ISSN 1725-2466 doi:10.3000/17252466.C_2011.015.ita |
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Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 15 |
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Edizione in lingua italiana |
Comunicazioni e informazioni |
54o anno |
Numero d'informazione |
Sommario |
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I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri |
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RISOLUZIONI |
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Comitato delle regioni |
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86a sessione plenaria del 5 e 6 ottobre 2010 |
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2011/C 015/01 |
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PARERI |
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Comitato delle regioni |
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86a sessione plenaria del 5 e 6 ottobre 2010 |
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2011/C 015/02 |
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2011/C 015/03 |
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2011/C 015/04 |
Parere del Comitato delle regioni Misurare il progresso non solo con il PIL |
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2011/C 015/05 |
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2011/C 015/06 |
Parere del Comitato delle regioni Una strategia per l'area del Mare del Nord e della Manica |
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2011/C 015/07 |
Parere del Comitato delle regioni Un'agenda digitale europea |
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2011/C 015/08 |
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2011/C 015/09 |
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2011/C 015/10 |
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IT |
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I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri
RISOLUZIONI
Comitato delle regioni
86a sessione plenaria del 5 e 6 ottobre 2010
18.1.2011 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 15/1 |
Risoluzione su «Il vertice di Cancún sul clima il contributo del CdR alla 16a conferenza delle parti (COP16) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) 29 novembre-10 dicembre 2010»
2011/C 15/01
IL COMITATO DELLE REGIONI
Sulla necessità ed urgenza che l'UE compia ulteriori progressi in relazione all'agenda mondiale sui cambiamenti climatici
1. |
richiama l'impegno assunto nella sua risoluzione in merito al vertice di Copenaghen sui cambiamenti climatici, adottata nella sessione plenaria del giugno 2009; |
2. |
ribadisce il suo pieno sostegno ad un accordo internazionale sui cambiamenti climatici inteso a limitare il riscaldamento globale a 2 gradi Celsius entro il 2012; |
3. |
deplora che, malgrado l'attenzione del mondo intero per i cambiamenti climatici e le preoccupazioni ambientali nella prospettiva del vertice di Copenaghen, l'accordo che ne è risultato non sia stato all'altezza delle grandi aspettative di un ampio spettro di soggetti chiave della politica in materia di cambiamenti climatici in tutta l'UE, compresi gli enti regionali e locali; |
4. |
appoggia gli sforzi della Commissione europea per raggiungere un accordo vincolante sul piano internazionale per la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, ed invita l'Unione europea a parlare risolutamente e con una sola voce alla conferenza UNFCCC COP16 di Cancún conformemente allo spirito e al contesto del Trattato di Lisbona, ed a assumere così di nuovo un ruolo guida nei negoziati internazionali sui cambiamenti climatici; |
5. |
dà atto che gli obiettivi dell'UE in materia di cambiamenti climatici possono essere conseguiti soltanto se, da un lato, le future riduzioni di emissioni sono distribuite equamente tra tutti i membri della comunità internazionale con la dovuta considerazione per le diverse capacità e le differenti posizioni di partenza dei vari paesi e regioni, e, dall'altro lato, si raggiunge un consenso mondiale per azioni decisive sostenute da norme di base comuni per un monitoraggio, una rendicontazione e una verifica (MRV) costanti; |
6. |
riconosce la necessità di compiere maggiori passi avanti all'interno dell'UE nella lotta contro i cambiamenti climatici, di continuare a fissare obiettivi ambiziosi e di sostenere e promuovere la loro effettiva realizzazione, in particolare a livello regionale e locale, e invita il Consiglio e la Commissione ad adeguare e rafforzare la loro strategia per la politica UE sui cambiamenti climatici qualora non si preveda a breve termine la conclusione di un trattato internazionale in materia; |
7. |
auspica in particolare un accordo sull'architettura necessaria per affrontare questioni quali l'adattamento ai cambiamenti climatici e la mitigazione dei loro effetti, i finanziamenti, la riduzione delle emissioni derivanti dalla deforestazione (REDD), la diminuzione dei trasporti aerei e marittimi internazionali, l'instaurazione di nuovi meccanismi di mercato per il carbonio e il sostegno ai paesi meno sviluppati e in via di sviluppo più colpiti. |
Sul ruolo cruciale degli enti regionali e locali
8. |
ribadisce il suo fermo impegno per gli obiettivi 20-20-20 dell'UE ed esorta tutti i livelli subnazionali di governo del mondo a investire nella lotta contro i cambiamenti climatici, a sensibilizzare maggiormente i cittadini, a mobilitare il sostegno politico dell'opinione pubblica, gli investimenti delle imprese e le fonti di finanziamento, a incentivare i produttori e i consumatori a modificare i propri comportamenti per conseguire una maggiore efficienza nell'uso delle risorse e un'economia più rispettosa del clima; |
9. |
pone l'accento sul fatto che un «patto territoriale degli enti regionali e locali sulla strategia Europa 2020» come proposto dal CdR potrebbe rappresentare uno strumento molto importante nella lotta contro i cambiamenti climatici, poiché gli obiettivi di «Un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse» possono essere realizzati efficacemente solo grazie a uno stretto partenariato tra i livelli di governo europeo, nazionale, regionale e locale basato sul principio di sussidiarietà; |
10. |
è pronto a innalzare l'obiettivo al 30 %, a patto che siano soddisfatte determinate condizioni; |
11. |
osserva che la Commissione ha analizzato le possibilità di tagliare di oltre il 20 % le emissioni di gas a effetto serra; si rammarica che, sulla base di tale analisi, essa ritenga che le condizioni attuali non consentano di aumentare unilateralmente l'obiettivo di riduzione dell'UE portandolo al 30 % e che quindi essa, per il momento, si astenga dal lanciare ulteriori iniziative politiche; |
12. |
mette in rilievo gli sforzi delle regioni e città che in tutta Europa hanno adottato strategie regionali o locali in materia di clima e di energia, con specifici obiettivi di mitigazione del clima, e sottoscritto il Patto dei sindaci, volto a ridurre le emissioni di CO2 di almeno il 20 % entro il 2020; |
13. |
esorta il Consiglio e la Commissione europea a coinvolgerlo nel processo di preparazione della conferenza UNFCCC COP16 di Cancún, al fine di dare pieno e adeguato riconoscimento al ruolo svolto dagli enti regionali e locali nell'attuazione delle politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. |
Sull'integrazione intersettoriale delle questioni legate ai cambiamenti climatici e dell'economia a basse emissioni di carbonio
14. |
reputa che l'adattamento ai cambiamenti climatici e la mitigazione dei loro effetti debbano essere integrati, come obiettivo esplicito, in tutte le politiche dell'UE esistenti, comprese quelle in materia di sviluppo agricolo e rurale, quelle volte a evitare la deforestazione e quelle in materia di trasporti, biodiversità e gestione delle risorse idriche e dei rifiuti, nonché nei programmi di finanziamento in settori quali la politica di coesione dell'UE, la politica industriale, quella agricola e la politica di cooperazione allo sviluppo dell'UE; |
15. |
invita la Commissione europea a presentare un pacchetto completo di misure in materia di trasporti e cambiamenti climatici, e rammenta che l'inclusione del trasporto aereo e di quello marittimo in un sistema mondiale di scambio delle emissioni di carbonio sarà un passo importante in direzione della loro riduzione; reputa che tale pacchetto debba tener conto della situazione particolare delle isole e delle regioni ultraperiferiche, che dipendono fortemente dai trasporti aerei e marittimi, ricercando un equilibrio tra la riduzione delle emissioni di CO2 e gli enormi costi derivati dall'adozione di misure di lotta ai cambiamenti climatici in queste regioni; |
16. |
è convinto che l'UE debba lanciare progetti specifici per sostenere il passaggio a un'economia a basso tenore di carbonio sulla base della strategia Europa 2020 per la crescita sostenibile (il «New Deal verde»), con l'obiettivo di diventare la regione del mondo più rispettosa del clima; |
17. |
reputa che la politica dell'UE in materia di energia debba dare un impulso decisivo all'innovazione a basso tenore di carbonio e all'efficienza energetica, facendo in modo che l'innovazione, l'efficienza energetica e la diffusione in tempi rapidi di nuove tecnologie consolidino il ruolo guida delle imprese europee nei settori cruciali dell'economia verde; |
18. |
rammenta che, se si vogliono conseguire risparmi energetici in linea con gli obiettivi 20-20-20 dell'UE, sarà necessario effettuare ingenti investimenti in settori quali l'industria, i trasporti e l'edilizia abitativa nonché l'edilizia pubblica e commerciale; |
19. |
è convinto che una tassa sul carbonio (carbon tax) o una forma diretta di tassazione delle emissioni possa essere uno strumento utile per ridurre il consumo di energia e incentivare l'uso di energia più pulita, nonché per generare le risorse finanziarie necessarie a realizzare le trasformazioni indispensabili per combattere i cambiamenti climatici; |
20. |
raccomanda quindi di creare nuovi strumenti come linee prioritarie nell'ambito dei fondi strutturali oppure sotto forma di un fondo specifico per gli investimenti nell'energia; |
21. |
è convinto che il passaggio a un'economia a basso tenore di carbonio debba avvenire in maniera socialmente responsabile ed economicamente sostenibile, mantenendo, e ove necessario adattando, i posti di lavoro esistenti parallelamente ai nuovi posti di lavoro «verdi» previsti; |
22. |
raccomanda di creare partenariati strategici pubblico-privati, quali alleanze tra piccole e medie imprese ed enti regionali e locali, in vista dell'ulteriore sviluppo e dell'applicazione di tecnologie a basso tenore di carbonio, e invita le regioni e le città a concludere patti tra parti pubbliche e private di azione locale per il clima che stabiliscano misure concrete in materia di azione per il clima per raggiungere gli obiettivi 20-20-20. |
Affermare il ruolo guida dell'UE nella lotta contro i cambiamenti climatici a livello mondiale: governance multilivello e rafforzamento dei poteri di bilancio degli enti regionali e locali
23. |
sottolinea che un'azione efficace dell'UE nella lotta contro i cambiamenti climatici esige un coordinamento degli sforzi tra tutti i livelli di governo: locale, regionale, nazionale, europeo e mondiale; |
24. |
pone l'accento sull'importanza di tener conto del ruolo dei governi regionali e locali nella lotta contro i cambiamenti climatici. In quest'ottica, e conformemente al principio di sussidiarietà, sottolinea la necessità di prendere in considerazione tali livelli di governo, in quanto è ad essi che competono tra l'altro l'elaborazione di piani di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici nonché altre attività a livello regionale e locale di estrema importanza nella lotta contro questi cambiamenti; |
25. |
osserva che, poiché le aree urbane producono il 75 % delle emissioni di carbonio, le città sono in prima linea nella lotta contro i cambiamenti climatici; inoltre il mancato accordo a Copenaghen su obiettivi vincolanti per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra mette sugli enti regionali e locali il peso della responsabilità di prevedere misure decisive e urgenti in materia di adattamento ai cambiamenti climatici e di mitigazione di tali cambiamenti. A questo proposito, il Patto dei sindaci rappresenta un importante passo avanti nella direzione giusta; |
26. |
insiste sul fatto che la visione dell'UE relativa alle sinergie tra economia verde e politiche sui cambiamenti climatici potrebbe fungere da ispirazione per il resto del mondo se il potenziale degli enti regionali e locali venisse riconosciuto e valorizzato appieno; |
27. |
mette in risalto che tale visione dovrebbe includere un ventaglio di misure integrate e innovative nei settori dei trasporti, dell'edilizia e della produzione di energia, capaci di promuovere una nuova rivoluzione industriale in grado di coinvolgere le singole famiglie nella produzione di energia; |
28. |
invita la Commissione europea e il Consiglio a riconquistare un ruolo guida duraturo e credibile per l'UE nel processo globale della politica sui cambiamenti climatici, attraverso lo sviluppo e il rafforzamento delle abilità, delle capacità e delle istituzioni a livello locale, subnazionale, nazionale o regionale e raccomanda in particolare alla Commissione europea di promuovere questo approccio nelle sue relazioni con i partner globali; |
29. |
è fermamente convinto che gli enti regionali e locali dispongano del potenziale necessario per aiutare l'UE a conquistare il ruolo di guida a livello mondiale e a fornire un modello che altri possano seguire; attende quindi di poter agire ai sensi del nuovo Memorandum d'intesa con la Conferenza dei sindaci degli Stati Uniti d'America, per assicurare che i comuni europei e quelli statunitensi conseguano risultati concreti in termini di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici; |
30. |
raccomanda vivamente l'organizzazione di attività di formazione per gli enti regionali e locali su come affrontare, a livello territoriale, il problema dei cambiamenti climatici e di campagne di sensibilizzazione per i cittadini sul tema dei cambiamenti climatici; |
31. |
raccomanda con insistenza di dedicare particolare attenzione all'integrazione delle questioni legate ai cambiamenti climatici nelle politiche di bilancio a tutti i livelli di governo, e in proposito:
|
L'invito degli enti regionali e locali ad un coinvolgimento di tutto il mondo e ad un partenariato globale sull'agenda relativa ai cambiamenti climatici
32. |
invita a promuovere e sviluppare attività di partenariato tra Stati membri dell'UE ed enti regionali e locali nei paesi emergenti e in via sviluppo e a questo proposito raccomanda caldamente agli enti regionali e locali europei di sfruttare l'acquis disponibile della cooperazione decentrata e di espanderlo al fine di collaborare con gli enti subnazionali nei paesi in via di sviluppo, per fare opera di sensibilizzazione, consentire lo scambio di buone pratiche e il trasferimento di tecnologie, e assicurare che gli impegni finanziari assunti a Copenaghen si traducano in investimenti efficaci; |
33. |
sottolinea la necessità di una maggiore convergenza, a livello internazionale e nazionale, nell'ambito degli sforzi tesi ad affrontare in modo sinergico i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità, attraverso l'uso ottimale delle opportunità in tal senso offerte dai processi mondiali in atto nell'ambito delle convenzioni internazionali; |
34. |
invita l'UE a sostenere il crescente ricorso ai metodi basati sugli ecosistemi in relazione ai finanziamenti nel quadro della convenzione quadro dell'ONU sui cambiamenti climatici (UNFCCC), compreso il programma delle Nazioni Unite per la riduzione delle emissioni derivanti dalla deforestazione e dal degrado forestale (REDD/REDD+) che dovrebbe essere ampliato fino a comprendere, oltre alle foreste, anche altri ecosistemi come le zone umide; |
35. |
ribadisce il proprio impegno a raggiungere un accordo vincolante a livello internazionale e insiste sul fatto che i governi nazionali potranno conseguire i loro obiettivi soltanto con la partecipazione attiva degli enti regionali e locali; |
36. |
dà mandato alla sua Presidente di presentare questa risoluzione al Presidente del Consiglio europeo, alla presidenza belga dell'UE, alla Commissione europea, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e all'UNFCCC. |
Bruxelles, 6 ottobre 2010
La presidente del Comitato delle regioni
Mercedes BRESSO
PARERI
Comitato delle regioni
86a sessione plenaria del 5 e 6 ottobre 2010
18.1.2011 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 15/4 |
Parere di prospettiva del Comitato delle regioni «Il ruolo degli enti regionali e locali nella futura politica ambientale»
2011/C 15/02
IL COMITATO DELLE REGIONI
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ritiene che gli enti regionali e locali debbano svolgere un ruolo maggiore nella definizione delle politiche dell'UE in materia ambientale perché ciò ne garantisce una migliore attuazione e rafforza il senso di appropriazione. Metodi innovativi di governance multilivello, tra cui anche il ricorso alle reti e alle piattaforme esistenti, possono incoraggiare gli enti regionali e locali a impegnarsi in maniera proattiva. A questo riguardo, il Patto dei sindaci potrebbe essere considerato come un riferimento e tale approccio potrebbe essere esteso ad altri settori fondamentali della politica ambientale dell'UE, |
— |
invita la Commissione europea a considerare la possibilità di organizzare congiuntamente con il CdR un forum annuale per affrontare i problemi e le soluzioni regionali e locali nell'applicazione della normativa ambientale europea ed esorta il Parlamento europeo a coinvolgere il CdR nei suoi dibattiti con la Commissione europea in materia di applicazione di tale normativa, |
— |
invita gli Stati membri a garantire che sia rispettata la ripartizione delle competenze a livello nazionale e che siano istituite procedure adeguate di consultazione, tra cui la creazione di «gruppi di lavoro/gruppi incaricati del recepimento» formati da esperti dell'amministrazione nazionale, delle regioni e delle associazioni di enti locali che collaborano durante l'intero processo di definizione delle politiche, |
— |
sostiene la creazione di un quadro generale e vincolante per le ispezioni ambientali. La forma e il contenuto precisi delle ispezioni dovrebbero essere disciplinati a livello nazionale e sviluppati a livello regionale e locale, sulla base dei principi generali fissati dall'UE e da livelli inferiori di governo, |
— |
sottolinea che il Settimo programma d'azione per l'ambiente costituirebbe una colonna portante della futura strategia Europa 2020 e servirebbe a tradurre in atti concreti le sue implicazioni per la politica ambientale. Questo programma dovrebbe stabilire obiettivi e scadenze chiari e continuare a contemplare una strategia tematica comune sulla protezione del suolo, comprendendovi anche l'obiettivo dell'adozione di una direttiva quadro per la protezione del suolo. |
Relatrice |
: |
Paula BAKER (UK/ALDE) membro del Consiglio comunale di Basingstoke e Deane |
Testo di riferimento |
: |
Consultazione da parte della presidenza spagnola |
I. RACCOMANDAZIONI POLITICHE
IL COMITATO DELLE REGIONI
A. Considerazioni generali
1. |
si compiace di essere stato consultato sul tema Strumenti migliori a beneficio della politica ambientale e coinvolto nei lavori per il Settimo programma d'azione per l'ambiente, poiché gli enti regionali e locali svolgono un ruolo fondamentale nell'attuazione della politica ambientale e nel conseguimento di risultati concreti; |
2. |
plaude all'eccellente lavoro già svolto da molti enti regionali e locali in materia di questioni ambientali, e incoraggia tali enti a proseguire su questa strada; |
3. |
riconosce che l'attuazione concreta può essere problematica. Nel 2008, il 23,5 % (481) di tutte le violazioni alla normativa UE ha riguardato l'ambiente (1), e ciò evidenzia che si continua a registrare un danno a carico di quest'ultimo e una distorsione della concorrenza; |
4. |
mira, con il presente parere, a mettere in luce le possibilità di aumentare l'efficacia della protezione ambientale a tutti i livelli di governance e in tutte le fasi di elaborazione delle politiche in materia. |
B. Migliorare il coordinamento e la governance
5. |
ritiene che gli enti regionali e locali debbano svolgere un ruolo maggiore nella definizione delle politiche dell'UE in materia ambientale. Il loro coinvolgimento garantisce una migliore attuazione e rafforza il senso di appropriazione. Il concetto di governance multilivello elaborato dal Comitato delle regioni (CdR) dovrebbe essere applicato alla politica ambientale dell'UE, e dovrebbero essere intensificate le attività pilota dei contratti tripartiti tra l'UE, gli Stati membri e il livello regionale o locale (2). Questo consentirebbe una reale condivisione delle responsabilità tra i diversi livelli di governance per raggiungere gli obiettivi concordati; |
6. |
reputa che metodi innovativi di governance multilivello, tra cui anche il ricorso alle reti e alle piattaforme esistenti, possano incoraggiare gli enti regionali e locali a impegnarsi in maniera proattiva, invece di limitarsi ad applicare la legislazione UE recepita dagli Stati membri. Le regioni e le città d'Europa offrono numerosi esempi di intervento ambizioso da parte degli enti regionali e locali nei casi di inazione a livello nazionale, come l'Agenda locale 21 che è un processo scaturito dal vertice della Terra del 1992. A questo riguardo, il Patto dei sindaci potrebbe essere considerato come un riferimento; |
7. |
invita la Commissione europea ad esaminare se questo approccio possa essere esteso ad altri settori fondamentali della politica ambientale dell'UE, come la biodiversità, i rifiuti, l'inquinamento idrico, acustico e atmosferico, nonché la destinazione dei suoli, partendo da un'impostazione integrata con un coordinamento intersettoriale; |
8. |
si rammarica che, sebbene in materia di tutela ambientale gli enti regionali e locali dispongano di competenze chiaramente definite, la legislazione ambientale dell'UE sia indirizzata agli Stati membri e richieda la designazione di una sola «autorità competente» (raramente si parla di «autorità» al plurale) e menziona la cooperazione soltanto in via eccezionale (3); |
9. |
lamenta la posizione di secondo piano riservata alle azioni a sostegno di una buona governance regionale e locale nei progetti della Commissione europea volti a migliorare l'applicazione della legislazione UE in materia ambientale (4); |
10. |
precisa che l'articolo 11 del Trattato di Lisbona impone un'intensificazione del dialogo e della consultazione da parte delle istituzioni europee. Gli enti regionali e locali ritengono che questa nuova disposizione offra nuove opportunità di rafforzare il loro ruolo nella definizione delle politiche dell'UE. Inoltre, il principio di sussidiarietà viene esteso ai livelli regionale e locale, e l'articolo 5 del protocollo di sussidiarietà afferma che i progetti di atti legislativi devono essere accompagnati da una valutazione dell'impatto finanziario e delle conseguenze della proposta sulla regolamentazione che sarà attuata dagli Stati membri, ivi compresa la legislazione regionale; |
11. |
ritiene che la Commissione europea debba estendere le proprie valutazioni di impatto al livello regionale e locale, e che la valutazione dell'impatto territoriale debba diventare prassi corrente; |
12. |
invita il Parlamento europeo e il Consiglio ad apportare emendamenti e modifiche alle proposte legislative che hanno notevole impatto sugli enti regionali e locali, assoggettando tali modifiche a valutazioni di impatto analoghe a quelle effettuate per le proposte iniziali; |
13. |
sottolinea che l'applicazione della legislazione in materia di ambiente richiede spesso considerevole impegno amministrativo e finanziario, conoscenza dei contenuti e competenza specialistica nonché volontà politica. Individuare gli effetti sulle strutture istituzionali regionali e locali può contribuire a giustificare maggiori incentivi finanziari e i contributi europei e nazionali necessari; |
14. |
ritiene essenziale che la Commissione europea predisponga strumenti comuni per fornire risorse sufficienti agli enti regionali e locali ai fini del raggiungimento degli obiettivi stabiliti; |
15. |
ribadisce che occorre migliorare la comunicazione a tutti i livelli di governance durante tutte le fasi di definizione delle politiche, compresi gli investimenti in sistemi di informazione e in strumenti Internet che rendano le informazioni ambientali trasparenti agli occhi dei cittadini e delle istituzioni pubbliche. L'attività di reporting che preme sugli enti regionali e locali può essere ridotta grazie alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), senza influire sull'impatto della legislazione; |
16. |
raccomanda ai ministeri nazionali dell'Ambiente di creare «gruppi di lavoro» verticali formati da esperti dell'amministrazione nazionale, delle regioni e delle associazioni di enti locali che collaborano durante l'intero processo di definizione delle politiche; |
17. |
auspica un'intensa promozione del programma LIFE+ dell'UE in tutte le regioni d'Europa al fine di dare impulso a iniziative locali innovative e di rafforzare l'impatto e la visibilità della componente «politica e governance ambientali» di tale programma; |
18. |
accoglie con favore la proposta della Commissione europea di creare reti permanenti di attuazione con la partecipazione di funzionari della Commissione e di punti di contatto negli Stati membri (5) i quali dovrebbero essere sostenuti da gruppi nazionali incaricati dell'attuazione composti da amministratori regionali e locali; |
19. |
esorta il Consiglio a dare seguito, senza ulteriori ritardi, alla proposta di direttiva sull'accesso alla giustizia in materia ambientale, approvata dal Parlamento europeo nel 2004. In questo modo si darebbe piena attuazione alla convenzione di Aarhus e si contribuirebbe a migliorare e a rendere più coerente il rispetto della normativa in materia ambientale; |
20. |
raccomanda la condivisione delle conoscenze tra i sistemi giudiziari che trattano le violazioni e il mancato rispetto della normativa dell'UE in materia ambientale; |
21. |
sostiene la richiesta del Parlamento europeo di stabilire un quadro generale e vincolante per le ispezioni ambientali, di creare una forza ispettiva ambientale europea e di rafforzare la rete dell'UE per l'attuazione e l'applicazione della normativa ambientale (IMPEL) (6). Uno strumento vincolante per le ispezioni può ridurre la concorrenza sleale tra le regioni e le città dell'UE derivante dai diversi regimi di ispezione applicati, e può garantire la standardizzazione delle azioni legali. Tuttavia la forma e il contenuto precisi delle ispezioni dovrebbero essere disciplinati a livello nazionale e sviluppati a livello regionale e locale, sulla base dei principi generali fissati dall'UE e da livelli inferiori di governo; |
22. |
ribadisce la sua raccomandazione di estendere la rete IMPEL ai livelli regionali e locali di tutti gli Stati membri, il che potrebbe favorire lo sviluppo di reti nazionali IMPEL solide, capaci di dare ampia diffusione ai risultati conseguiti (7). |
C. Stabilire collegamenti più efficaci tra le politiche
23. |
apprezza il lavoro realizzato di recente dalla DG REGIO e dalla DG ENV volto a garantire che le azioni della DG REGIO rispettino pienamente i requisiti ambientali, e reputa che occorra assicurare questa coerenza in tutti i servizi. Il Comitato accoglie con favore l'approccio globale proposto nella strategia Europa 2020, ma ritiene che abbia bisogno di una forte dimensione territoriale; |
24. |
insiste sulla necessitä che si tenga conto della coerenza tra le politiche e dell'impatto ambientale nella revisione del bilancio dell'UE per il periodo posteriore al 2013 e di tutti i finanziamenti dell'UE per la coesione e l'agricoltura; |
25. |
richiama l'attenzione su alcune contraddizioni involontarie esistenti tra i diversi elementi della normativa in materia ambientale. Ad esempio, la riduzione al minimo dei rifiuti va disciplinata nel quadro sia della direttiva sui rifiuti sia della direttiva riguardante i prodotti. La semplificazione volta a rendere la legislazione più chiara, inequivocabile e orientata ai risultati renderà i regolamenti più mirati e ne migliorerà l'accettazione e l'applicazione; |
26. |
sottolinea che la Commissione europea dovrebbe consultare gli enti regionali e locali ogniqualvolta elabori o riveda la legislazione europea. L'esperienza preziosa di questi enti può infatti aiutare a individuare in maniera tempestiva le contraddizioni con altre politiche o le ripercussioni negative, contribuendo a migliorare l'efficacia della legislazione; |
27. |
invita ad allentare le regole sulla distorsione del mercato laddove queste costituiscano una barriera agli appalti pubblici verdi; |
28. |
ribadisce che la legislazione destinata a combattere la causa di un danno ambientale è determinante per raggiungere gli obiettivi ambientali e garantire che gli enti regionali e locali adempiano i loro obblighi di coerenza. Ad esempio, gli enti regionali e locali non possono influenzare le norme in materia di emissioni dei veicoli ma devono raggiungere gli obiettivi UE di qualità dell'aria; |
29. |
raccomanda il ricorso a strumenti basati su meccanismi di mercato che rispecchino il costo totale di un bene o di un servizio, rendendo visibile al consumatore, al momento dell'acquisto, l'impatto ambientale dell'intero ciclo di vita di tale bene o servizio e sottolineando la responsabilità del produttore. |
D. Come gli enti regionali e locali possono fare di più nel settore dell'ambiente
Questioni relative alla governance
30. |
invita gli Stati membri a garantire che sia rispettata la ripartizione delle competenze a livello nazionale e che siano istituite procedure adeguate di consultazione degli enti regionali e locali. Una buona collaborazione, in particolare tra i «gruppi incaricati del recepimento» formati da amministratori nazionali, regionali e locali, favorisce la comprensione reciproca e l'applicazione efficace della legislazione (8); |
31. |
mette in evidenza il ruolo chiave che svolgono gli enti regionali e locali nel raccogliere i dati ambientali. Per garantire la coerenza, l'efficacia e l'affidabilità delle relazioni e degli indicatori relativi allo stato dell'ambiente nell'UE, è necessario ripartire correttamente le responsabilità, fornire risorse e assicurare il flusso di informazioni tra i comuni, le regioni e gli Stati membri; |
32. |
raccomanda la trasparenza delle funzioni, in particolare tra gli organismi preposti a far rispettare la legislazione UE in materia di ambiente e quelli preposti alla fornitura di servizi di protezione ambientale o alla pianificazione territoriale e delle infrastrutture. |
Condivisione delle informazioni
33. |
invita i ministeri e le agenzie nazionali e regionali dell'ambiente a elaborare, con il coinvolgimento dei rappresentanti degli enti regionali e locali, i documenti di orientamento, incluse proposte specifiche riguardanti gli strumenti, i parametri di riferimento e i modelli per le procedure che dovranno essere applicate dagli enti regionali e locali. Nel contempo essi dovrebbero adottare misure adeguate per promuovere la cooperazione tra gli enti regionali e locali dei diversi Stati membri che si trovano ad affrontare problemi ambientali analoghi; |
34. |
condivide l'importanza dello scambio di buone pratiche tra gli enti regionali e locali, in relazione ad esempio ai modi di superare le sfide in termini di accesso alle informazioni, visibilità o differenze linguistiche. |
Interessare e coinvolgere i cittadini
35. |
si congratula con gli enti regionali e locali che coinvolgono i cittadini e li motivano a sviluppare visioni comuni a lungo termine per la qualità della vita nelle loro zone, collegando insieme questioni ambientali, sociali ed economiche; |
36. |
invita a sostenere l'istruzione e la ricerca per rafforzare i legami tra i cittadini e l'ambiente in cui essi vivono. I cittadini non sono pienamente consapevoli del ruolo che l'ambiente svolge nelle loro vite (9). Gli enti regionali e locali, essendo il livello più prossimo alle comunità locali, possono incoraggiare una maggiore sensibilizzazione tra i cittadini di tutte le fasce d'età; |
37. |
ritiene che gli enti regionali e locali debbano introdurre delle procedure per divulgare le informazioni, preferibilmente tramite Internet, e dare attuazione alla convenzione di Aarhus (10), consentendo l'accesso alla giustizia in materia ambientale, coinvolgendo i cittadini nel controllo dell'attuazione a livello locale della politica ambientale dell'UE e nella creazione di strumenti adeguati di democrazia partecipativa e di appropriazione locale; |
38. |
reputa che le direttive VAS e VIA siano strumenti fondamentali della politica ambientale a livello regionale e locale e di partecipazione pubblica (11), al fine di garantire che si tenga conto delle conoscenze locali, ma fa presenti le relative implicazioni in termini di costi e di competenze; |
39. |
raccomanda agli enti regionali e locali l'utilizzo di meccanismi pubblici di controllo ambientale semplificati e coordinati, che facilitino il rispetto degli obblighi stabiliti dalla normativa e promuovano il rapporto tra la pubblica amministrazione e il cittadino sulla base dei principi di efficacia, trasparenza e responsabilità condivisa. |
Finanziamento e integrazione orizzontale
40. |
invita gli enti regionali e locali a integrare gli aspetti ambientali in tutti gli ambiti di attività, ad esempio sostenendo il finanziamento delle imprese verdi locali mediante capitali di rischio, investitori informali (business angel) e microcrediti, e fornendo inoltre consulenza sugli appalti verdi; |
41. |
invita gli enti regionali e locali ad essere «committenti pubblici verdi». Gli appalti pubblici rappresentano il 16 % del PIL dell'UE e dovrebbero assicurare il massimo valore ambientale. Esprime pertanto soddisfazione per il nuovo sito web sugli appalti pubblici verdi (http://ec.europa.eu/environment/gpp); |
42. |
approva che si utilizzino appieno le opzioni di recupero dei costi previste dall'articolo 9 della direttiva quadro in materia di acque, per fornire incentivi al risparmio e all'efficienza, e dall'articolo 14 della direttiva quadro sui rifiuti per rendere i costi ambientali visibili all'utente, e auspica vivamente che le future proposte contemplino strumenti economici di questo tipo; |
43. |
si pronuncia, nel rispetto dei sistemi di progettazione nazionali esistenti, a favore di uno stretto coordinamento tra la progettazione (compresa la pianificazione territoriale sostenibile), la fabbricazione e la distribuzione, al fine di promuovere lo sviluppo a basse emissioni di CO2, la produzione sostenibile, l'uso efficiente delle risorse e le energie rinnovabili, creando così posti di lavoro verdi e incoraggiando una crescita sostenibile, attenuando nel contempo gli impatti sull'ambiente e sulla salute dei cittadini; |
44. |
invita, nel quadro della futura politica ambientale nelle zone di confine e nei territori limitrofi con fiumi e altri bacini idrografici comuni, a utilizzare più efficacemente a livello locale i programmi di partenariato, quali le Euroregioni, allo scopo di esercitare un'influenza nei paesi vicini per elaborare e realizzare progetti ambientali comuni. |
E. Come il CdR può contribuire
Nella fase di elaborazione delle politiche
45. |
invita la Commissione europea ad adottare un approccio più proattivo nel chiedere al CdR di contribuire all'elaborazione delle politiche, fin dalle prime fasi, attraverso la formulazione di pareri di prospettiva; |
46. |
si impegna a proseguire la cooperazione già avviata con la Commissione europea concernente la valutazione dell'impatto di talune proposte sugli enti regionali e locali (valutazione dell'impatto territoriale) attraverso le reti specifiche del CdR - la Rete di controllo della sussidiarietà e la Piattaforma di monitoraggio Europa 2020. |
Sia nella fase di elaborazione delle politiche sia nella fase di decisione
47. |
si impegna a integrare nell'elaborazione dei suoi pareri l'esperienza maturata sul terreno dagli amministratori regionali e locali, consultando in maniera mirata le reti specifiche del CdR - la Rete di controllo della sussidiarietà e la Piattaforma di monitoraggio Europa 2020 - e organizzando audizioni con le associazioni regionali e locali e le principali parti interessate. |
Nella fase di decisione
48. |
ricorda che il Trattato di Lisbona ha rafforzato il ruolo del CdR nel processo decisionale sulla politica dell'UE in materia di cambiamenti climatici introducendo esplicitamente l'obbligo di consultare il CdR. Il Comitato accoglie inoltre con favore la disposizione del Trattato di Lisbona che attribuisce al CdR il diritto di nuova consultazione se una proposta legislativa iniziale subisce modifiche sostanziali nel corso dell'iter legislativo; tale diritto consente al Comitato di elaborare un parere riveduto; |
49. |
in materia di questioni ambientali, desidera intensificare la cooperazione con i colegislatori, ovvero il Parlamento europeo e il Consiglio. La commissione ENVI del Parlamento europeo potrebbe studiare la possibilità di organizzare audizioni congiunte e invitare i relatori del CdR a presentare i pareri principali adottati dal Comitato. Gli Stati membri potrebbero invitare il CdR a partecipare sistematicamente alle riunioni informali del Consiglio dei ministri dell'Ambiente (12). |
Nel miglioramento dell'applicazione
50. |
invita la Commissione europea a considerare la possibilità di organizzare congiuntamente con il CdR un forum annuale per affrontare i problemi e le soluzioni regionali e locali nell'applicazione della normativa ambientale europea in settori specifici, come l'acqua, la biodiversità, l'inquinamento acustico, l'aria o i rifiuti; |
51. |
esorta il Parlamento europeo a coinvolgere la commissione ENVE del CdR nei dibattiti specifici della commissione ENVI con la Commissione europea in materia di applicazione della normativa ambientale dell'UE; |
52. |
raccomanda di potenziare il premio «Capitale verde europea», e manifesta il desiderio di partecipare alla giuria di premiazione. A tal fine, propone di:
|
F. Verso un futuro quadro di politica ambientale
La necessità di un Settimo programma di azione per l'ambiente
53. |
ritiene che il Sesto programma di azione per l'ambiente (PAA) abbia contribuito finora in misura decisiva al raggiungimento dell'acquis ambientale dell'UE e che sia necessario un Settimo PAA; |
54. |
sottolinea che un Settimo PAA rafforzerebbe la strategia per lo sviluppo sostenibile (SSS) e costituirebbe una colonna portante della futura strategia Europa 2020, nella quale si fa frequente riferimento alla «crescita verde» e alla transizione verso un'economia a basse emissioni di CO2 ed efficiente sotto il profilo delle risorse. Un Settimo PAA servirebbe a dimostrare ciò che si intende con questi termini e a tradurre in atti concreti le loro implicazioni per la politica ambientale; |
55. |
giudica che un Settimo PAA gioverà alle imprese e agli enti regionali e locali poiché fornirà un quadro di pianificazione strutturato e a lungo termine, ad esempio per i grandi investimenti nelle infrastrutture; |
56. |
fa presente che la politica ambientale deve essere integrata in tutti i settori di intervento e che per far ciò non basta adottare una normativa specifica; |
57. |
teme che la mancata adozione di un nuovo programma di azione alla scadenza del sesto (il quale è stato il primo a costituire uno strumento giuridico con decisioni vincolanti) possa essere considerata come una mancanza di impegno politico in un settore che è riconosciuto essere una preoccupazione di primo piano per i cittadini. |
Possibili componenti di un Settimo PAA
58. |
si rammarica dell'assenza di un riferimento esplicito al Comitato delle regioni nel Sesto PAA e auspica che il principio di governance multilivello in materia di ambiente diventi una componente importante del Settimo PAA; |
59. |
ritiene che il Settimo PAA sia un documento di programmazione strategica di lungo termine che deve stabilire obiettivi e scadenze chiari, assegnando alla riduzione delle pressioni specifiche sull'ambiente obiettivi non più relativi ma assoluti (ad esempio in termini di emissioni di CO2 pro capite) ed esprimendo risultati ambientali chiari, formulati in base alla relazione sullo stato dell'ambiente 2010 (13); |
60. |
osserva che la realizzazione del Settimo PAA dovrà tenere conto delle competenze degli enti regionali e locali nonché del loro margine di manovra politico e amministrativo; |
61. |
reputa che il nuovo programma di azione debba comprendere una profonda revisione delle modalità di raccolta e gestione dei dati per garantire un confronto obiettivo delle prestazioni e una migliore comprensione delle buone pratiche; |
62. |
considera che il Settimo PAA debba incoraggiare l'ulteriore utilizzo degli strumenti di mercato, associati alla regolamentazione. Il Sesto PAA promuoveva il ricorso a strumenti economici per migliorare l'efficienza delle risorse e ridurre al minimo l'impatto ambientale. Nei casi in cui è stato attuato, questo approccio ha alleggerito l'onere finanziario a carico degli enti regionali e locali e ha migliorato l'applicazione; |
63. |
chiede che il Settimo PAA promuova la misura in base alla quale, a partire dal 2013, le regioni e le città possano beneficiare direttamente delle risorse finanziarie generate dal sistema di scambio delle quote di emissione dei gas a effetto serra al fine di finanziare i programmi locali contro il cambiamento climatico; |
64. |
raccomanda che il nuovo programma di azione abbia un orizzonte a lungo termine, ossia almeno fino al 2020, poiché occorre cominciare a pensare già ora al 2050, e preveda una valutazione e un monitoraggio intermedi, con una tabella di marcia chiara e obiettivi intermedi; |
65. |
propone di adottare un approccio sistematico all'efficienza delle risorse, che comprenda obiettivi e scadenze specifici per la riduzione quantitativa in termini assoluti dell'utilizzo delle risorse naturali, e di creare una nuova definizione del PIL che tenga conto dell'impatto ambientale; |
66. |
insiste affinché siano mantenuti i collegamenti tra i diversi ambiti di intervento e affinché gli obiettivi e i requisiti ambientali siano integrati nei vari settori, come l'assetto territoriale e la pianificazione urbana, la mobilità urbana, l'agricoltura, la silvicoltura, l'inquinamento acustico e atmosferico e la salute; |
67. |
raccomanda di tenere conto degli obiettivi ambientali nei principali capitoli di bilancio come lo sviluppo rurale e l'agricoltura; |
68. |
osserva che il 75 % della popolazione dell'UE vive nelle città e produce il 75 % delle emissioni di gas a effetto serra, ma che le città rappresentano anche centri di istruzione, ricerca e innovazione. Occorre quindi dotare il Settimo PAA di una chiara dimensione urbana e di un meccanismo che consenta alle città di partecipare e avere maggiori poteri; |
69. |
riconosce che i processi che contribuiscono all'erosione del suolo compromettono gli obiettivi comuni dell'UE riguardanti il clima, la sicurezza alimentare e la biodiversità. Il Settimo PAA dovrebbe pertanto continuare a contemplare una strategia tematica comune sulla protezione del suolo, comprendendovi anche l'obiettivo dell'adozione di una direttiva quadro per la protezione del suolo. |
Bruxelles, 5 ottobre 2010
La presidente del Comitato delle regioni
Mercedes BRESSO
(1) COM(2009) 304 definitivo, sito web della Commissione europea Statistics on environmental infringements (statistiche sulle infrazioni ambientali).
