28.6.2018   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 227/35


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Promozione di azioni a favore del clima da parte di attori non statali»

(parere esplorativo richiesto dalla Commissione europea)

(2018/C 227/05)

Relatore:

Mindaugas MACIULEVIČIUS

Correlatore:

Josep PUXEU ROCAMORA

Consultazione

Commissione europea, 28 novembre 2017

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Decisione dell’Ufficio di presidenza

4 luglio 2017

Sezione competente

Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente

Adozione in sezione

6 febbraio 2018

Adozione in sessione plenaria

15 febbraio 2018

Sessione plenaria n.

532

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

192/1/2

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici è stato trainato in larga misura da iniziative dal basso guidate da cittadini, da imprese innovative e da diversi soggetti della società civile, collettivamente definiti attori non statali e subnazionali.

1.2.

Questi attori possono apportare contributi essenziali per accelerare sia lo sviluppo a basse emissioni di carbonio che lo sviluppo sostenibile. L’azione diretta degli attori non statali riduce i costi legati al passaggio ad un’economia a basse emissioni di carbonio e attenua gli effetti immediati dei cambiamenti climatici che sono già in atto.

1.3.

Negli ultimi anni le iniziative a favore del clima da parte di attori non statali hanno segnato un rapido incremento in termini numerici, ma anche per quanto riguarda il raggio d’azione e la portata (1). Tuttavia, gli attori non statali sono tuttora confrontati a ostacoli difficilmente sormontabili che rendono complicato avviare e realizzare con successo le loro azioni a favore del clima.

1.4.

Inoltre, vi è una crescente diversità tra gli attori non statali e le loro azioni per il clima, in quanto essi operano in ambienti vari e molteplici, caratterizzati da esigenze e risorse particolari. Analizzare e comprendere correttamente tale diversità è una condizione essenziale per imprimere un’accelerazione all’azione a favore del clima.

1.5.

Riconoscendo il grande potenziale degli attori non statali di guidare gli sforzi mondiali volti a contrastare i cambiamenti climatici e ad adattarsi alle loro conseguenze, il CESE chiede un «dialogo europeo per l’azione a favore del clima da parte di attori non statali» inteso a rafforzare ed estendere l’ambito e la portata delle azioni a favore del clima intraprese da questi attori con sede in Europa.

1.6.

Il dialogo europeo proposto dal CESE dovrebbe fornire una panoramica delle azioni a favore del clima all’interno dell’UE e contribuire a monitorare i progressi compiuti nelle azioni attuate a favore del clima a livello mondiale.

1.7.

Il CESE sottolinea che riconoscere e mettere in risalto le azioni efficaci, innovative e creative a favore del clima può risultare un modo efficiente in termini di costi per incentivare la realizzazione di nuove azioni e incoraggiare quelle già in corso. Il riconoscimento delle azioni a favore del clima può essere conseguito tramite una piattaforma online, eventi ad alto livello e/o l’assegnazione di premi.

1.8.

Un dialogo europeo per l’azione a favore del clima dovrebbe raccogliere riscontri in modo continuativo e affrontare le sfide in materia di regolamentazione con le autorità pubbliche, al fine di creare gradualmente un contesto di governance favorevole per un’azione dal basso a favore del clima. Il dialogo dovrebbe basarsi su altre iniziative analoghe, come il Dialogo europeo per l’energia raccomandato dal CESE e istituito per coordinare l’attuazione della transizione energetica.

1.9.

L’obiettivo ultimo del dialogo proposto consiste nell’accelerare le azioni per il clima rendendo interessante per una molteplicità di attori non statali impegnarsi in azioni a favore del clima e nel far sì che tali azioni diventino la nuova normalità.

1.10.

Il CESE sottolinea che, nei nostri sforzi per ridurre le emissioni, proteggere il clima e promuovere la giustizia sociale ed economica, è fondamentale instaurare un dialogo sociale per una transizione equa e rapida verso l’eliminazione totale delle emissioni di carbonio e della povertà.

1.11.

Il CESE propone che lo scopo del dialogo non sia soltanto quello di mettere in evidenza e presentare azioni, ma anche quello di rispondere alle esigenze degli attori non statali stimolando la creazione di nuovi partenariati tra attori statali e non statali, agevolando l’apprendimento tra pari, la formazione e la condivisione di consulenza/assistenza tra attori non statali e agevolando l’accesso ai finanziamenti.

1.12.

Il dialogo europeo proposto funzionerebbe in un ecosistema più ampio creato dalla governance climatica post accordo di Parigi. Nell’organizzazione del dialogo si dovrebbe procedere con «mano leggera», dando priorità al collegamento strategico dei programmi, delle iniziative e delle istituzioni esistenti anziché creare nuove strutture. In questo contesto il CESE appoggia la proposta del Parlamento europeo di creare piattaforme nazionali di dialogo multilivello sul clima e sull’energia.

1.13.

