31.5.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 173/20


Parere del Comitato economico e sociale europeo su: «Il ruolo dell’agricoltura negli accordi commerciali multilaterali, bilaterali e regionali alla luce della riunione ministeriale dell’OMC a Nairobi»

(parere d’iniziativa)

(2017/C 173/04)

Relatore:

Jonathan PEEL

Decisione dell’Assemblea plenaria

21.1.2016

Base giuridica

Articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno

 

Parere d’iniziativa

 

 

Sezione competente

Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente

Adozione in sezione

6.2.2017

Adozione in sessione plenaria

23.2.2017

Sessione plenaria n.

523

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

212/0/0

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Parafrasando una frase di Mark Twain (1), si può dire che la cronaca della morte dell’OMC a causa del fallimento del ciclo di Doha «era una vera e propria esagerazione». L’OMC rimane un forum valido ed efficace per i negoziati commerciali, in particolare nel settore agricolo.

1.1.1.

La 10a conferenza ministeriale dell’OMC tenutasi a Nairobi nel dicembre 2015 ha rafforzato questo dato di fatto. Tra le decisioni adottate in quella sede figurava l’effettiva eliminazione delle sovvenzioni all»esportazione di prodotti agricoli. Il direttore generale dell’OMC ha descritto tale eliminazione come «il risultato più significativo che l’OMC ha ottenuto nel campo dell’agricoltura» negli ultimi 20 anni. Tale risultato fa seguito all’accordo sull’agevolazione degli scambi e ad altri accordi conclusi a Bali nel 2013 in occasione della precedente conferenza ministeriale dell’OMC.

1.1.2.

Gli scambi commerciali nel settore agricolo (2) comprendono importanti ambiti strategici in cui gli accordi possono essere meglio raggiunti a livello multilaterale, specialmente per quel che concerne i livelli globali delle sovvenzioni e degli aiuti nazionali, le sovvenzioni all’esportazione e taluni aspetti dell’accesso al mercato, tra cui un meccanismo speciale di salvaguardia (MSS) e il trattamento speciale e differenziato (TSD) per i paesi in via di sviluppo aderenti all’OMC.

1.2.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ritiene che un nuovo approccio, nuovi contributi e un nuovo slancio siano necessari per gli scambi commerciali nel settore agricolo, che spesso è il settore che dà adito alle maggiori controversie durante i negoziati. La dichiarazione ministeriale di Nairobi (3), in cui per la prima volta non si è riaffermato il pieno impegno a concludere il ciclo di negoziati di Doha, prevede tuttavia il «forte impegno di tutti i membri a far progredire i negoziati sulle altre questioni di Doha», compresa l’agricoltura.

1.2.1.

L’approccio multilaterale all’agricoltura deve essere ripensato e irrobustito, non abbandonato. «Doha» quale concetto per un dialogo sulle materie commerciali tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo deve essere mantenuto e rafforzato, nel contestuale rispetto del principio della sovranità alimentare per tutti.

1.2.2.

L’UE è nella posizione idonea per svolgere un ruolo proattivo di guida nella promozione di un approccio nuovo ed equilibrato. Il CESE esorta l’UE a procedere in questo modo, non da ultimo a causa dell’incapacità di molte economie in rapida espansione a compiere sforzi degni di nota nell’aiutare altri paesi che presentano un ritardo di sviluppo maggiore. Lo sviluppo di capacità per questi ultimi paesi continua ad avere un’importanza cruciale, così come è assolutamente importante concedere ai paesi in via di sviluppo meno avanzati un margine d’azione maggiore per impedire che vengano compromesse la loro sicurezza alimentare o l’espansione dei loro settori agricoli emergenti.

1.3.

Bisogna inoltre considerare in maniere più approfondita cosa può essere meglio raggiunto nel settore agricolo tramite negoziati bilaterali e regionali, garantendo al tempo stesso che tali accordi non entrino in contrasto con il multilateralismo.

1.4.

Il CESE ritiene che l’adozione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) da parte dell’ONU, nonché l’accordo di Parigi (COP 21 (4)), abbiano modificato in modo sostanziale l’agenda commerciale a livello mondiale, specialmente nel settore agricolo. Tali accordi sono di vasta portata e la necessità di attuarli adesso deve essere posta al centro di tutti i futuri negoziati commerciali.

1.4.1.

Se bisogna realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile, il commercio e gli investimenti devono svolgere un ruolo centrale. Secondo le stime dell’Unctad (Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo), saranno necessari altri 2 500 miliardi di dollari USA all’anno per raggiungere tali obiettivi. Gli OSS sono di natura globale e applicabili universalmente: tutti i paesi devono assumersi e condividere la responsabilità del loro conseguimento. Essi dovrebbero portare a un nuovo metodo di lavoro a livello mondiale: più ampio, più partecipativo e più consultivo. Già più di 90 paesi hanno chiesto assistenza ad altri Stati affinché questi li aiutino nel raggiungere gli obiettivi prefissi.

1.4.2.

Vi sarà una stretta sinergia nella promozione e attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile e nella promozione dei valori europei in tutto il mondo, in particolare attraverso il progresso sociale e ambientale. Il CESE raccomanda vivamente che i livelli di trasparenza e partecipazione della società civile ottenuti alla fine dall’UE nei negoziati con gli Stati Uniti diventino la norma.

1.4.3.

