare ulteriormente la capacità concorrenziale dei singoli settori industriali, delle loro catene di valore e dei servizi connessi attraverso la condivisione delle migliori prassi, benchmarking ed analoghi strumenti programmatici «soft»; e chiede pertanto che:
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129. |
ritiene che la politica industriale dell’UE debba fondarsi anche su progetti concreti che apportino vantaggi tangibili alle imprese e ai cittadini europei, come, ad esempio, i progetti GMES, Galileo o ITER; |
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130. |
rileva che l’industria europea risulta sempre più dipendente dai servizi alle imprese e che è pertanto necessario dedicare particolare attenzione a tutti gli anelli principali della catena produttiva; si compiace, al riguardo, della volontà espressa dalla Commissione di accordare maggiore importanza a tale interdipendenza; |
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131. |
ribadisce la necessità di progredire rapidamente in materia di interconnessione del registro delle imprese europee, al fine di garantire la trasparenza e l'affidabilità dell’informazione per i produttori e i consumatori; |
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132. |
sottolinea l’importanza del settore turistico nell’Unione europea, prima destinazione turistica al mondo, e in alcune regioni in cui il turismo costituisce il principale pilastro dell’attività economica; sostiene la strategia della Commissione volta a migliorare la competitività del settore turistico mediante misure relative alla qualità, alla sostenibilità e al potenziamento dell’immagine dell’Europa come destinazione turistica; |
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133. |
invita la Commissione a rispettare le tabelle di marcia (roadmap) e le conclusioni elaborate negli approcci settoriali; ritiene che le roadmap diano all'industria certezza di pianificazione a lungo termine e siano uno strumento prezioso per salvaguardarne la competitività; |
Responsabilità
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134. |
ritiene che l'industria e le parti interessate europee dovrebbero intensificare i loro investimenti, il loro forte impegno aziendale, sociale e ambientale e collaborare strettamente per sviluppare condizioni quadro favorevoli; ritiene che l'industria dovrebbe mantenere gli investimenti e la produzione in Europa, sostenere i propri sforzi in materia di ricerca ed adoperarsi per la crescita sostenibile, l'innovazione ed un'occupazione adeguatamente retribuita; ritiene che l'industria abbia un ruolo da svolgere per far emergere una nuova cultura della qualificazione professionale, offrendo valide opportunità di formazione e specializzazione di alto livello e prodotti e processi sostenibili e ancora più innovativi e dovrebbe aderire, ove possibile, a partenariati strategici all'interno dell'Europa; |
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135. |
invita la Commissione e gli Stati membri ad elaborare nuovi approcci di mediazione per la costruzione di nuove infrastrutture e la relativa assistenza, e ad implementarli in modo da accrescere la partecipazione dei cittadini per far sì che le infrastrutture necessarie per il rinnovo sostenibile della base industriale (ad es. reti intelligenti, parchi eolici, nuove linee ferroviarie) possano essere realizzate rapidamente; |
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136. |
è persuaso che la crisi economica internazionale ha chiaramente dimostrato la necessità per le società di agire con la dovuta diligenza in piena conformità ai principi della responsabilità sociale (CSR) in termini di buona governance nonché di rispetto per l'ambiente e di eccellenza sociale; |
Regioni
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137. |
rileva che le strutture regionali apportano un importante contributo al rafforzamento dell'industria europea; rileva l'importanza essenziale dei cluster concorrenziali e delle interrelazioni in materia d'innovazione (imprese, università, centri di ricerca, servizi tecnologici, istituti di formazione, ecc.) nonché delle interconnessioni tra imprese (catene di creazione di valore, sinergie) nonché con altri attori in relazione alle decisioni in materia di investimenti; per questo motivo ritiene che:
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138. |
riconosce il contributo dell’industria dell'UE all’ideale di coesione socioeconomica e territoriale e considera che un’industria prospera rappresenti una condizione indispensabile per la crescita economica e la stabilità sociale delle regioni dell'UE; |
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139. |
invita pertanto ad adoperarsi congiuntamente per utilizzare e arricchire le competenze scientifiche e tecnologiche disponibili nelle regioni, segnatamente nel settore delle tecnologie abilitanti fondamentali, e ad attribuire maggiore importanza alla politica dei poli; |
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140. |
sottolinea che la progressiva diffusione di idonee infrastrutture digitali e di tecnologie innovative rappresenta un elemento strategico per incrementare la competitività delle regioni e delle industrie dell’UE; ritiene che il settore delle TIC rivesta un ruolo chiave nell’aumento della produttività di altri settori industriali; reputa che le moderne infrastrutture di comunicazione ad elevata capacità di trasmissione andrebbero installate essenzialmente nelle regioni poco servite e che ciò potrebbe contribuire a instaurare un clima favorevole agli investimenti pubblici e privati e, fattore importante, ad incrementare lo standard di alfabetizzazione digitale delle imprese; |
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141. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e agli Stati membri. |
(1) Testi approvati, P7_TA(2010)0223.
(2) Testi approvati, P7_TA(2010)0209.
(3) GU C 279 E del 19.11.2009, pag. 65.
Giovedì 10 marzo 2011
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/154 |
Giovedì 10 marzo 2011
Legge sui mezzi d'informazione in Ungheria
P7_TA(2011)0094
Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2011 sulla legge ungherese sui media
2012/C 199 E/17
Il Parlamento europeo,
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visti gli articoli 2, 3, 6 e 7 del trattato sull'Unione europea (TUE), gli articoli 49, 56, 114, 167 e 258 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), l'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e l'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU) riguardanti il rispetto, la promozione e la tutela dei diritti fondamentali, in particolare la libertà di espressione e di informazione nonché il diritto al pluralismo dei media, |
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vista la direttiva 2010/13/UE del 10 marzo 2010 relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti la fornitura di servizi di media audiovisivi (direttiva sui servizi di media audiovisivi - DSMAV), |
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visti la Carta europea per la libertà di stampa del 25 maggio 2009, il documento di lavoro della Commissione sul pluralismo dei media negli Stati membri dell'Unione europea (SEC(2007)0032), «l'approccio in tre tappe in tema di pluralismo dei media» definito dalla Commissione nonché lo studio indipendente realizzato per conto della stessa e ultimato nel 2009, |
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viste le sue risoluzioni del 22 aprile 2004 sui rischi di violazione, nell'Unione europea e particolarmente in Italia, della libertà di espressione e di informazione (1), del 25 settembre 2008 sulla concentrazione e il pluralismo dei mezzi di informazione nell'Unione europea (2), e del 7 settembre 2010 sul giornalismo e i nuovi media – creare una sfera pubblica in Europa (3), |
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viste le dichiarazioni della Commissione, le interrogazioni parlamentari presentate e le discussioni in Aula dell'8 ottobre 2009 sulla libertà d'informazione in Italia e dell'8 settembre 2010 nonché quelle sulla legge ungherese sui media tenutesi in seno alle commissioni per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE) e per la cultura e l'istruzione (CULT) il 17 gennaio 2011, |
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vista la decisione della commissione LIBE di chiedere all'Agenzia per i diritti fondamentali di elaborare una relazione comparativa annuale, che comprenda appositi indicatori, sulla situazione della libertà, del pluralismo e dell'indipendenza della governance dei media negli Stati membri dell'UE, |
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vista la convenzione dell'UNESCO sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali, in particolare gli articoli 5, paragrafo 2, 7 e 11, |
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visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento, |
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A. |
considerando che l'Unione europea è fondata sui valori della democrazia e dello Stato di diritto, quali definiti all'articolo 2 TUE, e pertanto, oltre a garantire e promuovere la libertà di espressione e d'informazione, sancita dall'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali e dall'articolo 10 della CEDU, riconosce il valore giuridico dei diritti, delle libertà e dei principi stabiliti nella Carta dei diritti fondamentali, come dimostra anche la sua adesione alla stessa Convenzione europea dei diritti dell'uomo, ai sensi della quale la libertà e il pluralismo dei media sono prerequisiti essenziali; considerando altresì che tra i citati diritti figurano la libertà di opinione e la libertà di ricevere e di comunicare informazioni senza controlli, interferenze né pressioni da parte delle autorità pubbliche, |
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B. |
considerando che il pluralismo e la libertà dei media nell'UE e nei suoi Stati membri continuano a destare gravi preoccupazioni (in particolare per quanto concerne Italia, Bulgaria, Romania, Repubblica ceca ed Estonia), come dimostrano le recenti critiche nei confronti della legge sui media e delle modifiche costituzionali introdotte in Ungheria nel periodo da giugno a dicembre 2010 formulate da organizzazioni internazionali come l'OSCE e dal Commissario per i diritti dell'uomo del Consiglio d'Europa, da numerose organizzazioni di giornalisti nazionali e internazionali, da redattori ed editori, da ONG attive nel campo dei diritti dell'uomo e delle libertà civili, nonché dagli Stati membri e dalla Commissione, |
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C. |
considerando che la Commissione ha espresso preoccupazioni e chiesto informazioni al governo ungherese in merito alla conformità della legge sui media alla direttiva sui servizi di media audiovisivi e all'acquis in generale, segnatamente in relazione all'obbligo di offrire una copertura equilibrata applicabile a tutti i fornitori di servizi di media audiovisivi, ponendo altresì in dubbio la conformità della legge al principio di proporzionalità nonché il rispetto da parte della stessa legge del diritto fondamentale alla libertà di espressione e di informazione sancito dall'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali, del principio del paese d'origine e dei requisiti di registrazione; considerando inoltre che il governo ungherese ha risposto fornendo ulteriori informazioni e avviando l'iter di modifica della legge al fine di risolvere i problemi sollevati dalla Commissione, |
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D. |
considerando che l'OSCE ha espresso notevoli perplessità circa la portata (materiale e territoriale) delle disposizioni legislative ungheresi, la libertà di espressione e la regolamentazione dei contenuti, la nomina di un unico responsabile sia per i media che per le telecomunicazioni nazionali e la conformità ai principi che disciplinano l'emittenza pubblica (4), indicando non solo che la nuova legge nuoce al pluralismo dei media, sopprime l'indipendenza politica e finanziaria dei mezzi di comunicazione pubblici e consolida gli elementi negativi per la libertà dei media nel lungo periodo, ma anche che l'Autorità e il Consiglio responsabili dei media sono politicamente omogenei (5) ed esercitano un controllo pervasivo e centralizzato a livello governativo e politico su tutti i media; considerando che tra gli ulteriori motivi di preoccupazione figurano il carattere sproporzionato delle sanzioni, estremamente severe e imposte per ragioni tanto discutibili quanto indefinite, la mancanza di una procedura di sospensione automatica delle sanzioni in caso di ricorso giudiziario contro un provvedimento dell'autorità responsabile dei media, la violazione del principio della riservatezza delle fonti giornalistiche e la tutela dei valori della famiglia, |
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E. |
considerando che condivide le gravi riserve formulate dall'OSCE in relazione all'omogeneità politica dei membri dell'Autorità e del Consiglio responsabili dei media, alla tempistica, all'esercizio di un controllo pervasivo e centralizzato a livello governativo, giudiziario e politico su tutti i media, al fatto che le caratteristiche più problematiche della legge sono contrarie alle norme OSCE e a quelle internazionali in materia di libertà di espressione (ad esempio per quanto concerne la soppressione dell'indipendenza politica e finanziaria dei mezzi di comunicazione pubblici), alla portata (materiale e territoriale) della legge e alla decisione di non definire i termini chiave, che lascia i giornalisti nell'impossibilità di sapere quando nelle loro azioni è ravvisabile una violazione della legge, |
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F. |
considerando che il Commissario per i diritti dell'uomo del Consiglio d'Europa ha invitato le autorità ungheresi a tener conto, in sede di revisione della legge sui media, delle norme del Consiglio d'Europa sulla libertà di espressione e il pluralismo dei media nonché delle pertinenti raccomandazioni del Comitato dei ministri e dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e, in particolare, delle norme vincolanti sancite dalla CEDU e dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo; considerando che il Commissario ha fatto riferimento all'uso di definizioni poco chiare che possono dare adito a interpretazioni erronee, alla creazione di un meccanismo di regolamentazione politicamente non equilibrato con poteri sproporzionati e in parte sottratto al controllo giudiziario, ai rischi per l'indipendenza del servizio radiotelevisivo pubblico e all'indebolimento della tutela delle fonti giornalistiche; considerando che lo stesso Commissario ha sottolineato la necessità di consentire una reale partecipazione di tutte le parti interessate, compresi i partiti all'opposizione e la società civile, alla revisione della citata normativa che regola un aspetto fondamentale del funzionamento di una società democratica come quello in questione (6), |
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G. |
considerando che, in un secondo parere emesso il 25 febbraio 2011, il Commissario per i diritti umani raccomanda una «revisione su gran scala» del pacchetto legislativo ungherese sui media con l'obiettivo, tra l'altro, di ripristinare una legislazione precisa che promuova media pluralisti indipendenti e rafforzi le garanzie che i meccanismi di regolazione dei media siano immuni da influenze politiche (7); che dichiara altresì che i media ungheresi devono essere in grado di svolgere il ruolo di guardiani in una società democratica pluralista e che, a tal fine, l'Ungheria deve rispettare i suoi impegni come Stato membro del Consiglio d'Europa e sfruttare al meglio le competenze di questa organizzazione nel campo della libertà di espressione e dell'indipendenza e del pluralismo dei media, |
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H. |
considerando che, di conseguenza, la legge ungherese sui media dovrebbe essere urgentemente sospesa e sottoposta a revisione sulla base delle osservazioni e delle proposte della Commissione, dell'OSCE e del Consiglio d'Europa, in modo da garantire la sua piena conformità al diritto dell'UE e alle norme e ai valori europei in materia di libertà, pluralismo e indipendenza della governance dei media, |
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I. |
considerando che, nonostante i ripetuti inviti del Parlamento a proporre una direttiva sulla libertà, il pluralismo e l'indipendenza della governance dei media, la Commissione ha finora posticipato tale proposta, divenuta sempre più necessaria e urgente, |
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J. |
considerando che, in materia di libertà di stampa e di espressione, tutti gli Stati membri dell'Unione europea sono tenuti a rispettare i criteri di Copenaghen per l'adesione all'UE, definiti nel giugno del 1993 in occasione del Consiglio europeo di Copenaghen, e che tali criteri devono essere attuati attraverso la legislazione pertinente dell'Unione europea, |
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K. |
considerando che la Corte di giustizia, nelle cause riunite C-39/05 P e C-52/05 P, ha stabilito ai paragrafi 45 e 46 della sentenza che l'accesso all'informazione consente ai cittadini di partecipare più da vicino al processo decisionale e garantisce che l'amministrazione goda di una maggiore legittimità e sia più efficace e più responsabile nei confronti dei cittadini in un sistema democratico, e che ciò costituisce una «condizione per l'esercizio effettivo, da parte di questi ultimi, dei loro diritti democratici», |
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1. |
invita le autorità ungheresi a ripristinare l'indipendenza della governance dei media e a porre fine alle interferenze dello Stato che recano pregiudizio alla libertà di espressione e a una copertura equilibrata dei media e reputa che la regolamentazione eccessiva dei media sia controproducente e metta a repentaglio il pluralismo effettivo nella sfera pubblica; |
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2. |
si compiace della cooperazione della Commissione con le autorità ungheresi per porre la legge ungherese sui media in conformità con i trattati e il diritto dell'UE, nonché dell'inizio dell'iter di modifica a livello nazionale; |
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3. |
si rammarica per il fatto che, per quanto concerne l'adesione all'acquis da parte dell'Ungheria, la Commissione abbia deciso di concentrarsi solo su tre aspetti e abbia omesso qualsiasi riferimento all'articolo 30 della DSMAV, limitando così le proprie prerogative al semplice controllo del rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea in sede di attuazione del diritto dell'Unione, da parte dell'Ungheria; esorta la Commissione a verificare che l'Ungheria rispetti il regime di responsabilità di cui alla direttiva 2000/31/CE sul commercio elettronico nonché a esaminare il recepimento in Ungheria delle decisioni quadro dell'Unione europea sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale (2008/913/GAI) e sulla lotta al terrorismo (2008/919/GAI), che contengono riferimenti alla libertà di espressione e alle elusioni delle norme sulla libertà dei media; |
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4. |
invita la Commissione a continuare l'attenta sorveglianza e valutazione della conformità della legge ungherese sui media quale modificata conformemente alla legislazione europea, in particolare alla Carta dei diritti fondamentali; |
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5. |
invita le autorità ungheresi a coinvolgere tutte le parti interessate nel processo di revisione della legge sui media e della Costituzione, che rappresenta la base di una società democratica fondata sullo Stato di diritto, con un sistema adeguato di pesi e contrappesi, al fine di garantire il rispetto dei diritti fondamentali della minoranza contro il rischio di una tirannia della maggioranza; |
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6. |
chiede alla Commissione di agire in base all'articolo 265 TFUE presentando, entro la fine dell'anno, una proposta legislativa a norma dell'articolo 225 TFUE, in materia di libertà, pluralismo e indipendenza della governance dei media, al fine di colmare le lacune del quadro normativo dell'UE sui media, utilizzando le sue competenze nei settori del mercato interno, della politica audiovisiva, della concorrenza, delle telecomunicazioni, degli aiuti di Stato, dell'obbligo di servizio pubblico e dei diritti fondamentali di tutti i cittadini residenti nel territorio dell'UE, nella prospettiva di definire almeno i requisiti minimi essenziali che tutti gli Stati membri sono tenuti a soddisfare e a rispettare, nell'ambito della legislazione nazionale, per assicurare, garantire e promuovere la libertà di informazione, un adeguato livello di pluralismo dei media e l'indipendenza della governance dei media; |
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7. |
invita le autorità ungheresi a rivedere ulteriormente la legge sui media, conformemente alle osservazioni e alle proposte formulate dal Parlamento europeo, dalla Commissione, dall'OSCE e dal Commissario per i diritti dell'uomo del Consiglio d'Europa, alle raccomandazioni del Comitato dei ministri e dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e alla giurisprudenza della Corte di giustizia europea e della Corte europea dei diritti dell'uomo, e, nel caso in cui la legge sui media sia ritenuta incompatibile con la lettera e lo spirito dei trattati e con il diritto dell'UE, con la Carta dei diritti fondamentali o con la CEDU, ad abrogare e a non applicare tale legge o quegli elementi della stessa che sono ritenuti incompatibili; |
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8. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Consiglio d'Europa, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, all'Agenzia per i diritti fondamentali e all'OSCE. |
(1) GU C 104 E del 30.4.2004, pag. 1026.
(2) GU C 8 E del 14.1.2010, pag. 85.
(3) Testi approvati, P7_TA(2010)0307.
(4) Analisi e valutazione di un pacchetto di atti e progetti legislativi ungheresi sui media e le telecomunicazioni, a cura del dott. Karol Jakubowicz per l'OSCE.
(5) Lettera in data 14 gennaio 2010 del rappresentante per la libertà dei media dell'OSCE al presidente della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni.
(6) http://www.coe.int/t/commissioner/News/2011/110201Hungary_en.asp
(7) https://wcd.coe.int/wcd/ViewDoc.jsp?id=1751289.
