ISSN 1977-0944

doi:10.3000/19770944.C_2012.009.ita

Gazzetta ufficiale

dell'Unione europea

C 9

European flag  

Edizione in lingua italiana

Comunicazioni e informazioni

55o anno
11 gennaio 2012


Numero d'informazione

Sommario

pagina

 

I   Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

 

RISOLUZIONI

 

Comitato delle regioni

 

92a sessione plenaria dell'11 e 12 ottobre 2011

2012/C 009/01

Risoluzione del Comitato delle regioni sul tema La strada per Durban: verso la 17a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici

1

 

PARERI

 

Comitato delle regioni

 

92a sessione plenaria dell'11 e 12 ottobre 2011

2012/C 009/02

Parere del Comitato delle regioni sul tema Verso un’agenda europea per l’edilizia abitativa sociale

4

2012/C 009/03

Parere del Comitato delle regioni sul tema La cooperazione territoriale nel bacino del Mediterraneo attraverso la macroregione Adriatico-Ionica

8

2012/C 009/04

Parere del Comitato delle regioni sul tema Legiferare con intelligenza

14

2012/C 009/05

Parere del Comitato delle regioni sul tema Riesame dello Small Business Act per l’Europa

18

2012/C 009/06

Parere del Comitato delle regioni sul tema La complementarità degli interventi nazionali ed europei per la riduzione degli squilibri nello sviluppo economico e sociale

23

2012/C 009/07

Parere del Comitato delle regioni sul tema Una politica industriale per l’era della globalizzazione: Riconoscere il ruolo centrale di concorrenzialità e sostenibilità

29

2012/C 009/08

Parere del Comitato delle regioni sul tema Un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse — Iniziativa faro nell’ambito della strategia Europa 2020

37

2012/C 009/09

Parere riveduto del Comitato delle regioni sul tema Norme dell’UE in materia di aiuti di Stato relativamente ai servizi di interesse economico generale

45

2012/C 009/10

Parere del Comitato delle regioni sul tema Il ruolo degli enti regionali e locali nel raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020

53

2012/C 009/11

Parere del Comitato delle regioni sul tema Strategia per un’attuazione effettiva della carta dei diritti fondamentali

61

2012/C 009/12

Parere del Comitato delle regioni sul tema Il piano d’azione europeo per l’e-government 2011-2015

65

2012/C 009/13

Parere del Comitato delle regioni sul tema Mobilità europea e internazionale dei funzionari e degli altri agenti degli enti regionali e locali dell’Unione europea

71

2012/C 009/14

Parere del Comitato delle regioni sul tema Sviluppare la dimensione europea dello sport

74

IT

 


I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

RISOLUZIONI

Comitato delle regioni

92a sessione plenaria dell'11 e 12 ottobre 2011

11.1.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 9/1


Risoluzione del Comitato delle regioni sul tema «La strada per Durban: verso la 17a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici»

2012/C 9/01

IL COMITATO DELLE REGIONI

Il cambiamento climatico non è scomparso: i governi subnazionali ribadiscono il loro impegno

1.

rammenta che le prove scientifiche del cambiamento climatico e delle sue conseguenze sono inconfutabili, il che rende indispensabile ed improcrastinabile adottare misure tempestive, coordinate, ambiziose e vincolanti a livello internazionale per affrontare questa sfida globale;

2.

esorta i leader europei e internazionali a continuare a concentrarsi sulla mitigazione dei cambiamenti climatici e sull'adattamento a questi ultimi, nonché ad assegnare al conseguimento di tali obiettivi le risorse necessarie nonostante la crisi del debito sovrano; in tale contesto sottolinea che gli investimenti nelle infrastrutture destinate ad attenuare i cambiamenti climatici o ad adeguarsi ad essi, nonché le iniziative in generale a favore di un'economia verde, potrebbero rappresentare le uniche soluzioni ai problemi attuali;

3.

ribadisce il proprio impegno a favore di misure e obiettivi ambiziosi al fine di limitare il riscaldamento globale a un massimo di 2 gradi, come dichiarato nella risoluzione del 2010 relativa al vertice di Cancún sul clima e nel parere sulla politica internazionale in materia di cambiamento climatico, sempre del 2010. Fa inoltre riferimento alle conclusioni del Consiglio in materia (1);

4.

sottolinea l'urgente necessità, coerentemente con gli impegni europei, di raggiungere un accordo internazionale giuridicamente vincolante a Durban che faccia seguito al Protocollo di Kyoto sotto l'egida delle Nazioni Unite e invita a sfruttare in tale accordo i progressi compiuti dalla conferenza di Cancún - nella quale era stato riconosciuto il ruolo cruciale dei governi subnazionali - incoraggiando e sostenendo l'azione a livello locale e regionale al fine di creare un'economia «verde» a basso tenore di carbonio;

5.

è convinto che gli investimenti che si renderanno necessari non solo contribuiranno a mitigare i cambiamenti climatici, ma saranno anche di grande aiuto nel generare una crescita economica sostenibile in Europa, creare occupazione, fornire redditi di cui vi è grande necessità e ridurre in questo modo il debito pubblico;

6.

accoglie pertanto con favore la tempestiva relazione del Centro comune di ricerca della Commissione europea (2), che invita ad attuare azioni politiche durature e programmi di investimento a lungo termine per la produzione di elettricità a basse emissioni di carbonio, al fine di ottenere una riduzione sostanziale delle emissioni di gas serra;

7.

a tal proposito, invita le Parti a rendere operativi il Fondo verde per il clima e il Comitato per l'adeguamento, come convenuto al vertice di Cancún, nonché a garantire alla società civile e agli enti regionali e locali un facile accesso a tali strumenti;

8.

si compiace dell'ambizione di incrementare la percentuale di spesa relativa al clima portandola ad almeno il 20 % nel quadro finanziario pluriennale dell'UE dopo il 2013, e incoraggia i leader internazionali ad adottare misure simili.

Il potere del partenariato

9.

dà atto che gli obiettivi globali in materia di cambiamenti climatici possono essere conseguiti soltanto se, da un lato, le future riduzioni delle emissioni sono distribuite equamente tra tutti i membri della comunità internazionale, con la dovuta considerazione per le diverse capacità e le differenti posizioni di partenza dei vari paesi e regioni e, dall'altro lato, si raggiunge un consenso mondiale per azioni decisive sostenute da norme comuni in materia di controllo, comunicazione e verifica (MRV) periodici delle emissioni; accoglie con favore l'introduzione del Patto di Città del Messico e del Registro Carbonn delle città per il clima come risposta globale dei governi subnazionali all'azione di MRV per il clima;

10.

accoglie con grande soddisfazione il fatto che la COP16 di Cancún abbia riconosciuto i governi locali e regionali quali «parti interessate pubbliche» di fondamentale importanza negli sforzi in materia di cambiamenti climatici, e invita a fare altrettanto nell'accordo che succederà al Protocollo di Kyoto; per questo motivo, chiede che i governi locali e regionali siano dotati dei poteri e delle risorse necessari e venga loro garantito l'accesso ai finanziamenti;

11.

chiede che nell'ambito dello sviluppo sociale si tenga conto degli obiettivi di politica climatica sin dalle primissime fasi, garantendo sostegno finanziario, partenariati nel settore climatico e sviluppo del capitale umano e del know-how al fine di generare crescita economica a basse emissioni di carbonio, combattere la desertificazione e sviluppare una gestione sostenibile della silvicoltura; in tal senso, invita a intraprendere ulteriori azioni per l'attuazione del programma REDD+ (Riduzione delle emissioni derivanti dalla deforestazione e dal degrado);

12.

osserva che le aree urbane producono il 75 % delle emissioni di carbonio e sottolinea che un'azione globale efficace richiede un approccio di governance multilivello che preveda un coordinamento degli sforzi tra i livelli di governo locale, regionale, nazionale e sovranazionale basato sul principio di sussidiarietà; in tal senso, ribadisce che «il patto territoriale degli enti regionali e locali sulla strategia Europa 2020» proposto dal Comitato delle regioni dell'UE rappresenta un strumento molto importante per la lotta ai cambiamenti climatici;

13.

esorta pertanto tutti i livelli subnazionali di governo del mondo a investire nella lotta contro i cambiamenti climatici, sensibilizzare maggiormente i cittadini, mobilitare il sostegno politico dell'opinione pubblica, aumentare la titolarità del processo, potenziare gli investimenti delle imprese e i nuovi modelli di impresa, mobilitare le fonti di finanziamento e incentivare i produttori e i consumatori a modificare i propri comportamenti al fine di creare una società caratterizzata dall'efficienza nell'uso delle risorse e un'economia più rispettosa del clima;

14.

mette in rilievo gli sforzi delle regioni e città che in tutta Europa hanno adottato strategie locali o regionali in materia di clima e di energia, con specifici obiettivi di mitigazione del clima, e hanno ad esempio sottoscritto il Patto dei sindaci, volto a ridurre le emissioni di CO2 di almeno il 20 % entro il 2020;

15.

sottolinea inoltre gli sforzi delle zone insulari, che nel quadro del Patto delle isole si sono impegnate ad elaborare un piano d'azione nel campo energetico, destinato a raggiungere e addirittura ad andare oltre gli obiettivi dell'UE in materia di energie sostenibili e di lotta al cambiamento climatico;

16.

ritiene che si debba fare appello agli enti regionali e locali dell'UE in questo settore affinché mettano le loro competenze a disposizione dei governi subnazionali di altre regioni del mondo;

17.

rammenta la firma del Memorandum d'intesa con la Conferenza dei sindaci degli Stati Uniti d'America, ribadisce il proprio impegno a sviluppare ulteriormente questa particolare cooperazione transatlantica e si dichiara pronto a considerare tipi di cooperazione simili con organismi omologhi in altre parti del mondo;

18.

ritiene indispensabile sensibilizzare l'opinione pubblica sulle sfide poste dal riscaldamento globale, nonché coinvolgere i cittadini nei programmi volti a promuovere le energie rinnovabili; affinché tali programmi abbiano un esito positivo, occorre rafforzare la consapevolezza e la partecipazione dei cittadini, e garantire loro un'ampia informazione, così da mobilitare al massimo l'opinione pubblica; un buon esempio potrebbe essere quello di coinvolgere i cittadini sin dalle prime fasi dei suddetti programmi volti a promuovere le energie rinnovabili.

Verso un mondo sostenibile

19.

sottolinea che il progetto di un'economia a basso tenore di carbonio ed efficiente sul piano delle risorse esige una nuova rivoluzione industriale a cui partecipino tutti i livelli di governo, gli individui, le imprese, le università e i centri di ricerca e incoraggia questi soggetti a condividere le proprie idee ed esperienze oltre i confini nazionali, così da promuovere un approccio dal basso verso l'alto;

20.

invita ad integrare le priorità in materia di politica ambientale e azione contro i cambiamenti climatici in altri settori di intervento, al fine di massimizzare le sinergie tra di essi, riconoscendo che le stesse azioni possono e devono perseguire una serie di obiettivi complementari;

21.

segnala la necessità di affrontare la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici in modo organico; a tal fine, occorre attuare delle trasformazioni in molti settori come la mobilità, l'edilizia, l'alimentazione, la gestione dei rifiuti, il riciclo e il riutilizzo di prodotti, l'uso degli spazi rurali e urbani; occorrono altresì incentivi fiscali per gli investimenti in strutture a basse emissioni di carbonio, una nuova enfasi sull'impronta ecologica che tenga conto dell'intero ciclo di vita dei prodotti e dei servizi, nonché l'integrazione di modelli comportamentali sostenibili nell'istruzione e nella formazione;

22.

invita le Parti a prestare maggiore attenzione alle attività e ai programmi di innovazione e ricerca relativi al clima, e sollecita gli Stati membri a garantire che tutti i governi subnazionali dispongano di mezzi finanziari adeguati per affrontare questa sfida;

23.

chiede pertanto che si creino le condizioni quadro adeguate per poter apportare rapidamente all'infrastruttura energetica le modifiche necessarie per l'utilizzo di reti intelligenti, di modo che ad esempio, a seconda della situazione sul territorio, le singole famiglie, le piccole e medie imprese, gli enti locali e le cooperative possano generare la propria energia ecologica e condividerla orizzontalmente nelle varie regioni; invita la Commissione europea ad organizzare una conferenza speciale con gli enti regionali e locali e le parti interessate per dare avvio alla trasformazione della produzione e della distribuzione energetica in Europa, fissando così un quadro che tutti possano seguire;

24.

sostiene i sistemi di scambio delle emissioni come strumento per combattere i cambiamenti climatici; nel contesto dell'UE, incoraggia gli Stati membri a utilizzare tutte le entrate provenienti da tale sistema UE per appoggiare la ricerca volta a ridurre le emissioni di carbonio e gli investimenti verdi.

Il CdR a Durban

25.

rammenta che l'UE, per essere un motore di cambiamento credibile, deve dare l'esempio, anche per quanto riguarda l'adozione e l'attuazione di obiettivi ambiziosi e vincolanti come quelli relativi alla riduzione delle emissioni di CO2, alle energie rinnovabili e all'efficienza energetica;

26.

vede nei risultati di Cancún anche un compito da svolgere a livello regionale e locale e, in questo senso, si assume la propria responsabilità;

27.

offre di apportare le sue esperienze e conoscenze specialistiche al processo negoziale di Durban e di svolgere un ruolo attivo nella sua definizione;

28.

auspica di essere consultato con regolarità sui negoziati internazionali ed europei in materia di clima e, pertanto, si adopererà per instaurare una stretta cooperazione con la Commissione europea, il Parlamento e il Consiglio;

29.

invita le Parti in causa a garantire la coerenza tra le decisioni che saranno adottate alla Conferenza di Durban sul clima e quelle della conferenza Rio+ 20;

30.

incarica la sua Presidente di presentare questa risoluzione al Presidente del Consiglio europeo, al Parlamento europeo, alla Commissione europea, alla presidenza polacca del Consiglio dell'UE e all'UNFCCC.

Bruxelles, 12 ottobre 2011

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


(1)  Conclusioni del Consiglio del 14 marzo 2011 in merito al seguito dato alla Conferenza di Cancún e relazione speciale dell'IPCC del 9 maggio 2011 sulle fonti rinnovabili di energia e l'attenuazione dei cambiamenti climatici.

(2)   Long-Term Trend in Global Co2 Emissions – 2011 , relazione congiunta del Centro comune di ricerca della Commissione europea e dell'Agenzia per la valutazione ambientale dei Paesi Bassi (PBL).


PARERI

Comitato delle regioni

92a sessione plenaria dell'11 e 12 ottobre 2011

11.1.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 9/4


Parere del Comitato delle regioni sul tema «Verso un’agenda europea per l’edilizia abitativa sociale»

2012/C 9/02

IL COMITATO DELLE REGIONI

chiede agli Stati membri di garantire che tutti i cittadini possano permettersi un alloggio, basando gli aumenti dei canoni di affitto su criteri di obiettività - un metodo, questo, che consente un incremento moderato dei prezzi degli immobili - e adeguando la politica fiscale in modo da limitare le speculazioni;

plaude al fatto che la Commissione, come chiesto in precedenza dal Comitato delle regioni, il 19 settembre 2011 abbia proposto un nuovo approccio al fine di ampliare il campo di applicazione dei servizi di interesse economico generale (SIEG) locali e sociali esentati dall'obbligo di notifica, tra cui l'edilizia abitativa sociale; a questo proposito ricorda che spetta agli Stati membri e agli enti locali e regionali definire i servizi d'interesse generale nel quadro delle politiche in materia di edilizia abitativa sociale e il modo in cui tali servizi vanno resi disponibili; sottolinea altresì che non rientra tra le competenze della Commissione stabilire le condizioni di attribuzione degli alloggi sociali né definire le categorie di famiglie i cui bisogni sociali essenziali non sono soddisfatti dalle sole forze del mercato;

chiede quindi che continuino ad applicarsi le norme in materia di ammissibilità ai fondi strutturali dell'Unione europea per la ristrutturazione energetica dell'edilizia abitativa nel quadro della coesione sociale, in modo che ogni regione goda di una maggiore flessibilità per quanto riguarda l'importo dei fondi destinati a questi interventi; ritiene inoltre che nell'impiego dei fondi strutturali occorra garantire la piena applicazione del principio di partenariato e incoraggiare gli Stati membri a collaborare con gli enti locali e regionali per fissare le priorità e stabilire le modalità di utilizzo delle risorse disponibili a titolo di tali fondi;

sottolinea che condizioni abitative inadeguate hanno un forte impatto sulla salute, e che il miglioramento della qualità degli alloggi permette di prevenire gli effetti nocivi sulla salute degli occupanti causati dal sovraffollamento o da un ambiente eccessivamente umido, freddo o mal ventilato; aggiunge che la mancanza di un alloggio è fonte di stress e sofferenza, che incidono negativamente sulla qualità di vita, la salute e il benessere degli individui, delle famiglie e della società.

Relatore

Alain HUTCHINSON (BE/PSE), membro del Parlamento della regione di Bruxelles Capitale

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

ribadisce il suo sostegno alla strategia Europa 2020 con l'obiettivo di promuovere una crescita intelligente, inclusiva e sostenibile;

2.

prende atto con interesse che si è riconosciuto che l'equilibrio dei mercati degli alloggi costituisce uno degli indicatori del quadro di sorveglianza macroeconomica del nuovo semestre europeo, considerata l'importanza che tali mercati rivestono per una maggiore stabilità finanziaria ed economica a livello europeo;

3.

rammenta infine che disporre di un alloggio di qualità e a prezzi accessibili è un'esigenza fondamentale per tutti i cittadini dell'Unione europea e che gli enti regionali e locali molto spesso sono gli interlocutori fondamentali della popolazione quando si tratta di soddisfare tale esigenza;

4.

sottolinea pertanto che, alla luce dell'importanza dell'edilizia abitativa per la realizzazione dei grandi obiettivi politici dell'Unione europea sopra citati (stabilità economica, lotta contro il cambiamento climatico e inclusione sociale), della clausola sociale orizzontale di cui all'articolo 9 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e dell'articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, è necessario chiarire come le politiche europee possano avere un impatto nel settore dell'edilizia abitativa, sebbene l'Unione europea non disponga di competenze esplicite in questo ambito;

5.

osserva inoltre che, ai sensi dell'articolo 14 e del Protocollo n. 26 del Trattato di Lisbona, occorre preservare la capacità degli enti locali, regionali e nazionali di definire la loro politica in materia di alloggi, in particolare di quelli di interesse generale, affinché le politiche attuate in materia, utilizzando al massimo tutte le risorse finanziarie disponibili, continuino a corrispondere alle esigenze della popolazione, in modo da permettere agli enti regionali e locali di far fronte nel modo più efficace alle grandi sfide comuni a tutta l'Unione europea;

6.

sottolinea l'importanza che gli Stati membri assumano le loro responsabilità in materia di politica abitativa e che le politiche dell'UE creino un quadro per conseguire quest'obiettivo;

7.

in questo contesto accoglie con favore l'ammissibilità ai fondi strutturali unionali della ristrutturazione energetica dell'edilizia abitativa sociale e del miglioramento delle condizioni abitative dei gruppi emarginati; chiede pertanto che tale ammissibilità sia mantenuta a partire dal 2014;

8.

plaude al fatto che la Commissione, come chiesto in precedenza dal Comitato delle regioni (1), il 19 settembre 2011 (2) abbia proposto un nuovo approccio al fine di ampliare il campo di applicazione dei servizi di interesse economico generale (SIEG) locali e sociali esentati dall'obbligo di notifica, tra cui l'edilizia abitativa sociale; a questo proposito ricorda che spetta agli Stati membri e agli enti locali e regionali definire i servizi d'interesse generale nel quadro delle politiche in materia di edilizia abitativa sociale e il modo in cui tali servizi vanno resi disponibili; sottolinea altresì che non rientra tra le competenze della Commissione stabilire le condizioni di attribuzione degli alloggi sociali né definire le categorie di famiglie i cui bisogni sociali essenziali non sono soddisfatti dalle sole forze del mercato.

La necessità di assicurare un'offerta di alloggi a costi contenuti e accessibili a tutti ai fini della stabilità economica

9.

condivide l'analisi della Commissione secondo la quale è necessario evitare il formarsi di future bolle immobiliari dato il loro impatto sulla stabilità, sia finanziaria che sociale. A tale proposito, le nuove norme proposte dalla Commissione per un mercato unico dei crediti ipotecari che, da un lato, coprono il periodo precedente la firma del contratto e, dall'altro, puntano alla creazione di un quadro appropriato per gli attori del mercato che partecipano all'erogazione del credito, devono garantire una maggiore tutela dei consumatori, in particolare delle famiglie a basso reddito, senza tuttavia negare loro la possibilità di accedere a un alloggio. Esistono già dei modelli di accesso alla proprietà sociale, con opportune misure di accompagnamento e di controllo, che formano parte integrante delle politiche sociali in materia di alloggi. È indispensabile che la nuova direttiva non incida negativamente su tali politiche (3);

10.

sottolinea che gli squilibri economici provocati dai prezzi proibitivi delle abitazioni non si limitano alla sfera finanziaria bensì compromettono in maniera significativa la propensione al consumo delle famiglie. In Europa l'alloggio e il riscaldamento rappresentano in media il 40 % della spesa delle famiglie a basso reddito (4), e questa percentuale è in costante aumento;

11.

chiede agli Stati membri di garantire che tutti i cittadini possano permettersi un alloggio, basando gli aumenti dei canoni di affitto su criteri di obiettività - un metodo, questo, che consente un incremento moderato dei prezzi degli immobili - e adeguando la politica fiscale in modo da limitare le speculazioni;

12.

chiede che si sostengano gli investimenti nell'edilizia residenziale sociale e, di conseguenza, che la valutazione dei rischi degli investimenti residenziali tenga conto del carattere specifico di questo tipo di alloggi, che non presenta gli stessi rischi del resto del settore immobiliare;

13.

ritiene che la BEI (Banca europea per gli investimenti) debba incrementare considerevolmente i propri investimenti nel settore, dal momento che alloggi di qualità, efficienti sotto il profilo energetico e a prezzi accessibili rappresentano delle infrastrutture che, oltre a migliorare le condizioni dei mutui ipotecari accordati, favoriscono lo sviluppo economico locale, in particolare negli Stati membri in cui non esistono stock di alloggi statali, tenendo conto della necessità specifica di costituire in alcune regioni un parco immobiliare piuttosto ampio da destinare alla locazione, per soddisfare le esigenze di quelle fasce svantaggiate della popolazione che non possono accedere alla proprietà.

Una politica ambiziosa di sostegno all'efficienza energetica degli alloggi per conseguire gli obiettivi 2020 di riduzione del consumo energetico

14.

rammenta che il settore abitativo produce il 40 % delle emissioni di gas a effetto serra e costituisce pertanto un ambito d'intervento prioritario nel quadro della lotta ai cambiamenti climatici. Aggiunge che, per realizzare questi obiettivi, è fondamentale migliorare le condizioni del patrimonio edilizio di età superiore ai 30 anni, che in alcune regioni rappresenta il 70 % degli edifici. Sottolinea inoltre che la riqualificazione energetica di quattro abitazioni è l'equivalente di un posto di lavoro e insiste pertanto sull'importanza degli effetti positivi e strutturanti di questo settore sull'occupazione, sulla crescita economica e sull'ambiente a livello locale;

15.

chiede quindi che continuino ad applicarsi le norme in materia di ammissibilità ai fondi strutturali dell'Unione europea per la ristrutturazione energetica dell'edilizia abitativa nel quadro della coesione sociale, in modo che ogni regione goda di una maggiore flessibilità per quanto riguarda l'importo dei fondi destinati a questi interventi; ritiene inoltre che nell'impiego dei fondi strutturali occorra garantire la piena applicazione del principio di partenariato e incoraggiare gli Stati membri a collaborare con gli enti locali e regionali per fissare le priorità e stabilire le modalità di utilizzo delle risorse disponibili a titolo di tali fondi;

16.

accoglie con favore le priorità della Commissione europea in materia di risparmio e di efficienza energetica e ritiene che la direttiva europea sull'efficienza energetica (5) vada ulteriormente consolidata tenendo debitamente conto del principio di sussidiarietà; chiede al Parlamento europeo e al Consiglio di garantire che gli obblighi in materia di riduzione del consumo energetico e di attenuazione della precarietà energetica abbiano un impatto positivo sulle famiglie vulnerabili e che le misure intese a promuovere la riqualificazione siano volte in particolare a limitare la povertà energetica, tramite l'istituzione di fondi nazionali o regionali specifici;

17.

sottolinea inoltre che nel prossimo periodo di programmazione occorre riconfermare e ampliare i programmi di assistenza tecnica come ELENA (elaborazione di piani locali in materia di efficienza energetica), o i fondi specializzati come Jessica (fondo di sviluppo urbano integrato che impiega i fondi strutturali), due strumenti essenziali per l'attuazione del Patto dei sindaci che il Comitato delle regioni ha contribuito a lanciare;

18.

condivide il proposito della Commissione europea, presentato nell'iniziativa faro Un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse (COM(2011) 21 definitivo), di ridurre l'impatto ambientale del nostro modo di vita e dell'organizzazione dell'economia, e fa notare che per realizzare questo obiettivo occorre una mobilitazione più efficace della politica in materia di alloggi, di pianificazione territoriale e di rinnovamento urbano.

Una crescita intelligente per affrontare le grandi sfide sociali adattando le città e gli alloggi di oggi

19.

si compiace della volontà espressa dalla Commissione di investire per modernizzare l'economia e offrire a tutti i cittadini un accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), che costituiscono strumenti di partecipazione attiva all'interno della società;

20.

richiama l'attenzione sulla domanda crescente di edilizia abitativa sociale proveniente da tutti i gruppi socio-demografici e da persone di tutte le età, come pure sulla pressione esercitata sugli enti locali e regionali affinché rispondano alle esigenze di varie fasce della popolazione, e chiede che i servizi sviluppati per soddisfare le esigenze di una popolazione che invecchia siano in stretta aderenza con le necessità di questi cittadini e non risultino inaccessibili sul piano tecnico ed economico. Osserva che in tutti i paesi europei gli anziani sono soggetti a impoverimento e chiede pertanto che una componente specifica del nuovo partenariato europeo per l'innovazione nell'invecchiamento attivo, che coordina gli sforzi di ricerca in questo ambito, sia dedicata in modo particolare allo sviluppo di soluzioni abbordabili che consentano alle persone anziane di continuare a vivere il più a lungo possibile nella propria abitazione, tenuto conto che migliorare le condizioni di accessibilità del patrimonio immobiliare esistente è un modo ragionevole e sostenibile di ridurre le necessità di assistenza, favorendo la permanenza della popolazione anziana nel luogo di residenza e facilitandone il recupero della vita sociale attraverso la promozione della loro autonomia personale;

21.

ribadisce la necessità che i cittadini siano al centro dei programmi pilota per lo sviluppo delle città di domani («smart cities»); ritiene pertanto indispensabile inserire in tali programmi una sezione dedicata all'«inclusione sociale» e promuovere la partecipazione degli utenti ai progetti, riconoscendo loro in tal modo un ruolo da protagonisti nella trasformazione delle città che, per essere sostenibili, devono garantire la coesione sociale;

22.

ritiene che le tecnologie che permettono di costruire edifici «passivi» (a basso consumo di energia) debbano essere oggetto di programmi più ampi che ne promuovano l'accettazione da parte degli utenti e che, al di là della ricerca tecnologica, sia necessario che i finanziamenti europei sostengano tali misure atte a favorire la visibilità e l'inclusione degli utenti/consumatori;

23.

accoglie con favore i nuovi sviluppi nel campo delle tecnologie dell'informazione e della teleassistenza, che permettono di offrire cure e assistenza a domicilio ad anziani e disabili.

Accesso universale a condizioni di vita e di alloggio decenti per una piena partecipazione alla vita sociale e la garanzia del rispetto dei diritti fondamentali di tutti i cittadini

24.

sostiene l'obiettivo dell'Unione europea di riduzione della povertà nel 2020, che prevede l'obbligo per gli Stati membri e gli enti regionali e locali di adottare ambiziosi programmi di attuazione;

25.

sottolinea che condizioni abitative inadeguate hanno un forte impatto sulla salute, e che il miglioramento della qualità degli alloggi permette di prevenire gli effetti nocivi sulla salute degli occupanti causati dal sovraffollamento o da un ambiente eccessivamente umido, freddo o mal ventilato; aggiunge che la mancanza di un alloggio è fonte di stress e sofferenza, che incidono negativamente sulla qualità di vita, la salute e il benessere degli individui, delle famiglie e della società;

26.

chiede che la questione dell'edilizia abitativa costituisca uno dei pilastri di questi programmi e che essa possa contare su investimenti e politiche intesi ad accrescere l'offerta di alloggi dignitosi e a prezzi accessibili, sia di proprietà che in locazione;

27.

insiste affinché gli indicatori di Eurostat relativi all'alloggio (prezzo, qualità) nel quadro dell'inclusione sociale siano pubblicati regolarmente in modo da poter valutare i progressi realizzati nel settore, e che siano integrati dalle statistiche regionali e locali;

28.

considera che sia urgente trovare una soluzione al problema dei senzatetto (6) e che a questo fine sia necessario mobilitare in maniera coordinata tutte le politiche che possano avere un'incidenza su questo fenomeno; in questo contesto plaude alla risoluzione del Parlamento europeo su una strategia dell'UE per i senzatetto (7) ed esorta la Commissione a darle al più presto attuazione;

29.

chiede che l'innovazione sociale possa contare sul sostegno non solo della Piattaforma europea contro la povertà ma anche del programma quadro di ricerca per sperimentare nuove forme di governance delle politiche intese a migliorare l'accesso all'alloggio e lottare contro la piaga della mancanza di una fissa dimora (8);

30.

prende atto con interesse delle raccomandazioni della giuria della Conferenza di consenso europea sui senzatetto, organizzata dalla presidenza belga dell'Unione europea, e ricorda il ruolo fondamentale degli enti regionali e locali nella creazione di un partenariato con gli attori interessati e nell'incremento dell'offerta di alloggi a prezzi accessibili, condizione necessaria - benché non sufficiente - per portare a buon fine la lotta contro il fenomeno dei senzatetto;

31.

sostiene la necessità di sviluppare soluzioni differenziate in materia di alloggi per soddisfare esigenze sempre più diverse e proporre una scelta che abbini locazione e proprietà privata, ricorrendo ad esempio alle cooperative, ai regimi di shared equity (ipoteca con capitale condiviso), alle land trust communities ecc., e chiede che gli Stati membri sostengano gli enti regionali e locali nello sforzo di conservare e rafforzare la diversità dell'offerta, prendendo in considerazione i meccanismi necessari per ammodernare il patrimonio edilizio senza favorire l'accesso alla proprietà a scapito di altre forme di accesso all'alloggio;

32.

insiste affinché la comunicazione della Commissione sulle imprese sociali, annunciata per la fine del 2011, individui le possibilità offerte da tali imprese per sviluppare l'offerta di alloggi a prezzi accessibili;

33.

sottolinea che è importante prevenire e limitare una dannosa segregazione delle zone residenziali grazie all'adozione di misure di politica urbana e sociale;

34.

osserva che oltre alla possibilità di utilizzare i fondi strutturali dell'Unione europea per gli alloggi da destinare ai gruppi emarginati - misura, questa, che dovrà essere riconfermata nella prossima programmazione poiché permette di eliminare gli alloggi poco dignitosi - è anche necessario adoperarsi per una migliore integrazione dei fondi strutturali dell'Unione europea (FSE/FESR) per promuovere lo sviluppo sostenibile dei quartieri svantaggiati (9); richiama l'attenzione sul fatto che la riqualificazione dei quartieri non deve tuttavia favorire il fenomeno della «gentrificazione», e che occorre attuare programmi che promuovano l'eterogeneità sociale allo scopo di garantire la coesione sociale.

Migliorare la governance per un'interazione positiva tra politiche europee e politiche in materia di edilizia abitativa

35.

chiede agli Stati membri di garantire il proseguimento delle riunioni informali dei ministri responsabili dell'edilizia abitativa come sede di scambio di informazioni e di migliore comprensione delle politiche e dei contesti nazionali, nonché di definizione delle posizioni riguardo ai temi che esercitano un influsso determinante sulle politiche nazionali in materia di edilizia abitativa e in special modo sul loro finanziamento;

36.

propone che Eurostat sia incaricato di realizzare un Eurobarometro specifico sulle condizioni e i prezzi degli alloggi, vista l'importanza di questi per la vita quotidiana dei cittadini dell'Unione europea;

37.

propone all'intergruppo Urban-logement del Parlamento europeo di organizzare, in collaborazione con il Comitato delle regioni, delle riunioni periodiche sulla componente dell'edilizia abitativa nelle politiche europee, con particolare riguardo per l'ambito urbano.

Bruxelles, 11 ottobre 2011

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


(1)  CdR 150/2011.

(2)  http://ec.europa.eu/competition/index_en.html.

(3)  Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio in merito ai contratti di credito relativi ad immobili residenziali (2011/0062 (COD)).

(4)  EUSILC 2009, Eurostat.

(5)  Proposta della Commissione europea del 22 giugno 2011.

(6)  CdR 18/2010.

(7)  B7-0475/2011.

(8)  CdR 402/2010.

(9)  CdR 129/2011.


11.1.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 9/8


Parere del Comitato delle regioni sul tema «La cooperazione territoriale nel bacino del Mediterraneo attraverso la macroregione Adriatico-Ionica»

2012/C 9/03

IL COMITATO DELLE REGIONI

sottolinea che una strategia macroregionale non può comprendere tutti i settori d'intervento, ma deve concentrarsi sulle sfide e sulle problematiche proprie della macroregione in questione, da individuare nel quadro di una valutazione congiunta da parte dei partner, e rammenta che la macroregione, in quanto area funzionale, non ha confini predefiniti, e che la sua definizione è strettamente legata alle sfide comuni che si intendono affrontare;

ritiene che un approccio siffatto possa dare concretezza all'obiettivo della coesione territoriale;

sottolinea che un importante valore aggiunto della strategia adriatico-ionica è il fatto di testimoniare con forza l'attenzione dell'UE verso i Balcani occidentali, costituendo un significativo fattore di riconciliazione tra i territori e contribuendo così all'integrazione europea;

ricorda che l'area geografica interessata dalla strategia comprende tre Stati membri (Italia, Grecia e Slovenia), due paesi candidati (Croazia e Montenegro) e tre paesi candidati potenziali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Serbia); evidenzia che, accanto alla dimensione marina, l'approccio macroregionale dovrà prendere in considerazione ogni questione fondamentale che interessi oggi la macroregione (protezione e conservazione dell'ambiente, energia, cambiamenti climatici, ricerca e innovazione, ecc.);

rammenta che il principio dei «tre no» sancito dalla Commissione (no a nuove regolamentazioni, no a nuovi organi e no a nuovi fondi) dovrebbe essere affiancato da «tre sì»: attuazione e controllo di regolamentazioni già esistenti per la macroregione; creazione di una piattaforma, di una rete o di un GECT; utilizzo concordato delle risorse finanziarie disponibili.

Relatore

Gian Mario SPACCA (IT/ALDE), presidente della regione Marche

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Osservazioni generali

1.

prende atto con favore che l'approvazione da parte del Consiglio europeo, nell'ottobre 2009, della strategia europea per la macroregione del Mar Baltico ha avviato un percorso attraverso il quale alcune regioni europee hanno trovato o stanno trovando nello strumento delle strategie macroregionali una possibile risposta alle sfide di uno sviluppo equilibrato e sostenibile;

2.

ribadisce il ruolo svolto, sin dal principio, nella elaborazione di strategie europee macroregionali, in quanto consentono di promuovere la partecipazione degli enti regionali e locali e purché apportino un valore aggiunto europeo;

3.

si compiace del fatto che, in occasione del Forum svoltosi il 13 aprile 2010 sul tema Macroregioni europee - integrazione attraverso la cooperazione territoriale, molte regioni europee abbiano ribadito il loro interesse per la questione. Il dibattito e gli approfondimenti promossi in occasione del Forum del CdR consentono di affermare che la macroregione può costituire una modalità innovativa di cooperazione territoriale a livello interregionale e transnazionale, in grado di rafforzare la coerenza ed il coordinamento delle azioni politiche in vari settori, razionalizzando l'impiego delle risorse finanziarie, valorizzando il ruolo degli enti regionali e locali in base ai principi della governance multilivello e coinvolgendo in modo ampio le organizzazioni della società civile;

4.

ritiene che, per modalità ed ambiti di intervento, l'approccio macroregionale possa collegarsi in modo coerente ad altre politiche strategiche dell'Unione, come la strategia Europa 2020, la politica di coesione e la politica marittima integrata;

5.

sottolinea che una strategia macroregionale, in considerazione delle sue caratteristiche, non può comprendere tutti i settori d'intervento ma deve concentrarsi sulle sfide e sulle problematiche proprie della macroregione in questione, da individuare nel quadro di una valutazione congiunta da parte dei partner, coniugando i principi della cooperazione con il principio di sussidiarietà;

6.

evidenzia che la macroregione, in quanto area funzionale, non ha confini predefiniti, e che la sua definizione è strettamente legata alla qualità ed alla quantità delle sfide comuni che si intendono affrontare; la sua collocazione dovrebbe dunque obbedire a criteri concreti (interconnessioni geografiche), in modo che la cooperazione possa aver luogo su questioni risolvibili. Così facendo si garantirebbe un migliore collegamento con altre aree geografiche, come ad esempio l'Europa centrale e le regioni alpina e danubiana;

7.

ritiene che, in quest'ottica, la strategia macroregionale possa diventare uno strumento importante per dare concretezza all'obiettivo della coesione territoriale fortemente promosso dal Trattato di Lisbona e per rafforzare i processi di adesione all'Unione europea dei paesi candidati o candidati potenziali, facendo leva su interessi comuni di regioni di «vecchi» e «nuovi» Stati membri o anche di paesi terzi, come già dimostrano gli esempi delle strategie dell'UE per la regione del Mar Baltico e per la regione del Danubio;

8.

sottolinea che un importante valore aggiunto della strategia macroregionale adriatico-ionica (AI) è il fatto di testimoniare con forza l'attenzione dell'UE verso i Balcani occidentali così come è avvenuto in passato per l'integrazione dei territori europei centro-orientali;

9.

segnala che la strategia macroregionale AI costituisce un significativo fattore di riconciliazione tra i territori ad Est dei mari Adriatico e Ionio e, al tempo stesso, riconosce e riscopre i valori unificanti che, da secoli, accomunano entrambe le sponde di quei mari;

10.

evidenzia che un ulteriore valore della strategia macroregionale è costituito dall'opportunità di rafforzare la cooperazione regionale in territori che rientrano anche nella più vasta area del bacino del Mediterraneo, e di contribuire a farli avanzare sulla strada dell'integrazione europea;

11.

sottolinea che la macroregione non costituisce un ulteriore livello istituzionale all'interno dell'Unione europea, bensì una rete, una modalità operativa o meglio un'azione comune che coinvolge diversi attori - europei, nazionali, regionali, locali - diverse politiche e diversi programmi di finanziamento. È quindi auspicabile creare una rete, flessibile e non burocratica, di tutti gli attori, gli strumenti e le iniziative pertinenti.

