9.4.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 123/59


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni “Un traguardo climatico 2030 più ambizioso per l'Europa — Investire in un futuro a impatto climatico zero nell'interesse dei cittadini”»

[COM(2020) 562 final]

(2021/C 123/09)

Relatore:

Arnold PUECH D'ALISSAC (FR-I)

Correlatore:

Jan DIRX (NL-III)

Consultazione

Commissione europea, 11.11.2020

Base giuridica

Art. 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea

Sezione competente

Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente

Adozione in sezione

11.1.2021

Adozione in sessione plenaria

27.1.2021

Sessione plenaria n.

557

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

216/6/3

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) accoglie con grande favore la comunicazione della Commissione dal titolo «Un traguardo climatico 2030 più ambizioso per l'Europa — Investire in un futuro a impatto climatico zero nell'interesse dei cittadini». La scelta della Commissione di portare al 55 % l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030 è ampiamente in linea con il parere relativo alla legge europea sul clima, adottato dal CESE in precedenza.

1.2.

Puntare all'azzeramento delle emissioni nette fin dagli obiettivi intermedi è possibile soltanto a condizione che sia garantita l'integrità del sistema, compreso il calcolo preciso delle emissioni e dell'assorbimento del carbonio.

1.3.

Il CESE considera estremamente importante che cittadini e interlocutori sociali siano in grado di sapere in che modo è possibile conseguire gli obiettivi in materia di emissioni e cosa ciò comporti per la loro vita professionale e privata. Si tratta di una questione essenziale per il sostegno a tutte le misure che devono essere adottate. È pertanto opportuno agire in modo da garantire l'equa condivisione dei rischi e delle opportunità al fine di assicurare certezza e stabilità.

1.4.

Il CESE concorda con la Commissione sulla necessità di associare la spesa per la ripresa post-COVID-19 con un'azione per il clima ambiziosa per evitare spreco di denaro, attivi non recuperabili e l'ulteriore fabbisogno di risorse che ne deriverebbe. Occorre garantire che tali investimenti siano realmente utilizzati nello spirito di una politica climatica sostenibile che metta al centro i cittadini.

1.5.

La Commissione intende presentare le necessarie proposte legislative dettagliate entro giugno 2021. Il CESE invita i colegislatori a rispettare questo orizzonte temporale e a completare il processo legislativo entro dicembre 2021, visto che, in caso contrario, i tempi per conseguire l'obiettivo fissato per il 2030 saranno troppo stretti.

1.6.

Il CESE raccomanda alla Commissione di dare priorità all'aggiornamento della normativa europea sulla transizione verso i combustibili da fonti rinnovabili.

1.7.

Il CESE propone che i nuovi obiettivi climatici per il settore agricolo nell'ambito del fondo per la ripresa Next Generation EU trovino riscontro nell'atto delegato del regolamento sulla tassonomia, al fine di assicurare una transizione modulabile. Secondo la proposta attuale, l'atto delegato prevede strumenti di transizione unicamente per una produzione di nicchia. Soltanto una transizione olistica verso un'agricoltura rispettosa del clima garantirà in futuro la sostenibilità del settore alimentare. La filiera alimentare deve aumentare gli investimenti e gli aiuti sostenibili per promuovere la transizione.

1.8.

Il CESE chiede un programma UE apposito in materia di bioeconomia che agevoli gli investimenti e crei catene di approvvigionamento a livello di comunità e di aziende agricole.

1.9.

Il CESE pone in rilievo la conclusione della valutazione d'impatto, secondo cui «il conseguimento di una riduzione del 55 % delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 non solo metterebbe l'UE sulla buona strada per conseguire la neutralità climatica, ma metterebbe anche le imprese e l'industria dell'UE in condizione di fungere da apripista a livello mondiale». In tal modo l'UE deve garantire che la sua politica commerciale e i suoi accordi commerciali siano coerenti con le sue ambizioni in materia di clima. Il CESE raccomanda inoltre alla Commissione di prestare particolare attenzione alle possibili ripercussioni sui cittadini di paesi terzi a basso reddito.

1.10.

Il CESE condivide pienamente l'affermazione della Commissione secondo cui i cittadini «sono partner fondamentali nella lotta ai cambiamenti climatici», poiché ritiene che la partecipazione attiva di «tutte le componenti della società» sia una condizione necessaria per il successo della politica climatica all'interno dell'UE. Per tale motivo, il CESE rinnova la sua proposta di istituire una piattaforma delle parti interessate per il patto climatico europeo.