La dichiarazione di Nairobi sottolinea che l’OMC ha un ruolo importante da svolgere nel conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, e questo risultato sarebbe molto più difficile da raggiungere senza un meccanismo commerciale multilaterale efficace.

1.5.

Il Comitato accoglie con favore la comunicazione della Commissione sul tema Il futuro sostenibile dell’Europa: prossime tappe, pubblicata nel novembre 2016 (5), che prevede la piena integrazione degli OSS nel «quadro strategico europeo e nelle attuali priorità della Commissione».

1.5.1.

Questo sarà particolarmente importante per i futuri negoziati sugli scambi commerciali nel settore agricolo. L’agricoltura ha un ruolo fondamentale nel conseguimento della maggior parte, se non di tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare l’obiettivo 2 (eliminazione della fame), l’obiettivo n. 12 (produzione e consumo sostenibili) e l’obiettivo n. 15 (degrado del suolo). Gli scambi commerciali contribuiscono a correggere gli squilibri nella domanda e nell’offerta, possono migliorare in misura considerevole la sicurezza alimentare e la nutrizione, grazie alla crescente disponibilità di alimenti, e promuovere l’efficienza nell’impiego delle risorse, oltre che incrementare gli investimenti, aumentare le opportunità di mercato e stimolare la crescita economica, generando quindi occupazione, reddito e prosperità nelle zone rurali.

1.6.

L’UE è in una posizione unica per portare avanti questa agenda: gode della statura di maggiore esportatore e importatore mondiale di prodotti agricoli, non è più considerata un attore essenzialmente sulla difensiva nel settore agricolo, ha dimostrato un costante interesse per il commercio e lo sviluppo e, soprattutto, ha mostrato a Nairobi di avere la capacità di proporre una riflessione nuova ed equilibrata. L’UE ha la credibilità per svolgere un’efficace funzione di ponte tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo.

1.7.

Tuttavia, affinché possa assolvere a tale funzione in maniera efficace, il CESE raccomanda alla Commissione di realizzare innanzitutto una valutazione d’impatto completa sui probabili effetti che l’attuazione degli OSS e dell’accordo di Parigi avranno sull’agricoltura e sulla politica commerciale dell’UE.

1.7.1.

Al tempo stesso, l’UE deve estendere questa valutazione di impatto per comprendere gli effetti sull’agricoltura in tutta l’Europa che derivano sia dagli accordi commerciali recentemente conclusi dall’UE che dagli sviluppi negli scambi a livello mondiale. Anche se l’agricoltura e il commercio sono competenze dell’UE da oltre 40 anni, talvolta è mancata la comunicazione o una riflessione «congiunta» tra questi due settori d’interesse fondamentale.

2.   Contesto

2.1.

All’articolo 20 dell’accordo agricolo stipulato nel 1994 nel quadro dell’Uruguay Round, i membri dell’appena istituito OMC, che prendeva il posto dell’Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio (GATT), stabilivano di avviare entro il 1999 ulteriori negoziati «per proseguire il processo di riforma degli scambi commerciali nel settore agricolo». Nel 2001 questo «programma di riforma incorporato» è entrato a sua volta a far parte del più ampio ciclo negoziale di Doha, o agenda di Doha per lo sviluppo. Questi negoziati, che dovevano concludersi il 1o gennaio 2005, sono ancora in corso dopo 15 anni.

2.2.

Sulla base delle proposte di negoziazione presentate da più di 100 paesi aderenti all’OMC, la dichiarazione di Doha (6) ha fissato l’obiettivo a lungo termine di «istituire, attraverso un programma di riforme approfondite, un sistema commerciale equo e orientato al mercato», destinato a comprendere «norme rafforzate e impegni specifici in materia di sostegno e di protezione dell’agricoltura da parte dei governi … al fine di correggere e prevenire restrizioni e distorsioni sui mercati agricoli mondiali».

2.2.1.

L’agenda di Doha comprendeva «tre pilastri» per gli scambi commerciali nel settore agricolo, secondo quanto determinato dell’accordo sull’agricoltura concluso nel quadro dell’Uruguay Round (URAA):

riduzione sostanziale delle barriere che ostacolano l’accesso al mercato,

riduzione e, in prospettiva, eliminazione di tutte le forme di sovvenzione all’esportazione,

riduzioni sostanziali del sostegno interno all’agricoltura che distorce gli scambi commerciali.

2.2.2.

La dichiarazione di Doha presentava come «parte integrante di tutti i negoziati» il trattamento speciale e differenziato (SDT) per i paesi in via di sviluppo, per consentire a tali paesi di soddisfare le loro esigenze, in particolare in materia di sicurezza alimentare e sviluppo rurale. Sulla base delle proposte presentate dai paesi aderenti, è stato inoltre deciso di tener conto di considerazioni di natura non commerciale, come la tutela dell’ambiente.

2.3.

Avendo mancato varie scadenze, il ciclo di Doha non è mai stato completato, sebbene siano stati compiuti notevoli progressi sia a Bali che a Nairobi.

2.3.1.

Al centro della dichiarazione di Doha c’era «l’impegno unico», in base al quale nulla era deciso finché tutto non era deciso. Sebbene i paesi aderenti all’OMC si siano avvicinati in varie occasioni alla conclusione di un accordo, da ultimo nel 2008, alcune questioni sono rimaste irrisolte. Tuttavia, tale impegno è stato effettivamente abbandonato a Bali nel 2013, mediante l’accordo sull’agevolazione degli scambi e una serie di altri accordi, cui hanno fatto seguito gli accordi specifici sull’agricoltura raggiunti a Nairobi.

