20.8.2019   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 282/27


Parere del Comitato economico e sociale europeo su «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo (vertice euro), al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Per un rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro»

[COM(2018) 796 final]

(2019/C 282/05)

Relatore: Philip VON BROCKDORFF

Correlatore: Dimitris DIMITRIADIS

Consultazione

Commissione europea, 24.1.2019

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Sezione competente

Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale

Adozione in sezione

4.6.2019

Adozione in sessione plenaria

19.6.2019

Sessione plenaria n.

544

Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti)

200/3/3

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il CESE osserva che il ruolo internazionale dell’euro non è ancora tornato ai livelli precedenti la crisi finanziaria. Le misure proposte dalla Commissione europea e contenute nella comunicazione sono accolte con favore e ritenute necessarie dal CESE, ma possono non risultare sufficienti in considerazione della portata delle sfide sociali ed economiche della zona euro. La coesione sociale, la convergenza economica verso l’alto e la promozione della competitività e dell’innovazione, in particolare per le piccole e medie imprese (PMI), dovrebbero essere la base per permettere all’economia della zona euro di acquisire un buon ritmo di crescita e sostenere il rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro.

1.2.

Il CESE esorta l’UE a raddoppiare gli sforzi a favore di una maggiore coesione sociale e convergenza economica in tutta l’UE. Esistono ancora profonde differenze tra gli Stati membri e all’interno degli stessi e tali differenze impediscono di trarre vantaggio dalle opportunità economiche che potrebbero giovare all’UE nel suo complesso.

1.3.

Il CESE avverte che i continui progressi tecnologici, come la fintech e la digitalizzazione e l’emergere di altre valute internazionali nel lungo termine possono potenzialmente favorire lo sviluppo di un sistema multipolare basato su più di una moneta chiave.

1.4.

Il CESE ritiene che l’euro abbia la capacità di rafforzare la sua posizione internazionale. Allo stesso tempo, tuttavia, il CESE raccomanda che la priorità assoluta per la zona euro sia quella di mettere ordine al suo interno e di conseguire integrazione e prosperità migliorando le sue prospettive di crescita e ripristinando la sostenibilità delle finanze pubbliche. Questo processo, che prevede tra l’altro il completamento dell’Unione economica e monetaria e dell’Unione bancaria, dovrebbe essere la priorità ai fini del rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro.

1.5.

La credibilità della moneta unica dell’UE, condizione imprescindibile per rafforzare il ruolo internazionale dell’euro, richiede ulteriori misure in direzione di politiche nazionali di bilancio sane e propizie alla crescita, nonché ulteriori sforzi in vista di un settore finanziario più sano. Al riguardo, il CESE ribadisce l’importanza di sostenere le PMI e di aumentare ulteriormente la produttività quale mezzo per rafforzare la competitività della zona euro nei mercati internazionali.

1.6.

Il CESE è del parere che i vantaggi dell’integrazione del mercato non debbano essere erosi dall’instabilità finanziaria e invita a un’azione risoluta volta a ridurre i crediti deteriorati in modo socialmente sostenibile, soprattutto a seguito dell’accordo politico raggiunto alla fine del 2018 in materia di requisiti patrimoniali per i crediti in sofferenza delle banche.

1.7.

Il CESE ritiene che, affinché l’euro possa rafforzare il suo ruolo di valuta internazionale, occorra far fronte alla frammentazione dei mercati dei titoli di Stato della zona euro, che rende i mercati del debito sovrano molto meno profondi e liquidi. Il CESE esorta la Commissione a studiare alternative per la creazione di attività denominate in euro più liquide e sicure.

1.8.

Il percorso verso un rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro può essere alquanto facilitato dalla BCE, in primo luogo nella misura in cui essa realizza il suo mandato di mantenere la stabilità dei prezzi nell’area dell’euro. Inoltre, il sostegno della BCE alle politiche macroeconomiche e a un’Unione economica e monetaria e a un’Unione dei mercati dei capitali più approfondite conferisce un ulteriore impulso al rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro.

1.9.

