28.12.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 487/41


Parere del Comitato economico e sociale europeo su: «Sviluppo sostenibile: una mappatura delle politiche interne ed esterne dell’UE»

[parere esplorativo]

(2016/C 487/06)

Relatore:

Ioannis VARDAKASTANIS

Correlatrice:

Jarmila DUBRAVSKÁ

Consultazione

Commissione europea, 8.6.2016

Base giuridica

Articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Sezione competente

Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente

Adozione in sezione

5.9.2016

Adozione in sessione plenaria

21.9.2016

Sessione plenaria n.

519

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

171/0/2

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

L’adozione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile rappresenta una svolta storica in direzione di un nuovo paradigma, perché affronta in maniera universale e integrata le disparità economiche, sociali e ambientali. Tutti i paesi devono tradurre e attuare l’Agenda, indipendentemente dal livello di reddito. Questa Agenda di straordinaria importanza riflette pienamente i valori europei di giustizia sociale, governance democratica, economia sociale di mercato e tutela dell’ambiente. Essa costituisce pertanto una grande occasione per l’UE di far leva su questi valori e di gestire la sua attuazione in modo globale. Il CESE invita l’UE a dare l’esempio a livello mondiale nell’ambito di questo processo di grande complessità.

1.2.

Il CESE accoglie con favore l’impegno dell’Unione europea a favore dell’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS). Esprime tuttavia preoccupazione per il fatto che, a un anno dall’adozione dell’Agenda 2030 dell’ONU, l’UE non abbia preso misure concrete e lungimiranti per integrare gli OSS nelle sue politiche e nei suoi programmi, e non abbia avviato una più ampia consultazione con la società civile.

1.3.

L’UE ha di fronte sfide politiche, sociali, economiche e strutturali cruciali in tutti i settori dell’economia e della società. Le disuguaglianze, la disoccupazione, specie giovanile, l’esclusione sociale e la povertà, le diseguaglianze di genere, la discriminazione e l’emarginazione dei gruppi vulnerabili nelle società europee minano le fondamenta stesse dell’Unione europea. In molti Stati membri, la crisi finanziaria ha ulteriormente acutizzato il problema, trasformandosi in una crisi dei diritti umani e sociali.

1.4.

L’Agenda 2030 dell’ONU dovrebbe essere convertita in una narrazione proattiva, trasformazionale e positiva per l’Europa e tale processo deve essere guidato a livello politico da una volontà e una determinazione forti di plasmare un’Unione europea sostenibile, avviando le nostre economie verso uno sviluppo resiliente, competitivo, efficiente nell’uso delle risorse, a basso tenore di carbonio e socialmente inclusivo. Questa narrazione lungimirante contribuirebbe inoltre a far fronte alla sfiducia senza precedenti mostrata dai cittadini dell’UE nel progetto europeo, e in particolare a conquistare il sostegno dei giovani per tale progetto. L’UE dovrebbe quindi utilizzare l’Agenda 2030 dell’ONU per presentare ai suoi cittadini una nuova visione per l’Europa: il contratto sociale del ventunesimo secolo.

1.5.

Il CESE chiede una strategia generale e integrata per un’Europa sostenibile all’orizzonte del 2030 e oltre, che garantisca la necessaria prospettiva a lungo termine, il coordinamento e la coerenza delle politiche per l’attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Tale strategia dovrebbe essere basata su un accordo interistituzionale tra la Commissione, il Consiglio e il Parlamento europeo, al fine di creare una solida base per l’ulteriore azione politica. A giudizio del CESE le attuali strategie europee, tra cui Europa 2020, che ha soppiantato in quanto strategia generale la precedente Strategia europea per lo sviluppo sostenibile del 2001, e le 10 priorità del presidente Juncker, non forniscono un approccio per raccogliere tutte le sfide insite nell’attuazione degli OSS nell’UE.

1.6.

La suddetta strategia generale deve comprendere traguardi specifici per l’attuazione degli OSS, meccanismi di revisione e di monitoraggio, piani d’azione con i necessari strumenti legislativi e strategici, attività di sensibilizzazione, come ad esempio un sondaggio di Eurobarometro sugli OSS, e un piano per la mobilitazione di risorse finanziarie. La Commissione dovrebbe avviare l’elaborazione di questa strategia nella sua imminente comunicazione e la fase di concezione della strategia dovrebbe prevedere un’ampia consultazione della società civile, dei governi, dei parlamenti e degli enti locali. Il CESE è pronto a contribuire a tale processo in veste di facilitatore.

1.7.

Il lavoro della Commissione volto a effettuare una mappatura delle politiche interne ed esterne dell’UE alla luce dei 17 OSS è una misura necessaria. Il CESE invita la Commissione a integrare tale iniziativa con un’analisi dettagliata delle lacune rispetto ai 17 OSS, al fine di individuare i settori in cui l’UE dovrebbe avviare azioni preliminari e immediate.

1.8.

Il CESE ha individuato i seguenti principali settori di intervento per un cambiamento trasformazionale in direzione dello sviluppo sostenibile, e raccomanda alla Commissione di definire, tenendo conto delle raccomandazioni formulate al punto 4.3 del presente parere, adeguate iniziative faro, comprendenti piani d’azione e tappe fondamentali trasparenti:

la transizione equa verso un’economia a basso tenore di carbonio, circolare e collaborativa,

la transizione verso una società e un’economia socialmente inclusive, il lavoro dignitoso e i diritti umani,

la transizione verso la produzione e il consumo sostenibili di alimenti,

l’investimento nell’innovazione e nella modernizzazione a lungo termine delle infrastrutture e la promozione delle imprese sostenibili,

la promozione dello sviluppo sostenibile globale attraverso gli scambi commerciali.

1.9.

Il CESE chiede alla Commissione di integrare gli OSS in tutte le politiche pertinenti. Si dovrebbero utilizzare a tal fine le relazioni intermedie da realizzare nel periodo 2014-2020. I futuri periodi di riferimento dei quadri finanziari pluriennali offriranno un’eccellente opportunità per integrare gli OSS nei programmi di spesa dell’UE.