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/158 |
Giovedì 10 marzo 2011
Paesi vicini a Sud, e in particolare la Libia, compresi gli aspetti umanitari
P7_TA(2011)0095
Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2011 sul vicinato meridionale, e in particolare la Libia
2012/C 199 E/18
Il Parlamento europeo,
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vista la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1o marzo 2011 che sospende all'unanimità l'adesione della Libia al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC), |
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vista la risoluzione 1970/2011 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC), del 26 febbraio 2011, |
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vista la decisione del Consiglio del 28 febbraio 2011 che attua la risoluzione dell'UNSC e impone ulteriori misure restrittive nei confronti dei responsabili della violenta repressione a danno della popolazione civile della Libia, |
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vista la risoluzione S-15/2 adottata dall'UNHRC il 25 febbraio 2011, |
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vista la sospensione, il 22 febbraio 2011, dei negoziati in vista di un accordo quadro UE-Libia, |
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viste le recenti dichiarazioni dell'Alto rappresentante, Catherine Ashton, sulla Libia e il Nordafrica, |
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viste le sue precedenti risoluzioni sulla Libia, in particolare quella del 17 giugno 2010 sulle esecuzioni in Libia (1), e la sua raccomandazione del 20 gennaio 2011 al Consiglio che precisa i requisiti essenziali per i negoziati sull'accordo quadro UE-Libia (2), |
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visti la Convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 e il protocollo relativo allo status dei rifugiati del 31 gennaio 1967, |
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visti la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli e il suo protocollo sulla creazione di una Corte africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, ratificati dalla Libia rispettivamente il 26 marzo 1987 e il 19 novembre 2003, |
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visto l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento, |
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A. |
considerando che le recenti manifestazioni in vari paesi arabi del Nordafrica e del Medio Oriente hanno chiesto la fine dei regimi autoritari e la realizzazione di riforme politiche, economiche e sociali nonché libertà, democrazia e condizioni di vita migliori per i cittadini; che le massicce proteste in numerosi paesi arabi hanno dimostrato che i regimi antidemocratici e autoritari non possono garantire una stabilità credibile e che i valori democratici costituiscono elementi centrali dei partenariati economici e politici, |
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B. |
considerando che le proteste contro il regime libico hanno avuto inizio nella città di Bengasi il 15 febbraio 2011 e si sono poi diffuse in tutto il paese, raggiungendo Al Bayda, Al-Qubba, Derna e az-Zintan, e che i dimostranti hanno assunto il controllo di numerose città, in particolare nella Libia orientale, |
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C. |
considerando che i dimostranti sono stati il bersaglio di attacchi di una violenza inaudita da parte del regime di Gheddafi, che ha utilizzato le forze armate libiche, milizie, mercenari e legionari stranieri per reprimere con violenza le proteste, anche impiegando indiscriminatamente mitragliatrici, franchi tiratori, aerei ed elicotteri da combattimento contro i civili, con un drastico aumento del bilancio di morti e numerosissimi feriti e arrestati, |
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D. |
considerando che la reazione violenta e brutale del regime nei confronti della popolazione libica ha portato non solo alla diserzione di molti soldati, ma anche alle dimissioni di membri del regime, |
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E. |
considerando che, secondo l'UNHCR, negli ultimi giorni più di 200 000 persone hanno abbandonato la Libia per rifugiarsi nei paesi limitrofi (Egitto, Tunisia e Niger) e che altre centinaia di migliaia di profughi e lavoratori stranieri cercano disperatamente di sfuggire al conflitto o di lasciare il paese; considerando che ciò sta determinando un'emergenza umanitaria che richiede una reazione rapida da parte dell'UE, |
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F. |
considerando che, a seguito dell'adozione all'unanimità da parte dell'UNHRC, in occasione della 15a sessione speciale del 25 febbraio 2011, di una risoluzione sulla situazione dei diritti umani in Libia nella quale si condannano le gravi e sistematiche violazioni dei diritti dell'uomo commesse in tale paese e si sottolinea che alcune di esse possono costituire crimini contro l'umanità, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso, il 2 marzo 2011, di sospendere la Libia dall'UNHRC, come raccomandato da quest'ultimo, |
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G. |
considerando, che in risposta alla risoluzione sulla Libia adottata il 26 febbraio 2011 dall'UNSC, nella quale si affermava che la questione sarebbe stata deferita alla Corte penale internazionale (ICC), il 3 marzo 2011 il pubblico ministero dell'ICC ha avviato un'indagine sui presunti crimini contro l'umanità commessi in Libia, anche da parte di al-Muammar Gheddafi e di altri membri del regime; considerando che la risoluzione 1970 dell'UNSC decreta l'embargo sulle forniture di armi alla Libia e impone un divieto di viaggio e il congelamento dei beni nei confronti della famiglia Gheddafi e dei membri del regime, autorizzando al tempo stesso tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a confiscare e distruggere le attrezzature di tipo militare vietate, |
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H. |
considerando che la decisione del Consiglio dell'Unione europea del 28 febbraio 2011 impone ulteriori misure restrittive nei confronti dei responsabili della violenta repressione a danno della popolazione civile in Libia, in particolare il divieto di concessione del visto e il congelamento dei beni, dando in questo modo attuazione alla risoluzione sulla Libia dell'UNSC del 26 febbraio 2011, |
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I. |
considerando che dall'inizio della rivolta numerosi leader politici, in tutto il mondo, hanno più volte invitato Gheddafi a dimettersi, |
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J. |
considerando che il 22 febbraio 2011 la Lega araba ha sospeso la Libia e che il 3 marzo 2011 il suo Segretario generale ha dichiarato che la Lega potrebbe appoggiare una zona di interdizione al volo sui cieli della Libia, in coordinamento con l'Unione africana, qualora i combattimenti in Libia dovessero continuare, |
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K. |
considerando che, in una dichiarazione del 5 marzo 2011, il Consiglio nazionale provvisorio libico ha invitato la comunità internazionale ad adempiere ai propri obblighi di proteggere il popolo libico da ulteriori atti di genocidio e crimini contro l'umanità senza alcun intervento militare diretto sul suolo libico, |
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L. |
considerando che, a decorrere dal 22 febbraio 2011, l'UE ha sospeso i negoziati in corso sull'accordo quadro UE-Libia, così come tutti i contratti di cooperazione con la Libia, |
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M. |
considerando che è interesse vitale dell'UE che il Nordafrica sia democratico, stabile, prospero e in pace e che i recenti avvenimenti in Libia, Egitto e Tunisia hanno evidenziato l'urgente necessità di ripensare la politica estera dell'UE nei confronti della regione mediterranea, |
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N. |
considerando che il Consiglio europeo straordinario di venerdì 11 marzo 2011 dovrebbe esaminare con attenzione la relazione dell'Alto rappresentante e della Commissione sul rapido adeguamento degli strumenti dell'UE nonché la relazione dell'Alto rappresentante sul sostegno al processo di transizione e trasformazione, |
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1. |
esprime la sua solidarietà al popolo libico, e in particolare ai giovani libici, che sono stati una forza trainante nella mobilitazione a favore della democrazia e del cambiamento di regime, plaude al loro coraggio e alla loro determinazione e appoggia risolutamente le loro legittime aspirazioni democratiche, economiche e sociali; |
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2. |
condanna con la massima fermezza le manifeste, sistematiche violazioni dei diritti umani in Libia, in particolare la violenta repressione scatenata dal regime di Gheddafi contro i dimostranti pacifici a favore della democrazia, i giornalisti e i difensori dei diritti umani; deplora profondamente le ingenti perdite di vite umane e l'elevato numero di feriti che ne sono conseguiti; esprime il suo cordoglio alle famiglie delle vittime; denuncia l'esplicito incitamento all'ostilità contro la popolazione civile quale appare nelle dichiarazioni di Muammar al-Gheddafi e di suo figlio Saif al-Islam, i massimi rappresentanti del regime; |
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3. |
chiede la fine immediata del brutale regime dittatoriale del Colonnello Gheddafi e lo invita a dimettersi all'istante per evitare un ulteriore spargimento di sangue e consentire una transizione politica pacifica; invita le autorità libiche a porre immediatamente fine alla violenza e a consentire una soluzione pacifica della situazione, in linea con le legittime aspettative del popolo libico; invita le autorità libiche a rispettare i diritti umani e il diritto internazionale umanitario, ad abolire tutte le restrizioni alla libertà di espressione, anche attraverso internet, e a consentire agli osservatori internazionali che si occupano di diritti umani e ai media stranieri di accedere immediatamente al territorio libico; |
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4. |
appoggia pienamente la risoluzione 1970 dell'UNSC, che condanna le gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani in Libia e chiede di deferire la situazione alla Corte penale internazionale, imponendo nel contempo un embargo sulle forniture di armi al paese e decretando un divieto di viaggio e il congelamento dei beni nei confronti della famiglia di Muammar al-Gheddafi; sottolinea che, in base al diritto internazionale, gli autori degli attacchi contro la popolazione civile ne sono individualmente responsabili sotto il profilo penale e devono essere assicurati alla giustizia e che non vi può essere impunità; appoggia risolutamente le indagini avviate dal pubblico ministero della Corte penale internazionale sui presunti crimini contro l'umanità commessi da Muammar al-Gheddafi e da esponenti del suo regime; |
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5. |
osserva che l'UE è stata la prima ad applicare le sanzioni decretate dall'UNSC e che le misure decretate dall'UE vanno oltre, imponendo sanzioni autonome; accoglie con favore la decisione del Consiglio di vietare gli scambi con la Libia di attrezzature utilizzabili per la repressione interna nonché l'estensione dell'elenco delle persone colpite dal congelamento dei beni e dal divieto di concessione del visto; chiede una valutazione costante dell'efficacia delle sanzioni; |
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6. |
sottolinea che le misure dovrebbero coprire la totalità dei beni libici, compresi i fondi sovrani gestiti dall'Autorità libica per gli investimenti; chiede che il congelamento dei beni includa i proventi delle vendite di petrolio e di gas; invita il Consiglio e gli Stati membri a divulgare integralmente le informazioni relative a tutti i beni congelati; valuta positivamente, al riguardo, la discussione in merito a ulteriori sanzioni UE, incluso il congelamento dei beni delle società libiche legate al regime di Gheddafi; |
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7. |
accoglie favorevolmente la decisione del Consiglio del 28 febbraio 2011 di vietare la fornitura alla Libia di armi, munizioni e attrezzature collegate; chiede al Consiglio, a tale riguardo, di accertare se vi siano state violazioni del Codice di condotta dell'Unione europea sulle esportazioni di armi e di adottare rigorose misure per assicurare il pieno rispetto di tale codice da parte di tutti gli Stati membri; invita l'Alto rappresentante a esaminare la possibilità di ricorrere a mezzi aerei e navali della PSDC per far rispettare l'embargo; |
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8. |
appoggia pienamente la decisione dell'UNHRC di inviare in Libia una commissione internazionale d'inchiesta indipendente per indagare sulle violazioni del diritto internazionale in materia di diritti umani e la decisione dell'Assemblea generale dell'ONU del 2 marzo 2011 di sospendere la Libia dall'UNHRC; |
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9. |
invita l'UE e la comunità internazionale a fare tutto il possibile per isolare completamente Gheddafi e il suo regime, sia a livello nazionale che sul piano internazionale; |
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10. |
sottolinea che l'UE e i suoi Stati membri devono onorare la loro «responsabilità di proteggere» per mettere i civili libici al riparo da attacchi armati su larga scala; ritiene che non possa essere quindi esclusa nessuna delle opzioni previste dalla Carta delle Nazioni Unite; invita l'Alto rappresentante e gli Stati membri a tenersi pronti per una decisione nell'ambito del Consiglio di sicurezza dell'ONU circa ulteriori misure, compresa la possibilità di prevedere una zona di interdizione al volo per impedire al regime di attaccare la popolazione civile; sottolinea che le misure emanate dall'UE e dai suoi Stati membri dovrebbero essere conformi a un mandato delle Nazioni Unite e fondate su un coordinamento con la Lega araba e l'Unione africana, incoraggiando ambedue le organizzazioni a orientare gli sforzi internazionali; |
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11. |
invita il vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a stabilire relazioni con il Consiglio nazionale provvisorio e a iniziare il processo per renderle ufficiali in maniera da incoraggiare la transizione verso la democrazia, garantendo il coinvolgimento di un ampio spettro di rappresentanti della società libica, conferendo responsabilità a donne e minoranze nel processo di transizione e fornendo sostegno al Consiglio nazionale provvisorio nella zona liberata, in modo da allentare la pressione sulla popolazione locale e fare fronte ai suoi bisogni umanitari essenziali, tra cui l'assistenza medica; |
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12. |
sollecita l'UE a contribuire alle riforme democratiche e alla creazione di istituzioni fondate sullo Stato di diritto in Libia, sostenendo lo sviluppo di media liberi e di organizzazioni indipendenti della società civile, in particolare di partiti politici democratici, affinché in futuro possano tenersi elezioni democratiche; |
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13. |
esprime profonda preoccupazione per la crescente crisi umanitaria di cui sono vittima oltre 200 000 immigrati in fuga dalle violenze in Libia, molti dei quali sono rimasti bloccati al confine tra Libia e Tunisia e altri nei campi profughi in Tunisia, Egitto e Niger; invita le attuali e future autorità libiche a consentire l'accesso al paese alle organizzazioni umanitarie e a garantire la sicurezza del personale umanitario; |
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14. |
esorta il Consiglio, la Commissione e l'Alto Rappresentante a mettere a disposizione tutti i mezzi finanziari e le risorse umane disponibili per sostenere un'energica operazione umanitaria internazionale, assistendo l'UNHCR e le altre agenzie umanitarie pertinenti nel fornire protezione e aiuti d'urgenza a quanti ne hanno bisogno; valuta positivamente le misure prese e le risorse attivate sinora dal Commissario Georgieva e da ECHO, nonché l'assistenza umanitaria fornita da alcuni Stati membri per far fronte al problema; si appella all'UE e agli Stati membri affinché assicurino mezzi di trasporto aerei e marittimi per assistere nel rimpatrio o reinsediamento dei migranti, dei richiedenti asilo e dei profughi provenienti dalla Libia, nel rispetto del diritto internazionale e della legislazione dell'Unione europea in materia, e forniscano sostegno finanziario in risposta all'appello congiunto lanciato il 3 marzo 2011 dall'UNHCR e dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM); |
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15. |
invita la Commissione a provvedere a che siano poste in essere tutte le misure necessarie, incluse appropriate risorse finanziarie, umane e tecniche, per garantire che l'UE sia in grado di rispondere adeguatamente, in conformità dell'articolo 80 TFUE, in caso di un movimento migratorio di massa; |
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16. |
ricorda che, nella strategia comune Africa-UE del 2007, l'Unione europea e i leader africani si sono impegnati ad adottare le misure atte a garantire che i beni acquisiti illegalmente, compresi i fondi, siano oggetto d'indagine e restituiti ai paesi d'origine; esorta gli Stati membri ad agire di conseguenza, nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, al fine di garantire la futura restituzione al popolo libico dei beni congelati; sottolinea che è necessaria un'azione coordinata dell'UE per procedere al congelamento dei beni detenuti dalla famiglia Gheddafi e dai suoi accoliti conosciuti, in Europa o presso istituzioni finanziarie europee operanti in paradisi fiscali, assicurando che le banche UE rispettino gli obblighi di diligenza per quanto riguarda tutti i fondi potenzialmente illeciti trasferiti dalla Libia; |
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17. |
sottolinea che le attività mercenarie costituiscono una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale e un crimine contro l'umanità, e devono pertanto essere fermate; invita il Consiglio e l'Alto rappresentante a inviare forti segnali atti a dissuadere i governi tutti dall'invio di mercenari, militari o equipaggiamenti militari a sostegno della repressione del popolo libico operata dal regime di Gheddafi; |
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18. |
accoglie con favore la convocazione di un Consiglio europeo straordinario sugli sviluppi in Libia e nei paesi del vicinato meridionale l'11 marzo 2011; invita l'Alto rappresentante e gli Stati membri a elaborare una strategia d'insieme coerente per la risposta umanitaria e politica alla situazione in Libia; |
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19. |
invita l'Alto rappresentante ad avviare i preparativi per il coinvolgimento dell'UE e il suo sostegno al vicinato meridionale, con particolare riferimento allo sviluppo dello Stato di diritto, del buon governo e dei requisiti costituzionali ed elettorali per una democrazia stabile, pluralista e pacifica nella regione; esorta l'Alto Rappresentante a fare pienamente ricorso a tutti i pertinenti strumenti finanziari esterni dell'UE; |
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20. |
ritiene che i cambiamenti rivoluzionari nel Nordafrica e nel Medio Oriente hanno reso palese il fatto che gli effetti positivi e la credibilità a lungo termine dell'UE nella regione dipenderanno dalla capacità della stessa di svolgere una politica estera comune coesiva, basata sui valori e apertamente al fianco delle nuove forze democratiche; ribadisce la sua richiesta che l'UE riesamini la sua politica in materia di sostegno alla democrazia e ai diritti umani, al fine di creare un meccanismo di applicazione della clausola sui diritti umani in tutti gli accordi con i paesi terzi; |
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21. |
ribadisce la richiesta di essere strettamente associato ai lavori della task force istituita per coordinare la risposta dell'UE alla crisi in Libia e altrove nella regione mediterranea; |
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22. |
torna a sottolineare che gli eventi in Libia e in altri paesi della regione hanno messo in evidenza l'urgente necessità di sviluppare politiche e strumenti più ambiziosi ed efficaci e di rafforzarne la base di bilancio, al fine di incoraggiare e sostenere le riforme politiche, economiche e sociali nel vicinato meridionale dell'Unione europea; sottolinea che la revisione strategica in corso della politica europea di vicinato deve riflettere gli attuali sviluppi nel Nordafrica e trovare nuovi e migliori modi per soddisfare le esigenze e le aspirazioni di questi popoli; insiste sul fatto che la revisione della politica europea di vicinato deve privilegiare criteri quali l'indipendenza della magistratura, il rispetto delle libertà fondamentali, del pluralismo e della libertà di stampa e la lotta contro la corruzione; chiede un migliore coordinamento con le altre politiche dell'Unione nei confronti dei paesi interessati; |
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23. |
condivide l'opinione che l'Unione per il Mediterraneo deve adeguarsi alla nuova era e alle nuove circostanze, riflettere sui recenti avvenimenti e agire di conseguenza, al fine di presentare proposte circa le migliori modalità per promuovere la democrazia e i diritti dell'uomo nei suoi Stati membri e nella regione, compresa la Libia, nonché circa possibili riforme atte a rendere il proprio ruolo più forte, coerente ed efficiente; |
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24. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Consiglio di sicurezza e all'Assemblea generale dell'ONU, all'UNHRC, alla Lega degli Stati arabi, all'Unione africana, all'Unione per il Mediterraneo, ai governi dei paesi confinanti con la Libia e al Consiglio nazionale provvisorio libico. |
(1) Testi approvati, P7_TA(2010)0246.
(2) Testi approvati, P7_TA(2011)0020.
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/163 |
Giovedì 10 marzo 2011
Approccio dell'UE nei confronti dell'Iran
P7_TA(2011)0096
Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2011 sull'approccio dell'UE nei confronti dell'Iran (2010/2050(INI))
2012/C 199 E/19
Il Parlamento europeo,
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viste le sue precedenti risoluzioni sull'Iran, comprese le risoluzioni dell'8 settembre 2010 sulla situazione dei diritti umani in Iran, in particolare sui casi di Sakineh Mohammadi-Ashtiani e di Zahra Bahrami (1), del 10 febbraio 2010 sulla situazione in Iran (2) e del 22 ottobre 2009 sull'Iran (3), |
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vista la sua risoluzione del 7 ottobre 2010 sulla Giornata mondiale contro la pena di morte (4), |
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viste la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), la Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (ICESCR), la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale e la Convenzione sui diritti dell'infanzia, tutte sottoscritte dall'Iran, |
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vista la dichiarazione congiunta dell'Unione europea e degli Stati Uniti d'America dell'8 febbraio 2010, che esorta il governo iraniano ad adempiere ai propri obblighi in materia di diritti dell'uomo, |
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vista la dichiarazione del vicepresidente/alto rappresentante dell'UE, Catherine Ashton (in appresso «l'alto rappresentante») del 24 settembre 2010 sulle dichiarazioni «oltraggiose e inaccettabili» rese dal Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad dinanzi all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, |
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viste la dichiarazione dell'UE sulla non proliferazione delle armi di distruzione di massa, adottata nel corso del Consiglio europeo di Salonicco del 19 e 20 giugno 2003, e la strategia dell'UE contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa, del 10 dicembre 2003, |
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vista la dichiarazione resa il 23 settembre 2010 dal portavoce dell'alto rappresentante, con parole di condanna per il bombardamento di Mahabad, in Iran, |
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vista la relazione sull'attuazione della strategia europea in materia di sicurezza intitolata «Garantire sicurezza in un mondo in piena evoluzione», adottata dal Consiglio europeo il 12 dicembre 2008, |
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vista la dichiarazione rilasciata dall'alto rappresentante il 22 settembre 2010, a nome dei paesi E3 + 3, su una rapida soluzione negoziata alla questione nucleare iraniana, |
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vista la dichiarazione rilasciata dall'alto rappresentante il 12 agosto 2010, a nome dell'Unione europea, sulla condanna di sette leader Baha'i, |
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vista la dichiarazione resa il 16 luglio 2010 dal portavoce dell'alto rappresentante, con parole di condanna per gli attacchi avvenuti in Iran, |
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viste le conclusioni del Consiglio del 22 marzo 2010 sul libero accesso alle informazioni in Iran, |
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vista la dichiarazione del 6 luglio 2010 dell'alto rappresentante sulle esecuzioni imminenti in Iran, |
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vista la dichiarazione rilasciata dall'alto rappresentante il 12 giugno 2010, a nome dell'Unione europea, sul grave deterioramento della situazione dei diritti umani in Iran a seguito delle elezioni presidenziali del giugno 2009, |
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visti i dati del centro statistico iraniano riguardo all'aumento del tasso di disoccupazione in Iran, che nella primavera 2010 ha raggiunto il 14,6 %, pari a una stima di oltre 3,5 milioni di disoccupati, |
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visto il fatto che l'Iran ha aderito al trattato di non-proliferazione delle armi nucleari (TNP) e che, in virtù di tale trattato, si è impegnato a non procurarsi armi nucleari ed è legalmente tenuto a dichiarare e porre tutte le sue attività nucleari, compreso il materiale nucleare, sotto le garanzie dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica (AIEA), |
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vista la dichiarazione rilasciata dall'AIEA il 27 settembre 2005, secondo cui l'Iran non stava ottemperando agli obblighi previsti dal TNP, |
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visto il fatto che requisiti come la sospensione dell'arricchimento, tra gli altri, sono stati successivamente dichiarati condizioni preliminari per il ripristino dei diritti dell'Iran nel quadro del TNP in sei risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (nn. 1696, 1737, 1747, 1803, 1835 e 1929), |
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visto il fatto che il direttore generale dell'AIEA, Yukiya Amano, nella relazione trimestrale del 18 febbraio 2010 destinata al Consiglio dei governatori, ha affermato che l'Iran non sta applicando i requisiti contenuti nelle pertinenti risoluzioni del Consiglio dei governatori e del Consiglio di sicurezza, |
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viste la proposta dell'AIEA di un accordo che preveda la fornitura di combustibile nucleare al reattore di ricerca di Teheran in cambio di uranio a basso arricchimento proveniente dalle scorte iraniane e la proposta di ravvicinamento sostenuta dai governi turco e brasiliano nel tentativo di rafforzare la fiducia e agevolare i negoziati fra l'Iran e i paesi E3+3, come pure fra l'Iran e il gruppo di Vienna, |
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vista la risoluzione 1929 (2010) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che introduce nuove misure restrittive nei confronti dell'Iran irrogando al paese una quarta serie di sanzioni in ragione del suo programma nucleare, |
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viste le conclusioni del Consiglio sull'Iran del 26 luglio 2010 e l'adozione, da parte del Consiglio, di una serie di misure restrittive da imporre all'Iran nei settori del commercio, dei servizi finanziari, dell'energia e dei trasporti, nonché di un regolamento che estende l'elenco delle entità e delle persone oggetto di un congelamento dei beni, |
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viste le sanzioni supplementari contro l'Iran annunciate da Stati Uniti, Giappone, Canada e Australia, |
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visto l'impegno di lunga data dell'Unione europea nel perseguire una soluzione diplomatica della questione nucleare iraniana, |
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visto l'articolo 48 del suo regolamento, |
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vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A7-0037/2011), |
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A. |
considerando che la Repubblica islamica dell'Iran (in appresso: «Iran») deve affrontare una moltitudine di sfide sul piano della governance, dalle lotte di potere tra fazioni contrastanti in seno all'élite che governa il paese a un malessere socioeconomico paralizzante, da un contesto regionale problematico dal punto di vista della sicurezza al crescente malcontento della popolazione, molte delle quali sono il frutto dello stesso regime iraniano, |
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B. |
considerando che gli sviluppi politici in Iran a seguito delle controverse elezioni presidenziali del giugno 2009, a giudizio di molti fraudolente, hanno evidenziato che nel paese esistono grandi potenzialità per un cambiamento democratico guidato dalla volontà popolare e capeggiato dalla vivace e attiva società civile; che i riformisti sono giunti a identificarsi più comunemente con il «movimento verde» che si è formato durante le massicce manifestazioni di protesta contro la rielezione del Presidente Ahmadinejad, |
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C. |
considerando che le forze di sicurezza dell'Iran, ossia i guardiani della rivoluzione, le milizie Basij e la polizia, hanno reagito con una repressione spietata, arrestando arbitrariamente migliaia di manifestanti pacifici e dissidenti, tra cui studenti e docenti, attivisti dei diritti delle donne, sindacalisti, avvocati, giornalisti, blogger, esponenti del clero e noti difensori dei diritti umani, nel chiaro intento di intimidire le critiche e soffocare il dissenso; che le autorità giudiziarie hanno inscenato processi-farsa di massa nei confronti di centinaia di riformatori e attivisti di primo piano, infliggendo ad alcuni di loro condanne a lunghi periodi di detenzione e persino condanne a morte, |
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D. |
considerando che, dall'elezione del Presidente Ahmadinejad nel 2005, il Corpo dei guardiani della rivoluzione islamica (IRGC) ha utilizzato fondi accumulati a partire dagli anni '80 per acquistare imprese statali e aziende privatizzate tramite la Borsa di Teheran, |
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E. |
considerando che i diritti umani fondamentali degli iraniani – il diritto alla vita, la libertà di espressione, di associazione, la libertà di non subire arresti, detenzioni e torture arbitrari e la libertà da tutte le forme di discriminazione – continuano a essere violati nell'impunità, |
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F. |
considerando che l'Iran risulta fra le nazioni più «cablate» del Medio Oriente, figurando al terzo posto in ordine di grandezza fra le blogosfere del mondo, dopo gli Stati Uniti e la Cina, e che non è casuale che dalle elezioni di giugno 2009 le telecomunicazioni e Internet vengano regolarmente interrotti, |
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G. |
considerando che in Iran vige tuttora la pena di morte e che si tratta di uno dei tre paesi al mondo con il maggior numero di esecuzioni; che l'Iran detiene il record del maggior numero di esecuzioni di minorenni autori di reati e continua ad applicare la pena di morte per lapidazione, il che viola il secondo protocollo facoltativo alla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, |
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H. |
considerando che numerosi iraniani sono stati giustiziati per motivi politici, un numero non quantificabile è tuttora in carcere e centinaia di persone sono state costrette ad abbandonare il paese temendo per la propria vita e/o per il timore di subire carcerazioni, interrogatori e torture a tempo indeterminato, |
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I. |
considerando che gli organismi che si occupano dei diritti umani in Iran (ad esempio, la Commissione islamica per i diritti umani e la Commissione istituita in base all'articolo 90) sono alleati con il governo e continuano a svolgere un ruolo sostanzialmente irrilevante, |
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J. |
considerando che il programma nucleare iraniano ha un passato di reticenze che nel tempo hanno eroso la credibilità dell'Iran quando afferma che si tratta di un programma a fini esclusivamente pacifici, |
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K. |