2.4.

Sebbene il paragrafo 12 della dichiarazione ministeriale di Nairobi ammetta che «i progressi sono tuttavia molto minori in agricoltura», il direttore generale dell’OMC ha descritto la decisione di eliminare le sovvenzioni all’esportazione in questo settore come «il risultato più significativo conseguito negli ultimi 20 anni dall’OMC nel settore agricolo» (7). Oltre a ciò, nella dichiarazione ministeriale i paesi aderenti si sono nuovamente impegnati a proseguire i lavori per addivenire a un «meccanismo di salvaguardia speciale» (MSS) per i paesi in via di sviluppo membri e per trovare una soluzione definitiva in materia di «stoccaggio pubblico a fini di sicurezza alimentare», da adottare alla prossima conferenza (la CM11) nel 2017. Anche la decisione ministeriale sul cotone riveste rilevanza.

3.   Osservazioni particolati: futuri progressi multilaterali nel settore agricolo

3.1.

Come riconosciuto sia dall’Uruguay Round che dall’agenda di Doha per lo sviluppo, un accordo mondiale effettivo sul meccanismo speciale di salvaguardia, sul trattamento speciale e differenziato o sui livelli complessivi delle sovvenzioni nel settore agricolo è trattato meglio a livello multilaterale. Tuttavia, se gli argomenti sono affrontati in modo frammentario come a Nairobi, rimarranno meno incentivi per le questioni più delicate, con meno da offrire a chi dovrebbe fare grandi concessioni.

3.1.1.

Il comitato per l’agricoltura dell’OMC sta mostrando una crescente volontà di lavorare per ottenere «risultati in materia di agricoltura» alla CM11 che si terrà a Buenos Aires nel dicembre 2017, compreso il «programma di riforma incorporato» (8) dell’accordo agricolo stipulato nel quadro dell’Uruguay Round, anche allo scopo di rafforzare l’approccio multilaterale.

3.1.2.

Concretamente, tuttavia, il processo di Doha in quanto tale ha fatto il suo corso, e ora sono necessari una nuova riflessione e nuovi contributi, non soltanto per i futuri negoziati multilaterali, ma anche per quel che può essere meglio conseguito a livello bilaterale o regionale, senza generare effetti distorsivi sullo scenario mondiale.

3.2.

Il «pacchetto di Nairobi» comprendeva circa sei accordi in materia di agricoltura, soprattutto un impegno ad abolire le sovvenzioni all’esportazione di prodotti agricoli, regolando così efficacemente uno dei tre pilastri dell’agricoltura e dando ai paesi in via di sviluppo un po’ di tempo in più per eliminare gradualmente tali sovvenzioni. Questo ha inoltre permesso di stabilire un obiettivo chiave per l’obiettivo di sviluppo sostenibile n. 2 («fame zero»).

3.2.1.

L’UE è stata una delle principali forze propulsive per questo risultato, specie grazie alla previa preparazione di una posizione comune con importanti esportatori agricoli a livello mondiale, tra cui il Brasile. Questo accordo comprendeva anche normative vincolanti su altre forme di sostegno alle esportazioni — come i crediti all’esportazione, gli aiuti alimentari e le imprese commerciali di Stato — e prevedeva la soppressione dei sussidi per il cotone.

3.3.

Le discussioni sull’accesso al mercato nel quadro dell’agenda di Doha per lo sviluppo si sono finora concentrate sui livelli tariffari, i contingenti tariffari, l’amministrazione del contingente tariffario e le garanzie speciali, compreso il trattamento speciale e differenziato per i paesi in via di sviluppo. Con l’entrata in vigore dell’accordo agricolo dell’Uruguay Round, quasi tutti gli ostacoli non tariffari nel settore agricolo dovevano essere eliminati o trasformati in dazi, a meno che non fossero applicabili altre norme dell’OMC, in particolare l’accordo sulle misure sanitarie e fitosanitarie e l’accordo sugli ostacoli tecnici agli scambi (9). Per i casi in cui gli «equivalenti tariffari stimati» rimanevano ancora troppo elevati per rendere veramente possibili le importazioni, era stato introdotto un sistema di contingenti tariffari, con tariffe più basse entro tali contingenti.

3.3.1.

Le tariffe e i contingenti tariffari possono infatti essere affrontati nei negoziati commerciali bilaterali, ma le garanzie speciali e il trattamento speciale e differenziato sono in realtà questioni multilaterali. I paesi possono anche ridurre unilateralmente le tariffe o le sovvenzioni, e molti lo hanno fatto.

3.4.

Il sostegno interno all’agricoltura è al centro dei negoziati multilaterali, e al riguardo la CM11 lascia intravedere ora un certo margine di manovra e alcune prospettive di progresso.

3.4.1.

La maggior parte dei paesi sostiene i propri agricoltori a livello interno. In alcuni Stati tale sostegno è minimo (ad esempio, i grandi esportatori agricoli, in particolare l’Australia e la Nuova Zelanda). Altri paesi sviluppati offrono un sostegno rilevante ai loro agricoltori sotto varie forme, non da ultimo come remunerazione per i servizi che forniscono alla società. Altrettanto fanno le economie emergenti in rapido sviluppo, in cui si ritiene che i livelli di sostegno aumentino in misura notevole man mano che aumenta la loro ricchezza, ma per i quali stanno emergendo gravi ritardi nelle dichiarazioni statistiche per l’OMC.