1.11.

Il CESE invita inoltre gli Stati membri ad impegnarsi a favore dell'introduzione di criteri e di indicatori comuni a livello europeo come primo passo verso una misurazione più accurata della povertà energetica, in linea con la raccomandazione della Commissione del 14.10.2020 sulla povertà energetica [C(2020) 9600 final].

1.12.

Il CESE si congratula con la Commissione per il fatto che chieda, a giusto titolo, che la necessaria transizione della nostra economia sia accompagnata da investimenti a favore della riqualificazione, del perfezionamento professionale e dell'istruzione permanente di molte categorie professionali. Occorre inoltre adottare misure intese a garantire che le nuove opportunità di lavoro stimolino la crescita di impieghi che comportano retribuzioni dignitose e buone condizioni lavorative.

2.   Osservazioni generali

2.1.

Il CESE accoglie con grande favore la comunicazione della Commissione dal titolo «Un traguardo climatico 2030 più ambizioso per l'Europa — Investire in un futuro a impatto climatico zero nell'interesse dei cittadini». La scelta della Commissione di portare al 55 % l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030 è ampiamente in linea con il precedente parere del CESE relativo alla legge europea sul clima (1).

2.2.

A differenza dell'obiettivo di riduzione per il 2030 presentato ora per la prima volta dalla Commissione, il 55 % proposto nel parere del CESE non era un obiettivo netto, contrariamente a quello della Commissione. Ciò vuol dire che l'obiettivo della Commissione è meno ambizioso rispetto a quello raccomandato dal CESE nel parere.

2.3.

Visto che nella legge europea sul clima la Commissione introduce l'obiettivo di un azzeramento delle emissioni nette per il 2050, il CESE ritiene opportuno che in ultima analisi si tenga pienamente conto dei pozzi di assorbimento del carbonio. In tale prospettiva, è logico puntare all'azzeramento delle emissioni nette fin dagli obiettivi intermedi. Tuttavia, ciò è possibile soltanto a condizione che sia garantita l'integrità del sistema, compreso il calcolo preciso delle emissioni e dell'assorbimento del carbonio.

2.4.

Il CESE condivide la conclusione della Commissione secondo cui è necessario rendere più ambizioso l'obiettivo UE di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, portandolo al 55 % entro il 2030. Tale riduzione può migliorare le condizioni di vita e la salute, creare occupazione e ridurre le bollette energetiche, a patto di poter effettivamente realizzare in futuro gli investimenti privati e pubblici necessari seguendo il percorso sostenibile più adeguato. Rafforzando la sua ambizione climatica l'UE dimostra anche la sua responsabilità globale. Il CESE ritiene, tuttavia, importante e necessario chiarire nel breve periodo le modalità per conseguire il nuovo obiettivo in questo lasso di tempo relativamente corto da qui al 2030.

2.5.

Il CESE ammette inoltre che non è affatto chiaro quale sarà l'impatto sociale ed economico su imprese e cittadini europei, a livello individuale, sia dell'attuale che del nuovo obiettivo per il 2030, una volta conseguiti. Considera estremamente importante far sì che cittadini e interlocutori sociali siano in grado di sapere in che modo è possibile conseguire tali obiettivi e cosa ciò comporti per la loro vita professionale e privata. Questo è fondamentale per sostenere tutte le misure da adottare, poiché tali misure avranno ripercussioni diverse sui cittadini europei a seconda degli Stati membri e delle regioni. È pertanto opportuno prendere provvedimenti intesi a garantire l'equa condivisione dei rischi e delle opportunità in relazione a tale processo, al fine di assicurare certezza e stabilità.

2.6.

Il CESE raccomanda alla Commissione di prestare particolare attenzione alle possibili ripercussioni sui cittadini di paesi terzi a basso reddito. L'UE si dovrebbe adoperare per attenuare le eventuali conseguenze negative. Dovrebbe inoltre sostenere la loro evoluzione verso la neutralità climatica, tenendo presente che nell'ambito dell'accordo di Parigi i paesi in via di sviluppo hanno facoltà di aumentare in misura ragionevole le emissioni di gas a effetto serra.

2.7.