1.10.

È particolarmente importante integrare l’Agenda 2030 dell’ONU nell’azione esterna dell’Unione europea. La Commissione dovrebbe adeguare integralmente settori di importanza cruciale, quali le politiche commerciali e di sviluppo, le politiche ambientali globali e l’azione per il clima, gli aiuti umanitari, la limitazione del rischio di catastrofi, il trasferimento di tecnologia e la promozione dei diritti umani, in modo da promuovere proattivamente l’attuazione dell’Agenda 2030 dell’ONU. Il Comitato invita inoltre la Commissione a integrare e applicare pienamente l’Agenda 2030 dell’ONU nel consenso europeo in materia di sviluppo e si rammarica del fatto che di ciò non si sia tenuto sufficientemente conto nella strategia globale dell’UE in materia di politica estera e di sicurezza.

1.11.

Il CESE invita la Commissione a valutare e migliorare il coordinamento orizzontale e verticale delle politiche ai fini di un’efficace attuazione dell’Agenda 2030 dell’ONU. Una migliore governance è un fattore cruciale dello sviluppo sostenibile. Il semestre europeo dovrebbe essere sviluppato e trasformato in un quadro di governance adatto per coordinare l’attuazione degli OSS con gli Stati membri. Il CESE sottolinea che la partecipazione, la trasparenza, il monitoraggio e il riesame, la responsabilità e la titolarità dei cittadini dovrebbero figurare tra gli elementi e le caratteristiche principali di una migliore governance.

1.12.

Eurostat dovrebbe elaborare e applicare una serie di indicatori e parametri di riferimento, sviluppati dall’ONU, per facilitare la valutazione, il monitoraggio, la rendicontabilità e la trasparenza del processo di attuazione degli OSS e fornire alle istituzioni dell’UE, agli Stati membri e a tutte le parti interessate dati statistici verificati ripartiti per singolo OSS e per traguardo.

1.13.

Il CESE rileva con soddisfazione che tra i 22 paesi che nel 2016 hanno presentato al Forum politico di alto livello delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile le prime valutazioni volontarie in materia di attuazione degli OSS figuravano quattro Stati membri dell’UE. Invita l’UE a dare l’esempio ed essere la prima regione a presentare una valutazione volontaria al forum politico di alto livello del 2017. Il CESE sarebbe disposto ad organizzare il contributo della società civile.

1.14.

L’Unione europea dovrebbe optare per un’impostazione guidata da una pluralità di parti interessate nell’attuazione degli OSS, includendo tutti i soggetti e le organizzazioni della società civile sulla base dei principi di partecipazione, rendicontabilità e partenariato. Il CESE stesso ha già presentato un’iniziativa specifica per il Forum della società civile europea a favore dello sviluppo sostenibile con la partecipazione di più parti interessate. La Commissione dovrebbe valutare e sviluppare proattivamente un’iniziativa per una Carta degli OSS, volta a favorire la creazione di forti partenariati a livello nazionale, UE e internazionale.

2.   Introduzione

2.1.

Nel settembre del 2015 i leader mondiali hanno adottato il documento dell’ONU Trasformare il nostro mondo: agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, indicando una serie di OSS per sradicare la povertà, proteggere il pianeta, garantire la tutela dei diritti umani e assicurare la prosperità per tutti. Ogni obiettivo prevede alcuni traguardi specifici da raggiungere nei prossimi 15 anni.

2.2.

L’UE avrà un ruolo cruciale nell’attuazione degli OSS in Europa. Nel suo programma di lavoro per il 2016 la Commissione ha annunciato una nuova iniziativa, Le prossime tappe per un futuro europeo sostenibile, al fine di attuare gli OSS nelle politiche interne ed esterne dell’UE (1).

2.3.

Come primo passo la Commissione sta svolgendo una «mappatura» per individuare quali politiche attuali dell’UE raccolgano già le sfide poste dagli OSS. La Commissione ha invitato il Comitato a contribuire a tale processo con il presente parere esplorativo. Per tenere conto del più ampio dibattito in corso nella società civile europea, il Comitato ha preso in considerazione i risultati di due grandi convegni sull’attuazione degli OSS, svoltisi presso la sua sede nel 2016, e di altri importanti convegni (2).

3.   Trasformare gli OSS in un’Agenda 2030 europea: verso un’Unione dello sviluppo sostenibile

3.1.

Il Comitato accoglie con favore l’iniziativa Le prossime tappe per un futuro europeo sostenibile , annunciata nel programma di lavoro della Commissione per il 2016, come approccio innovativo volto ad assicurare lo sviluppo economico e la sostenibilità sociale e ambientale dell’Europa oltre l’orizzonte temporale del 2020 ed ad attuare in modo integrato gli OSS nelle politiche interne ed esterne dell’UE (3). Si nutrono tuttavia timori per una possibile mancanza di volontà e di impegno a livello politico, dato che finora non è stato fatto molto per attuare l’Agenda.

3.2.

In una situazione in cui il progetto dell’UE è sotto pressione e sta perdendo la fiducia di molti cittadini, l’UE dovrebbe utilizzare gli OSS per sviluppare una narrazione trasformazionale positiva per un’Europa sostenibile, che colleghi la prospettiva a lungo termine con azioni politiche concrete a breve e medio termine. La sostenibilità è un «marchio» europeo (4): l’Agenda 2030 dell’ONU rispecchia valori europei e il modello europeo di giustizia sociale e di governance democratica, e offre quindi un’eccellente opportunità di definire una narrazione e una visione nuove, convincenti e positive per l’UE.

3.3.

Tutti gli Stati membri dell’UE e l’UE nel suo insieme hanno approvato l’Agenda 2030 dell’ONU. È giunto il momento di un chiaro impegno politico, assunto al più alto livello politico, che affermi che l’UE ha già adottato questa nuova agenda come una visione e un quadro generale per la transizione verso un’Unione dello sviluppo sostenibile (5).

3.4.