Il CESE ritiene inoltre che siano necessarie ulteriori misure per dare maggiore spessore al settore finanziario europeo, tra cui una più forte infrastruttura dei mercati finanziari europei e solidi tassi d’interesse di riferimento. Inoltre, anche la promozione di un più ampio ricorso all’euro nei settori strategici è considerata fondamentale per contribuire a un accresciuto ruolo internazionale dell’euro.

1.10.

Infine, il CESE esorta gli Stati membri ad adottare un approccio più uniforme nell’ambito della diplomazia internazionale, fatto che potrebbe a sua volta generare maggiori opportunità commerciali. Questo approccio uniforme potrebbe anche essere potenziato adottando una posizione più proattiva volta a promuovere innanzitutto gli interessi dell’UE, soprattutto anticipando le iniziative strategiche e diplomatiche intraprese dalla Cina e dagli Stati Uniti.

2.   Contesto

2.1.

La comunicazione «Per un rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro» (1), pubblicata nel mese di dicembre 2018, sostiene che l’euro ha margini di manovra per sviluppare ulteriormente il proprio ruolo a livello mondiale, in modo tale da rispecchiare il peso politico, economico e finanziario della zona euro. Per realizzare questo obiettivo è necessario consolidare ulteriormente le strutture dell’Unione economica e monetaria, anche mediante l’adozione di tutte le proposte pendenti relative al completamento dell’Unione bancaria e compiendo progressi decisivi verso la realizzazione dell’Unione dei mercati dei capitali.

2.2.

Questo documento di lavoro è in linea con le richieste avanzate in precedenti pareri del CESE (2) (3), che evidenziano il fatto che il completamento dell’Unione bancaria, in particolare una copertura assicurativa dei depositi più robusta e più uniforme, e dell’Unione dei mercati dei capitali è di fondamentale importanza per garantire un ambiente imprenditoriale europeo competitivo, sia per le grandi che per le piccole imprese, e per creare un’autentica moneta unica europea.

2.3.

Nella dichiarazione di Roma del 2017, i leader dei 27 Stati membri e il Consiglio europeo, il Parlamento europeo e la Commissione europea hanno dichiarato il loro impegno a rafforzare l’Unione europea come attore globale sviluppando ulteriormente i partenariati esistenti e creandone di nuovi, promuovendo la stabilità e la prosperità a livello regionale e globale, plasmando gli eventi globali e assumendo responsabilità internazionali (4).

2.4.

Dal canto suo, nel discorso sullo stato dell’Unione del mese di settembre 2018, il presidente della Commissione europea ha sottolineato l’importanza dell’euro nel sistema monetario internazionale e ha esortato ad adottare altre iniziative per garantire che esso svolga appieno il proprio ruolo sulla scena mondiale (5).

2.5.

In tale contesto, la Commissione ha definito una tabella di marcia per l’approfondimento dell’Unione economica e monetaria (6) che esorta a istituire un sistema finanziario integrato ed efficiente che includa il completamento dell’Unione bancaria e dell’Unione dei mercati dei capitali (UMC).

2.6.

La comunicazione sull’Unione dei mercati dei capitali (7) sottolinea che l’Unione europea ha bisogno di un mercato dei capitali ben sviluppato e integrato per rafforzare il ruolo internazionale dell’euro. Un’Unione dei mercati dei capitali ben funzionante contribuirà alla stabilità del sistema finanziario, a migliorare l’accesso ai finanziamenti per le imprese e, di conseguenza, a offrire maggiori opportunità di investimento.

2.7.

In un’ottica analoga, il Science for Policy Report redatto nel 2016 dal Centro comune di ricerca (JRC) (8) indica che solide politiche macroeconomiche, l’approfondimento dell’Unione economica e monetaria dell’UE e lo sviluppo dell’Unione dei mercati dei capitali contribuiranno tutti a rafforzare ulteriormente il ruolo dell’euro sui mercati commerciali e finanziari globali.

2.8.

La Commissione europea raccomanda (9) di diffondere l’uso dell’euro nei progetti e nelle operazioni finanziarie nel settore dell’energia quale mezzo per realizzare gli obiettivi di politica energetica dell’UE, ridurre il rischio di perturbazioni nell’approvvigionamento energetico e promuovere quindi una maggiore autonomia delle imprese europee.