Il CESE concorda con la Commissione sul fatto che la pandemia che stiamo affrontando non è un buon motivo per abbandonare la lotta ai cambiamenti climatici. Al contrario, come afferma la Commissione, «l'inedita risposta economica europea alla COVID-19 offre un'opportunità unica per accelerare la transizione verso un'economia climaticamente neutra». Per essere in grado di mettere a punto una strategia quanto più efficace possibile in questa situazione, il CESE raccomanda alla Commissione di esaminare a fondo le modalità di funzionamento del meccanismo di riserva stabilizzatrice del mercato (EU ETS) e dell'approccio di condivisione degli sforzi, con riferimento all'attuale diminuzione delle emissioni di gas a effetto serra, nell'ottica di ridurre in qualche misura le legittime quote di emissioni rimaste inutilizzate.

2.8.

Se lavoreremo sin da ora alacremente per rafforzare l'obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030, sarà più facile per le generazioni future conseguire realmente l'obiettivo della neutralità climatica fissato per il 2050. Quanto più sarà limitato l'intervento dell'UE nei prossimi dieci anni, tanto più ripido e difficile sarà il percorso di riduzione dopo il 2030. Il CESE attende pertanto con interesse le proposte per conseguire l'obiettivo del 55 % entro il 2030, che la Commissione presenterà al più tardi entro giugno 2021. Raccomanda un approccio basato su una combinazione di strumenti diversificati che, accanto agli interventi legislativi, preveda anche strumenti finanziari, quali il regolamento sugli indici di riferimento e il regolamento sulla tassonomia. È importante valutare con attenzione l'impatto di questi nuovi approcci.

2.9.

Il CESE concorda con la Commissione sul fatto che «dobbiamo associare la spesa per la ripresa con un'azione per il clima ambiziosa per evitare spreco di denaro, attivi non recuperabili e l'ulteriore fabbisogno di risorse che ne deriverebbe». Occorre garantire che tali investimenti siano realmente utilizzati nello spirito di una politica climatica sostenibile che metta al centro i cittadini. Il CESE ha già affrontato questo aspetto in dettaglio nelle sue proposte di risoluzione per la ricostruzione e la ripresa dopo la crisi della COVID-19 (2).

2.10.

Tra i vantaggi della transizione energetica, la Commissione cita quello di ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili (pag. 7). Il CESE intende tuttavia considerare tale aspetto relativo al commercio internazionale nella sua totalità. Gli accordi commerciali e le catene del valore a livello internazionale devono soddisfare i requisiti in materia di sviluppo ecologico e sostenibile e contemplare obblighi vincolanti di dovuta diligenza per le imprese o, come affermato dal Consiglio europeo nella sua recente riunione di dicembre, «[l]'UE garantirà che la sua politica commerciale e i suoi accordi commerciali siano coerenti con le sue ambizioni in materia di clima». Il CESE ritiene che un'indagine approfondita su tale aspetto sia fortemente auspicabile.

2.11.

All'atto di realizzare le valutazioni d'impatto è importante riconoscere che la crisi della COVID-19 ha conseguenze economiche, sociali e ambientali senza precedenti, che a loro volta hanno ripercussioni sull'impatto delle misure da adottare per attenuare i cambiamenti climatici.

2.12.

Il CESE sottolinea che è della massima importanza provvedere affinché il rafforzamento dell'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra sia associato a un Fondo per una transizione giusta, adeguatamente finanziato, a livello europeo e a misure di sostegno rivolte a cittadini, lavoratori e imprese ai fini di un loro adattamento ai cambiamenti futuri. Il CESE si chiede se i 7,5 miliardi di EUR previsti dal quadro finanziario pluriennale (QFP) e i 10 miliardi di EUR stanziati dallo strumento europeo per la ripresa Next Generation EU siano sufficienti.

3.   Legislazione

3.1.

La Commissione intende presentare le necessarie proposte legislative dettagliate entro giugno 2021. Il CESE invita i colegislatori a rispettare questo orizzonte temporale e a completare il processo legislativo entro dicembre 2021, visto che, in caso contrario, i tempi per conseguire l'obiettivo fissato per il 2030 saranno troppo stretti. Si possono introdurre modifiche relativamente semplici ai regolamenti, quali, ad esempio, un innalzamento del fattore di riduzione lineare del tetto massimo del sistema EU ETS e una riduzione percentuale della quota di emissioni per Stato membro nel caso del regolamento sulla condivisione degli sforzi.