(2) CdR 89/2009 fin, COM(2002) 709 definitivo.
(3) Studio 2010 dell'Istituto di Bruxelles per la gestione dell'ambiente (IBGE) The Regional Dimension in EU Environmental Regulations and Directives, http://www.eapdebate.org/files/files/study-regionaldimension.pdf.
(4) COM(2008) 773 definitivo.
(5) COM(2008) 773 definitivo.
(6) Risoluzione del 20 novembre 2008 sul riesame della raccomandazione 2001/331/CE che stabilisce i criteri minimi per le ispezioni ambientali negli Stati membri.
(7) CdR 36/2001 fin.
(8) CdR 199/2009 fin, CdR 89/2009 fin, studio EIPA 2009 The Institutional Impacts of EU Legislation on Local and Regional Governments (Impatto istituzionale della legislazione UE sui livelli di governo regionale e locale).
(9) Come risulta da sondaggi specifici condotti da Eurobarometro sull'atteggiamento del pubblico nei confronti dell'ambiente (biodiversità 2010, cambiamenti climatici 2009, ambiente 2008), cfr. http://ec.europa.eu/environment/working_en.htm.
(10) Convenzione UNECE sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale.
(11) CdR 38/2010 fin.
(12) CdR 89/2009 fin.
(13) Relazione dell'AEA (Agenzia europea dell'ambiente) sullo stato dell'ambiente, prevista per il novembre 2010.
18.1.2011 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 15/10 |
Parere del Comitato delle regioni «Il contributo della politica di coesione alla strategia Europa 2020»
2011/C 15/03
CONCLUSIONI DEL COMITATO DELLE REGIONI
— |
Il Comitato delle regioni deve essere coinvolto in modo strutturato, anche grazie alle conclusioni della piattaforma di monitoraggio di Europa 2020, nell'attuazione ulteriore della strategia. A tal fine, la relazione annuale della Commissione europea per il vertice di primavera dovrebbe contenere un capitolo fisso sul coinvolgimento degli enti regionali e locali nell'attuazione della strategia, |
— |
la politica di coesione dovrà conformarsi anche in futuro agli obiettivi della coesione economica, sociale e territoriale prevista dal Trattato UE, segnatamente riducendo il divario tra i livelli di sviluppo delle regioni e il ritardo delle regioni meno favorite. A queste condizioni, la politica di coesione potrà contribuire attivamente all'attuazione delle finalità di Europa 2020, |
— |
solo tramite l'approccio orizzontale della politica di coesione si può garantire che tutte le regioni dell'UE abbiano la possibilità di partecipare attivamente all'attuazione della strategia Europa 2020, |
— |
ciò potrebbe essere realizzato grazie a un patto territoriale con gli enti regionali e locali che stabilisca la partecipazione di questi enti all'attuazione della strategia Europa 2020 e raccomandi la stipula di patti territoriali che, a livello degli Stati membri, potrebbero consentire la partecipazione strutturata di tali enti, secondo le rispettive competenze. |
Relatore generale |
: |
Michael SCHNEIDER, sottosegretario di Stato agli Affari federali ed europei, rappresentante plenipotenziario del Land Sassonia-Anhalt presso il governo federale tedesco (DE/PPE) |
Testo di riferimento |
: |
Consultazione da parte della presidenza belga |
I. RACCOMANDAZIONI POLITICHE
IL COMITATO DELLE REGIONI
Osservazioni preliminari
1. |
constata che, con la presentazione della comunicazione della Commissione europea e delle conclusioni del Consiglio europeo sulla strategia Europa 2020, sono state adottate importanti decisioni per l'orientamento futuro delle politiche dell'UE verso la promozione della crescita sostenibile, dell'innovazione e dell'occupazione; |
2. |
sottolinea che, nel prosieguo delle discussioni, le istituzioni europee si sono accordate sugli obiettivi e gli ambiti d'intervento fondamentali che nei prossimi mesi dovranno essere affrontati mediante iniziative faro e proposte legislative; |
3. |
fa notare l'importanza particolare del coinvolgimento e della partecipazione attiva degli enti regionali e locali nell'ulteriore elaborazione della strategia, nonché la necessità di potenziare il loro ruolo nella fase di attuazione; |
4. |
constata a questo proposito che un fattore chiave per il successo della strategia Europa 2020 sta nell'utilizzo mirato delle potenzialità e delle risorse degli enti regionali e locali; |
5. |
mette in risalto il significativo contributo che la politica di coesione dell'UE può apportare all'attuazione della strategia Europa 2020; |
6. |
esprime pertanto soddisfazione per il fatto che la presidenza belga del Consiglio dell'UE abbia chiesto al Comitato delle regioni di formulare un parere sul ruolo futuro della politica di coesione per l'attuazione della strategia Europa 2020; |
7. |
rammenta che, negli anni scorsi, il Comitato delle regioni si è notevolmente adoperato per indirizzare la strategia di Lisbona e coinvolgere gli enti regionali e locali nella sua attuazione, e si è occupato anche della questione del futuro orientamento della strategia Europa 2020; |
8. |
in questo contesto, attira l'attenzione in particolare sui seguenti documenti:
|
Obiettivi: Europa 2020 e la coesione sono interdipendenti
9. |
sottolinea che il punto di partenza per la valutazione del futuro ruolo della politica di coesione nell'attuazione della strategia Europa 2020 deve essere costituito dalle basi giuridiche e dalle finalità delle diverse politiche dell'UE; |
10. |
constata in proposito che il contribuito della politica di coesione all'attuazione della strategia Europa 2020 deve esplicarsi nel quadro degli obiettivi enunciati all'articolo 174 del TFUE e dell'obiettivo trasversale di coesione economica, sociale e territoriale aggiunto all'articolo 3 del TUE dal Trattato di Lisbona; |
11. |
osserva che lo scopo della politica di coesione è rafforzare l'omogeneità economica, sociale e territoriale per promuovere uno sviluppo armonioso dell'insieme dell'Unione, riducendo il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite. In quest'ottica occorre rivolgere un'attenzione particolare alle zone rurali, alle zone che presentano svantaggi economici o alle zone interessate dalle trasformazioni industriali nonché alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica o le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna. Il Comitato ricorda inoltre le sfide, illustrate nello studio «Europa 2020», cui sono confrontate le regioni dell'UE, tra cui quelle situate alle frontiere esterne dell'UE, così come le aree urbane le cui zone periferiche spesso presentano una situazione di progressivo degrado e impoverimento sociale ed economico; ritiene inoltre che l'applicazione della strategia Europa 2020 debba incorporare la dimensione ultraperiferica, conformemente all'articolo 349 del TFUE; |
12. |
constata che i fondi strutturali dell'UE hanno contribuito in modo sostanziale all'attuazione della strategia di Lisbona ma deplora lo scarso coinvolgimento degli enti regionali e locali in tale processo di attuazione; |
13. |
approva le conclusioni del Consiglio europeo del 17 giugno 2010, in cui si sottolinea l'importanza di promuovere la coesione economica, sociale e territoriale e di rafforzare le infrastrutture come contributo al successo della strategia Europa 2020; tuttavia deplora la scarsa «sensibilità» territoriale di tali conclusioni; |
14. |
rammenta le conclusioni della relazione Kok relative alla mancata presa in conto degli enti regionali e locali nell'attuazione della strategia di Lisbona, e sottolinea che è necessario prevedere la partecipazione attiva degli enti locali in quanto presupposto fondamentale per il successo della strategia Europa 2020; |
15. |
ritiene dunque che i seguenti aspetti siano condizioni fondamentali per una corretta attuazione della strategia Europa 2020:
|
16. |
mette tuttavia in guardia da un ulteriore aumento del carico amministrativo imposto dalla politica di coesione attraverso nuovi obblighi di relazione che vadano al di là delle procedure già esistenti; |
17. |
sottolinea che al centro della politica di coesione dovranno trovarsi, anche in futuro, strategie flessibili e adeguate alle circostanze regionali e locali. Esse dovranno contribuire a raggiungere gli obiettivi della strategia Europa 2020, dando a livello locale una risposta specifica alle esigenze di sviluppo estremamente varie che esistono nei diversi enti territoriali; |
18. |
ribadisce la propria opposizione alla proposta, avanzata dalla Commissione europea nella comunicazione del 12 maggio 2010 sul rafforzamento della governance economica, di una sospensione dei fondi strutturali per gli Stati membri che formano oggetto di una procedura per disavanzo eccessivo, e rimanda alla propria risoluzione del 10 giugno 2010 (4); |
19. |
ricorda che la politica di coesione è anche strettamente collegata con i servizi d'interesse generale, in quanto le due politiche partecipano in modo trasversale al rafforzamento del mercato interno e della coesione in Europa. Ritiene quindi che i servizi d'interesse generale, fattore determinante per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, dovrebbero essere messi chiaramente in risalto nella strategia Europa 2020. Come auspicato dalla relazione Monti su una nuova strategia per il mercato interno (maggio 2010), tra gli obiettivi politici della futura strategia di crescita dell'Unione europea dovrebbero figurare soprattutto il finanziamento delle infrastrutture per i servizi d'interesse generale e i servizi a sostegno dell'inclusione sociale; |
20. |
ritiene che sia un compito fondamentale della strategia Europa 2020 affrontare le riforme strutturali necessarie all'Europa, e anche alle istituzioni europee, per rafforzare la crescita sostenibile, l'innovazione e l'occupazione, e vede in questo un valore aggiunto essenziale della strategia stessa. Queste riforme strutturali sono molto importanti anche per un'applicazione corretta della politica di coesione; |
21. |
si oppone a misure che potrebbero limitare sostanzialmente l'intervento dei fondi strutturali al fine di risolvere le difficoltà strutturali individuate nel quadro della strategia Europa 2020, a meno che tali misure non corrispondano anche agli obiettivi della politica di coesione (condizionalità di contenuto); |
22. |
vede però delle possibilità, nel quadro di un dialogo collaborativo con gli enti regionali e locali che deve iniziare per tempo e prima della prossima programmazione dei fondi strutturali, e se del caso su una base contrattuale come quella dei patti territoriali proposti dal CdR, di stabilire obiettivi e condizioni generali comuni per la futura applicazione dei fondi stessi, in modo che siano fortemente vincolanti per tutte le parti e possano così contribuire anche alla condizionalità macroeconomica. |
Contributo della politica di coesione all'attuazione delle tre priorità: crescita intelligente, inclusiva e sostenibile
23. |
accoglie con favore l'orientamento di fondo della strategia Europa 2020 improntato alla crescita sostenibile, all'innovazione e all'occupazione e concorda col più forte accento messo sulla dimensione sociale ed ecologica; |
24. |
vede in questa novità l'espressione di un concetto generale per cui la competitività deve essere costruita sulla sostenibilità e su una maggiore coesione sociale e territoriale; |
25. |
constata che la politica di coesione ha già apportato in passato un importante contributo al rafforzamento di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nell'Unione europea, che ha assunto ora un ruolo centrale nella strategia Europa 2020. |
Contributo della politica di coesione al conseguimento degli obiettivi
26. |
sottolinea che gli strumenti della politica di coesione, nel quadro degli obiettivi stabiliti dal Trattato, possono contribuire in modo essenziale a raggiungere gli obiettivi di Europa 2020. A questo fine è indispensabile mantenere un equilibrio tra i compiti tradizionali (ma sempre attuali) di tale politica e le nuove sfide strategiche comuni a tutta l'UE. Un tale equilibrio si può raggiungere, tra l'altro, mantenendo lo status specifico delle regioni di convergenza; |
27. |
fa osservare che gli obiettivi della futura strategia Europa 2020, in particolare in considerazione dei mezzi finanziari che si fanno scarsi, non sono orientati più di tanto verso l'utilizzo quantitativo delle risorse finanziarie, e ritiene che la corretta attuazione della strategia dipenderà principalmente dal tipo e dalla qualità degli strumenti utilizzati e in particolare dalla loro facilità di utilizzo. A questo proposito sottolinea che è essenziale puntare alla massima integrazione di tutti gli strumenti finanziari esistenti a livello dell'UE, e in particolare di quelli che di fatto sono utilizzati per finanziare iniziative di natura analoga (es. FESR e FEASR nella parte riguardante lo sviluppo delle aree rurali); |
28. |
giudica necessario sviluppare ulteriormente strumenti finanziari innovativi nel quadro della politica di coesione, come ad esempio i fondi di rotazione, anche per migliorare l'effetto di stimolo della politica di coesione per l'attuazione degli obiettivi della strategia Europa 2020; |
29. |
per quanto riguarda l'obiettivo in materia di occupazione (aumento al 75 % del tasso di occupazione delle persone di età compresa fra i 20 e i 64 anni nell'Unione europea), fa notare che sono stati stanziati circa 14 miliardi di euro nel quadro dei programmi correnti dei fondi strutturali per rafforzare la capacità delle imprese e dei lavoratori di anticipare e gestire il cambiamento. Di questa somma circa 9,4 miliardi di euro sono destinati ad aiutare le imprese ad introdurre misure efficaci di sviluppo delle risorse umane; |
30. |
sottolinea al riguardo la necessità di rafforzare la collaborazione tra i fondi a dimensione territoriale, e più in particolare tra il Fondo sociale europeo e il Fondo europeo di sviluppo regionale per creare nuove opportunità occupazionali e/o aumentare l'occupabilità grazie a misure di formazione e riqualificazione professionale; |
31. |
sostiene quindi la proposta di creare un quadro strategico comune europeo comprendente il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo, il Fondo di coesione, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e lo Strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP). Sollecita pertanto la Commissione europea a garantire questa collaborazione di FESR e FSE anche nel prossimo periodo di finanziamento, ricorrendo a un regolamento quadro comune per la politica di coesione; |
32. |
per quanto riguarda l'obiettivo in materia di ricerca (aumento delle spese di R&S nell'Unione al 3 % del PIL), sottolinea che, secondo dati della Commissione, nel periodo di finanziamento attuale sono utilizzati a favore della R&S e dell'innovazione 86 miliardi di euro, pari al 25 % delle risorse per la coesione. Tali risorse sono quindi convogliate verso la costruzione e il rafforzamento delle capacità di ricerca nelle regioni europee; |
33. |
mette in evidenza che una politica di finanziamento orientata verso gli enti regionali e locali come quella prevista dalla politica di coesione, oltre a promuovere l'eccellenza, può garantire che la politica europea della ricerca e dell'innovazione sviluppi la dimensione necessaria per portare al successo la strategia Europa 2020; |
34. |
per quanto riguarda l'obiettivo in materia di clima ed energia (riduzione delle emissioni di gas serra, aumento della quota di energie rinnovabili e miglioramento dell'efficienza energetica del 20 %), è del parere che il miglioramento della qualità ambientale deve rimanere una priorità in tutti gli Stati membri per i programmi finanziati dai fondi strutturali, e constata che nel periodo di finanziamento attuale circa un terzo delle risorse complessive assegnate alla coesione (105 miliardi di euro) viene destinato a questo obiettivo. Fa inoltre notare che la creazione di nuovi strumenti finanziari nel settore della politica del clima a livello internazionale non deve portare al taglio delle risorse per la politica di coesione, e rinnova la richiesta per cui il bilancio globale degli investimenti non dovrebbe comportare emissioni aggiuntive di gas a effetto serra; |
35. |
constata che, di questa somma, circa 48 miliardi di euro contribuiscono all'adozione di misure in diversi settori che riguardano le sfide dei cambiamenti climatici, ad es. misure di difesa e adattamento. Fra queste si trovano anche investimenti nella promozione di fonti di energia più efficienti e rinnovabili (9 miliardi di euro), nonché misure indirette, ad esempio progetti sostenibili per il traffico urbano (6,2 miliardi di euro); |
36. |
per quanto riguarda l'obiettivo in materia d'istruzione (riduzione del tasso di abbandono scolastico e aumento al 40 % della popolazione di età compresa fra i 30 e i 34 anni in possesso di un diploma di istruzione superiore o di un livello di qualifiche equivalente), fa notare che la politica di coesione fornisce già nel periodo di finanziamento attuale un contributo importante alla riduzione del tasso di abbandono scolastico. In questo contesto occorre considerare i particolari problemi di raggiungibilità e mantenimento degli istituti d'istruzione posti nelle zone scarsamente popolate; |
37. |
sottolinea però anche che le competenze dell'Unione in questo settore sono limitate e che spetta agli Stati membri garantire risorse e competenze decisionali sufficienti agli enti locali e regionali come pure fissare obiettivi nazionali, in base alle rispettive condizioni di partenza e alle situazioni nazionali, per raggiungere questi obiettivi fondamentali; |
38. |
per quanto riguarda l'obiettivo in materia di povertà (riduzione di 20 milioni del numero delle persone in stato di povertà o minacciate dalla povertà nell'Unione europea), è del parere che la politica di coesione, in ragione del suo orientamento verso la crescita e l'occupazione, possa apportare un contributo nel campo della lotta alla povertà nell'UE, in particolare sostenendo i progetti regionali e locali a favore dell'integrazione e dell'occupazione; nei nuovi programmi sono stati stanziati circa 19 miliardi di euro per l'eliminazione degli ostacoli all'occupazione, in particolare a favore di donne, giovani, anziani e lavoratori scarsamente qualificati; |
39. |
osserva che, secondo dati forniti dalla Commissione europea, i programmi correnti dell'FSE 2007 e 2008 hanno già raggiunto quasi 6 milioni di persone, di cui il 52 % sono donne. Circa un terzo delle misure ha come scopo il sostegno ai lavoratori. Altre misure riguardano i disoccupati (33 % dei beneficiari, fra cui un 7 % di disoccupati di lunga durata) e categorie particolarmente svantaggiate come gli immigrati e le minoranze (13 %); |
40. |
constata che in questo settore l'Unione europea, ai sensi dell'articolo 153 del TFUE, deve limitarsi a sostenere e integrare l'attività degli Stati membri; |
41. |
sottolinea la necessità di permettere l'impiego dei fondi strutturali per contribuire alla lotta contro le disuguaglianze sanitarie. |
Contributo della politica di coesione all'attuazione delle iniziative faro
42. |
constata che le iniziative faro previste dalla strategia Europa 2020 perseguono essenzialmente obiettivi tematici o settoriali che riguardano però anche parti ampie della politica di coesione; |
43. |
prende atto che, per quanto concerne l'attuazione della maggior parte delle iniziative faro, la Commissione ha già sottolineato il contributo dei fondi strutturali e considera la politica di coesione e i fondi strutturali degli importanti catalizzatori per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nei paesi e nelle regioni dell'UE; |
44. |
rammenta la necessità che le misure indicate nel quadro delle iniziative faro della strategia Europa 2020 siano coordinate con i processi e le misure già esistenti, per mantenere la chiarezza ed evitare i doppioni di procedure e obblighi di rendicontazione; |
45. |
invita la Commissione europea, ai fini di uno sviluppo ulteriore delle iniziative faro, a seguire un approccio integrato tra i diversi strumenti europei di finanziamento e a garantire il rispetto dell'approccio decentrato della politica di coesione il quale, ove possibile e necessario, deve essere ulteriormente consolidato; |
46. |
ribadisce la richiesta, già presentata nel parere sul futuro della politica di coesione, per cui le iniziative faro proposte non devono portare a una limitazione della politica di coesione europea. I fondi strutturali devono poter continuare ad apportare una soluzione integrata ai problemi sul piano regionale e non limitarsi a realizzare obiettivi settoriali; |
47. |
per quanto riguarda l'iniziativa faro relativa all'agenda digitale, constata che vi sono strette connessioni fra l'agenda digitale e l'applicazione della politica di coesione, in particolare quando si tratta dell'accesso universale alle reti a banda larga nelle zone rurali o dello sviluppo di nuovi servizi per combattere il cambiamento demografico; |
48. |
per quanto riguarda l'iniziativa faro L'Unione dell'innovazione, ritiene possibile arrivare a una migliore ripartizione del lavoro e dei compiti tra la promozione della ricerca di base e di quella applicata (con un approccio orientato all'eccellenza) a livello europeo e la promozione dell'innovazione a livello decentrato, al fine di sviluppare la dimensione necessaria; |
49. |
rammenta in questo contesto le misure della politica di coesione per la costituzione di sistemi regionali d'innovazione e di strumenti di collaborazione territoriale, la messa a disposizione di capitale di rischio e le misure adottate ai fini di una più rapida introduzione dei prodotti innovativi e della messa in rete degli ambienti economici, scientifici e amministrativi interessati; |
50. |
sostiene una maggiore complementarità nella suddivisione dei ruoli fra gli strumenti dell'UE nel caso delle misure decentrate per la promozione dell'innovazione, tanto più considerando che la promozione dell'innovazione è già oggi un elemento essenziale dei programmi dei fondi strutturali dell'UE; |
51. |
per quanto riguarda l'iniziativa faro Risparmio delle risorse, accoglie con favore l'obiettivo di distinguere il consumo delle risorse dalla crescita e fa notare che, in particolare per la ristrutturazione energetica, le fonti alternative di energia, la promozione del riciclaggio e lo sviluppo di sistemi di trasporto sostenibili, sarebbe opportuno adottare un approccio decentrato delle politiche di intervento con un maggior coinvolgimento dei fondi strutturali, il che aumenterebbe l'efficacia di questa iniziativa; |
52. |
sottolinea che, nelle varie misure specifiche adottate in questo settore, occorre delimitare accuratamente le competenze dell'Unione europea e degli Stati membri e rispettare il principio di sussidiarietà. Inoltre, bisogna prestare maggiore attenzione all'efficacia delle molteplici misure applicate; |
53. |
per quanto riguarda l'iniziativa faro Politica industriale per l'era della globalizzazione, sottolinea che la politica di coesione apporta un contributo importante al rafforzamento della competitività mediante il dispiegamento del potenziale di sviluppo industriale soprattutto delle regioni più deboli, la promozione di iniziative di cluster e di misure per la promozione delle PMI, la costituzione di infrastrutture con rilevanza economica o il sostegno alla diversificazione dei siti industriali; |
54. |
per quanto riguarda l'iniziativa faro Nuove competenze e nuovi posti di lavoro, accoglie con favore gli sforzi della Commissione volti a sostenere le giovani generazioni nel mondo dell'istruzione e del lavoro, e raccomanda di promuovere la mobilità degli studenti e degli apprendisti e di adottare misure a sostegno dell'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro; |
55. |
attira l'attenzione sulle notevoli sovrapposizioni che si verificano rispetto ai settori d'intervento del Fondo sociale europeo e sostiene la ricerca di una migliore correlazione fra i diversi obiettivi e gli strumenti di finanziamento europei corrispondenti. |
Il sistema di gestione della politica di coesione può apportare un contributo importante a una corretta attuazione della strategia Europa 2020
56. |
constata che il sistema a più livelli della politica strutturale, che ha mostrato la sua validità negli ultimi anni, può apportare un importante contributo a una corretta attuazione della strategia Europa 2020 grazie alla partecipazione determinante dei soggetti regionali e locali e tenendo conto delle specifiche situazioni locali; |
57. |
sottolinea che a questo scopo occorre mantenere o consolidare i seguenti elementi della politica di coesione:
|
58. |
trova conferma del fatto che l'orientamento fin qui seguito per la politica di coesione e rivolto verso la crescita e l'occupazione va nella giusta direzione e non vede quindi alcuna necessità di rendere ancor più stringente l'attuale assegnazione dei fondi strutturali. La politica di coesione deve continuare a fondarsi su strategie che siano adeguate alle circostanze regionali e locali e che tengano conto delle diverse esigenze di sviluppo; |
59. |
invita le istituzioni europee, nel quadro di una rapida attuazione della strategia Europa 2020 e nelle sue connessioni con la politica di coesione, a garantire la possibilità di una partecipazione democratica e adeguata dei soggetti competenti, ad esempio lasciando il tempo necessario per le consulenze e le riflessioni del caso a tutti i livelli, e facendo sì che i processi decisionali rimangano trasparenti e comprensibili. |
Il ruolo degli enti regionali e locali nell'attuazione della strategia Europa 2020
60. |
osserva che la coesione territoriale, sancita dal Trattato, deve essere un principio guida per l'attuazione della strategia Europa 2020, come pure per altre politiche dell'Unione. Il principio della governance multilivello va preso in considerazione in tutte le fasi dell'attuazione della strategia; |
61. |
individua però anche la necessità di potenziare ove necessario le capacità amministrative degli enti regionali e locali, affinché questi possano essere all'altezza del ruolo importante che spetta loro nel quadro della strategia Europa 2020; |
62. |
chiede pertanto alle istituzioni europee e agli Stati membri di concordare, nel contesto di un patto territoriale con gli enti regionali e locali, la partecipazione di questi enti all'attuazione della strategia Europa 2020 e quindi anche di definire il ruolo delle iniziative faro a livello locale; una raccomandazione in materia di patti territoriali dovrebbe consentire, a livello degli Stati membri, la partecipazione strutturata di tali enti, secondo le rispettive competenze e nel rispetto del principio di sussidiarietà; |
63. |
propone di utilizzare la politica di coesione dell'UE come strumento centrale della partecipazione degli enti regionali e locali all'attuazione della strategia Europa 2020, nello spirito di questo patto territoriale. In tutte le aree che beneficiano di sostegni nel quadro della politica di coesione dovrebbe essere possibile mobilitare i principali attori sul campo mediante i «patti territoriali», per realizzare le priorità e conseguire i principali obiettivi della strategia Europa 2020; |
64. |
si dichiara favorevole all'adozione, nel quadro degli obiettivi della politica di coesione, di disposizioni aggiuntive che permettano agli enti regionali e locali di contribuire attivamente, nel quadro dei loro programmi operativi, alla realizzazione delle priorità in materia di crescita e dei principali obiettivi della strategia Europa 2020; |
65. |
propone di organizzare, nel quadro dell'obiettivo Cooperazione territoriale europea, lo scambio di esperienze e la creazione di reti tra gli enti regionali e locali per realizzare le priorità e i principali obiettivi della strategia Europa 2020 e, se del caso, di ricorrere anche allo strumento rappresentato dal Gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT). Il campo d'azione della cooperazione transnazionale potrebbe prevedere aspetti prioritari supplementari per la partecipazione degli enti regionali e locali all'attuazione delle iniziative faro della Commissione europea; |
66. |
raccomanda che la presentazione alla Commissione europea di relazioni periodiche sull'attuazione degli interventi dei fondi europei sia utilizzata per valutare i risultati degli sforzi compiuti dagli enti regionali e locali nell'attuazione della strategia Europa 2020. Ciò permetterebbe di evitare nuove strutture burocratiche e obblighi di rendicontazione, e non richiederebbe nuove istituzioni né ulteriori finanziamenti; |
67. |
invita la Commissione europea a basarsi sulle suddette relazioni per informare regolarmente il Parlamento europeo e il Comitato delle regioni circa l'applicazione dei patti territoriali relativi alla strategia Europa 2020 nel quadro della politica di coesione dell'UE e ad esaminare eventuali aggiustamenti strategici; |
68. |
invita la Commissione europea a presentare, nella quinta relazione sulla coesione economica e sociale, le proprie idee sui futuri collegamenti tra la politica di coesione e l'attuazione della strategia Europa 2020; |
69. |
ritiene che la quinta relazione sulla coesione, che sarà pubblicata all'inizio del novembre 2010, debba dare il via a una discussione di livello europeo sulle future linee direttrici della politica di coesione alla luce della strategia Europa 2020, con il coinvolgimento del livello regionale e locale, affinché tali linee possano essere adottate, dopo una fase di consultazione e cooperazione, prima dell'inizio del nuovo periodo di finanziamento; |
70. |
vede inoltre la necessità di una partecipazione strutturata del Comitato delle regioni al prosieguo dell'attuazione della strategia Europa 2020 e propone a tal fine che la relazione annuale della Commissione europea per il vertice di primavera contenga un capitolo fisso sul coinvolgimento degli enti regionali e locali nella strategia; |
71. |
pone in rilievo il know-how in ambito territoriale messo a disposizione dalla piattaforma di monitoraggio Europa 2020 per l'analisi dell'attuazione della strategia Europa 2020 e i lavori del Comitato delle regioni. |
Conclude pertanto quanto segue:
72. |
anche in futuro la politica di coesione dovrà conformarsi agli obiettivi della coesione economica, sociale e territoriale prevista dal Trattato UE, segnatamente riducendo il divario tra i livelli di sviluppo delle regioni e il ritardo delle regioni meno favorite; |
73. |
a queste condizioni, la politica di coesione potrà contribuire attivamente all'attuazione delle finalità di Europa 2020; |
74. |
ciò sarà peraltro possibile soltanto se la politica di coesione sarà diretta anche in futuro a tutte le regioni dell'Unione europea; |
75. |
solo tramite l'approccio orizzontale della politica di coesione si può garantire che tutte le regioni dell'UE abbiano la possibilità di partecipare attivamente all'attuazione della strategia Europa 2020; |
76. |
ciò potrebbe essere realizzato grazie a un patto territoriale con gli enti regionali e locali che stabilisca la partecipazione di questi enti all'attuazione della strategia Europa 2020 e raccomandi la stipula di patti territoriali che, a livello degli Stati membri, potrebbero consentire la partecipazione strutturata di tali enti secondo le rispettive competenze; |
77. |
a tal fine occorre che i finanziamenti della politica di coesione continuino a concentrarsi sulle regioni più deboli e problematiche e che, per le regioni che dopo il 2013 non beneficeranno più del sostegno massimo (comprese quelle interessate dal cosiddetto effetto statistico), si trovino adeguati ed equi meccanismi di transizione che tengano conto delle debolezze ancora esistenti, in modo da salvaguardare, a garanzia della sostenibilità, i risultati raggiunti da tali regioni; |
78. |
allo stesso tempo si deve continuare a sostenere le regioni che già da adesso contribuiscono in modo significativo alla competitività dell'UE. Fra l'altro, anche nelle regioni più forti economicamente vi sono aree strutturalmente più deboli che hanno bisogno d'aiuto; |
79. |
la cooperazione territoriale può dare un contributo importante nel quadro della collaborazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale per l'attuazione della strategia Europa 2020; |
80. |
il Fondo sociale europeo deve continuare a far capo alla politica di coesione, e questa deve essere garantita da una regolamentazione quadro comune; |
81. |
il Comitato delle regioni deve essere coinvolto in modo strutturato, anche grazie alle conclusioni della piattaforma di monitoraggio Europa 2020, nell'attuazione ulteriore della strategia. A tal fine la relazione annuale della Commissione europea per il vertice di primavera dovrebbe contenere un capitolo fisso sul coinvolgimento degli enti regionali e locali nell'attuazione della strategia; |
82. |
gli enti regionali e locali dell'Unione europea sono pronti, nel quadro dell'attuazione della futura politica europea di coesione, a fornire il proprio contributo per il successo della strategia Europa 2020! |
Bruxelles, 5 ottobre 2010
La presidente del Comitato delle regioni
Mercedes BRESSO
(1) Libro bianco del Comitato delle regioni sulla governance multilivello, CdR 89/2009 fin.
