COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Contro il lock-in: costruire sistemi TIC aperti facendo un uso migliore degli standard negli appalti pubblici /* COM/2013/0455 final */
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL
PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO
E AL COMITATO DELLE REGIONI Contro il lock-in: costruire sistemi TIC
aperti facendo un uso migliore degli standard negli appalti pubblici (Testo rilevante ai fini del SEE) 1. Introduzione Molte organizzazioni sono vincolate ai loro
sistemi TIC perché solo il fornitore ha una conoscenza approfondita del
funzionamento del sistema ed è dunque l'unico a poter fornire i nuovi
componenti o le nuove licenze necessari. La mancanza di concorrenza si traduce
in prezzi più elevati e, nel solo settore pubblico[1],
nell'inutile perdita di circa 1,1 miliardi di EUR. Un migliore utilizzo degli standard, che
consenta ai concorrenti di proporre soluzioni alternative, diminuirà il lock-in
e aumenterà la concorrenza, riducendo così i prezzi e, potenzialmente,
aumentando la qualità. Questo perché gli standard determinano gli elementi
chiave della tecnologia e creano condizioni di parità per tutti i fornitori di
TIC[2]. I sistemi
basati su standard consentiranno a un maggior numero di fornitori di
partecipare alle gare d'appalto, con un conseguente aumento della concorrenza e
della scelta. L'agenda digitale europea[3] considera
il lock-in un problema, e la sua azione 23 costituisce un impegno a dare
indicazioni in merito al legame tra standardizzazione delle TIC e appalti
pubblici per aiutare le autorità pubbliche ad applicare gli standard per
promuovere l'efficienza e ridurre il rischio di lock-in. A questo
fine, la presente Comunicazione è accompagnata da una guida pratica su come
fare un uso migliore degli standard negli appalti, in particolare nel settore
pubblico. 2. Il problema del lock-in nei sistemi TIC Le autorità pubbliche stipulano contratti con
i fornitori di TIC per utilizzare prodotti o servizi TIC per un determinato
periodo di tempo. Il lock-in si verifica quando l'amministrazione non può
cambiare facilmente fornitore alla scadenza del periodo contrattuale perché non
sono disponibili le informazioni essenziali sul sistema che consentirebbero a
un nuovo fornitore di subentrare al precedente in modo efficiente. Un'inchiesta[4] realizzata nel 2011 ("inchiesta
2011") tra i funzionari responsabili degli appalti pubblici negli Stati
membri dell'Unione europea ha rivelato che almeno il 40% delle 244
amministrazioni aggiudicatrici interpellate ritiene troppo costoso cambiare le
soluzioni TIC adottate perché ciò comporterebbe il cambiamento di molti altri
sistemi che a loro volta utilizzano i dati forniti dai sistemi da cambiare. Il
25% ritiene inoltre di non poter cambiare le soluzioni TIC utilizzate per il
timore che le informazioni non siano trasferibili. In una tipica situazione di lock-in la
documentazione del bando di gara dell'appalto relativo al sistema che genera il
lock-in conterrà riferimenti alla denominazione commerciale di tale sistema.