L’attuazione degli OSS non riguarda solo lo sviluppo o l’ambiente. Gli OSS affrontano le principali sfide della trasformazione delle nostre economie e società, anche nei paesi sviluppati. La loro applicazione nell’UE richiede un nuovo modello di sviluppo che sia economicamente più sostenibile, socialmente più inclusivo ed ecologicamente più sostenibile nel lungo periodo e in grado di garantire un’equa ripartizione delle risorse del nostro pianeta con una popolazione mondiale in crescita. Bisogna trasformare radicalmente le nostre economie (6). Il nuovo concetto di sviluppo dovrebbe comportare una nuova definizione di prosperità per l’UE e una nuova serie di indicatori. Gli OSS dovrebbero essere usati come leve per consentire e accelerare la transizione nel lungo periodo verso un’economia dell’UE resiliente, competitiva, efficiente nell’uso delle risorse e socialmente inclusiva.

3.5.

Il lancio, da parte della Commissione, di una tabella di marcia per il rinnovo del consenso europeo in materia di sviluppo induce a ritenere che la Commissione intenda concentrarsi in primo luogo sull’attuazione della nuova agenda nell’ambito delle politiche di sviluppo. Questo tipo di attribuzione di priorità non è in linea con l’approccio integrato degli OSS, che richiede strategie di attuazione generali e integrate che includano le politiche interne ed esterne.

3.6.

Per istituire un quadro di governance per l’attuazione degli OSS l’UE dovrà estendere il suo orizzonte di programmazione ben al di là del 2020. Una strategia globale e a lungo termine per un’Europa sostenibile all’orizzonte del 2030 e oltre (7) dovrebbe tradurre gli OSS in politiche interne ed esterne dell’UE, che affrontino sfide specificamente europee e siano accompagnate da tabelle di marcia e piani d’azione trasparenti per iniziative legislative e politiche e da un calendario dettagliato fino al 2030. Il Parlamento europeo ha chiesto un approccio analogo (8).

4.   Mappatura delle politiche interne ed esterne dell’UE

4.1.    L’esercizio di mappatura dev’essere combinato con un’analisi delle lacune strategiche

4.1.1.

Per definire una strategia politica dell’UE e una tabella di marcia relativa all’attuazione degli OSS serve ben più di una mappatura delle attuali politiche dell’UE. Una mappatura che riconduca le attuali politiche dell’UE ai singoli OSS non consente di valutare se sia possibile attuare tali obiettivi nell’UE senza ulteriori interventi. Le politiche attuali potrebbero non essere efficaci, o essere compromesse da altre politiche, oppure potrebbero esservi altri ostacoli. Pertanto, la mappatura delle politiche dev’essere combinata con un’analisi delle lacune che individui le effettive carenze delle politiche dell’UE rispetto ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU e ai traguardi associati.

4.1.2.

In tale contesto, il CESE accoglie con favore il documento elaborato sotto la guida dell’ex direttore generale della DG Ambiente, Karl Falkenberg, intitolato Strategic Notes «Sustainability Now!» (Note strategiche «Sostenibilità adesso»), che descrive già, in maniera decisa, attraverso esempi relativi ad alcuni settori di intervento, l’esigenza di riforme per l’UE in seguito all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

4.1.3.

Un’analisi esauriente delle lacune relative agli OSS per l’UE fa tuttora difetto. Tuttavia, da un «indice e quadro di controllo» degli OSS pubblicato di recente e da altre valutazioni svolte negli Stati membri dell’UE emerge che gli OSS costituiscono un programma ambizioso anche per i paesi ad alto reddito (9), anzitutto a causa delle modalità con cui tali paesi producono, forniscono e consumano prodotti e servizi e del conseguente impatto negativo sull’ambiente. Le principali sfide per i paesi dell’UE sono l’obiettivo 12 in materia di consumo e produzione responsabili, l’obiettivo 13 in materia di azione per il clima, gli obiettivi 14 e 15 sulla conservazione degli ecosistemi, i traguardi per l’agricoltura sostenibile e l’alimentazione dell’obiettivo 2, e l’obiettivo 9 sull’industria, l’innovazione e le infrastrutture, in relazione al quale è stata rilevata una carenza di investimenti.

4.1.4.

Le altre sfide sono gli OSS imperniati sulle persone, in particolare il numero 10, sulla riduzione delle disuguaglianze, il numero 8 sul lavoro e l’occupazione dignitosi, il numero 1 sulla povertà, il numero 5 sull’uguaglianza di genere, il numero 4 sull’istruzione.

4.1.5.

Molti paesi OCSE non riescono a conseguire il traguardo sui contributi finanziari alla cooperazione allo sviluppo, nel quadro dell’obiettivo 17.

4.1.6.

In quanto programma universale, gli OSS mirano anche a ridurre le ripercussioni sociali e ambientali negative che le economie dei paesi ad alto reddito hanno nei paesi terzi. Finora questo aspetto non è stato oggetto di molte misurazioni, ma si tratta di una sfida importante per gli Stati dell’UE.

4.2.    Il contributo delle attuali strategie europee all’attuazione degli OSS

4.2.1.

Il Comitato ritiene che la mappatura delle politiche dell’UE dovrebbe concentrarsi anzitutto sugli strumenti politici di importanza strategica per la definizione e l’attuazione delle politiche dell’UE. Le prime valutazioni indicano che questi strumenti non sono all’altezza della sfida dell’attuazione degli OSS nell’UE (10). Nessuna di queste strategie ha l’orizzonte temporale dell’Agenda 2030 dell’ONU.

4.2.2.

Ai tempi della Commissione Barroso la strategia Europa 2020 è stata proclamata strategia generale dell’UE, prendendo così il posto della strategia di sviluppo sostenibile dell’UE. Tale strategia affronta in linea di principio, le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, ma è piuttosto orientata al breve periodo, con una prospettiva chiaramente europea. Essa non tiene conto della prospettiva internazionale, né descrive l’impatto delle politiche interne dell’UE sulle altre parti del mondo e le sue politiche esterne, tra cui quella di cooperazione allo sviluppo. Di conseguenza, essa non potrebbe mai rappresentare un sostituto della precedente strategia di sviluppo sostenibile. Due OSS non sono presi in considerazione: il numero 2 relativo agli alimenti e all’agricoltura e il numero 16 sulla governance; altri, tra cui il numero 6 (acqua) e il numero 11 (città) sono coperti solo in parte.