Il CESE svolgerà un ruolo fondamentale nell’avviare il dialogo e invita le altre istituzioni dell’UE, in particolare la Commissione europea, a unirsi a questi sforzi per creare un ambiente propizio per l’azione a favore del clima da parte di attori non statali, collaborando nel contribuire a rendere operativo tale dialogo.

1.14.

Il primo passo per il dialogo europeo per l’azione a favore del clima da parte di attori non statali dovrebbe essere costituito da un evento da tenersi nel primo semestre del 2018, organizzato in uno spirito di dialogo Talanoa (2), che raccolga tutte le reti di soggetti interessati e i rappresentanti di altre istituzioni dell’UE e degli Stati membri e sia utile a definire un chiaro piano d’azione per il dialogo.

1.15.

Il CESE si attende che un dialogo di questo tipo coinvolga attivamente e in maniera significativa tutti gli attori non statali (le imprese, tra cui le PMI, le imprese dell’economia sociale e le cooperative, i gruppi della società civile, le comunità, come anche gli enti locali e regionali e altre parti interessate pertinenti) in modo che possano apportare un contributo effettivo e tangibile alla lotta contro i cambiamenti climatici.

2.   Contesto del parere

2.1.

Il presente parere esplorativo è stato richiesto dalla Commissione europea.

2.2.

Esso si basa sul parere dal titolo Costruire una coalizione della società civile e degli enti subnazionali per rispettare gli impegni dell’accordo di Parigi, adottato nel luglio 2016, e sugli atti della conferenza, svoltasi successivamente, sulla definizione di un quadro per l’azione dal basso a favore del clima, che ha consentito di scambiare le buone pratiche e individuare le sfide che rallentano gli sforzi intrapresi da attori non statali al fine di contrastare i cambiamenti climatici.

2.3.

Il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici è stato trainato da iniziative dal basso guidate da cittadini, da enti locali, da consumatori e da imprese innovative. Tuttavia, l’ulteriore progresso di tali iniziative è spesso ostacolato da barriere amministrative e normative, dalla mancanza di meccanismi di consultazione appropriati e da procedure finanziarie inadeguate.

3.   L’urgenza dell’azione a favore del clima da parte di attori non statali

3.1.

Con il termine «attori non statali» si intendono i soggetti che non sono tra le parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change — UNFCCC). Quest’ampia accezione del termine comprende vari tipi di attività, tra cui piccole e medie imprese e microimprese, investitori, cooperative, città e regioni, sindacati, comunità e gruppi di cittadini, organizzazioni confessionali, organizzazioni giovanili e altre organizzazioni non governative. Il presente parere richiama in particolare l’attenzione sui nuovi contributi dal basso da parte di soggetti impegnati a favore del clima e non ancora pienamente riconosciuti dalle istituzioni dell’UE e dagli Stati membri.

3.2.

L’azione a favore del clima da parte di attori non statali sta diventando sempre più urgente per almeno quattro motivi:

le concentrazioni di gas a effetto serra nell’atmosfera continuano ad aumentare; anche una volta attuati tutti gli impegni presi dai governi, rimarrà un divario nel processo di riduzione delle emissioni di 11-13 gigatonnellate di CO2 equivalente (GtCO2eq) (3). L’azione a favore del clima a breve termine da parte di soggetti statali e non statali può contribuire a colmare questo divario ed è essenziale per evitare misure più radicali e costose;

gli effetti dei cambiamenti climatici già in atto si fanno sentire in tutto il mondo. Essi comprendono un numero crescente di eventi meteorologici estremi, un aumento delle perdite e dei danni e un cambiamento dei modelli meteorologici, oltre ad agire da catalizzatori di fenomeni come lo sfollamento e la migrazione di comunità vulnerabili (4);

le attuali turbolenze politiche, per esempio negli Stati Uniti, e la scarsità di risorse pubbliche mettono in pericolo la piena attuazione degli impegni assunti dai governi. Persino una serie di paesi europei impegnati a fondo per l’attuazione dell’accordo di Parigi non dimostra tuttora il livello di ambizione necessario a limitare l’aumento del riscaldamento globale ben al di sotto di 2 oC;

i governi fissano il quadro politico, ma le azioni sono realizzate sul campo da attori non statali e subnazionali, molti dei quali, in particolare i soggetti emergenti, di piccole dimensioni e che si muovono dal basso, sono i veri leader di azioni innovative ed efficaci.

3.3.

Gli attori non statali impegnati a favore del clima possono apportare contributi essenziali per accelerare sia lo sviluppo a basse emissioni di carbonio sia lo sviluppo sostenibile. L’azione diretta degli attori non statali riduce i costi del passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e attenua l’impatto immediato dei cambiamenti climatici già in atto. Tuttavia, manca un riconoscimento generale del fatto che le iniziative dal basso possono contribuire a superare i problemi sociali legati alla decarbonizzazione e alla transizione ecologica.

3.4.