3.2.

Sempre tenendo presenti i principi di una transizione giusta, il CESE raccomanda alla Commissione di dare priorità all'aggiornamento della normativa europea sulla transizione verso i combustibili da fonti rinnovabili. La spesa per le sovvenzioni dirette o indirette ai combustibili fossili, ad esempio attraverso esenzioni e riduzioni fiscali, dovrebbe essere utilizzata per accelerare lo sviluppo delle fonti energetiche sostenibili. O, come recita l'accordo di Parigi (all'articolo 2) «rendendo i flussi finanziari coerenti con un percorso che conduca a uno sviluppo a basse emissioni di gas a effetto serra e resiliente al clima». Il CESE insiste, tuttavia, sul fatto che tali misure non devono andare a scapito della produzione alimentare, come stabilito anche nell'accordo di Parigi (articolo 2, paragrafo 1, lettera b)).

3.3.

Il CESE condivide l'intenzione espressa dalla Commissione di integrare nel sistema EU ETS tutte le emissioni prodotte dalla combustione di combustibili fossili, a condizione che ciò non comprometta l'affidabilità del sistema (monitoraggio, notifica e verifica). Tuttavia, è necessario considerare l'esatta entità della riduzione delle quote di emissione (riduzione del massimale), perché soltanto così il sistema EU ETS sarà efficace.

3.4.

Il CESE si compiace del punto di partenza costituito dal principio del «non nuocere» (pag. 4). La Commissione introduce tale approccio anche nella sua proposta concernente l'8o programma generale di azione dell'Unione per l'ambiente (COM(2020) 652 final), in cui afferma che «tutte le iniziative dell'UE [devono rispettare] l'impegno di non nuocere all'ambiente». Il significato di tale «impegno» è da ricercarsi nel «rafforzamento dell'approccio integrato in materia di elaborazione e attuazione delle politiche, segnatamente integrando la dimensione della sostenibilità in tutte le iniziative e i progetti pertinenti a livello nazionale e dell'UE». Il CESE condivide l'importanza di tale integrazione allo scopo di rafforzare l'ambizione climatica entro il 2030, ma si domanda quali azioni la Commissione intenda intraprendere per conseguire questo obiettivo. Si chiede, inoltre, per quale motivo tale approccio sia definito «principio» (mentre in altri documenti la Commissione parla di «impegno») e in che modo questo eventuale «principio» si colleghi all'articolo 11 del TFUE e ai principi codificati all'articolo 191 del TFUE.

3.5.

Il CESE condivide l'intenzione espressa dalla Commissione di optare per un meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera, come uno degli strumenti, assieme alla creazione di mercati per prodotti a basse emissioni di carbonio, alla disponibilità di fonti energetiche neutre in termini di emissioni che siano competitive sotto il profilo dei costi e ai programmi di finanziamento, per evitare il rischio di rilocalizzazione delle emissioni, in mancanza di aumenti comparabili di ambizione da parte dei nostri partner, man mano che l'UE innalza il proprio livello di ambizione climatica. È importante prestare attenzione all'efficacia e alla solidità del meccanismo e all'impatto della sua applicazione sui paesi in via di sviluppo. Se tali misure costituiscono un freno allo sviluppo economico di alcuni paesi, è auspicabile ricorrere a misure compensative, come il trasferimento di tecnologia.

3.6.

Il CESE raccomanda alla Commissione di fornire un aggiornamento sul tasso di conformità alla vigente legislazione dell'UE in materia di clima ed energia e sulle procedure di infrazione avviate a tale riguardo. Raccomanda inoltre alla Commissione di fornire sul proprio sito web informazioni precise in merito al rispetto da parte degli Stati membri della direttiva sulla promozione delle energie rinnovabili e della direttiva sull'efficienza energetica, come pure, con l'ausilio dell'Agenzia europea dell'ambiente, di procedere a un aggiornamento annuale globale quanto all'efficacia delle vigenti normative in materia di clima ed energia (nel loro complesso), menzionando anche i problemi di inadempienza.

3.7.