4.2.3.

Due obiettivi (n. 14, oceani e n. 15, biodiversità) non sono considerati nelle dieci priorità del presidente Juncker, mentre altri (n. 4 istruzione, n. 6 acqua, n. 11 città e n. 12 consumo e produzione sostenibili) vi sono contemplati solo in misura limitata.

4.2.4.

Un gruppo più ristretto di priorità è stato scelto nella Relazione dei cinque presidenti, incentrata su questioni economiche, finanziarie, monetarie e di bilancio e comprendente la governance come quinto argomento. La relazione contiene dei riferimenti a settori connessi agli obiettivi di sviluppo del millennio, come l’energia, l’occupazione, l’inclusione sociale e i sistemi sanitari.

4.2.5.

Il Fondo europeo per gli investimenti strategici ha attirato progetti in settori che sembrano allinearsi ad alcune sfide connesse all’attuazione degli OSS: energia (40 %), ambiente ed uso efficiente delle risorse (12 %), infrastruttura sociale (3 %) (11).

4.2.6.

Alcuni OSS, in particolare il n. 3 relativo alla salute, il numero 5 sulla parità di genere, il n. 10 sulle disuguaglianze e il n. 11 sulle città, non sono adeguatamente trattati nel quadro delle priorità tematiche di investimento dei fondi strutturali e di investimento europei.

4.2.7.

Con la nuova strategia globale dell’UE in materia di politica estera e di sicurezza l’UE dispone di un quadro più ampio per integrare l’Agenda 2030 dell’ONU in ambiti quali il commercio, lo sviluppo, la democrazia, i diritti umani, gli aiuti umanitari, la riduzione del rischio di catastrofi, il trasferimento di tecnologie e l’azione per il clima. La strategia affronta, in una certa misura, gli OSS relativi all’esigenza di garantire una prosperità condivisa a livello mondiale. Essa afferma inoltre che gli OSS guideranno il futuro accordo post-Cotonou e sono un fattore trainante per la revisione del consenso europeo per lo sviluppo.

4.3.    I settori chiave per il cambiamento trasformazionale

4.3.1.

Sulla base dell’analisi delle lacune e delle tendenze reali dei risultati dell’UE nella realizzazione degli obiettivi, la Commissione dovrebbe individuare i settori di intervento fondamentali per i cambiamenti trasformazionali necessari. L’azione politica andrebbe incentrata su tali settori fondamentali, con opportune iniziative faro, tra cui piani d’azione e tappe fondamentali trasparenti. Il CESE, anche alla luce dei suoi precedenti lavori in questi settori, considera essenziali le seguenti aree di intervento.

4.3.2.   

Transizione equa verso un’economia a basso tenore di carbonio, circolare e collaborativa

(Obiettivi 7, 8, 9, 11, 12 e 13)

4.3.2.1.

Una delle finalità principali degli OSS è mantenere i percorsi di sviluppo entro i limiti del pianeta, che si tratti del clima, del consumo di risorse, della qualità dell’aria e dell’acqua ovvero della protezione della biodiversità terrestre e marina. Ciò impone a regioni sviluppate come l’Europa di ridurre drasticamente l’impronta ambientale dell’economia attraverso uno spostamento della produzione, dei consumi e della società verso un’economia circolare e a basso tenore di carbonio. La transizione offre all’UE l’opportunità di ammodernare la propria economia, accrescendone così la competitività e la resilienza, e di migliorare la qualità della vita e il benessere dei suoi cittadini.

4.3.2.2.

Il Settimo programma d’azione per l’ambiente, il quadro per le politiche dell’energia e del clima all’orizzonte 2030 e il piano d’azione per l’economia circolare hanno introdotto delle tabelle di marcia, ma è chiaro che bisogna accelerare i progressi sul campo (12). Si deve migliorare la coerenza con altri settori di intervento e rimediare alle carenze di attuazione in molti Stati membri integrando pienamente nel semestre europeo la transizione verso un’economia circolare e a basso tenore di carbonio (13). Il Settimo programma d’azione per l’ambiente e il piano d’azione per l’economia circolare necessitano di solidi meccanismi di attuazione e coordinamento attivo con altri settori di intervento all’interno della Commissione, al fine di assicurare risultati efficaci (14). Per avanzare bisogna migliorare il dialogo e le alleanze con la società civile, comprese le imprese e i sindacati. Si deve rendere possibile una giusta transizione mediante politiche attive sul fronte dell’occupazione (15). La politica per il clima deve basarsi sul principio della giustizia climatica, garantire che oneri e vantaggi dei cambiamenti climatici, in termini del loro impatto sui diritti umani, sulla povertà e sull’uguaglianza, siano ripartiti in modo equo e che non siano le sole categorie più vulnerabili a subire gli effetti negativi.

4.3.2.3.

Occorre garantire che i mercati sostengano la transizione economica e che i prezzi riflettano i veri costi esterni delle emissioni che incidono sul clima e dell’uso delle risorse naturali (16). Bisogna mettere in pratica gli attuali impegni ad eliminare le sovvenzioni dannose per l’ambiente e promuovere maggiormente la riforma della tassazione ambientale. È necessario promuovere nuovi modelli per mercati decentrati dell’energia pulita in cui i consumatori diventino anche produttori. Analogamente, un’economia della condivisione decentrata permette ai consumatori di avanzare verso il modello di economia circolare. L’economia collaborativa che sta emergendo comporta una trasformazione concettuale per quanto riguarda il lavoro e rappresenterà un’importante fonte di occupazione. In questo nuovo settore bisognerà tutelare i diritti dei consumatori e dei lavoratori e la concorrenza leale (17).

4.3.3.   

Transizione verso una società e un’economia socialmente inclusive: lavoro dignitoso e diritti umani

(Obiettivi 1, 3, 4, 5, 8 e 10)

4.3.3.1.