Secondo il progetto TESS, finanziato dall’UE e volto a esaminare l’impatto delle iniziative di comunità per la creazione di villaggi ecologici in Europa, se il 5 % dei cittadini dell’UE dovesse impegnarsi in efficaci iniziative di mitigazione dei cambiamenti climatici di tipo partecipativo, la riduzione delle emissioni di carbonio sarebbe sufficiente a consentire ai paesi dell’UE-28 di realizzare l’85 % circa degli obiettivi di riduzione delle emissioni concordati per il 2020 (5).

3.5.

L’azione a favore del clima da parte di attori non statali può altresì rafforzare la governance climatica globale. Per esempio:

le azioni di attori non statali potrebbero ispirare politiche a favore del clima più ambiziose, dimostrando ai governi la plausibilità di obiettivi climatici più ambiziosi;

le azioni di attori non statali potrebbero aiutare i governi ad attuare politiche a livello nazionale e potrebbero contribuire a soddisfare i requisiti nazionali nel quadro del contributo determinato a livello nazionale dell’UE;

gli attori non statali potrebbero contribuire a individuare le opportunità per rafforzare l’ambiente normativo (6).

3.6.

L’azione da parte di soggetti non statali può altresì servire a dimostrare che il passaggio a un’economia circolare, a basse emissioni di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici rappresenta un’opportunità per l’UE di aumentare la sua competitività, recando vantaggi alle imprese dell’Unione. Inoltre, essa offre la possibilità di affrontare non soltanto le sfide climatiche, ma anche lo sviluppo sostenibile, in particolare l’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile.

3.7.

Negli ultimi anni il numero, l’ambito e la portata delle azioni a favore del clima intraprese da attori non statali sono aumentati rapidamente (7). Tuttavia, i soggetti non statali sono tuttora confrontati a ostacoli difficilmente sormontabili che rendono complicato avviare e realizzare con successo le loro azioni per il clima (cfr. il parere del CESE sul tema «Costruire una coalizione della società civile e degli enti subnazionali per rispettare gli impegni dell’accordo di Parigi» (8)).

3.8.

Inoltre, vi è una crescente diversità tra gli attori non statali e le loro azioni per il clima, in quanto essi operano in ambienti vari e molteplici, caratterizzati da esigenze e risorse particolari. Analizzare e comprendere correttamente tale diversità è una condizione essenziale per imprimere un’accelerazione all’azione per il clima.

4.   L’UE ha bisogno di un approccio strategico volto ad agevolare l’azione a favore del clima da parte di attori non statali

4.1.

L’Unione europea sostiene l’azione da parte di attori non statali a livello internazionale:

l’UE è favorevole a iniziative multilaterali di cooperazione internazionale che affrontino la mitigazione nel contesto dell’UNFCCC;

l’UE ha contribuito a grandi iniziative multilaterali a favore del clima (9);

singoli Stati membri hanno sostenuto l’agenda dell’azione internazionale a favore del clima. Per esempio, la Francia ha condotto sforzi di mobilitazione su vasta scala in vista dell’accordo di Parigi. I paesi nordici e i Paesi Bassi hanno contribuito a sviluppare la piattaforma delle iniziative a favore del clima (attualmente ospitata dal programma delle Nazioni Unite per l’ambiente);

secondo le stime, gli attori con sede in Europa guidano il 54 % delle iniziative di cooperazione registrate nel quadro dell’UNFCCC per l’azione a favore del clima (10).

4.2.

In netto contrasto con il ruolo forte di leader che ricopre in questo campo nell’arena internazionale, l’UE attualmente non dispone di un quadro che crei un ambiente favorevole in grado di contribuire ad accelerare le azioni a favore del clima da parte di attori non statali in Europa. Senza tale quadro l’UE potrebbe perdere contributi concreti da parte dei soggetti più all’avanguardia tra i vari attori non statali e subnazionali. L’attuale sostegno dell’UE a un ristretto numero di azioni multilaterali su vasta scala non è sufficiente per il tipo di trasformazione a favore della quale l’Unione si è impegnata nel quadro dell’accordo di Parigi.

4.3.

Occorre riservare molta più attenzione ai soggetti emergenti, non ancora riconosciuti, che si muovono dal basso e che attualmente sono sottorappresentati nelle iniziative sostenute dall’UE. Il loro contributo potenziale non deve essere sottovalutato. La creazione di un ambiente propizio per questo tipo di azioni a favore del clima consente di sfruttare in modo efficace e non oneroso l’enorme potenziale sociale che esse offrono.

4.4.

Inoltre, la formazione di un contesto favorevole permette di affrontare gli attuali squilibri tra le azioni a favore del clima intraprese da attori non statali. Per esempio:

le microimprese, le piccole e medie imprese, le imprese dell’economia sociale (in particolare le cooperative) sono attualmente sottorappresentate nelle iniziative sostenute dall’UE, nonché nel contesto dell’UNFCCC (11);

le azioni a favore del clima poste in essere dalle comunità rurali e dalle città di dimensioni piccole e medie sono sottorappresentate rispetto a quelle intraprese dalle grandi città metropolitane (12).

4.5.