Una strategia dell'Unione europea per la regione adriatico-ionica: il contesto

12.

osserva che i territori dell'Adriatico e dello Ionio corrispondono a un bacino marittimo e a una regione internazionali. Dal punto di vista storico, geografico, economico, ambientale o sociale, le interazioni fra paesi sono sempre stati una caratteristica fondamentale di questa regione. I mari Adriatico e Ionio sono importanti (eco)regioni marittime e marine d'Europa fra loro contigue che sboccano nel Mediterraneo centrale, il quale, in quanto mare semichiuso, presenta un basso tasso di rinnovamento delle acque;

13.

evidenzia che la macroregione adriatico-ionica (MRAI) comprende Stati membri dell'UE, paesi candidati e paesi candidati potenziali che si affacciano su tali mari. Si tratta di un'area altamente eterogenea in termini economici, ambientali e culturali. Nel quadro del processo di adesione, attualmente in corso, dei paesi dei Balcani occidentali, i mari Adriatico e Ionio saranno interessati ancora di più dalla libera circolazione delle persone, delle merci e dei servizi, che si aggiungerà alla condivisione di un patrimonio comune;

14.

ricorda che l'area geografica interessata dalla strategia comprende tre Stati membri (Italia, e in particolare le sue regioni adriatico-ioniche, Grecia e Slovenia), due paesi candidati (Croazia e Montenegro) e tre paesi candidati potenziali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Serbia), per un'estensione, escluse le superfici marine, di poco meno di 450 000 chilometri quadrati, in cui vivono circa 60 milioni di persone. Una regione che si estende oltre il bacino marittimo e che, per la sua stessa natura di connettore di territori, di anello di congiunzione tra popoli ed istituzioni, meglio si presta a sviluppare una strategia comune in grado di creare opportunità per uno sviluppo sostenibile ed ottimizzare lo scambio di idee, persone, merci e servizi;

15.

sottolinea che il bacino adriatico-ionico rappresenta un «mare semichiuso», ed in prospettiva sempre più un «mare interno» all'Unione europea. È un bacino che, da un lato, presenta analogie con quello del Mar Baltico - essendo anch'esso un bacino marittimo, con problematiche e sfide simili e un'analoga funzione di «cerniera» tra Stati membri e paesi terzi - e, dall'altro, costituisce lo sbocco marittimo naturale dell'area danubiana;

16.

evidenzia che tutti gli spazi europei sono tra loro funzionali, e quindi l'auspicabile collegamento dell'area baltica e dell'area danubiana con quella adriatico-ionica rappresenta un naturale completamento e rafforzamento della politica europea di cooperazione territoriale;

17.

prende atto che la regione adriatico-ionica è interessata, dalla fine degli anni '70, da varie organizzazioni e iniziative, e ne richiama le più importanti, ossia:

il Forum delle città dell'Adriatico e dello Ionio, ove il focus degli interessi è costituito dalla condivisione di un comune modello amministrativo, per uno sviluppo più equilibrato dei territori amministrati (circa 50 membri),

il Forum delle camere di commercio, ove assumono particolare rilievo gli aspetti economico-sociali e la salvaguardia delle risorse (circa 30 membri),

il Forum delle università «Uniadrion», ove il punto di partenza è costituito dalla realizzazione di una connessione permanente tra le Università ed i centri di ricerca dell'Adriatico e dello Ionio per una produzione multimediale condivisa (circa 32 membri),

l'Iniziativa adriatico-ionica (IAI), sorta dopo il conflitto nella ex Iugoslavia nel maggio del 2000 ad Ancona con il preciso obiettivo di garantire la sicurezza e la cooperazione nell'Adriatico e nello Ionio, che riunisce gli Stati di Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Italia, Montenegro, Slovenia e Serbia,

l'Euroregione adriatico, che riunisce di norma le istituzioni, al livello immediatamente inferiore a quello statale, di entrambe le sponde del Mar Adriatico, per un dialogo ed il coordinamento tra le rispettive priorità di programmazione;

a tali iniziative si affiancano numerose reti per le infrastrutture (come la North Adriatic Port Association - NAPA), la cultura, l'istruzione e la formazione;

18.

ricorda che l'area in questione è inoltre interessata da importanti interventi dell'Unione europea, finanziati da programmi tematici (trasporti, energia, ambiente, ecc.), dai programmi nazionali e regionali della politica di coesione europea (Obiettivi 1 e 2) e da quelli di cooperazione territoriale europea come i programmi IPA CBC Adriatico e i corrispondenti programmi di cooperazione transfrontaliera (ad esempio tra Italia e Slovenia o tra Grecia e Italia) nonché di cooperazione transnazionale (Programma Europa centrale Central Europe - CE, Programma Europa sudorientale South East Europe - SEE, Programma Mediterraneo MED, Programma per lo spazio alpino Alpine Space), tramite finanziamenti FESR e lo strumento di preadesione IPA; l'urgenza ed il valore aggiunto di una strategia dell'Unione europea per la MRAI risiede proprio nei benefici di una forte integrazione tra queste programmazioni e quelle realizzate su scala nazionale, regionale e locale, nonché degli investimenti finanziati dalla BEI, dal sistema creditizio locale e dagli attori privati. A questo proposito si sottolinea che un simile processo non può limitarsi ad una logica intergovernativa, ma necessita dell'applicazione immediata della leva politico-istituzionale e dell'expertise tecnica delle istituzioni dell'UE;

19.

sottolinea che questa vasta rete di relazioni rappresenta un importante punto di riferimento ed è la base necessaria per lo sviluppo della dimensione europea delle politiche locali e regionali; il sostegno a sistemi di partenariato transfrontaliero, transnazionale e interregionale diventa strategico a livello territoriale e contribuisce alla strutturazione di sistemi di dialogo e di collaborazione fra gli enti locali, le regioni e l'amministrazione centrale, in linea con il Trattato di Lisbona;

20.

ritiene che la IAI, per le caratteristiche che la contraddistinguono e in particolare per l'interesse che i paesi suoi membri nutrono nei confronti delle tematiche connesse alla tutela delle acque marittime e delle coste, possa proiettarsi in una dimensione più propriamente mediterranea, e che, per la sua specifica vocazione geografica e per le tematiche ad essa connesse, la IAI sia destinata a fornire un valore aggiunto ai processi di stabilizzazione nell'area ed in particolare alle dinamiche di integrazione nello spazio europeo senza sovrapposizione con altre istituzioni di diverso assetto e rilevanza;

21.

ricorda che il 5 maggio 2010 ad Ancona il Consiglio adriatico-ionico, costituito dai ministri degli Esteri dei paesi associati alla IAI, ha adottato una dichiarazione in cui, condividendo la proposta di una strategia macroregionale per l'area adriatico-ionica, invita gli Stati membri dell'UE interessati (Italia, Grecia, Slovenia) ad attivarsi per la sua approvazione da parte delle istituzioni dell'Unione europea;

22.

sottolinea che il 23 maggio 2011, a Bruxelles, il Consiglio adriatico ionico ha adottato un'ulteriore dichiarazione in cui, nel prendere atto con favore della decisione del Consiglio europeo del 13 aprile 2011 che invita gli Stati membri a proseguire nel lavoro per future macroregioni, riafferma il proprio impegno a supporto della strategia macroregionale per l'Adriatico e lo Ionio da realizzare in cooperazione con la Commissione europea e con il coinvolgimento delle istituzioni nazionali, regionali e locali;

23.

evidenzia che, nelle loro VIII e IX conferenze, svoltesi rispettivamente a Bari il 29 aprile 2010 e a Budva (Montenegro) l'11 aprile 2011, i presidenti dei parlamenti nazionali aderenti alla IAI hanno adottato specifiche dichiarazioni finali con cui impegnano i rispettivi parlamenti ad intensificare gli sforzi per contribuire al processo di adesione all'UE di tutti i paesi dei Balcani occidentali membri dell'Iniziativa, ed hanno chiesto alle istituzioni europee di sviluppare, nell'area del fianco Sud-Est dell'Europa, una strategia macroregionale per il bacino adriatico-ionico;

24.

ricorda che i territori interessati dalla strategia sono quelli che gravitano funzionalmente sul Mare Adriatico o sul Mar Ionio, ove le differenze paesaggistiche e ambientali fra le due coste e gli entroterra del bacino adriatico sono pronunciate a causa delle diverse caratteristiche geomorfologiche, della forte pressione esercitata dallo sviluppo urbano e delle diversità demografiche. L'area, inoltre, ha forti interconnessioni e contaminazioni con territori dell'Austria e del Mediterraneo centrorientale;

25.

rileva che alcune aree costiere sono interessate da un alto grado di urbanizzazione, con particolare concentrazione attorno alle zone manifatturiere e a quelle con un tasso elevato di turismo. Un uso eccessivo a fini produttivi, la domanda localizzata e le conseguenti trasformazioni dell'habitat costiero, hanno causato una diffusa congestione e una costante riduzione dell'ambiente naturale. Vi sono comunque siti ambientali eccellenti e aree protette nazionali e regionali;

26.

segnala che alcune aree costiere presentano una continuità di paesaggio ed un patrimonio ambientale sempre più minacciati dai processi di sviluppo. Si rilevano carenze al livello del sistema fognario e di smaltimento dei rifiuti, la crescente urbanizzazione della costa e continue emissioni di agenti inquinanti nell'atmosfera dovute ai trasporti, ai processi industriali ed alla produzione di energia;

27.

sottolinea che ad un livello più ampio, la strategia dell'Unione europea per la regione adriatico-ionica si propone di essere uno strumento prezioso non soltanto per i territori interessati, ma per l'UE nel suo complesso, in quanto pienamente rivolta a conseguire gli orientamenti strategici dell'UE in materia di sviluppo intelligente, sostenibile ed inclusivo, in particolare nel quadro della strategia Europa 2020. L'inizio della programmazione della strategia deve essere previsto per il 2012 o il 2013, in modo da rendere possibile tale conformità e garantire la più ampia coerenza con le priorità del prossimo quadro finanziario pluriennale e dei relativi quadri strategici comuni e programmi operativi;

28.

ritiene che, volendo definire il compito precipuo della strategia AI, si possa parlare di «collegare e proteggere»: collegare i territori della macroregione per promuoverne lo sviluppo sostenibile, e al tempo stesso proteggere il fragile ambiente marittimo, costiero e dell'entroterra. Le due macrostrategie europee per il Baltico ed il Danubio, insieme alla strategia AI e alle future strategie dell'UE (1), possono creare quelle interconnessioni e sinergie, anche infrastrutturali, richiamate al punto 18 delle conclusioni del Consiglio Affari generali del 13 aprile 2011. Esse dovrebbero costituire un asse ideale fra Nord e Sud dell'Europa e, in questo contesto, la MRAI rafforzerebbe e decongestionerebbe l'accesso sudorientale dell'Europa al resto del mondo, potendo comprendere anche l'area del Mediterraneo centro-orientale grazie all'allungamento del corridoio Baltico-Adriatico previsto dalla comunicazione della Commissione COM(2011) 500, del 29 giugno 2011, e la sua connessione con le reti intermodali. A fronte della possibilità di ampie sovrapposizioni territoriali tra la strategia AI e quella per la regione del Danubio, la Commissione europea dovrebbe prevedere adeguati meccanismi di coordinamento.

Mare, costa ed entroterra: una macroregione da connettere, proteggere e sviluppare

29.

ritiene che un bacino marittimo sia per definizione una risorsa comune che collega i paesi e le regioni che vi si affacciano, nonché un bene comune che tutti devono salvaguardare. Il mare, però, ha anche bisogno di interventi congiunti affinché possa generare ricchezza e sviluppo. Esso inoltre è un sistema fragile, e questo è particolarmente vero nel caso dell'Adriatico e dello Ionio, che sono mari con un basso tasso di rinnovamento delle acque collegati al Mediterraneo, anch'esso un mare semichiuso. Per preservare l'ambiente dell'Adriatico e dello Ionio, occorre inserire nella strategia adriatico-ionica anche delle adeguate strategie marine;

30.

rileva che da questo punto di vista, la macroregione adriatico-ionica può essere considerata una comunità marittima. La strategia pertanto non produrrà solo documenti di pianificazione, ma anche azioni - azioni concrete e visibili volte ad affrontare le sfide che si aprono per quest'area. Gli Stati, le regioni e le altre parti interessate devono assumersi la responsabilità di fare da capofila in settori prioritari specifici e in progetti di punta ispirati da un approccio integrato alla politica marittima, alla politica dei trasporti e alla politica dei porti nell'ambito della logica dei corridoi paneuropei;

31.

evidenzia che, accanto alla dimensione marina, l'approccio macroregionale dovrà prendere in considerazione ogni questione fondamentale che interessa oggi la MRAI: dalla protezione e conservazione dell'ambiente all'energia, dai cambiamenti climatici alla ricerca e all'innovazione, dalla tutela delle aree sottomarine alle risorse culturali, alla competitività ed alla creazione di posti di lavoro, al commercio, alla logistica ed alla formazione di manager pubblici dell'area adriatico-ionica;

32.

richiama la posizione della Commissione europea secondo cui l'elaborazione di strategie macroregionali deve attualmente tener conto del principio dei «tre no»: no a nuove regolamentazioni, no a nuovi organi e no a nuovi fondi. Da parte sua, ribadisce che tale principio dovrebbe essere affiancato da «tre sì»: attuazione e controllo, di comune accordo, di regolamentazioni già esistenti per la macroregione; creazione di una piattaforma, di una rete o di un raggruppamento territoriale di enti regionali e locali e Stati membri con la partecipazione delle parti interessate sotto la responsabilità delle istituzioni dell'UE; utilizzo concordato delle attuali risorse finanziarie dell'Unione per lo sviluppo e l'attuazione di strategie macroregionali;

33.

insiste affinché il Consiglio europeo incarichi, entro il 2012-2013, la Commissione europea di elaborare una strategia macroregionale AI che, in presenza di una sufficiente maturazione del dibattito, rappresenti a livello europeo una scelta responsabile da parte delle istituzioni dell'Unione europea, perché in tal modo si può garantire consenso, e al tempo stesso, un'impostazione pragmatica per i tre capisaldi della strategia macroregionale, intervenendo sulla nuova programmazione 2014-2020;

34.

rileva che, in relazione alla questione della sussidiarietà e proporzionalità, come per il Mar Baltico e il Danubio anche per l'area adriatico-ionica è possibile l'individuazione di una strategia europea che, avvalendosi delle numerose reti di cooperazione già esistenti e valorizzando la pluralità di iniziative, programmi e progetti già in atto ed adattando e coordinando gli strumenti a disposizione di vari soggetti, contribuisca al consolidamento del processo di integrazione sia tra gli Stati sia al loro interno, attraverso un maggiore coinvolgimento della società civile nel percorso decisionale e nell'attuazione di misure concrete;

35.

sottolinea che queste condizioni fanno apparire la strategia macroregionale per l'area adriatico-ionica come un eccellente esempio di governance multilivello tradotta in pratica, in quanto crea le opportunità per la qualificazione e l'ottimizzazione della cooperazione e l'interazione di tutti i soggetti interessati dalle grandi sfide che si profilano in questo territorio;

36.

ricorda che, in questa fase in cui la maggior parte delle misure poggia su basi giuridiche relative a settori di competenza dell'Unione e degli Stati membri, la Commissione dovrà inizialmente limitarsi a proporre determinate azioni, che saranno poi sviluppate mediante la cooperazione di tutti i livelli di governo interessati secondo le rispettive competenze e responsabilità, per assumere, successivamente, un ruolo di coordinamento, monitoraggio, agevolazione dell'attuazione e follow-up della strategia; per svolgere questo compito, essa dovrebbe ricorrere il più possibile alle strutture adeguate già esistenti.

Conclusioni

37.

osserva che, in considerazione delle dichiarazioni adottate dal Consiglio adriatico-ionico (ministri degli Affari esteri dei paesi dell'IAI) ed alla luce dei problemi urgenti e delle sfide attuali, occorre iniziare subito a elaborare una strategia europea per l'area adriatico-ionica, e sollecita quindi il Consiglio europeo ad affidare alla Commissione europea il mandato di elaborare la suddetta strategia;

38.

esorta il Parlamento europeo, sulla base delle dichiarazioni delle Conferenze dei presidenti dei parlamenti nazionali dei paesi aderenti all'IAI) ed in considerazione del valore strategico per il completamento del processo di adesione all'UE, ad assumere un'iniziativa politica forte per l'avvio di una strategia dell'Unione europea per la MRAI;

39.

invita il Parlamento europeo, impegnato a definire importanti documenti riguardanti l'attuazione della politica marittima integrata, la gestione delle acque territoriali e la politica dei trasporti, a tener conto della dimensione macroregionale adriatico-ionica;

40.

sottolinea che la strategia macroregionale AI è perfettamente compatibile con lo sviluppo delle euroregioni che perseguono l'obiettivo della cooperazione tra zone di frontiera o con lo sviluppo di strutture europee nel quadro di progetti transfrontalieri, transnazionali e interregionali che assumono la forma giuridica di un gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT);

41.

raccomanda che le politiche dell'Unione europea, ed in particolare la politica di coesione per il periodo successivo al 2013, inseriscano a pieno titolo le strategie macroregionali tra i propri settori di collaborazione territoriale (soprattutto per quanto riguarda la collaborazione transfrontaliera e transnazionale), in modo tale che i programmi operativi regionali del periodo di programmazione successivo (2014-2020) possano contribuire all'effettiva attuazione di tali strategie;

42.

invita la Commissione, in linea con il punto 21 delle conclusioni del Consiglio Affari generali del 13 aprile 2011 e con le conclusioni del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2011 nonché in considerazione del fatto che le istituzioni nazionali e locali stanno lavorando da tempo ad un'ipotesi di strategia macroregionale, a realizzare da subito un preciso monitoraggio dei progetti strategici in attuazione, approvati ed in corso di approvazione che ricadono nei territori adriatico-ionici. La esorta inoltre ad adottare i «tre sì» indicati al punto 32 del presente parere;

43.

ritiene necessario ed urgente che il ruolo e la funzione delle macroregioni vengano ulteriormente esaminati e definiti nell'ambito di un apposito «Libro verde», come già richiesto nella sua risoluzione sul programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per il 2010;

44.

sottolinea che la strategia per l'area adriatico-ionica si basa sull'applicazione del principio di sussidiarietà. Essa si occuperà di questioni e problemi che non possono essere affrontati esclusivamente a livello locale, regionale e nazionale;

45.

evidenzia che la suddetta strategia deve essere elaborata nel quadro di un'ampia consultazione pubblica. Essa, basandosi sull'esperienza delle strategie UE per la regione del Mar Baltico e per la regione del Danubio, deve essere realizzata in stretta collaborazione con le reti e le organizzazioni esistenti nell'area e con il Comitato delle regioni come rappresentante degli enti regionali e locali e altri partner importanti;

46.

ricorda che, in linea con la raccomandazione del Consiglio Affari generali del 13 aprile 2011 in merito alla trasparenza, dalla visibilità e dallo scambio di buone pratiche tra strategie macroregionali, il partenariato Adriatic-Ionian Macroregion ha organizzato, nell'edizione 2011 degli Open Days, un'analisi delle tematiche macroregionali con uno specifico approfondimento sulla proposta di una strategia macroregionale per l'area adriatico-ionica, grazie a un dibattito partecipativo tra i rappresentanti delle 13 regioni e città del partenariato e ad un workshop di partenariati pubblico-privati con la presentazione di progetti specifici in fase di attuazione;

47.

incarica la Presidente di trasmettere il presente parere di iniziativa alla Commissione europea, al Parlamento europeo, all'attuale presidenza del Consiglio ed ai partner del trio della presidenza.

Bruxelles, 11 ottobre 2011

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


(1)  Tra le strategie in corso di elaborazione figurano quella per l'area del Mare del Nord e della Manica, quella per l'arco Alpino, quella per l'arco Atlantico, quella per il Mar Nero, ecc.


11.1.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 9/14


Parere del Comitato delle regioni sul tema «Legiferare con intelligenza»

2012/C 9/04

IL COMITATO DELLE REGIONI:

ritiene che l'approccio «legiferare con intelligenza» dovrebbe comportare una riduzione della burocrazia e degli oneri amministrativi non soltanto per i cittadini e i diretti interessati, ma anche per gli enti regionali e locali; respinge invece un approccio unicamente quantitativo nei confronti della regolamentazione;

prende atto dei riferimenti sempre più frequenti alla dimensione regionale e locale della normativa intelligente e alle relative attività e capacità del CdR in quanto riconoscimento del ruolo degli enti regionali e locali europei nell'elaborazione delle politiche e nell'applicazione della normativa UE;

chiede alla Commissione europea e ad altre istituzioni UE di dedicare maggior attenzione al livello di governo regionale e locale al momento di elaborare una normativa, di valutarne l'impatto o di individuare le modalità di applicazione delle politiche e degli obiettivi dell'UE;

ritiene che, oltre all'obiettivo della coesione territoriale dell'UE (art. 3 del TUE), sia le clausole orizzontali del Trattato di Lisbona relative alle esigenze sociali (art. 9 del TFUE) e ambientali (art. 11 del TFUE) sia il trinomio della strategia Europa 2020 richiedano valutazioni d'impatto tali da esaminare in modo equilibrato le conseguenze della regolamentazione in termini territoriali, economici, sociali e ambientali;

si dichiara pronto a coadiuvare gli sforzi delle istituzioni europee quando sono richiesti dati in possesso degli enti regionali e locali, ribadendo però che le proprie risorse sono limitate e ricordando la propria missione principale;

ritiene che le istituzioni europee dovrebbero adottare un approccio comune nell'effettuare le valutazioni d'impatto e che il CdR dovrebbe essere coinvolto nella formulazione di tale approccio;

è favorevole al progetto di rivedere l'accordo di cooperazione con la Commissione europea, tenendo conto dei cambiamenti istituzionali introdotti dal Trattato di Lisbona, della necessità di mettere in atto la governance multilivello e dell'evoluzione del ruolo politico del CdR, nonché prendendo provvedimenti per migliorare e rafforzare la cooperazione in materia di valutazione d'impatto e per introdurre un meccanismo che consenta al CdR di contribuire alla relazione annuale Legiferare meglio.

Relatore

Graham TOPE (UK/ALDE), membro del Consiglio del comune di Sutton (città metropolitana di Londra)

Testi di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Legiferare con intelligenza nell'Unione europea (COM(2010) 543 definitivo)

Relazione della Commissione sulla sussidiarietà e la proporzionalità (17a relazione Legiferare meglio relativa al 2009)

(COM(2010) 547 definitivo)

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

A.    Legiferare con intelligenza

1.

accoglie con favore l'approccio «legiferare con intelligenza» che conferma e approfondisce l'idea di un ciclo politico dell'UE in cui la normativa sia costantemente riveduta e adeguata alle nuove sfide e circostanze, sulla base di una valutazione esaustiva e di esperienze concrete di attuazione;

2.

ritiene che questo approccio dovrebbe comportare una riduzione della burocrazia e degli oneri amministrativi non soltanto per i cittadini e i diretti interessati, ma anche per gli enti regionali e locali; respinge invece un approccio unicamente quantitativo nei confronti della regolamentazione, nella misura in cui le priorità politiche non possono essere subordinate a considerazioni sul volume globale della legislazione. Chiede pertanto che le valutazioni d'impatto comprendano anche una riflessione sul costo dell'assenza di una regolamentazione europea;

3.

si rammarica del fatto che gli strumenti previsti da tale approccio non si applichino, a quanto pare, agli atti delegati e di esecuzione (la procedura di comitato). Per tali procedure la vigilanza e la trasparenza non sono sufficienti.

Ruolo degli enti regionali e locali

4.

prende atto dei riferimenti sempre più frequenti alla dimensione regionale e locale della normativa intelligente e alle relative attività e capacità del CdR in quanto riconoscimento del ruolo degli enti regionali e locali europei nell'elaborazione delle politiche e nell'applicazione della normativa UE.

Consultazione

5.

rileva che nella maggior parte dei pareri del CdR si esprime preoccupazione riguardo al livello di consultazione o coinvolgimento degli enti regionali e locali nel processo di elaborazione delle iniziative dell'UE. Nei pareri si invoca ripetutamente un maggiore coinvolgimento di questi enti non soltanto nel processo di elaborazione delle nuove politiche e delle proposte legislative, ma anche nella valutazione del loro impatto potenziale e nella loro attuazione;

6.

chiede alla Commissione europea e ad altre istituzioni UE di dedicare maggior attenzione ai livelli di governo regionale e locale al momento di elaborare una normativa, di valutarne l'impatto o di individuare le modalità di applicazione delle politiche e degli obiettivi dell'UE;

7.

accoglie pertanto con favore l'intenzione di riesaminare le attuali procedure consultive e di estendere il periodo a disposizione per rispondere alle consultazioni;

8.

ritiene che i risultati delle consultazioni dovrebbero essere pubblicati ed analizzati, esaminando ad esempio in che modo si è tenuto conto delle risposte fornite al momento di stilare o modificare la proposta, quali contributi non sono stati utilizzati, ecc.;

9.

ribadisce il timore che le consultazioni aperte favoriscano le risposte degli interlocutori che sono meglio organizzati e dispongono di maggiori risorse o gli interessi specifici delle minoranze; continua pertanto ad attribuire grande valore alle risposte delle associazioni rappresentative dei governi regionali e locali, al pari di altre risposte.

Oneri amministrativi e finanziari

10.

prende atto del lavoro compiuto dal gruppo ad alto livello sugli oneri amministrativi (gruppo Stoiber);

11.

ribadisce il timore che il gruppo Stoiber e la Commissione europea dedichino un'attenzione pressoché esclusiva agli oneri della normativa UE che gravano in via diretta sulle piccole imprese. Pur riconoscendo che tali oneri costituiscono un grave ostacolo alla crescita economica e ricordando che gli obblighi gravosi di rendicontazione a carico degli enti nazionali/regionali/locali si traducono, alla fine, in oneri amministrativi per cittadini e imprese a livello nazionale o subnazionale, ritiene sia doveroso affrontare e alleviare anche gli oneri che pesano sugli enti regionali e locali;

12.

accoglie con favore l'iniziativa del gruppo Stoiber di individuare le buone pratiche in materia di applicazione meno onerosa delle nuove normative e rammenta di aver dato un contributo attivo, mediante un'apposita relazione e l'attività del suo osservatore permanente in seno al gruppo, alla raccolta delle buone pratiche applicate in questo ambito dagli enti regionali e locali; sottolinea tuttavia che l'UE dovrebbe fare in modo che non sorgano affatto oneri amministrativi eccessivi;

13.

prende nota della relazione della Commissione in materia di sussidiarietà e proporzionalità (Legiferare meglio, 18a relazione riguardante il 2010, COM(2011) 344 definitivo) e riconosce in tale relazione un'indicazione del fatto che la Commissione prende in considerazione l'analisi sulla sussidiarietà condotta dal CdR.

Valutazione d’impatto

14.

ricorda che, a seguito dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, ogni progetto di atto legislativo dell'UE deve essere corredato di una valutazione dell'impatto potenziale che ne esamini anche le conseguenze sugli enti regionali e locali;

15.

ribadisce l'importanza della valutazione d'impatto ex ante e di quella ex post nel processo di elaborazione delle politiche e della normativa, e nota con piacere il ruolo accresciuto della valutazione ex post;

16.

riconosce che l'opera di semplificazione e miglioramento della legislazione europea implica la ricerca di un equilibrio tra lo svolgimento delle valutazioni d'impatto ex ante e di quelle ex post, ma deve anche garantire che l'assolvimento di tali compiti non gravi con oneri amministrativi aggiuntivi sui vari livelli di governo;

17.

prende atto della relazione annuale del comitato per la valutazione d'impatto (Impact Assessment Board - IAB) per il 2010; ritiene che lo IAB abbia un importante ruolo da svolgere, ma che potrebbe trarre giovamento da una maggiore autonomia rispetto alla Commissione europea;

18.

ritiene che dalla relazione emerga chiaro che la valutazione d'impatto e l'opera dello IAB consentono e mantengono un più stretto controllo del principio di sussidiarietà per conto dei servizi della Commissione europea. Ciò risulta evidente, nella relazione, quando si elencano i casi in cui i dati raccolti nel corso della valutazione d'impatto hanno indotto le direzioni generali della Commissione competenti a cambiare idea riguardo alla necessità e al possibile valore aggiunto di una determinata normativa;

19.

rileva che nella relazione dello IAB si individua la tendenza ad effettuare e pubblicare valutazioni d'impatto incentrate sulle proposte legislative finali, piuttosto che sulle comunicazioni d'impostazione iniziale delle politiche; invoca pertanto l'adozione di iniziative politiche di grande visibilità e dal forte impatto, da accompagnare a una valutazione d'impatto in una fase precoce, soprattutto se l'obiettivo della proposta è quello di informare i responsabili decisionali in merito alla gamma di opzioni politiche specifiche disponibili in una fase successiva;

20.

osserva che, nella relazione, lo IAB fa riferimento alla necessità di inserire un'analisi delle implicazioni sociali e dei costi amministrativi nelle valutazioni d'impatto elaborate dalle singole direzioni generali, mentre non parla di una valutazione delle conseguenze specifiche a livello territoriale e del ruolo potenziale del CdR quale coadiutore della Commissione nella valutazione d'impatto; invita la Commissione europea ad affrontare questa questione e lo IAB a riferire in merito ai passi compiuti in tal senso nella prossima relazione 2011;

21.

ritiene auspicabile che la DG REGIO possa essere pienamente coinvolta nello IAB, in quanto essa è la direzione generale più sensibile alla realtà territoriale;

22.

ritiene che, oltre all'obiettivo della coesione territoriale dell'UE (art. 3 del TUE), sia le clausole orizzontali del Trattato di Lisbona relative alle esigenze sociali (art. 9 del TFUE) e ambientali (art. 11 del TFUE) sia il trinomio della strategia Europa 2020 richiedano valutazioni d'impatto tali da esaminare in modo equilibrato le conseguenze della regolamentazione in termini territoriali, economici, sociali e ambientali;

23.

ritiene che delle analisi d'impatto di qualità e il monitoraggio dell'applicazione della legislazione richiedano tempo e l'assegnazione di considerevoli risorse umane, allo scopo di garantire al tempo stesso competenze specifiche e visione globale;

24.

esprime le proprie riserve riguardo alla tendenza ad affidare la conduzione delle valutazioni d'impatto ad organi «indipendenti», ossia ad esternalizzare questa missione ad uffici studi appositamente incaricati o a commissioni ad hoc. È lecito dubitare che una tale esternalizzazione possa realmente portare a una maggiore trasparenza o indipendenza. Ciò equivale anche a negare la missione della Commissione, che consiste nel rappresentare l'interesse generale dell'UE. Tale esternalizzazione rischia inoltre di favorire coloro che dispongono di risorse sufficienti per condurre tali valutazioni, a danno degli enti territoriali, delle ONG e dei rappresentanti della società civile o dei salariati che dispongono di mezzi molto più modesti;

25.

si dichiara pronto a coadiuvare gli sforzi delle istituzioni europee quando sono richiesti dati in possesso degli enti regionali e locali, ribadendo però che le proprie risorse sono limitate e ricordando la propria missione principale.

Accordi interistituzionali

26.

ricorda che l'impatto delle nuove normative dell'UE sugli enti regionali e locali può essere prodotto tanto dagli emendamenti introdotti dal Parlamento europeo e dal Consiglio quanto dalla proposta iniziale della Commissione; invita le prime due istituzioni anche a prestare maggiore attenzione all'impatto territoriale delle loro decisioni nel corso dell'intero processo legislativo ed offre loro la propria competenza in materia; ritiene che si dovrebbero esaminare le possibilità concrete di una tale cooperazione del CdR con il Parlamento europeo e il Consiglio in materia di valutazioni d'impatto, controllo del rispetto del principio di sussidiarietà e applicazione della normativa UE, sia ex-ante che ex-post;

27.

invita i propri relatori a considerare l'impatto delle loro raccomandazioni in termini di oneri finanziari e amministrativi, nonché l'impatto sull'ambiente, sul tessuto sociale, sulle piccole e medie imprese e sulla società civile;

28.

ritiene che le istituzioni europee dovrebbero adottare un approccio comune nell'effettuare le valutazioni d'impatto e che il CdR dovrebbe essere coinvolto nella formulazione di tale approccio;

29.

accoglie con favore il fatto che la Commissione, nel contesto del sistema di allerta precoce introdotto dal Trattato di Lisbona, attribuisca il giusto peso ai pareri motivati dei parlamenti nazionali anche quando non sia stata ancora raggiunta la soglia per l'obbligo di riesame (il cosiddetto «cartellino giallo»). In considerazione del proprio ruolo e delle proprie responsabilità nel processo di controllo del principio di sussidiarietà, il CdR chiede alla Commissione di inoltrargli i pareri motivati inviati dai parlamenti nazionali, al pari delle loro traduzioni e della risposta fornita dalla Commissione stessa;

30.

è favorevole al progetto di rivedere l'accordo di cooperazione con la Commissione europea, tenendo conto dei cambiamenti istituzionali introdotti dal Trattato di Lisbona, della necessità di mettere in atto la governance multilivello e dell'evoluzione del ruolo politico del CdR, nonché prendendo provvedimenti per migliorare e rafforzare la cooperazione in materia di valutazione d'impatto e per introdurre un meccanismo che consenta al CdR di contribuire alla relazione annuale Legiferare meglio.

Gruppo di alto livello sulla governance

31.

ritiene che questo raggruppamento costituisca una valida piattaforma per i funzionari degli Stati membri e delle istituzioni europee, compreso il CdR, che vogliano discutere sugli aspetti pratici della governance europea e scambiare buone pratiche;

32.

si rammarica tuttavia del fatto che le presidenze ungherese e polacca dell'UE non prevedano alcuna riunione ufficiale di questo gruppo nel 2011 e chiede che esso riprenda i suoi lavori nel 2012.

B.    Sussidiarietà

33.

ricorda che il Trattato di Lisbona fa esplicito riferimento alle autonomie di governo regionali e locali e alla dimensione regionale e locale del principio di sussidiarietà; ciò significa che l'UE deve rispettare le competenze degli enti regionali e locali al momento di proporre e adottare nuove norme basate su competenze condivise; ricorda inoltre che il Trattato di Lisbona conferisce al CdR un ruolo preminente in materia di sussidiarietà, il che significa non solo difendere il rispetto delle competenze degli enti regionali e locali, ma anche garantire l'osservanza del principio di sussidiarietà a tutti i livelli di governo;

34.

reitera il proprio impegno a proseguire la collaborazione con la Commissione europea per inserire la governance multilivello nelle maggiori strategie e politiche comuni dell'UE soprattutto nel quadro dell'applicazione della strategia Europa 2020;

35.

richiama l'attenzione sulla Relazione annuale sulla sussidiarietà 2010 adottata dall'Ufficio di presidenza del CdR il 4 marzo 2011, insieme ai temi che struttureranno il programma di lavoro della Rete di controllo della sussidiarietà. La relazione indica come priorità fondamentali del CdR l'intensificazione delle attività correlate al controllo della sussidiarietà e il contributo all'integrazione della cultura della sussidiarietà nel processo decisionale politico dell'UE;

36.

giudica positivo il fatto che in nessun parere sia stata constatata una violazione diretta del principio di sussidiarietà. Ciò dimostra la serietà con cui la Commissione europea rispetta tale principio ed evidenzia il valore del CdR nel suo ruolo di controllore;

37.

accoglie con favore l'aumento delle consultazioni della Rete di controllo della sussidiarietà, che è in grado di fornire osservazioni pratiche dettagliate formulate da un ampio ventaglio di enti regionali e locali; chiede ai membri aderenti alla Rete di impegnarsi più a fondo nelle attività e nelle consultazioni da questa condotte allo scopo di rendere maggiormente rappresentativi i risultati di tali attività consultative;

38.

riconosce la necessità di un recepimento tempestivo, accurato ed efficace della normativa UE e di una sua corretta applicazione a tutti i livelli di governo negli Stati membri ed è consapevole che in alcuni casi potrebbero essere necessarie procedure di infrazione volte a sanzionare la mancata osservanza o a fungere da deterrente; ciò nonostante esprime preoccupazione riguardo ai tentativi sempre più frequenti della Commissione di stabilire quando e come i governi degli Stati membri devono imporre agli enti regionali e locali l'osservanza di tali norme; nel rispetto del principio di sussidiarietà, l'attuazione dovrebbe essere responsabilità degli stessi governi nazionali - e, se del caso, di quelli regionali - nella misura in cui sia garantito il conseguimento degli obiettivi generali della legislazione dell'UE.

Bruxelles, 11 ottobre 2011

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


11.1.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 9/18


Parere del Comitato delle regioni sul tema «Riesame dello “Small Business Act” per l’Europa»

2012/C 9/05

IL COMITATO DELLE REGIONI:

riconosce i risultati dati finora dalle attività realizzate nel quadro dell’SBA, ma raccomanda energicamente, affinché la Commissione e in particolare gli Stati membri ottengano risultati più sostanziali nella realizzazione dei suoi obiettivi, di rendere l’SBA più vincolante politicamente, così da garantire livelli di attuazione maggiori e più conformi e superare le barriere che attualmente ne impediscono la piena adozione;

ritiene che l’SBA richieda una guida politica e crede che la strategia Europa 2020 debba contenere un riconoscimento più esplicito dell’SBA, che consenta di dotare questa politica di una struttura di governance più stabile adottando una tabella di marcia appropriata indicante le tappe fondamentali per tutti gli Stati membri da inserire nei programmi nazionali di riforma;

prevede che gli enti regionali e locali avranno maggiori opportunità di contribuire agli obiettivi dell’SBA e chiede pressantemente un riconoscimento più esplicito della dimensione locale e regionale, che incoraggi un approccio bidirezionale - sia dal basso verso l’alto che dall’alto verso il basso - oltre a migliorare la visibilità dell’SBA in tutta l’UE; conclude pertanto che occorre un maggior grado di comunicazione e di prioritarizzazione dell’SBA in tutta l’UE a livello nazionale, regionale e locale;

sottolinea che la difficoltà più grande per le PMI è l’accesso ai finanziamenti e che per affrontarla è necessaria un’azione concertata nelle prossime fasi dell’SBA; insiste inoltre sull’importanza che rivestono tanto le iniziative per agevolare l’accesso delle PMI ai mercati quanto una riduzione sostanziale degli oneri amministrativi;

si rammarica profondamente che l’impegno di inserire l’SBA nella strategia di Lisbona prima e nella strategia Europa 2020 poi non sia stato mantenuto, dal momento che in questo modo si è persa, almeno finora, l’opportunità di utilizzare i programmi nazionali di riforma come strumento chiave per l’attuazione dell’SBA. Torna pertanto a chiedere con urgenza l’immediato inserimento dei principi e degli obiettivi dell’SBA nella strategia Europa 2020 e nell’attuazione dei piani nazionali di riforma.

Relatrice

Constance HANNIFFY (IE/PPE), membro del Consiglio della contea di Offaly, della Midland Regional Authority e della Border, Midland and Western Regional Assembly

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Riesame dello «Small Business Act» per l’Europa

COM(2011) 78 definitivo

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

accoglie con favore il riesame dello «Small Business Act» (SBA) per l’Europa effettuato dalla Commissione e riconferma il pieno sostegno al proseguimento di quest’importantissima iniziativa politica volta a promuovere lo sviluppo, la crescita e la sostenibilità delle PMI di tutta l’UE;

2.

sottolinea con forza l’esigenza di risolvere i problemi di fondo che ostacolano l’attuazione dell’SBA a tutti i livelli di governo nell’Unione europea ed esorta gli Stati membri a dare maggiore priorità agli elementi fondamentali dell’SBA stesso: la perdita di 3,5 milioni di posti di lavoro (1) nelle PMI europee a seguito della crisi finanziaria, economica e sociale fornisce la triste prova della necessità di mettere l’argomento al centro dell’azione politica;

3.

riconosce i risultati dati finora dalle attività realizzate nel quadro dell’SBA, ma raccomanda energicamente, affinché la Commissione e in particolare gli Stati membri ottengano risultati più sostanziali nella realizzazione dei suoi obiettivi, di rendere l’SBA più vincolante politicamente, così da garantire livelli di attuazione maggiori e più conformi e superare le barriere che attualmente ne impediscono la piena adozione;

4.

sostiene gli sforzi della Commissione volti a rafforzare gli aspetti di governance dell’SBA, in particolare l’istituzione di rappresentanti nazionali delle PMI negli Stati membri che, insieme al rappresentante speciale delle PMI della Commissione, si assumano l’impegno di guidare l’attuazione dell’SBA in tutta l’UE;

5.

ritiene che l’SBA richieda una guida politica e crede che la strategia Europa 2020 debba contenere un riconoscimento più esplicito dell’SBA, che consenta di dotare questa politica di una struttura di governance più stabile adottando una tabella di marcia appropriata indicante le tappe fondamentali per tutti gli Stati membri da inserire nei programmi nazionali di riforma;

6.

prevede che gli enti regionali e locali avranno maggiori opportunità di contribuire agli obiettivi dell’SBA e chiede pressantemente un riconoscimento più esplicito della dimensione regionale e locale, che incoraggi un approccio bidirezionale - sia dal basso verso l’alto che dall’alto verso il basso - oltre a migliorare la visibilità dell’SBA in tutta l’UE;

7.

sottolinea che la difficoltà più grande per le PMI è l’accesso ai finanziamenti e che per affrontarla è necessaria un’azione concertata nelle prossime fasi dell’SBA; insiste inoltre sull’importanza che rivestono tanto le iniziative per agevolare l’accesso delle PMI ai mercati quanto una riduzione sostanziale degli oneri amministrativi;

8.

ribadisce l’importanza di fornire un sostegno adeguato alle PMI per garantire la sostenibilità a lungo termine di un insieme variegato di imprese. Oltre a porre l’accento sulle start-up ad alto potenziale e alle PMI di nuova formazione e fortemente orientate verso le esportazioni, bisognerebbe prestare attenzione anche alle imprese consolidate, a quelle che si stanno sviluppando e a quelle in fase di ristrutturazione, riconoscendo al tempo stesso le difficoltà delle PMI orientate al mercato locale e interno, che in fin dei conti sono la linfa vitale delle economie regionali e locali;

9.

sottolinea inoltre che l’SBA e la politica in materia di PMI a tutti i livelli devono tenere conto e poter essere applicati a diversi modelli di imprese, incluse le imprese dell’economia sociale, le industrie culturali e creative (precommerciali e commerciali), le cooperative e le forme giuridiche analoghe, al fine di massimizzare la creazione di posti di lavoro e la crescita economica sostenibile.

Garantire un livello elevato di attuazione e una migliore governance

10.

si rammarica profondamente che l’impegno a inserire l’SBA nella strategia di Lisbona prima e nella strategia Europa 2020 poi non sia stato mantenuto, dal momento che in questo modo si è persa, almeno finora, l’opportunità di utilizzare i programmi nazionali di riforma come strumento chiave per l’attuazione dell’SBA. Torna pertanto a chiedere con urgenza l’immediato inserimento dei principi e degli obiettivi dell’SBA nella strategia Europa 2020 e nell’attuazione dei piani nazionali di riforma;

11.

esprime delusione per il diverso grado di attuazione dell’SBA da parte degli Stati membri: la Commissione riconosce questo fatto nella sua comunicazione, ma non ne esamina pienamente le cause - ossia il fatto che gli Stati membri dovrebbero rendere maggiormente conto del loro operato per la realizzazione degli obiettivi dell’SBA; il Comitato pertanto conclude che occorre un maggior grado di comunicazione e di prioritarizzazione dell’SBA in tutta l’UE a livello nazionale, regionale e locale;

12.

si compiace per la nomina dei rappresentanti nazionali delle PMI da parte degli Stati membri e rivolge un pressante appello a tutti questi rappresentanti affinché adempiano a fondo al proprio compito di garantire che le amministrazioni «pensino anzitutto in piccolo» e tengano nella dovuta considerazione i problemi delle PMI nell’elaborazione di leggi, regolamenti e procedure che possono avere un effetto positivo sull’ambiente in cui queste operano;

13.

osserva che i rappresentanti delle PMI si dividono fra quelli di nomina politica e quelli di nomina amministrativa e raccomanda che un numero maggiore di Stati membri proceda a nomine politiche, al fine di dare un segnale forte di prioritarizzazione e impegno per l’attuazione dell’SBA e affrontare le sfide che investono le piccole e medie imprese;

14.

afferma che affidarsi ai disparati programmi e strumenti finanziari preesistenti per raggiungere gli obiettivi dell’SBA, senza prevedere finanziamenti aggiuntivi o specifici, è un segno di grave debolezza;

15.

prende atto della nomina di un nuovo rappresentante delle PMI dell’UE ma ancora una volta sottolinea che la comunicazione non si occupa in misura sufficiente del ruolo di tale inviato e invita la Commissione a garantire che questa figura disponga di risorse finanziarie sufficienti e di un sostegno adeguato a livello politico per consentire il raggiungimento degli obiettivi dell’SBA, rafforzarne la visibilità e sensibilizzare all’attività politica relativa alle piccole e medie imprese;

16.

apprezza l’intenzione di istituire un gruppo consultivo sull’SBA composto dagli Stati membri, dai rappresentanti delle PMI e da esponenti delle organizzazioni delle piccole e medie imprese, e chiede che il Comitato delle regioni sia membro di tale gruppo consultivo, dato l’auspicio che l’SBA abbia un impatto su tutti i livelli di governo, e non solo su quello europeo e nazionale;

17.

suggerisce che, all’interno degli Stati membri, gli enti regionali e locali siano incoraggiati a far propri i principi dell’SBA e ad adattarne le misure alle circostanze regionali e locali; ritiene che l’iniziativa Regione imprenditoriale europea (EER) possa fornire spunti al riguardo;

18.

riconosce che la maggior parte delle proposte legislative previste dall’SBA è stata effettivamente adottata e incoraggia l’adozione, da parte degli Stati membri, dello statuto della società privata europea, che a lungo andare porterà a sfruttare meglio il mercato unico riducendo i costi per la creazione di nuove imprese e a semplificare il quadro normativo per favorire il commercio transfrontaliero;

19.

chiede insistentemente agli Stati membri di adottare e attuare pienamente la direttiva sui ritardi di pagamento e sottolinea che l’applicazione di tale direttiva rimane il problema fondamentale e che gli Stati membri devono adoperarsi per migliorare la cultura del pagamento nelle imprese e nelle amministrazioni pubbliche;

20.

sottolinea che la proposta introduzione di esenzioni legislative per determinati tipi di imprese, per le start-up e per le microimprese dovrebbe essere attuata, se del caso, in maniera tale da evitare che tali esenzioni portino alla creazione di un secondo livello di imprese e generino confusione sul mercato;

21.

invita a un’applicazione più energica della SME Performance Review per monitorare, valutare e comparare i risultati degli Stati membri nell’attuazione dell’SBA; chiede inoltre che tutte le informazioni ivi contenute divengano di pubblico dominio, in modo che fungano da strumento di comunicazione e da motivazione per gli Stati membri a intensificare gli sforzi.