Le principali finalità degli OSS sono sradicare la povertà e garantire che tutti possano esprimere il loro potenziale nella dignità e nell’uguaglianza. Sotto questo profilo gli OSS rispecchiano i valori e il modello sociale dell’Europa. Ma nel corso dei decenni passati il divario fra ricchi e poveri in Europa si è accentuato, e gli ultimi otto anni di recessione, di crisi finanziaria e di politiche di austerità, e in talune zone la mancanza di riforme strutturali, hanno aumentato i tassi di disoccupazione e di povertà, acuito le disuguaglianze di altro tipo e messo ulteriormente sotto pressione la protezione sociale, colpendo in particolare i gruppi più vulnerabili.

4.3.3.2.

Nel realizzare gli OSS, l’Unione europea deve modificare il proprio paradigma economico verso un modello di sviluppo più inclusivo, che distribuisca la ricchezza esistente in modo più equo e aumenti la resilienza economica e finanziaria (18). Al fine di creare posti di lavoro e generare sviluppo economico, l’UE deve creare un ambiente favorevole agli investimenti, insieme con un mercato interno ben funzionante, competitività internazionale e una maggiore domanda interna.

4.3.3.3.

Gli OSS dovrebbero costituire una ragione per riaffermare gli obiettivi della strategia Europa 2020 in materia di riduzione della povertà, di occupazione e d’istruzione, e per riflettere su modi più efficienti di realizzarli. Obiettivi sociali fondamentali, quali posti di lavoro dignitosi, l’eliminazione della povertà, la riduzione delle disuguaglianze e gli investimenti sociali, devono essere posti sullo stesso piano delle considerazioni macroeconomiche nel quadro del semestre europeo (19). La prima proposta della Commissione del pilastro europeo dei diritti sociali non conteneva alcun riferimento agli OSS. Si dovrebbe prendere in considerazione l’integrazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile nelle fasi ulteriori di preparazione del pilastro europeo dei diritti sociali. Il Comitato sta attualmente elaborando un parere sul pilastro in cui esprimerà la sua posizione effettiva.

4.3.3.4.

L’UE dovrebbe investire in un approccio più coerente e sistematico alla lotta contro l’esclusione sociale, l’emarginazione e la povertà, che si concentri sui gruppi più vulnerabili, si basi sui diritti dell’uomo e affronti anche le discriminazioni di genere. Occorre adottare la direttiva sulla parità di trattamento (20).

4.3.3.5.

Oltre che alle sfide della disoccupazione e dell’invecchiamento demografico, i sistemi previdenziali devono essere adattati alle nuove sfide, in particolare quelle derivanti da nuove forme di occupazione, che possono offrire nuove opportunità lavorative, ma possono condurre al lavoro precario e alla povertà lavorativa. Bisogna sfruttare il potenziale di creazione di posti di lavoro derivante da transizioni economiche fondamentali, come il passaggio all’economia digitale, a basso tenore di carbonio e circolare (21). Le norme in materia di lavoro e un reddito minimo europeo contribuiranno a garantire la coesione territoriale e sociale e un’equa ridistribuzione della ricchezza e del reddito (22), fatte salve le competenze degli Stati membri e dell’UE in questi temi. Soggetti sia pubblici che privati dovrebbero mobilitare l’enorme potenziale occupazionale degli investimenti sociali (23). Per non lasciare indietro nessuno è necessario investire in un’istruzione inclusiva e di qualità e in servizi di alta qualità, accessibili e integrati per aiutare le persone in stato di bisogno.

4.3.3.6.

Le imprese sociali promuovono l’integrazione nel mercato del lavoro e al tempo stesso forniscono prodotti e servizi a prezzi accessibili per fini sociali, ad esempio servizi in un’economia decentrata, circolare e a basso tenore di carbonio. Esse dovrebbero essere sostenute mediante incentivi per l’avvio di nuove imprese nel settore dell’economia sociale e un contesto regolamentare favorevole (24).

4.3.4.   

Transizione verso la produzione e il consumo sostenibili di alimenti

(Obiettivi 2, 12 e 15)

4.3.4.1.

Le derrate alimentari, e in particolare il modo in cui sono coltivate, prodotte, consumate, commerciate, trasportate, immagazzinate e commercializzate, costituiscono la connessione fondamentale tra il genere umano e il pianeta, nonché il percorso verso una crescita economica inclusiva e sostenibile (25). Gli OSS, in particolare gli obiettivi 2 e 12, forniscono un quadro di riferimento cruciale per l’azione comune volta ad alimentare il mondo in modo sostenibile entro il 2030. Risulta particolarmente necessaria una transizione verso sistemi alimentari più sostenibili, che comprenda tutte le fasi, dalla produzione al consumo. I produttori devono produrre maggiori quantità di alimenti con un minore impatto ambientale, mentre i consumatori devono essere incoraggiati a ricorrere ad alimenti nutrienti, sani e con un’impronta di carbonio minore.

4.3.4.2.

La riforma della politica agricola comune ha introdotto una combinazione di misure che possono essere considerate un passo nella giusta direzione (26). La transizione verso sistemi alimentari sostenibili richiede non soltanto una politica agricola, ma anche una vasta politica alimentare, integrata con una strategia ad ampio raggio per la bioeconomia. Sulla base del riconoscimento dell’interdipendenza tra la produzione e il consumo di alimenti, bisogna mettere a punto un adeguato approccio strategico europeo che indichi il percorso verso la sostenibilità, la salute e la resilienza (27).

4.3.4.3.

In tale contesto occorre per esempio rispondere alla questione sollevata nel rapporto Falkenberg relativa alla compatibilità dell’orientamento all’esportazione dell’agricoltura europea con l’obiettivo di rafforzare la produzione alimentare nei paesi in via di sviluppo.

4.3.4.4.

