11.2.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 47/58


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Bioeconomia blu»

(parere esplorativo)

(2020/C 47/08)

Relatore: Simo TIAINEN

Correlatore: Henri MALOSSE

Consultazione

Presidenza finlandese dell’UE, 7.2.2019

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Decisione dell’Ufficio di presidenza

19.2.2019

Sezione competente

Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente

Adozione in sezione

1.10.2019

Adozione in sessione plenaria

30.10.2019

Sessione plenaria n.

547

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

151/1/1

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Per «bioeconomia blu» s’intendono le attività economiche e la creazione di valore basate sull’utilizzo sostenibile e intelligente delle risorse acquatiche rinnovabili, e le relative conoscenze tecniche. In Europa esistono moltissime conoscenze, competenze e tradizioni umane legate all’acqua, alle risorse acquatiche e alla bioeconomia blu. Ciononostante, quando si parla di potenzialità e opportunità, le attività economiche connesse alla bioeconomia blu sono ancora piuttosto modeste nel continente europeo. Esistono, infatti, diversi ostacoli da superare.

1.2.

Per rafforzare la crescita sostenibile di questa attività economica, è necessario individuare il pieno potenziale della bioeconomia blu nell’UE e definire le priorità di ricerca. Più specificamente, è necessario sviluppare una migliore comprensione di come utilizzare le materie prime acquatiche nei processi con valore aggiunto. Il rafforzamento della crescita sostenibile richiede finanziamenti alla ricerca mirati volti a dare slancio all’innovazione, allo sviluppo multidisciplinare, all’imprenditoria e a nuovi posti di lavoro di alta qualità. La crescita sostenibile richiede inoltre condizioni eque di concorrenza quale contesto operativo, l’ampia collaborazione tra l’industria, gli istituti di ricerca, gli enti pubblici e il terzo settore, nonché la creazione di nuovi partenariati tra questi soggetti.

1.3.

In molte zone dell’Unione europea, lo stato delle acque e degli ecosistemi acquatici non è adeguato, eppure, la buona qualità delle acque e la buona salute dell’ambiente acquatico sono alla base della bioeconomia blu. È necessario preservare e ripristinare il buono stato e la biodiversità degli oceani, dei mari, dei laghi e dei fiumi. Ciò richiede sforzi ingenti da parte di tutti i soggetti interessati (tra cui l’UE, le istituzioni nazionali e regionali, le università e i centri di ricerca), di tutti i professionisti coinvolti (ad esempio, quelli operanti nei settori della pesca e del turismo) e delle organizzazioni della società civile. Nel quadro di detti sforzi occorre inoltre prevedere una ricerca, una formazione e un trasferimento di conoscenze adeguati.

1.4.

Sono necessari maggiori investimenti nella gestione degli ambienti acquatici e delle strutture igienico-sanitarie onde garantire l’accesso all’acqua pulita e il suo utilizzo sostenibile, oltre a condizioni igienico-sanitarie adeguate, per tutti. Vi è l’esigenza di soluzioni competitive per ripulire le acque dai rifiuti e sviluppare tecnologie di risparmio idrico e di riciclaggio dell’acqua, oltre che di nuove soluzioni economicamente vantaggiose che consentano di ridurre gli scarichi di nutrienti nelle acque naturali e di ripristinare gli habitat critici e i corpi idrici mutati.

1.5.

Il CESE esorta l’UE e gli altri attori della bioeconomia blu a proporre azioni urgenti volte a contrastare i cambiamenti climatici e a combatterne l’impatto. In particolare, è fondamentale un adattamento urgente della pesca e dell’acquacoltura ai cambiamenti climatici, in quanto le condizioni stanno mutando in modo radicale e tale mutamento ha un impatto enorme su queste importanti attività di sussistenza. La pesca, l’acquacoltura e l’alghicoltura sono essenziali per incrementare la produzione sostenibile di alimenti di origine acquatica nell’Unione europea. La messa a punto di sistemi alimentari acquatici resilienti ai cambiamenti climatici, tuttavia, richiede ulteriori ricerche e innovazioni prima di procedere all’attuazione con risultati soddisfacenti. La biomassa algale costituisce una risorsa acquatica potenzialmente importante da utilizzare come materia prima per un’ampia gamma di usi.