(2) Parere del Comitato delle regioni sul tema Il futuro della strategia di Lisbona dopo il 2010, CdR 25/2009 fin.
(3) Parere di prospettiva del Comitato delle regioni sul tema Il futuro della politica di coesione, CdR 210/2009 fin.
(4) Posizione espressa dal CdR nella sua risoluzione del 10 giugno 2010 (CdR 175/2010, punto 12).
18.1.2011 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 15/17 |
Parere del Comitato delle regioni «Misurare il progresso non solo con il PIL»
2011/C 15/04
IL COMITATO DELLE REGIONI
— |
rileva che il PIL non è una misura precisa della capacità di una società di affrontare questioni quali i cambiamenti climatici, l'uso efficiente delle risorse, la qualità della vita o l'inclusione sociale. Per questo motivo propone che gli indicatori selezionati per guidare l'elaborazione e la progettazione di politiche e strategie pubbliche siano in linea con le priorità della strategia Europa 2020, |
— |
constata che le cinque azioni esaminate nella comunicazione per valutare i risultati economici e il progresso sociale - a) completare il PIL con indicatori ambientali e sociali, b) informazioni quasi in tempo reale a sostegno del processo decisionale, c) informazioni più precise su distribuzione e disuguaglianze, d) elaborare una tabella europea di valutazione dello sviluppo sostenibile, e) estendere i conti nazionali alle questioni ambientali e sociali - sono adeguate e servono da base per le proposte avanzate nella strategia Europa 2020. Queste azioni non devono essere soltanto degli strumenti di valutazione ex post, ma devono anche essere utili per prendere delle decisioni, |
— |
ritiene necessario migliorare la metodologia per disporre tempestivamente di informazioni più complete e aderenti alla realtà che permettano di fare assegnamento su indicatori che agevolino il processo di adozione delle decisioni. Sottolinea che gli indici che potrebbero essere utilizzati dagli enti locali, regionali, nazionali ed europei devono essere omogenei e facilitare la creazione e la diffusione delle innovazioni societali e la coerenza nell'adozione delle decisioni, |
— |
reputa che Eurostat debba tenere conto delle proposte avanzate nella comunicazione della Commissione, ma dovrebbe includere le statistiche regionali quando tratta degli aspetti più ampi relativi alla qualità della vita, alla sostenibilità e alla distribuzione dei redditi e del patrimonio, |
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sottolinea che l'azione dei fondi strutturali, compreso il Fondo di coesione, dopo il 2013 non può / non deve basarsi unicamente sul PIL pro capite, |
— |
appoggia i contenuti della comunicazione della Commissione e concorda con la Commissione di considerare il PIL un indicatore importante per misurare la crescita economica e il benessere dell'Europa e delle sue regioni. Per prendere decisioni sulle politiche dell'UE e per valutare tali politiche, è tuttavia auspicabile la messa a punto di indicatori complementari, che misurino con maggior precisione il progresso compiuto nella realizzazione sostenibile degli obiettivi sociali, economici e ambientali. |
Relatore |
: |
Vicente ÁLVAREZ ARECES (ES/PSE), presidente della Comunità autonoma del Principato delle Asturie |
Testo di riferimento |
: |
Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - Non solo PIL:misurare il progresso in un mondo in cambiamento COM(2009) 433 definitivo |
I. RACCOMANDAZIONI POLITICHE
IL COMITATO DELLE REGIONI
A. Osservazioni generali
1. |
accoglie con soddisfazione la comunicazione in esame, la quale offre al Comitato delle regioni (CdR) l'opportunità di continuare il dibattito sul futuro dell'Unione in un mondo in cambiamento. Individuare gli indicatori che ci mostrino con esattezza la realtà sulla quale poter agire in modo efficace è una necessità assoluta per lavorare alla creazione di un nuovo modello di crescita; |
2. |
ricorda che il CdR ha affrontato in varie occasioni argomenti affini al tema trattato nella comunicazione in esame. Nel dibattito sulla strategia di Lisbona post 2010 il CdR ha chiesto recentemente (CdR 25/2009 fin) che la prossima strategia abbia come obiettivo generale esplicito quello di raggiungere «livelli elevati di qualità della vita e di benessere per tutti i cittadini dell'UE» e ha ribadito che la lotta alla povertà e alle disuguaglianze di reddito richiede un approccio territoriale in un ampio ventaglio di settori politici. Allo stesso tempo, il CdR ha messo in rilievo «un'insoddisfazione crescente riguardo all'uso del PIL come principale indicatore per misurare i risultati economici e invita a mettere a punto nuovi indicatori che permettano una misurazione più precisa della prosperità, del benessere e della qualità della vita in Europa»; |
3. |
fa notare che, nel suo parere di prospettiva sul tema Il futuro della politica di coesione (CdR 210/2009 fin), si è inoltre pronunciato a favore dell'«utilizzazione, secondo un approccio differenziato, di indicatori accuratamente scelti e significativi per la valutazione della politica di coesione, al fine di pervenire ad un impiego mirato delle risorse finanziarie e di poter descrivere in modo esauriente gli effetti della politica strutturale»; |
4. |
ritiene che il dibattito su degli indicatori che vadano oltre il PIL sia di natura politica e debba portarci a chiarire in cosa consista il benessere per le generazioni attuali e future e quali siano le politiche più adeguate per raggiungere tale benessere; |
5. |
rileva che la Commissione europea - in collaborazione con Eurostat -, la commissione sulla misurazione della performance economica e del progresso sociale (la cosiddetta commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi) e l'OCSE stanno lavorando nella stessa direzione; |
6. |
constata che le cinque azioni esaminate nella comunicazione per valutare i risultati economici e il progresso sociale - a) completare il PIL con indicatori ambientali e sociali, b) informazioni quasi in tempo reale a sostegno del processo decisionale, c) informazioni più precise su distribuzione e disuguaglianze, d) elaborare una tabella europea di valutazione dello sviluppo sostenibile, e) estendere i conti nazionali alle questioni ambientali e sociali - sono adeguate e servono da base per le proposte avanzate nella strategia Europa 2020. Queste azioni non devono essere soltanto degli strumenti di valutazione ex post, ma devono anche essere utili per prendere delle decisioni; |
7. |
ricorda che la pubblicazione di questa comunicazione coincide non solo con il lancio della strategia Europa 2020 e il dibattito politico che condizionerà lo sviluppo a medio e a lungo termine dell'Unione, ma anche con il dibattito sul quadro finanziario pluriennale oltre il 2013 che sicuramente influirà sugli orientamenti delle politiche di coesione e, quindi, sul relativo sostegno finanziario. Indicatori adeguati agevolano l'individuazione delle differenze di reddito, di livello d'istruzione (compresa l'educazione formale e quella informale), di disponibilità di servizi pubblici, di qualità dei servizi sanitari e d'offerta di risorse culturali che si osservano a livello regionale e locale nell'UE; |
8. |
in questo senso, si dovrebbe prendere in considerazione lo studio Regioni 2020 della DG Politica regionale, che si avvale di indicatori regionali per conoscere la situazione di ciascuna regione rispetto a diverse sfide, nonché la sua posizione relativa in rapporto ad altre regioni vicine; |
9. |
segnala che, sebbene il ruolo degli enti regionali e locali non venga sottolineato nella comunicazione della Commissione, i progetti di buone pratiche che hanno ottenuto risultati positivi inducono a pensare che gli enti regionali e locali potrebbero essere cruciali nell'adozione e diffusione di un criterio di misurazione più completo del progresso della società (in termini economici, ambientali e sociali), a condizione che dispongano delle capacità e delle risorse appropriate, compreso il sostegno finanziario fornito dall'UE o dallo Stato. Affinché siano pienamente accettati, gli indicatori utilizzati per misurare il benessere in senso lato devono poter essere scomposti a livello regionale e locale e ciò rende necessaria la collaborazione degli enti regionali e locali; |
10. |
sottolinea che il principio delle pari opportunità deve tenere particolarmente conto degli abitanti delle aree rurali e isolate, delle zone interessate da transizione industriale e delle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, ultraperiferiche, transfrontaliere e di montagna, alle quali si deve prestare un'attenzione speciale nel quadro dell'obiettivo di riduzione delle disparità tra i territori dell'Unione. La fragilità di questi territori è dovuta a tensioni economiche, sociali, demografiche, geografiche, storiche, territoriali e ambientali. A esse va riservata un'attenzione particolare al momento di concepire una tabella di indicatori che metta in evidenza la dotazione di infrastrutture e servizi di interesse generale di queste aree e l'accessibilità a tali infrastrutture e servizi da parte degli abitanti. La tabella degli indicatori dovrà tenere conto degli impegni formulati nell'Agenda territoriale e nella Carta di Lipsia per stimolare il policentrismo e una nuova relazione strutturale tra le aree urbane e quelle rurali. È evidente che la natura di questa relazione condizionerà il quadro ambientale e aiuterà anche a migliorare la qualità delle politiche regionali e locali; |
11. |
reputa che Eurostat debba tenere conto delle proposte avanzate in questa comunicazione, ma dovrebbe includere le statistiche regionali quando tratta degli aspetti più ampi relativi alla qualità della vita, alla sostenibilità e alla distribuzione dei redditi e del patrimonio. L'annuario statistico regionale di Eurostat dovrebbe essere un documento oggetto di un dibattito politico annuale che serva a riprogrammare le politiche dell'UE. |
B. L'insufficienza dell'indice di crescita del prodotto interno lordo ad orientare la politica del secolo XXI
12. |
nota che nella comunicazione Non solo PIL: misurare il progresso in un mondo in cambiamento la Commissione riconosce espressamente i limiti dell'indicatore del PIL e, allo stesso tempo, propone di discutere su formule tese a completarlo con altri indicatori. La Commissione non rinuncia però ad affermare nelle conclusioni della comunicazione che il PIL, malgrado i suoi difetti, rimane la migliore unità di misura dell'efficacia del mercato. Tuttavia ciò è opinabile, in quanto la comunicazione verte sul progresso sociale e sul benessere, e in questo campo il PIL non è l'indicatore più pertinente; |
13. |
rileva che sono in corso dei negoziati internazionali per elaborare un accordo delle Nazioni Unite inteso a governare l'azione globale sui cambiamenti climatici dopo il 2012, quando scadrà il primo periodo d'impegno del Protocollo di Kyoto. Rileva anche che l'UE si è assunta un impegno unilaterale di ridurre le sue emissioni entro il 2020 di almeno il 20 % rispetto ai livelli del 1990 e che si offre di aumentare progressivamente questa riduzione fino al 30 %, purché altri principali responsabili delle emissioni nel mondo sviluppato e in quello in via di sviluppo si assumano la loro congrua parte dello sforzo di riduzione in base a un accordo globale. Prove scientifiche mostrano che ulteriori tagli delle emissioni di almeno il 50 % rispetto ai livelli del 1990 dovranno essere realizzati entro il 2050. Si tratta di obiettivi ambiziosi che richiederanno una transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio con metodi di produzione e modelli di consumo a minore intensità energetica e più efficienti sotto il profilo delle risorse. È essenziale che gli indicatori economici più importanti tengano conto di questa nuova direzione; |
14. |
ricorda che, come afferma l'OCSE, il PIL è un indicatore della produzione e non del benessere che la popolazione ottiene da questa produzione. In realtà, molte attività incluse nel PIL implicano una riduzione del benessere dei cittadini (ad esempio, gli alti costi dei trasporti causati dalla congestione dovuta alle lunghe distanze tra casa e luogo di lavoro oppure le azioni tese a correggere l'impatto ambientale negativo di determinate attività). Inoltre il benessere dei cittadini dipende dalle loro disponibilità di reddito o dalla disponibilità e dal costo di beni pubblici. Dello stesso tenore è il rapporto della commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi, secondo il quale «da molto tempo si è fatto strada il dubbio che il PIL sia uno strumento inadeguato per misurare il benessere, e anche l'attività di mercato» (1); |
15. |
va segnalato anche il fatto che il PIL non coglie l'effetto di fattori che influiscono sull'ambiente, come i problemi di scarsità delle risorse, l'emissione di CO2, l'impatto dei prodotti inquinanti, la qualità dell'acqua, la biodiversità, l'impatto della concentrazione urbana o lo spopolamento rurale. Il PIL non distingue neanche aspetti sociali di enorme importanza, come le disuguaglianze nella distribuzione personale e regionale del reddito, la povertà o lo stato di salute. Allo stesso modo, esso non valuta attività che non possono essere riconosciute nel mercato, come il lavoro irregolare, quello domestico, il volontariato o il tempo libero; |
16. |
parimenti avverte che mancano dati essenziali. Un paese può aumentare il PIL sfruttando in modo intensivo le proprie risorse naturali, ma il capitale del paese diminuirà lasciando alle generazioni future meno capitale disponibile. Mette al tempo stesso in guardia contro il rischio di contrapporre la crescita economica ad altri aspetti del benessere. L'esperienza mostra invece che il più delle volte un corretto sviluppo economico è la condizione che consente ad altri aspetti del benessere di essere presi in considerazione nell'ambito dell'elaborazione delle politiche; |
17. |
si fa portavoce presso le istituzioni dell'UE dell'idea che è necessario unificare e chiarire i messaggi che si vogliono trasmettere ai cittadini attraverso l'uso di indicatori legati al PIL e al PIL pro capite. C'è bisogno di una politica di comunicazione più trasparente; |
18. |
nota che in documenti ufficiali dell'Unione, inclusi i Trattati e alcuni regolamenti, si utilizzano accanto al PIL altri indicatori ad esso affini. Ad esempio, per definire e classificare le regioni dell'obiettivo «convergenza» (per il periodo 2007-2013), si impiega il PIL pro capite. Per determinare quali Stati potranno ricevere un cofinanziamento dal Fondo di coesione si utilizza il reddito nazionale lordo (RNL) pro capite. Si ricorre al RNL anche nelle prospettive finanziarie per stabilire il limite della spesa di bilancio. Inoltre, nel protocollo n. 28 sulla coesione economica, sociale e territoriale non sono né il PIL né il RNL, ma è il prodotto nazionale lordo (PNL) pro capite a servire da riferimento per decidere in quali Stati membri il Fondo di coesione potrà erogare dei contributi; |
19. |
sottolinea che l'azione dei fondi strutturali, compreso il Fondo di coesione, dopo il 2013 non può / non deve basarsi unicamente sul PIL pro capite. |
C. Le azioni per valutare meglio il progresso in un mondo in cambiamento: commenti sugli indicatori presentati nella comunicazione
20. |
condivide l'idea espressa nella comunicazione secondo cui la Commissione intende mettere a punto un indice ambientale globale e migliorare gli indicatori della qualità della vita. Per questo motivo appoggia con forza la preparazione di un progetto Pilota teso a elaborare un indice ambientale globale che consideri aspetti quali le emissioni di gas a effetto serra, la perdita di spazi naturali, l'inquinamento atmosferico, l'utilizzo dell'acqua e la produzione di rifiuti. Dato che già esistono le metodologie per la determinazione di questo indice composito, esorta la Commissione a rendere pubblico il lavoro di elaborazione e a presentarlo rapidamente per una discussione nell'anno in corso (2010), come previsto nella comunicazione. Come sottolinea la Commissione nella sua comunicazione, gli indicatori dovrebbero non solo fare riferimento ai cambiamenti positivi o negativi sull'ambiente ma anche misurare il livello di qualità ambientale. In proposito è importante evitare che gli indicatori ambientali incoraggino l'utilizzo non sostenibile delle risorse; |
21. |
fa presente che il motivo per cui il PIL non costituisce uno strumento di misura veramente completo sta nel fatto che, attualmente, i prezzi dei prodotti e delle prestazioni di servizi non rispecchiano integralmente i costi sociali e ambientali connessi. Il CdR esorta pertanto la Commissione e gli Stati membri ad adoperarsi affinché le future normative tengano conto degli effettivi costi economici dei prodotti; |
22. |
al tempo stesso questo indice, che valuterà i risultati degli sforzi di protezione dei territori dell'Unione e che nella sua dimensione quantitativa ci mostrerà i passi avanti o indietro in materia ambientale, deve considerare non solo gli Stati membri dell'Unione, ma anche le loro regioni. La Commissione dovrà introdurre nella sua metodologia gli elementi necessari per ampliare il campo di definizione dell'indice. D'altro canto, si dovranno concepire degli strumenti d'incentivazione europei per quei territori che raggiungano gli obiettivi fissati o li superino; |
23. |
ricorda che, durante il convegno dell'UE sul tema degli indicatori che vanno oltre il PIL, la presidenza portoghese aveva chiesto che il progresso potesse essere misurato in ambiti territoriali distinti in modo perfettamente comparabile e aveva avvertito che gli indicatori che escludono la possibilità di confronti tra regioni avrebbero avuto un valore limitato. Di conseguenza, il Consiglio di Lisbona ha raccomandato di stabile un legame più chiaro tra gli indicatori macroeconomici e la dimensione regionale; |
24. |
ritiene importante lo sviluppo di un indicatore della qualità ambientale (che non rimanga una semplice possibilità come indicato nella comunicazione) che non solo mostri il numero di cittadini europei che vivono in un ambiente sano, ma che riveli anche i territori in cui questa qualità viene generata, in modo da poter individuare le politiche che hanno reso possibile tale qualità. Pertanto, propone che l'analisi della qualità ambientale sia realizzata basandosi sui diversi territori dell'UE allo scopo di facilitare il confronto. A tal fine è importante che le mappe e gli indicatori prioritari elaborati dall'Agenzia europea dell'ambiente abbiano un ruolo importante nella definizione della natura di ciascuna delle regioni europee, in modo che si possa elaborare una politica più precisa in ogni territorio e una strategia di solidarietà con quelle regioni che, per motivi storici, hanno maggiori difficoltà nell'iniziare a migliorare la loro qualità ambientale. L'appoggio alla creazione di osservatori regionali sull'ambiente sarebbe una misura politica inestimabile per il monitoraggio e l'elaborazione di politiche dal basso verso l'alto, in cui ogni regione mostrerebbe sia la sua specificità che gli elementi in comune con il resto delle regioni europee. Ciò faciliterebbe l'esistenza di politiche flessibili e asimmetriche a livello europeo, oltre a stimolare legami che favoriscano la cooperazione interregionale; |
25. |
per quanto concerne la qualità della vita e il benessere, è importante disporre di indicatori dello sviluppo sostenibile e dell'innovazione sociale quali i servizi pubblici, la salute, il tempo libero, la ricchezza, la mobilità e un territorio pulito, che sono la testimonianza e le cause di un ambiente buono o cattivo. In sintesi, una società - o una regione - è sana in termini di sviluppo sostenibile se le sue dimensioni economiche (produzione, distribuzione e consumo) sono compatibili con fattori ambientali o sociali. Gli studi dell'OCSE sulla percezione del benessere da parte dei cittadini sono importanti per l'utilizzo di tali indicatori; |
26. |
appoggia l'idea che l'informazione venga fornita quasi in tempo reale per prendere delle decisioni, per quel che concerne sia gli indicatori ambientali che quelli sociali, e considera un grande passo avanti la presentazione, avvenuta l'anno scorso, del Sistema comune di informazioni ambientali (SEIS). Bisogna superare lo sfasamento relativo al ritardo di due o tre anni dei dati ambientali rispetto a quelli economici. Per quel che riguarda gli attuali indicatori sociali, ricorda che Eurostat ha realizzato un'indagine armonizzata - che non è stata pubblicata - per gli anni 2006, 2007, 2008 e 2009 i cui risultati si riferiscono alle condizioni di vita delle famiglie di tutti gli Stati membri. Pertanto già esiste una struttura di base che può essere adattata al livello regionale. Propone quindi che si proceda a elaborare un'indagine sociale armonizzata a livello europeo e per regione che rappresenti uno dei riferimenti per le politiche di coesione e per prendere decisioni in ambito regionale e locale; |
27. |
considera della massima importanza l'informazione sulla distribuzione dei redditi e sulle disuguaglianze e concorda con la valutazione della comunicazione nel punto in cui afferma che «La coesione sociale e quella economica sono obiettivi generali della Comunità. Lo scopo è ridurre le disuguaglianze tra regioni e gruppi sociali». Ciononostante, si rammarica per la mancanza di un riferimento espresso alla coesione territoriale, un punto di vista che è connesso in particolare ad aspetti ambientali e agli svantaggi naturali di cui soffrono alcuni territori e che rappresentano un handicap per il loro sviluppo. Questi aspetti vanno considerati quando occorre realizzare le analisi che servono di base per l'adozione di decisioni e, a questo scopo, è opportuno procedere alla quantificazione di tali aspetti e alla loro analisi comparativa ex post. La distribuzione della ricchezza è motivo di crescente preoccupazione, dato che anche con una crescita del PIL può aumentare il numero di persone a rischio di povertà. Per questo motivo è necessaria un'informazione più precisa su distribuzione e disuguaglianze, la quale permetterà di definire meglio le politiche di coesione sociale, economica e territoriale. Inoltre, il livello di studi raggiunto dalla forza lavoro di una regione, sia essa impiegata o disoccupata, costituisce un indicatore fondamentale, in quanto la comprensione delle disparità nei livelli di istruzione tra gruppi sociali può aiutare a elaborare risposte politiche appropriate. Infine, bisogna analizzare separatamente gli effetti diretti e indiretti della recente recessione e il suo impatto sul benessere delle singole regioni e dei vari gruppi sociali, al fine di conseguire le migliori conoscenze, poter formulare proposte e far fronte a eventuali casi futuri mediante azioni preventive; |
28. |
crede tuttavia, per quanto concerne gli indicatori sociali, che non sia necessario arrivare a situazioni di povertà per mettere in relazione i problemi di disuguaglianza regionali o personali con l'impatto sull'ambiente. Basti pensare che l'aumento della disuguaglianza, soprattutto se questa disuguaglianza implica una minore capacità di riscossione fiscale, comprometterà la possibilità di affrontare le riconversioni necessarie per un nuovo sviluppo sostenibile. Al tempo stesso, livelli minori di reddito limitano la capacità dei bilanci familiari di avviare i cambiamenti necessari nel modello di consumo che la crescita sostenibile implica. È pero indubbio, d'altro canto, che un modello di comportamento sostenibile generi nel medio e lungo termine un risparmio che compensa l'investimento iniziale. Pertanto gli indici relativi alle disuguaglianze di reddito e alle differenze regionali devono essere al centro dell'attenzione per prendere le decisioni strategiche del futuro; |
29. |
appoggia il progetto di elaborazione di una tabella di valutazione dello sviluppo sostenibile presentato nella comunicazione. La tabella dovrà sempre puntare alla massima utilità e dovrà discostarsi dallo schema di valutazione ex post di carattere accademico. Ciò significa che la tabella, che deve abbracciare tutti gli Stati membri e tutte le regioni rendendo compatibili i sistemi statistici di ciascun livello, deve essere uno strumento concepito per l'azione e l'elaborazione di orientamenti che servano a progettare le politiche settoriali e regionali dell'Unione europea, e deve permettere in tal modo sia di includere - in particolare - l'innovatività societale e - quindi - il fattore della sostenibilità in qualsiasi costruzione strategica, sia di intensificare la valutazione comparativa delle buone pratiche e accelerare la realizzazione degli obiettivi di sviluppo. Esorta la Commissione a presentare la versione Pilota annunciata nella comunicazione; |
30. |
i nuovi indicatori devono essere solidi, affidabili e ampiamente riconosciuti per misurare il progresso verso un'economia eco-efficiente, e devono costituire la base per l'elaborazione di un quadro di indicatori dello sviluppo sostenibile, ossia relativi agli ambiti sociale, economico e ambientale. Tra questi nuovi indicatori deve trovare posto la biodiversità; |
31. |
per quanto concerne una contabilità economica e ambientale integrata, incoraggia gli sforzi che si stanno compiendo per creare una «contabilità verde». Per alcuni aspetti si sono realizzati progressi significativi grazie al coordinamento degli sforzi tra Eurostat, gli istituti nazionali di statistica degli Stati membri e l'OCSE, ma è necessario estendere tali sforzi all'intera Unione europea, in modo che nel 2013 già si disponga di conti ambientali sul consumo di energia e sul trattamento dei rifiuti, nonché di conti monetari relativi alle sovvenzioni in materia ambientale, all'interno di un quadro giuridico comune. È altresì necessario che il sistema europeo dei conti completi la sua tabella di indicatori sociali, come il reddito disponibile delle famiglie o la cifra corretta del reddito disponibile, trasferendola a tutti gli Stati membri dell'UE e alle loro regioni per promuoverne l'uso, in quanto essa misura meglio il consumo e il risparmio rispetto all'attuale indicatore del PIL pro capite. |
D. Sussidiarietà, proporzionalità e miglioramento normativo
32. |
ritiene che le questioni trattate nella comunicazione corrispondano alla parte terza, titoli XVIII e XX del TFUE, che si occupano rispettivamente della coesione economica e sociale e dell'ambiente; |
33. |
reputa che i settori politici che la comunicazione prende in considerazione non siano di competenza esclusiva dell'Unione europea, in quanto è d'applicazione il principio di sussidiarietà. Tuttavia occorre affermare che esistono aspetti transnazionali che non possono essere regolati nel modo dovuto con azioni unilaterali degli Stati membri o degli enti regionali e locali. Per questo motivo gli obiettivi saranno raggiunti in modo più efficace attraverso politiche comuni o un'azione coordinata; |
34. |
ritiene che le azioni previste nella comunicazione siano in linea con il principio di proporzionalità, dato che non vanno oltre quanto necessario per raggiungere gli obiettivi fissati. In particolare, la Commissione intende sviluppare degli indicatori e altri strumenti di monitoraggio, come la tabella europea di valutazione dello sviluppo sostenibile; |
35. |
chiede alla Commissione europea, per quel che concerne il miglioramento normativo, di riconoscere in misura maggiore il ruolo degli enti regionali e locali, soprattutto in rapporto alla necessità di sostenere la loro partecipazione allo sviluppo di un nuovo approccio per misurare il progresso sociale e ambientale. La Commissione dovrebbe fornire assistenza e risorse per la creazione di banche dati statistiche a livello regionale e locale che prendano in considerazione tutta l'Unione europea. Queste anche dati serviranno a facilitare lo sviluppo di indicatori a livello dell'UE; |
36. |
ricorda che gli Stati membri e i loro enti regionali e locali hanno già definito un'ampia gamma di indicatori ambientali, economici, sociali e tecnologici - sia individuali che differenziati - che possono contribuire allo sviluppo di indicatori per l'UE che rispecchino la situazione degli Stati membri anche a livello regionale e locale, per permettere in questo modo i confronti tra regioni e zone di tutta l'UE. Oltre agli indicatori a livello dell'Unione europea, sarebbe opportuno disporre delle informazioni di altri paesi e di quelle elaborate dagli organismi internazionali. |
E. Sintesi e conclusioni finali
37. |
c'è una chiara necessità di completare il PIL con statistiche che abbraccino altri aspetti economici, sociali e ambientali dai quali dipende in modo cruciale il benessere dei cittadini. L'obiettivo del PIL non è quello di misurare con precisione, nel lungo termine, i progressi economici e sociali e, in particolare, la capacità di una società di affrontare questioni quali i cambiamenti climatici, l'uso efficiente delle risorse, la qualità della vita o l'inclusione sociale. Per questo motivo propone che gli indicatori selezionati per guidare l'elaborazione e la progettazione di politiche e strategie pubbliche siano in linea con le priorità della strategia Europa 2020; |
38. |
ritiene che il tradizionale indice del PIL vada migliorato e completato con fattori relativi all'ambiente e al benessere sociale. A questo riguardo giudica adeguate la creazione di un indice ambientale globale e la realizzazione di un'indagine sociale armonizzata a livello europeo, nazionale e regionale; |
39. |
ritiene necessario migliorare la metodologia per disporre tempestivamente di informazioni più complete e aderenti alla realtà che permettano di fare assegnamento su indicatori che agevolino il processo di adozione delle decisioni. Sottolinea che gli indici che potrebbero essere utilizzati dagli enti locali, regionali, nazionali ed europei devono essere omogenei e facilitare sia la creazione e la diffusione delle innovazioni societali che la coerenza nell'adozione delle decisioni. Occorre inoltre capire meglio il collegamento esistente tra i diversi indicatori del benessere, soprattutto considerando che i cambiamenti degli indicatori destinati a completare la misurazione basata sul PIL intervengono con una certa lentezza; |
40. |
chiede che la scelta degli indicatori e i loro contenuti siano frutto di un'ampia partecipazione, dal basso verso l'alto, degli enti locali, delle regioni, degli Stati membri e dell'Unione a un processo di discussione che, per aggregazione, renda possibile realizzare gli obiettivi e dare legittimità all'azione politica dell'UE attraverso una maggiore titolarità da parte dei cittadini degli sforzi tesi a uscire dalla crisi e a preservare l'ambiente e la qualità della vita; |
41. |
osserva che con l'allargamento del 1995 è stato introdotto un indicatore di densità demografica. Tale indicatore ha messo in luce gli ostacoli allo sviluppo delle zone scarsamente popolate del Nord Europa: tra questi, le grandi distanze, l'elevato costo della fornitura di servizi e infrastrutture e una base economica inadeguata alla creazione di imprese. In futuro bisognerebbe continuare a utilizzare semplici indicatori come questo, ad esempio nello stabilire l'orientamento della politica di coesione; |
42. |
invita l'Unione europea a continuare a lavorare in coordinamento con altre istituzioni internazionali - come l'OCSE, la Banca mondiale, l'Organizzazione internazionale del lavoro e gli istituti di statistica -, in modo che lo sforzo che dobbiamo compiere sia in sintonia con quello realizzato a livello mondiale da altri organismi internazionali; |
43. |
richiama l'attenzione sulla necessità di assicurare la conformità degli indicatori agli obiettivi principali della nuova strategia Europa 2020 e al quadro finanziario pluriennale a partire dal 2013. Le strategie dell'UE hanno un riflesso sui bilanci e devono essere basate su aspirazioni per il futuro tese a migliorare una realtà che può essere basata solo su due fonti di informazione - ossia le statistiche e l'opinione dei cittadini -, oltre all'esercizio del ruolo di guida delle nostre istituzioni democratiche in Europa; |
44. |
appoggia i contenuti della comunicazione e concorda con la Commissione di considerare il PIL un indicatore importante per misurare la crescita economica e il benessere dell'Europa e delle sue regioni. Per prendere decisioni sulle politiche dell'UE e per valutare tali politiche, è tuttavia auspicabile la messa a punto di indicatori complementari, che misurino con maggior precisione il progresso compiuto nella realizzazione sostenibile degli obiettivi sociali, economici e ambientali. |
Bruxelles, 5 ottobre 2010
La presidente del Comitato delle regioni
Mercedes BRESSO
(1) Stiglitz Joseph, Sen Amartya e Fittousi Jean Paul: Issues Paper of the Commission on the Measurement of the Economic Performance and Social Progress («Documento di discussione della commissione sulla misurazione della performance economica e del progresso sociale»), pubblicato il 25 luglio 2008.