3.4.2.

Nel settembre 2016 gli Stati Uniti hanno dato via alla procedura dell’OMC per la risoluzione di una controversia con la Cina legata alle sue misure di sostegno interno, in particolare per il frumento, il mais e alcune varietà di riso. Le ultime statistiche che la Cina ha trasmesso all’OMC riguardano il 2010, anno a partire dal quale si ritiene che il suo sostegno sia rapidamente aumentato. Sebbene il meccanismo di risoluzione delle controversie possa essere complicato ed è possibile che non porti a una procedura completa, questa mossa sta gettando una lunga ombra sulle discussioni in materia di sostegno interno che si stanno tenendo in seno all’OMC in vista della CM11. Questo sembra inoltre in contraddizione con l’intesa di Bali volta a evitare le controversie su questioni legate allo stoccaggio pubblico che coinvolgono paesi in via di sviluppo (10).

3.4.3.

I dati presentati a sua volta dal governo degli Stati Uniti all’OMC (11) mostrano che il suo sostegno interno è aumentato da 12 miliardi di dollari sino a 14 miliardi di dollari nel 2013, ossia vicino al suo massimale globale proposto nel fallito «pacchetto del luglio 2008». Questi dati comprendono i 6,9 miliardi di dollari della «scatola gialla» e i 7 miliardi di dollari dei pagamenti «de minimis». 132 miliardi di dollari sono andati al sostegno per la «scatola verde». Il totale generale del sostegno fornito, che supera i 140 miliardi di dollari, è quasi doppio rispetto al 2007. Dai calcoli si ricava anche che alla Cina sono riconducibili sovvenzioni che distorcono il commercio — secondo la definizione datane nell’accordo agricolo stipulato nel 1994 nel quadro dell’Uruguay Round del GATT — per un importo pari a circa a 18 miliardi di dollari nel 2010, che le sovvenzioni riconducibili al Giappone ammontano a 14 miliardi di dollari nel 2012, quelle della Russia sono pari a 5 miliardi di dollari nel 2014 e quelle dell’India ammontano a 2 miliardi di dollari nel periodo 2010-11. Il Brasile ha segnalato meno di 2 miliardi di dollari per sostegni a effetto distorsivo nel periodo 2014-15 (12).

3.4.4.

Nel periodo 2012-13 i dati dell’UE comunicati all’OMC (13) mostrano che il sostegno annuale è stato di circa 80 miliardi di euro, una cifra numericamente costante sin dall’inizio del ciclo di Doha. Tuttavia, oltre 70 miliardi di euro sono andati al sostegno a titolo della «scatola verde». Gli aiuti dell’UE che hanno un effetto distorsivo — tra cui quelli della «scatola gialla», della «scatola blu» e quelli «de minimis» — sono ammontati a solo 10 miliardi di euro. Il sostegno dell’UE a titolo della «scatola verde» (effetti distorsivi minimi o assenti) comprende i programmi per la protezione ambientale e lo sviluppo a livello regionale.

3.4.5.

Il deciso cambiamento operato dall’UE, che dal sostegno con effetti distorsivi sul commercio (più di 60 miliardi di euro nel 2001) è passata alla «scatola verde», si deve all’accordo di Lussemburgo del 2003, che ha spostato gli aiuti dell’UE per gli agricoltori dal sostegno diretto di singole colture a un sostegno disaccoppiato, ossia separato, del reddito. Questa importante iniziativa unilaterale verso il conseguimento di un obiettivo fondamentale dell’agenda di Doha per lo sviluppo in materia di agricoltura conferisce all’UE una maggiore credibilità quale futuro Mediatore nei negoziati sull’agricoltura.

3.4.6.

Ci si potrebbe tuttavia semplicemente attendere che gli Stati Uniti e altri paesi facciano importanti concessioni in materia di sostegno interno in cambio di grandi concessioni in altri settori, comprese le questioni multilaterali non attinenti all’agricoltura, ma le prospettive in questo senso non sono incoraggianti. Alcuni potrebbero ritenere che non ci sia bisogno di spingersi oltre a causa di altri accordi macro-regionali in corso.

3.4.7.

Altre questioni rimangono molto controverse tra i paesi in via di sviluppo, in particolare lo «stoccaggio pubblico a fini di sicurezza alimentare» che pone paesi vicini l’uno contro l’altro. A Nairobi si è deciso di proseguire i lavori alla ricerca di una soluzione definitiva a tale questione, non risolta a Bali dove era stata sollevata dall’India. Secondo la decisione di Bali, i paesi in via di sviluppo sono autorizzati a mantenere i programmi di scorte alimentari che potrebbero altrimenti violare i limiti di sostegno interno dell’OMC.

3.5.

Ciononostante, come affermato nella recente comunicazione della Commissione sul tema Commercio per tutti, il multilateralismo è al centro del commercio mondiale e deve rimanere «il fulcro della politica commerciale dell’UE» (14). L’OMC non solo sviluppa e fa rispettare le norme del commercio su scala internazionale, ma assicura anche la compatibilità a livello mondiale, anche grazie al sostegno fornito dal suo meccanismo di risoluzione delle controversie (15), che è largamente apprezzato e sempre più utilizzato. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile e la COP 21 fissano entrambi un chiaro ventaglio di traguardi da raggiungere. Al contrario, l’OMC dispone di un meccanismo chiaro contro il diffuso protezionismo e le perturbazioni degli scambi commerciali, come quelle osservabili nel periodo precedente la seconda guerra mondiale e la conseguente istituzione del GATT.