1.6.

Sono necessari sforzi congiunti tra le università, i centri di ricerca, le ONG e il settore della pesca, al fine di sviluppare nuovi prodotti a valore aggiunto a partire dai sottoprodotti e dai materiali di scarto di origine ittica. Sono poi necessari nuovi strumenti di finanziamento per promuovere le innovazioni e i servizi tecnologici, oltre a una collaborazione intersettoriale e a un miglioramento dei processi decisionali. Ripristinando la biodiversità dei mari, dei laghi e dei fiumi si dischiuderanno nuove opportunità di attività economica, anche in termini di imprese piccole e a gestione familiare sui mercati locali. Inoltre, la promozione di nuovi modelli d’impresa per il turismo acquatico e l’utilizzo delle risorse acquatiche a fini ricreativi offrono alle aree remote nuove possibilità di avviare attività economiche sostenibili.

1.7.

Tra le priorità in termini di misure di sviluppo per l’agenda della bioeconomia blu figurano: i) acqua pulita e servizi igienico-sanitari, ii) un ambiente acquatico sano, diversificato e sicuro, iii) una produzione sostenibile di alimenti di origine acquatica, iv) prodotti non alimentari di alto valore, v) l’adattamento ai cambiamenti climatici, vi) la salute e il benessere blu, e vii) un migliore coordinamento nella lotta alle attività illegali connesse alle risorse acquatiche. Investendo in questo sviluppo, l’Europa può rafforzare la sua posizione all’avanguardia nel campo dell’economia circolare.

1.8.

L’Unione europea è chiamata a promuovere una sensibilizzazione, un’educazione e una formazione che comprendano la ricerca così come la valorizzazione e il trasferimento delle conoscenze specialistiche delle comunità che vivono nelle zone costiere e in prossimità delle acque interne, consentendo in tal modo una gestione rispettosa dell’ambiente e la creazione di reti di formazione europee in questo campo. Per quanto riguarda l’agricoltura, l’UE dovrebbe affrontare anche la questione della penuria idrica.

1.9.

Il CESE propone di fare della bioeconomia blu uno dei settori faro delle politiche dell’UE, comprese quelle per la cooperazione con i paesi vicini, anche nel quadro degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e degli obiettivi della COP 21 racchiusi nell’accordo di Parigi. A tale proposito, il CESE ritiene opportuno che il Consiglio dell’UE e il Parlamento europeo chiedano alla Commissione di avviare una serie di azioni pilota nelle diverse zone di pesca e di acquacoltura dell’UE, avendo cura di scegliere quelle che rispecchiano la grande diversità delle realtà esistenti nell’Unione, il loro grado di vulnerabilità al rischio di collasso e il potenziale di sviluppo della bioeconomia blu. Andrebbe istituito un comitato di gestione comprendente gli Stati membri, le loro regioni, le parti interessate e un rappresentante del CESE, al fine di organizzare scambi di buone prassi e di assicurare che i progetti pilota coronati da successo vengano sviluppati su più ampia scala.

2.   Introduzione

2.1.

Per «bioeconomia blu» s’intendono le attività economiche e la creazione di valore basate sull’utilizzo sostenibile e intelligente delle risorse acquatiche rinnovabili, e le relative conoscenze tecniche. Le imprese e le attività che coltivano le materie prime per questi prodotti (oppure che estraggono, raffinano, lavorano e trasformano i composti biologici) fanno tutte parte della bioeconomia blu.

2.2.

L’importanza, le caratteristiche e le opportunità della bioeconomia blu nei diversi Stati membri variano ampiamente in funzione delle condizioni geografiche, ed è necessario tenere conto di tale fattore. La maggior parte degli Stati membri ha accesso diretto all’oceano o ai mari, le acque costiere sono estremamente importanti per molti di essi. I laghi e i fiumi, poi, svolgono un ruolo cruciale nella maggior parte dei paesi.

2.3.