18.1.2011 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 15/23 |
Parere del Comitato delle regioni «Mobilitare gli investimenti pubblici e privati per la ripresa e i cambiamenti strutturali a lungo termine: sviluppare i partenariati pubblico-privati»
2011/C 15/05
IL COMITATO DELLE REGIONI FORMULA LE SEGUENTI RACCOMANDAZIONI:
— |
sottolinea che i progetti di partenariato pubblico-privati (PPP) non vanno considerati come uno strumento di finanziamento a breve termine, bensì vanno analizzati nella prospettiva del ciclo di vita, dalla pianificazione e messa a punto fino al finanziamento, all'attuazione e al funzionamento, tenendo conto del fatto che il costo totale di un progetto è funzione della sua durata complessiva e che i contratti possono talvolta durare fino a 30 anni, |
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reputa che i PPP non siano adatti a tutte le situazioni: occorre infatti valutare il potenziale valore aggiunto di un PPP per ciascun progetto, ciascun servizio e ciascuna innovazione, |
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ritiene prematuro che la Commissione proponga una regolamentazione delle concessioni di servizi. Qualora invece la Commissione decida di introdurre tali concessioni nella direttiva sugli appalti, la regolamentazione dovrebbe essere concepita nel modo più semplice e flessibile possibile. In questo caso tale regolamentazione dovrebbe ispirarsi a quella contenuta nella direttiva per le concessioni di lavori pubblici e in nessun caso a quella relativa all'aggiudicazione degli appalti di servizi. |
Relatrice |
: |
Catarina SEGERSTEN-LARSSON (SE/PPE), membro del Consiglio provinciale del Värmland |
Testo di riferimento |
: |
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Mobilitare gli investimenti pubblici e privati per la ripresa e i cambiamenti strutturali a lungo termine: sviluppare i partenariati pubblico-privato COM(2009) 615 definitivo |
I. RACCOMANDAZIONI POLITICHE
IL COMITATO DELLE REGIONI
1. |
esprime il proprio apprezzamento per il fatto che l'UE e gli Stati membri stiano mettendo in atto ambiziosi piani di ripresa intesi a stabilizzare il settore finanziario e a contenere gli effetti della crisi finanziaria ed economica sui cittadini e sull'economia reale. Desidera sottolineare nel contempo l'importanza che riveste la partecipazione degli enti regionali e locali; |
2. |
ritiene inoltre che i partenariati pubblico-privati (PPP) possano offrire modi efficaci per realizzare progetti infrastrutturali, fornire servizi pubblici e promuovere l'innovazione nell'ambito degli sforzi per stimolare la ripresa; |
3. |
in questo contesto desidera sottolineare che i progetti di PPP non vanno considerati come uno strumento di finanziamento a breve termine, bensì vanno analizzati nella prospettiva del ciclo di vita, dalla pianificazione e messa a punto fino al finanziamento, all'attuazione e al funzionamento, tenendo conto del fatto che il costo totale di un progetto è funzione della sua durata complessiva e che i contratti possono talvolta durare fino a 30 anni; |
4. |
reputa che i partenariati pubblico-privati non siano adatti a tutte le situazioni: occorre infatti valutare il potenziale valore aggiunto di un PPP per ciascun progetto, ciascun servizio e ciascuna innovazione; |
5. |
invita gli enti regionali e locali a esaminare con attenzione qualsiasi programma transfrontaliero di leasing finanziario per la realizzazione di infrastrutture pubbliche o di altri progetti di PPP che essi possano aver già sottoscritto, o che intendano sottoscrivere per il futuro, al fine di evitare sorprese negative e gravi ripercussioni per i loro bilanci; |
6. |
nota che le possibilità di finanziamento differiscono da uno Stato membro all'altro. In alcuni Stati membri, ad esempio, gli enti locali stessi possono ottenere prestiti e finanziare massicci investimenti. Alla luce di contesti così diversi, il CdR ritiene che si possa ricorrere ai partenariati pubblico-privati solo in determinati casi per gestire in modo più efficiente le finanze pubbliche e per realizzare più efficacemente progetti di grandi dimensioni; |
7. |
reputa che i partenariati pubblico-privati possano costituire un eccellente strumento per gestire gli investimenti pubblici, ma che spetti agli enti regionali e locali giudicare qual è il metodo più appropriato per ogni progetto, servizio pubblico o innovazione. Prima di realizzare un partenariato pubblico-privati è essenziale valutare quale attore o gruppo di partner si trovi nella migliore posizione per sostenere i diversi rischi; |
8. |
è convinto che i fondi strutturali dell'UE o la Banca europea per gli investimenti (BEI) possano, a determinate condizioni, erogare finanziamenti da utilizzare per sostenere progetti di PPP; |
9. |
conviene sul fatto che i PPP possano costituire un modo per affrontare i problemi derivanti dai cambiamenti climatici, nonché per migliorare la crescita e l'occupazione nell'industria e nel settore pubblico dell'UE; |
10. |
in questo contesto considera importante migliorare le condizioni di partecipazione delle piccole e medie imprese ai partenariati pubblico-privati, in quanto esse rappresentano spesso un potenziale sottoutilizzato per la crescita economica e la creazione di posti di lavoro duraturi; |
11. |
ritiene che gli enti regionali e locali siano spesso anche i soggetti più idonei a valutare in quale modo vadano finanziati i servizi pubblici. Richiama l'attenzione sui diversi ruoli svolti dalle regioni e dai comuni: infatti, oltre all'organizzazione, alla direzione e al monitoraggio, essi provvedono anche all'erogazione diretta dei servizi. Gli enti regionali e locali devono definire chiaramente gli obiettivi in termini di pubblico interesse, qualità dei servizi erogati e politica dei prezzi, nonché verificare l'effettivo raggiungimento di tali obiettivi; |
12. |
constata che attualmente la nozione di «partenariato» ha un'accezione assai più ampia di quella che aveva all'origine. Pertanto propone che in avvenire la nozione di «partenariato pubblico-privati» sia interpretata in modo più restrittivo e implichi relazioni di una certa durata, l'assunzione di rischi in comune e un notevole impegno economico. Giudica quindi estremamente importante definire meglio il concetto di partenariato pubblico-privati per lanciare un dibattito sull'eventuale proseguimento delle iniziative comunitarie. |
Posizione del Comitato delle regioni in merito alla proposta della Commissione relativa a cinque azioni importanti nel 2010
Proposta della Commissione di istituire un gruppo PPP
13. |
alla luce della maggiore presenza di partenariati pubblico-privati, ritiene importante creare un sistema di sostegno e di scambio di esperienze a livello internazionale. Sottolinea tuttavia con fermezza le notevoli differenze tra le condizioni nei vari Stati membri, rimarcando che il presupposto per il successo dei partenariati consiste nel loro sviluppo all'interno delle singole realtà regionali e locali. Considera pertanto essenziale garantire sostegno e competenze nei vari Stati membri; |
14. |
se si crea un organo o un gruppo a livello UE, reputa fondamentale che vi siano rappresentati gli enti regionali e locali e che al CdR si offra la possibilità di nominare i rappresentanti regionali e locali. |
Proposta della Commissione di collaborare con la BEI al fine di rafforzare le risorse finanziarie disponibili per i PPP
15. |
è dell'avviso che i grossi progetti di investimento vadano gestiti con la massima attenzione per evitare che gli enti regionali e locali e le imprese private si trovino in situazioni insostenibili al momento di restituire i fondi, visto che i PPP comportano impegni economici a lunghissimo termine. Reputa che i fondi strutturali costituiscano un fattore positivo indispensabile per i PPP e che la BEI dovrebbe svolgere un ruolo sempre più significativo per contribuire a creare le condizioni necessarie per assicurare partenariati innovativi e di successo. |
Proposta della Commissione di esaminare le norme e le pratiche pertinenti per garantire un'allocazione non discriminatoria dei finanziamenti pubblici, quando sono coinvolti fondi comunitari
16. |
apprezza gli sforzi compiuti dalla Commissione europea per garantire, a livello comunitario, che l'aggiudicazione degli appalti pubblici e delle concessioni rispetti i principi fondamentali del Trattato che istituisce la Comunità europea, quali la trasparenza, le pari opportunità, la proporzionalità e il riconoscimento reciproco; |
17. |
la Commissione potrebbe intensificare gli sforzi per fare in modo che la normativa in materia di appalti pubblici preveda la possibilità di instaurare partenariati pubblico-privati. |
Intenzione della Commissione di proporre un quadro normativo più efficace per l'innovazione, compresa la possibilità per l'UE di partecipare a soggetti di diritto privato e di investire direttamente in progetti specifici
18. |
per quanto riguarda la partecipazione dell'UE a soggetti di diritto privato e gli investimenti diretti in progetti specifici, si tratta di questioni che vanno elaborate e chiarite, verificando anche che sia rispettato il principio di sussidiarietà, prima che il CdR abbia la possibilità e sia in condizione di prendere posizione al riguardo. |
Intenzione della Commissione di proporre uno strumento legislativo relativo alle concessioni, sulla base della valutazione di impatto attualmente in corso
19. |
ritiene prematuro che la Commissione proponga una regolamentazione delle concessioni di servizi. Qualora invece la Commissione decida di introdurre tali concessioni nella direttiva sugli appalti, la regolamentazione dovrebbe essere concepita nel modo più semplice e flessibile possibile. In questo caso tale regolamentazione dovrebbe ispirarsi a quella contenuta nella direttiva per le concessioni di lavori pubblici e in nessun caso a quella relativa all'aggiudicazione degli appalti di servizi; |
20. |
richiama l'attenzione sul fatto che nel futuro sviluppo dei PPP non si dovranno limitare le opportunità occupazionali delle persone con bisogni specifici, conformemente alla giurisprudenza della Corte di giustizia. |
Bruxelles, 5 ottobre 2010
La presidente del Comitato delle regioni
Mercedes BRESSO
18.1.2011 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 15/26 |
Parere del Comitato delle regioni «Una strategia per l'area del Mare del Nord e della Manica»
2011/C 15/06
IL COMITATO DELLE REGIONI
— |
ritiene che le macroregioni possano costituire una forma innovativa di cooperazione europea a livello interregionale e transnazionale che può, a sua volta, creare un quadro appropriato per una collaborazione, ben definita in termini di spazi, di tempi e di contenuti, tra gli enti regionali e locali, gli Stati membri e le istituzioni dell'Unione europea, |
— |
sottolinea che le strategie macroregionali non devono comprendere tutti i settori di intervento, ma concentrarsi innanzitutto sulle sfide comuni della macroregione; desidera inoltre precisare che la macroregione non costituisce un ulteriore livello istituzionale dell'Unione europea, |
— |
fa osservare che le priorità d'azione comuni per l'area del Mare del Nord e della Manica riguardano, innanzi tutto, la politica marittima, l'ambiente, l'energia, i trasporti, l'industria e la scienza e le relative ripercussioni sulla coesione sociale, |
— |
chiede agli Stati membri di compiere ulteriori passi in avanti verso lo sviluppo di una strategia macroregionale per l'area in questione, in considerazione dell'esigenza di affrontare urgentemente le sfide nel settore dei trasporti, dell'ambiente, della pesca e della ricerca, |
— |
esorta la Commissione europea a stanziare già prima del 2013 le risorse dell'assistenza tecnica per l'elaborazione di strategie macroregionali e a promuovere, entro il 2013, lo sviluppo di una strategia macroregionale per l'area del Mare del Nord e della Manica, |
— |
raccomanda di far sì che la politica di coesione per il periodo successivo al 2013 inserisca per quanto possibile la strategia macroregionale tra i propri settori di collaborazione territoriale; ritiene necessario e urgente che il ruolo e la funzione delle macroregioni vengano ulteriormente delineati nell'ambito di un Libro verde. |
Relatore |
: |
Hermann KUHN, membro del Parlamento del Land Brema (DE/PSE) |
I. OSSERVAZIONI GENERALI
IL COMITATO DELLE REGIONI
1. |
si compiace del fatto che la Commissione europea, il 10 giugno 2009, ha presentato una comunicazione sul tema Strategia dell'Unione europea per la regione del Mar Baltico, riguardante la relativa macroregione. La Commissione ha già affermato, in occasione della pubblicazione di tale documento, che la strategia per la regione del Mar Baltico può costituire un modello per iniziative analoghe in altre macroregioni europee; |
2. |
osserva che la strategia per la regione del Mar Baltico si fonda su un approccio integrato, sulla volontarietà e su una cooperazione e consultazione attive con gli enti regionali, oltre che sulla neutralità finanziaria e su un ricorso più coordinato alle risorse esistenti. Questo metodo offre un buon orientamento per il lavoro relativo alle strategie macroregionali, sebbene occorra adottare come punto di partenza le caratteristiche e i problemi specifici di ciascuna macroregione; |
3. |
ritiene positivo che il 18 e 19 giugno 2009 il Consiglio europeo abbia esortato la Commissione a presentare una Strategia dell'Unione europea per l'area del Danubio; |
4. |
rammenta che il Comitato delle regioni ha appoggiato sin dal principio questo tipo di iniziative, in quanto esse consentono di promuovere la partecipazione degli enti locali e regionali, e vi ha contribuito attivamente; |
5. |
fa osservare che molte regioni europee si occupano del tema «strategia macroregionale». Ciò è emerso con chiarezza in occasione del convegno del Comitato delle regioni sul tema Macroregioni europee: integrazione attraverso la cooperazione territoriale, che si è svolto il 13 aprile 2010; |
6. |
ritiene che le macroregioni possano costituire una forma innovativa di cooperazione europea a livello interregionale e transnazionale che può, a sua volta, creare un quadro appropriato per una collaborazione, ben definita in termini di spazi, di tempi e di contenuti, tra gli enti regionali e locali, gli Stati membri e le istituzioni dell'Unione europea. Per l'elaborazione di queste nuove strategie si dovrebbe tener conto della lunga esperienza accumulata con la collaborazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale; |
7. |
sottolinea che una strategia europea per una macroregione può rafforzare la coerenza e il coordinamento delle azioni politiche in vari settori e a diversi livelli, e tradurre le sfide specifiche in azioni comuni. Essa può aiutare a coordinare l'impiego di risorse finanziarie in modo da tenere maggiormente in considerazione gli enti locali e regionali conformemente ai principi della governance multilivello e da coinvolgere in modo più flessibile le organizzazioni della società civile; |
8. |
ritiene perciò che le strategie macroregionali siano uno strumento per raggiungere gradualmente l'integrazione europea e una maggiore coesione economica, sociale e territoriale; |
9. |
considera essenziale verificare il modo in cui le strategie macroregionali e i loro ambiti di intervento si legano ad altre politiche strategiche dell'Unione, in particolare la strategia Europa 2020, la politica di coesione e la politica marittima integrata. |
II. RACCOMANDAZIONI POLITICHE
Macroregioni: una nuova forma di cooperazione europea interregionale e transnazionale
10. |
rammenta che la promozione e lo sviluppo della cooperazione transfrontaliera, interregionale e transnazionale sono sempre stati una priorità per il Comitato delle regioni, nello sviluppo di euroregioni basate sulla cooperazione delle regioni di confine, nonché nello sviluppo di strutture europee legate a progetti transfrontalieri, transnazionali e interregionali nella forma giuridica del Gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT); |
11. |
segnala che la promozione della cooperazione interregionale e transnazionale rappresenta anche un importante obiettivo ed elemento costitutivo della politica di coesione. In questo contesto i programmi Interreg IV B si rivolgono già direttamente a strutture regionali più ampie, come il Mare del Nord o l'Arco atlantico; |
12. |
si compiace del fatto che, grazie all'inserimento dell'obiettivo della coesione territoriale nei trattati europei, l'area abbia assunto una rilevanza ancora maggiore come punto di riferimento nell'ambito delle politiche europee; |
13. |
ritiene positivo che la politica marittima integrata dell'Unione, che è finalizzata a far confluire le politiche settoriali in un approccio integrato, consideri la regionalizzazione della strategia un requisito fondamentale per un'attuazione efficace, poiché ciò consente di adattare in modo ottimale le priorità e gli strumenti alle specificità geografiche, economiche e politiche di uno spazio marittimo; |
14. |
ritiene che il concetto di macroregioni, con le relative strategie politiche, possa rappresentare una forma nuova e innovativa di politica interregionale e transnazionale dell'Unione europea. Esso può contribuire in misura rilevante alla coerenza e alla capacità di azione in uno spazio circoscritto, e quindi a coniugare, tenendo sempre in considerazione le condizioni specifiche, l'efficienza economica, la coesione sociale e l'equilibrio ecologico; |
15. |
prende atto del fatto che la determinazione dell'area di una macroregione avviene per scelta e non in base a una regolamentazione, e che pertanto i suoi confini non coincidono necessariamente con i confini amministrativi e politici. Essa rappresenta un livello al quale vari soggetti decidono di collaborare al fine di risolvere determinati problemi comuni che sarebbero stati irrisolvibili o difficilmente risolvibili intervenendo ad altri livelli territoriali. Si tratta di sfide ed opportunità specifiche per la cui soluzione una regione o uno Stato membro si sarebbero rivelati troppo piccoli, mentre l'Unione e le sue norme sarebbero stati, al contrario, troppo ampi e generali; |
16. |
conclude che le strategie macroregionali non devono comprendere tutti i settori di intervento, ma concentrarsi innanzitutto sulle sfide comuni della macroregione che possono essere individuate nell'ambito di un approccio di partenariato. Tali strategie coniugano dunque, laddove ciò è opportuno e necessario, i principi della collaborazione con il principio di sussidiarietà; |
17. |
segnala che i confini della macroregione, in quanto area funzionale, non sono nettamente demarcati, bensì variano a seconda del problema e della relativa soluzione. Occorre, però, anche arrivare a un grado minimo di consenso rispetto a cosa costituisca (anche nelle zone interne) il nucleo di un'area. Ogni macroregione è fondamentalmente caratterizzata da determinate basi naturali sulle quali si è sviluppata la sua storia economica, politica e culturale; |
18. |
precisa che la macroregione non costituisce un ulteriore livello istituzionale o costituzionale dell'Unione europea, ma dovrebbe piuttosto essere strutturata come un'iniziativa, una piattaforma o rete nell'ambito della quale i partner locali, regionali, nazionali ed europei possano collaborare, coinvolgendo i vari soggetti sociali, all'interno di un'area circoscritta, per il perseguimento di obiettivi definiti congiuntamente. A tale proposito si dovrebbero utilizzare le reti e le piattaforme già esistenti; |
19. |
ritiene che le strategie macroregionali offrano grandi opportunità e possibilità per sviluppare e concretizzare il metodo della governance multilivello, che il Comitato delle regioni si è prefissato come priorità; ciò comprende altresì la partecipazione aperta e flessibile delle organizzazioni della società civile; |
20. |
segnala che gli enti locali e regionali sono quelli che conoscono meglio, nella loro concretezza, le condizioni e i problemi della regione, e devono pertanto essere coinvolti come partner con pari dignità nell'elaborazione e nell'applicazione delle strategie macroregionali. Essi sono i soggetti maggiormente vicini ai cittadini; |
21. |
ritiene, tuttavia, che la collaborazione nella macroregione non possa essere strutturata unicamente a livello bilaterale o multilaterale, ma che debba essere realizzata essenzialmente con l'appoggio delle istituzioni dell'Unione europea, poiché queste ultime rappresentano gli obiettivi comuni, le regole comuni e le risorse comuni dell'Unione; |
22. |
ritiene che ogni macroregione necessiti una strategia specifica. Solo lo sviluppo di una serie di strategie macroregionali di diversa natura può offrire le esperienze sufficienti a valutare le possibilità e i limiti di questo strumento. |
Una strategia per l'area del Mare del Nord e della Manica
23. |
prende atto del fatto che l'area del Mare del Nord e della Manica comprende la zona marittima del Mare del Nord e gli stretti che la collegano al Mar Baltico (Skagerrak e Kattegat), all'Atlantico (Manica) e al Mare di Norvegia, come pure le regioni costiere antistanti a tale zona marittima, purché collegate direttamente o indirettamente a essa o che la influenzano o ne sono influenzate. La zona marittima coincide con i confini della regione marittima denominata «grande Mare del Nord» nei documenti della commissione OSPAR e nella direttiva sulla strategia per l'ambiente marino dell'Unione europea; |
24. |
ricorda che la Svezia, la Danimarca, la Germania, i Paesi Bassi, il Belgio, la Francia e il Regno Unito, che sono Stati membri dell'UE, insieme ai loro enti locali e regionali, sono legati politicamente alla macroregione del Mare del Nord e della Manica, al pari della Norvegia e, in misura più generale, dell'Islanda, che sono già in stretto rapporto con l'UE in virtù della loro appartenenza al SEE. L'Islanda ha presentato la propria candidatura per l'adesione all'Unione; |
25. |
prende atto del fatto che il Mare del Nord si trova sulla piattaforma continentale, pertanto non ha acque molto profonde; il suo ecosistema, con le sue 230 specie di pesci e i suoi 10 milioni di uccelli marini, è ricco e complesso, ma anche delicato ed esposto a rischi. Le coste presentano un panorama vario: fiordi, estuari, spiagge, insenature e zone di marea. Le maree e, in parte, le correnti, sono forti. I fiumi che sfociano nel Mare del Nord e nella Manica drenano una vasta area dell'Europa e riversano nel Mare del Nord i depositi presenti nelle loro acque; |
26. |
è consapevole del fatto che la zona del Mare del Nord e della Manica è il territorio marittimo più navigato al mondo e viene nel complesso utilizzato in modo straordinariamente intensivo attraverso la navigazione (con la concentrazione maggiore nella Manica), la pesca, l'estrazione di materie prime dal fondo (petrolio, gas naturale, sabbia e ghiaia), la produzione di energia in mare e il turismo. Queste modalità di sfruttamento sono in tensione e in conflitto sia tra loro che con la tutela dell'ambiente; |
27. |
è consapevole che le coste del Mare del Nord e della Manica rientrano tra le regioni sviluppate dell'UE. In questa zona si trovano due dei porti adibiti al traffico intercontinentale più grandi del mondo e altri grandi centri urbani dotati di industrie sia tradizionali che moderne; anche il turismo e l'agricoltura sono caratterizzati in buona parte da un elevato grado di sviluppo. Allo stesso tempo, settori tradizionali come la pesca e la cantieristica stanno attraversando una complessa fase di ristrutturazione, ulteriormente complicata dall'attuale crisi economica e finanziaria; |
28. |
considera l'area del Mare del Nord e della Manica una regione di crescita, che può e deve contribuire alla prospettiva della strategia Europa 2020 e a una crescita intelligente, ecologica e inclusiva in Europa. Un approccio macroregionale può agevolare il raggiungimento di quest'obiettivo; |
29. |
è preoccupato per il fatto che l'area del Mare del Nord e della Manica è notevolmente esposta all'inquinamento e a rischi ambientali: l'inquinamento è dovuto al gran numero di agenti inquinanti e di sostanze che finiscono in mare, mentre i rischi sono legati alla navigazione e alla produzione di energia. Il cambiamento climatico comporta nuovi rischi per le regioni costiere, a causa dell'innalzamento del livello del mare e dell'aumento dei fenomeni atmosferici estremi; |
30. |
ricorda che da duemila anni a questa parte le regioni costiere del Mare del Nord e della Manica sono fortemente unite, in senso politico e commerciale, attraverso movimenti migratori, stretti rapporti commerciali, ad esempio ai tempi della Lega Anseatica, e tradizioni marittime comuni. Per molti secoli quest'area è stata il punto di partenza di movimenti marittimi internazionali, che hanno contribuito a forgiare l'identità delle popolazioni locali; |
31. |
sottolinea che gli Stati rivieraschi del Mare del Nord e della Manica devono affrontare gravi problemi e sfide comuni che non possono essere risolti e superati a livello delle singole regioni o Stati membri. Tali problemi e sfide derivano essenzialmente dalle specificità naturali e geografiche del Mare del Nord, della Manica e delle rispettive aree costiere, che hanno costituito sinora la base di sviluppi storici, economici, sociali e culturali simili. Queste specificità consistono innanzitutto di:
|
32. |
sottolinea che le misure urgentemente necessarie per la tutela dell'ecosistema del Mare del Nord e i suoi collegamenti con i mari vicini, per la preservazione delle relative risorse, per il contenimento e la prevenzione dell'ulteriore inquinamento, per la sicurezza in mare e in terra e per l'adeguamento ai cambiamenti climatici trascendono, per loro stessa natura, i confini nazionali e pertanto non possono essere adottate individualmente da regioni o Stati membri. Ciò vale in particolar modo per la definizione di assetti territoriali e la creazione di infrastrutture di tipo transfrontaliero: corridoi di navigazione, reti di trasporto, canali per il passaggio dei cavi e delle tubature, creazione di una rete di zone marine protette. |
Principali ambiti d'azione
33. |
sottolinea che le priorità d'azione comuni per l'area del Mare del Nord e della Manica riguardano, innanzi tutto, la politica marittima, l'ambiente, l'energia, i trasporti, l'industria e la scienza e le relative ripercussioni sulla coesione sociale. In questi settori di intervento risulta evidente il valore aggiunto che una cooperazione europea nella macroregione sarebbe in grado di offrire. Al contempo tale cooperazione avrebbe ripercussioni positive anche sui settori di intervento che non dipendono direttamente dalle specificità geografiche e dagli sviluppi tradizionali. |
Navigazione e porti
34. |
sottolinea che la navigazione è un pilastro dell'economia europea e un importante fattore di occupazione e rappresenta, nonostante gli effetti negativi sull'ambiente, il modo di trasporto più ecologico. L'obiettivo è dunque quello di trasferire innanzi tutto una parte dei trasporti di merci sulle vie d'acqua e di collegare meglio le vie di trasporto navigabili e quelle su rotaia verso l'entroterra. Occorre coordinare le iniziative per lo sviluppo della navigazione marittima a corto raggio, delle autostrade del mare e del collegamento con le vie navigabili interne per la regione del Mare del Nord e della Manica; |
35. |
ritiene che sia opportuno prestare maggiore attenzione al potenziamento e al controllo della sicurezza marittima, soprattutto nelle regioni marittime ad alto rischio come la Manica. Gli ulteriori pericoli potenziali derivanti dall'utilizzo crescente dei parchi eolici in mare richiedono nuove strategie comuni per la prevenzione delle catastrofi; |
36. |
manifesta preoccupazione per il fatto che l'inasprimento della concorrenza nel settore marittimo e portuale (dovuta alla crisi economica e finanziaria) possa far passare in secondo piano le esigenze della lotta contro l'inquinamento dei mari e delle coste. Sono necessarie misure di sostegno, provvedimenti e incentivi speciali per sviluppare strategie come Nave pulita (Clean Shipping), Nave a emissioni zero (Zero Emissions Ship) e Porto verde (Green Harbour). In questo contesto l'iniziativa a favore del clima Rotterdam Climate Initiative e il Clean Shipping Index rappresentano dei buoni esempi; |