3.5.1.

Questo ruolo normativo è particolarmente importante per l’agricoltura. Ciò vale soprattutto per l’accordo sulle misure sanitarie e fitosanitarie e per il settore estremamente complesso delle norme di origine, sebbene queste non facciano parte dell’agenda di Doha per lo sviluppo. Sussiste il rischio concreto che accordi bilaterali possano stabilire norme che potenzialmente si sovrappongono o sono persino in contrasto tra loro, complicando quindi — invece di chiarire — le regole del commercio mondiale.

3.5.2.

L’accordo sulle misure sanitarie e fitosanitarie dell’OMC, concluso nel 1995, riguarda l’applicazione delle norme in materia di sicurezza alimentare e salute animale e vegetale. L’articolo 5.7 riguarda il principio di precauzione, ora sancito dal trattato di Lisbona. Un eventuale tentativo di modificare tale articolo a un livello differente da quello multilaterale avrebbe profonde ripercussioni sull’ordinamento commerciale mondiale e sulla futura credibilità dello stesso accordo.

4.   Prospettive di accordi commerciali bilaterali o regionali

4.1.

In agricoltura come in altri settori, gli accordi bilaterali di libero scambio devono apportare un valore aggiunto reale. Essi permettono di tenere maggiormente conto non solo delle differenze regionali e nazionali, ma anche delle diverse sensibilità culturali. Devono inoltre essere giudicati in funzione della loro capacità, o meno, di rafforzare il multilateralismo.

4.2.

Le riduzioni tariffarie e i contingenti tariffari costituiscono un elemento fondamentale degli accordi commerciali bilaterali. In Giappone i dazi sulle importazioni di prodotti alimentari rimangono molto alti; in Cina le tariffe doganali sono di gran lunga più basse. L’UE potrebbe disporre di margini di manovra in rapporto al alcuni contingenti tariffari, verosimilmente nei settori in cui è possibile che le sensibilità siano mutate rispetto a quanto stabilito al tempo dell’accordo sull’agricoltura dell’Uruguay Round.

4.2.1.

Le indicazioni geografiche (IG), che si ritiene abbiano un valore di 5,6 miliardi di euro all’anno (16), rappresentano un settore molto importante in cui l’UE deve far valere al massimo i suoi interessi nei negoziati bilaterali. I negoziatori dell’UE sono riusciti a inserire circa 145 indicazioni geografiche riconosciute dell’UE nell’accordo con il Canada (CETA) (17) e un numero maggiore in quello con il Vietnam, ma questo risultato varierà in funzione di ciò che ha rilevanza per uno specifico accordo di libero scambio. Altri paesi, segnatamente nell’Asia orientale, sono stati lenti a specificare le indicazioni geografiche, mentre per gli Stati Uniti molte di queste denominazioni si riferiscono a prodotti generici.

4.2.2.

Nei negoziati bilaterali, l’UE deve anche tutelare pienamente gli interessi del suo settore agricolo e rafforzarli il più possibile, in particolare nei casi in cui la sua controparte negoziale sia rappresentata da un importante esportatore agricolo, quale il Mercosur, l’Australia o la Nuova Zelanda. L’UE deve evitare qualsiasi tentazione di fare concessioni in agricoltura in cambio di vantaggi in altri settori.

4.3.

Gli accordi bilaterali dovrebbero essere intesi a evitare disparità di criteri nell’agricoltura, in particolare in relazione all’accordo sulle misure sanitarie e fitosanitarie e all’accordo sugli ostacoli tecnici agli scambi, nei paesi partner. L’UE vorrà anche promuovere le proprie norme in materia di salute e benessere degli animali, come pure i propri standard ambientali, sociali e di carattere più generale, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Il Comitato accoglie favorevolmente il livello di trasparenza e partecipazione della società civile sin dalla fase di avvio dei negoziati che è stato alla fine raggiunto con il partenariato transatlantico su commercio e investimenti, e raccomanda che diventi la norma nei futuri negoziati.

4.3.1.

L’UE (e altri paesi) devono inserire un impegno vincolante a favore dello sviluppo di capacità per aiutare i paesi meno sviluppati a conformarsi a tali norme, ad esempio, l’assistenza per lo sviluppo di un sistema accettabile di certificazione veterinaria, in quanto le norme sulla sicurezza alimentare sono fondamentali.

4.4.

La garanzia e il rafforzamento della sicurezza alimentare costituiranno anche un motore fondamentale delle politiche in qualsiasi negoziato bilaterale in materia di agricoltura, come indicato nel parere del CESE sul tema Commercio agricolo/sicurezza alimentare globale  (18). Come sottolineato nel parere, il commercio agricolo ha bisogno sia di «soddisfare la domanda solvibile» (forse per la prima volta) che di «offrire aiuto e sostegno lì dove fame e scarsità non possono essere vinte con le risorse locali». È altrettanto importante mantenere un livello adeguato di autosufficienza alimentare, anche per tutelare i paesi importatori da grandi fluttuazioni di prezzo dei prodotti importati.

4.4.1.