considerando che l'Iran deve ancora conformarsi agli obblighi derivanti da tutte le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, la più recente delle quali è la n. 1929 (2010), e alla totalità dei requisiti fissati dal Consiglio dei governatori dell'AIEA, che specificano il pieno e incondizionato accesso da parte dell'Agenzia a tutti i siti, gli impianti, le persone e i documenti che consentano di verificare in modo adeguato gli scopi nucleari dell'Iran e che permettano all'AIEA di espletare la sua funzione di organo di sorveglianza in ambito nucleare, |
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L. |
considerando che alcune delle politiche perseguite dal governo iraniano rappresentano una minaccia per la pace e la stabilità nella regione; che Israele e la regione del Golfo sono, in particolare, intimoriti dalla retorica aggressiva e mirata dell'Iran, dal suo programma nucleare in atto e dal suo sostegno a Hezbollah e Hamas; che, tuttavia, l'influsso stabilizzatore che l'Iran potrebbe potenzialmente tornare a esercitare andrebbe a vantaggio dell'intera regione, a condizione che il paese normalizzi le sue relazioni internazionali, in particolare con i paesi vicini, dissipi in modo definitivo ogni preoccupazione in merito alle reali finalità del suo programma nucleare e garantisca il rispetto dei diritti umani e della democrazia, |
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M. |
considerando che l'Iran ha dato accoglienza a due generazioni di rifugiati afghani, che hanno beneficiato di servizi sanitari e di istruzione di base; che nel 2010 più di un milione di afghani registrati risultava residente nel paese e che in quest'ambito l'Iran ha ricevuto soltanto scarsi aiuti internazionali, |
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N. |
considerando che l'Iran figura fra i primi tre paesi al mondo detentori di riserve accertate di petrolio e gas naturale, |
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O. |
considerando che si è verificato un notevole avvicinamento tra la Turchia e l'Iran; che quest'ultimo si sta avvalendo dei suoi alleati, siano essi Stati o meno, quali la Siria, Hezbollah e Hamas, come pure i Fratelli musulmani, per destabilizzare la regione, |
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P. |
considerando che l'articolo IV del trattato di non proliferazione nucleare (TNP) sancisce il diritto inalienabile delle parti di promuovere la ricerca, la produzione e l'utilizzazione pacifica dell'energia nucleare, senza discriminazione e conformemente alle disposizioni degli articoli I e II di tale trattato, |
Situazione interna
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1. |
osserva con preoccupazione la situazione politica interna, con particolare riferimento alla democrazia; prende atto inoltre delle aspirazioni al cambiamento democratico della popolazione iraniana, in particolare delle generazioni più giovani, e deplora profondamente il fatto che il governo e il parlamento iraniani siano evidentemente incapaci di rispondere alle legittime richieste dei cittadini iraniani; sottolinea che il malcontento della popolazione riguardo al governo iraniano, derivante dall'allarmante situazione socioeconomica cui si aggiunge l'assenza di libertà e di rispetto elementare della dignità dell'uomo in Iran, rappresenta la principale sfida per la sopravvivenza del regime; |
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2. |
sottolinea che il cambiamento democratico non può essere imposto dall'esterno o addirittura tramite mezzi militari, ma deve essere acquisito attraverso un processo democratico e pacifico; esprime la propria ammirazione per il coraggio delle decine di migliaia di iraniani che continuano a rischiare il proprio futuro professionale e la propria vita per rivendicare maggiore libertà e maggiori diritti democratici nella Repubblica islamica dell'Iran; |
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3. |
rileva che, nonostante il Presidente Ahmadinejad sia stato eletto nel 2005 su una piattaforma di giustizia sociale e di populismo economico, i problemi interni dell'Iran hanno continuato a peggiorare nonostante i prezzi del petrolio in rialzo; deplora pertanto l'obiettivo di Ahmadinejad di consolidare la propria posizione politica nel paese adottando un'agenda internazionale radicale nell'aspettativa che una posizione aggressivamente anti-occidentale e anti-israeliana possa rafforzare la posizione dominante dell'Iran nel mondo musulmano; |
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4. |
osserva che i precedenti movimenti di massa in Iran poggiavano su una duplice istanza, la ricerca del benessere e della libertà, che rimangono le promesse non mantenute della rivoluzione del 1979; segnala che i problemi economici come l'inflazione, la corruzione, l'alto tasso di disoccupazione, la penuria di energia, l'inefficienza del settore statale e lo spreco di denaro pubblico sono aumentati drasticamente nel corso degli ultimi anni; |
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5. |
prende atto che il movimento riformista comprende un arco di orientamenti intellettuali e agende politiche che vanno dal desiderio di modernizzare gradualmente le istituzioni governative iraniane fino all'obiettivo di riorganizzare radicalmente il regime; |
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6. |
esprime la propria solidarietà ai milioni di iraniani che sono scesi in piazza a partire dalle elezioni presidenziali del giugno 2009 nella speranza di un cambiamento politico in Iran; |
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7. |
condanna con forza la detenzione illegale dei capi di opposizione iraniani Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi insieme alle loro mogli, da parte delle forze di sicurezza iraniane e chiede il loro immediato e incondizionato rilascio; sottolinea che la detenzione è stata effettuata in violazione del diritto iraniano; condanna l'atteggiamento delle autorità iraniane nei confronti di un'opposizione che eserciate il suo legittimo diritto di protestare e manifesta la sua solidarietà al popolo iraniano nelle loro aspirazioni democratiche; deplora l'ipocrisia del governo iraniano, che ha usato in maniera eccessiva la forza, l'intimidazione e l'arresto arbitrario contro pacifici dimostranti che esprimevano solidarietà al popolo egiziano il 14 febbraio 2011, asserendo di sostenere la libertà in Egitto; |
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8. |
respinge con vigore la condanna del regime nei confronti dei manifestanti e dell'opposizione a seguito delle elezioni del 2009, definiti «nemici di Allah» («muharib»), che secondo l'Islam, dovrebbero ricevere la più dura delle punizioni; giunge alla conclusione che se durante il regno dello Scià le critiche nei confronti del regime erano considerate un reato, nell'ambito del regime attuale sono equiparate a un peccato nei confronti dell'Islam; |
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9. |
mette in guardia sul fatto che l'acquisizione di un ruolo di sempre maggior rilievo da parte del Corpo dei guardiani della rivoluzione islamica (IRGC) nella società iraniana, sotto il profilo militare, politico ed economico, desta timori in merito a un'ulteriore militarizzazione dello Stato; esprime la più viva preoccupazione per il fatto che tali tendenze potrebbero innescare una spirale di violenza e di oppressione contro l'opposizione politica; |
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10. |
esprime profonda preoccupazione riguardo al ruolo di rilievo assunto dall'organizzazione studentesca Basij nell'ambito della società iraniana, in termini di controllo e repressione del dissenso studentesco, sotto la direzione centrale dell'IRGC, e segnala che il movimento studentesco iraniano è stato uno dei principali attori nella lotta a favore della democrazia, della libertà e della giustizia; |
Diritti umani
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11. |
esorta l'Iran a porre fine a tutte le forme di discriminazione nel paese; esprime preoccupazione per la discriminazione e la repressione politica e sociale di cui sono oggetto in particolare le donne in Iran; invita le autorità iraniane a cessare la discriminazione contro le persone sulla base dell'orientamento sessuale; denuncia la pratica inumana e medievale di condannare le persone a morte per presunti crimini inerenti alla scelta del partner o al comportamento sessuale; |
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12. |
apprende con sbigottimento che, secondo le relazioni annuali sulla pena di morte in Iran, il numero delle esecuzioni avvenute nel 2009 è stato il più elevato degli ultimi dieci anni, il che fa dell'Iran il paese con il maggior numero di esecuzioni pro capite al mondo; invita l'Iran a pubblicare statistiche ufficiali concernenti l'applicazione della pena di morte; invita l'Iran ad abolire definitivamente la pena di morte per i crimini commessi prima dei 18 anni di età e a modificare la propria legislazione, che viola le convenzioni internazionali sui diritti umani che l'Iran ha ratificato, tra cui la Convenzione sui diritti del fanciullo e la Convenzione internazionale sui diritti politici e civili; chiede alle autorità iraniane, conformemente alle risoluzioni 62/149 e 63/138 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, di istituire una moratoria sulle esecuzioni in attesa dell'abolizione della pena di morte; sottolinea il fatto che le istituzioni dell'UE devono esercitare al riguardo una costante pressione sull'Iran; |
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13. |
condanna con fermezza l'esecuzione della cittadina olandese-iraniana Zahra Bahrami avvenuta a Teheran il 29 gennaio 2011; è costernato per il fatto che le autorità iraniane hanno negato alla Bahrami la possibilità di contattare il consolato e non le hanno garantito un processo giudiziario equo e trasparente; |
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14. |
prende atto delle dichiarazioni delle autorità iraniane che affermano di essere contrarie alle discriminazioni razziali, ma sottolinea che le minoranze etniche del paese lamentano il sottosviluppo economico delle province in cui esse rappresentano la maggioranza; condanna i numerosi attacchi terroristici perpetrati dal movimento Jundollah nel Sistan e nel Balucistan sin dalla sua costituzione, avvenuta nel 2003; chiede, nel contempo, prove concrete a sostegno della dichiarazione ufficiale da parte iraniana secondo cui Jundollah è appoggiato dai servizi segreti americani e britannici; |
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15. |
esprime profonda costernazione per il fatto che l'Iran continua a trovarsi nel gruppo dei pochissimi paesi, insieme all'Afghanistan, la Somalia, l'Arabia Saudita, il Sudan e la Nigeria, che ancora praticano la lapidazione; invita il Parlamento iraniano a emanare una legge che renda illegale questa forma di punizione crudele e inumana; |
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16. |
sollecita le autorità iraniane a porre fine, di fatto e di diritto, a tutte le forme di tortura e di altre pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti, a far valere il giusto processo e a porre fine all'impunità per le violazioni dei diritti umani; esorta, in particolare, il Parlamento e le autorità giudiziarie iraniani ad abolire pene crudeli e inumane quali l'amputazione degli arti, la lapidazione e la fustigazione, che sono incompatibili con gli obblighi internazionali dell'Iran; respinge con fermezza l'idea, sostenuta dalle autorità giudiziarie iraniane, in base alla quale questo genere di pene è culturalmente giustificato; |
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17. |
rammenta le grida dei manifestanti iraniani che il 13 giugno 2009 scandivano in modo diffuso – e giustificabile – lo slogan «Dov'è il mio voto?», riferendosi alla convinzione della presenza di brogli su vasta scala alle elezioni del giorno prima, il che rimarrà una macchia nel secondo mandato del Presidente Ahmadinejad; |
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18. |
esprime sbigottimento per il fatto che il ricorso ad armi da fuoco contro la folla dei manifestanti sia stato considerato accettabile dalle forze di sicurezza a partire dalla notte del 15 giugno 2009, come appare in un filmato; esprime profonda preoccupazione per l'intensificarsi della repressione a un anno dall'insurrezione popolare avvenuta in Iran, in particolare per le notizie di arresti arbitrari, torture, maltrattamenti ed esecuzioni dei dissidenti politici; condanna gli sforzi del governo iraniano per mettere a tacere tutte le forze politiche di opposizione, come pure i suoi tentativi di evitare qualsiasi forma di controllo internazionale in merito alle violazioni commesse durante i disordini postelettorali; esorta le istituzioni dell'UE a presentare alle autorità iraniane un elenco dettagliato di tutti gli incidenti e gli atti di violenza accertati contro la popolazione civile iraniana all'indomani delle elezioni e insiste affinché sia svolta un'inchiesta internazionale indipendente, i cui risultati dovrebbero essere resi pubblici; |
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19. |
chiede alle autorità iraniane di liberare immediatamente le persone detenute per aver esercitato pacificamente i loro diritti di libera espressione, associazione e riunione e di disporre indagini e procedimenti a carico dei funzionari governativi e dei membri delle forze di sicurezza che si sono resi responsabili di omicidi, violazioni e torture nei confronti dei familiari di dissidenti, manifestanti e detenuti; |
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20. |
insiste sul fatto che, nell'ambito di eventuali futuri negoziati con l'Iran, l'alto rappresentante dovrebbe trattare la situazione dei diritti umani nel paese come priorità assoluta; invita la Commissione ad applicare tutti gli strumenti a sua disposizione per la tutela e la promozione dei diritti umani in Iran; la esorta, in particolare, a concepire misure aggiuntive nel contesto dello Strumento europeo per la democrazia e i diritti umani, al fine di tutelare attivamente i difensori dei diritti umani; sottolinea che è particolarmente importante agevolare la protezione fornita ai difensori dei diritti umani e il loro accesso alle risorse organizzative e alle piattaforme di comunicazione; esorta gli Stati membri a sostenere il programma europeo Shelter City e i programmi volti a mettere a punto misure di contrasto alla tecnologia di intercettazione dei mezzi d'informazione; |
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21. |
si rammarica del fatto che i mariti iraniani possono dichiarare che le loro relazioni extraconiugali sono in realtà matrimoni temporanei legittimi, mentre le donne coniugate accusate di adulterio non possono garantirsi questo tipo di attenuante; deplora, inoltre, il fatto che l'articolo 105 del codice penale della Repubblica islamica consenta a un giudice di pronunciare una condanna alla lapidazione per un'adultera esclusivamente sulla base delle sue «conoscenze», come pure il fatto che l'Iran cerchi di limitare la diffusione delle informazioni a livello internazionale sulla sua brutalità evitando di annunciare pubblicamente le condanne alla lapidazione; |
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22. |
condanna le sistematiche vessazioni nei confronti degli attivisti del movimento operaio da parte delle autorità iraniane, che contravvengono all'impegno, assunto dall'Iran durante il processo di revisione periodica universale delle Nazioni Unite, di rispettare i diritti sociali ed economici dei suoi cittadini e il loro diritto alla libertà d'espressione; sollecita le autorità iraniane a liberare tutti gli attivisti del movimento operaio che sono stati arrestati e a rispettare il diritto degli attivisti sindacali e degli insegnanti di partecipare alle celebrazioni della Giornata internazionale dei lavoratori (1° maggio) e della Giornata nazionale degli insegnanti (2 maggio); invita il governo iraniano a rispettare i diritti fondamentali dei lavoratori, quali stabiliti nel quadro delle norme internazionali sul lavoro; |
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23. |
condanna la campagna di licenziamenti nei confronti di eminenti professori universitari per motivi politici, considerandola un intollerabile attacco ai loro diritti umani e alla libertà accademica; ritiene che tali politiche favoriscano l'ulteriore politicizzazione e il degrado delle università iraniane che per lungo tempo sono state motivo di orgoglio nazionale e oggetto di ammirazione da parte degli studiosi di tutto il mondo; invita le autorità iraniane a prendere provvedimenti immediati per ristabilire la libertà accademica nel paese; |
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24. |
deplora il fatto che, in contrasto con la Costituzione, i membri di minoranze religiose subiscono discriminazioni per quanto riguarda gli alloggi, l'istruzione e i posti di lavoro nel settore pubblico, cosa che sta spingendo i giovani appartenenti a tali minoranze a optare per l'emigrazione; condanna, in particolare, la sistematica persecuzione della comunità Baha'i, l'ondata di arresti di cristiani nel 2009 e le vessazioni nei confronti di dissidenti religiosi, convertiti, musulmani sufiti e sunniti; ribadisce il proprio appello per la liberazione dei sette leader Baha'i e invita il Parlamento iraniano a modificare la legislazione iraniana al fine di garantire che tutti gli appartenenti alle diverse fedi in Iran, siano esse riconosciute o meno dalla Costituzione, possano seguire le proprie convinzioni senza essere perseguitati e godano della garanzia di pari diritti, de jure ede facto; |
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25. |
osserva che la posizione delle ONG iraniane si è aggravata notevolmente sulla scia delle proteste che hanno seguito le controverse elezioni presidenziali del 12 giugno 2009; critica fermamente il fatto che tutti i contatti o i sostegni finanziari internazionali a favore delle ONG in Iran vengano sistematicamente strumentalizzati dalle autorità nel tentativo di gettare discredito su tali organizzazioni e sul loro operato; |
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26. |
esprime profonda preoccupazione per le numerose esecuzioni di minori e le pubbliche lapidazioni di donne che avvengono ogni anno, malgrado gli appelli internazionali affinché l'Iran rispetti le norme in materia di diritti umani; |
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27. |
chiede un nuovo mandato ONU che conferisca a un relatore speciale l'incarico di indagare sulle violazioni dei diritti umani e di cercare di garantire la punibilità dei responsabili di tali violazioni in Iran; esorta le autorità iraniane a rispondere positivamente alle richieste di vecchia data avanzate da diversi relatori speciali delle Nazioni Unite (ad esempio per le esecuzioni extragiudiziarie, sommarie o arbitrarie, per la tortura, per la libertà di religione o di credo, per l'indipendenza di magistrati e avvocati) di poter effettuare visite ufficiali in Iran; |
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28. |
deplora il fatto che, in contrasto con i principi fondamentali delle Nazioni Unite sul ruolo degli avvocati, la posizione degli avvocati in Iran si sia notevolmente deteriorata a partire dalle elezioni presidenziali del giugno 2009, poiché le autorità iraniane stanno facendo ricorso a metodi oppressivi (ad esempio arresti, radiazioni dall'albo, violazioni della libertà d'espressione, indagini fiscali immotivate e altre pressioni di natura finanziaria) per impedire agli avvocati di esercitare liberamente la loro professione; |
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29. |
si rammarica del peggioramento della situazione dei difensori dei diritti umani, fra cui gli avvocati che si occupano di tali diritti e i difensori dei diritti delle donne, che sono in particolar modo presi come bersaglio; è profondamente preoccupato per il fatto che i difensori dei diritti umani abbiano subito svariati attacchi, siano stati sottoposti a processi iniqui e si cerchi di impedire loro di avvalersi dei diritti costituzionali; chiede il rilascio immediato di tutti i difensori dei diritti umani e di tutti i detenuti per reati di opinione che sono ancora in carcere; |
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30. |
invita la Repubblica islamica dell'Iran a firmare, ratificare e attuare la Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW); |
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31. |
sostiene la campagna «Un milione di firme per cambiare le leggi discriminatorie», finalizzata a raccogliere un milione di firme a sostegno della richiesta di modificare le leggi discriminatorie contro le donne in Iran; sollecita le autorità iraniane a porre fine alle vessazioni, anche da parte delle autorità giudiziarie, nei confronti dei responsabili di questa campagna; |
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32. |
sollecita il governo iraniano a rafforzare i diritti delle donne, al fine di riconoscere il ruolo fondamentale che esse svolgono all'interno della società, nonché a rispettare gli impegni assunti dal paese nel quadro della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici; ribadisce la sua richiesta, nei confronti del parlamento iraniano, di emanare una legge che renda illegale la pratica crudele e inumana della lapidazione; invita l'alto rappresentante a rivolgere una particolare attenzione ai diritti delle donne in Iran e ad affrontare con le autorità iraniane i casi di Sakineh Mohammadi Ashtiani e Zahra Bahrami; |
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33. |
sottolinea che i rappresentanti delle istituzioni dell'UE dovrebbero incrementare i contatti con i rappresentanti di un ampio spettro di organizzazioni politiche e sociali iraniane, comprese le personalità di spicco del paese nell'ambito della difesa dei diritti umani; invita la Commissione e gli Stati membri a intensificare il sostegno a favore delle attività di base e dei contatti interpersonali; |
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34. |
condanna la repressione dei mezzi di informazione indipendenti attuata dalle autorità iraniane, compresa la censura di materiale video e fotografico, al fine di limitare la possibilità di accesso alle comunicazioni e alle informazioni nonché il relativo flusso; è estremamente preoccupato per il fatto che l'amministrazione arbitraria della giustizia in Iran determina una forte (auto)censura da parte dei mezzi di informazione; invita vivamente i rappresentanti ufficiali dell'Unione europea e dei suoi Stati membri a ricordare all'Iran l'obbligo assunto a livello internazionale di difendere la libertà dei mezzi di informazione; esorta l'UE e i suoi Stati membri a insistere, in sede di riunione con le controparti iraniane, sulla riapertura delle numerose testate giornalistiche di quotidiani chiuse con la forza negli ultimi anni, come pure sul rilascio dei prigionieri politici, e a presentare loro elenchi di nomi per ambo i casi; condanna la pratica dell'espulsione di corrispondenti esteri da parte del governo iraniano, che ha interessato anche i reporter delle principali testate giornalistiche europee; si compiace dell'avvio di un servizio Euronews in lingua farsi; |
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35. |
esprime preoccupazione riguardo alla repressione delle manifestazioni culturali, musicali e artistiche attuata attraverso la censura e i divieti nonché mediante la repressione di artisti, musicisti, registi, scrittori e poeti; |
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36. |
chiede che si ponga fine all'impunità in Iran mediante l'istituzione di una procedura di controllo giurisdizionale indipendente internamente al paese oppure mediante il deferimento, tramite il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, a istituzioni che operano nell'ambito del diritto internazionale, quali la Corte penale internazionale; |
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37. |
si compiace delle iniziative adottate da numerosi Stati membri per offrire rifugio ai difensori dei diritti umani, dissidenti, giornalisti, studenti, donne, bambini e artisti iraniani che sono perseguitati per il credo religioso, le opinioni, l'orientamento sessuale o altri aspetti relativi all'esercizio dei loro diritti umani; |
Il dossier nucleare
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38. |
ribadisce che, nonostante il diritto dell'Iran di sviluppare l'energia nucleare a scopi pacifici in base alle regole del regime di non proliferazione, i rischi di proliferazione in relazione al programma nucleare iraniano restano una fonte di grave preoccupazione per l'Unione europea e per la comunità internazionale, come espresso molto chiaramente in numerose risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; |
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39. |
invita le autorità iraniane a rispettare gli obblighi previsti dal TNP; rivolge un pressante invito a Teheran a ratificare e applicare il protocollo aggiuntivo dell'accordo di salvaguardia; condanna il perdurante rifiuto dell'Iran di collaborare pienamente con l'AIEA, intralciando il lavoro di quest'ultima, negandole il totale e incondizionato accesso ai principali impianti e opponendosi alla nomina degli ispettori; |
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40. |
sottolinea altresì che, in linea con un principio fondamentale del TNP, l'Iran ha il diritto di arricchire l'uranio a scopi pacifici e di ricevere assistenza tecnica per gli stessi obiettivi; |
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41. |
sostiene il duplice approccio perseguito dal Consiglio al fine di trovare una soluzione negoziata e pacifica all'impasse nucleare e lo encomia per la sua nuova posizione comune del 26 luglio 2010, che introduce nuove misure autonome, mirate e di vasta portata applicabili all'Iran; si rammarica del fatto che l'Iran non sia stato disponibile ad accettare le offerte presentate durante l'ultimo ciclo di colloqui con il gruppo dei «5+1», svoltosi a Istanbul, e del successivo fallimento di tali colloqui; permane tuttavia nella convinzione che l'UE dovrebbe elaborare una strategia più ampia nei confronti dell'Iran, che non si limiti alla questione nucleare ma tratti anche la situazione dei diritti umani nel paese e il ruolo regionale iraniano; |
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42. |
ricorda che la questione del programma nucleare iraniano contrappone l'Iran all'intero complesso delle Nazioni Unite e non soltanto all'«Occidente»; |
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43. |
prende atto che l'introduzione di ulteriori sanzioni non è altro che la logica conseguenza della mancanza di piena cooperazione dell'Iran con l'AIEA; invita l'alto rappresentante e gli Stati membri dell'UE a valutare tutti i meccanismi di applicazione per l'attuazione della posizione comune dell'Unione, segnatamente in materia di licenze d'esportazione, controlli doganali e frontalieri e trasporti aerei e marittimi, al fine di impedire all'Iran di eludere il regime sanzionatorio e per poter formulare una valutazione realistica onde stabilire se le sanzioni producano o meno i risultati attesi; ribadisce la propria posizione secondo cui tali sanzioni non dovrebbero avere ripercussioni negative sull'intera popolazione; si compiace, in tale contesto, della decisione degli Stati Uniti di imporre sanzioni mirate ai funzionari iraniani considerati responsabili o complici di gravi violazioni dei diritti umani in Iran a seguito delle controverse elezioni presidenziali del giugno 2009; invita il Consiglio ad adottare misure analoghe; |
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44. |
ritiene che occorra un rinnovato impegno a livello mondiale per liberare il pianeta dalla minaccia delle armi nucleari; si compiace dell'appello del Presidente Obama per il disarmo nucleare e invita l'alto rappresentante a trattare tale questione in modo prioritario, sia nelle sue relazioni con gli Stati membri sia nei suoi contatti con i governi mediorientali e asiatici; |
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45. |
invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri dell'UE a valutare le relazioni commerciali con l'Iran al di là delle sanzioni, con l'obiettivo di limitare le violazioni dei diritti umani attraverso l'esportazione verso l'Iran di tecnologie conformi agli standard europei, inclusi i telefoni cellulari, le reti di comunicazione, le tecnologie (a duplice uso), le tecnologie di sorveglianza, i software per lo scanning e la censura di Internet e la raccolta ed estrapolazione di dati (data mining), anche personali; chiede alla Commissione di presentare una proposta di regolamento per un nuovo sistema di concessione delle licenze, qualora tale revisione rivelasse la necessità di un intervento a livello legislativo; |
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46. |
invita la Commissione e il Consiglio ad adottare provvedimenti immediati per proibire l'esportazione di tecnologie di sorveglianza (soprattutto in relazione ai centri di controllo) da parte di aziende dell'UE verso l'Iran; |
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47. |
invita il Consiglio europeo ad ampliare l'elenco dei cittadini iraniani che hanno connessioni con i programmi nucleare e balistico del paese e con le concomitanti reti di approvvigionamento; invita le autorità competenti ad agire rapidamente per congelare i loro beni, impedire loro di accedere al territorio dell'Unione e utilizzare le giurisdizioni dell'UE per svolgere qualsiasi attività attinente a tali programmi; |
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48. |
invita l'alto rappresentante a mantenere il dossier nucleare iraniano e i dirittti umani del popolo iraniano come priorità nella sua agenda e invita l'Iran a impegnarsi nell'ambito di negoziati sostanziali onde pervenire a una soluzione globale e a lungo termine della questione nucleare; |
Relazioni esterne
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49. |
condanna nel modo più assoluto il desiderio, espresso dal Presidente iraniano Ahmadinejad, di «cancellare» Israele e la sua retorica antisemita, soprattutto la sua negazione dell'Olocausto e il suo progetto soggiacente di delegittimare lo Stato israeliano; ribadisce il suo pieno sostegno all'esistenza di Israele e a una soluzione per la Palestina che preveda la coesistenza di due Stati; |
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50. |
invita il Consiglio e la Commissione a sorvegliare da vicino la situazione nella regione del Golfo e ad adoperarsi al massimo per promuovere la pace e la stabilità nella regione; |
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51. |
riconosce alla Turchia un ruolo di attore influente nella regione ed elogia gli sforzi profusi da tale paese, di concerto con il Brasile, per raggiungere una soluzione negoziata della questione nucleare iraniana; rileva con rammarico, tuttavia, che i termini dell'accordo tripartito del 17 maggio 2010 soddisfano solo in parte i requisiti stabiliti dall'AIEA; invita le autorità turche ad allinearsi con l'approccio europeo nei confronti della minaccia nucleare iraniana; incoraggia la Turchia a inserire la situazione dei diritti umani all'interno del suo dialogo con l'Iran; |
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52. |
sottolinea il fatto che la Russia è stata fra i principali fornitori di armi moderne e uranio arricchito dell'Iran; si compiace della decisione presa quest'anno dalla Federazione russa di interrompere la vendita di S-300 all'Iran e del suo appoggio alle sanzioni ONU nei confronti dell'Iran in ragione del suo programma nucleare; rivolge alla Russia un pressante invito a interrompere qualsiasi genere di proliferazione di armi e di esportazione di uranio verso l'Iran, in modo che possa essere garantita l'efficacia delle sanzioni nei confronti di quest'ultimo, così come il rispetto delle condizioni previste dal TNP; |
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53. |
incoraggia l'alto rappresentante a potenziare il coordinamento e la complementarietà transatlantici in riferimento all'Iran e a consultarsi in merito alle azioni verso l'Iran con i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con tutti i partner interessati, a livello mondiale e regionale, che condividono le preoccupazioni riguardo a tale paese; |
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54. |
prende atto dell'interesse condiviso tra UE e Iran di assicurare la pace e la stabilità in Afghanistan; si compiace del ruolo costruttivo che l'Iran svolge nell'ammodernamento delle infrastrutture, nella ripresa dell'economia e nella lotta al traffico di stupefacenti provenienti dall'Afghanistan; sottolinea, tuttavia, che il conseguimento della pace e della stabilità sostenibili in Afghanistan sarà possibile solo se tutti i paesi vicini si asterranno dall'esercitare interferenze politiche sul paese; |
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55. |
invita l'alto rappresentante ad aprire una delegazione dell'UE a Teheran, ora che il servizio europeo per l'azione esterna è subentrato alla Presidenza di turno per quanto concerne la responsabilità di rappresentare l'Unione europea nei paesi terzi; |
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56. |
invita la Commissione e il Consiglio a incoraggiare l'Iran affinché svolga un ruolo costruttivo nello sviluppo futuro dell'Afghanistan e sottolinea gli obiettivi condivisi dell'UE e dell'Iran per quanto attiene alla stabilità dell'Afghanistan e all'adozione di provvedimenti efficaci per contrastare la produzione di oppio e il traffico di stupefacenti; |
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57. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'UE nonché al governo e parlamento della Repubblica islamica dell'Iran. |
(1) Testi approvati, P7_TA(2010)0310.