Gli acquirenti sono obbligati a far riferimento alla denominazione commerciale
perché la mancanza di informazioni sul sistema TIC rende impossibile fornire in
altro modo una descrizione sufficientemente precisa. Vari studi[5] hanno messo in luce un uso diffuso delle
denominazioni commerciali nella documentazione relativa ai bandi di gara. La
percentuale di inviti a presentare offerte che fanno riferimento a
denominazioni commerciali varia dal 16% al 36% in base al campione usato negli
studi. Inoltre, la maggioranza dei 244 funzionari che hanno risposto
all'inchiesta 2011 usa denominazioni commerciali negli inviti a presentare
proposte: il 23% fa riferimento a denominazioni commerciali sempre o spesso, quasi
il 40% solo qualche volta. Tuttavia, come dispone la normativa
dell'Unione in materia di appalti[6],
le specifiche tecniche devono consentire agli operatori economici pari accesso
alla procedura di appalto, e non devono comportare la creazione di ostacoli
ingiustificati all'apertura degli appalti pubblici alla concorrenza. I
riferimenti alle denominazioni commerciali sono consentiti solo eccezionalmente
quando non sia possibile fornire una descrizione precisa e intellegibile dell'oggetto
dell'appalto con nessun altro mezzo tra quelli previsti dalla legislazione
dell'Unione; un siffatto riferimento è accompagnato dall'espressione "o
equivalente". L'uso delle denominazioni commerciali nella
documentazione di gara restringe la competizione ai fornitori di quel
determinato marchio e ha come conseguenza un monopolio reale e i relativi
effetti sui prezzi. Inoltre, la dipendenza da un singolo venditore per un
sistema TIC e per la sua futura evoluzione può portare a problemi di continuità
operativa, perché vi è il rischio che il venditore decida di non fornire più
supporto al sistema o ad alcuni suoi elementi. Possono inoltre essere perse
opportunità di maggiore innovazione ed efficienza, in particolare quando il
venditore non è capace di mantenere il sistema "a prova di futuro". I risultati di uno studio della Commissione[7] mostrano
che le procedure di gara aperta sono molto efficaci nell'attrarre un più alto
numero di partecipanti, e che raddoppiare il numero di partecipanti diminuisce
il valore dell'appalto del 9% circa. Tenendo conto di questo rapporto tra aumento
del numero dei partecipanti e riduzione dei costi e del fatto che gli appalti
pubblici nell'UE nel settore delle TIC sono stimati a 78 miliardi di EUR[8], con un
16% di tali appalti che fanno riferimento a denominazioni commerciali, si è
stimata una spesa inutile delle autorità pubbliche di 1,1 miliardi di EUR
all'anno[9]
dovuta al fatto che il riferimento alle denominazioni commerciali limita il
numero dei partecipanti. 3. Sistemi TIC basati su standard o sistemi
TIC proprietari Utilizzare sistemi TIC basati su standard
invece di tecnologie proprietarie agevolerebbe un'apertura rispetto alle
pratiche restrittive di aggiudicazione degli appalti, perché gli standard
mettono a disposizione di chiunque le conoscenze essenziali su un sistema, con
la conseguenza che altri potenziali fornitori potranno mantenere o far evolvere
il sistema a condizioni più concorrenziali. Il passaggio a sistemi TIC basati su standard
comporta per le autorità pubbliche, al di là degli aspetti economici, altri
vantaggi significativi, riconosciuti anche dal piano d'azione per l'eGovernment[10]. 3.1. Interazione con i cittadini –
incrementi di efficienza e libertà di scelta Poiché gli standard consistono in specifiche accessibili
a tutte le parti interessate, viene garantita l'interoperabilità dei prodotti e
dei servizi di differenti produttori, rendendo così più semplice ed efficiente
l'integrazione tra sistemi pubblici per lo scambio di dati[11]. Ad
esempio sarà sufficiente che i cittadini forniscano i propri dati una sola
volta a una qualsiasi pubblica amministrazione e tali dati potranno poi essere
recuperati automaticamente, quando necessari in un'altra situazione, e
riutilizzati, rendendo più efficienti le interazioni tra cittadini e autorità
pubbliche a livello locale, regionale, nazionale ed europeo. Per raggiungere lo
stesso livello di interoperabilità tra sistemi non basati su standard i costi e
la complessità sarebbero significativamente più elevati. Inoltre l'uso di prodotti proprietari invece
di quelli basati su standard può limitare l'accesso dei cittadini, limitando
l'interazione con le autorità pubbliche solo a coloro che utilizzano lo stesso
prodotto[12].
L'uso da parte delle autorità pubbliche di prodotti basati su standard permette
invece ai cittadini di utilizzare un prodotto diverso che implementi tali
standard. 3.2. Interazione con altre
autorità pubbliche Il quadro europeo di interoperabilità e la
strategia europea per l'interoperabilità, illustrati nella comunicazione della
Commissione "Verso l'interoperabilità dei servizi pubblici europei"[13]
dipendono in larga misura dall'uso di sistemi TIC basati su standard.
