Aiuti di Stato per le imprese in difficoltà

La Commissione europea ha rivisto le norme in base alle quali vengono valutati gli aiuti di Stato (sussidi pubblici) dei paesi dell’Unione europea (UE) per il sostegno alle imprese in difficoltà. Ciò serve a garantire che il denaro pubblico venga indirizzato laddove è più necessario e che i titolari delle imprese paghino una parte equa dei costi di ristrutturazione.

ATTO

Comunicazione della Commissione - Orientamenti sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese non finanziarie in difficoltà (GU C 249, del 31.7.2014, pag. 1-28).

SINTESI

La Commissione europea ha rivisto le norme in base alle quali vengono valutati gli aiuti di Stato (sussidi pubblici) dei paesi dell’Unione europea (UE) per il sostegno alle imprese in difficoltà. Ciò serve a garantire che il denaro pubblico venga indirizzato laddove è più necessario e che i titolari delle imprese paghino una parte equa dei costi di ristrutturazione.

CHE COSA FANNO I PRESENTI ORIENTAMENTI?

Gli aiuti di Stato alle imprese in difficoltà conferiscono alle stesse un vantaggio su potenziali imprese concorrenti più sane ed efficienti, che non ricevono tali aiuti (causando una distorsione della concorrenza). Possono inoltre porre freno alla crescita economica, sottraendo il denaro dei contribuenti ad usi alternativi e, potenzialmente, più produttivi. Questi orientamenti stabiliscono le norme relative alla concessione di aiuti di Stato alle imprese in difficoltà, soggette al rispetto di condizioni rigorose.

L’obiettivo degli orientamenti è garantire che gli aiuti di Stato concessi dai paesi dell’UE siano realmente nell’interesse pubblico. Ad esempio, nel caso in cui il salvataggio di un’impresa possa evitare le difficoltà sociali derivanti dalla sua chiusura in un’area già colpita da un alto tasso di disoccupazione. Gli orientamenti contengono esempi di situazioni che illustrano in quali casi gli aiuti possono essere giustificati.

Inoltre, chi concede tali aiuti deve dimostrare che gli aiuti faranno la differenza. Per fare ciò, devono presentare un raffronto con uno scenario alternativo credibile che non preveda aiuti di Stato.

Gli aiuti per il salvataggio permettono alle imprese destinate ad un imminente collasso economico di restare operative per il tempo sufficiente a preparare un piano di ristrutturazione. Tale piano deve essere sotto forma di sostegno alla liquidità (prestiti o garanzie) e avere una durata inferiore ai sei mesi.

Trascorso tale periodo di sei mesi, l’aiuto deve essere rimborsato o il piano di ristrutturazione deve essere notificato alla Commissione e approvato come «aiuto per la ristrutturazione».

Gli aiuti per la ristrutturazione possono essere concessi solo una volta in un periodo di 10 anni (principio dell’aiuto «una tantum»). Il piano di ristrutturazione deve dimostrare che la redditività a lungo termine dell’impresa verrà ripristinata senza ulteriore sostegno statale.

Quale precondizione per la concessione di aiuti per la ristrutturazione e per ridurre la quota di denaro dei contribuenti coinvolta, gli orientamenti richiedono che le perdite dell’impresa vengano allocate interamente agli azionisti esistenti o ai creditori subordinati.

L’impresa deve inoltre impegnarsi a limitare distorsioni della concorrenza derivate dagli aiuti (per esempio, vendendo le attività redditizie dell’impresa).

Una volta ripristinata la profittabilità, l’impresa beneficiaria degli aiuti deve restituire una parte dei profitti allo Stato.

A PARTIRE DA QUANDO SI APPLICANO GLI ORIENTAMENTI?

I presenti orientamenti si applicano a partire dal 1o agosto 2014 fino al 31 dicembre 2020. Sostituiscono simili orientamenti adottati nel 2004.

CONTESTO

Comunicazione della Commissione Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del COVID-19

TERMINI CHIAVE

Principio dell’aiuto «una tantum»: aiuto che può essere concesso solo una volta in un periodo di 10 anni.

Ultimo aggiornamento: 07.04.2020