A maggio 2019, il CESE ha adottato un parere (1) sulla comunicazione della Commissione europea che aggiorna la strategia 2012 per la bioeconomia, e le conclusioni e raccomandazioni ivi illustrate risultano pertinenti per la bioeconomia blu. Il presente parere descrive in maggior dettaglio le possibilità e potenzialità della bioeconomia blu. La bioeconomia blu è strettamente legata al concetto di economia circolare.

2.4.

L’acqua pulita e le risorse acquatiche rinnovabili presentano significative opportunità in termini di attività economiche sostenibili e possono offrire soluzioni di primo piano per molti obiettivi di sviluppo sostenibile a livello mondiale (OSS n. 2, 3, 6, 7, 8 e 14). Con il presente parere esplorativo, il CESE intende rispondere alla domanda posta dalla presidenza finlandese del Consiglio dell’Unione su come l’UE possa promuovere lo sviluppo dell’economia blu e quali misure debbano essere adottate in via prioritaria.

3.   Osservazioni generali

3.1.

La bioeconomia blu può offrire molteplici vantaggi fintantoché l’ambiente acquatico è sano e produttivo. Come mostrato nella relazione di maggio 2019 della piattaforma intergovernativa di politica scientifica per la biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES), le minacce alla biodiversità, insieme ai cambiamenti climatici, mettono gravemente a rischio le capacità produttive degli organismi acquatici. Lo sfruttamento eccessivo, l’inquinamento, lo sviluppo costiero, il turismo nei periodi di punta e i trasporti rappresentano tutti sfide impegnative, specialmente nelle aree dell’Unione (in particolare il Mediterraneo) che risentono maggiormente di tali fattori di stress. Sono dunque necessarie soluzioni studiate in funzione dei diversi ambienti e delle diverse regioni.

3.2.

In futuro la domanda di biomassa aumenterà, e l’UE dovrà far fronte a questa sfida. Una transizione basata sulla biomassa a un’economia neutra sotto il profilo dei gas serra sarà limitata dalla disponibilità di terreni. Pertanto, sarà importante migliorare la produttività delle risorse acquatiche cogliendo tutte le opportunità offerte dalla bioeconomia blu, ad esempio la produzione e l’utilizzo di alghe e di altre nuove fonti di proteine che hanno le potenzialità per alleggerire la pressione sui terreni agricoli.

3.3.

La bioeconomia blu presenta un crescente potenziale in termini sia di miglioramento della sicurezza alimentare che di fornitura di alimenti sani e con una ridotta impronta di carbonio, di nuovi prodotti alimentari e additivi alimentari, di mangimi animali, di prodotti nutraceutici e farmaceutici, di cosmetici, nuovi materiali, acqua pulita, energia non fossile, possibilità di riciclaggio dei nutrienti e molti altri vantaggi. La crescita della bioeconomia blu dipende dal buono stato delle acque e degli ecosistemi acquatici, da attività di pesca e sistemi di produzione acquatica resilienti, da un’efficace collaborazione sistemica a livello intersettoriale, dalle innovazioni tecnologiche, da nuovi strumenti di finanziamento e da un miglioramento dei servizi e modelli relativi alle attività economiche sostenibili.

3.4.

È poi essenziale sottolineare l’importanza dei fattori culturali nell’attuazione della bioeconomia blu. Le conoscenze specialistiche delle popolazioni umane che vivono nelle zone costiere e in prossimità delle acque interne costituiscono una risorsa eccezionale per l’Europa purché vengano identificate, preservate e trasmesse alle nuove generazioni. Qualunque azione intrapresa nel settore della bioeconomia blu dovrebbe pertanto includere la dimensione culturale e umana e garantire il coinvolgimento di tutte le parti interessate, con particolare riferimento ai rappresentanti locali, ai professionisti e alla società civile.

4.   Bioeconomia blu e obiettivi di sviluppo sostenibile

4.1.

Gli OSS delle Nazioni Unite sono strettamente legati all’acqua e agli ambienti acquatici. Questi obiettivi riguardano le sfide globali più significative che l’umanità deve affrontare e indicano in linea generale come garantire un futuro più sostenibile rispetto a temi fondamentali come la sicurezza alimentare, i cambiamenti climatici e la prevenzione del degrado ambientale. Gli obiettivi sono strettamente interconnessi e il presente documento vi fa riferimento dal punto di vista delle opportunità in termini di attività economiche sostenibili offerte dall’acqua e dalle risorse naturali acquatiche. Tra acqua, energia e alimentazione esiste, in particolare, un forte nesso.