Dal momento che gli attuali sforzi di mobilitazione a favore del clima sono principalmente compiuti a livello di politiche internazionali, incentrate su esempi particolarmente grandi e/o eclatanti, vi è urgente necessità di un’azione a livello dell’UE intesa a integrare gli sforzi internazionali incoraggiando e sostenendo attori diversi e più numerosi.

4.6.

Riconoscendo il grande potenziale degli attori non statali di guidare gli sforzi mondiali volti a contrastare i cambiamenti climatici e ad adattarsi alle loro conseguenze, il presente parere propone un «dialogo europeo per l’azione a favore del clima da parte di attori non statali» inteso a rafforzare ed estendere l’ambito e la portata delle azioni a favore del clima intraprese da attori non statali con sede in Europa.

5.   Settori prioritari per le azioni a favore del clima; esempi ed esigenze degli attori sul campo

5.1.

È opportuno determinare in consultazione con la società civile i settori prioritari tematici.

5.2.

Una stretta corrispondenza con i settori tematici nel contesto dell’UNFCCC, in particolare il partenariato di Marrakech per l’azione globale a favore del clima, potrebbe garantire un forte collegamento con gli obiettivi dell’accordo di Parigi.

5.3.

I settori prioritari potrebbero comprendere: agricoltura e alimentazione; silvicoltura, uso del suolo e bioeconomia sostenibile; protezione e sviluppo delle coste; risorse idriche; città e regioni; trasporti; energia; economia circolare e industria.

5.4.

I temi trasversali che potrebbero essere affrontati nel dialogo proposto comprendono: compromessi e sinergie in materia di clima e sviluppo sostenibile; ruolo della digitalizzazione; approcci partecipativi; giusta transizione.

5.5.

L’imprenditorialità sociale, le iniziative dei cittadini e il lavoro a beneficio della comunità sono solo alcuni esempi di come si può attuare l’azione a favore del clima mediante approcci dal basso. Esistono già numerose iniziative coronate da successo, mentre molte altre sono state avviate ma non hanno centrato l’obiettivo o sono state sospese per vari motivi. Per fornire conoscenze preziose sia agli attori non statali sia ai responsabili decisionali si possono utilizzare entrambe le categorie di progetti.

5.5.1.

Un esempio eccellente è rappresentato dalla produzione decentrata di energia da fonti rinnovabili, che dovrebbe essere realizzata mediante strutture locali o regionali, il che significa che la creazione di valore dall’uso di energia eolica, energia solare e biomassa avrebbe luogo a livello locale. Tuttavia, l’UE non utilizza in maniera sufficientemente esaustiva il potenziale della società civile in questo settore, e troppo spesso degli ostacoli normativi, finanziari e strutturali si frappongono all’impegno degli attori locali. Nel 2015 il CESE ha chiesto e ottenuto l’avvio di un Dialogo europeo per l’energia sotto la guida della società civile al fine di coordinare l’attuazione della transizione energetica (13) — dialogo che costituisce, da solo, la più importante iniziativa di stabilizzazione del clima adottata dall’UE.

5.5.2.

Oltre 1 000 governi locali e regionali di 86 paesi, che rappresentano 804 milioni di persone, hanno riportato i loro obiettivi di riduzione delle emissioni sul registro Carbonn delle città per il clima, obiettivi che, una volta conseguiti, potrebbero tradursi in una riduzione di 5,6 GtCO2eq entro il 2020 e di 26,8 GtCO2eq entro il 2050, rispetto ai livelli risalenti al 1990. L’impatto aggregato di 7 494 città e governi locali, che rappresentano oltre 680 milioni di persone, impegnati a favore del Patto mondiale dei sindaci per il clima e l’energia, potrebbe far registrare collettivamente una riduzione di 1,3 GtCO2eq l’anno entro il 2030 rispetto allo status quo, conseguendo un totale cumulativo di 15,64 GtCO2eq tra il 2010 e il 2030 (14).

5.5.3.

Nel corso degli ultimi anni si è registrata in Europa una crescita dell’agricoltura sostenuta dalle comunità. Nel 2016 oltre 6 000 iniziative della società civile in senso lato portate avanti in 22 paesi europei producevano alimenti per 1 milione di persone (15). Tali iniziative spaziano dai partenariati tra consumatori e agricoltori alla creazione di orti collettivi e aziende agricole comunitarie. Esse instaurano legami più stretti tra produttori e consumatori, creano opportunità per le imprese locali e nuovi posti di lavoro e riavvicinano le comunità ai loro alimenti, modificando pertanto i meccanismi di produzione e consumo di prodotti alimentari e consentendo ai cittadini di creare forme di governance più partecipative.

5.5.4.

