7.12.2018   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 441/5


Conclusioni del Consiglio sul ruolo dell’animazione socioeducativa nel contesto delle questioni relative a migrazione e rifugiati

(2018/C 441/03)

IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

PRENDE ATTO DI QUANTO SEGUE:

1.

l’articolo 165, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (1), in cui si afferma che l’azione dell’Unione europea è intesa a «incoraggiare la partecipazione dei giovani alla vita democratica dell’Europa»;

2.

l’articolo 79, paragrafi 4 e 5, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (2), che stabilisce che il Parlamento europeo e il Consiglio possono stabilire misure volte a fornire incentivi per favorire l’integrazione dei cittadini di paesi terzi, ad esclusione di qualsiasi armonizzazione delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri. Rimane impregiudicato il diritto degli Stati membri di determinare il volume di ingresso nel loro territorio dei cittadini di paesi terzi, provenienti da paesi terzi, allo scopo di cercarvi un lavoro;

3.

la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (3), in particolare i principi riconosciuti, tra l’altro, all’articolo 21 (Non discriminazione), all’articolo 23 (Parità tra uomini e donne) e all’articolo 24 (Diritti del minore);

4.

il quadro rinnovato di cooperazione europea in materia di gioventù (2010-2018) (4) e l’attuale piano di lavoro per la gioventù (2016-2018) (5);

5.

la comunicazione della Commissione «Europa 2020», approvata dal Consiglio europeo, che riconosce il ruolo dell’animazione socioeducativa in quanto offre all’insieme dei giovani possibilità di apprendimento non formale (6);

6.

la risoluzione del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, sull’animazione socioeducativa (7), che chiede una migliore comprensione e un ruolo rafforzato dell’animazione socioeducativa, in particolare per quanto riguarda la promozione, il sostegno e lo sviluppo di tale attività a vari livelli;

7.

la dichiarazione sulla promozione della cittadinanza e dei valori comuni di libertà, tolleranza e non discriminazione attraverso l’istruzione (dichiarazione di Parigi del 2015) (8);

8.

la raccomandazione CM/Rec (2016)7 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa relativa all’accesso dei giovani ai diritti (9);

9.

la comunicazione della Commissione europea su un piano d’azione sull’integrazione dei cittadini di paesi terzi (10);

10.

la comunicazione della Commissione europea sulla protezione dei minori migranti (11) e le conclusioni del Consiglio sulla promozione e tutela dei diritti del minore (12), in cui si sottolinea l’esigenza di tutelare tutti i minori, indipendentemente dal loro status, e di considerare sempre in primo luogo l’interesse superiore del minore, compresi i minori non accompagnati e separati dalle proprie famiglie, in piena ottemperanza alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo (UNCRC) e ai relativi protocolli opzionali;

11.

le raccomandazioni strategiche del gruppo di esperti dell’UE sull’animazione socioeducativa per i rifugiati e i giovani cittadini di paesi terzi;

RICONOSCE CHE:

1.

l’animazione socioeducativa è un termine di ampia portata che copre una vasta gamma di attività di natura sociale, culturale, legate all’istruzione o alla politica svolte dai giovani, con i giovani e per i giovani. Tali attività comprendono lo sport e i servizi per i giovani. L’animazione socioeducativa appartiene al settore dell’educazione extrascolastica, comprende specifiche attività ricreative organizzate da dirigenti e animatori giovanili professionisti o volontari (13) e si basa su processi di apprendimento non formale e sulla partecipazione volontaria (14). L’animazione socioeducativa è essenzialmente una prassi sociale che comporta lavorare con i giovani e le società in cui vivono, agevolando la loro partecipazione attiva e l’inclusione nelle loro comunità e nel processo decisionale (15);

2.

l’animazione socioeducativa si concentra sui giovani, che costituiscono il nucleo di tutte le politiche, i metodi e le attività collegate. I giovani, compresi i giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi (16), sono considerati persone competenti che possiedono capacità e punti di forza, in grado di plasmare il proprio futuro;

3.