L’UE avrà un ruolo fondamentale nella realizzazione dell’obiettivo 12.3, dimezzare gli sprechi alimentari pro capite a livello mondiale. Mentre circa 800 milioni di persone nel mondo soffrono la fame, i dati mostrano che un terzo degli alimenti prodotti per il consumo umano a livello globale va perduto o viene gettato via; 100 milioni di tonnellate nella sola UE (28). Il CESE accoglie con favore l’intenzione della Commissione di creare una piattaforma delle parti interessate per contribuire a inquadrare le misure necessarie e condividere le buone pratiche in materia di prevenzione e riduzione degli sprechi alimentari (29).

4.3.5.   

Investire nell’innovazione e nell’ammodernamento a lungo termine delle infrastrutture e promuovere le imprese sostenibili

(Obiettivi 7, 8, 9 e 13)

4.3.5.1.

Trasformare l’economia secondo un modello più sostenibile richiederà un considerevole spostamento degli investimenti. Si stima che per attuare gli OSS a livello globale occorreranno investimenti pubblici e privati per circa 3 mila miliardi di dollari (30). Serve un piano globale per mobilitare risorse finanziarie a livello dell’UE e degli Stati membri. Bisogna inoltre riunire i programmi e le iniziative di finanziamento dell’UE.

4.3.5.2.

L’UE deve orientare in modo più efficiente verso lo sviluppo sostenibile integrato gli investimenti pubblici nei paesi in via di sviluppo, e deve integrare indicatori relativi agli OSS nel finanziamento pubblico di progetti di sviluppo. Cosa ancora più importante, l’UE deve incoraggiare e incrementare gli investimenti del settore privato in tali ambiti.

4.3.5.3.

Ma anche all’interno dell’UE, gli OSS richiedono notevoli investimenti nell’ammodernamento delle infrastrutture e in imprese sostenibili. Le prime valutazioni sull’attuazione degli OSS nell’UE mostrano gravi lacune in termini di investimenti nell’industria, nell’innovazione e nelle infrastrutture (31).

4.3.5.4.

Vi sono chiari argomenti economici a favore della sostenibilità. Per approfittare appieno di questa opportunità, l’UE deve creare un contesto imprenditoriale favorevole, che stimoli l’innovazione, l’imprenditorialità e gli investimenti sostenibili. Alcune imprese hanno già iniziato, ma è fondamentale estendere e replicare le esperienze imprenditoriali sostenibili coronate da successo. Approcci volontari, quali la responsabilità sociale delle imprese, possono favorire questa transizione. Essi devono essere integrati da misure aggiuntive volte ad esempio ad incrementare la trasparenza, sviluppare le competenze, facilitare i partenariati e accompagnare le imprese nei loro compiti di rendicontazione. La Commissione dovrebbe valutare se alleanze tra più parti interessate con il settore privato potrebbero costituire un utile strumento a livello dell’UE.

4.3.5.5.

I programmi di finanziamento dell’UE devono essere allineati con gli OSS. Sarà determinante il ruolo di iniziative quali il piano Juncker, nonché quello delle istituzioni finanziarie e delle banche di investimento pubbliche. La sfida in questo contesto consiste nel riallocare i capitali. L’Unione dei mercati dei capitali offre un’opportunità per promuovere gli investimenti sostenibili (32). La revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale sarà un’opportunità per integrare gli OSS nei principali fondi dell’UE. Gli investimenti a lungo termine devono essere incentivati e gli ostacoli eliminati (33).

4.3.6.   

Mettere gli scambi commerciali al servizio dello sviluppo sostenibile globale

(Obiettivi 12 e 17)

4.3.6.1.

In un’economia globalizzata, il commercio ha un impatto fondamentale sullo sviluppo sostenibile nell’UE e a livello mondiale. Nell’ambito di vari OSS, quindi, il commercio è considerato come un importante mezzo di attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Con la comunicazione Commercio per tutti, la Commissione ha avviato un ambizioso piano d’azione per un commercio e degli investimenti più responsabili, al fine di tutelare le norme sociali e ambientali negli scambi commerciali e promuovere lo sviluppo sostenibile (34). L’attuazione degli OSS dovrà essere sistematicamente ed effettivamente connessa al piano d’azione, i relativi risultati dovranno essere controllati.

4.3.6.2.

Occorrerebbe inserire in tutti gli accordi commerciali e di investimento dell’UE capitoli ambiziosi in materia di commercio e sviluppo sostenibile, e in seguito attuarli ed applicarli efficacemente. Bisogna rafforzare la dimensione dello sviluppo sostenibile nell’ambito dell’OMC (35). Il modo migliore per salvaguardare le norme sociali, sul lavoro e ambientali nell’ambito degli accordi di libero scambio consiste nel garantire una partecipazione molto maggiore della società civile ai negoziati e al processo di attuazione e di monitoraggio (36).

4.3.6.3.

La Commissione dovrebbe adottare una strategia sulla promozione del lavoro dignitoso nelle catene di approvvigionamento a livello mondiale (37). Bisogna incoraggiare iniziative tra più parti interessate per promuovere la dovuta diligenza nelle catene di approvvigionamento globali.

4.4.    Una migliore governance per lo sviluppo sostenibile

4.4.1.

Per sostenere le attività in settori di intervento essenziali, l’UE deve valutare e migliorare il coordinamento orizzontale e verticale delle politiche per un’efficace attuazione dell’Agenda 2030 dell’ONU. Una migliore governance è essenziale per lo sviluppo sostenibile (38) e un migliore coordinamento costituisce un approccio fondamentale per conseguire la coerenza delle politiche.

4.4.2.

L’UE deve migliorare la coerenza delle sue politiche e orientarle in modo mirato verso uno sviluppo sostenibile equilibrato. L’attuale meccanismo di «coerenza delle politiche per lo sviluppo», volto ad integrare considerazioni di politica dello sviluppo in altri settori, dovrebbe essere esaminato attentamente, rafforzato e concettualizzato nuovamente in uno strumento in grado di assicurare la «coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile» e collegato con altri sforzi di coordinamento orizzontale.

4.4.3.

La Commissione dovrebbe inoltre valutare in che modo gli strumenti per legiferare meglio possono essere utilizzati per contribuire al conseguimento degli OSS. Occorrerebbe riesaminare di conseguenza gli orientamenti per la valutazione d’impatto, ad esempio introducendo un criterio di sostenibilità nelle valutazioni d’impatto per la nuova legislazione.