Questo parere descriveva l’enorme domanda potenziale di prodotti alimentari e di bevande dell’UE al di fuori dell’Europa. Circa i due terzi della produzione agricola dell’UE sono destinati a un’ulteriore trasformazione. Nel 2015 le esportazioni agroalimentari dell’UE sono arrivate a 129 miliardi di euro, ossia con un aumento del 27 % rispetto al 2011. Nel secondo trimestre del 2016 le esportazioni dell’UE ammontavano a 25,4 miliardi di euro, mentre le importazioni nell’UE di prodotti alimentari e di bevande sono state pari a 17,8 miliardi di euro. Le esportazioni principali hanno riguardato la carne, i distillati, il vino, il latte, il cioccolato e i dolciumi.

5.   Il commercio, l’agricoltura e gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS)

5.1.

L’adozione, da parte delle Nazioni Unite, degli OSS nel settembre 2015, che sono al centro dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, e la conclusione dell’accordo di Parigi (COP 21) (19) avranno effetti di vasta portata sul commercio mondiale. La necessità preminente di realizzare tali obiettivi deve essere ora posta al centro di tutti i futuri negoziati commerciali, in particolare in rapporto agli scambi commerciali nel settore agricolo.

5.2.

Gli OSS avranno un effetto più diretto sugli scambi commerciali nel settore agricolo. Essi sono basati sugli obiettivi di sviluppo del millennio (OSM), ma interesseranno ogni paese. Gli OSS sono di natura globale e applicabili universalmente: tutti i paesi devono assumersi e condividere la responsabilità del loro conseguimento. Gli OSS sono strettamente intrecciati con l’accordo di Parigi: almeno 13 di questi obiettivi fanno riferimento ai cambiamenti climatici.

5.2.1.

Per riuscire a conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile, più di 90 Stati hanno già chiesto assistenza ad altri paesi. Gli OSS sono al centro del dibattito a livello mondiale che l’UE ha contribuito a promuovere. Essi dovrebbero portare a nuovi metodi di lavoro a livello mondiale: più ampi, più partecipativi e più consultivi.

5.2.2.

Il Comitato accoglie con favore la comunicazione della Commissione sul tema Il futuro sostenibile dell’Europa: prossime tappe, pubblicata nel novembre 2016 (20), che prevede la piena integrazione degli OSS nel «quadro strategico europeo e nelle attuali priorità della Commissione», come in effetti stabilito dal trattato di Lisbona (21). GLI OSS «rappresenteranno una dimensione trasversale» ai fini dell’attuazione della strategia globale dell’UE. Come indicato, «l’UE ha svolto un ruolo determinante nella definizione» di questa agenda. Vi sarà una stretta sinergia nella promozione e attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile e nella promozione dei valori europei in tutto il mondo, anche se gli OSS non promuovono direttamente la buona governance e lo Stato di diritto.

5.2.3.

Inoltre, gli OSS vanno ben oltre gli obiettivi di sviluppo del millennio, in quanto individuano specificamente gli strumenti — o i «mezzi di attuazione» — per raggiungere tutti i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e i 169 traguardi appositamente individuati. Il commercio è specificamente menzionato in 9 OSS (mentre lo è una sola volta negli OSM).

5.2.4.

Se si vogliono davvero realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile, il commercio e gli investimenti devono svolgere un ruolo di vasta portata, non da ultimo perché l’Unctad stima che per conseguire questi obiettivi sarà necessario reperire altri 2 500miliardi di dollari USA all’anno, molti dei quali dovranno essere trovati nel settore privato. Come è stato sottolineato dal direttore generale dell’OMC, gli obiettivi di sviluppo del Millennio hanno già dimostrato il potenziale «trasformativo» degli scambi commerciali (22).

5.3.

Gli scambi commerciali nel settore agricolo devono inoltre svolgere un ruolo centrale nella realizzazione della maggior parte, se non di tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare per l’obiettivo 2 (fame/sicurezza alimentare), l’obiettivo n. 12 (produzione/consumo sostenibili) e l’obiettivo n. 15 (degrado del suolo).

5.3.1.

Essi svolgeranno anche un ruolo essenziale nel conseguire l’obiettivo 1 (povertà/denutrizione), l’obiettivo n. 8 (crescita economica inclusiva e sostenibile), l’obiettivo n. 9 (infrastrutture), l’obiettivo n. 10 (riduzione delle disuguaglianze), l’obiettivo n. 13 (cambiamenti climatici), l’obiettivo 3 (benessere), l’obiettivo 5 (parità di genere) e l’obiettivo n. 7 (energia). Sarà inoltre necessario perseguire una totale sinergia con altre forme di azione, compreso lo sviluppo.

5.4.

Come specificato nella dichiarazione ministeriale dell’OMC di Nairobi, il commercio internazionale può svolgere un ruolo importante nella realizzazione di una crescita sostenibile, solida ed equilibrata per tutti (23). Nella dichiarazione è stato sottolineato che l’OMC ha un ruolo importante da svolgere nel conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e che questo risultato sarebbe molto più difficile da raggiungere senza un meccanismo commerciale multilaterale efficace.

5.4.1.

Occorre tener conto degli effetti sui cambiamenti climatici generati dagli scambi commerciali e dagli investimenti nel settore agricolo. I negoziati per la conclusione di un accordo plurilaterale sui beni ambientali (EGA) preludono a un passo avanti importante per l’inserimento della questione dei cambiamenti climatici nella politica commerciale multilaterale, ma si renderà ancora necessaria un’ulteriore azione multilaterale volta a promuovere una maggiore coerenza.