3.   Osservazioni generali

3.1.

L’euro ha fatto molta strada nei suoi 20 anni di storia. È rapidamente diventato la seconda valuta internazionale più importante al mondo (dietro al dollaro statunitense) (10). Specificamente, circa 60 paesi del mondo utilizzano, utilizzeranno o agganceranno loro valuta all’euro. Al tempo stesso, l’euro rappresenta circa il 20 % delle riserve internazionali delle banche centrali straniere, il che indica la sua importanza come riserva di valore sicura, e un quinto del debito internazionale emesso dalle imprese e dai governi stranieri è espresso in euro. Va ricordato poi, come ultimo elemento anche se non per ordine di importanza, che l’euro è ampiamente utilizzato per i pagamenti internazionali: circa un terzo del valore delle operazioni internazionali è stato fatturato o regolato in euro nel 2017 (rispetto a circa i due quinti per quanto concerne il dollaro statunitense).

3.2.

L’uso dell’euro a livello internazionale è vantaggioso in quanto: i) riduce il rischio di cambio e i costi associati a carico delle imprese europee; ii) aumenta la trasparenza dei prezzi, il che consente alle imprese di acquistare materie prime a costi inferiori e ai consumatori di acquistare prodotti meno cari; iii) impone una maggiore disciplina in termini di inflazione, fatto che in linea di principio fa sì che le famiglie e le imprese paghino tassi d’interesse inferiori; iv) migliora l’autonomia finanziaria e fornisce accesso ai finanziamenti a condizioni di prestito più favorevoli per le imprese europee (incluse le PMI) e i governi, nella misura in cui i mercati finanziari europei diventano più integrati, più profondi e più liquidi; e v) promuove un aumento degli scambi intra-UE e internazionali.

3.3.

Al tempo stesso, il rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro fornirebbe agli operatori di mercato di tutto il mondo una scelta aggiuntiva, rendendo così l’economia internazionale più isolata dagli shock legati alla forte dipendenza di molti settori (ad esempio il settore dell’energia, delle materie prime e della costruzione di aeromobili) dal dollaro statunitense.

3.4.

La posizione del dollaro rispetto all’euro non è cambiata negli ultimi vent’anni. Sebbene il divario tra le due valute si sia gradualmente ridotto a partire dall’introduzione dell’euro, esso si è nuovamente ampliato dopo l’inizio della crisi della zona euro. Questa situazione è destinata a persistere nel prossimo futuro, nonostante il fatto che l’euro sia emesso dal più grande blocco commerciale del mondo. Pertanto, sembra che il rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro non sia soltanto una questione di dimensioni economiche e di apertura, ma si riferisca principalmente alla sua limitata capacità di garantire stabilità in periodi di difficoltà finanziaria globale.

3.5.

Vi sono anche altri fattori che frenano il rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro e tra questi si annoverano i seguenti:

i.

il ruolo storicamente dominante del dollaro quale valuta internazionale globale di riserva,

ii.

i minori costi legati all’uso del dollaro e la sua maggiore liquidità, segnatamente nelle operazioni dei mercati monetari, e

iii.

l’integrazione ancora incompleta dei mercati finanziari europei sottostanti alla moneta unica.

iv.

Inoltre, il fatto che la maggior parte dei sistemi finanziari internazionali facciano uso di piattaforme per lo scambio, la compensazione e il regolamento dei pagamenti situate al di fuori della zona euro o gestite da società non europee non è di buon auspicio per il rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro.

3.6.