Nell'ambito di una valutazione d'impatto sarebbe opportuno esaminare le possibilità di migliorare i pozzi di assorbimento dei gas a effetto serra nei terreni agricoli, nelle foreste e nei biomateriali. La posizione del Parlamento europeo riguardo ai meccanismi di assegnazione dei crediti di carbonio andrebbe sviluppata in modo da valorizzare gli assorbimenti di carbonio. L'opportunità di creare nuovi modelli d'impresa attraverso misure di mercato concernenti il sequestro del carbonio nei suoli agricoli e meccanismi di assegnazione dei crediti di carbonio finanziati privatamente consente di aumentare in modo sostenibile la produttività, in linea con gli obiettivi in materia di clima, biodiversità e fertilità del suolo, e di ridurre il rischio di desertificazione. Il CESE ritiene inoltre che la proprietà dei pozzi di assorbimento e dei crediti di carbonio dovrebbe spettare ai soggetti che hanno effettuato gli investimenti necessari, soggetti che possono essere sia pubblici che privati.

4.   Agricoltura

4.1.

È opportuno rafforzare l'adattamento ai cambiamenti climatici, e l'UE dovrebbe elaborare e attuare strategie di adattamento. La vulnerabilità dei sistemi forestali, agricoli e alimentari alle ripercussioni negative dei cambiamenti climatici deve riflettersi nelle azioni di adattamento.

4.2.

Il Green Deal europeo, la strategia «dal produttore al consumatore» e la legge sul clima sono tutti incentrati sulla neutralità climatica entro il 2050, approvata dal Parlamento europeo, dalla Commissione e dal Consiglio. Tuttavia, per procedere in tal senso, è necessario poter disporre di adeguate risorse nell'ambito del QFP, del bilancio della PAC e del fondo per la ripresa Next Generation EU. In caso contrario, non ci si può aspettare che gli agricoltori facciano quanto necessario per conseguire gli obiettivi prefissati. Se non è possibile rendere disponibili i finanziamenti necessari, è indispensabile generare valore per i prodotti a basse emissioni di carbonio mediante mercati del carbonio. Gli agricoltori fanno la loro parte nella risoluzione del problema e, in caso di necessità, chiederanno maggiori finanziamenti.

4.3.

L'attuale crisi della COVID-19 dimostra che la sicurezza alimentare non può essere data per scontata nell'UE e che la produzione alimentare richiede un'attenzione particolare in vista del traguardo climatico previsto per il 2030. Nella sua già menzionata risoluzione sulla ripresa dopo la crisi della COVID-19, il CESE afferma la necessità di «accrescere la resilienza e la sostenibilità del nostro sistema alimentare ricostruendo modelli agricoli più diversificati, promuovendo centri di distribuzione localizzati e filiere di approvvigionamento più corte e migliorando l'accesso dei piccoli coltivatori, dei pescatori a basso impatto e degli acquacoltori ai mercati». Al contempo, le catene agroalimentari sostenibili sono essenziali per migliorare la sicurezza alimentare a livello globale di una popolazione mondiale in crescita.

4.4.

Il CESE propone che i nuovi obiettivi climatici per il settore agricolo nell'ambito del fondo per la ripresa Next Generation EU trovino riscontro nell'atto delegato del regolamento sulla tassonomia, al fine di assicurare una transizione modulabile. Secondo la proposta attuale, l'atto delegato prevede strumenti di transizione unicamente per una produzione di nicchia. Soltanto una transizione olistica verso un'agricoltura rispettosa del clima garantirà in futuro la sostenibilità del settore alimentare. La filiera alimentare deve aumentare gli investimenti e gli aiuti sostenibili per promuovere la transizione. Per conseguire gli obiettivi climatici, è di fondamentale importanza attuare misure che siano semplici, efficienti in termini di costi e accessibili, quali, ad esempio, gli impianti di produzione di biogas, la gestione delle acque e i crediti di carbonio (siepi, sequestro del carbonio nel suolo).

4.5.

Il CESE è favorevole a un quadro dell'UE per i sistemi di assegnazione dei crediti di carbonio che permetta di orientare il conseguimento degli obiettivi climatici, come stabilito nella relazione del Parlamento europeo in merito alla legge europea sul clima. Il carbonio deve avere un prezzo anche nella bioeconomia. È inoltre opportuno sostenere ricerca e innovazione per trovare quanto più possibile soluzioni tecniche e sostenibili che consentano di ridurre le emissioni di gas a effetto serra e di promuovere il sequestro del carbonio in agricoltura.

4.6.