4.4.4.

Per integrare gli OSS in tutti i pertinenti settori di intervento, la Commissione dovrebbe rifarsi ai principi guida dell’Agenda 2030 dell’ONU come quadro di riferimento per il riesame della legislazione e dell’elaborazione delle politiche dell’UE, in particolare per quanto riguarda un approccio fondato sui diritti umani e il principio di non lasciare indietro nessuno.

4.4.5.

Sulla base degli indicatori globali relativi agli OSS, integrati da indicatori europei appropriati, l’UE deve istituire un sistema di monitoraggio e riesame degli OSS, coordinato con il monitoraggio negli Stati membri dell’UE e connesso al monitoraggio globale nel forum politico di alto livello (HLPF).

4.4.6.

Gli indicatori relativi agli OSS dovrebbero inoltre essere introdotti negli attuali processi di monitoraggio e valutazione delle politiche. Ciò riguarda in particolare il semestre europeo, in quanto meccanismo centrale di governance dell’UE, che deve essere adattato all’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibili.

4.4.7.

Rafforzare il ruolo degli indicatori di sostenibilità nel quadro della procedura legislativa di assegnazione del bilancio costituirebbe uno strumento importante nell’attuazione dello sviluppo sostenibile. I criteri di condizionalità nei fondi strutturali e di investimento europei dovrebbero essere adattati all’attuazione degli OSS.

4.4.8.

Si dovrebbe sostenere l’iniziativa della rete europea per lo sviluppo sostenibile (ESDN) di creare una piattaforma di apprendimento tra pari tra gli Stati membri.

4.4.9.

L’UE dovrebbe a sua volta prendere l’iniziativa di presentare, per prima tra le organizzazioni regionali, una valutazione volontaria alla sessione 2017 del forum politico di alto livello. Essa dovrebbe inoltre elaborare una relazione annuale che illustri in che modo l’azione interna ed esterna dell’UE contribuisca all’attuazione degli OSS nell’area di interesse tematico annuale del forum politico di alto livello (39). La società civile dovrebbe essere pienamente integrata nella preparazione e nella presentazione della revisione volontaria e nelle relazioni tematiche attraverso il forum europeo sullo sviluppo sostenibile.

5.   La società civile quale forza trainante

5.1.

L’Agenda 2030 dell’ONU esige un passaggio a un modello di governance cui partecipi una pluralità di parti interessate, con un ruolo più incisivo per la società civile. Gli OSS potranno essere attuati solo se la società civile e le altre parti interessate svolgeranno un ruolo attivo e assumeranno la titolarità del processo. La società civile deve essere associata al processo a partire dal livello locale, regionale e nazionale a quello dell’UE e del forum politico di alto livello, in ogni fase fino all’attuazione.

5.2.

Per l’UE e i suoi Stati membri il Comitato suggerisce di creare un Forum europeo dello sviluppo sostenibile per coinvolgere un ampio ventaglio di organizzazioni della società civile e di altre parti interessate nell’attuazione degli OSS nell’UE, nonché in un processo continuo di monitoraggio e valutazione (40). Un primo compito di tale forum dovrebbe essere quello di facilitare il dialogo con la società civile nel processo, portando così a una strategia globale dell’UE per lo sviluppo sostenibile.

5.3.

La Commissione dovrebbe sviluppare un programma specifico e una linea di finanziamento per sostenere il rafforzamento delle capacità delle organizzazioni della società civile, in modo che possano partecipare pienamente a questo processo. Gli attuali programmi di rafforzamento delle capacità devono essere aperti in maniera più esplicita alle organizzazioni della società civile che lavorano su questioni interne e che stanno svolgendo attività di collegamento per quanto riguarda gli aspetti interni ed esterni, l’integrazione degli OSS e le questioni di governance.

Bruxelles, 21 settembre 2016

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Georges DASSIS


(1)  COM(2015) 610 final.

(2)  Convegno How to make the SDG’s Europe’s business (Come coinvolgere l’Europa negli OSS), 30 e 31 maggio 2016, organizzato congiuntamente dalla presidenza neerlandese, dal CESE, dalla rete Sustainable Development Solutions Network (SDSN) e da Dutch SDG Charter; convegno del CESE Next steps for a sustainable European future (I prossimi passi per un futuro europeo sostenibile), 7 luglio 2016; convegno dell’IDDRI sul tema Sustainable development: it’s time! (Sviluppo sostenibile, è l’ora!) 10 e 11 maggio 2016, Parigi; convegno organizzato dall’IASS sul tema Jump-starting the SDGs in Germany (Lanciare gli OSS in Germania), 1-3 maggio 2016.

(3)  Parere del CESE sul tema Forum europeo della società civile a favore dello sviluppo sostenibili (GU C 303 del 19.8.2016, pag. 73).

(4)  Sostenibilità adesso! Nota strategica del Centro europeo di strategia politica (EPSC), numero18, 20 luglio 2016.

(5)  Op. cit.

(6)  Discorso pronunciato dal vicepresidente della Commissione Frans Timmermans in occasione del vertice delle Nazioni Unite il 27 settembre 2015.

(7)  Punto 4.3.3 del parere del CESE in merito a Bilancio della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva (GU C 12 del 15.1.2015, pag. 105); parere del CESE sul tema Forum della società civile europea a favore dello sviluppo sostenibile (GU C 303 del 19.8.2016, pag. 73).

(8)  Risoluzione del Parlamento europeo 2016/2696(RSP).

(9)  SDSN, Bertelsmann Stiftung, SDG Index & Dashboard (Indice e quadro di controllo per gli OSS), luglio 2016; Niestroy, How are we getting ready? (Come ci stiamo preparando?) DIE discussion paper, 9/2016.

(10)  Alla base della disanima condotta nei punti 4.2.2 — 4.2.7 cfr. Niestroy (2016), pagg. 38-45, Commissione europea, DG Ricerca e innovazione (2015). The role of science, technology and innovation policies to foster the implementation of the SDGs (Il ruolo delle politiche in materia scientifica, tecnologica e di innovazione nel promuovere l’attuazione degli OSS).