le realtà e le prassi dell’animazione socioeducativa variano a seconda del contesto locale, regionale e nazionale. Tutte le forme di cooperazione proposte sono volte a sostenere questo quadro diversificato e non mirano a limitarlo attraverso l’armonizzazione;

4.

tra i principi guida dell’animazione socioeducativa figura l’importanza di promuovere i valori europei e la parità di genere, di combattere tutte le forme di discriminazione e di rispettare i diritti e osservare i principi della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, tenendo presenti le possibili differenze fra i giovani in termini di condizioni di vita, bisogni, aspirazioni, interessi e atteggiamenti, dipendenti da vari fattori e riconoscendo che ciascun giovane rappresenta una risorsa per la società (17). La capacità dell’animazione socioeducativa di rispondere alle esigenze degli individui è particolarmente importante per il riconoscimento delle capacità e dei punti di forza dei giovani con minori opportunità;

5.

particolare attenzione dovrebbe essere rivolta ai giovani rifugiati e ad altri cittadini di paesi terzi che rischiano l’emarginazione multipla a causa della loro provenienza da un contesto migratorio in combinazione con altri possibili motivi di discriminazione, come l’origine etnica, il genere, l’orientamento sessuale, la disabilità, la religione, le convinzioni personali o le opinioni politiche;

6.

l’obiettivo dell’animazione socioeducativa è quello di raggiungere traguardi positivi nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta (18). I giovani, compresi i giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi, sono individui che vivono questo periodo di transizione. L’animazione socioeducativa mira a integrare tutti i giovani nella società, offrendo nel contempo strumenti e opportunità per consentire loro di influenzare la società in quanto cittadini attivi. Questo approccio inclusivo dell’animazione socioeducativa dovrebbe essere applicato per sostenere l’inclusione dei giovani rifugiati e dei cittadini di paesi terzi nella nuova società di accoglienza, pur tenendo presente in modo rispettoso che il loro processo di inclusione inizia da un punto diverso da quello dei giovani del luogo;

7.

l’animazione socioeducativa è definita anche come un partenariato tra i giovani e gli animatori giovanili (19). L’apprendimento si svolge in un contesto non formale e informale. L’animazione socioeducativa mira ad allargare gli orizzonti dei giovani coinvolti nelle sue attività, a promuovere la partecipazione e ad invitare i giovani all’impegno sociale, in particolare offrendo loro l’opportunità di diventare cittadini attivi, incoraggiandoli a rispondere in modo critico e creativo alle loro esperienze e al mondo che li circonda (20). Fornendo questo sostegno ai giovani rifugiati e ad altri cittadini di paesi terzi, l’animazione socioeducativa comunica al gruppo di destinatari i valori e le visioni culturali della società di accoglienza e viceversa, in un approccio di apprendimento interculturale;

8.

la partecipazione ad attività e progetti di animazione socioeducativa così come la loro elaborazione migliora le competenze, le abilità e le capacità di tutti i soggetti coinvolti: i giovani, compresi i giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi, nonché gli animatori giovanili. I giovani scelgono di partecipare ad attività di animazione socioeducativa soprattutto perché vogliono rilassarsi, incontrare amici, stringere nuove relazioni, divertirsi e trovare sostegno (21). Pertanto, gli spazi dell’animazione socioeducativa devono garantire rispetto e divertimento e creare un ambiente accogliente, partecipativo, equilibrato sotto il profilo del genere e democraticamente strutturato, in cui il rispetto degli altri, della diversità, dei diritti umani e dei valori democratici può essere vissuto nella pratica. In questi ambienti sicuri e non discriminatori, senza necessità di registrazione iscrizione o contributi finanziari, in cui le differenze individuali vengono rispettate ponendo l’accento sul sostegno e sul rafforzamento della fiducia dei giovani in sé stessi, i giovani devono essere in grado di sviluppare e verificare le loro opinioni, commettere errori e imparare da essi e dai loro pari;

9.