Il rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro presuppone, inoltre, un ambiente economico ancora più stabile e resiliente e un funzionamento più efficiente del sistema finanziario. A tal fine sono state proposte numerose iniziative volte a promuovere l’andamento delle economie della zona euro (11) e ad assorbire meglio ampi shock asimmetrici della zona euro (12). Un’attenzione particolare dovrebbe, tuttavia, essere rivolta non solo all’assorbimento degli shock asimmetrici, ma anche al miglioramento del comportamento divergente della zona euro derivante dalle strutture economiche, sociali e politiche molto diverse dei suoi Stati membri. Tali divergenze, in particolare per quanto concerne la politica di bilancio, l’andamento dei salari, la produttività e la governance, minacciano le prospettive future dell’euro. In assenza di un’unione di bilancio, almeno abbozzata, l’architettura della moneta comune rimane incompleta e lascia la zona euro vulnerabile alle future crisi finanziarie ed economiche.

3.7.

Un’ulteriore internazionalizzazione dell’euro potrebbe comportare un rischio maggiore derivante da un apprezzamento valutario indesiderato, segnatamente in periodi di turbolenze mondiali. Ciò ridurrebbe, a sua volta, la competitività dei produttori nazionali e danneggerebbe l’andamento delle esportazioni della zona euro. Un maggiore impiego internazionale dell’euro potrebbe anche comportare alcuni costi, che però sarebbero controbilanciati da altri vantaggi, quali una maggiore autonomia in termini di politica monetaria e una più forte trasmissione internazionale della politica monetaria.

3.8.

Il ruolo internazionale dell’euro è stato in una certa misura guidato dalla stessa zona euro, i cui investitori hanno operato come importanti acquirenti di obbligazioni denominate in euro emesse da non residenti nella zona euro. Esso è, tuttavia, caratterizzato da un forte orientamento regionale ed è più importante nei paesi situati nelle immediate vicinanze della zona euro. In particolare, è ampiamente dimostrato che la City di Londra svolge un ruolo chiave nel mercato delle obbligazioni denominate in euro emesse da non residenti nella zona euro, sia sul lato dell’offerta, che della domanda o in qualità di intermediario. In tale contesto, la Brexit potrebbe avere qualche effetto su questo mercato.

3.9.

In una prospettiva più ampia, il ruolo internazionale dell’euro verrebbe rafforzato se l’UE perseguisse una politica estera più unitaria. La valuta dell’UE può raggiungere un livello elevato di prestigio internazionale soltanto se l’UE agisce in modo unitario e se tali azioni sono sostenute dalla sua forza diplomatica ed economica collettiva. Ciò dovrebbe applicarsi a settori quali l’energia, i trasporti, l’industria e altri settori in cui gli interessi dell’UE e della zona euro nel suo complesso dovrebbero avere la precedenza. È, inoltre, fondamentale che l’UE parli con una voce sola su sviluppi geopolitici, quali la crescente influenza nel commercio internazionale della Cina attraverso l’iniziativa «One Belt, One Road», un programma economico e diplomatico che potrebbe trasformare e dominare gli scambi commerciali in Asia e altrove. Le implicazioni di questo programma economico e diplomatico devono essere valutate in modo approfondito dall’UE, dal momento che esso rafforzerebbe la presenza economica globale della Cina. L’UE e la zona euro, in particolare, non possono permettersi di restare inattive durante lo sviluppo del programma.

4.   Osservazioni particolari

4.1.

Considerati i vantaggi legati all’euro di cui al punto 3.2, può sembrare strano che non tutti gli Stati membri abbiano effettivamente aderito alla zona euro. I motivi della mancata adesione possono variare e possono includere lo stato di preparazione degli Stati membri in questione e il loro rispetto dei criteri economici necessari per aderire all’euro, nonché, in alcuni casi, gli ostacoli giuridici ancora esistenti che si frappongono al rispetto di tali criteri. Nel complesso, la non partecipazione rispecchia le disparità esistenti all’interno dell’UE in termini di coesione sociale e convergenza economica. Tali disparità devono essere risolte se l’allargamento dell’area dell’euro deve portare a una maggiore stabilità economica della zona euro e renderla più resiliente agli shock economici esterni. Ciò, a sua volta, rafforzerebbe lo status dell’UE quale potenza mondiale e rafforzerebbe ulteriormente il ruolo internazionale dell’euro.

4.2.