(11)  COM(2016) 359 final.

(12)  Parere del CESE sul tema Il protocollo di Parigi — Piano particolareggiato per la lotta contro il cambiamento climatico oltre il 2020 (GU C 383 del 17.11.2015, pag. 74); parere del CESE sul tema Strumenti di mercato per un’economia efficiente sotto il profilo delle risorse e a basse emissioni di carbonio nell’UE (GU C 226 del 16.7.2014, pag. 1).

(13)  Parere del CESE sul tema Strumenti di mercato per un’economia efficiente sotto il profilo delle risorse e a basse emissioni di carbonio nell’UE (GU C 226 del 16.7.2014, pag. 1).

(14)  Parere del CESE in merito a L’anello mancante — Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare (GU C 264 del 20.7.2016, pag. 98).

(15)  Parere sul tema Una coalizione per rispettare gli impegni dell’accordo di Parigi, adottato il 14 luglio 2016 (non ancora pubblicato in GU).

(16)  Parere del CESE sul tema Strumenti di mercato per un’economia efficiente sotto il profilo delle risorse e a basse emissioni di carbonio nell’UE (GU C 226 del 16.7.2014, pag. 1); parere del CESE in merito a Avvio del processo di consultazione pubblica sul nuovo assetto del mercato dell’energia (GU C 82 del 3.3.2016, pag. 13); parere del CESE in merito a Un «new deal» per i consumatori di energia (GU C 82 del 3.3.2016, pag. 22).

(17)  Parere del CESE sul tema Il consumo collaborativo o partecipativo: un modello di sviluppo sostenibile per il XXI secolo (GU C 177 dell’11.6.2014, pag. 1); parere del CESE sul tema L’economia della condivisione e l’autoregolamentazione (GU C 303 del 19.8.2016, pag. 36).

(18)  Parere del CESE sul tema L’impatto degli investimenti sociali sull’occupazione e sui bilanci pubblici (GU C 226 del 16.7.2014, pag. 21); parere del CESE sul tema Principi per sistemi previdenziali efficaci e affidabili (GU C 13 del 15.1.2016, pag. 40).

(19)  Parere del CESE sul tema L’impatto degli investimenti sociali sull’occupazione e sui bilanci pubblici (GU C 226 del 16.7.2014, pag. 21); parere del CESE sul tema Principi per sistemi previdenziali efficaci e affidabili (GU C 133 del 14.4.2016, pag. 9).

(20)  COM(2008) 426 final.

(21)  Parere del CESE in merito a Piano d’azione verde per le PMI/Iniziativa per favorire l’occupazione verde (GU C 230 del 14.7.2015, pag. 99); parere del CESE sul tema Società digitale: accesso, istruzione, formazione, occupazione, strumenti per l’uguaglianza (GU C 451 del 16.12.2014, pag. 25); parere del CESE in merito a Verso una florida economia basata sui dati (GU C 242 del 23.7.2015, pag. 61).

(22)  Parere del CESE sul tema Forum europeo della società civile a favore dello sviluppo sostenibile (GU C 170 del 5.6.2014, pag. 23).

(23)  Parere del CESE sul tema L’impatto degli investimenti sociali sull’occupazione e sui bilanci pubblici (GU C 226 del 16.7.2014, pag. 21).

(24)  Parere del CESE sul tema Costruire un ecosistema finanziario per le imprese sociali (GU C 13 del 15.1.2016, pag. 152).

(25)  FAO and the 17 Sustainable Development Goals (La FAO e i 17 OSS): http://www.fao.org/3/a-i4997e.pdf

(26)  Parere del CESE sul tema Sistemi alimentari più sostenibili (GU C 303 del 19.8.2016, pag. 64).

(27)  Op. cit.

(28)  FUSIONS (2016). Stime dei livelli di sprechi alimentari in Europa http://eu-fusions.org/phocadownload/Publications/Estimates%20of%20European%20food%20waste%20levels.pdf

(29)  Cfr. nota a piè di pagina 26.

(30)  IDDRI, 2015 Issue Brief: http://www.iddri.org/Publications/Three-commitments-governments-should-take-on-to-make-Sustainable-Development-Goals-the-drivers-of-a-major-transformation (Tre impegni che i governi dovrebbero assumersi per trasformare gli OSS nel motore di una grande trasformazione).

(31)  Niestroy 2016; pag. 28.

(32)  Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) Inquiry, Building a sustainable Financial System in the European Union (Studio, costruire un sistema finanziario sostenibile nell’UE), pag. 5: http://web.unep.org/inquiry

(33)  Parere del CESE in merito a Libro verde — Il finanziamento a lungo termine dell’economia europea (GU C 327 del 12.11.2013, pag. 11).

(34)  COM(2015) 497 final.

(35)  Parere del CESE in merito a Commercio, crescita e sviluppo — Ripensare le politiche commerciali e d’investimento per i paesi più bisognosi (GU C 351 del 15.11.2012, pag. 77); parere del CESE sul tema Finanziamento dello sviluppo — la posizione della società civile (GU C 383 del 17.11.2015, pag. 49).

(36)  Parere del CESE in merito a Commercio per tutti — Verso una politica commerciale e di investimento più responsabile: http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52015AE2717&from=FR

(37)  Parere del CESE sul tema Lavoro dignitoso nelle catene globali di approvvigionamento (GU C 303 del 19.8.2016, pag. 17).

(38)  Ultimately, — it’s all about governance (In definitiva, è tutta una questione di governance), intervento del commissario Timmermans al vertice delle Nazioni Unite, 27 settembre 2015.

(39)  Parere del CESE sul tema L’Agenda 2030 — Un’Unione europea impegnata a favore degli obiettivi di sviluppo sostenibile a livello globale, non ancora pubblicato sulla GU.

(40)  Parere del CESE sul tema Forum europeo della società civile a favore dello sviluppo sostenibile (GU C 303 del 19.8.2016, pag. 73).