Migliorare l’accesso ai finanziamenti

22.

richiama l’attenzione sulle difficoltà cui devono far fronte le PMI a causa dell’inasprimento delle condizioni per l’ottenimento di crediti dagli istituti finanziari (2) dovuto al rallentamento economico e alla persistente crisi del settore bancario internazionale; mette inoltre in evidenza l’effetto sproporzionato avuto da tale inasprimento sulle PMI per via della percezione che esse comportino un rischio maggiore, che finisce per comprometterne seriamente la capacità di sopravvivenza e di funzionamento nel breve e medio termine;

23.

esorta la Commissione e gli Stati membri a basare la loro azione sulle conclusioni della seconda riunione del forum permanente sul finanziamento delle PMI tenutasi nel marzo 2011 e accoglie con grande favore le iniziative avviate dalla Commissione per risolvere il problema dell’accesso agli strumenti di credito come lo strumento di microfinanziamento Progress, nonché l’impegno a presentare un piano d’azione per migliorare l’accesso delle PMI ai finanziamenti su una solida base commerciale;

24.

sostiene il piano d’azione dell’SBA, che dovrebbe concentrarsi sulle condizioni operative più critiche per le PMI che cercano di accedere a un finanziamento, come: i) migliorare la trasparenza nei rapporti fra le banche e altri istituti finanziari e le PMI; ii) combinare debito e capitale sociale; iii) aumentare il volume di prestito attraverso la cartolarizzazione; iv) facilitare gli investimenti in capitale di rischio oltre frontiera; v) migliorare la regolamentazione del microcredito;

25.

considera che il proposto sportello unico per il finanziamento delle PMI presenti alcuni vantaggi, ma suggerisce di dedicare alla questione una più profonda riflessione e, come primo passo, raccomanda una mappatura di tutte le forme di sostegno alle PMI (che comprenda i programmi di sostegno UE, nazionali, regionali e locali, nonché le agenzie di sostegno), da effettuarsi a livello nazionale o regionale, secondo i casi; raccomanda inoltre che la Commissione europea prenda in esame e promuova più ampiamente a livello locale e regionale altri modelli di successo che rappresentano un valore aggiunto per le PMI mediante un sistema di sostegno alle imprese integrato e basato su riferimenti incrociati;

26.

accoglie con favore la proposta della Commissione di fare dell’attuazione dello SBA una condizione ex ante per l’assegnazione dei fondi UE nell’ambito del quadro strategico comune e degli investimenti a favore delle PMI una priorità tematica nel progetto di regolamento del FESR. Ciò dovrebbe contribuire a tradurre in realtà gli obiettivi dello SBA a livello locale/regionale in ciascuno Stato membro;

27.

ritiene che la natura e i requisiti molto eterogenei dei programmi dell’Unione europea aperti alle PMI sia una debolezza in termini di accesso ai finanziamenti e propone di abbinare meglio gli strumenti e i fondi europei destinati alle PMI all’interno del bilancio dell’UE; chiede che il prossimo quadro finanziario pluriennale preveda un sostegno rafforzato per tutti i programmi e gli strumenti di promozione delle PMI e in questo senso accoglie con favore, in linea di massima, le proposte riguardanti le PMI formulate nella proposta della Commissione per il periodo 2014-2020, ma si riserva il giudizio fino a che i bilanci definitivi, i volumi specifici del sostegno alle PMI e gli aspetti concreti dell’attuazione non saranno stati approvati;

28.

esprime il timore che il programma per la competitività e l’innovazione (CIP) per il periodo successivo al 2013, in quanto componente del quadro strategico comune per la ricerca e l’innovazione, non tenga adeguatamente conto delle esigenze delle PMI, e invoca pertanto un pilastro specifico per queste imprese nell’ambito di tale quadro; chiede strumenti di finanziamento più accessibili per le PMI e adeguati alle loro esigenze, anche con un maggiore ricorso alla microfinanza e agli strumenti di finanziamento «mezzanino» (a rischio ripartito), nonché grazie all’estensione e all’ampliamento degli strumenti di garanzia del CIP e del meccanismo di finanziamento con condivisione dei rischi (RSFF) nell’ambito del programma quadro di ricerca; chiede inoltre di utilizzare in modo più oculato i prodotti di finanziamento della Banca europea per gli investimenti, come Jasmine e Jeremie;

29.

sostiene la decisione della Commissione di estendere fino alla fine del 2011 il quadro temporaneo per gli aiuti di Stato che consente di fornire aiuti aggiuntivi alle PMI ed è dell’avviso che la Commissione dovrebbe prorogarlo oltre il 2011 previa un’attenta analisi dei risultati da esso ottenuti nel raggiungimento degli obiettivi;

30.

propone ai governi nazionali di considerare l’introduzione di incentivi fiscali per sostenere le start-up innovative nei primi anni di attività;

31.

si sente confortato dalla proposta della Commissione di far sì che aumenti il numero delle PMI beneficiarie grazie a un rafforzamento dei sistemi di garanzia dei prestiti volti a sostenere gli investimenti, la crescita, l’innovazione e la ricerca, e avvalla le proposte da essa delineate volte a introdurre norme per migliorare il funzionamento del mercato del capitale di rischio.

Una migliore regolamentazione a favore delle PMI

32.

sottolinea l’importanza di semplificare, chiarire e rendere più coerente l’ambiente normativo e amministrativo in cui operano le PMI, e ritiene fondamentale, a questo fine, rafforzare l’applicazione del «test PMI»;

33.

chiede un’applicazione più sistematica del «test PMI» nel processo di valutazione d’impatto, in modo da includere le comunicazioni d’impostazione iniziale delle politiche e le proposte legislative; è dell’avviso che tale processo risulterebbe rafforzato se il comitato per la valutazione d’impatto fosse reso più indipendente dalla Commissione;

34.

si pronuncia con forza affinché tutti gli Stati membri applichino il «test PMI» e il principio «Pensare anzitutto in piccolo» non solo alla legislazione nazionale, ma anche ai quadri strategici e alle procedure amministrative che riguardano le PMI, e suggerisce che la Commissione valuti come il «test PMI» è applicato negli Stati membri nel contesto della SME Performance Review;

35.

accoglie con favore la disponibilità della Commissione ad assistere gli Stati membri per evitare l’introduzione di norme aggiuntive alla legislazione dell’Unione europea (il cosiddetto gold plating), come richiesto dal precedente parere del Comitato sull’SBA, in cui si fanno notare i considerevoli ostacoli all’emergere e all’espansione delle microimprese dovuti a tali norme aggiuntive;

36.

sostiene pienamente il principio «una sola volta» e incoraggia gli enti regionali e locali ad applicarlo per quanto riguarda tutte le richieste d’informazioni amministrative e normative che provengono dalle PMI; sottolinea però che a quanto pare, laddove gli enti pubblici hanno cercato di applicare tale principio e di condividere i dati raccolti, hanno incontrato obiezioni relative alla protezione e conservazione dei dati;

37.

sostiene l’impegno della Commissione a presentare nel 2011 una serie di raccomandazioni politiche volte a semplificare e risolvere i problemi che intralciano la rimozione degli ostacoli alla cessione delle imprese e, una volta di più, attira l’attenzione sul fatto che si tratta di un problema particolarmente rilevante per il passaggio di un impresa da un familiare all’altro, in particolare perché un gran numero di titolari di piccole e medie imprese comincia a invecchiare e lascerà la guida della propria impresa a conduzione familiare entro il prossimo decennio; sottolinea che problemi analoghi interessano anche le ditte individuali;

38.

si rammarica che finora vi siano stati ben pochi progressi nel settore della semplificazione delle procedure fallimentari, e quindi chiede agli Stati membri e alla Commissione di dare priorità alla questione; inoltre, invita nuovamente la Commissione ad affrontare i problemi, diversi malgrado le analogie, incontrati dagli imprenditori falliti di cui non sia stato formalmente dichiarato il fallimento;

39.

richiama l’attenzione sul fatto che, quando le imprese sono costrette a cessare l’attività, i dipendenti hanno diritto a determinate prestazioni sociali, mentre gli imprenditori incontrano difficoltà ad accedere ai sistemi di protezione sociale degli Stati membri.

Facilitare l’accesso ai mercati

40.

sostiene l’estensione dell’Area unica dei pagamenti in euro (SEPA) a tutte le imprese d’Europa e concorda in pieno con la dichiarazione del consiglio AUPE del maggio 2011 (3), che invita ad adottare urgentemente un regolamento volto a fissare dei termini entro i quali realizzare la migrazione ai bonifici e agli addebiti SEPA: una volta adottati, essi sostituiranno i sistemi nazionali di bonifici e addebiti diretti, consentendo un’attuazione più rapida ed efficiente dell’Area unica;

41.

accoglie con favore l’impegno assunto dalla Commissione di dare piena attuazione al codice di buone pratiche per facilitare l’accesso delle PMI agli appalti pubblici e chiede una risposta più forte da parte della Commissione e degli Stati membri ai precedenti inviti del Comitato per la promozione di misure innovative atte ad aumentare la partecipazione delle PMI agli appalti pubblici, come la divisione di un maggior numero di appalti in lotti o l’inserimento di possibilità di cooperazione nei bandi di gara, secondo i casi;

42.

chiede inoltre alla Commissione di incoraggiare il ricorso, da parte degli offerenti a livello nazionale, a un «passaporto per gli appalti pubblici» (un sistema di registrazione elettronico), comprovante il possesso delle dichiarazioni e dei documenti spesso richiesti dalle amministrazioni aggiudicatrici nel quadro delle procedure di gara. Grazie a tale passaporto, le PMI eviterebbero di dover fornire ogni volta le stesse dichiarazioni e gli stessi documenti, con un notevole risparmio di tempo e di risorse per quelle che partecipano spesso alle procedure di aggiudicazione di appalti pubblici. Dato che i certificati necessari per ottenere il passaporto hanno un termine di validità, anche il passaporto sarebbe valido per una durata determinata. Sistemi di questo tipo sono già in uso e finora hanno dato risultati positivi;

43.

ricorda ancora il potenziale in gran parte inutilizzato nel settore degli appalti elettronici e si allinea sulla richiesta alla Commissione e agli Stati membri di garantire un riconoscimento reciproco dell’identificazione e autenticazione per via elettronica in tutta l’UE entro il 2012; a tal fine, esorta la Commissione a esaminare i progressi conseguiti rispetto a questa misura nel 2011 e a garantire che si prendano adeguati provvedimenti nonché ad individuare i problemi che richiedono particolare attenzione in sede di attuazione;

44.

suggerisce di sfruttare maggiormente i vantaggi che presentano, in termini di riduzione dei costi, le soluzioni offerte dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, dato che solo un terzo dei contratti di appalto pubblico nell’Unione europea è accettato attualmente in formato elettronico, e chiede quindi che questo aspetto venga affrontato meglio nell’SBA e che la Commissione e agli Stati membri procedano all’attuazione delle misure adottate in tal senso;

45.

sottolinea ancora una volta la minaccia sempre crescente rappresentata dal mercato nero per la sopravvivenza delle PMI in regola e chiede che la Commissione si occupi dei problemi che esso crea in termini di concorrenza sleale e di commercio non regolamentato; in particolare, occorre introdurre misure in grado di migliorare la tutela della proprietà intellettuale e di combattere meglio le contraffazioni.

Promozione dell’imprenditorialità

46.

riconosce l’importanza di promuovere e sviluppare una cultura dell’imprenditorialità; si appella agli Stati membri affinché pongano maggiormente l’accento sulla promozione dell’educazione all’imprenditorialità e sullo sviluppo di una mentalità imprenditoriale fra gli studenti e nella formazione degli insegnanti;

47.

sostiene, nel quadro dell’attuazione dell’iniziativa SBA, il consolidamento del premio «Regione imprenditoriale europea», in quanto strumento per promuovere l’imprenditorialità, formare una rete di cooperazione tra le regioni e diffondere buone pratiche regionali e locali in materia di sostegno alle PMI;

48.

accoglie con favore la valutazione del programma «Erasmus per giovani imprenditori» e ritiene che la fase pilota di tale programma abbia dato risultati concreti per quanto riguarda molti dei suoi obiettivi, oltre a creare un autentico valore aggiunto europeo; sostiene l’estensione del programma partendo dall’idea che le principali lacune della fase pilota siano state superate, in particolare: a) migliore comunicazione dell’iniziativa in generale e migliore promozione dei benefici per i partecipanti e per chi li ospita; b) istituzione di punti di contatto locali o nazionali per risolvere i problemi legati alla comunicazione e alla promozione; c) maggiore equilibrio geografico tra i partecipanti; d) predisposizione di un programma successivo all’iniziativa affinché i partecipanti possano consolidare le esperienze acquisite; e) una base finanziaria più solida per il programma;

49.

prende atto e sostiene la creazione di sistemi di tutoraggio per le donne imprenditrici e una volta di più attira l’attenzione sulle esigenze degli imprenditori immigrati, i quali per forza di cose sono in genere più intraprendenti e meno ostili al rischio, e raccomanda di tenere in considerazione anche le esigenze dei giovani, delle minoranze e degli imprenditori anziani, nonché di distinguere fra i diversi tipi di problemi ed esigenze degli imprenditori dell’Unione europea e di quelli immigrati provenienti dai paesi terzi;

50.

accoglie con favore l’iniziativa faro di Europa 2020 Un’agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro, che tiene conto di alcune caratteristiche e difficoltà specifiche delle PMI, e incoraggia la Commissione e gli Stati membri a garantire che la politica in materia di competenze e di occupazione sia elaborata nel contesto dell’SBA, al fine di massimizzare il potenziale di creazione di posti di lavoro e di sviluppo delle competenze con le PMI.

Bruxelles, 12 ottobre 2011

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


(1)  Stima che figura nella relazione annuale sulle PMI europee 2010 che sarà pubblicata come parte della SME Performance Review (http://ec.europa.eu/enterprise/policies/sme/facts-figures-analysis/performance-review/index_en.htm).

(2)  Ad esempio in Irlanda, le richieste di prestiti accolte sono calate dal 90 % del 2007 al 50 % del 2010. Fonte: Central Statistics Office (2011). Access to Finance 2007 and 2010.

(3)  http://www.ecb.int/paym/sepa/pdf/SEPA_Council_statement_3rd_meeting.pdf.


11.1.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 9/23


Parere del Comitato delle regioni sul tema «La complementarità degli interventi nazionali ed europei per la riduzione degli squilibri nello sviluppo economico e sociale»

2012/C 9/06

IL COMITATO DELLE REGIONI

auspica che si possano mettere a punto indicatori complementari al PIL, che illustrino meglio i progressi raggiunti nel ridurre le disparità esistenti fra le regioni dell'Unione europea e all'interno di queste;

ritiene necessario, laddove esistono differenti strutture attuative degli interventi nazionali ed europei, realizzare una maggiore cooperazione tra i vari livelli di governance coinvolti, al fine di evitare sovrapposizioni; e, a tal fine, ritiene utile intensificare il dialogo e la conseguente cooperazione tra detti livelli, onde assicurare una coerenza e una complementarità maggiori tra i diversi interventi;

ritiene pertanto che, in ossequio al principio di partenariato, il successo degli interventi nazionali ed europei non possa prescindere da una partecipazione degli organi decisionali locali e regionali competenti;

propugna un approccio che rafforzi l'efficacia della politica di coesione, grazie a un'impostazione maggiormente orientata ai risultati, e non è contrario al principio di introdurre condizionalità ex ante, ma sottolinea anche che tali condizionalità non devono essere tali da ritardare l'avvio dei programmi ed è contrario a legare la condizionalità al Patto di stabilità e crescita;

reputa che la verifica dell'addizionalità svolga un ruolo importante nell'assicurare che i fondi europei siano usati a effettivo complemento dei programmi di spesa nazionali, dando così all'azione dell'UE un autentico valore aggiunto;

appoggia la proposta di elaborare un Quadro strategico comune, reputa necessario che i contratti di partnership sullo sviluppo e gli investimenti possano divenire uno strumento per assicurare la complementarità tra interventi nazionali e dell'Unione europea, e ribadisce la necessità che tali contratti siano elaborati con la piena partecipazione degli enti regionali e locali.

Relatore

Francesco MUSOTTO (IT/AE), deputato dell'Assemblea regionale siciliana

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Osservazioni generali

1.

sottolinea quanto disposto dall'articolo 174 TFUE (ex articolo 158 TCE), secondo il quale, per promuovere una crescita armoniosa dell'insieme dell'Unione, questa sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economica, sociale e territoriale. In particolare, l'Unione mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite;

2.

evidenzia che un'attenzione particolare è rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna, e sottolinea la necessità di sostenere anche le altre regioni d'Europa, onde assicurarne e rafforzarne la competitività;

3.

pone l'accento sul ruolo cruciale svolto, in quanto motori della crescita, dalle zone e regioni urbane – nonché dalle capitali e dalle rispettive regioni – per il conseguimento degli obiettivi economici, ambientali e sociali della strategia Europa 2020. Misure di stabilizzazione sociale ed economica delle città e delle zone urbane svantaggiate, nel quadro di un approccio integrato e nel rispetto di margini di manovra appropriati per le regioni, dovrebbero poter essere adottate anche in futuro. Al riguardo occorre partire dal principio che la dimensione urbana è di per sé conforme alla strategia Europa 2020. Anche la cooperazione tra zone urbane e periurbane nel quadro di «aree funzionali» all'interno di uno stesso Stato membro dovrebbe essere resa più agevole, adottando le disposizioni all'uopo necessarie nei futuri regolamenti dei fondi strutturali;

4.

sostiene la proposta, avanzata dalla Commissione europea nella comunicazione Un bilancio per la strategia Europa 2020  (1), di introdurre una nuova categoria di regioni, quella delle «regioni in transizione». Inoltre, fa notare che le regioni il cui PIL pro capite ha superato, nel corso dell'attuale periodo di programmazione, il 75 % di quello medio dell'UE 27, dovrebbero avere la possibilità di impiegare risorse anche per investire in infrastrutture, il che consentirebbe loro di consolidare il valore aggiunto conseguito nel corso di tale periodo. Parimenti, l'Obiettivo «Efficienza energetica» dovrebbe coprire anche i modi di trasporto efficaci, tra cui il trasporto ferroviario e la relativa infrastruttura;

5.

rammenta che l'articolo 349 TFUE riconosce la specifica realtà delle regioni ultraperiferiche e giustifica la necessità sia di introdurre degli adattamenti nel diritto dell'UE al momento di applicarlo a queste regioni che di adottare, ove opportuno, misure specifiche, in particolare nel quadro della politica di coesione;

6.

condivide il principio enunciato dalla Commissione europea nella Quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale (2), che vede anche per il futuro la coesione quale politica di sviluppo che interviene nell'intera Unione europea e, quindi, in tutte le sue regioni;

7.

ritiene pertanto che la politica europea di coesione, integrata agli interventi pubblici ai diversi livelli territoriali, debba continuare a svolgere un ruolo essenziale nella promozione di uno sviluppo armonico del territorio dell'Unione europea nel suo complesso, favorendo il recupero delle regioni in relativo ritardo di sviluppo, dedicando ad esse la parte più rilevante delle risorse, e contribuendo, al contempo, a rilanciare e a qualificare la competitività di tutte le regioni.

Il ruolo della complementarità degli interventi nazionali ed europei nella riduzione degli squilibri in termini di crescita economica, sociale e territoriale

8.

sostiene che, soltanto attraverso l'integrazione, la sinergia e la complementarità degli interventi nazionali ed europei ispirati al valore della solidarietà concreta, possano colmarsi le disparità economiche, sociali e territoriali ancora presenti nel territorio dell'Unione europea;

9.

reputa, infatti, che questi principi possano risultare decisivi sotto molteplici aspetti e, in particolare, al fine di:

stimolare gli Stati membri a rafforzare la capacità istituzionale e amministrativa al loro interno,

evitare inefficaci sovrapposizioni tra i diversi interventi su uno stesso territorio,

conciliare gli obiettivi e le priorità di ciascun livello di governo,

migliorare la qualità degli interventi pubblici a tutti i livelli,

rafforzare l'efficacia della politica di coesione;

10.

è dell'avviso che la politica europea di coesione, integrata agli interventi pubblici ai diversi livelli territoriali, sia lo strumento più efficace per il sostegno solidale alle regioni più svantaggiate e contribuisca, al contempo, a creare crescita e prosperità nell'insieme dell'UE. Rileva, infatti, che essa ha favorito la crescita del PIL europeo nel suo complesso, ha agevolato la costruzione di nuove infrastrutture, accrescendo l'accessibilità dei territori europei, ha migliorato la protezione dell'ambiente. Grazie agli investimenti in strategie occupazionali sostenibili e alla considerazione delle esigenze del mercato del lavoro, sono emerse figure professionali del tutto nuove, mentre, tra quelle preesistenti, alcune sono mutate ed altre, più tradizionali, scomparse. Creare posti di lavoro di qualità significa assicurare la gratificazione personale dei lavoratori, garantire una remunerazione adeguata al lavoro prestato, promuovere la salute nel luogo di lavoro e creare condizioni di lavoro più compatibili con la vita familiare. Questa migliore qualità della vita professionale, e la conseguente maggiore attrattiva dei posti di lavoro, hanno ripercussioni positive anche sulla relativa piazza economica, e possono così contribuire a sostenere la competitività delle regioni dell'Unione europea;

11.

evidenzia che, nonostante i significativi progressi realizzati in materia di riduzione dei divari di sviluppo, la recente crisi economica e finanziaria potrebbe rendere più evidenti gli squilibri tra le regioni europee e in seno alle regioni stesse. Sottolinea che questa situazione è ulteriormente esacerbata nei paesi che ricevono assistenza in base ai meccanismi EFSM e BoP, in cui le disparità regionali rappresentano, di fatto, una considerazione secondaria, dato che si tratta piuttosto di soddisfare condizioni e requisiti di carattere strettamente nazionale;

12.

attira l'attenzione sul fatto che le aree svantaggiate hanno minori capacità di mettere in campo risorse proprie rispetto a quelle più prospere e che ciò ne accentua la vulnerabilità agli shock esterni e rischia, in un periodo di crisi come quello attuale e di cui non si conosce la durata, di compromettere i progressi da loro realizzati. In queste aree, il finanziamento UE a complemento degli interventi nazionali è un elemento chiave per garantire una certa stabilità agli investimenti pubblici e, di conseguenza, una parte cruciale della ripresa economica;

13.

evidenzia che la politica europea di coesione, essendo caratterizzata da un' ampia vision che comprende lo sviluppo economico delle regioni in ritardo, il sostegno ai gruppi socialmente vulnerabili, la sostenibilità sociale e ambientale dello sviluppo e il rispetto delle specificità territoriali e culturali, orienta in questo senso anche gli interventi nazionali riconducibili agli stessi obiettivi di coesione;

14.

insiste, pertanto, sulla necessità che la nuova politica di coesione continui a disporre delle risorse necessarie per proseguire verso un reale riequilibrio economico e sociale tra le regioni d'Europa, rafforzando e completando le azioni condotte a livello nazionale, regionale e locale. Anche in futuro dovrebbe, quindi, essere prevista l'allocazione di una quota appropriata delle risorse di bilancio UE per finanziare opportune attività di sostegno ai territori dell'Unione europea in situazioni di relativo ritardo di sviluppo;

15.

sottolinea che la nuova politica di coesione dovrebbe tener conto della cooperazione transfrontaliera. Nelle regioni frontaliere degli Stati membri, occorre offrire forme di sostegno per lo sviluppo della cooperazione con i paesi vicini alla frontiera esterna dell'Unione, e in particolare tra paesi e regioni che presentano grandi differenze di sviluppo economico. Reputa inoltre che la creazione di spazi territoriali comuni nelle regioni frontaliere richieda un sostegno sistematico e selettivo a livello dell'UE sia per il rafforzamento della politica spaziale che per la realizzazione di progetti comuni di sviluppo;

16.

è cosciente dell'importanza del PIL pro capite a livello regionale per misurare la crescita economica, ma auspica che, in collaborazione con gli enti regionali e locali, possano mettersi a punto indicatori complementari, che stabiliscano la situazione di partenza delle diverse regioni e, in questo modo, illustrino meglio i progressi raggiunti nel ridurre le disparità esistenti fra le regioni dell'Unione europea e al loro interno (3) e rispecchino, quindi, più fedelmente il livello di sviluppo e i problemi specifici di coesione sociale e territoriale di ciascuna regione;

17.

sottolinea inoltre che il periodo di riferimento che si prevede verrà utilizzato per determinare l'ammissibilità di una regione ai fondi della nuova politica di coesione dell'UE dal 2014 in poi (probabilmente il PIL pro capite a livello regionale per il periodo 2007-2009) non rispecchierà completamente l'impatto della crisi economica e delle conseguenti misure di austerità sulle regioni in tutta Europa. Chiede che si compia ogni sforzo per utilizzare, al fine di allocare le risorse, dati sul PIL regionale e sul suo andamento atteso più aggiornati e meccanismi di revisione più progressivi durante il periodo di programmazione.

Una complementarità dipendente dal contesto istituzionale e amministrativo

18.

reputa necessario che tanto la politica di coesione che le politiche nazionali di sviluppo regionale possano godere di un ambiente istituzionale adeguato, di una pubblica amministrazione efficiente e di un partenariato efficace tra i diversi livelli di governance , volti a delineare strategie di sviluppo a medio e lungo termine coerenti e integrate e quadri programmatici pluriennali su cui fondarle;

19.

ritiene che, nel rispetto di ciascun ordinamento nazionale, la politica europea di coesione, integrata agli interventi pubblici ai diversi livelli, possa stimolare gli Stati membri a rafforzare la capacità istituzionale e amministrativa necessaria a garantire un uso più efficiente ed efficace delle risorse finanziarie e, quindi, a massimizzare l'impatto degli investimenti volti alla riduzione delle disparità nella crescita;

20.

evidenzia che i diversi sistemi di attuazione della politica europea di coesione e delle politiche nazionali di sviluppo regionale dipendono dalle specificità di ogni Stato membro e sono condizionati dal contesto istituzionale e dalla ripartizione delle competenze e, più in particolare, dal grado di decentramento e dal livello di attuazione dei principi della governance multilivello, oltre che dall'esperienza regionale e locale in materia di sviluppo territoriale e dall'entità e dalla portata geografica dei programmi (4);

21.

ritiene necessario, laddove esistono differenti strutture attuative degli interventi nazionali ed europei, realizzare una maggiore cooperazione tra i vari livelli di governance coinvolti, al fine di evitare inefficaci sovrapposizioni. Considera, infatti, che una sinergia ottimale possa progressivamente raggiungersi tramite una programmazione integrata di tutti gli interventi di sviluppo realizzati su un territorio, ma anche attraverso momenti gestionali fortemente coordinati e, a tal fine, ritiene utile intensificare il dialogo e la conseguente cooperazione tra i vari livelli di governance, onde assicurare maggiore coerenza e complementarità tra i diversi interventi nazionali ed europei.

Verso uno sviluppo territoriale maggiormente integrato

22.

sostiene che, per avere un effetto maggiormente significativo sulla coesione così come sulla competitività dei territori, gli interventi volti alla riduzione degli squilibri economici, sociali e territoriali debbano fondarsi su azioni integrate, maggiormente orientate ai risultati e definite tenendo conto della dimensione territoriale dei problemi;

23.

sottolinea che la coesione territoriale, nuovo obiettivo politico sancito dal Trattato di Lisbona, è divenuta una priorità insieme alla coesione economica e sociale, e che, pertanto, la dimensione territoriale deve essere meglio integrata in tutte le politiche che hanno una chiara incidenza sui territori, anche attraverso valutazioni sistematiche del loro impatto territoriale. Reputa, a tal fine, utile l'introduzione di sistemi di monitoraggio che possano costantemente tracciare la distribuzione della spesa pubblica riconducibile agli obiettivi di coesione nei territori dell'UE;

24.

evidenzia che la partecipazione delle amministrazioni pubbliche a tutti i livelli nel processo di pianificazione strategica e di attuazione degli interventi volti alla riduzione degli squilibri nello sviluppo economico e sociale garantisce l'elaborazione di misure che traggono dai contesti territoriali l'ispirazione e le conoscenze necessarie per valorizzare le potenzialità dei territori, concentrare le risorse e massimizzare l'efficacia dell'azione pubblica;

25.

evidenzia che sfide quali la lotta al cambiamento climatico, l'approvvigionamento energetico, la globalizzazione, il rapporto tra aree urbane e rurali, il cambiamento demografico o i fenomeni migratori hanno un impatto territoriale fortemente differenziato e, pertanto, necessitano anche di soluzioni progettate e attuate a livello regionale e locale nel rispetto del principio di sussidiarietà;

26.

ritiene pertanto che, in ossequio al principio di partenariato, il successo degli interventi nazionali ed europei non possa prescindere da una partecipazione degli organi decisionali locali e regionali competenti secondo il diritto nazionale vigente né dalla capacità di coinvolgere le parti economiche e sociali nell'accompagnamento degli interventi, sia nella fase di pianificazione che nelle fasi di programmazione ed attuazione.

Un approccio che rafforzi l'efficacia della coesione

27.

riconosce la necessità di promuovere lo sviluppo dei territori europei in un quadro di rigore per le finanze pubbliche, che impone la ricerca della massima efficacia ed efficienza, sostenendo la proposta della Commissione europea di orientarsi maggiormente ai risultati, introducendo eventualmente, con la necessaria flessibilità, obiettivi chiari e quantificabili ed indicatori di risultato misurabili e coerenti con gli interventi programmati, per poter anche condurre, se del caso, una valutazione durante il periodo di programmazione;

28.

non è contrario al principio di introdurre condizionalità ex ante per l'utilizzo dei fondi strutturali, strettamente e direttamente legate al miglioramento dell'efficacia della politica di coesione dell'UE e in grado di incidere positivamente sulla fattibilità e l'operatività dei programmi e sull'integrazione degli interventi per lo sviluppo;

29.

sottolinea, tuttavia, che le suddette condizionalità non devono essere tali da ritardare l'avvio dei programmi legati ai fondi strutturali, riducendo fortemente anche i risultati attesi dall'impiego di risorse nazionali destinate a interventi complementari a quelli europei;

30.

si riserva di esprimersi in modo compiuto sul punto dopo che la Commissione europea avrà formulato la propria proposta in materia;

31.

non concorda, invece, con quanto proposto dalla Commissione europea in materia di condizionalità legate al Patto di stabilità e crescita, che rischierebbero di penalizzare gli enti regionali e locali, non responsabili del mancato rispetto di obblighi che incombono agli Stati membri (5), bloccandone o ritardandone il processo di sviluppo e compromettendo i risultati già raggiunti;

32.

prende atto che diversi fattori possono alterare l'impiego ottimale dei fondi europei nelle aree e nei settori di intervento più favorevoli alla crescita, determinando la riduzione del loro potenziale effetto su un territorio (6). In questo contesto, la verifica dell'addizionalità ha un ruolo importante nell'assicurare che tali fondi siano usati a effettivo complemento dei programmi di spesa nazionali, dando così all'azione dell'Unione europea un autentico valore aggiunto;

33.

sottolinea, quindi, l'opportunità di assicurarsi con maggiore efficacia del ruolo addizionale dei fondi strutturali, garantendo che gli interventi europei realizzino azioni aggiuntive e complementari non ordinariamente o non sufficientemente trattate dagli ordinamenti nazionali;

34.

ritiene che l'efficacia e l'efficienza della politica europea di coesione dipendano anche dalla semplificazione delle procedure, intesa a ridurre il più possibile gli oneri normativi e amministrativi per i beneficiari. Procedure più snelle costituiscono, infatti, premesse importanti per un impiego efficiente delle risorse. Invita, pertanto, la Commissione europea a raccomandare che in materia gli Stati membri, insieme con gli enti regionali e locali, esaminino e presentino proposte volte a migliorare l'allineamento delle regole dell'UE (principi, tempi e procedure) con quelle nazionali, dando priorità ai risultati e agli effetti ottenuti ed evitando, nel contempo, la creazione di condizioni difformi per l'uso delle risorse da parte dei diversi Stati membri.

Per una maggiore integrazione e complementarità degli interventi dopo il 2013

35.

riconosce l'importanza della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva ed accoglie con favore quanto contenuto nella comunicazione della Commissione europea Il contributo della politica regionale alla crescita sostenibile nel contesto della strategia Europa 2020  (7), secondo cui la concretizzazione degli obiettivi fissati nella strategia dipenderà in larga misura da decisioni adottate a livello regionale e locale;

36.

ritiene che la politica di coesione possa dare un contributo importante alla strategia Europa 2020, ma che non debba essere assorbita all'interno di questa, e insiste sul suo ruolo di sostegno a uno sviluppo armonioso dell'Unione europea attraverso la riduzione degli squilibri economici e sociali tra i territori europei, come stabilito dall'art. 174 TFUE. I due processi di attuazione dovrebbero, pertanto, rimanere anche in futuro indipendenti, rispondendo ciascuno a finalità specifiche e non totalmente sovrapponibili, pur interagendo in un quadro di integrazione e complementarità;

37.

appoggia la proposta, contenuta nella Quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale, di elaborare un Quadro strategico comune in cui rientrerebbero, pur se ciascuno con i propri mezzi e le proprie regole specifiche, i fondi a finalità strutturale e gli altri fondi europei di sviluppo territoriale, ossia il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE), il Fondo di coesione, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per la pesca (FEP). Ritiene positivo, infatti, che i fondi europei al servizio delle politiche strutturali siano integrati nell'ambito di uno stesso quadro strategico di sviluppo che dovrebbe permetterne un migliore coordinamento;

38.

ritiene necessario che, nel contesto della discussione in corso sui futuri regolamenti sui fondi strutturali, i contratti di partnership sullo sviluppo e gli investimenti, basandosi sul Quadro strategico comune, possano divenire uno strumento per rendere effettivamente complementari gli interventi nazionali e dell'UE con gli stessi obiettivi di riduzione degli squilibri economici, sociali e territoriali, stabilendo le priorità di investimento, l'allocazione delle risorse nazionali ed europee, le condizioni concordate e gli obiettivi da raggiungere;

39.

ribadisce, tuttavia, la necessità che, conformemente ai principi della governance multilivello, tali contratti siano elaborati e sviluppati con la piena partecipazione degli enti regionali e locali, ossia con le istituzioni responsabili dell'attuazione e della gestione degli interventi sul territorio, e non semplicemente tra gli Stati membri e la Commissione europea, al fine di coordinare più efficacemente e sincronizzare le diverse agende politiche e rafforzare la governance strategica e non soltanto operativa;

40.

ritiene che i contratti di partnership sullo sviluppo e gli investimenti, rispondendo alle situazioni concrete esistenti nei singoli Stati membri, possano tradurre in modo appropriato i patti territoriali, che il Comitato delle regioni promuove con riferimento ai programmi nazionali di riforma;

41.

sostiene che le politiche nazionali di sviluppo regionale e la politica europea di coesione così coordinate rifletterebbero in concreto il principio di concentrazione degli interventi, massimizzando le sinergie dei diversi strumenti che operano nello stesso territorio e tenendo conto delle interdipendenze esistenti. Si potrebbe così garantire un maggiore coordinamento non soltanto tra i campi di applicazione del FESR, del FSE, del Fondo di coesione, del FEASR e del FEP, ma anche con gli interventi nazionali che perseguono gli stessi obiettivi di sviluppo;

42.

ritiene, inoltre, di importanza strategica non considerare le politiche nazionali di sviluppo regionale e la politica europea di coesione isolatamente dalle politiche settoriali, reputando indispensabile trovare una coerenza, un'articolazione e una sinergia maggiori tra i relativi interventi. In molti settori, infatti, le politiche pubbliche tendono ad avere effetti interdipendenti e possono avere un impatto complessivo maggiore se implementate in modo ben coordinato (8);

43.

sostiene che, in questo modo, si favorirebbe il concreto allineamento dei programmi ad obiettivi definiti, concentrandosi sugli strumenti politici efficaci e le risorse finanziarie esistenti per il raggiungimento di tali traguardi e stabilendo priorità in materia di settori d'intervento, di investimento e di disponibilità delle risorse dell'UE - priorità definite in base a un'analisi delle risorse delle singole regioni. Così facendo, si potrebbe sia sfruttare in modo ottimale il potenziale di ciascuna regione che conoscerne le rispettive, specifiche priorità.

Bruxelles, 11 ottobre 2011

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


(1)  Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Un bilancio per la strategia Europa 2020 (COM(2011) 500 definitivo/2).

(2)  Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti - Conclusioni della Quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale: il futuro della politica di coesione (COM(2010) 642 definitivo).

(3)  Conclusioni del seminario organizzato dalla regione Umbria e dalla commissione Politica di coesione territoriale (COTER) del Comitato delle regioni e svoltosi a Perugia il 29 aprile 2011 sul tema Nuovi indicatori: misurare i progressi della politica di coesione.

(4)  Managing Structural Funds – Institutionalising Good practice («Gestire i fondi strutturali: istituzionalizzare le buone pratiche»), studio realizzato da Rona MICHIE e John BACHTLER, dell'European Policies Research Centre (Centro di ricerche sulle politiche europee) dell'Università dello Strathclyde, Glasgow (Regno Unito), 1996.

(5)  Cfr. il parere del CdR in merito alla Quinta relazione sulla coesione – CdR 369/2010 fin (relatore: Michel DELEBARRE, FR/PSE).

(6)  Chiara DEL BO, Massimo FLORIO, Emanuela SIRTORI e Silvia VIGNETTI, Additionality and regional development: are EU structural funds complements or substitutes of National public finance? («Addizionalità e sviluppo regionale: i fondi strutturali UE, complementi o sostituti dei finanziamenti pubblici nazionali?»), CSIL - Centre for Industrial Studies), Milano, 2009. Working paper elaborato su richiesta della DG Politica regionale della Commissione europea.

(7)  Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Il contributo della politica regionale alla crescita sostenibile nel contesto della strategia Europa 2020 (COM(2011) 17 definitivo).

(8)  Complementarity or conflict? The (in)coherence of Cohesion Policy («Complementarità o conflitto? (In)coerenza della politica di coesione»), studio realizzato da Laura POLVERARI e Rona MICHIE, dell'European Policies Research Centre (Centro di ricerche sulle politiche europee) dell'Università dello Strathclyde, Glasgow (Regno Unito), 2011.


11.1.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 9/29


Parere del Comitato delle regioni sul tema «Una politica industriale per l’era della globalizzazione: Riconoscere il ruolo centrale di concorrenzialità e sostenibilità»

2012/C 9/07

IL COMITATO DELLE REGIONI

sottolinea che il successo di una nuova politica industriale europea dipende da politiche efficaci in ambiti quali il quadro generale e la governance dell'economia, la competitività, gli investimenti e l'architettura del settore finanziario, l'innovazione e la ricerca, l'energia e le risorse, l'agenda digitale, nuove qualifiche e nuovi posti di lavoro, ecc.;

sottolinea che la trasformazione dell'industria europea deve offrire alle imprese una maggiore flessibilità nelle loro strategie di assunzione, in cambio di un'adeguata protezione sotto il profilo della sicurezza del reddito dei lavoratori in settori potenzialmente interessati, e offrire opzioni di riassegnazione, riqualificazione e sostegno al lavoro autonomo. L'apprendimento permanente mentre si occupa un posto di lavoro è essenziale per garantire un elevato livello di occupabilità dei lavoratori e per minimizzare i periodi di disoccupazione, nonché per offrire alle imprese un nuovo bacino di competenze per favorire il loro rapido adattamento alle trasformazioni del mercato. Gli enti regionali e locali hanno un ruolo importante per il coordinamento di queste azioni. Si dovrebbe inoltre sfruttare meglio il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG);

invoca un ruolo più importante per gli enti regionali e locali dell'Unione europea nell'elaborazione e nell'attuazione della strategia Europa 2020 e nel conseguimento degli obiettivi della comunicazione. Ribadisce che gli enti regionali e locali dell'Unione europea hanno un ruolo chiave nella promozione della politica industriale e di sviluppo economico grazie alla vicinanza e alla conoscenza diretta della struttura industriale e dei problemi che interessano le imprese;

invita gli Stati membri e i governi regionali e locali a varare piani territoriali a livello nazionale da definire e attuare in connessione coi programmi nazionali di riforma (PNR), nonché a procedere a una valutazione congiunta dei progressi conseguiti, con l'obiettivo di coordinare e centrare gli sforzi e le agende politiche in direzione degli obiettivi della strategia Europa 2020, il che non potrà che dare un contributo decisivo alla sua realizzazione.

Relatore

Patxi LÓPEZ (ES/PSE), Lehendakari (presidente) del governo dei Paesi Baschi

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: Una politica industriale integrata per l'era della globalizzazione. Riconoscere il ruolo centrale di concorrenzialità e sostenibilità

COM(2010) 614 definitivo

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

accoglie con soddisfazione l'impegno della Commissione europea a costruire un'industria europea forte, competitiva e orientata alla crescita sostenibile nella prospettiva della ripresa economica, impegno esplicitato nella comunicazione Una politica industriale integrata per l'era della globalizzazione. Riconoscere il ruolo centrale di concorrenzialità e sostenibilità  (1), che è una delle sette iniziative faro della strategia Europa 2020;

2.

sottolinea che il successo di una nuova politica industriale europea dipende da politiche efficaci in ambiti quali il quadro generale e la governance dell'economia, la competitività, gli investimenti e l'architettura del settore finanziario, l'innovazione e la ricerca, l'energia e le risorse, l'agenda digitale, nuove qualifiche e nuovi posti di lavoro, ecc.;

3.

chiede, pertanto, che vi siano una maggiore integrazione e un più stretto coordinamento delle iniziative faro che fanno parte della strategia Europa 2020;

4.

deplora che le sette iniziative faro siano state proposte senza prenderne in considerazione né l'impatto sul bilancio né le necessità di attuazione;

5.

mette in risalto l'importanza di sfruttare appieno il valore aggiunto dell'azione a livello europeo per affrontare le sfide globali e conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020, mettendo assieme sforzi e sinergie in un approccio coordinato alle politiche;

6.

ricorda che i cambiamenti strutturali in corso nel mondo hanno dimostrato l'esistenza di problemi e sfide di natura globale in rapida espansione, che interessano sia gli Stati sia gli enti locali e regionali, in un contesto di crescente apertura e interdipendenza, il che mette in rilievo la necessità di introdurre strumenti di prospettiva strategica e tecnologica atti a concepire risposte rapide e coordinate;

7.

fa notare che i nuovi parametri di competitività hanno messo in discussione il ruolo dell'economia dell'UE nel mondo, e che la strategia Europa 2020 dovrà ricevere un forte impulso affinché essa recuperi la sua posizione, in cui l'industria deve avere un ruolo chiave come fattore di crescita;

8.