5.4.2.

Il commercio internazionale può migliorare in misura considerevole la sicurezza alimentare e la nutrizione attraverso la crescente disponibilità di alimenti e l’incentivazione degli investimenti e della crescita. Al contrario, il ricorso a misure protezionistiche può soffocare una flessibilità essenziale e impedire lo sviluppo di mercati regionali. Ciononostante, gli accordi commerciali devono anche comprendere misure efficaci che consentano ai paesi in via di sviluppo meno avanzati di disporre di un margine d’azione maggiore per impedire che vengano compromesse la loro sicurezza alimentare o l’espansione dei loro settori agricoli emergenti.

5.5.

L’UE è stata la prima a inserire delle considerazioni sullo sviluppo sostenibile negli accordi di libero scambio (ALS) da essa conclusi. Dal 2010 è riuscita a concludere sei ALS, a partire da quello con la Corea del Sud, e un accordo di partenariato economico (APE), mentre altri sono in attesa della piena ratifica, compresi gli accordi con Canada, Singapore e Vietnam. Questi accordi contengono capitoli specifici sul commercio e lo sviluppo sostenibile, e sono dotati di un meccanismo congiunto della società civile per monitorarne l’attuazione. In tutti i casi al CESE spetta un ruolo cruciale.

5.5.1.

Il Comitato ha già chiesto (24) che capitoli simili sul commercio e lo sviluppo sostenibile siano inseriti nei negoziati attuali e futuri per la conclusione di accordi autonomi d’investimento separati. Inoltre, l’accordo sul partenariato transpacifico (TPP) contiene dei capitoli specificamente dedicati a questioni sociali e ambientali.

5.6.

Il Comitato rileva anche che molti fra quanti soffrono la povertà alimentare nel mondo sono lavoratori agricoli, e alleviare la fame è giustamente un elemento essenziale degli obiettivi di sviluppo del millennio e, adesso, anche dell’obiettivo di sviluppo sostenibile n. 2. Il 70 % delle persone in condizioni di insicurezza alimentare vive in zone rurali, in parte a causa di una graduale diminuzione degli investimenti in agricoltura e della cronica bassa produttività delle rese agricole nei paesi poveri, ma anche per l’assenza di una politica agricola o commerciale efficiente che tenga sufficientemente conto delle specificità della produzione agricola (anche sul piano del clima, delle risorse, del materiale vivente o della volatilità del mercato), In tale contesto, bisognerebbe prendere nota delle osservazioni della FAO, in particolare in materia di protezione sociale.

5.6.1.

Il commercio interafricano è modesto (tra il 10 e il 15 % del volume complessivo degli scambi commerciali in quel continente). Un rafforzamento della capacità dei paesi africani di espandere gli scambi commerciali nel settore agricolo — associato agli OSS relativi alle infrastrutture, all’integrazione regionale e all’approfondimento dei mercati interni, anche attraverso un aumento della trasformazione secondaria dei prodotti alimentari — sarà essenziale per consentire all’Africa di partecipare con risultati positivi al commercio agricolo e di migliorare la sicurezza alimentare.

6.   Il ruolo dell’UE nei futuri negoziati sugli scambi commerciali nel settore agricolo

6.1.

Come mostrato da Nairobi — dove, a dispetto delle aspettative, è stata concordata un’importante dichiarazione ministeriale — l’UE gode di una posizione solida per svolgere un ruolo di primo piano nei futuri negoziati sugli scambi commerciali nel settore agricolo. Questo è dovuto sia alla percezione del ruolo di guida svolto dall’UE nel promuovere sostenibilità e — al tempo stesso — sviluppo (il ruolo che essa ha svolto a Nairobi) che alle precedenti riforme della PAC, grazie alle quali l’UE non è più considerata essenzialmente sulla difensiva.

6.1.1.

La nuova comunicazione della Commissione impegna l’UE «a fare da apripista» nell’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile e dell’accordo di Parigi. Adesso tutte le iniziative dell’UE in materia di commercio devono soddisfare i requisiti fissati da tali accordi strettamente collegati tra loro.

6.2.

La Commissione ha inoltre realizzato uno studio sull’impatto che i futuri accordi commerciali avranno sul settore agricolo (25). Questo studio esamina 12 futuri accordi di libero scambio e analizza il potenziale dei prodotti agricoli europei sul mercato mondiale, ma non è riuscito a trattare l’intera gamma dei prodotti agricoli, né i prodotti alimentari trasformati in generale. La Commissione stessa ammette che questo studio è incompleto, in quanto nella valutazione non si è tenuto conto delle barriere non tariffarie, che hanno tuttavia un’incidenza considerevole sul commercio.

6.2.1.

Per consentire alla Commissione di elaborare una strategia completa ed efficace per gli scambi commerciali nel settore agricolo, questa dovrebbe essere estesa in modo da comprendere una valutazione d’impatto esaustiva sui probabili effetti che l’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile e dell’accordo di Parigi avranno sull’agricoltura dell’UE, nonché un’ulteriore valutazione d’impatto sugli effetti per l’agricoltura di tutta l’UE derivanti dai recenti sviluppi negli scambi commerciali a livello mondiale. Bisognerebbe tener conto degli accordi di libero scambio recentemente conclusi dall’UE, compresi gli sviluppi indiretti, ad esempio quando una svalutazione della valuta dei paesi partner ha avuto un impatto considerevole.