Acqua pulita e servizi igienico-sanitari

4.2.

L’OSS 6 (acqua pulita e servizi igienico-sanitari) mira a garantire a tutti la disponibilità e l’utilizzo sostenibile di acqua pulita e di servizi igienico-sanitari adeguati. Nel mondo sono ancora oltre 1 miliardo le persone che non hanno accesso a un’acqua dolce di qualità adeguata, e oltre 2 miliardi quelle che vivono con il rischio di un accesso ridotto alle fonti di acqua dolce. Peraltro, si prevede che il fabbisogno globale di acqua dolce aumenterà in maniera significativa entro il 2030. Il CESE ha affrontato il tema dell’acqua potabile in un parere adottato nel 2018 (2).

4.3.

Benché di recente siano stati compiuti progressi nell’UE e in altre parti del mondo, sono necessari maggiori investimenti nella gestione delle risorse di acqua dolce e delle strutture igienico-sanitarie. L’obiettivo principale è pervenire a soluzioni competitive che consentano di eliminare i rifiuti dai corpi idrici e sviluppare tecnologie di risparmio idrico e riciclaggio dell’acqua onde ridurre lo spreco di questa risorsa. Le potenzialità delle suddette soluzioni e tecnologie sono enormi, e lo stesso vale per la gestione intelligente delle risorse e delle forniture idriche. In rapporto alle strutture igienico-sanitarie, esistono nuove concezioni e tecnologie che consentono di eliminare i residui di farmaci e di ormoni e le microplastiche dalle acque reflue. Sono altresì disponibili promettenti innovazioni tese a trasformare l’acqua salata in acqua potabile attraverso l’energia rinnovabile.

4.4.

La buona qualità delle acque è alla base della bioeconomia blu. La buona gestione delle risorse idriche è parte integrante della soluzione a quasi tutti i grandi problemi del mondo, ivi compresi il consumo eccessivo di risorse acquatiche e la necessità di adattamento ai cambiamenti climatici. La gestione del ciclo di vita dell’acqua necessita di obiettivi chiari, informazioni aggiornate, pianificazione e gestione, e richiede altresì soluzioni digitali per i servizi idrici e il relativo monitoraggio, nonché nuove soluzioni tecnologiche versatili per il trattamento delle acque reflue (tecnologia a membrana) e un approccio integrato («nexus thinking») senza compartimenti stagni.

4.5.

L’Unione europea ha le potenzialità per diventare, nel settore delle acque, un soggetto di primo piano a livello mondiale come fornitore di tecnologie e servizi idrici. La digitalizzazione, inoltre, offre una nuova opportunità per le imprese operanti nel settore idrico e può accrescere significativamente l’efficienza sia nella gestione delle risorse idriche che nelle concezioni relative alla produzione e ai servizi. Le soluzioni digitali possono essere utilizzate per fornire servizi che vanno incontro alle esigenze dei consumatori, ora come in futuro. In questo settore, l’UE può offrire soluzioni competitive e sostenibili al mondo intero.

Un ambiente acquatico sano, diversificato e sicuro

4.6.

Gli oceani, i mari e le acque interne sono la principale fonte sostenibile di proteine a livello mondiale: la sussistenza di oltre 3 miliardi di persone in tutto il mondo dipende dalla biodiversità marina e costiera. Le attività umane stanno rapidamente degradando gli oceani e i mari, nonché le acque interne. Più specificamente, le acque costiere e interne si deteriorano a causa dell’inquinamento e dell’eutrofizzazione, e la perdita di habitat è allarmante. Tutti questi cambiamenti hanno un effetto devastante sul funzionamento degli ecosistemi acquatici e sulla biodiversità e, quindi, sulla produzione alimentare potenziale. Una gestione attenta di questa risorsa mondiale fondamentale è un aspetto cruciale di un futuro sostenibile.