L’interazione tra la politica monetaria e di bilancio nell’intera zona euro è fondamentale per il futuro dell’euro e il suo ruolo internazionale. La stabilità delle condizioni macroeconomiche dipende, tuttavia, dalla capacità della politica monetaria e di bilancio di compensare i problemi di sostenibilità del debito sovrano e di rafforzare le prospettive di crescita. Anche in questo caso, la situazione varia all’interno della zona euro a causa della combinazione non ottimale di politiche strutturali, monetarie e di bilancio all’indomani della crisi finanziaria globale, che ha comportato una distribuzione non equa degli oneri dell’aggiustamento tra gli Stati membri della zona euro. Ciò riflette il quadro istituzionale vigente a partire dal quale l’euro è stato creato, quadro che agisce come un vincolo per i singoli Stati membri e che non dispone di strumenti atti a garantire una politica economica e di bilancio coordinata ed efficace nell’intera zona euro.

4.3.

Questo spiega, almeno in parte, perché all’interno della zona euro prevalgono squilibri e disuguaglianze e perché è ritenuto così necessario accelerare la convergenza verso l’alto, che contribuirebbe a migliorare i risultati economici e a sostenere la stabilità sociale e politica, elementi essenziali per il rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro. Allo stato attuale, le sfide della politica monetaria in un’area economica in cui le condizioni economiche e sociali degli Stati membri sono così diverse sono formidabili.

4.4.

Occorre inoltre prendere provvedimenti per risolvere il problema dei crediti deteriorati. I crediti deteriorati rappresentano un onere considerevole per il finanziamento dell’economia dell’UE in quanto distorcono l’allocazione del credito, riducono la fiducia del mercato e, in ultima analisi, rallentano la crescita economica. Occorre riconoscere che vi sono ancora rischi significativi nei settori bancari nazionali della zona euro che ostacolano lo sviluppo di un sistema comune di assicurazione dei depositi. Chiaramente, la riduzione dei crediti deteriorati e la ricapitalizzazione delle banche comportano un costo sia per i governi che per il settore privato. In linea con il suo precedente parere (13), il CESE chiede un’attività di prestito responsabile da parte degli istituti di credito e sottolinea la necessità che le autorità nazionali e le istituzioni europee uniscano le forze e compiano ulteriori progressi nella creazione di un quadro UE completo e affidabile per gestire il problema dei crediti deteriorati.

4.5.

Anche il completamento dell’Unione bancaria e l’ulteriore integrazione dell’Unione dei mercati dei capitali sono considerati fondamentali per la stabilità macroeconomica. L’Unione bancaria è la chiave per cogliere i vantaggi delle attività bancarie transfrontaliere nell’Unione monetaria. Sebbene siano stati compiuti progressi significativi, l’Unione bancaria è ancora incompleta. La zona euro deve altresì continuare a fare progressi nell’ambito di altre importanti iniziative volte a realizzare un’Unione finanziaria più completa. L’Unione dei mercati dei capitali contribuirà a promuovere l’integrazione finanziaria transfrontaliera e le banche e i mercati dei capitali possono completarsi a vicenda nel finanziamento dell’economia della zona euro.

4.6.

Attraverso un’azione comune, l’Unione bancaria e l’Unione dei mercati dei capitali possono portare il mercato unico dei servizi finanziari al livello successivo per due motivi principali: i) la presenza di mercati finanziari più sani, di maggiore spessore e più integrati consentirebbe alle imprese di accedere al credito a condizioni migliori, consentendo loro di effettuare investimenti redditizi e ii) l’integrazione dei mercati finanziari migliorerebbe il contesto finanziario soprattutto per le PMI, spesso definite la spina dorsale dell’economia europea in termini di creazione di posti di lavoro, innovazione e crescita economica. In un mercato finanziario integrato, le banche potrebbero sfruttare più facilmente le economie di scala offrendo prodotti e servizi simili o addirittura analoghi in diversi Stati membri. Inoltre, esse aumenterebbero con ogni probabilità il loro portafoglio di attività transfrontaliere e sarebbero in grado di creare sistemi di garanzie più ampi e diversificati per i prodotti cartolarizzati e le obbligazioni garantite.

4.7.