37. |
ritiene che la questione della sicurezza in mare e le misure contro l'inquinamento ambientale debbano diventare oggetto di accordi internazionali, i quali possono essere preparati e promossi attraverso le azioni e gli esempi di macroregioni adeguatamente organizzate. |
Qualificazione
38. |
ritiene che l'importanza crescente del trasporto marittimo e delle attività offshore farà aumentare la domanda di forza lavoro e i relativi requisiti; si assisterà altresì all'aumento della concorrenza internazionale per il reperimento di forza lavoro altamente qualificata. Le zone marittime dell'area del Mare del Nord e della Manica devono quindi far fronte alla sfida comune di investire nella formazione e nella qualificazione del personale richiesto per varie mansioni nel settore marittimo; |
39. |
auspica che venga valutata l'idea di una «accademia marittima» come sede di formazione virtuale comune per le professioni marittime, sia tradizionali che nuove, nella quale vengano sviluppati nuovi contenuti e regole di formazione nell'ottica di pervenire a un riconoscimento reciproco. |
Industria ed economia
40. |
sottolinea che le regioni costiere dell'area del Mare del Nord e della Manica sono fortemente interessate dai cambiamenti in corso nella ripartizione internazionale del lavoro nel settore industriale, in particolare nella cantieristica. Occorre incentivare la cantieristica altamente specializzata e le navi a emissioni ridotte o a emissioni zero, in modo da promuovere la competitività dei cantieri e, al contempo, rendere il traffico marittimo più sicuro e sostenibile; |
41. |
fa presente che il mare e anche la zona costiera possono divenire una risorsa, una materia prima per nuove tecnologie e nuovi settori industriali. È questo il caso, ad esempio, delle tecnologie offshore, delle biotecnologie «blu», delle tecnologie dell'acqua e della «tecnologia dei delta», della maricoltura e della possibile estrazione di altre materie prime dal fondo marino. Per queste tecnologie e industrie del futuro è opportuno costituire raggruppamenti (cluster) regionali nell'area del Mare del Nord e della Manica, poiché quest'area dispone di buone capacità scientifiche e industriali; |
42. |
si compiace del fatto che la Commissione, nel suo programma di lavoro per il 2010, abbia annunciato una comunicazione intitolata Crescita blu – una nuova visione per una crescita sostenibile nei settori legati al mare e nelle regioni marittime (trad. provv.). |
Politica marittima integrata
43. |
sottolinea che la politica marittima integrata dell'UE mette in rilievo la necessità di soluzioni specifiche, ideate su misura in base alle specificità (geografiche, economiche e politiche) dei mari regionali e che l'area del Mare del Nord e della Manica costituisce, appunto, un mare regionale. Lo sviluppo di una politica marittima integrata per quest'area, la sua realizzazione attraverso azioni concrete e i relativi controlli rappresentano una componente essenziale della strategia europea per l'area del Mare del Nord e della Manica; |
44. |
si attende che la comunicazione annunciata dalla Commissione in merito alla politica marittima integrata nello spazio marittimo definito «grande Mare del Nord» metta in risalto la necessità di una cooperazione rafforzata tra i paesi della regione e suggerisca gli strumenti di tale cooperazione; |
45. |
ricorda che gli enti regionali e locali e le parti interessate in loco sono partner importanti in questa discussione, in quanto sono coloro che possono valutare meglio le misure più adatte. |
Pesca
46. |
deplora che la politica comune della pesca non sia sinora riuscita a raggiungere i propri obiettivi in misura sufficiente e che si trovi dinnanzi a grandi sfide, tra cui la pesca eccessiva di varie specie e in numerose regioni, lo stato deplorevole di numerose risorse ittiche (alcune delle quali si trovano al di sotto dei limiti biologici di sicurezza), le capacità di cattura ancora troppo elevate, le attività di pesca illegali e non regolamentate che finora non sono state contrastate efficacemente; |
47. |
raccomanda di analizzare e valutare, per ciascuna zona di pesca, la modalità di gestione che meglio si adatta alla regione marittima, alle specie pescate e al tipo di flotta. In tale contesto è opportuno rafforzare il ruolo dei consigli consultivi regionali (CCR) e incentivare la partecipazione degli enti regionali e locali. |
Ambiente
48. |
mette in rilievo che lo sviluppo economico e i sempre più intensivi interventi umani hanno avuto considerevoli ripercussioni sull'ecosistema del Mare del Nord e della Manica e hanno causato gravi problemi ambientali, tra cui la dispersione e l'accumulo dei rifiuti (ad esempio, la plastica) nel mare e sulle spiagge, un maggiore inquinamento delle acque con sostanze chimiche e metalli pesanti e l'inquinamento causato dal trasporto marittimo e dall'estrazione del petrolio e del gas naturale dal sottosuolo marino; |
49. |
è convinto che sia possibile migliorare in modo durevole l'ambiente marino (per esempio in termini di qualità dell'acqua e di mantenimento della biodiversità), anche in corrispondenza degli estuari, solo se tutti i paesi rivieraschi del Mare del Nord e della Manica si impegnano a perseguire, attuare e monitorare in maniera coerente gli obiettivi comuni; |
50. |
prende atto con grande preoccupazione del fatto che sul fondo del Mare del Nord e della Manica è depositata ancora oggi una grande quantità (le stime parlano di un milione di tonnellate) di munizioni risalenti alla Seconda guerra mondiale, che rappresentano un grave pericolo per la navigazione, l'ambiente e la popolazione. Per limitare ed eliminare questo pericolo occorrono uno scambio di informazioni, una collaborazione basata sulla fiducia e un piano d'azione comune; |
51. |
insiste sulla necessità di condurre, ai fini della pianificazione della cattura e dello stoccaggio del biossido di carbonio (Carbon Capture and Storage, CCS) nel sottosuolo marino, studi molto approfonditi per la valutazione dei rischi e delle ripercussioni sull'ambiente. |
Cambiamenti climatici – Mitigazione e adattamento
52. |
ricorda che i paesi costieri del Mare del Nord e della Manica risentono in modo particolare e in ugual misura dell'innalzamento del livello del mare e dei maggiori rischi per le aree costiere dovuti alle inondazioni che si verificano in caso di condizioni meteorologiche estreme provocate dai cambiamenti climatici. I paesi costieri del Mare del Nord e della Manica devono affrontare queste sfide attraverso progetti comuni di ricerca, lo scambio di informazioni rilevanti e l'adozione di misure concrete per la tutela delle coste; |
53. |
osserva che i paesi costieri del Mare del Nord vantano un'esperienza eccezionale nella gestione dei cambiamenti dei livelli delle acque che possono risultare dai cambiamenti climatici. Pertanto il coordinamento della ricerca e del miglioramento delle conoscenze in materia può contribuire ad accrescere la competitività e a tutelare lo spazio di vita dei cittadini; |
54. |
ricorda altresì che le regioni dell'area del Mare del Nord e della Manica attribuiscono grande importanza alle misure di protezione del clima e alla ricerca in campo ambientale e che esse sfrutteranno congiuntamente le possibilità di azione regionale per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. A tal fine si ricorre ai programmi regionali di protezione del clima, all'aumento dell'efficienza energetica e alla produzione di energie rinnovabili (sia in mare che in terraferma) con l'obiettivo di sostituire i combustibili fossili; |
55. |
sottolinea che la regione costiera e, soprattutto, i grandi estuari devono essere maggiormente tutelati dalle condizioni climatiche, in modo tale da aumentare, nella misura del possibile, la qualità della natura e della vita nelle regioni costiere e nell'entroterra; |
56. |
prende atto del fatto che i cambiamenti climatici possono continuare a colpire anche gli ecosistemi marini attraverso il riscaldamento, l'acidificazione delle acque e l'immigrazione di nuove specie. Essi incideranno anche sul potenziale turistico di questa regione. Al fine di preparare adeguate risposte politiche al problema sono pertanto necessari scenari elaborati congiuntamente e fondati su solide basi scientifiche. |
Assetto territoriale
57. |
sottolinea che in uno spazio utilizzato intensivamente, come appunto quello del Mare del Nord e della Manica, le ripercussioni transfrontaliere rendono necessario un maggior coordinamento tra paesi limitrofi nel campo dell'assetto territoriale, sia per quanto riguarda la costa che le acque. I diritti di utilizzazione, che sono tuttora in aumento, in una regione circoscritta e delicata devono essere valutati e vagliati anche sullo sfondo di uno sviluppo sostenibile e della preservazione dell'ambiente naturale; |
58. |
invita a riflettere sulla possibilità di sviluppare per l'area del Mare del Nord e della Manica una «legislazione mineraria» comune che sancisca il diritto comune di utilizzo del sottosuolo marino, con norme per l'autorizzazione e le questioni di sicurezza. In questo contesto sono altrettanto importanti le norme per la posa e l'utilizzo dei cavi e delle tubature sul fondo marino; |
59. |
fa presente che la zona costiera riveste un ruolo importante per la protezione dell'entroterra dall'azione del mare. Essa rappresenta al contempo una preziosa area naturale e di svago, e pertanto contribuisce notevolmente alla qualità della vita degli abitanti dell'area del Mare del Nord e della Manica. L'utilizzazione dell'area è al centro di differenti interessi (natura, svago, economia, sicurezza, alloggio) e ciò rende indispensabile una gestione adeguata ed efficiente delle zone costiere ed una strategia integrata per la pianificazione e lo sviluppo. |
Energia
60. |
ritiene che le attività di estrazione del petrolio e del gas naturale nel Mare del Nord continueranno anche in futuro. Pertanto sono necessari elevati standard di sicurezza e sistemi di prevenzione e di contenimento dei rischi, al fine di ridurre questi ultimi il più possibile e di rispondere il più rapidamente possibile alle emergenze; |
61. |
sottolinea che, grazie alle sue specificità geografiche, l'area del Mare del Nord e della Manica offre grandi possibilità per la produzione delle energie rinnovabili, il cui sviluppo è decisivo per contrastare in modo efficace i cambiamenti climatici. L'area offre, infatti, grandi opportunità per la produzione di energia a partire dal vento, dalle onde, dalle maree e dalle correnti, ed è nell'interesse comune nella regione condurre ricerche e promuovere questo settore. Il rapido sviluppo dei parchi eolici in mare rende necessaria l'introduzione di norme per la costruzione, la sicurezza e l'inquinamento acustico e ambientale di tali impianti; |
62. |
accoglie con favore l'avvio della pianificazione di un'ampia rete per il trasporto di energia, denominata rete del Mare del Nord, che consentirà di sfruttare appieno il potenziale delle energie rinnovabili. Ciò richiede necessariamente la collaborazione degli Stati membri, delle regioni e del settore privato. Grazie al necessario sviluppo delle cosiddette reti intelligenti, i vantaggi della produzione delle energie rinnovabili potrebbero rendere quest'area una regione pilota per la «e-mobility». |
Ricerca
63. |
invita a promuovere maggiormente la ricerca marina e marittima nell'ambito dell'Ottavo programma quadro per le attività di ricerca, e di sostenere la creazione di reti in questo settore. La base per tutti i settori d'intervento menzionati è costituita infatti dalle conoscenze scientifiche sull'ecosistema del Mare del Nord e le sue condizioni, sulle ripercussioni dei cambiamenti climatici, sull'influsso reciproco di azioni di sfruttamento concomitanti, ecc.; |
64. |
propone di avviare un'iniziativa di ricerca specifica e interdisciplinare per la regione, finalizzata a raccogliere e integrare informazioni e conoscenze di tutti i campi di ricerca sull'area del Mare del Nord e della Manica. In tale contesto saranno valutate le esperienze del programma BONUS 169 per l'area del Mar Baltico. |
Cultura
65. |
ricorda che la vita e il lavoro in mare e sulla costa hanno prodotto e accumulato una lunga tradizione culturale, ricordi e racconti. Il recupero di terre dal mare, la cantieristica e la navigazione hanno contribuito considerevolmente all'identità e all'orgoglio degli abitanti dell'area del Mare del Nord e della Manica. La ripresa e lo sviluppo di queste tradizioni a vantaggio dell'identità comune costituiscono un elemento positivo per aumentare l'attenzione verso questa regione nel contesto della concorrenza; |
66. |
propone pertanto di promuovere la collaborazione tra musei e istituzioni culturali (ad esempio, il North Sea Maritime Museum Network). Inoltre, un libro di storia comune sarebbe un ottimo strumento per una migliore e più ampia comprensione della storia comune (e separata) della regione; |
67. |
sottolinea l'importanza dell'industria creativa e culturale in molte regioni dell'area del Mare del Nord e della Manica ed è convinto che questo settore diventerà sempre più importante in quest'area in termini di crescita e occupazione, in particolare grazie ai programmi di scambio culturale e accademico e a un collegamento fra cultura e turismo sostenibile in tutta l'area. |
Relazione con altre politiche dell'UE
68. |
ricorda la stretta relazione che intercorre tra, da una parte, le priorità e le tematiche di una strategia per l'area del Mare del Nord e della Manica e, dall'altra, gli obiettivi e le linee guida della strategia Europa 2020, e vi scorge un'eccellente opportunità di scambio e di arricchimento reciproco tra gli orientamenti strategici dell'Unione e la collaborazione transfrontaliera e transnazionale intensiva in una specifica macroregione del Mare del Nord e della Manica; |
69. |
ritiene che gli obiettivi dell'Unione ai quali una strategia macroregionale per l'area del Mare del Nord e della Manica potrebbe contribuire in modo concreto e durevole siano, in particolare, le iniziative faro «Unione dell'innovazione», «Un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse», «Una politica industriale per l'era della globalizzazione» e «Un'agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro»; |
70. |
ribadisce che la collaborazione dei partner nazionali, regionali e locali in aree tematiche ben definite nell'ambito di una macroregione possa apportare un notevole valore aggiunto all'applicazione della strategia UE generale, poiché consente di individuare i soggetti più adatti a livello macroregionale e a mobilitare le risorse in modo mirato; |
71. |
sottolinea l'importanza cruciale che la collaborazione dei soggetti operanti nell'ambito di una macroregione riveste ai fini della realizzazione efficace e ottimale della strategia Europa 2020 in loco e nel vissuto concreto dei cittadini, direttamente nel loro contesto regionale e locale; |
72. |
osserva che fra il Mare del Nord e il Mar Baltico esistono numerose interconnessioni economiche e politiche, e che entrambi si trovano davanti a problemi analoghi in settori come l'economia marittima, la difesa dei mari, i cambiamenti climatici e la politica energetica. Una stretta collaborazione fra i due spazi è dunque auspicabile. Occorre inoltre verificare in che modo si possano trasferire i procedimenti consolidati della strategia per il Mar Baltico alla strategia per il Mare del Nord; |
73. |
suggerisce di verificare se e fino a che punto sarà possibile in futuro coniugare gli obiettivi e i campi d'azione della politica di coesione con le priorità concordate a livello delle strategie macroregionali, ad esempio stanziando per tali strategie determinate risorse finanziarie dei fondi strutturali; |
74. |
prende atto del fatto che esistono già alcuni programmi dell'Unione di collaborazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale per l'area del Mare del Nord e della Manica volti a promuovere la cooperazione e la coesione tra le regioni, in particolare i programmi Interreg IV B per il Mare del Nord e per l'Arco atlantico. Questi programmi (messi più strettamente e flessibilmente in relazione tra loro o, nel lungo periodo, raggruppati) potrebbero essere ulteriormente sviluppati fino a divenire uno strumento importante per lo sviluppo e l'attuazione di una strategia per l'area del Mare del Nord e della Manica; |
75. |
invita gli enti locali e regionali dell'area del Mare del Nord e della Manica a utilizzare maggiormente e sin d'ora questi strumenti di sostegno della collaborazione interregionale per l'elaborazione e lo sviluppo di una strategia macroregionale; |
76. |
raccomanda nuovamente che nell'elaborazione della politica di coesione per il periodo a partire dal 2014 la cooperazione interregionale venga nuovamente rafforzata e che vengano stanziate le risorse necessarie senza pregiudicare gli obiettivi 1 e 2 della politica di coesione. |
Governance
77. |
prende atto del fatto che la Commissione europea si è espressa in merito allo sviluppo delle strategie macroregionali stabilendo, per il momento, un triplo rifiuto, ovvero «tre no»: niente nuove regolamentazioni, niente nuovi organi, niente nuovi fondi; |
78. |
tuttavia ritiene che per tale sviluppo dovrebbero essere espressi, al contempo, «tre sì»:
|
79. |
ritiene che sia fondamentale che vengano sviluppate ed utilizzate, ai fini dell'attuazione delle strategie macroregionali, nuove forme di governance (reti, piattaforme) finalizzate ad azioni comuni e obiettivi concreti. Queste ultime potrebbero promuovere e sviluppare nuovi processi politici senza compromettere i diritti di giurisdizione e di sovranità. È opportuno avvalersi di una struttura di cooperazione multilivello, che raggruppi i diversi livelli di governance, le competenze, le risorse e le capacità; |
80. |
rammenta che la Conferenza internazionale sulla protezione del Mare del Nord ha fornito un contributo pionieristico, nel periodo dal 1984 al 2006, nel campo degli accordi per una migliore tutela del Mare del Nord. La Convenzione OSPAR per la protezione dell'ambiente marino dell'Atlantico nordorientale, compreso il Mare del Nord, entrata in vigore nel 1998, ha elaborato un quadro vincolante per gli accordi internazionali relativi all'area in questione; |
81. |
sottolinea che la North Sea Commission (NSC), una delle commissioni della Conferenza delle regioni periferiche marittime della Comunità (CRPM), è un partner importante che si adopera per intensificare la collaborazione nell'area del Mare del Nord e che ha già sviluppato proposte specifiche per una strategia per l'area del Mare del Nord e della Manica. A questo proposito è stata instaurata, già da qualche tempo, una stretta collaborazione tra il gruppo interregionale «Mare del Nord-Manica» del Comitato delle regioni e la NSC. Anche altre reti di organizzazioni regionali e locali attive in questo settore dovrebbero avere l'opportunità di contribuire a queste azioni; |
82. |
sottolinea che la Arc Manche Assembly svolge un ruolo molto importante per la regione della Manica, poiché si impegna espressamente affinché la Manica entri a far parte di una strategia macroregionale comune; |
83. |
ritiene che la collaborazione con questo e con altri enti o piattaforme attivi (come, ad esempio, il «Forum del Mare dei Wadden») e le organizzazioni non governative rappresentino una componente fondamentale per lo sviluppo e il successo delle strategie macroregionali; |
84. |
si attende che venga creata una migliore sinergia tra le risorse disponibili a livello UE, fintanto che non vi siano apposite risorse da destinare alle strategie macroregionali. A questo proposito si potrebbero prevedere per le strategie macroregionali, alla luce della molteplicità delle tematiche trattate, varie risorse dell'UE, provenienti non solo dai fondi strutturali, ma anche dal Programma quadro per la competitività e l'innovazione (CIP), dai programmi RTE-T e dal programma Marco Polo nel settore dei trasporti, dal programma quadro di R&S ecc.; |
85. |
ritiene che le politiche per le macroregioni siano finalizzate ad azioni comuni ben definite dal punto di vista spaziale, tematico e temporale. Per questo motivo dovrebbe essere elaborato un piano d'azione denominato «Mare del Nord/Manica 2020». |
III. CONCLUSIONI
86. |
chiede agli Stati membri di compiere ulteriori passi in avanti verso lo sviluppo di una strategia macroregionale per l'area del Mare del Nord e della Manica a livello europeo; |
87. |
ritiene che, alla luce dei problemi urgenti e delle sfide attuali, occorra cominciare subito a elaborare una strategia europea per l'area del Mare del Nord e della Manica. Invita il Consiglio europeo ad affidare alla Commissione l'elaborazione della suddetta strategia e chiede al Parlamento europeo di fornire la propria collaborazione; |
88. |
raccomanda di far sì che la politica di coesione per il periodo successivo al 2013 inserisca per quanto possibile la strategia macroregionale nel settore della cooperazione territoriale (transfrontaliera, transnazionale e interregionale) e si pronuncia a favore dell'adozione di una strategia macroregionale a partire dal 2013, in modo tale che i programmi operativi regionali del periodo di programmazione successivo possano, in base alle loro possibilità, contribuire all'effettiva attuazione di tale strategia; |
89. |
sottolinea che la strategia per l'area del Mare del Nord e della Manica si basa sull'applicazione del principio di sussidiarietà. Essa si occuperà di questioni e problemi che non possono essere affrontati esclusivamente a livello locale, regionale e nazionale; |
90. |
mette in rilievo che la suddetta strategia deve essere elaborata nel quadro di un'ampia consultazione pubblica. Essa deve essere realizzata in stretta collaborazione con il Comitato delle regioni come rappresentante degli enti regionali e locali e, in particolare, con la North Sea Commission della CRPM, la Arc Manche Assembly e altri partner importanti. Anche la Norvegia e l'Islanda dovrebbero essere coinvolte, in quanto membri del SEE; |
91. |
esorta la Commissione europea a stanziare già prima del 2013 le risorse dell'assistenza tecnica per l'elaborazione di strategie macroregionali, in modo tale da potere includere tale risorse nelle prospettive finanziarie dell'Unione europea; |
92. |
propone alla Commissione europea di promuovere, entro il 2013, lo sviluppo di una strategia macroregionale per l'area del Mare del Nord e della Manica anche nell'ambito dei programmi di promozione della cooperazione territoriale, in particolare Interreg IV B e di altri programmi, come ad esempio ESPON. In questo modo diventerà chiaro quali direttive e convenzioni si applichino già a quest'area; |
93. |
valuta positivamente il fatto che il programma di lavoro della Commissione europea prevede la presentazione di una comunicazione per l'attuazione della politica marittima integrata nel grande Mare del Nord; |
94. |
ritiene necessario e urgente che il ruolo e la funzione delle macroregioni vengano ulteriormente esaminati e delineati nell'ambito di un Libro verde. Il Comitato delle regioni ha già esortato la Commissione europea in tal senso nella sua risoluzione sul programma legislativo e di lavoro della Commissione europea del 2010; |
95. |
incarica il suo Presidente di trasmettere il presente parere di iniziativa alla Commissione europea, al Parlamento europeo, all'attuale presidenza del Consiglio e ai partner del trio della presidenza (2010-2011). |
Bruxelles, 5 ottobre 2010
La presidente del Comitato delle regioni
Mercedes BRESSO
18.1.2011 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 15/34 |
Parere del Comitato delle regioni «Un'agenda digitale europea»
2011/C 15/07
IL COMITATO DELLE REGIONI
— |
saluta con favore l'agenda digitale europea, una delle sette iniziative faro della strategia Europa 2020. Lo scopo generale dell'agenda digitale europea è ottenere vantaggi socioeconomici sostenibili grazie a un mercato digitale unico basato su Internet veloce e superveloce e su applicazioni interoperabili. L'attuazione dell'agenda digitale dipende dall'esistenza di un giusto livello di ambizione e di impegno, che darà all'Europa la possibilità di sviluppare un nuovo modello economico basato sulla conoscenza, su un'economia a basse emissioni di carbonio e su un alto tasso di occupazione, |
— |
osserva che gli enti regionali e locali (ERL) sono fra i principali destinatari delle raccomandazioni dell'agenda e possono figurare tra i principali artefici della sua attuazione. L'agenda, le cui priorità a livello regionale e locale sono presupposti indispensabili per la qualità di vita e l'attività sociale ed economica dei cittadini, contribuirà a promuovere servizi pubblici e imprese locali più efficienti e personalizzati, |
— |
sottolinea che il mercato unico digitale rappresenta un pilastro dell'agenda digitale europea e che esso consentirà di dar vita a un mercato europeo in crescita, efficace ed attivo, per la creazione e la distribuzione di contenuti digitali legali e di servizi on line, e al tempo stesso offrirà ai consumatori un accesso semplice, sicuro e flessibile ai mercati dei contenuti e dei servizi digitali, |
— |
plaude all'iniziativa della Commissione di semplificare le procedure di liberatoria e gestione dei diritti di autore e di rilascio di licenze transfrontaliere, grazie al miglioramento della governance, della trasparenza e della concessione di licenze paneuropee per la gestione dei diritti on line, creando un quadro normativo che faciliti la digitalizzazione e la diffusione di opere dell'ingegno in Europa, |
— |
precisa che, nell'ambito della realizzazione delle infrastrutture di Internet e dei servizi veicolati su di esse, sarà necessario prestare la massima attenzione al soddisfacimento di tutti i requisiti di sicurezza ad ogni livello per garantire adeguati standard di rispetto della vita privata e di protezione dei dati personali. È importante, in tale contesto, evitare ogni forma di appropriazione non autorizzata delle informazioni di carattere personale e dei profili degli utenti. |
Relatore |
: |
Markku MARKKULA (FI/PPE), membro del Consiglio comunale di Espoo |
Testo di riferimento |
: |
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Un'agenda digitale europea COM(2010) 245 definitivo |
I. INTRODUZIONE
IL COMITATO DELLE REGIONI
1. |
saluta con favore l'agenda digitale europea (di seguito: «l'agenda»), una delle sette iniziative faro della strategia Europa 2020. Lo scopo generale dell'agenda digitale europea è ottenere vantaggi socioeconomici sostenibili grazie a un mercato digitale unico basato su Internet veloce e superveloce e su applicazioni interoperabili. L'attuazione dell'agenda digitale dipende dall'esistenza di un giusto livello di ambizione e di impegno, che darà all'Europa la possibilità di sviluppare un nuovo modello economico basato sulla conoscenza, su un'economia a basse emissioni di carbonio e su un alto tasso di occupazione; |
2. |
osserva che gli enti regionali e locali (ERL) sono fra i principali destinatari delle raccomandazioni dell'agenda e possono figurare tra i principali artefici della sua attuazione. L'agenda, le cui priorità a livello regionale e locale sono presupposti indispensabili per la qualità di vita e l'attività sociale ed economica dei cittadini, contribuirà a promuovere servizi pubblici e imprese locali più efficienti e personalizzati; |
3. |
sottolinea che, tra gli attori del settore pubblico, gli ERL sono quelli più vicini alle persone comuni, oltre ad essere i responsabili dei principali servizi che influiscono sul benessere dei cittadini. Gli ERL hanno urgente bisogno di poter sfruttare il nuovo potenziale tecnologico, tenuto conto soprattutto della crisi economica e dei cambiamenti nella struttura demografica e nelle esigenze delle persone. Insieme, gli ERL, le imprese e gli enti del terzo settore associati possono avere migliori opportunità di sfruttare l'innovazione. L'efficacia con cui la conoscenza prodotta dai centri universitari e di ricerca viene applicata a livello regionale e locale riveste un'importanza determinante; |