4.7.

L’OSS 14 (la vita negli oceani e nei mari) mira a preservare gli oceani, i mari e le risorse acquatiche, e ne promuove l’utilizzo sostenibile. Sono diverse le misure necessarie per migliorare la situazione, compresa una riduzione significativa dell’inquinamento acquatico di ogni tipo e una gestione più efficiente di tutte le attività umane. Occorrono nuove soluzioni per ridurre gli scarichi di nutrienti nelle acque naturali, ed è necessario sviluppare e collaudare mezzi e metodi economicamente efficienti che consentano di migliorare la capacità del suolo di catturare e legare i nutrienti. L’eutrofizzazione può essere arginata anche incrementando l’impiego di specie ittiche sotto-utilizzate così come la produzione e la raccolta delle alghe (poiché i nutrienti sono eliminati con le catture). Servono nuove soluzioni per ridurre l’eutrofizzazione e ripristinare i fiumi, i laghi e i fondali marini.

4.8.

Ambienti acquatici sani possono generare un numero significativo di nuovi posti di lavoro di alta qualità. Stock ittici sani e acque pulite sono alla base della sostenibilità della pesca e dell’utilizzo ricreativo dell’acqua, e aprono nuove opportunità per la bioeconomia blu. In tutto il mondo sono in atto sforzi tesi a rigenerare l’acqua di fiume e l’acqua dolce per ripristinare gli habitat degradati, i processi ecosistemici, gli stock ittici migratori, le comunità biotiche e i relativi servizi. Il ripristino degli stock migratori darà vita a nuovi potenziali mezzi di sussistenza per le zone scarsamente popolate, fornendo posti di lavoro alle persone secondo un modello di impresa familiare con accesso ai mercati locali.

Una produzione sostenibile di alimenti di origine acquatica

4.9.

Si prevede che la domanda mondiale di prodotti alimentari aumenterà in modo significativo. L’OSS 2 (eliminare la fame nel mondo) mira a porre fine alla fame, conseguire la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere una produzione primaria sostenibile entro il 2030.

4.10.

La pesca e l’acquacoltura forniscono alimenti nutrienti e generano il tanto necessario reddito, oltre a sostenere lo sviluppo rurale e (potenzialmente) a tutelare l’ambiente. Attualmente, il pesce garantisce circa il 17 % dell’offerta mondiale di proteine animali e fornisce il 6,5 % di tutte le proteine destinate al consumo umano. Per centinaia di milioni di persone, il pesce costituisce la principale fonte di proteine e nutrienti essenziali. Molti stock ittici sono ancora sfruttati in misura eccessiva ed è necessario migliorarne la gestione. Inoltre, la considerevole sovracapacità delle flotte pescherecce in molte parti del mondo può ancora contare su ingenti sovvenzioni. Gli oceani, i mari e le acque interne dovrebbero essere utilizzati in modo molto più sostenibile di quanto non avvenga oggi. È essenziale investire nell’acquacoltura, nella pesca e nella lavorazione del pesce, nonché nello sviluppo di nuovi prodotti ottenuti dagli scarti e dai flussi collaterali, per incrementare la produzione alimentare sostenibile e contribuire a preservare la sicurezza alimentare. In particolare, la bilancia commerciale dell’Unione è sostanzialmente negativa per quanto riguarda il pesce e i prodotti della pesca, dato che il 60 % circa del pesce che si mangia nell’UE è importato. Queste importazioni non sempre corrispondono ai criteri fissati dall’UE per una produzione sostenibile e la sicurezza alimentare.

4.11.