è favorevole a un concetto di sostenibilità integrale nel quale confluiscano in modo equilibrato le variabili economiche, sociali e ambientali. La protezione e la rigenerazione dell’ambiente, l'energia, la gestione efficiente delle risorse, nonché le necessità sociali correlate all’invecchiamento della popolazione e all’assistenza alle persone non autosufficienti, racchiudono un importante potenziale di dinamizzazione economica. La promozione di un’industria competitiva di livello mondiale deve essere compatibile con lo sviluppo economico e sociale e rispettosa dell’ambiente;

9.

invita la Commissione europea a dare maggior risalto ai diversi livelli di sviluppo e alla correzione degli squilibri ancora esistenti all'interno dell'Unione europea. La politica industriale, infatti, è uno degli strumenti atti a questo fine. Le posizioni relative degli Stati membri e degli enti regionali e locali rispetto ai cinque obiettivi enunciati dalla strategia Europa 2020 variano notevolmente, e la crisi li colpisce con intensità diversa;

10.

sottolinea che la trasformazione dell'industria europea deve offrire alle imprese una maggiore flessibilità nelle loro strategie di assunzione, in cambio di un'adeguata protezione sotto il profilo della sicurezza del reddito dei lavoratori in settori potenzialmente interessati, e offrire opzioni di riassegnazione, riqualificazione e sostegno al lavoro autonomo. L'apprendimento permanente mentre si occupa un posto di lavoro è essenziale per garantire un elevato livello di occupabilità dei lavoratori e per minimizzare i periodi di disoccupazione, nonché per offrire alle imprese un nuovo bacino di competenze per favorire il loro rapido adattamento alle trasformazioni del mercato. Gli enti regionali e locali hanno un ruolo importante per il coordinamento di queste azioni. Si dovrebbe inoltre sfruttare meglio il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG);

11.

invoca un ruolo più importante per gli enti regionali e locali dell'Unione europea nell'elaborazione e nell'attuazione della strategia Europa 2020 e nel conseguimento degli obiettivi della comunicazione. Esistono governi locali e regionali dotati di ampie competenze e di una comprovata esperienza in materia di sviluppo economico e industriale, nonché in altre politiche direttamente legate alla competitività. Trovandosi più vicini ai protagonisti dell'attività economica, sanno essere più efficienti nella gestione delle politiche pubbliche;

12.

appoggia, in questo senso, la conclusione di patti territoriali tra le regioni e gli Stati membri, finalizzati all'assunzione di impegni formali per il conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020. L'allineamento degli obiettivi, delle strategie comuni e dei finanziamenti in materia di politica industriale contribuirà positivamente a una più forte crescita economica;

13.

riconosce il ruolo degli agenti della promozione economica locale (2) legati alle regioni e alle città come animatori dell'industria; la loro azione è fondamentale per coinvolgere maggiormente le imprese, le parti sociali e i cittadini nella politica industriale dell'UE;

14.

invita la Commissione europea a elaborare un calendario specifico per ciascuna delle priorità definite nella comunicazione, al fine di agevolare la supervisione dell'attuazione della nuova politica industriale;

15.

propone che la Commissione europea il realizzi, con la collaborazione del Comitato delle regioni, una procedura di seguito e valutazione periodici dei progressi nell'attuazione della politica industriale, al fine di creare sinergie e condividere le risorse per conseguire uno stesso obiettivo; chiede a questo proposito che siano sviluppate procedure di valutazione qualitative e quantitative dell'evoluzione della politica industriale, che tengano conto di aspetti quali la creazione di posti di lavoro, la competitività, lo sviluppo sostenibile o il progresso dell'innovazione.

L'industria europea di fronte alle nuove sfide concorrenziali. Un nuovo scenario economico che comporta cambiamenti di natura strutturale

16.

esprime soddisfazione per il ruolo chiave che l'iniziativa assegna all'industria nel nuovo modello europeo di crescita, in quanto settore decisivo dell'economia e data la sua grande capacità di «traino» delle altre attività economiche;

17.

riconosce che il concetto stesso di industria si è evoluto, avviando una fase economica in cui ha assunto un ruolo di primo piano la cosiddetta «industria diffusa» o nuova industria, che per svilupparsi chiede servizi di elevato valore aggiunto;

18.

fa notare che la politica industriale, al di là dell'approccio settoriale, deve trasformarsi in una politica di competitività per affrontare un discorso più ampio di appoggio attivo alle imprese, reso necessario dal nuovo contesto delle trasformazioni industriali;

19.

sottolinea che l'UE dovrebbe investire nelle aree dotate del maggiore potenziale socioeconomico, e chiede un più marcato orientamento verso lo sviluppo intelligente di un'economia dell'UE basata sulla conoscenza, nonché verso gli investimenti strategici in ambiti quali l'R&S, la formazione orientata alla scienza e alla tecnologia e l'innovazione non tecnologica;

20.

osserva che l'industria dell'UE è altamente dipendente da materie prime e risorse energetiche che si vanno facendo sempre più scarse e costose, la cui disponibilità è legata alla congiuntura politica internazionale;

21.

ribadisce che uno degli obiettivi principali dovrebbe consistere nello sganciare la crescita economica dall'incremento nell'uso delle risorse;

22.

ritiene, pertanto, che lo sviluppo di processi per una gestione più efficiente di queste risorse, la sostituzione delle materie prime, nonché i progressi nel consolidamento e nell'utilizzazione delle energie rinnovabili, vanno considerati quali sfide strategiche della politica industriale dell'UE;

23.

ricorda che l'evoluzione demografica sarà accompagnata da nuovi modelli di consumo. L'invecchiamento della popolazione nei paesi sviluppati porterà nuove esigenze in materia di prestazioni sociali, ma rappresenterà anche una fonte di opportunità per l'industria e i servizi. Altra potenziale fonte di opportunità per lo sviluppo e l'innovazione sarà la crescita della classe media nei paesi emergenti;

24.

riconosce il ruolo dei paesi emergenti nella nuova mappa geoeconomica che si sta disegnando attualmente. I paesi emergenti assurgono a un nuovo protagonismo per la loro qualità di mercati attraenti, caratterizzati da una forte crescita, ma anche come destinazioni privilegiate dei nuovi flussi di investimenti diretti e come fonte di una crescente domanda di tecnologia e di R&S;

25.

conviene, pertanto, sull'urgenza di realizzare riforme strutturali per rispondere ai cambiamenti radicali che interessano il contesto imprenditoriale e che comportano l'adozione di un nuovo modello competitivo globale, nel quale, accanto all'ascesa di nuovi paesi emergenti, assumono rilevanza decisiva fenomeni quali la tecnologia e le competenze legate alle TIC, nonché la transizione a un'economia a basse emissioni di carbonio;

26.

chiede che siano abbattuti gli ostacoli che limitano la crescita delle imprese e la ricerca di soluzioni e formule di collaborazione e associazione tra le imprese; alle sfide associate all'internazionalizzazione, all'innovazione o alla sostenibilità non si può dare risposta in modo isolato o avulso dal contesto generale;

27.

sottolinea la necessità di creare opportunità tali che le imprese possano godere di una situazione di efficienza e operare all'interno di nicchie specifiche, rendendo possibile l'affermarsi nell'UE di PMI multinazionali di nicchia. Di fatto, la specializzazione è uno degli aspetti strategici che determineranno la competitività delle imprese, che necessariamente dovranno sviluppare prodotti e servizi più sofisticati e orientati a segmenti di mercato più specifici e dotati di maggior valore aggiunto;

28.

sottolinea l'urgenza di formare e qualificare le persone e di creare condizioni favorevoli e interessanti per lavorare nell'industria della conoscenza, visti i problemi esistenti per coprire posti di lavoro in settori strategici per il futuro, come la ricerca e la scienza, l'ingegneria, la salute o le scienze matematiche. Analogamente, le competenze, capacità e conoscenze dei lavoratori devono essere aggiornate in permanenza e indirizzate alle domande dei nuovi settori e delle nuove tecnologie non solo a beneficio dell'industria, ma anche per aiutare i lavoratori che perdono il lavoro a riadattarsi rapidamente ai nuovi settori e/o alle nuove tecnologie;

29.

ricorda inoltre che è importante progredire verso la polivalenza e la multidisciplinarietà, da associare a un approccio incentrato su competenze personali come il lavoro d'équipe o la disponibilità al cambiamento, per conseguire una maggiore adattabilità alle esigenze del settore industriale;

30.

ritiene necessario che le nostre industrie sviluppino un «riflesso di globalizzazione», adattandosi al nuovo contesto di concorrenza che è già internazionale e che è, per sua propria natura, mutevole. La globalizzazione ha intensificato la concorrenza aprendo i mercati a nuovi concorrenti, che beneficiano di nuove possibilità per spostarsi e ottenere informazioni;

31.

fa notare che l'internazionalizzazione rappresenta una sfida per l'intera società e non soltanto per le imprese. Affinché le imprese europee possano puntare decisamente sull'internazionalizzazione ed essere competitive in un contesto internazionale, è altresì necessario che le persone, le università, i centri di formazione e il sistema scientifico-tecnologico abbiano integrato nella loro strategia la cultura e la dimensione internazionale;

32.

sottolinea che si è verificata una frammentazione della catena del valore, che mette in rilievo i vantaggi di localizzazione specifici di ciascun territorio rispetto alle diverse attività che partecipano alla fabbricazione di un prodotto o alla prestazione di un servizio;

33.

invoca un miglioramento nell'accesso e nella disponibilità del credito, appoggia l'impiego del Forum sul finanziamento delle PMI e sottolinea inoltre l'importanza che le banche e gli istituti finanziari svolgano la loro funzione di intermediari in modo responsabile e trasparente, garantendo un legame più stretto tra l'economia finanziaria e l'economia reale;

34.

chiede, inoltre, che si provveda a migliorare il funzionamento dei mercati finanziari attraverso l'applicazione di misure efficienti e che l'UE prosegua il lavoro già avviato per regolamentare in modo adeguato tali mercati, per poter così contrastare la speculazione e la vulnerabilità dei sistemi bancari allo scopo di eliminare i rischi sistemici, apportando maggiore equilibrio e stabilità e assicurando un più alto livello di fiducia, a beneficio di un contesto economico sano;

35.

invoca una maggiore collaborazione tra la Banca europea per gli investimenti e gli enti regionali e locali dell’Unione europea, per migliorare il sostegno agli investimenti nell’R&S e nell'innovazione a livello regionale e locale.

La strada verso una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Una politica industriale ambiziosa per guidare l'economia del futuro

36.

propone di definire e attuare un piano di competitività a livello UE che stabilisca le condizioni quadro dell'UE in materia di politica industriale;

37.

ribadisce che la competitività è una sfida che non riguarda soltanto il mondo delle imprese, ma l'intera società e tutti i sistemi che interagiscono nell'ambito dello sviluppo economico. La competitività interessa le persone, le università, i centri tecnologici, i servizi sanitari, ecc., oltre a tutti i settori e le attività produttive;

38.

è favorevole, pertanto, alla messa a punto di un approccio sistemico alla politica industriale, nel quale si integrino le diverse politiche che contribuiscono alla competitività, da estendere ai livelli nazionale, regionale e locale. Affinché l'industria dell'UE migliori in efficienza e produttività, devono migliorare anche elementi quali i trasporti, la protezione sociale e la tutela dei consumatori, l'intermediazione finanziaria, l'energia, l'ambiente, il mercato unico e le politiche commerciali, che vanno considerati in modo coordinato come una vera e propria «catena della competitività»;

39.

ritiene pertanto che la nuova politica industriale debba promuovere un approccio intersettoriale. Negli ultimi anni si è diffuso l'impiego di tutte le formule che stimolano la cooperazione tra le imprese attraverso progetti cluster o intercluster, che hanno tra i loro obiettivi principali quello di raggruppare e articolare tutte le funzioni della catena del valore in uno stesso tipo di iniziativa. Tali formule devono essere intese come un quadro efficiente, che riguardi tutta la catena del valore, senza interferire con le scelte imprenditoriali. Inoltre, per effetto del legame diretto tra i cluster e il territorio al quale appartengono, è importante tenere conto, nella configurazione della nuova politica industriale, della loro significativa dimensione regionale;

40.

ribadisce che la ripresa della crescita e della creazione di posti di lavoro dipenderà in buona misura dal miglioramento della produttività nel settore manifatturiero e soprattutto nei servizi associati alle imprese;

41.

sottolinea l'importante ruolo svolto nell'UE dalle PMI, che danno lavoro ai 2/3 della forza lavoro industriale. Per questo motivo le politiche pubbliche nell'UE devono ispirarsi al principio «pensare prima in piccolo» (think small first), per poter soddisfare in modo specifico le esigenze delle PMI come soggetti economici fondamentali per la creazione di posti di lavoro e la crescita economica. Saremo competitivi solo se lo saranno le nostre PMI;

42.

invoca, pertanto, che la comunicazione dedichi più spazio al ruolo chiave dei promotori dell'economia legati agli enti locali e regionali, che forniscono capillarmente servizi di appoggio fondamentali affinché le PMI possano competere con successo;

43.

raccomanda di utilizzare i mezzi necessari per garantire un'applicazione efficace dello Small Business Act, e sottolinea che la sua ultima revisione indica giustamente come prioritari l'accesso delle PMI ai finanziamenti e la legislazione intelligente;

44.

riconosce la necessità di creare le condizioni che consentano alle imprese di accedere ai migliori servizi possibili, il che determina in buona misura la qualità dei loro prodotti e servizi, e quindi la loro competitività. Va data priorità alle misure che contribuiscono al rafforzamento delle capacità e delle competenze dei prestatori di servizi alle imprese;

45.

appoggia l'adozione di misure volte ad agevolare lo sviluppo dell'innovazione e la semplificazione della gestione nelle imprese, e in particolare nelle PMI, riducendo gli oneri amministrativi e legislativi che incidono sulla competitività delle imprese e facendo progressi, per esempio, sul piano dell'estensione dei fitness checks nell'ambito della politica industriale, nonché ampliando e generalizzando la loro applicazione ad altri ambiti a essa correlati;

46.

sottolinea l'importanza dell'impatto e della dimensione territoriale della politica industriale europea per adeguare i suoi obiettivi alle diverse condizioni di partenza, aspetto fondamentale per uno sviluppo equilibrato e coeso, e ritiene necessario che vi sia coerenza tra la comunicazione in oggetto e gli orientamenti di cui alle comunicazioni Il contributo della politica regionale alla crescita intelligente nell'ambito di Europa 2020  (3) e Il contributo della politica regionale alla crescita sostenibile nel contesto della strategia Europa 2020  (4);

47.

conviene sulla necessità di fare progressi sul piano della specializzazione intelligente, per promuovere la competitività del tessuto industriale, e invita le autorità regionali e locali a promuovere le proprie nicchie di innovazione. La specializzazione intelligente è l'anello di congiunzione tra la comunicazione sulla politica industriale e l'iniziativa faro L'Unione dell'innovazione;

48.

considera necessario stimolare l'integrazione degli strumenti di promozione dei cluster nell'Unione europea, mettendo a punto un approccio unico incentrato sulla crescita e sulla competitività che, al di là dello scambio di esperienze, consenta di promuovere progetti concreti di natura comune e collaborativa. Il contesto dell'Unione europea si configura in questo caso come un elemento chiave per rafforzare la cooperazione transnazionale per agevolare lo sviluppo di cluster di livello mondiale;

49.

mette in rilievo la necessità di continuare a sviluppare progetti strategici a livello dell'UE, incentrati su aspetti concreti e caratterizzati da un forte effetto trainante in termini di trasferimento tecnologico e creazione di sinergie, come lo sviluppo industriale delle «automobili verdi», degli «edifici efficienti sul piano energetico» o delle «fabbriche del futuro». È necessario far progredire e approfondire questo tipo di iniziative con una visione di lungo periodo in cui si dimostri il valore aggiunto dell'Unione europea;

50.

ritiene che le amministrazioni pubbliche possano esercitare anche un forte effetto trainante sulla competitività delle imprese attraverso una politica innovativa in materia di appalti pubblici. In questo modo, i criteri per l'assegnazione degli appalti incentiveranno l'innovazione delle imprese interessate attribuendo la priorità a prodotti e servizi innovativi e sostenibili, migliorando così la qualità e l'accessibilità dei servizi pubblici. Occorre però evitare di creare nuovi oneri amministrativi, poiché altrimenti non sarebbe più interessante, per le piccole e medie imprese, partecipare alle gare per gli appalti pubblici;

51.

invita gli Stati membri e gli enti regionali e locali competenti a proseguire con la promozione della cultura imprenditoriale nella società europea, e in particolare tra i giovani. I sistemi di istruzione dovrebbero sviluppare programmi di formazione che includano, tra le competenze chiave insegnate agli studenti, la promozione dell'imprenditorialità, l'assunzione di rischi, la leadership o la creatività;

52.

attira l'attenzione sull'importanza centrale di promuovere lo sviluppo di profili correlati alla globalizzazione, nel quale ha un ruolo fondamentale la conoscenza delle lingue, la disponibilità alla mobilità internazionale del lavoro o lo sviluppo di una mentalità aperta ai contatti con persone di cultura diversa;

53.

propone di integrare maggiormente nella comunicazione la strategia tecnologica e quella di internazionalizzazione. Innovazione, tecnologia e internazionalizzazione sono tre concetti che necessariamente si alimentano e si rapportano a vicenda, per cui si dovrebbe fare uno sforzo per definire politiche comuni in materia;

54.

chiede che la prossima elaborazione della strategia di sostegno all'internazionalizzazione delle PMI sia sufficientemente ambiziosa e concreta. La suddetta strategia dovrà dedicare un'attenzione particolare alla promozione della cooperazione tra le imprese e allo sviluppo delle interrelazioni, nonché alla creazione di legami intersettoriali;

55.

esorta la Commissione europea ad attuare effettivamente le misure proposte nella comunicazione Commercio, crescita e affari mondiali. La politica commerciale quale componente essenziale della strategia 2020 dell'UE (5), in particolare per quanto riguarda l'agenda dei negoziati nelle istituzioni internazionali e l'approfondimento delle collaborazioni strategiche. Agire a livello dell'Unione europea, in questo caso, è fondamentale per aumentare l'influenza dell'industria europea nel mondo;

56.

è d'accordo con la Commissione europea per quanto riguarda la rilevanza strategica della politica di concorrenza per la competitività dell'industria dell'UE e per una concorrenza senza distorsioni nel mercato interno. Un contesto concorrenziale equo, che favorisca la parità di condizioni, stimola le imprese a migliorarsi per competere e contribuisca a sviluppare l'iniziativa privata. È essenziale garantirne il funzionamento e un'applicazione adeguata da parte degli Stati membri così come degli enti locali e regionali;

57.

insiste però sul nuovo ruolo del settore pubblico, che deve cercare formule di partenariato pubblico-privati per finanziare infrastrutture strategiche e investimenti produttivi di vasta portata. I partenariati pubblico-privati vanno utilizzati anche per lo sviluppo della politica industriale, puntando all'allineamento degli interessi e alla realizzazione di progetti concreti di dimensione europea, rendendo più efficiente la spesa pubblica. Le suddette formule di partenariato pubblico-privati tra diversi livelli di governo e istituzioni pubbliche contribuiranno inoltre a migliorare il coordinamento delle politiche e a ridurre le inefficienze.

Il nostro futuro industriale passa per la trasformazione in un'industria basata sull'innovazione e la conoscenza

58.

accoglie con soddisfazione la visione dell'innovazione come elemento centrale della strategia Europa 2020 e il suo ruolo strategico esplicitato dall'iniziativa faro L'Unione dell'innovazione. La priorità Crescita intelligente è correttamente incentrata su una crescita basata sulla conoscenza e sull'innovazione, vale a dire uno dei tre pilastri fondamentali per la futura crescita economica dell'Unione europea;

59.

mette in risalto l'importanza di ampliare e sfruttare il concetto di innovazione, sottolineando la necessità che l'industria combini l'innovazione basata sulla propria esperienza, o approccio DUI (Doing, Using and Interacting, ossia «fare, usare e interagire»), con l'approccio STI (Science, Technology and Innovation, ossia «scienza, tecnologia e innovazione»), basato sulla conoscenza esplicita e di carattere scientifico e tecnologico;

60.

deplora che la comunicazione non abbia dato maggiore rilevanza all'innovazione non tecnologica come fonte di vantaggi competitivi. I veri cambiamenti dei modelli imprenditoriali vengono spesso dalle innovazioni nella gestione di un'impresa o di un'organizzazione in ambiti come la strategia, i processi, il marketing, l'organizzazione industriale o i rapporti con i fornitori. La scommessa a favore dell'innovazione non tecnologica ha consentito a numerose regioni e territori di compiere un balzo avanti per quanto riguarda la competitività;

61.

propone pertanto di inserire degli indicatori dell'innovazione non tecnologica nelle valutazioni della politica industriale;

62.

sottolinea che la conoscenza e la creatività sono la base dell'innovazione, e che le imprese devono integrare e gestire tali componenti in modo sistematico in tutte le loro attività;

63.

deplora che la comunicazione non tenga conto dell'importanza decisiva che dovranno avere le persone nella nuova politica industriale se quest'ultima vorrà realmente gettare le basi di una crescita equilibrata sul lungo periodo. In un'industria basata sulla conoscenza, sono le persone a essere protagoniste delle trasformazioni e dei vantaggi competitivi delle imprese;

64.

ritiene che l'attività delle università e dei centri tecnologici e di ricerca, accanto agli aspetti più teorici della ricerca, debba aprirsi e orientarsi in maggior misura verso le esigenze del mercato e l'impiego concreto dei risultati della ricerca;

65.

reputa necessario un maggiore coordinamento fra la ricerca e l'industria, per progredire nella specializzazione intelligente dei territori nell'ambito delle tecnologie abilitanti fondamentali come la nanotecnologia, la micro e la nanoelettronica, la biotecnologia industriale, la fotonica, i materiali avanzati e le tecnologie avanzate di fabbricazione, nonché per promuovere la creazione di reti transnazionali e rafforzare la cooperazione a livello regionale, nazionale e internazionale;

66.

sottolinea che lo sviluppo di un'industria europea basata sull'innovazione e la conoscenza deve necessariamente tradursi in un maggior numero di brevetti rilasciati alle imprese europee. In questo caso riveste un'importanza particolare la disponibilità di un sistema efficace di tutela dei diritti di proprietà intellettuale a favore delle imprese e dei creativi, che comporti minori costi di accesso e garantisca una maggiore protezione giuridica dalla contraffazione e dalla pirateria. Pertanto, risulta indispensabile semplificare e rendere meno costosa la procedura necessaria per ottenere i brevetti e armonizzarne la convalida automatica in tutti gli Stati membri, in linea con la proposta di brevetto unico europeo;

67.

osserva che le TIC sono diventate un fattore determinante per aumentare la produttività delle imprese e concorda pertanto sul fatto che è indispensabile promuoverne l'utilizzo fra le PMI. L'adeguamento e l'assorbimento delle TIC segnerà il potenziale competitivo delle imprese europee rispetto ai concorrenti dei paesi terzi. Queste tecnologie promuovono il lavoro in comune, il trattamento e lo scambio di informazioni e idee, nonché un accesso più diretto al mercato e ai clienti;

68.

mette in rilievo l'importanza fondamentale di un miglioramento delle relazioni tra i diversi soggetti e di adottare il concetto di «ecosistemi regionali di innovazione» nelle strategie di sviluppo regionale. Gli «ecosistemi regionali di innovazione» implicano lo sviluppo di reti e flussi di scambio di conoscenze, entità radicate sul territorio e modelli organizzativi flessibili;

69.

raccomanda di sviluppare un approccio più attento alle necessità delle PMI nella definizione degli orientamenti che dovranno guidare il prossimo programma quadro di ricerca e sviluppo dell'Unione europea, così da favorire la loro partecipazione ai progetti europei congiunti;

70.

esorta la Commissione europea a dare maggiore rilevanza alla dimensione regionale nella definizione del quadro strategico comune di ricerca e sviluppo che ingloberà il programma quadro e il programma per la competitività e l'innovazione, e a dare continuità all'azione pilota Regions of Knowledge per rafforzare il potenziale di ricerca delle regioni europee attraverso raggruppamenti (cluster) transnazionali;

71.

ribadisce la necessità di sviluppare un contesto favorevole per aumentare l'impegno del capitale privato negli investimenti produttivi correlati con l'innovazione e la R&S, a proposito del quale risulta indispensabile sviluppare formule finanziarie come il capitale di rischio o i business angels;

72.

chiede, tuttavia, un sistema di indicatori e obiettivi più preciso, che oltre alla percentuale di spesa per l'R&S da parte delle imprese possa includere anche aspetti correlati al miglioramento della competitività e della produttività, ossia che si orienti alla misurazione dei risultati della R&S.

Sfruttiamo i punti di forza dell'Unione europea e approfittiamo delle nuove opportunità per costruire un modello più responsabile e promuovere la sostenibilità

73.

ritiene che l'UE debba valorizzare i punti di forza che ha sviluppato a beneficio della competitività dell'industria europea: disponiamo di un'importante base tecnologica e scientifica e di università di alto livello, nonché di una manodopera qualificata e specializzata; abbiamo sviluppato un mercato unico che elimina le barriere al commercio e alla libera circolazione dei lavoratori; inoltre, si sono formati potenti cluster e reti di cooperazione, e l'UE è stata tra i pionieri nell'attuazione di soluzioni ecologiche;

74.

segnala che, nonostante i progressi registrati dalla creazione del mercato unico, non sono ancora state utilizzate appieno tutte le sue possibilità a favore di una crescita sostenibile e capace d'integrazione. Il mercato unico rappresenta il motore economico dell'Unione europea, e la sua completa realizzazione è essenziale per contribuire alla crescita e alla competitività della nostra industria;

75.

esorta la Commissione europea e gli Stati membri ad eliminare gli ostacoli e le lacune che frenano il potenziale di crescita del mercato unico. In questo senso, riconosce che la direttiva sui servizi ha consentito di eliminare alcune delle barriere alla libera prestazione di servizi e allo stabilimento in altri Stati membri ancora esistenti nel mercato unico. La Commissione europea deve continuare a lavorare in questa direzione, coinvolgendo gli enti regionali e locali, che sono soggetti fondamentali nel mercato dei servizi;

76.

ritiene che l'invecchiamento della popolazione, i cambiamenti climatici e la protezione dell'ambiente siano tre delle più importanti sfide che l'Unione europea dovrà affrontare nei prossimi anni;

77.

sottolinea pertanto che la sostenibilità deve essere considerata come un'opportunità chiave per il futuro dell'industria europea, che contribuirà certamente alla creazione di posti di lavoro nuovi e più numerosi e di attività dal marcato carattere innovativo e competitivo;

78.

accoglie con favore la volontà espressa dalla Commissione europea di avanzare verso un legame più stretto e una maggiore coerenza tra le ambizioni della protezione ambientale e gli obiettivi della politica industriale, e di progredire nella transizione verso una gestione più efficiente delle risorse nell'intero settore industriale. La scarsità e l'aumento dei prezzi delle risorse energetiche strategiche e delle materie prime obbligano l'industria a farne un uso più razionale, che deve basarsi sull'efficienza dei consumi, sul riciclaggio e sull'utilizzo di materiali alternativi;

79.

insiste sul consolidamento dell'«economia verde», che deriva sia dalla necessità di fare un uso efficiente dell'energia che, soprattutto, dalla crescente coscienza della necessità di andare verso dosi maggiori di ecoinnovazione. Si svilupperanno così attività economiche innovative, dalle energie rinnovabili ai nuovi materiali, accomunate dal fatto di contribuire a un'economia a basse emissioni di carbonio;

80.

considera necessario, tuttavia, che gli Stati membri e gli enti regionali e locali competenti formino anche dei consumatori responsabili, orientati verso un consumo etico e selettivo che chieda alle imprese maggiore qualità, informazione e trasparenza. I consumatori svolgono così un ruolo importante di stimolo per il potenziale competitivo delle imprese e l'adozione di politiche responsabili;

81.

accoglie con soddisfazione l'integrazione della responsabilità sociale delle imprese come elemento che contribuisce anche alla competitività e alla leadership dell'industria a livello internazionale, come sottolinea la comunicazione;

82.

sottolinea che gli enti regionali e locali conoscono le condizioni particolari di ogni territorio e dispongono di competenze per diffondere nuovi valori e progredire sul fronte della responsabilità sociale delle imprese. La Commissione europea deve continuare a promuovere questo concetto e ad appoggiarsi agli enti regionali e locali, che sono responsabili della sua attuazione sul campo. In questo senso, è fondamentale applicare il principio di sussidiarietà e gestire le politiche al livello di governo più efficace e più vicino ai cittadini;

83.

sostiene l'integrazione nelle imprese di nuovi modelli di gestione, che rafforzino la partecipazione dei lavoratori come elemento chiave per migliorare l'efficienza di tutti i processi industriali, e quindi la competitività, nonché per prevenire la precarizzazione delle condizioni di lavoro nel contesto delle trasformazioni industriali;

84.

ricorda, tuttavia, che è necessario nel contempo fare progressi sul piano della flessibilità interna dell'industria. I diversi gruppi di interesse devono reagire e adattarsi a un panorama economico in continuo cambiamento, e quindi adeguare l'organizzazione della produzione alle fluttuazioni della domanda e ai progressi tecnologici;

85.

chiede in questo senso una maggiore flessibilità dei mercati del lavoro degli Stati membri, basata sul dialogo fra le parti sociali, che deve essere accompagnata da sistemi di protezione sociale sicuri, capaci di contribuire alla crescita economica e alla coesione sociale, con posti di lavoro migliori e più numerosi. La regolamentazione dei mercati del lavoro deve consentire alle persone il passaggio fra periodi di disoccupazione e periodi di lavoro, offrendo garanzie di sicurezza economica, nonché possibilità di formazione e orientamento al lavoro per rafforzare l'occupabilità.

Gli enti regionali e locali come partner strategici per la promozione dell'industria europea

86.

ribadisce che gli enti regionali e locali dell'Unione europea hanno un ruolo chiave nella promozione della politica industriale e di sviluppo economico grazie alla vicinanza e alla conoscenza diretta della struttura industriale e dei problemi che interessano le imprese;

87.

chiede che la Commissione europea e gli Stati membri, insieme agli enti regionali e locali, facciano dei passi avanti verso un maggiore coordinamento e un approccio integrato per l'elaborazione di una politica industriale ambiziosa e incentrata sulla competitività, che sfrutti le sinergie con le altre iniziative faro della strategia Europa 2020;

88.

invita la Commissione europea a migliorare il quadro generale e la governance della politica industriale, attribuendo maggiore rilevanza al ruolo degli enti regionali e locali europei nell'elaborazione e attuazione della politica industriale. La loro prossimità alla realtà delle imprese e il fatto di possedere competenze, anche legislative, in materia di politica industriale ne fa dei soggetti fondamentali dello sviluppo economico, per cui si tratta del livello adatto per arrivare a una maggiore armonizzazione verso un approccio costituito da politiche dal basso verso l'alto (bottom-up);

89.

invita gli Stati membri e i governi regionali e locali a varare piani territoriali a livello nazionale da definire e attuare in connessione coi programmi nazionali di riforma (PNR), nonché a procedere a una valutazione congiunta dei progressi conseguiti, con l'obiettivo di coordinare e centrare gli sforzi e le agende politiche in direzione degli obiettivi della strategia Europa 2020, il che non potrà che dare un contributo decisivo alla sua realizzazione;

90.

mette in risalto il ruolo svolto dagli enti regionali e locali per il progresso della coesione territoriale e per la riduzione delle differenze economiche e sociali, essendo tali enti dei soggetti fondamentali per lo sviluppo di un approccio capillare che contribuisca alla strutturazione della politica industriale al livello territoriale europeo.

Bruxelles, 11 ottobre 2011

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


(1)  COM(2010) 614 definitivo.

(2)  Agenti della promozione economica locale: agenzie per lo sviluppo regionale e locale, centri tecnologici e di ricerca, centri di formazione, università, servizi di collocamento.

(3)  COM(2010) 553 definitivo.

(4)  COM(2011) 17 definitivo.

(5)  COM(2010) 612.


11.1.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 9/37


Parere del Comitato delle regioni sul tema «Un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse — Iniziativa faro nell’ambito della strategia Europa 2020»

2012/C 9/08

IL COMITATO DELLE REGIONI

chiede che il calendario proposto dalla Commissione europea per la Tabella di marcia verso un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse venga accorciato e auspica che l'adozione dei relativi indicatori possa essere realizzata già nel corso del 2012; inoltre chiede con forza che le competenti istituzioni regionali e locali siano consultate in modo da garantire il carattere realistico e realizzabile di tali indicatori, sia in termini di capacità che di abbordabilità;

invita la Commissione a valutare l'adozione di un «paniere» contenente quattro indicatori relativi all'impiego delle risorse: l'impronta sulla terra, l'utilizzo delle materie prime (biodiversità, risorse biologiche e minerali), l'impronta idrica e l'impronta delle emissioni di gas a effetto serra; insiste affinché la Commissione renda gli indicatori parte integrante del sistema di rapporti nazionali nell'ambito della strategia Europa 2020 e della relativa iniziativa faro, affinché servano a orientare i programmi nazionali di riforma e i preparativi di bilancio nazionali;

deplora che la tabella di marcia non menzioni la possibilità di associare il Patto dei sindaci allo sforzo intrapreso nel settore dell'uso efficiente delle risorse e propone di esaminare, insieme con la Commissione europea, i mezzi concreti per estendere il Patto dei sindaci a campi d'applicazione fondamentali per l'iniziativa faro Un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse, quali la biodiversità e l'utilizzo delle terre, la gestione dei rifiuti e dell'acqua o l'inquinamento atmosferico;

raccomanda azioni specifiche intese in particolare a favorire il passaggio a un sistema di trasporto e a un sistema energetico a basse emissioni di carbonio ed efficiente nell'uso delle risorse, promuovere appalti pubblici verdi, realizzare una società a «rifiuti zero» basata sull'ottimizzazione della prevenzione dei rifiuti e sul trattamento di questi ultimi in quanto risorsa, nel quadro di un'economia circolare, promuovere l'aumento della sostituzione e dell'efficienza nell'impiego delle risorse nella catena del valore delle materie prime, utilizzare, proteggere e ripristinare in modo efficace i servizi ecosistemici, e ridurre le superfici esistenti di terreno edificato ovunque si renda necessario.

Relatore

Michel LEBRUN (BE/PPE), membro del Parlamento della comunità francofona

Testi di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse - Iniziativa faro nell'ambito della strategia Europa 2020

COM(2011) 21 definitivo

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse

COM(2011) 571 definitivo

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

ritiene che una politica lungimirante in materia di ambiente, clima ed energia debba fondarsi sul principio di sana gestione. Con ciò il Comitato intende che le persone hanno la responsabilità di gestire ed utilizzare le risorse naturali con modalità e intensità tali da assicurarne la sostenibilità nonché il mantenimento della loro diversità. L'obiettivo globale di una politica siffatta è uno sviluppo che risponda alle necessità delle generazioni attuali senza compromettere la capacità di quelle future di soddisfare le proprie;

2.

è fortemente preoccupato che l'Unione europea stia percorrendo oggi una via di sviluppo, di produzione e di consumo pericolosa e non sostenibile, come affermato dalla Commissione nell'iniziativa faro: «Non è possibile proseguire con i nostri modelli attuali d'impiego delle risorse»;

3.

in tal senso, accoglie con favore l'avvio dell'iniziativa faro Un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse intesa a far diventare l'efficienza nell'uso delle risorse il principio guida delle politiche dell'Unione in materia di energia e di economia a basse emissioni di carbonio, di trasporti, di materie prime e di prodotti di base, di consumo e di produzione sostenibili di beni e di servizi, di gestione dei rifiuti, di utilizzo dei suoli e degli ecosistemi, di agricoltura e di pesca; tale iniziativa assolve l'importante funzione di creare sinergie tra i diversi settori nonché di sostenere il contemperamento dei singoli interessi ed obiettivi e, nel contempo, assicurare un approccio comune, coerente e sostenibile in materia d'impiego delle risorse;

4.

si compiace degli effetti positivi che l'iniziativa faro ha sulla politica ambientale europea. Tuttavia, la politica ambientale europea, in generale, e quella portata avanti attualmente in materia di utilizzo efficiente delle risorse (come la strategia tematica per l'uso sostenibile delle risorse naturali), in particolare, sono concentrate sulla riduzione delle conseguenze negative che lo sviluppo economico e lo sfruttamento delle risorse naturali hanno sull'ambiente. Questa iniziativa faro estende l'attenzione agli effetti negativi in termini di sviluppo economico derivanti dall'utilizzo inefficiente delle risorse naturali. L'iniziativa faro fornisce quindi l'impulso necessario per una maggiore integrazione della politica ambientale all'interno della politica economica e di prodotto dell'UE;

5.

si rallegra del fatto che, con l'iniziativa faro, l'ambito delle preoccupazioni dell'Unione si estenda all'insieme delle risorse naturali, comprendendo così, oltre alle risorse energetiche tradizionali, anche le materie prime biotiche e abiotiche quali i combustibili, la biomassa, i minerali, i metalli e il legno, le terre coltivabili e le risorse ittiche, il suolo, l'acqua, l'aria così come i servizi ecosistemici o quelli connessi alla protezione della biodiversità;

6.

si compiace dell'invito rivoltogli dalla Commissione europea ad esprimersi sulla funzione che gli enti regionali e locali dovrebbero svolgere nel quadro dell'attuazione di questa iniziativa, e ciò a monte nel processo decisionale, soprattutto quando essi dispongono di competenze specifiche, in particolare normative, connesse all'iniziativa stessa, come le norme relative agli edifici o la gestione dei rifiuti. Ciò darebbe al Comitato la possibilità di far sentire la propria voce sin dalle prime fasi di elaborazione delle future politiche;

7.

condivide appieno la valutazione della Commissione secondo cui, per poter godere i benefici di un'economia efficiente nell'uso delle risorse e a basse emissioni di carbonio, devono sussistere tre condizioni fondamentali, ossia 1) la volontà politica di cambiamento, 2) una pianificazione a lungo termine delle politiche e degli investimenti, e 3) un cambiamento a lungo termine negli atteggiamenti e comportamenti di tutti i cittadini in relazione alle risorse. Un approccio di «governance multilivello» deve guidare l'elaborazione e l'attuazione di questi principi. In quest'ottica, il Comitato ricorda il ruolo fondamentale degli enti regionali e locali nella preparazione, attuazione e valutazione di tali politiche (1), che è già stato chiaramente riconosciuto dalla Commissione e dal Parlamento europeo.

La strategia Europa 2020 e l'iniziativa faro «Un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse»

8.

apprezza che l'Unione s'impegni a favore di una stretta connessione tra lo sviluppo economico, il benessere delle società e l'utilizzo responsabile delle risorse naturali;

9.

ritiene che il passaggio ad un'economia efficiente nell'uso delle risorse creerà un maggiore benessere per le generazioni attuali e future. Uno degli aspetti di tale benessere sarà la creazione di enormi opportunità in termini economici, commerciali e di innovazione. Tale passaggio contribuirà a sostenere la competitività dell'Unione, segnatamente riducendo i costi dei materiali e del consumo energetico e promuovendo l'occupazione nel settore delle «tecnologie verdi»;

10.

sottolinea che, per migliorare l'ambiente e la qualità dell'aria, è necessaria una politica ambiziosa di riduzione delle emissioni alla fonte, e chiede che venga rafforzata la politica dell'Unione europea in materia di emissioni di gas a effetto serra e di inquinamento atmosferico;

11.

fa presente che numerosi enti regionali e locali hanno già adottato ed attuato con successo diverse politiche e pratiche finalizzate a promuovere l'efficienza nell'impiego delle risorse. Tali iniziative meriterebbero quindi di essere rese note e riconosciute a livello europeo al fine di mettere a disposizione di tutti l'esperienza acquisita in questo campo da determinati attori e di promuovere le iniziative più efficaci ed efficienti;

12.

richiama l'attenzione sul fatto che nel testo dell'iniziativa della Commissione non si fa riferimento ai numerosi strumenti e alle molteplici strategie dell'Unione europea in cui si inizia già ad affrontare la questione dell'uso efficiente delle risorse, quali la strategia tematica sull'uso sostenibile delle risorse naturali, la strategia tematica sulla prevenzione e il riciclo dei rifiuti o il piano d'azione per una produzione e un consumo sostenibili e per una politica industriale sostenibile. Tali strategie potrebbero servire da «giurisprudenza» nell'adozione ed attuazione delle prossime strategie intese ad affrontare altri aspetti della gestione delle risorse naturali;

13.

sottolinea la responsabilità dell'Unione europea e degli Stati membri nel promuovere ogni iniziativa volta a migliorare l'efficienza nell'utilizzo delle risorse a livello mondiale. In quest'ottica, il Comitato delle regioni sostiene il complesso delle iniziative proposte dalla Commissione europea nel quadro della preparazione della conferenza Rio+ 20 che si terrà nel giugno 2012, in particolare le misure tese a mobilitare i finanziamenti e gli investimenti privati e pubblici, nonché le misure che puntano alla graduale introduzione di un sistema di governance mondiale multilaterale più efficace. Il Comitato delle regioni chiede che l'architettura di questo sistema di governance sia dotata di meccanismi di partecipazione e di cooperazione multilivello che permettano la consultazione e l'attiva partecipazione delle regioni e delle città nel quadro dei temi che le riguardano;

14.

si unisce alla Commissione europea per chiedere la rapida attuazione della dichiarazione dell'OCSE sulla crescita verde, adottata nel giugno 2009;

15.

si rallegra del sostegno apportato dall'Unione europea e dagli Stati membri agli sforzi compiuti dal Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) nel campo della gestione sostenibile delle risorse, e all'iniziativa per un'«economia verde» prevista dallo stesso programma;

16.

si rammarica che il quadro decennale di programmazione sui modi di consumo e di produzione sostenibili, per il periodo 2011-2021, non abbia potuto essere adottato in occasione della diciannovesima sessione della commissione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile.

La governance nel quadro della strategia Europa 2020

17.

sottolinea l'interdipendenza tra le politiche ambientali e quelle sociali. Il picco nella produzione di petrolio e gas, che secondo alcuni ha raggiunto il plateau, e il picco nella produzione di altri materiali comporteranno inevitabilmente un aumento dei prezzi. Le prime a risentirne saranno le persone a basso reddito e le regioni con il reddito medio più basso.

18.

sottolinea che, considerata la natura trasversale e complessa dell'iniziativa faro, affinché l'Unione europea riesca ad impiegare le risorse in modo più efficace, è fondamentale assicurare l'efficacia della sua governance, del seguito dato ai progressi da essa compiuti nel quadro della strategia Europa 2020, del semestre europeo e dell'analisi annuale della crescita, e questo tramite un controllo annuale delle prestazioni degli Stati membri;

19.

ribadisce con forza la necessità di chiarire la dimensione di bilancio delle iniziative faro nel quadro della strategia Europa 2020 (2). Il prossimo quadro finanziario pluriennale dovrà rispecchiare le ambizioni dell'iniziativa faro sull'efficienza nell'uso delle risorse, garantendo che gli interventi dell'UE siano coordinati mediante un quadro strategico comune, in considerazione dell'interconnessione di questa iniziativa con una serie di politiche finanziate a titolo del bilancio dell'UE;

20.

invita la Commissione a considerare, nell'ambito della valutazione dei programmi nazionali di riforma (PNR) presentati dagli Stati membri nell'aprile 2011, il grado d'impegno di questi ultimi nella promozione dell'efficacia nell'utilizzo delle risorse;

21.

ricorda che il successo della strategia Europa 2020 dipenderà, in gran parte, dalle decisioni prese a livello regionale e locale. In tal senso, il Comitato si è già pronunciato a favore dell'introduzione, nei PNR, di un riferimento alla conclusione di patti territoriali per la strategia Europa 2020, sotto forma di partenariato multilivello tra le amministrazioni europea, nazionali, regionali e locali (3);

22.

esso incoraggia pertanto lo sviluppo locale integrato come metodo fondamentale per realizzare gli obiettivi di questa iniziativa faro;

23.

ritiene fondamentale che, tramite la sua Piattaforma di monitoraggio Europa 2020, il Comitato non partecipi soltanto all'attuazione dell'iniziativa faro Un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse, ma anche a quella della politica integrata per un utilizzo efficiente delle risorse.