L'interoperabilità è necessaria per fornire ai cittadini e alle imprese i
servizi transfrontalieri di eGovernment necessari per viaggiare, lavorare,
studiare e svolgere attività commerciali all'interno dell'UE, servizi
essenziali per raggiungere uno degli obiettivi del mercato unico digitale
europeo. Se le autorità pubbliche introdurranno alternative basate sugli
standard diventerà più facile sviluppare i servizi transfrontalieri necessari. 3.3. Una maggiore innovazione La direttiva relativa al riutilizzo
dell'informazione del settore pubblico[14] impone agli Stati membri di rendere
disponibili per via elettronica[15],
ove possibile e opportuno, i documenti degli enti pubblici dei quali è
consentito il riutilizzo. Tali dati possono includere mappe digitali,
dati meteorologici, legali, relativi al traffico, finanziari, economici e di
altro genere, nonché le API (Interfacce di programmazione applicativa) dei
sistemi TIC. Le aziende e i cittadini possono così utilizzare i dati e i
sistemi delle autorità pubbliche per sviluppare nuove applicazioni utili
all'intera società, dando impulso alla crescita e all'occupazione e
contribuendo all'innovazione del settore pubblico. Se i formati in cui tali dati sono messi a
disposizione corrispondono a standard comuni sarà più semplice per gli
sviluppatori garantire il funzionamento delle applicazioni con dati provenienti
da molte autorità pubbliche diverse e consentire ai cittadini di avervi accesso
ovunque essi siano in Europa. Inoltre, un sistema TIC basato su standard è
più semplice da sviluppare e più adatto a fornire in modo efficiente e
innovativo i servizi futuri che i cittadini si attendono dalle autorità
pubbliche. Gli standard forniscono a chiunque abbia competenze informatiche gli
agganci (hook) necessari per costruire componenti aggiuntivi del sistema o per
migrare i dati da un sistema a un altro, accrescendo così il potenziale di
utilizzo. 3.4. Costi inferiori per i
fornitori di TIC Il lock-in nuoce anche ai fornitori di TIC. L'inchiesta
2011 ha mostrato che anche la maggioranza dei fornitori di TIC è favorevole ad
appalti più aperti basati su standard perché ciò aprirebbe mercati a tutti
loro, aumentando così la competitività del mercato UE delle TIC. Tuttavia, è
evidente che le prospettive di vendita di alcuni dei principali fornitori che
dominano il mercato sarebbero influenzate negativamente se i nuovi operatori
fossero in grado di competere con più successo. Nonostante i vantaggi che gli appalti basati
su standard porterebbero alla maggior parte dei fornitori di TIC, questi ultimi
dovrebbero affrontare dei costi per implementare e usare gli standard nei loro
prodotti e servizi. Tali costi andrebbero comparati con i costi usuali di
mantenimento e sviluppo dei loro prodotti e servizi. Un'inchiesta condotta nel
2012 tra le autorità pubbliche e i fornitori di TIC[16]
("inchiesta 2012") rivela che il 30% degli interessati si attende che
gli eventuali aumenti dei costi saranno più significativi nel breve periodo (a
condizione che le autorità pubbliche applichino con coerenza gli standard nel
lungo periodo). Tuttavia, il 41% di coloro che hanno risposto ritiene che a
lungo termine il costo delle soluzioni diminuirà, il che fa supporre che anche
i fornitori di TIC avranno nel lungo periodo benefici in termini di riduzione
dei costi e di migliore accesso ai mercati. I sistemi TIC basati su standard consentiranno
maggiore interoperabilità, innovazione e concorrenza, costi inferiori e una
migliore interazione con i cittadini. Essi costituiranno la base per una nuova
generazione di servizi di eGovernement aperti, flessibili e collaborativi per l'empowerment
di cittadini e imprese, come previsto piano d'azione europeo per l'eGovernment
2011-2015. 4. Guida agli appalti per le TIC basate su
standard In teoria sembra semplice ottenere in futuro
sistemi TIC basati su standard: basterebbe semplicemente porre questa
condizione nei bandi di gara per nuove licenze e nuovi componenti. In pratica,
tuttavia, un numero significativo delle amministrazioni aggiudicatrici che
hanno risposto all'inchiesta 2011 ha dichiarato di avere difficoltà a utilizzare
gli standard nelle gare d'appalto per le TIC, con poco meno del 50% che
riconosce di non avere le competenze per decidere quali standard siano
appropriati e pertinenti per specifici bisogni di TIC. è pertanto importante aiutare le amministrazioni
aggiudicatrici a superare le difficoltà pratiche che ostacolano un utilizzo
appropriato degli standard. Attualmente alcuni Stati membri (Francia,
Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Germania, Svezia, Spagna e Danimarca[17])
promuovono l'uso degli standard nelle gare d'appalto per le TIC. Alle autorità
pubbliche di questi paesi viene fornito un orientamento pratico sotto forma di
elenchi di standard raccomandati per situazioni specifiche, guide per gli
appalti e testi modello da utilizzare nella documentazione dei bandi di gara.