4. |
ricorda che il CdR ha sempre raccomandato di investire nella ricerca relativa alle TIC, con l'obiettivo di assicurare la crescita e promuovere la creazione di nuove imprese, e ritiene che soltanto l'utilizzo effettivo delle TIC possa accelerare l'innovazione e permettere di affrontare problemi socioeconomici di fondamentale importanza per l'insieme dell'Europa; |
5. |
riconosce che i servizi pubblici on line sono stati sinora basati in misura eccessiva sul trasferimento della burocrazia dal supporto cartaceo a quello digitale. L'UE e gli Stati membri dovrebbero fare da guida agli sforzi compiuti a livello europeo e nazionale, in stretta collaborazione con gli enti locali e regionali, per introdurre cambiamenti più importanti nelle procedure e nelle strutture del servizio pubblico, utilizzando le TIC per migliorare l'utilità, la qualità e la produttività del lavoro, rendere più efficienti gli enti pubblici e ridurre gli oneri amministrativi a carico dei cittadini e delle imprese; |
6. |
ritiene che le azioni proposte nella comunicazione, nella loro forma attuale, non sollevino alcun problema in relazione alla loro conformità con i principi di sussidiarietà o di proporzionalità; sottolinea, tuttavia, che gli ERL dovrebbero essere sistematicamente coinvolti durante le fasi di definizione, attuazione e gestione delle misure destinate a dare esecuzione all'agenda digitale europea (in particolare per quanto riguarda le aree d'azione Interoperabilità e norme, Accesso ad Internet veloce e superveloce, Migliorare l'alfabetizzazione, le competenze e l'inclusione digitali e Vantaggi per la società dell'UE grazie alle TIC, per esempio in relazione ai servizi di e-Government, ai cambiamenti climatici e alla realizzazione di sistemi di trasporto intelligenti). |
II. RACCOMANDAZIONI POLITICHE
Un'attuazione efficace è fondamentale
7. |
condivide l'obiettivo dell'agenda digitale europea: fare dell'Europa l'elemento propulsivo di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva a livello globale; |
8. |
ricorda le conclusioni del Consiglio sull'agenda digitale europea (Consiglio Trasporti, telecomunicazioni ed energia del 31 maggio 2010) (1), in cui si afferma, tra l'altro, che:
|
9. |
ricorda la risoluzione del Parlamento europeo del 5 maggio 2010 sulla Nuova agenda europea del digitale: 2015.eu nella quale si afferma che l'Europa coglierà i frutti di questa rivoluzione digitale solo se tutti i cittadini dell'UE sono mobilitati e hanno la facoltà di partecipare a pieno titolo alla nuova società digitale e solo se l'individuo è posto al centro dell'azione politica; e che questa rivoluzione digitale non può più essere intesa come un'evoluzione del passato industriale, bensì come un processo di radicale trasformazione (2); |
10. |
rileva che la società dell'informazione ha considerevolmente accelerato il progresso economico e sociale. La necessaria transizione da una società dell'informazione a una società della conoscenza verde può essere vista come un tipo di cambiamento di modello. L'importanza dell'agenda digitale europea è confermata dal fatto che il successo dell'attuazione di questa iniziativa faro è il presupposto per la buona riuscita delle altre iniziative faro della strategia Europa 2020; |
11. |
constata che la qualità della società è ampiamente determinata dalla sua capacità di generare realmente un apprendimento e un lavoro comuni, e di produrre una nuova conoscenza di ampie vedute. In questo caso, la nostra società impone esigenze del tutto nuove in termini di metodi di lavoro, di culture del lavoro, di validità dell'informazione, di alfabetizzazione digitale ecc.; |
12. |
osserva che la digitalizzazione e la globalizzazione hanno cambiato rapidamente i processi delle imprese. Da studi effettuati dall'OCSE emerge che le TIC stanno avendo impatti di vasta portata sulle prestazioni economiche e sui risultati delle singole imprese, in particolare quando sono integrate da investimenti nella qualificazione, nel cambiamento organizzativo, nell'innovazione e nella creazione di nuove imprese (3); |
13. |
fa osservare che l'attuazione dell'agenda digitale non può essere separata dallo sviluppo dell'apprendimento permanente e del capitale umano e dalle misure necessarie per promuoverlo. L'elemento essenziale del successo si misura sul metro di quanto sarà efficace e diffuso in tutta l'UE l'incoraggiamento dato nella pratica alle comunità di lavoro e alla cittadinanza (e cioè agli individui e alle diverse comunità) affinché svolgano un ruolo attivo nella creazione di un'Europa sensibilmente più innovativa e produttiva. Per essere pienamente efficaci, le attività innovative a livello di base, l'imprenditorialità, le imprese che cercano di svilupparsi e in particolare le iniziative di partenariato innovative tra settore pubblico, imprese ed economia sociale, richiedono un forte impegno politico a tutti i livelli (UE, Stati membri, ERL); |
14. |
sottolinea che le capacità di garantire un'attuazione rapida e un processo di innovazione più veloce sono fattori essenziali per il successo nell'ambito di società collegate in rete. Ciò richiede un maggior ricorso alla valutazione comparativa e alla cooperazione tra le regioni e le città, in modo da poter far fronte alle sfide attraverso soluzioni innovative ed applicare le migliori pratiche alle circostanze e alle culture locali; |
15. |
ribadisce che l'apertura, la riutilizzabilità e la neutralità tecnologica dovrebbero costituire i principi guida nello sviluppo dei servizi pubblici. |
Utilizzare pienamente il potenziale europeo
16. |
insiste sul fatto che l'intero potenziale europeo per lo sviluppo di servizi basati sulle TIC nel settore pubblico e in quello privato dovrebbe essere sfruttato a fondo, e pertanto tali tecnologie dovrebbero essere utilizzate come mezzi per promuovere i servizi forniti dagli enti regionali e locali in settori quali le prestazioni sanitarie, l'istruzione, l'ordine pubblico, la sicurezza e i servizi sociali. I partenariati pubblico-privati sostenuti dall'UE tra enti regionali e locali e piccole e medie imprese impegnate nello sviluppo delle TIC nel campo dei servizi pubblici basati sulle TIC possono costituire un eccellente punto di partenza per costruire competenze e conoscenze locali in tutta l'UE (4); |
17. |
ricorda che il mercato unico digitale offre enorme enormi opportunità ai cittadini europei, non solo in quanto clienti, ma anche come imprenditori e professionisti della conoscenza, nell'ambito delle industrie creative e delle altre attività produttive; |
18. |
richiama l'attenzione sul fatto che attuare l'agenda digitale europea richiede un forte cambiamento nell'atteggiamento mentale su scala europea: una volontà di lavorare in modo orizzontale e multidisciplinare, superando i tradizionali confini, abbattendo la struttura suddivisa in comparti e passando a una mentalità maggiormente basata sulla collaborazione. Ma l'effetto desiderato non può essere raggiunto attraverso i progetti di sviluppo convenzionali. Un'opportunità per realizzare i cambiamenti necessari viene invece offerta dai progetti innovativi su ampia scala basati sulle migliori competenze europee con il coinvolgimento di tutte le parti interessate. A questo proposito, un'attenzione particolare deve essere rivolta alla diffusione e all'attuazione dei risultati dei progetti a livello locale; |
19. |
pone in evidenza il fatto che l'Europa ha bisogno di rafforzare le attività di ricerca e innovazione basate sulla vita reale e incentrate sugli utenti. I Living Labs come piattaforma per la collaborazione tra mondo accademico e aziendale sono un concetto di dimensione europea che necessita di essere ulteriormente sviluppato coinvolgendo gli utenti finali. Grazie al funzionamento adeguato dei processi dei servizi, gli utenti possono partecipare attivamente alla ricerca e all'innovazione e tutte le parti in causa sono incoraggiate a impegnarsi nell'apprendimento permanente. E ciò può avere un forte impatto positivo sul rinnovamento dei processi dei servizi a livello locale e sul rafforzamento della cooperazione regionale; l'attuazione della strategia digitale dovrebbe comprendere degli incentivi rivolti a incoraggiare gli enti regionali e locali e le università a sviluppare attraverso uno sforzo comune i necessari concetti dei Living Labs; |
20. |
ribadisce che l'accesso alla banda larga di qualità e a prezzi sostenibili può migliorare la qualità della vita dei cittadini e la qualità dei servizi forniti dagli enti regionali e locali, e al tempo stesso rendere più facile alle microimprese e alle piccole e medie imprese offrire al pubblico i propri prodotti. Le regioni e i comuni periferici, e in particolare quelli ultraperiferici, dovrebbero trarre considerevoli benefici da un accesso più diffuso e più rapido ai servizi a banda larga (5); |
21. |
invita le regioni e le città a collaborare alla creazione della massa critica necessaria per nuove soluzioni innovative. L'UE e gli Stati membri dovrebbero creare le condizioni favorevoli per i nuovi tipi di appalti precommerciali, migliorando in tal modo la disponibilità del settore pubblico ad accogliere innovazioni non solo graduali ma anche radicali. L'efficienza energetica e il traffico intelligente sono esempi di settori dove c'è necessità di nuovi sviluppi radicali a sostegno delle applicazioni locali; |
22. |
fa osservare che la gestione dell'ambiente edificato e la pianificazione urbana sono settori con un alto impatto sull'economia locale e sulla qualità dell'ambiente di vita. I nuovi sviluppi nella gestione delle informazioni possono svolgere un ruolo cruciale nel raggiungimento dell'obiettivo di un ambizioso nuovo regime climatico. Bisognerebbe estendere alla pianificazione regionale ed urbana i concetti relativi alla modellazione delle informazioni sull'edificio (Building Information Modelling), che viene utilizzata attivamente nella gestione degli impianti al fine di fornire una rappresentazione digitale delle caratteristiche fisiche e funzionali di un determinato impianto. Come tale potrebbe servire da fonte condivisa di conoscenze in merito ad un'area, costituendo una base affidabile per un'analisi del ciclo di vita, per lo sviluppo di processi aziendali incentrati sugli utenti e per un processo decisionale che crea valore. |
Un mercato unico digitale caratterizzato da dinamismo
23. |
sottolinea che il mercato unico digitale rappresenta un pilastro dell'agenda digitale europea e che esso consentirà di dar vita a un mercato europeo in crescita, efficace ed attivo, per la creazione e la distribuzione di contenuti digitali legali e di servizi on line, e al tempo stesso offrirà ai consumatori un accesso semplice, sicuro e flessibile ai mercati dei contenuti e dei servizi digitali; |
24. |
fa presente che il libero accesso alle informazioni relative al settore pubblico costituisce un vantaggio per la società nel suo insieme. Lo sviluppo di nuove pratiche che utilizzano dati aperti collegati (linked open data) costituisce un passo avanti verso i processi dei servizi incentrati sugli utenti. Altri possibili vantaggi sono i servizi innovativi, i nuovi modelli di affari e una maggiore efficienza del settore pubblico. Il Comitato accoglie pertanto con favore la revisione della direttiva sul riutilizzo dell'informazione del settore pubblico; |
25. |
si rallegra per la nascita di Europeana, ovvero la biblioteca, l'archivio e il museo digitali dell'Europa, il cui scopo è rendere accessibile a tutti via Internet il patrimonio culturale e scientifico europeo (6). L'accessibilità al patrimonio culturale europeo rappresenta uno strumento decisivo per promuovere la comprensione della diversità delle culture e per rafforzare e unire le persone in un'Europa multilingue e multiculturale, nonché per accrescere il potenziale economico in settori come il turismo e la formazione; |
26. |
pone in risalto il fatto che la mancanza di norme comuni europee in materia di messaggi elettronici nel commercio elettronico (in particolare per quanto riguarda la fatturazione) figura tra i principali ostacoli tecnici alla realizzazione di un mercato unico digitale funzionante; |
27. |
sostiene la proposta di revisione della direttiva sulla firma elettronica, al fine di istituire un quadro normativo per il riconoscimento e l'interoperabilità transfrontalieri di sistemi di autenticazione elettronica sicuri; |
28. |
plaude all'iniziativa della Commissione di semplificare le procedure di liberatoria e gestione dei diritti di autore e per il rilascio di licenze transfrontaliere, grazie al miglioramento della governance, della trasparenza e della concessione di licenze paneuropee per la gestione dei diritti on line, creando un quadro normativo che faciliti la digitalizzazione e la diffusione di opere dell'ingegno in Europa; |
29. |
sottolinea la necessità di equilibrare i diritti degli utenti e quelli dei titolari di diritti di proprietà intellettuale (DPI). Le misure di protezione dei DPI non dovrebbero ostacolare il diritto degli utenti a usare liberamente il contenuto digitale nello stesso modo in cui utilizzano quello analogico; inoltre il diritto dei cittadini di accedere ai contenuti on line o di esprimersi liberamente non dovrebbe essere limitato mediante forme di filtraggio basate sui contenuti o negando l'accesso alla rete nell'interesse della tutela dei DPI. |
Interoperabilità e norme
30. |
si dichiara favorevole alla proposta di riformare le regole di attuazione delle norme sulle TIC in Europa per consentire l'uso di alcune norme elaborate da forum e consorzi e spera che la Commissione fornisca una definizione operativa di tali norme, siano esse norme aperte o specifiche aperte; |
31. |
conviene che gli Stati membri dovrebbero concretizzare gli impegni relativi all'interoperabilità e alle norme che figurano nelle dichiarazioni ministeriali di Malmö e Granada, soprattutto in materia di norme e specifiche aperte; |
32. |
insiste sul fatto che gli enti regionali e locali dovrebbero essere coinvolti e partecipare attivamente a una cooperazione ad ampio raggio volta a migliorare l'interoperabilità delle pubbliche amministrazioni e l'efficienza dell'erogazione dei servizi pubblici (7). |
Fiducia e sicurezza
33. |
fa osservare che le nuove piattaforme partecipative e i servizi interattivi di creazione condivisa (Web 2.0 e oltre), nei quali gli utenti sono divenuti protagonisti attivi, ovvero produttori o «consumattori» (prosumers), offrono un'opportunità senza precedenti di dare libero corso alla creatività dei cittadini europei. Ora è indispensabile creare un ambiente e una cultura di apertura e di fiducia che stimolino questo sviluppo; |
34. |
precisa che, nell'ambito della realizzazione delle infrastrutture di Internet e dei servizi veicolati su di esse, sarà necessario prestare la massima attenzione al soddisfacimento di tutti i requisiti di sicurezza ad ogni livello per garantire adeguati standard di rispetto della vita privata e di protezione dei dati personali. È importante, in tale contesto, evitare ogni forma di appropriazione non autorizzata delle informazioni di carattere personale e dei profili degli utenti (8); |
35. |
chiede interventi di formazione diffusa sulle questioni attinenti alla fiducia e alla sicurezza destinati a tutto il personale, specialmente a quello tecnico specialistico (es. reti, sistemi, sicurezza, tutela della vita privata ecc.), al personale direttamente coinvolto nelle procedure di sicurezza che richiedono metodologie diverse e al personale genericamente o indirettamente coinvolto nei processi di innovazione e ammodernamento (p. es. alfabetizzazione digitale dei consumatori); |
36. |
sottolinea con forza la responsabilità dei creatori di contenuti e il fatto che la lotta contro i contenuti illeciti e dannosi deve essere condotta senza imporre restrizioni al libero flusso di informazioni (i sistemi di filtraggio basati sui contenuti, adottati da diversi Stati membri, bloccano anche contenuti differenti da quelli per cui sono previsti e non sono generalmente accompagnati da un processo trasparente e giustificabile). Occorre trovare dei mezzi in grado di proteggere specificamente gli utenti vulnerabili. Al tempo stesso bisogna creare gli strumenti per sorvegliare i contenuti dannosi e rimuoverli dalla rete già all'origine. |
Accesso ad Internet veloce e superveloce
37. |
sottolinea il ruolo chiave degli enti territoriali nel concorrere a garantire un accesso ai servizi a banda larga equo e a prezzi ragionevoli ad esempio nelle regioni in cui i meccanismi di mercato si rivelano insufficienti a tal fine, nel realizzare progetti pilota volti a colmare il divario in materia di e-accessibilità e nello sviluppare nuove soluzioni per i servizi pubblici on line incentrati sull'utente (9); |
38. |
propone che i finanziamenti e le altre misure di sostegno favoriscano l'attuazione di reti a banda larga ad accesso libero basate su un'architettura di rete di tipo orizzontale e su un modello operativo che separa l'accesso fisico alla rete dall'erogazione dei servizi. Le reti esistenti in fibre ottiche dovrebbero essere aperte alla concorrenza; |
39. |
ricorda che bisogna garantire a tutti i cittadini, indipendentemente dal loro luogo di residenza, un'efficiente infrastruttura per la società dell'informazione. Per promuovere la competitività delle regioni, l'accessibilità e l'uguaglianza tra le persone sono particolarmente importanti dei collegamenti informatici affidabili e veloci, integrati da efficienti servizi mobili senza filo; |
40. |
sottolinea l'importanza di garantire la disponibilità dello spettro radio per i servizi a banda larga senza fili nelle aree periferiche e scarsamente popolate e accoglie favorevolmente l'impegno della Commissione a coordinare le condizioni tecniche e normative che si applicano all'uso dello spettro e ad armonizzare le bande dello spettro per creare economie di scala nei mercati delle apparecchiature e permettere ai consumatori di utilizzare le stesse apparecchiature e usufruire degli stessi servizi in tutta l'UE. |
Migliorare l'alfabetizzazione, le competenze e l'inclusione digitali
41. |
riconosce che è in atto un cambiamento che impone uno sviluppo addirittura radicale del sistema di istruzione. Il compito dell'istruzione non consiste più nel distribuire una grande quantità di nozioni, bensì nel fare in modo che le persone imparino ad imparare, ossia migliorino la propria capacità di apprendimento e, grazie ad essa, siano in grado di acquisire e di gestire da sole le informazioni. In tale contesto l'alfabetizzazione digitale assume un'importanza decisiva; |
42. |
sottolinea che uno dei principali obiettivi dell'agenda digitale europea consiste nel promuovere l'accessibilità e l'utilizzabilità dell'informazione e dei servizi elettronici pubblici. L'agenda dovrebbe essere un elemento propulsivo per la piena integrazione delle TIC nell'istruzione e nella formazione. L'alfabetizzazione digitale, le competenze elettroniche e le qualificazioni elettroniche richiedono attività specifiche ed efficaci parametri di apprendimento per tutti; |
43. |
ritiene che la creazione di meccanismi di scambio delle qualificazioni elettroniche in Europa possa coinvolgere e riqualificare molti gruppi aggiuntivi di cittadini che attualmente, in alcuni casi, sono scarsamente considerati dai centri di apprendimento delle competenze digitali, siano essi commerciali o accademici. Le possibilità offerte dalle TIC, in termini di gestione flessibile del lavoro e di telelavoro, aprono importanti prospettive per lo sviluppo di nuove modalità di impiego dei soggetti appartenenti a questi gruppi. Tali iniziative richiederanno partenariati pubblico-privati, principalmente perché i servizi commerciali e le offerte formative devono essere specificamente adattate alle esigenze dei singoli gruppi; |
44. |
pone in evidenza la necessità che le regioni e gli enti locali europei svolgano il ruolo di pionieri nell'affrontare la sfida dell'invecchiamento demografico adottando le nuove soluzioni sistemiche basate sulle TIC e chiede che si promuovano concetti innovativi basati sulle TIC che permettano all'Europa di assumere un ruolo guida nell'invecchiamento attivo in un mondo digitalizzato; |
45. |
fa presente che le biblioteche costituiscono un metodo utile ed efficace di offrire al pubblico ampi servizi di informazione, indipendentemente dallo status sociale. La migliore pratica europea è quella in base alla quale le biblioteche sono state sviluppate come centri di servizi digitali culturali e di informazione, e sono state collocate in luoghi dove le persone passano quotidianamente, per esempio nei centri commerciali. In considerazione di ciò, il contenuto dei nuovi servizi e dei nuovi media digitali non deve essere pianificato solo sulla base di criteri di economicità, ma deve essere sviluppato conformemente alle esigenze sociali e culturali; |
46. |
sottolinea che, per garantire un'attuazione efficace, occorre tenere conto del fatto che il settore culturale e quello delle industrie creative forniscono contenuti per le TIC, contribuendo così al loro ulteriore sviluppo. All'agenda digitale spetta un ruolo fondamentale per sviluppare le potenzialità di questi settori e creare un mercato unico e sicuro per i contenuti e i servizi on line a carattere culturale e creativo. Per consentire un migliore utilizzo del patrimonio culturale europeo occorre sostenerne attivamente la digitalizzazione. |
Vantaggi per la società dell'UE grazie alle TIC
47. |
raccomanda di dare un'alta priorità allo sviluppo di concetti e metodi basati sulle TIC per diffondere e applicare i risultati delle attività di ricerca e sviluppo ai processi della vita reale. Un esempio adeguato di questo tipo di attività è il programma di competitività e di innovazione (Competitiveness and Innovation Programme CIP), che costituisce un'eccellente piattaforma per promuovere lo sviluppo e la diffusione delle future applicazioni Internet. Il programma va migliorato destinando consistenti finanziamenti supplementari alla diffusione e applicazione dei risultati dei progetti realizzati con successo a livello locale e regionale; |
48. |
considera importante utilizzare i metodi della tecnica digitale come mezzo per promuovere la partecipazione dei cittadini. Occorrerebbe per esempio creare a livello regionale e locale ambienti digitali di discussione e di lavoro nei quali i cittadini possano partecipare allo sviluppo di servizi di uso quotidiano nelle loro vicinanze; |
49. |
rimarca l'enorme potenziale dell'agenda digitale europea di fungere da incentivo per le regioni e i comuni a riformare i propri processi di fornitura di servizi e di produzione in un quadro di cooperazione europea. Le regioni e i comuni di differenti zone d'Europa dovrebbero riformare le proprie strutture, i propri metodi di lavoro e i propri processi sulla base di una valutazione comparativa e della cooperazione con altre regioni e comuni, come pure con le università e le imprese. La cooperazione e il finanziamento a livello dell'UE permetterebbero inoltre un'assunzione di rischi molto più audace. L'UE deve adottare un nuovo approccio, consapevolmente diretto a far sì che gli enti regionali e locali siano pionieri e fungano da ricercatori, sperimentatori e soggetti decisionali, sviluppando nell'interesse comune nuove soluzioni per il futuro; |
50. |
sostiene con forza l'importanza rinnovare i processi dei servizi sia nel settore pubblico che in quello privato, per sfruttare appieno i benefici della riorganizzazione dei processi resa possibile dalle TIC. Per rendere più rapidi i processi di fatturazione elettronica e di identificazione elettronica occorrono interventi innovativi, azioni di cooperazione e misure di normalizzazione. |
Ricerca e innovazione
51. |
sottolinea l'importanza dell'Istituto europeo di innovazione e tecnologia (IET) e riconosce che le sue priorità tematiche - la futura società dell'informazione e della comunicazione, il cambiamento climatico e l'energia sostenibile - sono di importanza vitale per la strategia Europa 2020. L'IET può esercitare un impatto pratico sul livello regionale e locale nello sviluppo e nella promozione di nuovi concetti e nuove pratiche per l'innovatività regionale e locale. Ciò richiede che alcuni enti regionali e locali siano preparati a investire in misura adeguata nello sviluppo dei propri territori come terreno di sperimentazione per le attività dell'IET e dei Living Labs, nel cui quadro differenti gruppi di cittadini e comunità offriranno un contributo attivo orientato agli utenti; |
52. |
fa notare che anche piccoli organismi a livello regionale e locale possono produrre conoscenze di interesse mondiale in campi specialistici circoscritti, in particolare quando essi partecipano a reti globali e collaborano con imprese la cui attività è basata sulla conoscenza (10); |
53. |
incoraggia la Commissione a sviluppare ulteriormente i concetti del triangolo della conoscenza e dei Living Labs, i quali accrescono le sinergie tra differenti attività, hanno una forte rilevanza rispetto alle sfide e alla risoluzione dei problemi della vita reale e comprendono tra le proprie componenti naturali la dimensione regionale; |
54. |
conferma la volontà degli enti regionali e locali di svolgere un ruolo sempre più attivo nella promozione delle applicazioni della scienza, della tecnologia e della politica di innovazione. Tuttavia ciò richiede che in tutti i programmi e progetti dell'UE venga adottato un approccio in base al quale i criteri principali consistono nella mappatura delle conoscenze di punta esistenti a livello mondiale nel campo del progetto e nella loro effettiva utilizzazione; |
55. |
osserva che gli insegnamenti in materia di innovazione da parte dell'avanguardia dell'università e dell'industria devono essere applicati efficacemente, in modo da rafforzare la necessaria ampia base di competenze dei professionisti della conoscenza in tutta Europa. |
Aspetti internazionali dell'agenda digitale
56. |
riconosce la necessità di promuovere l'internazionalizzazione della gestione di Internet e della cooperazione mondiale per mantenere la stabilità di Internet, sulla base di un modello multilaterale, e concorda con la decisione della Commissione di sostenere la continuazione delle attività del Forum per la gestione di Internet oltre il 2010. |
Attuazione e gestione
57. |
ritiene che, in qualità di rappresentante degli enti regionali e locali e in considerazione degli stretti collegamenti con gli ultimi sviluppi e le buone pratiche in materia di digitalizzazione in Europa, il CdR debba poter svolgere un ruolo proattivo, di concerto con gli ERL e le loro organizzazioni rappresentative, nel ciclo di gestione dell'agenda digitale europea (ad esempio all'interno dei gruppi di esperti e dell'assemblea annuale sul digitale). I soggetti regionali e locali e le loro organizzazioni rappresentative devono avere un ruolo visibile e importante; |
58. |
osserva che l'agenda digitale svolge un ruolo decisivo anche ai fini della riuscita delle altre iniziative faro. Occorre pertanto accrescere sensibilmente la collaborazione tra differenti direzioni generali e programmi e convogliare i finanziamenti destinati all'attuazione dell'agenda digitale in particolare attraverso i programmi già esistenti. |
Bruxelles, 6 ottobre 2010
La presidente del Comitato delle regioni
Mercedes BRESSO
(1) Conclusioni del Consiglio sull'Agenda digitale europea (seduta del Consiglio Trasporti, telecomunicazione e energia del 31 maggio 2010) http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_data/docs/pressdata/en/trans/114710.pdf.
(2) Risoluzione del Parlamento europeo del 5 maggio 2010 sulla nuova Agenda europea del digitale: 2015.eu http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P7-TA-2010-0133+0+DOC+XML+V0//IT.
(3) OECD. The Economic Impact of ICT- Measurement, Evidence and Implications.
(4) CdR 156/2009 fin.
(5) CdR 252/2005 fin.
(6) COM(2009) 440 definitivo.
(7) CdR 10/2009 fin.
(8) CdR 247/2009 fin.
(9) CdR 5/2008 fin.
(10) CdR 247/2009 fin.