L’acquacoltura presenta un grande potenziale di crescita ulteriore. Si potrebbe incrementare considerevolmente la quantità di biomassa prodotta in maniera sostenibile nell’acquacoltura europea ricorrendo a un numero maggiore di specie utilizzate nel settore dell’acquacoltura, comprese le specie marine con un livello trofico inferiore (ad esempio alghe e molluschi). Tuttavia, lo sviluppo dell’acquacoltura è disseminato di ostacoli. In primo luogo, la crescita della produzione acquicola richiede fonti di mangime aggiuntive. In futuro, le catture di specie ittiche di valore modesto saranno utilizzate in misura maggiore per il consumo umano diretto, e in misura minore come materia prima per i mangimi animali. Sarà necessaria una maggiore quantità di biomassa da utilizzare come mangime per l’acquacoltura, che potrebbe essere ottenuta da specie adesso ampiamente sottoutilizzate come il krill (e altri organismi mesopelagici) e le alghe, nonché dagli scarti di lavorazione (flussi collaterali). In secondo luogo, il limitato spazio disponibile per gli impianti di acquacoltura è un problema crescente che va risolto. Una buona pianificazione delle attività marine e di acqua dolce che tenga conto delle dimensioni ecologica, economica, sociale e culturale è essenziale per lo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura. In terzo luogo, sono necessarie soluzioni migliori ai problemi della dispersione dei nutrienti e del controllo delle malattie.

4.12.

Una normativa ambientale rigorosa in vari paesi incide in maniera rilevante sui costi e sulla competitività dell’acquacoltura. Si sta lavorando intensamente allo sviluppo di varie nuove tecnologie, ma permangono numerose incertezze economiche e tecnologiche. I sistemi di acquacoltura a ricircolo (RAS) presentano svariati vantaggi come un fabbisogno idrico minimo, il controllo efficace degli effluenti e dei rifiuti, un ingombro minimo e il controllo delle condizioni di produzione. Il potenziale delle tecnologie RAS risiede soprattutto nei sistemi d’acqua dolce. È però probabile che una percentuale crescente dell’acquacoltura marina dovrà svolgersi in acque d’altura. Sono dunque necessari nuovi approcci all’utilizzo multiplo e alla gestione integrata, ivi compresi la pianificazione territoriale e i piani di gestione locali.

Prodotti di origine acquatica a valore aggiunto e usi non alimentari

4.13.

La lavorazione del pesce e di altri organismi acquatici per il consumo umano genera flussi collaterali, che spesso non vengono utilizzati per il consumo umano diretto. Secondo le stime, il 30-70 % di tutta la biomassa ittica raccolta diventa un sottoprodotto di scarso valore o un rifiuto a tutti gli effetti. Tale biomassa, tuttavia, comprende materiali potenzialmente utili e di valore che potrebbero essere utilizzati dall’industria per scopi alimentari e non alimentari. Da questi materiali, infatti, è possibile ricavare ingredienti funzionali di alto valore per prodotti specializzati. Esistono vari organismi acquatici che possono sostenere lo sviluppo di nuovi prodotti (quali prodotti nutraceutici, farmaceutici e cosmetici), nonché fornire nuovi enzimi, lipidi, biopolimeri e altri biomateriali. L’utilizzo efficiente sul piano ecologico di queste materie prime è fondamentale. È forte la pressione a livello mondiale volta a migliorare l’utilizzo di tutto il materiale biologico e, quindi, anche a ridurre i relativi scarti. Le biotecnologie marine possono svolgere un ruolo importante nella creazione di valore aggiunto nella bioeconomia blu.

4.14.

La biomassa algale sta diventando sempre più importante come risorsa per una serie di applicazioni commerciali nella bioeconomia blu. Le alghe costituiscono una risorsa efficace, sostenibile e ancora ampiamente sottoutilizzata per i processi e i prodotti biologici. Le alghe sono ricche di nutrienti e presentano un’elevata densità energetica. La maggiore produzione di macroalghe e microalghe sta ottenendo ampio riconoscimento in Europa quale fonte di risorse da utilizzare come materie prime per una vasta gamma di usi. Cresce l’interesse a raccogliere, coltivare o lavorare le alghe per creare un ampio ventaglio di prodotti di alto valore, tra cui alimenti, mangimi animali, prodotti nutraceutici e biologici.

Attenuazione dei cambiamenti climatici e adattamento ai medesimi

4.15.