Tabella di marcia per un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse

24.

chiede che il calendario, proposto nel quadro della tabella di marcia, che fissa le scadenze per la determinazione e la successiva adozione degli indicatori e degli obiettivi alla fine del 2013 venga accorciato. Il Comitato delle regioni auspica che l'adozione di questi indicatori possa essere realizzata nel corso del 2012. Inoltre, il CdR chiede con forza che le competenti istituzioni regionali e locali siano consultate in relazione alle scadenze per tali indicatori in modo da garantire loro un carattere realistico e realizzabile, sia in termini di capacità che di abbordabilità;

25.

accoglie favorevolmente la proposta della Commissione europea, formulata nella Tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse, tesa all'adozione di un numero limitato di indicatori, in modo da assicurarne la visibilità e l'efficienza come base dell'elaborazione delle politiche. La selezione di questi indicatori, che dovrebbero avere il riconoscimento più ampio possibile, dovrebbe basarsi sul loro grado d'importanza, di pertinenza, di affidabilità e di solidità;

26.

invita la Commissione a valutare l'adozione di un «paniere» contenente quattro indicatori relativi all'impiego delle risorse: l'impronta sulla terra, l'utilizzo delle materie prime (biodiversità, risorse biologiche e minerali), l'impronta idrica e l'impronta delle emissioni di gas a effetto serra. Tali indicatori sono relativamente facili da misurare e nel contempo forniscono una buona indicazione del nostro impiego delle risorse nonché degli effetti che ne derivano. Essi andrebbero a completare gli indicatori che misurano gli effetti ambientali e l'efficienza nell'uso delle risorse;

27.

insiste sulla necessità di adottare un indicatore globale come «l'impronta ecologica», in quanto utile strumento per campagne di comunicazione e sensibilizzazione, purché sia chiaro che l'alto grado di aggregazione di un indicatore di questo tipo lo rende poco utilizzabile ai fini dell'elaborazione delle politiche; sarebbe necessario armonizzare i dati e la metodologia tra i diversi paesi e la Commissione potrebbe fornire assistenza in tal senso;

28.

si rallegra della proposta formulata dalla Commissione europea tesa all'adozione di un numero limitato di obiettivi ambiziosi, quantificati, precisi e coerenti in materia di impiego efficiente delle risorse. Tali obiettivi dovrebbero puntare, per esempio, al miglioramento dei risultati ottenuti dai quattro indicatori di cui al punto 26, tra cui una crescita zero delle superfici di terreno impermeabilizzate oppure ad un aumento del livello di prevenzione e di riciclaggio dei rifiuti;

29.

invita la Commissione europea ad esaminare, nella sua valutazione degli indicatori e degli obiettivi, se le politiche che gli enti regionali e locali potrebbero intraprendere basandosi su tali indicatori sono realizzabili;

30.

insiste affinché la Commissione includa gli indicatori nella sua analisi annuale della crescita che, a partire dal 2012, darà avvio al semestre economico e pertanto diventerà parte integrante del sistema di rapporti nazionali nell'ambito della strategia Europa 2020, orientando così i dibattiti sul modo in cui i programmi nazionali di riforma e i preparativi di bilancio nazionali dovranno essere allineati alla strategia Europa 2020;

31.

auspica che tali indicatori relativi all'uso delle risorse siano parte integrante delle analisi d'impatto delle proposte politiche della Commissione e degli Stati membri. La Commissione europea dovrebbe fornire alcuni orientamenti e strumenti affinché gli Stati membri, gli enti regionali e locali, le imprese e gli altri enti possano utilizzare con semplicità ed efficacia questi indicatori;

32.

osserva che, per affrontare le vaste e diversificate sfide in materia di salvaguardia delle risorse, è necessario mobilitare tutti gli strumenti disponibili a livello europeo, nazionale, regionale e locale. Su scala europea e nazionale, essi rafforzano l'integrazione degli aspetti ambientali all'interno della politica economica e di prodotto e, su scala locale, uno strumento che ha dato prova di efficacia nel settore energetico è il Patto dei sindaci;

33.

invita in proposito le istituzioni internazionali, europee, nazionali e subnazionali a fare tesoro della vasta esperienza e dei notevoli risultati già conseguiti dai firmatari del Patto dei sindaci (circa 300 comuni e più di 100 regioni di oltre 40 paesi);

34.

chiede alla Commissione europea e alle altre istituzioni dell'UE di collaborare alla creazione di meccanismi concreti che consentano di condividere l'esperienza del Patto dei sindaci con i partner mondiali dell'Unione, promuovendo ad esempio la cooperazione a livello locale e regionale in materia di uso efficiente delle risorse tra le città e regioni dell'UE e le loro omologhe dei paesi terzi vicini meridionali e orientali, come pure con quelle dei paesi in via di sviluppo;

35.

deplora che la tabella di marcia non menzioni la possibilità di associare il Patto dei sindaci allo sforzo intrapreso nel settore dell'uso efficiente delle risorse. In tale contesto, il Comitato delle regioni esorta vivamente la Commissione europea a lavorare per l'estensione del Patto dei sindaci a questo settore,

36.

propone inoltre di esaminare, insieme con la Commissione europea, i mezzi concreti per estendere il Patto dei sindaci a campi d'applicazione fondamentali per l'iniziativa faro Un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse, quali la biodiversità e l'utilizzo delle terre, la gestione dei rifiuti e dell'acqua o l'inquinamento atmosferico (CdR 164/2010 fin);

37.

chiede in particolare alla Commissione europea, tenendo conto della preparazione del Piano di salvaguardia delle risorse idriche europee, di ampliare nel 2012, in partenariato con il Comitato, il Patto dei sindaci per includervi gli obiettivi 20-20-20 per una gestione integrata delle risorse idriche, come evidenziato nel parere del Comitato delle regioni CdR 5/2011 fin;

38.

sostiene fermamente la creazione di «una piattaforma di transizione con più soggetti sull'efficienza delle risorse che riunisca» anche «i responsabili politici di vari livelli amministrativi tra cui quello regionale e locale» (4). Tale piattaforma potrebbe concentrarsi sui rapporti sempre più stretti fra le politiche in questione e contribuire all'individuazione degli obiettivi e degli aspetti che ostacolano questa transizione;

39.

sostiene la posizione della Commissione in merito alla messa in rete e allo scambio di buone pratiche tra le agenzie che gestiscono programmi sull'uso efficiente delle risorse. Inoltre il Comitato delle regioni invita l'Unione europea ad appoggiare l'istituzione, nei territori in cui ancora non esistono, di agenzie nazionali, regionali e locali, responsabili dell'uso efficiente delle risorse. Le competenze delle agenzie esistenti potrebbero venire estese a tutte le questioni riguardanti l'utilizzo delle risorse. Il ruolo di tali agenzie sarebbe anche quello di fornire informazioni e consulenza alle autorità pubbliche, alle imprese e ai cittadini circa le misure e le soluzioni esistenti e disponibili in materia di uso efficiente delle risorse;

Gli elementi per l'attuazione dell'iniziativa faro «Un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse»

40.

afferma che un'Europa efficiente nell'utilizzo delle risorse non avrà soltanto bisogno di innovazione tecnologica, ma anche di innovazione nel suo sistema socioeconomico, che dovrà basarsi su nuovi modelli di comportamento relativi alla produzione e al consumo, su un cambiamento di stili di vita e su nuovi modelli di governance, come pure su un programma strategico per la ricerca orientato all'innovazione sistemica;

41.

in particolare, chiede che siano apportati i necessari cambiamenti all'infrastruttura, per consentire la realizzazione delle reti intelligenti, in modo che le piccole e medie imprese e le cooperative possano generare la propria energia verde e condividerla fra loro da una regione all'altra; invita inoltre la Commissione europea a organizzare uno speciale convegno con gli enti regionali e locali e le parti interessante per avviare la trasformazione della produzione di energia in Europa;

42.

dichiara che, per realizzare gli obiettivi dell'iniziativa faro, si renderà necessaria una serie di misure: la modifica delle politiche economiche e di bilancio degli Stati membri, nonché riforme fiscali «ecologiche», incentrate maggiormente sull'impiego delle risorse; sarà inoltre necessario orientare le contabilità nazionali nel senso di un uso efficiente delle risorse, sostenendo l'integrazione dei costi esterni in modo da fissare prezzi adeguati, applicare il principio «chi inquina paga» tutelando il consumatore ed eliminare gradualmente le sovvenzioni che hanno un impatto negativo per l'ambiente;

43.

ritiene che la definizione di un sistema europeo di trasporto a basse emissioni di carbonio ed efficiente nell'uso delle risorse, sia un elemento cruciale per assicurare il successo dell'iniziativa faro. A questo proposito, occorre adoperarsi per ridurre la quantità di energia e materie prime vergini necessarie per la costruzione di autoveicoli e sostenere l'industria in questo senso, ridurre più drasticamente i consumi e creare sistemi di trasporto che abbiano un'impronta globale sempre più ridotta sulle risorse;

44.

apprezza che nell'iniziativa faro sia stata inclusa la promozione di una politica europea in materia di acque, che accorda la priorità alle misure per il risparmio idrico e a una maggiore efficienza nell'uso dell'acqua. In tal senso, il Comitato presenterà raccomandazioni nel parere di prospettiva sul tema Il ruolo degli enti regionali e locali nella promozione di una gestione sostenibile dell'acqua  (5).

Un'economia a basse emissioni di carbonio e un sistema energetico efficiente nell'impiego delle risorse

45.

deplora che le politiche attualmente praticate in materia di efficienza energetica non permettano di conseguire gli obiettivi del pacchetto europeo clima-energia per il 2020. L'efficienza energetica dovrebbe pertanto assurgere al rango di obiettivo vincolante e contribuire in misura significativa agli obiettivi in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra fissati per il 2050;

46.

invita la Commissione a focalizzare ulteriormente l'attenzione sui settori dell'edilizia, dei servizi e dei trasporti, nel contesto delle iniziative legislative e finanziarie che faranno seguito al piano di efficienza energetica 2011, recentemente adottato (6);

47.

ribadisce che, per migliorare l'efficienza energetica, il settore dell'edilizia dovrebbe beneficiare di incentivi normativi e finanziari adeguati in modo da aumentare la percentuale dei lavori di ristrutturazione;

48.

richiama l'attenzione sulla necessità di garantire la formazione e l'inquadramento di un numero sufficiente di lavoratori qualificati per quanto concerne l'efficienza energetica in tutti i settori economici pertinenti, e dunque anche nel settore edilizio. Il Comitato suggerisce l'elaborazione di una strategia europea in materia di sensibilizzazione e di formazione di tale manodopera, e al riguardo sottolinea il potenziale dell'iniziativa faro e delle misure innovative che essa comporta ai fini della creazione di posti di lavoro duraturi e di qualità in una serie di settori e ambiti professionali diversi all'interno dell'UE;

49.

invita la Commissione europea a proporre, nel quadro della sua futura direttiva sul risparmio energetico, misure concrete in materia di ristrutturazione degli edifici, e a prevedere, nel piano pluriennale di bilancio, importi sufficienti per il ripristino e la ristrutturazione degli edifici europei nel senso dell'efficienza energetica per il periodo successivo al 2013. Tali misure dovrebbero essere associate ad una strategia di finanziamento per gli edifici a consumo energetico estremamente ridotto;

50.

chiede alla Commissione di proporre un sistema unificato di misura dell'efficienza energetica nell'Unione europea che comporti una metodologia applicabile a livello di enti regionali e locali;

51.

accoglie con favore l'obiettivo della Commissione di attuare con successo la transizione verso un'economia a basse emissioni di gas a effetto serra ed efficiente nell'utilizzo delle risorse (7);

52.

chiede che tali obiettivi trovino adeguata eco nel quadro finanziario pluriannuale, anche mettendo a disposizione dei livelli regionali e locali un finanziamento supplementare;

53.

riconosce l'importanza del sistema europeo di scambio delle quote di emissioni come strumento inteso ad orientare gli investimenti nei settori da esso coperto, ossia la produzione di elettricità, le industrie ad alto consumo di energia e, a partire dall'anno prossimo, l'industria aeronautica, premiando finanziariamente gli investimenti che favoriscono un'impronta di carbonio ridotta e auspica che l'efficacia di tale strumento venga migliorata dopo il 2012;

54.

auspica, tuttavia, che il sistema europeo di scambio delle quote di emissioni assuma un ruolo più incisivo nella promozione delle tecnologie a basse emissioni di carbonio, purché tali tecnologie contribuiscano altresì al miglioramento dello stato degli indicatori di utilizzo delle risorse e non aumentino i rischi ambientali;

55.

approva pertanto i progetti della Commissione volti a ritirare dal mercato una parte delle quote attuali in modo da accelerare la transizione dell'Unione europea verso un'economia a bassa intensità di carbonio;

56.

approva il fatto che nella tabella di marcia siano state incluse delle pratiche di gestione del suolo intese a promuovere ulteriormente il mantenimento del carbonio nella terra e rammenta che il miglioramento del contenuto di materie organiche nel terreno presenta altri vantaggi per l'ambiente e l'agricoltura, nonché per la conservazione dei suoli e la loro fertilità;

57.

si rammarica, tuttavia, che, nei protocolli delle Nazioni Unite e di Kyoto relativi alla comunicazione dell'informazione e alla contabilizzazione, il potenziale offerto dal settore agricolo per attenuare gli effetti del cambiamento climatico si ritrovi frammentato in più categorie diverse, mentre tale settore è chiamato a svolgere un ruolo fondamentale nell'impiego efficiente e sostenibile delle risorse;

58.

sottolinea l'importanza di trovare un equilibrio tra l'impiego dei biocarburanti in un'economia a basse emissioni di carbonio e la protezione della biodiversità, la gestione delle risorse idriche, e in generale la salvaguardia dell'ambiente, e l'alimentazione mondiale.

59.

sottolinea l'importanza di accompagnare le politiche in materia di efficienza energetica con delle misure sociali che permettano ai cittadini e alle regioni più vulnerabili di avere accesso a un servizio energetico efficiente.

Un consumo e una produzione sostenibili

60.

invita la Commissione a garantire un'efficace attuazione del piano d'azione dell'Unione europea per una produzione e un consumo sostenibili e una politica industriale sostenibile e ad adottare un approccio più ampio;

61.

auspica che, per quanto riguarda le politiche di prodotto, la Commissione sostenga un approccio top runner, abbinando maggiormente strumenti dissuasivi, che eliminino dal mercato i prodotti meno efficienti, e strumenti di incentivazione, che premino i prodotti migliori e ne accelerino la penetrazione sul mercato;

62.

promuove l'ecoinnovazione come strumento fondamentale per creare nuovi prodotti o servizi efficienti nell'impiego delle risorse, nonché per la competitività e la creazione di posti di lavoro. Il futuro piano d'azione sull'ecoinnovazione dovrebbe sviluppare nuovi partenariati nel campo dell'innovazione, che includano gli enti regionali e locali;

63.

ribadisce il proprio impegno a promuovere, presso gli enti regionali e locali, l'utilizzo degli appalti pubblici verdi;

64.

chiede che vengano fissati, per i governi nazionali e le istituzioni europee, obiettivi vincolanti in materia di appalti pubblici, e che gli appalti pubblici verdi vengano inclusi, in quanto componenti a sé stanti, nella futura direttiva sugli appalti pubblici;

65.

al fine di promuovere l'efficienza nell'uso delle risorse, invoca una revisione approfondita della direttiva sulla progettazione ecocompatibile e delle relative misure di attuazione, estendendone l'ambito di applicazione ai prodotti non connessi all'energia che abbiano un forte impatto ambientale (8), e incoraggia a sviluppare dei metodi d'analisi del ciclo di vita dei beni e dei servizi i cui risultati siano facilmente accessibili alle regioni e agli enti locali al fine di aiutarli a orientare meglio le loro scelte;

66.

chiede che vengano adottate delle misure volte a lottare contro l'obsolescenza programmata o abusiva di beni e servizi e ad aumentare la durata della vita e la riparabilità dei beni, nonché la loro riciclabilità al termine del ciclo di vita; chiede altresì di sostenere le iniziative economiche e industriali che forniscono un contributo in tal senso;

67.

incoraggia, in particolare, gli enti regionali e locali a utilizzare maggiormente il Sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS) come strumento orientato al mercato e che permette alle organizzazioni di occuparsi della gestione delle risorse. Il Comitato ritiene che si potrebbe aumentare il livello di adesione a tale sistema, eliminando o riducendo i costi che esso comporta e chiedendo agli Stati membri di fissare obiettivi propri in termini di numero di organizzazioni che partecipano ufficialmente all'EMAS;

68.

esorta vivamente la Commissione, gli Stati membri e gli enti regionali e locali a rafforzare le misure volte a sensibilizzare i consumatori e le imprese rispetto agli impatti ambientali e sociali del loro consumo, quali il piano d'etichettatura, l'integrazione del consumo sostenibile nei sistemi di istruzione e di formazione e un maggiore controllo delle affermazioni commerciali di carattere ecologico.

Rendere l'Unione europea una «economia circolare»

69.

auspica che venga adottato l'obiettivo di una società a «rifiuti zero», basata sull'ottimizzazione della prevenzione dei rifiuti e sul trattamento di questi ultimi in quanto risorsa, nel quadro di un'economia circolare dei materiali;

70.

deplora che l'interramento dei rifiuti continui ad essere la forma più comune di eliminazione dei rifiuti urbani. Il Comitato chiede pertanto che la Commissione rivolga una particolare attenzione all'attuazione e applicazione della normativa UE relativa ai rifiuti in quanto elemento cardine per promuovere un impiego efficiente delle risorse;

71.

esorta vivamente le istituzioni europee, gli Stati membri e gli enti regionali e locali ad attuare misure efficaci contro il dirottamento di rifiuti verso impianti di trattamento non conformi all'interno o al di fuori dell'UE, a migliorare la competitività dell'industria europea del riciclo lungo tutta la catena del valore, a stimolare l'innovazione nei campi dell'uso efficiente delle risorse e dello sviluppo di prodotti riciclabili, a creare incentivi economici o nuovi strumenti incentrati sul mercato al fine di riciclare e promuovere le materie prime secondarie, e ad ottimizzare la definizione e l'impiego di criteri in base ai quali un rifiuto cessi di essere tale e di criteri di qualità per i materiali riciclati, tenendo conto, a questo proposito, dei lavori attualmente in corso presso la Commissione europea concernenti i criteri di questo tipo. Il CdR chiede altresì che sia rivolta un'attenzione particolare ai beni che contengono materie prime che rischiano di diventare carenti, in particolare le terre rare;

72.

incoraggia gli Stati membri e gli enti regionali e locali ad adottare programmi ambiziosi di prevenzione dei rifiuti, come imposto dall'art. 29 della direttiva quadro sui rifiuti, precisando inoltre dei parametri quantitativi chiari per quanto concerne la prevenzione dei rifiuti (9);

73.

invita la Commissione a promuovere, in particolare, la prevenzione dei rifiuti biologici e la riduzione dei rifiuti alimentari, e a sostenere ulteriormente la Settimana europea per la riduzione dei rifiuti, un'iniziativa coronata da successo in molte regioni e città;

74.

sottolinea il ruolo cruciale svolto dagli enti regionali e locali nello sviluppo dei mercati del riciclo e del riuso, e in quest'ottica reitera il suo invito a riconoscere questo loro ruolo fondamentale nella direttiva sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), garantendo allo stesso tempo il pieno sviluppo nella legislazione del principio della responsabilità del produttore;

75.

richiama l'attenzione sul fatto che gli enti regionali e locali dispongono di un margine importante per promuovere il riciclo al di là degli obiettivi attualmente fissati in materia dall'Unione europea. Molte regioni e città particolarmente avanzate in questo campo hanno già superato di gran lunga gli obiettivi minimi europei in materia di riciclo e di soluzioni alternative all'interramento dei rifiuti, e puntano ormai all'obiettivo «rifiuti zero» per le discariche o gli inceneritori e ad elevati livelli di riciclo dei rifiuti domestici. In quest'ottica, il Comitato non può che incitare l'Unione europea e gli Stati membri a continuare a incoraggiare, soprattutto nelle regioni meno avanzate in questo campo, la creazione di strumenti intesi a promuovere il riciclo e utilizzati dalle regioni e città più efficienti;

76.

invita la Commissione ad accelerare la valutazione, impostale dalla direttiva quadro sui rifiuti, dei vantaggi legati all'introduzione di obiettivi europei vincolanti in materia di prevenzione dei rifiuti, nonché a realizzare l'obiettivo attuale e già vincolante in materia di riciclo dei rifiuti solidi urbani. Tale misura potrebbe comportare la creazione di 500 000 nuovi posti di lavoro in Europa (10).

Un impiego efficiente delle materie prime (minerali, foreste e biomassa)

77.

si rallegra che l'uso efficiente delle risorse sia incluso nella comunicazione della Commissione pubblicata nel quadro dell'iniziativa faro Un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse e intitolata Affrontare le sfide relative ai mercati dei prodotti di base e alle materie prime  (11);

78.

invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere, in un secondo tempo, l'aumento della sostituzione e dell'efficienza nell'impiego delle risorse nella catena del valore delle materie prime, che copre la prospezione, l'estrazione, la trasformazione, il riciclo, l'ecoprogettazione, l'ecologia industriale e una produzione efficiente nell'impiego delle risorse;

79.

incoraggia gli Stati membri e le regioni a definire, sempre con il sostegno della Commissione, delle loro politiche di sostenibilità ed efficienza nell'uso delle risorse minerali, ad adottare una politica di pianificazione territoriale per quanto riguarda i minerali, e ad istituire una procedura chiara per l'autorizzazione dell'estrazione mineraria;

80.

accoglie con favore gli orientamenti della Commissione sull'estrazione di minerali non energetici ed i requisiti di Natura 2000 (12) e chiede che in futuro venga adottato un approccio integrato al riguardo;

81.

prende atto dell'invito del Consiglio alla Commissione di proporre delle misure per rispondere ai problemi di approvvigionamento delle materie prime destinate alle industrie, provenienti dal settore delle attività silvicole e da quello delle energie rinnovabili;

82.

chiede che vengano adottati un sistema di certificazione obbligatoria in tutta l'Unione europea ed un sistema di incentivi che promuova l'impiego della biomassa per produrre energia e quello del legno proveniente da foreste gestite in modo sostenibile. Il Comitato richiama l'attenzione sul ruolo di gestione che gli enti regionali e locali possono svolgere al riguardo;

83.

rinnova la sua richiesta alla Commissione di presentare proposte di criteri minimi vincolanti di sostenibilità per l'uso di fonti di biomassa solida e gassosa per l'elettricità, il riscaldamento ed il raffreddamento (13).

Biodiversità, servizi ecosistemici e utilizzo del suolo

84.

dichiara che, per garantire un uso efficace delle risorse, è fondamentale utilizzare, proteggere e ripristinare in modo efficace i servizi ecosistemici, come definiti dagli Stati membri nel quadro del nuovo obiettivo per la biodiversità fino al 2020 ed illustrati nel documento intitolato Strategia dell'UE sulla biodiversità fino al 2020  (14);

85.

si rallegra del sostegno apportato dalla suddetta strategia al fine di far avanzare i lavori relativi alla valorizzazione della biodiversità, tra cui la valorizzazione economica della biodiversità stessa e dei servizi ecosistemici, e di incoraggiare le autorità incaricate della gestione dei fondi strutturali ad investire nel capitale naturale in quanto patrimonio delle generazioni future e fonte di sviluppo economico, di promuovere il sostegno offerto dalla PAC alla biodiversità, di fissare un sotto-obiettivo finalizzato a ripristinare gli ecosistemi, ed infine di promuovere la creazione di un'«infrastruttura verde»;

86.

deplora che, contrariamente a quanto da esso raccomandato, il ruolo cruciale che svolgeranno gli enti regionali e locali per la buona riuscita della suddetta strategia non sia stato sufficientemente riconosciuto;

87.

invita l'Unione europea e gli Stati membri ad avviare progetti pilota regionali e locali di conservazione della biodiversità, in particolare progetti pilota incentrati sul valore economico degli ecosistemi e della biodiversità (TEEB) che possano fornire sostegno agli enti regionali e locali nell'adozione ed attuazione degli strumenti definiti nella relazione internazionale dal titolo TEEB Report for local and regional Policy Makers («TEEB per i responsabili degli enti locali e regionali» in materia di economia degli ecosistemi e della biodiversità) (15);

88.

osserva che il declino degli habitat naturali e seminaturali, che rappresentano un elemento cruciale nella lotta contro il cambiamento climatico, come i terreni erbosi, le paludi, le brughiere e gli acquitrini, resta una fonte di grave preoccupazione. Il Comitato incoraggia l'UE, gli Stati membri e gli enti regionali e locali ad elaborare pertinenti programmi di conservazione e ripristino di tali ecosistemi;

89.

esprime preoccupazione poiché l'urbanizzazione e le reti dei trasporti avanzano sempre di più sul territorio, provocando un aumento del livello di impermeabilizzazione del suolo, il quale, a sua volta, comporta una riduzione dell'infiltrazione dell'acqua, un aumento delle inondazioni e dei rischi di erosione, la frammentazione degli habitat e delle popolazioni animali e il peggioramento degli effetti legati all'isola di calore nelle città, rendendole pertanto più vulnerabili alle ondate di caldo e al cambiamento climatico;

90.

incoraggia gli Stati membri a lavorare assieme agli enti regionali e locali per la creazione di sistemi integrati di pianificazione per l'utilizzo del suolo e la pianificazione territoriale in grado di contribuire alla realizzazione di schemi per un popolamento urbano sostenibile, alla creazione di una serie di incentivi che privilegino il riutilizzo di zone incolte piuttosto che l'uso di spazi verdi e zone rurali, all'istituzione di una banca dati delle zone incolte, ed infine alla riduzione delle superfici esistenti di terreno edificato ovunque si renda necessario;

91.

ribadisce che la futura politica ambientale dell'Unione europea dovrebbe continuare a includere una strategia tematica comune per la protezione del suolo, che comprenda l'obiettivo di adottare una direttiva quadro in materia.

Una politica agricola comune, una politica comune della pesca e una politica di coesione efficaci nell'impiego delle risorse

92.

esprime preoccupazione poiché le stime relative alle riserve ittiche commerciali esistenti superano i limiti biologici di sicurezza. Il Comitato ribadisce dunque la sua richiesta di adottare entro il 2015 l'obiettivo di rendimento massimo possibile in quanto principio guida fondamentale della futura politica comune della pesca (PCP) (16);

93.

sostiene l'approccio raccomandato dalla Commissione nella sua comunicazione intitolata Il contributo della politica regionale alla crescita sostenibile nel contesto della strategia Europa 2020  (17);

94.

è favorevole, in particolare, ad aumentare il contributo fornito dai fondi strutturali all'attuazione dell'iniziativa faro, invitando le autorità incaricate della gestione dei fondi strutturali ad investire maggiormente nell'economia a basse emissioni di carbonio, nei servizi ecosistemici e nella biodiversità come pure nell'ecoinnovazione;

95.

appoggia inoltre l'ottimizzazione degli investimenti relativi all'impiego efficiente delle risorse;

96.

esprime la ferma convinzione che sia possibile conseguire uno sviluppo intelligente, sostenibile ed inclusivo, sia nell'UE che al di là dei suoi confini, a condizione che gli enti locali e regionali agiscano da motore di un tale cambiamento e di un'evoluzione socioeconomica.

Bruxelles, 11 ottobre 2011

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


(1)  CdR 25/2009 fin, CdR 73/2011 fin.

(2)  CdR 73/2011 fin.

(3)  CdR 73/2011 fin, CdR 25/2009 fin.

(4)  Conclusioni del Consiglio Ambiente del dicembre 2010.

(5)  CdR 5/2011 fin.

(6)  COM(2011) 109 definitivo.

(7)  COM(2011) 112 definitivo.

(8)  Articolo 21 della direttiva 2009/125/CE.

(9)  CdR 47/2006 fin.

(10)  CEE Bankwatch 2011, BEE &FoEE 2011.

(11)  COM(2011) 25 definitivo.

(12)  EC guidance on undertaking non-energy extractive activities in accordance with Natura 2000 requirements («Orientamenti della Commissione sull'estrazione di minerali non energetici ed i requisiti di Natura 2000»), http://ec.europa.eu/environment/nature/natura2000/management/docs/neei_n2000_guidance.pdf.

(13)  CdR 312/2010 fin.

(14)  COM(2011) 244 definitivo.

(15)  http://www.teebweb.org.

(16)  CdR 218/2009 fin.

(17)  COM(2011) 17 definitivo.


11.1.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 9/45


Parere riveduto del Comitato delle regioni sul tema «Norme dell’UE in materia di aiuti di Stato relativamente ai servizi di interesse economico generale»

2012/C 9/09

IL COMITATO DELLE REGIONI

si rallegra che la Commissione europea sia in sintonia con la sua proposta, secondo la quale è opportuno distinguere tra: 1) le compensazioni di servizio pubblico de minimis che non incidono sugli scambi tra Stati membri; 2) le compensazioni concesse a servizi pubblici a dimensione locale e sociale di entità superiore alle soglie de minimis, ma che in ragione delle caratteristiche proprie di organizzazione e nell'attuale stadio di sviluppo del mercato interno non incidono sugli scambi tra Stati membri; 3) le compensazioni concesse agli altri servizi pubblici a dimensione europea o transfrontaliera, disciplinati da direttive o regolamenti settoriali;

ribadisce la propria richiesta di portare la soglia fissata dal regolamento de minimis a 800 000 euro all'anno;

chiede alla Commissione di rinunciare a introdurre, tra i criteri per definire l'ambito di applicazione del nuovo regolamento de minimis, quello della popolazione rappresentata dall'autorità locale;

si dichiara contrario all'introduzione di una valutazione dell'efficienza economica delle compensazioni di SIEG da parte della Commissione, poiché ritiene che una simile iniziativa legislativa non trovi una base giuridica sufficiente né nell'articolo 106 del TFUE né in una decisione o una direttiva unilaterale della Commissione ai sensi delle disposizioni del paragrafo 3 di detto articolo. Il mandato affidato alla Commissione in quanto autorità europea della concorrenza non riguarda in alcun modo le condizioni di attribuzione efficiente delle risorse pubbliche da parte delle autorità pubbliche degli Stati membri.

Relatore generale

Karl-Heinz LAMBERTZ (BE/PSE), ministro presidente della Comunità germanofona del Belgio

Testi di riferimento

Proposta di comunicazione sull'applicazione delle norme dell'Unione europea in materia di aiuti di Stato alla compensazione concessa per la prestazione di servizi di interesse economico generale (SIEG)

Proposta di regolamento relativo all'applicazione degli articoli 107 e 108 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea agli aiuti di importanza minore («de minimis») concessi ad imprese che forniscono servizi di interesse economico generale

Proposta di comunicazione relativa alla disciplina UE degli aiuti di Stato concessi sotto forma di compensazione degli obblighi di servizio pubblico (2011)

Proposta di decisione riguardante l'applicazione delle disposizioni dell'articolo 106, paragrafo 2, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea agli aiuti di Stato sotto forma di compensazione degli obblighi di servizio pubblico, concessi a determinate imprese incaricate della gestione di servizi di interesse economico generale

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Riforma delle norme UE in materia di aiuti di Stato relativamente ai servizi di interesse economico generale

COM(2011) 146 definitivo

Parere riveduto del Comitato delle regioni in relazione al documento CdR 150/2011 fin, conformemente all'articolo 52 del Regolamento interno - ECOS-V-016

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

si compiace della proposta presentata dalla Commissione europea in merito al pacchetto legislativo sugli aiuti di Stato sotto forma di compensazione degli obblighi di servizio pubblico;

2.

ritiene che tale proposta di revisione costituisca un'iniziativa politica di grande rilievo per gli enti regionali e locali, poiché è intesa a definire nuove regole, chiare e proporzionate, di conformità dei modi di finanziamento dei servizi pubblici con il mercato interno, e, quindi, ad apportare la certezza e la prevedibilità giuridiche necessarie allo sviluppo dei servizi pubblici nell'Unione; si rammarica però che la Commissione non raggiunga gli obiettivi, che pure ha fissato essa stessa, di creare maggiore chiarezza quanto ai problemi di applicabilità e applicazione e di ridurre al minimo gli oneri amministrativi, in particolare per le parti interessate;

3.

è del parere che la struttura generale del meccanismo di controllo degli aiuti di Stato proposto dalla Commissione dovrebbe consentire di tenere meglio conto della dimensione locale, transfrontaliera o europea dei servizi pubblici, delle loro diverse modalità di organizzazione e del livello effettivo del rischio di incidenza sugli scambi tra Stati membri dell'UE; tuttavia, le proposte presentate riflettono solo parzialmente questo approccio;

4.

si rallegra che la Commissione sia in sintonia con la sua proposta (1), secondo la quale è opportuno distinguere tra: 1. le situazioni in cui le compensazioni di servizio pubblico de minimis non incidono sugli scambi tra Stati membri e, di conseguenza, non devono essere assoggettate al meccanismo di controllo degli aiuti di Stato; 2. le compensazioni concesse a servizi pubblici a dimensione locale e sociale di entità superiore alle soglie de minimis, ma che in ragione delle caratteristiche proprie di organizzazione e nell'attuale stadio di sviluppo del mercato interno non incidono sugli scambi tra Stati membri in misura contraria agli interessi dell'Unione; 3. le compensazioni concesse agli altri servizi pubblici a dimensione europea o transfrontaliera, disciplinati da direttive o regolamenti settoriali o caratterizzati da una strutturazione delle loro imprese commerciali incaricate a livello transfrontaliero o internazionale.

Proposta di comunicazione sull'applicazione delle norme dell'Unione europea in materia di aiuti di Stato alla compensazione concessa per la prestazione di servizi di interesse economico generale

5.

esprime il proprio apprezzamento per la proposta di comunicazione, che chiarisce e aggiorna tutta una serie di nozioni e concetti del diritto dell'UE applicabili ai servizi di interesse economico generale (SIEG), in particolare alla luce della più recente giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea; si rammarica però che la Commissione abbia omesso di andare oltre le indicazioni della Corte, stabilendo criteri chiari per definire un'attività economica, la dimensione locale e la rilevanza per il mercato interno: in questo modo, la Commissione si riserva ampi margini interpretativi al momento di effettuare i controlli, e consente il perpetuarsi dell'incertezza giuridica;

6.

sottolinea in proposito che l'articolo 14 del TFUE, che rientra tra le disposizioni di applicazione generale del Trattato, fornisce al Parlamento e al Consiglio una nuova base giuridica per stabilire, mediante regolamenti, i principi e le condizioni che consentono ai SIEG di assolvere i propri compiti particolari. Chiede pertanto alla Commissione di formalizzare il suddetto chiarimento dei concetti chiave, che non sono definiti dal Trattato, tramite una proposta di regolamento del Consiglio e del Parlamento europeo basata sull'articolo 14 del TFUE;

7.

ritiene che la proposta di comunicazione in esame non sollevi la Commissione dall'impegno di presentare un quadro normativo di qualità per i servizi di interesse generale.

Proposta di regolamento relativo all'applicazione degli articoli 107 e 108 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea agli aiuti di importanza minore («de minimis») concessi ad imprese che forniscono servizi di interesse economico generale

8.

si compiace che la Commissione europea intenda innalzare la soglia fissata dal regolamento de minimis  (2) al di sotto della quale un aiuto pubblico non rientra nella sfera di controllo degli aiuti di Stato, in modo tale da escludere dal campo di applicazione tutti i servizi pubblici di prossimità, in particolare quelli di sviluppo sociale locale - come l'inclusione sociale, la lotta all'esclusione, l'assistenza agli anziani, l'animazione locale, l'organizzazione di attività culturali, sportive o socio-educative - basati prevalentemente sul tessuto associativo locale e su microimprese sociali di quartiere. La proposta si basa sulla constatazione che questo tipo di servizi pubblici non comporta alcun rischio di incidenza sugli scambi tra gli Stati membri dell'UE;

9.

deplora tuttavia che la Commissione si limiti a proporre di innalzare detta soglia da 200 000 euro per tre anni a 150 000 euro all'anno, poiché ciò consentirebbe di coprire soltanto le strutture fornitrici di servizi di prossimità con meno di 4 dipendenti; insiste quindi nuovamente sulla propria richiesta di portare la soglia a 800 000 euro all'anno, per poter coprire tutte le strutture di prossimità con meno di 20 dipendenti le cui sole risorse disponibili sono le compensazioni concesse dalle autorità pubbliche, a condizione che i servizi di prossimità siano forniti da tali strutture a titolo gratuito nell'ambito di un territorio circoscritto;

10.

chiede alla Commissione di rinunciare a introdurre, tra i criteri per definire l'ambito di applicazione del nuovo regolamento de minimis, quello della popolazione rappresentata dall'autorità locale. Il criterio della popolazione, infatti, non è determinante per misurare l'incidenza dell'attività economica di un ente locale sugli scambi tra gli Stati membri. Inoltre, non ci si deve neppure basare su un ragionamento che potrebbe sfociare in una discriminazione tra enti di livello diverso (municipali, regionali, statali, ecc.). Per di più, il solo criterio della popolazione non terrebbe neppure conto del fatto che questi servizi di prossimità possono essere cofinanziati da diverse autorità pubbliche, di dimensioni e livelli differenti, in conformità dei principi di libertà di organizzazione e di esecuzione dei servizi pubblici sanciti dal Trattato. Infine, occorre anche evitare di penalizzare la condivisione dei servizi, soprattutto se realizzata nel quadro di istituzioni intercomunali. La verifica della natura locale e circoscritta dei servizi di prossimità deve quindi basarsi su un insieme di indicatori, in particolare sulla situazione geografica dell'ente interessato e sul bacino di utenti potenziali dei servizi pubblici in questione. Tale verifica dovrà tenere conto, ai sensi dell'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, della situazione delle regioni «che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici», prevedendo le conseguenti differenziazioni negli interventi agevolativi. Il limite di 5 milioni di euro di fatturato dovrebbe essere rimosso;

11.

nota con soddisfazione che la Commissione prende molto a cuore la trasparenza ed esclude dall'ambito di applicazione del regolamento in esame tutti gli aiuti non trasparenti, impossibili da calcolare con precisione.

Proposta di decisione riguardante l'applicazione delle disposizioni dell'articolo 106, paragrafo 2, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea agli aiuti di Stato sotto forma di compensazione degli obblighi di servizio pubblico, concessi a determinate imprese incaricate della gestione di servizi di interesse economico generale

12.

appoggia, conformemente al principio di proporzionalità stabilito dal Trattato, il metodo della Commissione che consiste nel tener conto del carattere esclusivamente locale di determinati servizi pubblici, e sostiene inoltre la proposta di estendere la decisione sulla compatibilità a priori anche ad altri servizi sociali oltre agli ospedali e agli enti di gestione dell'edilizia popolare;

13.

ritiene che l'introduzione di questo nuovo concetto di «esigenze sociali fondamentali» sia causa di notevole confusione per gli enti regionali e locali e per i loro partner, poiché viene a sovrapporsi ai concetti già invalsi di servizi sociali di interesse generale e di servizi sociali esclusi ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 2, lettera j), della direttiva servizi; chiede pertanto alla Commissione di privilegiare il concetto di servizi sociali ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 2, lettera j), della direttiva servizi, che affida agli Stati membri e agli enti regionali e locali il compito di definirne i limiti conformemente al principio di sussidiarietà, e chiede inoltre di precisare che l'elenco di esempi di servizi che figura nella proposta di decisione riguardante l'applicazione delle disposizioni dell'articolo 106, paragrafo 2, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, non è né esclusivo né esaustivo;

14.

chiede alla Commissione di rinunciare a dimezzare la soglia di compensazione annua cui è subordinata l'applicazione della decisione in esame, e di mantenerla a 30 milioni di euro all'anno;

15.

chiede alla Commissione di non subordinare l'esenzione dall'obbligo di notifica ad una durata massima dell'atto di conferimento dell'incarico, nel rispetto dei principi di libera amministrazione e libera organizzazione dei servizi pubblici da parte delle autorità pubbliche degli Stati membri;

16.

chiede alla Commissione di non subordinare l'esenzione dall'obbligo di notifica concessa ai servizi sociali all'esercizio esclusivo di tali servizi da parte delle imprese a ciò appositamente incaricate, a condizione che siano applicate le disposizioni della direttiva sulla trasparenza delle relazioni fra le imprese e le autorità pubbliche (riferimenti) e che le imprese interessate attuino una compatibilità analitica;

17.

ritiene che gli enti regionali e locali, quando bandiscono una gara d'appalto con l'obiettivo di conformarsi al quarto criterio della sentenza Altmark per la qualifica di compensazione di servizio pubblico, debbano poter fissare dei criteri di qualità al fine di stabilire quale sia l'offerta economicamente più vantaggiosa piuttosto che ricorrere al criterio del prezzo più basso;

18.

ritiene che la nuova definizione di «margine di utile ragionevole» proposta, basata sul tasso di rendimento del capitale e su indicatori del livello dell'utile, sia di una complessità tale da risultare inapplicabile dalla maggior parte delle autorità infranazionali;

19.

chiede alla Commissione di tenere conto, nelle sue proposte definitive di revisione, di tutte le forme possibili di compensazione di servizio pubblico, in considerazione dell'ampio potere discrezionale degli enti regionali e locali in materia di finanziamento dei servizi pubblici, ivi comprese le compensazioni sotto forma di aiuti agli investimenti a lungo termine necessari al finanziamento delle infrastrutture locali di servizio pubblico; invita inoltre la Commissione a non limitare la sua riflessione sulla compatibilità alle sole sovvenzioni annuali di esercizio, e a precisare le condizioni specifiche che consentano di stabilire l'assenza di sovracompensazione in caso di aiuti agli investimenti a lungo termine, in particolare per le infrastrutture immobiliari e fondiarie;

20.

rammenta alla Commissione che è opportuno prendere in considerazione altri criteri obiettivi che neutralizzino preventivamente i rischi di incidenza sugli scambi tra gli Stati membri, di distorsione della concorrenza o di sovvenzioni incrociate, come la competenza territoriale limitata di certi operatori disciplinati da regimi di autorizzazione territoriali, la portata limitata di determinati operatori, pubblici o privati, creati specificamente per fornire un servizio pubblico particolare su un determinato territorio e che non svolgono alcuna attività commerciale sul mercato, il carattere senza scopo di lucro di certe imprese sociali che reinvestono i loro eventuali utili nel finanziamento del servizio pubblico di cui sono responsabili, in deduzione delle compensazioni future;

21.

in conformità con i principi di sussidiarietà e proporzionalità sanciti dal Trattato, propone che il testo definitivo della decisione della Commissione affidi alle autorità pubbliche che concedono le compensazioni la responsabilità di adottare tutte le misure utili volte a prevenire, a controllare e a neutralizzare qualsiasi situazione di eventuale sovracompensazione, considerando che ciò è nell'interesse diretto degli enti regionali e locali. In cambio, le procedure di ricorso disponibili in caso di sovracompensazione accertata per le imprese effettivamente e direttamente penalizzate devono essere semplificate;

22.

propone alla Commissione che l'applicazione di queste disposizioni sia subordinata:

all'esistenza di un «contratto di servizio pubblico» (3), ossia a qualsiasi atto ufficiale che: 1. riconosca il carattere di interesse generale del compito svolto dall'operatore e la sua appartenenza al campo d'applicazione degli articoli 14 e 106, paragrafo 2, del TFUE, nonché dell'articolo 2 del protocollo n. 26; 2. precisi la natura degli obblighi specifici che ne derivano e il territorio interessato; 3. stabilisca i parametri per il calcolo della compensazione di servizio pubblico concessa,

e alla pubblicazione di detto «contratto di servizio pubblico» sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, in un registro specifico creato a tal fine.