Un mercato dei capitali efficiente e integrato è considerato molto importante per un’area monetaria funzionante, per cui il superamento delle attuali carenze dei mercati dei capitali europei dovrebbe essere prioritario, soprattutto nel caso di una Brexit senza accordo. Sarebbe, tuttavia opportuno tenere presente che il progetto UMC contiene un insieme molto eterogeneo di approcci, alcuni dei quali potrebbero non aver portato al risultato auspicato come inizialmente previsto. Ne sono un esempio i prodotti pensionistici individuali paneuropei e l’iniziativa concernente il mercato delle cartolarizzazioni, anche se, per quanto riguarda le pensioni, il CESE riconosce il ruolo svolto dalle pensioni statali per le persone che non possono permettersi pensioni private. In effetti, l’UMC ha avuto finora risultati contrastanti. Tuttavia, lentamente ma in modo sicuro, queste iniziative contribuiranno alla fine a rafforzare il ruolo internazionale dell’euro.

4.8.

Inoltre, all’indomani della crisi finanziaria, è importante comprendere che l’ulteriore rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro dipende dalla stabilità finanziaria della zona euro. L’emissione di effetti, banconote e obbligazioni comuni della zona euro in quanto attività sicure, analoghe a quelle emesse dal dipartimento del tesoro degli Stati Uniti, accompagnata da una struttura di governance appropriata (che includa un quadro di politica di bilancio solido e affidabile), favorirebbe una maggiore stabilità, fornendo strumenti di debito sicuri e liquidi idonei a finanziare aumenti imprevisti della spesa pubblica.

4.9.

In particolare, l’emissione di obbligazioni della zona euro comuni dovrebbe anche procedere di pari passo con un migliore quadro di vigilanza. È necessario considerare l’elemento di rischio di tali prodotti, eventualmente attraverso la condivisione dei rischi e delle garanzie, soprattutto nel contesto di un’UMC fortemente integrata.

4.10.

Il rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro, in particolare al fine di competere con il dollaro statunitense quale valuta di riserva, non dovrebbe essere considerato una strada a senso unico per ottenere un vantaggio competitivo. Può anche esercitare una pressione globale sull’economia interna della zona euro rispetto agli sviluppi economici nelle nazioni concorrenti. Tuttavia, una reazione efficace e all’unisono potrebbe contribuire a una coesione sociale e a una convergenza economica maggiori nell’intera zona euro. Anche le iniziative europee volte a promuovere la cooperazione in materia di difesa e di affari internazionali avranno probabilmente l’effetto di rafforzare il ruolo geopolitico dell’UE e promuovere la diffusione dell’euro a livello mondiale.

4.11.

Il complesso percorso verso un rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro può essere alquanto facilitato dalla BCE, in primo luogo nella misura in cui essa realizza il suo mandato di mantenere la stabilità dei prezzi nell’area dell’euro. Inoltre, il sostegno della BCE alle politiche macroeconomiche e a un’Unione economica e monetaria e a un’Unione dei mercati dei capitali più approfondite conferisce un ulteriore impulso al rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro.

Bruxelles, 19 giugno 2019

Il presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Luca JAHIER


(1)  COM(2018) 796 final.

(2)  GU C 262 del 25.7.2018, pag. 28.

(3)  GU C 197 dell'8.6.2018, pag. 1.

(4)  https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2017/03/25/rome-declaration/

(5)  https://ec.europa.eu/commission/sites/beta-political/files/soteu2018-speech_it_0.pdf

(6)  https://ec.europa.eu/commission/sites/beta-political/files/reflection-paper-emu_it.pdf

(7)  COM(2018) 767 final.

(8)  http://publications.jrc.ec.europa.eu/repository/bitstream/JRC96913/lbna27754enn.pdf.

(9)  C(2018) 8111 final.

(10)  COM(2018) 767 final.

(11)  http://ec.europa.eu/transparency/regdoc/rep/1/2018/IT/COM-2018-814-F1-IT-MAIN-PART-1.PDF

(12)  COM(2018) 387 final.

(13)  GU C 367 del 10.10.2018, pag. 43.