(2) GU C 341 E del 16.12.2010, pag. 9.
(3) GU C 265 E del 30.9.2010, pag. 26.
(4) Testi approvati, P7_TA(2010)0351.
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/172 |
Giovedì 10 marzo 2011
16a sessione del Consiglio dei diritti dell'uomo (Ginevra, 28 febbraio - 25 marzo 2011)
P7_TA(2011)0097
Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2011 sulle priorità della sedicesima sessione del Consiglio dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite e sul suo riesame nel 2011
2012/C 199 E/20
Il Parlamento europeo,
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viste la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, |
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viste le sue precedenti risoluzioni sul Consiglio dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite ((UNHRC), in particolare la risoluzione del 25 febbraio 2010 sulla tredicesima sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite (1) e quella del 14 gennaio 2009 sullo sviluppo del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, incluso il ruolo dell'Unione europea (2), nonché quelle del 16 marzo 2006 sul risultato dei negoziati relativi al Consiglio per i diritti umani e sulla 62a sessione della Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite (3), del 29 gennaio 2004 sulle relazioni tra l'Unione europea e l'Organizzazione delle Nazioni Unite (4), del 9 giugno 2005 sulla riforma delle Nazioni Unite (5), del 29 settembre 2005 sui risultati del Vertice mondiale delle Nazioni Unite del 14-16 settembre 2005 (6), e del 16 dicembre 2010 sulla relazione annuale sui diritti umani nel mondo nel 2009 e sulla politica dell'Unione europea in materia (7), |
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viste le sue risoluzioni d'urgenza sui diritti umani e la democrazia, |
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vista la risoluzione A/RES/60/251 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite che istituisce il Consiglio dei diritti dell'uomo, |
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viste le precedenti sessioni ordinarie e speciali del CDU, nonché i precedenti cicli del riesame periodico universale (UPR), |
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visti la sedicesima sessione del CDU e l'undicesimo ciclo dell'UPR, che si terrà dal 2 al 13 maggio 2011, |
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vista la revisione del CDU che si svolgerà nel corso del 2011, |
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visti i cambiamenti istituzionali indotti dall'entrata in vigore del trattato di Lisbona, in particolare l'istituzione del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) e l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, |
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visti l'articolo 2, l'articolo 3, paragrafo 5, e gli articoli 18, 21, 27 e 47 del trattato sull'Unione europea nella versione risultante dal trattato di Lisbona, |
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visto l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento, |
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A. |
considerando che il rispetto, la promozione e la salvaguardia dell'universalità dei diritti dell'uomo sono parte integrante del patrimonio etico e giuridico dell'Unione europea e costituiscono una delle pietre miliari dell'unità e dell'integrità europee (8), |
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B. |
considerando che l'Unione europea e i suoi Stati membri dovrebbero garantire il rispetto dei diritti umani nelle loro politiche, in modo da rafforzare e rendere credibile la posizione dell'Unione europea in seno al CDU, |
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C. |
considerando che il CDU costituisce una piattaforma unica consacrata ai diritti umani universali, nonché un forum specifico che si occupa di diritti umani nell'ambito del sistema delle Nazioni Unite; che ad esso sono affidati l'importante compito e la responsabilità di rafforzare la promozione, la tutela e il rispetto dei diritti umani in tutto il mondo, |
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D. |
considerando che il riesame del CDU procede su due binari, giacché lo status giuridico dell'organismo viene discusso a New York e le procedure a Ginevra; che, nel contempo, tutti gli attori internazionali devono impegnarsi a eliminare l'approccio basato su «due pesi, due misure» e a evitare la selettività e la politicizzazione in sede di esame delle questioni dei diritti umani, |
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E. |
considerando che le questioni di sovranità e di giurisdizione nazionale non possono più essere addotte dagli Stati come pretesto per evitare la verifica della loro situazione in materia di diritti umani, |
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F. |
considerando che l'Unione europea dovrebbe agire quale attore mondiale nell'ambito delle Nazioni Unite, in generale, e del CDU, in particolare, e che un nuovo approccio incarnato dal neonato Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) dovrebbe essere cruciale nell'aiutare l'Unione ad agire con maggiore efficacia e visibilità al fine di raccogliere e affrontare le sfide globali in maniera coerente, conseguente ed efficace, |
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G. |
considerando che in seno al SEAE è stata istituita una Direzione per i diritti umani e la democrazia, |
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H. |
considerando che una delegazione della propria sottocommissione per i diritti dell'uomo si recherà a Ginevra in occasione della sedicesima sessione del CDU, come è avvenuto negli anni passati per le sessioni del CDU e, ancora prima, per quelle dell'organismo che lo ha preceduto, ossia la Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite, |
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1. |
sottolinea l'importanza della 16a sessione del CDU e in particolare del suo processo di riesame, che rappresenta un'occasione unica per valutare il modo in cui il Consiglio ha assolto al proprio mandato e offre a tale organismo la possibilità di migliorare le proprie metodologie di lavoro, in modo da reagire con maggiore efficienza e sistematicità alle violazioni dei diritti dell'uomo; si compiace del fatto che per il riesame del CDU siano stati designati due cofacilitatori del processo, cioè il Marocco e il Liechtenstein; |
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2. |
accoglie con soddisfazione il fatto che all'ordine del giorno della 16a sessione ordinaria figurino, tra l'altro, le relazioni sui diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali, etniche, religiose e linguistiche, come pure sulla promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nel contesto della lotta al terrorismo e che siano previste numerose riunioni sui diritti dei minori; |
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3. |
plaude alle nomine decise quest'anno dei relatori speciali su tali tematiche e prende atto delle relazioni che saranno presentate dai relatori speciali sulla tortura e altri trattamenti o pene crudeli, disumani o degradanti, sulla libertà di religione o di credo e sulla situazione dei difensori dei diritti umani; invita gli Stati membri dell'Unione a contribuire attivamente a tali discussioni; |
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4. |
si compiace dell'istituzione della nuova Direzione per i diritti umani e la democrazia ed è favorevole alla costituzione di un gruppo di lavoro del Consiglio dell'Unione sui diritti umani (COHOM), con sede a Bruxelles, composto da esperti in materia di diritti umani provenienti da tutti i 27 Stati membri dell'Unione europea, in quanto ritiene che la capitale belga sia più indicata per il monitoraggio delle politiche dell'Unione, e incaricato di coadiuvare l'organizzazione dei lavori multilaterali rispetto ai lavori bilaterali; |
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5. |
è altresì favorevole alla nomina di un rappresentante speciale di alto livello dell'Unione per i diritti umani e sottolinea ancora una volta la necessità di strategie per paese in materia di diritti umani e democrazia; |
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6. |
sottolinea l'importanza che l'Unione europea adotti posizioni comuni sulle tematiche all'ordine del giorno della sedicesima sessione del CDU e invita gli Stati membri a consolidare la consuetudine dell'Unione di trasmettere «un unico messaggio a più voci», che si è rivelata efficace nel corso degli ultimi anni, ad esempio nel caso delle iniziative dell'Unione contro la pena capitale; |
L'opera del Consiglio dei diritti dell'uomo
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7. |
rinnova il proprio appello agli Stati membri dell'Unione affinché si oppongano risolutamente a qualsiasi tentativo di indebolire il concetto di universalità, indivisibilità e interdipendenza dei diritti umani e incoraggino attivamente il CDU a prestare la stessa attenzione a tutte le forme di discriminazione, quali che siano i motivi su cui si fondano, inclusi il genere, la disabilità, l'origine razziale o etnica, l'età, l'orientamento sessuale e la religione o il credo; |
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8. |
sottolinea l'importanza dell'interdipendenza dei diritti civili e politici, economici, sociali e culturali; chiede di includere l'accesso all'acqua e ai servizi igienici tra i diritti fondamentali atti a migliorare le condizioni di vita; |
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9. |
teme che il principale ostacolo che impedisce al CDU di assolvere al proprio mandato con maggiore incisività sia costituito dalla spesso predominante «politica dei blocchi» e dal suo impatto sulla scelta dei paesi e delle situazioni su cui il CDU è chiamato concentrarsi; ribadisce che la capacità del CDU di affrontare in maniera efficace, tempestiva e adeguata le situazioni nazionali è essenziale ai fini della sua autorevolezza e credibilità; |
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10. |
ritiene che il CDU debba essere preparato meglio ad affrontare sia le situazioni croniche che le situazioni di emergenza, magari ampliandone lo strumentario nel settore dei diritti umani, avvalendosi di gruppi di esperti non solo durante le sessioni ma anche tra una sessione e l'altra, nonché tenendo le sessioni del CDU in regioni diverse da Ginevra; deplora che in diverse occasioni il CDU si sia dimostrato incapace di far fronte con urgenza e tempestività a gravi situazioni in materia di diritti umani perché sprovvisto degli strumenti appropriati ed è favorevole all'idea di «campanelli d'allarme» indipendenti; sostiene attivamente l'istituzione di un apposito meccanismo del CDU per far fronte senza indugio alle crisi dei diritti umani in Medio Oriente e nell'Africa settentrionale, in Iran e Bielorussia; |
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11. |
accoglie con favore i tentativi in seno al CDU di costituire un gruppo di lavoro transregionale sulla situazione in Bielorussia; esorta il CDU a rendere una dichiarazione di ferma condanna delle gravi violazioni dei diritti umani nel paese e della repressione nei confronti dell'opposizione democratica e di comuni cittadini in seguito alle elezioni presidenziali del 19 dicembre 2010, nonché ad adottare una risoluzione in materia; |
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12. |
plaude all'iniziativa degli Stati Uniti di presentare una risoluzione sull'Iran; invita gli Stati membri dell'Unione a sostenere attivamente l'instaurazione di un meccanismo speciale per l'Iran; chiede all'alto rappresentante e al SEAE di provvedere al coordinamento della collaborazione tra l'Unione europea e gli Stati Uniti sulle questioni di comune interesse in materia di diritti umani, ma ritiene che l'Unione debba agire in piena autonomia ai fini della propria efficacia e credibilità; |
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13. |
si compiace dell'invio in Tunisia di una missione di alto livello delle Nazioni Unite incentrata sui diritti umani, dal 27 gennaio al 2 febbraio 2011, e incoraggia attivamente la piena attuazione delle sue raccomandazioni; rinnova l'invito all'istituzione di una commissione d'inchiesta internazionale indipendente, incaricata di indagare su tutte le presunte violazioni dei diritti umani in relazione ai fatti avvenuti dopo il 17 dicembre 2010; |
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14. |
è favorevole all'invio in Egitto di una missione dell'Ufficio dell'Alto commissariato per i diritti umani (UACDU) incaricata di valutare la situazione generale di tali diritti a seguito del cambiamento della leadership del paese; |
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15. |
plaude all'adozione unanime di una risoluzione sulla situazione dei diritti umani in Libia in occasione della 15a sessione speciale del 25 febbraio 2011, in cui si condannano le gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani perpetrate in Libia, rilevando che alcune di queste possono costituire crimini contro l'umanità; chiede l'invio in Libia di una commissione d'inchiesta internazionale indipendente per indagare su tutte le presunte violazioni della normativa internazionale sui diritti umani nel paese e sostiene vivamente la sua raccomandazione di sospendere la Libia dal CDU; plaude a tale riguardo alla decisione dell'Assemblea generale del 1o marzo 2011 di sospendere la Libia dal CDU; |
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16. |
sostiene l'apertura della sede regionale dell'UACDU nella regione del Mediterraneo; |
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17. |
accoglie con favore lo svolgimento, su iniziativa della Nigeria e degli Stati Uniti, della quattordicesima sessione speciale sulla situazione dei diritti umani in Costa d'Avorio in seguito alle elezioni presidenziali del 2010, che ha condannato le violazioni dei diritti umani e ha invitato tutte le parti in causa a rispettare pienamente i diritti umani, le libertà fondamentali e lo Stato di diritto; ribadisce il proprio sostegno all'esito delle elezioni così come riconosciuto dalle Nazioni Unite e invita tutti i soggetti interessati a riconoscere l'autorità di Alassane Ouattara quale presidente eletto; sostiene la decisione dell'Unione africana di istituire un gruppo di capi di Stato incaricato di trovare una soluzione pacifica e negoziata alla crisi post-elettorale in Costa d'Avorio; |
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18. |
rinnova l'invito all'Unione europea, visti i rapporti dei relatori speciali sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica popolare democratica di Corea (RDPC) e sulla situazione dei diritti umani in Myanmar/Birmania, a sostenere pubblicamente l'istituzione di commissioni d'inchiesta delle Nazioni Unite incaricate di esaminare le violazioni dei diritti umani in tali paesi e determinare in che misura dette violazioni costituiscono crimini contro l'umanità; deplora la mancata cooperazione della Repubblica popolare democratica di Corea con il relatore speciale e chiede la proroga del mandato del relatore speciale per il Myanmar/Birmania; |
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19. |
esorta l'Unione europea a contribuire e a sostenere proattivamente, in occasione della prossima sessione del CDU, una risoluzione relativa alla relazione sul seguito dato dal comitato di esperti indipendenti alla missione internazionale di accertamento sul conflitto di Gaza, onde stabilire le responsabilità per le violazioni del diritto internazionale e sostenere un deferimento all'Assemblea generale e ai meccanismi della giustizia internazionale qualora le parti israeliana e palestinese disattendano il loro obbligo di condurre indagini secondo le norme internazionali; invita inoltre l'alto rappresentante a verificare scrupolosamente la conformità con le conclusioni del seguito dato alla relazione della missione di accertamento dei fatti in relazione alla vicenda della flottiglia umanitaria, garantendo il rispetto dei principi di rendicontabilità e di responsabilità; sottolinea a questo proposito che gli aspetti inerenti ai diritti umani devono essere innanzitutto discussi in seno al consiglio di associazione UE-Israele e al comitato misto UE-Autorità palestinese; esprime particolare inquietudine per il fatto che le conclusioni del consiglio di associazione UE-Israele, del 21 febbraio 2011, non riflettono la posizione dell'Unione europea in materia; |
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20. |
si compiace delle dichiarazioni dell'Alto commissario per i diritti umani (ACDU) in occasione della sua prima visita nei territori palestinesi occupati e in Israele e, in particolare, del forte messaggio che ha inviato, criticando la politica di colonizzazione israeliana e affermando che la normativa internazionale in materia di diritti dell'uomo e il diritto internazionale umanitario non sono negoziabili; sottolinea l'importanza di una democratizzazione pacifica del Medio Oriente; |
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21. |
si rammarica che, sebbene i criteri di adesione al CDU quali stabiliti dalla risoluzione 60/251 dell'Assemblea generale implichino la piena cooperazione con l'organismo, la prassi corrente degli impegni volontari abbia prodotto risultati alquanto eterogenei e lacunosi; ribadisce pertanto che tutti i membri, come soglia minima per l'adesione, dovrebbero avere inviti permanenti effettivi alle procedure speciali, oltre a dimostrare un solido impegno a favore dei diritti umani; sottolinea l'importanza di un ambiente realmente competitivo nel processo elettorale; chiede l'abolizione della possibilità per i gruppi regionali di presentare una lista predefinita di candidati per l'adesione al CDU; |
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22. |
invita gli Stati membri dell'Unione europea e il SEAE ad impegnarsi attivamente nel riesame del CDU che avrà luogo nel 2011, al fine di rafforzare il rispetto del suo mandato; sottolinea che il CDU dovrebbe essere qualcosa di più di un meccanismo di allerta precoce e di prevenzione e che le competenze specialistiche delle procedure speciali dovrebbero essere impiegate a tal fine; ribadisce la necessità di un processo di riesame trasparente ed esaustivo, che tenga conto dei pareri delle ONG, della società civile e di tutte le altre parti interessate; invita il SEAE a tenere informata la sottocommissione per i diritti dell'uomo del Parlamento europeo sullo stato di avanzamento del riesame; |
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23. |
ribadisce la sua posizione secondo la quale il riesame dovrebbe preservare l'indipendenza dell'UACDU e si oppone a ogni tentativo di modificare il suo status, circostanza che potrebbe incidere negativamente sul suo finanziamento e, di conseguenza, sulla sua indipendenza; si compiace della recente nomina di un sottosegretario generale delle Nazioni Unite per i diritti umani alla direzione dell'UACDU di New York; osserva che questo nuovo ufficio contribuirà a rafforzare i contatti, il dialogo e la trasparenza tra l'Assemblea generale delle Nazioni Unite e gli altri organismi dell'ONU, inclusi il Consiglio di sicurezza e l'UACDU; sottolinea la necessità di garantire finanziamenti sufficienti a mantenere aperti gli uffici esterni dell'UACDU per metterli in condizione di continuare le loro attività sul campo; |
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24. |
insiste sulla tutela e il rafforzamento delle procedure speciali e sulla necessità di garantire che il CDU possa affrontare specifiche violazioni dei diritti umani mediante risoluzioni su singoli paesi e mandati nazionali; sottolinea l'importanza dell'indivisibilità dei diritti umani, siano essi diritti sociali, economici, culturali, civili o politici; osserva con preoccupazione che il meccanismo di denuncia, meccanismo unico e universale orientato alle vittime, ha prodotto scarsi risultati in relazione all'elevato numero di denunce presentate; sottolinea la necessità di affrontare questo problema nel riesame del CDU; |
Riesame periodico universale (UPR)
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25. |
riconosce il valore aggiunto dell'UPR come esperienza condivisa per tutti i governi, che sottopone tutti i membri delle Nazioni Unite a un trattamento e a un controllo paritari, nonostante il fatto che i paesi debbano accettare volontariamente di essere esaminati e di dare seguito alle raccomandazioni; osserva che entro dicembre 2011 tutti i membri delle Nazioni Unite saranno esaminati nel quadro di questo meccanismo; |
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26. |
insiste sul fatto che è essenziale mantenere uno spazio per la società civile in seno al CDU, al fine di rafforzare la sua partecipazione al dialogo, offrendo alle organizzazioni non governative (ONG) nuove opportunità per avviare un dialogo con determinati Stati; |
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27. |
sostiene un maggiore coinvolgimento delle ONG nell'UPR, autorizzando la presentazione di raccomandazioni scritte da sottoporre all'esame del gruppo di lavoro e la partecipazione alle sue deliberazioni; |
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28. |
prende atto della possibilità che l'UPR offre agli Stati di impegnarsi a rispettare i loro obblighi in materia di diritti umani e a dare seguito alle conclusioni degli organismi previsti dai trattati e delle procedure speciali; |
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29. |
ribadisce che le raccomandazioni dovrebbero essere maggiormente orientate ai risultati e chiede un maggiore coinvolgimento di esperti indipendenti e istituzioni nazionali per i diritti umani nell'UPR, al fine di assicurare un meccanismo di seguito efficace; ritiene che le competenze degli esperti indipendenti possano essere integrate nel processo dell'UPR, offrendo loro la possibilità di osservare il processo di riesame e di presentare una sintesi e un'analisi di tale processo al momento dell'approvazione della relazione finale; |
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30. |
si rammarica che il primo ciclo del riesame di determinati paesi non abbia soddisfatto le aspettative riguardo a un processo trasparente, non selettivo e non conflittuale; prende atto a tale proposito del ruolo svolto dagli Stati membri dell'Unione europea nel tentativo di superare la «mentalità dei blocchi» e li incoraggia a fornire assistenza tecnica affinché le raccomandazioni siano attuate; |
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31. |
invita gli Stati membri dell'Unione europea a continuare a impegnarsi nel riesame del CDU, al fine di assicurare che non via sia una frattura tra il primo e il secondo ciclo dell'UPR e di garantire che il secondo ciclo si concentri sull'attuazione e sul seguito dato alle raccomandazioni; ritiene che gli Stati sottoposti all'UPR dovrebbero fornire risposte chiare a ciascuna raccomandazione del gruppo di lavoro e calendari relativi alla loro attuazione; osserva che la presentazione di una relazione intermedia sullo stato di avanzamento dell'attuazione potrebbe contribuire a questo processo; |
Procedure speciali
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32. |
ribadisce che le procedure speciali costituiscono l'elemento centrale del meccanismo delle Nazioni unite in materia di diritti umani e che la credibilità e l'efficacia del CDU nella tutela dei diritti umani si basano sulla cooperazione con le procedure speciali e sulla loro piena attuazione; sottolinea che è essenziale rafforzare l'indipendenza e l'interattività delle procedure speciali con il Consiglio; |
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33. |
condanna i tentativi volti a indebolire l'indipendenza delle procedure speciali subordinandole al controllo dei governi e sottolinea che qualunque forma di controllo politicizzerebbe e comprometterebbe l'efficacia del sistema; |
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34. |
ribadisce che le procedure speciali sulla situazione dei paesi costituiscono uno strumento indispensabile per migliorare i diritti umani sul campo; sottolinea che, per via di elementi decisivi come la loro periodicità e le competenze specialistiche su cui si basano, i mandati nazionali non possono essere sostituiti dall'UPR; |
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35. |
invita gli Stati membri dell'Unione europea a difendere l'integrità e la responsabilità del CDU nel corso del riesame, sostenendo l'istituzione di un meccanismo di seguito dell'attuazione delle raccomandazioni delle procedure speciali, oltre all'adozione di criteri di selezione e a un processo di nomina più trasparente basato sulle referenze, le competenze, le qualifiche e l'esperienza delle persone nominate; appoggia la proposta delle ONG di rafforzare la capacità di allerta precoce delle procedure speciali attraverso un meccanismo che consenta loro di avviare l'esame automatico di una situazione da parte del CDU; |
Partecipazione dell'Unione europea
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36. |
si compiace della partecipazione del vicepresidente/alto rappresentante dell'Unione europea alla sedicesima sessione del CDU; |
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37. |
esorta il SEAE, in particolare le delegazioni di Ginevra e New York, a rafforzare la coerenza, la visibilità e la credibilità dell'azione dell'Unione europea in seno al CDU, potenziando il coinvolgimento e la cooperazione a livello transregionale e, in particolare, a esercitare pressioni sugli Stati moderati in tutti i gruppi; |
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38. |
ribadisce a tale riguardo la sua posizione per quanto riguarda la nozione di «diffamazione delle religioni» e, pur riconoscendo la necessità di affrontare appieno il problema della discriminazione nei confronti delle minoranze religiose, non ritiene appropriata l'inclusione di tale nozione nel protocollo relativo alle norme complementari sul razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e tutte le forme di discriminazione; valuta positivamente l'evento collaterale organizzato dalla delegazione dell'Unione europea per celebrare il 25o anniversario dell'istituzione del mandato del relatore speciale sulla libertà di religione o di credo; chiede all'Unione europea di impegnarsi con i principali promotori della risoluzione e gli altri soggetti interessati per individuare soluzioni alternative alla risoluzione sulla diffamazione che sarà presentata; |
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39. |
appoggia la dichiarazione transregionale che sarà presentata sui diritti delle persone LGBT; |
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40. |
ribadisce il suo sostegno alla partecipazione attiva dell'Unione europea ai lavori del CDU fin dalla sua istituzione, in particolare attraverso le risoluzioni promosse autonomamente o congiuntamente con altri soggetti, le dichiarazioni rilasciate e l'intervento in dialoghi e dibattiti interattivi; prende atto degli impegni assunti dall'Unione europea per affrontare la situazione di determinati paesi in seno al CDU e sottolinea l'importanza che tali impegni siano rigorosamente rispettati; |
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41. |
sostiene l'iniziativa congiunta dell'Unione europea e del GRULAC (Gruppo dei paesi dell'America latina e dei Caraibi) a favore di una risoluzione sui bambini che vivono e lavorano sulla strada; |
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42. |
invita gli Stati membri dell'Unione europea ad adoperarsi al meglio per preservare tutti i mandati delle procedure speciali e chiede, in particolare, il rinnovo del mandato del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani; |
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43. |
si rammarica che, come effetto collaterale degli sforzi messi in atto per la ricerca del consenso, l'Unione europea dia spesso l'impressione di limitare i suoi obiettivi e ritiene che dovrebbe essere molto più ambiziosa nel presentare risoluzioni su singoli paesi e/o nell'aderire a quelle esistenti; |
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44. |
osserva con preoccupazione che l'Unione europea non è stata in grado di esercitare efficacemente la propria influenza in seno al sistema generale delle Nazioni Unite; sottolinea la necessità per l'Unione europea di rendere il CDU una priorità e di migliorare il coordinamento tra gli Stati membri, e invita a tale riguardo il Consiglio ad adottare orientamenti al fine di facilitare il coordinamento e il processo decisionale e a tentare di costruire coalizioni o alleanze con i principali partner regionali e con tutti gli Stati moderati, nello sforzo di superare la logica dei blocchi in seno al CDU; |
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45. |
richiama l'attenzione, a livello pratico, sull'importanza di disporre, a Ginevra e a New York, di una delegazione dell'Unione europea di maggiori dimensioni e dotata di sufficienti risorse; sottolinea che ciò che avviene a Ginevra e a New York deve essere parte integrante della politica estera dell'Unione europea, con particolare attenzione al miglioramento del coordinamento interno, ed evidenzia inoltre la necessità di una buona interazione tra i livelli bilaterali e multilaterali; |
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46. |
deplora il fatto che la risoluzione presentata dall'Unione europea all'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel settembre 2010 con l'obiettivo di rafforzare il suo «status» per essere coerente con le nuove disposizioni istituzionali derivanti dal trattato di Lisbona sia stata rinviata; osserva che questo status rafforzato darebbe all'Unione europea la possibilità di essere rappresentata stabilmente da una persona (il presidente del Consiglio europeo e/o l'alto rappresentante) e di parlare con una voce sola e rafforzerebbe la visibilità e l'influenza dell'Unione europea come attore globale; insiste sulla necessità di proseguire gli sforzi messi in atto dalla task force speciale del SEAE per promuovere l'approvazione della risoluzione in stretta cooperazione con gli Stati membri dell'Unione europea; |
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47. |
incarica la sua delegazione alla sedicesima sessione del CDU di esprimere le preoccupazioni formulate nella presente risoluzione; invita la delegazione a rendere conto della sua visita alla sottocommissione per i diritti umani e ritiene indispensabile continuare a inviare una delegazione del Parlamento europeo alle sessioni pertinenti del CDU; |
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48. |
ribadisce il suo invito agli Stati membri dell'Unione europea a garantire il rispetto dei diritti umani nelle loro politiche interne, al fine di evitare un sistema basato su due pesi e due misure e in vista dell'attuale processo di adesione dell'UE alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU), dal momento che in caso contrario la posizione dell'Unione in seno al CDU potrebbe essere sostanzialmente indebolita; |
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* *
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49. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione all'alto rappresentante/vicepresidente della Commissione, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al presidente della 64a Assemblea generale, al presidente del Consiglio dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, all'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo e al gruppo di lavoro UE-ONU istituito dalla commissione per gli affari esteri. |
(1) GU C 348 E del 21.12.2010, pag. 6.