Proposta di comunicazione relativa alla disciplina UE degli aiuti di Stato concessi sotto forma di compensazione degli obblighi di servizio pubblico (2011)

23.

ribadisce di essere contrario all'introduzione di una valutazione dell'efficienza economica delle compensazioni di SIEG da parte della Commissione, poiché ritiene che una simile iniziativa legislativa non trovi una base giuridica sufficiente né nell'articolo 106 né in una decisione o una direttiva unilaterale della Commissione ai sensi delle disposizioni del paragrafo 3 di detto articolo. Il mandato affidato alla Commissione in quanto autorità europea della concorrenza non riguarda in alcun modo le condizioni di attribuzione efficiente delle risorse pubbliche da parte delle autorità degli Stati membri. Tale mandato esclusivo della Commissione, esercitato sotto il controllo della Corte di giustizia dell'Unione europea, si limita alla vigilanza sulla conformità delle compensazioni di servizio pubblico che non soddisfano le condizioni stabilite dalla Corte stessa nella sentenza Altmark e che, di conseguenza, rientrano nel campo di applicazione del regime di divieto e di controllo degli aiuti di Stato;

24.

si oppone all'idea che gli Stati membri debbano fornire la prova, sotto forma di studio di mercato, della necessità di un servizio pubblico, e giudica tale idea un attacco al diritto esclusivo degli Stati membri di organizzare e gestire i propri servizi di interesse generale.

II.   PROPOSTE DI EMENDAMENTO

Proposta di regolamento relativo all'applicazione degli articoli 107 e 108 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea agli aiuti di importanza minore («de minimis») concessi ad imprese che forniscono servizi di interesse economico generale

Emendamento 1

Considerando 4

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

In base all'esperienza della Commissione, le compensazioni per la prestazione di servizi di interesse economico generale non incidono sugli scambi tra Stati membri e/o non falsano o minacciano di falsare la concorrenza a condizione che siano concesse da un'autorità locale che rappresenta una popolazione inferiore ai 10 000 abitanti, che l'impresa beneficiaria abbia avuto un fatturato annuo inferiore a 5 milioni di euro negli ultimi due esercizi finanziari e che l'importo totale delle compensazioni ricevute dall'impresa beneficiaria per l'adempimento di servizi di interesse economico generale sia inferiore a 150 000 euro per esercizio finanziario.

In base all'esperienza della Commissione, le compensazioni per la prestazione di servizi di interesse economico generale non incidono sugli scambi tra Stati membri e/o non falsano o minacciano di falsare la concorrenza a condizione che siano concesse da un'autorità e che l'importo totale delle compensazioni ricevute dall'impresa beneficiaria per l'adempimento di servizi di interesse economico generale sia inferiore a euro per esercizio finanziario.

Motivazione

Si vedano i punti 9 e 10 del presente parere.

Emendamento 2

Considerando 16

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

La Commissione ha il dovere di provvedere affinché siano osservate le disposizioni in materia di aiuti di Stato e in particolare affinché gli aiuti concessi secondo la norma «de minimis» siano conformi alle condizioni prestabilite. In forza del dovere di collaborazione di cui all'articolo 4, paragrafo 3, del TUE, gli Stati membri sono tenuti ad agevolare l'adempimento di tale compito, istituendo modalità di controllo tali da garantire che l'importo complessivo degli aiuti «de minimis» concessi alla medesima impresa per la prestazione di servizi di interesse economico generale non ecceda il massimale annuo di 150 000 euro (…)

La Commissione ha il dovere di provvedere affinché siano osservate le disposizioni in materia di aiuti di Stato e in particolare affinché gli aiuti concessi secondo la norma «de minimis» siano conformi alle condizioni prestabilite. In forza del dovere di collaborazione di cui all'articolo 4, paragrafo 3, del TUE, gli Stati membri sono tenuti ad agevolare l'adempimento di tale compito, istituendo modalità di controllo tali da garantire che l'importo complessivo degli aiuti «de minimis» concessi alla medesima impresa per la prestazione di servizi di interesse economico generale non ecceda il massimale annuo di euro (…)

Motivazione

Si veda il punto 9 del presente parere.

Emendamento 3

Articolo 1, paragrafo 2 - Ambito di applicazione

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

Il presente regolamento si applica esclusivamente agli aiuti concessi da autorità locali che rappresentano una popolazione inferiore a 10 000 abitanti.

Il presente regolamento si applica esclusivamente agli aiuti concessi da autorità .

Motivazione

Si veda il punto 10 del presente parere.

Emendamento 4

Articolo 2, paragrafo 2

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

Un aiuto può beneficiare del presente regolamento solamente se i) l'importo totale degli aiuti concessi a un'impresa che fornisce servizi di interesse economico generale non supera 150 000 euro in un esercizio finanziario e ii) se l'impresa ha un fatturato totale annuo medio, al lordo delle imposte, inferiore a 5 milioni di euro nei due esercizi finanziari precedenti a quello in cui è stato concesso l'aiuto.

Un aiuto può beneficiare del presente regolamento solamente se i) l'importo totale degli aiuti concessi a un'impresa che fornisce servizi di interesse economico generale non supera euro in un esercizio finanziario e ii) se l'impresa ha un fatturato totale annuo medio, al lordo delle imposte, inferiore a 5 milioni di euro nei due esercizi finanziari precedenti a quello in cui è stato concesso l'aiuto.

Motivazione

Si veda il punto 9 del presente parere.

Proposta di decisione riguardante l'applicazione delle disposizioni dell'articolo 106, paragrafo 2, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea agli aiuti di Stato sotto forma di compensazione degli obblighi di servizio pubblico, concessi a determinate imprese incaricate della gestione di servizi di interesse economico generale

Emendamento 5

Considerando 9

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

A condizione che sia rispettata una serie di criteri, le compensazioni di importo limitato concesse ad imprese incaricate di prestare servizi di interesse economico generale non sono atte a pregiudicare lo sviluppo degli scambi e la concorrenza in misura contraria agli interessi dell'Unione. La notifica individuale degli aiuti di Stato non dovrebbe quindi essere richiesta per compensazioni annue inferiori a 15 milioni di euro, purché siano rispettate le condizioni stabilite dalla presente decisione.

A condizione che sia rispettata una serie di criteri, le compensazioni di importo limitato concesse ad imprese incaricate di prestare servizi di interesse economico generale non sono atte a pregiudicare lo sviluppo degli scambi e la concorrenza in misura contraria agli interessi dell'Unione. La notifica individuale degli aiuti di Stato non dovrebbe quindi essere richiesta per compensazioni annue inferiori a milioni di euro, purché siano rispettate le condizioni stabilite dalla presente decisione.

Motivazione

Si veda il punto 12 del presente parere.

Emendamento 6

Considerando 17

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

Per «margine di utile ragionevole» si intende il tasso di remunerazione del capitale che tiene conto del livello di rischio sostenuto o dell'assenza di rischio. Gli utili non superiori al tasso swap pertinente maggiorato di 100 punti base sono considerati accettabili. A tal riguardo, per «tasso swap pertinente» si intende un tasso adeguato di remunerazione per un investimento privo di rischio. Il premio di 100 punti base serve, tra l'altro, a compensare il rischio di liquidità dovuto al fatto che un fornitore di SIEG che investe del capitale in un contratto SIEG impegna questo capitale per la durata dell'atto di incarico e non sarà in grado di vendere la propria partecipazione così rapidamente e a buon prezzo come nel caso di un attivo diffuso e privo di rischi di liquidità.

Motivazione

Si veda l'emendamento presentato per il nuovo punto 15 bis - Riferimento: considerando 17 della Proposta di decisione della Commissione riguardante l'applicazione delle disposizioni dell'articolo 106, paragrafo 2, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea agli aiuti di Stato sotto forma di compensazione degli obblighi di servizio pubblico, concessi a determinate imprese incaricate della gestione di servizi di interesse economico generale.

Emendamento 7

Articolo 1, paragrafo 1), lettera a)

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

compensazioni annue per la prestazione di servizi di interesse economico generale di importo inferiore a 15 milioni di euro. Qualora l'importo della compensazione vari nel corso dell'incarico, la soglia è calcolata come la media dei differenti importi annui;

compensazioni annue per la prestazione di servizi di interesse economico generale di importo inferiore a milioni di euro. Qualora l'importo della compensazione vari nel corso dell'incarico, la soglia è calcolata come la media dei differenti importi annui;

Motivazione

Si veda il punto 12 del presente parere.

Emendamento 8

Articolo 1, paragrafo 1, lettera c)

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

compensazioni per la prestazione di servizi di interesse economico generale che soddisfano esigenze sociali fondamentali per quanto riguarda l'assistenza sanitaria, i servizi per l'infanzia, l'accesso al mercato del lavoro, l'edilizia popolare e l'assistenza e l'inclusione sociale di gruppi vulnerabili. La presente lettera si applica esclusivamente ai casi in cui la compensazione è concessa a imprese le cui attività sono limitate alla prestazione di uno o più servizi di cui alla presente lettera o alla lettera b). Lo svolgimento di attività secondarie connesse a quelle principali non impedisce tuttavia l'applicazione della presente lettera;

compensazioni per la prestazione di servizi l'assistenza sanitaria, i servizi per l'infanzia, , l'accesso al mercato del lavoro, l'edilizia popolare e l'assistenza e l'inclusione sociale di gruppi vulnerabili. La presente lettera si applica esclusivamente ai casi in cui la compensazione è concessa a imprese le cui attività sono limitate alla prestazione di uno o più servizi di cui alla presente lettera o alla lettera b). Lo svolgimento di attività secondarie connesse a quelle principali non impedisce tuttavia l'applicazione della presente lettera;

Motivazione

Si veda l'emendamento presentato per il punto 11 bis – Riferimento: Proposta di decisione della Commissione riguardante l'applicazione delle disposizioni dell'articolo 106, paragrafo 2, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea agli aiuti di Stato sotto forma di compensazione degli obblighi di servizio pubblico, concessi a determinate imprese incaricate della gestione di servizi di interesse economico generale.

Emendamento 9

Articolo 1, paragrafo 2

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

La presente decisione si applica esclusivamente quando l'incarico di prestare servizi di interesse economico generale ha durata inferiore a 10 anni. Gli atti di incarico che hanno una durata più lunga rientrano nel campo di applicazione della presente decisione soltanto se il fornitore del servizio deve effettuare un investimento significativo che occorre ammortizzare per tutta la durata dell'incarico, conformemente ai principi contabili generalmente accettati. Se durante l'incarico non sono più rispettate le condizioni per l'applicazione della presente decisione, la misura deve essere notificata a norma dell'articolo 108, paragrafo 3, del TFUE.

Motivazione

Si veda il punto 13 del presente parere.

Emendamento 10

Articolo 4, paragrafo 6

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

Ai fini della presente decisione, è in ogni caso considerato ragionevole un tasso di rendimento del capitale non superiore al tasso swap pertinente maggiorato di un premio di 100 punti base. Il tasso swap pertinente è il tasso swap la cui scadenza e valuta corrispondono alla durata e valuta dell'atto di incarico. Se la prestazione di servizi di interesse economico generale non è connessa a un rischio commerciale o contrattuale significativo, ad esempio perché sostanzialmente i costi netti ex post sono integralmente compensati, l'utile ragionevole non può superare il tasso swap pertinente maggiorato di un premio di 100 punti base.

Motivazione

Si veda l'emendamento presentato per il nuovo punto 15 bis - Riferimento: Proposta di decisione della Commissione riguardante l'applicazione delle disposizioni dell'articolo 106, paragrafo 2, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea agli aiuti di Stato sotto forma di compensazione degli obblighi di servizio pubblico, concessi a determinate imprese incaricate della gestione di servizi di interesse economico generale.

Emendamento 11

Articolo 4, paragrafo 7

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

Qualora il tasso di rendimento del capitale non sia utilizzabile, per determinare l'ammontare del margine di utile ragionevole gli Stati membri possono basarsi su altri indicatori del livello dell'utile diversi dal tasso di rendimento del capitale, come gli indicatori contabili dell'utile (quali il tasso medio di remunerazione del capitale proprio (ROE), il rendimento del capitale investito (ROCE), il rendimento delle attività (ROA) o l'utile sulle vendite (ROS). A prescindere dall'indicatore scelto, lo Stato membro deve essere in grado di fornire alla Commissione, su richiesta, prove che dimostrino che l'utile non eccede il livello che sarebbe richiesto da un'impresa media per valutare se e prestare o meno il servizio fornendo ad esempio riferimenti ai rendimenti realizzati con tipi simili di contratti attribuiti in condizioni di concorrenza.

A prescindere dall'indicatore scelto, lo Stato membro deve essere in grado di fornire alla Commissione, su richiesta, prove che dimostrino che l'utile non eccede il livello che sarebbe richiesto da un'impresa media per valutare se e prestare o meno il servizio fornendo ad esempio riferimenti ai rendimenti realizzati con tipi simili di contratti attribuiti in condizioni di concorrenza.

Motivazione

Si veda l'emendamento presentato per il nuovo punto 15 bis - Riferimento: Proposta di decisione della Commissione riguardante l'applicazione delle disposizioni dell'articolo 106, paragrafo 2, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea agli aiuti di Stato sotto forma di compensazione degli obblighi di servizio pubblico, concessi a determinate imprese incaricate della gestione di servizi di interesse economico generale.

Bruxelles, 11 ottobre 2011

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


(1)  Parere CdR 150/2011, punto 44.

(2)  Regolamento (CE) n. 1998/2006 della Commissione, del 15 dicembre 2006, relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato agli aiuti d'importanza minore («de minimis»).

(3)  A norma del regolamento (CE) n. 1370/2007.


11.1.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 9/53


Parere del Comitato delle regioni sul tema «Il ruolo degli enti regionali e locali nel raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020»

2012/C 9/10

IL COMITATO DELLE REGIONI

ribadisce il fermo impegno nei confronti della sua proposta volta a istituire un Patto territoriale degli enti regionali e locali sulla strategia Europa 2020 con l'obiettivo di garantire una titolarità multilivello della strategia attraverso un partenariato efficace tra i poteri pubblici a livello dell'Unione europea, quelli nazionali e gli enti regionali e locali. Tale proposta è appoggiata dal Parlamento europeo, dalla Commissione europea e dal Consiglio europeo. I patti territoriali dovrebbero concentrarsi su un numero limitato di priorità su misura di particolare valore per la regione interessata;

prende atto dell'enorme divario che intercorre tra i risultati più recenti della ricerca e la pratica nella vita reale. Sono necessarie misure regionali forti per convertire i risultati della ricerca in un'innovazione adattata al livello locale che possa essere applicata in tutta Europa;

sottolinea l'importanza di creare capacità di innovazione su scala regionale basandosi sulla specializzazione intelligente e sulle complementarità delle regioni limitrofe;

invita le regioni pioniere a formare consorzi europei che integrino le differenti capacità per creare innovazioni rivoluzionarie a livello della società, da applicare in tutta Europa. Grazie ai suoi diversi attori, ogni regione può diventare una pioniera e concentrarsi sulle proprie esigenze e punti di forza;

incoraggia le regioni a muoversi verso l'innovazione aperta, con una visione centrata sul fattore umano dei partenariati tra soggetti pubblici e privati, in cui le università e gli altri centri di conoscenza svolgono un ruolo essenziale, per ammodernare ad esempio il concetto della «tripla elica».

Relatore

Markku MARKKULA (FI/PPE), membro del Consiglio comunale di Espoo, membro del Consiglio regionale di Helsinki-Uusimaa

Testo di riferimento

/

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Messaggi chiave: riguardo alla necessità di una trasformazione radicale a livello regionale e locale, il CdR:

1.

riconosce che la strategia Europa 2020 rappresenta allo stesso tempo un piano globale di riforme strutturali e una strategia di uscita dalla crisi. Essa prevede inoltre una più ampia serie di obiettivi e una governance economica maggiormente integrata (1). In tale contesto, gli enti regionali e locali dispongono del potenziale e dell'impegno politico necessari per affrontare le questioni economiche, sociali e ambientali da un punto di vista territoriale;

2.

sottolinea che, come indica il fallimento della strategia di Lisbona, né dei buoni programmi, né addirittura delle analisi corrette sono sufficienti a garantire risultati efficienti. Sul piano pratico, occorre compiere dei passi in avanti coraggiosi generando una maggiore titolarità tra tutti i livelli di governo negli Stati membri (locale, regionale e centrale) e coinvolgendo tutte le altri parti interessate. Bisogna incoraggiare le regioni a sviluppare delle piattaforme regionali di innovazione in modo che fungano da centri servizi basati sulla domanda e promuovano il ricorso alle conoscenze disponibili a livello internazionale per attuare la strategia Europa 2020, la specializzazione intelligente e la cooperazione in accordo con gli interessi delle regioni. A tal fine, occorre applicare la nuova concezione dinamica degli ecosistemi regionali di innovazione in cui le imprese, le città e le università, così come altri soggetti pubblici e privati (tripla elica) imparino a cooperare in modi nuovi e creativi per sfruttare appieno il loro potenziale innovativo;

3.

sottolinea che le regioni sono diventate protagoniste in molti settori politici (tra cui la politica sociale, economica, industriale, dell'innovazione, dell'istruzione e ambientale) e, pertanto, svolgono un ruolo fondamentale nell'attuazione della strategia Europa 2020 basata sul partenariato. Ciò richiederà l'adozione di un approccio su larga scala, complesso, aperto e multidisciplinare, che riunisca i numerosi atout complementari che trovano il loro fondamento nelle regioni e nelle città;

4.

sostiene con decisione la necessità indicata dalla Commissione di integrare pienamente i programmi nazionali di riforma (PNR) e i programmi di stabilità e convergenza (PSC) nelle procedure di bilancio nazionali, nonché di coinvolgere gli enti regionali e locali, così come le parti interessate, nella definizione e nell'attuazione dei PNR stessi (2);

5.

chiede che le trasformazioni radicali che possono essere intraprese dalle regioni e dalle città pioniere siano incentrate sui seguenti punti:

la transizione fondamentale attualmente in corso nella cultura del lavoro verso una collaborazione organizzata, una condivisione della conoscenza e un utilizzo congiunto delle risorse, piuttosto che un lavoro individuale in materia di processi industriali e piccoli progetti distinti;

nuovi approcci all'imprenditorialità caratterizzati da fenomeni quali la mentalità Venture Garage, che consentono alla giovane generazione digitale d'Europa di cooperare con investitori in capitali di rischio pubblici e privati per fare dell'imprenditorialità il motore dell'innovazione;

una cultura europea dell'innovazione aperta: le aziende di successo emergono a livello regionale e locale e la crescita viene accelerata nel momento in cui le imprese svolgono una parte più ampia delle loro attività di R&S in aperta collaborazione con le migliori università e gli istituti di ricerca;

le persone come risorsa principale delle nostre società: trovare delle forme nuove di coinvolgimento specialmente dei cittadini anziani in pensione e dei giovani disoccupati vuol dire porre le persone al centro delle nostre strategie, garantendo a tutti l'opportunità di condurre una vita piena di significato e mettendo i cittadini in condizione di utilizzare il proprio potenziale;

6.

sottolinea l'importanza di permettere alle popolazioni locali e alle loro comunità di sfruttare appieno il loro potenziale. A tal fine occorre rafforzare il ruolo degli enti regionali e locali, non soltanto nella loro funzione tradizionale di fornitori di servizi, ma anche come promotori di nuove attività produttive grazie a una cooperazione proattiva. L'insieme delle parti interessate dovrebbe cooperare per creare una cultura regionale di collaborazione caratterizzata dalla capacità di tener conto delle motivazioni, degli obiettivi e delle risorse delle popolazioni locali e delle loro comunità.

Messaggi chiave: per quanto riguarda il ruolo dei responsabili regionali del processo decisionale e politico come agenti di cambiamento e intermediari di innovazione a livello della società, il CdR:

7.

accoglie con favore la visione strategica più ampia che include le dimensioni sociale e ambientale come pilastri paritari e complementari accanto alla crescita economica e chiede che l'importanza cruciale dell'innovazione a livello della società sia riconosciuta in tutte le iniziative faro per attuare le tre priorità della strategia: una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva;

8.

invita i responsabili delle decisioni nel settore sia pubblico che privato a riconoscere che in materia di gestione e direzione nuove competenze, strutture e pratiche sono indispensabili per poter operare all'interno di aziende appartenenti a una rete globale;

9.

incoraggia i responsabili regionali del processo decisionale e politico a divenire agenti del cambiamento e a sviluppare un quadro strategico per lo sviluppo regionale basato sull'innovazione, dato che quest'ultima favorisce la qualità e migliora l'efficacia della spesa pubblica e privata, oltre a possedere un notevole potenziale per la creazione di nuova crescita e occupazione. La politica ha il compito di identificare gli atout unici di una regione e di utilizzarli come base al fine di conseguire gli obiettivi strategici di sviluppo. A tal fine, le regioni devono definire una visione solida e realista del loro futuro socioeconomico e formulare un insieme di politiche più vasto, integrato ed efficace. Per far ciò, occorre combinare gli strumenti dei diversi ambiti politici e livelli di governo, sostenere la generazione, la diffusione e lo sfruttamento della conoscenza, nonché creare pacchetti politici coerenti sostenuti da parametri migliori, un bilancio orientato al futuro e una sperimentazione basata su dati oggettivi;

10.

propone che, per raggiungere gli obiettivi specificati più sopra, la Commissione, lavorando in cooperazione con un certo numero di regioni e di esperti, avvii i necessari progetti di sviluppo. Nel quadro di tali progetti, è necessario sviluppare dei metodi attraverso i quali ricavare informazioni e previsioni da dati statistici generali che possano essere utilizzate per l'analisi di un settore o di un tema specifico;

11.

invita le regioni pioniere a formare consorzi europei che integrino le differenti capacità per creare innovazioni rivoluzionarie a livello della società, da applicare in tutta Europa. Grazie ai suoi diversi attori, ogni regione può diventare una pioniera e concentrarsi sulle proprie esigenze e punti di forza;

12.

chiede di realizzare un processo di apprendimento mirato che integri i diversi livelli di elaborazione delle politiche per coordinare l'utilizzo delle risorse e rafforzare l'impatto delle attività. Al fine di costruire una capacità congiunta, si dovrebbero sviluppare programmi Executive MBA rivolti ai responsabili politici, agli alti funzionari, ai direttori industriali e ai ricercatori, in cui vengano trattati i processi di progettazione strategica multilivello. I programmi di formazione di questo tipo sono necessari sia a livello europeo che a livello regionale. Il ruolo dei responsabili regionali delle decisioni dei vari Stati membri nell'attuazione della strategia Europa 2020 verrà pertanto rafforzato e aumenteranno sia la cooperazione che la diffusione di buone prassi.

II.   RACCOMANDAZIONI RELATIVE AL RUOLO DEGLI ENTI REGIONALI E LOCALI IN RELAZIONE ALLE SETTE INIZIATIVE FARO

Per quanto riguarda la necessità di una cooperazione trasversale, il CdR:

13.

insiste sulla necessità di realizzare attività congiunte e un'ampia collaborazione tra le varie iniziative faro per consentire e incoraggiare l'attuazione efficace della strategia Europa 2020. Utilizzando questo approccio, gli enti regionali e locali potranno sviluppare una cooperazione interterritoriale e, in particolare, potranno promuovere sistemi di piattaforme aperte e aumentare il riutilizzo e l'interoperabilità delle soluzioni e delle strutture da esse sviluppate. Anche se i risultati finali potrebbero avere un forte sapore locale, dal punto di vista delle strutture e dell'interoperabilità la collaborazione attiva determina economie di scala e la creazione di mercati più ampi per le attività locali;

14.

riconosce che la questione fondamentale che interessa gli enti regionali e locali (visto l'elevato numero di azioni che derivano dalle iniziative faro e che sono ad esse collegate) è trovare il modo con cui accelerare l'attuazione delle attività più rilevanti. Per aumentare l'impatto regionale delle iniziative faro, occorre pertanto affrontare diversi aspetti:

impatto, specializzazione, scalabilità e sensibilizzazione dell'opinione pubblica;

impiego efficace del benchmarking, condivisione delle migliori pratiche e cooperazione tra le regioni;

sviluppo di parametri per la creazione di valore, le innovazioni della società, i concetti e metodi nonché le piattaforme per partenariati pubblico-privato-cittadini;

consapevolezza dell'importanza del dialogo tra scienza e società, natura sistemica dell'innovazione e componenti di previsione concepiti per attori regionali e locali;

soprattutto, le iniziative faro devono essere tutte accompagnate da una valutazione d'impatto, in termini di bilancio, delle misure proposte.

Per quanto riguarda l'iniziativa faro «L'unione dell'innovazione», il CdR riconosce la particolare necessità di:

a)

sostenere iniziative come Regioni della conoscenza, Living Labs e Città intelligenti;

b)

sviluppare partenariati che servano da piattaforma per aumentare la base di conoscenze dei responsabili politici regionali e promuovere le innovazioni a livello della società;

c)

istituire una piattaforma intelligente di specializzazione per sostenere e incoraggiare le regioni ad adottare strategie che diano priorità ai vantaggi competitivi e alla potenziale cooperazione con altre regioni;

d)

sostenere la collaborazione tra le aziende e il mondo accademico mediante la creazione di Alleanze della conoscenza, prestando particolare attenzione all'eliminazione dei divari in termini di capacità di innovazione;

e)

rafforzare la base scientifica per l'elaborazione della politica con l'aiuto di un Forum europeo sulle attività orientate al futuro cui partecipino enti locali e regionali accanto ad altri soggetti interessati pubblici o privati, al fine di migliorare la base di conoscenze per la definizione delle politiche;

f)

sviluppare un più vasto interesse per il ricorso al cosiddetto modello «a tripla elica» per l'avvio di cluster regionali (e subregionali) innovativi orientati alla ricerca e per lo sviluppo di piattaforme di innovazione, nonché per il rafforzamento delle attività del triangolo della conoscenza (sinergie tra attività di ricerca, istruzione e innovazione);

g)

rimuovere le situazioni di divario organizzativo esistenti tra gli enti regionali e locali europei, attraverso forme di partenariato e progetti di cooperazione proattiva finalizzati ad un'Unione dell'innovazione che siano duraturi nel tempo ed incentivino l'esercizio in forma associata, stabile e strutturata di competenze specialistiche presso gli enti caratterizzati da minori dimensioni strutturali e organizzative.

Per quanto riguarda l'iniziativa faro «Youth on the move», il CdR riconosce la particolare necessità di:

a)

concentrare l'attenzione sulle competenze essenziali per la società della conoscenza, come imparare a imparare, l'apprendimento delle lingue e delle culture, le capacità imprenditoriali e di innovazione, le capacità interpersonali, nonché l'abilità di sfruttare appieno il potenziale delle TIC;

b)

collegare l'istruzione formale, informale e non formale, da un lato, e la formazione, dall'altro, ai bisogni del mercato del lavoro, per migliorare l'occupabilità dei giovani e consentire a questi ultimi di liberare il loro potenziale e di svilupparsi dal punto di vista personale e professionale;

c)

creare opportunità di mobilità per un numero più ampio possibile di giovani, indipendentemente dalle loro esperienze personali, dalla loro situazione economica o dalla posizione geografica della loro regione;

d)

sviluppare ulteriormente gli strumenti e i mezzi europei per agevolare e incentivare la mobilità nell'ambito dell'apprendimento in tutti gli anelli della catena dell'istruzione;

e)

sostenere l'inclusione di Europass (il modello di curriculum vitae europeo) nel futuro «passaporto europeo delle competenze» al fine di promuovere la mobilità;

f)

adottare iniziative di cooperazione tra autorità pubbliche basate sulla conclusione di accordi intesi a: ricercare le soluzioni migliori per preparare adeguatamente gli studenti alle responsabilità della vita adulta; rafforzare la collaborazione tra scuole professionali da un lato e datori di lavoro e università dall'altro per introdurre anche nella formazione professionale percorsi formativi ottimali, che soddisfino le aspettative sia degli allievi che dei datori di lavoro; coinvolgere i datori di lavoro nell'individuazione dei problemi dell'istruzione e nell'elaborazione di modalità di risoluzione di tali problemi; sostenere le scuole nella realizzazione di programmi di educazione e prevenzione; incoraggiare la partecipazione dei giovani ai tirocini professionali; diffondere la formazione permanente tra i datori di lavoro;

g)

sottolinea che le basi di una buona salute e della mobilità si pongono già nei primi anni di vita e sono essenziali per garantire una buona qualità di vita. Le attività degli organismi senza scopo di lucro sono una componente essenziale della società. Il Comitato invita pertanto la Commissione a non portare avanti le proposte (Libro verde della Commissione europea sul futuro dell'IVA - COM(2010) 695 definitivo) che mettono a repentaglio l'esistenza e la situazione economica di tali associazioni.

Per quanto riguarda l'iniziativa faro «Un'agenda europea del digitale», il CdR riconosce la particolare necessità di:

a)

creare agende digitali locali per accelerare l'utilizzo ottimale delle TIC mediante una collaborazione locale, regionale ed europea concertata;

b)

migliorare l'interoperabilità e l'e-government sviluppando nuove applicazioni, come i servizi elettronici incentrati sulle persone, l'apprendimento elettronico (e-learning), i servizi sanitari on line (e-health), il voto elettronico (e-voting), l'amministrazione on line (e-administration), i sistemi di trasporto intelligenti e i modelli di informazione regionale per la pianificazione urbana;

c)

promuovere il mercato unico digitale come pietra miliare dell'agenda europea del digitale e sostenere progetti innovativi su ampia scala basati sulle migliori conoscenze europee e che coinvolgano tutte le varie parti interessate;

d)

garantire un accesso alla banda larga equo e a prezzi ragionevoli in tutte le zone e realizzare grandi progetti pilota volti a colmare il divario in termini di accessibilità;

e)

sviluppare soluzioni comuni per le questioni relative alla protezione e alla sicurezza dei dati nel campo dei prodotti e servizi TIC, presupposto indispensabile per la fiducia dei cittadini e per poter cogliere le opportunità offerte.

Per quanto riguarda l'iniziativa faro «Un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse», il CdR riconosce la particolare necessità di:

a)

migliorare la governance in materia di cambiamento climatico, coinvolgendo gli enti regionali e locali, come protagonisti principali, negli sforzi tesi a combattere e attenuare i cambiamenti climatici e a promuovere metodi più sostenibili di sfruttamento delle risorse, e motivare i produttori e i consumatori ad adottare comportamenti più rispettosi del clima ed efficienti sotto il profilo delle risorse;

b)

creare parametri incentrati sull'utente per la creazione di valore e la valutazione d'impatto che vengano utilizzati dai diversi livelli di governo unitamente alla creazione di una società della conoscenza sostenibile, e limitare, in quest'ottica, il numero di indicatori, in modo da assicurare che le politiche siano elaborate in maniera efficiente, trasparente e comprensibile per i cittadini;

c)

adottare strategie regionali o locali per il clima e l'energia che prevedano più appalti verdi per i bilanci pubblici, inclusi i progetti che si avvalgono di finanziamenti degli Stati membri e dell'Unione europea;

d)

avvalersi di tabelle di marcia e patti di azione per guadagnare il sostegno politico e promuovere gli investimenti in un'infrastruttura rispettosa del clima, nel rinnovo del sistema energetico e nei servizi pubblici ecologici.

Per quanto riguarda l'iniziativa faro «Una politica industriale per l'era della globalizzazione», il CdR riconosce la particolare necessità di:

a)

promuovere la modernizzazione dell'industria mediante progetti europei strategici volti a scatenare un effetto trainante a livello globale in termini di condivisione efficace delle conoscenze e delle tecnologie (in ambiti quali i trasporti verdi e gli edifici efficienti sul piano energetico);

b)

garantire la fertilizzazione incrociata di idee e modelli aziendali mediante iniziative come la Regione imprenditoriale europea, in modo da incoraggiare gli enti regionali e locali a promuovere nuovi sviluppi per quanto riguarda le PMI e la cultura imprenditoriale;

c)

promuovere il concetto di ecosistemi regionali dell'innovazione e sviluppare una cooperazione più intensa tra tessuto produttivo, università e centri di ricerca al fine di creare nuova crescita e occupazione;

d)

prendere delle misure volte a conciliare lavoro e vita familiare migliorando la qualità dei servizi pubblici, ad esempio offrendo sufficienti posti a tempo pieno nelle strutture di custodia per l'infanzia, e promuovendo un'organizzazione del lavoro favorevole alla famiglia, basandosi fra l'altro su orari di lavoro e forme di occupazione flessibili.

Per quanto riguarda l'iniziativa faro «Un'agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro», il CdR riconosce la particolare necessità di:

a)

sviluppare le condizioni per la creazione di posti di lavoro e di misure locali per gestire il cambiamento economico e industriale, identificando ad esempio l'inadeguatezza delle capacità digitali e le relative opportunità aziendali;

b)

promuovere partenariati strategici tra enti regionali e locali, istituti formativi ed imprese per rafforzare gli ecosistemi regionali dell'innovazione e conciliarli con le politiche di flessicurezza;

c)

incoraggiare l'azione locale in materia di alfabetizzazione digitale, abbandono scolastico, apprendimento permanente e empowerment degli anziani;

d)

sviluppare collegamenti più forti tra aziende e università, integrando ad esempio in tutti i programmi universitari dei tirocini che diano diritto a dei crediti tenendo conto, nello sviluppo dei programmi, anche delle esigenze degli studenti lavoratori e delle sfide cui sono confrontati, ad esempio prevedendo soggiorni all'estero più brevi e la cosiddetta Internationalisation at Home.

Per quanto riguarda l'iniziativa faro «Piattaforma europea contro la povertà», il CdR riconosce la particolare necessità di:

a)

sviluppare un'agenda di inclusione sociale a livello locale e regionale per rendere i servizi sociali locali più efficaci ed accessibili a tutti;

b)

utilizzare competenze giuridiche e ricorrere a programmi adattati alle esigenze locali nei settori dell'istruzione, dell'edilizia abitativa, della pianificazione urbana, dei servizi sociali, della sicurezza e delle attività culturali, con un'attenzione particolare ai giovani e ai bambini;

c)

promuovere l'inclusione digitale, l'economia sociale, il volontariato e la responsabilità sociale delle imprese;

d)

valutare le riforme intraprese, in particolare per quanto riguarda le dimensioni, i costi e l'impatto delle innovazioni della società, nonché diffondere in tutta Europa e applicare localmente le nuove soluzioni che hanno dimostrato la loro efficacia.

III.   RACCOMANDAZIONI RELATIVE ALLA GOVERNANCE MULTILIVELLO E AL FINANZIAMENTO

Messaggi sulla governance multilivello: per quanto riguarda i patti territoriali e l'appropriazione politica, il CdR:

15.

sottolinea che il conferimento di una maggiore dimensione regionale e locale alla strategia è teso a rafforzare l'impegno degli Stati membri nei confronti della strategia stessa, nonché la loro appropriazione politica di quest'ultima, rendendola così più pertinente ed efficiente a livello dei cittadini;

16.

ribadisce il fermo impegno nei confronti della sua proposta volta a istituire un Patto territoriale degli enti regionali e locali sulla strategia Europa 2020 con l'obiettivo di garantire una titolarità multilivello della strategia attraverso un partenariato efficace tra i poteri pubblici a livello dell'Unione europea, quelli nazionali e gli enti regionali e locali. Tale proposta è appoggiata dal Parlamento europeo, dalla Commissione europea e dal Consiglio europeo (3);

17.

osserva che diversi programmi di riforma nazionali di Europa 2020, presentati dai governi nazionali alla Commissione entro l'aprile 2011 nell'ambito del semestre europeo, fanno riferimento al ruolo svolto dagli enti regionali e locali nella loro progettazione. Tuttavia, soltanto alcuni di tali programmi indicano che si è adottato un approccio di governance multilivello per l'attuazione di alcuni aspetti della nuova strategia e soltanto uno di essi menziona esplicitamente la proposta del CdR per i patti territoriali;

18.

raccomanda vivamente agli Stati membri di aiutare le loro regioni e città a stabilire patti territoriali nell'ambito di Europa 2020 (4), al fine di definire, insieme ai rispettivi governi, obiettivi, impegni e strutture di rendicontazione nazionali in linea con gli obiettivi della strategia Europa 2020, nel pieno rispetto del quadro legislativo nazionale (5);

19.

sottolinea il valore aggiunto creato dai patti territoriali, che dovrebbero concentrarsi su un numero limitato di priorità su misura di particolare valore per la regione interessata e non dovrebbero diventare un nuovo strumento burocratico, quanto rappresentare i componenti naturali dei programmi di riforma nazionali per garantire la conformità con i principi della governance multilivello e del partenariato. Tali patti potrebbero assumere la forma di impegni politici, eventualmente integrati da contratti elaborati su base volontaria tra enti pubblici, e allo stesso tempo essere incentrati sulla governance e sull'attuazione della strategia Europa 2020. I patti territoriali potrebbero essere sviluppati in particolare nei settori politici in cui gli enti regionali e locali sono attori essenziali per quanto riguarda la progettazione e l'attuazione degli obiettivi principali e delle iniziative faro della strategia Europa 2020;

20.

rammenta che esistono diversi esempi di accordi di governance multilivello volti a perseguire gli obiettivi di sviluppo territoriale condiviso mediante una politica integrata e coordinata. Essi presentano notevoli differenze e riflettono non solo i diversi obiettivi, ma anche le reali differenze tra i paesi interessati e la loro diversità socioeconomica, culturale, istituzionale e ambientale. Alcuni esempi includono, tra gli altri, gli accordi esistenti in Austria (patti territoriali per l'occupazione), Spagna (patti territoriali della Catalogna per il mondo rurale), Belgio (Fiandre in azione, Patto 2020 e Piano Marshall 2.vert per la Vallonia), Regno Unito (the Greater Nottingham Partnership), Francia (Patto territoriale per l'inclusione, contratto di progetto Stato-regione) e Germania (Iniziativa per l'innovazione regioni imprenditoriali del ministero federale tedesco dell'Istruzione e della ricerca). Il CdR ribadisce il proprio impegno a promuovere la più ampia diffusione possibile delle esperienze al fine di incoraggiare processi di apprendimento reciproco (6); inoltre, richiama l'attenzione sulle iniziative congiunte finalizzate al rafforzamento e all'ulteriore maggiore sviluppo dei rapporti di vicinato tra comunità ed enti territoriali di due o più paesi confinanti tra loro, sulla base di accordi di cooperazione multilaterale o bilaterale tra le parti interessate;

21.

ribadisce il messaggio contenuto nella dichiarazione dell'Ufficio dei presidenza del CdR per il Consiglio europeo di primavera 2011: i patti territoriali contribuiranno a conferire alla nuova strategia una dimensione territoriale e a focalizzare inoltre l'attenzione su tutti gli strumenti politici e i canali di finanziamento di cui dispongono i diversi livelli di governo interessati;

22.

sottolinea che gli enti locali e regionali devono attuare gli obiettivi di Europa 2020, conformemente alla legislazione in vigore negli Stati membri e nell'Unione europea, e invita pertanto le presidenze dell'UE a sostenere esplicitamente nelle conclusioni del Consiglio europeo i principi della governance multilivello, inclusa la proposta del CdR relativa ai patti territoriali;

23.

rileva che l'esame dei programmi nazionali di riforma (PNR) dimostra che nella maggioranza degli Stati membri gli enti regionali e locali non erano stati sufficientemente coinvolti al momento dell'elaborazione dei PNR da parte degli Stati membri. Il Comitato delle regioni invita gli Stati membri a coinvolgere nel modo più ampio possibile gli enti locali e regionali nell'attuazione dei programmi nazionali di riforma. Una strategia di attuazione dal basso verso l'alto che, nel rispetto del principio di sussidiarietà, coinvolga al massimo i livelli amministrativi competenti, non soltanto migliora le prospettive di successo dei programmi bensì determina anche una più ampia accettazione della loro attuazione. Il Comitato delle regioni è pronto a sviluppare i concetti sottesi ai patti territoriali e i programmi operativi regionali in cooperazione con le regioni disposte ad agire in tal senso. Ciò permetterebbe alla strategia Europa 2020 di prendere l'abbrivo e di attuare le iniziative faro a livello regionale. Queste comprendono solitamente l'Agenda digitale locale e l'Agenda dell'innovazione locale, che aiutano la regione a specializzarsi in modo intelligente, oltre che ad espandere la cooperazione a livello europeo e la base di prosperità;

24.

sottolinea l'importanza di creare capacità di innovazione su scala regionale basandosi sulla specializzazione intelligente e sulle complementarità delle regioni limitrofe. Il pieno potenziale delle macroregioni europee dovrebbe essere utilizzato per ampliare i mercati e operare come un banco di prova innovativo a sostegno della crescita. A tal riguardo, la regione del mar Baltico potrebbe chiaramente essere utilizzata come apripista e prototipo per l'Europa intera.

Messaggi relativi alla governance multilivello: per quanto riguarda il ruolo essenziale dell'attuazione, il CdR:

25.

prende atto dell'enorme divario che intercorre tra i risultati più recenti della ricerca e la pratica nella vita reale. Sono necessarie misure regionali forti per convertire i risultati della ricerca in un'innovazione adattata al livello locale che possa essere applicata in tutta Europa. Gli enti regionali e locali devono mobilitare i partenariati pubblico-privato e incoraggiare la partecipazione dei cittadini (la cosiddetta innovazione aperta orientata all'utente in società aperte per la creazione di valore);

26.

sottolinea l'essenziale ruolo globale delle iniziative faro Unione dell'innovazione  (7) e Agenda digitale  (8) per la creazione delle condizioni favorevoli volte a colmare il divario tra i risultati della ricerca esistenti e la pratica. Le pratiche strategiche e operative a livello locale e regionale devono essere sviluppate, o addirittura modificate in maniera radicale, conformemente ai più recenti risultati della ricerca;

27.

raccomanda con forza la promozione delle innovazioni nei servizi per modernizzare i processi e affinché questi siano utilizzati per gettare le basi del pensiero digitale;

28.

raccomanda che la Commissione prenda decisioni rapide in modo da porre le basi per lo sviluppo del mercato unico, specialmente il mercato unico digitale, e finanziare alcune iniziative di R&S su larga scala che permettano di trasferire e concettualizzare in maniera multidisciplinare e creativa la conoscenza derivante dalla ricerca globale in applicazioni pratiche per la vita reale. Queste devono essere iniziative pionieristiche che prevedono il ricorso ai migliori esperti e agenti di cambiamento provenienti da diversi ambiti;

29.

invita la Commissione a lanciare congiuntamente al CdR una campagna di comunicazione più vasta per sensibilizzare i politici regionali e locali, così come l'opinione pubblica, nei confronti della strategia Europa 2020. A tal fine il CdR propone di elaborare, in collaborazione con la Commissione, un Manuale sulla strategia Europa 2020 per le città e le regioni in cui si spieghi chiaramente come queste possono contribuire all'attuazione della strategia e si segnalino al contempo le varie fonti di finanziamento (a livello nazionale, locale e regionale, così come a livello dell'Unione europea);

30.

conferma che continuerà a seguire l'attuazione della strategia sul campo mediante la sua Piattaforma di monitoraggio Europa 2020. Come contributo al successo della nuova strategia, nel contesto del semestre europeo, i risultati del monitoraggio del CdR saranno pubblicati ogni anno a dicembre, prima della valutazione annuale della crescita elaborata dalla Commissione e prima del Consiglio europeo di primavera.