6.2.2.

Andrebbero compresi gli accordi che sono precedenti alla comunicazione del 2006 sul tema Europa globale  (26), in particolare quelli con il Sudafrica, il Messico e il Cile, anche perché è prevista la revisione degli accordi con questi ultimi due paesi.

6.3.

Nell’intraprendere queste valutazioni d’impatto, la Commissione deve tener presente la necessità di garantire che gli agricoltori possano trarre un beneficio equo da tali accordi commerciali. Gli agricoltori svolgono un ruolo fondamentale nella fornitura di alimenti non solo alla popolazione locale, ma anche a quella mondiale in rapida crescita. È essenziale che le comunità rurali vitali vengano mantenute, attenuando quanto più possibile lo spopolamento delle campagne in tutta l’Europa.

6.3.1.

Sono essenziali pratiche agricole efficienti sotto il profilo delle risorse. È necessario migliorare la gestione delle risorse e l’accesso alle stesse accrescendo la capacità di adattamento e la resilienza dei piccoli agricoltori in rapporto ai cambiamenti climatici, nonché rafforzando le competenze e la produttività nei terreni marginali.

6.4.

L’agricoltura è esposta a un rischio reale per effetto dei cambiamenti climatici. A livello mondiale, le risorse del suolo e dell’acqua sono limitate, i cambiamenti a lungo termine nelle condizioni delle colture sono il risultato di un maggior numero di eventi estremi a livello climatico, e la volatilità dei prezzi è in aumento. Un settore agricolo forte e vitale è fondamentale per mantenere o aumentare un approvvigionamento stabile, sicuro e certo di alimenti. È evidente che gli scambi commerciali contribuiscono a correggere gli squilibri nella domanda e nell’offerta, a promuovere l’efficienza nell’impiego delle risorse, ad aumentare le opportunità di mercato e a stimolare la crescita economica, generando quindi occupazione, reddito e prosperità nelle zone rurali.

6.4.1.

Poiché secondo le stime la popolazione mondiale di ceto medio dovrebbe aumentare di circa 2 miliardi di persone entro il 2030, anche queste persone vorranno poter scegliere tra prodotti alimentari variati che prima non erano alla loro portata. Questo comporterà un aumento esponenziale della domanda di proteine e di altri prodotti agricoli.

6.4.2.

In tale contesto assume importanza la dichiarazione di Cork 2.0. Gli agricoltori sono i custodi sia della terra che di altre risorse rurali, e anche il benessere degli animali costituisce una preoccupazione fondamentale. A questo proposito è particolarmente pertinente il parere del CESE sul tema La produzione integrata nell’Unione europea  (27).

Bruxelles, 23 febbraio 2017

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Georges DASSIS


(1)  Scrittore statunitense della seconda metà del XIX secolo. (N.d.T.: La frase originale a cui si fa riferimento è «La cronaca della mia morte era una vera e propria esagerazione».)

(2)  Al riguardo, l’OMC utilizza, in inglese, la denominazione «agricultural trade» (o, in francese, «commerce des produits agricoles»). (N.d.T.: Nel testo in italiano del parere si opta per l’espressione «scambi commerciali nel settore agricolo»).

(3)  https://www.wto.org/english/thewto_e/minist_e/mc10_e/mindecision_e.htm.

(4)  La Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC COP 21) che si è tenuta a Parigi.

(5)  SWD(2016) 390 final

(6)  https://www.wto.org/english/thewto_e/minist_e/min01_e/mindecl_e.htm

(7)  https://www.wto.org/english/news_e/spra_e/spra108_e.htm

(8)  https://www.wto.org/english/news_e/news16_e/agng_09mar16_e.htm; ICTSD Bridges report, Vol 20, No 40 — 24/11/2016.

(9)  Importanti anche per finalità di etichettatura e rintracciabilità.

(10)  L’OMC deve utilizzare le classificazioni delle Nazioni Unite e comprendere tra i paesi in via di sviluppo tutti i paesi che non sono classificati come sviluppati o meno avanzati (PMA). Per il suo sistema di preferenze generalizzate (SPG e SPG+) l’UE può utilizzare le categorie più precise della Banca mondiale che sono basate sul reddito del paese.

(11)  Bridges, Vol. 20, No 20 — 2/6/2016.

(12)  Bridges Vol. 20, No 37 — 3/11/2016.

(13)  Bridges Vol. 19, No 38 — 12/11/2015.

(14)  COM(2015) 497 final, punto 5.1.

(15)  Oggi giunto a trattare il suo 513o caso.

(16)  Secondo stime fornite da funzionari della Commissione europea in una riunione del CESE tenutasi nel marzo 2016.

(17)  Accordo economico e commerciale globale, in attesa di ratifica.

(18)  GU C 13 del 15/1/2016, pag. 97

(19)  Cfr. nota a piè di pagina 4.

(20)  SWD(2016) 390 final

(21)  Articolo 21, paragrafo 3, del TFUE.

(22)  Intervento alle Nazioni Unite del 21 settembre 2016.

(23)  Cfr. nota a piè di pagina 3.

(24)  Parere del CESE, GU C 268 del 14.8.2015, pag. 19

(25)  http://publications.jrc.ec.europa.eu/repository/bitstream/JRC103602/lb-na-28206-en-n_full_report_final.pdf

(26)  COM(2006) 567 final

(27)  GU C 214 dell'8/7/2014, pag. 8