Malgrado queste buone pratiche, solo il 25% dei rispondenti all'inchiesta 2012
aveva avuto accesso a questo tipo di supporto, cosa che fa emergere la
necessità di sviluppare l'attività di orientamento per raggiungere un maggior
numero di amministrazioni aggiudicatrici. La Commissione europea ha identificato le
principali difficoltà che le autorità pubbliche incontrano nelle gare d'appalto
per i sistemi TIC, e ha raccolto le migliori pratiche di alcuni Stati membri
che stanno lavorando attivamente per superare queste difficoltà. Tali migliori
pratiche costituiscono la base per la "Guide for the procurement of
standards-based ICT, Elements of Good Practice" (Guida agli appalti per le
TIC basate su standard, elementi di buone pratiche) ("la guida"), che
accompagna la presente Comunicazione. La guida è costituita da raccomandazioni su
come: ·
sviluppare una strategia per le TIC, in particolare
i principi fondamentali da seguire in un paese, una regione o un settore
applicativo per garantire l'interoperabilità dei sistemi TIC e per fornire un
servizio efficiente ai cittadini e agli altri attori che lavorano con le
autorità pubbliche; ·
valutare gli standard con metodo, in modo corretto
e trasparente al fine di scegliere quelli più appropriati a supporto della
strategia TIC ed evitare il lock-in. Si tratta di un'attività continua anche
perché va garantito che gli standard prescelti vengano sostituiti quando
diventano disponibili standard migliori; ·
identificare al meglio le esigenze in materia di
TIC di una autorità pubblica e valutare i potenziali sistemi TIC che soddisfano
tali bisogni, prendendo in considerazione anche le esigenze degli utenti; ·
pianificare il bilancio a lungo termine per
superare i costi iniziali più alti che il superamento delle situazioni di
lock-in comporta; ·
interagire con il mercato per aiutare le autorità
pubbliche a comprendere l'offerta di mercato attuale e perché il mercato
comprenda le esigenze future delle autorità pubbliche; ·
elaborare orientamenti pratici e di uso immediato
(elenco di standard raccomandati per applicazioni TIC specifiche, testi modello
da usare nella documentazione dei bandi di gara, formazione) che aiutino le
autorità pubbliche a elaborare la documentazione dei bandi di gara in modo che
questa faccia riferimento in modo corretto agli standard appropriati nella
giusta situazione. La guida fornisce inoltre esempi di migliori
pratiche e risorse che le amministrazioni aggiudicatrici possono usare per
mettere in pratica le raccomandazioni. La guida si rivolge a tutti coloro che
possono essere coinvolti negli appalti per le TIC, compresi i funzionari che si
occupano di appalti, i funzionari del settore pubblico responsabili dei sistemi
informativi e gli esperti in TIC che forniscono assistenza alle autorità
pubbliche. La guida chiarisce che questioni quali la risoluzione
del problema del lock-in mediante un maggiore e migliore uso degli standard e
l'interoperabilità dei sistemi non possono essere affrontate da singole
amministrazioni aggiudicatrici ma devono essere parte di un piano complessivo a
lungo termine agli opportuni livelli di settore e organizzativi per garantire
che tutti i sistemi TIC lavorino insieme in modo efficiente. 5. Iniziative correlate Vi sono numerose
altre iniziative a livello di UE per promuovere l'uso degli standard: ·
la proposta, adottata dalla Commissione europea, di
una direttiva relativa all'accessibilità dei siti web degli enti pubblici[18], che
prevede l'elaborazione di una norma europea armonizzata in base al lavoro
svolto dagli organismi europei di normazione nell'ambito del mandato M/376[19]; ·
la serie di progetti pilota su larga scala di
e-Government, sviluppati nell'ambito del programma UE per la competitività e
l'innovazione - programma operativo di sostegno alla politica in materia di TIC,
nel quale sono raccomandati standard specifici per determinate applicazioni, ad
esempio per le piattaforme per gli appalti elettronici[20] e