18.1.2011 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 15/41 |
Parere del Comitato delle regioni «Far fronte all'esclusione sociale causata dalla mancanza di una fissa dimora»
2011/C 15/08
IL COMITATO DELLE REGIONI FORMULA LE SEGUENTI RACCOMANDAZIONI
— |
Il fenomeno dei senza dimora è una forma estrema di povertà e di esclusione sociale alla quale occorre accordare la massima attenzione nel quadro della strategia dell'UE in materia di protezione sociale e inclusione sociale. Non è accettabile che nell'Unione europea si registri un numero elevato di persone senza fissa dimora. L'Anno europeo 2010 consacrato alla lotta alla povertà e all'esclusione sociale rappresenta un momento appropriato per sensibilizzare a questo problema persistente, che rischia di peggiorare nel contesto della crisi economica. Qualunque iniziativa per contrastare tale problema dovrebbe naturalmente essere concepita in una prospettiva a lungo termine che vada oltre il 2010 e il periodo di crisi attuale, |
— |
il CdR sottolinea l'importanza del ruolo degli enti regionali e locali per una lotta concreta ed efficace contro questo fenomeno. Essi dispongono infatti di competenze concrete oltre che di una notevole esperienza in questo campo, nonché spesso di metodi e programmi validi che comprendono interventi non solo preventivi, ma anche puntuali nonché a lungo termine. Ciò rende ancor più necessaria una più chiara ripartizione delle competenze tra le diverse autorità e i vari livelli. In questo contesto va inoltre ricordato che il problema della mancanza di una dimora può assumere dimensioni particolarmente gravi in determinate regioni di un paese o in determinati paesi. È pertanto necessario stabilire una serie di meccanismi a livello europeo e nazionale che offrano sostegno economico alle regioni in cui si registra un elevato numero di persone senza dimora, anche nell'interesse della coesione territoriale e sociale. |
Relatore |
: |
Tore HULT (SE/PSE), vicesindaco di Alingsås, Svezia |
I. RACCOMANDAZIONI POLITICHE Il COMITATO DELLE REGIONI
Contesto - considerazioni di fondo
1. |
rammenta che è impossibile realizzare la coesione economica, sociale e territoriale, che è alla base della costruzione europea, se una parte della popolazione dell'UE è senza dimora e di conseguenza non dispone dei mezzi necessari per realizzare il proprio sviluppo personale e professionale. Sottolinea che la mancanza di una dimora costituisce un problema particolarmente serio per i bambini e i giovani; |
2. |
ritiene che il fenomeno dei senza dimora sia una forma estrema di povertà e di esclusione sociale alla quale occorre accordare la massima attenzione nel quadro della strategia dell'UE in materia di protezione sociale e inclusione sociale. Non è accettabile che nell'Unione europea si registri un numero elevato di persone senza fissa dimora. L'Anno europeo 2010 consacrato alla lotta alla povertà e all'esclusione sociale rappresenta un momento appropriato per sensibilizzare a questo problema persistente, che rischia di peggiorare nel contesto della crisi economica. Qualunque iniziativa per contrastare tale problema dovrebbe naturalmente essere concepita in una prospettiva a lungo termine che vada oltre il 2010 e il periodo di crisi attuale; |
3. |
osserva che gli Stati membri dell'UE si trovano di fronte a un problema comune. I singoli cittadini possono ritrovarsi senza una dimora fissa a prescindere dal loro livello d'istruzione, dalla cultura di appartenenza o dalla precedente situazione economica, e tale problema si riscontra in tutti gli Stati membri. Occorre quindi adottare misure comuni per prevenirlo e limitarlo; |
4. |
reputa che la mancanza di una dimora fissa, oltre a comportare costi significativi per la società, sia all'origine di gravi tragedie personali. La riduzione del numero dei senza dimora contribuirebbe anche a limitare i costi sociali e a realizzare una maggiore integrazione nella società, contribuendo in tal modo al progresso dell'Europa; |
5. |
sottolinea che il fenomeno è determinato da una combinazione di circostanze e che pertanto non va considerato come se fosse esclusivamente causato da questioni personali; |
6. |
segnala che la mancanza di una dimora fissa è provocata da un insieme di fattori come, ad esempio, la carenza di spazi abitativi a prezzi accessibili, il basso livello dei salari, l'abuso di talune sostanze e le carenze nell'assistenza per tali dipendenze, i problemi di salute mentale e le malattie, la violenza domestica, la disoccupazione, le difficoltà nelle relazioni interpersonali, la povertà, la scarcerazione e il reinserimento nella società nonché le modifiche e le riduzioni dei contributi pubblici. Particolarmente importante è l'atteggiamento dei proprietari di immobili nei confronti dei senza dimora e la misura in cui possono aiutarli a trovare un alloggio. Affinché gli sforzi compiuti nel settore diano risultati positivi è essenziale che siano coordinati tra loro e accompagnati da una serie di interventi di vario genere; |
7. |
ritiene che sia necessario conoscere in maniera ben più approfondita le cause del fenomeno e i meccanismi alla base della sua persistenza. Tali conoscenze permetteranno di adottare misure efficaci nel quadro di diverse politiche; |
8. |
esprime grande preoccupazione per il fenomeno dei senza dimora e ritiene che vi sia bisogno di interventi a diversi livelli, in parte sul piano della prevenzione e della sensibilizzazione, ma anche e soprattutto di misure intese a migliorare gli incentivi all’edilizia residenziale; |
9. |
sottolinea l'importanza del ruolo degli enti regionali e locali per una lotta concreta ed efficace contro questo fenomeno. Essi dispongono infatti di competenze concrete oltre che di una notevole esperienza in questo campo, nonché spesso di metodi e programmi validi che comprendono interventi non solo preventivi, ma anche puntuali nonché a lungo termine. Ciò rende ancor più necessaria una più chiara ripartizione delle competenze tra le diverse autorità e i vari livelli. In questo contesto va inoltre ricordato che il problema della mancanza di una dimora può assumere dimensioni particolarmente gravi in determinate regioni di un paese o in determinati paesi. È pertanto necessario stabilire una serie di meccanismi a livello europeo e nazionale che offrano sostegno economico alle regioni in cui si registra un elevato numero di persone senza dimora, anche nell'interesse della coesione territoriale e sociale; |
10. |
ritiene che una strategia globale per combattere il fenomeno dei senza dimora necessiti di un sostegno più attivo, da parte delle istituzioni dell'UE, allo sviluppo e al monitoraggio delle misure adottate. Ciò non esclude però il rispetto del principio di sussidiarietà e il riconoscimento del ruolo determinante svolto dagli enti regionali e locali; |
11. |
mette in rilievo la crescente preoccupazione di sensibilizzare i cittadini sul fatto che la mancanza di una fissa dimora costituisce un problema sociale significativo, preoccupazione che si è tradotta in dichiarazioni internazionali e in leggi nazionali. In molti paesi il diritto all'alloggio è sancito dalla Costituzione; |
12. |
osserva che un gran numero delle proposte e delle misure descritte nel presente documento si fondano su queste importanti basi comuni e sui quadri esistenti: ne consegue che le questioni più rilevanti relative al fenomeno dei senza dimora possono essere affrontate senza creare nuovi strumenti legislativi; |
13. |
rammenta che non esiste una definizione europea comune del concetto di «mancanza di dimora» e sollecita pertanto gli Stati membri, per quanto possibile, a ricorrere alla classificazione ETHOS (European Typology of Homelessness and Housing Exclusion - Classificazione europea sull'esclusione abitativa e la condizione di persona senza dimora). Ciò dovrebbe permettere di mettere a confronto le situazioni presenti nei vari Stati membri e i risultati delle diverse iniziative. La classificazione prevede le seguenti categorie: |
— |
persone senza tetto (persone che non dispongono di nessun tipo di alloggio e trascorrono la notte all'aperto), |
— |
persone senza casa (persone che vivono in alloggi provvisori per persone senza dimora, in centri di accoglienza, in altri alloggi collettivi destinati a gruppi specifici, in alloggi sovvenzionati, ecc.), |
— |
persone che vivono in condizioni di insicurezza abitativa (persone che non hanno un contratto di (sub)affitto sicuro o vivono con amici o parenti perché non hanno un'abitazione propria), |
— |
persone che vivono in condizioni abitative inadeguate (persone che vivono in capannoni, in alloggi privi di impianti sanitari oppure inabitabili in base alla legislazione nazionale, in roulotte o strutture abitative da campeggio che non sono destinate ad essere utilizzate tutto l'anno, oppure in alloggi sovraffollati); |
14. |
ritiene che la lotta all'esclusione abitativa debba costituire una priorità delle azioni dell'UE a favore dell'inclusione sociale, anche alla luce del fatto che il Comitato per la protezione sociale ha posto il tema della mancanza di dimora e dell'esclusione abitativa al centro delle attività del 2009. In particolare il 2010, proclamato dall'UE anno della lotta contro la povertà, costituisce un'occasione eccellente per intensificare le attività intese a combattere la forma più estrema di esclusione, ovvero la mancanza di dimora; |
15. |
considera che un alloggio di qualità e a costi ragionevoli costituisca un bene primario collegato alla persona e un diritto. Gli Stati membri devono pertanto compiere tutti gli sforzi possibili e prendere tutte le misure possibili per aiutare tutte le persone che ne hanno il diritto secondo l'ordinamento nazionale a trovare un alloggio; |
16. |
oltre alle ovvie conseguenze sociali provocate dalla mancanza di una dimora per le vittime di questo fenomeno, reputa necessario porre in evidenza anche i vantaggi socioeconomici derivanti dal fatto di disporre di un alloggio e di un lavoro; |
17. |
attira l'attenzione sui costi diretti e indiretti che l'esclusione abitativa comporta per gli enti regionali e locali degli Stati membri. I costi diretti legati alle risorse specifiche o generali impiegate per combattere il fenomeno dell'esclusione abitativa rappresentano indubbiamente una questione della massima importanza. A ciò si aggiunge inoltre la perdita del gettito fiscale che deriverebbe da un'occupazione retribuita. In sintesi, l'esclusione abitativa rallenta lo sviluppo economico di molti paesi e pregiudica la sostenibilità a lungo termine della società che intendiamo creare e che viene tra l'altro descritta nella strategia Europa 2020; |
18. |
osserva che le cifre disponibili in merito alle conseguenze economiche del fenomeno giustificano i programmi di prevenzione, il cui costo è molto basso se paragonato ai costi complessivi dell'esclusione abitativa. |
Raccomandazioni del Comitato delle regioni
19. |
ritiene che gli Stati membri debbano riconoscere l'importanza di questo problema per la società e la necessità di progredire intensificando le azioni in questo campo. Una condizione basilare per riuscire a combattere l'esclusione abitativa consiste nel coordinare gli sforzi dei diversi livelli interessati (locale, regionale, nazionale e intergovernativo); |
20. |
la difficoltà principale nella lotta all'esclusione abitativa sta nella grande diversità delle politiche che occorre mettere in atto e nella condivisione di responsabilità tra le diverse autorità pubbliche. Per essere efficace, la lotta all'esclusione abitativa deve includere, tra l'altro, la politica di assetto urbano, l'edilizia abitativa e la politica sociale, l'occupazione e la salute, compresa quella mentale. Si tratta quindi di incoraggiare le iniziative contrattuali e territoriali tra le autorità responsabili del finanziamento dell'edilizia abitativa, quelle che rilasciano le licenze edilizie e quelle che gestiscono gli strumenti di accompagnamento sociale; |
21. |
sottolinea che, per migliorare la situazione attuale, occorre prevedere sia attività di prevenzione che interventi a breve e a lungo termine; |
22. |
reputa che le conoscenze attuali in merito alle cause dell'esclusione abitativa non consentano di elaborare politiche che tengano pienamente conto della grande eterogeneità delle persone senza dimora e della grande diversità dei percorsi che possono portare a questa situazione. D'altra parte, le modalità di presa a carico di queste persone inducono spesso a suddividerle in categorie artificiali basate sulla loro assegnazione a questo o a quel dispositivo. Tale situazione incide negativamente sulle possibilità per le persone prive di alloggio di partecipare a pieno titolo alla società; |
23. |
ritiene che, per apportare le risposte adeguate, sia ormai opportuno superare questa visione, adottando un approccio umano e personalizzato, basato sul percorso specifico di ciascun individuo. Questo approccio implica che l'attuazione delle azioni di lotta all'esclusione abitativa avvenga al livello più vicino possibile alle persone interessate. Un ruolo essenziale spetta pertanto agli enti territoriali; |
24. |
considera quindi necessario ottimizzare e sviluppare ulteriormente gli strumenti statistici. Occorre favorire l'armonizzazione dei dati a livello europeo proseguendo il lavoro attualmente in corso sulla griglia ETHOS e, più in generale, promuovendo gli approcci comparativi tra i diversi Stati membri. Bisogna inoltre incoraggiare la riforma degli attuali strumenti in modo da privilegiare gli approcci per percorso, al fine di tenere conto delle ragioni che hanno portato gli individui in questione a vivere senza dimora, delle ragioni che causano i fenomeni di entrata-uscita e di quelle che contribuiscono all'uscita definitiva; |
25. |
esorta gli enti regionali e locali ad instaurare un'ampia cooperazione e un coordinamento interistituzionale in vari ambiti, allo scopo di migliorare le misure orizzontali e il monitoraggio del fenomeno. È essenziale istituire una cooperazione a lungo termine tra i diversi enti regionali e locali nonché adottare strategie anch'esse a lungo termine: questi due tipi di azione, insieme, possono eliminare il problema e le relative cause, visto che le misure a breve termine o gli interventi puntuali non sono sufficienti; |
26. |
osserva che in gran parte degli Stati membri mancano dati ufficiali affidabili circa le dimensioni del fenomeno, nonché informazioni sulle buone prassi per combatterlo. Il CdR esorta gli Stati membri a collaborare all’interno dell’Unione per creare una strategia globale e coerente sull'esclusione abitativa e per far sì che tale strategia venga definita a livello nazionale in modo da garantirne il successo; |
27. |
rammenta che il fatto di disporre di un alloggio costituisce un bene primario collegato alla persona e una condicio sine qua non affinché una persona possa affermarsi nella società e sul mercato del lavoro. Il CdR esorta pertanto la Commissione ad approfondire il principio del diritto ad un alloggio adeguato e a esaminare i modi in cui questo possa essere definito; |
28. |
ritiene necessario adottare misure energiche per combattere il fenomeno dell'esclusione abitativa. Per far fronte a questo problema è indispensabile adottare una posizione politica comune in modo da creare le basi per i lavori futuri, altrimenti si rischia di compiere sforzi che risulterebbero frammentati e privi del necessario coordinamento. Occorre rafforzare le attività portate avanti all'interno di numerosi enti regionali e locali e diffondere informazioni al riguardo. Per prevenire il fenomeno dell'esclusione abitativa vi è bisogno di modelli e metodi nazionali e internazionali. Anche l'adozione generalizzata di misure atte a scuotere e a sensibilizzare l'opinione pubblica è determinante per contribuire a uno sforzo concertato; |
29. |
sottolinea la necessità di combattere l'opinione diffusa all'interno della società secondo la quale la responsabilità della situazione dei senza dimora ricade unicamente sul singolo individuo. Occorre offrire un quadro più complesso delle cause del fenomeno e studiare le sue conseguenze per la società. Pertanto la Commissione dovrebbe adottare misure appropriate per tracciare questa rappresentazione più complessa; |
30. |
esorta gli enti regionali e locali a considerare il diritto all'alloggio tra i beni primari collegati alla persona e a partecipare alle attività di ricerca sulle cause, le conseguenze e i costi dell'esclusione abitativa. Una conoscenza più approfondita del problema dovrebbe costituire la base per gli sforzi e le azioni preventive che, in un secondo tempo, permetterebbero di valutare la validità delle iniziative adottate; |
31. |
è dell'avviso che le conoscenze finora acquisite siano poco diffuse e inadeguatamente utilizzate dalle autorità pubbliche. Occorre elaborare un piano strategico più efficace sui modi per indirizzare le informazioni al livello giusto; |
32. |
ritiene che vi sia bisogno di sviluppare ulteriormente le argomentazioni economiche a favore della lotta all'esclusione abitativa. Nei prossimi anni dovrebbe essere possibile elaborare un certo numero di nuove relazioni sull'argomento. Le maggiori conoscenze in materia potrebbero quindi costituire la base per il proseguimento dei lavori; |
33. |
propone di creare, a livello europeo, un sistema permanente per individuare i metodi più validi. Ribadisce con forza la necessità di procedere a uno scambio delle migliori pratiche tra gli enti regionali e locali nel quadro delle attività in materia di sensibilizzazione, prevenzione, formazione del personale e sostegno differenziato ai diversi gruppi di senza dimora; |
34. |
sostiene pienamente le iniziative e i progetti attuati dagli enti regionali e locali nella lotta al problema dei senza dimora, ma riconosce al tempo stesso la necessità di intensificare lo scambio delle buone pratiche. Ciò sarebbe possibile se disponessimo di un programma di qualità per lo scambio del personale che si trova a diretto contatto con tale fenomeno nei diversi Stati membri. Il programma dovrebbe essere dotato di sufficienti risorse finanziarie e potrebbe trasformarsi in una nuova forma di servizio di scambio all'interno dell'Unione; |
35. |
sottolinea la necessità di acquisire una migliore comprensione delle dimensioni e della struttura del fenomeno dei senza dimora all'interno dell'UE. Ad esempio, potrebbe risultare proficuo disporre di dati suddivisi per sesso, età, nazionalità, condizione sociale e altri indicatori importanti. In assenza di tali informazioni è difficile definire le strategie economiche e sociali necessarie per far fronte al problema. Raccomanda che le statistiche si basino sulla definizione adottata dalla Federazione europea delle associazioni nazionali senza finalità di lucro che lavorano con le persone senza dimora (Feantsa). Auspica inoltre che tale compito venga assegnato alla Commissione quanto prima; |
36. |
ritiene che l'esclusione abitativa, incidendo su un bene primario collegato alla persona, leda i diritti fondamentali della persona e costituisca una grave violazione della dignità dell'individuo e del suo diritto di decidere della propria vita. La situazione è problematica soprattutto presso i bambini, che spesso non sono in grado di modificare la propria situazione personale. Pertanto la Commissione dovrebbe esaminare le condizioni che permetterebbero agli Stati membri di introdurre, sul piano nazionale, una garanzia dell'eliminazione del fenomeno tra i bambini al di sotto dei 18 anni di età. Occorre valutare la possibilità di applicare tale garanzia anche ai disabili; |
37. |
rammenta che non si potrà mai sottolineare abbastanza che la mancanza di una dimora costituisce un problema di per sé. Occorre dare una più ampia diffusione ai validi risultati conseguiti dal programma Housing First, fermo restando che l'offerta di un alloggio alla persona senza dimora deve essere accompagnata dall'assegnazione di un sostegno, necessario perché possa affrontare altri problemi legati alla sua situazione; |
38. |
ritiene necessario attuare interventi e misure di sensibilizzazione particolari nei confronti dei proprietari di immobili. L'impegno a favore dei senza fissa dimora deve fondarsi sul rispetto del concetto universale di dignità umana e della volontà dell'individuo di migliorare la propria situazione e di contribuire allo sviluppo della società. Di particolare importanza in questo contesto è il ruolo svolto dai proprietari degli immobili nel quadro delle azioni volte a prevenire il fenomeno dell'esclusione abitativa. Si dovranno creare incentivi specifici per mettere degli alloggi a disposizione dei senza dimora; |
39. |
evidenzia la necessità di attribuire maggiore importanza alla formazione e al miglioramento delle competenze di coloro che si adoperano professionalmente per combattere il fenomeno. Si sono infatti conseguiti risultati positivi nei paesi che hanno adottato misure per la formazione specializzata dei professionisti che operano nel campo dell'istruzione, in quelli giuridico, medico, psicologico, dei servizi sociali e delle forze di sicurezza allo scopo di intensificare gli sforzi per combattere, già in una fase precoce, il fenomeno della mancanza di dimora fissa. Nel quadro dei lavori per il prossimo periodo dei fondi strutturali occorre destinare maggiori risorse a tale obiettivo; |
40. |
sottolinea l'importanza delle attività di prevenzione svolte dagli enti regionali e locali, ma ribadisce anche la necessità di soluzioni a breve termine. Deve essere possibile offrire un alloggio provvisorio a chi ne ha bisogno, ma non è accettabile che i senza dimora rimangano bloccati nel sistema dei centri di accoglienza. Alcuni paesi hanno adottato una strategia che prevede la chiusura di tutti i centri di accoglienza per i senza dimora, ai quali vengono immediatamente offerte delle soluzioni su misura consone ai loro bisogni. In questo contesto è essenziale evitare che queste persone vengano allontanate rimanendo così senza un alloggio; |
41. |
ritiene che gli enti regionali e locali debbano offrire maggiore sostegno ai volontari che operano all'interno della società. La mancanza di una fissa dimora è un problema strutturale e politico che richiede l'impegno di tutte le autorità pubbliche, però anche il settore del volontariato svolge un ruolo significativo. Occorre considerare in che modo l’UE possa contribuire ad accrescere il coinvolgimento dei volontari. L'occasione rappresentata dall'Anno europeo del volontariato (2011) dovrebbe essere sfruttata per sensibilizzare l'opinione pubblica ed esaminare nuove forme di cooperazione con le associazioni di volontariato su questo importante problema; |
42. |
propone di introdurre, a livello europeo, dei programmi economici specifici intesi a rafforzare gli sforzi compiuti a livello nazionale, locale e regionale per combattere il fenomeno dell'esclusione abitativa, e a mettere a punto una serie di criteri di qualità. Occorre incoraggiare lo scambio di esperienze per ottimizzare l'impatto e l'impiego delle risorse in questo settore. Il CdR raccomanda pertanto che nel quadro dei futuri fondi europei si tenga maggiormente conto anche di questo fenomeno; |
43. |
propone di creare a livello locale e regionale la possibilità di elaborare dei programmi d'inserimento sociale e lavorativo per i senza dimora, mettendo a punto sistemi d'incentivi che ne incoraggino l'assunzione. Analogamente, gli enti regionali e locali possono promuovere l'integrazione di queste persone mediante sforzi in campo formativo intesi a radicare più profondamente i senza dimora nella società. Le esperienze positive acquisite nel settore devono trovare una diffusione più ampia; |
44. |
reputa che occorra adottare in maniera più strutturata le opportune misure intese a favorire l'informazione e la diffusione delle informazioni sul fenomeno della mancanza di una fissa dimora; |
45. |
propone di istituire un centro europeo per l'esclusione abitativa. Questo centro dovrebbe divenire l’organismo responsabile del coordinamento delle iniziative nel settore, organismo che oggi è ancora inesistente. Il suo compito principale sarebbe quello di coordinare le diverse azioni, però esso potrebbe anche contribuire a un maggiore sviluppo delle conoscenze e alla definizione di strategie comuni. Il CdR sollecita la Commissione europea a studiare la possibilità di istituire questo centro, che avrebbe anche il compito di definire la situazione dei senza dimora negli Stati membri. Il ruolo del centro dovrebbe essere quello di coordinare e appoggiare le riforme negli Stati membri, grazie anche allo scambio delle migliori pratiche. Inoltre, il ricorso al metodo aperto di coordinamento nei settori della protezione sociale e dell'inclusione sociale permetterebbe agli interventi sul piano europeo di apportare un autentico valore aggiunto; |
46. |
ritiene che la mancanza di una fissa dimora colpisca un numero sempre crescente di donne e che la particolare vulnerabilità delle donne prive di un alloggio debba essere presa in considerazione nei suoi aspetti socioeconomici e occupazionali, tenendo conto anche delle difficoltà che ancora persistono per quanto concerne l'accesso ai servizi. Questo richiede un approccio specifico da parte degli Stati membri. |
Bruxelles, 6 ottobre 2010
La presidente del Comitato delle regioni
Mercedes BRESSO
18.1.2011 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 15/46 |
Parere del Comitato delle regioni «L'attuazione della politica europea di vicinato e in particolare dell'iniziativa per il partenariato orientale: modernizzazione, riforme e capacità amministrativa degli enti regionali e locali della Repubblica Moldova»
2011/C 15/09
IL COMITATO DELLE REGIONI
— |
accoglie con favore il lancio dell'ambizioso programma di riforme volte al consolidamento della democrazia, dell'economia di mercato e dei principi dello Stato di diritto, nonché l'apertura dei negoziati relativi al nuovo accordo di associazione e l'avvio del dialogo sulla liberalizzazione del regime dei visti, |
— |
osserva che sarebbe opportuno invitarlo a prendere parte anche ai lavori delle altre due piattaforme, le quali prevedono attività che richiedono la partecipazione diretta degli enti regionali e locali (con particolare riguardo alla Piattaforma 2: Integrazione economica e convergenza con le politiche dell'UE), |
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raccomanda di consultare e coinvolgere gli enti regionali e locali nel quadro dei negoziati sul nuovo accordo di associazione e nell'elaborazione di programmi pilota di sviluppo regionale, oltre che nel processo di monitoraggio e valutazione dell'attuazione della politica di sviluppo regionale. Auspica perciò di poter anche svolgere un ruolo costruttivo nel processo negoziale e nella stipula di un memorandum d'intesa tra la DG REGIO e il ministero dell'Edilizia e dello sviluppo regionale della Repubblica moldova, |
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osserva che il rafforzamento dell'autonomia finanziaria degli enti regionali e locali è essenziale per la futura gestione dei fondi europei e per incrementare la cooperazione regionale e transfrontaliera, |
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sottolinea l'importanza che rivestono gli scambi permanenti di esperienze e raccomanda quindi di adottare come pratiche usuali gli accordi di gemellaggio istituzionale o tra comunità, le attività di formazione/insegnamento, le visite di studio e la partecipazione - in qualità di membri o di osservatori - di enti regionali e locali della Repubblica moldova alle assemblee dei rappresentanti degli enti territoriali dell'UE. |
Relatore |
: |
Alin Adrian NICA (RO/ALDE); sindaco di Dudeștii Noi |
I. RACCOMANDAZIONI POLITICHE
IL COMITATO DELLE REGIONI
1. |
osserva che, dopo lo svolgimento delle elezioni legislative anticipate del luglio 2009 e l'insediamento di un nuovo esecutivo, la Repubblica moldova ha lanciato un ambizioso programma di riforme volte al consolidamento della democrazia, dell'economia di mercato e dei principi dello Stato di diritto, oltre che implicitamente destinate a permettere un progressivo avvicinamento del paese all'UE. Le nuove realtà politiche e l'impostazione adottata dal governo della Repubblica moldova in merito ai processi di riforma intesi a conseguire l'allineamento alle norme europee offrono nuove opportunità di cooperazione tra gli enti pubblici locali e regionali della Moldova e dell'UE; |
2. |
esprime apprezzamento per l'avvio, nel gennaio 2010, dei negoziati relativi al nuovo accordo di associazione, che metterà in rilievo l'importanza della cooperazione tra l'Unione e la Repubblica moldova e permetterà l'avvicinamento tra le due parti. Il nuovo accordo - il cui ambizioso contenuto va ben oltre la tradizionale cooperazione tra le due parti - contribuirà non solo a registrare passi in avanti nel dialogo politico, ma anche ad incrementare lo sviluppo economico e il benessere dei cittadini del paese. L'accordo di associazione contemplerà inoltre la creazione di una zona di libero scambio approfondito e di vasta portata, che consentirà l'integrazione economica della Moldova nel mercato dell'UE grazie all'intensificarsi delle relazioni commerciali e degli investimenti, il che permetterà di ampliare la cooperazione tra i soggetti economici a livello locale e regionale; |
3. |
si compiace dell'avvio di un dialogo sulla liberalizzazione del regime dei visti, che comporterà la possibilità per i cittadini della Moldova di recarsi, senza obbligo di visto, nei paesi dello spazio Schengen. Nello stesso ordine di idee, considera di particolare interesse la firma dell'accordo sul traffico frontaliero locale tra la Romania e la Repubblica moldova, entrato in vigore nel marzo 2010, che consente ai cittadini della Moldova che risiedono in un raggio di 50 km dalla frontiera tra i due paesi di viaggiare sulla medesima distanza in territorio rumeno. Ritiene che tale accordo contribuirà ad intensificare i contatti interpersonali e le relazioni tra gli enti locali lungo la frontiera esterna dell'UE con la Moldova e costituirà, pertanto, un importante passo in avanti nell'eliminazione degli ostacoli amministrativi all'approfondimento dei partenariati transfrontalieri; |
4. |
accoglie con favore il lancio del programma Rethink Moldova, avvenuto il 24 marzo a Bruxelles, poiché esso offre una visione strategica della riforma di settori chiave per il paese e definisce le priorità di sviluppo nel medio periodo (2011-2013) sulla base di tre pilastri: la governance responsabile; il rilancio e lo sviluppo economico; e l'investimento nel capitale umano; |
5. |
prende atto che la Commissione europea ha invitato il Comitato delle regioni a partecipare alle attività organizzate nel quadro delle piattaforme 1 (Democrazia, buongoverno e stabilità) e 4 (Contatti interpersonali). Sarebbe opportuno, tuttavia, che il CdR venisse consultato anche per i lavori delle altre due piattaforme, le quali prevedono attività che richiedono la partecipazione diretta degli enti pubblici locali e regionali. Quale esempio significativo si può citare la cooperazione con la Moldova nel settore della politica regionale, ispirata alle buone pratiche della politica di coesione dell'UE (Piattaforma 2: Integrazione economica e convergenza con le politiche settoriali dell'UE); |
6. |
auspica che il presente parere d'iniziativa contribuisca a rafforzare la democrazia a livello locale e regionale nella Repubblica moldova e dia un nuovo impulso alla realizzazione di azioni concrete nell'ambito delle iniziative previste dalla politica europea di vicinato, con particolare riferimento al partenariato orientale. Il parere è incentrato sulla ricerca di possibili soluzioni a problemi comuni all'UE e alla Moldova grazie a una più intensa cooperazione regionale e transfrontaliera tra gli enti regionali e locali delle due parti; |
7. |
constata che gli enti regionali e locali della Repubblica moldova dispongono di una serie di vantaggi competitivi nelle loro relazioni con l'UE rispetto ai loro omologhi di altri Stati membri del partenariato orientale: oltre al fatto che il paese confina direttamente con le frontiere esterne dell'Unione, occorre infatti tener presenti anche le dimensioni del suo territorio e l'atteggiamento di apertura del governo centrale nei confronti della cooperazione territoriale europea. Conformemente a una tradizione consolidatasi nel corso del processo di attuazione di vari strumenti della politica europea di vicinato (ad esempio, il programma di cooperazione transfrontaliera Moldova-Romania-Ucraina 2007-2013), e grazie anche alle sue dimensioni ridotte, sia il territorio della Repubblica moldova nel suo insieme che i singoli enti regionali e locali del paese sono ammissibili alla realizzazione di determinati progetti finanziati nel quadro di partenariati transfrontalieri. È naturale che ci si conformi a questa tradizione anche per le iniziative nel settore della coesione territoriale lungo le frontiere esterne dell'UE previste nell'ambito del partenariato orientale; |
8. |
si compiace del fatto che tra le cinque priorità strategiche del programma di attività per il periodo 2009-2013 della Repubblica moldova, intitolato Integrazione europea: libertà, democrazia, prosperità, figurino il decentramento dei poteri e la garanzia delle autonomie locali; auspica altresì che il decentramento rappresenti una scelta politica iscritta in via definitiva nel calendario delle riforme interne del paese; |
9. |
ritiene importante che le elezioni amministrative generali, previste nell'estate del 2011, siano organizzate conformemente ai principi di democrazia locale stabiliti dall'UE, in modo da far registrare un miglioramento graduale e misurabile dell'operato del governo e delle autorità elettorali rispetto alle elezioni amministrative del 2007, il cui svolgimento era stato giudicato dalla comunità internazionale libero ma solo parzialmente regolare. |
Il processo decisionale e le principali priorità a livello locale e regionale
10. |
osserva che il governo della Repubblica moldova è impegnato in un processo di riflessione di ampio respiro sulle esigenze di modernizzazione e di riforma nel campo dell'autonomia locale e regionale; attende perciò con vivo interesse la realizzazione delle seguenti riforme: un autentico decentramento amministrativo e fiscale, la compiuta attuazione di politiche di perequazione finanziaria e di assegnazione delle risorse a livello locale e regionale, l'ampliamento della base fiscale delle amministrazioni locali, la promozione dello sviluppo di servizi pubblici da parte di partenariati pubblico-privati e il rafforzamento delle capacità amministrative degli enti pubblici di livello subnazionale; |
11. |
raccomanda, in considerazione dei recenti sviluppi riguardanti l'Unione europea, che gli enti regionali e locali siano coinvolti nei negoziati sul nuovo accordo di associazione tra la Moldova e l'UE, con un ruolo consultivo o nell'ambito di una partecipazione istituzionalizzata. Questa consultazione potrebbe assumere la forma di un dialogo paritetico, strutturato e permanente con le associazioni rappresentative degli enti regionali e locali nel quadro dei negoziati relativi a quei capitoli del futuro accordo di associazione che presuppongono la partecipazione diretta delle amministrazioni pubbliche a livello locale, e cioè: riforme interne; turismo; agricoltura e sviluppo rurale; istruzione, formazione e gioventù; cooperazione transfrontaliera e regionale; rafforzamento delle capacità istituzionali, ecc. Per il momento, tuttavia, nell'elenco delle istituzioni che partecipano ai negoziati, in base all'organigramma elaborato di comune accordo dalle parti, non figura nessun ente locale e regionale né nessuna delle associazioni rappresentative di tali enti; |
12. |
accoglie con favore l'istituzione, in data 20 maggio 2010, della commissione parlamentare ad hoc per la riforma e il completamento del quadro normativo relativo al processo di decentramento e di consolidamento delle autonomie locali, con lo specifico mandato di assicurare la continuità delle misure concrete di garanzia dei principi costituzionali su cui si fondano l'autonomia locale e il decentramento dei servizi pubblici, nel più rigoroso rispetto della Carta europea dell'autonomia locale; esprime apprezzamento per l'intenzione della commissione parlamentare di svolgere una valutazione esaustiva del quadro normativo che comprenda un esame a 360 gradi delle attività degli enti regionali e locali, poiché ciò consentirà di attuare il processo di decentramento nella sua interezza, anche nei suoi aspetti settoriali, ad esempio nel campo dell'istruzione, della sanità, della protezione sociale, della tutela dell'ambiente, dell'ordine pubblico, ecc.; auspica la tempestiva applicazione delle misure di riforma volte al consolidamento delle autonomie locali, affinché i meccanismi di attuazione possano essere già interamente operativi per lo svolgimento delle elezioni amministrative generali dell'estate 2011; |
13. |
è del parere che, al fine di ottenere il consenso di tutti i soggetti interessati sul metodo più appropriato da seguire, debba essere avviato un dialogo aperto e sistematico con le associazioni nazionali degli enti regionali e locali; si compiace dell'impegno profuso di recente per riunire tutti gli enti regionali e locali della Repubblica moldova in un'unica associazione nazionale non politicizzata, incaricata di rappresentarli nelle loro relazioni con le autorità centrali; invita le autorità della Moldova a valutare l'opportunità di accordare a tali enti territoriali il diritto di iniziativa legislativa; invita l'amministrazione pubblica centrale e gli enti regionali e locali a procedere di pari passo nelle loro iniziative di riforma: un simile sforzo congiunto consentirebbe al tempo stesso di decidere quali competenze debbano rimanere nella sfera del governo centrale e quali invece - accompagnate da un'adeguata copertura finanziaria - possano essere delegate o, nella misura in cui siano disponibili le necessarie capacità amministrative, trasferite agli enti regionali e locali; |