Messaggi sul finanziamento: riguardo alla necessità di una sinergia tra le diverse fonti di finanziamento, il CdR:

31.

sottolinea che la vera sfida per l'Unione europea, gli Stati membri e le regioni consiste nel creare la sinergia necessaria tra i diversi strumenti di finanziamento del settore pubblico e privato per consentire l'attuazione della strategia Europa 2020, e invita a un miglior coordinamento tra i bilanci pubblici nazionali, regionali e locali per permettere alle regioni e alle città di utilizzare in maniera più efficace i fondi strutturali e gli altri programmi dell'Unione europea;

32.

rileva in particolare la necessità di avanzare in termini di concentrazione delle risorse per gli obiettivi e le finalità della strategia Europa 2020 e sottolinea il collegamento tra la politica di coesione e la strategia Europa 2020, che fornisce una vera opportunità per continuare ad aiutare le regioni più povere dell'Unione europea a recuperare il ritardo, per agevolare il coordinamento tra le politiche dell'Unione europea e per sviluppare ulteriormente la politica di coesione e farla diventare un volano di crescita in tutta l'Unione europea, affrontando allo stesso tempo le sfide d'indole sociale come l'invecchiamento demografico e il cambiamento climatico (9);

33.

conferma a tal fine il suo interesse alle due proposte della Commissione europea relative al nuovo quadro finanziario pluriennale per il periodo dopo il 2013 (10), in particolare: contratti di partenariato in materia di sviluppo e di investimento tra la Commissione e ciascun Stato membro, che riflettano gli impegni dei partner a livello nazionale, regionale e locale, e un quadro strategico comune per rafforzare la coerenza delle politiche volte alla realizzazione della strategia Europa 2020 e degli obiettivi di coesione, che vada a sostituirsi alle serie distinte di orientamenti strategici;

34.

rammenta in questo contesto le misure della politica di coesione per la costituzione di sistemi regionali d'innovazione e di strumenti di collaborazione territoriale, la messa a disposizione di capitale di rischio e le misure adottate ai fini di una più rapida introduzione dei prodotti innovativi e della messa in rete degli ambienti economici, scientifici e amministrativi interessati (11);

35.

rammenta la necessità di creare parametri migliori rispetto al PIL per affrontare questioni come i cambiamenti climatici, l'uso efficiente delle risorse, la qualità della vita o l'inclusione sociale e sottolinea che gli indici che potrebbero essere utilizzati dagli enti locali, regionali e nazionali, così come dalle autorità dell'Unione europea, devono essere omogenei e facilitare la creazione e la diffusione delle innovazioni societali, nonché la coerenza nell'adozione delle decisioni (12). Tali indicatori complementari dovrebbe essere presi in considerazione nell'attuazione e nella valutazione della politica di coesione, al fine di rispecchiare più fedelmente il livello di sviluppo di ciascuna regione (13);

36.

invita la Commissione europea ad agevolare nuovi partenariati territoriali semplificando e migliorando la gestione dei programmi di cooperazione interregionale (14);

37.

chiede che si aumentino le capacità delle regioni e delle città per utilizzare il Settimo programma quadro, il Programma per la competitività e l'innovazione e altre iniziative simili. Si dovrebbe prestare particolare attenzione al pieno utilizzo della digitalizzazione e delle nuove tecnologie abilitanti per ammodernare la politica di innovazione regionale.

Messaggi sul finanziamento: per quanto riguarda l'innovazione aperta e gli appalti pubblici che consentono l'utilizzo efficace delle risorse, il CdR:

38.

riconosce che l'innovazione deriva dalla combinazione di diversi elementi e approcci multidisciplinari e invita ad adottare misure intese ad aumentare il capitale strutturale e relazionale delle regioni, sia internamente nelle comunità di pratica, sia in collaborazione con altri;

39.

ritiene che le aziende debbano aprirsi a nuove mentalità e attingere ampiamente alle risorse collettive disponibili all'interno della loro regione e che il loro successo dipende dunque dal capitale sociale. Dall'altro lato, il CdR incoraggia le regioni a muoversi verso l'innovazione aperta, con una visione centrata sul fattore umano dei partenariati tra soggetti pubblici e privati, in cui le università e gli altri centri di conoscenza svolgono un ruolo essenziale, per ammodernare ad esempio il concetto della «tripla elica»;

40.

accoglie con favore l'impiego di appalti precommerciali come strumento per colmare il divario tra l'innovazione della società e le soluzioni basate sulla conoscenza, e sottolinea che la modernizzazione delle regole degli appalti deve rafforzare il ruolo del settore pubblico per ottenere il miglior rapporto qualità/prezzo (15). Gli appalti pubblici precommerciali possono rappresentare inoltre un incentivo notevole per la creazione del mercato unico in Europa, a condizione che i capitolati e le procedure possano essere coordinati tra le regioni;

41.

ribadisce che l'appalto precommerciale sarà rafforzato ancora di più se si combina con un'innovazione aperta, volta ad accelerare lo sviluppo di una società della conoscenza verde, in altre parole se viene utilizzato per sviluppare soluzioni comuni e riutilizzabili per creare infrastrutture e servizi su cui si basano gli ecosistemi dell'innovazione del mondo reale moderno.

Bruxelles, 12 ottobre 2011

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


(1)  Semestre europeo e Analisi annuale della crescita COM(2011) 11 definitivo.

(2)  Commissione europea, strategia Europa 2020 COM(2010) 2020 definitivo e lettera del Segretario generale al CdR del 19 luglio 2010.

(3)  CdR 199/2010 fin: Risoluzione del Comitato delle regioni - Un maggiore coinvolgimento degli enti regionali e locali nella strategia Europa 2020.

(4)  CdR 73/2011, Dichiarazione per il Consiglio europeo di primavera 2011.

(5)  CdR 199/2010 fin: Risoluzione del Comitato delle regioni - Un maggiore coinvolgimento degli enti regionali e locali nella strategia Europa 2020.

(6)  A tal fine, sul sito web della Piattaforma di monitoraggio Europa 2020 del CdR è stata attivata una pagina web dedicata.

(7)  CdR 373/2010 riv. 2, parere sul tema L'iniziativa faro Europa 2020 - L'Unione dell'innovazione.

(8)  CdR 104/2010 fin, parere sul tema Un'agenda digitale europea.

(9)  Revisione del bilancio dell'Unione europea - COM(2010) 700 definitivo.

(10)  Presentate nella Revisione del bilancio dell'Unione europea - COM(2010) 700 definitivo.

(11)  CdR 223-2010 fin, parere sul tema Il contributo della politica di coesione alla strategia Europa 2020.

(12)  CdR 163/2010 fin, parere sul tema Misurare il progresso non solo con il PIL.

(13)  CdR 369/2010 fin, parere in merito alla Quinta relazione sulla coesione.

(14)  Ibid.

(15)  CdR 70/2011 fin, parere sul tema La modernizzazione della politica dell'UE in materia di appalti pubblici.


11.1.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 9/61


Parere del Comitato delle regioni sul tema «Strategia per un’attuazione effettiva della carta dei diritti fondamentali»

2012/C 9/11

IL COMITATO DELLE REGIONI

valuta positivamente il rafforzamento dei diritti fondamentali nell'UE. Nonostante l'Europa disponga di un solido quadro normativo per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, nella pratica si riscontrano carenze sul piano della garanzia di tali diritti;

approva le tre parti principali in cui si articola la strategia; al tempo stesso osserva che essa si rivolge soprattutto alle istituzioni soffermandosi in particolare sugli obblighi e sulle responsabilità della Commissione. Il Comitato raccomanda un'impostazione più strategica nell'attuazione della Carta dei diritti fondamentali, che richieda il coinvolgimento di tutte le istituzioni, compresi gli enti regionali e locali;

intende impegnarsi nella «promozione di una cultura di sostegno e tutela dei diritti» a vari livelli politici. Si tratta di un impegno che comporta anche una maggiore sensibilizzazione dei cittadini così come il compito di rafforzare, presso i funzionari dell'Unione europea, degli Stati membri e degli enti locali e regionali, la consapevolezza del valore giuridico della Carta dei diritti fondamentali, ormai direttamente applicabile;

è dell'avviso che, nel quadro della strategia proposta, vada chiarito il punto relativo ai processi per le consultazioni preparatorie in merito alle proposte legislative. Occorre definire chiaramente tali processi per rendere più accurate e utili le valutazioni d'impatto. Per consolidare la democrazia nell'UE è necessario far sì che i diversi attori, tra cui gli enti locali e regionali, abbiano la possibilità di esprimere i loro punti di vista.

Relatrice

Lotta Håkansson HARJU (SE/PSE), membro del Consiglio comunale di Järfälla

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione - Strategia per un'attuazione effettiva della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea

COM(2010) 573 definitivo

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

Antefatti

1.

Con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea è divenuta uno strumento giuridicamente vincolante. I diritti sanciti dalla Carta possono essere invocati davanti alla Corte di giustizia dell'Unione europea a Lussemburgo, e gli organi giudiziari degli Stati membri hanno l'obbligo di integrare pienamente la Carta nelle proprie decisioni. Il Trattato di Lisbona prevede inoltre l'adesione dell'Unione europea alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.

2.

Le questioni attinenti ai diritti sanciti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali possono essere portate in giudizio davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Quando l'UE avrà ratificato la Convenzione, sarà possibile ricorrere dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo anche per quanto riguarda gli atti legislativi dell'Unione.

3.

I singoli cittadini degli Stati membri del Consiglio d'Europa potranno presentare ricorso contro violazioni della Convenzione, mentre gli Stati membri dell'UE, le istituzioni dell'UE e le persone giuridiche o fisiche potranno presentare ricorso contro violazioni della Carta dei diritti fondamentali. Per garantire un quadro normativo efficiente in tutta l'Europa è essenziale che l'UE ratifichi la Convenzione quanto prima.

4.

La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea definisce chiaramente tutti i diritti fondamentali garantiti dall'UE e li riunisce in un unico testo. Inoltre, essa garantisce una maggiore certezza giuridica e illustra con maggior chiarezza i diritti individuali. Destinatari della Carta sono le istituzioni dell'UE e gli Stati membri quando applicano e/o attuano il diritto dell'Unione.

5.

Nel testo della Carta viene espressamente stabilito che i nuovi articoli non estendono le competenze dell'UE. La Carta prevede il rispetto della ripartizione delle competenze tra l'UE e gli Stati membri.

6.

Il ruolo delle autonomie locali viene sancito dal Trattato sull'Unione europea, nel quale il rispetto dell'identità nazionale (articolo 4, paragrafo 2, del TUE) include attualmente la struttura fondamentale - politica e costituzionale - degli Stati, compreso il sistema delle autonomie locali e regionali. Una forte autonomia a livello subnazionale è un aspetto fondamentale della democrazia negli Stati membri dell'UE. Il Trattato di Lisbona riformula il principio di sussidiarietà e, per la prima volta, lo amplia in modo che esso comprenda sia il livello nazionale che quello regionale e locale. Tutti gli Stati membri dell'UE hanno ratificato anche la Carta europea dell'autonomia locale.

7.

La comunicazione in esame (COM(2010) 573 definitivo) presenta la strategia della Commissione per un'attuazione effettiva della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Tale strategia si prefigge un obiettivo globale, vale a dire promuovere una «cultura dei diritti fondamentali», e si articola in tre parti principali:

l'Unione deve essere esemplare,

informare meglio i cittadini e

presentare una relazione annuale sull'applicazione della Carta.

8.

La strategia si concentra principalmente sull'azione e sulle procedure della Commissione e delle altre istituzioni dell'UE. In base alla strategia, la Commissione deve verificare che tutta la normativa UE sia conforme alla Carta dei diritti fondamentali in ciascuna fase del processo legislativo, compresa l'attuazione a livello nazionale, regionale e locale.

Osservazioni generali

9.

Il Comitato delle regioni (CdR) valuta positivamente il rafforzamento dei diritti fondamentali nell'UE. Nonostante l'Europa disponga di un solido quadro normativo per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, nella pratica si riscontrano carenze sul piano della garanzia di tali diritti.

10.

Per questi motivi il CdR accoglie con favore la strategia della Commissione per un'attuazione effettiva della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Il Comitato condivide altresì il punto di vista della Commissione secondo cui bisogna impegnarsi di più per una migliore attuazione dei diritti garantiti dall'UE.

11.

Il CdR approva le tre parti principali in cui si articola la strategia; al tempo stesso osserva che essa si rivolge soprattutto alle istituzioni soffermandosi in particolare sugli obblighi e sulle responsabilità della Commissione. Il Comitato raccomanda un'impostazione più strategica nell'attuazione della Carta dei diritti fondamentali, che richieda il coinvolgimento di tutte le istituzioni, compresi gli enti regionali e locali.

12.

Il CdR sottolinea l'importanza di effettuare nei prossimi anni una riflessione critica sulla sostenibilità della ripartizione delle competenze in materia di diritti fondamentali stabilita nei Trattati UE e nella Carta, dato che il contenuto della Carta dovrà tradursi sia in azioni politiche sia in valutazioni di carattere giuridico. La Carta non prevede un'estensione delle competenze dell'UE, e occorre tenere conto del ruolo svolto dagli enti locali e regionali nel quadro dei sistemi politici dei diversi paesi.

13.

Il CdR rammenta le diverse forme che la democrazia assume a livello locale e regionale negli Stati membri. Nell'attuazione dei diritti fondamentali occorre rispettare le tradizioni costituzionali nazionali e l'autonomia locale. La strategia deve fondarsi sull'interazione tra cittadini, Stato e diversi livelli della società. In questo contesto occorre tenere maggiormente conto dei livelli locale e regionale, ai quali va assegnato un ruolo attivo nel quadro dell'attuazione della Carta.

14.

Il CdR sottolinea che è proprio a livello locale e regionale che vengono garantiti e definiti molti dei diritti fondamentali, ad esempio nel campo della protezione della salute (articolo 35 della Carta), dell'istruzione (articolo 14), del diritto di proprietà (articolo 17), della sicurezza sociale e dell'assistenza sociale (articolo 34), della protezione dei consumatori (articolo 38) e della partecipazione democratica (articoli 39 e 40).

15.

L'importanza del ruolo svolto dagli enti locali e regionali nel garantire la tutela dei diritti dell'uomo è stata sottolineata anche dal Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa (ad esempio nella relazione The role of local and regional authorities in the implementation of human rights [«Il ruolo degli enti locali e regionali nel garantire il rispetto dei diritti dell'uomo»], Lars O. Molin, 2010) e dall'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (tra l'altro nel dialogo del 26 novembre 2010 con la commissione CIVEX del CdR sulla tutela e la promozione a più livelli dei diritti fondamentali).

16.

Per accrescere l'impatto della strategia e assicurare la piena attuazione dei diritti fondamentali occorre aumentare sensibilmente la visibilità degli enti locali e regionali e porre in evidenza il loro ruolo strategico nel quadro della strategia. Il CdR incoraggia gli enti locali e regionali degli Stati membri ad elaborare e attuare, tramite consultazioni aperte con i cittadini e le parti interessate locali, delle proprie carte dei diritti fondamentali che coincidano con la Carta UE.

17.

Il CdR rammenta che vi è bisogno di sforzi congiunti e di una responsabilità comune di tutti i livelli della società. L'impegno a favore di una cooperazione efficace e fruttuosa tra i diversi livelli deve pertanto costituire un elemento fondamentale della strategia. È necessario instaurare un dialogo regolare sul tema dell'attuazione dei diritti fondamentali tra tutti i livelli politici dell'Unione. Questo concetto è stato ribadito anche dal commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg (Recommendation on systematic work for implementing human rights at the national level [«Raccomandazione sulle attività sistematiche di attuazione dei diritti umani a livello nazionale»] - CommDH(2009)3).

18.

Un valido esempio di cooperazione tra i diversi livelli della società è dato dal dialogo annuale sulla tutela e la promozione dei diritti fondamentali a diversi livelli, organizzato dal CdR (commissione CIVEX) e dall'Agenzia dell'UE per i diritti fondamentali (FRA - con sede a Vienna). Vi è bisogno di un dialogo regolare per coinvolgere tutti i livelli nella tutela e nella promozione dei diritti fondamentali e per sensibilizzare gli enti regionali e locali di tutta l'Unione europea in merito a queste problematiche.

19.

L'Agenzia dell'UE per i diritti fondamentali dirige inoltre un progetto per lo sviluppo della collaborazione tra i diversi livelli politici nell'UE. Questo progetto, denominato Joined-up governance: connecting fundamental rightsGovernance congiunta: connettere i diritti fondamentali»), mira a coordinare i diversi livelli politici per garantire il rispetto dei diritti fondamentali.

20.

Il CdR intende impegnarsi nella promozione di una cultura di sostegno e tutela dei diritti a vari livelli politici. Si tratta di un impegno che comporta anche una maggiore sensibilizzazione dei cittadini così come il compito di rafforzare, presso i funzionari dell'Unione europea, degli Stati membri e degli enti locali e regionali, la consapevolezza del valore giuridico della Carta dei diritti fondamentali, ormai direttamente applicabile; propone che la Commissione promuova lo sviluppo degli strumenti necessari (ad esempio l'e-learning) al fine di creare delle basi uniformi per l'applicazione di tali normative.

21.

Tutti gli Stati membri dell'UE hanno ratificato la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e sono pertanto tenuti, anche ai livelli subnazionali di governo, al rispetto fondamentale dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali previsti dal testo della convenzione. Tutti gli Stati membri dell'UE hanno altresì ratificato la Carta sociale del Consiglio d'Europa (e molti di essi anche la Carta sociale riveduta, che prevede diritti più ampi), la quale comprende diritti che si applicano a tutti gli individui residenti sul territorio dell'UE, ossia anche ai cittadini di paesi terzi che vivono in uno Stato membro dell'UE. Il contenuto della Carta sociale si ritrova in gran parte nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.

22.

Il CdR sottolinea che i diritti fondamentali come quelli contemplati dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali vanno riconosciuti a tutti gli individui che si trovano in uno dei paesi dell'Unione, indipendentemente dalla loro cittadinanza. Essi costituiscono infatti un livello fondamentale di dignità e libertà che va riconosciuto agli individui, a prescindere dal fatto che siano o non siano cittadini dell'UE. Anche la maggior parte degli articoli della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea si applica a tutti gli individui, compresi i cittadini di paesi terzi.

23.

Il CdR sottolinea che una delle funzioni dei diritti fondamentali è anche quella di proteggere proprio gli individui più vulnerabili, come ad esempio i rifugiati che cercano di entrare in Europa, e che pertanto la garanzia di tali diritti richiede impegno e talvolta anche sacrifici da parte della collettività.

L'Unione deve essere esemplare

24.

Il CdR è dell'avviso che, nel quadro della strategia proposta, vada chiarito il punto relativo ai processi per le consultazioni preparatorie in merito alle proposte legislative. Occorre definire chiaramente tali processi per rendere più accurate e utili le valutazioni d'impatto. Per consolidare la democrazia nell'UE è necessario far sì che i diversi attori, tra cui gli enti locali e regionali, abbiano la possibilità di esprimere i loro punti di vista.

25.

Il CdR sottolinea che le diverse autorità interessate devono disporre di tempo e opportunità sufficienti per presentare le loro osservazioni nel quadro delle consultazioni preparatorie. Queste autorità possono includere i parlamenti nazionali, mediatori specifici o altre istituzioni competenti nell'ambito dei diritti dell'uomo. Tuttavia, occorre coinvolgere anche il livello politico locale e regionale e le organizzazioni della società civile, facendo sì che possano esprimere il loro punto di vista.

26.

Secondo il CdR è utile porre maggiormente in evidenza i modi in cui i diritti contenuti nella Carta incidono sulla legislazione. Le valutazioni di impatto devono essere «accurate» e non limitarsi a formulazioni standard. È inoltre opportuno che la Commissione europea sottolinei l'importanza di spiegare i ragionamenti seguiti affinché possano fungere da guida per l'attuazione. La «check-list» elaborata dalla Commissione può costituire un utile punto di partenza per i lavori futuri.

27.

L'Unione, come pure tutti i livelli di governo al suo interno, deve essere esemplare e lavorare attivamente per garantire i diritti fondamentali, non solo per i diritti in quanto tali bensì anche per poter intervenire energicamente e offrire un modello valido ai paesi vicini che violano i diritti umani.

Informare meglio i cittadini

28.

Il CdR accoglie con soddisfazione le dichiarazioni della Commissione sull'importanza di garantire ai cittadini un accesso agevole a informazioni di qualità. È tuttavia opportuno valutare la diffusione delle informazioni per stabilire in quale grado esse giungano effettivamente ai cittadini: solo allora sarà possibile valutare la loro reale efficacia e accessibilità.

29.

Il CdR desidera sottolineare in particolare il ruolo degli enti locali e regionali nelle attività di sensibilizzazione dei cittadini. I comuni e le regioni sono infatti attori e piattaforme fondamentali per comunicare con i cittadini e sensibilizzarli circa i loro diritti. Un'informazione corretta e chiara sui casi in cui si applica la Carta permetterebbe di evitare malintesi circa le situazioni in cui i cittadini possono farvi ricorso.

30.

L'informazione dell'UE non deve diventare una comunicazione a senso unico. I comuni e le regioni possono riferire sul modo in cui i cittadini vivono l'applicazione della Carta. Il dialogo deve prefiggersi di trasformare i diritti fondamentali in uno strumento reale ed efficace per tutti gli individui della società. In questo contesto gli enti locali e regionali possono svolgere un ruolo decisivo, che va menzionato nella strategia.

31.

Le iniziative condotte dagli enti regionali e locali e dalla società civile nella lotta all'esclusione rivestono un'importanza fondamentale. Pertanto, è positivo che la Commissione intenda raccogliere informazioni dalla società civile per farle confluire nella relazione annuale. A tal fine è essenziale mantenere un dialogo regolare allo scopo di coinvolgere tutti i livelli politici nella protezione e promozione dei diritti fondamentali, nonché di sensibilizzare gli enti regionali e locali dell'UE in merito alle questioni relative a tali diritti.

La relazione annuale sull'applicazione della Carta

32.

Il CdR ritiene che le relazioni annuali, la prima delle quali è stata pubblicata di recente, dovrebbero assolvere e assolveranno una funzione importante per il seguito e la valutazione della strategia di attuazione della Carta dei diritti fondamentali dell'UE. Il Comitato si rammarica tuttavia poiché la relazione in esame non contiene alcun riferimento all'importante ruolo degli enti regionali e locali nel rafforzamento dei diritti fondamentali nell'UE né all'idea di un sistema multilivello di protezione di tali diritti; esorta pertanto la Commissione europea a coinvolgere molto più strettamente, in futuro, i livelli politici locali e regionali in questa attività.

33.

Occorre chiarire in quale misura la relazione annuale debba riprendere le attività delle istituzioni dell'UE, come vadano valutate le diverse proposte legislative e fino a che punto la relazione annuale debba esaminare la situazione generale dei diritti fondamentali nell'UE.

34.

Un compito importante della relazione annuale è fungere da strumento di valutazione dei risultati concreti realizzati negli Stati membri nell'ambito dei diritti dell'uomo. A questo fine la valutazione effettuata in proposito dagli enti regionali e locali potrebbe costituire una base utile. Nel Regno Unito, ad esempio, è stato messo a punto uno strumento in grado di misurare l'eguaglianza e i diritti umani (Equality Measurement Framework), mentre in Svezia, a livello locale e regionale, sono in corso lavori sugli indicatori in materia di diritti dell'uomo. Anche l'Agenzia dell'UE per i diritti fondamentali ha iniziato a lavorare sugli indicatori, analogamente al Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa.

35.

Il CdR ritiene necessario attribuire maggiore importanza ai diritti fondamentali dei cittadini nell'elaborazione delle relazioni di valutazione, ad esempio per quanto riguarda la raccolta dei dati e la definizione dei criteri.

36.

Uno degli obiettivi della relazione annuale è fungere da base per un dialogo annuale sui diritti fondamentali. Alla luce del ruolo essenziale svolto dagli enti regionali e locali nell'applicazione dei diritti fondamentali, anche il Comitato delle regioni deve essere invitato a partecipare a tale dialogo.

Bruxelles, 12 ottobre 2011

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


11.1.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 9/65


Parere del Comitato delle regioni sul tema «Il piano d’azione europeo per l’e-government 2011-2015»

2012/C 9/12

IL COMITATO DELLE REGIONI

approva l'elaborazione del piano d'azione europeo per l'e-Government 2011-2015, le cui priorità (servizi transfrontalieri, responsabilizzazione degli utenti, riutilizzo dell'informazione del settore pubblico (PSI), e-Partecipazione, mercato unico digitale, amministrazione pubblica ecologica e interoperabilità) corrispondono tutte a dei settori in cui gli enti locali e le regioni sono allo stesso tempo parti interessate, fornitori e beneficiari;

apprezza gli sforzi compiuti dalle amministrazioni europee per responsabilizzare i cittadini e le imprese tramite i servizi di e-Government, come pure l'accesso più agevole alle informazioni del settore pubblico e la maggiore trasparenza. Approva altresì l'impegno ad aumentare la partecipazione dei cittadini al processo politico, migliorare la mobilità all'interno del mercato unico e ridurre gli oneri burocratici per il pubblico;

sottolinea che il piano d'azione europeo per l'e-Government può contribuire in maniera rilevante a colmare il divario digitale, conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020 e, al contempo, soddisfare taluni bisogni importanti dei cittadini europei in materia sociale, culturale ed economica;

evidenzia che, mentre il software open source viene sempre più accettato sul mercato, anche le norme e le interfacce aperte costituiscono degli strumenti essenziali per il trasferimento e l'uso delle informazioni nonché per l'interoperabilità tra organizzazioni, sistemi e dispositivi.

Relatore

Ján ORAVEC (SK/PPE), sindaco di Štúrovo

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Il piano d'azione europeo per l'e-Government 2011-2015 - Valorizzare le TIC per promuovere un'amministrazione digitale intelligente, sostenibile e innovativa

COM(2010) 743 definitivo

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

La società dell'informazione (SI) ha accelerato il progresso economico e sociale in modo travolgente. Tutti i paesi e le regioni del mondo riconoscono questo dato e quindi includono il rafforzamento della società dell'informazione nei loro piani di sviluppo cercando di accelerare, grazie all'intervento pubblico, la creazione di una infrastruttura delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), come pure di promuovere la creazione di contenuti, di rendere più rapidi i servizi offerti e di fornire sostegno ai cittadini al fine di accrescere il loro grado di utilizzazione di questi strumenti. In questo campo l'Europa è all'avanguardia a livello mondiale, e la sua agenda dovrebbe essere rafforzata tramite la partecipazione degli enti locali e regionali.

Il piano d'azione europeo per l'e-Government 2011-2015 deve essere considerato come la realizzazione pratica degli obiettivi definiti dall'agenda digitale europea. Gli ostacoli che si frappongono a un aumento più dinamico del potenziale delle TIC, e che hanno indotto a lanciare queste iniziative, sono più che evidenti in Europa. È particolarmente importante adoperarsi per migliorare l'accesso alle tecnologie innovative negli enti locali e regionali, che sono i più vicini ai cittadini e forniscono servizi a livello locale, e bisogna trarre degli insegnamenti dai progetti del passato che non hanno prodotto i risultati previsti.

Il Comitato delle regioni sostiene

1.

le proposte del piano di azione per l'e-Government che sono particolarmente rilevanti per gli enti locali e regionali, i quali devono considerare le TIC una parte essenziale del loro sviluppo. Le priorità della nuova strategia a livello locale e regionale possono contribuire a migliorare la qualità della vita e l'attività sociale ed economica dei cittadini, a promuovere servizi pubblici più efficienti e personalizzati nonché a stimolare le imprese locali. Esistono diversi mezzi con cui le regioni e le città possono sostenere il pieno sfruttamento di tale potenziale;

2.

uno dei principali obiettivi del piano di azione, la promozione dell'e-inclusione, ossia di una società dell'informazione inclusiva ed equa sul piano regionale e sociale, che utilizza le TIC per aumentare la competitività e offrire servizi pubblici migliori;

3.

il coinvolgimento degli enti locali e regionali in una cooperazione ad ampio raggio volta a migliorare l'interoperabilità delle pubbliche amministrazioni e l'efficienza nell'erogazione dei servizi pubblici (1).

Il Comitato delle regioni apprezza

4.

l'elaborazione del piano d'azione europeo per l'e-Government 2011-2015, le cui priorità (servizi transfrontalieri, responsabilizzazione degli utenti, riutilizzo dell'informazione del settore pubblico (PSI), e-Partecipazione, mercato unico digitale, amministrazione pubblica ecologica e interoperabilità) corrispondono tutte a dei settori in cui gli enti locali e le regioni sono allo stesso tempo parti interessate, fornitori e beneficiari;

5.

gli sforzi compiuti dalle amministrazioni europee per responsabilizzare i cittadini e le imprese tramite i servizi di e-Government, come pure l'accesso più agevole alle informazioni del settore pubblico e la maggiore trasparenza. Il Comitato approva l'impegno ad aumentare la partecipazione dei cittadini al processo politico, migliorare la mobilità all'interno del mercato unico e ridurre gli oneri burocratici per il pubblico;

6.

l'approccio «a sportello unico» adottato in diversi Stati membri. La creazione di tali centri dell'amministrazione pubblica in tutta l'UE rivestirà un'importanza fondamentale sia per i cittadini che per le imprese degli Stati membri. Tuttavia, occorre innanzitutto creare le condizioni necessarie all'e-Government e, allo stesso tempo, valutare appieno l'applicazione della direttiva CE sui servizi;

7.

l'utile lavoro di promozione e monitoraggio della salute pubblica, specialmente in zone remote o di difficile accesso. L'elaborazione e l'attuazione di programmi nazionali volti a informatizzare l'assistenza sanitaria negli Stati membri agevolerebbero notevolmente la fornitura di servizi sanitari a livello locale, regionale o transfrontaliero.

Il Comitato delle regioni sottolinea che

8.

gli enti regionali e locali svolgono un ruolo importante in questo processo, e quindi:

la Commissione europea e gli Stati membri dovrebbero adottare le misure necessarie per coinvolgere in modo efficace e completo gli enti regionali e locali nella gestione delle iniziative nel settore delle TIC (2);

il potenziale europeo per lo sviluppo di servizi basati sulle TIC nel settore pubblico e in quello privato dovrebbe essere sfruttato a fondo, e pertanto tali tecnologie andrebbero utilizzate come strumenti per migliorare i servizi forniti dagli enti locali e regionali in settori quali l'assistenza sanitaria, l'istruzione, gli appalti pubblici, la sicurezza e i servizi sociali. I partenariati pubblico-privati sostenuti dall'UE tra enti regionali e locali e piccole e medie imprese impegnate nello sviluppo delle TIC nel campo dei servizi pubblici basati sulle TIC possono costituire un eccellente punto di partenza per costruire competenze e conoscenze locali in tutta l'UE (3);

al momento di sviluppare ulteriormente le infrastrutture e i servizi nel quadro del piano di azione e-Government, sarà necessario prestare la massima attenzione al soddisfacimento di tutti i requisiti di sicurezza essenzialmente in termini di confidenzialità, disponibilità e integrità ad ogni livello per garantire adeguati standard di rispetto della vita privata e di protezione dei dati personali, evitare ogni forma di utilizzo non previsto dalla legge delle informazioni a carattere personale e dei profili degli utenti (4) - riguardo in particolare alle preferenze in materia di acquisti, ai problemi medici, alle cartelle sanitarie, ecc. - nonché impedire che, tramite modalità già note, vengano perpetrati attacchi al sistema di elaborazione e stoccaggio delle informazioni;

sviluppare i servizi pubblici transfrontalieri significa che i progetti IT devono coprire anche le questioni relative all'interoperabilità e all'e-Identificazione dei cittadini (Stork), alle firme elettroniche, ai servizi elettronici di documenti e ad altri aspetti essenziali dell'e-Government, in modo da affrontarle in un contesto europeo: anche questo è un requisito fondamentale per aumentare la mobilità individuale dei cittadini nell'UE. L'interoperabilità è un aspetto essenziale dei servizi pubblici transfrontalieri che richiede un approccio internazionale, la cui portata si estende al di là degli enti locali;

sarebbe opportuno che gli enti regionali e locali fossero costantemente associati all'elaborazione, attuazione e gestione delle misure intese a realizzare l'e-Government in tutta Europa. Le regioni e gli enti locali dovrebbero essere riconosciuti, accanto agli Stati membri, come principali promotori di una collaborazione più intensa tra gli utilizzatori e i produttori di innovazioni TIC a diversi livelli di amministrazione e potere (5);

9.

l'adozione di misure di razionalizzazione, modernizzazione e riduzione degli oneri burocratici, in quanto asse prioritario di azione per la riduzione dei costi, la razionalizzazione e la semplificazione delle procedure amministrative e dei servizi, renderà più dinamica l'attività economica, ridurrà le formalità e gli oneri burocratici e inoltre faciliterà i rapporti tra i cittadini e la pubblica amministrazione, contribuendo a far diminuire i costi amministrativi delle attività imprenditoriali, a migliorare la competitività delle imprese e a dare impulso al loro sviluppo;

10.

i principi che sottendono al piano d'azione, vale a dire l'apertura, la flessibilità e la cooperazione tra le amministrazioni pubbliche europee e i cittadini, rivestono un'importanza primaria per riuscire a realizzarlo;

11.

l'idea di trasparenza è particolarmente importante in questo contesto, poiché è grazie a questo principio che i cittadini potranno accedere elettronicamente ai dati personali che li riguardano quando saranno disponibili in forma elettronica (6). Nella pratica, questi dati possono essere consultati già oggi dai cittadini. Tuttavia, il Comitato delle regioni esprime riserve quanto alla proposta della Commissione di informare automaticamente i cittadini per via elettronica a partire dal 2014 qualora i loro dati siano soggetti a un trattamento automatico. La trasmissione di tali informazioni dovrà avvenire soltanto se sarà utile ai cittadini e proporzionata ai costi che ne derivano;

12.

il potenziale del riutilizzo dell'informazione del settore pubblico si potrebbe sfruttare pienamente coinvolgendo maggiormente gli enti locali e regionali, i quali potrebbero contribuire in maniera significativa alla promozione del riutilizzo di queste informazioni per incrementare la competitività e creare occupazione (7);

13.

il piano d'azione europeo per l'e-Government può contribuire in maniera rilevante a colmare il divario digitale, conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020 e, al contempo, soddisfare taluni bisogni importanti dei cittadini europei in materia sociale, culturale ed economica (8);

14.

l'introduzione in tutta Europa del principio secondo il quale le informazioni richieste ai cittadini e quelle relative agli oggetti sono raccolte una sola volta, senza che si debbano ripetutamente compilare dei moduli, darà un notevole contributo alla rimozione degli oneri burocratici inutili e, in generale, al taglio dei costi della pubblica amministrazione. A tale riguardo occorre assicurare il rispetto delle norme relative alla protezione dei dati;

15.

un requisito essenziale per un migliore uso delle TIC è l'eliminazione delle diseguaglianze tra i cittadini - in termini di accesso alle TIC e di livello delle attrezzature - che ancora persistono in diverse regioni dell'Unione europea, in particolare nelle regioni ultraperiferiche. Ciò vale in particolare per gli enti locali e regionali, che presentano differenze marcate non solo tra diverse regioni all'interno di uno Stato membro ma anche tra i vari enti locali in funzione delle loro dimensioni. I piccoli centri e i villaggi tendono ad accumulare un notevole ritardo per quanto riguarda la capacità tecnica, organizzativa e umana necessaria per estendere l'uso delle TIC. È per questo motivo che bisogna partire dall'offerta di piattaforme unificate per la fornitura di servizi locali e comunali sotto forma di software as a service (SAAS), ossia programmi informatici che fungono da servizio. A tal fine si dovrà attingere agli attuali sviluppi delle TI quali la virtualizzazione e il cloud computing, riducendo così i costi e i tempi di realizzazione dei progetti. Questa evoluzione dovrebbe basarsi essenzialmente sulle piattaforme esistenti e sull'utilizzo dei programmi open source;

16.

il documento dovrebbe evidenziare la necessità di colmare il divario tra le regioni, o almeno di impedire che esso continui ad aumentare. Il Comitato è particolarmente consapevole del rischio che i progetti di e-Government vengano adottati e attuati soltanto in alcune regioni;

17.

i servizi transfrontalieri continui che consentono alle imprese di fornire servizi e prodotti in tutta l'UE (SPOCS - Simple Procedures Online for Cross-border Services, «Semplificare i servizi transfrontalieri on line») tramite l'iniziativa di agevolazione degli appalti Peppol (Pan-European Public Procurement Online, «Appalti pubblici paneuropei on line») daranno un notevole impulso all'ulteriore sviluppo delle imprese dell'UE;

18.

mentre il software open source viene sempre più accettato sul mercato, anche le norme e le interfacce aperte costituiscono degli strumenti essenziali per il trasferimento e l'uso delle informazioni nonché per l'interoperabilità tra organizzazioni, sistemi e dispositivi;

19.

gli enti locali e regionali hanno un ruolo essenziale nello sviluppo dell'accesso alla banda larga nelle zone in cui il mercato non riesce a fornirlo (9);

20.

appoggia la risoluzione del Parlamento europeo, del 6 luglio 2011, sul tema La banda larga in Europa: investire nella crescita indotta dalla tecnologia digitale  (10), e in particolare l'idea secondo cui un obbligo di servizio universale contribuirebbe notevolmente allo sviluppo delle comunicazioni a banda larga nelle zone rurali;

21.

l'accesso a connessioni a banda larga di alta qualità e a prezzo contenuto può contribuire ad aumentare la disponibilità e la qualità dei servizi forniti dagli enti regionali e locali nonché, nel caso delle microimprese e delle PMI, ad agevolare la commercializzazione dei prodotti. Le regioni e i comuni periferici, e in particolare quelli ultraperiferici, dovrebbero trarre considerevoli benefici da un accesso più diffuso e più rapido ai servizi a banda larga (11);

22.

l'accesso alla banda larga consentirebbe così di compensare gli svantaggi legati alla lontananza delle zone rurali grazie a una migliore comunicazione tra l'amministrazione e gli utenti, che si tratti di cittadini o di imprese (12);

23.

i servizi di e-Government da sviluppare dovrebbero comprendere settori quali: le relazioni tra utenti e amministrazione; il contributo delle amministrazioni all'animazione del dibattito pubblico (diffusione dei dati pubblici essenziali, forum pubblici, consultazioni on line e, più in generale, i nuovi meccanismi di consultazione dei cittadini); le relazioni delle imprese con l'amministrazione (quali le dichiarazioni dei dati societari, le dichiarazioni di assunzione, il trasferimento di dati fiscali e contabili); l'applicazione delle tecniche di commercio elettronico agli appalti pubblici (appalto elettronico); le modalità lavorative e organizzative di tipo nuovo in seno all'amministrazione (trasformazione delle professioni, lavoro cooperativo, telelavoro);

24.

le misure volte a fornire a tutti i cittadini europei un accesso alla banda larga di base entro il 2013 e alla banda larga veloce e superveloce entro il 2020, in linea con gli impegni assunti dall'UE con l'agenda digitale europea, dovrebbero essere attuate rapidamente;

25.

per quanto riguarda l'utilizzo delle potenzialità dell'e-Government per ridurre l'impronta di carbonio, le regioni e le città potrebbero svolgere un ruolo guida nell'identificare le opportunità d'azione a livello locale in materia di TIC, condividere le pratiche tecnologiche migliori, individuare i partner dei progetti, destinare finanziamenti all'investimento negli strumenti TIC, misurare i progressi compiuti e diffondere i risultati raggiunti.

Il Comitato delle regioni sottolinea

26.

il ruolo particolarmente rilevante del settore dei servizi nello sfruttare i vantaggi delle TIC, visto che settori come il commercio al dettaglio e all'ingrosso, i servizi finanziari e commerciali sono tra i principali investitori nelle TIC (13);

27.

che il persistere del divario digitale aggrava l'esclusione sociale e la divergenza economica. La creazione di pari opportunità nel settore digitale è pertanto essenziale da un punto di vista sia sociale che economico. Alla luce di ciò, l'inserimento nella società digitale (e-Inclusion) riveste un'importanza fondamentale per il conseguimento degli obiettivi del piano d'azione europeo per l'e-Government 2011-2015 e, dunque, della strategia Europa 2020 (14) per quanto riguarda lo sviluppo socioeconomico;

28.

che la garanzia della protezione della vita privata è condizionata da una serie di fattori, tra cui l'organizzazione degli enti pubblici (per lo più a livello locale), la convergenza della normativa a livello UE, la promozione di una cultura innovativa sia fra i dipendenti della pubblica amministrazione grazie anche a un codice deontologico comune sia tra i cittadini grazie alla definizione dei loro diritti digitali e alla sensibilizzazione in materia, nonché la gestione delle applicazioni basate sulle TIC (15);

29.

nella realizzazione dell'infrastruttura di Internet e nello sviluppo dei relativi servizi è indispensabile garantire il rispetto dei requisiti di sicurezza a tutti i livelli al fine di assicurare la massima protezione della vita privata e dei dati personali ed evitare qualsiasi forma di controllo non autorizzato dei dati e del profilo personale, ivi comprese le informazioni sulle abitudini di acquisto, le condizioni di salute, le cartelle cliniche, ecc. (16);

30.

agli enti locali e regionali spetta un ruolo essenziale nella lotta contro la criminalità informatica e nella tutela della sicurezza dei dati. Essi dovrebbero partecipare alla raccolta di dati sulle statistiche della criminalità informatica e alla formazione del personale;

31.

per quanto riguarda il principio di un mercato competitivo dell'informazione del settore pubblico, è essenziale garantire che gli erogatori di servizi privati siano soggetti alle medesime condizioni delle istituzioni pubbliche, permettere che gli utilizzatori privati abbiano accesso ai dati pubblici e definire chiaramente le condizioni alle quali tali dati possono essere utilizzati a scopi commerciali (17);

32.

nella gestione dei processi che stanno alla base del piano d'azione europeo per l'e-Government e delle politiche pubbliche correlate, l'azione coordinata dell'UE, degli Stati membri e degli enti locali e regionali, conformemente al principio della sussidiarietà, risulta estremamente importante, come viene affermato nel Libro bianco del CdR sulla governance multilivello (18).

Il Comitato delle regioni riconosce

33.

che le parti sociali, gli enti regionali e locali e i governi devono collaborare per innescare un circolo virtuoso di potenziamento delle risorse umane, modifiche organizzative, TIC e produttività, nonché per fare in modo che le TIC vengano sviluppate e utilizzate in maniera efficiente; le politiche intese ad accrescere l'alfabetizzazione elementare nelle TIC, creare competenze di alto livello nelle TIC, promuovere l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita nelle TIC e potenziare le competenze manageriali e di creazione di reti necessarie per l'utilizzo efficiente delle TIC rivestono un'importanza particolare (19) e rientrano nelle competenze fondamentali degli enti regionali e locali;

34.

che, nella comunicazione in esame, la Commissione europea annuncia un numero straordinario di azioni da lanciare nel quadro del piano d'azione per l'e-Government;

35.

che le azioni e le misure descritte nella comunicazione non sembrano sollevare alcun problema relativo al rispetto del principio di proporzionalità, dato che non vanno oltre quanto necessario per raggiungere gli obiettivi fissati. Occorre limitare al massimo gli oneri aggiuntivi che le misure comporterebbero per gli Stati membri ed effettuare una valutazione economica in materia;

36.

che le forme di azione proposte (misure politiche non vincolanti) sono le più semplici possibili per conseguire gli obiettivi previsti e lasciano il massimo margine decisionale al livello nazionale (e anche regionale);

37.

che le misure specifiche da attuare dovranno essere oggetto di un attento monitoraggio e valutazione, con l'obiettivo di garantire che non vadano al di là di quanto è necessario per realizzare gli obiettivi previsti, che lascino il massimo margine decisionale agli Stati membri e che non impongano oneri inutili alle imprese. A questo fine dovrà essere introdotto un sistema di monitoraggio delle procedure.