(2) GU C 46 E del 24.2.2010, pag. 71.
(3) GU C 291 E del 30.11.2006, pag. 409.
(4) GU C 96 E del 21.4.2004, pag. 79.
(5) GU C 124 E del 25.5.2006, pag. 549.
(6) GU C 227 E del 21.9.2006, pag. 582.
(7) Testi approvati, P7_TA(2010)0489.
(8) Articolo 2 e articolo 3, paragrafo 5, del trattato sull'Unione europea.
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/179 |
Giovedì 10 marzo 2011
Pakistan - assassinio di Shahbaz Bhatti, ministro delle finanze
P7_TA(2011)0098
Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2011 sul Pakistan e, in particolare, sull'assassinio di Shahbaz Bhatti
2012/C 199 E/21
Il Parlamento europeo,
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viste le sue precedenti risoluzioni sui diritti dell'uomo e la democrazia in Pakistan, in particolare quella del 20 gennaio 2011 (1) nonché quelle del 20 maggio 2010 (2), del 12 luglio 2007 (3), del 25 ottobre 2007 (4) e del 15 novembre 2007 (5), |
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vista la sua risoluzione del 16 dicembre 2010 sulla relazione annuale sui diritti umani nel mondo e sulla politica dell'Unione europea in materia (6), |
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viste le conclusioni del Consiglio in materia di intolleranza, discriminazione e violenza sulla base della religione o della fede, adottate il 21 febbraio 2011, |
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vista la dichiarazione del 2 marzo 2011 dell'Alto Rappresentante UE Catherine Ashton sull'assassinio del ministro delle minoranze del governo pakistano, Shahbaz Bhatti, |
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vista la dichiarazione del Presidente del Parlamento europeo, Jerzy Buzek, in data 2 marzo 2011, |
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visto l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (UDHR) del 1948, |
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vista la Convenzione internazionale ONU sui diritti civili e politici (ICCPR), |
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vista la Dichiarazione ONU del 1981 sull'eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione fondate sulla religione o il credo, |
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visto l'articolo 19 della Costituzione pakistana sulla libertà di espressione, |
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visto l'articolo 122, paragrafo 5, del suo regolamento, |
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A. |
considerando che il 2 marzo 2011 il ministro pakistano delle minoranze, Shahbaz Bhatti, è stato assassinato da uomini armati che hanno aperto il fuoco sull'auto con la quale si recava al lavoro nella capitale Islamabad; che un sedicente gruppo Tehreek-e-Taliban Punjab (Movimento talebano del Punjab) ha rivendicato la responsabilità dell'assassinio, dichiarando che il ministro è stato ucciso per la posizione assunta sulle leggi in materia di blasfemia, |
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B. |
considerando che – nonostante ripetute minacce alla vita di Bhatti da parte di gruppi islamici – le autorità pakistane gli hanno respinto la specifica richiesta di utilizzare un'auto ufficiale corazzata nonché di scegliere personalmente guardie del corpo fidate, |
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C. |
considerando che Shahbaz Bhatti era l'unico membro cristiano del governo pakistano e uno dei pochi esponenti politici di rilievo del paese che abbia avuto il coraggio di combattere queste leggi e le ingiustizie che esse hanno favorito, |
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D. |
considerando che l'assassinio è avvenuto a soli due mesi dall'uccisione di Salman Taseer, governatore della provincia del Punjab, da parte di una delle sue guardie del corpo che non condivideva l'opposizione di Taseer alle leggi del Pakistan sulla blasfemia, |
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E. |
considerando che il 1o marzo 2011 un terzo prominente difensore pakistano dei diritti dell'uomo, Naeem Sabir Jamaldini, coordinatore della commissione per i diritti dell'uomo del Pakistan, è stato altresì assassinato in quanto particolarmente attivo nella lotta contro le violazioni dei diritti dell'uomo nella regione del Baluchistan, |
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F. |
considerando che risulterebbe essere stata pronunciata contro Sherry Rehman, ex ministro pakistano, esponente politica riformista e nota giornalista, una fatwa che la condanna ad essere la prossima vittima, |
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G. |
considerando che il ministro Bhatti e il governatore Taseer hanno esclusivamente ribadito la nota posizione del partito popolare pakistano al potere; che il governo Gilani, quando ha pubblicamente rinnegato il 30 dicembre 2010 l'impegno dichiarato nel proprio manifesto a rivedere le leggi sulla blasfemia, ha lasciato i sostenitori della riforma isolati e vulnerabili a costanti minacce ad opera dei leader religiosi radicali e dei gruppi estremistici militanti che intimidiscono, minacciano e uccidono coloro i quali hanno opinioni contrarie, |
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H. |
considerando che politici, partiti politici, rappresentanti dei media e della società civile, come ad esempio attivisti dei diritti delle donne e dei diritti dell'uomo, vengono costantemente sottoposti a intimidazioni, se non uccisi, e che quindi il dibattito pubblico sulle leggi riguardanti la blasfemia è sempre più soffocato, |
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I. |
considerando che l'articolo 3, paragrafo 5, del trattato sull'Unione europea sancisce che la promozione della democrazia e il rispetto dei diritti dell'uomo e le libertà civili sono principi e obiettivi fondamentali dell'Unione europea i quali costituiscono una base comune nelle sue relazioni con i paesi terzi; che l'assistenza UE allo sviluppo è subordinata al rispetto dei diritti dell'uomo e dei diritti delle minoranze, |
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1. |
condanna fermamente il brutale assassinio di Shahbaz Bhatti, ministro delle minoranze del governo pakistano, avvenuto il 2 marzo 2011, ed esprime le proprie sincere condoglianze alla famiglia, agli amici della vittima e al popolo del Pakistan nonché la propria solidarietà a tutti coloro i quali continuano ad essere minacciati ma fanno sentire la propria voce; |
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2. |
plaude al coraggio e al comprovato impegno di Shahbaz Bhatti nei confronti della giustizia, del dialogo interreligioso nonché della libertà di religione e di fede in Pakistan, nonché all'interesse per Asia Bibi, cristiana e madre di cinque figli, condannata a morte per blasfemia, nonostante le continue minacce e gli enormi rischi personali connessi; |
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3. |
riconosce la dedizione di Shahbaz Bhatti alla lotta contro le leggi sulla blasfemia e all'ingiustizia che esse hanno favorito; riconosce i progressi compiuti durante il suo mandato di ministro, compresi significativi e discreti negoziati sulle modifiche potenziali di tali leggi; |
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4. |
rileva che, al contrario della debole reazione pubblica all'assassinio del governatore Salman Taseer, si è registrata un'ampia condanna pubblica dell'assassinio del ministro Shahbaz Bhatti attraverso tutto l'arco politico, nei media e nella totalità dei gruppi religiosi ed etnici della società pakistana; auspica che questa violenza contribuisca a serrare i ranghi tra coloro i quali difendono i valori democratici sanciti dalla Costituzione del Pakistan; |
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5. |
esorta le autorità pakistane ad effettuare un'indagine completa di tutti gli aspetti dell'assassinio di Shahbaz Bhatti e ad assicurare rapidamente alla giustizia tutti i responsabili del crimine sulla base di un rigoroso rispetto dello Stato di diritto nonché a garantire un rapido ed equo processo all'assassino del compianto governatore Salman Taseer; |
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6. |
invita il governo pakistano a incrementare le misure volte a garantire la sicurezza dei ministri del governo e delle persone che sono esposte a concrete minacce da parte di estremisti religiosi e terroristi, come l'ex ministro dell'informazione Sherry Rehman, e gli avvocati che difendono cause connesse alle accuse di blasfemia; |
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7. |
incoraggia il governo del Pakistan a nominare senza indugio un nuovo ministro per le minoranze e ribadisce la sua posizione secondo cui tale persona dovrà essere un forte e imparziale rappresentante delle minoranze; |
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8. |
incoraggia il governo del Pakistan a sostenere il ministero delle minoranze a proseguire l'opera e la visione di Shahbaz Bhatti, in particolare il dialogo a livello nazionale tra i leader religiosi e il progetto di base relativo ai comitati provinciali sull'armonia interreligiosa; |
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9. |
ribadisce con urgenza il suo invito al governo pakistano, a tutti i partiti politici, alla società civile e ai media a rimanere uniti e a lottare contro la violenza estremista; auspica che il governo pakistano rifletta, nella propria formazione come nelle proprie azioni, la composizione multietnica e multireligiosa della società pakistana; |
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10. |
chiede un'urgente e significativa rinuncia politica all'accondiscendenza nei confronti di tali estremisti, che dovrà essere sostenuta in ugual misura dall'esercito, dalla magistratura, dai media e dalla classe politica, visto che lo status quo ha prodotto queste drammatiche conseguenze; invita il governo del Pakistan a non permettere che le voci a favore della tolleranza religiosa e del rispetto dei principi universali dei diritti dell'uomo nel paese siano messe a tacere dagli estremisti; |
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11. |
è vivamente preoccupato per il clima di intolleranza e violenza ed esorta il governo del Pakistan a perseguire coloro i quali incitano alla violenza in Pakistan, in particolare coloro i quali chiedono e, in taluni casi, offrono taglie per l'uccisione di singoli e di gruppi con i quali sono in disaccordo, e ad adottare ulteriori misure per agevolare il dibattito al riguardo; |
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12. |
elogia in particolare gli sforzi dell'ex ministro Sherry Rehman e del compianto ministro per le minoranze, Shahbaz Bhatti, volti a modificare le leggi sulla blasfemia al fine di prevenirne gli abusi e invita il governo ad abrogare queste leggi nonché le altre normative discriminatorie, fra cui la Sezione 295 B e C del Codice penale, che sono relitti del passato; esorta inoltre il governo del Pakistan ad applicare la legislazione attuale come l'articolo 137 del Codice penale che considera reato i discorsi che seminano odio; |
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13. |
invita le istituzioni UE competenti ad inserire la questione della tolleranza religiosa nella società nel proprio dialogo politico con il Pakistan, trattandosi di una questione avente importanza fondamentale nella lotta a lungo termine contro l'estremismo religioso; |
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14. |
suggerisce che l'UE inviti il governo pakistano a una tavola rotonda congiunta annuale sulla situazione delle minoranze in Pakistan e ad associare il Parlamento europeo alla preparazione e alla realizzazione di questo evento; |
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15. |
invita le istituzioni UE competenti a continuare a fornire sostegno finanziario alle organizzazioni e ai sostenitori dei diritti dell'uomo e a delineare misure pratiche per appoggiare il movimento della società civile in Pakistan contro le leggi sulla blasfemia e altre normative discriminatorie; |
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16. |
si compiace delle recenti conclusioni del Consiglio in materia di intolleranza, discriminazioni e violenza sulla base della religione o della fede che richiamano il rafforzamento dell'azione UE in questo settore; invita le istituzioni UE competenti a seguire attivamente la questione della persecuzione religiosa nel mondo; |
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17. |
invita le istituzioni UE competenti a esplorare la possibilità di utilizzare lo Strumento europeo per la democrazia e i diritti dell'uomo (EIDHR) al fine di finanziare azioni a sostegno della lotta contro l'intolleranza religiosa, l'estremismo e le leggi discriminatorie a livello mondiale; ribadisce il suo invito all'Alto Rappresentante a predisporre una capacità permanente all'interno della Direzione per i diritti dell'uomo del Servizio europeo per l'azione esterna, al fine di monitorare la situazione delle limitazioni del governo e della società sulla libertà di coscienza e i diritti connessi; |
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18. |
invita le istituzioni UE competenti a incoraggiare il governo del Pakistan a ripristinare un ministero specifico per i diritti dell'uomo nonché un'effettiva, indipendente e imparziale commissione nazionale per i diritti dell'uomo; |
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19. |
esorta le istituzioni UE competenti a insistere affinché il governo del Pakistan sostenga la clausola sui diritti dell'uomo e la democrazia, sancita dall'accordo di cooperazione tra l'Unione europea e la Repubblica islamica del Pakistan; invita il Servizio europeo per l'azione esterna a presentare una relazione concernente l'attuazione dell'accordo di cooperazione nonché la clausola sui diritti dell'uomo e la democrazia; |
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20. |
ricorda che il Pakistan ha taluni obblighi in quanto paese firmatario della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici e invita le autorità competenti del Pakistan ad impegnarsi in un processo di revisione dell'ambito di applicazione delle riserve generali espresse nei confronti dell'ICCPR, alcune delle quali limitano i diritti sanciti dalla Costituzione del Pakistan o sono contrarie alla nozione di supremazia del diritto internazionale sul diritto nazionale; ritiene che il modo in cui le leggi sulla blasfemia sono attualmente applicate violi chiaramente tali obblighi, e invita il SEAE a tenerne conto durante l'esame di un'eventuale applicazione al Pakistan del regime SPG+ dal 2013 in poi e a riferirne al PE; |
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21. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, al Servizio europeo per l'azione esterna, all'Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esterni e la politica di sicurezza/Vicepresidente della Commissione europea, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al governo e al parlamento del Pakistan. |
(1) Testi approvati, P7_TA(2011)0026.
(2) Testi approvati, P7_TA(2010)0194.
(3) GU C 175 E del 10.7.2008, pag. 583.
(4) GU C 263 E del 16.10.2008, pag. 666.
(5) GU C 282 E del 6.11.2008, pag. 432.
(6) Testi approvati, P7_TA(2010)0489.
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/182 |
Giovedì 10 marzo 2011
Bielorussia, in particolare il caso di Ales Mikhalevic e di Natalia Radina
P7_TA(2011)0099
Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2011 sulla Bielorussia (in particolare sui casi di Ales Mikhalevic e Natalia Radina)
2012/C 199 E/22
Il Parlamento europeo,
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— |
viste le sue precedenti risoluzioni sulla Bielorussia, in particolare quelle del 20 gennaio 2011 (1), 17 dicembre 2009 (2) e 22 maggio 2008 (3), |
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vista la dichiarazione resa a Bruxelles il 18 febbraio 2011 dall'alto rappresentante dell'Unione, Catherine Ashton, sulla condanna di un rappresentante dell'opposizione bielorussa, |
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viste le conclusioni del Consiglio sulla Bielorussia adottate in occasione della 3065a riunione del Consiglio Affari esteri a Bruxelles il 31 gennaio 2011, |
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vista la decisione del Consiglio 2011/69/PESC del 31 gennaio 2011 che modifica la decisione 2010/639/PESC del Consiglio relativa a misure restrittive nei confronti di determinati funzionari della Bielorussia, |
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vista la convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti (convenzione contro la tortura), di cui la Bielorussia è uno Stato parte, |
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viste le norme minime standard dell'ONU per il trattamento dei detenuti, |
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visti gli orientamenti per una politica dell'UE nei confronti dei paesi terzi in materia di tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, adottati nel 2001 e rivisti nel 2008, |
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vista la risoluzione 1790 (2011) del 27 gennaio 2011 dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sulla situazione in Bielorussia in seguito alle elezioni presidenziali, |
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visto il rapporto di Amnesty International del 2 febbraio 2011 dal titolo «Sicurezza, pace e ordine? Violazioni dei diritti umani all'indomani delle elezioni in Bielorussia», |
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visto l'articolo 122, paragrafo 5, del suo regolamento, |
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A. |
considerando che un gran numero di esponenti dell'opposizione, tra cui ex candidati presidenziali, giornalisti e difensori dei diritti umani, sono stati arrestati dopo gli eventi del 19 dicembre 2010 a Minsk e da allora sono incarcerati nel centro di detenzione del KGB; considerando che a tutt'oggi continuano gli atti di repressione e i processi per motivi politici contro esponenti dell'opposizione e difensori dei diritti umani, con più di 40 persone attualmente accusate che rischiano pene detentive fino a quindici anni, |
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B. |
considerando che la procura della città di Minsk ha esteso a cinque mesi il periodo di indagine sul caso riguardante i cosiddetti «disordini di massa», collegato agli avvenimenti del 19 dicembre 2010; considerando che i processi a carico di candidati presidenziali, attivisti dell'opposizione, difensori dei diritti umani e giornalisti condotti in relazione a questo caso sono di natura politica, |
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C. |
considerando che Aliaksandr Atroshchankau, Aliaksandr Malchanau, Dzmitry Novik, Vasil Parfiankou, membri dei gruppi di sostegno alla campagna elettorale dei candidati democratici di opposizione Uladzimir Niakliayeu e Andrei Sannikau, sono stati condannati a una pena detentiva che va da tre a quattro anni in una colonia di massima sicurezza in connessione con le manifestazioni del 19 dicembre 2010; considerando che, come i loro avvocati hanno dichiarato, le autorità non sono riuscite a dimostrare la loro colpevolezza, |
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D. |
considerando che i loro avvocati si sono visti negare ripetutamente la possibilità di incontrarli; considerando che, a seguito di minacce da parte del KGB, gli avvocati sono stati costretti ad abbandonare le loro cause e che il ministero della giustizia ha in seguito revocato le loro licenze, |
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E. |
considerando che Ales Mikhalevic, ex candidato presidenziale incarcerato dopo le proteste post-elettorali, è stato rilasciato solo il 26 febbraio 2011 dopo aver firmato un impegno a collaborare con il KGB bielorusso, impegno che ha poi pubblicamente ripudiato, |
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F. |
considerando che il 28 febbraio 2011 Ales Mikhalevic ha rilasciato una dichiarazione contenente un resoconto delle torture mentali e fisiche cui sono stati sottoposti i prigionieri politici al fine di costringerli a confessare e accettare le prove della loro colpevolezza, |
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G. |
considerando che Natalia Radina, redattore del sito web di opposizione Carta 97, è stata anch'essa arrestata nel dicembre 2010 e accusata di avere organizzato e partecipato alle proteste di massa che hanno fatto seguito alle elezioni presidenziali; considerando che la sig.ra Radina è stata rilasciata dal centro di detenzione preventiva del KGB e che le è stato poi vietato di lasciare la sua città di residenza fino alla conclusione delle indagini sul suo caso, |
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H. |
considerando che dopo il suo rilascio Natalia Radina ha dichiarato che durante la detenzione ufficiali del KGB l'avevano sottoposta a pressioni psicologiche e tentato di reclutarla come informatore del KGB; considerando che la sua dichiarazione conferma le informazioni relative a prigionieri politici torturati nel centro di detenzione del KGB a Minsk, |
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I. |
considerando che la commissione di sicurezza nazionale della Bielorussia ha negato qualsiasi ricorso alla tortura contro i prigionieri nel centro di detenzione del KGB, |
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1. |
condanna la mancanza di rispetto per i diritti fondamentali della libertà di riunione e di espressione da parte delle autorità bielorusse e chiede il rilascio immediato e incondizionato di tutti i manifestanti in stato di detenzione e il proscioglimento da ogni accusa di natura politica a loro carico; |
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2. |
condanna nei termini più forti l'uso della tortura contro i prigionieri in quanto forma di trattamento inumano inequivocabilmente proibita dal diritto internazionale e assolutamente inaccettabile in un paese europeo che è uno dei più stretti vicini dell'UE; |
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3. |
condanna le severe sentenze pronunciate di recente contro giovani attivisti dell'opposizione solo a motivo della loro partecipazione alle manifestazioni del 19 dicembre 2010 in quanto flagrante e grave violazione dei loro diritti politici e civili e flagrante violazione delle convenzioni internazionali di cui la Bielorussia è Stato parte; |
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4. |
denuncia il clima di paura e intimidazione cui sono confrontati gli oppositori politici in Bielorussia; condanna la repressione e la persecuzione di attivisti della società civile e dei media liberi dopo la giornata elettorale, ivi comprese le perquisizioni di massa di appartamenti privati e di uffici di mezzi d'informazione e organizzazioni della società civile e le espulsioni dalle università e dai luoghi di lavoro; invita le autorità a rispettare la libertà di espressione e il pluralismo dei media in Bielorussia; |
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5. |
invita la Bielorussia a rispettare lo Stato di diritto, le convenzioni internazionali e le leggi nazionali che garantiscono l'adeguato trattamento dei detenuti e il loro libero accesso ai familiari, alla consulenza legale e all'assistenza medica, e a porre fine alle continue vessazioni nei confronti degli oppositori politici, degli attivisti per i diritti umani e dei mezzi di comunicazione indipendenti; |
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6. |
condanna la decisione del collegio degli avvocati della città di Minsk di ritirare le licenze di alcuni degli avvocati delle persone accusate nel procedimento penale per disordini di massa, tra cui Aleh Ahiejev, Pavel Sapelko, Tatiana Ahijeva, Uladzimir Touscik e Tamata Harajeva, e invita il collegio degli avvocati della città di Minsk a revocare tale decisione; |
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7. |
condanna il licenziamento di Alyaksandr Pylchanka, presidente dell'ordine degli avvocati della città di Minsk, da parte del ministro della giustizia, dimesso dal suo incarico per aver espresso preoccupazione per la decisione del ministero di revocare le licenze di quattro avvocati impegnati in un una causa relativa ai cosiddetti disordini, dato che manca di fondamento e dimostra che sussiste una vera minaccia per l'indipendenza della magistratura e l'indipendenza di ogni singolo avvocato; |
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8. |
sollecita le autorità bielorusse a svolgere un'indagine approfondita e imparziale sulle accuse di tortura di prigionieri politici e a identificare e perseguire le persone coinvolte in tali pratiche; |
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9. |
invita le autorità bielorusse a rivedere la legge sulle manifestazioni pubbliche e a renderla conforme ai requisiti del patto internazionale relativo ai diritti civili e politici; |
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10. |
invita il Consiglio, la Commissione, l'alto Rappresentante dell'UE e di altri paesi partner dell'Unione europea a prendere in considerazione la possibilità di estendere le misure restrittive ai procuratori, ai giudici e ai rappresentanti del KGB implicati in violazioni dei diritti umani in Bielorussia, a meno che non venga posta fine immediata alla repressione nel paese e non vengano compiuti progressi considerevoli in materia di diritti umani e libertà fondamentali; ritiene che il Consiglio dovrebbe esaminare la possibilità di imporre sanzioni economiche intelligenti e mirate sulle imprese bielorusse di proprietà statale; |
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11. |
accoglie con favore l'impegno assunto da altri nove paesi – segnatamente Croazia, ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Montenegro, Albania, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Islanda, Liechtenstein e Norvegia – di applicare misure restrittive nei confronti di determinati funzionari della Bielorussia; |
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12. |
ribadisce che, a meno che il governo bielorusso non adotti misure immediate a favore della democratizzazione e del rispetto dei diritti umani, il processo di impegno tra l'Unione europea e la Bielorussia sarà tenuto in sospeso, compresa la partecipazione della Bielorussia al partenariato orientale; |
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13. |
sottolinea che, nonostante le conseguenze politiche per le relazioni UE-Bielorussia della repressione post-elettorale contro l'opposizione, l'Unione europea deve intensificare il suo aiuto alla società civile bielorussa, anche sotto forma di facilitazione dei visti; |
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14. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai parlamenti e ai governi degli Stati membri, alle Assemblee parlamentari dell'OSCE e del Consiglio d'Europa e al parlamento e al governo della Bielorussia. |
(1) Testi approvati, P7_TA(2011)0022.