L'attuale modalità di contabilizzazione del metano non risponde ai metodi scientifici più avanzati. All'atto di valutare l'impatto climatico dei prodotti alimentari, è essenziale adottare la metodologia scientifica più recente. Un azzeramento delle emissioni nette nel 2050 deve tenere conto dell'impatto climatico del metano quale gas serra di breve durata, le cui emissioni non devono necessariamente essere azzerate per conseguire la neutralità climatica o per non provocare un ulteriore riscaldamento.

4.7.

Occorre attribuire priorità a finanziamenti adeguati per la ricerca e l'innovazione in materia di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici nel settore agricolo. È necessario promuovere e incentivare gli investimenti a favore di pratiche innovative e di tecnologie e metodi di produzione sostenibili ed efficienti in termini di costi, allo scopo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra, mantenendo al contempo un margine di miglioramento in termini di potenziale di produzione zootecnica dell'UE, onde garantire alla popolazione un'alimentazione equilibrata. La gestione delle risorse idriche e l'irrigazione dei terreni coltivabili saranno, in futuro, ancora più necessarie. Sarebbe opportuno incoraggiare nuovi investimenti a favore di sistemi più efficienti e che prevengano l'inquinamento delle acque.

4.8.

Per conseguire gli obiettivi climatici, occorre riconoscere le nuove tecnologie e innovazioni. Sul piano climatico, la filiera alimentare dell'UE è già competitiva a livello mondiale. L'adattamento del settore ai cambiamenti climatici e la sua resilienza all'impatto negativo di tali cambiamenti fanno sì che l'impronta di carbonio nella produzione alimentare dell'UE continui a diminuire. In tal senso, l'adozione, ad esempio, di nuove tecniche di miglioramento genetico (NBT, ecc.), lo spostamento della produzione dalle proteine animali a quelle vegetali, le tecnologie agricole intelligenti e digitali e l'innovazione sono fondamentali per la resilienza del sistema alimentare dell'UE.

4.9.

Il CESE chiede un programma UE apposito in materia di bioeconomia che agevoli gli investimenti e crei catene di approvvigionamento a livello di comunità e di aziende agricole. La promozione delle sinergie tra le energie rinnovabili attraverso la produzione di biogas e la gestione del letame è di fondamentale importanza per una produzione decentrata di energia rinnovabile che sostenga anche i mezzi di sussistenza della popolazione rurale.

5.   Industria, materiali, energia e trasporti

5.1.

Il CESE si compiace di quanto concluso nella valutazione d'impatto, vale a dire che «il conseguimento di una riduzione del 55 % delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 non solo metterebbe l'UE sulla buona strada per conseguire la neutralità climatica, ma metterebbe anche le imprese e l'industria dell'UE in condizione di fungere da apripista a livello mondiale». Ciò riguarda anche la produzione di acciaio sostenibile mediante un processo in cui il carbone viene sostituito dall'idrogeno, a sua volta generato grazie all'elettricità sostenibile. Un primo stabilimento pilota che si avvale di questo processo è stato recentemente inaugurato in Svezia.

5.2.

Come già affermato in alcuni precedenti pareri, ad esempio nel recente parere dal titolo «Tra una super rete energetica transeuropea e le isole energetiche locali», il CESE sottolinea l'importanza di riconoscere che la transizione energetica non è solo una questione tecnologica, ma costituisce una notevole sfida sul piano sociale e politico. Bisogna garantire la partecipazione alla transizione energetica non solo delle imprese ma anche dei lavoratori, dei sindacati e dei consumatori, come promesso dai responsabili politici e richiesto con forza dal CESE. Ma anche a questo riguardo la Commissione e gli Stati membri lasciano aperti più interrogativi di quanti non ne risolvano. Inoltre, le iniziative in materia di politica energetica ormai avviate, invece di incoraggiare una larga partecipazione dei cittadini, finiranno piuttosto per impedirla. La transizione energetica in Europa, infatti, richiede anzitutto certezza degli investimenti sia per il settore pubblico che per quello privato, e solo decisioni fondamentali chiare possono generare tale certezza.

5.3.

Il CESE approva il progetto esposto dalla Commissione nella comunicazione «Energia per un'economia climaticamente neutra: strategia dell'UE per l'integrazione del sistema energetico»: l'integrazione del sistema dell'energia elettrica con quello del riscaldamento e quello dei trasporti è imprescindibile per conseguire diversi obiettivi, ovverosia la neutralità climatica, la sicurezza dell'approvvigionamento energetico, nella quale rientra anche la riduzione delle importazioni di energia, e la garanzia di prezzi accessibili per i consumatori europei e per l'economia europea. Per poter effettuare gli investimenti necessari, nei prossimi anni occorrerà ovviamente rendere disponibili sufficienti risorse finanziarie sia pubbliche che private.