38.

che le violazioni della sicurezza rappresentano una minaccia per i servizi di utilità generale (forniture idriche locali, energia, imprese ecologiche, ecc.);

39.

che la gestione dei cambiamenti climatici costituisce una delle sfide più importanti cui gli enti locali e regionali saranno confrontati nei prossimi anni e che, per conseguire gli obiettivi ambiziosi fissati per il 2020, le soluzioni basate sulle TIC dovranno essere facilmente disponibili e diffuse su vasta scala;

40.

che le regioni, così come gli enti locali, sono tra i protagonisti nel campo delle TIC per la crescita sostenibile poiché hanno la responsabilità di numerose attività legate alla pianificazione, al rilascio delle autorizzazioni, agli appalti, alla produzione e ai consumi. In settori quali i trasporti, gli alloggi, l'edilizia pubblica e le infrastrutture per la pubblica illuminazione, la cui pianificazione e fornitura è di competenza degli enti locali e regionali, si possono realizzare riduzioni significative delle emissioni di CO2 e dei consumi energetici. Inoltre le TIC, grazie al loro significativo potenziale di miglioramento dell'efficienza energetica, accrescono la competitività dell'Unione europea e migliorano le opportunità economiche a livello locale e regionale.

Il Comitato delle regioni raccomanda

41.

che la Commissione e i governi degli Stati membri promuovano attivamente il coinvolgimento degli enti regionali e locali nell'impiego delle innovazioni delle TIC nel settore pubblico, specie incoraggiando le migliori pratiche europee e offrendo consulenza e raccomandazioni metodologiche (20);

42.

di attuare interventi di formazione diffusa sulle questioni attinenti alla fiducia e alla sicurezza destinati a tutto il personale, specialmente a quello tecnico specialistico (ad es. reti, sistemi, sicurezza, tutela della vita privata, ecc.), al personale direttamente coinvolto nelle procedure di sicurezza che richiedono metodologie diverse e al personale genericamente o indirettamente coinvolto nei processi di innovazione e ammodernamento (ad. es. alfabetizzazione informatica dei consumatori) (21);

43.

che la Commissione europea, al fine di valutare l'impatto che le nuove politiche e normative avrebbero sulle regioni e sui comuni in termini di cambiamento della gestione dell'informazione e di adeguamento delle nuove tecnologie, realizzi una valutazione dell'impatto dell'informazione da includere nel codice di condotta in materia di relazioni intergovernative. La valutazione dell'impatto dell'informazione è intesa a

determinare per tempo se la legge è applicabile a livello pratico,

analizzare in che modo gli elementi di base dell'e-Government possano contribuire a una buona attuazione del processo, e

determinare il giusto supporto da fornire nel processo di attuazione, considerando i livelli attuali di sviluppo e la capacità di adeguamento dei comuni;

44.

di accordare maggiore importanza alla sensibilizzazione a livello regionale e locale, alla luce della carenza di informazioni e/o di meccanismi per individuare le informazioni che possono essere riutilizzate, e di aiutare gli organismi pubblici ad essere più trasparenti e a promuovere il riutilizzo dell'informazione del settore pubblico (22);

45.

che gli enti locali e regionali in Europa facciano ampiamente ricorso alle soluzioni fornite dalle TIC per far fronte ai problemi derivanti dall'invecchiamento demografico, migliorando così la qualità della vita degli anziani, mantenendoli integrati nelle comunità locali e promuovendo la competitività locale e regionale grazie all'erogazione di servizi personalizzati (23).

Bruxelles, 12 ottobre 2011

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


(1)  CdR 10/2009 fin.

(2)  CdR 283/2008 fin.

(3)  CdR 156/2009 fin.

(4)  CdR 104/2010 fin.

(5)  COM(2009) 116 definitivo.

(6)  COM(2010) 743 definitivo.

(7)  CdR 247/2009 fin.

(8)  CdR 14/2010 fin.

(9)  CdR 5/2008 fin.

(10)  http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P7-TA-2011-0322+0+DOC+XML+V0//IT.

(11)  CdR 252/2005 fin.

(12)  CdR 14/2010 fin.

(13)  The Economic Impact of ICT Measurement, Evidence and Implications, OECD Publishing (2004).

(14)  COM(2010) 2020 definitivo.

(15)  CdR 247/2009 fin.

(16)  CdR 247/2009 fin.

(17)  CdR 247/2009 fin.

(18)  CdR 89/2009 fin.

(19)  The Economic Impact of ICT Measurement, Evidence and Implications, OECD Publishing (2004).

(20)  CdR 156/2009 fin.

(21)  CdR 104/2010 fin.

(22)  CdR 247/2009 fin.

(23)  CdR 84/2007 fin.


11.1.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 9/71


Parere del Comitato delle regioni sul tema «Mobilità europea e internazionale dei funzionari e degli altri agenti degli enti regionali e locali dell’Unione europea»

2012/C 9/13

IL COMITATO DELLE REGIONI

osserva che, poiché i funzionari e gli altri agenti degli enti regionali e locali dell'Unione europea intrattengono relazioni dirette e quotidiane con tutti i cittadini e i rappresentanti politici locali, il loro ruolo nella trasmissione del messaggio europeo potrebbe essere rafforzato facendo sì che la mobilità divenga parte del loro processo di formazione permanente, attraverso l'assegnazione temporanea a un altro ente regionale o locale;

fa presente che la mobilità a livello europeo e internazionale dei dipendenti degli enti regionali e locali può aiutare gli Stati membri dell'Unione europea a dotarsi di amministrazioni moderne ed efficaci, con le strutture, le risorse umane e le competenze direttive necessarie per l'attuazione dell'acquis dell'UE;

è convinto che la mobilità aiuterà a ridurre gli ostacoli linguistici in Europa, incoraggiando i funzionari e gli altri agenti ad apprendere più lingue;

richiama l'attenzione sull'ultima sentenza della Corte di giustizia dell'UE, in base alla quale i dipendenti di un'autorità pubblica di uno Stato membro trasferiti ad un'altra autorità pubblica non dovrebbero subire «un peggioramento retributivo sostanziale» in conseguenza del mero fatto del trasferimento.

Relatrice

Mireille LACOMBE (FR/PSE), membro del Consiglio generale del dipartimento del Puy-de-Dôme (Francia)

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.   Considerazioni generali

Perché il Comitato delle regioni ha deciso di dedicare un parere a questo tema

1.

sottolinea che il Trattato di Lisbona rafforza la dimensione territoriale dell'integrazione europea e legittima una concretizzazione della governance multilivello per la quale il Libro bianco del Comitato delle regioni sulla governance multilivello propone una serie di azioni (1);

2.

ricorda che, per consentire alla strategia Europa 2020 di divenire pienamente operativa, è necessario che gli enti regionali e locali siano coinvolti nella sua definizione e attuazione, ad esempio nelle iniziative faro Un'agenda per nuove competenze e per l'occupazione  (2) e Youth on the move  (3);

3.

ritiene che il rafforzamento del ruolo degli enti regionali e locali nell'allargamento dell'UE, nella politica di vicinato e nelle relazioni esterne, soprattutto in materia di aiuto allo sviluppo attraverso la cooperazione decentrata (come indicato nel parere del Comitato delle regioni sul tema Le autorità locali: attori di sviluppo  (4), richiederà un adattamento delle risorse umane in modo che queste possano cogliere e anticipare le politiche pubbliche europee;

4.

fa rilevare che, poiché i funzionari e gli altri agenti degli enti regionali e locali dell'Unione europea (in prosieguo: «funzionari e altri agenti») intrattengono relazioni dirette e quotidiane con tutti i cittadini e i rappresentanti politici locali, il loro ruolo nella trasmissione del messaggio europeo potrebbe essere rafforzato facendo sì che la mobilità divenga parte del loro processo di formazione permanente, attraverso l'assegnazione temporanea a un altro ente regionale o locale;

5.

osserva che il settore pubblico rappresenta circa il 20,3 % del mercato del lavoro all'interno dell'Unione europea (5). La mobilità dei funzionari e altri agenti intesa a promuovere lo scambio di esperienze e di conoscenze professionali si inserisce nel quadro della libera circolazione dei lavoratori all'interno dell'UE, prevista dall'articolo 45 del TFUE, e costituisce un elemento essenziale della cittadinanza dell'UE;

6.

ricorda l'impegno del CdR a favore della mobilità, che sia a fini di istruzione o di occupazione: oltre a fornire un importante contributo allo sviluppo personale e professionale, la mobilità favorisce infatti il rafforzamento dell'identità europea, migliorando la coesione economica, sociale e territoriale in seno all'Unione europea (6);

7.

fa osservare che, conformemente al principio di sussidiarietà, nella maggior parte degli Stati membri gli enti regionali e locali sono direttamente responsabili della definizione e dell'erogazione dei servizi pubblici e devono anche assicurare che l'amministrazione operi con la massima efficienza possibile. Il livello locale, così come quello regionale, è ricco di conoscenze e di esperienze, ed è proprio a questo livello che lo scambio di buone pratiche permetterà di trovare il maggior numero di approcci innovativi;

8.

constata la mancanza di informazioni riguardo alle possibilità di mobilità europea e internazionale dei funzionari e altri agenti, cosa che non facilita certamente gli scambi tra enti territoriali.

Quali ricadute positive può avere la mobilità europea e internazionale dei funzionari e degli altri agenti degli enti regionali e locali?

9.

Fa presente che la mobilità a livello europeo e internazionale dei dipendenti degli enti regionali e locali può aiutare gli Stati membri dell'Unione europea a dotarsi di amministrazioni moderne ed efficaci, con le strutture, le risorse umane e le competenze direttive necessarie per l'attuazione dell'acquis dell'UE;

10.

è convinto che la mobilità transnazionale possa contribuire a rafforzare la coesione. I funzionari che partecipano ai programmi di mobilità lavorano direttamente o indirettamente a favore del miglioramento della società per tutti, ai vari livelli: nazionale, regionale e locale. Le ricerche dimostrano che il capitale sociale influisce direttamente e positivamente sui livelli di crescita delle regioni europee (7);

11.

desidera sottolineare che, parallelamente alla governance democratica, che favorisce la partecipazione delle popolazioni interessate, la cooperazione tra enti regionali e locali, per la molteplicità dei settori d'intervento e la diversità dei soggetti pubblici e privati che può attirare, rappresenta un potente fattore di sviluppo territoriale. Tale cooperazione può anche stimolare l'organizzazione della produzione, di circuiti di commercializzazione o di attività economiche a beneficio delle popolazioni locali e dell'ambiente;

12.

è convinto che la mobilità aiuterà a ridurre gli ostacoli linguistici in Europa, incoraggiando i funzionari e gli altri agenti ad apprendere più lingue;

13.

sottolinea il ruolo che gli enti regionali e locali svolgono a favore della mobilità transfrontaliera e il contributo che quest'ultima offre sia al rafforzamento dell'integrazione europea sia alla familiarizzazione dei paesi candidati con l'acquis dell'UE. Poiché le esperienze e le conoscenze degli enti territoriali in ambito amministrativo sono molto ampie, è proprio al loro livello che si possono trovare le soluzioni migliori e instaurare importanti forme di collaborazione.

2.   Le misure da prendere in considerazione

14.

Chiede alla Commissione europea di sostenere la promozione della mobilità europea e internazionale dei funzionari ed altri agenti degli enti regionali e locali con l'obiettivo di favorire una migliore cooperazione tra regioni e città, creando una banca dati, sotto forma di portale Internet, in materia di buone pratiche, progetti, offerte di mobilità e condizioni giuridiche ed economiche di tale mobilità. La Commissione europea potrebbe utilizzare le informazioni esistenti a livello nazionale, regionale e locale, rendendole accessibili ai funzionari e agli agenti regionali e locali;

15.

sottolinea che occorrerebbe prestare maggiore attenzione al ruolo crescente svolto dagli enti regionali e locali nel quadro dell'aiuto allo sviluppo e dei programmi di cooperazione internazionale con i paesi in via di sviluppo (8);

16.

raccomanda di tenere maggiormente conto del ruolo svolto dagli enti regionali e locali nel settore della cooperazione, considerato il loro importante coinvolgimento in questo ambito; rispettosi del principio di sussidiarietà, essi appaiono infatti come i soggetti più indicati per favorire l'accesso alla mobilità e devono certamente partecipare allo sviluppo dei programmi di cooperazione, definiti con i funzionari e gli altri agenti responsabili della gestione delle politiche pubbliche locali ed europee;

17.

propone che anche i funzionari dell'Unione europea possano essere distaccati negli enti regionali e locali;

18.

ritiene che il presente parere dovrebbe rivolgersi anche ai funzionari e agli altri agenti dei gruppi europei di cooperazione territoriale (GECT). La mobilità europea e internazionale dei funzionari di tutta l'UE può essere infatti valutata soprattutto nei territori transfrontalieri, che possono fungere da laboratori europei. In questo senso l'UE deve fornire il proprio sostegno allo sviluppo di servizi di informazione per i lavoratori transfrontalieri: ciò rappresenterà un importante fattore di mobilità;

19.

chiede agli Stati dell'UE che ne sono ancora sprovvisti di dotarsi, in concertazione con le parti sociali, di disposizioni giuridiche che consentano la mobilità europea e internazionale dei propri funzionari e altri agenti regionali e locali, sia permanenti che temporanei, e che permettano altresì di accogliere funzionari regionali e locali provenienti da altri Stati membri. Queste disposizioni giuridiche sono opportune per definire correttamente i diritti e i doveri dei funzionari e degli altri agenti in mobilità. Sono essenziali anche delle disposizioni di inquadramento per definire i criteri di mobilità, tra cui le competenze professionali e linguistiche richieste, la durata dell'assegnazione temporanea, la comparabilità dell'ente territoriale di accoglienza con quello di origine, nonché il valore aggiunto che questa assegnazione porterà agli enti interessati;

20.

richiama l'attenzione sull'ultima sentenza della Corte di giustizia dell'UE (9), in base alla quale i dipendenti di un'autorità pubblica di uno Stato membro trasferiti ad un'altra autorità pubblica non dovrebbero subire «un peggioramento retributivo sostanziale» in conseguenza del mero fatto del trasferimento;

21.

sottolinea che, dato il numero elevato di dipendenti donne nel settore pubblico, tutte le misure dovrebbero tenere conto dell'importanza di rafforzare le pari opportunità tra i sessi, non ultimo tramite l'accesso ad un'assistenza adeguata per gli adulti non autosufficienti e i bambini, in modo da consentire a un maggior numero di donne di partecipare ai programmi di mobilità;

22.

sottolinea che sarebbe utile che la Commissione europea tracciasse, in collaborazione con le associazioni europee interessate, un bilancio della mobilità dei funzionari regionali e locali negli ultimi cinque anni, effettuando una valutazione del valore aggiunto per la comunità e dell'acquisizione da parte dei dirigenti di nuove competenze a livello di gestione di progetti complessi;

23.

propone che la Commissione europea, di concerto con il Comitato delle regioni, organizzi alcuni «incontri della mobilità» per mettere in contatto le istituzioni europee con gli enti territoriali, al fine di consentire scambi di funzionari e altri agenti di enti locali e regionali in mobilità con quanti desiderano fare carriera all'estero. Potrebbe essere istituito un premio della mobilità (Mobilis) da assegnare agli enti disponibili a impegnarsi a favore della mobilità;

24.

propone alla Commissione europea di elaborare uno studio di fattibilità per creare, nel lungo termine, un programma di scambi europei di funzionari e altri agenti;

25.

raccomanda che il sostegno finanziario alla mobilità degli agenti degli enti regionali e locali (attualmente attraverso programmi quali Interreg IVC, Urbact e CARDS) sia mantenuto nelle nuove prospettive finanziarie dell'UE;

26.

propone che la Commissione europea realizzi una campagna di informazione sul valore aggiunto della mobilità degli agenti degli enti territoriali, per incoraggiare gli scambi di buone pratiche tra gli enti regionali e locali dell'Unione europea ma anche con gli enti degli Stati candidati all'adesione e dei paesi terzi.

Bruxelles, 12 ottobre 2011

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


(1)  CdR 89/2009 fin.

(2)  COM(2010) 682 definitivo.

(3)  COM(2010) 477 definitivo.

(4)  CdR 312/2008 fin.

(5)  SEC(2010) 1609 definitivo.

(6)  CdR 292/2010 fin.

(7)  Beugelsdijk e van Schaik, Social Capital and Regional Economic Growth, 2003.

(8)  CdR 408/2010 fin.

(9)  Causa Scattolon C-108/10.


11.1.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 9/74


Parere del Comitato delle regioni sul tema «Sviluppare la dimensione europea dello sport»

2012/C 9/14

IL COMITATO DELLE REGIONI

sottolinea che gli enti locali e regionali da sempre riconoscono e utilizzano il potere educativo dello sport, integrandolo con le politiche scolastiche e con le azioni finalizzate a migliorare la qualità della vita, anche in termini di salute, dei loro cittadini;

apprezza in modo particolare che la Commissione europea abbia attivato azioni di sostegno contro frodi e corruzione in ambito sportivo;

sottolinea i valori etici contenuti nello sport ed in particolare la necessità di formare i giovani al «valore della sconfitta» e del «fair play», educando a ciò innanzitutto allenatori e tecnici, che devono essere di esempio, al fine di mettere fine ad episodi disdicevoli e diseducativi;

sottolinea la valenza sociale delle iniziative sportive quali gli Special Olympics e le Paraolimpiadi, grazie alle quali viene promossa l'inclusione sociale delle persone affette da disabilità, contribuendo in varia misura alla loro autonomia personale;

propone di sostenere, nel quadro dell'apprendimento permanente, iniziative innovative relative all'attività fisica nelle scuole, in particolare a partire dai quattro ai quattordici anni;

richiede di sfruttare appieno le possibilità di sostegno alle infrastrutture sportive ed alle attività sportive offerte dal Fondo europeo di sviluppo regionale e la possibilità di rafforzare le competenze ed aumentare l'occupabilità dei lavoratori nel settore dello sport offerte dal Fondo sociale europeo.

Relatore

Roberto PELLA (IT/PPE), consigliere comunale di Valdengo, assessore della città di Biella

Testo di riferimento

Comunicazione della commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Sviluppare la dimensione europea dello sport

COM(2011) 12 definitivo

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Contesto generale

1.

esprime generale apprezzamento per la comunicazione della Commissione europea dal titolo Sviluppare la dimensione europea dello sport  (1), che fa seguito al Libro bianco sullo sport (2) e che cita l'articolo 165 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) come base giuridica per l'azione UE, comunicazione che si occupa di 15 priorità, raggruppate sotto quattro sezioni principali quali: il ruolo sociale dello sport, la dimensione economica dello sport, l'organizzazione dello sport e la cooperazione con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali per quanto riguarda lo sport;

2.

apprezza che la Commissione europea abbia ribadito, riprendendo principi già contenuti nel Libro bianco sullo sport, che per attuare una strategia vincente si debbano coordinare gli interventi nel settore dello sport con quelli ad esso correlati: salute, istruzione, formazione, gioventù, sviluppo regionale e coesione, inclusione sociale, occupazione, cittadinanza, giustizia, affari interni, ricerca, mercato interno e concorrenza;

3.

sottolinea che l'articolo 165 TFUE contiene anche un riferimento a misure incentive nel settore dello sport, sulla cui base la Commissione europea avrebbe potuto considerare di proporre un nuovo schema di spesa all'interno delle attuali prospettive finanziarie, per esempio un programma sullo sport UE limitato a due anni;

4.

ribadisce, in linea con la Commissione europea, che l'articolo 165 del TFUE riconosce la natura specifica dello sport, di cui dà atto anche la giurisprudenza della Corte di giustizia dell'UE, e auspica che l'elaborazione e l'applicazione delle normative europee tengano conto della specificità dello sport;

5.

sottolinea con soddisfazione che gli articoli 6 e 165 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) conferiscono all'UE un ruolo di sostegno, coordinamento e complemento nel settore dello sport che dà nuovo slancio allo sviluppo della dimensione europea dello sport. Pur nel rispetto dei principi di sussidiarietà e di autonomia degli enti di governo dello sport, le azioni intraprese dall'UE attribuiscono alle iniziative sportive degli Stati membri e degli enti locali e regionali un valore aggiunto europeo, in quanto catalizzatore per aumentare l'impatto delle azioni in ambito sportivo;

6.

sottolinea che lo sport e le organizzazioni nazionali, europee ed internazionali che lo gestiscono e lo regolano (CIO e comitati olimpici nazionali e federazioni sportive nazionali, organizzazioni sportive per le persone con disabilità e per lo sport di base) possono contribuire efficacemente a raggiungere gli obiettivi strategici a lungo termine dell'UE, in particolare alla strategia Europa 2020, e a creare nuove prospettive occupazionali soprattutto nel mondo giovanile;

7.

sottolinea il ruolo dello sport nel forgiare un'identità europea e nel contrastare il razzismo e la xenofobia;

8.

esprime apprezzamento per il riconoscimento della complessità e per l'importanza data dalla Commissione e dal Consiglio dell'Unione europea (il Consiglio) alle proposte per azioni comuni in ambito sportivo e alla cooperazione informale tra gli Stati membri per garantire il costante scambio di buone prassi e la diffusione dei dati riguardanti i risultati conseguiti;

9.

si compiace della volontà della Commissione europea e del Consiglio (3) di dare sostegno ai gruppi informali di esperti nel settore dello sport che gli Stati membri intenderanno creare e che faranno capo al gruppo di lavoro del Consiglio sullo sport. A tale proposito richiede che a tali gruppi partecipi anche il CdR;

10.

apprezza il fatto che la DG MARKT della Commissione europea abbia commissionato uno studio indipendente sul finanziamento degli sport di base in Europa, per valutare i diversi sistemi di finanziamento (ad esempio, fonti di finanziamento statali, regionali e locali, i contributi delle famiglie, del volontariato e le sponsorizzazioni, i proventi derivanti dalla trasmissione degli eventi o dall'organizzazione dei servizi connessi al gioco d'azzardo, anche on line) e che verrà analizzata anche una vasta gamma di politiche del mercato interno che hanno impatto diretto sui citati sistemi di finanziamento. Richiede alla Commissione un coinvolgimento diretto del Comitato delle regioni e degli enti locali e regionali nei progetti di studio, sia in corso che futuri, in quanto enti promotori o maggiormente vicini ai soggetti coinvolti.

Il ruolo degli enti locali e regionali

11.

ritiene che il ruolo degli enti locali e regionali nello sviluppo della dimensione europea dello sport sia fondamentale in quanto tali enti contribuiscono, in base ai loro compiti istituzionali, a garantire l'erogazione di servizi ai cittadini in ambito sportivo, che diventano nell'azione amministrativa importanti strumenti per agevolare l'inclusione sociale e la lotta alla discriminazione;

12.

sottolinea inoltre che gli enti locali e regionali svolgono una funzione essenziale nel fornire risorse finanziarie per le attività sportive e per l'impiantistica ad esse necessaria. Essi inoltre, insieme alle organizzazioni sportive e, ove esistenti, in collaborazione con le strutture territoriali dei comitati olimpici nazionali, svolgono un ruolo fondamentale nel motivare i cittadini alla pratica sportiva; mette anche l'accento sull'opportunità di creare, nei paesi in cui non esistono, strutture sportive regionali che svolgerebbero un'importante funzione di incentivazione dell'attività sportiva a livello regionale;

13.

ricorda che gli enti locali e regionali svolgono un'indispensabile azione di coordinamento di tutti gli attori presenti sul territorio, coinvolti a vario titolo in ambito sportivo, in particolare dando sostegno all'associazionismo ed al volontariato sportivo;

14.

sottolinea inoltre che gli enti locali e regionali da sempre riconoscono e utilizzano il potere educativo dello sport, integrandolo con le politiche scolastiche e con le azioni finalizzate a migliorare la qualità della vita, anche in termini di salute, dei loro cittadini;

15.

ritiene fondamentale che la Commissione europea rispetti l'autonomia degli enti di governo dello sport, quale principio fondamentale connesso all'organizzazione dello sport, e le competenze degli Stati membri, in linea con il principio di sussidiarietà;

16.

ritiene altresì fondamentale affrontare sfide quali la violenza e l'intolleranza legata agli eventi sportivi, e affrontare in maniera incisiva e legislativa le sfide transnazionali dello sport europeo quali frodi, partite truccate, doping;

17.

invita la Commissione europea a riservare un ruolo maggiormente incisivo al Comitato delle regioni, agli enti locali e regionali, alle organizzazioni sportive nazionali e, ove esistenti, alle strutture territoriali dei comitati olimpici nazionali, sia nelle fasi progettuali sia nelle fasi attuative delle politiche per lo sport;

18.

sottolinea la capacità dello sport di creare relazioni tra istituzioni pubbliche, associazioni, federazioni, club e altre organizzazioni e ritiene necessario creare reti che facilitino e accelerino lo scambio di conoscenze nel campo dello sport e del suo impatto sulla società. In questa linea, la creazione di reti di enti pubblici che lavorino a livello locale significherebbe un grande avanzamento per sviluppare il ruolo dei comuni nel promuovere l'impatto dello sport sulla società e permetterebbe loro di contribuire al miglioramento dello sport a livello europeo;

19.

richiede alla Commissione che nella continuazione delle azioni di incentivazione a sostegno di progetti nel settore dello sport o in programmi esistenti in diversi settori, quali istruzione, educazione permanente, sanità pubblica, giovani, cittadinanza, ricerca, inclusione sociale, parità di genere, lotta al razzismo, coinvolga attivamente il CdR nei dibattiti che accompagneranno la preparazione del prossimo quadro finanziario pluriennale;

20.

ritiene fondamentale che la Commissione europea coinvolga il Comitato delle regioni, per le proposte contenute nella presente documentazione, fin dall'inizio, in tutte le azioni preparatorie in atto e future e negli eventi specifici proposti;

21.

suggerisce alla Commissione europea di sostenere azioni specifiche per progetti di sostegno e reclutamento del volontariato sportivo, proposti direttamente da enti locali e regionali, organizzazioni sportive e, ove esistenti, strutture territoriali dei comitati olimpici nazionali, enti di servizio ed enti di promozione sportiva.

Il ruolo sociale dello sport

22.

apprezza l'attenzione posta dalla Commissione europea sulla necessità di arginare in modo efficace il problema del doping, non solo in ambito agonistico, in quanto ormai diffuso in misura sempre più significativa in ambito amatoriale, che pone un serio problema di rischio per la salute;

23.

ritiene che una misura efficace consista nel comprendere meglio la prevalenza delle pratiche di doping nello sport amatoriale e successivamente, in base alle prove disponibili, creare innanzitutto controlli sistematici e strategie di intervento atte ad aiutare a ridurre l'uso di sostanze proibite e dopanti negli ambienti non professionistici e in un secondo tempo nell'inasprimento delle pene, in modo analogo a quanto previsto per gli stupefacenti. Queste azioni dovrebbero essere coordinate e mirare all'adozione e condivisione di buone prassi in strategie antidoping in tutti i soggetti. Per il traffico di sostanze dopanti, richiede l'adesione dell'UE alla Convenzione europea, che riconosce il ruolo mondiale della WADA, l'agenzia per la lotta contro il doping;

24.

sottolinea il problema della diversità di tempi tra giustizia sportiva e ordinaria. E ritiene che la Commissione europea debba fare opportuni interventi legislativi in questo senso, rafforzando le misure di diritto penale contro il commercio di sostanze dopanti;

25.

propone l'introduzione di un sistema uniforme antidoping nei paesi dell'UE anche attraverso la previsione di un numero minimo di controlli sia durante che fuori dalle competizioni;

26.

sottolinea l'urgenza di arginare la piaga delle scommesse sportive illegali, che minano la funzione sociale ed educativa dello sport, e si compiace che la Commissione europea si sia già attivata per far fronte a tale situazione;

27.

apprezza in modo particolare che la Commissione europea abbia attivato azioni di sostegno contro frodi e corruzione in ambito sportivo, facendole rientrare nell'ambito di attività soggette alla decisione 2003/568/JHA del Consiglio europeo, relativa alla lotta contro la corruzione nel settore privato, nell'ambito di un pacchetto anticorruzione più ampio previsto per il 2011;

28.

sottolinea l'importanza di un'azione della Commissione europea, per incentivare forme di partenariato che facilitino lo sviluppo di sistemi di allarme tempestivo volti a prevenire frodi e scandali relativi a incontri sportivi truccati e a contrastare la possibile ingerenza della criminalità organizzata nello sport europeo, incentivando gli Stati membri a prendere misure drastiche sul reato di frode sportiva e ad armonizzare le sanzioni relative allo stesso;

29.

sottolinea i valori etici contenuti nello sport ed in particolare la necessità di formare i giovani al «valore della sconfitta» e del «fair play», educando a ciò innanzitutto allenatori e tecnici, che devono essere di esempio, al fine di mettere fine ad episodi disdicevoli e diseducativi che purtroppo spesso accadono alla fine di alcuni incontri sportivi;

30.

ritiene indispensabile, in linea con la Commissione europea, incentivare il connubio tra sport e istruzione, per sfruttare gli effetti benefici dello sport migliorando la qualità della vita attraverso la prevenzione di problemi di salute anche patologici, principalmente la cura dell'obesità e delle patologie cardiovascolari, contribuendo a diminuire, nel lungo termine, la spesa del settore sanitario, vera voragine nei bilanci regionali;

31.

sottolinea l'importanza di sensibilizzare ad una pratica sportiva quotidiana tutte le fasce di età: bambini, adulti e anziani; mette anche in rilievo l'importanza dell'attuazione del progetto Sport per tutti, che diffonde l'idea dell'attività fisica continua;

32.

sottolinea che, vista l'importanza di una pratica sportiva integrativa, occorre creare le condizioni affinché gli sportivi e gli alunni disabili possano svolgere quotidianamente un'attività sportiva, sia negli istituti scolastici che all'esterno, e, nel quadro delle opportunità di finanziamento, si deve tenere in debito conto il sostegno e lo sviluppo dello sport per i disabili;

33.

esorta pertanto le autorità nazionali e gli enti locali e regionali a facilitare in ogni scuola la pratica giornaliera gratuita dello sport mettendo a disposizione infrastrutture adeguate;

34.

suggerisce azioni di rafforzamento della dimensione sportiva nei programmi prescolastici e scolastici;

35.

chiede che l'educazione al movimento abbia inizio già nella scuola materna e che gli Stati membri creino condizioni adeguate per un'educazione fisica nelle scuole che tenga conto delle condizioni pedagogiche, psicologiche e fisiche dei bambini e dei giovani; ritiene inoltre che l'educazione fisica sia un elemento centrale di una formazione completa;

36.

raccomanda che venga riconosciuta la necessità di una formazione professionale «parallela» per i giovani atleti, e in particolare per gli sportivi più giovani; a tal fine, occorre un controllo rigoroso e regolare di tale formazione in modo da garantirne la qualità. Ritiene altresì che, in questo contesto, si debbano trasmettere anche valori - morali, educativi, ecc. - importanti per svolgere un'attività sportiva professionale;

37.

promuove l'attuazione di una maggiore mobilità per i lavoratori, istruttori e allenatori in ambito sportivo basata su standard comuni e concordati che siano reciprocamente riconosciuti tra regioni e Stati membri;

38.

propone di promuovere e di istituire il ruolo di ambasciatori europei dello sport per gli atleti di alto livello, sia durante, sia alla fine della loro carriera agonistica;

39.

sottolinea l'assenza, nella comunicazione della Commissione europea, di un'attenzione diretta e accurata al mondo del volontariato sportivo, il vero potenziale sociale dello sport;

40.

pertanto invita sia la Commissione europea sia gli enti locali e regionali a mantenere sempre alta l'attenzione per il volontariato sportivo in grado di fornire all'istruzione un efficace supporto a tutti i livelli, arricchendo i programmi di insegnamento e fornendo un utile strumento per il processo di apprendimento permanente. Allo stesso modo è in grado di garantire un appoggio sostanziale alle amministrazioni regionali e locali e alle società sportive nella realizzazione di avvenimenti che avvicinino la gente allo sport, nello spirito che contraddistingue sempre il suo lavoro senza scopo di lucro;

41.

sottolinea che le attività di volontariato nel settore dello sport devono promuovere il principio di solidarietà e quindi devono essere nettamente distinte dalle attività sportive professionistiche altamente retribuite;

42.

si fa portavoce del desiderio degli enti locali e regionali di accrescere il valore sociale dello sport avvalendosi delle opportunità offerte, nelle intenzioni della Commissione europea, di sfruttare i fondi strutturali correlati allo sport, e dell'appoggio offerto al Progetto città europee per il volontariato nello sport; ritiene opportuno utilizzare lo sport come preziosa forma di prevenzione del disagio sociale e di promozione dell'integrazione, ad esempio con la creazione di piccoli impianti sportivi di libero utilizzo (mini-pitch), in modo particolare nelle aree socialmente o geograficamente svantaggiate, in modo specifico nelle località piccole e isolate;

43.

sottolinea la valenza sociale delle iniziative sportive quali gli Special Olympics e le Paraolimpiadi, grazie alle quali viene promossa l'inclusione sociale delle persone affette da disabilità, contribuendo in varia misura alla loro autonomia personale e rendendole protagoniste e parte attiva della società;

44.

ribadisce l'importanza di favorire la pratica sportiva quotidiana anche per persone disabili, ad esempio attraverso contributi alle associazioni sportive impegnate nell'avvio allo sport di persone con disabilità fisica, intellettiva, sensoriale, per spese di acquisto o sostituzione di specifiche attrezzature individuali, necessarie a questo tipo di attività, nonché al definitivo abbattimento delle barriere architettoniche per poter usufruire agevolmente degli impianti dove si pratica lo sport, ma anche per quelli in cui si assiste ad un evento di livello. Soprattutto tenuto conto dello sviluppo demografico in atto, gli impianti e le offerte sportive dovrebbero essere incentrati in misura sempre maggiore sulle esigenze degli anziani;

45.

propone di sostenere lo sport al femminile attraverso pari opportunità di accesso alle singole discipline e agli sport di squadra, la scrittura dei diversi regolamenti, pari accesso ai finanziamenti per lo sport femminile, la diffusione paritaria degli eventi disputati dalle donne, con un'attenzione particolare alle pratiche svolte da tutti i gruppi di età; chiede che i successi ottenuti dalle donne nelle diverse discipline sportive godano dello stesso riconoscimento di quelli ottenuti dagli uomini, e sottolinea la necessità di adottare normative non discriminatorie per le competizioni sportive assegnando premi dello stesso valore alle donne e agli uomini;

46.

raccomanda alla Commissione europea di non trascurare il ruolo fondamentale di università, associazioni e club giovanili, che devono essere coinvolti per la corretta valorizzazione dello sport.

La dimensione economica dello sport

47.

sottolinea che circa il 2 % del PIL mondiale viene generato dal settore sportivo e fa notare che lo sport, l'industria sportiva e il turismo sportivo, così come l'organizzazione di eventi sportivi hanno ripercussioni positive sull'economia, in particolar modo sul settore turistico ed occupazionale; inoltre sottolinea che questi elementi rivestono grande importanza per la creazione di posti di lavoro e per il valore aggiunto delle piccole e medie imprese;

48.

apprezza l'impegno della Commissione europea, attraverso la cooperazione tra gli Stati membri, nella misurazione dell'incidenza economica dello sport, attraverso un conto satellite che, filtrando i conti nazionali per le attività relative allo sport, sia in grado di evidenziare il valore aggiunto legato allo sport stesso e derivante da attività economiche collaterali;

49.

raccomanda alla Commissione europea di coinvolgere gli enti locali e regionali nella creazione del suddetto conto satellite, in quanto enti in grado di coinvolgere direttamente tanto il mondo sportivo, quanto le autorità pubbliche nazionali ed europee, ed il mondo accademico;

50.

ritiene fondamentale che le azioni in ambito sportivo debbano essere finanziate attraverso programmi europei quali il Fondo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE), gli attuali programmi quadro dell'UE concernenti lo sport e un programma quadro dell'UE per lo sport di cui si raccomanda l'introduzione per il prossimo periodo di bilancio; richiede di sfruttare appieno le possibilità di sostegno alle infrastrutture sportive ed alle attività sportive offerte dal Fondo europeo di sviluppo regionale e la possibilità di rafforzare le competenze ed aumentare l'occupabilità dei lavoratori nel settore dello sport offerte dal Fondo sociale europeo;

51.

apprezza e condivide la raccomandazione della Commissione europea alle associazioni sportive di approntare meccanismi per la vendita collettiva dei diritti mediatici al fine di garantire una distribuzione adeguata dei proventi, colmando il divario tra «sport ricchi» e «sport poveri», nel pieno rispetto delle norme UE e del diritto dei cittadini all'informazione con meccanismi di solidarietà finanziaria.

L'organizzazione dello sport

52.

auspica la proclamazione ed il sostegno ad iniziative con impatto diretto su tutti i cittadini europei, siano essi già attivamente impegnati nello sport o meno, quali l'Anno europeo dello sport, l'organizzazione di festival europei dello sport decentrati e la Giornata europea dello sport. Tali iniziative fornirebbero un contributo alla definizione della politica europea dello sport;

53.

sostiene la necessità di rafforzare, attraverso uno specifico sostegno finanziario comunitario, la Capitale europea per lo sport, lanciata e gestita sin dal 1991 da privati cittadini e che accresce costantemente il suo impatto e la sua visibilità in Europa, sul modello di quanto già avviene per la Capitale europea della cultura, la Capitale verde europea, la Capitale europea della gioventù, che possa quindi contare su un sostegno UE che permetta il suo ulteriore sviluppo e la supervisione da parte della Commissione europea;

54.

auspica la creazione di campagne promozionali e/o di eventi sportivi a sostegno di grandi temi sociali, quali il razzismo e la xenofobia, lo sfruttamento dei minori, la delinquenza giovanile, la lotta a tutte le forme di criminalità organizzata o ancora i grandi temi sui diritti umani nei quali lo sport possa agire da volano su precisi ideali condivisi dall'Unione europea, realizzate con la collaborazione dei grandi atleti di tutte le epoche;

55.

evidenzia l'efficacia, del resto già esperita, di un sistema di collaborazione a livello internazionale delle autorità di polizia per la tutela dell'ordine pubblico in occasione di grandi eventi sportivi;

56.

sottolinea la necessità che tale collaborazione delle autorità di polizia sia attuata e si estenda in maniera efficace ed obbligatoria per le grandi manifestazioni sportive che si svolgono nel territorio UE, anche quando coinvolgono non solo Stati membri, ma anche Stati candidati, potenziali candidati o paesi terzi;

57.

accoglie con favore l'adozione, da parte di alcune organizzazioni sportive europee, di misure atte ad aumentare il fair play finanziario nel calcio europeo, sottoponendole maggiormente alle regole del mercato interno e alle norme in materia di concorrenza;

58.

richiede alla Commissione europea ed al Consiglio di analizzare i fattori che contribuiscono alla risoluzione del problema degli eventi sportivi truccati;

59.

richiede di essere consultato quando saranno affrontati, nella prossima consultazione della Commissione europea, i temi sulla fornitura di servizi connessi al gioco d'azzardo on line;

60.

richiede di affrontare in maniera efficace ed incisiva i problemi collegati alle norme in materia di trasferimenti degli agenti sportivi;

61.

richiede di valutare positivamente le conseguenze di eventuali norme sui giocatori formati nei vivai locali per gli sport di squadra, alla luce della riconosciuta specificità dell'ordinamento sportivo.

Cooperazione con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali

62.

propone di identificare in maniera più precisa l'ambito della cooperazione internazionale nel settore dello sport, prestando particolare attenzione ai paesi dell'Unione europea, compresi i paesi candidati e i paesi candidati potenziali, nonché gli Stati membri del Consiglio d'Europa;

63.

sottolinea che gli enti locali e regionali, che hanno già a vario titolo forme di collaborazione e gemellaggi con i soggetti suddetti, possono svolgere un ruolo prioritario per ottimizzare la cooperazione avvalendosi di rapporti già consolidati nel tempo.

Conclusioni

64.

sottolinea la necessità di coinvolgere maggiormente gli enti locali e regionali sulla base di un'agenda comune con la Commissione europea, con il Consiglio e con le autorità sportive nazionali;

65.

apprezza il riferimento, contenuto nella comunicazione, alla dimensione regionale e locale, incluso il sostegno alle infrastrutture sportive e alle attività sportive sostenibili;

66.

sottolinea l'aspetto ambientale dello sport, ovvero la necessità di un'azione a livello europeo e regionale per incentivare l'inserimento adeguato degli impianti sportivi nel paesaggio e nell'ambiente, attraverso tecniche di costruzione e materiali ecosostenibili, nel rispetto di più severe norme di risparmio energetico. Propone l'incentivazione di iniziative sportive la cui progettualità porti dove possibile ad un basso impatto ambientale, favorendo la mobilità sostenibile, in particolare l'uso dei mezzi pubblici e dei mezzi a propulsione umana, prevedendo forme di compensazione per ridurre o annullare l'impatto sul clima derivante dall'afflusso di grande pubblico;

67.

richiede che i fondi strutturali possano sostenere i programmi e le iniziative sportive, nella misura in cui tali programmi e iniziative siano strettamente connessi con gli obiettivi della strategia Europa 2020 (crescita intelligente, sostenibile e inclusiva). In tal modo si potrà sfruttare appieno il valore dello sport, quale strumento di sviluppo locale e regionale, di rivitalizzazione urbana, di sviluppo rurale, di inclusione sociale, di occupabilità, di creazione di posti di lavoro. Pertanto enti locali e regionali, svolgendo un ruolo fondamentale in materia di finanziamento e di accesso allo sport, dovrebbero essere maggiormente coinvolti nei dibattiti sull'argomento a livello di UE;

68.

propone, attraverso gli enti locali e regionali, di sostenere una rete di università per promuovere politiche in materia di sport;

69.

propone di sostenere, nel quadro dell'apprendimento permanente, iniziative innovative relative all'attività fisica nelle scuole, in particolare a partire dai quattro ai quattordici anni;

70.

richiede che nel lancio di uno studio sugli impatti economici degli eventi sportivi ci sia un coinvolgimento diretto degli enti locali e regionali, creando un monitoraggio e una banca dati dello sport per analizzare e raccogliere dati sulle varie manifestazioni;

71.

richiede alla Commissione europea un maggior coinvolgimento degli enti locali e regionali e delle strutture territoriali delle organizzazioni sportive nazionali e, ove esistenti, delle strutture territoriali dei comitati olimpici nazionali nell'organizzazione del Forum europeo dello sport o negli incontri annuali in quanto questi appuntamenti sono serviti da base per l'integrazione delle attività relative allo sport nei fondi, nei programmi e nelle iniziative UE.

Bruxelles, 12 ottobre 2011

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


(1)  COM(2011) 12 definitivo.

(2)  COM(2007) 391 definitivo.

(3)  Risoluzione del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, su un piano di lavoro dell'Unione europea per lo sport per il periodo 2011-2014.