(2) GU C 286 E del 22.10.2010, pag. 16.
(3) GU C 279 E del 19.11.2009, pag. 113.
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/185 |
Giovedì 10 marzo 2011
Situazione e patrimonio culturale a Kashgar (regione autonoma di Xinjiang Uighur, Cina)
P7_TA(2011)0100
Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2011 sulla situazione e il patrimonio culturale a Kashgar (regione autonoma uigura dello Xinjiang, Cina)
2012/C 199 E/23
Il Parlamento europeo,
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— |
viste le sue precedenti risoluzioni sulla Cina, specialmente quelle concernenti i diritti umani e i diritti delle minoranze, e in particolare quelle del 26 novembre 2009 (1) e del 25 novembre 2010 (2), |
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— |
visto il 13° vertice UE-Cina che si è svolto il 6 ottobre 2010 a Bruxelles e ha incluso il primo forum culturale di alto livello UE-Cina inteso a rafforzare il dialogo culturale e la cooperazione tra l'Unione europea e la Cina, |
|
— |
vista la dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone appartenenti alle minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche, del 18 dicembre 1992, adottata con la risoluzione 47/135 dell'Assemblea generale, nella quale si stabilisce che gli Stati tutelano l'esistenza e l'identità nazionale o etnica, culturale, religiosa e linguistica delle minoranze all'interno dei rispettivi territori, |
|
— |
visti gli articoli 4, 22 e 119 della Costituzione della Repubblica popolare cinese che prevedono, rispettivamente, l'assistenza governativa a favore dello sviluppo culturale delle regioni popolate da minoranze nazionali, la protezione, da parte dello Stato, dei monumenti e delle vestigia culturali di valore e la tutela del patrimonio culturale delle diverse nazionalità, |
|
— |
visto l'articolo 122, paragrafo 5, del suo regolamento, |
|
A. |
considerando che nel 2009 il governo cinese ha annunciato un programma di ricostruzione urbana da 500 milioni di dollari (riforma relativa alle abitazioni pericolanti) che, a partire da quel momento, ha portato alla progressiva distruzione di Kashgar, antica città situata sulla Via della seta, con il progetto di demolire l'85 % della città vecchia tradizionale, sostituendola con moderni complessi residenziali e convertendo le parti vecchie rimanenti della città in siti turistici misti sino-uiguri, |
|
B. |
considerando che Pechino continua a escludere la città di Kashgar dalle candidature per il riconoscimento dello status di patrimonio mondiale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO), come il progetto di domanda transnazionale per ottenere la protezione di diversi siti culturali situati sulla Via della seta dell'Asia centrale, |
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C. |
considerando che la città di Kashgar è un sito riconosciuto a livello internazionale per il suo patrimonio architettonico unico, con un'importanza storica e geografica come antico centro commerciale e turistico, |
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D. |
considerando che la città di Kashgar conserva un alto valore simbolico per l'identità culturale delle popolazioni uigura e hui della regione e per la diversità culturale della Cina, |
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E. |
considerando che la giustificazione ufficiale della fortificazione antisismica prevista dal programma di ricostruzione non richiede la demolizione completa degli edifici tradizionali e che un'alternativa sarebbe un ammodernamento che tenga conto degli aspetti culturali, |
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F. |
considerando che Pechino si è impegnata in una modernizzazione distruttiva delle abitazioni in altre parti della Cina mediante i vari «piani di sviluppo» locali che prevedono la demolizione di edifici storici e il trasferimento forzato dei residenti, senza considerare la perdita di un patrimonio storico e culturale di inestimabile valore e senza dare priorità alla conservazione – in aree protette o musei – delle vestigia o dei principali monumenti ed edifici al fine di consegnare, alle generazioni future e al mondo, oggetti che illustrino i millenni di sviluppo storico e culturale cinese, |
|
G. |
considerando che Pechino attua costantemente politiche etnoculturali repressive nella regione autonoma uigura dello Xinjiang, che hanno raggiunto il culmine della ferocia nella violenta repressione dei manifestanti uiguri durante le agitazioni del 2009 a Urumchi, |
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H. |
considerando che le popolazioni uigura e hui subiscono costanti violazioni dei diritti imani e che a molte persone sono negate una rappresentanza politica adeguata e l'autodeterminazione culturale, |
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1. |
invita il governo cinese ad arrestare immediatamente la distruzione culturale che minaccia la sopravvivenza architettonica di Kashgar e a condurre una ricerca specialistica approfondita su metodi di ammodernamento che tengano conto degli aspetti culturali; |
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2. |
invita il governo cinese a porre fine al trasferimento forzato e all'emarginazione sociale della popolazione uigura a Kashgar causata dalla distruzione delle aree residenziali e a compensare adeguatamente tutte le vittime precedenti per le perdite subite; |
|
3. |
invita le autorità cinesi ad adoperarsi al massimo per sviluppare un autentico dialogo tra han e uiguri, ad adottare politiche economiche più inclusive e globali nello Xinjiang al fine di rafforzare le istanze locali, e a proteggere l'identità culturale della popolazione uigura; |
|
4. |
esorta il governo cinese a rispettare i suoi obblighi istituzionali sostenendo adeguatamente le tradizioni culturali di Kashgar e della regione autonoma uigura dello Xinjiang, che sono fortemente influenzate dall'identità uigura; |
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5. |
invita le autorità cinesi ad adottare misure supplementari per impedire il commercio illegale e le attività di contrabbando, che contribuiscono alla perdita del patrimonio della civiltà cinese; |
|
6. |
invita il ministro cinese della Cultura a rivedere le disposizioni e la legislazione vigenti in materia di tutela del patrimonio culturale, al fine di adeguare lo stile di vita in fase di cambiamento del gruppo etnico minoritario che talvolta, inconsapevole dei propri tesori, fa un uso inappropriato del suo patrimonio culturale o rifiuta di proteggerlo; ritiene che occorra promuovere una campagna educativa a livello nazionale al riguardo; |
|
7. |
esorta il governo cinese a esaminare la possibilità di includere la città di Kashgar nella domanda comune con il Kazakstan, il Kirghizistan, il Tagikistanand e l'Uzbekistan per il riconoscimento alla Via della seta dello status di patrimonio mondiale dell'UNESCO; |
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8. |
invita il governo cinese a porre fine alle politiche discriminatorie e repressive nei confronti delle popolazioni uigura e hui e a rispettare il loro diritto fondamentale alla libertà di espressione culturale, con particolare riferimento a Tursunjan Hezi, ex insegnante di storia che, dopo essere stato processato segretamente, è stato condannato a sette anni di reclusione, e anche agli altri attivisti che sono stati condannati negli ultimi mesi; |
|
9. |
invita il Servizio europeo per l'azione esterna a elaborare nuove misure nel contesto dello strumento europeo per la democrazia e i diritti umani, al fine di tutelare i diritti umani e culturali dei gruppi etnici, religiosi e linguistici minoritari in Cina; |
|
10. |
invita i rappresentanti dell'UE e il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza ad aumentare e intensificare i dialoghi sui diritti umani e i diritti delle minoranze con la Repubblica popolare cinese e a rendere il dialogo sui diritti umani più efficiente e orientato ai risultati; |
|
11. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, all'UNESCO, all'Assemblea nazionale del popolo (e al suo Comitato permanente) della Repubblica popolare cinese e al Comitato permanente del partito regionale della regione uigura dello Xinjiang. |
(1) GU C 285 E del 21.10.2010, pag. 80.
(2) Testi approvati, P7_TA(2010)0449.
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7.7.2012 |
IT |
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CE 199/187 |
Giovedì 10 marzo 2011
Introduzione di statuti europei per le mutue, le associazioni e le fondazioni
P7_TA(2011)0101
Dichiarazione del Parlamento europeo del 10 marzo 2011 sull'introduzione di statuti europei per le mutue, le associazioni e le fondazioni
2012/C 199 E/24
Il Parlamento europeo,
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— |
vista la sua risoluzione del 19 febbraio 2009 sull'economia sociale (1), |
|
— |
vista la sua risoluzione del 20 maggio 2010 sulla creazione di un mercato unico per i consumatori e i cittadini (2), |
|
— |
visto l'articolo 123 del suo regolamento, |
|
A. |
considerando che la ricchezza e la stabilità di una società discendono dalla sua diversità imprenditoriale e che le associazioni, le mutue e le fondazioni contribuiscono a tale diversità offrendo un modello proprio d'impresa basato su valori fondamentali, vale a dire la solidarietà, il controllo democratico e il primato degli obiettivi sociali sul profitto, |
|
B. |
considerando che le associazioni, le mutue e le fondazioni si sono sviluppate finora principalmente in un contesto nazionale e, al fine di massimizzare le loro potenzialità imprenditoriali nell'UE, è necessario migliorarne l'accesso transfrontaliero, |
|
1. |
rileva la necessità di creare condizioni di parità che permettano alle associazioni, alle mutue e alle fondazioni di disporre degli stessi strumenti e delle stesse opportunità di cui fruiscono le altre strutture giuridiche organizzative, conferendo in tal modo una dimensione europea alla propria organizzazione e alle proprie attività; |
|
2. |
invita la Commissione a adottare le misure necessarie al fine di presentare proposte relative agli statuti europei per le associazioni, le mutue e le fondazioni, proporre uno studio di fattibilità, nonché una valutazione d'impatto degli statuti delle associazioni e delle mutue, e, a tempo debito, completare quest'ultima anche per gli statuti delle fondazioni; |
|
3. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente dichiarazione, con l'indicazione dei nomi dei firmatari (3), al Consiglio, alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri. |
(1) GU C 76 E del 25.3.2010, pag. 16.
(2) Testi approvati, P7_TA(2010)0186.
(3) L'elenco dei firmatari è pubblicato nell'allegato 1 del processo verbale del 10 marzo 2011 (P7_PV(2011)03-10(ANN1)).
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7.7.2012 |
IT |
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CE 199/188 |
Giovedì 10 marzo 2011
Collisioni causate da veicoli commerciali pesanti
P7_TA(2011)0102
Dichiarazione del Parlamento europeo del 10 marzo 2011 sulle collisioni causate da veicoli commerciali pesanti
2012/C 199 E/25
Il Parlamento europeo,
|
— |
visto l'articolo 123 del suo regolamento, |
|
A. |
considerando che i veicoli commerciali pesanti rappresentano il 3 % del parco veicoli dell'UE, ma sono all'origine del 14 % delle collisioni mortali, causando più di 4 000 vittime l'anno nei 27 Stati membri dell'Unione europea, |
|
B. |
considerando che ogni anno in Europa circa 400 persone, in gran parte utenti della strada non protetti come ciclisti, motociclisti e pedoni, perdono la vita a causa degli «angoli ciechi» dei veicoli commerciali pesanti, |
|
C. |
considerando che in molti casi la vita di tali vittime potrebbe essere salvata grazie alla completa installazione di specchi o dispositivi a telecamera e monitor sempre più economici, dispositivi di allarme attivi, dispositivi avanzati di frenata d'emergenza e sistemi d'avviso di deviazione dalla corsia, |
|
D. |
considerando che persistono significativi e pericolosi angoli ciechi nella guida dei veicoli commerciali pesanti, nonostante i requisiti di visibilità più rigorosi introdotti dalle direttive 2003/97/CE e 2007/38/CE rispettivamente per i veicoli commerciali pesanti di nuova immatricolazione e per quelli già in circolazione, |
|
E. |
considerando che i requisiti del 2007 sono meno rigidi rispetto a quelli del 2003 e che non sono stati opportunamente applicati dagli Stati membri, malgrado l'UE aspiri a dimezzare il numero di vittime della strada, |
|
1. |
sollecita la Commissione ad accelerare la valutazione della direttiva 2007/38/CE e a riesaminarla ai fini di un suo allineamento ai progressi tecnologici e alle più recenti norme in materia di dispositivi per la visione indiretta per autocarri di nuova immatricolazione allo scopo di garantire un livello di sicurezza ottimale; |
|
2. |
esorta altresì la Commissione ad assicurare che non siano previste esenzioni dal montaggio obbligatorio di dispositivi avanzati di frenata d'emergenza e sistemi d'avviso di deviazione dalla corsia conformemente al regolamento (CE) n. 661/2009 sulla sicurezza generale; |
|
3. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente dichiarazione, con l'indicazione dei nomi dei firmatari (1) al Consiglio e alla Commissione. |
(1) L'elenco dei firmatari è pubblicato nell'allegato 2 del processo verbale del 10 marzo 2011 (P7_PV(2011)03-10(ANN2)).
II Comunicazioni
COMUNICAZIONI PROVENIENTI DALLE ISTITUZIONI, DAGLI ORGANI E DAGLI ORGANISMI DELL'UNIONE EUROPEA
Parlamento europeo
Martedì 8 marzo 2011
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/190 |
Martedì 8 marzo 2011
Richiesta di revoca dell'immunità parlamentare di Elmar Brok
P7_TA(2011)0075
Decisione del Parlamento europeo dell'8 marzo 2011 sulla richiesta di revoca dell'immunità di Elmar Brok (2010/2283(IMM))
2012/C 199 E/26
Il Parlamento europeo,
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— |
vista la richiesta di revoca dell'immunità di Elmar Brok, trasmessa dalle autorità tedesche in data 28 settembre 2010 e comunicata in seduta plenaria il 22 novembre 2010, |
|
— |
avendo ascoltato Elmar Brok, a norma dell'articolo 7, paragrafo 3, del suo regolamento, |
|
— |
visti gli articoli 8 e 9 del Protocollo sui privilegi e sulle immunità dell'Unione europea, dell'8 aprile 1965, e l'articolo 6, paragrafo 2, dell'Atto relativo all'elezione dei membri del Parlamento europeo a suffragio universale diretto del 20 settembre 1976, |
|
— |
viste le sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea del 12 maggio 1964 e del 10 luglio 1986 (1), |
|
— |
visto l'articolo 46 della Legge fondamentale tedesca (Grundgesetz) |
|
— |
visto il Testo unico delle leggi tributarie tedesche (Abgabenordung), in particolare l'articolo 370, |
|
— |
visti l'articolo 6, paragrafo 2, e l'articolo 7 del suo regolamento, |
|
— |
vista la relazione della commissione giuridica (A7-0047/2011), |
|
A. |
considerando che i fatti descritti nella motivazione costituiscono un chiaro caso di fumus persecutionis, |
|
B. |
considerando che sono state mosse accuse penali nei confronti di un politico ben noto relativamente a un importo e in circostanze che, nel caso di un normale cittadino, avrebbero dato luogo semplicemente a una procedura amministrativa, |
|
C. |
considerando inoltre che il pubblico ministero non ha cercato soltanto di impedire, con motivazioni pretestuose e altamente offensive, senza alcuna ragione valida, che l'on. Brok fosse informato dell'imputazione a suo carico, ma ha anche fatto in modo che al caso fosse data grande pubblicità nei media, arrecando così un danno estremamente grave al deputato in questione, |
|
D. |
considerando pertanto che si tratta di un chiaro caso di fumus persecutionis, in quanto è evidente che il procedimento è stato avviato unicamente al fine di ledere la reputazione del deputato in questione, |
|
E. |
considerando che sarebbe dunque assolutamente fuori luogo revocare l'immunità del deputato, |
|
1. |
decide di non revocare l'immunità di Elmar Brok; |
|
2. |
incarica il suo Presidente di trasmettere immediatamente la presente decisione e la relazione della sua commissione competente all'autorità competente della Repubblica federale di Germania. |
(1) Causa 101/63, Wagner contro Fohrmann e Krier [1964] Racc. 195 e causa 149/85, Wybot contro Faure, [1986] Racc. 2391.
III Atti preparatori
PARLAMENTO EUROPEO
Martedì 8 marzo 2011
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/192 |
Martedì 8 marzo 2011
Nomina di un membro della Corte dei conti europea (Harald Wögerbauer - AT)
P7_TA(2011)0078
Decisione del Parlamento europeo dell'8 marzo 2011 sulla nomina di Harald Wögerbauer a membro della Corte dei conti (C7-0029/2011 – 2011/0801(NLE))
2012/C 199 E/27
(Consultazione)
Il Parlamento europeo,
|
— |
visto l'articolo 286, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, a norma del quale è stato consultato dal Consiglio (C7-0029/2011), |
|
— |
vista l'audizione del candidato proposto dal Consiglio per le funzioni di membro della Corte dei Conti, cui la commissione per il controllo dei bilanci ha proceduto nella riunione del 3 marzo 2011, |
|
— |
visto l'articolo 108 del suo regolamento, |
|
— |
vista la relazione della commissione per il controllo dei bilanci (A7-0048/2011), |
|
A. |
considerando che Harald Wögerbauer soddisfa le condizioni stabilite all'articolo 286, paragrafo 1, TFUE, |
|
1. |
esprime parere positivo sulla proposta di nominare Harald Wögerbauer membro della Corte dei conti; |
|
2. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la presente decisione al Consiglio e, per conoscenza, alla Corte dei conti nonché alle altre istituzioni dell'Unione europea e alle istituzioni di controllo degli Stati membri. |
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7.7.2012 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
CE 199/193 |
Martedì 8 marzo 2011
Zona coperta dall'accordo della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo ***I
P7_TA(2011)0079
Risoluzione legislativa del Parlamento europeo dell'8 marzo 2011 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a talune disposizioni per la pesca nella zona coperta dall'accordo CGPM (Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo) (COM(2009)0477 – C7-0204/2009 – 2009/0129(COD))
2012/C 199 E/28
(Procedura legislativa ordinaria: prima lettura)
Il Parlamento europeo,
|
— |
vista la proposta della Commissione al Consiglio (COM(2009)0477), |
|
— |
visto l'articolo 37 del trattato CE, a norma del quale è stato consultato dal Consiglio (C7-0204/2009), |
|
— |
vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio dal titolo «Ripercussioni dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona sulle procedure decisionali interistituzionali in corso» (COM(2009)0665), |
|
— |
visti l'articolo 294, paragrafo 3, e l'articolo 43, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, |
|
— |
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo del 17 marzo 2010 (1), |
|
— |
visto l'articolo 55 del suo regolamento, |
|
— |
vista la relazione della commissione per la pesca (A7-0023/2011), |
|
1. |
adotta la posizione in prima lettura figurante in appresso; |
|
2. |
chiede alla Commissione di presentargli nuovamente la proposta qualora intenda modificarla sostanzialmente o sostituirla con un nuovo testo; |
|
3. |
incarica il suo Presidente di trasmettere la posizione del Parlamento al Consiglio e alla Commissione nonché ai parlamenti nazionali. |
(1) GU C 354 del 28.12.2010, pag. 71.