5.4.

Per quanto riguarda le conseguenze economiche e sociali, il CESE ribadisce la propria posizione secondo cui i sistemi energetici decentrati danno un impulso importante allo sviluppo regionale e possono creare nuovi posti di lavoro di qualità e qualificati a livello regionale.

5.5.

Il CESE concorda pienamente con la Commissione sul fatto che il settore dell'edilizia, attualmente responsabile del 40 % del consumo di energia finale e del 36 % delle emissioni di gas a effetto serra nell'UE, ha un vasto potenziale di riduzione efficiente delle emissioni in termini di costi. Il CESE approfondirà ulteriormente la questione nel suo parere dal titolo «Un'ondata di ristrutturazioni per l'Europa: inverdire gli edifici, creare posti di lavoro e migliorare la vita».

5.6.

Il CESE si compiace della posizione assunta dalla Commissione (pag. 18), secondo cui il settore aereo e quello marittimo rientrano nell'ambito delle azioni a livello dell'intera economia, che dovranno essere affrontate nel quadro dell'accordo di Parigi. Questi modi di trasporto globali, assieme a talune emissioni industriali, costituiscono i settori attualmente più lontani dai nuovi combustibili non fossili efficienti sotto il profilo dei costi, sebbene siano in corso dei test promettenti al riguardo. Inoltre, il trasporto aereo e quello marittimo sono difficili da regolamentare mediante la legislazione nazionale o persino europea e le emissioni che producono vengono rilasciate per lo più al di fuori del territorio dell'UE. Se si considera che dal 1990 le emissioni internazionali dell'UE rilasciate dal trasporto marittimo e quello aereo sono aumentate di più del 50 %, il CESE sostiene l'importanza attribuita dalla Commissione alla ricerca di modalità costruttive per includere il trasporto aereo e marittimo nella politica climatica dell'UE. Il trasporto aereo, sia all'interno degli Stati membri dell'UE che tra di essi, rientra già nel sistema di scambio di quote di emissioni dell'Unione europea (ETS) e la Commissione sta valutando la possibilità di integrarvi anche il trasporto marittimo. Per quanto riguarda le emissioni rilasciate al di fuori del territorio dell'UE, il CESE sostiene l'obiettivo della Commissione di cooperare in maniera proattiva con organizzazioni dell'ONU quali l'Organizzazione marittima internazionale (IMO) e l'Organizzazione per l'aviazione civile internazionale (ICAO), al fine di definire dei regimi globali di riduzione delle emissioni efficaci e vincolanti.

5.7.

Il CESE sostiene la strategia, pubblicata di recente dalla Commissione, per una mobilità sostenibile e intelligente, dal momento che il settore dei trasporti è in ritardo sul fronte della riduzione delle emissioni. Nonostante la produzione di veicoli più efficienti e l'introduzione di combustibili e motori a basse emissioni, e emissioni del trasporto su strada sono aumentate — dal 1990 — di oltre un quarto, essenzialmente a causa dell'aumento della domanda di trasporto. La strategia prevede un ampio spettro di azioni e iniziative indispensabili per accelerare la transizione dalla dipendenza dai combustibili fossili alla mobilità sostenibile. Il coinvolgimento dei cittadini è essenziale per realizzare una transizione intelligente, se si considera che le automobili sono state e continuano ad essere un importante simbolo di libertà.

5.8.

Per quanto concerne la bioenergia e i biomateriali, il pieno riconoscimento delle riduzioni di emissioni di gas a effetto serra realizzate nell'ambito dell'agricoltura e della silvicoltura, grazie alle fonti biogeniche, è necessario per tener conto, nella loro totalità, dei pozzi di assorbimento del carbonio. La sostituzione dei combustibili e dei materiali fossili può generare riduzioni di emissioni superiori al 100 %, a seconda degli effetti di sostituzione delle emissioni di CO2 di origine fossile e delle emissioni diverse dal CO2.

6.   Partecipazione pubblica, cittadini e consumatori

6.1.