l'identificazione elettronica[21]; ·
la piattaforma multilaterale sulla fatturazione
elettronica[22]
nel contesto dell'area unica dei pagamenti in euro; ·
il Common Assessment Method Standards and
Specifications (metodo di valutazione comune degli standard e delle specifiche)
(CAMSS)[23],
sviluppato nell'ambito del programma ISA (Soluzioni di interoperabilità per le
amministrazioni pubbliche europee[24]),
che fornisce un quadro per valutare gli standard e le specifiche d'interoperabilità
e condividere i risultati. La Guida promuove l'uso di CAMMS per la valutazione
degli standard; ·
il National Interoperability Framework Observatory
(Osservatorio dei quadri nazionali di interoperabilità) (NIFO)[25],
un'altra azione ISA, che monitora le attività connesse all'interoperabilità in
Europa, concentrandosi sull'analisi dei quadri nazionali di interoperabilità,
che possono essere considerati una base importante per le strategia TIC delle
organizzazioni pubbliche, come sostenuto dalla guida; ·
inoltre, una riforma recente del sistema europeo di
normazione[26]
consente alle amministrazioni aggiudicatrici di formulare le specifiche
tecniche nella documentazione di gara facendo riferimento alle specifiche TIC
prodotte da fora e consorzi che la Commissione europea identificherà dopo aver
consultato, in particolare, la piattaforma multilaterale delle parti
interessate sulla normalizzazione nel settore delle tecnologie
dell'informazione e della comunicazione. In passato, invece, era possibile far
riferimento solo a norme o specifiche elaborati da organismi di normazione
nazionali, europei e internazionali. 6. E in assenza di standard? è possibile che non vi siano ancora gli standard necessari per alcuni
nuovi tipi di applicazioni di cui le organizzazioni pubbliche hanno bisogno per
affrontare importanti cambiamenti sociali quali garantire un'assistenza
sanitaria di elevata qualità e a prezzi accessibili a una popolazione che
invecchia, lottare contro i cambiamenti climatici ecc. In tali casi le autorità
pubbliche potrebbero fare ricorso con altre amministrazioni aggiudicatrici a un
appalto pubblico pre-commerciale. Ciò significa mettere a bando servizi di
R&S[27]
che consentano al settore pubblico di condividere con l'industria rischi e
benefici dell'impegno in R&S di punta. Le amministrazioni aggiudicatrici
possono così sollecitare l'industria a rispondere alle loro necessità,
comparando al tempo stesso pro e contro delle soluzioni proposte da fornitori
diversi (mediante la progettazione, la realizzazione di prototipi e di prove)
senza impegnarsi in grandi contratti di installazione con singoli fornitori. È
inoltre possibile richiedere ai fornitori di partecipare ai pertinenti
organismi di normazione per elaborare norme relative ai risultati della R&S
per i progetti non commerciali. Il partenariato europeo per il cloud computing[28] è un
esempio di appalto pre-commerciale nell'ambito del quale vengono elaborate
norme. 7. Gare d'appalto per le TIC basate su
standard: prospettive future La Commissione europea invita tutte le
autorità pubbliche degli Stati membri a utilizzare la guida per ridurre il
lock-in dei loro sistemi TIC incoraggiando così la concorrenza in Europa e
sostenendo lo sviluppo del mercato unico digitale, anche mediante un accesso e
un uso più agevoli dei dati e delle informazioni pubblici. La Commissione
europea applicherà inoltre la guida per utilizzare al meglio gli standard nei suoi
sistemi TIC, e invita le altre istituzioni europee a fare altrettanto. Con il tempo è prevedibile che gli Stati
membri, così come la Commissione europea e le altre istituzioni europee,
svilupperanno versioni della guida più specializzate, su misura per le proprie
strategie nel settore delle TIC e per l'uso di standard specifici. Tale
approccio iterativo dovrebbe portare benefici crescenti in termini di risparmi
nei costi e ulteriori opportunità di innovazione e competizione. Consultando una versione precedente della
guida[29]