L’idea di una giusta transizione unisce i lavoratori, le comunità, i datori di lavoro e i governi nel quadro del dialogo sociale, con l’obiettivo di mettere a punto programmi concreti, politiche e investimenti necessari a garantire che la trasformazione avvenga in maniera rapida ed equa. Tale idea è incentrata sull’occupazione e sui mezzi di sussistenza ed è volta a garantire che nessuno sia lasciato indietro nella corsa per ridurre le emissioni, proteggere il clima e promuovere la giustizia sociale ed economica. Per garantire e instaurare il dialogo sociale per una giusta transizione, la Confederazione sindacale internazionale e i suoi partner hanno istituito un Centro per una giusta transizione. Il Centro riunirà e sosterrà i sindacati, le imprese, le società, le comunità locali e gli investitori nel quadro del dialogo sociale al fine di sviluppare piani, accordi, investimenti e politiche per una transizione rapida ed equa verso l’eliminazione totale delle emissioni di carbonio e della povertà.

5.5.5.

Nei programmi volontari e nelle iniziative di riduzione dei consumi da parte dell’industria è prevista la messa in atto di pratiche per il risparmio energetico e idrico e per il contenimento delle emissioni. I risultati conseguiti dalle imprese su questo fronte sono oggetto di audit e vengono frequentemente resi pubblici. Questo tipo di buone pratiche consente anche di realizzare analisi comparative dei risultati raggiunti dalle diverse imprese e dai diversi paesi.

5.6.

Per comprendere l’ampiezza della diversità degli attori non statali, le loro diverse esigenze e risorse, il CESE ha condotto un’indagine (16) da cui è emerso che tra le esigenze più urgenti, gli attori non statali menzionano:

un contesto politico/legislativo favorevole;

le necessità di ordine finanziario: accesso ai fondi pubblici e incentivi fiscali;

il supporto tecnico: al fine di agevolare l’apprendimento reciproco, il rafforzamento delle capacità, lo scambio di conoscenze e di buone pratiche, e fare opera di sensibilizzazione;

un più ampio grado di credibilità, visibilità, comprensione e riconoscimento dei loro contributi;

una maggiore collaborazione tra i diversi attori del settore privato e di quello pubblico.

6.   Funzioni del dialogo europeo per l’azione a favore del clima da parte di attori non statali proposto dal CESE

6.1.

Al fine di creare un ambiente propizio all’azione a favore del clima da parte di attori non statali e di rafforzare ed estendere l’ambito e la portata delle azioni intraprese in Europa, il dialogo europeo dovrebbe rispondere ai requisiti politici e operativi degli attori non statali e dovrebbe, ove possibile, affrontare le seguenti funzioni interconnesse: 1) valutare e 2) riconoscere le azioni, 3) rafforzare la governance, 4) accelerare e 5) sostenere le azioni («ARIAS», acronimo di: A ssessing actions, R ecognising actions, I mproving governance, A ccelerating actions, S upporting actions).

6.2.

Valutare e monitorare le azioni: l’UE e gli Stati membri beneficiano di una migliore comprensione dei contributi delle azioni a favore del clima intraprese da attori non statali. Il dialogo proposto può fornire una panoramica delle azioni a favore del clima all’interno dell’Europa e può altresì contribuire a monitorare i progressi compiuti nelle azioni realizzate a favore del clima a livello mondiale nel contesto dell’UNFCCC.

Una migliore comprensione dei contributi relativi alla mitigazione e di altro tipo è vantaggiosa sotto vari aspetti:

può costituire un primo passo verso l’inclusione delle azioni dei soggetti non statali nell’attuazione delle politiche a favore del clima a livello nazionale e dell’UE;

può, grazie a studi approfonditi di particolari azioni a favore del clima, contribuire a elaborare politiche pubbliche e a individuare ostacoli normativi, soluzioni modulabili e le circostanze in base alle quali determinate misure sono efficaci;

può generare conoscenze pratiche utili agli attori non statali per impegnarsi in maniera efficace nell’azione a favore del clima.

6.2.1.

Il quadro proposto dovrebbe consentire di monitorare i progressi compiuti nell’attuazione di almeno alcune delle azioni degli attori non statali e subnazionali, in particolare quando si impegnano a favore di riduzioni quantificabili delle emissioni. Ciò potrebbe assumere la forma di valutazioni aggregate delle azioni intraprese in Europa a favore del clima, nonché di meccanismi di comunicazione volontari. Dovrebbero essere prese in considerazione garanzie contro il «greenwashing» (ossia il fatto di presentare l’attuale «status quo» come pulito e compatibile con gli obiettivi dell’accordo di Parigi). Tuttavia, tale funzione dovrebbe come minimo dimostrare che le iniziative sono ben più che impegni scritti, senza vincolarle a obblighi onerosi in materia di comunicazione e monitoraggio. Nel quadro delle pratiche di monitoraggio e valutazione, un approccio più qualitativo e narrativo potrebbe eventualmente integrare l’approccio quantitativo, al fine di dimostrare ciò che è possibile realizzare.

6.3.