È ampiamente riconosciuto che i cambiamenti climatici incidono su una serie di variabili ambientali, tra cui le precipitazioni, le temperature, la portata dei fiumi, la proliferazione di alghe nocive e l’acidificazione degli oceani. L’OSS 13 (azioni contro il cambiamento del clima) sollecita interventi urgenti per combattere i cambiamenti climatici e i loro effetti. L’innalzamento delle temperature si ripercuote sugli oceani, sui mari e su altri corpi idrici nonché sulle reti di nutrienti, sulla pesca e sui mezzi di sussistenza. In Europa, i cambiamenti climatici provocheranno un aumento delle precipitazioni invernali e, con l’innalzamento delle temperature, si aggraverà anche il rischio di eutrofizzazione e deterioramento della qualità dell’acqua. Ciò avrà molteplici effetti negativi sugli stock ittici e su altre risorse acquatiche e, quindi, anche sulla pesca e su altri modi di produzione. Le temperature elevate ostacolano la vita delle specie di acqua fredda, come i salmonidi, e contribuiscono alla diffusione di molte specie nocive e malattie. Si diffondono le specie che traggono vantaggio dall’eutrofizzazione. I picchi di calore, poi, costituiscono sfide rilevanti per le aziende acquicole. Per quanto riguarda l’agricoltura, l’UE dovrebbe affrontare anche la questione della penuria idrica.

4.16.

Il sistema alimentare futuro deve essere un elemento della soluzione ai cambiamenti climatici e non un elemento del problema. In sostanza, la pesca e l’acquacoltura costituiscono dei metodi di produzione di proteine che sono efficienti dal punto di vista delle emissioni che incidono sul clima. Pertanto, è opportuno promuovere la pesca e l’acquacoltura sostenibili, ed è fondamentale rafforzare la resilienza della pesca e dei sistemi di produzione acquatici. Le attività di pesca devono adattarsi alle mutate circostanze quali condizioni meteorologiche estreme e inverni senza ghiaccio. In acquacoltura, uno dei possibili metodi per prepararsi ai picchi di calore è rappresentato dalle colture in alto mare, che in alcuni casi possono trarre vantaggio dall’aumento della temperatura media dei mari. I sistemi RAS, inoltre, possono aiutare il settore acquicolo ad adattarsi ai cambiamenti climatici, mentre i programmi di piscicoltura possono migliorare la tolleranza dei pesci di allevamento all’aumento delle temperature.

Salute e benessere blu

4.17.

L’OSS 3 (salute e benessere) mira a garantire una vita sana e a promuovere il benessere per tutti a ogni età. I servizi dedicati al benessere e al tempo libero basati sugli ambienti acquatici presentano un grande potenziale di crescita. La promozione dell’utilizzo sostenibile delle risorse acquatiche a fini ricreativi offre dunque nuove opportunità di attività economica alle aree remote con uno scarso livello di urbanizzazione, opportunità che contribuiranno a creare nuovi posti di lavoro di elevata qualità. Grazie alla sua importanza e al suo potenziale economico, la bioeconomia blu contribuisce anche al raggiungimento dell’obiettivo 8 (lavoro dignitoso e crescita economica).

5.   Azioni prioritarie

5.1.

Le priorità in termini di misure di sviluppo per l’agenda della bioeconomia blu sono le seguenti: i) acqua pulita e servizi igienico-sanitari, desalinizzazione dell’acqua di mare, riduzione dell’inquinamento; ii) un ambiente acquatico sano, diversificato e sicuro, e il ripristino degli ecosistemi e della biodiversità negli habitat acquatici; iii) una produzione sostenibile di alimenti di origine acquatica; iv) la creazione di prodotti non alimentari di alto valore; v) l’adattamento ai cambiamenti climatici; vi) la salute e il benessere blu, il risparmio energetico e la produzione di energia rinnovabile a partire dai mari, dai fiumi e dai laghi; vii) il miglioramento del risparmio e della conservazione delle risorse idriche, e viii) un migliore coordinamento nella lotta alle attività illegali connesse alle risorse acquatiche. La bioenergia acquatica pulita e a basso costo e l’utilizzo dei rifiuti organici sono altri temi emergenti importanti. Investendo in questo tipo di sviluppo, l’Europa può rafforzare la sua posizione all’avanguardia nel campo dell’economia circolare.

5.2.