Martedì 8 marzo 2011
P7_TC1-COD(2009)0129
Posizione del Parlamento europeo definita in prima lettura l'8 marzo 2011 in vista dell'adozione del regolamento (UE) n. …/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a talune disposizioni per la pesca nella zona coperta dall'accordo CGPM (Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo) [Emendamento 1]
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, e in particolare l'articolo 43, paragrafo 2 , [Emendamento 2]
vista la proposta della Commissione europea,
▐ [Emendamento 3]
visto il parere del Comitato economico e sociale europeo (1) ,[Emendamento 4]
deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria (2) ,[Emendamento 5]
considerando quanto segue:
|
(1) |
L'accordo relativo all'istituzione della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo («CGPM»), in prosieguo denominato «accordo CGPM», è stato approvato con decisione 98/416/CE del Consiglio, del 16 giugno 1998, relativa all'adesione della Comunità europea alla Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (3). |
|
(2) |
L'accordo CGPM garantisce un quadro adeguato per la cooperazione multilaterale finalizzata a promuovere lo sviluppo, la conservazione, la gestione razionale e il migliore utilizzo degli stock delle risorse acquatiche viventi nel Mediterraneo e nel Mar Nero a livelli considerati sostenibili e a basso rischio di esaurimento. |
|
(3) |
L'Unione europea, la Bulgaria, la Grecia, la Spagna, la Francia, l'Italia, Cipro, Malta, la Romania e la Slovenia sono parti contraenti della CGPM. [Emendamento 6] |
|
(4) |
Le raccomandazioni adottate dalla CGPM sono vincolanti per le sue parti contraenti. Poiché l'Unione è parte contraente della CGPM, tali raccomandazioni sono vincolanti per l'Unione e dovrebbero pertanto essere recepite nel diritto dell'Unione qualora il loro contenuto non sia già contemplato da disposizioni dello stesso. [Emendamento 7] |
|
(5) |
Nelle sessioni annuali del 2005, 2006, 2007 e 2008 la CGPM ha adottato una serie di raccomandazioni e risoluzioni relative ad alcuni tipi di pesca nella zona coperta dall'accordo CGPM che sono state temporaneamente recepite nel diritto dell'Unione mediante i regolamenti annuali sulle possibilità di pesca (4) o, nel caso delle raccomandazioni CGPM 2005/1 e 2005/2, dall'articolo 4, paragrafo 3, e dall'articolo 24 del regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio, del 21 dicembre 2006, relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel Mar Mediterraneo (5). [Emendamento 8] |
|
(6) |
Per ragioni di chiarezza, semplificazione e certezza del diritto, e poiché il carattere permanente delle raccomandazioni richiede uno strumento giuridico stabile per il loro recepimento nel diritto dell'Unione , è opportuno recepire le raccomandazioni in oggetto mediante un singolo atto legislativo, al quale possono essere aggiunte le future raccomandazioni mediante modifiche dello stesso. [Emendamento 9] |
|
(7) |
Le raccomandazioni della CGPM si applicano all'intera zona coperta dall'accordo CGPM, ovvero il Mediterraneo, il Mar Nero e le acque intermedie, di cui all'allegato II della decisione 98/416/CE, e, pertanto, per motivi di chiarezza del diritto dell'Unione, dovrebbero essere recepite in un regolamento distinto anziché mediante modifiche del regolamento (CE) n. 1967/2006, che si riferisce al solo Mare Mediterraneo. [Emendamento 10] |
|
(8) |
Talune disposizioni del regolamento (CE) n. 1967/2006 dovrebbero applicarsi non solo al Mare Mediterraneo ma all'intera zona coperta dall'accordo CGPM. È quindi opportuno sopprimere tali disposizioni dal regolamento (CE) n. 1967/2006 e includerle nel presente regolamento. |
|
(9) |
Le «Zone di restrizione della pesca» cui fanno riferimento le raccomandazioni della CGPM per le misure di gestione dello spazio sono equivalenti alle «Zone di pesca protette» nell'accezione del regolamento (CE) n. 1967/2006. |
|
(10) |
Nella sessione annuale del 23-27 marzo 2009, la CGPM ha adottato una raccomandazione sull'istituzione di una zona di restrizione della pesca nel Golfo del Leone sulla base del parere scientifico del comitato scientifico consultivo (CSC), contenuto nella relazione della sua undicesima sessione (relazione FAO n. 890). È opportuno applicare la presente misura mediante un sistema di gestione dello sforzo. |
|
(11) |
La selettività di alcuni attrezzi da pesca non può oltrepassare un determinato livello nelle attività di pesca miste del Mediterraneo e, oltre al controllo e alla limitazione dello sforzo di pesca, è fondamentale limitare lo sforzo di pesca nelle zone in cui si concentrano gli esemplari adulti di importanti stock allo scopo di ridurre i rischi di ostacolare la riproduzione e per consentire il loro sfruttamento sostenibile. È pertanto consigliabile limitare in primo luogo lo sforzo di pesca ai livelli precedenti nella zona presa in esame dal comitato scientifico consultivo e non consentire alcun aumento di tale livello. |
|
(12) |
Il parere su cui si basano le misure di gestione dovrebbe fondarsi sull'uso scientifico dei pertinenti dati sulla capacità e attività della flotta, sullo stato biologico delle risorse sfruttate e sulla situazione socioeconomica delle attività di pesca; tali dati dovrebbero essere raccolti e trasmessi in tempo per consentire agli organi ausiliari della CGPM di redigere i loro pareri. |
|
(13) |
Nella sessione annuale del 2008, la CGPM ha adottato una raccomandazione relativa a un regime di misure sullo Stato di approdo per contrastare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) nella zona coperta dall'accordo CGPM. Se, da un lato, il regolamento (CE) n. 1005/2008 del Consiglio, del 29 settembre 2008, che istituisce un regime comunitario per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (6) comprende in termini generali il contenuto di tale raccomandazione e si applica dal 1o gennaio 2010, vi sono, dall'altro, alcuni aspetti, quali la frequenza, la copertura e le procedure delle ispezioni in porto, che è opportuno indicare nel presente regolamento allo scopo di adattare il provvedimento alle caratteristiche specifiche della zona coperta dall'accordo CGPM. [Emendamento 11] |
|
(14) |
Al fine di garantire condizioni uniformi di esecuzione del presente regolamento , dovrebbero essere attribuite alla Commissione competenze di esecuzione. Tali competenze, che non dovrebbero pregiudicare le disposizioni del presente regolamento in materia di atti delegati e non dovrebbero applicarsi alle disposizioni del presente regolamento sulle misure relative allo Stato di approdo e sulle procedure di ispezione delle navi da parte dello Stato di approdo, dovrebbero essere esercitate conformemente al regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell 'esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione (7). ▐ [Emendamento 47] |
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(15) |
La Commissione dovrebbe avere il potere di adottare atti delegati ai sensi dell'articolo 290 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea per quanto riguarda il recepimento, nel diritto dell'Unione, di quelle future modifiche delle misure CGPM per la conservazione, il controllo o l'esecuzione già trasposte nel diritto dell'Unione, che sono oggetto di alcuni elementi non essenziali esplicitamente delimitati dal presente regolamento e che diventano vincolanti per l'Unione europea e i suoi Stati membri, a norma delle disposizioni della CGPM. È particolarmente importante che durante i lavori preparatori la Commissione svolga consultazioni adeguate, anche a livello di esperti, [Emendamento 13] |
HANNO ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
TITOLO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Oggetto
Il presente regolamento stabilisce le modalità di applicazione da parte dell'Unione delle misure di conservazione, gestione, sfruttamento, controllo, commercializzazione e esecuzione per i prodotti della pesca e dell'acquacoltura, quali stabilite dalla Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo («la CGPM»). [Emendamento 14]
Articolo 2
Ambito di applicazione
1. Il presente regolamento si applica alle attività commerciali di pesca e acquacoltura effettuate da navi dell'UE e da cittadini degli Stati membri nella zona coperta dall'accordo CGPM. [Emendamento 15]
Esso si applica fatto salvo il regolamento (CE) n. 1967/2006.
2. In deroga al paragrafo 1, le disposizioni del presente regolamento non si applicano alle operazioni di pesca effettuate esclusivamente per motivi di ricerca scientifica con il permesso e sotto l'egida dello Stato di bandiera e di cui la Commissione e gli Stati membri nelle cui acque ha luogo la ricerca siano stati previamente informati. Gli Stati membri che effettuano operazioni di pesca a fini di ricerca scientifica informano la Commissione, gli Stati membri nelle cui acque ha luogo la ricerca e il comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca di tutte le catture ottenute da tali operazioni di pesca.
Articolo 3
Definizioni
Ai fini del presente regolamento, in aggiunta alle definizioni di cui all'articolo 3 del regolamento (CE) n. 2371/2002 del Consiglio, del 20 dicembre 2002, relativo alla conservazione e allo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nell'ambito della politica comune della pesca (8) e all'articolo 2 del regolamento (CE) n. 1967/2006, si applicano le seguenti definizioni:
a) «zona coperta dall'accordo CGPM»: il Mare Mediterraneo, il Mar Nero e le acque intermedie, di cui all'allegato II della decisione 98/416/CE;
b) «sforzo di pesca»: il prodotto della capacità di un peschereccio, espresso sia in kW che in GT, e i giorni in mare;
c) «giorni in mare»: ciascun giorno di calendario in cui la nave è fuori dal porto, a prescindere dalla porzione di tempo di tale giorno in cui la nave è presente nella zona.
TITOLO II
MISURE TECNICHE
Capo I
Zone soggette a restrizioni dell'attività di pesca
Sezione I
Zone soggette a restrizioni dell'attività di pesca nel Golfo del Leone
Articolo 4
Istituzione di un zona soggetta a restrizioni dell'attività di pesca
È istituita una zona soggetta a restrizioni dell'attività di pesca nella parte orientale del Golfo del Leone (delimitata dalle linee che uniscono le coordinate seguenti):
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— |
42°40′N, 4°20′ E, |
|
— |
42°40′N, 5°00′ E, |
|
— |
43°00′N, 4°20′ E, |
|
— |
43°00′N, 5°00′ E. |
Articolo 5
Sforzo di pesca
Lo sforzo di pesca per gli stock demersali, da parte delle navi che utilizzano reti da traino, palangari per la pesca di fondo e a medie profondità, nonché reti da fondo nelle attività di pesca nella zona soggetta a restrizioni di cui all'articolo 4, non eccede il livello dello sforzo di pesca applicato nel 2008 da ciascuno Stato membro in tale zona.
Articolo 6
Attività di pesca comprovate
Non oltre il … (9) , gli Stati membri trasmettono alla Commissione in formato elettronico l'elenco delle navi battenti la loro bandiera e che presentano per il 2008 un'attività comprovata di pesca nella zona di cui all'articolo 4 e nella sottozona geografica 7 della CGPM, quale definita nell'allegato I. Tale elenco riporta il nome della nave, il numero di registro della flotta, quale definito nell'allegato I del regolamento (CE) n. 26/2004 della Commissione, del 30 dicembre 2003, relativo al registro della flotta peschereccia comunitaria (10), il periodo in cui la nave è stata autorizzata a svolgere attività di pesca nella zona di cui all'articolo 4 e il numero di giorni trascorsi da ciascuna nave nel 2008 nella sottozona geografica 7 e, più specificamente, nella zona di cui all'articolo 4. [Emendamento 16]
Articolo 7
Navi autorizzate
1. Alle navi autorizzate a svolgere attività di pesca nella zona di cui all'articolo 4 gli Stati membri di bandiera rilasciano un permesso di pesca speciale in conformità del regolamento (CE) n. 1627/94 del Consiglio, del 27 giugno 1994, che stabilisce le disposizioni generali relative ai permessi di pesca speciali (11).
2. Le navi che non presentano un'attività comprovata di pesca nella zona di cui all'articolo 4 anteriormente al 31 dicembre 2008 non sono autorizzate ad avviare attività di pesca in tale zona.
3. Non oltre il … (12), gli Stati membri comunicano alla Commissione le disposizioni legislative nazionali in vigore al 31 dicembre 2008 relativamente a: [Emendamento 17]
|
a) |
il periodo massimo giornaliero di attività di pesca consentito per nave; |
|
b) |
il numero massimo di giorni per settimana che una nave può trascorrere in mare e essere assente dal porto, e |
|
c) |
i termini obbligatori entro cui i pescherecci battenti la loro bandiera escono e rientrano nel porto di registrazione. |
Articolo 8
Protezione degli habitat vulnerabili
Gli Stati membri garantiscono che la zona di cui all'articolo 4 sia protetta dall'impatto di ogni altra attività umana che minacci la conservazione delle caratteristiche distintive che individuano tale zona come area di aggregazione dei riproduttori.
Articolo 9
Informazioni
Entro il 31 gennaio di ogni anno, gli Stati membri presentano alla Commissione in formato elettronico una relazione sulle attività di pesca svolte nella zona di cui all'articolo 4.
Sezione II
Zone soggette a restrizioni dell'attività di pesca al fine di proteggere gli habitat vulnerabili di acque profonde
Articolo 10
Istituzione di zone soggette a restrizioni dell'attività di pesca
La pesca con draghe trainate e reti a strascico è vietata nelle zone geografiche seguenti:
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a) |
zona di restrizione della pesca in acque profonde «Barriera corallina di Lophelia al largo di Capo Santa Maria di Leuca», delimitata dalle linee che uniscono le coordinate seguenti:
|
|
b) |
zona di restrizione della pesca in acque profonde «Infiltrazioni fredde di idrocarburi del delta del Nilo», delimitata dalle linee che uniscono le coordinate seguenti:
|
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c) |
zona di restrizione della pesca in acque profonde «Montagna sottomarina di Eratostene», delimitata dalle linee che uniscono le coordinate seguenti:
|
Articolo 11
Protezione degli habitat vulnerabili
Gli Stati membri garantiscono che le loro autorità competenti siano chiamate a proteggere gli habitat vulnerabili in acque profonde nelle zone di cui all'articolo 10 ▐, in particolare ▐ dall'impatto di ogni altra attività che minacci la conservazione delle caratteristiche distintive che individuano tali habitat. [Emendamento 18]
Capo II
Istituzione di un fermo stagionale per la pesca della lampuga condotta con l'uso di dispositivi di concentrazione del pesce (fad)
Articolo 12
Fermo stagionale
1. La pesca della lampuga (Coryphaena hippurus) condotta con l'uso di dispositivi di concentrazione del pesce (FAD) è vietata dal 1o gennaio al 14 agosto di ogni anno.
2. In deroga al paragrafo 1, se uno Stato membro è in grado di dimostrare che, a causa delle avverse condizioni atmosferiche, i pescherecci battenti la sua bandiera non sono riusciti a utilizzare i giorni di pesca normalmente a loro disposizione, tale Stato membro può recuperare i giorni persi dalle sue navi nella pesca con i dispositivi di concentrazione del pesce fino al 31 gennaio dell'anno successivo. In tal caso, gli Stati membri trasmettono alla Commissione, prima della fine dell'anno, una domanda indicante il numero di giorni da recuperare.
3. I paragrafi 1 e 2 si applicano anche alla zona di gestione di cui all'articolo 26, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1967/2006.
4. La domanda di cui al paragrafo 2 contiene le seguenti informazioni:
|
a) |
una relazione che illustri i particolari della cessazione dell'attività di pesca in questione contenente le pertinenti informazioni di tipo meteorologico; |
|
b) |
il nome della nave e il numero di registro della flotta dell'UE . [Emendamento 19] |
5. La Commissione decide in merito alle domande di cui al paragrafo 2 entro sei settimane dalla data di ricevimento della domanda e ne informa lo Stato membro per iscritto.
6. La Commissione comunica al segretario esecutivo della CGPM le decisioni adottate a norma del paragrafo 5. Entro il 1o novembre di ciascun anno, gli Stati membri trasmettono alla Commissione una relazione sul recupero dei giorni persi nel corso dell'anno precedente di cui al paragrafo 2.
Articolo 13
Permesso di pesca speciale
I pescherecci autorizzati a partecipare alla pesca della lampuga ricevono un permesso di pesca speciale conformemente al regolamento (CE) n. 1627/94 e sono incluse in un elenco fornito alla Commissione dallo Stato membro interessato indicante il nome della nave e il numero di registro della flotta dell'UE . Fatto salvo l'articolo 1, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1627/94, le navi di lunghezza fuori tutto inferiore a 10 metri sono tenute ad avere un permesso di pesca speciale. [Emendamento 20]
Tale obbligo si applica anche alla zona di gestione di cui all'articolo 26, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1967/2006.
Articolo 14
Raccolta dei dati
Fatto salvo il regolamento (CE) n. 199/2008 del Consiglio, del 25 febbraio 2008, che istituisce un quadro comunitario per la raccolta, la gestione e l’uso di dati nel settore della pesca e un sostegno alla consulenza scientifica relativa alla politica comune della pesca (13), gli Stati membri stabiliscono un adeguato sistema di raccolta e trattamento dei dati relativi alle catture e allo sforzo di pesca.
Gli Stati membri comunicano alla Commissione entro il 15 gennaio di ogni anno il numero delle navi impegnate nelle attività di pesca e il totale degli sbarchi e dei trasbordi di lampuga effettuati nel corso dell'anno precedente dalle navi battenti la loro bandiera in tutte le sottozone geografiche coperte dall'accordo CGPM, come indicato nell'allegato I.
La Commissione trasmette le informazioni ricevute dagli Stati membri al segretario esecutivo della CGPM.
Capo III
Attrezzi da pesca <BR> ▐ <BR>[Emendamenti 21, 22, 23, 24 e 25]
Articolo 15
Dimensione minima di maglia delle reti nel Mar Nero
1. La dimensione minima delle maglie usate per attività di pesca a strascico degli stock demersali nel Mar Nero è pari a 40 mm; non possono essere utilizzati o tenuti a bordo pannelli di reti aventi maglie di apertura inferiore a 40 mm.
2. Entro il 31 gennaio 2012, le reti di cui al paragrafo 1 sono sostituite da reti a maglia quadrata da 40 mm nel sacco o, su richiesta debitamente giustificata dell'armatore, da reti con maglie a losanga di 50 mm aventi una selettività riconosciuta equivalente o superiore a quella di una maglia quadrata da 40 mm nel sacco.
3. Gli Stati membri, i cui pescherecci effettuano attività di pesca a strascico degli stock demersali nel Mar Nero, trasmettono alla Commissione per la prima volta entro il 1o ottobre 2011 , e successivamente ogni sei mesi, l'elenco dei pescherecci e la loro percentuale, sull'intera flotta nazionale, equipaggiata di reti a strascico con reti con maglia quadrata da 40 mm nel sacco o con reti con maglie a losanga di almeno 50 mm. [Emendamento 26]
4. La Commissione trasmette le informazioni di cui al paragrafo 2 al segretario esecutivo della CGPM.
Articolo 16
Pesca con draghe trainate e reti da traino
È vietato l'uso di draghe trainate e reti da traino a più di 1 000 metri di profondità.
TITOLO III
MISURE DI CONTROLLO
Capo I
Registro delle navi
Articolo 17
Registro delle navi autorizzate
1. Entro il 1o dicembre di ogni anno, ciascuno Stato membro trasmette alla Commissione, tramite il supporto informatico abituale, un elenco aggiornato delle navi di lunghezza fuori tutto superiore a 15 metri, battenti la sua bandiera e registrate nel suo territorio, autorizzate a pescare nella zona coperta dall'accordo CGPM tramite il rilascio di una autorizzazione di pesca. [Emendamento 27]
2. L'elenco di cui al paragrafo 1 comprende in particolare le seguenti informazioni:
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a) |
il numero di registro della flotta dell'UE e la marcatura esterna quale definita nell'allegato I del regolamento (CE) n. 26/2004; [Emendamento 28] |
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b) |
il periodo autorizzato per la pesca e/o il trasbordo; |
|
c) |
gli attrezzi da pesca utilizzati. |
3. La Commissione trasmette l'elenco aggiornato al segretario esecutivo della CGPM entro il 1o gennaio di ogni anno , affinché tali navi possano essere iscritte nel registro CGPM delle navi di lunghezza fuori tutto superiore a 15 metri autorizzate a pescare nella zona coperta dall'accordo CGPM («registro CGPM»). [Emendamento 29]
4. Qualsiasi modifica da apportare all'elenco di cui al paragrafo 1 è comunicata alla Commissione, per trasmissione al segretario esecutivo della CGPM e la stessa procedura si applica almeno 10 giorni lavorativi prima della data in cui le navi iniziano le attività di pesca nella zona coperta dall'accordo CGPM.
5. Ai pescherecci dell'UE di lunghezza fuori tutto superiore a 15 metri non figuranti nell'elenco di cui al paragrafo 1 è vietato pescare, conservare a bordo, trasbordare o sbarcare qualsiasi tipo di pesce o di mollusco all'interno della zona coperta dall'accordo CGPM. [Emendamento 30]
6. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che:
|
a) |
solo le navi battenti la loro bandiera che figurano nell'elenco di cui al paragrafo 1 e che detengono a bordo un'autorizzazione di pesca da essi rilasciata siano autorizzate, alle condizioni indicate nella stessa , a svolgere attività di pesca nella zona coperta dall'accordo CGPM; [Emendamento 31] |
|
b) |
nessuna autorizzazione di pesca sia concessa alle navi che hanno svolto pesca INN nella zona coperta dall'accordo CGPM o altrove, a meno che i nuovi armatori non forniscano prove documentarie adeguate che dimostrino che gli armatori e operatori precedenti non possiedono più alcun interesse giuridico, beneficiario o finanziario connesso con le navi suddette, né esercitano alcuna forma di controllo su di esse, o che le loro navi non partecipano né sono associate ad attività di pesca INN; [Emendamento 32] |
|
c) |
nella misura del possibile, la loro legislazione nazionale vieti agli armatori e operatori di navi battenti la loro bandiera, incluse nell'elenco di cui al paragrafo 1, di partecipare o essere associate ad attività di pesca esercitate nella zona coperta dall'accordo CGPM da navi che non figurano nel registro CGPM; |
|
d) |
nella misura del possibile, la loro legislazione nazionale preveda che gli armatori di navi battenti la loro bandiera incluse nell'elenco di cui al paragrafo 1 siano cittadini o soggetti giuridici dello Stato membro di bandiera; |
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e) |
le loro navi siano conformi all'insieme delle norme pertinenti della CGPM in materia di conservazione e di gestione. |
7. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per vietare la pesca, la detenzione a bordo, il trasbordo e lo sbarco di pesci e molluschi catturati nella zona coperta dall'accordo CGPM da navi di lunghezza fuori tutto superiore a 15 metri che non figurano nel registro CGPM.
8. Gli Stati membri trasmettono senza indugio alla Commissione ogni informazione che induca il sospetto fondato che navi di lunghezza fuori tutto superiore a 15 metri che non figurano nel registro CGPM svolgono attività di pesca e/o di trasbordo di pesci e molluschi nella zona coperta dall'accordo CGPM.
Capo II
Misure relative allo stato di approdo
Articolo 18
Ambito di applicazione
Il presente capo si applica ai pescherecci di paesi terzi.
Articolo 19
Notifica preliminare
In deroga all'articolo 6, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1005/2008 ▐ la notifica preliminare perviene almeno 72 ore prima dell'orario di arrivo previsto in porto. [Emendamento 33]
Articolo 20
Ispezioni in porto
1. Fatto salvo l'articolo 9, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1005/2008, gli Stati membri sottopongo a ispezione nei loro porti designati almeno il 15 % delle operazioni di sbarco e di trasbordo effettuate ogni anno.
2. Fatto salvo l'articolo 9, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1005/2008, i pescherecci che entrano in un porto degli Stati membri senza notifica preventiva sono in ogni caso soggetti a ispezione.
Articolo 21
Procedura di ispezione
Oltre alle disposizioni dell'articolo 10 del regolamento (CE) n. 1005/2008, le ispezioni nei porti sono conformi alle disposizioni di cui all'allegato II del presente regolamento.
Articolo 22
Rifiuto dell'autorizzazione a utilizzare il porto
1. Gli Stati membri non consentono a una nave di paesi terzi di utilizzare i loro porti a fini di sbarco, trasbordo o trasformazione di prodotti della pesca catturati nella zona coperta dall'accordo CGPM, e rifiutano l'accesso ai servizi portuali, quali tra l'altro i servizi di rifornimento carburante e di approvvigionamento, tranne nei casi di forza maggiore o pericolo ai sensi dell'articolo 18 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e limitatamente ai servizi necessari per porre rimedio a tali situazioni, se:
|
a) |
la nave non è conforme alle disposizioni del presente regolamento ; o [Emendamento 35] |
|
b) |
la nave è compresa in un elenco di navi che hanno praticato o coadiuvato attività di pesca INN, adottato da un'organizzazione regionale di gestione della pesca; oppure |
|
c) |
la nave non dispone di un'autorizzazione valida a praticare la pesca o attività inerenti alla pesca nella zona coperta dall'accordo CGPM. |
2. Il paragrafo 1 si applica in aggiunta alle disposizioni relative al rifiuto dell'autorizzazione a utilizzare il porto di cui all'articolo 4, paragrafo 2, e all'articolo 37, paragrafi 5 e 6, del regolamento (CE) n. 1005/2008.
3. Uno Stato membro che abbia rifiutato l'utilizzo dei propri porti in conformità dei paragrafi 1 o 2, ne informa tempestivamente il comandante della nave, lo Stato di bandiera, la Commissione e il segretario esecutivo della CGPM.
4. Ove i motivi del rifiuto di cui ai paragrafi 1 o 2 non siano più applicabili, lo Stato membro revoca il rifiuto e informa tutti i destinatari della notifica emessa a norma del paragrafo 3.