Attualmente, la maggior parte delle azioni a favore del clima portate avanti in Europa non è riconosciuta, o lo è con molta difficoltà, a livello europeo. L’opportunità di riconoscere ed evidenziare le azioni particolarmente efficaci, innovative e creative a favore del clima può, tuttavia, essere un modo efficiente in termini di costi per incentivare la realizzazione di nuove azioni e incoraggiare quelle in corso. Il riconoscimento delle azioni a favore del clima può assumere varie forme, tra cui:

dare ampio riconoscimento agli impegni nuovi ed esistenti mediante una piattaforma online;

offrire la possibilità agli attori emergenti impegnati a favore del clima di intervenire in eventi (ad alto livello), sia nel contesto europeo che in quello di negoziati internazionali;

premiare le azioni a favore del clima particolarmente riuscite, per esempio in aree tematiche specifiche.

6.4.

Migliorare e rafforzare la governance: è probabile che i soggetti più all’avanguardia all’interno dei vari gruppi di attori non statali riescano a individuare ostacoli e opportunità per migliorare la governance. I loro punti di vista possono contribuire a riconoscere gli ostacoli normativi a livello europeo, nazionale, regionale o locale e a dare impulso alla loro soppressione, nonché a creare un quadro normativo adattato favorevole all’azione per il clima. Un dialogo europeo per l’azione a favore del clima da parte di attori non statali dovrebbe raccogliere riscontri in modo continuativo e affrontare le sfide con le autorità pubbliche, al fine di creare gradualmente un contesto di governance favorevole per un’azione dal basso a favore del clima. Ciò non avverrà senza affrontare il vuoto politico esistente tra gli attori non statali e i responsabili politici.

6.5.

Accelerare l’azione a favore del clima: l’obiettivo ultimo del dialogo proposto consiste nell’accelerare le azioni a favore del clima rendendole interessanti per una molteplicità di attori non statali e nel far sì che tali azioni diventino la nuova normalità. In pratica, ciò dovrebbe comportare quanto segue:

un crescente numero di nuovi impegni a favore del clima da parte di attori non statali. Per contribuire ad accelerare le iniziative, il dialogo dovrebbe, eventualmente in collaborazione con l’UNFCCC e altri partner, far conoscere i nuovi impegni;

una rapida diffusione di soluzioni e insegnamenti tratti dalle azioni a favore del clima realizzate da attori non statali a livello europeo. Per agevolare tale accelerazione, il dialogo potrebbe comprendere l’organizzazione di riunioni di esperti tecnici regionali, ispirate a riunioni simili che si svolgono nell’ambito delle sessioni dell’UNFCCC, e in grado di contribuire a queste ultime;

i partner incaricati dell’organizzazione possono occasionalmente anche negoziare nuovi partenariati e azioni a favore del clima in aree particolarmente promettenti o urgenti, sfruttando la loro capacità di mobilitazione e quella del processo di dialogo;

talvolta le iniziative settoriali o territoriali possono essere in competizione tra di loro se non viene trovato e favorito il giusto approccio atto a promuovere la collaborazione. È necessaria una visione «dall’alto» per individuare divari e potenziali collaborazioni e per negoziare nuovi partenariati.

6.6.

Sostenere le azioni a favore del clima: il dialogo proposto non dovrebbe soltanto mettere in evidenza e presentare azioni, ma anche rispondere alle esigenze degli attori non statali. Si possono prefigurare diversi tipi di sostegno, in particolare:

la creazione di un ambiente di rete favorevole alla negoziazione di nuovi partenariati tra attori statali e non statali;

l’agevolazione dell’apprendimento tra pari e della condivisione di consulenza/assistenza tra attori non statali aiutandoli a superare gli ostacoli normativi;

l’offerta di percorsi di istruzione e formazione nonché la promozione dell’innovazione, per esempio attraverso corsi online aperti e di massa (massive open online courses — MOOC), webinar e seminari su temi specifici (17);

la facilitazione dell’accesso ai finanziamenti, per esempio, attraverso la mappatura dei canali esistenti; la ricerca di strumenti di finanziamento innovativi (in particolare, finanziamento tra pari, finanziamento collettivo e microfinanziamento); la proposta di semplificare le norme fiscali e la creazione di nuove opportunità di finanziamento, per esempio per agevolare l’accesso ai fondi privati, internazionali e multilaterali.

7.   Rendere operativo il dialogo europeo per l’azione a favore del clima da parte di attori non statali proposto dal CESE

7.1.

Il dialogo europeo proposto funzionerebbe in un ecosistema più ampio creato dalla governance climatica post accordo di Parigi. Stanno emergendo altre agende e quadri d’azione regionali e nazionali (per esempio in America latina e negli Stati Uniti). La collaborazione con queste piattaforme e gli insegnamenti tratti dalle stesse potrebbero essere utili al dialogo europeo.

7.2.

Nell’organizzazione del dialogo si dovrebbe procedere con «mano leggera», dando priorità al collegamento strategico dei programmi, delle iniziative e delle istituzioni esistenti anziché creare nuove strutture. Il CESE intende svolgere un ruolo chiaro nell’avvio del dialogo e nella ricerca di sostegno da parte della Commissione europea e di altre istituzioni dell’UE, come anche di un partenariato con esse. Questo assetto istituzionale conferirebbe al dialogo credibilità nell’affrontare l’azione per il clima a livello europeo. In questo contesto il CESE appoggia la proposta del Parlamento europeo di creare piattaforme nazionali di dialogo multilivello sul clima e sull’energia, per un’ampia discussione in ogni Stato membro sul futuro delle politiche nazionali in materia di clima ed energia.