la possibilità di far parte di una rete sociale diversificata che offre tale partecipazione autonoma e volontaria può costituire un fattore decisivo per la partecipazione attiva nella società. Le attività di animazione socioeducativa sono scelte in funzione delle realtà di vita e delle esigenze dei giovani e si fondano su relazioni basate sul rispetto e sulla fiducia tra i giovani e gli animatori giovanili. L’inizio e la fine di queste relazioni non dovrebbero dipendere da un fattore esterno, ma solo dall’iniziativa dei giovani, compresi i giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi;

10.

i metodi dell’animazione socioeducativa forniscono agli animatori giovanili e ai giovani, compresi i giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi, le competenze per raccogliere informazioni imparziali e consentono loro di rafforzare la loro capacità di autoriflessione, la consapevolezza interculturale, il pensiero critico e la resilienza;

11.

l’animazione socioeducativa aiuta a sviluppare competenze nel campo della prevenzione dei conflitti;

12.

l’animazione socioeducativa offre percorsi di impegno civico e di partecipazione politica fornendo informazioni in merito ai processi decisionali e garantendo l’accesso a soggetti politicamente responsabili, nonché mettendo in pratica le strutture democratiche attraverso la partecipazione attiva alle attività di animazione socioeducativa. Questa partecipazione volontaria in un ambiente rispettoso e informale può offrire ai giovani rifugiati e ad altri cittadini di paesi terzi un senso positivo di identità e di appartenenza e consentire loro di contribuire al cambiamento positivo della società;

13.

per sostenere i giovani e ampliare la portata delle loro attività, gli animatori giovanili dovrebbero collaborare strettamente con altri soggetti e parti interessate a livello locale. Attraverso lo scambio di informazioni, la creazione di reti e la cooperazione, l’animazione socioeducativa può offrire ai giovani un accesso individuale ad altri settori, quali l’istruzione formale, il mercato del lavoro, l’alloggio o l’assistenza sanitaria. Incoraggiare i giovani ad utilizzare questi collegamenti verso altri settori è di particolare importanza per l’animazione socioeducativa con i giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi;

SOTTOLINEA CHE L’ANIMAZIONE SOCIOEDUCATIVA ESIGE:

A.   conoscenze e formazione

Gli animatori giovanili devono possedere conoscenze, abilità e competenze specializzate per instaurare relazioni a lungo temine con i giovani, compresi i giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi, in tutte le fasi del processo; occorrono conoscenze specifiche anche per interagire con minori non accompagnati; le conoscenze, i metodi e la formazione devono basarsi su una consapevolezza e una riflessione interculturali e devono essere oggetto di valutazione e aggiornamento continui per seguire l’evoluzione delle esigenze e delle percezioni;

B.   stabilità del quadro e degli spazi

Quadri stabili di diritti giuridici, spazi e mezzi sostenibili, nel rispetto delle norme di qualità locali, regionali e nazionali per l’animazione socioeducativa; sono inclusi spazi sicuri e possibilità di partecipazione in forme inclusive di attività di animazione socioeducativa per giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi;

C.   politiche

Politiche che permettano e sostengano l’autonomia dei giovani, compresi i giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi, e la loro partecipazione democratica attiva alla definizione delle politiche;

D.   collegamento in rete e ricerca

I contatti e gli scambi tematici e trasversali sotto diverse forme tra gli animatori giovanili e i rappresentanti dei giovani sono fondamentali, sia faccia a faccia che online. Per migliorare costantemente i metodi e le politiche correlate, servono informazioni imparziali di qualità sulle esigenze del gruppo di destinatari e sugli sviluppi nel settore d’intervento;

INVITA GLI STATI MEMBRI, NEL RISPETTO DEL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETÀ E, SE DEL CASO, ANCHE A LIVELLO REGIONALE E LOCALE, A:

A.   migliorare l’aspetto «conoscenze e formazione»

1.

promuovendo la mappatura e la diffusione di esempi di buone prassi presi da diversi settori che riguardano giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi, riconoscendo nel contempo il contributo di tali buone prassi alla prevenzione dei conflitti;

2.