TITOLO IV
COOPERAZIONE, INFORMAZIONE E RENDICONTAZIONE
Articolo 23
Cooperazione e informazione
1. La Commissione e gli Stati membri cooperano e scambiano informazioni con il segretario esecutivo della CGPM, in particolare:
|
a) |
chiedendo e fornendo informazioni alle banche dati pertinenti; |
|
b) |
chiedendo e offrendo cooperazione per promuovere un'efficace attuazione del presente regolamento. |
2. Gli Stati membri garantiscono che i loro sistemi nazionali di informazione sulla pesca consentano lo scambio diretto di informazioni per via elettronica, tra di loro e con il segretariato CGPM, sulle ispezioni da parte dello Stato di approdo di cui al titolo III, tenendo in debito gli obblighi di riservatezza.
3. Gli Stati membri prendono le misure per promuovere lo scambio elettronico delle informazioni tra le pertinenti agenzie nazionali e per coordinare le attività di tali agenzie nell'attuazione delle misure previste dal capo II del titolo III . [Emendamento 36]
4. Ai fini del presente regolamento gli Stati membri redigono un elenco di punti di contatto da trasmettere per via elettronica senza indugio alla Commissione, al segretario esecutivo della CGPM e alle parti contraenti della CGPM.
Articolo 24
Trasmissione delle matrici statistiche
1. Gli Stati membri trasmettono al segretario esecutivo della CGPM, entro il 1o maggio di ogni anno, i dati relativi ai compiti 1.1, 1.2, 1.3, 1.4 e 1.5 della matrice statistica CGPM figurante nell'allegato III.
▐ [Emendamento 37]
2. La prima trasmissione dei dati relativi ai compiti 1.3 e 1.5 avviene entro il 1o febbraio 2011.
3. Per la trasmissione dei dati di cui al paragrafo 1, gli Stati membri utilizzano il sistema di inserimento dati della CGPM o qualsiasi altro standard adeguato per la trasmissione di dati e il protocollo definito dal segretariato della CGPM e disponibile al seguente sito internet: http://www.gfcm.org/gfcm/topic/16164.
4. Gli Stati membri informano la Commissione dei dati inviati sulla base del presente articolo.
TITOLO V
DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 25
Atti di esecuzione [Emendamento 48]
Al fine di garantire condizioni uniformi di esecuzione del presente regolamento l a Commissione può adottare atti di esecuzione. Tali atti di esecuzione, che non pregiudicano l'articolo 27 del presente regolamento e non si applicano alle disposizioni del presente regolamento sulle misure relative allo Stato di approdo di cui al titolo III, capo II, e sulle procedure di ispezione delle navi da parte dello Stato di approdo di cui all'allegato II, sono adottati secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 26, paragrafo 2. [Emendamento 49]
Articolo 26
Procedura di comitato [Emendamento 50]
1. La Commissione è assistita dal comitato ▐ per il settore della pesca e dell'acquacoltura istituito dall'articolo 30, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 2371/2002 del Consiglio . Esso è un comitato ai sensi del regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio . [Emendamento 51]
2. Nei casi in cui è fatto riferimento al presente paragrafo, si applica l'articolo 5 del regolamento (UE) n. 182/2011 . [Emendamento 52]
▐ [Emendamento 40]
Articolo 27
Delega di potere
Per quanto necessario, al fine di recepire nel diritto dell'Unione le modifiche alle vigenti disposizioni del regime che diventano obbligatorie per l'Unione, la Commissione può modificare, mediante atti delegati ai sensi dell'articolo 28 e alle condizioni di cui agli articoli 29 e 30, le disposizioni del presente regolamento concernenti:
|
— |
le zone soggette a restrizioni dell’attività di pesca nel Golfo del Leone di cui agli articoli 4, 5, 6, 7, 8 e 9, |
|
— |
le zone soggette a restrizioni dell'attività di pesca per proteggere gli habitat vulnerabili in acque profonde di cui al titolo II, capo I, sezione II, articoli 10 e 11, |
|
— |
l’istituzione di un fermo stagionale per la pesca della lampuga condotta con l'uso di FAD, di cui al titolo II, capo I, sezione II, articoli 12, 13 e 14, |
|
— |
la trasmissione di informazioni al segretario esecutivo della CGPM di cui all'articolo 15, paragrafo 4, |
|
— |
il registro delle navi autorizzate di cui all'articolo 17, |
|
— |
la cooperazione, l'informazione e la rendicontazione di cui agli articoli 23 e 24, |
|
— |
la tabella, la mappa e le coordinate geografiche delle sottozone geografiche CGPM di cui all'allegato I, |
|
— |
la matrice statistica CGPM di cui all'allegato III. |
[Emendamento 41]
Articolo 28
Esercizio della delega
1. Il potere di adottare gli atti delegati di cui all'articolo 27 è conferito alla Commissione per un periodo di tre anni a partire dal … (14). La Commissione presenta una relazione sul potere delegato non oltre sei mesi prima della scadenza del periodo di tre anni. La delega di potere è automaticamente prorogata per periodi di identica durata, tranne in caso di revoca da parte del Parlamento europeo o del Consiglio ai sensi dell'articolo 29.
2. Non appena adotta un atto delegato, la Commissione lo notifica simultaneamente al Parlamento europeo e al Consiglio.
3. Il potere conferito alla Commissione di adottare atti delegati è soggetto alle condizioni stabilite dagli articoli 29 e 30.
[Emendamento 42]
Articolo 29
Revoca della delega
1. La delega di potere di cui all'articolo 27 può essere revocata in ogni momento dal Parlamento europeo o dal Consiglio.
2. L'istituzione che ha avviato una procedura interna per decidere l'eventuale revoca della delega di potere si adopera per informare l'altra istituzione e la Commissione entro un termine ragionevole prima di prendere una decisione definitiva, specificando il potere delegato che potrebbe essere oggetto di revoca e gli eventuali motivi della revoca.
3. La decisione di revoca pone fine alla delega del potere specificato nella decisione medesima. Gli effetti della decisione decorrono immediatamente o da una data successiva ivi precisata. La decisione di revoca non incide sulla validità degli atti delegati già in vigore. Essa è pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
[Emendamento 43]
Articolo 30
Obiezioni agli atti delegati
1. Il Parlamento europeo e il Consiglio possono sollevare obiezioni a un atto delegato entro due mesi dalla data di notifica.
Su iniziativa del Parlamento europeo o del Consiglio, tale periodo è prorogato di due mesi.
2. Se, alla scadenza del termine di cui al paragrafo 1, né il Parlamento europeo né il Consiglio hanno sollevato obiezioni all'atto delegato, esso è pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea ed entra in vigore alla data indicata nell'atto medesimo.
L'atto delegato può essere pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea ed entrare in vigore prima della scadenza di tale termine se il Parlamento europeo e il Consiglio hanno entrambi informato la Commissione della loro intenzione di non sollevare obiezioni.
3. Se il Parlamento europeo o il Consiglio sollevano obiezioni all'atto delegato entro il termine di cui al paragrafo 1, questo non entra in vigore. L’istituzione che solleva obiezioni all’atto delegato ne illustra le ragioni.
[Emendamento 44]
Articolo 31
Modifiche del regolamento (CE) n. 1967/2006
Il regolamento (CE) n. 1967/2006 è così modificato:
|
a) |
all'articolo 4, il paragrafo 3 è soppresso; |
|
b) |
all'articolo 9, il paragrafo 3 è sostituito dal seguente: «3. Per le reti trainate diverse da quelle di cui al paragrafo 4, la dimensione minima delle maglie è la seguente:
I pescherecci sono autorizzati a utilizzare e tenere a bordo solo uno dei due tipi di rete. La Commissione presenta al Parlamento europeo e al Consiglio, entro il 30 giugno 2012, una relazione sull’attuazione del presente paragrafo, in base alla quale e in base alle informazioni fornite dagli Stati membri anteriormente al 31 dicembre 2011 propone, se del caso, gli opportuni adeguamenti.»; [Emendamento 45] |
|
c) |
l'articolo 24 è soppresso; |
|
d) |
all'articolo 27, i paragrafi 1 e 4 sono soppressi. |
▐ [Emendamento 46]
Articolo 32
Entrata in vigore
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a
Per il Parlamento europeo
Il presidente
Per il Consiglio
Il presidente
(1) GU C 354 del 28.12.2010, pag. 71.
(2) Posizione del Parlamento europeo dell'8 marzo 2011.
(3) GU L 190 del 4.7.1998, pag. 34.
(4) Regolamento (CE) n. 43/2009 del Consiglio, articoli 28-31, regolamento del Consiglio (CE) n. 40/2008, articoli 29-31, regolamento (CE) n. 41/2007 del Consiglio, articoli 26-27, regolamento (CE) n. 51/2006 del Consiglio, allegato III.
(5) GU L 409 del 30.12.2006, pag. 9.
(6) GU L 286 del 29.10.2008, pag. 1.
(7) GU L 55 del 28.2.2011, pag. 13.
(8) GU L 358 del 31.12.2002, pag. 59.
(9) Venti giorni dopo l'entrata in vigore del presente regolamento.
(10) GU L 5 del 9.1.2004, pag. 25.
(11) GU L 171 del 6.7.1994, pag. 7.
(12) Venti giorni dall'entrata in vigore del presente regolamento.
(13) GU L 60 del 5.3.2008, pag. 1.
(14) Data di entrata in vigore del presente regolamento.
Martedì 8 marzo 2011
ALLEGATO I
A) Tabella delle sottozone geografiche CGPM (GSA)
|
SOTTOZONA FAO |
DIVISIONI STATISTICHE FAO |
GSA |
||
|
OCCIDENTALE |
1.1 |
BALEARI |
1 |
Mare di Alboran meridionale |
|
2 |
Isola di Alboran |
|||
|
3 |
Mare di Alboran meridionale |
|||
|
4 |
Algeria |
|||
|
5 |
Isole Baleari |
|||
|
6 |
Spagna settentrionale |
|||
|
11.1 |
Sardegna (occidentale) |
|||
|
1.2 |
GOLFO DEL LEONE |
7 |
Golfo del Leone |
|
|
1.3 |
SARDEGNA |
8 |
Corsica |
|
|
9 |
Mare Ligure e Mare Tirreno settentrionale |
|||
|
10 |
Mare Tirreno meridionale |
|||
|
11.2 |
Sardegna (orientale) |
|||
|
12 |
Tunisia settentrionale |
|||
|
CENTRALE |
2.1 |
ADRIATICO |
17 |
Adriatico settentrionale |
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18 |
Adriatico meridionale (parte) |
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2.2 |
IONIO |
13 |
Golfo di Hammamet |
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14 |
Golfo di Gabes |
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15 |
Isola di Malta |
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16 |
Sicilia meridionale |
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18 |
Adriatico meridionale (parte) |
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19 |
Mare Ionio occidentale |
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20 |
Mare Ionio orientale |
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21 |
Mare Ionio meridionale |
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ORIENTALE |
3.1 |
EGEO |
22 |
Mar Egeo |
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23 |
Isola di Creta |
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3.2 |
LEVANTE |
24 |
Levante settentrionale |
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25 |
Isola di Cipro |
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26 |
Levante meridionale |
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|
27 |
Levante |
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MAR NERO |
4.1 |
MARMARA |
28 |
Mar di Marmara |
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4.2 |
MAR NERO |
29 |
Mar Nero |
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4.3 |
MAR D'AZOV |
30 |
Mar d'Azov |
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B) Mappa delle CGPM GSA (CGPM, 2009)
C) Coordinate geografiche delle CGPM GSA (CGPM, 2009)
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GSA |
LIMITI |
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1 |
Linea costiera 36° N 5° 36′ O 36° N 3° 20′ O 36° 05′ N 3° 20′ O 36° 05′ N 2° 40′ O 36° N 1° 30′ O 36° N 1° 30′ O 36° 30′ N 1° 30′ O 36° 30′ N 1° O 37° 36′ N 1° O |
|
2 |
36° 05′ N 3° 20′ O 36° 05′ N 2° 40′ O 35° 45′ N 3° 20′ O 35° 45′ N 2° 40′ O 36° N 2° 40′ O |
|
3 |
Linea costiera 36° N 5° 36′ O 35° 49′ N 5° 36′ O 36° N 3° 20′ O 35° 45′ N 3° 20′ O 35° 45′ N 2° 40′ O 36° N 2° 40′ O 36° N 1° 30′ O 36° N 1° 13′ O Confine Marocco - Algeria |
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4 |
Linea costiera 36° N 2° 13′ O 36° N 1° 30′ O 36° 30′ N 1° 30′ O 36° 30′ N 1° O 37° N 1° O 37° N 0° 30′ E 38° N 0° 30′ E 38° N 8° 35′ E Confine Algeria - Tunisia Confine Marocco - Algeria |
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5 |
38° N 0° 30′ E 39° 30′ N 0° 30′ E 39° 30′ N 1° 30′ O 40° N 1° 30′ E 40° N 2° E 40° 30′ N 2° E 40° 30′ N 6° E 38° N 6° E |
|
6 |
Linea costiera 37° 36′ N 1° O 37° N 1° O 37° N 0° 30′ E 39° 30′ N 0° 30′ E 39° 30′ N 1° 30′ O 40° N 1° 30′ E 40° N 2° E 40° 30′ N 2° E 40° 30′ N 6° E 41° 47′ N 6° E 42° 26′ N 3° 09′ E |
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7 |
Linea costiera 42° 26′ N 3° 09′ E 41° 20′ N 8° E Confine Francia - Italia |
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8 |
43° 15′ N 7° 38′ E 43° 15′ N 9° 45′ E 41° 18′ N 9° 45′ E 41° 20′ N 8° E 41° 18′ N 8° E |
|
9 |
Linea costiera Confine Francia - Italia 43° 15′ N 7° 38′ E 43° 15′ N 9° 45′ E 41° 18′ N 9° 45′ E 41° 18′ N 13° E |
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10 |
Linea costiera (compresa la Sicilia settentrionale) 41° 18′ N 13° E 41° 18′ N 11° E 38° N 11° E 38° N 12° 30′ E |
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11 |
41° 47′ N 6° E 41° 18′ N 6° E 41° 18′ N 11° E 38° 30′ N 11° E 38° 30′ N 8° 30′ E 38° N 8° 30′ E 38° N 6° E |
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12 |
Linea costiera Confine Algeria - Tunisia 38° N 8° 30′ E 38° 30′ N 8° 30′ E 38° 30′ N 11° E 38° N 11° E 37° N 12° E 37° N 11° 04′E |
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13 |
Linea costiera 37° N 11° 04′E 37° N 12° E 35° N 13° 30′ E 35° N 11° E |
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14 |
Linea costiera 35° N 11° E 35° N 15° 18′ E Confine Tunisia - Libia |
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15 |
36° 30′ N 13° 30′ E 35° N 13° 30′ E 35° N 15° 18′ E 36° 30′ N 15° 18′ E |
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16 |
Linea costiera 38° N 12° 30′ E 38° N 11° E 37° N 12° E 35° N 13° 30′ E 36° 30′ N 13° 30′ E 36° 30′ N 15° 18′ E 37° N 15° 18′ E |
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17 |
Linea costiera 41° 55′ N 15° 08′ E Confine Croazia - Montenegro |
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18 |
Coste (entrambi i lati) 41° 55′ N 15° 08′ E 40° 04′ N 18° 29′ E Confine Croazia - Montenegro Confine Albania - Grecia |
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19 |
Linea costiera (compresa la Sicilia orientale) 40° 04′ N 18° 29′ E 37° N 15° 18′ E 35° N 15° 18′ E 35° N 19° 10′ E 39° 58′ N 19° 10′ E |
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20 |
Linea costiera Confine Albania - Grecia 39° 58′ N 19° 10′ E 35° N 19° 10′ E 35° N 23° E 36° 30′ N 23° E |
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21 |
Linea costiera Confine Tunisia - Libia 35° N 15° 18′ E 35° N 23° E 34° N 23° E 34° N 25° 09′ E Confine Libia - Egitto |
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22 |
Linea costiera 36° 30′ N 23° E 36° N 23° E 36° N 26° 30′ E 34° N 26° 30′ E 34° N 29° E 36° 43′ N 29° E |
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23 |
36° N 23° E 36° N 26° 30′ E 34° N 26° 30′ E 34° N 23° E |
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24 |
Linea costiera 36° 43′ N 29° E 34° N 29° E 34° N 32° E 35° 47′ N 32° E 35° 47′ N 35° E Confine Turchia - Siria |
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25 |
35° 47′ N 32° E 34° N 32° E 34° N 35° E 35° 47′ N 35° E |
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26 |
Linea costiera Confine Libia - Egitto 34° N 25° 09′ E 34° N 34° 13′ E Confine Egitto - Striscia di Gaza |
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27 |
Linea costiera Confine Egitto - Striscia di Gaza 34° N 34° 13′ E 34° N 35° E 35° 47′ N 35° E Confine Turchia - Siria |
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28 |
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29 |
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30 |
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Martedì 8 marzo 2011
ALLEGATO II
Procedure di ispezione delle navi da parte dello Stato di approdo
1) Identificazione della nave
Gli ispettori del porto:
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a) |
verificano la validità della documentazione ufficiale presente a bordo, se necessario stabilendo opportuni contatti con lo Stato di bandiera o consultando i registri internazionali delle navi; |
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b) |
se necessario, provvedono affinché venga effettuata una traduzione ufficiale della documentazione; |
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c) |
si accertano che il nome della nave, la bandiera, il numero e le marcature esterne di identificazione (nonché il numero di identificazione della nave dell'organizzazione marittima internazionale (IMO), se disponibile) e l'indicativo internazionale di chiamata siano corretti; |
|
d) |
nella misura del possibile, verificano se la nave ha cambiato nome e/o bandiera e, in caso affermativo, annotano il(i) nome(i) e la(e) bandiera(e) precedenti; |
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e) |
annotano il porto di immatricolazione, il nome e l'indirizzo dell'armatore (nonché dell'operatore e del beneficiario effettivo, se diversi dall'armatore), dell'agente e del comandante della nave, nonché, se disponibile, l'identificativo unico della società e dell'armatore registrato; e |
|
f) |
annotano nome(i) e indirizzo(i) del o degli eventuali armatori precedenti nel corso degli ultimi cinque anni. |
2) Autorizzazione(i)
Gli ispettori del porto verificano che la(e) autorizzazione(i) a catturare o trasportare pesci e prodotti della pesca siano compatibili con le informazioni di cui al punto 1 e controllano la durata di validità della(e) autorizzazione(i) nonché le zone, le specie e gli attrezzi da pesca a cui si applicano.
3) Altra documentazione
Gli ispettori del porto esaminano tutta la documentazione pertinente, compresi i documenti in formato elettronico. Tale documentazione può comprendere i giornali di bordo, con particolare riguardo al giornale di pesca, nonché il ruolo dell'equipaggio, i piani di stivaggio e gli schemi grafici o le descrizioni delle stive, se disponibili. Le stive o zone di stivaggio possono essere sottoposte ad ispezione al fine di verificare se la loro dimensione e composizione corrispondano agli schemi grafici o alle descrizioni ed accertare che lo stivaggio sia effettuato in conformità dei piani corrispondenti. Se del caso, la documentazione comprende inoltre i documenti di cattura o i documenti commerciali rilasciati da organizzazioni regionali di gestione della pesca.
4) Attrezzi da pesca
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a) |
Gli ispettori del porto verificano che gli attrezzi da pesca presenti a bordo siano conformi alle condizioni previste dalla(e) autorizzazione(i). Gli attrezzi possono inoltre essere controllati al fine di verificare che le loro caratteristiche (dimensioni di maglia ed eventuali dispositivi, lunghezza delle reti e dimensioni degli ami) siano conformi alla normativa applicabile e che i contrassegni di identificazione degli attrezzi corrispondano a quelli autorizzati per la nave. |
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b) |
Gli ispettori del porto possono inoltre ispezionare la nave alla ricerca di eventuali attrezzi riposti in modo da non essere visibili o di eventuali attrezzi illegali. |
5) Pesce e prodotti della pesca
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a) |
Gli ispettori del porto verificano, per quanto possibile, che il pesce e i prodotti della pesca presenti a bordo siano stati prelevati in conformità delle condizioni previste dalla o dalle autorizzazioni applicabili. A tal fine essi esaminano il giornale di pesca e i rapporti presentati, compresi quelli eventualmente trasmessi da un sistema di controllo dei pescherecci via satellite (VMS). |
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b) |
Al fine di determinare i quantitativi e le specie presenti a bordo, gli ispettori del porto possono esaminare il pescato nella stiva o durante lo sbarco. A tal fine essi possono aprire le casse in cui il pesce è stato preimballato e spostare le catture o le casse per verificare l'integrità delle stive. |
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c) |
Se la nave sta procedendo allo scarico, gli ispettori del porto possono verificare le specie e i quantitativi sbarcati. Tale verifica può vertere sul tipo di prodotto, sul peso vivo (quantitativi determinati sulla base del giornale di bordo) e sul fattore di conversione utilizzato per convertire il peso trasformato in peso vivo. Gli ispettori del porto possono inoltre esaminare eventuali quantitativi conservati a bordo. |
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d) |
Gli ispettori del porto possono verificare il quantitativo e la composizione di tutte le catture presenti a bordo, anche mediante campionamento. |
6) Controllo delle attività di pesca INN
Si applica l'articolo 11 del regolamento (CE) n. 1005/2008.
7) Rendicontazione
Al termine dell'ispezione l'ispettore compila e firma un rapporto scritto che è trasmesso in copia al comandante della nave.
8) Risultati delle ispezioni dello Stato di approdo
I risultati delle ispezioni dello Stato di approdo comprendono almeno le seguenti informazioni.
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1. |
Dati relativi all'ispezione
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2. |
Identificazione della nave
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3. |
Autorizzazione di pesca (licenze/permessi)
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4. |
Informazioni relative alla bordata di pesca
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5. |
Risultati dell'ispezione delle catture
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|
6. |
Risultati dell'ispezione degli attrezzi
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7. |
Conclusioni
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Martedì 8 marzo 2011
ALLEGATO III
A) Segmentazione della flotta CGPM/CSC
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Gruppi |
< 6 metri |
6-12 metri |
12-24 metri |
Superiori a 24 metri |
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A |
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B |
C |
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D |
E |
F |
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G |
H |
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I |
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J |
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K |
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L |
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M |
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B) Tabella per la misurazione dello sforzo (1) di pesca
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Attrezzo |
Numero e dimensioni |
Capacità |
Attività |
Sforzo nominale (2) |
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Draghe (per la pesca dei molluschi) |
Apertura, larghezza dell'apertura |
GT |
Tempo di pesca |
Superficie di fondale dragata (3) |
|
Reti da traino (incluse le draghe per i pleuronettiformi) |
Tipo di rete da traino (pelagica, a strascico) GT e/o TSL Potenza del motore Dimensione delle maglie Dimensioni della rete (apertura) Velocità |
GT |
Tempo di pesca |
GT * giorni GT * ore KW * giorni |
|
Reti a circuizione |
Lunghezza e altezza della rete GT Illuminazione Numero di piccoli pescherecci |
GT Lunghezza e altezza della rete |
Tempo di ricerca Cala |
GT * cale di pesca (2) Durata della cale * numero di cale |
|
Reti |
Tipo di rete (ad es., tramagli, reti da imbrocco, ecc.) Lunghezza delle reti (regolamentare) GT Superficie netta Dimensione delle maglie |
Lunghezza e altezza delle reti |
Tempo di pesca |
Lunghezza della rete * giorni Superficie * giorni |
|
Palangari |
Numero di ami GT Numero di palangari Caratteristiche degli ami Esche |
Numero di ami Numero di palangari |
Tempo di pesca |
Numero di ami * ore Numero di ami * giorni Numero di palangari * giorni/ore |
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Trappole |
GT |
Numero di trappole |
Tempo di pesca |
Numero di trappole * giorni |
|
Pescherecci con reti a circuizione/FAD |
Numero di FAD |
|
Numero di uscite in mare |
Numero di FAD * Numero di uscite in mare |
C) Compito 1 della CGPM – Unità operative
(1) Si riferisce allo sforzo nominale.
(2) Dovrebbe riferirsi a una zona specifica (indicandone la superficie) per stimare l'intensità di pesca (sforzo · km2) e per mettere in relazione lo sforzo alle comunità oggetto di pesca.
(3) Le misure dello sforzo che non corrispondono a un'attività circoscritta nel tempo dovrebbero fare riferimento a una durata (ad esempio, anno).