si riscontra che la condivisione delle migliori pratiche è valutata
positivamente dalla maggior parte dei rispondenti, che abbiano o no accesso
alle informazioni in merito. Oltre il 90% di entrambe le categorie di
rispondenti (il 71% del campione totale) ha indicato che la condivisione delle
migliori pratiche è o sarebbe utile o molto utile. Per facilitare la condivisione delle migliori
pratiche la Commissione europea sosterrà questa iniziativa organizzando
riunioni con le parti interessate (autorità pubbliche, aziende fornitrici di
TIC, organismi di normazione e società civile) e mettendo a disposizione un
sito web pubblico di migliori pratiche. Condividendo regolarmente la propria
esperienza le organizzazioni pubbliche impareranno l'una dall'altra, si adatteranno
alle migliori pratiche emergenti, esamineranno insieme i problemi comuni e suggeriranno
soluzioni comuni. La condivisione delle migliori pratiche garantirà che le
scelte fatte dagli Stati membri convergano, riducendo la frammentazione e
contribuendo alla realizzazione di un effettivo mercato unico digitale. Inoltre la Commissione riferirà
sui risultati di questo processo, in particolare ·
fornendo informazioni sul processo delle gare
d'appalto per le TIC bandite dalle autorità pubbliche, sulla valutazione
dell'utilizzo degli standard negli appalti pubblici nel settore delle TIC,
sull'elaborazione di orientamenti pratici, sulla valutazione commerciale a
lungo termine e sulla pianificazione di bilancio; ·
riesaminando il processo dell'appalto e riferendo
su cosa ha funzionato e cosa avrebbe potuto esser fatto meglio per incoraggiare
le migliori pratiche per il futuro. Queste informazioni e i dati associati
potrebbero essere completati da un panorama di dati statistici sui riferimenti
alle denominazioni commerciali nelle gare, sul numero di fornitori che presentano
offerte negli appalti pubblici, e da valutazioni sul rapporto qualità/prezzo
degli appalti nel settore delle TIC. Le azioni descritte avranno come conseguenza
sistemi TIC più aperti basati su standard che dovrebbero aiutare a sviluppare
servizi pubblici basati sulle TIC più efficienti, capaci di evolvere e di
adattarsi alle necessità future. L'industria dei fornitori sarà in grado di
competere per offrire alle autorità pubbliche un buon rapporto qualità/prezzo e
servizi innovativi. [1] Vedi il
punto 2 che spiega questo dato. [2] R.A.
Ghosh (2005), "An Economic Basis for Open Standards", FLOSSPOLS
project, http://flosspols.org/deliverables/FLOSSPOLS-D04-openstandards-v6.pdf. [3] L'azione
23 dell'agenda digitale europea è un impegno a "dare indicazioni in merito
al legame tra standardizzazione delle TIC e appalti pubblici per aiutare le
autorità pubbliche ad applicare gli standard per promuovere l'efficienza e
ridurre il rischio di lock-in", COM(2010) 245, disponibile all'indirizzo
web http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:52010DC0245R(01):IT:NOT.
Per ulteriori informazioni sull'azione 23 vedi http://ec.europa.eu/digital-agenda/en/pillar-ii-interoperability-standards/action-23-provide-guidance-ict-standardisation-and-public. [4] http://cordis.europa.eu/fp7/ict/ssai/docs/study-action23/study44-survey1results.pdf. [5] Per
esempio, R.A Ghosh (2005), "An Economic Basis for Open Standards",
Maastricht, FLOSSPOLS project,
http://flosspols.org/deliverables/FLOSSPOLS-D04-openstandards-v6.pdf; Paapst,
M. "Affirmative action in procurement for open standards and FLOSS." International
Free and Open Software Law Review, Vol.2, No 2, pp. 184-185, vedi
http://www.ifosslr.org/ifosslr/article/view/41, Open Forum Europe, (2011);
"OFE Procurement Monitoring Report: EU Member States practice of referring
to specific trademarks when procuring for Computer Software Packages and
Information Systems between the months of February and April 2010",
(maggio), p. 6, vedi
http://www.openforumeurope.org/openprocurement/open-procurement-library/Report_2010.pdf.
. [6] Direttiva 2004/18/CE, GU L 134 del 30.4.2004, pagg.