14. |
osserva che il fatto che gli enti regionali e locali non siano abituati a una gestione autonoma, sistematica e fondata su solide basi delle finanze pubbliche a livello locale comporta un'inevitabile riduzione della loro capacità di farsi integralmente carico delle responsabilità gestionali nel settore dei fondi europei, il quale richiede, oltre a capacità amministrative e di pianificazione strategica adeguate, risorse sufficienti a coprire l'importo del contributo finanziario locale; constata che, nell'ottica di una crescente rilevanza dei programmi destinati alle comunità locali e regionali vicine alle frontiere esterne dell'Unione, il rafforzamento dell'autonomia finanziaria degli enti pubblici locali rappresenta una componente essenziale del processo di ricerca di possibili soluzioni a problemi comuni all'UE e alla Moldova grazie alla cooperazione regionale e transfrontaliera tra gli enti regionali e locali delle due parti; |
15. |
attende con interesse l'attuazione di un sistema di gestione delle finanze pubbliche locali equo, trasparente e affidabile, contraddistinto dalle seguenti caratteristiche: l'eliminazione di una serie di prassi rigide e clientelari, fondamenta di un sistema poco equilibrato e discrezionale di assegnazione delle risorse di bilancio alle comunità locali; nessuna possibilità per gli altri livelli amministrativi di incidere sulla struttura delle entrate accumulate; il rafforzamento dell'indipendenza delle procedure di bilancio a livello locale e la garanzia di disporre di adeguate fonti di reddito e di un gettito fiscale derivante dalla riscossione di imposte proprie, il che consentirà la gestione autonoma delle risorse proprie e, di conseguenza, l'elaborazione di politiche di sviluppo economico locale; la capacità, garantita da risorse finanziarie adeguate, di farsi carico delle competenze delegate agli enti locali dalle autorità centrali dello Stato; l'utilizzo delle procedure di perequazione finanziaria come autentici strumenti per fornire sostegno alle comunità svantaggiate; una ripartizione trasparente delle risorse, per far sì che tutti gli enti locali gestiscano le loro finanze in modo prevedibile; la tutela dell'autonomia finanziaria degli enti regionali e locali contro eventuali ingerenze di poteri pubblici di livello più alto; |
16. |
osserva che la mancanza di una chiara distinzione tra le competenze dei poteri pubblici locali e quelle dei poteri centrali ostacola un'efficiente attuazione del processo di decentramento e che la sovrapposizione di responsabilità dei diversi livelli della pubblica amministrazione incide negativamente sulla qualità dei servizi pubblici; auspica che le riforme previste in questo campo assicurino che le risorse assegnate siano proporzionali alle competenze attribuite; sottolinea che la delega di competenze agli enti pubblici locali da parte dei poteri centrali può avvenire soltanto in condizioni di parità tra le parti, di copertura integrale dei costi e di tutela giuridica dell'autonomia locale; ritiene che la vigilanza amministrativa sull'esercizio delle competenze delegate dai poteri centrali agli enti locali non debba finire per tradursi in un vero e proprio controllo degli enti locali da parte del governo centrale. |
La cooperazione transfrontaliera e regionale
17. |
condivide il parere che la Repubblica moldova debba seguire con attenzione il recente dibattito sul futuro della politica europea di sviluppo spaziale, dibattito avviato dall'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, il quale fa esplicito riferimento ad un nuovo concetto di coesione territoriale. È probabile che tale politica, che rappresenta una sintesi tra la politica territoriale e la politica di coesione dell'UE, comporterà dopo il 2013 delle ripercussioni concrete per i paesi partner e, nel contempo, un'intensificazione della cooperazione esterna tra gli enti regionali e locali nel quadro della politica europea di vicinato; |
18. |
si compiace del fatto che di recente la Repubblica moldova abbia messo definitivamente a punto un quadro normativo e istituzionale per lo sviluppo regionale simile a quello in vigore negli Stati membri dell'UE; esprime apprezzamento per la creazione delle «regioni di sviluppo», ossia di unità territoriali funzionali che costituiscono il quadro per la pianificazione, la valutazione e l'attuazione della politica di sviluppo regionale, cui si applica la nomenclatura delle unità territoriali statistiche dell'UE (NUTS); accoglie con favore l'istituzione del Consiglio nazionale di coordinamento dello sviluppo regionale e del Fondo nazionale per lo sviluppo regionale, con una dotazione annuale pari all'1 % delle entrate del bilancio dello Stato (circa 8 milioni di euro nel 2010); sottolinea l'importanza di ripartire le risorse finanziarie del Fondo sulla base di un meccanismo di finanziamento dello sviluppo regionale trasparente e sostenibile; |
19. |
attende con vivo interesse maggiori dettagli sul ruolo che ricopriranno nelle regioni di sviluppo le Agenzie di sviluppo regionale, istituite di recente, ai fini del coordinamento delle iniziative nel loro settore di competenza, nonché della realizzazione di progetti di sviluppo regionale volti a conseguire una crescita economica sostenibile delle regioni; raccomanda di rafforzare le capacità operative dei consigli regionali per lo sviluppo - composti, sulla base di criteri paritetici, da rappresentanti degli enti regionali e locali, da un lato, e da rappresentanti del settore privato e della società civile, dall'altro - e sottolinea altresì l'esigenza fondamentale di coinvolgere a pieno titolo tali enti nel processo di monitoraggio e valutazione dell'attuazione della politica di sviluppo regionale; |
20. |
dal momento che in Moldova sono già operativi un meccanismo e un quadro istituzionale di sviluppo regionale compatibili con le norme europee, raccomanda l'elaborazione - sulla falsariga dei programmi della politica di coesione dell'UE - di programmi pilota di sviluppo regionale incentrati in via prioritaria sull'interconnessione tra le reti energetiche e di trasporto (comprese le reti ferroviarie) del paese e quelle dell'Unione, come pure sul fabbisogno di infrastrutture locali, sul capitale umano e sulle piccole e medie imprese; insiste sul fatto che questi progetti potranno apportare dei benefici se verranno destinati in primo luogo alle aree svantaggiate e alle regioni caratterizzate da un maggiore ritardo di sviluppo e da una crescita economica insufficiente; |
21. |
dato che le istituzioni responsabili dello sviluppo regionale sono già perfettamente operative, raccomanda che l'UE subordini l'erogazione di un sostegno di bilancio a favore del settore dello sviluppo rurale della Repubblica moldova nel 2010 all'assegnazione di parte di tale finanziamento al Fondo nazionale per lo sviluppo regionale; |
22. |
ritiene che le iniziative di cooperazione transfrontaliera costituiscano un'importante fonte di finanziamento dei progetti di sviluppo regionale, sia nel quadro degli strumenti della politica europea di vicinato (programma di cooperazione transfrontaliera Moldova-Romania-Ucraina 2007-2013, programma operativo comune per il bacino del Mar Nero 2007-2013) che in quello della cooperazione nell'ambito delle tre euroregioni di cui la Moldova fa parte: Basso Danubio (Romania-Moldova-Ucraina), Siret-Prut-Nistru (Romania-Moldova), Alto Prut (Romania-Moldova-Ucraina). Un'iniziativa avviata di recente al fine di rafforzare la fiducia reciproca è la creazione dell'euroregione del Nistru (Moldova-Ucraina), che dovrebbe coinvolgere anche enti locali della riva sinistra del fiume Nistru, cioè di territori non controllati dalle autorità centrali di Chișinău. I confini delle tre regioni di sviluppo Centro, Nord e Sud coincidono quasi perfettamente con la delimitazione delle unità amministrativo-territoriali della Repubblica moldova incluse nelle tre euroregioni citate. I problemi da affrontare in via prioritaria, nella prospettiva dei partenariati transfrontalieri, sono costituiti dagli ostacoli amministrativi (tassazione, regime dei visti) e dalle limitate capacità disponibili a livello locale e regionale per la definizione e lo sviluppo di progetti di qualità; |
23. |
è del parere che il fitto programma di riforme dei livelli amministrativi locale e regionale, da attuare nel breve periodo, debba essere integrato da un costante scambio di esperienze al fine di adottare le migliori pratiche degli enti regionali e locali degli Stati membri dell'UE. Occorre quindi promuovere contatti più intensi finalizzati a favorire il trasferimento di conoscenze, attraverso forme specifiche di cooperazione tra enti territoriali: gemellaggi istituzionali o tra comunità, attività di formazione, visite di studio, partecipazione - in qualità di membri o di osservatori - di associazioni nazionali di enti regionali e locali della Moldova alle assemblee dei rappresentanti degli enti territoriali dell'UE. Sebbene di recente siano state realizzate attività di questo tipo, si è trattato solamente di azioni ad hoc: è quindi necessario sistematizzarle facendole confluire in un programma di vasta portata volto al consolidamento delle capacità istituzionali degli enti regionali e locali e all'assimilazione delle buone pratiche. Parallelamente, va accolta con favore l'iniziativa di elaborare - sulla base delle disposizioni del nuovo accordo di associazione - un accordo quadro di cooperazione tra gli enti regionali e locali della Moldova e quelli degli Stati membri dell'UE; |
24. |
incoraggia l'avvio di negoziati preparatori per un memorandum d'intesa e la firma di un tale documento tra la direzione generale della Politica regionale della Commissione europea e l'autorità responsabile dell'attuazione della politica di sviluppo regionale in Moldova (Ministerul Constructiilor și Dezvoltării Regionale = ministero dell'Edilizia e dello sviluppo regionale): il memorandum servirà a promuovere il dialogo sulla politica e la cooperazione regionali (nel quadro del partenariato orientale) e a rafforzare le capacità amministrative nel settore dello sviluppo regionale a livello sia nazionale che regionale; |
25. |
promuove il consolidamento delle capacità istituzionali e lo sviluppo di un programma di gemellaggio istituzionale (twinning) tra le agenzie di sviluppo regionale, istituite di recente nel paese, ed enti omologhi dell'UE, ma anche con organizzazioni non governative (Eurada - Associazione europea delle agenzie di sviluppo regionale) e con associazioni di enti regionali e locali come il Congresso degli enti pubblici locali della Repubblica moldova (CALM), da poco istituito; propone di valutare la possibilità di accordare agli enti regionali e locali della Moldova lo statuto di osservatori presso talune istituzioni dell'UE attive nel settore della politica regionale (Comitato delle regioni e Comitato economico e sociale europeo). |
Bruxelles, 6 ottobre 2010
La presidente del Comitato delle regioni
Mercedes BRESSO
18.1.2011 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 15/51 |
Parere del Comitato delle regioni «Il governo locale e regionale in Georgia e lo sviluppo della cooperazione tra la Georgia e L'Unione europea»
2011/C 15/10
IL COMITATO DELLE REGIONI
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ritiene che la stabilità politica e lo sviluppo economico della Georgia e l'innalzamento del tenore di vita dei suoi abitanti rivestano un'enorme importanza per l'Unione europea, ma che il rafforzamento delle relazioni reciproche abbia assunto un'importanza ancora maggiore con l'adozione del programma della sinergia del Mar Nero, |
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accoglie con favore la firma dell'accordo di facilitazione del rilascio dei visti con la Georgia, poiché si tratta di un messaggio di apertura inviato dall'UE ai cittadini georgiani, |
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incoraggia il governo georgiano a modificare la legislazione nazionale per renderla conforme alla Carta europea dell'autonomia locale nonché a ristrutturare il sistema di governo regionale in modo da farne una base per lo sviluppo. In particolare sembrano indispensabili una definizione giuridica delle funzioni della regione in quanto ente territoriale e una fissazione delle competenze degli enti regionali, |
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insiste affinché sia data la possibilità ai rappresentanti degli enti autonomi georgiani di partecipare quanto più precocemente possibile, accanto ai rappresentanti del governo centrale, alla formulazione di accordi, relazioni e piani d'azione elaborati nel quadro delle relazioni bilaterali UE-Georgia, |
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propone di conferire al Partenariato orientale una dimensione veramente «territoriale» e, in tale contesto, esorta gli Stati membri dell'UE e i paesi partner, ivi compresa la Georgia, a sottoscrivere un accordo multilaterale che consenta il funzionamento del gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) nell'area del Partenariato orientale, compresa la Georgia. Il GECT può contribuire al rafforzamento della cooperazione e allo sviluppo delle relazioni transfrontaliere, allo scambio di esperienze e ai contatti interpersonali fra gli enti locali della Georgia e quelli degli Stati membri. |
Relatore |
: |
Jacek PROTAS(PL/PPE), presidente della regione Varmia-Masuria |
I. RACCOMANDAZIONI POLITICHE
IL COMITATO DELLE REGIONI
Le sfide strategiche nelle relazioni UE-Georgia
1. |
ribadisce che l'obiettivo principale dell'UE in Georgia è incoraggiare un governo pacifico, sicuro e stabile, in grado di contribuire alle relazioni di buon vicinato e alla stabilità nella regione nonché disposto a condividere i valori europei e a dar forma a una cooperazione istituzionale e giuridica nella regione del Caucaso meridionale e nelle relazioni con l'UE; |
2. |
ribadisce che la priorità nelle relazioni UE-Georgia è sostenere le riforme democratiche, lo Stato di diritto e una buona governance sia a livello nazionale che a livello locale; |
3. |
ritiene che la stabilità politica e lo sviluppo economico della Georgia e l'innalzamento del tenore di vita dei suoi abitanti rivestano un'enorme importanza per l'Unione europea, ma che il rafforzamento delle relazioni reciproche abbia assunto un'importanza ancora maggiore dopo l'ultimo allargamento dell'UE - con l'adesione di Romania e Bulgaria, che si affacciano sullo stesso mare che bagna la Georgia -, tanto più se si considera che, in seguito a tale allargamento, è stato lanciato il programma della sinergia del Mar Nero; |
4. |
accoglie con favore la firma dell'accordo di facilitazione del rilascio dei visti con la Georgia, poiché si tratta di un messaggio di apertura inviato dall'UE ai cittadini georgiani; |
5. |
accoglie con favore l'inserimento della Georgia nella politica europea di vicinato (PEV) e nello strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI), nonché la sua associazione al Partenariato orientale. Constata che tale iniziativa offre la possibilità di approfondire le relazioni dell'UE con la Georgia; |
6. |
sottolinea l'importanza dell'iniziativa Partenariato orientale nel quadro della PEV. Concorda sugli obiettivi di tale iniziativa, che sono la fedeltà ai principi dello Stato di diritto e della buona governance, il rispetto e la tutela delle minoranze e l'accettazione dei principi dell'economia di mercato e dello sviluppo sostenibile; |
7. |
apprezza l'invito rivoltogli dalla Commissione europea a partecipare al Partenariato orientale, e in particolare ai lavori delle piattaforme tematiche Democrazia, buona governance e stabilità e Contatti tra i popoli; |
8. |
sottolinea che la PEV è stata creata per superare le barriere che dividono l'Europa attraverso il progressivo allargamento dello spazio della democrazia, della prosperità e della sicurezza; |
9. |
invita l'UE e la Georgia a sfruttare, attraverso gemellaggi, distacchi e altri programmi di assistenza disponibili, le vaste conoscenze ed esperienze acquisite dai nuovi Stati membri dell'UE nel corso delle riforme sociali ed economiche; |
10. |
sottolinea la necessità di coordinare le diverse iniziative e programmi e di collegare fra loro i programmi e gli strumenti esistenti onde evitare di duplicare le forme di intervento dell'UE; |
11. |
alla luce delle elezioni amministrative del maggio 2010, accoglie con soddisfazione i progressi compiuti verso il pieno rispetto degli standard internazionali, pur osservando che restano ancora da colmare delle lacune; in particolare, se nel complesso le elezioni sono state organizzate in maniera trasparente, inclusiva e professionale, e vi sono stati significativi miglioramenti che dimostrano l'impegno effettivo delle autorità per colmare le lacune preesistenti, restano tuttavia alcune preoccupazioni concernenti la mobilitazione degli elettori, l'assenza di parità di condizioni per alcuni candidati e talora la mancanza di un confine chiaro tra l'attività di governo finanziata dallo Stato e l'attività politica dei partiti. |
Le priorità per lo sviluppo degli enti locali
12. |
richiama l'attenzione sul ruolo estremamente importante svolto dalle autonomie locali nella realizzazione degli obiettivi della PEV in Georgia, e in primo luogo il loro contributo allo sviluppo locale, al miglioramento delle relazioni economiche locali, al rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e alla promozione della mobilità e il sostegno apportato alla creazione di contatti reciproci; |
13. |
raccomanda di concludere accordi, stabilire una cooperazione diretta, procedere allo scambio di esperienze e sviluppare la mobilità tra gli enti regionali e locali degli Stati membri e i loro omologhi georgiani, al fine di scambiare esperienze e assistenza in materia di sviluppo a livello regionale e locale; |
14. |
sottolinea che il rafforzamento delle autonomie locali della Georgia costituisce una priorità. Ritiene che si debbano stanziare maggiori risorse per il miglioramento delle capacità amministrative a livello locale. Nel quadro del Partenariato orientale, questo risultato potrebbe essere raggiunto grazie a programmi globali di potenziamento istituzionale comprendenti gemellaggi, consultazioni ad alto livello, formazioni e scambi di funzionari, tirocini e borse per la formazione professionale. Indispensabile, secondo il Comitato, è anche assistere la Georgia nel processo di costruzione di una base accademica nel campo degli studi sull'autonomia territoriale e lo sviluppo regionale; |
15. |
raccomanda che, con l'aiuto concreto dell'UE, la Georgia modernizzi gli standard amministrativi dei propri enti locali e ne rafforzi le capacità istituzionali. Tale risultato potrebbe essere raggiunto rafforzando e approfondendo il dialogo politico, i contatti interpersonali e gli strumenti di gemellaggio, nonché procedendo allo scambio delle migliori pratiche tra partner UE e georgiani impegnati nella realizzazione di riforme politiche e sociali; |
16. |
incoraggia il governo georgiano a modificare la legislazione nazionale per renderla conforme alla Carta europea dell'autonomia locale nonché a ristrutturare il sistema di governo regionale in modo da farne una base per lo sviluppo. In particolare sembrano indispensabili una definizione giuridica delle funzioni della regione in quanto ente territoriale e una fissazione delle competenze degli enti regionali; |
17. |
constata con soddisfazione che, con la nuova forma di autonomia locale in atto da 4 anni a questa parte, gli enti territoriali della Georgia hanno ottenuto grandi successi. Si è riusciti a elaborare un sistema di finanziamento degli enti autonomi più efficace e trasparente, a proseguire l'ampliamento delle infrastrutture locali e a promuovere una maggiore attività delle collettività locali. Tuttavia, malgrado questi successi, rimane ancora molto lavoro da compiere; |
18. |
esorta le autorità georgiane a riflettere, via via che l'autonomia locale si rafforza nel paese, sulla possibilità di instaurare un livello inferiore di autonomie territoriali o anche di aumentare il numero dei comuni esistenti. Secondo il Comitato, l'attività delle autonomie locali situate al livello più basso garantisce una soluzione più efficace e più rapida dei problemi locali, un maggiore impegno da parte dei cittadini e un maggior senso di responsabilità riguardo ai progetti comuni. Esorta inoltre a considerare l'idea di creare enti territoriali di livello regionale; |
19. |
accoglie con favore il fatto che le nuove misure legislative che entreranno in vigore dopo le elezioni locali del 2010 hanno accresciuto l'importanza dei consigli in quanto organi rappresentativi, eletti localmente, a spese del ruolo dei sindaci; |
20. |
esorta le autorità georgiane a migliorare il meccanismo di trasferimento delle risorse finanziarie alle autonomie locali, anche per far fronte alle esigenze dello sviluppo regionale del paese. Riguardo a tale meccanismo, raccomanda di accrescere il ruolo del ministero per lo Sviluppo regionale, ponendo fine all'esclusiva del ministero delle Finanze, il quale non è in grado di occuparsi dei bisogni delle regioni in maniera altrettanto efficace di un dicastero specifico per questa funzione; |
21. |
rileva la necessità di un decentramento finanziario in Georgia. La maggior parte delle autonomie locali dipende, per oltre il 90 % delle sue entrate, dalla dotazione di bilancio dello Stato; |
22. |
esorta le autorità georgiane a modificare la legge elettorale in modo da consentire la partecipazione di candidati indipendenti alle elezioni locali indette nel paese. Ciò consentirà di spoliticizzare i poteri locali georgiani e di farvi accedere dei leader locali; |
23. |
raccomanda alle autorità georgiane di elaborare meccanismi che consentano ai rappresentanti delle autonomie locali di partecipare maggiormente all'elaborazione e all'attuazione della strategia di sviluppo regionale e degli altri provvedimenti statali riguardanti lo sviluppo dei singoli comuni; |
24. |
insiste affinché sia data la possibilità ai rappresentanti degli enti autonomi georgiani di partecipare quanto più precocemente possibile, accanto ai rappresentanti del governo centrale, alla formulazione di accordi, relazioni e piani d'azione nel quadro delle relazioni bilaterali UE-Georgia, in particolare nel quadro della PEVe della preparazione e attuazione del Programma indicativo nazionale (PIN); |
25. |
invita il governo georgiano a elaborare meccanismi di dialogo e consultazione con gli enti locali, le parti sociali e la società civile, coinvolgendoli nei processi di cooperazione con l'UE; |
26. |
raccomanda di coinvolgere le autonomie locali nella realizzazione di progetti nei quattro ambiti fondamentali indicati nel documento di strategia 2007-2013 in materia di cooperazione transfrontaliera:
Incoraggia ad intervenire nel quadro dei progetti di minori dimensioni, tra i quali saranno prioritari quelli finalizzati al miglioramento del tenore di vita della popolazione; |
27. |
sottolinea il ruolo delle ONG e dei media locali nel controllare e vigilare sul corretto funzionamento degli enti locali, sulla trasparenza delle loro attività e sui risultati concreti del loro operato. I media e le ONG svolgono inoltre un ruolo estremamente importante nell'analizzare i problemi specifici delle comunità e degli enti locali nonché nel discutere le possibili soluzioni e la loro applicazione; |
28. |
raccomanda alle istituzioni dell'UE di offrire un maggiore sostegno alle ONG locali e ai media locali della Georgia. |
Le priorità per lo sviluppo regionale
29. |
constata con piacere come la Commissione europea abbia ravvisato nello sviluppo regionale e nel sostegno al settore agricolo un grande ambito di intervento per la continuazione o financo l'aumento del suo aiuto alla Georgia nel quadro del PIN per gli anni 2011-2013; |
30. |
ha accolto con favore la creazione, nel 2009, del ministero per lo Sviluppo regionale e le infrastrutture, che è diventato un partner essenziale per l'UE; |
31. |
si compiace che le autorità georgiane, nell'intento di rafforzare l'economia del paese, abbiano fatto dello sviluppo regionale una delle loro priorità politiche. Il Comitato apprezza gli sforzi compiuti e i buoni risultati ottenuti dalla Georgia in questo campo; nel contempo, però, richiama l'attenzione sul fatto che rimane ancora molto lavoro da fare, in particolare per quanto concerne lo sviluppo di un approccio «dal basso» (bottom up); |
32. |
esorta le autorità georgiane a proseguire l'attuazione del programma, lanciato ancor prima della guerra del 2008, intitolato Una Georgia senza povertà nonché a sviluppare un sistema di assicurazione sanitaria per i più poveri. In Georgia la povertà rimane un grave problema, che dovrebbe essere risolto con l'aiuto dell'UE; |
33. |
raccomanda alle autorità georgiane di avviare, con l'assistenza dell'UE, una lotta attiva e risoluta contro la disoccupazione, che rimane un problema molto grave, in particolare nelle zone rurali. Raccomanda inoltre di creare delle strutture con il compito di studiare e combattere la disoccupazione. Indispensabile, secondo il Comitato, è anche risolvere il problema del divario esistente tra le capacità e le qualifiche dei cittadini e le esigenze reali del mercato del lavoro; |
34. |
richiama l'attenzione sull'esigenza di proseguire la riforma e l'ulteriore sviluppo dell'agricoltura georgiana. Esorta le autorità georgiane a concordare e approvare una configurazione definitiva della strategia di sviluppo agricolo del paese, ma anche ad aumentare gli investimenti pubblici nonché a promuovere gli investimenti privati nel settore agricolo. Ciò appare indispensabile, in quanto la maggior parte della popolazione georgiana che vive sotto la soglia di povertà risiede nelle zone rurali; |
35. |
apprezza gli sforzi profusi dalla Georgia per migliorare la qualità dei suoi studi statistici, e segnatamente l'adozione di una nuova legge in materia, che prevede la creazione di un Istituto di statistica. Raccomanda alle istituzioni europee e agli Stati membri di concedere aiuti per l'attuazione di tale normativa; |
36. |
invita le istituzioni europee e gli Stati membri dell'UE a fornire un sostegno alla Georgia nella preparazione e realizzazione di studi statistici e nell'elaborazione dei relativi risultati. Senza dati precisi e pertinenti a livello delle singole regioni non è possibile realizzare una politica regionale efficace e uno sviluppo regionale; |
37. |
invoca il sostegno dell'UE all'elaborazione di un piano per l'assetto territoriale della Georgia; |
38. |
fa presente l'estrema gravità del problema della protezione dell'ambiente in Georgia. Le risorse naturali - acqua, foreste, litorali marittimi, montagne, aria, ecc. - hanno un'enorme importanza per l'economia del paese. Il Comitato raccomanda alla Georgia di proseguire i lavori per una strategia in materia di ambiente e una legge per la tutela ambientale. Incita a elaborare, con il concorso attivo dell'UE, una politica di tutela dell'ambiente e di sviluppo sostenibile; |
39. |
osserva che in Georgia è necessario sostenere l'innovazione nella scienza e nell'economia. Esorta le istituzioni europee a prestare attenzione a questo compito; |
40. |
incoraggia le autorità georgiane ad attuare una politica coerente di sviluppo economico locale e di sviluppo delle piccole e medie imprese a livello delle regioni. Un aiuto in tal senso può venire dagli investimenti nelle infrastrutture locali e dai finanziamenti a tasso agevolato. |
La cooperazione regionale
41. |
osserva che la cooperazione regionale e transfrontaliera è un elemento imprescindibile per la soluzione dei problemi comuni, ad esempio nel campo della gestione idrica, della lotta alla criminalità organizzata, dei trasporti, degli investimenti esteri, dell'energia, della protezione dell'ambiente e dei cambiamenti climatici; |
42. |
esorta gli enti locali della Georgia ad adoperarsi per stimolare la cooperazione tra le regioni del paese e per incoraggiare la partecipazione di queste ultime alle reti internazionali di cooperazione. In relazione a ciò, raccomanda alle autorità statali di regolare le questioni inerenti alla suddivisione amministrativa del paese, alla definizione del concetto di regione e alla fissazione delle competenze di tale ente; |
43. |
accoglie con soddisfazione l'avvio operativo della gestione integrata delle frontiere del Caucaso meridionale, nonché la nuova gestione del Centro regionale per l'ambiente del Caucaso, e incita a proseguire il Programma di lotta contro gli stupefacenti nel Caucaso meridionale. Tutte queste iniziative costituiscono un insieme di strumenti molto importanti per la promozione della cooperazione regionale e della stabilità in questa regione del mondo; |
44. |
propone di conferire al Partenariato orientale una dimensione veramente «territoriale» e, in tale contesto, esorta gli Stati membri dell'UE e i paesi partner, ivi compresa la Georgia, a sottoscrivere un accordo multilaterale che consenta il funzionamento del gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) nell'area del Partenariato orientale, compresa la Georgia. Il GECT può contribuire al rafforzamento della cooperazione e allo sviluppo delle relazioni transfrontaliere, allo scambio di esperienze e ai contatti interpersonali fra gli enti regionali e locali della Georgia e quelli degli Stati membri; |
45. |
conformemente alle raccomandazioni della Commissione europea, compirà uno sforzo coerente per elaborare una soluzione che consenta un dialogo regolare e una cooperazione più stretta tra gli enti regionali e locali degli Stati membri e quelli dei paesi del Partenariato orientale, soprattutto attraverso l'organizzazione di una conferenza annuale che li riunisca. |
46. |
sottoscrive l'invito della Commissione europea a intensificare la cooperazione multilaterale, a completamento della dimensione settentrionale e della sinergia del Mar Nero. Esorta al coordinamento delle iniziative multilaterali nel quadro della PEV, quali la sinergia del Mar Nero e il Partenariato orientale, ai fini dello sviluppo delle relazioni bilaterali UE-Georgia. |
La situazione specifica delle regioni abitate da minoranze etniche
47. |
prende atto con soddisfazione dell'adozione, da parte delle autorità georgiane, di una strategia nazionale di integrazione, che avrà il compito, fra l'altro, di migliorare le infrastrutture nelle regioni abitate da minoranze nazionali. Constata che, malgrado questi sforzi, l'integrazione e i diritti delle minoranze nazionali in Georgia continuano ad essere oggetto di inquietudine; |
48. |
si rallegra degli sforzi finora profusi dalle autorità georgiane allo scopo di migliorare la conoscenza della lingua nazionale da parte dei membri delle minoranze nazionali nonché di tradurre i manuali scolastici utilizzati nei programmi di insegnamento ufficiali georgiani nelle lingue di tali minoranze. Si tratta di un passo importante verso l'uniformazione dell'insegnamento su tutto il territorio nazionale. Le azioni che vanno in questa direzione andrebbero proseguite e approfondite con decisione, in quanto l'insufficiente conoscenza della lingua georgiana da parte dei membri delle minoranze nazionali costituisce ancora un grave problema; |
49. |
raccomanda alle istituzioni dell'UE di prestare una particolare attenzione ai casi di discriminazione basata sull'appartenenza etnica o religiosa che si verificano in Georgia, e fornire ogni assistenza (anche tecnica, specialistica e finanziaria) per la ricerca di soluzioni giuridiche e istituzionali che favoriscano il rispetto dei diritti delle minoranze e una più profonda integrazione sociale e civile di queste ultime; |
50. |
raccomanda alle istituzioni dell'UE e alle altre istanze internazionali impegnate nelle questioni relative alla Georgia di promuovere un'informazione educativa e completa che innalzi il livello di consapevolezza giuridica, politica e civile tra i membri delle minoranze nazionali e religiose della Georgia; |
51. |
invita le autorità centrali della Georgia a elaborare meccanismi adatti per evitare che i membri delle minoranze siano esclusi dalla vita sociale, politica e civile del paese; |
52. |
esorta le autorità georgiane a elaborare una politica che consenta di individuare correttamente i problemi reali delle minoranze e di risolverli in maniera rapida ed efficace con il concorso attivo di tutti gli attori interessati - in primo luogo i rappresentanti del potere centrale, delle autonomie locali e delle minoranze, ma anche quelli delle organizzazioni della società civile, del settore privato, delle comunità locali e delle organizzazioni internazionali; |
53. |
sottolinea che, nelle azioni a favore delle minoranze nazionali e religiose della Georgia, la responsabilità comune e il coordinamento delle autorità centrali, delle autonomie locali e delle ONG rivestono un'importanza cruciale. |
La situazione specifica delle regioni colpite dal conflitto
54. |
accoglie con favore l'impegno dell'UE a porre fine alla guerra russo-georgiana dell'agosto 2008 e ad affrontarne le conseguenze, nonché a nominare una missione di vigilanza dell'UE (EU Monitoring Mission - EUMM) in Georgia e a fornire alla Georgia degli aiuti postbellici; |
55. |
apprezza e sottolinea l'importanza della partecipazione attiva dell'UE, accanto all'ONU e all'OCSE,ai «colloqui di Ginevra», avviati nel 2008 per servire da forum di dialogo e piattaforma per il processo di composizione del conflitto; |
56. |
si compiace per il protrarsi della cooperazione tra la NATOe la Georgia in materia di riforme democratiche, istituzionali e della difesa, con l'obiettivo di preparare la Georgia a un eventuale ingresso nell'Alleanza atlantica e di garantire così una maggiore stabilità nella regione; |
57. |
sottolinea che l'UE continua a riconoscere l'integrità territoriale della Georgia e l'inviolabilità delle sue frontiere e sostiene con fermezza la risoluzione dei conflitti con mezzi pacifici; |
58. |
raccomanda che sia l'EUMMche il rappresentante speciale dell'UE nel Caucaso meridionale continuino a seguire attentamente l'evolversi della situazione nelle zone del conflitto; |
59. |
invita la Russia a rispettare le disposizioni degli accordi da essa sottoscritti per mettere fine al conflitto dell'agosto 2008, ritiri le sue forze militari riportandole alle posizioni occupate prima dell'inizio del conflitto e cessi di bloccare l'accesso dell'EUMMal territorio dell'Abkhazia e dell'Ossezia meridionale; |
60. |
si compiace per l'adozione e l'attuazione, da parte delle autorità georgiane, di una strategia nazionale in materia di sfollati interni (internally displaced people - IDP) per gli anni 2009-2012, che riguarda tutte le persone rientranti in questa categoria; |
61. |
apprezza il passo avanti costituito dall'adozione da parte del governo georgiano, nel gennaio 2010, di una «strategia nazionale per i territori occupati: l'impegno attraverso la cooperazione», nonché l'intenzione dichiarata di apportare modifiche al documento intitolato Il diritto nei territori occupati, riguardo al quale il Consiglio d'Europa aveva espresso gravi riserve; |
62. |
si dichiara decisamente a favore del mantenimento degli aiuti alle regioni toccate dal recente conflitto. Ritiene che dovrebbero essere stanziate risorse aggiuntive, in particolare per fornire assistenza ai rifugiati e agli sfollati interni, per la ricostruzione delle abitazioni e delle infrastrutture, per sostenere il dialogo nella società locale e per l'adozione di misure volte a instaurare un clima di fiducia. |
Osservazioni finali
63. |
sottolinea che, dalla «rivoluzione delle rose», che per la Georgia ha segnato l'inizio di un'era di cambiamenti e di riforme, sono trascorsi appena sei anni, nel corso dei quali il paese è stato colpito dalla guerra e dagli effetti della crisi economica mondiale. Malgrado un lasso di tempo così limitato e le difficoltà incontrate, la Georgia è riuscita a compiere grandi progressi sulla strada della democrazia, dell'economia di mercato e dello sviluppo; |
64. |
richiama l'attenzione sull'enorme importanza del sostegno recato dall'UE alle autonomie locali e allo sviluppo regionale della Georgia, situata in una regione del mondo politicamente instabile, soggetta a frequenti cambi di regime e in cui, dallo scioglimento dell'Unione sovietica ad oggi, si sono già svolti una dozzina di conflitti armati o «congelati». La Georgia è situata in una regione che presenta una straordinaria diversità etnica, linguistica, religiosa e storica, senza però avere ancora una vera e propria tradizione democratica di tipo europeo. In Georgia, quindi, gli investimenti nello sviluppo e nel rafforzamento degli enti locali nonché nello sviluppo regionale rivestono un'importanza fondamentale, sia per il miglioramento della qualità della vita dei suoi abitanti che per la democratizzazione del paese. Essi contribuiscono inoltre alla promozione dei valori europei e a costruire la fiducia dei cittadini georgiani nei confronti dell'UE; |
65. |
rammenta che lo sviluppo politico ed economico della Georgia - situata nelle immediate vicinanze dell'UE, in una regione di importanza strategica per i percorsi di approvvigionamento dell'energia e per la sua prossimità ad aree di instabilità politica -, riveste una cruciale importanza per l'UE. Sostenere la Georgia nei suoi sforzi per avvicinarsi all'UE dovrebbe costituire una delle priorità di quest'ultima. |
Bruxelles, 6 ottobre 2010
La presidente del Comitato delle regioni
Mercedes BRESSO