Il CESE condivide pienamente l'affermazione della Commissione secondo cui i cittadini «sono partner fondamentali nella lotta ai cambiamenti climatici e possono sostenerla attraverso la mobilitazione politica e le loro scelte in qualità di consumatori», poiché ritiene che la partecipazione attiva di «tutte le componenti della società» sia una condizione necessaria per il successo della politica climatica all'interno dell'UE, considerando che sono gli attori della società civile (imprese, lavoratori, consumatori, cittadini e le loro organizzazioni) ad attuare a livello pratico gli obiettivi climatici.

6.2.

Il CESE si compiace pertanto del fatto che lo scorso 29 ottobre la Commissione abbia avviato delle consultazioni pubbliche per raccogliere pareri sulla revisione delle strategie necessarie al fine di innalzare il suo obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030.

6.3.

Per questo motivo, il CESE ribadisce anche la sua proposta di istituire una piattaforma delle parti interessate per il patto climatico europeo, come indicato nel parere sul Patto climatico europeo, al fine di organizzare e agevolare la partecipazione attiva di tutte le componenti della società (3).

6.4.

Il CESE ritiene opportuno riservare un'attenzione particolare ai cittadini a basso reddito, spesso diffidenti nei confronti delle transizioni energetiche, poiché temono il loro impatto sul costo della vita. Per questo motivo è fondamentale quanto dichiarato dalla Commissione al riguardo, vale a dire che «al fine di evitare effetti negativi sui consumatori vulnerabili, servono politiche sociali e di efficienza energetica che puntino alla ristrutturazione delle loro abitazioni contenendo l'impatto sulle bollette del riscaldamento e dell'energia». Il CESE approfondirà ulteriormente la questione nel suo parere «Un'ondata di ristrutturazioni per l'Europa: inverdire gli edifici, creare posti di lavoro e migliorare la vita» (4).

6.5.

Il CESE chiede inoltre che siano introdotti criteri di definizione e indicatori comuni a livello europeo, come primo passo verso una misurazione più accurata della povertà energetica, in linea con la raccomandazione della Commissione del 14.10.2020 sulla povertà energetica [C(2020) 9600 final (5)]. Al fine di adeguare tale definizione alle diverse situazioni nazionali, gli Stati membri devono mettere a punto un maggior numero di strumenti statistici che consentano un'efficace individuazione delle famiglie vulnerabili.

6.6.

Il CESE concorda con la Commissione sul fatto che «le energie rinnovabili determineranno un elevato grado di decentramento dando ai consumatori l'opportunità di essere più partecipi, ai prosumatori di produrre, usare e condividere l'energia e alle comunità locali, in particolare quelle rurali, di incoraggiare gli investimenti locali in questo tipo di energia; sarà inoltre stimolata la creazione di nuovi posti di lavoro a livello locale». Il CESE sottolinea tuttavia che occorre prestare attenzione alle legittime preoccupazioni dei cittadini, concernenti, ad esempio, i danni al paesaggio o un'alterazione della loro qualità di vita. La partecipazione attiva e la possibilità di beneficiare direttamente del rendimento finanziario e/o energetico degli impianti di energia rinnovabile da costruire possono alleviare queste preoccupazioni. Occorre inoltre adottare misure intese a garantire che le nuove opportunità di lavoro stimolino la crescita di impieghi che comportano retribuzioni dignitose e buone condizioni lavorative.

6.7.

La Commissione chiede a giusto titolo che la necessaria transizione della nostra economia sia accompagnata da investimenti a favore della riqualificazione, del perfezionamento professionale e dell'istruzione permanente di molte categorie professionali. Il CESE intende sottolineare quanto sia auspicabile che anche i giovani abbiano il coraggio di scegliere nuovamente la professione dell'agricoltore, visto che l'invecchiamento dei lavoratori del settore rappresenta una minaccia a lungo termine nei confronti della sostenibilità dell'approvvigionamento alimentare. Si rendono a tal fine necessari presupposti favorevoli e risorse finanziarie a livello europeo e nazionale.

Bruxelles, 27 gennaio 2021

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  GU C 364 del 28.10.2020, pag. 143.

(2)  GU C 311 del 18.9.2020, pag. 1.

(3)  GU C 364 del 28.10.2020, pag. 67.

(4)  COM(2020) 662 final.

(5)  https://ec.europa.eu/transparency/regdoc/rep/3/2020/IT/C-2020-9600-F1-IT-MAIN-PART-1.PDF