114-240. [7] "Estimating
the Benefits from the Procurement Directives". http://ec.europa.eu/internal_market/publicprocurement/docs/modernising_rules/estimating-benefits-procurement-directives_en.pdf. [8] La stima
si basa sull'ammontare della spesa in tecnologie dell'informazione del Regno
Unito nel 2010 (18 miliardi di EUR) e sulla ricerca che attribuisce al Regno
Unito il 23% della spesa pubblica nell'UE nelle tecnologie dell'informazione.
La stima è stata sottoposta a un controllo incrociato con la stima di 54
miliardi di EUR ottenuta dal database MAPPS degli appalti pubblici nell'ambito
delle TIC in base ai codici CPV per le TI pertinenti (che probabilmente ne
sottostima l'entità perché nella GUUE sono pubblicati solo gli appalti sopra
soglia, e non tutti gli appalti connessi al settore delle tecnologie
dell'informazione sono classificati nei codici CPV per le TI). [9] Se il
numero dei partecipanti raddoppiasse nel 16% degli appalti pubblici nel settore
TIC in conseguenza dell'assenza di riferimenti alle denominazioni commerciali
(questa è la cifra più bassa riportata dagli studi citati alla nota 5) ciò
farebbe risparmiare il 9% del 16% di 78 miliardi di EUR all'anno, equivalente a
1,1 miliardi di EUR all'anno. [10] COM(2010) 743,
disponibile all'indirizzo web
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2010:0743:FIN:IT:PDF;
vedi anche http://ec.europa.eu/digital-agenda/node/165. [11] R.A. Ghosh
(2005), "An Economic Basis for Open Standards", FLOSSPOLS project,
http://flosspols.org/deliverables/FLOSSPOLS-D04-openstandards-v6.pdf. Hesser,
Czaya and Riemer (2007) "Development of standards" in W. Hesser (Ed) Standardisation
in Companies and Markets, pp. 123-169, Hamburg: Helmut Schmidt University. [12] http://www.epractice.eu/files/European%20Journal%20epractice%20Volume%2012_6.pdf. [13] COM(2010)744
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2010:0744:FIN:IT:PDF. [14] Direttiva
2003/98/CE, GU L 345 del 31.12.2003, pagg. 90-96.
Vedi anche, in merito agli aggiornamenti proposti,
http://ec.europa.eu/information_society/policy/psi/index_en.htm. [15] Nella sua
proposta di direttiva che modifica la direttiva 2003/98/CE la Commissione ha
proposto di sostituire i termini "per via elettronica" con "in
formati leggibili meccanicamente e insieme ai rispettivi metadati". COM(2011) 877 definitivo. [16] http://cordis.europa.eu/fp7/ict/ssai/docs/study-action23/study44-survey2results.pdf. [17] http://cordis.europa.eu/fp7/ict/ssai/docs/study-action23/d2-finalreport-29feb2012.pdf. [18] COM(2012)
721, vedi
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2012:0721:FIN:IT:PDF
e
http://ec.europa.eu/digital-agenda/en/news/proposal-directive-european-parliament-and-council-accessibility-public-sector-bodies-websites. [19] http://www.mandate376.eu/ [20] http://www.peppol.eu/. [21] https://www.eid-stork.eu/. [22] http://ec.europa.eu/internal_market/payments/einvoicing/index_en.htm. [23] https://webgate.ec.europa.eu/fpfis/mwikis/idabc-camss/. [24] http://ec.europa.eu/isa/index_en.htm. [25] http://ec.europa.eu/isa/actions/04-accompanying-measures/4-2-3action_en.htm. [26] Regolamento
(UE) n. 1025/2012, GU L 316 del 14.11.2012, pagg. 12-33 e
http://ec.europa.eu/enterprise/policies/european-standards/standardisation-policy/index_en.htm. [27] L'appalto pre-commerciale è definito nella comunicazione COM(2007) 799
e nel relativo documento di lavoro dei servizi della Commissione SEC(2007)
1668. [28] COM(2012) 529,
p. 13 (azione fondamentale 3),
http://eur-lex.europa.eu/smartapi/cgi/sga_doc?smartapi!celexplus!prod!DocNumber&lg
=EN&type_doc= COMfinal&an_doc=2012&nu_doc=529
e
https://ec.europa.eu/digital-agenda/en/european-cloud-partnership. [29] http://cordis.europa.eu/fp7/ict/ssai/docs/study-action23/study44-survey2results.pdf.