7.3.

Una piattaforma online nel quadro del dialogo europeo può fungere da centro di scambio di informazioni, repertoriando le azioni a favore del clima intraprese in Europa e fornendo una panoramica delle stesse, e può costituire una banca dati completa in grado di sostenere un’analisi strategica e di alimentare le politiche locali, nazionali e dell’UE. Per ottimizzare la fruibilità del centro di scambio di informazioni, il sito web dovrebbe essere accessibile e consultabile e potrebbe essere collegato a piattaforme esistenti nel contesto dell’UNFCCC, in particolare la piattaforma NAZCA (18).

7.4.

Il dialogo europeo proposto dovrebbe dare impulso a eventi a sostegno delle funzioni di riconoscimento, raccolta di riscontri, apprendimento e messa in rete per gli attori non statali. Parte di questi eventi già esiste, ma acquisirebbe nuova importanza. Per esempio:

le riunioni di esperti che organizza l’Osservatorio dello sviluppo sostenibile del CESE potrebbero acquisire maggiore importanza mediante il collegamento al processo UNFCCC come «riunioni tecniche di esperti» o come dialoghi tematici e regionali per fare un bilancio delle azioni portate avanti a favore del clima;

la Giornata europea delle comunità sostenibili, organizzata da ECOLISE in collaborazione con il CESE, potrebbe richiamare l’attenzione sulle comunità locali e dare riconoscimento ai contributi per l’azione a favore del clima;

eventi annuali sostenuti dalle istituzioni dell’UE (per esempio la Settimana verde, la Settimana europea dell’energia sostenibile, la Settimana europea dello sviluppo sostenibile ecc.) potrebbero prevedere sessioni dedicate all’azione a favore del clima da parte di attori non statali.

7.5.

La nomina di «ambasciatori» settoriali o tematici per l’azione a favore del clima potrebbe servire a promuovere il dialogo proposto. Questi ambasciatori potrebbero essere incaricati di negoziare la cooperazione tra più parti interessate, fissare priorità strategiche/tematiche, indire eventi e incoraggiare nuove azioni a favore del clima. Essi possono altresì fungere da punto di riferimento per azioni a favore del clima da parte di attori non statali, per esempio nei confronti della Commissione europea, degli Stati membri e dell’UNFCCC.

7.6.

Il processo proposto dovrebbe sostenere l’accesso al finanziamento delle azioni portate avanti da attori non statali, per esempio:

offrendo una mappatura delle opportunità di finanziamento;

fornendo consulenza sui progetti finanziabili;

analizzando le attuali procedure di dialogo e di consultazione con gli attori non statali al fine di definire nuove tecniche e buone pratiche volte a rafforzare l’impiego dei fondi europei e internazionali disponibili;

chiedendo che il prossimo quadro finanziario pluriennale dell’UE venga incontro alle ambizioni più elevate in materia di clima degli attori non statali e ne stimoli le azioni;

esplorando le possibilità di finanziamenti innovativi (finanziamento tra pari, finanziamento collettivo, microfinanziamento, obbligazioni verdi ecc.).

7.7.

Per garantire credibilità e un quadro istituzionale «leggero», dovrebbero essere invitati, in qualità di partner organizzativi, i contribuenti potenziali seguenti:

per sostenere la funzione di «valutazione», gli iniziatori del dialogo dovrebbero interagire con i gruppi di ricerca, le iniziative di monitoraggio delle azioni a favore del clima e le piattaforme di dati esistenti;

per sostenere la funzione di «riconoscimento» bisognerebbe cercare una cooperazione con le iniziative esistenti di assegnazione di premi, per esempio i premi dell’iniziativa dell’UNFCCC «Momentum for Change» (slancio per il cambiamento) nonché i premi SEED (19), il Premio CESE per la società civile ecc.;

per sostenere le funzioni di «miglioramento della governance» e di «accelerazione» dovrebbero essere stabiliti dei canali di comunicazione, per esempio con dialoghi facilitativi e procedure tecniche di esperti all’interno dell’UNFCCC nonché con strutture pertinenti a livello dell’UE e degli Stati membri quali i consigli consultivi europei per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile (EEAC);

per sostenere la funzione di «sostegno», bisognerebbe instaurare dei collegamenti con i programmi esistenti. Per esempio, l’accesso ai finanziamenti e alle buone pratiche può essere coordinato con il programma LIFE dell’UE, uno strumento di finanziamento per l’azione a favore dell’ambiente e del clima, con le sovvenzioni o i prestiti della BEI e/o con altri programmi europei, mentre si possono raccogliere i risultati della ricerca di Orizzonte 2020 pertinenti per gli operatori non statali e garantirne un’ampia diffusione tra i partecipanti al dialogo.