fornendo agli animatori giovanili strumenti di informazione e di formazione adeguati in ambiti quali i diritti umani, i quadri giuridici in materia di migrazione nazionale e locale e in materia di procedure d’asilo, le lingue pertinenti, altre culture locali, il dialogo interculturale, la salute emotiva e il benessere, la sicurezza nonché informazioni sull’accesso al sostegno psicologico per i giovani e gli animatori giovanili ecc.;

3.

fornendo informazioni su esperienze positive di percorsi di integrazione e su nuove iniziative relative a modelli da seguire, riconoscendo contestualmente che l’integrazione inizia il giorno dell’arrivo e costituisce un processo bidirezionale che coinvolge da un lato i giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi e dall’altro la società che li accoglie. Questo processo di integrazione dal giorno di arrivo potrebbe iniziare affrontando tematiche legate ai valori europei, ai diritti umani, ai valori democratici e alle questioni di parità di genere;

4.

offrendo adeguate opportunità di formazione e tutoraggio tra pari ai giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi, come pure agli animatori giovanili;

5.

aumentando la capacità degli animatori giovanili di rafforzare la resilienza (la loro ma anche quella dei gruppi di destinatari) e, al fine di garantire maggiore benessere e salute mentale, di facilitare l’accesso al sostegno psicologico di base per i giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi nonché per gli animatori giovanili;

6.

formando gli animatori giovanili al fine di facilitare il dialogo interculturale su un piano di parità tra la popolazione locale e i giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi, compresa ad esempio la capacità di gestire conversazioni delicate in modo rispettoso e solidale e di smorzare o risolvere conflitti con metodi democratici;

7.

valutando come stabilire approcci di formazione formale e/o non formale destinati agli animatori giovanili che lavorano attivamente con giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi; la partecipazione proficua a tali formazioni dovrebbe essere riconosciuta da un qualche certificato/attestato;

B.   attuare e ampliare l’aspetto «stabilità del quadro e degli spazi»

8.

fornendo sostegno a tutti i tipi di animazione socioeducativa che si rivolge ai giovani rifugiati e ad altri cittadini di paesi terzi, garantendo loro l’accesso alle attività della società civile e coinvolgendoli, ove possibile, quali partecipanti attivi su un piano di parità;

9.

fornendo sostegno e visibilità alle organizzazioni giovanili e alle iniziative esistenti dei giovani promosse da giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi che partecipano attivamente a processi di inclusione efficaci;

10.

costruendo reti tra le organizzazioni giovanili esistenti, i servizi e le associazioni per i giovani che hanno già buoni contatti, conoscenze ed esperienze di lavoro con giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi, creando una rete di soggetti interessati;

11.

aprendo canali di partecipazione attiva per giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi in tutti i programmi per giovani esistenti a livello locale, regionale, nazionale ed europeo;

12.

sostenendo l’organizzazione di eventi e progetti locali che mettano in mostra le capacità e i talenti della popolazione locale (indipendentemente dai contesti di provenienza);

13.

autorizzando le strutture di animazione socioeducativa, laddove possibile e fattibile, a fungere da anello di congiunzione tra i servizi pubblici, la popolazione locale e i giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi. A tal fine, le autorità responsabili dovrebbero:

a)

promuovere programmi, azioni e progetti contro pregiudizi e stereotipi che tengono conto delle paure potenziali della popolazione locale;

b)

promuovere il dialogo interculturale e interreligioso fornendo sostegno e visibilità;

c)

dare visibilità alle «buone notizie» e alle testimonianze positive;

d)

attuare programmi, azioni e progetti di sensibilizzazione sulla cultura, sui valori e sulle abitudini delle società locali di accoglienza come pure delle regioni di provenienza dei giovani rifugiati e di altri cittadini di paesi terzi;

e)

creare spazi sicuri in cui la comunità locale, giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi inclusi, possa avviare un dialogo rispettoso per affrontare, prevenire e/o contrastare posizioni discriminatorie, xenofobe, razziste e antisemite. Se del caso, le attività svolte in questi spazi sicuri possono essere pubblicizzate attraverso mezzi di informazione e comunicazione;

f)

sostenere e riconoscere il contributo di tutti i soggetti (organizzazioni governative e non governative, iniziative private) che partecipano al processo;