Il CESE propone che il Consiglio dell’UE e il Parlamento europeo chiedano alla Commissione di avviare azioni pilota specifiche volte a migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici e le loro capacità di produzione in località selezionate dell’UE, avendo cura di scegliere quelle che rispecchiano la grande diversità delle realtà esistenti e il potenziale di sviluppo della bioeconomia blu. Queste azioni pilota dovrebbero essere condotte nelle zone costiere e in quelle vicine ad acque interne (comprese le isole) che risentono, pesantemente o moderatamente, dell’impatto delle attività umane, come il turismo stagionale eccessivo, l’inquinamento, lo scarico di nutrienti di origine terrestre, la deviazione dei corsi d’acqua e lo sfruttamento eccessivo delle risorse acquatiche.

5.3.

I progetti pilota dovrebbero essere attuati il più rapidamente possibile, in collaborazione con rappresentanti eletti a livello locale, università e centri di ricerca, professionisti e soggetti pertinenti della società civile. Questi progetti dovrebbero consentire di sviluppare e collaudare le azioni e misure principali per migliorare la situazione, attualmente inadeguata, nelle località pilota. Il CESE raccomanda che venga condotto un numero ragionevole di progetti pilota nel Mediterraneo, nel Mar Nero, sulla costa atlantica, nel Mare del Nord e nel Mar Baltico, nonché nelle acque interne che presentano grandi potenzialità di miglioramento. Questi progetti potrebbero, ad esempio, implicare la pulizia delle acque ricche di nutrienti o inquinate, in zone quali i porti o le aree turistiche, mediante l’introduzione di particolari specie filtratrici (come ostriche, ricci di mare, mitili o piante acquatiche [alghe]) oppure il ripristino delle rotte migratorie e delle zone di riproduzione di specie ittiche migratorie, al fine di ristabilirne i cicli di vita. Nei progetti pilota potrebbe inoltre essere testata la capacità di catturare CO2 su larga scala. In questi progetti potrebbe anche essere valutata la fattibilità di nuove tecnologie tese a produrre energia dalle acque marine o lacustri, oppure a trovare nuovi metodi per risparmiare risorse idriche.

5.4.

Sulla base dei risultati e delle esperienze maturate nei progetti pilota, l’Unione europea è chiamata a promuovere la formazione e il trasferimento delle conoscenze specialistiche a beneficio delle comunità che vivono nelle zone costiere e in prossimità delle acque interne, consentendo così il ripristino e la gestione adeguata degli ambienti e la creazione di reti di formazione europee, oltre a dimostrare le opportunità per la creazione di posti di lavoro di alta qualità in questo settore.

5.5.

Per i progetti pilota andrebbe istituito un comitato di gestione comprendente gli Stati membri, le loro regioni, le parti interessate e un rappresentante del CESE, al fine di coordinare scambi di buone prassi e di assicurare che i progetti pilota coronati da successo vengano sviluppati su più ampia scala. Nel contempo, gli Stati membri dell’UE e le regioni interessate dovrebbero essere incoraggiati a elaborare strategie in materia di bioeconomia blu, con la consultazione delle parti interessate a livello locale e delle organizzazioni della società civile.

5.6.

L’esperienza dell’UE nel settore della bioeconomia blu (maturata grazie ai programmi di ricerca Orizzonte Europa, LIFE e i progetti pilota in questo settore) dovrebbe essere messa a disposizione, a determinate condizioni, dei paesi terzi, in particolare dei paesi del vicinato orientale, dei paesi mediterranei e africani, della Russia (per l’area del Mar Baltico) e di altri paesi interessati. La bioeconomia blu dovrebbe diventare un’iniziativa faro dell’UE nei suoi programmi di cooperazione con le Nazioni Unite, nonché uno strumento per conseguire gli obiettivi della COP 21 di Parigi nella lotta al riscaldamento globale.

Bruxelles, 30 ottobre 2019

Il presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Luca JAHIER


(1)  Parere del CESE sulla comunicazione che aggiorna la strategia 2012 per la bioeconomia (GU C 240 del 16.7.2019, pag. 37).

(2)  Parere del CESE sulla «Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano (rifusione) » (GU C 367 del 10.10.2018, pag. 107).