7.8.

Il primo passo per l’avvio del dialogo europeo per l’azione a favore del clima da parte di attori non statali dovrebbe essere costituito da un evento da tenersi nel primo semestre del 2018, organizzato dal CESE in collaborazione con la Commissione europea, volto a riunire tutte le reti degli attori interessati, nonché i rappresentanti di altre istituzioni dell’UE e degli Stati membri.

7.8.1.

Questo evento dovrebbe contribuire al dialogo Talanoa in vista della COP24, nel cui ambito le parti della UNFCCC e i soggetti direttamente interessati che non sono tra queste sono chiamati a collaborare all’organizzazione di eventi di carattere locale, nazionale, regionale o mondiale per preparare e mettere a disposizione contributi pertinenti che facciano il punto della situazione, indichino gli obiettivi che vogliamo raggiungere e le modalità per realizzarli.

7.8.2.

L’evento dovrebbe inoltre servire a definire un piano d’azione volto a dare operatività al dialogo europeo per l’azione a favore del clima da parte di attori non statali per il periodo 2018-2020, stabilendo in particolare un piano particolareggiato per realizzare le funzioni ARIAS del dialogo.

Bruxelles, 15 febbraio 2018.

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Georges DASSIS


(1)  Yearbook of Global Climate Action 2017 (Annuario dell'azione globale per il clima 2017), Partenariato di Marrakech, UNFCCC 2017.

(2)  «Talanoa» è la parola tradizionalmente usata nelle isole Fiji e del Pacifico per indicare un processo di dialogo inclusivo, partecipativo e trasparente, con lo scopo di condividere storie, costruire empatia e prendere decisioni sagge per il bene comune. Il dialogo Talanoa inteso a fare il punto degli sforzi collettivi delle parti in relazione ai progressi compiuti verso l’obiettivo a lungo termine di cui all’articolo 4 dell’accordo di Parigi avrà inizio nel 2018, e a tale scopo sarà messa a disposizione una piattaforma online per la raccolta di contributi.

(3)  The Emissions Gap Report 2017: A UN Environment Synthesis Report, UNEP 2017 (Relazione 2017 sul divario delle emissioni: una relazione di sintesi delle Nazioni Unite in materia ambientale, UNEP 2017).

(4)  Conclusioni del Consiglio «La diplomazia climatica europea dopo la COP21: elementi per la prosecuzione della diplomazia climatica nel 2016».

(5)  Towards European Societal Sustainability (Verso la sostenibilità sociale europea), http://www.tess-transition.eu/about/.

(6)  Per esempio, attraverso la rimozione di ostacoli normativi e/o l’elaborazione di politiche intelligenti a favore del clima.

(7)  Yearbook of Global Climate Action 2017 (Annuario dell'azione globale per il clima 2017), Partenariato di Marrakech, UNFCCC 2017.

(8)  GU C 389 del 21.10.2016, pag. 20.

(9)  Tra gli esempi più significativi figurano: il Patto globale dei sindaci per il clima e l’energia, il Patto regionale dei sindaci, l’iniziativa Mission Innovation, la Coalizione per il clima e l’aria pulita, l’iniziativa Energia rinnovabile per l’Africa, l’iniziativa InsuResilience, e il partenariato sugli NDC (Nationally Determined Contributions, ossia i contributi determinati a livello nazionale).

(10)  Yearbook of Global Climate Action 2017 (Annuario dell'azione globale per il clima 2017), Partenariato di Marrakech, UNFCCC 2017.

(11)  Anche se esse rappresentano oltre il 99 % di tutte le imprese nell’UE e circa il 58 % dell’attività economica misurata in termini di valore aggiunto lordo, https://ec.europa.eu/growth/smes_it

(12)  Nell’UE circa il 35 % della popolazione vive in zone intermedie rurali-urbane e oltre il 22 % vive in zone prevalentemente rurali. (Eurostat (2014), Eurostat regional yearbook (Annuario regionale Eurostat), edizione 2014. Disponibile all’indirizzo: http://ec.europa.eu/eurostat/en/web/products-statistical-books/-/KS-HA-14-001, ultima consultazione: 16 gennaio 2018).

(13)  Cfr. il parere del CESE sul tema Lo sviluppo del sistema di governance proposto nell’ambito del quadro 2030 per il clima e l’energia, GU C 291 del 4.9.2015, pag. 8.

(14)  https://www.cities-and-regions.org/lgma-at-the-apa-resumption/

(15)  https://urgenci.net/new-report-european-csa-overview-released-by-the-european-csa-research-group/

(16)  Indagine del CESE dal titolo Boosting non-state climate actors (Incoraggiare gli attori non statali impegnati a favore del clima).

(17)  Per esempio «Come creare un piano d’azione?», «Come raccogliere sostegno?», «Come motivare i cittadini a passare all’azione?» ecc.

(18)  http://climateaction.unfccc.int/.

(19)  Premi per l’imprenditorialità nello sviluppo sostenibile.