14.

creare spazi sicuri a misura di giovani e minori all’interno di strutture o centri di accoglienza per rifugiati, tenendo conto del principio dell’interesse superiore del minore e dei giovani. La gestione di questi spazi dovrebbe essere affidata ad animatori socioeducativi dotati di competenze adeguate, in cooperazione con professionisti di altri settori, così che l’apprendimento delle nuove regole e dei nuovi valori delle società di accoglienza nonché delle esigenze e del contesto di provenienza dei giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi possa iniziare sin dal primo giorno;

C.   rafforzare le «politiche»

15.

sviluppando quadri e strategie, laddove opportuno, per la responsabilizzazione e l’integrazione di giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi affinché diventino membri attivi della società, anche fornendo loro i mezzi e aiutandoli a diventare animatori giovanili; a tal fine è necessario offrire opportunità di formazione sui valori democratici, sulla parità di genere e sulle questioni di partecipazione nonché fornire l’accesso a modalità di partecipazione sociale e politica attiva. La formazione dovrebbe includere riflessioni sui punti in comune e sulle differenze tra il sistema e i valori del paese di accoglienza e quelli del paese d’origine;

16.

cercando di stabilire un quadro di cooperazione chiaro dei diversi settori che intervengono nel processo di integrazione, che definisca chiaramente e metta in valore i ruoli e le sinergie fra tutti i settori interessati, comprese le organizzazioni giovanili della società civile guidate da giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi;

D.   investire nel «collegamento in rete e nella ricerca»

17.

sostenendo l’apertura di un dialogo tra gli animatori socioeducativi e altre figure professionali provenienti da contesti e settori diversi che interagiscono con giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi, per individuare questioni cruciali e opportunità di cooperazione nonché per valutare il potenziale ruolo dell’animazione socioeducativa nello sviluppo di capacità nell’ambito di questi settori d’intervento, garantendo nel contempo la distinzione tra animazione socioeducativa e applicazione delle decisioni sullo status giuridico;

18.

creando reti, partenariati, seminari o conferenze intersettoriali, dove i decisori politici di diversi settori, gli animatori giovanili e i giovani, compresi i giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi, possono incontrarsi e dialogare;

19.

sostenendo progetti di ricerca e animazione socioeducativa basata su dati nell’ambito di questioni connesse alla migrazione;

INVITA LA COMMISSIONE EUROPEA A

A.   migliorare l’aspetto «conoscenze e formazione»

1.

realizzando una mappatura delle informazioni e delle esigenze di formazione nel settore europeo dell’animazione socioeducativa e offrendo possibilità di scambio di informazioni o esperienze (faccia a faccia o online) a livello europeo su questioni che riguardano tra l’altro i diritti umani e l’asilo, il dialogo interculturale, le lingue pertinenti e la resilienza;

2.

rafforzando le possibilità di consulenza, apprendimento e formazione tra pari per i giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi, come pure per gli animatori giovanili provenienti da contesti diversi, attraverso l’accesso all’apprendimento e all’emancipazione in ambito linguistico nonché a programmi di apprendimento e di mobilità formali, non formali e informali;

3.

continuando a individuare, sostenere e diffondere a livello dell’Unione, strumenti e metodologie esistenti e innovativi nonché esempi di buone prassi di animazione socioeducativa in tutti i settori che riguardano questioni connesse alla migrazione;

B.   fornire e ampliare il «quadro e gli spazi»

4.

adottando misure che garantiscano la partecipazione attiva dei giovani rifugiati e di altri cittadini di paesi terzi nei programmi europei esistenti e futuri;

5.

continuando a promuovere e a sostenere partenariati e iniziative intersettoriali, in particolare tra i prestatori di animazione socioeducativa, gli istituti di istruzione e formazione, i servizi sociali e per l’impiego e le parti sociali che sostengono i giovani, compresi i giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi, per acquisire e sviluppare competenze per la vita;

C.   rafforzare le «politiche»

6.

promuovendo e sostenendo ulteriormente un approccio trasversale nei confronti dei giovani, compresi i giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi, affinché sviluppino il loro talento e acquisiscano e approfondiscano le competenze necessarie per una facile transizione all’età adulta, alla cittadinanza attiva e alla vita lavorativa;

7.

fornendo le informazioni disponibili nei casi in cui giovani, compresi giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi, si trovino in situazioni che potrebbero non essere conformi alla Convenzione sui diritti del fanciullo e alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, e suggerendo le misure da adottare, ove necessario, per migliorare la situazione;

D.   investire nel «collegamento in rete e nella ricerca»

8.

rafforzando il sostegno al dialogo trasversale e alle opportunità di collegamento in rete a livello europeo (strumenti online, seminari, conferenze) per consentire lo sviluppo delle capacità degli animatori giovanili, delle parti interessate e dei pari del settore delle questioni connesse alla migrazione;

9.

sfruttare gli strumenti del dialogo a livello dell’UE (quali la strategia europea per i giovani e il dialogo dell’UE con i giovani, quali illustrati nella comunicazione della Commissione «Mobilitare, collegare e responsabilizzare») per creare opportunità di scambio e cooperazione delle parti interessate nel settore delle questioni connesse alla migrazione;

10.

sostenendo gli strumenti europei di ricerca e analisi dei dati per un’animazione socioeducativa basata sui dati nel settore delle questioni connesse alla migrazione.

(1)  GU C 115 del 9.5.2008, pag. 13. Cfr. articolo 165, paragrafo 2, ex articolo 149 del TCE

(2)  GU C 115 del 9.5.2008, pag. 13. Cfr. articolo 79, paragrafo 4, ex articolo 63, punti 3 e 4, del TCE.

(3)  GU C 364/1 del 18.12.2000, pag. 1.

(4)  GU C 311 del 19.12.2009, pag. 1.

(5)  GU C 417/1, 15.12.2015, pag. 1.

(6)  Strategia EUROPA 2020 del 3.3.2010.

(7)  GU C 202 del 7.6.2016, pag. 389.

(8)  Dichiarazione di Parigi del 17 marzo 2015, http://ec.europa.eu/education/news/20150316-paris-education_en

(9)  https://rm.coe.int/1680702b6e

(10)  COM(2016) 377 final del 7.6.2016.

(11)  COM(2017) 211 final del 12.4.2017.

(12)  Doc. 7775/17 del 3.4.2017.

(13)  «Animatore per i giovani» quale definito dal regolamento (UE) n. 1288/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2013 che istituisce «Erasmus+»: il programma dell’Unione per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport e che abroga le decisioni n. 1719/2006/CE, n. 1720/2006/CE e n. 1298/2008/CE (GU L 347 del 20.12.2013, pag. 50).

(14)  In conformità della risoluzione del Consiglio su un quadro rinnovato di cooperazione europea in materia di gioventù (novembre 2019) (GU C 311 del 19.12.2009, pag. 1).

(15)  Consiglio d’Europa, norme relative all’animazione socioeducativa, https://www.coe.int/en/web/youth/youth-work1.

(16)  Nell’ambito delle presenti conclusioni del Consiglio e nel contesto delle questioni relative alla migrazione e ai rifugiati, per «giovani rifugiati e altri cittadini di paesi terzi» s’intendono giovani donne e uomini fino a 30 anni che risiedono legalmente in uno Stato membro dell’UE.

(17)  GU C 327 del 4.12.2010, pag. 1.

(18)  www.ed.ac.uk/education/rke/making-a-difference/understanding-value-of-universal-youth-work

(19)  www.ed.ac.uk/education/rke/making-a-difference/understanding-value-of-universal-youth-work

(20)  Secondo le norme professionali nazionali in materia di animazione socioeducativa in Scozia (National Occupational Standards for Youth Work Scotland), Lifelong Learning UK www.youthworkessentials.org/up-running/what-is-youth-work.aspx

(21)  Norme professionali nazionali in materia di animazione socioeducativa in Scozia (National Occupational Standards for Youth Work Scotland), Lifelong Learning UK www.youthworkessentials.org/up-running/what-is-youth-work.aspx